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ECO
SíiT.a
WN'JO Srri/.
,^O.iii£ FELLlCQ
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Ann« LXXXVIII - N. 28
Una copia L. 3 0
ABBONAMENTI l ^ »’interno | Eco e La Luce: L. 1.800 per l’iMemo I Spediz. abb. postale - li Gruppo
/ 1*600 per Feetero | L, 2.500 per Pesterò j Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE — 11 Luglio 1958
Ammiu. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
ON VALDESE ALLA SCOPERTA DEL BEieiO
Viaggio nei ^^Pays noir.
di GIORGIO
Con un’ironia forse un po’ rassegnata i ilelgi hanno battezzato « le
pays noir « qnella parte meridionale del loro paese die si stende come
una fascia attorno a Mons et iNamur,
con centro a Charleroi, la terra dei
carbone. In una cittadina del u. pays
noir )> si tenne dal 15 al 17 giugno
»corso il binodo della Cliiesa Missionaria Jieiga cui ebbi il privilegio di
partecipare in veste di rappresentante della Chiesa Valdese. Di questo
viaggio voglio dare qui un breve resoconto riservandomi di parlare più
ampiamente in un altro numero dei
nostro giornale del protestantesimo
belga nel suo insieme. Mi rendo conto die è impossibile rievocare appieno un viaggio quando non si è giornalisti; alia bue, dopo aver ben scritto, ci si accorge che nello scritto non
rimane che una carcassa e che tutte
le impressioni, le sensazioni ed i pensieri elle vi hanno accompagnati sono rimasti nella penna, e ci sono solo delle frasi staccate e nude che non
dicono più molto.
11 Sinodo iniziava nel pomeriggio
di domenica, alle quattro, ma il primo contatto-uoB- it Belgio l’ebbi a
IViilauo alla stazione centrale. iNon
proprio con il Relgio vero e proprio
ma con ciò che esso rappresenta e
significa per noi italiani: l’avventu
ra dell’emigrazione. Per noi il Belgio non sono infatti le ondulate pianure del Brabante o delle Fiandre,
i tesori di storia e di civiltà sepolti
nel silenzio di Brnges, le ricchezze
attive, dinamiche di Anvers; il Belgio è per noi la possibilità di un lavoro nell’avventura dell’emigrante.
F di emigranti ce n’era non solo un
buon numero, a Milano, ma erano
solo loro. Gente che sembra appartenere ad una razza a se stante come
gli zingari, dalle parlate incomprensibili, neri, vocianti, a volte cupi,
ingenui e nello stesso tempo prepotenti. Il treno ne era gremito: venivano dalle Pnglie o dall’Abruzzo e
la baneliina ne era piena, con un
numero inverosimile di valigie e di
sacelli, di casse, accampati come per
un viaggio senza fine e ti domanui
come tutta quella roba e quella gente riesca a sistemarsi. A dire il vero
non si sistemarono mai e durante le
14 ore di viaggio che vissi con loro
fu una migrazione perpetua nel treno stesso. Toccò cambiare a Basilea
nella notte e risalire sulle vetture dilette a Bruxelles, altri cambiarono
a Thionville altri a Luxemburg. E
sempre quelle quattro o cinque valigie ed il fiasco legato con l’oinbreilo, spinti, quasi cacciati da controllori ora furenti ora stupefatti ora
gentili ora rassegnati davanti a quella inqiossibile gente. Controllori che
si ostinavano a dare spiegazioni ed
ordini in francese o fiammingo, e
che i nostri non ascoltavano nemmeno, sicuri o sfiduciati. Questo era
già il « pays noir » chè lassù li incontri sempre a tutte le stazioni che
scendono o salgono, che rimpatriano o espatriano, folla di manovali
da cui non si riesce secondo i tecnici a ricavare che il 15 o 20 per cento
di minatori. Ed il viaggio con quelle
famiglie intere fu commovente e strano perchè mi sentivo nello stesso tempo legato a loro ed estraneo. Ero
dei loro perchè alla fine si capì che
sotto il parlare incomprensibile c’era la lingua italiana e per il semplice fatto che mi domandarono se lavoravo anch’io nel fondo cioè nelle
TOURN
gallerie. No, io non lavoravo nei
tondo e non lavoravo in Belgio e rimase per loro incomprensioile ciic
un italiano potesse essere in quelle
terre senza cercar lavoro. Nello stesso tempo però mi sentivo estraneo
perclie guardavo fuori e percuè strano a dirsi mi preoccupavo nel mio
viaggio. Loro non si occupavano di
quello che succedeva fuori dal finestrino, era come se fosse sempre
notte, pianure o montagne, paesi
o città tutto era identico, inhifìerente. E non si preoccupavano nemmeno del viaggio. Attravertovano
mezza Europa da Foggia a Lille
o Namur con la sicurezza ingenua
di chi viaggia per la prima volta.
1', c’era sempre qualche documento
che non andava o andava solo a metà, qualche foglio rosa o blu del
consolato, del «Bureau du travail»,
della « Gendarmerie » cui mancava
un bollo o una firma. A l'hionvilhj
ne scesero due che si erano sbagliati,
ed avevano fatto non so quanti chilometri in troppo ed ora aspettavano il treno per tornare indietro.
Tutta gente che cercava il suo pane.
Scesi a Namur dopo aver attraversato la provincia del Lussemburgo, la piccola Svizzera come la
chiamànoj paese* di collina 'è di bó-’
schi verde e fresco, e di già nei recinti, liberi, i grandi cavalli biondi
che avrei ritrovati nelle pianure del
Nord con le mucche pezzate bianche e nere che i contadini mungevano all’aperto. Ed a Namur sembrava davvero di essere in Isvizzera,
a Sciaffusa per esempio, con la Mosa al posto del Reno ed i bastioni
della fortezza oltre il fiume. Ed era
svizzero l’aspetto pulito, ordinato,
gentile delle case e delle vie e la
banda che suonava sulla piazza in
uniforme con la bandiera per non
so quale manifestazione popolare.
Era è vero mezzogiorno e tutte le
cittadine a mezzogiorno della domenica con il sole sembrano belle
ma non tardai a scoprire sotto quell’aspetto apparentemente svizzero
(o che noi consideriamo tale perchè tutto quello che è pulito deve
essere svizzero per forza!) il Belgio.
Fu un’impressione immediata che
non mi abbandonò più nemmeno in
seguito, l’impressione di una ricchezza, di un benessere che ci si
compiace di mostrare e di godere.
Le macchine erano per il 50 percento macchine americane brutte e
colossali; le tendine delle case volutamente socchiuse lasciavano intrawedere salotti e sale da pranzo
agiate, quasi ricch^. Non era il benessere casalingo, i riservato della
Svizzera protestante; era un benessere materialista di una terra ciré
aveva conosciuto più duramente di
noi il ferro della Controriforma •Focciipazione pesante e tronfia della Spagna cattolica. Entrai nelle
chiese deserte: il metodo infallibile per conoscere una terra cattolica
è infatti visitare le sue chiese. Fui
colpito dalla mancanza di gusto di
C[uegli enormi edifici. Tutte le chiese cattoliche ci urtano, noi protestanti, per il loro odore di incenso,
per le immagini e le statue, le candele davanti agli altari ed i confessionali, ma ce ne sono che pur con
tutto il loro sovracarico hanno un
cèrto gustò: le'cEì^^*golicKè francesi con le loro altissime navate e
le vetrate colorate o certe anticlu>
chiese italiane raccolte nella penombra. Quelle belga che vidi non
avevano nulla. Illuminate e bianche, sembravano vuote, troppo luminose, sfacciate nel mostrare aitati immensi e confessionali scolpiti,
drappeggi e quadri, pulpiti sproporzionati lavorati con baldacchini
degni di un trono imperiale. Tutto
lasciava presentire una fede amante
del lusso, del ricco, del potente,
una fede senza riflessione interiore,
tutta tesa ad impressionare, a colpire Il cattolicesimo che aver-i edificato (|ueli<- chiese e le popolava
era ben il cattolicesimo che unico
in Europa non si era pronunciato
contro il dogma dell’infallibilità pa
I giochi della morte
Ancora un asso del volante si è ucciso, sul circuito di Reims.
I « giochi » mortali dei gladiatori romani, le sanguinose « corride »
spagnole...: quale barbaro orrore! Intanto fiumane di gente della nostra buona società progressista continuano a seguire entusiasticamente
le corse automobilistiche o motociclistiche, ad offrirsi — con coscienza
immacolata — il sadico piacere del pericolo, il brivido della morte. Poiché, per ormai tragica esperienza, un morto o due ci scappano quasi
sempre, sacrificati al Moloch della velocità, del progresso tecnico, dell'ardimento... Indegna retorica ! Come se il progresso tecnico delle nostre vetturette utilitarie (le uniche che hanno una ragion d'essere umana) avesse bisogno delle elevatissime velocità dei bolidi da corsa! Come se l'ardimento fosse quello di rischiare continuamente una morte
idiota, senza senso, inumana al massimo grado! Le Mille Miglia, Monza,
Le Mans, Indianapolis, ora Reims... solo qualche tappa della feroce e
inutile storia. Ogni volta, un'ondata di indignazione nell'opinione pubblica, che presto ricade; ferme intenzioni per il futuro, che non durano
una stagione. Certo, folli idolatri, i piloti invasati dalla febbre della velocità ; spregevoli idolatri, gl'interessati organizzatori di questi caroselli
della morte. Ma come definire l'idolatria delle masse di spettatori che
si stipano negli stadi e lungo i percorsi dei circuiti — spesso a proprio
grave rischio — idolatria che permane anche quando, per la del tutto
immeritata grazia di Dio, viene evitato il sacrificio cruento?
Ecco, io metto dinanzi a te la vita e la morte: scegli la vita... Non
avere altri dei nel mio cospetto.
pale, che da anni sviluppa in modo impressionante la sua mariolatria. Un cattolicesimo senza slancio
di ricerca e di inquietudine come
quello francese, senza tormento come quello spagnolo, un cattolicesimo Vùotd' ed'4EùpériadÌBta —- il numero dei missionari belgi è impressionante, — un cattolicesimo che
non aveva prodotto un pensiero
proprio. Il simbolo di tutto questo
lo trovai a Gand dalle chiese monumentali, sproporzionate, nere di fumo, schiaccianti. 11 pulpito del duomo mi lasciò allibito: ecco una ben
mediocre descrizione che non raggiunge che in minima parte l’effetto di ciò che vidi. Il pulpito vero e
proprio di legno chiaro di almeno
«lue metri di diametro tutto curve
gobbe spazi scolpiti e lisci. Alla base due statue di donne accovacciat-e
con ampi mantelli, rappresentanti
non so se la chiesa o qualche virtù :
almeno due volte la grandezza naturale. Dietro il pulpito si alza a
sostegno il colossale baldacchino an
ABBIAMO UN GOVERNO
Dopo le lunghe consultazioni di rito, abbiamo un governo: quello che
dovrebbe rispecchiare, con una certa
approssimazione, il voto del 25 maggio. Non è naturalmente pensabile un
governo in cui siano rappresentati tutti i partiti: ne risulterebbe l’immobilismo più assoluto! Perciò la formazione di un governo di maggioranza
è U risultato di una lunga trafila di
consultazioni, di accordi, sia fra i partiti che si uniscono per assumere la
responsabilità del governo, sia fra questi e gli altri.
Il neo-governo, a cui non abbiamo
la minima ragione di non augurare
lunga vita, per il bene di tutto il paese,
è, come si sa, costituito dalla DC e
dalla Socialdemocrazia: più precisamente, da 16 ministri democristiani e
da 4 socialdemocratici; questa proporzione è però stata assai distorta già
nella designazione dei sottosegretari
(rispettivamente 28 e 5), fatto assai
importante, dato che spesso questi
hanno in mano l’effettivo governo dei
singoli affari più che non i ministri titolari.
A proposito delle consultazioni, abbiamo però da deplorare il vero e
proprio palleggio dei vari ministeri e
dei rispettivi candidati, per cui una
stessa persona ha potuto essere indifferentemente designata per i ministeri
più disparati, secondo che richiedesse
il complicato gioco degli interessi personali e di partito da soddisfare. E’,
questo, indice chiaro che nella formazione del governo — e quindi nelle
sue future attuazioni? — Taffermazione del « partito » ha la preminenza
sull’oggettivo interesse nazionale, che
vorrebbe evidentemente che il criterio
ddreittivo. anche nella distribuzione
delle cariche ministeriali, fosse quello
dell’« uomo giusto al giusto posto ».
Il Governo si presenta al Parlamento, per ottenerne il voto di fiducia. In
base alle dichiarazioni dei vari partiti, pare certo che questo voto sarà in
maggioranza (stretta) favorevole, grazie all’astensione dei repubblicani, decisa da questi per evitare che la DC,
in cerca di favore, si getti verso destra e debba così il suo sussistere al
governo ai monarchici e ai missini.
Non sappiamo, ora, se è stata ima decisione saggia: va, comunque, contro
la netta posizione che i repubblicani,
coi radicali, avevano preso nel corso
della campagna elettorale. Quello che
mi sembra deplorevole, invece, è la
sorta di ricatto su cui ha giocato la
DC: se non mi date il vostro favore,
o almeno la vostra benevola astensione, mi butto a destra: per forza! Sarebbe stato indubbiamente più onesto
e più democratico dare, nel programma di base governativo, più chiare indicazioni che non soltanto rassicurassero i repubblicani (libertà della scuola, della stampa, della RAI-TV dall’infìuenza clericale) ma corrispondessero veramente alla tanto proclamata
posizione di centro-sinistra, che il governo stesso afferma di voler assumere.
Fatte queste — mi pare, debite —
considerazioni, sarebbe però poco onesto — ed anzi poco cristiano, opporre
al nuovo governo una sfiducia sospettosa a tutti i costi. Se non vogliamo
essere schiavi del mondo chiuso dei
partiti, ma abbiamo ancora speranza
ndriio/Tìo e nel suo impegno per l’altro uomo, credo che dobbiamo aspettare con simpatia fiduciosa alla prova
dei fatti questi uomini che si sobbarcano il grave compito di reggere la
nostra barca. Senza lasciarci gettare
polvere negli occhi, certo.
g. c.
ch'esso di legno chiaro, un immenso albero di marmo bianchissimo,
proprio lavorato a modo come un
albero vero con i rami, ramoscelli,
foghe e frutta. La frutta erano
grosse mele dorate. Sul baldaccliino
^ mezzo rovesmati all’iiMuori due angioletti di marmo bianco che sostengono una croce che rischia tii
ladere. Fino qui ,è già sufficiente a
mettervi addosso un certo malessere con quei colori e quel miscuglio
di marmo e di legno ma l’orrore mi
paralizzò nel vero senso della parola
quando vidi che dal baldacchino
scendeva lungo il tronco dell’albero
dalle mele d’oro un serpente colossale, un vero pitone grigiastro. Sunito pensai al serpente della Genesi
ed alTalbero del paradiso e cercai
se: ci fosse dietro if pulpito una
qnalclie statua di Cristo, o di S. iVlicnele che scniaccia il serpente. Non
c era Cristo e nemmeno b. Michele,
ma un angioletto alato grassottelle
e pall uto Cile oliriva con un radioso
sorriso una grossa mela al pitone.
Un pulpito simile nemmeno 1 Italia
¡ini bigotta sarebbe stata capace ui
concepirlo e non lo avrebbe tollerato.
L’unica forma di cristianesimo
possibile per un’anima cattobea più
profonda in questo ambiente poruposo e retorico, è il ritiro, la clausura, Il cattolicesimo belga sarebbe
ingiustamente valutato se ci si fermasse solo alla sua facciata ufficiale,
politicante e mariolatra: esistono
studiosi di teologia fra i più vivi e
spirituali del mondo cattolico. Ma
sono centri riservati .chiusi, souo
isole di ritiro per lo studio e la meditazione secondo una tradizione
tipicamente belga che ha dato nel
Medio Evo le begliine. Erano, queste, donne spesso di famiglie nobili
che si ritiravano senza pronunciare
i voti a vita monastica in piccoli
villaggi con ognuna la sua casetta,
non proprio lussuosa ma certo non
scomoda. Una vita da monaci di
lusso insomma. Il popolo belga ricco ed agiato che sa e vuole godere
delle sue ricchezze e dei suoi agi
fu incapace di dare un Francesco e
diede solo le beghine. Si diede a
questi villaggi di case abitate da
queste beghine il nome di « béguinages ». Vere isole di silenzio. E’
questo il secondo lato del cattolicesimo di quella terra, ma dopo la
(continua in 4^ pagina)
2
9 —
L’EGO DELLE VALU VALDESI
Stampa evangelica e politica
Riceviamo un'altra risposta al nostro questionario
lu merito alla lettera di Max Eynard, pubblicata nello scorso numero dell’Eco delle Valli, in cui si afiermà che « meno si parla sui nostri
giornali di attività politica ed anche
sociale meglio è » dal momento che
u ci sono organi appositi per svolgere i temi relativi », desidererei far
notare due cose.
Innanzitutto la Chiesa non è un
partito e quindi non deve fare della
politica di parte in alcim modo. Credo però che la Chiesa (e con essa
la stampa evangelica) debba occuparsi di politica, a meno che non si
pensi che noi membri di Chiesa, dobniamo disinteressarcene. Si può agire in questo senso non parlando di
attualità politica, ma parlando agli
uomini che si trovano in una determinata situazione politica, piazzando ogni cosa ed ognuno di fronte alla signoria di Cristo che continua ad
essere troppo spesso respinta o trasciurata o messa in secondo piano...
o invocata a sproposito, da quanti
hanno una più diretta responsabilità nell’azione politica o pronunciano dei giudizi su di essa. Questo è
un compito che, credo, la stampa evangelica ha il dovere di assumersi.
Si può discutere sul modo col quale
debba essere dato il messaggio evangelico nel campo politico, ma non
direi che si possa rinunciare ad affrontare in qualche modo il proble
ma.
Certo non si tratterà affatto di dare delle soluzioni bell’e pronte, da
contrapporre ad altre. Nè la nostra
Chiesa nè la nostra stampa devono
lare questo in alcun campo, sia esso
politico o sociale o altro. Soltanto
è necessario che noi siamo sempre
messi di fronte alla direzione generale nella quale dobbiamo andare,
che è quella del Regno di Dio. Questa « messa a fuoco » sul Regno è
sempre necessaria, in ogni caso. Non
esiste un’« e vangelo politico » o un
« evangelo sociale », ma esiste l’Evangelo, tout-court, che parla aU’uomo immerso nelle spesso arroventate e confuse lotte politiche, e impegnato in un’opera sociale, il quale
Ila più di qualsiasi altro, forse, un
bisogno estremo di quella continua
messa a fuoco di cui si è parlato.
La seconda cosa che vorrei far notare è strettamente collegata alla prima ed è che, se vi sono effettivamente degli et organi appositi per svolgere i temi relativi » alla politica e
alle questioni sociali, non vi sono
nel nostro paese degli organi che sappiano parlare alla politica alla luce
uell’rjvangelo, nel senso che abbiamo detto prima. E’ dunque più che
mai necessario che qualcuno si preoccupi di fare questo lavoro il quale —^ ripeto —- può essere talvolta
discutibile nelle sue espressioni e nei
suoi risultati, ma non nel suo scopo
fondamentale. Ed è tanto più vero
in quanto, più spesso che non si ere
da e specialmente qui aUe Valli, l’E
co è l’unico giornale di informazio
ne di qualsiasi genere che entra nel
le case dei nostri membri di Chiesa
Forse sarebbe megUo di ammettere
tacitamente che certe faccende sono
troppo pericolose da trattare e che
è meglio lasciare che ogpuno ci pensi per contro proprio? Io non lo
credo.
L’ottimo giornale francese Réforme parla di politica e spesso ne parla in modo veramente evangelico.
(.( Ma non è un giornale di Chiesa »,
mi si dirà. Perfettamente vero, se,
con questa espressione, si pensa ad
un giornale parrocchiale. Ma non
credo affatto che un tale giornale sia
desiderabile, conte non è desiderabile ma anzi da evitarsi, che le nostre
comunità si limitino ad essere deUe
parrocchie !
Per terminare dirò che l’articolo
& Vanità di una tomba per Nagy »,
apparso nel numero scorso dell’Eco,
è, a mio giudizio, un buon esempio
(li quello che bisogna intendere per
messaggio evangeUco in campo politico. f
Molle delle osservazioni che precedono valgono anche per quel che
riguarda l’atteggiamento della nostra stampa nei riguardi dei problemi sociali, .come del resto abbiamo
accennato qua e là.
Giovanni Conte
Deuxième lettrei^u "nid de leurs ”
Fédric passa la nuit dans son trou de
renard, immobile, craintif; croyant toujours entendre des pas, des voix, et, le pauvre, redoutant de trouver à sa sortie du
trou (luel^u’un qui lui mettrait la corde,
et le ramènerait, tout rejimbant qu’il fut,
aux mains des argousins.
Mais l’aube lui donna de l’audace, et la
faim survenant le poussa dans la brousse.
Avec circonspection et beaucoup de prudence il remonta rapidement, la côte aux
tourniquets; il revit son Peumian, encore
tout fumant, revit sa maison, ou ce qu’il
en restait. Il vit, fuyant son approche, quelques poules, échappées au pillage, qui revenaient pour recevoir la becquée de la
main généreuse de leur maîtresse.
Voyant les poules il eut l’idée de rechercher quelques oeufs. Les poulaillers
aussi avaient été brûlés, mais U eût de la
chance et ramassa 5 oeufs, dont quelques
uns étaient chauds; pondus dans la matinée. Dans un coin oublié d’une cave pillée,
il trouva une tomme, rongée par les souris. Il la prit.
Et craignant toujours de se voir poursuivi, il s’éloigna bien vite vers le Grand
Truc.
A la fontaine Frira, il goba deux oeufs
et se désaltéra; puis il reprit la course et
fut vite là-haut d’où il pouvait voir, bien
loin, dans la vallée.
U vit paraître, en effet, parmi les branches des buissons broussailleux, qui l’avaient couvert le jour précédent, des hommes et des chiens. 11 devina que tout ce
mouvement avait pour but de le retrouver, de le reprendre. Lui!
Il se jeta, alors, sur le versant nord, dans
le petit vallon, qu’on nomme de l’Epatte.
11 y avait de l’eau, il la suivit, eu descendant, dans le courant, pour chasser une
loutre qui tenait, dans ses griffes, une
truite.
Notre garçon, qui avait souvent accompagné son père à la pêche aux uuites tachetées de rouge, qui vivent dans le Rusillard, se lança à la poursuite de cet espè•e de (liât sauvage aquatique; dans l’espoir
(lue la loutre aurait lâché son poisson, il
la perdait pas de vue.
Tandis qu’il poursuivait avec acharnement la loutre, il finit par l’obliger à laisser tomber son poisson à l’eau et à se réfugier sur un arbre voisin.
Fédric est très gourmand de poisson grillé. Il le prend et s’enfuit vers le bas du
vallon, espérant y trouver un foyer, une
flamme pour le rôtir et le manger. Il entend les chiens survenant sur sa piste, entrevoit les soldats qui le cherchent sur la
crête, là-haut.
Il se cache, de roc en foc, surveillant si
les chiens retrouvent encore son chemin.
Mais la loutre l’a sauvé en lui faisant par
courir un long trait de chemin dans l’eau.
Les chiens s’en retournent suivant à rebours la piste du garçon.
Fédric remercie Dieu qui lui a fait trouver la loutre et le poisson; il regarde et
voit une masure; il y a de la fumée; il
s'approche espérant pouvoir y rôtir son
poisson. Entre temps il a gobé ses oeufs.
Quelques bouchées de chair rôtie lui paraissent friandes. 11 prend son courage à
deux mains, s’approche décidé de la maison et demande, à un homme qui est là,
la permission de cuire sa truite.
On le lui permet. Puis: D’ou viens-tu
gamin? Tu parles pramollini serais-tu de
Peumian?
Oui — répond Frédéric, qui ne se doute
guère, d’être tombé entre les mains d’un
catholique de Faet, près de sa miande (bergerie).
On le laisse manger son poisson et on
lui donne une croûte de pain.
Puis l’homme lui dit: Maintenant, tu
vas venir avec moi.
Où donc? dit l’enfant.
On va t’emmener à l’Hospice des Cathécumènes de Pignerol. Tes parents ne sont
plus; que vas-tu devenir?
Mais je suis Vaudois, moi — répond
l’enfant — et je ne veux pas devenir catholique.
11 se lance au dehors, ne sachant où s’enfuir, mais toujours décidé, quand même,
à vivre en liberté.
L’homme, plein de rage de ne pas s’être
méfié davantage et de se voir ainsi le jouet
de ce gamin, le poursuit, lui coupant toute retraite possible vers le bas du vallon.
Il ne peut le rejoindre car le gosse court
si vite à la montée que l’itomme en perd
l’haleine. Il s’arrête, retourne, ferme sa
maisonnette et descend informer les miliciens de ronde, qu’un enfant de Pramol
rôde dans ces alpages. H espérait ainsi
que, lorsqu’on l’aurait repris il pourrait
toucher le prix de sa délation.
La ronde des miliciens monte en large
éventail, visite tous les rochers, balmes,
cavernes et trous, et le retrouve enfin, harassé de fatigue, blotti entre deux roches,
tout près de la crête, engourdi par le froid
de la nuit, endormi.
Ils le prennent, lui lient une corde au
cou, qu’un homme tient à un bout et
descendent à Riclaret. Là, ils trouvent une
troupe qui gardait d’autres enfants, comme lui, dans une grange, en attendant de
les convoyer tous ensemble à la Ville.
Les enfants étaient couchés sur un peu
(le paille, dans la grange, qui n’avait pas
d’autre issue qu’une porte, qui ne se fermait pas bien.
On mit alors un milicien, assis sur le
seuil, et il élah relevé comme une sentinelle. Par deux femmes compatissantes, les
!'■
enfants reçurent une écuelle de lait et une
croûte de pain. La plus âgée des deux murmura à l’oreille de l’antre: — Pauvres gosses destinés à la bojicherie!
Elle croyait ne pas (Stre comprise, mais
Fédric avait 1 oreille alerte.
11 comprit et décida aussitôt de ne pas
laisser écaapper la moindre chance de se
rendre libre.
Les garçons, Fun après l’autre, s’endormaient; l'édric aussi feignant de dormir,
surveillait le soldat. A un, moment donné
il le vit courber la tête, lentement, mais
toujours plus bas. 11 comprit que l’homme
s’endormait . Doucement, sans faire du
bruit, il parvint tout près de l’homme, en
marcliant à quatre pattes. Puis il se releva, enjamba le milicien endormi et se jeta
dans une course folle dans la descente,
jusqu’à la Germanasque, évitant tout chemin ou endroit habité. 11 remonta alors,
dans la nuit, le torrent, suivant le grand
chemin quand il était loin des maisons, et
dans la broussaille de l’autre côté, quand
il aurait dû traverser des lieux habités.
Hors du Périer, la route est plus sûre:
la région est déserte. 11 évite un moulin,
surpasse une bourgade; il est surpris par
le jour naissant vers les rampes de la Gardiole. Craignant d’être vu il se jette hors
de la route, remontant le ravin de sapins,
de mélèzes, se tenant loin, bien loin de
toute habitation.
11 veut arriver sur la crête. 11 pourra de
là-haut voir si ses poursuivants sont sur
l’un ou sur l’autre versant de la montagne.
Quelques pépins de pimmerlet, d’oseille,
de génévrier que les oiseaux n’avaient pas
béqüetés lui donnèrent la force d’atteindre
le sommet.
De là-haut il pouvait surveiller toute approche de gens suspects et il espérait que
la saison propice (on était lin d’avril) lui
permettrait de trouver des oeufs de perdrix.
(à suivre) H. de Peyranot.
Aumenta la nostra fede, Signore,
affermala dandoci la Tua Parola.
Dacci dell’acqua viva che toglie la
sete, poiché quanto più abbiamo
cercato di dissetarci bevendo l’acqua
infetta delle vecchie cisterne, tanto
più la nostra sete si è accresciuta!
Dacci il pane della vita che è sceso
dal cielo, per mezzo deUa Tua santa Parola, Tua celeste dottrina! O
Signore, che possiamo nutrirci di
le per poter vivere eternamente.
Preghiera di G. Farei
La BibMa, questa sconosciuto
Il nome di questo terzo libro biblico gli viene dai numerosi dati
statistici che vi si trovano, infatti, mentre la narrazione storica interrotta con Esodo 33 riprende con Numeri 10: 29, essa è preceduta
e seguita da un alternarsi variato di Uste genealogiche, di censimenti,
di dati geografici, come pure di raccolte di leggi. Esso compie, cioè,
il quadro giuridico del popolo di Dio inizialo nel I^vitico, e d’altra
parte comincia a mostrarsi in tutti i suoi aspetti la struttura esteriore
di questo popolo unico, naturalmente relativa alla sua situazione sto
rica : la marcia nel deserto verso la Terra Promessa.
C«»me ha scritto un commentatore ,dopo che le creature si furono rivoltate al Capo e Signore del mondo, questi « ha ’’mobilitato’"
un popolo per essere il ’’campione di Dio”. ”11 Signore degli eserciti in persona, che siede tra i cherubini” (2 Sam. 6: 2), invisibile
capitano, gli dà i suoi ordini dall’arca del patto. Il libro dei Numeri
ci riferisce : la cifra degli effettivi della santa armata, adatti al servizio a partire dai vent’anni: i nomi dei capi; il reclutamento e il
regolamento dei leviti, questa truppa singolare subordinata ai sacerdoti e consacrata al servizio de! Tabernacolo santo; la disposizione
del campo e l’ordine di marcia; precisazioni sull’esclusione dal campo, come regole per i Nazirei consacrati con un voto particolare (Sansone e Giovanni Battista ne sono esempi caratteristici). Tutto questo
costituisce il governo dell’Eterno... Il Signore dà lui stesso i suoi ordini mediante la nuvola di fuoco: a Al comando dell’Eterno si accampavano; al comando dell’Eterno partivano (9: 23)» (W. Vischer,
La Eoi, p. 301 s.) In questa truppa di Dio, si verificano, purtroppo,
degli ammutinamenti, puniti con severità marziale; e la grande ribellione di tutto il popolo, quando gli esploratori affacciatisi in Canaan
tornano a dire che il paese ’’stilla latte e miele” ma che il conquistarlo appare impresa disperata, trascina l’inesorabile giudizio di
Dio, che solo in parte si lascia placare dall’appassionata intercessione di Mosè: non uno degli adulti della generazione uscita d’Egitto
metterà piede nella Terra Promessa. Saranno i quarant’anni nel deserto, dura scuola cui Dio assoggetterà il suo popolo affinclif' inijtari
a confidare unicamente nella Sua forza, nella Sua ]>roiuessa e a consacrarsi a Lui, nell’espiazione e nel servizio.
Si precisa dunque il fattore costitutivo di questo j)opolo sii!g(v
lare; quello che a poco a poco è rius<dto a cementare queste tribù
nomadi (in cui per secoli ancora si son fatte sentire tendenza particolaristiche) è stato il fatto die sono stali portati a riconoscere, lutti
insieme, il potere assoluto delDio che Mosè aveva fatto loro coitoscerc
e che sul Sinai era uscito dall’incognito e aveva stretto un patto con
loro. « Questi clan si trovano ormai legati fra loro dall’esperieuz i
comune di (questo patto. Formano una comunità tribale, cementali
dalla stessa certezza e dallo stesso culto, dagli stessi obblighi scambievoli e dallo stesso diritto. La fede costituisce il fondamento di
tutta la loro struttura politica e sociale, e la testimonianza che ne
risulta è una predicazione destinata al popolo di Dio di lutti i tempi » (B. Balscheit, L’Alliance de grâce, p. 6.3). E’ un richiamo gran
per noi che forse impostiamo la nostra esistenza. ,o.X(Blegandja_la_iedt'
nell’ovattato cantuccio domenicale o diluendola nella realtà contingente di tutti i giorni in modo che vi si disperda anziché lasciarvi
l’impronta; o che non siamo sempre capaci di superare con la coscienza della nostra fraternità in Cristo tante —- reali — divisioni
umane: forse pensiamo allo straniero, all’uomo di colore prima come
straniero, come uomo di un’altra razza, e solo in secondo luogo come cristiano; forse pensiamo al cristiano, membro di un altro partito
prima come antagonista o come alleato politico, e solo in secondo luogo come cristiano, a erede con noi della grazia della V ita », perdendo
la chiara coscienza di formare un popolo nuovo, di una originalità
assoluta. Questa nuova cittadinanza dobbiamo riconoscere ,e rispettare
con allegrezza, prima della nostra cittadinanza terrena.
Anche in questo libro molto si parla di sacerdozio, del sacerdozio ereditario di un clero, cosa che eccita la nostra più viva diffidenza
di riformati. Eppure la tradizione biblica attesta che Dio ha voluto
servirsi di questa istituzione, indubbiamente pericolosa sotto certi
aspetti, per benedire in modo assai preciso il suo popolo. E se non
sono mancali i momenti di crisi di un sacerdozio istituzionale e i profeti (Amos, Geremia...) si son dovuti scagliare contro lo scadimenti'
del ministerio, è innegabile che iielle mani del Signore, il sacerdozic
israelita ha costituito nei secoli una spina dorsale nella vita dei |i
polo, è stato il guardiano ed il garante della tradizione, la vera tradizione, quella della Parola pronunciata da Dio e trasmessa di generazione in generazione.
Da notare che anche qui la storia biblica non è mai idealizzata :
la miseria morale del popolo che continua a rimpiangere il cibo
assicurato deH’Egilto, terra di schiavitù, appena si presenta (pialche
difficoltà; le disobbedienze; la paura dinanzi alla conquista di i.a
naan, segno indubbio di non-fede nella potenza di Dio, e il puerile
tentativo di forzare poi la mano a Dio, desolati per la punizione,
tentativo che porta ad un disastro: tutto questo è narrato con sincerità assoluta; e anche Mosè, l’uomo di Dio, si lascerà cogliere da uu
momento d’incredulità e condividerà la condanna della sua genera
zione. Come si ritroviarar specchiata la nostra realtà ecclesiastica!
L’uomo non vuol saperne dell’tc elezione » divina, preferisce le sue
piccole miserabili sicurezze umane, materiali e spirituali; ma Die
continua a nutrire il suo popolo ribelle e a rivolgergli la Sua parola,
la Sua promessa. Così anche l’ora tragica del castigo, la piaga dei
serpenti (c. 21) è illuminata dal serpente di rame levato come pegno
della salvezza dì Dio per ognuno che creda: profezia che Gesù stesso
ha applicato a sè (Giov. 3: 14 ss.).
Anche all’esterno il popolo incontrerà ostacoli: nemici che si
opporanno al suo cammino. Ma se la sua fiducia rimane posta nella
onnipotenza del suo Dio, questi sa mostrare che non è soltanto un
piccolo Dio locale, ma il Signore dei popoli-, i potenti e gli esercii’
sono spazzati davanti a Lui (la legge deU’irtierdetto deve preservare
Israele da ogni mescolanza con gl’increduli che gli si sono delibci -i
lamente opposti, nella sua marcia voluta da Dio) e anche il grande
veggente, Balaam, chiamato per maledire Israele, non può che confermare la promessa di Dio. Poiché sul popolo riposa la Sua benedizione, ripetuta quotidianamente dai sacerdoti: «.L’Eterno ti benedica e ti guardi! L’Eterno /accia risplendere il suo volto su te e ti
sia propizio! UEterno volga il suo volto verso di te, e li dia la
pace! » (6: 24-26). La Chiesa dell’Antico come quella del Nuovo Patto sono il segno vivo che questa benedizione non è formula vuota.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— S
Altri due interventi sullo spopolamento delle Valli
LA FUNZIONE
delle nostre Valli
L’articolo di J. A. Soggin (n. 26
de L’Eco delle Valli) sullo spopolamento progressivo delle Valli Valdesi, esprime il punto di vista dell’uomo
di mondo abituato a considerare i problemi nella loro realtà materiale, senza lasciarsi trasportare dal sentimento e dall’idealismo, che cercano d’impostare diversamente quei problemi.
Questo punto di vista va meditato
e si deve tener conto del contributo
che reca alla soluzione del problema.
Però... (ed è qui che ci allontaniamo alquanto da quel punto di vista)
noi non crediamo che il problema possa apparire impostato nella sua realtà, se non si considerano anche altri
elementi che toccano la vita morale e
spirituale dei Valdesi.
Eìcco elencati alcuni di quegli elementi :
1) Concordiamo sulle difficoltà che
s’incontrerebbero nel cercare di risolvere il problema della industrializzazione delle nostre Valli; o nel cercare
di trasformare la regione in zona che
viva di turismo. Riteniamo però che
SI possa fare di più per cercare — basandosi sulle industrie già esistenti
nelle Valli — di rendere meno disagevole la vita delia popolazione delle
alte parroccùie valdesi. Quando quelle zone siano collegate col fondo valle mediante strade moderne, almeno
un membro di ogni famiglia iuomo o
uonna, potrà agevolmente recarsi a
lavorare o agli stabilimenti di Perosa
A. o di Vfilar Perosa o di S. Germano
o di Pinerolo o di Luserna o di Villar Pellice ecc. servendosi di una semplice motocicletta e conservando il domicilio nella casetta avita. Uno stipendio fisso potrà così essere assicurato
ad ogni famiglia; gli altri membri delle famiglie potranno attendere alla
coltivazione atei campiceUi, alla pastorizia e al lavoro di boscaioli.
Ci sono già alcuni volonterosi vaidesi (menzioniamo qui solo il nome
del Dott. Emanuele Bosio, membro
del Comitato della benemerita Scuola
di Agricoltura) i quali, senza aspettare benvenuti progetti di maggior respiro, hanno già cominciato a recare
a vane parrocchie di montagna, a prezzo di personali fatiche e sacrifici,
l'ausilio delia loro competenza in cam1» agricolo, recandosi sul posto a mostrare praticamente come si possa far
rendere di più e con meno fatica, anche i terreni magri; hanno messo in
azione aratri a motore elettrico e falciatrici: han consigliato concimi chimici adatti, hanno procurato sementi
selezionate, hanno impiantato sistemi
di annaffiamento ecc. La popolazione
dei monti è alquanto restia ad adottare sistemi moderni: ma quando un
fratello va da loro e mostra praticamente. sul posto, la convenienza di
servirsi di nuovi metodi, la popolazione valdese che è intelligente ed ha nel
suo seno elementi di primo piano per
dirigere i tentativi di migliorie, risponde a ciò che vede e sperimenta essere
per il suo bene.
2) Se noi avessimo la sola preoccupazione di indicare alla popolazione
delle Valli, i metodi migliori per arricchire o per poter avere una vita di
gran benessere, allora saremmo d’accordo con chi afferma che il meglio è
di abbandonare le magre Valli ed andarsene a cercare fortuna altrove. Ma
lo scopo della vita non è solo materiale.
Noi continuiamo a credere che sia
per il bene dei Valdesi che essi vivano una vita libera e fieramente indipendente sulle loro montagne, educando le nuove generazioni alla indipendenza, alla semplicità di vita ed alla
preoccupazione di ascoltare la voce di
Dio per ubbidirle.
Noi conosciamo bene le Valli: abbiamo partecipato, in gioventù, al lavoro duro di quei montanari: siamo
penetrati nel pensiero, nelle esperien
3) Le Valli rappresentano per la nostra Chiesa, un centro di grande valore. Le altre Chiese Evangeliche in
Italia, non hanno questo notevole raggruppamento di fedeli in due grandi
valli: non hanno questo angolo d’Italia dove gli Evangelici esistevano già
prima della Riforma ed han vissuto
fieramente per secoli. Non hanno questa « piccola patria » morale e spirituale dove possono tornare periodicamente per ritrovarsi « a casa loro ».
4) Dalle Valli continueranno sempre
ad irradiarsi in Italia e nel mondo, i
figli dei Valdesi, portando con sè, con
spirito missionario, quel Vangelo che
è stato la più grande benedizione che
abbiamo ricevuto. Ciò continuerà fatalmente a verificarsi, perchè, quando
in una famiglia ci sono tre o più figli,
uno solo potrà rimanere nella casetta
avita coltivando i campi che solo ad
una famiglia posson dare il cibo. Gli
altri si recheranno a cercare altrove il
necessario entrando in carriere diverse e portando ovunque — Dio lo vo
ze, nei sentimenti dei nostri valligiani. Conosciamo anche le loro difficoltà, le loro lotte, la scarsità dei loro
mezzi. Pur associandoci ad ogni sforzo fatto per migliorare le loro condizioni di vita, siamo però in grado di
dir loro: « Voi siete^dei privilegiati!
Quando ricevete un fratello straniero
gli stringete la mano fieramente e senza servilità, perchè siete uomini liberi e indipendenti ».
Abbiamo pure conosciuto molti vaidesi i quali lavorano nelle città in fabbriche, in industrie ecc. dove talvolta
occupano anche posti elevati. Ma se
è vero che hanno guadagnato dal punto di vista materiale, non è men vero
che, spesso, hanno perso qualcosa della loro indipendenza e della loro bella fierezza. Perciò quando pensiamo
ai Valdesi, noi volgiamo il pensiero
lassù sui monti dove essi lottano e sono privi di molti vantaggi; e li consideriamo privilegiati per tutto ciò che
nel campo morale e spirituale essi più
facilmente possono conservare sui loro monti. L’uomo non vive di pane
solo! « Che giova egli all’uomo — diceva Gesù — se guadagna tutto il
mondo e fa poi perdita dell’anima
sua? ».
glia — la nota religiosa fondamentale
dei Valdesi.
5) Le Valli rimarranno però per
tutti fi « paese » — la « casa ». Torneranno i Valdesi da ogni parte d’Italia
e del mondo, a rivedere periodicamente le loro Valli. Sarà questo l’apporto
turistico, sia pur limitato, che concorrerà al maggior benessere delle Valli:
quello dei propri figli lontani. Quei figli cercheranno di sostenere anche da
lontano le Valli, partecipando a tutte
le iniziative per il loro maggior benessere e sostenendole in ogni modo:
e riceveranno, in cambio, l’ispirazione
che viene da quella terra dove Dio ha
molto operato, dove i fedeli hanno
sofferto e pregato e testimoniato.
Incoraggiamo dunque i fedeli Vaidesi a comprendere il privilegio reale
del quale godono. Il giorno in cui noi,
per essere ascoltati e compresi da loro,
dovessimo parlare solo di maggiore
prosperità materiale •— come fanno altri —■ quasi che questa fosse lo scopo
e il senso della vita, quel giorno sarebbe il più triste di tutti, e foriero di
fatai regresso morale e spirituale.
Ma quel giorno — a Dio piacendo
— non verrà!
Paolo Bosio
Non dimentichiamo [rifugiati e le giovani Chiese !
Si è tenuta ad Evian (Savoie) l’annua Conferenza del Dipartimento di
Soccorso e di Servizio ai Rifugiati del
Consiglio Ecumenico. Per quanto vi
sia un Dipartimento delle Nazioni
Unite che si occupa assiduamente del
problema dei rifugiati, esso è così vasto e desolante che l’aiuto costante e
perseverante delle Chiese è senipré im
dispensabile. Senza pensare alla folla
di profughi dell’Europa Orientale,
« basta vedere le stazioni ferroviarie
in India per rendersi conto che ci sono milioni di senza-tetto » ; Hong-Kong
è sempre più gremita di rifugiati cinesi. Si possono fare tragiche statistiche; ma esse rimangono fredde ed
aride finché non si « vede » concretamente dietro le cifre il volto degli uomini, delle donne, dei bambini che
non hanno più nuUa, che vivono mesi
ed anni fra la paura, la speranza e
la disperazione. Benché vi siano segni rallegranti di un accrescersi della
sensibilità delle Chiese per questa dolorosa realtà d’oggi, si tratta pur sem
pre di una goccia d’acqua in un deserto. Ecco alcune delle conclusioni
cui é giunta la Conferenza e che sottomette all’attenzione delle Chiese:
« Crediamo che un gesto di soccorso
deve normalmente comportare una
relazione personale fra quelli che vi
partecipano...
« Una testimonianza sociale effettiva manifesta il rinnovamento della
Chiesa che desidera mostrare che la
sua preoccupazione per il mondo è
una parte della sua missione. Una testimonianza sociale effettiva può essere pure un mezzo per rinnovare la
Chiesa stessa rendendola attenta alla
sua responsabilità...
« Non pensiamo che la Chiesa possa
risolvere tutti i problemi sociali del
mondo, ma é suo compito di levare
dei segni profetici che provino la sua
reále cura dell’umanità sofferente; tali progetti devono essere adattati alla
società moderna in cui vivono gli uomini e la Chiesa di oggi.
« 11 servizio di soccorso è una benedizione per la Chiesa che da e per
quella che riceve. Dare e ricevere non
dovrebbero suscitare sentimenti di superiorità o d’inferiorità. L’aiuto portato ad una Chiesa deve rispondere
alle sue necessità più urgenti. A parte
quelle puramente inateriali (cibo, vestiti e medicamenti), il bisogno più
urgente di molte Chiese, specie in Africa, Asia e America latina, é lo svilupijo dei quadri a tutti i livelli e la
formazione di responsabili. Per rispondere a questi appelli é necessario aiutarle nelle tappe della loro educazione e di procurar loro l’assistenza di
« collaboratori fraterm ». E’ pure necessario aiutare le Chiese a mantenere e a costruire le istituzioni indispensabili alla loro vita. Dare del de
naro e degli uomini dovrebbe favorire l’accrescersi e il rinnovarsi d’iniziativa e di vitalità delle Chiese, di
quelle che danno come di quelle che
ricevono ».
(da S. OE. P. I.)
«AFFORZARE
la retroguardia
L’articolo di Alberto Soggin sullo spopolamento delle V aili Valdesi,
mi dà lo spunto per scrivere anch’io
alcune considerazioni intorno a questo problema, al quale da tempo
mi interesso.
Il Soggin conclude così il suo dire ; i V al desi non possono più vivere
nelle V alli, percnè costrmgerveli :
bappiano essi vedere nel distacco
forzato dai loro 'monti un seguo delia vocazione divina, per cui sono
mandati a testimoniare delia toro
lede in terre lontane.
Benissimo: infatti questa è la reale vocazione dei Valdesi.
Ma il punto più importante uel
discorso sullo spopolamento deile
Vaili, secondo me, viene dopo eoe
i Valdesi sono partiti; ed è questo:
come sostenere ed assistere spiritualmente tutti gli emigrati Vaidesi,
sparsi qua e là, in una nazione interamente cattolica, la quale, quando non vuole loro adirittura muie,
pure male li sopporta ‘i
Lna risposta
Molli di noi, a questi interrogativi, rispondono cosi : cercinaino,
maigrauo io spopolamento nelle zone più alte delie Valli Valdesi, di
mantenere questa località, l’unica
in Italia dove gli evangelici siano
forti e numerosi, in piena efficienza evangelica, onde possa essere veramente un appoggio, un rifugio, un
ristoro spirituale, un centro ben
saldo deli’evangelismo italiano, per
tutti coloro che sono obbligati au
allontanarsene, per tutti i Valdesi,
gli evangelici, ' e i protestanti in genere d’ltaüa.
Siamo troppo pretenziosi'? Forse.
Ma non è che piagnucoliamo, in^
un accesso di sentimentalismo o di
male intesa tradizione; bensì, rientrando in noi e ponderatamente riilettendo, siamo venuti alla conclusione che è utile rafforzare la retroguardia, perchè possa assere un
valido so.stegno, ora che una l/lubante avanguardia (ip definitiva
mal preparata al buon combattiniente della fede, perchè preoccupata, principalmente del proprio
jia/ie quotidiano) si è avanzali in
tanqio aperto.
Le foÿec paternel „
l’oclii giorni fa ho ricevuto uni
lettera dalla Svizzera di due mie
lontane parenti, due sorelle che
il anno servito il Signore per tutta
la loro vita nell’Esercito della Salveza, con una rara consacrazione.
Ora sono in pensione e mi scrivono
di sentirsi ancora utili nella loro
vecchiaia, perchè possono conservare « le foyer paternel » caldo accogliente ristoratore per un’altra loro
sorella piu giovane, tuttora missionaria in Alrica. a L’est une joie et
un privilège de penser que nous
avons encore cette mission dans
la vie: conserver pour notre soeur
le foyer paternel, où elle peut venupendant ses vacances, reprendre des
torces pour poursuivre sa tâche ».
Molti di noi, di fronte allo spopolamento delle Valli Valdesi, pensano che sia « une joie et un privilège », nonché un compito preciso,
di conservare tt le foyer paternel »
nelle migliori condizioni possibili,
affinchè i figli abbiano sempre un
luogo « où reprendre des forces
pour poursuivre la tâche ».
« La tâche » dei Valdesi è evangelizzare, evidentemente, e le Valli
Valdesi dovrebbero essere un vero
e proprio luogo « messo in disparita » per riposarsi e rinnovarsi spiritualmente, nel vario e confuso e tentatore andare per le vie del mondo, in una nazione che crede, pensa ed agisce in modo del tutto opposto al nostro.
Dna necessità
Non si tratta, dunque, di fermare
nessuno, o di trattenere per forza
gente nella miseria, abbarbicata ai
suoi monti, ma di studiare con serenità opportuni accorgimenti, per
chè questa zona, l’unica protestante nell’Italia democristiana, rimanga evangelicamente viva e vitale.
Noi sentiamo la necessità di averla una zona come questa ,sia per i
nostri emigrati, sia per i neo-convertiti, frutto delle fatiche evangelistiche dei nostri figli. Abbiamo bisogno di questa località dove possiamo dire di essere veramente a casa
nostra; dove realmente ci ritempriamo da certo clima soffocante che regna altrove, e che tutti conosciamo,
a volte anche a nostre spese; dove,
a chi non ne ha la minima idea,
possiamo offrire l’opportunità di vedere che cosa sia un ambiente protestante, case, villaggi, scuole, amministrazioni comunali protestanti;
insomma tutta tma vita improntata
alla più antica e forse migliore tradizione riformata.
Per questo la Pro-Valli, ed altri
ancora, si affannano per la compera
e vendita di terreni tra Valdesi; per
avere insegnanti e sindaci Valdesi
nei ooitr' villaggi; per potenziare
iniziative varie, attività artigiane
ecc.; per incoraggiare la villeggiatura
valdese; e sopratutto si cerca di aumentare il numero dei Pastori nelle Valli: in molte parrocchie delle
Valli vi è un solo Pastore per fiOO,
1.000 membri di chiesa, un vero
« iiomme à tout taire », che si affatica oltre misura; mentre quante
sono le comunità dell’evangehz/.izioiie che hanno il privilegio di avere un l’astore per meno di cento
membri di chiesa?
Forse per i Valdesi all’estero la
patria valdese fra i monti può essere effettivamente solo una questione
di sentimento, o forse neanche più
questo; non lo so.
Ma per noi in Italia, è una necessità: vogliamo dirlo chiaramente, affinchè non siamo fraintesi ed accusati con leggerezza di essere gente
che sta sempre facendo del trito
sentimentahsmo.
Guardiamoci attorno
In Francia, per esempio, si è talmente sentito il bisogno di una località prettamente protestante, che
un gruppo di protestanti viventi ha
voluto crearla apposta nella cittadina di Chambón sur Lignon : vi è un
sindaco protestante, i collegi, le
pensioni, i terreni, le case sono retti
od acquistati da protestanti, che ivi
accorrono dalle più disparate e lontane città della Francia per villeggiare, a preferenza che in altre località più famose dal punto di vista
turistico, tanto che d’estate si devono fare due tmrni per il cidto principale, perchè non v’è posto per tutti nella chiesa. Qui vi sono campeggi, conferenze ecumeniche e tutta
un’attività religiosa evangelica notevolissima, che fa di Chambón una
fortezza spirituale del protestantesimo francese.
lutto questo non per lare del
sentimentalismo, evidentemente; ma
perchè è una forza ritrovarsi ed essere uniti, quando si è un piccolo
numero.
Noi vorremmo che le nostre Valli
continuassero ad essere qualche cosa di simile per tutti noi; perciò il
nostro atteggiamento di fronte alio
spopolamento di una parte di esse,
ò virile e molto ponderato; e tutti i
vari accorgimenti pratici che possiamo prendere o suggerire sono soltanto mezzi che hanno di mira uno
scopo spirituale.
Conitervace il nostro
“ ciàbot „
Se diciamo a coloro che devono
andare via dai loro monti: « Conservate almeno il vostro ciabot, e
quando potrete, vi apporterete le
migliorìe necessarie e tornerete a
passarvi le vacanze voi ed i vostri figli », è perchè crediamo che un legame fattivo (una casa, un terreno,
una scuola, una villeggiatura) con
questa località evangelica, possa traEdina Ribet
(continua in 4» pagina)
4
Il cristiano è un « uomo di
pace », non un « uomo in pace » : fare la pace ò la sua vocazione.
L'Eco delle Valli Valdesi
La pace comincia in noi... in
me e da me, da te, da ciascuno... Come la guerra.
Dalle nostre Comunilà
RORA’
Esprimiamo la nostra profonda simpatia alla famiglia Mourglia-Toiim
della Sitoura per la dipartenza
di Durand Canton Serafìna vedova
Mourglia: una schiera di amici e parenti ha preso parte alle esequie celebratesi nel tempio di Rorà, dove è
stato annunziato il messaggio della
vita in Cristo.
Domenica 13 luglio alle oire 15 avrà
luogo rincontro rorengo-villeggianti a
Mourailloun alle Fucine.
Domenica 20 luglio avrà luogo l’annuale bazar di beneficenza organizzato dalle Madri delle Fucine e che si
terrà nella scuola anonima. Nessuno
manchi.
Sono in arrivo i primi villeggianti,
provenienti dalle più disparate località d’Italia. Diamo un caldo benve
nuto a tutti, soprattutto alla colonia
dei bimbi della Chiesa di Torino. Ogni
mercoledì sera ha luogo rincontro ro
rengo-villeggianti.
Salutiamo la signora Isabella Castelli-Salvagiot che mancava da ben
45 anni dalla sua patria d’origine. A
lei, al marito, nonché alla famiglia
Charbonnier-Salvagiot proveniente come la famiglia Castelli dagli Stati
Uniti diciamo la nostra parola di affettuoso benvenuto.
Redattore : Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Tel. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Peisidn[ BERTini
ANQROQNA = VERNET
• Aperta tutto l’anno
• Ottimo trattamento
• Prezzi miti
Si parla inglese e tedesco
MGROGM (Capoluogo)
Giovedì 3 c. m. abbiamo deposto nel
cimitero del Capoluogo la spoglia
mortale della nostra sorella Menusan
Amalia ved. Rivoire deceduta all’età
di anni 80, dopo lunga malattia alla
frazione Bodarsac. Ai congiunti ed ai
parenti tutti esprimiamo ancora la
nostra viva simpatia cristiana.
Domenica 6 c. m. nel corso della
nostra riunione pomeridiana ai Malans è stato posto il segno del Patto
sulla bambina Sappè Franca di Edvi
e Giordan Urna (Ricca). La grazia
e la benedizione del Signore circondino ed accompagnino sempre la bimba ed i suoi genitori.
Culti all’aperto : Domenica 13 luglio; Rougnousa; domenica 20 luglio:
Pons; Domenica 27 luglio: Martel. Le
riunioni hanno luogo alle ore 15. In
caso di tempo cattivo, le riunioni dei
Pons e del Martel avranno luogo nelle scuole; quella di Rougnousa sarà
invece rimandata a data da stabilire
e. a.
Rafforzare
la retroguardia
(segue dalla 3» pagina)
sformarsi, presto o tardi in un in
teresse più vivo per la chiesa.
Nel limite del possibile la chiesa,
attraverso i suoi membri aiuta i !
Valdese disagiato a trovare una sistemazione altrove; e gli sta a lato,
e lo ricerca quando è andato in ciita per conto suo, il più delle volte
senza neppm-e avvisare il suo Pastore.
Ma uno dei modi efficaci di aiutare questo Valdese esule, è appunto tutta l’attività in favore dell
Valli per mantenere e rinsaldare
quivi una robusta comunità evangelica, fervida di opere e di fatti,
ispiratrice e rinnovatrice di una feconda fede.
Abbiamo bisogno dell’appoggio
di tutti i Valdesi in questo senso.
Edina Ribet
PRÂR0SÏ1IH0
I giovani della nostra Unione hanno effettuato ima gita a Nervi domenica 15 giugno. Tempo splendido e
buona armonia. In complesso: una
buona giornata.
II culto di domenica 15 giugno è
stato presieduto dal Pastore emerito
Sig. Luigi Marauda. La Comunità lo
ringrazia per la sua visita ed il suo
efficace messàggio.
Si sono sposati nel nostro Tempio ;
Gaudin Renzo, dei Ciabot, e Bleynat
Roanna, dei Colombini, domenica 29
giugno; Bonnet Gino Lamy, di Angregna, e Fornerone Claudma Marinella, dei Rostan di Roccapiatta, lunedì 30 giugno. Che la loro unione
sia anche una alleanza col Signore.
Ricordiamo il culto mensile domenica 13, alle ore 8, presso la Cappella
del Roc, e domenica 27 alle ore 15
presso il Tempio di Roccapiatta. I
quartieri, più direttamente interessati, intervengano largamente!
TURRE RELUCE
Apprendiamo, con piacere, che la
signorina Clara Sibille ha brillantemente conseguito il diploma di infermiera professionale presso la Scuola
Convitto di Biella.
Congratulazioni ed auguri.
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Si è tenuta a Manilia (Filippine)
una conferenza sulla evangelizzazione neil’industria, che ha riunito un
buon gruppo di delegati delie Chiese
deii’Asia sud-orientale e deirOceania,
Ha avuto come scopo lo studio del
compito della Chiesa riguardo aile reLazioni umane neH’ambito del lavoro,
specie su di una scena che muta come quella dell’Asia.
Iliaca nel ''Pays noir”
(segue dalla U pagina)
Controriforma è il primo aspetto
che trionfa e domina la scena.
Con un accelerato raggiunsi Charleroi nel tardo pomeriggio. Il sinodo si teneva a pochi chilometri da
quella città ed iniziava alle cinque.
(,)ue]la ultima parte del viaggio fu
il vero incontro con il « pays noir »
e malgrado il sole quasi italiano che
splendeva, sole eccezionale, quasi
prodigio della stagione come vidi
in seguito, il paesaggio era tale da
mettere addosso davvero un senso
di oppressione e di nero. Un susseguirsi di immensi edifici e di tettoie,
di ponti e di gru per chilometri e
chilometri e un groviglio di binari
c- di teleferiche e carrelli e treni
che sembravano nel silenzio e nei
riposo della domenica morti, resti
di un mondo abbandonato dall’uomo, resti di una civiltà mai vissuta
daU’uomo. Lungo i canali barconi
carichi ormeggiati e tutt’attorno
colline a forma di cono, di piramide, nere con qualche arbusto ed una
teleferica in cima: i residui inutilizzabili del carbone ed accanto i
mucchi altissimi di vero carbone c
quelli biancastri dei residui delle
fonderie. Quella era la zona industriale nel vero senso della parola
e mai come allora provavo il senso
di panico che prova l’uomo davanti
a cose troppo grandi per lui, cose
che lui stesso ha edificato e che non
sono più alla sua misura. Da poche
ore ero entrato in Belgio e con tutte queste riflessioni giungevo alla
sede del nostro sinodo, a Courcelles.
Giorgio Tourn
Razzismo Stati Uniti
In seguito all’attacco dinamitardo
contro una scuola dì negri e contro
un centro ebraico di JacksonvUle
(Florida) e al tentativo d’aggressione
contro il tempio di Beth-El a Birmin
gham (Alabama) il presidente del
Consiglio nazionale delle Chiese di
Cristo negli Stati Uniti ha telegrafa,
to al procuratore generale degli S.U. :
« Questi avvenimenti presuppongono
un’azione concertata, incitante persone in parecchi Stati a commettere
atti di violenza contro istituzioni religiose, e questa situazione giustifica
un’inchiesta approfondita deH’Uffìcio
federale d’investigazione ».
RICORDATE !
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Tramvia elettrica Pinerolo - Villar - Perosa A. (Giorni feriali)
A.
Pinerolo
Abbadia
Porte
S. Germano
Villar P.
Pinasca
Perosa A.
4.20 5.45 6.45 7 — 8.15 10.15 11.30 12.35 15.05 15.50 16.02 17.50 19.25 20.55
4.35 5.55 6.56 7.11 8.25 10.25 11.40 12.46 15.15 16.12 18.02 19.35 21.06
4.47 6.04 7.07 8.34 10.34 11.50 12.57 15.24 16.22 18.14 19.47 21.17
4.54 6.10 7.15 8.42 10,42 11.58 13.05 15.32 16.29 18.22 19.55 21.25
5 05 6.17 7.22 7.25 8.50 11 — 12.06 13.15 15.40 16.20 16.36 18.30 20.02 21.35
5.35 6.27 7.32 9— 11.10 12.16 13.56 15.52 17.10 18.40 20.11 22.10
5.45 6.37 7.40 9.10 11.20 12.25 14.05 16.05
17.23 18.50 20.20 22.20
Perosa A.
Pinasca
Villar P.
S. Germano
Porte
Abbadia A.
Pinerolo
Tramvia elettrica Perosa A - Villar - Pinerolo (Giorni fenah)____________________________
^ 17.30 19— 21.15
17.38 19.10 21.25
4.45 5.55 7— 8— 9.35 11.45 13— 16— 16.15
4.55 6.05 7.11 8.10 9.45 11.57 13.08 16.10
5 05 6 15 7.21 7.30 8.20 10— 12.07 13.18 16.20 16.35 17— 17.48 19.20 21.35
5.32 6.23 7.28 8.28 10.10 12.15 13.52 16.28 17.08 17.55 19.28 22.08
5.39 6.29 7.35 8.35 10.20 12.25 13.59 16.35 17.16 18.01 19.35 22.15
5.48 6.37 7.44 8.44 10.31 12.36 14.08 16.45 17.13 17.28 18.09 19.44 22.24
6 _ 6,45 7.55 8 — 8.55 10.40 12.50 14.20 16.55 17.23 17.40 18.20 19.55 22.35
Tram elettricti Pinerolo - Villar - Perosa A. (Giorni festivi)
Pinerolo 4.35 6.45 7.55 9.30 11.40 13.10 15.05 15.50 17.50 19.25
Abbadia A. 4.47 6.54 8.06 9.39 11.49 13.20 15.13 16 — 18— 19.36
Porte 4.56 7.03 8.16 9.48 11.58 13.29 15.22 16.09 18.10 19.45
S. Germano 5.03 7.10 8.22 9.55 12.05 13.36 15.28 16.15 18.17 19.52
VUlar P. 5.10 7.18 8.30 10.03 12.11 13.45 15.35 16.20 18.25 20 —
Pinasca 5.30 7.25 8.40 10.10 12.20 13.55 15.45 16.30 18.35 20.10
Perosa A. 5.40 7.35 8.50 10.20 12.30 14.05 15.55 16.40 18.45 20.20
Tram elettrico Perosa A. - ViUar - Pinerolo (Giorni festivi)
Perosa A. 4.50 7— 8.10 9.45 11.50 13.25 14.10 16 — 17.25 19 —
Pinasca 5.01 7.09 8.20 9.55 12 — 13.33 14.18 16.10 17.35 19.10
Villar P. 5.10 7.19 8.30 10.04 12.09 13.45 14.28 16.20 17.44 19.19
S. Germano 5.27 7.25 8.35 10.10 12.15 13.51 14.34 16.27 17.50 19,25
Porte 5.32 7.32 8.42 10.17 12.22 13.58 14.41 16.35 17.57 19.32
Abbadia A. 5.41 7.41 8.51 10.26 12.31 14.08 14.50 16.46 18.06 19.41
Pinerolo 5.50 7.50 9 — 10.35 12.40 14.20 15 — 16.55 18.15 19.50
Autoservizio Bobbio - Torre Pellice e viceversa
Bobbio Pellice
Villar Pellice
Torre Pellice
Pinerolo
5,50
6,01
6,20
(1)
7
7,11
7,30
(2)
7,30
7,41
8
8,25
(3)
12,40
12,51
13,10
(4)
15,30
15,41
16
(5)
19
19,11
19,30
(1)
3,20
8,39
8,50
11,30
11,49
12
(2)
12.30
13
13,19
13.30
(3)
(4) (5)
13,40
13,59
14,10
19,15
19,34
19,45
19,50
20,09
20,20
Pinerolo
Torre Pellice
Villar Pellice
Bobbio Pellice
(1) Venerdì. — (2) Mercoledì e Sabato — (3) Dal
1 luglio al 31 agosto. — (4) Dal 1 luglio solo al lunedì,
mercoledì e sabato. — (5) dal 1 luglio al 31 agosto.
Nei giorni festivi parte da Bobbio alle 19,30 e da Torre alle 20.
FF. SS. Airasca - Saluzzo - Cuneo
Airasca 5.20 7.06 12.09 14.34 16.10 18.22 19.21 20.35
Vigone 5.39 7.22 12.23 14.53 16.27 18.40 19.40 20.54
Villafr. 5.49 7.31 12.31 15.03 16.36 18.50 19.49 21.04
Moretta 5.55 7.36 12.36 15.08 16.41 18.55 19.55 21.10
Saluzzo 6.23 8- 12.51 15.35 19.24 20.23 21.36
Cuneo 7.24 9.44 13.35 16.45 20.47 21.40 22.41
FF SS. Cuneo - Saluzzo - Airasca
Cuneo
Saluzzo
Moretta
Villafr.
Vigone
Airasca
3 33 4.40 7.26 11.18 14.16 15.29 18.53 20 —
4 10 5.32 8.07 12.07 14.56 16.18 19.33 20.47
4 29 5.58 8.23 12.34 15.17 16.48 19.58 21.07
4.39 6.04 8.29 12.45 16.54 20.08 21.34
4.49 6.14 8.36 12.55 17.04 20.18 21.44
Autoservizio « SAPAV » Torino - Pinerolo - Perosa A.
Torino
Airasca
Riva
Pinerolo
S. Germano
Villar Perosa
Perosa
1 2 3^231322
0.15 7— 8.30 10.45 11.30 12— 12.15 13.10 14.30 15.30 16.45 17.30 18.15 19— 20.15
0.40 11.15 12— 12.35 12.45 13.35 15— 17.15 18— 18.45 19.30 20.45
0.50 11.20 12.05 12.40 12.50 13.40 15.05 17.20 18.05 18.50 19.35 20.50
i— 7.40 9.10 11.30 12.15 12.50 13— 13.50 15.15 16.10 17.30 18.15 19— 19.45 21 —
1,15 12.30 13.15 14.05 15.30 18.30
1.20 8 — 9.30 12.35 13.20 14.10 15.35 16.30 18.35
1.30 8.10 9.40 12.45 13.30 14.20 15.45 16.40 18.45
20— 21.15
20.05 21.20
20.15 21.30
Autoservizio « SAPAV » Perosa A. - Pinerolo - Torino
Perosa 5.35 6.10 6.55 7.50
Villar Perosa 5.45 6.20 7.05 8 —
S. Germano 5.50 6.25 7.10 8.05
6.05 6.40 7.25 8.30
6.15 6.50 7.40 8.40
6.20 6.55 7.45 8.45
Pinerolo
Riva
Airasca
2
8.45
8.55
9 —
9.15
9.25
9.30
2 3
12.55 13.30 14.30 16.50 17.15 18.45
13.05 13.40 14.40 17— 17.25 18.55
13.10 14.45 17.30
9.15 11.50 13.30 14— 15— 17.20 17.45 19.15
9.25 12— 13.40 15.10 17.55
9.30 12.05 13.45 15-15 18 —
19.30 20 —
19.40 20.10
19.45 20.15
20.15 20.45
Aut. Perosa - Perrero - Pra i
¡ 2 2
Perosa 8.20 9.20 14.25 17.45 20.20
Perrero 8.40 9.50 14.40 18.05 20.40
Frali 9.10 10.30
Aut. Prati - Perrero - Perosa
12 1
Frali 5.55 16.15 17.40
Perrero 6.30 6.30 13.20 16.50 18.15
Perosa 6.45 6.50 13.35 17.10 18.35
/Vutoservizio « SAPAV » Sestriere - Perosa Autoservizio « SAPAV » Perosa - Sestriere
2 2 2 2 2 Sestriere 15.45 Pragclato ■ 5.30 16.10 Fenestrelle 3.55 5.05 5.54 12 13.15 16.35 20.20 VUlaretto 4.12 5.22 6.15 12.20 13.22 16.50 20.37 Roreto 4.22 5.32 6.25 12.30 13.32 17 — 20.47 Perosa 4.35 5.45 6.40 12.50 13.45 17.15 21.05 2 2 1 2 2 2 Perosa 5 50 9 25 12.35 13.20 14.15 17.30 20.25 22.20 Roreto 6.04 9.40 12.49 13.33 14.35 17.45 20.45 22.34 Villaretto 6.14 9.50 12.59 13.43 14.47 17.55 20.57 22.44 Fenestrelle 10.05 13.15 14— 15.05 18.10 21.15 23 Pragelato 10.40 21.50 Sestriere 11.05
Autolinea e Tramvia « SATTI »
Torino - Pinerolo
Torino
Ofbassano
Piossasco
B. Cumiana
Cumiana
Frossasco
Pinerolo
2 1 2 1
6.05 7.10 14.25 18.20 18.40
6.55 7.45 15— 18.58 19.15
7.07 7.57 15.12 19.10 19.27
7.15 8.05 15.20 19.18 19.35
8.15 15.30 19.28 19.45
7.23 8.18 15.28 19.26 19.43
7.35 8.25 15.40 19.38 19.55
Pinerolo - Torino
Autolinea e Tramvia « SATTI »
Pinerolo
Frossasco
Cumiana
B. Cumiana
Piossasco
Orbassano
Torino
6.13 11.35 12.50 18.13
6.25 11.47 13.02 18.25
6.27 13— 18.23
6.37 11.55 13.10 18.33
6.45 12.05 13.18 18.41
6.57 12.17 13.30 18.53
7.35 12.55 14.08 19.36
FF. SS. Torino - Pinerolo - Torre Pellice
Torino
Airasca
Pinerolo
Bricherasio
Torre P.
4.28 6.17 8.10 9.25 12.23 13.43 15.22 17.25 18.26 18.31 19.37 23.48
5.05 7.01 8.48 14.29 16.04 18.07 19.11 20.19 0.29
5.25 7.29 9.11 9.52 12.56 14.52 16.25 18.31 19.04 19.35 20.45 0.48
5.46 7.54 9.28 13.13 15.10 16.43 18.52 19.22 19.55 21.01 1.06
6.04 8.09 9.43 13.34 15.24 17.03 19.08 19.38 20.13 21.15 1.20
FF. SS. Torre Pellice - Pinerolo - Torino
Torre P.
Bricherasio
Pinerolo
Airasca
Torino
3.44 4.44 5.34 6.33 7.38 12.24 13.25 16.30 18 — 19.43 21.06
3.58 4.58 5.48 6.47 7.52 12.37 13.39 16.45 18.14 19.57 21.25
4.11 5.23 6.07 7 — 8.10 10— 12.54 13.53 17.02 18.28 20.12 21.43
4.32 5.45 6.33 7.20 13.17 17.24 18.49 20.37 22.03
5.18 6.30 7.34 7.47 9.06 10.31 14.01 14.46 18.23 19.34 21.34 22.54
Brich.
Barge
5 03 5 53 6 52 7.59 9.33 13.18 15.17 16.51 19.03 20.07 21.29
5'.21 6.11 7.10 8.17 9.51 13.37 15.38 17.09 19.23 20.26 21.48
Barge
Brich.
4 36 5.26 6.24 7.32 9.06 12.16 14.49 16.07 17.51 19.30 21.01
4.54 5.44 6.43 7.50 9.24 12.34 15.06 16.28 18.09 19.48 21.20
l Festivo ; 2 Feriale ; 3 Sabato ; 4 Lunedì e giovedì ; 5 Mercoledì e sabato; 6 Venerdì; 7 Lunedì, mercoledì e sabato; 8 Feriale dal 1-10 al 30-5; 9 Mercoledì; 10 Giovedì; 11 MartecB;
tedi e giovedì ; 15 Giovedì e sabato ; 16 Lunedi, martedì, mer12 Sabato e festivo; 13 Feriale escluso sabato; 14 Lunedì, marcoledi e venerdì; 17 Soppresso nei giorm festivi; 18 Limitato a
Pinerolo, prosegue per Torino nei giorni festivi fino al 21-9-58.