1
Anno 124 - n. 25
24 giugno 1988
L. 800
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedùe
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
I CRISTIANI E LA QUESTIONE PALESTINESE
I CREDENTI E IL LAVORO
Dalla parte di Abele Mai la domenica
Il dissenso sul comportamento politico di un
governo non può essere «rigetto di un popolo»
Da alcuni mesi il Governo
israeliano, pur non unanime
né unanimemente sostenuto
dall’opinione pubblica del
Paese, usa la maniera forte
contro i palestinesi. Ed ecco
i morti e i feriti. Ecco gli
orfani e le vedove. Ecco gli
affetti spezzati. Ecco i bambini che cresceranno portandosi negli occhi immagini di
terrore...
Noi cristiani siamo spettatori di questa violenza. Ed
abbiamo ritegno a dire una
parola. Noi che dai tempi
ormai lontani del Vietnam e
in tutte le situazioni di conflitto che si sono verificate
poi, ci siamo sempre pronunciati, nelle chiese e nei
sinodi, ora rimaniamo chiusi in un imbarazzato silenzio. Perché?
Forse perché, nel momento in cui fatichiamo al ricompattamento del tessuto delle nostre comunità, pensiamo di dover rinunciare a
qualche dichiarazione di
principio?
Perché le notizie che abbiamo sono troppo frammentarie, e non riusciamo a districarci nella selva delle informazioni pilotate: in una
parola, perché non sappiamo la verità « vera »?
Perché ci trattiene dallo
schierarci dalla parte del più
debole (che in questo momento è, ci piaccia o no, il
palestinese) il timore di un
atteggiamento anche involontariamente antisemita?
Che l’antisemitismo stia
sempre in agguato non è purtroppo un mistero. Ne fanno fede, fra l’altro, le scritte
oscene che i soliti scervellati non hanno esitato a riproporre sui muri della città,
tanto per fermarsi a citare
la cosa più evidente, più epidermica, ma anche la non
meno preoccupante.
Tuttavia non si può e non
si deve dimenticare che la
secolare rottura della cristia
A pag. 3
LA BILANCIA
DELLA RAGIONE
(l’ora di religione davanti
al Consiglio di Stato)
di Franco Giampiccoli
Giorno del riposo e nuove esigenze produttive - La necessità di
discutere in profondità il problema - Spazi umani e senso della vita
nità con Israele (rottura teologica, innanzitutto) è grazie a Dio sulla strada della
ricomposizione: strada lunga, non priva di ostacoli e di
difficoltà, come tutti sappiamo e vediamo. Ma strada dalla quale non è pensabile tornare indietro.
Se è così — e io credo che
sia così — penso che possiamo sentirci liberi di parlare, così come liberi ci sentiamo nei confronti di quei
cristiani che compiono scelte di violenza, così come speriamo che altri lo faccia nei
nostri confronti. La riprensione fraterna è un modo di
vivere quell’agape di Dio che,
come sappiamo, è ben diversa dal nostro « amore » spesso inconsistente, condizionabile o cieco. E allora anche
in questo caso, da fratelli a
fratelli, da peccatori a peccatori, da perdonati a perdonati, noi dobbiamo dire
che non siamo d’accordo.
Fermo restando che il dissenso sulla linea politica di
un governo non è il rigetto
di un popolo.
Il 21 aprile 1982 il pastore Tullio Vinay, insignito della « Medaglia dei Giusti » dal
Governo di Israele per il suo
impegno fattivo in favore degli ebrei nel periodo dell’occupazione nazista, diceva, nel
suo indirizzo di ringraziamento all’ambasciatore: « La
mia politica vuol essere soprattutto difesa dei deboli e
degli oppressi. In questa occasione, perciò. Signor Ambasciatore, mi trova in un
campo diverso. Per la stessa
ragione per la quale sono stato, sempre con gravi rischi,
vicino alle sofferenze degli
Ebrei, non posso ignorare,
ora, quelle dei Palestinesi.
Non si stupisca. Sempre dalla parte di Abele » (').
Non credo che Vinay possa essere tacciato di antisemitismo, né che Israele si
sia offeso per queste sue parole.
Non può essere che l’Iddio di Abramo, di Isacco e
di Giacobbe, che l’Iddio di
Gesù Cristo ci aiuti, tutti insieme, a guardare avanti, a
sostenerci, ad aiutarci l’un
l’altro a stare « sempre dalla parte di Abele »?
Salvatore Ricciardi
' TULLIO VINAY, L'utopia del mondo nuovo, Torino, 1984, p. 320.
Un operaio, membro della
Chiesa valdese di Torre Pellice, ha sollecitato la sua chiesa a riflettere a fondo sul problema del lavoro la domenica.
La fabbrica nella quale lavora
gli ha chiesto — per ottenere
un completo utilizzo degli impianti — di lavorare anche il
sabato e la domenica. Naturalmente egli sarà ben retribuito e con la paga degli operai, oggi, un centinaio di biglietti da mille in più può tornar comodo.
Per il nostro operaio ce un
ma. Da quando ha frequentato il catechismo gli hanno
sempre insegnato: « Ricordati
del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’
in essi ogni opera tua, ma il
settimo è il giorno del riposo
sacro aH'Eterno, che è l’Iddio
tuo; non fare in esso lavoro
alcuno, né tu, né il tuo figliuolo, né il tuo servo, né la tua
serva, né il forestiero che è
dentro alte tue porte; poiché
in sei giorni TEterno fece i
cieli, la terra e tutto ciò che
c’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò ¡'Eterno ha
benedetto il giorno del riposo
e ¡’ha santificato » (Esodo 20;
8-11).
Ed ancora: « ti sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato » (Marco
2: 27).
Nella memoria storica della
sua famiglia e della sua chiesa, la domenica (il primo giorno della settimana, nel quale
i cristiani ricordano la risurrezione di Gesù) è il giorno del
Signore, in cui si va in
chiesa, non si lavora e si sta
insieme con gli altri, si sviluppano il dialogo familiare e i
vincoli di amicizia.
E' possibile abbandonare
tutto questo in omaggio a superiori esigenze produttive,
dettate dalla concorrenza internazionale?
In fondo il padrone non vuole impedire il riposo — lo si
farà in altri giorni settimanali — e, in definitiva, il lavoro
domenicale sarà un vantaggio
per tutti: per l’impresa, che
starà sul mercato; per l’operaio, che avrà una vita sociale
« più flessibile » e soprattutto
più denaro.
Il « tempo libero » sarà persino maggiore e oggi sono già
moltissimi i lavoratori occupati anche la domenica (ospe
L’operaio vive solo per la produzione e il consumo? Anche la domenica? Qual è il significato della festa?
dalieri, alberghieri, turismo,
spettacolo, ecc.). Che male
c’è, dunque?
Anche la chiesa può adeguarsi e svolgere il suo servizio secondo la domanda, in altri giorni. Andiamo verso la
chiesa self-service.
La richiesta di discutere a
fondo della questione non è
cosa risibile, come alcuni
« modernisti » vorrebbero. E’
un interrogarsi sul senso della
vita, sugli spazi umani e culturali nel lavoro. Già grandi
chiese, come quella cattolica
e quella evangelica in Germania, hanno affrontato questo
tema con importanti documenti comuni (« Celebrare la
domenica » del 1984 e « La
nostra responsabilità nei confronti della domenica » del
gennaio ’88) spinte dal tentativo governativo di approvare
una legge che generalizzasse
il lavoro domenicale.
Nel nostro paese, il Parlamento sta per approvare Intese con ebrei e avventisti, che
riconoscono il diritto alla festività del sabato. C’è quindi
un clima diverso, e sono in
primo luogo gli industriali a
ricercare i « volontari » domenicali, con l’acquiescenza sindacaie.
Anche nei loro confronti
vale l’osservazione che ’’della
domenica l'uomo e la società
hanno bisogno, per fare esperienza che la produzione e la
redditività non esauriscono il
senso della vita » (dichiarazione comune cattolica ed
evangelica, Germania Federale, 1985), questo specie per
dei cristiani che sanno che
« non di pane soltanto vivrà
l'uomo, ma d’ogni parola che
procede dalla bocca di Dio »
(Matteo 4: 4).
Giorgio Gardiol
2
2 commenti e dibattiti
24 giugno 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
UN AMICO
MORAVO
Mi è giunta ia notizia che ii prof. Miroslav Plechac di Holesov (Cecoslovacchia) è mancato il 17 maggio scorso all’affetto dei parenti e dei fratelli in fede. Era un membro influente
deirunitas Fratrum morava. L'avevo
conosciuto per la prima volta al Simposio internazionale sulla Riforma
radicale, tenutosi a Praga nel gennaio
1986, durante il quale non mancò di
recare il prezioso contributo delle sue
riflessioni storiografiche, in comunione di mente e di spirito coi fratelli in
fede mennoniti e utteriti. Oltre ad essere un grande estimatore dei valdesi medievali, Miroslav Plechac s'interessava in particolare di un personaggio emblematico della preriforma ussita, Milic di Kromeriz (1320-1374). Costui, vedendo nella corruzione della
chiesa del suo tempo i segni dell'avvento dell’Anticristo (Mat. 24; 15),
aveva dato le sue dimissioni dalle alte cariche ricoperte alla corte dell'imperatore Carlo IV per fondare a Praga una scuola per giovani predicatori chiamata la « Nuova Gerusalemme »,
suscitando subito sospetti e accuse di
deviazionismo. I suoi rapporti col papato ebbero degli alti e bassi. Andato
a Roma per giustificarsi presso la corte pontificia, appese alle porte del S.
Pietro di allora alcune sue tesi contro
la corruzione della chiesa. Arrestato
dall'Inquisizione, scrisse in carcere un
« Libellus de Antichristo ». Era fautore — come più tardi Lutero — della
convocazione di un Concilio veramente universale per la riforma della
chiesa. Convocato dal papa di Avignone, morì in quella città nel 1374, apparentemente riconciliato con la chiesa. In una sua lettera del 20 aprile
1986, il prof. Plechac mi scriveva che,
ecumenicamente parlando, il Milic può
essere rivendicato tanto dai protestanti quanto dai cattolici.
Giovanni Gönnet, Roma
No al miracolo. Perché?
« Ed accostatisi a lui i Farisei e i Sadducei, per metterlo alla
prova, gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo. Ma egli,
rispondendo, disse loro: ...Questa generazione malvagia e adultera
chiede un segno, e segno non le sarà dato se non quello di Giona »
(Matteo 16: 1-4)
I farisei e i sadducei chiedono
a Gesù un segno, cercano, cioè,
una fede basata sui miracoli. Gesù la nega. La fede basata sui
miracoli è qualcosa che costringe l'intelletto dal di fuori e impone una « credenza » che non
comporta nessuna reale trasformazione del cuore, nessun profondo ravvedimento. E' una fede che viene dalla carne, non
dallo Spirito, dall'uomo e dalla
petulanza della sua ragione e
propensione alla superficialità,
all'appareriza, alla spettacolarità,
non da Dio, che vuole la profonda conversione del cuore, un
OPINIONE
Laico, laicità, laicismo...
Scrittori, conferenzieri ed altri introducono spesso il termine « laico » nelle loro pubblicazioni, ponendole in una area di
autonomia da influenze culturali tradizionali. Inoltre il conformismo dominante induce anche
gli appartenenti alla intellighenzia a ricorrere alla forza qualiflcante del termine « laico » per
ayv^'orare le loro proposizioni
di libertà e di critica, in edcuni
casi poco esplicative.
Laico deriva da laós (greco) =
popolo, quindi laikós = popolano
0 popolare o profano. E’ contrapposto a kléros = sorte, eredità, parte eletta di un popolo (es.
1 Leviti del popolo ebraico ebbero il privilegio degli uiRci sacerdotali). Si può affermare che,
mutuato dai riti greci, romani
ed ebraici, si è formato lentamente un sacerdozio (sacra dans
= somministrazione di cose sacre) incentrato in (3esù Cristo
e strutturato in forma gerarchica, da cui è derivata una
classe detta « clero », che per la
sacralità del suo ministero, fonte di mediazione, si separò dal
popolo, cioè dal laicato.
Il senso del termine
Oggi il termine laico non potrebbe essere applicato indistintamente a tutti quelli che non
sono « chierici » in quanto col
progredire dei secoli e con il
consolidarsi degli ordinamenti civili, religiosi e politici, nella irir
ta delle nazioni si sono affermati settori e classi che non possono essere condotti o in pieno
laicato o in piena clericalitèu
Sembra, pertanto, che la variegata quantità di gruppi esistenti ed il travaglio della ricerca dell'espressione più rispondente a ciò che si vuol dire o dimostrare abbiano reso, in alcune
situazioni, insufficiente la parola
laico per prospettare le esperienze vissute nella "vita sociale. Per
evitare che le parole non parlino più, sorge l’esigenza di usare qualche espressione chiarificatrice, tendente a ridurre o ampliare il significato del termine
stesso.
Il prorompere, nel sec. XVI,
della Riforma, nella quale si assommano i movimenti religiosi
precedenti, ha restituito in tutta evidenza cil popolo dei credenti la sua soggettività nella
chiesa ed ha riproposto, con l’analisi diretta della « Scriptura »,
il sacerdozio universale dei cristiani. L’operazione cristocentrica ha declassato la clericalità,
mentre man mano nei secoli si
è concretizzata una chiesa evangelica che si richiama all’unità
di tutti i cristiani (protestanti
e cattolici) nella chiesa universale.
Il laicato, termine ormai affermato p^r cultura inoamata nella storia, mentre ha una ragione di essere per la chiesa cattolica, non dovrebbe ricevere la
stessa qualificazione nella chiesa evangelica, nella quale i pastori-conduttori e i predicatori
non sono caratterizzati da una
sacralità clericalizzante ma da
una missione, sia pure più esteriorizzata di quella degli altri
credenti, che non li disassocia
dal popolo di Dio.
Intanto è invalso l’uso, nella
stampa quotidiana, di denominare laiche alcune organizzazioni
politiche per contraddistinguerle da altre, le quali dovrebbero
essere formate, per contrapposizione, da chierici, mentre è noto che sono aggregazioni di laici cattolici, che nella fattispecie
dovremmo qualificare laici-clericali. Questa situazione riveste il
laicato di una policromia non
armonizzata, perché accanto al
clericale ed al laico non clericale credente sorge il « laicista »,
il quale dichiara di essere non
credente in nome dell’autonomia
della ragione.
In una società ben ordinata,
a questo punto, si è indotti a
controllare la passerella di transito tra la laicità vera e propria
ed il laicismo ideologico alla
luce dell’Evangelo, che suppone
la fede « certezza di cose che si
sperano, dimostrazione di cose
che non si vedono» (Ebr. 11: 1).
Questa implica un contatto con
rinvisibile, dal quale il laicismo
prescinde anche se, con linguaggio retorico, si appella alla umana religione della ragione-libertà.
Il problema del laico, nelle nazioni occidentali, riguarda i popoli che « non possono non dirsi cristiani » e nel cui ambito
umanità ed amore dell’altro, fede e ragione, stato e chiese cristiane dovrebbero convergere
per superare le contraddizioni e
per affinare gli intelletti.
E’ inutile lottare tra fratelli
per assurgere a vincitori temporanei in un settore più che in
un altro, quando una realtà laicista non può essere omologata
accettando una teoria divenuta
prassi, in cui a causa della realizzazione di ipotesi apparentemente assurde, il mondo è ritenuto Dio a se stesso. Se gli intellettuali, i sofi di tutte le branche dello scibile e tra di essi i
biblisti e i teologi non si applicano con intelletto di amore per
la cooperazione tra gli uomini,
superando nazionalismi e culturalismi tradizionali ed ancestrali, i laici non acquisteranno una
fisionomia ben definita e la cer
tezza di comunicare direttamente con Dio trascendente.
E da ricordare che da almeno
un deceimio le organizzazioni
cattoliche hanno indetto convestudi e dibattiti sulla posizione dei laici nella chiesa, per
cui è riemerso, attraverso una
più attenta e diffusa lettura del
Nuovo Testamento, il sacerdozio
dei credenti, tanto che, malgrado gli esiti non soddisfacenti dell’ultimo sinodo dei vescovi, sembra sia in corso l’elaborazione
di una tesi (Forte e Dianich)
teiidente a definire il sacerdozio
dei cruenti comprimario a quello ministeriale, cattolicamente
inteso.
Il tempo passa...
I secoli non sono trascorsi invano, la predicazione e la pubblicistica evangelica, in tono minore o maggiore, hanno tenuta
aperta la via della ricerca biblica non più attanagliata, in campo cattolico liberale, da tradizioni ed incrostature. Se l’azione di
apertura, alimentata dalla speranza, continuerà, i vincoli tra
i cristiani diventeranno più fermi ed i protestanti possono considerarsi promotori di un laicato
ecclesiale responsabilizzato (...).
Possiamo in sintesi affermare,
dalle risposte alla domanda, rivolta a persone occasionalmente incontrate, sul valore del termine laico e su « Chi è laico »,
che alcuni non desiderano essere incapsulati tra i laici e i non
laici, senza professarsi laicisti intolleranti e che altri ignorano
l’importanza del termine confondendo religione, libertà, politica
e tradizione.
Tali risposte sfuggono a classificazioni secondo schemi e modelli ed evidenziano che l’uomo
moderno vorrebbe sottrarsi al
conformismo tradizionale delle
masse e potenziare la responsabilità individuale.
Soltanto rivestendo nuovi panni o esibendo nuove forme di
comportamento si potrà, al di
fuori delle tradizioni confessionali, comunicare a laici e nonlaici che TEvangelo non è frutto di un avvenimento storico
chiuso e definito, come molti altri, ma dinamico e tale da coinvolgere tutti gli uomini in questo periodo detto post-moderno,
ma non post-cristiano.
Si potrebbe concludere che
clericalismo e laicismo, degenerazioni ideologiche, hanno prodotto una grossa spaccatura, nociva alla società civile ed all’unità dei cristiani.
Giuseppe Cirino
cuore di carne che sostituisca il
cuore di pietra (Ezechiele 11:
19). Di qui l'approvazione di Gesù verso Pietro: « Tu sei beato,
o Simone, figliuol di Giona, perché non la carne e il sangue
t'hanno rivelato questo, ma il
Padre mio che è ne' cieli ».
Quando il cuore è carne e non
più pietra, è stato cioè trasformato dallo Spirito del Padre,
da Dio, si determina un'apertura
mentale che fa ricettivi alla luce e provoca una convinzione
che trascende la semplice certezza matematica, la quale lascia freddi e indifferenti, non si
fa vita viva, non coinvolge esistenzialmente. A chi importa, dal
punto di vista del cuore (inteso
in senso biblico, cioè come centro della personalità e della volontà decisionale), che 4-{-4 faccia 8, e quali implicazioni esistenziali comporta tale evidenza
matematica? Il cuore chiuso è
incapace di sperimentare, capire, vivere la fede che viene da
un cuore reso aperto dal ravvedimento operato dallo Spirito.
Perciò Gesù rifiuta il « segno »
come miracolo inteso a dare una
convinzione secondo la carne,
cioè secondo l'egoismo e la superbia dell'uomo, superficiale e
non trasformante, non secondo
10 Spirito, che dà al credente d'essere un uomo nuovo in Cristo.
E sempre per ciò è nel metodo
di Dio, quindi anche di Cristo,
11 rifiutare, come nota acutamente lo scrittore inglese C. S. Lewis, /’« indiscutibile » e V« irresistibile », come argomento di conversione. Il maligno può costringere, Dio può e vuole soltanto
corteggiare. Il maligno può imporre, Dio vuole soltanto proporre. Vuole l'assenso del cuore
(sempre inteso in senso biblico),
prima del consenso dell'intelletto matematico, che può, ma nemmeno necessariamente, venire come conseguenza, non come causa, della fede. L'unico tipo di fede che porta non a una « credenza » passiva, esteriore, morta,
sia fondata su un superbo razionalismo, sia sopra un'obbedienza supina a un « magistero », bensì a un'adesione attiva, viva, che
coinvolge l'intera personalità psicofisica e l'intera esistenza, facendone qualcosa di nuovo, acconto di quei « nuovi cieli e nuova terra », di quel regno di Dio.
di quella Gerusalemme celeste
(espressioni sinonime) che tutta
la Bibbia annuncia e promette.
Nessun segno, dunque, tranne
quello di Giona: la resurrezione
stessa di Cristo, l’evento, non il
miracolo, che agendo nel nucleo
stesso dell'uomo e dell'universo,
e partendo da ciò, redime e dona a sua volta vita eterna, resurrezione, origine a una nuova
creazione.
Vera Roggeri
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa Nittl, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: MItzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
tele
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino
fono 011/655278
Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rlvolra (membri)
Registro nazionale della stampa: n. QSS61 voi. 10 foglio 481
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Conto Corrente Postale 11234101 intestato a La Luce - fondo di solidarietà
- Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 20.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici: L. 400 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 450 ogni parola
Mortuari: L. 450 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite (max. 25 parole) per una unica pubblicazione.
Se ripetute, dalla seconda L. 350 ogni parola
Finanziari, legali: L. 600 ogni parola
Questi prezzi non sono comprensivi dell'IVA
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pelllce - tei. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Glamplccoli
Il n. 24/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 15 giugno
e a quelli decentrati delle valli valdesi il 16 giugno 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Ivana Costabel, John Hobbins, Alba
lazeolla, Anna Marnilo Reedtz, Romeo Rutigliano, Jean-Louis Sappé, Paolo Sbaffi, Erika Tomassone, Liliana Viglielmo.
3
24 giugno 1988
chiese e stato
CONSIGLIO DI STATO
PARLAMENTO
La bilancia della ragione
Per l’Avvocato dello Stato, con il nuovo regime tutti gli studenti godrebbero di pari diritti - Ancora non considerata la legge 449 - Lo
strano carattere delle attività alternative - Attesa per una risposta
Si è svolto davanti al Consiglio di Stato il dibattito riguardante l’appello del Ministero
della Pubblica Istruzione contro
la sentenza del TAR-Lazio che
aveva accolto, lo scorso luglio,
il ricorso della Tavola valdese
relativo alla circolare 302, ottobre ’86, con cui si rendeva obbligatoria la scelta tra l’insegnamento religioso cattolico (IRC)
e le attività alternative. Come è
noto, il Consiglio di Stato nell’agosto ’87 aveva accolto in parte
il ricorso del ministro, sospendendo la sentenza del TAR-Lazio solo nella parte in cui autorizzava i non avvalentisi ad assentarsi da scuola durante lo
IRC e respingendolo per ogni
altra richiesta.
Alla sospensiva parziale, ordinata in via d’urgenza, segue ora
l’esame ben più ponderato del
merito della questione, fissato
in un primo tempo per il 6 maggio e svoltosi, dopo un rinvio, il
17 giugno.
Un confronto ìmpari
Il confronto tra l’Avvocato
dello Stato (coadiuvato dal legale di genitori che si sono appellati al Consiglio di Stato contro
la sentenza del TAR) e i quattro legali della Tavola e del genitore Mario Fiori (ricorrente
a suo tempo, come la Tavola,
presso il TAR) è stato impari in
relazione non tanto al numero
delle persone quanto all’attendibilità delle tesi.
L’avvocato Palatiello, difendendo il Ministero della Pubblica
Istruzione, ha sostenuto la tesi
che nel cambiamento di regime
dal vecchio al nuovo Concordato, questa è l’innovazione che si
è verificata: se con l’esonero
chi non riceveva TIRC era « fuori scuola », subendo una diminuzione nell’insegnamento, con la
scelta se avvalersi o non avvalersi deiriRC, i non avvalentisi
sono reintegrati nei loro pieni
diritti di istruzione fruendo di
attività alternative. La mancata
fruizione di una adeguata alternativa airiRC costituirebbe, afferma l’Avvocato dello Stato,
una discriminazione dei non avvalentisi che li penalizzerebbe e
che, come tale, lo Stato non potrebbe ammettere, stante Tobbligo di attuazione delTIRC in
modi non discriminatori disposto sia dalla legge 449/84 (Intesa con la Tavola valdese) sia
dalla legge 121/85 (Concordato).
Conseguenze implicite (ma non
tanto): lo Stato sta evolvendo
verso un regime più democratico e rispettoso dei diritti di
tutti; i valdesi tendono ad autodiscriminarsi volendo tornare
sostanzialmente al regime dell’esonero. Ma lo Stato è pronto a
difenderli da loro stessi.
Dall’altra gli avvocati Trotta,
Giu'ffrè e Mauceri e il professor
Barile hanno argomentato con
dovizia di argomenti, replicando
sostanzialmente su tre punti.
Distorsione
1) La tesi dell’Avvocato dello Stato rovescia le cose senza
tenere in minimo conto la posizione dei valdesi e metodisti che
nell’articolo 9 della legge 449 dichiarano di non considerare un
valore proprio della scuola pubblica l’insegnamento confessionale e pertanto non chiedono di
potervi impartire il loro. Affermare che la non-discriminazione,
che a loro è garantita dalla legge
449, consista in pratica in un
loro diritto (non disponibile,
cioè non rinunciabile!) ad avere
una contropartita in cambio delriRC che rifiutano, costituisce
una vera e propria distorsione
della loro concezione. La libertà
che a chi non si avvale delTIRC
deve essere garantita deve essere reale per gli interessati, e come tale rispettata, e non essere
costruita a tavolino da uno Stato che prescinda totalmente
dalla posizione dei titolari di tale libertà. La libertà affermata
dalla legge 449 è rispettosa della
libertà di chi sceglie di avvalersi deiriRC, mentre la libertà di
questi, nella tesi sostenuta dall’Avvocatc dello Stato, prevaricherebbe pesantemente su quella
di chi non si avvale dell’IRC.
Falsa equivalenza
2) L’Avvocatura dello Stato ha
cambiato durante Tanno le carte in tavola. Mentre in agosto,
nel suo ricorso al Consiglio di
Stato, sosteneva che nessuna legge comportava l’istituzione di attività alternative, oggi sostiene
una lettura totalmente diversa
della legge 121/85, affermando
che l’istituzione di attività alternative è parte integrante del
nuovo regime instaurato dalla
scelta di avvalersi o meno delTIRC. A parte Tillogicità di queste variazioni, è stato sottolineato un altro difetto fondamentale della tesi dell’Avvocato dello
Stato, tendente a dimostrare che
le attività alternative costituiscono l’equivalente delTIRC che lo
Stato darebbe ai non avvalentisi per non discriminarli: le attività alternative non sono in
nulla un « equivalente ». Sono
attività e non materia; non sono
curricolari; non hanno né programmi, né docenti, né rispetto
per età diverse negli accorpamenti « verticali »; non hanno
né identità prima dell’inizio della scuola, né previsione di spesa.
Sono un grottesco ripiego raffazzonato e occasionale, la cui equiparazione alTIRC offende il valore morale dell’insegnamento cattolico. L’unica vera ragione dell’esistenza delle attività alternative, che resta tanto ferma quan
L'Intesa con la Chiesa
avventista in dirittura
d’arrivo
to inespressa in mezzo al variare delle argomentazioni, è una
trasparente ragione politica, a
tutti nota e da parte di chi la
sostiene taciuta con ipocrisia.
Facoltativìtà
3) La facoltatività è stata
riaffermata come una conquista
non più in discussione: è stata
dichiarata infatti a tutte lettere dal TAR, la sua negazione non
è stata accettata nella richiesta
di sospensiva dal Consiglio di
Stato, è stata rivendicata dalla
lettera del vicepresidente Amato alTallora Presidente del Consiglio Goria, nell’agosto scorso,
e più o meno implicitamente è
stata ammessa nel discorso del
Presidente Goria al Parlamento lo scorso ottobre e nelle circolari del ministro Galloni successive al pronunciamento del
TAR. E’ la facoltatività delTIRC la vera innovazione del
nuovo regime istituito dal diritto di scegliere di avvalersi o
non avvalersi delTIRC. E da essa discende la riduzione del tempo-scuola uguale per tutti: se si
vuole continuare a fare riferimento a questo « feticcio che è
bene smettere di adorare », come ha detto il professor Barile,
è opportuno aver chiaro che il
« tempo-scuola » è uguale per le
materie obbligatorie, rimanendo
ad esso estranea una materia facoltativa come TIRC,
così come restò al di fuori del
« tempo-scuola » uguale per tutti, senza scandali né virtuose offerte di contropartite, una materia alternativa di rilevante valore culturale come fu il latino
dal 1962 al 1978.
In definitiva, si sono trovate a
confronto le due tesi che interpretano l’ambiguo « non-detto »
del nuovo Concordato: il compromesso del 1984 non ha detto
chiaramente né che TIRC è materia ordinaria e quindi obbligatoria (in quanto IRC o attività
alternativa equivalente), né che
TIRC è una materia facoltativa
e che in quanto tale è aggiuntiva
e la non-fruizione non comporta alcun obbligo di frequenza
alternativa. Con questa differenza: che mentre la tesi dell’obbligatorietà (che ora diventerebbe
obbligo concordatario dello Stato a fornire attività alternative) viene sostenuta oggi a prezzo di contorsioni e acrobazie,
la tesi della facoltatività ha dalla sua la chiara sentenza del
TAR, non contestata in questa
parte dall’ordinanza del Consiglio di Stato.
La bilancia della ragione pende chiaramente dalla nostra parte. Sarà così anche per la bilancia della giustizia? Attendiamo
la risposta dall’autorevole e attento Collegio davanti al quale
si è svolto il fondamentale dibattito del 17 giugno.
Franco Giampiccoli
La Camera approva l’Intesa con la Chiesa
avventista che ora è all’esame del Senato
ROMA — Il 2 giugno la Camera dei Deputati ha approvato il
disegno di legge recante le norme per la regolarizzazione dei rapporti
fra lo Stato e la Chiesa cristiana avventista del 7° giorno.
L’Intesa è stata votata a stragrande maggioranza.
Tale Intesa era stata firmata il 29 dicembre 1986 fra il presidente del Consiglio, on.le Bettino Craxi e il presidente delTUnione
italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7“ giorno, past. Enrico
Long.
Il disegno di legge fu ripresentato in Parlamento dal presidente del Consiglio Goria il 5 novembre 1987, poi approvato in I Commissione ^Affari Costituzionali in data 2 marzo 1988 e finalmente
votato dall’assemblea. Ora il disegno di legge passerà all’esame del
Senato e, dopo l’approvazione di quest’ultimo e la pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficiale, diventerà legge dello Stato.
Il Comitato direttivo dell’Unione delle Chiese avventiste italiane ha espresso la propria gratitudine per aver visto applicato, a
quarant’anni di distanza dalla sua entrata in vigore, Tart. 8 della
Costituzione italiana che recita: « ’Tutte le confessioni religiose sono
egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse
dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con Tordinamento giuridico italiano. I loro rapporti sono regolati per legge sulla base di intese con
le relative rappresentanze ».
La Chiesa avventista, tramite l’Intesa che si muove « entro i parametri di sicura aderenza all’ordinamento giuridico italiano » ai
quali costantemente si è riferita, desidera perseguire la sua missione spirituale nel rispetto delle istanze costituzionali, ed esprime
ancora una volta profonda gratitudine a tutte le autorità della Repubblica, perché finalmente si sta andando verso un completo riconoscimento della pari dignità sociale e dell’uguaglianza dei cittadini.
Com’ebbe modo di dire il presidente della Chiesa avventista
italiana, past. E. Long, in occasione della firma dell’Intesa: « Questo ci conforta e ci fa sentire più liberi e più impegnati a dare il
nostro contributo, anche se modesto, per il bene del nostro paese,
specialmente predicando TEvangelo di Gesù Cristo come messaggio di speranza, di giustizia, di libertà, di pace e di amore per tutti ».
La Chiesa avventista esprime l’augurio che, sia tramite le intese con le altre chiese, sia modificando la legge sui « culti ammessi » del 1929-30, tutte le confessioni religiose siano messe sullo stesso piano di dignità sociale nel godimento dei diritti previsti dalla
Costituzione:, infatti è compito di ogni cittadino non godere privatamente della propria libertà, ma considerarla e viverla come
servizio reso alla libertà dell’altro.
La libertà è perfetta solo quando nessuno ne rimane escluso
e attualmente in Italia ci troviamo su un piano di disuguaglianza:
concordato, intese e confessioni religiose ancora soggette alla legge
sui « culti ammessi » del 1929-30. La Chiesa avventista confida nelle
autorità del nostro paese affinché quanto prima tali disuguaglianze
vengano superate.
Ecco brevemente il contenuto dell’Intesa:
1) L'abolizione della legislazione sui « culti annmessi » del 1929-30 nei cqnfronti della Chiesa cristiana avventista.
2) La garanzia della libertà religiosa e dell'autonomia interna della Chiesa,
cosi come previsto dalla Costituzione italiana, dalla Dichiarazione dei diritti
dell'uomo e dai patti internazionali.
3) La possibilità di svolgere una missione di assistenza spirituale negli
ospedali, nelle case di riposo e nelle carceri.
4) Il ribadire la posizione avventista suH’importanza dell’obiezione di coscienza per i giovani soggetti al servizio di leva. La Chiesa avventista, fin dal
suo sorgere, è stata contraria all'uso delle armi.
5) La nomina dei ministri di culto, dei missionari e dei colportori avventisti.
6) Il riconoscimento dei diplomi di teologia rilasciati dall'Istituto di Cultura
biblica avventista.
7) La possibilità di celebrare matrimoni riconosciuti validi agli effetti civili.
8) La possibilità di rispettare (nel settore pubblico, privato, nelle scuole per
quel che riguarda la giustificazione delle assenze e gli esami, per gli obiettori
di coscienza) il sabato quale giorno di riposo, cosi come previsto dal IV Comandamento del Decalogo.
9) Il riconoscimento degli enti ecclesiastici avventisti.
10) La salvaguardia del patrimonio culturale e morale della Chiesa cristiana
avventista.
11) La deducibilità, ai fini della dichiarazione dei redditi, delle decime e delle
offerte date in favore della Chiesa cristiana avventista.
12) La partecipazione all'S per mille a partire dal 1990, ma solo per scopi
sociali e umanitari, in Italia o nei paesi del Terzo Mondo, e senza partecipare
alla ripartizione proporzionale.
(BIA)
Per i vostri regali... per la stampa di ARREDAMENTI
libri, giornali, riviste.
per le vostre ( Hw)Nirjr\0 locandine e manifesti. Mobilificio
liste nozze VL-x lavori commerciali in genere KGIUSEPPE GRIVA
dal 1958
PORCELLANE, CRISTALLERIE Coop.TIPOGRAFICA SUBALPINA
ARTICOLI DI CLASSE PER LA CASA FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via Arnaud, 23 - © 91334 Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO • Tel. (0121) 201712
VIA BUNIVA, 52 - 10064 PINEROLO - TEI. 0121/74194 10066 TORRE PELLICE (To) (di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
4
4 storia religiosa
24 giugno 1988
UNA STORIA AFFASCINANTE
La Riforma in Vai Maira (Cuneo)
Una presenza valdese dalla metà del XV secolo - I personaggi fondamentali e l’adesione popolare - La sommossa
scoppiata a Dronero e le speranze degli ugonotti - La disparità delle forze in campo e il fallimento del tentativo
La storia della Riforma
protestante in Val Maira è
una parte di quella del Marchesato di Saluzzo, già studiata da Giovanni Jalla nella sua « Storia della Riforma
in Piemonte » e, ancor più
dettagliatamente, da Arturo
Pascal nel suo volume « Il
Marchesato di Saluzzo e la
Riforma Protestante », testi
a cui rimando chi voglia approfondire questo argomento. Ma delle tre valli del
Saluzzese (Po, Varaita, Maira) la Val Maira è quella che
ha avuto il maggior numero
di riformati e di simpatizzanti per le idee della Riforma, in particolare a Dronero ed Acceglio.
Prima della Riforma, si
hanno notizie di valdesi nei
Saluzzese fin dalla metà del
XV secolo. Sono note le vicende dei gruppi della Val
Po (Praviglielmo, Paesana,
ecc.) perseguitati da Margherita di Foix, marchesa di Saluzzo, e nel 1475 è segnalata
la presenza di nuclei di dissidenti in Val Maira e a Dronero.
Sotto l’occupazione
francese
Con l’occupazione francese del Marchesato la Riforma, malgrado le persecuzioni sotto il regno di Enrico
II, prende piede anche qui
e particolarmente in Val Maira, da dove provengono diversi personaggi che si sono
segneilati quali eirdenti testimoni delle idee della Riforma, come Frsmcesco Guarino, nativo di Dronero, studente a Ginevra, poi pastore
in Val Pellice, Chisone e nel
Marchesato. Come Francesco Bonelli, pure di Dronero, a Ginevra assieme a Guarino, inviato con Gian Luigi Pascale in Calabria, incarcerato dall'Inquisizione e
arso sul rogo a Palermo nel
1560. E come Gioffredo Varaglia, nato a Busca, all’imbocco della Val Maira, nel
1507. Entrato a 13 anni nei
Frati minori vi rimane per
venti anni, passa dopo al servizio del Legato Pontificio alla Corte di Francia, che lascia per dirigersi a Ginevra,
attratto dalle dottrine riformate. Consacrato ministro
nel 1557, predica in Piemonte e ad Angrogna (Ciabas);
invitato a Busca per ima disputa con Angelo Malerba,
frate zoccolante, viene arrestato sulla via del ritorno, a
Barge, processato a Torino
nel 1557 e arso in piazza Castello il 28 marzo 1558. E
ancora Francesco Trucchi,
nativo di Centallo, pastore a
Dronero, quivi arrestato nel
1567 e per diversi anni prigioniero nelle carceri di Saluzzo; nominato pastore a S.
Giovanni nel 1572, vi rimarrà fino alla morte (1593).
Già nel 1535 pare che si
tenessero nelle valli del Po
e del Maira pubbliche riunioni alle quali accorrevano
riformati da tutto il Marchesato e nel 1540 ad Acceglio,
la borgata più alta della Val
Maira, la totalità della popolazione aveva aderito alla
Riforma, per merito della
predicazione di due fratelli,
Lodovico e Lorenzo, dei quali non si conosce il cognome,
e di un medico di nome tigone (caduto poi nelle mani
del S. Uffizio e lasciato morire di fame nelle carceri di
Saluzzo) che estesero la loro opera di proselitismo anche a Prazzo, S. Michele, Canosio. Stroppo, Elva e Lottalo, cioè la maggior parte
della valle superiore del Mai
ra.
Durante la dominazione
francese (1548-1588) assistiamo ad un alternarsi di periodi di minore o maggiore
tolleranza verso i riformati
ed anche il governatore, Lodovico Birago, non osa talvolta applicare rigorosamente gli editti antiprotestanti
in Val Maira, dato che la popolazione è in maggioranza
aderente alla Riforma. Così,
per esempio, nel 1561, per
quanto i responsabili dei comuni dovessero esser scelti
solo fra i buoni cattolici, venne incluso nella tema proposta a Lodovico Birago per la
Val Maira Vincenzo Ballotto, riformato, e fu da lui
scelto come podestà annuale della valle. Il Pallotto era
un noto giurista, notaio, esperto economico e politico,
nel 1560 era stato a Nizza
per trattare col Duca la revoca dei dazi sul grano.
Nel 1562 vengono mandati a Dronero due padri gesuiti per tentare di rip)ortare alla fede cattolica la popolazione, ma sembra che il
successo sia stato scarso poiché ottennero solo una ventina di abiure.
Quelli della
’’nuova religione’
Gioffredo Varaglia, originario di Busca, arso in Piazza Castello,
a Torino, 430 anni fa.
Per esaminare le conseguenze dell’editto del 10 ottobre 1567 che ordina a tutti i protestanti di presentarsi personalmente alle autorità per un censimento, si riunisce a Dronero un Sinodo
sul finire del 1567.
Nel 1571, malgrado i divieti, a Dronero vengono eletti
vari consiglieri calvinisti e
il Consiglio stesso delibera
di inviare una deputazione
per ottenere la liberazione
del loro pastore. Trucchi, prigioniero a Saluzzo.
Gian Luigi Pascale, martire valdese arso sul rogo
a Roma nel 1560.
Nel settembre-ottobre 1575
una sommossa scoppia a Dronero e in Val Maira col pretesto delle esose tasse e contribuzioni di varia natura richieste dal governatore Carlo Birago (successo a Lodovico), ma anche per protestare contro alcune sentenze
capitali inflitte a quelli della
« nuova religione ». Per domare la rivolta il Birago chiede aiuto anche al duca di Savoia, Emanuele Filiberto,
che gli permette di arruolare soldati nei suoi domini.
La notizia della sommossa
di Dronero diede buone speranze ai capi ugonotti di conquistare il Marchesato, e
mentre truppe ugonotte dal
Delfinato si concentravano
a Molines, ad opera del
ministro Guerino venivano
arruolate delle bande nelle
valli Maira, Varaita e Stura
e anche nelle valli Pellice e
Chisone, malgrado che il governatore, Sebastiano Grazioli di Castrocaro, cercasse
di impedire questo arruolamento clandestino. L’impresa era progettata per conquistare contemporaneamente i
castelli di Saluzzo e Dronero, sperando anche nell’aiuto di Lesdiguières che avrebbe dovuto raggiungerli con
un esercito più potente. Ma
il ritardo neU’arrivo delle
milizie reclutate dette il
tempo a Birago di correre ai
ripari, per cui gli ugonotti
restrinsero il loro sforzo al
castello di Dronero dove, dato che la città era popolata
di riformati, vi erano dei contatti coi soldati del presidio,
ma anche questo colpo non
riuscì (11-15 novembre) perché il comandante del castello, avvertito del fatto,
cambiò durante la notte le
sentinelle che avrebbero dovuto aprire le porte agli ugonotti. Trovato il presidio
all’erta, le truppe religionarie ripiegarono verso Caraglio e Demonte per risalire
la Valle Stura. Le truppe vaidesi di Val Pellice, Perosa e
Pragelato giunsero fra gli ultimi in Val Maira e al loro
ritardo ed all’esiguità delle
loro forze venne in parte attribuito l’insuccesso; l’impresa poteva considerarsi definitivamente fallita perché
nel frattempo il Birago aveva potuto inviare alcune migliaia di soldati contro i 600
od 800 male armati di cui
potevano disporre le forze riformate.
Un trattato
di pace
Nel 1579 il governo del
Marchesato viene affidato al
maresciallo Bellagarde, nemico e rivale di Birago, ma
più tollerante verso i protestanti. E’ durante il suo governo che rii febbraio 1580
viene sottoscritto un trattato di pace e concordia fra i
cattolici e i riformati della
Val Maira, di S. Damiano e
Pagherò, allo scopo di tutelare la libertà e la pacifica
professione dell’una e dell’altra fede e salvaguardare l’incolumità reciproca degli abitanti.
Dopo la cessazione dell’occupazione francese (1588), la
repressione, sotto la dominaizione sabauda, si fa ancor
più dura e il movimento di
riforma viene lentamente accerchiato e distrutto nei centri di pianura.
Dal 1601 gli editti si susseguono, i missionari sono
accompagnati da bande armate e avvengono confische,
arresti, roghi. Si resiste più
a lungo in montagna, specie
in Val Maira, e sono di Acceglio i due ultimi martiri: Pietro Marchisio, notaio, e Maurizio Mongia, sergente dell’esercito ducale, impiccati il
21 ottobre 1619.
Un ultimo editto, del 1619,
con una violenta persecuzione cancella ogni traccia della Riforma nel Marchesato
di Saluzzo. Resistono ancora per qualche anno (fino al
1633) i valdesi della Val Po
che qui erano giunti quasi
un secolo prima della Riforma.
Osvaldo Coisson
n Disegni di Pia Gherardi Capitanio.
5
24 giugno 1988
obiettivo aperto 5
IL RAPPORTO DEL «WORLDWATCH INSTITUTE»
Il mondo 1988: in che stato!
Mentre il Nord del mondo celebra l’epoca del superfluo e dello spreco, alcuni paesi in via di sviluppo sembrano essere rimasti mille anni indietro - La strage delle donne e l’esigenza di un’educazione alla pianificazione familiare
Aborto e strage delle donne
Il Worldwatch Institute di
Washington ha pubblicato
il suo annuale rapporto sul
pianeta terra. Sarebbe interessante paragonare lo stato
attuale con quello di mille
anni fa, il 988.
Dietro i differenti nomi di
« regnanti » e istituzioni, in
un contesto economico e tecnologico diversissimo, potremmo amaramente scoprire che alcuni problemi, acuti mille anni fa, sono, per miliardi di persone, ancora irrisolti. L'orologio della storia si è fermato? No, come
sempre segna ore diverse per
i diversi popoli e le diverse
classi sociali. Per alcuni è
l’ora del tempo libero, liberato dal servaggio del lavoro ingrato, l’ora dell’aperitivo e del pasto abbondante.
L’ora di andare a teatro o
di prenotare im figlio al più
avanzato baby’s shop bioingegneristico. L’ora del superfluo, dello spreco, della « barca », 45 metri e 800 milioni,
una vera occasione al recente salone della nautica. L’ora
del possibile e dell’impossibile.
Ma per chi vive come mille anni fa nei paesi dell’economia chiusa (economia curtense), degli insufficienti
scambi con l’esterno, in situazione di sottoproduzione
e sottoconsumo, non è mai
l’ora del necessario, è sempre l’ora delle corvées, delle
prestazioni gratuite per i padroni di turno. Come mille
anni fa, non mancano le epidemie che falcidiano la popolazione. Ce ne sono di antiche, la fame, e di nuove.
l’AIDS. Per i popoli il cui
orologio si è fermato c’è oggi una medicalizzazione da
cerusico medioevale. Quanti
sono gli ammalati di AIDS
in Africa? Non lo sanno neppure le autorità sanitarie africane.
Sullo stesso pianeta terra,
in tempi uguali, ma non contemporanei, miracoli cronologici dell’ingiustizia; c’è chi
vive nel tremila, c’è chi è
ancora ingabbiato nel 988.
Il Rapporto sul nostro pianeta presenta vari bilanci:
salute della terra, rimboschimento, salvaguardia delle specie animali, energia,
controllo dei prodotti tossici, guerre stellari, pianificazione familiare e salute, ecc...
Sarebbe assai utile che il libro (Lester R. Brown e altri, State of thè World 1988.
Rapporto sul nostro pianeta del Worldwatch Institute,
ISEDI) fosse utilizzato anche da tutti gli educatori,
maestri elementari e delle
nredie, per aggiornarsi e per
proporre ai ragazzi dei temi
molto concreti e istruttivi.
Qual è lo stato del pianeta? Non buono. Non è il pianeta che è inabitabile, una
casa malsana o piccola, sono i padroni di casa che governano male. Per ogni tema si evidenzia l’intreccio
tra politica, risorse, salute e
livello di vita della popolazione. Il pianeta è come noi
lo abbiamo fatto. Proponiamo, in due articoli, una riflessione sulla pianificazione
familiare e sulle guerre stellari. Come dire: i problemi
della terra e del cielo.
Solitamente, quando si parla di aborto si presenta la
strage « degli innocenti », si
parla dei nascituri, ma perché non anche delle madri
e della loro strage? Il Rapporto ci dice che gli umani
della terra sono oltre 5 miliardi, troppi. Rischiamo di
crescere ancora molto e molto male. Tende a gonfiarsi
il mondo dei «poveri», mentre si riduce a crescita zero
il mondo dei « benestanti ».
Le donne nigeriane hanno in
media sette figli; la Nigeria
ha ora 109 milioni di abitanti, fra treni’anni ne avrà 274,
se l’incremento demografico
non sarà frenato. Anche la
popolazione del Bangladesh
tende al raddoppio. Stante
l’attuale squilibrio economico, vorrà dire una spaventosa crescita di morti affamati. Per ridurre la natalità occorrono costosi programmi
di pianificazione familiare,
informazione, contraccettivi.
Meno « Qgino », più scienza, più medicina. L’aborto è
un barbaro metodo di limitazione delle nascite. Nel nostro paese si discute sulla
legge dell’aborto, la 194, ci
si chiede se non debba avere un ruolo decisionale anche il partner maschile. I
cattolici avrebbero preferito
che la legge non ci fosse,
c’era fra loro chi sognava
che l'aborto si sconfiggesse
facendo finta che non esista
o con gli appelli « morali ».
Noi diciamo, confortati nel
nostro parere dai dati offerti dal Rapporto, che la legge
va mantenuta, che la libertà
decisionale della donna non
va ridotta, che è meglio per
le donne che l’uomo non abbia potere di interferire, il
che non significa che non
debba aiutare in ogni possibile modo. Ma sia la donna a decidere. Poi, tutti, lottiamo contro la mentalità abortista, contro le situazioni
abortive, chiediamo che sia
messa in pratica la prevenzione che la 194 propone. Il
Rapporto ci fa vedere cosa
succede dove non c’è una
legge che prevede l’aborto o
dove tale legge è molto restrittiva. Cosa succede nei
paesi ove la legge non c’è
per niente o è troppo restrittiva? Qgni anno, almeno
mezzo milione di donne muore per complicazioni derivanti dalla gravidanza. Questo era il dato presentato alla Conferenza internazionale di Nairobi su: « La maternità senza rischi » (10-13/2/
’87).
Qualcosa come 1.400 donne morte ogni giorno. Ma
l’Organizzazione Mondiale
della Sanità raddoppia la cifra, un altro mezzo milione
per patologie collegate alla
gravidanza e all’aborto. Una
strage annua di un milione di
donne.
Chi sono queste donne?
Scrive il Rapporto: « Il 99%
di questi decessi avviene nel
Terzo Mondo ». Sono per
l’80% donne dell’Asia meridionale e dell’Africa sud-sahariana. Quali le cause della
strage? Denutrizione e minore resistenza alle infezioni,
insufficiente medicalizzazione, mancanza di trasporti efficienti e aborti illegali. « L’aborto clandestino è una delle più forti cause dirette di
morti delle gestcmti. Secondo una stima approssimativa, solo la metà dei 54 milioni di aborti che vengono
eseguiti annualmente nel
mondo sono legali. La maggior parte degli aborti illegali è eseguita da operatori non qualificati, in pessime condizioni igieniche che
espongono le donne a ogni
complicazione, infezioni comprese. Di contro, i moderni
procedimenti abortivi eseguiti sotto la dovuta sorveglianza nei paesi dove l’aborto è legale, causano tra le
gestanti un numero di morti inferiore a quello da gravidanza o da anticoncezionali orali » (Rapporto, p. 214).
Dunque c’è un rapporto
direttamente proporzionale
tra strage delle donne e assenza di legge che consente
l'aborto. Infatti: «Il 44% delle donne del mondo in via
di sviluppo (eccettuata la Cina) vive in paesi dove l’aborto è consentito solo per salvare la vita della madre e
un altro 20% ove l’aborto è
assolutamente proibito ». Il
Rapporto conclude: « E' molto triste il fatto che milioni
di donne che non hanno avuto il consenso di abortire
poiché la loro vita non era
minacciata, siano morte in
seguito a complicazioni susseguenti a un aborto clandestino. Coloro che sosten
gono le restrizioni all’aborto raramente si rendono conto di quante donne muoiano a causa di ciò ».
Vogliamo ridiscutere la
194? Va bene, però teniamo
conto di ciò che succede nel
mondo, di ciò che succedeva da noi, di ciò che potrebbe accadere di nuovo. Questo milione di morti non può
fare pensare meno dei milioni di nascituri abortiti. La
battaglia contro l'aborto non
si fa combattendo la legge
che lo consente in determinati casi, semmai migliorandola nei suoi aspetti preventivi. Il problema non è salvare il principio, è sconfiggere le situazioni abortive,
solo così si sconfigge l’aborto ponendosi l’obiettivo di
salvare tutte le vite. Ma nella presente situazione una
legge quale la 194 è necessaria, per evitare il clandestino mercato, e macello, dei
nascituri e delle donne.
Ai cattolici che propongono le scandalose cifre degli
aborti diciamo che anche noi
ne siamo scandalizzati, perciò vorremmo che si facesse molto di più per preven’re, per educare ad una pianificazione farhiliare efficace
e liberante, liberante dai moralismi astrusi e dalla necessità di abortire. Non sappiamo se l’emergenza AIDS farà uscire dalla censura di
fatto, almeno nei media controllati dallo Stato, la propaganda anticoncezionale;
propaganda non già al prodotto ma alle tecniche, quindi non nella logica del mercato ma dell’informazione.
E’ paradossale che sia lo
spettro deH'AIDS a smuovere i detentori del potere verso la comprensione della necessità di dare una educazione contraccettiva, e sessuale in genere, adeguata ai tempi odierni. Non dovrebbe essere più che sufficiente la
strage delle donne e dei loro figli? Alfredo Berlendis
6
vita delle chiese
24 giugno 1988
Í
TORRE PELÜCE
Il presbiterio
dei Coppieri
Il presbiterio del tempio dei
Coppieri è in fase di ristrutturazione.
Costruito (o ricostruito) a cavallo fra il '600 ed il '700, all’indomani del ritorno dei valdesi dall’esilio, diventò il cuore della comunità valdese di Torre Pellice.
Le cose restarono pressoché
immutate fino a dopo il 1848 e
più in particolare agli anni '50,
quando venne costruito il tempio
«nuovo» al centro, e dopo il 1860,
quando anche il pastore stabilì
la sua residenza dove ancora attualmente ha sede il presbiterio.
Così la casa dei Coppieri andò
cambiando di destinazione: al
tempo del pastore Giorgio Appia
venne destinata ad una sorta di
convitto femminile dove si insegnava economia domestica, successivamente venne utilizzata come laboratorio di artigianato per
i ragazzi, ed infine fu l’abitazione,
fino a 20 anni fa, del secondo pa
RICORDO
Velia Bosco
Nel volgere di pochi mesi la
malattia ha posto fine ai lunghi
e benedetti giorni concessi dal
Signore alla sorella Velia Bosco
Basche tto.
La ricordiamo su queste colonne come infermiera nel suo ministerio di diaconessa svolto all’Ospedale di Torre Pellice, all’Asilo internazionale di Milano
e concluso all’Asilo dì San Germano. In quest’ultimo istituto,
rivelando nel dirigerlo grandi
doti organizzative, convinse la
CIOV dell’epoca a porre mano
dopo un trentennio alla ristrutturazione della casa per migliorarne la ricettività e l’accoglienza. Inoltre, il suo obiettivo era
di creare tra gli ospiti aH’interno della casa un spirito di collaborazione, condivisione e solidarietà come in una grande famiglia: perciò ognuno, secondo
le sue possibilità e capacità, contribuiva alla cura dell’istituto affiancando il personale.
Velia era instancabile, spinta
CORRISPONDENZE
Discutendo il ribattesimo
FOGGIA — La Chiesa valdese
ha affrontato lo studio del problema del ri-battesimo.
Non è stato possibile raggiungere una uniforme presa di posizione da parte dei partecipanti
allo studio, pertanto in questo
breve documento verranno sintetizzati i vari pensieri.
Va innanzitutto detto che il
problema specifico del ri-battesimo è stato l’occasione per affrontare più in generale il problema
del « battesimo ». Si è giunti unanimemente alla conclusione che
il problema del ri-battesimo è
sorto principalmente da una
posizione non chiara sul battesimo stesso nell’ambito delle nostre chiese.
Per quanto concerne le diverse
posizioni, si possono suddividere
in tre gruppi.
store di Torre; negli ultimi anni
erano stati ricavati quattro alloggetti posti in affitto.
Ora, la ristrutturazione; perché?
« Anzitutto — precisa il pastore
Tourn — erano ormai necessari
dei lavori non più solamente di
ordinaria manutenzione; partendo da questo presupposto, l’assemblea di chiesa ha deciso che
con la ristrutturazione in corso
lo stabile debba ritornare un po’
a quella che era la funzione iniziale, e cioè al servizio della chiesa, per pastori, diaconi, scuola
domenicale od altre necessità che
dovessero presentarsi ».
Questa operazione comporta
dei costi onerosi?
« I lavori dovrebbero essere
eseguiti entro un anno, con una
incidenza economica di circa 200
milioni da reperirsi nei prossimi
tre anni ». P.V.R.
a) Sulla base anche dei documenti forniti per lo studio, si nota che il battesimo viene messo
in discussione in quanto sacramento. Viene ribadito il fatto
che questo atto è una risposta di
fede dell’individuo, una risposta
personale. Si suggerisce pertanto di non essere troppo categorici nel non ammettere la possibilità dì un ri-battesimo per coloro
che, avendolo ricevuto da bambini, in qualsiasi chiesa cristiana,
sentono il bisogno di dare una testimonianza personale.
dalla sua tenacia, forza di volontà e fede solida in Colui che la
guidava, così che dopo il matrimonio con Charles Paschetto,
per il quale è stata premurosa
compagna, essendosi bene inserita nella comunità di Torre Pellice, esercitò anche il ministerio
di anziano nel Concistoro.
Continuò fino a qualche mese
prima della malattia la sua prestazione professionale a domicilio. Quando le forze cominciavano a ridursi, si rammaricava
per quei malati che doveva abbandonare.
Durante la degenza ospedaliera riusciva a infondere a parenti
e amici la consolazione della sua
fede. Ripeteva : « Non ho paura
di morire. ”Io so in chi ho creduto” ».
Esprimeva con convinzione il desiderio che le fossero riconosciuti « i diritti dei malati e
dei morenti », come giustamente
è stato asserito in tante nostre
assemblee. A. I.
In un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
. ^ TORRE PELLICE
Un « no »
agli F 16
BOLOGNA — La chiesa evangelica metodista, al termine del
culto di domenica 12 giugno, ha
espresso solidarietà e partecipazione verso coloro che con spirito dì responsabilità hanno dichiarato il loro dissenso circa
l’insiallazione nel territorio italiano di decine di aerei supersonici denominati « F 16 », capaci
di portare testate nucleari. Essi
non sono strumenti di pace, ma
strumenti di guerra, non favoriranno mai la distensione e
la comprensione tra i popoli e
non serviranno a produrre giustizia e benessere per l’umanità.
La comunità esprime quindi
il proprio plauso all’intervento,
legittimo e doveroso, dei vescovi
cattolici della Puglia e della Calabria contro l’installazione di
una nuova base militare, che rappresenta una minaccia per la
pace.
Noi siamo sempre stati vicini
a tutti coloro che, a prescindere
dal loro credo e dalla loro cultura, si sono battuti e si battono per la creazione della nuova
umanità fondata sull’amore, la
giustizia e la pace di Cristo.
I credenti in Gesù Cristo, a
prescindere da ogni concordato
o intesa, sono liberi di proclamare profeticamente la loro testimonianza per l’uomo e per la
sua vita. Nessun ricatto da parte del potere può essere accettato o può condizionarci.
« Ogni tipo di arma è strumento di peccato », come dicono giustamente i vescovi pugliesi.
Due scelte
significative
UDINE — Lo Spirito di Dio
soffia dove vuole, e malgrado tutto, anche nelle nostre chiese vaidesi e metodiste. Due persone
adulte di origine non evangelica,
avendo maturato una scelta dì
vita a partire dal loro coinvolgimento nella vita e predicazione della comunità locale, sono
state formalmente ammesse in
chiesa a Pentecoste.
Alberto Rossi, un ebreo di nascita ma cresciuto in ambiente
cattolico senza essere mai stato
battezzato, ha letto e commentato Atti 9: 1-19, il racconto della conversione di Saulo.
Cristina Manca, una madre di
quattro figli che aveva cominciato a vivere la sua fede da
protestante anni fa a Milano, ha
letto una confessione di fede da
lei composta.
b) Si ribadisce l’importanza
del battesimo da bambini, segno
dell’appartenenza al popolo di
Dio e dell’azione della grazia di
Dio stesso. Non si ritiene ammissibile l’ipotesi di un ri-battesimo.
Il battesimo è unico e irripetibile. Si riconosce la validità del
battesimo da bambini perché,
anche se al momento dell’atto il
bambino non può logicamente
professare la propria fede, i genitori con la loro fede lo sostituiscono, lo rappresentano (fede
« vicaria »).
c) Si pone in discussione la
validità del pedobattismo sulla
base dei passi neotestamentari
che mostrano il battesimo come
una conseguenza della fede. Non
si reputa necessario il battesimo
per introdurre il bambino nel
popolo di Dio, e non vi si riconosce (se effettuato sui bambini) il
segno della grazia di Dio che agisce su di loro, semmai può essere un segno della grazia che ha
agito sui genitori. Il battesimo
del credente è visto più come atto di testimonianza nei confronti della comunità e come segno
della consapevolezza da parte del
battezzato di essere una nuova
creatura in Cristo. Non si ammette inoltre la possibilità di ricorrere al ri-battesimo. E’ compito della catechesi battesimale
far comprendere al battezzando
che l’impegno che si assume con
l’atto del battesimo non è indirizzato ad una singola comunità
(cattolica od evangelica che sia),
ma è un impegno che si assume
dinanzi a Cristo stesso, e questo
sì a Cristo va detto una volta
per sempre.
Riconoscendo i limiti dello studio e delle conclusioni alle quali
siamo giunti, reputiamo necessario un ulteriore approfondimento al riguardo.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Festa in Germania
FRALI — Domenica 19 giugno
abbiamo accolto per il battesimo Micaela Richard di Claudio e
Myriam.
• Ringraziamo i predicatori
che hanno sostituito il pastore
nelle ultime domeniche: Giorgio
Tourn, Daniele Rivoir e Sergio
Ribet.
Assemblea di chiesa
PERRERO-MANIGLIA — Do
menica 3 luglio, alle ore 10, nel
tempio di Maniglia, ha luogo
un’assemblea di chiesa.
• La partecipazione di una
cinquantina di persone alla gita
in Germania per la festa della
Società Gustavo Adolfo del Württemberg è stata una bella occasione per fraternizzare. Non dimenticheremo tanto presto la
calorosa accoglienza della Versöhnung Kirche di Nürtingen.
Cariche
rinnovate
Solidarietà
PRAMOLLO — L’assemblea
di chiesa riunitasi domenica 19
giugno ha rieletto due membri
del concistoro, che avevano compiuto il loro quinquennio : si tratta di Rina Ferrerò Sappé per il
quartiere Ruata e di Guido Peyronel per il quartiere Tournim.
RODORE’TTO — La chiesa esprime la sua solidarietà ai familiari di Silvano Meytre, membro della chiesa che ci ha lasciati in un tragico incidente
della strada.
• Segnaliamo che i culti inizieranno a Fontane domenica 26
giugno alle ore 9.
Mentre li ringraziamo per la
loro disponibilità, auguriamo loro di poter servire sempre con
gioia il Signore e quindi la comunità.
Concistoro
ANGROGNA — Venerdì 24 giugno, alle ore 21, presso il presbiterio, è convocato in seduta
straordinaria il Concistoro; all’ordine del giorno rincontro con
il moderatore.
• In modo del tutto inaspettato, nel pomeriggio di sabato 18
giugno, ci ha lasciati Gustavo
Beux (Ruata) all’età di 62 anni,
deceduto presso l’Ospedale di
Pomaretto, dove era stato ricoverato in mattinata.
Ai familiari tutti la comunità
esprime la sua profonda simpatia e solidarietà cristiana, nella
certezza che Dio sarà la loro
forza e consolazione.
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
Dir, propr.: fam. Caroni
I - 47045
MIRAMARE DI RIMIMI
Via Sarsina, 19 © (0541)
372569 - priv. 372548
7
24 giugno 1988
valli valdesi
ANGROGNA
Scuola che vive,
montagna che vive
Da tempo, come già denunciato da più parti, le piccole scuole di montagna sono minacciate
di chiusura; nella scorsa legislatura venne presentata dal Ministero una proposta di légge penalizzante in modo drastico le
realtà montane; chiudere le scuole con meno di 15 alunni ed accorparle ad altri centri, bloccare aumenti di orario e di organico per le scuole aventi meno
di 20 iscritti, il che avrebbe comportato la fine del « tempo pieno » per le sedi scolastiche eventualmente salvatesi.
Tutto ciò con buona pace di
chi si preoccupa di procurare
i minori disagi possibili alla popolazione, mantenendo nel luogo
di residenza i servizi essenziali
(e la scuola lo è), consentendo
anche quelle importanti esperienze socializzanti quali appunto il « tempo pieno ».
Nel frattempo, chiusa la 8“ legislatura, nello scorso dicembre
la Commissione istruzione della
Camera ha formulato sulla materia una nuova proposta di legge.
Ci sono novità?
Il nuovo documento sembra
senz’altro migliore e pare possa considerarsi superato il problema del numero minimo di
allievi o il blocco sul tempo
pieno, ma dubbi restano; c'è anzitutto il pericolo che le forze
contrarie a questo nuovo tipo
di soluzione abbiano nuovamente il sopravvento, oppure che in
nome del cosiddetto « efficientismo » vengano riprese le vecchie proposte.
Perciò, nella scorsa settimana,
il Consiglio comunale di Angrogna, discutendo l’argomento e ritenendo che « si debba pretendere che almeno la scuola elementare sia assicurata ai territori montani, senza discriminazioni anche per quanto riguarda
gli aumenti di orario e di organico, non in relazione alle difficoltà di collegamento ed alla conseguente impossibilità di accorpamento a plessi scolastici situati in Comuni maggiori, bensì
per primarie esigenze di tutela
della identità culturale delle singole popolazioni e dell’inalienabile diritto di ciascuna popolazione (soprattutto se già in situazione di disagio ambientale, economico e sociale) a fruire sul
proprio territorio dei servizi sociali fondamentali », ha deliberato dì esiprimere ai firmatari della nuova proposta di legge sugli ordinamenti per la scuola elementare le sue preoccupazioni
per « la ricorrente tendenza, in
Ogni settore, non escluso quello
scolastico, a depauperare le zone periferiche del Paese, ed in
particolare le zone montane, dei
servizi presenti nelle zone stesse per finalità, basate su errate
o settoriali valutazioni, di riduzione dei costi e di maggiore efficienza dei servizi stessi; per il
rischio che tale tendenza comporti peggioramenti della proposta di legge nei confronti dei territori montani, anziché apportar
Tutti
all’Uliveto
domenica 26 GIUGNO
alle ore 15
Tutti aU’ULIVETO
per un pomeriggio insieme!
La scuola
di Chiot 'di’Alga
chiusa
ormai da anni;
quale futuro per
le altre scuole
di montagna?
vi ulteriori miglioramenti, che
tengano conto delle esigenze e
dei diritti delle popolazioni che
in tali territori tuttora, e nonostante tutto, risiedono ed operano, svolgendovi un indispensabile servizio alla comunità nazionale e precisamente un servizio
di presidio e di tutela di un patrimonio altrimenti destinato ad
un irreversibile degrado idro-geologico ed ambientale; per il fatto che la proposta di legge, nel
2» comma dell'art. 18, faccia riferimento alle esigenze delle zone montane sulla base esclusivamente delle difficoltà di collegamento quale impedimento alVaccorpamento dei piccoli plessi scolastici montani ai plessi dei
centri maggiori, anziché basarsi
sul primario diritto per ogni popolazione a vedere tutelati essenziali fattori di identificazione
storico-culturali, spesso faticosamente e dolorosamente acquisiti »; e infine di chiedere alle commissioni parlamentari di tener
conto del fatto che le scuole di
montagna rappresentano per determinate {jopolazioni « l'unica
istituzione culturale locale ed un
essenziale strumento di stimolo
sociale in un ambiente soggetto
da decenni ad una crisi socioeconomica che può apparire irreversibile ed in ultima analisi
identificabile come crisi di quell'identità che lo spirito della Costituzione repubblicana vorrebbe fosse tutelata dalla comunità nazionale ».
E’ pensabile che questa delibera venga fatta propria o comunque accolta anche da altri Comuni delle valli o dalle Comunità Montane.
Sul fronte degli altri argomenti discussi dal Consiglio, rinviata
la decisione per la sostituzione
di un mezzo del collegamento di
autolinea con Torre Pellice, si
parlerà in futuro delle nuove tariffe per la raccolta rifiuti; resta
da segnalare la decisione di allestire un’area attrezzata, con finanziamento della Provincia, per
il turismo estivo e domenicale.
L’area individuata si trova in località Casse, lungo la strada che
conduce alla Vaccera: si potrà
utilizzare la fontana esistente,
verranno installati tavolini e panche; resta da definire il contratto di affitto con i proprietari dei
terreni interessati.
Piervaldo Rostan
tappeti persiani di quaiità
garantisce
la qualità e il luogo d’origine del tappeto
APERTO alla DOMENICA
Esposizione: Torre Pellice - Vaxa, Municipio, 1 ■ © 0121/91430
Torino ■ Via dei MiUe, 29 A • © 011/8395450
TORRE PELLICE
La Macivèrica
La Macivèrica... che cos’è? E’
una questione ingarbugliata, un
insieme di sensazioni, di quesiti, di risposte, in cui di volta in
volta sì ha l’impressione di aver
scoperto il bandolo della matassa ed invece ci si accorge che
è solo una delle possibili spiegazioni o dei possibili aspetti.
Ed alla ricerca di queste possibili spiegazioni si è messo il
Gruppo Teatro Angrogna dandoci così uno spaccato di testimonianze, alcune in contemporanea (i vecchi ed i nuovi condizionamenti), sui problemi che
la nostra gente ha dovuto o deve affrontare.
E’ qui che le testimonianze ed
i canti sull’emigrazione intersecano il procedere dello spettacolo.
« Trenta giorni di nave a vapore, fino in America siamo arrivati... abbiamo dormito sul nudo terreno, come le bestie abbiamo riposà.. ». Così dice la
canzone e più in là, nel procedere del racconto dell’anziana emigrante: « Ecco qualcuno riuscire
a stare un po’ più comodo, ma
altri, negli scantinati, uno addosso all’altro...; ecco, noi eravamo come i marocchini di oggi... ». Ma queste testimonianze,
riesumate tramite vecchie foto
scovate in qualche soffitta, servono ancora a qualcuno?
Gli attori sulla scena vivacemente se lo chiedono e lo chiedono ai presenti: « E se parlassimo dei migranti di oggi, o di
chi è costretto a fare il pendolare su percorsi sempre più lunghi... o di chi, ancora, il lavoro
non ce Tha? ».
In fondo questi problemi non
hanno una risposta immediata
o univoca; solo con il concorso
di molti, con le prese di coscienza anche su piccoli argomenti o
su piccole convinzioni, si potrà
maturare una coscienza più vasta e disponibile, si potrà costruire un futuro con maggior
cognizione di causa, effettuare
determinate scelte.
Ecco quindi che questo spettacolo, presentato venerdì 17 dal
Gruppo Teatro Angrogna al cinema Trento di Torre Pellice, di
fronte ad un numeroso pubblico, con la vivacità e l’immediatezza delle scene, si inserisce nella problematica della quinta Rassegna culturale torrese e stimola ulteriori ripensamenti.
Adriano Longo
Amnesty International
BOBBIO PELLICE — Domenica 26
giugno, dalie 14.30 alie 18.30, avrà iuogo, in via Sibaud, un "trattenimento
pomeridiano per Amnesty" con il thè,
i dolci, il mercatino deile pulci, la pesca e soprattutto il "tavolino" per ia
raccoita deiie firme per l’appello "Diritti umani, subito”.
Proiezioni
Dibattiti
TORRE PELLICE — Nell’ambito della
rassegna culturale estiva, giovedì 7 luglio, alle ore 21 presso II cinema
Trento avrà luogo una serata sul tema L’immigrato di fronte alla società italiana ».
RINGRAZIAMENTO
« Come la cerva anela ai rivi
delle acque, così l’anima mia
anela a te, o Dio »
(Salmo 42)
I figli Liliana, Armando, Elda e
Adriana della compianta
Sara Palazzina
ringraziano commossi tutti coloro che
così fraternamente 'hanno partecipato
al loro dolore.
Parma ■ Roma, maggio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« lo mi sono rallegrato quando
m^han detto: Andiamo alla casa
delVEterno »
(Salmo 122: 1)
Si è spenta la mansueta esistenza di
Bartolomeo Voiat (Temi)
di anni 86
Lo annuncia la sorella Evelina, unitamente ai parenti tutti.
Si ringraziano tutti coloro che con la
propria presenza hannci onorato il buon
ricordo dèi compianto in occasione del
suo funerale.
Un grazie di cuore al pastore Renato
Coïsson per le sue consolanti espressioni di fede, ai dottori e personale infermieristico deirOspedale valdese di Pomaretto, al Centro Anziani di Porosa,
presso cui era ospitato, e alla Società
operaia di mutuo soccorso a cui idealmente era sempre stato molto legato.
Porosa Argentina, 14 giugno 1988.
RINGRAZIAMENTO
a L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto; sia benedetto il nome
dell’Eterno »
(Giobbe 1: 21)
Il marito, il figlio, la mamma ed il
fratello di
Bianca Beux in Cavizzi
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto ricevuta,
ringraziano tutti coloro che con fiori,
scritti, parole di conforto e presenza
hanno preso parte al loro dolore.
S. Germano, 24 giugno 1988.
AVVISI ECONOMICI
CEDISI avviata merceria a Torre Pellice. Per informazioni tei. ore pasti
90747 - 944348.
ANGROGNA vendesi casa ristrutturata, due vani, servizi, acqua e luce.
Tel. 0121/71287 serali.
ANGROGNA vendesi casa verso la
Vaccera, da riattare, con ampio terreno circostante. Tel. 0121/71287
serali.
AFFITTASI per stagione estiva alloggio 2 camere soggiorno e servizi 3-4
posti letto. Altri con 1 camera da
letto soggiorno e servizi. Tel. 0121/
91508 ore ufficio.
CERCO in Torre Pellice o dintorni
qualcuno che gentilmente mi permetta di usare il suo pianoforte per
due ore settimanali in lugUo e agosto: ho 10 anni e ho terminato il
« preparatorio ». Dal S luglio, tei.
944168. A Genova 010/215506.
SIGNORINA 50enne evangelica, educata, lingue, statura media, disponibile, gradirebbe conoscere signore distinto, comprensivo, celibe o vedovo.
Scrivere a M.M. - Eco delle Valli •
Casella, postale - 10066 Torre Pellice.
SIGNORINA trentenne, cultura, valdese, amerebbe fare la casaUnga, contatterebbe giovane serio posizionato,
esclusi perditempo. Scrivere fermo
posta Sestri Ponente, via Catalani
49/r, Ge.
CEDESI negozio prodotti naturali, alimentari, dietetici, cosmetici. Avviato.
Tel. 0121/91337.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
proietterà, su schermo gigante, sabato
25 giugno alle ore 15.30, la finale dei
campionati europei di calcio. Domenica il cinema resterà chiuso.
TORRE PELLICE
VENDO
Piazza Guardia Piemontese,
negozio mq. 65, nuovo, riscaldamento autonomo, L. 600.000
mq.
Disponibilità garage varie
metrature, 8-9 milioni.
Telefonare ore pasti 011/
93.99.339.
8
8 valli valdesi
24 giugno 1988
1
COMMISSIONE ESECUTIVA DISTRETTUALE
Le Valli valdesi: fermare ii degrado
La crisi delle zone montane, le ripercussioni in campo sociale e le ipotesi per un nuovo sviluppo - Su quale turismo si punterà nel prossimo futuro ? - Questione morale e clientelismo - In troppi lasciano gli studi dopo le medie
Anche in passato non sono
mancate le occasioni di prese di
posizione della Conferenza Distrettuale su singole situazioni in
cui si manifestava in modo particolare la crisi economica alle valli.
Ora è forse necessario un esame
complessivo che cerchi di cogliere in che modo sia mutata la vita
della nostra popolazione, dove si
trovino i maggiori pericoli che
possono incidere negativamente
sul tessuto sociale, in quali direzioni si debbano concentrare gli
sforzi per uno sviluppo che rispetti le caratteristiche storiche e sociali della nostra regione.
Questo documento, redatto con
la collaborazione di un gruppo di
consulenti, vuole presentare alcune riflessioni e alcune proposte, in
vista di una eventuale mozione approvata dalla Conferenza.
La Chiesa non deve sostituirsi
agli organi civili, ma non può disinteressarsi delle condizioni di
esistenza della popolazione a cui
è rivolto il messaggio di liberazione dell’Evangelo.
dendone unicamente gli aspetti
economici ma l’immagine sociale.
Le montagne si sguarniscono
della presenza umana; prima dei
giovani, poi degli anziani. Questo
fenomeno è visibilissimo nelle alte valli, ma il fatto si registra anche più in basso — Torre Pellice,
ad esempio — dove la popolazione si fa sempre più anziana e i residenti, anche nuovi, sono per lo
più pensionati che tornano al paese spinti dalla nostalgia, o per motivi religiosi, o perché attratti dai
servizi che vi si offrono: case di
riposo e servizi USSL.
2) La concentrazione
dei servizi
1) L’esodo daiie
zone montane
Benché ci sia stata una specifica legge per la montagna (n.
1102/1971) ai sensi della quale
sono state istituite le Comunità
Montane con fondi propri a vantaggio delle zone disagiate, di fatto, progressivamente, una valanga
di problemi si è abbattuta contro
la montagna, o meglio, contro
l’uomo che vi abita ancora.
Dal 1960, dopo il grande esodo
dalle zone montane verso le fabbriche di fondovalle o della cintura torinese, l’abbandono si è fatto
più lento ma ugualmente inesorabile. Solo fra qualche anno si vedrà appieno questo fenomeno,
contando i bambini iscritti alle
elementari e le giovani coppie rimaste in loco. La causa di ciò non
è la carenza di strade e servizi,
di linee elettriche e di acquedotti,
di trasporti e di case — tutte cose
finanziate in questi anni da Comuni, Comunità Montane, Regione o
CEE — ma la mancanza di lavoro remunerativo, dignitoso ed interessante.
Infatti tutti tendono ad un’occupazione in qualche azienda o nel
terziario, trasferendosi nella località in cui hanno trovato impiego,
e conservando la casa di origine
per le vacanze. Vale la pena analizzare meglio i motivi dell’abbandono del lavoro agricolo, non ve
Assistiamo in questi anni ad un
continuo depauperamento di uffici
decentrati: prima sono stati chiusi l’Ufficio del Registro e la Pretura, poi sono spariti gli sportelli
ENEL e gas, ed infine da tre anni
si lotta per evitare il taglio della
ferrovia Pinerolo-Torre Pellice,
perché, secondo la legge finanziaria, sembra essere un « toccasana » per le finanze dello stato la
caduta dei vari « rami secchi »
del Piemonte. Tutto ciò fa sì che
gli accessi si riducano e il polo
diventi Pinerolo.
Un risultato positivo in mezzo a
tutti questi abbandoni è stato la
capacità politica di mantenere la
coincidenza delle Comunità Montane Val Pellice e Val ChisoneGermanasca con le rispettive
USSL, contrastando la tendenza a
concentrare tutto a Pinerolo.
Per quanto concerne la scuola,
la legge prevede la chiusura delle
sedi scolastiche con un numero di
alunni inferiore a 10. Il progetto
di legge sui nuovi ordinamenti
della scuola elementare prevede
di « accorpare » ai plessi più consistenti le realtà scolastiche con
meno di 15 alunni. Per esempio:
Angrogna con Torre Pellice; Bobbio con Villar Pellice. Questo, si
dice, consentirebbe una miglior
didattica, un confronto tra culture
allo stesso tempo uguali e diverse,
tra cultura contadina e cultura urbana. In nome quindi dell’efficienza si tenta di spostare a valle tutta la popolazione scolastica.
Ci si può chiedere tuttavia se
non valga la pena di opporsi. Difendendo le scuole di montagna,
si difendono quei fattori di identificazione storico-culturale, spesso
faticosamente raggiunti. La scuola, nelle piccole realtà, è l’unica
istituzione culturale laica rimasta.
Lavoro
agricolo
alle valli.
e se la crisi della montagna è anche e soprattutto crisi culturale,
la scuola, che non si isola ma cerca un rapporto con altri centri di
riferimento sociale e culturale, ha
una importante funzione di stimolo.
In ultimo, rileviamo che, consenzienti i sindacati, è stato attuato il concentramento a Pinerolo di
tutti gli uffici di collocamento, per
cui chi deve cercare lavoro, da Prali ad Airasca, da Bobbio a Buriasco, sarà iscritto in un’unica graduatoria. E’ vero che il disoccupato di Bobbio avrà un ventaglio di
possibilità di impiego più ampio,
ma è anche vero che se il bobbiese troverà lavoro a Pinerolo, tenderà a trasferirvisi, mentre il lavoratore di Airasca che trovi un
lavoro presso la USSL di Porosa
o di Torre, non lo farà; e così
l’esodo sarà più accentuato di
prima.
3) La legislazione
colpisce
i residenti
I pochi coraggiosi rimasti si trovano di fronte ad una miriade di
leggi vincolistiche che rendono
difficile Resistenza e invitano a
trasferirsi al più presto in qualche
condominio a fondovalle dove viga un solo regolamento. I piani regolatori, invocati dagli stessi valligiani a tutela dei loro territori depredati da speculazioni edilizie,
proibiscono al tempo stesso agli
stessi contadini locali la costruzione di una casa o di un garage in
zona agricola. Le leggi per la tutela dell’ambiente da una parte proteggono le zone boschive, i corsi
dei torrenti e i prodotti del sottobosco, ma dall’altra mettono in
crisi l’abitante, che per uno scavo
di modestissime proporzioni deve
aspettare le autorizzazioni regionali per « movimenti terra » e
« vincoli idrogeologici » e per
raccogliere mirtilli e funghi deve
avere tesserini e deroghe rilasciati
dalle Comunità Montane.
Ma è veramente impossibile fare una legge che garantisca senza
vincolare, che protegga da chi invade e specula senza costringere
alle stesse pratiche l’abitante locale, di solito non avvezzo all’abuso?
E ancora, per la concessione di
licenze per la panificazione ci si
basa su una legge che stabilisce
un tasso di consumo per abitante.
Ma nel periodo estivo gli abitanti
aumentano a causa del flusso turistico, che tuttavia non viene calcolato per il rilascio delle licenze.
Anche le pratiche inerenti al bestiame sono enormemente aumentate, a garanzia della sanità degli
allevamenti e dei consumatori, ma
a volte si costringe il contadino ad
abbattere tutto il bestiame ricavandone un indennizzo ridicolo,
per di più dopo lunghi periodi di
attesa.
4) Il problema
delle minoranze
linguistiche
colarità, che costituisce una ricchezza culturale, una apertura verso il mondo francofono, tende a
scomparire. Inoltre, la quasi totalità della popolazione valdese parla ancora il patois occitano e molti il piemontese.
Nel passato, il fascismo ha combattuto il francese in nome della
razza, ora siamo bombardati dai
mass media: TV, radio, quotidiani. Eppure l’occitano è ancora
lingua di ogni giorno e in parecchie nostre chiese ogni mese il
culto è completamente in francese.
Nella Costituzione troviamo l’art.
6: « La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche », ma a quarant’anni di distanza le « apposite norme » non
sono ancora state promulgate,
malgrado diverse proposte di
legge.
Alle valli, qualche tentativo si
fa per reintrodurre il francese nelle scuole elementari, mentre nelle
medie inferiori e superiori l’inglese avanza.
Il « patouà » è la lingua che appartiene al montanaro alpino in
possesso di identità, di autonomia
economica, culturale, sociale.
Quando però la carenza di lavoro, il miraggio del guadagno sicuro, portano allo slittamento al
fondovalle, al pendolarismo, i legami con la propria terra si assottigliano. In questa situazione come può sopravvivere il patois?
Nelle Valli Chisone-Germanasca
ci sono vari corsi di occitano nelle
scuole; il lavoro non è facile, è
tutto da inventare; la scuola può
essere un punto di partenza ma
non è sufficiente. Si tratta di coinvolgere la popolazione, i distretti
scolastici, le amministrazioni comunali, le Comunità Montane, lo
Stato.
5) Le proposte
In questa situazione si potrebbero avanzare alcune proposte;
— Chiedere la modifica di leggi vigenti e lo snellimento di procedure.
— Chiedere l’approvazione di
varianti di piani regolatori.
■— Programmare progetti agrituristici a misura d’uomo.
Le nostre valli sono considerate
correntemente bilingui, italianofrancese. Purtroppo questa parti
fatti come il clientelismo, il favore
concesso dall’amico che sta in
Provincia o in Regione o magari a
Roma, sta invadendo anche le valli, in genere ritenute esempio di
rettitudine.
In questo contesto, non dobbiamo dunque farci cogliere impreparati e sciupare un’occasione di
occupazione, seppure limitata. Infatti potrebbero essere organizzati
corsi per guide turistico-culturali,
che potrebbero dar luogo a piccole cooperative alternative di turismo; centri di ospitalità familiare che coordinino la disponibilità delle singole famiglie ad ospitare una o più persone; si potrebbero offrire occasioni di aggiornamento al corpo insegnante delle
valli sulla storia e cultura locale,
dall’aspetto storico al problema
linguistico, dalla conoscenza geografica della zona alla conoscenza
socio-economica. In questo contesto il Collegio valdese potrebbe diventare un punto di riferimento
aperto alle iniziative ed alla sperimentazione didattica. Altri esempi si potrebbero aggiungere; scuole e centri artigianali, centri di
interpreti e traduttori.
Una riflessione a parte si potrebbe tentare circa il valore e il
senso di possedere la terra sulla
quale abitiamo, affinché, prima di
arrivare all’alienazione di poderi o
rustici in favore di chi non appartiene al nostro ambiente, si trovino altre soluzioni, come il riattamento di vecchie case in funzione
turistica, il recupero di alcune borgate, coinvolgendo gli enti pubblici per adeguati finanziamenti.
Preoccupante è infine constatare come troppi ragazzi non continuino gli studi dopo la media inferiore. Forse, si potrebbe riprendere l’iniziativa, così proficua, delle generazioni passate di offrire
borse di studio non vincolate a discipline classiche o scientifiche ma
aperte anche a una formazione
di tipo professionale o artigianale.
Il nostro invito, ancora impreciso, vuole da una parte prendere
atto di una linea di tendenza, dall’altra vuole essere un segno di
speranza ad essere, con l’aiuto di
Dio, protagonisti della nostra storia.
Dobbiamo farci portatori presso
gli enti pubblici, attraverso i nostri membri di Chiesa colà impegnati, di un’iniziativa di censimento delle risorse turistiche locali,
che esistono ma non sono conosciute, illustrate e valorizzate.
Facciamo un solo esemplo; nei
prossimi anni una delle risorse
principali sarà il turismo. Ma di
quale tipo? Abbiamo molto « verde », a pochi chilometri da Torino, abbiamo una storia che attrae,
siamo membri di una Chiesa che
suscita interesse. In secondo luogo, dobbiamo essere consapevoli
che nessuno, se non noi, difenderà il nostro spazio di vita, di cui
la componente storica e quella naturale-ambientale sono i punti fermi di una identità che può essere proposta senza diventare elemento di conservazione.
La Commissione Esecutiva
Distrettuale
— Dobbiamo anche riproporre la questione morale e richiamare gli amministratori al rispetto
delle loro cariche, non in una prospettiva clientelare, ma di servizio
verso gli elettori. Qsserviamo in
II documento che qui pubblichiamo è stato elaborato
dalla Commissione esecutiva
distrettuale del 1” Distretto,
allo scopo di una discussione
nelle chiese valdesi delle valli.
Il documento, presentato in
occasione della Conferenza distrettuale del 4 e 5 giugno
scorso, è ora posto all’attenzione delle chiese e dei singoli.
Su questo documento il nostro giornale apre un dibattito
tra i lettori.
Chi lo desidera, potrà scriverci le sue osservazioni che
verranno pubblicate, purché
non superino le 50-60 righe
dattiloscritte.
I dattiloscritti vanno inviati
a Redazione L’Eco delle valli
valdesi, casella postale, 10066
Torre Pellice, e vanno corredati di nome e cognome e relativo numero telefonico.