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Anno 114 - N. 45
10 novembre 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOBRE PEIL ICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL SENSO PROFONDO DELLE PAROLE
Simpatia
nella vita
e apatia
della chiesa
La prima pietra
Essere discepoli di Cristo vuol dire costruire una solidarietà attiva e
partecipe e rinunciare a sedersi nella tribuna degli spettatori
« Sympathie » (Simpatia). Questo il titolo deH’ultimo libro della nota teologa e scrittrice tedesca Dorothee Sòlle. Una raccolta
di scritti e di predicazioni dedicate alla memoria di Elisabeth
Kasemann, figlia di Ernst Kasemann, uccisa a Buenos Aires nel
maggio 1977 (aveva 30 anni) dalle squadracce della dittatura militare argentina. Un libro molto
personale, appassionato, con abbondanti profili autobiografici
che indicano le tappe della maturazione teologica e, politica
deH’autrice. È la recente lettura
di alcune di queste pagine ad
avermi suggerito queste riflessioni.
Il titolo del volume non deve
trarre in inganno: non è questione di simpatie-antipatie di cabaret o dei salotti di certi ambienti bene della nostra società. Si
tratta della "simpatia-partecipazione” agli avvenimenti di questo mondo 4n cui siamo chiamati
a dare dei segni visibili della nostra fede in Gesù Cristo, p, come
dice la prima lettera di Pietro:
« siate sempre pronti a rendere
ragione della vostra speranza davanti a coloro che ve ne chiedono conto » (I P. 3: 15).
Simpatia, vuol dire partecipare personalmente alle lacerazioni che noi viviamo e vediamo
nelle relazioni con il prossimo:
dalle corsie di un ospedale alle
carceri dove si pratica la tortura.
Simpatia, simpatizzare, sono
espressioni che neiruso comune
del nostro linguaggio hanno perso gran parte del loro significato.
Sono oggi espressioni che esprimono soprattutto: superficialità,
parzialità, imperfezione, personalismi, capricci, e così via, nelle relazioni sociali. Nella nostra
società moderna l’essere considerato simpatico o antipatico ha
assunto un peso psicologico ed
esistenziale che rappresenta un
autentico potere. Facilita o impedisce l’ascesa sociale, ti offre
o ti priva di un posto di lavoro,
provoca emarginazioni, traumi,
suicidi. È un’arma psicologica
diabolica e a buon mercato.
Nel linguaggio ecclesiastico
« simpatizzanti » sono' coloro che
ancora non hanno fatto il passo
decisivo per entrare' con pieni
diritti e doveri in una comunità,
quanti sono ancora incerti, in attesa di maturare una decisione
che li conduca oltre la curiosità
e l’esitazione.
Nel Nuovo Testamento troviamo due soli passi in cui appare
la parola « simpatizzare », entrambi nell’epistola agli Ebrei.
Con un significato che noi dobbiamo cercare di rendere
« partecipare a », « condivide
re », « prendere parte in prima
persona », « soffrire con ».
La ’simpatia’ di Gesù,
segno di perdono
I due brani in cui ricorre questa espressione si riferiscono
l’uno a Cristo che « simpatizza
con noi » (4: 15), l’altro ai ore;
denti: « voi simpatizzaste coi
carcerati » (10: 34). fi chiaro che
nel Nuovo Testamento troviamo
altre espressioni che esprirnono
questa stessa realtà, ma limitandoci a questi due unici riferimenti possiamo cogliere alcune
indicazioni preziose per il cam
mino della chiesa nel nostro
tempo.
I racconti evangelici sono una
testimonianza vivente del « simpatizzare » di Gesù con gli uomini e- le donne che incontra;
una « partecipazione » che si estende anche nei confronti di coloro che non lo accettano. 11
« simpatizzare » di Gesù con i
« peccatori » provoca la reazione
dei Farisei e degli Scribi che non
possono accettare quésta « simpatia »: « ecco un mangiatore
ed un beone, un amico degli esattori delle imposte e dei peccatori » (Mat. 11: 19). Ma il rovescio della medaglia, per chi
accetta la « simpatia » di Gesù,
per chi « simpatizza » con lui, è
il perdono, la promessa del Regno (Mat. 21: 31).
Come gli evangeli anche l'epistola agli Ebrei sottolinea il fatto che Gesù « è stato tentato
come noi » (4: 15) senza però
cadere nei lacci di Satana. Non
cadere in tentazione significa
dunque vivere in piena comunione col Padre, non spezzare questo rapporto, essere Dio. Nella
croce Gesù ha offerto l’ultimo
atto della « simpatia » di Dio
verso gli uomini. Guardare a Gesù dunque significa guardare alla vittoria del fronte della simpatia per trovare nuova forza e
nuovo vigore nella lotta contro
il fronte dell’antipatia-apatia che
determina le relazioni fra gli uomini. Vivere nella certezza di
questo « simpatizzare » di Gesù
per ogni creatura umana significa guardare, al domani con speranza e vivere l’oggi della riconciliazione. Il « simpatizzare » di
Gesù con la nostra umanità è la
realtà vivente del suo Spirito
che penetra nella nostra vita e la
spinge sulla via del « simpatizzare » con gli uomini del nostro
tempo.
Apatia: non lasciarsi
mai coinvolgere
Non serve a niente, meglio lasciar perdere, non mi riguarda.
Parole d’ordine di una chiesa
« apatica », cioè di una chiesa
che non simpatizza. L’apatia, cioè
il non lasciarsi mai coinvolgere,
il guardare gli altri nella mischia
e magari giudicarli, restare spettatori in mezzo ad un mondo in
lotta e che lotta. Un atteggiamento che vive deH’illuisione che la
virtù evangelica consista nel
mettersi al riparo, non esporsi
mai; appunto, non « simpatizzare ».
Alla luce di quanto abbiamo
detto sin qui un atteggiamento
apatico è un atteggiamento che
non corrisponde, che rifiuta la
simpatia di Cristo. Una chiesa
apatica è perciò una chiesa che
cerca il suo potere, la sua gloria,
che si siede nella tribuna degli
spettatori, che non conosce il significato della solidarietà attiva
e partecipe. L’apatia è il peccato
della chiesa di Laodicea (Ap. 3:
15) e di ogni chiesa « tiepida »,
apatica!
Il nostro atteggiamento nei
confronti delle lotte per la giustizia e la pace nel mondo non
-potrà dunque mai essere un atteggiamento di « distanza critica » che rischia sempre di sconfinare nell’apatia o limitarsi ad
un « simpatizzare » puramente
psicologico, fi la stessa epistola
agli Ebrei a ricordarci il significato esistenziale e storico di onesto « simpatizzare »: « voi sim
patizzaste coi carcerati, e accettaste con allegrezza la ruberia
dei vostri beni, sapendo di avere
per voi una sostanza migliore e
permanente » (10: 34).
Ermanno Genre
Tra le varie notizie di elementi diversi che concorrono a rendere evidente la precarietà e l'instabilità dell’ attuale struttura
politica del nostro paese, sono
stato colpito la scorsa settimana da un particolare riportato
a proposito della manifestazione
dei Calabresi a Roma. Venuti nella capitale numerosi e con ogni
mezzo di trasporto per gridare
la loro disperazione, i figli di
questa terra tra le più abbandonate, illuse e represse, hanno
portato la prima pietra dello stabilimento siderurgico che sarebbe dovuto sorgere a Gioia Tauro
e che era stata posata nel 1975
dalVon.le Andreotti con una delle solite festose cerimonie propagandistiche. Una prima pietra
simbolica, in povero poliestere,
con la scritta: « La prima pietra,
Giulio Andreotti, gliela restituiamo ».
Non voglio qui tentare un'analisi per stabilire se fosse allora
verosimile o meno il progetto di
uno stabilimento siderurgico a
Gioia Tauro e se sia oggi giustificabile o meno la partecipazione
italiana al progetto di uno stabilimento siderurgico in Brasile
anziché nel nostro Sud. Non ne
sarei assolutamente in grado.
Sta di fatto però che tre anni fa
una prima pietra venne effettivamente posata, una promessa venne fatta, una caparra venne data, e che oggi la desolazione e lo
squallore di quel gesto iniziale
senza alcun seguito sono stati
espressi dalla restituzione simbolica della prima pietra.
Mi ha colpito il gesto così diverso da quelli a cui siamo abituati. Un oggetto simbolico che
parla ben cd di là della sua materialità, accompagnato da una
parola senza violenza, che non
ha bisogno di inveire, di accusare, che è tremenda nella sua
sobria constatazione di un fatto.
Mi sono venuti in mente i profeti dell’Antico Testamento che
accompagnavano un annuncio
con un oggetto o un gesto simbolico carico di forza espressiva;
in particolare Geremia, che mostrava al popolo una cintura macerata nell’acqua del fiume per
esprimere la realtà di un popolo
che non era più buono a nulla e
i cui legami col suo Dio erano
ormai allentati e inservibili; che
A 200 ANNI DALLA PRIMA APERTURA
Riaperta la cappella di Wesley
La regina Elisabetta è il primo sovrano britannico ad aver
partecipato ad tm culto metodista, ci informa il giornale inglese The Observer. L’occasione
per questa novità è stato il culto del 1” novembre col quale è
stata riaperta la cappella di
Wesley e al quale hanno partecipato numerose personalità delle maggiori denominazioni britanniche, tra cui l’arcivescovo di
Canterbury Dr. Donald Coggan
e il cardinale Basii Hume. La
riapertura di questa cappella è
avvenuta nel secondo centenario
della sua prima apertura ad opera del fondatore del movimento metodista. Essa può quindi
essere considerata la « chiesa
- madre » del Metodismo, la denominazione che raccoglie il maggior numero di protestanti di
lingua inglese, 80 milioni di
membri in tutto il mondo.
La cappella di Wesley non è
un edifìcio di particolare interesse dal punto di vista architettonico ; anzi la sua modesta
struttura fa dubitare che vi sia
mai statò un architetto: la costruzione fu probabilmente eseguita seguendo le direttive di
John Wesley. Il suo valore è
quindi puramente affettivo ed è
questa la ragione dell’opera di
restauro compiuta in questi ultimi anni.
Nel 1971 infatti la cappella era talmente mal ridotta che tu
dichiarata inagibile per l’uso
pubblico e la comunità dovette
emigrare in una chiesa anglicana poco distante. In seguito si
discusse molto, tra i 600.000 metodisti inglesi, se devolvere ad
un restauro che aveva un valore
solo affettivo somme che avrebbero potuto essere impiegate
per urgenti iniziatiye sociali e
missionarie. Mentre Targomento
era dibattuto, la Chiesa metodista americana (molto più numerosa di quella inglese: 11 milioni
di membri) si fece avanti chiedendo di acquistare l’edificio.
Era troppo per l’orgoglio metodista britannico e di conseguen
za una sottoscrizione per un fondo di im milione di sterline
■ per il restauro fu lanciata. Al
momento attuale sono già stati
raccolti i 4/5 della cifra.
Tradizionalmente i pastori
della Cappella di Wesley sono
stati eminenti studiosi. Per il
nuovo pastore tuttavia, i Metodisti hanno scelto il past. Ronald Gibbins, il cui ministero è
stato finora un ministero unicamente pastorale; egli è stato negli ultimi 14 anni pastore nella
East London Mission. Il past.
Gibbins, che ha 55 anni, non ha
particolari titoli accademici.
« Credo di essere stato chiamato
per far proseguire la vita cristiana della comunità che si riunisce per il culto nella Cappella
di Wesley, una comunità tratta
daH’immediato circondario», ha
affermato il past. Gibbins ; « Abbiamo continuamente molti visitatori d’oltreoceano e non voglio che vengano a visitarci come ei visita un museo ».
spezzava un vaso acquistato nella bottega del vasaio per esprimere la distruzione imminente
di Gerusalemme; che si caricava
di un giogo sulle spalle per
esprimere il prossimo legame di
servitù e di esilio per il popolo.
In un certo senso il rozzo cubo
di poliestere dei Calabresi ha la
consistenza di uno di questi oggetti profetici, duri e taglienti.
E d’altra parte il gesto dei Calabresi non ha la chiarezza dei
segni prof etici che annunciavano
con forza eventi imminenti. Una
prima pietra restituita al mittente sembra un segno muto e cieco, un gesto netto e impressivo,
ma il cui significato non sembra
andare al di là di una rabbiosa
delusione e di una dignità offesa che ritrova se stessa. Che altro annuncia questo circolo chiuso, questa pietra falsamente data e giustamente restituita? Forse è un sintomo del tempo in cui
viviamo che ci siano dati dei segni a metà, che hanno la carica
dei gesti profetici ma che sono
privi di un annuncio e di una
prospettiva. Ma è proprio vero
che i gesti dei profeti ed anche i
segni operati da Gesù fossero
così chiari e inequivocabili? Essi non avevano l’evidenza solare
che pensiamo e anzi risultavano
oscuri e discutibili per la gente
del tempo. Per essere capiti e
creduti andavano ricevuti nell’ascolto della fede; solo così diventavano veramente segni profetici pieni di forza e di annuncio. E allora, aggiungiamo a
quella prima pietra restituita
l’ascolto della fede che trova alimento e significato nella parola
di Dio.
Nel libro dei Proverbi, in un
contesto in cui si denuncia la
malvagità e la frode, l’odio, la
finzione e l’azione di chi inganna il prossimo e dice « Ho fatto
per ridere! », sta scritto: « Chi
scava una fossa vi cadrà, e la
pietra torna addosso a chi la rotolerà » (Prov. 26: 27).
Nel libro di Daniele, nel quadro di un sogno del re Nebucadnetsar in cui il potere di regni
e dinastie è raffigurato da una
statua di minerali diversi e argilla, sta scritto: «Tu stavi guardando, quand’ecco una pietra si
staccò, senz'opera di mano, e
colpì i piedi di ferro e d’argilla
della statua e la frantumò »
(Dan. 2: 34) e insieme fu frantumata l’intera statua diventata
come pula portata via dal vento.
Nell’Evangelo secondo Matteo,
al termine della parabola dei
malvagi vignaioli, in cui è descritta la protervia dei capi del
popolo, Gesù parla di una pietra che diventa pietra del giudizio, « e chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed ella striFranco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
8. Rostagno: Aperto il nuovo anno
accademico alla
Facoltà di teologia 2
F. Giampiccoli: Coilegiaiità: alla ricerca di una monarchia di gruppo 3
Ripensiamo il culto - a cura della
Commissione per
la liturgia 4-5
Cronaca delle Valli 6-7
E. Bein Ricco: Di- ^
ritto allo studi«.
2
10 novembre 1978
; \ . \! .. Z '
ARIA DI ROMA
Collegialità: alla ricerca
di una monarchia di gruppo
Nessuna alternativa tra il papa e
non possono essere senza il papa
i vescovi - Il papa può essere senza i vescovi ma i vescovi
- E il popolo di Dio? Assente
Se la collegialità dei vescovi
e il suo attuale strumento, il Sinodo dei vescovi, rappresentano
un centro di interesse preminente del programma di Giovanni
Paolo II (come ho sostenuto nel
mio articolo pubblicato sul n.
43), sarà utile ricordare cosa sono attualmente queste realtà
nella Chiesa cattolica ed anche
come le ha intese il nuovo papa
quando era il cardinale Wojtyla.
Questo non tanto per avanzare
ipotesi e previsioni, quanto per
metterci in grado di capire in
che direzione si muove la Chiesa
cattolica.
La collegialità
È Stato detto che il Vaticano I
è stato il concilio del papa e che
11 Vaticano II è stato quello dei
vescovi. Il primo ha sottolineato la promessa « tutto ciò che ayrai legato in terra sarà legato
in cielo e tutto ciò che avrai
sciolto in terra sarà sciolto in
cielo » (Matt. 16; 19) riferendola al solo Pietro e di conseguenza al papa; il secondo ha attribuito la stessa promessa (nella
forma plurale di Matt. 18: 18)
agli apostoli e di conseguenza
ai vescovi.
In effetti la Costituzione dogmatica De Ecclesia, nota anche
col nome di « Lumen Gentium »
dalle sue parole iniziali, nel cap.
III dedicato alla « Costituzione
gerarchica della chiesa e in particolare dell’episcopato » ha dedicato un paragrafo iniziale alla
figura del papa, due paragrafi
finali ai sacerdoti e ai diaconi
e 'ben 9 lunghi paragrafi ai vescovi. Questi sono subito descritti nella loro collegialità ricalcata sul modello del collegio dei
12 apostoli e quindi nel loro triplice ufficio di insegnamento,
santificazione e governo.
Sbaglierebbe però chi traesse
la conclusione che il Vaticano
II sia stato in qualche modo la
rivincita dei vescovi sull’assolutismo papale del Vaticano I. Non
sembra esservi alternativa tra il
papa e i vescovi, tra il papa e
il concilio, 'perché « il Collegio
o corpo episcopale non ha autorità se non lo si concepisce insieme col Pontefice romano, successore di Pietro, quale suo capo, ed integra restando la sua
potestà di Primato su tutti, sia
Pastori che fedeli e « mai può
esserci Concilio Ecumenico, che
tale non sia confermato o almeno ricevuto dal Successore di
Pietro ». Certo esiste ora una infallibilità che « risiede pure nel
corpo episcopale », ma solo
quando questo « esercita il supremo magistero col Successore di Pietro » per cui un dogma
può essere definito o dal papa
o dal corpo dei vescovi con lui
(par. 25). Il Vaticano II non ha
attenuato Iq affermazioni del
Vaticano I sul papato per rivalutare l’episcopato, ma le ha ribadite con forza estendendone
quindi la portata al collegio dei
vescovi. Si tratta, come dice
chiaramente la « Lumen Gentium », di una continuità che dall’affermazione del primato del
papa passa a professare e proclamare la dottrina dei vescovi
« proseguendo nello stesso disegno » (par. 18).
Questo carattere di compimento dello stesso discorso è ribadito in chiave di subordinazione
dei vescovi al papa dalla « nota
esplicativa previa » che per decisione di Paolo VI fu aggiunta
alla « Lumen Gentium » come
autentica norma interpretativa.
In questa nota — che fu una vera e propria mazzata per quanti
nel 1964 stavano interpretando
la collegialità in un senso più
autonomistico — vengono sottolineati gli aspetti di assoluta dipendenza del collegio episcopa
le dal suo capo, il papa. Si afferma così che il « Collegio » dei
vescovi non ha un valore giuridico in base al quale al suo interno vi sarebbero solo degli eguali, e si afferma chiaramente
che non vi è distinzione tra il
papa da una parte e il collegio
dei vescovi daH’altra, bensì solo
« tra il Romano Pontefice separatamente e il Romano Pontefice insieme con i Vescovi ». In
altre parole, il papa può essere
senza i vescovi, ma i vescovi
non possono essere senza il papa.
li sinodo
dei vescovi
L’organo che deve esprimere
concretamente Iq collegialità dei
vescovi, dopo il Concilio, è il
Sinodo dei vescovi. Paolo VI nell’istituirlo badò a non dargli la
minima autonomia, in accordo
con la nota previa da lui voluta: il Sinodo doveva riunirsi solo dietro convocazione del papa,
senza scadenze prefissate, avere
valore esclusivamente consultivo e sciogliersi del tutto dopo
ogni sessione. Il regolamento
del Sinodo, promulgato qualche
anno dopo, modificava in parte
questa impostazione iniziale
per cui il Sinodo riceveva una
scadenza fissa triennale e una
specie di comitato di continua
zione veniva nominato da un Sinodo all’altro (il card. Wojtyla
fu il solo europeo ad essere nominato per tre volte da un Sinodo all’altro in questo organismo).
Quanto al carattere consultivo del Sinodo, esso è emerso
chiaramente ad ogni sessione
ma particolarmente nel 1974
quadro di ossequio al papa. Dalpa e il Sinodo sulle conclusioni
del tema dibattuto (l’evangelizzazione; la relazione principale
era stata affidata al card. Wojtyla) si tradusse nella totale assenza di un documento conclusivo
del Sinodo.
L’opinione del
cardinale Wojtyla
Come considera Giovanni Paolo II quella collegialità a cui ha
dato un posto rilevante nel suo
programma? Per quanto non si
possa stabilire una continuità di
azione prima e dopo l’ascesa di
un papa al soglio pontificio, può
essere utile ricordare alcune occasioni in cui l’allora card. Wojtyla ha parlato della collegialità.
Dalla lettura di scritti e interventi del card. Wojtyla, che
l’Osservatore romano ha pubblicato nell’edizione straordinaria del 22 ottobre per l’insediamento del nuovo papa, ho rica
Nasce la chiesa
pratestante unita
del
A partire dal 1“ gennaio 1979
cesserà di esistere la Federazione delle chiese protestanti del
Belgio. Le chiese che ne facevano parte hanno infatti deciso il
suo scioglimento, ritenendo che
essa non avesse più ragione di
esistere. Questo non significa un
passo indietro nella storia del
protestantesimo belga, ma piuttosto un deciso passo avanti nell’unità delle chiese. Il 30 settembre scorso infatti, la chiesa protestante del Belgio, la chiesa riformata del Belgio e la chiesa
« Gereformeerd » hanno deciso
di unirsi in una sola chiesa ___
si chiamerà «Chiesa protestan
te unita del Belgio » e conterà
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
ihe
Conferenza delle Chiese dei Paesi latini
Diaspora latina
Si è riunito a Sommières, in
Francia, nei giorni 25-26 ottobre
u. s., il Comitato di Continuazione della Conferenza delle
Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa. Composto da un
Presidente — il Moderatore pastore Aldo Sbafìì — da un Segretario — past. Aimé Bonifas
— e dai corrispondenti nazionali dei Paesi membri della Conferenza (Belgio, Francia, Italia,
Portogallo, Spagna e Svizzera)
il Comitato, dopo alcuni momenti di meditazione e scambio
di notizie dalle rispettive Chiese, ha preso in esame le risultanze dell’Assemblea della CEPPLE avvenuta sempre a Sommières nell’aprile scorso. Viste
le delibere prese in quella sede
si è deciso di concentrare l’attività del Comitato all’approfondimento dello studio della DIA
SPORA, tema scelto come prioritario rispetto ad altri quali ad
es.: Rapporto tra Stato e Chiesa, Emigrazione, Comunità Europea.
Sulla scorta di un’interessante
relazione fatta dal Prof. Gerard
Delteil della Facoltà Teologica
di Montpellier che ha presentato il tema della Diaspora sotto
il profilo geografico, ideologico
ed ecclesiologico e, sulla base
di uno studio pervenuto da una
Facoltà teologica della Repubblica Democratica Tedesca, il
Comitato ha deliberato, vista la
importanza del problema, l’allargamento dell’esame conoscitivo delle situazioni di Diaspora
nei diversi Paesi, proponendo,
tramite i corrispondenti nazionali, la formazione di gruppi di
studio (composti prevalentemente da insegnanti delle nostre Facoltà) che affrontino il problema dal punto di vista biblico e
le implicazioni di carattere teologico ed ecclesiologico che il
fenomeno « diaspora » comporta. Tutto il materiale prodotto
sarà raccolto in un unico fascicolo ed inviato a ciascuna Chiesa dei sei Paesi affinché nel confronto delle situazioni e problemi diversi possano rispondere
all’esigenza della vocazione cui
anche in questo campo esse sono chiamate dal Signore.
Michele Foligno
circa 40.(K)0 membri, con 115 chiese locali e circa 110 pastori.
Si è giunti a questa decisione
dopo 7 anni di lavoro di una
commissione di contatto e di 5
gruppi di lavoro, i quali hanno
accuratamente preparato, con
uno studio approfondito, questa
decisione. Occorre peraltro precisare che una notevole spinta
in avanti era stata data già nel
1969 dalla fusione della chiesa
metodista belga con la chiesa
evangelica protestante che avevano cosi dato origine alla chiesa protestante del Belgio.
In un telegramma di felicitazioni il segretario del Consiglio
Ecumenico delle Chiese pastore
Philip Potter ha auspicato che
la testimonianza di queste chiese possa essere benedetta tra il
popolo belga, in Europa e in
tutto il movimento ecumenico.
Sui contenuti e sulla struttura di questa unione ci proponiamo di dare più ampia informazione ai nostri lettori nei prossimi numeri.
Discriminazione
razziale in Australia
Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese (CEO ha rivolto un appello al governo della provincia
australiana del Queensland perché cessi dal negare i diritti civili ai circa 60.000 aborigeni che
vivono in quella provincia. Essi
sono stati spogliati nel corso
dei secoli del loro territorio e
vivono oggi come cittadini di seconda classe nella loro terra, seriamente minacciati di estinzione. Al governo centrale di Camberra il CEC rimprovera di non
aver fatto nulla per mutare questa situazione, anzi di tollerare
che le discriminazioni nei confronti della popolazione indigena si intensifichino, per permettere meglio lo sfruttamento delle risorse minerarie che sono
state ancora recentemente scoperte. La legislazione riguardante gli aborigeni risale al 1971 ed
in essa è previsto che una parte
delle imposte che il governo riceve per lo sfruttamento delle
ricchezze del sottosuolo vada a
beneficio della popolazione aborigena. Ma questo, sostiene il
CEC, avviene in alcune regioni
australiane, ma non nel Queensland. Accade anzi spesso che le
decisioni di questa regione siano in netto contrasto con le decisioni del governo centrale.
In occasione di questo appello, il CEC ha anche destinato la
somma di 42.000 dollari per sostenere alcune organizzazioni
che difendono i diritti degli aborigeni. Tale somma proviene dal
fondo speciale per la lotta contro il razzismo.
Anche la conferenza episcopale australiana si è occupata di
questo problema ed ha deciso
di intervenire in maniera concreta per difendere i diritti della popolazione indigena.
vato due impressioni relative al
tema della collegialità. Da una
parte il concetto della collegialità, che in questi interventi emerge in forma non certo marginale, è del tutto allineato non
solo rispetto alla dottrina della
« Lumen gentium », spesso citata, ma anche della « nota previa » limitativa; non sarebbe del
resto verosimile l’intervento di
un cardinale se non in questo
quadro di ossequio al papa. Dall’altra mi sembra che vi sia una
preoccupazione che definirei più
pastorale che giuridico-dogmatica nella frequente sottolineatura della necessità di una applicazione e di uno sviluppo della
collegialità. Questa è resa necessaria dal fatto che « gli uomini di oggi, agitati da diversi
sistemi di vita pubblica, desiderano la collegialità della Chiesa
come segno di fraterna comunione » (Intervento durante il
Sinodo dei vescovi del 1969); dal
fatto che le energie della Chiesa
necessarie per la sua missione
universale «trovano feconda sorgente e principio sia nel primato del Sommo Pontefice sia nella collegialità dei vescovi » e che
l’unione della Chiesa, così importante nel nostro tempo, « dipende per la massima parte dalla
collaborazione tra il Sommo
Pontefice e le Conferenze Episcopali, sia tra le stesse Conferenze » (Documento finale dello
stesso Sinodo del 1969 che fu
redatto dal card. Wojtyla); dal
fatto che se il Vangelo è eterno
e si rivolge ad ogni epoca, « la
sua lettura nel contesto di ogni
tempo — anche del nostro — è
sempre compito della fede viva
di tutta la Chiesa e, in prima fila, dei Vescovi », per cui di grande utilità a tal fine sono, dopo
il Concilio, le riunioni periodiche del Sinodo dei vescovi e l’attività delle Conferenze episcopali nazionali (relazione « Il Vescovo come servitore della fede;
fondamenti teologici del problema » tenuta al Simposio dei vescovi europei del 1975).
Sarà su questo piano pastorale, pratico, funzionale, che si
muoverà l’azione innovatrice di
Giovanni Paolo II per sbloccare
la situazione di un Sinodo episcopale che finora ha espresso
in modo molto limitato la collegialità episcopale? 0„ assisteremo ad una evoluzione nella dottrina stessa della collegialità e
quindi ad un superamento giuridico del carattere ancora del
tutto subalterno e consultivo
dell’episcopato rispetto al papa?
Non è certo facile fare prévision!. Comunque sia, è chiaro
che la collegialità episcopale non
potrà che collocarsi nel quadro
della concezione cattolica della
Chiesa. Se anche assisteremo ad
uno sblocco della collegialità —
che si è praticamente congelata
nel Sinodo dei vescovi del 1969
che era stato convocato per discuterne l’applicazione — si tratterà pur sempre di un chiarimento dei rapporti tra Pietro e
gli altri apostoli, tra il papa e
i vescovi. In questi rapporti non
sembra ayere alcun posto il popolo di Dio di cui nella « Lumen
Gentium » si era tuttavia trattato prima che del papa e dei vescovi. Per quanto sia impropria
una « traduzione » dei rapporti
ecclesiali in termini politici, si
può dire che collegialità significa, nella migliore delle ipotesi,
monarchia di gruppo, mai democrazia rappresentativa.
Franco Giampiccolì
Settimana di preghiera
YMCA - YWCA
L’annuale settimana di preghiera e di comunione mondiale
indetta dall’YMCA/YWCA (Unione cristiana dei giovani) si tiene
quest’anno dal 12 al 18 nov. Il
libretto di guida per questa settimana ha per tema l’amore e
per titolo « Tredici », con riferimento ai 13 versetti del cap. 13
della I Corinzi (inno alla carità)
e ai tredici partecipanti all’ultima cena.
L'YMCA/YWCA fu un tempo
duramente contrastata in Italia
dalla Chiesa cattolica: il card.
G. Gamba di Torino, per esempio, esortava nel 1928 in una lettera pastorale a guardarsi dal
« pericolo protestante nascosto
nelle YMCA-ACDG ». È rallegrante constatare che anche in que
sto campo, a distanza di 50 anni, le cose sono,cambiate; il maggio scorso Paolo VI riceveva in
Vaticano il presidente dell’Alleanza Universale Walter Arnold
e il segretario generale Héctor
Caselli ed esprimeva il suo apprezzamento per l’opera per i
giovani svolta daH’Associazione.
D. A.
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Dino Gardiol, Marie-France
Caisson, Bruno Costabel, Cipriano Tourn, Gianna Sciclone, Arrigo Bonnes, Giuseppe
Anziani, Elio Pellegrini, Emilio Nitti, Franco Davite.
3
lo novembre 1978
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Con buone prospettive aperto
il nuovo anno accademico
Con la prolusione del prof.
Corsani e il culto tenuto nella
chiesa battista della Lungaretta
dal prof. Sinigaglia si è aperto alla Facoltà valdese di Teologia il
centoventiquattresimo anno accademico.
La magistrale lezione del prof.
Corsani ha portato alla luce il
senso del detto paolino « tutto
quel che non viene da fede è peccato » (Rom. 14: 23), mettendo
in rilievo le varie procedure esegetiche necessarie per evitare errori o corti circuiti, come per
esempio quello che consiste nelTimporre al singolo versetto un
senso ricavato dall’insieme del
messaggio quando poi questo
stesso insieme può esser colto solo a partire dai singoli versetti.
Il prof. Sinigaglia ha ripreso il
cap. 4 di Giona per indicare al
predicatore di oggi che egli hs alle sue spalle un messaggio positivo, il quale però è rivolto a! mondo, come quello di Giona, in ter
mini di giudizio; ed ha parlato
della sfida e della sofferenza che
questo comporta per il testimone
del messaggio. Al di là di questo,
il prof. Sinigaglia ha ancora molto singolarmente affermato che la
predicazione non è rivolta alla comunità ma è la comunità quella
che predica e porta tale messaggio.
Anche quest’anno il numero
delle immatricolazioni viene considerato soddisfacente per le dimensioni della Facoltà. Sei studenti per il livello di licenza, di cui
due studentesse francesi per un
programma di scambio promosso
dalla CEvAA. Un’altra decina di
studenti si è iscritta per ottenere
il diploma di conoscenza teologica protestante o come uditore
per particolari corsi. Ogni lunedì
sera, come già da tempo, viene tenuto un corso serale libero (quest’anno Corsani: sul pensiero di
Paolo).
Alcuni corsi di aggiornamento
per pastori tedeschi fanno capo
alla città di Roma e vengono così
in contatto con la Facoltà. Un
contatto di cui non ci vuol molto
a comprendere l’importanza proprio in questa città. Il prof. Ricca
è stato coinvolto in modo particolare anche nella conduzione di
uno di tali corsi d’aggiornamento,
che si è svolto alla Facoltà comprendendo poi visite esterne. Il
prof. Spggin e la signora Soggin
si trovano a Cambridge dove il
professore termina un commento
al libro dei Giudici. Saranno di
ritorno tra noi a Natale.
Dulcis in fundo la visita della
chiesa valdese di Bobbio Pellice
condotta dal past. Bruno Bellion,
presidente della Commissione del
primo Distretto. I fratelli di Bobbio si sono fermati in Facoltà alcuni giorni interessandosi da vicino alle sue attività e hanno compiuto visite ai monumenti di Roma.
S. Rostagno
Dalle chiese
FELONICA PO
A Felónica c’è una bella novità: da alcune settimane è stata restaurata la facciata della
nostra chiesa!
Era un lavoro indispensabile,
tanto più che ora l’Arginino (così i felonichesi chiamano la località dove ha sede il nostro
tempio) sta lentamente abbeldosi e la vetusta facciata della
nostra chiesa era proprio un
pugno nell’occhio.
La novità non è soltanto bella, ma è anche buona per il modo in cui questo restauro è stato eseguito. Lo hanno effettuato
con generosità e impegno alcune persone di Felónica e non. Di
Felónica è Giuseppe Negri che,
trovandosi l’inverno scorso alla
Casa Valdese di Vallecrosia, incontra Carlo Monaya di Aosta
che, più di quarant’anni or sono
su invito dell’allora pastore Enrico Geymet, era venuto a Felónica per dipingere l’interno del
tempio. I due, rievocando i tempi passati, decidono di rifare la
facciata del tempio. E cosi; alcune settimane or sono Giuseppe Negri col figlio Umberto e
Carlo Monaya aiutato saltuariamente da Benito Trazzi si mettono all’opera e in pochi giorni
di intenso lavoro, reso più diffìcile dalle avversità atmosferiche, rimettono a nuovo la facciata.
Nel frattempo anche all’interno, il vecchio pavimento di mattoni, che dovrebbe essere rifatto, acquista nuovo splendore
grazie al solerte Fermo Greghi
che, per l’ennesima volta, lo ha
riverniciato lavorando in ginocchio nonostante la sua non più
giovane età.
Ma ringraziare i generosi e volonterosi lavoratori per quanto
hanno materialmente fatto non
basta. È doveroso sottolineare
che Carlo Monaya, predicatore
laico della chiesa di Aosta, con
vera gioia di tutta la comunità,
la domenica mattina a Felónica
è salito sul pulpito non nella tuta bianca di pittore, ma nella ve
La vecchia
facciata
ora restaurata
ste di predicatore e che gentilmente ha accettato di presiedere il culto anche a Mantova, nel
pomeriggio.
Quando la generosità, l’impegno e la fraternità creano momenti di gioia particolarmente
intensi come quelli vissuti a Felónica nei giorni scorsi crediamo sia giusto sottolinearlo con
animo grato al Signore perché
essi ci aiutano a vincere quegli
altri momenti di stanchezza e di
scoraggiamento, di monotonia e
di apatia che nella comunità
troppo spesso sembrano costituirne la normalità.
• Ringraziamo i predicatori
laici che nel corso degli ultimi
quattro mesi hanno presieduto
culti nella nostra comunità :
Margherita Bertinat di Verona,
che Ora si trova in America dove le mandiamo i nostri saluti.
Franca Barlera di Felónica, Carlo Monaya dì Aosta e Maddalena Costabel, di Felónica.
Un doppio ringraziamento al
pastore Luigi Santini, di Firenze, che non soltanto ha presieduto il culto domenica 29 ottobre, ma che sabato sera ci ha
anche regalato un’interessantissima conversazione sulla casa
di riposo « Il Gignoro » di Firenze, illustrandola con bellissime diapositive. È sempre con
rinnovato piacere che ogni anno vediamo tra di noi il pastore Santini e la Signora, la quale quest’anno è arrivata guidando lei stessa il furgoncino che
serve a portare a Firenze i doni
in natura che la nostra comunità regala al « Gignoro ». E quest’anno la generosità è stata particolarmente grande.
CREMONA
La chiesa metodista di Cremona, nel corso della sua assemblea del 22 ottobre, ha approvato un ordine del giorno
sul problema della evangelizzazione, che è stato in seguito pubblicato integralmente sul giornale quotidiano cittadino « La
Provincia ». Eccone il testo :
« La chiesa evangelica metodista di Cremona, tenendo presente ia grave ora di disorientamento e di sfiducia che il nostro
paese attraversa cOn conseguenze spesso tragiche ed alienanti
(delinquenza politica e comune,
dilagare dell’uso della droga,
qualunquismo morale e civile,
disgregazione sociale, ecc.) riconosce e riconfeiiga, jquale sola
ed autentica risj^tà aa’dare al
travaglio del nostro popolo, l’Evangelo di Gesù Cristo il quale
comporta, mediante un radicale
ravvedimento, un totale mutamento dei rapporti dell’uomo
con Dio e con il prossimo per
la formazione di uomini nuovi,
liberi e responsabili.
Chiede pertanto a Dio la Sua
forza e la Sua guida nella ricerca delle indicazioni e dei mezzi
per un chiaro annuncio del messaggio di liberazione di Gesù a
tutti gli strati sociali e i tipi di
persone della città.
Pur consapevole della propria
inadeguatezza di fronte al gravb compito al quale è chiamata
ma sentendosi sorretta dallo
Spirito del Signore, la chiesa
evangelica di Cremona vuole
inoltre richiamare coloro, che
comunque detengono poteri, al
senso delle loro gravi responsabilità nell’esercizio delle loro
funzioni confrontandosi con la
Parola di Dio, che è parola di
giustizia, di libertà e di amore
fraterno ».
— La sera di venerdì; 27 ottobre, nella propria sala di riunioni, la chiesa ha indetto una pubblica conferenza sul tema : « Vangelo e crisi dell’identità». Ha
parlato brillantemente il prof.
Giuseppe Tumminello, docente
presso l’Istituto di sociologia
dell’Università di Parma. Buona
Taffluenza di pubblico anche non
evangelico con vivaci interventi
da parte dei numerosi presenti.
Una seconda conferenza dello
stesso prof. Tumminello avrà
luogo, ancora nella sala evangelica, verso la fine del mese di
novembre.
PACHINO
Spesa la parentesi estiva per
alcuni impellenti lavori di restauro quali la creazione di un
passaggio interno tra asilo e refettorio, la creazione di una riserva d’acqua per i vari servizi
mediante cassoni, la sostituzione di due infissi esterni, l’asilo
infantile valdese « Il Redentore »
ha riaperto il 19 settembre le sue
porte per accogliere una sessantina di bambini. Ai collaboratori dello scorso anno si sono ag
PROTESTANTESIMO IN TV
Anche quest’anno Protestantesimo ha dedicato un servizio alla
Riforma, ricordandone l’inizio,
quando il 31 ottobre del 1517
Martin Lutero affìsse le sue 95
tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg : queste sono
considerate come il manifesto della Riforma protestante, in quanto
dal loro contenuto seguirà una
trasformazione della chiesa basata
su un nuovo rapporto dell’uomo
con Dio.
Sono state lette alcune di queste 95 tesi, poi l’attenzione si è
soffermata sulla, lettura di alcuni
Nitti di Napoli, che ha partecipato alla Conferenza su « L’educazione aUo sviluppo » che ha avuto
luogo al Centro Ecumenico di Figueira da Foz in Portogallo sotto
gli auspici del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Nitti ha subito chiarito che l’eiucazìone allo sviluppo oggi si rivolge soprattutto agli abitanti dei
paesi industrializzati, affinché prendano coscienza ohe da essi dipende lo sviluppo del terzo mondo.
Erano presenti alla Conferenza dodici paesi, tra cui le principali
chiese dell’Europa occidentale e
L'uomo adulto della riforma
brani della « Libertà del cristiano » di Lutero, il primo dei quali
ha sottolineato ohe sebbene l’uomo
sia giustificato per fede la sua vita non può essere senza opere; il
secondo ha chiarito maggiormente l’attualità del messaggio del riformatore, egli infatti scrive : « Il
mio Dio ha dato a me, uomo indegno, dannato senza alcun merito, del tutto gratuitamente e per
pura misericordia per mezzo di
Cristo... piena ricchezza di ogni
pietà e beatitudine... Così voglio
anch’io, ad un tale Padre che mi
ha colmato dei suoi sovrabbondanti beni, fare di ritorno, liberamente, lietamente e gratuitamente,
quello che Egli gradisce, ed essere verso il mio prossimo un cristiano come Cristo è stato per
me... ». Per Lutero « liberamente »
vuol dire che gli uomini non sono bambini ma persone capaci da
sole di rispondere ad una sollecitazione d’amore senza costrizioni,
cosi come « gratuitamente » per
lui significa operare senza averne
un vantaggio personale.
Questo messaggio è ancora attuale perché anche oggi una gran
parte della religiosità tratta l’uomo come un bambino e tende a ricompensare il ’’buono” con la prospettiva del paradiso e il ’’cattivo”
con quella dell’inferno. Con l’uomo che risponde all’amore di Dio
nasce l’importanza s¿be Lutero attribuisce al messaggio della Bibbia
presentato nella comunità riformata.
La trasmissione è proseguita
con una intervista al prof. Emilio
altre organizzazioni, l’Europa meridionale era rappresentata da
Grecia, Italia e Spagna.
Nitti ha fatto presente che i
rappresentanti del Nord Europa
più industrializzato — hanno affrontato questo problema in maniera diversa dai delegati dell’Europa del Sud — meno industrializzata —; questi ultimi pensano che
le risposte a questo problema debbano essere date in una prospettiva più globale, cioè nella prospettiva di uno sviluppo diverso
anche nel modo di produzione. I
due punti di vista non hanno tuttavia creato dei conflitti, ma reciproco interesse, per cui si può dire che questo incontro più che
una Conferenza è stata una consultazione.
In occasione della riapertura
delle Scuole domenicali è stato intervistato Franco Gtfardet, direttore della rivista « La Scuola Domenicale ». Dopo una breve panoramica sulla storia della Scuola domenicale, Girardet ha presentato
la Scuola domenicale di oggi. In
essa vengono date ai bambini delle informazioni sulla vita di Gesù
e di altri personaggi biblici, corredate di materiale didattico scrupolosamente preparato. Altrettanto
importante è nell’odierna Scuola
domenicale — ha affermato Girardet — il momento della socializzazione. Interessanti i tre temi
presentati in questa trasmissione,
ma troppi per essere affrontati in
maniera esauriente.
Carla Negri Adamo
giunti, provenienti dal Servizio
Cristiano di Riesi, Nino e Gudrun Gullotta ai quali auguriamo di poter svolgere un proficuo lavoro e di inserirsi pienamente nella comunità pachinese.
Il 24 settembre l’asilo ha compiuto, ufficialmente, 70 anni di
attività. Una sorella della nostra
chiesa. Maria Giardina ved. Calogero, che ha speso molti anni
della sua vita al servizio del Signore nella persona dei piccoli
bambini del nostro asilo, ha voluto ricordare la data con un
suo manoscritto « Notizie cronologiche dell’asilo ’Il Redentore’ »
che abbraccia questi 70 anni e
che contiamo di pubblicare entro Natale.
Nei giorni 10 e 11 ottobre nei
locali della nostra chiesa, in collaborazione col « Soccorso Palestinese » ha avuto luogo una mostra sulla resistenza palestinese.
Essa comprendeva fotografie, disegni di bambini, prodotti artigianali, diapositive e un documentario. Un discreto pubblico
ha partecipato ai due pubblici
dibattiti che hanno fatto seguito alla proiezione delle diapositive e del documentario. Mohamed (...), rappresentante della
resistenza, ha esaurientemente
risposto alle molte domande che
il pubblico gli ha rivolto e, la sera del 10, ha inoltre partecipato
ad un dibattito radiofonico con
le forze politiche locali.
Considerata positivamente la
esperienza fatta, la comunità è
già al lavoro in vista di un’altra
mostra che sì terrà, presumibilmente, nella settimana precedente il Natale e il cui tema è
l’antimilitarismo.
Domenica 22 ottobre una nutrita assemblea di chiesa dopo
aver attentamente meditato sul
concetto di « servizio » ha eletto
un nuovo diacono nella persóna
di Maria Adamo ved. Misseri a
cui la comunità affida particolarmente il compito di seguire,
visti i doni che il Signore le ha
dato, gli anziani e gli ammalati.
La prima
pietra
(segue da pag. 1)
tolerà colui sul quale cadrà »
(Matt. 21: 44).
A chi vuole ascoltare e trovare
nella parola il senso delle cose
che avvengono, la rozza pietra di
poliestere restituita al governo
dai Calabresi parla di queste pietre della Bibbia, parla del giudizio che è prossimo e inevitabile.
E il giudizio incombe non già su
una sola persona e neppure su
una classe dirigente che detiene
il potere, ma su tutto un popolo,
su una intera civiltà, che nella
frode, nell’inganno, nel disprezzo
dei più deboli ha scavato una
fossa e vi cadrà, ha rotolato una
pietra e se la vedrà tornare addosso.
Noi non possiamo defilarci di
fronte a questa pietra, al giudizio che incombe, con la scusa di
una nostra onestà personale, o
addirittura di un nostro essere
dalla parte di quelli che restituiscono le prime pietre. I giudizi
parziali che si attuano nella storia — e che non sono ancora
quello definitivo e finale — colpiscono popoli e civiltà avendo
una mira imprecisa e sommaria, un carattere contradditorio,
non vanno per il sottile e non
distinguono casa da casa e individuo da individuo; scatenano
invece le tempeste prodotte da
chi semina il vento, non separano ancora il grano dalle zizzanie.
Per questo il nostro compito di
credenti è di accettare il giudizio, riconoscerlo e accettarlo.
Non pretendere con arroganza e
ipocrisia di esserne esenti, ma
riconoscerlo e accettarlo, annunciarlo e chiamare a ravvedimento. Solo così si può sperare che
al di là del giudizio vi sia la luce
della speranza e non soltanto il
buio e il pianto della disperazione.
4
10 novembre 1978
Il culto in una delle chiese
delle Valli valdesi.
IL Sinodo del 1976 nella sua sessione congiunta chiedeva la costituzione di una Commissione per la Liturgia
allo scopo di :
a) procedere ad una indagine sulle forme liturgiche in uso nelle chiese, relativamente al culto ordinario
ed alle solennità ;
b) predisporre una serie di progetti liturgici da
inviare alle comunità in vista della sperimentazione, della
discussione in corpo pastorale e dell'approvazione del Sinodo e della Conferenza in sessione congiunta.
L'indagine richiesta al punto a) è stata efFettuata lo
scorso anno ed il risultato presentato al Corpo Pastorale.
Ne pubblichiamo una sintesi in questa pagina.
UN NUOVO SCHEMA PER IL CULTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE PER LA LITURGIA
Nel proporre alle Comunità
una riflessione approfondita sul problema della
« liturgia cultuale », desideriamo sottolineare due istanze
fondamentali emerse anche dalla
indagine compiuta presso le Comunità:
Il Signore incontra una comunità
che risponde e si impegna
Culto
e situazione
Il rapporto tra il culto e la situazione in cui vive la comunità e la tensione tra libertà e disciplina sono due istanze fondamentali per ogni forma di culto
^ Da un lato la necessità di
!■ rendere i nostri culti sempre più vivi e aderenti alle situazioni di vita e di fede ed alle esigenze di testimonianza delle Comunità. Tali situazioni sono molto varie e possono dipendere dalla località e dall’ambiente in cui
la Comunità si colloca, dalla sua
composizione sociologica e culturale, dalla sua sensibilità di fede,
dal locale in cui si riunisce, dai
problemi di testimonianza reali
con cui la Comunità si confronta
ogni giorno. t
II culto come momento di incontro dei fratelli fra di loro e
con il loro vivente Signore secon
do la promessa « se due o tre si
riuniscono per invocare il mio
nome io sono in mezzo a loro »
(Matt. 18: 20), non può che essere strettamente collegato con la
situazione reale in cui la Comunità vive, con i problemi che affronta, con la vocazione specifica
che la contraddistingue, a rischio
di trasformarsi in una parentesi
di pura evasione sentimentale e
spiritualistica.
Questa è la ragione per cui non
è possibile predeterminaie in astratto una liturgia completa di
elementi formali e di contenuto
e quindi pretendere di calarla in
una realtà diversificata e mutevole come quella delle nostre comunità valdesi e metodiste in Italia.
Libertà
e disciplina
2 Ma a questa esigenza del
■ rispetto della diversità e
quindi della libertà di espressione liturgica può far riscontro il
rischio del disordine, dell’arbitrio,
di quell’anarchia che, come giustamente dice la prefazione della
Liturgia Valdese del 1927 « potrebbe derivare da sbrigliate ini
LE FORME LITURGICHE ATTUALMENTE IN USO
Indagine nelle chiese
AH’indagine — effettuata
nella primavera del 1977 —
hanno risposto 76 comunità.
Dalle risposte risulta che;
C. Gli elementi del culto ordinario.
A. Testo liturgico usato.
La « Bozza di saggio » del
1965 è il testo più utilizzato
(58) anche se vengono espresse notevoli riserve sul Imguaggio (arcaico) e sulla forma (preghiere troppo lunghe
- rigidità negli schemi - ripetitività di formule).
La Liturgia Svizzera italiana (17) è considerata migliore nel linguaggio anche se
qualcuno ha osservato che
« invecchia rapidamente ».
Vi sono molti «testi propri» del pastore (20) il che
denota una certa insoddisfazione sui testi in uso ed una
volontà di rinnovamento.
Per il rimanente; Liturgia
metodista (8), Liturgia Valdese del 1927 (4).
Si hanno in genere gli stessi elementi con leggeri spostamenti. Risulta comimque
che poche comunità hanno il
Saluto di pace prima dell’invocazione (18) e la lettura alternata del Salmo (19).
Circa la metà delle comunità adottano lo schema a 5
inni e metà quello a 7 inni.
Metà delle comunità hanno
regolarmente la lettura del
Credo, mentre sono poche
quelle che hanno delle preghiere spontanee. Annunci e
colletta sono in genere dopo il
sermone ma in parecchi casi
sono spostati alla fine del
culto. Le parti musicali sono
in rapporto alla consistenza
della Comunità.
In alcune comunità la confessione di peccato è inserita dopo il sermone, in poche
vi è un momento di dibattito
e di confronto.
Per la Santa Cena si hanno pure nella totalità gli elementi essenziali (testo biblico di istituzione, preghiera,
inno, presentazione del pane
e del vino e distribuzione) gli
altri elementi vengono variamente utilizzati : commento
27, invocazione dello Spirito
36, raccoglimento silenzioso
24, preghiera finale 25.
Quanto al calice: comune
32, calicetti individuali 23; ora l’uno ora l’altro 4 ed in 1
caso l’intinctio pañis.
F. Traduzione interconfessionale TILC (uso).
La nuova traduzione viene
utilizzata regolarmente nel
culto 13, talvolta 17, mai 16.
Per alcuni l’uso è limitato ai
testi delle epistole e degli
Atti. 21 ritengono opportuno
inserire nella liturgia i testi
della TILC mentre 7 ne sono
decisamente contrari e 8 rispondono che è da vedere.
B. Quali festività vengono ricordate, oltre U culto domenicale?
D. Lettore.
G. Toga.
Praticamente tutte le comunità osservano l’anno liturgico classico (Palme, Venerdì; Santo, Pasqua, Pentecoste, Domenica della Riforma, Natale) e, per le comunità valdesi (ma anche alcune
metodiste) il XVII febbraio
(alle Valli il 17 stesso, fuori
delle Valli la domenica più
vicina).
Per le altre ricorrenze :
Capodanno 45, Ascensione 23,
Ultimo dell’anno 18, Rinnovamento del Patto 11.
Il lettore è presente: in 18
sempre; in 24 occasionalmente; in 18 mai. Di solito è per
la lettura biblica, in alcuni
casi per la preghiera e la S.
Cena.
£. Battesimo e Santa Cena.
La toga viene usata; sempre 23; occasionalmente 16
(nelle solennità, per la S, Cena, per gli atti liturgici, nei
culti speciali, a richiesta);
mai 17 (in 10 casi per decisione della comunità, 6 del pastore, 1 dei catecumeni confermandi).
Generalmente vengono incuneati nella liturgia normale.
Per il battesimo si hanno
gli elementi essenziali (istruzione, promessa, preghiera,
battesimo); diversi (37) aggiungono 1 o 2 inni.
H. Variazioni nella liturgia.
Negli ultimi 5 anni 17 comunità hanno avuto variazioni nell’ordine del culto,
spesso però i cambiamenti
sono stati estremamente ridotti e limitati.
ziative individuali». Occorre anche qui attenersi al principio paolinico « tutto sia fatto con dignità e con ordine » (I Cor. 14: 40).
È vero che le nostre liturgie non
sono mai state normative, ma indicative, non sono imposte ma
proposte. Tuttavia vi sono delle
connotazioni particolari che contraddistinguono il nostro culto e
che non possono essere trascurate o radicalmente alterate. Esse
sono tra l’altro indicate nell’art. 6
della Disciplina Generale della
Chiesa « La Chiesa celebra il culto pubblico in base all’insegnamento di Cristo ed all’uso della
chiesa primitiva. La liturgia del
culto consiste nell’invocazione a
Dio, nella lettura e nella predicazione della sua Parola, nel canto
delle sue lodi, nella preghiera,
nella confessione dei peccati, nella confessione della fede, nella
raccolta delle offerte, nella celebrazione dei sacramenti istituiti
da Gesù Cristo: il battesimo e la
Santa Cena. I testi liturgici stabiliscono quali sono gli atti di culto
ammessi nella chiesa ».
ne comunitaria nelle preghiere, nella riflessione biblica e
nell’informazione.
5 - Il superamento della concezione ritualistica del culto,
l’attenuazione del distacco
tra il predicatore e la comunità e il maggior coinvolgimento attivo dei partecipanti al culto.
Una proposta
Nello schema che proponiamo
abbiamo individuato quattro momenti fondamentali in cui si articola 1’« azione liturgica » nello
svolgimento del culto:
a) Il Signore ci incontra
Preghiera di invocazione
Inno
Lettura del Salmo
Inno
Battesimo
b) Il Signore ci parla
Si tenga presente che una indicazione generale perché la libertà non diventi arbitrio del pastore o di pochi addetti ai lavori,
consiste nel promuovere la partecipazione comunitaria alla formazione e formulazione della liturgia. Questo sottolinea l’esigenza
sempre più sentita che il culto non
sia pensato, costruito e presieduto da una sola persona ma sia
frutto di collaborazione e di riflessione collettiva. Tra l’altro ogni proposta di modifica della liturgia deve essere studiata, sperimentata ed approvata dalla assemblea di chiesa.
Lettura della Parola
Preghiera di adorazione, lode,
ringraziamento e confessione
di fede
Inno
Predicazione
Inno
Riflessione comunitaria sul testo del sermone
c) La nostra risposta
Preghiere silenziose o spontanee di confessione di peccato
e di consacrazione al Signore.
Annuncio di grazia
Inno
Santa Cena
Criteri generali
d) Il nostro impegno
Tenendo conto di queste considerazioni la Commissione per la
Liturgia presenta uno schema liturgico secondo i seguenti criteri:
1 - Il mantenimento degli elementi fondamentali della liturgia, secondo l’art. 6 della
Disciplina Generale.
Annunci delle attività settimanali e informazioni
Assemblea di chiesa
Colletta
Preghiera di intercessione
Padr» Nostro
Inno
Benedizione
Amen (cantato dove c’è l’uso).
2 - La possibilità di affidare le
varie parti della liturgia a più
persone per una conduzione
articolata del culto.
Illustriamo il nostro schema
con le seguenti osservazioni;
3 - La sostituzione delle formule
ripetitive stereotipate con forme creative spontanee in schemi sufficientemente elastici da
rispondere a varie esigenze.
4 - L’indicazione di spazi in cui
può inserirsi la_ partepipazio
a) Il Signore ci incontra: La
solita formula di invocazione può
essere sostituita o immediatamente
seguita da una breve preghiera di
invocazione allo Spirito. Gvvero
anziché una formula invocativa, 1
una preghiera che esprima la presa di coscienza della Comunità
nella certezza della presenza del (
5
lo novembre 1978
RIPENSIAMO IL CULTO
In attuazione del punto b) la Commissione per la Liturgia ha inviato nel mese di aprile alle comunità un primo progetto che suggerisce un riordino dei momenti del
culto secondo esperienze già vissute in alcune comunità
ed esigenze emerse dal questionario inviato alle chiese.
Questo progetto presenta essenzialmente due suggerimenti ; 1 ) lo spostamento della confessione di peccato dopo il sermone; 2) la valorizzazione dell'ultima parte
del culto come incontro della comunità sviluppando il dialogo e l'informazione.
La nostra relazione è venuta ad affiancarsi agli studi
promossi dalla Federazione Femminile Valdese sul « culto » e dalla Conferenza del 1° Distretto su « culto e secolarizzazione ».
Ci risulta che alcune comunità (otto) hanno già analizzato il materiale inviato, studiandolo a livello di concistori o di assemblee di chiesa o di gruppi di studio. Queste comunità ci hanno fatto pervenire le loro reazioni che
sono in genere favorevoli allo schema proposto con alcune riserve sullo spostamento della confessione di peccato
dopo il sermone, e diverse di esse ne hanno deciso la sperimentazione.
Certamente l'esigenza più sentita è quella che la comunità sia inserita in modo sempre più attivo e partecipe
nella celebrazione del culto. Questo però non avviene attraverso dei semplici mutamenti di forma ma implica una
presa di coscienza della comunità tutta del suo essere soggetto del culto stesso.
Pubblichiamo ora questa relazione per darne una
maggiore diffusione e permetterne uno studio più approfondito in quelle comunità in cui questo studio non è ancora stato fatto, invitando nel contempo comunità o singoli individui a farci pervenire le proprie osservazioni e
suggerimenti, sia in rapporto allo schema proposto che al
senso stesso del culto. Saremo inoltre riconoscenti per
tutto il materiale liturgico che ci verrà inviato da diffondere poi nelle comunità (da inviare al coordinatore. Via
Balziglia, 44 - 10060 Pomaretto).
La commissione per la Liturgia
Coisson Renato (coor.) De Bernardi Iolanda,
Di Lorenzo Renato, Lento Giovanni, Sonelli
Alfredo, Taccia Alberto.
Signore, sul fondamento della sua
promessa (Matt. 18: 20).
L’inno spontaneo può avere carattere di dossologia (I.C. nn. 174179; 183-200).
Segue la lettura di un Salmo (o
di un brano di esso) ovvero di altre parti poetiche o profetiche
della Scrittura.
L" inno successivo può essere
tratto dalla serie 1-17; 146-161
ovvero ancora 162-173.
b) Il Signore ci parla: Comprende la lettura della Scrittura
(Antico e Nuovo Testamento) seguita da una preghiera in cui si
sottolinea la nota dell’adorazione
del rendimento di grazie e della
confessione di fede.
L’inno che segue sarà collegato
al tema del sermone e l’inno dopo
la predicazione può preparare alla riflessione ed alla confessione
di peccato.
A questo punto può seguire un
momento di riflessione comunitaria sui temi della predicazione,
volta a sottolinearne gli aspetti
operativi. La riflessione comunitaria può anche essere rinviata alla fine del culto, se ritenuto più
opportuno.
c) La nostra risposta: La comunità si raccoglie quindi nella
preghiera di confessione di peccato. Essa può essere introdotta
dalla rilettura del testo biblico
della predicazione o testo analogo, sottolineando, se è il caso, alcuni aspetti che predispongano la
comunità ad una preghiera di
confessione di peccato ilei confronto con la Parola. Durante il
momento di silenzio possono darsi preghiere spontanee di membri della comunità, quindi il predicatore pronuncia una preghiera
ad alta voce facendola seguire
dall’annuncio di grazia.
Si conclude con un inno di ringraziamento, consacrazione, gioia
e impegno cristiano.
d) Il nostro impegno: È il
momento degli annunci, informazioni anche a più voci sulle attività settimanali, sulle proposte
operative o sugli avvenimenti più
rilevanti della vita della Chiesa
in Italia o nel mondo.
La comunità può costituirsi
quando sia ritenuto necessario in
assemblea deliberante.
Ha quindi luogo la colletta, raccolta tra i banchi, come momento
non trascurabile dell’impegno dei
credenti, cui può seguire la preghiera di dedicazione delle offerte
e di intercessione, sia in senso
lato, sia con specifico riferimento
all’opera per cui l’offerta è destinata.
Segue la recitazione del Padre
Nostro da parte del predicatore o
in coro, l’inno di chiusura, la benedizione e l’Amen cantato o pronunciato dalla Comunità.
Se ritenuto più opportuno, i
momenti degli annunzi e della
colletta possono, essere scambiati
fra loro.
la celebrazione del Battesimo
può inserirsi tra il primo ed il secondo punto.
La celebrazione della Santa
Cena può essere collocata subito
dopo l’inno che segue il sermone e il momento di riflessione silenziosa della confessione di peccato. Può essere introdotta immediatamente dalla lettura del testo
di istituzione della Santa Cena (o
testo analogo). Segue la preghiera
di chi presiede, l’inno, l’invocazione (a meno che sia già ricompresa nella preghiera precedente)
la presentazione del pane e del vino e la partecipazione della comunità, secondo l’ordine abituale.
Si consiglia comunque di riconsiderare il modo della distribuzione
degli elementi per sottolineare
maggiormente il senso comunitario (cerchio intorno al tavolo della Santa Cena, calice comune, passaggio degli elementi da uno all’altro: ognuno spezza il pane e
lo dà al vicino).
« Il culto non può che essere
strettamente collegato
con la situazione reale
in cui la comunità vive ».
Una precisazione
Nella foto
un forno deU’Italsider di Taranto
Questo schema di ordine liturgico che non si sostituisce a quello abituale, ma si offre come una
proposta alternativa, ha carattere
omnicomprensivo e specie gli elementi del 3° e 4° punto, che appaiono più carichi, possono essere
ridistribuiti in culti successivi secondo un programma prestabilito
per il mese.
PRIMA O DOPO LA PREDICAZIONE?
La confessione di peccato
I culti della comunità acquisteranno accentuazioni diverse, rompendo la monotonia dello schema
fisso che torna invariabilmente
tutte le domeniche, e potranno
diventare veramente il momento
centrale della vita della comunità
in cui alla luce della Parola, ci si
confronta, si prega, si intercede,
si prendono le decisioni riguardanti il servizio e l’azione della
comunità di fronte ai problemi
del mondo nel quale essa vive.
Nello schema proposto per il
culto la « confessione di peccato » risulta spostata dopo la
predicazione, come già sperimentato in alcune comunità.
Non si tratta di un cambiamento puramente formale, ma di
una precisazione sostanziale del
significato stesso della confessione di peccato.
1°) Le chiese della Riforma
hanno ereditato la collocazione
attuale della Confessione di pec
Un esempio usato neH’Africa Australe
Confessione di fede
cato dalla chiesa antica. Tuttavia esse hanno sentito il bisogno di modificarne la forma, in-.
troducendo la lettura di passi
biblici come punto di riferimento della confessione stessa. Infatti, mentre le chiese cattoliche
procedono direttamente all’atto di confessione, le chiese
della Riforma trovano necessario che prima ci sia la lettura
biblica, perché esse sanno che
solo la Parola di Dio ci può convincere di peccato: non siamo
noi che raccontiamo a Dio i nostri peccati, ma è Dio che —
mediante la sua Parola — ci
rende consapevoli del nostro
peccato e, convertendoci ci annunzia il perdono.
parola di uomo, diventi parola
dell’Iddio vivente. La lettura della Bibbia rimane essenziale, ma
senza la"prèdioàzione rischia di
essere la parola detta da Dio un
tempo e non la Parola di Dio
detta a noi oggi.
b) Ne consegue che la confessione di peccato fondata soltanto sulla lettura di versetti
biblici rischia di rimanere una
formula astratta e generica ; non
scende nel concreto della nostra
situazione, dipende più dalla nostra coscienza di peccato che dal
giudizio reale di Dio sulle nostre azioni.
Crediamo in Dio Padre,
che ha creato il mondo intero, ciie riunirà tutte le cose in Cristo,
e che vuole che tutti gli uomini vivano insieme
come fratelli in una stessa famiglia.
Crediamo in Dio Figlio,
che s’è fatto uomo, è morto ed è risuscitato in gloria,
riconciliando il mondo intero con Dio,
rovesciando tutti i muri che separano gli uomini,
tutte le barriere di religione, di razza, di cultura o di classe,
per creare una umanità unita.
Egli è l’unico Signore che ha autorità su tutto.
Egli chiama ogni uomo e allo stesso tempo la società,
la Chiesa e allo stesso tempo lo Stato,
alla riconciliazione, all’unità, alla giustizia e alla libertà.
Crediamo in Dio Spirito Santo,
che è la promessa del Regno di Dio che viene,
che ci dà il potere di annunciare il giudizio di Dio
e il suo perdono per gli uomini e le nazioni,
di amare e servire tutti gli uomini,
di lottare per la giustizia e la pace
e di chiamare il mondo intero
a riconoscere qui ed ora il Regno di Dio.
(Confessione di fede redatta dal Comitato per il “Cristianesimo pratico” della Chiesa presbiteriana dell’Africa australe per essere utilizzata nei culti).
2°) Questa collocazione — pur
corretta nella sua ispirazione —
presenta delle incoerenze non
trascurabili ;
a) Anzitutto la sola lettura
di versetti biblici non è sufficiente per trovarsi dinnanzi alla Parola di Dio. La Bibbia ci dà temonianza autentica della Parola
di Dio, ma essa è stata pronunziata in situazioni storiche particolari e in contesti concreti. La
testimonianza biblica diventa
Parola di Dio vivente mediante
l’azione dello Spirito Santo che
la rende attuale nella predicazione. Soprattutto se essa è intesa non esclusivamente come il
discorso del predicatore, ma come il risultato della riflessione
comunitaria intorno al testo biblico. Gesù ha promesso ai discepoli lo Spirito Santo e proprio in forza del dono dello Spirito Santo ha comandato loro di
predicare. Per questo la comunità — prima della predicazione — chiede al Signore di essere presente con il suo Spirito,
affinché la predicazione che è
Al contrario, la predicazione
— rendendo attuale il messaggio dell’Evangelo — tocca sempre aspetti particolari della nostra vita e mette in luce il giudizio di Dio sulle azioni dell’uomo, permettendoci di riconoscere il nostro peccato anche là
dove noi molto spesso ci crediamo « giusti ». Nello stesso
tempo la predicazione ci permette di « convertirci », perché ci indica la precisa volontà di Dio
per noi. Non basta, infatti, riconoscere di aver peccato, se non
.sappiamo cosa il Signore vuole
da noi.
3^) Collocando la confessione
di peccato dopo la predicazione,
essa acquista anche il suo valore comunitario, perchè non si
tratta soltanto di trovarsi' isolati dinnanzi a Dio, ma di sentire il richiamo di Dio come
membri della Comunità. Infatti
la confessione di peccato non è
un mezzo per tranquillizzare là
propria coscienza: il Signore ci
perdona e ci libera dal peccato
per fare di noi una Comuifità
disponibile e capace di servirlo
nel mondo.
6
lo novembre 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Esistere o
sopravvivere
Con un saluto e restituendo
agli abbonati millesettecento lire, a rimborso dei numeri non
più usciti, il "Giornale di Pinerolo e Valli” ha chiuso la sua
attività.
Vivace e polemico, spesso irritante, questo settimanale non
è riuscito nell’intento di dare
voce all’informazione alternativa
e non-conformista nell’ambito
del Pinerolese.
Qualche tempo fa è anche
scomparsa senza causare troppo
rimpianto "La Lanterna" che
rappresentava esattamente la
linea opposta, cioè l’opinione dei
gruppi più conservatori. Domina
quindi incontrastato nel campo
dell’informazione locale "L’Eco
del Chisone”, il settimanale cattolico diocesano; in più ogni partito provvede a diffondere il
proprio punto di vista con pubblicazioni varie, un po’ per propaganda, un po’ come controinformazione.
Sembra strano che in una zona come la nostra dove la gente
pensa e discute con posizioni
spesso assai contrastanti,, ci si
adatti a ricevere l’informazione
da un solo giornale che funziona
così da minimo común denominatore: indipendentemente dal
fatto di appartenere ad un proprietàrio piuttosto che ad un
altro ciò significa una crisi di
democrazia. Infatti, anche ricercando con scrupolo la. massima
obiettività, nessun giornale riesce mai ad essere imparziale in
senso assoluto. Il Comune bersagliato di critiche, ad esempio, è
proprio il peggio amministrato
del comprensorio, oppure si dà
il caso che il corrispondente locale ce l’abbia amara con il sindaco che gli ha rifiutato una licenza edilizia?
E se questo è umanamente
comprensibile (ognuno ha il diritto di manifestare le proprie
opinioni, ci mancherebbe altro!),
è in grado il lettore medio di valutare esattamente la situazione,
oppure prende tutto per buono
perché così sta scritto sull’unico
pezzo di carta che gli arriva nelle mani?
Si può anche concludere che
alla gente questo sta bene: nessuno va gridando a gran voce
che bisogna immediatamente
creare un periodico laico, indipendente, aperto a tutti. Gli stessi partiti di sinistra possono
benissimo ricavare maggiori
vantaggi stampando i loro foglietti propagandistici anziché
buttandosi in un’impresa editoriale comune che si risolverebbe
forse in un fallimento. È difficile contrastare il rapporto affettivo che si instaura tra il lettore assiduo e il "suo" giornale e,
per di più, ciò che esiste da molto tempo ha tutti i mezzi a sua
disposizione per eliminare una
possibile nuova concorrenza.
A questo punto dovremmo domandarci che posto potrebbe occupare nel Pinerolese il nostro
modesto organo di informazione; è già una fortuna possederne uno, con i tempi che corrono.
Esso rispecchia abbastanza fedelmente la realtà della nostra
presenza protestante, registra i
momenti felici e gli immancabili insuccessi. È giunto il momento di discutere la funzione di
questo settimanale e l’uso che
vogliamo farne per il futuro, ma
più che di parole si ha bisogno
di un impegno concreto in tutti
i sensi: esistere non significa
soltanto sopravvivere.
Ldliana Viglielmo
ANGROGNA
• stiamo affrontando, nelle riunioni quartierali, il tema della
conciliarità in previsione di una
discussione assembleare.
• Sabato 11 alle ore 20 Concistoro e domenica 12 Assemblea
di Chiesa, ore 10, in Cappella:
partecipate !
• Esprimiamo a Maria Laura
e Cesare Rivoira il nostro affetto e simpatia nel Signore per
la perdita della piccola Nicole,
nata prematuramente all’ospedale di Pinerolo.
I BOBBIESI VISITANO LA FACOLTA’ DI TEOLOGIA DI ROMA
Una scoperta contagiosa
Dopo Pramollo, Angrogna e Rorà, Bobbio è la quarta comunità delle
Valli che prende contatto con il lavoro della Facoltà
PINEROLO
Si è celebrata in tutte le nostre chiese, in queste ultime settimane, la domenica della Riforma. È una data significativa,
che merita di essere ricordata
e i valori che la Riforma del
XVI secolo ha messo in luce vanno riscoperti.
Tra questi valori merita un posto particolare la riscoperta del
valore normativo della Scrittura
per la fede e per la vita del singolo credente e della Chiesa. Ma
quando si dice Scrittura, si dice
anche inevitabilmente della difficoltà di leggerla e di predicarla attualizzandola. Per questo la
Riforma ha dato grande impulso allo studio delle lingue antiche, del mondo contemporaneo,
di altre discipline ancora, affinché il messaggio scritturale potesse apparire alla chiesa con
nuova energia di vita. Questo lavoro viene continuato oggi dalla
chiesa, che si serve per questo
di particolari strumenti, uno dei
quali di fondamentale importanza sono gli istituti teologici.
Anche la Chiesa valdese, pur
nella sua piccolezza, ha da 124
anni un suo istituto teologico:
la Facoltà Valdese di Teologia.
Ma spesso questo istituto ed il
lavoro prezioso che esso compie
a favore di tutte le chiese rimane
misterioso o conosciuto da un
numero limitato di persone, di
« addetti ai lavori ». Ed è un vero peccato. Così, seguendo l’esempio di alcune altre chiese, la
chiesa di Bobbio ha deciso di
recarsi in visita alla Facoltà di
teologia, per meglio conoscere,
da vicino, dalTinterrio, che cosa
si nasconde dietro i muri di Via
Pietro Cossa 42. Purtroppo il numero dei partecipanti non è stato particolarmente elevato, anzi
piuttosto deludente. Eppure le
esperienze che i partecipanti
hanno fatto sono state così intense e vive, che certamente l’eco di questa visita si farà sentire
nella chiesa e d’ora innanzi
quando si parlerà della Facoltà
si saprà concretamente che cosa
si intende.
Naturalmente si è anche approfittato del viaggio per visita
Convegno FGEI
FERRERÒ
Domenica 12 novembre
CONVEGNO FGEI
« I credenti di fronte alla
crisi della militanza ».
Inizio ore 10.39 con il
culto presso il locale Tempio valdese.
Pranzo al sacco.
Pomeriggio : dibattito.
re Roma, dal Colosseo alle catacombe, da San Pietro alle Fosse
Ardeatine, da San Paolo fuori le
mura alla Cappella Sistina. Ma
il punto focale della visita rimane pur sempre la Facoltà — soprattutto negli, incontri con gli
studenti e gli insegnanti, col pastore F. Sommani, — dove abbiamo scoperto l’ansia e la serietà di ricerca, il desiderio di
autenticità nella vita. E credo
che questo sia contagioso, che
ispiri anche le nostre chiese.
Già il fatto di aver potuto partecipare alla lezione inaugurale
tenuta dal professor Corsani è
stato un momento importante:
magistralmente egli ci ha fatto
vedere qual’è il travaglio che
soggiace ad ogni serio approccio del testo biblico, per tradurre il quale è spesso necessario
un lungo e metodico lavoro di
interpretazione e comprensione.
Un altro punto che ha lasciato
in noi una profonda impressione
è stata la visita che abbiamo
fatto al centro sociale dell’Esercito della Salvezza (Albergo del
Popolo). Abbiamo scoperto la
desolazione della solitudine e
della povertà, della miseria a cui
è difficile portare soccorso. E
questa scoperta non può lasciare indifferente nessuno. A due
livelli diversi, con prospettive
diverse, è la stessa esigenza di
autenticità evangelica che muove la ricerca teologica e il lavoro in favore dei diseredati.
Per questa scoperta che abbiamo fatto ringraziamo la Facoltà
che ci ha accolti e auguriamo a
molti altri di poter avere la stessa esperienza.
Bruno Bellion
Un corso sulla
storia
della chiesa
Organizzato dalla COMUNITÀ’ DI BASE di Pinerolo, Corso Torino, 285, nei locali del
Centro Sociale di Via Lequio a
Pinerolo, si sta svolgendo un
corso sulla STORIA DELLA
CHIESA.
Sono previste sette relazioni
coordinate dal prof. Grado Merlo, La prima di queste si è svolfà il 31 ottobre su « I caratteri
originali dell’episcopato ». La
prossima si terrà il 28 novembre alle ore 20.45 su « Aristocrazie ecclesiastiche nei regni romano-barbarici e nell’impero carolingio ». Seguiranno, tra gennaio
e maggio, altri studi sulla monarchia papale, la crisi della fine del Medio Evo, riforme e restaurazione, chiesa e borghesia
e chiesa e proletariato.
Coloro che sono interessali
all’iniziativa potranno aver il
programma completo del corso
richiedendolo in occasione del
prossimo incontro.
150 ANNI DEL TEMPIO DI PRAROSTINO
Un’occasione di incontri
Un gruppo di giovani tedeschi ha rinnovato i locali del presbiterio
Nella settimana dal 21 al 29
ottobre, la nostra comunità ha
avuto un « campo lavoro » di
giovani tedeschi della Gustav
Adolf Werk, guidati dal pastore
Schaerr e Signora. In tre giorni
hanno rimesso a nuovo alcuni
locali a pian terreno del Presbiterio adibiti alle attività della
Chiesa: pavimentazione della saletta, della cucina, del corridoio
e dell’entrata; pulitura e tinteggiatura dei detti locali ; pulitura
nostra comunità hanno offerto
loro con generosità: uva, fichi,
mele, pere, castagne ecc.
Il gruppo ha pure avuto tre
occasioni di incontro con la comunità, a diversi liv^li.
La sera del giovedì, incontro
con l’Unione Giovanile che ha
offerto loro un ricevimento per
ringraziarli del lavoro che hanno fatto per noi. Poi canti e giochi fino a tarda ora. Oltre ai
giovani erano presenti anche
▼
La FGEI-Valli organizza per
domenica 12 novembre, a Ferrerò, un Convegno regionale sul
tema: « I credenti di fronte alla
crisi della militanza ». Con questo Convegno, ci si propone, partendo dalle premesse della « linea
FGEI », di valutare quanto è stato fatto dalla FGEI in questi ultimi anni, di interrogarci sulla
crisi che investe il mondo giovanile, e di chiederci qual è la nostra resp>onisabilità di credenti
nella situazione attuale.
Il Convegno avrà inizio la mattina, alle ore 10.30 con la partecipazione al culto insieme alla
comunità di Ferrerò. Dopo il
culto, vi sarà la relazione introduttiva, quindi il pranzo al sacco. Il pomeriggio sarà dedicato
alle discussioni a gruppi e all’assemblea generale. Il Convegno
si concluderà alle ore 19.
Tutti i gruppi e membri FGEI,
unioni e gruppi giovanili, nonché
tutte le persone interessate sono
invitati a partecipare.
Il Coordinamento FGEI-Valli
e verniciatura delle porte, finestre, ringhiere, cancello ecc. Erano in 40! Sono arrivati a San
Bartolomeo alle 8,30 e alle 8,45
erano tutti sul lavoro, ciascuno
al suo compito preciso, ciascuno col suo attrezzo in mano,
grazie alla eccellente organizzazione dei direttori. Era entusiasmante vederli lavorare: pareva
un alveare molto ben organizzato. E hanno lavorato sodo, bene, soprattutto con gioia, felici
di dare una mano alla nostra
comunità, sempre alle prese con
i suoi vecchi stabili.
Mentre i 40 giovani lavoravano chi alla « bitoumeuse », chi a
portare mattonelle, chi a pennellare, chi a portare acqua, un
gruppo di sorelle della comunità, a turno, ha lavorato per preparare loro il pranzo nella grande sala, l’unica rimasta libera,
ma dove erano concentrati oltre alla cucina d’emergenza, anche tutti i mobili delle altre sale. E i nostri fratelli tedeschi
hanno dimostrato di apprezzare
e gustare la nostra cucina italiana, in modo particolare la
frutta che diversi membri della
numerosi altri membri di Chiesa più anziani: una serata di vera comunione fraterna, nonostante la difficoltà della lingua.
Il sabato sera il gruppo ha
preso parte al concerto di musica sacra nel tempio di San Bartolomeo con il quale si è dato
inizio alle celebrazioni del 150»
anniversario della costruzione
del tempio. Oltre ad alcuni canti si è distinto in particolare il
giovinetto Sebastian Schaerr, figlio del Pastore direttore del
gruppo, con la tromba accomgnato all’organo dalla sua mamma. A questo concerto hanno
partecipato pure il gruppo dei
trombettieri valdesi e il Coretto dei Collegio.
Commovente poi il messaggio
del pastore Marco Ayassot di
Pinerolo, ex pastore di Prarostino che ha rivolto alla comunità parole di augurio, di ringraziamento e di esortazione.
Numerosi gli amici delle comunità vicine che hanno voluto
unirsi ai Prarostinesi in questa
ora di gioia. Concerto riuscitissimo a giudizio di molti, perché
tutti bravissimi coloro che vi
hanno contribuito con amore e
con impegno.
Dopo il concerto l’Unione
Femminile ha offerto ai numerosi ospiti un rinfresco, e così
si è potuto avere ancora un’ora
di fraterno congioire nella sala,
anche se per l’occasione si è rivelata un po’ piccola, e quasi
tutti hanno dovuto stare in piedi a consumare le buone cose
preparate.
E ancora, domenica mattina,
il culto nel tempio di San Bartolomeo, interamente presieduto
dal gruppo lavoro tedesco: canti, liturgia, predicazione in tedesco e in italiano incentrata sul
testo Galati 6,2 « Portate i pesi
gli uni degli altri », motto del
gruppo lavoro della Gustav Adolf Werk che esprime lo spirito con il quale questi nostri
fratelli tendono la mano alle minoranze evangeliche in difficoltà.
Vogliamo esprimere un grazie
di cuore al pastore Schaerr e al
suo gruppo, al sig. Ribet, direttore dei Trombettieri, ai proff.
Taglierò e Vola, direttori del Coretto, al pastore Ayassot e a tutti i Prarostinesi che hanno lavorato generosamente per la buona riuscita di queste attività.
Programma
Programma delle celebrazioni del 150» anniversario del tempio di San
Bartolomeo, domenica 12
novembre:
Ore 10: Culto di ringraziamento con Santa Cena:
Predicatore, il Vice-Moderatore, past. Alberto
Taccia, messaggi degli
ex pastori di Prarostino,
partecipazione delle corali di S. Secondo e Prarostino.
Ore 13 : Agape fraterna
presso il Ristorante 'Tarin: prenotarsi in tempo.
Ore 15: Nella sala del teatro, esposizione e vendita dei frutti di Prarostino e oggetti di artigianato, lotteria, buffet ecc.
È in corso di stampa il
libro del pastore A. Jahier : « Prarostino e Roccapiatta nella storia valdese », aggiornato al 1978
dal pastore C. Tourn, tradotto in italiano. Rivolgersi al pastore Cipriano
Tourn, 10060 Prarostino,
tei. 50883.
7
lo novembre 1978
CRONACA DELLE VALLI
Lettera al Direttore
Guardarsi
allo specchio
Signor Direttore,
Tempo fa, non so bene dove e quando, pare che in un’assemblea di credenti di varie confessioni, uno dei
presenti abbia detto « Non posso pregare per la chiesa valdese perché la
chiesa valdese è una chiesa morta ».
■Chiaramente non possiamo né dobbiamo approvare questo sbrigativo giudizio sulla nostra chiesa, tuttavia l’aiv
ticolo (X Avanguardia senza esercito »
(numero del 20 ottobre), che riprende
un aspetto della preoccupante situazione della vita delle nostre comunità,
dovrebbe farci riflettere seriamente.
L’immagine che il Pastore Paolo
Ribet ha della nostra chiesa (« Una
vecchia fotografia datata 1898 ») è significativa.
Un’altra immagine attuale della nostra chiesa potrebbe essere quella di
una moltitudine silenziosa che, nella
chiesa, non vede altro che un’istituzione cui si ricorre per gli atti liturgici. I quali atti liturgici sono considerati un atto di fede oppure una formalità? Una risposta eloquente ci viene dalle confermazioni : l’importanza
deU’avvenimento non sta nelle promesse fatte, bensì nel banchetto, nei
regali, nei fiori, nelle fotografie a colori (per i quali nessuno bada a spese); dopodiché i neo-confermati spariranno definitivamente dalla vita della chiesa, seguendo l’esempio dei genitori.
Il Pastore Paolo Ribet può reputarsi fortunato se nella sua chiesa,
quando c’è da litigare ad un’assemblea, accorrono tutti; in altre chiese, accorrono tutti solo al XVII febbraio e quasi tutti a Natale e a Pasqua, mentre alle assemblee, a seconda dell’argomento in discussione, oltre
ai soliti presenti, nella migliore delle
ipotesi, si farà vivo qualcuno cui interessano eventuali aspetti di carattere sociale o politico degli argomenti
in discussione.
« Dov’è l’errore? » si chiede il Pastore Paolo Ribet.
Ritengo che uno degli errori fondamentali sia quello di non ayere mai
il coraggio di affrontare i problemi
concretamente e con chiarezza.
Ed ecco qualche esempio :
I membri di chiesa, ed a maggior
ragione i membri elettori ed i mèmbri dei concistori, dovrebbero contribuire « secondo una percentuale sul
proprio reddito fissata liberamente e
in maniera responsabile » (atti sinodali 1978) e prendere parte attiva alla
vita della chiesa. Quale iniziativa concreta è stata presa per ricordare che
per essere membro elettore non basta
partecipare, ogni sette anni, airassemblea che nomina il Pastore? Oppure
che una contribuzione di poche decine di migliaia di lire non può ritenersi responsabile per una famiglia con
ad es. 2 o 3 stipendi, pari ad un reddito intorno o superiore ai 10 milioni?
La chiesa si impegna veramente a
responsabilizzare i singoli, oppure si
associa spesso e volentieri al diseducante coro demagogico delle lagne della
società che vede nei lavoratori solo e
sempre degli sfruttati?
L’esperimento di evangelizzazione
cui accenna il Pastore Ribet, sarebbe
più che mai auspicabile innanzi tutto
aH’interno delle nostre comunità. Ma
chi ci ricorda ancora il dovere di eliminare la trave che è neH’occhio nostro prima di guardare al bruscolo
che è nell’occhio del nostro fratello?
Ovvero di impegnarci ad abbattere
gli idoli più o meno palesi che signoreggiano nelle nostre comunità anziché polemizzare criticamente con i
cattolici per gli idoli della loro chiesa? (Un articolo del Pastore Ermanno Genre su un recente numero dell’Eco del Chisone ce ne offre un saggio).
Ringraziando per l’eventuale pubblicazione, saluto cordialmente.
Guido Baret
SAN SECONDO
Con l’inizio delle riunioni
quartierali è anche cominciata
la collaborazione di Renzo Turinetto concessa dalla Tavola
per completare il lavoro del pastore titolare, ancora impegnato
con la presidenza CIOV per il
1979. Il collega Turinetto si occuperà soprattutto di riunioni
quartierali e di visite alle famiglie. Gli diamo un caldo benvenuto nella certezza che, non solo sarà accolto fraternamente da
tutti, ma che la sua collaborazione sarà utile e benedetta dal
Signore.
Colloquio
del primo
Ricordiamo a tutti i pastori e predicatori laici
che il prossimo colloquio
pastorale avrà luogo lunedì 13 novembre, nei locali
della chiesa di Villar Perosa.
Ore 9.15; Culto, introduzione (il sistema teologico di Calvino) a cura
di Giorgio Tourn e dibattito.
Ore 13.30: Prospettive Eco
delle Valli - La Luce (P.
Giampiccoli) - Educazione cristiana in vista della fede (Claudio Tron) Comunicazioni della Tavola e della CED - Varie.
Ricordiamo altresì, che
i Cassieri delle chiese del
I circuito sono convocati
per la sera di venerdì 17
novembre a Torre Pellice
(Asilo), alle ore 20,30.
Una caratteristica del lavoro
pastorale alle Valli è indubbiamente rappresentata dai colloqui di Circuito e di Distretto
che hanno luogo, i primi ogni
settimana, i secondi ogni mese.
L’opportunità di incontrare settimanalmente i colleghi viciniori
è sempre esistita ed è stata utilizzata per uno scambio di idee
ed una progettazione delle attività interparrocchiali ; attualmente rincontro ha carattere di
riflessione biblica inserita nel
contesto di una preparazione co
BOBBIO PELLICE
• Il culto della domenica 29
ottobre è stato presieduto dal
pastore Edoardo Micol. La comunità che si è riunita per ascoltare il suo messaggio era piuttosto ridotta, anche a causa della concomitanza con la mostra
del bestiame organizzata dalla
Pro Bobbio, I pochi che erano
presenti ringraziano il pastore
Micol, e pensano che ciò che egli
ha detto da parte del Signore
avrebbe meritato di essere udito da un maggior numero di
membri di chiesa!
• Gli abitanti della Comba della Ferrera (per i non Bobbiesi:
la valle del Pellice oltre il Cèstèl) hanno da qualche giorno
la soddisfazione di avere una
strada percorribile senza troppi
«scossoni». Venerdì., nel tardo
pomeriggio, la ditta incaricata
dei lavori ha ultimato la copertura con uno spesso strato di
asfalto. L’asfaltatura non giunge fino a Villanova, ma poco sopra la borgata degli Aghit. È comunque un notevole passo avanti che serve, con l’eccezione di
due famiglie, tutta la popolazione ancora residente stabilmente
in questa vallata. Tutti se ne
rallegrano e sperano che questa
miglioria renda loro la vita meno diffìcile.
Certo occorrerà molta attenzione, perché la strada è percorribile senza difficoltà, ma non
si è per questo allargata e in alcuni punti è diffìcile (anche impossibile) incrociare un altro
veicolo. Speriamo che anche chi
non conosce bene la strada e la
percorre occasionalmente se ne
renda conto e non succedano incidenti troppo gravi!
• Da alcune settimane funziona nel centro di Bobbio una
nuova fai-macia. Anche se la distanza con la farmacia più vicina è minima (solo 3 Km.), è pur
sempre un servizio utile. Alla
dottoressa Franca Meynet auguriamo di trovarsi bene tra di
noi!
• Il culto di domenica 19 novembre sarà presieduto dai bambini della Scuola Domenicale.
Badino i membri di chiesa alla
loro responsabilità di non « scandalizzare » questi bambini rifiutando il loro invito a presentarsi tutti insieme davanti a Colui
che è il Signore dei grandi e dei
piccoli!
pastorale
distretto
mune della predicazione. All’incontro partecipano infatti anche
i laici del circuito impegnati nelle sostituzioni domenicali.
L’incontro distrettuale ha invece un carattere maggiormente
di studio. La mattinata è consacrata in linea generale alla
presentazione di un libro o di
un tema con relativa discussione; il pomeriggio all’esame dei
problemi che interessano l’attività di tutto il Distretto.
Il lavoro pastorale a cui si consacra la maggior parte del tempo e dell’attenzione dei pastori
dovrebbe infatti lasciar maggior
posto per una riflessione teologica, non accademia, teoria, cultura ma ripensamento della predicazione. Questo è però possibile solo se esistono gli strumenti, la volontà e l’opportunità di farlo. La situazione del Distretto è sotto il profilo degli
strumenti privilegiata con im
buon numero di pastori, mancano però spesso gli Stimoli e soprattutto il lavoro pastorale dovrebbe essere reimpostato per
scaricare il pastore da tutte le
incombenze non strettamente pastorali che gli sono ancora oggi
attribuite.
LA BIBLIOTECA
Altro strumento importante di
lavoro che potrebbe essere maggiormente valorizzato nell’ambito del Distretto è la Biblioteca
Valdese che ha sede in Torre
Pellice nella Casa Valdese. Si
tratta di una biblioteca che in
origine era specializzata in campo teologico in quanto serviva
da materiale per i pastori, in seguito si è interessata a generi
più diversi tenendo conto soprattutto del fatto che è vicina
al Collegio e serve alle ricerche
degli studenti più che alle meditazioni dei teologi. Pur non essendo più stata molto aggiornata per mancanza di fondi e
per il costo ormai proibitivo
della pubblicistica teologica resta pur sempre un punto di riferimento che potrebbe dare un
notevole appoggio alla presa di
coscienza ed alla maturazione
della popolazione evangelica.
Lo scarso interesse per la lettura, la mancanza di tempo, l’orario necessariamente ridotto,
la posizione inevitabilmente marginale rispetto all’insieme del
Distretto ne riducono purtroppo la portata e l’influenza. Porse, come molte cose del passato che se ne stanno lì, in un angolo, tranquille e poco appariscenti, si troverà domani nuovamente utile ed importante.
TORRE PELLICE
Essere cristiani
nei mende
Con questo titolo la parrocchia cattolica e la chiesa valdese di Torre Pellice organizzano
due incontri-dibattito per presentare alla nostra attenzione
due figure di credenti impegnati nel rinnovamento della testimonianza cristiana del loro tempo il cui esempio è di stimolo
anche oggi.
Venerdì 17 novembre
Don Mazzolar!
una vita per Tuomo
presentato da don Piazza, amico di Mazzolari, con proiezione
di un film sulla vita di lui.
Venerdì 24 novembre
Giuseppe Gangale
un laico scomodo
nel protestantesimo italiano
presentato da Sergio Ribet.
*
Le conversazioni avranno luogo nella sala delle Scuole Medie
in Viale Rimembranza, gentilmente concessa dal Comune, alle ore 20.45.
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa che avrà luogo domenica 12 c. m. subito dopo il culto.
All’ordine del giorno l’approvazione del preventivo spesa anno
1979. Il culto avrà inizio alle
ore 10.
• La proposta di avere uno studio biblico accolta dall’Assemblea di Chiesa è andata avanti
e numerose sono pervenute le
risposte sulle preferenze dei giorni in cui lo studio dovrà aver
luogo. Attendiamo ancora altre
risposte.
Il primo incontro è fissato per
giovedì 16 novembre alle ore 18
nella Sala Unionista. Per poter
iniziare puntuali ed utilizzare
bene il tempo si prega di venire con un piccolo anticipo nella
sala.
RORA’
POMARETTO
Trombettieri
a Prarostino
I Trombettieri valdesi hanno
partecipato con gioia alla celebrazione del centenario della
chiesa di Prarostino.
II programma già pieno per
la presenza di corali, di flauti
stranieri e valdesi è stato arricchito con vari interventi dei nostri ottoni.
Non v’è rosa senza spina, però: conclusa la celebrazione,
mentre tutti si affollano attorno
alle macchine, per le anguste vie
del luogo, una tromba col suo
cofanetto deposta su di un marciapiedi rialzato, è schiacciata
dalla ruota posteriore di una vettura in manovra. È trasformata,
oggi, in un rottame inservibile;
la perdita è di un valore di almeno L. 250.000.
I Trombettieri nostri sono abituati a farsi ' le proprie spese;
nessuno ha mai dovuto rifondere loro spese di trasferta od altro... ma qui la spesa è troppa
per le loro forze.
Apriamo pertanto una colletta
per quanti, gentilmente vorranno aiutarci ed indichiamo come
nostro cassiere il prof. Donini
di Torre Pellice, anticipando a
tutti i sensi della nostra viva riconoscenza.
Enrico Geymet
Nuovo indirizzo
Pastore Ermanno Rostan, via
Virginio 41, Pinerolo, telefono
74263.
• Sabato 11 novembre, alle ore
20, nella Sala Lombardìni a Porosa è fissato un INCONTRO
DI DONNE, per considerare la
opportunità di approfondire problemi attuali che interessano
più da vicino le donne (vita di
coppia, isolamento di quelle che
sono sole, educazione dei figli,
rapporti con i familiari, difficoltà sul lavoro, problemi delle casalinghe ecc...) alla luce della
Parola di Dio. Invito cordiale a
tutte.
• Un gruppo di ex catecumeni
confermati quest’anno a Pasqua, si era impegnato a continuare a ritrovarsi in riflessioni
ed azioni ispirate alla Parola di
Dio oggi.
Durante Testate hanno fatto
dalle riparazioni alla vecchia
scuola del quartiere della Paiola,
e venerdì scorso hanno voluto
partecipare alla prima riunione
di quest’anno di questo quartiere.
Come seguito ad una visita
che avevano fatto all’Uliveto durante una delle « giornate », hanno invitato a Pomaretto il 1” novembre, un gruppo di bambini
dell’Uliveto accornpagnati da 2
assistenti e dalTautista; i giovani stessi hanno preparato loro il pranzo e, nel pomeriggio,
dopo alcuni giochi, c’è stata una
castagnata.
• Domenica 29 ottobre ha avuto luogo il bazar organizzalo
dall’unione femminile, seguito da
una cena comunitaria, alla quale hanno , partecipato una cinquantina di persone. Il ricavato
(un po’ più di 2.000.(XX) lordo,
1.700.000 netto) sarà devoluto ad
alcune riparazioni alle Scuole
Vecchie per aggiustare una piccola foresteria. Grazie a tutti
quelli che hanno contribuito. I
doni per lo stesso scopo sono
sempre accettati con riconoscenza.
• Ricordiamo il programma
delle riunioni quartierali che
avranno luogo la prossima settimana : martedì 14 alle ore 20.30
a Pomaretto; venerdì 17, ore
20.30, a Perosa Argentina (e non
giovedì come pubblicato sulla
circolare).
Sabato 4 c. m. abbiamo accompagnato al cimitero la salma di Maria Reynaud, di 88 anni, deceduta all’ospedale di Torre Pellice. Originaria di Rorà,
essa aveva trascorso buona parte della sua vita nell’astigiano.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Anche quest’anno il lavoro del
Gruppo biblico viene ripreso con
quattro incontri quindicinali. La
prima riunione avrà luogo venerdì sera alle ore 20.30 al presbiterio ed avrà come tema « Il
sermone sul monte ».
Lo studio sarà tenuto dal pastore Taccia che farà una introduzione generale sull’argomento,
mentre gli altri tre studi saranno tenuti dal pastore Adamo.
Come leggere e comprendere
oggi il « Sermone sul monte »
nella ricerca di una effettiva coerenza etica evangelica nella crisi
dei « valori morali » che bene o
male hanno retto e strutturato
la vita individuale e associata?
È questo uno dei vari interrogativi a cui si tenterà di dare
una risposta durante questi studi
ai quali tutti sono invitati.,,j,j'.,
• Il coretto di S. Germano Chisone parteciperà domenica prossima, con il nostro coretto, al
culto nel tempio.
Lo ringraziamo per la collaborazione e gli diamo il più fraterno benvenuto. '
RINGRAZIAMENTO
I parenti di
Maria Reynaud
di 88 anni
nelTimpossìbilità di farlo personalmente, ringr£iziano tutti coloro che hanno
espresso la loro solidarietà in questa
circostanza.
Rorà, 4 novembre 1978.
RINGRAZIAMENTO
NelTimpossìbilità di farlo personalmente i familiari del compianto
Bartolomeo Odin
profondamente commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore.
Un grazie particolare al Dottor De
Bettini per le amorevoli cure e al Pastore Sig. Platone per le parole di
conforto.
Angrogna, 25 ottobre 1978
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta: Sala Giulio, via Belfiore, 85
Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GiÒVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
DalTIT al 17 novembre 1978
Dott. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 12 novembre
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Martedì 14 novembre
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Domenica 12 novembre
FARMACIA Dott. PRETI
Luserna Aita
Via Inversegni - Tel. 90060
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 * 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 • 90.205
8
8
10 novembre 1978
PROBLEMASCUOLA
DOCUMENTAZIONE
Il diritto aiio studio
Definita nel corso di un importante convegno la linea di intervento
del movimento sindacale nel campo della scuola
Attività integrative
Nel maggio scorso si è svolto
a Montecatini un importante
convegno promosso dalla Federazione Cgil, Cisl, Uil sui problemi della scuola, dello sviluppo economico e del diritto allo
studio. Di fronte alla attuale
grave crisi della scuola — non
separabile dalla più vasta crisi
che il paese attraversa — il movimento sindacale ha definito
nel corso di tale convegno una
linea di intervento più incisiva
rispetto al passato nel campo
della scuola e ha indicato una
serie di obiettivi per avviare un
processo di trasformazione dell’istituzione scolastica, da portare avanti parallelamente alla
battaglia per il rilancio della
produzione e l’aumento dell’occupazione. Intendiamo esaminare alcune tematiche emerse dal
dibattito sulle quali sono chiamate a confrontarsi le forze sociali — studenti, insegnanti, l’insieme dei lavoratori — interessate al rinnovamento della
scuola.
Crisi deiia scuoia
Nella relazione introduttiva al
convegno è stato affrontato innanzitutto il problema della cri
vento della scolarità di massa.
Di qui la progressiva dequalificazione degli studi che, unita
al problema sempre più grave
della riduzione delle possibilità
di trovare im posto di lavoro da
parte degli studenti usciti Gialla
scuola, ha prodotto il collasso
deU’istituzione scolastica. Ecco
la necessità di una riforma globale della scuola che si colleghi
alla più vasta battaglia per la
trasformazione dell’assetto sociale e dell’apparato produttivo,
sulla linea della espansione e
della qualificazione dell’occupazione: la lotta per il diritto allo
studio si intreccia con la lotta
per il diritto al lavoro.
Diritto allo studio
Il diritto allo studio — uno dei
principali nodi problematici del
dibattito — non è stato inteso
solo nella maniera tradizionale
di concessione a tutti del diritto di accedere agli studi, ma si
è sostanziato dell’esigenza di
realizzare un rinnovamento dell’ordinamento scolastico capace
di opporsi alla separazione fra
la scuola per le classi dirigenti e
quella per i lavoratori subordinati e capace di offrire a tutti
• ^ utJuar cn- VAI vjxixiic a, tutL.
SI della scuola, che si configura ^ giovani una formazione cultu
sempre più come crisi di ruolo ràle di base^ fnnriampni-.niTniiTi<-c
dell’istituzione sul terreno HpIi^
toahtà e deUa qualità dello studio in rapporto ai processi sociali e economici generali. La
contraddizione principale è data
dalla mancata risposta, in termini di rinnovamento e di riforme, a quella domanda sociale
nuova di istruzione che si è
espressa a livello di massa in
questi ultimi 15 anni: si è ampliata la scolarizzazione, c’è stato l’ingresso delle masse nella
scuola, senza che le strutturè
scolastiche mutassero in termini qualitativi. Si è continuato a
insegnare come prima le cose di
prima e la scuola (il discorso
vale soprattutto per la secondaria superiore) ha conservato la
vecchia organizzazione e gli stessi contenuti culturali, limitandosi a distribuire in maggior numero titoli di studio, sempre
meno corrispondenti ad un’effettiva formazione. Non ci si è
preoccupati di venire incontro
alle esigenze espresse dagli strati sociali tradizionalmente esclusi dalla scuola e non si è posto
al centro dell’apprendimento
una cultura nuova capace di
realizzare il ricongiungimento di
sapere e fare, di studio e lavodi cultura e professionalità.
1/impostazione letterario-retorica della scuola gentiliana, la rigida separazione tra lavoro intellettuale e manuale, tra chi
^udia e chi lavora, hanno continuato a caratterizzare il sistema di istruzione anche dopo l’av
rale di basefondamentalmente
omogenea e collegata ad effettive possibilità di occupazione. Il
diritto allo studio viene ad assumere il significato di «diritto
collettivo deU’intera società e,
in essa, principalmente della
classe lavoratrice, di riappropriarsi della cultura, di arricchire e socializzare il patrimonio
di conoscenze e competenze necessarie al progresso del paese »
(v. Relazione introduttiva al
Convegno).
La battaglia che il movimento
sindacale intende condurre per
l’effettiva realizzazione del diritto allo studio così inteso si articola in una molteplicità di
obiettivi tra- loro collegati. Si
tratterà innanzitutto di indurre le regioni e gli enti locali a
farsi promotori, in un quadro
di collaborazione con gli organi
collegiali della scuola, di tutta
una serie di iniziative a livello
territoriale per potenziare le istituzioni scolastiche e per sviluppare i servizi ad esse collegati
( strutture edilizie, estensione
del tempo pieno, trasporti, servizi di refezióne, laboratori, biblioteche, forme di istruzione
per adulti, ecc.), con particolare
attenzione all’area scolastica
dell’infanzia e dell’obbligo, proprio perché è in questa fascia
che si deve incidere per colmare le differenze sociali e culturali dei livelli di partenza. Il
rinnovamento di tale fascia non
può prescindere da un potenziamento della scuola dell’infanzia
(asili nido e scuola materna)
con il compito non già di «parcheggiare » e « custodire » i bambini per un numero di ore giornaliere, ma di promuovere la loro maturazione e formazione intellettiva e affettiva. Cosi, pure
si rende necessaria una riforma
della scuola dell’obbligo concepita come un’unica scuola di base (non più divisione tra i due
livelli della scuola elementare e
della scuola media inferiore),
non selettiva, basata su contenuti culturali profondamente
rinnovati e finalizzati « a fornire
a ciascuno padronanza e controllo dei diversi linguaggi, possesso di strumenti scientifici e '
operativi per leggere e interpretare la realtà nei suoi vari aspetti, per operare sintesi scientifiche e operative con un minimo
di autonomia e capacità critica »
(v. relazione su «Processi di riforme e diritto allo studio»).
Due milioni
di analfabeti
Tale scuola di base rinnovata
dovrebbe costituire un centro
per l’azione di recupero degli adulti a livello di istruzione elementare e di scuola dell’obbligo
mediante l’istituzione di corsi a
tale scopo e la socializzazione
dei servizi e strutture di istruzione. Non dimentichiamo che secondo il censimento del 1971 il
In PROBLEMASCUOLA di ottobre (La
Luce n. 40) Oriana Bert ha illustrato
La circolare delle 160 ore. Riteniamo
opportuno fornire l'indicazione completa delle circolari che regolamentano le
attività integrative per l'a.s. 1978-79.
C.M. n. 159, 22.6.'78 - Applicazione
deH'art. 1 della Legge 820/71.
C.M. n. 169, 21.7.'78 - Programmazione
educativa, applicazione art. 2 della
Legge 517/77.
C.M. n. 172, 20.7.'78 - Orari e programmi della Scuola Media per il 78-79.
C.M. n. 178, 31.7.'78 - Applicazione
dell'art. 7 della Legge 517/77.
I nuovi programmi della Scuola Media e l'approvazione della legge per la
Riforma della Scuola Secondaria Superiore (passata alla Camera il 28.9.'78)
sollecitano vaste iniziative di aggiornamento e di sperimentazione. Esse sono
regolate dalle seguenti circolari.
C.M. n. 186, 1.8.'78 - Aggiornamento
culturale e professionale del personale direttivo e docente. (Scadenza
15.12. 78 per la formulazione del
piano provinciale).
C.M. n. 187, 1.8.'78 - Attività di sperimentazione ex art. 3 DPR 419/74
(Scadenza 15.1.'79 per le richieste di
nuove sperimentazioni).
Il Disegno di Legge n. 1888 sul precariato e sui nuovi criteri per il reclutamento del personale è stato approvato il
9.8. 78 come Legge n. 463, pubblicata
sulla G.U. n. 232 del 21.8.78. Contiene
anche importanti disposizioni per l'estensione della durata della scuola materna
(art. 9).
Per il rinnovo degli Organi Collegiali
le disposizioni sono contenute nella
C.M. n. 221 del 15.9.'78.
Tutte queste circolari sono pubblicate,
oltre che sul Bollettino Ufficiale, su
varie riviste specializzate e sono reperibili presso le segreterie delle scuole.
76,6% degli italiani era al di sotto dei limiti dell’istruzione obbligatoria (oggi la situazione
non è sostanzialmente mutata) e
gli analfabeti erano ben 2 milioni.
Il diritto allo studio si salda
in tal modo con un progetto di
educazione permanente che superi la scissione tra il periodo
della vita in cui si studia e quello in cui si lavora e che consenta ravvicinamento tra sistema
educativo e sistema produttivo,
nella forma dell’intreccio tra
l’esperienza'di stùdio e l’esperienza di lavoro.
Un modo concreto per attuare una prima forma di ricomposizione tra studio e lavoro è quello di garantire ai lavoratori il
diritto al « rientro » nell’istituzione scolastica per il libero accesso a forme di istruzione, mediante la possibilità di destinare
parte dell’orario lavorativo all’impegno di studio (sul modello delle 150 ore); parallelamente !-i dovrebbe consentire agli
studenti di affiancare all’esperienza di studio im’esperienza di
lavoro anche a tempo parziale.
Cultura e lavoro
È in questa prospettiva che
vanno utilizzati gli spazi offerti
dalla legge 285 (sull’occupazione
giovanile) attraverso il «contratto di formazione e lavoro »
con cui lo studente della scuola
secondaria e dell’università può
garantirsi momenti sindacalmente controllati di utilizzo nel settore produttivo e i lavoratori
possono impiegare un «monte
ore» per l’attività di studio (né
cultura senza lavoro, né lavoro
senza cultura).
Tali contratti permetterebbero inoltre di riportare sul mercato del lavoro ufficiale le svariate forme di lavoro nero nelle
quali spesso gli studenti son®
coinvolti, di superare la condizione dell’apprendistato e di ridefinire su basi nuove la condizione dei lavoratori studenti.
Nel corso del convegno sono
emerse altre interessanti proposte riguardanti la riforma della
scuola secondaria superiore che
attualrnente è in discussione in
Parlamento, ma su questo aspetto avremo modo di ritornare in
un’altra occasione.
Su tutte queste tematiche emerse dal convegno è bene portare avanti un lavoro di riflessione e un attivo impegno collettivo per dare avvio ad un processo di modificazione della scuola,
del suo rapporto con la società
e dei suoi contenuti culturali.
Elena Bein Ricco
flA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
Polonia: il popolo tra chiesa e partito
Comìtito di Redazione : Sergio
Aqui lente, Dino Ciesch, Marco Devile, Niso De Michelis,. Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GlAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a ; < L'Eco delle Valli la Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 •
10066 Torre Peilice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza t' colonna : commerciaii L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà: c.c.p. 2/39878
intestate a : Roberto Peyrot • Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Peilice (Torino)
Nel n. preced. di questo settimanale, abbiamo riportato parte
di un articolo (di Alain Woodrow) pubblicato su « Le Monde » del 20.10.’78. Dal medesimo
vogliamo ora riportare un’altra
parte, anch’essa molto interessante.
« Dei 35 milioni di polacchi (di
quali si aggiungono ¿10 milioni
che vivono all’estero) 93% sono
battezzati nella Chiesa Cattolica,
90% si dichiarano credenti, 78%
regolarmente praticanti. Si contano circa 800.000 acattolici (ortodossi, uniati, vetero-cattolici,
protesami). Gli ebrei, sempre
vittime dì campagne antisemite,
non sono più di 10.000.
Pertanto il cattolicesimo polacco, solidamente radicato in
tutti gli strati della popolazione,
è vivace ed onnipresente. A partire dal X sec. (conversione del
principe Mieski al cristianesimo), e più ancora dopo il XVIII
sec. (spartizione dello Stato polacco da parte di Prussia, Austria
e Russia), la Polonia e il Cattolicesimo si sono identificati.
Il popolo polacco non accettò
mai la scomparsa del proprio
Stato. Nel sec. XIX, il popolo si
sollevò più volte, per mantenere
la propria identità nazionale,
che il peso: la confisca dei beni
e l'interdetto, o l’esilio, di taluni
suoi ordini religiosi.
Infine, durante la seconda
guerra mondiale, che cominciò
con una nuova spartizione del
paese, morirono 6 milioni di polacchi, fra cui 3 milioni di ebrei
(dunque un quarto della popolazione dell’epoca). La Chiesa s’impegnò, praticamente senza riserva, nella lotta e nella resistenza:
basti ricordare che quasi 5.000
preti polacchi (cioè 1/3 del corpo sacerdotale) perirono nei
campi di concentramento nazisti. Da allora, i vincoli fra nazione e religione si strinsero, se possibile, ancor più, tanto che la società polacca, multinazionale fino
al 1939, è diventata uninazionale
ed uniconfessionale, a un grado
mai conosciuto in tutta la sua
storia. (...)
T eoricamente, alcuni gruppi
parlamentari non comunisti fanno parte della Dieta, e i cattolici
sono rappresentati da 10 deputati: 5 del gruppo ”Pax” e 5 del
gruppo ”Znak" (= segno). Si
tratta di due ’’club d’intellettuali
cattolici”. Il più forte dei due è
li. gruppo "Pax”, gruppo politico
di ’’élite" e molto combattuto.
di Stato. In ogni situazione politica, Pax sa allinearsi sul partito (!). Stalinista fino al 1956, si è
opposto agli scrittori e agl’intellettuali durante gli anni 60, poi
agli studenti e agli ebrei nel 1968,
arrivando addirittura a difendere l’intervento sovietico in Cecoslovacchia (!). Mà*la Chiesa ufficiale non ha mai pubblicamente riconosciuto l’esistenza di Pax,
ed è sempre vietato ai preti di
aderire a quel movimento, anche
se la gerarchia chiude gli occhi
sugli autori cattolici che pubblicano libri nelle edizioni Pax:
questo perché il movimento copre le posizioni ideologiche più
varie. (...)
Completamente diversa è la
posizione del gruppo “Znak”.
Questo, nonostante la sua indipendenza d’opinione, è ufficialmente riconosciuto dall’episcopato, e politicamente si colloca fra
l’episcopato e Pax. La maggioranza dei suoi membri accettano
il socialismo, ma non necessariamente secondo le modalità che
vengono loro proposte. (...)
In definitiva, il contrasto fondamentale fra il Partito e la
Chiesa, al di là dei fastidi amministrativi procurati dall’uno, e
dalle denunce in piena regola
e ______ _____________
— f.-i.... ................... c Fondato nel 1946, alla fine della aaue aenunce tn piena regola
gli occupanti prussiarii e russi guerra, è diretto da una équipe presentate dall’altra, non è nien
fecero tutti gli sforzi possibili dell’antica Falange (movimento te altro che una battaglia per ot
per ridurlo all impotenza. In tali fascista polacco di ante-guerra). tenere la fedeltà del popolo del
lotte per la soprawivenza nazio- Esso gode dei favori del partito quale sia la Chiesa che il Partito
naie, la Chiesa Cattolica ebbe comunista (!): il suo presidente pretendono, in ugual misura, esparte importante e ne portò an- Boleslaw Plasecki è consigliere sere il portavoce e l’autorità ga
rante. La chiesa non è spinta,
dalla tradizione, a partecipare direttamente ed attivamente al potere. La Storia le ha insegnato
che nulla è meno stabile, né più
caduco, dei regimi politici. Al
contrario: ciò che le importa è
il mantenere le proprie radici
nelle masse popolari.
D’altra parte il Partito è sempre considerato, da molti, come
una importazione dall’estero (dall’URSS, oltre a tutto!). Che Gierek e suoi colleghi siano dei patrioti polacchi cambia ben poco
questo modo di pensare: molti
sono coloro che hanno l’impressione d’esser governati da un sistema straniero.
Così Chiesa e Partito sono
schierati in campi opposti. Entrambi si appellano al popolo,
ciascuno a suo modo e tn direzioni diverse, creando una situazione di tensione e di conflitto
larvato.
L’elezione del cardinale Wojtyla al papato cambierà qualcosa?
In primo luogo essa sarà una
perdita per la sede apostolica di
Cracovia e per l’intero paese,
che aveva bisogno delle grandi
doti diplomatiche del delfino del
cardinale Wishinski. Ma, tutto
sommato, la parte molto più influente che Karol Wojtyla avrà
nel mondo intero (dunque indirettamente anche in Polonia), costituirà un fatto di compensazione infinitamente superiore