1
DELLE valli VALDESI
pastore
TACCIA ALPERTO
ANGROGNA
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
A n >ìo 98 - N. 5
Una copia lire 50
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per reitero
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TORRE PELLICE - 2 Febbraio 1968
Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.CJ". 2-17557
Dopo 23 anni di
non ha trovato
democrazia il
la fiducia nello
Stato
Prime risposte aH'appello prò terremotati
Le Chiese evaogeiiche nel mondo
solidali con le vittime siciliane
In Sicilia, malgrado le promesse di aiuti e di ricostruzione da parte degir uomini
di governo è cominciato l’esodo - È una sfiducia diffusa che emerge non solo in
relazione alla tragedia siciliana, ma anche nella vita quotidiana davuiM a tutte
le strutture fondamentali della pubblica amministrazione >;4
__________________________________
La tragedia siciliana chiama ancora una volta in causa le responsabilità dello Stato. E’ inesatto dire
che i terremoti non si possono prevedere. Nella cosiddetta « fascia di
corrugamento alpino » che attraversa ampie regioni del nostro paese,
sono un’eventualità non solo possibile, ma probabile. Lo dimostra,
purtroppo, il lungo elenco di cataclismi che hanno causato lutti e rovina nel meridione : e basterebbe
limitarlo a questo secolo.
In ogni nazione civile, è predisjiosto un piano per affrontare le
l'onsegiicnzc delle calamità naturali e portare soccorsi rapidi e tempestivi ai colpiti. In Italia, non era
predisposto nulla. Tra i primi ad
arrivare nei paesi ridotti a cumuli
di macerie sono stati non la forza
pubblica, ma i nostri ragazzi della
comunità di Riesi. Le cronache registrano sprechi e disordine nella
organizzazione dei soccorsi.
Ì moderni microfoni capaci di
captare il suono di un respiro sotto
me.tri di .maofris. .b^nnp do^to arrivare dalla Lrancia e c’è il cupo
sospetto che molte persone abbiano
agonizzato sepolte vive e siano mor
te perchè nessuno sì è accorto di lo
ro in tcin’po. In certe zone si è do
vuto buElar via il pane sovrabbon
dante, mentre in altre i sinistrati
non toccavano cibo da giorni. Dove
c’erano uomini mancava il materiale, e viceversa. A una settimana dal
disastro c’erano ancora ospedali
senza plasma, senza medicine, senza attrezzature sufficienti.
L'alluvione del 1966 non ci ha insegnato nulla. Continuiamo a vivere fidando nella buona stella e nelle
capacità di improvvisazione di cui
andiamo fieri, ma che ci hanno creato una triste fama nel mondo proprio perchè sono l’alternativa alla
serietà di fondo e all’impegno che
<'i mancano. Ora è scattato il meccanismo della commozione popolare, lo slancio di solidarietà. Commovente, certo. Ma anch’esso è un
fuoco di paglia. Sterile se non è
accompagnato da una civile presa
di coscienza di nn fatto molto semplice: che i problemi connessi, prima e dopo, con queste catastrofi
non possono essere risolti con l’elemosina, sull’onda di una facile e
momentanea emozione.
(Questa commozione deve trasformarsi in atteggiamento risentito e
critico contro le strutture di uno
Stato che si sono dimostrate logore
e inerti. C’è qualcosa di profondamente marcio nella nostra vita pubblica: e il discorso può essere allargato oltre i limiti, pur così ampi e
tragici, del terremoto siciliano.
Lo Stato previdenziale non funziona. Enti assistenziali farraginosi
e scricchiolanti inghiottono miliardi
A ! LETTORI
Il 15 febbraio saremo costretti a sospendere l'invio ai lettori che non avranno versato il loro canone d'abbonamento per il
IhhS; per coloro che hanno rinviaio il versamento per distrazione alleghiamo a questo
numero un modulo di c.c.p., pregando vivamente di indicare, nel proprio indirizzo,
il n. di codice di avviamento postale. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno fatto
o faranno un'offerta.
di contributi dei lavoratori in palazzi faraonici e nell’elefantiasi di
funzionari e impiegati, mentre gli
assistiti attendono anni la liquidazione della pensione e devono mettersi in coda per una semplice prestazione ambulatoriale.
Lo Stato educatore è ammalato di
accademismo, le università sono ancora aperte soltanto ai privilegiati
c.
OSI parla il Signore^ VEterno:
Guai ai pastori che non han fatto che pascere se stessi! Voi mangiate il latte, vi vestite delta lana, ammazzate Ciò ch'e ingrassato, ma non
pascete il gregge. Voi non avete fortificato le pecore deboli, non avete
guarito la malata, non avete fasciato
quella ch’era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato
la perduta, ma avete dominato su loro con violenza e con asprezza.
Così parla il Signore, VEterno: Eccomi contro i pastori; io ridomanderò le mie pecore alle loro mani.
Io stesso pascerò le mie pecore e
le farò riposare, dice il Signore, VEterno. Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita,
fortificherò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte. Io le pascerò
con giustizia.
(Ezecliìele 34)
e in inano di corporazioni feudali
di insegnanti, troppo spesso lontani dalla realtà viva della cultura.
Lo Stato amministratore della
giustizia funziona male. Un corpo
di magistrati esiguo e oberato di lavoro impiega anni per pronunciare
le sentenze e si ricorre sempre più
alla transazione privata (spesso sopportando l’ingiustizia) piuttosto che
ai giudici. 11 fisco infierisce contro
i ceti a reddito fisso, di cui è facile
accertare a tavolino i guadagni fino
aH’ultima lira, ma è impotente di
fronte ai grandi evasori. Lo stesso
parlamento, nato per proteggere i
più poveri dalle taglie e dalle imposizioni dei potenti, appare ormai al
cittadino comune come provveditore del fisco con tributi insostenibili e dilapidatore della ricchezza
comune con ingiustificata prodigalità nelle spese.
Dopo 23 anni di un regime che si
fregia degli attributi di democratico
e cristiano, anche il primo e fondamentale diritto del cittadino, il voto, viene esercitato soltanto per rabbia o paura : dagli uni nella speranza di sovvertire radicalmente le
strutture antiquate e scricchiolanti
dello Stato, dagli altri per difenderle controvoglia, nel timore di uno
Stato ancor più tirannico e altrettanto decrepito. Questa situazione
non nuoce al ricco e al potente. Anzi : la debolezza dello Stato consente a costoro di esercitare con maggior profitto la sopraffazione e di
perseguire senza freno gli interessi
più egoistici.
E’ sugli umili, che dallo Stato dovrebbero essere difesi e sorretti, che
ricade il peso di questa inefficienza.
E in Sicilia sta accadendo un fatto
che dimostra a qual punto sia giunta la sfiducia dei cittadini verso gli
organi dello Stato. Sono venuti i
più alti esponenti della vita pubblica a rassicurare e confortare:
hanno promesso che le case saranno
ricostruite, che i sinistrati avranno
i mezzi per ricominciare. Ma la
gente lascia le regioni devastate.
Preferisce la via antica e dolorosa
deH’emigrazione promesse che
un’esperienza a Iti)|ittanto antica ha
troppe volte dinutìtrato vane.
Sì, gli aiuti (1^0. Stato saranno
stanziati. Anzi, lo sono già: 45 miliardi. Ma gli Ul^fl sono convinti
che, nelle loro iBani, arriveranno
tardi o non arri^jiranno affatto. Si
disperderanno prS^. Non sta a noi
dire se questa sfiifficia è giustificata.
Esiste, e conviene prenderne atto,
per rendersi cont^ della crisi nei
rapporti tra Stat'&sè'cittadini. Le
cause ? -J, '
Si potrebbe accennare al problema di una burocrazia stanca e disillusa, a CUI Si in|pgna che spirito
d’iniziativa e senso di responsabilita sono soli i itof apportatori di
(( grane », che bisogna continuare a
fare comi «i fot \a un secolo fa perchè ogni mnovazjDne e scoraggiata
dalle pastoK <b leggi superate e
macchinose.
Si potrebbe accennare alla nuova
«omertà di parti||g »fi icbe^ spegne
gli scandali, coprp soprusi e malversazioni, premiando i colpevoli secondo il principio cc promoveatur ut
amoveatur », che e la più grave delle punizioni comminate dal costume vigente. Sarebbe un discorso
lungo e complesso. Resta il fatto che
la povera gente abbandona la Sicilia senza speranza: e svende bestiame e poderi al vile prezzo che speculatori, calati come avvoltoi, offrono. Nemmeno da questi lo Stato è
in grado di difenderla.
Giorgio Martinat
Le recenti, gravissime scosse telluriche,
che tanti lutti e rovine hanno recato a vari
poveri paesi della Sicilia occidentale, hanno
visto la pronta adesione ed il fraterno interessamento di organizzazioni ecumeniche,
come risulta dai consueti bollettini che riceviamo:
Parigi (hip). - In unione colla Federazione protestanti di Francia, la CIMADE, servizio ecumenico di aiuto riceve i doni in
danaro in favore dei terremotati.
Gli II Amici francesi di Riesi » hanno immediatamente preso contatto col pastore
Tullio Vinay, il cui « Servizio Cristiano »
opera da vari anni in Sicilia. Riesi ha sentito le scosse ma non è stata danneggiaia.
Tullio Vinay ha potuto « mobilitare » tutta
la città ; trasporti, viveri, medicine, personale per recarsi sui posti disastrati.
Di fronte alla carenza delFamminisirazione siciliana, gli « Amici francesi di Riesi » e la « CIMADE » si sono accordati per
laggruppare tutte le offerte sul conto della
CIMADE stessa, che sosterrà lo sforzo intrapreso dalla città di Riesi. Un anticipo di
10 mila franchi è stato telegraficamente inviato a Tullio Vinay.
Ginevra (soepi). - Numerosi doni sono già
pervenuii alla DESEAR (Divisione d'Aiuto
reciproco e di Servizio delle Chiese e di Assistenza ai Rifugiati) del CEC (Cons. Ecum.
delle Chiese), da parte di organizzazioni
affiliate per aiutare i terremotati.
Le diverse organizzazioni si sono accordate affinchè le offerte siano trasmesse alla
F©(|eraztone protestante italiana che si ini caricherà di distribuirne una pai|é “a « Càritas Italia», organizzazione Caltòlfcà draiuto, e alla Croce Rossa. Verranno inviate altre somme per finanziare i programmi di
ricostruzione e riattamento.
Il pastore C. Arbuthnot, direttore ad interim della DESEAR, ha inviato un telegramma a mons. Bayer, presidente di « Caritas Internationalis » esprimendo la sua
simpatia per tutti coloro che sono stati vittime della catastrofe, e per offrire l’aiuto
delle chiese membri del CEC.
Losanna (spp). - Nel quadro dello sforzo
ecumenico di aiuto alle vittime del terremòto in Sicilia, TEntraide protestante suisse
(EPER/HEKS) raccoglie i doni che le saranno inviati a tale scopo.
11 Consiglio della Federazione delle Chiese
protestanti della Svizzera ha inviato due
messaggi di simpatia per le vittime del movimento sismico, rivolti l’uno al Moderatore
della Chiesa Valdese, l’altro al Presidente
della Federazione evangelica italiana, a Roma. Questi messaggi ricordano che, accanto alla Croce rossa svizzera, alla Chaîne du
Bonheur e a Caritas, l’EPER ha lanciato un
appello prò sinistrati.
iiiiiiiniimiiiiiimimiiiiiiiuiii
Nell’America latina
La partecipazione cristiana
alle trasformazioni sociali
Piriapolis, Uruguay (soepi) — Il pastore
metodista E. Castro nel rivolgersi ai 200 cri.
stiani, appartenenti a 20 paesi, che hanno
recentemente assistito ad una serie di colloqui ecumenici, ha fra l’altro detto che gli
stessi conflitti ideologici che dividono il continente latino-americano si trovano anche
nella vita della Chiesa. Occorre superare le
divisioni comprendendo l’attuale situazione,
e scoprendo il significato teologico degli avvenimenti. Ha soggiunto che occorre sentire ciò che dicono i sociologi e gli psicologi
su ciò che avviene nell’America latina, dopo di che, malgrado le divisioni politiche e
sociali, i cristiani potranno intendersi.
Ribadendo poi quanto detto dall’arcivescovo di Montevideo e cioè che è una grave colpa accusare i cristiàni di essere marami solojperchè lavorano la giustizia so’%ìafc, ila piin^4imÉÌentl,
parecchie persone non comprendono ancora
che il desiderio di giustizia si afferma sempre più nei cuori di tutti i giovani latinoamericani, e che il momento esige delle urgenti trasformazioni, che non possono essere
rimandate ».
Il tema dei suddetti colloqui era a La partecipazione cristiana alle trasformazioni sociali dell’America Latina » : erano presenti
rUnione della gioventù evangelica latinoamericana, TAssociazione cristiana degli stu
denti, la Commissione « Chiesa e Società »
ed altre, per cui tutte le confessioni cristiane, ivi compresa quella cattolica, erano rappresentate.
iiMimiiMimiiiiiimiiiniNiimmitiimiii iiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiii
•iimtimiiiiiiMiiimitiiiiii
iiimiiimimiiiiiiiiiiini
iiiiiiimiiiiiiiiiiiii II
La Curia romana lo aveva tacciato di eresia
Il famose "Catechismo olandese
fi
Questo testo, bloccato dalla Congregazione vaticana per
la dottrina della fede ( ex Sant'Uffizio ) e poi assolto dallo
stesso pontefice romano, ha suscitato vivo interesse e ha
rappresentato in Olanda e soprattutto nei paesi anglosassoni, un successo librario. Se dedichiamo così ampio spazio a una presentazione critica di quest'opera è perchè da un lato essa merita considerazione e riflessione per lo sforzo di approfondimento e dì ristruttu
razione in termini moderni che esso rappresenta ; dall'altro, occorre veder chiaro in questo catechismo che non
pochi protestanti sembrano considerare un capolavoro di
evangelicità, mentre si situa perfettamente nella linea
dell'aggiornamento, del rinnovamento senza rottura. Un
documento da meditare, poiché preannuncìa e descrive
il cattolicesimo che ci troveremo dì fronte domani.
Abbiamo avuto tra le mani, per la
cortesia di un amico cattolico, la versione inglese del celebre Catechismo
olandese (cattolico), che in un primo
tempo, subito dopo la sua apparizione,
era stato tacciato di eresia da parte
degli organi competenti della Curia romana — accusa recentemente revocata
dal pontefice romano in persona. Il
Catechismo olandese ha così perso la
sua aureola di libro proibito, che finora aveva contribuito non poco al suo
successo. Potrebbe anche darsi che disporremo presto di una versione italiana.
Compilato, su incarico dei vescovi
cattolici d’Olanda, dall’Istituto Superiore di Catechetica di Nijmegen, in
collaborazione con Istituti analoghi, il
Catechismo olandese (il cui vero titolo
è: «Un nuovo Catechismo») ha avuto enorme diffusione non solo in Olanda ma anche negli Stati Uniti, in Canada e altrove.
iVIufi per adulescenti
L’opera è voluminosa: l’edizione inglese consta di ben 500 pagine. Non è
un catechismo nel senso tradizionale
del termine (redatto cioè secondo lo
schema consueto domanda-risposta),
anche perchè esso non è destinato ai
catecumeni veri e propri, di solito adolescenti, ma alle persone adulte : è un
catechismo per adulti, dove « adulti »
non allude solo all’età ma anche alla
maturità della fede; adulti nella fede,
non solo per l’anagrafe. Abbiamo quindi a che fare non con un manuale di
insegnamento ma con un testo di formazione in cui il lettore trova un’ampia, pacata e suadente esposizione della fede cattolica in tutti i suoi aspetti,
alla luce deH’insegnamento conciliare.
« Questo libro — dice la prefazione redatta dai vescovi olandesi — è un tentativo di rendere fedelmente il rinnovamento che si è prodotto col Concilio
Vaticano Secondo. Per questo è intitolato Un nuovo Catechismo. Ma ’’nuovo” non significa che qualche aspetto
della fede è cambiato... L’intero messaggio, la fede in tutte le sue parti rimane la stessa, ma il modo di avvicinarvisi e la luce in cui è vista sono
nuovi... Questo nuovo tipo di catechismo cerca di presentare la fede dei nostri padri in una forma adatta al nostro tempo ». Siamo dunque nella migliore tradizione conciliare: quella dell’aggiornamento, dell’adattamento dell’antica fede ai tempi nuovi, della riformulazione dell’eterna verità cattolica in termini moderni e di una sua
nuova articolazione.
molta souplesse
Nessun aspetto importante della lede cattolica è in alcun modo minimizzato. Anche i dogmi più discutìbili e,
secondo noi, più contrari alTEvangelo
sono chiaramente affermati, ma vengono collocati in contesti nuovi : il primato del papa è situato nel contesto
della collegialità episcopale (pagine
366-68), l’assunzione di Maria in cielo
è spiegata nel quadro della comunione
dei santi (pp. 474-76), la sua immacolata concezione in quello della potenza
della grazia (pp. 267-68). Resta peraltro un grosso mistero come Maria possa essere, nello stesso tempo, «nostra
sorella» e «nostra madre» (p. 212).
Solo Dio, a nostra conoscenza, può essere nello stesso tempo (ma in persone
distinte) Padre e Figlio. Ma Maria, come ogni altra creatura umana, se è
« nostra madre » diffìcilmente potrà essere « nostra sorella ». Il fatto è che
nel cattolicesimo romano Maria non è
solo una creatura umana, ma qualcosa di più. Diciamo questo en passant,
perchè la mariologìa, neH’insieme del
Catechismo olandese, occupa un posto
alquanto marginale.
In tutta l’opera, nessun accento poPaolo Ricca
(continua a pag. 6)
2
9? 2
P5?
AWm—IWA BikkSi
Lettera da Landra
Il tesoro e il 'VS.SO basta parlare di pace
Dio parla anche oggi attraverso alle pagine della Bibbia ■ La risposta di Dio ai grandi interrogativi dell uomo Dio non parla soltanto per consolare e benedire ma per suscitare delle vocazioni
Una sera nn giovane ritorna a casa visibilmente emozionato. Mamma — dice in maniera agitata — io
sono qui per un miracolo. Stamattina, mentre andavo al lavoro in motocicletta, una macchina mi ha tagliato la strada; non ho potuto evitare l’urto, sono stato sbalzato di
sella, ho fatto il volo sopra la macchina e sono caduto dall’altra parte,
sull’asfalto... non mi sono fatto nulla ! Dio mi ha salvato !
Questo giovane ha visto in tutto
questo un miracolo di Dio, ha sentito cioè che in quel momento Dio
gli parlava.
Ma com’è che questo giovane ha
sentito che in quel momento Dio
gli parlava, là dove altri parlano di
un « caso «, di « fortuna », di « destino »?
Questo giovane ha frequentato la
Scuola Domenicale, il Catechismo,
ha udito l’annunzio deU’Evangelo in
molte occasioni e perciò egli conosce
la Bibbia. Ed è la conoscenza della
Bibbia che gli ha permesso di sentire che Dio gli parlava in quella occasione. Se egli avesse ignorato totalmente la Sacra Scrittura, avrebbe
potuto dire che Dio lo aveva salvato
con un miracolo? E il fatto che così
raramente noi sentiamo la voce di
Dio che ci parla, non è forse dovuto
alla nostra scarsa, troppo scarsa conoscenza della Sacra Scrittura?
^ ^ ^
Ora, è vero che ci possono essere
dei tempi in cui « la Parola di Dio
è rara », come all’epoca dei Giudici
(1 Sam. 3: 1). Il messaggio che il Sinodo Valdese ha rivolto alla Chiesa
contiene appunto l’invito a chiedersi
« se il nostro tempo non sia uno di
quei tempi ». Ma il fatto che la Parola di Dio sia rara non significa ad
ogni modo che Dio taccia del tutto,
che Egli se ne resti muto a guardare, indifferente e impassibile, la nostra penosa vicenda umana, come se
la cosa non lo interessasse. Se Dio
tacesse del tutto, non ci sarebbe più
nè mondo, nè vita. Dio parla sicuramente anche oggi, e non parla soltanto per liberarci materialmente
da un pericolo mortale, ma per altri
fini, più grandi e più importanti, di
cui diremo più avanti ancora una
parola.
Ma come distinguere oggi, in mezzo al frastuono della vita moderna,
la Parola di Dio, cioè la Parola che
Dio rivolge oggi, a noi uomini moderni, nella situazione concreta in
cui viviamo? Solo una conoscenza
approfondita della Sacra Scrittura ci
può aiutare a discernere la Parola
di Dio per noi, oggi. L’Iddio che ha
parlato ieri, parla anche oggi per
mezzo dello Spirito Santo, attraverso alla Sacra Scrittura.
❖
Ma è forse bene che cerchiamo
ora di chiarire il nostro pensiero
sulla Bibbia stessa. Certo, la Parola
di Dio sta all’origine della Bibbia e
non viceversa. La Bibbia non è un
libro piovuto dal cielo, dettato dallo
Spirito Santo in ogni suo dettaglio,
ma ha una storia lunga e complessa
di cui speriamo poter dire qualcosa
nei prossimi numeri di questo settimanale. Per ora notiamo soltanto
che Dio ha parlato molto tempo prima che fosse scritta la Bibbia, e soltanto più tardi, sovente a distanza
di decenni e di secoli, dei credenti
hanno incominciato a scrivere qualche cosa di quello che Dio aveva loro rivelato. Così, per es., Gesù ha
parlato, ha insegnato l’Evangelo,
ma non ci ha lasciato nulla di scritto; soltanto una ventina d’anni più
tardi i discepoli hanno intrapreso a
scrivere i Vartgeli.
Culto radio
domenica 4 febbraio
Past. GIOVANNI LENTO
Palermo
domenica 11 febbraio
Past. GIOVANNI LENTO
Palermo
La Bibbia è perciò il libro che
contiene la testimonianza di alcuni
credenti del passato alla Parola di
Dio. L’autore della lettera agli Ebrei ci dice che « Iddio, dopo aver
in molte maniere e in molte volte
parlato anticamente ai padri per
mezzo dei profeti, in questi ultimi
giorni ha parlato a noi mediante il
suo Figliuolo ». « Dio ha parlato in
passato! ». Questo è l’origine e il
fondamento della Scrittura; poi, dice l’autore della II Pietro, « degli
uomini hanno parlato (e possiamo
aggiungere; hanno scritto) da parte
di Dio, perchè sospinti dallo Spirito
Santo » (2 Pietro 1: 21).
Per rendere efficace la lettura della Bibbia è innanzitutto necessario
sgombrare la mente dall’errore cui
accenna il Messaggio del Sinodo :
« Così oggi la presenza di Dio... non
può essere identificata con la Bibbia stessa, concepita nella sua lettera come il tesoro di Dio, anzicchè
il vaso che lo contiene e lo trasmette
(2 Cor. 4: 7) ». Leggendo la Bibbia
è necessario distinguere sempre la
forma dal messaggio, come si distin;£ue il bicchiere dal vino che lo contiene. Vi è in molti credenti una
concezione della Bibbia che sconfina con la superstizione e l’idolatria.
Ma la Bibbia non è il tesoro, è il
vaso che lo contiene, e che può anche restare chiuso, nonostante la nostra venerazione per il Sacro Libro.
Altri credenti cercano nella Bibbia soltanto una parola di conforto
nei momenti di depressione, e superata la crisi, l’abbandonano perchè
non vedono l’attualità del suo messaggio. Certo la Bibbia ha anche un
messaggio di conforto e di speranza,
ma non è questo lo scopo principale per cui dobbiamo leggerla. Attraverso alla lettura della Bibbia Dio
vuole aiutarci a comprendere la risposta che Egli dà ai più gravi interrogativi dell’uomo: Chi è Dio?
Che cosa è l’uomo? Che cosa è il
mondo? Quale è il senso della sto
ria e la vocazione, lo scopo, la mèta
della vita umana? E ancora: Che
cosa è il bene e che cosa è il male,
che cosa è giustizia e cosa è ingiustizia, che cosa è amore e che cosa è
passione umana? A questi ed altri
interrogativi Dio ha già dato una
risposta in Gesù Cristo, e i credenti
che l’hanno compresa, l’hanno scritta nei libri della Bibbia, affinchè anche a noi, oggi, in cui la Parola di
Dio sembra rara, sia possibile comprenderla.
❖
Altri credenti sono convinti che
Dio parli attraverso alle pagine della Bibbia, ma trovano difficoltà a
comprenderla perchè non cercano
in essa di scoprire la volontà di Dio
a loro riguardo; essi attendono soltanto che Dio parli per benedirli,
consolarli, approvare le loro azioni.
Ma Dio parla anche per giudicare,
per eontestare, per mettere in crisi
la nostra vita !
Soprattutto Dio parla per rivolgere una vocazione, per dare qualcosa
da fare nel vasto piano della Redenzione. Se potessimo leggere la Bibbia tutta di seguito, rimarremmo
impressionati nel vedere sfilare davanti ai nostri occhi la schiera interminabile di uomini e donne, non
molto diversi da noi, ai quali Dio
ha parlato per rivolgere una vocazione, per arruolarli nel grande e
buon combattimento della fede, per
spedirli in capo al mondo ad annunziare la sua Parola, da Abramo a
Mosè, a tutti i profeti, ai discepoli,
fino aH’ultimo credente menzionato
nella Bibbia.
Se noi leggiamo la Bibbia con
l’ansia di scoprire tutto questo, ci
accorgeremo di quanto essa sia attuale; essa sarà come un vaso che
si apre davanti a noi per offrirci il
suo tesoro, o come una lampada che
si accende sul nostro cammino per
farci vedere la via per la quale il
Signore ci vuole condurre!
Cipriano Tourn
Desidero ringraziare il Pastore Mario
Sbaffi per averci inviato un saluto fraterno
da parte del Consiglio della Federazione
Evangelica.
Le parole « Non basta parlare di pace,
occorre adoperarsi per essa ». mi fanno
pensare a quando il Pastore Donald Soper
della Chiesa Metodista di Kingsway Hall,
qui a Londra, pai'lecipava alle marce di protesta contro la fabbricazione e l’uso delle
armi nucleari da parte della Gran Bretagna e di ogni altra Nazione in possesso di
esse.
Per me « la pace per il credente » comporta il desiderio di lavorare concretamente per chi soffre a causa della guerra in
Vietnam. 1 mezzi che ho a disposizione sono pochi, ma questo non significa che si
debba tacere.
Il Vietnam mi fa pensare al Comitato
Aiuti Medici di Londra (« Eco-Luce » 22 dicembre 1967, pag. 10). Devo precisare che
tale Comiiato invia si, aiuti ai due Vietnam,
però ne! Vietnam del Sud gli aiuti vengono
esclusivamente inviati nelle zone amministrate dal Fronte Nazionale di Liberazione
che controlla i quattro quinti di tale territorio. « Com’è noto — mi dice la Dott. .loan
McMichael, segretaria del Comitato Aiuti
Medici al Vietnam, in una sua lettera in
data 14-12-’67 — tali zone sono sotto il costante bombardamento di bombe al napalm,
al fosforo e di quelle a frammentazione (di
cui parlerò un pò più per esteso in una
prossima corrispondenza). In tali zone i
soccorsi da portare sono più che mai urgenti e l’aiuto che viene dato è minimo ».
« War on 'Want » e « Save Che Children
Fund » sono alcune organizzazioni inglesi
a base apolitica che già da qualche tempo
lavorano nelle zone controllate dal governo
di Saigon. Nella Provincia di Quang Ngai,
che si trova a 350 miglia a Nord Est di Saigon, vi è la sezione Americana della Società
degli Amici Quaccheri, che dalla primavera
del 1966 vi svolge un programma assistenziale per gli orfani e le vedove e che dal
gennaio 1967 ne ha iniziato un altro per
riabilitazione fisica. Sempre nella Provincia di Quang Ngai. vi sono più di 3.000
persone dagli arti amputati e 100.000 senza tetto a causa dei bombardamenti. Tale
percentuale di profughi è la più alta che sia
registrata in qualsiasi altra Provincia del
Vietnam. Sempre parlando di organizzazioni apolitiche e umanitarie vi è la Young
Women's Christian Association, in Italia
conosciuta sotto il nome di Unione Cristiana delle Giovani, che nella s>;essa Provincia
di Quang Ngai svolge un programma di assistenza ai profughi, alle vedove ed ai bambini senza casa che di notte vengono trovati
a vagabondare nelle strade. In tutto, vi sono 20 organizzazioni a base apolitica che
oggi svolgono un lavoro assistenziale in territorio Vietnamita.
Ma ritornando al Comitato Aiu'ti Medici
di Londra : alcuni lettori si saranno chiesti
in che cosa consistono questi aiuti; chinino,
vitamina BI2, siringhe di plastica da buttare via (ma che ad Hanoi vengono sterilizzate con i raggi gamma), flaconi di plastica
per trasfusioni e latte in polvere.
iinimMiimiiKuiKi
r'iiiiiiiMiiiiiimint
la lolla per la liherlà di cascienza
Uccidere un uomo non significa uccidere una dottrina, ma soltanto uccidere un uomo
La tolleranza — ci dice Henry Kamen,
34enne lettore di Storia all’Università di
Warwick — si può intendere come la concessione di libertà a coloro che dissentono
in materia religiosa. Nell’opera « The Rise
of Toleration ». 1967. Kamen conduce una
analisi ben documentata delle posizioni e
della lotta dei sostenitori della tolleranza
religiosa nella società europea ed americana. sia protestante sia cattolica, dal Cinpuecento al Settecento.
Il problema è come l’idea di tolleranza,
all’inizio patrimonio di pensatori solitari o
richiesta di « dissidenti ». sia giunta ad influire sulle sceltle dei ceti dirigenti di questa
società. 1 protagonisti della lotta per la
tolleranza non sono solo « tappe nella storia delle idee-», bensì »/ rappresentanti di
forze .sociali di cui non possiamo dimenticare resistenza ». L’opera di Kamen si può
situare così tanto nel filone della classica
storiografia liberale inglese dell’Qtto-Novecemto. quanto in quello della sociologia facente capo a Max ’Weber. L'azione degli
uomini è condizionata dalla struttura sociale
ed economica della società in cui vivono, e
qui Kamen non dimentica l'Engels di « La
rivoluzione dei contadini in Germania ».
Ma essi, ed è il caso dei ceti dirigenti protestanti e cattolici del 500. più o meno
« integrati ». sono responsabili delle scelte
che attuano. Per la soluzione del problema
da lui posto, Kamen mi pare, mette a prova nella sua analisi due ipotesi ; la prima
è che « l’avvento della libertà religiosa si
produsse meno in virtù di precetti essenziali. che per la sovversione prodotta sul piano dogmatico dai vari infilassi razionalistici,
come anche in conseguenza del fatto che per
la società borghese ilprincipio di libera religione divenne compagno naturale di quello di libero scambio ». Di questi influssi razionalisitici, ilcui risultato nel ’500 è un
maggior rispetto della dignità della persona
umana, sono portatori gli ultimi umanisti
del tardo Rinascimento e gli ironisti, sognanti l’impossibile riunificazione delle Chiese. Ma essi sono presenti anche nei « politiques » di Enrico IV quando affermano che
la tolleranza è favorevole alla prosperità
della società, come nei sovrani assoluti,
Giacomo 11 Stuart ad es.. i quali sostenne
ro la tolleranza per motivi di Ragion d
Stato. E si trovano anche in Guglielmo d
Orange e in Cromwell; «la libertà di co
scienza, egli dichiarò, è un diritto naturale »
La seconda ipotesi, complementare alla
prima, è che « Ogni effettivo passo avanti
verso la tolleranza a carattere universale si
ha solo con l’affermarsi d imovimenti de
mocratici, non importa se religiosi o laici »
La storia del più perseguitato ed umile movimento della Riforma, l’anabattismo, inviso tanto ai cattolici che ai luterani « integrati » (come diremmo oggi) ne è la prova.
Così le prime comunità di cristiani tolleranti furono quelle dei Fratelli Moravi in
Boemia.' o la città dei sociniani, Racovia,
« centro di democrazia comunitaria », in
Polonia, o ancora la città quacchera di
Pennsylvania, in America. Mettendo in opera queste due ipotesi. Kamen giunge ad
alcuni risultati. Intanto, le prime nazioni relativamente tolleranti furono cattoliche; la
Polonia di Sthéfan (« lo regno
sui popoli, non sulle coscienze »), e la Francia di Enrico IV. Inoltre proprio l’assolutismo — si vede il Brandeburgo del Grande
Elettore, la Francia di Richelieu e l’Inghilterra di Giacomo 11 — attraverso il controllo dello Stato, sulla Chiesa, impedì che
10 Chiesa dominante opprimesse i dissidenti. La Riforma ha introdotto il principio di
« giudizio personale » nella lettura della
Bibbia e quindi ha favorito la tolleranza
religiosa; ma, come movimento religiosoistituzionale. per affermarsi nella società
del tempo scelse l’intolleranza.
L’autore non approfondisce il mezzo essenziale che vi è fra le posizioni di fede dei
riformatore e le loro scelte « politiche »;
tuttavia nel caso di Lutero è sorprendente
11 contrasto fra le sue dichiarazioni in materia di tolleranza, più positive, risalenti all’epoca in cui la Riforma non era « religione di Stato ». e quelle posteriori all’accettazione della Riforma da parte dei principi
tedeschi, nettamente sfavorevoli. Grave ne
fu la ripercussione « sociale » e « politica ».
Forse nel nostro tempo non è inutile rimeditare le nobili parole che Sébastiano Castellione, «evangelico » francese, scrisse in
risposta a Calvino, il quale giustificava
l’esecuzione capitale, avvenuta a Ginevra
nel 1535. del medico antitrinitario Michele
Servetus ; « Uccidere un uomo non significa
uccidere una dottrina, ma solo uccidere un
uomo. Quando i ginevrini hanno ucciso
Servetus, essi non hanno difeso una dottrina hanno ucciso un uomo ».
Sergio Abate
Henry Kamen — La nascita della tolleranza — Il Saggiatore. Milano 1967, p. 2.56,
86 ili., L. 1.200.
PROCESSATI
IN POLONIA
Mi è giunta oggi dalla Danimarca una
lettera circolare a firma dei missionari Wayne Harris e Marcia R. Prior annunziante il
prossimo processo che sarà celebrato nei primissimi giorni di Febbraio a Varsavia (Polonia) contro i nostri fratelli in fede: Boleslaw Davidmv . Henryk Ciszek - Sophia Naumiuk attualmente in stato di arresto, per
aver organizzato nelle loro case le congregazioni polacche della Chiesa di Cristo.
Tutte le congregazioni italiane sono invitate ad inviare lettere di solidarietà con i
fratelli succitati mandando lettere direttamente al tribunale che li giudicherà, chiedendo la loro liberazione. Indirizzate le lettele [in lingua italiana) a questo indirizzo:
Sad. Powiatowy
ul. Gen. Swievzewskiego 127
WARSAW (Polonia)
Personalmente consiglio di inviare anche
lettere di protesta, in nome dei principi democratici di libertà di tede, anche allo
Ecc.mo Ambasciatore di Polonia in Italia
Ambasciata di Polonia - Via Rubens, 20 Roma.
Sicuro della solidarietà immediata dei fra.
telli in Cristo, certo dell'appoggio della stam.
pa evangelica d’Italia nonché di tutta la
stampa laica e democratica Italiana, passo
cordialmente a salutarvi in Gesù Cristo nostro Signore, Salvatore e Maestro.
Gian Luigi Giudici
evangelista della Chiesa di Cristo a Civitavecchia, già processato e condannato dalla Suprema Corte di Cassazione il
20 febbraio 1967 per vilipendio della
religione dello Stato.
Il Gomitalo è suddiviso in sette sezioni e
le sedute plenarie hanno luogo alla Camera
dei Comuni, nell’ufficio di un Membro del
Parlamento, membro del Comitato Aiuti
Medici al Vietnam.
Una di queste sezioni si occupa esclusivamente di raccogliere ed inviare aiuti all’infanzia vietnam.»ta. Oltre alle varie campagne
finanziane per I invio del latte in polvere
per l’infanzia evacuata dalle zone bombardate nel Nord Vietnam, la sezione sopracitata ha inoltrato 2.000 capi vestiario di
lana per il valore di 450 sterline. Ad alcune
lettrici interesserà sapere che questi indumeti di lana vengono confezionati da bambine e da donne dai 10 ai 92 anni. Moko
apprezzati sono gli scialli di. Iqna scura per
avvolgere i neonati ed i bambini che passano le loro notti nella giungla per scampare
ai bombardamenti. L’Unione delle Donne
Vietnamite ha lanciato un appello per rinvio di arti artificiali (gambe, braccia ed occhi) per bambini al di sotto di 15 anni.
A questo punto mi vien fatto di rileggere
sulla «Luce» l’articolo intitolato; «Il cucito, un’antica ed attiva diaconia », a cura
di Graziella falla, nel quale è menzionata
la signora Ade Varese, die « è anche un aiuto prezioso della Croce Rossa, e non pochi
nei nostri membri seguono il suo esempio ».
Potrei rivolgermi alla signora Varese e chiederle di tener presente, fra i numerosi appelli che riceve, anche quelli dal Vietnam? In caso di necessità, per ottenere indicazioni o per stabilire contatti diretti con
medici Vietnamiti, potrei suggerire il nome
del Dott. Marc Oltramare. Aide au Vietnam,
Section de la Centrale Sanitaire Suisse, Case
Pottale 132, 1211 Ginevra.
Sfogliando qua e là il nostro settimanale
rileggo le parole rivolte ad ognuno di noi
dal Pastore Sbaffi; « Ma è da voi che attendiamo indicazioni, collaborazione e solidar.età », e ancora; «che questa pace ricevuta nella fede, è una pace che dobbiamo vivere, manifestandola in ogni dominio della
vita ed in ogni rapporto con il nostro prossimo ». E, non ultima, ripenso alla domanda; « Dov’è tuo fratello? » (« Luce ». 22 dicembre 1967). Potrei sbagliare, ma ho la
chiara impressione che Dio ha parlato a
questa nostra Sorella in fede e le ha posto
dinnanzi il problema della sofferenza e sono
convinta che Dio non tarderà a rispondere
alle domande ; « Che cosa possiamo e dobbiamo fare per tutta questa somma di sofferenze che gridano a Lui giorno e notte?.».
Sembra che questa Sorella sappia di già che
il centro per la cura e le ricerche sulla lebbra situato a Quynh Lap è stato bombardato 39 volte. Come e quando Dio continuerà a rivelarsi a questa Sorella in fede e
ad altre ancora, forse, un giorno, lo sapremo attraverso le colonne di questo settimanale. Soffermandoci sulle parole ; « Se
tento di parlarne, se ne ride... », si ha l’impressione che l’ambiente che circonda'Questa
nostra Amica non sia uno dei più favorevoli per lo svolgimento di un’azione, di un
programma assistenziale sia per il Vietnam,
l’India o i profughi del Medio Oriente.
D’altro canto, Dio non ci ha mai promesso
una vita facile, ma ciò che Egli ci ha promesso è il Suo aiuto costante.
Sul tema della preghiera, la nostra Amica dice, se ho ben capito, che in pratica la
preghiera collettiva lascia il tempo che trova. Purtroppo questo è vero anche per alcune comunità d’Inghilterra. Però devo accennare al fatto che qui. a Londra stessa,
vi sono dei gruppi specializzati nella preghiera d’intercessione per i malati e che
molte guarigioni sono state ottenute tramite l’intercessione. La stessa chiesa svizzera di lingua francese a Londra ha un gruppo di preghiera fondato da tre o quaKro
signore. Mi sembra che preghiera individuale e preghiera collettiva abbiano tutte e
due il loro valore, perchè oltre al « rinchiuderti nel silenzio della tua cameretta » è
anche scritto ; « Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, ivi sono io in mezzo
a loro ». Sbaglio?
A questo pun'to. se mi fosse permesso
continuare, vorrei ricordare a chiunque legge
queste righe di presentare a Dio in specie
chi in Vietnam è affetto da tracoma, da
ascaride e dalla lebbra. Ricordiamoci dei
chirurghi, dei medici, degli specialisti in
traumatologia ed in neurologia, perchè anche loro sono degli strumenti nelle mani di
Dio. Ricordiamoci anche delle assistenti sociali e sanitarie, delle infermiere, nonché dei
giornalisti e di chi ha in mano la diffusione
delle notizie di massa.
Sono la Parabola dei talenti e MaK. 7 ; 7
che mi si presentano, ora. alla mente e che
collego con quanto ho creduto dover dire a
proposito del Vietnam. Giusto per fare un
accenno; dove sono i nostri Trombettieri,
gli studenti di vari Conservatori, i nostri
artisti d’avanguardia, gli specialisti di musica composta da Duke Ellingiìon o Glen
Miller? Sarebbe troppo il chiedere agli interessati di discutere la possibilità di organizzare una serie di concerti e l’allestimento
di una mostra d’arte? Il denaro raccolto potrebbe essere inviato al Vietnam, se così
venisse votalo. Londra e Province hanno
così espresso la propria solidarietà per il
Vietnam. Vi è una ragione specifica perchè
i Membri delle Comunità Valdesi ed Evangeliche in Italia non facciano altrettanto?
Forse alcuni sono già all’opera. Non sempre
le notizie giungono in dettagli, regolarmente
e direttamente. So che alcuni amici inglesi
seguono con interesse quando si sta facendo
in Italia per il Vietnam e che sarebbero grati di essere tenuti al corrente delle varie attività.
E se mi fosse permesso, vorrei chiudere
questa corrispondenza citando di nuovo una
delle frasi pronunciate dal Vescovo di Matabeleland nel corso di un suo sermone;
« I Membri di Chiesa sono chiamati a lievitare la società... a fidare nei disegni e nella Provvidenza di Dio. consapevoli che la
Sua. volontà, malgrado tutti gli indizi contrari. è fatta in terra come in cielo ».
Liliana Munzi
3
2 febbraio 1968 — N. 5
pag. 3
DIARIO ISRAELIANO di Roberto Eynard
Tradizione e novità nell’Israele di oggi
la vita beduina,
A CONTATTO CON LA CIVILTÀ
30 dicembre 1967
Lasciando Gerusalemme per avventurarsi nel Negev, prima sulle sponde
del Mar Morto e poi fino a Hlat sul
Mar Rosso, sembra di lasciare una civiltà e di entrare in una forma di vita
primordiale, dove tempo e spazio non
hanno più valore definito e non si misurano più nella stessa maniera. Le
distanze esistono e non esistono, proprio come nei miraggi. Le poche cittadine, i pochi villaggi sparsi qua e là
sulla strada che si snoda sull’altopiano
della Giudea hanno conservato le caratteristiche di centinaia di anni fa e
sembrano quasi pietrificati.
Soltanto un fenomeno naturale può
mutare quest’atmosfera « senza tempo
tinta », ad esempio un temporale. In
questa zona, le piogge sono rarissime,
ma quando cadono sono copiose e l’ac
andare via — ma con più calma —,
sorbisco un’ ultima tazza di tè alla
menta.
L’ospitalità è un dovere che tutti i
beduini osservano nella maniera più
assoluta, anche se non concedono mai
molta confidenza allo sconosciuto.
Quando la conversazione sembra morire, Pauaz prende il suo rabbabeh e
si mette a suonare: dalle corde dello
strumento esce una musica lamentosa
e monotona, eos'’, come dev’essere monotona la vita di un beduino nel deserto. Difficilmente un beduino vive
solo, ma è sempre possibile vedere un
gruppetto di tende nere in mezzo alla
distesa biancastra, di solito arrocc^e
sul pendio di uno « uadi ». Ogni tribù
pensa all’amministrazione della giustizia per conto proprio, fondandosi
sul principio della vendetta per l’offesa ricevuta. In questo campo, anche
le pietre acquistano un linguag^o, proprio come gli alberi per chi vive nei
due anni, non senza conseguenze per
L’acqua e la temperatura mi invitano a fare una nuotatina, alla fine ^i
dicembre! Appena in acqua, mi sembra di muovermi nell’olio, in una sostanza densa che mi spinge verso l’alto ; quando poi non tocco più il fondo,
vengo a galla come un tappo di sughero. È persino impossibile nuotare, perchè i piedi sono sempre fuori dall’acqua. Ma non voglio scherzare troppo,
perchè la guida mi ha avvertito che
l’acqua negli occhi brucia in maniera
insopportabile; il mare ci sarà poi di
nuovo a Eilat, domani.
Ora mi devo accontentare di passare sotto la statua di sale della moglie di Lot, nei pressi di Sodoma, e
dire « shalom » : così; vogliono le usanze locali.
Tenda di beduino
del Negev: i figli
minori di Fauaz el
Agabi.
qua viene dal terreno riarso,
al punto da iun;:,'\re subito rivoletti e
torrenti e da riempire tutti gli « uadi »,
mettendo in seria difficoltà chiunque.
A me è toccata questa strana e quasi eccitante esperienza, non lontano da
Beer Sheva, il capoluogo del Negev,
sulla via verso Sodoma. AH’improvviso,
il cielo è stato solcato da una grossa
nuvola nera che ha proiettato la sua
ombra sul terreno ed è stata seguita
da un rovescio terribile di acqua. Non
è più stato possibile sul momento proseguire ed anzi è stato consigliabile
cercare un riparo sotto qualcosa che
non avesse quattro ruote.
Così ho scoperto la vita beduina,
perchè mi sono rifugiato sotto la tenda di un beduino, il quale, prima di
farmi entrare, ha voluto formalmente pronunciare la formula di invito
in casa sue. infatti, ad una sconosciuto non è p- . ràibile entrare, senza il consenso verbale del padrone di casa, nella tenda nera e bassa, fatta di pelle
di capra dai lunghi peli e impermeabile, cucita dalla moglie o portata al
marito come dote.
Dopo avermi fatto sedere vicino al
braciere centrale della tenda, il beduino mi porge un cartoncino bianco: è
il suo biglietto da visita bilingue (arabo e inglese) che porta il suo nome e
l’indicazione della casella postale a
Beer Sheva. Fauaz el Agabi parla con
la guida e risponde alle domande. Intuisco subito che il mondo beduino
medio-orientale sta passando un momento di rapida evoluzione, per cui da
una parte rimangono antichi costumi
e tradizioni (leggi e tribunali propri,
fedeltà al capo e al gruppo) e dall’altra
premono le comodità della vita moderna, rappresentate soprattutto da un
lavoro e una abitazione fissi.
Fauaz ha tre figli, uno frequenta il
liceo di Tel Aviv, l’altro la scuola elementare del quartiere e il terzo è troppo piccolo per allontanarsi dalla tenda. Si è sposato a quindici anni e dice
di essere felice. Gli chiedo di poter
salutare la moglie, ma non me la presenta dicendo che è il mese di ramadan e che ora è impegnata a preparare
il pranzo. È molto geloso della moglie.
boschi. Quando un beduino salva la
vita ad un altro beduino o al suo cammello — il che è lo stesso — il superstite o il padrone costruisce una pila
di pietre; se un beduino offende un
compagno e desidera essere perdonato, va nel deserto e costruisce un cumulo di pietre : a seconda della quantità di pietre usate e dell’altezza del
cumulo, tutti sapranno ciò che ha voluto esprimere.
La pietra è anche un po’ un guanto
di sfida : quando due beduini desiderano affrontarsi per il possesso di un
cammello, prima di partire seppelliscono una pietra nella terra e dicono:
« Questa è la mia pietra ! », cioè « Que
L’AVVENIRE DI ISRAELE
È IL NEGEV
1 gennaio 1968
Ma l’avvenire di Israele è tutto racchiuso nel Mar Morto e nel Negev, il
grande deserto meridionale, non solo
per le miniere di rame aperte sullo
stesso luogo di quelle di re Salomone
e vicine al kibbntz di Yòtvata, dove
vive Ben Gurion, ma per il sale, il potassio e i fosfati che se ne possono ricavare e le coltivazioni che a poco a
poco vengono qui stabilite. Gli esperti
in economia guardano a questo lembo di terra con molta attenzione e fiducia, e compiono esperimenti su esperimenti. Dopo i tentativi dei pionieri
di scavare pozzi o di portare l’acqua
dai fiumi, gli ingegneri statali hanno
costruito una conduttura che attraversa da un capo all’altro il Paese e distribuisce a tutte le industrie quel tanto che basta, senza che nulla vada
sprecato, nemmeno le acque degli scarichi, che, purificate, servono all’irrigazione.
In mezzo alla distesa desertica, ogni
tanto appare una tenuta ben delimitata e verdeggiante, segno'che lì l’acqua
e la volontà hanno avùto la meglio
sulle avversità naturali.
Anche Eilat, unico sbocco petrolifero sul Mar Rosso, è sorta per caso, ad
opera di pionieri e di avventurieri. Oggi è una tipica città anonima di frontiera, tutta protesa verso il suo porto
e collegata con Tel Aviv da un piccolo
aeroporto. Il primo giorno di gennaio,
lo passo sulla spiaggia e sull’acqua;
una imbarcazione col fondo dì vetro
mi permette di osservare la ricca fau
II Mar Morto nei pressi di Massada e di Qumràn.
Il cartello trilingue che indica il livello del
mare, scendendo al Mar Morto.
anche se è stato suo padre, d’accordo
col capo tribù, a sceglierla per lui; ma
è felice ugualmente, tanto più che ha
una grande famiglia.
Intanto, sul ceppo il beduino posa
una pentola in cui depone foglie di
varia forma e colore, facendo dei rumori contro la cuccuma per mezzo del
cucchiaio impiegato per mescolare il
contenuto. Nemmeno lontanamente
immagino che tutta quella cerimonia
è in onore dell’ospite, finché non spunta il figlio di Pauaz con un vassoio coperto di tazze. Bisogna sorbire di fila
le tre rituali tazze di caffè, segno di
avere gradito l’ospitalità e, prima di
ii
sta è la mia parola che mi impegna ad
incontrarmi col mio avversario nel
giorno fissato ».
IL MAR MORTO
31 dicembre 1967
Il soffitto della, tenda di pelle di capra si è incurvatb sotto il peso dell’acqua che ha finalmente cessato di cadere, ma non una goccia è entrata: la
pelle è divenuta impermeabile a contatto con l’umidità ed ha servito benissimo. Lascio Fauaz suonare le sue
nenie e proseguo verso il Mar Morto.
Quando meno ce lo si aspetta si comincia a scendere e ad infossarci in
profondi cayons, superando il cartello
che indica il livello del mare. Le orecchie mi cominciano a fischiare e davanti agli occhi appare la distesa bianco-azzurra del « mare ». Nel Mar Morto
finiscono le acque del Giordano che
ne escono solo Sotto forma di vaijore.
La salinità del trenta per cento impedisce qualsiasi forma di vegetazione e
vivere in questi luoghi è veramente
un’avventura. A Ein Gedi, non lontano dal luogo dove si sono ritrovati
i rotoli conservati a Gerusalemme, ci
sono delle fabbriche per l’estrazione
del sale e dei fosfati; qui, scendono
ogni mattina i pullman pieni di gente
volonterosa che ha dormito sull’altopiano e che è venuta a lavorare in
condizioni quasi proibitive ; l’unico
vantaggio è il guadagno che, anche
per un operaio non specializzato, si
aggira sulle sei-settecento mila lire
mensili. Ma una vita di questo genere
può essere sopportata al massimo per
na di questo mare, composta di pesci
più o meno grossi ma dai colori vivacissimi, dal giallo, al viola, al rosso.
Di fronte a Eilat, sta la cittadina di
Aqaba, l’altro sbocco sul Mar Rosso
ma da parte giordana. I due porti si
fronteggiano quasi a simboleggiare
un’antica rivalità tutt’altro che diminuita.
Alle poche casette nelle immediate
vicinanze del porto si aggiungono le
nuove costruzioni distribuite nell’entroterra sul fondo della depressione
che ha la sua origine nel Mar Morto.
Sono tanti kibbutzim, addetti soprattutto all’estrazione del rame, come a
Timna, nei pressi delle miniere del re
Salomone. L’acqua inquinata, impiegata per il lavaggio del minerale e per
la sua pulitura, viene incanalata e lasciata decantare in grandi vasche dal
fondo verde per facilitare l’evaporazione dei residui. Cos:i depurata, l’acqua
viene condotta tra le coltivazioni, tutte ricoperte da capanne di naylon, allo scopo di mantenere umido l’ambiente e il terreno. :
L’esperienza dei beduini e del deserto aggiunge una nota nuova e colorata al Paese legato ai ricordi biblici,
una nota che suona come indice di
una evidente dialettica tradizione-progresso non ancora risolta e superata.
L’ORGANIZZAZIONE
SCOLASTICA
Z gennaio 1968
Il ritorno a Tel Aviv sembra un tuffo in quella che gli europei considerano civiltà, cioè strade asfaltate, case
a più piani, gente impegnata nei più
Una madre beduina.
(Foto Berger, g. c.
dall’Ambasciata d’I.
sraele a Roma).
diversi lavori e senza veli o mantelli.
Ciò che soprattutto mi interessa qui
a Tel Aviv è l’organizzazione scolastica, che ha ricevuto un impulso specifico, perchè l’educazione — e in modo
particolare l’apprendimento di una
lingua comune come l’ebraico — è stata considerata il primo mezzo di evoluzione e di unificazione pacifica.
I bambini ricevono una capillare assistenza prescolastica nel senso che
gli asili e gli asili-nido sono sparsi un
po’ per tutta la città ed accolgono tutti quei bambini, i cui genitori sono impegnati fuori casa. L’istituzione degli
asili e dei doposcuola è stata un’esigenza dei kibbutzim, con lo scopo di
rendere al più presto liberi e produttivi i genitori, permettendo loro di ritornare quanto prima nei campi o nelle industrie. L’istruzione si è allargata ed ha ben presto raggiunto le città e i villaggi, spesso in maniera direi
esemplare. Nei kibbutzim, dove le costruzioni son abbastanza recenti e razionali e spesso sono dislocate in posizioni strategiche e pericolose, tutte le
scuole sono provviste di ripari sotterranei in caso di bisogno.
L’organizzazione e la struttura scolastica primaria e secondaria sono simili a quelle italiane e la durata di
questi studi equivale alla nostra; otto
anni di scuola dell’obbligo, cinque o
sei anni per i licei e gli istituti tecnici.
Gli sforzi compiuti in questi ultimi
anni è veramente notevole: basti
pensare che una cinquantina di anni fa esistevano in suolo israeliano
solo sedici scuole; oggi esse bastano
per ospitare settecentocinquanta mila
studenti, senza doppi turni e classi
sovraffollate. La scuola media di Bathyam, che ho visitato col preside
Mordechay, ospita settecento alunni
in un edificio moderno e razionale, sotto la guida di ben sei vicedirettori e
una équipe stabile medico-psico-pedagogica.
Ma il settore più interessante e forse più evoluto è quello universitario,
sia a Tel Aviv che a Gerusalemme, dove sono già compresi i tre titoli di studio che l’attuale riforma universitaria
italiana vuole introdurre.
Prima di iscriversi all’Università,
ogni studente deve prestare il suo regolare servizio militare biennale (comprese le donne) e poi ritorna allo studio, spesso già con famiglia o senza
possibilità di pagare le tasse. L’organizzazione studentesca ha cercato di
far fronte alla situazione, creando centri di raccolta e veri e propri alloggi
per studenti, provenienti da tutto il
Paese e anche dall’estero. Questo è
stato il primo tipo di costruzione promosso dal Governo ed intorno ad esse
sono sorte le singole facoltà fornite di
biblioteche, di sale di lettura, di luoghi
di ritrovo e di discussione, ecc. Dato
che le richieste di iscrizione superano
di gran lunga le possibilità di entrambe le università si è proceduto ad un
esame preliminare selettivo, svolto da
in.aviv «NMaiititv s-.ih'It!
una équipe con medici, psicologi e tre
professori universitari. Questa selezione è dovuta all’attuale situazione e per
alcune facoltà — come quella di medicina — è addirittura vantaggiosa.
L’Università di Gerusalemme è costruita su di una collina vicino alla
Keneseth e comprende le facoltà di
lettere, scienze naturali, diritto, scienze politiche ed economia. I professori
vengono un po’ da tutto il mondo, anche per periodi assai brevi, e tengono
corsi e seminari. Per i nuovi iscritti, la
cosa più importante è imparare le due
lingue ufficiali, l’ebraico moderno e
l’inglese, per seguire le lezioni e poter
consultare i vari testi sempre bilingui.
Attualmente, l’Università di Gerusalemme ha dodicimila iscritti (di cui
mille quattrocento stranieri), compresi
gli studenti dell’Istituto di agraria che,
fino a prima della guerra, era una enclave giordana, raggiungibile solo con
elicotteri.
A Tel Aviv, l’Università ebraica è
meno sviluppata e accoglie ottomila
studenti (nel 1946, solo 1481), ma possiede una facoltà di medicina famosa
in tutto il mondo. I futuri dottori sono regolarmente seguiti dai loro insegnanti e frequentano numerosi laboratori, anche fuori dell’Università, compresi i servizi negli ospedali della città. Nello schedario predisposto per catalogare ogni studente non figura nè
la nazionalità nè la religione, proprio
per rendere accessibili a tutti gli studi e per non creare almeno il senso
della discriminazione e del pregiudizio.
Ad accompagnarmi per l’Università,
è uno studente arabo che, nelle ore libere e per avere un po di denaro per
se, accompagna i visitatori; frequenta
il terzo anno della facoltà di scienze
politiche ed ha sempre ricevuto notevoli aiuti per mezzo di borse di studio.
Mi accompagna anche nella sua stanzetta, offerta dal suo kibbutz, nella
costruzione adibita a collegio : una
stanza rettangolare semplice, con letto,
scrivania, una bibliotechina, l’indispensabile insomma per vivere, dal momento che gran parte della giornata
la trascorre nelle sale aperte a tutta
la comunità.
L’importanza dell’educazione e degli
studi non è sfuggita a questo Paese
in via di sviluppo e che ancora aspetta
di ricavare tanto dal deserto e dall’acqua del mare che ora viene desalinizzata ed impiegata nell’irrigazione. Solo
attraverso un’efficace organizzazione
scolastica e educativa un popolo come
quello israeliano, diviso e frantumato
da lotte esterne e interne, potrà trovare la pace che tutta la popolazione
desidera .
Shalom, Israele!
Roberto Eynard
LAAccademia di musica delTUniversità di Tel Aviv, in fase di costruzione sotto gli auspici
del Messico.
4
pag. 4
La scomparsa di un amico inglese Concerfo a Villa
Pelli
ice
Il capitano Stephens, deceduto recentemente in Ingtiilterm, seguiva con alletto partecipe la vita delle comunità delle Valli e della diaspoia ilalione
I ricordi collegati con l’amico fede
lissimo della chiesa valdese, il capita
no R. M. Stephens, sono innumere
voli: è venuto a trovarmi l’ultima voi
ta pochi mesi or sono e mi parlava del
la sua missione in Italia, del desiderio
di avere un sostituto che potesse in
avvenire, far giungere alla rivista
« Light in darkness » notizie del campo della missione d’Italia, soprattutto
in riferimerito al coljjortaggio, testimonianze, vita sociale. Sembrava che
quel discorso presagisse la sua fine e
quindi l’ansia di veder continuata in
qualche modo l’opera che aveva compiuto per tanti anni, con spinto giovanile, con l’entusiasmo dei convertiti,
con la passione per le Valli e la diaspora italiana.
Due anni or sono aveva ancora rivolto un messaggio nella mia chiesa,
con limpidezza di pensiero, con spirito
di profonda convinzione e con una nota di appello vibrante per la comunità, a lavorare per il Regno, finché è
giorno, per condurre a Cristo, soprattutto i giovani.
Il nostro fratello in fede aveva due
affetti particolari : le Valli e la diaspora : ogni anno, come un rito, giungeva
in mezzo a noi, solo, oppure, con comitive, gruppi di inglesi; perlustrava
ogni roccia, ogni baita, scrutava con
profonda venerazione i luoghi che furono teatro di battaglie per la fede, di
fedeltà pagata col sacrificio. Ormai i
nostri Valdesi della «vieille roche»
avevano in buona parte dimenticato
la geografia e la storia del loro popolo e guardavano con una certa sorpresa i pellegrini inglesi che vagavano
per le montagne coi muli di Bobbio alla ricerca di tane, rifugi, speroni rocciosi, vecchie bicocche che erano in
qualche modo collegati con la storia
valdese. Il capitano Stephens ha aiu
tato il nostro popolo a riscoprire la
storia, la geografia delle valli, nonché
il valore delle testimonianze del passato.
Il nostro amico non era però soltanto legato ad un mondo racchiuso nel
passato: il suo interesse, la sua seconda passione era per l’opera di evangelizzazione alle Valli e nella diaspora.
Ogni anno, in collaborazione con la signorina Paolina Bert percorreva la Val
Pragelato svolgendo un’opera preziosa
di colportaggio, di visite alle famiglie
cattoliche, con distribuzione di opuscoli, culti di famiglia, tenendo sempre viva l’antica fiaccola, un giorno
violentemente spenta in quella Valle.
Ancora recentemente una signora cattolica rni ricordava la visita ed i culti
del capitano che rappresentavano per
lei un refrigerio spirituale, una forza
preziosa per la sua vita interiore.
Il secondo affetto del nostro pellegrino era la diaspora italiana. Conosceva
le piccole comunità, i gruppi di recente formazione, seguiva i pastori nelle
loro difficoltà; s’interessava a tutto ed
il suo cuore era trepidante di gioia
quando un cuore si consacrava a Gesù
Cristo. Ricordo il suo affetto per le antiche comunità valdesi della Calabria
e la speranza che serbava nel cuore
di veder sorgere a Guardia Piemontese
un gruppo, una comunità di credenti,
dopo la brutale sparizione del 1560, So
che visitava alcune famiglie, penso di
fede pentecostale, nel territorio delle
antiche chiese e rientrava alle Valli
dal Sud con una messe di notizie, esperienze, testimonianze raccontate poi
nella rivista annuale del Comitato
della Chiesa valdese in Inghilterra, diretta dal figlio.
Il capitano Stephens faceva parte
del comitato inglese che organizza ogni
anno la visita dei delegati valdesi in
Inghilterra. Apparteneva alla chiesa
inglese, la « low church » o « evangelica! church », cioè a quella chiesa che
ha conservato uno spirito evangelistico, antiritualista, e contraria all’ecumenismo di cattiva lega dell’arcivescovo dr. Ramsey. Difatti il nostro amico
seguiva con apprensione l’orientamento ecumenico d’un certo gruppo di Pastori valdesi e si rallegrava per la linea chiara di questo nostro settimanale, che non consente confusioni nè
facili illusioni.
Desidero inviare al figlio, redattore
della rivista « Light in darkness », ed
ai familiari tutti un pensiero di’ affettuosa simpatia per il lutto che li ha
colpiti, memori dell’affetto che il capitano Stephens ha avuto per la Chiesa valdese e per i suoi amici sparsi
dovunque in Italia.
Gustavo Bouchard
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Da Torino ■. Marisa Chiavia 250; Guido
Botturi 2.500: \ rnanzio Robino 500; Eurichetta Conte, in rnem. del marito, 25.000;
William May 500: l.isetta Gay 1.000; Alber.
line c Jean Berlin 1.000; Marcella Bertole 1.000.
Da Pinerolo: Gina Bertalot 500; Guido
Vinçon 500: Arinro Long 2.500; Beniamino Carro 500; lienato Breuza 500; Attilia
Grill Bonjour 500; lima Gunetti Pascbetto
500; .\lice c -'Adelina Long 2.500; Evelina
Gay 1.500: Alfredo Griot 500; Mario Bertin 200.
Grazie! (continua)
In collaborazione con la Corale di Tor.
re Pellice. diretta dal M.o Prof. F. Cor.sani
e con il Gruppo Trombettieri Valdesi, di.
retti dal M.o Sig. F. Rivoir, la nostra Corale -- sotto la guida della sua Direttrice
~ ia .sera
del 23 dicembre una magnifica serata nataizia con esecuzione di cori e di brani mu
uréle ¡"'ervalli
un elevato e molto apprezzato messaggio ci
e stato portato dal Pastore Sig. Sonelli. Per
1 numerosi intervenuti sono stati alcuni momenli di vero intimo godimento e di eierazione spirituale che ha contribuito a quella preparazione che desideravamo compiere
in vista delle prossime celebrazioni natalizie.
Desideriamo ancora dire tutta la nostra
riconoscenza ed esprimere il nostro grazie al
M.o Corsani, al M.o Rivoir, ed alla Signora
Giesch — e con loro a tutti i coralisli e
trombettieri — per questa bella serata.
— Le celebrazioni di Natale sono ormai
un fatto del passato, ma le ricordiamo con
riconoscenza, come un tempo di grazia e di
profonda letizia spirituale concessoci dal Signore. Ancora una volta ci è stato dato di
udire il buon annunzio di una grande allegrezza : della salvezza preparata per noi ed
offerta ad ognuno di noi in Gesù Cristo. Pos.
sa nel cuore di ognuno essere rimasto non
solamente il ricordo di una bella giornata
e delle buone celebrazioni avute, ma anche
e soprattutto la gioia e la pace che Natale
|iorta e mette nel cuore di ognuno che crede.
Poche settimane dopo di avere iniziato il
suo 96o anno di età, è stato chiamato ad una
vita di superiore servizio: Gravier Marinet
Daniele. Malgrado la sua veneranda età, egli
aveva conservato la sua piena lucidità di
mente ed una vigoria veramente invidiabde.
Fino a questo autunno lo si poteva incontrare, spesso, fuori nei campi o nei prati,
intento a qualche lavoretto o magari alla
raccolta dei funghi, che egli riusciva ancora
a scovare. Egli lascia il ricordo di una gran,
de serenità e di una vita tutta spesa nel lavoro.
Un altro nostro fratello è giunto al termine della sua corsa terrena: Pontet Pietro, di
Subiasco. Questi era entrato nel suo 81"
anno di età. Da un po' di tempo indisposto,
egli è declinato rapidamente negli ultimi
giorni, .spegnendosi lentamente come lume
per mancanzji di olio.
Ai familiari di questi nostri Scomparsi di.
Clamo tutta la nostra simp-atia ed imploriamo
PAl'to eon.solazioni che vengono dal
- Sono stati uniti in matrimonio: Silvio
Malan (LuscTna S. Giovanni) e Elena Rivai,
ra (lnvi*r.so*Lognelii).
A questi sposi, che hanno fissato la loro
resilienza a Liiserna S. Giovanni, rinnoviaino I nostri auguri di molte benedizioni.
- Due gentili, piccoli osjiiti sono giunti
ad aumentare la famiglia della Chiesa. Essi
■sono: Roberto, di Paolo e Paola Pascal (Tevnaiid) e Roberto, di Andrea e Anita Buniva (Piantaa).
Porgiamo loro il nostro cordiale saluto di
lienvenuto e presentiamo ai loro genitori le
nostre leHcitazioni.
- IJ S. Battesimo è stalo amministrato a:
Ivan Gönnet di Ernestina (Centro) e Alessandra Zorzan. di Tiziano e Paola Janavel.
residenti a Pinerolo.
Ringraziamo il Pastore Sig. R. Jahier.
Che ha jire.^iUMluio questo secondo atto liturgico. c domandiamo a Dio di accompagnare
con la sua grazia ((uesii due agnelli della
sua greggia.
CENTRO CULTURALE « S. TOJA»
JORRE PELLICE
CiiniVronzii del doti. Guslavo fomba
V’cnerdì 9 febbraio p. v. alle ore 21. nella sala della Società Operaia (via Roma) il
dott. Gustavo Cornila, membro del Comitato Centrale dell « .Amnesty International »
(movitnenlo mondiale per il pieno rìeono.^cimcnto dei Diritti dell Uomo, di cui si è ampiamente parlalo nel n. 41/1967 di questo
periodico), parlerà sul tema: » Per i prigionieri di coscienza in Grecia e nel mondo ».
* ^ ^ T¥ORI CI SCRIVONO
A proposito di una vegiia per ia pace
Torre Pellice, 28-1.1968
Caro direttore,
il Sig. Guido Ribet si è stupito
perchè, parlando della veglia per la
pace a Luserna S. Giovanni, ho indicato le condizioni di lavoro alla FIAT
tra le situazioni più drammatiche del
nostro tempo. Credo che nelle intenzioni degli organizzatori della manifestazione, Tesperienza di un reparto
della FIAT sia stata portata come
esempio di una situazione diffusa
nella grande industria; è ovvio che
non ci si riferiva alle condizioni in
cui lavora il Dr. Guido Rihel. che,
possiamo concederglielo, non hanno
nulla di drammatico. Drammatiche
non sono neanche, tranne alcuni casi,
le condizioni di lavoro di un pastore,
o quelle degli studenti che hanno
partecipato alla veglia di Luserna
S. Giovanni. Ciò che rende il discorso un tantino accademico è appunto
il fallo che i principali interessati
raramente parlano, o scrivono ai gior.
naii. Si potrà osservare che. se non
parlano, vuol dire che lutto va bene;
e allora dirò le ragioni per cui penso
il contrario.
Nel mio lavoro pastorale non ho
nessuna occasione di incontrare dei
cinesi, neanche nostrani, ma vengo
spesso in contatto con p-ersone che
lavorano e ho il difetto (certamente
gravissimo in un pastore) di ascoltarle. II Sig. Ribet conosce le Valli mol.
lo meglio di me, e sa che la nostra
popolazione è piuttosto moderata: gli
estremisti vi hanno sorte grama, ed
è più facile imbattersi in un democristiano che in un comunista. Ora gli
operai con cui ho parlato non sono
estremisti, ma appartengono al buon
vecchio ceppo della popolazione, per
cui i cinesi son forse altrettanto indigesti che per il Sig. Ribet. Eppure
le loro descrizioni non fanno pensare
a condizioni ideali dì lavoro, a meno
che si ritenga giusto c normale che
in certi reparti gli operai debbano
fare acrobazie per dare la produzione
giornaliera, o i ritmi di lavoro siano
talmente intensi da logorare non i
muscoli, ma il sistema nervoso. Sarebbe quindi stalo più interessante
che ¡1 Sig. Ribet, invece di accusarmi di demagogia, avesse semplicemente esibito la documentazione <li
cui parla nella sua lettera e da cui
risulterebbe una situazione meno
drammatica. Ma sia chiaro che una
documentazione è fatta di dati obbiettivi, non di giustificazioni: che
gli operai debbano fare Korario ridotto d*inverno e Torario pieno con ritmi
elevatissimi .sotto il solleone, è un
fatto intellerahilp anche se ufficialmente vien fallo dipendere dalle condizioni del mercato.
Si dirà che tutto questo non c'entra
con la pace. Ma se intendiamo la
pace in modo concreto, non possiamo
dimenticare tutte le situazioni ingiuste, che causano appunto divisione e
contesa.
Resta il fatto che gli operai sono
oggi i più restii a parlare della loro
situazione e a imf^gnarsì apertamente per modificarla. Non perchè tutto
vada l>ene. ma perchè il lavoro tende
ad assorbire ogni energia e non la
scia molta voglia di riflettere, di rea.
gire; e poi c’è la grossa minaccia della disoccupazione.
Perciò accade che a denunciare la
situazione siano più spesso persone
che non vi sono direttamente coinvolte. come appunto è accaduto nella
veglia a Luserna S. Giovanni; in questo senso essa è stata, pur neUa sua
piccola dimensione, un indice della
situazione generale, e l’assenza degli
operai e dei contadini è stala una
impressionante conferma delle testimonianze che si sono ascoltate.
Nella mia cronaca (sai benissimo,
caro direttore, che l’ho fatta io unicamente in attesa che si formi un
gruppo di corrispondenti locali) mi
son limitato a constatare l'assenza di
contadini e operai, dandone un'interpretazione. ma senza giudicare gli
assenti. Criticarli sarebbe stato, oltreché gratuito, profondamente ingiusto,
perchè il peso della situazione lo por.
lano loro, non noi. D'altra parte sarebbe stato disonesto non notare la
loro assenza.
Tutto questo mi fa pensare a un
versetto dell'Esodo, quando è detto che
Mosè andò ad annunziare la libera
rione agli Israeliti, « ma essi non det
tero ascolto a Mosè, a motivo del
l’angoscia dello spirito loro e della lo
ro dura schiavitù » (Esodo 6: 9). Og
gi dobbiamo fare i conti con una si
Inazione analoga. D’accordo, dobbiamo preilicare TEvangelo. e non una
azione politica; ma siamo sicuri che
la potenza dell'Evangelo non si dimostri oggi, come per gli schiavi
israeliti, attraverso una liberazione
che include la liberazione sociale? Se
continuiamo a predicare in una situazione pesante in cui. ricordiamolo, l'Evangelo ha cosi poca risonanza
(qual'è stato, a proposito, il risultalo
della campagna di Billy Graham?), è
perchè crediamo nella forza di liberazione di Cristo, non perchè siamo
riusciti a ingannarci negando la disperazione che sta sotto la calma e la
passività delle masse.
Cordiali saluti.
Bruno Rosi agno
Luserna S. Giov.. 29.1.’68
Caro Conte,
i giudizi severi quanto imraotivati
esi'.ressi dal sig. Ribet a proposito
della i< veglia della pace » tenuta il
31 dicembre scorso a Luserna S. Giovanni, pur non toccandomi direttamente mi obbligano a una risposta.
Alla II veglia » infatti partecipai anch'io e non vorrei che lo spirito di
tale manifestazione, travisato dalTargomenlazione del sig. Ribet, venisse
interpretato male dai tuoi lettori.
I giovani che parteciparono attiva
mente alla « veglia », non appartene
vano per intanto a nessun partilo po
litico e tanto meno a « correnti »
Cerano cattolici, marxisti e « persi
no n alcuni valdesi ; tutti intendeva
no « testimoniare » la loro avversione
per la guerra, il loro desiderio di pace
Ma la guerra non nasce dal nulla
ed è ipocrisia sostenere semplicistica
mente che è fruito della « rattiveria
degli uomini. Bisogna chiedersi chi
sono i « cattivi » e quali « calliverie » fanno. Ecco allora i giovani, riuniti quella sera intorno al falò, denunciare che la guerra è frullo di
ingiustizia, che Tingiustizia è sopraffazione e dov'è sopraffazione si trova
un oppresso e un oppressore, uno
sfruttato e uno sfruttatore. Eccoli
dunque denunciare situazioni in cui
si possono individuare le radici o la
pianta rigogliosa o i frutti dell'ingiustizia : aggressione da parte del
popolo più forte della terra nei confronti di uno dei più piccoli, oppressione dei bianchi sui neri, sfruttamento degli operai da parte delle
aziende.
Il s;g, Ribet alla « veglia » non è
venuto e capisco quindi che non gli
sia stato riferito tutto, ma gli posso
assicurare che la documentazione, anche sulla FIAT, era fruito di un serio lavoro di ricerca e che le affermazioni dei giovani che vennero al
microfono non erano gratuite.
Quanto poi affermare, con Valdo
Vinay, che il manifesto rivoluzionario sia l'Evangelo, è anche per me
sacrosanta verità, ma non dimentichi
il sig. Ribet che i manifesti vanno
utilizzati come ideologia che spinga
all azione, che si realizzi cioè in impegno; vorrei a tal proposito ricordargli Tarlicolo di Tullio Vinay, apparso sull’« Eco-Luce » del 22 dicembre u. s., dal quale traspare il dramma di chi vive i problemi del mondo, I angoscia di chi si immedesima
con gli oppressi e gli sfruttati.
Drammi ed angoscia che sono .stati
recepiti dai giovani convenuti a Luserna. ma che purtroppo non sono
sentiti dalla maggioranza dei nostri
giovani valdesi. La loro assenza mi
ha addolorato ed impressionato perchè li penso soddisfatti di sè. contenti
di quanto fanno, tranquilli di aver
risposto alla chiamata « rivoluzionarla )i delTEvangelo andando a visitare vecchi ed ammalati, al cullo, all’Unione. Non già che queste cose
non debbano essere fatte, ma la « veglia » sarebbe stata per loro l'ocoasione di dichiararsi anche dalla parte di
coloro « che soffrono a cagione di iniquità », senza che per fare ciò si deb.
ha necessariamente appartenere ad un
qualche partito politico, come pretende il sig. Ribet. e con lui tanta parte dell'opinione pubblica valdese. A
me sembra che il dare un'elichella
[Kjlitica ad un gruppo di persone che
si sforzano di capire e testimoniare
sia una soluzione di comodo, un colpevole escludere ogni possibilità di
dialogo, ogni ricerca di soluzioni comuni nello spirito dell’Evangelo.
Riccardo Gay
Falsi teologi
e veri credenti
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore,
nella rassegna della vita delle Chic,
se nel mondo (n. 1 del nostro setti«
manale) è riportata in poche righe
una notizia che considero di enorme
interesse e che avrebbe meritato ben
altro risalto: un‘ala del proteslanlcsiino tedesco, rappresentala ora dal
movimento « Nessun altro Evangelo »
respìnge come eretica una larga parte della teologia contemporanea. Era
ora! Era ora che dopo essersi sorbita
i vari Bultmann. Bonhoeffer Tillich,
Kasemann, Pike, Robinson, Altizer e
altri, Ja parte sana delle comunità si
ribellasse energicamente a delle tendenze che con il pretesto dello « studio scientifico della Parola » o per altri meno chiarì motivi minano il fondamento stesso della fede cristiana.
Anche nei secoli passati non sono
mancati pensatori e studiosi che esaminarono la figura di Gesù negandone la divinità e la realtà della Resurrezione (si pensi ad esempio a un
Renan o a uno Schuré), ma nessuno
si sarebbe allora mai sognato di classificarli « teologi cristiani »! Erano
liberi pensatori, che il credente poteva considerare come uomini non toccali dalla Grazia. Ma oggi le cose
sono cambiate: uomini simili a questi sono accettati e sostanzialmentè
api'.rovatj da ambienti teologici quali,
fica ti e il sottile veleno delle loro
idee è contrabbandato come « nuova
teologia ». « cristianesimo per l'uomo
d'oggi » e altri simili eufemismi.
E chiaro che non avrebbe senso
per dei protestanti una « scomunica »
di tipo cattolico, ma è altrettanto
chiaro che i veri credenti possono e
debbono dissociare con la massima
energia le radici della loro fede dalle
dissennale ed irresponsabili posizioni
di tali cosiddetti « teologi ».
I.a nascita del movimento « Nessun
aliro Evangelo», appoggialo da molti pastori e da qualche professore in
Icidogia. mostra finalmente che la situazione era giunta ad un punto tale
da non essere ulteriormente sostenibile o .scusabile.
Concludo auspicando che il nostro
periodico, generalmente tanto sollecito nel pubblicare notizie di prima
mano e nel registrare e commentare
novità di ogni genere, dia presto informazioni ampie e obbiettive sul
predetto movimento e sui suoi sviluppi in seno alle comunità evangeliche
tedesche.
Cordialmente Adriano Donini
Troppo piccoli?
l'iìa lettrice, da Roma:
Caro direttore,
V iene consegnato a metà gennaio,
ai monitori delle Scuole Domenicali,
il fascicolo «La Scuola Domenicale»,
numero unico, che contiene la spiegazione delle lezioni da impartire duran,
le l'anno, ad uso dei monitori. Il
lesto è preceduto da una nota di
Sergio Rostagno che suona così : « Il
lavoro da fare quest'anno era stato
diviso come sempre tra vari collaboratori, ma tre di essi, che dovevano commentare le lezioni sulTAnlico
Testamento, ciascuno per delle rafiioni diverse, non potè consegnare
il lavoro ». (Queirultima frase non
li ricorda qualche cosa? A me la
parabola del gran convito).
if Fortunatamente — continua la
nota réquipe metodUla. che aveva il Nuovo Testamento, finì in lem
JK) ».
Così. « fortunatamente ». noi monitori po.ssiaino valerci almeno delle
lezioni del Nuovo, per quelle delTAn.
tico non c è stata nessuna guida.
Sarebbe interessante sapere quali
sono quelle « ragioni diverse » che
hanno impedito a dei bravi Valdesi
di dedicare un pò di tempo alla
Scuola Domenicale.
Di tante attività che la Chiesa
Valdese svolge, rinsegnamento è
certo la più importante e senz'altro
la più trascurata.
Forse che i nostri uomini sono
troppo grandi per occuparsi dei troppo piccoli?
Saluti cordiali Inda Ade
Ci interessa
anche la teologia
Un lettore, da Milano:
Caro direttore,
ho letto il resoconto clic il prof.
Viola dà dei due terzi del campo
invernale di Agape cui ha partecipato e non ne sono rimasto soddisfatto, perchè questo resoconto si basa soltanto sulle di.^cussioni politiche e trascura quelle teologiche, che
pure rappresentavano il culmine del
campo. Abbiamo affrontato un tema cosi bruciante e complesso proprio per tentare di superare quella
brutale e drammatica contrapposizione di due nazionalismi che rende impossibile una soluzione di pace nel
Medio Oriente ed un discorso sereno
nel nostro paese. La tesi che il prof.
Viola definisce improprinmenlc marxista (il Calchi Novali ed il Bocca
sono democratici, ma non marxisti,
come può controllare dii ne legga
gli scritti) cercava appunto di ampliare la discussione, inserendo il con.
fililo arabo-israeliano in quello più
generale tra paesi sviluppati e sollosvilii]?pati. sia pure senz^ indicare
soluzioni pratiche a breve scadenza,
ma andando però oltre il tremendo
scontro passionale attuale. Gli studi
biblici di Giorgio Tourn (ed anche
l'intervento del prof, Leo Levi) si
muovevano in un'altra direzione: si
indirizzavano, ovviamente, solo ad
Israele, ma tentavano dì darne un
giudizio teologico de! tutto al di fuori degli .«»chemi della usuale propaganda dì parte. Non è in queste poche righe che posso riassumerne la
ricchezza e la problematicità (sorcl)hc
corto interessante se I'« Eco-Luce »
potesse riferirne con la dovuta ampiezza): mi rammarico però che il
prof. Viola non abbia potuto tenerne
conto ncl vergare il suo giudizio sul
campo, perchè avrebbe capito che cer.
le perplessità suscitate da Israele oggi
non hanno solo origine jwlitica, ma
anche teologica.
Cordialmente Giorgio Rnchat
[/attacco in/luenzale che, come parecchi campisti, ha colpito pure il
¡Hist. G. Tourn a conclusione del
campo di Agape, ha impedito di avere subito un ampio resoconto sulla
seconda parte, teologica: il ¡>astTourn ci ha promesso di scrivercene,
in un secondo tempo (e. prepara pure
una pubblicazione in merito, curata
dalla Claudiana) e del resto la relazione di Andrea Ribel presentava, se
pur brevemente, questo aspetto. Resta
il fatto che nella prima e più ampia
parte del campo le preoccupazioni teologiche sono affiorate assai poco:! lo
stesso ordine dei lavori (prima la stona e la sociopolitica, poi la Bibbia )
è sostenibile ma anche discutibile: è
quanto il prof, l'itila ha notalo, ci
sembra, giustamente. rcd.
Lasciateci
essere valdesi
Un lettore, da Sanremo:
Caro direttore.
ho letto con mollo intcrc.sse e })artccipazione profonda la « lettera aperta » di Mario Borgarello. ispirala dallo studio del prof. Vinay sulla prima
e la seconda Riforma.
Non per nulla sono appa.ssionafo
per gli studi storici, nella Chiesa e
Inori dalla (diiesa. Abbiamo bisogno
di conoscerei, come dice bcni.‘'simo il
Borgarello, perchè il conoscerci, il
sapere come siamo fatti e perche, è
Il mezzo più efÌìcace per sapere quel
lo che dobbiamo fare qui ed ora. Gli
iiomiiii. le istituzioni, le chiese non
sono tutte uguali: diireriscono. pur
su <li una base comune: e ciascuno
ha caratteri speciali per ragioni [ircc.s?, che la storia ben fatta definisce.
Noi siamo, per grazia di Dio. cristiani col carattere valdese. Questo oa
ratiere si è rivelato fin dal principio
della nostra storia, cd è chiaramente
descritto nei testi. Mi pare che siamo appar.«i nella .storia del mondo
con una caranerislica molto precisa:
(|uella di essere testimoni della verità
exangelica in un amliienlc che quella verità credeva di detenere intera
e genuina, o trascurava ignorandola.
Valdo c i suoi seguaci l'hanno ricordala e precisata.
L'anihiente ncl quale vìviamo oggi
è identico a quello dì otto secoli fa.
cd oggi coin;‘ allora sono necessari
testimoni fedeli c decisi. Per essere
tali noi valdesi del XX secolo abbiamo una preparazione atavica, ma Pah.
hianio trascurata e la trascuriamo
talvolta perchè non la conosciamo,
ed allora ci volgiamo a servire « altri
signori » più. dilettevoli c più redditizi dal punto dì vista umano. Ma il
sostrato, nella massa, nella « pasta ».
c'è. Occorre il lievito che la faccia
fermentare, che la renda produttiva
c niilrìcnle per l'umanità, (jueslo lievito può essere .soltanto, oggi come
allora, la fedeltà alla Parola dì Dio.
La nostra storia ci ricorda che i nostri padri furono fe<leli fino alla morte, cioè alla gloria. Non è inutile il
ricordare di essere valdesi.
In questi tempi « ecuniLMiici »
ognuno ha un carisma per raggiungere la mèla : noi abbiamo quello della
fedeltà alla Parola, ad oltranza, direi
lino al parossismo, fino alla mania.
K non mi pare cosa da poco conto:
l'uomo, anche l'uomo di oggi, può
essere rigeneralo solo dalla Parola di
Dio che lo creò. K Dìo sa quanto 1 unino d'oggi abbia bisogno di esser rigeneralo.
Comprendiamo, noi valdesi di oggi, l'importanza del nastro carisma?
E allora seguiamolo, nelle linee indicate così bene da Mario Borgarello
nel n. 2 1968 dell'« Eco-Luce ».
Lino de Virola
5
2 febbraio 1968 — N. 5
pag. 5
Notiziario
melodista
Ciò . che cultLialmente ha maggiormente
impegnato le Comunità Metodiste nel mese di gennaio, oltre i consueti Cuki domenicali, sono state le riunioni per la « Settimana universale di preghiera per 1 unita
dei cristiani ».
Non dappertutto, ma in diverse località
le Comunità Metodiste hanno partecipato
in varie maniere alla suddetta « Settimana ».
Ne citiamo solo qualcuna;
— Ad Alessandria il pastore della locale
Comunità Metodista è stato invitato ad una riunione di studio in sede cattolica per
una esposizione del nostro punto di vista
suH'ecumenismo cristiano. Con--chiara franchezza il nostro pastore ha esposto alcune
valutazioni che hanno suscitato benevolo
interesse fra il folto pubblico di cattolici
presenti.
Sempre in Alessandria la sera di giovedì
25 gennaio si è avuto una riunione di preghiera con parecchi giovani cattolici nella
Cappella Metodista. Pur essendo presente
un sacerdote, la riunione — per espresso
desiderio della parte caKolica — è stata
preparata e presieduta dal pastore metodista.
— II pastore metodista Alfredo Scorsonelli (Sovrintendente del 2“ Circuito) ha
predicato nella Chiesa Cattolica di S. Secondo in Asti durante una solenne celebrazione « ecumenica » svoliasi nel pomeriggio
di Domenica 21 gennaio. La elevata predicazione del nostro pastore ha lasciato profonda impressione nella folla di cattolici
intervenuti.
Pure ad Asti, nella Sala evangelica di
via Goltieri. il pastore Giuseppe Anziani
ha trattato il tema ;_« Quale ecumenismo? »
parlando, la sera del 24 gennaio, ad un
buon numero di giovani cattolici presenii.
— A Bologna, il 18 gennaio, riunione di
preghiera nel tempio metodista con predicazioni’ del carnmico Gatti. I! pastore metodista \ I ha predicato nella
cripta d 11 la sera del 25 gen
naio.
- A oon. tempio metodista, la
sera del l8 gennai - è avuto una riunione
di preghiera in comune coi ca'ltolici. Ha
predicato un sacerdote cattolico. Giovedì
sera. 25 gennaio, il pastore Massimo Tara
ha predicato nel Duomo durante una riunione di preghiera.
— A Roma, la sera del 23 gennaio, nel
tempio Metodista di via XX Settembre, ha
avuto luogo una riunione di preghiera indetta dal Consiglio dei Pastori delle Chiese
Evangeliche, da Gruppi Ecumenici Cattolici. dalia Comunità Ortodossa di Roma. La
predicazione è stata tenuta dal Pastore Carlo Gay che ha parlato in modo chiaro e
franco in tono altamente evangelico. Numerosi i presemi (oltre 3001 delle varie confessioni. mollo curato lo svolgimento liturgico. protonon I unanime raccoglimento.
Al te m ne nza è stata fatta una
raccoha c, me,-.;e a favore' dei fratelli siciliani I I I moto.
Un'alua rn. iinne si è tenuta nella Cappella Meu)i.'.is,.i ui Ponte -S. Angelo per
iniziativa liti Pastore della Comunità di lingua instlcsc Rev. A. Keighley e del parroco
della vicina Chiesa cattolica Mons. G.
Generali. Lo svolgimento è stato più breve
e senza predicazione, ma l’atmosfera di
fraternità non è mancata.
— A Terni, la Domenica 21 ha avuto
luogo una ben riuscita e serena riunione di
preghiera con la Fuci ed altri cattolici, circa 100 persone presenti. Hanno predicato
i! pastore della locale Comunità metodista
G. B. Nicolini e l'assistente ecclesiastico
della Fuci, don Carnevali.
Altre riunioni di preghiera in comune
coi cattolici ed incontri di studio hanno avuto luogo presso altre Comunità metodiste. ovunque in uno spirito di franchezza
e di reciproco rispetto.
* * »
Naturalmente le attività ecclesiastiche della Chiesa Metodista non si sono limitate
all'osservanza della « Settimana di preghiera
per l'unità ». Presso tutte le Comunità, chiusi i bilanci finanziari dell'anno 1967. ci si
.SUI già preparando alla Conferenza che sarà
convocata dal 23 al 26 maggio p. v. In vista di tale convocazione. 1 Consigli di Chiesa preparano dettagliati rapporti sulle attivila svolte, che saranno esaminati dalla
Conferenza. Sempre in preparazione dei lavori della Conferenza, saranno presto convocavi pure i Consigli di Circuito i quali
tiatteranno temi riguardanti non solo la vita delle singole Comunità, ma di tutta la
Chiesa d Italia della quale le Comunità
non sono piccole frazioni a sè stanti, ma
sono parte integrante della Chiesa stessa.
Solitamente la Conferenza si raduna in
Roma, ma quest'anno essa svolgerà i suoi
lavori a Savona. E ciò in occasione della
inaugurazione del nuovo tempio metodista
■e del grande complesso edilizio sorti in ta
!.. *^',**^ opera della Chiesa Metodista
d Italia.
* ♦ *
Nei giorni 12 e 13 febbraio avrà luogo a
Bologna, presso la locale Comunità me-todista. una Sessione di Esami per pastori e
evangelisti in prova e per candidali predicatoli laici indetta dalla Commissione per gli
Studi. g
À CATANZARO
Visito del moderatore Ciampiccoli
Echi della settimana
Offerte Pro Missioni
/Il memoria di Lily Caisson :
Nelly Burbiano L. 1.200; Ida Guigou
Gay .3.000; Ersilia Mathicu 1.000; Signorina Bonnet. S. Germano 1.000; Emilia Peyrot Albarin 5.000; Maria, Finetta e Elda
Prochet, Gay 6.000; Vera e Carlo Paschetto 4.000: Letizia e Mario Corsani 1.000.
Il ricordo deH’incarnazione del Figlio di
Dio non è stata per noi una festa tradizionale. perchè di tradizionale vi era solo l'albero di Nasale. Nel giorno di Natale tutta
la comunità si è cibata della ispirata Parola
di Dio predicata dal pastore J. D. Ross,
mentre il past. Trobia predicava a S. Pietro
Magisano. Il Pastore ci ha ricordato l'amore di Dio manifestatosi nel dono del Figlio
e ci ha ricordato pure il cantico degli Angeli: Gesù è nato perchè il mondo dia gloria a Dio e perchè gli uomini possano godere la pace di Cristo. Il cantico di Natale
sia di monito a coloro che vogliono guerre
e violenza e sia di sprone a coloro che
si adoperano per la pace.
Culto pure con S. Cena a Capodanno. Il
past. E. Trobia ha predicato sul 1“ cap. del
Profeta Giona con un messaggio che ha
edificato la comunità.
11 14 gennaio la Chiesa di Catanzaro ha
avuto la grande gioia della presenza del
Moderatore che ha presieduto il culto rivolgendo un vibrante messaggio che ha edificato e commosso tutta la fratellanza.
Il giorno precedente il sig. Modera'tore
assieme al Delegato della Tavola 'Valdese
past. C. Gay ed al past. Trobia si era recato
in Sila. nonostante la rigida temperatura e
l’abbondante neve, per vedere il costruendo
Villaggio « Bethel ». Rientrando a Catanzaro aveva pure visitato Vincolise e S. Pietro
Magisano interessandosi ai problemi di deità comunità. Sempre nella giornata di sabato 13 aveva discusso i problemi del Convitto e alle 20,30 aveva presieduto il Consiglio di Chiesa di Catanzaro per esaminare la
proposta di ridimensionamento degli stabili
accentrando in un unico edificio sia il locale di culto che l'alloggio pastorale e il
Convitto.
Al signor Moderatore ed al pau;. Gay va
la nostra riconoscenza di tutta la Chiesa per
la gradita visita.
Ernesto Scorza
SAN SECOH^i
— Domenica 14 gennaio, nel pomeriggio,
una numerosa lolla ha accompagnato all ultima dimora terrena le spoglie mortali del
nostro venerato fratello Davide Lastre, deceduto nella sua abitazione in S. Secondo all'età di armi 88. Con la sua dipartenza scompare una bella e simpatica figura di valdese
della vieille roche. La fede in Dio l’ha aiutato durante tutta la sua lunga giornata terrena, rischiarando le sofferenze incontrate
negli ultimi anni. Alla vedova e ai figli,
uno dei quali è anziano della nostra chiesa,
rinnoviamo l'espressione della nostra profon.
da e sincera solidarietà nell’ora della prova.
— Sabato sera. 27 gennaio, i nostri giovani hanno trascorso una bella e fraterna
serata con gli unionisti di Luserna S. Giovanni. Dopo avere ascoltato con vivo interesse uno studio del past, Alberto Taccia
sulle nostre relazioni coi cattolici, si è passati a vari giochi. Ringraziamo ancora sentitamente l'Unione di S. Giovanni per l’affettuosa e generosa accoglienza.
— La nostra comunità è molto riconoscente al past. Roberto Jahier che ha presieduto il culto della domenica 14 gennaio.
A BRESCIA
Conferenza sull’unità delia Chiesa
A Brescia la sera del martedì 23 gennaio
scorso ha avuto luogo nei salone della « Casa della Pace » una conferenza pubblica del
Past. Ernesto Ayassot di Torino, sul tema:
« L’unità cristiana nella preghiera e nell’azione ». organizzata dalla locale F.U.C.I.
Dopo aver spiegato l’impossibilità e
l'inaccettabilità di un ecumenismo sul piano
politico o su quello della cortesia umana,
del « vogliamoci bene ». dei sorrisi e abbracci vari; e dopo aver affermato l'impossibilità. oggi come oggi, anche di un ecumenismo, almeno cattolico-protestante, su un
piano dottrinale (tanto sono diverse e lontane le parti l'una dall’altra!), l’oratore (ma
sarebbe più preciso forse dire il testimone
di Gesù Cristo) ha indicato al pubblico in
ascolto l'ecumenismo possibile oggi. È l’ecumenismo dei credenti che uniti intorno alla
parola di Dio per lasciarsi ammaestrare da
essa, chiedono in preghiera di essere resi
capaci di accogliere il dono «delia Chiesa
"una"»; e l'ecumenismo dei figlioli di Dio
i quali — pur non dimenticando, nè trascurando alcun altro contenuto della loro
fede — pongono al primo posto e al di sopra di tutto la cosa più importante : l’amore
di Dio e del prossimo. Quel che possiamo
fare, sperando contro speranza, è camminare in quell'amore di Dio che ci fa amare
il prossimo e ci pone al servizio degli altri
in vista della loro salvezza.
È stata una conferenza dai concetti chiari. lineari; che non ha voluto cercare di vedere chi ha ragione e chi torto; ma che ha
voluto esprìmere la necessità di lasciarci
ammaestrare e guidare dallo Spirito Santo,
per accogliere i doni di Dio e servirLo fedelmente ne] mondo. E forse tale è stata la
ragione per cui al termine della conferenza
ciascuna era desideroso di comunicare e
simpatizzare con chi gli era accanto.
Una relativa scarsità di pubblico è stata
la lacuna della bella serata trascorsa insieme. Al contrario di quanto abbiamo potuto
vedere in altre occasioni, questa volta il salone non era gremitissimo, È stato un vero
peccato; perchè per cattolici ed evangelici
valeva la pena essere presenti. È anche vero
però che la comunicazione della conferenza
è giunta talmente in ritardo che, almeno per
la parte evangelica, molti non hanno potuto
essere avvisati. a. 'V.
era gremita di membri e di amici di ambedue le comunità, la Chiesa Riformata svizzera e la Chiesa evangelica di lingua italiana.
Ringraziamo quanti hanno preso viva
parte al lutto della signora Bollinger e parenti, e particolarmente i Pastori Doti. G.
Wieser (Riehen) e Liborio Naso per le loro
parole di conforto e di speranza in Cristo.
C. Sch.
Fiori in memoriam di Virgilio Sommani :
amici e antichi parrocchiani ricordano il caro Pastore od amico per la Scuola Materna
di Pomaretto: L. 5.000: M. F. San Remo;
L. 1.000: Genre Rito, Genre Francesco.
Grazie a nome della Scuola Materna.
Attività prossime : Giovedì 8 febbraio, ore
20,30 : riunione alla Maroutera (Pinasca);
Venerdì 9 febbraio: riunione ai Masselli;
Venerdì 16 febbraio: visita della corale e
comunità di Torino alla nostra chiesa per
la vigìlia del XVII: ore 20,30 riunione nel
tempio, dopo i falò, con canti della corale
di Torino, messaggi brevi e poi ricevimento
nella sala delle attività: Sabato 17 febbraio:
ore 8 corteo; ore 10: culto; 12,30: agape
fraterna: 20,30: recita (Dentro di noi); Donica 18 febbraio: culto con Santa Cena.
I giovani effettueranno una colletta di riconoscenza a Dio e di solidarietà, nel tempo del XVII.
II 25 u. s. è stato celebrato celebrato il
servizio funebre di Genre Susanna : invalida
e provata nella vita è deceduta dopo breve
malattia. Alla famiglia la nostra simpatia
cristiana.
imiiiiiiiiiiiiiiiiiiii '
(In lutto a Basilea
Nel momento in cui ci giungevano alla
Radio le prime notizie del terribile terremoto avvenuto in Sicilia, si è spento il nostro caro fratello Giacomo Bollinger De Zoppa. in casa sua, a Riehen (Basilea). Per circa 40 anni il defunto fu presidente del consiglio di chiesa della nostra comunità di lingua italiana di Basilea, e per un uguale periodo direttore della nostra piccola corale di
chiesa. Sette anni fa abbiamo avuto il privilegio di festeggiare il suo ottantesimo compleanno, in presenza del presidente del consiglio sinodale delle comunità evangeliche
riformate di Basilea, Pastore Vollenweider,
anch*egli un amico della Chiesa Valdese in
Italia e della nostra comunità di lingua italiana.
Il suo primo contatto con la nostra chiesa
ebbe luogo quando sposò la sua signora Luisa, De-Zoppa, italiana di origine. Con singolare dedizione il fratello Bollinger ha messo
a disposizione deila chiesa una grande parte
del suo tempo libero, per accompagnare alTorgano gli inni al culto domenicale, per la
corale o per la festa della libertà della Chiesa Valdese, il « 17 Febbraio ». Egli ha presieduto quasi sempre le serate familiari, e
solo da poco tempo mancava al culto domenicale: sempre accompagnato dalla sua cara
consorte, e stato un magnifico esempio di
fedeltà e testimonianza che deve servire qua.
le incoraggiamento per noi, particolarmente
i giovani.
AI cimitero di Basilea la cappella dove
hanno avuto luogo i funerali, il 18 gennaio.
SAMPIERDARENA
Nel periodo natalizio i Culti sono stati
ben frequentati. Il giorno di Natale un folto
numero di fedeli ha partecipato con raccoglimento alla S. Cena. Il Culto di riconsacrazione a Capodanno ha raccolto una buona Assemblea.
La festa dell Albero per i bambini della
Comunità ha avuto luogo il 26 dicembre come è nostra consuetudine da molti anni. La
Comunità ha trascorso alcune ore serene in
Un clima di pace natalizia. Alla luce delle
candeline deirAlbero preparato con cura, i
bambini hanno ascoltato interessati la lezione-messaggio rivolto a loro ed ai grandi dal
pastore, hanno recitato poesie e un grazioso
dialogo, hanno cantato inni natalizi assieme
ai genitori, hanno riso alla proiezione di
due filmine e hanno ricevuto con gratitudine i doni distribuiti loro.
Due lutti hanno colpito la nostra Comunità. Il 12 dicembre chiudeva la sua vita al.
l’età di 87 anni la cara sorella Rolanda Carmassi in Leone. Con la Comunità molti estra.
nei erano presenti nel Tempio il pomeriggio del 13 per il rito funebre. Le sue spoglie sono state deposte nel Cimitero della
Castagna.
Il 4 gennaio, all’età di 91 anni, terminava il suo lungo pellegrinaggio terrestre il
fratello Bartolomeo Cavo, padre del nostro
anziano Roberto Cavo. Il funerale è avvenuto il 5 gennaio nella Cappella del Cimitero
di Staglieno; erano presenti alcuni fratelli
della Comunità di Genova assieme al loro
pastore.
I due funerali sono stati celebrati dal pastore Alfredo Scorsonelli che ha confortato
1 familiari con parole di vita eterna. La sorella Rolanda ed il fratello Bartolomeo erano i due membri più anziani della Comunità e sono stati chiamati da questa vita terrena dopo breve malattia, entrambi erano credenti sereni e sinceri, pronti a testimoniare
della loro fede, hanno dato esempio di perseveranza. Alle famiglie colpite dalla prova
esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
E. R.
PROTESTA CONTRO IL PROCESSO
AGLI INTELLETTUALI SOVIETICI
La protesta proviene da una trentina di personalità dell’alta cultura francese
fra cui i due fisici Alfred Kastel e Jacques
Monod (entrambi premi Nobel) e i tre mai.ematici Claude Chevalley. Roger Godemend e Laurent Schwartz. Quest’ultimo, che
è uno dei più grandi analisti viventi, figura
come l'effettivo iniziatore della protesta.
I firmatari « si meravigliano che, meno di
due anni dopo la condanna di Siniavski e
Daniel, e malgrado le numerose proteste
che quella condanna ha sollevato in tutti
i paesi, compresa l'URSS, di nuovo delle
pene molto severe colpiscano degli scrittori
sovietici: Ginzhurg, Galanskov e Lachkova.
Essi protestano contro i metodi seguiti
nel processo (praticamente a porte chiuse),
e contro un'accusa che assimila l’esercizio
d'un libero pensiero a un reato di diritto
comune, d'un pensiero cioè che cerca di
esprimersi liberamente. Essi non possono
dimenticare che questi giovani scrittori, in
particolare Ginzhurg, si sono coraggiosamente espressi in favore di Siniavski e Daniel e che proprio per questo motivo sono
stati arrestati e tenuti in segregazione per
lunghi mesi. Essi deplorano che, cinquanta
anni dopo la rivoluzione d’ Ottobre,
e a dispetto di certi progressi nella
liberalizzazione del regime, il potere sovietico dimostri un così evidente disprezzo dei
diritti della persona e dia un esempio così
misero della "legalità socialista". Essi reclamano, insieme con la consone di Youri Daniel, con Pavel Litvonov e con centinaia di
scrittori, artisti e scienziati sovietici, la revisione del processo Ginzhurg e la liberazione di tutti gl intellettuali imprigionati per
reati di non-conformismo ».
LES AFFAIRES
SONT LES AFFAIRES
Il governo greco dei colonnelli è stato ormai ufficialmente riconosciuto da molti
Siati ; dagli U.S.A., dall’Inghilterra, dall’Italìa. ecc. Il famoso « cordone sanitario » ormai non esiste più. Ma questa è solo un’atroce beffa diplomatica : dietro di essa c’è la
corsa agli affari. C’è posto per tutti, signori! Ingrassatevi! Abbiamo già accennato agli
affari conclusi da industrie americane e tedesche. Qra è la volta di quelle francesi.
Infatti « un accordo sull’acquisto, da parte della Grecia, d’un generatore termo-elettrico di 150 mila kilowatt è stato firmato ad
Atene fra il generale Vasillos Kardamakis,
governatore della Compagnia Greca di
Elettricità, e i rappresentanti della ditta
francese Alsthom. Questo generatore avrà
una capacità annuale di 1 miliardo di kilowatt-ore. Tale generatore entrerà in funzione fra due anni ».
« Il sig. P. W. Botila, ministro della
difesa della Repubblica Sud-africana, in un
discorso pronunciato sabato 20 gennaio
nella cittadina di Smithfield (a circa 200 km.
da Bìoemfontein), ha detto che l’Africa del
Sud dev'essere pronta in qualunque momento, ad affrontare una guerra rivoluzionaria,
perchè la guerra "classica" è cosa che appartiene al passato. Dopo aver esortato la
popolazione a cooperare con la polizia e
con l’esercito per il mantenimento dell’ordine, il ministro ha espressa l’opinione che il
suo paese non possa ottenere delle armi
dall’Inghilterra, fintantoché il governo di
Wilson resterà al potere. Conseguentemente sarà necessaio che il Sud-Africa fabbrichi più armi possibile, ed importi quelle
armi che non è in grado di produrre da sè.
"Tali anni, ha detto, noi acquisteremo da
quei paesi che hanno il coraggio delle proprie convinzioni e che accetteranno di cooperare col Sud-Africa".
Ed ecco che a Londra numerosi deputati
conservatori hanno iniziato una campagna
per dissuadere il Sud-Africa dalTordinare
armi ad altri paesi, promettendo di togliere
Temhargo dalle forniture di armi a Pretoria,
quando essi saranno ritornati al potere ».
La notizia è riportata dal « Sunday
Times ». dal quale si apprende anche che
Sir Alee Douglass-Home. ex primo ministro
conservatore, s’è posto alla testa di questo
movimento.
Povera Inghilterra!
a cura di Tullio Viola
>ERHeRD - MANIGUA
L’assemblea di chiesa ha eletto due nuovi
membri del Concistoro nella persona dei nostri fratelli Enrico Massel ed Alberto Ghigo,
i quali sono stati insediati nella carica di
anziani al culto del 17 dicembre. Ci rallegriamo di averli quali nostri collaboratori e
chiediamo al Signore di voler benedire il
loro ministerio in seno alla nostra comunità.
I nostri giovani hanno trascorso insieme
con quelli della chiesa di Villasecca, per una
seduta in comune, la serata del 16 dicem.
bre. Ringraziamo il pastore sig. C. Tourn
per lo studio che ha loro presentato e per
la fraterna ospitalità ricevuta.
Le celebrazioni in occasione del Natale,
col tempo clemente si son potute svolgere in
modo soddisfacente. Le sorelle anziane della
comunità sono state visitate dalle rappresentanti deirUnione femminile. Rallegranti le
partecipazioni ai nostri culti. A Ferrerò la
Corale, diretta dalla Sig.ra E. Quattrini —
alla quale va la nostra sentita riconoscenza
— ha portato il suo apprezzato contributo
con l’esecuzione di un inno e di coro ottimamente eseguiti. Le feste deH'Albero di Na.
tale per le Scuole domenicali, preparate con
molto amore dalla sig.na F. Poet e dal sig.
R. Genre insegnante sono state vivamente
apprezzate. Ringraziamo sentitamente con
essi quanti hanno in vario modo collaborato
per il così buon esito di queste feste : le ino.
nitrici, i giovani e coloro che hanno pensato a fornirci gli abeti : il Sindaco, il Comandante del Corpo Forestale ed il sig.
A. Meytre.
COME MACCHIE D'OLIO
« "Quando venni nominato in questa
parrocchia, cinque anni fa, essa contava
appena quarantamila abitanti. Esclusivamente dei Bianchi, di condizioni economiche modeste, in maggioranza cattolici perchè d’origine polacca. Oggi più di sessantamila persone vivono nello stesso quartiere:
unicamente Neri. Pochi, s’intende, sono cattolici, perchè la Chiesa ha poche radici nella società nera. Noi non intendiamo fare
alcuna azione missionaria, eppure restiamo
qui. Tentiamo di fare accettare alla comunità la nostra presenza, agendo sul piano
civico, cioè servendo le organizzazioni locali come consiglieri. Ma noi ci rifiutiamo di
fare i ’direttori’ in alcun modo: del resto
la comunità non Vaccetterebbe neppure".
L’uomo che, in meno di cinque anni, ha
perso la totalità dei suoi parrocchiani bianchi, per ritrovarsi oggi annegato in una
società nuova, da lui non cercata ("in terra
di missione", dicono certi preti che hanno
maggiori attitudini al proselitismo), è un
giovane prete bianco di Chicago. La sua
parrocchia è situata nella parte ovest della
città. La sua avventura non costituisce
un eccezione, se non per il fatto che egli si
è rifiutato di seguire i Bianchi, infatti questo fenomeno di panico è la regola per tutti i quartieri situati ai confini dei due principali "ghetti" della città: il West Side (300
mila abitanti), e il South Side (600 mila
abitanti) ».
(Da « Le Monde » dei giorni 20 e 23
gennaio 1968).
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Genre in occasione della
dipartenza della loro cara
Susanna Genre
ringrazia commossa tutte le persone
che con scritti e fiori hanno manifestato la loro simpatia e solidarietà.
Pomaretto, 25 gennaio 1968
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Adelina Monnet
commossi per la dimostrazione di simpatia tributata alla loro cara, esprimono la loro profonda gratitudine a tutti
coloro che con presenza, scritti ed
ogni altra opera hanno preso .parte al
loro dolore. Esprimono un particolare
ringraziamento al Dott. Ros, Pastore
Ayassot, vicini di casa ed alla Sezione
A.V.I.S. di S. Secondo.
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno ed egU s’è inclinato a
me ed ha ascoltato il mio grido ».
(Salmo 40: 1)
Prarostino, 13 gennaio 1968
« Signore, a chi ce ne andremmo
noi? Tu hai parole di vita eterna »
(Giov. 6: 68)
Il giorno 16 gennaio è improvvisamente mancato a Ghigo di Prali
Giovanna Adele Artus
ved. Barus
di anni 63
Ne danno l’annunzio il figlio Luciano
con la famiglia ed i parenti tutti.
I funerali hanno avuto luogo il giorno 17 gennaio a Prali.
Prali, 18 gennaio 1968
Ha terminato la Sua santa ed operosa giornata terrena la Signora
Felicita Janni nata Long
Affranta dal dolore, ma fidente nelreterno ritrovo, ne dà l’annuncio la
figlia Elsie insieme con tutti i parenti.
« Beati i puri di cuore, perchè
vedranno Iddio ».
S. Matt. V. 8
« Dio è amore ».
I Ep. S. Giov. IV. 8
Sanremo, 26 Gennaio 1968
avvisi economici
FAMIGLIA signorile cerca signorina giova*
ne per due bimbi Sei anno e mezzo.
Scrivere: Luisa Merlo - Via Montenavale
17 C . Ivrea.
FAMIGLIA Evangelica svizzera cerca signo*
riña età 25*35 anni, per il proprio Risto*
rante a Les Ponlins (Svizzera francese) in
qualità di ragazza di cucina. Non è obbli*
gatoria la conoscenza di lingue straniere.
Buona retribuzione e trattamento familiare. Giornata libera il lunedì. Per informa,
zioni rivolgersi a : Enos Mannelli, Missio*
nario Evangelico . Waid Block 2 . 8590
Salmsach Ch. - Tel. 071 63 48 18.
FAMIGLIA Evangelica svìzzera cerca signo*
riña. 20-30 anni, per i lavori domestici e
per la cura di due piccole bambine, a
Rorscliach (Svizzera tedesca). Non è obbligatoria la conoscenza del tedesco. Retribuzione iniziale : vitto e alloggio e
Fr. 350 al mese. Per informazioni rivolgersi a: Enos Mannelli . Waid Block 2 8590 Salmsach Ch.
6
pag. 6
N. 5 — 2 febbraio 1968
Il famoso 'Catechismo olandese
II
(segue da pag. 1)
lemico, nessuna aggressività. Il tono è
affermativo, ma non imperativo e comunque sempre affabile. La fede viene
esposta, non imposta. Ogni tema è
svolto con molta souplesse psicologica
e teologica. Il genere di discorso è più
apologetico che profetico.
La Riforma declassata
Qualche severità si avverte solo in
taluni giudizi sul passato della Chiesa
cattolica : così; si parla della « sciocca
azione intrapresa (dalla Chiesa cattolica) contro Galileo» (p. 224) e si ammette senza mezzi termini che al tempo della Riforma « troppi cattolici,
compresi i dirigenti della Chiesa, erano rimasti schiavi dell’ambizione, della
sensualità e delle ricchezze. Essi avevano vigilato molto male sulla Chiesa
di Cristo » (p. 223). Per contro, nei riguardi della Riforma e del protestantesimo in genere, non si notano rilievi
critici di fondo, tranne l’affermazione
seguente : « Se la Sacra Scrittura è separata dalla Chiesa, sorgono immense
difficoltà. Si rompe un legame vitale.
Questa è la tragedia della Riforma»
(p. 323). In realtà, questa non è la tragedia della Riforma, è la tragedia della Chiesa cattolica. Non è la Riforma
che ha separato la Parola dalla Chiesa,
è la Chiesa (cattolica) che si è separata dalla Parola, non prestandole ascolto. Ma a parte questa osservazione,
l’atteggiamento del Catechismo verso
le Chiese della Riforma è estremamente cordiale : « È impossibile valutare
l’immenso contributo di bontà e santità che la Riforma, anche in ciò che
più le è peculiare, può offrire a tutta
la cristianità. La Chiesa cattolica non
può fare a meno della Riforma » (pagina 226). E noi non possiamo fare a
meno di osservare che in questo modo,
pur con la migliore disposizione d’animo, la Riforma è declassata a fatto
morale («bontà» e «santità»), cioè
è fraintesa. Diremo quindi che nel Catechisimo olandese la Riforma non è
criticata perchè non è capita.
Toccare la Chiesa
L’impostazione di fondo e le affermazioni centrali del Catechismo restano squisitamente cattoliche, ancorché
si tratti di un cattolicesimo raffinato,
spiritualizzato, purificato da ogni incrostazione superstiziosa. Sentite, ad
esempio, questa frase, tratta dal paragrafo «Che cosa è la fede e che cosa
non è»: «quando le nostre orecchie
prestano ascolto alla Scrittura e le nostre mani toccano la Chiesa, qualcosa
si mette in movimento nel più profondo di noi stessi, qualcosa che preannuncia Dio» (p. 290). Qui avete riassunta in poche parole l’essenza della
fede cattolica aggiornata dal Concilio :
essa consiste da un lato nell’udire la
Scrittura e dall’altro nel toccare la
Chiesa. Ma «la fede vien dall’udire»
dice S. Paolo (Romani 10: 17), non dal
toccare. Anche il Catechismo ha delle
espressioni molto belle sulla Scrittura,
questa ad esempio : « La Chiesa sa
— perchè cos;i ha essa stessa deciso in
obbedienza allo Spirito — che la Scrittura contiene la sua regola fondamentale e la sua base — la parola di Dio
da cui essa non può deviare neppure
di un millimetro » (p. 323). Ma la fede
cattolica ha anche bisogno di toccare.
Ne avrà sempre bisogno. La Chiesa è
parte costitutiva della fede cattolica,
è un fondamento e un argomento della
fede.Una volta i due poli della fede
cattolica erano Scrittura e Tradizione ;
ora sono Scrittura e Chiesa. Per credere non basta udire la parola, bisogna
anche toccare la Chiesa. Eppure Toma, che volle toccare, non fu dichiarato «beato» da Gesù (cfr. Giovanni
20 : 29). Il cattolicesimo deve ancora
imparare la lezione di Toma.
Se la sostanza del discorso del Catschismo resta profondamente cattolica,
alcune singole dottrine cattoliche molto popolari (benché, in fondo, abbastanza marginali) vengono audacemente modificate o anche supepte:
ad esempio la dottrina del Limbo
(quel luogo situato da qualche parte
tra l’inferno e il paradiso, in cui andrebbero i bambini morti senza essere
stati battezzati) è in pratica negata.
Dice in proposito il Catechismo : « Ci
dev’essere un modo col quale i bambini non battezzati sono salvati. Non
sappiamo esattamente come. Ma in
ogni caso sappiamo che essi sono in
Cristo» (p. 252). Se sono in Cristo,
non sono nel Limbo.
Analogamente, a proposito del Purgatorio, il Catechismo, dopo avere detto che in passato esso « era raffigurato
come un luogo, un fuoco, un periodo
di tempo, con un angelo che chiamava
le anime in paradiso una ad una, come i pazienti nella sala d’aspetto di
un medico », esorta i cattolici a liberarsi di queste immagini e « a tornare
alla sobrietà dei cristiani antichi e
considerare la purificazione del purgatorio come collegata con la morte. Non
dobbiamo considerarla in modo isolato,
non dobbiamo farne una realtà troppo indipendente — tanto più che la
Scrittura non ne parla quasi per nulla» (p. 477).
Sempre impensabile
l’intercomnnione
Questi accenni sommari alle dottrine del Limbo e del Purgatorio possono
dare un’idea dell’impegno con cui gli
autori del Catechismo hanno compiuto una revisione generale di tutto il
credo cattolico tradizionale, distan
ziandosi nettamente dalla teologia
della Controriforma. Non potendoci
dilungare troppo ci limiteremo a darne un saggio, esponendo il pensiero del
Catechismo sull’eucaristia. A questo
proposito, il fatto più notevole è che la
classica dottrina della transustanziazione (cioè del mutamento del pane e
del vino in corpo e sangue di Cristo)
non è più espressamente insegnata,
per quanto il suo nucleo centrale sia
mantenuto. Così., il Catechismo afferma che « la natura del pane diventa
qualcosa di totalmente diverso: il corpo di Gesù... Il pane è diventato la
persona di Gesù » ; ma precisa d’altra
parte che « non dobbiamo immaginare,
per esempio, che il corpo di Cristo entra nella nostra bocca in formato ridotto, per così: dire, così come a Nazaret entrava nella casa di Maria nella
sua statura normale » (p. 343). Dunque,
è il fattore spirituale che conta, più
che quello materiale e fisico (anche se
quest’ultimo viene affermato). Il Catechismo insiste soprattutto sul ministero della presenza di Gesù nell’eucaristia («è una presenza misteriosa»:
n. 343) e sul fatto che essa non dev’essere isolata dagli altri aspetti della
Cena (« oggi preferiamo considerare la
presenza reale meno isolata e più nel
contesto del mistero nel suo insieme » :
p. 334). Vengono cosi, fortemente sottolineati (molto più che in passato)
diversi significati della eucaristia cattolica, che ritroviamo anche nella concezione evangelica della S. Cena : il suo
valore di memoriale della morte di
Gesù; il momento del rendimento di
grazie a Dio; il significato del pasto
in comune; l’azione dello Spirito che
solo crea la comunione con Cristo e
con i fratelli.
La presenza reale di Gesù nell’eucaristia non dev’essere isolata non solo
dagli altri aspetti di questo sacramento, ma neppure dagli altri tipi di presenza del Signore in mezzo ai suoi,
quali « la sua presenza per mezzo della Parola e soprattutto la sua presenza per mezzo del suo Santo Spirito
nei cuori e nei reciproci rapporti degli
uomini. In un certo senso si può dire
che quest’ultima forma, di presenza è
la più grande» (p. 344).
Ma accanto a questi nuovi elementi,
restano, immutati, i vecchi: la concezione della messa come sacrificio
(«tutte le volte che la Chiesa ripete
quel che Gesù fece nell’ultima Cena e
proclama cosi la morte di Gesù, l’unico sacrificio di Gesù è 1?;, nella Chiesa»: pag. 339); la conservazione del
l’ostia consacrata, nella quale « Dio è
palpabilmente vicino» (p. 347) e di
fronte alla quale « è un’eccellente abitudine genuflettersi e inginocchiarsi »
(p. 346), anche se si ricorda che il miglior modo di onorare il sacramento
è di partecipare alla messa; la precisazione che tranne casi eccezionali « il
calice e la patena possono essere toccati solo da ministri consacrati »
(p. 347), non quindi dai semplici laici.
Che «osa si può dire della dottrina
cattolica dell’eucaristia, così, come è insegnata dal Catechismo olandese? Si
può dire che essa si è arricchita di
nuovi significati evangelici, senza perdere alcuno dei suoi elementi di fondo
non evangelici (in particolare l’idea
del sacrificio e la posizione del sacerdote), per cui è impensabile che si possa stabilire l’intercomunione tra cattolici e protestanti sulla base della dottrina eucaristica del Catechismo olandese.
Questa valutazione, oltre che per
l’eucaristia, vale in genere per tutta la
teologia del Catechismo (che è poi
quella dell’ala progressista del Concilio): è una teologia più ricca di motivi, temi, pensieri evangelici, ma non
purificata dei suoi elementi costitutivi,
che evangelici non sono.
Il surrogato della fede
Ciò che però più colpisce in questo
Catechismo è la visione marcatamente
ottimistica dell’uomo e del mondo, che
ispira tutta l’opera. Oggi la fede cattolica crede di poter scoprire nel mondo e nell’uomo un rapporto segreto
non solo con Dio ma anche con Cristo
e la sua opera redentrice, anche indipendentemente dalla fede e dalla sua
confessione. C’è come un sottofondo
cristiano sia nel mondo che nell’uomo.
Non è quindi il caso di stupirsi quando
ci si imbatte in dichiarazioni di questo tenore : « Ci può essere più verità
di quanto appaia a prima vista nell’idea che la diffusione della cultura
tecnologica è già un elemento della
estensione della redenzione cristiana»
(p. 225). Parallelamente tutti gli uomini, anche se non battezzati, « entrano in ogni caso in contatto con Gesù
per il fatto che sono nati. Hanno Gesù come compagno di umanità. La
Chiesa è convinta che, se sono uomini
di buona volontà, essi partecipano
alle benedizioni della redenzione di
Gesù» (p. 249). Questa dottrina di uri
Cristo diffuso nell’umanità, al di là dei
limiti ben precisi e circoscritti dell’incarnazione in Gesù di Nazareth; questa dottrina secondo cui tutto ciò che
è umano è già larvatamente cristiano
e la buona volontà viene predicata
come un buon surrogato della fede,
per cui si vuole convincere ogni uomo
che egli, appunto in quanto tale è, in
fondo, un cristiano che si ignora —
questa dottrina è la via maestra per
la quale il nuovo cattolicesimo conciliare vuole raggiungere il mondo e
1 uomo di oggi. Essa implica però uno
snaturamento e quasi un capovolgimento dell’Evangelo : quest’ultimo non
è più scandalo e pazzia ; è evoluzione
e progresso. Il mondo dev’essere corretto, non contestato. Dopotutto, il
peccato lo rende solo « meno buono »
(p. 269).
Conclusione
Che dire concludendo? Diremo in
primo luogo che il Catechismo olandese è un tipico documento della Chiesa
del XX secolo, tutta preoccupata di
rendersi il più possibile ben accetta
al mondo. Diremo in secondo luogo
che esso è un eccellente strumento per
conoscere in profondità il cattolicesirno moderno nella sua migliore espressione. Quest’opera è come uno specchio
che riflette oggi il volto del cattolicesimo di domani: un cattolicesimo che
avrà preso sul serio il Concilio e sarà
diventato sinceramente progressista,
liberandosi da un lato di quanto vi era
di scostante e unilaterale nella Chiesa della Controriforma e volgendosi
d’altro lato con infinita comprensione
verso il mondo e l’uomo moderni, per
convincerli amichevolmente che, per
il fatto stesso di esistere, sono già in
un rapporto salvifico con Cristo, purché dimostrino buona volontà.
È questo il cattolicesimo col quale
merita confrontarsi, come protestanti,
lasciando perdere tante dispute ottocentesche, che non colgono il centro
della questione. Il centro della questione è sempre lo stesso, fin dai tempi
della Riforma, e cioè: quale Evangelo
si crede e si predica, e come lo si vive.
Di fronte a questo cattolicesimo bisognerà vedere se le Chiese evangeliche
sapranno dire agli uomini una parola
diversa da « Siamo quasi tutti cristiani » o «Siamo tutti quasi-cristiani » e
se sapranno essere qualcosa d’altro che
l’universale palestra degli uomini di
buona volontà.
Paolo Ricca
L'Olanda, labaratono ecumenico?
Data ta sua ripartizione demografica e confessionale, l Olanda rappresenta da ptu
punti di vista una specie di laboratorio ecumenico. Sul piano dei matrimoni misti, si
nota un’interpretazione assai liberale delle istruzioni del Vaticano 11 (non si dimenticherà per altro il ribattesimo cattolico della principessa Irene, ad opera del progressista
e illuminato primate d'Olanda, l'arcivescovo di Utrecht, card. Alfrink). Sono pure noti i
eruppi a shalom », nei quali giovani e adulti provenienti da tutte le Chiese cercano di
compiere i loro doveri di cristiani in situazioni di crisi sociale e politica; essi organizzano delle àgapi che si avvicinano assai a servizi d’intercomunione. k inoltre in cantici e
una traduzione ecumenica della Bibbia. , • j u
il 25% della popolazione olandese (in totale, essa conta 13 milioni) e fuori della
Chiesa; il 40% aderisce alla Chiesa catt.lica romana e il 35% alle Chiese protestanti,
in questo contesto il pastore e il curato di un villaggio nei pressi Haarlem hanno tentato, lo scorso ottobre, di celebrare una « messa ecumenica ». Il pastore olandese B. BuunK
commenta come segue, sul «Service de presse protestant», questo tentativo e le reazioni suscitate.
Agitazione per una “messa ecumenica,,
Un sogno di primavera o uno scandalo?
È ancora troppo presto per dare un giudizio
definitivo su questo fatto che ha già fatto
scorrere non poco inchiostro in Olanda.
Nella domenica dedicata alla pace, a metà
ottobre, un pastore e un curato hanno celebrato la messa a Vanhuizen, villaggio
olandese nella provincia di Haarlem. Il curato Kwakman e il past. J. Lugtigheid consacrarono insieme il pane e il vino e invitarono i cattolici e i riformati del villaggio
aH'eucaristia comune.
Reazioni e commenti non tardarono a portare in prima pagina dell’attualità quest’insolito incontro interecclesiastico. Il quotidiano « He< Algemeen Dagblad » del 26 ottobre 1967 pubblicava i commenti e le
preoccupazioni di mons. Kuipers, vicario
del vescovo di Haarlem:
« Il curato ha chiaramente superato le
sue competenze. Di propria iniziativa ha
fatto partecipare gli eterodossi ai momenti
essenziali della liturgia cattolica. Un simile
procedimento non può essere qualificato
come ecumenico. Le leggi della Chiesa sono trasgredite.
« D’altra parte posso figurarmi le buone
intenzioni del curato Kwakman. Ha cercato di mettere in evidenza l’unità di diverse
Chiese nella domenica della pace. Non ha
affatto pensato alle difficoltà d'ordine teologico che si frapponevano. Del resto, non
intendo procedere a colpi di mazza contro
questa questione, che è troppo delicata. Ho
invitato il pastore a un incontro. È preferibile a una disapprovazione. Le misure da
prendere sono sospese fino al termine di
quest’incontro ».
Ed ecco il commento del curato Kwakman:
« Questa messa ecumenica è stata il risultato di un'intensa amicizia fra il pastore e
me. Abbiamo voluto associare i membri
delle nostre due comunità alla nostra amicizia. È andata bene! Alla messa, i protestanti e i cattolici si sono avvicinati gli uni
agli altri quanto noi due. Non è meraviglioso che un simile incontro possa essere il
risultato dell’amicizia fra due uomini?
« Non ho coscienza di avere trasgredito
le leggi della Chiesa cattolica. Mi rendo in
vece perfettamente conto che un’iniziativa
del genere non poggia su solide basi teologiche. Dopo la messa molti fedeli mi hanno telefonato e felicitato; ce n’erano persino che piangevano al microfono. Sono convinto die questa messa ha fatto ptìi bene
che male ».
Il pastore Lugtigheid aggiunge;
« Sono sconvolto daH’evoIuzione del mondo contemporaneo. Mi pare irresponsabile
volere tener conto dei distinguo teologici. Se
un simile culto ecumenico si dimostrasse
impossibile, non vi parteciperei più. Trovo
che nella domenica della pace bisogna mettere l'accento sull’unità delle Chiese. Qui,
a Vanhuizen, protestanti e cattolici non se
l’intendevano. Mi sono detto: bisogna finirla. Grazie a questo culto ecumenico, l’intesa fra le due confessioni è andata avanti ».
Da parte riformata le reazioni sono varie.
Nell’insieme, si manifesta un benevolo riserbo ; fino a che punto possiamo procedere
insieme ai fratelli cattolici? Questa domanda è imbarazzante, ma ci si rende conto facilmente che il caso Vanhuizen ha creato
un precedente. A forza di moltiplicare i
contatti interecclesiastici fra cattolici e riformati, gli uomini di chiesa non riescono
più o moderare la propria impazienza. Invece di riferirsi a dei teologi, il popolo di
Dio li pone davanti a un fatto compiuto.
Si forzano le decisioni in favore dell’unità
della Chiesa, decisioni che ai teologi non
resta che da commentare, dopo!
Un cattolico e un protestante possono
prendere la comunione insieme? Non è possibile. si dice da parte cattolica; solo in
casi di coscienza si tollera qualche eccezione, perchè il desiderio dell’unità, caso di
coscienza, ha una portata maggiore della
legge ecclesiastica. Sì, teoricamente, rispondono certi riformati; il Signore è più che
la dottrina; tuttavia, praticamente, i protes’tanti possono lasciare che i loro fratelli
cattolici si mettano in disaccordo con le
autorità della loro Chiesa? Infine, nel caso
particolare sopra descritto, l’affetto apparentemente soprattutto umano che ha legaio
un curato e un pastore offre davvero una
diocesi cattoliche, gruppi protestanti di discussione partecipavano ai lavori del concilio. L’esperienza è particolarmente positiva a Groninga. dove si trova una piccola
minoranza cattolica, e nel sud, dove i protestanti sono minoritari. 11 teologo ha citato alcuni esempi di collaborazione nel campo dell evangelizzazione, deH’organizzazione
di riunioni di preghiera in comune e della
costruzione di Chiese.
/ due documenti che abbiamo riportato
qui sopra sono per io meno sconcertanti
Con tutto il rispetto per il p,of. Bronkorst.
a pare che mesti pericolosamente nell’equivoco parlando di cattolicesimo evangelico"
e che dia prova di discutìbile serietà teologica parlando — come sembra — con una
certa considerazione dei nuovi gruppi che
pretenderebbero di essere "semplicemente
cristiani, in un senso non confessionale":
questo non significa infatti andare avanti,
ma tornare indietro a una tappa ormai superala. Nè, come spiega Paolo Ricca nel
suo commento al nuovo « Catechismo olandese », è accettabile la sua affermazione che
« non sussistono più ostacoli fondamentali
all iniercomunione ».
Guidati da questi teologi, è comprensibile che pastori sentimentali e facili all’affetto, come il post. Lugtigheid di Vanhuizen,
non vedano difficoltà alla celebrazione di
una « messa ecumenica ». Ci pare evidente
che si è trattato di partecipazione di protestanti — pastore in testa, fratelli commossi dietro — a una mes.sa cattolica. Chiaro come il sole (il curato e il pastore, in
chiesa cattolica, « consacrarono insieme il
pane e il vino», è la penna dì un altro pastore riformato thè riferisce!).
Il vicario di Haarlem può bene non drammatizzare; a parte una certa « illegalità »,
dovuta al fatto che la disciplina cattolica
non .SI e ancora del tutto aggiornata in corrispondenza dell’aggiornamento conciliare in
fatto di teologia — il suo curato ha semplicemente additato e imboccato affettuosamente la strada odierna del gran ritorno.
Una strada larga e spaziosa... Dove conduce?
Profonda è la nostra amarezza e la nostra indignazione. Questi fratelli riformati
giocano, per una « fraternità » di fresco
pelo, la nostra antica fraternità. Perchè stanno giocando la loro fedeltà all’Evangelo. Da
un laboratorio ecumenico del genere, comunque, non possiamo che tenerci lontani,
ben convinti che là l'ecumenismo si è del
tutto degradato. G. C.
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
base spirituale sufficiente da permettere
loro di chiamare i loro parrocchiani a comunicare insieme?
B. Buunk
IL PROF. BRONKHORST
E' OTTIMISTA
Nordwifkerhout, Olanda (spr). - In un’intervista accordata all’« Evangelischer Pressedienst » alla fine della prima sessione plenaria del concilio pastorale cattolico d’Olanda, il prof. Alex J. Bronkhorst, docente di
teologia ecumenica all’Università di Utrecht
(i nostri lettori ricorderanno che è stato
una delle figure dominanti dell'Assemblea
riformata europea tenutasi a Torre Pellice
nello scorso settembre: avevamo pure pubblicato un condensato della sua relazione
sul cattolicesimo romano, n.d.r.) ha dichiarato: «Un nuovo gruppo si sta formando
nella Chiesa e i suoi membri vogliono andare assai più lontano che i teologi. I nostri problemi sembrano loro spesso puramente teologici e li toccano pochissimo. Vogliono semplicemente essere cristiani, in un
senso non confessionale ».
Fra i protestanti olandesi vi è « una piccola minoranza assai riservata e ripiegata
su se stessa ». ma in generale il sospetto che
regna spesso fra protestanti e cattolico-romani è quasi inesistente.
Il prof. Bronkhorst dirige il gruppo degli osservatori protestanti che partecipano
al concilio e l’anno scorso era il solo membro protestante nominato a collaborare ai
lavori del « consiglio per il concilio » (comi'.ato direttivo) composto di 11 membri.
Il prof. Bronkhorst ha dichiarato; «A
partire dal 1945 abbiamo avuto molte buone conversazioni teologiche con teologi cattolico-romani. Abbiamo visto che i nostri
argomenti erano accettati e abbiamo assistito
alla nascita di ciò che si potrebbe chiamare
il « cattolicesimo evangelico ». che insiste
sulle medesime costanti su cui insistiamo
noi.
È stato domandato al prof. Bronkhorst
se non ci si poteva attendere che i cattolici romani reagissero contro una simile
a influenza protes'tante ». « Al contrario ■—
ha risposto — Sempre più i capi della Chiesa cattolica in Qlanda vogliono andare appunto in questa direzione. Abbiamo tutti
superato lo stadio in cui respingevarno le
cose buone che i nostri interlocutori nel
dialogo avevano da offrirci ».
Il teologo olandese ha lodato il nuovo
« catechismo olandese ». « Ciò che questo
catechismo insegna sulla santa Cena, possiamo anche accettarlo. La base teologica
del catechismo non è più il Concilio di
Trento e. dal punto di vista protestante,
non pensiamo che sussistano più ostacoli
fondamentali alla intercomunione ».
A proposito del concilio pastorale, il professor Bronkhorst ha aggiunto: «Forse la
nostra più lunga esperienza in fatto di procedure sinodali ha reso servizio ai cattolici
romani ».
Ha precisato che dovunque si trovavano
CONDANNA DI TRE PROTESTANTI
UNGHERESI
Budapest (soepi) — Il k praesidium » del
sinodo della Chiesa riformata d’Ungheria è
stato informato dall’Uffieio di Stato degli
Affari religiosi della condanna del pa-^tore
B. Kovars di Budapest e di due Anziani di
chiesa. (Demmo notizia del loro arresto sul
iium. 48 dello scorso 1967. N.d.r.). 11 tribunale ha condannato Kovars a sei mesi di car.
cere per complotto contro lo Stato. Alla stes.
sa pena sono stati condannati i due Anziani
Tutti quanti possono interporre appello. Da
quanto si era appreso a suo tempo, essi erano stati accusati di aver tentato di ricostituire un gruppo giovanile, soppresso nel
1949.
IL PATRIARCA ALESSIO
ED I PRIGIONIERI GRECI
Mosca (soepi) — « Siamo inquieti circa la
sorte della gente del popolo greco che è stata imprigionata a causa delle sue opinioni
politiche e del suo attaccamento alla libertà
ed alla democrazia » ha detto il patriarca
Alessio di Mosca, capo della Chiesa ortodossa russa, in un messaggio indirizzato a mons.
Hieronimos. arcivescovo di Atene e primate
di Grecia.
« Vi esortiamo, soggiunge il patriarca, a
far sentire la vostra voce di pastori, che pub
esercitare una influenza salutare affinchè i
detenuti ed i prigionieri dei campi di concentramento siano liberati ».
(Ci auguriamo di cuore che il patriarca
Alessio si stia contemporaneamente battendo'
con tutte le sue energie affinchè la su invocata libertà e democrazia possa essere goduta parimenti dai suoi concittadini. N.d.r.).
DATA STORICA IN ISPAGNA
PER I PROTESTANTI
Madrid (soepi) — Per la prima volta nella storia della Spagna, pochi giorni fa, una
sepoltura protestante ha avuto luogo in un
cimitero cattolico, quello dell’Almudena di
Madrid.
Lo scomparso apparteneva alla nuova parrocchia battista di Villaverde, primo tempio
protestante eretto dopo l’approvazione della
nuova legge sulla libertà religiosa nello scorso giugno.
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Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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