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Anno fll»
Venerili * tilt
1953.
LH BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
pnEZZO P’ASSOCIAglOXE
(i domieilia)
Toiìqo, per un anno L. 6,00 1 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,SO
Per le provincie e l’estero franco sino
ai coDlìoi, un anno . . L. 7,SO
per sei mesi, « 5,20
A).7ì6£i;svt(; ¿è iv
Seguendo la verità nella carità
Epks. IV. 15.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, via Carlo Alberto,
dirimpello al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso Ufficio.
Gì» i4ssocia<i delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo /ranco alla libreria Biava.
-Mìmìodì Evangeliche. — Le Letture cattoliche. — Eiposizione Evangelica. Lettura della Bibbia. •»- Lettere intorno allo Spirito religiosa in Italia Xlll. —
— Notizie religiose. — Cronachetta politica.
MISSIOM EVANGELICHE
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A sentire i clericali i missionarii
protestanti sarebbero nelle loro.missioni siccome ia una villeggia|ura :
bene alloggiati, bene pagati, colle
loro famiglie, senza far nulla, e occiipandcsi del commercio per arricchirsi; ecco, secondo i clericali, la
vita dei missionarii evangelici. Noi
avremmo documenti per tessere la vita
di molti missionarii cattolici se volessimo recriminare ; ma noi non
amiamo distruggere, bensì edificare:
perciò esponendo semplicemente al
cuni traiti di questi operai evangelici
siccome li troviamo registrali nei
giornali loro : esponendo i travagli dei nostri missionarii, lo zelo
che li anima, i risultati che ottengono, avremo edificato ed istruito i
nostri lettori, e risposto alle calunnie
dei clericali senza entrare con essi
in una polemica che non edificherebbe veruno.
Africa heridionalk. Non abbandoniamo ancora questa cara terra
abbandonata quasi interamente dai
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missionarii cattolici, e coltivata spiritualmente e civilizzata dai missionari evangelici. Nel numero scorso
abbiamo passato in rivista alcune
stazioni missionarie dell’Africa meridionale ; ora seguiamo uno di quei
così frequenti viaggi missionarii in
un deserto dell’Africa. Il racconto è
tolto da una lettera del signor Ludorf, pubblicala nel Giornale delle
missioni evangeliche.
« Era nel mese di novembre delr anno 1850, allorché la nostra
conferenza del distretto (District-mecting) prese la determinazione d’inviare uno di noi più nell’ interno
deir Africa per fondare una nuova
stazione presso una popolosa tribù
di Africani detti Barolonghi, che già
da molti anni domandano un missionario. Siccome la mia famiglia era
la meno numerosa (uon aveva che
un fanciullo) (1), ed io conosceva
meglio di ogni altro la lingua del
paese, fui destinalo a quell’ opera.
Rimisi dunque la mia stazione alle
cure pastorali del fratello Schreiner,
e nel nome di Dio diressi i mìei passi
verso il mio nuovo destino.
« 11 nostro viaggio per traversareili
deserto fu quello che può dirsi di
(1) 11 zelante missionario aveva già
veduto morire tre dei suoi figli per non
aver potuto sopportare il clima dell’Africa.
più faticoso ; basti dire che durò
più di un mese. Un giorno dopo
avere traversate immense pianure,
eravamo stanchi, e da più giorni
privi interamente d’acqua : la sete ci
tormentava. Al calar del sole distaccammo dal nostro carro i bovi, i
quali sentendosi liberi, spinti dalla
sete si misero a correre ove li portava r istinto cercando dell’ acqua.
Alcuni leoni sbucando li inseguirono
e li fecero disperdere in tutte le direzioni. Ed eccoci in mezzo ad un
deserto, assetati, e privali del mezzo
di poterci trarre d’impaccio. La mattina dopo, i nostri uomini andarono
in cerca dei buoi, ed io restai vicino
al carretto ove era la mia moglie ed
il fanciullo tormentali dalla sete.
« Il caldo era soffocante, e noi
passammo la intera giornata a quel
sole cocente del deserto senza avere
una stilla d’acqua. Si fe’ sera e nessuno de’ nostri uomini si vide tornare. La notte la passammo nel
carretto in tormenti e in timori: i
chakal, le jene, i leoni sì facevano
sentire attorno al nostro carro , e
colle loro ugne cercavano aprirlo. Il
mattino vegnente andai in cerca di
acqua, esplorando se mai vedessi del
selvaggiume; imperciocché è là ove
qualchevolta si riesce a trovare dell’acqua. Ma tutte le mie ricerche furono vane: camminai per fra lunghe
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ore senza poter trovar uulla. La mia
lingua era inaridita, e credeva dover
spirare per il gran tormento della
sete. Coliche violente e tormentosissime cagionate dalla sete mi straziavano, ed io era stato obbligato a
gettarmi boccone sulla sabbia ardente, ed aspettare di momento in
momento la morte.
» In quella terribile angoscia io
pregava il nostro buon Dio acciò non
abbandonasse i suoi servi; ed ecco
che mi sento sollevato da miei dolori
e mi provo di tornarmene verso il
carro per raggiungere la mia famiglia.
Nell’alzarmi vedo a qualche distanza
un branco di zebre; faccio tutti i miei
sforzi per avviarmi a quel luogo
nella speranza di trovare acqua ; diffatti giungo e trovo un liquore torbido che mi sembrò acqua; mi getto
su quel liquore, e tuffo in esso la
mia faccia, e ne sorbisco avidamente
una boccata: ma invece di acqua era
orina di belve. Le mie coliche mi
tornarono ad assalire ; ma, come Dio
volle, a forza di stenti mi trascinai
fino al carro, ove la mia povera famiglia mi attendeva tormentata dalla
seta e dalla ansietà. L’ombra del carro mi cagionò un qualche refrigerio:
masticando qualche foglia di un’erba
amarissima che cresce nel deserto,
giungevamo a far venire un poco di
saliva sulla nostra lingua.
« Era già vicino al tramonto del
secondo giorno di quel tormento : la
notte incominciava ad apparire, e noi
non avevamo pili speranza alcuna
di sopravvivere: ci mettemmo a pregare, ed era la preghiera dei moribondi: dopo la preghiera ci accantucciammo nel carro aspettando
nella pace del Signore il momento di
nostra morte. Allora sento un rumore
e delle grida: faccio uno sforzo per
levare la mia testa e vedo le mie
genti che erano tornate con i buoi.
Dio sia benedetto ! fu la mia esclamazione: difatti un momento più cbe
i nostri avessero tardato eravamo
morti irremissibilmente. Neppure uno
dei nostri buoi andò perduto, per
cui potemmo continuar immantinente
il nostro viaggio ».
Lo stesso missionario narra che
dopo quasi quattro mesi di viaggio
cosi penoso, giunse finalmente a
Lotlakana luogo della nuova stazione
da fondare ; ed appena giunto si
diede con i suoi uomini al travaglio
di fabbricarsi la stazione, e dopo tre
mesi di continuo travaglio potè alla
meglio essere abitabile. Ecco come
ci descrive quei popoli :
« I Barolonghi sono un popolo
ricco, ma duro, orgoglioso, e che
spinge il paganesimo (ino alle estremità le più orribili.....11 primo anno
che noi dimorammo colà, vi furono
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delle difficoltà orribili, e che ci avrebbero scoraggiato senza la fede. 11
villaggio (composto di circa 10,000
abitanti) offriva una perpetua scena
di tumulti, di danze, e di cerimonie
abominevoli. Un mentecatto si diceva
Dio, e pretendeva poter far piovere a
suo piacere. In una grande siccità
quei poveri africani adorarono il
mentecatto per mesi intieri, pregandolo genuflessi, ed apportando da
ogni lato offerte. Una volta il preteso
Dio ordinò un giorno di adulterio
generale, e prometteva la pioggia ;
un altra volta prescrisse che si prendessero dei serpenti e si collocassero
in una casa e fossero adorati ; altra
volta ordinò che si corresse con lunghe pertiche a percuotere l’aria. Il
tutto fu puntualmente eseguito, ma
la pioggia non venne. Allora il dio
prese la fuga per timore di essere
ucciso i>.
Narra'poscia il missionario come
finalmente egli fosse stato accagionato di quella siccità: e come Dio
lo liberò da tale pericolo. Il servo
di Dio non si scoraggi, chè anzi
ove maggiori erano le difficoltà,
ivi maggiore era il suo zelo. In
pochi mesi ha avuto la consolazione di vedersi in ogni domenica
circondato da una congregazione di
circa 300 persone, fra le quali ve ne
furono molte sinceramente convertite.
A far conoscere ai nostri lettori
quali sieno le conversioni operate per
mezzo di tali missionarii trascriveremo
una delle preghiere che fcceva negli
ultimi momenti di sua vita un povero
moro africano convertito al cristianesimo evangelico. Il missionario che
assisteva alia sua morte trascrisse
l’ultima preghiera del negro, che noi
traduciamo dal Journal des missions
évangéliques.
« Signore Gesù, io ti ringrazio per
la eterna salvezza che ci hai acquistata col tuo prezioso sangue. Ti benedico per avere ispirato ai tuoi missionarii il pensiero di venirsi a sacrificare presso i poveri abitanti dell’Africa per farci conoscere la tua salute;
e particolarmente ti benedico per essere stato condotto dal tuo Santo
Spirito ad accettare questa salute
gratuitamente offerta ai poveri Africani, senza danaro e senza alcun
merito.
« Signore custodisci i tuoi missionarii in tutte le prove e le difficoltà
che incontrano fra di noi: dàgli una
fede che aumenti di giorno in giorno,
in guisa che possano sopportare i
disagi, e lo scoraggiamento, e possano adempiere ai loro doveri: fa di
essi altrettanti strumenti utili per
condurre molti pagani all’Agnello di
Dio che toglie i peccali del mondo.
Abbi pietà, Signore, dei poveri Gre-
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bos: tu sai cbe da molto tempo hanno
indurato il loro cuore al Vangelo !
Ma tu puoi convertirli, e li supplico
di farlo. Raccomando in particolar
modo alla tua bontà la mia moglie
ed il mio figlio. Oh ! che essi si convertano a le; e se non debbo più vederli su questa terra, fa che possiamo
essere uniti nel cielo.....Ti rammenta
nella tua misericordia degli amici che
mi circondano e che sono stati cosi
buoni con me nella mia malattia.
Possano tutti essere pronti a seguirmi
in un mondo migliore. Ti ringrazio.
Signore, perchè mi hai sostenuto in
questi giorni di grande sofferenza, e
perchè sono consolato colla certezza
che tutti i peccati mi sono stati perdonati per il sangue di Gesù Cristo.
Ed ora che i miei dolori e le mie pene
sono giunti al loro termine. Signore
Gesù, io consegno il mio spirito nelle
lue mani ».
Appena finita una tale preghiera,
dice il missionario che era presente,
il buon negro si addormentò nella
pace del Signore.
li: liìttuu^attoliciie
III.
Il caro Don Bosco dopo di essersi bene
sfogalo a dimostrare la verità della sua
Chiosa in un fgrzo paragrafo del primo
fascicolo passa a dimostrare che le Chiese
Evangeliche che, seiiondo lo stile cleri
cale, egli chiama eretiche, non hanno i
caratteri della divinità. Noi abbiamo già
veduto con quanta felicità il dottor Bosco
abbia provalo la divinità della sua Chiesa;
vediamo ora, se colla stessa felicità dimostrerà la tesi contraria.
E prima di ogni altra cosa facciamo osservare cbe Don Bosco nel principio del
suo paragrafo distingue la chiesa Valdese
dalle Protestanti: dunque, secondo lui,
non sono la stessa cosa. Noi prendiamo
atto di questa confessione perchè avremo
occasione di osservare come egli altre
volle confonda i Valdesi con i Protestanti,
Dice dunque cbc la chiesa Valdese è
falsa perchè non è una. Ma di grazia,
caro Don Bosco , quante sono le chiese
Valdesi? Non è una, voi dite, perchè i
membri di essa non hanno una medesima
Fede. Noi certo non abbiamo cambiata la
fede le tante volte quanti sono stati i
Concili, quanti sono stati i papi che han
fatto decisioni dommatiche ; noi non abbiamo aggiunto al Simbolo apostolico i di*
ciasette articoli cbe vi ha aggiunto Pio IV:
ma la nostra Fede è quella identica che
predicavano gli Apostoli, è quella che è
compendiata nel Simbolo apostolico, e che
si trova scritta nella parola di Dio che è
immutaliile. Tutti I membri della nostra
Chiesa, voi dite, non hanno la stessa fede;
ma i memliri della vostra la hanno ? Se fra
noi vi è qualche incredulo, quanti milioni
ve ne souo fra i cattolici?
Voi dite che la nostra Chiesa non è una
perchè non ha la stessa dottrina : ma, o
voi non sapete quello che vi dite, o abusate orribilmente della credulità dei vostri
lettori. Nella vostra Chiesa volete far credere che una sia la dottrina, ma e cosa
significano quelle interminabili questioni
6
sul principio di autorità fra i Gallicani e
gli Italiani, e quello sulla dottrina della
grazia fra gli Agostiniani e Giansenisti,
fra i Domenicani e i Gesuiti, e quelli sulla
immacolata Concezione fra i Francescani
e Domenicani?Costoro difendono dottrine
diametralmente opposte, dottrine, alcune
delle quali sono essenziali a salute, e frattanto la vostra Chiesa colla vantata unità
di dottrina, non ha mai deciso quale sia
la vera. Se tali cose fossero fra noi, dove
andrebbero le vostre grida di vittoria? Fra
di noi invece, l’unità di dottrina è nella
Bibbia, nel Simbolo apostolico, e nella
confessione di fede della nostra Chiesa,
tutta tratta dalla Bibbia.
Mentite poi sapendo di mentire, allorché dite essere cosa difficile trovare due
ministri di una medesima setta eretica i
quali i^adano d’accordo sopra i punti principali della loro credenza. Caro Don Bosco,
tali cose non basta asserirle, bisogna provarle. Noi sicuri che voi avete calunniato,
vi diamo del mentitore e vi sfidiamo a
provare la vostra asserzione.
Passiamo ora al vostro argomento più
forte, l’ujwià di capo. Voi qui pensando
al vostro Papa, vi pavoneggiale e credete
avere la vittoria in pugno. Che mi mostrino, pare cbe voi vogliate dirci, che
mi mostrino I Valdesi un capo visibile
come lo mostriamo noi. Ma piano, piano,
non cantate vittoria innanzi tempo ; voi
avete un papa, non lo neghiamo, ma ditemi, caro Don Bosco, questo vostro papa
è egualmente il capo di tutta la vostra
Chiesa, in Roma, ove comanda assolutamente, in Napoli, io Piemonte, in Francia, in Germania, in Inghilterra, in America? None egli in molli di questi paesi
soggetto, anziché esser capo ? Noi non ab
biamo uno stesso capo, voi dite, ma sappiate che il nostro capo è Gesù Cristo, il
quale è lo stesso ieri, oggi, in perpetuo.
Noi non lo abbiamo mai c.angiato perchè
non muore mai ; noi non abbiamo nella
nostra storia i trenta scismi come li ha la
vostra Chiesa ; noi riteniamo con la Bibbia che la Chiesa è un corpo, e in conseguenza deve avere un solo capo. Avete
veduto mai un corpo con un capo principale ed un capo secondario? La Bibbia
c’insegna che Gesù Cristo è capo della
Chiesa, come il marito è capo della moglie (Ephes. V. 23J : ed ecco perchè noi
ammettiamo un unico capo alla nostra
Chiesa, cioè Gesù Cristo.
Dall’unità passatealla santità, e dite che
la nostra Chiesa non è santa siccome lo è
la vostra. Noi ci vantiamo di non e.ssere
santi di quella santità che è nella vostra
Chiesa. Noi certamente non abbiamo il
rossore di chiamare santissimi certi mostri che hanno disonorato il genere umano; un Sergio, un Benedetto Nono, un
Giovanni Ventesimo terzo, un Alessandro
Sesto, e tanti altri scellerati maestri di
ogni sorta di delitti non sono stati capi
della nostra Chiesa. Voi dite che noi rigettiamo tutti od in parte i sacramenti
da cui solo deriva la vera sanlità. Noi
non vogliamo fare una dissertazione per
dimostrare la vostra eresia quando dite
che la vera santità deriva dai sacramenti,
ma per quello che riguarda il falto vi diciamo che noi non rigettiamo nessuno dei
sacramenti istituiti da Gesù Cristo, rigettiamo soltanto quelli istituiti dalla vostra Chiesa. Quindi, siccome tanto è reo
di profanazione colui che guasta l’opera
di Gesù Cristo togliendo qualche cosa stabilita da lui, così è reo di profanazione
7
colui che aggiunge all’opera di Gesù
Cristo. Ciò premesso, poniamo alla vostra
coscienza ed alla coscienza di tutti coloro
che credono al Vangelo, la seguente
questione: Chi è reo d’avere deturpato
la santità della Chiesa per quello che riguarda i sacramenti, coloro che ritengono
i due sagramenti istituiti da Gesìi Cristo,
e li amministrano nel modo da esso prescritto, 0 coloro che ai due sacramenti
del Vangelo ne hanno aggiunti altri cinque?
Siete poi assai lepido allorché dite ai
vostri lettori che la nostra Chiesa professa più cose contrarie al Vangelo e ripugnanti a Dio medesimo. Ma, caro don
Bosco, chi volete che vi creda se le dite
così grosse? Se noi professassimo cose
contrarie al Vangelo , faremmo tutto il
possibile per togliere il Vangelo dalle
mani del popolo, ne proibiremmo la lettura, fulmineremmo scomuniche contro
coloro che ardiscono promulgarlo; e se
in qualche paese non potessimo fare a
meno di darlo, lo daremmo con note e
commenti, affinché fossero velate le nostre imposture: ma noi invece diamo il
Vangelo a tutti, obblighiamo tutti a leggerlo ed a cercare in esso solo la vera
religione: possibile che di quei tanti milioni di persone che lo leggono, voi solo
vi siate accorto che i nostri insegnamenti
sono contrarii ad esso? Noi dunque propaghiamo il Vangelo, diamo a leggere il
Vangelo, non insegniamo che il Vangelo,
e professiamo dottrine contrarie ad esso!
Caro cion Bosco, quando si dicono spropositi si madornali, bisogna avere il talento di saperli dire per non cadere nel
ridicolo.
La uoslra Chiesa non « santa, voi dite,
perchè non abbiamo santi. Sicuramente,
noi non abbiamo un san Domenico fondatore dell'inquisizione, non abbiamo un
san Francesco che correva nudo come un
pazzo per le strade d’Assisi, nou abbiamo
santi di simi! conio, ma i nostri santi
sono gli Apostoli di cui seguiamo la dottrina, sebbene non ne adoriamo i cadaveri. Sono i martiri dei primi tre secoli
del Cristianesimo, e quei tanti milioni di
martiri seguaci del puro Vangelo, il di
cui sangue ha sparso la vostra Chiesa. Se
voi cernate nella nostra Chiesa santi canonizzali dal papa, non li troverete certamente, ma vi troverete invece santi canonizzati dalla parola di Dio.
Noi nnn siamo santi, voi dite, perchè
non abbiamo miracoli. Certamente, noi
non abbiamo i miracoli del bealo Martino
di Porres che chiamava i sorci affinchè
mangiassero con lui e ¡’obbedivano; nè i
miracoli del bento Pacifico che toglieva
gli uccelli arrostiti dallo spiedo e li facea
volare; nè i miracoli di san Liguori che
benediva un pollo e lo facea divenire una
trotta per mangiarla di venerdì. Tali miracoli noi non li abbiamo, anzi crediamo
che siano qualificati col loro proprio nome nella seconda lettera ai Tessalonicesi.
E questo basti in quanto ai miracoli, non
volendo ripetervi quello che già vi abbiamo detto in un altro articolo.
Finalmente impugnate la santità di no• stra Chiesa perchè, secondo voi, Calvino
e Lutero asserivano che i Cattolici erano
assai migliori dei Protestanti. Ma perchè
non avete citato dove Lutero e Calvino
dicono tale sproposito? E poi, sappiatelo
una volta per sempre, noi non siamo nè
Luterani, nè Calvinisti, ma Cristiani; noi
non teniamo nè Lutero, nè Calvino, nè
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alcun uomo su questa terra per infallibile, come voi tenete i vostri papi, per
cui fossero anche Lutero eCalvioo quegli
uomiui viziosi che voi dite essere stati,
ciò non proverebbe nulla contro la nostra
Chiesa. Badate bene però, caro don Bosco,
che vi trovereste molto impicciato se voleste provare la santità della vostra Chiesa
dalla santità degli uomini che la compongono. Se vi è su tutta la terra un punto
nel quale siano centralizzate tutte le iniquità, questo punto è Roma: se vi sono
stati degli uomini empi e maestri d’ogni
sorta di deliltl, questi uomini si sono
chiamati papi: se ha esistito od esiste
una classe di uomini ambiziosi, ipocriti,
avari, spietati, è la classe dei clericali.
Quando voi vorrete prova di tali asserzioni, non avete che a dirci una parola.
Intanto leggete la storia dei vostri papi e
quella dell'inquisizione e poi calunniate
i Riformatori se ne avete il coraggio.
FSPOSIZIOIVE EVANGELICA
Lettura della Bibbia.
I Giudei i quali erano i depositari degli
oracoli di Dio, hanno sempre col fatto dimostrato che la lettura della Bibbia era
un obbligo per tutti. S. Paolo ci è garante
di un tal costume, e allorché indirizza la
sua lettera agli Ebrei, la quale sarebbe
assolutamente inintelligibile, se non fosse
stata diretta a persone che avessero avuto
una grande conoscenza di tutta la Bibbia ;
e quando parlando del suo discepolo Timoteo, dice, come cosa a tutti nota, che
esso fino da fanciullo avea conoscenza
delleSacre Lettere (2"Tira. Ili, 15). Gesù
.Cristo e gli Apostoli in tutti i loro di
scorsi non fanno che citare i libri del Vecchio Testamento; lo che sarebbe stato
assurdo se non si supponeva nel popolo
l’abitudine di leggere le Scritture.
Questa stessa abitudine è dimostrata
dalle traduzioni dell’Antico Testamento
cbe erano in uso presso gli Ebrei. Non
appena diffatti l’antico ebraico divenne
una lingua non piii intelligibile a tutto il
popolo, si tradusse la Bibbia in greco, in
samaritano e in caldaico, e ciò nou per
altro se non che per mantenere il salutevole uso di leggere la Bibbia nelle famiglie, 11 Talmud è pieno di prescrizioni intorno all’obbligo ed ai vantaggi della lettura della Bibbia. Ogni padre di famiglia
avea nella sua casa una Bibbia, e nel sabato era obbligato di fare lettura e spiegazione di una porzione d’essa alla
sua famiglia. Colui che sapeva scrivere
era obbligato di farne una copia e presentarla immediatamente ai sacerdoti affinchè osservassero se vi era un qualche
errore: fino a quattro errori si correggevano, ma se ve ne erano di più l’esemplare era brucialo. Se qualche padre di
famiglia non sapeva scrivere correttamente, era obbligato di farla scrivere a
proprie spese. A questo effetto le scuole
di leggere e scrivere erano comuni fra gli
Ebrei, ed erano dirette principalmente
dagli uomini della Tribù di Simeone, Lo
storico Giuseppe, nel libro quarto delle
Antichità Giudaiche, capo Vili, dice così;
«I fanciulli prima di ogni altra cosa apprendano a conoscere le leggi ; imperciocché non vi è studio che sia più onesto di quello, e più proprio a condurre
alla felicità, u E nel libro secondo contro
Appione, dice : « Fra di noi quando s’interroga qualcuno intorno alla legge, ri-
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sponde colla slessa facilità che se fosse
interrogalo sul proprio nome; imperciocché dalla prima fanciullezza noi le abbianro apprese in guisa, che souo impresse
neH'anima nostra ». Egli è chiaro dunque
che gli Ebrei, custodi degli oracoli di
Dio, ritenevano siccome ua obbligo preciso la lettura della Bibbia.
Per quello che riguarda il Nuovo Testamento non è meno chiaramente espresso l’obbligo di leggerlo a ciascheduno.
Quasi tutte le lettere degli Apostoli non
sono dirette né ai preli, nè ai vescovi, |nè
ai papi, ma bensì al popolo che forma la
Chiesa. Sarebbe pur beila che coloro ai
quali gli Apostoli hanno dirette le loro
lettere facessero peccato a leggerle: cbe
coloro i quali si chiamano successori degli Apostoli ci vietassero di leggere le
lettere che gli Apostoli ci hanno scritto.
L’Apocalisse stessa, il libro forse il più
oscuro di tutta la Bibbia, è diretta alle
Chiese, ed è promessa la beatitudine a
chiunque leggerà le parole di questa profezia, San Giovanni nel terminare il suo
Vangelo protesta che egli ha scritto quelle
cose, afiìnchè coloro che leggono credano, e credendo abbiano la vita eterna.
San Paolo lo dice: « La parola di Cristo
abili in voi doviziosamente». (Coloss. Ili,
16 ) « Se alcuno..... non si attiene alle
sane parole (>oyoti) del Signore Nostro
Gesù Cristo..., esso è gonfio non sapendo
nulla ». Iddio dunque comanda a tutti,
si nel Vecchio cbe nel Nuovo Testamento
di leggere la sua parola.
Dopo tali ordini precisi di Dio, come
potrà giustificarsi la proibizione della lettura della Bibbia? I clericali i più audaci
allorché son» stretti coll’autorità della
Bibbia, ed allorché gli si dimostra che il
comando della loro Chiesa è direttamente
opposto al comando di Dio, ardiscono di
negare una tale proibizione. La menzogna è sempre vantaggiosa per loro, e
specialmente quando è delta con audacia,
qualcuno la crede verità. Però negare che
Roma proibisca la lettura della Bibbia, è
come negare la luce del sole in pieno
meriggio. Noi non abbiamo nè lo spazio,
nè la voglia di trascrivere qui lutti i documenti che dimostrano una tale proibizione per parte di Roma. Non faremo
che accennarne qualcuno, alTinchè chi ha
voglia d’istruirsi su tale proibizione possa
ricorrere ai fonli.
Fino al decimoterzo secolo non solo la
Bibbia era letta da tutti, ma i Padri della
Chiesa, niuno eccettuato, ne aveano caldamente raccomandato la lettura. Dopo
S, Bernardo che fu l’ultimo dei Padri nel
secolo duodecimo, e che per ultimo raccomandò la lettura della Bibbia, il Concilio di Tolosa, tenuto neH229, proibì
per primo ai laici la lettura della Bibbia
in lingua volgare (V. Acta Conc. tom. VII,
pag, 171J. 11 Concilio di Trento nella sessione decimaottava, ordinò cbe si facesse
un catalogo di libri proibiti : detto catalogo non era compiuto al finire del Concilio, per cui il papa fu incaricato di ii(iprovarlo finito che fosse. Papa Pio IV,
il 2i marzo 1364 approvò infallibilmenie
l’indice, e proibì espressamente la letlura
della Bibbia, anche tradotta da autori cattollici, sotto pena di eterna dannazione.
Però la proibizione di Pio IV, ammetteva ancora una possibilità, vale a dire,
che il vescovo, il parrocco o il confessore
potevano dare il permesso di leggere la
Bibbia, ma papa Clemente Vili, tolse anche una tale possibilità vietando di dare
tali permessi.
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E qui osserviamo di passaggio che i
santissimi Pio IV e Clemente Vili, tanto
zelanti a proibire la lettura della Bibbia,
si mostrarono poi molto indulgenti sulle
lascivie vergognose scritte da Ovidio, da
Luciano, da Marziale, da Tibullo e da
tanti altri, dei quali libri quei santissimi
permettono la lettura.
Noi cbe amiamo la verità e non le vane
questioni, sfidiamo I clericali a smentirci
se ne hanno il coraggio : ci mostrino
che tali proibizioni per parte di Roma
Sono state abolite ; e noi intanto stanchi
di citare altri documenti in cosa così
chiara, diciamo che non solo non sono
state ritirate, ma che invece sono state
dichiarale non più semplici misure disciplinari, anzi sono state elevate al
grado di dottrine dommatiche ; ed i documenti di ciò li troviamo nella Bolla
dommatica di Clemente XI, 8 ottobre 1713
che incomincia Vnigenitus-, nella Bolla
dommatica di Pio IV Auctorem fidei, nei
Brevi di Pio VII, il primo all’arcivescovo
diGnesen, 29 giugno-1816, il secondo all’arcivescovo di Mohilovia, 23 settembre 1816, nelle encicliche di Leone XII
182-i, di Gregorio XVI -18i4, e di Pio IX
1SÌ6. I clericali dunque contro il precetto
di Dio vietano al popolo la lettura della
Bibbia. (Continua).
LETTERE
inOBNO ALLO SPIRITO RELIGIOSO
IN ITALIA.
LETTERA Xill.
Perché in Italia si tolleri il dominio
della corrasione clericale.
Quando spunterà un tempo in cui il
presente sia detto antico, si avrà pena a
credere come nella completa dissoluzione
morale in cui trovavasi l'autorità di Roma
nel nostro secolo, essa potesse ancora
esercitare un incontestato dominio religioso sui popoli d’Italia. Certo la storia
avrà rade volte presentato un anacronismo più aperto e palese di questa universale adesione ad un principio che si
conosce contrario al vero sentimento religioso, alla pubblica morale ed alle libertà umane.
Gli uomini di scienza la sentono una
tale contraddizione, ma tuttavia continuano l’opera degli scolastici nello sterile sforzo di conciliare le dottrine di
Roma colla Bibbia, coi diritti della coscienza individuale e con quelli del cittadino: tentativo vano e noccvole, poiché
non si potrà mai, senza distruggerle, mutarne la natura, la quale comprende cd
involge la negazione di quanto all’uomo
conviene e s’aspetta.
Le classi illuminate e doviziose deridono in segreto, o non curano questa
legge religiosa, la quale non impedisce
loro di tenere tali modi, i quali le farebbero sospette d’ateismo se in luogo di
curare le sole forme di una sedicente
religiosità, avessero 1’ abitudine di badare all'essenza della pietà.
I governi infine della penisola ( non
parlo del Piemonte daccliè gode le costituzionali guarentigie) hanno da mezzo
secolo operato tante e sì mostruose perfidie, .che l’accusadi di volterianismo
sarebbe un far torto alla libertà di ragione, poiché quegli attie comporlamcnti
non hanno nulla di comune con veruna
umana filosofia, ma si devono giudicare
parto di ferine passioni, od ipocrite imitazioni delle scelleratezze di Caligola e
di Nerone.
11
Frattanto il prete trincierato nel suo
dogmatismo impera assoluto. Che gli
cale di sapersi vituperato ed accusato di
corruzione, se dopo le irriverenti diatribe udrà ciascuno protestare obbedienza
alla di lui parola, scusando col nome
di umana debolezza la dissonanza che
scorge e riconosce fra le di lui opere e
le dottrine ammantate di simulato zelo e
di falsa benevolenza? Che gli cale del
pubblico sarcasmo, se frattanto il popolo,
ancorché vegga l'albero sterile, non si
appresta a mettere la scure nelle radici
della mala pianta , ma continui anzi ad
inaflìarla assiduamente per accrescerne
il vano rigoglio delle frondi?
1 dotti hanno un bel chiedere delle
transazioni fra la libertii civile e l’autorità religiosa-, hanno bel proporre rimedii
di sofistcrie e palliativi di una falsa
scienza per accordarsi col prete; questi
scrolla il capo sorridendo, e fermo nella
scienza compiuta del suo dogma continua a mantenere schiava la ragione che
non sa liberarsi, il sentimento religioso
che non sa riconoscere se stesso e ritrovare quella libera elevazione, la cui potenza potrebbe sola disgombrare gli ostacoli posti da un despotismo implacato
fra la fede individuale e la parola di Dio.
Che i governi infine si bruttino nel
sangue, o proclamino la libertà politica,
che condannino la libera ricfrca, o ammettano una libertà di dottrine cbe non
contraddica alla religione ufTiciale, ciò
poco importa al prete, il quale non vede
per questo scemata la sua autorità, nè
limitato il suo potere. Non continua egli
forse ad essere l'individuo che figura
primo in ogni sociale istituzione ? La divisa sola che sia permessa non è forse la
suaPfCna diversa non si chiamerebbe
sopra l'anatema, o almeno non porrebbe
tutti neiralternativa di chiarirsi per lui
0 di mentire? Questo è l’avveuimenti)
d'ogni giorno; questo è lo spettacolo
degno di compassione cbe ci presenti
un popolo che sa d'essere schiavo e vuol
rimanere schiavo di ragione e di cuore,
perchè ha sagrificata la sua fede ai bassi
interessi della terra. Annunci taluno con
ardito animo la verità contraria, e questa
moltitudine di enti discordi si accorderà
un uuimento per gridare aH’empietà di
colui che avesse fatto prova di togliere
a Dio la maschera sacerdotale onde mostrarlo sorgente della verità e della vita,
ente sereno e non turbato da gelosie e
da corrucci, padre comune degli uomini.
Ma errori sì gravi e fatali non sono
senza cause lontane e profonde.
Il prete romano è dall’universalità degl'italiani riguardato come un essere
estraneo alla società; si diffida di lui
come cittadino; ma intanto il popolo lo
chiede, il dotto propone di transigere,
1 governi si valgono dell’opera sua. Questa società non sa fare a meno di lui ;
Quantunque sia difensore d’interessi cbe
le nuocono e strumento di Roma, pure
egli ne rimane un cardine su cui ella
ruota e si appoggia..
Si cerchi di togliere il prete al popolo
ed esso insorgerà per installarlo di nuovo
sul seggio rovesciato. È vero che egli lo
proclama egoista, intento ad impinguare,
ad oziare, ad imporre la volontà sua
come un giogo, a farsi beffe negli atti
della dottrina che insegna; ma senza di
lui che potrebbe il popolo o credere o
pensare? Egli non osa pronunciarsi, e
se il prete dispare dal suo sguardo, egli
12
si smarrirà sulla via, si stimerà dannato, e la religione perduta.
Le classi doviziose invece non sono in
generale ligie in cuor loro nè al prete,
nè alle sue dottrine. Domandate però ad
esse se acconsentirebbero a respingerlo
da sè lontano? Esse grideranno allo
scandalo. Si può non credere, risponde,
ranno unanimi, ma le apparenze devono
essere salvate. Il fatto ci prova che una
religione ci è necessaria, e che quindi
essa dev'essere con ogni sforzo mantenuta. Nella nostra società noi incontriamo
il cattolicismo romano: ebbene questa è
la nostra religione; il volerla mutare sarebbe un tentativo dannoso; l’abbandonare la fede de’ proprii padri tornerebbe
10 stesso che coprirsi di vergogna e mentire al proprio onore.
11 voler sollevare una tale quistione
sarebbe pessimo divisamento, poiché se
l’irreligiosità giungesse a penetrare nel
popolo, essa vi susciterebbe tutte le basse
passioni e le più ardenti cupidigie. Chi
difenderebbe allora te nostre proprietà?
Chi ci salverebbe dal demone della comunanza dei beni che scioglierebbe ogni
vincolo di famiglia ed ogni sentimento
morale? Non si parli quindi di togliere
0 scemare la potestà del prete; esso è
11 freno più necessario del volgo, egli
ne doma ed ammansa colla tema religiosa le feroci passioni.
Di tal maniera il popolo vuole il prete,
perchè gli si rese sospetta la verità evangelica c la teme od ignora. Le classi elevate lo sostengono come una necessaria
difesa da opporsi ad un pericolo minacciante; quindi lasciando libero a ciascuno
di miscredere in segreto, esse congiurano
ad incurvarsi in pubblico davanti a lui,
ad udire la messa, a praticare la confessione per conservare un dominio, ed
assicurarsi un monopolio sociale di casta.
I governi infine continuano a pagare i
dotti perchè s'adoprino a sciogliere e
definire l’eterna quistione della Chiesa
e dello Slato, sempre rispettando, anzi
partendo dal principio della religione
ufficiale. Inganno volgare con cui, facendo atto apparente di libertà, continuano a prestar fede d’omaggio-ligio &\
passato. Così una generazione decrepita
che non ha forse più veruna religione nel
cuore, dalla cattedra e colla stampa mantiene le forme, le abitudini e le antipatie
d’una fede che si è dai loro animi dipartita,
11 timore, l’interesse, l’ambizione, le
passioni dispotiche, ecco i quattro grandi
puntelli del romanesimo i quali assicurano il dominio della gerarchia ecclesiastica sui popoli italiani.
Egli è a questo sistema inestricabile
di cavillo e d’intrigo che l’Italia deve il
pervertimento del suo spirito religioso e
la sua nazionale ruina. Essa è sempre la
schiava delle dottrine di Gregorio VII, e
continua a provare a vicenda il flagello
di Roma, e quello de’ suoi difensori come de’ suoi nemici.
Pure questo popolo italiano parla di
libertà. Menzogna! male s’addice l’invocarla a coloro che tentano infrangere le
proprie catene in nome della schiavitù,
a coloro die, dopo averle spezzate, continuano ad invocarne i duri nodi siccome un benefizio. Non il regno temporale del papa, ma la dottrina romana
divorò in Italia lo Stato, e vi mantiene
schiavo l’individuo per il vincolo della
coscienza.
13
Non si deve nulla sperare da un popolo se non si redime nella sua fede,
poiché questa non è proprietà né del
prete, nè dello Stato, ma deirindividuo
a cui dal Dio eterno fu data.
religione è il vincolo che unisce
l'uomo a Dio, come fu rilegato ad esso
Padre dal sangue del Cristo; la religione
non ha quindi altri giudici che l’Ente
infinito e l’essere Gnito da essa rannodati.
nroTiziE REiiieiosE
Torino. — Possiamo ora annunziare con tutta certezza che la consecrazione del nuovo tempio Valdese
seguirà, volendo Iddìo, il giorno 15
del corrente mese. Daremo nel prossimo numero il programma della religiosa cerimonia.
— Un tal prete Messina ha aperto
qui in Torino, in piazza della Consolata,
n° 5, piano primo, uno Studio di corrispondenza per fare avere agli accorrenti
tutte le dispense e le grazie spirituali
che vengono da Roma. Egli s’incarica,
mediante buon pagamento ed anticipato,
di ottenere per i suoi avventori tutte
quelle dispense e grazie spirituali cbe
desidereranno ottenere da Roma. Il tempo
e il luogo scelto dal prete Messina per
fare un tale pubblico mercato è cosi
inopportuno, che gii stessi giornali clericali si sono scagliati contro di lui.
— La questione elettorale continua ad
occupare quasi interamente la stampa
clericale. Se I giornali clericali si contentassero di proporre i loro candidati, non
sarebbe cosa lodevole; imperocché i
giornali religiosi non devono essere l’organo di verun partito politico; ma gli si
potrebbe passare. Però scagliandosi, come
essi fanno, contro gli uomini del Ministero, e specialmente contro il presidente
del Gabinetto, ed attaccandoli con maniere, non solo indegne di cristiani, ma
anche di uomini civili, fanno credere
che la religione in loro non è che un
mantello per coprire le loro basse passioni di partito e di vendetta. Uno di
questi giornali stabilisce che chiunque è
cattolico non può votare a favore del Ministero, perché il Ministero attuale in
fatto di religioni", di sacerdozio e di cose
ecclesiastiche é il più perverso fra i ministeri possibili. La B. N. sfida i clericali
a citare qualche cosa di simile detta da
s. Pietro, da s. Paolo e da qualche altro
apostolo a proposito di Tiberio, di Claudio 0 di Nerone.
FriASciA. Nel nnm, 2 della B. N. {11
nov.) abbiamo annunciato il falto orribile della disumazione di un cadavere
falta in modo indegno e barbaro nel comune di Chelles. Oggi diamo su quello
stesso fatto altri dettagli, che togliamo
da una lettera ufficiale scritta dal consiglio presbiterale di Ageux al concistoro
di Parigi, e pubblicala negli Archivi del
Crislianesimo.
Il protestante morto, il di cui cadavere
fu così barbaramente disumato, era il
sig. Andru. La inumazione era stata fatta
secondo la legge che prescrive, che in
quei paesi ove non esiste che un cemeterio, esso sia comune a tutti i cittadini.
.La famiglia del defunto aveva acquistato
e pagato il terreno nel cemeterio dalla
legittima autorilà, ed all’efTetto di seppellire in quel terreno il sig. Andru. La
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funzione di sepoltura si era eseguila colla
più grande solenDità: vi era intervenuto
il Maire, e la maggior parte dei membri
del consiglio municipale.- e quasi tutta
intera la popolazione di Clielles vi assistè
testimoniando la stima e l’affezione che
essa nudriva per la memoria del signor
Andru.
Dopo tre settimane il Maire di Chelles
ricevè l’ordine dal sotto-prefetto di Compiegue di far disumare il cadavere dell’Andru e di farlo seppellire ove si seppelliscono le persone infami. Il pastore
Castel corse dal sotto-prefetto per reclamare a nome della legge; ma quale legge
si invoca ove dominano I clericali .5* Il
sotto-prefetto, ai giusti reclami del pastore rispose, per ben due volte, che per
i protestanti di Chelles non vi era altra
sepoltura che quella degli infami.
Il disotteramento fu eseguilo di notte,
ed in una notte oscura e piovosa ; ciò
non ostante una quantità di cattolici assistevano a quella orribile operazione gettando grida di esecrazione contro gli autori di tali barbarie. A sette ore di mattina il cadavere del sig. Andru fu trascinato come un porco, dice la lettera
che noi citiamo, e gettato nella fossa
infame.
Ecco la nota che fu mandata alla famiglia:
Per aprire la fossa ove era il cadavere .......fr. 8.
Per aprire la fossa ove si è posto » 8.
Per quattro portatori a 10 fr.
ognuno.......» 40,
Totale fr, 56.
Intanto dicemmo che il concistoro della
chiesa protestante aveva avanzato reclamo
ufficiale al ministro dei culti; ma non ha
nulla ottenuto. Però non si è stancato;
ha nominato una commissione per andare sulla faccia del luogo, e per dare
termine onorevole ad un affare così vergognoso, La libertà di coscienza e di
culti garantita dalla Costituzione e dalle
leggi, la eguaglianza dei cittadini, ed i
diritti più sacri ecco cosa divengono in
un paese ove il potere accarezza i clericali.
Stati Uniti, Annunciamo con piacere
la pubblicazione di un nuovo giornale
il Crocialo ( thè Crusader), che si pubblica tulli i sabati a New York. Ne abbiamo ricevuto il primo numero, e per
quello che possiamo giudicare, ci sembra che il Crociato sia italiano ed anticlericale, Sebbene il giornale sia scritto
in inglese, i redattori sono italiani, ed
ottimi patrioti. Gl’interessi d’Italia formano la parte principale del Crociato ¡
Mancava un giornale scritto in inglese
che si occupasse degli interessi d’Italia
e ne dasse una giusta idea, e vogliamo
sperare che il Crociato riempia un tale
vuoto. In quanto alla parte religiosa che
forma quasi la parte principale del giornale, il Crociato si occupa delle notizie
sulla evangelizazione d'Italia, ma sembra che il suo scopo principale sia quello
di abbattere il clericalismo e il gesuitismo, I principii che si propone di svolgere sono i seguenti ;
Continua guerra contro il papismo.
Libertà religiosa e civile sì fra di noi
come altrove.
Non persecuzione, nè inquisizione per
la diversità di opinioni,
Laconservazionedelle pubbliche scuole
a costo di qualunque sacririzio.
15
Protezione dei cittadini americani all’estero, e rispetto ai loro diritti in qualsivoglia paese.
Eguai?lianza di diritti fra I naturalizzati ed ì nativi.
Proibizione ai vescovi cattolici di ritenere nelle loro mani il monopolio delle
proprietà delia chiesa,
Hwti. Uno dei missionari evangelici
diNunva-Jork aveva provvisto l’equipnggio di UQ bastimento che andava ad Ilayll
non solo con Bibbie, ma altresì con fogli
e libri religiosi; allorché il bastimento
giunse al suo destino i marinai fecero uu
fardello di tali libri, e mentre li portavano a terra furono arrestati da uq doganiere.
Un ufficiala superiore scorgendo quest’atto, ordinft che non si facesse pagare
dazio alcuno su detto involto, e promise
al capitano che qualunque genere di quella
specie passerebbe franco.
Intanto s’incontrò a passare l’imperatore Faustino, ed udendo l’accaduto, diè
ordine Immediato che da li innanzi non
vi sarebbe più dazio alcuno sulle Bibbie, Testamenti, opuscoli, libri ed altre
pubblicazioni religiose protestanti. Volgendosi poscia al capitano gli disse:
«gradisco che introduciate neH’isnla tanti
di questi libri quanto è possibile; e se
qualche individuo si opponesse avvertitemene >1.
A questa umiliazione sono ridotti 1 clericali, da dover ricevere lezioni di religione, di tolleranza e di civiltà perfino dai
Negri !
CROXACIIETTA POLITICA
Piemonte, — Le elezioni sono la gran
preoccupazione di questi giorni. Fortunatamente se il partito della reazione fa
sforzi straordinari, onde procacciare il
trionfo dei suoi candidali. Il partito liberale alla sua volta non dorme; e dagli
uomini che meglio conoscono lo stato generale del paese non è più messa in dubbio la vittoria di quest’ ultimo.
— È probabile che il tronco della strada
ferrata da Busalla a Genova sia aperto al
pubblico servizio il giorno G dicembre.
I lavori che rìmaugoao a compiere sono
proseguiti con molta alacrità, affinchè
tutto sia terminato per quel giorno.
(Bollelt. Str. Ferr.)
IlOMA. La notte del 23 cd il giorno 2i
corrente ebbero luogo diversi arresti per
parte della polizia. 1 nomi, almeno dei più
cogniti, sono i seguenti: Mazzoni Cesare,
possidente, segretario particolare del console inglese; Gigli Vincenzo e Lipari Gaspare, ex-capitani d’artiglieria ; Berni Angelo, pittore, poeta ; Rudel, studente di
motiicina, fratello del professore dottore
Undel, cav. medico ; Trurchi, impiegato
all’ amministrazione dei sali e tabacchi ;
Lorenzini, impiegato alla posta; Croce,
ex-ufficiale del genio; Piccioni Salvatore,
proprietario di una tabaccheria al Corso.
Tutti giovani romani, conosciuti eeneralmente per i loro antecedenti come liberali.
Dipingervi la costernazione delle famiglie,
lo sdegno cupo e represso della popolazione, sarebbe cosa superflua, perocché
ben potete immaginarvelo; solo posso dirvi
che sono circa cinque anni che questa fazione sanfedista esercita una vendetta spietata, inaudita; terribile come l’ira di Dio,
continua, cieca e fatale come il destino.
Ginf.vha. Il giorno 28 novembre ebbe
luogo l’installazione al potere del nuovo
Consiglio di Stato, preceduta da un proclama sottoscritto da tutti i membri, nel
quale più specialmente è fatta preghiera
ai cittadini di fare sparire ogni risentimetìio.
11 Journal de Genève nota che l’avvenuto cambiamento di'l governo ha fatto
aumentare da 87 a 94 il prezzo delle cartelle del debito consolidato ginevrino,
Francia. — La fusione testé operatasi
dai due rami della casa di Borbone in
seguito ad una visita del duca di iNétnours
col conte di Chamhord, è, dopo la quistione d’Oriente, l’avvenimento più importante fra quelli che si dividono la pubblica attenzione. La duchessa d'Orléans
pare si mostri poco soddisfatta di questa
fusione, e nou intenda punto rinunziare
ai diritti del suo figlio, il conte di Parigi
alla corona di Francia.
Inchìlterra. — Il Parlamento ingle.se
è stato prorogato dal 17 novembre al 3
gennaio senza la consueta formola,
Germania. — La lotta tra il Governo
e rarcivescovo di Friburgo, luugi.dal voi-
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gere al suo lermine, si fa più accanita che
mai. e parecchi casi di resistenza agli
ordini del governo per parte delle popolazioni cattoliche sono già seguiti. A Geslachsein,un prete essendo stalo arrestato,
il popolo si ammutinò domandando la liberazione dell’ecclesia'tico, e non ottenendola ruppe le finestre della casa dei
podestà, sforzò le porte e liberò esso
stesso il prigioDiero.
Berlino, 28. Il discorso pronunciato
da ManteuiTel, presidente del consìglio dei
ministri, nell’aprire la sessione legislativa
termina con queste parole, le quali dimostrano che non è intendimento della Prussia di entrare in lega colla Russia contro
la Turchia:
« Le Camere riprendono le loro deliberazioni nel momento in cui esistono timori
fondati sopra il fatto che la pace d’Europa
sia turbata dalle difficollà della questione
d’Oriente. Nondimeno il governo riguarda
l’avvenire con fiducia. La Prussia appoggiata sulla propria forza, di cui ha la coscienza, continuerà ad mdirizzare i suoi
sforzi attivi e a tenere un linguaggio indipendente, imparziale pel trionfo della
pace, e a dimostrare uno spirito di moderazione in tale quistione così feconda di
conseguenze,
« Checché avvenga, il Re, sostenuto dal
patriottismo del popolo, ed il governo in
tutte le deliberazioni da prendersi, avranno per unica guida il vero interesse del
paese inseparanile da quello del trono. »
Affari d’Obieste, L’arrivo déVEgìiptus a Marsiglia ha confermato la notizia della nuova vittoria dei Turchi in
Asia, — 1 Russi hanno messo una grande
ostinazione nell’attacco, rinnovellato per
fino cinque volte. Ad onta delle molte
forze spiegate, eglino furono respinti con
perdita di grave momento.
È arrivato, il giorno quindici, a Costantinopoli , il gen. Baraguay-d’Hilliers ;
il giorno prima erano partiti i sigg. DeBruck internunzio austriaco, e Vildenbruck, ministro di Prussia; tanto l’arrivo
del primo, come la partenza dei secondi
non ha mancato di cagionare, com’era
da aspettarsi, una profonda sensazione.
La seconda divisione navale ottomana
è entrata nel Mar Nero,
Il governo inglese, secondo reca il Morning-Advertiser del 26, ha ricevuto un
dispaccio il quale annuncia l’entrata delle
due flotte unite nel Mar Nero, — Per altro, le notizie recate dall’Egyptus da Costantinopoli non confermano questa grave
notizia — ragione per cui crediamo non
si debba accogliere senza riserva.
Isole Sandwich. — L’annessione di
queste isole alla Confederazione degli
Stati-Uniti d’America , si può dire un
fatto compiuto ad onta della protesta dei
due consoli di Francia e d’Inghilterra.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
Presso la Libr. Evangelica di G. BIAVA,
via Carlo Alberto, in faccia al caffè Dilei,
Nuovo Testamento in 48, edizione
diamante......L, 0 70
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La suddetta libreria, si è fornita in
questi giorni di un nuovo ed elegante
assortimento di opere e di libri francesi
utilissimi per le strenne.
PE^SIO^ATO DI DAMIGELLE
a Vevey (Svizieta).
Tale stabilimento si è aperto fin dai 15
del corrente nella casa e sotto la direzione del sig. pastore Schiissler. L’insegnamento abbraccierà tutti quei rami di
studio indispensabili in una buona educazione.
Indirizzarsi per più ampie informazioni
al sig. pastore Schiissler medesimo, ov-^
vero al sig. Fabre, professore neU Accademia di Losanna.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.