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ECO
Prof. ARkANp HUGON August(
Via Beckvitll 10
10066 TORRE PELLICE
DELLE VAUI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nam. 34-35 Una copia Lire 80 ABBQNAMENTI { 3 P" l’eterno 1 L. 4.000 per resterò Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE — 27 Agosto 1971 Cambio di indirizzo Lire 100 | Amm.: Afia Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
La chiesa La predicazione dei pastore 1 nigi Santini sa Atti 3; 1-10, nei cuitn inauguraie dei Sinodo||1071
in sinodo
Torre Pellice - La nostra chiesa,
riunita in sinodo attraverso i suoi
rappresentanti, ha coscienza della
« crisi d’identità » — cosij l’ha chiamata la Commissióne d’esame — nella quale si trova, e che i fratelli sudamericani, attraverso il loro saluto
trasmesso dal Moderador Delmo Rostan, mostrano di avvertire fortemente? È troppo presto per caratterizzare le giornate sinodali che si vanno
svolgendo, anche se gli inizi sono stati un po’ afflitti da pur importanti
questioni regolamentari.
Raccolto e gioioso il culto inaugurale, la domenica pomeriggio. Se i
’pienoni’ sono oggi un po’ meno tali
che in passato, non diminuisce certo
l’intensità della partecipazione a questo momento singolare in cui la deputazione delle nostre chiese e tanti
dei loro membri, insieme ai rappresentanti numerosi di chiese sorelle,
si uniscono alla comunità locale per
ascoltare la parola del Signore, per
rallegrarsi riconoscenti dei ministeri
che egli continua a suscitare con il
suo Spirito, per rendergli d’un animo
solo — come s'esprime nel canto potente e colmo d’allegrezza — la propria adorazione. Può trattarsi d’impressioni personali, ma ci è parso une
dei più bei culti d’apertura del Sinodo, da parecchi anni a questa parte;
e a renderlo tale ha contribuito in
modo decisivo la fresca e vigorosa
predicazione del past. Luigi Santini —
capace di far sentire a tutti noi che
la parola che Dio ci rivolge attraverso l’Evangelo è sempre altra dalle nostre parole e dalle nostre idee e convinzioni —, come pure la partecipazione attiva dei candidati al ministero,
Teodoro Fanlo y Cortés e Sergio Ribet, alla liturgia di consacrazione (il
pastore Daniel Attinger, già consacrato nella Chiesa riformata di Neuchâtel e attualmente all’opera a Torino, è
stato presentato e accolto dal Sinodo), senza dimenticare il servizio
sempre esemplare della Corale diretta dal m“ Ferruccio Corsani.
I lavori sinodali sono guidati da un
seggio, nel quale la presidenza è efficacemente assicurata dai proff. Bruno Corsani e Claudio Tron, mentre
sono indaffarati al loro lavoro i segretari Guido Colucci, Odoardo Lupi
e Sergio Ribet e gli assessori Valdo
Fornerone e Luciano Rivoira. La
Commissione d’esame — composta,
ricordiamo, da Sergio Bianconi, Aldo
Comba relatore. Franco Monaco ed
Ernesto Naso — ha presentato una
relazione che riprende alcuni dei punti centrali del rapporto della Tavola,
con notazioni critiche e alcune accentuazioni rilevanti. Nel numero
prossimo, iniziando a riferire sui dibattiti e sulle decisioni sinodali, riporteremo la parte di questa stringata relazione che ci è parsa di più largo interesse per tutti i lettori, perché
affronta una problematica ampia,
quella appunto cui accennavamo iniziando. Cosi potesse, attraverso il
cammino lento e non privo di ristagni che caratterizza spesso un’assemblea come questa, concludersi, l’attuale sessione sinodale, anche con
una presa di coscienza più chiara di
questa crisi d’identità; chi siamo, noi
cristiani, nel mondo; e prima ancora
e innanzitutto come ci situiamo, qui
e ora, in presenza di Dip?
C.
A!LETTORI
Riprendiamo, con questo numero,
la regolare pubblicazione settimanale,
sperando che questo sia stato un
buon tempo di riposo, per i nostri
lettori, ma lieti di riannodare il rapporto settimanale con loro. C’è un
certo ingorgo di articoli e corrispondenze, in redazione: lettori e collaboratori comprenderanno se saranno
pubblicati gradualmente, unitamente
alla presentazione dei lavori sinodali,
nei prossimi numeri.
red.
Imparare da Cristo
a guardare l’uomo
« ...Pietro e Giovanni salivano al
tempio per la preghiera delle tre del
pomeriggio »: nel torpore dell’ora affocata di luce, noi sentiamo i loro passi, vediamo i due uomini salire lenti
dalla città bassa al poggio sul quale
si leva il tempio. Quel tempio ha risucchiato durante i quarantasei anni
della sua costruzione la fatica, la ricchezza di una folla anonima e povera
che vive nelle casupole ai suoi piedi;
questo era nella logica delle cose, perché il tempio era un segno, un simbolo: non dominava solo il paesaggio
terrestre, ma era il centro di un gruppo di potere religioso che determinava tutta resistenza di un popolo.
La manomissione della libertà, il
dominio sulle singole persone, avevano un loro punto di forza nello scadimento della fede a pratica religiosa
consuetudinaria, tradizionale; feste
annuali, riti precisati in ogni dettaglio, funzioni liturgiche quotidiane,
scandivano, davano un ritmo alla esistenza dei fedeli, a ogni loro giornata, legando la loro vita al carro trionfale di una casta religiosa che, in sostanza, era classista. Era la classe che
aveva mandato Gesù al patibolo.
Ma perché Pietro e Giovanni salivano al tempio? non avevano dunque capito nulla della predicazione del Maestro? non avevano, proprio loro due
per primi, constatato dopo la corsa al
sepolcro che un nuovo segno, un nuovo tempio era dato ai credenti: il corpo del Risorto?
Lasciamo agli studiosi, ai critici del
testo, le perplessità e le deduzioni,
per dare fiducia a questi due discepoli che nel modo di condursi sono certo guidati dallo Spirito Santo. Osserviamo semmai che giorno verrà in
cui il tempio sarà distrutto, ma i discepoli del Signore non desisteranno
per questo dall’impegno di riunirsi in
preghiera, di dare ordine alla loro vita interiore e comunitaria. In altre
parole, aldilà della manomissione clericale della libertà del credente, vi è
una esigenza che è pericoloso trascurare, è stolto negare: quella di garantire un ritmo metodico, costante e
consequente, alla nostra vita di pietà.
Questa esigenza è nella stessa struttura della personalità, è culto razionale
che s’avvicenda e si completa con la
nostra vita naturale, che pure segue
in ogni suo aspetto un suo ritmo. Qggi ancora, una comunità è costruita
di tanti credenti che così vivono e alimentano la loro vita interiore, oppure s’inaridisce e muore.
V’è un intellettualismo esasperato e
anarcoide che malsopporta perfino le
scarse tracce residue d'una pietà personale e comunitaria, esso comincia
col mettere alla gogna la querula pietà delle pinzochere e la pesante ipocrisia dei bacchettoni, ma spesso finisce col mettere in questione uno stile di vita, un modo di essere edificati
in Cristo che ha nell’insegnamento biblico un sicuro e costante suggerimento. Ebbene, è tempo di essere paradossalmente impopolari, di sfidare
il giudizio perfino di gente di casa,
per ritrovarsi con Cristo in solitudine
e preghiera mentre la barca che porta
quanto abbiamo di più amato è in
gran tempesta, per ritrovarsi con Maria ai piedi del Maestro, mentre tanto
lavoro ci aspetta. Credenti nell’Evangelo, vivi e presenti nel nostro tempo,
nella situazione del mondo, siamo
chiamati a sperimentare modelli di
cultura, impegni intellettuali che tengano conto di tutto l’uomo, così come
esso è per sua struttura e destinazione, e promuovano una crescita armoniosa, che abbia per fine la statura
perfetta di Cristo.
Ma seguiamo il narratore, il quale
mette ora a fuoco un altro gruppo di
persone; « E si portava un certo uomo, zoppo fin dalla nascita, che ogni
giorno deponevano alla porta del tempio detta ’Bella’, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano ».
I nostri occhi di uomini moderni
guardano con cipiglio severamente critico tutto questo: ma che credevano,
quelli là, di risolvere veramente il problema di un invalido povero? e in che
maniera, poi! Non solo, ma anche se
in qualche modo quel poveretto riusciva così a sbarcare il lunario, il problema restava insoluto per le centinaia, le migliaia di handicappati ai
quali bisognava pur garantire un vivere sereno, dignitoso. Qggi noi pen
siamo che non un gruppo di volonterosi, ma la società deve assumere un
compito di umana solidarietà, e deve
assolverlo con soluzioni radicali e tali
da coinvolgere tutta la categoria in
questione. Ma non basta: quel modo
di mettere in piazza le infermità, il
dolore di vivere di un uomo, era per
lo meno spietato; era una ulteriore ferita inferta alla piena umanità di una
creatura, costretta a far scempio della propria dignità, di un naturale pudore, per solleticare i buoni sentimenti di chi le passava accosto. E, per
finire, non dimentichiamo che in certe situazioni l’uomo in salute e in danaro si sente un dio: le due palanche
che mette per elemosina sulla mano
del misero pesano come pietre tombali sulla sua umanità vera, perché la
inficiano.
D’altra parte, qui v’è anche qualcosa che non possiamo dimenticare: in
una società prigioniera di sovrastrutture classiste, degli uomini non esitano a compiere — sia pure in modi
che non accettiamo’più — un’opera di
umana solidarietà. E la narrazione
evangelica la registra. Allo stesso modo, in questa società italiana nella
quale viviamo, coi suoi scompensi e le
sue ingiustizie atroci, in queste nostre
comunità spesso percorse e squassate
dall’appassionata contestazione di chi
vuole un mondo diverso, bisogna che
vi sia spazio per chi crede di dover
compiere con amore e fedeltà delle
piccole opere che testimonino amore
per le creature. F] noi sono tanti, per
grazia di Dio, i credenti che hanno il
dono ormai raro di voler pagare di
persona, di voler vivere la verità con
carità, consapevoli che la carità edifica. Essi vanno incoraggiati, perché
le comunità si rinsaldano e si edificano nel servizio e nella compartecipazione, nelle piccole cose immaginate c
vissute con mezzi poveri. Domani, in
una società meglio organizzata, tante
occasioni di servizio scadranno, superate dall’intervento pianificato dello
Stato, questo lo sappiamo e lo vogliamo; ma sappiamo anche che la carità
All’uscita dal culto inaugurale :
bet e Teodoro Fanlo y Cortes
da destra i pastori Luigi Santini, Daniel Attinger, Sergio Ri
(foto A. Pellegrin)
non verrà mai meno, e in tempi e circostanze nuove saranno dati modi
nuovi per viverla.
Ma oggi, in questo nostro paese, la
professione della fede evangelica non
può essere ridotta a esercitazione intellettuale, a un gargarismo compiaciuto o a un astioso rifiuto: se così
avvenisse, se la necessaria contestazione non fosse accompagnata da atti,
da fatti vivi di agàpe per le creature,
noi vedremmo in poco le comunità
smarrire i loro connotati, intristire
nell’arido di una pseudo-testimonianza
senza pietà e senza carità.
Torniamo al nostro testo, anzi, a
quell’uomo che rischiamo sempre di
emarginare, all’infermo mendicante.
Egli è là, con la sua mano tesa: « Costui, veduto Pietro e Giovanni, domandò loro l’elemosina. E Pietro, fissando gli occhi su lui, disse: ’Guardaci!’. Ed egli li guardava intensamente, aspettando di ricevere qualcosa ».
In quegli sguardi che s’incrociano
vi sono due cognizioni del mondo, due
comprensioni della vita, due apprezzamenti dell’uomo che vengono a confronto. Gli occhi dell’apostolo — aldilà dello spettacolo miserando d’una
umanità piagata e avvilita — cercano
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il saluto dei fratelli sudamericani
alla nastra assemblea sinodale
e riconoscono la creatura amata da
Dio; quelli del mendicante non vedono che uno dei tanti probabili donatori occasionali. Pietro cerca di vedere e capire di cosa realmente ha bisogno quell'uomo, mentre esso sembra
saperlo già; un po’ di danaro per sopravvivere ancora. L’apostolo porta in
sé, per la fede nel Risorto, per l’annunzio dell'Evangelo che ha ricevuto,
la certezza di una redenzione che investe tutto l'uomo, e lo restituisce alla vita nuova, ricco d’una Grazia che
sovrabbonderà; il mendicante non ha
prospettiva, il suo orizzonte è nel cerchio breve che può disegnare la sua
mano tesa. Per questo l’uno si inquieta di ciò che veramente va dato, mentre l’altro solo di ciò che vuole rice
vere: l'agàpe illumina sempre, ma l’egoismo fa dell’esistenza il budello di
una galleria cieca.
Possiamo dire che il mendicante
non s’è incontrato ancora col Signore, mentre Pietro è stato alla scuola
di Cristo, ha imparato da Lui a guardare l’uomo. Qgni uomo. E noi, diletti credenti, da chi abbiamo imparato?
come le vediamo, le creature di Dio?
Una delle ragioni drammatiche della
scarsa incisività della evangelizzazione, anche della nostra, c’è da ritenere
che sia proprio questa: noi ci siamo
addestrati a guardare, a considerare le
persone e le loro situazioni secondo
i modelli di cultura più diversi — da
quelli banalizzanti della sedicente civiltà dei consumi a quelli dell’ideologia — ma non sappiamo più vederle
in Cristo, con gli occhi di Cristo. Per
questo sempre più rara si fa tra noi
la risposta di Pietro, oppure ci resta
smorta e senza comunicativa a fior di
labbra.
In occasione della sessione sinodale
il Moderatore Neri Giampiccoh ha ricevuto — e trasmesso al Presidente
del Sinodo perché ne desse in parte
lettura all’assemblea — una lettera dal
Moderador della Mesa Vaidense sudamericana, il past. Delmo Rostan. A sottolineare il vincolo fraterno che unisce le chiese valdesi, nonché la dimensione sopranazionale che contraddistingue la Chiesa Valdese, pur nella
sua entità così minima, riportiamo qui
la parte del messaggio che è stata letta in Sinodo.
in Italia, invio il saluto fraterno a nome di tutte le comunità valdesi sudamericane.
Delmo Rostan
Il Sinodo ha vivamente gradito il
messaggio, contraccambiando di cuore l’assicurazione del reciproco pensiero e il saluto e l’augurio più fraterni.
iiiiMiiiimiiiiMiiiimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiii
A Torre Pellice, 2-3 settembre
(...) Desidererei poter trasmettere-al
vostro Sinodo un messaggio positivo
da parte della nostra zona rioplaiense, ma la situazione agitata della nostra America va mettendo a nudo il
nostro disorientamento e la nostra incapacità a formulare una testimonianza chiara all’Evangelo, nella sua effettiva e veridica dimensione di mutamento profondo. Porse i segni positivi possono rivelarsi nel fatto che la
situaz.ione di fatto è tale che non si
può eludere ulteriormente una chiara
definizione della Chiesa, relativamente
alla sua missione nel mondo. Voglia
Iddio che tale definizione sia data in
totale sottomissione al Signore che è
venuto a inaugurare il suo regno di
amore e di giustizia per tutti. Sentiamo che l’unità della Chiesa Valdese
non deve porsi unicamente in termini
di strutture, bensì nella ricerca comune di una maggiore fedeltà alla vocazione cristiana per il nostro tempo e
nello scambio di tutto ciò che concorra al reciproco rafforzamento nel buon
combattimento della fede e della speranza cristiana. Con questi sentimenti
vi auguriamo una sessione smodale significativa, attendendone pronte notizie.
Nel ricordo vivo del ritolto che ho
ricevuto in occasione della mia visita
XI Convegno di Studi
sulla Riforma e i Movimenti
religiosi in Italia
A cura di un comitato costituito dai
proff. Eugenio Dupré Theseider, Henry Meylan, Antonio Rotondò e Augusto
Amand Hugon, e sotto gli auspici della Società di Studi Valdesi, si terrà
prossimamente a Torre Pellice presso
la Casa Valdese, 1’ XI Convegno di Studi sulla Riforma e i Movimenti religiosi in Italia. Le due giornate (orario:
ore 9 - 12,30; 15 - 18) prevedono una serie di comunicazioni contenute in una
ventina di minuti ciascuna, cui seguirà
immediatamente la discussione. Gli
oratori: Romolo Cegna, Domenico Maselli, Antonio Rotondo, Giampaolo Zucchini, Manfred Welti, Jean-François Vilmont, Achille Qlivieri, Albano Biondi,
Salvatore Caponetto, Maria Luisa Pesante, Giuseppe Recuperati, Myriam
Castiglione, Giorgio Spini e Giuseppe
Gatto.
Al termine dei lavori verrà fissato il
programma del Convegno successivo e
nominato il Comitato organizzatore.
Il Convegno è come di consueto aperto al pubblico, cordialmente invitato a
seguire le relazioni e a partecipare alle discussioni.
« Ma Pietro disse: - Dell’argento e
dell’oro io non ne ho; ma quello che
ho, te lo do: Nel nome di Gesù Cristo
il Nazzareno, cammina! ».
Questa risposta, antica quanto la
Chiesa congregata dallo Spirito Santo, dice per sempre che l’Evangelo e
contestazione e sfida rivolte dichiaratamente al mondo e alle sue strutture, ai suoi miti e ai suoi idoli. E la risposta che decide se siamo ancora
Chiesa del Signore o no, se abbiamo
un discepolato e una missione o no.
L’argento, l’oro e la loro potenza
appartengono a quelli del tempio, agli
organizzatori della religione: essi conoscono l’arte di ridurre la carità a
elemosina, e l’elemosina a propaganda
redditizia e forza di coercizione. Essi
riducono ancora oggi parte della Chiesa militante a strumento di conservazione di una società sorda al grido del
misero, fondamentalmente ingiusta.
Ed è naturale che sia così: solo questo tipo di società garantisce loro quel
potere economico che fa del tempio
una temibile potenza mondana. Ma
Pietro apostolo è povero, e porta nel
cuore la prima delle beatitudini:
« Beati i poveri, perché di loro è il
Regno di Dio ».
Comincia di qui, da questo negare
un potere determinante alla ricchezza, la contestazione evangelica, e questo non possiamo dimenticarlo proprio noi che un giorno fummo chiamati ’poveri di Lione’, ’poveri di Lombardia’. Ma non si ferma qui.
Restino pure delusi quelli che avrebbero amato un rugiadoso discorso
consolatorio a tutto vantaggio di chi
beneficia d’un mondo di ingiustizie; si
ricredano coloro che volentieri avrebbero visto i due apostoli organizzare
un ’sit in’, o magari una piccola manifestazione conclusa con una bacca
(continua a pag. 2)
2
pag. ¿
N. 34-35 — 27 agosto 1971
"Oual'è secondo te
l'essenza del crisiiMiesimn?
L’esame di fede del Pastore Daniel Attinger e dei
candidati Teodoro Fanlo y Cortès e Sergio Ribet
II
Imparare da Cristo a guardare l’uemo
(segue da pag. 1)
Lunedì 16 agosto nell’Aula sinodale,
alla presenza di un discreto pubblico,
ma con deplorevole scarsa partecipazione pastorale, ha avuto luogo l’esame di fede dei candidati Daniel Attinger (già consacrato dalla Chiesa riformata di Neuchâtel), Teodoro Fanlo y
Cortès e Sergio Enrico Ribet. Tre
persone molto diverse tra loro sia per
l’ambiente di provenienza, sia per l’itinerario spirituale, sia per sensibiltà di
fede, sia per posizione assunta all’interno della Chiesa. Nella loro diversità
si potevano in un certo modo vedere
le contraddizioni, te inquietudini, gli
interrogativi e le risposte della cristianità del nostro tempo.
Cerchiamo di tracciarne sommariamente la carta d’identità: Daniel Attinger, svizzero, cresciuto con la chiara determinazione di svolgere un rninistero pastorale, formatosi alla Università di Neuchâtel, sensibile al problema della divisione della cristianità,
membro della comunità interconfessionale di Bose, da due anni al lavoro
nella zona di Lingotto-Mirafiori (Torino).
Teodoro Fanlo y Cortès, educato nella Spagna di Franco, avviato ad una
brillante carriera ecclesiastica cattolica, rifiuta a un certo momento tutto
il suo mondo e dopo un lungo e travagliato periodo di crisi approda alla
nostra Facoltà di Teologia. Tèrmina
quivi i suoi studi e dopo una breve parentesi negli U.S.A. torna in Italia e
assume la responsabilità delle comunità di Colleferro e Ferentino, dove è
attualmente all’opera.
Sergio Ribet, cresciuto in un ambiente chiaramente « valdese », partecipa
al travaglio della attuale generazione
giovanile, ponendosi il problema della
propria posizione neU’ambito della
Chiesa e di quale servizio svolgere. Entra in Facoltà, dove compie la propria
preparazione teologica, viene inviato
in Sicilia, a Pachino, dove svolge l’anno di prova.
Perciò la domanda posta loro:
« qual’è secondo te l’essenza del cristianesimo? » poteva fornire spunti di
discussione e di chiarificazione non indifferenti; non tanto per la maggiore
o minore capacità dei singoli candidati, quanto piuttosto per quello che
stava dietro di loro: per il groviglio
di problemi e di posizioni che essi rappresentavano. La risposta poteva essere formalmente molto semplice, ina
assai complessa per le sue implicazioni, e di questo i candidati si sono certamente resi conto. Non era possibile
raccogliere in breve tempo una serie
infinita di elementi, condensandoli in
poche, significative frasi, né si poteva
avviare con loro in quella sede un dialogo che avrebbe potuto essere assai
interessante. Ci si è perciò limitati ad
ascoltarli, registrando la diversità o
la dissonanza delle loro risposte. Per
l’ecumenico Attinger il centro del cristianesimo è un annuncio di gioia: il
mondo è stato chiamato da Dio alla
vita e non alla morte. Si tratta di una
affermazione che si riceve e si ritrasmette per fede. Significa che per noi
v’è un futuro; ma un futuro che mi
chiama ad agire e non a starmene
passivo. Perciò la Chiesa è formata da
coloro che non solo ascoltano, ma anche vivono il messaggio: seguono Cristo in un servizio che libera gli uomini. Lo Spirito ci rende idonei a questo servizio, che è una testimonianza
del Regno data attraverso dei segni
concreti. Per l’ex-sacerdote Fanlo y
Cortès il centro è Cristo: rivelazione
e manifestazione di Dio. Al centro
dell’annuncio di Cristo sta il Regno,
non realtà solo futura, ma in qualche
modo attuale. Quanti rispondono all’annuncio di Cristo e alla sua chiamata costituiscono la Chiesa. Essa e
quindi fondata sulla Parola, che è predicata, udita, ubbidita, che chiama oggi ancora gli uomini ad una decisione.
Meno semplice sotto certi aspetti la
risposta del « valdese » Ribet: egli conosce la complessità del dibattito teologico di quest’ultimo secolo sul problema, vorrebbe evitare i rischi delle
semplificazioni e del soggettivismo, e
non ignora le differenti accentuazioni
dei testimoni del N. T. Non da soli
quindi, ma con l’aiuto di Dio e « nella
comunione dei santi » si può tentare di
dire qual’è il centro del cristianesimo.
Egli comunque lo vede nel fatto che
«Cristo ci ha liberati» (Gal. 5: 13) e
che « se uno è in Cristo, egli è una
nuova creatura» (II Cor. 5: 17). La
vita del credente è perciò in una continua tensione tra la croce di Gesù, la
cui ombra si proietta su tutta la nostra vita, e la sua resurrezione, che ci
dà una speranza tale da poter andare
avanti con fiducia.
Meno dense le risposte alla seconda
domanda posta: « Il tuo ministero pastorale », ma anch’esse molto diverse.
Mentre per Attinger infatti esso è soprattutto un ministero di costruzione
della comunità nell’unità, per Fanlo y
Cortès esso è essenzialmente la predicazione e per Ribet una responsabilità
particolare nell’ambito della comunità.
Nel pomeriggio, nel tempio dei Cop
pieri, abbiamo udito la predicazione
di Fanlo y Cortès su Mt. 21: 18-22 e di
Ribet su Rom. 12: 1-2. Alla critica dei
sermoni per la prima volta nella storia della nostra Chiesa è stata ammessa a partecipare la comunità; peccato
però che nessun « laico » abbia approfittato dell’occasione, prendendo la
parola: il giudizio del corpo pastorale
avrebbe assunto una dimensione comunitaria più autentica.
Domenica 22 agosto mentre Attinger è stato presentato, Fanlo y Cortès
e Ribet sono stati consacrati al ministero pastorale durante il culto d’apertura della sessione sinodale. Nel
rallegrarci di associarli a noi quali
« compagni d’opera » e nella riconoscenza al Signore, auguriamo loro di
essere costantemente guidati nel loro
servizio dallo Spirito Santo.
L. Deodato
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iimimiiiiiimiimiHiiiiiiiiitiiiiiiiiiii
Giovani e diaconia
a Luserna San Giovanni
I giovani di San Giovanni che si occupano
della raccolta di carta ringraziano vivamente
coloro che fin’ora hanno prestato i loro mezzi
di trasporto ed in particolar modo il sig. Gay
ed il sig. Morel.
Precisano che con il ricavato della prima
vendita (L. 80.000) sono state devolute
L. 30.000 per l’acquisto di pane per una famiglia bisognosa della nostra comunità. Il
rimanente sarà dato secondo il fabbisogno di
questa famiglia sempre per l’acquisto di pane.
d. b.
nata nel tempio, tanto per sollevare il
problema; restiamo pure perplessi anche noi, che avremmo magari visto
l’occasione per dare vita a un’Opera di
beneficenza, di servizio sociale. La
contestazione di Pietro è veramente
radicale, non ci risparmia. Nella sua
linearità tagliente essa sembra dirci
che tanti nostri modi di rispondere
alla richiesta dell’uomo, oggi, non sono che modesti alibi d’una Chiesa che
rischia di non sapere più veramente
ciò che ha, o che — almeno — dovrebbe avere.
Pietro lo sa: « quello che ho, te lo
do ». In questa matura affermazione
v’è la forza straordinaria di una fede
che ha soppiantato la ricchezza, il potere, ed è essa stessa portatrice d’una
ricchezzaf e di un potere che non sono
controllati e strumentalizzati per as.servire l’uomo, perché vengono dallo
Spirito, e dove è lo Spirito ivi è libertà.
Ma non basta: contestazione e sfida
al mondo continuano e crescono in
questa seconda proposizione, dove un
modesto uomo della strada protesta
contro l’andazzo secondo il quale chi
non ha potere economico ’non ha nulla’. Se nulla — non oro, non argento
— ha l’apostolo da mettere nella manti del mendicante, ciò non significa
che realmente egli non ha nulla. Come
Pietro, se la Chiesa non ha bisogno
dei cambiamonete e dei trafficanti, se
è povera in una società che della ricchezza ha fatto un idolo, una méta,
ciò non può, non deve significare che
non ha nulla.
Ma cosa ha?, ci chiediamo. E ci viene da pensare ai rendiconti finanziari,
al problema economico che passa dalle assemblee ai presbiteri, dai distretti ai sinodi. La risposta potrebbe essere una amara parafrasi di quella di
Pietro: — Essa ha quello che dà. —
E non osiamo analizzare qui che cosa
dia, è compito del Sinodo come della
più modesta assemblea di credenti;
vorremmo solo che non si perdesse
mai di vista, in questo nostro dare,
l’uomo considerato con gli occhi di
Cristo. E vorremmo che non venisse
mai meno fra noi il coraggio civile di
vivere fino in fondo la vocazione della Chiesa, la ragione del suo esistere,
fino a ripetere consapevolmente:
« Nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno, cammina! ». Questo ha dunque
l’apostolo, questo dà: la certa vocazione di parlare e operare nel nome
di Cristo. La certezza di comunicare
un messaggio che opera nel profondo
della creatura e porta pienezza di redenzione, perché porta Cristo. La sua
ambizione non è di competere con gli
organizzatori della religione del tempio, il suo intento non è di mostrarsi
aggiornato e aggressivo per dare una
lezione ai conservatori inconsapevoli.
Egli è solo strumento di Dio, povero
agli occhi del mondo, ma determinato
a trasmettere l’unica sua ricchezza, la
sola sua forza: Cristo, il Vivente che
ha vinto la morte.
Oggi ancora, per sua destinazione e
per sua vocazione, la Chiesa — ognuno di noi che del Corpo del Signore
è parte viva — non ha altro potere,
altra ricchezza da trasmettere. Essa si
illude, piomba in una spirale di contraddizioni e di illusori successi, ogni
volta che si propone altri obbiettivi,
ogni volta che per la passionalità che
è in ognuno di noi dà un valore e una
preminenza a fatti, iniziative, attività,
che non siano strettamente coordinati
e chiaramente dipendenti dalla sua
unica vocazione: comunicare Cristo,
fare delle creature dei ’pellegrini’, dei
’viatores’ di Cristo.
* Vf *
Il mendicante si alzò in piedi, « ed
entrò con loro nel tempio, camminando e saltando e lodando Iddio ». Noi
avevamo letto che l’Evangelo è « una
llllllllllllllllllllll
IlllllllllllllllllllllllMMIIIIIIIMIIIIIllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIlllllllllllllimilllllll llllllllllllllllllllll llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Per un rilancio della storia valdese
Un’appassionante tavola rotonda ha costituito il nerbo della seduta annua della Soc. di Studi Valdesi
La seduta annua della Società di
Studi Valdesi, tenutasi come di consueto, la sera della domenica di inaugurazione del Sinodo, ha avuto quest’anno un carattere particolare ed una
affluenza di pubblico che si deve ritenere incoraggiante. II presidente prof.
Armand Hugon nel tratteggiare la vita della Società nell’anno trascorso ha
messo in evidenza il fatto che la situazione degli studi attuali sul tema della
Storia non solo valdese ma della Riforma in Italia, è oggi eccezionalmente
llllllllilllllllilllllllllllllllllllll'll'l'l'l""""""""""'""""
incoraggiante e si può legittimamente
parlare di un rilancio degli studi in materia. Bene o male, dunque, la Società
di Studi valdesi si sta oggi inserendo in un movimento di rinnovamento
e di interessi suscettibili di aprire nuove prospettive ed una nuova presenza
nel nostro paese. Il numeroso pubblico intervenuto alla seduta annua ha dimostrato con la sua presenza di comprendere questo fatto ed ha positivamente risposto all’appello propostogli
di un impegno per il futuro.
iiiiiiiiiiiiiiiiMiiiii iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Abbiamo
imparare
quaicosa da
dagii hippies?
Si è svolto recentemente a Glastonbury, in Inghilterra, un grande raduno di giovani hippies. Nel dare notizia il corrispondente del quotidiano:
« La Stampa » nel n. 142 del 22/6/1971,
scrive fra l’altro: « Sono migliaia, hanno le stesse barbe incolte, i medesimi
blue jeans sgualciti, ma sulla schiena
portano camiciole con la scritta: Gesù
è il mio Signore. E’ il festival di una
gioventù irrequieta che ha abbracciato la rivoluzione di Gesù, dopo quella
dei fiori..., ma è un fesetival senza
droga e senz.a sesso. La politica dell'estasi è stata soppiantata dal Vangelo. Tra gli organizzaori, Arabella Churchill, nipote del famoso statista, mentre distribuisce volantini religiosi, chiede ai ragazzi: Cosa significa Dio per
te? I giovani si salutano dicendo: «Gesù ama ».
Penso che la notizia del nuovo orientamento dei ragazzi dei fiori offra al
credente l’argomento per almeno tre
riflessioni.
Anzitutto, le espressioni usate dagli
hippies fanno parte della più genuina
terminologia evangelica; tali espressioni, oggi, sono ancora usate soltanto
da alcune "fisionomie" evangeliche definite: pietiste, fondamentaliste.
Non sappiamo quale sia il significato che gli hippies attribuiscono a queste parole; se veramente ne comprendono il contenuto evangelico o se invece si tratta soltanto di slogans scelti
per annunciare il loro nuovo tipo di
rivoluzione mistica.
Tuttavia "la rivoluzione di Gesù”, come la chiamano gli hippies, che avrebbe dovuto continuare a "rivoluzionare”
le coscienze, è la negletta nel tradizionale mondo cristiano, e le espressioni
succitate puramente evangeliche, sono
state arbitrariamente .sostituite da altre più... teologiche, più... adatte all’uomo moderno.
Infatti, portare scritto sulla schiena
o semplicemente affermare, oggi: "Gesù è il mio Signore”, apparirebbe tra
cristiani, un’affermazione per lo meno
bigotta, e salutare dicendo: « Gesù
ama » provocherebbe forse, un trauma
psichico in chi riceve il saluto.
Una seconda riflessione ci conduce
alla conferma di quanto sia vera la parola della Bibbia, quando afferma che
« Tutto è vanità e un correr dietro al
vento» Ecc. 1: 14). I ragazzi dei fiori
ci hanno offerto un ricco campionario
di cose vane: dalla vanità della sbrigliata libertà della carne in tutte le sue
manifestazioni mediante il sesso, alla
vanità delle evasioni dalla realtà mediante la droga.
Vorremmo che questa "nuova realtà” che dicono di voler seguire, portasse loro, finalmente, il genuino messaggio dell’Evangelo, il solo che abbia
la potenza di appagare l'anelito dell’uomo verso il divino, il solo che possa rispondere alle domande che « il
pensiero dell’eternità» (Ecc. 3: li) rivolge a ciascun individuo. Possano i
giovani far tesoro dell’esperienza hippie! Comunque la si giudichi, essa
ci conferma quanto siano vani ed effimeri i sogni di evasione dalla realtà e
quanto sia autentica, invece, la visione
evangelica sul significato della nostra
vita e del nostro futuro.
Una terza riflessione riguarda la diffusione della notizia.
L’articolista ci informa che: « Dato
che a Glastonbury non ci sono droga e
sesso, solo un giornale inglese se ne è
accorto ». Evidentemente, quando si
tratta di far conoscere fatti che potrebetica e spirituale per tutti, la stampa li
diga di informazioni, quando invece si
tratta d far conoscere fatti che potrebbero costituire motivo di riflessione
etica e spirituale per tutti, la stapa li
ignora.
Glastonbury potrebbe essere un’occasione per i cristiani di iniziare coi
giovani hippies un dialogo costruttivo
alla luce dell’Evangelo, ma purtroppo
i cristiani, oggi, salvo eccezioni, hanno
dimenticato il significato e il valore
della testimonianza dell’amore di Dio
e della salvezza in Gesù Cristo.
E allora? Arriveremo al punto che
saranno i ragazzi dei fiori a testimoniare al mondo che Gesù ama?
Daniela Crespi
Le forze ed i mezzi di cui dispone la
Società sono purtroppo estremamente
limitati, i soci sono poco più di 300 (cifra davvero troppo esigua e che dimostra quanto ci sia ancora da fare per
sensibilizzare nostre comunità al riguardo), i fondi non permettono di realizzare progetti molto ambizioni, gli
uomini, come sempre accade in questi
casi, impegnati in molti altri compiti.
Pur con queste limitazioni la Società
ha però dimostrato di voler affrontare
l’avvenire con rinnovato slancio ed impegno, come si può affermare legittimamente dopo la seduta di domenica.
Il centro della serata è stato costituito dalla tavola rotonda avente come
tema « attualità della Storia valdese »
e nel corso della quale hanno parlato
Mario Miegge, Luigi Santini e Giorgio
Tourn; dato l’interesse ed il significato
di questo dibattito riferiremo più ampiamente in un prossimo articolo sulle
risultanze di questo momento della seduta.
L’attività vera e propria della Società e questa nuova volontà di « rilancio » avrebbe dovuto, e potuto, fare oggetto di un ampio dibattito, e sarebbe
certo stato proficuo per tutti, purtroppo una spiacevole interruzione della
corrente ha piombato la sala al buio
e la seduta ha dovuto essere rinviata.
Convocata martedì pomeriggio alle 19,
dopo la seduta sinodale, non ha naturalmente potuto avere la portata ed il
successo che avrebbe avuto dornenica
e la piccola assemblea di soci si è limitata a discutere il nuovo Statuto, precedentemente inviato ai soci, approvandolo con alcune lievi correzioni, ed
a eleggere il nuovo Seggio composto,
secondo i dettami del nuovo Statuto,
di sette membri nelle persone di .A.
Armand Hugon, Giorgio Tourn, Gino
Costabel, Enrico Peyrot, Arturo Vola,
Enea Balmas e Giorgio Peyronel.
G. T.
Si apre a Torino
Ostello femminile
Siamo lieti di comunicare che in data 15 ottobre si aprirà nell’attico della
nuova casa di Via Pio V, 17, a Torino
un Ostello femminile.
Questo convitto nasce per le giovani
che per ragioni di studio e di lavoro
debbano risiedere a Torino.
I posti disponibili sono 28; le camere
sono a 1 o 2 Ietti; è previsto l’uso comunitario delle cucine.
La retta è stata fissata a L. 15.000
mensili compreso il riscaldamento, vitto escluso, (18.000 per le camere a 1 letto).
Presentare le domande entro il 20
settembre, corredate del certificato di
famiglia alla segreteria della Chiesa di
Torino Via M. Cristina n. 11.
grande allegrezza », ma ora lo sappiamo, lo vediamo al vivo in una creatura
che compie nel meno ordinato dei modi una sua liturgia di rendimento di
grazie. E la sua allegrezza è la nostra,
è quella della comunità fedele che
compie la sua missione e immagina
davvero ogni giorno una nuova liturgia, perché essa sgorga da una scoperta della potenza di Cristo ch’è sempre
meravigliosa novità.
Se la Chiesa è nel carcere col suo
Cristo, ebbene, nella notte si leverà il
suo canto e cadranno le catene e nulla
potrà privarla della libertà che Cristo
le ha acquistata; se la Chiesa è popolo
nel deserto, ebbene, il deserto fiorirà,
e fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal
suo seno; se la Chiesa è povera, dolente, alla mercé del mondo, preda degli
ingiusti,... ebbene, nove volte essa è
beata.
La sua allegrezza è frutto di quello
amore di Dio che ha predestinato, eletto, chiamato le creature, perché esse
« camminino ». Il nostro tempo dà tanta importanza alla carriera, al farsi
una strada: il successo è il suo idolo.
Ebbene, la proclamazione di Cristo
smaschera quest’inganno, dice all’uomo che al dilà delle illusioni esso non
fa veramente della strada- che dando
« una » direzione e un movimento a
tutta la sua esistenza; la proclamazione di Cristo porta a un discepolato, a
una sequela del Signore che danno pienezza e significato al vivere. Una Chiesa, un credente, chiusi nell’immobilismo e custodi delusi delle ombre d’un
mondo che passa, non hanno allegrezza, non capiscono la liturgia della gioia
della Resurrezione; sono organismi
bolsi, accidiosi, inveleniti nei contrasti e sordi e ciechi alla loro unica vocazione. una Chiesa, un credente che
hanno inteso qual’è il loro destino nella Grazia, che vivono della potenza
operante dello Spirito, hanno il dono
della gioia, camminano, s’addentrano
nell’esistenza senza paura, col bagaglio
leggero del povero e la forza contestatrice della verità vissuta in carità.
* * *
Diletti credenti, e voi, candidati al
ministerio, questa parola che abbiamo
ascoltata riguarda, coinvolge noi e la
nostra Chiesa. Non è un messaggio singolare per chi servirà nel ministerio e
nemmeno si rivolge a una parte df noi.
Ripeto: ci coinvolge tutti. Essa per un
momento sembra dire un « no » e un
« si »: un « no » intensamente contestatario alla religione che s’organizza
in strutture clericali per dominare e
far da supporto a una società in decomposizione, ma un « si » a una pietà
metodica, che dia ritmo e consistenza
a tutta la giornata terrena; un «no»
alla tentazione di ridurre le beatitudini a frammenti di buone azioni e buone intenzioni che nulla cambiano dello scempio dell'uomo, ma un « si » a
quell’agape che nella solidarietà, nelle
piccole opere cementa e edifica le comunità. Ma poi è tutta un « si » potente e univoco per una Chiesa che ha
una vocazione e una destinazione, che
ha una sola ricchezza e una sola potenza: Cristo e il suo Spirito; un « si »
che è indicazione e promessa per quella Chiesa che ha il coraggio di sfidare
le potenze del mondo con l’armatura
di Cristo, disarmata e pure certa che
« non prevarranno ». Questa parola e
un « si » per una Chiesa che trova la
sua allegrezza nel compimento del suo
ministerio terrestre, e sa ripetere;
« Pace ai fratelli e amore con fede, da
Dio e dal Signore Gesù Cristo ». Amen.
Luigi Santini
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3
27 agosto 1971 — N. 34-35
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Il Sinodo Valdese invitato a decidere
Una visita di rappresentanti del C.E.C. al presidente cileno Salvador Allende
Entrare nella C. EV. A. A.? Ruolo della Chiesa nello sviluppo del Cile
Il Sinodo 1970 (A.S. art. 18) affermava di considerare « come opera propria il servizio che i missionari valdesi
compiono in vari campi » e invitava
« le Chiese a sostenerlo in tutti i modi » Questa decisione era espressa in
un ordine del giorno che abbinava opportunamente le questioni: « Missione
e sviluppo », e il seggio del Sinodo nominava una commissione incaricata di
studiare il modo di rendere più presenalle chiese questi due aspetti della nostra vocazione: testimonianza e servizio. I lettori ricorderanno forse che, alcuni mesi or sono, abbiamo pubblicato parte di una circolare indirizzata alle chiese da quella commissione (T. Vinay, R. Peyrot, G. Conte), la quale ora
riferisce al Sinodo in apposita relazione. La questone, vastissima, andrà ripresa, ed è da augurarsi che le chiese
non solo rinnovino, in Sinodo, il loro
impegno, ma facciano seguire nel corso dell'anno riflessione e attività in misura superiore a quanto avvenuto lo
scorso anno, contrariamente a ciò che
lasciava sperare il voto unanime e caloroso in sede sinodale.
Resta comunque il fatto che, per la
prima volta, nel rendiconto annuo al
Sinodo compare una voce «Terzo mondo », nella quale vengono indicate le
offerte che le chiese hanno raccolto e
inviato in quella direzione, per scopi
vari. E’ un passo avanti rallegrante,
verso una vita e una amministrazione
ecclesiastica un po’ meno “introversa”.
Purtroppo, a questa nota ne fa riscontro un’altra, meno rallegrante.
Mentre non sono molti, attualmente, i
missionari valdesi (Pastore Bruno e
Paola Tron all’Asmara (Etiopia), past.
Giovanni e Clairette Conte a Papeete
(Tahiti), inferm. Anita Gay nel Madagascar, ins. Laura Nisbet temporaneamente in Italia, dopo le note e penose
vicende della Chiesa evangelica gabonese; andrebbe aggiunto, di origine
valdese, il past. Jacques Pons (nel Madagascar), la grave carenza di forze pa
storali ha spinto la Tavola a chiedere
al past. Giovanni Conte di interrompere, Tanno prossimo, il suo servizio in
missione e di rientrare in Italia. Una
decisione forse inevitabile, ma che la
Chiesa deve sentire come una patente
contraddizione, da essa causata, della
generosa affermazione fatta in sede sinodale.
Vi è tuttavia un problema che la Tavola Valdese propone all’attenzione
particolare del Sinodo. Com’è noto - e
ne abbiamo ripetutamente riferito, si
ricordi in particolare la corrispondenza del past. Teofilo Pons che aveva
partecipato all’Assemblea della SMEP,
a Parigi, l’autunno scorso - la Società
delle Missioni Evangeliche di Parigi è
in fase di scioglimento e sta nascendo
dalle sue... ceneri la CEVAA, la Comunità Evangelica di Azione Apostolica,
che raccoglie in un nuovo organismo,
a parità di responsabilità e di capacità decisionale, le Chiese « madri » di
Europa, già impegnate ufficiosamente
nella SMEP, e le « giovani » Chiese
africane e del Pacifico sorte da quella
Missione.
Ci viene ora chiesto, come Chiesa
Valdese, se vogliamo entrare a far parte di questa Comunità. La Tavola si dichiara « favorevole alla nostra partecipazione alla Comunità, non soltanto
come segno di un più attivo impegno
missionario, ma anche come atto di
solidarietà con tutte le Chiese indicate nella loro opera di testimonianza e
di servizio »; e sollecita una decisione
del Sinodo al riguardo. Affinché questo possa prendere una decisione, _o
avviare uno studio con migliore e più
diretta conoscenza di causa, una rappresentanza della SMEP-CEVAA è stata invitata a partecipare al Sinodo e
a presentargli i termini in cui si porrebbe tale partecipazione. Ci auguriamo che la decisione sia coerente con
la dichiarazione programmatica dello
scorso anno.
G. C.
La Coslituzione della Comunità
evangelica di Azione apostolica
Statuto adottato dal Comitato della Società delle Missioni di Parigi il 26 giugno
1971. con il consenso dei rappresentanti
delle Chiese che hanno accettato di fondare la Comunità.
Art. 1 - Delle Chiese Evangeliche di
vari continenti, menzionate all’articolo 2,
riconoscenti a Dio che ha rivelato loro in
Gesù Cristo il suo amore per il mondo intero, riconoscono di dover testimoniare di
questo amore e partecipare alla sua azione
per la salvezza e il rinnovamento di tutto
Tuomo;
unite nella fede in Gesù Cristo, il Salvatore e il Signore, e nella ubbidienza a
Colui che è venuto come servo, sanno di
essere chiamate, nella fedeltà alle Sacre
Scritture, ad annunziare la buona novella
al di là di ogni confine;
convinte che superando i legami storici creati tra loro dall’attività delle Società Missionarie, il Signore le chiama a impegnarsi in nuove relazioni, decidono di
costituire la Comunità Evangelica di Azione Apostolica per assumere insieme alcune delle responsabilità che incombono
loro per compiere la missione che Gesù
Cristo ha loro assegnato.
Art. 2 - Le Chiese che hanno fondato
la Comunità sono^ :
— la Chiesa Evangelica del Camerún;
__ la Unione delle Chiese Battiste del
Camerún;
__ la Chiesa Protestante Metodista del
Dahomey;
__ alcune chiese protestanti della Francia
(la Chiesa della Confessione di Augsburg della Alsazia e Lorena, la Chiesa Evangelica Luterana di Francia, la
Chiesa Riformata della Alsazia e Lorena, la Chiesa Riformata Francese, la
Unione Nazionale delle Chiese Riformate Evangeliche Indipendenti);
— la Chiesa Evangelica del Gabon;
__ la Chiesa Evangelica del Lesotho;
__ la Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar;
__ la Chiesa Evangelica della Nuova Cale
donia;
__ la Chiesa Evangelica della Polinesia
Francese;
— le Chiese della Svizzera Romanda che
hanno costituito il loro Dipartimento
Missionario;
— la Chiesa Evangelica del Togo;
— la Chiesa Unita dello Zambia.
Art. 3 - Le Chiese di una stessa regione possono costituire insieme un Dipartimento che le rappresenti nella Comunità.
Art. 4 - Altre Chiese e organizzazioni
possono unirsi alle Chiese elencate all articolo 2 se accettano questo statuto e se sono
ammesse dal Consiglio (art. 7).
Art. 5 - Ogni Chiesa o organizzazione
conserva la libertà di assumere delle responsabilità che le sono proprie o che ha
in comune con delle Chiese o delle organizzazioni che non partecipano alla Comunità. La responsabilità della Comunità si
estende a tutti i compiti che ognuna delle
Chiese desidera che siano annoverati fra i
compiti decisi in comune (che si tratti di
evangelizzazione, di formazione del personale, di servizio o di aiuto reciproco).
Abt. 6 - La Comunità ha una triplice
responsabilità :
а) promuovere una riflessione continua sul significato del Vangelo e sulla
missione della Chiesa, stabilire una politica generale di azione apostolica, e assicurare una unità nelTazione;
б) stabilire l’elenco dei compiti che
saranno assunti tenendo conto, da una parte delle richieste e delle necessità espresse da ogni chiesa e organizzazione, e dall’altra delle disponibilità in uomini e denaro;
c) decidere i modi e i mezzi per l’esecuzione di quei compiti, sia affidandoli a
delle Chiese o organizzazioni, sia assumendoli in proprio, e sorvegliarne l’esecuzione.
Art. 7 - Il suo Consiglio è formato dai
rappresentanti delle Chiese e organizzazioni
in ragione di un rappresentante per ogni
Chiesa e uno per ogni organizzazione.
Art. 8 - Il Consiglio siede una volta
all’anho. Può riunirsi ugualmente su domanda di un terzo dei suoi membri o del
seggio.
Abt. 9 - Il Consiglio nomina un Seggio
che rimane in carica per tre anni, composto da un Presidente, due Vice Presidenti,
un Segretario e un Cassiere.
Abt. io - Il Consiglio nomina un Segretario Generale e due Segretari Associati, che operano collegialmente sotto la responsabilità del Segretario Generale e sotto
Tautorità del Consiglio. I segretari partecipano alle sedute del Seggio e del Consiglio.
Abt. 11-11 Consiglio indica le linee di
politica generale e prende le decisioni che
l’unità di azioni implica.
Abt. 12 - Il Consiglio stabilisce una
previsione finanziaria alla quale ogni Chiesa e ogni organizzazione partecipa secondo
le sue possibilità.
Abt. 13 - Il Consiglio stabilisce il programma di azione, procede alTesame dei
compiti eseguiti e alla creazione di nuovi
compiti; decide le priorità e conseguentemente stabilisce la ripartizione delle entrate previste.
Abt. IJ - I rappresentanti delle Chiese
o organizzazioni membri del Consiglio, si
spartiscono i compiti da eseguire. Il Consiglio può decidere di assumere in proprio
alcuni di questi compiti.
Art. 15 - Il Consiglio sorveglia l’esecuzione dei compiti assunti in comune, e
controlla la loro realizzazione, in collegamento con la Chiesa o la organizzazione
locale.
Abt. 16 - La .sede del Consiglio è Parigi.
Abt. 17 - Questo statuto sarà sottoposto
a revisione dopo tre anni. Può esserlo su
richiesta di due terzi dei membri del Consiglio.
t Nel testo che segue, questa organizzazione è chiamata la Comunità.
^ Questo elenco è provvisorio. Sono previste trattative con altre Chiese in Italia,
nel Mozambico, nel Transvaal, nel Ruanda, nel Medio Oriente, nel Madagascar.
Ginevra (soepi) — Dopo aver partecipato nel Perù alla Conferenza mondiale dell’Educazione cristiana, il past.
E. C. Blake, segretario generale del
C.E.C., si è recato a render visita al
presidente Salvador Allende, a Santiago del Cile, incontrandovi pure alcune personalità direttive ecclesiastiche. Il past. Blake era accompagnato
dal past. Emilio Castro, coordinatore
della Commissione preparatoria della
Unità evangelica in America latina, e
dal sig. Leopoldo J. Niilus, direttore
della Commissione delle Chiese per gli
affari internazionali, del C.E.C.
Il presidente Allende ha ricevuto la
delegazione nella sua residenza privata alla vigilia dell’incontro importante che doveva avere con il presidente
argentino allo scopo di coordinare le
diverse politiche del continente.
Oltre alle personalità già menzionate, la delegazione comprendeva pure
uomini di chiesa cileni: il vescovo metodista Raimundo Valenuela, il vescovo pentecostale Enrique Chavez, membro del Comitato centrale del C.E.C.,
il vescovo luterano Frenz e il pastore
Joel Gajardo.
Scopo della visita, ha detto il past.
Blake, era manifestare in modo visibile l’interesse con il quale le Chiese
seguono l’esperienza socio-politica cilena, che egli considera un segno incoraggiante e uno stimolo per numerosi altri paesi che si dibattono in
difficoltà consimili e condividono le
stesse speranze del Cile.
Il presidente Allende ha sottolineato che per il Cile, attualmente, è assai importante l’appoggio morale della comunità cristiana mondiale. Ha
aggiunto che le Chiese hanno un ruolo essenziale nel ristabilimento della
verità spesso falsata da interessi personali a detrimento di decisioni prese
per il bene dell’intero popolo. Per essere in grado di assolvere a tale ruolo, le Chiese devono essere pienamente informate sull’esperienza socialista
avviata nel Cile in seguito ad elezioni
democratiche.
Il sig. Allende ha detto quanto egli
apprezzi l’appoggio dei capi locali della Chiesa cattolica romana e con quale interesse egli segua il dialogo che
si stabilisce e va ampliandosi fra le
Chiese protestanti del suo paese. Tali
sentimenti erano stati espressi in precedenza nel culto ecumenico celebrato
in occasione del suo insediamento:
era la prima volta che avveniva nel
iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiimiiii
Due Chiese
nordamericane si
esprimono suli'aborlo
Recentemente il Sinodo generale della Chiesa unita di Cristo negli U.S.A. (2 milioni di
membri) ha chiesto Falirogazione di tutti i
divieti legali di aborti praticati da medici.
Questa misura tende a sottrarre l’aborto al
codice penale e a renderlo lecito a condizione
che sia libero e volontario e praticato in condizioni sanitariamente sicure. Inoltre il Sinodo
ha chiesto una protezione adeguata di coloro
che rifiutano l’aborto per motivi di coscienza,
siano medici, infermiere o future madri. Questa decisione è stata presa con 523 voti contro 51.
Da parte sua la Commissione d’evangelizzazione di servizio sociale della Chiesa unita
del Canada ritiene che Faborto dovrebbe essere una soluzione la cui scelta non avesse
nulla d’infamante. In un editoriale di una
serie « extra-chiesa » preparata per giornali e
programmi radiofonici, la Commissione dichiara che vi dovrebbe essere posto per questa
scelta, nella società. In ultima istanza la decisione non può essere presa che dalla donna.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIilllllllllMlllllllllliiniMIIII
PERSONALIA
Davide Berlin e Mary Pons, a Luserna S.
Giovanni, Giuseppe e Margherita Agli, a Pradehorno, hanno celebrato le loro nozze d’oro.
Rallegrandoci con questi fratelli, auguriamo
loro cordialmente che il Signore dia loro ancora un buon tratto di strada insieme.
iimiiiiimmiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiiiiiiiMiiiiii>iiffi>i<
ERRATA-CORRIGE
Nell’elenco di offerte ricevute dal Comitato
del Collegio Valdese, pubblicato nel n. del
2 luglio u. s., vi erano numerosi errori tipografici; scusandocene con il Comitato e con
i donatori, pubblichiamo le relative rettifiche.
In memoriam del past. Elio Eynard: Scuola « P. M. Vermigli », Zurigo L. 14.500. In
memoria del doti. Ernesto Geymonat: le famiglie Quattrini, Tourn, Torre Pellice 60.000.
Dott. Guglielmo Angiolillo, Roma (2 versamenti) 24.000; Guido Baret, Pomaretto
L. 20.000; Elena e Eugenia Breda, Roma
1.000; Madeleine Cairus, Villar Pellice; 5.000;
Teodoro Celli, Roma 5.000; Vittorina Chambon Viotti, Inv. Rinasca 1.000; Marcello Cignoni, Roma 10.000; Frida De Farro, Roma
10.000; Jolanda Guarnera, Roma 10.000;
Giovanni Conti, Roma 3.000; Emma Mattel,
Roma 20.000; Simone Melila, Roma 1.000.
Cile un servizio di questo genere
(N.d.r.: proprio perché abbiamo dato
a suo tempo una valutazione positiva
dei risultati delle ultime elezioni cilene, riteniamo di non prestarci ad ambiguità considerando assai meno positiva quest’ultima notizia...). Il presidente cileno ha dichiarato che il suo
governo ha la ferma intenzione di rimanere nella tradizione costituzionale
del paese, procedendo alle necessarie
trasformazioni strutturali in consultazione con il corpo elettorale. Ha detto di non temere, in questo momento,
l’intervento militare straniero, perché
« non è l'ora di avventure del genere
e il Cile non è uno dei paesi che si
prestano a simili esercitazioni ». Certo, egli ha detto, vi è un pericolo che
viene dalle pressioni economiche e dalle campagne propagandistiche, « ed è
qui che l’appoggio morale e la comprensione dei cristiani e di tutti coloro che cercano di rendere la vita più
umana, riveste per noi una grande importanza ».
Il pastore Blake ha ricevuto i rappresentanti delle 17 Chiese protestanti cilene, i quali hanno tutti insistito
sul fatto che la nuova situazione nel
Cile rappresenta un appello a cercare
e a trovare metodi più adatti e modi
più efficaci di rendere testimonianza
alTEvangelo. Essi hanno detto al past.
Blake che le Chiese del paese guardano con speranza all’avvenire del Cile
e sono pronte a collaborare con il governo con l’azione, il dialogo e la critica costruttiva.
Il segretario generale ha avuto una
colazione cori i membri del Dipartimento ecumenico della Chiesa cattolica romana e in seguito un colloquio
con il cardinale Silva Henriquez in
merito ai rapporti del C.E.C. con la
Chiesa romana e all’appoggio che quest’ultima ha dato all’evoluzione sociale nel Cile.
Prima di lasciare Santiago il past.
Blake ha incontrato una delegazione
degli abitanti dei quartieri poveri della città, i « Cóndores de Chile », nei
quali la missione urbana e industriale del C.E.C. partecipa a un’opera importante di ’coscientizzazione* (educazione della coscienza politica) e di
sviluppo della comunità.
Messaggio alle Chiese da parte del « Consiglio Mondiale
dell’Educazione Cristiana », riunito ad Huampani (Perù)
EdicatorI cristiani davanti
a una propnsta inquietante
« Educare non significa insegnare, quanto piuttosto impegnai si nella
realtà in mezzo alla gente ed insieme alla gente, significa imparare
a vivere, a incoraggiare la creatività sia in noi sia negli altri; significa liberare, in sottomissione a Dio e .con la sua potenza, il genere
umano dai legami che gli impediscono di svilupparsi ad immagine di
Dio. Questo richiederà necessariamente un cambiamento radicale degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi del nostro compito educativo ».
Dal 14 al 21 luglio si è riunito a
Huampani, Lima, nel Perù, il Consiglio Mondiale dell’Educazione Cristiana. Esso ha inviato alle Chiese un
messaggio di cui riportiamo qui il testo, trasmesso e tradotto dal delegato
del Comitato italiano per le Scuole
Domenicali, il pastore Paolo Spanu.
Noi cristiani di 77 nazioni ci siamo
riuniti nella città di Lima (Perù) allo
scopo di esplorare, nel quadro di situazioni concrete, nuove prospettive
nel campo dell’istruzione cristiana. A
questo fine, i 380 delegati si sono suddivisi in 17 gruppi di ricerca, distribuiti in altrettanti paesi dell’America
Latina. L’esperienza ha avuto un effetto soverchiante nell’impressione che
ci ha fatto e nel costringerci ad aprire gli occhi di fronte alla brutalità di
certi fatti:
— L’America Latina, come molte altre parti del mondo, è sottoposta ad
una dipendenza politica, economica,
culturale, e psicologica, la quale crea
una situazione di neo-colonialismo e
d’imperialismo. Ciò produce la rovina
dei commerci, il monopolio della tecnologia, e lo sfruttamento del popolo.
— Nel contesto di questa situazione
di dipendenza, il sistema educativo fa
generalmente da sostegno allo « status
quo » invece di essere al servizio del
popolo. Da una parte i programmi
educativi producono un gran numero
di emarginati e di abbandonati, e dall’altra creano una classe d’élite tutta
dedita al suo proprio progresso.
— Le nostre chiese sono in posizione ambigua, vacillanti o semplicemente inconsapevoli delle esigenze implicite nella nostra fede in Cristo.
Spesso si vengono a trovare più vicino all’oppressore, che agli oppressi. Di
conseguenza, l’educazione cristiana, è
servita in tutto il mondo a contribuire più alla formazione di gente conformista ed indilTcrcnte, che non di
gente libera.
Di fronte a questa situazione, che si
riscontra anche in altri paesi, non possiamo ignorare o far tacere il grido
del nostro Signore: « Egli mi ha mandato a bandir liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista, a
rimettere in libertà gli oppressi... »
(Luca 4: 18), un grido che ci chiama
a partecipare alla trasformazione della realtà che è sommersa nell’oppressione e nell’ingiustizia.
Una volta ancora abbiamo sperimentato come la missione della chiesa sia quella di testimoniare all’Iddio
vivente che si manifesta in Gesù Cristo ed in ogni atto di liberazione. Noi
cristiani dobbiamo inventare nuove
forme per dimostrare praticamente
l’amore di Dio che denuncia i sistemi
ed i poteri di schiavitù, proprio mentre annuncia la liberazione dell’umanità.
La liberazione è molto più di un’idea
e di un ideale: è l’opera di Dio nel
mondo per l’eliminazione delle cause
che generano la schiavitù e per la piena realizzazione della nuova vita che
si manifesta nella comunità, nella solidarietà, nel rispetto e nell’uguaglianza, secondo la verità che è rivelata nelTEvangelo.
Come educatori cristiani ci domandiamo che cosa significhi educare. A
tal proposito abbiamo udito in questa
assemblea una proposta inquietante:
Educare non significa insegnare, quarito piuttosto impegnarsi nella realtà
in mezzo alla gente ed insieme alla
gente; significa imparare a vivere, a
incoraggiare la creatività sia in noi
sia negli altri; significa liberare, in
sottomissione a Dio e con la sua potenza, il genere umano dai legami che
gli impediscono di svilupparsi ad immagine di Dio. Questo richiederà necessariamente un cambiamento radicale degli obiettivi, dei contenuti e dei
metodi del nostro compito educativo.
Esortiamo tutti i cristiani a porre
in questione il significato della loro
presenza nel mondo, la natura della
vita interna della chiesa, e la pratica
della giustizia attuata dai suoi membri e dalle sue istituzioni, le quali così
spesso diventano la causa prima dello
scandalo, a motivo della loro complicità nell’oppressione.
Preghiamo che il Signore, nel mezzo della presente situazione, ci faccia
ascoltare la Sua Parola, sempre nuova e ci induca ad accettare con libertà ed autenticità la sfida storica che
dobbiamo fare nostra.
Rammentiamo l’invito del Signore:
« Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno
la sua croce e mi segua » (Luca 9: 23),
il quale implica che in questo mondo
di oppressori e di oppressi, la missione
di riconciliazione della chiesa consiste
nello stare con il nostro Signore dalla
parte degli oppressi e di camminare
con Lui sulla strada dura, lunga ed
angusta che conduce alla liberazione.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiiimiiimmiiiniimiiiiiim
Mostra d’Arte
a Torre Pellice
(1-10 settembre)
Il 1 settembre, alle ore 17, nei locali delle Scuole elementari di v.le Dante, si inaugura la mostra d’arte organizzata dalla Direzione didattica col
concorso del Comune di Torre Pellice.
La mostra comprende tre personali di
artisti pinerolesi, noti ed affermati in
Italia e fuori: Mario Borgna, Giovanni Carena e Mario Faraoni. Completa
la rassegna, che ha come scopo di far
conoscere l’opera di alcuni fra i più
rappresentativi artisti pinerolesi, una
antologia di quadri e sculture di giovani della Val Pellice.
4
pag. 4
N. 34-35 — 27 agosto 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Dalle Chiese
dei Fratelli
A Mantova è stata aperta al culto
una piccola sala in viale Gorizia 30.
I culti vi si tengono la domenica alle
ore 11, il martedì alle 21. Questa piccola comunità di Mantova esiste da
circa cinque anni; lasciata a sé stessa, qualche volta visitata dalle comunità delle città più vicine, essa cresce
in numero e in conoscenza.
Desenzano del Garda. Anche in questa zona, che pare sia « restia al Vangelo », esiste una piccola comunità di
Fratelli, una nascente Assemblea, assidua e fedele, di una decina di persone, che si riuniscono in un locale.
Perugia. La sala di Via Benincasa
è diventata troppo piccola; il Comune ha consentito che venga usata una
grande sala per gli incontri dei Fra
telli. Qui si è tenuto in maggio un
convegno, conclusosi con un messaggio del fratello Artini che ha parlato
dei doveri che la Chiesa ha nel mondo.
Roma. L’Assemblea di Primavalle ha
avuto la gioia di contare sei battesimi tra i suoi credenti. « Ringraziamo
il Signore — dicono i Fratelli — perché sei credenti dell'Assemblea di Primavalle hanno ubbidito al Signore
con il battesimo ».
Firenze - Istituto Comandi. Gian
Nunzio ed Elda Artini hanno lasciato
la direzione dell’Istituto. Per la loro
opera, per la loro dedizione guidata
dalla fede, l’Istituto ha avuto una trasformazione radicale. Nel prossimo
Convegno di Anziani e responsabili di
Comunità, a Poggio libertini, saranno
esaminate le possibilità future per
quest’opera; saranno poi tutte le Assemblee a prendere la decisione ultima.
A Poggio libertini e a Mombercelli
sono in corso campi biblici per ragazzi; a Torretta di Foggia il 7® Campo
di studi biblici. A Spinetta, il 22 agosto, la fratellanza era invitata all’annuale agape, realizzando la bellezza
della comunione fraterna. Al culto seguiva una conferenza di G. N. Artini.
L’U.C.E.B. ha pubblicato il volumetto Il presente malvagio secolo e la venuta dell'Anticristo, di T. P. Rossetti.
Pietrocola Rossetti è una figura di primo piano nella storia dell’Evangelismo Italiano del secolo scorso. Il libretto costa L. 600 e si può chiedere
all'U.C.E.B., Via degli Qrti Variani 35,
Roma.
Il Nuovo Innario dei Fratelli è stato ultimato dopo un lavoro lungo e
difficile da parte di un Comitato. A
presto la stampa.
Daiie Chiese Battiste
Il Centro Battista Radio è stato
inaugurato a Roma il 6 giugno scorso. Il culto di inaugurazione si è svolto nella chiesa di Monte Sacro; erano presenti il Dr. Merrit, presidente
della Missione, il Past. M. Sbaffi e altri pastori e. membri delle chiese di
Roma, di quasi tutte le denominazioni, nonché rappresentanti dall’estero.
Tutti sono poi andati in Via Brennero per visitare gli impianti del Centro, che è piccolo ma attrezzatissimo
e che è diretto dal missionario Stanley Crabb. Al culto di inaugurazione
ha parlato il Pastore Inguanti che ha
dimostrato quale valido ausilio le onde radio offrono alla diffusione dell'Evangelo. Egli si è detto certo che
il Missionario Crabb svolgerà in Italia un lavoro fecondo.
Il Centro Battista Radio ha chiesto
di essere riconosciuto come attività
autonoma dell’U.C.E.B.I.
«Il Testimonio» è il periodico delrU.C.E.B.I. (Unione Cristiana Evangelica Battista Italiana). Per un certo
periodo ebbe cambiato il suo titolo in
quello di « Messaggero Evangelico ».
Da pochi mesi ha ripreso il vecchio
nome. Il direttore, temporaneamente,
è Piero Bensi, pastore a Firenze. La
prossima Assemblea generale delle
Chiese Battiste dovrà decidere la nomina definitiva del Direttore e dovrà
anche discutere del contenuto e dell’indirizzo che il periodico prenderà.
Canto, organo e chitarra hanno voluto essere una testimonianza di fede
e un annuncio dell’Evangelo da parte
di tre fratelli battisti: Lucia Bensi e
Jim Watts con le loro belle voci, Stanley Crabb con organo e chitarra. Nel
mese di maggio questi tre fratelli hanno visitato le comunità battiste della
Puglia e Lucania e di Milano. Alle serate organizzate dalle chiese sono intervenuti anche invitati non evangelici. Qgni esecuzione è stata accompagnata da un breve messaggio evangelistico.
Si spera che questa nuova forma di
testimonianza continui e che altre comunità abbiano la gioia di partecipai-vi.
Baile Assemblee di Dio
Su « Risveglio Pentecostale » leggiamo il resoconto della campagna evangclistica, detta Missione Buona Novella, svoltasi a Boscoreale nell’aprilemaggio scorso e diretta dai coniugi
Piraino.
Boscoreale è un paese alle falde del
Vesuvio, non molto distante da Torre
Annunziata. Qui c’è una chiesa pentecostale, che per un mese si è preparata alla campagna evangelistica, spc
cialmente mediante la preghiera. I fedeli hanno distribuito migliaia di volantini, hanno affisso manifesti e appeso striscioni per annunciare ai concittadini le prossime riunioni. E stato preso in affitto un cinema, che
ogni sera si è riempito di gente che
per la prima volta ascoltava un messaggio evangelico. Molti hanno dimostrato interesse e si sono proposti di
continuare la via intrapresa. La Corale dei giovani ha testimoniato col
canto la sua fede. Nella piazza centrale del paese è stato tenuto, l'ultimo
giorno, un culto all’aperto: è stato
predicato a circa trecento persone e
i credenti hanno reso pubblica testimonianza della loro fede. Un culto
nella chiesa ha concluso la campagna.
Dalle località vicine della Campania c
anche dalla Puglia altri fratelli sono
venuti a portare, con la loro presenza, aiuto ed incoraggiamento. L’aiuto
della preghiera e quello finanziario è
giunto da tutte le assemblee d’Italia
e anche dal Nord Europa, dagli Stati
Uniti, dal Canadá.
I lettori ci scrivono
I Pentecostali sono grati a Dio pelle copiose benedizioni che Egli ha
mandalo sulle loro riunioni.
Da Reggio Calabria, dal Foggiano,
da Napoli, dalla Sicilia giungono al
giornale notizie entusiastiche di battesimi.
«Lo Spirito dell'Eterno — dice una
di queste notizie —• era così grandemente manifestato da non poterne
sopportare la gloria. La gioia dei presenti era visibile. Tutti i visi brillavano di fede entusiasta ».
Sotto il titolo « Testimonianze » leggiamo il racconto di due credenti, una
della chiesa di Torino, l’altra di Camporeale. Esse testimoniano di essere
state guarite da mortali malattie mediante la preghiera propria e dei fratelli.
« Il Signore non delude mai chi si
rivolge a Lui con fede » dice Pasqua
Martorana. « A Lui solo rendo il mio
vivo ringraziamento e la lode » scrive
Rina Minetto.
Inda Ade
........................mimi........
Cronaca delle Valli
Corsi estivi
di francese e italiano
a Casa Gay
Si è concluso ultimamente a Casa Gay, a
Torre Pellice, il corso estivo organizzato per
ragazze italiane (corso di francese) e per straniere di lingua francese (corso d’italiano). Vi
hanno partecipato sette ragazze, sei italiane e
una svizzera, che formavano un gruppo mollo
simpatico ed affiatato; altre cinque ragazze di
Torre e di San Giovanni hanno frequentato il
corso audio-visivo di francese.
Infatti, per le principianti, abbiamo potuto
usufruire di un buon materiale cc audiovisuel », grazie all'interessamento del direttore del Centro culturale franco-italiano di Torino. Questo metodo moderno favorisce una
conoscenza rapida degli elementi più utili alla
conversazione.
Gli altri corsi per le ragazze più avanzate
nello studio del francese sono stati meno teorici possibile, a parte alcuni studi di letteratura, che costituisce la ricchezza di una lingua. Ci siamo basati piuttosto su attività pratiche e distensive, con insistenza sulla conversazione, per mezzo di giochi, articoli di riviste, diapositive sulla vita e i costumi di una
regione della Francia, dischi letterari e folcloristici, canti ecc.
Per il corso d’italiano, ci è rincresciuto di
avere una sola ragazza di lingua francese, anche perché questo corso era stato pensato per
favorire l'incontro tra ragazze di paesi diversi,
facilitando così lo scambio linguistico. Si spera che un altr’anno, dopo una propaganda
adeguata, il numero delle straniere aumenti,
anche se Casa Gay può ospitare soltanto un
numero ristretto di ragazze, il che è indispensabile per avere una vera vita di famiglia.
Le ragazze hanno apprezzato l’ospitalità di
Casa Gay con il suo spirito comunitario. La
partecipazione di tutte ai lavori casalinghi
era un'occasione per le une e le altre di impratichirsi nell’uso spontaneo della lingua
studiata.
Sempre con lo scopo di facilitare la conversazione, si è pensato di avere dei lavori
manuali, e quest’anno le ragazze hanno seguito con grandissimo interesse un corso di
ceramica svolto in francese.
Il programma ricreativo, alternato a momenti di libertà, è stato abbastanza pieno,
con gite a Torino, ad Agape, al Vandalino, in
Val d’Angrogna. La nostra zona bilingue è un
posto privilegiato per lo svolgimento di giochiinchieste, presso famiglie della valle, concernenti la storia del passato e la vita attuale. Ci
sono state varie serate : con fuoco di campo,
diapositive sulla storia valdese, e sulla missione nel Gabon, e un’ultima serata teatrale
dove le ragazze stesse hanno presentato delle
recite nella lingua studiata.
Il ringraziamento di Casa Gay va alle insegnanti volontarie, e a tutti quelli che hanno
contribuito in un modo o nell’altro alla riuscita del corso.
Questo primo esperimento è un incoraggiamento a continuare nei prossimi cnni, cercando di migliorare il programma d’insieme.
Certo in un breve periodo di tre settimane
non si può dare una conoscenza molto estesa
della lingua studiata, ma si spera di comunicare il desiderio di approfondire la conoscenza della lingua, della vita e del pensiero dì
un popolo diverso.
Marie-Frange Coì’sson
Ancora sulla
«Festa del Piemount»
Egregio direttore,
Le sarei grato se volesse concedermi un po'
di spazio sul suo giornale, onde darmi modo
di rispondere alla lettera dei pastori Bouchard
c Davite, pubblicata nell’ultimo numero del
.settimanale da Lei diretto.
Dirò subito che il tono e il contenuto della
lettera nji hanno lasciato a dir poco allibito.
E non ho capito perché gli autori della lettera sì siano sentiti in dovere di .scusarsi con
qualcuno (i valdesi presenti? gli organizzatori...?) della decisione che avevano liberamente e di concerto presa di non celebrare il
culto durante la festa del Piemonte. Se hanno
preso questa decisione a ragion veduta non vedo perché debbano .scusarsene subito dopo adducendo per di più motivazioni che definirci
ridicole ed infantili se non fossero del tutto
false. E le smentirò in poche righe.
Io sono il famoso ed innominato sindaco
che avrebbe parlato al pastore Davite circa 2
mesi prima della festa (molto prima, caro Davite) di probabili futuri contatti tra il comitato organizzatore ed i pastori della valle circa
la celebrazione del culto durante lo svolgimento della festa. Ora io stesso sono stato incaricato dal comitato dì prendere contatto coi pastori, nella seduta del 24 aprile, e seguendo il
consiglio del pastore Davite, nella settimana
seguente ne ho parlato al pastore Bouchard
(davanti al convitto di Pomaretto, se ne ricorda, vero?) e lo stesso si è salvato elegantemente in corner adducendo la scusa che in quella
epoca (18 luglio) non ci sarebbe stato, e che
comunque avrebbe avuto delle serie riserve
circa un culto « folkloristico ».
Esaurito così il capitolo Bouchard son ritornato dal pastore Davite, parlandogliene prima
sulla piazza del Municipio dì Perrero e poi a
Massello durante la festa di canto del 9 maggio, se non vado errato. In questa occasione
egli mi ha confermato la sua disponibilità facendo anche progetti per una partecipazione
« valligiana » (corali, gruppi in costume ecc.
da studiarsi con comodo) e non fece alcuna
riserva circa il culto, dicendo anzi di essere in
grado di tenerlo in buon piemontese di Torino (celiava? Può darsi..,). Ho pregato quindi il pastore Davite di mettersi in contatto
con don Brun, parroco di Perosa e membro
del comitato, onde studiare assieme i particolari delle due cerimonie religiose. (Che in
tutto questo pour parler non sia stato abbastanza « ufficiale »? Credevo che non ce ne
fosse bisogno, e mi sbagliavo!). Nella seduta
dei comitato organizzatore tenutasi subito dopo ho confermato che il pastore Davite era
d’accordo, e mi sono stupito che non avesse
telefonato, per cui don Brun si recò personalmente all'ospedale di Pomaretto, dove Davite
era degente, per definire la cosa nei particolari, ma egli era stato dimesso, partendo
subito dopo per la Svizzera. Ho quindi telefonato prima alla sig.ra Davite, e poi al pastore al momento del rientro in valle e
solo in quella occasione egli mi ha avanzato
delle riserve che mi ha rinnovato ed illustrato pochi giorni dopo a Ghigo (che avesse
intanto parlato con il suo collega Bouchard?)
Anche in quella occasione l'ho pregato di mettersi in contatto telefonico con don Brun, in
modo da studiare una possibile soluzione,
cosa che non mi risulta abbia fatto né allora,
né poi. Intanto i manifesti della festa erano
stati affissi con la incriminata dicitura « funzione valdese in patois » cosa che ha dato occasione ai Nostri di scrivere la loro sbalorditiva lettera. A questo punto non vedo come i
pastori Bouehard e Davite possano sostenere
la loro tesi che nessun pastore è in grado di
fare un discorso in patois dato che, prescindendo dal fatto che almeno uno di essi è
« patoisant », già in passato, in occasione degli incontri Piemonte-Provenza, per ben 3
volte dei loro colleghi hanno fatto l’intero
culto in patois, e che almeno 5 pastori valdesi sono oriundi della valle Germanasca, quindi
« patoisant ».
Quindi, se i pastori Bouchard e Davite avevano delle riserve psicologiche, teologiche,
(c folkloristiche », o di altro genere per cui
non hanno ritenuto opportuno celebrare il culto durante la festa del Piemonte, ce le facciano conoscere e siano anche disposti ad accettarle per buone, ma non vengano a dire che
non sono stati invitati (pardon : invitati ufficialmente!) né si nascondano dietro la parola
c< patois », perché la scusa davvero non regge.
Quanto sopra mi è parso doveroso esporre
sia per assumermi le mie responsabilità (se
responsabilità ci sono) sia per correttezza e
lealtà nei confronti del comitato organizzatore
che non ha davvero nulla da rimproverarsi,
sia per chiarire ai suoi lettori l’antefatto, onde evitare ogni po.ssibile equivoco.
Ringrazio dell’ospitalità e porgo distinti
saluti.
Raimondo Genre
Signor direttore,
le saremo grati se vorrà pubblicare le seguenti precisazioni in riferimento alla lettera del sindaco di Ferrerò nonché del Comitato per la festa del Piemonte in risposta alla nostra.
La nostra lettera pubblicata il 29-7-71 è
stata una doverosa spiegazione dei fatti, in risposta alle dure critiche rivolteci da parte di
un gruppo di Valdesi pre.senti nel cortile dell'oratorio salesiano la domenica mattina 18
u. s. Inoltre, il nostro dissenso sul piano ecumenico non è sul principio ma sul modo di attuarlo. Difatti, proprio nei locali dell’Istituto
salesiano il Pastore Bouchard ha accettato e discusso l'inverno scorso problemi concreti dì
(continua a pag. 5)
Un augurio al Sinodo
Una lettrice, da Noto:
Signor direttore.
Mi è giunto il n. 32-33 del giornale
« L’Eco-Luce » del 6 agosto, mentre l’ultimo giuntomi è stato quello del 16 luglio:
cosa molto dolorosa per me dato che, essendo isolata, il mio caro giornale è per il
mio spirito, come l’ossigeno per i miei polmoni. Ho letto il Suo articolo sulla Sessione Sinodale 1971 e desidero far giungere attraverso il giornale, se Lei me lo consente, il mio augurio più fervido, e l’assicurazione della mia costante preghiera, acciocché questo grande convegno annuale
porti i frutti benefici e duraturi per l’avvenire della nostra amata Chiesa, perché
essa sia un luminare di luce evangelica
ed un esempio nel mondo per il quale
essa con energie rinnovate continui a lavorare, confidando nell’aiuto del Signore
che tutto può, per benedire e santificare
quest’opera dei suoi fedeli più impegnati
e qualificati!
Desidero pure far giungere il mio pensiero augurale ai Candidati alla consacrazione e in particolare al Signor Sergio Ribet. Pastore della mia Chiesa di Pachino.
Ringraziandola per l’ospitalità, invio
fraterni saluti.
Sandrina Giardina ved. Carpinteri
Per una maggiore
chiarezza
Su « La Stampa » del 26 luglio ho letto
una notizia che mi ha interessato.
Nel recente congresso del gruppo politico di « Lotta continua » tenutosi a Bologna, è stata presa la decisione di fondare un giornale « diretto alle masse »,
specialmente a quelle del Sud, allo scopo
di sfruttare l’enorme « potenziale di protesta » che il Mezzogiorno racchiude. Il
nuovo quotidiano dovrebbe parlare un linguaggio comprensibile a tutti : « Almeno
un terzo dei termini che abitualmente
usiamo nelle nostre discussioni dovrà esser messo fuori legge », così afferma un
documento ufficiale.
Non ho alcun rapporto con i programmi e le ideologie politiche di « Lotta continua », anche se mi rendo conto che, nella vita quotidiana ed anche nella chiesa,
« continua la lotta »! Tuttavia quella decisione di semplificare il linguaggio di un
giornale per una maggiore penetrazione
fra il popolo e in vista di una più chiara
comprensione mi ha fatto pensare, mi
perdoni il Direttore, al nostro settimanale; e mi sono chiesto se, per caso, anche
in questa situazione, come diceva Gesù,
« i figliuoli delle tenebre non siano più
avveduti dei figliuoli della luce » (non della « Luce-Eco » che si stampa a Torre
Pellice!).
Con tutto il rispetto per i redattori ed i
collaboratori del nostro settimanale, bisogna dire che in molti casi un certo linguaggio è incomprensibile ad un gran numero di lettori. Scrivo a nome di parecchi
abbonati delle Valli Valdesi con i quali ho
parlato in questi ultimi tempi : agricoltori,
impiegati, professionisti, ma specialmente
valligiani, e ne ho tratto la convinzione
che, se vogliamo compiere un’opera di penetrazione evangelica alla base e di consolidamento della nostra fede e della nostra
vita comunitaria anche mediante la nostra
stampa, dobbiamo parlare e scrivere in
modo da essere compresi da tutti o almeno dai più e non soltanto da alcuni eletti,
laici e pastori. Non dico di mettere fuori
legge un terzo dei vocaboli che i nostri
« militanti » teologi e sociologi adoperano
nelle loro discussioni; ma affermo con
convinzione che una maggiore semplicità
di linguaggio e di terminologia è necessaria, senza per questo cadere nella superficialità. C’è chi scrive illudendosi di parlare agli altri, ma in realtà parla a se stesso,
con il risultato che la gente non capisce
e non è neppure invogliata ad andare
avanti nella lettura di molti articoli. Facciamo dunque uno sforzo per dare ai lettori un pane semplice, sano ed accettevole,
non una torta pesante e complicata che
molti si limitano a guardare da lontano.
Lo sforzo è necessario e la « lotta continua », ma in un senso diverso da quello
del congresso di Bologna!
Ermanno Rostan
C’è vilipendio
e vilipendio
Un lettore, da Perugia:
Signor direttore,
Non era mio intendimento replicare per
contestare la sua evasiva risposta in merito alla mia lettera da Lei gentilmente
pubblicata nel n. 26 del suo settimanale,
centrata nel fatto che un giornale evangelico qual è « « L'Eco-Luce », non dovrel)bc ingerirsi in certi argomenti che riflettono l’andamento della vita politica del nostro Paese. Ma i rilievi che sono stali formulati nei miei riguardi nella lettera pubblicata nel successivo n. 28-29 del 16 Luglio, pag. 3, a firma Franco Becchino, me
ne hanno dato lo spunto.
Al riguardo dirò subito che in quella
mia lettera, scritta senza frasi colorite, non
vi era nulla da « lasciare sconcertato » il
fratello in Cristo Sig. Becchino. Il mio interlocutore può benissimo non condividere
le mie opinioni; sì è però sbagliato quando
ha detto che io <c sono scarsamente informato e che non conosco e.sattamente gli
articoli del codice penale ».
Io, è vero, non ho la pretesa di essere
un erudito in materia; ma nella mia semplicità confermo quello che dissi allora
circa la nota proposta avanzata da certi
uomini politici, qua.si tutti della sinistra,
per l’abrogazione di una lunga serie di
norme di legge stabilite dal codice penale
in vigore dal 1 luglio 1931, perché condanni nel modo più assoluto gli abusi e soprusi di cui continuano a rendersi responsabili nelle varie città d'Italia i dirigenti
dei sindacati nazionali. I molti danni morali e materiali causati dalle distruzioni
ad opera delle masse operaie, spinte ed
istigate dagli estremisti e dai sindacalisti,
eloquentemente parlano!
Invece, per la configurazione dei reati di
opinione, limitatamente agli articoli 402403-404-C.P. che caratterizzano il vilipendio e offesa alla religione dello Stato, sono d’accordo anch’io che siano abrogali,
giacché tali norme di legge hanno portalo
è vero, più volte pastori e predicatori laici
sul banco degli accusati anche in questo
dopoguerra. Però mi sia consentito di dichiarare che sono di contrario avviso per
l’articolo 290, secondo comma, circa il
reato di vilipendio alle « Forze Armate
delio Stato e l’ordine giudiziario ». E neanche sono d'accordo per l’abrogazione delle
norme di legge di cui agli articoli 336-337341-415 e 594 C.P. che trattano i reati
di violenza - minaccia - resistenza - oltraggio - istigazione a delinquere, istigazione
a disobbedire alle leggi, ecc. E ciò per
esperienze personalmente acquisite durante gli anni nei quali ho militato nella
Polizia.
Prima di concludere credo che torni a
proposito citare il motto deH’Arma « Sub
lege libertas », per ricordare i valori spirituali di tale motto che ricerca la libertà
di tutti nell’ordine e nel rispetto della
legge e delle Autorità costituite. È proprio
in base a queste norme morali che gli
Agenti di Polizia e i Carabinieri si fanno tutori nel loro difficile e delicato compito.
Poiché la crescente tendenza alla criminalità, il disordine morale, sociale, civile e politico minacciano di prendere il
sopravvento nel nostro Paese, io sono
d'avviso che il riconoscimento dovuto alle
Forze dell’Ordine non deve essere soltanto
di carattere economico, ma soprattutto di
ordine morale!
Pur essendo libero da qualsiasi tendenza
politica, sono però troppo sensibile ad un
simile problema e prenda atto il fratello
Becchino che la legge è calpestata dalle rivendicazioni sindacali fatte nella illegalità.
Molte grazie per l’ospitalità e con molti
fraterni cordiali saluti mi dichiaro Suo in
Cristo.
Filippo Marozzelli
Qualche precisazione
Il past. E. Milazzo ci invia, da Firenze,
queste precisazioni:
Caro direttore,
nel numero dell’ll giugno de « L'EcoLuce », ho letto le buone parole di augurio, che il tuo giornale ha voluto rivolgere al bollettino « Evangelizzazione Totale » in vista della sua diffusione.
Come impresa giornalìstica si tratta di
cosa assai modesta; niente più che un notiziario. Ma vista l’urgenza e la rilevanza
delle notizie relative alla attività di Evangelizzazione delle chiese e dei credenti italiani, accetto volentieri il vostro augurio
e me ne rallegro.
Ti prego però di pubblicare alcune correzioni alla nota di redazione con la quale
avete comunicato la notizia ai vostri lettori. Si tratta di precisazioni che mi sembra abbiano qualche valore.
1) Io non sono un pastore <c della
Chiesa Indipendente » (denominazione
che non esiste), ma della Chiesa Mennonìta.
2) Parlando del Convegno Missionario di Segni c( non ho detto chi fossero ì
convenuti », perché dopo 22 anni consecutivi che tale Convegno ha luogo, pensavo
che non ci fosse bisogno di precisazioni.
Comunque si tratta di un Convegno annuale, che nei primi anni fu tenuto esclusivamente in lingua inglese e per i soli
missionari operanti in Italia, e che poi si è
spontaneamente e saggiamente aperto alla partecipazione di pastori e anziani italiani. (Anche quest’anno i presenti superavano il centinaio).
3) Quando ho parlato di a essere consci della propria debolezza ma fiduciosi
della potenza di Cristo, ecc. », non mi
sono riferito agli italiani soltanto, ma anche ai missionari presenti al Convegno.
Sono stati proprio loro, che nominando
un pastore italiano come presidente del
Comitato di informazione e comunicazione
suH'Evangelizzazione, hanno voluto esprimere una nuova e più matura attitudine
nei confronti dell’opera in Italia.
4) 11 Congresso Europeo suU’Evangelizzazione, che avrà luogo ad Amsterdam
dal 28 Agosto al 4 Settembre, è stato indetto dall’Alleanza Evangelica Europea,
e non dall’Assemblea Evangelica Europea.
Ti prego di scusare il ritardo di questo
mio scritto dovuto a due prolungate jicrmanenze all’estero.
Con i miei più cordiali saluti.
Elio Milazzo
Offerte in memoriam,
prò Missioni
Il « Gruppo Missioni » di Torino, in memoria della Sig.ra Lidia Winkelmann, per
le Missioni, L. 30.000.
Lalla, Clairette, Giovanni e Gino Conle
in memoria del Pastore André Emery, per
le Mi.s.sioni L. 30.000.
5
27 agosto 1971 — N. 34-35
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Visite ed attività estive
ad Angrogna
Nel periodo estivo molli turisti percorrono
le strade della nostra valle in visita ai luoghi storici. Con alcuni di loro abbiamo avuto
dei contatti e degli incontri molto interessanti.
Negli ultimi dieci giorni di giugno la « Casa Pons )t agli Albarin ha ospitato la scuola
domenicale della Comunità Metodista di Bologna per un periodo di studio e di vita comunitaria.
Dal 9 alni luglio abbiamo avuto alla Foresteria di Pradeltorno un gruppo proveniente da Mialet, nel cuore delle Cevenne. Con
questa visita si sono rinsaldati fra Cevenols e
Valdesi quei legami di fraternità sempre esistenti per i numerosi contatti che nel passato
si sono avuti grazie alle numerose rassomiglianze di lotta per la propria fede che si possono trovare nella storia dei due popoli. Il
sabato sera una forte rappresentanza della corale di Angrogna, diretta ancora una volta
dal Past. Taccia, ha dato vita ad una serata
di incontro fraterno con i nostri ospiti. La
domenica, dopo aver visitato il Coulege, essi
hanno partecipato al culto a Pradeltorno e,
nel pomeriggio, hanno visitato gli altri luoghi
storici della valle. Un piccolo ricevimento nel
giardino del Presbiterio del Serre, dovuto alla
generosità ed alTimpegno di alcuni membri
ed amici della nostra Comunità, ha reso possibile un nuovo momento di comunione fraterna.
Il 18 luglio nel pomeriggio un pellegrinaggio ecumenico francese, che nel suo viaggio
visitava 1 luoghi legati alle tre figure di Pietro Valdo, Gerolamo Savonarola e Francesco
D’Assisi, è passato anche nella nostra valle
sostando per un breve culto nel Tempio del
Capoluogo. Un’emozione supplementare si è
avuta quando, per la grande quantità di automobili disordinatamente posteggiate a Pradeltorno, il pullman non potendo girare ha dovuto percorrere circa 3 km. in marcia indietro,
fin sotto i tornanti di Ponte Barfè.
Nella prima metà di agosto ha soggiornato
alla Ciauviera un gruppo della Girls CrusadeFs Union di Londra. Queste ragazze hanno preso vivamente parte ai nostri culti e con
loro abbiamo organizzato una serata di diapositive e canti il 10 agosto.
Quasi contemporaneamente alla Forespria
di Pradeltorno era ospite un gruppo di giovani della Chiesa Luterà,ut di Francòfone, che
hanno pure partecipato attivamente al culto.
Per i vari culti, che sono stati in numero di
tre o quattro ogni domenica, oltre al gruppo
abituale dei predicatori del presbiterio, abbiamo avuto la collaborazione dei professori Emilio Troll e Ugo Gastaldi e dei pastori 7. Bellacchini. R. Comha. G. Boga e /. Wynne che
ringraziamo vivamente per il loro messaggio.
Il 25 luglio a Pradeltorno i nostri fratelli
Giuseppe e Margherita Agli hanno festeggiato
le nozze d’oro, circondati dai loro figliuoli e
dalle loro famiglie. Ci siamo rallegrati con loro al culto del mattino e formuliamo ancora
molti auguri di benedizioni e di serenità.
Il 21 agosto nel tempio del Ciabas il past.
Jahier invocava la benedizione del Signore
sul matrimonio di Colette Giordan e Claudio
Frttschia cui rivolgiamo i nostri migliori auguri.
La famiglia di Attilio e Bianca Rivoira della Cassetta è stata allietata il 9 luglio dalla
nascita della piccola Elena: alla bambina un
caldo benvenuto.
Diverse famiglie della Comunità sono state colpite dal lutto e siamo loro vicine con la
nostra simpatia. Il 15 giugno si è avuto il funerale di Giuseppe Ercone, marito di Malan
Caterina del Prassuit, deceduto a Pomaro
Monferrato per incidente stradale. Il 28 giugno quello di Clotilde Pons ved. Errerà deceduta a Bologna, rimasta sempre legata alla
sua Angrogna dove ritrovava la casa paterna,
ora trasformata in casa di vacanze per pastori. Il 1” luglio veniva sepolta Giulia Pons
ved. Bocchiardo del Bodarsac, deceduta allo
ospedale di Luserna, il 22 luglio nel cimitero
di Orbassano Luigi Fontana dei Gonin deceduto alTospedale pneumologico di quella città. ed il 7 agosto a Torre Pellice, Gilberta
Pellenc dei Raggio, da alcuni anni ospite del
Rifugio.
a Prali
Il 7 Agosto si è spento a Giordano il fratello Teofilo Ghigo dopo una lunga malattia
airetà di 73 anni. Il funerale, avvenuto il
giorno successico. domenica 8 agosto, con il
concorco di numerosissime persone, molte delle quali non evangeliche, è stata occasione di
una testimonianza della nostra fede, non solo
con le parole della predicazione, ma con
tutta Taimosfera fraterna che la comunità ha
caputo creare intorno alla famiglia in lutto.
Nel campo della testimonianza evangelica
si sta facendo in questo periodo uno sforzo
particolare in molte direzioni.
Vi è il lavoro di accoglienza e di guida offerto dai giovani di Prali e dal Sig. Longo di
Ivrea ai non evangelici che entrano nel tempio durante il culto e che comprende anche la
offerta dello schema della liturgia e del suntj della predica, assai apprezzati da molli.
Vi è il lavoro del Museo che offre diverse
novità anche quesl anno e che fruisce della
collaborazione del Sig. Longo. Il numero dei
visitatori è in aumento, come anche la media
delTinteresse nella visita.
Vi è la collaborazione della Claudiaìia. che
ha aperto un posto di vendita nel portico del
tempio. Anche qui i visitatori sono numerosi
e con molti è stato possibile iniziare delle conversazioni interessanti, non solo a proposito
dei libri in vendita.
Un buon pubblico ha ascoltato resecuzione
della Corale di Pomaretto venula a cantare sabato 24 luglio nel tempio. Anche l'interesse
destato in questa occasione per gli Istituti
Ospitalieri Valdesi è stato notevole, se dobbiamo giudicare dalla buona colletta fatta in
questa occasione.
Inserendosi in queste attività di testimonianza evangelica, il campo famiglie di Agapi, sotto alla guida del past. Gustavo Bouchard, si è recato sulle gradinate del tempio di
Prali per cantare cantici di appello e leggere
testi biblici ascoltati da quanti erano sulla
piazza antistante alla chiesa.
La sala di Frali è stata utilizzata alcune
volte per riunioni di vario genere : alla fine di
Luglio ha ospitato una serata con proiezione
di belle foto a colori sulla Val Germanasca
realizzate da Don Bessone di Ferrerò e presentate a cura della sez. del CAI Val Germanasca.
Nella stessa sala sono anche state esposte per
una setfimana antiche stampe del Piemonte
inviateci dalla Biblioteca di Pinerolo.
Nel campo turistico ci sembra da segnalare
in modo particolare l’iniziativa della Pro Loco, in collaborazione con il Comune di Prali,
tendente a sensibilizzare i turisti all’amore e
quindi anche al rispetto della natura. Si è iniziato con una serie di manifesti ed un grande
cartello stradale con i disegni e le indicazioni
dei fiori da proteggere; in particolar modo il
giglio martagone presente in migliaia di esemplari a Prali dove le condizioni climatiche gli
sono particolarmente favorevoli. Poiché i primi risultati si sono dimostrati positivi si prevede di estendere l’azione l’anno prossimo in
modo massiccio.
Ritornando alle attività più tipicamente
parrocchiali, segnaliamo diversi battesimi di
figli di pralini o di amici venuti a trascorrere
l’estate in mezzo a noi. Si tratta di Luca Baud
di Claudio e di Odetta Pascal (Pomieri), battezzato il 27 giugno; dì Marc Poet, figlio di
Marcel e di Bruna Tortone della colonia vald.
di Marsiglia battezzato il 18 luglio; di Luisella Long, figlia di Giorgio e di Florelisa Vinçon della Comunità di Pinerolo, battezzata il
9 Agosto; di Cristina Ricca di Rino e di Rosalba Berger, nipotina dell’Anziano di Indrìtti
e, infine, di Giorgio Maurino di Matteo e di
Edina Geymonat della comunità di Torre Pellice, battezzato il 22 Agosto.
Il 15 Agosto alla maternità di Pinerolo è
nata Eddi Pascal di Giorgio e di Ebba Peyrot
(Pomieri). Chiediamo al Signore di benedire
questi bambini e le loro famiglie.
Catanzaro
VISITA GRADITA
Dopo cinque anni di lontananza, finalmente abbiamo avuto la visita del Pastore Dr.
Frank Scorza proveniente da Niagara Falls
(U.S.A.), dove risiede da molti anni come
Pastore emerito della Southern European
Mission. Dopo un soggiorno in Isvizzera, a
Losanna, dove ha trascorso un po’ di giorni
insieme all’amico Pagella, visitando con lui
operai italiani immigrati, e dopo una visita
nel Nord-Italia, il 5 luglio è giunto in mezzo
a noi, ove è stato ricevuto con tanta gioia
tanto dalla comunità evangelica quanto dai
parenti percré a Lui si deve l’opera del Signore in Catanzaro come organizzatore e predicatore affezionato alle anime.
La sera del 7 luglio ha presieduto il culto in Vincolise e domenica 11 ha predicato
alla comunità di Catanzaro le parole di Paolo ai Corinti... « Io son venuto non per battezzare ma per evangelizzare ». 11 suo messaggio è stato gradilo dalla fratellanza evangelica, in quanto ha posto in primo piano la
urgenza, oggidì sia della predicazione sia
della testimonianza evangelica in mezzo al
mondo di fuori bisognoso di un messaggio nuovo portato dalla potenza dello Spirito Santo.
Il suo soggiorno in Catanzaro e Provincia si
effettuerà fino alla fine del mese di agosto
per potere visitare e portare il Messaggio ai
fratelli delTAssemblea di Dio sparsi in tutta
la Provincia di Catanzaro ed avere contatti
con gli anziani di dette comunità evangeliche
e nello stesso tempo predicare e confermare
nella fede lutto l’evangelismo calabrese desideroso di una parola nuova dell’amore di Cris‘o a tutti i credenti. Il suo ritorno in America avverrà il 10 settembre 1971, in aereo,
da Fiumicino.
Intanto sia il Pastore Santoro con la Sua
gentile Signora, sia tutta la comunità Valdese di Catanzaro e di Vincolise ringraziano il
Pastore Scorza per l’amore che lo lega a noi
dt vincoli di sangue e di fede, e per la premura con cui prende a cuore la vitalità e lo
impegno evangelistico dell’opera Valdese di
Catanzaro e Provincia. Tutti insieme gli diciamo: grazie delle tue visite fraterne e del
tuo affetto cristiano. Il Signore possa prolungare i tuoi giorni e darli di visitarci ancora.
Sia questo il nostro saluto.
LUTTO
Il giorno 12-7-1971, a soli 48 anni di età,
nella propria casa, si addormentava nel Signore il fratello Giovanni Fotino. Un morbo
crudele ha stroncato la sua giovane esistenza.
La scienza ha lottato ma è stata sconfitta. Una
piccola febbre lo fece ricoverare per tre mesi
circa alTospedale Regionale di Catanzaro. Persistendo la febbre, è stato opportuno ricoverarlo al Policlinico di Roma reparto isolamento, dove è stato curato con accuratezza. Mentre il suo fisico si andava purtroppo distruggendo di giorno in giorno, al contrario la sua
fede nel Signore si andava rafforzando.
Egli resterà sempre con noi per la sua bontà, per la sua fedeltà alTEvangelo e alla sua
famiglia. Fratello Giovanni, non ti vedremo
più per le vie di Catanzaro col tuo bel sorri'
so, educatore dei sordomuti, portare a passeg
gio gli orfani sordomuti della Calabria. Nean
che ti vedremo più seduto in mezzo a noi nel
la comunità Valdese di Catanzaro insieme al
la tua cara moglie, la sorella Ginevra e ai tuoi
tre figli, orbati immaturamente del marito e
del padre in poco tempo.
Il servizio religioso fu presieduto dal nostro Pastore Piero Santoro; il suo messaggio
è stato di conforto non solo ai familiari piangenti ma alla comunità, ai parenti cattolici,
e ai fratelli Pentecostali venuti apposta per
rendere Tultirao tributo di omaggio alla memoria del fratello scomparso.
Le parole del Pastore sono state parole di
vita; come diceva Paolo, l’ultimo nemico da
combattere è la morte. Veramente l'uomo
combatte fin da fanciullo con la morte, e ne
viene momentaneamente sconfitto a causa del
peccato. Ma la vittoria di Cristo nella mattina
di Pasqua è la nostra vittoria. Ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono. Così possiamo dire anche noi, con lo
apostolo: «0 morte, dov’è il tuo dardo? o
morte, dov’è la tua vittoria? Ringraziato sia
Iddio che ci ha dato la vittoria per mezzo
del signor nostro Gesù Cristo ».
L’anziano fratello Giuseppe Pelaggi delTAssemblea di Dio (pentecostale) di Chiaravalle
ha reso testimonianza della fedeltà del fratello Giovanni Fotino e della salvezza in Cristo.
In seguito la salma del nostro fratello Giovanni Fotino è stata portata al cimitero di
Vincolise (S. Pietro), dove il caro fratello è
stato sepolto, nel paese che gli diede i natali.
Il Pastore Santoro ha elevato una preghiera al Signore.
Non dimenticheremo il fratello Giovanni :
quando lo visitavamo durante la sua degenza
all’Ospedale di Catanzaro, ci accoglieva col suo
sorriso e con parole fraterne e all’ultimo momento Tabbiamo salutato con le parole : « arrivederci nel giorno della Risurrezione ».
La comunità Valdese di Catanzaro e Provincia invia fraterne e sentite condoglianze
alla vedova sorella Ginevra, agli orfani Massimo appena di 14 anni, Nuccia di 12 e Loredana di 10 anni e continueremo a pregare,
perché il Signore Gesù è il signore degli orfani e delle vedove e prenderà cura di tutti
voi : Egli a mezzo del suo Spirito si siederà
nella vostra abitazione e vi darà coraggio per
proseguire il cammino che Cristo ci ha indicato ascoltando sempre insieme alla fratellanza
le parole della vita eterna; coraggio per continuare a studiare per avere un posto nella
vita sotto lo sguardo benigno del Signore. Vadano le nostre condoglianze anche al padre
Domenico afflitto da questa dura prova.
Ernesto Scorza
Pramollo
Sabato sera 17 luglio ci ha fatto visita un
gruppo di trombettieri tedeschi (Westfalia)
guidati dal direttore Sig. Werner Benz, i
quali ci hanno offerto nel tempio un apprezzato culto concerto : a questi fratelli il nostro
ringraziamento per quanto ci hanno dato.
Sabato 31 Luglio si sono uniti in matrimonio : Costantino Claudio (Pomaretto) e Long
Marisa (Pellenchi); Long Enzo (Ciotti) e Borei Olga (Villar Porosa). Rinnoviamo a questi
sposi l’augurio fraterno di una vita in comune benedetta dal Signore.
Domenica 1 Agosto è stato amministrato il
battesimo a Bounous Giovanni di Livio e di
Ida Ingianni della Chiesa dì Torino; il Signore accompagni con la sua grazia questo
bambino ed i suoi familiari.
Ringraziamo vivamente il Pastore sig. E.
Rostan per il forte ed attuale messaggio rivoltoci nel culto di Domenica 8 agosto da lui
presieduto. Nella stessa domenica i sigg. Marchetti di Pomaretto sono saliti in mezzo a noi
per una vendita di libri della Casa Editrice
Claudiana.
Giovedì pomeriggio 19 Agosto alla presenza di numerosi amici e conoscenti e con la
partecipazione dei Pastori Rostan e Micol si
sono svolti i funerali del fratello Long Amedeo (Ciotti), tragicamente mancato all’affetto dei suoi cari all’età di 65 anni. Ai familiari duramente colpiti da questo repentino
tragico lutto rinnoviamo la nostra simpatia e
fraterna solidarietà nel dolore della separazione e nella speranza in Gesù Cristo, il Vivent'i Signore.
Prarostino
Il 29 giugno c’è stata la gita delVUnione
del Giovani, al S. Gottardo in Svizzera. Il numero dei partecipanti non era grande, ma la
giornata è stata ugualmente molto piacevole.
La Scuola Domenicale sla svolgendo un lavoro al di fuori della normale attività, conclusasi il 23 maggio. Questo lavoro consiste
nella preparazione di una recita e dì una mostra che si terranno domenica 29 agosto, rispettivamente nella sala del Teatro e nella
Scuola Domenicale, alle ore 14,30.
Nel mese di luglio il pastore M. Ayassot è
stato assente da Prarostino per tre settimane,
dato il suo impegno con il campo cadetti di
Vallecrosia. I culti delle domeniche 18 e 25
sono stali presieduti dai giovani Attilio Fornerone e Franco Fornerone. Ringraziamo vivamente a nome della comunità i due giovani
per l'impegno che si sono assunti.
Rorà
Ricorre Tanniversario della dipartita del
nostro Fratello Doti. Roberto Meynet. Rinnoviamo alla Vedova e Familiari la nostra simpatia cristiana e menzioniamo ringraziando
coloro, è la seconda lista, che hanno ricordato
il caro Congiunto, l'amico con un’offerta per
le opere di questa Chiesa; la .sorella, Tourn
Ermanno Diacono e Consigliere com.le, Odin
Camillo, Rivoira Umberto ex-Anziano e Cons.
com.le, Giusiano Luigi, Ernestina e Luigi
Poggi, Torino, Eugenio Long. Lus. San Giovanni, Tourn Rascel Giovanni.
S. Germano Chisone
L'anno ecclesiastico ’70-71 si è felicemente
concluso : le varie attività della Chiesa hanno seguilo il loro andamento normale. La
scuola domenicale e il catechismo hanno terminato i loro corsi con una gita a Coazze. La
partecipazione ai culli domenicali è stata discreta, mentre le riunioni quartierali sono
state frequentate con assiduità da un elevato numero di fratelli e sorelle. La corale, la
filodrammatica e l’Unione Femminile hanno
dato anche quest’anno il loro prezioso contributo alla vita della comunità. L’opera della
scuola materna è stata particolarmente preziosa anche per l’aiuto dato da alcune sorelle.
Dall'inizio dellanno solare ad oggi sono stati battezzali: il 18-4-71 Pons Fabrizio di Er
manno e Bouchard Flora; il 2-5 Pagetto Diego di Aldo e Massello Gabriella; il 9-5 doccione Antonella di Franco e Avondet Enrica;
il 23-5 Pascal Enrica di Silvano e Grill Urna,
Bouchard Nives di Silvano e Rivoira Silvana;
il 26-6 Bounous Loredana di Carlo e Long
Fiorella; il 4-7 Soulier Andrea di Marco e
Bounous Angela.
Confermati il giorno delle Palme: Alberti
Paolo. Baret Giorgio, Bordiga Elmo, Griot Moris. Long Aldo, Maero Bruno, Peyronel Enrico, Peyrot Rita, Jalla Valdo, Plavan Nello.
Matrimoni celebrati con rito religioso valido
agli effetti civili : Balmas Sergio con Laurenti
Laura; Godino Sergio con Peyronel Vanda;
Biederbost Luigi con Vinçon Ilda; Demichelis
Filippo con Rivoira Olga,
Sono deceduti: il 2-1-71 Long Cesarina ved.
Long, nata a Pramollo; il 2-1 Martinat Jenny
ved. Bouchard, nata a Inverso Porte; il 6-1
Beux Susanna, nata a Pramollo; l’il 1 Holzer
Mery, nata in Egitto; il 23-1 Soulier Alfredo,
nato a San Germano; il 24-1 Grill Luigi, nato
a Praly; il 14-2 Fornerone Michele, nato a
Roccapiatta; il 20-2 Bounous Ludovico, nato
a Pramollo; il 15-3 Genca Agostino, nato ad
Ariano Irpino; il 22-3 Bertalot Luigi, nato a
Inverso Porte; il 26-3 Beri Emilio, nato a
San Germano; il 25-3 Griot Giovanni, nato a
San Germano; il 4-5 Vingeon Gustavo, nato
a San Germano; il 10-5 Bertalot Clemente,
nato a Inverso Porte; il 14-5 Le Sellere Alice,
nata a Jersey (Ingrilterra); il 29-5 Sappe Enrichetta ved. Lantelme, nata a Pramollo; il
3-6 Bounous Mery ved. Balmas, nata a S.
Germano; il ZQ-bCanonico Maria Luigia in.
Bouchard, nata a Pramollo; il 14-7 Cairus
Gilio, nato a Villar Pellice (cittadino americano).
Questo lungo elenco di nomi per molti lettori sono nomi senza volto, ma per molti invece hanno un volto ben preciso; indicano
una personalità: un futuro e una speranza;
un passato ed un ricordo. Ai primi giunga la
nostra testimonianza di partecipazione alla loro gioia, ai secondi la nostra parola di affettuosa partecipazione al loro dolore nella certa speranza della resurrezione alla vita eterna.
Il Gruppo collaboratori
di S. Germano Chisone
Venezia
I culti estivi, di solito meno frequentati,
hanno avuto invece, quest’anno, un largo contributo di presenze da parte di comitive di giovani stranieri che si sono avvicendati nella
Foresteria.
Alcuni pastori Olandesi, che li guidavano,
si sono alternati al pastore Garufì nella predicazione, così ne è risultato un culto bilingue,
con molto gradimento da parte degli ospiti
che non parlavano italiano. Poi la comunità è
stata invitata a fraternizzare nel salone della
Foresteria con una tazza di caffè da parte
degli ospiti, sforzandosi in più modi di capire
e... di farsi capire!
Una nota dolente : in questi giorno la comunità è stata chiamata a rendere l’estremo
saluto a due anziani fratelli mancati a breve
distanza l’uno dall’altro: Angelo Bogo e Gino
Ispodamia. Il primo per un lunghissimo periodo è stato portiere del palazzo Cavagnis insieme alla moglie Paimira Barzi, anch’essa
deceduta recentemente, prodigandosi ambedue
al buon andamento di quel servizio e guadagnandosi la simpatia e il buon ricordo di
quanti, pastori ed inquilini, si sono succeduti
in quel tempo.
Gino Ispodamia era diacono in carica del
concistoro ed è morto sulla breccia, dopo essersi prodigato per lunghi periodi in questi
incarichi amministrativi con solerzia e attaccamento alla Sua chiesa con tanto affetto. Sarà
ricordato con rimpianto da tutti quelli che,
ammalati, ebbero il conforto delle Sue visite
e da quanti all’ingresso del tempio ricercheranno la Sua modesta figura che, nell’offrire
l’innario aveva una parola d’interessamento
fraterno con volto sorridente e una stretta di
mano. I suoi funerali svoltisi il 20 corr.
riempirono la chiesa, oltre che dei membri
presenti a Venezia, dei simpatizzanti e del
gruppo ecumenico veneziano con due sacerdoti, e molti colleghi ed amici dell’Arsenale
che lo ebbero per molti anni stimato e benvoluto collaboratore.
II pastore Garufi prese argomento da Giovanni 11 per la meditazione offrendo dal raffronto fra il gruppo dei tre di Betania e la
famìglia Ispodamia parola di conforto e dì viva speranza ai congiunti, specie al fratello
Vittorio e alla sorella Sig.na Dirce, dando ai
numerosi presenti estranei, nel contempo,
nn'apprezzata testimonianza cristiana.
Vittorio Viti
Ancora sulla
C< Festa del Piemount »
(segue da pag. 4)
natura biblica, ecclesiastica con un folto gruppo di giovani cattolici nonché dì sacerdoti in
un clima di .simpatica fraternità. Su questa linea siamo lieti di camminare insieme e non
nel contesto d'un ecumenismo che non impegna i credenti nella vìa d’una ricerca seria,
alla luce della Parola di Dio e la guida dello
Spirito Santo.
Per quanto si riferisce aH'incontro col Pastore Bouchard ricordato da R. Genre, il Pastore di Pomaretto desidera chiarire che normalmente in Luglio egli è assente per ferie;
anche quest'anno la previsione era quella; poi
motivi di natura familiare e un matrimonio
celebrato il 17 hanno fatto mutare progetto.
Egli non accetta pertanto Tinsinuazione dì
essersi salvato « in corner » o della scusa.
Conferma peraltro « le serie riserve circa il
cullo folcloristico » che significano semplicemente un no alTecumenismo criticato .sopra.
Da parte del Pastore Davite si precisa : fu
proprio in occasione della conversazione del
9 maggio che egli chiari di considerare la
partecipazione valdese alla festa non sotto
forma di culto ma di chiacchierata storica.
Ora. da quel momento sino alla pubblicazione
del manifesto, il Pastore Davite è stato reperibile in valle, tranne i quattro giorni del viaggi) in Isvizzera (a tre settimane dalle dimis
sioni dall'ospedale e non subito come afferma
R. Genre), quasi che dal nove maggio non sia
stato possibile trovare il Pastore a Prali. Ora,
non sembra una protesta inaccettabile che in
questi due mesi qualcuno ed in qualsiasi modo gli facesse sapere se la proposta della conversazione storica era stata accettata o no.
Soltanto dopo sarebbe stato possibile « discutere i particolari » con don Brun.
La risposta è arrivata solo con il manifesto
e con il culto in patois di cui non si era mai
parlato e che comunque sarebbe stato tardi
per organizzare.
Quanto alla risposta « entusiasmante affermativa » non può riferirsi al culto, scartato due mesi prima. Infatti l’equivoco che c’è
stato non si riferiva alla partecipazione ma
sul come realizzarla.
Fraternamente,
Franco Davite e Gustavo Bouchard
« Per me vivere è Cristo
e morire guadagno ».
(Filipp. 1: 21)
Nella borgata di Giordano in Frali,
Francesco Teofilo Ghigo
di anni 73
è mancato ai suoi cari la mattina del
7 agosto, dopo lunghi mesi di malattia, sopportati serenamente nella fede in Gesù Cristo.
Nel dame l’annunzio la famiglia
ringrazia quanti hanno preso parte
al dolore di questa separazione.
Prali, 8 agosto 1971.
I familiari del compianto
Amedeo Long
commossi per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro
Estinto, nell’impossibilità di farlo
personalmente, riconoscenti ringraziano quanti si sono prodigati in tutti
i modi e quanti con scritti e di presenza hanno partecipato al loro dolore.
Pramollo (Ciotti), 19 agosto 1971.
I familiari del compianto
Guido Poèt
profondamente commossi per la dimostrazione di simpatia e di stima,
ringraziano: i professori e il personale dell’Ospedale Mauriziano di Torino, i Pastori Ayassot, Sonelli e Geymet, la Corale Valdese, le famiglie
Beux, Cogno, Mondon e Piazzola, i vicini di casa e tutti coloro che in vari
modi, con scritti e offerte, hanno partecipato al loro lutto.
Torre Pellice, 27 agosto 1971.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Odin e Paschetto, nella
dolorosa circostanza che li ha colpite
con la dipartenza della loro cara
Vera
nell’impossibilità di farlo individualmente, commosse dalla simpatia dimostrata loro, sentitamente ringraziano tutti coloro che, con scritti ed
in più modi, hanno preso parte al loro vivo dolore.
In modo particolare ringraziano i
Pastori Sonelli e Ayassot, il dott.
Giancarlo De Bettini, il prof. dott.
Alberto Bruno, il dott. Enrico Pasquet, il dott. anestesista Calderazzo,
il personale dell’Ospedale Civile di
Bagnolo, i Donatori di sangue della
Sezione Val Pellice e il prof. Ferruccio Corsani e la Corale Valdese di
Torre Pellice.
Torre Pellice, 27 agosto 1971.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà»
(Salmo 23).
I familiari della compianta
Elena Bleynat v. Benetto
nell’impossibilità di farlo personalmente ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore. Un
ringraziamento particolare alla Direzione dell’Ospedale Valdese, al personale e a tutti coloro che si sono adoperati a sostenerla nella sua lunga
malattia, in particolare i signori
Poét, la signora Louise Peyran di
Marsiglia ed il Pastore Bouchard.
Pomaretto, 1« agosto 1971.
AVVISI ECONOMICI
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^
6
pag. 6
N. 34-35 — 27 agosto 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Ancora su Israele-Palestina
Un “ idolo „ malsicuro
Pare che diversi turisti americani,
in vacanza in Italia, anziché gettare
gli spiccioli nelle fontane, abbiano
buttato dei dollari, in segno di protesta e di dissenso contro i provvedimenti attuati improvvisamente in
gran segreto, con uno scarsissimo (per
non dire di più) spirito di collaborazione internazionale.
Non intendiamo entrare nel merito
del provvedimento ed esaminarne i lati tecnici sia per la personale incompetenza e sia perché questo aspetto
qui ci interessa molto relativamente.
Vorremmo invece soffermarci brevemente sugli aspetti sociali e morali
dell’iniziativa presidenziale che ha
gettato lo scompiglio nei gruppi dirigenti di quasi tutto il mondo. Quando
un « idolo » dà segni di cedimento, infatti, crea delle reazioni che vanno
perfino al di là della reale portata dell’evento stesso.
Anzitutto, anche se i giornali di informazione sorvolano sull'argomento,
è chiaro che una delle cause fondamentali del gesto unilaterale e protezionistico di Nixon è senz’altro la lunga e disastrosa condotta della guerra
indocinese che, oltre alla sconfitta militare, ha portato alla pratica svalutazione del dollaro: non è infatti pensabile che questa guerra, che è costata
finora decine e decine di migliaia di
miliardi di lire, altamente redditizia
per l’industria privata, ma compietamente passiva (anche dal punto di vista politico) per l’amministrazione,
non sia stata determinante sui provvedimenti testé assunti.
In secondo luogo, con una tecnica
che ricorda molto da vicino quella
usata dalla precedente amministrazione per quanto riguarda il noto « incidente del Tonchino » (false provocazioni per giustificare i successivi spaventosi bombardamenti aerei sul nord
Vietnam) è da rilevare il sistema
sprezzante e unilaterale (« ci auguriamo che i popoli amici rimangano tali » ha detto Nixon), nascondendo la
verità e tacendo tutto a tutti, in barba agli accordi economici e tariffari
intemazionali, coi quali gli Stati Uniti si sono « protetti », ponendo una
sopratassa del 10 per cento su tutti i
prodotti in arrivo, non solo, ma ipotizzando (secondo una corrispondenza
dell’inviato de « La Stampa » di Torino) la concessione di un premio del
10% sui prezzi di acquisto dei beni
prodotti negli USA. Le conseguenze
dell’applicazione di questo « premio »
sono facilmente immaginabili per i
paesi esportatori esteri.
Una terza considerazione che si può
fare su questo « terremoto » è quella
relativa all’ordine — senza precedenti
— impartito da Nixon ai sindacati di
non indire scioperi per un periodo di
tre mesi (prolungabili) e di sospendere quelli in corso, che interessano circa 150 mila lavoratori. Non vorremmo
essere tacciati di populismo o di demagogia, ma ancora una volta non si
può tacere il fatto che la politica sbagliata dei dirigenti di un paese viene
a riversarsi su chi vive del proprio
lavoro. I sindacati, che pure in passato hanno dato prova di appoggiare la
politica di Nixon (ricordiamo le «controdimostrazioni » a favore della guerra in Vietnam) hanno reagito assai
duramente, affermando che il diritto
allo sciopero è una conquista inalienabile. Essi hanno affermato inoltre
di essere stati ingannati « per dei mesi suH’economia del paese » e che non
avrebbero collaborato. Da tener presente che mentre Nixon lanciava il
suo patetico appello « allo spirito di
sacrificio degli operai », contemporaneamente respingeva le critiche mossegli di aver esonerato dal « blocco »
i dividendi, sostenendo che « da mesi
i profitti erano già ridotti al minimo ». ...
Come si comporterà l’Italia? Non e
difficile (ci siamo ormai abituati) prevedere un sottomesso allineamento
già preannunciato dalla « cornprensione » espressa in sede ministeriale.
Mentre questa avrebbe potuto essere
una valida occasione per imprimere
alla politica del paese una nuova direzione a indirizzo europeistico che lo
liberi da una lunga sudditanza economico-militare e gli dia una dignitosa
indipendenza.
Emigrazione
e disoccupazione
apprendere che gli espatrii per causa
di lavoro sono diminuiti, tanto più
rincresce dover constatare quanto
peraltro già si sapeva in via non « ufficiale » e che cioè cresce il ritmo delle emigrazioni dal sud al nord Italia
a causa della inadeguata politica governativa di industrializzazione dello
stesso sud, che consentirebbe a centinaia di migliaia di persone di poter
lavorare in seno al loro ambiente ed
ai propri interessi familiari e locali.
Nel Mezzogiorno invece la mobilità
è in continuo aumento: nel 1970 si sono registrate nelle regioni nord-occidentali 111 mila unità in più provenienti da altre zone. Su ogni tre nuovi abitanti, due sono giunti dall’esterno della circoscrizione. All'altro estremo, la bilancia migratoria interna del
Mezzogiorno si è chiusa con un saldo
passivo di 144 mila unità e se a questa cifra si aggiunge quella del movimento migratorio verso l’estero, si
hanno ben 174 mila unità.
Il rapporto fornisce un altro dato
significativo: nel decennio 1961/70 il
complesso delle aree meridionali ha
perso complessivamente, per migrazione interna o esterna, oltre due milioni e 200 mila abitanti: di essi, oltre
due terzi (1 milione e mezzo circa) si
sono diretti verso le regioni centro
settentrionali, mentre il restante (700
mila unità) è migrato all’estero.
Una recente stima effettuata dal ministero del lavoro calcola che la disoccupazione giovanile in Italia raggiunga le 700 mila unità, con un aumento del 22 per cento rispetto allo
stesso periodo (lo quadrimestre) del
1970. Per forze di lavoro giovanili si
intendono uomini e donne dai 14 ai
29 anni in condizione di poter svolgere un’attività lavorativa.
Il maggior danneggiato è stato il
settore dell’agricoltura: i tassi di attività sono scesi per la popolazione
giovanile maschile dal 22 per cento
del 1959 all’attuale 6,8 per cento, e
per quella femminile dal 12 al 3 per
cento circa, mentre solo parzialmente
essi sono stati assorbiti in altri settori dell’attività economica.
Il « primato » della disoccupazione
giovanile interessa in gran parte le regioni del Mezzogiorno dove è concentralo il 60 per cento del totale dei giovani iscritti alle liste di collocamento.
Di queste regioni, chi ne subisce le
spese maggiori è la Campania (70 mila), seguita dalla Sicilia (30 mila) e
dalla Puglia (20 mila). Fra le grandi
città, le più colpite sono Napoli, Salerno, Palermo, Caserta e Roma.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Fra le varie piaghe che affliggono >1
paese in cui viviamo sono certo da
annoverare Temigrazione interna ed
esterna, e, sia pure in modo meno vistoso, la disoccupazione. ^
Un recente rapporto (TI quinto) del
Ceusis sulla situazione sociate- del paese riferisce che un milione e 700 mila
italiani circa — corrispohden'ti a 31
persone per ogni mille abitanti
hanno cambiato residenza all interno
della nazione oppure sono emigrati
sll^cstcro.
Questo numero complessivo (varia
solamente di qualche migliaio di unità) è rimasto praticamente costante
negli ultimi anni, colla differenza che
nell’ultimo quinquennio si è avuta
una certa « compensazione » fra spostamenti interni e quelli diretti all’estero, con un incremento dei primi
sui secondi. Anche se può far piacere
RITROVARE IL FUTURO
Il n. 30-31 (in data 30.7.’71) de
« L’Eco-Luce » ha dato notizia, in prima pagina, delle ragioni per cui il
quotidiano « La Stampa » ha recentemente « censurato » la collaborazione
di Raniero La Valle, a nostro giudizio
una delle più nobili figure del cattolicesimo del dissenso in Italia. « L’EcoLuce » ha anche ivi riportato i punti
salienti d’una bellissima lettera che il
La Valle ha scritto, per l’occasione, ad
Alberto Ronchey, direttore de « La
Stampa », lettera che, per richiesta
esplicita del La Valle, avrebbe dovuto
essere pubblicata da « La Stampa »
(ed invece non lo è stata).
Da quella lettera si viene a sapere
che i due ultimi articoli presentati dal
La Valle a « La Stampa », erano stati
respinti. Entrambi sono di notevole
interesse, e perciò oggi riportiamo
ampiamente (da « Lettere 71 », maggio-giugno c. a., il mensile diretto dallo stesso La Valle) il primo di essi
(che porta il titolo qui sopra indicato).
« Ha scritto l’organo della santa sede (così inizia l’articolo) che i risultati delle elezioni di domenica (13 giugno) rivelano “a quali pericolose conseguenze, per lo sviluppo democratico
del paese, abbia portato quel clima
d'incertezza provocato dalla conflittualità permanente, dallo scontro degli opposti estremismi, dalla ricerca
di equilibri più avanzati e dalla spinta disgregante del P.C.I.”. È un giudizio molto severo; anzi, più che un giudizio, è un rimprovero. Chi l’ha formulato non è affatto contento di come va la politica italiana; e in questo
non c’è niente di strano, perché anche
in Italia, ad esserne contenti sono in
pochi; tuttavia c’è da chiedersi se l'occasione non avrebbe potuto suggerire
un’analisi a un altro livello di profondità, che non quello risultante da una
lettura da destra dei risultati elettorali; un’analisi che potrebbe mostrare
come la crisi sia forse anche più grave, ma come in ogni caso non possa
essere la chiesa a lanciare la prima
pietra, perché essa stessa non è priva
di responsabilità riguardo alla situazione italiana.
C’è un primo spessore della crisi,
che riguarda infatti la democrazia cristiana. Il suo insuccesso elettorale, al
di là delle cause più contingenti e immediate, non può essere adeguatamente valutato, senza tener conto della
natura complessa di tale partito, del
suo rapporto privilegiato con la chiesa, della legittimazione, che ne aveva
avuto, ad agire in nome e per conto
del mondo cattolico.
Era, questa, una responsabilità, ma
anche una rendita, che coagulava intorno alla DC un ampio voto popolare, abbastanza stabile, quasi indipendente dalla politica che la DC faceva.
Ciò ha permesso alla DC di fare diverse politiche, e talvolta nessuna politù
ca, senza riceverne né punizioni né
premi; ed era facile furre per compiacersene, ed adagiarvisi.
Le elezioni di domenica, pur nella
limitatezza del campione, sono le prime avvisaglie, che questo sta finendo.
Fenomeni molto profondi, in atto nella chiesa e fra i cristiani, e che non è
il caso di evocare ora, pe' ché sono ben
noti, hanno fatto venir meno la rigidità della vecchia aggregazione del
mondo cattolico, che era fondata peraltro più su una presunta comunanza
d’interessi, che su una comunanza di
fede. Sul piano religioso questo significa che i cristiani devono trovare altre ragioni, e non più quelle di potere, per stare insieme. Ma sul piano politico questo significa che la DC non
ha più rendite da godere.
Si potrebbe dire, in un certo senso.
Abbiamo letto la pretesa stroncatura del prof. Soggin al nostro contributo al volume della Claudiana “Israele Palestina: una scelta diversa" e notato con sorpresa che anche « La Luce », dando il titolo alla « specie di
controrecensione », condivide nella sostanza e nel tono le sue argomentazioni.
Precedenti impegni non ci permettono di dare subito la documentata
risposta che entrambi meritano. La
invieremo appena possibile. Affermiamo che i « falsi » attribuitici, falsi non
sono; inoltre, nell’economia del nostro
lavoro e relativamente alla tragica sostanza della questione palestinese, insistere più volte su questo punto significa solo pretestuosamente ed in modo meschino e personalisti _o voler
eludere la discussione.
Vogliamo, in questa sede e per ora,
denunciare il metodo dell'intervento
del prof. Soggin: non è con denigrazioni sul piano personale e con fasulle dimostrazioni di « falso » e di « incompetenza » che si contribuisce ad
una « obiettiva » e « seria discussione
del problema ».
Con buona pace del prof. J. A. Soggin. E senza personalismi. Sarebbe illuminante, comunque, conoscere la
posizione de « La Luce » sul volumetto e soprattutto sul problema israelopalestinese, viste le diverse considerazioni di M. C. Tron e di J. A. Soggin.
Con richiesta di pubblicazione.
Distinti saluti.
Leo Visco-Gilardi - Vera Pegna
che si è aperta la successione alla DC,
anche se può trattarsi di un processo
assai lungo. Quello che oggi essa ha
perso a destra, domani lo 'potrebbe
perdere a sinistra; e questo dice coma
sia illusorio qualunque discorso di ripresa, che punti unicamente su un recupero dei voti perduti a destra, e su
una' politica che vi corrisponda. Accreditare l'impressione di una fungibilità
fra DC e MSI, tale per cui un'importante zona dell’elettorato possa abitare indifferentemente neU’una o nell’altro, significherebbe accelerare, e non
frenare, il processo di disgregazione...
La società italiana è entrata in un
moto progressivamente accelerato, ma
non c’è nessuno che la conduca da
nessuna parte. Tutto quello che sappiamo dire, è che il movimento non
deve essere troppo precipitoso, ma
nessuno sa dare una direzione a questo movimento. C'è una politica, ma
non ci sono dei fini di questa politica,
che perciò finisce per essere tutta presa dai problemi del potere e dei rapporti tra i partiti. Così si tentano delle riforme razionalizzai rici ma, fuori
di un disegno, esse risultano occasionali e prive di ragione; così se ne paga il costo, anche elettorale, e non se
ne raccolgono i frutti. E ci sotto riforme che non potranno avere un seguito, finché non sapremo che società vogliamo fare: la riforma della scuola,
dell’università, della televisione, ma
per formare che tipo di uomo, per riprodurre questa stessa società, o per
farne una diversa?
E questa mancanza di fini comuw,
che eccita la conflittualità delle varie
categorie e classi, ciascuna correndo
per sé stessa; e la gente, cui non si
riesce a far vedere un futuro, si fa inghiottire dai fantasmi del passato;
non vedendo nuove terre, rimpiange
le cipolle d’Egitto. Io credo che, in
quest'assenza di futuro, ci sia anche
una responsabilità specifica dei cristiani. Essi hanno perso la loro dimensione essenziale, che è quella escatologica: la speranza e l’attesa di un regno che deve venire. E la chiesa stessa si è fatta la sua casa fra i regni della terra. Credo che questa perdita si
ripercuota su tutti, che tolga vigore
anche alla ricerca di fini terreni, storici, da raggiungere; credo che non sia
tra le ultime cause della crisi d'identità e di valori di tutta la società occidentale... ».
UN PRESIDENTE NERO
A PRETORIA
« Il primo dialogo formale fra
un capo di Stato africano e il capo del
Governo Sud-africano, s’è svolto giovedì 19 c. a Pretoria, capitale del SudAfrica. Esso segna il punto culminante della visita ufficiale di cinque giorni, che Kamuzu Banda, presidente del
Malavi, ha fatto in Africa del Sud. (...)
La scena non avrebbe nulla di straordinario, se essa non avesse avuto luogo in un’università "bianca" (...) e se
l'oratore non fosse stato “un negro
che non ama l’apartheid" (...). Il sig.
Bqnda è stato lungamente applaudito
dagli studenti di Stellenbosch, quando
egli ha respinto “l’idea di forza e d
principio dell'isolamento’', ed ha evocato il proprio dovere di "formare un
ponte fra le razze neU’Africa" ».
Non si hanno ancora notizie precise ed esaurienti sul tenore del dialogo.
(Dalla « Gazette de Lausanne » del
21-22.8 e da « Le Monde » del 22-23.8.71).
Direttore responsabile: Gino Conte
Riceviamo e pubblichiamo questo
altro tentativo di ’controstroncatura’.
La “richiesta di pubblicazione" è di
troppo, fra noi. Quanto alla posizione redazionale, a chi ci segue settimanalmente dovrebbe essere chiaro
che la nostra redazione non ha — e
in un senso ne siamo lieti — una '.inea univoca in merito al problema in
questione: le posizioni sono sfumate e
talora differenziate fra quanto hanno
scritto nelle loro rubriche Roberto
Peyrot, recentemente Tullio Viola, e
quanto, ad esempio, ho scritto dopo
avere partecipato, lo scorso anno, alla
Conferenza dei Cristiani per la Palestina, a Beirut, conferenza senz’altro
istruttiva e utile, ma anche mistificatrice, a mio avviso. Abbiamo chiesto
noi a Claudio Tron la prima recensione. E ho ricevuto con piacere la
’controrecensione’ di Alberto Soggin —
che ha diritto di esprimere e sostenere la sua posizione, non certo sfornita
di argomenti, anche se ritengo sarebbe stato preferibile sorvolare più rapidamente su alcuni aspetti più limitati e personali. Resta il fatto che i
nostri dialoghi e i nostri scontri al riguardo saranno privi di ogni vera autorità fino a che non ci concentreremo — come ci compete, in quanto cristiani — sulla questione teologica soggiacente. Ma è questo orientamento
stesso che non tutti condividono.
Gino Conte
di « basso attacco » alla sua persona:
figurarsi!, perché dico che due dati da
lui riportati non sono esatti, perché
ne avrei abilmente distorto un terzo c
perché sostengo che citare senza spiegare una propria opinione ignorando
le altre è ingannare il lettore? Cerchiamo almeno, dunque, di mantenere il
senso delle proporzioni, anche nelle
parole che usiamo. Sull’inesattezza dei
due primi dati riportati dal Comba insisto: il testo ed il contesto, se riletti,,
danno il senso che do loro io, come il
paziente lettore e, spero lo stesso Comba vorranno cortesemente riconoscere.
Se poi voleva dire quello che dice nella sua replica, è un’altra cosa. Il terzo
elemento, che avrei polemicamente distorto, quello del « riferimento alla vasta colleganza internazionale » di cui
i fiddàyin sarebbero le vittime, esso
non appare certamente nel testo del
Comba, ed in ogni caso la limitazione
della « colleganza » alla Giordania, ai
dirigenti di Israele ed agli Stati Uniti
ne riduce notevolmente le proporzioni.
Perché non menzionare gli altri paesi
arabi che si contentano di verbali dichiarazioni di solidarietà, ma che, con
l’eccezione di poche azioni dimostrative da parte dei Siriani, non fanno praticamente nulla? Perché non menzionare l’Unione Sovietica, alla fine degli
anni 40 così prodiga di dichiarazioni
pio-israeliane ed adesso pro-palestinesi? Guardiamo in faccia la realtà: in
un primo momento i Palestinesi della
zona assegnata ad Israele sono fuggiti,
in massima parte incitati, talvolta obbligati alla fuga dalle truppe arabe,
allora ancora in gran parte sotto il
controllo inglese che dominava la Lega araba; poi sono stati lasciati per oltre 20 anni nei campi mentre i paesi
ospitanti, con poche eccezioni, hanno
loro rifiutato una qualunque sistemazione (ricordo quanto ho già segnalato: che all’inizio degli anni 60 solo un
10% insisteva sul rimpatrio); poi queste stesse nazioni hanno scoperto che
potevano servire anche da carne da
cannone e ne hanno curato l’istruzione
e la formazione militare; hanno ancora tollerato che, in violazione allo stato d’armistizio regnante, potessero
sferrare attacchi in maniera indiscrirninata, troppo spesso contro obiettivi civili; infine la Giordania ed in misura molto minore il Libano, disturbati dalla -loro presenza armata e dalla
costituzione di uno Stato entro lo Stato, hanno deciso di neutralizzarli e,
ove questo si rivelasse impossibile, di
eliminarli. Frattanto, come dicevo, gli
altri paesi arabi guardano e al massi
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice f Torino)
Le due risposte avute ad una serie
di appunti da me rivolti recentemente
al libro ormai ben noto, mostrano come quella che dovrebbe essere una dicussione, degeneri ben presto da noi
in attacchi personali, in risposte di tipo
bizzoso ed in altri elementi del genere.
Prova di provincialismo, secondo una
recente accusa nei nostri riguardi lanciata da un marxista italiano? Prova
almeno di una cosa: che una discussione seria e serena, anche con membri di quei gruppi che del dibattito
hanno fatto uno dei loro motivi dominanti, è spesso difficile, alcune volte
impossibile.
Il direttore della « Claudiana » si
sente chiamato in causa con insistenza. Ma nel mio primo scritto non lo
menziono neanche una volta né a lui
alludo; nel mio secondo lo cito, sia
pure con due chiose, di cui per altro la
prima non lo tocca, la seconda scaturisce direttamente dal suo testo. Per la
cronaca, la sua lettera a me non era
privata: è scritta su carta intestata
della « Claudiana », non porta alcuna
annotazione nel senso in questione ed
è destinata quindi all’archivio che sottoporrò alla commissione d’esanie nell’anno 1971-72, cosa che con la mia corrispondenza privata non avviene. Il
suo intervento è quindi completamem
te fuori posto. E del resto il dr. Papini, di cui tutti apprezziamo l’opera nel
campo editoriale, non ha potere decisionale se non nel campo tecnico ed altrimenti secondo le delibere della commissione; per cui non è chiaro perche
se la prenda tanto. Purtroppo il suo
intervento è così pieno di contraddizioni, inesattezze, pettegolezzi e spiritosaggini che una sua discussione sarebbe comunque difficile. Respingo
però l’accusa di nutrire « la deliberata intenzione... di screditare, anzi,... di
distruggere la figura morale di due autori ». Da quando in qua si fa il processo alle intenzioni? Da quando il segnalare errori di fatto e citazioni non
corrispondenti al vero (specialmente,
per questo secondo elemento, dopo la
mia seconda segnalazione che salva la
buona fede, anche se non proprio la
competenza, dei due autori in questione) configura il fatto che il dr. Papini deplora? Chi si esprime qui con passionalità, come il dr. Papini rimprovera a me?
Diversa è la situazione dell’intervento di Aldo Comba. Peccato che parli
Atene (soepi) - In Grecia i figli dei
Testimoni di Geova sposati secondo il
rito di questa setta devono figurare
come illegittimi sulle liste dello stato
civile. Lo ha comunicato una circolare
di Stylianos Pattakos, vicepresidente
del Consiglio e ministro degli interni,
inviata a tutte le prefetture. Tale decisione segue a una vasta campagna
lanciata dalla Chiesa ortodossa greca
contro i Testimoni di Geova, considerati eretici.
mo protestano. Infine quelle che Comba chiama le tesi centrali del suo scritto, sono solo abbozzi di poche righe, le
cui implicazioni ultime rimangono
oscure e quindi difficili da discutersi o anche da esporsi. Persino
Nuovi Tempi, trattando un tema analogo in un numero recente, ha creduto
di dover dire di più!
Stupisce piuttosto il silenzio della
Commissione per la Claudiana. Interesserà forse il lettore che ho proposto
due volte al suo presidente, il moderatore Giampiccoli, un incontro in sua
presenza con gli estensori dell’articolo; la prima volta c’è stato un rifiuto,
la seconda non ho avuto risposta. Come si fa a discutere in queste condizioni? La relazione al Sinodo della « Claudiana » si sente comunque in dovere di
dare delle spiegazioni sul libro in questione (a p. 154 della Relazione al Sinodo). Ma tali spiegazioni non possono convincere: le posizioni della signora Pegna e del signor Visco-Gilardi
vi vengono presentate semplicemente
come in opposizione alla linea seguita
dall’attuale governo israeliano, un tema che evidentemente è aperto al dibattito e quindi al dissenso. Ciò vale
solo per il contributo del signor Tubini, non per il loro: chi fa proprio il
programma di un movimento che chiede l'eliminazione d’Israele « come entità politica, economica e geografica »
non si trova aH’opposizione, chiede la
liquidazione pura e semplice del proprio avversario.
Come cristiano (ma credo che sarei
della stessa opinione se fossi umanista o marxista), considero un concetto del genere moralmente aberrante,
a parte ogni considerazione d’ordine
teologico. Inoltre non credo di avere
con chi professa opinioni del genere
una base comune per una discussione,
la quale, pertanto, altro non sarebbe
che una perdita di tempo per entrambi. Alberto Soggin
N. d. r. A scanso di equivoci precisiamo che questo secondo intervento
di A. Soggin ci è giunto contemporaneamente e indipendentemente da quello di L. Vi.SCO Gilardi e di V. Pegna.