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Anno IV
numero 4
del 26 gennaio 1996
L. 2000
Spedizione in abb. postaie/50%
Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere itdiritto di resa.
Bibbia e attualità
IMMORTALITÀ?
NO GRAZIE
T T NA pianura desolata stretta nella morsa del gelo, resti di case come tizzoni fumanti, una contadina
che piange i suoi morti con sul volto il
segno di una tragedia incomprensibile
e assurda, e poi frammenti di oggetti e
corpi, sbriciolati e sparsi tutt’intorno.
Sono le poche immagini giunte da
Peruomaiskoje. Un nome che già fatichiamo a far riemergere dalla nostra
memoria, luogo sperduto di un mondo lontano, sconosciuto, in cui da
sempre si lotta per la sopravvivenza fisica, l’identità nazionale, la lingua, la
fede. La strage gratuita, crudele, ordinata da Boris Eltsin per piegare la resistenza dei «ribelli» rimarrà una delle
pagine nere della storia recente della
Russia. La storia è piena di episodi del
genere e anche di altri ben più drammatici e spaventosi. Che dire per
esempio di Hiroshima e, come se non
bastasse, di Nagasaki? Ma non voglio
accusare sempre gli altri. Anche noi,
italiani brava gente, abbiamo le nostre stragi e carneficine. Basta interrogare i reduci dell’Africa orientale o
della Jugoslavia.
A LTRE immagini terribili, poche e
carpite di nascosto, ci sono venute dalla Cina: la tragedia di bambini e
soprattutto bambine abbandonati in
orfanotrofi simili a lager di sterminio.
Crudeltà? Sì, molta e odiosa; tanto più
odiosa perché esercitata nei confronti
di povere, poverissime creature del
tutto indifese e inermi. Viene voglia di
gridare a Dio: «Che aspetti? perché
non intervieni?». Lo stesso grido di
tanti disperati che nei Salmi ci hanno
insegnato a pregare con speranza.
Una tragedia sconvolgente espressa
per noi nel numero di una statistica:
500.000 bambine che ogni anno scompaiono in Cina. Ma la realtà supera
spesso la fantasia. Una sofferenza
moltiplicata all’infinito.
RICERCATORI del Cern di Ginevra
J\sono riusciti a fabbricare alcuni
atomi di antimateria. È indubbiamente una grande conquista della
scienza; un orizzonte che si dilata immensamente. Chissà che cosa potrà
venire di buono dal successo di questo
esperimento! Solo un pensiero ci turba: con l’antimateria si potranno costruire bombe nucleari mille volte più
potenti di quelle, diciamo così, normali. Chi padroneggerà l'antimateria,
padroneggerà il mondo.
GIÀ è nato il profeta del nuovo
mondo scientifico: è recentemente
uscito un libro di un noto fìsico, Frank
]. Tipler, dal titolo «La fisica dell’immortalità. Dio, la cosmologia e la resurrezione dei mor^i». Dimostra scientificamente l'esistenza di Elio e promette l'immortalità in una specie di
clonazione dell’essere umano. Nella
serie di divinità costruite dalle nostre
mani mancava finora il computer; ora
la lacuna è stata colmata.
Quanto alia promessa di immortalità, io consiglierei di rinunciare
all’idea, perché se dobbiamo perpetuare nei millenni le tragedie di cui siamo
capaci... per favore, lasciamo perdere!
Già, ma come la mettiamo con il nostro futuro? Io mi accontento di una
parola di Paolo, che trovo grandiosa, e
che dice: «Le cose che occhio non ha
vedute, e che orecchio non ha udite e
che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che ramano» (1 Corinzi 2,9).
Luciano Deodato
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La decisione dei vescovi di modificarne la versione ha aperto un grande dibattito
Il Padre Nostro: preghiera immutabile?
Già negli Evangeli vi sono due versioni della preghiera che ci ha insegnato Gesù
Le forme riflettono le diverse sensibilità spirituali e teologiche degli apostoli e dei credenti
BRUNO CORSANI*
Diversi quotidiani e alcuni telegiornali hanno diffuso in
modo piuttosto sensazionalistico la
notizia che starebbe per cambiare
il Padre Nostro. In un primo tempo
i «cambiamenti» si riferivano alla
petizione del perdono delle offese
che avrebbe sostituito, si diceva, la
tradizionale richiesta «rimettici i
nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori»; quindi •
alla richiesta di santificare il nome
di Dio, che starebbe per essere sostituita con la richiesta di «glorificare» il suo santo nome; infine all’introduzione del «maligno» al posto
del «male».
Alla notizia seguivano delle spiegazioni che in generale risalivano:
fino al IV secolo dopo Cristo, quando Girolamo tradusse la Bibbia in
latino (tra il 380 e il 420 d.C.). La
maggior parte dei commentatori
non ha detto la cosa più semplice e
ovvia: che già nel Nuòvo Testamento il Padre Nostro è riportato in due
forme diverse, una in Matteo 6, 913 e l’altra in Luca 11,2-4.
La forma di Luca è più breve,
perché non contiene la richiesta
«sia fatta la tua volontà» e neppure,
alla fine, «liberaci dal male (o maligno)»; non contiene neanche, dopo
l’invocazione iniziale «Padre» le parole «nostro, che sei nei cieli». La richiesta del perdono non è formulata con l’immagine della remissione
dei debiti, ma come richiesta di remissione dei peccati.
Come si spiegano queste diversità? È certo legittimo pensare che
Matteo possa avere ampliato la
preghiera modello (specialmente
per quanto riguarda la formula
«che sei nei cieli»; in Matteo si trova
spesso la formula «che è nei cieli»
dopo il nome di Dio o del Padre),
oppure che Luca l’abbia abbreviata. Luca ha la tendenza ad abbreviare sia per evitare duplicazioni,
sia per fare spazio a materiale che
non si trova in Marco e in Matteo.
In realtà, è più probabile che gli
autori del primo e del terzo Vangelo non abbiano lavorato in proprio
su un testo così importante come
la preghiera insegnata da Gesù ma
si siano limitati a trascriverla nella
forma che era usata nelle comunità cristiane della loro zona. Lo
stesso deve essere avvenuto per le
formule della Santà Cena, che presentano delle diversità sia fra i racconti evangelici della passione che
con il testo riportato da Paolo in 1
Corinzi 11.
Le versioni protestanti
Un paragone moderno, per quello che vale, è il seguente: i testi liturgici e i libri di devozione personale che si pubblicano presso case
editrici di settori diversi del mondo
protestante seguono anche loro la
forma usata tradizionalmente: in
ambito presbiteriano scozzese la richiesta di remissione «dei debiti»,
in ambito anglicano-espiscopale la
richiesta di remissione dei peccati
(o delle trasgressioni).
Leggermente diversa è la faccenda del «liberaci dal male (o dal maligno)»: qui si tratta di Interpretare
il testo che in greco porta la parola
male/maligno al caso genitivo (e il
latino di Girolamo lo dà al caso
ablativo: libera nos a malo). Sia il
genitivo greco che l’ablativo latino
sono identici per il maschile (che
implica riferimento a una persona)
e per il neutro (che implica riferimento a un principio). Il testo può
dunque essere tradotto correttamente sia con «male» che con «maligno». La scelta deve dipendere da
quello che si ritiene possa essere
stato il pensiero di Gesù, o dell’
evangelista che lo riporta.
La preferenza protestante per
«dal maligno» si deve all’osservazione che il Nuovo Testamento usa
spesso questo termine {ho ponerás)
per indicare il diavolo, il tentatore.
l’avversario. La preferenza per «dal
male» (che non è solo tipica dei
cattolici italiani; i protestanti inglesi e francesi dicono from evil e du
mal) potrebbe essere giustificata
dal timore di dare eccessiva importanza a un avversario personale di
Dio. Ciò aprirebbe la porta a un
dualismo teologico (esistenza di
una divinità buona e una cattiva)
che contrasta con l’insegnamento
biblico della sovranità unica e indiscussa di Dio. L’esistenza del diavolo, nominato tante volte nella
Bibbia, non dovrebbe mettere in
discussione il principio «monistico» che c’è un solo Dio, il Padre (1
Corinzi 8,6).
La conclusione
Ancora diverso è il caso della
conclusione per noi abituale del
Padre Nostro: «Perché a te appartengono il regno, la potenza e la
gloria in sempiterno. Amen». Questa dossologia conclusiva, che non
è pronunciata dai cattolici, in
realtà è assente nei più antichi manoscritti greci del Nuovo Testamento (il Sinaitico, il Vaticano, il
codice di Beza e altri). Si comincia
a trovarla nella Didaché, un manualetto di istruzione cristiana della fine del II secolo, e poi nei manoscritti IV, nei «minuscoli» della
famiglia/e in alcune delle antiche
versioni copte e siriache. Quando
Erasmo pubblicò il testo greco del
Nuovo Testamento nel 1516, ci mise anche la dossologia del Padre
Nostro perché non aveva avuto la
possibilità di lavorare sui più antichi manoscritti. Le traduzioni prò- ,
testanti delia Bibbia dei secoli XVIXVIII la riportano, perché si basavano sul testo greco di Erasmo. Le
edizioni più recenti della Bibbia recano questa dossologia fra parentesi quadre, oppure iti nota a Matteo 6, 13. Il testo di Luca, comunque, non la conteneva.
La libertà e la preghiera
Per ritornare al nostro punto di
partenza: non c’è nulla di strano
che ci siano o si propongano delle
forme diverse del Padre Nostro; già
il Nuovo Testamento ne conosceva
due! Questa doveva essere la spiegazione da dare ai lettori dei quotidiani italiani. E dal momento che
già i Vangeli ci hanno trasmesso
due forme diverse della preghiera
di Gesù, essi stessi autorizzano i
credenti alla libertà nel loro uso.
Questa libertà l’aveva già in mente
Matteo, quando scrive «voi dunque
pregate così», cioè conformemente
a questo modello di preghiera.
Non: ripetendone letteralmente le
esatte parole.
* professore emerito
di Nuovo Testamento
alla Facoltà valdese di teologia
■ Crisi economica e sociale in Romania
Non hai i soldi per il funerale?
Costruisciti da solo la bara
Nonostante la ripresa economica sia di tutto rilievo, in Romania cresce il divario sociale.
Così succede che molte persone muoiano senza che le loro
famiglie abbiano i soldi per il
funerale. Se in ballo non c’è
l’eredità, molti non riconoscono il parente defunto. In questo
caso è il Comune che si fa carico dell’inumazione in fosse comuni, senza funerale in chiesa.
Solo i più ricchi possono permettersi U lusso di un fimerale
in chiesa e di una sepoltura
«privata». Un funerale di questo
tipo con funzione religiosa
(«cantata» costa più di 2 milioni,
in un paese in cui il salario me
dio corrisponde alle nostre
110.000 lire.
Per risolvere il problema alcune personalità dell’arte e della
cultura hanno pensato bene di
costituire una società commerciale per la vendita di «bare fai
da te». La bara è disponibile in
tre taglie diverse «che rispettano
le misure antropometriche dei
romeni» e costa, istruzioni per la
costruzione comprese, circa
60.000 lire, pagabili a rate.
Una volta costruita «la bara
può essere riposta sotto il letto o
in un armadio fino al suo uso»
recita il dépliant pubblicitario.
Sembra che le vendite vadano
assai bene.
* ■'.1. « *
VINCONO I SOCIALISTI. Jorge Sampaio,
col 54% dei voti, ha vinto le elezioni
presidenziali in Portogallo. Cosi saranno i socialisti a reggere la presidenza della Repubblica, il Parlamento
e il governo. Una situazione che non
dispiace ai protestanti lusitani che, in
molti, hanno esplicitamente appoggiato Sampaio.
TRIONFO DI ARAFAT. Con l’82% dei voti
Yasser Arafat è stato eletto primo
presidente del nascente Stato di Palestina. Le prime elezioni, a cui ha partecipato il 75% degli elettori, si sono
svolte correttamente. Lo ha stabilito
una commissione internazionale di
giuristi inviata dall'Onu. Si apre cosi
un nuovo periodo di democrazia.
NOMINATION PER IL GRINZANE. Mario Rigoni Stern è stato designato dai
critici, per il suo romanzo «Le stagioni di Giacomo», candidato al premio
Grinzane Cavour. Per il premio si dovrà attendere il giudizio degli studenti. (Intervista a pag.3)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 26 GENNAIO 199 VE
«Mosè disse: "Ora
voglio andare da
quella parte a vedere questa grande
visione e come mai
il pruno non si consuma!" Il Signore
vide che egli si era
mosso per andare a
vedere. Allora Dio
lo chiamò di mezzo
al pruno e disse:
"Mosè! Mosè!" Ed
egli rispose: "Eccomi". Dio disse:
"Non ti avvicinare
qua; togliti i calzari
dai piedi, perché il
luogo sul quale stai
è suolo sacro". (...) Il
Signore disse: “Ho
visto, ho visto Vafflizione del mio popolo che è in Egitto
e ho udito il grido
che gli strappano i
suoi oppressori; (...)
Sono sceso per liberarlo dalla mano
degli Egiziani e per
farlo salire da quel
paese in un paese
buono e spazioso.
in un paese nel
quale scorre il latte
e il miele, nel luogo
dove sono i Cananei, gli Itiiti, gli
Amorei, i Ferezei,
gli Ivvefe i Gebusei.
(...) Or dunque va’;
io ti mando dal
DALLA SCHIAVITÙ ALLA LIBERTÀ
faraone perché tu
faccia uscire
dall’Egitto il mio
popolo”. (...) Dio
disse a Mosè: “Io sono colui che sono".
Poi disse: “Dirai così ai figli d’Israele:
L’io sono mi ha
mandato da voi".
Dio disse ancora a
Mosè: (...) “Essi ubbidiranno alla tua
voce e tu, con gli
anziani d’Israele,
andrai dal re
d’Egitto e gli direte:
Il Signore, il Dio degli Ebrei ci è venuto
incontro; perciò lasciaci andare per
tre giornate di
cammino nel deserto, per offrire sacrifici al Signore, nostro Dio”».
L'Esodo non è soltanto lo spostamento geografico da un luogo
ad un altro, ma il viaggio che porta dalla schiavitù alla vera libertà
GREGORIO PUSCAN
(Esodo 3,3-18)
PER inquadrare questo racconto dobbiamo fare qualche riferimento al significato
dell’Epodo: la proposta che la
Bibbia fa alFumanità di un viaggio verso la libertà.
«Esodo» è il nome di un libro e
il nome di una serie di awenirnenti che iniziano con la descrizione della schiavitù degli
ebrei in Egitto e terminano con
il loro arrivo alle porte del territorio che sarà occupato. Queste
pagine spiegano come si forma
un popolo, Israele, con i suoi
slanci collettivi e «nobili», ma
anche con le sue contraddizioni.
I due poli non sono in contrasto fra di loro, per farci capire
quanto gli ebrèi siano «testardi»,
ma piuttosto ci offrono una descrizione delle difficoltà che ogni
gruppo umano deve affrontare,
quando si pone il problema di
un cambiamento radicale.
Il viaggio che ci viene descritto nell’Esodo va al di là del semplice passare da un punto «a» ad
un punto «b» della carta geografica: è il passaggio dalla schiavitù alla libertà vera, diffìcile da
conquistare, piena di insidie e di
tentazioni nostalgiche. Il percorso che seguono gli ebrei è un
percorso offerto, una pista donata da Dio e dalla Bibbia a tutti
coloro che vogliono smettere di
essere servi.
I»i
Preghiamo
... -.V
UberadSignore! ;
^ 'Lkdìa nostra indifferenza A ,
e dalla nostra ingnuìtudine verso di ìe^ ^ k'-.i ^
, da ogni negligenza dei tuoi comandamenti, ’*'
da quanto viene ad indebolire la nostra fede... '
LSberacioSignore! r
^ Da ogni forma di egoismo, . ^
>5« da Ofpii mancanza di generosità e di benevolenza \ | '
pmssimo, così come da ogni acredine..
p ^ vigliaccheria e da ogni pigrizia,
da ogni trascuratezza nel nostro lavoro
e da ogni inganno quando giochiamo..,
• t Liberaci 0 SEptore!
* DuoptlvanmemiOànteria,
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da opti orgoglio
Uberad oSipiore e perdonad! •,
K ' A * ApsembteaCetaadAbidJan’
da Iti attesa del mattino, d^a Cevaa, 1991)
In principio fu... l'incontro!
IL terzo capitolo del libro
dell’Esodo ci presenta l’incontro fra due figure: quella fino
ad allora abbozzata di Mosè e
quella misteriosa, ma allo stesso
tempo vicina, di Dio.
Il capitolo precedente di questo libro aveva raccontato l’avventurosa vicenda del piccolo
' Mosè e come questi fosse in una
condizione ambigua: positiva,
perché ebreo allevato da un’egiziana (dunque collegato ad entrambe le culture, colui che in
teoria avrebbe potuto fare da
«ponte» tra il mondo degli schiavi e quello dei padroni): negativa
perché non è parte di nessuno
dei due popoli, perché malvisto
da entrambi (gli ebrei che non
gli riconoscono la rozza solidarietà omicida, gli egiziani che lo
costringono a fiiggire nel deserto). Abbiamo a che fare con un
energico profugo, che non sembra meditare un ritorno tra suoi
ma che è rassegnato: ha messo
su famiglia, ha trovato lavoro, si
è legato ad un clan importante
nella società in cui abita.
Un altro indizio che ci porta a
definire Mosè come uno sradicato viene dal suo nome: Esodo 2,
10, quando ne parla, lo fa derivare dalla parola ebraica masha
(«trarre fuori» dalle acque). Le
scienze linguistiche, però, ci offrono anche un’altra origine del
nome: Mosè sarebbe un nome
egiziano «teoforo»'. Si conoscono dei nomi egiziani che contengono la radice «moses/mses»^: la
differenza fra i nomi che conosciamo e quello di Mosè è che a
lui... manca la divinità! Il nome
«Mosè» potrebbe quindi voler
dire «figlio di... nessuna divinità»
0 anche «figlio di nessuno».
L’altro personaggio di questo
capitolo è Dio, che ci si presenta in tutta la sua potenza, ma
anche in tutta la sua vicinanza.
Chi legge questo capitolo per la
prima volta rimane colpito da
due elementi del racconto: la
misteriosa presenza di Dio e la
sua distanza da tutto ciò che è
umano, e il suo desiderio di in
contrare e di prendersi cura del
suo popolo.
È inutile disquisire sul roveto
ardente: questa è la maniera in
cui Dio richiama l’attenzione di
Mosè. Il racconto segna la distanza fra Dio e l’umanità in due
maniere, entrambe lontane dalla nostra sensibilità: l’invito a togliersi i sandali e il rifiuto di rivelare il suo nome a Mosè. La richiesta di scalzarsi corrisponde
alla richiesta di riconoscere la
particolarità del luogo dell’incontro con Dio: anche se per noi
non esiste più l’abitudine di
avere degli atteggiamenti fisici
(o un abbigliamento particolare)
specifici che denotano il rispetto
per un luogo^ non è diffìcile capirne il significato, se pensiarno
ai musulmani che compiono Ìo
stesso gesto nelle moschee.
Più complessa è la questione
del nome. Abbiamo letto che
Mosè domanda il nome a Dio, e
che Dio gli risponde: «Io sarò
sempre quello che sono»\ Con
queste parole il Signore non
vuole schermirsi, né memtenersi
«anonimo», ma vuole sottolineare la distanza fira lui e l’uomo
Mosè. Gli antichi attribuivano al
nome un significato diverso rispetto a quello che diamo noi:
era un modo per conoscerne
l’essere profondo.
Vi sono svariati esempi nella
Bibbia in cui un «superiore» pone il nome a un inferiore: Adamo che può dare il nome agli
animali; Dio che muta il nome a
Giacobbe; il faraone Neco che
cambia il nome al re di Giuda. In
tutti questi casi il «superiore»
decide per l’inferiore. Sapendo
ciò, allora, non ci stupisce più il
fatto che Dio si riveli a Mosè con
un giro di parole, che non è privo di significato, perché attraverso il suo significato fa capire
chi è e come agisce. Il Dio che si
presenta in tutta la sua grandiosità rende attuali le promesse
che potevano pensarsi sepolte
in un passato ormai morto con
Abramo, Isacco, Giacobbe e
Giuseppe: e parla per primo a
Mosè, il «figlio di nessuno»,
l’ebreo «né carne né pesce».
Leggendo questo capitolo si
prova un certo «imbarazzo», di
conse^enza si ha la tendenza a
sottolinearne alcuni punti (la
vicinanza di Dio, Dio che si presenta come colui che «fa» qualcosa), mentre si rischia di lasciare in ombra altri aspetti del
racconto (il fatto che la Terra
Promessa non sia «vuota»). Ma
la forza del racconto sta nella
concretezza: il popolo di Dio,
non un popolo generico, vive
un dramma: Dio interviene nella situazione e offre la liberazione, che però comporterà una
«guerra totale» contro i nemici
esterni e contro quelli interni.
Questa «guerra totale» sarà
combattuta con le armi delle
piaghe e della distruzione dell’
esercito nemico; con la purificazione del popolo, anche a costo di sangue e di sacrifici nei 40
anni del deserto.
Non sarebbe meglio idealizzare questo brano, «smussarne» gli
aspetti che ci preoccupano? Forse sì: tante volte lo facciamo.
Forse no, perché in questo modo corriamo il rischio di fare
quello che il testo non vuole fare: trasformare la libertà che ci
viene offerta in una libertà ¿spirituale». Se non vogliamo spiritualizzare questo racconto, ma
vogliamo mantenere la sua tensione fira l’oppressione e la promessa di Dio, dobbiamo pensare alle domande che l’Esodo ci
rivolge: Qual è il luogo della nostra schiavitù? Quanto è pesante
e quando, al contrario, ci troviamo a nostro agio in questa condizione, per esempio perché siarno riusciti a ritagliarci un spazio di privilegio? Abbiamo già
deciso, «mappa alla mano», dove andare, oppure lasciamo che
sia Dio a guidarci, anche quando la direzione che ci indica è
ancora misteriosa, anche quando non sappiamo ancora bene
«a nome di chi» ci muoviamo ed
invitiamo i fratelli e le sorelle a
muoversi?
(1) Un nome che contiene al suo
interno un nome divino, come «Cristoforo» (= portatore di Cristo) ecc.
(2) Tut-moses = figlio del dio Tuf
Ra-mses = figlio del dio Ra
(3) Probabilmente perché non riconosciamo la sacralità di un luogo
particolare.
(4) Cosi la Tilc; per rimanere in
ambito protestante, la Nuova Riveduta traduce «Io sono colui che sono»; la Diodati traduce «Io son colui
che sono».
Note
omiletiche
Una predicazione s
Esodo 3, 1-23 potrebh
svilupparsi in 3 direzioni:
L'incontro fra l'uorn
senza nome e il Dio set
za nome.
Mosè, «figlio di... ne;
suno» viene incontrati
dal Dio che, fino ad all®
ra, era semplicemenii '
una parola vuota, al ma:
simo parola del ricordo)
forse della nostalgia
un passato di occasion
colte («esci dalla tua tei
ra e va’»), ma sepolti
sotto i mattoni che si co
struiscono per il faraone,
Però c'è una grandi
differenza tra i due inno
minati: mentre l'anoni'
mato di Mosè è il segni
della sua impotenza a fi '
berare e liberarsi (o, si
preferiamo, il segno tf
una potenza tutta urnana, per la quale l'unica L
berazione possibile f
l’omicidio, il costruirsi at
torno una rete di paure i
di sospetti), quello del Signore è il segno della sui
vicinanza: in un certo
senso conoscere il nomi
di Dio è superfluo, per
chè l’importante è cono
scerne l'azione; sono venuto a liberare il mio popolo dalla schiavitù degli
egiziani. Anche se in questo racconto Dio non
cambia materialmente il
nome a Mosè, è come se
lo facesse, offrendogli
un’identità.
La libertàe le sue conseguenze.
La liberazione non i
indolore; è un viaggio
nei deserto, e le premesse saranno il lungo braccio di ferro con il potente, il rischio di venire
sconfitti, una dura disci-ì
piina. Ce ia faranno, ce la
faremo?
Se vogliamo prendere
sul serio il racconto bibli
co, non dobbiamo forse
iniziare con una confes
sione di peccato, cercando di individuare le radici
delia nostra schiavitù, I
compromessi che abbia-».
mo accettato, i privilegi«
che abbiamo tollerato, se
non addirittura ricercato?
Un sentiero da cercare.
Nelle parole di Mosè
(v. 11) vediamo quanto;
c’è bisogno di un appog- '
gio di un Altro che ci dia
un’identità, anche peri
quelli'che si dimostreran-'
no i migliori, come Mosè. ■)
Non abbiamo la mappa ■'
del percorso da seguire,
né come cristiani, né come evangelici, né come
italiani.
Il Dio misterioso eppure vicino si offre di guidarci, seriamente, su un
sentiero tutto da cercare
e da scoprire. Non ci sono
alternative; o liberi con
lui, o schiavi da soli.
Per
approfondire
Per affrontare una pre-,
dicazione sul libro dell’
Esodo possiamo elencare
almeno quattro titoli di.
libri in italiano. Innanzitutto il commentario di
Martin Noth, Esodo, edito dalla Paideia.
Per una panoramica
delle problematiche aperte dall'Esodo, anche nella
storia, possiamo consultare il libro di Michael Walzer, Esodo e rivoluzione,
Feltrinelli, 1986.
Chi fosse interessato a
conoscere dei riferimenti
storico-archeologici, può
vedere il vecchio Werner
Keller, La Bibbia aveva ragione, Garzanti, 1972,
che cerca dei collegamenti fra queste scienze e la
Bibbia.
Infine chi fosse interessato alla storia delle religioni, con particolare riferimento al contesto in
cui si muovevano gli
ebrei dell'epoca di Mosè
può leggere un classico:
Puech H.-C., Storia delle
religioni, voi. 1, Egiziani e
Sumeri, Laterza, 1981.
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' - Un incontro con lo scrittore Mario Rigoni Stern nella cornice naturale che è anche protagonista dei suoi libri
Il problema della nostra società è di vivere senza ideali
Nell'ultima opera «Le stagioni di Giacomo» emergono i temi dell'emigrazione italiana nel mondo
e della guerra. Un intreccio estremamente poetico fra storia e sentimenti
PAOLO T. ANGELERI
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HO letto d’un fiato l’ultimo libro di Mario Rigoni
, Stem* e ne sono rimasto, come sempre, a^ffascinato. Conosco tutte le sue opere, il
suo modo di raccontare la vita dell’Altopiano sul finire
dell’800, durante la prima
guerra mondiale e nel ventennio fascista. Mi interessa
ora chiedergli anche il suo
pensiero sull’oggi, su questo
tormentato momento così
confuso della nostra storia.
Siamo amici da diversi anni e
ho sufficiente confidenza per
'^chiedergli un’incontro di cui
segue il resoconto.
Un sole un po’ pallido ci
accoglie sull’Altopiano di
Asiago. I campi candidi, ricoperti da una sottile coltre di
neve pronta a sciogliersi al
primo rialzo della temperatura fanno invocare agli appas^ sionati di sci un buon vento
di tramontana a rassodare la
poca neve e poi una abbondante nevicata. Ci dirigiamo
verso contrada Rigoni di Sotto, nei pressi dell’aeroporto,
dove si trova una villetta co' lor rosa antico ai margini di
un bosco, a poche decine di
metri dalla strada che sale
verso Monte Zebio. Nei suoi
libri, sempre l’Altopiano fa da
sfondo, i personaggi vivono
tutti, nel contesto storico delle loro stagioni, alle prese con
la vita di ogni giorno, con i
governi, con le guerre; alcuni
ricompaiono nel ricordo di
1^- quelli che vengono dopo, co:■ ,;jne Tonle che viene citato da
Giacomo...
Giacomo e Tònie
Già, appunto: qual è mai il
.legame che unisce Giacomo e
Tonle? «Giacomo potrebbe essere un nipote di Tonte - mi
risponde Rigoni -. Vivono in
contrade contigue, nello stesso ambiente. I caratteri sono
affini, la vita quotidiana è la
, stessa. Tónte forse è più ribelle, anarchico, Giacomo più
integrato. I tempi del resto sono cambiati. Tonle risentiva
degli entusiasmi e del risveglio rivoluzionario della fine
del secolo, Giacomo cresce nel
clima del fascismo». Ecco un
aggancio; come viene vissuto
Veduta di Asiago
sull’Altopiano il fascismo durante il ventennio? «Non in
maniera eguale. Nel centro di
Asiago, la piccola borghesia
commerciale, i professionisti
erano fascisti consenzienti
più che praticanti corivinti;
nelle periferie, su verso Foza e
Stoccareddo invece, erano vivi
i legami con gli operai delle
fabbriche di Schio. Del resto
fuoriusciti ed emigranti esercitavano una grande influenza anche di lontano. A Parigi
gente di qui, negli anni del
Fronte popolare, partecipava
con il fazzoletto rosso al collo
alle manifestazioni sugli
Champs Elysées».
De Felice parla di anni del
consenso, e Giorgio Bocca
sembra condividere questo
convincimento: intorno al ’36
la guerra d’Africa sembrò suscitare entusiasmi e partecipazione... «Qui sulVAltopiano
non credo che un fenomeno
del genere si sia manifestato.
Arrivava la stampa clandestina da Schio e dall’estero, dagli
emigranti, la gente era informata, almeno nelle zone più
colpite dall’emigrazione, di
ciò che si diceva all’estero.
Qualcosa del genere deve essersi verificato anche nelle
valli valdesi, proprio al confine con la Francia: non mi pare che il fascismo fosse molto
popolare lassù, o mi sbaglio?».
I valdesi, riprendo, si sono
^ L'ultimo libro
L'avvento del fascismo visto
da un osservatorio speciale
6 ,
Ambientato fra le due guerre nella zona dell’Altopiano
di Asiago, Le stagioni di Giacomo è al tempo stesso un ritratto di una società montanara, che cercava di resistere
il più possibile agli eventi e
alla fame, e la raffigurazione
deH’awento del fascismo visto da un punto di osservazione del tutto particolare.
Giacomo è un ragazzo il
cui padre è emigrato in Francia per cercar lavoro; al ritorno (provvisorio) del genitore,
il ragazzo imparerà da lui il
mestiere del «ricuperante»,
che consisteva nell’andare a
rovistare fra camminamenti
e trincee, là dove si combattè
la prima guerra mondiale, in
cerca di bossoli, rame, cartucce inesplose, mettilli vari,
qualche volta orologi o oggetti personali, imbattendosi
anche nei corpi dei soldati o
in ciò che ne restava. Un lavoro che, pieno di rischi legali e fisici (ogni tanto gli ordigni inesplosi si vendicavano su chi li trovava), veniva
vissuto al tempo stesso con
sensi di colpa e con profondo senso di pietà.
Perciò appare ridondante
e incomprensibile alla gente
del posto la decisione del fasciq di erigere il monumento
ossario, per una gloria che
forse nessuno cercava: saranno gli anni dell’avvento
del totalitarismo e delle imprese deU’wimpero», che susciteranno scetticismo e ribellione in un ragazzo che
avrà in quegli anni la propria
formazione. i
Scritto nel tono abituale di
Rigoni, come una profonda
meditazione a voce alta. Le
stagioni di Giacomo gode soprattutto di un ritmo tranquillo del raccontare che è tipico dell’autore, ben diverso
da quello incalzante a cui ci
abituano altre forme espressive e più adatto a provocare
la riflessione di ciascun lettore. È il ritmo di chi si interroga sul valore dei gesti non
eclatanti, che nella quotidianità forgiano l’individuo.
impegnati nella Resistenza,
pagando un tributo di sangue
non indifferente... «Già, i vaidesi: li ho conosciuti molto bene sotto le armi negli alpini e
ne ho un ottimo ricordo. Gente per bene, onesta, generosa,
trasparente... Vorrei che nelle
loro valli non si dimenticasse
la Resistenza, la lotta al fascismo, i sacrifici secolari per la
libertà; sarebbe pericolosissimo ricadere negli errori del
passato».
Democrazia e fascismo
Secondo te, dopo lo strappo di Fiuggi, quale rapporto
c’è fra democrazia e fascismo? «Non mi pare che sia
cambiato molto: democrazia
è partecipazione, vuol dire vivere il paese, la contrada, gli
altri, i problemi di tutti, la vita dell’amministrazione locale, le necessità immediate,
l’assistenza ai più bisognosi,
essere dalla parte delle minoranze, dei deboli. Il fascismo
invece rappresenta il distacco
fra il concreto dei bisogni e il
vuoto del parlarsi addosso, i
fascisti parlano di grandezza
della patria e ignorano la povera gente, i problemi del popolo, Il fascismo è retorica,
chiacchiera inconsistente,
aria fritta, come diceva Ernesto Rossi...>k
E del comunismo, dopo la
caduta del muro, che ne pen
si? Sei stato comunista? «Si,
certo anche se non sono stato
iscritto al partito. Al ritorno
dalla guerra, nella seconda
metà dei roventi anni ’40,
avevo già letto il “Manifesto”
di Marx e Engels e mi sembrava di aver capito che dopo
l’esperienza della guerra, dopo quel che avevo visto e provato, quelle idee sarebbero
state Tunica soluzione ai problemi e alle rovine lasciate
dal fascismo e dal nazismo.
Lotta di classe per la giustizia
da contrapporre alla lotta
prepotente volta a sopraffare
giustizia e libertà...». Ma oggi
ti sentiresti di definirti ancora
comunista? «Certo! Piuttosto
che non avere idee e coltivare
il vuoto del cervello e dell’anima, meglio possederne una
sola, grande e generosa anche
se utopica e fuori moda. La
vita è speranza; senza ideate,
tutto appare senza senso, e il
comuniSmo è un ideale di
giustizia per tutti, una speranza di lotta a favore dei deboli e dei diseredati. Rifiuto
gli errori del cosiddetto comuniSmo reale, ma non rinnego i
suoi principi e ne sostengo la
validità e l’attualità».
Ne Le stagioni di Giacomo
c’è il racconto dei tre emigranti dell’Altopiano privi di
passaporto, clandestini in
Svizzera negli anni ’30, italiani che fuggivano dalla mise
* I libri del «sergente»
Un'opera coerente fra ricordi
di guerra e senso della natura
Mario Rigoni Stern è nato
nel 1921 e abita ad Asiago, in
provincia di Vicenza. Istruttore di sci negli alpini, verrà
mandato in Russia (1941). Al
ritorno, dopo una ritirata invernale e infernale attraverso
le steppe gelate e desolate
della Russia e la prigionia in
Austria, invia nel 1947 un
manoscritto a Elio Vittorini
(Eùiaudi): sono i suoi ricordi
di guerra, il futuro Sergente
nella neve. È l’inizio di una
prestigiosa carriera letteraria.
Dopo il primo libro verranno
Quota Albania, Ritorno sul
Don, sempre legati alla sua
esperienza di guerra. Poi, con
il successo, la grande trilogia
- Storia di Tonle, L’anno della
vittoria e, da appena un mese, Le stagioni di Giacomo legata all’Altopiano. Una storia di personaggi di lassù che
si intreccia con la storia e. le
vicende politiche d’Italia a
partire dal 1866, data dell’annessione del Veneto.
Un secondo blocco di opere di Rigoni Stem è dedicato
invece alla natura, e in particolare alla zona dell’Altipiano: Il bosco degli urogalli
(1962-1970), Uomini, boschi e
api (1980) e II libro degli animali (1990) sono raccolte di
racconti che parlano di caccia, di animali domestici e
selvatici, della natura amica e
crudele a un tempo; senza
idealizzazioni, quindi, né
sentimentalismi, ma con
l’adesione di chi condivide
una vita intera con gli esseri
che lo circondano.
Il testo più bello è però
forse Arboreto salvatico
(1991), raccolta di descrizioni degli alberi (abeti, larici,
frassini, betulle...) che segnano la vita e la storia
dell’autore: alle immagini
della natura si affiancano infatti i ricordi personali.
Mario Rigoni Stem è rimasto fedele all’editore Einaudi
di Torino, con cui ha pubblicato tutti i suoi libri, meno
una raccolta di cinque racconti dell’Altopiano (Il Melangolo, 1994).
ria e dalla disoccupazione del
loro paese; ora invece siamo
noi a dolerci deU’emigrazione clandestina degli altri verso di noi... «Ho raccontato
quell’episodio senza rendermi
conto della possibilità di un
parallelo, ma è inevitabile il
confronto. È vero: gli italiani
sono stati grandi lavoratori
all’estero, ma spesso erano costretti a far la figura dei vagabondi, perché per trovare
un’occupazione dovevano girare come se non avessero
niente da fare; molti pensavano che fosse gente senza voglia di lavorare, e qualche
volta rubavano.
I miei zii hanno lavorato
per lungo tempo in America
al confine con il Canada,
ospitati in baracche fredde;
d’inverno, per evitare di gelare, rubavano il carbone nei
"tender”’ dei treni; era abbastanza usuale all’estero, e forse lo è ancora, definire gli italiani ladri da cui guardarsi; i
nostri emigranti in Germania, quando potevano, andavano nelle birrerie e facevano
man bassa dei fiammiferi
messi sui tavoli a disposizione
dei clienti, per cui la gente diceva: “Italiani buoni lavoranti ma ladri di fulminanti”».
La migliore delle patrie
Non ti sembra che abbiamo dimenticato il nostro
passato di miseria e di emigrazione in maniera troppo
frettolosa ed egoistica? «Senza dubbio. Ad ogni modo vivere in un paese straniero è
sempre molto dijficile. Occorre fare rinunce che spesso costano. Un proverbio russo dice: “Nel convento altrui non
portar mai la tua regola e ti
troverai bene”. Musil, nel
“Uomo senza qualità” afferma: “Il miglior patriota è colui che non considera la propria patria come la migliore
delle patrie”. Sono due inviti
alla rinuncia e alla tolleranza. Io mi domando se rion sia
l’ora che la tolleranza e l’accoglienza si trasformino in
un comportamento stabile e
normale di tutti i popoli
avanzati e non».
Tu sai che un tuo cugino,
Silvio Omizzolo, ormai scomparso da qualche anno, era
metodista della chiesa di Padova... «Oh sì; certo! - risponde Rigoni Stern -. Era anche
un carissimo amico, sensibile,
intelligente. Suo padre, medico, era dell’Altopiano; nella
seconda metà dell’800 si trasferì per lavoro a Padova e in
breve divenne esponente di
spicco di un gruppo di medici
anarchici. La madre, maestra
elementare dichiaratamente
atea, quando ritornava in
paese, era contenta di poter
partecipare alla messa domenicale con i compaesani per
rispetto e per poterne condividere pienamente la vita in
tutti gli aspetti; se ne stava in
disparte, in silenzio a fare i
conti con un Dio in cui non
credeva. Silvio, nato e cresciuto in questo ambiente, si accostò a un gruppo antifascista
molto vicino alla Chiesa metodista di Padova che faceva
capo a Geremia, a Guargena,
e al pastore Seta. Forse la sua
sensibilità di artista lo ha
convinto a cercare fra i riformati quel che non trovava nel
cattolicesimo. Omizzolo è stato un grande compositore, direttore del Conservatorio di
Padova, è stato un eccellente
insegnante di pianoforte».
Posso farti qualche domanda personale al limite della
indiscrezione? Religiosamente dove ti collochi? «Mi considero più cristiano che cattolico, credo in Dio, non credo
nelle gerarchie e nella istitu
zione. I compromessi politici
della Chiesa, i suoi commerci,
la sua contiguità con ambienti economico-finanziari poco
limpidi mi lasciano molto
perplesso; quel che mi interessa è TEvangelo, il suo messaggio di amore, di giustizia e di
eguaglianza: per questo amo
definirmi cristiano; per me
Gesù è il primo grande comunista di questa terra».
Tu parli delle Stagioni di
Giacomo: e delle tue stagioni
che cosa puoi dire? «Potrei
dividerle in tre momenti: fino
alla guerra, nel primo dopoguerra e nel periodo della mia
affermazione come scrittore.
Ho vissuto intensamente la
fanciullezza, l’adolescenza e
gli anni immediatamente
successivi. Da bambino ho
scoperto la natura, da adolescente l’amore, da adulto; in
guerra, l’amicizia. Poi ho attraversato un periodo piatto,
una specie di estate afosa: gli
anni da impiegato al catasto,
la responsabilità della famiglia, i figli. Ora vivo intensamente il mio autunno, ho
sempre qualcosa da scoprire,
leggo molto e vorrei poter leggere di più». Quali i tuoi progetti per l’avvenire, chiedo:
mi pare che con Le stagioni
di Giacomo tu abbia chiuso
un ciclo... «Già - risponde lo
scrittore -: un ciclo, una trilogia che si occupa della vita
deli altipiano dal 1866, l’anno
dell’annessione del Veneto
all’Italia, per giungere alla seconda guerra mondiale. La
“Storia di Tonle” giunge fino
ai primi del ’900; “L’anno della vittoria" chiude la prima
guerra mondiale; “Le stagioni
di Giacomo” coprono tutto il
ventennio fascista. Cronologicamente parlando, “Il sergente nella neve”, “Quota Albania” e “Ritorno sul Don" si
collocano dopò, anche se sono
stati scritti prima. Ho concluso un progetto, ma non ho
terminato il mio lavoro, se dicessi di aver terminato, dovrei
confessare di aver chiuso con
la vita perché per me scrivere
è vivere...».
Posso chiederti infine chi è
per te il miglior scrittore italiano vivente? «È molto difficile dirlo, abbiamo molti
scrittori, manca un grande
scrittore. Comunque io sceglierei Francesco Biamonti, in
modo particolare per il suo
ultimo romanzo “Attesa sul
mare”». E fra gli stranieri?
«Senza dubbio uno scrittore
russo, Izrail Metter, autore di
“Muchtar" pubblicato dal
Melangolo. Nel "Quinto angolo” (Einaudi) racconta la
sua vita a Karkov, Mosca e
Pietroburgo, le torture del
Kgb, in particolare quella del
“quinto angolo”: gli aguzzini
chiudevano la loro vittima in
una stanza quadrata e la bastonavano invitandola a cercar scampo in un quinto angolo...».
(*) Mario Rigoni Stern, Le stagioni di Giacomo. Torino, Einaudi, 1995, pp 150 £ 24.000.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 26 GENNAIO 1996
r:
»
ener
Praga: la Facoltà teologica evangelica ha ormai una sua propria sede
Una Facoltà ad^alto livello teologico
L'edificio acquistato, di proprietà della Chiesa evangelica dei Fratelli boemi
è stato interamente ristrutturato con una spesa di quasi F miliardi di lire
AHDREAS HESS
Quando, airindomani
della rivoluzione popolare del 1989, U numero degli
studenti alla Facoltà evangelica di Praga quasi triplicò, fu
chiaro che gli spazi nei quali
la Facoltà era ospitata fin dal
1953 erano ormai insufficienti. Dopo diverse ricerche
fu infine trovato nel vecchio
centro cittadino un palazzo
adattabile agli scopi della
Facoltà.
Alla presenza di Chiese
consorelle e di opere evangeliche di tutta Europa, è aweJiuta recentemente l’inaugurazione dell’edificio. Come è
stato sottolineato, si può parlare di miracolo, perché è stato possibile raccogliere, fra
doni e prestiti, la somma di
quasi sette miliardi di lire,
necessaria all’acquisto e alla
ristmtturazione dell’edificio.
Fra i contributi più importanti quello della fondazione
dell’Istituto superiore battista intemazionale che ha fat
Tetti della Praga storica
to un prestito di circa due
miliardi di lire e quello delle
chiese evangeliche svizzere
che si sono accollate le spese
per gli interessi.
Per quanto concerne il livello teologico e l’impostazione ecumenica, la Facoltà
evangelica dell’Università
Carlo è senza dubbio una
delle migliori dell’Europa
centrorientale: ospita 270
studenti, di cui un terzo donne. Metà degli studenti fa
parte della Chiesa dei fratelli
boemi, un sesto non ha ap
partenenza ecclesiastica, gli
altri sono di 15 denominazioni diverse: fra questi vi sono^anche 19 cattolici. Studenti e studentesse provengono da dieci paesi europei e
africani diversi.
La Facoltà offre seminari
in ceco, in tedesco e in inglese. Il decano, prof. Jakub S.
Trojan (un ex dissidente,
membro di Charta 77) ha
detto: «Abbiamo la salda speranza che la nostra Facoltà,
nel cuore dell’Europa, diventi un luogo importante di incontro ecumenico. Docenti e
studenti dall’Est e dall’Ovest,
dal Nord e dal Sud si trovano insieme ad affrontare le
sfide del presente e del futuro unendo contemporaneamente le loro eredità spirituali e teologiche».
Nella Repubblica ceca i
protestanti sono una minoranza: la Chiesa evangelica
dei Fratelli boemi conta circa
160.000 aderenti. In totale gli
evangelici sono 300.000, il 3%
dell’intera popolazione ceca.
Sarà organizzata dal Cec insieme al Centro iraniano di studi internazionali
Verso una Conferenza tra cristiani e musulmani a Teheran
Per la prima volta una
Conferenza sarà organizzata
dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e da specialisti iraniani dell’Islam. La decisione è stata presa dopo il
colloquio che si è svolto il 15
e 16 dicembre 1995 a Ginevra, al quale hanno partecipato rappresentanti del Cec
e del Segretariato per il dialogo interreligioso del Centro
iraniano di studi intemazionali. La Conferenza si svolgerà a Teheran nell’ottobre
1996, sul tema «La religione e
il mondo contemporaneo».
Vi parteciperanno anche
rappresentanti delle chiese
iraniane.
Un anno fa alti responsabili iraniani avevano preso i
primi contatti con il Cec e inviato una delegazione presso
la sede del Cec a Ginevra. In
seguito, una delegazione del
Cec si era recata in Iran dove
aveva incontrato specialisti
dell’Islam e alti funzionari
del governo, nonché rappresentanti delle chiese membro
del Cec nel paese. Era stato
convenuto che la prossima
tappa sarebbe stata un colloquio islamico-cristiano.
Le due parti hanno sottolineato il clima di franchezza,
di onestà e di cordialità nel
quale si è svolto il colloquio.
La sfida che la secolarizzazione rappresenta per i credenti
era il tema principale di di-scussione fra i quattordici
partecipanti. Fra i temi affrontati: la legge e la dignità
umana; la giustizia e la pace;
la religione, la cultura e le relazioni intemazionali.
Mohammad Ali Shoaei, direttore del Centro iraniano di
studi intemazionali, ha detto
di essere rimasto colpito dalla serietà con la quale il Cec
affronta la questione del suo
impegno nei problemi del
mondo. «Pensavamo che il
cristianesimo avesse accettato il secolarismo e non intendesse impegnarsi nelle questioni politiche, sociali o intemazionali. Abbiamo costatato che non era così», ha dichiarato. L’Iran, ha spiegato
Shoaei, ha preso contatto con
4 Cec perché specialisti religiosi iraniani pensavano che,
di fronte a un mondo sempre
più secolarizzato, essi dovessero incontrare responsabili
religiosi di altre regioni con i
quali pensavano di condividere concezioni comuni. «È
quanto è accaduto. Durante
questo colloquio, abbiamo
incontrato persone che avevano fede in cose sante» ha
detto al termine del colloquio.
Tarek Mitri, membro dell’
Ufficio delle relazioni interreligiose del Cec, ha precisato:
«Va tenuto presente che i
due gruppi non si sono incontrati attorno a un tavolo
di negoziati. Non si trattava
di un faccia a faccia fra due
blocchi, ma di persone che
discutevano di preoccupazioni comuni». Mohammad
Shoaei ha dichiarato che la
Conferenza prevista a Teheran si propone di scoprire
modi concreti di collaborazione e di coesistenza tra cristiani e musulmani.
Shoaei e Mitri hanno affèrmato entrambi che non vi sarebbe stato «nessun limite» ai
temi affrontati a Teheran. Secondo Mitri, «il prossimo dibattito sulla religione e il
mondo dovrà affrontare questioni che musulmani e cristiani discuteranno assieme e
non separatamente. A questo
riguardo, il compito al quale
ci siamo impegnati è molto
importante». (bss/cec)
Germania
Prima c(onna
rabbino
Bea Wyler è la prima donna
insediata come rabbino in
una sinagoga tedesca. Ciò è
avvenuto il 17 dicembre scorso a Oldenburg alla presenza
di autorità civili e religiose,
tra cui il vescovo luterano di
Amburgo, Maria Jepsen.
Michael Fürst, presidente
delle comunità ebraiche della
Bassa Sassonia, ha precisato
che ogni comunità ebraica è
autonoma ed è quindi libera
di decidere se nominare come proprio rabbino un uomo
o una donna.
Bea Wyler, di origine svizzera, era già al servizio delle
comunità ebraiche di Braunschweig e di Oldenburg: in
quest’ultima città aveva tenuto un corso di «studi ebraici»
presso la locale Università.
giornalisti cattolici dopo il Convegno di Palermo
L'informazione religiosa è decisiva per far
compiere passi in avanti all'ecumenismo
Il terzo Convegno ecclesiale della Conferenza episcopale italiana (Cei), svoltosi a
Palermo alla fine di novembre dell’anno scorso, è stato
una tappa importante per i
rapporti ecumenici tra cattolici, protestanti e ortodossi.
Quali sono però le prospettive di questa accelerazione
ecumenica degli ultimi mesi?
Come evitare che il Convegno di Palermo non cada nel
dimenticatoio? L’informazione da questo punto di vista
ha un ruolo decisivo. La
stampa cattolica come pensa
di portare avanti il discorso
ecumenico avviatosi a Palermo? L’agenzia Nev ha sentito
il parere di alcuni informatori cattolici.
«Certo - dice Francesco Antonioli, cronista dell’Awenire, giornale che tra l’altro ha
una rubrica ecumenica curata dal protestante Paolo Ricca
e dall’ortodosso Olivier Clement - sul fronte ecumenico
gioca molto il fattore informativo». Per Antonioli non
solo Palermo ha dato alla riflessione ecumenica un’importante spinta, ma il ’95 è
stato da questo punto di vista
un anno particolare, anche
per il notevole impulso venuto dall’enciclica «Ut unum
sint». «È chiaro che il cammino è sempré lento e delicato.
Lo scorso anno però sono stati
messi degli importanti punti
di non ritorno».
Secondo il parere del vaticanista del Grl Raffaele Luise
il risultato più positivo e più
nuovo del Convegno di Palermo è stata proprio l’apertura all’ecumenismo. ((Anche
se c’è ancora da lavorare molto - dice Luise - dei segnali
positivi ci sono. La stampa,
effettivamente, si ricorda
deU’ecumenismo solo quando
ne parla il papa». Secondo
Luise, i personaggi sui quali
puntare per proseguire su
questa strada ancora ardua e
accidentata sono mons. Tettamanzi, monsignor Alberto
Abiondi e mons. Sebastiani,
capo della parte vaticana per
il Giubileo. Altro segnale importante per Luise è la nuova
composizione del Segretariato per l’ecumenismo della
Cei, il cui presidente è mons.
Giuseppe Chiaretti.
Anche per Carlo Di Cicco,
dell’agenzia Asca, quello
ecumenico è stato il momento più alto al III Convegno
della Conferenza episcopale
italiana «perché è stata una
novità assoluta in quel contesto. A Palermo - afferma - si è
detto: la parola di Dio ci mette tutti in questione, ricominciamo un cammino. Palermo
traccia un nuovo modo in
Italia di fare ecumenismo. I
giornalisti cattolici in particolare dovrebbero essere più
attenti al discorso ecumenico». Secondo Di Cicco anche
il «modo» di fare informazione religiosa andrebbe rivisitato: dovrebbe essere meno
confessionale e più dì ispirazione cristiana. Lo spirito
ecumenico, insomma, dovrebbe influenzare anche chi
fa informazione religiosa.
Dal Mondo Cristiano
Prosegue il dialogo tra le chiese
riformate e le chiese pentecostali
GINEVRA — Prosegue il dialogo tra l’Alleanza riformata
mondiale (Arm) e le chiese pentecostali. Nello scorso luglio,
quattro membri del Comitato esecutivo dell’Arm hanno incontrato quattro responsabili pentecostali presso il Collegio
biblico Mattersey Hall, delle Assemblee di Dio, vicino a Doncaster (Inghilterra), per verificare là possibilità di instaurare un
dialogo teologico. Da parte riformata erano presenti il dr
Henry Wilson, segretario del dipartimento teologico dell’Arm,
Margaret McKay, pastora della Chiesa riformata unita d’Inghilterra, Salvatore Ricciardi, pastore della Chiesa valdese, e
Hugh Davidson, pastore della Chiesa di Scozia. I pentecostali
erano rappresentati dai dr Cecil M. Robeck Jr., Richard Israel e
Frank Macchia degli Usa e dal dr Jean-Daniel Plüss della Svizzera. Non è facile avviare un dialogo formale per via dell’estrema diversità delle chiese pentecostali (superiore a quella delle
chiese riformate) e per il fatto che esse non hanno un organismo rappresentativo equivalente all’Alleanza riformata mondiale. Tuttavia rincontro di Mattersey ha convinto gli intervenuti della necessità di avviare tale dialogo. Per iniziare, è stato
scelto il tema «La spiritualità e le sfide di oggi», un tema che include discussioni sull’interpretazione biblica, sulla giustizia e
sui rapporti ecumenici. La prima fase di questo dialogo si svolgerà a Torre Pellice dal 14 al 21 maggio 1996. (Arm Update)
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Designato il nuovo segretario della
Federazione protestante di Francia
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PARIGI — Nel prossimo luglio il pastore Christian Seytre subentrerà al pastore Louis Schweitzer nella carica di segretario
generale della Federazione protestante di Francia (Fpf). Christian Seytre è pastore della Chiesa apostolica, è membro del
Consiglio della Fpf dal 1984 e membro della giunta dal 1987. Il
pastore Louis Schweitzer è segretario dal 1987: dopo tre mandati ha chiesto di essere sostituito per poter assumere, su richiesta della Federazione delle chiese evangeliche battiste, la
direzione della scuola pastorale battista di Massy, organismo
di formazione in teologia pratica e pastorale. Nel luglio 1997 il
pastore Jacques Stewart lascerà la carica di presidente della
Fpf. Il Consiglio della Fpf ha scritto a tutte le chiese affinché le
proposte di candidatura giungano entro marzo 1996. (bip)
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Veil dice grazie a Madeleine Barot
PARIGI — Un culto in memoria di Madeleine Barot è stato
celebrato sabato 30 dicembre nella chiesa riformata di Paris
Plaisance, di cui era membro, sotto la presidenza del pastore
Jacky Argaud. È toccato ad uno dei suoi più fedeli corripagni di
strada, il pastore Jacques Maury, pronunciare la predicazione
a partire dalla lettura della preghiera di Gesù (Giov. 17, 18):
«Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo». Visibilmente molto commosso, l’ex presidente
della Cimade ha ricordato la straordinaria forza dell’impegno
ecumenico di Madeleine Barot, «un ecumenismo che non si
ferma alle chiese ma si prolunga ben al di là, al servizio della
pace e della giustizia». Nel corso del culto, testimonianze sono
state rese da Geneviève Jacques e Irène Poznanski per la Cimade, Charles Harper per il Consiglio ecumenico delle chiese,
André Jacques per l’Acat (Azione dei cristiani per l’abolizione
della tortura), Robert de Montvallon per la Conferenza mondiale delle religioni per la pace. A titolo personale, è intervenuta Simone Veil, ex ministro della Sanità. Molta commossa, ha
espresso la sua gratitudine per l’impegno di Madeleine Barot:
«Grazie Madeleine. Grazie di essere stata una delle prime presenti a Gurs. Grazie per i bambini dei campi, grazie per la speranza e per tutti coloro che si sonò sentiti un po’ meno soli e ai
quali, grazie ai “giusti”, rimaneva un po’ di speranza». (bip)
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Cristiani arabi rientrano in Israele
IKRIT A 47 anni di distanza gli abitanti dei villaggi cristiani
di Israele Ikrit e Biram, sul confine libanese, possono ritornare
a casa. Dopo decenni di pressioni una commissione governativa israeliana ha trovato un compromesso fra gli abitanti arabi
dei villaggi e gli ebrei degli insediamenti circostanti: la maggior
parte dei terreni rimarrà agli ebrei e gli ex abitanti dei villaggi
riceveranno un indennizzo. Durante la guerra del 1948 l’esercito israeliano aveva costretto i cristiani arabi a lasciare i loro villaggi, promettendo di farli rientrare alla fine delle ostilità ma
questa promessa non èra mai stata mantenuta. Quando nel
1951 la Corte Suprema di Israele ordinò che agli esuli fosse permesso il ritorno, 1 esercito dichiarò il territorio zona militare e
fece smtare in aria la maggior parte degli edifici del villaggio, ad
eccezione delle chiese. Per decenni ebrei, cristiani e musulmahanno chiesto invano il ritorno degli abitanti dei
villag^: questa vicenda ha contribuito notevolmente alla tensione dei rapporti fra lo stato e i cristiani israeliani. (epd)
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Honduras: setta religiosa accusata
di traffico di droga
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TEGUCIGALPA — In Honduras si sospetta fortemente che
alcune sette siano collegate al traffico internazionale della drop. Il ministro della Giustìzia dell’Honduras, Efrain Moncada,
ha affermato in una conferenza stampa, tenuta il 28 dicembre
scorso nella capitale Tegucigalpa, che l’influenza delle sette religiose cresce in continuazione nel paese e che diventa sempre
piu difficile controllarne l’attività. Secondo quanto ha detto il
ministro, verranno effettuate severe indagini in particolare nei
confronti deUa «Chiesa mondiale del regno di Dio», un’organizzazione di origine brasiliana presente in forza nella repubblica
centroamencana. Fondatore e capo della «Chiesa mondiale» è
Edir Macedo Bezerra accusato, fra l’altro, in Brasile di aver acquistato delle stazioni radio riciclando denaro del cartello della
droga di Cali. La setta di Bezerra, fondata nel 1977, conterebbe,
secondo indicazioni fomite dai suoi dirigenti, circa tre milioni
e me^o di aderenti in 34 paesi. Fra le sue proprietà vi sono decine di stazioni radio, una banca e un giornale. La «Chiesa
mondiale» è comparsa alcune settimane fa alla ribalta dei giornali, quando un suo predicatore si è fatto ritrarre dalle telecamere mentre distruggeva una statua della madonna. (epd)
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L'interpretazione del teologo tedesco al recente convegno napoletano
Il monoteismo è una rivelazione
Nella Bibbia il concetto non è il risultato di
un'operazione intellettuale, il radicamento evangelico dell'etica
LUCIANO DEODATO
0 quanto meno po^ trebbe esserci alla base
ei conflitti la questione del
lonoteismo? Pensiamo per
leinpio al terribile grido dei
tociati «Dio lo vuole!»; pen^0 alla «guerra santa», alj'stenninio degli «eretici», al
|?7ismn spesso, se non semfCi rivestito di panni religioalle conversioni forzate di
ilt^olazioni pagane, ecc. Ogj ancora non è forse il moipteismo una discriminante,
in elemento di separazione
altre culture e altre reli)'ni? Non si troverebbero
pertanto il cristianesimo, e
lon esso anche l’ebraismo e
tomismo, non solo in una
possibilità genetica di dia^0 con altri, ma anche colie isolati, arroccati in una
posizione di splendido isolamento aristocratico?
' Una risposta a queste domande è stata data dal prof.
Rierhard Jiingel dell’univerBtà di Tubinga nel corso del
pvegno organizzato a Na*oli diristituto Suor Orsola
ienìncasa dal 13 al 15 dicembre. Anzitutto, ha fatto
totvore Jùngel, bisogna diguere tra monoteismo
le e monoteismo con, intendendo per formali riduzione numerica del
o a un solo Dio. È queun concetto che attiene
filosofia più che alla fede
ca e cristiana, tant’è veto che si trova già espresso
lyia Metafisica di Aristotele.
D tnonoteismo è, per la filosofìa,„p. livello più alto del
Eberhard Jiingel
l’evoluzione culturale umana: «il fondamento e il culmine della vera religione», diceva Friedrich Schlegel. Nietzsche causticamente osservava trattarsi invece di un «monotono-teismo».
Per Jiingel il monoteismo
biblico è concreto, vale a dire
che non è una conquista della mente o dello spirito umano, ma una rivelazione. È
quanto emerge dall’Antico
Testamento quando dice:
«Così parla l’Eterno...» e similmente dal Nuovo dove il
parlare di Dio è sempre un
parlare da parte di Dio; e anche dal Corano, parola divina espressa in lingua araba.
Dio si manifesta come colui che soccorre, libera, salva,
che dà cioè un aiuto concreto
alla creatura umana ricostruendone l’integrità perdu
ta. Così facendo diventa però
«altro da sé»; diventa un «Dio
pro nobis», «per noi». Il cristianesimo, come si sa, ha
elaborato la dottrina della
«trinità», per cercare di rendere conto come la concreta
identità deH’unico e solo Dio
possa esprimersi nella diversità del «Padre», del «Figlio» e
dello «Spirito santo».
In questo modo è stata evidenziata e valorizzata la categoria deir«altro», della «diversità», aU’interno del concetto di Dio stesso, non in un
rapporto di conflittualità distruttiva, ma di amore creativo. Le chiese cristiane con le
complesse e accanite dispute
dei primi secoli respinsero il
monarchianesimo (cioè il
monoteismo formale), per
accogliere provvidenzialmente la visione trinitaria.
Questa non è senza ricadute
nella concezione della creatura umana che, se costruita
a immagine di Dio, ha anch’
essa un «extra se», una sua
«eccentricità», costituita da
un lato dall’Altro per eccellenza, cioè da Dio, ma anche
dall’altro come «prossimo».
Ecco perché il primo comandamento («Ama il Signore
Iddio tuo con tutto il tuo
cuore, ecc.») va detto contestualmente al secondo, l’amore per il prossimo. E il secondo non può essere detto
senza il primo.
Non solo dunque si capisce
come l’etica sia fondata
sull’Evangelo, cioè sull’annimzio del Dio prò nobis, ma
anche come questa non possa essere altro che amore per
fi prossimo. Emblematico come fondamento dell’etica è il
passo di Filippesi 2, dove
Paolo esorta i suoi ad «avere
lo stesso sentimento che fu in
Cristo Gesù...» e cioè a sapersi spogliare di se stessi per
l’altro, gli altri. E si capisce
anche come il culmine del
monoteismo non sia la concezione di un Dio solo, di un
Essere supremo e cose del genere, ma l’amore per il nemico (Mt. 5, 44).
Su questo passo e in generale sul Sermone sul monte
Jùngel ha dato un concentrato di teologia biblica quanto
mai suggestivo. Sarebbe auspicabile che l’intero contributo del dogmatico di Tubinga potesse venire pubblicato
per sfatare luoghi comuni e
riportare la discussione entro
linee biblicamente corrette.
■i Un incontro con il filosofo
Lévinas e l'etica
che nasce dall'incontro
MANFREDO PAVONI
IL 25 dicembre è morto il
filosofo Emmanuel Lévinas. Nella cultura occidentale, dommata dall’ontologia e
dalla venerazione dell’essere,
ha rappresentato una rottura
polemica per la sita insistenza sul primato dell’infinito rispetto alla temporalità, dell’
alterità rispetto all’identità,
del volto e della soggettività
rispetto ai ruoli prestabiliti.
Nel suo discorso, che cercò
di stabilire il primato dell’etica come «filosofia prima»,
l’Altro, lo straniero ha un valore^ metafisico, al di là degli
altri e degli stranieri che incontriamo. La stessa etica,
per il filosofo francese, rappresenta una rottura, è prodotta dalla presenza e
dall’interrogazione che ci
viene dall’Altro.
Ho incontrato pochi anni
fa Lévinas per motivi di studio e gli avevo rivolto delle
domande. Non era facile
conversare con lui, perché
spesso non rispondeva direttamente, ma seguiva un suo
filo di ragionamenti: qui cerco di sintetizzare alcune delle sue idee.
- Nella sua riflessione l’Essere trova la sua autenticità
quando non ha più potere,
quando è posto di fronte al
proprio limite. Che cosa significa?
«L’Essere può significare
qualcosa di impersonale, come quando si dice “il pleut”
[piove] o “il fait chaud” [fa
caldo]. In questo senso l’Essere è esperienza del non
senso, un’entità anonima
senza soggetto né oggetto.
Ma allora dov’è l’etica in que
'im Un libro destinato agli insegnanti affronta il tema delle Americhe
Le chiese devono imparare a rapportarsi con i non cristiani
CLAUDIO TRON
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Tra le chiese cristiane il
dibattito sulla comprensione degli altri, cioè d,ei
*®on cristiani», dei «non monoteisti», dei «non professanti alcuna fede», è al tempo stesso antico e recente.
Antico perché in nessuna
epoca è mai stato ignorato il
fette che ci si deve confrontare, con ostilità se non si
ijpuò altrimenti, con chi non
condivide la fede dell’Evan»elo; recente, perché la faciStà delle comunicazioni e la
¡preoccupazione del rispetto
negli altri sono fatti nuovi
nhe hanno modificato i ter®dni del confronto.
Per questo siamo passati,
•tei nostro secolo, dalla preiPccupazione di evitare i sini®tetismi e le contaminazioni
ideila fede cristiana con altre
t^tóoni, culture e ideologie,
dialogo ecumenico inter’®onfessionale e a quello in■tetreligioso. La svalutazione
«arthiana della «religione»
fetesa come legame umano
Un’Immagine della copertina del libro
contrario alla libertà dell’
Evangelo ha ceduto il posto
al dialogo con le «fedi viventi». Siamo ben lungi dall’essere al chiaro sulle implicazioni di questo passaggio e
soprattutto dall’essere concordi su quelle che in qualche modo chiare lo sono già.
Ma a un confronto nuovo
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nessuno può illudersi di
sfuggire. Un utile contributo
alla chiarificazione dei problemi può venire da un libro
nato con altri intenti, cioè
per un lavoro di tipo formati:
vo e scolastico', curato dà
Laura Operti, ricercatrice
presso l’Istituto regionale di
ricerca, sperimentazione e
aggiornamento educativo
(Irrsae) del Piemonte. La curatrice ha lavorato nel settore
dell’educazione ambientale,
poi della formazione permanente, in particolare a livello
del dialogo fra le culture con
particolare attenzione all’uso
dell’immagine^
I vari contributi contenuti
nel testo ci aiutano a capire
come è stata calpestata la cultura indigena nelle Americhe
all’epoca della conquista da
parte degli europei e quali
aspetti di questa sono tuttora
vivi. La riscoperta e la valorizzazione di questi, avverte la
Operti, non è un fatto meramente intellettuale, ma coinvolge il mondo dei valori, in
tanto perché implica un’adesione alla teoria dei diritti
dell’uomo sancita dalle direttive internazionali; in secondo luogo perché ridhiede una
relazione veramente bilaterale con lo straniero, fondata
sul principio della reciprocità.
Questo non significa ignorare
i problemi .che derivano dal
superamento dell’«interculturale di cortesia» che valorizza
le differenze che non creano
disagio (come la musica, le
danze, la cucina, l’abbigliamento, le abitazioni) mettendo tra parentesi quelle che ci
turbano (poligamia, mutilazioni corporee in particolare
sessuali, ecc.).
Per dare un’idea delFinteresse del libro ci limitiamo a
un solo esempio; viene riferito che presso la tribù amazzonica dei Guahibo la caccia
ha una grande importanza
sociale, ma il valore del cacciatore non si misura in base
all’abilità nel catturare le prede bensì in base alla lealtà
nella divisione del bottino,
che viene distribuito in parti
uguali tra tutti i cacciatori, riservando quelle migliori ai
compagni di battuta. Giunto
nel villaggio alla parte a lui riservata chi ha abbattuto la
preda deve ancora togliere
porzioni destinate ai parenti
naturali e acquisiti. Un esempio della traduzione in fatti
concreti del principio «A ciascuno secondo le sue necessità da ciascuno secondo le
sue possibilità».
(1) Laura Operti (a cura di ):
Sguardi sulle Americhe. Per
un’educazione interculturale.
Torino, Irrsae Piemonte-Bollati
Boringhieri, *1995, £ 28.000.
(2) L. Operti-L. CoMErn: Verso
un’educazione interculturale.
Torino, Irrsae Piemonte, 1992.
M Riviste ^ ,
Un percorso
ecumenico
di 33 anni
Espressione del Centro
ecumenico Saint-Irénée di
Lione, Chrétiens en marche è
una rivista che va oltre il resoconto dell’attività interna
del centro, ma si sforza da 33
anni di aprire squarci di luce
sull’ecumenismo «vissuto»
almeno in area francofona.
Sull’ultimo numero Teditoriale di padre René Beaupère
richiama tre date significative
nel panorama della cristianità: 900 anni fa si scatenava
la prima crociata voluta «per
liberare il sepolcro di Cristo»
dalle mani musulmane; 400
anni fa a Brest (Brest-Litovsk,
• oggi Bielorussia) veniva siglata la nascita della Chiesa
ucraina cattolica e si avviava
la «questione uniate»; 100 anni fa infine papa Leone XIII
dichiarava «vane e assolutamente nulle» le ordinazioni
della Chiesa anglicana: l’invito è a riconsiderare nella giusta luce queste sfide, nel dialogo e nella valutazione critica. La rivista si occupa, nelle
pagine interne, della visita
del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I in Francia,
della stessa questione uniate,
del Comitato centrale di settembre del Consiglio ecumenico delle chiese, di un importante incontro di coppie
interconfessionali svoltosi a
Versailles a novembre (presenti anche Gianni e Myriam
Marcheselli). Sono presenti
anche informazioni sui «viaggi ecumenici» proposti dall’
agenzia eleo.
La rivista ha sede presso il
Centro ecumenico SaintIrénée - 2, place Gailletton 69002 Lyon.
sto discorso? Un essere anonimo e neutro è estraneo al
punto di vista etico ed è anche indifferente nei confi’onti
dell’Altro. Ciò che mi interessa è invece la rottura di un
essere eternamente identico,
condannato all’esistere, condannato a un’assurda e for- '
zata immortalità. La preoccupazione per l’Altro è il sovvertimento dell’Essere. Dove
ritrovo la mia identità e la
mia autenticità? Nella responsabilità per gli altri. Non
è forse più essenziale considerare gli obblighi verso l’Altro più importanti di quelli
verso se stessi?».
- Se l’Altro mi si rivela come
ciò che è assolutamente al di
fuori e al di sopra del mio potere (poiché davanti all’innocenza e alla povertà dèi volto
dell’altro io sono privato della
mia potenza) perché la morte,
che è potenza nei miei confronti, può essere compresa
come un’alterità?
«Se per Heidegger la morte
può essere definita come la
“possibilità dell’impossibilità’’, per me è r“impossibilità della possibilità". Nel
senso che la morte si caratterizza per la passività totale.
Essa è sempre domani, mai
ora, rappresenta l’impossibilità di avere un progetto. In
essa siamo in relazione con
qualcosa che è assolutamente altro. La relazione del soggetto con la morte è una relazione con il mistero, così essa
rappresenta un’alterità per il
soggetto, che non è più tale.
Se la morte è una relazione
nella quale non possiamo più
scegliere, allora questa relazione è importante; la relazione con l’Altro non è mai
qualcosa che si può scegliere,
ma cade su di noi e si impadronisce di noi, è la relazione
con un mistero, non è per
nulla ahnoniosa. Il problema
non è dunque quello di
strappare un’eternità alla
morte ma di poterla accogliere, di restare vis-à-vis con lei.
Vincere la morte è non più
un problema ma è questione
di sopportare, di intrattenere
con Falterità di questo evento
una relazione personale.
Questa volontà che si espone
alla morte ha rinunciato al
volere egoistico dell’Essere e
forse può trovare il tempo di
Essere per l’altro».
- Lei ama ripetere la frase
di Dostoevskij: «Siamo tutti
colpevoli e io più degli altri».
Non c’è il rischio, così, di costruire un’etica del dovere e
del comandamento?
«Non voglio tanto costruire
un’etica, ma cercarne U fondamento. Sì, Tetica è un dovere, nel senso che non si
può fame a meno. Il mio esserci [Il y a] significa che sono già votato all’altro e che
solo nel comandamento
“non ucciderai” posso trovare la mia integrità e la mia
soggettività autentica, laddo-,
ve non posso essere sostituito. Questo è per me il bene.
Penso al comandamento di
Gesù “ama il tuo prossimo
come te stesso". Potremmo
dire così; “ama il tuo prossimo: questo è te stesso". Dire
“non uccidere” significa che
quando pensi che l’essere sia
la preoccupazione solo del
proprio sé, sei invece tenuto
a preoccuparti dell’Altro».
- E Dio che posto ha in tutto questo? C’è nell’essere umano una nostalgia per il «Totalmente altro»?
«Nel libro Dal Dio che viene
all’idea ho scritto che la mia
idea di relazione con Dio avviene nella relazione con l’altro uomo. Non dico che l’altro sia Dio, ma nel suo volto
vedo la parola di Dio. Non
posso dire di più né vedere
Dio come un volto o come un
corpo».
6
RIFORMA
VENERDÌ 26 GENNAIO 19$
Brevi
La comunità di
Lefébvre compie
25 anni
La Fraternità sacerdotale di
San Pio X, fondata da mons.
Lefébvre nel 1970 a Friburgo
e trasferita ad Ecòne (Vailese)
nel 1971, compie 25 anni.
Dopo ripetuti tentativi di
conciliazione con la Curia romana, Lefébvre, nel 1988-,
volle consacrare quattro vescovi e venne scomunicato
come scismatico. Da allora i
fondamentalisti si considerano esclusi dalla Chiesa cattolica, e dal 1992 non pagano
più l’imposta ecclesiastica.
La Fraternità, diretta anche
quest’anno dal vallesano Bernard Fellay, 38 anni,' conta
attualmente 5 vescovi, 330
preti e 250 seminaristi in
< Svizzera, Germania, Francià,
Stati Uniti, Argentina, Australia. In tutto si calcolano più di
centomila seguaci. (Adista)
■ Usa: fondi
pubblici a enti
religiosi
Alcuni senatori americani
del partito repubblicano hanno chiesto di modificare il
primo emendamento della
Costituzione che garantisce
la libertà religiosa. In forza di
tale emendamento negli Stati
Uniti sono vietate le espressioni religiose nelle scuole
pubbliche, e agli enti religiosi, comprese le scuole confesMondi, non possono essere destinati finanziamenti
pubblici. La richiesta di modifica dei senatori repubblicani è diretta ad abolire queste limitazioni. (Adista)
■ Usa: 56 pene
capitali eseguite
nel 1995
Sono 56 le pene capitali
eseguite negli Stati Uniti nel
corso del 1995. Lo ha reso noto Richard Dieter, a nome del
Centro di informazione sulla
pena di morte. Attualmente
sono oltre 3.000 gli uomini e
le donne condannati in attesa di esecuzione. Il Texas è lo
stato Usa che ha eseguito più
sentenze capitali (19), seguito
dal Missouri (6). Nel ’94 ci sono state 31 sentenze capitali
mentre sono state 38 nel ’93.
Usa: è sempre
più povera la
classe media
Quasi im americano su sei
teme di finire tra i senzatetto:
questo il timore di quegli americani che, secondo quanto ha dichiarato il direttore
dei Servizi ai senzatetto di
Los Angeles, hanno «un piede nella classe media e l’altro
su una buccia di banana». È
quanto emerge dai dati di
un’inchiesta realizzata dalla
Gallup, diffusi lo scorso dicembre. I dati della Gallup
sono apparsi nello stesso periodo in cui gli istituti di carità cattolici Usa, la più grande rete privata di agenzie di
servizi sociali del paese, hanno annunciato di aver prestato aiuto a 11,1 milioni di persone nel 1994, rispetto ai 5
milioni dell’anno precedente.
La risposta al diffuso impoverimento della popolazione,
ha dichiarato il gesuita Fred
Kammer, presidente degli
istituti di carità cattolici, è in
una maggiore giustizia economica, che si traduca in una
politica a favore dell’occupazione, nell’aumento dei salari, nel sostegno a quanti non
possono lavorare. (Adista)
Dopo la legge finanziaria si è tenuta l'Assemblea della Fidae
Le scuole cattoliche vogliono la parità
Il finanziamenta della scuola privata riguarda la retribuzione
del personale/ il buono scuola, la convenzione con gli enti pubblici
Vezzeggiata dalla Conferei^za episcopale cattolica
(Gei), e per ciò stesso lusingata dai politici, la scuola
cattolica sente che è venuto
il suo momento e ha fatto
«Una proposta per la scuola», come recita il titolo della
49® Assemblea nazionale
della Fidae (Federazione istituti di attività educative) che
si è tenuta a Roma il 27 e 28
dicembre.
Dopo i reiterati appelli del
Convegno della Gei di Palermo in favore di una «effettiva» libertà scolastica, e il fi'nanziamento pubblico di
scuole materne ed elementa
ri non statali ribadito e incrementato dalla legge finanziaria del 1996, la Fidae (in cui
sono federati circa 1.500 istituti scolastici cattolici) dà se'gno di apprezzare tali «positivi segnali» ma per scongiura-.
re che essi restino solo «propositi o buone intenzioni»,
chiede il varo di un «sistema
formativo unitario», sia scolastico che professionale, in
cui stato e privati siano su un
piano di parità. Quella «parità scolastica» garantita, secondo la Fidae, dallo stesso
art. 33 della Costituzione.
«AUo stato - ha spiegato il
presidente della Fidae, fratei
Giuseppe Gioia, introducendo i lavori dell’assemblea spettano le funzioni di indirizzo, coordinamento, programmazione, sviluppo, valutazione degli standard formativi, garanzia di trasparenza e di flessibilità; alle istituzioni, da chiunque gestite
(stato, enti pubblici, privato
sociale, famiglie, associazioni, cooperative, privati cittadini) spetta la redazione di
uno statuto che, nel rispetto
dei valori costituzionali del
pluralismo e della libertà di
istruzione e delle relative
norme generali salvaguardi
sia l’identità deU’istituzione
stessa anche con la libera
scelta del personale che ne
condivida le finalità e comprovi le proprie competenze
professionali, sia la precisazione del proprio progetto
educativo, ponché del rispetto di altre identità culturali».
Per quanto riguarda poi, ha
concluso Gioia, «il finanziamento della scuola cattolica»,
basta far riferimento alla
«piattaforma unitaria, sottoscritta da tutte le associazioni
di scuola cattolica», che per
r«intervento finanziario dello
stato» propone «retribuzione
del personale, buono scuola,
convenzioni garantite o altre
forme purché queste non richiedano un esborso previo
da parte degli utenti, in
quanto tale dispositivo colpirebbe le fasce più deboli». Oltre ciò, si può ánche ipotizzare, ha aggiunto Gioia, il «credito d’imposta».
«Prendiamo atto - ha affermato ancora fratei Gioia dell’impegno che la Ghiesa
italiana sta profondendo con
incisività sempre crescente».
Impegno testimoniato anche
dalla presenza e dalle parole
in assemblea del segretario
della Gei, mons. Ennio Antonelli, che ha reso note le
Il Forum droghe vuole legalizzare la cannabis
Ridurre il danno da tossicodipendenza
Presentata da 160 deputati una proposta di legge
adesso parte una petizione popolare
Un tossicodipendente deve poter godere del diritto alla salute come qualsiasi altro
cittadinp. Ghi, per ragioni diverse, non vuole o non può
fare a meno di usare sostanze stupefacenti, non per
questo perde il diritto a un
sostegno (sanitario, psicologico, sociale) necessario a lui
e a chi gli vive intorno. L’assemblea nazionale del Forum Droghe-movimento per
il contenimento dei danni,
per i diritti, contro la proibizione, tenutasi a Roma il 16
dicembre 1995, ha riaffermato con forza uno dei principi
cardine della strategia di riduzione del danno.
Soci fondatori del Forum
sono Luigi Manconi e Franco
Gorleone (parlamentari Verdi), Gloria Buffo (segreteria
nazionale Pds), Angelo Dionisi (senatore Prc), Betty
Leone (segreteria nazionale
Cgil), Giancarlo Amao (medico e cofondatore del Goordinamento radicale antiproibizionista), Vittorio Agnoletto (Lila) e, in ambito cattolico, Massimo Gampedelli
(Gruppo Abele) e Giovanni
Devastato (vicepresidente
Gnca). Tutti concordi sulla
necessità di intervenire per
ridurre i rischi individuali e
sociali connessi allo stato di
tossicodipendenza.
Un’agenzia del Forum preparerà una «Garta dei diritti
dei consumatori e delle responsabilità dei servizi e degli utenti» per definire che
cosa concretamente significhi difendere la salute degli
assuntori di droga in risposta
ai loro diritti. Sul fronte isti
Una legge può evitare le morti per droga?
tuzionale è da registrare lo
scontro che sta avvenendo in
Parlamento sulla legalizzazione delle droghe leggere.
Una proposta di legge che
subordmerebbe k liceità della coltivazione e del commercio della cannabis e dei suoi
derivati (hashish e marijuana) ad autorizzazioni rigorose, presentata da parlamentari aderenti al Forum, ha ottenuto la firma di 160 deputati, pia è bloccata dall’ostruzionismo di Alleanza nazionale e dall’impantanamento
nella commissione d’indagine voluta anche dai popolari.
Per Grazia Zuffa, presidente del Forum, si sta giocando
«una battaglia libertaria, per
sottrarre alla censura dello
stato un comportamento individuale, che non ha rilevanza neppure rispetto alla salute», perché comporta danni
sanitari minimi, comunque
inferiori a quelli provocati da
altre sostanze legali (alcool e
tabacco), ma anche «una battaglia per contenere i rischi
sociali, riducendo la criminalizzazione dei consumatori».
Il Forum lancerà a tal fine
una petizione popolare per
chiedere al Parlamento l’approvazione della proposta di
legge per la legalizzazione
della cannabis e l’immediato
esame della proposta che elimina le sanzioni amministrative (sospensione della patente, ad esempio) per il consumo di sostanze stupefacenti e
insieme depenalizza la coltivazione della cannabis per
uso personale.
Altro obiettivo immediato è
la riconferma dell’incompatibilità tra carcere e Aids, messa in questione dopo la campagna di stampa sulla «banda
dell’Aids» di Torino, lasciando al giudice la discrezionalità, in caso di nuovi reati, di
procedere agli arresti domiciliari o presso strutture di accoglienza 0 presso ospedali
per i pazienti in fase acuta.
Senza dimenticare un’altra
iniziativa ambiziosa: la rivista
«Fuoriluogo», la voce del Forum che uscirà come supplemento a «Narcomafie», mensile del Gruppo Abele, a partire dal gennaio ’96! (Adista)
prossime mosse della Gei per
una «graduale elaborazione
di un progetto organico per
la scuola cattolica, che la
porti ad inserirsi sempre più
nella comunità ecclesiale».
Sono pronti al varo, infatti,
un Gentro studi e un Gonsiglio nazionale per dare una
struttura stabile alla scuola
cattolica. Gentro e Gonsiglio
saranno guidati dalla Gei, e
avraimo il sostegno dell’Università salesiana. Già all’opera la commissione preparatoria delle due iniziative: la
presiede Antonelli e comprende, tra gli altri, don Vincenzo Zani, direttore dell’ufficio scuola della Gei, e rappresentanti della Fism, della
Fidae, della Gonfao e dell’
Università salesiana.
Milano
Un federalismo
solidale
La Gommissione «Giustizia
e pace» della diocesi di Milano ha elaborato un progetto
di «federalismo solidale». Il
progetto è contenuto in un
documento intitolato «Autonomie regionali e federalismo solidale». Il documento,
spiega il cardinale Garlo Maria Martini nella prefazione,
si propone di rispondere a un
interrogativo fondamentale
di «come situarsi di fronte alle tante proposte di sviluppo
delle autonomie regionali, di
federalismo fiscale».
«Federalismo solidale spiega il documento - vuole
essere l’esatto contrario della
contrapposizione tra le diverse parti del paese. La prospettiva federale è valida se è
capace di potenziare insieme
autonomia e cooperazione,
intrecciando strettamente la
responsabilità per sé con la
responsabilità per gli altri».
D’altra parte, nota il documento, «non bisogna pensare che ogni discussione sul
federalismo porti con sé il
germe del secessionismo. Al
contrario forme motivate,
dal punto di vista economico-istituzionale e politicoistituzionale, di regional~federalismo possono rafforzare
l’uiiità nazionale indebolendo il centralismo che nel nostro paese ha raggiunto livelli
abnormi».
Perciò propone una «riforma regionale nel senso di un
nuovo regionalismo forte».
Gome modello suggerisce il
federalismo tedesco e spiega:
«Quello tedesco è un esempio di grande importanza del
modello di “sistema federale’’
accentuato dal sistema di capitale reticolare».
Bocciata l'ora
di religione
La pontificia Università sj .!
lesiana ha pubblicato lo scp!- „ '
so 28 dicembre una «ricere'
qualitativa sull’esperienza rf' •
ligiosa dei giovani» basata s )
120 «storie di vita» personal’
e su 16 interviste a grup|
giovanili di tutte le regioni,;.
90% di questi ragazzi, tra i f
a i 26 anni, crede in Dio;| _
57% va a messa tutte le da'
'meniche (contro una mediF
del 30%) e il 48% appartiei^: , .
ad associazioni ecclesiasf
che. Per quanto riguarda l’oi^
di religione lo 0,9% la bo]| «
con un giudizio molto negati
vo; il 10,7% abbastanza neg|
tivo; né positivo né negativo^
34 ,8%; abbastanza positivo |
30,4%; positivo il 6,3% e mol
to positivo ri,8%. Pessimo^,
anche il rapporto con l’ins^
gnante di religione, giudicai
positivo solo dal 37% degli ir ■ ^
tervistati.
(Adisti
Dio benedica
il presidente
l
Il Decano della Facoltà vai"
dese di teologia. Paolo Rica
ha scritto il 1° gennaio uni,
lettera al Presidente della Re
pubblica, Oscar Luigi Scalff
ro, per ringraziarlo della men '
zione dei valdesi fatta nÌ
messaggio agli italiani, tele)
diffuso la sera del 31 dicein.. ,.
bre. «Dentro di me - aveit|
detto il Gapo dello Stato - noi-’f
si spegnerà mai quella sete i
verità a cui ho partecipato afe/
la Facoltà teològica valdeseap!
Dopo aver ringraziato il PresK^
dente. Ricca conclude: «Po^\
ché condividiamo la stessa
de cristiana, pur nella diverbi
sità delle appartenenze con W
fessionali, mi permetto di au
gurarle la cosa più necessaiii ?
e più preziosa, cioè la benedi
zione di Dio: le stia accanto i
la guidi ogni giorno nel sui
alto e arduo compito». (Nei/
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Settimana della
libertà religiosa ;
Si è svolta dal 14 al 20 geni ’
naio la «Settimana della li’ ■
bertà religiosa» promossi.;?,;
dairUnione italiana dellCs?'
chiese cristiane avventiate dei^l',
settimo giorno (Uicca). Que-,
sfanno il tema della settima’,
na è stato «Uomini e religioni ,•
in casa nostra»; le comunità V
avventiate si sono soffermata/iin particolare su due presenzi ’
importanti nel nostro paese
musulmani ed ebrei che, in; ,
sieme ai cristiani, costituisco^
no le tre grandi religioni moi
noteistiche del mondo. (Nevi:
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Aiuti per le
vittime della
guerra
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Nel cuore di questo inveì’
no, particolarmente rigidi
nei Balcani, i volontari dellf '
associazione «Nuovi Oriz j,
zonti» di Gatania proseguo-; no il loro impegno a favoif^
delle popolazioni dell’ex Juj
goslavia. Sabato 13 gennaio
partito un convoglio con 20(1; V
iettini da campo, indumentii .
invernali e alimenti vari, cour
destinazione finale Sarajevo? ,,
una delle città simbolo de|
conflitto balcanico. «La spO'.‘
dizione è il frutto della soli l ;
darietà di alcune chiese pen-^
tecostali della Sicilia orienta- le e di numerosi amici - >
spiegato il presidente dell'/Associazione, Gaetano Ven-r
timiglia - e rappresenta una
delle esp’ressioni di quella /
cultura evangelica che da di'' ^
versi anni ci impegniamo a j ,
promuovere in Sicilia, teriaj,'^
anch’essa di stridenti con;) ;:
traddizioni e di aspirazioni t
profonde». (Nevìt.)
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10 199
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa. »
Fondato nel 1848
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Lunedì 15 gennaio, verso le
17,30, una frana di notevoli
proporzioni si è abbattuta sulla strada provinciale della vai
Germanasca poco prima
dell’abitato di Poumeyfré.
Frali è rimasta praticamente
isolata fino a sabato, salvo il
precario collegamento da
Fontane.
Lungo la strada, al bivio
per Massello, la circolazione
viene bloccata: poche centinaia di metri più su, dietro
una curva, si intravvede un
grosso masso. Quando saliamo sul luogo, l’aria è pungente, tre ruspe lavorano alacremente, con loro alcuni cavatori che da tre giorni non
hanno lesinato impegno e fatica. C’è anche un po’ di rischio ma, dicono, fa parte del
mestiere; c’era da eliminare
ogni possibilità di caduta di
pezzi di roccia rimasti sospesi in bilico dopo che si è staccato quel blocco di montagna
ed è stata usata molta dinamite; solo così si è potuto lavorare più a valle con una certa
tranquillità.
Da tre giorni sale sul luogo
anche il geologo della Regione Piemonte, Vittorio Giraud,
origine e residenza in valle.
«Sopra la strada - spiega Giraud - vi è per circa 200 metri una zona di detrito pietroso grosso dove la pendenza è
di 30-40°. Terminata questa
parte inizia una parete rocciosa subverticale alta alcune decine di metri; di qui si è staccato un blocco roccioso di alcune migliaia di metri cubi
che nella sua caduta ha coin
volto il detrito grossolano che
ha trovato sul suo percorso,
muovendo così più di diecimila metri cubi di materiale».
Il masso ha terminato la sua
corsa nel Germanasca spaccandosi in parte; sulla strada,
investita per una lunghezza di
circa 200 metri, sono rimasti
pietroni, terra, alberi, una parte del muro di sostegno e del
guardrail hanno ceduto e sono
stati trascinati a valle. «Alcuni grandi massi che si vedono
nel torrente - aggiunge l’ing.
Mario Favero, della liovincia
di Torino, che ha seguito tutte
le operazioni - sono probabilmente rimasti da qualche altro
episodio franoso, accaduto
chissà quanto tempo fa».
Si è lavorato molto, si studiano le possibili soluzioni.
«Nei giorni successivi - continua Giraud - è stata fatta
un’opera di “disgaggio” lungo il coronamento e di stabilizzazione del corpo di accumulo». La strada è stata poi
completamente liberata dal
materiale pietroso; i danni al
manto stradale, com’è ovvio,
sono notevoli, ma il passaggio a senso unico è agevole.
Un problema potrebbe derivare dal mutare delle condizioni climatiche; anche in
questo caso andranno prese
adeguate misure di sicurezza.
Anche se non è possibile attribuire con certezza la causa
della frana a uno specifico
motivo, fra le ipotesi più accreditate c’è la pioggia dei
giorni precedenti e il forte
sbalzo di temperatura, insomma il gelo e il disgelo precoce.
venerdì 26 GENNAIO 1996 ANNO 132 - N. 4 LIRE 2000
E evidente la situazione di
stallo in cui si muovono
oggi il dialogo e il lavoro ecumenico alle Valli. Anche in
questa Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani le iniziative sono poche e probabilmente poco convinte. La formula della liturgia o della celebrazione della Parola di Dio
non riesce più (se mai è riuscita) a mobilitare le coscienze.
Le persone delle nostre chiese
con cui ,}io parlato in questi
giorni pensano che questi incontri non portino a nulla, che
rimangano. Anch’io ho condiviso e condivido molte delle
perplessità che frenano il confronto ecumenico. Però credo
sia sbagliato (e forse anche
comodo) rassegnarsi a questa
posizione rinunziataria, dele
SETTIMANA PER L'UNITA DEI CRISTIANI
ECUMENISMO
GIANNI GENRE
gando la riflessione ecumenica ad alcuni specialisti o pensando di poter accantonare il
problema dopo aver prodótto
un documento (peraltro molto
bello) in sede sinodale.
Credo invece, come d’altronde ci insegna la storia del
movimento ecumenico, che
proprio le chiese locali o anche i piccoli gruppi all’interno delle comunità siano i soggetti primi (e forse ultimi)
dell’avventura ecumenica.
Sono loro, siamo tutti noi a
potere e a' dovere osare l’incontro, il riconoscimento, la
comunione, la comune richiesta del perdono con chi
vive il messaggio evangelico
traducendolo in parole e gesti
diversi dai nostri. Per questo
sono grato ai coralisti di Villar e Bobbio che hanno accettato con gioia di partecipare a
uno degli incontri della «Set
A colloquio con il sindaco di Frali, Franco Grill
«Per il futuro servirà una galleria»
La frana si è abbattuta con
grande violenza, trascinando
alberi sradicati, massi e strada, lunedì 15, a metà strada
fra il bivio per Massello e la
borgata di Poumeyfré; se le
rocce fossero cadute la sera
prima probabilmente si dovrebbe fare i conti con il
dramma; domenica 14 era infatti stata una bella giornata di
sci per moltissimi turisti saliti
a Frali per godere dell’ottimo
innevamento naturale.
«La frana ha bloccato completamente la strada - racconta il sindaco di Frali, Franco Grill - e fortunatamente in
quel momento non transitava
nessuno su quel tratto; il nostro vicesindaco era passata
da pochi secondi. La Provincia ha provveduto nella notte
stessa ad aprire un passaggio
sulla strada comunale dèi
colletto delle Fontane. Si tratta di una strada che per la
maggior parte del suo percorso non- è asfaltata e dunque ne abbiamo consentito
l'uso solo per emergenze e
per i mezzi autorizzati».
Siete così rimasti quasi isolati per qualche giorno; quali
problemi vi ha creato? «Per
un paio di giorni i ragazzi
non hanno potuto andare a
scuola - continua il sindaco poi abbiamo organizzato un
servizio di pulmini .sia comunali che privati per il trasporto degli allievi anche se il
tragitto e i relativi tempi di
percorrenza erano più lunghi
del solito. Devo dire che c’è
stata una grande e immediata
disponibilità di persone e di
mezzi sia da parte degli enti
pubblici che di ditte private,
per il ripristino della strada
come per il trasporto di persone attraverso il percorso
ipei
ellf'T:
eii'r .
Riprendendo il discorso su alcuni
aspetti di una chiesa valdese del secolo scorso, osserviamo che anche il Piemonte offre lavoro e residenza a non pochi valdesi. Si può trattare di lavoro stagionale o di lavoro stabile. Sono relativamente numerosi i negozianti stabiliti a
Torino, non pochi i soldati che prestano
il loro servizio militare in varie città e
non manca il militare morto alla battaglia
di Novara il 12 settembre 1849, nella prima guerra di indipendenza, o la confettiera sposata e abitante a Saluzzo. Altrettanto interessante è vedere quali mestieri
sono esercitati da chi rimane «in patria»,
vale a dire a San Giovanni.
Di gran lunga il numero maggiore di
persone vive di agricoltura. Ma non mancano i fabbri, i sarti, il barbiere, il calzolaio, l’albergatore, il fabbricante di zoccoli, il cestaio, il mugnaio, il panettiere, i
conciatori di pellami, i soldati in congedo e quindi con una loro pensione. Non
manca neppure la mendicante né gli ad
IL FILO DEI GIORNI
«
IN PATRIA
»
BRUNO BELLION
detti ai trasporti; curioso, a questo riguardo, che alla categoria di carrettieri appartenesse anche una donna, Henriette Revel, degli Appiotti. ’Vi sono poi coloro
che, pur facendo i contadini, non hanno
proprietà agricole e quindi lavorano come braccianti, uomini e donne. Vi sono
anche alcune persone che vivono di rendita e che vengono abitualmente definiti
rentier o propriétaire. Alcuni sono mezzadri o affittuari di cascine che fanno
parte del territorio di Luserna, pur essendo situate sulla sinistra del Pellice e
che appartengono in parte alla dotazione
di enti religiosi e in parte ai nobili locali.
Si nota anche che l’industria tessile sta
muovendo i primi passi e tra le maestranze vi sono anche valdesi sebbene, almeno inizialmente, vi sia stata resistenza
all’inserimento nell’industria. Ecco quindi apparire i cardatori e le cardatrici, le
dipanatrici (dévideuse), le filatrici, le tessitrici, gli operai, i commessi di filatura,
l’addetto all’ingrassaggio delle macchine. Per un lavoro qualificato di meccanico ecco arrivare dadla Svizzera una famiglia riformata che si stabilirà definitivamente in zona, entrando a far parte della
«borghesia» delle Valli.
Un aspetto che ha del terrificante per
la sensibilità odierna è la constatazione
di quanto sia alta la mortalità infantile.
Nel periodo tra il 1838 e il 1849 su un
totale di 617 decessi registrati a San Giovanni, più del 20% è rappresentato da
bambini inferiori all’anno di età (129 casi), mentre il 18% (110 casi) è rappresentato da bimbi compresi tra Tanno e i dieci anni di età.
alternativo con mezzi fuoristrada. L’unico servizio che
non ha funzionato la scorsa
settimana è stato la posta;
non si sa perché ma forse devono fare i conti con una gestione un po’ elefantiaca».
Giovedì mattina c’è stato
un incontro, al municipio di
Perrero, fra i sindaci Grill e
Legger e i vertici della Provincia: sono infatti saliti in
vai Germanasca la presidente
Mercedes Bresso e gli assessori Campia e Rivalla. Dopo
l’incontro vi è stato un sopralluogo sul posto: «Sono allo
studio alcune possibilità di intervento per garantire sicurezza - dice Grill -; l’ideale
sarebbe una galleria paramassi». La frana potrebbe
portare danni al turismo, specie se si diffondesse un eccessivo timore: «Adesso la strada è aperta e sicura; forse
qualcuno si creerà la psicosi
della frana ma spero siano in
pochi perché ingiustificata»,
conclude il sindaco. Ugo Peyrot è responsabile territoriale
dei cantonieri della Provincia;
«La strada attualmente è
aperta a senso unico alternato ma la carreggiata è larga
ben sei metri - afferma -. Fra
sabato e domenica non è più
sceso pietrisco, comunque in
questa settimana verranno
posizionate delle reti di protezione provvisorie».
Servizi a cura di PiervaWo
Rostan e Milena Martinat
rimana» organizzati a Saluzzo, terra piuttosto importante
per i valdesi che hanno coltivato un po’ di memoria.
Il testo della Settimana di
quest’anno, la lettera alla
chiesa di Laodicea (Apocalisse 3, 14-20), denuncia la tiepidezza propria di chi pensa
di essere autosufficiente, di
avere tutto ciò che è necessario per essere chiesa di Cristo. Anche rispètto alla nostra
necessaria vocazione ecumenica, questo testo è dunque
inquietante. Rimane però la
speranza che Cristo continui
a bussare alle nostre porte e
che un giorno, insieme a tutti
coloro che portano l’appellativo di «cristiani», lo lasciamo entrare perché possa cenare con noi.
Ospedale Agnelli
Inaugurato
il reparto di
rianimazione
DAVIDE ROSSO
Domenica 21 gennaio è
stato inaugurato ufficialmente il nuovo reparto di
rianimazione (anche se per la
verità il reparto è operativo
già dal 18 di dicembre) dell’ospedale Agnelli di Pinerolo. All’inaugurazione erano
presenti fra gli altri, oltre al
direttore generale delTUsl 10
Attilio Dalbinot e al direttore
sanitario Alessandra Gallo,
l’assessore alla Solidarietà
sociale della Provincia di Torino, Aldo Miletto, e il sindaco di Pinerolo, Livio Trombetto. Nel corso della manifestazione è stato sottolineato
da più parti come il nuovo reparto di rianimazione (che ha
a disposizione a regime 8 posti letto e può ospitare per
qualche giorno fino a 12-14
pazienti in terapia intensiva)
e il contiguo nuovo pronto
soccorso, che sono costati
circa 3 miliardi e mezzo, dotino la sanità pinerolese di
servizi importanti oltre a qualificare maggiormente l’ospedale «Civile». T
Il dott. Attilio Balbinot ha
sottolineato poi che è già stata
bandita la gara di appalto per
il completamento dei lavori
dell’ospedale di Pinerolo ma
vi è necessità di fondi. In questo senso nel suo intervento
l’assessore Antonio Dambrosio ha manifestato la disponibilità ad un finanziamento da
parte della Regione. La dott.
Gallo ha invece tra l’altro
prospettato l’attivazione di
una «rete di emergenza» in
collaboraziofie con il 118.
Il sindaco Trombotto ha infine aggiunto che l’attivazione dei servizi come la rianimazione e il Dea sono investimenti importanti per il Pinerolese, per evitare il congestionamento dell’ospedale,
per garantire un miglioramento del servizio sanitario
ai cittadini.
itó.
m.
8
PAG. Il
E Eco Delle ^lli %LBm
VENERDÌ 26 GENNAIO 19961 VENi
La sede della Croce Verde a Perosa Argentina
HA»
MALAN VUOLE LA PROVINCIA DELLE ALPI COZIE
— Durante il convegno sulla montagna organizzato dal
gruppo regionale dei federalisti liberaldemocratic) sabato 20
gennaio presso il salone della Croce Verde di Perosa Argentina, l’on. Lucio Malan ha anticipato un’iniziativa che ufficializzerà in questi giorni: la,presentazione di una proposta
di legge per l’istituzione della Provincia delle Alpi Cozie
con capoluogo Pinerolo. «È una provocazione, per ora, anche perché l’istituto delle provincie andrebbe ampiamente
rivisto. Di certo non credo che le zone fuori della cintura di
Torino si sentano molto tutelate in questo momento, e i problemi sono completamente diversi». Malan ha anche presentato un’interrogazione a proposito della possibile perdita
di autonomia dell’istituto Alberti di Lusema San Giovanni
in cui si ricordano le indicazioni della Finanziaria a favore
delle scuole nelle zone montane. Il deputato Hd si dichiara
inoltre favorevole, qualora non si potesse mantenere l’autonomia, alla proposta di fusione con l’istituto Agrario di Osasco formulata dai rispettivi Consigli d’istituto.
TEATRO DIALETTALE A PINEROLO — È prevista per
sabato 27 gennaio, alle ore 21, con replica domenica 28 ore
16, al Teatro-incontro di via Caprilli la messa in scena da
parte della compagnia comica Molino-Josetti dello spfettacolo teatrale «Pautasso Antonio, esperto in matrimonio». Si
tratta della stòria di un avvocato di un piccolo centro di provincia la cui vita personale e professionale è semplice e priva di sussulti; qualcosa cambia quando una giovane nipote
deir avvocato si reca in visita allo zio... L’ingresso costa
25.000 (ridotti 20.000); la prevendita dei biglietti è attiva
presso la sede del teatro fra le 17 e le 19.
PREMIO «UNA VALLE DA^VALORIZZARE» — L’Assessorato alla cultura della Comunità montana della valli elùsone e Germanasca promuove il premio «Una valle da valorizzare» da assegnare a ricerche o studi inediti (sono ammesse le tesi di laurea) che analizzino un aspetto storico,
culturale, sociale, artistico o economico senza deuna limitazione temporale ma riguardante esclusivamente il territorio
deUe due valli. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività del Centro di documentazione della Comunità e ha lo
scopo di stimolare l’analisi delle realtà locali, recuperando
informazioni e testimonianze che altrimenti andrebbero disperse e nello stesso tempo per valorizzare il ricco patrimonio archivistico, pubblico e privato, esistente. Gli autori dovranno far pervenire i loro lavori in due copie dattiloscritte
entro il 31 dicembre 1996 e compilare una scheda di partecipazione di adesione al regolamento. Ai primi tre saranno assegnati premi in denaro nel corso di una manifestazione
pubblica. Le opere resteranno a disposizione del Centro.
NOVITÀ ALL’OSPEDALE DI TORRE PELLICE — Con
l’inizio del nuovo anno si sono registrate alcune novità negli incarichi all’ospedale valdese di Torre Pellice, dopo la
partenza del dott. Mathieu avvenuta con lo scorso giugno,
n dott. Michele Macario Gioia, primario di radiologia, è
incaricato della funzione di direttore sanitario, mentre il
dott. Alessandro Capra, proveniente dalle Molinette di Torino, è il nuovo primario di Medicina generale. Il dott.
Paolo Borasio è primario di Laboratorio.
DROGA E BIGLIETTI FALSI; CHIUSO L’ULTIMO
IMPERO — È stata per anni pubblicizzata come la più
grande discoteca d’Europa grazie ai suoi 5.000 posti suddivisi su tre piani; si trovava ad Airasca sulla statale per
Pinerolo. La Guardia di Finanza l’ha chiusa sabato scorso
dopo un bliz che ha portato aU’arresto del titolare. Franco
Onofri. Nel locale sono stati trovati ingenti quantitativi di
droga, dalla cocaina all’ecstasy; in più numerosi clienti risultavano in possesso di biglietti di ingresso falsi, probabilmente stampati a cura della stessa discoteca, evadendo
tasse e Siae per decine di milioni la settimana.
INVERSO RINASCA SENZA POSTA — Da giovedì 11
gennaio a martedì 16 gli abitanti di Inverso Rinasca sono
rimasti senza il servizio di recapito della posta; il postino
si era ammalato e non è stato sostituito con puntualità.
Quando poi è giunta la nuova postina si è trovata una notevole quantità di corrispondenza da distribuire.
PATATE DA SEME IN PRENOTAZIONE — La Comunità montana valli Chisone e Germanasca organizza anche
quest’anno la prenotazione di patate da seme selezionate;
sono disjmnibili le varietà Bintja, Primura, Spunta, Desirée,
Draga, Sirtema, Monnalisa, Favorita,' Jaerla, Liseta, Kennebec, Manna. Le patate verranno portate fino al Comune di
residenza; per la prenotazione gli interessati devono rivolgersi al messo del loro Comune entro il 14 febbraio.
Intervista a Giorgio Odetto, sindaco di Rorà, paese dell'acqua buona e dei picapere Alci
Un Comune che vive con le risorse naturali Pe
PIEBVALDO ROSTAN
Rorà, paese più alto della
vai Pellice e anche il più
piccolo; non mancano però le
iniziative e la volontà di farsi
sentire. Qualche anno fa, dopo un lungo periodo di spopolamento, si era registrato
un incremento delle nascite:
«Ora, purtroppo - dice il sindaco, Giorgio Odetto - siamo
ritornati a dati più ridotti;
per i prossimi cinque anni
avremo a scuola noij più di
10-12 bambini. Fortunatamente la nuova legge finanziaria tutela i plessi scolastici nei piccoli Comuni di montagna». Eppure quasi ogni
anno si segnala qualche nuova famiglia che dalla pianura
sceglie di andare a vivere a
Rorà: anche questo rappresenta un segno di speranza.
«Tra l’altro - aggiunge il
sindaco - ancora ultimamente abbiamo effettuato dei lavori di adeguamento degli
edifici scolastici; sembra poi
che la Regione ci abbia concesso un contributo di 80 milioni per l’acquisto di un
nuovo scuolabus».
Il trasporto scolastico è uno
dei tanti servizi che il Comune deve garantire, al di là del
ridotto numero di abitanti;
basti pensare allo sgombero
neve, agli uffici comunali, ai
lavori stradali. Quest’anno ci
sono anche importanti novità
circa il poco personale comunale. «In effetti questo è per
noi un anno di grandi cambiamenti anche sotto questo
profilo - prosegue il sindaco
-: per una disgrazia abbiamo
perso la scorsa primavera il
nostro operaio e non siamo
ancora riusciti a sostituirlo;
alla fine dell’anno poi il messo, che era un po ’ una figura
di riferimento per tutti, è andato in pensione: la persona
che lo sostituisce si è ben inserita nel suo ruolo e siamo
molto grati che abbia accettato di lavorare a Rorà. Debbo poi segnalare l’importante
lavoro svolto da una persona,
diplomata in ragioneria, in
mobilità, che è arrivata da
noi con i cosiddetti lavori socialmente utili. Non è finita
qui: anche il tecnico che era
destinato a Rorà part time
dalla comunità ha scelto di
lavorare in un Comune specifico per cui siamo in fase di
passaggio. Dunque rinnoviamo al 100% tutto il nostro or
ganico».
Fra i primi Comuni della
zona, Rorà ha approvato il
proprio bilancio preventivo
per il ’96; il territorio è ricco
di risorse naturali, basti pensare alle pietre, ma anche
all’acqua e ai boschi. «Fortunatamente riusciamo a sopravvivere proprio grazie a
queste risorse - spiega Giorgio Odetto -; basti pensare
che i trasferimenti dallo Stato
si aggirano sui 40 milioni
, mentre fra diritti di escàvazione, acqua e legname superiamo largamente i 100 milioni Tanno. In questo modo
riusciamo a realizzare opere
grazie a fondi propri».
E nemmeno mancano progetti significativi che accompagnano il bilancio: «Abbiamo un mutuo da 100 milioni
per realizzare un ampio piazzale nei pressi del campo di
calcio che potrà essere utilizzato per attività sportive e ricreative - dice ancora il sindaco -; c’è poi un notevole
intervento a carico dello Stato e della Regione per una
briglia sul torrente Luserna e
una zona franosa in località
Fucine da realizzarsi nel corso dell’anno. Sempre dalla
Regione dovrebbero arrivare
50 milioni per il parco montano dove si vorrebbe creare
una zona per il picnic con
realizzazione di un piccolo
laghetto dove fare anche delle gare di pesca sportiva.
Vorremmo poi intervenire
con una ventina di milioni a
carico del Comune per rendere più accogliente il centro
del paese con un miglioramento dell’arredo urbano. Il
totale del bilancio sfiora il
miliardo; alla fine del ’95,
grazie alle nostre entrate,
avevamo un avanzo di cassa
di circa 120 milioni».
Rorà è paese di storia e cultura, di ricerca e di studio;
l’ultima iniziativa del Comune è l’istituzione di una borsa
di studio: c’è un fondo comunale di 3 milioni e l’amministrazione spera di aumentarlo
grazie anche a sottoscrizioni.
L’intento è ancora una volta
quello di favorire i giovani
rorenghi che vogliono studiare. Ma Rorà fu, ieri più di oggi, come si è visto, terra di
emigrazione: il recente gemellaggio con Alejandra in
Argentina, è in qualche modo
frutto di quelle emigrazioni e
ancora, dopo i festeggiamenti
del ’94, ci sono stati altri contatti. «Quest’autunno è venuto a Rorà il sindaco di Alejandra, Guido Tourn, e ci è
stato assicurato che in occasione dell’inaugurazione della ristrutturazione del tempio
valdese sarà qui una nuova
delegazione - conclude il sindaco Odetto -. È un gemellaggio che ci rallegra: grazie
ai fax quasi settimanalmente
abbiamo scambi di notizie e
contatti. Pochi giorni fa abbiamo costituito il comitato
del gemellaggio che avrà
rappresentanti nella conferenza dei comuni gemellati
con l’Argentina che è stata
creata nel Pinerolese».
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Coinvolti i Comuni e la Provincia .
Piano di intervento
sull'alveo del Pellice
Mentre i Comuni della vai
Pellice e la Provincia di Torino stanno predisponendo un
piano di intervento sull’alveo
del Pellice in modo da evitare
future esondazioni ed avviare
una corretta gestione delle acque, anche i Comuni interessati dal passaggio del torrente
Chisone sono in movimento.
I rappresentanti di Pinerolo,
Osasco, San Secondo, Macello, Garzigliana e Cavour si
sono riuniti la scorsa settimana su proposta del Magistrato
del Po, ufficio operativo di
Alessandria, per esaminare la
proposta di estrazione di materiali dall’alveo.
«Il torrente - dicono i tecnici del Magistrato del Po presenta una situazione geomorfologica complessa, con
presenza in alveo di anomali
depositi alluvionali che ostruiscono il libero deflusso
delle acque»; per questo è
stata presentata ai Comuni
una proposta di regimazioiie
delle acque con l’individuazione delle zone dove ci sarebbe troppo materiale. Già
nelle scorse .settimane è stato
reso pubblico un bando per
ditte o privati interessati al
prelievo di ghiaia o sabbia
dall’alveo del Chisone. Il
bando presenta il dettaglio
della documentazione da presentare: descrizione dell’intervento, cartografia, calcoli
ecc; il tutto deve essere prodotto entro il 28 febbraio.
In passato più volte l’argomento ^ stato al centro dell’
attenzione; se infatti è vero
che le acque dei torrenti vanno regimentate con attenzione, è altrettanto vero che
spesso dietro questi interventi c’erano le lobbie della sabbia ovvero le pressioni delle
aziende che proprio sull’attività estrattiva hanno costruito notevoli attività economiche. Anche il fiume ha i suoi
diritti e pertanto le legittime,
e in certi casi anche opportune, opere di esarazione devono fare i conti con la tutela
del corso d’acqua; in questo
caso sembra che i Comuni
dell’area siano dell’idea di
affidare a uno studio tecnico
pinerolese la redazione di
una piano di intervento.
Aziende della vai Chisone
Skf verso il contratto
in crisi la Scot
La Skf si avvia ad approvare il nuovo contratto; sulla
proposta c’è l’accordo di sindacati confederali e direzione
aziendale ma non ancora la
firma, che è prevista per l’inizio della prossima settimana
se le consultazioni in atto nelle fabbriche daranno esito favorevole. L’ipotesi in esame
garantisce un aumento nel
1996 rispetto al ’95 di un milione 300.000 hre medie; nel
1997 scatteranno altre 500
mila lire annue sul premio di
produttività e un’ulteriore
quota di 150.000 sul premio
del bilancio. In sostanza si
dovrebbe ottenere un aumento medio di 1.900.000 lire annue. Una commissione do
UAP
GRUPPO UAP ITALIA
y3eiUe Assicurazioni
Agenzia generale di Torre Pellice
Arnoldo Prochet
C.so Gramsci, 2 - Tel. 0121/91820 - fax 932063
vrebbe discutere dei turni più
disagiati (sabato e domenica)
anche attraverso l’utilizzo
delle riduzioni d’orario contrattuali. L’accordo riguarda
circa 5.000 lavoratori in tutta
Italia, 3.000 nel Pinerolese tra
gli stabilimenti di Airasca, Pinerolo e Villar Perosa.
Mentre si discute dell’accordo Skf si segnala dalla vai
Chisone un’altra azienda in
crisi, la Scot di Rinasca. Un
primo incontro fra Daniele
Ribetto, amministratore delegato, e i sindacati non ha permesso di chiarire fino in fondo la situazione. La società
da tempo si era divisa in tre
aziende (Scot engeniering, Fil
Scot e Metal Scot), impegnate rispettivamente nella progettazione, nella produzione
di filtri e nella carpenteria
metallica. Attualmente sono
poche le unità lavorative con
un buon numero di contratti a
prestazione d’opera per il settore progettazioni.
I dipendenti risultano senza
stipendio da alcuni mesi e sono entrati in agitazione dalla
scorsa settimana. Da parte
sua il sindacato, che paventa
un forte numero di creditori
per un buco di una decina di
miliardi, ha chiesto un incontro ufficiale tramite l’Api (associazione piccole industrie).
L’azienda sembrerebbe in
procinto di confluire nella
Pramec srl di Orbassano ma
«anche in questo caso c’è bisogno di chiarezza», dicono
alla Firn Cisl.
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1996í venerdì 26 GENNAIO 1996
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PAG III
re Alcuni musulmani residenti nel Pinerolese spiegano il loro rapporto con la religione tra le difficoltà quotidiane
ìli Per gli immigrati l'IsIam è una fede bella da vivere
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andare al buddismo è
una mezza fuga in Oriente, qualcosa come una moda,
ijon è così per l’Islam. È 1’
Islam che viene da noi, pure
se si registrano casi di con■: versione di europei alla fede
musulmana. Viviamo in società secolarizzate, pluraliste
ma, nonostante questo o forse
proprio per questo, serpeggia
inquietudine nelle chiese cristiane. Come ci difenderemo
dall’invasione dell’Islam, si
; sente dire da cristiani partecipi nelle chiese, pronti ad apri,.je biblicamente, evangelicamente le porte allo straniero?
Fa problema per alcuni misu, rare la fede cristiana, in noi
‘ così spesso volatile, usa ai*
compromessi mondani, con
l’Islam, questa fede gagliarda, globale, che si intreccia
strettamente con la vita sociale nella «shaaria» (la legge
islamica), che in Europa non
r può che adattarsi ma che, nel
suo proprio contesto storicogeografico, si connota talora
per un compatto fondamentalismo. Fa problema per la società civile trovare con i musulmani i modi, gli spazi, i
tempi perché i residenti da
noi possano agevolmente praticare la fede. La questione
Islam quindi è problema di
convivenza multietnica, di incontro di culture ma anche di
;spazi da recuperare per il cul,.to personale e comunitario; di
tempi sul lavoro da lasciare
liberi per la «salah» (le 5 preghiere rituali quotidiane); di
-mense aziendali attrezzate
per il rispetto delle prescrizioni alimentari coraniche; di
)$^sibilità delle nostre scuole
nèiiconfronti degli allievi di
famiglie extracomunitarie.
Pure la scommessa del dialogo con l’Islam, dell’acco-.
glienza degli immigrati va
;|Sccettata. Ce lo impongono la
chiamata dell’agape cristiana,
l’imperativo categorico di
tendere la mano agli altri,
agli esclusi, che nel «villaggio globale» è anche legge
dei vasi comunicanti, perfino
Ulta scelta lungimirante di razionalità economica.
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La pratica della fede è difficile quando si è su terra straniera
Problemi e tensioni
Muhammad Faidi, Aukili
Bachid Idrissi, Ahmed FI
Rhal, Muhammad Musadek
ed altri sono ospiti dell’ex
Convitto valdese di Villar Perosa. Immigrati da qualche
anno, lavoro precario, qualcuno di loro il lavoro l’ha appena perduto per via della recente legge 626: il nostro legislatore ha cercato con la solita demagogica insipienza di
uniformare frettolosamente la
nostra sicurezza sul lavoro ai
parametri di più evoluti stati
dell’Unione europea e qualche impresa italiana, nella
difficoltà di essere in regola,
ha espulso la manodopera
marginale. Sono andato da loro per sentirli in quanto praticanti la fede islamica nel nòstro paese. Non vivono nel
benessere ma mi servono un
buon caffè e piccoli strudel
appena sconfezionati.
«La “salah”, la preghiera
delle 5 volte al giorno, non la
puoi fare se non c’è stato prima il “tayannum”, la purificazione rituale con l’acqua del
bagno delle abluzioni - mi
spiega Faidi -; e se non hai
casa o se in casa non hai i servizi igienici è un problema; se
sei extracomunitario, la casa
te la negano anche se puoi pagare r&itto». L’Islam infatti
è costruito su 5 pilastri cultuali: la testimonianza che Dio è
Uno e che Muhammad è il
suo Profeta, la “salah”, la
“zakah” (la contribuzione coranica), il digiuno nel mese di
Ramadan, il pellegrinaggio alla Città santa, per chi può farlo. Il “jumuah” (venerdì ) è
giorno di riposo e di culto, come il sabato ebraico e la do
mercanzie e quindi anche sui
poveri proventi di chi cerca di
sopravvivere da straniero, è
devoluta a chi ha più bisogno.
Infatti «quando ricorre il tempo della “zakah”, 5.000 lire
per chi sta peggio di noi vediamo di tirarle fuori». C’è
dell’integralismo normativo
in questo vivere la fede ma
non posso non pensare come
ormai per noi sia svuotata di
senso la domenica del Signore che andrebbe dedicata al
riposo e al culto, come scarso
seguito abbia per boi evangelici l’indicazione di contribuzione al 3% nelle chiese, come le abusate parole solidarietà, solidarismo siano buone
per acquietarci la coscienza
senza penalizzarci troppo nel
borsellino.
«C’è pregiudizio, diffidenza, paura nei confronti di noi
stranieri e dell’Islam - mi dicono - eppure, con Muhammad anche Abramo e anche
Gesù sono nostri profeti, la
nostra fede è aperta e li venera». Per amor di patria, e per
spiegare in qualche modo il
razzismo che si diffonde tra di
noi, devo mettere avanti la
preearietà della nostra situazione economica, sociale, politica, l’incertezza del futuro.
menica per noi.
«Nei nostri paesi ci si ritrova nella moschea - prosegue
Faidi -; si deve essere non
meno di undici, si legge il
Corano e si prega insieme, se
questo non ci è possibile ne
soffriamo molto». «L’Islam è
una fede bella da vivere - dice Musadek -; la preghiera dà
forza, ci chiama all’aiuto reciproco, la “zakah” invita ad
aiutare i poveri, i bisognosi, i
viandanti». La contribuzione
fissata dalla legge coranica
sui prodotti dei campi, sul bestiame, l’oro, l’argento, le
Incontro e dialogo
Muhammad FI Idrissi ha un
negozio di artigianato orientale a Torino, una bella vetrina, la merce ordinata negli
scaffali. A due passi c’è San
Salvario, il quartiere divenuto
un caso nazionale, alta concentrazione di immigrati, episodi di diffusa illegalità e di
violenza e, di contro, episòdi
di diffusa intolleranza, rifiuto,
razzismo. FI Idrissi può fare
il controcanto del gruppetto
di Villar Perosa: è a Torino
da 27 anni, si è bene inserito.
Musulmano fedele, del monoteismo islamico è ottimo
conoscitore . L’immagine che
mi propone dell’Islam è di sicura universalità e versatilità,
di forte spessore ecumenico
ed è probabile che nel suo
«embrassons-nous» giochi il
fatto che a lui non è andata
male. «Islam significa ed è
sottomissione ad Allah, a Dio
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CENTRO CULTURALE VALDESE
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La Costituzione
e i diritti
Continua la collaborazione del Centro culturale valdese con le scuole del territorio. A Luserna San Giovanni, dopo il riuscito ciclo
di incontri pubblici realizzato lo scorso anno sul tema
della Costituzione, in collaborazione con la scuola media «De Amicis» è in programma per febbraio una
nuova serie di lezioni pubbliche, riconosciute ai fini
dell’aggiornamento per gli
insegnanti presenti.
L’idea è quella di riprendere il discorso sui principi
e valori fondamentali della
Costituzione, per esaminare
in che modo il Parlamento e
i diversi partiti politici abbiano cercato, o non cercato, di attuarli nella storia
della politica italiana in
questi 50 anni. Si parlerà
pertanto di diritti di cittadinanza (il lavoro, la salute,♦
Io studio) con un’introduzione decisamente legata
àll’attualità (i rapporti fra
potere politico, magistratura
e informazione) e una riflessione conclusiva affidata a Elvio Passone e Domenico Maselli.
Gli incontri si svolgono il
lunedì, dalle ore 20,30 alle
22,30, presso la sala mostre
di via Deportati e Internati
24 a Luserna San Giovanni,
secondo il seguente calendario: «Potere politico, magistratura, informazione»
(Stefano Sicardi, docente di
Diritto costituzionale, 5 febbraio); «Il diritto al lavoro»
(Bruno Manghi, sociologo,
12 febbraio); «Il diritto alla
salute» (Giorgio Beri, medico, già docente, il 19 febbraio); «Il diritto allo studio» (Cesare Pianciola, insegnante, Comitato torinese
per la laicità della scuola,
26 febbraio); «Oltre la crisi:
per ritrovare impegno etico
e responsabilità nella politica» (Elvio Passone, magistrato; Domenico Maselli,
deputato, 4 marzo).
Un gruppo di volontari a Pinerolo
Insieme agli anziani
per dare vita agli anni
C’è a Pinerolo un gruppo di
lavoro sulle condizioni degli
anziani non autosufficienti,
che si riunisce'regolarmente
il terzo lunedì di ogni mese in
municipio per discutere i vari
problemi del caso. Vi aderiscono i rappresentanti del Comune, l’assessore alla Sanità,
medici della Usi, assistenti
sociali, rappresentanti delle
varie parrocchie e della Chiesa valdese (Paulette Pons e
Vera Long), dei sindacati e
delle case di riposo, rappresentanti della Usi stessa.
Tutti condividono l’importanza di assicurare la più ampia partecipazione di cittadini
alla programmazione dell’attività dell’Usl, dei Comuni e
dei vari enti in ambito sociosanitario, alla gestione sociale dei servizi nonché al controllo della loro funzionalità.
Dall’inizio degli incontri alcuni obiettivi sono stati raggiunti, anche' se vi sono state
difficoltà dovute alla burocrazia che spesso impedisce
la realizzazione in tempi ra
pidi delle iniziative. Uno di
questi è l’assistenza domiciliare integrata (Adi), che funziona ormai da più di un anno: in questo modo l’ammalato anche grave non ha più
bisogno di continui ricoveri
in ospedale, ma può esserecurato a casa da medici e infermieri.
Altro obiettivo raggiunto è
stata l’accoglienza, da parte
dell’Ospedale civile, della richiesta di un riferimento sociale chiaro per i parenti di
anziani dimessi e ancora bisognosi si cure, i quali non
sanno a chi rivolgersi all’atto
delle dimissioni dall’ospedale stesso.
In altri incontri si è discusso sulla questione casa, che
talvolta è un grave problema,
e nelle ultime riunioni è stato
dato spazio alla possibilità di
«Dare vita agli anni» proposta dalla Casa dell’anziano di
piazza Marconi: un modo di
stare in compagnia nella
giornata, pur continuando a
avete una casa propria.
che si è rivelato nella parola
del Libro, del Corano e poiché il progetto di Dio per il
mondo è un progetto di benedizione, di favore per le creature, Islam è vita in armonia
con l’universo, in pace con se
stessi, con la gente, la natura
- spiega Indrissi -. L’Islam
accetta, ha come suoi tutti i
profeti delle religioni del Libro. Ogni libro sacro è Scrittura nostra, la cultura musulmana accetta e si inserisce in
tutte le culture. Da varie parti
in Occidente si suole enfatizzare quella che noi diciamo
1’“inerranza” del Libro, del
Corano come fondamentalismo e l’intransigenza della
legge coranica come integralismo, ma si sottace che
l’Islam valorizza la ricerca
• scientiflca come lode di Dio e
della sua Verità, che la “shaaria” è sì dura, ma la vita del
credente è autocontrollo assoluto perché la legge di Allah
è nel nostro cuore. Così rispettare il rituale delle 5 preghiere non è un problema.
Allah ognuno lo prega ritagliandosi come può nella
giornata il tempo e il modò di
mettersi in dialogo con lui, in
ascolto e orazione di lode.
Molti aspetti della nostra fede
sono vicini alla vostra valdese: il Dio unico, l’iconoclastia, la laicità profonda del
culto, la mancanza di un clèro, la libertà dogmatica, T introiezione delle regole».
FI Idrissi è presidente di
un’associazione di amicizia
italo-marocchina, «La pace»,
costituita negli anni ’80 con
10 scopo di facilitare T inserimento dei musulmani conservandone la cultura. L’associazione si è attivata nel cercare il dialogo a San Salvario.
11 quartiere è difficile, lo stato
non fa la sua parte come dovrebbe, ma nello spazio di
poche centinaia di metri ci
sono la parrocchia cattolica, il
tempio valdese, la moschea e
la sinagoga. «L’incontro delle
fedi è la sommatoria di diverse esperienze, concezioni e
sensibilità di Dio. Allah è
grande (sia lode al suo nome)
- mi saluta FI Idrissi - e le
fedi le mette in sinergia».
Val Pel lice
Bambini
di Cernobil
È sorto, in collaborazione
tra i Comuni di Torre Pellice
e di Luserna San Giovanni e
le associazioni presenti sul
territorio, un Comitato prò
bambini di Cernobil, per organizzare l’accoglienza di 20
bambini che verranno ospitati
in valle, nel prossimo autunno, presso alcune famiglie
che si sono date disponibili.
Questi bambini, che hanno
tra gli 8 e i 12 anni, sono nati
negli anni intorno al 1986, anno in cui è avvenuto lo scoppio di un reattore della centra- .
le nucleare di Cemohil: hanno
un’alta percentuale di pròba- r
bilità di contrarre malattie
gravi a causa delle radiazioni
ancora presenti nell’ambiente.
Secondo i medici i bambini
hanno la possibilità di salvarsi se possono, ogni sei mesi,
abitare per un certo periodo
(si parla di un mese) in un altro paese. Molte città italiane .
si sono offerte di accogliere
alcuni di questi piccoli e anche in vai Pellice si è voluto
lanciare questa campagna di
solidarietà a cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare contribuendo a coprire le
spese, soprattutto del viaggio.
Sono necessari 17 milioni:
si invitano tutti i gruppi a
ideare delle serate il cui ricavato vada per questa iniziativa; un appello è anche stato
rivolto alle comunità cristiane. Intanto è già stato aperto
un conto bancario presso la
Cariplo di Torre Pellice, intestato al Comitato prò bambini di Cernobil (n. 1571/1). Si
chiede ad ogni famiglia di
versare una cifra pari a £
10.000 al mese, perché solo
unendo le forze di tutti possiamo raggiungere il nostro
obiettivo che è quello di cercare di dare a questi bambini
la possibilità di poter condurre una vita normale come noi.
E stata organizzata parallelamente una rassegna culturale con film, mostre e incontri
sul nucleare civile e militare.
Per informazioni: Enrico Delmirani (tei. 901531); Vera
Coisson (932180); Lucilla
Borgarello (91521); Renato
Pizzardi (954325).
Precisazioni
sul buddismo
Riceviamo e pubblichiamo,
ridotta redazionalmente, questa lettera di precisazioni
sull’articolo del nostro collaboratore N. Sergio Turtulici,
apparso sul n. 1/96 del l’Eco
delle valli valdesi.
(...) Veniamo ai «buddisti a
Pinerolo». Turtulici scrive che
qualcuno dice: «Ci si reincarna in altre vite, in altri corpi».
Nell’insegnamento buddista
non c’è la contrapposizione
anima-corpo che abbiamo
ereditato dal pensiero ellenistico; l’uomo è visto e osservato come un insieme di aggregati psicofisici in contìnuo
mutamento, legato al concorso di svariate condizioni e impermanente nella sua esistenza. Non c’è nessun «sé» con
esistenza propria, permanente
e incondizionata, quindi nessun «sé» che si reincarna.
Più avanti è detto che la
«buddità» deve essere <rfatta
scaturire dal proprio sé». Non
si capisce come, visto che, da
un punto di vista buddista,
non esiste un «sé». Non c’è
poi nessuna «legge mistica
che pervade i fenomeni dell’
universo». Questi sono connessi dalla causalità in una rete di rapporti che sorpassa sovente la nostra comprensione,
ma che non ha nulla di mistico. Questa idea deriva invece
da concezioni deterministiche
e pluralistiche tipiche del
pensiero filosofico indiano.
La «sacralità dèlia creazione»
è un poncetto estraneo al buddismo che non crede né alla
«creazione» dell’uomo né a
un «creatore» dell’universo.
Occorre ancora una precisazione sull’Unione buddista
italiana (Ubi). Le tradizioni
buddiste sono numerose, forse anche più delle chiese cristiane e dei movimenti protestanti. DeirUbi fanno parte
centri Theravada, Vipassana
e di diverse tradizioni Zen e
tibetane. Non ne fa parte il
SokaGakkai.
Laurentia Comba
Erberto Lo Bue
Luserna San Giovanni
SOSALCOIJSMO
PoliambuLuoiio
Villar Ptarosa: tei. 51045-5137,9
Ospsdait Pcmanno
Tel: 82332-249 - ospitai
10
PAG IV
E Ko Delle ’mLLi moEsi
venerdì 26 GENNAIO 1996
La rassegna teatrale a Torre Pel lice
«Nascondigli»
al via la V edizione
La quinta edizione di «Nascondigli» quest’anno a Torre Pedice proporrà sei spettacoli, uno al mese da gennaio
a giugno, il sabato sera alle
21, al teatro Opera gioventù.
Si inizia sabato 27; l’ingresso
costa 10.000 lire, organizzano il Comune di Torre Pedice, la Cooperativa II inuta
Un libro recente
Punta
Tre Valli
È recentemente uscito, nel
‘ dicembre 1995, per i tipi della Gbf Grafica Valchisone di
Perosa Argentina, «Se Trèi
Avai Parlèse... Se Punta Tre
Valli parlasse...» di Guido
Baret, 244 pagine; raccoglie
lina quarantina di pezzi, in
buona parte articoli comparsi
su «La Valaddo», ma anche
dal «Bollettino della società
storica pinerolese» e con alcuni inediti. Oltre agli scritti
del curatore compaiono scritti
di Erica Baret, Silvio Gartou,
Valdo Micol, Elsa Rostan,
con contributi propri o in ve• ste di informatori.
Di Guido Baret già conoscevamo due testi, del 1979 e
del 1986, su «Pomaretto in
“vai Perosa’’»; che ora diversi
scritti sparsi siano raccolti in
un unico volume ci sembra
utile per chi ama raccogliere
dati storici, curiosità, aneddoti che rischierebbero di scomparire se non vi fosse la pazienza e la passione di chi ha
il gusto della storia locale.
mento, il Teatro degli Illuni,
l’Associazione Castalia.
La rassegna di quest’anno
si apre con allegria con il corrosivo «Duo Abbastante» che
propone «Brutta gente». In
scena la cattiveria, quella piccola, quotidi^a; in un turbinare di personaggi i due attori
ironizzano sulla storia, il cinema, la politica, convinti ovviamente che ovviamente la
brutta gente siano gli altri. A
febbraio ei sarà lo spettacolo
«L’altra» del «Teatro delle
trasmigrazioni», tratto dal racconto La Lontana di J. Cortazar; lo spettacolo ha un forte
impatto visivo e restituisce,
pur nella più assoluta libertà,
il sapore più che la trama del
racconto originale.
A marzo Fabrizio Monetti
proporrà «Il signor Pirandello
è desiderato al telefono», un
testo teatrale di Antonio Tabucchi, categoria letteraria poco frequentata dall’autore, da
riscoprire alla luce del recente
e grande successo del romanzo Sostiene Pereira, che ha
ottenuto il premio Campiello.
Aprile porterà burattini e marionette, ancora una volta grazie al lavoro dell’«Alterteatro» con gioco, poesia e incanto; un’occasione imperdibile per i più piccini.
Maggio vedrà il Teatro degli Illuni in «Work-games»,
su testo di Piergianpi Curti
che ironizza sul lavoro e sulla
sua mancanza. H lavoro come
gioco? Finale a sorpresa. Infine giugno porterà a Tórre
Penice «Stravaganza» di Dacia Maraini, messo in scena
da «Tangramteatro»; è un
viaggio amaro nella realtà
della follia con ottima prova
d’attori.
Nelle
Chiese Valdesi
SERATA TEOLOGICA DEL PRIMO CIRCUITO —
Alle 20,45 di venerdì 26 gennaio, a Bobbio Pellice, serata teologica del 1° circuito sul tema della cena del Signore ai bambini; introducono i pastori Rostagno e Genre.
INCONTRO GIOVANILE — Il 27 e il 28 gennaio, nella
sala unionista di Bobbio Pellice, si terrà un incontro giovanile dal titolo «Chi l’ha Cristo? Parliamo insieme di
Gesù». Il convegno avrà inizio alle 15,30 del sabato. Il
costo è di 15.000 lire. Per informazioni e adesioni telefonare a Silvia Gardiol (0121-500621).
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA DEI
CRISTIANI — Il Collettivo biblico ecumenico di Torre Pellice propone un incontro per mercoledì 31 gennaio, ore 20,45 alla Casa valdese, con il pastore Bruno
Corsani, docente di Nuovo Testamento, sul tema; «La
preghiera nel Nuovo Testamento».
A Pinerolo la comunità valdese si recherà in visita, venerdì 26 gennaio alle 20,45, alla parrocchia della Madonna di Fatima pef una riflessione biblica sul tema «Ascoltate, io sto alla porta e busso...» (Apocalisse 3, 14-22).
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il 31 gennaio, al presbiterio, alle 20,45, si svolgerà lo studio biblico settimanale
condotto dal pastore Berutti. La prossima riunione quartierale sarà il 30 gennaio alle Vigne, ale ore 20,30.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartierali saranno il 26, ore 20,30 a Perosa e il 1° febbraio, ore 15, a Inverso Paiola. Lunedì 29 gennaio, alle 20,30, all’eicolo
grande, primo incontro dei giovani per la preparazione
del «Piccolo principe».
SAN SECONDO — Domenica 28 gennaio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa: all’ordine del giorno la relazione finanziaria. Le prossime riunioni quartierali saranno
giovedì r febbraio a Cavoretto e il 7 a Lombarda e Rivoira, alle 20,30, sul tema: «I matrimoni misti».
TORRE PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
avranno (ore 20,30) il 26 agli Appiotti e il 30 all’Inverso.
VILLAR PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno lunedì 29 gennaio ai G^rin e mercoledì 31
gennaio alla Piantà.
VILLASECCA — Domenica 4 febbraio si terrà un’assemblea di chiesa sulle finanze e per reiezione di un nuovo
membro del Concistoro.
GIOVANI HOCKEISTI IN PISTA — Da quando la pista
di Torre Pellice è stata riaperta, ogni fine settimana c’è spazio
per incontri di hockey, specialmente delle squadre giovanili
under 8, 10, 14, 16. Mentre i ragazzi più grandi sono impegnati a livello agonistico, per i più piccoli si tratta di semplice gioco sportivo, senza i due punti in palio ma semplicemente con
10 scopo di divertirsi con pattini e mazze.
HOCKEY: PAREGGIO ALL’ULTIMO MINUTO —
Con una rete di Giorgio Malan a pochissimi secondi dal termine il Torino Centrale del Latte, in cui giocano tutti i seniores
del ValpeUice, ha pareggiato, 2 a 2, la partita di B2 con lo Zanica. I piemontesi sono andati in vantaggio al 17’ del primo
tempo con Luca Rivoira, allenatore-giocatore, ma nella seconda frazione hanno subito due reti, una delle quali complice un
errore del portiere Burraio. Nella terza frazione il Torino ha
cercato il pareggio, ma poche volte ha messo in difficoltà il
portiere ospite; nell’ultimo minuto Rivoira ha fatto uscire il
portiere per immettere un uomo di movimento in più e la mossa si è rivelata azzeccata, a 12” dal termine il difensore di Torre Pellice ha riportato la partita in parità.
PALLAMANO — Sconfitta piuttosto netta dei ragazzi del
3S in valle d’Aosta per il campionati under 18 regionale; nonostante la bravura del portiere Bàrberis i lusemesi non sono stati
mai in partita e hanno perso per 35 a 26, subendo le azioni di
rimessa dei valdostani cadendo ben 11 volte nei falli da rigore.
Sconfitta anche per le ragazze in serie B nel derby con il Rivalla; 27 a 15 il punteggio anche qui malgrado la bella prova
della giovanissima portiere Leone; positive le 9 realizzazioni di
Consaga e le 5 di Mazza.
Nel torneo «Open cup», una sorta di serie D regionale, il 3S è
stato sconfitto per 19 a 16 dal Città giardino disputando una
buona partita grazie anche ai diversi under 18 prestati alla
squadra seniores.
Successo infine per l’under 15 nel torneo di Tortona dove i
giovanissimi hanno superato Biella, Alessandria e Tortona in
un quadrangolare di preparazione al campionato di categoria.
VOLLEY: DOPPIO SUCCESSO DI PINEROLO — Ancóra un doppio successo per le due formazioni di Pinerolo di
pallavolo; in B2 femminile il Magic Traco ha inflitto un netto 3
a 0 all’Eme Omegna confermandosi capolista alla pari con
l’Agil Trecate. Gli uomini della CI hanno superato in trasferta
11 Loano per 3 a 0.
Doppio successo del «Morgan Punto E» che nel campionato
Uisp ha battuto, fra i ragazzi, il Rosta e fra le ragazze il Grugliasco; entrambi i successi in trasferta, sempre per 3 a 0.
Molte vittorie per il 3S nei campionati giovanili: fra gli Allievi under 14 3 a 0 del 3S B sull’Oulx e del 3S C sul Gassino; fra
i ragazzi under 16 successo per 3 a 2 in trasferta a Torino col
Meneghetti e sconfitta (3 a 2) per le ragazze con l’Antares Pinerolo capace di imporsi al tie break. Per le pinerolesi è quasi
certa la partecipazione ai play off.
CALCIO: PINEROLO VINCE IL DERBY — Un Pinero
lo che deve fare a meno di parecchi titolari, su tutti il portiere
Molato e l’attaccante Fabbrini, militare, si aggiudica con una
certa facilità il derby piemontese con il Saluzzo. Il punteggio di
4 a 1 (Pia due volte, Ceddia, Muratori i marcatori biancoblù e
Titone per gli ospiti) la dice lunga sull’andamento dell’incontro; domenica per il Pinerolo trasferta torinese col Nizza Millefonti, ultimo in classifica.
Decimo pareggio invece per il Lusema in Promozione; col
Lucente è stato 1 a 1 (rete di Rosso), ma nel campionato dei tre
punti per vittoria con i pareggi non si va lontano.
BOCCE: PRIMA SCONFITTA PER VIGONE — Il Ferrerò Vigone ha subito sabato la prima sconfitta di questo campionato ad opera del Tubosider Asti (9 a 7) e ha così perso la
testa della classifica a vantaggio della Chiavarese.
CORSA CAMPESTRE — Si è disputato domenica 21 gennaio a Trofarello la 19“ edizione del trofeo Zurletti, gara valida
come seconda prova del campionato provinciale di corsa campestre. Ha partecipato alia gara una buona rappresentanza del
gruppo sportivo Pomaretto conseguendo alcuni rilevanti risultati: Elisabeth Porporato è giunta 2“ fra le Esordienti, quinti
Andrea Barrai fra i Cadetti, Daniele Bertocchio fra i Veterani
30 e Alfredo Benedetto fra i Veterani 60.
TENNIS TAVOLO — Ancora una buona prestazione delle
quadre della ValpeUice di tennis tavolo; in CI Davide Gay,
vincendo con giocatori di terza classe nazionale, ha consolidato
la sua classifica personale. La CI ha vinto con le Poste di Torinó per 5 a 2 grazie ai punti di Rosso (2) e Gay (3); la C2 regionale ha invece perso, per 2 a 5, sempre con le Poste Torino con
due punti di Rossetti. Successo per la ValpeUice trascinata da
Belloni in D2 provinciale; i valligiani si sono imposti sul Rivoli
per 5 a 2, con 3 punti di Belloni e uno di Genre e Battaglia.
25 gennaio, giovedì — SAN
SECONDO: Il Comune di San
Secondo e quello di Prarostino
organizzano, alle 21, nella sala
incontri del municipio, una serata sul tema «Reg. Cee 2078/92:
sensibile riduzione dei fitofarmaci e dei fertihzzanti»; interviene
il fitopatologo Massimo Pinna.
25 gennaio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,30, nella sala mostre di via
Tegas, incontro su gli interventi
e le competenze in materia di assetto idrogeologico del territorio.
25 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
presso la Casa valdese di via
Beckwith 1, concerto di Maria
Celeste, traversina, Alessandro
Terrin, flauto dolce. Clementina
Perozzi, clavicembalo, per gli
incontri dell’Unitrè.
26 gennaio, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 20,45,
presso la biblioteca comunale in
via Nazionale, a conclusione della mostra sulla Bibbia avrà luogo
una conferenza del professor
Bruno Corsani su «Perché e come leggiamo la Bibbia?».
26 gennaio venerdì — PEROSA ARGENTINA: Per il cineforum, a cura dell’associazione culturale Ali Dada, alle 21, al
Centro per anziani in via Roma
26c, proiezione del film «Commessi» di Kevin Smith; costo
della tessera sociale lire 10.000.
26 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la sala
Paschetto del Centro culturale
valdese alcune classi di studenti
di operatori turistici e ragionieri
dell’istituto Alberti, fino a lunedì
29, espongono il progetto di guida turistica e Cd multimediale
sulla valle: ore 9-12 e 15-18.
26 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, al cinema Trento, proiezione del film di
A. Kurosawa «Rapsodia d’agosto» per la serie di film, incontri ■
e mostre su «La nube invisibile,
Cemobil dieci anni dopo».
26 gennaio, venerdì — PINEROLO: Alle 17, nella saletta Pro
Loco di Palazzo Vittone, per «Pinerolo che scrive» incontro con
la narrativa di Lina Dolce, Massimo Tosco e Rita Sperone, con la
presenttizione di Felice Bordino.
26, gennaio, venerdì — SESTRIERE: Nella sala consiliare,
alle 21, conferenza di Giorgio
Toum su «Il protestantesimo nelle Valli», a cura dall’associazione
«La Valaddo» e dei Comuni di
Sestriere, Pragelato e Cesana.
26 gennaio, venerdì — PINEROLO: Presso la scuola media
San Lazzaro la Cgil-scuola organizza un dibattito sul tema «Una
nuova idea per la scuola» sul sistema formativo italiano; interverranno Ermanno Testa, del Cidi, e Giulia Rodano, del Pds.
27 gennaio, sabato — INVERSO RINASCA: Alle 20,45,
nei locali della Pro Loco a Fleccia, serata con diapositive della
guida alpina Andrea Sorbino dal
titolo; «Alle sorgenti del Gange:
un settemila sulle tracce di Shiva». Interverrà il coro Eiminal.
27_gennaio, sabato — PEROSA ARGENTINA; Nel salone della Comunità montana, Arturo Genre e Daniele Tron parleranno su «Cavalcando chimere»,
ricerche su un mitico animale
delle Valli; l’appuntamento è alle
16,45.
27 gennaio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel
tempio valdese concerto a scopo
di beneficenza a favore dell’
ospedale Drin di Sojnica (ex Jugoslavia) del coretto valdese di
Torre Pellice e degli Astra di
Borgaretto.
27 gennaio, sabato — PINEROLO: Alle 14,30, presso la
nuova biblioteca per ragazzi in
corso Piave, incontro su «Questa
settimana ho Ietto», racconto di
una storia attraverso la tecnica
preferita, disegno, collage, drammatizzazione, racconto.
28 gennaio, domenica — PINEROLO: La compagnia del
teatro degli Immediati presenta
«Cenerentola», rivisitazione della celeberrima fiaba attraverso
l’uso della maschera; l’appuntamento è alle 16 presso l’auditorium di corso Piave, costo del biglietto lire 5.000 posto unico.
1“ febbraio, giovedì — TORRE PELLICE: Alla casa valdese di via Beckwith 1, alle 15,30,
incontro con l’architetto Piercarlo Longo su «Attualità del recupero del patrimonio edilizio storico in valle», per l’Università
della terza età.
2 febbraio, venerdì — PRAGELATO: Organizzata dalla
fondazione Gouiot Bourg conferenza di Alex e Monica Berton
su «La lingua d’oc, il provenzale
e il patuà», alle 21, nella sala
consiliare.
3 febbraio, sabato — TORRE PELLICE: Alle ore 15,
presso il centro culturale, è convocata l’assemblea degli Amici
della biblioteca.
VALLI
~ (^MANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei, 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei, 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 26, ore
21,15, Rapsodia d’agosto, di
Akiro Kurosawa. Sabato 27,
ore 20 e 22,10, domenica 28,
ore 14,30, 16, 18, 20, 22,10 e
lunedì 29, ore 21,15, Pocahontas.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubt^icazione unitaria con Rlfomia
nbn può essera venduto sparatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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venerdì 26 GENNAIO 1996
Vita Delle Chiese
*
Intervista a Archimede Bertolino, segretario della Missione contro la lebbra
Cina e Bangladesh nuove iniziative
Sei milioni di lebbrosi nel mondo hanno bisogno di cure mediche e spirituali
L'obiettivo è fermare l'epidemia entro il 2000
ALBERTO CORSAMI
f ammalato di lebbra ha
bisogno che si provveda
l' ai suoi bisogni fisici, psichici
V ie spirituali, dalle cure cliniche al reinserimento nella
società. Di tutto questo, nel
jiome dei Signore Gesù Cri' sto, si occupa la Missione
jcf,^evangelica contro la lebbra.
"^■/Abbiamo incontrato il segre; 'tarlo del comitato italiano,
^pastore Archimede Bertoli:no, in vista della domenica
'■'■della Missione, che cade il 28
■' gennaio, per avere gli ultimi
fiaggiornamenti sulla mulijtiforme attività dell’organizF'zazione.
Per anni si è identificata
della Missione con gli
f interventi in India, paese più
Acolpito insieme al Brasile dal%la malattia: com’è la situazio'Ine in altri paesi e quali sono
interventi più rilevanti
della Missione?
«Un grosso progetto è stato avviato in Cina in collabodazione con il ministero delCla Sanità per aiutare oltre
^70.000 sofferenti a reinserir■‘i,, ^i in una vita normale. In particolare ci è stata affidata la
formazione di calzolai che
|i.possano fabbricare calzature
accettabili dalla cultura loca- le e adeguatamente protettive per dei piedi che hanno
i: perso sensibilità. Da anni siamo invece presenti in Nepal;
L qui la stessa Organizzazione
mondiale della sanità si incontra con il governo per
oncertare gli interventi sulla
istribuzione di medicinali
Pazienti dei iebbrosario di Yenshan Xing Ming
agli ammalati, sulla formazione e sulla ricerca di enti
collaborativi. La nostra missione si occupa di formazione del personale nella regione di Anandabam, che significa “foresta della gioia”».
- In questa zona la formazione assume caratteristiche
abbastanza particolari...
«Vi è un ospedale grande
ma sempre insufficiente perché vi giungono ammalati
che potrebbero essere curati
più vicini a casa. Per questo a
IJ
k
SCHEDA
La missione evangelica
contro la lebbra
La Missione evangelica contro la lebbra (Medi) nasce in
S Irlanda nel 1874 per opera di W. Bailey che indirizzò la sua
azione in un primo tempo in India, dove i malati vivevano
in stato di quasi totale abbandono. La Missione opera, oltre
che in Asia, anche in Indonesia, Cina e Africa per un totale
di 35 paesi, e collabora con oltre 80 fra chiese e missioni,
servendosi di 50 centri propri. La Medi collabora inoltre
con altri 100 centri e interviene su circa 400.000 ammalati.
L’attività della Missione consiste in una serie di interventi: le cure mediche e chirurgiche: l’educazione sanitaria e
alla prevenzione; la gestione di scuole, fin dalle elementari
e la formazione professionale dei paramedici; il reinserimento degli ammalati nelle rispettive società; l’annunzio
della Parola, su cui si fonda l’impegno dei missionari.
(f
i;
onfronti: usa copia lire 8.000; abboaemento ammo, lire 66.000;
l^ostenitore lire 1^.000 con Hbro in omaggio).. v
lEarsamento su! ccp 61288007 intestato a coop. Cam Nuovi 'Tempi,
^a Firenze 38, (K)184 Roma:''^
|er informazioni: telefono 06-4820603, fax 4827^1, (indirizzo Jnt: Http’7/hella.stm.it/maii;et/sct/bome.htm). >, ^ H
noi è stato chiesto di fornire
un “sostegno tècnico supplementare” per la lotta contro
la lebbra in ben 19 distretti
della Regione centrale,per
istruire personale medico diffuso sul territorio. Dobbiamo
anche provvedere per 15 supervisori sempre con il compito di formare i medici e
giungere a diagnosi rapide».
- Un altro paese molto colpito dalla lebbra è il Bangla-desh: che cosa ci può dire sulla vostra azione?
«Il Bangladesh è al terzo
posto al mondo per diffusione della malattia. Nell’estate
1994 il governo ha avviato un
progetto per il suo controllo,
accordandosi con diversi enti
fra cui la nostra Missione, di
cui è riconosciuta la notevole
preparazione scientifica. Abbiamo in breve tempo ricevuto l’incarico di provvedere
alla distribuzione di medicine e alla formazione del personale medico locale. Inoltre
si è avviata un’indagine sul
perché i nervi colpiti dalla
lebbra subiscano danni. Ci
siamo prefissi la distribuzione entro il 2000 della cura
polichemioterapica a tutti gli
ammalati del paese: anche se
la lebbra a quella data non
avrà più diffusione endemica, sarà tuttavia ancora necessario seguire gli ex amma
lati, per esempio per quanto
riguarda le calzature (che
non devono provocare ulcerazioni) e, dove necessario,
con la chirurgia plastica, oltre
che provvedere al loro reinserimento^sociale. In specifico per prevenire le menomazioni lavora Kathleen Finlay,
fisioterapista, che insegna
agli ammalati Come evitare di
danneggiarsi gli arti che la
malattia ha reso insensibili, e
istruisce in questo senso anche i paramedici».
LA MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO LA LEBBRA
via Rismondo 10, 05100 Temi
comunica che il nuovo
numero di cc p è
12278057
Abbonamento annuo L. 28.000 - Estero L. 33.000
Sostenitore L. 35.000 - Una copia L. 3.500 da versare su c.c.p. n. 14603203 intestato a «L’amico dei
fanciuili - Tavola Valdese» - 20159 Milano - Via
Porro Lambertenghi 28
PAG. 7 RIFORMA
M II campo invernale di Bethel
La famiglia in Italia è
davvero un obbligo sociale?
ILARIA QUARTINO
UN campo intergenerazionale sulla famiglia?
Sicuramente interessante a
giudicare dal numero di persone che hanno «invaso» il
centro Bethel (creando qualche problema logistico agli
organizzatori). Certo che, a
ben guardare, sui cinquanta
partecipanti al campo solo
una quindicina può vantare
più di due decenni dì vita. Di
questi, solo un paio (per altro
persi durante il corso del
campo) ha una lunga esperienza come genitore. Completamente assenti le fasce di
età più anziane.
Nelle valutazioni, il campo
si è interrogato sulla ragione
di questa assenza: probabilmente, si è detto, chi ha già
formato una famiglia, e ha
già assunto e svolto ruoli parentali, ha poca voglia e poco
interesse a mettere in discussione i propri modelli familiari. Così, Ü confronto è avvenuto fi:a le generazioni più
giovani. Sono emerse significative differenze, legate
all’età, nella percezione di sé
rispetto alla famiglia: in linea
di massima, fino a vent’anni
circa ci si descrive come figli
dipendenti dai genitori; dai
vent’anni si ragiona su se
stessi come Soggetti autonomi e si inizia a pensare alla
possibilità di formare una
nuova famiglia. Discutendo
sul proprio retaggio familiare, i campisti hanno affrontato con coraggio (sfidando i
bollori infiuenzali) gli argomenti che lo staff di lavoro
ha elaborato, componendo
abilmente fra loro relazioni
ed animazioni, dibattiti in
plenaria e riflessioni in piccoli gruppi.
Sono stati seguiti due filoni: il primo, teologico, prevedeva l’analisi di testi e tematiche bibliche: la storia di Tamar (Gen. 38); la famiglia di
Gesù (Giov. 2, 1-12; 19, 2527): la famiglia nelle lettere
di Paolo (I Cor. 7) e in altre
lettere apostoliche (Ef. 5, 22
ss.). Con il secondo, che ài
può defihire socio-antropologico, prendendo l’avvio
dalla definizione più diffusa
di famiglia nelle società occidentali, si è giunti a studiare
la famiglia e il modello «familista» italiano.
La famiglia è intesa solitamente come gruppo, stabilmente convivente e approvato socialmente, formato da:
1) una coppia eterosessuale,
unita da un contratto di matrimonio, che ha rapporti
sessuali ed affettivi, che coopera regolannente alla riproduzione materiale della propria esistenza; 2) dai figli generati o adottati, conviventi e
dipendenti dai genitori. Que
sta definizione è stata criticata perché non tiene conto di
realtà, sempre più diffuse, di
famiglie con un solo genitore
o della richiesta, ad esempio,
di un riconoscimento giuridico da parte di coppie omosessuali.
I criteri di comprensione
del modello familista si esprimono attraverso una serie di
domande così esemplificate:
«Giova ai miei figli e al mio
partner intraprendere questa
o quest’altra azione?» Lo staff
del campo ha rilevato criticamente come tale modello familista risulti da una visione
della famiglia in cui le esigenze, le aspirazioni, i programmi di vita di ogni componente di essa vengono sacrificati
in nome e per un’idea di famiglia in cui il singolo (ad
esempio figlio o figlia) sparisce come soggetto autonomo, in grado di immaginare,
desiderare e impostare la
propria esistenza in forma alternativa al modello che gli è
stato trasmesso.
iTcampo ha accolto questa
istanza critica, ma in ogni caso anch’essa è suscettibile di
revisioni e di aggiustamenti.
In tale prospettiva ci siqpotrebbe domandare se, pur in
una critica del modello familista, la domanda posta sopra
non sia ricca di senso, qualora, a titolo di esempio, nel
quadro di una legittima pianificazione familiare, non
serva ad individuare una risposta circa l’opportunità o
meno di mettere al mondo figli, con tutte le responsabilità
che questo comporta, rispetto alla nuova persona nata,
all’ambito familiare ed alla
società in cui è posta come
soggetto partecipante.
In conclusione, se il modello familista è criticabile a
partire da quella domanda, la
domanda stessa mantiene la
sua legittimità e la sua forza
se è indice delle responsabilità che ciascun membro assume rispetto alle conse- '
guenza che derivano dalle risposte date.
9e
gioventù evangelica
V '
SOTTOSCRIZIONE 1996
normale..................L. 45.000
sostenitore....'..;.........90.000
estero......................60.000
«3 copie al prezzo di 2»....90.000
cumulativo GE/Confronti.....85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
ÌL:
12
PAG. 8 RIFORMA
^ PINEROLO —: Costerà 208 milioni la gestione della nostra
chiesa nel 1996. Lo ha deciso l’assemblea di chiesa che ha
approvato all’unanimità il preventivo presentato dal Concistoro. 126 milioiii andranno alla Tavola come contributo
della chiesa alle spese comuni, altri 7 milioni per le spese
comuni del distretto, del circuito, della Cevaa e per la Facoltà di teologia, 75 milioni per le spese ordinarie a livello
locale. La spesa per ogni membro di chiesa sarà dunque di
oltre 230.000 lire. La comunità inoltre dovrà affrontare alcune spese straordinarie per la manutenzione dello stabile,
ma a questo si farà fronte con collette speciali.
• «Cattolici e valdesi: uniti in matrimonio» è un documento
elaborato dalle coppie interconfessionali del pinerolese
che è stato presentato nel corso del culto da Marcella Gay.
Scopo del documento è quello di dare un’informazione
precisa sulla situazione delle coppie e stiriiolare la nascita
delle «catechesi ecumenica» dei figli. Il movimento delle
coppie interconfessionali invita inoltre quanti vogliono
confrontarsi su questi temi a prendere contatto con alcuni
degli animatori. Si può telefonare ai numeri 0121-396963
(Marcella Gay), 0121-795091 (Emanuela e Piero Griglio).
• Si sono sposati Ivonne Monnet e Paolo Pranza. Agli sposi
l’augurio di un matrimonio ricco di benedizioni.
PACHINO —La sera del 1“ gennaio nei locali della chiesa valdese si è tenuto il consueto concerto di Capodanno organizzato dal Comune. In seguito al rifiuto da parte delle altre chiese presenti nel paese, il sindaco si è rivolto al Consiglio di chiesa per ottenere l’utilizzo dei nostri locali. La risposta positiva del Consiglio ha permesso a molti pachinosi di gustare circa due ore di buona musica anche se, a causa dello spazio limitato, la maggior parte degli spettatori è
stata costretta a rimanere in piedi. Infatti, forse in modo
un po’ troppo ottimistico, si era pensato che i 50 componenti dell’orchestra giunta da Catania si potessero sistemare con i loro strmnenti nella chiesa. In un primo momento, visti gi spazi ristretti, il direttore e molti componenti l’orchestra avevano pensato di rinunciare a suonare,
ma le parole di un membro di chiesa, a quanto pare, li
haimo convinti a provare ugualmente: Cristo è nato in una
stalla, ed anche lì c’era poco spazio. Comunque, nonostante lé difficoltà, il concerto ha avuto im notevole successo, e
anche per U direttore è stata un’esperienza unica, visto che
è stato costretto a dirigere circondato dal pubblico.
• Ricorre quest’anno il centenario della scuola per l’infanzia «Il Redentore». Le strutture murarie sono rimaste le
stesse, anche se le innovazioni sul piano didattico e organizzativo sono state molte. In occasione dei festeggiamenti il comitato che regge l’opera ha in mente di organizzare
ima mostra fotografica e storica per ricordare quanti in
passato hanno prestato il loro servizio nella scuola. Il comitato è ora composto da Karola Stobaus, Ester La Fata,
Loredana Acanfora, Rosalba Fortuna e Laura Napolitano.
Tra le sue prime decisioni vi è quella di ridurre il numero
degli allievi per dare più «speizio» all’attività educativa.
Ogg gli iscritti sono 55 e i primi mesi di scuola faimo ben
sperare per il successo dell’attività. (l.m.)
TRAPANI-MARSALA — Domenica 24 dicembre la comunità
di Marsala si è raUegrata nel ricevere il lieto messaggo natalizio dai ragazzi e ragazze del catechismo, dalla scuola
domenicale e dai govani defia comunità. A Trapani, invece, i bambini della scuola domenicale hanno animato il
culto partecipandovi con dei canti che hanno coinvolto la
comunità. Siamo riconoscenti g Signore per la presenza
costante di questi govanissimi nella vita comunitaria.
• Domeriica 7 gennaio le comunità di Trapani e Marsga si
sono incontrate per partecipare assieme al culto nel nuovo
tempio di Marsala. Un importente e vissuto momento di
condivisione che è stato rafforzato da un’agape fraterna g
termine della quge ci si è rallegrati nel ricevere la notizia
che questa chiesa sta per passare da gruppo in formazione
a chiesa costituita dg momento che il numero dei membri, negli grimi anm, si è moltiplicato.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Bruno Rostagno
per aver presieduto il culto del 7 genngo.
• La comunità si è stretta intorno alla faimglia di Dario
Bomssa, deceduto a 58 anni, dopo lunghe sofferenze.
DAL RIO DE LA PIATA —^Ariel Rostan e Azucena Cgrus gungeranno prossimamente in visita, nel II gstretto e poi gle
Vgli dove trascorreranno la settimana del XVII Febbraio.
La Comunità evangelica riformata di Brusio (Svizzera/Grigioni) cerca
a partire dal 1° agosto 1996 un
PASTORE
di lingua italiana. Eventuali conoscenze del tedesco, sono utili ma non determinanti.
I compiti del pastore di Brusio comprendono anche la guida spirituale
della diaspora evangelica dell'alta valle dell'Adda fino a Delebio, la conduzione del Centro evangelico di cultura
di Sondrio ed eventualmente la cura
d'anime della Comunità di Sondrio.
Favorite inoltrare la vostra risposta
entro il 20 febbraio 1996 alla Comunità evangelica riformata di CH 7743
Brusio. Telefono n. 004-18255880.
i Vita Delle Chiese
Si È morto il decano dei pastori
Angelo Perres: una
vita per I^Evangelo
venerdì 26 GENNAIO 1996
iVENER
LUCA BARATTO
LO scorso 23 dicembre si è
svolto, nell’atmosfera raccolta e commossa della Chiesa metodista di Ponte Sant’
Angelo, il funerge del pastore Angelo Perres, spentosi
all’età di 99 anni, dopo una
vita interamente consacrata
g servizio del Signore.
Nato in una famiglia socialmente elevata e avviato
glo studio dell’ingegneria, si
convertì nella chiesa battista
di via del Teatro Vgle, nella
cui predicazione fu raggunto
dall’Evangelo e nella cui atmosfera riconobbe un modo
autentico e sincero di vivere
la fede in Cristo, Come ha ricordato nella sua predicazione il pastore Benecchi, rincontro di Angelo con il suo
Signore è stato il fatto determinante di tutta la sua esistenzaj portandolo a scelte
gfficilii al conflitto con i propri genitori e infine a intraprendere la difficile via del
pastorato, così diversa dalle
ampie e sicure prospettive
che le sue capacità e la posinone della sua famiglia d'ori
■ Terni
L'incontro
internazionale
FEDERICO ROELA
La comunità metodista di
Terni, domenica 7 genngo, ha vissuto una giornata
molto gratificante e benedetta
dal Signore. È ormai consuetudine che la comunità si riunisca ogni prima domenica
del mese per celebrare il culto, consumare il pranzo insieme e trascorrere poi un pomeriggo in fraterna allegria.
La gornata in questo caso è
allietata anche dalla visita di
un nutrito gruppo della chiesa evangelica di Perugia. La
predicazione del pastore Archimede Bertolino, le doti di
animatrice di sua moglie
Peggy e le virtù culinarie delle
ggnore sono state il punto di
forza dell’intera giornata.
Tuttavia tutti sono stati stupiti per il grande contributo che
l’insieme dei partecipanti ha
saputo dare già riuscita dell’
incontro. Grazie già numerosa presenza di evangelici stranieri la manifestazione è vissuta in uno spirito di vera fratellanza. I fratelli «stranieri»,
tutti residenti a Perugia e a
Terni, sono risultati provenienti da ben quattro continenti: Africa (2 da Etiopia e
Angola), America (4 da Stati
Uniti e Perù), Asia (3 dalla
Corea), Europa (3 da Romania e Spagna). Tutti questi
fratelli, insieme a perugini e
ternani, hanno dato vita a
una lunga serie di esibizioni
musicgi, corgi e liriche.
Non sono mancati momenti di intrattenimento per
i govani e i più piccoli. Questi ultimi hanno dimostrato
di aver gradito la giornata
chiedendo ai propri genitori
di ritornare la domenica successiva. Un plauso per il successo dell’iniziativa va a tutti
i partecipanti. Meritano di
essere citati in particolare la
govane e bravissima violinista Lee Jeong Eun (16 anni),
che ha eseguito musiche di
Bach, Beethoven, Monti, De
Libes, Shubert e G. Marie e le
govanissime Yumi Palleschi
(5 anni) e Giulia Lombardo
(11 anni) che hanno eseguito
un saggio di pianoforte con
promettente maestria.
Angelo Petres
gine gli avrebbero garantito.
Pastore battista durante il fascismo, fu poi chiamato nel
1946 a servire il Signore nelle
chiese metodiste, in cui operò fino g 1957, quando per
motivi di sgute dovette ritirarsi. Tra le altre, fu pastore
nelle comunità di Gioia del
Colle, Bisaccia, Sestri Levante, Carrara e Salerno.
Oltre che dal pastore Benecchi, la figura di Angelo
Perres è stata ricordata dal
pastore Aurelio Sbgfi, che lo
ha dipinto come un personaggio lontano daU’immagine
austera e sostenuta di un pastore tràdizionale. Al contrario, egli era persona di grandi
aperture, animato da un sincero desiderio di comprendere e di dialogare con il mondo
esterno alle nostre chiese. Attitudine alla quge faceva contrasto il grande rigore con cui
pretendeva, da se stesso e dgla propria famiglia, un’estrema coerenza personale con il
messaggo evangelico.
Al funerge, attorno g figli,
gle figlie e ai nipoti, si è raccolta una comunità di persone provenienti da diverse chiese evangeliche roma- '
ne, per esprimere la propria
commozione, ma anche la
propria riconoscenza al Signore per la vita fruttuosa e
significativa di questo pastore e fratello in fede. Erano
anche presenti, e hanno portato una lóro sentita e significativa parola, il moderatore
della Tavola vgdese, Gianni
Rostan, e il pastore della comunità di Ponte Sant’Angelo,
Richard Grocott.
Scomparso la scorsa estate
Arthur Ward
un amico dei valdesi
NICKY RADDON
E morto nell’agosto scorso
il vescovo della Chiesa
anglicana libera (Free Church of England) Arthur Ward,
ex presidente del Comitato
inglese per la Chiesa vgdese,
che in ottobre ha aperto un
fondo specige intitolato già
sua memoria.
Poco prima della seconda
guerra mondige, da studente, Ward sentì parlare dei vgdesi. Quando poi nel 1957 fu
pastore alla comunità di St.
Paul a BexhilJ-on-Sea conobbe il capitano Stephens, che
ogni estate partiva per l’Itgia
e tornava in Inghilterra a raccontare di gente che trovava
la via della salvezza: così
Ward cominciò a interessarsi
della Chiesa vgdese.
Dg 1964 g 1970 organizzò
i soggiorni di vgi gmppi di
giovani e di adgti, che venivano ospitati soprattutto alla
Foresteria di Torre Pellice. In
questi anni fu invitato a entrare nel Comitato, di cui in
breve divenne segretario. Un
altro suo impegno fu quello
di organizzare viaggi per i
pastori vgdesi che giravano
le comunità in Inghilterra
per predicarvi; scrisse aUora
centinaia di lettere per trovare sempre nuove comunità che li ospitassero, e così
fece aumentare sempre il
TAVOLA VALDESE
La colletta
del XVII Febbraio
tu
Come ogni anno, la colletta che le chiese valàeg faranno in occasione del XVII l'ebbiaio sarà dedicata al
Rio de la Piata. Il moderador della Mesa valdense, pakore Hugo Gönnet, ci ha scritto suggerendo due olgi^ttivi
che stanno a cuore g nostri fratelli dei Rio de la Ì4ata: la
Casa dello studente in Montevideo, e il poiteriziamento
di aree destinate a campi giovanili. Ci rallegriamo per
questi obiettivi, che tendono a incoraggiare il lavoro tra i
giovani, e invitiamo le chiese a rispondere con generosità gl’appello. •
Federazione delle chiese evangeuche in Italia
«
Un patto per la vita
»
Settimana della libertà 1996
11-18 FEBBRAIO
Cedola di prenotazione dei materiali
Prenoto n._
Prenoto n.
. copie del Quaderno «Un patto per la vita». Costo unitario lire 8.000.
. copie del Poster «Scegli la vita». Costo Unitario lire 5.000.
La prenotazione è per conto di (chiesa, circuito, gruppo).
Posta ordinaria □
Corriere Qi
Al seguente inidirizzo: Nome e cognome ____________________
via________________________________cap città____
telefono.
Le spese postali sono a mio carico; pagherò la spedizione e i materiali tramite il bollettino di CCP che riceverò insieme ai materiali.
La cedola di prenotazione va inviata a Settimana della libertà c/o
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
via Firenze 38 00184 - Roma
Segreteria delia Settimana c/o Confronti
telefono: 06-48903241 (ore 10-13); fax: 06-4827901
numero degli amici della
Chiesa vgdese.
Organizzò anche dei veri e
propri campi in Inghilterra
per offrire la possibilità di conoscere i vgdesi a tutti quelli
che non potevano andare in
Italia. Il primo fu a Bexhillon-Sea nel 1967, ma dall’anno dopo toccò a Mableden
(Kent), dove si sarebbero
svolti per 20 anni. Invitati italiani furono fra gli gtri Achille Deodato, Ernesto Ayassot,
Gustavo Bouchard, Renato
Coisson, Aldo Sbaffi, Sgvatore Ricciardi, Claudio Pasquet.
C’era in questi campi una dimensione spirituale, e c’era
la ricerca di fondi per la Chiesa vgdese: un caso esemplare fu un dono ottenuto dal
Comitato e finalizzato alla
scuola presso il centro La Noce di Palermo.
Ward organizzò anche numerosi soggiorni di inglesi in
Sicilia tra il 1970 e il 1986: 2300 persone contattarono
così la realtà dei valdesi, e
ovunque andasse Ward ne
parlava con entusiasmo, e
fece tutto questo nel tempo
libero che aveva dgl’attivLtà
di pastore prima e di vescovo poi. Il suo lavoro è stato di
ispirazione per tanti altri;
grazie al suo impegno molti
progetti sono stati realizzati,
ed è stato nostro privilegio
poter lavorare con liii.
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Lettera aperta dei Servizio rifugiati e migranti Fcei
Essere chiesa insieme
Gli immigrati evangelici sono un dono di Dio sapremo accoglierli in modo edeguatoì
BRUNO TRON*
I ARE sorelle e cari fratelli,
(Certamente siete tutti cof^ienti del fatto che fra gli imiffligrati africani, asiatici, latii|ioamericani ed europei prei^enti in Italia numerosissimi
(sono i fratelli e le sorelle
f;0¥angelici. Se i dati statistici a
«disposizione sono corretti,
|;probabilmente gli immigrati
¿^angelici nel nostro paese
foggi altrettanto numeirosi degli evangelici italiani,
^i^esta presenza è un dono
''icDio (Ebrei 13,2) alle nostre
ithlese fortemente minoritarie, purché siamo capaci di
«rispondervi adeguatamente.
Molte nostre chiese sono
¡già impegnate a vivere con^étamente il progetto «essere chiese insieme» agli im¡odgrati, altre lo sono meno.
La raglone di questa lettera è
[i mettere nelle vostre prioijtftà quella di «essere chiesa
¡insieme», non aspettando
'Che gli immigrati evangelici
litigano a cercarci, ammesso
tÉe riescano a scoprirci, data
iia poca visibilità sociale che
fe caratterizza.
In pratica: pastori evangelieie diaconi dovrebbero dejare una parte del loro lavo
Ealla ricerca degli immigrati
angelici. I nostri locali di
Ito dovrebbero portare ben
^ridente l’indicazione, anche
in Mtre lingue (inglese, franÌ^se, spagnolo...), che sono
(^se evangeliche di questa
oiuella famiglia denomina
tontribuzioni
deducibili
j Chi ha contribuito finani Variamente alle chiese
'^ttiste, metodiste o valdesi, oppure a un’opera, un
Istituto, un’istituzione, può
dedurlo dai redditi 1995 fino all’importo complessivo di 2 milioni. Quest’opeòzione va fatta sui modelli
730 (entro febbraio) e 740
ientro giugno). Per usuftuire di tale possibilità biallegare alla dichiarazione dei redditi la ricebita rilasciata dalle persone abilitate dalle ammini^azioni ecclesiastiche, o
la còpia della ricevuta di
rarsamento sul ccp o del
iionifico bancario che reca
evidente la causale.
Le amministrazioni ecteastiche hanno provveduto a nominare i responsabili della certificazione dei versamenti in ogni
^iesa locale. Si ricorda
inoltre che la ricevuta deve
■portare anche il codice fileale del donatore e non
luò essere intestata a più
’arsone. In caso di versamenti famigliati è bene efmttuare più ricevute.
Vendesi
terreno
f-a Tavola valdese vende appezzamento di terreedificabile di
^rca 7.700 mq si^^0 in Torre Pellice,
^ona viale Dante.
^er informazioni
^^iefonare ai numero 0121-91296
8 Cosenza
Dare un futuro
alla memoria
FRANCESCA MELE TRIPEPI
N
zinnale. La barriera linguistica è una realtà, ma organizzare periodicamente riunioni in
inglese o in francese per e con
gli immigrati non deve essere
un’impresa impossibile. Queste sono solo alcune delle
possibili iniziative; ogni comunità troverà certamente
quelle soluzioni che si adattano meglio alla propria situazione, purché ci sia alla base
una disponibilità all’accoglienza fraterna e sororale,
capace di fare spazio a chi
viene da fuori e vuole vivere e
condividere con noi momenti
di culto e di comunione.
Se non ci attrezziamo in
questo senso, gli immigrati
evangelici cercheranno altrove un necessario riferimento
culturale e noi avremo perso
un’occasione straordinaria di
vivere concretamente l’universalità dell’Evangelo e la
varietà dei doni dello Spirito
per rarricchimento delle nostre comunità.
Il Servizio rifugiati e migranti della Fcei, che ha organizzato in passato convegni sul tema «Essere chiesa
insieme», mette a vostra disposizione l’esperienza acquisita e la propria organizzazione, se necessario, ma
non può fare le vostre veci.
«Essere chies^ insieme» è un
servizio e non una chiesa, deve occuparsi di tanti aspetti
del fenomeno migratorio ma
non può essere comunità di
fede per e con gli immigrati
evangelici, questo potete esserlo solo voi.
Vi ringrazio per la pazienza
con la quale mi avete seguito
fino a qui e vi saluto fraternamente.
D Segretario del Servizio
rifugiati e migranti
della Federazione,delle chiese
evangeliche in Italia
EL dicembre del 1945 si
chiudeva a Ferramonti
di Tarsia, in provincia di Cosenza, il più grande campo di
concentramento fascista, in
cui erano stati internati, dal
1940 al 1945, oltre duemila
ebrei. Per ricordare questo
evento si è svolta, l’8 dicembre a Reggio Calabria, una
manifestazione organizzata
dal gruppo locale Sae (Segretariato attività ecumeniche) e
dalla fondazione Ferramonti
di Cosenza.
Il tema dell’incontro «Dare
un futuro alla memoria» ha
voluto esprimere il dovere di
non rimuovere un passato in
cui le differenze razziali e le
divisioni religiose sono state
cause di conflitti aberranti e
feroci persecuzioni, ma di indurre piuttosto le nuove generazioni ad abbandonare
l’odio e la violenza per cor
struire un mondo di pace.
E da Ferramonti, nonostante le leggi perverse che
isolavano in una landa paludosa e malarica persone innocenri, viene un messaggio
di speranza e un insegnamento di solidarietà. Gli internati si sono organizzati
democraticamente al loro interno, hanno creato scuole e
sinagoghe, circoli culturali e
sportivi, hanno realizzato
rapporti di scambio solidale
con le popolazioni dei villaggi circostanti.
Tutto questo ha fatto definire il campo di Ferramonti
come il «lager della buona
sorte» ed è stato possibile per
la sensibilità e il coraggio delle persone che occupavano i
posti di comando.
Tra gli altri ha meritato la
gratitudine degli ex internati
U maresciallo di Pubblica Sicurezza Gaetano Marrari che
aveva il compito di mantenere l’ordine all’interno del
campo. I valori che questi
uomini hanno testimoniato
sono un’eredità preziosa che
occorre mettere a frutto perché il comandamento cristiano dell’amore non sia
un’utopia senza senso ma un
impegno tangibile per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato.
I L'associazione «La rondine» e i bambini di CernobiI
Accogliamo i bambini in piccoli gruppi
SEGIO BORRONI
Quella dei pastore di Altopascio (Riforma 2/96
pag. 8), sull’accoglienza in
Italia di bambini di CernobiI,
non è l’unica iniziativa del
genere nell’ambito evangelico. A Montespertoli, in provincia di Firenze, è nata recentemente, in seguito a
un’esperienza dell’associazione Tresanti nell’estate
scorsa, l’associazione «La
rondine», che svolge un’attività simile, anche se su scala
per il momento minore. Anche per «La rondine» l’inizio
è stato casuale: nell’estate
1994 è stato ospite della Casa
Tresanti il pastore Burkharot
Homeyer, presidente del
«Bundesarbeitgemeinschaft
den Kindern von Tschernobyl», un’organizzazione
tedesca che si occupa fin dal
1989 di azioni di solidarietà
con le popolazioni bielorusse colpite dal disastro di CernobiI e che ha raggiunto dimensioni notevoli (l’anno
scorso ha fatto ospitare in
Germania circa 15.000 bambini bielorussi). Il Bundesarbeitgemeinschaft è nato
dall’esperienza della Solidarische Kirke, movimento figlio della Chiesa confessante
che aveva lo scopo di creare
la divisione del mondo in
blocchi.
Dalle conversazioni serali
con il pastore Homeyer è nata l’idea di ospitare un gruppo di bambini presso la Casa
Tresanti. Con il tempo quella
che doveva essere una semplice operazione di ospitalità
è diventata un’azione autonoma: l’associazione Tresanti si è dovuta occupare di
tutto, dai contatti con le organizzazioni bielorusse per
le selezioni dei bambini e le
pratiche burocratiche in Bielorussia ai contatti con gli uffici italiani, acquisendo così
un’esperienza che le ha consentito di organizzare non
solo l’arrivo del proprio
gruppo, alla Casa Tresanti,
nel luglio-agosto ’95, ma anche una seconda azione di
ospitalità a Pinerolo, nell’ottobre ’95.
A questo punto un gruppo
di persone coinvolte nel progetto ha deciso di non lasciar
perdere l’esperienza acquisita ina di tentare anzi di
sviluppare Tinizlativa non
solo a Montespertoli e Pinerolo, ma anche in altre località italiane. È nata così «La
rondine», che ha proseguito
e ampliato il lavoro fatto
dall’associazione Tresanti
(che continua da occuparsi
della Casa Tresanti). Al momento stiamo lavorando per
far venire gruppi a Montespertoli, a Bollate (Mi) e nel
Pinerolese, ma stiamo prendendo contatti per estendere
il lavoro anche altrove.
«La rondine», a imitazione
di quanto fa, su scala enormemente più vasta, il Budesarbeitgemeinschaft den
Kindern von Tschernobyl,
cerchiamo di creare gruppi
locali diffusi in tutta Italia,
con la speranza di veder nascere da questi delle associazioni autonome, tutte legate
da un unico fine e che facciano^riferimento alle stesse
organizzazioni in Bielorussia. Anche il respiro internazionale dato dalla collaborazione con il Bundesarbeitgemeinschaft può essere una
buona cosa. Il lavoro è solo
all’inizio, ma se qualcuno è
interessato troverà da parte
nostra la massima collaborazione sia per dare informazioni che per appoggiare
eventuali iniziative.
Per informazioni: Associazione «La rondine», via Chinigiano 10, 50025 Montespertoli (Fi); tei e fax 0571659075.
Agenda
AOSTA — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo
protestante» è il titolo di due conferenze organizzate dalla Chiesa valdese in collaborazione con il Sae e il Comune, tenute dal pastore Giorgio Bouchard. La prima ha come
argomento le «Origini del protestantesimo» e si tiene nel
Salone ducale del municipio di Aosta, alle ore 20,45.
BERGAMO — Il Centro culturale protestante propone
due studi biblici sull’Antico Testamento sul tema della
«creazione e della caduta» a cura del pastore Salvatore
Ricciardi. Il primo, sul testo del capitolo 2 della Genesi, si
tiene alle ore 21 nei locali di via Tasso 55 (1° piano).
GENOVA La rivista mensile «Il gallo»
compie 50 anni. Ricorda il suo anniversario
con un convegno intitolato «1946-1996;
cristiani in un mondo che cambia». Intervengono Carlo Cardozzo, direttore del «Regno», Mario Gozzini, Carlo Molari, Luigi
Ghia, Antonio Balletto: ore 15, presso la sala Quadrivium.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 010-592819.
LA SPEZIA — Si tiene un incontro della
Federazione delle chiese evangeliche della
Liguria e il Centro evangelico sul tema:
«L’impegno sociale del credente: incontro
tra le grandi religioni monoteiste». Partecipano Fuad Khaled Allam, Massimo Aprile,
Giovanni Cereti, Isidoro Kahan, Vladimir Zelinski: alle ore
15, nei locali del Centro S. Alende. L’incontro è preceduto,
alle 10, nella chiesa battista di via Milano 40, dalla presentazione di una serie di meditazioni a cura dei relatori; segue
un pranzo comunitario. Per informazioni tei. 0187-714198.
MILANO — Allo scopo di esaminare la relazione annua
dell’attività del Centro culturale protestante si tiene l’Assemblea congiunta delle chiese metodista, valdese e battista
(via J. da Tradate), presso la chiesa battista di via Iacopino
da Tradate, alle ore 15. Per informazioni tei. 02-6886612.
MODENA — Per il ciclo di conferenze sul
tema «Le vie dei santi» la Fondazione San
Carlo propone la conferenza di André Vauchez sul tema «L’evento miracoloso»: ore
17,30, presso la Fondazione in via San Carlo 5. Informazioni al 059-222315.
TORINO — Si tiene il primo dei sette incontri del «corso di formazione dei laici»,
condotto da Giuseppe Platone, sul tema
«Un patto per la vita, alcune grandi questioni etiche del nostro tempo». Argomento
dell’incontro «Lineamenti dell’etica protestante». Il corso si articola in due sessioni uguali, alle ore
16 e alle ore 20,45, nella sala valdese di via Pio V 15 (1°
piano). Per informazioni telefonare allo 011-6692838.
AOSTA — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di due conferenze organizzate dalle Chiesa valdese in collaborazione con il Sae e il Comune, tenute dal pastore Giorgio Bouchard. La seconda ha come
argomento «Il volto attuale del protestantesimo» e si tiene
nel Salone ducale del municipio di Aosta, alle ore 20,45.
BERGAMO —■ Il Centro culturale protestante propone
due studi biblici sull’Antico Testamento sul tema della
«creazione e della caduta», a cura del pastore Salvatore
Ricciardi. Il secondo, sul testo del capitpli 3 e 4 della Genesi, si tiene alle ore 21 nei locali di via Tasso 55 (1° piano).
PADOVA — «Cooperazione intemazionale
e volontariato: il punto» è il titolo di una
conferenza di Luca Jahier per l’iniziativa
«Lunecfi con il Sud del móndo»: ore 20,45,
presso il Cuamm in via San Francesco 26.
Per informazioni tei. 049-690269.
MODENA — Per un ciclo di conferenze sul
tema «Le vie dei santi» la Fondazione San
Carlo propone la conferenza di Gabriella
Zarri sul tema «L’officina della perfezione»:
ore 17,30, sede della Fondazione in via San
Carlo 5. Per informazioni tei. 059-222315.
ROMA — Nel quadro del corso di formazione del gruppo romano del Sae si tiene
una dibattito con Giancarlo Zizola e Paolo
Naso sul tema «Da Basilea a Graz: l’ecumenismo come profezia». In apertura riflessione biblica del past. Valdo Benecchi: ore
16, presso le suore francescane «Missionarie di Maria» in
via Giusti 12. Per informazioni tei. 06-70453555.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.”
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia, trasmessa a domeniche alterne da
Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 9,30.
Domenica 28 gennaio (replica lunedì 5 febbraio): Settimana per l’unità dei cristiani; La diffusione del
libro evangelico in Italia; Gospel, thè voice of glory.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici
giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
vV‘V
PAG. 10 RIFORMA
Miporma
n senso critico
Gloigio Gardlol
Viviamo nell’epoca delia telematica, dell’informatica, della realtà virtuale, della bioingegneria. Gli avvenimenti e le nuove conquiste della scienza e della tecnica si susseguono a un ritmo vorticoso. Non abbiamo
tempo per fermarci a riflettere, a osservare la nostra società complessa. I suoni, le immagini della pubblicità e
della televisione ci frastornano e spazzano via i contenuti e ci tolgono il senso delle cose. Parliamo per slogan, gli
oroscopi e la magia vanno alla grande persino tra i politici: il tale è bUancia quindi apprensivo. In un paese cosi
si le^e poco. Il Censis nel suo «rapporto» ci dice che il
30% dei laureati non lègge nemmeno un libro all’anno,
così come per il 34% dei manager.
Se questa è la condizione di un terzo della classe dirigente, possiamo capire il perché dell’impigrimento inteU
lettuale, della disponibilità a lasciarsi dirigere dalle
informazioni «gridate», dai titoli dei giornali più che dalle analisi. Quando manca il senso critico, non c’è autonomia di giudizio, c’è incapacità di assumere responsabilità per impostare la propria vita e la relazione con gli
altri. Il libro, il giornale, la memoria storica sono gli strumend per costruire (o mantenere) il nostro senso critico.
Il senso criticò diventa cosi una pratica di vita, un esercizio di verità nella pratica quotidiana.
Attenzione: la critica non significa essere sempre contro, essere «bastían contrari», ma essere capaci di scelte
per costruire, non solo per demolire. È, come dice l’apostolo Paolo, capacità di valorizzare quanto è buono e
prendere le distanze da quanto non convince, anche se è
condiviso dalla maggioranza. C’è dunque una possibilità
positiva, quella di utilizzare lo spirito critico per costruire il futuro, n futuro è ignoto. Ma è una possibilità del
nostro spirito critico, che ci viene dalla frequentazione
del Libro (la Bibbia) e dei libri.
n più bel giubileo
Marco Rostan
IL presidente francese Jacques Chirac non riscuote particolari simpatie, anche a causa, della sua testardaggine
sugli esperimenti nucleari e nel modo di affrontare le proteste sociali nel suo paese. Bisogna tuttavia dargli atto che,
nelle sue recenti dichiarazioni ai giornalisti che lo interpellavano sul previsto viaggio in Italia, quando ha precisato
che intendeva recarsi in Vaticano e non a Roma, ha avuto
modo di ricordare una distinzione importante che invece
sembra del tutto scomparsa nella mentalità politica e giornalistica italiana.
Una distinzione che sembra, per la bigotta Unità, un
«nuovo schiaffo di Chirac all’Italia» (così il titolo di martedì 16 in prima pagina) e che certamente non è molto
presente nella pur ampia fronte del sindaco progressista
di Roma Rutelli né alla legge flnanziaria dello stato, che
prevede ben 3.000 miliardi per le celebrazioni del «Giubileo» a fianco delle solite bastonate per i pensionati e i poveracci.
È bene che ci si ricordi che andare in Vaticano non è la
stessa cosa che andare al Quirinale o a Palazzo Chigi, anche se, per le vicende della storia, questi luoghi si trovano
a essere vicini fra loro e con una comune appartenenza
geògrafica. Quindi come protestante non mi sento affatto
«schiaffeggiato» da Chirac: caso mai, ma questo è un altro
discorso, daU’esistenza del Vaticano.
E a questo proposito, per venire in casa nostra, non sarebbe male ricordare ai numerosi che si sentono presi da
sacro furore ecumenico, specie dopo la Ut unum sint e il
Convegno ecclesiale della Chiesa cattolica a Palermo, di
darsi una calmata e di rispondere agli interlocutori che
l’idea di creare in Italia un Consiglio nazionale delle chiese
diventerebbe, anche per i protestanti, interessante, se,
tanto per stare sullo stesso piano delle altre, la Chiesa cattolica rimmciasse allo Stato pontificio.
Questo sì che sarebbe un bel giubileo.
Via Pio V, 15Via Feria, 93
10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
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STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. MondovI - tei. 0174/42590 EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del t° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modificlie sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Commenti
Il numero 3 del 19 gennaio 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio CMP
Nord, via Reiss RomoN 44/11 di Torino mercoledì 17 gennaio 1996.
A proposito di un commento di Gianni Riotta
Etica protestante e pena di morte
La legge del taglione era uno strumento per arginare
la violenza. Purtroppo poche chiese sono nonviolente
SALVATORE RICCIARDI
La pena capitale è giustamente considerata con
orrore dalla coscienza civile,
e la pioggia di telefonate di
«brave persone» che nello
Utah si sono candidate per
procedere alla fucilazione di
John Albert Taylor aggiunge
all’orrore lo sconcerto. Tuttavia dispiace che questo
episodio, sciagurato e purtroppo niente affatto isolato,
abbia offerto a Gianni Riotta,
di cui spesso ho vivamente
apprezzato gli interventi,
l’occasione per un «Commento» che da una parte denuncia disinformazione, dal’altra è difficile non qualificare come sciacallaggio confessionale («Corriere» del 15
gennaio, pag. 9). Due sono i
punti su cui Riotta denuncia
disinformazione:
1) quando attribuisce la
mentalità che rende possibile la pena di morte a una
morale da Antico Testamento. A parte che non mi pare
vigesse soltanto in Israele, se
Riotta conoscesse l’Antico
Testamento saprebbe che
perfino la cosiddetta «legge
del taglione» non era una via
libera alla violenza, ma casomai uno strumento per arginare la vendetta, che di fronte a delitti efferati poteva e
può tendere ad essere sproporzionata:
2) quando collega questa
mentalità, secondo lui protestante, alla chiesa mormone.
Che questa sia una chiesa
protestante, o anche solo
una chiesa cristiana, è infatti
tutto da dimostrare. Né si vede perché attribuire ai torti
dei mormoni, nel discorso in
questione, anche un’esecrabile predicazione della
poligamia, che non è stata
tra l’altro mai praticata... così come, a voler essere onesti, è pochissimo praticata la
monogamia nella nostra civiltà e nella nostra cultura,
Il tempio mormone di Salt Lake City
che pure ne fa insegnamento
e propaganda.
Lo sciacallaggio confessionale consiste nella disinvoltura con cui vengono collegate la pena di morte e la morale protestante, lasciando
quasi intendere che tale
collegamento non sarebbe
possibile in altre confessioni
cristiane. Io penso che il cristianesimo nel suo insieme,
purtroppo, si sia particolarmente distinto quanto ad atteggiamenti sanguinari, o che
il cattolicesimo non sia stato
secondo a nessuno.
La Santa Inquisizione, che
ha qualche morto sulla coscienza, non è stata inventata
dai protestanti, per quanto io
ne sappia, né albigesi e catari, ugonotti e valdesi sono
stati massacrati dai protestanti. Se non sono male
informato, la ghigliottina ha
smesso di funzionare a Roma
La rubrica «Protestantesimo» su Raidue
La riconciliazione in Ruanda
MIRELU ARGENTIERI BEIN
La trasmissione del 14
gennaio consisteva sostanzialmente in un lungo
documentario sulla tragedia
del Ruanda, «il paese dalle
mille colline, dove la primavera non ha mai fine», realizzato da Paolo Emilio Landi e
avente come filo conduttore
un’esauriente intervista a un
predicatore, ex docente universitario, segretario generale
dell’African Evangelistic Enterprise (un’associazione che
ha per scopo la testimonianza della fede cristiana in collaborazione con le chiese).
Il filmato ha mostrato come alcuni luoghi del genocidio (tra cui una chiesa, dove i
tutsi si erano rifugiati all’arrivo dei militari hutu) non siano mai stati sgombrati, né i
cadaveri rimossi, perché le
scene rimangano visibili a
futura memoria. Impressionante dunque la visione degli ammassi di scheletri
smembrati.
L’intervistato ripercorre la
storia del Ruanda a partire
dall’indipendenza dai belgi
(1968), e sostiene che le tensioni etniche tra hutu e tutsi
(che parlano la stessa lingua
e non sono facilmente distinguibili) non sono la vera
ragione della tragedia, che in
realtà si è ripetuta, anche se
in minori proporzioni, a ogni
passaggio di potere: egli stesso ebbe il padre ucciso, con
altri parenti, in un conflitto
analogo nel 1963.
All’interno della stessa etnia hutu, nel recente sterminio (consumato daU’aprile al
luglio 1994 a seguito dell’attentato ai presidenti del
Ruanda e del Burundi) molti
moderati sono stati massacrati, tra cui il precedente segretario dell’Aee. Comunque
il bilancio parla di un milione di vittime, in prevalenza
tutsi. Se si pensa che la vittoria è poi toccata a questi ultimi, i quali attualmente governano con il «Fronte patriottico mándese», non stupiscono i timori di molti profughi ancora rinchiusi nei
campi zairesi mentre i veri
responsabili sono fuggiti
all’estero.
Infatti non ci sono stati
processi, finora, ma purtroppo hanno avuto luogo feroci
ritorsioni: si parla di 250.000
hutu uccisi nel 1995, e anche
il prossimo ritiro del contingente di 50.000 uomini delle
Nazioni Unite suscita apprensione. A cura di associazioni non governative c’è
qualche iniziativa per il rimpatrio di bambini da ricondurre nelle proprie famiglie
sopravvissute, come ci ha
mostrato un commovente
brano del filmato; il ritorno
dei profughi è però necessa
COBBIERE DELLA
solo quando è caduto lo Stato
Pontificio.
Venendo a tempi più moderni, il Portogallo di Salazar,
la Spagna di Franco e l’Italia
di Mussolini contemplavano
e applicavano la pena capitale. Erano paesi protestanti, o
paesi legati anche diplomaticamente alla Chiesa cattolica? E l’austriaco Adolf Hitler
era protestante? Infine, possibile che negli Stati Uniti i
cattolici siano una minoranza così insignificante, succube e silenziosa da non avere
alcuna voce in capitolo?
Potrei continuare ma ho
già rubato troppo spazio.
Credo che tutti abbiamo bisogno di autocritica, o di
confessione di peccato, se
vogliamo usare un termine
religioso. Bene: facciamola
tutti insieme, evitando di cadere nel tranello della pagliuzza e della trave.
rio per la ricostruzione del
paese. Attualmente a cura
della Fao è in atto un progetto per la ripresa delle attività
agricole con distribuzione di
sementi e fertilizzanti.
La riconciliazione è però il
programma più difficile da
realizzare dopo ferite tanto
profonde. Purtroppo le chiese cristiane, o meglio i loro
dirigenti, risultano aver fallito
il loro compito ed essersi
compromesse e allineate ai
politici (prima della guerra il
50% della popolazione era
cattolica e il 20% protestante). In proposito abbiamo
ascoltato sia il presidente della Chiesa presbiteriana che
l’«amministratore apostolico
cattolico» di Kigali. Entrambi
hanno dichiarato l’impegno
delle rispettive chiese per
un’azione di pacificazione
che vogliamo sperare possibile, benché tardivo.
La trasmissione è stata definita «Speciale sul Ruanda» e
in effetti il servizio, con la sua
accurata ricostruzione degli
avvenimenti sul posto, appare senz’altro un’operazione
giornalistica di rilievo. C’è
però da osservare che l’argomento scelto apparirebbe
meglio collegato con le finalità della rubrica (evidenziare
lo specifico protestante) se la
presenza protestante appunto avesse nella situazione
una diversa incisività.
SEB^
La legge
del taglione
e Í mormoni
Si
i
Iser
me
magg
;ziona
ìprovt
dereg
vece
iS/ehe ei
«Morale senza perdono, i|A,
Antico Testamento» così ti^
la il Corriere della Sera del ]
gennaio un «commento»
suo corrispondente da N
York, Gianni Riotta.
Riotta riflettendo sul fai
che, nello Utah, molti prr
«giustizieri» si sono offerti
lontari per far parte del plotB, gnti 1(
ne di esecuzione di un co£jjjjfi-as
dannato a morte e colleganfe
questo fatto che lo Utaq
uno stato a forte prese'ni
mormone, scrive: «...qui
una legge di responsabili
personale. Se scegli di ucci:
re, la comunità ti uccide,
tale da Antico Testameni
cara ai protestanti purit;
(...) la morale mormoni
semplice: obbedisci alla
munità e non allo stato, sii
sponsabile dei tuoi atti, di
vanti agli uomini e a Dio».
Il pastore Salvatore Riccii
di ha scritto al direttore
Corriere la lettera che pubi
chiamo qui a fianco.
viSpess
^propr
li bili
lyeri d
ì1iii|[ei «b
Spirale
nazionalista
in|
intfi
Jacques Amalric commi
tando, su Libération, la vici
da degli ostaggi catturati
ceceni osserva che «la ci
cecena è rivelatrice dei
coli che vive oggi la Rusi
Contrariamente a quanto fi
no credere molti dei co
mentatori occidentali la
tra ceceni e russi non è 1’
mo episodio di un confli|
del XK secolo, ma è un n
sconvolgimento dell’ex i
ro sovietico, che mette in
scussione non solo il po
centrale, ma la stabilità i
ta la regione. Ostinandoi
mantenere la Cecenia ni
sua orbita di influenza,
Russia è riuscita a ridico!
zarsi tragicamente sul pii
militare e a favorire la crei
di una metastasi che si di:
de a poco a poco in tutti
Caucaso». L’operazione
tare rischia di costare cari
russi perché ha «risvegliati
vecchio sogno della fede!
zione dei popoli del nord
Caucaso». Dall’altra pai
«alimentata, dalle frustrazii
e la nostalgia del ruolo ini
nazionale, la spirale del
zionalismo della grande '
sia progredisce nell’opinii
pubblica che vuole fermi
declino russo. Oggi è il
caso. Ma domani? 125 mi
di russi emigrati nei paesi
Cini forniranno tutti i preti
necessari».
incoimi
'■flell’ui
j;>Gli !
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«Si sai
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LA STAM]
Valdesi
e hockey
fìani,
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to, rea
Leggiamo su La Stami
giovedì 4 gennaio l’esordii
un articolo di Silvia GarÌ
no: «L’hockey su ghiacci!
trova uno dei suoi templi
prestigiosi e carichi di gli
a Torre Pellice, in terra vai]
se storicamente sinonimi
abnegazione, che ben si
sa con la fierezza d
hockeisti». Così è? Se vi pi
Regala
un abbonamenti
Ppech
Li
15
VENERDÌ 26 GENNAIO 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
sMp I, La lettera della settimana
II
Superare la crisi del Welfare con la cooperativa «fai da te»
TIZIANA COUSANTI
lono, s0i^2i sociali pubblici, al:ositit(f. Xmeno nella stragrande
ra dell» maggioranza dei casi, fun
nto» (fe; 2ionano. Può sembrare una
da a-.
provocazione, in epoca di
i. deregulation. Dobbiamo in. % vece soffermarci a pensare
ti priv^/{.jie esiste, nonostante i tagli
* 1 V L ^ bilanci dello stato e degli
el ploii^ enti locali, tutta una serie di
un co|^:Infrastrutture tese a migliob^S^W'rare la qualità della vita.
' -Spesso però questi servizi,
^®®.®'^»proprio a causa di problemi
■9^1 ^ di bilancio e/o di diritti/doisabilij^ yeri di chi ci lavora hanno
1 uccid|-vdei «buchi» che non possono
:ide, ntó-eoimare tutte le esigenze
ameni» dell’utenza.
-Gli asili nido, per esempio,
chiudono durante le vacanze
alla c|;: natalizie. È giusto, naturalper le educatrici che
atti, di-f pi lavorano, ma le famiglie
p*?”- devono provvedere a colloca’^ecia^fé da qualche parte i figli,
■^°re ^perché non tutte le attività
5 publfiiilconomiche chiudono botte; ga in quel periodo. Le case di
i riposo offrono servizi agli an, ziani più o meno autosuffii cienti, ma quelli che vivono
' soli spesso devono pagare
i privatamente qualcuno che
i sbrighi le loro pratiche buro( eratiche o bancarie. Dall’altro
a ! Iato esistono giovani preparati che non trovano più lavoro
nello stato o nel parastato a
Ecumenismo:
tutti cattolici?
ei co
li la lo
lèi’
conflil
m nuwpCli ultimi numeri del settiex inf lynale sono stati particolartte in iSsnte ricchi di interventi, sia
il pot(i\:ialivello di articoli che di letità intf fce, dedicati ai delicati temi
andosipell’ecumenismo, del rapporto fra mondo evangelico
è chiesa romana e loro evenlale riavvicinamento.
“ Vorrei a tale proposito ci^ e un caso, anche se non
decentissimo (mi scuso se
jualcuno mi avesse preceduto) di palese mistificazione
,1^la verità storica da parte
^ un autore cattolico. Mi riisco al gesuita Guido Somlavilla, «filosofo» di orientalento neotomista, che nel
straziipsuo libro Dio: una sfida logi
jIo ini
; del
nde B
opinii
erm
è il
5 m
paesi
i preti
Æ]
sordKjl. sempre solo ad
(Rizzoli, 1985), dopo aver
letto peste e corna della filobfia, foriera di ateismo e
gpiratrice dei maggiori mali
’ questo secolo (nazismo e
_ imunismo), ci regala questa piccola chicca (pag. 52,
ito testualmente):
«Si salvano dal fall-out solo
i filosofi religiosi, specie cri0arii, specie cattolici. Cripani cattolici sono stati so.^tattutto coloro che ancora
Dell’Ottocento hanno resistito. reagendo e insorgendo, in
Diezzo alla deriva atea: ad
Esempio, Rosmini, Kierkegaard, Newman, Solov’ev,
'■rgson, Blondel (...). E nel
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ra Vi
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sa di
I vip
lentC.in
tempio, Maritain, Guardini,
ìalthasar, Lonergan, C. S.
^is, Tillich, Ricoeur...». '•
t)ra Kierkegaard era Iuteino, magari sui generis, ma
*Pn ha mai rinnegato questa
Ina origine; Tillich mi risull^essere un teologo prote^nte e per quanto riguarda
icoeur, i lettori più attenti
,^Riforma, anche se non
jWcialisti di filosofia, ne
pWanno letto più volte il nosu queste stesse pagine
.guanto personaggio di pn
Wo rilievo nel mondo cul^e protestante francese,
''ristiani cattolici? Mi semun modo un po’ sbrigatidi risolvere il nodo del
icinamento delle chiese.
Marco Besson
Lusema San Giovanni
causa del blocco delle assunzioni e che il più delle volte
svolgono lavoretti precari in
nero pur di sbarcare il lunario, avvilendo spesso la propria personalità e le proprie
competenze professionali.
Si ribadisce spesso nelle
nostre chiese l’importanza
della diaconia. J*erché, per
esempio, non riscoprire la
formula delle cooperative di
servizi, che avevano avuto un
certo sviluppo negli Anni ’70?
Un sistema di cooperative di
servizi garantirebbe infatti
tutta una serie di lavori di cura che gli enti pubblici per
motivi economici non possono accollarsi e che rappre
sentano, specialmente nelle
grandi città, un grosso sacrificio per le famiglie (soprattutto per le donne) in termini
di dispendio di energie fisiche e economiche.
La prospettiva di sbocchi
occupazionali di questo genere per giovani qualificati
delle nostre chiese darebbe
La foto della settimana
Domenico Abate è il decano dei nostri collaboratori. Festeggia i suoi novant’anni il 27 gennaio alla Foresteria di Torre Pellice. Ad multos annos, Mimmo!
La casa
di Loreto
In seguito all’invito a Loreto, rivolto a tutti i cattolici
dall’attuale sommo pontefice, il nome di questa cittadina marchigiana passò di bocca in bocca. A quasi tutti è
nota Loreto per il suo celebre
santuario mariano, meta di
numerosi pellegrinaggi, dentro il quale c’è la cosiddetta
casa di Maria, madre di Gesù:
una sola stanzetta in muratura fatta con pietre e calce.
Secondo la tradizione plurisecolare, la casa fu portata in
volo dalla Palestina in un bosco di lauri (donde il nome
Loreto) ad opera degli angeli,
nel 1294. Questa tradizione
in seguito fu osteggiata da
parecchi oppositori, i quali
sostennero che in origine in
quel luogo c’era una chiesetta costruita in muratura nel
medioevo, gabellata poi come casa di Maria per motivi
economici e di prestigio religioso.
Tale era la situazione fino a
pochi anni fa: da una parte i
banditori ad oltranza del mi
racolo, daH’altra i tenaci avversari. Da alcuni anni in qua
pare che la Chiesa cattolica
intenda abbandonare la tesi
del miracolo e sostenga invece che una certa quantità di
pietre di detta casa, ormai diroccata dai turchi, vincitori
dei crociati, fosse stata trasportata da Nazaret sia per
devozione (le pietre in tal caso sarebbero «sacre reliquie»)
sia come parte della dote nuziale di Margherita Angeli, figlia di Niceforo, despota
delTEpiro, sposatasi nel 1294
con Filippo d’Angiò. Le pietre
furono utilizzate assieme a
tutte le altre necessarie alla
costruzione della modesta
chiesetta, che in seguito fu
spacciata come casa di Maria
trasportata da Nazaret ad
opera degli angeli.
Rigettato come leggenda il
miracolo del trasporto aereo
della casa, cosa cambierà per
la Chiesa cattolica? Nulla; la
casa continuerà ad essere
chiamata la «Santa Casa» di
Maria, giacché nella costruzione furono utilizzate le
suddette «pietre-reliquie»; il
santuario continuerà ad essere meta di molti devoti pelle
grini, i quali sono indotti a
recarvisi anche dal fatto che,
come si legge in un foglio divulgativo, «il Santo Padre ha
concesso l’indulgenza piena
ria alle solite condizioni...» a
chi visiterà la Santa Casa di
Loreto in occasione del 7°
centenario che dura dal 9 di
cembre ’94 al dicembre ’95.
In effetti alla Chiesa cattoli
ca non interessa la difesa del
miracolo, quanto piuttosto
che si continui a visitare la
«Santa Casa» di Loreto, che
arrivino pellegrini sempre più
numerosi con i loro denari.
Bruno C¿ccarcZ/¿-Catania
La Costituzione
50 anni dopo
Il 1996 segnerà il cihquantenario dei lavori dell’Assemblea costituente, che il 27 dicembre 1947 condusse al varo la Costituzione della Repubblica, nata sulle ceneri
della seconda guerra mondiale. Allora come oggi, l’articolo 8 sancisce la parità davanti alla legge di tutte le
confessioni religiose diverse
Uno scritto di Domenico Abate che compie 90 anni
Le Acdg e i richiamati alle armi
■ TT * * - 1 • , *
L’opera di solidarietà delle Acdg verso i soci richiamati alle armi sin dal 1939,
dalla Sicilia al Piemonte, è
stata ignorata dagli storici.
Eppure merita un cenno.
Da quel poco che a Catania
potei salvare dalle perquisizioni e dalle avventure belliche nel periodo del conflitto
mondiale ricorderò la scrupolosa operosità di due
membri del Comitato nazionale: Mario Falchi e l’ing.
Emilio Eynard, che seguivano la vita delle Unioni.
Dai grossi centri (Roma,
Torino, Catania) come da
medi e piccoli paesi risultava
che mano a mano aumentava il numero dei giovani richiamati alle armi in tutti i
corpi dell’Esercito (ma anche
in Aeronautica e in Marina):
alpini, genieri, telegrafisti,
ecc. Al Comitato venivano
continui appelli da parte dei
segretari delle Unioni perché
si facesse qualcosa per mantenere vivi i legami con
quanti erano sparpagliati in
tutti i teatri bellici.
In una serie di incontri avvenuti a Roma presso l’Ymca, alcuni membri del Comitato (A. Bensi, A. Sibille, Guido Miegge, io stesso e il pastore Mario Sbaffi) decisero
l’avvio di un modesto ciclostilato che contenesse una
meditazione o sermone: redattore capo era Sbaffi, che
aveva come colla'boratori T.
R. Castiglione, Dante Argentieri e Carlo Lupo. La confezione del ciclostilato l’avrebhero curata gli unionisti
di La Spezia. Il primo numero uscì nel giugno del 1940
in 1.500 copie.
Non mancarono ostacoli
da parte di alacri avversari, e
Falchi dovette ricorrere al
ministro dell’Interno Bocchi
ni (che spesso fu benevolo
verso le Acdg). Così il Bollettino potè continuare la sua
missione con immensa gioia
dei nostri militari che riuscivano a riceverlo. Purtroppo
due dei collaboratori della
redazione presto dovettero
rifugiarsi all’estero, Castiglione e Argentieri. Grazie al
sempre provvidenziale aiuto
del pastore Guido Rivoir un
servizio di Argentieri da Zurigo riuscì a raggiungere la redazione spezzina.
Erano sempre commoventi le lettere dei giovani
coinvolti nella bufera e nelle
tragedie del conflitto. Ne ricorderò due per tutti: il mitragliere Enrico Bundi (da
Tobruch), rientrato a Catania dopo la sconfitta dell’Asse, e l’ufficiale della «Julia»
Giovanni Albert, caduto in
un’aspra battaglia in Albania a Ponte Perati.
impulso anche alle iscrizioni
al Centro di formazione diaconale di Firenze. Inoltre, visti i magri bilanci delle nostre comunità e le difficoltà
materiali a mantenere stabili
(anche in termini fiscali e organizzativi), si eviterebbe
l’improba e soprattutto incerta fatica di mettere in piedi l’ennesima opera costantemente in deficit.
È certo che i problemi tecnici non mancheranno e
quindi sarà opportuno valutare reali bisogni di ogni singolo contesto. Tuttavia i costi
saranno notevolmente contenuti ( mettere in piedi ima
cooperativa usufruendo di
strutture già esistenti costa
relativamente poco) e in casi
di fallimento l’impatto sulle
nostre risorse economiche
sarebbe minore. E in termini
concreti, bisogna dire che
questi servizi permetterebbero alle persone che ne usufruiscono (in particolare anziani e bambini) di vivere
meglio lo spazio della propria casa, di.arricchirsi con
relazioni interpersonali poco
formali e sicuramente più
stimolanti, di sentirsi più
persone e meno numeri,
senza contare che molti anziani potrebbero, con un aiuto domestico, restare a casa
senza sradicarsi dal proprio
ambiente.
dalla cattolica e prescrive
che lo Stato regoli con esse i
rapporti attraverso delle Intese con le rispettive rappresentanze.
A cinquant’anni dalla Costituente, il panorama religioso italiano si è allargato fino a includere 366 diverse
confessioni, finora censite
dalla direzione generale degli
Affari di culto, del ministero
dell’Interno. Accanto a confessioni di consolidata tradizione, che hanno ottenuto
dallo Stato la costituzionale
Intesa, ci sono 16 organismi
religiosi che si sono costituiti
in enti e 7 richieste di Intesa,
presentate da altrettanti movimenti, al vaglio della presidenza del Consiglio. Fra questi ultimi i Testimoni di Geova, riconosciuti ente morale
con finalità di culto il 31 ottobre 1986 con decreto delTallora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Curiosa la successione delle date. Il 1946, oltre ad essere il cinquantenario delTinsediamento della Costituente,
segna anche il cinquantenario della nascita ufficiale*
dell’opera dei Testimoni in
Italia, con l’apertura del primo ufficio-filiale a Milano,
per organizzare l’attività di
quel 120 «proclamatori»
scampati alla persecuzione
nazifascista. Nel 1976 la congregazione è riconosciuta come «persona giuridica» in
virtù di un trattato di amicizia fra Italia e Stati Uniti.
Quindi, dieci anni dopo, nel
1986 il riconoscimento ad ente morale con finalità di culto, che avrebbe dovuto aprire
in breve tempo la strada
dell’Intesa con lo Stato; Intesa la cui bozza, presentata
dalla Congregazione subito
dopo il riconoscimento, giace
da dieci anni presso la presidenza del Consiglio.
1946, 1976, 1986... i Testimoni di Geova sperano nel
1996 per la sigla dell’Intesa;
anno che, come abbiamo
detto, segna anche il loro
cinquantesimo anno di attività organizzata in Italia.
Sarà Tanno buono? 200.000
attivisti e altrettanti simpatizzati lo auspicano. La presenza numerica c’è. Che sia
proprio ques'ta massiccia
concorrenza alla religione
maggioritaria a preoccupare
gli organi rappresentativi
dello Stato, che non possono
essere insensibili alla tradizione clericale del nostro
paese, pur vivendo in uno
stato dichiaratamente laico?
Alberto Bertone
Testimoni di Geova, Torino
Grazie dottor
Magnifico
Siamo state ricoverate
presso l’ospedale civile di
Cerignola (Foggia) dove il
chirurgo dori. Giovanni Magnifico, membro della Chiesa
evangelica valdese, ha eseguito un delicato intervento
con l’escissione di varie varicosità dagli arti inferiori. Ringraziamo sentitamente il
dott. Magnifico per la sua
competenza e alta professionalità e tutta l’équipe medica
per l’assistenza continua.
Encomiabile anche il personale paramedico che con
grande spirito di abnegazione assiste giorno e notte i pazienti infondendo in essi serenità e coraggio. ■
Vita Saliani e
Teresa Di Bari
Bari
Concordare
i tagli
con gli autori
Caro direttore,
è stato pubblicato su Riforma un articolo sulla bioetica,
al quale avevo dato un taglio
che ritenevo centrato sugli
interessi dei lettori di questo
giornale. So che ogni articolo
che si sottopone per pubblicazione può essere accettato
o rifiutato, e che spesso la redazione chiede all’autore di
apportarvi qualche modifica,
ad esempio integrazioni, tagli, ecc.
In questo caso, tuttavia, sono stato notevolmente diàpiaciuto nel vedere che l’articolo è stato, presumo per
motivi di spazio, privato della
premessa e delle considerazioni conclusive. In particolare il taglio effettuato sulTultima frase è stato tale da renderla poco comprensibile.
Personalmente non ritengo
accettabile che gli interventi
editoriali che possono rendersi necessari vengano fatti
senza informarne l’autore;
sarei stato infatti disponibilissimo a fare io stesso questo
lavoro ma senza stravolgere il
mio testo.
Pietro Comba - Roma
«lo so in chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
Nella pace di Dio
Willy Reymond
si è addormentato, l'il gennaio.
nel suo 84® anno di età.
Con profondo dolore, ma nel ricordo della sua fede profonda e
serena, lo annunciano la moglie
Nella Pons, le figlie Martine con
Michei e Lisa con Philippe, i parenti tutti in Italia e Svizzera.
Ginevra, 11 gennaio 1996
RINGRAZIAMENTO
«Perché io so In chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
I figli, la sorella e i familiari della cara
Anita Long ved. Mathleu
nell'impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti, ringraziano quanti hanno preso parte al
loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla direzione e a tutto II personale di Villa Elisa, ai pastori Bruno
Rostagno, Eugenio Bernardini e
Giorgio Bouchard, alla corale valdese ealla banda musicale cittadina di Torre Pellice.
Eventuali offerte in memoria a
favore deN'Ospedale valdese di
Torre Pellice e dell'Ospedale valdese di Torino.
Torre Pellice, 20 gennaio 1996
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PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 26 GENNAIO 1996
Recentemente è stato in Italia dove ha incontrato il mondo delle cooperative e del «Commercio equo e solidale»
Il leader dei lavoratori brasiliani: «Senza timore di essere felice»
Incontro ravvicinato con Lula (Luís Inàcio da Silva), leader del Pt (Partito dei lavoratori) brasiliano, una delle figure
più carismatiche del sindacato e della sinistra latinoamericana, già candidato alla presidenza della Repubblica
0101 EUSEBI
LULA è stato due volte
candidato alle elezioni
presidenziali e per due volte
è stato sconfitto dall’onnipotenza dei mass media, in particolare della famigerata «Rede Globo», che nell’89 ha
«fabbricato» dal nulla il fantoccio Collor de Melo e nel
’94 ha «inventato» un piano
di risanamento economico
per sponsorizzare l’attuale
presidente, Fernando Enrique Cardoso. Lula non è un
personaggio qualunque, ma
imo degli esempi più affascinanti di come sia possibile
■coniugare impegno politico e
onestà, carisma e simpatia.
La sua storia è un romanzo:
cinquantenne, nordestino
(originario cioè della regione
più povera del paese), emigrò
a sette anni a Sào Paolo con
la famiglia alla ricerca di lavoro e dignità. Arrivato nella
metropoli, Lula fece di tutto
un po’ e con fi tempo divenne tornitore meccanico.
Negli anni Settanta fu perseguitato dal regime militare
e rimase a lungo in clandestinità. Con altri compagni diede vita nel ’79 alla Cut (Centrale unica dei lavoratori),
che oggi è diventato il maggior sindacato deU’America
Latina, con quasi dieci milioni di iscritti. NeU’80 fondò il
Pt (Partito dei lavoratori) di
cui è sempre stato il capo carismatico. Lula dice, sottovoce, che il Pt rappresenta, insieme al sandinismo, la mi
gliore esperienza di sinistra
della storia recente: le sue
straordinarie capacità politiche di articolazione, di mediazione e di intuizione, gli
hanno permesso di acquisire
la dimensione di statista, riconoscimento che non gli
negano nemmeno i suoi avversari politici e le oligarchie
militari ed economiche brasiliane. Recentemente, Lula è
venuto in Italia per conoscere da vicino il cooperativismo
e in particolar modo le esperienze di economia alternativa. Ha risposto ad alcune domande su temi d’interesse
comune.
- Qual è la situazione del
Brasile oggi?
«Dopo quasi un anno di
governo, il presidente Cardoso non ha concretizzato
niente che giustifichi la fama
di democratico riformista.
Per la gente non è cambiato
nulla, in quanto tutte le manovre intraprese ubbidiscono
alla “ricetta” imposta dal
Fondo monetario intemazionale: privatizzazione delle
imprese statali più sane, venti miliardi di dollari spesi per
il pagamento degli interessi
del debito estero, installazione di un sistema militare di
controllo radar dell’Amazzonia, un cambio artificiale che
aggancia il “reai” al dollaro
provocando un aumento dei
prezzi insostenibile».
- Come spiega la caduta
d’interesse per la solidarietà,
dopo che le «mode» degli ultimi anni (l’Amazzonia, gli in
Luis Inàcio da Silva, detto Lula
dios, i bambini di strada),
hanno perso la capacità di attirare l'attenzione dell’opinione pubblica internazionale?
«Ha usato la parola giusta:
moda. Come avviene con
tutte le mode prima o poi ci
si stanca. Non è questo l’approccio corretto per risolvere
i problemi, perché non può,
non deve esistere la “moda”
delle ingiustizie sociali. I problemi ricordati sono tuttora
presenti e gravi, anche se
non se ne parla più. È necessario intervenire con maggiore serietà, evitando di
“pompare” i leader popolari,
gonfiati artificialmente, in
nome della spettacolarizzazione della comunicazione.
Ciò che ci serve è una cooperazione più dimessa ma più
profonda, più ideologicamente definita e solida, che
lavora per rimuovere le cau-,
se delle ingiustizie».
- Che cosa pensa del pessimismo diffuso sulle possibilità concrete di costruzione di
alternative al modello neoliberale dominante?
«A una prima analisi sembrerebbe che ci siano effettivamente molti motivi di scoramento. D’altra parte, il modello capitalista e le leggi del
mercato globale con tutte le
trasformazioni tecnologiche
di questi anni non hanno migliorato per nulla le condizioni delle classi sociali più
emarginate. Ogni giorno che
passa i poveri sono sempre
più esclusi dall’organizzazione produttiva e dalla distribuzione delle ricchezze del pianeta. Le spietate leggi del libero mercato stanno colpendo anche la classe media di
molti paesi, che è stata coinvolta da una forte recessione
che genera l’aumento selvaggio della disoccupazione. E
un mondo strutturatò per gli
interessi delle élites. Tocca a
noi, ai partiti di sinistra, ai
Sindacati, alle chiese di base,
ai movimenti popolari, alle
cooperative, elaborare modelli alternativi di governo. È
fondamentale unire le forze a
livello internazionale per definire finalmente una proposta comune. Non è possibile
che l’umanità continui ad essere divisa tra quelli che non
dormono perché hanno fame
e quelli che non dormono
perché hanno paura di quelli
che hanno fame».
- Che cosa pensa del razzismo, legato al fenomeno dell’
immigrazione?
«Tutto nasce dal preconcetto e dalla paura che il diverso, Finferiore socialmente, possa minacciare il proprio benessere. Sembra che
l’Europa stia ricostruendo il
muro dell’intolleranza. Perché per i movimenti del capitale non ci sono frontiere,
mentre per i poveri sì? Chi è
in realtà che crea le condizioni per stimolare l’aumento dell’immigrazione dal Terzo Mondo? I governi locali e
le grandi imprese europee,
alla ricerca di nuovi mercati
da occupare e di manodopera a basso costo. Si presenta
alla gente il,Primo Mondo
come un paradiso, ricco di
opportunità di lavoro e di
ricchezza, esattamente come
avviene all’interno del Brasile, dove milioni di persone
lasciano le campagne ogni
anno per ingolfare le grandi
metropoli, illudendosi di rifarsi una vita. Voi europei
avete il diritto di difendere le
vostre conquiste economiche, ma anche gli immigrati
hanno il diritto di lottare per
costruirsi un futuro migliore.
Questo ordine internazionale è ingiusto: è ingiusta la politica, è ingiusto il debito
estero, è ingiusta la distribuzione delle risorse.
Le grandi potenze hanno
speso trenta miliardi di dollari nella guerra del Golfo. E la
Francia, con gli esperimenti
nucleari? E intanto continua
l’embargo contro Cuba, Iraq
e tanti altri paesi. Non è una
battaglia tra uguali: chi paga il prezzo dell’embargo sono i bambini, che muoiono
di diarrea. Sicuramente è necessario regolamentare anche l’immigrazione, ma non
con leggi come quella approvata dall’Italia, che autorizza
ad espellere indiscriminatamente gli immigrati».
- Qual è la sua opinione sul
«Commercio equo e solidale»?
«Come faccio a criticare
un’attività che ha dimostrato
di funzionare, in Europa come da noi? Quello che fate è
la dimostrazione di ciò che
qualunque governo dell’America Latina potrebbe realizzare con una politica più accorta, non sottoposta agli interessi delle grandi imprese nazionali e straniere. Condivido
la linea del vostro lavoro. Il
mio impegno personale è di
ritornare in Brasile e di divulgare l’esperienza del commercio equo presso tutte le
strutture locali del Pt, in modo da gettare le basi per rinforzare una rete di nuove collaborazioni».
Il motivetto «Sem medo de
ser feliz» (Senza timore di essere felice) della campagna
elettorale, terminava con il
musicale e beneaugurante
«Lula là» (dove «là» voleva dire entrare «dentro» il Palàcio
do Planalto, il Quirinale brasiliano). Lula è rimasto di
«qua», ma continua come
prima a non aver paura di essere felice...
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