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ECO
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE FELL ICE
DELLE mUI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 45
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TORRE PELLICE - 10 Novembre 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
PER LA RIFORMA E L’UNITA’ DELLA CHIESA
Le nuove frontiere della fede
Gesfl: solmiime o salvezza?
Sull’ultimo numero di « La Prova
Radicale » uscito in questi giorni Ernesto Balducci ha pubblicato un articolo dal titolo significativo « Metamorfosi della fede », che merita tutta la
nostra attenzione. Secondo Balducci,
la fede cattolica. « a dispetto dei contenimenti istituzionali », si sta trasformando sotto i nostri occhi. È in corso
un mutamento profondo, che sfugge
all’osservazione sommaria e superficiale dei più perché si svolge dentro le
coscienze e la sua trascrizione in gesti e parole nuove è ancora troppo debole e frammentaria. Ma il cambiamento c’è, anche se per ora è poco
appariscente: è un « processo organico
irreversibile che ormai dall’interno
modifica lo stato di coscienza del mondo cattolico ».
Qual’è la natura del fenomeno? E
quali le sue cause? Non è un fenomeno soltanto cattolico, è piuttosto una
svolta storica che riguarda tutte le
confessioni e tutti gli uomini: « siamo
entrati, come società e come chiesa,
in una nuova epoca della storia umana ». E quando si entra in u.n’epoca
nuova, è naturale avvertire l’esigenza
di una revisione radicale di noi stessi
e di ciò che ci circonda. Non bastano
più l’adattamento, l’accomodamento,
l’adeguamento del dato tradizionale alla novità dei tempi e delle situazioni.
Non basta l’aggiornamento. La « radicalità degli interrogativi a cui si trova esposta la fede » esige oggi un’operazione più drastica: non solo cercare
per la fede formulazioni aggiornate c
contenuti nuovi, consoni alla sensibilità e agli schemi culturali moderni, ma
impostare la fede in modo nuovo, darle un nuovo termine di confronto e così modificarne la struttura interiore e
conferirle una nuova fisionomia. Quel
che la novità dei tempi richiede non
è dunque un semplice svecchiamento
della fede ma una sua nuova nascita.
Come il trapasso dal giudaesimo al
cristianesimo e, molti secoli dopo, la
transizione dalla chiesa medioevale alla chiesa riformata avvennero con una
nuova nascita della fede, così oggi dovrà accadere qualcosa di analogo.
Come si configura, in ambito cattolico, questa nuova nascita della fede?
Si configura come il passaggio da una
« fede statica » intesa come adesione
a ciò che la chiesa propone di credere,
a una « fede dinamica » intesa come
un continuo confronto col Cristo così
come lo incontriamo nella parola viva
di discepoli e apostoli. Questo passaggio « trascina la coscienza oltre i comodi reticolati delle definizioni » e la
pone « in amorosa lotta con la Parola
di Dio », al di là di tutte le mediazioni
convenzionali della chiesa, dogmatiche
o liturgiche che siano.
L’adesione alla chiesa non garantisce più l’adesione al Cristo: la metamorfosi della fede che Balducci auspica sembra nascere da questa convinzione. È l’adesione al Cristo che assicura rinserimento nella chiesa e non
viceversa. Anche l’immersione nella
storia, se serve a declericalizzare la fede e a guarirla dall’introversione restituendola a una prospettiva di testimonianza, non basta a farla rinascere:
per questo occorre un nuovo incontro
col Cristo. La nuova epoca nella quale
siamo entrati esige dalla fede che, tenendo conto degli interrogativi fondamentali del nostro tempo, passi al vaglio i suoi contenuti, i suoi fondamenti, le sue espressioni concrete, riesamini criticamente sé stessa in ogni suo
aspetto: ma tutto questo può farlo soltanto se il suo termine di confronto
primario e decisivo non resta la parola della chiesa ma diventa la parola
di Dio. La nuova nascita di cui oggi
la fede ha bisogno, se vuole vivere e
non solo sopravvivere, può crearla
soltanto un nuovo confronto con Gesù
Cristo, una comprensione rinnovata
del significato del suo messaggio e della sua vocazione. Si tratta in fondo di
rispondere di nuovo all’interrogativo
elementare ma decisivo: Chi è per me
Gesù di Nazareth? Rispetto a questo
compito primario tutti gli altri problemi, « compreso quello dell'ecumenismo e della riforma istituzionale
della chiesa », appaiono subordinati o
secondari. La questione fondamentale
è il rapporto con Gesù. « Se mai ci sarà un altro concilio, esso non potrà
avere che un tema, già scritto nel vangelo: “Chi dite voi che io sia?” ».
L’analisi e le indicazioni di Balducci
possono essere interamente condivise.
Il suo discorso concerne anche noi.
Sentiamo tutti, oggi, di dover di nuovo
« imparare a conoscere Cristo » (Efesini 4: 20) per essere in grado di rispondere (senza aspettare il prossimo con
cilio...) alla domanda evangelica fondamentale: Chi è per me Gesù di Nazareth? Siamo anche convinti che solo
partendo da un nuovo confronto con
il Cristo dell’evangelo, che potrebbe risultare diverso — di molto o di poco
— dal Cristo della chiesa, si potrà
giungere all’attesa rinascita della fede,
necessario preludio alla riforma della
cristianità e quindi alla sua ricomposizione nell’unità. Si tratta, molto semplicemente ma molto seriamente, di
verificare se e quale Gesù conosciamo.
Già nel secolo apostolico si cominciò a
nredicare « un altro Gesù » (2 Corinzi
11: 4), cioè un Gesù diverso da quello
autentico. E se il Gesù trasmessoci
dall’odierno insegnamento e predicazione della chiesa fosse « un altro Gesù » rispetto a quello trasmessoci dalla testimonianza del Nuovo Testamento? Nel secolo scorso molti si chiedevano se Gesù come lo presentano gli
evangeli corrispondesse realmente al
Gesù della storia. Qggi la domanda
dev’essere un’altra: ci dobbiamo chiedere se il Gesù che la chiesa ci propone corrisponde al Gesù degli evangeli.
È assai significativo che la domanda: Conosciamo Gesù? costituisca uno
degli interrogativi di fondo, più volte
ricorrente, del bel libro di E. KaseMANN, Appello alla libertà. Quest’opera
è una sorta di introduzione a Gesù, un
tentativo di riscoprire, aldilà del Gesù
della chiesa, il Gesù dell’evangelo. In
effetti, chiedersi se conosciamo Gesù
« non è una domanda retorica alla
quale si possa rispondere con il solito
Scrittori, teologi, pastori, giovani studenti si sono riuniti al Centro di
studi ecumenici d Strasburgo intorno alla domanda : chi è Gesù?
sì rassicurante. Si tratta piuttosto del
mistero inquietante che tiene la chiesa con il fiato sospeso, di un processo non ancora conci.dso che si tramanda da una generazione all’altra ». Nell’evangelo Gesù turba, scandalizza,
smaschera, libera, guarisce, capovolge
le gerarchie, inverte le precedenze,
istituisce nuove solidarietà... E nella
chiesa? C’è un riflesso vivo di tutto
questo? Nella vita religiosa del suo
tempo Gesù ha portato un sovvertimento generale rivelando un nuovo
modo di credere c vivere la fede, un
nuovo modo di conoscere Dio e di servirlo. Ma la chiesa, nata da quel sovvertimento, ha custodito la novità di
Cristo o non è piuttosto ricaduta nelle cose vecchie, r idiventando tempio e
sinagoga? Perciò si pone la domanda
cruciale: la chiesa conosce Gesù? « La
vera crisi della chiesa oggi non è proprio il fatto che Gesù è rimasto sconosciuto al di là del culto cristiano? ».
Ecco dunque i ndicato il compito
fondamentale dei cristiani d’oggi: non
fermarsi alle mediazioni della chiesa
e all’immagine ecclesiastica di Gesù,
risalire alla parola evangelica e ritrovare lì la sua fisionomia autentica, il
.senso della sua missione e della nostra vocazione, con questa confrontarsi e rispondere ah interrogativo antico
e sempre nuovo: ' Voi chi dite che io
sia? ».
Per l’unità e la riforma della chiesa
bisogna cominciare da qui.
Paolo Ricca
Strasburgo (soepi) - « Chi sei, Gesù
Cristo Cristo? » — domanda al Cristo
uno degli attori dell’opera-pop « Gesù
Cristo superstar ».
Nel corso del 6“ seminario internazionale del Centro di studi ecumenici di
Strasburgo oltre cento teologi, pastori
e giovani ricercatori hanno cercato di
rispondere a questa domanda approfondendo il tema: « Gesù Cristo, soluzione o salvezza? ». Per quanto il tema
potesse parere sorprendente a,nzi contraddittorio nella sua formulazione teologica, le varie relazioni introduttive
hanno mostrato che Gesù non è fra coloro che sono facili da classificare.
Il dibattito è stato aperto dallo svedese Gunnar Hillerdal, con un’analisi
delle diverse rappresentazioni contemporanee dell’uomo Gesù. Egli ha affrontato il problema del tutto al di fuori dei sentieri battuti della teologia
classica. Qptando risolutamente per
una raffigurazione di Gesù qual è visto
da poeti, romanzieri e drammaturghi
odierni, Hillerdal ha sostenuto la tesi
che « la Chiesa e i suoi responsabili .devono ascoltare con attenzione ciò che
.si dice riguardo a Gesù »; e ha illustrato l’interpretazione che della sua persona hanno dato uomini come Hermann
Hesse, Ezra Pound, Henry Miller, Erst
Bloch. Nomi da far fremere più di un
teologo conformista.
Ma non è singolare vedere che Hesse
ha avuto una presa sicura sui movimenti dei « Jesus People » e che la maggior parte dei suoi personaggi erano,
lllltllltl
UN’INTERVISTA CON IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE DEL C.E.C.
■ ^
L’Azione
vista dal
Signor Potter, dal 1967 era direttore del
Dipartimento della Missione e della
Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Può dirci brevemente quello che ha fatto prima?
All’inizio mi sono occupato di studenti; in seguito ho trascorso quattro anni
a Haiti come missionario; per sei anni
sono stato segretario della Gioventù nel
C.E.C. prima di essere il segretario della Società delle Missioni della Chiesa
Metodista a Londra con responsabilità
per l’Africa Qccidentale ed i Caraibi.
Allorché è diventato direttore del Dipartimento Missione e Evangelizzazione, la fusione tra il Consiglio Missionario Internazionale ed il CEC era
già avvenuta. Secondo Lei quali sono
stati i fatti salienti di quel Consiglio
Internazionale?
I rappresentanti delle Chiese e delle
Società Missionarie si sono ufficialmente incontrati per la prima vòlta riell’anno 1910. Si trattava quasi esclusivamente di rappresentanti che venivano dal
mondo occidentale, mentre nell’anno
1961, una cinquantina d’anni dopo, quel
Consiglio sarà presieduto da un Africano. Una delle grandi realizzazioni di
quel Consiglio Internazionale è stato
l’incoraggiamento dato al Terzo Mondo a partecipare più attivamente al lavoro, ma anche incoraggiamento alle
Chiese del Terzo Mondo a diventare
autonome e a collaborare in seno ai
consigli nazionali delle Chiese.
Aggiungo il nuovo clima che s’è stabilito tra le diverse Chiese e che ha loro permesso di esaminare i problemi,
di consigliarsi reciprocamente e di trovare insieme le soluzioni adeguate. E’
grazie ad un simile clima di cooperazione che divenne possibile la creazione del CEC nel 1948.
Tutto ciò dovette avere delle ripercussioni sulla concezione del lavoro missionario che fino ad allora avevano le
Società Missionarie...
Evidentemente. Le Società Missionarie erano abituate a parlare dei loro
campi missionari in Africa, in Asia, nell’America Latina e nel Pacifico. Da allora furono costrette a ripensare le loro relazioni con le Chiese e le Società
sorelle in Europa, nell’ America del
Nord. Dovettero rivedere la loro politica missionaria nel loro stesso paese.
Perciò parliamo oggi di missione nei
sei continenti e non più di missione nel
Terzo Mondo soltanto.
Apostolica
pastore Philip Potter
Quali sono le nuove direzioni che la fusione tra il Consiglio Missionario Internazionale ed il CEC, al tempo dell'Assemblea Mondiale di Nuova Delhi
nel 1961, ha impresso al lavoro missionario?
Per la prima volta gli Qrtodossi parteciparono alla discussione sulla missione e l’evangelizzazione. Fin qui il
movimento missionario internazionale
era stato per lo più protestante.
D'altra parte ci fu una più attiva cooperazione con la Chiesa Cattolica Romana, in seguito ai nuovi rapporti stabilitisi tra Roma e Ginevra nel contesto del Concilio Vaticano IL Le Chiese
furono costrette a ripensare il loro
compito; perché non bastava parlare di
unità della Chiesa, bisognava prendere
di nuovo coscienza del carattere missionario della Chiesa. Uno dei nostri
studi più giovevoli fu quello concernente la struttura missionaria della parrocchia.
Quali sono le attuazioni concrete della
vostra Commissione dal 1961?
Si possono fare diversi esempi. Dovunque nel mondo abbiamo problemi
nell’ambiente cittadino e molto spesso
si dimentica che le città più importanti
si trovano in Asia e neirAmerica Latina. Abbiamo messo in moto un ampio
programma di missione in questo preciso campo: in Europa, nell’America
del Nord, ma anche in Africa, in Australia, nell’America Latina, in Nuova
Zelanda. In questo contesto, ci è stato
possibile esaminare insieme le strategie da adottare per lo scambio del personale, dei mezzi e delle idee da un
capo all’altro del mondo. C’è qui un’evidente attuazione concreta e potrei parlarvi tanto di ciò che accade a Parigi
che a Donala, nella Costa D’Avorio, a
Calcutta, a Tokio o a Singapore, a San
Paolo o a Détroit.
Facciamo un altro esempio di attuazione concreta: abbiamo un programma d’istruzione, teologica in quasi tutti
i continenti. Sapete bene quanto me
che l’istruzione teologica in Africa o in
Asia era stata importata dall’Europa.
Oggi assistiamo ad un fatto nuovo: i
i quesiti che quest’istruzione teologica
fa sorgere in quei continenti si ripercuotono sulla nostra stessa istruzione
in Europa e neH’America del Nord, di
modo che siamo condotti a studiare insieme quei problemi. Perché l’istruzione in generale e l'istruzione teologica
in particolare attraversano una crisi
quasi mondiale.
E' per questa ragione che alcuni criticano l'organizzazione missionaria del
CEC e lo accusano di mancare di direttive chiare e concrete?
Infatti alcuni affermano che dalla fusione col CEC noi abbiamo perso la
chiarezza della nostra visione missionaria. La maggior ragione di una tale critica sta nel fatto che noi insistiamo su
di una missione nei sei continenti: tanto in Europa, nell’America del Nord
quanto nei paesi comunemente denominati pagani. Affermiamo che tutta la
terra è campo di missione; rileggete a
questo proposito TEvangelo di Matteo.
Per un altro verso il nostro modo di
portare TEvangelo, la Buona Novella
del Regno di Dio, dispiace ad alcuni.
Siamo del parere che la missione deve
concernere gli uomini là dove si trovano, nella loro precisa situazione in pre
(continua a pag. 5)
come questi ultimi, alla ricerca del senso della vita, distanziandosi dalTesiablishment. Se per Hesse in romanticismo della povertà e della dolcezza si
incarna in Gesù, per Pound, invece,
quello stesso Gesù è un uomo attivo e
intraprendente. Ancora più sorprendente è il fatto che l’autore di Plexus,
Sexus e Nexus affermi che « Gesù è un
uomo che vai la pena di seguire »; e
questo stesso Henry Miller scrive che
« Gesù è il nostro Maestro; ci insegna
la fiducia e la sicurezza ». Per Ernst
Bloch, invece, Thomas Miintzer è stato
uno dei primi a vedere in Gesù l’uomo
che predica la rivoluzione attraverso
l’impegno cristiano. Da vari decenni ha
acquistato influenza crescente su parecchi teologi intenti a elaborare una teologia politica e rivoluzionaria. Per il filosofo marxista Ernst Bloch, Gesù ha
la ferma intenzione di operare trasformazioni in terra, ma le sue idee sono
di una portata tale da sfiorare, al limite, l’utopia.
Citando questi esempi Gunnar Hillerdal ha voluto mostrare i nuovi atteggiamenti che la persona di Gesù provoca fra uomini che vivono decisamente al di fuori del girone ecclesiastico.
Si è domandato se la Chiesa non ha
una concezione troppo ristretta e restrittiva della persona e dell’insegnamento di Gesù.
Citando questi esempi Gunnar Hillerdal ha voluto mostrare i nuovi atteggiamenti che la persona di Gesù
proovca fra uomini che vivono decisamente al di fuori del girone ecclesiastico. Si è domandato se la Chiesa non
ha una concezione troppo ristretta e
restrittiva della persona e dell’insegnamento di Gesù.
A sua volta Darrel L. Goder ha mostrato l’evoluzione del movimento dei
« Jesus Peogle ». Qriginario egli stesso
della Califomia, culla dei primi Jesus
People, è membro di una Chiesa evangelica che qualifica fondamentalista,
nel senso migliore del termine. La comprensione che i Jesus People hanno di
Gesù e della sua volontà trova radice
appunto nelle Chiese evangeliche conservatrici negli USA. Questi giovani
sono, per Guder, la nuova generazione
montante: volgendo le spalle al benessere materiale tanto apprezzato dalla
nostra società dei consumi, sono alla
ricerca di una relazione personale con
Gesù, e quindi essenzialmente preoccupati della loro salvezza. Maneggiando
male il linguaggio dei teologi, ma esprimendosi con calore e convinzione, sono spinti da un marcato spirito missionario. Il Guder vede in questo movimento la messa in discussione delle
Chiese istituzionalizzate e della loro
teologia diventata una disciplina troppo ’sicurizzante’, troppo pura e talvolta troppo accademica. Non bisogna
aspettarsi che questo movimento raggiunga i ranghi delle Chiese tradizionali; ma questa tensione tra gli uni e
gli altri può essere creativa nella misura in cui gli uni e gli altri sono pronti ad ascoltarsi e ad ascoltare colui
che S il loro Maestro.
Gunnar Hillerdal e Darrel Guder
hanno mostrato come la persona di
(continua a pag. 2)
DOMENICA 19 NOVEMBRE 1972
INVITO A VILLAR PEROSA
La Comunità di Viilar Porosa rivolge ai Membri delle Comunità consorelle un cordiale invito a presenziare alla inaugurazione di un con*
vitto per studenti e di una casa pastorale testé
finiti di costruire.
Trattasi di opere modeste dalle quali non si
intende trarre alcun vanto ma per cui urge
esprimere la propria riconoscenza a Dio che le
ha rese possibili come a coloro che n.e sono
stati gli artefici. L'occasione sembra offrire l'opportunità per un incontro fraterno, in Cristo,
con quanti fratelli ed amici potranno aderire al
presente Invito.
Il programma della giornata si prevede come segue:
Ore 10 - Culto nel tempio: la predicazione
sarà tenuta in lingua francese dal dott. Hans
Katz, Presidente delie Società Gustavo Adolfo
di Germania ed Oberkirchenrat r. $. del Baden.
Offrirà pure un messaggio il Pastore Eugen Scofer di Pforzhelm, Presidente della associazione
dei Valdesi di Germania.
Al termine del culto i convenuti avranno
l'opportunità di far conoscenza gli uni con gli
altri.
Ore 12 - nel salone sottostante al tempio
avrà luogo un'agape fraterna. Siccome il numero dei posti è limitato, si provvederà, per gli
iscritti in soprannumero, ad un pasto in albergo. Per chi lo gradisce sarà pure possibile consumare un pranzo al sacco in ambiente riscaldato. Tutti, ad ogni modo, sono pregati di
preannunciarsi appena possibile. Quanto alla
spesa, salvo gli invitati particolari, si farà in
modo che sia contenuta nel limite più modesto
posibile.
Ore 14,30 - nel tempio, breve culto presieduto dal Moderatore, quindi messaggi di amici
ed autorità. Il servizio musicale è gentilmente
assicurato dagli studenti del Ginnasio Liceo di
Torre Pellice, e dai Trombettieri Valdesi.
Ore 16 . visita dei locali inaugurandi e, negli
stessi, servizio di caffè e di rinfreschi.
Ore 20,30 - nel salone delle attività, recita
della gioventù Villarese su di un argomento di
stile moderno ed umoristico insieme.
Gli Ospiti di oltre frontiera potranno pernottare nella Foresteria della Chiesa od in Albergo, sempre e purché si prenotino in tempo.
2
pag. 2
N. 45 — 10 novembre 1972
Dacci oggi il nostro pane
Se il Regno di Dio si deve ^stabilire, ha bisogno di cittadini
che lo compongano. Questrcittadini del Regno, ciascuno dei quali avrà un determinato compito da svolgere per l'utile della comunità, per adempiere il loro lavoro devono vivere; per vivere
devono essere nutriti. Ecco quindi che essi chiedono a Dio di
dar loro ogni giorno il loro cibo necessario e sufficiente. Questo
cibo non può essere altro che il pane della vita: il pane di natura perfetta per la vita perfetta; cioè: Gesù Cristo. Egli disse (e
lo troviamo scritto nell'evangelo di Giovanni al cap. 6, vers. 35):
« Io sono il pane della vita ». Questo è il solo pane che i cittadini del Regno che viene, cioè i credenti, devono chiedere con la
preghiera « dacci oggi il nostro pane quotidiano ». Tutte le altre
cose che occorrono alla nostra vita sono comprese in questo
pane, che non è nutrimento del nostro corpo soltanto, ma di tutto il nostro essere. Infatti ,se abbiamo il Signore Gesù Cristo, se
siamo nutriti del Signore Gesù Cristo, cioè siamo con lui in contatto vivente e permanente, come non avremo tutte le altre cose
con lui? La Scrittura ci attesta che è così. Soltanto, ci è difficile
conservare una comunione intima e costante col Signore Gesù
Cristo; tante altre persone e cose ci sembrano più importanti e
più accessibili. Per questo il Signore Gesù Cristo stesso ci esorta
a ripetere ogni giorno, ogni ora, la preghiera che esprima il nostro desiderio di lui, la nostra appassionata volontà di essere nutriti di lui, per essere già fin da ora trasformati, mediante una
comunicazione ogni giorno più grande della sua energia, fino a
diventare suoi collaboratori perfetti nella ricostruzione del
mondo.
Lino de Nicola
LA BIBBIA NON LETTA
Un siGerdiite profeta
ZACCARIA
Era nato in esilio e doveva essere
ancora molto giovane quando, per gli
avvenimenti bellici e politici che abbiamo più volte ricordato, un notevole contingente di deportati potè tornare in Palestina, al termine della cattività babilonese, sotto la guida di Zorobabele e del sommo sacerdote Giosuè.
Apparteneva a famiglia sacerdotale e
suo nonno Iddo è menzionato nell’elenco dei reduci in Neemia 12: 4. Il padre, Berechia, doveva essere deceduto
anzitempo, forse anche prima del rimpatrio, visto che al versetto 16 del citato capitolo di Neemia [e in due passi del libro di Ezra (5; 1 e 6: 14)] Zaccaria viene presentato come diretto
successore de] nonno («Figlio di Iddo») a capo della famiglia sacerdotale.
Ma se fu sacerdote per nascita, Zaccaria divenne profeta per vocazione,
quando « la parola dell’Eterno gli fu
rivolta, l’ottavo mese del secondo anno di Dario ». Il suo ministerio profetico iniziò dunque circa due mesi dopo quello del suo contemporaneo Aggeo. E, come coincidono le date, così
fu pure del tema principale delle due
profezie. Trattavasi di esortare gli
Israeliti a riprendere la costruzione
del Tempio, interrotta ormai da circa
quindici anni, a causa dell'invidiosa
ostilità dei Samaritani.
Scopo identico a quello di Aggeo, ma
missione destinata a prolungarsi nel
tempo. La differenza più grande fra i
due, non è però tanto nella durata
della loro attività, quanto nello stile
delle loro profezie e delle loro personalità.
Zaccaria appartiene infatti a quel
nuovo tipo di profeti, i quali, anziché
parlare al popolo con un discorso diretto, preferiscono servirsi di immagini, presentate come visioni paraboliche. Non che questo stile fosse sconosciuto prima, anche in tempi antichi,
ma qui si tratta non di immagini intercalate, come parabole o similitudini, nel contesto di un discorso, ma di
tutto il discorso imperniato sulle immagini.
Ecco, innanzi tutto, l’architettura del
libro, ossia di quella parte dello scritto che si dà sicuramente come opera
di Zaccaria: Dopo un prologo, nel quale l’autore presenta se stesso e il motivo della sua missione, seguono otto
visioni, presentate con colorito vivace ed immaginoso, come tante variazioni sul medesimo tema: Il Signore
e adirato contro il Suo Popolo che ha
trascurato l’opera di ricostruzione del
tempio e minaccia punizioni in caso
di ulteriore inadempienza, ma promette benedizioni se il popolo si ravvederà e si metterà alTopéra. Non è possibile riassumere queste visioni perché,
come le vetrate di una cattedrale, bisogna vederle sul posto e nella giusta
luce, ossia leggerle direttamente nella
Bibbia così come sono, anche se non
tutti i particolari simbolici e le allegorie risultano sempre di facile e immediata comprensione.
Dopo le visioni, che vanno fino al
versetto 8 del sesto capitolo, viene la
descrizione della simbolica incoronazione del sommo sacerdote Giosuè che
« edificherà il tempio dell’Eterno e
porterà le insegne della gloria ».
La vera pietà
non consiste nei riti
Visioni simboliche
e allegorie profetiche
I capitoli 7 e 8 costituiscono la conclusione del libro e sono di due anni
posteriori ai precedenti, portano infatti la data del IV anno di Dario. Sono
due capitoli di particolare interesse e
di profonda ispirazione religiosa, oggi ancora di vivissima attualità. In risposta ad analoga richiesta dei giudei
di Bethel sul valore e significato dei
digiuni rituali, il profeta esorta il popolo ad esprimere la propria pietà,
non attraverso al formalismo delle osservanze rituali, ma mediante rettitudine di vita, maggiore giustizia sociale
e carità verso il prossimo: « Fate giustizia fedelmente, e mostrate l’uno per
l’altro bontà e compassione, non opprimete la vedova né l’orfano, lo straniero né il povero; e nessuno di voi
macchini del male contro il fratello
nel suo cuore... » (vers. 9-10). Lo scritto termina (cap. 8) con una serie di
promesse di benedizioni e di ripetute
esortazioni ad una pietà reale e vissuta, che trasformi le osservanze rituali
in vere espressioni di fede: allora i
vostri digiuni « diventeranno una gioia,
un gaudio, delle feste di esultanza.
Amate dunque la verità e la pace ».
Sarà bene chiarire che, nella presente noterella, prendiamo in considerazione soltanto i primi otto capitoli del
libro, perché i rimanenti (dal 9 al 14)
non portano più il nome del profeta,
ma gli furono attribuiti per il solo
fatto che, nella collana dei « Profeti
Minori », vennero incorporati nel medesimo rotolo che portava il suo nome.
Questi ultimi sei capitoli infatti sono
di autore anonimo e legano piuttosto
con il libro detto di « Malachia » che
segue immediatamente. Senza anticipare ciò che si dirà in una prossima
noterella, precisiamo che §li studiosi
ritengono che, come lo scritto di Malachia, essi appartengano ad un’epoca
più tardiva. C’è infatti tra questo e
quelli non solo analogia di riferimenti storici ad epoca posteriore (vedi la
citazione dei « figli di lavan » ossia i
Greci), ma anche uguale presentazione, in quanto ogni profezia comincia
con la soprascritta: « Oracolo, parola
di lave », senza alcun riferimento a
Zaccaria e ai suoi tempi. Ma c’è tale
abbondanza di pensieri nei primi otto
capitoli, legati esplicitamente al nome
di Zaccaria, che la difficoltà sta piuttosto nel concentrarli in poche righe.
Bellissima poi la chiusa del capitolo che si orienta verso una visione universalistica. La vera pietà, espressa
nella vita, sia individuale che collettiva del popolo eletto, sarà la più eloquente testimonianza evangelistica tra
tutti i popoli della terra: « Verranno
dei popoli e gli abitanti di molte città...
e diranno: andiamo, andiamo a implorare il favore dell’Eterno e a cercare
l’Eterno degli eserciti! Anch’io voglio
andare! E molti popoli e delle nazioni
potenti verranno a cercare l’Eterno
degli eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore dell’Eterno » e « uomini di tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: “Noi andremo con
voi, perché abbiamo udito che Dìq' è
con VOI ».
C’è bisogno di aggiungere che questa profezia si è adempiuta nell’unico
« Giudeo » veramente giusto e buono,
del quale, ormai da secoli, uomini di
« tutte le lingue delle nazioni » proclamano che « veramente Dio era con
LUI »?
E. Ayassot
Sfida della morte, o dela vita?
/ lettori ricorderanno che in prima
pagina, la scorsa settimana, abbiamo
pubblicato il testo di una conversazione radiofonica di un filosofo marxista
austriaco, recentemente scomparso, su
come si poneva, per lui, il problema
della morte. Avevamo chiesto a un
buon gruppo di amici di volerci inviare il loro parere, in forma stringata,
su questo scritto che ci era parso significativo e vivo; purtroppo il periodo di festività e ponticelli ha ritardato
le risposte. Pubblichiamo intanto quelle ricevute, ringraziando di cuore chi
ha risposto tempestivamente, e speriamo di potere avere altre reazioni e riflessioni. (red.)
Il sonno
e la fodo
Avevo da poco riletto il testo della
conversazione di Ernst Fischer e cominciavo ad ordinare mentalmente le
numerose osservazipni critiche che suscitava in me, quando gli occhi mi sono caduti sulla prima colonna della
stessa pagina, ove il fratello Lino De
Nicola riporta con efficace realismo la
situazione di crisi della « Buona Notizia », cioè delTannupcio che « il Signor
Gesù è venuto nel mondo per salvare
i peccatori ». L’accostamento dei due
articoli nella stessa pagina è probabilmente del tutto casuale, comunque a
me sembra che il cristiano possa fare
un sintetico amaro commento alla
conclusione del discorso di Fischer,
quella in cui il filosofo vagheggia la
società ideale di domani, proprio prendendo come base alcpne frasi dell’articolo di De Nicola, frasi che riporto testualmente: « La Buona Notizia non
interessa più nessuno. La "cultura moderna" ha ormai persuaso tutti che
all’uomo non occorre nessuna salvezza, e che, semmai, ogni salvezza l’uomo se la può procurare da sé. Le guerre saranno abolite, le malattie domate. Resterà la morte, ma anche ad essa un giorno l’uomo metterà rimedio,
per esempio con una buona ibernazione... No, l’uomo non ha bisogno di nessuna salvezza, e meno che mai di una
salvezza che gli giunga dal di fuori,
che gli sia portata, regalata da qualcuno, da Dio. Non ha detto il Tentatore all’inizio dei tempi: “Sarete come
Dio”?».
Detto questo, esaminiamo qualche
altro punto deU articolo, che spazio
permettendo, andrebbe discusso frase
per frase. Fischer parla dell’insoddisfazione continua ìdelTuomo, delTirraggiungibilità dei mai orizzonti e vede in ciò « la qualità umana più alta ».
Sviluppando coerentemente il discorso
dettatogli dal suo umanesimo marxista, non vede come l'uomo, instabile
e costantemente insoddisfatto, possa
aspirare alTinfinito e alla perfezione,
possa sentire un desiderio intenso di
eternità. In realtà l'uomo, abituato a
vivere nel provvisorio, nell’imperfetto,
nel caduco, ha nel suo profondo un
desiderio di stabilità che si esprime
umanamente neH’illusorio sogno faustiano di « arrestare l’attimo fuggente » e si traduce in termini di fede con
la preghiera all’Eterno di rendere stabile ciò che tale non è per sua natura.
La diversità essenziale fra l’uomo e
gli animali è proprio che l’uomo è certo di dover morire, sente che dovrà necessariamente passare questo confine
consola
M. Basilea Schlink, Le Dieu de tonte
consolation — Edizioni Labor et Fides — Ginevra 1970,
Segnaliamo un « pane quoticiano »,
parole di edificaz’one e di consolazione per ogni giorno dell’anno, scritto
da Madre Basilea Schlink, che fa parte di una comunità luterana, il cui
scopo principale non è tanto l’attività
pratica in favore del prossimo, quanto Tedificazione, la cura d'anima dei
propri fratelli nel Signore.
Questo libro è particolarmente adatto per i sofferenti, per i travagliati ed
aggravati dal peso della vita e del dolore: « vi è un legame qualsiasi tra un
Dio lontano inafferrabile incomprensibile e la mia vita con tutte le sue limitazioni terrestri, con i suoi affanni,
le sue tristezze? », si domanda Madre
Basilea Schlink nella prefazione delle
sue meditazioni, e prosegue: « l’umanità del nostro tempo non sa trovare
questo legame, neppure nella più tenue misura; di qui la sua disperazione e la sua ricerca di evasione con
ogni mezzo...; eppure ci è data la possibilità di questo contatto con Dio nella relazione d’amore e di fiducia che
unisce il figliolo al Padre...; è un fatto reale che il sacrificio di Cristo ha
fatto di noi i figli di Dio ».
Probabilmente questa dichiarazione di fede sottolineata dalla nostra
autrice è riconosciuta come ovvia e
naturale anche fra i credenti del giorno d’oggi; tuttavia è forse necessario
che sia riscoperta e rivissuta in modo
più reale. Dobbiamo tutti nuovamente imparare, con perseveranza e costanza, a trovare il nostro rifugio nel
Padre Celeste: il libro di Madre Basilea Schlink ci aiuta e ci guida in questa ricerca difficile, ma tanto importante, anzi fondamentale per la nostra vita di credenti in questo mondo
pieno di dolori e di angosce di ogni
genere. Edina Ribet
fra l’esistere e il non esistere, e soffre
per l’idea dell’annientamento forse più
che per quella di una pena eterna, proprio perché quest’ultima sarebbe pur
sempre un modo di esistere.
Non è quindi vero che l’uomo si
preoccupa del morire più che della
morte: il morire può aver luogo in tanti modi diversi, tutti più o meno legati
ad una sofferenza comunque transitoria. E evidente a tutti il grande attaccamento alla vita di persone anche
molto anziane, ad una vita vissuta ormai attimo dopo attimo. E la morte
che turba l’uomo; essa è davvero la
grande Nemica, ma allora entriamo
nel vivo del problema: « Signore, a chi
ce ne andremmo noi? Tu hai parole di
vita eterna » disse Pietro che aveva
compreso come solo l’Eterno poteva
garantire la vita al di là della morte.
Il cristiano sa che di fronte alla morte è solo con Dio, che i più sublimi affetti umani, la solidarietà sociale, lo
spirito comunitario, per non parlare
di tutte le sue conquiste intellettuali,
sono cose destinate a scomparire perché provvisorie e relative come tutte
le cose di questo mondo, ma sa che al
loro posto il Signore offrirà al credente la Vita, in uno stato razionalmente
inconcepibile e sul quale in effetti non
vale discutere (secondo il termine usato dal Fischer), ma che si accetta per
fede come unico vero superamento di
tutte le « alienazioni » umane.
Moltissimo si potrebbe ancora dire,
ma la limitatezza dello spazio e del
tempo (i soliti limiti umani!) impongono di chiudere. Concluderò dicendo
che ciò che conta non è certo l'acquisire una visione stoica e comunque filosofica che faccia accettare con freddezza il morire (magari provocato volontariamente con un suicidio, bella
« libertà » davvero, come sembra proporci 11 Fischer!). Il morire di Socrate, quello di Seneca, quello di Giordano Bruno sarebbero forse superiori al
morire di Cristo? Ciò è evidente, secondo l’angolo visuale del filosofo austriaco. Al contrario, ciò che davvero
conta è avere una sicura garanzia per
il dopo e ben lo esprimeva l’apostolo
Paolo: « Se abbiamo sperato in Cristo
per questa vita soltanto, noi siamo i
più miserabili di tutti gli uomini »
(I Corinzi 15: 19). Adriano Domini
L’eretico
simpatico
Sarà a causa di una nostra inguaribile vocazione alla eresia, ma questi
eretici ci sono simpatici. Proprio perché hanno avuto il coraggio, l’intelligenza e il senso della libertà necessari
per ribellarsi alla massiccia imposizione morale e materiale della dittatura
e per giudicarla, è possibile discutere
con loro, dissentirne, ma nel profondo
reciproco rispetto. E quello che accade con Garaudy: mi domandavo come
mai, contro ogni esperienza storica,
lui, interprete dello storicismo obiettivo, poteva credere all’avvento di un
socialismo dal volto umano’. E tuttavia il suo socialismo è il nostro, anche se le motivazioni sono diverse, forse opposte.
E ora questo Fischer.
Come si fa a dire al tempo stesso
che si vuole una società di stoici, senza miseria, senza soprusi, senza sofferenza e che l’uomo, che quella società
dovrebbe creare, è un essere « che non
basta mai a se stesso », che trova nella morte la dimostrazione della sua incompiutezza?
Cristo non ha sognato un mondo privo di male, cioè di peccato, ma lo ha
affrontato, demistificato; per questo
la Sua morte non è stata, alla fine, segno di incompiutezza, ma di speranza.
E tuttavia questo filosofo del materialismo dialettico, che, al termine della vita, riscopre che l’uomo non potrà
mai da solo fare un mondo umano e
redige un atto di accusa radicale contro tutti i regimi che quelTuomo hanno divinizzato, questo uomo è un fratello, con cui possiamo non essere
d’accordo, ma per il quale continuiamo a provare rispetto e simpatia. Un
fratello eretico cui avremmo voluto
dire che Cristo è stato ed è più radicalmente eretico di tutti i marxisti, di
tutti i capitalisti e, perché no?, di tutti i « buoni cristiani ».
Pierluigi Jalla
’ Garaudy ha presentato recentemente .a Gi
nevra il suo nuovo libro L’alternativ e.
Gesù; soluzione o salvezze?
{Segue da pag. 1)
Gesù era interpretata in modo diversificato da persone al tempo stesso
dentro e fuori della Chiesa. Ma parlare di Gesù oggi non avrebbe senso né
fondamento senza un ritorno alla testimonianza degli Evangeli.
Con il suo rigore esegetico abituale
Etienne Trocmé, professore alla Facoltà di teologia protestante di Strasburgo, ha illustrato come i quattro
Evangeli presentano la persona di Gesù. Dopo aver fatto risaltare 1 suoi
tratti principali secondo i racconti
evangelici, il teologo strasburghese aggiungeva: « Moralista con i borghesi,
guaritore con le folle contadine della
Galilea, Messia per un’opinione pubblica giudaica avida di liberazione nazionale e religiosa, Gesù non entra nelle categorie in cui vorremmo rinchiuderlo ». Uno dei suoi tratti di maggiore rilievo è la lezione di disponibilità
nei confronti di tutti, in vista del servizio di ciascuno. Egli vede nella salvezza personale e nella trasformazione radicale della società i due poli intorno ai quali si cristallizzano oggi le
aspirazioni di un gran numero di contemporanei. I cristiani devono perciò
essere al tempo stesso « coloro che rispondono al bisogno di salvezza personale oscuramente avvertito dai vinti dell’esistenza, dai drogati ai vecchietti, dai sofferenti di psicosi ai solitari delle nostre grandi città », ma
anche « coloro che si mettono a servizio della speranza di una trasformazione sociale radicale, al modo dei preti operai e di Camilo Torres ». Da questa relazione risultava che il Gesù descritto negli Evangeli risponde alle
aspirazioni dell’uomo odierno; ma la
sua persona e la sua vita sono troppo
ricche di contrasti e di sfaccettature
diverse per permettere una linea d’azione unica valida per tutti. « La marcia al seguito di Gesù non è stata forse sempre acrobatica? E il riconoscimento della pluralità degli impegni
cristiani, fondata sulla pluralità degli
impegni di Gesù, non è forse la condizione stessa della nostra libertà? »,
concludeva il prof. Trocmé.
Quest’impegno cristiano non può
concretarsi validamente se non nell’incontro con il Cristo, sia nella vita Quotidiana, nella rete delle relazioni interpersonali e dei compiti, sia partecipando alla santa cena. Il domenicano
J. M. R. Tillard ricordava questa stretta interdipendenza fra i due modi d’incontrare il medesimo Cristo. Dedicando l’essenziale della sua relazione all’importanza della celebrazione del
« memoriale della Cena » che rappresenta per la comunità cristiana « U
nerbo della sua esperienza », ha poi
mostrato che « mettersi al servizio degli uomini, lavorare alla promozione
umana equivale a entrare nel movimento dell’Evangelo ». Tale movimento si costruisce sul principio deH’amore realista e concreto verso colui che
la Bibbia chiama « il prossimo ». Per
il teologo canadese l’incontro con il
Cristo che si dona ai suoi nel memoriale eucaristico si ripercuote sugli al
teggiamenti adottati verso il prossimo.
Perciò la relazione personale con il
Cristo (verticalismo) non può essere
separata dalla relazione interpersonale
(orizzontalismo). « L’esistenza cristiana si situa all’incontro di queste due
coordinate ».
Chi è Gesù Cristo per noi oggi? Secondo il pastore olandese A. Geense,
non si può parlare di Cristo senza ri
ferirsi al Cristo biblico. La qualità prima della sua vita è stata appunto la
sua morte e il valore che essa ha per
noi. Lo stesso vale per la sua nuova
vita basata sulla vittoria sulla morte.
In ogni interpretazione della persona
di Gesù l’attenzione deve quindi volgersi maggiormente sul Cristo vivo e
presente. Sull’esempio di questa vita
di Cristo la comunità dei cristiani è
chiamata a vivere sapendo che l’evento della Croce vince le potenze che minacciano gli uomini individualmente
e collettivamente.
Quanto dogmaticamente salda la relazione di A. Geense, tanto diretta la
domanda posta da Vilmos Vajta:
« Siamo alle prese con una teologia
della ’morte della Chiesa’, dopo la teologia della ’morte di Dio’? ». Il direttore del Centro di studi ecumenici di
Strasburgo ha svolto la sua relazione
sul tema « Gesù e la sua comunità nel
mondo moderno ». Risalendo all’origine della Chiesa ,ha analizzato l’atteggiamento della prima comunità che si
era costituita attorno a Gesù prima e
dopo Pasqua; partendo da qui, ha delineato i tratti di quella che potrà essere la comunità di Gesù nel mondo
attuale. La società moderna ha contestato la struttura tradizionale della cornunità cristiana ed esige nuove condizioni in cui possano costituirsi relazioni interpersonali. « Una tale vita comunitaria personalizzata dev’essere
pensata in termini di piccole unità ».
Parlando di una « mini-Chiesa », ha ricordato che essa non ha valore che
« se la sua unità con la Chiesa universale totale ha per essa un’importanza
fondamentale ». D’altro lato, pur essendo una minoranza, la comunità cristiana non dovrebbe dimenticare la
sua missione universale nei confronti
dell’intera umanità. Là dovrà vegliare
a non perdere la sua identità aprendosi e offrendosi al mondo. Concludendo
V. Vajta riaffermava che la comunità
di Gesù può diventare il gruppo di base per la salvezza dell’umanità, attraverso la condivisione fra poveri e ricchi, la riconciliazione dei nemici, l’annuncio del perdono a coloro che non
’riescono’ nella vita.
Partendo da questi cinque diversi
approcci al medesimo problema, i partecipanti hanno cercato di vedere, alla luce delle loro esperienze personali e delle loro diverse appartenenze
confessionali, come vivere personalmente, oggi, sulle tracce di colui che
è la soluzione e la salvezza.
Jean-Jacques Bauswein
3
?<ÿ' 10 novembre 1972 — N. 45
pag. 3
NEL CENTENARIO DI LORENZO PEROSI
Il dramm nascosto di un
La figura di un evangelista
uomo ChG COrCB e un giudizio di Giorgio Spini
nella pnarià il vera volto i Cristo
1922; UN PRETE CHE TACE
Si comincia a parlare con grande
cautela, compunzione e turbamento di
Lorenzo Perosi, nato a Tortona il 21
dicembre 1872; musicista insigne, autore di una « Passione di Cristo », di
una « Risurrezione di Lazzaro », di un
oratorio: « La Strage degli Innocenti »
rappresentato per la prima volta a Milano (e incluso nel 1972 nella stagione
lirica d'Autunno torinese del Teatro
Regio di Torino). È il cinquantenario
della nascita di colui che dal 1898 è direttore perpetuo della Cappella Sistina
(lo ha nominato papa Leone XIII) ed
ha ricevuto nel 1899 la croce di cavaliere della Legion d’onore dal Presidente della Repubblica francese.
Ma l'Italia celebratrice è perplessa;
si accosta titubante. O. V., il 12 aprile,
del 1922 dedica le sue « Note romane »
(La Nazione - quotidiano fiorentino) al
suo incontro, che non è un incontro,
con Perosi. E scrive il giornalista fiorentino:
« ...Non è difficile incontrare da queste parti [San Pietro] un prete sulla
cinquantina, non alto e piuttosto grasso, con una gran capigliatura grigia
sulla fronte ampia, e gli occhi grigi pieni di luce nel volto un po' sfatto. È Lorenzo Perosi, il grande musicista che
tace da tanti anni, raccolto nel ricordo
della rapida e turbinosa gloria che esaltò la sua giovinezza creatrice, tormentato dal dubbio autocritico dei grandi,
il dubbio della impossibilità di superarsi... Questo prete che ora se ne va
a passi brevi e frettolosi verso il Vaticano ove dirige le esecuzioni della
Cappella Sistina, questo prete che ha
visto i più alti deliri pubblici di tutta
Europa, che ha conosciuto l’ebbrezza
dei più impetuosi trionfi, accolto nelle
Corti, acclamato dai popoli, salutato
Principe e rinnovatore della musica sacra, giovane ancora conduce la vià
umile e solitaria vita... Qual’è il dramma nascosto nel pensiero e nella sensibilità di auest’uomo che tace?... ».
II. DRAMMA NASCOSTO
11 29 aprile il quotidiano La Nazione
pubblica ancora una lunga nota del
suo corrispondente romano; titolo suggestivo: « Una luce sovrana che si
oscura »; sottotitolo realistico; « La
pazzia di don Lorenzo Perosi ».
Perosi è diventato pazzo; veramente, pazzo lo è quasi sempre stato; ad
ogni modo lo è da parecchio tempo.
Il primo segno « di questa dolorosissima degenerazione » risale al 1907: nevrastenia, intolleranza delle critiche.
Partecipa ai festeggiamenti del cinquantenario della proclamazione di Roma capitale d’Italia! Lo scoppio della
prima guerra mondiale lo turba. Distribuisce danaro « a quanti soldati incontra per le vie ». Rifiuta il resto anche
di biglietti di grosso taglio, scontento
del suo lavoro sembra che bruci alcuni manoscritti.
L’inquietudine spirituale (forma secondaria di pazzia!) lo spinge allo studio delle lingue orientali, all’indagine
della filosofia platonica. È il primo ad
entrare nelle aule della biblioteca Vittorio Emanuele, il mattino.
Sono cose risapute, che destano amarezza nei suoi ammiratori, ma non c’è
nulla da obiettare; dalla mistica orientale e da Platone si può tornare all'ovile; anzi, tutto sommato, meglio la mistica che il Modernismo. Sennonché
cercando Platone, Lorenzo Perosi incontra Calvino!
L’OSSESSIONE DI CALVINO
Il 30 aprile 1922 l’autorevole Nazione
della Sera accenna a questo incontro
con Calvino, segno indubitato di pazzia
indubitabile « Oggi l’idea fissa [di Lorenzo Perosi] è Calvino, le dottrine calviniste, il protestantesimo e non parla
più che di Calvino e del protestantesimo... e racconta che il suo mandato è
quello di salvare la figura di Cristo,
perseguitato dai cattolici, i quali poi
sono tutti massoni, dice lui... Non è
più sicuro di esser don Lorenzo Perosi e disse una volta di esser Napoleone. Passa le notti insonni... Il fratello
don Carlo, Assessore del S. Uffizio e
prelato distintissimo, le sorelle e la
mamma sono desolati e tremano ». Lo
hanno affidato agli psichiatri.
ARRIVANO GLI PSICHIATRI
Il Corriere d’Italia il 30 aprile comunica il risultato di una visita dell esimio prof. Sante De Sanctis. L illustre
Una sosta felice
in ambiente
evangeiico
Questo è quanto la Casa Valdese di Vallecrosia, grazie ad importanti lavori eseguiti recptemente è ora in grado di offrire a
singoli, famiglie, persone anziane, a tutti coloro insomma che
necessitano di un periodo di rip>oso in un clima più mite, a partire dal 1° gennaio 1973.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla « Casa Valdese
per la Gioventù », Via Col. Aprosio, 255 - 18019 Vallecrosia (IM).
Tel. 0184/21283.
docente ha trovato l’illustre musicista
« tranquillo e ordinato di mente, ma
purtroppo ha rilevato tali idee deliranti da farlo ritenere un grave infermo
mentale, tanto che ha raccomandato
l’isolamento in campagna ».
« Esce ogni giorno immancabilmente per i suoi giri di carità. Pare che al
grande musicista sia rimasta una sola
ansia: quella di beneficare... I poveri
sono per lui i più vicini al Signore, e
li conosce uno per uno, e dà senza
contare finché ha donato tutto. E saluta tutti i mendichi togliendosi il cappello con un gesto quasi di riconoscenza e di fede, come se salutasse la
sofferenza di chi è destinato al Regno
dei Cieli ».
Sembra inoltre che don Lorenzo
Perosi avrebbe risposto affermativamente a un giornalista che gli aveva
chiesto se avrebbe eventualmente composto una cantata celebrativa « qualora dovesse adunarsi a Roma un concilio universale di tutte le Chiese cristiane per trattare e definire la fusione e l’unificazione ».
Siccome allora il vocabolo « ecumenismo » non era ancora adeguatamente compreso, interviene un altro luminare, il prof. Mingazzini, il quale spiega con acume e dottrina che « come
per le donne c’è anche per gli uomini
un periodo climaterico che va generalmente dai 50 ai 60 anni. In questo
periodo c’è una psicologia singolare,
una specie di ritorno alla gioventù,
con tutte le crisi conseguenti, che non
trovano per altro lo stesso terreno di
resistenza e di reazione ».
UN PAZZO DI MENO O DI PIU’?
E così, in questa specie di amore,
di ritorno alla gioventù, don Perosi si
imbatte nei Valdesi, nella fattispecie
nel pastore valdese A. Simeoni, nato
nel 1870, uscito dalla Chiesa cattolica
in seguito a quello che nel suo caso
fu considerata soltanto una ingiustificabile crisi religiosa; nel 1917 il Simeoni è pastore della Chiesa di Roma e
nell’anno ecclesiastico 1921-22 ha come coadiutore l’anziano evangelista
Virgilio Sommani, che sarà presto consacrato pastore e diventerà poi direttore del Gould, pastore della Chiesa
di Via dei Serragli e infine Moderatore della Tavola Valdese. Il Simeoni rimarrà a Roma fino all’anno 1924.
E qui la cosa diventa grave.
Finché si trattava di pazzia, si poteva chiudere un occhio, anzi due occhi.
Perché, tutto sommato, la storia del
Cristianesimo è una storia di pazzi. E
ben lo sanno i cultori di storia della
Chiesa! Cominciando da quel Paolo
apostolo che si gloria soltanto di predicare soltanto la pazzia della croce,
vi è pure Giovanna d’Arco tanto pazza
da udire « le voci » e salire sul « rogo »; e vi è il pazzo dei pazzi, Francesco d’Assisi, che ruba il paterno denaro e si denuda davanti alla Autorità
e salirà sul rogo di un film mistificatorio; non si può forse neppure dimenticare Domenico di Guzman che desta
i sospetti di papa Innocenzo IH.
Santa Romana Chiesa sa perfettamente che senza pazzi sarebbe forse
molto romana, ma poco santa e poco
Chiesa. Perciò Paolo diventa san Paolo. Giovanna d’Arco santa Giovanna; il
principe della gioventù d’Assisi diventa san Francesco e sconterà pazzia e
santità diventando santo patrono dei
ricchi commercianti e dei poveri consumatori: patrono d’Italia; e Domenico diventerà san Domenico, ed i suoi
figli costituiranno un Ordine mendicante.
UN PRETE DI MENO?
Purtroppo siamo nell’anno 1927 e il
richiamo della « romanità » è forte; e
forte è quello dell’unità nella tradizione e nella disciplina. L’identità « ropiqna.- cattolica» comincia,a far gola
(e a qualcuno paura?). Non si può correre il rischio di perdere un prete — e
quale prete! — per un pazzo che forse
pazzo non è. Il pericolo c’è: i Valdesi
in agguato per impadronirsi di un’anima tormentata, incerta, dubbiosa, esitante tra la mamma, povera vecchia,
che gli dice; rimani, e la coscienza che
gli dice; esci! Ci è difficile oggi ricostruire le fasi alterne della crisi di questo sacerdote e artista sommo che da
alcuni anni non « dice » più la Messa,
perché non può più accettare la transustanziazione, e, chiuso in sé e nella
sua cameretta, cerca il vero volto di
Cristo, Un uomo solo, che ha paura di
tutto e di tutti, che finisce col considerare la sua arte come un ostacolo
sulla via della Croce, e cerca i poveri.
E difficile in quell’anno che comincia a diventare « ruggente » capire questo povero prete umile e disadorno;
perciò è evidente: l’eresia valdese, la
quale attenta come tutte le eresie, alla
unità nazionale, asservita airAmerica,
vendutasi per trenta dollari all’interdenominazionalismo ateo e anticlericale della Massoneria e delle A.C.D.G.,
la Chiesa Valdese è la vera colpevole:
è lei che cerca di sfruttare una crisi
di paranoia per rapinare l’ànima di
un novero mentecatto, per togliere un,
prete (ancora uno!) a Santa Romana
Chiesa. E la stampa nazionale segue
con passione questa vicenda; quella
clericale e quella locale si scagliano
con voluttà contro quésta Chiesa Valdese che getta finalmente la sua maschera di rispettabilità pur di arraffare un prete in più.
IL VOLTO DI CRISTO
E la Chiesa Valdese si difende; il Simeoni spiega come è avvenuto il primo contatto: una richiesta di aiuto
per i poveri; poi il discorso si è allargato e un giornalista scrive che il
pastore Simeoni sarebbe rimasto
« sbalordito » dovendo ascoltare una
« dissertazione biblica » del maestro
Perosi, il quale avrebbe affermato che
i commentari del prof. Bosio erano
la cosa migliore che egli conoscesse.
La posizione di Ernesto Comba non
sembra sostanzialmente diversa: in
una lunga intervista con il corrispondente romano di un quotidiano fiorentino, egli ribadisce la assoluta rispettabilità della Chiesa Valdese: non noi
abbiamo cercato Perosi, ma lui è venuto da noi; era un’anima inquieta e
in cerca di pace; non potevamo rifiutare di dargli ascolto ed aiuto: spirituale e materiale.
Si ha l’impressione che il fatto del
pane materiale creasse notevole perplessità negli ambienti valdesi di Roma; cosa fare di questo sommo musicista? Un organista della Chiesa Valdese a Torino? Anche il problema catechetico sembra turbare il Simeoni e
il Comba. Questa « inquietudine » inquieta il ben congegnato razionalismo
religioso degli interlocutori valdesi.
Ernesto Comba sente che il problema
va oltre i termini in cui viene posto
comunemente, quando esclama, riferendosi alla pazzia presunta di Perosi:
« Se questa [il suo ideale di povertà]
è follia, è una follia più cristiana che
la salvezza di quegli altri ».
La realtà è proprio lì; l’uomo di fede ha ripudiato o vuol ripudiare l’uomo di genio. E nessuno lo capisce. Rimane solo nel suo combattimqnto. E
presto giungeranno buone notizie; le
condizioni di salute migliorano; sta
ridiventando ragisinevole. Nel 1930 raggiunge Mascagni neU’Accademia d’Italia; nel 1937 in Vaticano Beniamino
Gigli presta la si sr voce a « Natalitia »
cantata che è data in prima esecuzione. « Il 12 marzo 1955 si presenta per
l’ultima volta alla Sistina » e muore
l’anno seguente: ha
84 anni.
L. A. Vaimal
NeU’interessante volume L’evangelo e il
berretto frigio, edito l’anno scorso dalla Claudiana ad inaugurare una collana dedicata alla Storia del movimento evangelico in Italia,
Giorgio Spini esprime di sfuggita, ma con
grande nettezza, un giudizio negativo sulla
personalità del mio nonno paterno, Giuseppe
Mensi: non mi sembra giusto lasciar passare
senza una smentita un accenno che suona decisamente denigratorio.
A rendere ancora più difficile la vita all’esigua « chiesa libera » di Brescia attorno
al 1880 — dice testualmente l’illustre storico — pare si fosse aggiunta « l’opera settaria
condotta contro di lei dall’evangelista Giuseppe Mensi dei fratelli di Milano, proverbiale
per la sua fanatica chiusura mentale persino
fra gli stessi plymouthisti » h giudizio ribadito più avanti con queste parole : « a Milano (...) nel 1889 erano capitati guai seri, per
un’ennesima risorgenza dello spirito plymouthista, alimentata dall’implacabile settarismo
di quell’evangelista Mensi dei fratelli, che già
prima aveva dato tanto fastidio a Brescia »
Ignoro quali possano essere le fonti dello
Spini, ma è evidente che egli non conobbe
l’uomo di cui parla. Purtroppo, neppure io,
nato quindici anni dopo la sua scomparsa, potei conoscerlo di persona; molto però ne udii
narrare, e il ritratto che esce da queste memorie, dai suoi scritti (i non molti pubblicati; tutte le carte di famiglia andarono purtroppo distrutte), dalle sue stesse fotografie,
è quello di un uomo tutt’altro che mentalmente chiuso o fanaticamente settario. Non
ignoro che l’evangelista Giuseppe Mensi fu
da taluno tacciato di intolleranza, ma bisognerebbe appunto accertare da chi movesse l’interessata taccia.
Mio nonno non fu intollerante se non verso ogni forma di intolleranza; se fu « settario », lo fu della Parola profondamente meditata alle fonti, contro ogni « setta » che presumesse proporne una interpretazione limitativa o addirittura faziosa: per comprendere
la sua opposizioni a certe libere comunità
evangeliche, bisogna aver misurato la mortificante mediocrità del livello intellettuale e
della statura morale dei loro promotori e dei
loro adepti.
Del resto, basta un esame attento del libro
dello Spini a rivelare una contraddizione e a
smentire quindi il suo precipitoso giudizio.
Egli colloca, come si è visto, l’attività del
Mensi nella corrente o, se si preferisce, nella
temperie dei« Plymouth Brethren »; e di
questi « fratelli » inglesi dice che « intendevano ricostruire la Chiesa primitiva degli
Apostoli con le loro radunanze, scevre di ogni
Cronache
A ROMA
(
Il 29 settembre ha avuto luogo al tribunale militare di Ìloma, il processo all’obiettore
Carlo di Cicc^. Egli è mollo conosciuto a
Roma, specialiùente tra i baraccati e quelli
che lavorano pelle borgate. Aveva lasciato la
Congregazione dei Salesiani perché i suoi superiori non gli avevano permesso di vivere
tra i baraccati. Così trascorse gli ultimi anni
in una baracca dpi Borghetto Latino, insegnando ai ragazzi e ajnimando le lotte dei baraccati
per la casa. Il 1^ maggio scorso si fece arrestare durante una i manifestazione pubblica per
l’obiezione di cqscienza nel quartiere popolare di CentoceUe, Ifu rilasciato e riarrestato due
mesi dopo. Al processo era presente un folto
pubblico. Il di Cicco è stato condannato a 2
mesi e 20 giorni con i benefici di legge, e perciò liberato alla fine del processo, avendo scontato 2 mesi e meEso di carcere preventivo.
Lo stesso giorno vari gruppi nonviolenti e
antimilitaristi hanno fatto un corteo di solidarietà con gli obiettori, con fiaccole, attraverso Roma : da Castel S. Angelo a S. Pietro
fino al Forte Boccea dove i manifestanti sostavano fino alle ore 22. Del corteo facevano
parte anche una delegazione di Arezzo e delegati di vari gruppi di Napoli (Comunità Shalom. Comunità Contrada Patacca, M.I.R.). Di
fronte al carcere militare è stata improvvisata
una veglia con canti e messaggi. Fabrizio
Fabbrini ha letto una lettera di Padre Balducci, l’arcivescovo di Camerino ha mandato un
saluto e La Pira un telegramma.
Il giorno prima del processo è stata organizzata una conferenza stampa alla sede di
« Settegiorni ». Parlarono il deputato D. C.
Cabras, assessore comunale e uno dei firmatari
del progetto di legge Fracanzani; il deputato
Fracanzani, il cui progetto ha fatto suoi i cinque punti delle richieste avanzale dagli obiettori di coscienza e dagli antimilitaristi; Raniero La Valle, il quale ricordando la guerra del
Vietnam ha detto che l’opposizione alla guerra deve portare ad una presa di coscienza generale per cui tutti possono obiettare ad un
certo momento; Aldo Comba, pastore valdese,
segretario della Federazione delle Chiese evangeliche d’Italia, che ha spiegato l’ordine del
giorno del recente sinodo valdese-metodista
che protesta per la situazione nella quale si
trovano gli obiettori e chiede una legge non
punitiva; l’avv. Di Giovanni, uno dei due difensori di Carlo di Cicco; Gerardo Latte, che
avrebbe dovuto fungere da testimone ài processo se non fosse stato recúsalo immotivatamente dal tribunale militare: collega e amico
di Carlo di Cicco da molti anni, ha descritto
come la fede di Carlo lo portava al lavoro tra
i baraccati. L’obiettore Roberto Cicciomessere,
uscito recentemente dal carcere militare ha
descritto i nuovi regolamenti oppressivi irrogati nei confronti degli obiettori in prigione dalla circolare del 19 giugno scorso; Marco Pannélla ha spiegato la nuova azione dei
Radicali in favore degli obiettori, di Valpreda,
con il rifiuto di pagare le tasse; su posizioni
analoghe in Olanda ha riferito l’avvocalo senatore Hein van Wyk del Partito socialista
pacifista olandese. Tutti i partecipanti sono
antimilitariste
stati concordi nel chiedere la più sollecita discussione in aula parlamentare della legge
Fracanzani. È stato letto anche un telegramma del vescovo Luigi Bettazzi di Ivrea.
Hedí Vaccako
apparato istituzionale e viventi nella piena
libertà dello spirito » *. Già non si vede come questo K spiritualismo radicale dei seguaci dei Plymouth Brethren » * debba diventare, riferito al Mensi, un « implacabile settarismo » : può esistere una setta della libertà?
Ma lo Spini aggiunge che il conte Piero
Guicciardini, pur simpatizzando coi « fratelli » inglesi, ne preferiva « la posizione men
settaria e più irenica » in una parola, più
moderata. Ora, quando si trattò di ricostituire, attorno al 1881, le comunità evangeliche
di VerceUi e di Novara, forse allo Spini è
sfuggilo che fu proprio il moderato Guicciardini — al quale egli accorda piena stima •—
a suggerire il nome del fanatico Mensi, dal
conte (se non erro) regolarmente stipendiato.
Mi piace richiamare qui due episodi intimi, che mi sembrano assai significativi:
spesso mio nonno, prima di ritirarsi e immergersi nello studio della Bibbia, accompagnava personalmente nna delle figlie, giovanissima, all’ingresso del teatro, dove lo Zacconi recitava non solo Giacometti, Rovella,
Giocosa, Bracco..., ma anche Hauptmann,
Strindberg, Ibsen, Tolstoi...; e quella stessa
figlia (Elisabetta, che mi fu madre d’elezione
e poi amica incomparabile e compagna della
vita intellettuale per più di trent’anni) non
poteva ricordare senza commuoversi la sua
barba rigata di pianto ai funerali di Giuseppe Verdi. Bastano questi particolari, mi sembra, ad escludere che si possa comunque parlare, a proposito del Mensi, di « fanatica chiusura mentale ».
La realtà è che mio nonno — come si legge in uno dei suoi necrologi — « a Cristo, più
che agli uomini, si studiò di guardare e compiacere, e questo fu il segreto per cui si
emancipò da tutto ciò che è formalismo, scrupolo 0 pregiudizio. Il Mensi concepì la grande libertà del credente in Cristo, egli incarnò
il cristiano che vive nel mondo senz’essere del
mondo » Tutti i suoi scritti insistono sull’idea delTìntima rigenerazione, a cui deve
riconoscersi il vero cristiano, e sul fondamentale concetto luterano della libertà che gli deriva dalla sua fede; queUa libertà che il Bruni Roccia, studiando l’etica del puritano, ha
ottimamente analizzato : « La volontà di essere secondo il dover essere è ciò che caratterizza appunto la natura stessa del rigenerato
(...). La responsabilità verso Dio precede la
libertà verso gli uomini e la condiziona: egli
non è reqionsabile perché libero, ma è libero
perché è responsabile » Giuseppe Mensi era
così poco fanatico e così poco settario che
sembrano uscite dalla sua penna le parole
con cui lo stesso Spini definisce l’apertura di
quello che egli chiama « il protestantesimo
di Coppet » : « Se la vita morale è al centro
della vita religiosa, in quanto espressione di
un profondo sentimento interiore, anziché obbedienza cieca ad una casa sacerdotale (...),
allora tutti gli uomini di buona volontà e di
generoso cuore sono frateUi e correligionari
(...). NuUa di più sacro della libertà religiosa
o dell’individuale ricerca della verità: nulla
di più blasfemo del fanatismo confessiona
le » ^______________ _______
Prof. Pino Mensi
(già ordinario di Italiano e storia negli Istituti magistrali)
A BARCELLONA
Madrid (adista) - Sono 230 gli obiettori
di coscienza nelle carceri spagnole. Alcuni di
essi sono imprigionati da 11 anni. Qualche
vescovo ha accennato alla « cosa » su lettere
pastorali, periodici di opposizione legale ne
hanno scritto. Perfino il governo se n’è occupato, presentando al parlamento (Las Cortes)
due progetti di legge (oltremodo restrittivi per
gli obiettori e assai larghi per il comando militare) per introdurre nella legislazione franchista un sia pur minimo riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Ma i due progetti sono
stati bocciati dalle Cortes.
Per richiamare l’attenzione dell’opinione
pubblica spagnola sul problema, ’W^olfgang
Kroner, studente pacifista tedesco di 21 anni,
il 27 settembre è salito su una cabina telefonica e si è incatenato ad un semaforo di
Pia de la Boqueria (Barcellona). Sul petto un
grande cartello nel quale si reclamava libertà per gli obiettori di coscienza spagnoli. E
lanciava manifestini esplicativi della situazione degli obiettori in Spagna. Una folla di almeno 500 persone si riuniva attorno al giovane tedesco. Dopo circa mezz’ora interveniva
la polizia che segava le catene del Kroner, disperdeva i presenti e operava alcuni arresti
di giovani stranieri, tra cui, manco a dirlo, il
giovane protagonista del clamoroso gesto. Ovviamente nessun giornale spagnolo si è accorto del fatto, accaduto in un luogo di traffico intenso e sotto gli occhi di centinaia di
persone.
A PORDENONE,
convegno EGEI suiroblezione di coscienza
^ Giorgio Spini, L’evangelo e il berretto
frigio, Torino, Ed. Claudiana, 1971, p. 128,
2 Ivi, pp. 180-182.
2 Ivi, p. 12. Cfr. anche, suU’argomento,
sempre dello Spini, Risorgimento e protestanti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,
1956, p. 246.
‘ Ivi, p. 17.
° Ivi, p. 12.
® Il Cristiano, Firenze, agósto 1904, p. 36.
2 Giulio Bruni Roccia, La ragion puritana, Milano, A. Giuffrè, 1952, pp. 72-73.
2 Giorgio Spini, Risorgimento e protestanti, cit., pp. 81-82.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiimiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Doni prò Eco-Luce
Federazione Femminile Valdese L. 25.000;
M. Rivoira, Pinerolo 500; Alma Rivoir, Bergamo 500; Silvio BeneUi, Torino' 1.500; Adolfo Jouve, Torre Pellice 5#0; Guglielmo Angiolillo, Roma 500; Alma Mattone, Coazze
385; Ida Palmieri, BorreUo 500; Giulio Tron,
Massello 500; Otto Wolekner, Svizzera 500;
Umberto Savoja, Roma 500; Carlo Alberto
Lena, La Maddalena 500; G. e D. Quara, Torino 1.000; Graziella Jalla, Torre PeUice
2.000.
Grazie!
( continua )
Donjenica 29 ottobre, a Pordenone, nei locali della comunità battista, si è tenuto un
convegno dei giovani evangelici del Triveneto. Tema dell’incontro è stalo l’obiezione di
coscienza. L’attualità e l’importanza del tema
hanno favorito la partecipazione e l’intervento
di quasi un centinaio di persone tra membri
delle comunità del Triveneto, giovani evangelici, cattolici ed appartenenti a gruppi antimilitaristi deUa regione. La dettagliata relazione di Gianfranco Truddaiu, un giovane
obiettore evangelico, sulla vita degli obiettori
nel carcere di Peschiera, sulla dura repressione operata verso chj rifiuta l’esercito come
strumento di violenza, di oppressione, di sfruttamento, ha dato l’avvio ad un ampio dibattito che ha coinvolto larga parte dei partecipanti. Il fatto di sentire dalla viva voce di un
giovane, che questa esperienza la sta vjvendo
e pagando di persona, come l’antimilitarismo
sia qualche cosa di ben più vasto di un generico rifiuto della violenza, ha senz’altro contribuito a far comprendere, in modo più com
pleto, una scelta come quella dell’obiezione di
coscienza.
Da quest’incontro è scaturita la viva esigenza di una maggior documentazione sul problema e di un approfondimento su ciò che
l’antimilitarismo è e vuole essere. A tale scopo la F.G.E.I.-Triveneto si è riproposta di
prendere contatto con tutte quelle forze che
nella regione si occupano del problema, cercando assieme ad esse uno sbocco pratico efficace, e di inviare, nel più breve tempo possibile, a tutti i gruppi evangelici regionali ed
a tutte le comunità una bibliografia essenziale
sull’argomento.
L’assemblea dei partecipanti ha poi deciso
all’unanimità di inviare all’on. Fanfani, Presidente del Senato, e all’on. Pertini, Presidente della Camera dei Deputati, U seguente telegramma : « Assemblea giovanile evangelica
Triveneto riunita -Pordenone 29 ottobre chiede
tassativa fissazione tempi dibattito et voto finale legge obiezione di coscienza ».
Orietta Cassano
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pag. 4
N. 45 — 10 novembre 1972
Spunti e appunti
Una conferenza di Giulio Girardi, a Cuneo, su invito del gruppo ’’Viene il tempo’
Sono stato una volta a caccia: è un
ricordo penoso, come di uria colpa. A
mia scusa, posso dire — la solita banale scusa — che vi fui condotto da
compagni. Ma ciò che conta?
Quando, dinanzi a noi, apparve un
branco di gazzelle, agili, eleganti e sospettose, facemmo fuoco. Una di esse
venne colpita, ma non mortalmente.
Anzi, durò fatica a morire, tanto che
fummo costretti a farla finita con il
calcio di un fucile, e fui io a vibrarlo,
non so se per pietà o per viltà.
Non ho mai dimenticato i suoi occhi. Erano gli occhi del dio Khrisna
quando apparve in forma di gazzella e
fu mortalmente colpito? Gli occhi di
Dio, anche se noi a volte li immaginiamo furenti d’ira, debbono essere dolci
come gli occhi di una gazzella. Di quella gazzella che con lo sguardo ci chiedeva: perché mi uccidete?
Vi sono uomini che vogliono uccidere Iddio. E Iddio è duro a morire.
Perché lo vogliono uccidere, non mi
e riuscito di comprenderlo. Forse, per
collocarsi al Suo posto? Ma è soltanto
ridicolo l’uomo che pretende di sostituirsi a Dio. È come se un fanale posto all’angolo della via per far luce ai
passanti, per rendere sicuri i loro passi, pretendesse di sostituire il sole.
Ma tant’è, degli uomini vogliono uccidere Iddio, e Iddio è duro a morire.
Il mese scorso la Pravda di Mosca
ha elevato ancora una volta la sua
voce per ammonire contro il perdurare del borghese sentimento religioso.
E quando parla l’autorevole quotidiano moscovita v’è da temere, perché
non è la semplice voce di un giornale.
Perché dunque questo richiamo?
Mezzo secolo di propaganda atea non
è stato sufficiente a divellere Iddio dal
cuore del popolo russo?
Si può pensare che la religione sia
un sentimento rimasto nell’animo dei
vecchi russi, educati in altri tempi.
Perché preoccuparsene tanto? I vecchi passeranno presto, e la gioventù
educata dal regime rimarrà per sempre, generpione dopo generazione.
Ma Iddio, finché non sarà ucciso
dall’ultimo colpo, come la gazzella dei
miei ricordi, sarà presente tra tutti,
vecchi e giovani. Per questo bisogna
fer presto a vibrargli l’ultimo colpo.
Bisogna far presto, prima che sia Lui
il vincitore.
Finché Iddio sarà vivo, vivrà la libertà negli animi: perché Iddio è libertà. Fu Iddio che fece liberi gli
schiavi di Roma quando essi avevano
ancora le catene. Fu Iddio che mantenne libero Paolo di Tarso anche quando
era in prigione e in ceppi.
Dopo due millenni, una nuova grande lotta si è dunque ingaggiata tra Cesare e il Cristianesimo. Come allora,
avviene oggi quanto riferisce Plinio il
Giovane nella sua famosa lettera all’imperatore Tiberio: i cristiani debbono rinnegare il nome di Cristo e
debbono prostrarsi dinanzi alla statua
di Cesare.
Tuttavia, v’è qualcosa di profondamente diverso tra la situazione di ieri
e quella di oggi. Allora, duemila anni
orsono, fu il Cristianesimo a presentarsi minaccioso di fronte agli dei di
Cesare. Il paganesimo conduceva in
realtà una lotta di difesa, la conduceva
con la forza materiale, mentre il Cristianesimo combatteva con la forza
dello spirito. E le statue degli Dei crollarono di fronte alla Croce redentrice.
Oggi, in Russia, nuovi Cesari vogliono
rispristinare il culto dell’Imperatore,
togliendo via il Dio di Verità e di Vita
del Cristianesimo. La posizione dei cristiani non è dunque di attacco, come
lo fu con i primi cristiani a Roma, ma
è una posizione di difesa. Una difesa
per la quale non hanno né armi, né
scudi e corazze. La difesa è solo entro
Se stessi.
vilegio di poter essere liberamente credente, di poter liberamente trasmettere la propria fede ai suoi figli, avverte
che quegli uomini che passano per la
via hanno un dramma, di cui possono
anche non rendersi' conto, ma di cui
hanno una inconscia percezione: il
dramma della violenza fatta alle loro
anime. Perché dalle loro anime si vuole strappare la Croce per sostituirvi
due arnesi che sono il simbolo del nobile lavoro umano ma non del sacrificio redentore del Cristo.
Quelle sposine che, nel loro semplice
abito bianco preso in fitto, si recano,
al braccio dello sposo, a deporre una
ghirlandetta al Mausoleo di Lenin o alla tomba del Milite Ignoto, anche se
sorridono, non fanno pena?
È una sensazione di pena che si prova per questo popolo russo al quale
SI vuol togliere Iddio, quell’iddio che è
anche l’Iddio di Giobbe, ma che nessuna ricchezza del mondo potrà mai
surrogare.
Il Pastore Davide Cielo, durante il
Culto d’apertura del Sinodo, ha dichiarato che « dobbiamo renderci conto
che la nostra fede rischia di diventare
una semplice avventura interiore se
non scopriamo la via che conduce verso gli altri uomini ». Ciò è giusto e bene ha fatto il Past. Cielo a ricordarlo
a noi che potremmo vivere una pigra
fede. La nostra umana tendenza è di
accaparrarci Iddio, di avere il nostro
Dio personale, di servircene per la nostra sicurezza spirituale e il nostro
conforto in ogni occasione, in un rapporto diretto che esclude tutti gli altri. È Iddio stesso che ci addita il nostro prossimo, e prossimo, come opportunamente ha avvertito il Past.
Cielo, non è colui che è a noi vicino,
ma anche colui che è materialmente,
geograficamente lontano, e che tuttavia deve essere presente, vicino alla
nostra sollecitudine, alla nostra comprensione. Anche gli uomini possono
avere occhi di gazzella ferita a morte.
'Tutto questo è vero, sopra tutto per
noi, qui, oggi. Ma è anche vero che Dio
è il mia Dio, il tuo Dio, Colui che viene da me, da te, perché sa che tu ed
io abbiamo bisogno di Lui. Quell’Iddio
che dice: « Io sono il Signore Iddio
tuo, e fuori di me non v’è alcun salvatore ». Quell’Iddio che dà un senso alla tua vita, alla mia vita, che crea la
tua realtà, la mia realtà. E che ci fa
vedere il nostro prossimo, affinché noi
possiamo amarlo.
Eros Vicari
Unità e divisione nella
Non c’è dubbio che la Chiesa vive
oggi — e non .solo da oggi — momenti
d: tensione, di vivaci polemiche, di
profonde rotture. Con il Vaticano II
è entrato in crisi, in modo aperto e
visibile, il monolitismo dottrinale sia
in campo teologico che in campo sociale-politico.
Il pluralismo delle elaborazioni teologiche, e ancor più delle analisi sociali-politiche nella fondamentale e sostanziale unità della fede, accettato
pressocché da tutti a parole, nei fatti
provoca scontri e fratture. Si scopre
allora che il cemento che teneva legato il cosiddetto mondo cattolico era
spesso formato in prevalenza da motivazioni terrene, di natura moralistica
0 politica, più che da convinzioni di
fede. Entra in crisi l’interclassismo, e
sembra che crolli la Chiesa. Si discute
su nuoye forme liturgiche, e si viene
accusati di sovvertire il Vangelo. Si
pone a confronto la propria fede — e
la fede della propria comunità — con
1 problemi del mondo, con le esigenze di liberazione economica-politica, e
si viene bollati di eresia.
Spesso, troppo spesso, la risposta è
quella delTautorità non intesa nel senso evangelico del servizio ma nel senso giuridico dell’imposizione e della
sanzione.
Giulio Girardi, che la sera del 28 ottobre, alla presenza di circa 250 persone riunite nel Palazzo della Provincia
di Cuneo su invito del gruppo ecclesiale di « Viene il Tempo », ha introdotto
la discussione sul tema: « Unità e divisione .nella Chiesa di oggi », non è
solo uno studioso di problemi ecclesiali. È un sacerdote che ha vissuto e
vive in prima persona questa lacerazione della Chiesa. Autore del libro:
Marxismo e cristiapesimo e successivamente di Credenti e non credenti per
un mondo nuovo e di Cristianesimo,
liberazione umana, lotta di classe, viene allontanato nel 1969 dalla cattedra
di Filosofia teoretica del Pontificio ateneo salesiano di Rofna. Gli artefici della normalizzazione ecclesiale, colpendolo così come hanno colpito altri prima e dopo di lui, hanno pensato di far
tacere le voci scomode. Ma le voci
scomode parlano nella Chiesa perché
esistono problemi scomodi, problemi
che ognuno di noi —t anche se poi non
riesce a inquadrarli in un discorso teologico — vive quotidianamente. Condensiamo la sua conferenza.
di oggi
HELDER CAMARA A TORINO I
listìtuzìone riassorbe il "vescovo/incomodo
II
Mi si dice che, quando a un russo
accade qualcosa, egli mormori: « Oh
mio Dio! ». Ed è una invocazione, non
una esclamazione del tipo del nostro
« perbacco ». Posso crederci.
, Quando entra nella cattedrale del1 Annunciazione o dell’Arcangelo San
Michele, o in altra cattedrale, oggi tutte musei (non contengono forse opere
d’arte come tutti i musei, e non si paga per visitarle un biglietto d’ingresso?), un russo, quale che sia la sua
età, non manca mai di scoprirsi il capo. Lo fa per rispetto all’arte? O non
sente che il luogo ove entra fu un
tempio, dal quale Iddio venne scacciato, ma nel quale potrebbe ancora aleggiare il Suo spirito?
Chi si reca a Mosca ed ha il senso
del bello, il gusto dell’arte, ha certamente molte cose da vedere, da ammirare. A sera, tutta illuminata, la piazza
Rossa è un incanto. Il Kremlino è tra
le opere più ricche e stupende che gli
uomini abbiano saputo creare.
Lascio ad altri il giudizio sulle realizzazioni del regime sovietico: le nuove arnpie strade, gli edifici a trenta e
più piani, i grandi alberghi, Tuniversitàj le biblioteche. Ma ad un cristiano,
ciò che importa è l’uomo: l’uomo nella
sua integrità.
Io credo che un cristiano, per quella sensibilità che è data al credente,
non può non avvertire, anche semplicemente passeggiando per le vie di
Mosca, la mancanza di qualcosa. E
quando scorge quelle masse di gente
che vanno, vanno, a frotte (per le vie
di Mosca non si vede il disordinato andirivieni delle nostre città), con un
camminare ansioso, ha certo l’impressione che vadano in cerca di qualcosa
che non trovano più.
Sensazione soggettiva? Non so. Ma
colui che, nonostante tutto, ha il pri
L’istituzione ecclesiastica ha riassorbito il « vescovo incomodo ». Questa la costatazione di molti partecipanti — evangelici e non — alTapplauditissima conferenza che Helder Cámara
ha tenuto a Torino, al Palazzo dello
Sport, la sera del 6 novembre, davanti
ad una folla immensa. Già la gente che
gremiva i mezzi pubblici e le vie che
portano al Palazzo dello Sport lasciava
presentire un tipo di raduno religioso
considerato entusiasmante, come traspariva da numerosi gruppi di suore
che, in attesa dell’inizio, applaudivano
ritmicamente per chiamare in scena
l’ospite ammirato, mentre la gente continuava ad entrare senza interruzione.
L’aspetto di una folla variopinta e serena certamente aveva un effetto suggestivo, ma dal vescovo delle « favelas » brasiliane, che ha rischiato la vita
per le posizioni che ha preso, ci aspettavamo un discorso diverso, non tanto
per le giuste analisi che pure ha fatto,
quanto per la insufficienti proposte
conclusive e per la prospettiva in cui
ha inquadrato il suo discorso.
Prospettiva di totale fiducia nella
macchina ecclesiastica istituzionale e
nel suo pilota vaticano.
La rassegna degli imperi che si spartiscono il mondo oggi, era condotta e
accentuata in modo tale da su.scitare
continui applausi in settori diversi della sala, a seconda delTorientamento
della gente, pro o contro le potenze di
volta in volta nominate.
« Fra questi imperi si sta inserendo
anche la Comunità Economica Europea. Comunità o impero »? Ne ha ricordato a lungo la storia, dalla proposta
Schuman del 1950 in poi. « La CEE nacque per porre fine ai conflitti che a lungo lacerarono l'Europa occidentale e
per ricostituirne la stabilità economica
e politica. Nacque — ha detto — con
l'intento di migliorare le condizioni di
vita e di lavoro dei suoi lavoratori e
per trasformare l'Europa in zona economica unitaria, per aumentare il progresso tecnologico e la produttività
agricola e industriale, e per aiutare sia
le zone depresse all'interno della CEE
sia i paesi in via di sviluppo. Ma come
potevano i singoli paesi contrastare le
superpotenze? Di qui a diventare anche
loro superpotenze il passo era minimo.
I documenti ufficiali della CEE mettono a nudo i suoi scopi effettivi: essa si
proclama la terzd unità industriale del
mondo, la seconda produttrice di autoveicoli, di latte e di carne, la terza produttrice mondiale di acciaio. Fra il 1958
e il 1970 aumentò del 69% il suo prodotto lordo, mentre gli USA del 60%.
In quel periodo il suo commercio estero aumentò del 133%, quello USA del
168%. La CEE è già la prima potenza
commerciale del mondo e il maggior
cliente dei paesi sottosviluppati, che
nel 90% dei casi hanno dei diplomatici
in Europa. Altri paesi negoziano con
la CEE accordi commerciali. Sarebbe
tutto meraviglioso, se il sogno dei fondatori non stesse correndo il rìschio di
corrompersi: il flusso e il riflusso del
capitale straniero nel Terzo Mondo ha
avuto più di 100 mila milioni di dollari
di utile. E' il vecchio colonialismo che
rinasce ».
« Il problema che vorremmo trattare questa sera sopra Punità e la divisione nella chiesa s inserisce in un fatto molto rilevante .di
questi ultimi anni; rilevante e in una certa
misura preoccupante : per un numero crescente di cristiani, la Chiesa diventa un problema. Per un numero crescente di cristiani
si pone il problema di uscire dalla Chiesa. .Alla domanda: Perché rimanere nella Chiesa?,
un certo numero di cristiani oggi si sentono
imbarazzati a rispondere. Le cose non sono
più così evidenti come una volta. La Chiesa
diventa problema non tanto per i non cristiani
quanto per i cristiani. Le difficoltà che essa
suscita non nascono tanto, o non soltanto dal
rifiuto della fede, ma dalla fede stessa. La
Chiesa non pone problema solo in quanto ostacolo alla liberazione sociale o alla liberazione
umana in genere, ma in quanto ostacolo alrautenticità della vita cristiana. E alcune
persone si pongono il problema di uscire non
per cessare di essere cristiani, ma per essere
più autenticamente cristiani, senza interessarsi più della Chiesa ufficiale, della gerarchia, che ormai percorre la sua strada.
« E’ accaduto anche a me di pensare che
fosse questo il caso; ma i contatti che ho con
tanti gruppi di militanti in tutte le parti del
mondo mi danno questa esperienza : che il
problema della Chiesa ritorna con un’insistenza sconcertante. Parlo di militanti cristiani, parlo di militanti profondamente credenti. In questa problematica vogliamo .affrontare questo aspetto particolare — e nello stesso tempo particolarmente centrale — ossia il
fatto che la Chiesa sia divisa. Noi viviamo
Pesperienza abbastanza impressionante di vedere da un lato tutta una serie di divisioni antiche, di steccati che cadono e di steccati nuovi che sorgono e si rivelano. Gli antichi steccati tra sacerdoti e laici; religiosi secolari e
religiosi regolari; tra diversi ordini religiosi;
tra le diverse confessioni cristiane stanno perdendo moltissimo della loro forza. E viceversa
compaiono nuove divisioni molto profonde,
tanto che si è tentati dì domandarsi se ciò
che ci unisce sia veramente più profondo di
ciò che ci divide, o se non si debba piuttosto
dire il contrario.
(c Molti cristiani hanno la sensazione che
in realtà essi sono più vicino a dei non credenti che non a tanti dei loro compagni di
fede; che si sentono più vicini profondamente a certi militanti politici che non sono credenti che non a dei credenti che militano
politicamente dall’altra parte della barricata.
Per cui veramente nasce la domanda : Siamo
una sola Chiesa o siamo già molte Chiese? E
quando si cerca il fondamento di questa diversità religiosa che esiste, si scopre che il
fondamento non è religioso ,ma umano; che
le opzioni di fondo che ci dividono non sono
in primo luogo delle opzioni religiose, ma sono delle opzioni umane e in particolare delle
opzioni politiche. Intendo qui la politica in
un senso globale di progetto di società e non
semplicemente di scelta di questo o quel partito, di scelta contingente; ma veramente come atteggiamento fondamentale di fronte alla
società; accettazione o rifiuto del sistema capitalista, ricerca o no di un’alternativa globale al sistema. Ora, questa opzione di fondo e questa divergenza di fondo, si ripercuotono in tutti gli aspetti della vita cristiana,
nel modo stesso di concepire il cristianesimo ».
A questo punto Giulio Girardi ha a
, - .... accennato
o-.ct.u- ... ^ alcuni di questi aspetti, che ripropongono
« òt fabbrica un sovrappiù di armi nel particolare il problema generale. L’eucandita- YìP nnNrP 7'/7cc7z^_ ristia: il disagio di condividere questo segno
dell unità con persone con le quali non si costituisce un unità, da cui ci si sente e si è oggettivamente divisi in modo profondo (operai
e padroni, ad esempio, mentre secondo il Girardi il problema dell'intercomunione « per
tanti cristiani è un problema già passato»). Il
prete, « cui si è insegnato che deve essere
1 uomo di tutti » e che a un certo punto si
domanda, in questo quadro. « che senso abbia
essere 1 uomo di tutti ». anziché « essere segno di contraddizione » : « che senso ha essere l’uomo di tutti in una chiesa divisa? »
La parrocchia: « è il luogo d’unità? Realizza
l’unità o semplicemente copre divisioni mantenendole intatte e contribuendo a mantenere
una situazione falsa? Che cos’è la Chiesa, che
significa appartenerle, essere dentro o fuori?
Che significa la santità, l’infallibilità, il magistero della Chiesa? Sono tutte questioni che
vengono proposte in termini nuovi dal momento in cui si .scopre la dimensione politica
e le sue ripercussioni su tutta la vita della
Chiesa. Sul modo stesso di affrontare il problema dell’unità e della divisione, di individuarne il foondamento e le prospettive, siamo
divisi ». Secondo gli uni la divisione sta nel
' fatto « che ci sono membri infedeli alla Chiesa », mentre c'è un altro « tipo di analisi che
mette in causa la Chiesa stessa ». Ora. « assumere un tale atteggiamento non è già uscire dalla Chiesa? Non è già cessare di essere
cristiani, o almeno di essere cattolici, e propugnare il libero esame? Credo onestamente
che si debbano segnalare tutte le difficoltà di
questa posizione, perché sono gravi, sono serie e le segnalo con tanta maggiore chiarezza in quanto la posizione da cui esse nascono
è anche la mia ed è il punto di vista da cui
mi colloco in questo discorso: il punto di vista di chi guarda la Chiesa a partire da una
scelta socialista e rivoluzionaria che ritiene
profondamente coerente con la sua fede. Un
punto di vista che io non ho scelto, ma in cui
mi sono trovato progressivamente a partire
dal momento in cui mi si sono imposte determinate evidenze politiche e antropologiche.
Questa posizione è certo molto minoritaria
nella Chiesa, ma non è isolata. E’ un :iatto
collettivo presente in tutto il mondo ed è un
segno dei tempi ».
G. Girardi ha per altro ricordato a chi non
condividesse la sua posizione che nessuna posizione è mai estranea alle scelte politiche. E
ha continuato: « Alcune indicazioni sul modo
in cui, in questa prospettiva parziale, non
neutrale vedrei il problema. Anzitutto c’è un
fatto di analisi, cioè c’è una situazione che si
presenta e che si tratta di analizzare. Come?
Già qui la scelta di strumenti di analisi è già
un punto su cui probabilmente ci si divide.
destinate alla vendita: ne nasce l'assurdità di propagandarle e di venderle a
paesi che non hanno denaro nemmeno
per salvare dalla fame milioni di bambini condannati al ritardo fisico e mentale per tutta la vita. Si vedono paesi
di alta tradizione morale che suscitano
una minicorsa agli arman-ienti nel Terzo Mondo. Per dare sbocco al mercato
delle armi, inducono a comperarne di
nuove, sempre più moderne. Istigano
e alimentano le guerre: oggi, quando i
piccoli si dilaniano ci sono sempre dietro i grandi ».
« La differenza fra paesi ricchi e noveri non è questione di razza e di coraggio di lavorare (affermazione non
supe-rflua per ascoltatori torinesi): nei
paesi poveri ci sono minoranze locali
appoggiate dal capitale straniero, che
sfruttano il paese. Ciò che aggrava, sono le ingiustizie che i paesi ricchi commettono nel commercio internazionale:
parlano di aiuto ai paesi poveri, in realtà i paesi ricchi sono più che aiutati.
Lavoro, ricchezza, hanno le loro radici
nella miseria dei paesi poveri. Più dei
due terzi dei paesi del Terzo Mondo costituiscono già il Quarto Mondo, paesi
senza nessuna possibilità di decollare
dalla miseria ».
Come contribuire affinché la CEE sia
comunità e non impero? « Non abbiamo il diritto — ha detto — di fermarci
a palliativi o a suggermenti timidi ».
A conclusione di questa analisi, Camara ha proposto la ribellione nonviolenta dei tecnici della CEE, perché non
usino più la loro preparazione al servizio di gruppi ristretti, impongano un
cambiamento di strutture indicando
orientamenti concreti per una economia umana. Ha richiamato i cristiani
che portano la resfionsabilità di aver
fede, a non abbandonare la fede e a
non ribellarsi (i cattolici) alla chiesa,
ma a rimanervi per esigere coerenza.
Infine ha esortato i cattolici a dare un
appoggio totale alla Pontificia Commissione « Giustizia e Pace », da lui definita « l'organo profetico di maggior audacia in seno alla chiesa », aiutandola
a non limitarsi a mezze misure, poiché
non le mancano la visione o il coraggio, ma l’appoggio, per realizzare gli
ideali del Concilio Vaticano II e di Paolo VI. « Incoraggiamola — ha concluso — a togliersi dagli ingranaggi in cui
la debolezza umana l'ha collocata ».
Oriana Beri
Ci sono persone che credono di dover guardare la Chiesa e partire soltanto da prospettive teologiche, da ciò che la Chiesa ufficiale
dice di se stessa, da ciò che i libri ispirati dicono della Chiesa. E c’è un accostarsi al problema della Chiesa, al problema del cristianesimo in generale, che comincia col dire che
oltre che essere (prima di essere) un fatto soprannaturale, un fatto rivelato, un fatto ispirato, il cristianesimo è un fatto umano ohe
soggiace a leggi storiche, sociologiche, psicologiche e che come tale può èssere sottoposto
ad un analisi scientifica che non è esaustiva
(non lo è mai), che però può permettere di
cogliere certe leggi storiche, certe leggi tendenziali che giocano dentro il fatto critico;
e che il fatto cristiano è anche un fatto pohticO’ che può essere oggetto di un’analisi politica. Accettare o non accettare questo è già
una scelta discriminante. Ci sono dunque due
letture di una realtà sociale, quindi anche del
cristianesimo. Per es. : durante il Concilio si
e parlato di fine dell’era costantiniana. Ciò
significa che la chiesa ha vissuto (e vive ancora) 1 era costantiniana consistente in un
duplice riconoscimento: la religione cristiana
e riconosciuta rispettabile, e il cristianesimo
riconosce lo stato. Questo è un fatto di enormi conseguenze storiche. E’ un fatto che incide su tutto il modo in cui la Chiesa penserà se stessa, leggerà l’Evangelo, la Scrittura, annuncerà Cristo, perché sarà sempre un
annunciare Cristo in termini tali che non
mettono in questione il riconoscimento dello
Stato, della società che Faveva riconosciuta.
Leggerà la Scrittura in categorie che sono
quelle della classe dominante. E’ una sceF
ta di classe che per molti cristiani diventa
oggi come una chiave di lettura di tutta una
serie di fatti, di dati della storia della Chiesa,
che permette di capire tutta una certa evoluzione della dottrina sociale cristiana, che permette di capire perché il cristianesimo sia
stato essenzialmente controrivoluzionario, perché in tutte le sua manifestazioni, la dottrina
sociale cristiana sia stata fondamentalmente
un ^ tentativo di umanizzare il sistema senza
mai metterlo in questione.
^ a Per molti ciò non è cosciente. Eppure
1 unità che si è fatta intorno alla Chiesa e a
una certa concezione del cristianesimo non poteva non essere marcata da questa scelta di
classe; non poteva non essere marcata dal1 ideologia della Chiesa dominante. Unità religiosa, certamente, ma con significato politico, il significato politico di mascherare dei
conflitti sociali, la lotta di classe o negandola,
o orientando Fattenzione verso delle forme di
unità che precisamente mettevano fra parentesi i conflitti profondi, o giustificando le
ineguaglianze sociali che pur si dovevano riconoscere (giustificandole perché fanno parte
dell’ordine delle cose, della natura, della volontà di Dio che vuole che la natura sia diversificata). E questa unità religiosa, quindi,
finisce anche col costituire come una specie
di compensazione per la coscienza umana che
si ribella spontaneamente — spesso inconsciamente — contro le diversità, le disuguaglianze storiche, e trova — ad un altro livello,
quello religioso — un luogo in cui si realizza
una certa unità, in cui tutti più o meno in
qualche modo sono uguali. Quindi molti fatti religiosi, che sono segni di unità, assolvono nello stesso tempo questa funzione ideologica di coprire i conflitti o di giustificarli,
0 di diventare come una compensazione che
distoglie Fattenzione dalla loro soluzione.
« Spesso poi l’esigenza di unità religiosa si
esprime esplicitamente anche nell’appello al
1 unità politica. Il prezzo di questa unità è
molto alto : esige l’espulsione del dissenso,
1 emarginazione dei movimenti sociali. La
Chiesa si è sempre trovata contro le rivoluzioni, contro la classe operaia nascente.
« Un unità che non è segno, ma controsegno, un unità falsa che ha costretto una minoranza a far emergere la divisione esistente, una scelta nuova che mette a nudo l’altra scelta in favore della classe dominante,
che smaschera le divisioni nascoste, che lavora per una unità più vera.
cc Cos è dunque l’unità? Con quali criteri
costruirla?... Un comandamento per tutti:
ama il prossimo tuo... Amore che si esprime
in termini umani, che affronta il problema
dei poveri. L’amore non può non essere espr.^sso anche in termini politici di scelta di classe.
Scelta di classe che rappresenti la difesa dei
(continua a pag. 5}
TORRE PELLICE
Ospedale Valdese
Offerte in memoria di Giuseppina Pizzardi:
Enrico e Marcella Jourdan L. 2.000; Argentina ed Enrico Giaime 3.000; Renato e Luigina Giampiccoli 1.000; Matilde Sibille 1.000;
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Villa 2.000; fam. Rivoiro-Pellegrini 5.000;
Isoline Malan 500; Adelina Meynet 1.000;
Marcel Sauthier 1.000; Maddalena Eynard
1.000; Ade ed Enrico GardioI 5.000; Eli,» Hugon 1.000; Aldina Gamba 500; Renato ed Alice Longo 2.000; Mario ed Elda Bachi 2.000;
Luigi Rossi 1.000; Elsa Cesan 500; Fiorentine Eynard-Arnoulet 2.000; Luciano Miegge
1.000; famiglia Michelin-Lausarot 1.000; Germana Balmas 1.000; N.N. 500; Emilio Ganz
500; Graziella Jalla 1.000; Ettore Paschetto
500; Sergio Pizzardi 5.000; Giovanni Pizzardi
10.000; Malvina e Giuseppe Cesano 10.000.
Totale L. 87.000
L Amministrazione dell’Ospedale ringrazia.
5
10 novembre 1972 — N. 45
pag. 5
^ La forte componente misionaría, presente fin dal princìpio nei movimento ecume*
1ÌCO, vi si è in qualche modo
''istituzionalizzata", non in senso negativo, da quando, nel
1961, il Consiglio internazionale delle Missioni è confluito
nel CEC diventandone una delle maggiori Divisioni : nel
prossimo gennaio questa Divisione terrà a Bangkok, in
Thailandia, una conferenza mondiale su « La salvezza oggi ». ^ Il nuovo segretario generale del CEC, il pastore
metodista antillano Philip Potter, è stato precedentemente
direttore di questa Divisione della Missione e dell'Evange
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
lizzazione : in un'intervista pubblicata dal « Bip », egli ricorda quella linea di servizio e si rallegra per le prospettive nuove della Comunità evangelica di azione apostolica
KEVAA), dei cui efFettivi riportiamo pure un prospetto.
0 Si è ripetutamente parlato, anche qui, della « teologia
nera », che conosce una forte fioritura negli USA e in Africa (anche se qui non mancano le voci critiche verso un'eccessiva sottolineatura indigena e razziale), con la sua for
te accentuazione del messaggio della liberazione. Va però
tenuto presente che vi è anche un'altra teologia vissuta ed
espressa nella predicazione evangelica di neri, come il
pastore battista Tom Sklnner di cui si presenta qui l'autobiografia. Neri integrati, neri piatisti? Neri ma liberi in
Cristo, comunque, e gioiosi nell'annuncio deH'Evangelo liberatore. ^ Qual è l'incidenza di fattori sociologici, economici, politici neH'unità e nella divisione della chiesa?
Giulio Girardi, un salesiano
indesiderato per la gerarchia, pone con forza quest'interrogativo, che tutte le chiese
devono prendere sul serio anche se non sì è affatto tenuti
a dare le risposte che egli da e a considerare soluzioni le
linee sulle quali, con molti altri, egli milita. ^ Il fenomeno dell'abbandono silenzioso delle chiese ripropone, in termini statistici, la questione: quale portata e incidenza ha la presenza della chiesa nel mondo? in qual misura è responsabile l'incredulità di chi si allontana o l'infedeltà di chi resta?
VERSO LA CONFERENZA DI BANGKOK, GENNAIO ’73
La salvezza, oggi
L'Azione Apostolica vista dal pastore Philip Potter
La Conferenza missionaria mondiale
di Edinburgo (1910), che è all’origine
del movimento ecumenico moderno,
portò fra l’altro alla costituzione del
Consiglio internazionale delle Missioni (CIM), con sede a Londra.
In seguito a un processo in qualche
modo irresistibile il CEC e il CIM si
sono fusi, nel 1961, a Nuova Delhi, e
da quel momento il Consiglio ecumenico comprende una Divisione della
Missione mondiale e dell’Evangelizzazione (DME). E significativo che il pastore Philip Potter, direttore di questa
Divisione, sia divenuto alcune settimane fa segretario generale del Consiglio
ecumenico delle Chiese.
La prossima Conferenza si terrà a
Bangkok, in Thailandia, nel gennaio
1973 e avrà come tema: La salvezza
Oggi
In un mondo che si presenta così
diverso da quello che abbiamo conosciuto quindici o venti anni fa, nel momento in cui tutte le Chiese sono diventate così vicine, ma al tempo stesso si
vuotano, e si domandano a che serva
questo riavvicinamento, non vi è dubbio che debbano tutte insieme tornare al centro stesso della loro vita, la
predicazione e la testimonianza della
salvezza che è in Gesù. Cristo.
Siamo però negli anni 1970-1975.
Oggi le diversità, anzi le opposizioni
si precisano, fra varie concezioni della
salvezza: è in primo luogo personale?
ovvero soprattutto collettiva? La sal. vezza è riservata agli eletti — di cui
del resto nessuno pensa più che sono
« pochi » — oppure si tratta del desti' no dell’umanità considerata nel suo
insieme, cioè nello spazio e nel tempo? Forzando molto, si potrebbe dire
che si tratta di scegliere fra una salvezza pietista e una salvezza politica.
Il problema di sapere se si può essere salvati senza appartenere alla
Chiesa (ma di quale Chiesa si tratta?)
oggi non si pone più negli stessi termini che per la generazione passata.
Al riguardo il concilio Vaticano II ha
segnato una svolta. Se d’altro lato tutti i cristiani pensano che non vi è salvezza fuori di Cristo, e che la sola vera
speranza ha la sua fonte e trova il
proprio fine in Gesù di Nazareth, un
dialogo del tutto nuovo, sotto molti
aspetti, è attualmente avviato con varie religioni e con la stessa non-credenza, dialogo che può portare a formulazioni rinnovate, e meno arroganti, della fede cristiana.
Ci si figuri la salvezza come un fatto
individuale o collettivo, si tratta in genere di una realtà il cui pieno svilup
po non è concepibile che nell’aldilà, o
nelTavvenire. Ma questa convinzione
dev’essere comunicata oggi, qui e ora.
La testimonianza resa a Gesù concerne i nostri contemporanei, nella situazione in cui si trovano. E questa situazione è caratterizzata dal predominio
della tecnologia, dalla vita in immense metropoli, dalla polluzione, dalle
tensioni razziali, da un appetito insaziabile e meschino e triste di consumi, da ingiustizie sociali sempre più
insopportabili.
La Conferenza di Bangkok non ha
l’ambizione di recare una risposta pienamente soddisfacente a questi problemi. Si propone, più modestamente,
di invitare le Chiese a scoprire insieme
la risposta deH’Evangelo alle loro teologie e alle loro situazioni particolari;
a superare opposizioni e incomprensioni invecchiate; a compiere meglio,
insieme e oggi, la loro missione.
Pastore Steven Mackie
della Divisione della Missione
del CEC, responsabile della
Conferenza di Bangkok.
{segue da pag. 1)
senza dei problemi precisi. Nel lottare
per la giustizia proclamiamo altresì la
Buona Novella di Dio. Coloro che pretendono che la missione deve solo predicare l’Evangelo non sono onesti con
se stessi. Anch’io ho lavorato come missionario e so che il 70-80% del denaro
è destinato alla costruzione ed alla manutenzione di scuole, di ospedali, ecc.
Solo una minima parte è destinata a
ciò che alcuni pensano debba essere il
lavoro essenzialmente missionario.
Questo significa che per Lei la proclamazione deH’Evangelo va di pari passo con la lotta contro l’ingiustizia e
la povertà?
Non è un mio parere personale. E’
quello del ministei'io missionario di
(jesù Cristo. Egli proclamò e visse
L’Evangelo.
Nel mese di Dicembre la vostra Commissione organizzerà una conferenza
mondiale a Bankok, il cui tema sarà:
« La salvezza oggi ». Che cosa se ne
aspetta?
Non è facile far pi'evisioni su questa
conferenza. Quanto posso dire fin da
ora è che accorderemo ad ognuno l’opportunità di esprimere i suoi problemi,
i suoi suggerimenti e di confrontarli
con quelli degli altri partecipanti. Dovremo affrontare tutta una serie di
quesiti: Cosa accade quando l’Evangelo è messo a confronto con delle situazioni culturali assai diverse? Che rapporto c’è tra conversione e cambio di
cultura? Che succede quando l’Evangelo è annunziato a degli uomini che
hanno ideologie e fede diverse? Che atteggiamento bisogna assumere allorché si rimprovera al cristianesimo di
essere una religione dell’uomo bianco?
Assisteremo ad una discussione aperta
e molto vivace. Quali ne saranno i risultati? Ritengo che dobbiamo credere e
sperare nell’azione dello Spirito Santo.
Quali rapporti intercorrono tra la sua
Commissione e il DEFAP? (Dipartimento Evangelico Francese d’Azione
Apostolica).
Esistono ora in Francia rapporti più
stretti tra le Società Missionarie e le
chiese, come pure tra queste Chiese e
quelle d’oltre oceano. Evidentemente
siamo in relazione con loro ed è in sCt
güito ad incontri comuni che si sono
verificati questi cambiamenti.
Nero 0 libero, on'altra "blaek tbeoloBii
II
Da più di una diecina d’anni a questa parte, e cioè dal 1960 al 1972, un
evangelista negro d’America, Tom
Skiriner, organizza e presiede importanti campagne di evangelizzazione,
principalmente nel sobborgo di Harlem, a Nuova York, dove in un rettangolo di circa 4 Km. per 2 vivono stipati all’inverosimile, oltre un milione
di negri. Tom Skinner è nato in questa
comunità, e fin da bambino ha partecipato a tutte le miserie di essa; per
quanto proveniente da una buona farniglia — il padre era un pastore battista che lo allevò e lo fece istruire con
cura — Tom sperintentò personaimente che chi vive in Hàrlem non può sottrarsi all’atmosfera che vi regna: il 70
per cento delle persone abitano in catapecchie infestate dai topi e lasciate nel
più completo abbandono dai padroni
di casa; la metà dei bambini proviene
da coppie irregolari, la figura del padre è sconosciuta e nello stesso tempo
odiata , perché la madre continuamente ne sottolinea l’assenza e la colpa.
Nessun bambino di Harlem conosce
la campagna, né ha mai visto una muc
Unità e divisione nella Chiesa di oggi
(segue da pag. 4)
minimi, e che squalifichi quella fatta in favore del potere dominante, che rimetta in
cueslione tutto il rapporto della Chiesa ufficiale con la classe operaia. Alla fine del Concilio c'c stato un appello alla riconciliazione,
appello che però non è stato accompagnato da
una ricerca delle cause vere della rottura, né
è stalo accompagnato dal riconoscimento degli errori della chiesa nei confronti della
classe operaia. Quindi un appello muto.
<( L'unità che sta nascendo sarà anch’.essa,
come Tattualc, un'unità discriminatoria. Ma
in sen.so inverso: guai ai ricchi. Essa .sarà
un'unità complessiva nata altraver.so la lotta di classe, perché il rifiuto di una società
classi.sta non può non passare attraverso la
lotta di classe. Un’unità creativa costruita
sulla conversione, sul riconoscimento del peccato collettivo della chiesa. Un’unità costruita
sulla critica alla Chiesa dominante, perché
fondata sulla fedeltà all’Evangelo.
« Occorre spostare il centro della Chiesa
dalla sua problematica interna a quella del
mondo. Tutti i problemi di fondo del cristianesimo prendono una densità nuova quando
appaiono inseriti in un progetto di trasformazione della società. L’unificazione della Chiesa
e Tunificazione del mondo sono destinati a
far parte di un processo unico nel quale la
Chiesa contribuirà e contribuisce già coi suoi
nuovi fermenti alla liberazione dei noveri e
a questo processo di unificazione deH’umanità
(si pensi aH’America Latina).
« La Chiesa si unifica essa stessa in questa
costruzione delTunità umana, che il luogo
naturale della Chiesa è una società senza
classi. L’unificazione della Chiesa e quella
dell’umanità hanno quindi un criterio fondamentale comune che è la fedeltà ai poveri.
« Da ciò alcune indicazioni per rispondere
alla domanda : Come essere fedeli, oggi, ad
una Chiesa divisa? Rimanere o andar via
dalla Chiesa?
« Se si crede in Cristo, non ha senso uscire.
E’ nella Chiesa che si svolge la lotta dei credenti. Né ha senso rompere con l’istituzione,
se non è essa a farlo. Rimanere, ma non da
soli. Ci sono molti gruppi, bisogna rimanere
con gli altri. Tanti lavorano per un avvenire
nuovo. E’ un segno dei tempi. Rimanere assumendo la contraddizione, sapendo che questa
esistenza cristiana che si sta scegliendo a
partire da un tipo di scelta di società, di
umanità, ci impone oggi di vivere in una situazione contraddittoria, minoritaria, marginale, nella situazione difficile di chi cerca, costruisce, di chi è guardato male dai cristiani e
male dai marxisti. E’ il prezzo della scelta,
che non è una passeggiata dilettantistica. Ma
sarà questa scelta che probabilmente partorirà una nuova Chiesa, una nuova società,
una nuova umanità.
<C Dunque fedeltà alla Chiesa nella misura
in cui la Chiesa sarà fedele a Cristo. Ci permettiamo di giudicare la Chiesa? Certo, è
nostro diritto e dovere prendere personalmente posizione di giudizio sia aH’interno del cattolicesimo sia verso le altre denominazioni
cristiane. Dio non chiede a nessuno un’adesione cieca; vuole un’adesione cosciente, maturata, critica. L’interdizione di pensare non
è mai un’esigenza dell’autorità di Dio, ma
.solo deH’autorità o dell’autoritarismo di uomini immaturi.
« E l’ispirazione fondamentale in questa ricerca, in questa lotta, è l’atteggiamento del
Cristo di fronte alla religione del suo tempo.
Atteggiamento contraddittorio: fedele alla
religione, ma sferzante e polemico allo stesso
tempo. Non a caso Cristo è ucciso dalla religione del suo tempo, che si è avvalsa del
braccio secolare. Cristo non è stalo ucciso soltanto dai peccati degli uomini, ma soprattutto è stato ucciso dal peccato di una certa religione. « Come hanno perseguitato me,
cosi... » La morte di Cristo, riscoperta anche
sotto questa luce, diventa per i cristiani di
oggi una sorgente incessante di fedeltà creativa alla sua religione.
(( Abbiamo pochi anni da vivere; si tratta
di viverli in pienezza, di scommettere tutto,
di vendere tutto per questo. Perché permettere ancora che gente nasca per morire? Perché non liberarli? In Cristo c’è una iielìi cosa
da fare: ama il prossimo tuo dome-te-stesso.
Questo unificherà la Chiesa, il mondo. Le
nostre lotte, le sofferenze di oggi, sono alimentate dalla certezza dell’unità e al tempo
stesso la costruiscono ».
Dal dibattito è emersa una sola cosa
degna di nota: attenti alla politica paternalistica della chiesa ufficiale; si rischia, alla fine, di passare per eroi
« medagliati », ma senza alcun risultato positivo. F. C.
ca dal vivo; non esiste alcuna regola,
alcun valore per la grande maggioranza dei giovani, che crescono nell’amarezza, nel risentimento, nella sfiducia,
ignorando per lo più che cosa siano
rapporti familiari normali. 'Vi sono oggi in Harlem circa óO.OO drogati, e questo vizio costa moltissimo, per cui non
è possibile procurarsi il denaro se non
rubando, o dandosi ad altri vizi, come
la prostituzione: vi sono molte prostitute al di sotto dei 18 anni, che procurano in tal modo, per sé e per gli
amici il denaro per la droga. « La definizione esatta che si può dare di Harlem è di-un infern^sulAa «terra »? scrive
Tom Skinner nel libro che presentiamo oggi, intitolato Nero e libero, che è
la sua autobiografia: « droga, prostituzione, gioco d’azzardo, estorsioni,
violenza carnale, assassini, delitti sessuali, furto, miseria, topi, puzzo, sovraffollamento: queste furono le immagini, i suoni, gli odori fra i quali
crebbi ad Harlem ».
Il ragazzo ben presto si trova immerso in questo mondo di depravazione: a
14 anni è a capo di una delle pericolose
bande di ragazzi che terrorizzano la
zona con la loro violenza, bande dai
nomi tristemente famosi, i Lords, gli
Imperials, i Crown, gli Sportsmen, i
Diablos, continuamente in lotta Luna
contro l’altra. Appartenere ad una di
queste bande è un modo per venire accettati dagli altri, è l’unica maniera
per inserirsi, per essere ammirati ed
ottenere prestigio e potere. Parecchi
ragazzi delle bande di Nuova York non
sono rozzi o ritardati mentali bensì
studenti delle scuole superiori; per es.
Tom Skinner, quando comandava la
banda degli Harlem Lords e partecipava a sanguinose battaglie con i propri simili, fino ad avere 22 tagli scolpiti
sul manico del suo coltello — il che significa averlo affondato nelle costole di
ben 22 persone — era anche presidente deH’Associazione studentesca della
sua scuola, presidente del Club Shakespeariano e membro dell’Unione giovanile della chiesa. Egli viveva questa
doppia vita: irreprensibile studente
agli occhi dei genitori, delinquente in
altri momenti della giornata; e moltissimi ragazzi sono in queste condizioni.
Il cristianesimo dei genitori, nonché
quello predicato nella maggioranza delle chiese da lui conosciute, non aveva,
fino allora, fatto presa sul suo spirito,
non era riuscito a interessarlo e a trasformare il suo cuore. Finché un giorno, proprio alla vigilia di una grande
battaglia che doveva svolgersi fra due
bande rivali, Tom ascolta, suo malgrado, un predicatore alla radio, e rimane
profondamente colpito da ciò che ode:
il predicatore è modesto, ma le sue
parole sono come una luce improvvisa
cati e mi ha dato la vita eterna — egli
proclama coraggiosamente ai suoi compagni radunati —, ho chiesto a Gesù di
venire a vivere in me, ed Egli mi ha risposto..., non posso più comandare la
banda ». Nessuno dei presenti osa muovere un dito contro Tom quando, dopo
queste parole, si avvia all’uscita, nella
notte, tutto solo.
* * *
Da quel giorno Tom Skinner, che
aveva vissuto le angosce, le sofferenze,
le frustrazioni di un ragazzo nato e
cresciuto ad Harlem, diventa predicatore proprio nelle ^vie sempre sovraf■follat'é' dèrgh'éftò negro; presenta &n
entusiasmo la persona e l’opera di Gesù Cristo ai suoi ex-compagni, adolescenti senza speranza: « io conosco
ramarezza del ragazzo che si sente in
trappola, e si rende conto che per lui
non c’è alcuna possibilità, alcuna via
di scampo — dice il giovane evangelista, che ha allora 16 anni —, se però a
lui giunge la conoscenza della verità
riguardo Gesù Cristo, questa diventa la
forza liberatrice della sua vita ». Così
si può essere nero e libero, perché il
Salvatore vivente è in noi, qualunque
sia il colore della nostra pelle.
AU’età di 17 anni Tom viene consacrato pastore della chiesa battista, ed
incomincia a svolgere le sue campagne di evangelizzazione rivolte ai 22 milioni di negri degli Stati Uniti, attraverso predicazioni nei grandi teatri e
negli Stadi delle città, e attraverso circa 70 stazioni-radio americane, con una
media di quasi un milione di ascoltatori alla settimana. Lo Spirito di Dio
opera per mezzo suo, egli ottiene numerose conversioni, ed estende la sua
crociata per l’Evangelo altrove: nella
Guyana, dove su circa 'A milione di
abitanti il 31% sono neri; nell’isola di
Bermuda, dove vivono 30.000 neri e 15
mila bianchi. Le assemblee sono sempre di migliaia di persone, e alla .fine
bianchi e neri avanzano insieme per rispondere alTappello a servire Cristo.
Tom si reca anche a Barbados, una piccola isola della costa venezuelana, dove Vi della popolazione è di razza nera,
e dove l’Evangelo viene predicato a
folle che oscillano dalle 5000 alle 8000
persone per sera; infine nelle Bahamas,
dove il 90% della popolazione è di colore. Molti cuori vengono illuminati da
Dio e molte vite trasformate. « Quando gli uomini si pentono — predica
Tom — e ricevono nel cuore il messaggio di Cristo, Egli risolve tutti i
problemi: il problema del razzismo,
della segregazione, del pregiudizio e di
qualunque altro male ». A taluni suoi
amici neri il pensiero e il metodo di
Skinner appaiono come una filosofia
« da Uhcle 'Tom »; ma il fervente evangelista è persuaso invece che soltanto
pp la coscienza del ragazzo; egli ha l’esempio e l’amore di Cristo sono la
l 1 m 'rt P C? t ^ ,-»«v » « A ./A »» C V« «-v o r-v
l’impressione che una porta gli sia stata spalancata dinnanzi, permettendogli di vedere cose non mai conosciute
prima. Di punto in bianco Tom decide
di abbandonare la banda, di rinunciare
alla grande battaglia che doveva capeggiare Tindomani, e più che questo, non
teme neppure di dare le dimissioni di
fronte a centotrenta ragazzi dagli
sguardi crudeli e beffardi, armati di
coltelli e di pistole: « ieri sera ho capito che Gesù è morto per i miei peclllllllllllllllllllllllllllllliiiiiliilllllllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nuovo indirizzo
Il pastore Alessandro Vetta comunica che il suo nuovo indirizzo è: via
San Pio V n. 17 - 10125 Torino.
via giusta da seguire. « Io so che cosa
vuol dire svegliarsi al mattino e guardarsi allo specchio e vedersi nero; essere guardato con curiosità, con odio...
Ma so anche che cosa sia essere figlio
di Dio, coerede del Cristo, assiso con
Lui nei luoghi celesti. Sono nero, ma
sono un uomo libero ».
Edina Ribet
Tom Skinner, Nero e libero. Edizioni
«Voce della Bibbia», Modena 1971,
L. 1.000.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Franco Casanova, Lalla Conte.
Franco Davite, Ermanno Genre, Enrico Geymet. Teofilo Pons. Berta Subilia. Elsa e Speranza Tron.
Tuttavia non siamo una specie di super Società missionaria. Desideriamo
semplicemente essere a disposizione
delle Chiese nel loro lavoro missionario. Non lanciamo vasti programmi;
ma siamo vicini alle Chiese nella loro
elaborazione di programmi missionari
e le aiutiamo nell’attuazione.
...............UHI..................
Questa è la
C.EV.A.L
« Chiese evangeliche di continenti diversi, riconoscenti verso Dio che ha loro rivelato il suo amore verso il mondo
interno in Gesù Cristo si rendono conto di dover rendere testimonianza a
questo amore e di dover partecipare
alla sua azione per la salvezza ed il rinnovamento di ogni uomo. Esse si riconoscono unite nella fede in (Tesù Cristo, il Salvatore ed il Signore, e nella
ubbidienza a Colui che è venuto come
servo nel mondo, si sentono chiamate
nella fedeltà alla Sacra Scrittura, ad
annunziare la buona novella oltre ogni
frontiera. Convinte che, al di là dei legami creati fra di esse dall’azione delle
varie Società missionarie, il Signore le
chiama a impegnarsi in relazioni nuove, decidono di costituire la Comunità
Evangelica di Azione Apostolica per assumere insieme alcune delle responsabilità derivanti dalla missione che Gesù Cristo affida loro » (dallo statuto).
La Comunità ha una triplice responsabilità:
a) Condurre una costante riflessione sul significato deH’Evangelo e sulla
missione della chiesa, tracciare una politica generale di azione apostolica ed
assicurarne l’unità di azione.
b) Decidere quali impegni saranno
assunti dalla Comunità, tenendo conto
da una parte delle domande e delle necessità di ogni chiesa od organismo e,
dall’altra, delle disponibilità di uomini
e di denaro.
c) Decidere dei modi e dei mezzi
con i quali questi impegni saranno realizzati, sia affidandoli alle chiese od agli
organismi, sia prendendoli direttamente a carico e controllarne l’esecuzione.
Le chiese che ne fanno parte:
— Chiesa evangelica del Cameroun,
— Unione delle Chiese battiste del Cameroun,
— Chiesa protestante metodista del
Dahomey,
— Le Chiese protestanti francesi (Chiesa della confessione Augustana di
Alsazia e Lorena, Chiesa evangelica
luterana di Francia, Chiesa riformata di Alsazia e Lorena, Chiesa riformata di Francia, Unione nazionale
delle Chiese riformate evangeliche
indipendenti),
— Chiesa evangelica del Gabon,
— Chiesa evangelica valdese,
— Chiesa evangelica del Lesotho,
— Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar,
— Chiesa evangelica della Nuova Caledonia,
— Chiesa evangelica della Polinesia
francese,
' — Le Chiese della Svizzera francese
rappresentate dal loro Dipartimento missionario,
— La Chiesa evangelica del Togo,
— La Chiesa unita di Zambia.
I membri del Consiglio:
— Presidente: Eugenio Hotz, Neuchâtel.
— Vicepresidenti: Jean Kotto, Cameroun; Jacques Maury, Francia; Doyce Musunsa, Zambia.
— Segretario: Samuel Raapoto, Polinesia francese.
— Tesoriere: René Blanc, Francia.
— Membri: Elia Thidjine, Nuova Caledonia; Richard Rakotondraibe,
Madagascar; Harry Henry, Dahomey; Etienne Jung, Francia; Daniel
Curtet, Svizzera; Paul Mbendé,
Cameroun; Franco Davite, Italia;
Christian Schmidt, Francia; Salathiel Thakholi, Lesotho; Bernard
Legler, Svizzera; Samuel Nang Essano, Gabon; Elias Awume, Togo.
— L'esecutivo è composto da: 'Viktor
Rakotoarimanana, Madagascar e da
René Tiercy, Svizzera.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
In 10 anni
hanno abbandonato
la Chiesa cattolica
48 mila viennesi
Vienna (Relazioni Religiose) - Secondo le
leggi austriache e per motivi fiscali, un credente che abbandona la propria comunità religiosa deve notificare tale sua decisione all’amministrazione comunale. Da tali statistiche risulta che nel periodo dal 1961 al 1970
circa 48 mila cittadini cattolici viennesi hanno ufficialmente notificato al Comune il loro
abbandono della Chiesa.
6
T>ag. 6
N. 45 — 10 novembre 1972
t CONCISTORI DEL I DISTRETTO SI INTERROGANO SULLA
ATTIVITÀ' CULTURALI
Cronaca delle Valli
sinmzioNE SOCIO - economica oelle valu Cinefórum Val Pellice
QUESTA PAGINA E' DEDICATA IN PARTICOLAR MODO ALLA CRONACA DEGLI INCONTRI DEI CONCISTORI DELLA VAL CHISONE E DELLA VAL PELLICE SULLA SITUAZIONE SOCIO - ECONOMICA DELLE
VALLI. I CRONISTI HANNO CERCATO DI METTERE IN RILIEVO I PUNTI PIU' SALIENTI DEI DUE INCONTRI ANCHE SE, COME E' INEVITA
BILE, ALTRE QUESTIONI APPENA ACCENNATE O NON RICORDATE
AVREBBERO MERITATO PIU' AMPIA TRAHAZIONE. IN PARTICOLARE IL
PROBLEMA DEL TURISMO VALLIGIANO CHE RAPPRESENTA UNA NON
INDIFFERENTE FONTE ECONOMICA. MA SU QUESTO ED ALTRI PUNTI
RITORNEREMO IN FUTURO.
L’incontro
di Villar Peiiice
La situazione socio-economica della
vai Pellice è stata oggetto di discussione dei concistori della stessa valle domenica 29 ottobre 1972.
Questa iniziativa sollecitata anche da
un o.d.g. della Conferenza del 1° Distretto rilevante la necessità di portare la
discussione sulla occupazione a livello
della cittadinanza, cosa che non è stata
fatta da parte dei responsabili delle
amministrazioni comunali provinciali,
regionali, si pone come lavoro preliminare sul modo di portare nelle comunità il problema dell’insediamento industriale nella valle, della disoccupazione
e dello spopolamento, affinché il convegno economico del pinerolese venga finalmente convocato e le popolazioni interessate siano messe il grado di esprimere adeguatamente le loro esigenze, e
non più subire le decisioni daH’alto.
I relatori, il sindaco Baridon, Duccio
Gay, Marco Pontet, il pastore Sonelli,
statistiche alla mano, hanno illustrato
alcxmi principali aspetti dei nostri comuni.
Statistiche
Guardando il prospetto della popolazione residente dal 1881 al 1971 si nota
un consistente aumento dello spopolamento: diminuisce ad Angrogna la
popolazione del 65%, a Bibiana del 28,3
per cento, a Bobbio del 51,3%, a Bricherasio del 21,4%, a Lusernetta del 20,4
per cento, a Rorà del 65,2%, a Torre
Pellice del 5,3%, Villar Pellice del 42,3
per cento. Solo Luserna registra un aumento del 39,2%. I comuni più colpiti
sono Angrogna e Rorà seguiti da Bobbio; Torre Pellice è il meno colpito, ma
bisogna tener presente che lo spopolamento è compensato da un forte insediamento di persone anziane.
Anche a Bobbio, come ha puntualizzato Baridon, la popolazione rimasta è
in maggior parte anziana; se si calcola
la popolazione scolastica si nota un calo di oltre il 60%. La Conca dei Carbonieri che nel 1881 contava 90 alunni,
oggi ne conta 4 o 5, e al capoluogo i
bambini rimasti sono 50.
Quali possono essere i motivi dell’abbandono della terra?
20 anni fa una famiglia viveva con il
reddito di tma mucca, due capre, e un
piccolo appezzamento di terreno dove
coltivava patate, segala, con molti sacrifici e molte ore di lavoro. Oggi le
condizioni intollerabili e non più redditizie delTagricoltura e lo smobilitamento di numerose aziende industriali
nelle vallate, partano le giovani famiglie e stabilirsi verso l’area metropolitana, verso Torino.
Dal 1951 al 1971 osservando il prospetto della popolazione in età lavorativa ripartita fra le varie categorie professionali, a Torre Pellice si registra un
calo nelTagricoltiu-a da 285 unità a 81;
a Luserna da 975 a 492, a Villar Pellice
da 242 a 211, a Bobbio da 434 a 226.
NeH’industria a Luserna si passa da
1635 unità a 2295, a Villar da 123 a 193,
a Bobbio da 33 a 59.
L’agricoltura non rende abbastanza
per la vita odierna e il giovane preferisce la sicurezza di uno stipendio fisso
mensile, soppiortando anche la sua condizione di pendolare, i tempi di lavoro
logoranti, la catena di montaggio.
Per lui non restano che due soluzioni: lasciare la terra o viaggiare ogni
giorno per andare a lavorare. L’abbandono della montagna porta sotto il profilo della convivenza umana ad uno
smembramento delle comunità esistenti; villaggi e paesi, abitati per la maggior parte da bambini e vecchi, presentano condizioni di vita più intollerabili;
ne consegue una caduta dei valori culturali e umani; un impoverimento della vita politica della collettività. Sotto
l’aspetto economico, abbandono significa distruzione obiettiva di ricchezze
(case abbandonate, montagna non più
curata ecc) e riduzione dei servizi sociali fle scuole montane vengono chiuse, i servizi sanitari vengono accentrati
nella pianura ecc.).
Politica industriale
e trasporti
L’industria, con Tagrico-ltura e in parte il turismo è una fonte di reddito per
la nostra gente, ma la crisi dell’occupazione nelle vallate del pinerolese, in
corso da 20 annij,,.con la massiccia diminuzione degli óòòùpafi in agricoltura, il deperimento e la chiusura delle
fabbriche tessili, ha fatto pèrdere alla
vai Pellice oltre 1500 posti di lavoro, incrementando la pendolarità verso la
cintura toring;^ e l’area metropolitana.
L’esigenza della nuova politica industriale è infatti là creazione di città iiidustriali ad alta concentrazione per un
maggior vantaggio economico in mano
ai grandi complessi capitalistici.
Chi non si trasferisce a Torino o nella cintura torinese affronta ogni giorno
un viaggio lungo e faticoso per arrivare al posto di lavoro. Spesso per 8 ore
di lavoro, un operaio resta fuori casa
15 ore, a causa del cattivo funzionamento dei trasporti. Le ferrovie non sono
adeguate alTesigenza dei lavoratori.
Per chi da Torre Pellice deve recarsi a
Torino in treno, per le 6, l’ora di partenza è alle 3,45, senza contare che per
prendere il treno o il pullman devono
essere compiuti tragitti anche assai
lunghi daH’abitazione fino alla stazione
o alla fermata.
Bisogna dire che il giorno in cui si
sono istituiti i servizi-pullman, lo spopolamento si è leggermente fermato.
Resta però il problema dei costi finanziari, di L. 10-12.000 medie-mensili per
Lingotto o Mirafiori, di L. 9-10.000 per
Rivalta.
I treni sono insufficienti: impiegano
90 minuti per percorrere 50 km. e le
società private di autotrasporti istituiscono servizi dove ritengono conveniente per loro.
Pendolarismo
ed economìa agricola
Dando uno sguardo più generale, da
un esame fatto su 18 comuni (compresi i maggiori come Pinerolo, Luserna,
Porosa, Cavour, Vìgone) sui 46 dell’area
ecologica del pinerolese, risulta che i
pendolari verso gli stabilimenti FIAT
di Torino sono oltre 3.600. Aggiungendo
il 35% della pendolarità verso altre industrie dell’area metropolitana e calcolando che la popolazione attiva dei sopracitati comuni ■ costituisce il 64% si
può arivare alle 8.000 unità.
Mentre il pendolarismo all’interno,
verso le industrie del pinerolese è di 9
o 10 mila unità.
In vai Pellice, come in vai Chisone e
Germanasca, c’è un aumento degli addetti aH’industria parallelo ad una diminuzione dei posti di lavoro.
Nei nostri comuni sono rare le famiglie al 100% operai o contadini; troviamo invece il oontadino-operaio, che dopo le 8 ore lavorative in fabbrica, torna
a casa e coltiva il proprio campo, tenendo in vita un embrione di economia
agricola che da sola non sarebbe più
sufficiente al fabbisogno della famiglia.
Non è quindi possibile contare, ora, su
un possibile sviluppo, nelle sue forme
individuali, per far rifiorire la vita delle valli. Altro discorso si può fare sul
l’economia pastorale, che maggiormente incrementata, anche con sistemi cooperativistici, permetterebbe un reddito
pari all’incirca a quello di un operaio,
tenendo conto però del numero superiore di ore lavorative.
L’esempio
di una Cooperativa
Un esperimento cooperativistico, attuato a Bobbio è quello della latteria
sociale. Se non ci fosse la latteria, il
latte verrebbe dato ai vitelli con un
reddito di L. 40 il fitro. Alla cooperativa il latte viene pagato, anticipatamente, L. 70 il litro; alla fine dell’anno si
aggiunge un conguaglio che porta il
prezzo del latte a L. 90 il litro.
Va segnalato ancora l’istituzione della « Mutua per il bestiame », con la
erogazione di un fondo comune per i
risarcimenti.
Spesso però la gente non capisce il
vero valore della cooperazione: un lavoro fatto insieme per raggiugere un
fine comune a tutti, e si accanisce nell’egoismo di conservare 140 m. di terreno che servirebbe al passaggio di una
strada o nella non solidarietà col vicino
di casa.
Anche se ci sono ragioni storiche che
giustificano tale egoismo (la poca produttività e l’asprezza del terreno portano a difenderne ogni metro), bisogna
lottare contro quésta mentalità individualistica, frutto della nostra società
in cui è il potere che decide in base al
profitto e non considera l’uomo come
tale, ma come oggetto di produzione.
Come evangelici dobbiamo affermare oggi più che mai il messaggio della
solidarietà; annunciare un amore non
astratto né generico, ma concretizzato
nell’aiuto al nostrp prossimo; combattere l'apatia e l’indifferenza per un reale impegno cristiàno della nostra vita
che non si esaurisce nelTandare al
« culto » la domenica mattina o nel dire semplicemente di « essere valdesi »,
ma nel confrontarsi ogni momento con
la storia del nostro tempo, con i suoi
problemi ed essere con chi è oppresso.
Qui comincia il discorso della solidarietà. Bruna Peyrot
L’incontro dì San ^condo
Il nostro giornale ha già riferito
quanto è stato detto, a proposito dei
problemi sociali ed economici delle valli del Pinerolese, dai rappresentanti dei
Concistori delle comunità della Val
Germanasca. -È evidente che, in parte,
le conclusioni cui si è giunti a San Secondo sono simili anche se non identiche.
Domenica 29 ottobre, circa quaranta
membri dei concistori interessati si sono ritrovati nella bella sala della chiesa
di San Secondo, fraternamente accolti
dal pastore Genre e dai suoi anziani.
La riunione ha avuto inizio con una
breve meditazione del pastore Giorgio
Tourn che, partendo dal testo di Apocalisse 13: 11 ss, ha ricordato che si
trattava di affrontare il problema che
ci stava dinanzi cercando di sfuggire
al pericolo di ascoltare la voce della
« seconda bestia », cioè della propaganda, quale che sia, in quel che ha di falso e di tendenzioso, al servizio di quanti tengono in mano il potere, là dove
essi impongono le loro decisioni, addormentando il senso critico di quanti
sono loro sottoposti.
Le due facciate
del benessere
Che la situazione alle Valli sia grave
è presto risultato qhiaro a tutti, anche
sulla base di alcuni dati statistici concernenti le industrie e l’occupazione nel
pinerolese, nonché la situazione veramente drammatica dell’agricoltura. È
indiscutibile che, alle Valli, vi è un
certo benessere che solo alcuni anni fa
non si sarebbe neppure immaginato.
Questo specialmente se si tiene conto
della situazione ben più drammatica di
altre zone della nostra penisola.
Tuttavia questo relativo benessere si
è ottenuto, nell’insieme, aumentando la
produttività a scapito del fattore umano. Il che in campo industriale si traduce in termini di ristrutturazione delle aziende con introduzione di macchinari atti a permettere la riduzione del
personale o con la tendenza a spostare
i centri di lavoro verso la pianura, con
tutti i problemi che questo pone ai pendolari. Alcuni hanno anche affermato
che si può cominciare a parlare di disoccupazione o comunque di sottoccupazione, sia per licenziamenti avvenuti
o prevedibili a breve scadenza, sia per
la politica dei pre-pensionamenti.
La situazione agricola
Tuttavia i convenuti non si sono accontentati di esaminare i problemi delrindustria. Ed è forse in questo che la
riunione di San Secondo ha detto qualcosa di originale rispetto alle altre. Gli
intervenuti si sono infatti soffermati
lungamente sui problemi déWagricoltura, questa grande dimenticata. Si pas
II Cinefórum Val Pellice, aderente alla Fe*
derazione Italiana dei Cinefórum, (F.I.C.), pre*
senta quest'anno un programma di film che
dovrebbero servire ad aprire proficui dibattiti.
Siamo infatti convinti che le pellicole non
interessino tanto i soci per il loro valere formale quanto piuttosto per i problemi che sollevano. La stagione inizia con « UOMINI CONTRO » di Rosi, un film che denuncia l'assurdità
delle guerre, combattute dai popoli, esaltate
dalla retorica, ma vantaggiose solo per i «pescecani». Seguiranno: «LA CINA E' VICINA»
di Marco Bellocchio, il regista profetizzava sin
dal '67 la sorte del centro sinistra; « IL SILENZIO » di Bergman, che denuncia l'antagonismo
fra « scienza e religione » dall'autore sentito
come insolubile; «TEOREMA» di Pasolini, un
film abbastanza difficile da capire a tutta prima,
soprattutto per le metafore con cui procede il
suo discorso, un film però di indubbio interesse
e di grande bellezza formale. Per terminare ¡I
primo ciclo è stato scelto il film « SACCO E
VANZETTI », il dramma di due anarchici italiani condannati alla sedia elettrica negli Stati
Uniti.
In Gennaio e Febbraio proietteremo sei film
a passo ridotto, per dimostrare che film belli
ed interessanti come «La Battaglia di Algeri»,
di Pontecorvo, « La corazzata Potémkin » di
Eisenstein, « Gertrud » di Dreyer, « Banditi ad
Orgosolo » di De Seta, « Il giorno della civetta » di Damiani, « Chi ha paura di Virginia
Woolf? » di Nichols, possono essere benissimo
goduti anche in salette attrezzate con proiettore
a 16 mm.; i problemi affrontati in questo ciclo
sono vari: politici, la lotta di liberazione del
popolo algerino e del popolo russo, sociali, fenomeni della mafia in Sicilia e del banditismo
in Sardegna, e psicologici, il dramma di Gertrud e della coppia in « ...Virginia Woolf ».
Da Marzo il Cinefórum si trasferirà al Cinema
Allemandi di Luserna San Giovanni, per cercare un incontro più facile con la popolazione
di questo comune; sono in programma sette
pellicole: «I fucili», in cui il regista brasiliano Ruy Guerra affronta i problemi più gravi
dell'america Latina; «Domenica, maledetta domenica » e « Taking off », che denunciano la
crisi della società del benessere, incapace di
soddisfare lo spirito; «Vita, amore e morte»,
film francese che affronta il tema della pena di
morte; «I compari» del regista americano Altman, giovane autore che cerca di « smitizzare »
l'epopea americana del « West » ; « Il seme
dell'uomo» di Ferreri ; che pone l'interrogativo
circa la capacità o meno deH'uomo di « rigenerarsi»; «Tempi moderni» di Chaplin, film muto, ma non invecchiato grazie al messaggio attualissimo che il suo autore ci trasmette: il
iHcontro SDll obleziene
di coscienza
Domenica 19 novembre a Pinerolo, in
via dei Millel, avrà luogo un INCONTRO
APERTO sul problema dell'OBIEZIONE
DI COSCIENZA.
L'incontro è soprattutto a livello di informazione e documentazione sulla situazione attuale.
Il programma è a grosse linee il seguente :
Ore 14,30-16,30: Interventi su
a) lo scopo dell'incontro;
b) situazione internazionale (O.N.U.*
MIR-A.I. - W.R.I. - ecc.);
c ) Processi e situazione carceraria in
Italia ;
d ) Progetti di legge in Italia.
Ore 16,45-18,30: Domande da parte degli intervenuti e risposte.
Tutte le persone interessate al problema sono cordialmente invitate, nella
speranza che a questo incontro segua
un lavoro organizzato a fianco degli
obiettori anche nella zona pinerolese.
Al prossimo numero altri dettagli.
trionfo delle macchine potrebbe segnare la fvne
dell'uomo.
Pensiamo che la varietà e la ricchezza dei
temi affrontati invoglierà molti amici a diventare soci del nostro cìrcolo ed a portare il loro
contributo di idee e suggerimenti sia nei dibattiti che nell'elaborazione del prossimo programma. R. GAY
MI
Protesta per un trasferiment
sa infatti spesso e volentieri accanto al
fatto che, ad esempio, i comuni di San
Secondo e Prarostino ospitano ancora
una larga percentuale di agricoltori
« veri », che vivono cioè essenzialmente della terra e non si limitano a coltivare qualche magro campicello tra un
turno di fabbrica e l’altro. Anche senza
tener conto di quest’anno che è stato
effettivamente disastroso, la situazione
in questo campo è forse ancora più
preoccupante. Si ha la netta impressione che la politica seguita dai vari responsabili delle questioni agricole sia
stata essenzialmente quella di favorire
la creazione di aziende agricole sempre
più numerose e sempre meno competitive, anche e soprattutto nel quadro
più vasto del Mercato Comune, senza
cercare di risolvere i problemi di fondo. Il solo aiuto dato agli agricoltori
sembra esser stato l’incoraggiamento
ad acquistare macchine agricole in numero sproporzionato alle effettive necessità, facendo balenare la promessa
di sovvenzioni che non sono sempre
state effettivamente concesse ed altre
« facilitazioni » dello stesso genere,
tutti provvedimenti che non cercano
neppure di affrontare il problema di
fondo (la pura e semplice sopravvivenza di un’agricoltura montana). Intanto
il contadino, che una volta poteva ottenere un quintale di pane per un quintale di farina, deve adesso sborsare ancora alcune migliaia di lire per ottenere lo stesso servizio, e così via. Quanto
ai prodotti che deve comprare, concimi ecc., i loro prezzi -montano alle stelle -non sempre in modo giustificato. Il
consumatore, che sa anche troppo bene quanto i prezzi delle derrate agricole siano elevati, non ha così nemmeno
la consolazione di dirsi che questo contribuisce ad incoraggiare i contadini
(specie i -giovani) nel loro sano ma duro lavoro quotidiano. E i risultati non
-mancano di farsi sentire. Si calcola che
nelle nostre zone soltanto il 4% degli
agricoltori sia al disotto dei 30 anni.
Tutto questo perché non si è voluto e
saputo finora aiutare i coltivatori a ristrutturare le loro aziende, limitandosi
a dare dei « contentini » e favorire il
clientelismo.
Operai e contadini:
un fronte unico
-Di fronte a questa situazione i convenuti hanno concordemente affermato
che è giunto il momento di mettere le
nostre comunità di fronte alla necessità di prendere posizione in comune, tenendo conto del bene comune e senza
che alcuni si dicano magari « per quel
che mi concerne sono ben sistemato,
grazie, per il resto si aggiustino ».
È necessario che prendiamo sempre
La soppressione degli uffici finanziari di Porosa Argentina, decisa in alto loco, ha provocato
una risentita protesta da parte della Giunta del
Consiglio di Valle, che ha inviato al ministro
Vaisecchi il seguente telegramma :
Giunta Consiglio Valli Chisone et
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Corso del prof. Soggìn
Organizzate dal Comitato del Collepio Valdese e dalla Facoltà di Teologia si sono svolte a Torre Pellice dal
12 al 19 ottobre le lezioni del prof. Alberto Soggin, destinate a chiarire il
significato dei libri sapienziali. L’oratore. con la competenza che tutti gli
riconoscono, ha illustrato la portata e
i limiti della « sapienza » di Israele,
nel suo significato generale, ed esaminando in particolare i libri dell’Ecclesiaste, Giobbe e Proverbi: sapienza
umana, è vero, ma riportata teologicamente al concetto del Dio unico, e non
condizionato dai limiti umani di altre sapienze ed altre filosofie.
La conferenza della domenica pomeriggio è stata dedicata dal prof. Soggin all’atteggiamento sociale dei -profeti, a proposito dei quali è stato rilevata la scarsa aderenza al contesto
storico del loro tempo, ed un richiamo
costante all’Eterno come signore della storia: davanti a Lui le istanze politiche perdono le loro dimensioni ed
il loro peso.
Le lezioni del prof. Soggin sono state completate dal messaggio nel culto
a due comunità, e dagli incontri con
gli studenti della Scuola Media e del
Ginnasio Liceo di Torre Pellice.
A. Armano Hugon
Germanasca estremamente preoccupata minacciata soppressione uffici finanziari Imposte dirette et Registro Perosa Argentina. Eventuale chiusura comporterebbe ulteriore aggravamento disagio popolazioni montane Villar Porosa, Rinasca, Inverso Rinasca, Pomaretto, Perrero, Massello, Prali, Salza
di Pinerolo, Porosa Argentina, Roreto
Chisone, Fenestrelle, Usseaux, Pragelato. Chiede immedata revoca provvedimento riservandosi caso contrario
energica protesta forme et modi che
Consiglio Valle, amministrazioni locali
et popolazione riterranno opportune
ed incisive. Giunta Valle unanimità
chiede suo immediato intervento.
Firmato : Presidente Maccari
È chiaro che il trasferimento a Pinerolo degli
ufTici Finanziari periferici non rappresenta che
un passo avanti verso la smobilitazione delie
zone montane.
Il disagio che costerebbe un tale provvedimento a chi abita lontano o non possiede l'automobile non viene nemmeno preso in considerazione, anzi pare proprio un Invito a trasferirsi altrove.
Per reazione, il Consiglio di Valle ha messo
in bilancio uno stanziamento di L. 300.000 per
« Attività in difesa del patrimonio linguistico
locale ». Può sembrare cosa da poco, ma, nella
situazione attuale, significa pur sempre la decisione di non arrendersi.
In un prossimo incontro di studiosi del patois,
verranno analizzate le possibili iniziative da
attuare.
più coscienza che i problemi degli operai e quelli degli agricoltori non vanno
e non possono essere disgiunti. È necessario che rompiamo il cerchio vizioso del clientelismo anche elettorale, è
necessario che gli uomini politici che
cercano voti alle Valli sappiano che dovranno rendere conto del loro mandato, -di qualsiasi colore essi siano. E necessario che gli abitanti delle nostre
Valli (e non soltanto i valdesi) diventino finalmente una popolazione concorde capace di « fare politica », cioè di
interessarsi fattivamente al bene di tutti senza prestare troppa attenzione alle
parole d’ordine di partito che lasciano
in generale il tempo che trovano.
Ecco perché questi problemi saranno
illustrati e discussi nei vari quartieri
-delle nostre comunità, nel corso del
mese di novembre, ecco perché aspettiamo la risposta responsabile di tutti.
Solo così si potranno cercare delle
soluzioni valide e proporle come la
« piattaforma » (per usare una parola
di moda) comune delle aspirazioni della nostra popolazione. Altrimenti le
orecchie che non vogliono udire continueranno a non udire.
Ma per questo bisogna anche che
operai ed agricoltori siano veramente
tutti pronti ad assumere la loro condizione in modo responsabile, senza soffermarsi unicamente alle questioni salariali e strettamente economiche. Lo
diciamo molto fraternamente, incoraggiati in questo dal parere di operai ed
agricoltori. Giovanni Conte
Incontro
Unioni Femminili
Domenica 29 ottobre ha üvuto luogo a Pine*
rolo, nei locali della Chiesa valdese, un incon*
tro di responsabili delle Unioni femminili delle
Valli, per impostare l'attività dei prossimi mesi. Dopo una profonda e ricca meditazione di
V, Sonelli sulla parabola dei talenti, che ci ha
richiamate a riconoscere quanto abbiamo rice"
vuto dal Signore ed alle nostre responsabilità di
credenti, si è passate a discutere su uno degli
ordini del giorno votati all'ultimo congresso
della F. F. V. (vedi Eco-Luce 24 del 16 giugno
1972), e precisamente su quello riguardante la
pagina dell'Eco-Luce dedicata ai problemi della
donna. Per il momento esso non è ancora stato
attuato, ma si spera di ricevere presto la prima
corrispondenza dalt'U. F. di Felónica, Mantova,
Brescia. Alcune sorelle hanno proposto di trattare su questa pagina, in un prossimo futuro, della situaziontf economica e sociale alle Valli, dei
problemi relativi al turismo, ed anche della si*
tuazione di quel malati che devono essere ricoverati in Ospedali a Torino. Per quanto riguarda l'impostazione del programma per i prossimi mesi, si è deciso di atudiàfe il tema proposte dal C. N.: « La liberazione della donna » nei
suoi vari aspetti. Ogni Unione dovrà sviluppare
liberamente questo tema, servendosi eventualmente del materiale indicato dal C. Ñ., cercando
poi di far pervenire a quest'ultimo il materiale
elaborato, in modo che la riflessione di ognuna
possa essere cosi arricchita.
Dopo una tazza di thè ( poteva mancare? ) presa nella comunione e nella gioia, ci si è separate, ma con l'intesa di ritrovarci nuovamente
insieme verso la fine dì aprile, o comunque
nella tarda primavera, per tirare le fila del la*
voro svolto. Un grazie sincero e sentito all'U. F.
di Pinerolo, per l'accoglienza calda e simpatica
con la quale ci ha ricevute.
7
10 novembre 1972 — N. 45
pag. 7
NEW YORK
I 25 anni di ministero
dei pastore Janavei
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Domenica 8 ottobre la comunità valdese ha
voluto celebrare i venticinque anni di mini’
sterio del pastore sig. Alfredo janavei. Dopo il
culto oltre un centinaio di membri di chiesa
5Ì sono riuniti attorno al loro pastore, alla sua
«ignora ed ai fìgliuolì, per il pranzo in un
. accogliente ristorante, dove purtroppo non
tutti coloro che avrebbero desiderato parteci*
parvi, hanno potuto essere accolti essendo occupati dai presenti, fra i quali parecchi venuti da lontano, due membri della W. A. S. ed il
pastore G. Berkeart della chiesa francese,
lianno espresso la riconoscenza della chiesa
per il lavoro fedele, pieno di instancabile de•dizione, gli anziani sig. L. Garrou ed £d. Peyrot offrendo al festeggiato un bel dono quale
testimonianza della gratitudine della comunità. Hanno rivolto parole di ricordi e di affetto
i sigg. F. Canal e R. Rivoire ed una bella poesia in dialetto è stata letta dal suo autore sig.
"E. Pons. Infine il pastore Janavei esprimeva
con nobili parole la sua riconoscenza e la sua
gioia : la gioia del ministerio evangelico.
Al caro pastore sig. A. Janavei e alla sua
gentile Signora i nostri rallegramenti per
«questa bella testimonianza di affetto e di riconoscenza da parte della comunità, in seno
.alla quale gli auguriamo di poter lavorare ancora a lungo al servizio del Signore in questa
luminosa comunione di fede e di amore.
L. R.
Il 118” anno accademico della Facoltà Valdese di Teolegia
La prolusione del prof. Ugo Gastaldi su « Il comunismo dei fratelli hutteriti » I! culto inaugurale presieduto dal past. Sinigaglia - Due nuovi iscritti in I anno
Sabato 28 ottobre, con una lezione
pubblica del professor Ugo Gastaldi
sul tema « Il comunismo dei fratelli
hutteriti » è stato inaugurato il 118“
anno accademico della Facoltà valdese di teologia. Il pastore Alberto Ribet ha portato il saluto del moderatore, assente, e della Tavola Valdese.
Argomento della conferenza del professor Gastaldi è stata un’analisi del
movimento dei fratelli hutteriti. Nato
nell’ambito della predicazione anabattista, si distinse subito dagli altri movimenti del tempo per la sua particolare forma di vita comunitaria basata su un rigido comunismo dei beni.
Simile sotto certi aspetti al comunismo della chiesa cristiana primitiva,
quello hutterita assunse subito caratteristiche proprie, ponendosi sovente
come alternativa al sistema sociale dei
paesi in cui i fratelli hutteriti si trovavano. Il professor Gastaldi ha mes
so in rilievo il clima di libertà che regnava nelle comunità cristiane hutterite. Ogni nuovo membro veniva accettato ufficialmente dopo il battesimo
celebrato all’età di 20-22 anni circa;
non vi era alcun obbligo di restare
nella comunità qualora fossero venuti
meno i motivi ispiratori. Fenomeno
certo storicamente limitato, quello degli hutteriti (da Hutter, primo animatore del movimento); rimane però un
feiiomeno interessante da approfondire, per le motivazioni evangeliche che
venivano date a sostegno del loro
« comunismo d’amore ». Dopo le numerose persecuzioni subite nel corso
dei secoli, soltanto 10.000 fratelli hutteriti vivono attualmente negli USA e
conservano nelle loro comunità le originarie regole di vita.
Il giorno seguente, domenica, professori e studenti si sono recati, per il
culto di apertura dell’anno accademi
co, nella chiesa di via IV novembre.
Il culto è stato presieduto dal pastore
Michele Sinigaglia, professore associato di Antico Testamento, che ha predicato sul cap. 3 di Malachia, particolarmente sul V. 14, insistendo sul senso della fede, e del ministero, nel nostro tempo.
Alla fine del culto il prof Bruno
Corsani, segretario del Consiglio, allo
scopo di aumentare la conoscenza reciproca e la comunione fra le comunità locali e la facoltà, informava l’assemblea dei programmi dell’anno e
dei docenti-ospiti che vi collaboreranno, e presentava i nuovi studenti di
primo anno (Pino Maniscalco e Ruben
Vinti) nonché gli studenti esterni,
particolarmente numerosi e interessati a seguire, sia pure indirettamente, i
corsi.
Su iniziativa della FGEI locale, torinesi evangelici e non
hanno riflettuto sulla repressione a Torino
Incarnazione e repressione
Il lunedì mattina sono cominciati i
corsi regolari: oltre ai professori ordinari, il pastore Sergio Carile tiene in
novembre un corso sulle origini del
metodismo, rispondendo all’interrogativo: come mai esso non fu un movimento monastico, bensì un movimento
missionario? I corsi (per corrispondenza) per fratelli non impegnati nel ministero pastorale cominceranno nelle
prossime settimane. Il programma sarà pubblicato su "Eco/Luce”.
Antonio Adamo
• Su questo tema, venerdì 27 ottobre,
j.-, nella sala attigua al tempio della chiesa
valdese di Torino (corso Vittorio), ha
Sf' oiMitrA Innart nna H'inform?»’7ìr>nP
r
avuto luogo una serata d'informazione
e dibattito, organizzata dalla Federazione Giovanile Evangelica Italiana.
Era presente un pubblico numeroso
ed eterogeneo.
Il pastore F. GiampiccoU, come presidente, ha anzitutto invitato il fratello
Daniele Rostan a leggere un documento
della Federazione, dal titolo: « Incarnazione e repressione », nel quale vengono ampiamente svolti alcuni concetti
esposti nel recente Sinodo Valdese.
Riportiamo integralmente tale documento.
(
I
Il Sinodo Valdese non solo ha reso attente
le comunità al dilagare della repressione, ma
più in generale, ha rilevato che « la chiesa
tutta, nella sua predicazione e nella sua etica, rimane largamente disincarnata » e ha
ricordato che « la fedeltà airEvangelo, che è
incarnazione, non permette alla teologia di essere avulsa dai problemi che agitano gli uomini e lacerano le comunità
In questa linea, non possiamo dimenticare
che Cristo, la Parola che è stata fatta carne, è
entrato nel vivo e nel profondo dei problemi
del suo tempo.
È venuto ad annunciare a tutti Tamore di
Dio. ma non pos.siamo dimenticare la concretezza del .suo amore : quando gli hanno chiesto chi fosse il prossimo da amare ha raccontato la parabola del buon samaritano facendola esplodere in mezzo ad uno dei problemi sociali più scottanti, dato che per i Giudei i
Samaritani erano il vicino odiato, la razza disprezzata.
È come dire che se Gesù raccontasse la parabola agli elirei di oggi, al posto del samaritano metterebbe un arabo; parlando agli americani. sostituirebbe il samaritano con un negro: ai protestanti irlandesi un irlandese cattolico: forse parlando ai borghesi italiani metterebbe al posto del samaritano un metalmeccanico.
Ha guarito ammalati di ogni condizione,
ma non possiamo dimenticare che spesso lo ha
fallo dì sabato e che in questo spezzava la legge religiosa e civile del suo tempo, liberando
gli uomini non solo dalla malattia, ma anche
dairidolo che al suo tempo ci sì era fatti dell’ordine costituito, affermato come volontà
di Dio.
Per questo lo hanno preso, processato e appeso tra due sovversivi ed ha fatto la loro
stessa fine. Non si è identificato con loro,
certo, ma non ha temuto di essere confuso con
loro, di essere preso per un sovversivo.
Per questo ci sembra che noi spesso siamo
timorosi di essere confusi con i sovversivi,
non possiamo disincarnare il Cristo, né spiri-,
tualizzare Pamore di Cristo che è stato tremendamente concreto, immerso nei problemi
del suo tempo e non al dì sopra della mischia.
Ci sembra che l'amore, come Podio, non
sìa mai neutrale e distaccato, e che il contrario dell’amore, da cui noi cristiani dobbiamo
guardarci non sia Podio, ma l’apatìa, Pindifferénza.
Ci sembra cosi che un aspetto importante
della fedeltà alPEvangelo consista nel non
eludere problemi del nostro tempo, come per
esempio la repressione.
La scelta di questo argomento ci è derivata
dalla considerazione di alcuni fatti estremamente reali come l’aspetto sempre più massiccio e intimidatorio che la repressione, a
vari livelli delle nostre istituzioni sta assumendo in questi ultimi tempi non isolo in particolare qui a Torino, ma in tutta Italia, e lo
scarso livello di informazione che su questo,
come su altri problemi caratterizza i nostri
mezzi di comunicazione attuali.
È chiaro, per noi, che affrontare questo argomento non deve semplicemente voler dire
descrivere quanto più minutamente è possibile
la situazione repressiva che si è venuta a creare in questi ultimi tempi a Torino; non può e
non deve semplicemente essere un « conteggio » di tanti a casi giudiziari » che possiamo
anche trovare espressi in minuscoli trafiletti
nei nostri quotidiani.
Si potrebbero citare centinaia e centinaia di
denunce, di incriminazioni, di arresti; si potrebbero citare decine e decine di perquisizioni a carico di lavoratori, di studenti, di sindacalisti, di intellettuali, avvisi di reato spediti,
mandati di cattura, processi, sentenze, condanne, ma proprio per evitare che alla fine di
questo incontro non resti della repressione soltanto un concetto astratto, come si trattasse
di un fatto isolato e a se stante, macroscopico,
ma privo di qualsiasi logica politica, crediamo
che sia impossibile parlare di repressione senza
analizzare il livello del movimento di lotta e
senza avere la capacità di individuare le finalità del progetto repressivo e i suoi strumenti,
la sua estensione.
Noi crediamo che questo sia lo scopo del
nostro dibattito e per questo vorremmo proporre un filo interpretativo' che addentrandosi
negli avvenimenti politici passati e giungendo fino ad oggi, ci consenta di cogliere la repressione come un momento, necessario e articolato all’interno della dinamica della lotta
politica.
Ecco perché le centinaia di compagni denunciati e processati, gli operai sospesi e licenziati, di cui vi parleranno gli oratori presenti non sono che gli ultimi episodi di un
piano repressivo che è la risposta all’attacco
che la classe operaia e il proletariato hanno
fatto al progetto di sviluppo capitalistico e
alla pace sociale che di questo sviluppo è oggi più che mai, il presupposto indispensabile
Ad una repressione di massa che trova
suoi strumenti nel Decretone e nell’uso ricat
tatorio dell’inflazione e della crisi congiuntu
rale, si accompagna un attacco molto più se
lettivo che vuole eliminare le avanguardie
politiche che questi anni di lotte proletarie e
studentesche hanno espresse.
Togliere ogni spazio politico a queste avanguardie, sottrarre loro la possibilità di intervento politico nella fabbrica, nella scuola, nel
sociale, appare sempre più chiaramente l’obiettivo per raggiungere il quale polizia e magistratura e fascisti vengono usati.
Dalle bombe di Milano alle sospensioni e ai
licenziamenti Fiat, dalle centinaia di compagni in galera in tutta Italia, corre un filo nero che dimostra la volontà sempre più precìsa
di eliminare le forze politiche non riassorbibili e non controllabili.
I risultati delle ultime elezioni, la « strategia della tensione )> che va dalla strage di
Piazza Fontana alla morte di Feltrinelli, l’inchiesta sulle Brigate Rosse usata da tutto lo
schieramento capitalistico italiano, il complessivo spostamento a destra delFequilibrio politico istituzionale, dimostrano come il fenomeno repressivo si trovi in una fase montante, nella quale, come ci diranno gli oratori
a proposito dell’ultimo processo proprio qui a
Torino a carico di 579 studenti e operai e intellettuali incriminati di a reati d’opinione »,
le stesse garanzie costituzionali e giurìdiche
sono sempre più spesso ignorate.
Un solo esempio può contribuire a mettere
in luce questo problema: la Strage di Piazza
Fontana è stata da tempo definita da molti di
noi « la Strage di Stato », perché se è vero
che gli esecutori materiali sono i fascisti, è
anche vero :
che la Strage fu usata da tutto lo schieramento
capitalistico contro le lotte operaie in ascesa,
che coralmente questure, carabinieri, prefetture della Repubblica e stampa indicarono negli anarchici gli esecutori materiali e cioè
scatenarono la repressione contro la sinistra.
In altri termini la logica ispiratrice della
Strage di Piazza Fontana, fu quella della prevenzione-repressione terroristica delle lotte
operaie e della sinistra per conto di uno schieramento capitalistico che, non riuscendo a trovare neU’apparato ufficiale dello Stato gli strumenti adeguati, doveva ricorrere ai fascisti e
ai servizi segreti utilizzando gli strumenti ufficiali dello Stato per coprire gli esecutori veri e colpire a sinistra.
Tutto quello che nel 1969 è stato attribuito ad un piano terroristico della sinistra che
ne ha duramente pagato il prezzo, oggi esce alla luce del sole come opera dei fascisti.
A quasi due anni u mezzo dalla Strage è
bastato un giudice veramente democratico che
battesse la « pista nera », perché la verità venisse a galla. Sono ba.'-tate le indagini svolte
da alcune persone lauto volenterose quanto
prive di mezzi e di cognizioni tecniche per
trovare i colpevoli.
Su questi come su tanti altri problemi che
restano ancora purtroppo aperti, noi speriamo che questo nostro dibattito si misuri con
Ig consapevolezza che quanto sta accadendo
in queste settimane in Italia, dalla situazione
del processo Valpreda alla crescente repressione nella scuola, nella fabbrica e nella Magistratura, può essere compreso solamente comprendendo che è lo Stato impegnato a difendersi dall’accusa di connivenza con i fascisti
esecutori della Strage di Piazza Fontana.
Torino, 27 ottobre
Torre Pellìce
Solidarietà oinoaria
S'172.
Vari membri della comunità di Torre Pellice si sono interessati, mesi addietro, dell’attività d{ missionari cattolici nel Camerún settentrionale, conosciuta attraverso i resoconti
verbali e visivi che Guido Odin aveva dato
di una sua visita in quella regione, e attraverso la parola di uno di quei missionari, venuto
a Torre Pellice, il p. Alain Playoust. Erano
state raccolte delle offerte; ed ecco le risposte
giunte dal Camerún.
Hanno poi presentato tre relazioni:
Taw. Bianca Guidetti Serra (difensore in numerosi processi a studenti e
operai) sulla -rep^s^one poliziesca e
giudiziaria; /
la prof. Marina Dina (ex preside della
scuola media di Pino Torinese) sulla
repressione nella scuola;
il sig. Alberto Tridente (sindacalista
della CISL) sulla repressione nelle fabbriche.
Le tre relazioni sono state seguite da
un vivace e molto interessante dibattito. Il pastore GiampiccoU ha espresso
la speranza, sua personale e di tutta la
FGEI, che a questo primo incontro ne
seguano altri dedicati a vari problemi
politici e sociali attuali: lo speriamo
vivamente anche noi, con affetto fraterno. T. V.
Gambowa, 6-10-1972
Con gran gioia abbiamo ricevuto dal p.
Alain, in settembre, la somma di L. 100.000
per la missione medica di Gamowa. Vi ringraziamo di cuore per questo-dono che ci aiuta a fornirci di medicinali per l’ambulatorio.
Gli ammalati sono in aumento e spesso le visite salgono a 400-500 al giorno. Siamo in
piena stagione delle piogge, con violenti sbalzi di temperatura, e soprattutto i bimbi soffrono di bronchiti, polmoniti e malaria. Caro
amico Odin, saremo sempre lieti di avere vostre notizie. I nostri saluti in Cristo
E. ZvCH
E suor Monique Chalinfour scrive: « Il p.
Alain Playoust ci ha fatto pervenire la somma di 43.000 franchi camerunesi, da parte
vostra, per l’ambulatorio di Sir. Vi siamo grati di partecipare alle nostre difficoltà finanziarie e vi assicuriamo la nostra riconoscenza ».
Preparando le feste di canto
Le Feste di canto avranno luogo, D.
date e nelle località seguenti ;
alle
CORALI
Val Chisone: domenica 6 maggio 1973 nel
tempio di Pinerolo.
Val Pellice: domenica 13 maggio 1973 nel
tempio di Angrogna.
Val Germanasca: festa di canto delle Corali e
delle Scuole Domenicali nel tempio di Proli, in data da fissare.
SCUOLE DOMENICALI
Domenica 20 maggio nel tempio di Pomaretto, per la Val Chisone.
Domenica 20 maggio nel tempio di Torre Pellice, per la Val Pellice (1).
(1) « La Conferenza Distrettuale del I Distretto (Bobbio Pellice, 27-28/6/72) ha udito la relazione della Comm. del Canto Sacro,
ha preso atto delle iniziative di alcune Scuole Domenicali. Essa riconosce come compito
della Commissione la promozione comunitaria
del canto anche nelle nostre Scuole Domenicali, ritiene che i modi di realizzazione della
Festa di canto delle Scuole Domenicali vadano discussi e decisi dalle Scuole Domenicali in
un convegno dei monitori in accordo con la
Commissione stessa; invita la Commissione Distrettuale a promuovere convegni distrettuali
o di Valle dei monitori » (Atti della Conferenza Distrettuale n. 12).
Sarà data a suo tempo comunicazione alle
Scuole Domenicali delle decisioni assunte dai
convegni dei monitori in merito alle modalità delle Feste di Canto.
Ogni Corale sarà tenuta ad eseguire alle
prossime Feste di canto: un inno od un coro,
a sua scelta. Le Corali che lo riterranno possibile ed opportuno potranno eseguire un inno
ed un coro, oppure due inni, ambedue di loro
scelta.
Ogni Scuola Domenicale è tenuta ad eseguire alle prossime Feste di canto, oltre gli
inni d’insieme un inno di sua scelta, preferibilmente della raccolta italiana o francese.
I metronomi a disposizione dei Direttori di
Corali e Scuole Domenicali possono essere ri
chiesti : per la Val Pellice al Pastore Aime
(4, Via Caduti Libertà, 10066 Torre Pellice
(tei. 91389); per le Valli del Chisone e della
Germanasca alla Signora Eline Quattrini,
10060 Perrero (tei. 8805).
I Direttori di Corali e di Scuole Domenicali
sono pregati di segnalare tempestivamente al
Pastore Aime gli inni ed i cori scelti per le
esecuzioni particolari alle Feste di canto.
Le Corali e le Scuole Domenicali che desiderano ricevere la visita di un membro della
Commissione sono pregate di rivolgersi al Pastore Aime. I Direttori delle Scuole Domenicali che intendano far cantare inni a due
voci sono pregati di rivolgersi al Pastore
Aime, onde disporre di un contralto adatto al
canto a due voci e non a quattro voci quale
risulta invece sui nostri Innari.
Le Corali desiderose di avere un determinato numero di copie di un inno o coro poligrafato con duplicatore ad alcool, potranno ottenere quanto desiderano ed a modico prezzo,
rivolgendosi al Presidente della Commissione;
Si raccomanda soltanto vivamente che gli
inni da copiare siano leggibili e non contengano errori di trascrizione.
Molte Chiese non hanno versato alla Commissione le quote per il Canto sacro fissate di
comune accordo e sanzionate dalle Conferenze Distrettuali. Le invitiamo a versarle al più
presto.
Gli inni assegnati allo studio delle Scuole
Domenicali sono stampati su un apposito foglietto, a cura della Commissione. L’inno
« Alleluja » sarà stampato con musica. I Pastori potranno ritirare, a partire dal 20 novembre, presso la Claudiana di Torre Pellice
o richiedere jl quantitativo di copie necessario per le ScuQlè._ Domenicali delle loro Comunità; esso potrà essere ritirato gratuitamente o verrà spedito franco di porto.
Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a
coloro che le dirigono la Commissione invia
il suo saluto fraterno e l’augurio cordiale di
un lavoro fecondo, benedetto, compiuto con
impegno e con gioia alla gloria del nostro
comune Signore.
Torre Pellice, novembre 1972
La Commissione del Canto Sacro
San Germano
Chisone
Rileggendo la nostra cronaca suUa vita della comunità, apparsa neUo scorso numero, ci
siamo resi conto che il redattore, certo
involontariamente, aveva travisato in parte
quanto avevamo cercato di esprimere. Questo
innanzitutto nel titolo « dissensi nell’Assemblea di chiesa », titolo che è stato scelto dal
redattore e che non era nostro. (N.d.r. : il titolo da noi dato era, veramente, « I temi sinodali presentati e discussi nell’assemblea di
chiesa »; il « dissensi » è una penosa svista
tipografica, ce ne scusiamo molto!) Pensiamo
sia utile di precisare che non ci sono stati dissensi nell’ultima assemblea di chiesa, anche
se non tutte le idee erano naturalmente identiche, specie suU’eterna questione di Evangelo e politica. Forse il redattore è .stato tratto
in inganno da una frase letta (o scritta) male.
Quella in -mir^Bi affermava : « La relazione del
Sig. Beux è stata più critica » (e non criticata come effettivamente stampato). Con quella
frase si voleva affermare, non già che la relazione era stata criticata, ma che criticava
fortemente, secondo l’articolista anche a ragione, certe decisioni e sopratutto l’atteggiamento generale del Sinodo ’72, che anche per
noi non è stato quel che si chiama un buon
Sinodo. Tanto doveva esser detto per evitare
che si potesse trarre una falsa impressione da
quanto apparso in quella cronaca.
Ed ora ecco alcune notizie che avevamo
dovuto omettere per mancanza di spazio la settimana scorsa.
Innanzitutto, sempre nel corso dell’Assemblea di Chiesa del 22 ottobre scorso, si è deciso di ripristinare il culto mensile di S. Cena
che avrà luogo ogni prima domenica del mese.
Il primo di questi culti ha avuto luogo domenica 5 novembre, e ci siamo rallegrati di
vedere che numerosi fratelli e sorelle si sono
avvicinati alla mensa del Signore.
Altra decisione dell’assemblea, su proposta
del pastore : riprendere un culto mensile in
francese. Tale culto si terrà ogni seconda domenica del mese. Precisiamo che, per non
chiedere uno sforzo troppo grande a quanti
non sono (ancora) familiarizzati con la nostra
•c seconda lingua », soltanto la predicazione sarà per ora tenuta in francese. Il primo culto
in francese avrà luogo domenica 12 novembre.
Domandiamo a tutti di sostenere questa iniziativa anche se questo richiederà un maggiore impegno a parecchi, grazie agli strascichi lasciati dalle ben note leggi contro il francese del periodo fascista.
Infine una decisione che non consideriamo di grande importanza ma che è bene portare a conoscenza di tutti. In seguito ad esplicita richiesta del Sinodo ’72 è stato chiesto
all’assemblea, se dato che la toga pastorale
non è certo strumento indispensabile per la
predicazione dell’Evangelo e che, anzi, può favorire un certo sentimento di differenza tra il
predicatore ed il resto dell’Assemblea, non
desiderasse abolire detta toga. Due terzi dei
presenti si sono espressi a favore del mantenimento delle toga e così sarà per tutti i
predicatori, non soltanto per il pastore.
Abbiamo finalmente il numero strettamente indispensabile di monitori per la Scuola
Domenicale, compresa quella di Porte, che ha
luogo il sabato pomeriggio, alle ore 15. Contiamo su qualche altro giovane o meno giovane, disposto ad unirsi a noi in questo lavoro. I bambini hanno già cominciato a preparare i canti e i vari elementi che costituiranno il loro culto di Natale.
I giovani della Filodrammatica hanno pre:
sentato con successo la commedia « Non ti
conosco più ». Avremo anche tra breve uno
scambio tra le Filodrammatiche di Angrogna
e di San Germano.
Quattro membri del Concistoro hanno partecipato col pastore alla riunione dei concistori di San Secondo. Chiediamo ai lettori di
leggere la relazione dì questo incontro su questo incontro su questo stesso numero.
Tre sorelle dell’i/ntofie Femminile hanno
partecipato, a Pinerolo, alla riunione indetta
dalla F.F.V., e daranno notizie deUe decisioni
prese nel corso del prossimo incontro. Ultimamente le nostre unioniste hanno studiato insieme l’opuscolo di Salvatore Ricciardi <c perché pregare ».
Ecco la lista delle riunioni quartierali di
novembre:
— Martedì 7, ore 20,30, GAROSSINI;
— Mercoledì 8, ore 20,30, BALMAS
— Venerdì 10, ore 20, COSTABELLA (riunione presieduta dal pastore Pons, che ringraziamo, ed alla quale parteciperà anéhe
il past. Conte); • b’
— Sabato 11, ore 20,30, PORTE; -'y
— Domenica 12, ore 15, SAGNA;
— Martedì 14, ore 20,30, GONDINI;
— Mercoledì 15, ore 20,30, CHIABRANDI;
— Giovedì 16, ore 20,30, GIANASSONI;
•— Domenica 26, ore 15,.MARTINAT.
Le « visite a tappeto » dei vari quartieri da
parte del pastore continuano, grazie anche all’aiuto prezioso degli anziani. In questi tempi
sono stati visitati i membri dei Chìabrandì ed
una parte dei membri di Porte. Nei prossimi
giorni sarà la volta dei Gianassoni e di alcune famiglie dei Chiabrandi e dei Balmas
che non hanno ancora potuto essere visitate.
Il pastore ringrazia per l’accoglienza fraterna riservatagli da tutte le famiglie.
Abbiamo registrato un lieve aumento di
presenze al culto : contiamo su tutti perché
questa tendenza si accentui ancora!
G. C.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Bertin, La Rosa, Malan,
confortate dalla grande dimostrazione di affetto tributata al loro caro
Giulio Bertin
nella impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano i vicini di casa, gli
amici, i conoscenti che hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Pastori Bertinat e Taccia.
Luserna S. Giovanni, 7 nov. 1972.
8
pag. 8
N. 45 — 10 novembre 1972
Settimana dominata dalla delusione per il rinvio della pace nel Vietnam e dai
risultati delle elezioni presidenziali negli USA ^ Superando anche le previsioni
più ottimistiche, Richard Nixon è stato confermato alla presidenza degli USA,
con una votazione che, mentre andiamo in macchina, pare battere tutti i record
degli ultimi decenni ; la sconfìtta di MacGovern è superiore a quella che quasi
tutti prevedevano, e anche molti democratici hanno votato il candidato repubblicano, l'uomo dunque e la sua politica; nel complesso, invece, il partito repubblicano ha subito una sconfìtta, sia al Congresso che al Senato; Nixon dovrà
pur sempre fare i conti con un'opposizione assai forte. La vita politica statunitense è così complessa e ricca che non può essere descritta e inquadrata facilmente; il voto del 7 novembre sarà a lungo analizzato e commentato Nel
VIETNAM la pace non è stata firmata; quanto lo sarà? GII USA hanno "gio
I NOSTRI GIORNI
cato" Hanoi o Hanoi aveva voluto forzare la Casa Bianca con la conferenza
stampa in cui la firma era stata annunciata pubblicamente e unilateralmente per
il 31 ottobre? Intanto, continuano a infuriare I combattimenti e ì bombarda*
menti, il governo americano intensifica le forniture militari, specie aeree, ai
sudvietnamìti, i nordvietnamiti e i vietcong si sforzano di assicurarsi militarmente la superfìcie dì territorio sudvietnomita più vasta posìbile: tutti voglio
no arrivare ai tavolo della pace armati fino ai denti, e un popolo continua a
morire. In CANADA, in seguito alle elezioni nessun partito ha più la mag
gioranza; i liberali tenteranno ancora, sempre con Pierre Trudeau, un governo
di minoranza. Tregua nel CILE: dopo un profondo rimpasto del governo,
nel quale sono entrati 3 militari, sono cessati gli scioperi. Mentre si concSude, in MAROCCO, il processo per la rivolta antimonarchica, re Hassan non
riesce a ottenere la collaborazione dei partiti, che non vogliono essere coinvolti nella politica autoritaria del sovrano. In EGITTO in fase di riavvicinamento a Mosca il presidente Sadat continua le epurazioni degli elementi antisovietici, specie fra i militari. Frmato l'accordo fra le due GERMANIE: entreranno insieme all'ONU? In Italia si sciopera e si fa scioperare.
G. C.
InefficiGlltB ramminjgtrayj^piM» I" tenia - Wesdalia I pini aUnz«i
_ _ - _ «i: Iinf. lAnnIn *I nnnnmIilAn JaS miMAANaSH
del denaro pubblico in Italia
Si ricorderà la relazione fortemente critica che il Procuratore generale alla Corte dei Conti aveva presentato, alcuni
mesi fa, sul rendiconto generale dello Stato italiano per l'esercizio 1971. Ne pubblichiamo un condensato tratto dal
n. 7-8 de « L'incontro »
dì una locale "assemblea del migranti
Il bilancio dello Stato per il 1971 si è
chiuso con un disavanzo, senza precedenti, di 2549 miliardi di lire, cui va aggiunto un indebitamento di 1671 miliardi di lire, pure senza precedenti, per
ricorso al mercato finanziario, al netto
di rimborsi di prestiti per 307 miliardi
di lire. I residui passivi (cioè le somme
stanziate per spese ritenute necessarie,
ma non ancora effettuate) sono saliti a
8700 miliardi di lire, un altro primato.
Disavanzi dell’ordine di 414 miliardi
hanno registrato le Ferrovie dello Stato e di 416 miliardi le Poste e Telecomunicazioni (più di un miliardo al
giorno.
Sono in continuo aumento le istruttorie per eventi che hanno provocato
danni all’erario (oltre 10 mila 800 nel
1971, contro 10 mila nel ’70 e 9 mila
nel ’69), sia per « l’aggravata situazione di pericolosità in cui si sono trovati ad operare i carabinieri e le forze
di polizia », sia per furti e rapine di denaro e valori dello Stato, sia per « il
trafugamento di ben 1291 opere d’arte »
dai musei e dalle pinacoteche dello Stato, sia per rinquinamento di acque, il
deterioramento di spiagge, il danneggiamento di foreste e parchi nazionali.
Altri fenomeni che stanno assumendo « cospicue proporzioni » sono il contrabbando di sigarette (le evasioni accertate dalla Guardia di Finanza superano i 24 miliardi nel ’71), e l’affidamento ad estranei alla pubblica amministrazione di incarichi che potevano essere « perfettamente » eseguiti da dipendenti deH’amministrazione stessa;
jn taluni casi, non sarebbe possibile determinare neppure l’oggetto dell’incarico, oppure, alla sua scadenza, non viene prodotto alcun risultato o tutto si
riduce a « risposte orali da parte degli
incaricati ».
Il Procuratore Generale ha affrontato un altro argomento di attualità: la
situazione delle carceri. In Italia su 251
istituti di prevenzione e pena (escluse
le carceri mandamentali), 177 sono stati ricavati da conventi, castelli e immobili di altra natura, solo 74 costruiti
come tali. Inoltre, su 7 miliardi stanziati per l’edilizia carceraria nel periodo
1967-’70, a tutto il ’71 non erano stati
spesi ancora oltre 5 miliardi (il 77 per
cento). E’ un dato, « che desta preoccupazione », posto a raffronto con gl’ingenti danni « conseguenti a sommosse
e ribellioni di detenuti, che risultano
motivate dall’inadeguatezza funzionale
delle costruzioni » (...).
Ecco, in sintesi, il bilancio dello Stato: entrate per 14.380 miliardi di lire,
con un aumento del 18,38 per cento sulle previsioni iniziali di 12.147 miliardi,
ma un minor introito di oltre 543 miliardi sulle previsioni definitive, in dipendenza dalla flessione del gettito dell’IGE, delle tasse automobilistiche, della benzina, del lotto e dei tabacchi. Spese « impegnate » per 16.930 miliardi di
lire, contro una previsione iniziale di
14.013 miliardi e una definitiva di 17.219
miliardi. « L’aumento delle spese impegnate rispetto alle previsioni iniziali
— ha detto il procuratore generale —
è stato di ben 2.916 miliardi, con una
espansione quantitativa mai verificatasi in passato, mentre in percentuale
l’incremento è stato del 20,81 per cento,
contro il 22 nel 1970 e l’ll,61 per cento
nel 1969 ».
Dalla differenza tra entrate e spese,
si ha un disavanzo di oltre 2549 miliardi, contro 1604 miliardi nel ’70 e 1370
miliardi nel ’69. Il « risparmio pubblico », cioè la differenze tra le entrate e
le spese correnti, nel 1971, ha segnato
un saldo negativo di oltre 651 miliardi,
contro un attivo di quasi 461 miliardi
nelle previsioni iniziali e un passivo di
280 nelle previsioni finali. Ricordando
che nel 1970 si era avuto un risparmio
pubblico di 123 miliardi, il procuratore
generale della Corte dei conti ha definito questo dato « tanto più allarmante;
in quanto il cosiddetto risparmio pubblico è destinato, sotto il profilo economico, a coprire le spese d’investimento previste in bilancio ». Invéce,
Tanno scorso, le sp>ese correnti, cioè
quelle di esercizio (retribuzione in prima linea) hanno superato di 651 miliardi le entrate complessive.
Ma l’attuale e grave « inefficienza amministrativa » trova il suo elemento di
condanna definitiva nelTammontare dei
residui passivi, « per i quali — ha detto
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Chiesa — è da registrarsi un aumento
dai 7844 miliardi del ’70 agli 8692 del
1971, con un saldo negativo, rispetto ai
residui attivi (cioè alle somme non riscosse) di quasi 6428 miliardi, il 15 per
cento in più del 1970, mentre nel 1970,
rispetto al 1969, l’aumento era stato
contenuto nella misura dell’ìl per cento ».
Dunque la spesa pubblica, proprio
quando sarebbe stata più necessaria
per rimuovere le cause della stagnazione economica, ha maggiormente palesato la sua disfunzione. In particolare,
i residui di spese correnti a fine ’71
ammontavano a 3627 miliardi, rispetto
ai 3254 del 1970, i residui di spese in
conto capitale (investimenti) a 5039 miliardi, contro 4502 del ’70. In totale,
Tammontare dei residui passivi « rappresenta il 51 per cento della spesa globale di competenza impegnata nell’esercizio ».
La requisitoria del procuratore generale ha esaminato poi Tandamento
delle Amministrazioni e Aziende autonome e i danni da esse causate all’Erario (7 miliardi 850 milioni gli eccessi di
spesa del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, 113 miliardi il Ministero del Tesoro, 450 milioni l’Azienda di
Stato per i servizi telefonici), Fernando
Chiesa ha proposto il rilancio del cosiddetto « assegno di Stato », per limitare
al massimo i movimenti di denaro e, di
conseguenza, il crescendo di furti e rapine in danno dello Stato. L’assegno di
Stato rientrerebbe nella necessità di
una nuova « normativa che, insieme alla tutela dell’incolumità dei funzionari
incaricati, rigorosamente stabilisca, ai
vari livelli, precise e ben distinte responsabilità ».
Fernando Chiesa si è soffermato pure sui crediti « dichiarati assolutamente inesigibili da parte dello Stato », saliti nel 1971 a oltre 12 mila, per un totale di 2 miliardi 890 milioni e che, in
certi casi, « si sono rivelati esigibili »;
sulTaumento dei traffico illecito da par
te dei trasporti viaggianti in regime
’’Tir”; sul ritardo nel pagamento delle
sovvenzioni alle imprese private che gestiscono servizi pubblici di trasporto
con un onere finanziario a carico delle
società stesse superiore alTaumento
delle sovvenzioni stesse; sulla necessità di alleggerire, con giudizi più snelli
e solleciti, il contenzioso riguardante
le pensioni di guerra (tra i residui passivi figurano 37 miliardi di lire, stanziati e non ancora pagati ai « Cavalieri di
Vittorio Veneto », i combattenti della
prima guerra mondiale).
La cittadina di Troisdorf in Renania-Westfalia, è orgogliosa di avere il
primo «parlamento straniero» (si legga: « assemblea riconosciuta di lavoratori migranti ») nella Repubbblica federale tedesca e forse in tutto il
mondo.
Come altrove, anche in Germania i
lavoratori stranieri non sono né elettori né eleggibili, ma il Consiglio municipale di Troisdorf, agglomerato industriale sulla riva destra del Reno, ha
modificato recentemente i suoi statuti
per permettere ai delegati degli operai
stranieri di essere ascoltati dalla Commissione municipale su questioni quali casa e impiego, problemi scolastici
dei bambini, rapporti con le autorità
pubbliche ecc.
Nella Repubblica federale ci sono attualmente circa 2.160.000 lavoratori migranti, specialmente turchi, jugoslavi.
H E’ stato inaugurato di primo collegamento telex, via radio, tra Roma e Pechino.
Il Ministro delle Poste e Telecomunicazioni
della Repubblica Popolare cinese Chung Fushiang e il Ministro italiano delle Poste on.
Gioia si sono scambiati per Toccasione un
messaggio augurale. ,
^ La più grande ¿ave del mondo è stata
varata nei cantieri di Kure, in Giappone. La
petroliera Globtik Tokio stazza 477.000 tonnellate, potrà trasportare 580 milioni di litri
di greggio, suUe rotte dal Medio Oriente al
Giappone; è lunga 379 metri, ed è stata costruita in soli 190 giorni mediante l’impiego di elaboratori elettronici. Questo primato
sarà presto superato : jgli stessi cantieri nipponici progettano petroliere da 700.000 tonnellate.
jg E’ in fase di programmazione la costruzione di una strada transafricana, che attraverserà il continente nero da Mombasa (Kenya) a Lagos (Nigeria). Una tappa decisiva è
stata costituita dalla recente conferenza, a
Addis Abeba, dell’UNECA (Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, con
partecipazione di Italia, Francia, Germania
fed., Gran Bretagna, USA, Belgio, Giappone,
Svezia): gli studi preparatori coprono già l’80
per cento del percorso. Nella prossima riunione, a Mombasa nell’aprile prossimo, sarà esaminato il piano quinquennale per l’attuazione dell’opera.
ig La Repubblica somala ha adottato il somalo quale unica lingua ufficiale del
paese e la nazionalizzazione di tutte le scuole
e le tipografie private; per considerazioni
scientifiche e necessità contingenti l’alfabeto
latino sarà ancora utilizzato per la scrittura
della lingua somala.
g I massimi dirigenti dei Paesi dei Caraibi aderenti al Commonwealth hanno
concluso a Trinidad una riunione, in cui hanno deciso di formare, entro il primo maggio
prossimo, un Mercato comune regionale e una
comunità economica, per favorire lo sviluppo e la collaborazione in vari settori. Questi
Paesi, che sono dodici (ma solo quattro indipendenti) sono attualmente uniti nella Zona
di libero scambio dei Caraibi (CARIFTA).
g E’ in viaggio, partendo dalla Turchia,
una spedizione che si propone di rifare, dopo
sette secoli e servendosi degli stessi mezzi di
trasporto, il viaggio compiuto da Marco Polo
che, attraversata tutta l’Asia, pervenne a Pekino.
SVIZZERA
E ITALIA
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•yk In due articoli successivi (« Riflessioni su Mattmark » e « La Svizzera e la Repubblica di Platone », questo settimanale n.
43 del 27.10 e n. 44 del 3.11.’72) abbiamo riportato le critiche di Antonio
Cambino alla Svizzera, occasionate
dalla sciagurata sentenza del tribunale di Sion che ha confermato la ben
nota assoluzione dei dirigenti del cantiere di Mattmark, condannando in pari tempo le famiglie degli 88 operai
morti al pagamento di metà delle spese processuali.
Per concludere, riportiamo ora la
parte dell’articolo del Cambino («L’Espresso » del 15.10.’72) che chiarisce come qualmente le autorità giudiziarie
italiane siano solite commettere ingiustizie ben più frequenti e ben più gravi delle autorità svizzere.
« L’Italia, pure appartenendo all’Occidente, è uno dei paesi in cui le eccezioni di reale autonomia giudiziaria
(dal potere politico) sono più rare, ed
il cui panorama etico-sociale si presenta qunidi più triste ed abietto. Basti
pensare a tutta la vicenda di Pietro
Valpreda, tenuto in galera da quasi tre
anni, contro ogni norma di civiltà, solo per non dare soddisfazione, con la
sua scarcerazione, alle “forze di sinistra’’; o più in generale a tutta la vicenda di piazza Fontana, in cui si sono visti una mezza dozzina di magistrati pronti a seguire le impostazioni
politiche del governo fino al punto di
compiere una serie di violazioni del
codice.
In realtà, per quanto riguarda il nostro paese, non. si può parlare neppure
di singoli casi di servilismo, ma proprio di una mentalità in cui l’amministrazione della giustizia viene vista
unicamente come uno strumento di difesa di un sistema. Solo così si può
spiegare come mai dei magistrati (il
caso del giudice milanese Viola, che
al momento dell’uccisione di Calabresi
dette per scontata la responsabilità di
gruppi di estrema sinistra, non è il solo) possano, contro ogni principio giuridico, prima ancora di aver iniziato
l’istruttoria, indicare in quale direzione (politica) vanno ricercati i colpevoli. O che persino un capo di Stato (il
quale pure, anche come presidente del
Consiglio superiore della magistratura,
è il più alto magistrato della Repubbli
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
ca) possa ritenere lecito di qualificare
“assassinio” (prefigurando l’esistenza
di un delitto) la morte, per cause in
quel momento non ancora accertate,
di un carabiniere durante una manifestazione.
Il caso più clamoroso e significativo,
infine, è quello che più da vicino richiama l’incidente di Mattmark: cioè
la strage del Vajoì'it. Infatti, nonostante il risarcimento finanziario dato ai
superstiti, i sette anni di schermaglie
giudiziarie che hanno visto il procedimento penale concludersi con pene lievissime a due ingegneri subalterni, è
uno degli episodi più gravi che siano
avvenuti in Italia in questo dopoguerra. Una .volta che la prevedibilità dello. catastrofe, e quindi la responsabilità dei dirigenti della SADE, era stata
dimostrata, compensare moralmente
la morte di più di duemila persone con
condanne immediate e durissime, era
un atto richiesto non solo dal senso
della giustizia, ma anche dal bene della Repubblica. Lasciare praticamente
impunito un eccidio di questa portata
significa infatti mostrare a tal punto
la parzialità dello Stato, da scuotere
dalle fondamenta e rimettere in discussione lo stesso contratto sociale,
ed invitare tutti ad ogni forma di resistenza alla legge e di anarchia. Comunque sia, è chiaro che avendo quest’episodio e questo tipo di tradizione
giudiziaria alle spalle, le proteste italiane per la sentenza di Sion possono
essere accolte dagli svizzeri con una
certa ironia ».
In proposito, ci sentiamo in obbligo
di fare tre osservazioni;
1) In primo luogo la protesta per
quanto è accaduto in Svizzera e la critica a certi sistemi ivi da troppo tempo in uso, non devono andar disgiunte, specie nella stampa evangelica di
opinione, dalla protesta e dalla critica ai fatti analoghi che accadono in
Italia. Ciò tanto più, quanto ben più
gravi sono tali fatti. È questa la ragione fondamentale de) presente articolo
(v. Matt. 7: 3-5).
2) In secondo luogo vi sono segni
indubbi d’una tendenza, da parte delle autorità svizzere, a migliorare le
condizioni di vita degli emigranti ita
liani. Così ad es.
dalla «Stampa» del
1.11.’72 abbiamo appreso che, in seguito agli accordi con"■.lusi col governo
italiano nel giugno
u. s., il governo
svizzero ha deciso di passare 12 mila
stagionali italiani nella categoria degli « annuali ». È ancora molto poco
ed è troppo presto per giudicare: ma
può esser di buon augurio, e noi speriamo caldamente che la tendenza al
miglioramento continui, nel modo più
consistente possibile. Lo speriamo per
il bene sia della Svizzera, sia degli emigranti ch’essa ospita. La tendenza richiede uno sforzo, e questo dovrebbe
essere altrettanto grande da parte del
governo italiano, uso a negare o a lesinare l’assistenza ai propri cittadini
che emigrano.
3) Infine vogliamo esplicitamente
dichiarare che concordiamo pienamente col Cambino, nel segnalare certi
fatti gravi sia in Svizzera che in Italia, anche perché non siamo nazionalisti. Abbiamo l’intima convinzione che
quei fatti sono motivati essenzialmente da carenze e distorsioni di una stessa società, dominata da uno stesso tipo di potere. Non c’interessa di chiamare tale società; società dei consumi,
0 tecnologica, o capitalista, o altro. Ci
interessa soltanto di riconoscere nei
fatti accaduti i segni gravissimi d’una
politica non orizzontale (non ha per
noi importanza rilevante che nel cant.
Vallese ci sia la mafia, se pur c’è), ma
verticale. Perché « verticale » è il fatto, semplice ed evidente, che, in Svizzera come in Italia, certi padroni
(osiamo dire: gli stessi padroni) « calpestano i poveri » (v. Tart. di Paolo
Ricca su questo settimanale, n. 41 del
13.10.’72).
IL VICINO ESIGENTE
-yk « Secondo il giornale norvegese
“Dagbladet", Leonid Brejnev avrebbe
indirizzato al presidente della Repubblica finlandese, sig. Kekkonen, in occasione della visita di questo a Mosca
nell’agosto u. s., un avvertimento contro la firma, da parte della Finlandia,
d’tin accordo conimerciale con la Comunità europea ampliata. Brejnev
avrebbe sottolineato la possibilità che
1 legami d’amicizia fra URSS e Finlandia ne risultassero indeboliti ».
(Da «Le Monde» del 2.11.’72).
greci, spagnoli, italiani... Il loro inserimento e quello delle loro famiglie nella vita tedesca pone molti problemi.
Si tratta d’altra parte di un processo a
lunga scadenza, perché, secondo recenti indagini, si pensa che la Germania
occidentale avrà bisogno dell’apporto
di mano d’opera straniera fino al 1985.
I problemi dei lavoratori migranti,
comuni a vari paesi europei, saranno
all’ordine del giorno di un Colloquio
internazionale che la Commissione tedesca delTUNESCO organizzerà dal 6
alT8 dicembre 1972 a Bergneustadt, vicino a Colonia. Oltre i servizi tedeschi
che per una ragione o l’altra si occupano degli operai (ministeri dei lavori
pubblici e dell’educazione, sindacati,
ecc.) sono state invitate a farsi rappresentare al colloquio anche organizzazioni internazionali (UNESCO, Consiglio d’Europa, CEE, OCDE, BIT) come
pure rappresentanti di paesi « ospiti »
(Austria, Francia ,Gran Bretagna, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera) e di paesi
di emigrazione (specie la Jugoslavia e
la Turchia).
Dopo una conferenza inaugurale della Signora Meistermann-Seeger, professore all’Università di Colonia, e un
dibattito generale, verranno affrontati
dai congressisti tre temi principali: i
problemi posti dall’educazione dei
bambini dei migranti; la formazione
professionale e la riqualificazione dei
lavoratori stranieri; l’integrazione culturale dei migranti, con particolare riguardo ai problemi dell’informazione e
agli svaghi.
II colloquio di Bergneustadt sarà
un’anteprima della conferenza che il
Consiglio d’Europa riunirà alla fine
del 1973 e che, tra gli altri, tratterà anche questi problemi.
{Inf. UNESCO).
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilt
L'XI CONFERENZA REGIONALE
DELLA F.A.O. A NUOVA DELHI
Contro la malnutrìziono
e la fame
Intervenendo alFapertura deirundicesima
conferenza regionale della FAO, i cui lavori
sono cominciati ieri a Nuova Delhi, il Presi'
dente indiano V. V. Giri ha messo in guur^
dia il mondo, dal malcontento e dalla frustrazione suscitati in milioni di uomini dalPinipossibilità di migliorare le loro misere condizioni di vita.
Giri ha detto che, nonostante alcuni passi
avanti, il progresso economico nei paesi in
via di sviluppo non è soddisfacente. « L'*ampiO’
e crescente divario — ha detto — tra l’attuale
potenziale per un progresso economico dell’umanità e le effettive condizioni di vita di
centinaia di milioni di uomini in questa parte
del mondo, dovrebbero costituire fonte di orrore e di dolore per la coscienza umana. Un
forte fermento sta sorgendo dalle crescenti attese, da un lato, e, dall’altro, dalla impossibilità di spezzare le catene della povertà ».
Il Presidente dell’India ha rivolto quindi,
un invito alle Nazioni più ricche perché collaborino a realizzare i programmi della FAO
diretti a bandire la fame e la malnutrizione da
tutte le regioni dal mondo.
Le conferenze regionali della FAO si prefìggono di individuare i mezzi per aumentare
la produzione agricola nelle regioni sottosviluppate.
iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
Cronache ecologiche
^ Il governo francese prospetta la possibilità di indennizzare, a partire dal 1974, gli
abitanti dei comuni circostanti l’aeroporto di
Roìssy-en-France, più esposti al rumore degli
aerei in atterraggio e in decollo; l’indennizzo
permetterebbe di insonorizzare gli alloggi o
di facilitare talune operazioni di trasloco.
Mentre, dal 1968, l’aeroporto internazionale
parigino di Orly è soggetto a una specie di
« coprifuoco » dalle 23 alle 6, non vi sono
limitazioni ai voli in partenza e in arrivo
a Roissy-en-France, Alcune compagnie aeree
studiano la possibilità di far volare di giorno
gli apparecchi più rumorosi e di notte quelli,
più moderni, nella cui costruzione si è in parte tenuto conto delle norme acustiche stabilite
nel 1971. Questa procedura è già in atto in
alcuni aeroporti europei, come Amsterdam e
Düsseldorf.
Le famiglie Malanot, Viglìeljno, Calvetti, Baret commosse per l'affettuoso
commiato reso a
Margherita Baret
ringraziano coloro che si sono uniti
alla loro tristezza, in modo particolare la signora Elvira Bouchard, il pastore Giampiccoli e la signora Angelina Purpura.