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Anno IV
numero 3
del19 gennaio 1996
L. 2000
Spedizione In abb. postate/50%
Torino
In caso dì mancato recapito
si prega restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
Bibbia e attualità
DALLA PARTE
DI CAINO
TKT ON si può non provare un senso
J V di orrore e raccapriccio di fronte
alla notizia di questi ultimi giorni che
nello stato dell'Utah decine e decine
di volontari si siano offerti di far parte
del plotone che il 26 gennaio eseguirà
la sentenza di morte mediante fucilazione nei confronti di John Albert Taylor, colpevole di avere violentato e^ùcciso nelT89 una ragazzina di undici
anni. Che cosa c’è dietro questo macabro fenomeno di volontariato? Di certo non quella (farne e sete di giustizia» di cui parla Gesù nel sermone sul
monte (Matteo 5, 6) che è veramente
tutt'altra cosa. Forse neppure l’applicazione di quella legge che dice: «Il
sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo,
perché Dio ha fatto l’uomo a immagine sua» (Genesi 9, 6). Una parola certo dura e difficile da ascoltare, ma da
leggere alla luce di altre parole che
vanno in senso diverso.
Questo volontariato denuncia la
grossa crisi di civiltà di uno stato
ricco, tecnologicamente avanzato e religioso come quello dell’Utah, ma anche degli Stati Uniti in generale dove,
come è noto, l’applicazione della pena
di morte è in crescita e reclamata a
gran voce dalla maggioranza dei cittadini. Non c’è bisogno.di scomodare
Dio e la Bibbia per ribadire con forza
che la pena di morte è una barbarie e
che la battaglia per la sua eliminazione dovrebbe vedere schierate in prima
fila le nazioni civili, e questo compito
certamente compete a quanti si richiamano in un modo o nell’altro al Dio di
Abramo, la cui giustizia si accompagna alla misericordia.
La vicenda di Caino, il fratricida, il
padre di tutti gli omicidi, è paradigmatica. Il sangue di Abele, dice il
racconto biblico (Genesi 4) «grida» a
Dio invocando giustizia. E Dio interviene, ma non «lava il sangue di Abele con il sangue di Caino». A causa del
suo delitto Caino non troverà pace,
andrà «vagabondo e fuggiasco sulla
terra». Una lacerazione insanabile si
è creata in lui: lacerazione con se stesso, con la sua gente, la sua terra; una
vita, se possibile, più angosciosa della
morte. La parola biblica non è la determinazione di una pena, ma la fotografia di una realtà, di un dramma
allucinante. Eppure in questo abisso
di disperazione Dio raggiunge il fratricida: «L’Eterno mise un segno su
Caino affinché nessuno, trovandolo,
l’uccidesse».
La misericordia .di Dio si estende
anche al peggiore degli assassini.
È un dato sconvolgente che mette in
crisi non solo il nostro comune senso
di giustizia, ma anche la nostra concezione di Dio. Dio starebbe dalla
parte dei «cattivi»? Sì, anche dei cattivi, così come dalla parte dei «buoni».
Non solo dunque «dalla parte di Abele», ma anche «dalla parte di Caino».
In altre parole, fin dalle prime pagine
della Bibbia Dio dichiara di assumersi fino in fondo il compito della ricostruzione dell’umanità lacerata e distrutta, di creare la vita là dove' trionfa la morte. Un progetto compiuto,
per chi è cristiano, in Gesù Cristo.
L’Evangelo è tutto qui: annunciarlo e
viverlo è il programma di vita di
quanti fanno realmente parte della
chiesa di Gesù Cristo.
Luciano Deodato
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
I Aria di crisi nelle relazioni tra le chiese e gli organismi ecumenici
Si va verso il disimpegno ecumenico?
Tagli di personale e di programma^ ma la crisi del Consiglio ecumenico delle chiese
non è solo finanziaria, è anche di linea teologica
ANNETTE BIRSCHEL*
Alla fine del 1995 il Segretario
generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) non si è
mostrato molto ottimista. Konrad
Kaiser ha notato che di fronte ai
grossi problemi che travagliano il
mondo, l’organismo che raccoglie
330 chiese di tutti i contineiiti ndn
ha saputo prendere posizione in
modo chiaro.
Infatti negli anni passati le quattro grosse organizzazioni ecclesiali
che hanno sede a Ginevra, e cioè
oltre al Cec, la Conferenza delle
Chiese europee (Kek), la Federazione luterana mondiale e l’Alleanza
mondiale riformata si erano, fra
l’altro, fortemente impegnate nella
lotta al razzismo o nella contestazione della presenza della Nato in
Bosnia, mentre quest’anno si sono
occupate quasi esclusivamente dei
propri bilanci in rosso e delle divisioni al loro interno. L’ecumenismo
sembra dibattersi fra la mancanza
di denaro e il disimpegno.
Le casse del Cec e delle altre organizzazioni sono vuote, sono stati
cancellati programmi, abbandonate iniziative, sono stati effettuati tagli di stipendi e si parla di licenziamenti. I principali sponsor del Cec,
fra cui le chiese evangeliche tedesche che lo sostengono finanziariamente per quasi il 50%, hanno annunciato riduzioni nei contributi.
La Kek e l’Alleanza riformata vivono col fiato sospeso.
Altrettanto minaccioso è il disinteresse che’'sembra crescere verso
gli organismi ginevrini. Per molti
anni organizzazioni come Greenpeace e Amnesty International sono state interlocutori privilegiati
delle centrali ecumeniche e ora invece la tensione verso i temi dibattuti da queste due organizzazioni
sembra scemare. L’intervento militare internazionale nella guerra dei
Balcani non ha trovato grande eco
a Ginevra, debole è stata la protesta
per le esplosioni atomiche nel Pacifico. Il tema deU’intreccio fra chiese
e nazionalismi non è stato messo
Canberra 1991: le chiese cinesi accolte dal Cec nel corso dell’Assemblea
aH’ordine del giorno il che ha creato, fra l’altro, disappunto fra le
chiese evangeliche in Germania.
Queste ultime, insieme alle chiese
olandesi e svizzere, hanno rimproverato il Cec e la Kek di non avere
fatto pressioni più forti sulla Chiesa
ortodossa serba, membro di entrambi gli organismi, perché assumesse una posizione maggiormente orientata verso la pace.
Il tema della «guerra giusta» che
l’anno precedente aveva generato
inquietudine fra i luterani, quando
si discuteva il problema della guerra in Bosnia, è stato accantonato.
Sulle questioni di carattere politico
la Federazione luterana, da un anno a questa parte, con il nuovo Segretario generale Ishmael Noko,
sembra non aver nulla da dire.
Non è stato fatto nulla per arginare la nuova offensiva di quanti
sono contrari all’ordinazione delle
donne e a una valutazione più pacata dell’omosessualità. Noko si
comporta tirrudamente sia nel conflitto aperto con il Vaticano sia nei
confronti della Chiesa luterana lettone. Janis Vanags, arcivescovo luterano della Lettonia, ha abolito nel
1995 l’ordinazione delle donne nella sua chiesa, ormai prassi quarantennale, e prima aveva vietato agli
omosessutdi la partecipazione alla
santa cena. Anche nel Cec si è riaperto, sorprendentemente, uno
scontro sulla questione dell’omosessualità: di fronte alla tolleranza
dei protestanti occidentali gli ortodossi e gli africani hanno dichiarato
che si tratta di un atteggiamento
contro natura che va assolutamente condannato.
I «conflitti più dolorosi» che agitano molte chiese, ha detto Konrad
Kaiser, riguardano le questioni della sessualità, della procreazione e
in genere dell’etica della vita. Subito dopo la sua prima visita in Vaticano Kaiser aveva criticato duramente la posizione rigida della
(foto L. Deodato)
Chiesa cattolica in questo ambito.
E tuttavia aveva anche lasciato intrawedere un cauto ottimismo per
quanto riguarda le relazioni fra Ginevra e Roma, rilevando l’esistenza
di un vivo desiderio di collaborazione nel vasto settore delle questioni internazionali. Lo scorso settembre la seduta annuale del Comitato centrale del Cec ha dovuto
prendere atto che anche fra le
chiese non cattoliche che fanno
parte del Consiglio ecumenico c’è,
divergenza sugli obbiettivi dell’
unità. Proprio nel preparare i festeggiamenti per il 50® anniversario
del Cec, che cadrà nel 1998, ci si è
resi conto che le divergenze fra ortodossi e protestanti sono profonde. Per esempio, per questo evento
così sigiiificativo, non è stato possibile concordare neanche una occasione per celebrare insieme la
cena del Signore.
* giornalista del
«Evangelischer Pressedienst»
■ Domenica 28 gennaio
Aiutiamo i sei milioni
di lebbrosi nel mondo
Tutte le chiese evangeliche italiane presenteranno, domenica 28
gennaio, l’attività della Missione evangelica
contro la lebbra. Una
missione che si preoccupa di sensibilizzare le
chiese su un problema
sanitario che è ancora
diffuso nel mondo e so-'
prattutto sul problema
spirituale che è correlato al tema della «guarigione». La Missione
opera in 35 nazioni e
collabora con 80 chiese
evangeliche. Segretario
del ramo italiano della
Missione è il pastore
valdese Archimede Bertolino, che ha chiesto
alle chiese di impegnarsi a sostenere i «padrinati» dei giovani che
frequentano le scuole
professionali nei centri
della missione.
Il costo annuale per
scuola e sostentamento
di uno studente meccanico motorista è di un
milione, mentre per un
tipografo si arriva a 1
milione 200.000.
La missione ovviamente accetta offerte
più piccole e soprattutto chiede a tutti di pregare per le guarigioni.
Per maggiori informazioni si può scrivere alla
Missione, via Rismondo
lOa, 05100 Temi.
Servizio migranti della Fcei
L'Ingresso clandestino
non deve essere «reato»
Vietato rharem. La
commissione Affari costituzionali del Senato
che sta esaminando il
decreto sugli immigrati
ha approvato alcuni emendamenti. Tra questi
il Polo è riuscito a far dire no alla poligamia; gli
extracomunitari poligami potranno portare legalmente in Italia una
sola moglie. La poligamia è un uso sempre
meno praticato nei paesi
islamici anche se il Corano prevede che un uomo possa avere fino a
quattro mogli, ma avverte che è meglio «averne
una sola» se non si è
«giusti» con esse. Tra gli
altri emendamenti introdotti da Lega e Polo vi è
quello del reato di immigrazione clandestina. Su
quest’ultimo tema ha
preso posizione il Servizio migranti della Fcei
che in un comunicato afferma: «La misura proposta ferisce la nostra
coscienza democratica,
perché lesiva dei diritti
umani, oltre che essere
di dubbia costituzionalità. La Fcei si schiera
dalla parte di quanti
continuano a chiedere
l’elaborazione di una politica in materia di immigrazione fondata sui
principi di democrazia e
solidarietà».
PIÙ RELIGIONE SUL TG3. Il direttore
della terza testata giornalistica della
Rai, Piero Vigorelli, ha annunciato
i'intenzione di ampliare i servizi religiosi cattoiici dei telegiornali regionali. Il presidente delia Federazione
delie chiese evangeliche italiane ha
espresso la sua protesta per questa
intenzione: «Siamo sorpresi e preoccupati per l'iniziativa di Vigorelli, che
ci sembra di stampo marcatamente
confessionale e poco rispettosa del
pluralismo».
EUTANASIA DI UN PRESIDENTE. Il presidente François Mitterrand ha scelto
lucidamente il momento in cui morire. Tre giorni prima del decesso aveva
chiesto al suo medico la sospensione
del trattamento, meno gli antidolorifici. 48 ore dopo è morto, (a pag. 10)
UNA LEGGE CDNTRD LE MINE. È stata
proposta da un centinaio di firmatari
al Senato (primi firmatari Verdi e La
Rete) la legge che vieta la «fabbricazione, la vendita e la cessione a qualsiasi titolo, l'esportazione e la detenzione delle mine antiuomo» e stanzia
5 miliardi per la riconversione a produzioni civili delle aziende.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 19 GENNAIO 199( VE)
«Esorto dunque,
prima di ogni altra
cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti
per tutti gli uomini,
per i re e per tutti
quelli che sono costituiti in autorità,
affinché possiamo
condurre una vita
tranquilla e quieta
in tutta pietà e
dignità. Questo è
buono e gradito davanti a Dio, nostro
salvatore, il quale
vuole che tutti gli
uomini siano salvati e vengano alla
conoscenza della
verità. Infatti c'è
un solo Dio e anche
un solo mediatore
fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se
stesso come prezzo
di riscatto per tutti»
(I Timoteo 2, 1-6)
«Se uno dice: “Io
amo Dio”, ma odia
suo fratello, è bugiardo; perché chi
non ama suo fratello che ha visto, non
può amare Dio che
non ha visto»
(I Giovanni 4,20-21)
«Ogni persona sia
sottomessa alle
autorità superiori;
perché non vi è
autorità se non da
Dio; e le autorità
che esistono sono
stabilite da Dio.
Perciò chi resiste
all'autorità si oppone all'ordine di
Dio; quelli che vi si
oppongono si attireranno addosso
una condanna;
infatti i magistrati
non sono da temere
per le opere buone,
ma per le cattive.
Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il
bene e avrai la sua
approvazione, perché il magistrato è
un ministro di Dio '
per il tuo bene»
(Romani 13, 1-4)
IMPARIAMO A PREGARE
La preghiera richiede attenzione e conoscenza, Dio ci invita
ad occuparci con cura delle cose per le quali preghiamo
EMIDIO CAMPI
Questo testo fa parte di un
«codice domestico» nel
quale l’autore esorta la comunità dei credenti ad avere una
condotta equilibrata, sobria,
perseverante nella preghiera. Se
le parole hanno ancora un senso, quelle del nostro testo costituiscono una vera e propria sfida al nostro modo corrente di
intendere la preghiera. Mentre
noi la consideriamo sovente come un gesto antico avvolto di
mistero, l’autore la riempie di
vita pulsante, le dà una sapida
freschezza ed attualità.
CR) che egli vuole mettere in risalto è che per i credenti non
esiste alcuna azione e decisione
che non comprenda la preghiera. «Prima d’ogni altra cosa» è
una questione non di tempo ma
di rango, equivale a dire: quello
che conta di più, che non può
mancare assolutamente nella vita è la preghiera. Ecco quindi la
prima sfida del nostro testo al
nostro modo di considerare la
preghiera. O la preghiera è presente nella nostra Anta durante
tutta la fornata oppure è come ,
se non ci fosse!
Quello che conta di più
OSSERVIAMO le prime parole: «Io vi esorto, prima di
ogni altra cosa, che si facciano
preghiere». Come dobbiamo intendere l’espressione «prima di
ogni altra cosa»? Nella nostra
mentalità consueta, ci verrebbe
da pensare in senso temporale,
cioè nel senso di un prima e un
dopo. Ma se cosi fosse non coglieremmo la sfida che essa contiene. Non viene detto: prima la
preghiera e poi il lavoro, prima i
bisogni spirituali e poi quelli
materiali. In tal caso distingueremmo nella nostra vita due sfere che coesistono l’una accanto
all’altra, senza influenzarsi, senza intersecarsi. È proprio ciò che
l’autore della lettera non vuole.
Che cosa è pregare?
Signore, tu ascolti la nostra preghiere^ ', A
^ Signore, nostro perire in cielo,
’ ci ascolti pregare qui (a Takoradi). , < « ,
Ascolta nostri fratelli e le nostre sorelle,
che ti pregano in Africa, in Asia, in Australia,
* in America, in Europa. 'if ' ''
Siamo tutti uniti nella preghiera. \
Ti loettamo, ti rendiamo onore
e ti supplichiamo
affinché siamo in grado,
nella nostra chiesa e nel mondo intero,
di compiere i tuoi comandamenti,
di amare e di rendere la nostra testimonianza.
Ascolta le nostre preghiere con benevolenza,
anche quando sono un po ’ strane.
Ti preghiamo e ti lodiamo
nel nome di Cristo, il nostro Signore.
Ghana, 1980
(tratto da Quando^è giorno?, della Cevaa, 1994)
CHE cosa è pregare? In che
cosa consiste la preghiera?
L’autore dell’epistola dice: «Che
si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, ringraziamenti». Usa quattro parole diverse per indicare la stessa
realtà, per indicare lo stesso
concetto. Perché? Si tratta di
un’enfatizzazione retorica?
Niente affatto, sono necessarie,
assolutamente indispensabili
perché la preghiera comprende
diversi aspetti. È bene ricordarlo, perché c’è sovente il pericolo
che ciascuno di noi ne privilegi
uno a scapito degli altri. Chi ritiene di dover chiedere a Dio
qualcosa, dimentica a volte di
ringraziarlo: e chi pronunzia
delle preghiere di lode o di ringraziamento, dimentica sovente
quanto vi sia da chiedere. Ecco
quindi una seconda sfida del
nostro testo. Ci ricorda che non
esiste mai soltanto un motivo
per rivolgersi a Dio. Se dovessimo pregare ringraziando il Signore soltanto per i doni che ci
ha elargito, la nostra preghiera
sarebbe certo bella ma monca,
mutilata, se non intercedessimo
affinché altri possano ricevere
gli stessi doni.
preghiera che si volge in più direzioni richiede delle persone
informate, che non ragionano
per schemi, ma sanno analizzare lucidamente la realtà, distinguere aspetti tra loro diversi. La
vigilanza, la lucidità di giudizio
sono il presupposto della preghiera. Questa affermazione
può apparire strana. Di solito si
ritiene che la preghiera sia un
atto spontaneo, qualcosa di mistico. Invece il nostro testo ci insegna che la preghiera richiede
attenzione, conoscenza. Dio ci
invita ad occuparci con conoscenza di causa delle cose per le
quali preghiamo.
C’è ancora un’altra sfida nel
nostro testo. È detto «pregate
per tutti, per i re, per coloro che
sono in autorità». Non solo la
nostra preghiera non può essere
selettiva, nel senso che deve includere accanto alla lode anche
il ringraziamento, l’intercessione, ma deve estendersi al di là di
noi, dalla nostra sfera di bisogni,
fino a coinvolgere tutti. Pregare
per tutti? Noi preghiamo a malapena per noi stessi o per chi
amiamo, per chi ci è simpatico...
Come è possibile pregare per
tutti? Anche per chi ci è antipatico, per chi ci ha fatto del mede?
Sì, proprio questo intende il nostro testo. Una preghiera che si
limitasse ad un ambito personale, alle persone care, sarebbe
una preghiera monca, mutilata.
scrupolosa lealtà i loro doveri
verso l’autorità legittimamente
costituita, perché li considerano
come l’espressione della loro fedeltà al Dio della loro salvezza.
Ma li compiono al tempo stesso
con animo libero, senza rendersene schiavi, perché sanno di
essere cittadini di un Regno che
non è di questo mondo.
La dimensione pratica
La dimensione pubblica
Una preghiera
in più direzioni
SUPPLICAZIONI, intercessioni, rmgraziamenti. Ci rendiamo conto di cosa voglia.dire che
la preghiera deve volgersi in direzioni così diverse? Significa
che la percezione della realtà
che ci circonda non può essere
in bianco e nero. La fede cristiana, e la sua espressione sotto
forma di preghiera, non divide il
mondo in buoni e cattivi. Una
IL testo aggiunge: «Pregate per
i re, per coloro che sono in
autorità». Cosa vuol dire? Non
che ci sia un modo diverso o
speciale di pregare per essi.
Piuttosto ci viene ricordato che
esiste una dimensione pubblica
della preghiera. Una comunità
di credenti che invoca il nome
del Signore Gesù Cristo non può
ignorare questa dimensione
pubblica. I credenti non vivono
isolati dal mondo, ma anzi sono
nel mondo, non per dominare,
ma per agire come un fermento
innovatore. La vita pubblica è il
campo in cui deve esercitarsi la
fede cristiana. Nell’epistola ai
Romani, l’apostolo Paolo esprime un pensiero molto ardito
sull’autorità: la considera un ministro del Signore da lui istituito
in vista del nostro bene. Nel
«pregare per i re e l’autorità» i
cristiani adempiono quindi con
Termina U testo qui esaminato affermando che lo scopo della preghiera è che «noi
conduciamo una vita tranquilla
in ogni pietà e onestà». È l’ultima sfida che ci viene lanciata al
nostro concetto di preghiera. A
prima vista viene da chiedersi: è
proprio solo questo il risultato
della preghiera? Possibile che il
suo esito si riduca ad un ideale
piccolo-borghese di «vita tranquilla»?
Ma a ben guardare non si tratta di questo. Si tratta piuttosto
di un forte richiamo alla dimensione pratica della preghiera: al
fatto che essa non si riduca ad
un dialogo solitario dell’anima
con il «suo Dio», dimenticando i
più elementari problemi e le più
indispensabili necessità della vita., il bisogno del pane quotidiano e della casa, l’aspirazione a
un livello di vita più elevato, che
elimini gli orrori della miseria,
delle malattie, dell’ignoranza,
meritano non solo l’attenzione
dei sociologi, dei politici, ma anche della preghiera. Non vi è
nulla di improprio, anzi è perfettamente naturale inserire nella preghiera questi aspetti. In tal
senso si può dire che la preghiera, in quanto è veramente tale, è
una relazione triangolare uomoDio-pomo, nella quale l'altro, il
prossimo, ha una parte necessaria, perché «non si può amare
Dio, che non si è veduto, se non
si ama il fratello, che si è veduto» ( I Giov. 4,20).
È forse necessario aggiungere
che queste precisazioni, richieste dalla natura stessa della preghiera, non possono essere altro
che un invito a pensare, a sperare in questa direzione? Nessuno
è in grado di sapere esattamente
quale sia la vera preghiera, quella accettevole a Dio. Ne possiamo avere un vago presentimento guardando alla preghiera di
Gesù nel Getsemani: «Padre, la
tua volontà sia fatta».
Note
omiletiche
Abbiamo qui un esetij
pio di omelia: si tratta (j
«una spiegazione conti
nua del testo biblico, nell)
quale l'unità del discorsi
è fondata sul testo stessq
che va seguito nelle su¡
variazioni di temi e di in
teressi» (G. Girardet). L¡
teoria classica della predi
cazione la distingue dal
vero e proprio sermoni
per il fatto che questuiti
mo è organizzato intorno
a un centro, il cosiddetto
assunto, che naturalmento
dev'essere fedele al testo
ma che, di solito, è elaborato dal predicatore.
L'omelia tende ad accentuare, accanto alla dimensione dell'annuncio,
quella didattica. La tradi!
zione ecclesiale l'ha sempre praticata intensamente: i commentari biblici
dei padri della Chiesa e
dei riformatori sono spesso raccolte di omelie.
Evidentemente, I Tim,
2, 1-6 (o anche 1-7) consente numerose altre scelte di predicazione. La piò
evidente consiste nel porre al centro i w. 5 ss (uno
dei testi chiave della Riforma, tra l'altro), sviluppando il significato della
mediazione unica dell'uomo Gesù Cristo, in positivo (in Gesù, Dio si accosta
a noi in forma insuperabile) e in negativo (la chiesa
deve vegliare che l'unicità della mediazione di
Cristo non venga in alcun
modo messa in ombra
nella prassi, nell'ordinamento ecclesiastico, nella
pietà, nella teologia): sta
a chi predica elaborare un
testo così denso sotto il
profilo dottrinale senza
cadere in un sermone
dottrinario...
Una situazione politica
come quella italiana ha indotto più volte a impostare l'intera predicazione sul
V. 2: è effettivamente assai importante che, con
l'eccezione dell'Apocalisse, il Nuovo Testamento
ponga il rapporto dei cristiani con lo stato anzitutto nel segno di una fondamentale solidarietà nella
preghiera. Il fatto che
questa solidarietà sia nel
nome dell'unico mediatore tra Dio e gli esseri umani, la rende comunque intrinsecamente critica, il
che significa non meno,
ma più radicale.
Per
approfondire
Tra i commentari alle
Epistole pastorali (I e II di
Timoteo e di Tito) disponibili in italiano si segnalano quello antico di J. Je.remias, Brescia, Paideia,
1973, e quello di N. BroX,
Brescia, Morcelliana, 1970.
Chi legge il francese può
vedere l'approfondita monografia di Y. Redalié,
Paul après Paul, Ginevra,
Labor et Fides, 1993.
La letteratura teologica
sulla preghiera è talmente
vasta da sfuggire a ogni
controllo. Segnaliamo, per
Nuovo Testamento; 0.
Cullmann, La preghiera nel
Nuovo Testamento, Torino, Claudiana, 1995: sempre illuminanti i testi dei
riformatori che, commentando il Padre Nostro, approfondiscono il tema; Lutero, Piccolo e grande catechismo, Torino, Claudiana, 1996; Calvino, Istituzione cristiana, Torino, Utet,
1971, libro III, cap. 20; id.,
Catechismo di Ginevra, Torino, Claudiana, 1983.
Un'ottima bibliografìa (
sul rapporto tra le chiese
del Nuovo Testamento e il
potere politico si può trovare in E. Schillebeeckx,
Cristo, la stòria di una
nuova prassi, Brescia, Queriniana, 1980, p. 663. La
definizione di omelia che
abbiamo presentato è
tratta da G. Girardet, Omiletica: Fantasia e disciplina *
nella predicazione, dispensa fotocopiata, acquistabi- ^
le presso l'autore, (f.f.)
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IÈ morta a Parigi il 28 dicembre 1995 .
Madeleine Barot^ una
donna credente di frontiera
ALDO COMBA
E deceduta a Parigi,
dicembre 1995, Madeleine Barot, donna protestante
di grande coraggio e apertura
ecumenica. Nata il 4 luglio
1909 a Chàteauroux, passò gli
anni giovanili a ClermontFerrand e a Versailles. Mentre frequentava il liceo e
l'università trovava nella
«Fédé» (Federazione francese
delle associazioni di studenti
cristiani), nella Società di storia del protestantesimo e nel
Foyer ciell’Ymca (Ucdg) dei
luoghi in cui approfondire la
sua fede e prepararsi agli impegni politici.
Dal 1935 al 1940 fii a Roma,
come archivista della Scuola
francese e ne approfittò per
imparare l’italiano e riprendere gli studi in teologia. La
Facoltà valdese l’accolse con
molta freddezza: solo parecTchi anni più tardi vi sarebbero entrate delle studentesse!
Ciò non le impedì di avere vivaci dibattiti teologici con gli
studenti; seguì poi dei corsi
(in latino!) all’Angelicum e alla Gregoriana. L’entrata in
guerra dell’Italia l’obbligò a
rimpatriare.
L’anno prima, sotto l’imj pulso di Suzanne de Dietrich,
era stata .fondata in Francia la
Cimade (Comité inter-mouvements auprès des évacués),
organismo comune dei vari
movimenti giovanili protestanti per l’assistenza alle
persone che la guerra aveva
cacciato dalle regioni occuV paté dai tedeschi. Madeleine
;3arot vi lavorò dal 1940 al
1052 come segretaria generale. Visse per parecchio tempo
b uno di quei campi, in una
baracca, condividendo la vita
degli internati, organizzando
per loro dei culti oltre all’assistenza morale e materiale.
Ciò le permise di inserire anche in altri campi di internamento della Francia di Vichy
delle squadre della Cimade
con quegli stessi compiti,
mentre lei si dedicava al
coordinamento, facendo talvolta lunghi e rischiosi viaggi
in bicicletta.
Nel 1942 cominciarono le
„deportazioni verso la Germania e alla fine di quell’anno
tutta la Francia era occupata.
Si trattava non più soltanto di
dirigere e incoraggiare le
squadre della Cimade, ma di
organizzare fughe e nascondigli per i ricercati, soprattutto ebrei. Una fitta rete di
Madeleine Barot (al centro fra Ofelia Ortega e II pastore Carlo Gay)
all’assemblea Fcei di Firenze (1988)
punti d’appoggio, molto
spesso in case pastorali, permise di salvare molte vite.
Mantenendosi chiaramente distinta dal «maquis» armato, la Cimade partecipava
pienamente alla Resistenza e
Madeleine Barot si occupò di
fare entrare clandestinamente degli ebrei in Svizzera dove
il Consiglio ecumenico (allora in formazione), con l’aiuto
delle chiese svizzere, aveva
ottenuto dalle autorità che, a
certe condizioni, vi sarebbero
stati accolti. La storia dei
molti passaggi illegali della
frontiera e degli infiniti pericoli affrontati da Madeleine
Barot è narrata nel libro «Les
clandestins de Dieu» (Parigi,
1968). Purtroppo, nota Visser’t Hooft nelle sue memorie, per le immense difficoltà
di far traversare le montagne
ai rifugiati senza che cadessero nelle mani della Gestapo,
non fu grande il numero di
coloro che si salvarono in
quel modo.
Dopo la guerra Madeleine
Barot con la Cimade si impegnò a fondo per la ricostruzione e per la riconciliazione
con i tedeschi. Nel 1947-48
fece uh lunghissimo e fortunoso viaggio in Asia per organizzare in Cina il Congresso
mondiale dell’Ymca (Ucdg) e
predisporre il viaggio in Europa di quei profughi russi
che non volevano tornare in
Urss né andare negli Stati
Uniti. Nel corso di quel viaggio durato circa otto mesi fu
invitata al quartier generale
di McArthur, in Giappone,
conversò in francese con
l’imperatore Hiro Hito e assistette in India alla disperazione della gente per l’assassinio
del Mahatma Gandhi. In
quello, come in molti altri
Nella «Piccola bibti^eca teologica'» è usoito il n. 39
Ì,"'' */'U " '
Oecai: Cultmann . jjìoy
La preghiera
nel Nuovo Testiamento
Una risposta alle domande odièrne
Edizione italiàJia a cura di Gino Conte
pp 192. L 26.000
ffé
■Sii
J È ancora possibile pregare Dio dopo Auschwite? Posslal mo realmente credere che neiruniver^ ìnfMo qiiàlcuno
ci ascolti? Dìo wrrà davvero modi*
ficare i suoi piani per esaudirci?
'Fondandosi sul Nuovo Testamen-'
to questo libro risponde a questi e
ad altri interrogativi (la debolezza
umana, la provvidenza divina, la li, berta e l’onnipotenza (fi piq di
fronte al male ecc. eco.). Un libro
magisirale, ricco di suggerimenti
pratici, fac(^ude 60 anni d'tnj
segnamento del grande teologò j
svizzero
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hT I i
ina
VIA PRINOPE TOMMASO. 1 ■ 10125 TORINO
m. 011^98.0» - FAXOt«8S0j4a94 • 0,C.P,18W80102
viaggi, ebbe a spiegare la posizione della Cimade e a propagandare l’idea ecumenica.
Nel 1949 aveva partecipato
alla Conferenza mondiale
della gioventù ad Amsterdam
e il suo lavoro nella Cimade
l’aveva messa in contatto con
molte personalità ecumeniche. Dal 1953 al 1973 lavorò
al Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), a Ginevra, prima come responsabile della
sezione «Cooperazione tra
uomini e donne nella chiesa
e nella società» battendosi
con energia per l’uguaglianza
tra uomini e donne, poi alla
testa della sezione «Educazione allo sviluppo».
Nei primi tèmpi, quando U
Cec aveva ancora la sua sede
in una villetta sulla route de
Malagnou, l’ufficio di Madeleine Barot era una minuscola stanzetta in un prefabbricato di legno situato nel giardino. Il suo impegno nel Cec
l’ha condotta a viaggiare
moltissimo e a partecipare a
un’infinità di assemblee e
conferenze. Dal 1973 al 1979
è stata segretaria per gli Affari
internazionali della Federazione protestante di Francia,
e più tardi vicepresidente
dell’Acat (Azione dei cristiani
per l’abolizione della tortura), nonché della Cimade,
che continua a dedicarsi agli
esclusi, agli emarginati, ai rifugiati e ai migranti e che, in
un certo senso, è stata l’impegno di tutta la sua vita.
Una bella biografia di Madeleine Barot nel suo ottantesimo compleanno è stata
scritta da André Jacques (Parigi, 1989). Ha ricevuto diverse lauree honoris causa, la
medaglia della Resistenza
olandese, l’Ordine al merito
della Repubblica tedesca, la
medaglia dei Giusti di Gerusalemme e il Cavalierato della Légion d’Onore francese.
Nella cerimonia di consegna della Légion d’Onore il
pastore Jacques Maury ricordava che uno dei punti di
partenza del suo ministero
era stato una tesi sulla persecuzione degli ugonotti, e aggiungeva: «È stata una pioniera dei diritti umani: ha deciso di prenderli sul serio e
ciò è tornato a raffiche su tutta la sua vita, in tutte le lotte
a cui è stata chiamata».
Il movimento ecumenico e
il protestantesimo, specialmente quello francese, perdono la testimone di quasi un
secoio di storia: una personalità di primo piano, non sempre facile da trattare ma energica, consacrata e generosa.
La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
L'unità: una meta e un dono
di Dio, fonte di allegrezza
SALVATORE RICCIARDI
CON il 18 gennaio torna
puntuale la «Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani». Quanti anni ha
dietro di sé questo appuntamento? Non lo so più, ma
certamente sono tanti; e se,
da una parte, si può avvertire una certa stanchezza (legata aUa ritualità, alla ripetitività di un tema che resta
trascurato le altre settimane
dell’anno), dall’altra non si
può negare che anche la
«Settimana» (non solo essa,
però) ha permesso di fare
molta strada sul cammino
dell’unità.
Si tratta di una meta ambiziosa? Di una meta doverosa? Indipendentemente dagli
aggettivi si tratta, innanzitutto, di una meta, di un traguardo. Non sta alle nostre
spalle, ci sta davanti. Non è
già raggiunta, è da raggiungere, Il cammino fatto ci dice
che si tratta di un’impresa
possibile. Però vorrei considerare l’unità non tanto come una meta ma come un
dono, che viene a soddisfare
un’aspirazione e una speranza. L’unità, dunque, come «dono», come regalo.
Io ho una teoria un po’
particolare sui regali. Penso
che debbano consistere in
qualcosa di non essenziale: il
regalo «utile», «necessario»
mi fa pensare a una situazione di povertà; e Dio non è
certamente povero. Vista così, però, l’unità può anche
sembrare un di più, una cosa
che arricchisce ma che non è
fondamentale. E allora devo
correggere il mio pensiero;
Dio, certo, non è povero. Ma
non è neppure sprecone. I
suoi doni sono finalizzati e
motivati. Sono i doni di chi
sa (meglio di noi) di quali cose abbiamo bisogno (Matteo
6, 32), e allora anche per
l’unità delle chiese può vale-«
re il discorso fatto per le necessità fondamentali dell’esistenza quotidiana. Se l’unità
delle chiese fa parte dei nostri bisogni, Dio ce la darà:
Il pastore Ricciardi e il card. Martini In occasione di un incontro
della «Settimana» nel 1993 (foto Zibecchi)
«Colui che non ha risparmiato suo Figlio per noi, come
non ci donerà tutte le altre
cose con lui?» (Romani 8,32).
Dio ci farà dunque il regalo
dell’unità. Lo farà per la nostra allegrezza (i doni portano gioia) e lo farà per rispondere alle nostre speranze
(per questo preghiamo). Ma
è proprio questo che ci permette di considerare l’unità
come una meta, e di darci la
forza è la voglia di percorrere
ia strada per raggiungerla,
individuandola e affrontandola anche nelle sue svolte
difficili e controverse: la possibilità di raggiungerla mentre siamo indaffarati a «ricercare il regno di Dio e la sua
giustizia». Anche nei rapporti
fra cristiani e fra chiese.
Così, quando sento, che la
Conferenza episcopale italiana e il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste hanno
fatto passi soddisfacenti per
la disciplina dei matrimoni
misti, mi rallegro perché in
ciò vedo un segno che si lavora anche così per l’unità
delle chiese, e che l’impegno
per il rispetto reciproco porta fimtti.
Quando sento che un asilo
di suore (l’unico nel paese)
rifiuta un bambino perché
non è battezzato e perché i
suoi genitori non sono sposati in chiesa (cattolica), mi
rendo conto die di strada ce
n’è ancora molta da fare.
perché il processo di unità
delle chiese non passa soltanto attraverso le Settimane
e quant’altro di liturgico si
possa immaginare, ma anche attraverso nodi di questo
genere. Così come passa anche, forse, attraverso il nodo
dell’atteggiamento che le
chiese prendono nei confronti dello stato, per esempio in materia di insegnamento confessionale nella
scuola pubblica e di finanziamento pubblico alla scuola privata.
Strada, dunque, ce n’è da
fare; e non la si può fare soltanto attraversando il terreno dei dogmi e delle liturgie.
Sono le stesse persone che si
confrontano (e si incontrano) sul terreno dei dogmi e
delle liturgie, quelle che non
si incontrano (e soffiono) sul
terreno della quotidianità.
Camminiamo dunque insieme, questa Settimana e
quelle degli anni venturi.
Non tralasciamo altre occasioni di incontro e di fraternità, perché così ci prepariamo a ricevere il dono di Dio.
Ma non dimentichiamo l’accoglienza reciproca, l’accettazione dell’altro così come
è, il riconoscimento, la sollecitudine per i problemi e
le cose altrui (Filippesi 2, 4):
sono, anche questi, segni
che la nostra attesa e la nostra speranza acquistano
tangibilità.
L'impegno ecumenico è una
scelta irreversibile per i cattolici
RKXARDO MACHIONI '
Aparóle tutti ne capiscono l’importanza, nei fatti la sperimentano in pochi.
Malgrado incontri e pronunciamenti ufficiali, l’ecumenismo stenta a diventare fenomeno di massa. Del resto
come pretendere che si appassioni alle ragioni del dialogo chi fatica a ricordare
persino fondamenti del proprio credo? È ancora molto
diffusa, , specie tra la gente
semplice, la tendenza a
guardare l’altro con un misto di curiosità e diffidenza,
sentimenti alimentati da chi
soffia sul fuoco dell’isolamento e dell’irrigidimento
confessionale. Non fa scandalo allora che le più recenti
aperture di Giovanni Paolo
II suscitino imbarazzo soprattutto nelle comunità più
periferiche, là cioè dove il
vento del Concilio Vaticano
II, a più di trent’anni dalla
sua chiusura, stenta a trovare spazio.
Sarebbe sbagliato, tuttavia, non riconoscere che le
ultime stagioni hanno portato frutti gustosi e abbondanti. In campo cattolico,
ad esempio, il 1995 è stato
.caratterizzato da tre documenti con riferimenti alla
tematica ecumenica; soffusi
nella «Tertio millennio adveniente» e nella «Orientale
Lumen» più espliciti nella
«Ut unum sint». Quest’uitima riprende i temi contenuti nel decreto conciliare
«Unitatis Redinfegratio» rileggendoli alla luce del Direttorio pubblicato di recente. Non sta a noi formulare
un giudizio teologico sull’
enciclica, né ci è stato richiesto; l’impressione è
però che la novità sia da ricercare nel tono, un misto di
entusiasmo e sofferenza,
con cui il papa parla di
unità. «La ricerca (lelFunità
dei cristiani - scrive Giovanni Paolo II - non è un atto
facoltativo q di opportunità,
ma un’esigenza che scaturisce dall’essere stesso della
comunità cristiana».
Si tratta di affermazioni significative, almeno per l’uso
interno. Ribadiscono che
quella dell’impegno ecumenico è per la Chiesa cattolica
una scelta definitiva, irrinunciabile. Sta ora agli operatori specializzati e alla base trarne le logiche conseguenze, tradurre pronunciamenti in gesti concreti. Senza falsarne contenuti, ma
anche senza sminuirne le
possibUi implicanze. Il pericolo, infatti, è che non si riesca a trovare nuovi terreni di
confronto, a rinnovare il linguaggio del dialogo, che ci si
ripieghi sul «già detto» e «già
provato». Stiamo assistendo,
anche in campo ecumenico,
a un lento ma inevitabile
cambio generazionale: i pionieri, coloro che nel recente
passato hanno allargato la
strada, cominciano ad essere stanchi: c’è bisogno di
aria fresca, di forze nuove,
capaci di guardare avanti facendo tesoro del cammino
fatto.
In proposito i segnali positivi non mancano. Al «S.
Bernardino» di Venezia e al
«S. Nicola» di Bari, gli unici
atenei di studi ecumenici
presenti in Italia, le iscrizioni sono in aumento, mentre
in città come Venezia e Milano è in vigore il «Consiglio
locale delle Chiese cristiane», un’esperienza che molti vorrebbero estendere all’
ambito nazionale.
Sul piano più strettamente
pastorale poi, c’è stato il lavoro svolto dalla commissione mista cattolica-vaidese
sul tema dei matrimoni interconfessionali, l’impegno
delle tanti commissioni ecumeniche presenti sul territorio, la preparazione sempre
più attenta di «tempi forti»
quali la Settimana di pre
ghiera per l’unità dei cristia
ni o la Pentecoste. Momenti
di crescita comune che non
vanno sminuiti, se non si
vuole che la severità di giudi
zio diventi pessimismo, impedendo alla memoria di trasformarsi in profezia.
• giornalista free lance di
Avvenire, Jesus e Radio Vaticana
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
L'imponente fenomeno ha colto di sorpresa le chiese protestanti,storiche
«Boom» del cristianesimo a Cuba
Si sta verificando una rapida crescita delle chiese, soprattutto pentecostali
«dopo il lungo periodo postrivoluzionario ormai in crisi
Le chiese cubane si trovano
oggi in una situazione paragonabile a quella dei primi
cristiani quando, secondo la
Bibbia, il numero dei nuovi
credenti cresceva ogni giorno: secondo Rafael Cepeda,
storico cubano e membro
della Chiesa riformata presbiteriana, le chiese cubane non
sono state preparate per affrontare una crescita così rapida e un tale afflusso di persone (diverse migliaia che
vengono regolarmente in
chiesa).
Mentre il socialismo è in
crisi oggi a 6uba, anche coloro che prima credevano che
la rivoluzione potesse rispondere a tutti i loro bisogm si volgono ora verso il cristianesimo. La rapida crescita delle chiese cubane avviene dopo un lungo periodo
postrivoluzionàrio durante il
quale esse si erano rassegnate a vedere scemare il numero dei loro membri. Molti
avevano lasciato il paese o
abbandonato la chiesa per
ragioni ideologiche o perché
temevano di perdere la propria posizione per via di un
impegno cristiano attivo.
Le chiese, precisa Cepeda,
procedono oggi'a un «nuovo
esame delle loro strutture,
per ripensare le loro attività e
trovare nuove forme di approccio e di accoglienza nei
confronti di questi nuoAd credenti». Fra questi ultimi ci so
Cuba: mercato popolare all’Avana
no quelli che sono tornati dopo quasi 30 anni di assenza,
spesso con i loro figli perché
intendono educarli secondo
principi e valori cristiani; ma
ci sono anche coloro che prima non avevano alcun rapporto con la chiesa, che hanno vissuto in un ambiente
ateo e sono diventati marxisti
convinti, del tutto indifferenti
alla chiesa, spesso ostili nei
confronti dei cristiani. «La loro ideologia è stata demolita
insieme al muro di Berlino ed
essi sentono un vuoto im
menso, senza speranza né rifugio», fa notare Cepeda.
Secondo Cepeda i nuovi
credenti hanno tre caratteristiche principali: la maggior
parte ha compiuto solidi studi universitari e diversi sono
diventati esperti; tutti vogliono partecipare attivamente
alle attività locali della loro
chiesa; e tutti vogliono esprimere apertamente le loro
emoziojii durante i servizi religiosi. «Esiste un bisogno di
esprimere la gioia di aver
scoperto una vita nuova in
Cristo. Pertanto è naturale
che durante i culti ritroviamo
le caratteristiche tipiche del
pentecostalismo» precisa Cepeda. Ciò ha portato allo sviluppo di un nuovo movimento carismatico interconfessionale a Cuba che, in alcune
città deH’interno dell'isola,
comprende anche carismatici cattolici.
Tuttavia questo nuovo
movimento implica anche
alcuni rischi: le tendenze carismatiche hanno provocato
un dibattito all’interno delle
chiese storiche che non sono
abituate a questo tipo di spiritualità. Esiste anche un altro rischio: la tendenza ad
evitare, o a scartare, i problemi legati agli impegni sociali e politici: «È un errore
profondo, perché le nostre
chiese hanno un ruolo importtmte da giocare in questi
campi, portandovi una prospettiva biblica e teologica spiega Cepeda -. Certe persone vogliono vedere nella
chiesa un rifugio e non una
tribuna per una nuova forma
di impegno per rispondere ai
bisogni della gente. Spetta
alle chiese insegnare ai nuovi
membri di chiesa, nonché ai
vecchi che lo hanno dimenticato, che l’Evangelo ci chiama a servire gli altri. La chiesa non deve essere un rifugio, bensì una sfida». (eni)
Una valutazione ecumenica del rapporto dell'Alto Commissariato per i rifugiati
Occorre rivendicare il diritto di rimanere nel proprio paese
Il segretario del dipartimento «Rifugiati e migranti»
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Patrick Taran, ha elogiato il rapporto
nel quale l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i rifusati (Acnur) valuta la situazione dei rifugiati nel
mondo. Intitolato «I profughi
nel mondo: in cerca di soluzioni», questo rapporto, reso
noto il 15 novembre scorso,
esamina in dettaglio l’azione
della comunità intemazionale di fronte a questo grave
problema.
«Questo documento segna
una tappa - ha dichiarato Patrick Taran -. Ci congratuliamo per l’accento posto sulle
persone e sulla protezione
dei loro diritti, che caratterizza l’insieme del documento.
Questo rapporto rivolto a tutto il mondo interpella, com’è
giusto, i governi, in particolare quelli che sbàttono la porta in faccia ai rifugiati e ai richiedenti asilo che fuggono
guerre e persecuzioni».
Il principio del «diritto di
rimanere» nel proprio paese,
posto fin dall’inizio del rapporto, è un concetto nuovo,
che apre «delle possibilità
che le chiese devono prendere molto sul serio», ritiene
Taran: «Se noi del Cec e le
nostre chiese membro intendiamo prendere sul serio il
nostro ruolo di portavoce dei
più indifesi, perché non indichiamo la via facendo in modo che la gente possa stare
nel proprio paese e viverci
nella sicurezza e nella dignità?».
Secondo Taran, l’azione di
solidarietà dovrebbe concentrarsi su tre campi: fare del
«diritto di rimanere» un principio del diritto internazionale: chiedere politiche commerciali e politiche di investimenti che creino posti di lavoro e diano alla gente la pos
sibilità di guadagnare la propria vita a casa propria; chiedere il sostegno della democrazia e l’abolizione delle violazioni dei diritti della persona umana, violazioni che il
rapporto delTAcnur indica
come una delle maggiori cause dei movimenti di profughi.
11 rapporto dell’Acnur, aggiunge Taran, «presenta un
ottimo riassunto della tragica
situazione dei circa 20 milioni di profughi nel mondo e
dei circa 30 milioni di persone dislocate all’interno del
proprio paese». Il rappresentante del Cec ha lamentato
però il fatto che il rapporto
delTAcnur utilizzi un linguaggio «amministrativo» e
che riprenda i «vecchi stereotipi» che stabiliscono una distinzione tra rifugiati e migranti: «Il rapporto si riferisce a questi ultimi come a
persone che desiderano andarsene per motivi essenzialmente economici e che cercano un avvenire più sicuro e
più prospero».
«Su questo punto, dobbiamo dire il nostro disaccordo
con TAcnur» insiste Patrick
Taran. La dichiarazione del
Cec e il Colloquio di Addis
Abeba riconoscono ambedue
che numerose persone che
rientrano nella categoria dei
migranti sono state costrette
a lasciare il loro paese per ragioni politiche, economiche
ed ecologiche. «Se è vero che
simili circostanze non le autorizzano ad essere considerate come profughi secondo
il diritto internazionale, non
si può però parlare, nel loro
caso, di partenza volontaria»
dice ancora Taran, che prosegue: «Ciò che è positivo nel
documento dell’Acnur è l’accento posto sui diritti e sulla
dignità dei rifugiati. Ma possiamo dire, da un lato, che bisogna proteggere i rifugiati
contro ogni violazione dei lo
ro diritti e, dall’altro, che bisogna proteggere gli interessi
legittimi dei paesi e delle comunità contro gli effetti degli
afflussi di altre popolazioni?
La nostra posizione, in quanto chiese, deve sempre essere, prima di tutto, quella di
proteggere la dignità e i diritti
della persona umana».
Secondo Taran, la vera soluzione sarebbe di fare in
modo che la gente possa scegliere di rimanere a casa.
«L’esperienza ci mostra che
la maggior parte dei migranti
involontari rimarrebbe a casa se fosse certa di poterlo fare nella sicurezza e nella dignità. 11 rapporto dell’Acnur
è prezioso, ma sarebbe bene
poter disporre di un rapporto analogo sul fenomeno globale delle migrazioni nel
mondo - conclude Taran -.
La situazione dei rifugiati costituisce oggi un grave problema ma questi ultimi rappresentano solo una parte
dei 125 milioni di "migranti
che vivono attualmente fuori
del loro paese». (com/spp)
Fondo di lotta contro il razzismo
Il Consiglio ecumenico
appoggia la lotta degli Ogoni
Il Consìglio ecumenico delle chiese (Cec) ha deciso di
versare un totale di 100.000
dollari a 12 gruppi che lottano contro il razzismo. 11 dono
più importante (13.000 dollari) è quello assegnato al Movimento per la sopravvivenza
del popolo Ogoni (Mosop).
Com’è noto, il dirigente di
questo movimento, Ken Saro-AViwa, e altri otto militanti
sono stati giustiziati nel novembre scorso dalle autorità
nigeriane. 11 Mosop lotta per
impedire il genocidio del suo
popolo, causato dallo sfruttamento delle enormi riserve di
petrolio della zona. 11 territorio degli Ogoni, situato al
sud-est della Nigeria, produce il 25% del totale delle
esportazioni petrolifere del
paese ma, secondo un rapporto del Cec, agli Ògoni, che
sono circa 500.000, vengono
negati tutti i diritti economici
e politici per via del loro status di minoranza. Gli Ogoni
sono sprovvisti di elettricità.
di acqua, di telefono, di vie di
comunicazione decenti e di
scuole. Il dono del Cec aiuterà i membri del Mosop a finanziare i molti aspetti umanitari della loro lotta e a dare
un’assistenza giuridica ai detenuti Ogojii.
11 Fondo speciale di lotta
contro il razzismo, creato nel
1970, ha suscitato in passato
molte controversie perché
assegnava doni a movimenti
di liberazione in Africa australe. Parlando dei doni assegnati per il 1995 Bob Scott,
coordinatore del Programma
del Cec per la lotta contro il
razzismo, ha detto: «L’elenco
è più corto di quello dell’anno scorso, ma il messaggio è
chiaro: le donne sopportano
il giogo più pesante, il razzismo contro i rifugiati e i richiedenti asilo è in aumento,
le popolazioni autoctone sono anch’esse vittime del razzismo e il razzismo bianco
continua ad essere una forza
dominante». (enj)
Dal Mondo Cristiano
Usa: una coppia a capo della
«American Waldensian Society»
Ruth Santana-Grace
Edward Santana-Grace
Francia: incontro ecumenico europeo
in vista del raduno di Graz
STRASBURGO — Dal 23 al 30 giugno 1996 si svolgerà a Strasburgo un incontro ecumenico europeo riservato ai movimenti giovanili, in vista del secondo raduno ecumenico europeo
che avrà luogo a Graz (Austria) nel giugno 1997. L’incontro
avrà per tema: «Violenza, mediazione, riconciliazione» e sarà
articolato su tre «atelier» che prenderanno le mosse dalla riflessione biblica sulla riconciliazione. Durante l’incontro è
prevista una visita al Consiglio dell’Europa nonché una discussione con l’Eeccs (Commissione ecumenica europea per chiesa e società) sui mezzi europei di gestione dei conflitti e di
mantenimento della pace. Chi fosse interessato a partecipare
può mettersi in contatto con Céline Fallot, c/o Ciaiiis, 7 me
Finkmatt, 67000 Strasburgo (Francia): tei. 88321212.
Il difficile compito dei pastori
della Germania orientale
Germania: fondata un'associazione
di teologi battisti
WORMS Nell Unione delle Chiese battiste e libere di Germania è stata fondata a Worms da un gruppo di 19 teologi
teologica, allo scopo di avvicinare le comunità alla teologia e viceversa. Gli scritti di questi teologi verranno pubblicati dalla «Società per la teologia e la pubblicistica
delle chiese libere», costituitasi recentemente in Germania.
Fra le pubblicazioni progettate c’è un annuario che dovrebbe
raccogliere contributi teologici soprattutto di autori dell’ambiente delle chiese libere. Come portavoce dell’associazione è
stato eletto Erich Geldbach, dell’Istituto di ricerca sulle confessioni religiose di Bensheim. (epd)
Usa: eretta una statua di )ohn Wesley
NORFOLK Una statua di John Wesley a grandezza naturale è stata collocata il 28 settembre scorso nel Collegio wesleyano di Norfolk, Virginia, negli Stati Uniti. Alla cerimonia, condotta dal dott. Donald English di Londra, presidente del Comitato esecutivo del Consiglio metodista mondiale, erano presenti oltre 500 persone compresa l’artista. L’opera, in bronzo,
è di una scultrice irlandese, Mary Quinn, che vive in Inghilterra e ha scolpito anche ritratti della regina madre d’Inghilterra,
di Giovanni Paolo 11, di madre Teresa di Calcutta, del card.
Newrnan. La scultura è stata donata da una coppia metodista
amencana, i coniugi Boyd, che sono fra i màssimi dirigenti del
College wesleyano di Norfolk. (World Parish)
NEW YORK — Alla fine di giugno 1996, il pastore Frank Gibson lascerà la carica di direttore esecutivo dell’Aws (American
Waldensian Society), l’agenzia di solidarietà con le chiese metodiste e valdesi in Italia e in America Latina, fondata nel 1906.
Gli subentreranno Edward e Ruth
Santana-Grace, coppia pastorale della Chiesa presbiteriana americana.
Entrambi hanno una lunga esperienza di lavoro all’estero, che include tra loro due - 30 anni di presenza in
Italia. Nel 1991, sono tornati negli
Usa per ultimare gli studi presso il
«Princeton Theological Seminary».
Attualmente, Edward è pastore della
First Presbyterian Church di Hokendauqua (Pennsylvania) e Ruth fa parte dello staff della First Presbyterian Church di Bethlehem
(Pennsylvania). Ruth, 43 anni, ha lavorato a Roma dall’85 al ’91,
come direttrice esecutiva della Bridge Association, un organismo creato per «instaurare e rafforzare il dialogo tra persone
elette democraticamente», attraverso
forum internazionali, viaggi di studio
e pubblicazioni in Italia e negli Usa.
Edward, 50 anni, di formazione cattolica, è stato in Italia negli anni ’70 e
’80. Ha partecipato al lancio del mensile «Confronti», ha sviluppato la solidarietà tra le chiese metodiste italiane e americane, è stato cofondatore e
direttore di un forum ecumenico tra
cattolici progressisti e protestanti, ha
fondato e presieduto la Bridge Association. Edward e Ruth intendono portare avanti «il lavoro iniziato molti anni fa di collegamento e di scambio tra le chiese
italiane e americane, con in più la prospettiva eccitante di
rafforzare i legami con i valdesi latinoamericani». (Aws)
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FILADELFIA — I pastori della Germania orientale sono oggi
sommersi da un sovraccarico di lavoro e questo può essere
considerato come una delle conseguenze delTunificazione tedesca. Infatti, «l’elevato tasso di disoccupazione, la xenofobia e
l’estremismo politico esigono dai pastori un’azione urgente»,
ha spiegato Margaret Ziemer, luterana di Lipsia, durante l’in-^
contro annuo dell’Associazione di cristiani per i rapporti con
l’Europa orientale, svoltosi a Filadelfia (Usa) nel novembre
scorso. Gli sconvolgimenti sociali avvenuti dopo la riunificazione della Germania hanno provocato il cambiamento «degli
affari, dei valori, del nostro modo di vita» e i pastori si sono
trovati a dover gestire gli effetti che tali cambiamenti hanno
avuto sui membri di chièsa. Esiste «ancora una profonda divisione» tra la Germania occidentale e orientale, ha aggiunto la
Ziemer. Per poter superare questa divisione, i pastori e professori di teologia devono farsi «artigiani e ambasciatori della
speranza». La Ziemer, che studia teologia negli Usa, deplora
che non si sia trovata una «terza via» tra il comunismo e il capitalismo nel suo paese. C’è un prezzo da pagare, ha detto, per
il modo di vita, basato sul comfort materiMe, che si è sviluppato in questi ultimi sei anni. I disoccupati e ì senza casa si sono
moltiplicati, e le cure mediche non sono più gratuite. (eni)
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L'esegesi rabbinica a confronto con alcuni celebri testi
La preghiera che coinvolge lo straniero
Abramo intercede per Sodoma, Mosè per il «popolo dal collo duro»
Giona spiazzato dal prevalere della misericordia di Dio
M Pubblicati gli atti di due conferenze
Paul Ricoeur interpreta
il pensiero di Kierkegaard
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( cessa di stupire sia per il
jnetodo di lettura del testo biblico tanto diverso da quello
storico-critico in uso da tempo nei protestantesimo e in
parte accolto recentemente
anche dal cattolicesimo, sia
per gli autentici tesori che riesce a dischiudere dal patrimonio della Torah (come è
^usto chianiare l'Antico Testamento per rispetto verso la
tradizione ebraica). È il caso
per esempio di testi biblici
Oscuri e complessi in cui un
personaggio di grande statura
si rivolge a Dio per salvare
una collettività di stranieri
dalla distruzione.
Stéphan Moses, deH’Università ebraica di Gerusalemme, ne ha parlato al convegno su «Monoteismo e conflitto», organizzato dall’Istituto Suor Orsola Benincasa
(Napoli 13-15 dicembre ’95),
esaminando tre casi: Abramo
che intercede per la salvezza
di Sodoma e Gomorra (Genesi l8), Mosè che chiede a Dio
di risparmiare il popolo dopo
la costruzione del vitello
d’oro (Esodo 32) e la storia di
Giona chiamato a predicare il
ravvedimento alla grande
Città di Ninive.
Come si sa Abramo è all’
origine del popolo d’Israele,
ma anche della civiltà araba
con Ismaele e inoltre di quella occidentale, essendo l’an-.
tenato di Esaù: un anello essenziale di una storia universde cominciata con Adamo e
destinata a concludersi con il
Messia. Intercedendo per So
SCHEDA '
Autodidatta
e pubblicista
Nata a Vicenza nel 1873,
Elisa Salerno fu avviata
agli studi da don Giuseppe
Fogazzaro, un prete liberale zio del romanziere
Antonio Fogazzaro. Conseguita la licenza elementare, condusse poi studi di
notevole livello come autodidatta: Sacra Scrittura,
teologia, filosofia, storia
della Chiesa, sociologia,
lingua tedesca, ecc.
Cattolica militante, fu
terziaria francescana e
fondatrice della «Unione
delle vergini di Nostra SiTOora della Mercede», della quale però Elisa e le due
nipoti con cui condivise
gli ultimi anni di vita restarono le uniche affiliate,
nonostante l’approvazione del vescovo di Vicenza.
La sua principale attività
fu la scrittura e la pubblicistica. Nel 1909 fondò il
^ornale «La donna e il lavoro», che nel 1917, per le
critiche alle posizioni della
gerarchia verso le donne,
venne escluso dall’elenco
dei periodici cattolici. Nel
1919 il giornale assunse
un respiro più ampio e
mutò il titolo il «Problemi
femminili», continuando
le pubblicazioni fino al
1927, quando fu oggetto
di censiue provenienti sia
dalla curia vescovile che
dal regime fascista. In particolare, il censore diocesano annoverò il giornale
fra quelli «ipso jure prohibiti», in quanto «disdplinam ecclesiasticam evertere contendunt».
doma, città a lui estranea, e
facendo perno nella sua supplica sulla figura del giusto la
cui presenza potrebbe salvare
la città sottoposta al giudizio.
Abramo testimonia della
priorità del punto di vista etico e universale in contrapposizione a quello nazionale e
particolare.
Non molto diversa, ma più
difficile da cogliere, è l’intercessione di Mosè per quello
che la Torah definisce un
«popolo dal collo duro». L’
esegesi rabbinica si è chiesta
di quale popolo si parli; e risponde che non si tratta di
Israele, ma di quella accozzaglia di gente che si era unita
ad Israele al momento dell’
uscita dall’Egitto. È interessante osservare il dialogo tra
Dio e Mosè descritto in Esodo
32. Dio dice a Mosè «...il tuo
popolo che hai tratto dal paese d’Egitto s’è corrotto» (vers.
7) e Mosè ribatte a Dio «...il
tuo popolo che hai tratto dal
paese d’Egitto...» (vers. 11).
Ma insomma, di chi è questo
popolo: di Dio, o di Mosè? Il
contenzioso rivela un disacr
cordo (per noi inconcepibile)
tra Dio e Mosè e del quale
però l’esegesi rabbinica prende coraggiosamente atto.
Mosè aveva permesso che
altri, non ebrei, si unissero alla grande avventura perché la
liberazione del popolo eletto,
dice Stéphan Moses, «un’avventura simbolica della salvezza universale, al popolo di
Dio in senso stretto, formato
dai discendenti della linea di
Abrarrio, Isacco, Giacobbe, si
era aggiunto il “popolo di
Mosè”, composto da stranieri
decisi a partecipare alla
straordinaria epopea spirituale' della quale erano testimoni e che Mosè, di propria
iniziativa, aveva accolto».
Perché l’aveva fatto? Perché
aveva giustamente capito il
significato universale del mito dell’esiliò e della redenzione e del quale i racconti biblici sono gli eventi fondatori,
realizzazione e annuncio di
una umanità rappacificata e
unita. Per Mosè l’accozzaglia
di stranieri per la quale intei:^
cede è veramente «il popolo
di Dio», almeno come anticipazione escatologica, perché
egli sa che la salvezza universale è iscritta nel fondo del
progetto di Dio. Dio, dice il
racconto biblico, esaudisce la
preghiera di Mosè e accetta il
«suo popolo» (vers. 14).
Opposto è il caso di Giona
che invece di pregare per la
salvezza della grande e peccatrice città di Ninive, chiede
a Dio di farlo morire: «...riprenditi la mia vita; poiché
per me vai meglio morire che
vivere» (Giona 4, 3). Perché?
Perché avverte in modo parossistico l’opposizione tra la
legge morale inflessibile e la
carità: tra la giustizia e la misericordia. E poiché sa che la
misericordia prevale sulla
giustizia lui, profeta di giudizio, non ha più alcun ruolo
nella storia. Paradossalmente
però la predicazione di Giona
provoca la salvezza di Ninive,
mentre la preghiera di Àbramo non era riuscita a risparmiare là sorte di Sòdoma.
Che dire di queste letture?
Non importa tanto stabilire se
esse siano ano corrette: il
punto non è l’ortodossia o
meno. Importante e motivo
di grande speranza è che esse
siano fatte e cioè che l’esegesi
rabbinica ci faccia scoprire
nel cuore della Torah l’elemento della misericordia,
della agàpe di Dio. È un motivo di speranza anche per le ricadute positive che può avere
nel processo di pace in Medio
Oriente e per gli stimoli che
possiamo riceverne nel tormentoso e difficile processo
di riconciliazione nel mondo.
N. SERGIO TURTUUCI
Nessun secolo come r
800 ha avuto una vicenda così singolare: vive l’apogeo della storia dell’Occidente, marcata dal senso ebraico-cristiano del tempo che si
muove, dall’Umanesimo,
dalla Riforma, dalTIlluminismo e dalla scienza, dall’idea
della provvidenzialità del
progresso. Eppure di questa
storia T800 ha dato nei suoi
spiriti migliori una critica
spietata, dolente, profetica.
Su uno dei grandi «profeti
di giudizio» del secolo scorso, Sòren Kierkegaard, danese, cristiano senza chiesa,
teologo e filosofo senza sistema e senza pietà per pastori
e professori,* Paul Ricoeur ha
tenuto nel 1963 due conferenze splendide per chiarezza e novità interpretativa,
che la Morcelliana ora pubblica in un piccolo libro* che
si può leggere in una sera.
Nella prima («Kierkegaard e
il male») Ricoeur esamina
due opere. Il concetto dell’angoscia e La malattia morirle.
Il lettore evangelico avrà dal
filtro interpretativo di Ricoeur una lucida e profonda
messa a fuoco della concezione protestante che Kierkegaard ha espresso sui problemi del peccato e del male. Nel
grande dibattito tra Kierkegaard e la filosofia hegeliana
rappresenta im’incomparabile pietra di paragone.
Peccato è disperare di Dio
e quindi di se stessi e degli
altri. Il concetto è trasportato
dalla sfera etica della trasgressione nella sfera religiosa della non-fede, dalla sfera
dove il peccato è carne alla
sfera dove il peccato è spiri
■
Un libro su Elisa Salerno, singolare figura di credente
Un^occasione mancata di dialogo fra le chiese
Difese per tutta la vita le donne dall'oppressione della Chiesa
Una lotta sociale che prevedeva di capire i padroni
CESARE MIUNESCHI
La vicenda culturale ed ecclesiale di Elisa Salerno'
può essere letta oggi come
un’occasione mancata, sia da
parte cattolica che protestante. Per la Chiesa cattolica in
Italia rappresenta una delle
tante voci progressiste soffocate e emarginate quando
poneva problemi scottanti,
senza concederle nemmeno
la soddisfaziorte di un recupero postumo, nonostante la
gerarchia abbia fatto propri,
in seguito, gli obiettivi e le tesi principali da lei perseguiti. Da parte protestante rappresenta un’occasione mancata di dialogo. Dall’epoca
dei suoi scritti a oggi si è sviluppato il dialogo ecumenico
da chiesa a chiesa, si sono incontrati vescovi e cardinali,
ma solo raramente si è avuto
il coraggio di entrare in un
dialogo di contenuti con le
istanze di rinnovamento che
Elisa Salerno esprimeva e che
un protestante avrebbe potuto far proprie per il loro carattere evangelico e profetico.
Il rapporto della Salerno
con la gerarchia cattolica fu
molto conflittuale, benché
avesse accettato la censura
sottomettendosi «filialmente»
a essa. Kn dal 1917 diversi sacerdoti? rifiutarono di darle la
comunione e proibirono di
leggere i suoi scritti, in cui descriveva con acutezza la condizione femminile nella Chiesa cattolica e proponeva una
lettura critica dei testi biblici
e dei dogmi ecclesiastici che
hanno un qualche riferimento alla condizione femminile.
In età giovanile «combatteva l’antifemminismo appoggiandosi» agli uomini di chiesa, pensando che quel fenomeno non si potesse attribuire a loro. Però, dopo la lettura
della Summa theologica di
Tommaso d’Aquino, si rese
conto che l’antifemminismo
cattolico dipendeva «da una
concezione pregiudiziale verso
la donna, che permea globalmente il pensiero cattolico».
Scrive allora il volume Per la
riabilitazione della donna
(Vicenza 1917) e ne invia copia anche a Benedetto XV
nella speranza di rendere la
Chiesa cattolica più solidale
con le istanze delle donne.
Polemizza anche con il teologo Alfonso M. de’ Liguori, che
neH’Homo apostolicus-Praxis
confessarli (1759) aveva sancito alcuni soprusi sulle donne (nel caso di una fidanzata
che resti incinta, il teologo
esonerava l’uomo dal matrimonio se la ragazza «ha acconsentito alla copula», se
l’uomo non ha espresso «promessa ufficiale.di matrimonio» e se tra i due vi è «diversità di condizione economica
esociale»y.
La Salerno espresse posizioni radicali nell’ambito del
movimento femminista a lei
contemporaneo, ma sempre
daH’interno della Chiesa. Riteneva che «abbandonando
la chiesa, si verrebbero ad effettuare gli intenti per i quali
Satana combatte la donna per
mezzo della-chiesa»^. Negli ultimi anni, come osserva Elisa
Vicentini nel suo recente libro, «la consapevolezza della
sua anzianità, della malattia,
il senso della morte prossima
accentuarono in lei il bisogno
di essere ascoltata e di concludere la sua vita con il conforto
del papa» (p. 72). Per questo
scrisse ben 32 lettere a Pio XII
e gli inviò anche alcune opere: dal manoscritto / drammi
del lavoro'femminile (1941) a
La donna in San Paolo (1952).
Non avendo ricevuto risposta, non sembra però che abbia inviato al papa l’ultima
sua opera: Porrò inimicizia
fra te e la donna (1954). Fra
l’altro il volume esamina
l’uso antifemminista della figura di Maria da parte della
gerarchia cattolica, che ne fa
«un mezzo per ottenere l’asservimento femminile, esaltando (...) le virtù passive di
lei» (Vicentini, p. 80).
Parole forti la Salerno usò
anche a proposito delle scuole cattoliche gestite dalle religiose, dove avviene che «le
donne sono sistematicamente
rovinate (...) [dagli uomini di
chiesa, ndr] affinché danneggino altre donne»'. Affetta da
poliartrite. Elisa Salerno trascorse a letto gli ultimi dieci
anni, nella miseria e nell’isolamento, assistita dalle due.
nipoti, per morire il 15 febbraio 1957 a Vicenza: una solitudine che risulta ancor più
stridente se si pensa all’impegno di partecipazione che
aveva caratterizzato la sua vita, e in particolare nelle rivendicazioni sociali e per la
promozione della donna
all’interno della Chiesa. Voleva che in ambito sociale la richiesta di giustizia non comportasse odio per il padrone:
«Guardatevi dal volergli male
e tanto più dall’odiarlo (...)», e
voleva anzi che «il legame
della carità, l’anello dell’eguale speranza di un bene a tutti
riserbato» unisse il padrone e
l’operaio®.
(1) Elisa Vicentini: Una chiesa
per le donne. Elisa Salerno e il
femminismo cristiano. Napoli,
D’Auria, 1995, pp 312, £ 35.000.
(2) Makia Pasini (Elisa Salerno);
Le tradite. Vicenza, 1954, p. 54.
(3) Maria Pasini: Dottrina cristiana sulla donna. Vicenza,
1948, p. 29.
(4) Maria Pasini; Il neoantifemminismo. Vicenza, 1948, p.
20 ss.
(5) Elisa Salerno: Plauso alle
operaie di Marostica? «Il vessillo
bianco» n. III/45 (11.11.1905).
to. Dal punto di vista cristiano peccato è «una posizione
di fronte a Dio», qualcosa,
paradossalmente, di positivo. È lo stesso paradosso di
Paolo e di Lutero, che Kierkegaard reinterpreta in chiave
esistenziale; dove il peccato
abbonda e si fa estrema la disperazione di sé, là sovrabbonda la grazia. La speranza
Sòren Kierkegaard (1813-1855)
cristiana è il controcanto della disperazione, la malattia, il
male, la morte non sono
mortali (come non lo furono
per Lazzaro, -Marta e Maria Giovanni 11); la qualità del
cristianesimo del filosofo danese, dice Ricoeur', è data
dalla croce più che dalla Pasqua o dalla Pentecoste.
«Si può.filosofare dopo
Kierkegaard?» è il titolo della
seconda conferenza; si suole
ripetere che il filosofo si pose
contro l’idealismo tedesco,
contro la sistematica oggettivante di Hegel. Si può fare filosofia dopo Hegel? E dopo
la crisi e la fine della filosofia
della ragione illuministica,
dell’Idea o dello Spirito che
si realizzano nel progresso
della storia? Gianni Vattimo
sembra dire di no: non si
può pensare grande, forte, ci
può essere solo un pensiero
debole.
L’esistenzialismo è stato la
filosofia di questo XX secolo,
volta a valorizzare l’uomo
dopo le astrazioni delle filosofie idealistiche, ma Ricoeur
si chiede se sia corretto considerare questo pensatore,
che «è un’eccezione», fuori
dalla filosofia e dalla teologia, come il padre dell’esistenzialismo; e si chiede anche se si possa considerarlo
estraneo all’idealismo.
In verità, sembra dire il filosofo francese, questo derisore, questo «traditore» della
filosofia potrebbe, se ci fossero in giro pensatori forti,
rimettere tutto in mpto.
L’idealismo tedesco non voleva essere un puro gioco
d’astrazione, al contrario il
suo problema fu quello della
realtà. Il pensiero di Kierkegaard è in effetti molto vicino alla coscienza morale di
Kant: il suo «singolo» voleva
essere l’unico in triodo da poter essere nello stesso tempo
Tuniversale.
Ricoeur conclude il suo intervento con un’ipotesi af^ fascinante: le categorie kierkegaardiane dell’esistenza
(quelle che il danese pose
nella Postilla non scientifica
alla «Briciole di filosofia»-,
Teternità e l’istante, l’individuo, la scelta, l’unico, la soggettività davanti a Dio, l’assurdo) non possono costituire una risposta ai problemi
della Ragione pratica che il
formalismo dell’imperativo
etico di Kant ha condotto in
una impasse? In altre parole:
il pensiero forte dell’Occidente non potrebbe riprender lena da dove si è fermato
al suo punto più alto?
(•) Paul Ricoeur: Kierkegaard.
Brescia, Morcelliana, pp 66, lire
10.000.
6
11
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 19 GENNAIO 1996 '
Brevi
Una proteina
contro il cancro
Alcuni scienziati deU’Università di Standford sono riusciti a spiegare perché alcuni
tumori resistono alla chemioterapia e alle radiazioni e perché alcune cellule cancerose
sopravvivono in laboratorio
anche in presenza di pochissimo ossigeno, ha scoperta
aiuta a capire meglio come si
sviluppano i tumori e a trovare nuove terapie che possono
interferire nel processo. La ricerca, diretta.dal prof. Amato
Giaccia, mette in relazione
l’evoluzione dei tumore cori
una proteina, che è chiamata
«p53» e che serve da freno
d’emergenza naturale per arrestare la crescita incontrollata delle cellule che assumono
tendenze cancerogene. La
proteina p53 blocca la proliferazione di una cellula potenzialmente cancerogena legandosi a un sito fondamentale
del Dna della editila bloccando il processo di divisione.
■ Il sacerdozio
femminile fa
discutere
Non cessano le reazioni in
campo cattolico al no «definitivo» e «infallibile» di Giovanni Paolo II al sacerdozio
■femminile. Negli Stati Uniti
la Conferenza americana
delle religiose, un organismo
cha raggruppa il 90% delle
suore, ha invitato le proprie
80.000 aderenti a un giorno
di digiuno e di preghiera per
capire, riflettere e vedere il
da farsi. La Conferenza si dichiara preoccupata per «la
credibilità della Chiesa cattolica e per il fatto che le donne
non si sentano a casa loro».
Anche la Coalizione nazionale delle suore americane, un
organismo che riunisce 2.000
suore, ha chiesto disubbidienza ai vescovi e ai teologi
invitandoli a dichiararsi pubblicamente a favore del sacerdozio femminile. II gesuita e teologo ft'ancese Bernard
Sesboué sul giornale della
Conferenza episcopale francese «La Croix» parla di una
«bómba atomica» nell’arsenale dogmatico cattolico in
quanto qualificare come «infallibile» un documento del
papa, che per sua natura è
«ortodosso», significa solo
creare confusione»..
Centomila
pentecostali in
piazza in Brasile
«Il nostro generale è Cristo»; sotto questo slogan
hanno sfilato in 20.000 a Rio,
in 70.000 a Sào Paulo, i
10.000 a Brasilia, in mille a
Curitiba. Sono i pentecostali
della Chiesa universale del
Regno di Dio (cfr. nostra notizia nel n.1/96 pag. 1) che
sono scesi in piazza dopo che
la televisione «Globo» aveva
diffuso un documento filmato in cui si vedeva il vescovo
Macedo irtsegnare ai sui aiuti
come fare per ottenere più
denaro dai correligionari.
«Bisogna essere duri - diceva
Macedo -. Date, se no andate
a farvi foriere».
Da 10 anni la più grande
chiesa pentecostale brasiliana è oggetto di inchieste «per
tmffa e ciarlatanismo». Ora è
anche oggétto di inchiesta
dell’Interpol, su richiesta del
polizia brasiliana, per le sue
attività in Sud Africa, Colombia, Mozambico e Portogallo
e su come la chiesa abbia raggranellato il milione di dollari
necessario per l’acquisto della Tv Record, concorrente
della Tv Globo. La chiesa è
composta da persone di colore e di estrazione popolare.
Per la prima volta sono stati realizzati nove atomi di anti-idrogeno
L'antimateria spiega l'origine del mondo?
La scoperta scientifica potrà forse spiegare il «big bang»
ma la sua applicazione militare'può diventare un rischio per l'umanità
GIORGIO GARDIOL
UNA équipe di ricercatori
del Centro europeo delle
ricerche nucleari (Cern) di
Ginevra, diretto dal prof.
Walter Oelert dell’Università
di Jùlich in Germania e a cui
collabora il prof. Mario Macrì
dell’Università di Genova, ha
fabbricato nel settembre
scorso 9 antiatomi. Ne ha dato, notizia la rivista specializzata Phisical Rewiew Letters
qualche giorno fa, e i quotidiani hanno intitolato: «A Ginevra è nato l’antimondo».
Finora l’idea che fosse possibile creare la cosiddetta
«antimateria» era da una parte una teoria scientifica e
dall’altra oggetto di romanzi
di fantascienza. Dal punto di
vista scientifico il primo a
parlarne era stato Paul Dirac,
un fisico inglese che nel 1933
aveva ricevuto il Premio Nobel per le sue ricerche in materia. Studiando il comportamento dell’elettrone (particella che ruota attorno a un
nucleo di atomi) Dirac aveva
elaborato un’equazione (che
porta il suo nome) alla quale
aveva trovato due soluzioni.
La prima corrisponde effettivamente all’elettrone
(particella di materia) e la seconda a un oggetto sconosciuto di carica opposta
(dunque positiva e di qui il
nome di positrone) della
stessa massa e dello stesso
spin (movimento angolare
dell’oggetto su se stesso).
Nasceva cosi l’antielettrone
e, in prospettiva, l’antimateria. Conferme alle teoria,di
Dirac sono poi venute nel
1955 quando Owen Chamberlein e Emilio Segré crearono a Berkley l’antiprotone,
e nel 1956 il fisico italiano
Oreste Piccioni scopriva l’antinèutrone. Altre conferme
arrivarono nel 1973 con la
scoperta del positrone nelle
reazioni dei raggi cosmici da
parte dei fisici C. Anderson,
P. Blackett e G. Occhialini.
Da allora tutta una serie di
antiparticelle (antineutroni,
antiprotoni, antineuroni) sono state create nelle reazioni
violente degli acceleratori di
particelle ma finora nessuno
era riuscito a mettere insieme queste particelle per formare un atomo di antimateria. Quello che è stato creato
al Cem di Ginevra è una vera
propria «antimateria»: si tratta di un atomo di anti-idrogeno. Mentre l’atomo di idrogeno è formato da un protone
(carico positivamente) attorno al quale orbita un elettrone (carico negativamente).
l’atomo di anti-idrogeno è
formato da un antiprotone
(carico negativamente) attorno al quale orbita un anitielettrone o positrone (carico
, positivamente).
Questa scoperta, se gli studi proseguiranno, permetterà
forse di dare una risposta a
un mistero della cosmologia
scientifica: perché dopo il
«hig-bang», che avrebbe dato
origine al mondo dodici miliardi di anni fa, la materia si
è separata dal suo doppio,
l’antimateria, é dove è finita
quest’ultima. Finora la teoria
sostiene che i positroni soho
capaci di «annichilirsi» con
gli elettroni, producendo pura energia elettromagnetica.
In altre parole la materia incontrandosi con l’antimateria «sparisce», producendo
energia pura.
Intervistato dalle agenzie il
prof. Carlo Rubbia, che per le
sue ricerche in materia Ija ri
cevuto, insieme al prof, Simon Van Der Meer, il Premio
Nobel, spiega: «L’antimateria
segue le stesse regole della
materia. In teoria si possono
costruire oggetti complessi
fin che si vuoile (anche un essere vivente), si possono fare
copie speculari della materia
originale. Recentemente si è
scoperto che la materia è levogira (come fosse mancina),
l’antimateria è destrogira.
Sinistra e destra vengono
scambiate nel mondo e nell’
antimondo». In teoria cioè
l’universo, se è valida la teoria del big-bang, dovrebbe
essere costituito per metà di
materia e per metà di antimateria. «Non mi sembra
corretto - continua Rubbia -.
Le teorie prevalenti sostengono che il nostro universo è
fatto tutto di materia: il buon
Dio sembra aver fatto un protone e un elettrone assieme e
non i loro opposti separata
mente, in coppie positroneelettrone come sappiamo fare in laboratorio».
Ci possono essere applicàzioni pratiche di questa scoperta? «Per il momento no afferma il prof. Walter Oelert
-. I nove atomi hanno vissuto
solo 30 nanosecondi (30 miliardesimi di secondo) e poi
sono scomparsi. Bisognerebbe rallentare la loro vista almeno di un milione di volte».
Ma è vero che con l’antimateria si possono fare bombe?
«In teoria sì - risponde Oelert
quando un atomo incontra
in antiatomo si annichilisce e
emette energia, 2GeV. Ciò
corrisponde a 10-10 watt.sec.
cioè molto poco, ma è vero
che se paragonata a una reazione nucleare normale, questa è quasi mille volte superiore. Ciò vuol dire che è possibile fabbricare bombe mille
volte più piccole ma con la
stessa potenza».
’ Il XII seminario delle Comunità cristiane di base italiane
Cattolici della diocesi di Partenia, una
chiesa che vive nei cuori dei credenti critici
Le Comunità cristiane di
base italiane (Cdb) hanno tenuto a Tirrenia (Pisa) e Livorno, dall’8 al 10 dicembre, il
loro XII Seminario nazionale,
sul tema: «In principio era la
coscienza. Libertà e responsabilità di fronte alle sfide etiche del nostro tempo». Erano
presenti 350 persone, provenienti da 80 comunità, ma vi
erano anche dei simpatizzanti «single». Una riflessione biblica e preghiere proposte
dalle Cdb piemontesi hanno
fatto da ouverture ai lavori,
poi introdotti da Ciro Castaldo, della Segreteria tecnica
nazionale delle Cdb. Quindi
due diverse voci hanno offerto il contributo di alcuni amici delle comunità: il prete
operaio di Viareggio Luigi
Sonnenfeld ha parlato del
movimento dei preti operai,
mettendone in rilievo sia
l’audacia profetica che la loro
crisi attuale: e Lorenzo Maestri, di «Vocatio» (movimento
di preti sposati) ha rievocato
don Ambrogio Vaisecchi a
dodici anni dalla morte. Questo teologo, negli anni Sessanta professore di morale
nel Seminario di Milano, per
primo in Italia affrontò con
angolazione nuova il rapporto tra etica e sessualità, uno
studio che poi nel ’72 sfociò
nel librò «Nuove vie dell’etica
sessuale». Messo ai margini
dalla gerarchia. Vaisecchi rinunciò al sacerdozio e lavorò
prima come operaio, poi come psicoterapeuta fino alla
morte, nell’83.
Piergiorgio Rauzi, docente
di sociologia all’Università di
Trento, ha svolto la prima relazione su «Crisi di identità e
formazione della coscienza»,
mentre l’indomani Elisabetta
Donini, della «Casa delle donne» di Torino, ha svolto la seconda su «Femminismo e coscienza del limite: soggettività, parzialità responsabilità». La terza relazione, «Coscienze e appartenenze religiose», e stata svolta, domenica, dal vescovo francese Jacques Gaillot, destituito dal papa, nel gennaio ’95, dalla diocesi di Evreux e quindi trasferito alla sede titolare di Partenia (diocesi algerina scomparsa da quindici secoli).
Le relazioni sono state seguite da un dibattito, proseguito nei quattro gruppi di
studio in cui si sono suddivisi
i partecipanti. Luciana Angeloni, della comunità fiorentina deirisolotto, domenica
mattina ha tentato una prima
sintesi dei lavori dei gruppi.
In assemblea generale è anche inteiwenuto Giulio Girardi, per ricordare che stiamo
celebrando il «decennio per i
popoli indigeni» (proclamato
dalle Nazioni Unite per il periodo 1994-2004) e per dire
che, tra gli elementi decisivi
che debbono formare la nostra coscienza, e dunque motivare il nostro agire, ci deve
essere la consapevolezza dei
popoli che, come gli indios
dell’America Latina, stanno
tentando il loro riscatto da
una secolare oppressione
perpetrata dall’Occidente.
Sabato 9 sono arrivate da
Napoli una trentina di persone che fanno parte di una comunità di cristiani critici che,
per solidarietà con l’«escluso» Gaillot, dal luglio scorso
hanno dato il nome di «Partenia» al loro gruppo. Carico
di effetto è stato rincontro
del vescovo con questi suoi...
diocesani.
Sabato sera tutti insieme i
partecipanti al seminario
hanno celebrato l’assemblea
eucaristica, su un testo preparato dalle Cdb di Livorno,
le ¡stesse che si sono sobbarcate il duro lavoro di preparazione del seminario. Gaillot
ha partecipato alla celebrazione stando tra la gente.
Brevi
Cultura cattolica
al Sud
Il convegno dei teologi e
dei vescovi cattolici di Campania, Calabria, Puglia e Basilicata che si è tenuto a Napoli il 10 e rii gennaio è stato visto da alcuni commentatori come la risposta cattolica alla proposta di secessione di Bossi. «Il paese non
crescerà se non insieme»
scrivono i partecipanti. «Il
Sud non crescerà senza cultura» è la convinzione dei
teologi cattolici. Mafia, ca- morra, disoccupazione, disagio sociale, divario NordSud, sono questioni cruciali,
ma a livello politico non
sembrano essere al centro
dell’agenda dei palazzi romani. La Chiesa cattolica per
parte sua non vuole andare
oltre al pronto soccorso delle
situazioni più difficili. L’impegno maggiore è nella formazione teologica dei cattolici «per la formazione della A
cultura della legalità e della
solidarietà». Un impegno che
si sta realizzando con la Facoltà teologica meridionale
(25 sedi, 500 docenti, 5.000
allievi) coordinata da don
Bruno Forte. La Facoltà teologica meridionale è, secondo i vescovi del sud, un
network culturale che sprigiona energie positive oltre
che nel campo culturale anche in quello sociale.
La Confìndustria
vuole le elezioni
Gli imprenditori vogliono
le elezioni. È quanto risulta
da un sondaggio dell’Espresso, realizzato intervistando la
giunta della Confindustria.
Ha risposto all’Espresso il
52% dei componenti (81 su
155). 11.74% respinge l’idea
del «governissimo», il 42%
vuole votare subito, il 35%
vuole invece votare a giugno.
Le siinpatie politiche vanno
verso il Polo, ma la popolarità di Berlusconi è in calo.
Cattolici uniti
nella chiesa
Il cattolico impegnato in
politica deve obbedire prima
alla chiesa che al partito. È
quanto ha affermato papa
Giovanni Paolo II la sera del
31 dicembre, al Te Deum nella chiesa di Sant’Ignazio a
Roma alla presenza di numerosi parlamentari ex De. Le
affermazioni di Wojtyla appaiono un autorevole avallo
alla «lobby cattolica» costituitasi poco prima di Natale al
Convento di Santa Brigida a
Roma dove parlamentari di
Ccd, Cdu, Ppi, Cristiano sociali e cattolici liberali si erano dichiarati disponibili ad
appoggiare in Parlamento
tutte le tematiche indicate
dalla Chiesa cattolica, cominciando dalla bioetica. «È evidente - ha avvertito Wojtyla che l’attenzione ai principi e
ai contenuti dell’impegno sociale e politico viene prima,
per i cattolici, di ogni considerazione di metodo o di
schieramento».
Un evangelico
in Comune
Roma. Stefano Tozzi, evangelico dell’Assemblea di Dio
della Prenestina, è entrato in
Campidoglio come consigliere comunale di Rifondazione
comunista (di cui è stato anche segretario cittadino) in
sostituzione di Sandro Del
Fattore, diventato assessore.
La sua formazione religiosa è
passata attraverso l’Azione
cattolica e poi attraverso la
scoperta della Bibbia, nella
Chiesa pentecostale.
7
EVI
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito al prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Dopo che per anni l’ex capannone Omef, praticamente distrutto, all’ingresso di Lusema San Giovanni ha rappresentato in qualche modo un biglietto da visita negativo per il
paese più popoloso della vai Pellice, qualcosa si sta muovendo. L’azienda tessile Turati ha acquistato l’area e intende trasferirvi le lavorazioni; saranno alcune decine di posti
di lavoro, sicuramente importanti nel panorama occupazionale della valle. Intanto sono iniziati i lavori di pulitura
dell’area, con il taglio della vegetazione cresciuta in questi
anni di abbandono. Da segnalare anche la richiesta, collegata a questo nuovo impulso alla zona industriale di Lusema,
avanzata dall’amministrazione comunale alla Provincia, affinché venga costruito un raccordo stradale dal ponte di Bibiana al ponte sul Pellice verso Lusema Alta, onde deviare
su questa arteria il traffico pesante. ■
VENERDÌ 19 GENNAIO 1995 ANNO 132 - N. 3 LIRE 2000
I ricercatori che frequentano
l’archivio della Tavola
valdese a Torre Pellice si saranno posti, almeno una volta, la domanda di chi fossero
i volti ritratti nei quadri che
sovrastano le varie sale. Già
salendo le scale che conducono all’archivio, si è come invitati ad immergersi in un
passato di immagini: singoli
venerabili, piccoli grappi, numerose assemblee danno la
sensazione che queste figure
sappiano avvolgere e attirare
nel loro tempo.
Se si domandano all’archivista informazioni sui ritratti,
si viene a sapere che mentre
di qualcuno si conosce benissimo la biografia, di altri invece le informazioni mancano del tutto. Una donna, un
FURTO ALLA CASA VALDESE
VOLTI RUBATI
ITALO PONS
sindaco, un benefattore, un
pastore: uomini e donne della
medesima generazione, il tardo Settecento e la prima metà
dell’Ottocento, di una certa
importanza sociale se in grado di potersi far ritrarre. Se
ne sono andati in un fine settimana quando nelle lunghe
notti d’inverno Torre Pellice
si riposa. Se ne sono andati!
Meglio dire trafugati, prelevati, asportati, rubati.
Ripenso ad esempio a Pietro Beri: avvolto nella sua toga nera, il volto sereno e
gioioso, lui che gli storici definiscono «di carattere indeciso, ma un uomo generoso e
conciliante, e pastore di valore, zelante e fedele», al quale
va aggiunta la moderatura negli anni del Risveglio, subito
dopo la Restaurazione. Seppe
coniugare la penna (diverse le
sue opere) e l’impegno per la
diaconia, fu tra i promotori
dell’ospedale, amico fedele
del Beckwith. La moglie Maria Margherita Peyrot gli aveva dato, come si diceva allora, sette figlioli fra ragazze e
ragazzi tra cui Amedeo.
Avrebbe mai immaginato
un giorno, il nostro Pietro, che
dopo essere stato a guardia di
un archivio, il suo ritratto
avrebbe ripreso il viaggio per
diventare magari un antenato
di una famiglia di questo fine
secolo in Italia o all’estero?
Speriamo che la fantasia aiuti
l’anonimo acquirente a trovargli anche una professione consona al suo aspetto e al suo
abito e non sia scambiato per
un cardinale, un principe o un
ministro: sarebbe fargli un
torto troppo grande.
Scuole
Aperte le
iscrizioni per
il 1996-97
A partire dal 15 gennaio e
fino al 28 febbraio sono aperte le iscrizioni per ogni ordine e grado di scuola per l’anno scolastico 1996-97. Come
è già avvenuto lo scorso anno
si tratta di iscrizione e non di
preiscrizione e al termine
dell’anno in corso le famiglie
e gli studenti dovranno produrre (soltanto quando si passa da un grado ad un altro di
scuola, per esempio dalle medie alle superiori) il documento che attesti l’avvenuta
promozione.
Sono giorni impegnativi
dunque per tutte le Segreterie
didattiche ma soprattutto per
quei genitori che devono decidere insieme ai propri figli
se continuare e dove gli studi
dopo la scuola dell’obbligo e
per chi passa dalle elementari
alle medie che deve scegliere
se frequentare un, corso di
tempo prolungato (orario dal
lunedì al sabato con tre rientri
pomeridiani) oppure di tempo
normale (solo mattina dal lunedì al sabato). In entrambi i
casi nei mesi precedenti sono
state attivate numerose iniziative: incontri tra le famiglie e
gli insegnanti, test per Torientamento scolastico, invio
di opuscoli informativi, visite
alle scuole da scegliere-. Mentre Tanno scolastico in corso
sta per compiere il giro di
boa e avviarsi alla seconda
metà dunque si pensa già al
prossimo, in molti casi con
incertezze che mai come in
questi giorni gravano sulle
scuole del nostro territorio,
scuole di montagna, e ci si interroga su possibili nuovi assetti. Per il momento comunque con l’avvio delle iscrizioni è il turno di piccoli e grandi che restano in ogni caso i
veri protagonisti dell’avventura scolastica che sta per cominciare o che sta per concludersi, sempre nell’attesa che
una vera riforma innovi globalmente l’istituzione scuola.
Sovvenzionati diversi progetti presentati a inizio estate da enti locali, da associazioni e anche da chiese
Una pioggia dì milioni europei arriva alle Valli
PIERVALDO ROSTAN
.1
ly una vera pioggia di milioni quella che dalla Regione Piemonte sta per raggiungere Comuni e Comunità
montane delle valli valdesi,
una Chiesa valdese e il Cai
Uget della vai Pellice; non si
tratta del «gratta e vinci» e
neppure della lotteria di
«Scommettiamo», ma della
risposta ad una serie di progetti che enti pubblici e associazioni avevano presentato
in primavera basandosi sui
fondi Cee del regolamento
comunitario 2081/93.
La normativa della Comunità economica europea puntava a finanziare progetti nel
settore turistico e nel recupero
di vecchi siti industriali in zone classificate a declino industriale; buona parte della provincia di Torino, e il Pinerolese con essa, era compresa in
quest’area passibile di interventi. I tempi per la presentazione dei progetti da finanziare erano stati brevissimi, entro
il 12 giugno, e gli enti interessati spesso furono costretti a
veri «tour de force» per pre
Lo stabilimento Crumière a Villar Pellice
sentare le richieste in tempo
utile; con la fine dell’anno la
Regione ha concluso la sua
istruttoria e ora stanno arrivando le risposte: malgrado
una significativa parte dei finanziamenti siano stati destinati alla vai di Susa in vista
dei campionati mondiali di sci
del Sestriere del ’97, anche le
Valli avranno la loro parte.
Enti locali, Cai, la Chiesa
valdese di San Germano, l’albergo Giardino di Lusema
San Giovanni sono fra i be
neficiari dei finanziamento,
altri non sono stati compresi
negli aiuti comunitari. In
molti casi non sono ancora
arrivate le comunicazioni ufficiali, ma a livello regionale
le notizie sono trapelate.
«Il nostro progetto - spiega
il pastore di San Germano,
Paolo Ribet - consiste nella
risistemazione della sala teatro. Da anni speravamo di poter intervenire e pqrciò, appena a conoscenza del regolamento Cee abbiamo presen
tato il progetto redatto dalTarch. Renzo Bounous. Si
tratta di un intervento di 400
milioni, più della metà dei
quali dovrebbero arrivare dalla Regione, con cui rifaremmo l’impianto di riscaldamento, quello elettrico, il tetto, le uscite di sicurezza, i
servizi. A lavori ultimati dovremmo avere una sala agibile con oltre 200 posti».
Ancora ci sono altri interventi possibili; alla Comunità
montana valli Chisone e Geritìanasca arriveranno molti
fondi: «Abbiamo presentato
un progetto complessivo con
l’alta vai Susa di circa 20 miliardi - spiega il presidente,
Erminio Ribet - e visto il
buon esito delle domande potremo intervenire in una ventina di casi. Avremo 2 miliardi per il progetto miniere in
vai Germanasca ma altri soldi
andranno per la risistemazione dell’arredo urbano di diversi paesi, per la ristrutturazione di alberghi».
Quasi 2 miliardi anche per
il progetto Crumière a Villar
Pellice; lì si prevede il recupero della parte non usata per
Com’erano le chiese valdesi intorno
alla metà del secolo scorso? Se ne
può ricavare uno scorcio scorrendo i registri degli atti liturgici delle chiese stesse i quali spesso, oltre alle indicazioni
puramente anagrafiche, forniscono una
quantità di informazioni anche su altri
aspetti: ad esempio sfogliando i registri
della chiesa di San Giovanni si possono
fare constatazioni interessanti.
Innanzitutto emerge la posizione di
fi"ontiera di questa chiesa, per cui nel suo
cimitero, come accade anche per San
Germano, vengono sepolte le persone
evangeliche che, per svariate ragioni, risiedono fuori dai «limiti» fissati dal tratlato di Cavour del 1561 e setnpre richiamati in vigore ad ogni cambio di sovrano. Per tali persone non cattoliche non
era infatti consentita la sepoltura nei cimiteri che, ricordiamo, non erano di
competenze dei Comuni, come è oggi,
ma di competenza della chiesa, la quale
quindi non ammetteva tali sepolture di
«eretici». Sono quindi frequenti le sepol
IL FILO DEI GIORNI
FRONTIERA
BRUNO BEltlON
ture di persone riformate o luterane che
si trovano in Piemonte per motivi di lavoro o anche di passaggio.
Così scopriamo che nel 1838, a Cuneo,
muore un certo Ercole Reiter, nativo di
Ander (Grigioni) che in quella città eser;
cita il mestiere di garzone confettiere e
che 8 anni più tardi, sempre a Cuneo,
muore un altro svizzero, questa volta
dell’alta Engadina, il quale è confettiere.
Entrambi sono coniugati, con donne che
dal loro nome sembrano essere piemontesi. Essi comunque mantengono evidentemente forte la loro identità protestante,
non adattandosi alla confessione religiosa della maggioranza.
Siccome vengono trascritti anche gli
atti di morte di valdesi di San Giovanni
che si trovano all’estero, scopriamo che
un certo Giovanni Bartolomeo Stringa,
coniugato con Maddalena Turin, muore
nel 1845 all’età di 27 anni a Mustapha,
in Algeria, dove è caporale nella Legione
straniera. Pure in Algeria, a Bona, è deceduto tre anni prima un altro valdese di
San Giovanni, Bartolomeo Vola, fuciliere anch’egli della Legione. Ciò è indice
di una certa mobilità e, forse, ricerca di
avventura presente nella popolazione
valdese degli anni ’40 del secolo scorso.
Sono altrettanto evidenti i sintomi di
una emigrazione che si rivolge soprattutto verso l’estero. Abbiamo notizia di un
valdese che è maggiordomo in Olanda,
dove è sposato con una olandese, troviamo un Daniele Hugon che fa il negoziante a Vevey, in Svizzera, e un certo Guglielmo Goss che fa il plâtrier (imbianchino o stuccatore?) a Lione, mentre la
moglie è stiratrice. Come si vede le sorprese non mancano.
le produzioni, con le macchine d’epoca, per scopi museali, di archivio, storico sulla lavorazione del feltro, per una
sala convegni, per laboratori
artigianali; è il progetto più
significativo per la vai Pellice e, siccome nei finanziamenti non vengono comprese
spese tecniche e Iva, il Comune di Villar Pellice e la
Comunità montana dovranno
trovare alcune centinaia di
inilioni.
Anche a Torre Pellice arriveranno oltre 800 milioni, destinati alla costruzione di una
sala polivalente all’interno
dell’ex Stamperia Mazzonis;
questo intervento dovrebbe in
realtà essere il punto di partenza per la riqualificazione
di tutta l’area, oggi assai degradata, costruendo spazi artigianali, commerciali e turistico ricettivi, punti di aggregazione, zone residenziali: in
questo caso sarà determinante
il ruolo dei privati e la disponibilità di tutti i proprietari ad
attivarsi.
Anche il Cai e la Comunità
montana vai Pellice avranno
un aiuto: oltre 200 milioni
serviranno a coprire una buona parte dell’intervento, già
avviato, di globale ristrutturazione del rifugio Barbara:
ne deriverà una struttura dal
comfort decisamente migliorato e con servizi adeguati;
circa 400 milioni arriveranno
alla Comunità montana vai
Pellice per la rimessa a nuovo
della caserma del Barant, nel
cuore dell’oasi; la ristrutturazione porterà alla creazione
di un vero e proprio rifugio
escursionistico in grado di
appoggiare l’interessante attività del giardino botanico.
Disco rosso invece per altri
progetti: tuttavia le ingenti cifre in arrivo dovrebbero rappresentare punti di partenza
decisivi, anche perché capaci
di attivare investimenti degli
enti locali e dei privati che
devono coprire una parte non
piccola dei costi. Entro Testate ’96, in ogni caso, ci dovrebbe essere il via ai lavori.
8
PAG. Il
E Eco Delle Ymh Ijdesi
VENERDÌ 19 GENNAIO 1996 vENl
Nevicata al Malzat di Frali
MOLTA NEVE IN QUOTA: PISTE PRONTE — Se non ci
saranno improvvisi innalzamenti della temperatura il consistente manto nevoso caduto la scorsa settimana oltre i 1.200
metri garantirà l’apertura delle piste nelle stazioni sciistiche
delle valli con la neve naturale; gli anelli di fondo di Pragelato, Frali e Vaccera sono pronti ad accogliere gli appassionati di questa attività.
NUOVO O^RIO DEL «CILO» DI PEROSA — Il CiloInformagiovani di Perosa Argentina, per problemi relativi
all’orgàmzzazione del lavoro, ha modificato gli orari di ricevimento del pubblico; dal 17 gennaio il nuovo orario è:
mercoledì 14-17 e venerdì 9-12,30.
SETTIMANA DI PRl^GHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI — Numerose iniziative sono in programma nella
«Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani»; in particolare giovedì 18 gennaio, aUe 18,30, nel duomo di Saluzzo ci sarà una celebrazione ecumenica con la partecipazione del vescovo mons, Diego Bona e del pastore Gianni
Genre. Il giovedì successivo, alle 20,30, sempre nel duomo, serata di canti di lode con la partecipazione della corale valdese di Villar e Bobbio Pellice. Mercoledì 24 gennaio, alle 20,45, presso la Casa valdese di Torre Pellice, su
organizzazione del Collettivo biblico ecumenico, serata su
«I salmi come preghiere del cristiano oggi» con don Roberto Proverà, docente di Sacra Scrittura.
RICORDANDO 10 ANNI DI CERNOBIL — I Comuni di
Torre Pellice e Lusema San Giovanni e il comitato «Pro
bambini di Cemobil» (costituito da rappresentanti delle due
. amministrazioni comunali e dalle associazioni presenti sul
tenitorio per organizzare l’accoglienza di 20 bambini dalla
Bielorussia presso le famiglie nel prossimo autunno) hanno
ideato una rassegna culturale con filni, dibattiti e mostre sul
nucleare civile e militare. Le manifestazioni si terranno nel
periodo gennaio-aprile, nella ricorrenza cioè dei 10 anni
dello scoppio della centrale di Cemobil; il primo appuntamento è con la proiezione del film Blue Sky, venerdì 19
gennaio alle 21 al cinema Trento di Torre Pellice.
FEDERALISTI LIBERALDEMOCRATICI: INCONTRO
SULLA MONTAGNA — Sabato 20 gennaio, presso la sede della Croce Verde di Perosa Argentina in via Chiampo,
Lucio Malan, deputato di Pinerolo, l’assessore regionale alla Montagna Roberto Vaglio e Pierangelo Cumino, vicepresidente provinciale dell’Unione agricoltori, terranno un
convegno sui problemi della montagna.
RAPPRESENTANZE SINDACALI — Critiche di Alp, la
neonata Associazione Lavoratori pinerolesi, sulle modalità
di elezione dei rappresentanti sindacali soprattutto alla Beloit e alla Microtecnica. I sindacati confederali rispondono
che non sono state osservate le regole; la direzione della
Beloit afferma che occorre rispettare il contratto del 5 luglio
’95. Alla Beloit (600 dipendenti) circa la metà degli iscritti
al sindacato avrebbe presentato le dimissioni.
MARIA E GESÙ — In una lettera pubblicata con risalto
sull’Eco del Chisone il prof. Bruno Corsani, mentre apprezza il cattolicesimo che traspare dalle pagine del giornale, risponde criticamente a un articolo su Maria, nel quale
la partecipazione della madre all’azione di Gesù era presentata come continua ed inseparabile. «Quando ci si allontana dalla sobrietà del racconto biblico - scrive Corsani si finisce per spostare la fede e la devozione dei fedeli dalla
persona di Gesù a quella di Maria».
RORÀ APPROVA IL BILANCIO DI PREVISIONE — Il
Consiglio comunale di Rorà è stato fra i primi ad approvare
il bilancio di previsione per il 1996; il totale si aggira sul
miliardo, compresi mutui e contributi che potrebbero arrivare da altri enti. Da notare che, a fronte di un’entrata di
circa 40 milioni dallo stato, le risorse del territorio (cave
innanzitutto, ma anche acqua e boschi) «rendono» al Comune oltre 100 milioni all’anno.
CONTRIBUTI PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
— Dalla Regione Piemonte il Consorzio pinerolese Acea
riceverà 292 milioni per realizzare le stazioni di conferimento previste nel progetto territoriale di raccolta differenziata. Due interventi sono pronti per essere realizzati in vai
. Pellice; manca attualmente solo il parere dei Beni ambientali della Regione Piemonte.
Il Consiglio di Bobbio ha discusso anche di un eventuale parco
Seduta fiume per il bilancio 1996
PIERVALPO ROSTAN
Interminabile seduta per il
Consiglio comunale di
Bobbio Pellice lo scorso 10
gennaio; in discussione il bilancio ’96 più una serie di altri punti, molti dei quali destinati ad ottenere l’unanimità
dei consensi.
Si inizia con l’aumento nella misura massima possibile
per il gettone di presenza sia
per i consiglieri e sindaco
(+50%); ogni amministratorè
percepirà per le sedute a cui
partecipa una somma di circa
25.000 lorde, il sindaco un
assegno mensile di circa
800.000. «Lasciarrio da parte
i falsi moralismi - hanno concordato sindaco e capogruppo
di minoranza, Sergio Pasetto
- si tratta di un semplice rimborso spese». Qualche perplessità su quest’aumento sono state espresse invece dagli
altri consiglieri di minoranza.
Sul bilancio e la relativa relazione programmatica il dibattito si è protratto per alcune ore: «Abbiamo tenuto conto delle proposte fatte in occasione della presentazione
dei programmi elettorali - ha
esordito il sindaco, Aldo
Charbonnier -; minori indicazioni vengono invece dalla
Finanziaria appena approvata
per cui saranno certamente
necessarie delle variazioni
durante l’anno».
Le voci più significative del
bilancio ’96; dall’Ici (6 per
mille) arriveranno circa 120
milioni, dallo stato 370 milioni, circa 60 dal taglio boschi,
16 dai possessori di centraline
idroelettriche e dovrebbero
aggiungersene 50 dalla società Valdis che, allestendo
una nuova centrale in vai Carbonieri finanzierà la circonvallazione della Perlà con tre
quote appunto di 50 milioni.
Sono poi previsti contributi da
altri enti, alcuni dei quali a bilancio ma affatto certi: 295
dalla Regione per interventi in
agricoltura (per recupero alpeggi Giulian e Bancet) 200
per acquisto di un mezzo raccolta rifiuti urbani, 100 per le
strade, 200 per impianti sportivi, 120 per riconversione a
gas degli impianti di riscaldamento delle scuole. Molte voci in bilancio invece sono state tenute a cifre simboliche,
semplicemente per istituire il
capitolo non avendo alcune
certezza delle entrate.
Proprio su questi elementi
si è soffermato più volte il capogruppo di minoranza Pasetto nel rimarcare una certa fretta nel presentare il bilancio
«che deve fare i conti con poche indicazioni certe del governo; siamo fra i primi Comuni ad approvare il documento programmatico ma
sappiamo che per larghe parti
dovrà essere modificato». «È
stata una scelta - ha ribattuto
il sindaco — che ci metterà
presto in condizione di lavorare; un ritardo nell’approvazione del bilancio vorrebbe dire
andare avanti troppo a lungo
con l’esercizio provvisorio».
Nel dettaglio poi il Consiglio si è soffermato sulla manutenzione delle piste forestali, sull’uso dei boschi, sulle
centraline idroelettriche; oltre
a quelle in funzione (quella di
Malbec rende circa 12 milioni l’anno più una serie di interventi manutentivi sul territorio), una seconda, nella piana degli Eissart, ha ormai tutte le autorizzazioni necessarie. Esiste poi una terza richiesta per il pian della Ruà
ma non sono ancora stati formalizzati i documenti per la
Regione; ad altre richieste sul
Cruello e alle Selle il Comune si è invece opposto. È stato poi effettuato uno studio
sulle potenzialità di un canale
che attraversa il paese; fatte
le valutazioni tecniche si dovrà affrontare la scelta fra cederne l’uso ai privati, costituire una società in cui il Comune sia parte, affidare la
possibilità energetica al consorzio Acea in cambio di servizi; il Consiglio dovrà in futuro decidere. Dopo tre ore e
mezzo di discussione il bilancio è stato approvato; la minoranza ha votato contro, ha
detto Pasetto, «sia per confermare il ruolo di controllori
che la gente ci ha affidato col
voto, sia per le molte genericità contenute».
Tutto liscio sia per la modifica degli impianti di riscaldamento delle scuole sia per
le cosiddette «intese» per
l’integrazione sociale dei ragazzi portatori di handicap
nella scuola, sia ancora sulla
proposta di razionalizzazione
delle rete scolastica (fatto salvo che la nuova Finanziaria
salvaguarda di fatto le piccole
scuole montane, con soddisfazione di tutti).
La bagarre si è invece accesa intorno alle 3 del mattino
su una proposta di mozione in
merito alla ventilata pijoposta
di parco su cui un comitato
creatosi ad hoc sta raccogliendo delle firme. I promotori
(alcune forze politiche e varie
associazioni), al momento
stanno raccogliendo firme per
chiedere alla Comunità montana di istituire una commissione di studio e verificare la
fattibilità di un parco della vai
Pellièe che coinvolga i comuni di Angrogna, Torre Pellice,
Villar Pellice, Bobbio Pellice
è Rorà; si è alla fase di studio
e non è stato ancora affrontato il confronto con gli enti locali. L’amministrazione bobbiese parla di «proposta di
legge» e lamenta il «modo
subdolo» con cui si sarebbero
mossi non meglio individuati
:esponenti ambientalisti»; la
minoranza ha chiesto di
emendare il testo delle parti
più forti e in parte non corrispondenti al vero, e dopo una
prima apparente disponibilità
la maggioranza si è irrigidita
riproponendo integralmente il,
testo a quel punto (circa le 4
del mattino) approvato con tre
voti contrari.
Alla base un probabile
equivoco che nemmeno la
minoranza ha saputo chiarire:
la proposta di parco è tutta da
vagliare e non riguarda solo
Bobbio Pellice; il confronto
con le amministrazioni è necessario e gli stessi promotori
ne sono consapevoli. Il Comune di Bobbio intanto ha
annunciato l’intenzione di voler organizzare nei prossimi
mesi un èonvegno sul futuro
sull’oasi del Barant; forse
sarà una prima occasione per
pettere le carte in tavola.
A colloquio con Roberto Bergeretti, sindaco di San Germano
Dialogare con i cittadini
MILENA MARTINAT
San Germano Chisone
conta una popolazione di
circa 1.800 abitanti, in costante aumento negli ultimi
due anni: «Abbiamo avuto
un aumento di 50-60 persone
per afino - spiega il sindaco,
Bergeretti - la cui maggioranza proviene da Pinerolo».
Le attività completamente
nuove che l’amministrazione
comunale ha intrapreso sono
il giornale del Comune, regolarmente registrato con testata
Filo diretto, e il centro «Filo
d’Arianna»: «Il giornale serve
a far conoscere ai sangermanesi le decisioni dell’amministrazione, le varie attività che
vengono svolte sul territorio,
e vuole essere un legame con
i cittadini - prosegue Bergeretti -. Il Filo d’Arianna è invece un centro d’accoglienza
aperto due giorni la settimana
dove i cittadini possano andare a esprimere i loro problemi,
le loro idee, discuterne insieme e cercare dove è possibile
delle soluzioni».
Per quanto riguarda i lavori
pubblici, il maggiore ihipegno riguarda la costruzione
della palestra e i relativi spogliatoi: «Stiamo terminando il
primo lotto (speriamo entro
giugno) e poi si dovrà procedere con il secondo alla copertura in legno lamellare,
che ci costerà circa 500 milioni; il campo di calcio è stato invece finito e inaugurato
con le “miniolimpiadi di valle”. Per quanto riguarda altri
lavori - spiega il sindaco - è
partito l’appalto di 400 milioni per riasfaltare delle strade
e a primavera rifare dei muri
di sostegno. Abbiamo terminato di informatizzare gli uffici comunali e qualcosa si sta
muovendo a proposito del
Piano regolatore che è diventato parzialmente esecutivo.
Con questo voglio dire che
potremo rilasciare concessione per un’area parcheggio vicino alla farmacia, per una
quindicina di posti auto, costo
80-100 milioni, e per ristrutturare la piazza XX Settembre. Desideriamo anche migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti e per questo
abbiamo acquistato due nuovi
cassoni e vogliamo sistemare
degli spazi dove poter depositare materiali particolari co
me il ferro. Altra questione è
quella del trasporto degli studenti: il Comune è molto vasto, e abbiamo quindi dato
l’appalto alla ditta Bouchard
e a un taxi per tre scolari della borgata Martinat».
A questo punto, in linea più
generale, sarebbe interessante
sapere come si è organizzata
la «macchina amministrativa»... «Amministrare la maggioranza come giunta (sindaco, vicesindaco e un assessore) - conclude il sindaco - è
un lavoro molto pesante.
All’interno dei vari settori
(istruzione, lavori pubblici,
viabilità) oltre agli assessori
vi è un certo numero di consiglieri che lavora. Questo per
dare la possibilità ai consiglieri di essere attivi, e ci
sembra che questa soluzione
stia funzionando. Mi pare poi
importante segnalare che nel
seminteirato della scuola elementare abbiamo riattivato la
biblioteca collegandoci con il
sistema bibliotecario e con tre
giorni di apertura (lunedì, 1517; mercoledì, 10,30-12,30;
venerdì, 18,30-20,30). La biblioteca sarà inaugurata lunedì 22 gennaio».
Pomaretto
L'obiettore
può fare il
vigile urbano
PAOLA REVEL
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T a condizione di obietNvJ-y tore di coscienza è di
ostacolo allo svolgimento di
servizi armati, ma ciò non ha
effetti preclusivi ai fini dell’accesso all’impiego in qualità di vigile urbano». La tesi,
sostenuta dall’avvocato Luigi
Sanfelici, difensore di Ferruccio Pons, messo-vigile nel
Comune di Pomaretto, viene
accolta dal Tar Piemonte.
Ferruccio Pons è chiaramente
contento della positiva soluzionè al suo problema: la
causa è stata molto lunga,
complicata ma anche estremamente interessante; per
questa sono stati coinvolti
professori e studenti della facoltà di Giurisprudenza della
città di Torino e il ministero
degli Interni. Delusa sarà invece Laura Sanmartino, giunta seconda al concorso per vigile-messo vinto dal Pons,
che aveva chiesto T annullamento della prova sostenendo
che un obiettore di coscienza
non può esercitare le funzioni
di vigile urbano.
«La legge quadro sull’ordinamento della polizia municipale del 7/3/96, è molto
chiara a questo proposito spiega Ferruccio Pons -; il
personale di polizia municipale esercita funzioni di
agente di polizia giudiziaria
con compiti di prevenzione,
piuttosto òhe di repressione di
reati. Inoltre ha il compito di
mantenere l’ordine pubblico
durante manifestazioni, cortei
e altri momenti pubblici, il
controllo del traffico, il rispetto del codice stradale. Per
queste funzioni non è quindi
prevista la detenzione di armi. È invece armato il personale che svolge funzioni di
agente di pubblica sicurezza,
qualifica ausiliaria conferita
dal prefetto, previa comunicazione del sindaco».
Questo significa che un
obiettore di coscienza non
potrà avere la qualifica di
agente di pubblica sicurezza,
ma grazie alla sentenza del
Tar Piemonte potrà svolgere
altre funzioni nell’ambito comunale. Non tutti i Comuni,
nerbando di concorso, richiedono chq il concorrente abbia
assolto gli obblighi di leva,
come avviene oggi nel Coniune di Torino. In altre città
piemontesi, come ad esempio
Alessandria, i vigili urbani
non portano la pistola.
Nella sua scelta di impegno
come obiettore di coscienza,
Ferruccio Pons ritiene molto
gratificante l’esperienza che
fece a Ruvo del Monte (Calabria), nella nascente azienda
agricola, finanziata dai fondi
Fcei destinati alla ricostruzio- ^
ne del dopo terremoto 1980.
La sentenza del Tar, come
spesso accade, fa chiarezza in
un campo difficile e controverso come quello degli
obiettori di coscienza. «È un
atto di giustizia verso le scelte dell’obiettore che vuole lavorare nell’ambito pubblico e
non necessariamente negli
istituti della Chiesa valdese»,
conclude Ferruccio Pons.
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La Comunità montana decide per il rinvio, il distretto è favorevole ai «poli verticali»
Pareri diversi sugli accorpamenti delle scuole
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ipotesi formulate dai Comuni
e dai collegi dei docenti circa
il futuro delle scuole in vai
Pellice è provvisoriamente
terminato con l’approvazione
di un parere da parte del
Consiglio della Comunità
jùontana, votato a maggioranza con 5 voti contrari e 2
astenuti. È certamente peccato che su questo documento
non si sia raccolta l’unanimità che avrebbe rafforzato
la posizione della valle nei
confronti del Provveditorato,
ma ciò non è stato possibile
soprattutto per la posizione
assunta dal sindaco di Bricherasio che, al di là dei richiami verbali all’unità di
valle, ha insistito fino all’ultimo perché il Consiglio si
pronunciasse sull’ipotesi presentata da suo Comune.
:L’assessore Bruna Peyrot
invece, dopo aver sottolineato
che la competenza in materia
..avrebbe dovuto essere del distretto scolastico, dopo aver
raccolto e discusso con sindaci e capi di istituto le diverse proposte, ognuna delle
quali presenta aspetti positivi
e limiti, ha riconosciuto che,
allo stato attuale e per di più
non essendo a conoscenza dei
decreti applicativi della legge
finanziaria, che potrebbe mo
dificare gli attuali criteri di
formazione delle classi nonché gli stanziamenti, sarebbe
imprudente optare in modo
definitivo per una soluzione.
Ciò che interessa la Comunità montana e gli obiettivi
per cui occorre impegnarsi, è
detto nella mozione presentata dalla Peyrot a nome
della giunta, sono: 1) mantenere l’attuale popolazione
scolastica e i livelli di qualità
e quantità; 2) migliorare il
servizio scolastico e tutelare
le scuole di montagna, facendole diventare presidi sociali
della vita locale; 3) far sì che
nel distretto siano presenti
scuole pubbliche di ogni ordine e grado, ampliando la scel
L’assessore Bruna Peyrot
ta delle superiori nel Pinerolese; 4) curare iniziative culturali che privilegino le scuole come enti programmatori,
con un ruolo di prevenzione
della dispersione scolastica e
del disagio giovanile; 5) affrontare la razionalizzazione
scolastica e i problemi esistenti avendo l’occhio soprattutto al servizio per l’utenza e
agli aspetti didattici e pedagogici, piuttosto che al mero
risparmio o alla suddivisione
delle presidenze scolastiche.
Il documento approvato
dalla Comunità montana propone pertanto che nel 199697 non si operino cambiamenti e si mantenga così
com’è la scuola media «Caffaro» di Bricherasio (e nel caso di pensione del preside si
applichi l’istituto della reggenza); che si istituisca una
cpmmissione interistituzionale (Comuni, scuole, ecc.) con
il compito specifico di verificare entro il 30 luglio 1996 e
con validità per l’anno 199697 la situazione scolastica
complessiva della Comunità
montana vai Pellice, individuandone ai fini di una proposta organica i bacini di
utenza e il possibile coordinamento orizzontale o verticale
delle singole scuole ivi comprese, con l’individuazione di
A Pinerolo si è deciso per iniziativa della «Fornace»
Come costruire la città sicura?
DAVIDE ROSSO
La sicurezza è un problema con cui ormai tutte le
città devono fare i conti. Città
grandi come Torino ma anche
città molto più piccole come
Pinerolo vivono quotidianamente i problemi legati all’
immigrazione, al disagio giovanile, alla droga, ai furti, alle violenze in genere e nei
cittadini si fa meno forte la
necessità di distinguere di razionalizzare e cresce all’inverso la voglia di repressione
tóa ricerca di sicurezza. Su
questi temi l’associazione «La
l'fomace», giovedì 11 gennaio,
all’auditorium del Liceo
scientifico di Pinerolo, ha organizzato un dibattito pubblico dal titolo «La città sicura:
esclusione o inclusione?».
n tema dell’incontro è stato
mtrodotto dal capitano dei cambinieri Mario Simeoni, comandante della compagnia
carabinieri di Pinerolo, dal, l’architetto Elvio Rostagno,
assessore ai Servizi sociali
<lfl Comune di Pinerolo, e dal
giudice Elvio Passone. Quest’ ultimo, nella sua relazione
introduttiva, ha sottolineato
/' come sia proprio nelle città,
luogo di relazioni umane per
c^ellenza, ad avvertirsi maggiormente un malessere più
uiffuso di insicurezza nelle
delazioni e un peggioramento
•Wla qualità dei valori, e cod’altra parte le reazioni
dei politici alla richiesta di sicurezza da parte dei cittadini
non sia sufficiente. C’è, ha
detto Passone, da parte di una
certa parte dello schieramento politico, la richiesta di
maggiore repressione, di pene più severe, si invocano
ronde, espulsioni, ecc., e
dall’altra parte dello schieramento c’è confusione; si resta
impigliati in vecchie teorie,
in un solidarismo generico, in
una volontà di schierarsi con
il più debole faticando però a
capire da che parte questo
stia veramente.
Nel suo intervento il capitano Mario Simeoni ha invece
fornito alcune cifre sulle attività criminose nel Pinerolese
negli ultimi anni. Da queste
cifre emerge come nel Pinerolese vi sia tutto sommato
una situazione ancora relativamente tranquilla: infatti, se
per un verso per esempio vi
sono stati in media 1.600 furti
sul nostro territorio nel 199394, e dopo un lieve calo c’è
stata di nuovo una ripresa nel
’95, per altro verso sempre
nel 1995 si è assistito a 30 rapine, 3 estorsioni, nessun caso di violenza carnale e solo
pochi casi di scippo. Esiste il
problema droga, infatti il numero dei tossicodipendenti
sul nostro territorio è elevato
anche se non superiore alle
medie nazionali.
La convivenza tra locali e
extracomunitari è tutto som
*cena dal film «Notti selvagge» dedicato alla devianza giovanile
mato buona. Pinerolo si dimostra tollerante, favorita
forse dal fatto che pochi extracomunitari delinquono. Il
capitano Simeoni ha evidenziato poi come i problemi
della città si possono risolvere meglio se lo sforzo raccoglie tutte le sinergie che dalla
società arrivano e inoltre
l’importanza di un confronto
per mezzo di dibattiti e di incontri tra cittadini e istituzioni. Elvio Rostagno dà parte
sua ha evidenziato come un
elemento che per molti crea
insicurezza sia «lo straniero».
Pinerolo non ha la ricettività
abitativa occupazionale, e
nemmeno malavitosa, che ha
Torino ma per quel che riguarda l’accoglienza dello
straniero nel nostro contesto
gli si può garantire un maggior inserimento.
Bisogna garantire allo straniero, ha detto l’assessore
Rostagno, le stesse informazioni (ad esempio con guide
informative multilingue, utilizzando mediatori per comunicare), gli stessi servizi, le
possibilità abitative, le possibilità lavorative (l’iniziativa
del Cilo in questo senso è positiva ma sono necessari strumenti informativi multilingue), che sono offerti ai cittadini italiani. Servono servizi
sulla persona e occorre quindi
fare una selezione; purtroppo
ai servizi sociali si presentano
solo i regolari ed è proprio
per questo che^diviene necessario mantenere le strutture
volontarie che si occupano
degli irregolari. .
Ma oltre ai servizi, ha aggiunto Rostagno, occorre anche un approfondimento culturale. Bisogna conoscere il
prossimo, favorire le occasioni di scambio culturale, approfondire la conoscenza delle religioni altrui, individuare
luoghi adatti per la pratica
dei diversi riti religiosi. Bisogna, ha concluso, passare da
ospiti a cittadini; pensare ad
un futuro in cui i cittadini
«erano» ospiti.
percorsi di continuità alTintemo della scuola dell’obbligo. Tutti d’accordo invece
sull’accorpamento fra l’istituto «Alberti» (geometri) e la
Scuola agraria di Osasco e il
mantenimento della presidenza a Lusema.
Dunque no a soluzioni affrettate e pasticciate, sì allo
sforzo di dare a tutti gli alunni dell’alta, media e bassa
valle un valido complesso di
scuola dell’obbligo. Una decisione che risulterà saggia se
la suddetta commissione si
metterà al lavoro presto e bene, operando su certezze e
proiezioni demografiche, superando i personalismi e i
campanilismi. Diversamente
potrebbe essere un inutile rinvio e la valle potrebbe rischiare di veder decisa la sorte delle proprie scuole da Torino, o da Roma.
La sera dopo si è svolta una
riunione dèi distretto scolastico per discutere della razionalizzazione; non condividendo
la scelta di rinvio della Comunità montana, il distretto ha
invece formulato una sua ipotesi di soluzione che consiste
neH’individuazione di tre
«poli verticali» (unica direzione per scuole elemntari e
medie) a Bricherasio, Lusema
San Giovanni e Torre Pellice.
San Germano
Evangelici
minoranza
significativa
La presentazione del libro
di Giorgio Bouchard «Una
minoranza significativa», fatta dallo stesso autore, ha
coinvolto una discreta parte
dei membri di chiesa. L’oratore ha saputo come sempre
tenere desta l’attenzione dei
presenti con una carrellata interessante sul protestantesimo mondiale e una ricca serie di spunti di riflessione sul
nostro essere minoranza in
Italia. Diverse domande fatte
durante il dibattito hanno
avuto risposte soddisfacenti,
mentre il problema della laicità non si è esaurito, dato
che richiedeva un esame più
approfondito.
Il pastore Daniele Bouchard molto opportunamente
ha fatto notare che dobbiamo,
noi valdesi, sapere annunciare attorno a noi, con molta
fermezza e profonda convinzione, il Dio in cui crediamo,
senza soffermarci a ragionare
sulla chiesa: è questo ciò di
cui la gente ha assoluto bisogno. Terminando, l’oratore
ha messo in evidenza il fatto
che la nostra fede deve essere
incentrata e compenetrata
della consapevolezza del nostro vivere nella libertà.
Valli Chisone e Germanasca
Via alPUfficio di piano
________MAURO MEYTRE________
Sicuramente pochi credevano che fosse possibile
ripensare in termini di potenziamento e finalità il ruolo
dell’Ufficio di piano della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca; invece,
l’attuale esecutivo è intenziomato a rispettare gli impegni
programmatici presi. Nell’arco di un triennio, così pensa
l’assessore all’Urbanistica
Gianfranco Ribetto, è possibile dare una serie di servizi
qualificati ai Comuni delle
valli. Si prevede un’organizzazione dell’Ufficio snella e
efficiente, anche se complessa. Quale supporto essenziale,
il potenziamento dei mezzi
tecnici attraverso l’informatizzazione; in tal senso è stata
garantita dall’amministrazione provinciale la propria disponibilità a sostegno del
progetto.
L’assessorato alla Pianificazione della Provincia ha assunto infatti una delibera con
la quale incarica il Csi di fornire l’attrezzatura necessaria
alle Comunità montane; dalla
Comunità montana Chisone e
Germanasca sono stati presi
contatti, oltre che con i Comuni, con l’ufficio erariale di
Torino e con l’Acea, con cui
è allo studio la possibilità di
una convenzione per la fornitura della cartografia digitalizzata.
Sono sostanzialmente tre i
settori su cui si pensa di intervenire. Primo obiettivo è
«r informatizzazione della
cartografia e la conseguente
predisposizione di basi aggiornate e aggiornabili in
tempi congrui, che consentano mediante la digitalizzazione di fogli di mappa e rilievi
aerofotogrammetrici la lettura
dei diversi livelli, quali i dati
catastali, la viabilità, l’idrografia, le curve di livello,
ecc.». Altro obiettivo è il proseguimento dell’attività di
pianificazione urbanistica e il
necessario e utile lavoro di
aggiornamento del Piano regolatore intercomunale, nonché il miglioramento della
Il municipio di San Germano
«progettazione tecnica, agricola e forestale» della Comunità montana.
Un, terzo aspetto è quello di
fornire dei servizi ai Comuni
rispetto all’aggiornamento
della cartografia catastale, un
sostegno nell’ambito delle
procedure di rilascio delle
pratiche edilizie e dell’anagrafe immobiliare e della gestione della cartografia di
supporto alle progettazioni di
opere pubbliche.
Si tratta dunque di un progetto «riorganizzativo» ambizióso, che però è compatibile
con le risorse necessarie, considerando che si basa sulla
coordinazione tra le istituzioni interessate al progetto e
sulla professionalità di personale già impiegato in Comunità montàna.
Il pastore Giorgio Bouchard
Pari dignità
per tutte
le lingue
Bruno Bellion, commentando sul n. 48 la lodevole iniziativa del comune di Torino di
tradurre lo Statuto della città
in lingua piemontese, manifesta il suo scetticismo in proposito, rilevando come sia
difficile far rivivere una lingua «con traduzioni che sanno comunque sempre d’artefatto», ecc., in quanto usando
una lingua al di fuori del proprio «mondo culturale», la si
forzerebbe, e «si perde il proprio tempo e si rischia di dare
l’impressione di "logiche
grettamente localistiche’’».
Mi sembra invece che sia
necessario abbandonare il
pregiudizio per cui vi siano
lingue «iiber alies» le quali,
avendo conquistato il Palazzo, possono essere usate in
ogni ambito, mentre altre sarebbero condannate a «morte
di focolare», cioè al ruolo di
Cenerentola: riservate all’intimità domestica e all’agricoltura tradizionale! Ogni lingua
- come ogni civiltà - è invece
parimenti degna e, potenzialmente, ha la forza di svilupparsi in ogni ambito. L’ebraico,'forse la più antica lingua
parlata, ha saputo adattarsi e
divenire strumento di comunicazione per un ordinamento
giuridico - lo stato d’Israele quanto mai moderno e vitale.
Ma anche la Riforma ci testimonia come usando (certo
ai fini di «permettere una
maggiore penetrazione in certi ambienti del messaggio
evangelico») il «volgare», lo
abbia indirettamente rafforzato e nobilitato: ciò non vale
soltanto per «grandi lingue»,
come lo Hochdeutsch (il tedesco «ufficiale»), ma anche per
il Retoromancio, parlato soltanto da 50.000 montanari
grigionesi e utilizzato, sebbene sia diversificato in almeno
cinque dialetti, per la redazione degli statuti di tutti i comuni dove tale lingua è parlata,
dall’Amministrazione cantonale, nei tribunali, nella scuola e dalle chiese (cattolica e
riformata).
Una lingua, per vivere dignitosamente, deve evadere
dal ghetto del vernacolò, trovare aperte le porte dello stato, della scuola e della chiesa... è questa la battàglia del
friulano, del Sardo, e, nel resto d’Europa, dell’Occitano,
del Basco, del Bretone, del
Gaelico, del Frisone, del Galiziano, battaglia che alcune
«piccole lingue» (già degradate a «dialetti») hanno vinto,
come il Catalano.
Quanto al sano localismo,
minacciato da «logiche grettamente globalistiche del potere
economico» (multinazionali,
ecc.), dalla monocoltura (procedente di pari passo con la
monocultura e la monoindustria) che travolge ogni resistenza pluralistica, rimando a
K. Sale, Le ragioni della natura. La proposta bioregionalista (ed. elèuthera, Milano).
' Tavo Burat
sepetario per l’Italia
dell’Associazione intemazionale per la difesa delle lingue e
culture minacciate
10
pag" IV
Concerti dell'Unitre a Torre Pel lice
Pianismo virtuoso
CRISTINA RICCA
Il pianista Pierpaolo Levi
non è solo un interprete
raffinato ma anche un esteta
esigente e uno storico preciso. Il piacere di riascoltarlo
in Occasione di un pomeriggio musicale dell’Università
della terza età è dunque stato
grande. Abbiamo avuto occasione di apprezzare le sue doti nelle esecuzioni di quattro
Rapsodie ungheresi di Franz
Liszt, della Loreley di Hubert
Stuppner e ài Trois mouvements de Pétroushka di Igor
Stravinskij.
Particolari e ricche di significato le Rapsodie lisztiane
scelte, di cui Levi ha evidenziato di volta in volta lo stile
zigano, la ricerca retorica e
delle sonorità, la malinconia
delle danze lente e il modo di
far musica cogliendo spunti
dalla tradizione occidentale e
da quella popolare ungherese.
La rassegna «Musicanti» a Pomaretto
Folk irlandese
Nuovo appuntamento, sabato 20 gennaio, con «Musicanti», rassegna di musica
popolare in vai Chisone;' a
Pomaretto, nel tempio valdese con inizio alle 21,15, arrivano i Birkin Tree. Presente
sulla scena folk da cinque anni il gruppo nasce dall’incontro di musicisti con alle spalle diverse esperienze, accomunati da un vivo interesse
per la cultura deUe aree celtiche. Il repertorio si orienta
sempre più verso la musica
irlandese, anche grazie a ripetuti viaggi e incontri con musicisti dell’isola. Non mancano nello spettacolo canzoni
scozzesi e danze bretoni.
Le feste sonò finite ma non
LE SORPRESE, A GENNAIO C'E
ANCORA UN regalo: SCIARE IN
UN VERO AMBIENTE MONTANO
[p[Ki\l.ll
Seggiovie 13 Laghi S.p.A.
Impiantì aperti anche durante la settimana
con giornaliero a L. 22.000 e pomeridiano a L. 18.000.
Piste aperte:
Impianti aperti;
✓ Bric-Rond
✓ Ciatlet
✓ Gigante
✓ Verde
✓ Oro
✓ Rossa
✓ Baby Ghigo
✓ Bric-Rond
✓ Ciatlet
✓ Gigante
✓ Baby Ghigo
✓ Seggiovia
E Eoo Delle vat.t.ï ìàldesi
VENERDÌ 19 GENNAIO 1995
VEb
così come lo spirito patriottico che anima la marcia nell’
ultima rapsodia.
Di Stuppner il. pianista ha
voluto ricordare lo sfondo
psicoanalitico, il gioco con
gli archetipi presenti nell’inconscio umano che fanno della musica un linguaggio universale. Affine ai giochi d’acqua di Ravel, la Loreley trasporta l’ascoltatore in un
mondo mitico e originario, libero da fattori contingenti.
Tra le trascrizioni per pianoforte di Stravinskij, particolarmente suggestiva è stata
Chez Petroushiai, dove il burattino, rinchiuso nella sua
scatola, trema vedendo le figure dipinte all’interno che
gli sembrano animarsi.
Davvero notevole la bravura del giovane maestro che,
richiedendo espressamente di
ritornare ad esibirsi a Torre
Pellice, ci ha regalato un prezioso e graditissimo concerto.
La formazione è caratterizzata da una spiccata versatilità strumentale e si avvale
spesso della collaborazione
di altri musicisti tra cui Carlo
Galantini al violino e Antonietta Traverso al dulcimer. I
Birkin Tree hanno preso parte ai più importanti festival
folk italiani e hanno partecipato a trasmissioni radiotelevisive sui canali nazionali. Il
quintetto è composto da Fabio Binando, uillean pipes e
whistles; Elena Buttiero, tastiere e arpa irlandese; Daniele Caronna, violino'e bouzouki; Luigi Fazzo, chitarra è
voce; Carlo Galantini, violino. Ingresso lire 10.000.
PALLAVOLO: IL PINEROLO VIAGGIA ANCORA
VERSO L’ALTO — Continua la bella serie della matricola
terribile Magic Traco in B2; sabato la squadra di Pinerolo si è
imposta per Sala Genova confermandosi al comando della
classifica. Vittoria, per 3 a 2, anche per la formazione maschile
in CI opposta al Plastipol Ovada.
Entusiasmante vittoria anche per l’under 14 del 3S guidata da
Marco Gardiol che ha saputo superare per 2 a 1 fuori casa l’Arti e Mestieri di Torino; con questo successo la formazione valligiana è al comando del campionato.
PALLAMANO: PRIMO SUCCESSO — Primo successo
per il 3S di pallamano nel campionato under 18 regionale; 27 a
13 il punteggio ottenuto sul Leardi Casale. Dopo un inizio timoroso, i ragazzi di Pellissero hanno preso in mano rincontro
chiudendo ogni spazio con un valido rendimento collettivo.
In serie B femminile sconfitta con il San Martino Pavia; il 14
a 18 lascia trasparire margini di miglioramento legati ai progressi dimostrati; le lombarde sono state sempre in vantaggio
ma con un esiguo scarto reti. La pavese Elisa Marazzini ha alla
fine fatto la differenza; a nulla è valsa la/buona prestazione di
Francesca Leone, giovanissima pinerolese schierata in porta.
Domenica 21 derby con l’Exes a Rivalta.
TENNIS TAVOLO — Il Cus Torino restituisce alla Valpellice le sconfitte dell’andata in CI nazionale e D2 provinciale;
in CI il punteggio di 5 a 0 ha visto soccombere Davide Gay,
Rosso e Malano, mentre in D2 la sconfitta è stata per 5 a 1 con
unico punto di Belloni che ha giocato insieme a Battaglia e
Genre. Successo invece per in C2 nella trasferta di Volpiano
grazie ai punti di Sergio Ghiri e Piras (2) e di Rossetti. I prossimi turni vedranno la Valpellice, CI e C2, in casa sabato 20 alle
15,30 con le formazioni delle Poste Torino.
CALCIO: PINEROLO KO — Dopo l’esaltante successo
con l’Aosta di sette giorni prima, il Pinerolo calcio subisce una
netta sconfitta in trasferta a Colle vai d’Elsa; 2 a 0 il risultato
per i toscani che hanno dominato rincontro; domenica derby
con il Saluzzo, sconfitto all’andata e nell’ultimo turno capace
di imporre il pareggio al Poggibonsi.
CORSA CAMPESTRE — Seconda giornata del campionato pinerolese di corsa canipestre domenica a San Germano Chisone. Su un percorso tecnicamente valido e impegnativo, che
non ha risentito troppo delle piogge dei giorni precedenti, molti
vincitori della prima giornata hanno bissato il successo ottenendo di conseguenza il titolo pinerolese. Nella categoria Assoluti
ha trionfato il pinerolese Becchio, fra gli Juniores successo di
Fabrizio Cogno, negli Assoluti femminili vittoria di Dalla Costa ma campione pinerolese è Mariangela Grosso; nei Veterani
A primo è Gabriele Barra, fra le cadette successo di Susy Pascal, fra le Allieve di Francesca Ferma, fra i Ragazzi vittoria di
Nicolò Martin, fra le Ragazze di Monica Magnarini.
Nelle
Chiese Valdesi
SERATA TEOLOGICA DEL PRIMO CIRCUITO —
Alle 20,45 di venerdì 26 gennaio, a Bobbio Pellice, serata teologica del 1“ circuito sul tema della cena del Signore ai bambini; introducono i pastori Bmno Rostagno
e Gianni Genre.
TERZO CIRCUITO — Le chiese valdesi del 3° circuito e
le parrocchie cattoliche delle valli Chisone e Germanasca si incontrano lunedì 22 gennaio, alle ore 20,30, nel
tempio valdese di Pomaretto, per una preghiera e riflessione ecumenica in occasione della «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani».
COLLOQUIO PASTORALE — Lunedì 22 gennaio, ore
9,15, al Convitto valdese di Villar Perosa avrà luogo il
colloquio pastorale del I distretto sul tema: «Ruolo della
predicazione nella vita della comunità».
BOBBIO PELLICE — Martedì 23 gennaio, alle 20, ci sarà
la riunione quartierale ai Campi.
• Sabato 27 e domenica 28 gennaio, nella Sala unionista
si tiene il convegno Fgei Valli. I giovani terranno il culto.
Alle 14,30 di domenica incontro dell’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il 24 gennaio, al presbiterio, alle 20,45, si svolgerà lo studio biblico a cadenza settimanale condotto dal past. Bemtti. Le prossime riunioni
quartierali (20,30) saranno il 18 a fondo San Giovanni, il
22 agli Airali, il 23 a Boer Priorato, il 25 ai Peyrot.
PERRERO-MANIGLIA — La prossima riunione sarà il
18 gennaio al Bessé; inizio ore 15. Domenica 21 gennaio
incontro comunitario con culto, pranzo insieme e giochi
nel pomeriggio.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartierali saranno il 24 gennaio, alle 20,30 ai Maurini e il 26, ore 20,30,
a Perosa. L’Unione femminile si incontrerà venerdì 19,
ore 15, al Clot.
SAN GERMANO — La sera di martedì 23 gennaio riprenderanno gli studi biblici in comune con la Chiesa cattolica sul tema della Lettera agli Ebrei.
SAN SECONDO — Domeqica 28 gennaio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa: all’ordine del giorno la relazione finanziaria. Le prossime riunioni quartierali saranno
giovedì 18 gennaio a Miradolo e il 24 ai Brusiti, alle
20,30, sul tema: «I matrimoni misti».
TORRE PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno il 23, ore 20, ai Simound, il 24, ore 20,30, ai
Bouissa e il 26, ore 20,30 agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno venerdì 19 gennaio al Serre e martedì 23
gennaio all’Inverso.
VILLASECCA — La prossima riunione sarà il 24 gennaio, ore 20, alla Roccia.
BS
18 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla
Casa valdese in via Beckwith 2,
concerto di Eugenia Roggeri,
flauto, e Giulio Gallarate, chitarra, per rUnitre.
18 gennaio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,30, presso la sala mostre di
via Tegas, incontro su «La predisposizione e gli strumenti urbanistici nei Comuni e nelle Comunità montane» con gli architetti
Paolo Foiette e Marco Rostan.
19 gennaio, venerdì — PINEROLO: Alle 17,'presso la
saletta della Pro Loco in Palazzo
Vinone, per la serie di appuntamenti su «Pinerolo che scrive»
saranno presentate alcune raccolte di versi dei poeti locali
Sergio Charrier («Tra le dita»),,
Valter d’Isep («Il circo della vita»), Postremo Vate («Poesie»),
Eleonora Scroppo («Lievi parole»); gli autori saranno presentati
da Renato Storero.
19 gennaio, venerdì — SAN
GERMANO: Alle 20,30, in
borgata Turina, Clara Bounous
parlerà su «Malta crocevia dei
popoli», in ricordo di Guido
Vinçon.
19 gennaio, venerdì — PRAGELATO; Alle 21, presso la sala mostre, incontro su «Vicende
religiose nell’Escarton du Pragela» a cura di mons. Angelo Blanc
e Gian Paolo Di Pascale.
19 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE; Dalle 8,30 alle
11,30 presso la sede della Fidas
sarà effettuato un prelievo collettivo di sangue.
20 gennaio, sabato — PINEROLO: Alle 14,30, alla biblioteca comunale, secondo incontro
per la biblioteca dei ragazzi con
animazione del Ubro su «Dentro
i libri games, diventare protagonisti del libro», a cura della cooperativa Atypica di Collegno.
21 gennaio, domenica — PINEROLO: Alle 16, all’auditorium di corso Piave, per la rassegna per ragazzi «Di festa teatrando», PAssemblea-teatro presenta
«Pollicino» con Gianni Bissaca.
Lo spettacolo offre ai bambini la
possibilità di confrontarsi con il
sentimento della paura.
22 gennaio, lunedi ;— VILLAR PEROSA: Fino a venerdì
26, dalle 15 alle 18,30 presso la
biblioteca comunale in via Nazionale, sarà aperta la mostra
della Bibbia.
22 gennaio, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 17,15, presso il Liceo europeo in via
Beckwith 1, secondo incontro
promosso dal gruppo Lend del
Pinerolese per il corso di aggiornamento per gli insegnanti di lingue straniere su «La qualità nella
scuola», a cura della professoressa Fiammetta Geymonat.
22 gennaio, lunedì — SAN
GERMANO: Alle 15, nel seminterrato della scuola elementare, verrà inaugurata la biblioteca
con esposizione della mostra «Il
libro e la lettura» che resterà
esposta per una settimana negli
orari di apertura della biblioteca
(lunedì 15-17; mercoledì 10,3012,30; venerdì 18,30-20,30).
22 gennaio, lunedì — SALUZZO; Per il teatro dialettale
presso il teatro Politeama verrà
messa in scena «’L pare dia sposa» di Oddoero con la compagnia Piccolo varietà di Pinerolo.
25 gennaio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,30, presso la sede della sala
mostre di via Tegas, incontro su
«Gli interventi e le competenze
in materia di assetto idrogeologico del territorio».
25 gennaio, giovedì — SAN
SECONDO: Il Comune di San
Secondo e quello di Prarostino
organizzano, alle 21, nella sala
incontri del municipio, una serata sul tema «Reg. Cee 2078/92:
sensibile riduzione dei fitofarmaci e dei fertilizzanti»; interviene
il fitopatologo Massimo Pinna.
26 gennaio, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 20,45,
presso la biblioteca comunale in
via Nazionale, a conclusione della mostra -sulla Bibbia, il professor Bruno Corsani terrà una conferenza sul tema: «Perché e come leggiamo la Bibbia?».
26 gennaio venerdì — PEROSA ARGENTINA; Per il cinefórum a cura dell’associazione
culturale Ali Dada, alle 21,
proiezione del film «Commessi»
di Kevin Smith, presso il Centro
anziani in via Roma 26c; costo
della tessera sociale lire 10.000.
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6-10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post750
Pubbllcazion« unitaria con RHorma
non può essere venduto separatamente
Reg. TrKxmale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Oìonplccoli
Stampa: La Ghislerlana Mondov)
Una copia L. 2.000
26 gennaio, venerdì — TORRE PELLICE: Nella sala Paschetto del Centro culturale valdese alcune classi di studenti
operatori turistici e ragionieri
dell’istituto Alberti espongono il
progetto di guida turistica e Cd
multimediale sulla vai Pellice.
L’iniziativa, che si svolgerà fra
le 9 e le 12 e fra le 15 e le 18,
prosegue fino a lunedì 29.
VALLI
CHISONE ■ GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 21 GENNAiO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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Guardia farmaceutica:
DOMENICA 21 GENNAIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Slancio 4 - (Luserna Alta), tei.
900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
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TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 19, ore 21,
Blue sky, nell’ambito della
rassegna «Cemobil dieci anni
dopo»; sabato 20, ore 20 e
22,10, domenica (4, ore 16,
18, 20, 22,10 e lunedì 15, ore
21,15, Ace Ventura, missione Africa.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
venerdì 19, ore 21 Ciao
America; sabato 20, ore 21,
Johnny Mnemonyk; domenica, ore 15, 17, 19, 21, lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, ore 21 Ace Ventura,
missione Africa.
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venerdì 19 GENNAIO 1996
Fede e Spiritualità
PAG. 7 RIFORMA
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STORIE DI FEDE
LA BENEDIZIONE DI ABRAMO
GIORGIO TOURN
COME si siano svolte esattamente le
cose non ricordo, a dodici anni uno
non si preoccupa di acquisire una documentazione esatta di come si svolgono
le cose in casa, vive e si lascia vivere, il
mondo procede per la sua strada senza
che tu abbia il minimo potere di intervenire. E d’altronde in quei mesi di fine
1942 e inizio '43 c’era ben poco margine
per intervenire in qualcosa; si poteva
solo sopravvivere.
Eravamo già sopravvissuti a una serie
di vicende quando i bombardieri della
Raf, sbagliando evidentemente l’obiettivo, coprirono di bombe il quartiere di
San Salvario a Torino. Era il 20 novembre alle 22,15 (l’orologio in portineria si
fermò a quell’ora), il tetto del tempio e
della casa di via Pio V bruciavano, la sinagoga era una gigantesca torcia nella
n'otte, delle case oltre la strada non esisteva più che la facciata. Fu giocoforza
sfollare lasciando il palazzo e le macerie alla custodia di mio padre. Sfollarono anche le due famiglie israelite che
ivi abitavano, il rabbino Disegni e la famiglia Amar, al terzo piano, tre sorelle e
un fratello tutti da sposare.
Ritrovai le tre signorine in casa nostra
a Rorà mesi dopo; non seppi né ricordo
di essermi preoccupato di sapere come
e perché fossero lì. Erano sfollate come
tanti, nulla di strano, il nonno le aveva
ospitate anche se gli erano sconosciute,
forse perché le conoscevamo noi. Non
furono è vero l’unica famiglia israelita
in paese, altre si aggiunsero che finirono
poi per costituire oltre il 10% della popolazione. La Wehrmacht passò, e le Ss,
e la X Mas, ma nessuno si accorse di loro. Per noi ragazzi erano e non erano
ebrei, per un processo psicologico, che
mi pare ora assolutamente incredibile:
ciò che costituiva un pericolo era rimosso dal nostro conscio e forse anche
dall’inconscio, le cose che si vedevano
erano come di vetro, trasparenti.
. E se ci avessero arrestati? Non avremmo negato l’evidenza ma parlato
dell’insignificante: le tre signorine dopo
Veduta di Rorà
tutto erano le inquiline del mio stabile
torinese; ma non insegnavano alla
scuola ebraica? E chi lo sapeva, mica ci
andavo dietro la mattina; il cognome
però le tradiva e io non conoscevo il falso nome sotto cui si celavano (mentre
sapevo che i Levi erano Olearo), perché
non cacciarmelo in testa? O forse l’avevo dimenticato?
Ma qualcosa di grave poteva succedere? No, impossibile, dell’impossibilità
dell’Assoluto, della impossibilità di Dio.
L’aveva detto una sera mio nonno, a cena, tornando dall’osteria dove era stato
con la solita combriccola del sabato,
forse più loquace del solito, o forse c’era
stata una discussione in merito a questi
ebrei in paese e lui andava ripetendo, e
ripeteva anche a noi,,il suo ritornello argomentativo: «Cosa'’ha detto l’Onnipotente a Abramo? “Benedirò chi ti benedirà, maledirò chi ti maledirà’*, quelli
sono figli di Abr^o (le mie tre inquiline sono di conseguenza figlie di Àbramo) e sono sotto le ali dell’Onnipotente,
loro e noi. E quelli che le maledicono finiranno come il re di Babilonia e la sua
gente, deserto, luogo di sciacalli e di gufi». Tutto mi fu chiaro e anche perché
avesse sotterrato i loro averi in una delle
grange come un Gabaonita avrebbe sepolto gli arredi del Tempio.
A tutelare questa minicolonia di esuli
destinati alla morte era qualcosa che
andava certo oltre l’interesse ma anche
l’etica riformata, la parola data, la coerenza, la misteriosa e invisibile benedizione dell’Onnipotente, per lui erano
incontestabili, fuori di dubbio; i miei
concittadini lo lasciavano dire, citava
sempre la Bibbia, a volte anche a sproposito, lascialo dire.
B se invece i suoi occhi avessero Iettò
il mistero?
I Una pagina del grande teologo protestante Karl Barth
La chiesa riconosce Israele come popolo
eletto per ricevere la Parola
,, Nel 1942 usciva a Zurigo il
tomo II della monumentale
dogmatica di Karl Barth. La
guerra era in pieno svolgi^mento. Bqrth, richiamato in
servizio nell’esercito svizzero,
pattugliava nei pressi di Basilea il confine con la Germania. Nel '34 affronta il problema dei rapporti tra Israele e
la Chiesa nel contesto della
dottrina della «elezione». Ecco che cosa dice a proposito
■ della Chiesa che attraversa un
,thomento di feroce antisemitismo.
«...la Chiesa deve riconoscere (...) in relazione a Gesù
Cristo e alla sua propria eierione, l’unità e la dualità della comunità eletta. Solo l’incredulità potrebbe separare
ciò che Dio ha qui unito. La
Chiesa che dovesse rompere
la propria solidarietà con il
popolo ebreo, o dimenticare
e rinnegare l’unità di Israele
e della Chiesa, si renderebbe
estranea alla propria vocaziope ed elezione. Questa
Chiesa non sarebbe più
Chiesa! Quando la Chiesa riconosce nel Messia crocifisso
di Israele la sua propria elezione, quando per fede si
sente una cosa sola con
Israele, allora l’unità di tutto
ri popolo eletto diventa manifesta. La Chiesa capisce
Ìùal è il suo posto e quale la
sua funzione, secondaria e
definitiva, in questo unico
psieme. La Chiesa potrà allora consolare Israele annunriandogli la volontà buona,
ri disponibilità e l’onore di
Oio e, così facendo, proclamerà la realtà della sua misericordia.
Allóra sarà testimone nei
confronti d’Israele che Dio
ha mutato il male che i giudei
avevano pensato di fare consegnando Gesù ai pagani. Ricorderà a Israele che la promessa' può essere annunciata al mondo intero. In quanto forma futura del popolo
di Dio, la Chiesa ingloberà
Israele, che ne è una forma
temporanea, preservandolo
così dalla distruzione. Quando la Chiesa riconosce in Gesù Cristo la sua propria ele
ziohe e ci crede, nello stesso
tempo mette in evidenza il
destino di Israele e cioè la sua
elezione in quanto popolo
nel quale il Figlio di Dio si è
incarnato, che è stato scelto
per ricevere la Parola e la
promessa divina, che è stato
chiamato a passare per essere, ancora di più, il primo».
(Da Karl Barth; Kirchliche Dogmatik, 11/2, Zürich, Zollikon Verlag
1942; cfr. ed. francese, Genève, 1958,
pag. 210).
Il filosofo
Vieni qui, tu filosofo,
con il tuo cervello di gatto,
vieni qui alla tavola del rabbino
e impara la saggezza.
Bim-ba-bam
Hai inventato un veloce battello
e sei orgoglioso di ciò;
ma il rabbino getta i suoi
fazzoletti
e attraversa il mare.
Tu hai escogitato una veloce
ferrovia
e pensi così di essere un
intelligente ebreo;
il rabbino sogghigna e ride,
lui ha solo bisogno di una
gallina.
Ma tu sai cosa fa il rabbino
mentre è da solo?
In un minuto può volare in cielo
e osservare il Sabato.
(da Claudio Canal, Tutti mi chiamano Ziameie, Firenze, 1990)
Chiese evangeliche e ebrei
Durante ¡1 fascismo
la solidarietà tra minoranze
MARIA BONAFEDE
Ben prima delle persecuzioni e deportazioni del
regime nazifascista (dal 1943
in poi). Mussolini promulgò
nel 1938 le leggi razziali che
discriminavano gli ebrei, in
particolare escludendoli dalle
scuole e dagli uffici pubblici.
«Incontri, incontri: forse
che ogni volta che uscivamo
di casa avrebbe potuto presentarsi colui che ci avrebbe
venduti? La sensazione di essere sempre più stretti tutt’intorno e che la nostra attesa di
liberazione fosse vana ci opprimevano anche quando
eravamo tra noi o incontravamo dei conoscenti. Faceva
eccezione soltanto la visita da
Vinay. Egli, uomo sensibile e
abituato ad ascoltare il prossimo, capiva gli interrogativi
che mi rodevano il cervello,
anche se non salivano sulle
mie labbra.
In uno di questi incontri,
Tullio Vinay mi donò un libro, una traduzione italiana
della Bibbia. A mo’ di dedica
scrisse: “I miei pensieri non
sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice
l'Eterno” (Isaia 55, 8J. Era il
tentativo di dare una risposta
ai miei taciti nterrogativi?
Forse... ad ogni modo il dono
ci fu molto prezioso, perché in
effetti con noi non avevamo
una Bibbia».
Ecco alcune frasi della ricoistruzione di Hulda Campagnano che nel novembre
del 1943 rimase sola con due
bambini a Firenze, dopo che
il fratello Nathan Cassùto
(rabbino) e poi il marito furono arrestati e deportati.
L’aiuto prestato agli ebrei di
Firenze e in particolare da
Tullio Vinay in modo sistematico, caratterizza in generale l’atteggiamento delle comunità evangeliche, e non
solo valdesi, nel periodo terribile delle leggi razziali prima e delle deportazioni poi,
da Roma a Torino, a MUano,
e in modo diffuso nelle valli
valdesi. Pastori, ma soprattutto laici, singoli o famiglie
intere, si sono trovati di fronte aH’improvvisa messa al
bando degli ebrei e alla corrispondente decisione sul che
fare. Si è trattato spesso di
decisioni da prendere in fretta e di decisioni molto concrete e comunque rischiose:
da quella di affittare case o
locali a persone e famiglie
ebree, a quella di nasconderle dentro le proprie case o
negli istituti evangelici,
all’organizzazione in vista
della creazione di documenti
falsi, alla disponibilità a for
TIMORE E AMORE
Un uomo dotto e avaro di cuore disse a rabbi Avrahan di
Stretyn: «Si dice che voi diate alla gente medicine segrete e
che i vostri mezzi siano efficaci. Datemene una per acquistare il timore di Dio».
«Per il timore di Dio - disse rabbi Avraham - non ho alcun mezzo. Ma se volete potrete riceverne uno per l’amore di Dio».
«Ancora meglio - esclamò quello - datemelo!».
«Questo mezzo - rispose lo zaddiq - è l’amore per gli
uomini».
(Da: Martin Bubhr: I racconti dei Hassidim, Parma,
Guanda editore, 1992, p. 413).
Rabbi Levi Isacco disse: «Sapete quale differenza c’è tra
nostro padre Abramo, la pace sia còn lui, e Lot? Perché si
racconta con tanto compiqcimento come Abramo servisse
agli angeli burro, latte e un vitello tenero? Anche Lot ha
cotto una focaccia e servito un pasto.
E perché è considerato un merito che Abramo li accogliesse nella sua casa? Anche Lot li ha invitati e ospitati. Ma
la cosa sta così. Per Lot è detto “gli angeli giunsero a Sodoma’’. Per Abramo invece è detto: “Alzò gli occhi ed ecco che,
scorse tre uomini che stavano davanti a lui”. Lot vide figure
d’angeli. Abramo poveri viandanti impolverati, bisognosi di
riposo e di ristoro».
(Da; Martin Buber; I racconti del Hassidim, Parma,
Guanda editore 1992, p. 202).
nire falsi certificati di battesimo./Poche, troppo, anche se
non assenti, le prese di posizione ufficiali delle chiese
contro le leggi razziali e a favore degli ebrei, ma molta e
generalizzata la simpatia e gli
atteggiamenti fraterni degli
evangelici. Il sostanziale rifiuto, in campo evangelico*
dell’antisemitismo fascista
ha le sue radici nel patrimóriio spirituale e culturale degli evangelici, sia negli ambienti rurali al Sud come nelle valli valdesi, sia in quelli
borghesi.
È questo un patrimonio
che non si improvvisa, che
cresce dentro le famiglie,
dentro le comunità di fede,
nelle lezioni di catechismo,
nei racconti, nei sermoni
uditi la domenica al culto,
nello studio della Bibbia e
della storia d’Israele fatto
spesso più per analogie e
identificazioni di tipo spirituale che per approfondita
riflessione teologica.
Due fattori mi pare che abbiano giocato un ruolo fondamentale nel creare una disposizione positiva nei confronti di questa minoranza
perseguitata. Da un lato la
spontanea e diffusa equiparazione dei loro contemporanei ebrei con il popolo
eletto della Bibbia. Questa
convinzione, secondo Giorgio Spini, era profondamente radicata soprattutto nelle
comunità evangeliche rurali,
dalle chiese delle Valli alle
comunità metodiste, battiste, pentecostali, alle assemblee dei fratelli del Sud e delle campagne.
«Un pio contadino di allora era convinto che tùtto
quello che sta scritto nella
Bibbia, dalla prima all’ultima parola, è verità letterale.
Quindi aveva sugli ebrei delle
idee ben chiare e ben bene ribadite nella testa da un dilu*
vio di versetti della Scrittura
imparati a memoria. Gli
ebrei sono il primogenito del
Signore fra tutti i popoli:
l’Eterno li raccoglierà da ogni
angolo della terra e li ristabilirà in Palestina e tutte le nazioni giubileranno».
D’altro lato c’è una sorta di
identificazione e di solidarietà fra minoranze. Così Tha
descritta Giovanni Miegge riferendosi ai valdesi delle Valli, ma potrebbe essere estesa
agli evangelici in genere: «I
valdesi diedero un'ospitalità
cordiale e devota ai perseguitati di oggi (gli ebrei) che cercavano rifugio presso ì perseguitati di ieri».
Gli evangelici videro in
quello che accadeva agli
ebrei quanto era tante volte
accaduto loro dall’epoca della Controriforma fino all’
emancipazione, e in più gli
evangelici sapevano di essere
stati sempre recepiti dall’ambiente intorno a loro, e di
continuare ad esserlo, come
diversi, altri, mai davvero accolti; mai davvero integrati. E
vedevano nel destino dei loro
contemporanei ebrei il destino che era stato il loro fino a
non molto tempo prima. Essi, per la cui fede e resistenza
nei secoli, era stata così importante la storia dell’esodo
del popolo eletto e le promesse che lo riguardavano,
vedevano negli ebrei del presente-ripresentarsi il residuo
eletto, la concreta minoranza
minacciata, ma anche quel
senso di minoranza scolpito
nella loro coscienza, che nessuno poteva cancellare.
Le citazioni sono tratte da;
Hulda Campagnano: Per la generazione che non sa. Gerusalemme, 1981;
Giorgio Spini; Gli evangelici italiani
di fronte alle leggi razziali, in «il ponte» 11-12-1978;
Giovanni Miegge; L’Église sous le
joug fasciste. Genève, 1946.
/
12
PAG. 8 RIFORMA
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
I conti
non tornano
L e ultime sedute della
Tavola, dal 5 al 7 gennaio, sono state caratterizzate da molti incontri, e da
almeno due constatazioni
di una certa gravità.
Abbiamo avuto un esauriente colloquio con i professori della Facoltà di teologia, per un esame della
situazione degli studenti
sia in corso che fuori corso
(di questi ultimi, cjie sono
nove, tre sarebbero ragionevolmente prossimi alla
tesi) e per una prima analisi delle connessioni possibili, o augurabili, fra Facoltà e Commissione permanente per la formazione
pastorale. Anche per quello che riguarda le linee di
lavoro indicate dalla sessione congiunta dell’Assemblea generale battista e
del Sinodo relativamente
alla Facoltà di teologia si
sono avviati i passi necessari per accrescere la collaborazione, del resto già
molto avanzata.
Una mezza giornata è
stata dedicata alTincontro
con la Commissione chiesa-stato, durante il quale
sono stati discussi tre temi
principali: il molo e il metodo di lavoro della Commissione, che dovrebbe
riunirsi due o tre volte l’anno e non soltanto Una come è successo negli ultimi
due anni, il tema complesso e difficile degli enti ecclesiastici e della loro stmtturazione giuridica e organizzativa, e infine l’otto per
mille, con un esame della
documentazione preliminare preparata dalla Tavola e che, rivista e semplificata, sarà presto messa a
disposizione delle chiese.
Altro importante momento di confronto è stato
quello che è avvenuto con
la Commissione permanente per la formazione
pastorale: si è precisata la
procedura per la presenta- .
zione al corpo pastorale
dei candidati al ministero, *
si è parlato dell’opportunità e possibilità di aumentare il tempo dedicato alla
formazione dei candidati e
dei giovani pastori incrementando la durata e forse
anche il numero degli incontri di aggiornamento, si
è stabilito come procedere
per fornire ai candidati e
candidate provenienti dall’estero una migliore conoscenza della situazione italiana, sia politica ed economica, sia ecclesiastica
ed ecumenica.
Si è anche avuto un incontro con una delegazione del Concistoro di Milano, per un’analisi della situazione che si è creata
nella locale Chiesa valdese
a seguito delle recenti nomine pastorali.
Le constatazioni di una
certa gravità riguardano la
carenza di pastori per l’immediato futuro e la situazione finanziaria di prechiusura dell’anno 1995.
La situazione che desta
maggior preoccupazione è
quella di Catania, dove un
giovane candidato tedesco,
molto bravo e apprezzato
dalle comunità valdese e
battista, è sul piede di partenza per tornare in Germania a fine marzo. Il programma era noto da tempo, si sperava di poter inviare un giovane candidato
italiano, dopo un breve periodo di apprendistato accanto al pastore di Messina. Questo programma, già
riscltioso per conto suo, si
è rivelato inattuabile. Altre
situazioni di vacanza pastorale, per emeritazione o
spostamenti dovuti alle
nomine in chiese autonome, pur critiche, lasciano
ancora qualche mese di
tempo per la ricerca di una
soluzione. I conti «non tornano» per almeno cinque o
sei chiese. '
Per quanto riguarda la
situazione finanziaria, le
chiese devono ancora inviare 214 milioni, secondo
le previsioni che esse stesse hanno fatto. Altri 150
milioni dovrebbero arrivare dagli stabili. Nonostante
questi «arrivi», sperati perché indispensabili, la prechiusura porta a un deficit
dell’anno di 133 milioni.
Chiediamo quindi a tutte
le chiese di fare il massimo
sforzo per inviare quanto
ancora devono e anche di
più, per ridurre i 133 milioni di deficit a una cifra più
accettabile. Teniamo conto
che a febbraio incominceremo a pagare l’aumento
dei contributi Inps per il
fondo speciale ministri di
culto (dovremo pagare anche gli arretrati per tutto il
1995) e quindi si tratta di
fare uno sforzo veramente
indispensabile.
Gli esecutivi Bmv si sono
poi incontrati per delegazione (limitata quasi essenzialmente ai presidenti)
per una buona mattinata
di intenso lavoro: precisato
il metodo di lavoro comune, si sono avviati i gruppi
di studio 0 commissioni
congiunte per Claudiana,
Facoltà, Riforma, «ministero musicale» e si sono poste le basi per la tiomina
congiunta di diverse commissioni di studio, riprendendo altresì diversi problemi già noti: collaborazione territoriale e per
l’istituto Taylor, rapporti
ecumenici, ecc.*
La Tavola ha anche approvato la delibera relativa
alle firme autorizzate per le
certificazioni delle òontribuzioni ai fini delle deduzioni fiscali (sul 740).
£|0
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1996
normale..................L. 45.000
sostenitore.................90.000
estero......................60.000
«3 copie al prezzo di 2»....90.000
cumulativo GE/Confronti.....85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 Intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 GENNAIO 1996
m VENI
Battezzato un bambino nella chiesa battista
Battesimo extracomunitarìo a Bari
È figlio di una coppia di filippini che da anni frequenta
la chiesa. Il rito celebrato dal pastore valdese
NICOLA PANTALEO
IN un clima di attesa si è
svolto' il primo battesimo di
un infante che si ricordasse a
memoria d’uomo nella chiesa
battista di Bari: un evento che
non poteva non suscitare
qualche strascico polemico in
una parte della comunità legata più fortemente alla propria identità denominazionale. Ad attenuare il disagio di
alcuni vi era la circostanza
che a richiedere e ottenere la
celebrazione del rito battesimale fosse una coppia di filippini, David e Lucy Manolo, da
un paio di anni frequentatrice
della chiesa di corso Sonnino.
Il past. Ibarra ha voluto
prevenire ogni obiezione con
un discorso introduttivo nel
quale si chiariva che la storia
del battismo europeo è fatta
di una spirale di aperture e
arroccamenti teologici, in cui
una parte preminente ha
l’autonomia della chiesa locale. Di questa storia, di cui i
battisti inglesi con la loro tradizione di comunione aperta
sono la punta di diamante,
siamo tutti figli. In più viviamo nel clima del dopo Assemblea-Sinodo, che solo i
pessimisti più inveterati possono giudicare alla stregua
degli irrigidimenti post-conciliari. Il processo di integrazione di battisti, metodisti e
valdesi ha pertanto vissuto a
Bari un momento di forte accelerazione.
La cronaca della giornata
ha visto un culto ravvivato da
una liturgia di animazione
che si incentrava sulla simbologia dell’acqua, della terra, del sole e del seme secondo la triade vita-morte-risurrezione, che caratterizza il
Cristo, la chiesa e l’esperienza spirituale del singolo cre
dente ed è l’immagine alta
del battesimo nella concezione paolina. Tra quelle cose
y «piccole e semplici» ma dotate di grande potenza generativa si annoverano i piccoli
fanciulli, eredi del Regno dei
cieli. Qui il pastore battista
ha ceduto il posto al celebrante valdese Lorenzo Scornalenchi, e il piccolo Jonas ha
salutato con strilli acutissimi
il rito aspersorio.
La comunità filippina di
Bari è accorsa numerosa, al
di là delle appartenenze confessionali, rivelando uno
spaccato deU’immigrazione
barese e dando vita a una vivace kermesse di danze e
canti. Tradizioni e culture diverse che si incontrano all’
ombra di una croce, mettendo da parte per qualche ora i
drammi e le ingiustizie della
condizione umana in terra
straniera.
Chiesa cristiana libera di Volla (Na)
Una gradita visita ci ha fatto
scoprire la fraternità in Cristo
La Chiesa cristiana libera di
Volla (Napoli) si è fi'egiata di
un’altra gemma: per la predicazione domenicale ci avvaliamo della collaborazione di
predicatori locali e di pastori
di altre chiese perché il pastore ufficiale della nostra comunità, il prof. Domenico
Maselli, è impegnato sia a
Lucca che a Roma.
Ed ecco la gemma. Domenica 24 dicembre hanno fatto visita alla nostra chiesa i
coniugi Affuso, da Prato.
Spesso il fratello Mario viene
a trovarci, intrattenendoci
intorno alla Parola di Dio:
questa volta a parlarci dell’
Evangelo è stata sua moglie,
Amelia Roncavasaglia. Il tema scelto: la gioia. La sorella
Amelia, con la sua abituale
carica spirituale, ci ha intrattenuti su questo tema, facendo riferimento alle lettere di
Paolo ai Colossesi e ai Tessalonicesi. La predicazione è
stata accolta dalla chiesa, per
la maggioranza giovani donne, con un’emotività incon
tenibile, tanto che al termine
del culto l’argomento è stato
oggetto di riflessione fra tutta la comunità: mai predicatori che da tanti anni si alternano nella nostra chiesa
harmo lasciato un segno spirituale tanto tangibile. La sorella Amelia, guidata dallo
Spirito Santo, facendo riferir
mento ai passi biblici, ha
trattato tanti problemi attuali. Attraverso «la gioia» si
possono evidenziare molti
valori interiori ed esteriori.
Il valore non fine a se stesso, ma quale raggiungimento
dell’amore verso il prossimo.
La gioia non intesa solo come felicità, bensì ricerca di
quei valori che oggi il mondo
ha dimenticato. Il messaggio
è continuato su questo tenore, tenendo sempre desta
l’attenzione della comunità.
Alla sorella Amelia un grazie
affettuoso di cuore con la
speranza e l’invito, per lei e
Mario, che presto possano
nuovamente fortificarci intorno alla parola di Dio.
! Motto la
Il Natale
dei bambini
Nella comunità battista di
Mottola il 6 gennaio si è svolta la festa della scuola domenicale. Quest’anno, dopo
gli ultimi anni di sperimentazione e innovazione, siamo
tornati un po’ indietro sui
nostri passi, alla scelta di
rappresentare episodi biblici
con le storie dei patriarchi e
delle donne che per la loro
importanza spesso compaiono al loro fianco, o di mettere in scena storie di donne e
uomini che dopo varie vicende e situazioni difficili giungono a riconoscere il Signore
Dio come loro unica speranza e Gesù Cristo come loro
unico Salvatore. Così, grazie
al materiale offerto dal Sie,
abbiamo presentato due recite a sfondo biblico, Luna
sulla natività, avvenimento
storico fulcro della nostra
esistenza di cristiani, l’altra
tratta da un racconto di Tolstoj. Non è naturalmente
mancata la dimensione importante della musica e del
canto. Ha concluso la festa il
saluto di Babbo Natale.
Genova
Gli evangelici
testimoniano
insieme
ROlVi
te:
ce
. M
ERMINIO PODESTÀ
CO
Mentre sta per avere
inizio la tradizionale
«Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani» desidero
offrire ai lettori un’esperienza vissuta a Genova durante
il 1995 perché, secondo il
mio modesto parere, è molto
più importante avviare un
dialogo costruttivo e sincero
tra le varie comunità evangeliche, anziché vivere un momento di incontro a scadenza annuale con i cattolici,
senza poi realizzare un lavoro continuativo. Invece con
le varie chiese evangeliche
(Fratelli, pentecostali, Chiesa
cristiana di via Gradisca) e
noi appartenenti alle chiese
«storiche» ci siamo incontrati
a più riprese per rompere le
barriere che ci hanno sempre
diviso e per incrementare un
legame che scavalcasse le divisioni dovute alle denominazioni di appartenenza.
Ci sono stati incontri dei
giovani in cui si è pregato,
cantato e riflettuto insieme
su temi biblici. Sono state significative le parole di un
canto che diceva: «Ci stringiamo insieme per adorare
te, per lodare te, o Signor». In
quei momenti, mi ha detto
con sincerità un giovane al
termine di uno di questi incontri, abbiamo veramente
avvertito che il Signore ci fa
sentire un’unica chiesa.
Una volta al mese ci siamo
trovati sulle piazze a evangelizzare. Sono stati presentati
mimi, si è cantato, e i pastori
hanno offerto un messaggio
biblico ai passanti.
Ogni settimana un gruppetto, composto da membri
delle varie comunità, si è incontrato nelle famiglie per
una riunione di preghiera. Al
termine di uno di questi incontri una sorella ha detto:
«Io e la mia famiglia desideravamo da tempo trovare un
■gruppo che si riunisse nelle
case per pregare e per riflettere sulla parola di Dio. Finalmente siamo stati accontentati. Sia lode al Signore».
L’enciclica del papa è intitolata «Ut unum sint»: gli
evangelici di Genova possono dire che a motivo della
preghiera e per il riconoscimento che il Signore è al di
sopra delle parti si sentono
già una chiesa sola, pur rispettando le varie differenze.
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* Giovani della chiesa battista di Venaria Reale
A
Un ricco si è fatto povero, un povero
è diventato ricco per grazia del Signore
A Natale un ricco si è fatto
povero e i poveri sono diventati ricchi. Gesù ha voluto incontrare gli uomini nella miseria e questo non è stato un
caso o un incidente di percorso bensì una precisa scelta di campo. Tutta la sua vita
è stata caratterizzata dall’indigenza, egli è stato un povero tra i poveri, eppure nessuno come lui ha saputo arricchire gli uomini, in quanto
«per amore nostro, lui che
era ricco si è fatto povero».
Proprio in questo modo Dio
ha voluto essere TEmmanuele, ovvero «Dio con noi»;
nell’amore e nella povertà sta
quindi il significato del primo
Natale.
Questo è il tema della predicazione tenuta dal pastore
Marco Piovano a Venaria il
24 dicembre in occasione
dell’imminente Natale. Il culto è stato maggiormente rallegrato dai vari interventi.
Un momento del culto dei giovani
quali le letture della sorella
Agnese Rossi e del fratello
Elia Piovano, ma soprattutto
dalla presenza dei giovani
della chiesa di Venaria che
hanno presieduto con estrema bravura e capacità la Santa Cena. Ad essa htmno intervallato letture, canti e brani
musicali da loro stessi eseguiti al flauto e all’organo.
Questa giornata ha sicuramente lasciato in ognuno dei
presenti un bel ricordo e per
questo speriamo vivamente
che simili esperienze possano essere ripetute in maniera più frequente.
Bari battista
La festa
di Natale
Una festa di Natale particolarmente vivace e rumorosa
si è svolta il pomeriggio del 6
gennaio nei locali della chiesa battista di Bari. Oltre infatti alla tradizionale recita natalizia che ha impegnato i più
piccoli alle prese con un testo
inedito, «Il Natale dei bambini» scritto per l’occasione da
un membro della comunità,
una Befana singolarmente
energica e nerboruta si è esibita in un’esilarante dialogo
con i ragazzi, distribuendo
doni e buffetti più o meno affettuosi. Canti e poesie hanno corredato la serata che si è
conclùsa in modo del tutto
inatteso con un improvvisato
sketch in vernacolo, quello
del nanetto, recitato «a quattro mani» dalla detta Befana,
una scatenata Laura Nicoletti
spalleg^ata, è il caso di dirlo,
dalla cognata. Il pastore Ibarra aveva fornito la «copertura» religii^sa con una riflessione biblica sull’Epifania.
IH
13
L996
venerdì 19 GENNAIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Cronache
vere
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idero
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inge. moldenalici,
lavo; con
liche
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rifletD. Flaconre».
! inti»: gli
ossodelia
loscial di
dono
ur rianze.
ROMA — «Molte lingue, ma tutte unite in Cristo Gesti» era il
tema della prima domenica di Avvento celebrata il 3 dicembre presso la chiesa metodista di lingua inglese di
Monte Sant’Angelo. Sapevamo da tempo di essere una
I ! comunità poliglotta, ma lo abbiamo realizzato veramente
quando ci siamo resi conto cbe nella nostra chiesa si parlano più di trenta lingue differenti. Abbiamo scelto il testo
di Giovanni 3,16 e abbiamo chiesto a persone diverse della comunità di venire al pulpito e leggere quel passo nella
t propria lingua . Il passo biblico è stato letto in afrikaans
(Sud Africa), akanti, fanti, gaa e twe (Gh3na), arabo, cine. se, creolo, olandese, efik e yoruba (Nigeria), inglese, francese, italiano gaelico, tedesco, taglog e visaya (Filippine),
! s malgascio, russo... e diverse altre ancora.
INGROGNA — 1 culti natalizi di Pradeltomo e del capoluogo
..^sono stati molto affollati e gioiosi, grazie anche alla partecipazione dei bambini della scuola domenicale e della corale. A causa del cattivo tempo e delle strade gelate, invece, la partecipazione è stata ridotta ai culti di fine anno.
Un successo superiore alle aspettative, dato il tempo inclemente, ha avuto infine il pomeriggio comunitario of^ ferto dalla corale domenica 7 gennaio, che si è svolto in
una atmosfera fraterna e coinvolgente.
• La comunità si rallegra con Tiziano Rostagnotto e Manuela Rivoira per la nascita di Nicole: che il Signore benedica la bambina e i suoi genitori.
TORRE PELLICE — La nostra comunità è riconoscente al paStore Aldo Comba, che ha presieduto il culto in francese
, di domenica 7 dicembre.
;’,rf • Con cristiana simpatia siamo vicini alle famiglie di Anita
IÌj.. Jouve ved. Eynard e di Emma Rivoira ved. Malan, che ci
i;:. hanno lasciato.
MANIGLIA — Sabato e domenica 6 e 7 gennaio, sedici bami'i bini di età compresa fra gli otto e i dodici anni si sono ini Contrati con sei animatori per giocare sulla neve e per riflettere sul significato delle feste appena trascorse. Grazie
alla pazienza e alla collaborazione di alcuni maniglini i
^ bambini, attraverso alcune interviste, hanno potuto coni frontare il lorò Natalé con quello vissuto da altre persone
U | nei primi decenni del secolo. Uno dei fatti raccontati che
ci ha più colpito è che ad inizio secolo, in alcune famiglie
di Maniglia l’albero di Natale si poteva addobbare solo il
26 dicembre, dopo che il pastore aveva distribuito ai bami fi- bini i mandarini, le noci e le rose di carta che ornavano il
: grande albero del tempio. Oltre ai momenti di riflessione
abbiamo anche avuto momenti di svago, in cui ci diamo
dedicati ai giochi sulla neve con staffette, scivolate e «bat' taglie». La serata di sabato l’abbiamo trascorsa a Forengo
-¿ facendo una scorpacciata di pizza preparata da un gruppo
Si è cuochi locali e non, che ringraziamo di cuore. A bcimbi/ ] ni e genitori diamo appuntamento per l’inizio dell’estate:
i t occhi e orecchie aperti!
; MN GERMANO — Ci ha lasciati la sorella Susanna Balmas
ved. Coucourde, da molti armi ospite del nostro asilo, dove
deceduta dopo un lungo periodo di sofferenza. Ai familiari in lutto la comunità esprime la sua cristiana simpatia
ricordando che in Cristo vi è resurrezione e vita eterna.
bari — La comunità valdese di Bari è stata colpita per la se' conda volta in pochi mesi dalla perdita di una vita ancora
giovane. Dopo Wanda Pietroforte, salita al Padre in novembre, il 9 gennaio si è spento Carlo Marinuzzi, sottratto
improvvisamente ai suoi cari da un infarto, all’età di 49
anni. Al termine del culto funebre, celebrato dal candidato Lorenzo Scornaienchi, l’anziano Giuseppe Masdanzoni
i e chi scrive, in rappresentanza della chiesa battista, hanno ricordato l’impegno politico e sociale, le crisi e le certezze, la sete di conoscenza e la tormentata ricerca spirituale che lo hanno avvicinato, ancora adolescente, alla fede evangelica, fino a farne un predicatore efficace e un
' appassionato consigliere.
BOBBIO PELLICE — L’Evangelo della resurrezione e della vita
NBterna, promesse dal Signore a tutti i credenti, è stato annunciato in occasione della morte del fratello in Cristo Davide Gönnet. Ai familiari tutti rinnoviamo l’espressione
della simpatia cristiana da parte della comunità tutta.
• Domenica 21 gennaio il culto si terrà in francese e sarà
presieduto dal pastore Bruno Bellion. Il pastore Rutlgliano
presiederà invece il culto a Rorà.
rtico- r
orosa
del 6
chieinfat
Fuorí collana è uacita la seconda '
edizione riveduta ed ampliata di
= . ¿ Giorgio Girardet • ; .
; : Cristiani perché
Introduzione alla fede evangelica Í
-• ' 2® edizione riveduta ' . ' ‘
pp 168, L. 18.000 '/
}po l’ottimo successo della prima edizione (1988) l'autoha rivisto, ampliato e aggiornato questa seconda edl-.
ine che si propone sempre di conjpR^ontare i’essenziale della fede,
ristiana con i problemi che si pol’uomo d’oggi, credente e non.
^’essenziale della fede cristiana
sne presentato con semplicità e
'»iarezza, affrontando l problertii
modo critico e costruttivo. Unà
»rie di schede finali in appendice
pnicchisce l’opera, frutto di molti
ini di esperienza d’insegnamenneila Facoltà valdese di Teoio*
idi Roma, i;
- ' Vìa pfwicipl TOMMASO;
TCL 011/068.98.04- FAX a»1)eS0.43.94-COA 207801(e
Il tempio metodista di Omegna
! Consiglio del 6° circuito
Un progetto pilota
per la formazione dei laici
PAOLO BOGO
Formazione dei quadri.
Questo è stato lo slogan
che ha fatto da filo conduttore durante la discussione sul
problema del decentramento
delle responsabilità e della
composizione del campo di
lavoro già iniziato nel maggio dell’anno scorso, all’
Assemblea del 6° circuito.
Con questo slogan si è cercato di dare una risposta programmatica ai due problemi
che abbiamo davanti come
chiese: riscoprire e rivalutare
il «sacerdozio universale» dei
credenti e, nello stesso tempo, far fronte all’ormai cronica carenza di forze pastorali,
a causa della quale alcune
chiese si trovano da tempo
senza conduzione pastorale
e altre lo saranno nel breve
periodo. I laici debbono riappropriarsi della responsabilità nella conduzione della
vita quotidiana e dei progetti
di testimonianza della propria chiesa; questa fase, che
già da anni circola nelle nostre chiese, comincia adesso
ad assumere caratteri di urgenza ed esige delle risposte
in termini di programmazione e di formazione.
Naturalmente la prima risposta è stata quella di pubblicizzare e potenziare i corsi
per predicatore locale che
organizza la Commissione
permanente studi,“ e i corsi
organizzati dalla Facoltà di
teologia per il conseguimento del diploma in teologia, ma si è anche rilevato
come fosse necessario un lavoro di formazione propedeutica che, da una parte,
ovviasse all’eccessiva improvvisazione con cui a volte
i laici affrontano i problemi
della chiesa (non ultima la
predicazione), e dall’altra invogliasse allo studio più or
ganico e copipleto offerto dai
due organismi su ricordati.
Al problema della formazione quadri si è lavorato nel
corso dell’estate e durante
l’assemblea di circuito autunnale, assieme all’Associazione regionale battista e, alla fine, in accordo con le
chiese interessate, il Consiglio di circuito ha avviato un
corso spérimentale, un «progetto pilota», nelle chiese
dell’area del Verbano: Intra,
Omegna, Luino, a cui si è affiancata'anche la comunità
battista di Varese. È un corso
di 6 lezioni, da tenersi il sabato da febbraio a giugno (10
febbraio, 2 e, 30 marzo, 13
aprile, 18 maggio e 15 giugno), in cui le giornate saranno divise in due parti: al mattino lo studio sul Nuovo e
sull’Antico Testamento e al
pomeriggio interventi monografici su argomenti vari quali ebrei e leggi razziali (l’esperienza di Venezia), la legislazione sugli extracomunitari e
l’accoglienza nelle nostre
chiese, la struttura delle finanze nella chiesa, la defiscalizzazione e l’8 per mille, i
nuovi inni proposti dalla Federazione, diapositive di
Qumran e un concerto della
corale metodista di Milano.
È un progetto pilota perché
si dovrà alla fine capire se
questa formula potrà dare
dei frutti o se sarà del tutto
inutile: infatti 6 lezioni sono
troppo poche perché si possa
pensare a una preparazione
adeguata; d’altra parte si
pensa in questo modo di invogliare alcuni a proseguire e
a conseguire una seria preparazione Teologica anche in vista di un irhpiego continuativo nella chiesa. Che il Signore
ci aiuti in questo lavoro e ci
dia la forza, la costanza e l’intelligenza di testimoniare in
modo efficace la sua Parola.
Confronti; una copia lire 8.000; abbonamento^nnuo“ line 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). -% >■ ■'
Versamento sul ccp 61288007 .intestato a coop.'Còm Nuovi T^pi,
via Firenze 38, 00184 Roma. % '»N ' .
Per informazioni; telefono 06*4820503^ fax 482790f’( (indirizzo Internet*. HttpyflieHa.stm.it/inariiet/sctfliioitie.fatm}.''!' ^ ^
Agenda
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene il culto
evangelico «dare la propria vita per i fratelli». Predicazione dei pastori Marrazzo e Platone; ore 16,30, nella chiesa avventista di
via Rosta 3. Per informazioni 011-6692838.
ROMA — Nel quadro delle attività del
gruppo romano del Sae si tiene l’incontro di
fraternità e preghiera della «Séttimana per
l’unità dei cristiani»: ore 17, presso le suore
francescane «Missionarie di Maria» in via
Giusti 12. Informazioni al 06-70453555.
TORINO — Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
cristiani» si tiene «la festa» con la comunità cristiana peruviana: ore 15,30, nel salone della parrocchia di San Secondo in via Gioberti 5. Per informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene il dibattito
sul tema «Le chiese e la nuova immigrazione: comunione nella fede e diversità culturale» con Bruno Tron, Predo Oli vero e Riccardo Maccioni: ore 21, al Seminario metropolitano di via XX Settembre 83. Informazioni 011-6692838.
FIRENZE — Nel quadro della «Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani» si tiene
l’incontro sul tema «Io sto alla porta e busso; cristiani di fronte al 2000» con la prof.
Maria Vingiani, del Sae, e il prof. Paolo Ricca, della Facoltà valdese di teologia, e l’arciprete Petre Coman: ore 21, presso l’Istituto Stensen in viale
Don Minzoni 25a. Informazioni al 055-243116.
TORINO — Nel quadro della «Settimana per l’unità dei
cristiani» si tengono le liturgie ecumeniche nelle chiese del
Cottolengo di via S. Pietro in Vincoli 2, battista in via Viterbo 119, del Gesù Nazareno in via Duchessa Jolanda 24,
di N.s Signora della Salute in via Vibò 24, del Patrocinio di
S. Giuseppe in via Baiardi 8, di Pietro e Paolo in p.za Saluzzo; tutte alle ore 20,45. Per Informazioni 011-6692838.
TORINO — Nel quadro della «Settimana
per l’unità dei cristiani» si tiene un concerto
di musiche di F. J. Haydn. Esegue il quartetto «Soli deo gloria» presenta Rodolfo Venditti: ore 21, a San Domenico in via San Domenico 0. Per informazioni 011-6692838.
FIRENZE — Nel quadro della «Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani» si tiene
rincontro di preghiera sul tema «Chi è in
grado di udire ascolti ciò che lo Spirito dice
alle chiese» con il past. Paolo Sbaffi, l’arciprete Petre Coman, il cardinale Silvano Piovanelli, il rev.o Eric Davenport: ore 21, alla parrocchia Madre delle Grazie all’Isolotto. Informazioni tei. 055-243116.
TORINO — Termina la «Settimana per l’unità dei cristiani» con la liturgia ecumenica a cura del past. Giuseppe Platone, di padre Giorgio Vasilescu e di padre Giuseppe Giordano: ore 18,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23. Per informazioni 011-6692838.
PADOVA — «Ripensare l’Apocalisse oggi» è il titolo di un dibattito con Massimo
Cacciati, filosofo, e don Bruno Forte, preside della Facoltà teologica meridionale, organizzato dal Centro Marco Salizzato: ore
21, presso il teatro «Antonianum», in via
Briosco 7. Per ulteriori informazioni tef 049-690269.
GENOVA — La rivista mensile «il gallo»
compie 50 anni. Ricorda il suo anniversario
con un convegno «1946-1996: cristiani in un
mondo che cambia». Intervengono Carlo
Cardozzo, direttore del Regno, Mario Gozzini, Carlo Molari, Luigi Ghia, Antonio Balletto: ore 15, sala Quadrivium. Informazioni al 010-592819.
MODENA — Nel quadro delle conferenze
sul tema «Le vie dei santi» la Fondazione
San Carlo propone la conferenza di André
Vauchèz sul tema «L’evento miracoloso»:
ore 17,30, presso la sede della Fondazione in
via S. Carlo 5. Informazioni al 059-222315.
PADOVA — «Cooperazione intemazionale e volontariato: il punto» è il titolo di una
conferenza di Luca Jahier che si tiene nel
quadro dell’iniziativa «Lunedì con il Sud
del mondo»: alle ore 20,45, presso il
Cuamm in via San Francesco 26. Per ulteriori informazioni telefonare allo 049-690269.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore
9,30. Domenita 28 gennaio (replica lunedì
5-2); Settimana per l’unità dei cristiani; La diffusione del libro evangelico in Italia; Gospel, thè voice of glory. '
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici
giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. to RIFORMA
Miporma
E adesso che si fa?
Giorgio Gardiol
Adesso che cosa succederà? La crisi poiitíca che si è
aperta con le dimissioni del governo presieduto da
Lamberto Dini ci porterà diritto alle elezioni. Questa
sembra essere la convinzione più diffusa tra gli italiani.
Non sappiamo quando voteremo: se all’inizio di aprile o
ffa sei mesi, o fra un anno. Sappiamo però i termini delle questioni che saranno sottoposti all’attenzione degli
elettori nella campagna elettorale. Primo fra tutti l’Europa e la sua costruzione come sistema economico e sociale. Poi l’ennesima riforma del sistema polìtico italiano per dare governi stabili che possano fare quelle riforme che si attendono da anni: la burocrazia, la scuola, il
regime dei suoli, l’articolazione dello stato, il sistema ffscale, la giustizia, il modello di difesa. Si tratta cioè delle
cose da fare per quella «modernizzazione» dèi paese indispensabile per assicurare, dicono tutti gli attori politici, il benessere e ia felicità agli italiani.
Il gioco politico in questa fase di pretattica elettorale
ritarda le squadre che scenderanno in campo, i loro
goleador, i loro allenatori, la loro capacità dì giocare a
tutto campo come vuole la nuova e moderna teoria. Ci
sono tentativi di squaliñcare alcuni giocatori, almeno
per questo turno. Il gioco si preannuncia duro, anche se
per ora il sopdso è sulle labbra dì (quasi) tutti.
E gli italiani? QueUi che, sempre in meno, si interessano a questo gioco, si preparano ad andare allo stadio
(televisivo) e a tifare per le varie squadre. Si discute per
ora solo della campagna acquisti e dell’arbitro, che
qualcuno vorrebbe cambiare.
Al di là delle metafore calcistiche, mi sembra di osservare il crescere della rassegnazione, del qualimquismo
del «tanto sono tutti eguaU», della voglia ¿ non partecipare come protagonista al gioco della democrazia.
Pimtuatoente in questo periodo gU istituti di ricerca
ci presentano i loro «rapporti» sullo stato del nostro
paese. Dando un’occhiata a quello del Censis apprendiamo ad esempio che siamo una società che vive nella
«lamentazione passiva», che vive solo nell’oggi (di un
oggi dietro l’altro), che è capace di lavorare sodo per
uscire dall’ennesima crisi economica ma che, poi, non
sa che cosa fare deUa ricchezza prodotta e la trasforma
in hot. Gli italiani che pensano che bisogna insegnare ai
propri ffgli a risparmiare sono dieci volte più numerosi
di quelli che vogliono insegnare un’etica pubblica. Eppure «tangentopoli» non è ffnita! Un italiano su quattro
vuole insegnare ai ffgli le «buone maniere», ma solo uno
su venti dice che in Italia c’è il problema dell’equità fiscale. E ancora: i punti di riferimento «forti» degli italiani sono il papa, la Chiesa cattolica, i carabinieri.
Le elezioni politiche impatteranno con questa società
e, temo, ancora una volta le proposte politiche verranno
solo per compiacere i sondaggi. I partiti, le coalizioni,
cercheranno di assecondare l’elettore nelle sue convinzioni per ottenerne il consenso. In questo c’è, come dice
il Censis, una «vocazione suicida» della classe dirigente.
La politica rinuncia ad indicare la direzione di marcia
della sua azione. È vero che le parole con gli «ismi» sono
oggi sono difficili da pronunciare, ma almeno quando
c’erano indicavano una direzione di marcia, offrivano la
possibilità di una militanza. invece c’è il piccolo ca
botaggio, il giorno per giorno, il pragmatismo, l’esaltazione del ruolo dei tecnici (che sono però indispensabili
se chiamati a realizzare un progetto).
Questo nostro paese ha bisogno di una stagione di
nuova moralità pubblica, di progetti alternativi di società da scegliere con il voto e la militanza. Altrimenti ci
sarà la delega ai personaggi, all’uomo forte, ai tecnici.
Questa è la nuova «questione morale» della politica.
Non si tratta solo di corruzione e di concussione ma di
assumere la responsabilità di dire dove si vuole andare.
La politica è scelta tra opzioni diverse, lavoro per grandi
finalità, non una indistinta pratica di governo.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del 1* gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modiriche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 2 del 12 gennaio 1996 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMP
Nord, via ReissRomoli 44/11 di Torino mercoledì lOgermaio 1996.
VENERDÌ 19 GENNAIO 1996 yÉ
ì> I mercanti del sacro verso le estensioni del 1998 e del 2000
Cosa dice il Dna deiruomo della Sindone?
Attraverso l'esame del Dna si vuol dimostrare la sua nascita virginale
ma sappiamo già tutto sulla reliquia prodotta da artigiani bizantini
CARLO PAPINI
La nuova direzione di Rai2
sembra sempre più lanciata a cavalcare, per ragioni
di audience, la «tigre» del sacro e del paranormale. Il 3
gennaio Format, condotto da
Giovanni Minoli, ha dedicato
una puntata alla «Sacra Sindone, il testimone sile,nzioso»:
un incredibile rilancio di luoghi comuni affidato all’ineffabile Salma Bollone e di veri e
propri falsi, un battage pubblicitario senza scrupoli, in
vista delle prossime estensioni del 1998 e del 2000 autorizzate dalla curia romana.
Eppure, nel 1991, quando
al termine di un’affollata
conferenza stampa il cardinale Ballestrero annunciò i
risultati negativi unanimi dei
tre istituti che avevano compiuto l’esame del Carbonio
14, concluse: «Rimane U valore di icona di questa immagine di Cristo», cioè essa conserva il valore che ha qualsiasi pittura di Gesù proposta
alla venerazione dei fedeli.
Cadeva quindi la pretesa che
si trattasse di una immagine
miracolosamente impressa
del vero volto di Cristo. Ma, si
sa, U mistero del sacro esercita un fascino possente sulle
grandi masse e rinunciarvi
del tutto sembra imperdonabile a larghi settori del cattolicesimo nostrano. Lo sfortunato cardinale fu più volte
apertamente rimproverato
(anche dal noto Vittorio Messori su «Avvenire») e ne rimase molto amareggiato.
Ora, fidando nella scarsa
memoria degli italiani e nella
furbesca connivenza dei
mass media sempre a caccia
di pubblico, dopo soli quattro anni, è stata messa a punto un’accurata strategia di
«rilancio» della Sindone tornata a essere «sacra». I risultati unanimi della prova del
Carbonio 14 compiuta dai tre
più famosi istituti del mondo
(Zurigo, Londra e Alabama,
Usa), gli stessi che hanno
«datato» i manoscritti del
Mar Morto, hanno dimostrato senza ombra di dubbio
che il lino di cui è composto
il telo sindonico era ancora
attaccato alle sue radici e on
Torino: il Duomo con la cupola della Cappella della Sindone
deggiava al sole nei primi decenni del 1300 dopo Cristo.
Non può dunque trattarsi
della «sindone» o «sudario»
di Gesù di cui parla il Vangelo
di Giovanni.
Si è cercato invano di contestare questo risultato sostenendo (contro ogni dato
scientifico) che l’alto grado di
calore a cui è stato sottoposto
il tessuto sindonico durante
l’incendio di Chambéry del
1532 ne avrebbe falsato i risultati. Si è continuato a alimentare il mistero sostenendo in malafede che nessuno
aveva potuto dimostrare come si sia formata l’immagine
sul telo. Ma la falsità più grave, ripetuta più volte da Minoli nella sua trasmissione
del 3 gennaio, è che sarebbe
ormai dimostrato senza ombra di dubbio che la Sindone
ha veramente avvolto il corpo
di un crocifisso. Vedremo come lo Si sarebbe dimostrato,
ma intanto notiamo: a) non è
facile trovare un paese in cui
nel 1300 si praticasse ancora
la crocifissione: b) si dovrebbe spiegare come un cadavere possa lasciare le impronte
indelebili della Sindone.
Ma il «colpo di teatro»
giunse quando Minori annunciò che nel 1991, oltre ai
tre piccoli frammenti inviati
agri istituti esteri, il prog. G.
Riggi aveva staccato per suo
conto (di nascosto e abusiva
mente) un altro frammento
da lui poi inviato a un laboratorio di sua fiducia a San Antonio nel Texas. Ora in questo
nobile stato (noto soprattutto
per il suo petrolio e per la saga di Gei Ar), dopo ben quattro anni di insonni ricerche,
sarebbero state trovate finalmente delle tracce addirittura
del Dna dell’«uomo della Sindone»! Dopo la mirra e l’alce,
dopo il gruppo sanguigno di
Raima Bollone, questa ancora
ci mancava! Ci volevano gli
americani per pensare al
Dna! È stato detto che si spera così di poter dimostrare
per questa via che l’«uomo
della Sindone» ha avuto solo
una madre umana e non un
padre (come sarebbe appunto U caso di Gesù, «concepito
di Spirito Santo»). Non c’è limite, come si vede, alla fantasia dei mercanti del «sacro»!
In realtà non esiste alcun
mistero: noi sappiamo ormai
tutto sulla Sindone di Torino,
cioè quando, dove, come,
perché e da chi è stata prodotta. Nei primi decenni del
’300, cioè all’epoca di Dante
(come già dimostravano concordemente tutti i dati storici): in Anatolia (attuale Turchia) e molto probabilmente
a Smirne; con il metodo ingegnoso (e sconosciuto in Occidente) del rilievo bronzeo riscaldato; per soddisfare l’incessante domanda di «reli
quie» da parte dei crociati; è
stata prodotta da abili artigiani bizantini (ortodossi greci),
certamente in più esemplari,
per sfruttare economicamente l’ingenuità degli occidentali (la tanto celebrata immagi-i
ne del volto di Cristo corrisponde infatti perfettamente
ai canoni della splendida iconografia bizantina dell’epoca,
che ci è stata tramandata in
affreschi e mosaici). Sappiamo pure che è stata donata in
segno di riconoscenza a un
piccolo feudatario francese,
Goffredo di Charny, di Lirey,
che aveva preso parte come
crociato alla liberazione di
Smirne dai turchi nel 1346 (la
«Santa unione» voluta da papa Clemente VI e comandata
dalTultimo Delfino di Vienne,
Umberto II) e che se la portò
a casa come souvenir dichiarando apertamente e scrivendo che si trattava solo di un
copia o riproduzione («figure
ou représentation») dell’autentica Sindone di Gesù. Non
risulta che vi abbia mai attribuito un valore religioso. Sarà
poi il figlio, e i canonici del
luogo, a «sfruttarla», suscitando le ire del vescovo di Lirey.
L’immagine è stata dunque prodotta artificialmente
mediante una strinatura a
caldo del tessuto di lino posato per pochi minuti sul rilievo di bronzo riscaldato. Le
prove di laboratorio del prof,
V. Pesce Delfino dell’Università di Bari (pubblicate nel
suo libro ...e l'uomo creò k
Sindone, Bari, Dedalo, 1982)
hanno dimostrato che gÌ
esami spettrofotometrici
dell’immagine così prodotta
artificialrnente corrispondono perfettamente a quelli
dell’immagine sindonica.
SuU’immagine così prodotti
sono poi state aggiunte con
pennello tracce di sangue
umano. Ma di questa indagine e del libro che ne raccoglie i risultati non si può né si
deve parlare per non turbare
il fascino del mistero.
L’unico a rompere il tabi
era stato il coraggioso Enzo
Tortora in «Giallo». Invece
delle vergognose estensioni
«sacre», perché non depositare la Sindone in un «Museo
della scienza e della tecnica»?
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Uno scritto di François Mitterrand, malato e sulla soglia dell'«infinito»
■ I
La morte è il compimento della vita
François Mitterrand è morto a
Parigi, l’8 gennaio. I giornali lo
hanno ricordato come politico,
come statista; noi vogliamo qui
ricordarlo come uomo, malato di
cancro, che ha scritto la prefazione di un libro della psicoioga Marie de Hennezel «La morte amica.
Lezioni di vita da chi sta per morire» (Laffont - Rizzoli) di prossima pubblicazione in Italia. Ne
presentiamo qui alcuni passi.
FRANÇOIS MITTERRAND
COME morire? Viviamo in
un mondo che ha paura
di questa domanda e quindi
la evita. Altre civiltà, prima di
noi, guardavano la morte in
faccia. Tracciavano per la comunità e per il singolo la via
del passaggio. Davano ricchezza e senso al compiersi
del destino. Mai forse il rapporto con la morte è stato povero come in questi tempi di
aridità spirituale. Questo libro è una lezione di vita. La
luce che dispensa è più intensa di quella di molti trattati sulla saggezza. Perché non
propone tanto un pensiero,
quanto una testimonianza
sulla più profonda delle espe
rienze umane. La sua potenza viene dai fatti, e dalla semplicità della loro rappresentazione. «Rappresentazione»,
in questo caso, è la parola
giusta. «Rendere presente di
nuovo» ciò che sempre si sottrae alla coscienza: l’aldilà
delle cose e del tempo, il cuore delle angosce e delle speranze, la sofferenza dell’altro,
il dialogo eterno della vita e
della morte.
E proprio questo dialogo
che viene «rappresentato» in
queste pagine, il dialogo che
Marie de Hennezel intreccia
senza posa con i malati prossimi alla fine. Mai si cancellerà il ricordo della visita che
effettuai nell’unità di cure
palliative dove Marie de Hennezel prodigava la sua generosa energia. Conoscevo il
suo operato e ne discutevo di
quando in quando con lei.
Subito mi avevano colpito la
forza, la dolcezza che si sprigionavano dalle sue parole.
Le ritrovai nei medici e nelle
infermiere che mi accolsero
nel suo reparto. Mi raccontarono la loro passione, i loro
sforzi, i ritardi della Francia,
le resistenze da vincere. Poi
mi accompagnarono al capezzale dei moribondi. Qual
era il Segreto della loro serenità? Dove attingevano la
tranquillità dei loro sguardi?
Ogni viso ha lasciato un’impronta indelebile nella mia
memoria, come fosse il volto
stesso dell’etemità.
Quello di Danièle mi toma
in mente, forse per via della
sua giovinezza e del suo silenzio. Paralizzata, priva della parola, non si esprimeva
più che con battiti di palpebre oppure sullo schermo di
un computer collegato all’ultimo dito che era ancora in
grado di muovere. Eppure,
che vigore nello spirito di
quell’essere spogliato di tutto, che curiosità per l’aldilà,
che affrontava senza l’ausilio
di una fede religiosa!
Marie de Hennezel ci parla
della dignità degli ultimi momenti di Danièle e dei suoi
compagni di sventura. Ci descrive anche, con una modestia che accresce l’^ozione,
la dedizione del personale
curante che li accompagna
nelTultimo tratto di strada. Ci
fa capire l’avventura quotidiana della scoperta dell’altro, l’impegno del amore«
della compassione, il corag;
gio dei gesti teneri per qua
corpi alterati. Ci mostra
quanto, lungi da ogni morbo;
sità, la gioia di vivere alimenti
quella scelta e quelle azioni.
Nel momento di maggior«
solitudine, con il corpo spezzato sulla soglia deU’infmitOi
subentra un altro tempo, eh«
non può essere misurato coi
i nostri criteri. In pochi giof
ni, con l’aiuto di una preseif
za che permette alla dispera*
zinne e al dolore di esprimersi, i malati comprendono 1*
loro vita se ne approprianft
ne manifestano la verità. Scoprono la libertà di aderire >
se stessi. Come se, quandi
tutto sta finendo, tutto si ^
berasse finalmente dal grovr
glio di pene e di illusioni eh*
ci impediscono di apparteti^
re a noi stessi. Forse il P'|
beU’insegnamento del libro*
questo: la morte può far*
che un essere diventi ciò ctf
era chiamato a divenire; p'*'
essere, nella piena acceziofl|
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^ 1^96 venerdì 19 GENNAIO 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 11
RIFORMA
La lettera della settimana
La scuola della Repubblica è un organo costituzionale
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Sono grato ai lettori e ai firmatari del documento sulla
■ scuola (Riforma del 24-11-95)
ed esprimo la mia totale adesione all’idea di una «scuola
della Repubblica», in tutto il
suo significato culturale, pedagogico, civile e politico. Mi
sono accostato al testo con
una certa trepidazione, memore delle passate delusioni... ma devo dire che alla fiJne ne sono uscito rinfrancato. Finalmente delle parole
chiare! Finalmente una posizione netta su alcuni tra i più
scottanti problemi della
scuola e della formazione
delle nuove generazioni. Vorrei sottolineare tre punti.
1) La centralità culturale e
l’efficacia formativa della
‘ scuola, di fronte a una scuola
«contenitore» di tutto e alle
molteplici e opposte idee di
. scuola e di formazione che
oggi confusamente si contendono il campo. Il documento,
in modo rigoroso, pone l’accento sull’idea di una scuola
come luogo di mediazione
culturale, di formazione consapevole, solidamente fondata su basi scientifiche, critica,
creativa, in grado di fornire ai
giovani gli strumenti per affrontare il nuovo e orientarsi
neU’universo incalzante della
comunicazione massmediologica, e le risorse per agire
da uomini e cittadini liberi e
consapevoli.
2) Alla vasta domanda di
istruzione e di sapere, alla
diffusa esigenza di cambia
amento e al crescente disagio
4 giovanile, di cui una spia soi;no le manifestazioni di que'l;Sti giorni, è necessario ri’’ispondere non in modo fram‘inentario, spesso improwi-Sato e con un’offerta formativa di basso profilo pedagogico e culturale, ma in termini
di motivazione allo studio, di
maturazione umana e intellettuale, di autonomia culturale e di capacità critiche.
Nasce da qui l’esigenza di
un grande progetto di riforma a tutto campo del sistema scolastico, dalla scuola
dell’obbligo al liceo, capace
di mobilitare la cultura più
avanzata e grandi risorse
materiali, umane e intellettuali, sì da fare della scuola e
della formazione dei giovani
taa delle questioni priorita
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«Radici storiche e culturali
del nazionalismo: la sacralizzazione dello Stato» è il titolo della prolusione che Alberto Gabella ha tenuto il 14
ottobre 1995 per l’àpertura
del CXLI anno accademico
della nostra Facoltà valdese di
teologia (pubblicata in «Protestantesimo», 50/4, terzo trifflestre 1955, pp. 258-268).
Il discorso dell’autore si‘risolve in una bella lezione di
storia che ci fa assistere ai
Vari passaggi dalle monarohle assolute alle odierne repubbliche attraverso il forgiarsi degli stati-nazione con
le loro varie nazionalizzazioni e delle reazioni teo o etnoteratiche della Santa Alleanza
n degli stati totalitari nazista
6 fascista: al centro del tutto,
“Coagularsi di una «religione
tdvile» in cui tutto viene sa^izzato, dalle frontiere alle
bandiere.
Buone anche le riflessioni
attuali dove però, a mio awirimarrebbe carente un
,^tene più approfondito della
^Inazione odierna del protestantesimo in Italia rispetto
Sue varie ipotesi antisacraliz^hti prospettate dall’autore
^uli, per esempio, le possi
rie del paese. Perché ciò sia
possibile occorre non lasciare «affievolire» ma al contrario potenziare «l’idea di
scuola come luogo dell’istruzione e della formazione
dell’uomo e del cittadino,
base della convivenza democratica... luogo di quel sapere
che rende ognuno soggetto
autonomo di democrazia:
ciascuno in grado di capirsi e
farsi capire, di operare e agire consapevolmente, padroni di un sapere che sia liberatorio di potenzialità e occasione di cittadinanza, condizione intellettuale per un vero star bene».
3) Il rapporto tra scuola
pubblica e scuola privata è
un tema spinoso, storicamente oggetto di accese passioni e di formidabili battaglie culturali e politiche. Per
di più, negli ultimi tempi, a
questo contrasto si è intrecciato quello sull’autonomia
delle singole scuole. Anche
su questo punto il documento assume una posizione di
estrema chiarezza, tanto più
necessaria se si considera che
il concetto di autonomia
(scolastica) è sottoposto a diverse e spesso interessate interpretazioni: «Autonomia,
decentramento e democratizzazione... si pongono... come elementi indispensabili
di un rinnovamento culturale
della scuola pubblica».
Di conseguenza va ostacolata la tendenza di alcune
forze politiche e di associaizioni «culturali» e di categoria di piegare la giusta esigenza di autonomia e di decentramento della scuola, a strumento e occasione per disarticolare il sistema scolastico
pubblico unitario a vantaggio
di cento, mille scuole di diversi indirizzi e tendenze, autoreferenziali, tese a una
neutra efficienza e a una
competitività che ne dovrebbe garantire la qualità alla
stregua di microaziende private.
In un contesto simile, ovviamente, sfumerebbe e non
avrebbe più alcun senso la
distinzione tra scuola pubblica e privata, tra scuola di tutti
e scuola di gruppi, tra formazione democratica e pluralistica e l’appartenenza, religiosa o ideologica che sia. Per
questo è assolutamente necessario saldare organicamente Fautonomia scolastica ad im chiaro progetto pedagogico, culturale unitario
di rinnovamento della scuola
pubblica che va considerata
- secondo la bella espressione di Calamandrei, ricordata
da Rodotà su Repubblica del
2 dicembre - «organo costituzionale». Sta qui il primo
fondamento della differenza
tra scuola pubblica e privata.
Ma su questo tema, avendo
La vignetta della settimana
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bilità effettive di una concreta denazionalizzazione delle
culture, che dovrebbe fare da
pendant all’auspicata decon’ fessionalizzazione delle chiese? E in vista di che cosa? Una
federazione mondiale degli
stati al pari di una federazione mondiale degli organismi
e gruppi religiosi (non solo
cristiani ma ebrei, musulmani, buddisti, induisti...)?
A questo punto non posso
che autocitarmi: esattamente
50 anni fa denunciavo tra gli
«errori del passato» il nazionalismo e affermavo che il
protestante italiano non poteva che essere un convinto
federalista: cose dette nel periodo intermedio tra la caduta del fascismo e la nascita
della nostra Costituzione repubblicana (cfr. / protestanti
italiani e la vita politica in
«Protestantesimo», anno I, n.
2, marzo 1946, pp 35-43).
Giovanni Gönnet-Roma
M Riconoscenza
al past. Nisbet
Per preparare una tesi sulla
costituzione della Chiesa valdese dell’800, uno studente
della Facoltà di teologia mi
ha chiesto di trascrivere alcune lettere conservate nell’Archivio della Tavola valdese a
Torre Pellice.
Queste lettere presentano
problemi linguistici (francese) e grafici (grafia dell’epoca). Questo lavoro, che ho fatto molto volentieri e con interesse, mi ha ricordato con
simpatia l’impegno posto
nell’attività archivistica a cui
si è dedicato il pastore Roberto Nisbet, per più di 15 anni
dopo la sua emeritazione.
Liliana Ribet - Torino
M Nel campo di
concentramento
All’ingresso dell’ex campo
di sterminio di Dachau, un
grande tabellone espone una
serie di simboli, prevalentemente triangoli di stoffa colorati.^ Una didascalia spiega
che i simboli, cuciti sulle casacche degli internati, identificavano questi ultimi nel
campo per gruppo di appartenenza: giallo per gli
ebrei, bruno gli zingari, rosa
gli omosessuali, rosso i politici, viola i «Bibelforscher» (Testimoni di Geova).
Ho provato ad immaginarmi in quel campo, vestito con
la camicia a righe verticali degli internati, sul petto cucito
un triangolo colorato. È stato
un esercizio più difficile del
previsto. Pensavo: «Se fossi
un triangolo giallo, bruno o
rosa dovrei rassegnarmi ad
essere qui. La mia sorte è segnata da una politica socio
razziale che mi rende vittima
del sistema^ senza alcuna
possibilità di scelta». «Se fossi
invece un triangolo rosso o
viola, smettendo di lottare o
firmando una dichiarazione
prestampata di abiura alla fede avrei qualche possibilità di
uscirne; o la fede farebbe di
me un martire...».
In ogni caso, vittime o
martiri, coloro che occupavano i campi di sterminio
erano lì perché «diversi» dalla maggioranza. Colori vivaci, che si distaccavano dal
nero dominante. '
Sono trascorsi cinquant’
anni dalla liberazione dei
campi. La «cultura dello sterminio» è rimasta, quella del
«diverso» stenta ad affermarsi. La società è ancora trapuntata di triangoli colorati,
vivaci simboli di diversità.
Alberto Bertone
Moncalieri (To)
■ Il servizio
e la donna
Ho apprezzato molto la
meditazione di Emidio Campi nella pagina «All’ascolto
della Parola» sul numero di
Riforma del 5 gennaio, ricca
di implicazioni per una fede
da vivere nel concreto. Siccome però esiste anche un’altra
faccia del problema (già dibattuta in passato sulla no
espresso più volte la mia posizione, mi limito qui a ribadire il mio impegno teorico e
pratico a favore della scuola
pubblica, democratica, laica
e pluralistica, saldamente ancorata ad una formazione
culturale e scientifica di alto
profilo, luogo di formazione
civile, di relazioni democratiche e di pari opportunità.
Ritengo infatti che ciò sia,
tanto più importante e decisivo nel momento in cui forte
è la pressione di alcuni gruppi politici per far passare in
Parlamento il finanziamento
pubblico e la pacificazione
delle scuole private e anche
nella sinistra (vedi dichiarazione di D’Alema) e nell’Ulivo (vedi tesi di Prodi) si rivelano su tale questione incertezze e cedimenti.
Concludo facendo mia la
posizione del documento, invitando gli operatori scolastici democratici a fare altrettanto; specie nel punto 5, là
dove si afferma: «Scuola pubblica e scuola privata esprimono esigenze e rispondono
a logiche diverse. La scuola
pubblica, aperta a tutti e pluralistica nel progetto educativo... è condizione di sviluppo
democratico e civiie del paese: essa svolge infatti una
funzione pubblica che non è
riducibile alla stregua di altri
servizi in quanto risponde a
un diritto sociale costituzionalmente garantito. Le scuole private sono espressione
delia libertà di coscienza e/o
d’impresa che godono piena
tutela e legittimità costituzionale, ma in quanto espressione di particolari tendenze
culturali e/o religiose e/o
d’impresa non svolgono ima
funzione per tutti...».
Tuttavia, come è noto, la
realtà è diversa e l’orizzonte
della scuola pubblica non è
certo sereno. C’è da augurarsi, dunque, nell’interesse dei
giovani e del paese, che le
idee e i principi affermati nel
documento esaminato non
vengano sacrificati sull’altare
di un più o meno onorevole
compromesso politico o,
peggio, di egoismi di parte,
gettando la scuola italiana in
una condizione critica e d’incerto futuro.
^ Nicola Pagano - Siena
stra stampa) sarebbe forse il
caso di completare la riflessione in oggetto riprendendo
l’argoiriento, preferibilmente
a cura dello stesso autore.
Intendo riferirmi alla situa- '
zione di coloro per i quali «il
servizio» non è una scelta
possibile e doverosa in un’ottica di fede ma una costrizione, se non una condizione
esistenziale, imposta da un
iniquo aspetto sociale (creatore di sottosviluppo) e/o da
una mentalità distorta e interessata (come quella secondo
cui è «naturale» che la cura di
anziani malati e persone in
difficoltà sia compito esclusivo della donna).
Ai milioni di persone che
non possono scegliere di
mettersi a disposizione perché altri hanno deciso di fare
di loro dei servi come si può
tradurre l’appello dei testi biblici esaminati?
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
M II Gignoro
su Internet
La casa di riposo «Il Gignoro» di Firenze è su Internet.
Per tutti coloro che navigano
su Internet e vogliono passare a trovarci, è pronta la
home page del Gignoro al
seguente indirizzo: http:
//www.tr ident.nettuno.it/
Mall/gignoro.htmal.
Per contattarci indirizzo email ilgignoro@trident.nettuno.it. Ricordiamo che siamo interessati a contattare su
Internet gli evangelici presenti e le persone che operano nel campo dell'assistenza
sociale.
«Beati i puri di cuore
perché essi vedranno Iddio»
Matteo 5,8
I figli Marco, Andrea, Lucilla e i
familiari tutti annunciano la scomparsa di
Florence Brentel Sbaffi
Milano, 31 dicembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giov. 16, 33
Le sorelle e i familiari tutti del
caro
Guido Long
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai medicie al personale del reparto chirurgia deli'Ospedalé civile di Pinerolo, alla direzione e al personale
dell'Asilo dei vecchi di San Germano Chisone e al pastore Winfrid Pfannkuche.
Pramollo, 17 dicembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Il vostro cuore non sia turbato
(...) nella casa de! Padre mio
ci soho molte dimore»
Giov. 14,1-2
Ha risposto alla chiamata del
Padre celeste
Alessandro Cavagnoli
di anni 71
Ne danno il triste annuncio i
cugini Carolina, Piera, Assunta,
Anna, Carlo e Giuseppina con le
rispettive famiglie, parenti e amici
tutti. Si ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al dolore
della famiglia durante i funerali
tenutisi presso la Chiesa cristiana
evangelica battista in via Fanfulla
31 a Lodi.
Lodi, 6 gennaio 1996
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
Vanda, Marco e i familiari del
caro
Darlo Bouissa
ringraziano tutti coloro che con
presenza, scrìtti, parole di conforto e opere di bene hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Gianni Genre per le
sue parole di conforto e la sua
grande disponibilità.
vaiar Pellice, 10 gennaio 1996
RINGR/VZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
I familiari della cara
Elena Ricca
nell'impossibilità di farlo singolarmente, riconoscenti, ringraziano
quanti in qualsiasi modo hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento a
tutto il personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese di
Torre Pellice, al dott. Giannella,
alla sig.ra Elda Bertalot, ai pastori
Berutti e Taglierò.
Angrogna, 15 gennaio 1996
16
PAQ 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 19 GENNAIO 1996
Fu fondata nel 1864 dal medico Henry Dunant insieme al collega Luigi Appia
li ruolo insostituibile della Croce Rossa
ROBERTO PEYROT
Nel silenzio quasi generale dei mass media si è
svolta a Ginevra, dal 3 al 6 dicembre scorsi, la 26° Conferenza internazionale della
Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (l’analoga organizzazione dei paesi islamici)
fra loro unite in federazione
dal 1986.
Ancora una volta è stata
posta in evidenza la loro
grande funzione, in un mondo dilaniato da conflitti armati da un lato e, dall’altro,
con centinaia di milioni di
abitanti privati dei loro diritti
più elementari, a partire da
quello di nutrirsi. Come non
ricordare poi la quotidiana e
sUenziosa opera di tutti quei
volontari che assistono e accompagnano altri milioni di
persone bisognose di cure
sanitarie?
Le origini della Croce Rossa risalgono all’iniziativa
dell’inglese Florence Nightingale che, nella guerra di
Crimea del 1854, organizzò
la prima assistenza iiifermierisjtica volontaria femminile.
Successivametìte, nella cruentissima battaglia di Solferino del 1859, nel campo francese, dà la sua opera un medico di Ginevra, Henry Dunant, il quale, con l’amico e
collega Luigi Appia, dopo essersi prodigato nel raccogliere e curare i feriti, preparerà
un piano di azione che permetta il soccorso ai colpiti
dalla guerra, dando così origine alla Croce Rossa internazionale il cui primo comi^
tato venne eletto a Ginevra,
dopo varie riunioni preparatorie, nel 1864.
a g.
’X
Una volontaria della Croce Rossa internazionale all'opera In
L’assistenza ai rifugiati nel mondo rappresenta ormai II 67%
voro della Federazione tra Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
Africa,
del la
Come Giorgio Toum ricorda nel suo volumetto «Giorno Appia dalle Alpi alla Sicilia» (Claudiana, 1964), nella
battaglia di Bezzecca del
1866, accanto al già citato
Luigi Appia c’è il fratello pastore Giorgio con altri evangelici: essi costituiscono la
«squadriglia dei soccorritori
volontari delle Valli», al cui
braccio venne cucita dai sarti
garibaldini la croce rossa.
Molti passi sono stati compiuti da allora e, come precisa l’inviato speciale di «Le
Monde diplomatique» alla
Conferenza, le singole associazioni ammontano oggi a
169. Per quanto riguarda la
Croce Rossa internazionale,
essa è attualmente diretta da
22 persone reclutate (come
da statuto) fra cittadini svizzeri. Sul terreno operano oltre 6.000 persone per l’emergenza bellica, reclutate o
messe a disposizione dalle
associazioni nazionali. Prima
regola, la neutralità e la totale
indipendenza, allo scopo di
proteggere tutte le vittime civili e mUitari.
La Federazione fra Croce e
Mezzaluna Rosse, sempre
operante con le associazioni
nazionali, si avvale di ben altre forze. Essa impiega circa
275.000 persone che a loro
volta contano sulla collaborazione di ben 128 milioni di
persone fra membri e volontari. Le principali missioni
consistono nell’organizzare
interventi e soccorsi nelle catastrofi naturali o nelle guerre, nel sostegno di programmi a favore delle popolazioni
più vulnerabili, nell’aiuto alle
vittime al di fuori delle zone
di combattimento, nel favorire operazioni di sviluppo. Il
programma di assistenza ai
profughi oggi ha raggiunto li
67% del lavoro della Federazione. Nella Conferenza è
stato ribadito anche un altro
aspetto deU’attività di questa
organizzazione: la ricerca e
l’interrogarsi sulle cause dei
conflitti armati e sulle politiche che li originano.
Anche nel campo degli armamenti, sciogliendo un
vecchio riserbo, è stata pubblicamente richiesta l’interdizione delle armi nucleari
(attualmente allo studio) e
delle mine antiuomo, diffusissime in tutto il mondo e
che continuano a provocare
innumerevoli vittime anche
a distanza di anni: si calcola
che assommino a oltre 110
milioni gli ordigni «seminati»
nel terreno di 64 paesi.
L’«umanitarismo» della Federazione in campo internazionale è anche nel suo rifiutare il diritto di ingerenza
esterna nei conflitti, considerato come una falsa soluzione che può eventualmente
dare temporaneo sollievo a
una frazione di vittime, mentre un approccio più equilibrato, più «neutrale» e perciò
più realistico può consentire
una ben maggiore efficacia
nella soluzione di tanti
drammatici problemi.
C’è veramente da augurarsi
che questa grande organizzazione possa aggiungere alle
sue tante benemerenze una
sempre più autorevole partecipazione nella prevenzione
dei conflitti, sia per la sua
struttura capillare e popolare,
sia come efficace contraltare
a quegli altri organismi internazionali (Nato, Ueo, gli stessi caschi blu dell’Onu) che in
pratica ricorrono sempre più
spesso alla forza delle armi.
* Ha fornito oltre l'85% di tutti gli aiuti |
Chiuso dopo 3 anni e mezzo ;
il ponte aereo per Sarajevo
Martedì 9 gennaio, l’Alto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Acnur)
ha chiuso il ponte aereo per
Sarajevo, il più lungo ponte
aereo umanitario della storia. Il ponte era stato avviato
dall’Acnur il 3 luglio 1992 e
l’8 ottobre 1993 la sua durata
ha superato quella del ponte
aereo di Berlino del 1948-49:
rappresenta dunque la più
lunga operazione di questo
genere nella storia dell’aviazione.
«Negli ultimi tre anni e
mezzo, il pónte aereo è stato
l’ancora di salvezza di Sarajevo, e ha ricordato alle
centinaia di migliaia di coraggiosi abitanti della città
che il mondo non li aveva dimenticati», ha dichiarato
l’Alto Comipissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, signora Sadako Ogata. «Indubbiamente, il ponte aereo ha
salvato decine di migliaia di
persone e ha mantenuto in
vita la città durante tre inverni di guerra», ha aggiunto.
Alla data del 5 gennaio
1995, il ponte aereo aveva trasportato a Sarajevo, grazie a
12.951 voli, 160.677 tonnellate di aiuti umanitari, di cui
144.827 tonnellate di generi
alimentari e 15.850 tonnellate
di medicinali, equipaggiamento e altri aiuti umanitari.
20 nazioni e 5 organizzazioni
internazionali vi hanno partecipato: Norvegia, Svezia, Algeria, Belgio, Giordania, Arabia Saudita, Tunisia, Paesi
Bassi, Germania, Grecia, Polònia, Portogallo, Spagna, Danimarca, Turchia, Kuwait,
Medici senza frontiere. Comi
tato intemazionale della Croce Rossa, Amministrazione
per lo sviluppo oltremare del
Regno Unito, Federazione
delle società di Croce Rossa e
di Mezzaluna Rossa, Fondazione Soros. 5 paesi hanno
volato regolarmente: Canada
(1.860 voli), Francia (2.133
voli), Germania (1.279 voli).
Regno Unito (1.902 voli). Stati
Uniti (4.597 voli). L’Italia ha
svolto un ruolo cruciale per
tutta la durata del ponte aereo, mettendo a disposizione
aerei, nonché le infrastrutture
dell’aeroporto Raffaello Sanzio di Falconara (Ancona) e
una squadra di caricamento
dell’Aviazione italiana.
Durante molti mesi del
conflitto, il ponte aereo ha
fornito oltre l’85% di tutti gli
aiuti che raggiungevano la
città. Oltre al trasporto degli
aiuti umanitari, il ponte aereo
è stato impiegato per l’evacuazione medica ddla Bosnia
di oltre 1.100 pazienti. Esso
ha permesso inoltre a migliaia di giornalisti di raggiungere Sarajevo. In totale, dal
1991 ad oggi, l’Acnur ha fornito oltre 1,1 milioni di tonnellate di aiuti umanitari a
più di 3,5 milioni di persone
nell’ex Jugoslavia. Circa l’80%
di questo aiuto è andato alla
Bosnia-Erzegovina, dove TAcnur si è preso cura di 2,7 milioni di persone.
L’Acnur prosegue il suo
programma di aiuti umanitari nella ex Jugoslavia e,
nell’ambito degli Accordi di
Dayton, sarà responsabile
del ritorno di oltre 2 milioni
di rifugiati e sfollati nella Bosnia-Erzegovina. (Acnur)
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