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Sig.a
; LONGO SELMA
Casa Valdese
aORRE PELLICE
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le qualiavete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
1 Anno LXXXIX - N. 40 ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.200 per l’interno | Eco e La Luce: per l’intemo Spediz. abb. postale - (I Gruppo 1 TORRE PELLICE - 9 ottobre 1959
1 Una copia t i ce 30 / L. 1.600 per Testerò | L. 2.500 Testm» Cambio d’indirizzo Lire 5 0 1 Ammin. rj^niii^Tu Torre Pollice - C.C.P. 2-17557
discepolo di lllherl Schmiììilzer
Un esempio -- Una speranza -- Una realtà
Si chiama William Larimer Mellon.
Circa 15 anni fa, quando egli aveva
appena 37 anni ed era quindi nel pieno vigore della sua virilità, egli s’era
ritirato dalla vita attiva, perchè oramai egli non aveva più nulla da desiderare. Infatti aveva sposato una bellissima donna, ne aveva ottenuto 4
magnifici figliuoli; possedeva una prospera fattoria nell’Arizona e tutto il
denaro di cui mai avrebbe potuto avere bisogno. Aveva avuto grandi successi nella carriera diplomatica al servizio del Stati Uniti e in varie iniziative della ricchissima famiglia Mellon.
Come puro passatempo aveva deciso
di dedicarsi aH’allevamento del bestiame.
Poi una sera, in una rivista, egli lesse un articolo sul dr. Albert Schweitzer, il medico missionario, il quale a
30 anni aveva rinunziato a una splendida carriera sia come musico che
come scrittore e teologo, per diventare e lavorare come medico-chirurgo in
un villaggio dell’Africa Equatoriale.
Egli stesso riferisce quello che quella
sera provò, nei seguenti termini:
— « Sino allora io non sapevo molto su Schweitzer. Fui profondamente
toccato da quel che egli aveva fatto,
ma ancora più dalla ragione che Faveva spinto : ” Rispetto alla vita ” ».
Schweitzer infatti sostiene che ogni
essere vivente ha diritto ad una esistenza serena e felice e che è dovere
di ogni uomo di fare tutto il suo possibile perchè ciò sia assicurato a tutti;
e Larry Mellon sentì con profondo
lammarico che sino allora egli non
aveva fatto nulla in questo senso. Egli
lesse avidamente tutto quello che potè trovare sul dott. Schweitzer, ivi compreso quanto il famoso medico missionario aveva scritto e alla fine si decise a scrivergli direttamente.
Prima difficoltà: la moglie. Quando
egli decidette di comunicarle la sua
decisione, essa si trovava in cima ad
una scala tutta intenta al suo lavoro
domestico. Non precipitò dalla scala
e non apparve nemmeno troppo sorpresa. Ma lo furono molti altri, specialmente quelli che sapevano che da
giovane egli aveva amato divertirsi e
che naturalmente pensarono e dichiararono che egli era stato colpito da un
attacco di idealismo fanciullesco. Le
scuole di medicina trovarono che egli
era oramai troppo vecchio e che non
avrebbe potuto sopportare i severi
studi che il suo proposito implicava
Ma alla fine l’Università di Tulane,
nel 1947, sebbene con qualche riluttanza lo accettò come allievo. Armato di molta perseveranza alla fine ottenne la sua laurea. Su suggerimento
del dott. Schweitzer egli, accompagnato dalla moglie, passò una intera estate a Lambarene, dove il dott. Schweitzer aveva compiuto il prodigio del
suo famoso ospedale; poi, con lo stesso dott. Schweitzer, fece un viaggio in
Europa, apprendendo sempre qualcosa di nuovo sui motivi ideali che
avevano ispirato la condotta e la vita
del suo Maestro. Fece diversi viaggi,
cercando sempre il luogo dove l’ospedale, che egli aveva in mente di fondare ed a cui avrebbe dato il nome di
Albert Schweitzer, sarebbe stato più
necessario. Come soggetto della sua
tesi di laurea egli aveva scelto l’ulcera
tropicale e questa era appunto predo-'
minante nell’isola di Haiti (Golfo del
Messico). Egli vi passò diverse settimane, studiando i luoghi, finché giunse nella valle di Artibonite, dove trovò migliaia di persone che vivevano
nelle condizioni più miserande. Per di
più tubercolosi, malaria, denutrizione
e tetano erano le cose più comuni. Per
diverse miglia all’ingiro non c’era alcun medico ed appena un posto di
levatrice. Evidentemente questo era il
luogo sognato per il suo ospedale.
Verso la metà dell’anno 1956 l’ospedale era già una realtà; era costato
circa 2 milioni di dollari (circa un miliardo e duecentomila lire) che egli
aveva pagato di tasca propria. Era
stata preventivata una spesa di 150
mila dollari (circa 93 milioni) per il
suo mantenimento; ma l’esperienza dimostrò che ne sarebbero state necessarie almeno il doppio. Un terzo di
questa spesa viene sostenuta da gente
che ha saputo di questa filantropica
iniziativa; un altro terzo viene fornito
dagli stessi pazienti, che pagano 20
centesimi di dollaro (120 lire circa)
per visita; e per il rimanente il novello
Schweitzer ricorre alla sua borsa personale.
A questo provvidenziale ospedale
egli ha dato qualcosa di più prezioso
che il suo denaro : egli ha dato e continua a dare tutto se stesso, perchè
egli ne è non soltanto ravveduto amministratore, ma pur anco il medico
in capo e il più attivo inserviente. A
sera, quandp egli discende la boscosa
collina, densa di impenetrabili fore
ste, per raggiungere' casa sua, egli ha
ancora nelle oreci^ie il pianto dei
bambini nel loro sonno, il gemito dei
feriti, il grido sof§x;ato delle partorienti, egli sente la stanchezza estrema della sua gloriata di lavoro, ma
egli è felice: felice di aver raggiunto
lo scopo principale id’ùna vita, che essendo utile agli altri, è utile anche a
lui. Felice pure nella famiglia perchè
anche la moglie condivide collo stesso
entusiasmo le sue fi^cheii; all’alba essa è già all’ospedal^ non disdegnando
di prendere nelle siiè braccia i piccoli
mulatti o negri, e sovente è notte alta
quando essa se ne Allontana per accudire alla sua propria casa.
Recentemente, una mattina, due
chirurghi e cinque infermiere di questo ospedale ingaggiarono una disperata battaglia per salvate la vita di
una piccola indigeia, di appena 4 anni, che era stata portata all’ospedale
col segni della morte imminente già
stampati sul pallido visetto. Fu compiuta una ardita operazione per correggere una defosmità intratinale innata e per un momento tutto sembrò
che andasse per ii meglio. Ma il mattino seguente la piccina peggiorò e il
suo piccolo cuQr,e*„cessò. di battere.
(contìnua in 4» pag.)
COMUNICATO
La Tavola, nelle sue recenti sedute, ha deliberato come segue la
sistemazione del Campo di lavoro ;
1° Distretto: Angrogna capoluogo - in sospeso.
Rorà - confermato Past. Giovanni Conte.
2” Distretto : Torino - Anziano Evangelista Giuseppe Baldi, coadiutore.
Milano, 2" pastore - confermato Past. Giovanni Bogo.
Trieste - Past. Mario Musacchio.
Losanna - confermato Pastore emerito Enrico Tron.
3” Distretto : Vallecrosia - Past. Franco Giampiccoli.
Sampierdarena - Past. Roberto Nisbet.
Livorno - (sostituzione temporanea) Past. Alberto Ricciardi.
4" Distretto : Avellino - Past. Aldo Rutigliano.
Orsara-Cerignola - Anziano Evangelista Enrico Trobia Assistente Chiesa Carmen Trobia.
Carunchio - Cand. Theol. Giulio Vicentini.
5« Distretto: Cosenza-Falerna - Cand. Theol. Piero Santoro.
Agrigento-Grotte - Anziano Evangelista Francesco Mellone.
Libreria Claudiana e Direzione « La Luce » - Past. Luigi Santini.
Torre Pellice, 7 Ottobre 1959.
Il Moderatore
Ermanno Rostan
Asterischi
di evangelizzazione spicciola
Era da poco terminata la grande
tragedia della guerra, gli animi erano
molto esasperati, dominava lo spirito
di intransigenza.
I treni invece arrivavano, quando
arrivavano... contribuendo al generale
malcontento. Ad Asti il nostro trenoomnibus, aspettava una coincidenza.
Al suo giungere l’affollamento fu completo, e nel brusio conseguente, quando il treno si mise in moto, si distinse
un vociare concitato, nello scompartimento vicino.
Una giovane signora che si era sistemata allora, allora, di fronte a me
esclamò;' « Ricominciano! E’ da Casale che discutono e non riescono a
trovare un accordo. Ognuno vuole
avere ragione! »
Ed a mia domanda spiega che sono
un comunista ed un prete, che haimo
una discussione di natura politico-religiosa, per cui non possono mettersi
d’accordo.
II rumore del litigio continua!
Ad un tratto la signora fa questa
riflessione ; « Certo chi è stato colpito, nei suoi affetti familiari, dalla fazione opposta, ha l’animo risentito e
non si placa facilmente ».
Poi dopo un momento di pausa
esclama : « Anch’io ho perso un fratello ma ho perdonato: penserà Dio
a. castigarli. Io ho rimesso a. Lui ^
alla Sua giustizia di regolare i conti ».
« Allora, Signora — dissi io — praticamente, lei non ha perdonato. Lei
ha rinunziato alla vendetta personale, perchè confida che la Giustizia di
Dio farà le sue vendette. Chi perdona
non persegue più il corso della giustizia!
E allora mi permetta di chiederle:
Quando recita il Padre Nostro, lei ripete con evidènte contradizione, perdonaci le nostre colpe, come abbiamo
perdonato. E invece non ha perdonato affatto ».
Il colloquio durato più di un’ora
(da Asti a Torino) si concludeva con
questo riconoscimento della signora:
« E’ vero! Ma è tanto difficile perdonare! ».
Difatti lo constatiamo anche oggi;
E’ tanto difficile, come lo dimostra il
fatto che gli avversari, in presenza,
pensano, in cuor loro, come un personaggio di una commedia francese:
« Je te pardonne, mais tu me la
payeras ».
^ ^
In un afoso pomeriggio di domenica, sul treno da Torino a Torrazza,
sedeva di fronte a me un signore, distinto, seppur modesto. Alla stazione
Dora, sono saliti alcuni giovanotti,
sportivi, e non trovando posti a sedere per tutti si lamentavano piuttosto rumorosamente e qualcuno appoggiava il proprio risentimento con
poco edificanti bestemmie, contro i
falsi dei e le poco pulite madonne.
Dico a quel mio dirimpettaio :
« Chissà cosa credono di ottenere con
quel turpiloquio! A chi e su chi credono di influire! »
« Eh! Sì! — dice lui — Io sono tanto contrario a questo genere di escandescenze, che, nel mio vicinato e nell’ambito deile mie conoscenze, lo
combatto sempre. E, vede, io sono
un devoto della Madonna di Oropa.
Anzi ora sono proprio diretto là! E,
sa, vengo da Genova! ». E mi esibì
degli opuscoli e dépliants sull’argomento.
Mi venne allora di aprire gli occhi
a costui, e... aperto il mio Nuovo Testamento, al cap. XDC degli Atti gli
lessi l’episodio di Paolo e la Diana di
Efeso. Poi centrando sul versetto 35
gli feci notare come quasi XX secoli
-fa, ad Efeso, credevano, anch’essi, nel
mito di una statua di Dea, caduta dal
cielo per la venerazione dei credenti;
i quali, dai cristiani e dagli Apostoli,
venivano chiamati pagani e considerati tali, anche dai cristiani di oggi,
compresi l preti.
« Ora — dissi — dopo XX secoli
voi credete come loro nel mito di una
statua di una donna, da voi innalzata
al rango di Regina dei Cieli, le offrite culto e preghiere come allora:
le innalzate Templi e Oratori come
allora; ne fate medaglie, statue, statuette in materie diverse, davanti alle
quali vi genuflettete, le adorate, le
implorate con apposite preghiere...
Come alloral Come allora!!!
Allora ogni villaggio (pagus) aveva
un simulacro della dea o di un dio
particolare, a cui si prestava fede
(credenza) e si offriva culto : e si chiamava paganesimo. Oggi? La Madonna di Oropa dovrebbe pur essere la
medesima del Buon Consiglio o quella della Consolata, o quella di Fatima... eppure voi partite da Genova,
ignorate tutte le altre per recarvi ad
Oropa. Se è la stessa madonna, perchè disturbarvi, perchè non credere
alla efficacia del simulacro che avete
in casa? E’ il simulacro che ha la
VIRTÙ’? Siete dunque sullo stesso
piano dei pagani di Efeso. Venti secoli di cristianesimo non vi hanno
aperto gli occhi! ».
Ero giunto a Torrazza e scesi.
E. A. Beux.
Dans la Va) d’Angrogne
L'EGUSE DE LA TANA
UEglise, de la Tana n’est pas une
église comme les autres. Elle me
rappellerait volontiers l’Eglise des
Catacombes romaines... La persécution faisait rage. Les fidèles traqués,
craintifs malgré tout, la peur est
humaine, se glissaient dans les froides galeries, et se rassemblaient autour du diacre qui célébrait la messe. Elle existait déjà, dans son élément essentiel, et, comme Jésus au
soir de la Cène, le diacre prononçait
les paroles de la consécration;
” Prenez et mangez, cèci est mon
corps... Prenez et buvez, ceci est
mon sang... ”, Puis il distribuait le
pain aux fidèles serrés autour de lui,
et la coupe circulait de bouche en
bouche. Pareillement, bien des siècles plus tard, dans l’église de la Tana (dont le nom signifie tanière, re
paire), dans cette grotte si bien dissimulée .sous un chaos de roches et
un enchevêtrement de taillis, le ministre, après avoir invoqué le Seigneur, distribuait la Sainte Cène aux
gens du voisinage, qui s’étaient ras.semblés au mépris du danger, et y
ajoutait quelques paroles de consolation, bien nécessaires à cette époque... Parfois, un bruit insolite, un
craquement, amplifiés par le. silence
de la montagne, répercuté par l’écho
de la vallée. On s’arrêtait, haletants... Faus.se alerte, heureusement, et le culte reprenait, plus fervent... Catacombes modernes... Nul
martyre n’y est enseveli, mais je
suis sûr que. les âmes des anciens
Vaudois y retournent parfois, les
nuits sans lune, pour y prier encore. .. Marcel Carrières
2
2 —
L'fCO DELIE VAILI VALDESI
9 ottobre 1959 — N. 40
mmn m membri di ehiese sobelle
loranesì 9': Ginevra
al 16 settembre. ilà‘ gjùppo 7 JE^mrma traggono is^razion
Dal 6 al 16 settembre^ liif gjn^po 7 JE^l^rma traggono is^Tazione per un
membri della Chiesa di-feìianti è staii >J-"-oiiBtianesimo operante. Ma al tempo
to ospite della Parrocchia dei Pàquis
a Ginevra.
Ve ne parliamo su queste èolonne
perchè non è stato solo un incontro
tra membri di Chiese sorelle e, tanto
meno, un viaggio turistico, ma, sotto
taluni aspetti, un « esperimento », e
un esperimento interessante.
In primo luogo, questo è stato infatti un incontro di Parrocchie: da
una parte e dall’altra i Conduttori
della Comunità, i Consigli di Chiesa
e i giovani : da ima parte e dall’altra
dei gruppi qualificati e viventi. E il
programma delle giornate ginevrine
è stato essenzialmente ecclesiastico,
preceduto da un Culto in italiano neil’Auditoire di Calvino, e chiuso con
un Culto di Santa Cena in italiano
e in francese, e da un fraterno incontro, in cui i problemi delle due Chiese sono stati esposti con franchezza,
e affidati nelle mani di Dio, tramite
l’intercessione reciproca. Ma è anche
più interessante il fatto che tra la
Chiesa di Forano e quella ginevrina
dei Pàquis non vi era nè comunità di
lingua, nè di cultura, nè di tradizioni, nè di situazione sociale; sarebbe
stato veramente difficile trovare due
Chiese così profondamente divers La
differenza era ancora sottolineata por.
chè i Poranesi abitavano e vivevano
singolarmente nelle case dei Ginevrini, riunendosi solo per le visite comuni; ebbene, essi, non solo vi sono
stati accolti come fratelli, con quelle
mille piccole attenzioni, che sono più
significative delle grandi parole, ma
da una parte e dall’altra si è creato
subito un clima di interessamento, di
comprensione, magari espressa a gesti, di affetto. Le differenze nel numero dei membri di Chiesa (4500 famiglie da una parte, 130 membri dall’altra!), le case lussuose di molti degli
ospiti e quelle ben più semplici dei
Poranesi, le loro automobili e le nostre biciclette, le rispettive idee politiche e sociali, sono apparse pei quel
le che sono: quistioni secondane e
contingenti di fronte alla realtà magnifica. dell’unità del Corpo di Cristo,
in cui anche il più piccolo dei membri ha una sua funzione necessaria
e insostituibile. Il nostro solo punto
di incontro era l’Evangelo, e questo
è stato il vero successo dell’esperimento: la dimostrazione, di evidenza
direi scientifica, della potenza immediata di unità della Parola di Dio al
di sopra di qualunque differenza.
Ed è per questo che abbiamo potuto trarre giovamento e conforto reciproco dall’incontro. Da parte nostra
abbiamo conosciuto una Chiesa veramente libera, con una organizzazione
assistenziale estremamente complesr
sa e attiva, grandi cattedrali, monumenti legati a gloriosi episodi della
Riforma, e nuclei viventi che dalla
stesso aooiamo potuto portare l’eco
della vita di una Chiedi nella quale
la Parola di Dio è praticamente al
centro della vita giornaliera, e che
vive e letta in condizioni spes^ Insospettate dagli amici ginevrini. Abbiamo detto loro che, quando vengono a Roma, non dimentichino di visitare il nostro villaggio; forse nella
vita di paese i grandi problemi, che,
fino a che restano tali, rischiano di
apparire sfumati e indistinti, si spezzettano in una realtà molto più evidente e vivente; così è ad esempio
del vero o preteso ecumenismo cattolico. Così le parrocchie dei piccoli cen.
tri possono non solo ricevere dalle
grandi Chiese, ma anche dare, nella
comunità di amore e di servizio delia Chiesa universale.
E ora qualche dettaglio di cronaca:
all’arrivo i tre Pastori e il comitato
di accoglienza con bandierine italiane, quindi smistamento nelle famiglie con sapiente organizzazione ; il
giorno dopo visita al Palazzo delle
Nazioni Unite e alla città con una
guida; nella sera lo spettacolo di
« Son et Lumière » dedicato alle vicende della Ginevra della Riforma;
il giorno seguente visita a Saint Pierre e ai grandi monumenti della Riforma, sempre accompagnati da guide gentili e sapienti; nel pomeriggio
Culto di Santa Cena ai Pàquis, e la
sera l’agape, presieduta dal Pastore
Burnand, dopo una breve intorduzione del Pastore Bouvier, nella Sala
parrocchiale imbandierata con i colori italiani e svizzeri, e nella quale
il pastore Sauty, con uno dei tanti
gentili pensieri che hanno caratterizzato rincontro, aveva affisso una riproduzione da lui fatta in gran segreto, della Chiesa di Forano; quindi una serie di magnifice proiezioni,
commentate dal Pastore Senaud. sulla storia della Riforma a Ginevra,
canti italiani e svizzeri, e soprattutto pubblicamente e privatamente,
scambi di impressioni, di informazioni, di problemi.
Tra una cosa e l’altra, rapide puntate alle Case Valdesi che ospitano
in modo cosi efficiente i nostri lavoratori, sotto la direzione vigile e affettuosa del Signor Monney e della
sua Signora.
L’indomani partenza in battello,
con commozione reciproca, abbracc
e promesse di visite a Forano; visita
di Losanna commentata con precisione di informazioni da un amico svizzero, e quindi rientro in sede.
E tuttavia la nuda cronaca non può
dar che vagamente dar conto della
ricchezza di sensazioni, della spontaneità dell’affetto reciproco, della fon
za che abbiamo tratto da questo contatto, con fratelli così diversi e pure
così vicini. Pierluigi Jaìla
Niente di nuovo in Italia!
RICORDIAMO
PRADELTORNO
Florence, 26 septembre 195)
Chère Madame Ribet Rostain,
«Eh bin! eh bini l’èra uré!... » et avec
moi s’exclameront nos amis les plus déshérités des Vallées, à lire votre peCt compte rendu sur Vexpéditkm Pradeltorno.
Mieux vaut tard que jamais, donc ne perdons plus un instant. Egalement je comprends et apprécie le mouvant de votre article, aussi que celui du pasteur Bruno Costabel, sur l’Eco delle Valli.
Vous avez, à mon humble avis, tous deu.-i
raison, mais de grâce « non polemizziamo »
cela n’a jamais été un verbe Vaudois, il
faut bien autre chose pour faire pousser
le seigle, l’orge etc. etc. sur certains « ronceas ».
Vivement la main à « l’aratro ». Pradeltorno: encore la préhistoire, plus que vie
primitive, au fond d’une vallée pittoresque, hivers exubérants, températures polaires, à 2 b. de marche de Torre Pellice
(au moins 3 pour moi). Pas encore de route praticable — en cas d’urgence les enfants malades et fébriles, sous l’intempé
II Fondu Ecumenico
di prestito alle Chiese
al suo decimo anno
Ginevra. Il Fondo E>,nmen:co di Prestito
alle Chiese, conosciuto con l’abbreviazione
di ECIOF (Ecumenical Church Loan Fund),
rende noto che, nel cor.so dell’anno 1958,
ha accordato 78 prestiti a Chiese in dieci
paesi. ECIOF è stato fondato nel 1948 per
venire in aiuto, con dei presti t. a lunga
scadenza ed a tasso d’interesse simliolico.
alle Chiese ed istituzioni ecclesiastiche che
non potrebbero altrimenti compiere i lavori di costruzione e di manutenzione nece.ssari.
Nella sua attività decennale l’ECIOF ha
concesso quasi 600 prestiti dei quali la
metà sono stati restituiti. Il denaro, appena
reso, è destinato a qualche altro scopo.
Per la prima volta, quest’anno, l’BCIOF
ha concesso due prestiti fuori d’Europa: ne
hanno beneficiato delle Chiese della Birmania.
E’ in progetto di concedere prestiti alle
Chiese di Asia, d’Africa e d’America latina.
Dans Corinne ou /’Italie, roman et
guide à la fois, de M.me De Staël, je
¿(ane quelques passages significatifs
qui peignent, me ssgfble^t’-ii les conditiâns religieuses de I Italie du temps
passé et peut-etre^dineme du temps
actuel. %
L’on demandait ufi fOur a un personnage français {jë^ regrette d oublier
lequel) ce qu’il croyait en fait de religion et il réponait; Ce que ¡e crois
allez le demander à Rome!
Madame de Staël remarque à son
tour en parlant des Italiéns: ’’Penser
sur la religion les scandaliserait presque autant que penser contre, tant ils
sont accoutumés à la routine dans ce
genre”. La routine, ne pas penser,
c’est commode.
J’ai lu dans u'ne revue ou jourrud
de notre pays l’affirmation que voici:
Les Italiens sont trop sceptiques pour
être athées. Le scepticisme aurait
donc quelque avantage, meus, au fond,
d’un ordre simplement négatif, passif
et non constructif.
La religion occupe cependant une
place importante:
« La religion est respectée en Italie
comme une loi toute-puissante; elle
captive l’imagination par les pratiques
et les cérémonies, mais on s’y occupe
beaucoup moins én chaire de la morale que du dogme, et l'on n’y pénètre point par les idées religieuses,
dans le fond du coeur humain ».
Et encore : « Le catholicisme romain, tout en démonstrations extérieures, dispense l’âme de la méditation et du recueillement. Qudnd le
spectacle est fini, l’émotion cesse, le
devoir est rempli ».
Il ne peut y avoir qu’une rupture
entre la foi et la morale dans « un
pays où la religion est plus occupée
du culte que de la morale ».
« On ne rencontre presque jamais
en Italie dans l’auguste fônetion de
la chaire, un accent vrai ni une parole
naturelle ».
« La vivacité des mouvements extérieurs n’indique souvent qu’une émotion superficielle ».
Pour ce qui est du culte de la vierge, rien de bien nouveau. « Le culte
de la vierge est particulièrement cher
aux Italiens et à toutes les nations du
Midi ».
Si Madame de Staël revenait en
Italie trouverait-elle beaucoup de
changements en fait de religion? Lecteur, réponds pour ton compte.
L. M.
rie, sont portés « dos d’homme, dans une
hotte jusqu’à l’hôpital à la Tour. Beaucoup d’ean l’hiver, dans les torrents les
ruisseaux, pas d’électricité: le seul fil existant n’est pas Barbet, et du reste comme
dans toute la péninsule ne doit servir qu’à
son seul abonné, les Cie électriques se
nommant d’utilité publique....!
Vous avez. Madame, om s cette fois
de signaler la belle jeunesse (notre plus
belle jeunesse Vaudoise) celle qui, été, hiver, se lève à 4,, à 5 h. du matin, dévalle
les sentiers de neige, de boue, saute dans
un pauvre compartiment de chemin de fer,
arrive après 2 h. à Turin, (moyenne 22
km. à l’heure... plein romantisme) se précipite au travail; parfois pénible, mange
tant bien que mal et à 19 h. encore: la
gare, le train bondé, bruyant malodorant,
et après 120-140 minutes on remonte dans
la nuit par tous les temps un sentier abrupl, infini, mais qu’on aime malgré le
sommeil, le coeur content d’avoir enfin
du travail qui transformera toute la vie
dans le « ciabot », là, où les récéptions
dans les diverses étables, durent de longs
mois à la lueur de toutes les lampes... non
électriques.
En avant donc, pour les plus éprouvés
plus isolés, offrons pour l’électr'eilé.
Combien sommes nous de Vaudois dans
le monde, qui avons le plaisir innoceni
de manipuler, chaque soir, de tas d’interrupteurs électriques? notre joie en .sera
triplée, si enfin là haut, des chaumières
seront éclairées, on pourra y lire, travailler, et sortir du plein néolithique.
Paix aux hommes de bonne volonté.
i< Eco delle Valli », dites oui, ouvrez la
souscription sans tergiverser, ce ne serait
pas la Lune! maie le plus beau cadeau de
\oel pour Pradutour.
J’aime à croire, chère Madame, que
vous êtes de mon avis et tempérament
adif, ainsi que le pasteur Bruno Coslabel,
et je vous prie de croire à mes meilleurs
sentiments. Eveline Beux Ghisi
P. S. — Je ne parle pas de nos « vieux »,
car alors il me faut joindre les mains, et
je ne puis plus écrire.
Abbiamo ricevtUo altre offerte, per Pradeltorno'. Guida e Edin/i Ribet L. 3.000;
Gino Conte L. 2.000.
Parliamo della Vergine Maria
Chi ha seguito, anche indirettamente,
gli argomenti trattati- dalla stampa cattolica dello scorso anno ed il modo di trattarli, ha potuto rende^rsi conto che rispecchiano eloquentemente l’angoscia di una
Chiesa che, entro «erti limiti almeno, ha
abbandonato il suo Signore e cerca disperatamente altri punii- di appoggio, che la
sostengano indipendentemente da Lui. Nel
passato essa si è apertamente appoggiata
al den.sro (vendita delle Indulgenze) e
alla forza (S. Inquisizione; potere temporale dei papi). Oggi il sostegni sono cercati
forse più astutamenlej II caso di Prato manifesta il tentativo di impadronirsi delle
coscienze e della vita : il matrimonio è alla
base deRa conservazione della vita e della
specie; se fuori della Chiesa non è lecito
il matrimonio ne segue necessariamente
che la Chiesa stessa abbia il diritto di impedire che continui la vita fuori del suo
controllo, per quanto paradossale ciò possa
sembrare. Le elezioni \e la campagna elettorale rispecchiano l’affidamento che il cattolicesimo fa sulla propria riuscita politica. Il lusso e lo sfarzo che hanno accompagnato le elezioni del nuovo papa sembrano voler sostituire alla pura testimonianza cristiana (senza contare il contenuto di tale testimonianza) la pubblieità,
la réclame. Lourdes e le celebrazioni centenarie delle apparizioni dimostrano quanto si conti sul fanatismo delle masse e sulla loro esaltazione. Su questo problema
e, più in generale, sid posto che tiene Maria nel dogma e nella pietà cattolica la
Claudiana presenta ora due ottimi volumetti :
Pierre Petit: Lourdes - I Protestanti La tradizione cristiana - L. 450 (Trad. italiana: Gino Costabel).
L’autore, ex-sacerdote cattolico, fattosi
protestante e pastore quando stava per diventare vescovo, dopo lunghi anni di prigionia e di meditazione deUe Sacre Scritture, offre una scelta e copiosa documentazione del posto che tiene Lourdes nel
cattolicesimo popolare contemporaneo, valutandolo alla luce dell’Evangelo.
« La devozione alla Santissima Vergine
e il dogma della mediazione di Maria così
cari ad un cuore cattolico, fioriscono a
Lourdes. E’ questo il punto in cui è più
netto il contrasto tra lo spirito protestante
e lo spirito cattolico » afferma un padre
citato da P. Petit (piag. 14). Perciò questo
centro di devozione rappresenta innanzitutto un problema ecumenico, che con
spirito ecumenico va affrontato, cioè con
carità e con spirito di ricerca della verità,
essendo pronti a dire il «NO dell’Evangelo », ma anche il « Si della speranza ».
L autore non è venuto meno al suo impegno: la ricerca della verità non si arresta
neanche quando lo porta a condannare
« certe riunioni di guarigione dette evangeliche » che presentano qualche analogia
con un fatto capitato a Lourdes (pag. 62)
o altre posizioni assunte, talvolta, in campo protestante. Ed è condotta con carità,
per quanto eon fermezza e oggettività,
quando riguarda tutte le manifestazioni
aventi per centro Lourdes: le apparizioni,
simili a molte altre,| verificatesi soprattutto in Francia ed in Ispagna; i miracoli; il
messaggio; i pellegrinaggi, messi a conùonto con la più gntica tradizione della
Chiesa.
I miracoli: «L’Ufficio (incaricato di verificarli) ha registrato più di 3.000 guarigioni dal 1888... al 1954...: 2.928 dal 1888
al 1914; 216 dal 1921 al 1939; 40 dal 1945
al 1954 » (pag. 55). La diminuzione è reale
o risulta solo grazie a una maggiore accuratezza delle indagini mediche? Quale posizione possi,amo assumere di fronte ad
e.s8Ì? Non è il caso di negarli per pregiudizio; ma «in ogni tempo i miracoli portano il nostro sguardo sul solo Signor
Gesù Cristo; nessun servitore ne ricava
gloria, neppure provvisoriamente o in via
subordinata ; nessun altro regno, neppure
subordinato, che non sia quello di Dio
viene da essi annunziato » (pag. 75).
II messaggio di Lourdes è riassunto della dichiarazione delLt .Signora a Bernadette: SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE; « sono »... Quale diversità fra questa
Maria che parla di sè, che chiede per sè
una cappella, rosari ecc. e l’umile Maria
dell’Evangelo, volta unicamente verso suo
Figlio! Quale differenza fra questa pretesa mediatrice e colei che si proclamava
(I ancella del Signore »!
Spesso non consideriamo abbastanza la
gravità dei pellegrinaggi. Abbiamo l’impressione, noi valdesi, che un pellegrinaggio a Lourdes abbia più o meno il peso
di una nostra visita ai luoghi storici delle
Valli. In realtà non è cosi: « Il pellegri
naggio, come la processione, presuppone
la religione dei luoghi » (pag. 107) la quale è totalmente sconosciuta allo spirito del
Nuovo Testamento. Dio non si trova più
a Lourdes che in qualsiasi altro luogo,
anzi « in tutte le assemblee » dovunque
« riunite nel nome di Gesù Cristo, quand’anche fossimo solo due o tre » (Matteo 18: 20), ed in modo più visibile quando celebriamo insieme la comunione, « la
terra e il cielo » s’incontrano « realmente » ;
nulla vi aggiunge il viaggio a Lourdes »
(pag. 109).
Questi alcuni dei numerosi, interessanti
spunti del volumetto che non possiamo
consigliare abbastanza ai lettori per l’attualità e l’importanza dell’argomento, per
la abbondante documentazione, per l’accessibilità del linguaggio anche a chi non
ha fatto studi speciali, soprattutto adesso
che la felice traduzione del prof. Costabel ne rende possibile la lettura anche a
coloro che non avrebbero potuto farla
nell’originale francese.
Giovanni Mìegge: La Vergine Maria Seconda edizione ampliata e riveduta - L. 750.
E’ la seconda edizione del « Saggio di
storia del dogma » che è stato non ultimo
fra le cause dei numerosi dottorati « ad
honorem » conferiti all’autore in questi
ultimi anni da varie Facoltà Teologiche
europee. L’ordine della trattazione e la
sostanza è quella della prima edizione:
forse i titoli dei vari capitoli possono invogliare qualcuno alla lettura: Il problema - Maria nel Vangelo - La sempre Vergine - La Madre di Dio - La Regina del
Cielo - L’Assunta - L’Immacolata - La Madre Misericordiosa - La Corredentrice •
Maria nel dogma e nella pietà. Le due appendici: La definizione del dogma della
Assunzione e le sue ripercussioni ecumeniche - La festa di Maria Regina, costituiscono 1’« ampliamento » della seconda edizione.
E’ impossibile riassumere il volume in
queste poche righe e anche rilevarne tutti
1 punti maggiormente interessanti. Ci limitiamo a dare una notizia un po’ più particolareggiata delle appendici... sperando
che ciò serva a invogliare anche chi ha
letto la prima edizione a procurarsi pure
la seconda.
La definizione dell’Assunzione « col corpo e coll’anima » dell’« Immacolata Deipara sempre Vergine Maria » del l» novembre 1950, avvenuta dopo la pubblicazione del libro è esaminata dall’autore con
l’esattezza, la completezza, la doeumenta
zione e l’acume che gli sono propri nelle
sue conseguenze dogmatiche, teologiche ed
ecumeniche: « La definizione........ è... assai
sobria...: non dice se la Beata Vergine
abbia terminato il corso della sua vita terrestre con la morte, o sia stata assunta
viva in cielo; non precisa espressamente
con quale corpo sia stata assunta, lasciando supporre che si sia trattato di un corpo
trasfigurato, come quello di Cristo dopo
la risurrezione; e si astiene dal precisare
localmente la sede raggiunta dalla Beata
Vergine, parlando genericamente della
gloria celeste » (pag. 223). La definizione,
che è la prima in cui il papa usa del privilegio dell’infallibilità — anche se vi fu
una preventiva consultazione dell’episcopato si afferma chiaramente che essa ha
valore « ex sese, non autem ex consensu
Ecclesiae », di per sè, non, al contrario,
per il consenso della Chiesa —, lascia alquanto perplesso chi scorre gli argomenti
su cui si fonda, anche, anzi, soprattutto se
è buon cattolico, perchè essi giustificano
pienamente l’accusa rivolta al pontefice di
adesione al modernismo in quanto lasciano chiaramente intendere che ai suoi occhi
una tradizione esistente diciamo pure « in
germe » nella Chiesa primitiva e sviluppatasi posteriormente è sufficiente per appoggiare qualsiasi dottrina. (Il movimento
modernista fu sconfessato da Pio X con
l’Enciclica « Pascendi » del 1907).
Il dogma dell’Assunzione ha poi compromesso gravemente i rapporti del Cattolicesimo con le altre Confessioni cristiane,
anche se gli uni hanno lodato la spregiudicatezza del papa nel definirlo e gli altri
hanno pensato che il primo cattivo uso
fatto dell’infallibilità le desse un colpo
mortale.
La seconda appendice commenta l’Enciclica « Ad coeli Reginam » deU’ll ottobre 1954 con cui papa Pio XII ha istituito
la festa di Maria Regina riconoscendo, come dice P. Petit, « un altro regno » oltre
quello di Dio.
L’autore esamina la scarsità di valore
delle prove addotte, soprattutto delle prove bibliche, per la verità assai poco numerose. Il che « costituisce un progresso
esegetico; ma al tempo stesso è una riprova della minore importanza che viene
attribuita alla prova biblica nel cattolicesimo presente » (pag. 247).
Crediamo che il volume, tanto apprezzato e conosciuto all’estero, sia molto ben
adatto alla diffusione fra i Valdesi, i quali, anzi, dovrebbero esserne i primi lettori dato che l’autore è uno degli stimati
professori della nostra Facoltà. c. t.
Per non dimenticare
PIERO CALAMANDREI — Numero straordinario della rivista « Il ponte », novembre 1958.
Il 27 settembre 1956 moriva a Firenze
Piero Calamandrei all’età di 67 anni e
molti italiani sentirono che scompariva con
lui uua delle figure più rappresentative e
nobili della nostra politica contemporanea.
I nostri giornali hanno sottolineato in quella occasione il carattere e l’attività di Calamandrei e la nostra stampa evangelica si
è associata a questa dimostrazione di riconoscenza. La rivista « Il Ponte », di cui Calamandrei fu direttore, ha pubblicato un
numero straordinario (Novembre 1958) dedicato alla sua memoria. Questo numero
contiene alcuni scritti inediti, pagine di
diario e lettere, e la bibliografia completa
degli scritti di Calamandrei. La prima parte
del volume contiene scritti dei collaboratori della rivista di altre personalità del
nostro mondo culturale che rievocano in
forma estremamente viva la figura dello
scomparso. Era doveroso ed è doveroso per
noi ricordare uomini come lui (e questo
volume serve ottimamente allo scopo), perchè ci danno una visione esatta della nostra situazione italiana.
Questo può sembrare strano, e molti certamente non condividono tale punto di vista, ma l’Italia non è rappresentata dai bandito Giuliano e dagli scandaU tipo Montesi, dalle camorre e dalle falsità di tanta
parte della nostra vita nazionale; è rappresentata da uomini come Einaudi e Calamandrei o Danilo Dolci. Questi sono gl;
uomini che ha dato l’Italia e che l’Italia
darà ancora nel futuro e di cui, non abbiamo da arrossire. La loro presenza e la loro
parola riscatta tanta parte della nostra nazione di cui spesso non abbiamo da menar
vanto, la riscatta e la sminuisce nello stesso tempo.
Calamandrei esprime nei 50 anni di vita
italiana del nostro secolo questa tradizione
ideale di italianità autentica, questo filone
aureo della coscienza nazionale. Alla sua
difesa dei valori più vivi ed autentici della
libertà e della Costituzione si può ricondurre buona parte della lotta che da noi
si conduce da decenni tra l’Italia clericale
e reazionaria e l’Italia risorgimentale. E Calamandrei non è solo il simbolo di questa
lotta, non è solo l’immagine viva e presente di questa Italia moderna, è altresì il
s'mbolo di una speranza per il futuro. Se
nel grigiore dell’Italia fascista e dell’Italia
democristiana lianno potuto sopravvivere
spiritualmente e hanno potuto operare uomini della specie sua è segno che la nostra
patria può ancora trovare il suo posto fra
le nazioni civili ed autenticamente democratiche. E’ segno che possiamo ancora sperare nel futuro. Quando un uomo si batte
come lui per un’idea incomprensibile ed
assurda (per molti nostri connazionali) come la libertà religiosa, è lecito credere
« che l’antico valore negli italici cor non
è ancor morto... ». «. t.
PERSONALIA
Il giorno 2 ottobre 1959, nel Tempio Valdese di Corso Vittorio, il pastore signor
Roberto Jahier celebrava il matrimonio di
suo figlio Enrico con la signorina Silvana
Micellino.
Agli sposi i nostri migliori auguri.
3
N. 40 — 9 ottobre 1959
L'ECO DELLE VAUi VALDESI
— 3
Si riapre il portone del Collegio Valdese
La inaugurazione
deiranno scolastico
L’inaugurazione dell’anno scolastico
195&Í0 del Collegio Valdese ha avuto
luogo il primo ottobre 1959, nell’Aula
Sinodale della Casa Valdese in Torre
Penice. Tutte le tradizioni sono state
rispettate anche in questa occasione:
ai completo insegnanti ed alunni ; meno « al completo » i genitori ed amici
del Collegio, per quanto ci sia sembrata leggermente superiore al passar
to l’affluenza del pubblico. Sono pre
senti il sindaco di Luserna San Gix)vanni avv. G. Creste; il preside della
Scuola di Avviamento al Lavoro, prof.
Zaceara; il maresciallo comandante
la locale stazione dei carabinieri. Hanno mandato la loro adesione il direttore didattico ed il dott. Gustavo Ribet.
Il Moderatore della Tavola Valdese
pastore Ermanno Rostan presiede la
cerimonia, cui dà inizio con l’invo
cazione e la lettura di un brano delle Sacre Scritture; egli rivolge quin
di ai presenti un vigoroso messaggio,
ricordando a tutti, in modo particolare ai giovani, come la sapienza sia
superiore alla conoscenza e trovi in
Gesù Cristo la sua espressione concreta.
Il « Padre nostro » chiude questa
prima parte della cerimonia.
Il preside della S. Media, prof. Teofilo Pons, legge la prolusione : un affettuoso paterno discorso in cui l’oratore trae dalla sua trentennale esperienza d’insegnante, e dai suoi ricordi di studente che cinquant’anni or
sono frequentava i corsi deila Scuola
Latina, una ricca messe di spunti ora
garbatamente conditi di humour, ora
vigorosamente ammonitori, ispirati
sempre ad una rigorosa concezione
vocazionale nel campo deH’insegnamento. In altra parte del giornale ne
diamo alcuni passi.
Dopo la prolusione ha inizio la parte « amministrativa », accolta con il
solito interesse scittoniiearo da ripetuti applausi per i « migliori » di ogni
classe, che hanno l’onore di alzarsi e
diventare roggetto dell universale
compiacimento. Una volta c’erano i
premi! Oggi basta l’onore.
Apprendiamo così che alPesame di
ammissione alla S. Media i migliori
risultati sono stati ottenuti da: Modenese Claudia, Mattana Piera e
Schiavo Ivana, Manini Enrico e Miceli Angelo e Michelin Salomon Fio
lenzo (uti candidati, 3d aiiini^sSil.
I migliori alunni della I» Media sono stati: Badariotti Fiorella, Legger
Franca e Manti edi f austo, ireyrot
Vanda e Valente Doris (37 iscritti, 28
promossi).
I migliori alunni della 11“ Mjoia sono stati : Cotta Morandini Linette e
Pallard Fiorella, Tourn Clelia, Mathieu Gianfranco (35 iscritti, 28 prò
mossi).
Dei 35 candidati interni alla Licenza Media 29 vennero « licenziati ». I
migliori risultati vennero ottenuti da :
Taglierò Mariella, Bein Elena, Cavazzani Guido e Manlio Collino. Questo
per la S. Media. Per il Ginnasio Liceo, il preside di quest’istituto' prof.
Augusto Armand Hugon (che per
l’occasione depone la veste di sindaco
di Torre Pollice) comumea i dati statistici del decorso anno scolastico.
Dei 15 alunni della IV ginnasiale,
10 risultano promossi; migliori i risultati di Armand Hugon Valdo, Decanale Laura, Ricca Mirella e valente Graziella.
V" ginnasio: 20 iscritti, ammessi al
Liceo 17. Migliori: Nicolosi Carlo,
Salma Gian Andrea, Pegone Luigi.
Nella 1“ Liceo : Pegone Agostino, Abate Sergio, Michelin Lausarot Paola;
iscritti 11, promossi 9.
Nella li“ Licec' su itì iscritti, i4 promossi; sono segnalati: «jay Nella,
Pollone Carlo, Lombroso Elio.
Dulcis in t'undo (in realtà un «dolce» che sa di amarognolo): esami di
maturità. Candidati 12; promessi 7:
Fornerone Alberto (nella sessione estiva); gli altri 6, in queila autunnale: Geymet Amalia, bontana Alma,
Bellion Bruno, Keller Nora, Giaccone
Franco, Tagliarmi Vincenzo.
Nell’insieme quindi un anno che
può esser giudicato, senza superflcia
le ottimismo come buono; la discipli
na non ha segnalato nessun inconve
niente grave. Si è lavorato con serenità ed abbiamo Timpressione che la
nostra popolazione possa continuare
a guardare con fiducia al suo secolare
istituto di istruzione secondaria; come del resto avviene, e lo dimostra
i’affluenza di iscrizioni alla S. Media.
Quest’anno, per la prima volta, non
si sono potute accogliere tutte le domande. non essendo possibile superare il « numerus clausus » fissato da
ferree norme nei confronti degli Istituti Pareggiati.
Non è nostra consuetudine di chiù
dere gli occhi e negare resistenza di
qualche ombra. Anche se, con il risultato degli esami della sessione autunnale il numero dei « maturati » è
salito a 7, per cui la percentuale degli stessi è salita al 70 pier cento dei
candidati (percentuale veramente no
tevole) è innegabile che il risultato
della sessione estiva ha avuto un sa
pore alquanto amaro. Si possono (e
si devono) analizzare cause e circostanze; additare deficenze e correre
ai ripari. Ma la sola cosa che conta,
quella veramente efficace, è tradurre
in quotidiana norma di vita scolasti
ca Tammonimento col quale il preside della S. Media, prof. T. Pons, terminava la sua relazione : « E domani,
ognuno di noi sia al proprio posto
con rinnovati propositi di serietà e
di ^ consacrazione ai compiti che richiede a ciascuno di noi il nuovo anno di scuola ».
★
Al prof. Colombo, che durante due
anni fu apprezzato docente di filoso
fia nel nostro Liceo ed ha ora accet
tato altro incarico, è stato inviato
un cordiale saluto.
Alla prof. Mirka Peyrot, che dopo
esser stata allieva del nostro Colle^
pio, vi ritorna ora come insegnante
di filosofia; il cordiale benvenuto.
Una fraterna chiacchierata nella
ospitale dimora del preside della S,
Media ha chiuso, simpaticamente, an.
che quest’anno, la prima giornata di
scuola del nuovo anno scolastico.
Cl.
Le vacanze sono finitemmm
Ricordi ed esperienze di scuola
Per una migliore intesa - Ricordi di vita vissuta - Non «predica inutile»
Risalendo indietro nel tempo, fino
a 50 anni fa, al I» ottobre 1909, mi
rtrovo a Pomaretto, ad iniziarvi la
III“ classe della Scuola Latina (og^
Scuola Media), con altri 6 compagni.
Oggi la terza classe della stessa
Scuola conta esattamente il doppio
di iscritti e la Scuola, nel suo insieme, supera notevolmente il doppio degli alunni che numerava 50 armi fa.
Di quei sette studenti in erba, 3
erano del luogo, cioè di Pomaretto o
di Porosa: gli altri 4 venivano dagli
estremi paesi della valle. Stavano in
pensione presso qualche famiglia delle vicinanze, ed ogni settimana, il
venerdì sera, dopo le due ore di disegno pomeridiano che chiudevano la
settimana di scuola a piedi e con la
loro brava cartella, facevano il tragitto che dalla scuola li portava a casa:
chi, 2 chi 5, chi 7 e chi 14 km. circa.
La domenica pomeriggio, con libri e
quaderni (ed in più la quantità di
pane che doveva servire per tutta la
settimana), senza mormorare, compivano il viaggio inverso. E questo per
9 mesi filati, quanto durava allora effettivamente la scuola. E se col bel
tempo il viaggio era anche un piacere, con la pioggia e con la neve era
tutt’altra cosa: specie quando, molto
prima che si fosse al termine del viaggio, scendeva improvvisa la notte!
Oggi, i tempi sono cambiati e a
piedi lìon viaggia più nessuno! Tutti
gli studentelli delle terze classi della
.Scuola Media di Pomaretto (come
quelli del resto della Scuola di Torre
Penice), raggiungono settimanalmente la magione patema o la Scuola
su « quattro ruote » : « quantum mutatus ab ilio», possiamo esclamare
con Virgilio!
Alla Scuola, non c’era alcun bidello ed erano gli alunni che a turno,
per una settimana, ne dovevano disimpegnare i compiti essenziali: scopare le rispettive aule, accendere ed
alimentare la stufa. Per cui ogni ma’ùtina, l’alunno di settimana doveva
trovarsi nell’Istituto mezz’ora prima
dell’inizio delle lezioni, e la sera, mezz’ora dopo- per una sommaria pulizia alla classe e per preparare, spezzando 1 rami di acacia che la natura ha fornito di aculei acutissimi e
che non risparmiavano le nostre povere mani, l’indispensabile per accenaere il fuoco.
Dati gli strettissimi rapporti che
esistevano allora fra la Scuola di Pomaretto e quella di Torre Peliice,
terminata la III“ classe, alla fine di
giugno, si partiva col professore di
latino per venire a sostenere, qui a
Torre l’esame di ammissione alla
IV“ classe del Ginnasio. Perchè se
adesso siamo noi a « licenziare » gli
studenti, al termine della Scuola Media, allora invece era il Ginnasio Superiore che ammetteva o no coloro
che si decidevano a tentare l’accesso alle Scuole Medie Superiori.
In quelle circostanze, si partiva col
tram da Perosa e si giungeva fino a
S. Germano, dove, immancabilmente,
si abbandonava la tramvia e ci si
inerpicava per la strada mulattiera
che per la Turina e Roccapiatta, conduce alla Colletta e di lì a Torre Pel
lice. Lo stesso si faceva al ritorno,
ad esami compiuti, senza mai passare
per Pinerolo, solo per risparmiare
qualche soldo.
Ne eravamo contenti noi e piu ancora il professore.
Anche a Torre, per risparmiare, il
buon professore ci conduceva da una
santa donna, lavandaia ed originaria di Prarostincv cioè compaesana
del nostro Mentore.
La sua casa modestissima, dietro
alla sede attuale della Cassa di Risparmio, era una specie di caravanserraglio aperto a tutti quelli dell’altra valle, per la straordinaria bontà
e generosità della indimenticabile
« Maiunot », che, pur non mettendoi,
per ritegno e quasi per vergogna, si
può dire ii piede in chiesa, viveva con
semplicità evangelica il suo cristianesimo, umilmente, "ma realmente ed
altruisticamente come lo concepiva.
La brava donna metteva a disposizione tutto quel che essa possedeva
in casa: pane, formaggio e un buon
Dicchier di vino.
lesti di allora e di o#i
Di quel lontano periodo di scuo
la, ho ritrovato un volumetto intitolato « Corso completo di Esercìzi, di
Grammatica e ai fctule ialino », opera del prof. Osvaldo Berrini e stampato dal Paravia, nel 1899.
Destina-co alla 1“ classe del Ginnasio, aveva 82 pagine di testo e 78 di
vocabolario lat. . it. ed it. - lat.: senza una nota, senza una illustrazione,
senza traduzione di vocaboii o di frasi, coi soli rinvìi alla Grammatica Ialina dello Schultz.
Oggi invece, nei libri scolastici, il
testo è spesso la parte secondaria.
Parte di primaria impcrtanza sono
le illustrazioni, nel testo e fuori testo, su carte speciali, patinate o colorate, che finiscono spesso per costituire un irresistibile invito ai fuiuri
artisti caricaturali, per esercitarsi a
disegnare baffi e baffoni di tutte le
forme e dimensioni.
Il testo poi, ha finito per esser soffocato dalle note a piè di pagina,
messe lì non solo per chiarire un
punto oscuro del testo, ma per far
bella mostra delle conoscenze grammaticali, lessicali, critiche, storiche,
archeologiche ed estetiche del commentatore (aspirante commendatore) e soprattutto per fornire, magari
a pezzetti e a bocconi, ma il più completamente possibile, la traduzione
del testo, ad evitare cosi ogni sforzo
e fatica ai molti figli di papà, per i
quali spesso l’unico sforzo è quello
di leggere le note, di trascrivere le
note e di imparare a memoria la traduzione così ottenuta.
E con un altro grave inconveniente e risultato deprecabile: quello di
invitare l’alunno, anche durante l’esame, a portare gli occhi sulle note
prima ancora di aver finito di leggere il testo ; ad ingannare perciò il suo
insegnante, a trasformare l’esame in
una schermaglia di meschine astuzie
fra chi_è esaminato e chi esamina:
uno, con la preoccupazione prevalente di riuscire ad ingannare, l’altro,
di non lasciarsi ingannare. E senza
profitto alcuno per l’educazione dell’alunno ed assai poco per la sua cultura.
M ¡ ' j signori!
Non deisdero qui, minuziosamente
indagare se si studiasse di più con
i testi imperfetti di ieri o con quelli
magnifici e fomalmente perfetti di
oggi ; quando l’anno scolastico si
chiudeva alla fine di giugno o adesso che finisce in maggio; quando cioè
si avevano circa 215 giorni di scuola,
contro i 175 e forse meno dell’anno
scorso o di quello precedente.
Quel che mi par certo, è che le Autorità superiori erano più severe, più
tempestive e più equilibrate di quelle di oggi. E gli studenti di allora
non avevano degli alleati così altolocati come li hanno quelli di oggi.
Infatti, nessun Ministro di Stato
s: sarebbe sognato, 50 anni fa, di affermare, come ha fatto quelio della
Sanità, su « GENTE » del 31 luglio
1959, che «i nostri ragazzi studiano
troppo;... che la vastità dei programmi scolastici e le infelici date degli
esami so'no un serio pericolo per la
salute negli adolescenti; ohe gli esami (fi riparazione si svolgerebbero dopo un periodo di inquietudine e di
tormento quotidiano per lo studente
che deve riparare,.,, cne da un punto
di vista sanitaria, (continua ii pietoso Ministro) i iiostri studenti soffrono di stancnezza piermanente, di una
stanchezza patologica che sfiora l’esaurimfcxii,o e spesso vi si trasforma »
Ed il prezioso alleato e difensore
della Classe studentesca italiana, certamente male, od imperfettamente,
informato, aggiunge nel predetto articolo: «il calendario scolastico poi,
risulta troppo lungo... L’ideale sarebbe che tutu i corsi avessero termine
alla fine di maggio, gli esami di I»
sessione si svolgeranno entro la fine
di giugno e quelli di riparazione entro la ime di ottobre ».
Rimarrebbero cosi, — aggiungiamo
noi, — 7 mesi di scuola e o di vacanza. E tutto questo per ottenere, (cito
ancora le precise parole del Ministro) «il massimo profitto con U mimmo costo possibile»; dove per «costo » si deve intendere la fatica dei
disgraziatissimi ed mfeiicissimi studenti di oggi, che, oitre al prezioso
ausilio di quei tali testi ampiamente annoiati, ed illustrati un tempo
sconosciuti, hanno ancora quello di
un ministro della Sanità, del compiacente telefono, del cinematografo,
oeiia ra-uio e non pochi anche della
telcvisioi.ic, nonché dei ripetitori sempre in agguato, tariffa alla mano, per
venire m soccorso ad una gioventù
cosi stanca ed esaurita!
Con maggiore equità e maggior
senso di responsabilità, il Ministro
della P. I. ha disposto il calendario
scolastico per il 1959-60, fissando l’inizio delle lezioni al 1 Ottobre e la
fine di esse al 29 maggio ed abbrevaindo di 5 o 6 giorni le vacanze di
novembre e di gennaio.
Una
cosa scria
Oggi la cultura classica ha in genere perduto quella speciale considerazione di cui godeva un tempo mentre è straordinariamente cresciuta,
nel mondo moderno, l’importanza degli interessi e dei problemi economici; per cui si ritiene dai più, ed è
anzi inevitabile, che debbano entrare sempre più nella scuola il mondo
attuale del lavoro, della tecnica e
della scienza, a danno naturalmente
del vecchio umanesimo, oramai sul
tramonto. Scomparse perciò a poco
a poco quelle personalità di educatori di cui fu ricco il passato, sarà purtroppo sempre più difficile
in avvenire, degnamente occuparne
il posto, poiché molti giovani, fra i
migliori, sembrano allontanarsi, anche nel nostro ristretto ambiente val
ligiano, da una professione che sembra non saper più dare, in cambio
dei moiti sacrifici che chiede, un adeguato compenso: nè morale, nè sociale, nè economico.
D’altra parte, le folle di alunni che
battono alle porte degli istituti d’istruzione secondaria, del doppio e forse del triplo più numerose di 50 anni fa, non ci si recano più prevalentemente per farsi una cultura, per
ricevervi una formazione spirituale,
ma quasi unicamente per strappare,
al più presto e ad ogni costo, una
licenza od un diploma, che li aiuti
a risolvere il sempre più grave e pressante problema del pane quotidiano.
Ma questo non è e non deve essere
il vero scopo della scuola.
Essa infatti non può e non deve
proporsi altro fine che quello della
educazione dei suoi alunni; e per educarli essa deve aiutarli a raggiupgere un dato grado di cultura. E per
far ciò, deve necessariamente allontanare quelli che non sono capaci di
raggiungere tale grado di cuitura.
La scuola deve quindi inevitabilmente essere più o meno difficile, perchè una scuola facile dovrebbe presuporre anche un lavoro sempre facile, un lavoro senza fatica, che è
impossibile riscontrare nella realtà
della vita odierna, oramai meccanizzata in ogni campo di attività.
La scuola perciò deve lavorare e far
lavorare seriamente, e quindi non può
dare e non deve garantire a tutti, capaci ed incapaci, il beneficio dei diplomi finali, che costituirebbero, se
immeritati, un privilegio o una flagrante ingiustizia, anziché il corona
mento di una seria e diuturna preparazione didattica e cuituraie.
Uua pia illusione
La scuola senza fatica, il «latino
senza pianti o senza lagrime », come
è stato proclamato da qualche illuso,
sono pure e semplici ingenuità o romanticherie, che non possono esistere se non nella fantasia di chi se ne
la il patrocinatore, generalmente tutt’altro che oisinteressato. La scuola,
ha bisogno ai concentrazione, di raccoglimento, ui lavoro in pioi\.^iaiià
e quindi ai fatica operosa. Poiché essa deve mirare (desideriamo sottolinearlo) non solo allo sviluppo delle
facoltà intellettuali, ma deve « in primis » preoccuparsi di curare l’educazione del sentimento e nei carattere,
di sviluppare cioè e di perfezionare
la personantà spirituale aeif individuo: cosa che si ottiene m primo luogo, è vero, con Tesempio operoso e di
gnitoso del maestro, la cui influenza
sull'alunno può veramente essere
grande e di primaria importanza.
Occorre pertanto che l'insegnante,
efficacemente aiutato dai genitori,
studi l'aiuiino nella sua già complessa personantà e capisca la sua anima,
tenendo sempre dinnanzi a se l’aureo motto latino che alterma «Maxima debeiur puero reverentia». Ed accorre pure cne gli alunni sentano interesse per la scuola, la quale è proprio la cniave di volta delia loro educazione.
Non interesse per il voto che sta
come condanna od assoluzione al suo
modo di agire, ma per lo studio in sè.
per il lavoro che si fa insieme, per
la gioia di capire ogm giorno meglio
rutilila dello studio e del lavoro, per
quei legami di affetto che si staoiliscono naturalmente. Ira chi studia e
chi insegna, e che debbono diventare
legami ai stima reciproca e di aiuto
quotidiano.
lierio appello ai genitori
Nella educazione che noi preconizziamo, non SI deve usare ne una eccessiva indulgenza, ne una eccessiva
severità, entramoe dannose : la prima
infatti impedisce il sorgere e lo svilupparsi ut quel freno imoitorio di
ciu si è accennato; la seconda ostacoia la iiDera iniziativa e la libera
espressione aeiia energia volitiva. An
cne qui, la posizione del giusto mezzo è la più proncua, la piu ui,ne, la
ijiu giusta.
Nè deoDono' ignorate i genilcri che,
di frequente, le deooiezze ai volontà
dei loro ngnuoii, la loio apatia, il loro disintexesse per lo studio, la loro
iiidiscipnna. sono dovuti a cause fisiche, ana ueooiezza dei loro organismo, a disordini e a difetti ai crescen
za, e che queste cause si ripercuotono inevitaoiimente sul carattere e
sulla volontà ael paziente: cne va allora affidato tempestivameriie al medico o ano psicologo, perche queste
carenze possono venire corrette od eliminate.
L’altro ambiente, oltre a quello familiare, che efficacemente contribuisce all’educazione della volontà ed al
rafforzamento del carattere dei giovani, è quello della Scuola. Dove si
sviluppa per la prima volta nei ragazzi il sentimento di eguaglianza e
di giustizia; dove vengono educati i
loro sentimenti; dove si cerca di vincere o di correggere i loro piccoli difetti (cioè la pigrizia, la timidità, la
paura, l’invidia e l’egoismo) e dove si
cerca di elevare e sublimare i loro
buoni sentimenti; la fiducia in sè, il
sentimento del dovere, la sincerità, il
senso di responsabilità, il coraggio
morale ecc. e dove ci si sforza di ispifcontin.ua in 4“ pag.)
^
4
2. «diz. — II. 750
GIOVANNI MIEGGE
LA VERGINE MARIA
Claudiana - Torre Penice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad. G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Notiziario delle nostre Comunità
POMARETTO
Recentemente la comunità è stata provata da lutti e prove varie: Ricordiamo innanzitutto la dipartenza della veneranda signora Elisa Lantaret nata Gay, deceduta a
Villa « Mon Repos » dove risiedeva da lunghi anni con la figlia sìg.na Emilia. La figura della scomparsa lascia un vivo rimpianto nella nostra chiesa e nelle valli nostre per la testimonianza di squisita carità
cristiana ch’ella ha dato, per quel tatto di
squisita affabilità verso tutti, particolarmente verso i bimbi che la distingueva; anche
nel tempo della sua infermità la nostra sorella in fede ha serbato quella calma e serenità ammirevoli che contraddistinguono
le anime forti, le anime che traggono la
pace profonda dalla comunione con Dio,
La folla di amici e parenti accorsa per le
esequie celebrate nel tempio sono un segno
dell’affetto di cui era circondata. Oltre al
messaggio del Pastore locale il collega Giovanni Tron di Montevideo ha recato la testimonianza dell’opera compiuta dalla nostra sorella e dal Pastore Lantaret nel Sud
America che rimane tutt’ora viva nelle
comunità dove ha lavorato. Desideriamo
inviare alla figlia Sig.na Emilia ed a coloro che l’hanno seguita con tanto amore nel
tempo della sua malattia l’espressione della
nostra solidarietà cristiana.
In assenza del Pastore titolare il collega
Luigi Marauda ha presieduto due servizi
funebri: quello del frateUo Giovanni Bleynat della Lausa e del giovane Ivo Costantino deceduto in giovanissima età. Il fratello Giovanni Bleynat più che ottantenne,
molto noto a Pomaretto, è deceduto dopo
breve malattia ed al servizio funebre ha
preso parte uno stuolo di amici e parenti.
Il giovane Ivo Costantino, morto poco dopo un incidente, era l’unico figlio d’una
famiglia dei Paure ed era ricordato per la
sua bontà d’animo. Una folla di popolo
ha preso parte alle esequie celebratesi mercoledì 30 Settembre.
Domandiamo a Dio di colmare i vuoti
con la sua divina presenza, di rendere noi
superstiti del viaggio terreno vigilanti, nel
clima della preghiera e della lettura deUa
Bibbia onde ristorarci, fortificarci. Alle famiglie in lutto inviamo il nostro pensiero
di profonda simpatia cristiana.
Al Pastore Luigi Marauda diciamo il nostro grazie di cuore per la soRecitudine e
l’affetto con cui ha compiuto l’opera pastorale nell’assenza del Pastore.
Recentemente è stato celebrato il matrimonio di Ferrerò Italo e Costabello Itala:
lo sposo era proveniente dalla parrocchia
di San Germano; il servizio religioso celebratsoi il 26 settembre è stato occasione
preziosa per annunziare l’evangelo ad un
buon gruppo di amici e parenti degli sposi. Che Iddio guidi ed ispiri gli sposi a
camminare nelle vie dell’amore per il Signore.
Domenica 1« ottobre il Pastore Paolo
Marauda e Signora hanno visitato la comunità di Pomaretto ed accolti con grande
gioia. Il messaggio del collega Marauda è
stato molto apprezzato e gli siamo vivamente riconoscenti.
PRAMOLLO
ROBA’
h’Assemblea di Chiesa si è svolta regolarmente domenica scorsa alla presenza di
un discreto numero di membri della comunità.
All’ordine del giorno era una relazione
circostanziata dei lavori sinodali. Inoltre si
è parlato della ripresa invernale indicando
nel lavoro di tutto il Concistoro un compito pastorale che la comunità deve saper
riconoscere, accettare e, anzi, esigere. Gli
anziani prenderanno una responsabilità
sempre più diretta nei culti di famiglia e
nelle visite ai membri del quartiere a loro
affidato.
Il nostro benvenuto alla Sig.na Genre
che è la nuova insegnante del Centro.
SAAÌ SECOIVRO
!
11 Santo Battesimo è stato amministrato
domenica scorsa durante il Culto a Sereno
Adriano Gardiol di Renato e di Angela
Amelotti. 11 Signore benedica questo bambino e lo faccia crescere all’ombra della
Sua grazia.
L’apertura delle scuole elementari è stata inaugurata per i bimbi valdesi con una
cerimonia nel Tempio presieduta dal Pastore Genre, alla presenza delle scolaresche
e dei rispettivi genitori.
11 Pastore ha parlato ai numerosi presenti
sulle finalità della scuola e sui doveri che
i genitori devono sentire nei riguardi dell’educazione dei figli per una comunità
sana e interamente consacrata al servizio
di Cristo.
d. g.
ALLA SCUOLA LATINA DI POMARETTO
La inaugurazione del nuovo
anno scolastico 1959 - 60
L’insolito movimento di studenti e genitori nei pressi del Convitto di Pomaretto,
nel pomeriggio del 1» ottobre, annunzia
l’attesa inaugurazione dell’anno scolastcio:
un gruppo di « veterani » della scuola s’unisce al cospicuo numero di studenti regolari, memore d’un tempo lieto, seppure
tessuto di serietà, trascorso nel dolce declivio di Pomaretto. C’è un’aria festosa
nei pressi della « città universitaria » lievemente attenuta dal distacco imminente dai
genitori, segno che la scuola ed il convitto
sono una casa, dove l’affetto per gli adolescenti è vivo, unito alla nota della severità cosi preziosa nel nostro tempo.
La cerimonia inaugurale si svolge in un
clima di famiglia con canti, messaggi, e
preghiere al Signore. Il Pastore della Parrocchia locale ricorda l’importanza della
riflessione e della cura del pensiero, ispirandosi alla nota parabola del lievito : nel
tempo presente la vita è tessuta di immagini offerte con dovizia dai giornali, dalle
riviste di dubbio valore, dalla televisione,
dal cinema, atte a distogliere la mente dallo studio delle cose vere, che costituiranno
il fondamento della vita; gli anni trascorsi
alla Scuola Latina possono consentire una
testimonianza viva sotto il profilo morale e
spirituale nelle varie professioni della vita,
quando la mente ed il cuore sono permeali
della presenza del Signore.
L’oratore ufficiale della giornata, il prof.
Attilio dalla, è venuto a Pomaretto per
raccontarci le pagine interessanti del tempo
passalo, soprattutto del tempo lontano (or
s )iio cinquant’annii nel quale insegnò alla
■Scu.i't Latina: ricordi, episodi, sono passati dinanzi a noi, come vivida pittura d’un
tempo di 'atta, di incertezze, di affermazioni luminose, velati di mestizia per i vuoti
che si sono cr ali in vari decenni; il confronto della Poin.aretto antica e quella
moderna ha lascialo in noi una nota di
viva nostalgia per quel lembo di terra valdese e di vivo apprezza.ncnto per quanti
hanno seminato con fatica per coltivare le
menti ed i cuori in vista della quotidiana
seminagione. La nota dello « humor », unitamente alla ricchezza di immagini, purezza di lingua, dovizia di dati e osservaz'oni
interessanti hanno avvinto l’uditorio pc
molti minuti. II nostro antico professore
di filosofia è rimasto sulla breccia con la
freschezza di mente e di spirito giovanile
difficilmente riscontrabile nei giovani : la
sua visita a Pomaretto è stata molto gradita.
Con animo lieto abbiamo udito il saluto ed il messaggio riconoscente del dr.
Lawton direttore della Scuola Teologica
battista di Rivoli, legato da particolare affetto all’opera evangelica italiana, ed entusiasta propagandista della scuola e del convitto di Pomaretto: a testimonianza del suo
amore per le nostre valli sono la collabo
razione ammirevole alla villeggiatura evangelica rorenga e la presenza passata e presente di due figlioli aUa Scuola Latina ed
al Convitto. Con vivo interesse abbiamo
pure udito il Pastore Giovanni Tron del
Sud America, antico alunno della Scuola
Latina il quale ha incoraggiato gli studenti
a perseverare nello studio e soprattutto a
non dimenticare la lettura e la meditazione
della Bibbia.
La relazione dell’anno decorso, letta dalla preside Prof. Hsa Balma attesta la serietà e l’operosità del corpo docente a beneficio degli studenti: difatti il numero
crescente degli alunni, l’ottima media dei
licenziati del terzo anno sono un segno dell’amore con cui gli insegnanti seguono i
loro alunni. Purtroppo il prof. Silvio Tron
ha lasciato la Scuola Latina ed ha assunto
un posto regolare nella scuola di stato: la
relazione mentre ringrazia il professore
uscente per l’opera svolta negli anni del
suo servizio a Pomaretto dà il benvenuto
alla Prof. Elsa Peyran, che coprirà per quest’anno la cattedra di materie letterarie. La
preside ringrazia tutti gli amici della scuola e segnatamente il dr. Gustavo Ribet per
il dono della targa che annunzia l’ingresso
alla Scuola Latina, mentre il cerimoniere
legge il telegramma del dr. Ribet amico
affezionato della nostra scuola.
La riflessione che ritengo opportuno mettere in luce trae lo spunto da una osservazione fatta dal prof, dalla nel suo discorso
e cioè che nulla è stato più fatto per la
Scuola Latina sin dalla fondazione.
La cospicua presenza di alunni ehe quest’anno raggiunge per la Scuola Latina la
cifra mai raggiunta per il passato, cioè di
74 (settantaquattro) studenti e per il Convitto la cifra record di SO più 90 del doposcuola, non deve la.sciare indifferenti le
nostre autorità eeclesiastiche, le persone che
seguono con .simpatia il progresso culturale
di questa valle: molte volte sono state richiesto relazioni, fotografie, ma sembra che
non dovessero servire per la nostra scuoletla. Desideriamo intanto inviare un pensiero di vivo elogio ai professori che hanno
a cuore l’opera della Scuola Latina, segnatamente alla preside Prof. Balma Elsa, al
Prof. Tron Ernesto die ha faticato non poco per rimettere in marcia il Convitto, dirotto cosi bene dalla Sig.na Castagno Ines
e ch.e è ormai troppo piccolo per le presenti esigenze in un clima di serietà e viva fraternità da attirare elementi di varie
regioni d’Il.alia. La larga nuova della Scuola Latina è un simbolo, un’indicazione ad
un tempo, un principio, io penso, di una
rinascita edilizia che sarà conseguita con la
vasta cerchia di amici interessati con un
bollettino « latino » redai!o dal corpo insegnante, nonché con il caldo interessamento
delle nostre autorità religiose. od
AU’età di 65 anni è deceduta a S. Germano Chlsone il 25 settembre, nella casa
del figlio presso il quale trovavasi da
qualche tempo, Balmas Paolina, nata Sappè, di Pomeano. Il servizio funebre è
stato presieduto dal Pastore Sig. Luigi
Marauda, che ringraziamo vivamente, in
sostituzione del Pastore titolare assente.
Il 28 settembre ci ha pure lasciato Peyronel Lina ved., nata Bouchard, di anni 70,
della Ruata. Tutte e due queste sorelle
sono state chiamate ad una vita di più
alto servizio dopo lunga malattia e lunghe
sofferenze accettate e sopportate con fede
e con animo cristiano. Rimane di loro un
vivo ricordo e il bel esempio di una vita
di lavoro e tutta consacrata alla famiglia.
I numerosi conoscenti ed amici intervenuti al loro funerale hanno testimoniato,
oltre che della loro Simpatia per le famiglie afflitte, della grande considerazione e
stima in cui le sorelle scomparse erano
tenute.
Presso l’Asilo dei Vecchi di S. Germano,
presso cui trovavasi ricoverato da molti
anni, è pure deceduto, il 2 ottobre. Grill
Davide, di anni 87. Egli era originario di
Pramollo, della borgata Bocchiardoni, ed
era stato per diverso tempo membro del
Concistoro.
Alle famiglie provate dal lutto la Chiesa
rinnova l’espressione della sua simpatia e
della sua solidarietà cristiana. Possa la
tristezza della separazione essere confortata dalla cei'.ezza del futuro ritrovo.
« Dio no.i è un Dio di morti, ma di viventi » (Luca 20: 38).
II 26 settembre si sono uniti in matrimonio, nel tempio di Riclaretto, Beux
Aldo (Bosi) e Clot Armida (Riclaretto) e,
nel tempio della Ruata, Rostan Luigi
(Frossaseo) e Peyronel Adriana (Sapiatti).
A questi giovani sposi, che si stabiliscono rispettivamente a Pramollo e a Frossasco, l’augurio affettuoso della chiesa per
una vita felice, vissuta nella fede e nell’amore cristiano.
E’ si, a presentata al S. Battesimo Viviano ’tounous, di Silvio e Anita Bounous, t'i Pomeano, attualmente residenti in
Svizzeia.
La grazia del Signore accompagni sempre questo tenero agnello del suo gregge,
insieme ai suoi genitori ed al suo padrino
ed alla sua madrina.
Mentre il nuovo edificio scolastico, fatto
costruire dalla Amministrazione Comunale, si sta rapidamente avvicinando al
tetto, si sono riaperte in questi giorni le
scuole. Ogni mattini i bimbi, anche dai
più lontani villaggi, giungono puntuali
con le loro cartelle in mano, lieti di ritrovarsi insieme e di riaprire i libri dopo
delle cosi lunghe vacanze. Ci auguriamo
che l’Autorità Scolastica possa provvedere
presto alla nomina definitiva delle Insegnanti, in modo che- non abbia a lamentarsi anche quest’anno l’inconveniente già
tante volte verificatosi negli anni scorsi,
quattro o cinque maestre che si susseguono nello spazio di poche settimane (con
che profitto, lo si può ben immaginare) e
che i nostri bimbi possano avere un buon
anno di lavoro e di studio.
I Ë
DI SCüOli
Redattore; Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Un discepolo
di Albert Schweitzer
(segue dalla 3“ pag.)
rare o suscitare nei discepoli l’amore
per il lavoro e per lo studio, il desiderio di apprendere, il sentimento
della disciplina che è, senza alcun
dubbio, una delle condizioni fondamentali per l’educazione della loro
volontà e del loro carattere.
E dal momento che è nella scuola
che si plasma il carattere del ragazzo e che si pongono quindi le fondamenta di quello del futuro cittadino,
il desiderio più vivo degli insegnanti
e la loro ambizione più nobile, non è
quella di fame uscire dei presuntuosi
o dei saccenti, bensì di vedere che
da essa escano dei giovani sani di
mente e di cuore, provvisti del necessario corredo di cognizioni didattiche
e scolastiche, amanti dello studio e
di ogni altro lavoro, animati da forti
e nobili sentimenti. Perchè solo in tal
modo essi potranno diventare, più
tardi, dei leali cittadini che pensano
con la proprio testa, degli individui
dotati di un fermo carattere e di una
volontà operosa, che saranno loro di
provvido aiuto nelle vicende della vita, procellose o serene che debbano
essere.
Questi i nostri propositi, come insegnanti del Collegio Valdese, per il
nuovo anno scolastico che inauguriamo oggi! T. G. Pons
Siamo ghetti al prof. Teofilo Pons di
averci concesso di pubblicare alcuni imssi
della sua prolusione. (Red.)
(segue dalla 1“ pag.)
Immediatamente i due chirurghi la
operarono di tracheotomia in modo
da potere immettere ossigeno nei suoi
polmoni; poscia le aprirono il petto e
durante non meno di cinque lunghe
ore si diedero il cambio per massaggiarle il cuore; e quando alla fine si
accorsero che tutto era inutile non
c’era alcun senso di sconfitta nella camera operatoria, ma semplicemente
un senso di completa sottomissione alla volontà di Dio.
Non contento di dare il suo denaro,
il suo tempo, tutto se stesso, ivi compresa la moglie, alla colossale opera
di redenzione umana, nei ritagli di
tempo libero egli provvede a dare un
po’ d’istruzione ad alcuni indigeni, fra
i meglio dotati, perchè siano in condizione di aiutarlo in qualità di infermieri; ed ha già cominciato a mandare i più promettenti negli Stati Uniti ad approfondire le loro conoscenze
mediche perchè il suo sogno è di arrivare ad avere per il suo ospedale un
sufficente numero di medici, in modo
che egli possa affidare loro tutto l’ospedale ed egli rimanga libero di andare a fondarne un altro altrove, in
qualche luogo in condizioni egualmente depresse e disperate.
Quando qualcuno gli esprime la sua
meraviglia o ammirazione per quello
che ha fatto, sta facendo e si propone
ancora di fare, la sua risposta è molto
semplice :
— « Non credo che vi sia nulla di
notevole in quello che sto facendo.
Non c’è alcuna virtù a fare il medico
in un’area che ha bisogno di tutto. Il
lavoro medico è semplicemente la mia
personale applicazione della filosofia
del dott. Schweitzer. Chiunque può
trovare la propria maniera di applicarla. La cosa più importante che noi
possiamo dare a Dio, ed al prossimo,
è noi stessi e noi possiamo farlo sia
pure dando il nostro tempo a qualche
progetto comune che richieda il nostro aiuto ».
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quenti e trionfanti parole, riecheggia
l’invito del Signore Gesù all’antico
dottore della legge : « Va, e fa anche
tu il simigliante » (Luca 10: 37b).
_________ o. y.
{Adattamento dalla rivista mensile oGUlDEPOSTS». luglio 1958, pagg. 10-13, sotto
il titolo « L'uomo, che dimenticò se stesso »).
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
Il 1» ottobre è piaciuto al Signore di
richiamare a se
Davide Grill
I nipoti Balmas, Borgarello e Grill, nel
darne Pannunzio, ringraziano la Direzione,
il personale dell'Asilo dei Vecchi di San
Germano ed i Pastori Sigg. Beri e Micol.
« L’Eterno è il mio Pastore
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
La figlia Emilia ringrazia vivamente
quanti hanno partecipato al suo dolore per
la morte della Mamma
Elisa Gay ved. Lantaret
Un grazie particolare alle persone che
durante gli anni d'infermità confortarono
colle loro visite o con scritti la cara
Estinta.
Pomaretto, 4 ottobre 1959
Le famiglie Charlin, Dalmas e parenti
tutti, commossi per le prove di affetto loro
dimostrate durante la malattia e la dipartenza della loro cara
Luigia Charlin
nata Dalmas
ringraziano tutti coloro che, in qualsiasi
modo, hanno preso parte al loro dolore. i
Villar Pellice, 5 ottobre 1959.