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Bibbia e attualità
IL RECALO
«La Parola è diventata carne»
(Giovanni 1,14)
La stagione natalizia è tradizionalmente tempo di regali. Se è così
anche per voi, non dimenticate il regalo più importante: il lezionario biblico dei Fratelli moravi 1997, intitolato Un giorno, una parola e pubblicato dall’editrice Claudiana. Oltre che
il regalo più importante è anche il più
economico: costa appena 12.000 lire.
Ma non dovete credere che costi poco
perché vale poco. Al contrario costa
poco e vale molto. Vale tanto quanto
può valere un amico fedele, che non
soltanto ti dà ogni giorno un appuntamento al quale lui non manca mai,
ma ti ricorda anche, ogni giorno, l’appunta mento che tu hai non con lui
ma con un Altro, che ti ha rivolto una
parola c; aspetta una risposta.
A 70A' a caso il lezionario si chiama^
1\ Un giorno, una parola: affinché
il tuo giorno non resti senza Parola. Il
sole siiunra ogni giorno con il passare
della notte e l’apparire dell’aurora
«dalle dita dorate», che quasi accarez'zanduti ri risveglia alla vita con la sua
bella ilice che illumina e riscalda. Ma
la Parola non risuona automaticamente quando giunge la luce del sole.
È un altro appuntamento, il suo, anche quoiiihano come il sole e il pane,
ma diverso, e il lezionario ogni giorno
ti ricorda l’appuntamento con la Bibbia e, attraverso la Bibbia, con Dio
che «dopo aver parlato anticamente
molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo
del Figlio» (Ebr. 1, 1-2). Il lezionario è
un compagno quotidiano che ti ricorda la quotidianità di Dio e del dialogo
con lui nell'ascolto e nella preghiera,
la quotidianità della grazia e del perdono, della fede e delle opere, dell’
amore e della speranza.
PERCHÉ un semplice lezionario biblico può diventare il regalo più
importante? Per due ragioni almeno.
La prima è che il lezionario è, in sé,
una specie di doppio regalo, perché
rinvia a un altro, quello sì il più prezioso di tutti, il regalo che ci hanno
fatto profeti e apostoli e tutti coloro
che in tempi, luoghi e circostanze così
diverse hanno composto la Bibbia, regalandoci grandi, insostituibili documenti della fede di Israele e della chiesa nascente, le Scritture dell’Antico
(sarebbe meglio dire: del primo) e del
Nuovo (sarebbe meglio dire secondo o
ultimo) Testamento. Il lezionario biblico è il regalo più importante che
noi possiamo fare perché ci rirnanda
al regalo più importante che Dio ci ha
fatto: quello della sua Parola «che era
con Dio ed era Dio» (Giov. 1, 1) e che,
ascoltata e annunciata dai suoi testimoni, ha generato la Bibbia.
DIO non scrive, parla. «Mosèscrisse
tutte le parole dell’Eterno» (Es. 24,
4). Dio parla e Mosè scrive. Anche Dio,
a dire il vero, scrive, non però «su tavole di pietra, ma su tavole che son cuori
di carne», e scrive «non con inchiostro
ma con lo Spirito del Dio vivente» (II
Cor. 3, 3). «Scriverò la mia legge sul loro cuore» (Ger. 31, 33), non solo la sua
Legge, Parola fatta norma, ma il suo
Evangelo, Parola «fatta carne» (Giov.
1,14), che Dio con Gesù Cristo ha scritto nella nostra storia, che i suoi testimoni hanno trascritto nella Bibbia e
che lo Spirito Santo trascrive nei cuori
umani. Quella Parola incarnata è il
supremo regalo di Dio, sul quale la
Bibbia e, al suo servizio, il lezionario
biblico vorrebbero richiamare l'attenzione di tutti e di ciascuno. Prima di
regalarci la Bibbia, Dio ci ha regalato
se stesso: Gesù è Dio che si dona. Ecco il
vero regalo, che è all’origine della consuetudine di far regali a Natale.
Paolo Ricca
DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTTSTE, METODISTE,
È operativa la risoluzione dell'Onu per l'Iraq denominata «Food for oil»
Cibo per petrolio o petrolio per affari?
Sei anni di embargo totale hanno distrutto l'economia, affamato la popolazione, causato la
morte di almeno 150 bambini al giorno, ma Saddam Hussein è sempre saldamente al potere
LUCIANO DEODATO
SEI anni di blocco totale dell’economia hanno messo in ginocchio la popolazione dell’Iraq e
provocato la morte di un numero
imprecisato di bambini, di malati e
ovviamente di adulti per mancanza
di cibo e medicine. Per questo la risoluzione adottata dall’Onu che sospende l’embargo, la 986, è detta
«Food for oil» (cibo per petrolio),
evidenziando l’aspetto umanitario
della misura.
È giusto augurare al popolo iracheno di uscire quanto prima
dall’abisso della fame e lasciarsi
dietro le spalle anni di sofferenze.
C’è tuttavia da domandarsi se la
986 segni veramente una svolta. Pare che la granitica signora Albright, capo del Dipartimento di stato americano, abbia dichiarato:
«...L’accordo non segna la fine e
neppure un passo in direzione della
fine delle sanzioni contro Saddam».
Può darsi che abbia solo voluto
tranquillizzare ambienti americani
ostili a un cambiamento della politica nei confronti di Saddam. Comunque i termini dell’accordo danno spazio a molti interrogativi.
Un’immagine ridicola e tragica, trasmessa dalle agenzie, può avere un
valore emblematico di quella che è
la situazione: Saddam con gesto
teatrale apre l’interruttore dell’oleodotto che dovrebbe trasportare
il greggio al terminale turco, ma
neppure una goccia di petrolio esce
dal rubinetto. Una specie di teatrino, dove a essere presi in giro sono i
poveri iracheni.
L’accordo prevede una vendita limitata di petrolio: 600.000 barili al
giorno per sei mesi. Una produzione ridicola, se confrontata con
quella precedente il conflitto, di almeno sei volte superiore. Gli incassi
della vendita andranno solo in minima parte ad acquistare cibi e medicinali: bisogna infatti che l’Iraq risarcisca prima di tutto i danni della
guerra del ’90-91. L’Onu ha chiesto
600 milioni di dollari, a cui vanno
poi aggiunti i milioni (sempre di
dollari) per pagare le varie commis
Manifestazione a Baghdad in sostegno al regime di Saddam Hussein
sioni che operano sul territorio, come quella dei tecnici che devono vigilare sulla distruzione degli armamenti non convenzionali, quell’altra che deve verificare che i soldi incassati siano spesi per le finalità dichiarate, ecc. Per cui qualcuno ha
detto che l’accordo siglato da Boutros Ghali consentirà all’Onu di pareggiare i propri bilanci. Il Kuwait,
sommando gli indennizzi richiesti
dai cittadini e quelli dello stato, reclama qualcosa come 4 miliardi di
dollari: poi ci sono da indennizzare
i curdi del Kurdistan iracheno, ecc.
Quanto rimarrà da spendere per
l’acquisto di medicinali e cibo? Pare
una somma intorno ai due miliardi
di dollari, da dividere tra 18 milioni
di abitanti del paese.
L’apertura del mercato iracheno
ha animato gli operatori commerciali di mezzo mondo: sono più di
250 le compagnie petrolifere che
hanno dichiarato di essere interessate all’acquisto del greggio. Alla
notizia della riapertura dell’oleodotto iracheno il costo del barile di
petrolio ha subito un primo significativo ribasso del quale certamente
non mancheranno di trarre profitto le economie di quei paesi che
non hanno risorse energetiche, e
quindi probabilmente anche la nostra industria. Altri paesi, come il
Giappone o la Francia, l’Argentina
o il Vietnam si rallegrano per la riapertura del mercato iracheno su
cui hanno i propri prodotti da
piazzare. La novità fa comodo anche a molte industrie, tanto per fare un esempio la chimico-farmaceutica Ciba di Basilea, che pare
sia stata contattata per fornire
all’Iraq grandi quantitativi di «Desferal», prodotto per la cura dell’anemia. Insomma, viene da domandarsi se lo slogan «Food for
oil» corrisponda alla realtà o se
piuttosto non sarebbe più veritiero
dire «Oil for business».
Per me va benissimo che l’eco
nomia riprenda a tirare, che l’industria lavori. Quello che non mi va è
l’ipocrisia. Perché camuffare un’
operazione economica e politica in
cui tutti hanno da guadagnare, da
Saddam a Boutros Ghali, a Clinton,
dal Vietnam alla Svizzera come
un’operazione umanitaria? Non
solo, ma esibire i 150 bambini che
in Iraq quotidianamente muoiono,
secondo l’Unicef, per mancanza di
cibo, medicinali e cure è un’intollerabile strumentalizzazione della
sofferenza altrui.
E, guarda caso, ancora una volta
i bambini. Per cui mi domando se
esista una differenza (non solo formale, che certo esiste, ma sostanziale) tra pedofilia, bambini che
vengono mutilati per vendere i loro organi, e l’operazione messa in
atto dairOnu. In questo senso la
nascita del «bambino di Betlemme» assume per noi il segno di una
rivoluzione radicale e l’inizio di un
mondo nuovo.
Ospitalità ecumenica
Una chiesa cattolica
per i valdesi di Verona
Da domenica 8 dicembre, per tutto il periodo
della ristrutturazione del
tempio valdese di Verona (circa un anno), la comunità valdese della
città svolgerà i propri
culti e le proprie attività
nella chiesa cattolica di
San Salvatore Vecchio,
messa gratuitamente a
disposizione dalla diocesi di Verona. L’iniziativa
è del vescovo, mons. Attilio Nicora, a cui la pastora valdese Letizia Tomassone ha scritto per
esprimere la riconoscenza della Chiesa valdese di
Verona. «Questa accoglienza ha un alto valore
ecumenico, di riconosci
mento del culto e della
lode a Dio celebrati in
modi diversi e, fino a pochi anni fa, contrapposti
in modo polemico. Mi
auguro che questo atto
possa segnare un tempo
nuovo per il cammino
ecumenico nella città di
Verona».
«Abbiamo anche apprezzato - ha dichiarato
all’agenzia Nev la pastora Tomassone - la sensibilità ecumenica del vescovo nel mettere a nostra disposizione una
chiesa antica, con poche
immagini e dedicata non
ad un santo ma allo stesso Cristo, il “Santo Salvatore’’». (nev)
Per ebrei e avventisti
La Camera approva
le modifiche suir8%o
La Commissione Affari
costituzionali della Camera dei deputati ha approvato alcune modifiche alle Intese tra lo Stato e l’Unione delle comunità ebraiche e tra lo
Stato e l’Unione delle
chiese cristiane avventiate del settimo giorno,
che consentiranno agli
ebrei di accedere al sistema dell’otto per mille, e
agli avventisti, che già ne
usufruiscono, di godere
anche della quota-parte
di attribuzione relativa
alle scelte non espresse
dai contribuenti. Relatore del provvedimento in
Commissione Affari costituzionali è stato Fon.
Domenico Maselli, che è
anche pastore evangelico, che ha ricordato che
«l’Unione awentista ha
usato i fondi dell’otto
per mille a fini sociali e
soprattutto nella lotta
contro l’alcolismo e nella
creazione di un fondo
antiusura». I provvedimenti approvati passano
ora all’esame del Senato.
L’on. Maselli ha rivolto
un forte appello per la
riapertura delle trattative per le Intese ancora
non realizzate, in particolare citando la Chiesa
apostolica, le Chiese ortodosse, i Testimoni di
Geova, l’Islam, i buddisti, i Baha’i. (nev)
PICCOLI SCHIAVI. Il rapporto Unicef del
1996 denuncia, anche quest'anno, la
continua crescita dello sfruttamento
del lavoro dei minori, soprattutto nei
paesi più poveri o in via di sviluppo. E
non è il lavoro dei minori per procurarsi del cibo che fa scandalo, ma l'organizzazione, la pianificazione dello
sfruttamento dei minori stessi in lavori di tipo artigianale o industriale,
spesso per prodotti che vengono
esportati nei paesi ricchi e sviluppati.
Sulle spalle di questi bambini si regge
un commercio cha fa guadagnare milioni di dollari. (pag.10)
POCHE DONNE Al VERTICI DECISIONALI. Le donne oggi sono presenti in
pressoché tutte le professioni ma su di
esse incombe una barriera invisibile,
come di cristallo, che fa loro intravedere la possibilità di affermarsi e di
«avere potere» ai massimi livelli, ma
senza riuscire quasi mai a raggiungerli. La nostra società, infatti, continua a
essere spietatamente piramidale, con
le donne presenti in folte percentuali
alla base e via via sempre meno al vertice. Lo dimostrano dati recenti sull'
Europa e l'Italia. (pag.10)
2
PAG. 2 RIFORMA
...m
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 20 DICEMBRE iQi
«Al tempo di Erode, re
della Giudea, c’era un
sacerdote di nome
Zaccaria, del turno di
Abia; sua moglie era
discendente di
Aaronne e si chiamava
Elisabetta. Erano
entrambi giusti
davanti a Dio e
osservavano in modo
irreprensibile tutti
i comandamenti e
i precetti del Signore.
Essi non avevano figli,
perché Elisabetta era
sterile, ed erano tutti
e due in età avanzata.
Mentre Zaccaria
esercitava il
sacerdozio davanti
a Dio nell’ordine del
suo turno, secondo
la consuetudine del
sacerdozio, gli toccò
in sorte di entrare nel
tempio del Signore per
offrirvi il profumo;
e tutta la moltitudine
del popolo stava fuori
in preghiera nell’ora
del profumo. Egli
apparve un angelo del
Signore, in piedi alla
destra dell’altare dei
profumi. Zaccaria
lo vide e fu turbato
e preso da spavento.
Ma l’angelo gli disse:
“Non temere,
Zaccaria, perché la
tua preghiera è stata
esaudita; tua moglie
Elisabetta ti partorirà
un figlio, egli porrai
nome Giovanni.
Tu ne avrai gioia
ed esultanza, e molti
si rallegreranno per
la sua nascita. Perché
sarà grande davanti
al Signore. Non berrà
né vino né bevande
alcoliche, e sarà pieno
di Spirito Santo fin dal
grembo di sua madre;
convertirà molti
dei figli d’Israele
al Signore, loro Dio;
andrà davanti a lui
con lo spirito e la
potenza di Elia, per
volgere i cuori dei
padri ai figli e i ribelli
alla saggezza dei
gimti, per preparare al
Signore un popolo ben
disposto”. E Zaccaria
disse all’angelo: “Da
che cosa conoscerò
questo? Perché io sono
vecchio e mia moglie
è in età avanzata”.
L’angelo gli rispose:
“Io son Gabriele che
sto davanti a Dio; e
sono stato mandato a
parlarti e annunziarti
queste liete notizie.
Ecco, tu sarai muto,
e non potrai parlare
fino al giorno che
queste cose
avverranno, perché
non hai creduto
alle mie parole
che si adempiranno
a loro tempo”.
Il popolo intanto stava
aspettando Zaccaria, e
si meravigliava del
suo indugiare nel
tempio. Ma quando
fu uscito, non poteva
parlare loro; e
capirono che aveva
avuto una visione nel
tempio; ed egli faceva
loro dei segni
e restava muto.
Quando furono
compiuti i giorni del
suo servizio, egli se ne
andò a casa sua. Dopo
quei giorni, sua moglie
Elisabetta rimase
incinta; e si tenne
nascosta per cinque
mesi, dicendo: “Ecco
quanto ha fatto per
me il Signore, nei
giorni in cui mi ha
rivolto il suo sguardo
per cancellare la mia
vergogna in mezzo
agli uomini”»
(Luca 1,5-25)
L'ATTESA DEL NUOVO DI DIO
Dobbiamo ricordarci che chi fa le cose veramente nuove è soltanto Dio
e il nuovo di Dio non ci sorprenderà se sappiamo attendere la sua venuta
PAOLO SPANO
SE Dio ci prendesse sul serio,
forse dovremmo dirgli; «Scusa, Signore, ma non volevo veramente ciò che mi dai». Siamo
fatti così, non è vero? Chiediamo tante cose a Dio in preghiera; chiediamo che il nome di
Dio sia santificato, ma se Dio
veramente santificasse il suo
nome nella nostra vita, non sarebbe questa una circostanza un
po’ troppo impegnativa? Chiediamo che il suo Regno venga.
Ma se viene, non c’è il pericolo
che la crisi che porta con sé
sconquassi un po’ troppo i nostri precari equilibri? Chiediamo
che Dio ci dia il «pane quotidiano» cioè il pane che, come la
manna, sia giusto per i nostri bisogni, ma non è un po’ troppo
poco? Vorremmo anche il companatico e magari carne a sufficienza, da mangiare anche senza pane per non ingrassare troppo! «Scusa Signore, non dicevo
sul serio!».
del tempio e imparentato con
una famiglia di pii giudei. Con
sua moglie viveva una vita religiosa come molti di noi facciamo. Nell’espletamento del suo
lavoro aveva periodiche frequentazioni con il sacro nel luogo santo del Tempio. Chissà
quante volte, approfittando del
silenzio che il timore del Signore imponeva, si sarà fermato a
pregare per Elisabetta, la sua
compagna amata, che consumava i suoi giorni nel rimpianto
di non aver avuto figli e quindi
della sua sterilità fisica e della
sua irrilevanza nella catena
dell’elezione.
de che la Scrittura ad un tratto ci
chieda conversione e obbedienza, molto spesso siamo presi da
turbamento e timore e ci vien
fatto di dire; «Scusa, Signore,
non dicevo sul serio!»
nuncio del messaggero di Dio.
«Scusa, Signore, ma non dicevo
sul serio!».
E noi?
L'avvento
del Signore
L'irruzione di Dio
nella nostra vita
Il nostro rapporto
personale con Dio
Lf ESPERIENZA di Zaccaria
rappresenta il modulo del
nostro rapporto personale con
Dio. Egli era un sacerdote ben
inserito nel ceto dei funzionari
Tutto ad un tratto il Signore
irruppe con la sua presenza
luminosa e inaspettata e Zaccaria, finalmente esaudito, fu turbato e preso da spavento.
La nostra frequentazione della
Bibbia e la dimestichezza con le
sue parole potrebbero, paradossalmente, renderci ottusi alla
parola del Signore. Non perché
questa sia la funzione della Bibbia, ma perché i nostri cuori
possono indurirsi per assuefazione alla religiosità. E, se acca
R AVVEDIMENTO e impegno
vanno bene per gli altri,
vanno bene in generale, ma altra faccenda è se sono richiesti a
me in relazione a situazioni ben
precise. Noi aspettiamo l’avvento del Cristo, sia nella vita sia
nella storia; ma il giorno che
questo accadrà, non saremo
forse sorpresi e spaventati perché non è quel tempo idilliaco e
sereno che avevamo immaginato? Il modulo delle festività natalizie è magico e se possiamo
goderne con semplicità e ringraziamento, penso, non dobbiamo rammaricarcene, ma
guai a noi se scambiamo l’evento delle festività con Tawento
del Signore. L’incontro con Dio
non è mai omologabile e sarà
sempre un’occasione di turbamento e di timore, anche per i
pii come Zaccaria.
COSÌ continuiamo a pregare
per tante cose, ma se il Signore dovesse veramente risponderci, siamo poi tanto sicuri che saremmo contenti e
soddisfatti? Preghiamo per la riconciliazione, ma quando il Signore ci appare e ci chiede di riconciliarci davvero, in famiglia,
nella chiesa o nel nostro mondo
di lavoro, siamo disposti ad accettare ciò che la riconciliazione concretamente comporta?
Va bene mettersi d’accordo, ma
non riconciliarci! Va bene chiedere scusa, ma intavolare rapporti di pace è altra cosa. Va bene celebrare nella liturgia la riconciliazione di Cristo, ma vivere insieme l’impegno di servizio
e di salvezza del mondo, questo
è qualcosa che ci spaventa e ci
lascia increduli.
Vivere nella luce
dell'Evangelo
Dio è fedele
Preghiamo
Poiché la nostra preghiera cela, talora, la nostra
incredulità, non guardare alla nostra poca fede.
Poiché le nostre attese non osano oltre il
penultimo, non guardare alla nostra poca fede.
Poiché rincontro con Te ci stupisce e ci sgomenta,
non guardare alla nostra poca fede.
Poiché non sappiamo accogliere il dono di Colui
che viene, non guardare alla nostra poca fede.
Ma porta a compimento le tue promesse, o Signore Dio nostro, anche se dobbiamo portare il peso
della nostra incredulità, fino al giorno che finirà il
nostro silenzio e proromperà il canto, che avvolge
il cielo e la terra.
Osanna nei cieli altissimi,
pace in terra a tutti quelli su cui hai posato il raggio
delle tua grazia. Amen
La questione della sorpresa,
poi, diventa ancora più incredibile, quando si consideri
che Zaccaria aveva pregato per
anni, affinché il Signore desse a
Elisabetta e a lui la gioia di un figlio. Fecondità ed elezione, infatti, andavano assieme. Zaccaria non chiedeva un figlio soltanto perché amava Elisabetta, o
perché egli stesso desiderasse
una gratificazione, ma per motivi teologici: la nascita di un figlio
era come il suggello storico e
concreto alle promesse fatte fin
dall’antichità ai padri: Dio che
dona un figlio è Dio fedele e questa è la consolazione d’Israele.
Ma quando arrivò l’annuncio
che la promessa stava per essere
adempiuta e che le preghiere
erano state ascoltate, Zaccaria
fu incredulo e si sentì finanche
un po’ burlato: «Signore, non
potevi rispondere quando ero
giovane?». Egli non crede alTan
QUESTE riflessioni possono
aiutarci a vivere questo tempo di avvento nella luce dell’Evangelo. La Parola ci chiede
di non stupirci davanti all’imprevedibile intervento di Dio.
Ciò è possibile se la nostra preghiera è veridica e consapevole:
vale a dire, se la nostra fede non
è soltanto pietà, ma coraggiosa
disponibilità all’iniziativa di
Dio. Noi chiediamo l’avvento
del Regno, ma ricordiamoci che
chi fa le cose veramente nuove
è soltanto Dio e il nuovo di Dio
non ci sorprenderà, se sappiamo attendere la sua venuta. La
nascita di Giovanni e poi quella
ancora più straordinaria di Gesù stanno lì a segnalare che il
Natale può essere qualcosa di
straordinario, che non dobbiamo paventare. Chissà, allora, se
non possiamo dire; «Grazie Signore, tu fai veramente sul serio». E poi stiamo in silenzio davanti all’opera di Dio che si
compie in cielo e in terra.
Ultima di una serie di quattro
meditazioni (Natale)
Note
omiletiche
.. passo che abbiamj
scelto per il giorno di n
tale non riguarda diretti
mente la nascita di qJ
anche se appartiene
«Vangelo dell'Infanzia,
secondo Luca e quindi
tiene all'incarnazione,
Si deve notare che Lu«
usa uno stile che richiaift
le narrazioni profetich,
dell'Antico Testamento,
gli studiosi ci dicono che
greco usato per quest,
pericopi è quello dell
traduzione greca dell,
«Settanta». In questa let*
teratura, specie in quell,
del periodo più vicinoi
Vangeli, la presenzajj
Dio non è significata d,
comunicazioni verbali,
da visioni della gloriai!
Dio, ma dalla presenza j
angeli.
In questo modo l'evan.
gelista Luca sottolineai!
carattere divino di certi
eventi che, pertanto,
ventano determinanti pa
la fede. La nascita di Gio
vanni il battista ricorda
quella del profeta Samuele (I Samuele 1), Ma le differenze tra le due narrazioni sono al tempo stesso
notevoli e significative,
Una delle differenze sta
proprio nei diverso modo,
di significare la presenza'
e l'attività del Signore,
Questa semplice ossemazione ci fa capire che non
è importante il linguaggio
che descrive I mcontrodi
Dio con gli ur-!iani, mali
fatto che egli I; incontri e
ciò che da questi eventi
deriva.
Il passo si divide nelle
seguenti parti: la presen-^
tazione di Zarcariaedij
Elisabetta; l'appari}ione|
e il discorso dell'angelo;
la domanda di Zaccaria e
la replica dell'angelo ir
parole e di fa;to. Queste
parti possono essere oggetto di meditazione dato
che offrono spunti molto
significativi, ma oggi ho
scelto di rifleUere sulla
questione della preghiera
e della fede in una prospettiva escatcìogica (cru-j
ciale, definitiva rispetto a
Dio). Infatti questa narrazione così piana e soave,
nonostante la drammaticità dei contenuti, non deve celare certe profondità
delle parole e delle situazioni, la considerazione
delle quali ci aiuta a non
cadere nell'ovvietà di certe celebrazioni natalizie.
La preghiera delle fede,
infatti, ha due aspetti che
qui sono adombrati: il primo riguarda il carattere
critico dell'esaudimento
della preghiera. Dio nonè
tenuto a fare ciò che gli
chiediamo e ad operare
nel modo che a noi piace.
Dio esaudisce come e
quando lo ritiene opportuno. Anche le nostre suppliche più pie e sofferte
non possono occupare gli
spazi di libertà di Dio,
perché lo spazio di Dio è
quello della crisi dei nostri
spazi. Il secondo aspetto
riguarda il fatto che noi
dovremmo sempre essere
consapevoli che la nostra
preghiera è sempre una
promessa di impegno davanti al Signore. Ma noi,
come Zaccaria, dimentichiamo questo impegno e
quando il Signore risponde, non siamo pronti ad
accogliere le sue risposte.
In forza di queste considerazioni, la predicazione
di questa domenica tende
ad esortare i credenti ad
essere pronti ad accogli®re le risposte della p(®'
ghiera con lo spirito giusto. Questo è il solo modo
per vivere l'avvento con la
giusta spiritualità.
Per
approfondire
- AA.W. / quattro Vangeli, ed. Mondadori
- Dizionario biblico so
to i termini «Sacerdote»,
«Zaccaria», «Elisabetta»
- Bruno Corsani, Marco,
Matteo, Luca, Claudiana
(
Q
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La s
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1990),
L’auto,
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Iffro Vanori
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li, Marco,
udiana.
venerdì 20 DICEMBRE 1996
Un racconto in occasione del Natale
PAG. 3 RIFORMA
C'era, ai tempi di Archelao, re di Giudea...
Questo racconto fu scritto dal pastore Trocmé nella Francia occupata dai nazisti
In quegli anni il Vangelo fu la sola risposta efficace agli orrori del regime hitleriano
La storia che riportiamo in
mesta pagina è stata raccontata
da André Trocmé, come le altre
contenute nel volume «Gli angeli
egli asini» (Edizioni Qualevita,
1990), in occasione del Natale,
l'autore spiega nell'introduzione
alla raccolta: «Il lettore si imbatterà spesso nella terribile figura
del re Erode e nel racconto del
massacro di Betlemme. Egli deve
sapere che molti di questi racconti furono scritti sotto l'occupazione hitleriana e che il Vangelo della nascita, della morte e della risurrezione dì Cristo era allora la
sola risposta efficace agli orrori
diabolici commessi dal principe
di questo mondo».
ANSRÉ TROCMÉ
C} ERA i tempi di Archelao, di Giudea e di
Samaria, mi villaggio di samaritani. i,Vuesto villaggio
era sicuramente il più inospitale dei ■ liìaggi samaritani: triste, nerastro, costruito
con pietre vulcanica, dominava Fenu èta di una gola. 1
viaggiatori ebrei che andavano dalla '. idea alla Galilea
dovevano tier forza passare
di là e pa; re un pesante pedaggio. T • v ersando il villaggio, affre. = > ano il passo per
evitare gl, e ulti dei passanti e i sasso';!:, dei ragazzacci.
Si organi ? .ivano d’altronde
per poter; vessare di giorno,
perché g: n i tanti, appena
scendevo r -!.ie, sprangavano le por:' ¡.-ha città, e lasciavano gii - .r. nieri ai terrori di una (. i;: ;; igna desolata
e percorsa dag; sciacalli.
Sola, in im-a .„.itapecchia, a
qualche distHi; . a dall’abitato,
viveva una vecchia donna,
povera e cattiva. Detestava gli
uomini perché suo marito,
morto ;a tempo, la picchiava.
Detestava anche le donne che
con lei erano sempre state
pettegole e invidiose. Detestava i bambini perché non
ne aveva mai avuti. Non le restava per vivere che una capra, un mantello di lana, un
formaggio e un pezzo di pane.
Una sera, un uomo e una
donn. i, trovate chiuse le porte
della città, bussarono alla
porta della nostra vecchia.
Erano sibilmente esausti.
Ed erano ebrei. «Che cosa volete da tre?» domandò lei acida. «Abbiate pietà di noi - disse l’uomo, con lo sguardo inquieto di una persona braccata -. La polizia di Archelao
ci cerca. Il re Erode, suo padre,
ha già tentato di uccidere nostro figlio a Betlemme. Siamo
perciò scappati in Egitto. Là
abbiamo saputo della morte
di Erode, e ci siamo incamminati per ritornare, ma Archelao è ancora più crudele di
suo padre; ha appena fatto
massacrare tremila persone a
Gerusalemme, e per poco a
Betlemme non riuscivano ad
arrestarci. Vogliamo lasciare
questo regno maledetto e ragSiugere la Galilea».
La vecchia, attraverso la
porta socchiusa, guardava
ostilmente i viandanti. Odiagli ebrei, perché era samaritana: «Andatevene - disse ^brei maledetti. Se la polizia
cerca sarà perché avete
(commesso qualche crimine,
hlon voglio aver niente a che
fare con i funzionari del re...».
André e Magda Trocmé con i figli nei 1940
«Abbiate pietà di noi! - implorò la viandante -, ci siamo
persi, ho paura e io sono molto debole». La vecchia sghignazzò: «Ma per chi mi avete
preso? Forse per una ricca
sfondata? Sono più povera di
voi! Nessuno mi aiuta. Una
baracca cadente per ripararmi, una capra che mi dà un
po’ di latte: ecco tutto ciò che
ho, e volete che lo divida anche con voi!».
E, mentre parlava, stava
chiudendo la porta. Ma in
quell’attimo, la viandante
aprì un poco la sua veste e la
vecchia scorse, nel cavo del
suo braccio, qualcosa di bellissimo: un piccolo bambino
che dormiva tranquillo. Ci fu
un istante di silenzio quasi
soprannaturale. Poi, bruscamente, la vecchia aprì la porta: «Entrate!» brontolò... L’
uomo, sistemandosi nell’angolo vicino al fuoco, ricominciò a lamentarsi: «Ho fame,
disse: abbiamo avuto una tale paura che non abbiamo
avuto il tempo nemmeno di
mangiare». La vecchia si alzò
e prese nella credenza il formaggio e il pane: «Tutto
quello che mi resta», sbuffò
lei buttandoli sul tavolo.
L’uomo li prese e divise con
sua moglie.
Allora, fu la donna che si
lamentò; rabbrividiva come
qualcuno che avesse la febbre. Senza una parola, la vecchia staccò dal muro il suo
pesante mantello di lana grigia e lo posò sulle spalle della
giovane donna. La viandante,
sorridendo, accettò il dono,
come una regina che riceveva
un omaggio. E fu il turno del
bambino, nascosto in grembo a sua madre: cominciò a
piangere. «Ha sete», mormora
la mamma. Sempre ammutolita dalla stessa invisibile costrizione, la vecchia si inginocchiò nell’angolo più scuro della stanza e si mise a
mungere la capra.
«Che fortuna - gemette la
viandante - avere una capra!
L'esperienza nei libri
La vicenda di resistenza non violenta all’occupazione nazista nel villaggio di Le-Chambon-sur-Lignon è descritta
nel libro di PMip Hallie «Il tuo fratello ebreo deve vivere»,
Claudiana, 1983.
Gli scritti di André Trocmé tradotti in italiano sono: «Gesti e la rivoluzione nonviolenta» (esaurito); «La poimca di
Gesù» nel volume «Le chiese e la guerra» Ed. Napoleone,
1972; «Gli asini e gli angeli» Racconti di Natale e di altri
tempi dell’anno. Edizioni Qualevita, 1990.
Non ho più latte per il mio
piccolo. Ah! Se potessimo comprarne una, ma siamo troppo
poveri per poter fare una cosa
simile». Furiosa, la vecchia si
era rialzata. In mano le tremava una scodella piena di latte:
«Mi avete preso da mangiare gridò - mi avete preso il mantello, e volete prendervi anche
la capra! Ebrei sfacciati e invadenti, prendetevi la casa,
intanto che ci siete, e cacciatemi fuori!». Ma la viandante,
senza una parola, scoprì il
bimbo per dargli da bere. Il
bambino sembrò apprezzare,
sorridendo alle fiamme. La
vecchia lo contemplò: «Prendetevi la capra - sospirò sarà utile per lui».
Quando la mattina dopo, i
due stranieri si misero in
cammino con il mantello e
con la capra, non sapevano
come ringraziarla!... La vecchia li guardò partire e si
sdraiò sul suo giaciglio per
morire. Non era mai stata così felice. Provava la felicità di
quelli che hanno regalato tutto e che si sentono meravigliosamente liberi dai problemi dei beni di questo mondo.
L’uomo e la donna, anche loro, sorridevano felici al mattino, mentre si accingevano ad
attraversare il villaggio.
Dopo aver pagato la tassa
del pedaggio, tutto sembrava
andare a gonfie vele per loro,
quando un uomo molto grosso li fermò con un grido: era
il macellaio del villaggio. «Ehi
voi - disse -: che bestia è quella che vi state portando via?
Mi sembra di riconoscerla,
Tho venduta io». «Ce l’hanno
regalata» rispose lo straniero.
«Vie l’hanno regalata! - disse
il macellaio alzando la voce. Che frottola! Questa bestia è
della donna più povera del
paese. Ladri, ebrei sciacalli,
che vi prendete sempre quello
che non vi appartiene!»
Dal gruppo di persone che
si era formato, si alzò un’altra
voce, quella di un uomo lungo e magro, il tessitore del
villaggio: «E questo mantello?
Avete rubato anche questo! È
quello della vecchia. Lo riconosco, Tho tessuto io». «Vi sareste presi anche la casa che le
ho affittato, se aveste potuto»,
sibilò un ometto curvo, usuraio e proprietario di quasi
tutte le case del villaggio.
«Che cosa dobbiamo farne,
rabbi?» chiese girandosi verso un importante personaggio vestito di bianco. «Che
siano lapidati», ordinò quest’ultimo. E la folla si chinava
già per raccattare le pietre.
Allora la straniera aprì il suo
mantello e mostrò il bambino che le dormiva in braccio.
Era così bello, così tranquillo, dormiva così profondamente in mezzo al tumulto
che i samaritani, stupefatti,
arretrarono. I loro volti dalla
smorfia dell’odio passarono
al sorriso. Le loro mani aprendosi abbandonarono le
pietre. «Lasciateli andare»,
disse il rabbino.
La notte che seguì questi
avvenimenti fu, per diversi
abitanti del villaggio Samaritano, una notte insonne. Il
macellaio non riusciva a non
pensare alla povera vecchia,
ormai privata dell’unica capra che aveva. Cosa curiosa,
pensando ai due stranieri
che l’avevano spogliata, non
provava nessuna rabbia. Era
lui stesso che si sentiva colpevole. Vedeva, col pensiero,
le centinaia di bestie che possedeva e si sentiva responsabile del danno causato all’anziana donna. Il tessitore pensava al mantello della vecchia... e alle decine di
mantelli che aveva accumulato nei suoi bauli. Sentiva
anche lui una specie di rimorso. L’usuraio si rigirava
nel letto e si vergognava del
tetto cadente per il quale
aveva osato pretendere un
affitto. Il rabbino, che si era
creduto in regola con Dio,
perché pagava scrupolosamente la decima su tutti i
suoi guadagni, soffriva moralmente, pensando ai formaggi e ai barili di farina allineati nella sua cantina.
Al mattino i quattro uomini, come se si fossero messi
d’accordo, si ritrovarono davanti alla porta della vecchia.
Lei, molto indebolita dal digiuno del giorno prima, rispose loro a fatica. «Donna le disse il macellaio - ecco le
due capre più belle della mia
mandria, per sostituire quella
che vi hanno rubato». «Ecco i
due più bei mantelli presi dai
miei bauli - disse il tessitore
- per coprirvi, al posto di
quello che vi hanno preso».
«Nessuno mi ha preso niente - disse la vecchia agli uomini allibiti - sono io che ho
regalato tutto, anche il pane e
il formaggio. Sto per morire e
sono molto felice». «Voi non
morirete - replicò il rabbino ecco due formaggi e due brocche di farina. E quando non
ne avrete più, ve ne porterò
ancora». «Non dovrete scomodarvi per venire fin qui,
Rabbi - lo interruppe l’usuraio -. Questa casa è troppo
lontana dal paese e malandata. Da oggi sistemerò gratuitamente la vecchia in una casa infondo al mio giardino».
Appena la vecchia ne varcò
la soglia, tutto cambiò nel
villaggio samaritano. Ella
portava con sé una libertà
dai beni di questo mondo,
una generosità di cuore che
si comunicò a tutta la popolazione. Gli abitanti che si
erano dimostrati così attaccati ai propri guadagni impararono ad aiutarsi a vicenda
e scambiarsi, per puro piacere, dei regali. Il Consiglio degli anziani decise di non
chiudere più le porte del villaggio per la notte: soppresse
il pagamento del pedaggio e
fece aprire una casa dove
tutti i viandanti venivano
ospitati gratuitamente. Il villaggio, imbiancato a calce, si
fece ben presto la fama di essere il più ospitale di tutta la
Samaria. La leggenda racconta anche, ma non ho potuto verificarlo, che quell’anno nacque nel villaggio un
bambino che diventò, più
tardi, il buon samaritano.
Magda e André Trocmé
La resistenza nonviolenta
di un villaggio ugonotto
HEDI VACCARO
IL 10 ottobre scorso è deceduta a Parigi a 95 anni
Magda Trocmé-Grilli, nata e
cresciuta a Firenze. Giovanissima, Magda si convertì al
protestantesimo e prese a
frequentare la Chiesa valdese. Vinse una borsa di studio
alla scuola di scienze sociali
di New York dove incontrò
André Trocmé, pastore della
chiesa riformata francese: si
sposarono nel 1926. A causa
della sua obiezione di coscienza André ebbe grosse
difficoltà nella sua chiesa, fu
un vero pioniere.
All’origine della sua resistenza alla guerra fu il gesto
di un giovane soldato tedesco che irruppe, durante la
prima guerra mondiale, nel
locale dove un gruppo di giovani protestanti, tra i quali
Trocmé, si riuniva. Gettando
le sue armi, gridò: «Fratelli,
fratelli». In seguito fu arrestato e «giustiziato».
Per alcuni anni i Trocmé
lavorarono tra i minatori nella Francia settentrionale, dove André fu pastore. Nel 1934
furono trasferiti nella chiesa
di Le-Chambon-sur-Lignon,
villaggio di 2.700 abitanti
nelle Cevenne, antica roccaforte degli ugonotti perseguitati. Qui, nel 1938, fondarono il collegio internazionale Cévenol per dare nuova vita al villaggio e iniziare un’
opera di educazione alla pace. Dopo la sconfitta della
Francia, sotto il governo Vichy, una sera una ebrea austriaca, sfinita bussò alla porta della casa pastorale. Nevicava. «Naturalmente entri,
entri pure», rispose Magda.
La domenica seguente André predicò sulle «città rifugio» descritte in Deuteronomio 19. Da quel momento
tutto il villaggio iniziò a collaborare per salvare gli ebrei
e i perseguitati politici, che
arrivavano sempre più numerosi. Vennero accolti nelle
case, alcuni per periodi lunghi, molti vennero aiutati a
fuggire. Misero in atto un sistema di allarme in cui i
bambini divennero dei collaboratori preziosi. Tutti, grandi e piccoli, usavano la nonviolenza, anche verso i poliziotti. Così anche molti di loro cominciarono a collaborare con la popolazione, che
riuscì a salvare così circa
5.000 persone. Purtroppo la
Gestapo arrestò il cugino Daniele Trocmé con un gruppo
di studenti del collegio. I ragazzi ebrei vennero deportati
in Germania, dove morirono
con lui. Più tardi anche André Trocmé e il suo principale collaboratore, il pastore
Edouard Theis, vennero arrestati e rinchiusi in un campo
della Francia meridionale da
dove riuscirono a fuggire alcune settimane dopo.
Ho conosciuto i coniugi
Trocmé durante una conferenza che tennero a Roma,
negli anni Cinquanta, nell’
ambito della Chiesa valdese
di via IV Novembre. Parlarono anzitutto del lavoro dei
gruppi ecumenici dei volontari Eirene nel Nord Africa.
Erano allora segretari internazionali del Mir (Movimento internazionale della riconciliazione) e abitavano a Versailles, Parigi, dove la loro casa era un centro di incontro
di popoli, fedi, culture. Mi
entusiasmai ail’idea di collaborare con loro.
Nel 1962, dopo che la crisi
di Cuba aveva scombussolato la mia vita, entrai nel Mir e
con altri giovani animammo
ii gruppo romano che prese contatti anche con l’estero. Così rividi Magda e André
in molte occasioni. La loro
grande esperienza mi aiutò
nel mio lavoro per la pace.
Un incontro molto importante fu quello sulla teologia
della pace e della nonviolenza del dicembre 1970 a Roma. Erano presenti teologi
francesi, tedeschi, statunitensi, indiani, colombiani,
spagnoli...
La primavera seguente abbiamo avuto la gioia di riavere con noi Magda e André
come ospiti nella nostra assemblea nazionale del Mir a
Firenze. Magda era molto
contenta di essere nella sua
Toscana. La sua vivacità, il
suo entusiasmo erano contagiosi. Si erano trasferiti a Ginevra dove André era pastore
della chiesa riformata Saint
Gervais. Purtroppo egli morì
pochi mesi dopo l’incontro
fiorentino, dopo alcune settimane di malattia molto dolorosa, lasciandoci alcune meditazioni profonde sulla malattia. Una delle ultime volte
che ho visto Magda fu a LeChambon-sur-Lignon. Approfittai di un soggiorno estivo di Magda per visitarla e
vedere con lei il villaggio dove, malgrado l’occupazione
tedesca, furono salvate tante
persone: fu un incontro indimenticabile.
Dopo i confortanti successi ottenuti con AstiGospel ’94 e Asti-Gospel ’95 l’Associazione Musictus
è orgogliosa di presentare la terza
edizione del Festival Asti Gospel
che si terrà il 20 dicembre presso
il Teatro Politeama di via Ospedale 16 ad Asti.
Asti Gospel ’96 sarà l’unica occasione di ascoltare in Italia
Edwin Hawkins, il celebre cantante gospel americano,
conosciutissimo in tutto il mondo per essere l’autore
della canzone «O happy day». Questo disco ha venduto
oltre sette milioni di copie, vincendo inoltre il premio
Grammy Award (l’Oscar della musica). Edwin Hawkins
sarà accompagnato dal pianista Kevin Bond e da un fantastico coro Gospel di circa trenta elementi.
Sul palco di Asti Gospel ’96 si esibiranno inoltre il
cantautore americano Tom Lane jr., che presenterà i
brani più recenti del suo repertorio, il cantautore mantovano Giuseppe De Chirico e il promettente quartetto
dei Gospel Sound.
L’inizio dei concerti è previsto alle ore 20,30 con biglietto d’ingresso di lire 20.000 per i posti in platea e
15.000 per i posti in galleria. I biglietti sono in prevendita in tutte le principali città italiane tramite il circuito
«Box Office Italia».
4
PAG. 4 RIFORMA
ven:
Le proposte saranno sottoposte al parere delle 330 chiese membro
Verso un nuovo Cec per il terzo millennio
/ cambiamenti dovrebbero consentire di approntare un'organizzazione meno
costosa e più flessibile^ aperta alla partecipazione della Chiesa cattolica romana
JEAW-JACQUES PEYRONEL
IL Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) intende
apportare cambiamenti fondamentali alla propria struttura in vista del terzo millennio. La ristrutturazione proposta dovrebbe essere varata
subito dopo rvill Assemblea
del Cec che si terrà ad Harare
(Zimbabwe) nel settembre
1998 e che segnerà il 50° anniversario dell’organizzazione ecumenica, fondata nel
1948 ad Amsterdam. In realtà, data la grave crisi finanziaria che sta colpendo il Cec,
alcuni cambiamenti sono già
stati attuati, in particolare
una riduzione del 20% del
personale impiegato presso il
Centro ecumenico di Ginevra. Ma le proposte globali,
ora raccolte in un documento ufficiale del Cec che sarà
sottoposto ai commenti e alle
reazioni delle chiese membro, intendono rispondere
sia alle difficoltà finanziarie
sia alla necessità di definire
una nuova visione dell’ecumenismo nel 2000.
Come è noto, l’attuale organizzazione è una comunità
di 330 chiese che rappresentano tutte le tradizioni cristiane, ad eccezione però della Chiesa cattolica romana
che, per la sua particolare
concezione ecclesiologica,
non ha mai accettato di diventare membro effettivo del
Cec e di essere posta sullo
stesso piano delle altre chiese, anche se dal 1968 dodici
esponenti cattolici partecipano a una delle più importanti
commissioni del Cec, quella
su «Fede e Costituzione».
Dall’agenzia Eni apprendiamo che il progetto propone,
tra l’altro, di istituire un nuovo «forum ecumenico» che
includa la piena partecipazione della Chiesa cattolica
romana e di altre chiese che
non sono membri del Cec. I
cambiamenti proposti dovrebbero consentire di ridurre e semplificare le attuali
strutture del Cec e di approdare ad un’organizzazione
più piccola, meno costosa e
più flessibile.
«Verso una concezione
e una visione comuni»
Il progetto, denominato
«Verso una concezione e una
visione comuni del Consiglio
ecumenico delle chiese», è rivolto prima di tutto alle chiese membro. I dirigenti del
Cec aspettano ora le loro reazioni per poter procedere alla
redazione finale del documento che, in un primo tempo, verrà presentato al Comitato centrale in occasione
della sua sessione di settembre 1997, e successivamente
all’Assemblea di Harare, che
dovrà dire una parola definitiva. Secondo il progetto
«tutte le chiese cristiane potrebbero essere invitate a dichiarare solennemente - in
occasione di un atto comune,
nell’anno 2000, destinato a
celebrare l’unità della chiesa
come dono e vocazione - la
loro intenzione (...) di fare
progredire i loro rapporti fino
al momento in cui sarà possibile convocare un concilio
ecumenico dell’intera chiesa
di Gesù Cristo, nel senso della chiesa antica indivisa».
Il documento contiene alcune proposte controverse,
per esempio quella di «rinunciare all’Assemblea [che ha
luogo ogni sette anni e che è
l’istanza dirigente del Cec],
nella forma che ha assunto finora o di trovare altri modelli
di assemblea che potrebbero
svolgersi nell'ambito del fo
La sede del Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra
rum». Il progetto sottolinea
infatti che «nel migliore dei
casi le Assemblee hanno offerto alle chiese un’occasione
di pentimento, di azione di
grazie e di celebrazione, una
occasione di rinnovare gli
impegni ecumenici, di fare
conoscere le grandi questioni
ecumeniche e dar loro un
volto umano. Ma la loro dimensione, la loro durata e la
loro periodicità le rendono
inadatte a realizzare molte
delle funzioni rappresentative e legislative previste dalla
Costituzione e che hanno dovuto essere assunte dal Comitato centrale. D’altra parte,
esse non sono riuscite ad offrire uno spazio di riflessione
teologica approfondita».
Un «forum» mondiale
di tutte le chiese
Secondo il progetto, un
«forum» mondiale delle chiese e delle organizzazioni ecumeniche, «potrebbe adempiere in modo più efficace e
più completo ai compiti utili
dell’Assemblea». Inoltre, un
tale «forum» potrebbe comprendere la partecipazione
della Chiesa cattolica romana
e degli organismi evangelici
che non sono membri del
Cec. Il Cec sarebbe l’organismo mondiale più indicato
per assumere la responsabilità inizicde dell’organizzazione di questo «forum». Quest’ultimo potrebbe includere
anche le comunioni cristiane
mondiali, quali la Federazione luterana mondiale o la
Comunione anglicana, nonché altre organizzazioni cristiane internazionali. «Le
chiese e le organizzazioni
ecumeniche - precisa il documento - potranno essere
incoraggiate a tenere le riunioni previste dalle loro rispettive costituzioni nell’ambito del forum, favorendo così la comunicazione tra di loro e limitando i costi».
Nella visione di un nuovo
ecumenismo per il terzo millennio, non c’è solo la volontà
di includere la Chiesa cattolica romana ma anche le numerose chiese pentecostali
che stanno crescendo a vista
d’occhio in tutti i paesi del
Terzo Mondo. «Confessiamo
- afferma il documento - che
la nostra comunità si trova
anche limitata dall’assenza
delle chiese che, per ragioni
diverse, non hanno cercato di
diventare membri, in particolare alcune chiese evangeliche e pentecostali. Ci pentiamo del modo in cui abbiamo
peccato contro queste chiese,
riducendole a delle caricature
o manifestando indifferenza
nei loro confronti; siamo riconoscenti per le relazioni di
lavoro che abbiamo con organismi come l’Alleanza evangelica mondiale...».
Ovviamente, una ristrutturazione così radicale implicherebbe cambiamenti negli
Tra unità ecumenica
e identità confessionale
Le proposte si sforzano anche di venire incontro a coloro che lamentano l’inutile
moltiplicarsi di attività che
vengono portate avanti parallelamente e con scarso
coordinamento tra il Cec e
altre organizzazioni internazionali di chiese legate a specifiche denominazioni. Questo riguarda in particolare
la Federazione luterana mondiale e l’Alleanza riformata mondiale, che entrambe
hanno la loro sede presso il
Centro ecumenico di Ginevra, ma che non sono membri del Cec, né lo possono diventare, conformemente alle
regole attuali del Cec, anche
se hanno stretti rapporti di
lavoro con esso.
In passato, non sono mancate tensioni tra il Cec, che
poneva l’accento sull’unità
ecumenica, e queste due comunioni cristiane mondiali,
che insistevano sull’identità
confessionale. Secondo il documento, questi due approcci possono essere complementari: «Pensiamo che possa essere utile alle comunioni
cristiane mondiali, nello sforzo che stanno facendo per
evitare l’isolamento confessionale, mantenere forti legami con il Cec; allo stesso modo, forti legami con le comunioni cristiane mondiali possono essere utili al Cec in
quanto ricordano a questa
comunità fraterna di chiese
che l’impegno ecumenico
non è affatto incompatibile
con il radicamento in una
tradizione ecclesiale».
L'incontro tra il papa e l'arcivescovo di Canterbury
L'ordinazione delle donne è un grave ostacolo
nei rapporti tra anglicani e cattolici romani
«La nuova situazione creata dalla decisione di diverse
province anglicane di ordinare donne al sacerdozio ci
consiglia di avviare una riflessione sul proseguimento
del dialogo cattolico-anglicano iniziato vari decenni fa». È
quanto afferma la «dichiarazione comune» firmata il 5
dicembre, dopo tre giorni di
intense discussioni, tra papa
Giovanni Paolo II e l’arcivescovo di Canterbury, George
Carey.
Giovanni Paolo II e George
Carey ringraziano Dio per il
dialogo utile iniziato dopo il
Concilio Vaticano II dai loro
predecessori Michael Ramsey
e Paolo VI, e insieme ricordano con gratitudine «la missione presso il popolo inglese
che papa Gregorio il Grande
aveva affidato a sant’Agostino
di Canterbury» alla fine del VI
secolo (nel 597 il monaco
Agostino fondò la sede episcopale di Canterbury).
Nella dichiarazione il papa
e l’arcivescovo sottolineano i
progressi compiuti sul piano
del dialogo teologico da parte
della Commissione internazionale anglicana-cattolica
romana. Arde I e Arde IL I
documenti redatti da questa
Commissione, precisano, «esigono analisi, riflessione e
una risposta. Attualmente
l’Arcic cerca di rafforzare la
convergenza sull’autorità
nella Chiesa. Senza accordo
su questo punto, non giungeremo all’unità completa e visibile che entrambi ci siamo
impegnati a realizzare. L’
ostacolo alla riconciliazione
causato dall’ordinazione delle donne in quanto preti e vescovi in alcune province della
Comunione anglicana è diventato sempre più evidente,
e ha creato una nuova situa
zione».
Per questo, prosegue la dichiarazione, «può essere opportuno in questa fase del
nostro viaggio approfondire
la consultazione sullo sviluppo della relazione tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica». 11 papa ha poi
precisato che il cammino
verso l’unità risulta «più difficile di quanto previsto all’ini
zio. Purtroppo siamo confrontati a disaccordi che sono
apparsi da quando abbiamo
avviato il dialogo, tra l’altro il
disaccordo sull’ordinazione
delle donne al sacerdozio.
Questa questione evidenzia
la necessità di giungere ad un
accordo sul modo in cui la
Chiesa discerne con autorità
l’insegnamento e la pratica
che costituiscono la fede
apostolica che ci è affidata».
Riaffermando le tesi dell’
Enciclica Ut unum sint del 25
maggio 1995, Giovanni Paolo
II ha ribadito «senza alcuna
rinuncia all’essenziale di
questo ministero (papale),
conformemente alla volontà
del Cristo», la sua volontà di
trovare «forme nuove» di
esercizio del primato che
possano essere «accettate da
tutti i cristiani come un servizio d’amore». L'arcivescovo
Carey ha risposto lodando
T«iniziativa coraggiosa» di un
papa che invita le altre chiese a dialogare con lui «sul
ruolo del suo alto ufficio in
cerca dell’unità completa e
visibile». (eni)
organi direttivi del Cec: il
ruolo del Comitato centrale,
composto da 156 membri,
verrebbe potenziato mentre
un Comitato esecutivo di 15
membri assumerebbe il ruolo
di comitato di gestione del
Cec. D’altra parte, gli incarichi di presidenti del Cec, che
non hanno alcuna funzione
specifica oltre ad essere
membri di diritto dei Comitati esecutivo e centrale, verrebbero soppressi.
Note sull'ecumene
Manila e dintorni
Paolo Ricca
Si chiama «Biblioteca del pensiero evangelico», è diretta
dal pastore Gaetano Sottile e intende diffondere nel nostro
paese testi significativi di quel vasto settore delTevangelismo mondiale e italiano che, purtroppo, ci si sta abituando
a chiamare «evangelicale». Questo infelice neologismo altro non è che una pigra trasposizione del tedesco evangelikal(e) o una errata e sgraziata traduzione dell’inglese
eyangelical(s). Evangelical(s) può essere aggettivo o sostantivo, ma nei due casi, finora, si è sempre reso in italiano
con «evangelico(i)». Perché, tutt’a un tratto, renderlo con
«evangelicale»? Si potrebbe sostenere che un termine nuovo (anche se brutto) si impone, perché nuovo è il fenomeno
da descrivere, ma le cose non stanno così. Il fenomeno non
è aflfatto nuovo, affonda le sue radici addirittura in alcuni
esponenti puritani del Seicento e, soprattutto, in vari movimenti di risveglio del Settecento. Creando a Londra, nel
1846, l’Alleanza evangelica, quest’area del protestantesimo
si diede, un secolo e mezzo fa, la prima struttura unitaria a
livello mondiale. Il fenomeno, dunque, non è nuovo: nuova, semmai, è la sua forte espansione in tutti i continenti e
nuove sono anche alcune recenti sue sfaccettature, quelle
di indole carismatica. Giustamente, quindi, la «Biblioteca»
di cui stiamo parlando e di cui intendiamo presentare il
primo numero, si chiama «del pensiero evangelico». Certo,
«evangelico» è un termine molto generico e descrive realtà
tra loro molto diverse. In Italia anche i protestanti cosiddetti «storici» - valdesi, battisti, metodisti, luferanl(ma sono «storici», ormai, anche i Fratelli e i salutisti e gli
stessi Pentecostali che haimo quasi un secolo di storia) si
chiamano e si considerano «evangelici». Appunto: il
vocabolario italiano ci fornisce un solo termine: «e- angelicoli)» e dovremmo semplicemente accettare il fatto che, ci
piaccia o ci dispiaccia, siamo tutti evangelici anche se,
indubbiamente, ci sono fra noi differenze notevoli, che
dobbiamo conoscere e discutere fraternamente insieme,
senza dimenticare tutto ciò che abbiamo in comune.
La neonata «Biblioteca» potrà essere uno strumento prezioso al servizio di questo dialogo. Il primo numero dal titolo «Da Losanna a Manila», uscito quest’autunj vo, è un
agile volumetto di un’ottantina di pagine, contenente il
Patto di Losanna (1974), il Manifesto di Manila (li -;9) eia
Dichiarazione di Oxford su fede cristiana ed ec; nomia
(1990). Perché proprio questi documenti? Perché p. -co meno di un anno fa, il 13 gennaio 1996, a Contursi Te¡ ne (Salerno) si riunirono 65 pastori e responsabili evangelici, in
rappresentanza di circa 200 chiese e 25.000 membì e diedero vita alla «Consultazione ministeriale evaic^elica»
stringendo tra loro un patto fraterno di collaborazione per
evangelizzare l’Italia. Essi si chinarono anche «sull tnnoso
problema dell’unità visibile del popolo di Dio in Italia che
si richiama ai fondamenti delTEvangelo di Gesù feriste».
Questa frase è tolta dalla «Dichiarazione» che al termine
dell’incontro fu sottoscritta deli 65 partecipanti e c’ie contiene la base teologica della Consultazione. Eccola «Nelle
Sacre Scritture sono contenuti tutti i principi fondamentali
della fede e della condotta». Vi sono poi alcuni doc umenti
antichi e moderni che «hanno affermato con forza la fede e
ia speranza cristiana»: il Credo di Nicea (325), il Patto di Losanna (1974), il Manifesto di Manila (1989). «Il contenuto
del Credo e di queste Dichiarazioni costituiscono la guida a
cui si ispira l’azione dell’evangelismo italiano qui rmnito».
Il coordinatore della Consultazione, pastore Ricdardiello, presenta la Dichiarazione di Contursi come «una pietra
miliare nel difficile cammino delle chiese evangeliche bibliche in Italia, cammino irto di ostacoli e chiusure rispetto
a percorsi di comunione e di collegamento...». Mentre ci
rallegriamo vivamente per ogni «percorso di comunione e
collegamento» tentato o intrapreso tra evangelici italiani di
qualunque orientamento, ritenicuno che 1 documenti di Losanna e Manila offrano molti temi importanti di dialogo, in
vista di un consenso che potrebbe essere possibile.
Dal Mondo Cristiano
Il Gruppo pastorale ecumenico
di solidarietà con i malati di Aids
BUENOS AIRES — Il 1° dicembre, giornata mondiale di lotta
contro l’Aids, si è riunito a Buenos Aires il Gruppo pastorale
ecumenico di solidarietà con i malati di Aids, creato nel 1980
dal Movimento ecumenico per i diritti dell’uomo. In un cornti'
3 al termine della riunione è detto che «l’Aids 0
nicato rilasciato „ ............„cw -...v, -, -__________________
un problema di giustizia che richiede una profonda riflessione
da parte dei credenti e un maggiore impegno delle chiese, eh®
devono evitare il pericolo di trasformare il desiderio di assistenza in carità paternalistico». (nev/alc)
Il teologo protestante svizzero
Lukas Vischer ha compiuto 70 anni
BERNA — 70 anni, il 23 novembre, per Lukas Vischer, un®
dei più influenti teologi dell’ecumenismo. Entrato nel Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) nel 1961, è stato direttore de
dipartimento «Fede e Costituzione» dal 1966. Osservatore del
Cec al Concilio Vaticano II, promotore e ispiratore dell’impo'''
tante documento su «Battesimo, eucarestia e ministero», P®®'
sidente del dipartimento teologico dell’Alleanza riformate
mondiale dal 1982 alT89, oggi Vischer è impegnato nel movimento «Pace, giustizia e salvaguardia del creato». (nev/sppì
India: prima donna-vescovo luterana
NUOVA DELHI — Katakshama Paul Raj, 60 anni, indiana,
la prima donna vescovo della Chiesa luterana in Asia: guidar
gli oltre 35.000 luterani del Sud dell’India. Salgono così a sette
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le donne vescovo nella Chiesa luterana: due in Danimarca
negli Stati Uniti e una in Germania, Norvegia e India, («ei
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g- Sete di conoscenza e problemi di identità nel romanzo di Gòran Tunstròm
Oltre ¡1 villaggio natale
«L'Oratorio di Natale» racconta di una comunità sconvolta da piccoli e grandi
avvenimenti che si trova, 50 anni dopo, in una grande composizione bachiana
PAG. 5 RIFORMA
■ lohann S. Bach e la musica sacra
^Giratorio di Natale
ALBERTO CORSAMI________
p come costringersi ad
({£j attraversare un deserto: vaste distese senza una sola goccia d'acqua, senza un
albero sotto cui riposare. Poi
però arrivi a un'oasi: lì la parola fluisce, lì ogni foglia si
apre, ogni cosa vuol diventare poesia. Ascolta, fuori cantano! E la penna vola sulla
carta, e ti tiravi in una sorta
di tropici del sentimento». È
Selma Lagerlof, la celebre
scrittrice svedese, premio
Nobel nel 1909, che enuncia
questa dichiarazione di poetica comparendo come personaggio nel romanzo di G6ran Tunstròm*, pubblicato
dalla casa editrice Iperborea,
specializzata in narrativa
scandinava e del Nord Europa. E in effetti L'Oratorio di
Natale mette in scena, oltre
alla celebre autrice della Saga di Còsta Berling, una serie
di personaggi chi più chi meno attraversati dall’empito
poetico o comunque dall’ansia di viaggiare, conoscere,
esplorare terre lontane e sconosciute. O quanto meno di
confroniarsi con esse e con i
suoi abitanti.
Costruiti secondo lo schema di un amplissimo flashback, il romanzo parte dall’arrivo di '.Tcior a Sunne, la
cittadina del Varmland dove
è nato; musicista affermato,
deve dirigere un’esecuzione
dell’oratorio, che Johann Sebastian Bach compose per la
ricorrenza natalizia del 1734,
in una piccola comunità, con
dei musicisti dilettanti. Il tutto in ricordo della nonna,
Solveig, cenata dagli Stati
Una scena di «Fanny e Alexander»: il primo personaggio a sinistra è
Isak Jakobi
Uniti che cinquant’anni prima morì travolta da un gregge mentre in bicicletta si apprestava a fare da solista nell’esecuzione della medesima partitura sacra. A questo
punto il libro ci fa precipitare
all’indietro, alla disgrazia e
alla conseguente dedizione
del marito Aron nel conservare la memoria della giovane moglie dai modi inconsueti (prima che arrivasse lei
nella regione nessuna coppia
di coniugi avrebbe osato baciarsi prima del calar del sole), alla sua fatica nel crescere i figli e in particolare Sidner, il maschio che sarà poi
papà di Victor. Aron conoscerà epistolarmente una ragazza neozelandese e si dà
all’attraversata dell’Oceano
per raggiungerla, lottando
però con i fantasmi della moglie che gli sovviene in sogno
e anche in allucinazione,
tanto da fargli perdere il senno e spingerlo a buttarsi in
Una conferenza a Palermo
Paolo Ricca: «Europei
eredi di Lutero?»
FRANCO GIAMPICCOLI
. Tj' UROPEl, eredi di Lute
Jll- ro?» è stata la domanda che ha posto il centro
evangelico di cultura “G. Bonelli”, in collaborazione con
il Goethe Institut, al prof.
Paolo Ricca, invitato a Palermo a fine novembre per ricordare il grande riformatore
nel 450" anniversario della
morte. Davanti a un uditorio
composito ed eccezionalmente numeroso, Ricca ha illustrato elementi di frattura e
di continuità tra la nostra
realtà e quella di Lutero. Se la
concezione del mondo di Lutero non è più quella medievale con la subordinazione
della sfera civile a quella religiosa, bensì quella della pari
dignità e distinzione dei due
«regni», oggi la sfera civile è
del tutto sganciata da ogni riferimento al divino. Sorgono
quindi due grandi problemi.
Qual è il fondamento dell’etica politica, se tale fondamento non è più la religione? E su
cosa si fonda l’etica in generale, se per esistere non ha
più bisogno della religione?
Anche riguardo all’uomo
esistono profonde contraddizioni. Ricca ne ha indicate
due; oggi è comune la doppia
presunzione dell’innocenza e
della libertà dell’uomo. Ma
Regala
un abbonamento
ÌPÌ81®MÌi!lÌÌÌ
RIFORMA
per Lutero se non si arriva a
riconoscere la propria colpa
non si potrà avere accesso a
Dio. Solo la «desperatio fiducialis» (disperazione di sé e
fiducia in Dio) dà origine alla
nuova umanità. Né si fonda
l’uomo sull’illusione della libertà innata: per Lutero l’uomo non è libero ma può essere liberato dall’Evangelo. Per
contro, in senso positivo, Ricca ha indicato 5 elementi che
formano un prezioso tesoro
che l’Europa moderna ha
ereditato da Lutero: l’evangelo della liberazione che ha affrancato l’essere umano dalla
nevrosi della salvezza aprendogli una vita di operoso servizio; il primato della coscienza individuale nei confronti del principio di autorità che consente di individuare i momenti in cui «l’ubbidienza non è più una
virtù»; la dignità del laico,
non più in condizione di inferiorità e sudditanza nei
confronti del religioso; la divisione dei poteri (principio
entrato poi nella sfera civile)
tra chi ha la responsabilità
della predicazione e la comunità che ha quella di giudicarla, istituendo e anche distinguendo i ministri e infine
la dignità del lavoro come
luogo dell’esercizio della vocazione cristiana.
Un intervento programmato, di Cosimo Scordato, professore della Facoltà teologica
di Sicilia, e altri interventi del
pubblico hanno dato modo al
prof. Ricca di terminare in
crescendo l’intensa serata che
ha regalato ai palermitani.
mare. Sarà Sidner, anni dopo, a raggiungerla, ripudiato
dalla madre di suo figlio.
La struttura è complessa, e
se l’impianto rimanda alle
tradizioni nordiche (il genere
della saga, appunto), il tessuto narrativo è quello su cui si
misura quasi tutta la letteratura del nostro secolo: il racconto ma anche la frammentazione del mondo, gli sdoppiamenti, le crisi di identità,
la difficoltà di discernere il
reale dalle immagini che ce
ne facciamo. Ai personaggi
d’invenzione si aggiungono
quelli «storici»; oltre alla Lagerlòf, anche l’esploratore
Sven Hedin, mitico violatore
dì terre lontane ma persona
ambigua e deludente al contatto umano, e quelli «simbolici» come il malcapitato Lonzo, uomo-proiettile del circo,
«sparato» troppo forte per
aver sedotto la moglie dell’
addetto al cannone, che ormai è privo di gambe ma ha
provato l’esperienza del volo.
Si coglie insomma nel testo
l’aderenza a un mondo di
consuete abitudini e consolidate certezze, e, attraverso la
rievocazione del dolore, intenzionale nelle dichiarazioni dell’autore, la necessità di
andare oltre le medesime, di
conoscere altri mondi; e dove
questo non sia possibile, ci si
può sempre accontentare di
inventarsele: questo teorizza
Selma Lagerlof, ma anche
Fanny (dalla cui unione con
Sidner nasce Victor); questo
confessano le lettere di Tessa
dalla Nuova Zelanda, che
parla dei Maori e degli ebrei,
della loro forte identità e
questo vivrà Sidner internato
in manicomio. Questo sembrava anche essere il ruolo di
zio Isak, l’amante ebreo della
nonna di Fanny e Alexander
nel film di Bergman: laddove
le rigidità di una società forte
nelle certezze minavano l’autonomia del singolo, è proprio l’inventiva di questo dolcissimo rigattiere a salvare i
fanciulli con il suo racconto
di un mondo d’invenzione.
L’arte come salvezza? Forse è
troppo, ma sicuramente essa,
la musica, vale come espressione di adesione tradizionale alla fede e come evento,
preparato per anni, che cementa una comunità che le
vicende della vita rischiano
di far esplodere lentamente.
Se questo, alla fine, non succede, anzi se ritorniamo con
la mente all’apertura del romanzo, forse è proprio merito dell’opera di Bach.
(*) GOran Tunstròm; L’Oratorio di Natale. Milano, Iperborea,
1996, pp 395, £32.000.
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Contrariamente a quanto si
e a fare Victor nel rodi Tunstròm, ai tempi
eh non si prevedeva
(icuzione dell’Orflion'o
¡ale in un’unica «tornauesta, come le altre
Dsizioni sacre di Bach
nche dei precursori e
ntemporanei) venivano
espressamente in vista
ricorrenze previste dal
ario liturgico e seconest’ultimo venivano
le loro esecuzioni.
l'Oratorio si articola in
:kioni che corrispondoaltrettante celebrazio^iorno di Natale, Santo
0, la festa dell’apostolo
nni, il nuovo anno, la
nica successiva al Cane (che nel 1735 cadde
énnaio) e l’Epifania, che
ste
Johann Sebastian Bach
a sec
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Luca
:onda degli anni può pree o seguire la relativa
nica.
sei parti sono suddivise
e, recitativi e corali per
i^ale di 64 «numeri»; i coanno molto spesso una
razione piuttosto coma rispetto a come sono
1 nelle Cantate sacre o
due Passioni. I testi delrrazione, affidati ai reci, seguono per le prime
IO sezioni il racconto di
(2, 1-21) e nelle due
conclusive quella di Matteo
(2, 1-12). L’elemento tuttavia
che contraddistingue questa
ampia composizione è l’essere stata elaborata sotto forma
di «parodia»; con il termine
non si intende una messa in
burla della circostanza e tantomeno del testo di partenza,
ma ci si riferisce a una pratica diffusa fino dall’epoca medievale tra i musicisti di professione (Bach era in quegli
anni Kantor luterano a Lipsia
e anche Hofeompositeur per
la cattolica corte di Sassonia)
che consisteva nell’adattamento di un testo a una composizione strumentale precedente. Ne furono autori alcuni fra i maggiori compositori
di musica sacra, da Orlando
Di Lasso a Palestrina, a Josquin Desprez.
Ciò è particolarmente evidente nelle prime quattro
parti, in cui vengono utilizzati
due «drammi in musica», uno
dei quali (una cantata profana) scritto addirittura per il
compleanno del principe
elettore di Sassonia l’anno
prima. Sono invece originali i
corali e i recitativi più elaborati. Questi ultimi, scrive Alberto Basso, massimo studioso italiano di Bach, la cui opera è tradotta perfino in tedesco, fungono da «mediazione
fra la lectio dell’Evangelista,
l’aria del fedele orante e il
Lied comunitario espressione
della pietas collettiva*».
L’organico dell’Oratorio di
Natale prevede i solisti (soprano, contralto, tenore che
come nelle Passioni impersona l’evangelista, basso), coro
e orchestra, nella quale si distinguono come solisti due
violini, oboe e oboe d’amore,
flauto e tromba, ovviamente
barocchi.
(*) Frau Musika. La vita e le
opere di J. S. Bach. Voi. 2. Torino, Edt, 1983, p. 434.
Un nuovo volume nella serie dei documenti del dialogo interconfessionale
Confessioni di fede dell'evangelismo storico
EMMANUELE PASCHETTO
Nel tipico stile robusto e
compatto dei volumi
della collana Enchiridion Oecumenicum, che raccolgono i
documenti del dialogo teologico interconfessionale, le
Edizioni dehoniane pubblicano un ponderoso tomo di
oltre 1100 pagine sulle Confessioni di fede dell’ambito
protestante*.
Le motivazioni di questa
raccolta di testi sono esposte
nella prefazione. Innanzitutto per colmare una lacuna,
«dando al lettore italiano la
possibilità di prendere contatto nella sua lingua con i
principali testi simbolici della
Riforma». La seconda ragione
è di natura ecumenica, in
quanto si ritiene che la riscoperta delle confessioni di fede
di altri settori della cristianità
(si parla qui ovviamente ai
lettori cattolici) sia un fatto
positivo non solo per la conoscenza dei fratelli appunto di
altra «confessione», ma per
l’avvicinamento stesso delle
diverse chiese. Infine il confronto con queste diverse
confessioni può risultare utile alla riforma della chiesa:
«Questi testi simbolici...non
hanno esaurito il loro compito» dice il curatore, perché
«hanno attirato l’attenzione
sui gangli fondamentali, irrinunciabili dell’essere cristiano e hanno sparso semi evangelici le cui potenzialità non
sono ancora esaurite. “Ecclesia semper reformanda’’».
Il volume si divide in cinque parti e raccoglie: 1) Confessioni di fede della chiesa
antica. 2) Confessioni di fede
delle chiese luterane. 3) Con
Alessandro Gavazzi
fessioni di fede delle chiese
riformate. 4) Confessioni di
fede delle chiese valdese, anglicana, vecchio cattolica. 5)
Confessioni di fede di chiese
libere. Segue infine un’appendice con la Dichiarazione
di Barmen.
Il pur lodevole sforzo del
curatore. Romeo Fabbri, mostra però un grosso limite che
rende l’opera parziale. Mentre nella prefazione Fabbri
scrive che «nella scelta dei
documenti da riprodurre in
questo volume si è tenuto
conto soprattutto della loro
natura di confessione in senso stretto, della loro significatività, sia in termini di contenuti che in termini d influenza storica, della caratterizzazione e varietà delle loro posizioni, della loro ripresa nel
dialogo ecumenico interna
zioni
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gine
stri
ad
ile» in realtà una buona
della cristianità protee viene completamente
fata. Non si accenna miamente a quanto è stato
otto in ambito battista
iiesto specifico campo,
qnfessioni di fede battiste
I secolo non hanno siatività in senso di coni e di influenza storica?
hanno varietà di posiné ripresa nel dialogo
enico contemporaneo?
pure il metodismo e il
tbcostalismo non hanno
tto «confessioni in senetto» almeno un richiaalcuni lineamenti doti non sarebbe stato fuogo, per ragioni di com;za. Ci sembra poi assai
tibile dedicare un capili sole dodici smilze paalle confessioni di fede
XVI
m
di chiese libere, elencandone
cinque, tra cui una mennonita del XX secolo (e i quattro
secoli precedenti, partendo
dall’anabattismo?) e inserendo addirittura la confessione
della Chiesa evangelica italiana del 1870, la chiesa di Gavazzi, per intenderci, estinta
da quasi un secolo? Dalle seicento pagine dedicate ai luterani si poteva eliminare l’apologia della Confessione augustana (260 pagine) e avere
un vero capitolo sulle varie
chiese libere. A meno che
tutto il settore delie chiese
«libere» non sia riservato a un
volume successivo.
Altri rilievi minori; va bene
un primo capitoletto, che poteva essere un’introduzione,
sulle confessioni di fede della
chiesa antica. Ma se si voleva
sottolineare come anche il
protestantesimo nelle sue varie articolazioni si riallacci a
queste antiche formule, bastava citare il Simbolo apostolico e il Credo niceno-costantinopolitano (con qualche chiarimento in più sulla
questione del filioque ) senza
aggiungere la Formula calcedonese e il Credo pseudoatanasiano. E infine la Confessione valdese è nota come
Confessione del 1655 e non
del 1662 (data della traduzione del testo in italiano).
L’opera resta comunque
interessante e di grande utilità e vale certamente a colmare, se pure in modo parziale, una lacuna non solo del
mondo cattolico ma della
cultura italiana in genere.
{*) Confessioni di fede delle
chiese cristiane, a cura di Romeo
Fabbri, Bologna, 1996, pp XXII+
1062+168), £94.000.
6
PAG. 6
RIFORMA
VENERDÌ 20 DICEMBRE 199fí
Un testo giovanile del 1795
Gesù visto da Hegel
Come altri e diversi autori anche il
filosofo ne scrisse una «Vita»
Presentato il libro della Claudiana
La Riforma in Danimarca
FRANCO CAMPANELLI
Quale interesse può suscitare la Vita di Gesù di
Georg W. F. Hegel al giorno
d’oggi, condensata com’è in
un libretto e diffusa in edizione economica, come un classico della filosofia? Come ci si
può avvicinare a uno scritto
del 1795, del giovane precettore di un’aristocratica famiglia bernese, ancor pieno di
entusiasmo per il dogma
kantiano della ragion pratica?
La grande importanza e l’attenzione che il curatore della
piccola opera' cerca di suscitare nel lettore è dovuta, a
suo dire, alla spregiudicata
lettura dei Vangeli fatta dal fi
Georg W. E. Hegel
losofo, che ne dedusse una
sorta di idealizzazione dell’uomo attraverso la figura e
l’etica di Gesù.
Gesù, maestro di moralità
ma, per intenderci, non di
quella moralità postulata dal
formalismo dell’etica kantiana, il cui percorso era segnato da «un dovere freddo e
massiccio», e dal convincimento che la misura del bene di sé fosse l’infallibile regola per misurarsi con il bene del prossimo. Non tanto o
non più tutto questo: «Contro ogni istituzionalizzazione
del senso religioso, contro
ogni manifestazione inautentica, contro ogni ipocrisia,
si erge la voce di Gesù in
questa giovanile, e piuttosto
atipica, operetta di Hegel»
(A. Massarenti).
11 particolare giudizio di
Hegel sul cristianesimo si rileva da queste note contemporanee: «Il cristianesimo
storico ha avuto il torto di
aver riposto la fede nel Cristo
persona, di aver fatto della
fede morale una fede storica,
invece di attenersi alla fede
nell’ideale personificato, immagine della virtù»L Palesate
subito queste intenzioni,
non è difficile capire perché
il pensatore annetta a Gesù
non un compito escatologico (egli non parla affatto della Resurrezione), bensì un
compito totalmente «immanentistico», nel senso che gli
uomini (i discepoli) dovevano discernere la salvezza (il
regno di Dio) che stava in
ciascuno di loro; solo così
avrebbero potuto far parte di
quella «chiesa invisibile» a
cui appartiene idealmente
ogni sincero spirito religioso.
Sembra, perciò, una biografia di Gesù sostanzialmente
antropocentrica e pure, nella
sua semplice costruzione,
mantiene, innegabilmente,
dei tratti di rara autenticità.
Dalle raccomandazioni di
Gesù ai discepoli vien fuori:
«Fate il vostro dovere e sottomettetevi tranquillamente al
vostro destino ma non aspettatevi di vedere realizzate le
speranze che avete mostrato
con la vostra preghiera; soltanto la purezza della vostra
disposizione morale, che è
come un libro aperto dinanzi
alla divinità, non davanti a
me, può determinare il valore
che voi avete dinanzi alla divinità» (pag. 68).
Di storie e vite di Gesù,
all’epoca, ne circolavano tantissime: prima e dopo di Hegel si cimentarono in ardite
biografie Reimarus, Renan,
Strauss, Baur, Ruge, Daumer,
Keim, passando dallo stile romantico-idealizzante a quello blasfemo-dissacrante; ce
n’era davvero per tutti i gusti.
Eppure la specificità e la fortuna di questo breve scritto
sono dovute, molto semplicemente, all’autorità del pensatore che fu e rimane il massimo rappresentante dell’
idealismo tedesco.
Persino l’esistenzialismo,
in qualche modo, origina dal
pensiero di Hegel; Kierkegaard ne fu molto influenzato
pur opponendo alla monolitica concezione hegeliana
della storia, come succedersi
di accadimenti «necessari», la
rassicurante (si fa per dire)
espressione esistenziale del
«possibile». Dice lo storico
del protestantesimo Emile
Léonard: «A Hegel, dialettico
ed esistenzialista, è riconosciuta dai teologi di oggi la
più grande attualità (...); per
Barth è il Tommaso d’Aquino
moderno».
Il volumetto è molto agile e
serve, tra l’altro, a vedere le
cose da una nuova angolazione, per noi che abbiamo
(quasi) sempre letto delle
biografie di Gesù di taglio
apologetico o edificante, non
essendo adusi a interpretazioni critiche-demitologizzanti 0, più semplicemente,
essendo poco abituati a mettere in (positiva) discussione
le coordinate del comune
sentire religioso.
(1) Georg W. F. Hegel: Vita di
Gesù. Newton Comtpon, 1995,
pp 90, £ 1.000.
(2) citato da X. Tilliette, Filosofi davanti a Cristo. Brescia, Queriniana, 1992.
L’Accademia di Danimarca
di Roma ha organizzato e
ospitato, il 20 novembre
scorso, la presentazione del
libro di Martin Schwarz Lausten. La Riforma in Danimarca, edito quest’anno dalla
Claudiana. Un pubblico assai
più numeroso del previsto ha
seguito con interesse sostenuto i vari interventi ai quali
purtroppo, per mancanza di
tempo, non ha potuto seguire un dibattito che molti
avrebbero gradito.
Il prof. Oluf Bohn ha sostenuto che Paul Helgelsen, coetaneo di Lutero e figura di
spicco nella chiesa danese a
cavallo fra il XV e il XVI secolo, monaco carmelitano di
formazione umanista, fu
qualcosa di più che un «cattolico riformatore» di stampo
erasmiano come lo presenta
Schwarz Lausten: secondo
Bohn egli avrebbe potuto
riformare realmente la chiesa
danese, senza provocare rotture. È la teoria, coltivata da
alcuni studiosi, secondo cui
ci sarebbe stata, nella prima
metà del Cinquecento una
terza via che, se fosse stata
percorsa, avrebbe condotto a
una chiesa riformata ma unita. Non sarebbe però stata la
riforma di Lutero, che fu quasi subito scomunicata da Roma: il fattore scatenante del
processo poi sfociato nella
divisione, non fu l’iniziativa
di Lutero ma la sua affrettata
e avventata scomunica.
Il prof. Dietlav Tamm ha illustrato alcuni riflessi sociali
dell’introduzione della Riforma in Danimarca, soprattutto nel campo del diritto familiare (il matrimonio, non più
considerato sacramento, riceve un inquadramento teologico e giuridico del tutto
nuovo), del diritto penale
(cambiando in parte almeno
le fonti del diritto, fu necessario in più casi creare nuove
norme) e del diritto commerciale (è lecito a un cristiano
praticare il prestito a interesse? Secondo Lutero, che identificava prestito a interesse e usura, non è lecito; secondo Melantone e Calvino
Io è: due opzioni opposte.
con esiti molto diversi). Il
prof. Paolo Ricca ha messo in
luce il valore di un’opera come La Riforma in Danimarca
per un pubblico italiano che
si affaccia sull’Europa. Per diventare europei non basta ottemperare ai parametri di
Maastricht, o conoscere l’Europa turistica e politica: occorre conoscere la sua storia,
di cui quella della Riforma è
parte integrante.
Alla fine il prof. Leif Grane
(uno dei massimi studiosi di
Lutero oggi viventi) ha insistito sul fatto che il «cuore»
della Riforma fu teologico e
che la domanda che i riformatori sollevarono era, in fin
dei conti, quella della verità:
che cos’è veramente il cristianesimo, che cosa vuol dire essere cristiano. La Riforma non ha solo posto la domanda, ha dato la sua risposta. Entrambe possono essere discusse ma non scavalcate. Il prof. Schwarz Lausten,
autore del volume e riconosciuto come il maggior conoscitore della Riforma danese,
ha risposto alle domande, in
particolare a quella relativa al
ruolo di Paul Helgelsen in seno alla chiesa danese nella
prima metà del Cinquecento.
Ha concluso il bell’incontro il
direttore dell’Accademia, Jan
Zahle, auspicando che questo genere di temi e problemi
ricorrano più frequentemente nei programmi dell’Accademia. Condividiamo pienamente il suo punto di vista e
intanto lo ringraziamo per
questo felice avvio.
Ancora un libro del teologo Eugen Drewermann
I simboli della vita indistruttibile
SERGIO N. TURTULICI
La parola decisiva che il
cristianesimo rivolge al
mondo, il messaggio del mattino di Pasqua, la vita che
vince sulla morte, è specificamente un messaggio di donne, fa notare Eugen Drewermann, teologo tra i più originali e letti del nostro tempo,
che come è noto è un cattolico eretico, interprete della
Bibbia nel segno della psicologia del profondo, della riscoperta del simbolismo religioso. Del teologo tedesco è
uscito ora in libreria un florilegio di splendide letture bibliche di storie di donne*. Un
libro singolarissimo, un uomo che si esercita in un’esegesi biblica «al femminile»
suggestiva quanto acuta, titolo «Il messaggio delle donne Il sapere dell’amore».
Ci sono simboli, dice Drewermann, della vita indistruttibile, della vita eterna
che sono comuni a tutte le
religioni: il sole, la luna, il ritorno della primavera, il mistero del fuoco e dell’acqua.
Simboli che sono stati considerati come segreti appartenenti alle donne, «si esprime
in essi una solida fiducia, del
tutto materna che vuole farci
vedere ciò che sta sullo sfondo del cosmo come benevolo
e benigno, come un potere
che vuole che noi viviamo.
ed è questa la speranza che
ci rende possibile vivere da
esseri umani». È un dato paradossale ma è così, e smentisce le femministe secondo
le quali la Bibbia è tutta espressione di una civiltà patriarcale, a misura del maschio oppressore, e quindi va
buttata via dalle donne. Nessun libro dell’antichità, come
quelli dell’Antico Testamento pur con tutto il loro patriarcalismo, sta così tanto
dalla parte delle donne. Le
donne (una folla di donne,
secondo quello che Drewermann ci mostra) rompono
gli schemi violenti della sottomissione, delle leggi della
famiglia e del clan che volevano le donne asservite al
padre, al marito, al maschio
padrone. E la cosa rimarchevole e sorprendente è che sono le donne a vincere. Con il
loro coraggio, con la loro forza d’animo, con l’intuito
femminile, con l’inganno
piegano a loro favore le vicende familiari e del popolo.
Dio interviene nella storia
del popolo, nel patto di alleanza, facendosi alleate,
partecipi le donne, stando
dalla loro parte, liberandole.
Una lunga teoria di donne
che comincia con Èva e continua con Rachele, Tamar,
Raab la prostituta, Rut, Betsabea, le donne sotto Davide.
E poi nel Nuovo testamento.
la suocera di Pietro, la figlia
di Giairo, la donna sirofenicia, quella che, animata da
bontà totalmente gratuita,
unge Gesù alla cena di Betania. Fino alle tre Marie che
resteranno fedeli a Gesù
quando tutti i discepoli uomini avranno disertato e saranno le testimoni, non credute dagli uomini, della Pasqua. «Finché condanniamo
al silenzio il mondo delle
donne - osserva Drewermann - il venerdì santo resterà il nostro destino». Di
queste figure femminili, avvalendosi della psicologia del
profondo, Drewermann traccia magistrali messe a fuoco
esegetiche. Si veda in particolare quella di Maria di
Magdala (Giov. 20, 11-18).
II racconto del mattino di
Pasqua è interpretato come
descrizione simbolica di un’
esperienza interiore: in Maria che Gesù aveva guarito «da sette demoni», una
squassante schizofrenia,
Drewermann dà un’esemplare puntualizzazione su
che cosa è la cristiana resurrezione dei morti. «Senza il
Signore lei stessa sarebbe
morta, solo grazie al fatto
che egli vive questa donna di
Magdala ha un futuro nella
sua vita».
(*) Eugen Drewermann: Il
messaggio delle donne. Brescia,
Queriniana, pp 264, £ 30.000.
Un particolare della «Primavera» (1482)
Un'imminente pubblicazione
Botticelli illustratore
della Divina Commedia
ELIO RINALDI
Da Giorgio Vasari (15111574), prezioso storiografo e critico d’arte, noto
per «Le vite» dei maggiori artisti italiani, apprendiamo
come Alessandro Filipepi (il
Botticelli, 1445-1510) sia stato un appassionato lettore di
Dante, interpretando il cristianesimo con impegno etico e esaltazione mistica derivati dalle idee riformistiche
del Savonarola: la recente
notizia che è imminente, in
Italia, la pubblicazione di un
imponente volume della Divina commedia (Casa editrice
«Le lettere» di Firenze, nella
versione critica di Giorgio Petrocchi) corredata dalle illustrazioni del Botticelli, rappresenta un atteso storico
evento, sia per la letteratura
italiana e la storia dell’arte
che per la iconografia dantesca; in effetti, la leggera grazia del linearistico segno botticelliano non troverebbe
ragguagli, teoricamente, con
la dantesca potenza icastica
se l’autore delle più note
classiche opere pittoriche rinascimentali non avesse saputo avvalorare anche le visioni dell’oltretomba, passando dall’asprezza tenebrosa deH’inferno al luminoso
splendore del paradiso.
I cento canti originariamente illustrati (oggi ne restano 92) su carta pergamena
furono realizzati in modo del
tutto diverso dal precedente,
pur grande, illustratore. Gustavo Doré (1832-1883), nelle
cui rappresentazioni dominava una grafica abilità disegnativa non comune in un
forte substrato realistico: nel
Botticelli scopriamo invece,
in una tipica sensibilità permeata di una «musica lineare» (Venturi), il fondersi di
una idealistica fantasia tra la
storia e il mito pagano della
favola antica. Attingendo ancora al Vasari conosciamo
che il Botticelli «commentò
una parte di Dante e figurò lo
Inferno e lo mise in stampa»
e dall’anonimo Gaddiano che
«dipinse un Dante in cartapecora che è tenuto cosa meravigliosa»; disegni (47 cm x
35 cm) che dopo vari passaggi dal Vaticano alla Germania
furono riscoperti dalla dantista Jacqueline Risset, docente
all’Università di Roma.
Come notizia di cronaca
siamo informati che alla
morte del grande pittore fiorentino, per cinque secoli,
nessun studioso li aveva mai
visti; le composizioni, comunque, dovevano servire
per essere affrescate nell’in
terno della cupola di Santa
Maria del Fiore a Firenze, e
avrebbero avuto poi una probabile concorrenza nei successivi dipinti di Michelangelo nella Cappella Sistina.
Studiando la complessa
personalità del Botticelli,
dobbiamo tenere presente
che due personaggi conquistarono il suo spirito: il poeta
Agnolo Poliziano e Girolamo
Savonarola; il primo, per averlo educato all’incanto delle «favole mitologiche pagane
e alla grazia delle donne nella
loro nobile bellezza estetica»
(vedi la Primavera, la Nascita
di Venere, ecc.), il secondo,
per aver fatto volgere gli «animi alla spiritualità, contro
ogni mondanità e alla punizione che attende i dannati»
(vedi Inferno dantesco) nella
«speranza della Grazia purificatrice nella gloria divina»
(vedi Paradiso).
Gli studiosi del Botticelli
notano che negli ultimi anni
dopo la morte del Savonarola
(1498), furono dipinti dall’artista temi di etica religiosa,
non con fini dottrinali, quali
la calunnia, la derelitta, la
natività, la crocifissione, ecc.,
sotto l’influsso, sempre, delle
predicazioni apocalittiche
savonaroliane. A questo periodo (dal 1481 circa al 1498)
appartiene il disegno, poco
noto, «Il trionfo delle fede»
citato dal Vasari e, per un
lasso di tempo, scomparso;
la scena è dominata dal Cristo crocifisso, le cui ferite
creano una polla di sangue;
dalla parte degli infedeli (a
sinistra), si scorge la città di
Gerusalemme, da quella dei
cristiani (a destra), le città di
Firenze e Roma: su quest’ultima scende una tempesta di
gragnola e l’intera scena suona, certo, come auspicio di
un totale rinnovamento del
mondo nell’unità della fede
in Cristo.
A noi, oggi, valga l’immagine emblematica disegnata dal
Botticelli di Dante, rappresentato in un dinamismo celeste mentre vola tra gli alberi
del paradiso terrestre verso le
sfere luminose, con colei (per
dirla col Petrarca) «che ne
mostra la via che al del conduce». Nell’incontro spirituale pertanto, tra Dante e Botticelli (nelle sue interpretazioni
illustrative, dove costante è ij
leitmotiv savonaroliano del
Cristo redentore) si svela la
sovrumana armonia del trascendente viaggio iniziato
nella «gloria di colui che tutto
muove» e concluso nell’appagamento «dell’amor che move il sole e l’altre stelle» (P^'
rad. XXXIII, 145).
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Spedizione in a.p. comma 26
art 2 iegg® 549/95 - nr. 49/96 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
È periodo di acquisti natalizi, le strade e i portici di Pinerolo, specialmente il sabato e la domenica, sono invasi da
centinaia di persone che rinunciano al week-end sulla neve
(con rammarico da parte degli operatori) per andare alla ricerca dei regali di Natale. Sabato e domenica erano moltissime le persone sotto i portici a Pinerolo, specialmente in
prossimiià delle bancarelle di via Chiapperò; meno folla si
incontrava invece nel centro storico, dove però non mancava il viavai. Le vendite tuttavia non sembrano proporzionali
alla gente che si incontra per strada. Alcuni commercianti
alle Valli risentono di questa situazione di crisi, però ammettono che le vendite tutto sommato ci sono; «La gente
non rinuncia ad acquistare il regalo - dicono - ma tende a
spendere meno di un tempo, orientandosi verso cose utili».
VENERDÌ 20 DICEMBRE 1996 ANNO 132 - N. 49 LIRE 2000
Non sono mai stato un
amante della caccia eppure, in certi casi, sono disposto a capirne le ragioni.
Rotti gli equilibri naturali, in
determinate situazioni una
caccia di selezione può effettivamente servire a tenere
sotto controllo specie che
stanno diventando troppo
presenti sul territorio. Certo
bisognerebbe comunque capire perché si sono rotti determinati equilibri faunistici;
allora si scoprirebbe che quasi sempre c’è dietro l’azione
diretta o indiretta dell’uomo:
chi ha immesso i mufloni in
alta vai Pellice? Chi ha continuato ad immettere cinghiali
o porcastri nelle valli per
avere animali da cacciare?
Quello che è accaduto la
CACCIA INDISCRIMINATA
MAHANZA
PIERVALDO ROSTAN
scorsa settimana sulle montagne di Pragelato, con una cinquantina di cacciatori che circondano un gruppo di cervi
da anni di casa in quella zona
e si mettono a sparare nel
mucchio uccidendo decine di
animali, ferendone altri, colpendo anche camosci e caprioli, ci dice che di etica, e
di buon senso, fra molti cacciatori, ce n’è davvero poco.
Ora la caccia di selezione
su tutto il territorio del comparto alpino Torino 1 (valli
Pellice, Chisone e Germanasca) è stata chiusa, la vicenda
è sul tavolo della Procura
della Repubblica di Pinerolo
a seguito dei rilievi fatti dalle
guardie ittico venatorie. Eppure il fatto non è neppure
isolato visto che, in proporzioni minori (poiché i cervi
erano stati abbattuti quasi tutti il giorno prima) si è ripetu
to il sabato successivo. Deve
farci riflettere questa gestione
della caccia basata sulla nuova legge regionale; quando il
30 luglio scorso venne votata
ci fu chi, anche dai banchi
dell’opposizione, parlò di un
buon testo o del minore male
possibile.
Oggi scopriamo concretamente che non è così; consentendo fra l’altro l’arrivo di
molti cacciatori da fuori zona
si portano nelle valli persone
che non hanno nessun legame
col territorio e spesso poco rispetto per esso. Se poi si aggiunge che a controllare un
territorio vastissimo ci sono
pochissime guardie, ecco che
può accadere di tutto, specie
se la sensibilità è quella dimostrata a Pragelato.
Pineroio-Torre
Nuovi rischi
per la
ferrovia
Secondo le prime indicazioni, sulla Pinerolo-Torre
Pellice si abbatterebbe una
vera e propria scure: sette
corse in salita e sette in discesa al giorno verrebbero tagliate, oltre a un convoglio
sulla tratta Pinerolo-Torino,
in sostanza più di un terzo
dell'attuale disponibilità di
treni; il tutto a partire dal 2
febbraio 1997. Come se non
bastasse non risulta al momento alcuna indicazione
suU'eventialità di autopullman sostitutivi.
Proprio pochi giorni or sono il comitato pendolari aveva lanciato (e alcune migliaia
di firme sono state raccolte in
poco più di una settimana)
una sottoscrizione per chiedere il potenziamento della linea attraverso il raddoppio
della tratta Pinerolo-Candiolo, il rinnovo del materiale
rotabile e la stazione passante
di Pinerolo. Quest’ultimo
progetto è stato annunciato
come in fase di definizione da
parte della Presidente della
Provincia di Torino nel corso
di un incontro pubblico a Pinerolo, lunedì 9 dicembre. La
notizia dei possibili tagli arriya dunque in un momento di
fervore di iniziative. E se anche è vero che alcune corse
sono poco utilizzate (ma non
tutte quelle indicate dalle Fs)
è pur vero che la sola stazione di Torre Pellice, nel 1985
aveva emesso biglietti per
337 milioni e la cifra del ’96,
fino al 20 giugno quando
Venne chiusa, era di quasi
170 milioni. A giorni è previsto un incontro con il sottosegretario ai Trasporti; ciò che
però sconcerta è che, mentre
la Finanziaria dava indicaziotii alle Fs di tagliare le spese
(o aumentare gli introiti) sui
treni a lunga percorrenza, salvaguardando il trasporto locale, le Fs si propongano di fare
esattamente il contrario di
quanto indicato.
La vita delle chiese valdesi filtra attraverso le circolari, strumento di collegamento e di riflessione per tutti
Auguri per delle festività «con gli occhi fissi in Cristo»
MARCO ROSTAN
Buon Natale, care lettrici e
lettori, con l’augurio di
serenità e di benedizioni del
Signore a tutti voi e in particolare a chi è solo, a chi attraversa la tristezza o la depressione. Un augurio sincero da
parte delle redazione de L’eco
delle valli, questo modesto foglio con tanti difetti e molte
imprecisioni che facciamo
con amore e fatica tutte le settimane per portarvi notizie,
appuntamenti, riflessioni. Insieme a Riforma, di cui siamo
parte, desideriamo essere uno
strumento di comunicazione,
un collegamento settimanale
tra persone, gruppi, chiese: ci
impegneremo a lavorare meglio per questo, e naturalmente chiediamo la vostra collaborazione dai luoghi in cui
abitate. Alle "Valli abbiamo la
grande fortuna di non vivere
la dispersione delle grandi
città o del Sud; non ci vogliono ore di viaggio e di traffico
per incontrarsi, possiamo utilizzare questo privilegio per
rompere l’individualismo,
l’abitudine a guardare solo al
proprio orticello, e il giornale
Il tempio valdese di Frali
può essere uno stimolo. Nelle
pagine di questo numero abbiamo cercato di mettere insieme le notizie che ogni
chiesa pubblica nella sua circolare. Ma sarebbe bello che i
membri di chiesa di Pinerolo
potessero sapere che cosa si
dice a Frali, che quelli di
Bobbio leggessero le riflessioni fatte a Pomaretto e via
dicendo. Ci sono già tentativi
in questo senso. Tutta la vai
Germanasca ha un’unica circolare, La lucerna, e quest’
anno in vai Pellice, per Natale, le varie chiese hanno in
comune tre pagine delle loro
circolari: una novella natalizia di Alberto Taccia (la gente vede Gesù solo dove pensa
che ci debba essere e non lo
vede dove c’è veramente);
notizie dal circuito e una pagina di Giuseppe Platone che
prepara all’assemblea ecumenica di Graz, ricordando la
passione di Tullio Vinay per
la riconciliazione.
Nelle circolari non si parla
solo di Natale; 'Villar Perosa
ricorda l’accoglienza ai bambini di Cernobil, Torre Pellice
informa sulle assise della Cevaa, Pinerolo riporta le reazioni a un questionario di tre
domande: chi potrebbe candidarsi per fare l’anziano? che
cosa significa fare l’anziano?
che cosa ci si guadagna? Rorà
riferisce sui principali temi
del Sinodo, San Secondo parla di ecumenismo e di matrimoni interconfessionali, La
lucerna scrive a don Pasquale
Canal Brunet invitandolo a
un comportamento meno irrispettoso della fede evangelica, che si manifesta nella sua
abitudine a «invitare alla preghiera per i defunti valdesi in
occasione di celebrazione liturgiche». Infatti «le preghiere per i defunti nella liturgia
cattolica sono collegate con
la dottrina del purgatorio... e
per noi il purgatorio è solo il
sacrificio di Cristo, mediante
il quale la salvezza ci è data
per grazia e non con punizioni temporanee, accorciabili
con la preghiera in chiesa».
Poi naturalmente tutte le
circolari parlano di finanze:
siamo alla fine dell’anno, i
Mi ha sempre incuriosito il fatto che
Luserna, residenza del ramo principale dei nobili dello stesso nome, a un
certo momento della storia abbia perso il
posto di comune principale della vai Pellice e che questo ruolo di «capitale» sia
passato a Torre Pellice. Augusto Armand-Hugon, nel suo libro Torre Pellice.
Dieci secoli di storia e di vicende, dopo
aver messo in evidenza i fatti susseguenti
all’invasione delle truppe francesi durante la campagna d’Italia di Napoleone,
con la formazione del governo provvisorio del Piemonte nel 1798 costituitosi in
seguito all’abdicazione del re Carlo
Emanuele W, ricorda l’albero della libertà innalzato sulla piazza che ancora
oggi si chiama piazza della Libertà e prosegue; «Più tardi, nella nuova ripartizione dipartimentale, Torre venne riconosciuta capo Cantone, a preferenza di Lusema: era la rivincita valdese sul cattolico vecchio centro della valle, foriera
d’altronde di successivo sviluppo».
IL FILO DEI GIORNI
LA «CAPITALE»
BRUNO BELLION
È noto che nelle vicende legate all’occupazione francese delle 'Valli e successivamente all’annessione alla Francia, il
moderatore Pietro Geymet ebbe una parte non indifferente, essendo stato nominato sottoprefetto di Pinerolo. Il suo ruolo risulta non soltanto dai documenti ufficiali, dai quali pare potersi evincere che
egli fu un amministratore serio e onesto,
ma anche da scritti occasionali. Mi è capitata sotto gli occhi una lettera di Giovanni Daniele Peyrot, scritta da Torino il
7 gennaio 1799 e indirizzata a Paolo
Vertu, commerciante di Torre. In essa il
Peyrot chiede che gli venga inviata una
copia della deliberazione della municipalità di Torre che richiede al Governo
provvisorio di dichiarare Torre capoluogo del cantone. Curioso è rilevare che,
secondo quanto il Peyrot afferma, tale richiesta viene da Geymet stesso, il quale
anche consiglia «di chiedere anche che il
nome della valle sia cambiato in valle di
Pellice, perché altrimenti [cioè mantenendo il nome di valle di Luserna] sembrerebbe naturale che il capoluogo continui a rimanere Luserna».
È evidente, come nota Armand-Hugon,
che a questa prima decisione assunta dal
Governo provvisorio seguirono altri fattori non indifferenti, come la creazione a
Torre di piccoli opifici e, successivamente negli anni 30 dell’800, l’istituzione di
un istituto scolastico superiore, quale il
Collegio, che veniva a costituire un polo
di grande rilevanza, non foss’altro che
per la residenza in loco di alcuni «intellettuali» quali erano indubbiamente i primi insegnanti.
cassieri fanno i conti, la Tavola ha lanciato un Sos perché al 31 ottobre risultavano
versati ben 450 milioni in
meno di quello che i distretti,
e quindi le chiese, avevano
promesso di dare! Questo
grosso problema sarebbe immediatamente risolto se i tantissimi membri di chiesa, regolarmente iscritti, facessero
minimamente il proprio dovere di credenti protestanti. Per
dare un solo esempio, relativo
alla chiesa più grande, quella
di San Giovanni: dei 1.756
membri iscritti, solo 736 hanno contribuito; che cosa pensano gli altri 1.020? Non avvertono un po’ di responsabilità? Oppure pensano, come i
cattolici, che la religione e il
pastore sono un servizio da
usufruire e basta, quando fa
comodo o muore un parente?
Ci si è già scordati che il Sinodo ha deciso di utilizzare
l’otto per mille non per pagare gli stipendi dei pastori e
diaconi, come fa la Chiesa
cattolica con i preti, ma solo
per le opere e per dei progetti
di solidarietà?
Indubbiamente le finanze
restano il problema cruciale
ma per fortuna, e grazie a
Dio, le tante attività nelle
chiese vanno avanti, spesso
con entusiasmo, grazie all’impegno di molti. Troverete altrove le notizie e gli appuntamenti per Natale nelle varie
comunità. Concludiamo con
l’augurio per il 1997: che sia
concesso a tutti noi di entrare
nel nuovo anno, come scriveva Giovanni Miegge in una riflessione pubblicata sulla
Lanterna, «con gli occhi fissi
in Cristo. Non vogliamo subire la vita, vogliamo dominarla
spiritualmente. Non vogliamo
essere in balia delle circostanze ma vogliamo che le circostanze ci conducano alla meta
prefissa, che “cooperino al
bene di coloro che amano
Dio’’. Noi dobbiamo fissare
gli occhi in Cristo, perché fissarli in un altro punto sarebbe
perdere il senso, la prospettiva della nostra vita».
8
PAG. Il
PINEROLO: SI SCIOGLIE L’ALTERNATIVA — Nel corso di una assemblea tenutasi il 12 dicembre a Pinerolo il
Gruppo per TAltemativa ha dibattuto del proprio ruolo politico all’intemo della città, sulle esperienze che portarono
cinque anni fa alla presentazione di una lista autonoma alle
comunali e più di recente a proporre la candidatura Rostagno quale sindaco in contrapposizione ad Alberto Barbero.
Al termine di un intenso confronto l’assemblea ha ritenuto
che non vi fossero più le condizioni per il proseguimento di
tale esperienza sciogliendo di fatto il gruppo politico.
LINEE DI TRASPORTO SU TELEVIDEO — Per avere
informazioni sulle linee di trasporto di tutta la provincia di
Torino basta sintonizzarsi su Raitre e aprire Televideo alla
pagina 550: per ogni Comune della provincia gli interessati
troveranno non soltanto l’indicazione delle autolinee che lo
raggiungono, ma anche i numeri telefonici a cui ci si può rivolgere per il numero delle corse e gli orari. Per questo
nuovo servizio la Provincia ha stanziato 120 milioni di lire.
MOSTRA AL SESTRIERE — È stata inaugurata sabato 7 dicembre, nel salone Fraiteve del Sestriere, la mostra «Novant’anni d’arte pinerolese» proposta in occasione del 90°
anniversario de L’Eco del Chisone; la mostra resterà aperta
fino al 23 dicembre (feriali 16-18; festivi 10-12 e 16-18).
Nel salone Fraiteve, ristrutturato in vista dei mondiali di sci,
sono esposte opere di Luigi Aghemo, Michele Baretta, Stefano Cambursano, Alfredo Beisone, Ettore G. May, Lorenzo
Prato, Filippo Scroppo, Carla Tolomeo e Mario Borgna.
SERVIZI POSTALI IN MONTAGNA — 1 servizi postali
nelle zone di montagna rappresentano da tempo una questione spinosa: da un lato le Poste vogliono ridurre i costi di
gestione del servizio attraverso un accentramento, dall’altro
la Regione tende a tutelare i piccoli Comuni montani con la
proposta di affidare loro le mansioni postali e di sportello
bancario. Di fronte all’ultima decisione delle Poste di ricorrere all’installazione di cassette modulari per raccogliere la
corrispondenza, collocate in «zone di passaggio» e chiaramente a detrimento delle frazioni isolate, l’assessore regionale alla Montagna, Roberto Vaglio, in accordo con le Comunità montane, ha sollecitato una convenzione con la direzione regionale delle Poste affinché i servizi vengano affidati agli enti montani, come previsto dalla legge 97 del ’94.
CASCAMI: QUALCHE SPIRAGLIO DI TRATTATIVA
— Prosegue la vertenza alla Cascami di Pomaretto dove la
proprietà aveva chiesto di avviare le pratiche per la messa
in mobilità di circa metà dei 36 dipendenti. I lavoratori
mantengono lo stato di agitazione. Lunedì pomeriggio
l’amministratore delegato, Tarcisio Mizzau, a nome dell’
azienda si è dichiarato disponibile a verificare la possibilità
di ricorrere alla cassa integrazione per crisi, come richiesto
dal consiglio di fabbrica. Per il fine settimana potrebbe
aver luogo un incontro con i parlamentari della zona.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(già Bomo)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
E Eco Delle Yaui ^ldesi
Da gennaio a Luserna San Giovanni
Nuove scuole medie
CARMELINA MAURIZIO
SAN SECONDO DI PINEROLO DICE SÌ ALLA VARIAN TE — Dopo molte richieste di chiarimento, incontri
con gli amministratori della vai Chisone e eon la Provincia
di Torino, il Comune di San Secondo ha detto sì alla proposta di variante sulla statale 23 che tocca un tratto del territorio comunale a Miradolo. Aleune case si troveranno penalizzate dal nuovo tracciato ma alla fine ha prevalso lo spirito di necessità; anche se qualche consigliere di maggioranza
ha votato contro il progetto è stato accolto sciogliendo l’ultima riserva. Una apposita conferenza dei servizi si riunirà
per decidere del futuro della variante.
Dopo sessant’anni dalla
edificazione degli stabili
che attualmente ospitano la
seuola elementare del capoluogo e alcune elassi della
seuola media, il Comune di
Luserna San Giovanni ha finalmente un edifieio scolastieo completamente nuovo ehe
a partire dall’inizio del 1997
sarà la sede della scuola media. Si tratta di un evento atteso da molti anni e che va a
sanare una situazione che nel
tempo ha creato non pochi
disagi e difficoltà: attualmente infatti la scuola media è dislocata su tre sedi, una in
eondominio con le elementari
che risale al 1936, una in un
prefabbricato (costruito agli
inizi degli anni Settanta) e
una succursale, situata nel
complesso dove hanno sede
gli uffici comunali.
«Il trasferimento alla nuova
scuola media rappresenta per
noi tutti - spiega il preside,
Mario Tarditi - un deciso miglioramento della qualità del
lavoro e quindi vantaggi per i
ragazzi e per quanti operano
nella scuola. Gli insegnanti,
per esempio, avranno finalmente oceasione di ritrovarsi
quotidianamente per scambiare opinioni sul proprio lavoro, il personale ausiliario
non dovrà correre da una sede all’altra per circolari e comunicazioni, si darà un taglio
deciso alle telefonate, attualmente necessarie per qualunque tipo di comunicazione
tra le varie sedi; i ragazzi poi
potranno usufruire di un ampio spazio verde all’esterno e
di loeali interni decisamente
migliori di quelli sin qui avuti a disposizione in ciascuna
delle tre sedi».
L’inaugurazione ufficiale
avverrà il prossimo 21 dieembre, alla presenza delle autorità eomunali e di tutto il personale scolastico e dei ragazzi, mentre il trasloco vero
e proprio sarà effettuato al
rientro dalle vacanze natalizie; i primi a sedere nelle
nuove aule e sui nuovi banchi
saranno i circa 120 alunni
della succursale, quelli cioè
che frequentano il tempo normale; entro febbraio dovrebbero arrivare anche ragazzi e
insegnanti del tempo prolungato il cui trasferimento necessita dell’attivazione del
servizio mensa, non ancora
disponibile. «Per la fine di
febbraio i circa 200 alunni e i
loro circa 40 insegnanti, insieme al personale ausiliario
e a quello di segreteria dovrebbero finalmente trovarsi
nella nuova seuola media continua il professor Tarditi e speriamo anche di poter attivare in tempi rapidi tutti i
laboratori». Sembra dunque
che si possa porre la parola
fine alla storia di questa scuola media, alla quale già si
pensava già alla fine degli anni Sessanta, ehe nel ’90 veniva finalmente progettata e
che a partire dalla seconda
metà dello seorso anno,
quando è stato dato l’appalto,
è stata rapidamente eompletata. Il costo dell’impresa si
aggira sui due miliardi (eompresi i nuovissimi arredi), interamente spesi dal Comune
che, pur non naseondendosi
le difficoltà economiche, vorrebbe poter realizzare in termini abbastanza rapidi anche
la palestra e nel giro di poehi
mesi dovrebbe riuscire ad attivare il refettorio collocato
nel seminterrato.
Incontri fra Regione e Ausi 10
Il Cottolengo domani
Proseguono gli incontri
(l’ultimo dei quali, interloeutorio, si è svolto mercoledì
scorso 11 dicembre in Regione alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità, D’
Ambrosio, del commissario
deirUsl 10, Bighetti, e dei responsabili della struttura) sulle prospettivefuture dell’
ospedale Cottolengo di Pinerolo. Scongiurate le ipotesi di
chiusura al 31 dicembre ’96
come inizialmente comunicato dalla Piccola casa divina
provvidenza, si tratta di definire modalità, tempistica e
condizioni di un passaggio
all’Ausl 10 su cui esiste già
un pare favorevole di massima da parte dell’azienda sanitaria regionale.
I consiglieri regionali del
Pds Bellion, Bortolin e Suino
avevano presentato un’interrogazione urgente, con richiesta di risposta in eommissione, sulle prospettive dell’ospedale Cottolengo di Pinerolo. Gli interroganti avevano chiesto notizie sulla presunta volontà deH’ammini
strazione del Cottolengo d
chiudere al 31 dicembre 199j
l’ospedale di Pinerolo,e «qu,
li iniziative la Regione abbi)
intrapreso per il passaggio
proprietà della struttura, con.
siderata la volontà espresq
dall’Ausi 10 di acquisirla»,
«quali provvedimenti la giuj
ta regionale intenda adottare)
salvaguardia dell’occupazioni
dei eirca 70 dipendenti».
Il 6 dicembre c’è stato
primo incontro presso 1
zienda Usi 10 fra i responsi
bili della Piccola casa divini
provvidenza-Ospedale Cottolengo (don Pagherò e suoi
Casiini), il commissario delrUsl e i rappresentanti deOt
organizzazioni sindacali concordando i prossimi passi di
compiere: l’amministrazioni
dell’ospedale ha compiuto ui
primo atto importante inpegnandosi a proseguirei)
gestione del personale e dell)
struttura fino al 31 marzo ’91
continuando il servizio che finora è stato egregiamente offerto con i suoi numerosi reparti e i 140 posti letto.
Posta
Treno o auto?
Caro direttore.
leggo sui giornali del progetto di un trenino per la vai
Queyras, gradito ai nostri vicini perché non inquinerebbe.
Da sempre interessato alle
comunicazioni fra i due versanti delle Alpi e a ricostituire un’unità antiea, sulla base
delle notizie che ho rimango
un po’ perplesso.
L’allarme per l’inquinamento è necessario, ma in un futuro non tanto lontano sarà ancora come ora o le autovetture
saranno diventate molto meno
inquinanti e assai ridotta se
non annullata la convenienza
per questo della ferrovia? Resta il problema dell’aerazione
della galleria, macchinoso
quando questa supera i tre chilometri, come è prevedibile se
la quota non supererà i 1.200400 metri. Al di sopra di questa quota ci sarebbero seri
problemi per gli utenti in cattiva salute, come per gli anziani. Nella scelta fra strada e
rotaia c’entrano anche i costi
non solo della realizzazione
ma anche della manutenzio
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ne, strade di accesso e nevicate e gelate comprese.
Per contro, mentre sono
stato un fautore dei binari
contro la gomma, qui mi pare
che si debbano mettere in
evidenza i vantaggi delle autovetture, trasporto merci
leggero compreso. Il super
tramvai, cremagliera o no, ha
un pereorso e degli orari.
L’ubiquità dell’automobile
permette di partire da Angrogna o da Barge quando si
vuole per raggiungere qualsiasi angolo dall’altra parte
della montagna. Un comodo
utilizzo per chi venga da Pinerolo e dintorni ma anche da
Torino, Milano, Roma e per
chi voglia andare anche oltre,
a Nizza, Marsiglia o altrove.
Pare, ma siamo bene informati, che si risparmino 70
chilometri sull’asse Instanbul-Lisbona. Poco? Molto?
Tanto passaggio ci disturba?
Disturba forse in Svizzera?
Bisogna tenerlo sotto controllo anziché compiacersi di essere un ghetto.
Nei progetti è interessata la
Provincia con i suoi mezzi e
il suo ingegnere. Bene guardare alla Slovenia, ma anche
alla Svizzera, magari all’Austria, ai paesi nordici con le
loro isole che non -ono piatte,
Con l’informazione e la discussione si deve . ■ nnvolgeie
la gente, i cittadini. visto ckè un affare loro.
Ultimamente ho anche letto
di una «Agenzia di valle: uni
società mista (Sr! o Spa)ii:
parte pubblica e ir- parte privata che gestisca, coordini
supporti ogni tipo di iniziativa volta al rilancio della vai
Pellice». Ogni? Non mi è bei
chiaro che cosa implica. Quii
sono allarmato. C'e bisogno,
ben vengano iniziativa, coordinamento, orientamentoe
anche flessibile pianificazione ma per la funzione generale, onnicomprensiva non ci'
sono, dove ne è il caso. Comuni, Comunità montane, un
auspicabile Distretto plurivi;
le, là dove si esprimono tuttii
cittadini, senza privilegine
dipendenze di parte? Una
funzione non mi piare delegabile a un mix di pubblieoe
privato.
Con i miei saluti.
Gustavo Maiali
Torre Pelli«
0 itoxna a iBxiclisxai.Lotatts.uijams.nto äst ctaaico tus jxismontsis. cYft momsnto li
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DIBATTITO
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ultima risorsa
GINO LUSSO
Gli eventi significativi che
hanno la capacità di incidere in maniera stabile e approfondita sulla vita degli
individui e delle comunità
non sempre si annunciano con
fragore, avanzano piuttosto a
piccoli passi e quasi in sordina, salvo poi ritrovarsi improvvisamente in condizioni
irrimediabili e di non ritorno.
Qualche cosa di simile sta avvenendo per quanto attiene allo sviluppo economico della
vai Pellice, per la quale sembra si sia giunti a uno dei tanti
appuntamenti cruciali. Mi riferisco alle tante proposte di
utilizzo, a fini idroelettrici,
delle acque della valle che
privati vengono proponendo
alle locali amministrazioni
comunali. Si è iniziato dapprima a Bobbio Pellice, poi a
Villar Pellice e ora se ne sta
parlando anche a Angrogna;
senza dimenticare che altri
progetti si stanno valutando
su alcuni canali della valle.
Perché questo fiorire di proposte? Per un motivo molto
semplice; perché le attuali
possibilità di finanziamento
attraverso leasing e i rimborsi
ottenibili dalla cessione dell’energia all’Enel, ai sensi
della legge 6/92 (144, 70 lire/kwh per 8 anni) rendono
questi interventi altamente
redditizi: le potenzialità di taluni corsi d'acqua sono inoltre
notevoli. Bene fanno quindi i
privati a fare queste proposte,
che rientrano pienamente nei
loro compiti e nei loro diritti.
Ma la domanda che a questo
punto viene spontanea è la seguente: quali sono i comportamenti tenuti dalle pubbliche
amministrazioni in questi
frangenti? È ormai noto a tutti, e quindi anche le amministrazioni comunali ben sanno
che l’acqua è l’ultima risorsa
a disposizione di chi ancora
abita la montagna; si vuole
forse, per Fennesima volta,
permettere che le risorse
deH’alpc vengano trasferite
altrove, per indifferenza o.
CONTRO IL DISAGIO
ass. Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
, LUSERNA S. GIOVANNI
Ore 17-19; tei. 954401
peggio, per ignavia? Alla situazione di prevalente utilizzo
privato esiste una sola alternativa: le comunità locali, nelle
loro differenti espressioni amministrative, identificando le
modalità giuridiche più consone, devono gestire in prima
persona questa attività, pur
aggregando, se necessario,
privati e altri enti interessati.
Gli amministratori comunali, i sindaci, non possono più
trincerarsi dietro risibili motivazioni quali le presunte difficoltà economiche, normative
o tecniche perché, se queste
esistono, non sono sicuramente insormontabili. È tempo
che chi gestisce la cosa pubblica si assuma le sue responsabilità di fronte a tutta la comunità, coinvolgendola nelle
decisioni da prendere e guidandola verso quelle soluzioni che potrebbero finalmente
fornire stabili, sicure e continuative risorse, indispensabili
per un rilancio della vita economica e sociale della valle.
Se le risorse economiche dai
governi centrali sono sempre
più limitate bisogna che gli
amministratori locali sappiano
valorizzare quel po’ che è rimasto. Rifiutare la scelta
dell’impegno, e forse del rischio, vuol dire scegliere la
via che vede l’ente Comune
quale onesto e modesto gestore del servizio anagrafe e
stato civile, o poco più.
Un aspetto va fermamente
sottolineato; la partecipazione
alla gestione della risorsa acqua, non va gabellata con la
firma di qualche convenzione
che conceda alle comunità locali le briciole che cadono dal
tavolo del banchetto; essa deve portare, in tempi non troppo lunghi, alla possibilità di
trasferire alle comunità locali
tutte le risorse ricavabili dalla
produzione idroelettrica. A
questo obiettivo economico
ineludibile si aggiunge un secondo aspetto che «obbliga»
a un uso pubblico dell’acqua.
L’acqua è elemento basilare
per la vita, per gli animali,
per l’ambiente tutto della valle; ben venga un suo utilizzo
a fini di produzione idroelettrica, ma questo deve sempre
stare in subordine alla sua
funzione primaria. Solo un
uso comunitario garantisce
che anche questo obiettivo sia
concretamente ottenibile.
COME DICEV'A UNA PUBLICITÀ D’ÌNIZÌO SECOLO
■zVSSAQQIARLO EQLWALE ADOTTARLO*
^ ELIXIR D ERBES ’
i|iii i|i|| iiiffBiiii-TiiiiifiiiPiri iriTTirmrurwgj^gB
LIMPIDO, FINE E DELICATO:
NON DIRESTI CHE SIA QÉNÉPII
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BERTiARD
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Il trasferimento di competenze alla vigilia dei campionati mondiali di sci alpino
L'assistenza sanitaria al Sestriere passa
all'AusI 10 a partire dal mese prossimo
Le Ausi 5 di Collegno e 10
di Pinerolo hanno sottoscritto
il 4 dicembre l’accordo operativo inerente il passaggio
delle competenze di assistenza sanitaria per la popolazione del Comune di Sestriere.
Come è noto, infatti, dal 1°
gennaio 1997 tale comune
dell’alta vai Chisone, così come deliberato dal Consiglio
regionale del Piemonte, è stato trasferito dall’Unità sanitaria valsusina a quella di Pinerolo. Erano presenti all’incontro i commissari Bighetti
dell’Ausi 10 e Coppola della
Ausi 5, i rispettivi direttori
sanitari nonché tutti i responsabili dei servizi interessati al
«passaggio delle consegne»;
l’obiettivo dell’accordo è naturalmente quello di evitare,
per quanto possibile, intralci
o disguidi nell’erogazione dei
servizi alla popolazione, tenuto conto che proprio l’avvio dei servizi da parte
dell’Ausi 10 coincide con il
delicato periodo dei campionati mondiali di sci alpino
’97.
I cittadini manterranno il
medico di base e il pediatra,
anche se inseriti in elenchi
dell’Ausi 5; soltanto le nuove
scelte verranno effettuate su
medici dell’Ausl 10; per la
pediatria si tenga conto che la
popolazione del Colle, diversamente da quanto accade
nelle aree montane in genere,
è piuttosto giovane, e su circa
850 residenti più di 100 sono
inferiori ai 14 anni di età.
Sulla Guardia medica e medico-turistica il passaggio fra le
Ausi avverrà a metà gennaio,
assicurando anche in questo
caso l’assoluta continuità delle prestazioni.
Interessanti inoltre le modalità di «passaggio» dei delicati servizi di vigilanza igienico-sanitaria su bar, ristoranti, alberghi ecc.; per quasi due
mesi gli operatori effettueranno controlli e attività in modo
congiunto e coordinato, an
che in questo caso al fine di
evitare improvvise variazioni
nelle modalità operative di
intervento. Per le vaccinazioni l’Ausl 5 consegnerà a fine
anno le schede vaccinali
all’Ausi 10, che assicurerà la
normale continuità delle prestazioni.
Importanti novità a Sestriere in vista dei Mondiali di
febbraio: il Comune sta per
consegnare all’Ausi 10 i locali nei quali collocare il nuovo
poliambulatorio, dove gli
operatori della stessa Ausi
garantiranno durante i campionati una postazione di primo soccorso e che, dopo i
giochi, verranno utilizzati
L'anno prossimo sarà necessaria una nuova sezione
San Germano materna cercasi
FEDERICA TOURN
Piccoli comuni crescono.
È quello che sta succedendo a San Germano, che in
controtendenza con una generale diminuzione della natalità, ha registrato negli ultimi
anni un grosso incremento
demografico.
E non è tutto: si costruiscono nuove case, giovani coppie si trasferiscono a San
Germano, tanto per smentire
almeno qui il temuto esodo
dalla montagna verso la città.
Una crescita della popolazione presenta però anche una
necessità di accoglienza, di
adeguamento dei servizi, in
primo luogo della scuola e in
primissimo, considerando il
moltiplicarsi dei piccoli utenti, della scuola materna, quella che impropriamente si
chiama «asilo» e che ospita i
bambini dai 3 ai 5 anni. Oggi
a San Germano c’è soltanto
una sezione di 28 bambini,
perché fino a quest’anno non
si è raggiunto il numero minimo di altri 15 bambini per
poter richiedere al Provvedi
torato un’altra sezione; infatti
per la scuola materna, dato
che non è scuola dell’obbligo, la legge prevede un minimo di 15 richiedenti per istituire una sezione.
Per questo qui come altrove esiste una lista di attesa, e
oggi il criterio di accoglienza
dei bambini è l’età, mentre
15 anni fa era il lavoro fuori
casa di entrambi i genitori.
Nella lista d’attesa adesso sono iscritti 6 bambini, ma
Fanno prossimo soltanto i
bambini di 3 anni, potenziali
utenti, saranno 19; senza contare i quattrenni e i cinquenni
che non frequentano quest’
anno ma che potrebbero presentarsi Fanno prossimo.
E allora? «Esistono i numeri per una nuova sezione - dice Rosanna Pireddu, insegnante nella scuola materna ma fino al momento delle
iscrizioni per Fanno 1997-98
non possiamo sapere quanti
effettivamente saranno i bambini in lista d’attesa. Certo il
problema esiste: se avremo
richieste sufficienti, emergerà
l’esigenza di trovare i locali
GISELLA E WALTER EYNARD
CORSO GRAMSCI, 17
10066 TORRE PELLICE (TO) - itALY
TEL. (0121)91236
ItiPoT
per la nuova sezione». A San
Germano i 28 bambini della
monosezione di scuola materna si trovano al piano terra di
quella che un tempo era la
villa dei Widemann, che oggi
accoglie anche gli uffici del
Comune. «Siamo già allo
stretto così, con le aule che
usiamo in modo polivalente,
un piccolo refettorio e tre bagni; impossibile ricavare lì lo
spazio per un’altra sezione»,
aggiunge Rosanna Pireddu.
Sulle possibili soluzioni, a
carico del Comune che per
legge deve provvedere ai locali, alla mensa e al trasporto
dei bambini, ci sono per ora
solo delle ipotesi. «Non sappiamo nulla di preciso - dichiara il vicesindaco, Carlo
Tron - o si occupano delle
aule nella scuola elementare
o si fa un ampliamento alla
villa Widemann. È anche un
problema finanziario: non
possiamo decidere finché non
sappiamo quali trasferimenti
ci arriveranno dallo stato».
Di certo c’è l’urgenza della
decisione, e anche i bambini
non mancano.
nell’erogazione dei normali
servizi sanitari da parte della
unità sanitaria stessa. L’Ausl
10 in questi giorni sta comunque espletando con rapidità
tutte le procedure d’acquisto
degli arredi e delle attrezzature necessarie per il funzionamento dell’ambulatorio dal 2
al 16 febbraio 1997; in quei
giorni saranno presenti circa
15 operatori sanitari dell’Ausi; dalle ore 8 del 1“ febbraio
alle ore 20 di domenica 16,
l’Ausl 10 assicurerà la presenza diurna di 3 medici specialisti (ortopedico, internista
e anestesista-rianimatore), 2
infermieri professionali e 1
tecnico di radiologia medica;
11 servizio notturno (dalle ore
20 alle 8) verrà invece svolto
da 2 medici specialisti (chirurgo e internista), un infermiere professionale; è comunque prevista di notte la
reperibilità del rianimatore, di
un altro infermiere e di un
tecnico raggi x. Saranno inoltre disponibili presso l’ambulatorio di Sestriere per 24 ore
al giorno 4 ambulanze di soccorso, di cui 2 con medico e
infermiere a bordo. La postazione di soccorso avanzato
prevista dall’Ausi 10 in accordo con il sistema di emergenza 118 verrà attivata entro
il 30 gennaio 1997.
Torre Pellice
Teatro
all'Unione
______MASSIMO GNOME____
Non è di deformazioni
anatomiche che si parla
nello spettacolo teatrale «Il
terzo occhio», né tanto meno
di mostri alieni. Il lavoro
delFUnione giovanile di Tor^e Pellice, rappresentato sabato scorso ai Coppieri, intende riassumere la storia
valdese cogliendone gli episodi più importanti.
Ai tempi delle persecuzioni, si raccontava che i valdesi
avessero tre occhi, quasi che
l’eresia dottrinale si manifestasse sui loro corpi, deformandoli. Il «terzo occhio»
vuole essere un simbolo invisibile di differenza culturale;
un invito a esprimere la propria cultura, anche attraverso
il passato. La breve rappresentazione afferma la volontà
di attualizzare la storia e di
renderla più accessibile e
meno seriosa.
Con le offerte ricevute F
Unione intende sostenere un
progetto Unicef e ristrutturare
della sala dei Coppieri.
IL TRWatutT:?
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10
PAG. IV
E Eco Delle "\àlli Iàldesi
venerdì 20 DICEMBRE 19gt
UN RACCONTO PER TUTTE LE ETÀ
IL FIGLIO DELLA ROCCIA
EZIO PONZO
Cm ERA UNA VOLTA
^ una montagna che
faceva paura a tutti.
Qualche volta la punta si copriva
di nubi di forma strana; venivano e poi scomparivano di colpo
come se qualcuno lassù le comandasse. Ma era soprattutto la
sera che faceva paura perché si
vedevano da molto lontano delle
strane luci. Qualcuno diceva di
aver sentito venire dalla punta
rumori e sibili misteriosi quando
tramontava il sole. Per questo la
gente non ci saliva e quei pochi
che ci salivano scappavano in
gran fretta prima del tramonto.
Altri dicevano che in punta alla montagna abitava uno spirito
che faceva precipitare negli abissi le persone: infatti qualcuno
era salito e non era più tornato al
paese e nessuno aveva avuto il
coraggio di andarlo a cercare. La
sera, quando nelle stalle si raccontavano queste storie, ai bambini venivano i brividi e dicevano: «Mamma, accompagnami a
letto».
Stefano il coraggioso
sale in cima alla montagna
C’era un uomo del paese che
tutti chiamavano Stefano il coraggioso. Non si dava pace perché voleva capire qualcosa di
tutti i misteri della punta della
montagna. E così un bel giorno
si decise e, senza dir niente a
nessuno, salì sulla montagna
con l’idea di appostarsi poco
sotto la cima, ben nascosto, e di
rimanerci fino al tramonto
quando succedevano quelle
strane cose. Conosceva bene la
strada perché, in basso, aveva
portato al pascolo le sue capre.
Poi, più su, cominciò ad ^arrampicarsi e in questo era bravissimo. Finalmente trovò un po’
sotto la cima un nascondiglio
che sembrava fatto apposta per
lui. 11 sole cominciò piano piano
a tramontare. Anche Stefano il
coraggioso aveva la tremarella e
una gran voglia di scappare via,
giù al paese. Ma rimase, trattenendo il fiato per non farsi sentire dagli spiriti misteriosi che si
aspettava di vedere in cima alla
montagna. A un certo punto, si
sentirono scricchiolii e sibili.
Stefano, che conosceva bene la
montagna, non li aveva mai
sentiti prima, anche se assomigliavano a quelli che fa il ghiaccio quando si muove. Di colpo,
proprio sulla cima, una roccia
verde si illuminò tutta intera e
comincio a parlare. Nel suo discorso, la roccia verde parlava
solenne come un re e annunciava la sua protezione a tutto il
paese intorno fin dove si poteva
vedere. Insomma si capiva che
era proprio un re. Guardando
meglio, Stefano vide che aveva
una corona d’oro in testa, anche
se non si capiva bene se era una
vera corona d’oro o se era fatta
dai raggi del sole.
Anche tutte le rocce intorno
cominciarono a parlare. Dicevano: «Quanto sei bello o re, grande re, proteggi tutte noi che siamo le tue principesse ai tuoi piedi». Avevano molto rispetto per
il re Roccia Verde.
Le rocce sapevano che il re era
un potente mago e poteva cambiare tutto intorno a lui. Per questo dicevano fra loro: «Forse il
re questa sera si fa venire la corona bianca». «Cosa vuol dire?»,
si chiedeva Stefano. Voleva dire
che quando il re voleva una corona bianca faceva venire la neve e si ricopriva di bianco. Durante la notte il re fece invece
venire una corona di nubi. Quando aveva le nubi sulla testa anche le rocce avevano paura di lui
perché, prima o poi arrivava un
temporale. E il re era capace,con un fulmine, di spaccare in
pezzi qualsiasi roccia.
Ascoltando le rocce, Stefano
capì che la nemica del re Roccia
Verde era Roccia Gialla: era solo
un poco più bassa. Forse era diventata gialla per invidia, perché
da tanti anni avrebbe voluto essere re e aveva poche speranze
di riuscirci. E così non faceva altro che dire cattive parole sul re.
Diceva: «E verde perché, vecchio così, è tutto coperto di muffa». Non era vero perché il re,
invece, era tutto fatto di purissimi cristalli verdi. Durante la notte, il re disse a Roccia Gialla:
«Se Io dici ancora una volta, ti
fulmino». Tutte le rocce intorno,
sulla cima, si misero a tremare
dalla paura e, siccome stavano
vicine, toccandosi fra di loro, facevano un gran rumore: tic tic
tic, tac tac tac. Man mano che
aumentava la paura, aumentava
anche il rumore: patatrac, patatrac, patatrac.
Grandi amici del re erano dei
fiori che gli erano cresciuti davanti ai piedi. Si chiamavano
Stelle alpine. Il nemico delle
Stelle alpine era il vento perché,
quando diventava gelato, d’inverno, poteva farle morire di
freddo, anche se avevano un
mantellino che sembrava fatto di
lana. Per fortuna, il re Roccia
Verde le proteggeva dal vento.
Stefano durante la notte si addormentò stanchissimo nel suo
nascondiglio e quando si svegliò
tutto era tornato come prima, come se niente fosse successo.
Guardò in alto e vide benissimo
la roccia verde in cima, sotto il
cielo, e, un po’ più giù, la roccia
gialla e tutte le altre. Erano belle rocce ma niente di più. Anche
la faccia di re Roccia Verde non
si riconosceva così bene come
l’aveva vista durante la notte,
quando aveva tanta paura. Siccome Stefano aveva ancora un
po’ di paura, si scaldò solo un
istante al sole e poi ridiscese al
paese e non raccontò niente a
nessuno, tranne ad Alba, la sua
ragazza. Alba ammirava molto il
coraggio di Stefano e le piaceva
stare ad ascoltare i racconti delle
sue avventure.
Passarono gli anni. Stefano
non dimenticò mai quella notte
passata sulla montagna dei misteri. Però, visto che gli era andata bene quella notte, non ritornò sulla cima. Solo, ogni tanto ci ripensava e, in cuor suo, ricordava con simpatia re Roccia
Verde. Di notte, qualche volta,
gli sembrava di vederlo. Stefano
si era perfino accorto, quella
notte, quale era il vero nemico di
re Roccia Verde: il Ghiaccio.
Aveva visto come il Ghiaccio,
che era un altro personaggio della corte, si infilava tutto rispettoso sotto i piedi del re, facendo
finta di essere acqua. Poi diventava ghiaccio duro e alzava un
poco il re. Stefano pensò: «Il re
sarà orgoglioso di alzarsi un poco per guardare le altre rocce più
ancora dall’alto». Ma pensò anche che un giorno il Ghiaccio
poteva far cadere giù dalla montagna il re.
Re Roccia Verde
cade dalla montagna
Proprio il ghiaccio qualche anno dopo, una sera al tramonto,
fece precipitare il re spingendolo
nell’abisso. La roccia verde, cadendo dalla montagna, volò più
di mille metri e fece un tale botto
che tremò tutta la terra e al paese
si affacciarono dalle case a chiedersi l’un l’altro: «Che cosa è
successo?». Ma poi andarono a
dormire. Solo Stefano rimase
sveglio perché pensava al re
Roccia Verde e al ghiaccio. E si
domandava: «Non gli sarà successo qualcosa?». E così finì per
non andare a letto. Accese una
candela e... cammina cammina
.... trovò dove era caduto il re.
Doveva proprio aver preso un
gran colpo! Le rocce intorno erano piene di pezzi di roccia verde.
Mentre stava a guardare sentì
delle voci: «Da dove vieni verdaccio?». Chiedevano le rocce
intorno che sembravano piuttosto pettegole. Il re spiegò loro
chi era e che per tanti anni era
stato la roccia più alta della montagna: era così alto che toccava il
cielo.
Dopo un po’ di silenzio, il re
disse ancora: «Poco tempo fa è
venuto anche a rendermi omaggio un giovane coraggioso che
non ha avuto paura di arrampicarsi sui precipizi e di passare la
notte là in cima. Per quel giovane farei qualsiasi cosa». Questa
volta Stefano rimase davvero
sbalordito: il re si era accorto di
lui quella notte, quando si credeva così bene nascosto.
Intanto le altre rocce intorno
non credevano per niente a quello che aveva raccontato il re caduto. Lo prendevano in giro e ridevano in quella maniera antipatica che hanno le rocce, scuotendosi tutte.
Toccandosi fra loro, come se si
dessero le gomitate, facevano
patatrac patatrac patatrac oppure,
se ridevano di meno, tric tric tric.
«Senti questo - diceva una roccia - dice che è stato il re della
montagna». «Dicci, Maestà: è
proprio vero che toccavi il cielo?
E le nuvole là in cima che effetto
ti facevano? Forse ti facevano il
solletico?». A Stefano quelle altre rocce facevano una gran rabbia. Il re Roccia Verde, preso in
giro così, non parlò più.
Stefano quella sera fu anche
molto colpito dal fatto che il re,
al tramonto, nella valle scura in
cui era caduto, non aveva più la
corona. Tornò ancora qualche
volta al tramonto ma non lo sentì
mai più parlare. L’incantesimo di
re Roccia Verde sembrava finito
come un sogno. E a Stefano venne il dubbio di aver sognato davvero quella sera sulla montagna.
Stefano fa una casa
per poter sposare Alba
Un bel giorno, Stefano e Alba
decisero di sposarsi. Stefano cominciò a farsi una casa come facevano i montanari allora. Si
prendono delle pietre, si mettono
bene una sopra l’altra e si fanno,
un po’ per volta, con pazienza,
dei muri spessi. I muri devono
essere forti per resistere all’inverno e non devono far passare il
vento freddo. Stefano pensò: «E
se avremo un bambino dove lo
metteremo? Lo voglio metter
nell’angolo più bello e più sicuro
della casa». Per quell’angolo non
riusciva a trovare una pietra o
una roccia che avrebbe protetto
abbastanza il bambino che sognava di avere. Finalmente gli
venne un’idea: perché non metterci la roccia verde che era stata
il re della montagna? Non era
forse stata una volta quella che
proteggeva tutta la montagna fin
dove si poteva vedere?
La roccia verde era caduta sul
pendio della montagna molto più
in alto della casa. Come portarla
fin laggiù, dove stava facendo la
casa? Stefano conosceva bene il
sistema dei montanari: stese un
filo di ferro molto forte da lassù
fino al paese e alla sua casa, legò
bene la roccia a quel filo e la fece arrivare appesa a quel filo fino
all’angolo della sua casa. La roccia verde divenne così il punto
più forte e più bello della casa.
Alba, la sua ragazza, era in ammirazione di tutto quello che aveva fatto Stefano e quando la casa
fu finita gli disse: «Sei l’uomo
più in gamba di tutto il paese!».
Il figlio della roccia
Stefano e Alba si sposarono e
andarono a stare insieme nella
bella casa che aveva costruito
Stefano. Dopo nove mesi nacque
un bel bambino. Lo misero in una
culla, ben protetto dietro la roccia
verde. Poteva soffiare il vento più
forte di questo mondo, non passava uno spiffero. Poteva piovere
quanto voleva, non passava una
goccia d’acqua. Sembrava proprio che la roccia verde dicesse:
«Voi di qui non passerete!».
Nessuno saprà mai cosa sentì
nel suo cuore di pietra la roccia
verde nel proteggere così quel
bambino invece delle stelle alpine che aveva protetto quando
stava in cima alla montagna.
Però, man mano che il bambino
cresceva, qualcosa di misterioso
doveva essere successo. Il bambino cominciò a raccontare delle
storie bellissime che solo la roccia verde poteva avergli raccontato. Erano storie fatte di cielo,
di sole, di luna, di stelle e di
grandi fatti successi in cima alla
montagna. Nelle storie c’era
quasi sempre anche un re fatto
di roccia che aveva protetto tutto
il paese intorno fin dove si poteva vedere. E spesso il bambino,
raccontando le storie, sembrava
che cantasse imitando la voce
del vento.
Stefano e Alba, la sera, quando tutti tornavano dal lavoro,
chiamavano qualche volta i loro
vicini ad ascoltare le storie che
raccontava il bambino. Non importava loro molto se erano storie vere o sogni. Erano belle e
basta e valeva la pena di ascoltarle perché aiutavano a vivere
meglio. Un po’ per volta si sparse la voce di queste storie belle e
misteriose e la gente veniva ad
ascoltarle anche da molto lontano. Il figlio di Stefano divenne
un cantastorie molto famoso. Lo
chiamavano il figlio della roccia
perché tutti dicevano che quelle
storie gliele aveva raccontate
una roccia. Qualcuno non ci credeva e dieeva : «Sarà stato invece un bel sogno?». Di sicuro, da
allora in poi, con quei racconti,
la sera nelle stalle vissero un poco più felici.
Per gentile concessione dell'autore e dell’editore «Era Nuova»
pubblichiamo in anteprima questo
racconto di Ezio Ponzo, psicologo
e appassionato narratore a bambini e adulti di tutte le età; la favola uscirà prossimamente in una
raccolta, dal titolo Storie per sognare insieme.
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PAG. V
INIZIATIVE, INCONTRI COMUNITARI, RIFLESSIONI E MOMENTI DI CULTO
LA SETTIMANA DI NATALE ALLE VALLI
È Natale. Ogni chiesa si prepara al giorno che ricorda la nascita del Salvatore Gesù Cristo con momenti
di festa e di incontro; concerti delle corali, recite dei bambini, serate gospel: tutto serve a creare quell atmosfera particolare che, lontano dalla dimensione consumistica che si è sempre più diffusa nella società,
consente di riscoprire la dimensione comunitaria. In questa pagina troverete tutti gli appuntamenti organizzati dalle 17 chiese del I distretto, dalle serate di riflessione sul senso del Natale ai concerti, dalle recite ai culti che saranno comunque il momento principale di questi giorni di festa.
ANGROGNA
Domenica 22 dicembre
culto alle iO. Alle 14,30, alla sala unionista, i bambini e
i ragazzi della scuola domenicale e del precatechismo,
insieme ai catecumeni e ai
giovani, invitano tutta la comunità alla festa dell’albero
di Natale con canti, recite e
rinfresco. .Sarà allestito un
piccolo bazar curato dai giovani. Martedì 24, alle 20,45,
nel tempio di Piadeltorno, la
corale presiede al culto della
vigilia di Natale con cena
del Si gnore. Mercoledì 25
dicembìc culto di Natale nel
tempio, alle 10, con la partecipazione della corale e cena
del Signore. Venerdì 27 alle
20,30 riunione quartierale
presso Villa Elisa (Appiotti).
Martedì 31, al Serre, alle
20,45, culto di fine anno con
cena del Signore. Domenica
5 gennaio, alle 15, nella sala
del capoiuogo la corale offre, in par licolare alle persone anziane, un pomeriggio
fraterno di canti natalizi e
popolari.
BOBBIO PELLICE
Sabato 21 dicembre alle
20,45 presso la sala polivalente rappresentazione teatrale a tema natalizio presentata dai bambini della scuola
domenicale. Domenica 22,
alle 10..30. nel tempio, culto
con la partecipazione dei
bambini della scuola domenicale. Alle 12,15 nella sala
unionista pranzo fraterno
con la partecipazione della
scuola domenicale, del precatechismo e del catechismo.
Prenotazioni presso Giovanni Charbonnier entro il 19
dicembre (tei. 957902). Nel
pomeriggio giochi alla sala
polivalente. Mercoledì 25,
alle 10, culto di Natale con
Santa Cena, con la partecipazione della corale. Domenica 29 culto in francese presieduto dal pastore Aldo
Comba.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sabato 21 dicembre alle
21, alla sala Albarin, recita
del gruppo cadetti a cui seguirà una gara per premiare
la torta migliore e più bella.
Domenica 22, alle 10, alla
sala Albarin, culto di Natale
e festa dell’albero dei bambini della scuola domenicale. Per i bambini la giornata
prosegue con pranzo al sacco (primo piatto offerto),
giochi e visita all’Asilo fino
slle 16: i genitori che vogliono fermarsi per tutto il
giorno sono benvenuti. Martedì 24, alle 21, culto della
vigilia al Ciabas con partecipazione della corale. Mercoledì 25, agli Airali, culto alle
9 con Santa Cena; al Ciabas
culto alle 10 con Santa Cena
e partecipazione della corale. Domenica 29, alle 9 culto
agli Airali; alle 10 culto alla
sala Albarin. Martedì 31, alle 21, culto di fine anno alla
sala Albarin. Riunioni quartierali, ore 20,30: giovedì 19
a Fondo San Giovanni e
Peyrot, venerdì 20 dicembre
agli Airali, lunedì 23 dicembre a Bricherasio.
MASSELLO
Mercoledì 25 dicembre
culto di Natale presieduto dal
pastore Sergio Ribet alle 11
al Reynaud con Santa Cena.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica 22 dicembre il
culto sarà tenuto dai ragazzi
e dalle ragazze. Mercoledì
25 il culto si terrà a Maniglia
alle 9 e a Perrero alle 10,30
con la partecipazione della
corale e, in entrambe le occasioni, Santa Cena. Alle
20,30 a Maniglia la corale, la
scuola domenicale, il catechismo, i monitori e le monitrici proporranno alla comunità una serata di canti, letture e un’animazione biblica.
Martedì 31 culto alle 20,30.
PINEROLO
Venerdì 20 dicembre riunione quartierale nella zona
11 Gioietta. Domenica 22
dicembre, alle 10, culto a
cura della scuola domenicale. Mercoledì 25, alle 10,
culto di Natale con Santa
Cena. Domenica 29, alle 10,
culto con Santa Cena. Mercoledì 1" gennaio 1997, alle
10, culto di Capodanno.
POMARETTO
Domenica 22 dicembre il
culto è a cura della scuola
domenicale. Martedì 24, alle
16, incontro ecumenico al
Centro anziani di Perosa Argentina. Mercoledì 25, alle
9, culto all’Ospedale con
Santa Cena e partecipazione
della corale; alle 10 culto al
tempio con Santa Cena e
partecipazione della corale;
alle 20 festa di Natale ai Cerisieri. Giovedì 26 festa di
Natale all’Inverso Clot con
la scuola domenicale dell’
Inverso. Venerdì 27 riunione
quartierale a Perosa alle
20.30. Domenica 29 culto a
Pomaretto alle 10. Martedì
31, alle 20,30, nel tempio,
culto di fine anno con Santa
Cena.; alle 22 incontro fraterno all’Eicolo grando.
PRALI
Martedì 24 dicembre, alle
20.30, culto liturgico per
aspettare insieme il Natale.
Mercoledì 25, alle 10,30,
culto di Natale con la partecipazione della corale e del
coretto. Alle 21 la scuola domenicale curerà la festa di
Natale. Mercoledì 1" gennaio, alle 10,30, culto di Capodanno.
PRAMOLLO
Domenica 22 dicembre,
alle 10, culto al presbiterio,
alle 15 incontro natalizio del
Concistoro e famiglie dal
pastore; alle 20,30 visione
della recita dell’anno scorso
sullo schermo grande alla
sala delle attività. Mercoledì
25 dicembre, alle 10, culto
di Natale al tempio con cena
del Signore. Giovedì 26 dicembre, alle 14,30, festa dei
bambini alla sala delle attività con la recita della scuola domenicale e dei catecumeni: si presenterà «Codino
e il paese degli uomini coda», spettacolo di Ezio Ponzo per Amnesty International. Domenica 29 dicembre
culto al presbiterio alle 10.
Mercoledì 1" gennaio 1997,
alle 10, culto al presbiterio
con cena del Signore.
CONCERTO DI NATALE
Sabato 28 dicembre alle 21 nel tempio di Pomaretto
concerto natalizio delle corali della vai Germanasca e
della vai Chisone.
PRAROSTINO
Domenica 22 dicembre alle 9 culto alla cappella del
Roc; alle 10,30 culto a Roccapiatta, alle 14,30 visita
della corale all’Istituto
Prealpi. Lunedì 23, alle 10,
culto di Natale con Santa
Cena alla Casa Turina. Mercoledì 25, alle 10, culto nel
tempio di San Bartolomeo
con Santa Cena e con la partecipazione della corale.
Giovedì 26, alle 15, nella sala del teatro, festa di Natale
della scuola domenicale e
del precatechismo con recite
e canti. Domenica 29, alle
10, culto di fine anno nel
tempio di San Bartolomeo.
Mercoledì 1” gennaio, alle
10, nel tempio di San Bartolomeo, culto di Capodanno
con Santa Cena e partecipazione della corale.
Nelle
Chiese Valdesi
GRUPPO MADAGASCAR — Questi gli appuntamenti per chi vuole incontrare il gruppo che ha visitato
il Madagascar per vedere insieme le diapositive: giovedì
26 dicembre alle 10 tempio di Villasecca, venerdì 27 dicembre alle 20,30 all’Eicolo grando di Pomaretto, domenica 29 dicembre alle 20,30 a Maniglia presso il Centro di incontro.
SCOUT 3" CIRCUITO — Il primo incontro coi
bambini della Valle è fissato per sabato 21 dicembre alle
16,30 all’Eicolo grando di Pomaretto.
CAMPI INVERNALI AD AGAPE — Dal 26 dicembre al r gennaio campo invernale per ragazzi dai 14
anni in su sul tema «L’arte del governo»; si affronteranno i problemi e i conflitti legati al governo delle propne
relazioni nei gruppi, nelle comunità, nelle città in cui viviamo. Dal 1° al 5 gennaio campo di formazione sul tema «Giocare giocarsi», sul gioco e l’animazione. Il 2°
circuito mette a disposizione delle borse per sostenere
quanti vorranno partecipare a questo campo.________________
RORA
Venerdì 20 dicembre, alle
20,30, nella sala del teatro,
replica della festa dei bambini della scuola domenicale.
Domenica 22, alle 10, culto
nella sala M. Morel con assemblea di chiesa per affrontare il tema delle contribuzioni alla cassa culto. Mercoledì 25, alle 10, culto nel
tempio con celebrazione della cena del Signore; parteciperà la corale. Domenica 29,
alle 10, culto nella sala M.
Morel. Martedì 31, nella sala
del teatro, il gruppo cucina
organizza un cenone di Capodanno. Prenotazioni presso Luciana Morel entro giovedì 26, tei. 93118.
SAN GERMANO
Venerdì 20 dicembre, alle
16, culto all’Asilo con albero
di Natale. Sabato 21, alle 21,
la corale canta a Madonna di
Fatima a Pinerolo insieme ad
altre corali. Domenica 22, alle 10, culto a cura della
scuola domenicale e del precatechismo. Mercoledì 25,
alle 10, culto di Natale con
Santa Cena. Domenica 29,
alle 10, culto normale. Martedì 31, alle 20,30, culto di
fine anno con Santa Cena.
SAN SECONDO
Venerdì 20 dicembre, alle
20,30, cena di Natale del
gruppo giovanile. Lunedì
23, alle 10, culto con Santa
Cena alla Casa Turina, presieduto dal pastore Vinti.
Martedì 24, alle 20,30, nella
sala, festa di Natale dei bambini della scuola domenicale
e del precatechismo. Mercoledì 25, alle 10, culto di Natale con Santa Cena e con la
partecipazione della corale.
Giovedì 26, alle 15, presso
Casa Turina, la corale presenterà alcuni canti. Martedì
31, alle 20,30, culto liturgico
di fine anno con Santa Cena.
Mercoledì 1® gennaio 1997,
alle 10, culto di Capodanno.
TORRE PELLICE
Sabato 21 dicembre, alle
14,30, alla Casa unionista,
festa di Natale della scuola
domenicale. Domenica 22,
alle 10, nel tempio del centro, culto con scuola domenicale e precatechismo. Alle
15 pomeriggio natalizio nel
tempio con la partecipazione della corale, dei coretti e
del gruppo flauti. Al termine
si prenderà il tè; chi volesse
portare delle torte potrà consegnarle alla Casa unionista
prima dell’inizio del concerto. Martedì 24, alle 21, nel
tempio dei Coppieri, culto
con Santa Cena, partecipa il
coretto. Al termine del culto
serata comunitaria nella saletta dei Coppieri a cura
dell’Unione giovanile. Mercoledì 25, alle 10 ,nel tempio del centro, culto con
Santa Cena, partecipa la corale. Domenica 29, alle ore
9,30, culto ai Coppieri; alle
10 culto al centro; alle 10,30
culto agli Appiotti con Santa Cena. Martedì 31, alle 21
nel tempio del centro, culto
con Santa Cena.
VILLAR PELLICE
Domenica 22 dicembre,
alle 10, festa dell’albero e
culto animato dalla scuola
domenicale. Alle 21, nel
tempio, la corale delle chiese di Bobbio e Villar e il Coro alpino presenteranno un
concerto natalizio. Mercoledì 25, alle 10, culto di Natale con cena del Signore,
partecipa la corale. Venerdì
27, alle 20,30, festa natalizia
per i bambini alla scuola del
Teynaud. Martedì 31, alle
ore 20,30, culto di fine anno
con cena del Signore: durante il culto verranno ricordati
gli atti liturgici dell’anno.
VILLAR PEROSA
Domenica 22 dicembre
alle 10 culto al tempio, a cui
seguirà pranzo comunitario
e, alle 15, festa dell’Albero.
Martedì 24, alle 20,30, veglia natalizia a Vivian. Mercoledì 25, alle 10, culto di
Natale con Santa Cena. Domenica 29, alle 10, culto al
Convitto. Mercoledì 1“ gennaio, alle 10, culto di Capodanno al convitto.
VILLASECCA
Venerdì 20 dicembre, alle
20, riunione quartierale a
Serre Giors. Martedì 24, alle
20, culto al Trussan con cena del Signore. Mercoledì
25, alle 10, culto ai Chiotti
con cena del Signore. Giovedì 26, alle 10, festa dei
bambini a Villasecca con la
corale e visione delle diapositive sul Madagascar. Martedì 31, alle 20, culto di fine
anno ai Chiotti seguito da
agape fraterna. Domenica 5
gennaio, alle 10, culto di
inizio anno ai Chiotti.
CASA DELLE DIACONESSE
Dal 17 al 24 dicembre dalle 15 alle 18 presso l’Hotel du
Pare tutti 1 pomeriggi la Casa delle Diaconesse espone
prodotti mangerecci, in vendita per raccogliere fondi
per la solidarietà verso la Casa. Il 24 dicembre alle
14,30 gli ospiti delle casa e i bambini si esibiranno in
un concerto vocale e strumentale, in una sceneggiata a
cura del personale per finire con l’accensione dell’albero e canti. Tìitti sono invitati a partecipare.
CULTO IN DIRETTA RADIO
Radio Beckwith Evangelica (fm 91.200 e 96.500) proporrà, mercoledì 25 dicembre, alle ore 10, il culto
evangelico in diretta dal tempio valdese di Torre Penice. Il programma verrà replicato alle 19^0.
12
PAG. VI
E Eco Delle ^lli Vai.desìi
venerdì 20 DICEMBRE 1
A colloquio con Winfrid Pfannkuche, candidato al ministero pastorale
Un luterano tedesco fra i pramollini
IOLE SABBADINI
P Frollo, nelle valli valdesi. Aperto a Est verso la
pianura, a Ovest si chiude salendo rapidamente fino a
2.200 metri di altitudine, sotto le cime del Gran Truc; il
torrente Risagliardo, arricchito da numerosi ruscelli, scende in una natura quasi incontaminata. Sui versanti Sud e
Nord, ancora completamente
coperti di boschi, le 24 borgate che compongono il paese.
Nella maggior parte disabitate, si ripopolano nel periodo caldo delle ferie estive. In
basso, Ruà, sede del municipio e della chiesa cattolica; a
1.150 metri la borgata Ruata,
attorniata da altre borgate: il
nucleo sempre abitato, vero
capoluogo per i pramollini.
Qui, il tempio valdese.
Winfrid Pfannkuche, 27 anni, è luterano tedesco; è giunto a Pramollo nell’estate dello scorso anno per occuparsi
della comunità locale. La moglie, Nadia, italiana, è valdese
dal 3 novembre, domenica
della Riforma, mentre di nascita era cattolica. A Winfrid
abbiamo chiesto della sua origine e delle motivazioni per
cui è venuto a lavorare per la
Chiesa valdese. «Per ora sono
un candidato in prova della
Chiesa valdese - ha detto per
autodefinirsi -, alla quale ho
dato la mia disponibilità per
tre anni, fino al gennaio ’99».
- E la prima volta che lavora in Italia?
«Ho soltanto due esperienze di una sostituzione pastorale nelle comunità di Pinerolo e di Palermo, nel luglioagosto ’91».
- Parliamo della comunità \
Il tempio di Pramollo
locale. I dati ufficiali dicono
che a Pramollo attualmente
ci sono 283 residenti. Quanti
sono i valdesi?
«Posso dire che gli iscritti
come membri di chiesa sono
221, ma alcuni non sono residenti qui. Il culto lo frequenta
una media di 45 persone, ma
abbiamo culti con oltre 120
persone e tutte pramolline».
- Ho visto all’uscita del
culto molti giovani. Giovani
coppie con bambini. Pramollo
non è quindi una comunità di
anziani, come forse si potrebbe pensare...
«No, risponde Pfannkuche,
l’età media della comunità è
di 45-50 anni».
- E passato più di un anno
da quando è arrivato. Può
dirci che tipo di diffiicoltà ha
incontrato e incontra ancora?
«Le difficoltà che qualunque persona troverebbe in un
posto molto diverso da quello
a cui è abituata. Non vorrei
tanto fare una differenza tra I
italiani e tedeschi o tra calvi- I
(disegno di Marco Rostan)
nisti e luterani, ma piuttosto
una differenza tra città e campagna, anzi montagna. Io sono un cittadino e ora qui vivo
in montagna. Certamente c’è
il confronto con una mentalità
molto diversa, molto chiusa,
difficile da affrontare. Però in
questo anno ho imparato a essere prudente nei giudizi, più
paziente. Molti tedeschi, per
esempio, arrivano in Italia e
dicono: “Questa Chiesa valdese non è ecumenica, è un
ambiente troppo chiuso, non
vive la libertà cristiana: se io
ho il mio Gesù Cristo, non temo ambienti diversi, non temo l’apertura”. E invece questa chiesa, essendo così piccola, è forse la chiesa più ecumenica che io conosca. La
stessa cosa vale per Pramollo:
pur essendo una comunità al
di sopra dei 1.000 metri, è una
comunità veramente notevole,
culturalmente e per l’apertura
che persone che non hanno
mai lasciato questo posto, vivendo in una baita a 1.300 |
metri, dimostrano nell’incontrare turisti stranieri».
- Quando parla dei membri
di chiesa pensa che i valdesi
delle Valli non sono soltanto
dei seguaci di Valdo ma un
popolo?
«Lo penso sempre, anche
perché questo vestito storico
è un punto di riferimento per
arrivare alla Bibbia attraverso
l’identità valdese».
- Lei pensa che se permane
uno «zoccolo duro» del valdismo, del luteranesimo e così
via sia un fatto positivo per
creare un ecumenismo più fedele^ all ’Evangelo ?
«E difficile rispondere.
Nella mia generazione, forse,
c’è un ritorno a punti di riferimento più fissi; come per
esempio il grande valore che
ha riacquistato presso i candidati la confessione di fede,
che in alcune parti non è accettata da tutti. Ma qui io mi
sto confrontando con una
realtà diversa: qui abbiamo a
che fare con quello che nel
’500 si chiamava evangelismo italiano, con veramente
tante sfumature diverse.
In questo caso non è neanche tanto fuori luogo essere
luterano: per esempio, proprio la comunità di Pramollo
è passata da un pastore dell’
Esercito della Salvezza a un
pastore luterano; anche se io
ho studiato teologia nell’ambiente profano dell’università
e le mie esperienze di chiesa
le ho fatte in Italia, nella
Chiesa valdese. A Pinerolo,
in Sicilia a Palermo, diversa
da Pinerolo; e ora a Pramollo, ancora diversa. Io sono
convinto che ci sia differenza
anche tra Pramollo e San
Germano Chisonc».
Montagna
Il ruolo
sociale
del negozio
Dal 1983 a tutto il 1995 in
Piemonte sono «scomparsi»
quasi 7.000 negozi nel settore della vendita al dettaglio;
nello stesso periodo i supermercati sono più che raddoppiati, i minimarket anche e
un buon successo fanno registrare ipermercati e centri
commerciali.
L’analisi sulla situazione
nei vari comuni evidenzia come, in situazioni montane, il
negozio assuma sempre più
rilevanza «sociale», vero presidio sul territorio, spazio di
incontro, oltre che di acquisto,
per persone anziane, spesso
abitanti in zone disagiate e
per le quali la presenza di un
negozio, anche piccolo, rappresenta la possibilità di non
abbandonare il proprio paese.
In città invece si sono confermati stili di vita che prediligono centri di vendita in cui si
concentrano tutte le opzioni.
Un crollo vero e proprio
hanno fatto registrare i negozi alimentari (8.000 negozi in
meno) mentre per gli altri generi il trend è addirittura opposto con un aumento della
piccola distribuzione. Pur se
le difficoltà maggiori le ha
fatte registrare il Nord Piemonte, anche la provincia di
Torino ha subito una chiara
flessione nei piccoli esercizi
commerciali. Oggi ogni 67
abitanti della provincia di
Torino si trova un negozio,
mentre ogni mille abitanti vi
sono 58 mq di supermercati,
con una concentrazione però
nella parte metropolitana della provincia.
Segnalazioni
Un video
per scoprire
il Queyras
Froge*
La<
Per gli amici del Queyrat
per gli amanti della montag^
e per quanti si interessa®
agli itinerari e alle tradizioi
d’oltralpe è possibile anunàj
re le bellezze del Parco natii
rale regionale del Queyras ii
una videocassetta, realizzati
da Jean-Luc Antoni, in colla,
borazione con gli Uffici
Turismo locali. Si tratta di a.
film di circa 90 minuti, ter®
prodotto di una serie di dodici
video cassette da collezionare
e di cui al momento sono sta.
te realizzate le tre riguardanti
la zona delle Hautes Alpes’
L’Argentièrois, la Vallouisee
il Queyras. Il film dedicato al;
Queyras mostra attraverso le,
voci e i racconti della sua
gente i sentieri, le passeggia,
te, le ricchezze culturali e
quelle storiche del territorio)
Attualmente il film, in versio-i
ne francese, non è distribuito]
in Italia ma può essere richie-.
sto alla V.A. films produc-ì
tion, 05290 Vallouise, Fran-,
eia, al costo di 150 franchi. ■
MMÉU
Pubblichiamo il secondo elenco
dei doni ricevuti da alcuni istituti
e opere delle valli valdesi. Il precedente elenco è stato pubblicato nel numero 44 del giornale, in
data 15 novembre.
Pro Asilo del vecchi
di San Germano
Fondo giardino
Doni pervenuti da gennaio
a settembre 1996
£ 20.000: Boella, Torino.
£ 25.000: Alina Ribet Baret, Pomaretto,
in mem. Aldo Ribet, Alina Ribet Baret,
Pomaretto, in mem. Enrichetta Menusan; Enrichetta Pons Fenouil, Caselle,
in rie. Ida Rostan.
£ 30.000: Dorothea Scheidegger,
Thun; Denise, S. Germano, in rie. Oreste Richard, i cugini Irene e Davide
Long, Pinerolo, in mem. Ida Rostan.
£ 50.000: Emma Colonna, Torre Penice; Emilia Bounous, Agostina Brunetto,
S. Germano; Ethel e Amedeo Peyronel, S. Germano; Emilio Travers; la cugina Roberta in mem.Giorgia; llda
Vinçon e Luigi Biederbosl, S. Germano, in occ. 25 anni matr.; Edda e Piero,
S. Germano, in rie. Lea; una nonna riconoscente, S. Germano; Dorothea
Scheidegger, Thun; Gruppo svizzeri,
Ginevra; Emilio e Olga Travers.
£ 75.000: Emilia Bounous, S. Germano.
£ 80.000: Anglesine e Annalisa, S.
Germano, in mem. tante Désirée; Anglesine e Annalisa, S. Germano, in rie.
caro cognato e parrain; Anglesine e
Annalisa, S .Germano, in rie. Eliane.
£ 100.000: Ettore e Delfina Sappei, S.
Germano; Anita Bounous, in mem.
Bruno Bounous; Vera e Franco Stallè,
S. Germano, in rie. di Dede; Elisa Baima, S. Germano, in mem. Bruna Gilli;
Eliana e Gino Barrai, S. Germano, in
mem. Bruna Gilli; Fam. Gavazzati; Secondina Monchiero, Villar Porosa; Elena Rollo, Torino, un fiore in mem. R.
Nisbet; Ada Rainieri Longo, Vinadio, in
mem. cari; fam. Violetta Monnet, Torino; Emma Colonna, Torre Pellice; Marilù e Cornelio Gay.
£ 120.000: Anglesine e Annalisa, S.
Germano, rie. con affetto marito e
papà.
E 200.000: Willy Balmas, S. Germano,
in mem. del fratello; Lina Tron, Pomaretto, in mem. Alma Tron Pascal.
£ 202.158: Martin Corner e Anna Inzell.
£ 240.000: Comunità cattoiica, S. Germano.
£ 250.000: Margherita Jahier e figii, in
mem. nipote e cugino Sandro Jahier.
£ 300.000: I fratelii, le sorelle, le cognate, i nipoti e famiglia Ferruccio
Griot, S.Germano, in occ. 90® compleanno Bartolomeo Bounous;
£ 500.000: Emanuela Bouchard, San
Germano; Miranda Giraud, Pinerolo; N.N.
S. Germano; Fam. Janse, Pinerolo.
£ 1.000.000: Marina e Franco Bouchard, S. Germano; N, N., Aiessandria;
Ezio Cambiano, Venaria.
£4.245.318: Pfaukonvent, Villigen.
£ 18.227.160: Provento giornata inaugurazione 1.9.1996.
Fondo ristrutturazione
Doni pervenuti da gennaio
a settembre 1996
£ 484.000: Leontine Marino, Ginevra.
£ 500.000: Unione femminile. Villasecca; Giovanni Bolley, Pinerolo.
£ 720.000: Maestranze SKF, Villar Perosa.
£ 800.000: Chiesa evangelica piazza
Cavour, Roma.
£ 950.000: Doni vari, Prali.
£ 1.000.000: llda Peyronel, S. Germano, riconoscente; N. N., S. Germano.
£ 1.206.378: Comitato Berna.
£ 1.227.440: Ernst e Ranni Huerzeier,
Wittwill.
£ 1.248.250: Eieanor Mercy Montaldo,
Jeanette Hope Montaldo, Ossining.
£ 1.293.66: Chiesa Zurigo, Nethibrgstr.
£ 3.360.000: Comitato Zurigo.
£ 5.961.645: Comitato Zurigo.
£ 7.646.340: N.N., S. Germano.
£ 10.000.000: Alcuni amici deli’Asilo,
S. Germano. Da Pinerolo in memoria
Ernesto Coucourde.
£ 30.000: N.N.
£ 31.204: Beulah Osberghaus, Baliwin.
£ 50.000: Liliana Ribel, Torino; Margherita e Enrico Ghigo, Perrero; Anita
Rostan, Roma; Cesare Villiot, Villar
Perosa; Liliana Gay, Pinerolo; Claudio
Carducci, Grugliasco; fam. Maloberti
Gasca e Quadro; fam. Raimondo Bach
e Maria.
£ 100.000: N.N., Pinerolo; Roberta Rostagno, Milano; Pina e Angelo Gazzano, Savona; Unione femminile. Forano;
Costanza e Roberto Peyrot, Torre Pellice; Rina Bertocchio, Chiotti; Fenouil
Ermes, Caselle; fam. Giovanni, Rina e
Roberto Damiano.
£ 150.000: Enrico e Elvira Costabel, S.
Germano, in mem. Guido Long; Rita
Bongardo, Como; Magdalene Schneider, Augelburg; gli amici e i vicini di casa di Laura; sez. AVIS.
£ 195.000: Eglise évangeliche, Lausanne.
£ 200.000: Chiesa valdese. Coazze;
fam. Giovanni Bertalol, S. Germano, in
mem. Onorine Sappei e Bruna Barai;
Alina Tron, Salza di Pinerolo, in mem.
cari.
£ 250.000: Olga e Carlo Ghigo, in memoria dei loro cari.
£ 300.000: Delfina Benecchio, Torre
Pellice, in mem. Silvio Martinat.
£ 306.820: AWS, Usa.
£ 390.000: Gli abitanti borg. Mondani,
S. Germano, in mem. Bruna Gilli Barai.
£ 410.000: Il personale Serv. trasfusioni Ospedale Civile.
Fondo Solidarietà
Doni pervenuti da gennaio
a settembre 1996
£ 20.000: Franca e Marco Eynard, Torre Pellice.
£ 25.000: Ettore Rochon, Inverso Rinasca; Luigia Rochon, Inverso Rinasca;
Luigi Baret, Pomaretto; Fernanda Zeni,
Cremona.
£ 30.000: Enrichetta Pons, Caselie, in
mem. Adele Meynier; Emma, S. Germano, rie. tante llda Peyronel Griot;
Ethel e Amedeo, S. Germano, rie. Olga
Durand Olagnero; N.N., S. Germano,
rie Eli Long e Enrico Costabel.
£ 40.000: Guido Bare!, Pomaretto; Nerina Balmas, Milano.
£ 50.000: Rita Alimonda, Genova; Giovanna Grill Ghigo, Pomaretto, in mem.
dei suoi cari; Giacomo Bernard, Pomaretto; Paimira Bounous, Pomaretto; B.
E., Prorostino, in mem. dei suoi cari; Iris
Sappei, S, Germano, rie. Remigio Ponte!; Livietta Long, S. Germano, rie. ia
soreila; Rachele Bouvier Jahier, S. Germano, rie. il caro nipote; llda Richiardone, S. Germano, rie. tante llda Peyronel; René e Ivonne, un fiore per zia Susanna; Matthieu Mimi; Ida Balmas ved.
Peyronel, S. Germano, in rie. miei cari;
Martinat Ida e Giovanni, in mem. figlio
Armando; Lidia e Elvira Martinat, rie. il
nipote Armando; Alberto Rivoira, Pinerolo; Favre Delafontaine, Torre Pellice.
£ 65.000: Eunice Biglione, Genova.
£ 75.000: Sauro Gottardi, Albisola.
£ 100.000: I condomini Le Betulle, S.
Germano, in mem. Federico Massimino; Mafaida GriiI Barus, Praii; Davide
Beux, Pomaretto, in mem. moglie Frida; Emilio Perrona, Genova; Ines Castagno, Pomaretto; Daniele Di Gennaro, Pomaretto; Anita Pascal, Pomaretto, in occ. matr. Ivano; Elvira Castagna,
in mem.-suoi cari; Liliana Vigiieimo;
Perrero; lida e fam., S. Germano, rie.
Aldo Ferrier; Unione Sportiva, S. Germano, in rie. di Guido Vinçon; Lorenzo
Rostagno e figlia, Pinerolo, in mem.
Ines Forneron; Elsa Rostan, Pinerolo;
Erminia Pons, Masseilo; Eugenia
Pons, Massello; Laura Avondetto Rostagno, Torre Pellice; Andrea Ribet,
S.Germano; Adeie Oliva, Prarostino.
£ 105.000: Dina Gallian, Pomaretto.
£ 115.000: Condomini «Le Betulie», S.
Germano, in mem. Mimma Zanellato.
£ 115.250: Waldensian Fellowship
£ 200.000: Irene Bounous, Pinerolo.
£ 300.000: Dolores Arese, Cantalupa,
ricordando un giorno iontano; Nora
Baimas, Pinerolo.
£ 322.085: Vigne Ribet, Pinerolo.
£ 429.000: Rendita Beniamino Pascal
Prali.
£ 429.000: Rendita Francesco Pascal
Prali.
£ 120.000: Annalisa Coisson, Torre P. ì
£ 150.000: Luisa Ratti, Asti, in memoria di Miliy Angeieri; Lina Vinay Angeiino, Angrogna, in mem. di Aldo Vinay; f
Huguette Raso in Lanza, Luserna S.
G. ; in memoria di Riccardo Raso.
£ 200.000: Ferruccio Pasque!, Torre
Peilice.
£ 300.000: Liiia Jon Scotta e Mireiia
Loik, in memoria della zia Irma Uberti.
£ 390.000: Chiesa evangelica vaidese
di Genova.
£ 500.000: Delfina Martinat, in memoria di Silvio Martinat; Grazieiia ReveI,
Luserna S. G., in memoria dei genitori;
Dora e Jaques Picot, Ginevra; Unione
femminiie della Chiesa vaidese di Roma. Fr. Sv. 6000: Fondation «Comité
Vaudois», Bussum (NL).
£ 800.000: Franco Rivoira, Torre Peilice; Giorgio Cotta Morandini, Giancarlo
De Bettini, Loris Garda, Marceila Giacomelli, Liiiina Deslex in memoria
deil’avvocato Ferruccio Introna.
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£ 1.233.000: Chiesa evangelica di lingua italiana, Zurigo.
£ 2.000.000: prof. Jean Gönnet, Roma.
Fr. Sv. 1000: Agathe Graf, Berna.
Pro Rifugio
Re Carlo Aiberto
Ospedale valdese di
Torre Pellice
Doni pervenuti da febbraio
a agosto 1996
£ 30.000: Emma Coisson, Luserna.
£ 50.000: da Torre Peilice: dott. Danilo
Mourglia, ing. Mario Armand Pilon. B.
E., in memoria dei suoi cari, Prarostino’
Milvia e Richard Walker, Londra; dono
in memoria di Anita Jouve Eynard’ Rivoir Fernanda, Torino; NN, Torre Penice; NN, Luserna S.G.
£ 60.000: Fioreila Comba, Torre Peiiice.
£ 70.000: avv. Marco Gay, Luserna S
Giovanni.
£ 75.000: Sauro Gottardi, Albisola Sup
(SV); in memoria di Milly Angeieri.
£ 100.000: Ditta Bessone, Gobelin e
Perassi, Luserna S. Giovanni; Rodolfo
Selvaggi, Tonno; in mem. della mamma Renata Gnocchi; corale valdese
Torre Pellice; Elena ed Eugenia Brada’
Rignano Flaminio, in mem. di Laura e
Renato Fraschia e Anita Jouve Eynard’
da Luserna S. G.; Pierina Monti; Famiglia Rotondi. Laura Eynard e famiglia
in mem. di Anita e Mario Eynard.
Doni pervenuti da aprile
a settembre 1996
£ 50.000: B. E. in memoria dei suoi cari, Prarostino; Lidia Gallian Bounous ricordando la cara signora Anita Mathieu, San Germano.
£ 60.000: Isabella Bianchi, Bergamo.
£ 100.000: Lina Monne!, Torre Peilice;
Rostagno Sorrento e figlia in memoria
di Ines Forneris, Chiesa evangelica
valdese di Pineroio; famiglia La Montagna, un fiore in ricordo signora Franca
Comba Rinaldi; Francesco Sesso Pia”
netto, Lusernetta.
£ 175.000: in memoria della signora
Clotilde Garavagno da parte dei coscritti 1926, Luserna San Giovanni.
£ 300.000: in memoria della signora Alma Garnier da parte dei familiari; Bobbio Pellice.
£ 500.000: Associazione nazionale
partigiani in memoria di Ely Amberti e
Bruno Geymet, Torre Pellice.
£ 536.168: Comitato Berna.
£ 1.280.060: dal Com. Zurigo; Basilea.
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<X)\ 20 DICEMBRE 1996
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Progetto per la ristrutturazione della fabbrica di Villar Pellice
La «Nuova Crumìère» volano
per l'economìa della valle?
AirUnione Pds della vai Pellice
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Il settore tessile ha indubbiamente segnato la storia
Hpiie valli pinerolesi; nel periodo post bellico su 18.000
lavoratori, circa 6.800 erano
occupati nel tessile. Nella sola
vai Pellice, negli anni ’60 circa 3.000 persone lavoravano
nel settore, poi la crisi Mazzonis ridusse drasticamente questo tipo di occupazione.
La storia delta Crumière di
Villar Pellice, di cui è stato
presentato la scorsa settimana
il progetto di ristrutturazione
pronto 3. porti!c, si inserisce in
questo filone; sfruttando l’acqua a scopi idroelettrici il feltrificio prosperò fino ad arrivare ad un ma.ssimo di 150
dipendenti. All'inizio degli
Anni 80, soprattutto per motivi di ordine finanziario, la
Crumière va uì crisi; nell’85
siamo suirorio del fallimento
e, racconta rattuale presidente del collega.) sindacale Franco Agliodo. *un gruppo di lavoratori decide di rischiare in
La «Nuova Crumière»; sullo sfondo l’abitato di Villar Pellice
proprio,
d.: '"st ommettere”
lasilea.
sulle prospettive della fabbrica sapendo .;he nessuno da
fuori avrebbe -tiai investito
capitali in .e; Pellice; c’è chi
ipoteca la -.'asa per trovare le
prime liquidit.-.;. Si è costituita
la cooperi “Nuova Crumière”; reur- ilà si è trovata il
suo merco;..) .il punto che in
questi amo altri 16 giovani
della zona hanno potuto trovare lavoro m fabbrica diventandone soci);.
È di questi giorni la notizia
della cri' i in una azienda di
analoghe dimensioni (36 dipendenti,^ nel settore tessile in
vai Chisone: la Cascami. Eppure le p--‘.spettive sono profondamcvie diverse: «Non
vorrei s-p.ii'are sulla Croce
Rossa - e mmenta Agliodo ma penso : ;e la differenza sostanziale ira le due situazioni
stia neH’apniOccio culturale al
lavoro: qu-nido la Crumière è
andata mak' ognuno di noi ha
rischiato di suo per affermare
“scommettiamo in avanti”; la
storia della Cascami è una storia esclusivamente antagonista
del lavoro; qualcuno (Alp,
ndr) ha avuto il coraggio, tre
mesi fa, con un’azienda in situazione disperata, di aprire
una vertenza aziendale: ci sono precise responsabilità. Non
si può chiedere aumenti di costi ad un’azienda in quelle difficoltà. Il caso Cascami è emblematico di una valle che si
sta suicidando mentre la Crumière è il simbolo di una valle
che scommette su se stessa».
Tornando alla vai Pellice, si
è deciso di realizzare un connubio fra storia, cultura, turismo e produzione: «Il progetto - racconta Agliodo - è nato dalla necessità di capire
che cosa fare del vecchio stabilimento; di fronte alla prospettiva iniziale di abbattere e
poi costruire un supermercato
si è cominciato a discutere di
una possibilità di recupero alternativo. Il progetto si divide
in due fasi; il recupero della
parte più vecchia e più bella
per ricostruire i modelli produttivi che c’erano in vallata
studiando la storia del nostro
lavoro per progettare il futuro
e la seconda dovrebbe essere
quella di rendere questo un
centro di vita, di elaborazione
e di scambio per tutta la valle.
Occorre che la valle senta to
talmente suo questo progetto,
altrimenti diventa una cosa
imposta e non ha prospettive.
Il centro dovrà anche essere
in grado di produrre un ritorno economico; si investiranno
forti contributi Cee, ma anche
di enti locali e di altri soggetti
in cambio però di posti di lavoro che si potranno creare».
La ricerca dei finanziamenti
non è stata facile; il Comune
di Villar Pellice ha fatto ampiamente la sua parte, così come la Comunità montana e la
Provincia. «Per il secondo lotto - aggiunge Franco Agliodo
- sarà necessario coinvolgere i
privati offrendo loro garanzie
rispetto all’investimento di capitale. Bisognerà creare attività artigianali e commerciali
e magari, con un po’ di fantasia, dare vita ad esperienze di
telelavoro; si potrà realizzare
un settore foresteria per ospitare scolaresche che vengano
qui a studiare. Sicuramente
nei prossimi mesi dovremo incontrarci molte volte per costruire un modello produttivo
adatto al territorio».
Sarà la Nuova Crumière un
volano per l’economia dell’alta valle? I prossimi due anni,
in cui verranno realizzati i lavori alla struttura, saranno decisivi per definire nel dettaglio
il progetto operativo e per rendere concreto un consenso che
oggi è appena delineato.
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giornale, uno sconto straordinario del 30% su tutti i
prezzi d'albergo, dal solo pernottamento alla pensione
completa, valido per tutti i sabati e le domeniche dal 1
settembre al 31 maggio.
Ed ora parliamo di Natale. In tutte le famiglie il giorno
di Natale il numero dei parenti seduti intorno al tavolo per il pranzo aumenta sensibilmente, purtroppo però per chi prepara II pranzo è difficile godere della compagnia
della tavolata e allora perché non venire al Gilly a gustare un favoloso pranzo preparato da uno chef di classe e servito in una cornice di raffinata eleganza a
51.000 lire a testa tutto compreso, con vino speciale in
bottiglia. Come dice un vecchio e saggio proverbio
«Pasqua con chi vuoi ma Natale qui con noi».
Per dire addio al 1996 stiamo organizzando poi un
cenone danzante per un Capodanno da sogno.
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In questi tempi piuttosto
grigi per la politica, assorbita
dalle dichiarazioni televisive
dei leader o dall’amministrazione locale, è stato incoraggiante sentire di nuovo discutere sul^serio della gente semplice. È avvenuto nel congresso che r Unione vai Pellice del Pds ha tenuto la scorsa
settimana, in preparazione di
quello nazionale. Le questioni su cui pronunciarsi erano
molte e difficili, dal futuro
delTUlivo alla riforma dello
stato sociale, dai rapporti con
Rifondazione alla giustizia e
alla «questione morale».
Tuttavia, nonostante la mole
di documenti e di emendamenti da votare attentamente
(perché i voti, sommandosi a
livello nazionale, determineranno r accoglienza o no di
ogni emendamento), tutto è
avvenuto con cognizione di
causa: brevi spiegazioni, dichiarazioni prò 0 contro, voto
meditato. Tra l’altro il con-gresso ha proposto due propri
documenti indubbiamente di
rilievo, entrambi votati all’
unanimità. Il primo, di Giovanni Borgarello, chiede di inserire nelle tesi congressuali
un capitolo sulla specificità
delle aree di montagna e sulla
necessità che, quando si varano leggi in ambito sanitario,
urbanistico, scolastico ecc., le
varie norme tengano conto di
tale specificità, per promuove-re una nuova abitabilità di tali
territori e per salvaguardarli
nell’interesse di tutti.
Il secondo, proposto da
Marco Rostan, richiama il
partito all’impegno culturale,
almeno altrettanto importante
quanto quello sul piano monetario ed economico in vista
dell’Europa. In particolare
occorre che il livello culturale
della scuola pubblica sia elevato per quanto riguarda
Tinformazione sui fatti religiosi, la cui comprensione
nella storia e nell’attualità è
decisiva, così come per altri
aspetti culturali o etnici, ai fini di un positivo contributo
del nostro paese all’Europa.
Non si può pensare di andare
in Europa con l’ignoranza
che in materia religiosa domina nella scuola italiana, dai
docenti agli alunni, futuri cittadini europei. Non si può
pensare di relegare nell’ora di
religione cattolica un’adegua
ta informazione sui fatti religiosi, sulle diverse espressioni del cristianesimo, sulle altre religioni non cristiane,
sulla rilevanza della storia religiosa nella formazione degli
stati e nei loro conflitti, sull’intreccio strettissimo tra fatti religiosi e comportamenti
individuali e collettivi.
Per migliorare questa grave
lacuna, che si spiega solo con
la cultura dominante nel nostro paese e con la subordinazione dei governi all’autorità
ecclesiastica romana, occorrerà che si modifichi la preparazione universitaria per formare docenti in grado di insegnare in questo campo, ovviamente senza il meccanismo attuale che per gli insegnanti di religione cattolica
prevede il placet del vescovo.
Nell’immediato il documento chiede che il ministro
della Pubblica istruzione, come ha già fatto per raccomandare lo studio del ’900
nella storia e nell’educazione
civica, si adoperi con i capi
d’istituto perché insieme con
gli organi della programmazione scolastica trovino le
forme più opportune per migliorare e approfondire T informazione sui fatti religiosi.
Si tratta di un impegno che
anche il Pds, afferma il documento, deve assumere come
prioritario se è vero, come
sostiene il programma dell’
Ulivo, che «la scuola è la base di ogni ricchezza» e se
nella sinistra si vuole da un
lato far cadere alcuni schematismi del «laicismo» ma,
al tempo stesso, riaffermare
la necessità di una scuola
pubblica seria, all’altezza dei
compiti che le sono affidati,
democratica e pluralista.
Il congresso della vai Pellice ha eletto delegati al Congresso provinciale Paola Roggeri e Giovanni Borgarello.
Errata corrige
In relazione alTarticolo
comparso sulla prima pagina
del numero 48 de L’eco delle
valli valdesi «Una donna», si
segnala che per errore ’articolo è stato erroneamente attribuito a Marco Rostan mentre T autrice del pezzo era invece Elsa Bertolé. Ce ne scusiamo con Fautrice.
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I PRIMI OTTICI DELLA
VAL PELLICE
LUSERNA S. GIOVANNI
Via Roma, 42
TORRE PELLICE
Via Arnaud, 5
20 dicembre, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella sala mostre
del municipio, il Crup d’assion
piemontéisa vai Pelis organizza
un incontro sul tema: «Finanziaria ’97; tagli agli enti locali;
chi paga?»; interviene il sindaco di Mondovì, Vaschetti.
20 dicembre, venerdì — PINEROLO; Per gli incontri sul
tema «Città in prosa, città in
poesia: scritture di una città»
curato da Claudio Canal, alle
21 presso la sede dell’associazione culturale Stranamore in
via Bignone 89, saranno lette
opere di scrittori di Amsterdam.
21 dicembre, sabato — PINEROLO: Alle ore 22, presso
la sede dell’associazione culturale Stranamore in via Bignone
89, concerto del gruppo punk
rock «Emily».
21 dicembre, sabato —
BRICHERASIO. Alle ore 21
presso la chiesa di Santa Maria
concerto della filarmonica San
Bernardino.
21 dicembre, sabato —
RORÀ: Alle 21 nel tempio, il
Gruppo teatro Angrogna presenta la pièce «Se canto...».
21 dicembre , sabato —
TORRE PELLICE: Alle
15,30 distribuzione di vin bmlé
e panettone in vari punti del
paese e caramelle per i bambini
da parte dei Babbi Natale. Esibizione del gruppo «Corale Badia vai Chisone» nelle vie cittadine; alle 20,45 con partenza
da Santa Margherita fiaccolata
coreografica con banda cittadina e il gruppo corale; segue
concerto in piazza Muston. Le
offerte raccolte serviranno per
finanziare il ritorno, la prossima estate, dei bimbi bielorussi.
21 dicembre, sabato — POMARETTO: Alle 19,30 festa
natalizia: sfilata per le vie del
paese con la banda musicale
dalla piazza del municipio. Alle
21 spettacolo di Natale nell’
atrio delle scuole elementari.
21 dicembre, sabato — PINEROLO: Alle 21, nella chiesa della Madonna di Fatima in
via Caprini 12, edizione del
concerto «Cantiamo per amore» a favore dell’associazione
«Mai soli».
22 dicembre, domenica —
PINEROLO: Presso l’Auditorium comunale di via Piave, alle 16, spettacolo teatrale per
grandi e piccini primo appuntamento per la rassegna «Di festa
teatrando» con la compagnia «I
tiriteri» che presenta «Rapuccio e il gallo», spettacolo di burattini. Ingresso lire 6.000.
22 dicembre, domenica —
PEROSA ARGENTINA: Alle
15, presso la nuova sede della
Croce Verde, spettacolo in
compagnia delle Muse per il
20“ anniversario della fondazione della Pro Loco. Nell’occasione verranno premiati i soci
fondatori. Alle 20,30 serata di
musica con la Badia corale.
22 dicembre, domenica —
TORRE PELLICE: Alle ore
15.30 Babbi Natale e atmosfere
natalizie con il gruppo «The
carol’s .singers».
22-29 dicembre — PEROSA ARGENTINA: Mostra
d’arte presso il salone della
nuova sede della Croce Verde,
aperta dalle 15 alle 18.
27 dicembre, venerdì —
PRAGELATO: Alle 16,30,
sul sagrato della chiesa parrocchiale, inaugurazione della mostra «Costumi tradizionali delle
genti alpine». La mostra resterà
aperta fino al 6 gennaio tutti i
giorni, a gennaio nei week-end,
a febbraio tutti i giorni dalle 10
alle 12,30, dalle 15,30 alle
18.30 e dalle 20,30 alle 22,30.
Per prenotare visite guidate e
per le scuole telefono 012278849 o 78844. La mostra resterà aperta fino al 23 febbraio.
Ingresso gratuito.
27 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella
chiesa di San Martino, alle 21,
concerto di canto gregoriano
del gruppo vocale «Cantus Ecclesiae». Ingresso gratuito.
14
PAG. Vili
E Eco Delle Yallì Aàldesi
VENERDÌ 20 DICEMBRE 19Qfi
PALLAMANO: GIOR
NATA NEGATIVA — Tre
sconfitte per le formazioni
pinerolesi di pallamano nell’ultimo fine settimana. In
serie C maschile, l’Exes Rivalta che schiera i giocatori
del 3S, è stato nettamente
battuto a Casale; è stata la
classica giornata storta dopo
un avvio brillante; con la capolista l’Exes è andato subito
sotto di 4 reti chiudendo il
primo tempo sul 5 a 14. Nella seconda frazione il tentativo di recupero si è dimostrato ben presto impossibile;
l’assenza dell’infortunato
Andrea Comoglio ha pesato
ma il Casale ha dimostrato
una netta superiorità chiudendo sul 27 a 12. La squadra di casa merita la posizione che occupa in classifica
potendo contare su un attacco assai temibile e su una difesa dura il giusto; la prossima partita per l’Exes sarà il
18 gennaio a Imperia.
Anche la giovanile del Rivalta subisce la prima sconfitta del campionato, ad opera
del Città Giardino; gli avversari rappresentano sicuramente l’ostacolo maggiore
del campionato e nel campo
amico sono certamente piìj
temibili. La partita si decide
nel primo tempo chiuso sul 3
a 8 e nella seconda frazione,
più equilibrata, cambia poco
e la partita finisce sul 12 a
20; prossimo incontro il 12
gennaio a Casale.
Il 3S Pinerolo (serie B
femminile) che si era visto ad
Aosta, veloce e determinato
si è sciolto a Valdengo; molte
giocatrici sono parte deconcentrate, altre imprecise; il
veloce e concreto Valdhandball ha saputo ottenere la meritata vittoria chiudendo sul
24 a 16. La pausa natalizia
potrà consentire alle pinerolesi di riprendersi fisicamente
e affrontare la fase finale del
girone di andata con altro vigore: il prossimo incontro
sarà il 12 gennaio a Bordighera.
ATLETICA: TORNA IL
CROSS A LUSERNA —
Arese, Ortis, Cerbi, Durbano,
Ranetta: sono questi alcuni
dei nomi importanti dell’atletica che in passato resero prestigioso il Cross nazionale di
Lusema. Quest’anno, grazie a
un’inedita collaborazione fra
3S e Atletica 3 Valli Pinerolo, nei prati lungo il Pellice si
disputerà la seconda fase dei
campionati di società. È previsto Tafflusso di circa 800
atleti, alcuni dei quali di fama
internazionale: probabile la
presenza di Francesco Ranetta
e di alcuni atleti kenioti, del
maratoneta Durbano e di altri
grossi calibri. «È un tentativo
di rilanciare l’atletica a Luserna», dice il presidente del
3S, Eros Gonin. La giornata
del 12 gennaio vedrà anche
una mostra sulle realtà produttive e turistiche della vai
Pellice; le gare si svolgeranno
alle 10, categoria giovani, alle 14, assoluti maschili.
voira, che scenderà nuovamente in pista con Torino e
Aosta, punta proprio sui due
confronti diretti per fare punti: «Le lombarde sono troppo
lontane dalle nostre possibilità solo con tre rinforzi potremmo essere competitivi».
Domenica altra trasferta impossibile con lo Zanica uscito
battuto da Chiavenna per 3-5.
PERDE ANCORA L’HC
VALPE — Brutta sconfitta
per THC Valpe nel campionato di serie B di hockey su
ghiaccio; opposti in trasferta
alla capolista Varese, per di
più rinforzato da alcuni ex
della serie A, i valligiani vanno sotto di 8 reti nel primo
tempo. Incapaci di reagire, i
biancorossi finiscono sotto 15
reti realizzando solo con
Giordan e Gamba. Grazie alla
contemporanea sconfitta dell’Aosta a Torino la Valpe si
mantiene alla pari con i valdostani; l’allenatore Luca Ri
CALCIO — Con l’Aglianese in casa arriva la terza
sconfitta per il Pinerolo nel
campionato Dilettanti, ma anche questa volta la capitolazione arriva nei minuti di recupero e con la squadra in 9
per l’espulsione di Mollica e
l’infortunio di Pallino non più
sostituibile. Per un’ora i biancoblù avevano controllato il
gioco, realizzando con Pia al
22’ e dopo il pareggio degli
ospiti, ancora con il bomber
Mollica; negli ultimi dieci minuti l’Aglianese trova letteralmente due reti, la prima alF81 ’ e la seconda a tempo scaduto portando a casa i tre punti. Per il Pinerolo domenica
prossima ci sarà Timpegnativa trasferta di Poggibonsi; i
toscani hanno vinto domenica
1 a 0 a Possano.
aggiunge anche la sconfitta
del Magic Traco in B1 femminile sotto per 2-3 a Trecate. In B1 maschile primo successo per il Body (3-0 sul
Vittorio Veneto) e in B2 perde in casa il Gold Gallery per
2-3 col Cologno. Nei campionati giovanili il 3S vince con
la squadra A sul Body e sul
Pianezza con la squadra B,
fra i Ragazzi sul Nichelino.
TENNIS TAVOLO —
Perde la CI del Valpellice
opposta al Cus Torino per 2-5
(punti di Paolo Rosso); successi in DI (5-2 a Chivasso)
grazie ai punti di Sergio Ghiri
(3) e Giuliano Ghiri (2) e in
D2 nel derby col Villar Porosa (5-0) con punti di Alberto
e Franco Picchi (2) e di Gabriele Maurino. I campionati
riprenderanno a gennaio.
Nei tornei minori da segnalare che il Cuneo si è isolato
al comando del girone B di
Eccellenza vincendo a Novi
Ligure per 2-1 mentre Saluzzo e Savigliano pareggiano 00. In prima categoria, girone
F il Porosa strapazza il Luserna per 4-1 mentre il San Secondo pareggia 2-2 col Santa
Maria Storari; nel girone G il
Barge perde il casa 1-3 da
Cornegliano e il Cavour 1-2
dall’Olmo Donatello.
MALE ANCHE IL VOLLEY — A chiudere un fine
settimana decisamente negativo per lo sport pinerolese si
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
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I TEMPLI delle valli vaidesi. Sono disponibili le ultime stampe di Marco Rostan
dei templi di Coppieri, San
Lorenzo, Rorà, Prali, Villasecca, Roccapiatta, San Germano, Villar Pellice, Pramollo, Bobbio, Pradeltomo, Serre, Ciabas, Maniglia, Chiotti,
Pomaretto, Massello, San
Bartolomeo. Per i regali natalizi affrettatevi telefonando
allo 0121-901586, ore pasti.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 19 e venerdì 20,
ore 21,15, Fratelli; sabato 21,
ore 20 e 22,10, Mi sdoppio in
4; domenica 22 ore 16, 18, 20
e 22,10, lunedì 23, ore 21,15
The Fan-Il Mito, con Robert
De Niro. Martedì 24 riposo;
mercoledì 25, giovedì 26 (ore
16, 18, 20, 22,10) e venerdì 27,
21,15 II professore matto; sabato 28, ore 20 e 22,10, domenica 29, ore 18, 20 e 22,10, lunedì 30, ore 21,15, Michael
Collins; domenica 29, ore 16,
Balto (cartoni animati).
BARGE — 11 cinema Comunale propone, venerdì 20, A
casa per le vacanze; sabato 21,
Mi sdoppio in quattro; domenica (15, 17, 19, 21) Il corvo 2;
martedì 24 e mercoledì 25 (15,
17, 19, 21) Jack; giovedì 27 e
venerdì 28 Ritratto di
Signora; feriali ore 21.
PINEROLO — La multisala
Italia propone alle sala «5cento», fino al 1° gennaio II gobbo
di Noptre Dame; feriali 20,20
e 22,20, prefestivi 20,20 e
22,30, festivi 14,30, 16,30,
18,20, 20,20, 22,20. Alla sala
«2cento» è in visione DaylightTrappola nel tunnel; feriali 20
e 22,20, prefestivi 20 e 22,30,
festivi 15, 17,30, 20 e 22,20.
VALLI
CHISONE - GERMANASi
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 DICEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6
tei. 81261.
MERCOLEDÌ 25 DICEMBRE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787.
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27,
tei. 848827.
MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE
Pinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Personalia
Rallegramenti a Elisa Jouvenal, che si è laureata in Pedagogia presso la Facoltà di
Magistero di Torino (votazione 108/110) nella disciplina
Storia comparata delle istituzioni educative con il prof. Felice Rizzi, con una tesi su:
«Educazione e identità di minoranza. Una ricerca nel contesto delle valli valdesi: la
Scuola domenicale».
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 DICEMBRE
Bobbio Peilice; Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744.
DOMENICA 25 DICEMBRE
GIOVEDÌ 26 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 32.3031
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 532409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforria
non può essere venduto separataoionte
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175'60
Resp. ai sensi di legge Piera Eoidi
Stampa: La Ghisleriana Mondu\'i
Una copia L. 2.000
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...come fare
a produrre
meno rifiuti
da smaitire?
miwi iiiMfciwin? id —
Un sistema «integrato» per i rifiuti
Occorre limitare il più possibile la quantità di rifiuti da
smaltire in discarica incrementando là raccolta differenziata per recuperare materiali che possano essere riciclati. Ecco I principali materiali che il cittadino può attualmente raccogliere in modo differenziato per contribuire alla risoluzione dell'emergenza rifiuti:
utilizzando le campane verdi presenti sul territorio. Il vetro cosi raccolto, verrà consegnato aH'industria vetraria, costituendo in alcuni casi anche t'80% del fabbisogno
totale di materie prime.
occorre utilizzare I contenitori gialli, per depositarvi 1 quotidiani, riviste, tabulati, ecc. Per quanto riguarda il
cartone (solo i comuni che hanno attivato questo servizio) occorre piegarlo, legarlo in pacchi e portarlo nelle ore indicate,
presso Í punti depòsito.
utilizzando I contenitori bianchi. Con il
termine plastica si vuole indicare solo contenitori in plastica
per liquidi (flaconi, bottiglie di acqua minerali) per poterli avviare al riciclaggio sia per la realizzazione di materia prima
vergine, sia per la produzione di oggetti in plastica riciclatà
eterogenea.
Inoltre per diminuire la produzione di rifiuti da smaltire in discarica si può utilizzare il materiale organico per la produzione di compost (un terriccio ricco di humus). Il compostaggio può essere effetuato nel giardino di casa accumulando
qualunque scarto organico dell'erto e del giardino. Dopo circa
8-12 mesi it compost sarà pronto per essere utilizzato come
substrato per invaso di fiori e piante.
Ricordiamo anche che è opportuno raccogliere in modo differenziato pile, farmaci e altri materiali nocivi, non per riciclarli,
ma per essere smaltiti in impianti adatti.
energia- ambiente
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(costo a carico dell'ACEA)
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Il problema dei rifiuti e del loro smaltimento è un problema che va affrontato al
più presto e con soluzioni efficaci, ma non
è così semplice né così immediato trovare una pronta soluzione a un problema
reso cornplesso anche a causa della
quantità di materiali che vanno a comporre i circa 4 quintali annui di rifiuti che ogni
abitante produce e che vanno a finire nelle discariche. In quesfottica nel Pinerolese, come abbiamo già in parte visto nel
corso di queste settimane su questo giornale, il Consorzio Acea ha in cantiere (o
già ha realizzato) una serie di iniziative
per diminuire la quantità dei materiali che
finiscono in discarica; pensiamo alle aree
sovracomunali per la raccolta differenziata (quella di Torre Pellice entrerà in funzione in gennaio e già si sta lavorando
all’allestimento di nuove aree simili in altri
punti del territorio), alle piattaforme ecologiche urbane o al progetto di costruzione
nei pressi della discarica del Torrione di
un area di compostaggio del materiale organico (sfalci, potature di piante, ecc.).
Tutte queste iniziative dell’Acea si situano
all’interno di un progetto di più grande respiro, da parte dell’azienda (pensato tra
l’altro anche per far fronte all’esaurimento
della discarica del Torrione che avverrà a
fine secolo, quindi fra pochi anni), di
smaltimento integrato dei rifiuti, un tipo di
smaltimento che fa uso di un’organizzazione e di tecnologie avanzate di trattamento dei diversi materiali componenti i
rifiuti che oggi finiscono in discarica.
«Il progetto di sistema integrato per lo
smaltimento dei rifiuti del bacino pinerolese - spiega l’ing. Marco Avondetto, responsabile del settore ambiente dell’Acea
- prevede di diminuire il più possibile lo
smaltimento in discarica dei rifiuti non trattati e a questo scopo stiamo lavorando
per incrementare notevolmente la separazione dei rifiuti attraverso vari mezzi come
l’aumento dei raccoglitori per la raccolta
differenziata, la costruzione delle aree sovracomunali ecc.; inoltre abbiamo in progetto un impianto di compostaggio per il
trattamento del materiale organico e infine
si pensa di inviare i rifiuti ingombranti, i teli
plastici agricoli e altri tipi di plastica raccolta ad un centro di valorizzazione provinciale, che è in fase di progettazione e che
verrebbe realizzato in collaborazione con
altri soggetti interessati come l’Amiat, il Cidiu, la provincia di Torino, nel quale questo tipo di rifiuti potrebbero venire selezionati e in parte recuperati»,
E la parte rimanente dei rifiuti come
verrebbe smaltita? «Il progetto di sistema
integrato per lo smaltimento dei rifiuti continua l’ing. Avondetto - prevede che la
parte rimanente dei rifiuti raccolti nel bacino pinerolese unita a quella proveniente
dal bacino servito dal Cidiu e probabilmente da un terzo bacino (si pensa a
quello di Torino Sud) per un totale di circa
205.000 tonnellate annue nel 2.001 di rifiuti solidi urbani indifferenziati, venga trasportata nel centro di selezione e trattamento che sorgerà presso la discarica,
qui i rifiuti subiranno una selezione che
permetterà di dividere la parte combustibile (circa il 45% del selezionato) daqli
scarti (il 30% circa) e dall'organico “sporco" (il 25% circa del selezionato, composto da materiale organico mischiato con
materiali estranei come plastica e vetro
che ne impediscono l’utilizzo per la produzione di compost di qualità). A questo
punto mentre gli scarti vengono smaltiti
direttamente in discarica, l’organico “sporco” dopo aver subito un trattamento aerobico di digestione e disidratazione viene
unito alla frazione combustibile ed è invia
to aH’impianto di termodistruzione con la
possibilità di un recupero energetico che
può avvenire con produzione di energia
elettrica e teleriscaldamento. Le scorie e
le ceneri di quest’impianto infine verranno
trasportate in un’apposita discarica».
Lo smaltimento dei rifiuti nel 2.000 quindi sarà gestito con un «sistema integrato»
che prevede tra l’altro un inceneritore da
utilizzarsi in comune con altri consorzi?
«L’utilizzo congiunto con altri consorzi
dell’inceneritore - dice l’ing Francesco
Carcioffo, direttore dell’Acea - è necessario perché un impianto di incenerimento
deve poter “girare” a buon regime per essere economicamente valido, la scelta poi
dell’utilizzo di un inceneritore diventa proponibile e accettabile all’interno di un sistema integrato di smaltimento dei rifiuti
proprio perché, come ha sottolineato recentemente anche la Legambiente sul notiziario Acea, in questo tipo di smaltimento
i rifiuti urbani vengono preselezionati in
modo tale da risultare simili ai normali
combustibili al fine di ottimizzare il funzionamento degli impianti di recupero energetico e ridurre in maniera consistente le
emissioni gassose, che possono rivelarsi
inquinanti mentre le scorie derivanti dalla
combustione possono venire inviate in
un’apposita discarica controllata».
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Sport invernali e divertimento
Vacanze sulla neve a Frali
Tanta neve e molte novità
Sul baby Ghigo si scia anche in notturna
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luasi un secolo fa i primi
Passionati di sci in Italia
linciavano ad awenturarsulle colline e sulle montaa piemontesi alla ricerca di
jghi adatti per praticare
esto nuovo e affascinante
Qjt Dai tempi di quei tonai pionieri dello sci, che
a tavole di frassino ai piedi
alivano le pendici dei monper poi ridiscenderli con
arizia ma anche con una
,ona dose di coraggio, ad
ri molte cose sono camhia“lo sci è diventato uno
art più alla portata di tutti,
perari e non. Grazie anche
le attuali attrezzature, ai
oderni metodi di risalita e
la preparazione delle piste, i
¡chi sono calati e in qualche
odo ne ha guadagnato il dirtimento oltre che, fatto
in secondario, la sicurezza.
Da anni ormai, per chi ama
sci, le vacanze natalizie so3 spesso un’occasione per
idare in montagna a tra¡orrere un po’ di tempo sulsognate piste innevate e
lesto sembra proprio l’an] giusto per fario viste le abmdanti nevicate di dicemle che garantiscono un ottiio manto nevoso.
A Frali, in vai Germianasca,
Itti gli impianti di risalita
ino aperti ormai da settima(è stata la stazione sciistiche per prima a aperto i
attenti quest’anno nelle Alpi
ozie) e lo spessore della nee varia dai 150 cm di Frali
aese ai 300 cm all’arrivo del
ric-Rond, a 2500 metri di alitudine. In più la stazione
ciistica della vai Germanaca, oltre all’ottimo innova
Frali
Elenco manifestazioni
Invernali ’96Ì97
29 dicembre; gara Interregionale di ski are, prova
individuale e cronometro, organizzata
da «Gli arcieri del gufo». Partenza primo concorrente ore 10,45 da Villa.
Premiazione ore 14.
30 dicembre: fiaccolata dei maetri di sci. Ghigo
ore 19.
4 gennaio: siaiom paralielo in notturna. Impianto baby di Ghigo.
LA BAITO
di PEYROT rag. Franco
ADERENTE
AGENZIA IMMOBILIARE
mento dei suoi circa 40 chilometri di piste e dei 15 chilometri dell’anello del fondo,
propone anche alcune grosse
novità per la stagione che è
appena iniziata. Tra le novità
da segnalare vi è sicuramente
la nuova biglietteria con
emettitrice biglietti, il giornaliero adesivo, che permetterà
un miglior deflusso degli
sciatori, la possibilità di avere
un’assicurazione giornaliera
o stagionale, la possibilità di
sciare gratis per tutti i bambini nati dopo il 1° gennaio
1989, e soprattutto l'apertura
in notturna, nelle vacanze di
Natale (dal 24 dicembre al 4
gennaio) e al sabato, dello
ski-lift Baby di Ghigo, che di
notte può venire interamente
a Pian dell'Alpet (m. 2230)
«la Capannina»
RISTORANTE - BAR
SELF-SERVICE - SOLARIUM
Tel. 0121-807795
illuminato da riflettori, dando così la possibilità agli appassionati di prolungare il divertimento dello sci anche
nelle ore serali dalle ore 20,30
alle 22,30. Sul versante della
sicurezza è stato deciso di
smantellare il Baby Malzat
per garantire una maggiore
sicurezza della pista del Salei,
il soccorso sulle piste è gratuito ed è sempre presente il
sabato e nei giorni festivi un
medico pagato dalla società
Seggiovie 13 Laghi che gestisce gli impianti. Le novità
quest’anno nel centro turistico della vai Germanasca non
riguardano solo gli sciatori
ma anche quelle persone che
amano andare in montagna
per godersi la natura e gli
spettacoli che solo questa iri
inverno può dare, infatti
un’altra delle novità di questa stagione a Frali riguarda
chi non scia ed è lo stagionale che dà diritto a 20 corse di
andata e ritorno in seggiovia
potendo raggiungere così il
terrazzo in quota (che era già
stato sistemato l’anno scorso) della Capannina.
Inoltre Frali non è solo piste di sci; è anche e soprattutto un centro ricco di storia e
tradizione con il suo museo,
le sue borgate, le miniere di
talco, il Centro ecumenico di
Agape; è un luogo insomma
dove allo sport si possono affiancano momenti culturali
importanti.
Da'vide Rosso
FIMAI
COMPRAVENDITE
LOCAZIONI ANNUALI, STAGIONALI E NEL
PERIODO NATALIZIO
Frazione Ghigo, 1 - ® (0121) 80.75.85
10060 PRALL (TO)
Per la
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su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Stagione Invernale 1996/97
Abbonamenti personali a tempo
Giornaliero Pomeridiano
(dalle ore 12,30)
Festivo L. 33.000 L. 26.000
Sabato L. 29.000 L. 23.000
Feriale L. 23.000 L. 19.000
Festa della neve, domenica 12 gennaio 1997; L. 26.000
Giornaliero Ultra sessantenni e Studenti universitari
feriale (esclusa alta stagione) (*)............*-■ 19-000
Stagionale
Invernale 1996/97 .............................*- 030.000
Ridotto per gruppi familiari
Nnimo 3: genitori e figli conviventi fino a 25 anni) .L. 580.000
Carta d’Argento ultrasessantenni......................I-- 380.000
Studenti universitari
Wsl lunedì al sabato escluse festività e alta stagione) .b. 380.000
I Escluso il periodo dal 24 dicembre 1996 al 8 gennaio 1997
partire da sabato 7 dicembre si scia in notturna sul Baby
Chigo; orario 20,30- 22,30 con biglietto a lire 10.000, questa
promozione è valida per tutta la stagione, tutti i sabati e le sere dal 24-12-96 al 4-1-97
Sfarlo: 8,15-16,00 dal lunedì al sabato
8,15-16,15 domenica
'^formazioni sullo stato della neve:
'^rali seggiovia 0121 -807512 fax 0121 -807773
Ufficio lAT Frali 0121-807418 fax 0121-807713 ___________
Seggiovie Tredici Laghi Altitudine Dislivello Lunghezza
A H Seggiovia Pian Aipet 2230 760 2000
B IS Seggiosciovia Brio Rond 2520 290 950
c B Sciovia Baby Ghigo 1450 63 250
E B Sciovia Ciatiet 2385 315 980
F B Sciovia Baby Aipet 2310 60 270
G B Sciovia Gigante 2222 500 1250
H B Sciovia Salei 1730 240 750
Seggiovia H Seggiosciovia H Sciovia B
• Pista difficile
• Pista mediamente difficile
• Pista facile
----- Itinerari fuori pista
Battipista Prinoth e Kàssbohrer
Scuola nazionale di sci
Pista di slalom
Maestri e pista permanente di fondo
Noleggio sci e slitte
Servizio soccorso gratuito sulle pista
Ambulatorio - Autoambulanza
nera
rossa
azzurra
rossi
A Seggiovia Pian Aipet
B Seggiosciovia Brio Rond
H Sciovia Saiei
G Sciovia Gigante
E Sciovia Ciatiet
C Sciovia Baby Ghigo
D Sciovia Baby Malzat
F Baby Aipet
Piste battute:
1 -2-3-4 sul Brio Rond
6 (verde) diff. medio/facile
7 (oro) diff. media
Discese non controllate
percorribili solo con neve
sicura;
8 (muro della rossa)
5-9-11-13
Innevamento artificiale
G 10AC8H 11
Pista di fondo di Praii
Pista di fondo
Km 15 ■ Km 7
Omologata Fisi
Sala di sciolinatura sulla pista,
docce, WC, spogliatoio,
tracciatura doppia per passo
pattinato e altemato
INDRITTI
RIBBA V
ORGIERE
GIORDANO
POMIERU
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 20 DICEMBRp
Racconto di un viaggio tra i valdesi deH'Uruguay
Nella dispersione e nella precarietà
Ld distBnzd geogr^fics trB le vsrie comunità è spesso di centinsis di chilometri
Inoltre I intern vitn socinle^ economics ed ecclesinstics e segnntn d^ll^ precarietà
CLAUDIO PASQUET
UN elemento che colpisce
subito un europeo che si
rechi nella chiesa del Rio de
la Piata è la distanza tra le varie comunità. Un venerdì sera, con il pastore di Colonia
Vaidense, ho assistito alla
partenza dei giovani di quella
comunità che si recavano nel
Nord dell’Argentina (San Gustavo, se ricordo bene) per
partecipare a un torneo di
pallavolo e atletica tra le varie
unioni valdesi. 600 chilometri
di notte per un incontro di
un giorno e mezzo: quando
penso alla nostra difficoltà di
far muovere i catecumeni da
Luserna San Giovanni e Villar
Pellice, mi vergogno. La distanza fra le comunità fa sì
che queste abbiano un forte
bisogno di strumenti di collegamento. Il fatto che da alcuni anni sia venuto a mancare
il Mensajero vaidense, il giornale della chiesa del Rio de la
Piata, si sente in modo deciso
e non sono pochi quelli che
me ne hanno parlato come di
una vera e propria urgenza
per il futuro della chiesa.
Un futuro che deve affrontare anche altre emergenze:
l’Isedet, la Facoltà teologica
di Buenos Aires che per anni
ha preparato i futuri pastori
di molte chiese sudamericane, tra cui la nostra, ha attraversato negli ultimi anni un
grave periodo di crisi. Se a
questo si somma il problema
delle vocazioni al pastorato e
le difficoltà economiche e sociali della vita pastorale da
queste parti, la chiesa dovrà
far fronte anche alla mancanza di un numero sufficiente
di pastori per sostituire quelli
formatisi neH’immedlato dopo^erra, che stanno andando in pensione.
C’è inoltre il problema finanziario, difficilissimo da
valutare: certo la situazione
economica dei più non è rosea, ma di fronte alla mia domanda se la crisi economica
della chiesa dipenda dalla
povertà delle famiglie o dalla
mancanza di interesse della
chiesa, quasi tutti mi hanno
detto che sono vere entrambe le ipotesi. Un anziano pastore mi ba detto più o meno
testualmente: «Molti non
possono contribuire, ma
molti di più non vogliono,
perché manca amore per la
chiesa». Anche in questo caso
non posso certo valutare; ovviamente mi sono di nuovo
vergognato per i moltissimi
fra noi, in Italia, che potrebbero fare molto e Invece fanno poco o nulla. Perché è indubbio che nel Rio de la Piata
ci siano i ricchi e i poveri, ma
è altrettanto indubbio che
qui da noi partiamo da un livello base di benessere che è
molto più alto di quello che
ho visto in Sud America.
La Casa unionista a Colonia Vaidense
Si pensi che per molti gli
introiti economici dipendono
in modo diretto dai prodotti
del suolo o deH’allevamento
del bestiame. Sappiamo come le bizzarrie meteorologiche possano influire su questo, ma se aggiungiamo che il
«mercato» non è mai garantito, perché dipende da molte
variabili economiche, abbiamo un quadro dell’instabilità
della situazione; per esempio
i nostri valdesi di Dolores,
che coltivano grano, mi dicevano che non è infrequente
che il prezzo di questo cereale si dimezzi del 50% da un
anno all’altro. Poi ci sono le
paghe molto basse di chi lavora nei servizi (pensiamo
agli insegnanti), gli anziani
con piccolissime pensioni,
tanto da far apparire «invidiabile» la nostra pensione
sociale, i molti cbe abitano
nelle grandi città (Montevideo o Buenos Aires) e si devono accontentare di lavoretti saltuari e di abitazioni precarie, dopo aver abbandonato i campi nei quali non riuscivano più a sopravvivere.
A questo si aggiungano i
problemi sociali: non esiste
un servizio sanitario nazionale, le mutue sono private.
Chi paga di più può permettersi l’assistenza migliore. La
chiesa paga ai suoi pastori la
mutua dell’Hospital evangelico, che offre dei servizi decentrati come il medico di
base nel paese in cui si abita
e alcune visite specialistiche,
ma se si necessita di una operazione spesso ci si deve recare a Montevideo, per cui è
normale pensare che si sarà
operati in un luogo a 3-400
chilometri da dove si abita.
Anche qui abbiamo ammirato come la chiesa cerchi di far
fronte a queste necessità, gestendo nella capitale una foresteria per gli studenti e per
i parenti dei ricoverati nei vari ospedali cittadini.
Potremmo ancora enumerare altri problemi: quello che
mi ha colpito di più è la discussione sul «ponte». Qualcuno ha pensato che il Rio de
la Piata, cinquanta chilometri
di larghezza tra Buenos Aires
in Argentina e Colonia del Sa
cramento in Uruguay, potrebbe essere tra qualche anno scavalcato dal ponte più
lungo del mondo, che unirebbe così le due nazioni. Molti
in Uruguay mi hanno parlato
di questa ipotesi come di una
vera iattura: i 17 milioni di
abitanti di Buenos Aires, più
il circondario, si riverserebbero sull’Uruguay. Se consideriamo che questo è un paese
grande come mezza Italia, ma
che ha tre soli milioni di abitanti, di cui la metà sta a
Montevideo, le conseguenze
sono facilmente immaginabili: il mercato dei terreni impazzirebbe e il tessuto sociale
della nazione cambierebbe
radicalmente, cosa che si è
già verificata nella zona balneare «chic» dell’Uruguay,
dove il Rio de la Piata si getta
nell’Oceano Atlantico, in cui
gran parte delle proprietà appartengono agli argentini, o
meglio a quei pochi argentini
molto ricchi. Per amor di cronaca devo dire che sulla questione del «ponte» ho anche
raccolto alcune voci minoritarie che dicevano che questo
progetto è inevitabile e significa comunque posti di lavoro. Vedremo.
Per ultimo ho lasciato il tema della fraternità con cui
siamo stati ricevuti; abbiamo
sperimentato con commozione profonda l’amore con
cui i nostri fratelli e le nostre
sorelle guardano a noi. Nelle
molte comunità uruguaiane
che abbiamo visitato siamo
sempre stati accolti come
persone legate a loro da tre
vincoli profondi; la fede, la
storia, la famiglia. Ne parleremo nel prossimo articolo.
(secondo di una serie
di 3 articoli)
Livorno: dibattito a proposito del messaggio sinodale
In Italia alla ricerca della verità
DAVID GIANNOm
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IL 24 novembre si è tenuto
presso il tempio valdese di
Livorno un incontro dibattito sul documento sinodale
espresso sotto forma di lettera rivolta ai membri delle
chiese valdesi e metodiste
nonché a «tutti coloro che,
vivendo in Italia, cercano la
verità», da cui emerge con
drammatica chiarezza il
preoccupante imporsi nella
nostra società di valori legati
alla logica del mercato, della
competizione e dell’individualismo, favorendo così li
«dilagare di un egoismo miope e opaco» palesemente insensibile nei confronti dei
più deboli, dei poveri e degli
emarginati.
La comunità livornese ha
per l’occasione invitato le
varie comunità evangeliche
locali, le autorità, la realtà
cattolica ed ecumenica, nonché le realtà politiche, sindacali, economiche e associative del comprensorio. Ha
coordinato l’incontro il presidente della comunità Gabriele Lala, che ha introdotto
il dibattito, ricordando ai
presenti l’appello lanciato
dal Sinodo «a tutto il nostro
popolo», appello volto a un
profondo cambiamento delle coscienze, necessario e urgente, che implica ravvedimento e dialogo.
Paolo Ferletti ha riportato
un brano del sermone predicato dal puritano Thomas
Case alla Camera dei Comuni nel 1641, nel quale si esorta «a riformare tutti i luoghi,
tutte le persone e tutte le vo
cazioni» ribadendo l’universalità della Riforma; ne è stata evidenziata la stupefacente attualità. Il rappresentante
della comunità di base del
Logo Pio ha poi puntato alla
responsabilità che ciascuno
di noi ha aH’interno della società e dell’importante contributo che può essere dato
anche solo avendo riguardo
al contenimento degli sprechi, così presenti in un Nord
del mondo che continua a
creare bisogni nuovi impoverendo il resto del pianeta. Solo con un radicale cambiamento del nostro modo di vivere e pensare si può far
qualcosa per sconfiggere fame e miseria. Anche la rappresentante del gruppo livornese del Sae ha evidenziato
come importanti contributi
alla soluzione in concreto dei
problemi di integrazione sociale e disoccupazione possono aversi attraverso la collaborazione delle varie chiese a livello europeo: a tale
scopo dovranno essere poste
le basi per una più stretta attività comune.
Il fratello Fiorenzo Gambeccini, della nostra chiesa,
ha sottolineato come il sistema politico italiano, resosi
conto del proprio sostanziale
fallimento nella soluzione
delle varie piaghe sociali, abbia progressivamente declinato tali incarichi alla spontanea opera di organizzazioni
religiose e/o alla sfera etica
del singolo cristiano. Ciò è
particolarmente evidente nella questione degli immigrati.
Una dirigente territoriale
dell’Arci ha condiviso tale af
fermazione, soffermandosi
suH’importanza dei rapporti
tenuti con le istituzioni e delle attività nel settore della solidarietà e della cultura, con
particolare attenzione alla fascia giovanile. Alberto La
Marca, altro membro della
nostra chiesa, si è chiesto che
senso abbia essere in questo
momento cristiani, di fronte
all’imperare del «rampantismo» e deU’egolsmo.
La Marca si è risposto riaffermando il valore altissimo
della solidarietà, in un mondo che la considera vecchia e
sconfitta. Riuscire a operare
la solidarietà anche nelle piccole realtà significa divenire
«come sale» nella società con
la consapevolezza che la testimonianza cristiana significa perseguire una giustizia
sociale fondata sul riconoscimento dei diritti del singolo,
indipendentemente dal proprio colore di pelle o credo
religioso.
La pastora Ursel Koenigsmann ha infine inteso sottolineare che anche se le nostre
forze sono limitate e non
sembrano sufficienti a modificare il corso delle cose, ciò
non ci esenta da un impegno
incessante nel vivere concretamente quell’amore per il
prossimo a cui Dio ci chiama
costantemente. Concluso il
panorama degli interventi,
Gabriele Lala ha infine richiamato ai tre elementi che
Calvino cita neWIstituzione:
sobrietà, giustizia, pietà,
quale indispensabile contenuto di un rapporto responsabile dell’uomo con Dio e
con il suo prossimo.
Iniziativa a Montespertoli
Una mostra che invita
alla lettura della Bibbia
LEOPOLDO SANSONE
INALMENTE posso
comprare la Bibbia».
Così il 1° dicembre, quasi in
chiusura della «Mostra della
Bibbia», una signora, dopo
essere entrata nella sala
(gentilmente concessa dall’
amministrazione comunale)
aveva esclamato mentre osservava l’esposizione. Si era
fermata prima di recarsi a
messa nella vicina Propositura. «Però, aggiungeva, devo
chiedere consiglio al parroco. Vado e torno subito». Dopo un po’ rientrava nella sala
evidentemente rattristata e,
con parole gentili, si scusava
di non poter comprare la
Bibbia perché sconsigliata
dal prevosto in quanto le
Bibbie esposte, secondo lui,
non contenevano i libri apocrifi. A nulla, in quel momento, è servito indicare le varie
traduzione e edizioni esposte; fra le quali quella cattolico-romana.
Dal 27 novembre al 1° dicembre a Montespertoli, nel
cuore del Chianti, è stata presentata la Mostra della Bibbia, curata dalla Società biblica in Italia, ampliata, arricchita e abbellita dall’esposizione di molte Bibbie centenarie e un gran numero di libri editi da varie case editrici
evangeliche, oltre che pieghevoli informativi, manifesti, calendari, ecc. La mostra
è stata allestita e curata dal
gruppetto di evangelici (in
maggior parte della Chiesa
dei Fratelli e alcuni valdesi),
autofinanziata in parte e sostenuta dalla Comunità evangelica valdese di Firenze.
I visitatori non sono stati
tantissimi, ma quelli che sono entrati ne sono rimasti
soddisfatti e ciò è confermato dai loro commenti fra la
gente in piazza. Un vis fram/Yi
successo è stata la conifl
zione sul tema «La Bibbij
libro di ieri per l’oggi e j »0®®
domani» tenuta dal paj —'
Giovanni Leonardi, di ^ quest
degnamente sostituii crescenti
prof. Domenico MaseU mdato le
l’ultimo non intervq utàvalde
perché ammalato. Anc| nntandos
pastore Gino Conte hj «e impei
giunto ottimi argomenti ampliarne
conversazione e alcuni amento (
senti, fra il numeroso e avvio deU
tento pubblico, sono intq g teologi
nuti aggiungendo infoi attadiini
zioni o ponendo domai Beano uH
La buona riuscita dellas altà, qual
ta è dimostrata dal fatto aio per lo
per lungo tempo, al teru iaevange
molti si sono trattenuti i udiosi e (
michevoli conversazioni ri delle di
renti l’argomento. Frali; eliche, de
blico erano presenti il sin jalogo e(
co. Mauro Marconcini,! sponenti
sessore alle Politiche soc iteressati,
Serena Clami, il maresci Con il f
dei carabinieri e diverse; ennaio ’9
sone del capoluogo e di ¡mentale
frazioni, tutte interessja; come i
all’iniziativa. |ojso di la
Gli evangelici della mitizza ur
scola diaspora montesp® cultura
lese e alcuni simpatizzanSi studio è
sono incontrati due voltefiato), dell
la sala della mostra perlejer stude
re insieme passi dall’Antimteressati
dal Nuovo Testamento,]MafBanc<
cantare, per pregare. 11 di le teologii
derio di questi credenti eoprofe
Cristo è quello di poter offl ¡uesto c(
a tutti i concittadini lap» tato com
bilità di scoprire la parola arato: vi
Dio, per udirne la voce,; liperson
camminare lungo i senti itudi e l’(
della sua giustizia. I tei lidatticae
muteranno; la signora c none som
non ha potuto comprare iallaforn
Bibbia perché consiglia Sarà du
male, con l’aiuto dell’EtAiere un
incontrerà la verità, nelmiifciato in 5
Gli
che non sospetta e, nelle^,
re quel libro ora desideri
si sentirà rinnovata nellos|
rito, libera, nata di nuovo, '
biblico,
etico, p
ne, ecu
dialogo,
aio, che
tale di I
mi gli
irà de
done
stud
ondo I
ulare»
L’intervento del pastore Gino Conte
e
PRAROSTINO — In occasione della giornata che le nosH*
chiese hanno dedicato ai predicatori locali, domenica 8(fr
cembre, Florence Vinti ba tenuto la predicazione nel teff
pio di San Bartolomeo. Con lei vogliamo ringraziare tu»
coloro che hanno svolto questo importante servizio inff
stituzione del pastore durante l’anno, e che ci auguriate
di avere ancora con noi.
A/ILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Aldo Comba, d*
ha presieduto il culto in francese domenica 24 novembre
• Ci rallegriamo per la nascita di Sabrina, di Claudia e MS’
co Geymet, e di Federico, di Bruna e Elmo Cordin.
• Numerosi lutti hanno colpito la nostra comunità in QU®'
st’ultimo periodo: ci hanno lasciato Delia Michelin Salit
mon, di 68 anni. Bruno Lausarot (37), Elena Michelin
lomon (65) e Giovanni Bertin (87). Rinnoviamo ai famil'S’
l’espressione della solidarietà cristiana della comunità.
torre PELLICE — Nella comune speranza in Cristo risortoli
comunità è vicina alle famiglie di Davide Janavel, OscS
Pons, Margherita Chauvie, Giovanni Pontet e Anna
Paulette Bertinat, che ci hanno lasciato.
la Csi
utile per
la riflesi
ritenuto
uno spa:
proporr
ma: «Ch
ni in ma
teologia
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possi!
17
Vita Delle Chiese
A gennaio inizia un nuovo corso della Facoltà valdese di teologia
Studiare teologia «a distanza»
eli studenti non residenti a Roma potranno accedere ai diploma teologico
a. Un vis ifaniite un corso completamente rinnovato e differenziato in 5 indirizzi tematici
PAG. 9 RIFORMA
bobebto bottazzi
:<La Bibbi,
l’oggi e
a dal pa¡
'ardi, eh « questi ultimi anni un
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0 Maseli mdato le attività della Faintervei ,uà valdese di teologia, apato. And untandosi in particolare su
-onte ha ue impegnativi progetti:
rgomenti ampliamento e l’ammodere alcuni amento della biblioteca e
meroso e |WÌo del Corso di formaziosonointfi e teologica a distanza. Si
'do infot atta di innovazioni che qua
10 domai Beano ulteriormente la Fata della s altà, quale istituto universidal fatto irio per lo studio della teolo0, alterni ¡aevangelica, ai servizio di
attenutii mdiosi e credenti, dei memJrsazioni ri delle diverse chiese evano. Frailp eliche, dei catioiici aperti al
'entiilsin ialogo ecumenico e degli
:oncini,l sponenti delia cultura laica
tiche soc iteressati.
1 marescl Con il pros.simo mese di
' diverse] ennaio ’97 inizia la fase speuogo e dtoentale dei corso a distaninteressla: come è noto, accanto al
Sorso di laurea. ì;z Facoltà ordella mifianizza un Corso di diploma
aontespewi cultura teciogica (il titolo
ipatizzanBi studio è riconosciuto dallo
lue volteólo), della durata di 3 anni,
traperle»er studenti non residenti,
dall’AntiMteressati per diversi motivi
amento,Sd affiancare c.na preparaziogare. lidi leteologica a quella culturacredenfi e o professionale acquisita,
poteroffl Questo corso di diploma è
-lini la poi itato compie.amente ristrutla pároli urato: vi è uì h la possibilità
la voce,] li personali? .are il piano di
go i sentì itudi e rorg-.inizzazione, la
ia. I tej iidattica e i metodi di valutasignorai done sono stati resi più adatto mprare i alla form azii] ne a distanza,
consiglia Sarà dunque possibile sce:• dell’Etffl jliere un percorso differentà, nelmoi nato in 5 indirizzi tematici:
e, nel le^ biblico, storico, sistematicodesideni etico, pratico-comunicazio■ta nellosiae, ecumenico-religioni in
11 nuovo. I dialogo. Dopo il primo bien
j aio, che prevede un’area cenrale di foro d izione comune a
¡■■H atti gli indirizzi, il terzo anno
arà dedicato alla specializazione. Per quanto riguarda
0 studio, si svilupperà seondo un’impostazione «motilare»: le cinque aree di in
segnamento della Facoltà
(Antico Testamento, Nuovo
Testamento, Storia del cristianesimo, Teologia sistematica, Teologia pratica) sono state infatti suddivise in
«unità didattiche», cioè in
porzioni delimitate di materia, adatte allo studio individuale a distanza. Bisogna infatti tenere conto che gli studenti di questo corso hanno
già tutta una serie di impegni
personali in altre attività, di
studio o di lavoro, quindi si è
ipotizzato per loro un tempo
di studio medio di circa 6-8
ore alla settimana per circa la
metà dell’anno.
Per agevolare ulteriormente lo studio sono previsti vari
strumenti e iniziative: oltre ai
testi indicati nelle bibliografie per ciascun esame, sono
stati preparati materiali didattici appositi, cioè delle
guide allo studio contenenti
la presentazione degli argomenti, una bibliografia ragionata, varie proposte di lettura, esercizi di autocorrezione relativi ai testi studiati e
schede di valutazione. Saranno queste schede di valutazione (con questionari e richiesta di brevi elaborati
scritti) a costituire la prima
fase di valutazione da parte
dei docenti: ciò vuol dire che
quando lo studente verrà al
colloquio d’esame, tutta la
parte più «mnemonica» sarà
già stata positivamente verificata. Inoltre verrà periodicamente inviata una lettera circolare, nella quale verranno
segnalate tutte le altre occasioni di formazione di cui gli
studenti potranno usufriiire.
All’istruzione che avviene a
distanza, quindi con tutti i
problemi della mancanza di
un confronto diretto con i docenti, sono stati aggiunti vari
momenti di insegnamento
«in presenza»: ogni anno vengono organizzate due sessioni intensive presso la Facoltà
(a giugno e a settembre), e alcuni seminari decentrati in
varie parti d’Italia. Molto importante sarà la figura del
«tutor locale»: il corso mette
infatti a disposizione degli
studenti una persona preparata, che fungerà da punto di
riferimento locale per informazioni, consulenza sul piano di studi, confronto su difficoltà, problemi, richiese.
Diamo ora un’occhiata ai
programmi. La formazione
base del primo biennio riguarda: le discipline bibliche,
con un approccio complessivo, interdisciplinare, alla conoscenza della Bibbia; quelle
storico-religiose, con un particolare riferimento alla storia e al pensiero della Riforma protestante; poi la teologia sistematica, con una parte dedicata all’etica: infine la
teologia pratica, con particolare riferimento all’ecclesiologia protestante.
Il 2° ciclo di un anno prevede degli approfondimenti e
delle specializzazioni, in riferimento ai 5 indirizzi proposti. Per l’indirizzo biblico abbiamo l’esegesi dell’Antico o
del Nuovo Testamento, la riflessione teologia Antico o
Nuovo Testamento e, opzionale, lo studio del greco o
dell’ebraico biblico (solo se
lo studente ha la possibilità
di seguire corsi nella propria
città). L’indirizzo storico prevede l’approfondimento di
un periodo, di un problema,
di un personaggio scelti negli
ambiti del cristianesimo antico, moderno o contemporaneo. L’indirizzo sistematicoetico propone lo studio approfondito di un campo della
teologia evangelica, di un
teologo, 0 di una questione
etica, oppure il confronto
con la filosofia o con gli indirizzi del pensiero scientifico.
Un discorso a parte merita
l’indirizzo pratico-comunicazione, progettato specificamente per la preparazione di
laici, uomini e donne, ai ministeri locali nelle chiese
evangeliche, con un piano di
studi particolare e una parte
rilevante dedicata alla formazione pratica. Sono previste
tre aree dì specializzazione a
scelta, la catechesi, la predicazione, la relazione d’aiuto.
Infine l’indirizzo più «monografico», l’ecumenico-religioni in dialogo, per il quale gli
approfondimenti verteranno
su dialogo ecumenico, ebraismo, Islam, religioni orientali, integralismi religiosi.
Qual è la prospettiva nella
quale il corso intende proporre agli studenti lo sviluppo della loro formazione teologica? Per le «conoscenze» si
chiederà loro di impadronirsi
del «linguaggio» di ciascuna
delle 5 discipline teologiche,
e di apprenderne alcune tematiche introduttive, fra le
più importanti, a livello di alta divulgazione; verrà invece
approfondita in modo specialistico solo un’area delimitata, nella disciplina teologica scelta come indirizzo nel
terzo anno. Ma il corso si pone anche l’obiettivo di formare delle «capacità», di dare
cioè la possibilità operativa
di applicare in situazioni
concrete l’istruzione appresa.
Infine, oltre il «sapere» e il
«saper fare», verrà curato anche il «saper essere», cioè gli
atteggiamenti, il tipo di approccio o di attitudine personale nell’impegno allo studio
e alla pratica.
Per informazioni dettagliate sulla struttura del corso,
sul programma dei vari indirizzi e sulle modalità di iscrizione, ci si può rivolgere al
coordinatore, Roberto Bottazzi (che è disponibile anche
a visitare chiese, centri culturali, ecc., per riunioni di presentazione del corso e per
colloqui di orientamento con
gruppi di persone interessate). L’orario di segreteria è:
giovedì ore 14,30-17; venerdì
9-12; l’indirizzo è: Facoltà
valdese di teologia, via Pietro
Cessa 42, 00193 Roma, tei.
06-3210789, fax 06-3201040.
Iniziamo una riflessione sul tema chiesa e diaconia
Una comunità di fede e di speranza che soccorre
La Csd, pensando al modo più
utile per coinvolgere le chiese nella riflessione sulla diaconia, ha
ritenuto di chiedere mensilmente
uno spazio sul nostro giornale per
proporre degli interventi sul tema: «Chiese e diaconia. Riflessioni in margine alla diaconia e alla
teologia che la produce». Pubblichiamo il primo degli interventi.
_______GIORGIO TOUBN________
La diaconia, nel senso di
interventi di aiuto a fratelli e sorelle bisognosi, è state parte costitutiva della fede
cristiana sin dalle origini della chiesa, come attestano le
lettere apostoliche. I diaconi
come tesorieri dei poveri, gestori della cassa di intervento
'n loro favore, sono parte integrante del ministero cristiano e per questo le chiese
^1 tradizione riformata ne
hanno ripreso la figura nei
loro Concistori.
La diaconia come la conosciamo oggi nasce invece nel
contesto di una diversa società e di una diversa sensibilità teologica. Nasce nell’800
borghese industriale ed è
trutte di una visione missionaria della vita e della fede. Il
contesto è quello organizzate. produttivo, di una società
riominata dall’idea che sia
Possibile migliorare l’uomo
migliorando la sua condizione: una società ottimista, costruttiva. che scopre il vaccino e l’istruzione per tutti e di
conseguenza sostituisce alla
carità individuale, al gesto
personale il complesso ospedaliero e assistenziale, il coordinamento, la progettualità
alla spontaneità. L’assistenza
diaconale, l’intervento in favore del bisognoso è orgatiizzato, razionalizzato, ci si fa
carico del bisognoso risolvendo alla radice il suo problema, accogliendolo in una
nuova struttura, in un nuovo
universo, quello della fraternità caritativa: l’ospizio (dove
sei ospite!), il rifugio (dove
trovi sicurezza).
A creare e portare la responsabilità di questo universo non è però la chiesa ufficiale, quella dei Sinodi (ariche se il Sinodo valdese gestisce subito l’ospedale di Torre
Pellice con una commissione
apposita); non è cioè 1 istituzione; è la comunità dei salvati, dei credenti, di coloro
che sono «nati di nuovo», per
usare l’espressione classica
del Risveglio, di coloro che
vivono le esigenze della nuova vita in Cristo, che hanno
scoperto la loro nuova condizione umana nella comunione con lui. Chi sostiene infat
ti le grandi istituzioni diaconali del secolo, grandi se poste in relazione con le disponibilità finanziarie delle chiese? I benefattori esteri certo,
spesso uomini del mondo
dell’industria, della banca,
ma anche il credente meno
benestante delle nostre chiese (per limitarci al nostro ambiente italiano), quei credenti cioè che vedono in questo
atteggiamento di dedizione
al fratello bisognoso l’espressione, o una delle espressioni, della propria fede.
Tuttavia quello che noi definiamo «diaconia» è nell’Ottocento molto più che un
correttivo della chiesa esistente, la chiesa tradizionale;
più che un adeguamento alle
esigenze del tempo è il delincarsi di una nuova chiesa,
di un nuovo modo di vivere
la fede. Quelle generazioni
hanno reinventato la fede
evangelica e la diaconia è stata una delle invenzioni di
quella chiesa. È infatti da
quella chiesa che sono uscite
le diaconesse, che in qualche
modo sono state per decenni
la struttura portante della
diaconia; ma non erano sole,
con loro e nello stesso spirito
si formarono le maestre e i
maestri evangelisti, che costituirono quel piccolo esercito
di credenti che si spese (o,
per usare l’espressione evangelica, «perse la sua vita»)
nella creazione dell’evangelismo italiano.
Occorre essere consapevoli di ciò per guardare con verità la nostra opera diaconale
odierna. Occorre cioè saper
comprendere l’impostazione
di vita e di fede che stava alla
base di quelle esistenze per
poter distinguere nettamente il funzionamento delle
strutture diaconali odierne
da quello che è stata la comunità diaconale delle origini. Di quella chiesa ottocentesca siamo certo eredi, ma
viviamo in mondi, con sensibilità e visioni della vita
profondamente diverse. Per
quei credenti la diaconia era
espressione importante della
fede, ma marginale: l’essenziale era la nuova vita in Cristo, la salvezza del proprio
essere riscattato dal peccato;
oggi la diaconia è diventata
centrale perché il problema
fondamentale per l’uomo è
lo stare bene al mondo. Allora la comunità cristiana era
una comunità di speranza
che soccorre, oggi è una comunità diaconale: deve servire e in seconda istanza può
parlare anche di altre cose,
fra cui una speranza.
Agenda
PRATO — «Profilo del protestantesimo italiano dall’unità a oggi» è il tema della conferenza che Giorgio Spini terrà alle ore 21,
all’Auditorium della Cassa di Risparmio di
Prato (Mezzana), in viale della Repubblica
ang. via Modigliani. L’incontro è proposto
dal Centro interdenominazionale di cultura biblica e teologica «Dietrich Bonhoeffer»; moderatore Mario Affuso.
NAPOLI — Il coro evangelico napoletano «Ipharadisi», diretto dal maestro Cctrlo Leila, tiene un concerto sulla Riconciliazione, tema dell’Assemblea ecumenica europea
di Graz, nella chiesa battista di via Foria 93 alle ore 19,30.
ROMA —Alle ore 18, nella chiesa metodista
di via XX settembre, la corale della chiesa
metodista coreana, con la partecipazione di
una componente della chiesa metodista di
Roma, eseguirà «Il Messia» di Händel. Per
informazioni tei. 06-4814811.
TRIESTE — Il Gruppo ecumenico di Trieste
(gruppo interconfessionale per l’unità dei
cristiani e il dialogo tra le religioni) proporre
per le ore 18,30, nella chiesa metodista in
via Scala dei Giganti 1, la celebrazione ecumenica del Natale. Tel. 040-303715.
SONDRIO — Alle ore 21, presso il Centro
evangelico di cultura (via Malta 16), il pastore dr. Peter Rudolf, già missionario e docente di teologia in Nigeria, terrà una conversazione con proiezione di diapositive
sul tema: «Nigeria, Islam e società».
CAMPO INVERNALE A ECUMENE — «Il Mediterraneo
dei popoli; una riflessione centrata particolarrnente sul
complesso mosaico della penisola balcanica» è il tema
del campo invernale che si tiene dal 27 dicembre al 2
gennaio. Il rimborso spese previsto è di 250.000 lire. Per
ulteriori informazioni e iscrizioni rivolgersi a Ornella
Sbaffi, via Firenze 38,00184 Roma, tei. 06-4743695.
CAMPO INVERNALE A SANTA SEVERA — «Predicatori e
diaconi: ministri o servi? I giovani si interrogano siffia natura e sulle prospettive delle proprie vocazioni» è il terna
del campo invernale che si tiene al Villaggio della Gioventù dalla cena del 28 dicembre alla colazione del 2 gennaio. Per informazioni tei. 0766-570055, fax 0766-571527.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 8,15
circa. Domenica 29 dicembre (replica lunedì 6 gennaio) sarà trasmesso: Semi di speranza.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
% Chiesa valdese di Rimini
Occasioni fraterne per
una realtà di diaspora
In una chiesa di diaspora,
come è quella di Rimini, è
benvenuto ogni avvenimento
che spinga i membri sparsi in
Romagna e nelle Marche a radunarsi. Così è stata colta
l’occasione offertaci il 17 novembre, domenica della diaconia, per avere un’agape fraterna dopo il culto e un pomeriggio insieme. Non eravamo numerosissimi, per dire la
verità, ma il fatto che da Fermo nelle Marche siano venute ben sei persone malgrado
la grande distanza e il tempo
piovoso ci ha particolarmente
rallegrato e rincuorato.
Dopo il culto, tenuto dal
past. Mario Berutti che ringraziamo anche per la predicazione che ci ha ricordato la
relazione tra predicazione e
diaconia, nel pomeriggio abbiamo tutti insieme riflettuto
sull’organizzazione della diaconia nella nostra chiesa,
sulle nostre opere e le loro
necessità e sui loro problemi.
Con l’aiuto di un video Alice
Costabel ci ha presentato la
situazione della Casa delle
diaconesse di Torre Pellice e
i problemi relativi alla sua ristrutturazione.
Il 24 novembre ha avuto
luogo l’assemblea di chiesa
dove si è proceduto a una
nuova elezione nel Consiglio
di chiesa per sostituire il signor Enrico Billig, che ringraziamo per il suo costante lavoro di anziano di chiesa, caratterizzato soprattutto dal
mantenimento dell’amicizia
tra la Chiesa valdese di Rimini e gli amici luterani tedeschi che negli anni l’hanno
frequentata e che ancora ci
vengono a visitare. Al suo posto è stata eletta Adelfia Sessa
Alfieri, che risiede e insegna a
Urbino, a cui auguriamo un
buon lavoro.
Chiesa gremita sabato 7 dicembre anche da persone che
per la prima volta entravano
in una chiesa protestante, per
il matrimonio di Pia Bellomo,
residente a Rimini e membro
della nostra chiesa, con Gian
Luca Del Marco di Varese.
Rinnoviamo gli auguri della
comunità agli sposi.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
18
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 20 DICEMBRF1,
Riforma
Commento
Doriana Giudici
«Ogni individuo può vendere se stesso, ma non può
vendere i suoi figli, perché sono nati liberi. La loro libertà
appartiene solo a loro, e nessuno ha il diritto di disporne»:
parole scritte nel Contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau nel 700 ma che, ancora, hanno una tragica attualità.
Il rapporto Unicef 1996 denuncia, anche quest’anno, la
continua crescita dello sfruttamento del lavoro dei minori, soprattutto nei paesi più poveri o in via di sviluppo. E
non è il lavoro dei minori per procurarsi del cibo che cresce e fa scandalo, ma l’organizzazione, la pianificazione
dello sfruttamento dei minori stessi in lavori di tipo artigianale o industriale, spesso per prodotti che vengono
esportati nei paesi ricchi e sviluppati, dove vengono anche pagati molto. L’agghiacciante fotografia che esce dai
dafi e dalle analisi deU’Unicef è che, sulle fragili spalle di
centinaia di migliaia di bambini, poveri e spesso denutriti,
si reggano «catene» di produzione e di commercio che alla
fine fanno guadagnare milioni di dollari. Non solo ma, in
moltissimi paesi asiatici o del Sud America, i minori sono
tenuti in condizioni di vera e propria schiavitù.
Non possiamo dimenticare chi, per primo, durante una
sessione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (a
Copenaghen nel 1994) osò denunciare il fenomeno: il sindacdista bambino pachistano Iqbal Masil che dopo pochi
mesi dalla sua presa di posizione fu ucciso, nell’aprile del
1995. La sua morte è ancora rimasta impunita. Impunita
sì, ma non inutile. Provocò allora un’ondata di indignazione m tutto il mondo, tanto che, durante la IV Conferenza
mondiale sulle donne, a Pechino, si decise di assumere
«concrete e precise» iniziative affinché «in conformità con
l’art. 32 della Convenzione sui diritti dei bambini» ogni
governo si impegnasse a proteggere i bambini dallo sfruttamento economico; non solo, ma l’Onu ha assunto come
«obiettivo strategico» queUo di controllare che i diversi
stati osservino «la proibizione del lavoro dei bambini». Sono decisioni importanti che certamente possono rimanere
lettera morta, l’Unicef ce lo ha ricordato. È vero però che
ci sono, in Europa, importanti accordi fra organizzazioni
sindacali e confederazioni di commercianti, per esporre
«marchi» che garantiscano che il prodotto non è frutto
della fatica di un bambino o di una bambina. È vero che in
Pastan e in India organizzazioni di volontariato hanno
«liberato» migliaia di minori e hanno istituito apposite
scuole. Ma ancora ci sono bambini e bambine che vengono pagati, quando vengono pagati, un dollaro al mese, anche per 13 ore di lavoro al giorno. Ancora, il cibo che viene
dato loro è scarso e scadente; lavorano in ambienti chiusi
e malsani; spesso, a 13 anni, diventando adolescenti, vengono cacciati, in molti casi già malati o debilitati.
Importante è stata anche l’iniziativa di boicottaggio
delie aziende che utilizzano lavoro minorile fatta negli
Usa. A seguito di questa campagna, alcune importanti
multinazionali, come Levi-Strauss o Reebok, hanno rifiutato di acquistare tessuti provenienti da industrie
dell’Estremo Oriente che sfìoittavano il lavoro dei minori.
L’Unicef ha però, giustamente, sottolineato che queste
campagne non bastano; le pressioni esercitate dai consumatori americani hanno fatto chiudere centinaia di piccole aziende che schiavizzavano ma quei bambini, per i
quali non era previsto alcun tipo di assistenza o sostegno
(scolastico, economico, abitativo), sono ricaduti in altre
condizioni di sfruttamento. L’Unicef con alcune organizzazioni non governative ha quindi deciso di costituire un
«fondo sociale» per l’istruzione e l’alimentazione dei
bambini espulsi dalle fabbriche.
La lotta allo sfruttamento del lavoro minorile deve svolgersi contemporaneamente su due fronti: liberare i minori ma dare lavoro agli adulti. E ancora, gli esperti Unicef ci ammoniscono: è vero che in Italia il lavoro minorile
risulta scomparso dalle statistiche ufficiali, ma non illudetevi, guardatevi attorno, vi accorgerete che anche fra
noi esiste la violazione dei diritti dei minori.
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronei, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco deiie valii)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragagiia, Avernino
Di Croce, Paoio Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fuivio Rocco, Marco Rostan
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Riforma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del l'gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 48 del 13 dicembre 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 11 dicembre 1996.
Consulta regionale femminile del Piemonte
Un soffitto di cristallo
Sulle donne continua a incombere una barriera invisibile
che impedisce loro l'accesso ai massimi livelli decisionali
PIERA ECIDI
UN soffitto di cristallo:
Fimmagine, partorita
dalla fantasia del movimento
delle donne, è bellissima, la
realtà un po’ meno. Con questo titolo la Consulta regionale femminile ha promosso a
Torino un convegno, lo scorso 28 novembre, per discutere Vempowerment delle donne, l’acquisire potere, che è
stato obiettivo centrale della
dichiarazione finale della
Conferenza di Pechino dello
scorso anno. Le donne oggi
sono presenti in pressoché
tutte le professioni, ma su di
esse incombe una barriera invisibile, di cristallo, appunto,
che fa loro intravedere la possibilità di affermarsi e di «avere potere» ai massimi livelli,
ma senza riuscire quasi mai a
raggiungerli.
La nostra società continua
a essere spietatamente piramidale, con le donne presenti in folte percentuali alla base e via via sempre meno al
vertice. Vediamo anche solo
la civilissima Europa, alle soglie del 2000; nei vari organismi comunitari, la presenza
maschile è ben del 77% nelle
commissioni, del 74,3% nel
Parlamento europeo, del
97% nel Comitato delle Regioni, del 94% nel Comitato
economico e sociale, mentre
arriva addirittura al 100%
nella Corte di giustizia e alla
Corte dei Conti. Una politica
europea strabordantemente
al maschile, dunque. E poi
dicono che noi dorme siamo
rivendicative!
E passiamo all’Italia. Dopo
la sentenza della Corte costituzionale che ha abolito le
«quote», cioè un livello minimo di elette, la presenza delle
donne al Parlamento è calata:
sono il 14% alla Camera e
l’8,9% al Senato. Anche qui le
decisioni politiche e, verrebbe da sottolineare, la responsabilità di esse, sono patrimo
nio quasi esclusivo del «sesso
forte»: e come andrebbero le
cose, nell’Italia di Tangentopoli e dei veleni, se le donne
avessero il potere? Meglio o
peggio? Chissà. Non lo sappiamo, perché non è mai successo. E le poche arrivate a
posti di comando sono, in un
universo così tutto maschile,
l’eccezione che conferma la
regola. Vien proprio voglia di
andarsi a rileggere quella inbrante accusa di radicale,
teorizzata estraneità che è Le
tre ghinee di Virginia Woolf,
quando la grande scrittrice
inglese, allo scoppio della II
guerra mondiale, rifiutava
ogni responsabilità delle donne in quella carneficina, e in
tutte le carneficine.
E nelle singole professioni,
a livello dei ministeri, come
vanno le cose da noi? Nelle
Finanze, Istruzione, Sanità ci
sono percentuali medie di
presenza maschile dell’8090%, che prontamente raggiungono il 100% ai massimi
livelli, mentre per la Giustizia
le cose sembrano andare un
po’ meglio, con un più equo
fifty-fifty- che, come si sale di
grado, vedi per tutte la Cassazione, raggiunge un inequivocabile 98,2%, pietra tombale di ogni e qualsivoglia
paritario anelito.
Più stupide? Più pigre? Più
ignoranti, noi donne? Dai dati sulla elevatissima scolarizzazione femminile in tutta
Europa non parrebbe. E
neanche sembrano esserci
intoppi nelle legislazioni dei
vari paesi, che non limitano i
diritti elettorali della «metà
del cielo», mentre solennemente affermano nelle varie
Costituzioni l’uguaglianza
dei sessi. Nel corso degli anni
il movimento delle donne ha
elaborato articolate risposte
a questi interrogativi.
Risposte e ipotesi che accomunano ormai trasversalmente donne di varia estrazione culturale e politica, come si è visto dalla tribuna di
questo convegno, a cui erano
invitate anche due ministre:
Anna Finocchiaro, per le Pari
Opportunità, e Livia Turco,
per gli Affari sociali. Commentando la scelta di usare,
nel cartoncino d’invito, termini come ministra, amministratrice delegata, professoressa ordinaria, consigliera
«che suonano ai nostri orecchi come forzature, come di
cattivo gusto», la presidente
della Consulta regionale
femminile, Luciana Paloschi,
ha ribadito che «noi dobbiamo usare i termini al femminile nonostante ci disturbino, perché domani non siano più percepiti come strani,
ma anzi trasmettano il messaggio che a quella dignità
sono pienamente titolati uomini e donne».
E Livia Turco, insistendo
molto sull’importanza delle
donne come agenti del cambiamento nella società, sulla
necessità della loro «visibilità» e sull’autorevolezza politica nei luoghi delle decisioni, ha voluto dare un segno
tinto di rosa al futuro: «La relazione tra donne è vincente,
e l’esercizio di una autorità
individuale di donna è importante, sul piano simbolico, per tutte le altre».
Le celebrazioni dell'anno 2000 e il Giubileo cattolico
Il vero ravvedimento non è uno spettacolo
MAURIZIO GIROLAMI
PRESSO il popolo ebraico
Tanno sabbatico, che ri
correva ogni cinquant’anni,
era l’occasione per rimettere
i debiti e liberare gli schiavi.
Presso i cristiani del II secolo
e presso alcuni padri della
Chiesa fu Tanno, o il momento, creduto imminente,
del ritorno di Cristo che
avrebbe instaurato il regno
di Dio. Anche i millenaristi si
aspettarono questo evento,
ma per Tanno Mille. Non ci
azzeccarono. La loro pretesa
di decifrare i tempi di Dio,
una specie di tredici al totoRegno, fallì.
Papa Bonifacio Vili, che
non era certo uno stinco di
santo, bandì Tanno santo per
il 1300, chiamandolo giubileo. Da allora il cristianesimo
cattolico diede all’anno santo il significato di una grande
occasione di pellegrinaggio
per ottenere l’indulgenza
plenaria, in tal modo glorificando la culla del cattolicesimo e il papa, da Dio investito
del potere di perdonare ogni
peccato. Santo Tanno, santa
la sede, sante le opere compiute per farsi perdonare,
anche sotto forma di offerte
pecuniarie. Contro la vendita
blasfema della grazia di Dio
in cambio di denaro insorse
la Riforma. Nella nostra epoca Tanno santo si intensifica:
ogni 50 anni e, dopo il 1950,
ogni 25. Viviamo nel secolo
più santificato.
Potremmo tirarci indietro
di fronte all’anno santo del
2000, bandito dal papa che
ha quasi riabilitato Lutero?
Vediamo. Finirà il mondo nel
Duemila? Non ricadiamo
nella presunzione di incastrare Dio nel sistema metrico decimale. Il mondo finisce ogni giorno nelle sofferenze atroci che gli uomini
infliggono ai loro simili, ai
bambini, ai vecchi, ai poveri,
agli sfruttati. E Gesù, grazie a
Dio, lo resuscita nei segni e
nei gesti d’amore e dedizione
che genera in tanti uomini e
donne, anche ignoti, anche
non cristiani doc.
Sarà il Duemila come un
grande Natale, il bimillenario
di Gesù bambino? Non per
noi evangelici che predichiamo che il Natale vero accade
non in una data di origine
pagana ma tutti i giorni, non
in un luogo, ma nell’intimo
del cuore, non attraverso i
panettoni e l’abbacchio, ma
nel donare noi stessi al prossimo, a cui ci chiama l’incarnazione di Dio. E il perdono
lo dobbiamo chiedere tutti i
giorni, a cominciare dal giorno di Natale in cui ci abbuffiamo alla faccia di chi non
ha né pane né tetto.
Sarà forse il Duemila Tanno sabbatico in cui le nazioni
ricche cancelleranno l’indebitamento in cui hanno costretto i popoli sottosviluppati, rapinandoli delle loro
risorse e riducendoli alla fame e alla guerra civile? Non
scherziamo! L’anno cosiddetto santo vedrà, purtroppo, perpetuarsi le guerre, le
tensioni e le sofferenze che
hanno afflitto l’umanità anche nel secolo più progredito
e più infarcito di anni santi.
Certo, milioni di turisti
porteranno valuta estera,
avremo scenografie oceaniche a piazza San Pietro, nuove opere pubbliche da superolimpiade e il pontefice in Tv
tutti i (santi) giorni. Forse
Tunica forma di ecumenismo sull’anno santo è dire ai
nostri fratelli cattolici, con la
nostra flebile voce, il nostro
forte dubbio che Cristo si sia
lasciato crocifiggere affinché
nel suo nome a Roma, intorno a un cristiano che continua a definirsi vicario di Cristo, si calamitassero milioni
di turisti, i mass-media planetari, i potenti della terra.
Ecumenico è riconoscere che
il Cristo risorto, anche nell’
anno cosiddetto santo, sarà
visto più facilmente da sconosciuti affamati sparsi per il
Terzo Mondo, che da noi,
spettatori di un grandioso
show dai costi astronomici.
Riconoscerlo, pentirsene e
ravvedersi.
Patrizio Roversi, nella» ^
brica «Il teledipendente "jfne ;
sofferma su
di «Protestantesimo» di
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e con gli storie' e teolp
(Paolo Ricca e 1 iorellal
Michelis) «che spiegavano
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LA STAMPA
Clinton e la Bibbia i
ili
Un’intervista a firma di
na Burleigh (con il copyn|
«George», in traduzione ilÌ
novembre) permette al pr^
dente rieletto di chiarirei
sua origine e militanzaf
battista del Sud, come Cat|
e Truman. Rispondendo a|
domanda su come la fedeli
fluenzi le sue decisioni, Clil
ton dice: «Se devo prendej
una decisione davvero diffij
le (...) prego per avere con*
glio, saggezza e una qualcll
intuizione che vada al dii
della mia capacità di valuti
zinne (...).Se si tenta di vivei
in accordo con una fede rei
giosa si ha una coscienza, e»
cerco di non fare nulla in
non credo. In terzo luogo, jj
casi specifici si trovano avoli
indicazioni chiare. (...) nel|
Bibbia ci sono centinaia di*
ferimenti sul nostro dovere®
aiutare i poveri, trattarli col
dignità e rispetto, non offel
derli». Il Presidente prosegui
«...c’è un brano di una [sfe
forse Terrore è nella traduzii
ne, ndr] lettera ai Galati eli
mi ha sostenuto per molti ^
ni: “Non stanchiamoci mai®
fare il bene, perché alla s®;
gione dovuta raccoglieremo'
frutti, se non perdiamo il
stro cuore”». Quanto al ruol
della religione nella vita W
blica afferma: «...in unad^
mocrazia che è stata in
fondata sulla ricerca di lib^'J
religiosa e che ti chiede 0
concedere agli altri la libif®
di credere in ciò che voglio"
e di vivere come voglio" '
compreso il diritto di esse
agnostici, occorre essere mO'
to cauti sull’uso della prop"“
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fRDÌ 20 DICEMBRE 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
pentecostali
e «quarto
ecumenismo»
Il pastore Davide Cielo ha
ideila a Riforma una preciendent# ¡Qj,e sulla conferenza temuta all’Istituto «Alois» di Calmo» dedj riguardante il «quarto
0 giovani [“umenismo» che sarebbe
h tnorituito da «due movimenti
mbattut#®
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la NeÌl’articolo viene af
mricorrei jf0,ato che «Giovanni Traet° ino fondatore e pastore del
e classic —
arismatici: il pentecostalievangelico e quello cat
0 le cosej
;te. Viceva
lali. quelli
comunità pentecostale inìipendente di Caserta», ha
parlato «della sua origine ne^ Stati Uniti aU’inizio del seito pubblio e del mondo in cui esso
’ ^ è diffuso anche in Italia»,
seraelap [j^endo intendere che la cogiosa»,e| uiunità citata aveva avuto
almenteiii jngine aU’inizio del secolo,
ido coni! i-fp l’altro è importante
so signij jgjjfjg]. noto che la prima coi, noness jjiinità pentecostale di Care divulg risale al 1923 mentre il
Iraettino ha scoperto la BibI dell uoi g jjg aderito soltanto nel
™^P^]960 alla Chiesa battista di
orali, all|||.gj divenne pastore. Cominogramnuffi a interessarsi al movi
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idendo a|
e la fede
isioni, eli
o prende!
vero diffii
vere coni
na qual^
ida al dii
à di valute
lento pentecostale nel 1971,
(n occasione della preparazione della pi'opria tesi di
laurea presso rUniversità di
Napoli. Dopo alcune vicissitudini di cararrere ecclesiastico, nel 1982 fondò una comunità indipendente di tipo
neo-pentecostale denominata «Movimeirto di comunione
è restauraziicie», in collegataento diretio crrn la sede britannica del movimento. Questo suo rapporto tardivo con
ilmovimenio pentecostale
italiano esistente da oltre 80
anni nella nostra nazione,
con una comunità presente a
Caserta da oltre 60 anni e con
un locale di culto sul corso
principale della città aperto
per oltre 40 anni, riteniamo
che non gli darebbe il diritto
diautodichiararsi rappresentante del pentecostalismo
evangelico che è costituito
non soltanto dalle Assemblee
di Dio in Italia, ma da altri
gruppi pentecostali dai quali
ultimamente, proprio per le
sue posizioni ecumeniche
nei confronti del cattolicesimo, ha dovuto estraniarsi.
Sarebbe stato forse un gesto di buon gusto da parte del
pastore Traettino quello di
parlare soltanto dell’area
neo-pentecostale e carismatica che rappresenta, anche
se ognuno ha la libertà di farsi portavoce di quel che desidera. Tuttavia ci permettiamo di esprimere l’opinione
che l’esperienza «neo-pentecostale e carismatica» abba
stanza recente del Traettino
non gli permetterebbe di divenire il «corifeo» di tutto il
Movimento del quale si è di
riflesso documentato, quando ancora oggi sono viventi
alcune decine di protagonisti
del periodo pionieristico del
Risveglio e esistono migliaia
di pentecostali della seconda
generazione che sono stati
testimoni di quelle esperienze di cui egli ha soltanto sentito parlare o sulle quali ha
compiuto delle ricerche per
ragioni di studio.
Un altro luogo comune ripetuto a iosa dal Traettino e
dai responsabili di gruppi carismatici e neo-pentecostali è
la teoria secondo la quale «la
posizione fortemente critica»
dei pentecostali evangelici sarebbe motivata soprattutto
dagli atti di intolleranza e di
persecuzione subiti negli anni
del fascismo. Questa teoria ha
il duplice scopo di disconoscere il fondamento evangelico del «pentecostalismo classico» e anche per dare delle
«ragioni di politica ecclesiastica» che spiegherebbero il
rifiuto al dialogo ecumenico
con il cattolicesimo. Quindi
sarebbe soltanto una questione di reazione, ma non di
dottrina. Potremmo mai affermare di essere cristiani
«nati di nuovo», «convertiti
dagli idoli a Dio», se covassimo del rancore o addirittura
nutrissimo dell’odio verso
quanti nel passato ci hanno
perseguitato? Proprio perché i
pentecostali evangelici non
hanno «ragioni di politica ecclesiastica» ritengono inutili
le cerimonie di «facciata» e si
astengono da gesti plateali,
che possono anche piacere e
commuovere, ma non servono a risolvere problemi non
relativi ad animosità o risentimenti, ma a cause ben più
profonde, come fondamentali
questioni di dottrina.
Il Traettino, che si ritiene
un profondo conoscitore della storia dei pentecostali in
Italia, dovrebbe sapere che i
pentecostali mentre subivano
vessazioni e persecuzioni, sia
come individui che come comunità, hanno sempre seguito l’indicazione del loro salvatore: «Amate i vostri nemici,
benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli
che vi odiano e pregate per
quelli che vi maltrattano e
che vi perseguitano». Non è
una questione di intransigenza, ma di fedeltà alla parola di
Dio. Perciò, senza risentimento alcuno, quanti si accontentano di una apparente
unità esteriore costituita dal
dialogo e da incontri rituali
facciano pure parte di questo
«quarto ecumenismo». Quan
12
DICEMBRE! 996
Dov’è mio fratello?
Profughi
Un grido dall’Africa
Usa
La Destra religiosa nel regno di Bill II
Ebraismo
Channucah, la festa delle luci
Politica
Rocard: ridurre l’orario di lavoro
Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire «S OOOi
'sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul c^ 61288007
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^ Ondirizzo Internet: Http://faena.8tm.it/ìnarl^t/act^ome.htm)
Né santuari né altri oggetti di culto possono aggiungersi all'Evangelo
DÌO ha inteso rivelarsi con la Parola fatta carne
SABATO 7 dicembre un’intera pagina
del Corriere della Sera è stata dedicata all’attuale boom del culto mariano:
cala la frequenza alla messa, continua la
crisi delle vocazioni ma aumentano i
pellegrinaggi ai santuari dedicati alla
madonna (cinque milioni sono i fedeli
che ogni anno vanno a Lourdes!). Per
analizzare questo fenomeno sono stati
intervistati, da parte «laica», l’antropologa Ida Magli, che lo spiega in termini
di superstizione («li successo dei pellegrinaggi fa tutt’uno con quello degli
oroscopi e della cartomanzia») e da parte cattolica don Gianni Baget Bozzo e lo
scrittore Vittorio Messori.
Come evangelico riformato, non sono
particolarmente interessato alle vicende
del culto mariano ma, come cristiano e
come teologo, mi sento invece in dovere di dire qualcosa in merito agli interventi di questi ultimi due personaggi.
Innanzitutto, mi ha colpitola franchezza (vorrei quasi dire la sfrontatezza) con
cui sia Messori, sia Baget Bozzo, sembrano sostenere sic et simpliciter (contro le stesse cautele della Chiesa cattolica «ufficiale») una sorta di divinità di
Maria: quando si dice che nei santuari
mariani «la gente va a cercare il contatto con il divino» e che «Maria è il volto
femminile di Dio. ITvolto dolce, l’aspetto materno di Dio, protèggente, avvolgente...» mi sembra si dia ragione alle
tesi che sostengono che la nascita del
culto mariano di spiega con il bisogno,
sentito da alcuni ambienti del cristianesimo dei primi secoli, di dare una figura
femminile da adorare ai pagani che dopo Costantino - si convertivano in
massa alla nuova religione dominante:
questa gente era abituata da sempre ad
avere una divinità femminile (Giunone,
Artemide-Diana, Iside, ecc.) a cui far ricorso, e dal momento che nella Bibbia
una divinità femminile non c’era, occorreva «fabbricare» almeno un suo
surrogato...E la figura più adatta a questo era la madre di Cristo.
A questa tesi si era sempre risposto
con la distinzione tra venerazione e
adorazione: Maria, si diceva, è sempre
stata ed è solo venerata, e non adorata
(l’adorazione spetta solo a Dio) e nessuno ne ha mai fatto una dea. Se ora
due esponenti di spicco del mondo cattolico vanno con tanta sicurezza al di là
di ogni sottile distinguo (e Messori fra
l’altro aggiunge «Attenzione a pensare
che Maria sia solamente la madre di
Dio», come se questo fosse insufficiente), la cosa mi sembra preoccupante.
Anche perché c’è qualcos’altro. Nel suo
intervento, Baget Bozzo se la prende
con il linguaggio ecclesiastico, a parer
suo troppo incentrato sulTetica e poco
sul soprannaturale e conclude che «per
questo il credente viene scoraggiato dal
frequentare le parrocchie e va a cercare
il contatto con il divino, appunto, nei
santuari, che sono i luoghi del sacro».
Siamo ormai vicinissimi al Natale, e a
Natale ricorderemo che «la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo
in mezzo a noi» (Giovanni 1,14). Questo
vuol dire fondamentalmente due cose:
primo, che il giusto rapporto con Dio
non può mai fare a meno della Parola
che lo media e che ogni tentativo di
«cercare il contatto con il divino» pensando di poter prescindere da questa
realtà che comunica chi è Dio e cosa fa
per noi e vuole da noi, va direttamente
contro il modo con cui egli si è voluto
rivelare; secondo, il fatto che «la Parola»
sia «diventata carne» vuole anche dire
che Dio non si rende più presente in un
tempio, né in alcun altro luogo sacro,
ma nel cuore stesso dell’umanità che vive, soffre, spera, gioisce su tutta la faccia della terra. Gesù, il «Dio con noi» ha
cioè abolito una volta per tutte la distinzione fra «ambito sacro» e «ambito profano»; tutto appartiene a Dio e ovunque
egli è e agisce.
Parlare come fanno Baget Bozzo e
Vittorio Messori, il quale ultimo fra l’altro da un po’ di tempo in qua, in ogni
suo intervento, continua a prendersela
con il protestantesimo anche quando il
protestantesimo non c’entra niente,
non so se per un ossessivo senso di superiorità 0 piuttosto di inferiorità, è
certamente lecito. Ma, se questo è il loro modo di credere, non c’entra in nulla con il cristianesimo. È piuttosto puro
paganesimo.
Ruggero Marchetti^ Aosta
to ai pentecostali evangelici o
classici, come sono stati definiti, senza risentimento alcuno, continueranno a credere
soltanto all’ecumenismo dello Spirito Santo, che ha come
fondamento unicamente la
Parola di Dio che riunisce tutti i «nati di nuovo», che con
l’ausilio insostituibile dello
Spirito Santo seguono il Signore per fede con una vita di
«santificazione senza la quale
nessuno vedrà il Signore», attendono e amano la sua apparizione e sono parte di
quelTunica chiesa di Cristo
Gesù, «che egli ha acquistata
con proprio sangue».
Francesco Toppi - Roma
Aids: che fare
per i malati
Dal 1988 sino a giugno del
1996 circa 80.000 persone si
sono sottoposte al test per
l’Aids nel Veneto: circa 5.500 i
sieropositivi accertati (mentre
i malati condannati sono, al
giugno ’96, 2.080). Dal 1990,
grazie alle campagne di prevenzione, il numero degli infettati è costante, nella media,
mentre dal 1995 si ha una recrudescenza, nonostante le
campagne di sensibilizzazione delle associazioni di volontariato. Per il 1996 il nu
mero è sempre in salita come
lo è il numero dei decessi; basti pensare che solo nel piccolo Reparto infettivi di Mestre
(18 posti letto) si può calcolare una media di tre decessi
ogni mese per Tanno 1996.
11 1° dicembre ha visto il
prosindaco Gianfranco Bettin, unitamente ai rappresentanti delle associazioni di volontariato delle due Ausi veneziane, presente all’alzabandiera a piazza S. Marco per «il
fiocco rosso» di solidarietà da
far sventolare con il tricolore
(ci sono voluti circa 16 permessi burocratici!) e per l’accensione della prima lampada che, al tramonto, con le altre avrebbe formato nella
«piazzetta» il nodo rosso. Per
l’occasione, un volontario che
dal 1990 coopera all’assistenza al reparto infettivi ha ricevuto dal sindaco Cacciati una
targa di riconoscimento: si
chiama Mario Colare, ex alpino. Altre due giornate sono
state dedicate pubblicamente
al tema Aids in municipio a
Venezia il 2 dicembre e il 3 dicembre nell’aula di Mestre.
Pochi, tra i presenti, i non addetti ai lavori; chi scrive queste righe ringrazia la comunità valdese che a Venezia al
termine del culto tenuto dai
giovani del Triveneto, domenica 1° dicembre, lo ha invitato a dare un breve messaggio
Speciale protestantesimo
26 dicembre alle ore 9,50 su Raidue
Culto di Natale
in eurovisione dalla chiesa protestante di Bruxelles «Chapelle Royale», con la partecipazione del gruppo vocale «Le
Miroir des Voix» diretto dal Maestro André Vandebosch.
Il Comitato del
Rifugio Re Carlo Alberto
cerca
un/a direttore/a
evangelico/a per la conduzione dell’Istituto.
Inviare la domanda con dettagliato curriculum
vitae a:
Presidente del Comitato Rifugio Re Cario Alberto
Loc. Musset, 1 - 10062 Luserna San Giovanni (To)
sul tema delTAids. Ora si è in
attesa che il Consiglio comunale voti un ordine del giorno
per Tufficializzazione della
Consulta comunale Aids e
perché la Regione Veneto sia
meno fiscale nelle ammissioni di malati nelle case alloggio. Nel frattempo si continua
l’interessamento per i malati
a Casa Eben-Ezer di MestreZelarino e si provvede alle sistemazioni (ormai divenute
difficili) in piccoli alberghi e
appartamentini di persone
sieropositive in attesa di ricovero o dimesse dalle carceri.
Dai dati forniti dall’Osservatorio epidemiologico del
Veneto risulta che ben 699
persone (dei circa 5.500 sieropositivi) si sarebbero infettate con un partner a rischio
non noto. Anche le chiese, in
sintonia con il recente documento Aids pubblicato dal
Consiglio ecumenico, dovrebbero collaborare non solo nell’assistenza ma anche
nella prevenzione e nell’
informazione corretta, unico
baluardo al momento alla
diffusione delTAids in Italia.
Giovanni L Giudici - Mestre
Ubero
e evangelico
«È il sostegno dei nostri abbonati che ci consente di essere un giornale libero e
evangelico». Con queste parole termina l’appello per la
campagna abbonamenti 1997
a «Riforma» del presidente
delle Edizioni protestanti,
Avernino Di Croce. Nella formulazione e nella sostanza
non si discostano da quelle di
Eugenio Bernardini che lessi
in uno degli ultimi numeri
del primo anno di vita del
nostro settimanale. Così, le
mie perplessità rimangono e
si rafforzano.
Il problema più generale
del linguaggio e le problematiche a esso inerenti e che esso stesso in sé implica presso
noi protestanti dovrebbero
occupare un posto privilegiato. Anche come aiuto a combattere luoghi comuni e convenzioni di ogni sorta. E proprio su tale questione in particolare varrebbe la pena di
spendere qualche riga.
Dalla suddetta citazione si
deduce inequivocabilmente
che carattere e genere della
testate dipendono dagli abbonati (e qui mi rifiuto di distinguere per sesso; altro luogo comune come strascichi
sul piano... grammaticale). Se
le cose stanno realmente in
tali termini, diventa allora categorico e improcrastinabile
(oltre che non poco salutare)
il bisogno di interrogarsi e di
mettere ancora una volta tutto - proprio tutto - in discussione. Perché se «Riforma»
non vive del sostegno dei
propri lettori e/o di altre risorse finanziarie non diventerà certo un giornale non
più libero e non più evangelico. Semplicemente, chiuderà.
Sergio Ronchi - Milano
RINGRAZIAMENTO
«Anima mia
acquetati in Dio solo»
Salmo 62, 3
Dopo lunga malattia sopportata
con serenità, coraggio e dignità, è
mancato all’affetto dei suoi cari
Alfredo Almani
Lo annunciano con profondo
dolore la moglie Gemma, la cognata Wanda e i parenti tutti.
Un particolare ringraziamento
al prof. Dario Varese per la grande umanità, amicizia e professionalità, e al pastore Eugenio Bernardini che è stato vicino al caro
defunto e alla moglie.
Torino, 12 dicembre 1996
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati,
e io vi darò riposo»
Matteo 11,28
I familiari di
Guido Tron
commossi per la grande dimostrazione di simpatia e di affetto,
ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicino in questa triste circostanza. In modo particolare ringraziano Davide per la sua affettuosa presenza in questi anni, la
famiglia Moiani per la sua disponibilità, la pastora Di Carlo e la
dott.ssa Taraselo.
Massello, 14 dicembre 1996
RINGRAZIAMENTO
La moglie del caro
Romolo Ballestra
ringrazia tutti coloro che in ogni
modo hanno preso parte al suo
dolore, in particolare al personale
medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, i pastori Pasquet e Berutti, il dottor
Campra, la famiglia Oddino e i vicini di casa, la sig.ra Jeannette
Bertalot, l’Associazione arma aeronautica sez. di Pinerolo e l’Associazione ex combattenti.
Luserna San Giovanni
20 dicembre 1996
20
PAG. 1 2
RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 20 DICEMBRE jjOR
La popolazione continua a considerare i cinesi come occupanti stranieri
Tibet, una colonia cinese alle soglie del Duemila
ERBERTO LO BUE
5 AGOSTO 1996, Al termine
della cena offertami nel
suo appartamentino a Bodhnath, nella valle di Kathmandu, Drol-ma-cio-tòn si alza e
solleva una sciarpa votiva
all’altezza della propria testa,
davanti alTimmagine del
Buddha sull’altare di famiglia. Rimane in piedi, immobile, a pregare. Poi me la porge con una somma di denaro.
Sarà mio compito offrire il
tutto in vece sua alla statua
del Buddha più venerata del
Tibet, custodita nel Giokhàn,
il tempio edificato a Lhasa
nel 639-640.
Drol-ma-cio-ton e suo marito Kartrùk sono figli di esuli
tibetani; non hanno mai visto
il Tibet. Nel 1949 l’esercito
popolare di liberazione di
Mao iniziò l’occupazione del
«Paese delle nevi»; le operazioni militari si conclusero
nel marzo del 1959 con la repressione della rivolta di Lhasa, seguita dalla fuga in India
e in Nepal di un centinaio di
migliaio di persone appartenenti a tutte le classi sociali,
al seguito del XIV Dalai Lama, il leader carismatico di
tutti i tibetani. Fra il marzo e
l’ottobre del 1959 le forze cinesi eliminarono oltre 87.000
ribelli tibetani. A quella strana «liberazione» seguì la
Grande rivoluzione culturale
proletaria, con la distruzione
della quasi totalità dei monasteri, il divieto di professare
la religione, l’abolizione dell’insegnamento della lingua
tibetana e la collettivizzazione forzata. Gli atti vandalici
perpetrati dalle Guardie rosse nel Giokhàn di Lhasa il 26
agosto 1966 segnano convenzionalmente l’inizio della Ri
voluzione culturale in Tibet,
anche se le testimonianze
fornitemi nove anni fa dagli
abati dei monasteri e dai
guardiani dei templi indicano che le distruzioni erano
già iniziate in precedenza.
La resistenza tibetana all’
occupazione cinese, cominciata nella clandestinità a
Lhasa, venne condotta militarmente nel Tibet orientale,
dove provocò molte vittime
fra la popolazione. Nel 1958 i
vari raggruppamenti partigiani si riunirono sotto un solo comando con sede nel Tibet meridionale e la Già americana iniziò ad appoggiare la
resistenza tibetana, che però
fu costretta a concludere la
sua fase di lotta armata nel
1974, con lo smantellamento
delle ultime basi guerrigliere
nel Mustang (Nepal settentrionale) ad opera dell’esercito nepalese.
Dopo la caduta della Banda
dei Quattro la resistenza venne condotta pacificamente
soprattutto dai religiosi del
l’ordine Ghelùkpa i cui monasteri, oggi in parte ricostmiti, sono in stato di agitazione cronica. L’anno scorso
toccò a Trascilhiinpo, dove
erano stati arrestati oltre venti monaci e dove potei constatare che le riunioni erano
presenziate da funzionari
di partito o agenti tibetani
in borghese. Quest’anno era
il turno del monastero di
Gandèn, che è rimasto completamente chiuso ai visitatori: non mi è stato possibile
vederlo neppure da lontano.
I monasteri di altri ordini religiosi, come quelli di Tsurphu e Sàmyè, la cui ricostruzione è avvenuta a spese dello stato, non sono in cattivi
rapporti con il governo cinese, che applica con successo
la politica tradizionalmente
adottata a partire dal XIII secolo dai vari dominatori
mongoli e mancesi del Tibet:
quella di sfruttare le rivalità
secolari fra gli ordini religiosi
e alTinterno degli stessi allo
scopo di controllare il paese.
(foto Carla Castaldo)
Le autorità cinesi hanno
tentato di coinvolgere i tibetani nell’amministrazione e
nella trasformazione dell’
economia del paese in senso
capitalista, riversando in Tibet ingenti capitali per lo sviluppo del paese. I loro sforzi
per conquistarsi il cuore dei
tibetani non hanno tuttavia
conseguito il risultato politico sperato.
La popolazione continua a
considerare i cinesi come occupanti stranieri. Così molti
tibetani sono ostili al progetto di collegamento di Lhasa
alla rete ferroviaria cinese:
temono che, con la costruzione della ferrovia, la carica
dei coloni di Deng diventi
inarrestabile, e di trasformarsi in minoranza nel loro
proprio paese. I funzionari di
Pechino non capiscono e
giudicano ingrato questo atteggiamento, dimentichi forse del fatto che imperialismo
e colonialismo sono sempre
stati grandi costruttori di
strade e ferrovie.
Raggiunta Lhasa mi reco
al Giokhàn e deposito la
sciarpa votiva con l’offerta di
Dròl-ma. Davanti all’ingresso
principale del tempio si erge
un obelisco che riporta il
trattato di pace dell’821-822
fra ü re del Tibet e il sovrano
cinese della dinastia Tang.
Legge: «...sia il Tibet sia la Cina manterranno il territorio e
le frontiere di cui sono attualmente in possesso. L’intera
regione a Oriente essendo il
paese della grande Cina e
l’intera regione a Occidente
essendo sicuramente il paese
del grande Tibet, da nessun
lato di questa frontiera ci saranno guerre, invasioni ostili,
conquiste territoriali...».
(l~continua)
Cartoline dal Sud Africa
Cartellone sulla nuova Costituzione
_______________ ADRIANO BOARO
(foto Adriano Boano)
PIETERMARITZBURG: Dalle 17 in poi un villaggio fantasma. Davanti alla banca e alla chiesa calvinista (le due istituzioni dell’apartheid) si erge la statua di una figura minuscola, che rappresenta la terza etnia, deportata dall’India
dagli inglesi. Qui Ghandi un secolo fa cominciò la sua resistenza al razzismo e qui è ridotto al rango di statua. Come a
Pretoria (Gauteng), ove rimangono ancora nelle piazze le
teste di bronzo dei nazisti: è difficile rimuovere abitudini,
ruoli, competenze e comportamenti. Ovvio che da tutto ciò
non possano che derivare lavori umili per chi non possiede
preparazione: un motivo in più per intervenire sulla scuola
senza numeri chiusi.
La Costituzione entrata in vigore a luglio va emeiidata.
Così ha deciso la Corte Costituzionale il 6 settemb.’-e: per
garantire i diritti delle minoranze (i bianchi) si dovrà favorire un Sud Africa federalista su base etnica. In questo modo si può bloccare il sogno di una nazione arcobaleno, integrata nelle diversità e tollerante nelle distinzioni.
Come la statua di Gbandi, anche Mandela sembra una
sorta di santino a cui si impedisce di iniziare le vere riforme, usandolo per bloccare tutto nell’adorazione della pacata figura del vecchio saggio Xhosa. La maggioranza africana sembra non più inebriata, ma ancora frastornata e alla ricerca di una direzione. Non è tanto lo staff di giovani
funzionari di governo, quanto la società civile ad apparire
impreparata a recepire la spinta verso la libertà: soltanto
ora comincia a prendere coscienza che «Now is Bi tter!»
(Adesso va meglio). Chissà com’era prima?.
Nella birreria di una township me lo spiega un padre di
tre figli ventottenne, con il quale divido una birra: «Possiamo leggere i libri che vogliamo. E tu non hai bisogno di un
permesso particolare per venire a parlare con me, per bere
assieme...».
(Terza di una serie di 4 «cartoline dal Sud Africa»)
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(Martin Lutero)
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