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Anno 124 - n. 46
2 dicembre 1988
L. 800
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a : casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
• Punti
di vista
Luciano Deodato
hai rinnovato
L’abbonamento?
LA VITA DEGLI IMMIGRATI AFRICANI IN SICILIA
Lo sbarco dei mille
Aiuto mio Aglio a ripassare filosofia in vista di un’interrogazione a scuola. Siamo nel pieno
medioevo, alle prese con la « Scolastica », e precisamente con
Tommaso d’Aquino (1221-74);
un pensiero veramente complesso, e proprio per questo anche
affascmante, così come lo sono
le grandi cattedrali del passato;
un grande sforzo di costruire una
unità tra il Cielo e la terra, tra
Dio e i’uomo. Con Tommaso il
mondo antico, i grandi giganti
dei pensiero, Aristotele, Platone,
si miiscano ai grandi Padri della
Chiesa. Filosofia greca e teologia
cristiana si fondono insieme per
formato una grandiosa sintesi;
ora da questa vetta del pensiero
si possono scorgere nuovi orizzonti, pianure e monti, spazi
nuovi da conquistare. Non credo
che sia esagerato dire che allora
è stata fondata la chiesa cattolica, quale noi oggi la conosciamo, nfìla sua complessità e ricchezza.
La ricerca (di un lavoro sempre sporco, rifiutato dagli italiani - La necessità di interventi di « prima assistenza » e la richiesta di un dialogo fra cultura e tradizioni diverse
Si affacciano dal ponte della
nave « Petrarca » della Tirrenia
appena attraccata al porto di
Trapani. Hanno occhi grandi,
spaventati, da bambini. Ma hanno la barba lunga. Molti di loro
arrivano in Italia per la prima
volta. Altri sono pendolari tra
la Tunisia e ITtalia. Sono moltissimi. Tutti in coda con borsoni di plastica gonfi di roba.
E’ un nuovo sbarco dei mille.
Ci vogliono delle ore perché, prima di mettere il piede a terra,
venga per loro completato il disbrigo delle pratiche burocrati
che. E sul lungomare ci sono
già i « capetti » con vecchie Peugeot diesel venuti a prelevarli.
Altri, molti altri, come in un
mesto pellegrinaggio andranno
alla vicina stazione per poi entrare nel territorio: Palermo,
Catania... e a volte il continente.
Un’altra meta, non molto lontana, è Mazana del Vallo. Qui, nei
canali del porto, decine e decine di pescherecci dondolano pigramente. Oggi, in questa ventosa giornata di fine novembre,
non si esce a pescare perché
c'è « mare contrario ». Anche qui,
nei capannelli di persone che
chiacchierano o aggiustano le
barche, si notano molte facce
tunisine.
Superfluo dire che per Tommaso Is stato è subordinato alla
chiesa. Il primo infatti tende solo al bene naturale; la seconda,
invece, a quello sovrannaturale.
Ma che cos’è l’uomo, secondo
il pensiero di Tommaso? E’ un
essere libero, nel senso che la
sua volontà è libera. Egli può
scegliere tra il bene e il male, anzi di più, tra un bene inferiore
e un bene superiore. Ma cosa
capita se sceglie un bene inferiore? Il testo dice: « Quando
la scelta cade su un bene inferiore si ha il male morale: è un
deviare da quanto è indicato
dalla retta ragione e dalla legge partecipata da Dio all’uomo
tramite la sua natura razionale
( legge naturale ) ».
Cosa significa applicare questa
teoria, mettiamo, per i drogati?
Mi pare chiaro: essi hanno scelto il male, hanno « deviato » ( la
devianza dunque è « peccato »! )
e quindi tra loro e un comune delinquente v’è ben poca differenza.
Lo stato dunque si deve difendere: il drogato sia schedato, ed
eventualmente incarcerato (naturalmente per il suo bene!).
Ma vediamo il pensiero di un
altro credente, a noi più vicino:
Martin Lutero. Per lui Fuomo è
come un asino, cavalcato ora da
Dio, ora dal diavolo. Fuori della metafora, è un essere che agisce in base a varie pulsioni, ora
positive, ora negative.
Ma la questione fondamentale non è che si senta « peccatore», e. quindi bisognoso di salvezza (che per Tommaso solo la
chiesa amministra).
E’ invece fondamentale che
sappia di essere stato amato
da Dio.
« Il peccatore è amato da Dio
■— dice Lutero — non perché
^elio, ma è bello perché è amato da Dio ».
Come a dire che al drogato, avviluppato negli angosciosi legaci della droga, non il carcere va
annunciato, ma la liberazione in
Cristo e l’amore di Dio.
La Tunisia è qui davanti, a 170
chilometri. In estate con l’aliscafo, da costa a costa, bastano tre
ore e rnezzo. « Nel 1973 c’è stato
un gemellaggio tra la città di
Mazara e Mahdia in Tunisia —
spiega Laura Leone, pastore valdese a Trapani e Marsala — ser
güito da alcuni timidi scambi
culturali ». Uno di questi ultimi
si è concluso proprio in questi
giorni, sostenuto dal Consolato
tunisino e dalla USL n. 4, ed ha
visto anche esposta la bella mostra fotografica sulTemigrazione
prodotta dalla Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia
(EGEI). Sono piccoli passi di
una cultura di integrazione che
è ancora tutta da costruire. (Comunque la « mostra italo-tunisina » di Mazara (a giudicare dalle numerose firme apposte sul
registro dei visitatori) è stata
ben frequentata.
Accanto al porto, in un quartiere fatiscente — l’antica casbah
araba mazarese — c’è un centro
sociale, gestito da tre suore francescane, per gli immigrati tunisini. L’ingresso del centro è ingombro di scatoloni pieni di vestiario. Alcuni di questi arrivano
anche dalle valli valdesi.
Mazara del Vallo: uno dei settori in cui gli immigrati nordafricani
trovano impiego è quello della pesca.
Suor Carmen, una sorridente
spagnola, sta suddividendo il
contenuto dei pacchi su un grande tavolo. Laura Leone mi introduce in questo lavoro di ac
2» DOMENICA DI AVVENTO
Dio non spreca il suo lavoro
« Ho questa fiducia: che colui
che ha cominciato in voi un’opera buona,
la condurrà a compimento fino al
giorno di Gesù Cristo »
(Filippesi 1: 6).
Da ragazzo, quando sentivo l’espressione « Dio
onnipotente », me lo immaginavo come un essere
smisurato, un sole nel suo massimo calore. Ed
è così, credo, che quell’espressione è intesa da
molti, sia che la si accetti, sia che la si rifiuti;
ma, così intesa, l'onnipotenza sarebbe una realtà massiccia, totale, che non lascia spazio ad altre realtà. Basterebbe riflettere sul fatto che, nel
Credo, l’onnipotenza è associata alla creazione
per capire che Dio non esclude, ma vuol proprio
dare spazio alla creatura. Ma l'apostolo Paolo
dice ancora qualcosa di più, quando esprime la
sua fiducia nel compimento dell’opera che Dio
ha iniziato.
Dio non sta immobile lassù, ma è all’opera.
E’ un lavoratore che non ha paura di sporcarsi
le mani con noi; e il suo lavoro consiste appunto
nel renderci attivi e comunicativi, impegnati nell’annuncio dell’evangelo a tutti.
Paolo avrebbe anche potuto esprimersi diversamente. Avrebbe potuto dire: « Io spero che la
vostra chiesa si consolidi e abbia successo ». Ma
così avrebbe confuso la chiesa con una delle
tante imprese umane; invece per lui la stabilità
della chiesa non è lo scopo principale, non gli
interessa che tante persone si valgano dei servizi che la chiesa offre. L'essenziale è che l’ope
ra di Dio vada avanti: non è la stessa cosa.
L'opera di Dio consiste nel mettere le persone in comunione con Cristo; in questa comunione le persone si incontrano e si vedono reciprocamente in una luce nuova. Potevano ‘prima non conoscersi affatto o conoscersi troppo
bene, stimarsi o detestarsi; il fatto è che quando si incontrano in Cristo si vedono come Dio
le vede: cioè si vedono amate da Dio. Da questo
modo di vedersi e incontrarsi scaturiscono energie e iniziative che non possono passare inosservate, ma costituiscono un invito e una chiamata
per altre persone, che a loro volta troveranno
nella comunione con Cristo il motivo centrale
della loro vita.
La fiducia dell’apostolo è che Dio non lascia
la sua opera a metà, non inizia un lavoro per
poi buttarlo via. Come ha detto J. Miguez Bonino: « Quando diciamo che Dio è onnipotente,
non vogliamo dire che sostituisce l’uomo e che
impedisce per decreto l’esistenza del male, quanto piuttosto che si risenm la libertà di non permettere che il suo proposito abortisca definitivamente, che ha la capacità e la pazienza di continuare e di portare a termine il suo progetto
— che è il nostro bene — attraverso tutte le
frustrazioni e le sofferenze della storia » (Uno
spazio per essere uomini, p. 18).
Il termine è il «giorno di Cristo Gesù». Che
Dio porti a termine la sua opera, significa che
egli vuol dare all’opera del suo Figlio, crocifisso
per l’umanità, una conferma piena e definitiva.
Bruno Rostagno
coglienza per i nordafricani dove è ormai di casa.
« Questo nostro centro svolge
un puro assistenzialismo; arrivano qui — spiega suor Margherita — tunisini, algerini, marocchini, qualche egiziano. E' gente che ha bisogno di tutto e noi
non abbiamo quasi niente da
dar loro. Chi tra loro avrà la
fortuna di trovare un posto come marittimo potrà cavarsela
abbastanza bene; gli altri, a parte qualche eccezione, sono destinati a fare una vita infame.
L’altro giorno hanno ammazzato
un giovane tunisino che conoscevo bene. Gli hanno sfigurato il
volto con delle pietre e il giornale titolava: ’’Vittima di una
rissa tra tunisini”. Lavorando
qui, ogni giorno di più mi rendo conto che gli italiani sono
razzisti. Questa nostra società,
cristiana di nome ma non di
fatto, respinge il fratello diverso.
Alcuni di questi immigrati vivono nelle cave di tufo dormendo
su della paglia oppure in maleodoranti locali affittati da speculatori criminali a centinaia di
migliaia di lire al mese. Questa
gente, quando riesce a mettere
da parte 50 o 100 mila lire, fa
subito il vaglia per Tunisi, Laggiù è una cifra importante... ».
Suor Margherita non è in grado di fare un’analisi sociologica
della realtà dell’immigrazione,
ma vive con gli immigrati. Divide con loro il pane e la giornata. Sulla piazza, accanto alla sontuosa cattedrale e al vescovado,
simbolo stridente di un cattolicesimo opulento e centrale nella
vita del paese, incontriamo Alì
G.; egli accetta di farsi intervistare, ma senza foto e senza registratore.
« A volte, quando siamo in mare, arrivano le forze dell’ordine,
sfondano le porte e chiedono alle nostre donne i documenti. Noi
qui abbiamo solo il 50% dei diritti — dice Alì in perfetto dialetto siciliano — ma lavoriamo
come bestie e facciamo i lavori
più sporchi che gli italiani disoccupati schifano. Lo scriva nel
Suo giornale che in Sicilia ci sono tante chiese vuote e per migliaia di noi non c’è neanche
una moschea, perché hanno paura dell’Islam »,
L’ultima tappa di questo rapido itinerario dell’immigrato è
Palermo. Giuseppe La Torre, pastore valdese della chiesa di via
Stazio, snocciola le cifre dell’immigrazione urbana: 1.300 ghanesi, 2.000 filippini, 1.500 dalle isole
Mauritius, 800 dallo Sri Lanka,
un centinaio di eritrei e in quanto ai tunisini nessuno ne conosce il numero. Sono certamente
rnigliaia. La Torre è stato in Tunisia dove ha frequentato corsi
di arabo. « Qui a Palermo cerco
di rendermi conto — osserva
La Torre — di come psicolétgicamente si debba trovare un tunisino catapultato in questa opulenza di auto, condomini, negozi. Ma il paradiso consumistico
che hanno visto alla televisione
italiana, che raggiunge le coste
tunisine, per molti di loro, pro
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
2 dicembre 1988
1
UN QUADRO
DESOLANTE
La gioventù (non solo in Italia), invece di essere educata nei valori morali e spirituali della vita, è nutrita di
politica, di materialismo e di sesso,
quindi senza Ideali puri, nobili e sani
e senza speranze nel suo avvenire!
Si irride al De Amicis, alla moralità
(dare del « moralista » è considerata...
un'offesa!), ali'amor proprio, al senso
del decoro, della dignità, del pudore
morale e fisico; al véro amore fatto
di sincerità, di bontà, di affetto, di fiducia, di comprensione e di stima; ai
principi di onestà, di correttezza, di
educazione e di umano rispetto; al sacro culto della famiglia (che è purtroppo in fase di disfacimento, minacciando il tragico crollo della intera
società).
Ed infine il peggio: la mancanza,
quasi generale, del timore di Dio con
la molto scarsa conoscenza ed obbedienza alle sue leggi, ai suoi comandamenti ed alla Parola del suo divino
figliolo.
Questo è il quadro desolante e preoccupante che si presenta in tutta la sua
tragica realtà ai nostri occhi; da esso dovrebbe ben guardarsi la nostra
gioventù valdese nei suoi atteggiamenti e nella sua condotta, particolarmente attenta a non lasciarsi circuire
dall'andazzo del mondo e contagiare
specialmente sul piano della politica.
Ma poiché il fenomeno è mondiale,
è forse fatale che sia così, in quanto può essere una delle componenti
della biblica • fine dei tempi » che è,
del resto, palesemente in atto: • ...Vi
saranno guerre e principi di guerre,
sommosse, terremoti, fame, i padri
contro i figli e viceversa... ». Senza contare: i ghiacci polari che si
sciolgono, la temperatura solare che
aumenta, l'inquinamento velenoso dell'acqua e dell'aria e la spaventosa sequenza quotidiana dei delitti umani
morali e materiali di ogni genere...
to si concludeva con una preghiera
innalzata aH'aperto da un anziano. A
causa della guerra, questa usanza venne sospesa, quindi ripresa per pochi
anni, poi definitivamente abbandonata.
Perché? ! giovani intervenivano con
i loro cori; poi un giovane spiegava
che quegli inni erano una manifestazione di fede in Cristo risorto, mentre
altri distribuivano degli opuscoli, quindi si svolgeva il culto nella cappella
dove veniva annunziato l'Evangelo della resurrezione.
Si teme forse che una nostra manifestazione religiosa possa creare un
equivoco ritenendo che costituisca un
suffragio per i defunti? Chi predica
spiega e illustra biblicamente le ragioni della nostra fede.
1 pastori sono tutti impegnati?
Quanti pastori ci sono a Roma che
— eventualmente coadiuvati da predicatori locali — potrebbero assolvere questo compito una volta l'anno?
L'apostolo Paolo testimoniò da prigioniero davanti ad Agrippa e a Pesto
che il Cristo soffrì e che Egli, il primo a resuscitare dai morti, avrebbe
annunziato la luce al popolo e ai gentili, e noi — quando si presenta l'occasione propizia per evangelizzare —
ci tiriamo indietro? Non dimentichiamo
che molti hanno conosciuto l'Evangelo
da un colloquio occasionale.
Vorremmo che qualcuno dicesse la
propria opinione al riguardo.
Fraternamente.
Giovanni Conti,
Vittorio Onorato,
Ezio Saccontani, Roma
LA DROGA
E LA VITA
Gentile rubrica.
Ferruccio Giovannini, Pisa
UNA PRATICA
ABBANDONATA
Sig. Direttore,
ogni anno, ai primi di novembre, in
occasione delia commemorazione dei
defunti, a Roma si usava tenere un
culto nel grande cimitero del Verano,
dove convergono migliala di persone,
anche dai paesi limitrofi, per deporre
un fiore sulla tomba dei loro cari. In
quel cimitero esiste una cappella evangelica eretta dai Comune — su istanza
del Consiglio dei pastori dell'epoca —
e inaugurata nel 1895 proprio per la
predicazione della resurrezione dal
morti e per la consolazione dei doienti visitatori.
Dai vecchi giornali evangelici emerge che l'uso di tenere un culto e di
deporre poi una corona suM'Ossario veniva osservato ogni anno. Poi il cul
trascorrendo da alcuni anni quasi
l'intera settimana a Torino, risulto legato a questa « mia » città da un certo affetto; comprensibile, quindi, il
rincrescimento che provo nel vederla
contagiata da uno dei mali che infettano l'attuale umana convivenza: sto
parlando della droga.
Il vergognoso fenomeno viene combattuto, al presente, in più modi: qua
e là squadre si organizzano per recuperare le siringhe abbandonate dai
drogati (o « tossicodipendenti », per
usare un più gentile eufemismo oggi
solitamente preferito), gruppi si impegnano nella riabilitazione di quei
ragazzi e tutori dell'ordine lottano per
reprimere il fenomeno.
Ben venga tutto ciò: la soluzione
del problema droga richiede, ovviamente, simili sforzi, ma nel contempo
non può assolutamente dirsi completa
finché non venga integrata con una
reale ed efficace opera di prevenzione.
Non mi riferisco particolarmente all'educazione del cittadino sul generale
effetto distruttivo delle droghe pesanti
0 leggere (sebbene queste informazioni
debbano essere conosciute), bensì ad
Lo sbarco dei mille
(segue da pag. 1)
gressivamente, diventa un inferno. Discriminazione, marginalizzazione, sfruttamento. L’altro
giorno ho trovato un uomo di
colore che dormiva sulle scale
di casa mia. L’ho portato a pranzo, poi ci siamo lasciati. Ancora
una volta ho sentito tutta la nostra impotenza nell’affrontare
complessivamente questo problema. Eppure qualcosa dobbiamo
fare. Ma occorre cambiare mentalità ».
Quest’ultima frase detta a Palermo (frase che avevo già sentito a Marsala, 'Trapani e a Mazara del Vallo) mentre l’auto sussulta nella giungla di un trafh'
co asfissiante, ha tutto il sapore di una sfida. Nel 2000, secondo recenti proiezioni, la popolazione immigrata potrà essere il
35-40% delia nostra nazione.
Il Circuito siciliano delle nostre chiese, in accordo con il
Servizio Migranti della FCEI —
spiega Alfonso Manocchio, operatore presso il Centro Diaconale « La Noce » — mira a realizzare un intervento strutturato
verso i migranti del Nord Africa. Le risposte eroiche e personali non sono sufficienti, né risolvono i problemi.
Intanto all'attracco di Trapani
continua ad arrivare mano d’opera sottopagata. Schiavi? « No —
dice Alì — scriva: bestie, proprio come i siciliani che andavano in America 50 anni fa ». Da
dove lo sai? chiedo ad Alì. Risposta: « Ho studiato aU’Universttà di Tunisi, ma qui taglio i
cubi di tufo per costruire le vostre case piene di belle stanze
e, a volte, con le maniglie placcate d’oro! ».
Giuseppe Platone
NASCE AD ASTI IL
CENTRO CULTURALE
PROTESTANTE
Abbiamo costituito ad Asti un ■ Centro Cuiturale Protestante ». Abbiamo
sentito l’esigenza di questa Iniziativa
per offrire alla nostra città un punto
di incontro a quei credenti che vedono
nel protestantesimo un riferimento
per il proprio cammino di fede e di
riflessione teologica. Inoltre pensiamo
di essere proposta culturale per quelle
amiche e quegli amici che, pur non
sentendosi coinvolti sul piano deila fede, individuano nell'esperienza e nella tradizione protestante uno spazio di
libertà, uno strumento di libero confronto delle idee, un mezzo per l’abbattimento dei pregiudizi; per questo
la nostra associazione non ha carattere confessionale.
Abbiamo trovato ospitalità presso il
CEPRQS (Centro per la promozione delle opportunità di socializzazione) dove
già sono ospiti attivi altri gruppi quali Il Gruppo di Cultura Ebraica, il
WWF, lo sportello Handicap, l’Associazione Amici di Asti, l'Associazione per
la tutela dei diritti dei malati.
Pertanto il nostro indirizzo è: Centro Culturale Protestante • c/o CEPRQS
- Via Massimo d'Azeglio, 42 - 14100
Asti - Tel. 0141/53281.
NO ALL’ORA
DI RELIGIONE
Caro Direttore,
condivido appieno quanto è stato
precisato da Giancarlo Giovine e Giacomo Quartino sul numero dei 14 ottobre 1988 (No all'ora di religione
protestante). Sono ora ancora più convinto che questa deve rimanere la posizione delle Chiese evangeliche per
il futuro.
Cordiali saluti.
Giovanni Antonio Colangelo
direttore didattico
a Montecorvino Rovella
TELEFONO
La Casa valdese di Roma comunica
il nuovo numero telefonico: 06/3211843
ed il secondo numero daH'aprile '89:
3215362.
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
un'ampia, capillare diffusione di una
autentica conoscenza del soggetto
(...) « vita ».
Solo una reale comprensione dell'esistenza sarebbe in grado di operare la migliore, forse anzi la sola
prevenzione possibile nei confronti
della droga.
Non voglio assolutamente sembrare
troppo semplicistico: non voglio sminuire la questione dicendo che il tossicodipendente non si trascini con sé
chissà quali problemi o che il suo travaglio interiore non sia complesso:
non sto certo dicendo che gli si debba negare comprensione. Nulla di tutto questo.
Egli necessita, ovviamente, di tutta
la comprensione possibile, ma ben lungi dal giustificare il suo gesto intendo
invece sottolineare che 11 fatto stesso
di essersi ridotto ad un tal livello di
degradazione (...) costituisce la chiara
dimostrazione della sua triste ignoranza riguardo a qualcosa di fondamentale nell’argomento « vita », altrimenti
avrebbe inevitabilmente constatato l'assurdità della sua « crudele » decisione
di autosoppressi'one, più probabilmente, anzi, non sarebbe stato neppur sfiorato dalTidea. (...)
La salute ed il futuro della società
meritano attenzione e sforzi generosi,
ben superiori alle ridicole, anzi vergognose < soluzioni » tipo liberalizzazione
della droga, che non sanerebbero la
« purulenta ferita », renderebbero legale l’assunzione di sostanze tossiche
(o, più realisticamente, l'awelenamento e la soppressione di se stessi) ed
avvicinerebbero promotori ed aderenti
al vile rango degli attuali e perseguibili spacciatori e mercanti di droga. (...)
Claudio Ghiggia, Torino
Un appello
dalla Giamaica
Nel pubblicare l’elenco di ottobre, ricordiamo ai lettori
le tre destinazioni del Pondo ;
per il laboratorio di cucito a Managua; per il centro agricolo in
Zambia; per Alessandro, il bimbo cui è stato trapiantato il fegato e bisognoso di cure prolungate
e costose.
Tramite il ‘Consiglio della Facoltà di teologia di Roma ci
giunge ora un drammatico appello relativo alla situazione in Giamaica, recentemente colpita da
im tremendo tifone. Firmatario
dell’appello è il pastore Russell
il quale, oltre a sottolineare Turgente necessità di aiuti d’emergenza, informa dei gravissimi
danni (valutabili in alcuni miliardi di lire) subiti dalla Facoltà di
teologia dove vengono preparati
tutti i pastori evangelici della
Giamaica, nonché dagli altri locali ed immobili delle Chiese battiste. Il Consiglio di Facoltà,
nelTinoltrarci quest’appello, ci
preannuncia un invio di L. 500
mila qualora ci facessimo carico
anche di quest’altra sottoscrizione.
ta nel nostro Pondo ima componente non secondaria del nostro
essere Chiese aperte al mondo
ed alle sue drammatiche realtà e
venne espressa la speranza che
esso potesse testimoniare in modo sempre più esteso e concreto
la solidarietà e la compartecipazione di tutte le nostre comumtà.
Attendiamo i vostri numerosi
e generosi doni, ricordandovi che
le offerte (indicate per favore:
Alessandro, Managua, Zambia,
Giamaica) vanno inviate al conto
corrente postale n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V, 15, Torino.
Abbiamo deciso di far nostra
anche questa iniziativa per le
Chiese evangeliche della Giamaica, pur comprendendo come
quattro appelli contemporanei
rischino di « diluire » le offerte e
di prolungarle quindi nel tempo
malgrado l’urgenza degli obiettivi. Confidiamo perciò nella generosità e nella sollecitudine di tutti i lettori.
Ricordiamo anche che in un
recente Sinodo venne riconosciu
Pervenute nel mese di otti^re 1988
L. 106.150: Scuola Domenicais cl.
V Centro, Torre Pelllce.
L. 100.000; Delia Fontana; Mirella e
Ernesto Belo; Paolo Michelin e Olga
M. iesny.
L. 30.000: Giovanni Vezzosi.
L. 10.000; Antonio Tetta,
Totale L. 446.150; Totale precedente
L. 1.153.209; In cassa L. 1.599.353.
PER ALESSANDRO
L. 560.000: Chiesa Valdese Pomaretto.
L. 400.000; Ester de Filippis.
L. 150.000: Malacrida-Pascal-Vidossich.
L. 100.000: Lidia Grassi; Mirella e
Ernesto Bein.
L. 50.000; Dino e Marta GaidioI;
Stefano Buffa e Agrippina Carcò; Massimo Pulejo.
L. 30.000: E.M.P.
L. 20.000: Violetta Vogt Fraterrigo;
Giuseppina Pepe.
L. 15.000: Lidia Peruggia Frache.
L. 5.000: Maria Pagano.
Totale L. 1.550.000; Totale precedente L. 1.599.359; In cassa L. 3.149.359.
delle valli valdesi
settimanale deUe chiese valdesi e metodiste
DIrenore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Plervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa NIttI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio RIbet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzl Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
tele
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fono 011/655278
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FONDO DI SOLIDARIETÀ’
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Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rivolta (membri)
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Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n, 45/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 23 novembre e a quelli decentrati delle valli valdesi il 24 novembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Archimede
Bertolino, Bruno Costabel, Dino GardioI, Bruno Giaccone, Vera Long,
Daniele Macris, Luigi Marchetti, Edi Merini, Roberto Peyrot, Teofilo
Pons, Roberto Romussi, Eugenio Stretti, Claudio Tron.
3
r
2 dicembre 1988
chiese e stato
DOCUMENTAZIONE
La linea del Governo suirora di religione
Presentiamo qui per la documentazione dei nostri lettori il testo delle dichiarazioni rese dal Ministro della pubblica istruzione, on. Giovanni Galloni,
il 28 ottobre 1988 alla Camera dei De
putati, rispondendo alle interrogazioni
di tutti i gruppi politici.
Nel suo intervento il ministro ribadisce le posizioni di sempre: l’ora di re
ligione cattolica è opzionale e non facoltativa e deve essere assicurato a tutti un uguale tempo scuola, il ministro
vuol regolare per legge le attività alternative e lo studio individuale ma per
far questo ha bisogno di una autorizzazione per sentire la Tavola valdese, da
parte del Presidente del Consiglio. Autorizzazione che tarda a venire.
Le interpellanze presentate da
tutti i gruppi parlamentari sollecitano elementi di informazione ed una valutazione suH’intera tematica dell’insegnamento
della religione cattolica nella
scuola italiana, nonché della disciplina. per coloro che non si
avvalgono di detto insegnamento, delle attività scolastiche alternative, alla luce deH’esperienza del secondo anno di applicazione dell’articolo 9 dell’accordo
di modifica del Concordato tra
la Repubblica italiana e la Santa Sede, e della conseguente intesa tra il ministro della pubblica isuuzione e il presidente della Oonferenza episcopale italiana.
In questa delicata, e per certi
aspetti controversa materia, la
linea politica alla quale il Governo deve attenersi (in base alle risoluzioni approvate dalla Camera), fino a diverso orientamento del Parlamento, è quella indicata dalle dichiarazioni e dalla
replica resa dal Presidente del
Consiglio Goria nella seduta del
10 ottobre 1987, e confermate al
Senato. Questa linea si richiama
aH'applicazione letterale e direi
leale, da parte dello Stato italiano. del punto 2 deH’articolo
9 dell accordo, laddove si afferrila che « la Repubblica italiana,
riconoscendo il valore della cultura reli^osa e tenendo conto
che i princìpi del cattolicesimo
fann'j parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro
delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni
ordine e grado ».
Posso comprendere che gli oppositori del Concordato ritengano che questa sia una norma dura, ma questo è l’accordo, che
ha valore costituzionale. Lo stesso punto 2 aggiunge: « Nel rispetto della libertà di coscienza
e delle responsabilità educative
dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento ».
Un insegnamento
facoltativo
Nell’ottobre dello scorso anno
Goria affermava che si tratta con
tutta evidenza di un insegnamento del quale per gli studenti è
facoltativo avvalersi (è questa
l’interpretazione fornita da Goria e approvata dal Parlamento),
ma che lo Stato è impegnato
ad assicurare in ogni scuola pubblica non universitaria. Lo stesso Goria inoltre precisava: « Se
è vero che si tratta di un insegnamento di cui gli studenti possono avvalersi così come non avvalersi, è vero anche che, comunque, si tratta di un insegnamento che, per coloro che all’atto
dell’iscrizione esercitano la facoltà di avvalersene, entra anch’esso a far parte degli obblighi scolastici ».
Il Presidente del Consiglio Goria chiariva ancora che il fatto
che l’insegnamento della religione cattolica debba trovare collocazione nel quadro orario delle
lezioni conferma (come ho già
detto) che si tratta non solo di
un insegnamento che la Repubblica deve assicurare, ma anche
dì un insegnamento che, per chi
Se ne avvale, concorre alle finalità della scuola.
A questo proposito egli afferma: « Non vi è dubbio infatti
che sarebbe discriminatorio per
quanti non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica non prevedere alcuna for
ma di prestazione o servizio scolastico di formazione, anche individuale, alternativo. Ne consegue che, ad evitare ogni discriminazione, occorre che autonomamente la Repubblica assicuri
che chi ritiene di non avvalersi
di tale insegnamento possa avere altra forma di prestazione,
ovvero altro momento formativo
anche individuale, coerente con
il quadro delle finalità della
scuola medesima e da questa
organizzato nell'ambito dell’orario scolastico, in modo, tra l'altro, da evitare qualsiasi artificiale disimpegno ».
E tmoora su questo punto, nel
si levarono dalla stessa Camera
voci di dissenso, che davano una
diversa interpretazione sia dell'intesa che del Concordato e invocavano un’applicazione unilaterale dell’accordo. In questa visione l’insegnamento della religione era considerato momento
facoltativo e aggiuntivo, in evidente contrasto con il riconoscimento, nell’accordo tra Stato
e Santa Sede, che i princìpi del
cattolicesimo (e questa è pai^
te integrante dell'articolo 9) fanpo parte del patrimonio storico
del popolo italiano e che l’insegnam^to della religione cattolica rientra nel quadro delle fi
Tra i grattacapi di De Mita: autorizzare il ministro Galloni a
sentire la Tavola valdese.
la replica il Presidente del Consiglio ribadiva; « Lo Stato è per
altro impegnato ad offrire attività culturali e formative a chi
non intende avvalersi dell’insegnamento religioso. Resta inoltre la facoltà per lo studente,
pur nel pieno rispetto del vincolo dell’orario scolastico, di non
avvalersi né deH’insegnamento
religioso né delle attività o degli insegnamenti alternativi offertigli dalla scuola, ovviamente
potendo usufruire dei servizi che
la scuola mette a sua disposizione ».
Nelle stesse dichiarazioni in
cui ribadiva la volontà del Governo di rispettare e di attuare
l’accordo e la conseguente intesa, il Presidente del Consiglio
non escludeva la possibilità di
modificare l’intesa Falcucci-Poletti su due punti ben definiti:
l’opportunità di una revisione
dell’attuale normativa relativa
airinsegnamento della religione
cattolica nelle scuole materne;
l’opportunità dell’approfondimento e deH'esame della posizione
degli in.segnanti di religione per
quanto riguarda i loro diritti ed
i loro doveri neH’ambito della
scuola, sempre e comunque garantendo eguali condizioni agli
studenti che si avvalgono e a
quelli che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica.
La volontà
del Parlamento
Ho ritenuto opportuno soffermarmi così a lungo sulle dichiarazioni rese un anno fa dal Presidente del Consiglio perché solo su esse e sulla volontà della
maggioranza del Parlamento —
che approvò con una risoluzione la sua relazione e la sua replica — il Governo è stato e
resta tuttora impegnato fino a
che il Parlamento non decida
diversamente. E’ vero che già
nel dibattito dell’ottobre scorso
naiità della scuola. E’ anche vero, però, che queste posizioni,
pur con il risipetto che ad esse
è dovuto nel quadro di un libero e democratico dibattito, sono risultate soccombenti al momento del voto delle risoluzioni
parlamentari. Quindi non ad esse, ma alla linea scaturente dall’intervento del Presidente del
Consiglio, il Governo e il ministro della pubblica istruzione
erano tenuti ad uniformarsi fino ad avviso contrario del Parlamento; e ad essa il ministro
della pubblica istruzione si è
uniformato.
L’autorizzazione
del Presidente
del Consiglio
Il ministro della pubblica istruzione non ubbidisce ad autorità
estranee allo Stato, ubbidisce alla volontà dello Stato, espressa
dal Parlamento e dalla sua maggioranza. E il ministro della pubblica istruzione si è uniformato
a quella linea innanzitutto con
la circolare del 28 ottobre 1987
che, emanata in attesa di una
definizione della questione sottoposta alla decisione del Consiglio di Stato, confermava l’insegnamento della religione cattolica nel quadro dell’orario scolastico e disponeva per i non avvalentisi l’assistenza p>er una attività alternativa (si suggeriva,
in via puramente indicativa, la
materia dei diritti umani) o per
una attività di studio individuale da svolgere nell’ambito dell’orario scolastico.
Il ministro ha quindi predisposto lo schema del disegno di
legge sull’attività alternativa, trasmesso per il concerto ai ministri interessati il 1® dicembre
1987. Ad ottobre era stata emessa la delibera delLAssemblea, e
già il 1® dicembre 1987 il disegno
di legge sull’ora alternativa veniva trasmesso alla Presidenza
del Consiglio. Esso però non è
stato ancora discusso in sede di
Consiglio dei ministri, in attesa
deirautorizzazione — che non è
mai arrivata al ministro della
pubblica istruzione — ad un previo incontro con la Tavola Valdese, a norma della legge n. 449
del 1984. La Tavola Valdese infatti giustamente chiede di essere sentita prima che il Consiglio dei ministri prenda una decisione, come d'altronde prescrìve la legge. Io ho dunque posto
questo problema, ed ho chiesto
l'autorizzazione ad un incontro
con la Tavola Valdese prima di
presentare il disegno di legge in
Consiglio dei ministri.
Una trattativa a
livello tecnico
Un terzo obiettivo era l’avvio
di una trattativa a livello tecnico tra una delegazione del Ministero della pubblica istruzione
ed una della CEI sul punto, indicato dal Presidente del Consiglio, di una possibile revisione
dell’intesa.
Oggi ci troviamo di fronte ad
un fatto nuovo: la recente sentenza del Consiglio di Stato n.
1006 del 1988 ha confermato nelle sue linee fondamentali l'interpretazione dell’accordo e dell’intesa data dal Presidente Goria,
in quanto ha ritenuto l'insegnamento della religione cattolica
compreso nel normale orario
scolastico. Di conseguenza l’ordinamento scolastico è obbligato a fornire agli alunni che non
se ne avvalgano un’alternativa
che sotto il profilo didattico e
formativo abbia il massimo possibile di equivalenza con l'insegnamento della religione cattolica. Gli alunni in questione hanno il corrispondente obbligo di
frequentare tale insegnamento
alternativo.
Alla luce dunque di queste premesse, mi accingo a fornire le
informazioni richieste dalle interpellanze e interrogazioni sull’attuazione deirinsegnamento
della religione cattolica e delle
attività alternative nell’anno scolastico 1987-1988.
Parliamo innanzitutto del rapporto percentuale tra avvalentisi e non. I dati indicativi che
espongo, pur riferendosi ad accertamenti per campione, appaiono significativi e generalizzabili per estrapolazione.
Si tratta d’altra parte di risultati che si disoostano pochissimo da quelli dell’anno scolastico precedente.
Si può affermare al riguardo
che il consolidamento statistico
del fenomeno appare come l’indice di un intervenuto assestamento, il quale non conferma
nel suo complesso le preoccupazioni da alcune parti espresse
circa i gravi turbamenti che la
scuola risentirebbe per tali problemi e circa la loro incidenza
sul suo funzionamento.
Chi ha deciso
di avvalersi
La consistenza percentuale degli alunni che hanno scelto di
avvalersi delTinsegnamento della religione cattolica per i diversi ordini e gradi di scuola risulta essere alTincirca la seguente; più de] 90 iper cento per la
scuola materna; più del 91 per
cento per la scuola elementare;
il 94 per cento per la scuola media; attorno all’88 per cento per
la scuola secondaria superiore.
Naturalmente quelli fomiti sono dati medi, che risultano da
oscillazioni, talora notevoli, tra
provincia e provincia, come per
esempio tra Napoli, le cui percentuali si aggirano globalmente per tutti gli ordini di scuola
attorno al 99 per cento, e Firenze, le cui percentuali sono invece attorno alT87 per cento.
I valori medi citati, e persino
le percentuali più basse, mettono comunque in evidenza che
per la stragrande maggioranza
degli alunni la situazione è rimasta fondamentalmente immutata rispetto a quella preesistente alle modifiche concordatarie;
e lo dico senza sottovalutare il
rinnovamento dei metodi e dei
programmi che ha investito anche l’insegnamento della religione cattolica. Si può dire che i
nuovi programmi, come possono confermare coloro che si sono presi la briga di esaminarli
attentamente, fuoriescono da un
modulo puramente catechistico
e presentano contenuti formativi
meno cattedratici e più discorsivi, che dalTambito dell’istruzione secondaria si sono largamente trasferiti alla scuola primaria,
con adattamenti appropriati alle specificità delle varie fasce di
istruzione.
Quanto detto non vale, in larga misura, per la scuola materna la quale, come vedremo, presenta marcate peculiarità sia sul
piano educativo, sia su quello
organizzativo.
Le attività
alternative
Per le attività alternative, maggiormente rilevanti sono stati i
oroblemi organizzativi, anche per
la novità deH’impianto e le mcertezze sulla scelta delle materie o attività idonee. Tali problemi, sul piano del dibattito politico-culturale, si intrecciano e
interagiscono con le incertezze
che persistono circa la natura e
l’ampiezza dei compiti che al riguardo la scuola deve svolgere;
anche se poi, in pratica, trascoi^
so il primo momento di incertezza, quasi ovunque hanno trovato una loro composizione abbastanza valida.
Già sulla base degli impegni
assunti con la mozione approvata dalla Camera dei deputati nella seduta del 16 gennaio 1986,
il Governo aveva organizzato le
attività alternative, in conformità alle norme in vigore nell’ordinamento scolastico. Dopo un
primo anno di applicazione, si
è cercato di dare agli organi scolastici maggiori e più precise indicazioni con la già ricordata
mia circolare n. 316 del 28 ottobre 1987.
La ricordata sentenzia del Consiglio di Stato ha posto l’accento sul servizio che la scuola deve assicurare a tutti gli studenti. sia che si avvalgano, sia che
non si avvalgano delTin.segnamento della religione; né si può
ritrovare, in questo, discriminazione alcuna. Discriminazione
ben maggiore si avrebbe se la
scuola escludesse dal suo seno
i non avvalentisi e non offrisse
loro opportunità formative eauivalenti a Quelle delTinsegnamento della religione cattolica. La
Scuola, in sostanza, deve offrire
a tutti, awalentisi o non, pari
anche se diversificate opportunità, non potendo derogare alle
sue precipue finalità formative,
che le imponine di assicurare
a tutti la fruizione dello stesso
tempo/scuola.
Giovanni Galloni
(T parte - contìnua nel prossimo
numero)
Camera dei deputati 28.10.’88.
4
fede e cultura
2 dicembre 1988
Natale 1988
S^fièrt\UimUnj
HENRI ARNAUD
La Glorieuse Rentrée
des Vaudois
pp. 540, testo originale
Lit. 49.000
□
HENRI ARNAUD
The glorious recovery
by the Vaudois
of their valleys
pp. 211, con riproduzione delle
incisioni originali
Lit. 30.000
□
ETTORE SERAFINO
Favole per Alice
pp. 52
Lit. 16.500
□
EDMONDO DE AMICIS
Alle porte d’Italia
pp. 419, con incisioni di
Gennaro Amato
in cofanetto
Lit. 110.000
Albert Meynier Editore
Corso Sommeiller, 21
10128 TORINO
S (011) 50.45.30 O
ore ufficio: 8,30 - 13,00
11-12 NOVEMBRE: CONVEGNO A ROMA
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 11 DICEMBRE
ore 23 circa - RAI 2
L’apertura di questo numero è dedicata all’insegnamento della religione cattolica
nella scuola pubblica. Ospite
in studio il sen. Giovanni Ferrara. Segue una scheda filmata sulla comunità francofona di Roma. Conclude « 1 -i-1 »
con le risposte ai telespettatori del prof. Giorgio Girardet.
TORINO — Martedì 6 dicembre, alle ore 20.45, presso la sala valdese
di via Pio V, 15 (i piano), ii pastore
Giorgio Bouchard e Nicola Tranfaglia,
docente di storia contemporanea presso i università di Torino, pariano sul
tema: l’Italia che cambia: religione e
società.
CAMAIOOLI (AR) — Dal 7 all'11
dicembre si svolge, presso il monastero di Camaidoli, li iX colloquio dal
titolo Israele e le genti - le genti e
Israele. Sono previste reiazioni e gruppi di studio su testi biblici: pace, giustizia e cooperazione; fondamentalismo e secoiarizzazione.
IIVORNO — Lunedì 12 dicembre, alle oro 18, presso la sala parrocchiale
di S. Giovanni, proseguono gli Incontri curati dal gruppo SAE. Don A. Marini
parlerà sul « Messaggio alle chiese »,
sulla base dell'incontro di Erfurt tra KEK
e CCEE.
Conserviamo la memoria,
scriviamo la nostra storia
I movimenti evangelici italiani sembrano essere assenti dai testi - Indagare su come gli altri ci guardano - Sempre più urgente la necessità di aprire un dialogo con la cultura italiana
« Conserviamo le nostre mernorie, scriviamo la nostra storia ». Questo è stato il filo conduttore del convegno tenutosi a
Roma (11-12 novembre, presso la
Facoltà valdese di teologia) sul
tema I movimenti evangelici in
Italia dall’Unità a oggi. Situazione degli studi. Promosso dall’Associazione Amici della Biblioteca
« Piero Guicciardini » (Firenze),
in collaborazione con la Società
di Studi Evangelici (Guardia Piemontese) e con la Società di Studi Valdesi (Torre Pellice), il convegno ha avuto la sentita adesione di validi ricercatori e la
partecipazione di un discreto
pubblico. Come convegno di specialisti e di affezionati alla nostra storia (non solo valdese) il
successo può ben dirsi notevole.
La storiografia dell’evangelismo
in Italia ha al suo attivo varie
pubblicazioni, e ha tuttora davanti a sé un vasto campo da
esplorare. Le opere di Spini, Vìnay, Maselli e altri, pubblicate
dalla Claudiana, sono note prevalentemente all’interno delle nostre chiese. Al di fuori, invece,
sono pressoché ignorate. Quanti
si occupano di storia moderna
pare proprio che non si siano
neppure accorti dell’esistenza
delTevangelismo nel contesto generale italiano. Sebbene la Mondadori stia per ripubblicare la
famosa opera di Spini, Risorgimento e protestanti, dal convegno è stato oppiortunamente rilevato una sorta di « vuoto di
storia », un « non esistere » dei
movimenti evangelici nei libri di
storia. Protestanti famosi sono,
sì, ricordati per quello che hanno fatto, ma la loro appartenenza al protestantesimo è ignorata o quanto meno taciuta. Tutto questo è stato fortemente ribadito dallo stesso Spini nell’introdurre i lavori. Modestia nostra? Ignoranza di altri? Q non
piuttosto frazionamento delle nostre ricerche e loro incompiutezza attuale? Manca una robusta opera che le sintetizzi; emerge soprattutto l’esigenza di
collegare di più e meglio i nostri fatti e i nostri uomini al
contesto generale dell’epoca.
Com’era previsto dal programma, il convegno ha fatto il punto, anzitutto, sulla situazione attuale degli studi; poi ha tracciato alcune linee per un auspicato superamento del « vuoto di
storia » di cui si diceva.
Franco Chiarini ha esposto la
situazione degli Studi sulle singole denominazioni evangeliche;
Francesco Toppi ha integrato iper
quanto riguarda gli studi sul
Movimento pentecostale in Italia; Lorenza Giorgi ha fatto il
punto sulle pubblicazioni riguardanti i rapporti tra Modernismo
cattolico e gli evangelici; Bruna
Peyrot ha riferito su 7 valdesi
e l'evangelizzazione in Italia:
quarant’anni di studi (1945-1985).
Ne è emersa una preziosa ricchezza di pubblicazioni che sarebbe quanto mai oppiortuno approdassero a un’opera di coordinamento per una piena valorizzazione dell’insieme. Mancano
invece (c pertanto si attendono
vivamente) opere generali di storia di alcuni movimenti, deno
minazioni e chiese evangeliche
in Italia.
Altre relazioni al convegno sono entrate nel merito di ricerche particolari, inedite o in via
di pubblicazione. Giorgio Rochat
ha parlato dei suoi studi sul Regime fascista e gli evangelici;
Domenico Maselli sugli Evangelici nel Mezzogiorno; Rosanna
Ciappa sui Primi gruppi di evan
gelici liberi a Napoli; Andrea
Mannucci su Iniziative pedagogiche degli evangelici italiani (fino ai primi del ’900, prevalentemente in Toscana).
Dall’insieme risulta che siamo
tutt’altro che fermi alle pubblicazioni già edite: le ricerche continuano, sono robuste e interessanti; sono in molti a occuparsene; attendiamo di leggere il
frutto della loro fatica.
Quanto a prosp>ettive, soprattutto in vista di trovare udienza e attenzione presso coloro che
al di fuori del nostro ambiente
scrivono di storia per il pubblico italiano (dai testi scolastici
alle opére specialistiche), il convegno non ha mancato di dare
suggerimenti e indicazioni.
E’ importante muoversi su due
linee: operare ricerche sul movimento evangelico com’è stato
visto dagli altri, dai non evangelici, sin dai primi momenti
del suo divenire; stimolare ricerche o inserirsi in esse, quando si tratti di tematiche o di
personaggi riferibili anche al
movimento evangelico e ai suoi
uomini di spicco.
Francesco Pitocco ha esposto
Problemi metodologici di storia
dei movimenti evangelici; Cesare Milaneschi ha presentato Un
caso particolare: la comunità
valdese di Forano Sabino e i
suoi rapporti con l’ambiente (leggi: reazione cattolica). Non basta, cioè, fare il quadro della
proposta di conversione che il
gruppo evangelico rivolge ai propri concittadini; occorre esplorare anche sul versante di coloro
cui la proposta è indirizzata, come hanno reagito, quali motivazioni hanno opposto. Una storia
evangelica vista quindi sia dalla parte dei protagonisti che dalla parte dei loro interlocutori.
Non solo.
Il convegno ha ascoltato una
relazione sull’attività dell’Associazione fiorentina promotrice
(Emidio Campi, Atti del convegno su Piero Guicciardini, e Catalogo del Fondo Guicciardini).
Donato al Comune di Firenze da
uno dei protagonisti dell’evangelismo italiano dell'800, il Fondo
Guicciardini appartiene alla cultura italiana, e questo fatto è
poco risaputo. Non abbiamo da
autoglorifioarci, ma abbiamo da
vederci compiutamente nel contesto della cultura generale. Le
ricerche sulla nostra storia hanno da operare tutti i collegamenti possibili, intravederli ed
evidenziarli, con tutte le svariate componenti della cultura generale, con il patrimonio dell'umanità, con quanto ci appartiene, nel contempo destinatari e
promotori di un messaggio.
La relazione di Sergio Rostagno {Il pensiero teologico degli
evangelici italiani dal dopoguerra a oggi) si è collocata appunto su questo piano: quale sipunto di pensiero offriamo e quale
ne è la sua accoglienza da parte della cultura contemporanea.
Non siamo soli, non parliamo
solo a noi stessi, non scriviamo
solo per i nostri piccoli gruppi
di minoranza. E’ mancato il dialogo — si dice — tra il protestantesimo e la cultura italiana.
Esso è altrettanto mancato —
pare evidente — tra i movimenti evangelici e la chiesa cattolica in Italia. Qualche cosa è accaduta — invece — tra alcuni
movimenti evangelici e la religiosità popolare in Italia, ma se
ne sa troppo poco, le ricerche
sono appena iniziate (da Miriam
Castiglione, per esempio). Pi ima
di attribuire questi mancati incontri ai contenuti intrinseci del
messaggio evangelico cui ci riferiamo in prima istanza — e
in parte è il vero motivo —
vediamo anche dove essi sono
stati carenti da parte nostra, per
poca solerzia nella ricerca dei
contatti giusti.
Il convegno, insomma, è stato ricco di spunti; sarebbe un
vero peccato lasciarli cadere.
Giulio Vicentini
CINEMA
Cara America, ti scrìvo
Un film-documento sulle lettere che i soldati inviavano a casa - I
fatti che negli stessi mesi sconvolgevano gli USA - Canzoni d’epoca
Non è un film da raccontare
ma da vedere. Non è neppure
un film, è un documentario. Forse nemmeno: un documento. E
un documento non si descrive. Si
legge. Come le Lettere di condannati a morte della Resistenza
italiana.
Dear America. Lettera home
from Vietnam, circa 50 spezzoni di lettere inviate a casa dai
tre milioni di ragazzi americani
bianchi e neri spediti là dal ’64
in poi. Rapati, pesati, rivestiti;
partenza, arrivo, esercitazioni;
combattimenti, sortite di pattuglia. Le pause di relax nelle
retrovie, gli svaghi con donne e
droga; Bob Hope diverte le trup, pe al fronte, il generale Westmoreland le visita col piglio del
John Wayne dei peggiori western: da dove vieni soldato? ti
batti bene soldato? buona fortuna, soldato. La prigionia ad
Hanoi. Assediati per 77 igiorni a
Khe Sahn, quando riescono a
rompere l’accerchiamento i caduti non si contano. Feriti e morti sul campo e negli ospedali, ma
c’è il conforto della medaglia, la
Silver Star. La sbalordita incredulità del personale americano
a Saigon quando una ventina
di vietcong invade la loro ambasciata durante l’offensiva del
Tet, mai avrebbero pensato di essere minacciati dentro i loro
muri ben protetti, o almeno così credevano (finora questo filmato era sepolto al Pentagono).
A casa intanto Nixon e i telegiornali esaltano l’aiuto al sudest asiatico per la libertà e la
democrazia. Vediamo le dimo
strazioni studentesche, l’assassinio a Memphis di Martin Luther
King, l’inizio delle trattative di
pace a Parigi, i primi ritiri del
contingente nel ’68. « Laggiù » Natali e Capodanni si avvicendano.
In una notte di queste, la classisa Stille Nacht cantata in inglese dipinge per assurdo la verità: la notte non è silente, ma
tutto è lucente, sì, perché le
artiglierie vomitano fuoco illuminando il buio di luce sinistra.
Otto famosi attori americani
leggono senza compenso e senza volto i brani delle lettere. Almeno stavolta non dovevano venire doppiati in italiano, bastavano i sottotitoli, avremmo udito
il loro tono, l’espressione appassionata, partecipe, commossa.
Ci sono storiche canzoni di
allora e di oggi, Elvis Presley, i
Rolling Stcnes, Bob Dylan, Bruce Springsteen.
58.000 ragazzi d’America morti in Vietnam. Cara America ti
scrivo. Hanno scritto di quell’infemo anche un’infermiera e una
madre andata al monumento 'ai
caduti. Disse un ufficiale: Questa è l’unica guerra che abbiamo, non roviniamola. Ma dissero i soldati: Crepiamo di paura...
Non lo dire a mamma, ma credo che non me la caverò... Il
morale è buono ma gli uomini
pensano che la guerra è mal condotta e che la perderemo... Qual
è la verità di essere venuti qui
papà?... Non è che non riesca
a capire questa guerra: non riesco a capire la guerra e basta...
La gente vorrà dimenticare che
tutto ciò sia mai accaduto?
Renzo Turinetto
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
• TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
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• TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel (Oli) 6692458
• MILANO - Via Francesco Sforza, 12¡A
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5
2 dicembre 1988
ecumenismo
DONNE CREDENTI DI TORINO
DIBATTITO A SONDRIO
Sulla ‘Mulieris dignitatem' vergini, spose,
madri...?
Le discriminazioni del passato non sono state cancellate - Dignità
ed eguaglianza - Una « reciprocità creativa » nei rapporti fra i sessi
Il Collettivo donne credenti di
Torino, che riunisce cattoliche,
valdesi e rappresentanti delle
comunità di base e che si ritrova abitualmente presso la chiesa valdese, ha elaborato questo
documento che volentieri pubblichiamo.
'Accettiamo che le donne costituiscano oggi, per la Chiesa, « un
segno dei tempi ».
Ringraziamo il Papa per l’attenzione che ha verso di noi e
soprattutto perché riconosce che
le nostre potenzialità non sono
state esplicate del tutto. Per l’interpretazione di Genesi 1, da cui
deduce la fondazione ontologica
dei due sessi nella loro identità
eterogenea, con la conseguente
riabilitazione della donna, non
primii né unica colpevole nel
peccato. Per la bellissima analogia tra la relazionalità delram<‘i'o umano e quello trinitario. Per la sottolineatura dell’atteggiamento « libero » di Gesù
verso ie donne. Per il riconoscimento che mostra nei riguardi
della riflessione femminista. Ci
pare, poi, fin troppo generoso
che !iù 'attribuisca alle donne
ciò che di positivo c’è nella comune umanità.
Tuttavia ci sentiamo ancora
una volta mortificate per alcune
contraddizioni che emergono nella lettera, dove ci ritroviamo
esaltate ma ancora non pienamente restituite a noi stesse.
11 Notiamo subito che manca un semplice accenno di « mea
culpa » per le plurisecolari denigrazioni operate da autorevoli
Padri e teologi, cui invece ' si fa
riferimento a conferma di certa
dottrina ecclesiale.
2) Pur essendo definite persone allo stesso titolo degli uomini, ci rivediamo costrette entro
limiti in cui «lo specifico femminile » appare attraversato da
modelli, schemi, ruoli che di
fatto creano steccati tra i due
sessi, perché non relazionati in
una dinamica creativa, davvero
« reciproca ».
3 ) Il concetto di « dignità »
dice di più, ma anche di meno,
rispetto a quello di eguaglianza,
a partire dalla quale noi voglia
mo definire la nostra identità.
Né ci piace essere « oggetto » di
tale definizione, sia pure attraverso una «meditazione» in cui
sovrabbondano sollecitudine e
attenzione « paterne ».
4) Il riferimento al Sinodo
dei vescovi del 1987 ci appare
poco limpido, dato che in esso
non sono state accolte le istanze
avanzate dai vescovi che avevano ascoltato la base. Ci auguriamo e chiediamo che le annunziate «proposte di indole pastorale » non ripetano quegli aspetti
che molte donne, come noi, reputano negativi.
5) L’orizzonte mariano della
lettera imposta subito una teologia della donna in cui Maria,
anziché essere immagine di ogni
credente, lo è della sola donna.
6) La buona interpretazione
di Genesi 1, accostata pacificamente a Genesi 2, colpisce la nostra sensibilità, ormai pronta a
cogliere gli effetti funesti di una
concezione virilista, che vede la
donna « in funzione di » coprire
« l’originaria solitudine » dell’uomo maschio, perché egli trovi
« un aiuto che gli sia simile ».
7) L’accostamento Eva-MariaChiesa non può dare una risposta concreta ed efBcace ai problemi delle donne più svantaggiate, più oppresse, senza nome
e senza dignità riconosciuta. Il
paradigma archetipico dell’uguaglianza, che la storia ha realizzato solo al « principio », solo in
Maria, la Vergine-Madre, solo in
una Chiesa-sposa di Cristo, non
è certo proponibile, anzi provoca
un senso di emarginazione in
tali donne.
8) D’altra parte, sono la
verginità e la maternità le sole
due vie proposte alla donna, con
l’unica possibilità di trascenderle
in senso spirituale. E’ sempre riduttiva, imposta, predeterminata
la definizione delle donne, secondo tali caratteristiche ricalcate
sul sesso, che certo non basterebbero a definire l’uomo maschio.
9) Omettiamo di sottolineare l’inadeguatezaa delle argomentazioni atte a dimostrare l’esclusione delle donne dal sacerdozio,
perché ormai sono di pubblica
opinione. Non possiamo però nascondere la nostra preoccupazione perché l’avvenimento della
salvezza, iniziato da Cristo tra e
con uomini e donne, è caratterizzato da una struttura gerarchica
così rigidamente e poveramente
virilista. L’accesso delle donne
al presbiterato dovrebbe conferire una forma davvero nuova,
di servizio, spogliato della sua
« potestas » ed « auctoritas ».
10) Ci chiediamo come il simbolismo, così vincolante quando
è applicato al sacerdote che agisce «in persona Chrìstì», e utilizzato in maniera lusinghevole
per la consacrata sposa di Cristo,
possa valere ugualmente per
l’uomo consacrato. Emerge, forse inconsciamente, l’immagine
della donna che, per realizzarsi,
deve farsi « dono di sé » più degli
uomini.
11) Non ci pare che il tentativo fatto dal Papa di dare un
nome ai carismi delle donne sia
riuscito. Il policentrismo dell’identità di ogni persona — uomo o donna — reclama una ricchezza così, variegata dei doni
dello spirito e una elaborazione
personale che, pur attraversando il sesso, vada davvero al di là
di esso.
12) Non ci consola l’affermazione che siano esistite ed esistano « donne perfette ». Non ci può
stimolare un concetto di perfezione che non sia proiettato verso
il futuro dell’eschaton. La concretezza della vita, nel quotidiano soffrire e gioire, ci pare indicare una via più accessibile
nel riconoscimento del limite.
Limite col quale vorremmo si
misurassero anche gli uomini.
13) Ci danno fastidio molti
incisi ; « soprattutto », « in modo particolare», «prima», ecc.
Laddove il discorso verte sulla
reciprocità creativa dei due, chiamati ad una unità relazionale,
vera immagine di Dio, il volere
sottolineare un di più, o un di
meno, offusca la limpidezza di
un traguardo che invece deve
impegnare ugualmente tutti.
Porse siamo esigenti, ma ci
pare giusto che uomini e donne
siano ugualmente chiamati all’amore, ugualmente affidati l’imo
all’altro.
Un titolo provocatorio - Una « mistica che mistifica » - Diverse le opinioni negli interventi
Il 9 novembre scorso, al Centro evangelico di cultura di Sondrio, si è svolto un interessante dibattito « femminista » sul
ruolo delle donne nelle chiese,
anche (ma non solo) in riferimento alla « Mulieris dignitatem » di Giovanni Paolo II, a cui
la stampa e i media hanno dato di recente ampio rilievo. Hanno guidato il dibattito: Letizia
Tomassone, pastore valdese a
Genova; Rosanna, Maria Grazia
ed Elsa, tre giovani esponenti
della Comunità di base « S. iGdorgio » di Brescia, mentre la sottoscritta fungeva da moderatrice.
'En passant ricordiamo, per
chi l’avesse dimenticato, che la
vivacissima Comunità di base
« S. Giorgio » organizzò a Brescia dal 23 al 25 aprile di quest’anno il IX seminario nazionale delle CdB proprio sul tema: «Le scomode figlie di Èva».
Anche allora i giornali si gettarono suU’avvenimento (fece notizia l’atto conclusivo del convegno: la celebrazione eucaristica comunitaria con le donne protagoniste).
E’ noto che il femminismo attuale dà per scontata la vecchia
battaglia storica della sinistra
per l’emancipazione delle donne
e lotta ormai per affermare il
loro diritto alla « diversità », che
deve trovare spazio in tutti i
campi, chiese incluse. Sul piano
culturale esiste già, anche se poco nota al grande pubblico, una
teologia «femminista», basata su
una lettura critica, « al femminile», della Bibbia.
Chiaro che teologhe o 'anche
soltanto donne coscienti della
loro autonomia non intendono
delegare a nessun uomo, papa
compreso, il compito di definire l’identità della donna, ben
sapendo che millenni di cultura
« patriarcale » hanno schiacciato l’altra metà del cielo, 'anche
all’intemo delle chiese, arrivando a condizionare perfino la
scrittura dei testi vetero e neotestamentari.
Il titolo del dibattito era chiaramente provocatorio: «Che le
donne siano donne: vergini, spose, madri...? ». Un’esponente del
gruppo bresciano ha chiesto ironicamente al pubblico: quale
maschio accetterebbe di essere
definito come: vergine, sposo,
padre? Una battuta che vale
un’intera conferenza e che la
dice lunga sulla mistica della
femminilità che un clero maschile ha costruito lungo i secoli.
Per le relatrici questa mistica,
che in realtà «mistifica» l’identità femminile, pervade la
« Mulieris dignitatem ». Certo la
lettera papale (e in ciò è l’elemento di novità) contiene una
appassionata esaltazione della
specificità femminile, ma proprio questo è il punto: ancora
una volta ci è proposto il frutto,
solo debitamente aggiornato, della tradizionale cultura patriarcale. Il dibattito ha suscitato
nel pubblico molto interesse.
Numerosi gli intervenuti, sia per
consentire che per esprimere
qualche perplessità.
Bianca Declich Ceresara
UNGHERIA
Per i profughi
rumeni
Recentemente alcune chiese
hanno espresso la loro concreta
solidarietà nei confronti del lavoro che le chiese ungheresi riformate svolgono tra i rifugiati
provenienti dalla Romania. In
ottobre Rienschburg Strict e la
chiesa calvinista storica hanno
inviato, per sostenere il lavoro
tra i rifugiati, 25.000 fiorini oltre a 25 tonnellate di vestiario,
vitamine, latte in polvere. Intanto il numero di questi rifugiati
continua a crescere. (HCP)
Il 12 e il 13 novembre si è
riunito il collettivo teologico della Federazione delle Chiese evangeliche della Liguria per discutere sul tema: « Il problema degli immigrati alla luce della nostra fede ». La relazione introduttiva, incentrata sulla tematica dello straniero nella Bibbia,
è stata presentata in maniera
limpida ed esauriente da Sergio
Ribet, che aveva raccolto l’invito a partecipare all’incontro rivoltogli dalla commissione migranti della FCET-Liguria. Subito dopo la relazione due immigrati, un evangelico peruviano e
un’eritrea copta, hanno presentato in due efficaci interventi la
loro esperienza personale, fornendo uno spaccato della vita
deH’emigrante, delle sue difficoltà, degli ostacoli che incontra
nell’impatto con la realtà italiana e genovese. Entrambi poi hanno individuato nella difficile situazione economica e politica dei
paesi di origine la causa fondamentale della lóro emigrazione.
E’ apparso, quindi, subito chiaro in sede di collettivo che il fenomeno migratorio in atto ha
la sua causa centrale nella grave crisi indotta nel terzo e quarto mondo dalla dipendenza economica e dal sottosviluppo. In
questo sta anche la nostra responsabilità: la nostra ricchezza
c possibile solo a causa della
povertà dei paesi ad economia
FCEI-LIGURIA
Verso la società multiculturale
Il rapporto con lo straniero secondo la Bibbia - Genova: una città
che cambia con l'immigrazione - Una serie di impegni per le chiese
dipendente. Di fronte a questa
situazione i cristiani dei paesi
industrializzati sono chiamati alla conversione, a riconoscere la
propria responsablità nella miseria del sottosviluppo e conseguentemente ad operare perché i loro governi azzerino i debiti dei
paesi ad economia dipendente da
un Iato, e dall’altro garantiscano i diritti umani e civili dì quanti fuggono da situazioni economiche insostenibili. Il problema
è anche, quindi, quello dell'apertura e dell’accoglienza dell’immigrato a partire dalle nostre stesse comunità.
L’aspetto etnico della Liguria,
si è detto, va cambiando. Genova è ormai una città multirazziale. Con questa realtà si tratta
di fare i conti. Per questo occorre, da un lato, evitare l’integrazione e l’assimilazione culturale e favorire un mutuo scambio fra culture, civiltà e religio
ni differenti, arricchendosi in spirito di reciprocità; d’altro canto favorire l’integrazione civile e
il riconoscimento del migrante
come cittadino del mondo — e
quindi anche del nostro paese
— è la condizione perché lo
scambio fra le diverse culture
sia effettivamente possibile.
La divisione in gruppi ha permesso di allargare e di approfondire il dibattito a cui hanno
partecipato altri immigrati, boliviani e peruviani. In questa sede è emersa la necessità di un
adeguamento della legislazione
sugli immigrati dopo la scadenza della legge 943 e di fronte al
pericolo che il 1992 segni sì l’inizio della libera circolazione della mano d’opera europea nell'area CEE, ma si traduca in misure restrittive per gli immigrati
di altri paesi. Sempre sul terreno legislativo si è rilevato il grave ritardo della Regione Liguria
nella definizione di una legge sugli immigrati. Allo studio di un
progetto di legge aveva collaborato anche la nostra commissione migranti unitamente alla Lega dei diritti dei popoli, alla Caritas, ai sindacati e ad altre organizzazioni di solidarietà. Ma il
progetto si è perso nei cassetti
dell’assesorato e la giunta sembra intenzionata a varare una
legge restrittiva e a costo zero.
La sera del sabato, dopo aver
letto e discusso la Carta di Groningen, il collettivo — una quarantina di persone — ha avuto
modo di vedere il film del CEC
sui santuari e quindi di affrontare anche il problema dei rifugiati politici e della legislazione
intemazionale ed italiana, estremamente restrittiva e inadeguata. che li riguarda.
Dopo il culto domenicale, tenuto nel tempio valdese di (Genova, il collettivo è proseguito
fino a pomeriggio inoltrato, formulando per la prossima assemblea FCEI della Liguria le seguenti proposte: a) convocare
per il prossimo anno un collettivo che riprenda in esame ed
approfondisca i temi affrontati
in questi due giorni e faccia il
punto delle iniziative delle chiese evangeliche in Liguria a sostegno degli immigrati; b) sollecitare le chiese evangeliche e i
credenti alFimpegno contro il
razzismo e per l’accoglienza degli immigrati, promuovendo in
tal senso un’intensa attività di
predicazione; c) sostenere, eventualmente col lancio di una proposta di iniziativa popolare, una
legge regionale che garantisca
la parità dei diritti civili fra immigrati e cittadini italiani e che
abolisca le discriminazioni di cui
ì cittadini stranieri sono fatti oggetto; d) invitare le chiese a mettere a disposizione degli immigrati e delle loro associazioni i
luoghi di culto, sollecitando nel
contempo le amministrazioni locali a mettere a loro disposizione opportune e idonee sedi di
incontro; e) predisporsi ad affrontare anche concretamente il
problema della garanzia del diritto d’asilo di fronte a un eventuale, ma non improbabile, inasprirsi della legislazione sugli
stranieri.
Giancarlo Giovine
6
6 prospettive bibliche
2 dicembre 1988 ^
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
PREGARE,
SPLENDIDO E ARDUO
# In una lettera alla Luce a proposito del dibattito sulla fecondazione artificiale, una lettrice scriveva:
« Niente accade senza la volontà di
Dio ».
Confessare Dio come creatore è
senz'altro centrale nella fede cristiana. Dio che veste il giglio nei campi,
Dio che si preoccupa di ogni uccello
del cielo. Dio creatore deU'universo.
Eppure basta aprire il giornale,
accendere la TV, ascoltare gli amici
per essere colpiti da tante sofferenze, ingiustizie, catastrofi che la domanda dei pagani riportata nei salmi letti aH’inizio del culto trova dolorosi echi in noi: « Dov’è il tuo
Dio? ». Il vostro Dio? Dov’è?
# Elie Wiesel, scrittore ebreo e
vincitore del premio Nobel per la pace, ha drammaticamente attualizzato la domanda dei salmi in un suo
romanzo. Un ebreo prigioniero in
un campo di sterminio rivolge ad
un suo compagno la domanda angosciosa: «Dov'è Dio?», méntre stanno assistendo impotenti airassassinio di un loro amico sulla rete elettrificata. Dov'è Dio?
Dio, dov’è?
# C’è un silenzio di Dio, silenzio
tanto difficile da accettare che nel
momento dell’angoscia l’uomo lo
riempie con frasi stereotipate: Dio
l’ha voluto. Dio lo permette. Era la
sua ora...
Spesso ci siamo ribellati a queste
parole consolatrici. Ci sono apparse
scandalose. Eppure le contestiamo
con imbarazzo. C’è un silenzio di
Dio che riempiamo di giustificazio
ni per lo stato del mondo con una
mistura di intervenzionismo universale di Dio — Dio agisce dappertutto — e una specie di fatalismo rassegnato — doveva accadere.
Preghiere piene, e vuote
a cura di GINO CONTE
« O Dio, pietà di me, sono un povero peccatore ». La sua preghiera è
vuota. Si contrappone alla preghiera piena del fariseo.
C’è un silenzio di Dio negli avvenimenti del mondo e c’è un vuoto
nel centro della preghiera dell’uomo, un silenzio, una discrezione.
La nostra impotenza
sfidata
Il silenzio di Dio
e la sua discrezione
# Oppure il silenzio si riempie
di autogiustificazione e la preghiera diventa l’elenco del fariseo che
ringrazia per la correttezza del suo
comportamento. Ha le carte in regola. « O Dio, ti ringrazio perché io
non sono come gli altri uomini: ladri, imbroglioni, adulteri. Io sono
diverso anche da quell’agente delle
tasse. Io digiuno due volte alla settimana e offro al tempio la decima
parte di quello che guadagno ».
Forse la nostra preghiera non sarà riempita da un elenco così ricco
e religioso come quello del fariseo,
ma può diventare solo un ripasso
del vissuto, un ripensare a quello
che ho fatto, un’esaltazione soggettiva nella quale mi pongo davanti
a me stesso più che davanti a Dio.
L’uomo che sarà perdonato, giustificato nella parabola, il pubblicano, l’agente delle tasse, si tiene in
disparte, non alza neanche gli occhi,
si batte il petto e non ha niente da
fare valere, niente da dire se non:
# Il racconto del ragazzo tormentato da uno spirito maligno inizia
e finisce sul tema dell’impotenza dei
discepoli. E quando alla fine della
storia essi chiedono perché non hanno potuto guarire il ragazzo, Gesù
risponde che questo tipo di spirito
viene cacciato soltanto con la preghiera. Nella storia di questa guarigione, però, di preghiera non ce
n’è. Gesù guarisce il ragazzo con una
parola d’esorcismo. C’è soltanto il
dialogo centrale tra Gesù e il padre.
« Gesù domandò al padre: ”Da
quanto tempo è così?”. "Fin da piccolo”, rispose il padre. "Anzi, più
di una volta lo spirito l’ha buttato
nel fuoco e nell’acqua per farlo morire. Ma se tu puoi fare qualcosa,
abbi pietà di noi, aiutaci”. Gesù gli
disse: ”Se puoi? Tutto è possibile
a chi crede”. Allora il padre esclamò: ”Io credo, vieni in aiuto alla
mia incredulità” ».
Strana preghiera questo dialogo,
questo palleggio in cui ciascuno dei
due soggetti rimanda all’altro la possibilità della fede.
Prima il padre si affida a Gesù:
aiutaci, se puoi! E Gesù gli risponde:
tutto è possibile... e a questo punto, con buona fede biblica, si aspetterebbe: tutto è possibile a Dio. Invece, lo scandalo dell’evangelo è che
l’autorità di Dio, la forza di combattere viene regalata agli uomini. Il
« tutto è possibile a Dio » è diventato « tutto è possibile a chi crede ».
Gesù rimanda il padre a se stesso,
alla sua fede, alla sua libertà di credere, al suo amore, alla sua responsabilità di credente.
Ma il palleggio riprende e il padre confessa nello stesso soffio la
propria fede e la propria incredulità, rimandando ancora una volta a
Gesù la forza di vincere la nostra
incredulità.
Così la preghiera che vince l’impotenza è questo dialogo paradossale, tutto il contrario della preghiera
Continuano a dirmi: « Dov’è il tuo
Dio? ». Perché gli stranieri dovrebbero dire: « Ma dov’è il loro Dio? ».
Perché i pagani dovrebbero dire:
« Dov’è il loro Dio? ».
(Salmi 42: 2-5; 79: 8-10; 115: 2-1.
Leggere anche: Luca 18: 1-8 e 9-14;
Marco 9: 21-29).
A fine settembre si è riunito a Sestri Ponente il primo collettivo teologico ligure di quest’anno. Il tema — la preghiera — era stato indicato
dalle scuole domenicali e infatti erano specialmente presenti monitori e
genitori. Le relazioni sono state tenute da Gino Conte e da Yann Redalié,
che ha poi guidato come ’’animatore biblico” una vivace ricerca a gruppi;
questa ha portato a una raccolta di contenuti espressi poi nei vari momenti del culto condotto dal ’’collettivo” con la comunità metodista di Sestri Ponente. Y. Redalié ha rivolto la predicazione, della quale riproduciamo il testo.
praffazione ed invidia, una libertà
non ripiegata su se stessa, ma aperta sull’altro.
Dov’è Dio
del fariseo di Luca, che può elencare certezze ed opere buone.
La preghiera come dialogo, che
non nasconde la debolezza e la precarietà dell’essere credente. Preghiera con dei vuoti, dei buchi, delle
mancanze scoperte dinanzi a Dio.
# Nella parabola della vedova e
del giudice iniquo, vediamo l’esperienza di una preghiera che non ha
niente altro da fare valere che la
propria impotenza. Eppure anche
qui l’esperienza dell’impotenza dell’uomo e del silenzio di Dio non porta alla rassegnazione. Al contrario.
La vedova porta avanti instancabilmente la sua richiesta di giustizia.
# « Dov’è Dio? » dice il salmista
nella sua preghiera, facendo posto
al pagano che c’è in ognuno di noi.
« Dov’è Dio? ». E c’è un silenzio di
Dio.
# I racconti della creazione vogliono testimoniare che all’origine
dell’esistenza del mondo c’è lo stesso amore che quello incontrato da
Israel nella sua liberazione dall’Egitto. La creazione vuole dire vedere
il mondo come terra promessa. Il
mondo è affidato agli uomini per
farne un mondo abitabile, per farne un luogo di incontro tra Dio e
l’uomo, d’incontro tra gli uomini.
Il mondo è un mondo profano e
Dio non si sostituisce alla nostra
libertà. Se il mondo è sotto il segno
del non intervento di Dio, non è per
empietà degli uomini né per impotenza di Dio, bensì a causa del progetto di salvezza, che si è rivelato
nella storia di Israel ed è culminato
in Cristo. La storia della salvezza
è un progetto di vita, attraverso la
storia degli uomini, attraverso la loro libertà.
In questa storia umana fatta di
cause materiali, fisiche, fatta dall’intervento cosciente degli uomini per
fare la storia, l’uomo nella sua libertà può fare di ogni avvenimento il
luogo per accogliere o per non accogliere il fare alleanza con Dio: la
salvezza.
Il termine salvezza rimane prigioniero di un lessico teologico che
perde mano mano il suo senso. Cosa vuole dire?
Vuole dire che c’è un nascere possibile della libertà, che non sia so
# Dov’è Dio?
Non è più un Dio onnipotente che
prego, un Dio utile ad allontanare
la disgrazia. Ma prego un Dio la
cui presenza mi rivela la profondità
del reale. La preghiera non è più
una richiesta d’intervento di una onnipotenza divina di fronte all’impotenza umana. Pregare è entrare in
questo progetto di libertà secondo
Dio. Orientare la propria libertà verso il regno di Dio. Pregare è una meditazione attiva sulla libertà che ci
viene regalata.
Martin Luther King, dopo e prima di ogni azione, passava del tempo in preghiera e digiuno per ritrovare una totale libertà purificata da
ogni rancore ed aggressività.
# Dov’è Dio?
Il Dio che preghiamo non è il regista onnipotente di tutta la storia,
il Dio che prego è quello che mi
chiama alla libertà in ogni situazione, anche nelle più disperate.
# Nel romanzo di Wiesel, l’ebreo
interpellato dal compagno di fronte al corpo dell’amico assassineito risponde alla domanda: « Dov’è Dio? ».
Dice: « Dio? E’ là, anche Lui è sulla
rete elettrificata ».
# « O Dio, pietà di me, sono un
povero peccatore » dice il pubblica
no.
« Credo, vieni in aiuto alla mia
incredulità » dice il padre del ragazzo.
La vedova della parabola, nella sua
totale dipendenza, finisce per ottenere giustizia dal giudice iniquo.
Al centro non ci sono io
Al centro della preghiera del padre del ragazzo, così come al centro
di quella del pubblicano o della vedova, c’è un vuoto. Perché al centro
non ci sono io, scopro di essere chiamato da un Altro ed è per questo
che la mia libertà è apertura fin dall’inizio.
Pregare è raccogliersi, raccogliere, riprendere tutti i pezzi della mia
vita di lavoro, di impegno, di relazione, e concentrarli in questo puf'
to focale e vuoto, dove sono chiamato alla libertà, da un Altro. Pregare come meditazione di libertà è
vedere ed esprimere la realtà nella
sua dimensione di essere chiamata
alla libertà, meravigliarsi laddove ci
sarebbero soltanto spiegazioni definitive, vedere un futuro laddove a
prima vista tutto è finito, denunciare lo scandalo...
O Dio, pietà di me, sono un povero peccatore!
Credo! Vieni in aiuto alla mia incredulità! Yann Redalié
Ci
7
r
2 dicembre 1988
obiettivo aperto
LE RADICI COMPLESSE DI UN DRAMMA
Morire di droga a Torino
Le difficoltà di rilevazione dei dati e i problemi metodologici relativi alla loro interpretazione - Che cos’è la « seconda generazione? »
Pubblichiamo i risultati di un’indagine, svolta dall'USL di Torino, sul fenomeno dei decessi per droga tragicamente tornato di
■attualità nelle scorse settimane.
Nel corso di 7 anni, dal 1980 al
1987, sono deceduti in tutta Italia
2.368 tossicodipendenti per cause direttamente connesse all’uso
di stupefacenti.
A livello nazionale il fenomeno, a partire dai 206 decessi del
1980, ebbe una prima punta nel
1984 con 392 casi (-f-90,3% sul
1930), mentre ha raggiunto il
suo massimo storico nel 1987
con 511 casi, con un aumento
deir85,l% rispetto all’anno precedente e del 148% rispetto al
1980.
I dati attualmente disponibili, disaggregati per regione, si
riferiscono a tutti i decessi avvenuti in ciascuna area, indipendentemente dalla residenza
del soggetto, per il periodo 19801986.
In numeri assoluti il primato
spetta alla regione Lombardia
che con 583 decessi rappresenta da sola ben il 24,6% del totale del periodo. Alla Puglia spetta il primato del maggior aumento percentuale sul 1980 (-H400
per cento), ma con una ridotta
consistenza numerica (da 1 a 15
casi).
in termini di aumento percentuale il secondo posto spetta
al Piemonte il quale, in verità,
ha una consistenza numerica
superiore alla Puglia (da 9 a
33 casi, + 266,7%) (Fonte; Ministero degli Interni, Osservatorio permanente sul fenomeno
droga).
La situazione appare differente
se si valutano i tassi di mortalità per regione. La Lombardia
rimane al primo posto con una
media annuale di 2,56 decessi
ogni 100.000 giovani, segue il Lazio con 2,40, la Liguria con 1,93,
il Trentino Alto Adige con 1,91
e l’Emilia Romagna con 1,87;
più distanti le altre regioni, con
il Piemonte 'all’ottavo posto che
presenta 1,01 decessi per 100.000
giovani, ed il Molise con 0,12
all’ultimo posto (N.B.: in questo
studio i tassi sono calcolati sul
Censimento 1981, classe di età
15-39 anni).
In termini di tassi di mortalità, le punte più alte nel corso di
questi anni sono state raggiunte dalla Valle d’Aosta nel 1985
con 4,98 decessi ogni 100.000 giovani, dalla Lombardia e Liguria
nel 1984 con 3,54 e 3,50.
Occorre comunque sottolineare che la scarsa numerosità dei
decessi nel Sud e Isole, al di sotto del 50% della media nazionale, suggerisce come possano esserci in queste regioni problemi di diversa o mancata segnalazione per questo tipo di decessi.
Questi dati, in ogni caso, si riferiscono <a tutti i decessi di assuntori di stupefacenti di cui
sono venute a conoscenza le forze di polizia, indipendentemente dalle loro cause.
Il
’’caso” Torino
Per quanto riguarda la situazione dell’area della città di Torino i decessi di tossicodipendenti, indipendentemente dalla
loro residenza, rilevati dai quotidiani cittadini nell’arco degli
anni ’78-’87 sbno 127, da cui si
rileva un aumento del 442,8%
sulla base 1980 (vedi tabella).
I dati fin qui riportati, seppur decisamente importanti, soffrono di alcune indeterminatezze che occorre sottolineare per
evitare erronee interpretazioni:
non viene definita in modo inequivocabile ed imivoco la diagnosi del decesso, le modalità di
rilevazione sono certamente disomogenee ed infine manca la
definizione del numero dei decessi per ciascuna area. In particolare per l’area della città di
Torino si noterà come le cifre
riportate dai quotidiani (tot. 127
decessi dal 1978 al 1987) risultino sovradimensionate rispetto a
quelle riportate dallo studio effettuato dal Servizio (tot. 90 decessi dal giugno 1978 al giugno
1987); questa differenza può essere imputata alle tre indeterminatezze sopra accennate, oltre
che al periodo di osservazione
ridotto di circa un anno (14 decessi di residenti in Torino deceduti in Torino nel solo ultimo
semestre ’87, non considerati in
questo studio).
In linea generale, nella mortalità connessa alla tossicodipendenza (in analogia con un analogo approccio in campo di criminalità connessa alla tossicodipendenza) è possibile distinguere tra:
a) morti dirette; provocate
dall’assunzione di sostanze psicoattive, cioè decessi dovuti a
intossicazione acuta;
b) morti indirette: decessi per
patologie correlate alla modalità
di assunzione endovenosa delle
sostanze (infezioni virali quali
epatite e Aids o batteriche quali il tetano);
c) morti indotte: decessi dovuti allo stato psicofisico e comportamentale ingenerato dalle
sostanze assunte (quali incidenti di vario tipo, da quelli automobilistici a conflitti provocati
dalla ricerca della sostanza o
del denaro ad essa necessario,
suicidi, ecc.);
d) morti per altre cause: decessi per qualsiasi altra causa
che, almeno in prima istanza,
non sembra abbiano rapporto
con la tossicodipendenza, ma avvenuti in soggetti che fanno
uso di sostanze psicoattive.
Al momento attuale delle conoscenze e delle modalità di rilevazione non è possibile né conoscere il numero totale di tossicodipendenti deceduti per tutte le cause sopra descritte (che
potrebbero essere ragionevolmente in numero superiore a
quanto riportato dalle statistiche), né tanto meno distinguere
la numerosità per tipologie di
decesso. (Le cifre che comunemente vengono riportate sono
comunque in larga parte attribuibili alle morti dirette, cioè alle intossicazioni acute, gruppo
A).
L'allarme suscitato d'aH’aumento del numero di decessi di tossicodipendenti appare connesso
da un lato indubbiamente alla
dimensione di evento irreparabile della morte, scacco totale
e definitivo di ogni strategia preventiva e curativa, accusa infamante nei confronti della società individuata come responsabile, ma d’altro canto anche all’idea che tale aumento possa
essere di per sé un indicatore
di un 'aumento globale del fenomeno delle tossicodipendenze. E’
questa la teoria dell’iceberg per
la quale la parte emersa rappresenta una costante del totale del
volume. A questo proposito occorre dire che in campo di tossicodipendenze, tra gli addetti ai
lavori, l’ipotesi che esista una
relazione dirette e costante tra
il numero di decessi e la dimensione del fenomeno appare ormai largamente superata.
Infatti la letteratura relativa
all’utilizzo di indicatori indiretti in questo campo ne suggeri
sce univocamente alcune cautele,
come l’adozione contemporanea
di un pool di diversi indicatori
e Tanalisi dei singoli indicatori
e dello stesso pool in archi di
tempo sufficientemente lunghi al
fine di limitare al massimo
i possibili effetti distorcenti dovuti all’azione di altri più o meho estranei fattori intervenienti.
Per il fenomeno dei decessi
per sovradosaggio si deve inoltre
considerare che questo a sua
volta non è che un evento sottoordinato rispetto a quello più
generale delle overdose non necessariamente mortali e quindi
tanto più indicatore indiretto e
soggetto ad ulteriori diversi fattori.
I fattori di rischio
di ’’overdose”
In particolare per il fenomeno delle intossicazioni 'acute e
dei decessi di assuntori di oppiacei per overdose lo stato delle
conoscenze permette di disegnare, per ipotesi consistenti, il
quadro di possibili fattori di rischio.
Risulterebbero fattori di rischio di overdose:
— la variabilità della purezza
della sostanza in commercio
clandestino, in particolare il rischio tende a crescere con improvvisi aumenti della sua purezza;
— il livello di assuefazione del
soggetto alTeroina; in particolare
il rischio tende a crescere con il
diminuire del livello di assuefazione;
— almeno per i soggetti in terapia presso i servizi USL, l’entità dei dosaggi metedonici somministrati, in particolare il rischio tende a crescere con il diminuire dei dosaggi terapeutici;
— il sinergismo con 'altre sostanze, ed in particolare Tassociazione con l’alcool;
— lo stato fisico del soggetto,
in particolare il rischio tende a
crescere in presenza di situazioni di defedamento;
— lo stato psicologico, il rischio tende a créscere in presenza di situazioni, sia croniche che
acute, di sofferenza psichica, in
particolare sembra sia possibile
individuare soggetti per i quali
i ripetuti eventi di sovraddosaggio appaiono come veri e
propri tentati suicidi. (A questo
proposito si può citare come il
17,8% dei soggetti incorsi in overdose, nella città di Torino nel
corso dei primi 9 mesi del 1987,
fu recidivo in questo arco di
tempo almeno una volta).
II precipitare dell’overdose in
decesso, al di là di altri fattori
casuali, pare inoltre legato alla
situazione di solitudine fisicoambientale in cui si trova il soggetto al momento dell’overdose,
situazione che impedisce qualsiasi tempestivo intervento sanitario che attualmente è pressoché sempre risolutivo.
Nulla è casuale...
E’ ora interessante fare una
sintesi dei riscontri relativi alle
caratteristiche complessive del
fenomeno dei decessi per intossicazione acuta a Torino dal
giugno 1978 al giugno 1987 (totale casi esaminati 90).
Il fenomeno descritto in questo studio presenta alcune no
tevoli differenze nella sua distribuzione territoriale mettendo in
evidenza come nei quartieri 1
Centro, 7 Aurora, 18 Barriera di
Milano e 22 Cavoretto-Borgo Po
esso si sia presentato con la gravità maggiore (tassi per 100.000
giovani tra 5,14 e 4,01).
Nell’arco dei nove anni osservati il gruppo più consistente (41
per cento) dei deceduti risulta
essere nato tra il 1956 ed il 1960,
mentre la media dell’età alla
morte è di 26,15 anni, con il 61
per cento dei casi deceduti oltre i 21 anni.
I decessi nel corso dei diversi
giorni della settimana pare non
abbiano una distribuzione casuale: infatti se ne riscontra
un numero maggiore nel weekend (10,89 punti percentuali in
più rispetto a quanto ci si attenderebbe se i decessi fossero equamente distribuiti nell’arco della
settimana).
D’altro canto l'andamento dèi
decessi nel tempo e la notazione di come spesso questi siano
raggruppati in serie ravvicinate
suggerisce come il fenomeno possa essere associato a fluttuazioni
del mercato (es. immissione di
partite di particolare purezza)
dovute alle più diverse ragioni
(comprese le attività delle forze
di polizia che possono disturbare
il normale flusso del mercato). Il
62,5% dei deceduti era conosciuto dai Servizi; per questi soggetti
è possibile evidenziare alcuni altri elementi:
— il 70% era in possesso almeno di un titolo di scuola media
inferiore e il 64% aveva un’attività lavorativa (stabile il 32%
e saltuaria per il restante 32%);
— il 70% viveva con la famiglia d’origine;
— T86% risulta avere avuto il
primo contatto con sostanze stupefacenti prima dei 21 'anni e tra
essi il 73,9% con l’eroina; in
particolare il 50% ebbe il primo
contetto prima dei 18 anni e
tra questi il 30% con l’eroina
come prima sostanza assunta;
— per il 54% l’avvicinamento a
sostanze stupefacenti e per il 58
per cento l’uso continuativo di
eroina è avvenuto tra il 1977 ed
il 1980;
— in media il decesso è sopravvenuto dopo 5,5 anni di uso
continuativo di eroina ed in particolare per il 76% dopo più di
4 anni;
— nel 28% è conosciuta almeno una overdose precedente al
decesso mentre nel 20% si sono
evidenziati elementi diagnostici
di patologie psichiatriche, in alcuni casi anche particolarmente
gravi.
L’andamento dei decessi negli
anni osservati permette di individuare come dall’inizio del
1984 il fenomeno abbia acquistato una virulenza decisamente
preoccupante (si passa da 3,83
a 16,5 decessi/anno con un aumento del 325%) assumendo altresì caratteristiche nuove e diverse.
TORINO: decessi per anno di morte (anche non residenti)
anno 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 tot.
numero decessi 3 5 7 9 8 9 16 11 21 38 127
Il fenomeno esplode nella zona
ovest della città, in cui precedentemente non si era riscontrato alcun decesso, ed a questa
esplosione contribuiscono notevolmente le femmine che in questa zona arrivano a rappresentare ben il 50% dei decessi nonché a spiegare da sole ben il
69,5% dell’aumento dei morti
dall’inizio del 1984.
In questa seconda fase si riscontrano inoltre;
'a) un aumento dei decessiin luoghi pubblici, dal 13% al
31,6% (-t-18,6%);
b) un aumento dell’età media
dei deceduti che passa da 24,8
anni a 27,2 (-f9,7%);
c) tra i deceduti conosciuti
d'ai Servizio, un aumento dell’età
di primo avvicinamento alle sostanze psicotrope, dell’eroina come prima sostanza assimta e
della durata di tossicodipendenza che passa da 4,5 anni a
5,9 (-f 31,1%);
d) una maggiore presenza
di soggetti che associano altre
sostanze alTeroina i quali passano dal 42,8% al 63,8%
(-f 49,1%).
Questa modificazione del fenomeno a partire dal 1984, analizzato tra i tossicodipendenti
conosciuti dai Servizi, appare
Istrettamente legata alTaumen-,
to massiccio di decessi tra tossicodipendenti di quella che si
può definire una « seconda generazione », a differenza di una
precedente individuate come
« storica ». Questa « seconda generazione » appare dòpo il 1978
ed è caratterizzata dalTessersi
accostata alle sostanze stupefacenti dopo la prim-a ondata di
diffusione di droga nella città
(anni ’74-78), iniziando con più
frequenza subito con l’eroina
ad un’età media superiore e
quindi quasi senza periodi di
uno saltuario ed 'avendo al
proprio interno una percentuale maggiore di femmine. Ciò
spiega da sólo T86,4% delTaumento dei decessi a partire dal
1984.
Relativamente al precedente
rapporto di una parte dei deceduti con il Servizio per le tossicodipendenze (il 62,5% del totale dei soggetti), si può notare come solo nel 18% dei casi essi erano stati «molto seguiti» (per
lungo tempo e con una varietà di
interventi), e come per tutti sia
presente una associazione di minore probabilità di incorrere nella morte nel momento in cui il
soggetto è in contatto con il
Servizio e che tale associazione tenda a permanere anche nel
periodo successivo.
Un’ipotesi esplicativa di questo
possibile « effetto protettivo »
prevede non tanto che possano
essere gli interventi terapeutici 'a
ridurre la probabilità dell’evento negativo, quanto che lo stesso soggetto tenda ad allontanarsi
dal Servizio quando si trova in
una situazione di minore conflittualità nel rapporto con l’eroina (cioè minor desiderio di
allontanarsi da essa e minore
disponibilità ad un rapporto evolutivo), e quindi più facilmente esposto ai pericoli connessi
al suo stato.
(Aspe)
8
8 vita delle chiese
2 dicembre 1988
FAVALE DI MALVARO
Un pezzo di storia
esposto agli oltraggi
E' assai nota, nella Riviera di
levante, la vicenda dei valdesi
di Favaie di Malvaro e resistenza di un loro caratteristico cimitero e di una casa, ormai fatiscente, ove erano la chiesa e
la scuola, il tutto recentemente
vincolato e sottoposto a tutela
e valorizzazione quali manufatti
emergenti (ME) di riconosciuto
interesse storico, che devono essere ricuperati ex art. 57 del
D.G.R. 6292 territoriale di coordinamento paesistico.
Procedono, con lentezza, i lavori di restauro del cimitero a
cura della Tavola Valdese proprietaria dello stesso, ma in questi ultimi giorni si è verificata
un'altra volta la sistematica violazione delle misere tombe, forse ad opera di cinghiali.
Voglio ricordare che nel piccolo cimitero è ancora appena leggibile una lapide che rammenta
le persecuzioni subite nel secolo
scorso da un gruppo di contadini di Favale-Castello, quasi tutti
emigrati negli Stati Uniti, perché professavano una fede cristiana al di fuori dei canoni ufficiali. Ora le povere ossa sono
sta dopo il delitto Matteotti. Conobbe il carcere ed il campo di
concentramento. A lui è intitolata la serione di Chiavari del
Partito repubblicano.
Fu l'iniziatore nel '43 del movimento partigiano sui nostri
monti raccogliendo i primi volontari a Favale-Castello, gli stessi che dettero vita alla gloriosa
Brigata « Cichero ».
Lo storico inglese Basii Davidson, in « Scene della guerra
antifascista », scrive; « ...la lotta
partigiana in Liguria iniziò con
la Banda Cichero che si formò
in cima alla gola di Favate... molti anni prima la stessa località
aveva offerto rifugio ad una setta protestante, dei dissidenti che
in quei tempi erano stati considerati come un’organizzazione
rivoluzionaria ».
Nelle « Cronache di una vita »
di G. B. Canepa (Marzo) si legge: « Dopo l’8.9.’43 mia moglie e
IN DISTRIBUZIONE
state ancora estratte e vilipese.
Si legge sulla lapide: « ...Giuseppe Cereghino, 1831-1855, e Vittoria Costa, che visse al marito
concorde nella fede cristiana
quando intolleranza religiosa cagionò loro carcere e sofferenze
nella torre di Chiavari... ».
Esposti al vandalismo sono anche i resti di Leone Garbarino,
predicatore evangelico di Favaie, mitico personaggio del chiavarese. Garbarino tenne vivi nel
ventennio gli ideali mazziniani e
repubblicani. Fu estensore di un
clamoroso manifesto antifasci
Protestantesimo 3-4
In questo numero Sergio Carile, noto studioso italiano della
storia e del pensiero del metodismo, ricorda il 150° anniversario
della conversione di John Wesley, avvenimento che è stato oggetto di riflessioni commemorative in tutto il mondo.
Il secondo articolo è dedicato
alla «teologia induttiva» di Geor
CONCESSIONARI
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ARGENTERIA - CRISTALLI MOSER
e articoli da regalo
Gioielleria BORNO
di TESI & DELMASTRO
PINEROLO via Trieste, 24
posizione di G. Calvino sullo
stesso argomento. Il terzo studio ha per tema la presentazione di J.-P. Viallet dell’atteggiamento dei valdesi di fronte al regime fascista, a cura di Gianni
Long.
Le « rassegne » si occupano di
studi luterani, ancora nella scia
^elle celebrazioni luterane del
1983 (Emidio Campi), mentre alla penna di Vittorio Subilia dobbiamo ancora la presentazione
dei due volumi della Dogmatica
di W. Joest.
Saivatore Caponetto propone
il lavoro di S. Seidel Monchi su
Erasmo in Italia, mentre J. Alberto Soggin illustra una raccolta di saggi su ebrei e cristiani
di fronte al nazismo curata dalla
società storica d’Israele. Infine
Mario F. Berutti presenta la cristologia del Nuovo Testamento
di Giuseppe Segalla. Chiudono
il fascicolo numerose recensioni.
Questo numero è «doppio» (34
1988) per la difficoltà di uscire in
estate con il numero 3 dopo la
morte di V. Subilia. Le pagine sono 128.
TORRE PELLICE
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CORRISPONDENZE
Un “piccolo gregge”
Un’altra violazione alle tombe del cimitero valdese in cui si trovano
anche i resti di Leone Garbarino, che fu predicatore e partigiano
mia figlia si erano rifugiate a Favate, loc. Castello, ospiti di quel
Garbarino, pericoloso evangelista che stava reclutando giovani
per la lotta partigiana. Castello,
ai piedi del Ramacelo, era il posto ideate per riunire i futuri
combattenti della guerra di liberazione soprattutto perché la
dozzina di famiglie che vi abitavano erano rimaste immuni dalle idee fasciste e i loro antenati,
a metà del secolo scorso, si erano battuti per la libertà e avevano affrontato processi e carcere a Chiavari... ».
Continua Marzo: « ...Garbarino,
una figura popolare, loro predicatore laico, partecipò alla lotta
di liberazione dando un valido
contributo al movimento partigiano, organizzando una preziosa rete di rifugi e di informazioni nelle montagne della Fontanabuona ».
Dante Zeni
ges Casalis, scomparso all’inizio
del 1987; Giorgio Girardet delinea i vari aspetti del suo p>ensiero e della sua azione.
Nella rubrica «Studi critici»
proponiamo una riflessione particolare sul tema della testimonianza dei credenti di fronte allo
stato, di Paolo Gay, mentre Paolo de Petris studia il tema della
predestinazione com’è svolto da
W. Kreck e lo confronta con la
VICENZA — Il «piccolo gregge » di Vicenza continua come
sempre a ritrovarsi piuttosto
compatto per le varie « attività »
della chiesa: studio biblico ogni
due settimane, gruppo femminile
due volte al mese, culti domenicali. Senza complessi di inferiorità verso chiese più grandi, anche se il numero dei suoi membri
rischia sempre di far scadere a
« gruppo in formazione » la comunità di Vicenza, questa è bene organizzata e attiva. Grazie
anche ad alcuni predicatori locali, non ancora tutti iscritti a
ruolo, riesce a mantenere la regolarità dei culti: così Daniela
Campbell, Gabriella Glanello,
Giancarlo Sanchlni, Maddalena
Costabel si alternano con il pastore, in modo da mantenere quel
tanto di comunione fraterna e
di rapporti interpersonali che
consentono un culto spesso concluso con la discussione del sermone e lo scambio di pareri sui
fatti salienti del momento. Si
evita così un « veloce consumo di
culto affrettato », regolato più
sulle necessità di spostamento
del pastore che dalle esigenze
esegetico - teologiche - parenetiche
del testo trattato.
La comunità è aperta però anche aU’estemo, accogliente verso
gli estranei che ogni tanto vengono a « vedere e udire » quel che
si fa nella chiesa metodista, lieta di ritrovarsi con qualche « aderente » o « simpatizzante » che
frequenta regolarmente i culti. Ci
sono anche momenti di contatto
e collaborazione con altre realtà
di fede. Da alcuni anni si intrattengono buoni rapporti con la
parrocchia cattolica del Villaggio del Sole, quest’anno particolarmente rafforzati in occasione
di incontri su « Pace, giustizia e
salvaguardia della creazione »,
concretizzati in una veglia di meditazione e preghiera e in una
fiaccolata attraverso il quartiere
in cui si trova appunto la parrocchia e in cui abitano alcuni
attivi membri della nostra comunità.
Ed è anche in un clima di serenità e di gioia comunitarie che,
al termine di im culto domenicale, il 25 settembre scorso, la
comimità si è ritrovata compatta intorno ai giovani Miriam Rugo e Claudio Perissinotti per
un simpatico rinfresco offertoci
da questa coppia di fidanzati
che la domenica 2 ottobre si sono uniti in matrimonio nella
chiesa battista di Pordenone.
Certo vi era allegria tra i presenti, ma anche un poco di commozione per un periodo che si
chiudeva. Per circa due anni ci
eravamo abituati a vedere quasi
ogni domenica Claudio, che veniva da Pordenone, entrare in
chiesa con Miriam, attivo membro della chiesa di Vicenza. Ora
Miriam si è trasferita a Pordenone e siamo certi che anche là
darà con Claudio il suo attivo
contributo.
Un buon avvio
quattro trasmissioni televisive
della RAI Regionale sulla chiesa
valdese, con un inserto finale relativo alla storia della evangelizzazione in Valle, sono un sintomo
non casuale.
Come non casuale è la rinnovata consapevolezza e responsabilità di sentirsi « chiesa » e pertanto « corpo del Signore » costituito sicuramente in modo imperfetto, ma vivo per il dono dello Spirito di Dio e per la guida
delle Scritture « rettamente predicate », come direbbe Calvino.
Matrimonio
MESSINA — Sabato 30 luglio
si seno sposati Roberto Pilot,
membro della nostra chiesa, e
Patrizia Causarano, cattolica. La
comunità è stata vicina e solidale nella gioia che gli sposi hanno
provato e ne ha gioito anch’essa.
• Il 16 ottobre si è svolta l’assemblea di chiesa nel corso delia
quale la comunità è stata informata sull’ultimo Sinodo. Al posto del caro Abramo Santoro è
stato eletto nel Consiglio di chiesa il fratello Simone Marchesini.
• La nostra comunità in questi
mesi ha vissuto due lutti: a Rocchenere è mancata la sorella Garufl, di antica famiglia evangelica. In ottobre, a Messina, ci l:ia
lasciati il fratello Giuseppe Pulejo. La comunità ha partecipalo
al dolore delle famiglie.
• Le attività ecclesiastiche
(scuola domenicale, studio biblico, catechismo e unione femminile) hanno regolarmente avuto
inizio con la prima domenica di
ottobre.
Solidarietà
PADOVA — E’ tragicamente
deceduto all’età di ventisei anni
Bruno Moreschi. Il suo funerale
ha avuto luogo sabato 5 novembre. Hanno espresso la loro solidarietà nel dolore ai genitori ed
al fratello Stefano non solo la
chiesa di Padova, ma anche numerosissime persone: parenti e
amici provenienti da Felonica
Po; colleghi del padre, colonnello
dell’esercito, e colleghe della madre, fortemente impegnata nel
volontariato di assistenza presso
l’ospedale geriatrico di Padova;
compagni di Bruno, che era brigadiere di finanza a Genova.
LTIvangelo della resurrezione è stato annunciato dal pastore, che ha anche esortato gli
afflitti, già provati nel passato da
dolorose perdite, a non chiudersi nel loro dolore, ma ad
aprisi ancora di più, ora, alla realtà della vita e alle necessità altrui, per combattere con
gli altri e per gli altri il buon
combattimento della fede.
Nozze
AOSTA — Il nuovo anno ecclesiastico si è bene avviato con
una serie di attività; la comunità si è riunita intorno ai coniugi
Monaja per un’agape fraterna in
occasione del loro cinquantesimo
anno di matrimonio. L’assemblea
di chiesa ha ascoltato con interesse la relazione sui temi trattati dal Sinodo, con particolare
attenzione per le questioni del
denaro nella chiesa, della formazione e cultura, e dell’identità
sulla base di un rilancio dell’esegesi biblica.
La chiesa ha aderito e partecipato alla prima marcia aostana
per la pace. Sono ripresi la scuola domenicale e i corsi di formazione biblica.
C’è l’impressione inoltre che la
nostra presenza in città si consolidi come visione alternativa dell’essere chiesa.
Un articolo del pastore sul Corriere diocesano della valle, e
GROTTAGLIE — Il 16 ottobre si sono uniti in matrimonio
Vincenza Chiloiro e Gaetano Di
Quarto, ai quali va il pensiero
augurale di tutta la comunità.
• Nel mese di ottobre è mancata a Firenze la sorella Caterina
Trani Terranova. Apparteneva
alla famiglia che iniziò l’opera di
testimonianza valdese a Grottaglie, ed anche ultimamente, benché l’avanzata età le impedisse
una regolare frequenza ai culti,
la nostra sorella conversava
spesso con quanti la visitavano
della sua fede evangelica.
Lutto
TARANTO — Nel mese di ottobre è mancato il fratello Luigi
Murgia che, diventato evangelico
in tarda età, con fermezza testimoniava in ogni occasione dell’Evangelo. Nel quartiere operaio
dove ha sede l’Italsider ospitava
in casa sua con regolarità una
riunione di evangelizzazione.
9
r
2 dicembre 1988
vita delle chiese 9
1° DISTRETTO
Soldi e cultura:
le iniziative dei 1989
Discusse dai concistori e dai responsabili di attività delle chiese
delle valli due questioni: finanze e terzo centenario del Rimpatrio
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ricambi pastorali
Un centinaio tra anziani, pastori, diaconi e responsabili a
vario titolo di attività ecclesiastiche ha partecipato domenica
27, presso la Sala Albarin di Luserna San Giovanni, in una cornice di generosa ospitalità, ad
un incontro su temi di finanza
ecclesiastica e sulle prospettive
connesse ai festeggiamenti del
Ili Centenario della « Glorieuse
Rentrée ».
Per la parte finanziaria si trattava di cercare di mettere a fuoco la politica contributiva dei
« tre p » (personale, periodica,
proporzionale), legata all’indicazione deirofferta individuale alla chiesa attorno al 3% del proprio reddito. Tutto Targomento
deile finanze ecclesiastiche (definito « la vera questione morale
delia chiesa») è stato introdotto in modo esauriente da due
membri della Commissione finanziaria della Tavola Valdese:
Andrea Ribet e Bruno Mathieu.
Entrambi, nelTanalisi del come
si raccolgono e come si spendono i soldi nella chiesa, hanno
insistito sulla necessità di una
continua, capillare informazione. Al proposito è stato illustrato il contenuto di un nuovo dépliant informativo realizzato dalla Tavola sulla questione finanziaria che, prossimamente, verrà messo in distribuzione nelle
comunità.
Un altro punto importante su
questo argomento delle finanze
è stato quello che riguarda il
cominciare a riorganizzare nelle
singole chiese il sistema contributivo, raccogliendo all'inizio
dell’anno gli impegni finanziari
dei singoli membri di chiesa. Si
tratta cioè di programmare il
versamento alla Cassa centrale
non più partendo daH’alto di
percentuali decise fuori dalTambito locale, ma piuttosto cercare a livello locale di formulare
Un reale preventivo di versamento risultante dalla somma degli
impegni dichiarati dai singoli
membri. Su questo jjunto la discussione ha evidenziato la preoccupazione che per arrivare ad
attuare questo capovolgimento
di abitudini occorrano anni.
« Ma l’importante è cominciare — ha precisato il pastore Rostagno, presidente della CED,
che ha organizzato rincontro —
anche se non ci aspettiamo immediatamente una rispoista generale ». Nel dibattito la questione del 3% è slata considerata
criticamente se si pensa a cosa
quel 3% vuole in realtà dire per
chi vive esclusivamente della
pensione sociale, ma il 3% rimane comunque un’indicazione positiva, un traguardo, una proposta chiara (non un’imposizione
o una tassa) da raggiungere. 0,
se si vuole, quel 3% è anche una
Sottoscrizione tra i lettori Lunedì 28 novembre si è proceduto ali’estrazione a meri relativi aila sottoscrizione per il nostro settimanale, vincitori: sorte dei nu- Sono risultati
N. rie. Premio Località
8230 Quadro >■ Omaggio a Van G'ogh » Corato
8989 Soggiorno 1/2 pensione, due giorni, 2 persone, alla
Casa valdese di Roma Campobasso
0770 Idem Ivrea
6116 Soggiorno pensione completa, 2 persone, tre giorni,
presso la Foresteria valdese di Torre Pellice Roma
8801 Soggiorno pensione completa, due giorni, due perso-
ne, presso la Foresteria valdese di Torre Pellice Lainate
0585 Soggiorno pensione completa, 2 persone, due giorni,
alla pensione valdese di Borgio Verezzi Villar Pellice
1709 Idem Basilea
0120 Soggiorno 2 giorni, pensione completa, 2 persone, Ca-
sa valdese di Vallecrosia Catanzaro
2672 Idem Pomaretto
0511 Pernottamento -F colazione, due persone presso
Foresteria valdese di Venezia Villar Pellice
2504 Idem Rorà
3378 Due pernottamenti per due persone presso Foresteria
valdese di Firenze Mestre
9177 Idem Firenze
7061 Partecip. ad un campo ad Agape '89 per una persona Orsara
8238 Partecip. per una persona ad un campo di Ecumene '89 Corato
4712 Libro Claudiana « Templi valli valdesi » Santena
5776 Libro Claudiana Mantova
9352 Libro Claudiana Palermo
2985 Libro Claudiana Intra
8712 Libro Claudiana Vercelli
0043 Itinerari alle valli valdesi Trieste
0918 Itinerari alle valli valdesi Como
5613 Itinerari alle valli valdesi Milano
1724 Itinerari alle valli valdesi Basilea
2397 Itinerari alle valli valdesi Torre Pellice
.4919 Itinerari alle valli valdesi Savona
3050 Itineràri alle valli valdesi Pomaretto
4550 Itinerari alle valli valdesi Milano
8221 Itinerari alle valli valdesi Corato
3141 Itinerari alle valli valdesi Pomaretto
Tutti I vincitori verranno avvertiti con lettera e riceveranno a do-
micilio le istruzioni per ritirare o su come utilizzare il premio.
A tutti I sottoscrittori grazie! da parte dei redattori e dell'editrice AIP.
doppia sfida: da un lato incoraggiare i fratelli e le sionelle a
dare una contribuzione che non
sia una piccola elemosina (e questo compito di sensibilizzazione
spetta non solo ai pastori, bensì agli anziani che, con i pastori, dovrebbero dare un esempio
concreto) e daH’altro dare un
contenuto a questa offerta con
un programma che punti a rivitalizzare la nostra chiesa.
Dopo le finanze il discorso è
passato ad illustrare le celebrazioni del Rimpatrio. Giorgio
Toum, presidente della Società
di Studi Valdesi, dopo aver brillantemente ripercorso la storia
delle celebrazioni della « Glorieuse Rentrée », ha voluto spiegare
il senso di ogni iniziativa del
calendario previsto: dall’inaugurazione del nuovo Centro Culturale di Torre Pellice, ai raduni
popolari della Balsiglia e di Sibaud, sino al piccolo « Kirchentag » dei nostri 16 Circuiti che
esporranno la loro realtà e le
loro prospettive nella storica via
Beckwith che pier l’occasione verrà « occupata » dai vari stand
durante il Sinodo.
Il calendario delle manifestazioni, sul quale torneremo ancora, prevede livelli diversi: il passato (la storia), il presente (la
realtà effettiva delle nostre chiese) e il futuro, se si pensa che
l'inaugurazione del nuovo Asilo
per gli anziani di San Germano
Chisone farà parte, a pieno titolo, dei festeggiamenti di quei
giorni.
L’89, ormai imminente, vedrà
dunque una serie formidabile di
iniziative in cui storia e realtà
contemporanea s’intrecceranno
sino a confondersi. Ma ipotrà
tutto questo grande sforzo finanziario, di organizzazione e di
nuove proposte culturali aiutare
il confronto della nostra identità protestante con le altre? A
giudicare dalla prima rispK)sta
dei Concistori delle Valli saremmo tentati di rispondere: sì!
Giuseppe Platone
DIBATTITO
Firenze
multirazziale
Sabato 19 novembre si è tenuto
un dibattito, organizzato dalla
Federazione giovanile evangelica
unitamente alla FGCI, DP e all’associazione « Mani tese », sul
rapporto che la stampa italiana
ha con il problema degli stranieri e degli immigrati. Erano presenti giornalisti di « Repubblica », del « Manifesto », e dei due
giornali locali, « La Nazione » e
« La città ».
Il dibattito è stato soprattutto
un confronto con un modo di
trattare l’argomento che sembra
ridurre la questione ai problemi
dei singoli immigrati: il singolo
straniero che vive di espedienti,
in modo spesso drammatico.
E’ stato pertanto rivolto un invito a dare informazioni sui diritti che gli immigrati dovrebbero avere, e l’augurio di pieno inserimento nella nostra società.
La serata si è conclusa con una
simpatica e solidale festa, sulla
base di « ritmi » senegalesi, che
ha avvicinato giovani felicemente
« multirazziali ».
ANGROGNA — Con votazione
unanime (a scheda segreta) della
maggioranza dei membri elettori
l’assemblea di chiesa del 27.11 ha
accolto, « per la parte che le compete, il piano di ricambio pastorale proposto dalla Tavola ». Nell’ordine del giorno votato si è
voluto, inoltre, precisare che
« quando sarà proclamata la vacanza della chiesa (ottobre 1989)
l’assemblea fin d’ora intende rimettersi alla Tavola con l’assicurazione che le venga inviato il
pastore proposto nel piano ».
Dopo una serie di riunioni
quartier ali sull’argomento, dopo
aver invitato per alcuni giorni
Ruggero Marchetti e la sua far
miglia ed infine dopo aver avuto
un’approfondita discussione in
assemblea, il problema del ricambio pastorale è risolto. Ora abbiamo a disposizione un anno e
mezzo circa per organizzare con
tutta calma xm proficuo passaggio di consegne.
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa tenutasi domenica 20
novembre ha accettato a grande
maggioranza la proposta della
Tavola relativa al cambio pastorale. L’assemblea ha altresì deliberato di inviare una lettera alla
Tavola nella quale « invita la Tavola a porgere particolare attenzione al carattere della comunità
quale centro di affluenza della
popolazione della Val Germanasca in seguito allo spopolamento
dell’alta valle, ad ai problemi
che questo comporta: richiede
quindi alla Tavola di avere la
massima oculatezza nella provvista pastorale».
• Sabato 3 dicembre, alle ore
20.30, avrà luogo nella sala Lombardini di Perosa una tavola rotonda sul Glorioso Rimpatrio organizzata dalla Società di studi
valdesi e dal circuito.
• Sabato 10 dicembre, alle
20.30, nella sala del teatro i giovani presentano Faccia da turco,
un programma di canti e scenette.
• Venerdì 25 novembre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Oreste Ribet (Bauduchet), deceduto improvvisamente all’età
di 78 anni. Ai familiari va la simpatia cristiana della comunità.
Assemblea di chiesa
VILLAR PELLICE — Domenica 27 novembre, durante il culto,
si è svolta l’assemblea di chiesa
per la riconferma o meno dell’attuale pastore; presente la maggioranza dei membri elettori, il
pastore Pons è stato riconfermato nel suo ministerio in questa
chiesa.
Un ringraziamento va al pastore Claudio Pasquet che ha presieduto il culto e ad Aldo Lausarot, vicepresidente della CED,
che ha presieduto l’assemblea.
• E’ stata battezzata la piccola
Elena Volpe di Marco e Lorena
Charbonnier; il Signore accompagni con la sua grazia questa
famiglia ed aiuti i genitori a
mantenere le promesse fatte.
• Un benvenuto a Gabriele,
giunto ad allietare la famiglia di
Paolo Eugenio Michelin Salomon
ed Anna Paola Gönnet.
Bazar
PINEROLO — Ricordiamo a
tutti gli amici che, come di consueto, l’8 dicembre, alle ore 14,30,
inizieremo il nostro bazar; contiamo su una buona partecipazione di pubblico e su un buon ricavo, visto che abbiamo già deciso
di dividere l’introito fra Facoltà
di Teologia e Rifugio re Carlo
Alberto.
• In un’assemblea di chiesa, ridotta di presenze, abbiamo approvato il preventivo per l’anno
1989.
• Sono stati nominati i con
trorelatori Alberto Lazzero, Vera
Long e Lidia Longo Gardiol.
• Siamo riconoscenti alla comunità cattolica di Buriasco che
ha messo a disposizione la chiesa
parrocchiale per il funerale di
Emilio Gomba, presieduto dal
pastore Marco Ayassot.
Concerto corale
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il concerto della nostra corale
che si è svolto sabato sera nella
chiesa del Ciabàs ha avuto un
lusinghiero successo, con tma
buona partecipazione di pubblico.
• Il consueto mini-bazar natalizio sarà allestito quest’anno
nella sala Beckwith giovedì 8 dicembre alle ore 14.30.
• Lo studio biblico ai Peyrot,
anziché giovedì 8 avrà luogo mercoledì 7 dicembre, sempre alle
ore 20,30.
Lavoro volontario
MASSELLO — E’ nella tradizione che il comune offra alla
chiesa il legname necessario per
ripristini o ristrutturazioni ; le
ormai sempre più lunghe pratiche burocratiche per le assegnazioni degli alberi da abbattere
fecero sì che, circa 10 anni fa, al
momento di riparare il tetto del
tempio, la segheria «anticipasse» il legname in attesa, appunto, delle autorizzazioni al taglio.
Pervenute queste, nello scorso
fine settimana un gruppo di volontari ha provveduto al taglio
« di restituzione ».
Grazie!
SAN SECONDO — Durante la
assenza del pastore Bertolino,
impegnato per la Missione contro la lebbra, i culti delle domeniche 6, 13, e 20 novembre sono
stati presieduti rispettivamente
dal pastore Pierluigi dalla e dai
predicatori locali Dino Gardiol
e Rino Cardon. Li ringraziamo
per il loro messaggio e la loro disponibilità.
• Domenica 27 novembre, durante il culto, è stato battezzato
il piccolo Claudio Gardiol di Sereno e Vilma Brunetto.
Il Signore benedica questo
bimbo e dia ai genitori di mantenere fedelmente l’impegno preso.
Calendario
Giovedì 1° dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Prosegue, presso
il centro d'incontro, l'attività del collettivo; alle ore 21 il pastore Erika
Tomassone presenta il libro dell'Esodo.
Venerdì 2 dicembre
□ SOLIDARIETÀ’
CON LE DONNE
PINEROLO — Alle ore 15 del 2 dicembre, presso I locali della chiesa
valdese in via dei Mille 1, le responsabili dei gruppi femminili, quelli delle
comunità e le persone Interessate si
incontrano per discutere ed organizzare ricerche ed impegni sul decennio ecumenico ■■ Chiese solidali con
le donne ».
Domenica 4 dicembre
n CONVEGNO GIOVANILE
POMARETTO — I membri dei gruppi
e unioni giovanili delle chiese del 1“
Distretto partecipano al convegno organizzato dal coordinamento dei gruppi e dai giovani delle chiese locali.
Inizio alle ore 14.30. Gioco di sensibilizzazione, programma del convegno successivo, informazioni reciproche.
10
10 valli valdesi
2 dicembre 1988
CAI VAL PELLICE
INCONTRO A PEROSA
No alla pista,
sì ai servizi
La miniera
Sulle tracce del poeta
Il progetto di valorizzazione
dell'area del Pra è stato presentato nelle scorse settimane a tutti i soci del CAI Val Pellice, in vista di una decisione che spettava
all’assemblea convocata per domenica 27 nov. Circa 130 persone hanno risposto al questionario
inviato preventivamente ai soci,
spesso motivando il loro parere
e proponendo suggerimenti; alla
fine l’assemblea ha deciso, approvando un odg che abbiamo chiesto al presidente del CAI, Mauro
Pons, di illustrarci.
« I punti sono molto chiari;
abbiamo valutato molto positivamente la realizzazione dell’acquedotto e della centralina idroelettrica intesi come servizi per le
strutture esistenti nell'area. Si è
valutata abbastanza positivamente l’ipotesi di definizione di
un’area per il campeggio attrezzato, a condizione che rimanga
una soluzione di tipo leggero, anche qualora, malgrado tutto, si
dovesse costruire una pista di
collegamento anche per auto da
Villanova ».
Il problema della pista era
infatti il più « caldo », all’interno di tutta la materia...
« Certo; ed in effetti fin dalle
risposte al questionario si è visto
un netto orientamento contrario
ai progetti presentati in questo
senso. L’assemblea ha pertanto,
con una sola astensione, espresso
nel suo odg parere negativo, tenendo conto di molti fattori, da
quelli ambientali, climatici e geologici, a quelli storici (le rovine
del forte di Mirabouc), oltre al
fatto che un collegamento, via
colle Barant, già esiste. Infine i
soci del CAI rifiutano pienamente la logica per cui l’ampliamento
del rifugio Granerò dovrebbe
rientrare nella tipologia delle costruzioni esistenti nella conca,
viste le differenze di condizioni e
la tipologia omogenea che viceversa seguono i vari rifugi alpini
di alta quota su tutto l’arco alpino ».
Recentemente l’amministrazione comunale di Bobbio Pellice
vi ha accusati di scarsa apertura
INDESIT
Botte agli
operai
mentale e di ricordarvi di quel
comune soltanto per denigrarlo;
avete preso posizione su questo
aspetto?
« Decisamente non accettiamo
queste affermazioni, in quanto
non ci pare assolutamente che sia
mai stato così, e l’intera assemblea è stata d’accordo; allo stesso modo rifiutiamo un qualsiasi
collegamento fra la pista da Villanova al Pra e l’ampliamento del
rifugio ».
Cosa rispondete all’accusa di
aver redatto progetti di modifiche alla prima proposta di ampliamento del rifugio, senza per
altro sottoporle poi all’approvazione degli organi competenti?
« Si tratta di modifiche estremamente limitate, piccoli aggiustamenti che non mutano il progetto originale e che dovrebbero
avere la funzione di favorirne
l’inserimento nell’ambiente circostante: perciò, molto modestamente, non abbiamo ritenuto di
dover ripresentare il tutto, per
esempio in Regione ».
Piervaldo Rostan
La miniera è stata l’argomento del secondo incontro organizzato daH’Assessorato alla cultura
della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca, il 24 novembre.
Questo tema era stato abbondantemente trattato da Carlo Ferrerò lo scorso anno e la Comunità Montana aveva promesso di
raccogliere in un opuscolo le testimonianze e le indagini allora
esposte a viva voce. L’opuscolo
è stato infatti stampato e diffuso tra i presenti, oltre che inviato alle scuole e alle biblioteche.
Per animare la serata, Ugo Piton, attivo ricercatore di storia
locale, ha presentato una serie
di diapositive sulle miniere della
vai Chisone, da quella ormai leggendaria del Beth in vai Troncea (chiusa dopo dieci armi dalla sciagura che costò la vita di
81 minatori) a quella della Roussa in vai Chisone che fu abbandonata negli anni sessanta. In
più, con pazienza, Piton è andato a cercare e fotografare i vecchi mulini in cui si macinava il
talco, ormai diroccati o trasformati in abitazioni civili, fino a
quello, moderno e funzionante,
di S. Sebastiano a Perosa.
Terminata questa prima parte.
Ferrerò ha presentato il risultato di una sua singolare ricerca:
l’elenco di tutti i minatori delle
miniere di talco, abitanti in vai
Germanasca, dall’inizio del secolo a oggi, ancora vivi, di quelli
deceduti e delle vedove, distinte
allo stesso modo. Le cifre sono
significative: 875 lavoratori, 525
morti; 431 vedove, di cui 191 ancora vive.
Dopo la rievocazione del passato si è affrontato il presente
con l’intervento di Piero Barai,
del consiglio dì fabbrica delle
miniere. Con molta amarezza,
l’accento è stato posto sul progressivo disimpegno della società « Talco & Grafite » dallo sfruttamento dei filoni. Ora che il
talco italiano si rivela troppo costoso rispetto aH’analogo prodotto proveniente dal terzo mondo,
l’azienda riduce gli investimenti
e le assunzioni e tutto fa presagire un abbandono dell’attività.
Su questa nota allarmante si
è concluso l’incontro; mentre il
pubblico usciva, una signora diceva alla sua vicina: — Sono venuta qui stasera per conoscere
la fine della vai Germanasca! —
E forse non era la sola a pensarla così.
Il 26 agosto 1938, cinquant’anni
fa, moriva di tubercolosi all’ospedale valdese di Torre Pellice
Millosh Gjergj Nikolla, nato a
Scutari 27 anni prima, noto come Migjeni, uno dei maggiori
poeti del rinnovamento culturale e progressista albanese, venuto a studiare alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università
di Torino.
Chi lo ricordasse o sa come
trovare notizie di lui e della
sua permanenza a Torino e Torre Pellice è invitato a prendere
contatto con la nostra redaziozione - tei. 0121/932166.
La DC per una
nuova strada
Liliana Viglìelmo
PINEROLO — Sono oltre
18.500 le persone che ogni giorno
lasciano il comprensorio di Pinerolo per andare a lavorare a Torino e nel suo circondario. Sono
2.500 le persone che entrano ogni
giorno nel comprensorio di Pinerolo per lavorare. Questi dati sono stati fomiti dalla DC in un
convegno di amministratori locali. Per la DC è dunque più che
mai urgente la costmzione di una
nuova strada a scorrimento veloce tra Torino e Pinerolo.
USSL 44
PINEROLO
L’ospedale del 2000 Vincoli e montagna
Erano andati a Roma in im
migliaio in rappresentanza dei
4.000 lavoratori Indesit (Nord e
Sud) in amministrazione straordinaria, per chiedere al Governo
lavoro e il rispetto degli accordi
sottoscritti quando gli stabilimenti sono stati venduti al gruppo Merloni. Erano accompagnati
da 15 sindaci (14 dell’area casertana e quello di Pinerolo), da
un rappresentante del Consiglio
provinciale di Torino, da alcuni
parlamentari comunisti e demoproletari.
Tutto ciò non è valso ad evitare le cariche della polizia e le
manganellate. Alla fine però i
sindaci, una delegazione di parlamentari e di lavoratori è riuscita a parlare col sottosegretario Misasi. Risili tato: entro la
fine di dicembre si vedrà se è
possibile rinnovare la cassa integrazione scaduta a settembre. Il
Governo ha poi fatto le scuse
per le botte. Ai lavoratori è
giunta la solidarietà del loro
amministratore straordinario:
« L’Indesit è il punto di crisi
maggiore in Italia; per questo
la soluzione va trovata a livello
governativo ».
Sarà « l’ospedale del 2000 », come lo ha definito l’assessore alla sanità della Regione Piemonte, Eugenio Maccari, ma per ora
esiste solo il « piano direttore »
dei lavori da fare.
Organizzata dalTUSSL 44 si è
tenuta sabato scorso nel salone
del Seminario vescovile una riunione di presentazione dei lavori
necessari per la ristratturazione
dell’Ospedale civile « E. Agnelli ».
L’ospedale, che ha cinquant’anni essendo stato inaugurato il
28 ottobre del ’38, a parte la nuova ala (reparto neuro) costruita
nel ”72, è impostato sostanzialmente secondo la logica organizzativa della medicina di quegli
anni.
« Oggi — ha detto l’arch. Savoino, incaricato dall’USSL della progettazione — un ospedale
di zona dell'importanza di quello di Pinerolo necessita mediamente di 10 mq. per posto letto. I posti letto dell’ospedale sono oltre 400 e quindi l’ospedale
dovrebbe avere una superficie di
4.000 mq. Attualmente invece si
hanno solo 1.900 mq. Siamo ad
un deficit strutturale intorno al
50% ».
Di qui la necessità di procedere ad un allargamento. Il progetto previsto comporta infatti 2
nuovi b’occhi: uno comprendente il « dipartimento di emergenza », 6 sale operatorie, nuove camere per degenti, ed un altro
per i servizi rivolti all’utenza
non ospedalizzata. Inoltre le degenze dovrebbero essere « umanizzate » in camere a due letti
con servizi autonomi.
« Si possono così dividere i
percorsi e razionalizzare il lavoro. Il tutto costerà 34 miliardi,
con imprevisti ed IVA si spenderanno 40 miliardi », ha concluso Savoino.
« Non abbiamo questa somma
e perciò abbiamo redatto un piano di lavori che dovrebbe essere finanziato per parti dalla Regione nei prossimi anni — ha
detto il presidente delTUSSL 44,
Francesco Camusso —. Per ora
disponiamo di 1/8 miliardi (finanziamento '87) cifra che ci consentirà di mettere la prima pietra
dei lavori nel febbraio del 1989 ».
Ma l’assessore regionale Maccari ha rassicurato i presenti:
i soldi arriveranno. Infatti «altri due miliardi saranno nel finanziamento '88 e gli altri potranno essere reperiti nel finanziamento straordinario '89 per
Vedilizia ospedaliera previsto dalla legge finanziaria. Al Piemonte
sono assegnati 200 miliardi a questo scopo. L’ospedale di Pinerolo servirà come complemento del
servizio ospedaliero già ristrutturato (complimenti ai valdesi!)
degli ospedali di Pomaretto e
Torre Pellice, per garantire una
assistenza sanitaria da anni
2000 ».
Assistenza sanitaria che dovrà
essere concorrenziale a quella
che potremo ricevere in altri paesi europei in quanto dal 1992
ci sarà anche la libera circolazione dei malati nei paesi CEE.
« Per questo — ha annunciato
l’assessore regionale — presto
l’ospedale civile avrà la TAC ».
G. G.
« Vincoli e montagna » è stato il titolo di un incontro che
il PCI ha organizzato venerdì
scorso a Pinerolo. Alla presenza
di numerosi amministratori locali della sinistra (PCI, Sinistra
Indipendente, DP e PSI) delle
due vallate, il consigliere regionale Chiezzi ha illustrato la posizione del partito circa i vincoli
e i parchi: « I vincoli sono necessari, ma vanno gestiti attraverso piani, vanno decentrate le
procedure autorizzative, va favorita l’attività economica all’interno dei parchi mediante appositi
stanziamenti di legge ».
La presenza di un gmppo di
ambientalisti della Val Pellice
ha poi spostato l’attenzione del
dibattito sui problemi jtolitici posti dalla recente decisione della
Comunità Montana Val Pellice di
inserire in un piano CEE, per
lo sviluppo della montagna, la
costruzione di una pista agrosilvo-pastorale, da Villanova al
Pra.
« Sono deluso dal comportamento del PCI — ha detto Riccardo Lorenzino — che non è
stato capace di opporsi alla volontà del sindaco di Bobbio per
tutelare l’ambiente. Non ci resta che invocare i vincoli (i 150
metri dal letto del fiume) per
bloccare questa strada ».
Altre sottolineature dell’importanza dei vincoli sono venute da
Consolata Grosso della Lega Ambiente di Pinerolo e da Enrico
Fumerò di Pro Natura, che hanno rispettivamente parlato di
bloccare le speculazioni edilizie
a Pragelato e di valorizzare « il
turismo che non ha bisogno del
l’automobile ».
Per Piergiorgio Daviero, presidente dell’ACEA ed esponente
del PSI, invece « i vincoli sono
sovente assurdi ed imposti da
un legislatore regionale e nazionale che vede la montagna solo
come parco di cui devono beneficiare i cittadini della metropoli,
che cercano evasioni alla loro
difficile vita quotidiana. Le leggi che impongono vincoli dovrebbero essere fatte per l’uomo che
vive in montagna, non sul montanaro. Se si mette un vincolo,
bisogna compensare in qualche
modo chi lo subisce ».
La filosofia « del montanaro »
non è piaciuta agli ambientalisti
che hanno invitato a non generalizzare. Bisogna sapere che le
leggi sono promosse da qualcuno (partiti di maggioranza) che
è lo stesso che strumentalizza le
proteste dei montanari solo per
fini clientelari o elettorali.
« Attenzione! — ha poi detto
il geologo Paolo Leporati — Nel^
pinerolese i vincoli idrogeologici
sono necessari: ci sono rischi di
esondazione, sismici, da frane e
paleofrane. Meglio prevenire che
pagare i danni poi ».
Per Rinaldo Bontempi, capogruppo PCI al Consiglio regionale, « oggi la Regione è in preda
ad una grave crisi istituzionale
e politica che porta all’immobilizzo e alla paralisi. Per questo
il PCI presenta provvedimenti di
modifica della legge relativa ai
vincoli paesistici che consentano
effettivamente una gestione democratica e partecipata della politica per la montagna ».
G. G
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11
r
2 dicembre 1988
valli valdesi 11
Ï F Tl^MOTN Proviamo a rileggere. ■ Oggi
\ Lj ìlà ì Uà ifX VJ 1 lì ÉCHO DES VALLÉES VAUDOISES Paraissant chaque Vendredi 1 rr>Hf IH4 $$n» tenutici. AcTU I, B. h% MriU nw tn rhitriÜ. Km. iv, 15. e ripensare, quello che scrivevamo... e domani
Cento anni fa
Religione a scuola
Il nuovo programma scolastico passa sotto completo silenzio
l'insegnamento religioso. Il pensiero del Ministro della pubblica
istruzione, on. Doselli, è contenuto nella sua relazione al Re:
« Convinto come sono che, entro certi limiti, l’insegnamento
reìifnoso è un prezioso strumento di educazione e una garanzia
di pace e prosperità sociale, non
avrei acconsentito ad escluderlo
dada scuola. Non avrei acconsentito anche in considerazione del
grcaide numero di persone che
lo desiderano.
Dichiaro quindi che l’insegnamento medesimo è mantenuto
nel regolamento del 16 febbraio
1888, senza alcuna modifica alle
disposizioni in atto. Non viene
pcraitro stabilito il programma
relativo in quanto né la Oomnnssione né il Consiglio superiore ritengono competenza dello
Stato definire un tale programma. Con il rispetto che i tempi
e le leggi esigono per la libertà
di coscienza, con la tolleranza
che tutti raccomandano e reclamano come garanzia necessaria
e sicura di pace lo Stato non
può, né direttamente né indirettamente, fare una professione di
fede che direbbe troppo seooiido alcuni e troppo poco secondi) altri.
Nel dovere di avere il medesimo rispetto per tutti, pur ottemperando ad un bisogno sentito tale dalla maggioranza, lo
Stqto non può imporre a se stesso una azione precisa e determinata tale da urtare le opinioni
sia di chi è favorevole, sia di
chi è contrario. Esigendo che
nessuno abbia la pretesa di imporsi, con qualsiasi mezzo, all'opinione degli altri, lo Stato
rnedesimo ha il dovere di cominciare per primo a non imporsi.
E’ questo il modo di pensare
della nazione che offre a tutti
un modello di libertà nell’ordine, l’Inghilterra che, pur professando grande rispetto per la religione e riconoscendone la potenza moderatrice tanto da mantenerne l’insegnamento nelle leggi suH’istruziohe pubblica, non
ne parla mai nei programmi specifici proprio per non affrontare
definizioni che non sarebbero accette alle diverse confessioni religiose. Alla Commissione e alla
giunta del Consiglio superiore è
quindi parso giusto e saggio seguire quell’esempio e io ho avallato le indicazioni dell’una e
dell’altra ».
Questo nobile lin^aggio e questi principi alti e giusti non possono che avere l'adesione dei
veri amici della libertà di coscienza.
Nuovo Presidente
degli Stati Uniti
Il partito repubblicano ha vinto le elezioni svoltesi dal 4 al
6 novembre. Nuovo Presidente
degli Stati Uniti d’America sarà
dunque il generale Benjamin
Harrison, 55 anni, senatore dell’Indiana. Harrison è nipote del
^ Presidente^ degli USA, William,
è avvocato e membro attivo della Chiesa presbiteriana di Indianapolis: a 24 anni Harrison è
stato eletto diacono; a 28 ha ricevuto l’imposizione delle mani
quale anziano e in quella veste
ha rappresentato il Presbiterio
a Filadelfia, nel recente centenario della Chiesa presbiteriana
degli Stati Uniti. Ha partecipato come volontario alla guerra
a cura di Stello Armand-Hugon
di secessione, dove ha guadagnato le spalline di generale. Prima della guerra aveva diretto
una scuola domenicale e ultimamente, prima di lasciare Indianapolis in seguito alla nomina
a senatore, teneva un corso biblico per giovani dove aveva come allievi i figli dei suoi primi
alimni.
Fermo nei suoi propositi, di
idee aperte, guidato dalla sua
coscienza, Harrison è costantemente dominato dal sentimento
che esprime nelle preghiere pubbliche della sua Chiesa, quello
della responsabilità dell’uomo davanti a Dio.
Nella sua attività ecclesiastica
il generale è validamente coadiuvato dalla moglie, che segue
le attività delle scuole domenicali e si occupa con dedizione
delle opere delle missioni e di
beneficenza.
« Senza volere immischiarci in
un dibattito di tipo politico né
in quella grande lotta che è la
campagna elettorale americana
— scrive la Semaine Retigìeuse
dalla quale abbiamo ricavato
queste note — possiamo felicitarci con la grande Repubblica
del nuovo mondo, per aver saputo scegliersi come capo un uomo di fede, preghiera e coscienza, un capo che ognuno può guardare senza arrossire ».
Finanze
MILANO — Il rendiconto finanziario della chiesa valdese di
Milano per il 1887-’88 dimostra
che i membri della chiesa sanno imporsi dei sacrifici. L’anno
scorso hanno versato 5.212,65
franchi di cui 1.794 sono andati
alla cassa culto, 1.412 per la beneficenza e 1.989 alla cassa centrale. Pertanto la chiesa « si propone di inviare alla cassa centrale una somma sempre maggiore e di fare un passo avanti
per raggiungere la sua indipendenza », cioè per poter eleggere il
proprio pastore.
« A questo proposito — dice
il Consiglio di chiesa — dobbiamo segnalare l’esempio della
chiesa di Torino che, benché povera, ha potuto recentemente
rendersi indipendente e acquisire il diritto di nominare il suo
pastore ».
Disservizi
Il sommo Dante rimproverava
a Firenze la sua incostanza:
« Quante volte, nel tempo che rimembre/, legge, moneta, ed ufficio e costume / hai tu mutato
e rinnovato membre », paragonando la città al malato che tenta di lenire il dolore rigirandosi
nel letto.
Ci sembra possibile paragona
re i guai fiorentini di allora con
quelli di oggi che fanno capo alla Società tranviaria Perosa-Pinerolo che ha, giorni fa, rivoluzionato Torario delle corse con
il risultato di stravolgere i sen
vizi.
La libertà delle variazioni di
orario dovrebbe essere limitata
quando si ha la responsabilità
di un pubblico servizio, e il medesimo deve essere svolto in funzione dell’utenza e non viceversa.
D’altra parte la cronica instabilità degli orari non sembra utile nemmeno a favorire gli interessi della Società medesima.
Contro i Mormoni
Il Tribimale superiore dell’Utah
ha emesso il giudizio definitivo,
in favore del governo USA, per
lo scioglimento della Società dei
Mormoni e la confisca dei beni.
Contro questa sentenza i Mormoni possono appellarsi alla
Corte Suprema degli Stati Uniti.
50.000 franchi
Il 15 gennaio scorso un certo
Cohen ha offerto pubblicamente,
al Free Trade Hall di Manchester, la somma di 25.000 franchi
(da versarsi in beneficenza) il
giorno in cui gli sarà provato
attraverso le Scritture che il giubileo sacerdotale del papa è una
cerimonia giustificabile; altri 25
mila franchi il giorno in cui gli
verrà provato, attraverso la storia, che tutti i papi sono stati
di carattere integro e puro, come afferma il cattolicesimo romano, e sono veramente degni
dell’ammirazione dei cristiani.
Morte di
un villaggio
Fra qualche mese il villaggio
di Chaudin, nella valle di Barech
(Hautes Alpes) non esisterà più.
Il consiglio dei padri di famiglia ha infatti deciso di cedere
allo stato tutte le proprietà in
cambio di terreni in Africa, dove tutti gli abitanti di Chaudin
vorrebbero trasferirsi e fondare
una colonia.
Nel comune non c’è più nemmeno un’osteria, le stalle e i
pollai sono vuoti; gli alberi non
portano più frutti, i campi non
producono più grano e i bambini vagano per le strade senza
aver mai visto un pollo o assaggiato un tozzo di pane bianco.
I torrenti, i temporali, gli incendi, la grandine e le gelate
hanno seminato la desolazione
in quel suolo già arido.
Saint Germain, novembre 1988
Censimento alle valli valdesi 1844
valdesi
Comune residenti estero totale cattolici totale
Frali 769 24 793 11 804
Rodoretto 500 30 530 150 680
Massello 733 59 792 246 1.038
Maniglia 270 28 298 209 507
’Villasecca 1.428 124 1.552 800 2.352
Pomaretto 1.272 20 1.292 222 1.514
San Germano 1.310 54 1.364 351 1.715
Pramollo 1.358 34 1.392 150 1.542
Prarostino 2.356 51 2.407 63 2.470
Angrogna 2.045 79 2.124 613 2.737
San Giovanni 2.087 238 2.325 125 2.450
Torre 2.150 165 2.315 1.010 3.325
Rorà 675 9 684 41 725
Villar 2.264 116 2.380 395 2.775
Bobbio 1.537 48 1.585 76 1.661
totali 20.754 1.079 21.833 4.462 26.295
Amnesty International
TORRE PELilCE — Giovedì 1" dicembre, alle ore 16.45, presso II centro
d’incontro, avrà luogo una riunione con
all'o.d.g.: a) azione urgente in favore
di 12 nigeriani condannati a morte;
b) azione a favore del turco Alì Riza
Duman.
TORRE PELLICE — Presso la foresteria valdese avrà luogo un seminario
organizzato da Amnesty International
con due incontri: il primo, lunedì 5
dicembre, alle ore 16.30, sul tema:
« Amnesty International e la difesa
dei diritti umani » con relazione di
Edoardo Cupolo, membro dell’Esecutivo nazionale di A.I.; il secondo incontro
avrà luogo lunedì 12 dicembre, alle
ore 16.30. Tutti possono partecipare.
Giovedì 8 dicembre, sentpre alla foresteria, dalle ore 14.30 alle 18, avrà
luogo un trattenimento pomeridiano per
Amnesty.
Associazione per la pace
POMARETTO — Giovedì 1° dicembre,
alle ore 20.30, nei locali dell’ex municipio, si riunisce l’associazione pace
gruppo ValM Chisone e Germanasca.
Incontri
BRICHERASIO — Venerdì 2 dicembre, alle ore 20.45, presso la scuola
media, avrà luogo un incontro sul tema: . Mercato europeo: aspetti economici, sociali ed istituzionali ». Interverranno Domenico Moro, del Movimento federalista europeo, e il deputato
al Parlamento europeo Bruno Ferrerò.
Cinema
POMARETTO — Proseguono le proiezioni dei cinefórum presso il cinema
Edeiweiss; venerdì 2 dicembre, alle
ore 21, viene presentato il film: «Il
ventre dell'architetto », di Greenaway.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
presenta: ■. Domani accadrà », venerdì ore 21.15; . L'ultima tentazione di
Cristo », sabato 3, ore 21 e domenica
4, ore 18 e 21; « Quattro cuccioli da salvare », domenica 4 dicembre, ore 16.
Programmi di Radio Beckwith
______________91.200 FM______________
Fra i programmi di Radio Beckwith
segnaliamo, nell’ambito di Gruenen,
giov. 1, ore 19.15 e lunedì 5, ore 9.30,
un’intervista al presidente del CAI
Val Pellice sul progetto di valorizzazione dell’area del Pra; la serie . 1
profeti», lunedì, ore 11.30 e martedì
ore 15.30 e la rubrica « 50 anni fa »
in onda il venerdì alle ore 9.30 e il
lunedì alle ore 15.30.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Venerdì 16 dicembre, alle 0.30, Renzo Milanesio
presenterà il suo libro « Sulle orme di
Bottego» presso i locali del CAI, proiettando il relativo filmato. Ingresso libero. Sabato 17. alle 10.30 al cinema
Trento, Milanesio parlerà delle sue avventure ai ragazzi delle scuole, proponendo anche a loro II documentario.
Le due iniziative sono state organizzate
rispettivamente dal CAI e dal Comune di Torre; per ulteriori informazioni
è possibile telefonare al sig. Michele
Benedetto, tei. 932834.
Convegni
TORINO — « Uomini, donne, città »
è il titolo di un convegno organizzato
dal Consiglio regionale del Piemonte,
in collaborazione con gli Istituti sto
rici della Resistenza e l’Università di
Torino, che si tiene a Palazzo Lasca
ris, via Alfieri 15, nei giorni 2 e 3 di
cambre. Nel corso del convegno, stu
diosi relazioneranno sulla situazione
delle amministrazioni locali in Piemonte e in Italia alla fondazione della
Repubblica, Per informazioni tei. 011/
518836.
P'NEROLO — L’USSL 44, in collaborazione con lo Zonta Club, organizza
per sabato 3 dicembre 1988, ore 17.30,
presso l’Auditorium comunale di corso
Piave una tavola rotonda sul tema:
« Chi si curerà di loro? » (assistenza
psicologica Volontaria ai malati terminali). Intervengono F. Camusso, E.
Maccari, M. Narcisi, G. Ventriglia, F.
Gesso, L. Mosso, G. Mercol, volontario
AVASS.
Dibattiti
TORINO — Martedì 6 dicembre alle
ore 18 a Palazzo Lascaris, sala dei
cento, il prof. Renato Monteleone parlerà sul tema: . L’AnschIuss ».
PINEROLO — Martedì 6 dicembre
alle ore 21 presso il Centro sociale di
via Lequio, Luigi Bobbio presenta II suo
libro « Lotta continua ».
« L’Eternel est more herger, je
ne manquerai de rien »
(Psauime 23: 1)
■ « Benedetto l’uomo che confida
nell’Eterno, e la cui fiducia è
l’Eterno »
(Geremia 17: 7)
E’ mancata al nostro affetto
Alice Chambon Meynier
Lo annun'CÌaiio : il maTito Guido; i
figli Vera e 'Franco, Franca e Giovanni,
Nella e René con Lucilia, Luisa, Anna,
e Luca; sorelle, ¡fratelli, cognate, cognati, nipoti e parenti.
S. Germano Chisone, 26, novemibre ’88.
RINGRAZIAMENTO
Il marito, 'la figlia ed i f-amiiiari della compianta
llda Baret in Sappé
ringraziano di cuore quanti, con scritti, fiori, parole di conforto e presenza,
sono stati loro vicini nella triste circostanza. Un ringraziamento particolare
al pastore Paolo Ribet, al medico curante doti. Broue, al personale medico
e paramedico dell’ospedale valdese di
Pomaretto e dell’ospedale civile dì Pìnerolo, alla Croce verde di Porte, ai parenti ed amici dì Ivrea ed alle famiglie
Balmas e Costabel.
S. Germano Chisone, 2 dicembre 1988.
AVVISI ECONOMICI
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Nottama, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 82351.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 DICEMBRE 1988
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 933039 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica:
DOMENUCA 4 DICEMBRE 1988
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel
59774.
VIHar Penice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
k
12
12 fatti e problemi
2 dicembre 1988
L’UMANITA’ E LA MINACCIA ATOMICA
AMNESTY INTERNATIONAL
Perchè muoiono i
I popoli si trovano in una condizione di assoluta novità: sapranno rendersene conto fino in fondo o prevarranno i comportamenti irrazionali? - Una sfida per evitare il rischio di chiudersi su se stessi
ricci? I prigionieri
del mese
Il riccio (impropriamente chiamato anche porcospino) è un popolare ma poco conosciuto cacciatore notturno che solo una minoranza di italiani ha visto vivo in
natura, ma ch'e non è raro vedere
morto sulla strada, travolto da una
automobile.
Non vi sono note statistiche,
md'è certo che anno dopo anno
ne niuóre in tal modo un gran numero, molto più frequentemente
di altre specie di animali. Che cosa li predestina a questa fine?
Il riccio è praticamente senza
nemici, grazie ad una tecnica di
difesa estremamente efficace: non
appena si sente in pericolo, esso
si arrotola a formare una palla di
aculei, indigesta per qualsiasi predatore. Questo è un comportamento istintivo che lo ha sempre protetto da ogni pericolo.
Ma non oggi: arrotolarsi non
serve più a niente quando chi « attacca » è un’automobile, l’unica
speranza di salvezza sarebbe fuggire come fanno tutti gli altri animali. Oggi, nella situazione completamente nuova creata dalle strade asfaltate, la reazione di difesa, nata per salvare, diviene mortale.
Mi sembra che il triste destino
dei ricci possa essere una buona
analogia didattica per aiutarci a
comprendere che cosa significhino
le armi nucleari nella storia
umana.
Un’analogia con
risvolti didattici
Anche se i popoli ne sentono
il- carattere di totale novità, la loro
reazione è soltanto di paura, una
paura che paralizza il ragionamento ed ottunde lo spirito, che
impedisce di raggiungere quella
comprensione razionale che è necessaria per affrontare la totale diversità rispetto al passato della
attuale situazione. La paura fa
scattare tutta una serie di risposte istintive quali il sospetto, l’aggressività, l’odio, la ricerca di difesa e sicurezza, il desiderio di arroccarsi in una situazione di superiorità e di forza; reazioni che
tuttora informano anche i comportamenti che dominano la vita politica delle nazioni.
Le nostre azioni ed i nostri giudizi sono condizionati (ad un punto tale da poterli quasi chiamare
istintivi) da una eredità culturale,
che a sua volta poggia su reazioni e comportamenti che risalgono nel tempo per migliaia di secoli: essa ci insegna a temere ogni
attacco a sorpresa (da qui per
esempio la paura irrazionale delle
serpi); a cercare protezione per il
nostro troppo fragile corpo; a
odiare le spie, perché esse rivelano le nostre difese; a cercare sempre e comunque di avere armi migliori ed in maggior numero degli ’’altri”.
Ma ecco che oggi, con l’avvento della bomba atomica, l’umanità
si trova di fronte alla sconvolgente novità che non esiste più alcun rifugio efficace, che il possesso di armi migliori non fa che
portarci più vicini all’olocausto
(magari a causa di un errore, dati
i brevissimi tempi attuali di preavviso di un attacco missilistico).
Il rischio della
distruzione totale
Negli arsenali nucleari delle due
superpotenze è accumulata la capacità di distruggere decine di
volte il mondo, e questo fatto ha
capovolto ogni logica di senso comune: ci costringe ad accettare i
sottomarini nucleari in agguato
sotto gli oceani come la miglior
garanzia di stabilità (perché nessuno osa sferrare a sorpresa un attacco nucleare di primo colpo, dato che verrebbe a sua volta annientato da un secondo colpo di
vendetta); ad interpretare l’approntamento di una difesa del1’“altro” come un preparativo di
aggressione (perché debbo temere che esso gli permetta di neutralizzare il “mio” secondo colpo,
cioè di annullare la deterrenza);
a riconoscere che le attuali speranze di disarmo le dobbiamo soprattutto ai satelliti “spia” che ci osservano ormai permanentemente
dallo spazio (perché la sfiducia
reciproca è diminuita grazie alle
loro informazioni); a chiedere ed
organizzare la reciproca ispezione
delle installazioni militari, anche
delle più segrete, come l’unica garanzia di sicurezza (per comple
tare l’opera di trasparenza avviata dai satelliti).
Lentamente queste cose cominciano ad essere comprese da alcuni, e cominciano ad avere perfino le prime timide conseguenze
politiche.
La paura e le
reazioni istintive
Purtroppo si tratta di una comprensione solamente razionale, antiistintiva, che è ancora troppo
debole per riuscire a tenere sotto
controllo le nostre reazioni spontanee, che prorompono violentemente ogni volta che si fa largo la paura: allora torniamo ad
arrotolarci come ricci nei nostri
tradizionali comportamenti (per
esempio illudendoci che malgrado
tutto sia possibile una difesa dai
missili nucleari), dimenticando che
questi comportamenti sono sempre stati alla base di tutte le guerre.
Il mondo sta oggi restringendosi, perché i grandi eventi moderni
non si arrestano più alle frontiere (ieri Cernobyl, domani potrebbe essere l’inverno nucleare), mettendoci davanti a pericoli ai quali né i nostri istinti né la nostra
eredità culturale sono capaci di
rispondere.
Per un controllo
della ragione
Per questo l’unica speranza è
di riuscire a stabilire un controllo della ragione sulle nostre reazioni, a sviluppare una cultura
che renda impossibile quella istituzione guerra che è pur sempre
esistita durante l’intera storia dell’uomo, a modificare gli automatismi di comportamento scatenati dalla paura, in una parola a riconoscere che di fronte alle armi
nucleari l’umanità corre un pericolo mortale se si ’’arrotola” nelle proprie ataviche reazioni di difesa e di aggressione.
Insegnarci a vicenda ciò rappresenta una grande ed urgentissima sfida didattica, forse l’unica
speranza per evitare che l’uomo
faccia la fine dei ricci sull’asfalto.
Franco Dupré
(Da Scuola e città)
Ognuna delle persone il cui
caso viene illustrato in questa pagina è un prigioniero per motivi
di opinione. Nessuna di esse ha
commesso o promosso atti di
violenza. Gli appelli dei lettori
in loro favore possono aiutarle a
riacquistare la libertà od ottenere migliori condizioni di prigionia. Le notizie sui prigionieri sono tratte dal n. di ottobre del
Notiziario di Amnesty International.
Shih Ming-teh - TAIWAN
47 anni, responsabile amministrativo della rivista d’opposizione « Formosa ». E’ stato arrestato l’8 gennaio 1980, soprattutto per il fatto di essere stato uno
dei principali organizzatori della
dimostrazione, ostile al governo,
del 10 dicembre ’^9. E’ stato accusato di aver incitato i dimostranti ad attaccare le forze di
polizia, ma le testimonianze non
confermano questa versione delle
autorità. Durante la prigionia
ha fatto degli scioperi della fame; per ben quattro volte è stato forzatamente alimentato. Dal
22 aprile beve soltanto acqua. E’
gravemente ammalato e si teme per la sua vita.
Si prega di inviare cortesi appelli, in italiano o preferibilmente in inglese, per il suo rilascio a:
President Lee Teng-hui
Office of thè President
Chiehshou Hall
Chungking S. Road
Taipei - Taiwan
Repubblica di Cina
Sylvia Schmidt
REPUBBLICA DEM. TEDESCA
23 anni, meccanico di Dresda.
E’ stata arrestata in Ungheria,
mentre cercava di espatriare, e
consegnata aile autorità tedesche.
E' stata liberata grazie ad una
amnistia verso la fine dell’87. Ha
chiesto allora ufficialmente il visto per andare all’estero, ma è
stata di nuovo arrestata in gennaio e in aprile condannata ad
un anno e 8 mesi di reclusione,
con l’accusa di avere ’’trasmesso
informazioni in maniera proditoria”, violando l’art. 99 del Codice penale. Il processo si è svolto,
come sempre in questi casi, a
porte chiuse, perciò è difficile
capire in che modo Sylvia
Schmidt abbia potuto violare
l’art. 99. Si suppone che la causa
dell’accusa possa essere stata il
fatto che un amico l’ha aiutata
a mandare una lettera ad una organizzazione per emigranti nella
Repubblica Federale Tedesca.
Ora deve scontare in tutto due
anni e undici mesi di carcere.
Si invitano i lettori a chiedere
GENTE COME TE CI LEGGE
cortesemente il rilascio di Sylvia
Schmidt, in italiano o tedesco
o inglese, a:
Erich Honecker
Chairman of thè State Council
102 Berlin - Marx Engels Platz
Repubblica Democratica Tedesca
Moussa Konaté - CIAD
40 anni, insegnante, sposato,
padre di 7 bambini. E’ stato arrestato il 28 aprile ’86, lo stesso
giorno della fuga del nipote, oppositore del governo, dal quartiere generale della DDS (Direction de la documentation et de
la sécurité) dove era trattenuto
dopo la sua cattura in Camerún. Oltre a Moussa sono stati
arrestati quel giorno la zia, il
fratello, la sorella e la nipote,
ma dopo alcuni mesi di detenzione segreta sono stati rilasciati.
Solo Moussa è rimasto in prigione. Non ha ancora potuto consultare un avvocato né ricevere
visite. E’ detenuto senza accusa
né processo, come tanti altri prigionieri che hanno dei parenti oppositori del regime; questo succede da quando il presidente
Hissène Habré è salito al potere,
nel 1982. Alcuni di questi prigionieri, dopo il loro arresto, sono
stati uccisi.
Si possono mandare cortesi appelli, in italiano, ma preferibilmente in francese, per il rilascio
di Moussa Konaté a:
Président Hissène Habré
La Présidence
N’Dj amena - Ciad - Africa
NESSUNO LO SA
Ogni giorno muori
e nessuno lo sa.
Ogni giorno soffri
e nessuno lo sa.
Ansie, persecuzioni,
angosce, dolori.
Sofferenze, paure, e nessuno lo sa.
Non vorresti
andare avanti.
Non sei convinto
che valga la pena vivere.
Sei stufo di gridare?
Sei stufo di urlare!
Sei stufo di morire
e nessimo lo sa.
E’ la nostra indifferenza
che ti uccide.
E’ la nostra insensibilità
che mette il dito
nella tua piaga.
Hai bisogno di upa mano;
forse la mia, la loro
non basterà,
ma forse servirà a cambiare
il dolore sulla tua faccia
con un sorriso di speranza.
(Walter)
A cura del Gruppo Italia 90
Val Penice di A-I
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( estero lire 70.000,
poste aeree lire 100.000)
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