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occidei
5 lo
le Antiitì
dalupae
lizione in abb. postale/50
rii mancato recapito
n reatituire al mittente presso
irfoPT Torino CMP Nord.
'iélìtore si impegna a
londere il diritto di resa.
SETTIMANALK DEI.LE CHIESE E\^VNGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
ERDÌ 7 OTTOBRE 1994
LA LETTURA BIBLICA
NUTRIMENTO
QUOTIDIANO
PAOLO RICCA
iteci anni or sono la
'Chiesa evangelica in
fermania, che come è noto è
iTà'fjii numerosa e (umanaIftente parlando) la più iraporpnte chiesa protestante in
iropa, commissionò un’in‘iuesta tra i suoi membri, in
i veniva posta la domanda
feuente: «Che cosa qualifica
fmi eristiano evangelico? Che
osa lo caratterizza? Da che
bsa lo si riconosce?»,
pì’intervistato poteva sceMere tra dieci risposte possi, indicate nel questionario.
i.UDa era: «Leggere la Bib^a». Questa risposta è risulto essere la meno «votata»
piatte: soltanto il 25% degli
tetervistati ravvisa nella lettura della Bibbia un tratto tipip, distintivo, del credente
ptestante. Per l’85% la sua
Veristica principale è «essere battezzato», per l’80% è
|.:«sÉsere confermato», per il
j79% è «sforzarsi di essere
hina persona corretta e affidale», per il 76% è «seguire la
^propria coscienza», per il
è «vivere secondo i dieci
Comandamenti», e così via.
gere la Bibbia» sta in
ipndo alla classifica. È la ceentola tra le caratteristiche
teotestanti! Un dato impresgonante e inquietante. La letl^ra personale e quotidiana
Ideila Bibbia, che aH’origine ,
|6ra la caratteristica principale
Ideila fede e della pietà evan^■^lica, non solo non lo è più
ffla, secondo i dati dell’inl/phiesta, non è più neppure
iKto delle caratteristiche prin^pali, è un fatto del tutto sePndario, in decima e ultima
^posizione, per nulla costitutigyo ormai (si direbbe) della
cienza di fede evangelica.
Le inchieste, si sa, hanno
® valore relativo, sono parj^ali e incomplete, non di rat do Vengono almeno in parte
^mentite dalla realtà o da inPnieste successive. Certe indesté, poi, vengono «pilotacosì da produrre risultati
liecedentemente programmali: con esse ci si prefigge non
|dt descrivere la realtà ma di
piianipolarla!
' L’inchiesta ora citata non è
( Però di questo genere, e pur
^'Svendo anch’essa, come ogni
’ «tra, un valore solo relativo,
I Mette in luce un dato sul quaX ®0on possiamo sorvolare: il
I apporto soggettivo, personatra il credente o la credente protestante e la Bibbia si è
t ®ol tempo alquanto sfilacciato
r ® in molti casi del tutto disTOlto. Il 75% ¿ggii intervistaf *t®ssi membri di una
I cftiesa evangelica, ritiene che
possa essere protestanti
nzà leggere personalmente
^solarmente la Bibbia.
, inchiesta riguarda la GerI ^ è di dieci anni fa. È
p Q . Pt^ ohe probabile che
I situazione non sia,
P Ttroppo, molto cambiata:
ma come stanno le cose in casa nostra? C’è da temere che
anche tra i membri delle nostre chiese (almeno quelle cosiddette «stòriche») la lettura
personale e quotidiana della
Bibbia sia diventata rara. E
un rischio mortale per la fede.
Senza il nutrimento quotidiano della parola biblica, la fede deperisce e alla fine diventa una larva. L’ànima ha bisogno ogni giorno di cibo non
meno del corpo, e il suo cibo
è la parola biblica. La fede
evangelica nasce dalla paróla
biblica, e di essa vive giorno
dopo giorno, e senza di essa
muore. Non leggere la Bibbia
regolarmente e personalmen-.
te è una specie di lento suicidio spirituale.
Diamo perciò il «benvenuto» al lezionario biblico dei
Fratelli Moravi pubblicato
dalla Claudiana per il 1995
con il titolo Un giorno, una
parola. Il titolo è un programma: un giorno (di vita)
una parola (di vita eterna).
L’obiettivo da raggiungere è
che ciascun membro delle nostre chiese prenda ogni giorno la Bibbia in mano, la legga, la mediti e vi risponda in
preghiera.
L’incontro quotidiano con
la Sacra Scrittura cancellerà l’allarmante (e crescente)
«vuoto biblico» creatosi in
mezzo a noi. La fede e la vita
della chiesa e di ciascun suo
membro ne trarranno immenso beneficio.
ANNO 2 - NUMERO 38
Per fede e non sulla base delle proprie aspettative l'uomo prende le sue decisioni
L'attesa della promessa ci spinge all'azione
fllUSEPPE MORLACCHETTI
«E Sarai disse ad Abramo: ‘‘Vedi bene
che il Signore mi ha resa sterile. Vai dalla mia schiava forse lei potrà darti un figlio al mio posto". Abramo accettò il
.suggerimento di sua moglie».
(Genesi 16, 2)
La promessa di un figlio e di una.numerosa discendenza era stata fatta ad
Abramo (cap. 15, 5: «Il Signore gli disse.
Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi
contare, così sarà la tua progenie»).
Quando si compirà questa promessa?
Abramo e Sarai sono già vecchi e, dal
punto di vista umano, non hanno molto
tempo per vedere realizzata la p^ola di
Dio. Sarai è sterile. Il piano di Dio è un
inganno? Occorre forse, perché si attui,
che l’uomo e la donna elaborino anch essi un piano e dei mezzi, sehza i quali la
volontà di Dio resterebbe lettera morta?
C’è un conflitto tra ciò che si spera e
ciò che si vive. Abramo architetta il proprio piano nella speranza di affrettare la
realizzazione di quanto gli è stato prò*messo. In questo modo va incontro,
air insuccesso e crea una situazione inestricabile dalla quale Dio stesso Io tirerà
fuori, rimettendo tutto in ordine. Si po
trebbe riassumere questo racconto in due
frasi, la prima: «Abramo ascoltò la voce
di Sarai» (v. 2) e così la situazione inizia
a diventare complicata e umiliante; la
seconda: «Agar, l’Eterno ha ascoltato la
tua miseria» (v. II) e il giusto ordine è
ristabilito, secondo quello che Dio aveva
promesso.
Per Abramo qui non si tratta di sbagliare nel cammino della fede, ma di sostituirsi a Dio per procurarsi il compimento della promessa; egli otterrà «un
asino selvatico, la cui mano sarà contro
tutto e tutti e la mano di tutti contro di
lui» (v. 12). Questo «asino selvatico»
non si collocherà né nel piano della promessa della progenie, né neU’ambito dei
popòli. Anche le chiese a volte partoriscono., nella loro impazienza, cose che
non stanno né in cièlo né in terra. In fondo, nel credente, tutto è un misto di incredulità e di fede.
In questo testo la poca fede consiste
tielT occuparsi troppo della promessa di
Dio, nel credere di dovere intervenire in
suo aiuto. È logorante, stressante, affidare interamente al Signore il progetto, e
attendere. Ciò che è stato detto sopra è
solo un aspetto del problema, visto, se
così si può dire, dall’ottica di Dio; il Signore opera, tu credi e attendi; la nostra
Ospedali valdesi
Chiusi dalla
finanziaria?
esistenza è però influenzata da un’ottica
diversa, perché c’è contrasto tra ciò che
Dio ci annuncia e ciò che abbiamo. Da
questo punto di vista è interessante vedere come reagisce Abramo: egli non si.
chiude in un convento, non aspetta che
discenda «la manna dal cielo»; fa sua la
promessa e si dà da fare, anche se si metterà nei guài. Abramo prende delle decisioni: Dio non lo condanna, non se la
prende con lui per gli errori e per i guai;
Dio non se la prende neppure con i credenti quando sbagliano, dandosi da fare,
all’interno della promessa. Dio non condanna e neppure approva: corregge! Le
chiese dovrebbero capire che è meglio
«scivolare» che rimanere sempre ferme.
L’attesa della promessa non è statica:
stare fermi significa avere il quadro ben
chiaro, oppure non crederci del tutto. La
vita del credente è muoversi nonostante
gli sbagli, sapere che anche l’infedeltà fa
parte di questo cammino. Abramo si
muove perché crede alla promessa, ci
crede fino al punto di procurarsi un mare
di guai; questo, paradossalmente, può ritornare utile, perché evita l’identificazione tra le nostre aspettative e i progetti
di Dio che è disponibile a correggerci,
perciò il male minore è chiedergli: Signore, ti serve una mano?
Nella legge di accompagnamento alla finanziaria sono
contenute anche disposizioni
che riguardano la «disattivazione» dei miniospedali con
meno di 120 posti letto a meno che non siano «specializzati», o che,siano in «zone
montane» e abbiano un tasso
di occupazione dei letti nel
corso nel ’92 e ’93 superiore
all’80% e una degenza media
inferiore a 9 giorni; data di
chiusura prevista, il 31 dicembre. Il ministro della Sanità,
Raffaele Costa, dichiara poi
che questa volta ha intenzione
di fare sul serio e che, se le
Regioni non adempiranno alla
legge, invierà dei commissari
ad acta per procedere alle
chiusure e ai trasferimenti del
personale alle Ussl. Nell’elenco degli ospedali di cui è possibile la chiusura, pubblicato
dal Sole 24 ore di,lunedì 3 'Ottobre, vi sono anche gli ospedali valdesi di Torino, Pomaretto e Torre Pellice: non rientrerebbero negli standard di
funzionamento previsti dalla
legge finanziaria.
«I dati pubblicati dal quotidiano sono sbagliati - osservano Gianfranco Mathieu e
Silvio Vola, rispettivamente
direttori amministrativi dell’
Ospedale valdese di Torino,
di Torre e Pomaretto - e sono
il risultato di un’indagine che
presenta molte lacune».
«Gli ospedali di Torre e Pomaretto - continua Silvio Vola - fanno parte di un unico
ente plurisede, hanno un numero di posti letto superiore
ai limiti della legge, sono in
montagna e per di più efficienti. Non vedo come si possano chiudere».
«Neanche l’ospedale di Torino potrà essere chiuso,- affqfma Gianfranco Mathieu anzi la Regione ha intenzione
di potenziare i suoi servizi.
Da anni c’è in progetto il “day
hospital” e un nuovo reparto
di urologia: il nostro è un
ospedale al centro della città
che risponde egregiamente alle necessità sanitarie della popolazione».
I «valori essenziali»
espressi dall’Onu
pagina 2
All’ascolto
Direte
ai vostri figli...
pagina 6
Erri De Luca e la
lingua dell’Esodo
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene :—^
venerdì
7 ottobre
iiSS
Dopo la Conferenza del Cairo alla quale ha partecipato una delegazione del Cec
Sì ai «valori essenziali» espressi daIKOnu
I rappresentanti di quattro
grandi religioni mondiali
hanno espresso il loro appoggio ai «valori essenziali» del
controverso progetto di documento della Conferenza delrOnu sulla popolazione e lo
sviluppo. Com’è noto, il documento era stato vivamente
criticato dal Vaticano e da alcuni stati islamici che gli
rimproveravano di essere favorevole all’aborto.
Wilfried Steen, della Chie.sa evangelica della Germania
(Ekd), che guidava la delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha sottolineato che «non era possibile avviare un dibattito responsabile sulla crescita demografica senza riconoscere
che tale dibattito è condizionato dal potere e dal non potere e. in particolare, senza
prendere in considerazione
la vulnerabilità dei poveri,
delle persone di colore e delle donne». In un discorso
pronunciato l’8 settembre,
Wilfried Steen ha precisato
che «sulle questioni di popolazione e di sviluppo, i cristiani sono favorevoli a riforme sociali di fondo» e, tra
l’altro, ad una ripartizione
più equa della terra e dei redditi, a migliori possibilità di
formazione e di impiego,
all’eliminazione della discriminazione fondata sulla razza o sul sesso.
Steen ha criticato i programmi di pianificazione
«dettati dall’alto» nonché
«l’uso di metodi controversi
di contraccezione che fanno
pesare minacce sull’integrità
fisica delle donne, le pratiche
e le costrizioni sociali, tradizionali e culturali, che perpetuano l’asservimento delle
donne». D’altra parte ha sottolineato che, anche se «fra
le chiese membro del Cec
esiste un largo ventaglio di
opinioni e di approcci sulle
questioni» legate alla sessualità umana, alla pianificazione familiare, alla contraccezione e all’aborto, «ci sforziamo di incoraggiare e di
mantenere un dialogo aperto
e costruttivo, non solo tra le
nostre chiese ma anche con
altre chiese e con i credenti
di altre religioni». Le chiese
del Cec non accettano il ricorso all’interruzione della
gravidanza come metodo di
pianificazione familiare, ma
«sono sempre più numerose
le persone che ritengono che,
dato il trattamento ingiusto
imposto alle donne e lo sfruttamento al quale esse vengono sottomesse dal sistema attuale, il ricorso legale all’interruzione volontaria della
gravidanza, praticata nella
sicurezza, è un atto moralmente giustificato».
La teologa brasiliana Marilia Schüller, membro del personale e della delegazione del
Cec, ha ricordato che il Cec
«riconosce da tempo il diritto
della donna a disporre della
libertà di procreazione e
chiede che siano garantite le
condizioni che le permettano
di fare una scelta autentica e
bene informata».
Alice Shalvi, che dirige la
rivista Israeli Women ’s Network e che faceva parte della
delegazione ufficiale israeliana, ha affermato che l’ebraismo sottolinea l’importanza
dei diritti della persona, compresi i diritti della donna.
«Dobbiamo dissipare la tensione esistente tra procreazione e gestione del pianeta», ha
detto. Riffat Hassan, musulmana, insegnante di religione
all’Università americana di
Louisville, ha ricordato che il
Corano afferma i diritti della
donna ma, ha precisato, il Co
Donna tutsi ruándose col suo bambino. Sono scampati ai massacri, ma quaie sarà ii loro futuro?
rano è stato «interppetato da
uomini per negare alle donne
i diritti che erano stati dati loro da Dio». Per la canadese
Eva Neumaier-Dargyay, specialista di questioni buddiste,
pensare che una singola religione possa parlare a nome di
tutte è sintomo di «imperialismo culturale religioso».
Il presidente del Consiglio
nazionale delle chiese degli
Stati Uniti, Gordon Sommers,
si è rammaricato che le «prospettive religiose della conferenza si siano focalizzate
sull’aborto e sui metodi artificiali di contraccezione».
Certo, ha riconosciuto, «i credenti non sono d’accordo sulla questione dell’aborto. Ma
questo disaccordo non deve
impedirci di esaminare i tanti
altri problemi, affrontandoli
da un punto di vista religioso
ed etico». Il dibattito sulla
popolazione è stato incentrato
sul Sud ma in realtà la responsabilità di limitare il consumo eccessivo delle risorse
della terra spetta al Nord.
A Ginevra, il segretario generale uscente della Eederazione luterana mondiale
(Firn), Gunnar Staalsett, ha
parlato delle «profonde riserve» della famiglia luterana
sulla questione dell’aborto come mezzo di pianificazione
familiare, ma ha precisato che
alcune «situazioni economiche e sociali, nonché motivi di
salute, costringevano milioni
di donne a ricorrere all’aborto per assicurare la sopravvivenza degli altri figli». Ha aggiunto che questo «dilemma
etico» non è stato «affrontato
adeguatamente da coloro che
hanno criticato l’orientamento della Conferenza del Cairo». La Conferenza «ha posto
dei problemi morali che toccano gli esseri umani, le comunità confessionali e il mondo politico». Tuttavia Staalsett ha preso le distanze dai
governi che tentano di «imporre l’aborto sulla base di
cifre stabilite ufficialmente,
per l’insieme della popolazione o per la famiglia» affermando che «diritto alla vita
significa diritto alla pianificazione familiare» e la Firn appoggia la pianificazione familiare nel quadro dei programmi di sviluppo e di aiuto,
compresa la contraccezione.
Osserviamo, ha aggiunto, «un
ampio consenso fra le chiese
protestanti per quanto riguarda il controllo delle nascite
per mezzo della contraccezione» e «le donne soffrono di
più quando vivono in un contesto che esclude la pianificazionefamiliare». (Eni)
Con una lettera aperta pubblicata sul New York Times
Sulla contraccezione i cattolici
americani dissentono dal papa
Alla vigilia della Conferenza del Cairo, vari movimenti
cattolici statunitensi, tra cui
«Cattolici per una libera scelta», hanno scritto una lettera
aperta al papa sulla questione
della contraccezione. La lettera è stata pubblicata su
un’intera pagina del New
York Times del 6 settembre
scorso, con migliaia di firme.
Dopo aver convenuto che il
problema della popolazione è
«soltanto una parte di una
strategia globale dello sviluppo» che deve essere «costruito sulla giustizia e l’uguaglianza, creando le condizioni perché i popoli possano vivere nella dignità, l’armonia e la pace», i firmatari
si richiamano al Concilio Vaticano II che «ci chiede di
comprendere i nostri valori
cattolici alla luce dei segni
del nostro tempo».
La lettera si sofferma su
quattro punti: a) il rispetto
della dignità umana implica
il riconoscimento della bellezza e della bontà del rapporto sessuale: l’opposizione
del Vaticano alla contraccezione rappresenta una svalutazione di questa forma di
amore; b) l’affermazione del
papa che i mezzi contraccettivi artificiali sono «intrinsecamente peccaminosi» viene
respinta dalla maggioranza
dei cattolici praticanti, i quali
«si comportano secondo la
loro fede e usano la contraccezione»; c) il Vangelo chiede di lasciare alle future generazioni un pianeta vivibile.
L’attuale livello demografico
impone non solo un’equa distribuzione delle risorse ma
anche la promozione della
pianificazione familiare in
tutto il mondo. Opporsi alla
contraccezione significa incrementare il numero degli
aborti e la miseria di innumerevoli donne e bambini nel
mondo, oltre che ostacolare
un’effettiva prevenzione
dell’Aids; d) la promozione
delle donne costituisce un
potente fattore di moderazione della crescita demografica. Opporsi alla contraccezione vuol dire negare la responsabilità morale delle
donne. La lettera si conclude
in modo perentorio: «Sulla
questione della contraccezione, Lei ha torto».
Il 2 settembre, le stesse organizzazioni avevano inviato
una lettera aperta al presidente Clinton, per metterlo in
guardia contro le posizioni
sessiste del Vaticano. I firmatari affermano che, contrariamente a quanto sostengono
certi cattolici americani, le
donne sono discriminate sia
nella chiesa sia nella società.
«Il papa attuale - scrivono ha violentemente rigettato la
possibilità che le donne possano essere ordinate preti,
dichiarando che la sua opinione è definitiva e che ogni
dibattito al riguardo deve
cessare. È questo papa che,
qualche mese fa, ha beatificato una donna del secolo
scorso, Elisabetta Canori
Mora, perché era rimasta
con un marito che aveva abusato di lei piuttosto che violare il sacramento del matrimonio lasciandolo. È questo
papa che ha vietato a un uomo sposato, malato di Aids,
di usare il preservativo per
evitare di trasmettere il virus
a sua moglie. È questo papa
che proibisce Visterectomia a
una donna con l’utero rovinato da precedenti parti, per
cui un’altra gravidanza minaccerebbe la sua vita».
La lettera prosegue: «Con
qualche notevole eccezione
che conferma la regola, le
donne .sono invisibili fra coloro che prendono le decisioni politiche nella chiesa. Dove sono le donne ambasciatrici del papa, le donne responsabili delle finanze, le
donne capi delle agenzie del
Vaticano? Forse non è un caso che il Vaticano abbia trovato amici in alcuni leader
religiosi islamici dato che,
come il cattolicesimo, l’Islam
è stato da tempo deformato
per emarginare le donne».
Mondo C ristia J
Francia: morte del pastore
Charles-Eugène Bonzon
PARIGI — II pastore Charles-Eugène Bonzon, ex dj
della Società delle missioni evangeliche di Parigi, è decedi
22 giugno scorso nella casa di riposo del Châtelet, in prf
Nato nel 1905, nel 1936 entrò nella Società delle mis'
evangeliche di Parigi (Smep). Fu mandato nel Madagascj
dirigere il «Foyer» dell’Unione cristiana dei giovani di
narivo. Diventò quindi pastore della chiesa francese di An?
narivo fino al 1945; tornato a Parigi dopo la guerra, fun»!
della chiesa di Passy. Nel 1948 tornò nuovamente nel Mad.
scar come delegato del Comitato della Smep. Nel gennaio l
fu nominato direttore della Smep, posto che occupò fino«
scioglimento della Società delle missioni, deciso nell
quando fu creata la Cevaa. Il pastore Bonzon fu, insieme all
store Bruston, uno dei padri fondatori della Cevaa.
Argentina: fine della
discriminazione religiosa
BUENOS AIRES — L’Assemblea costituente, riunita
riformare la Costituzione vigente dal 1853, si è conclusa il|
agosto scorso. Nel nuovo testo della Costituzione è stato
pre;sso Tobbligo per il presidente dell’Argentina di essere
ligione cattolica. È stata pertanto soppressa anche la fot.
che figurava nella vecchia Costituzione e che il presidenti
tenuto a pronunciare al momento del giuramento: «In noi®1
Dio, della patria e dei sacri Vangeli». Questo cambiamenf
importante perché la società argentina è oggi una società pi;
lista che, nel corso degli ultimi decenni, si è molto laici
Anche se l’85% della popolazione è battezzato cattolico,sol
5% va regolarmente in chiesa. I gruppi evangelici indipenc
si sono notevolmente sviluppati in questi ultimi anni e and
comunità ebraica è importante, con un mezzo milione di m
bri. Ci sono inoltre importanti comunità ortodosse armer
cattoliche ucraine. La nuova Costituzione riconosce ancheii
ritto delle comunità autoctone alla proprietà collettiva deDai
ra e all’insegnamento bilingue.
Usa: alleanza interreligiosa
contro gli estremisti di destd
Cinque nuove chiese nella
Federazione luterana mondial
GINEVRA — Cinque nuove chiese sono state accolte|
Consiglio della Federazione luterana mondiale (Firn): la "
sa cristiana luterana indonesiana (13.000 membri, 80 (
26 pastori, 94 predicatori laici, 5 evangelisti, 389 diaconi)i|
Chiesa evangelica luterana in Tailandia (1.000 membri,”
chiese, 9 pastori e 8 missionari); la Chiesa evangelica lutefl
di Ingermanland, in Russia (15.000 membri, 26 chiese, 7p
stori); la Chiesa luterana «Fede e speranza» del Nicata|
(creata nel 1983, 2.000 membri, 16 chiese, 6 pastori e 6 ri»
ni); la Chiesa luterana dell’Honduras (creata nel 1983, N
membri, 4 chiese, 5 pastori e 3 diaconi). D’altra parte è f
ammessa quale membro associato la Chiesa luterana d’Aui
lia (102.000 membri, 560 chiese, 400 pastori).
Vietnam: ai cittadini è vietato!
abusare della religione»
«
HANOI — Il segretario generale del Partito comunisti
Vietnam, Do Muoi, ha messo in guardia i vietnamiti
«1 abuso della religione» per colpire l’unità della nazionet
namita. Ci sono cittadini che utilizzano la religione per
re il paese e sabotare la costruzione dell’unità nazionale»
to ad Hanoi, all’apertura del 4° Congresso nazionale del
per la patria», che si è svolto nello scorso mese di agosto,.
Muoi ha ricordato che queste persone saranno severamen^
nite. Secondo gli osservatori religiosi ad Hanoi, l’avvertin'“
è diretto sia ai cristiani sia ai buddisti. Il «Fronte per la P*
controlla tutte le attività sociali, culturali e religiose del pa®
Israele: i cristiani sono il 3%
della popolazione
GEkUSALEMME — Il numero dei cristiani in Urao7® |
aumento. Secondo una statistica pubblicata in ot:casio|> J
nuovo anno ebraico, i cristiani sono 160.000 e rappresem^
3% della popolazione. La statistica del 1992 dava la cm,
130.000 cristiani. In Israele vivono attualmente 5 m»'1
400.000 persone, di cui l’81,l% è ebreo, il 14,2% musuP»
il 3% cristiano e l’l,6% druso. L’aumento del numero
stiani è dovuto alla natalità ma anche all’immigrazione d^f
si occidentali. A Gerusalemme Est e in Cisgiordania, ii"'
numero dei cristiani è in costante diminuzione.
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NEW YORK — Protestanti, cattolici ed ebrei degli S|
Uniti hanno costituito una «Alleanza interreligiosa» conttoj
estremisti di destra. I responsabili religiosi intendono co|j
porsi alle pretese di alcuni gruppi di destra, come la «Q
Coalition» del telepredicatore Pat Robertson, di detenere Fu
ca verità religiosa e morale. «Questa gente scava fossi e,
de idee ristrette su molte questioni religiose e morali
promuovere la comprensione e la tolleranza reciproche»!
spiegato mons. Francis Murphy, vescovo ausiliario cattohs"
Baltimora. La segretaria del Consiglio americano delle ctì
Joan Campbell, e il vicepresidente del Congresso ebraico mí
diale hanno aderito all’alleanza. jl
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fece», nell’ambito degli
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liso il concetto di collarone e spesso «La NoIha dovuto subire imposifeniihiaramente dettate da
essi diversi rispetto ai dite agli interessi dell’uten' ella fattispecie i tanti
|)ini e adolescenti che vi¡BOpesantemente il disagio
■¡presente in una realtà
ine Palermo.
too aspetto viziato dei
orti fra «La Noce» e gli
avuto il suo epilogo
1993 allorché il
¿une ha disdetto unilateente le convenzioni, già
kve da quattro mesi, con
eie istituzioni incaricate di
|àe i minori. Allora gli
liti convenzionati erano
; in menò dell’anno
dente) e alcuni operavapn evidenti intenti specum per cui la nuova giunta
“naie, a qualche settimaài suo insediamento, ha
bito annullare tutte le
hzioni piuttosto che avìfUn’indagine per indivise e colpire i responsabili
Illazioni e abusi.
Intervista a Roberto Pravisani
Perché sono
diventato anglicano
GIGI BETTOLI
.. ,,,,
Una lezione alla scuola del Centro diaconale «La Noce» di Palermo
Il provvedimento coinvolse
oltre 700 minori e provocò
delle reazioni estremamente
decise, in particolare dalla
coalizione delle opere cattoliche e dall’associazione delle
scuole private operanti con finalità lucrative: il Comune
reagì a sua volta facendo, finalmente, ricorso alla magistratura. In questo frangente
«La Noce», non avendo né
obiettivi né interessi in comune con le altre istituzioni, ha
reagito individualmente muovendosi in due direzioni. Prima di tutto ha rivolto l’attenzione sui circa 30 bambini,
molti dei quali handicappati,
che avevano perso l’assistenza cercando di assicurare loro
la continuità didattica e il
entro diaconale «La Noce» - Palermo
Alcuni dati
pfed’infanzia: oltre 100 bambini, 5 aule, 12 operatori
|la elementare: circa 120 bambini, 5 classi, 12 operatori
^izio di diagnosi e cura delle disabilità in età evolutiva: circa
nbini, 5 operatori
Wtorio socio-sanitario: 1 operatore (lavora attualmente in
Mridotta con interventi sociali domiciliari)
¡etti realizzati in collaborazione con l’ist. Gould di Firenze
BÌmità alloggio «Casa del mirto»; 8 posti, 5 operatori
(ìzro educativo domiciliare: 8 utenti, 2 operatori
Progetti realizzati in collaborazione
con il Cese-Cim (Centro immigrati)
Tirio di patronato e assistenza sociale; 2 operatori _ .
_ munità di prima accoglienza: 20 posti letto per immigrati
iljPentro diaconale «La Noce» operano attualmente oltre 50
One di cui:
Ba due terzi a pieno tempo
ca un terzo svolge un servizio in ambiti specifici c con un oraStnanale ridotto,
isti operatori:
doratori dipendenti sono 35
¡ :ì^t!>iettori di coscienza italiani e tedeschi sono 7
l'i^lontari distaccati dall’Ass. evangelica di volontariato sono 9.
4 Accordi in convenzione regolano 1 rapporti con alcuni
professionisti. Fra di loro d sono
s 'O .insegnanti di scuola elementare e materna
^ 5,insegnanti di sostegno per minori handicappati
; 5 specialisti (psicologo, logopediste, neuro-fisioterapiste, ecc.)
per la cura deir handicap ,
.5 insegnanti di «laboratorio» (musica, inglese, ecc.)
g 5 ■feducgfQj.j pgj. fejjdenziale e domiciliare
; ‘ Assistenti sociali
1 teologa
, „ trazione schemativa delle rette corrisposte per Io ste^o
I “Po di servizio in alcune regioni italiane (dati settembre 94)
È giornaliera per ricovero - retta giornaliera semiconvitto
fia Romagna £190,000 Emilia Romagna, £95.^
«.fc "onte £125.000 Piemonte •
^Kana £106.000 Toscana ^85.^
£ 26.000 Palermo 16.000
|l^%ione delle attività del Centro diaconale costa circa
lire Fanno; questo fabbisogno è coperto,
®irca il 51% dalle entrate di esercizio, prevalentemente rette
’ “®ti e dei privati , . ..
. inmanente 49% circa, dalle libere contribuzioni di tanti arrm
individualmente o in gruppo, scelgono di sostenere questo
Mi
ao.
'"•lori provengono in massima parte dalle chiese evangelic e
e ed estere, Germania e Svizzera in primo luogo. Con il loro
condivìdono l’impegno e lo sforzo per rnantenere viva
j^imonianza akemativa, l’unica in tutta la città, rispetto a
“ «^ssa dalla cultura e dalla religione dominante.
proseguimento delle terapie
di recupero. Con l’aiuto di
molti genitori degli alunni, e
in particolare con il sostegno,
attraverso le chiese evangeliche, di tanti amici che singolarmente o in gruppo si sono
mobilitati, «La Noce» ha potuto assumere in proprio l’impegno al quale il Comune si
era sottratto. Questa decisione, subito imitata dalla maggioranza delle istituzioni cattoliche, ha permesso a tutti i
bambini di concludere regolarmente l’anno scolastico e
agli handicappati di ricevere
tutte le cure previste dal loro
programma individuale di sostegno.
In seconda istanza «La Noce» ha cercato e avviato un
dialogo con il sindaco e con
gli assessori competenti nel
tentativo di superare vecchi
concetti di assistenzialismo a
favore di un intervento che
sia effettivamente, e non solo
nelle enunciazioni di principio, a favore dei bambini e
degli adolescenti a rischio.
Questo dialogo è iniziato con
un primo colloquio con il sindaco che aveva accettato un
.incontro presso il Centro diaconale ed è proseguito presso
gli assessorati con il dichiarato intento di far presto e di ridefinire entro la primavera
tutta la materia dei rapporti di
convenzione fra il Comune e
le istituzioni private.
Poi, ad un tratto, i rapporti
si sono diradati: la calda estate, le ferie, le assenze, i permessi, e tutte quelle altre motivazioni che si sanno coniare
negli uffici pubblici della penisola hanno fatto sì che per
due mesi scendesse il silenzio
su progetti e ipotesi di rinnovamento. Intanto, durante la
pausa scolastica estiva, «La
Noce», insieme ad un corso
di alfabetizzazione per bambini extracomunitari, provvedeva a un miglioramento della sua dotazione, rinnovando
interamente un piano dell’
edificio e aggiungendo in tal
modo quattro nuove aule per i
laboratori scolastici.
L’interesse si è ridestato
verso la fine di agosto ed è
stato quello di sempre, di tipo
amministrativo e burocratico.:
visite ispettive e relazioni tecniche sugli stabili: antisismica, impianto elettrico, superficie finestrata, ecc. L’architetto ha lavorato giorni e giorni
per misurare, disegnare, relazionare... e poi ancora qualifica e mansioni, certificati sanitari e di buona condotta,
perfino il famoso e inspiegabile «certificato di esistenza
in vita» per tutto il personale.
Ogni documento con la sua
brava marca da bollo: grosso
modo 1.800.000 lire di mar
che! Tutte cose non facili da
ottenere in agosto, quando
non solo il personale de «La
Noce» ma anche buona parte
della burocrazia è in ferie.
Finalmente il sabato che
precede l’apertura delle scuole giunge la convocazione in
municipio: l’invito è per le 9
ma fino alle 13 si fa anticamera. Ad attendere, pazientemente, sono in pochi e hanno
l’impressione di essere gli ultimi, di esser stati preceduti,
nei giorni precedenti dagli altri istituti. Di fatto, insieme a
«La Noce» ci sono solo suore
che, con i loro veli bianchi e
neri, rappresentano i vari istituti «del Rosario», «dell’Immacolata», «del Preziosissimo sangue»... Intorno alle 13
incomincia a circolare un
elenco: una graduatoria di 16
istituti che sono stati giudicati
idonei a stipulare la convenzione con il Comune. La sorpresa è grande: sorpresa nel
constatare che la graduatoria
è già pronta (nei due anni
precedenti è stata fatta a novembre inoltrato); sorpresa
nel veder ridotto da 124 a 16
il numero delle istituzioni
ammesse.
Per «La Noce» alla solare-,
sa si è aggiunta la soddisfazione di vedersi inserita al
primo posto nella graduatoria. La prima istituzione in
graduatoria e anche l’unica a
non essere gestita dagli ordini
religiosi cattolici. Un riconoscimento e una sfida al tempo
stesso, una sfida da tradurre
in un impegno che, necessariamente, coinvolge anche chi
ha sostenuto «La Noce» in
tutti questi anni e le ha dato
fiducia. Un’affermazione che
non è un traguardo. Il percorso da fare con gli enti pubblici è ancora lungo e il dialogo,
ove possibile, non dovrà mai
esaurirsi se la nostra diaconia
continuerà a stare dalla parte
di chi ne ha bisogno. Con il
Comune di Palermo il dialogo è ripreso e deve, oltre a
. tutte le questioni di impostazione e di principio, affrontare anche la questione delle
rette che attualmente sono,
anche se ritoccate, poco più
che simboliche.
Roberto Pravisani, n^o in
una famiglia cattolica, è
cresciuto in tale cultura fino a
14 anni. Entra a 18 nella
Chiesa battista di Pordenone,
dopo quattro anni di lontananza da qualsiasi forma di
chiesa. Con tale adesione entra nel protestantesimo, compiendo una scelta di vita che
lo porta al servizio nell’Esercito della Salvezza quale ufficiale attivo in varie comunità italiane e inglesi negli
anni scorsi. Nel novembre
1992 esce dall’Esercito della
Salvezza e aderisce alla Chiesa d’Inghilterra. Il 3 ottobre
entra al College of thè Resurrection, da cui dovrebbe uscire fra due anni quale diacono
anglicano. Nel frattempo è
stato impegnato per vari mesi
in Bosnia-Erzegovina come
responsabile dell’Ics, permanenza sponsorizzata dalla
Chiesa anglicana di Milano.
A Roberto Pravisani rivolgiamo alcune domande.
- Quali sono le ragioni di
una scelta così inconsueta
per un italiano dato che la
presenza anglicana nel nostro paese è limitata quasi
esclusivamente alla presenza
di cittadini stranieri di lingua
inglese?
«Si tratta di fatto di una
sintesi delle precedenti esperienze religiose, nata da
un’esigenza interiore di superare il contrasto fra la cultura
originaria vissuta in famiglia
e nella comunità nativa di
Pordenone, e la successiva
scelta teologica protestante
sul piano intellettuale. Questa sintesi è anche un rifiuto
di posizioni estremiste: troppo spesso il protestantesimo
viene vissuto come negazione dei valori della tradizione
cattolica. L’anglicanesimo è
riuscito invece, nel periodo
della Riforma, a mantenere i
caratteri positivi della tradizione cattolica, soprattutto
sotto l’aspetto della “inculturazione”, cioè del radicamento della fede cristiana nelle
tradizioni dei popoli. Il
protestantesimo insiste giustamente sulla fede personale, ma troppo spesso tralascia
la dimensione popolare, collettiva; il cattolicesimo da
parte sua, insistendo molto
sulle tradizioni popolari, tende a tralasciare nella pratica
la responsabilizzazione delle
singole persone. L’anglicanesimo tende a unire questi due
diversi approcci, realizzando
appunto la sintesi fra la tradizione di fede collettiva e 1’
esperienza di fede della persona».
- Come può essere vissuta
un’esperienza di sintesi fra
fede individuale ed esperienza popolare, in una realtà come quella italiana dove la
Chiesa anglicana non è in
realtà popolo, vista la sua
particolare identificazione
geografica?
«In pratica la scelta anglicana rappresenta una sorta di
Per i vostri acquisti, per gli sbbonsmentl ai periodici evangelici
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ritorno al cattolicesimo. Questo ritorno non vuole però dimenticare la scelta teologica
protestante con le sue acquisizioni: l’anglicanesimo
viene quindi vissuto come
una possibilità di praticare
una scelta di essere cattolico
e protestante, rifiutando innanzitutto (come fanno pure
gli ortodossi) quell’autorità
centrale del papa romano che
è sconosciuta alla chiesa cristiana delle origini. È poi da
ricordare che la chiesa cristiana è per sua natura una chiesa
universale, e quindi le differenze nazionali dovrebbero
passare in secondo piano. La
scelta cristiana viene quindi
vissuta in modo fattivamente
internazionalista, in coerenza
anche con un impegno personale pacifista».
- Come vede l'attuale travaglio della Chiesa d’Inghilterra, in particolare dopo la
scelta a favore del sacerdozio
femminile?
«Innanzitutto questo travaglio è sintomatico della natura composita dell’anglicanesimo, dove cattolicesimo e
protestantesimo si incontrano
(e quindi possono scontrarsi).
La caratteristica anglicana è
quella di. essere “via media”,
e l’aspirazione suprema è
quella di mantenere l’unità
della chiesa nella diversità
delle opinioni. Poiché idee
protestanti e cattoliche sono
presenti nell’anglicanesimo,
di tanto in tanto succede che
su temi di particolare importanza le diverse tendenze
si scontrino, iion ultimo sull’apertura alle donne del ministero.sacerdotale. Con il voto del novembre 1992 è innegabile che la componente evangelica e cattolico-liberale
abbia avuto la meglio sulla
componente conservatrice
(sia cattolica che protestante).
È da sottolineare però la
volontà della stragrande maggioranza degli anglicani di
voler vivere anche questo travaglio in maniera costruttiva
e positiva, per cui le voci di
grandi scissioni che sarebbero state originate da questo
voto non si sono poi rivelate
realtà. La vita cristiana è un
viaggio a cui tutti sono chiamati, e pur camminando in
maniera diversa si sta seguendo la stessa strada: è
questa la cosa più importante.
La natura delle comunità anglicane in Europa è alquanto
particolare: si tratta di personale diplomatico, di professionisti, di studenti, che si
trovano all’estero per motivi
di lavoro o di studio. C’è poi
un grande numero di anziani
che viene a vivere in climi
più caldi gli ultimi anni.
Solitamente chi va in una
chiesa anglicana in Europa è
un tradizionalista in senso positivo: l’andare in chiesa è anche mantenere un legame con
il paese d’origine e con le sue
tradizioni. La diocesi d’Europa (che comprende tutta l’Europa continentale) è stata una
delle poche diocesi a votare
contro le donne prete. Adesso
però, a distanza di due anni,
si è rimessa in discussione
questa posizione di “opponenti”: si può essere stati contrari nella votazione, però il
fatto che la decisione presa
sia stata diversa dalle proprie
opinioni non significa che sia
impossibile una nuova valutazione. Da poco c’è per esempio una donna diacono in servizio presso la diocesi europea, in Francia, cosa che pochi anni fa sarebbe stata inconcepibile».
4
PAG. 4
RIFORMA
-7— Vita Delle Chiese
venerdì 7 OTTOR^^.fcnì 7 '
Proseguono le attività del gruppo evangelico di Lecco
Una testimonianza evangelica
minuscola ma efficace
SANDRO SABADINI
jy erché, se due o tre si
riuniscono per invocare il mio nome, io sono in
mezzo a loro» (Matteo 18,
20). La maggior parte dei lettori, quando sente questo testo, lo riferisce a situazioni
un po’ particolari come per
esempio singole famiglie, o
persone isolate. Nel nostro
ca.so, invece, si tratta di un
vero e proprio gruppo di credenti, che da circa un anno si
riunisce regolarmente e svolge le normali attività di una
comunità evangelica. Sto
parlando del gruppo di Lecco
nato dall’aggregazione di alcune famiglie della zona e
che raggiunge a malapena la
dozzina di persone. Gruppo
piccolo, ma ricco di doni; c’è
infatti chi suona Porgano
(una bambina di dieci anni),
chi stampa con il computer le
circolari e tutti i testi, chi si
occupa di problemi pratici, e
un predicatore locale che organizza la vita comunitaria.
Poche persone possono a
volte significare ricchezze di
attività e a Lecco esse non
mancano. Per la scuola domenicale ci sono tre bambine
che seguono un corso «domestico» cioè svolto in casa
con regolarità e attenzione.
Per il culto ci si riunisce una
volta il mese in un locale preso in prestito; alla predicazione si alternano più persone e
questo garantisce un bene
che solo poche chiese possono ricevere; la pluralità delle
voci. Collegate con la scuola
domenicale sono il più delle
volte le visite alle famiglie; a
volte si respira un’atmosfera
di accoglienza e di intimità
che ci riporta ai tempi passati, quando ci si sedeva attorno a un grande tavolo per
leggere insieme la Bibbia.
E infine le attività pubbliche. Lecco, si sa, è divenuta
provincia (lo sarà a tutti gli
effetti tra pochi mesi) e sta
assumendo un ruolo politico
e sociale sempre maggiore;
inoltre la piccola città lariana
vanta un notevole primato
nel campo dell’industria metalmeccanica e della finanza.
Questo attaccamento al lavo
Taranto
Mostre per il
centenario
della chiesa
Il gruppo di Lecco con il pastore Del Priore (primo a sinistra in seconda fiia)
ro ha determinato il carattere
dei lecchesi e credo che questa sia la ragione principale
per cui questa gente il secolo
scorso non si sia aperta alr Evangelo.
Inoltre esiste una comunità
pentecostale che si è formata
durante gli anni Sessanta, con
l’immigrazione dal Sud e che
oggi si è integrata abbastanza
felicemente con la realtà locale. Il nostro gruppo si presenta per la prima volta alla
popolazione lecchese e lo fa
in modo corretto, richiamandosi cioè alle sue origini storiche con una conferenza
pubblica rivolta principalmente a studenti e insegnanti
sulla «Riforma protestante».
Questo incontro vuole essere
un gesto di amicizia verso
quelle persone che non hanno
mai approfondito quel capitolo della storia che ha contribuito in modo decisivo a costruire la società moderna,
ma anche l’occasione per farci conoscere.
È difficile infatti per un
lecchese immaginare che ci
siano dei protestanti che abitano nella sua stessa città,
che parlano l’italiano anche
se magari con un accento un
po’ diverso e che condividere
sorti del nostro paese. In tutto
questo ci è sempre stata di
grande aiuto la chiesa di cui
facciamo parte, quella di Como, con la quale viviamo insieme, anche se di rado, momenti di gioiosa fraternità.
La Chiesa valdese di Taranto ricorda il suo primo
centenario con una serie di
manifestazioni iniziate lunedì
3 ottobre con l’apertura di
due mostre. Ospitate nei locali del tempio di via G. Messina (orario 17-20), le mostre
sono dedicate alla storia della
comunità e alla storia della
condizione femminile.
Venerdì 7, alle ore 18, sempre nel tempio, è prevista una
serata di canti spirituali e preghiera. L’altro momento comunitario è previsto per domenica 9 con il culto alle ore
10, che sarà presieduto dal
pastore Davide Cielo e comprenderà la Santa Cena.
Due conferenze infine arricchiscono il programma
aprendolo ulteriormente alla
città: sabato 8 (ore 18 presso
la scuola «Europa» di via Pio
XII) il pastore Salvatore Ricciardi parla su «Perché siamo
protestanti; evangelici e evangelizzazione nell’Italia di oggi» (a questa iniziativa prende parte anche il moderatore
della Tavola valdese, Gianni
Rostan); martedì 11 infine,
nel salone dell’amministrazione provinciale (via Anfiteatro), il pastore Emidio
Campi, professore di Storia
della Chiesa all’Università di
Zurigo, parlerà su «Michelangelo e Vittoria Colonna: un
dialogo artistico teologico».
Associazione delle chiese evangeliche battiste della Toscana
Per capire la Parola di Dio
LISA SARACCO
U:
n fine settimana diverso
quello trascorso dopo
ferventi preparativi nella comunità battista di Grosseto il
17 e il 18 settembre. Infatti si
è finalmente svolto il primo
dei week-end teologici progettati dall’Associazione delle chiese battiste della Toscana (Acebt) al fine di preparare fratelli e sorelle interessati
e disponibili alla predicazione locale, e non solo.
In
realtà rincontro è stato aperto a tutti quanti volessero avvicinarsi alle Sacre Scritture
in modo più approfondito e
particolareggiato.
Come primo relatore è stato scelto il pastore Antonio
Di Passa, responsabile della
comunità di Pistoia. La sua
riflessione è partita dal concetto di parola di Dio, come
annuncio di un messaggio
determinante ancora oggi:
come leggerla e poterla
ascoltare per poi capire e (co
«Un giorno, una parola» un volumetto per la nostra spiritualità
Torniamo alla lettura della Bibbia
un
Abbiamo letto sulla Circolare per le chiese di Bassignana e Alessandria, dello
scorso mese di settembre,
scritta dal pastore Fulvio
Ferrario, una presentazione
del lezionario Un giorno, una
parola che ci pare debba essere conosciuta anche da
pubblico più vasto. Eccola:
«... Un anno fa il nostro
corpo pastorale ha deciso di
chiedere alla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia di promuovere la versione italiana del libretto
[cioè del lezionario dei Fratelli moravi, pubblicato in
Germania con il titolo di
«Losungen», e ora anche in
Italia con il titolo «Un giorno, una parola»], al fine di
incoraggiare la lettura regolare, orante, della Scrittura tra i
membri delle nostre comunità. Intendiamoci: non si
tratta dell’unico strumento
(da decenni, per esempio,
esiste «Il cenacolo», diffu.so
.soprattutto nelle chie.se meto
diste), né di quello obbligatorio. Si tratta però di uno strumento che in 26.5 anni ha dato buona prova di sé, nutrendo la fede di milioni e milioni di credenti. Da parte mia,
spero che ogni membro delle
nostre due chiesette se ne
munisca e lo usi fedelmente.
Non si tratta del solito annuncio pubblicitario, così come
non si è trattato di stampare
un libro in più. Abbiamo ormai preso coscienza del fatto
che i problemi delle nostre
chiese, dal calo numerico alla
debolezza contributiva, si radicano in una crisi spirituale
che cioè investe la fede,
rapporto personale e comuni
tario con Dio, la preghiera, la
conoscenza biblica. E da qui
che occorre ripartire, in fretta, e con molta, ma molta
energia. All’inizio di un nuovo anno di attività, questa è
senz’altro l’indicazione decisiva che ci viene dallo Spirito
di Dio, e che sarà il motivo
conduttore del nostro impe
"roK
ljtm/r hìMiilii i/iiuliilinih-¡MT i!
1995
il
(■IdUfluiiiü
gno. Forse, anche Un giorno,
una parola può costituire un
aiuto in quest’impresa».
Effettivamente queste righe
non sono un annuncio pubblicitario. È un invito a quel
dialogo personale con Dio
nell’incontro quotidiano con
la parola biblica, che è la sostanza stessa della fede evangelica.
sa più difficile) riuscire a trasmetterla agli altri? A questo
proposito sono stati molto interessanti i precetti e i consigli sul come accostarsi a un
passo biblico e sul come trovarne la chiave di interpretazione.
Inoltre il pastore Di Passa
ha offerto i primi rudimenti
dell’Antico Testamento introducendone la struttura e la
storia a grandi linee; oltre alla conoscenza del periodo
storico, del carattere dei singoli personaggi biblici, della
tipologia del racconto e della
sua sfumatura ideologica, è
stato più volte sottolineato
come il significato attuale
della Parola debba essere ricavato dal rapporto con le
esperienze della vita, con gli
eventi contemporanei.
Sulle orme di tutto ciò e di
una serie di «dritte» (il galateo del bravo predicatore)
siamo passati a prendere in
esame un testo dell’Antico
Testamento .(I Samuele 15)
mettendo in evidenza ciò che
ci aveva colpiti di più. Così
tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi liberamente
e, alla fine, mettendo insieme
le nostre riflessioni, ci siamo
resi conto che da tutto ciò sarebbero scaturiti almeno 7
sermoni diversi! È stato bello
stringersi intorno alla Bibbia
tutti insieme: questa non è
stata solo un’occasione di
studio ma anche un modo per
conoscere fratelli provenienti
dalle comunità esterne.
La cena a base di pizza, la
serata trascorsa a chiacchierare, il culto comunitario e
l’agape fraterna hanno creato
un rapporto più intimo tra
noi. Tutte esperienze che fanno sì che la chiesa rafforzi la
propria unione, che le singole
comunità escano dai propri
particolarismi.
Chiese evangeliche del Basso Lazio llncor
Diritto al lavoro
e solidarietà cristiai
iflENA
FRANCESCO TRAVERSI
La III Festa delle Chiese
evangeliche del Basso
Lazio che si è svolta domenica 25 settembre a Colleferro è
il frutto del paziente lavoro
dalle chiese battiste, metodiste e valdesi a Sud di Roma.
Il progetto è nato come una
sfida a quel luogo comune
che è sempre molto difficile
mettere insieme delle chiese,
con la loro tradizione, il loro
modo di fare evangelizzazione e di proporsi al mondo non
evangelico.
Il pericolo era che un incontro-dibattito sul tema «Solidarietà e diritto al lavoro» organizzato in una festa di chiese
evangeliche, sconfinasse su
un terreno biblico e teologico
allontanandosi da una quotidianità che purtroppo parla di
disoccupazione, di stipendi
dimezzati, di giovani che vagabondano tutto il giorno sui
marciapiedi senza nessuna
prospettiva lavorativa; invece
rincontro di domenica 25 ha
dimostrato che le parole «solidarietà cristiana» e «diritto al
lavoro» possono benissimo
essere coniugate insieme.
L’incontro dibattito è stato
diretto con molta intelligenza
dal giornalista di «Confronti»
Paolo Naso; erano presenti il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, il sindaco di Colleferro, Silvano
Moffa, il senatore Antonio
Cuffaro, il consigliere regionale Renzo Carella, l’onorevole Ugo Cecconi. Il moderatore Rostan nella sua breve
premessa ha sottolineato come il lavoro sia un tema
«protestante»: è nella tradizione e nella cultura protestante che si è iniziato a parlare di etica del lavoro. Il lavoro non è più «castigo»,
«punizione», «espiazione»
ma è diventato ed è per noi
vocazione, luogo in cui ognuno esprime i propri talenti, la
propria esperienza, il proprio
servizio; quindi i protestanti
devono affermare la dignità e
l’importanza del lavoro, anche e nonostante i tempi di
crisi. Sotto le incalzane
mande dei molti lavoj
presenti, il sindaco Motì
illustrato le iniziativeiu
prese dall’attuale amniitì
zione per il reinserinienl
lavoratori in cassa intee
ne e in mobilità nel nirf
del lavoro. L’incontro]
to emergere due nodi eh
vranno essere sciolti nelì
ro prossimo se si vorrà
prendere quota al mondj
lavoro del nostro compn
rio; 1) qualsiasi tavolo!
vorrà affrontare la crisi ì
zona non potrà non m
presente la Snia-Fiatdicl
ferro, con i suoi progj
con la chiara intenzioni
che cosa vuol fare del su(f
sto territorio necessario ;
il pane al Comune di c|
ferro; 2) il concetto di i
così come lo intendevami
no a pochi anni fa (un
fisso per tutta la vita):
essere reinventato, con i
nuove e una filosofia nnn|
il lavoro sta percorrendo!
ve strade e se esce dagli«
e dalle officine, il lavon
in cassa integrazione, il|
soccupato o il giovane a|
na diplomato o laureato c
no seguirlo per valorizs
di nuovi contenuti umai
spirituali.
Nel primo pomeriggio!
gli evangelici si sonori!
per celebrare il culto, ds
visto la predicazione dd|
store Mario Berutti. Ai"
pomeriggio l’accadeima|
iifonica «G. P. da Palesit
di Colleferro, diretta dall
stro Centanni, ha dato i
una volta dimostrazione d
sua bravura. In tarda sei!
bravo e simpaticissimo Ai|
sto Pomari ha portato«!
ventata di scoppiettante ila|
con il suo spettacolo «Unf
per celia...»: poesie, moaiì|
ghi e canzoni della più!
tradizione napoletana e ro!
na. Le offerte che genetoÌ
mente tutti i partecip
no voluto fare durante lagi!
nata saranno devolute!
buoni libro per i figli
voratori in gravi e partici»
situazioni economiche.
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Poèt^one di
pito è s
peata ai
leca d
Chiese valdesi della Valle d'Aosta
Insediato il pastore
«eli
LILIA E PIERVALPO DURAND
Sono passati circa tre mesi
da quando il pastore Roberto Romussi è mancato.
Tre mesi nei quali il Consiglio di chiesa, si è dato da fare per curare e svolgere le attività prineipali.
Siamo grati a quanti, pastori e laici, anche venendo da
lontano, hanno collaborato
alla predicazione sia a Aosta
che a Courmayeur; nel mese
di luglio è stato con noi il pastore emerito Paolo Marauda,
già alla guida della comunità
valdostana negli anni ’60, e a
(Tourmayeur ha predicato varie volte la signora Berta Subilia. Ora è a Aosta il pastore
Rusgero Marchetti: avremmo
preferito incontrarlo in un avvicendamento non segnato
dal lutto ma ancora una volta
riconosciamo che i piani di
Dio non sono i nostri.
Con la partecipazione di alcuni membri del circuito si è
svolta, domenica 25 settembre, la cerimonia di insediamento secondo una semplice
liturgia condotta dal pastore
Milaneschi. Nel sermo»« ich
pastore Marchetti ha sotti
neato la grandezza e
dell’opera di Dio che .
sulla nostra fragilità, dà si
alla nostra fede, trasfon®,
nostra ombra profonda.
Una buona partecipa®
dei membri di chiesa ha '
corpo alla volontà di acco,
re il nuovo pastore con W',
calore possibile, nonché ij
soddisfazione per il suo
tra noi, come hanno soli
neato le parole della pres|^
te del Consiglio di c®
Wanda Monaya. La p®;“
di un nutrito gruppo
‘«Kr^ . V
comunità
rocchiani della .j
tolica di S. Stefano ha
anche attraverso le P®''®
la signora Carla
delegata per l’ecumenis I
il dialogo della dioe^ J
conferrna della volontà o n
seguire il confronto coU“|
con l’Evangelo.
Il pastore Marchet^
concluso il culto confo j
do le parole della
aggiungendo il suo iruF^
particolare di amore
comunità.
5
2^1
; 7 OTTOBRE 1994
i Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
ZIO
(incontro fra i battisti di Rivoli e i riformati di Montélimar
la libertà dell'uomo e la scienza
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% settembre scorso una
Illazione di 13 comporla Chiesa battista di
¡^i è recata in Francia,
Itélimar, cittadina gej con Rivoli. L’amiciiie ci lega alla Chiesa
I di Montélimar risaecchi lustri fa. Molto
nostra storia passata e
le ci lega a quella coj tuttavia negli ultimi
l’ci si era un po’ persi di
8, fino alla primavera
¡ quando una delegazio"a chiesa ci ha fatto
! Abbiamo così prosato questo incontro,
nei giorni 16-18
iibre.
coglienza riservataci è
;a e fraterna e perito Spirito del Signore;
iodati ospitati presso faiie appartenenti alla co:à, che ci hanno offerto
Vitalità calorosa: abbiamodo di assaggiare
io specialità gastronomi: di sperimentare la loro
dità. Alcuni di noi non
) potuto godere appieno
1 Ipfo squisita conversa: causa di una scarsa
enza della lingua, ma
im ha nociuto al crearsi
amicizie. Alla comete più giovane (12 anni)
; riservate attività tuI e compagnie più consua età e, malgrado
pcoltà di comprensione,
cita a fraternizzare con i
Uovi amici.
no inoltre stati accoma visitare il Museo
Itestantesimo del Delfii,Le Poét-Laval dove
biMo potuto ammirare
”' 'bia tradotta da Olivep, copia fotostatica di una
1 (ri Calvino ai cristiani
ari di Dieulefit (centro
phi chilometri di distanza
ì Poèt-Laval) e la ricoe di una sala di culto
[ secolo. Ciò che ci ha
jito è stata una bacheca
jpcataai valdesi italiani.
I gruppi delle chiese francese e italiana durante una passeggiata
Siamo quindi stati salutati
da un incaricato del Comune
di Montélimar per i rapporti
con le città gemellate. La sera abbiamo assistito a una
rappresentazione (sketch,
canti, balli e mimi) organizzata e recitata dai giovani
della Chiesa riformata di
Montélimar.
La nostra delegazione aveva però proposta un tema di
discussione per questo incontro: si è trattato (le «11 cristiano davanti alla libertà dell’
uomo e davanti alla libertà
della scienza». Come ci poniamo davanti alle sperimentazioni di bioinjgegneria genetica? Qual è la nostra posizione nei confronti dei figli
in provetta? Delle mammenonne? Partendo dall’esposizione di qual è l’etica del cristiano-romano e qual è l’etica
del cristiano-riformato, pur
non riuscendo a esaurire l’argomento, ci siamo accorti
che non esiste una risposta
precisa ai nostri interrogativi,
e che esiste la dobbiamo cercare nella Parola del Signore.
Il giorno successivo, domenica, dopo il culto e il
pranzo comunitario nel presbiterio della chiesa, ci siamo
salutati e ci siamo dati appuntamento in Italia per l’anno prossimo. Grazie, amici di
Montélimar, speriamo di riuscire a ricevervi con la stessa
generosità e gioiosità.
(cca di Papa: l'esperienza di un campo teologico nell'estate
comunità e la sua creatività
lCUUDIA angeletti
J
_*cco, quant’è buono e
l^quant’è piacevole che
*Ili dimorino assieme!»
133, 1); un canto, ma
un’esperienza vissuta
lioipo teologico organiz" dal Dipartimento di teo'dell’Ucebi a Rocca di
*dal 2 al 14 agosto,
ricordo, i momenti diflallo studio vero e proSi follano così numeroda rendere difficile la
più belli. La splen*^mice di prati e boschi
^»irconda i gruppi di per' che si dilettano in qual. Contento della giornata
fino a notte inoltraf^arlare, a raccontare, a
htarsi, ad ascoltarsi recidente.
ij, *'?8l’ore di un fuoco ac^ iu''**®P'^isce la frescura
’^Chtre il profumo del
«hbrustolito invita ai ta,®banditi all’aperto in
. *°de della visita del pana V Guarna; la sanfc ^Sdola fa da preludio
ana^° Frascati, che acId bruschettà e la
si ri ’^pdsane. Poi, la not1 dj di voci, (li musiche si muovono
^ meno agilmente!) nella
d se le stelle stanno a
guardare, in questa notte di
San Lorenzo anche i nostri
occhi scrutano la volta celeste
per cogliere le scie luminose
del «pianto del cielo su quest’atomo opaco del male».
Una mattina la cornice si
dilata a includere lo specchio
d’acqua limpida del lago di
Nemi, dove persino mentre si
cerca refrigerio dalla calura
sguazzando tranquillamente
non si rinuncia a parlare di libri (Moltmann, ma anche
Kundera...). Le personali capacità di espressione e creatività artistica trovano spazio
soprattutto in due serate sociali (8 e 13), quando anche i
meno disposti al coinvolgimento ludico non possono
esimersi dal piegarsi in (lue
dalle risa di fronte alle esilaranti scenette mimiche del
gruppo Arcidiacono & Co. o
alle parafrasi parabo-laiche
del fratello Nuzzolese (tanto
per citare solo alcuni dei numerosi mattatori).
Sgorga la gioia dai cuori
(insieme alla voce dalle ugole), mentre la maestra di canto (Lina Rapisarda) intona gli
inni: si canta in ebraico, in latino, in sudafricano, in spagnolo, in napoletano. Purché
si sciolga l’atmosfera... Soprattutto i culti all’aperto delle due domeniche cementano
la comunione fraterna: la bellezza degli alberi che lasciano
filtrare' le luce è pari alla bellezza del gesto di svolgere
una matassa coloratissima e
di passarla al fratello o alla
sorella di fronte, insieme a
una parola con cui gli/le riconoscono un dono/carisma,
creando un intreccio armonico che facilmente si trasforma in un éerchio di uguali. La
proclamazione dell’Evangelo
della grazia passa attraverso
le nostre bocche (canti, preghiere, predicazione), ma anche attraverso i nostri piedi
che si poggiano, uno dopo
l’altro, su una pietra (simbolo
di Gesù Cristo) collocata al
centro del nostro cerchio imperfetto; ripartendo da lui,
possiamo muovere, infine, incontro alle sorelle e ai fratelli
e salutarli e abbracciarli e baciarli nella piena libertà dei
figlioli di Dio.
San Fedele
Insieme ai
ragazzi dell'
ex Jugoslavia
Il campo per ragazzi e ragazze della Croazia, organizzato dalla Chiesa valdese di
Como presso il Centro evangelico «Pietro Andreetti» di
S. Fedele d’Intel vi, previsto
inizialmente per una durata
massima di 12 giorni, si è
protratto fino a 18 giorni dal
10 al 28 agosto 1994. I responsabili, gli animatori, i
collaboratori (6 di Como, 3 di
Milano, 2 di Bergamo) con
tempi diversi di, permanenza,
hanno profuso tutte le loro
forze perché il campo conseguisse, come ha conseguito,
un buon risultato. Il sostegno
economico in denaro è venuto non solo dalle chiese (Bergamo, Como, chiese del
Mendrisiotto e Locamo, dalla
cassa delle chiese del circuito) ma anche, per un quarto,
da una scuola, da singoli cittadini di varie località, da diverse associazioni.
Il campo ha avuto successo
non solo a motivo di questi
generosi contributi, ma soprattutto a causa dell’attenzione che ha suscitato e
dell’accoglienza che ha ricevuto. "Vogliamo qui ricordare
e ringraziare innanzitutto tre
Comuni: S. Fedele d’Intel vi,
Bellagio, Porlezza. Il Comune di S. Fedele ha offerto il
viaggio dalla Croazia a S. Fedele e tre entrate alla piscina
comunale. Inoltre la scuola
media ha messo gratuitamente a disposizione la palestra.
A Bellagio tutti sono stati accolti con molta cordialità
dall’assessore ai Servizi sociali e altre personalità con
un pranzo all’aperto e giochi
al luna park.
La stessa cosa e avvenuta a
Porlezza, con l’offerta di un
buqn pranzo e l’uso della piscina. Il fatto che questi Comuni abbiano voluto in qualche modo concorrere all’accoglienza di questi ragazzi ha
rallegrato tutti. Così come è
motivo di gioia che diverse
persone si siano adoperate, a
Como e in Ticino, per fornire
i ragazzi di scarpe nuove da
ginnastica, zainetti, ecc., l’occorrente per la palestra e le
gite nei dintorni. Altri hanno
offerto materiali e sostegni
utili al campo (due chiese
battiste di Milano materiale
didattico; la Uisp di Como la
copertura assicurativa per i
momenti sportivi).
Infine, ma non per ultime,
vorremmo ricordare tutte
quelle famiglie di S. Fedele
cl’Intelvi che hanno offerto
man mano il lavaggio dèlia
biancheria dei ragazzi, oltre a
dolci, torte, gelato. I tempi e
gli spazi dell’animazione interna sono stati ben utilizzati
e condotti, senza troppi affanni per la comprensione delle
lingue. I 22 ospiti (20 ragazzi
e ragazze più 2 accompagnatrici) provenivano: 14 da Karlovac, 3 da Pola, 2 da Zagabria, 2 da Fiume, 1 da Mostar.
Domenica 21 agosto, dopo il
culto nella chiesa di Como,
un ottimo pranzo è stato offerto da una coppia della comunità. Il Centro «Pietro Andreetti» è lieto di aver potuto
ospitare questo campo non
chiedendo quote.
m
Commissione permanente studi
delte chiese valdesi e metodiste
, L sessione di esami per i candidati predicatori locali ■
5 La sessione avrà luogo a Milano
sabato 19 novembre alle ore 9,30
presso ia chiesa metodista, via Porro Lambertenghi, 28 ^
peirkxaizkmì e informazioni
rivedersi al past. Antonio Adamo,
vìe d0a Signora, 6 - 20122 Milano tei. 02-76021069
SAN GERMANO — Il 9 luglio nel ncistro tempio è stata invocata la benedizione sul matrimonio di Marina Plavan e
Ivano Bertalot, che si sono stabiliti a Pomaretto. Marco
Lantelme e Patrizia Buonomo hanno pronunciato il loro
«sì» a Pinerolo, mentre Claudio Richiardone e Franca
Morel si sono uniti in matrimonio nel tempio di Rorà, alla
presenza di numerosissimi parenti e amici fra cui i coralisti
di San Germano. Il 10 settembre infine il nostro pastore ha
celebrato il matrimonio di Mauro Bounous e Vilma Casazza. La comunità rivolge a queste coppie di sposi i suoi
più affettuosi auguri di tanta serenità e gioia nel Signore.
• Purtroppo anche una data triste è da ricordare: in luglio è
scomparso il nostro fratello Eugenio Avondet del quartiere
di Porte. L’Fvangelo della risurrezione è stato annunciato in
occasione del suo funerale dal pastore Josi. Alla famiglia in
lutto vada ancora l’espressione della cristiana simpatia da
parte di tutta la comunità di San Germano.
• Rivolgiamo un ringraziamento fraterno al pastore Giorgio
Bouchard per il messaggio rivoltoci la domenica 7 agosto.
ARICCIA — Il 6 settembre l’Fvangelo della resurrezione e
della speranza è stato predicato dal pastore Bruno Colombi!
in occasione del funerale della sorella Pierina Leopardi
vedova Barberi. Pierina aveva 83 anni ed era una colonna
della chiesa di Ariccia. Aveva confessato la sua fede in Cristo insieme a un gruppo di sorelle e fratelli che nel 1949 furono battezzati nel tempio di via del Teatro Valle (Roma) e
che costituirono il nucleo originario della chiesa di Ariccia.
Pierina era veramente stimata da tutta la comunità, che partecipa sinceramente al dolore della famiglia.
POMARETTO — Mercoledì 21 settembre si sono svolti i funerali della sorella Caterina Massel ved. Ghigo, deceduta
all’età di 87 anni nella sua abitazione di origine a Riclaretto. Ai familiari va la simpatia della comunità.
ANGROGNA — Nella riunione del 23 settembre il Concistcìro
ha confermato quale presidente Jean-Louis Sappè e cassiera Vilma Monnet. Ha nominato alla vicepresidenza Adriano Chauvie, mentre Marina Bertot curerà la segreteria e
r archivio.
• Ringraziamo i pastori Franco Becchino e Teofilo Pons,
che hanno tenuto i culti a Pradeltorno e al Capoluogo. A
partire dal 9 ottobre le predicazioni saranno tenute a turno
dai pastori e dai predicatori locali messi a disposizione dal I
circuito, secondo il calendario messo a punto dal sovrintendente che è stato pubblicato sulla circolare di chiesa attualmente in distribuzione.
• È deceduto all’Asilo di San Giovanni, dove viveva da alcuni anni, Remo Bocchiardo, 74 anni, originario di Bodarsac. 1 funerali si sono svolti al capoluogo e sono stati presieduti dal pastore Franco Davite.
SAN SECONDO — Domenica 26 settembre il pastore Klaus
Langeneck, sovrintendente del II circuito, dopo aver rivolto
un efficace messaggio alla comunità, ha insediato il nuovo
pastore Vito Gardiol, al quale rinnoviamo il benvenuto.
• Alla fine di agosto abbiamo avuto il piacere di avere per
un giorno un gruppo di malgasci accompagnati da alcuni
giovani delle Valli; è stato un momento di incontro fraterno
e abbiamo potuto apprezzare i loro bei canti.
• Domenica 4 settembre abbiamo salutato la pastora Gabriella Costabel in partenza per la Germania; a lei e alla famiglia giunga un augurio di un nuovo ministero pastorale
benedetto dal Signore.
• Ringraziamo il pastore Archimede Bertolino che ha predicato domenica 11 settembre: a lui e alla signora giunga un
augurio per il prossimo impegno a Temi. Ringraziamo anche il predicatore locale Dino Gardiol, che ha predicato
domenica 18 settembre.
NUOVA RIVEDUTA — La Società biblica di Ginevra ha
pubblicato una nuova edizione della Bibbia riveduta. La
«nuova riveduta», come viene già definita, ha un linguaggio
moderno ed è comprensibile da tutti; contiene anche un
glossario e un indice biblico. La tiratura iniziale è stata di
30.000 copie, e ha un prezzo di copertina di 10.000 lire. Per
acquisti rivolgersi alle librerie Claudiana o alla Libreria di
cultura religiosa o alla Casa della Bibbia, via XX settembre
34, 10064 Frossasco (To).
Chiesa battista di Sant'Antonino di Susa
). S. Bach in piazza
La Chiesa evangelica battista di Sant’Antonino di Susa
ha di recente inaugurato un’
attività di presenza esterna alla propria comunità proponendo alla cittadinanza incontri che coniugano l’impegno
culturale di buon livello alla
testimonianza di fede vissuta
con serietà e passione.
L’ultimo, in ordine di tempo, di questi incontri è stato il
concerto del soprano Amelia
Cocumelli Monti, corista del
Teatro Regio di Torino,
membro attivo della Chiesa
battista di Torino Lucento.
Amelia Cocumelli, accompagnata egregiamente all’armonium e al pianoforte dal
maestro Davide Roato, anch’egli evangelico, proveniente dalla comunità dei Fratelli di Casorzo, ha cantato alcuni brani di Bach (tra cui «O
Haupt voll Blut und Wunden» dalla Passione secondo
Matteo) e di Händel, inni tratti dall’Innario cristiano in uso
presso le chiese evangeliche
italiane e diverse arie da opere di Verdi e Puccini.
II concerto, tenuto presso la
palestra comunale della scuola media statale, gentilmente
concessa dall’amministrazione locale, è stato seguito da
un centinaio di persone e ha
riscosso un notevole successo.
Questa forrnula che abbina
cultura e testimonianza di fede evangelica, inedita per una
cittadina come Sant’Antonino, merita di essere incoraggiata e suggerita alle altre comunità circostanti come un
mezzo idoneo per dare maggior spessore e qualificazione
alla presenza evangelica nella
Valle di Susa.
6
PAG. 6 RIFORMA
Della Parola
DIRETE
Al VOSTRI FIGLI...
GERARD DELTEIL*
Proveniamo da una .stessa
storia; qui, fra queste pietre e queste querce, in questo
luogo che ci ricorda una permanenza, sentiamo la presenza di quel passato che ci costituisce; ma la storia non basta a dire chi siamo.
Proveniamo da una stessa
cultura: quei valori protestanti spesso invocati (l’attaccamento alla libertà, il senso
della responsabilità personale, lo .spirito critico, l’apertura
alle differenze), di cui misuriamo oggi la modernità e
l’essenzialità di fronte alle
sfide del nostro tempo; ma
questa cultura, che spesso
serve ad identificarci, non basta a dire chi siamo.
«Allora perché c’è di nuovo
la malasorte? Perché siamo di
nuovo sradicati dalla nostrà
terra, ed esiliati? Dov’è Dio?
Perché non fa nulla?». E la
madre, oppure il padre, racconta ancora i profeti, la
guerra, l’esilio, quel cammino
all’indietro, quando si è perso
tutto. Sì, è vero, perché questo silenzio di Dio?
Una Parola di liberazione
Colui che ci ha fatto uscire
dall’Egitto all’inizio saprà pure farci uscire dall’esilio: quello che ha fatto all’inizio, lo farà di nuovo. Tale
era, forse, al tempo dell’ésilio, il dialogo tra gli adulti e i
giovani. È probabilmente da
«Quando VEterno t’avrà introdotto
nel paese dei Cananei, come giurò a te e
ai tuoi padri, e te lo avrà dato, consacra
all’Eterno ogni fanciullo primogenito e
ogni primo parto del bestiame che t’appartiene: i maschi saranno dell’Eterno.
Ma riscatta ogni primo parto dell’asino
con un agnello; e se non lo vuoi riscattare, fiaccagli il collo; riscatta anche
ogni primogenito dell’uomo fra i tuoi figliuoli. E quando, in avvenire, il tuo figliuolo t’interrogherà, dicendo: Che significa questo? gli risponderai: l’Eterno
ci trasse fuori dall’Egitto, dalla casa di
servitù, con mano potente; e avvenne
che, quando Faraone s’ostinò a non lasciarci andare, l’Eterno uccise tutti i primogeniti degli uomini quanto i primogeniti degli animali; perciò io sacrifico
all’Eterno tutti i primi parti maschi, ma
riscatto ogni primogenito dei miei figliuoli. Ciò sarà come un segno sulla
tua mano e come un frontale fra i tuoi
occhi, poiché l’Eterno ci ha tratti dall’Egitto con mano potente»
(Esodo 13, 11-16)
Una Parola che ci dà
la nostra identità
Proveniamo da una stessa
Parola, quella che ci ha
messi in cammino, quella che
ci lega insieme in tutta la nostra diversità. È da questa Parola che impariamo chi siamo. «Quando, in avvenire, il
tuo figliuolo t’interrogherà,
dicendo: Che significa questo? gli risponderai: l'Eterno
ci trasse fuori dall’Egitto,
dalla ca.sa di servitù, con inano potente» (Esodo 13, 14).
Il bambino fa delle domande, il padre risponde e inizia il
dialogo: «Perché questa festa,
questi riti? Dimmi da dove
vengo. Dimmi qua) è la mia
origine. Qual è la .storia che
mi porta?». E il padre, oppure
la madre, si mette a raccontare la di.sgrazia della schiavitù,
la fuga precipitosa, la traversata del mare, quel grande
racconto dell’Esodo. Dio ci
ha aperto un cammino là dove
non c’era alcun cammino.
Il bambino chiede ancora:
quel periodo drammatico che
proviene il nostro testo. L’esilio rappresenta la rovina di
tutto quello che Israele ha
sperato: il tempio è distrutto,
non c’è più culto; la libertà è
perduta. Anche la terra è perduta, è una specie di morte.
Gli esiliati devono assumere questa perdita. Devono imparare a vivere in un mondo
straniero di cui non parlano la
lingua. Si allarga il fosso tra
le generazioni: i vecchi conservano la memoria, i giovani
crescono con altri punti di riferimento. Niente più templi,
niente più culto: non c’è più
nulla per dire Dio se non la
parola. E questa parola stessa
rischia di morire...
Un atto di resistenza
Giunge allora una voce
che ridesta la speranza
perduta. Viene a destare la
memoria: «Il Signore che ci
ha tratti dall’Egitto»; essa ricorda il passato per annunciare una speranza, una nuova
partenza possibile. Questa
voce diventa quindi atto di resistenza.
Come non sentire in queste
parole un’eco del dialogo del
padre con la figlia, o della
madre col figlio, al tempo della Revoca dell’Editto di Nantes? Quelle parole scambiate
sottovoce, la sera, quelle poche parole ma così gravide di
senso, e quando le parole stesse non si potevano più dire
bastava un semplice sguardo
per trasmettere comunque
quella parola di libertà.
Non siamo più al tempo
dell’esilio ma anche noi dobbiamo imparare a vivere in un
mondo straniero. Siamo come
sradicati dalla nostra terra e
dalle nostre antiche certezze.
Più siamo confrontati a un futuro che scombussola tutti i
nostri punti di riferimento,
più cerchiamo di ritrovare le
nostre radici. La memoria
delle origini diventa una parola per il domani, un’ispirazione per il domani.
^Tra passato e memoria
E importante, credo, ritrovare questo legame: il legame tra un passato che ci radica e una memoria che ci rinnova, perché ci porta a guardare avanti. Questi sono per
noi i due versanti di questo
messaggio. Prima di tutto, una
parola che ci radica, che ricorda e racconta. Non per fare rivivere un tempo che non c’è
più e che non ci sarà mai più;
no, questa parola conserva la
memoria di quello che Dio ha
fatto per noi. È qualcosa che
si disgrega, che va in polvere,
è morte rinviata; è la traccia
di quello che Dio ha fatto, e
quindi anche la promessa di
quello che farà domani.
Questa promessa, Gesù la
riprende per farne l’espressione di tutta la sua vita: il Regno è qui, e Dio si sta avvicinando. Cesare regna tuttora
sull’impero, ma la parola circola nelle strade di una provincia lontana: «Beati voi poveri, perché il regno di Dio è
vostro. Beati voi che ora avete fame perché sarete saziati».
La parola circola nelle nostre
strade, nelle nostre periferie
urbane, nei nostri deserti.
Una Parola che ridà la vita
A ognuno di quelli che la
ricevono, la Parola ridà
la vita come un nuovo inizio,
come una nuova libertà: «Alzati e cammina»: è come se
ognuno ricevesse la propria
vita da questa parola; ma questa parola dà fastidio, è incompresa, denunciata. Rappresenta una minaccia per
l’ordine pubblico éper i poteri religiosi; che ne sarà di questa parola?
Una parola è una cosa fragile, è solo un soffio che svanisce col vento. Può darsi che
Gesù stesso si chieda: che ne
sarà della mia parola, domani, quando la morte mi avrà
portato via? La parola risorge
dalla morte stessa, come un
mattino di Pasqua: risuscita
di luogo in luogo, ridestando
la vita in tutti coloro che la ricevono. Rinasce sempre più
lontana, altrove, inattesa ma
nello stesso tempo ci precede,
per portarci avanti.
Una Parola che rinnova
Questa parola è attestata
da tutto quello che fa
sorgere di nuovo, da tutto
quello che rinnova: essa significa che c’è una speranza
sempre aperta, un futuro
.sempre possibile. Nessuna si- I
tuazione è bloccata, nessuna
fatalità è irrimediabile, la
speranza può sempre rinascere, una nuova partenza da tutti i nostri luoghi d’esilio è
sempre possibile. È la parola
di Pasqua: non cercate il risorto dietro di voi, è davanti
a voi, come un cammino a
perto, come una presenza che
vi apre la strada.
E questa speranza che noi
riceviamo e che condividiamo qui. Questa parola ci precede, ci meraviglia sempre;
nessuno la conosce in anticipo, così che nessuno possa
disporne. Per questo, non
smettiamo mai di osservarla,
di decifrarla attraverso le
Scritture.
Tutta la Bibbia è una serie
di letture, in situazioni che
cambiano, di una parola che
anch’essa cambia per dirci il
Dio che nòn eambia per noi.
Così, la Parola rinasce ogni
volta dalle domande che la
provocano. Essa sorge da
questo scambio, da questa ricerca, in quello spazio tra la
domanda e la risposta, così
come «la Scrittura cresce con
coloro che la leggono
Una Parola libera
^ \ 7on posso permettere
'"■t T che si imponga un
modo di interpretare la parola di Dio - diceva Lutero perché occorre che la Parola,
quella sorgente di tutte le libertà, sia essa stessa libera».
Trasmetterla quindi non vuol
dire pretendere di possederla;
non significa volere riprodurre l’altro a nostra immagine.
E come il seme nascosto nel
terreno; qualche cosa germoglia in .segreto, di cui nessuno
sa ciò che avverrà. Significa
dunque fare posto all’altro.
Ciò che farete di questa Parola, voi più giovani, sarà
molto diverso di ciò che ne
abbiamo fatto noi. Saranno
parole nuove, gesti inattesi
forse, perché vi toccherà tradurla in un mondo di cui non
abbiamo alcuna idea: ma per
voi come per noi, domani conte ieri, questa parola sarà là,
vi porterà il segreto della vita, vi chiamerà a un futuro
sempre aperto.
grazie per il ponte
che getti verso di noi.
Non siamo persi
come una goccia nell’oceano,
come una foglia secca
abbcmdonata al vento.
Tu ci proponi il cammino
dei tuoi comandamenti,
il sentiero arduo della felicità.
Sei tu che ci vieni incontro,
ti intere.ssi alla no,stra vita
e ci aiuti ad aprire una .strada.
Addirittura
osi chiederci di amarti
con tutto il cuore,
con tutta l’anima,
con tutte le forze,
O Dio più caldo del sole,
più verde dei nostri prati,
più sorgivo delle nostre .sorgenti:
voglio ringraziarti
perché osi chiederci
non un pezzettino del nostro cuore,
non un frammento della nostra anima,
non una parte della nostra forza,
ma «tutto».
Vorrei davvero amarti
e amare le tue creature così.
Ma, o Dio, non aspettarti da me
un cuore grande,
delle forze possenti,
un’anima audace.
Io sono quello che sono:
poco, sempre poco e piccolo,
ma vorrei imparare ad amarti,
ad accogliere la Tua Parola
davvero con tutto me stesso,
con tutto il mio cuore,
quel piccolo cuore
ione in at
mani
inteprei
ire si, imp*
di resa.
che tu mi hai donato.
Agli idoli, che cercano
i un posticino
nel mio cuore, dirò:
«già occupato!
Im casa della mia vita
non ha posto per voi».
Signore, Dio di Gesù,
custodisci il mio cuore
e mettimi in cammino.
Franco 1
7
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tonfi
abb. postale/50-Torino
Hi mancato recapito si prega restituire
9 ----l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
) presso
re si Impegna a corrispondere
Fondato nel 1848
Munto anche quest’anno il momento della ripresa; doscorsa o la prossima ricominciano ufficialmente le
I delle 18 chiese valdesi delle Valli, riunite nel primo
etto. Unioni femminili, corali, coretti stanno impostan1‘attività di un intera annata; i circa 1.300 ragazzi delle
ì chiese hanno ripreso la loro educazione in vista della
j nei corsi di scuola domenicale e di catechismo, gli olepO membri di Concistoro sono alle prese con problemi
^'e nuovi, non ultima la frequenza ai culti e le contripni che le 6.000 famiglie valdesi delle Valli dovrebbero
re alla cassa centrale. Quest’anno poi diverse novità
he sui pulpiti: Villar Pollice, Luserna San Giovanni,
|à. San Secondo, Ferrerò hanno cambiato guida spirituapgrogna e Frali saranno curate dai rispettivi circuiti.
T
Ld.
venerdì 7 OTTOBRE 1994
ANNO 130 - N. 38
MARCO ROSTAN
Che cosa è la famiglia per
dei protestanti? Chi di
noi avrebbe saputo rispondere con sicurezza a questa domanda che il corpo pastorale
ha rivolto a uno dei candidati
nel corso degli esami di fede
dello scorso agosto? E Che
dire sulla distanza tra ciò che
pensiamo dovrebbe essere
una famiglia credente dalla
realtà delle nostre famiglie,
siano esse unite e ben composte, in crisi 0 in divisione?
La famiglia è di nuovo al
centro di molte attenzioni; il
nuòvo governo ha istituito un
ministero della Famiglia, una
delle reti televisive pubbliche
viene presentata come la tv
«per la famiglia riunita», il
I PROTESTANTI E LA FAMIGLIA
UNA SFIDA
MARCO ROSTAN
LIRE 1300
papa scrive una lettera alle
famiglie in cui, guarda caso,
non cita proprio i passi più
«scandalosi» degli Evangeli
(quelli che il candidato pastore ha citato nella sua risposta), in cui Gesù dice che
«chiunque avrà fatto la volontà di Dio mi è fratello, sorella e madre».
Con la Riforma, sostiene
Ermanno Genre nel dossier
di Confronti su «Tradizioni
religiose e modelli di famiglia» (n. 7/8, luglio-agosto
’94), si è certamente ridata
dignità alla famiglia, ribaltando la scala di valori della
chiesa medievale che esaltava il celibato come via maestra di obbedienza a Dio. La
sessualità viene collocata
nell’ambito delle cose buone
create da Dio e la donna non
è più il diavolo tentatore
dell’altrui castità. La famiglia
è luogo di cultura e di relazioni umane intense, luogo
laico, aperto all’esterno, istituto mondano, il che non significa affatto rinuncia a ricercare una santa vita cristiana ma ciò che fonda l’autonomia dei singoli membri,
l’autonomia fra genitori e figli, che media i rapporti, è la
Farola come autorità sopra
tutti, padre compreso. Qui sta
la forza del concetto di famiglia nell’etica protestante; e
la sua debolezza quando questa autorità non c’è.
11 dossier pubblicato da
Confronti deve essere letto e
discusso, in famiglia, nei
gruppi, al culto, perché la sfida di questo modello di famiglia, forse non molto di moda, è quanto mai attuale.
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da Le Càffi
lovati
Iprevede
la ripresa
riproduzione
ÉCosì come previsto nel piaP|todotto dal commissario
Pilo Robotti il lavoro
i’Annovati di Luserna San
lilvanni e Frossasco è ricopciato a partire da lunedì 3
|obre. «La ripresa delle prozioni - spiega il dott. Roditi - avverrà in modo graJale, tenendo conto che abbaio all'interno della fabrica il ciclo completo e che
nque qualche reparto deve
linciare la prima lavorone. Con riprese scalari
|Wamo ripreso a Luserna
®n le colle e le resine poi si
fisa all’impregnazione carila Frossasco siamo partiti
grezzo per poi far lavorare
pii altri, reparti. Dobbiamo
reperire altre scorte di
^name».
E Lavoreranno circa 210 di^adenti sul 280 ma non a
»ario completo; si tornerà
“He settimane con le conselaenze ovvie sui salari degli
|*6tai. «Sarà come avere in
Wto 129 dipendenti», agPage il commissario, ma
|Wi sono i problemi più gra«Esiste una questione di
Tiaidità, per cui ci stiamo anara muovendo con le banche
l"laricerca di crediti; poi stiaverificando le richieste
^parando di poter avere dei
“^amenti in tempi un po’ raDtt difficoltà ad
»^aere le forniture di carte
Germania; il contenziodi metterci in grave
^aasi tutti dunque lavoraL ’ aache se per periodi an:^ra troppo brevi nel mese
Sarantire un salario suf-tente; una ventina di persoandranno in mobilità, ma
8h altri, senza stipendio
Prime reazioni nell'ambiente sindacale pinerolese alla manovra economica del governo
Basteranno i sacrifici chiesti ai lavoratori?
ÍHal
PIERVALPO ROSTAN
Blocco delle pensioni fino
al ’96, penalizzazione
del 3% annuo per chi intende
andare in pensione con 35
anni di anzianità ma che non
ha raggiunto la nuova età
pensionabile di vecchiaia,
blocco della contingenza fino
al ’96, elevazione dell’età
pensionabile a 60 anni per le
donne e a 65 per gli uomini
da realizzarsi entro il 2.000,
ticket di 3.000 lire su un farmaco, di 5.000 lire per due o
più prodotti e, per il pronto
soccorso, in assenza di ricovero i non esenti pagherebbero una franchigia su visite e
analisi fino a 100.000 lire.
Queste alcune delle conseguenze della manovra economica del governo Berlusconi
su cui c’è una forte mobilitazione in atto nel paese. Anche nel Finerolese ci sono
state assemblee spontanee e
manifestazioni, in attesa dello sciopero generale del 14
ottobre. Alla Beloit di Finerolo ci sono state assemblee
spontanee giovedì, venerdì e
lunedì, davanti al municipio
di 'Villar Ferosa c’è stata una
Una manifestazione sindacale: parla il segretario della CisI, D’Antoni
manifestazione che ha coinvolto lavoratori della Skf,
della Martin, della Manifattura e della Boge. Sono intervenuti, oltre ai rappresentanti
sindacali, esponenti delle
maestranze e il sindaco di
Villar, Roberto Frinzio. Lunedì 10 ottobre ci dovrebbe
essere un confronto pubblico
fra sindacati, partiti e deputati eletti nel collegio. I più
coinvolti sono naturalmente
quelli che avrebbero dovuto
andare in pensione subito e
che devono aspettare. Sono
anche i più attivi in fabbrica.
«Abbiamo più volte chiesto
una politica capace di combattere gli sprechi - ha scritto
il gruppo per f Alternativa di
Finerolo su un volantino - ma
anche di potenziare le entrate
dello stato attraverso iniziative concrete contro i grandi
evasori fiscali che finora hanno goduto della complicità
con la classe dirigente. Questa è la sconfessione della politica di concertazione siglata
nel 1993 dal sindacato con la
Confindustria che garantiva
la pace sociale».
«Ogni lavoratore - dice En
rico Tron, della Firn Cisl aveva fatto una specie di patto entrando in fabbrica: lavoro 35 anni, accettando le
situazioni più pesanti, poi
avrò la pensione e potrò gestire la mia vita diversamente.
Tutto questo oggi salta per
l’azione del governo.
Certamente era necessario
riconsiderare la spesa pubblica (perché non partire dai
privilegi dei parlamentari?)
ma attenzione: i tagli sono sicuri perché arrivano per decreto mentre le entrate sono
molto più aleatorie derivando
in gran parte da condoni.
Vengono chiesti ai lavoratori
sacrifici inaccettabili, ma basteranno? I più in difficoltà
sono quelli a cui mancano
meno di 15 anni prima della
pensione: per loro diventa penalizzante anche pensare a
una pensione integrativa».
Il sindacato gioca in questa
battaglia anche una buona
parte della propria credibilità;
dopo gli accordi degli anni
scorsi, oggi buttati a mare, si
toma a parlare di necessità di
lotta. Molti sembrano crederci, al di' là delle differenti colorazioni politiche.
di agosto e con i
jLPt lunghi della cassa inte^ ione, c’è solo la soluzione
Ifeiar ^ ”Presa più decisa. I sesti dunque contrastan
. ancora persto per un
F«dizio complessivo.
Barb
Prima dell'attuale Casa valdese, «les Vallées ont possédé anciennement un palais à La
Tour», come ci racconta Henri Bosìo in un
articolo pubblicato su «Le Témoin» del 28
dicembre ¡888, anno in cui la costruzione
dell'attuale Casa valdese era per l'appunto
arrivata al tetto.
ra che la Casa valdese è arrivata
«v^ al tetto, e che il rigore della stagione blocca per forza di cose i lavori,
può essere interessante conoscere alcuni
dettagli relativi alla vecchia Maison des
Vallées. (...) Le Valli possedevano, in altri tempi, un palazzo a Torre Fellice; era
stato fatto costruire o era stato acquistato
già fatto? Non possiamo dirlo (...). Risulta da un atto del Sinodo del 1697 che le
Valli avevano un contratto di affitto con
un tal signor Blachon e sembrerebbe, da
quell’atto, che già allora gli affittuari
avevano l’abitudine di lamentarsi dello
stato di rovina in cui i proprietari lasciavano gli appartamenti in affitto. (...)
Ma non solo in questo stava il pencolo
IL FILO DEI GIORNI
LA «MAISON»
HENRI BOSIO
per la Maison des Vallées. Lo stato di
guerra quasi ininterrotto tra Francia e
Fiemonte aveva impoverito i valdesi e le
chiese non riuscivano a onorare gli impegni presi nei confronti della loro amministrazione (...). Nel 1701 apparvero
altri creditori (...). Il signor Donneaud,
forte del suo buon diritto, si era impossessato del palazzo di Torre (...).
Nel 1702 si arrivò alla conclusione
che fosse più semplice vendere la casa
per pagare gli arretrati degli stipendi e
altri debiti. Un atto, subordinato all’approvazione del Sinodo, veniva fatto in
favore del sig. Donneaud. La Maison
des Vallées sembrava condannata a perdere il suo bel nome. Essa lo perse, infatti, ma non immediatamente, né senza
una accanita resistenza da parte dei deputati laici. (...) Nel 1703 e nel 1709 i
deputati sono unanimi nel dichiarare
nullo il contratto di vendita. Nel 1709 la
contestazione non è finita e l’ambasciatore d’Olanda presente al Sinodo deve
ricorrere alla propria influenza per far
nominare degli arbitri. (...) Si decise di
liquidare il debito nei confronti del sig.
Donneaud, ciò che avvenne con scarsa
puntualità poiché questi, nel 1720, si lamentava ancora.
In seguito si perdono le tracce della
Maison des Vallées. Deve essere stata
venduta verso il 1740. (...) Non aveva
(...) risposto agli scopi proposti all’acquisto. Speriamo in migliori sorti per la
Maison vaudoise che viene edificata in
tempi migliori, come testimonianza della riconoscenza di un popolo largamente
benedetto da Dio.
¡N Questo
Numero
Acque
La condizione degli acquedotti comunali e della
gestione delle acque reflue
nella vai Pellice è complessa: nell’anno prossimo
si andrà invece a una gestione unificata. Ne discutiamo con il dottor Valerio
Vecchié, biologo presso
russi 43.
Pagina II
Rinasca
Una serie di lavori pubblici (tettoia dietro il municipio, palazzetto polifunzionale, salone polivalente)
sono in fase di realizzazione, altre sono previste nel
prossimo futuro. Ne parliamo con il sindaco, Richiardone, che sottolinea fra
l’altro la disponibilità della
popolazione di fronte all’
apertura dei cantieri.
Pagina II
Mense scolastiche
Un’indagine a tutto campo per avere un’idea delle
tariffe praticate e dei criteri che vengono seguiti nelle scuole del Pinerolese:
oltre alla tendenza a contenere i costi, c’è anche un’
attenzione particolare per
l’alimentazione biologica,
che forse non è più cara
come sembrava.
Pagina III
Paolo Diena
Verrà rievocata domenica 9 ottobre la figura di
Paolo Diena, ebreo torinese che fu medico dei partigiani in vai Troncea e vai
Chisone.
Pagina III
Bertoli a Torre
Il concerto di Pierangelo
Bertoli ha fatto registrare
un buon successo: a colloquio con un cantautore che
fa deH’impegno una costante del suo lavoro.
Pagina IV
8
PAG. Il
Il municipio di San Secondo
QUASI UN MILIARDO PER LE FOGNATURE — L’ultimo Consiglio comunale di San Secondo ha segnato un’altra
pagina importante sulla questione fognature. Se ne parla da
anni e i progetti si sono succeduti; per i prossimi lotti di intervento sono stati chiesti 900 milioni di mutuo alla Cassa
depositi e prestiti. Non sarà questa la fine della rete della
raccolta dei liquami in quanto si mette ora in discussione lo
stesso collegamento al depuratore di Osasco ritenuto piu
oneroso di un eventuale collegamento al depuratore di Pinerolo. Non finiscono dunque i cantieri a San Secondo, dopo
la nuova piazza accanto al municipio, i nuovi insediamenti
urbani, l’ampliamento della strada verso Miradolo con la
costruzione di un marciapiede verso le scuole e prossimamente anche la risistemazione delle sttade interne oggi in
stato veramente precario.
LA VAL PELLICE NELLA STORIA DEL ’900 — Questo
il tema del 3° corso di aggiornamento che il Centro culturale valdese propone per il ’94-95 agli insegnanti elementari
delle direzioni didattiche di Torre Pellice e Lusema San
Giovanni. Il corso si inserisce nel ciclo «Storia e cultura locale» che si sta svolgendo anche, per le valli Chisone e Germanasca, a Villar Perosa. Il programma di Torre (sede: biblioteca della Casa valdese, il martedì dalle 16,30 alle
19,30) inizia T8 novembre con una relazione su «L’emigrazione» di Baridon; a cui seguirà «L’età giolittiana» (Giorgio
Peyrot) e «Il biennio rosso, con Pralafera» (Jean-Louis
Sappè). Nel mese di aprile la seconda parte del corso, «Dal
Fascismo ad oggi» (Giorgio Rochat, Mirella Argentieri,
Clara Bounous, Lorenzo Tibaldo, Bruna Peyrot). La tassa di
iscrizione è di 50.000 lire, presso le direzioni didattiche.
FORMAZIONE SPORTIVA PER I GIOVANI — L’ammi
nistrazione comunale di Torre Pellice ha deciso di dare il
via a dei corsi di formazione sportiva volti non tanto a una
attività agonistica quanto alla crescita globale dei ragazzi
delle scuole medie ed elementari. L’attività propone pallamano, pallavolo, ginnastica artistica, atletica, calcio e si
svolgerà dal 17 ottobre a fine maggio ’95 presso la palestra
di via D’Azeglio e il campo sportivo di viale Dante, a cura
della società 3S Libertas di Lusema San Giovanni. Informazioni e iscrizioni presso il municipio di Torre Pellice.
FUOCHI, EPOPEA VALDESE, VA IN SCENA A TORINO — L’elaborazione drammaturgica del romanzo «Ascanio e Margherita» di Marina Jarre proposta dall’Assemblea
Teatro col titolo «Fuochi», va in scena a Torino dal 29 settembre fino al 16 ottobre al teatro Agnelli di via Paolo Sarpi
111. La pièce viene proposta il mercoledì e il giovedì in posto unico a 10.000 lire; venerdì, sabato e domenica, posti a
20.000 e 15.000 lire. Inizio spettacoli ore 21,30, domenica
anche ore 16,30.
CORSI DI DIZIONE E DI TEATRO — La Comunità montana vai Pellice, in collaborazione con la Compagnia Stilema e Nonsoloteatro, propone due corsi nell’ambito del Progetto teatro vai Pellice. Il primo è un laboratorio teatrale per
bambini in cui in sei lezioni dal 22 ottobre al 26 novembre
si intende far sperimentare elementi quali l’uso del gesto e
della voce per comunicare, l’interpretazione di un personaggio, l’utilizzo dello spazio scenico. Il corso di dizione si
articolerà in 12 incontri dal 19 ottobre al 18 gennaio ’95 e si
propone, in due mesi e mezzo, di apprendere l’arte del parlar bene, attenuando le varie inflessioni dialettali, aumentando l’efficacia delle parole dette rispetto a una determinata situazione o stato d’animo.
CANTIERI DI LAVORO — La Comunità montana Pinerolese pedemontano organizza un cantiere di lavoro della durata
di un anno, per 80 ore al mese; possono far parte della squadra di operai dieci giovani disoccupati in età fra i 19 e i 32
anni. L’attività principale consisterà in interventi sulle superfici boschive del territorio. Per iscrizioni (entro il 26 ottobre) rivolgersi alla sede della Comunità montana, in via
Duomo 42 a Pinerolo, fra le 9 e le 13.
CORSO DI SPELEOLOGIA — Il gruppo speleologico Valli
pinerolesi organizza il quarto corso di speleologia di primo
livello. II corso è stato presentato ufficialmente venerdì
scorso ma prenderà il via il 7 ottobre. Numerose le uscite in
grotta o in palestra su roccia accanto alle lezioni teoriche; le
lezioni si concluderanno il 25 novembre. Per informazioni e
^ iscrizioni rivolgersi al Cai in via Sommeiller 26, il martedì
e il giovedì, ore 21.
I
VENERDÌ 7
OHOBREj
L’IMPRESA COME CULTURA — Il Lions club di Pinerolo, in collaborazione con il Comune, propone una serie di
20 incontri con imprenditori, manager, professionisti e consulenti, sulle principali problematiche aziendali: produzione, qualità, innovazione tecnologica, finanza. Gli incontri
iniziano il 14 ottobre presso l’istituto Buniva dalie 18,30 alle 20,30 con frequenza settimanale ogni venerdì.
Il prossimo futuro nelle parole del dottor Valerio Vecchié, biologo dell'UssI 43
La gestione unificata delle depurazioni
migliorerà la situazione delle acque
PIERVALDO ROSTAN
Le acque delle nostre vallate, prelevate in modo
spesso esagerato per usi irrigui o energetici, devono anche fare i conti con un sistema depurativo che in molti
casi è inadeguato. Qualche
anno fa si parlava, in vai Pellice, di un unico asse fognario
di valle, tale da convogliare
in un unico depuratore gli
scarichi di tutta la valle. I costi dell’operazione si aggiravano allora sui 12 miliardi e
la cosa non parve interessare
troppo gli amministratori, ma
nel frattempo sempre più di
frequente d’estate nel Pellice
compaiono formazioni di alghe e le acque non risultano
balneabili. Qual è oggi la situazione? Lo abbiamo chiesto
al biologo dell’UssI 43 Valerio Veechié.
«Abbiamo come servizio
ottenuto un risultato importante; nel dicembre 1993 la
Comunità montana aveva ottenuto una delega a contattare
l’Acea per una gestione complessiva della depurazione in
valle - spiega Vecchié -.
L’ente consortile di Pinerolo
si è dichiarato disponibile e
abbiamo effettuato un primo
incontro con tutti i Comuni.
La gestione da parte di un
unico ente, dotato sul piano
tecnico delle necessarie strutture e competenze, è stata giudicata da tutti ottimale rispetto alla grande rete di piccoli
depuratori che causano spesso
problemi. Dal 1995 l’Acea
dovrebbe subentrare alle singole gestioni comunali con un
conseguente miglioramento
della situazione. Questo è un
Il depuratore di Torre Pellice
primo passo; sulla nostra richieste di un unico impianto
non ci si è mossi, né sarà facile farlo ora con la scarsità di
finanziamenti. Va per altro tenuto conto che tre amministrazioni comunali (Lusemetta, Bobbio e Villar Pellice)
hanno in progetto il miglioramento degli impianti».
Anche questo è importante,
dunque, vista la situazione attuale che ha prodotto anche
delle denunce alla Procura
della Repubblica su cui l’autorità giudiziaria deve ancora
pronunciarsi. Anche gli acquedotti talvolta segnano problemi; accanto alle reti comunali, spesso ci sono consorzi
la cui gestione non è sempre
facile. «In valle abbiamo due
aziende (Società acque potabili di Torino e Acea) che si
occupano dell’erogazione di
acqua potabile - prosegue
Vecchié -. Abbiamo chiesto
alle due società e alle amministrazioni la possibilità di
Intervista al sin(Jaco, Riccardo Richiardone
Rinasca: tempo di
lavori pubblici
DANILO MASSEL
le
la
Pinasca è un comune di
circa 2.900 abitanti, una
superficie totale di 37 kmq,
con 16 borgate collinari e
montane anche se la maggior
parte della popolazione vive
nei centri del fondovalle affacciati sulla strada statale. Al
sindaco, Riccardo Richiardone, abbiamo rivolto alcune
domande sulle opere pubbliche in corso e su quelle che
potrebbero invece essere
future realizzazioni.
«Stiamo completando
chiusura della tettoia dietro il
municipio - illustra il sindaco
- con un sistema di vetrate
mobili, alfine di permetterne
l’utilizzo anche nei mesi invernali per attività culturali,
ricreative ed eventualmente
sportive. La collaborazione
della Pro Pinasca a riguardo
è stata preziosa, sia per i finanziamenti che per il lavoro
volontario. Per quanto riguarda il “Palazzetto ” polifunzionale in legno vi sono
stati dei ritardi, dovuti soprattutto alla necessità di
realizzare delle varianti in
corso d’opera. A novembre la
struttura verrà ultimata e poi
non mancherà che il collaudo, ragionevolmente prevedibile per il 1995. La terza opera di una certa rilevanza in
corso di realizzazione è la ristrutturazione del salone po
livalente per permettervi l’attivazione di una sezione di
scuola materna pubblica a
partire dal 1994-95».
La sezione si affiancherà a
quella già attualmente gestita
dal Cottolengo rispondendo a
una richiesta di un certo numero di famiglie e della direzione didattica e realizzando
così una differenziazione
dell’offerta educativa. Per
quanto riguarda invece gli interventi ipotizzati, che non
hanno potuto ancora essere
realizzati, il sindaco non ha
dubbi: «Un settore su cui le
prossime amministrazioni dovranno senz’altro concentrarsi è quello della depurazione delle acque reflue. La
struttura orografica e l’estensione del comune ne fanno un
problema complesso e rendono necessaria la previsione di
una struttura a rete, con diversi depuratori ma è un
obiettivo importante, che non
può essere lasciato cadere».
Nel descrivere l’atteggiamento dei concittadini verso
le opere e i progetti, il sindaco Richiardone rileva positivamente, insieme a una discreta disponibilità, anche la
determinazione e volontà nel
richiedere servizi e opere ritenuti necessari: uno stimolo
per gli amministratori che intendono il loro lavoro come
seirizio e un sintomo di vivacità, di rigetto dell’apatia.
estendere la collaborazione a
tutti i Comuni. L’acqua infatti
va analizzata periodicamente
e solo le grandi società sono
dotate delle strutture per farlo. La collaborazione fra enti
credo possa partire presto.
Permane il problema dei
piccoli acquedotti; essi rappresentano una risorsa, grazie
al volontariato, rispetto a
quelle situazioni periferiche
in cui il Comune non riusciva
a garantire l’acqua potabile.
Però esiste il limite dettato a
volte dalla necessità di gestire
gli acquedotti con scarsità di
mezzi. In questi anni alcuni
piccoli acquedotti sono stati
dismessi con l’estensione della rete comunale, ma rimangono delle situazioni di difficoltà a cui sarà difficile dare
una risposta, anche in futuro.
E ben vero che la cosiddetta
“Legge Galli” demanda alle
Regioni di individuare i bacini territoriali e le aziende che
dovranno gestire la risorsa
acqua, ma ho dei
sonali che grosse azieni
biano voglia di impe^
zone periferiche con'„
vecchi con i costi cii
comporta.
Anche per questo
fatto un corso per le ng
volontarie che gestii
questi acquedotti sulle
dologie di potabilizzazii
i tipi di intervento. Sull
scorso acque segnalo i
un progetto di preven'
dell’emergenza idrica
vante o da lunghi perj^
siccità o da inquinami
batteriologico; abbiamo
to un censimento
cietà autorizzate al trasi
di acque potabili e stit
rificando tutte le fonti i
non utilizzate e le _ __
di connessione fra iva
quedotti in modo da
avere un quadro utile p
pronto intervento».
La legge dello scorso.
in materia di funghi afiii
alle Ussl anche la ere:,
di un ufficio per il ricom
mento dei funghi co
bili; recentemente in zone
cine sono state elevateci
travvenzioni perché poti
erano stati posti in
privi della necessaria cei
cazione dell’autorità s
ria; che succede in vai
ce? «La nostra Ussl hi
cato alla Regione di non
re personale qualificati
questo settore - concini
dott. Vecchié -; conili
nel supporto di laboratori
cini (Grugliasco) nell’
diato ed in prospettiva s|
mo che la Regione orgi
dei corsi di formazione
questo senso».
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Ino riconc
pFgei, si s
C’échi
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Iroblemi n
Nelle
Chiese Valdesi
Recen
(ovanile
conos
iovani. I
íietrai (
íio divers
luto all’
ipazions
ppvani
no una
ANGROGNA — Venerdì 7, alle 21, presso la scuole
grande, riprendono le prove della corale.
• Domenica 9 ottobre, nel tempio del Serre, ci saràil
— —ivilipiv; UWI Ovile, VI O“»’* ■ * wn
culto di inizio attività presieduto dal past. Mazzarella; di' Idlitlch
rante il culto verranno insediate le anziane Marina Bertinf
fida Chiavia e verranno consegnate le Bibbie ai quatW
nuovi catecumeni.
• Giovedì 13, alle 21, alla scuola del Martel, tutti
vani sono invitati al primo incontro dell’Unione giovanili
• Sabato 15 ottobre, ore 15, al presbiterio, ricominc®'
ranno la scuola domenicale e il catechismo.
• 16, alle 14,30, presso il presbiterio, inconW
dell’Unione femminile.
PINEROLO — Giovedì 6 ottobre, alle 14,30. si riU'
nisce l’Unione femminile.
• Venerdì 7 ottobre, alle 20,45, culto serale.
• Presso i locali della chiesa, sabato 22 ottobre, ript®''
dono gli incontri del collettivo teologico «Giovanni
ge», organizzati con il Centro culturale valdese. Introd»'
ztone di Claudio Pasque! e Bruno Rostagno su DieWC“
bonhoeffer e la sua Ética. Il programma di quest’ano®
prevede una prima parte appunto suirEtica e una seconof
da concordare, sulla Teologia sistematica di Tillich. L i®'
ZIO è alle 17,30, a seguire cena comune e successiva ’
scussione.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La tradizionale fes»
del raccolto con esposizione di prodotti agricoli avrà lu®
go domenica 9 ottobre con un culto di riconoscenza
tempio alle 10 e la vendita dei prodotti esposti nella®®
Albann dalle 14,30. Alle 19 si svolgerà una cena orgaa®
zata dalla commissione ricevimenti; sarà una nuova occ^
sione per dare il benvenuto al pastore Claudio PasqueU
sediato durante il culto di domenica scorsa 2 P
Mentre salutiamo con gioia il nuovo pastore ricordia®
che le prenotazioni per la cena si ricevono presso i
o all’Asilo valdese.
SAN SECONDO — Sabato 8 ottobre, alle 14,30,
locali della chiesa, riprende la scuola domenicale.
• Sabato 15, alle ore 15, incontro dei ragazzi del
chismo e del catechismo.
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
01 E LA POLITICA:
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I l giovani evangelici, uomini e donne, che si
Ilio riconosciuti nella ventennale attività del^ ji, si sono spesso occupati di politica.
C’é chi ha partecipato alle vicende del moliento degli studenti (e anche degli operai)
gli anni 70. C’é chi si é occupato del rapirlo con i paesi dell’Est europeo, spesso
»nnn’attenzione fortemente critica. C’é chi si
ipegnato in quella che allora si chiamava
Jdarietà internazionalista, cioè il sostegno
le lotte di liberazione dei popoli di molti Pae; il soccorso a chi era vittirna di regimi auJtari 0 repressivi, come nel caso del Cile,
p chi ha partecipato alle mobilitazioni in taire delle leggi sul divorzio e sull’aborto. C’è
li è vissuto durante gli “anni di piombo”. C’è
Isi è impegnato nel movimento per la pace
i disarmo, contro il nucleare e per la salvahrdla deH’ambiente. C’è chi ha messo al
litro della propria attenzione il problema
la disoccupazione giovanile o quello del
jsogiorno (non solo della mafia) o quello
Bei migranti. E chi sa quante vicende e quanti
ublemi mi sto dimenticando!
[fBecentemente, qualcuno nella federazione
^ vanile si è chiesto quanto di questa storia
Sconosciuta dai ragazzi e dalle ragazze più
liivani. Qualcun’altro ha osservato che enhetra I giovani evangelici, fgeini o no, esistono diversi atteggiamenti verso la politica: dal
%to all’indifferenza, dalla delega alla partepazione più o meno diretta e che non tutti i
pvani evangelici si dicono di sinistra o hanióo una posizione precisa a riguardo. Altri añora si sono detti preoccupati del fatto che la
iterazione sembra aver centrato i suoi lavori
^6 la sua riflessione su temi teologici, trascuindo quelli politici. A questi è stato ribattuto
he ci sono ancora molti giovani evangelici
Ile singolarmente sono impegnati in attività
olitiche, anche se con modalità e su temi dl|ersi che in passato. Qualcuno, infine, ha laentato una certa confusione che riguarda il
|nodo di intendere il rapporto tra la nostra fe
de e l’impegno politico. Una volta questo rapporto era chiaro, oggi no.
L’ultimo congresso Egei (estate 1993), dal
canto suo, ha preso atto della difficoltà di interpretare le trasformazioni in corso nella società italiana e ha visto in questa difficoltà
uno dei problemi principali che mettono in discussione il nostro rapporto con la politica.
I lettori più affezionati del Notiziario sanno
già come è andata a finire. Dal 3 all’8 gennaio
si terrà ad Agape il prossimo campo studi della Egei dal titolo “Noi e la politica; uno
sguardo al passato e uno al futuro”.
Come è stato anticipato (vedi l’articolo di
G.Guelmani sul n°4/5 del Notiziario), la staff
incaricata di organizzare l’incontro propone di
dividerlo in due parti. La prima parte sarà dedicata allo studio di cosa sia la politica.
Ed ecco la prima mina del nostro “campo”.
Quando si parla di politica, anche tra noi, le
persone danno a questa parola significati diversi, talora opposti, tanto che c’è il rischio di
parlare di cose diverse e di non capirsi. La
prima cosa da fare è, dunque, di esplicitare
cosa ciascuno di noi intenda per politica. Ma i
problemi non finiscono qui.
La seconda mina è costituita dal fatto ché
non siamo i soli a riflettere su questo tema.
Prima di noi, molti hanno discusso su cosa si
debba intendere per politica. Non tener conto
di ciò che altri hanno detto in proposito è pericoloso. Si rischia di dimenticare che ciò che
IMPORTANTE!!
Le iscrizioni per ii campo studi (3-8
gennaio 95) vanno fatte entro il 30 novembre telefonando a Silvia Rostagno
(06/321.97.29). Con Agape si è pensato
di fare due quote: una da L. 170.000, e
l'altra da L.200.000, a seconda delle
possibilità di ciascuno/a. Borse viaggio
disponibili su richiesta.
pensiamo oggi è influenzato, ne siamo consapevoli o meno, da ciò che è stato detto ieri.
In breve, un primo obiettivo del campo è
quello di permettere a tutti i partecipanti di
confrontare la loro idea della politica con quelle elaborate finora dalle società e dalle culture
alle quali apparteniamo, cioè quelle occidentali moderne. A questo proposito la staff ha
redatto una bibliografia minima (la trovate qui
a fianco) che potrebbe essere utile a chi volesse documentarsi in vista del campo. La bibliografia non è indirizzata solo ai singoli, ma
può essere utilizzata anche nei gruppi e nelle
regioni Egei.
La seconda parte del campo è dedicata a
quel che è successo in Italia negli ultimi 20
anni. Non si tratta - altra mina! - di fare un discorso astratto sulla storia recente del nostro
Paese. Questa storia è anche la nostra storia.
Al campo, quindi, si cercherà di ricostruire dove eravamo e cosa facevamo durante questi
anni; come alcuni avvenimenti abbiano influenzato la nostra vita. Ma ciò non è sufficiente. Per evitare la mina del disorientamento che coglie chiunque voglia capire qualcosa
di ciò che è successo negli ultimi due decenni, è necessario procurarsi qualche strumento
di interpretazione. Al campo faremo un tentativo in questo senso e cercheremo di tracciare
una mappa dei principali cambiamenti occorsi
in Italia.
Il nostro rapporto con la politica non si
esaurisce, però, occupandoci di ciò che è
stato. La cosa principale è guardare al presente e anche al futuro. Per questo la staff
propone di costruire al campo una “agenda
politica” attraverso la quale ognuno potrà
esprimere ie proprie idee, le proprie priorità,
le proprie proposte o quelle del gruppo - Egei
0 non Egei - nel quale lavora.
Laura Casorio (Castiglionceflo)
Michele Rostan (Milano)
Cara/o Dio
Ho sentito le tue parole vibrare, sussurrare.
Ho cercato di afferrarle ma mi hanno schivato
Hoi un profumo intrigante mi ha chiamato,
thi ha condotto verso un fiume dove scorrono verità pronunciate troppo costruite.
Forse era solo un’impressione sentire un
tionsiglio per me liberatorio; eppure una vane quasi flebile mi diceva:
alzati dalla riva, tuffati e nuota contro corrente.
pagi ti sento ribelle,
indulgente con chi lotta perché non accetta
passivamente;
doglio rotolarmi con te su un prato,
lottare fianco a fianco
por capire la tua idea senza contorno che mi
lascia libero, la stessa che, assaporata, è
Piima piccante poi dissetante,
correi sentirti crescere insieme a me ed ai
miei pensieri
Vorrei che la giustizia prendesse forma
0 non fosse un filo d'erba essiccata,
forchiamola insieme.
Luciano
n° 6
ottobre 1994
CARA BfBBiA convegno giovanile alle Valli - resoconto a pag.2 y
Bibliografia essenziale
per il campo studi:
istruzioni per l'uso:
Questa bibliografia non ha alcuna pretesa di essere completa. Il criterio adottato
è stato quello di suggerire testi facilmente
reperibili, in biblioteca o in libreria, e soprattutto comprensibili anche da un lettore o lettrice non particolarmente addentro
alle questioni. Tutti questi testi, infatti,
alTinfuori di una Teoria della giustizia,
che non si può comunque fare a meno di
citare, sono in grado di unire la dignità
scientifica a una discreta facilità di comprensione. Chi volesse poi approfondire,
specializzare, scavare etc., può naturalmente attaccarsi al telefono e entrare in
contatto con la Staff del campo per indicazioni ulteriori.
Buon lavoro!
Debora Spini (Firenze)
a) testi generali
N.Bobbio, N.Matteucci, G.Pasquino, Dizionario dipolitica, Torino, Utet, 76
N.Bobbio, Stato Governo Società, Torino,
Einaudi, 1985
N.Bobbio, M.Bovero, Società e Stato nella Filosofia Politica Moderna, Il Saggiatore Milano 1979
N.Matteucci, Lo stato moderno. Il Mulino,
Bologna
N.Matteucci, Il liberalismo in un mondo
in trasformazione, Il Mulino, Bologna
b) sulla situazione italiana in particolare
AA.VV., Lezioni sull’Italia Repubblicana,
a cura di C.Donzeili, Donzelli Editore, Roma 1994
AA.VV., La Crisi Italiana, Einaudi 1979
P.Ginsborg, Storia dell'Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino 1988
G.Mammarella, L’Italia contemporanea. Il
Mulino, Bologna 1993
G. Sartori, Teoria dei Partiti e caso italiano
c) dibattito filosofico
H. Arendt, Vita Activa, tr.it., Bompiani, Milano 1991
H.Arendt, Politica e menzogna, SugarCo, Milano 1985
E.Bein Ricco, a cura di. Modernità Politica e Protestantesimo, Claudiana, Torino
1994
A.Eerrara, a cura di, Comunitarismo e
Liberalismo, Editori Riuniti, Roma 1992
P.Lacoue-Labarthe, La finzione del politico, il Melangolo
S.Maffettone, Valori Comuni, Il Saggiatore, Milano 1989
J.Rawls, una teoria della giustizia, tr.it.,
Laterza, Bari-Roma 1994
C.Schmitt, Elementi del “politico”. Il Mulino, Bologna
S.Veca, Una filosofia pubblica, Eeltrinelli,
1986
M. Walzer, Sfere di Giustizia, Eeltrinelli,
Milano 1989
d) dibattito politico attuale
N. Bobbio, Destra e Sinistra, Donzelli Editore, Roma 1993
G.Bosetti, a cura di. Sinistra punto Zero,
Donzelli Editore, Roma
10
SARANNO FAMOSI
r¿ruppí alia ribaltai
gruppo
Non sembra vero, eppure eccoci qua;
Aleph.
La nostra storia ha inizio così: c’era una volta
una comunità (quella di Torino) in cui si diceva ci
fossero molti giovani, ma che nessuno in definitiva
sapeva dove stessero: in particolare, molti fra ragazzi e ragazze scomparivano nel nulla proprio dopo la confermazione. Così la comunità, non credendo
nemmeno un poco a storie di porte dimensionali o simili, decise di precettare (è un termine brutto, ma è
vero) i confermati degli ultimi anni con lettere minacciose. Di tutti i convocati, come al solito se ne presentarono assai pochi. Ciò che fu impressionante è
come un originario gruppo di quattro gatti che non si
conoscevano per niente o poco sia riuscito in soli
sette mesi a richiamarne altri, tanto che le liste del
gruppo annoverano ora un numero di circa venti
membri.
Ciò che ci ha uniti fin ora è la voglia di dialogare,
di avere a che fare con altri, di scambiarsi e maturare idee insieme, di confrontarci.
Sul nascere si stabilì la volontà di creare un piano
di lavoro su una serie di argomenti. E il nome? In un
racconto di J.L.Borges l’Aleph è un oggetto sferico
Avrete sicuramente notato la m
canza delle vignette del no,
amatissimo collaboratore Q|
Guelmani. Non vi disperate
to dispensato solo per questo
mero, e per un validissimo moi
è convdato a nozze con Tizi
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ALEPH'TOfipO
I GIORNI DELLE NOSTRE
PAURE - Storia di un campo
oW k m i ..... .. ... *.
nel quale appare il mondo intero in tutte le sue sfaccettature e punti
di vista; Aleph è stato ^elto proprio per questo motivo: per noi l’occasione di ritrovarci ih un gruppo è come guardare in quella sfera in
cui compare il Tutto; in ogni persona vi è un aspetto, un punto di vista del mondo e delle cose diverso dal nostro e dagli altri; per noi
conoscere e confrontarsi l’un con l’altro è come scoprire reciprocamente un volto nuovo, qualcosa di diverso e curioso.
A dire il vero, in questi sette mesi avremmo dovuto affrontare numerosi argomenti, quali la concezione della morte, lo studio delle
valli valdesi, il ruolo della donna oggi, i rapporti interpersonali, etc...
Di questi abbiamo ampliato solo il primo, affrontandolo dal lato etico, religioso, personale, sconfinando in altri temi quali l’eutanasia, il
suicidio, l’aborto, e infine guardando dei film sul tema (per esempio Film ri,, J
Kieslowski).
Oltre al consueto venerdì (h.17,30 circa) e alle agapi, ci incontriamo anchei
di fuori della comunità: in serate, week-end a casa di qualcuno di noi. La nosJ
più grande impresa l’abbiamo compiuta a Pasqua, quando siamo andati a Ptó
ga, ospitati dalla chiesa evangelica del luogo. Praga è un’esperienza che dovei
fare, almeno una volta nella vita. ®
Abbiamo partecipato a dei convegni, ne abbiamo anche organizzati nei
esempio l’11 e 12 giugno a Torre Pellice, aperto ai neo confermati: è stata'foi
casione per accogliere nuove persone nel gruppo e per stabilire un prograrnm
da seguire in futuro e una serie di progetti da portare a termine. Avremmo an«v
ra tante cose da dire, ma forse è meglio farlo a viva-voce incontrando altri 0^
pi.
per informazioni, gruppo Aleph, via S.Pio V, 15 Torino, 10125
segreteria presso Paolo Montesanto (011-3082261
e Sara Tarditi (O11-68110ffl
ICC
Quando ad aprile Simonpietro Marchese
mi propose di partecipare come staffista al
campo cadetti che si sarebbe tenuto dal 10 al
20 luglio a Bethel e che avrebbe avuto come
tema «i giorni delle nostre paure», io, enormemente incuriosita, accettai subito; non immaginavo assolutamente che la più grande
paura sarebbe stata la mia, una volta trovatami di fronte ad una trentina di ragazzine e ragazzini scalmanati. Giunta a Bethel un paio di
giorni prima deH’inizio del campo, ho atteso
impazienterriente l’arrivo degli altri sei componenti della staff, ponendomi un sacco di domande su come mi sarei inserita tra loro che
già si conoscevano tutti. Ed eccoli in tutto il loro splendore: Simonpietro, Luciano, Giulia,
Luciano, Christine, Mauro. Ogni mio precedente dubbio è svanito: sono delle persone
splendide e con ognuna si è creata un'intesa
particolare e comunque unica. I sociogrammi
continui che Simonpietro ha compilato «per il
bene della staff» non hanno fatto altro che
confermare questo affiatamento.
L’arrivo delle campiste e dei campisti è
traumatico; molti sono quasi miei coetanei e
un paio sono più grandi di me!! Se in un primo
momento questa differenza di età praticamente inesistente mi ha spaventata, poi è comunque servita tantissimo per conoscerli da vicino
e in maniera più profonda. Già, a! di là del tema, la cosa più bella è stata stringere così
tante amicizie e condividere le storie di persone tanto diverse tra loro.
Il campo incomincia. Gli orari e le regole
sonò le cose più difficili da presentare e da far
rispettare e così dopo la prima serata di introduzione, le altre ci hanno visti nel disperato
tentativo di far andare a dormire le cadette e i
cadetti in ore che non fossero le quattro del
mattino!
Che cosa è la paura? In che cosa differisce dalla fobia? Quali sono le sue manifestazioni? Il primo giorno, dedicato alla paura della memoria, è iniziato con il chiarimento
deH’irrazionalità delle fobie (le vertigini, ad
esempio) e dei vari tipi di paura, nonché delle
deformazioni fisiologiche che essa provoca
(aumento dei battiti cardiaci, della salivazione
ecc.).
Il primo impatto con le nostre paure è stato
un viaggio nel passato. Qgnuno di noi ha
tracciato un diagramma delle proprie paure,
dalla nascita ad oggi, e poi un altro sulle paure che pensa di avere da qui a cinque anni.
Dai gruppetti di discussione che sono seguiti
al momento individuale di compilazione dei
grafici, accanto alla paura della droga, della
disoccupazione, dell’Aids, sono emerse paure
come quella della perdita della libertà di istruzione, di pensiero, o quella di non avere più
paure.
E dalla paura della memoria siamo passati
alla paura della crisi, a quella della pazzia,
della sofferenza, della morte, dell’Io, dell’altro
e infine di Dio. Giorno dopo giorno, attraverso
i giochi di simulazione, di ruolo, fotolinguaggi,
le nostre paure si sono delineate In maniera
sempre più nitida.
La paura è soprattutto una questione di
rapporto, che può essere con qualsiasi cosa,
con la morte, con sé stessi, con le persone
con cui viviamo... il giorno dedicato alla paura
di Dio ha visto emergere chiaramente le difficoltà del tentativo di instaurare questo rapporto, supportata però dal desiderio di farlo, da
una parte, e il rifiuto di qualsiasi possibilità di
relazione dall’altra. Nell’esecuzione di «statue
mobili» che potessero definire la nostra paura
di Dio, alcuni si sono fermati a leggere la Bibbia, altri l’hanno calpestata o le hanno mollato
un calcio, altri ancora non ci hanno proprio
fatto caso.
Parte fondamentale del campo sono stati i
laboratori: fiaba, teatro cinese e teatro-amore.
La sera delle rappresentazioni è stata fantastica: siamo passati da un teatrino con pupazzi di creta e di cartone, personaggi di una fiaba per bambini piena di mostri paurosi, alle
ombre cinesi di un racconto ambientato nel
Medioevo, alla drammatizzazione di una canzone di Giorgio Gaber, «il dilemma», sul «mistero di un uomo e di una donna». Bellissimo!
Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare... le interminabili riunioni della staff, là
serata canora, le notti in bianco, i Mondiali
(ahimè, anche loro!), la camera iperbarica
(per questa dovevate esserci!!) nonché il bellissimo viaggetto che gran parte della staff ha
deciso di fare a Guardia Piemontese, come
degna appendice del nostro idilliaco incontro... ma questa è tutta un’altra storia...
Cristina Arcidiacono (Bari)
QUALE SUD?
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Non potrete mai sapere cosa vi siete persi! Nella settimana tra il 5 e il 13 agosto
la Fgei siciliana, come da mandato congressuale aveva organizzato per voi gente
del continente, in collaborazione con il comitato e il direttore di Adelfìa, un campo
dal tema «Nuovi aspetti della questione meridionale», campo che aveva l’originalis-'
simo pregio di voler approfondire la conoscenza della realtà meridionale, scorrazzando qua e là per le maggiori città siciliane (erano in programma Catania, Gela,
Palermo, Agrigento), incontrando gente, realtà, ambienti che spesso anche a noi
stessi siciliani sono poco familiari. Tuttavia il nostro impegno (e vi assicuro che molto ce h’è voluto per rendere il tutto interessante ed attuabile: coordinare gli sposta, menti, prendere appuntamento con i relatori, provvedere ai pernottamenti) è stato
disatteso da voi, mancati bersagli; solo il temerario John Brenner (pastore di CremoI na si è unito a noi e un campo c’è stato, affatto itinerante, nel quale ci siamo ritrovati
ad affrontare un problema (sempre coinvolgente) dalle mille domande: quale Sud?
È questo il quesito che abbiamo condiviso con i ragazzi del Movimento cristiano studenti (a Riesi per un convegno sulla realtà e i problemi del Sud deH’Europa) venuti
ad Adelfia ad assaporare mare, sole e tanta simpatia.
Alla prossima occasione
Gaetana Grasso (Lentini)
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Soie, mare e tanta allegria: questi alcuni degli ingredienti della frizzante
mosfera di S. Severa, dove si è svolto il campo giovani 1994. Titolo del ca
era: «Noie...».
- Forse troppe e complesse le tematiche da affrontare in sole due settm
Ma fi campo e risultato essere una vera e propria miniera di spunti riflessivi,
poter sviluppare singolarmente in altri campi studio. Il lavoro, ben condotto
staff organizzativa, ha coinvolto i circa 80 partecipanti. Fondamentale è sL,v
contributo di Silvia, Bettina e Patrizia, ragazze del noto gruppo di Cassiopea, si
tema «Noi e le donne»«
Inoltre molto sentiti sono stati i momenti delle meditazioni bibliche serafi,,
parate dagli stessi campisti. Quest’ultima si è rivelata un’ottima occasione
crescere spiritualmente tutti Insieme.
Ancora una volta S. Severa ha colto nel segno!
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Convegno teologico della fgei-valli
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Come si dice “poche/i ma buone/i”, ci simo
ritrovate/i in 17 il 4 e 5 giugno alla Gianavella
(in quel di Luserna S.Giovanni) per l’ultimo
convegno “valligiano” prima dell’estate.
Abbiamo iniziato il pomeriggio con un gioco di presentazione (la nostra fantasia non ha
limiti!) in cui si doveva associare il proprio nome a quello di un personaggio biblico; sembra
facile, ma provateci un po’... (non sono validi
Gesù e Dio).
Hanno seguito due giochi: “Dove metto la
Bibbia” e “Con chi, dove, umori e sensazioni,
perché leggo la Bibbia” (li avevate già sentiti
nominare?). E’ stato interessante scoprire che
molte/i di noi ripongono la Bibbia su uno scaffale, a portata di mano, certamente, ma raramente la spostano da quel luogo, se non in
occasioni particolari (le pulizie di Pasqua).
Con il secondo gioco abbiamo ulteriormente
cercato di capire e spiegare qual’è il nostro
rapporto con la Bibbia. I suoi testi provocano
in noi molte volte rabbia e stupore, alcune volte sembrano lontani dalla nostra realtà quotidiana, ma al tempo stesso per alcune/i di noi
sono fonte di rassicurazione. Leggiamo quasi
sempre la Bibbia con le nostre amiche ole i
nostri amici: al catechismo, al gruppo giovani,
al culto, raramente con i nostri familiari. La
lettura è inoltre quasi sempre un fatto che
precede la discussione e la riflessione, magari per preparare un culto. E ancora molte/i di
noi hanno detto (udite, udite!) che un luogo in
cui leggono la Bibbia e hanno avuto modo di
confrontarsi con essa è Agape.
Dopo questo gioco c’è stata una discussione spontanea e molto animata, sorta dalla domanda di un ragazzo che si definisce agnostico, il quale chiedeva “a noi valdesi” se fare
frequentare ai bambini la scuola domenicale
non fosse “imporre una fede”, anche se la
confermazione è (o dovrebbe essere) una
scelta ponderata della/del giovane.
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Hai Ci
La parte ufficiale della serata si è conclusa
con uno spogliarello/concorso maschile con
tanto di giuria (femminile) e abbiamo scoperto
che sotto maglioni e ampie camicie i giovani
valligiani nascondono corpi che esprimono la
loro solidarietà con i paesi sottosviluppai
Canti, giochi e discussioni (ancora!) hanno
animato tutta la nottata e cosi le/i parteciparti
al convegno non hanno lasciato riposare
faticata giunta se non alle prime luci
La domenica mattina fresche/i e ri,
abbiamo incominciato a lavorare, divise/i i
gruppi, alla preparazione del culto previsto
per il pomeriggio. Un gruppo si è occupato dei
canti, uno delle preghiere, l’ultimo della nnedi"
tazione. Questa è stata incentrata sul raccortto della lotta tra Giacobbe e Dio (Genesi
32:25-33) mentre una parte minore, di tempST
è stata dedicata a Elia e alla sua ricerca di
Dio^(l Re 19:1-18). Abbiamo concluso che ¡1
racconto della Genesi ci presenta un DiosW
ramante anomalo, che sembra colpire (3i8’
cobbe a tradimento, che sfugge alla lue®
mentre quasi sempre Dio “è luce”. Dio pefd®:
perché dà la benedizione a Giacobbe, ma
tempo stesso vince perché gli dà il nomee“®
fa suo”. Molti interrogativi sono comunque®,
masti aperti su questo incontro/scontro tra Dj®
e Giacobbe. Per quanto riguarda Elia è stai®
paragonato ad Ulisse, la cui Itaca è DiOi
Dio che rivela la sua umanità e che aiuta cn®|
è fuggito per continuare la sua missione.
Il gruppo dei canti ha proposto una verw
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ne “blues” del Salmo 23, mentre il gruppo i
le preghiere ha lavorato pensando sopri
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al suo rapporto con Dio, ha portato
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paure e gioia nei suoi messaggi che
per la loro spontaneità sono stati molto
cipati” da tutte/i.
Dopo il culto è arrivato il doloroso ^®ne
to dei saluti, baci, abbracci e lacrime che^
realtà non sono state poi cosi tante, del m
come si poteva essere tristi dopo un fin®'®® , ® ®c
mana tanto animato, riposante (!) e divert® ®''‘te? Insomma, ci dispiace per chi non ha
tecipato, noi ci siamo divertite/i, voi v'
un po’ se vi va di perdervi il prossimo c
II dopocena ha visto la partecipazione in
massa (anche di altre/i giunte/i per l’occasione) ad un agguerritissimo BIBBIA QUIZ che
ha dimostrato la nostra bravura, l’ottima conoscenza della Bibbia e i ricordi del catechismo.
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Barbara Paschetto (S.Seco®
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re di incontrare Gesù mentre è sulla croce, immaginarsi questo incontro, come saremdi fronte a lui, alla sua sofferenza, alla sua morte, e come sarebbe lui di fronte a noi.
Ìiririagini sono diverse, per alcune a colori, per altri in bianco e nero, secondo certi si svolun dialogo, per altre ci sarebbe solo il silenzio, ad alcune si porrebbe nell’impossibilità di
re il suo destino di morte, ad altre appare solo morto. Per altri ancora è impossibile penyn incontro davanti alla croce.
nflessione intima, difficile, ma che ancora una volta ci ha mostrato la necessità di fare i
l’incontro con Gesù, per quanto scomodo e contraddittorio questo sia.
Laura Baldassini (Cinisello B.)
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“Avete dimenticato ia chiave nella serratura fuori dalla porta...”
“Ma no, ma no. E’ messa lì apposta; se no la gente come fa a entrare?”
Certo, fa uno strano effetto salire al 4° piano di un condominio posto alla
periferia di Cinisello Balsamo, città dell’hinterland milanese, e trovare una
porta con la chiave nella serratura.
“Entra pure, se vuoi”, sembra che dica.
Sulla porta c’è un cartello: «Centrò Culturale Jacopo Lombardini».
Se ne trovano di posti strani... Ma nessuno riuscirebbe a immaginare che
dietro quella porta esiste una ‘comune’. Non so se vi rendete conto...
E’ uno di quei posti dove un gruppo di persone (adesso sono 10 ma ce ne
possono stare una ventina) decide di vivere insieme; cioè mangiano, dormono, si lavano, discutono, cantano, litigano, si odiano, si amano, bevono, leggono, si grattano, ...insomma vivono. E fanno tutto dentro lì, dietro quella porta.
E per vivere insieme devono organizzarsi dei turni per cucinare o per fare
la spesa della verdura al mercato, oppure devono accogliere le persone che
entrano dicendo: “Scusate, avete dimenticató la chiave nella serratura”.
Ma la cosa particolare di quel posto è che le persone che ci stanno non si
limitano a vivere assieme, ma condividono un progetto. Ma forse è più semplice pensare che condividono un sogno, tante piccole speranze. E su queste
riflettono, si fanno venire delle idee, e poi di.nuovo discutono, litigano, si odiano, si amano, ...e infine provano a fare qualcosa, a lavorare insieme.
In questo modo nascono i piccoli progetti del centro culturale che vengono
portati avanti nella città e con le chiese di Milano: il coordinamento degli aiuti
alla ex-Jugoslavia, gli incontri culturali a Cinisello, le mostre, le ospitalità, gli
studi biblici...
Un giorno una persona che era stata dall’altra parte della porta mi ha chiesto: “Ma cos’è che fa scegliere di vivere un’esperienza come quella della comune?”; lo diceva sentendosi da un lato molto attratta dall’idea, e al tempo
stesso spaventata da quella ‘famiglia’ un po’ particolare.
In effetti è una scelta un po’ ‘diversa’ da quello che normalmente ti offre il
mondo e per questo anche difficile. E’ una scelta che ti chiede di metterti in
gioco, di rendere accessibile una parte di te alle persone che ti vivono intorno
e di partecipare anche ad una parte della loro vita. E poi c’è un po’ la pretesa
di portare tutto questo fuori dalla porta, attraverso le varie attività.
Un po’ di tempo fa sono passato da quelle parti, ho girato la chiave nella
serratura, sono entrato e mi sono fermato a cena. Ho pensato: “Interessante
questo posto”.
Adesso vivo anch’io lì, dietro quella porta.
Daniele Del Priore (Cinisello B.)
dai consiß [io
Care amiche e cari amici,
ci aspetta un autunno-inverno pieno di iniziative e con l’accompagnamento del nuovo
numero del Notiziario possiamo iniziare le attività ‘94-’95...
Vi ricordo il prossimo Consìglio Allargato II 22-23 ottobre a S.Severa, dove ospiteremo contemporaneamente il Comitato del CEGE (Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa) con circa una trentina di paesi europei presenti.
Nel precedente numero del Notiziario vi avevo anticipato che era stato ideato un viaggio della Memoria attraverso luoghi significativi per la Resistenza antifascista e per le
persecuzioni degli ebrei. L’organizzazione del viaggio sta procedendo con solo un cambiamento di date: si svolgerà dal 10 al 14 dicembre. Le tappe di questo viaggio, promosso da confronti, con la partecipazione della Egei ebraica e dei giovani delle CdB, saranno
Roma, Fossoli, Mauthausen e Strasburgo. Il tutto al modico prezzo di 120.000 lire, guida
inclusa! Anche se dovete prendere delle vacanze a scuola pensate che é una gran bella
occasione. Per maggiori informazioni e per iscrivervi telef. 06/321.97.29, entro il 10 novembre.
9 Silvia Rostagno i
IL CENTRO CULTURALE JACOPO LOMBARDINI
Il Centro Culturale Jacopo Lombardini
nasce nel 1968 a Cinisello Balsamo, città
della cintura milanese,, per volontà di un
gruppo di persone delle chiese BMV di Milano, con l’idea “di vivere un impegno sociale e di fede in concreta solidarietà con
la classe operaia”.
E’fondamentale quindi la scelta del luogo in cui nasce questa esperienza.
L’attività del lombardini da sempre ha
viaggiato su due binari; da un lato c’è il
centro culturale con le varie attività, dall’altro c’è il progetto di vita comunitaria che
ha sempre viaggiato parallelamente al primo.
Le attività del centro culturale hanno
sempre cercato di rispecchiare una realtà
esterna in continuo movimento.
La scuola popolare per preparare
all’esame di licenza media, prima attività
del circolo, nasceva da una reale esigenza
del territorio e dalla, volontà del gruppo residente di aprire una finestra sulla realtà
umana e sociale di Cinisello. Accanto alla
scuola si sono sviluppate molte altre attività, alcune delle quali vanno avanti ancora oggi, come le conferenze cittadine (a
tema politico, etico, sociale), gli incontri interculturali sia nazionali sia esteri, le attività sociali e politiche con le altre associazioni politiche e culturali della città, i gruppi di studio biblico, il coordinamento degli
aiuti per l’ex-Jugoslavia, ecc...
Accanto a tutto questo c’è la continua
scommessa di un gruppo di persone residenti (attualmente una decina) che portano avanti il progetto di vita comune.
Vivere insieme significa anche avere la
possibilità di offrire delle ospitalità. E offrire ospitalità a qualcuno non significa soltanto offrire un tetto e un letto, ma signiofica farsi carico di una situazione difficile
cercandone una soluzione.
La comune vuole essere una proposta
di vita alternativa al modello familiare, in .
cui sperimentare un confronto reale fra
credenti e atei, fra donne e uomini, fra
persone che provengono da realtà culturali differeenti. Vuole essere un “luogo
aperto al confronto e alia contraddizione”.
Un luogo in cui “poter continuare il nostro
impegno nella società come persone e come credenti”.
l'Oc/ SOTTO LA CROCE
divisti »] hai cullo finale del campo teologico di Agape)
0 previsto
icupatodet vado... lo stanno uccidendo e io non ho neppure il coraggio di guardare ver
iella meoi- maledizione, è un dolore che mi paralizza! Fossi almeno capace di voltarmi...
e anche adesso, addirittura adesso che sta morendo i suoi occhi saprebbero dirmi qualcosa. Come è
^ volte. Me li ricordo benissimo, i suoi occhi, quando mi parlavano...
, di temp OK, basta adesso devo convincermi. È una vicenda finita. Tutto si conclude su quella croce, Gesù non
resto sola.
luso cne Sento le voci delle altre donne. Le sento disperate quanto me. Mi piacerebbe sapere abbracciare cian Dio ma di loro. Ma è possibile che con me non ci sia nessuno?! Adesso mi è chiaro. Gesù mi ha lasciata sojlpire Qi» < ' ^
luso chei|^,
iDiosicii
Ipire Gii'
aila luci;
« io gente che urla, si muove, vuole vedere la morte, vuole divertirsi e io qui fra loro.
”’'‘^onderò dietro questo albero di fico, non sopporto la tua vista, amico mio. Non sopporto quelle
nome a
?" <^olore [ulirtu7f[[dr^^^ scendono così veloci. Tu soffri, mae
\ ^'^Psri proprio come farei io. Non potevo immaginare COSÌ la tua morte.
Ila ® volte mi hai consolato di fronte alla morte, quante volte mi hai dato la forza di superare momenti
)ltO
Seconi
ido)
à Sempre ti ho cercato per avere risposte. E ora non ho risposte al tuo dolore, non posso aiutarti, non
può/ aiutarmi, non puoi consolarmi
ma
/idd Sscd a dsps«™/. Swi qmsla caldo tromaodc. la loca
per un attimo ti ho creduto immortale. fro/v,
^'’«stanchezza, accucciato qui all’ombra ti vedo in lontananza da ^ ®freiia_fessura
bi'o
le pr»P.“l^ Zchc Zn siaL qui Ioni icalama? Là mi sambra di sccrgam tufa. E rmsmsla
^ taire qoairalbaro à scia E Fabilo: secolo Ir, mazzo a quallà dorma: coma è disparaa Guarda
0 tlaozioso In dispaila, a Ellzabalh a Maria Paola, casa fanne cosi vmina all. croca da volar
ÌSS’“’ ™
' ""“'Ì Gasò tu stai morando e ¡o non faccio altro che ricordare Mia le cosa
' le p^^acha abbiamo conosciuto. TI ricondlqmMo insiama passavamo la no»,
jn n ^ 0. e il __.....
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Pn.r’ ® 'f Qiorno che ti ho incontrato giù al tempio, non lo dimenticherò mai! ^ ,
vc““ ^ Quelle r, urie II no inconucuu y tutti indeme ti ricordi... tu prendesti il pane, fa
iti/ sera nella raea liei nostro amico: cenavamo tulli insiemo. Il inaLPiva ,
“ “ tfe-« «■ spazzasti II Panaa^^r^éi:'^ cha a dato par vor
» rna;;.oZTZ EpoiZ7^^^ lacas» U, stesso col callea..
PRESENZA
E ASSENZA DI DIO
Sul campo teologico di Agape (11-18 agosto) sulla Cristologia è già stato scritto su
Riforma (n°32, 26 agosto e n°36, 23 settembre), mi limiterò quindi a parlare di 3 momenti del campo che sono stati particolarmente significativi per me.
Gruppo sulla Relazione. Ha sempre meno senso per noi parlare di Dio attraverso
delle definizioni, descrivendo i suoi attributi, le sue caratteristiche, cercando di spiegare logicamente le sue azioni o la sua assenza. Riusciamo meglio a dire la nostra esperienza di Dio quando usiamo la categoria della relazione, quando invece dell”è” (Dio è
Padre, Dio è Altro, Dio non è onnipotente...) usiamo l”e”, la congiunzione (Dio e noi,
Dio e me...), quando raccontiamo la relazione che accade tra Dio e l’umanità, tra Dio e
noi.
Per me e altre/i nel gruppo Dio non solo è uno dei soggetti della relazione, ma è anche ciò che rende possibile la relazione, è quel qualcosa che accade negli iheonth significativi, quando la relazione con l’altra o l’altro pone in me dei significati nuovi.
Gruppo sulla Croce. La relazione tra Dio e l’umanità esprime la sua massima intensità in Gesù Cristo. La Croce, la morte sulla croce, è il momento più tragico di questa
relazione: c’è la massima presenza, la massima vicinanza, il nostro Dio soffre, condivide con noi l’esperienza così umana dell’incontro/scontro con la morte; ma c’è anche la
massima assenza, il nostro Dio è sconfitto, solo e abbandonato, e ci lascia sole, sconfitti, ci abbandona.
E’ vero che il nostro rapporto con Dio è fatto di tante altre cose, oltre alla Croce. C’è
la vita di Gesù e c’è la Resurrezione, ci sono gli incontri dell’antico testamento, e tutti
quegli altri che non sono raccontati nella Bibbia, ma una volta che si sia “inciampato”
• nella Croce non credo che sia più possibile liberare la propria fede da questa dimensione tragica.
Nel culto di fine campo queste riflessioni ci hanno portato a vivere una Santa Cena
abbastanza anomala: solitamente ad Agape la Santa Cena del culto finale è un momento molto intenso di comunione fraterna, in cui rholte e molti percepiscono con forza
la presenza di Dio; per me questa è stata la prima volta in cui, immedesimandomi nei
discepoli a cui era morto il Maestro, ho vissuto la Cena pensando all’assenza di Dio,
alla morte di Gesù Cristo, accumunata alle altre campiste e campisti da questa tragedia.
Bettina Koenig (Pinerolo)
12
LA STORIA INSEGNA
(ma siamo capaci di imparare?)
Si è svolto dal 21 al 31 luglio scorsi a
Bethel, centro evangelico della Calabria, un
campo internazionale con ragazzi e ragazze
italiani e tedeschi dal tema: “Germania e Italia
fra vecchi e nuovi fascismi".
Il primo giorno è stato distribuito un questionario ad ognuno dei partecipanti, commentato poi in gruppo, per capire quale fosse
il nostro pensiero e la nostra conoscenza storica sul fascismo e nazismo. Ne è risultata
una grande condanna e tanto orrore per quel
periodo di terrore che era stato instaurato in
Italia così come in Germania.
Nei giorni seguenti sono stati illustrati nei
loro contenuti essenziali il periodo fascista e
quello nazista, rispettivamente dallo staff italiano e tedesco, affinché tutti potessero avere
ben chiare le idee su quelle fasi storiche e capire quanto siano stati terribili e dolorosi quegli anni. Nel gruppo ci sono stati momenti di
triste e lungo silenzio, ogni volta che venivano
descritte le torture fisiche e psicologiche utilizzate dal regime nei confronti di coloro che
erano ritenuti diversi: ebrei, omosessuali e
tutti coloro che si opponevano al regime; così
ognuno di noi ha provato ad immaginare ciò
che avrebbe potuto subire vivendo in quel periodo.
In seguito abbiamo cercato di analizzare la
situazione politica attuale incentrando l’atten*zione sull’avanzata della destra in Italia e su
quella formazione politica che ha il suo leader
in Berlusconi, divenuto Presidente def Consiglio. Da più parti è stato evidenziato un continuum tra il disciolto partito fascista e l’attuale
governo nell’attuare una politica che persegue essenzialmente gli interessi di alcune
classi relegando in secondo piano le necessità e i bisogni delle classi meno favorite.
E’ stato molto interessante conoscere an
che ciò che i ragazzi e le ragazze tedesche
pensavano del difficile periodo che anche il
loro paese aveva attraversato durante il nazismo e soprattutto come sono stati in questi ultimi anni i loro rapporti con i gruppi e i giovani
di destra, di come questi ultimi abbiano dato
vita molto spesso a comportamenti di intolleranza e prepotenza.
Abbiamo preparato per la domenica il culto
con canti, preghiere, la santa cena, commentando e riflettendo su Genesi 11,1-9. Abbiamo considerato l’agire di Dio, ovvero la distruzione della Torre che gli uomini avevano costruito per non essere dispersi e per formare
un unico popolo in cui tutti parlano la stessa
lingua, come una opposizione a quel modo di
formare la società dove ognuno non vuole
confondersi con gli altri ma vuole vivere sempre nello stesso luogo e nello stesso modo
senza integrarsi con tutti gli esseri del mondo.
E’ stato un momento molto coinvolgente
perché abbiamo continuato a svolgere il tema
del campo anche nel culto, mettèndo in evidenza come per Dio fosse giusto prendere in
considerazione coloro che sono diversi da noi
non ghettizzandoli: ma entrando in relazione
con loro. '
I primi giorni ci sono state un pò di difficoltà
per la comunicazione tra il gruppo italiano e
quello tedesco ma poi, con un pò di buona
volontà, utilizzando gesti, sorrisi e quel poco
di inglese che ognuno di noi conosceva siamb. riusciti a formare un gruppo molto affiatato
che trascorreva le proprie serate discutendo e
ballando. C’era infatti un gruppo di ragazzi
etiopi molto simpatici che, quasi obbligati, ci
hanno insegnato a ballare il rap e il reggae,
con risultati piuttosto deludenti, almeno per
me.
Barbara Cuocci)
L ALTRA EUROPA
Una trentina di giovani di tutte le confessioni cristiane provenienti dai paesi deii’Europa
meridionale si sono incontrati a Riesi, centro
agricolo dell’entroterra siciliano, ospiti del Servizio Cristiano. Scopo comune è il tentàtivo di
realizzare quello che nel M.C.S. (Movimento
Cristiano Studenti) è chiamato “Progetto
Sud”, con l’obiettivo di mettere in contatto i
movimenti giovanili cristiani dei paesi dell’Europa meridionale che, tradizionalmente, sono
più deboli dei corrispondenti movimenti del
nord.
Così dal 7 al 14 agosto giovani provenienti
dall’Italia, Francia, Portogallo, Spagna e Grecia hanno potuto confrontarsi su vari temi, ma
soprattutto hanno potuto conoscersi e scambiarsi esperienze personali e dei movimenti di
appartenenza. Temi trattati In particolare sono
stati: la situazione delle donne In Europa,
l’ecumenismo e l’ecologia. Non si è preteso
di dare una soluzione ai problemi sollevati ma
la discussione, per molti versi stimolante e
coinvolgente, è servita come punto di partenza per ulteriori incontri e attività comuni.
Il campo ha avuto esito positivo per lo
scambio culturale che si è reso possibile sia
tra i partecipanti che tra questi e il gruppo residente del Servizio Cristiano che li ha calorosamente ospitati. Parte del successo è dovuta anche a loro! I partecipanti hanno avuto
modo di conoscere alcune delle opere delle
Chiese Evangeliche in Sicilia. Oltre che dal
Servizio Cristiano sono stati ospitati dal Centro Diaconale “La Noce” di Palermo per la prima notte, e dal Centro Giovanile di Adelfíd a
Scoglitti, dove hanno trascorso una giornata
spensierata al mare.
In definitiva un’esperienza da ripetere e
una strada,
quella degli incontri internazionali di vari
gruppi cristiani, da continuare a percorrere con
sempre maggiore partecipazione.
Un suggerimento: cominciamo a interessarci alle
opere evangeliche presenti
sul territorio ed
impariamo a
sfruttarle adeguatamente!
Noemi
La Fata
(Treviso)
22 -23
<<Ctìnù-i^£ta o-fßu/i^ata/elegia- :
^ïAÆAXütcL^ianU £RiiAlíjLí^na
(06/3219729)
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219729
LÛ-C/LirUHTt;
i: £Bax ía xa (0V'l/5.‘¡;39 7-V5)
CAPERNAUM
HA 3 ANNI!
Comincia quest’anno ecclesiastico il
terzo anno di attività del Collettivo Capernaum. Neii’ultimo anno ci siamo
confrontate/i con il libro “Elementi di
critica omosessuale" di Mario Mieli, abbiamo organizzato un convegno in Puglia (Mottola) e siamo state/i presenti
al Sinodo per offrire materiale nostro e
non. Tra breve ci sarà la prima riunione della stagione, a cui invitiamo amiche e amici: vogliamo vederci per fare il punto della i
zione e per decidere insieme in quaie direzione proseguire.
Per maggiori informazioni contattare:
Giovanni dalla, via Cordero di Pamparato, 11 - 10100 Torino - teLO11/7711653.
Per il Collettivo Capernaum: Annalisa Contrafatto (A
NOI CERAVAMO...
16-24 luglio, Arnasgarden, SVEZIA
L’«European baptist youth camp» avente come slogan un’eloquente «shine your lightl», come forse saprete, si è svolto
quest’anno in Svezia. Per noi che abbiamo
deciso di partecipare è stata un’esperienza
fantastica per vari aspetti. Uno è senz’altro
quello di aver conosciuto
e convissuto con ragazzi
e ragazze di tutta Europa
con i quali è stato stimolante confrontarsi sulle diversità delle varie realtà.
In effetti, in quei giorni di
grande arricchimento spirituale e culturale si è cercato il più possibile il dialogo. Pensate come è bello parlare (forse è meglio
dire comunicare, dato che
il nostro inglese non era
proprio eccelso!) con i/le
ragazzi/e dell’Est e più
specificatamente russi, polaccW^tetoni,' estoni oltre ai francesi, tedeschi (moltissimi), austriaci, gallesi, norvegesi e gli stessi svedesi.
L’aver messo in evidenza l’Est europeo non è
un caso. Si pensi ai recentissimi stravolgimenti causati dalla «caduta del comunismo»,
alla situazione di grave instabilità attuale che
convive con una difficile opera di ricostruzione
e definizione politica e sociale. Ecco, per noi
che per religione (oltre che per presa di coscienza) sentiamo nostri gli ideali e i principi
della sinistra ed in particolar modo del comunismo, è stato un ottimo banco di prova quello di confrontarsi con persone che hanno avuto un sistema comunista che si è rivelato perdente e dal quale stanno uscendo solo adesso e con una società agonizzante... un episodio: Elia ha indossato un giorno la maglietta
del Manifesto «La rivoluzione non russa»...
ha dovuto togliersela per evitare inopportune
polemiche nonostante stessimo cercando di
spiegare le diversità tra il comunismo italiano
e quello dell’Est europeo!
Chiudendo la parentesi «politica» a noi cara, entriamo nell’organizzazione del campo
che, a nostro avviso, è stata pressoché per
ra», proseguivamo con gli studi finoalli
pranzo. Gli studi erano organizzati in mi
classica, con plenaria e gruppetti. '
. pranzo era una vera manna, infatti ogi
aveva la possibilità di scegliere qualeai
(scrupolosamente organizzata) svolgere
il «
rnSm
VÄIKOMAAEN TILL
fetta. La mattina dopo una colazione «da pau
stro soggiorno in ______
paura, l’estate prossima si replica a
ra...WOW!
Giorgio Tagliasacchi ( '
Elia Piovano
REDAZIONE: a Torino C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64, 10126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93 80137 Naooli IM nai/con«^ pov nQi/0Qii7m
REDATTORin-RICI: a Torino Max Cambellotti. Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/696767U SamuJ^e MontS S Pavane '
...................a Napoli Deborah D Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Njj£izia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri. omaioano, tua Piovano.
aetana Gra^o, Noemi La Fata, Paolo Montesanto, Barbara Pa
RDÌ7
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attività: escursioni i
resta, canottaggio, tata
re il legno, teatro, cod
ecc. Comunque, atar|
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cena era alle 171
to inizialmente unoc|
(d’altronde come la coli
ne a base di pasta di s
ne, salame ecc.!). Dopol
na (ed erano le 18)sic
nuavano gli studi W
spuntino delle 21 !! W
. - r;he eravamo liberi di
aizzarci come volevamo, chi giocava ai
chi suonava, chi stava ad ammirare gli
didi giochi cromatici del crepuscolo sul»
mentre si fumava una mariboro dopo uno
come si deve!... chi giocava con i playW
chi no!!
Ricorderemo per molto tempo
quando intonava l’inno russo (da brividcj
sfide Italia-Germania a calcio, il
bigotto dei/delle ragazzi/e dell’Est nellil'.
dere la loro fede, la vicinanza teologie^
i/le ragazzi/e tedeschi/e, austriaci e fran^
bagni nei laghi. Nina e Solveig (due ra|
norvegesi con le quali abbiamo topp"*
non troppo!!), Silke e Andrea, due I
con le quali abbiamo condiviso splend
monti ed argomenti teologici, ed ancora"!|
molti altri momenti da ricordare.
È stata un’esperienza unica e forse'
bile che consigliamo e tutti/e di fare.
Sicuramente con una maggior uono^j.
MILEN
v^iwui ext M^Mi^ L/L/i 1 uiia Miciyy'^’ ||
dell'inglese avremmo potuto migliorar® j
Svezia, comunqu® a*!
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■\CORRISPONDENTI REGIQ|í«^Cristina^^íí(5^ono, Lg^íí^^orio, luji^'Sigrosi, Sagí^wartinélli, M
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■)] 7 OTTOBRE 1994
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li una sana alimentazione dei bambini
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quasi 1.500 i bambini
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ffobbligo del Pinerolese e
V valli Chisone, Germana¡ e Pellice che quasi ogni
per tutta la durata
finno scolastico, usufrui„0 del servizio mensa. I
y e le modalità di gestione
jio in modo significativo
dmune a Comune. In geile il numero più consijte di alunni che frequenila mensa sono i bambini
jellementari che ovunque
Hliccezione di Frali dove
pè scuola a tempo pieno)
prrono l’intervallo del
presso i locali scolajigdibiti alla refezione.
Numerosi sono i bam"ella materna, che pure
biscono circa il 30%
ienza generale, seguiti
ima percentuale leggente inferiore per quel
ieiiguarda le medie, che
(OD sono presenti in tutti i
Buni.
iolto interessante è andare
Scare i vari modi in cui
ste mense vengono gestieìjnanzitutto vi sono quelle
icoi si occupano le Associató locali di genitori; in pari questo avviene a Briteasio per i tre ordini di
Bla, a Pomaretto, dove esiComitato di gestione
lenitori sorto ormai dieci
anni fa e che si occupa di circa 90 pasti giornalieri; anche
a San Germano Chisone sono
i genitori che gestiscono la
refezione da oltre sette anni
con una settantina di pasti
quotidiani. A San Secondo è
dal 1986 che si è costituita
un’Associazione delle famiglie per l’autogestione della
mensa scolastica, che attualmente tra scuola materna, elementare e media ha a che fare
con oltre 180 pasti al giorno.
La più giovane tra le Associazioni di genitori è quella sorta
a Prarostino l’anno scorso, la
Prageme, che deve gestire
una cinquantina di pasti tra
materna e elementare.
Vi sono poi le mense gestite dai Comuni che o se ne occupano direttamente con personale adibito alle cucine o,
spesso, appaltano la mensa a
ditte esterne. In particolare
sono i Comuni di Angrogna,
Porte, Pinerolo (per quel che
riguarda la scuola materna ed
elementare) e Torre Pellice
che hanno scelto la gestione
diretta della mensa, per cui
tra l’altro la preparazione dei
pasti si svolge presso i locali
scolastici. Nel resto dei casi,
da Bibiana a Villar Perosa, da
Luserna San Giovanni alle
medie di Pinerolo, da Perosa
Argentina a Bobbio Pellice il
servizio mensa è appaltato a
privati, cooperative o ditte
specializzate. Quest’ultima è
la soluzione più scelta e viene
adottata dai comuni di Luserna, Bibiana, Villar Perosa,
Perosa Argentina e Pinerolo
che complessivamente appaltano oltre 500 pasti al giorno.
Se variegato è il modo di
gestire la refezione scolastica
sensibili sono anche le differenze dei costi, sia per quel
che riguarda il buono acquistato dalle famiglie, sia per
quel che compete ai Comuni;
inoltre nella maggioranza dei
casi il prezzo del buono pasto
è uguale per tutti, ma in qualche Comune ci sono costi
differenziati per fasce di reddito (a Pinerolo per esempio)
o dove, come ad Angrogna e
Torre Pellice, vi sono due o
più figli che frequentano la
scuola dell’obbligo, o ancora
diversi sono i costi per i residenti e i non residenti a Perosa e a Pomaretto.
In base alla nostra indagine
si può dire che in generale il
costo medio del buono per i
genitori di un bambino della
scuola materna è di circa
4.000 lire; per le elementari
va dalle 4.000 alle 6.000 e
per le medie si aggira intorno
alle 4.500-5.000 lire. Sono
molto più sensibili le differenze rispetto ai costi dei pasti per eiascun Comune. Vi
sono infatti le amministrazioni che partecipano alla gestione e quindi ai costi in
percentuale, per cui per e
ottobre il cinquantesimo anniversario del suo sacrificio
^olo Dìena medico partigiano
MILENA MARTINAT
are il medico non è certo
tacile, ma farlo durante il
lodo della Resistenza e
ine medico partigiano lo
aMcor meno. Bisognava
®e un alto spirito di iniziala per creare un’infermeria
3 9111 Dopo diroccate in alta vai
^ ffncea, per recarsi nella zo«1 combattimenti per por, tasoccorso immediato ai
irate gli aP liti, come anche per trascolo sul oflare i feriti nei boschi o
dopo un 0 ille j»ndici rocciose quando
n i playiw ijericolp di essere trovati
^maggiore. O anche per
3mpo Nali we lassù di ferito in ferito
da brividol "Sdo lontano i comandi teli rigore Ì ^chi e, senza poter andare
'Est nell’iii *tMte il giorno ad attingere
teologica ‘ina per i feriti febbricitanti
ici e frane* P^®y®rne le ferite e dover
tdue raga|^S*'®re una a una le goc0 toppaieìfet!“®?'“^^ sulle foglie de■^bntani per lavare la sirin;^®lle iniezioni.
Vfar questo era il partigia^ ®edico Paolo Diena,
eco torinese, studente al
anno di medicina e diij. ?lo il dottore dei partiOcchi azzurri vivaci e
'_.ll'genti, capelli rossi e
due pa,5
) splendül
j ancora*
e forse II
fare,
ar conosi
ligliorare
lunque ("
Ica a S.
Il'’jUtreva su e giù per la
dai suoi feriti. 11 9 otto
al
ìcchi (Ca!
ovano (T'
ritorno da Torre
0 dopo averne accom' ato uno gravemente feriijJ’ucchi, si fermò pres.so
ji unipagnia Long alla Faida
1 ;‘7«soPinasca
/ kp ^ siamo saliti
/ »ccontTÌt
«Po ni«- Castagna,
el^l gruppo
iifl doveva esserci
>ilJ>-ellamento e lassù
era
loie liÌ^im’ mattino di
ìchi d ^ fitomo dai bo(UiQ trovato una
in caso di ne’ ^^^tno alla fontana
Alcuni partecipanti aiia prima commemorazione di Paoio Diena
ho incontrato Paolo Diena
che mi ha detto: “Mangio
qualcosa con voi, poi voglio
tornare presto dai miei feriti
a Salza Volevo preparare il
mio zaino per raccogliere
qualche fungo per il risotto,
ma mentre ero intento a preparare lo zaino mi sono visto
a pochi metri un’ottantina di
tedeschi con un ostaggio che
conoscevo, preso al Clot.
Dovevano fare un rastrellamento a Pramollo ma salivano da Inverso Pinasca verso
Laz Ara per poter arrivare
da sopra e tagliare la ritirata
partigiana. Paolo Diena
cercò di scappare da vicino
alla fontana, due balzi e sarebbe stato salvo, ma un tedesco sparò due colpi e uno
colpì il giovane medico dai
capelli rossi».
A due dei nove partigiani
(Borda e Castagna) fu ordinato di andare a recuperare il
corpo del medico. Dovettero
seppellire il loro compagno
con il solo aiuto di una zappa
e di un talhiet per il fieno.
Poi furono portati a Perosa e
poi a Villar, dove furono
condannati a morte per il
mattino successivo alle cinque. L’esecuzione non avvenne e i due furono portati
nelle carceri di Saluzzo.
Domenica 9 ottobre alle 10
a Còlo Rauto si ricorderanno,
a cinquant’anni di distanza
ma in un periodo in cui è bene non dimenticare, gli avvenimenti di quel tempo per
molti versi non così lontano.
Si salirà a Còto Rauto, a un’
ora di cammino da Combavilla, per il ripido sentiero
non troppo adatto a chi ha
problemi di gambe e di cuore. Ancora una volta si vuole
ricordare, e non è una ritualità per reincontrarsi fra coloro che hanno vissuto quel periodo, ma si vuole ricordare
facendo capire soprattutto ai
giovani che cosa è stata la
Resistenza e far capire che
non è stato tutto inutile. Noi
più giovani ci siamo trovati a
vivere libertà e democrazia,
ma dobbiamo imparare a conoscere ciò che era prima, e
capire che non si può giocare
con la libertà conquistataci
da altri con moti caduti.
sempio a San Secondo, dove
della mensa come già detto si
occupa un comitato di genitori, il Comune oltre a fornire
attrezzature e locali contribuisce alle spese per il 30%;
nel caso invece dei Comuni
che hanno appaltato a esterni
il servizio mensa i calcoli sono più complessi, anche se in
linea di massima si può dire
ehe la partecipazione dell’
amministrazione pubblica si
aggira intorno al 25/30% della spesa complessiva del pasto. In altri casi poi, come a
San Germano e a Pomaretto,
il Comune dà un contributo
fisso.
Emerge dunque un panorama estremamente variegato di
un servizio ehe comunque
rappresenta un aspetto importante sia per i bambini che
per le famiglie e per le varie
amministrazioni comunali. In
generale c’è molta attenzione
sia a contenere i costi che soprattutto a fornire dei pasti
qualitativamente buoni, in
particolare dove sono i eomitati di gestione dei genitori
che si occupano delle mense
e che si sono orientati verso
la scelta di eibi biologici che,
assicurano, non costano più
di altri alimenti. D’altra parte
anche le ditte esterne, che
provengono in generale da
Torino e dintorni, sono attente a proporre pasti buoni e
freschi.
Il coro argentino universitario di Santa Fe
«Il canto d unisce
agli amici italiani»
SERGIO PAZ
LO scambio di esperienze
e di stili musicali, la reciproca conoscenza, sono due
elementi che si stanno consolidando sempre più nel
mondo della musica e della
canzone. Lo scorso anno il
coro alpino Valpellice fece
un tour in Sud America presentando in diverse serate
brani del proprio repertorio e
proprio in questi giorni alle
valli c’è stata la restituzione
della visita; a compierla è stato il Coro dell’Universitad
nacional del Litoral de Santa
Fe, in Argentina. Un’esperienza molto bella eon due serate a Luserna e Bobbio Pellice, assai riuscite. Abbiamo
incontrato il direttore Jorge
Céspedes, che illustra il tour.
«Per la seconda volta il nostro coro giunge in Europa; la
prima fu nel 1989 quando ci
recammo in Francia, Belgio,
Lussemburgo. Questa volta
abbiamo scelto i paesi di lingua latina, Spagna e Italia;
per preparare un viaggio di
questo genere ei occorre parecchio tempo, per preparare
un valido repertorio di canti e
per reperire il denaro necessario al viaggio stesso, poiché
da noi è difficile ottenere denaro per la cultura».
— I membri del coro sono
professionisti o giovani dell’Università?
«No, non è obbligatorio
avere un rapporto diretto con
l’Università; così abbiamo
studenti, professionisti e persone che non hanno alcun
rapporto con l’Istituto. Le
persone che fanno parte del
coro versano periodicamente
una quota per consentirne
l’attività».
- Qual è il genere di musica che proponete?
«La mia aspirazione è che
il coro abbia la possibilità di
cantare qualsiasi genere di
musicà, tanto la musica classica, polifonica universale
quanto la musica popolare o
quella sinfonico-corale o
l’opera. Naturalmente in questo caso proponiamo prevalentemente un repertorio popolare latinoamericano».
- Che cosa rappresenta per
voi questa serie di scambi
musicali fra paesi lontani?
«È anzitutto la possibilità
tanto meravigliosa che ha il
canto corale di relazionarsi
con differenti culture, con altri popoli, confrontando anche il modo di rapportarsi alla
musica nei diversi paesi.
Questo viaggio in particolare,
dove dopo le Asturie in Spagna ci ha portati qui in Piemonte significa andare, per
molti di noi, incontro ai propri antenati; grazie alle visite
reciproche si realizza perciò
un meraviglioso cerehio in
questi rapporti».
Nuovo appuntamento fra due anni per i giovani delle Valli
Proseguirà lo scambio tra le
chiese in Italia e nel Madagascar
DARIO TRON
Domeniea 4 settembre abbiamo salutato all’aeroporto di Fiumicino il gruppo
di fratelli e sorelle malgasci
che avevano trascorso un mese in Italia, alle Valli e a Roma. Questo soggiorno si inseriva nelle visite «da chiesa a
ehiesa» volute e sostenute
dalla Cevaa; era la visita di
ritorno dopo il viaggio eompiuto in Madagascar nell’agosto ’92 da un gruppo di giovani valdesi delle Valli.
Questi nostri amici e amiche della Chiesa riformata di
Gesù Cristo in Madagascar
hanno visitato una buona parte delle opere valdesi valligiane, sono stati accolti da un
buon numero di comunità e
hanno visitato alcune attività
produttive della zona: laboratori artigianali, allevamenti,
vivai e altro ancora.
Approfittiamo di queste righe per ringraziare tutti coloro che, singoli, gruppi, comunità e opere, ci hanno accolto
e invitato nelle loro case: senza l’appoggio di tutti e senza
l’accoglienza incontrata ovunque, il soggiorno dei malgasci
RADIO
BECKWItH
EVANGELICA
FM91.200
FM 96.500
tei. 0121/91;507
avrebbe avuto senz’altro molto meno sapore; il calore
umano e l’affetto fraterno ricevuto sono le cose che più
hanno colpito il gruppo malgascio, e questo apprezzamento è notevole soprattutto
se fatto da africani.
Il nostro lavoro ora continua e la collaborazione con la
Chiesa di Gesù Cristo va
avanti. Nel futuro più o meno
immediato cercheremo di
contattare le nostre opere: la
loro collaborazione sarà preziosa per uno scambio di volontari, che lavorerebbero per
un periodo di un anno o due
nelle opere sociali delle due
chiese. In secondo luogo è
previsto un altro soggiorno in
Madagascar nell’agosto ’96
per un gruppo di giovani vaidesi; il primo incontro di questo nuovo gruppo è fissato
per sabato 12 novembre, alle
20,30, presso l’Eicolo grando
di Pomaretto.
COLLEGIO VALDESE
Via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice (To)
tei., seg. tei. e fax 0121-91260
CORSI POMERIDIANI 1994/95
Lingua INGLESE
Corsi pomeridiani e serali (4-10 persone) tulli i livelli con inizio ogni tre
mesi (30 ore a trimestre).
Lezioni individuali anche di livello avanzato o di mantenimento.
Lezioni presso aziende o enti.
Inizio corsi da lunedi 17 ottobre 1994.
Lingua TEDESCA
Corsi aperti a studenti e adulti.
Le lezioni settimanali di 1 ora, più un'ora di lettorato a settimane alterne si terranno il mercoledì, dalle 16,30 in poi a partire dal 19 ottobre
1994 per un totale di 45 ore.
I corsi saranno per principianti, 1“o 2“ livello e livello avanzato.
Lingua SPAGNOLA
Corsi aperti a studenti e adulti. Totale di 45 ore annue.
Lezioni settimanali di 1 ora e mezzo ciascuna, saranno tenute da
un'insegnante madrelingua il venerdì, dalle 14,30 in poi, a partire dal
21 ottobre 1994,
Greco NEOTESTAMENTARIO
Docente prof. Paola Coisson Cignoni (già docente alla Facoltà di teologia). Il primo incontro è previsto per mercoledì 19 ottobre alle ore
17,30.
II corso è della durata di 60 ore. minimo 4 studenti.
Il libro utilizzato sarà:
Guida allo studio del greco del Nuovo Testamento
di Bruno Corsani, ed. Libreria Sacre Scritture, Roma.
Per informazioni telefonare in segreteria o lasciare un messaggio in segreteria telefonica, oppure scrivere via fax. Tel., seg. tei. e fax 0121-91260
14
PAG. IV
E Eco Delle Aàlli ¥^ldiesi
Alimentazione e mangiare sano
^ La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Minestra di orzo
Per me l’autunno è associato, ancora più delle
altre stagioni, a forme, colori, odori ben definiti.
L’odore del fumo di legna
mi fa pensare immancabilmente alle mele cotte nel
forno della «cucina economica» (potager) con cui
mia nonna mi ha allietato
l’infanzia. Anche nell’epoca del forno a microonde,
che apprezzo molto, le mele cotte al forno sono una
leccornia. A questi sapori e
.odori associo istintivamente i colori sontuosi é caldi
di una stagione che non è
più l’anticamera del freddo
insopportabile, della scarsità di cibo, delle giornate
corte e buie.
Prima di ogni pasto ricordiamoci di ringraziare il Signore perché possiamo offrire ai nostri cari molto di
più della fetta di polenta
dei nostri nonni che, pure,
anche davanti a un pasto
scarso e poco nutriente, trovavano motivo per lodarlo
e ringraziarlo.
Nella mia famiglia con i
primi freddi la cena inizia
sempre con una calda minestra, prevalentemente di
verdura ma con una delle
tante ricette di famiglia che
ho raccolto nel tempo; ho
pensato così di iniziare il
periodo autunnale con due
ricette di minestroni ricchi e
nutrienti, praticamente un
piatto completo.
Ingredienti per 4 persone:
orzo periato gr. 200, speck
a dadini gr. 100, 2 cucchiai
d’olio d’oliva, 1 cipolla, 1
carota, 1 costa di sedano, 2
foglie d’alloro, 1,5 1. di acqua calda (o brodo ipocalorico), 30 gr. di parmigiano
grattugiato, sale e peperoncino rosso in polvere (se
piace).
Mettete a bagno l’orzo almeno 2 ore con acqua fredda. Tritate le verdure e fatele appassire in una casseruola antiaderente con I’
olio. Aggiungete lo speck e
l’orzo scolato e, mescolando, fate insaporire. Aggiungete l’acqua calda, l’alloro
e fate cuocere. Prima di servire aggiungete il parmigiano e il peperoncino.
Minestra di patate
Ingredienti per 4 persone:
patate pelate e tagliate a dadini gr. 400, pasta piccola
di semola gr. 150, prosciutto crudo a dadini gr. 100, 2
cucchiai d’olio d’oliva, 1
cipolla, 1,5 1. d’acqua calda
(o brodo ipocalorico), 1 rametto di salvia, sale e pepe
nero in grani (a piacere).
Tritate la cipolla e fatela
soffriggere con l’olio, il
prosciutto e le patate. Quando la cipolla è appassita aggiungete l’acqua, la salvia,
il sale e il pepe (a piacere).
Cuocete a calore moderato,
poi versate la pasta e, prima
di servire, lasciate riposare
alcuni minuti.
CALCIO: IL PINEROLO SALE AL SECONDO POSTO
— Il Pinerolo dei giovani continua a disputare un buon torneo
nazionale dilettanti; sabato scorso sul campo di casa i biancoblù hanno infatti superato per 1 a 0 la Valenzana grazie a una
rete di Pia al 31’ del primo tempo. In dieci negli ultimi 20’ per
l’espulsione di Biasotti, gli ospiti non sono riusciti a rimontare,
anzi i pinerolesi hanno anche colpito una traversa. Grazie a
questo successo gli uomini di Bortolas salgono al secondo posto con sei punti, sia pure in condominio con altre sei formazioni, dietro il Camaiore a 8 punti e rimpiangono una volta di più
quel clamoroso tonfo della prima giornata quando, in vantaggio
per 2 a 0 con il Nizza, si fecero superare nel finale. Il prossimo
turno vedrà il Pinerolo in trasferta a Savona, sabato 8 ottobre,
inizio ore 15.
CALCIO: PER IL LUSERNA TERZO PAREGGIO —
Tre partite e tre pareggi per il Lusema nel campionato regionale di Promozione. In trasferta con il Cascine Vica i valligiani
hanno affrontato una squadra a sua volta incapace di vincere; 0
a 0 il risultato finalfe per una classifica che sale a 3 punti, a due
lunghezze dalla capolista Alpignano. Domenica 9, ore 15, incontro casalingo col Centallo.
TENNIS TAVOLO: MALE LA VALPELLICE — Giornata negativa, quella di sabato scorso, per i pongisti della Polisportiva Valpellice; in serie CI il Bordighera, ben deciso ad aggiudicarsi il campionato, ha superato i valligiani per 5 a 1: hanno giocato per la Valpellice Rosso, Malano e Davide Gay, autore dell’unico punto. In C2 esordio di Belloni che con Sergio
Ghiri e Piras nulla ha potuto contro il Moncalieri, retrocesso
dalla CI e pronto a ritornarvi; 0 a 5 il risultato. I campionati saranno ora fermi per due settimane a causa di impegni nazionali
e internazionali.
CAMPIONATI PROVINCIALI DI CORSA — Buoni risultati per i giovani del gruppo sportivo Pomaretto ’80 ai campionati provinciali Uisp svoltisi domenica 2 ottobre a Grugliasco. Primi posti, nelle rispettive categorie, per Valentina Riehard, Susy Pascal, Maura Pegoraro e Laura Rostan.
Nella categoria avviamento allo sport 3° posto per Luana
Breuza, 4° per Cinzia Baret, 6° per Elena Roberto e 8° per Elizabeth Porporato.
Fra le ragazze seconda Manuela Barus, con Ivana Roberto
qùarta; Andrea Barrai è giunto 14° fra i ragazzi. Negli allievi
secondo Manuel Griot, 6° Cristiano Micol e 8° Simone Bertalotto; Patrick Pons è giunto 2° fra gli juniores.
BOCCE: CORSO PER RAGAZZI — L'amministrazione
comunale di Torre Pellice intende avviare, in collaborazione
con la Polisportiva vai Pellice, un corso di bocce che si rivolge
ai bambini e ragazzi di entrambi i sessi, di età compresa tra 6 e
16 anni, parallelamente all’anno scolastico 1994-95. La Polisportiva metterà a disposizione dei ragazzi i materiali necessari,
e i corsi saranno tenuti da un istruttore federale nazionale. La
partecipazipne al corso sarà gratuita; le iscrizioni si potranno effettuare direttamente presso gli impianti sportivi di viale Dante.
I corsi si svolgeranno il giovedì, dalle ore 16,30 alle ore 18, a
partire dal 20 ottobre. Per informazioni tei. 0121/932153.
a*
Successo per il concerto del cantautore di Sassuolo, organizzato da Radio Beckwith
Bertoli: cantare per lavoro è anche piacevole
PIERVALDO ROSTAN
Esalilo sul palco dopo che
la presidente dell’Anffas
(associazione nazionale famiglie fanciulli adulti subnormali) del Pinerolese, Mirella
Antonione, aveva illustrato
quali siano le tematiche su
cui l’associazione è impegnata: Pierangelo Bertoli, vent’anni di carriera e di successi, non ha perso la voglia di
impegnarsi né la capacità di
indignarsi. Ha voluto, per
esempio, ricordare la battaglia per l’aborto legale oggi
messo in discussione dal nuovo governo di destra, così come ha riproposto i brani più
noti della sua ricca discografia. Non era un concerto classico, quello organizzato da
Radio Beckwith nel tempio
valdese di Torre Pellice venerdì scorso; mancavano tastiere e batteria e il cantautore
di Sassuolo era accompagnato da due soli chitarristi: una
specie di ritorno all’antico
molto apprezzato nella suggestiva cornice, da un pubblico
di oltre seicento persone che
avevano già prenotato il posto fin da mercoledì.
L’atmosfera calda, di grande stima e amicizia, si è percepita fin dall’inizio e così
l’hanno vissuta gli artisti, alla
fine esausti ma veramente
contenti; Bertoli, a fine concerto ha detto; «Durante
l'estate abbiamo realizzato
quattro o cinque serate come
questa; è veramente molto
bello avere il pubblico a un
metro da te. L’ambiente ri
Pierangelo Bertoli (al centro) con i due chitarristi
stretto cambia tutto; certo il
numero di persone è contenuto ma si tratta di un tipo di
concerto che mi è sempre piaciuto molto. Ci fu un periodo,
all’inizio della mia carriera, in
cui ci fu un salto di quantità
di pubblico, con conseguente
allontanamento della gente
dal palco: quando il pubblico
è a dieci metri dal palco lo vedi appena, così è più bello e
più caldo. In molti casi è difficile disporre di uno spazio
contenuto al coperto; per un
teatro ti chiedono, tanto per
cominciare, 4 o 5 milioni. Noi
potremmo preparare un po’ di
più serate come questa; abbiamo circa un’ora e mezzo di
musica: io ora faccio fatica a
tenere per tutto questo tempo
con la chitarra perché non ci
sono più abituato ma si potrebbe migliorare».
- Come è cambiato il pubblico dei suoi concerti?
«Certo non è quello di
vent’anni o per lo meno lo è
solo in parte; qui ho visto facce di ragazzi che allora erano
bambini. La mia generazione
(quella dei cinquantenni) è
uno strano pubblico: molti
sono ancora appassionati e
spesso i figli ascoltano gli
stessi dischi di allora».
- E politicamente?
«Certo che dopo quaranta
anni di Democrazia cristiana
cambiare per avere Forza Italia 0 Alleanza nazionale vuol
dire proprio non cambiare
nulla. Sono rimasto molto
colpito dal fatto che gli italiani si siano fatti abbagliare da
un capo dal sorriso smagliante. Di questo sono indignato.
Posso raccontare di un mio
amico, impiegato in banca,
che canta e per due o tre mesi
ci rimetterà, dal prossimo .anno, se andrà in pensione, circa 400.000 lire. O continuerà
a lavorare in banca o si metterà a fare il piano bar».
- Qual è il ritmo dei suoi
concerti in un anno? Canta
per il piacere di farlo o perché è il suo mestiere?
«La media è sulla settantina
di esibizioni; nel ’91, con
“Spunta la luna dal monte’’®
abbiamo fatto più di 120 serate perché non si poteva dire
di no. Indubbiamente è un lavoro, ma quando sei sul palco
ritorna il piacere di cantare: è
bello e vorresti stare là finché
hai fiato; dipende comunque
anche dalle distanze: se si arriva sul luogo del concerto in
auto con una certa tranquillità
allora tutto va per il meglio,
mentre se devi fare un migliaio di km tutto è più difficile. Nei primi anni della mia
carriera, il massimo del Sud
era per noi il Basso Lazio».
VENERDÌ 7 OTTOBREjqq Jgpì 7 G
6 ottobre, giovedì — ANGROGNA; A San Lorenzo si
svolgerà la tradizionale fiera
autunnale.
8 ottobre, sabato — ANGROGNA: Nel tempio di
Pradeltorno, alle 21, avrà luogo un concerto del «Coro subalpino» di Torino.
8 ottobre, sabato — PINEROLO: Per la rassegna di
teatro dialettale, alle 21,15,
presso, l’auditorium del Liceo
scientifico, la compagnia
«Dia baudetta» di Villafranca
d’Asti presenta «Doni e bidoni», due atti di Giulio Perruquier, Cinzia Bianchi, Anna
Mondo e Elio Leotardi.
9 ottobre, domenica —
TORRE PELLICE; Alle
17, presso la .sala Paschetto
del Centro culturale valdese,
in via Beckwith 3, si inaugura la mostra della scultrice
Clotilde Ceriana Mayneri,
dal titolo «Per una notte che
appare». Sono esposti collages, installazioni, libri d’artista e opere grafiche recenti,
liberamente ispirati al mondo
della natura. La mostra è
aperta nei giorni feriali e festivi dalla 15 alle 18.
9 ottobre, domenica —
ANGROGNA; A partire dalle 11, con il ritrovo alla scuola di Chiot dl’Aiga, si svolgerà la festa a Serre Malan.
Alle 12,30 pranzo con polenta e spezzatino offerto dall’azienda agricola Alpignano
Bocci di Barfé. Alle 15 inaugurazione del posto tappa
realizzato nella scuoletta
Beckwith di Serre Malan in
collaborazione con la Comunità montana.
12 ottobre, mercoledì —
ANGROGNA; Alle 21, nel
tempio del Serre, si svolgerà
un incontro dibattito sul tema; «L’Ussl 43 della vai Pellice è stata soppressa: quali
saranno le conseguenze per i
nostri servizi?». Introduce
l’assessore alla Sicurezza sociale della Comunità montana, Ezio Borgarello; interviene l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Cucco.
mmmmmimiìa
Amo
gli anarchici
Mi dispiace aver trovato di
nuovo un errore che, se non
fosse che non sono esattamente un uomo d’ordine, troverei divertente. Ma io amo
gli anarchici, specialmente
quelli di Carrara. Anche se
sono piuttosto solo un libertario, Nella mia ultima lettera
(Eco del 23 settembre) avevo
scritto:^ «Non sono manicheo». E diventato: «Non sono anarchico». Uno spiritello
mi vuole omogeneizzare.
Gustavo Malan
Torre Pellice
FONDAZIONE «DOTT. ENRICO GARDIOL»
Via Beckwith, 1 - Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per l'assegnazione di borse di studio per l'università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli
studi universitari per esercitare nelle Valli le professioni di medico, notaio, avvocato, segretario comunale, possono richiedere una borsa di studio entro e non
oltre il 30 otttobre 1994, indicando:
- facoltà universitaria prescelta
- condizioni economiche personale familiari
- previsione delle spese che intendono pagare con
la borsa di studio.
Per ulterwn informazioni rivolgersi alla Presidenza del
Collegio valdese - Via Beckwith, 1 -10066 Torre Pellice (Tot
telefax 0121-91260
USSL 42
CHISONE. GERMA^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festìvafi
Ospedale valdese, PomaretttI
ÌBIM06U
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 OTTOBRE
Rinasca: Farmacia Bertorefe
- Via Nazionale 22 teli
800707 ’ „
Ambulanze: ^
Croce verde, Perosa: tei. 810oq
Croce verde. Porte : tei. 201454
[ a VI r
[che a\
fosa di ven
fiiitti d
USSL 43 - VALPELl
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;,!
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 OTTOBRE
Torre Pellice: Farmacia In«*
ternazionale - Via Arnaud sl
tei. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei J
598790
USSL44-PINEROLE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, telJ
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INPERMIERiSTIi;¿|]
dalle ore 8 alle 17, presso i
stretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZ^I
telefono 118
TORRE PELLICE - Ili
cinema Trento propone, gM
vedi e venerdì, ore 21,15,^1
vere! di Zhang Ymou; saba-ii
to, ore 20 e 22,10, domenica,
ore 16, 18, 20 e 22,10, lu-ì;
nedì, ore 21,15, Wolf, label'l
va è fuori. Ì
BARGE — Il cinema OÀ
munale ha in programma^
venerdì. L’uomo in unifori|
me; .sabato. Cose preziose^
da domenica (ore 15, 17,
21) a giovedì. Amarsi. Inizio|,
spettacoli nei giorni ferialití
ore 21. ; 1
Jizia hi
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PINEROLO — 11 cinema
Italia, fino a giovedì propœ |
ne, alla sala «5cento», Beverly Hills, coop 3 ore 20,15 !
e 22,20; da venerdì 7 a mef- f
coledì 12 The flintstones; feriali 20,20 e 22,20; sabato^]
20.20 e 22,30, domenica-,
14,30; 16,30, 18,20, 22,20, ]
22.30, Alla sala «2cento» è in
visione Speed; feriali otC\
20.20 e 22,30, sabato 20,20 e i
22.30, domenica 15,15,
17.30, 20, e 22,20.
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Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/faxQ121/932166
Sped. in abb, post./50
Pubblicazione unilaria con Rifornia
non può essere venduto separatamente
Rag. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondavi
Una copia L. 1.300
dì!
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NJorf'
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15
199
j7 ottobre 1994
PAG. 7 RIFORMA
, festiva;
OfTiarettoJ
Ihgelici campani partecipano alla manifestazione per i diritti degli immigrati
late lo straniero; perché foste stranieri
liun gUARAGNA
^ vi rendete conto
che avete realizzato
di veramente imporrgi tutto il movimenptti degli immigrati
guarda a voi. Per meilizia ha assediato il
Villa Literno e con
lotte e le vostre iniì un problema di orjblico l’avete fatta diana questione politiivemo è stato costretto
, a trattare, a prenjpegni. La settimana
hanno dato fuoco al
e ancora una volta il
10 non ha potuto far rifogli di via ma ha
ito a Caserta il prefetto
i per trovare una siione immediata. Oggi
messo in piedi una
istazione che in nesa parte d’Italia si è in
inimaginare...»,
lato r ottobre, nel saloCamera del Lavoro
irta, sono riuniti i rapati del Forum antidella Campania, la
itazione a sostegno dettanti del ghetto e per i
degli immigrati si è
isa un’ora fa e queste
ce le sentiamo dire da
[gente nazionale. 5.000
non sono una massa
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dolati: nelle strade di
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ifestazione. C’erano
sindaci con i gonfalolomuni, delegazioni di
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Gli immigrati vengono nel nostro paese con i loro figli
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cesso il tempo di godersi la
riuscita dell’iniziativa perché
già deve correre a capire che
c’è da fare il giorno dopo:
questo governo ha un disegno
ben preciso che va contro la
stragrande maggioranza degli
immigrati, ci aspettano mesi
molto duri; chiediamo che si
vada il più presto possibile a
una manifestazione nazionale
come quella di cinque anni fa
per conquistare una normativa che garantisce i diritti fondamentali per gli immigrati.
Interviene Pina, una settentrionale che è venuta qui diversi anni fa e si è prodigata
a prestare assistenza non soltanto al ghetto di Villa Literno ma a tutti i piccoli nuclei
di immigrati sparsi nella piana del Volturno: «Badate che
non siamo noi a essere isolati, ma chi fomenta il razzismo; la gente ha capito che
se qui vanno via i neri crolla
l’economia della zona. Bisogna far diventare lo sciopero
generale del 14 ottobre la
giornata dell’unità dei neri
con i bianchi. Se l’opposizio
ChIESA evangelica VALDESE
(Unione delle Chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
> PER OPERATORI NEI SERVIZI E NELLA DIACONIA
Casa Cares dal 4 al 9 novembre 1994
di aggiornamento riprende anche quest’anno le
isuete tematiche: studio biblico e attualità.
^rso si rivolge in modo particolare ai diaconi, ai
fi dei comitati e ai direttori delle opere diaconali,
|j^®^che aperto a tutti coloro che hanno interesse ad
«ondire queste tematiche.
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sera: arrivo
ore 9: prof. Giorgio Peyrot; «Le origini e i
principi fondamentali dell’ordinamento valdese»
ore 15: prof. Nedo Baracani: «Origine e sviluppo dei processi decisionali»
partecipazione alla giornata di inaugurazione dell’aritio accademico del
Centro di formazione diacoriale
ore 9; prof. Claudio Tron: «Tra decìslona
lismo e coinvolgimerito>V
ore 9: prof. Elio Canale: «1900/1945: i protestanti e le due grandi guerre», a cui
seguirà una testimonianza diretta
ore 15: past. Maria Bonafede e Daniele Garrone: «I Salmi di gioia»
ore 9: Continuazione studio biblico
^^partecipazione lire 120.000
e iscriàcmi rivolgersi a:
erette e Paul Krieg (Casa Cares), tei. 055/8652001
° fo'n'dan (Commissione diaconia), tei. 091/6827942-3
®.Tton (Commissione diaconia), tei. 01211953122
»Coi
ne alla legge finanziaria del
governo Berluscóni è un fatto
di civiltà, non vi può essere
civiltà se i neri rimangono
fuori la porta».
Fall Ndongo, il senegalese
che ha parlato al comizio, ci
tiene a precisare: «Mi avete
chiesto di parlare a nome del
forum, io ho rispettato la scaletta di intervento che avevamo concordato ma mi sono
sentito in dovere di aggiungere un pensiero sul pericolo
fascista che sta correndo 1’
Italia: quando si registra una
propaganda così massiccia
contro noi immigrati, certamente noi rischiamo di essere ributtati a mare, ma insieme a noi è la democrazia che
va a fondo».
Al comizio, oltre a Fall
Ndongo e a un dirigente nazionale del sindacato, ha preso la parola anche il vescovo
Nogaro. Forse è la prima volta che il mio orgoglio protestante non si è ribellato quando abbiamo deciso di far parlare un cattolico e non altri.
Raffaele Nogaro era teso, sono settimane che subisce minacce, lo vogliono mandar
via da Caserta: «Vada in
Africa a far queste prediche!». I giornali locali lo accusano di essere agente dei
comunisti con lo stesso stile
intimidatorio con cui in America Latina la stampa golpista
si muove nei confronti dei
preti della teologia della liberazione: gli hanno «consigliato» di non presentarsi sul palco, ma questo prete ci ha rap
presentati veramente tutti non
tanto per le belle e sincere parole che ha pronunciato ma
per la coerenza e la costanza
della sua battaglia dalla parte
dei fratelli immigrati.
Tuttavia in una realtà multietnica e multirazziale ci sono anche gli stupidi: non si
spiega diversamente la contestazione che Nogaro ha subito
da parte del gruppo dei centri
sociali; sarebbe troppo semplice e forse anche ingiusto
accusare di comportamento
fascista questi giovani con la
loro psicosi rivoluzionaria e
con il oro complesso edipico
che li porta a copiare ed esaltare tutti gli errori del postsessantotto e li rende così predisposti a spaccare tutto ciò che
si costruisce unitariamente.
Però ci viene^ in mente Wiston
Churchill: «È meglio avere a
che fare con i delinquenti che
con i cretini, i delinquenti
hanno bisogno di riposarsi».
Durante il corteo la gente si
avvicinava a delle persone
per leggere un cartellino che
avevano sul petto: «Amate lo
straniero perché voi foste
stranieri in terra d’Egitto»;
ovviamente erano i protestanti di Napoli. Questa manifestazione è anche nostra a pieno titolo: da sempre siamo
stati vicini ai fratelli del ghetto, ne abbiamo sostenuto tutte
le lotte, abbiamo contribuito a
fondare il forum antirazzista.
«Amate lo straniero» noi lo
abbiamo inteso come un invito all’impegno, a lavorare insieme agli altri, a organizzarci insieme agli altri, a fare i
conti con la politica stando
dalla parte del debole.
Se si apprende dalla televisione che il ghetto è andato a
fuoco ci si può commuovere,
e questo è già importante con
i tempi che corrono, ma lo
straniero non lo si può amare
se la sua lotta non diventa la
tua lotta, se la sua vita non
entra nella tua vita; e allora
stringi i pugni invocando il
Signore perché tutto è difficile, tutta la strada è in salita e
ti viene voglia di lasciar perdere ogni cosa perché hai tanti altri problemi tuoi. E allora
preghi insieme a Raffaele
Nogaro non perché ti va a genio l’ecumenismo, ma perché
ti ritrovi a fianco questo prete
coraggioso, insieme ai fratelli
neri e fortunatamente anche a
tanti fratelli bianchi.
Federazione delle chiese evangeliche
Gli stranieri non sono
gli appestati del 2000
Verso la metà di settembre
la stampa ha diffuso una serie
di notizie allarmistiche sui rischi di contagio a causa della
presenza in Italia di imrnigrati provenienti da paesi in cui
sono in corso epidemie (come l’Albania). In seguito al
conseguente «pattugliamento» della costa adriatica, la
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei)
ha rilasciato il 16 settembre
la seguente dichiarazione:
«La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia desidera
esprimere la sua preoccupazione per le notizie diffuse
dalla stampa sui rischi sanitari connessi alla presenza di
immigrati nel nostro paese.
Notizie simili creano un’atmosfera di panico e di disorientamento tra la popolazione e possono generare atteg
Nella comunità di Tramonti di Sopra
Nonna Erminia
compie cento anni
giamenti di xenofobia e di
razzismo. Questo porterà fatalmente a giustificare una
politica di chiusura verso gli
immigrati. Ci pare inoltre che
il massiccio impiego di mezzi della Marina militare, della
Guardia costiera e delle forze
di polizia sia una misura eccessiva e troppo drammatica
di fronte a questa situazione.
Del resto la militarizzazione
di una parte della costa italiana è allarmante anche dal
punto di vista della salvaguardia delle istituzioni democratiche. Nello spirito delle deliberazioni della conferenza del Cairo, che anche il
governo italiano ha sostenuto, i problemi di salute degli
Immigrati vanno affrontati
con adeguati interventi sanitari e non semplicemente con
azioni militari o di polizia».
________ABBICO BONNES_______
La testa candida sembra
ormai confondersi con il
bianco della camicia e delle
lenzuola, gli occhi grigi, a
sprazzi ancora mobili, girano
qua e là forse nella ricerca di
cogliere qualcosa che sia ancora familiare, le mani ossute
solcate dalle vene ben evidenti si muovono forse per
trattenere l’allegra festosità
che la circonda.
Si può dire che tutti gli abitanti di Tramonti di Sopra si
siano dati appuntamento, l’8
settembre, nella casa di Erminia Menegon per festeggiare i
suoi cento anni: c’è il pastore
che leggerà un salmo e innalzerà una preghiera e la locale
comunità valdese che canterà
un inno, c’è il parroco che testimonierà la stima della locale Chiesa cattolica, il sindaco che consegnerà una targa,
il suonatore di'fisarmonica
che inciterà alle danze, il figlio Benito, appositamente
rientrato dall’America, che
porta la pergamena dell’ ambasciatore americano in Italia, le figlie Santina e Maddalena che si alternano quindicinalmente per la diuturna assistenza, i generi, i e le nipoti
e c’è naturalmente da mangiare e da bere per tutti e appesi lungo la strada i palloncini colorati.
Aria di festa per chi ha
compiuto cento anni! La sua
data di nascita risale all’Ottocento, quando ancora nelle
case non c’era la luce né acqua corrente; quando bisognava andare giù, al Meduna,
per lavare i panni; e quante
volte Erminia ha raccontato
«la prima volta» che ha visto
inerpicarsi su al paese la prima automobile. Lei cattolica,
figlia di genitori devoti e pii
dei quali ancora si ricorda la
cristiana bontà, sposa un valdese e diviene a sua volta valdese, là nel chiuso delle montagne. Sono passati gli austriaci, sono venuti gli italiani; la prima guerra mondiale
è passata anche di là.
Il suo Giovanni, per mantenere la famiglia, deve emigrare, prima in Francia e poi
negli Stati Uniti. Ritorna a
casa ogni due anni e ogni ri
torno è segnato dalla nascita
di un figlio; sei (tre maschi e
tre femmine) saranno le visite
a casa prima della grande depressione che colpirà l’economia americana e da allora
Giovanni non potrà più tornare fino alla fine della seconda
guerra mondiale e lei, da vedova bianca, dovrà veder passare da quelle contrade i tedeschi e i cosacchi prima di
partire a sua volta, nel 1950,
per gli Stati Uniti. Senza sapere una parola di inglese,
appena arrivata a Greenweech nel Connecticut, si presenta nella prima comunità presbiteriana che le capita a tiro
e la frequenta trascinando
con sé tutta la famiglia. Nel
1962 è tornata a Tramonti e
in memoria del figlio ha voluto donare alle chiese evan• geliche del Triveneto un appezzamento di terreno sul
quale costruire l’attuale Centro ecumenico (il primo
Bmv) «Luciano Menegon».
La guardo: siamo in tanti a
circondarla; preghiamo, cantiamo, parliamo; il suono delle nostre voci scivola via, non
riesce più a trovare appigli e
lei ci guarda senza vederci, il
suo sguardo insegue pensieri
che a noi non è più dato di
conoscere. Una vita lunga un
secolo. Siamo grati a Dio per
tutto quello che ci ha dato attraverso questa vita.
Scuola cattolica
Finanziamenti
pubblici?
Si terrà il 30 ottobre la giornata nazionale della scuola
cattolica di Roma. L’obiettivo è quello di sensibilizzare
l’opinione pubblica sulla necessità di finanziare con soldi
pubblici la scuola cattolica in
quanto scuola autenticamente
popolare. Assolutamente convinti di parificare la scuola
pubblica e la scuola privata
sono sia il ministro per la
Pubblica istruzione, D’Onofrio che il presidente del Consiglio, Berlusconi.
Associazione comunicazione cristiana
Mass media e potere
il caso italiano
Si è svolto a Santa Severa
(Roma) dal 22 al 25 settembre, presso il ’Villaggio battista della gioventù, rincontro
annuale del Comitato europeo della World Association
for Christian Communication
(Associazione mondiale per
la comunicazione cristiana,
Wacc). La Wacc è una associazione mondiale ecumenica
che pone al centro delle sue
attività la promozione di una
comunicazione libera e indipendente, particolarmente nei
paesi del Terzo Mondo, finanziando progetti alternativi
di comunicazione (stampa,
radio, educazione di massa
ecc.). Per l’Italia partecipa
alla Wacc la Federazione
delle chiese. Nell’ambito
dell’incontro, il 23 settembre
a Roma presso la sala stampa
estera si è svolta una tavola
rotonda sul tema «Media e
potere; il caso Italia». Alla
tavola rotonda, che ha inteso
fornire un’informazione ai
giornalisti europei che si occupano di notizie religiose,
hanno preso parte Giuseppe
Giulietti, deputato progressista, Paolo Liguori, direttore
di Studio aperto (Italia 1),
Liisa Liimatainen, giornalista
finlandese. La tavola rotonda
è stata presieduta da Gianna
Urizio, caporedattrice della
rubrica televisiva Protestantesimo (Rai 2).
La Wacc, fondata nel ’68,
terrà la sua seconda assemblea mondiale nell’ottobre
1995 in Messico. Tema dell’
assemblea, a cui parteciperanno oltre 600 giornalisti e
comunicatori di tutti i paesi
del mondo, sarà «Comunicazione e dignità umana».
16
PAG. 8 RIFORMA
Ì7C
Le fede del credente e l'impegno civile
Il «programma»
di Paolo Paschetto
ELIO RINALDI
Il filosofo Jacques Maritain
in un suo scritto {Religión
et culture, Parigi 1958) dice
che «l’arte per Dio suppone
Dio nell’anima»: certo è che
il movente artistico del pittore Paolo Paschetto sorse da
una sentita carica di fedeltà
alla causa dell’Evangelo.
Nel corso della «storica»
visita (1986) dell’allora presidente della Repubblica Cossiga al tempio e alla Facoltà
valdese di teologia in Roma,
fu fatto presente che per 1’
emblema della Repubblica
stessa era stato scelto, tra gli
altri bozzetti, proprio quello
ideato da Paschetto e a proposito di quest’ultimo, in occasione del centenario della nascita nel 1985, furono riportati sulla rivista «Qui Touring»
scritti di autorevoli firme; si
menzionava il rilevante apporto dato alla prestigiosa associazione turistica italiana
dal nostro artista per la grafica, per esempio, delle testate
di varie pubblicazioni, tra cui
«Le vie d’Italia». A Torino,.
nel 1985, fu allestita una mostra al Museo della montagna,
patrocinata dalla Provincia e
dalla Società di studi valdesi.
Appare significativo, a questo punto, citare il fatto che il
pittore e xilografo, nella piena maturità della vita, definiva così il proprio programma
artistico: «Avere della vita
un’interazione spirituale, religiosa, di essa farsi alimento, fiamma, sostanza di tutta
l’anima, l’interazione nostra
religiosa sarà la nostra interazione artistica».
La quercia affrescata nell’
abside dell’Aula sinodale a
Torre Pellice con il versetto
biblico: «Sii fedele fino alla
morte», i francobolli dell’Italia turistica, le numerosissime
litografie a carattere religioso
(tra le quali la serie del «Pa
dre nostro» e del Salmo 23),
le litografie del «Credo apostolico» oltre alle decorazioni
della chiesa valdese di Roma
piazza Cavour, quelle dell’anticamera e di alcune stanze
del ministero della Pubblica
Istruzione, le visioni paesaggistiche delle valli piemontesi
(soprattutto quelle valdesi con
i caratteristici costumi femminili) consegnano questo pittore alla storia dell’arte italiana.
Dal punto di vista artistico,
però, ci pare opportuno evidenziare la differenza tra le
icone degli ortodossi, le imrnagini a soggetto religioso tipiche dell’età rinascimentale
e le rigoristiche illustrazioni
bibliche di Paschetto a mo’ di
testimonianza cristiana e di
invito alla lettura e all’approfondimento della Parola.
Nella rilettura dell’intera, così vasta, attività di Paolo Paschetto, può ben dirsi che
questi ha vissuto il proprio
impegno di attivo cittadino
nella Repubblica e di fedele
cristiano che, intimamente, ha
avvertito il valore del «buon
combattimento della fede» (I
Timoteo 6, 12) nella singolare continuità tra i simboli grafici, le sue immagini e i paesaggi montani visti quale
ascesi alla suprema aspirazione del regno di Dio.
La Francia e il mondo del cinema festeggiano il centenario della nascita del registi
Jean Renoir e l'osservai^ìone della realtà
ALBERTO CORSANI
Enrico Arnaud in una xiiografia
di Paschetto
Figlio d’arte (il padre era
il pittore impressionista
Pierre-Auguste) e artista che
spaziava nei vari campi dell’
espressione: attore, conoscitore di teatro e letteratura, soprattutto, secondo Fran-gois
Truffaut, il miglior regista
della storia del cinema. Jean
Renoir viene ricordato dal
mondo del cinema a cent’anni dalla nascita e a quindici
dalla morte.
Lo ricordano i francesi, che
in estate gli hanno dedicato
un numero dei Cahiers du
cinéma (la rivista che fu redatta, agli inizi, dallo stesso
Truffaut con Eric Rohmer,
Jean-Luc Godard, Claude
Chabrol); lo ricordano gli italiani, che hanno sempre ravvisato nella sua opera degli
anni ’30, per il tramite di Luchino 'Visconti, che gli fu assistente, un’indicazione a seguire le vie poi percorse dal
neorealismo. Per la verità
l’influenza di Renoir sul neorealismo appare un po’ discutibile, perché discutibile è la
nozione di neorealismo, soprattutto se considerata in riferimento a ’Visconti; ma è
certo che La grande illusione
(1937), ispirato a una vicenda
realmente accaduta nella prima guerra mondiale, vide le
riprese «esterne» realizzate
nei luoghi veri dei fatti, e
questo sarà uno dei principi
cui si atterrà Rossellini, dieci
anni dopo, con Roma città
aperta (in questi giorni il
film è stato proiettato proprio
nel quartiere in cui fu girato).
Paisà e Germania anno zero.
In questo, caso mai, Renoir
fu precursore di tutto il cinema moderno.
Caratteristica saliente di
questo prolifico autore, che
scrisse anche soggetti non
realizzati e racconti, di cui alcuni pubblicati anche in Italia, oltre agli scritti cinematografici, è stato, curiosamente,
di non eccellere nelle specialità che hanno fatto grandi al
Dlbattito in stuiJio nell'ultima trasmissione di «Protestantesimo)
Quale pluralismo per la scuola?
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
La trasmissione di domenica 25 settembre si proponeva di sentire il parere
delle minoranze religiose sulle ipotesi di riforma della
scuola che stanno emergendo.
Conduceva in studio Paolo
Naso, che ha messo in evidenza come ai valori costituzionali del pluralismo e della
laicità si stiano sostituendo i
concetti di autonomia e di integrazione tra pubblico e privato. E così iniziato il dialogo
con i quattro ospiti, intervallato da rapide interviste a
gente della strada a cura di
Marco Davite.
Franca Long, insegnante e
membro della Tavola valdese, lamentando il fatto che da
50 anni la scuola sia stata appaltata alla Democrazia cristiana, ha sostenuto che bisogna ripartire dalla centralità
della scuola pubblica come
luogo di formazione dello
spirito critico e di confronto
delle diverse culture.
Pupa Garriba, esperta di
problemi scolastici, citando
un documento approvato
all’unanimità dalla Federazione delle comunità ebraiche
italiane, ha ribadito con energia il ruolo di una scuola pubblica «pluralista, laica, acon
fessionale e gratuita»; ha ricordato poi come il suo rientro nella scuola di stato, da
cui era stata radiata in quanto
ebrea, avesse significato per
lei, ancora bambina, il simbolo della rinascita di una società aperta a tutti i cittadini.
Mariella Mazzetto, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, ha affermato di condividere la preoccupazione della salvaguardia della democrazia nella scuola, e ha visto
nell’autonomia degli istituti
la soluzione del problema,
giungendo a proporre come
scopo lo smantellamento del
ministero della Pubblica Istruzione che, in quanto accentratrice «macchina faraonica», non può conoscere le
realtà locali; il sottosegretario
ha condensato il suo pensiero
nello slogan «più democrazia,
meno stato».
L’onorevole Luciano Galliani, cristiano-sociale, segretario della commissione Cultura della Camera, ha rifiutato
vivacemente la contrapposizione tra democrazia e stato e,
pur dicendosi d’accordo sull’autonomia, si è dichiarato
per un sistema nazionale unitario «integrato» che (anche
all’interno di scuole ideologicamente caratterizzate, come
quelle cattoliche) garantisca il
libero dibattito delle idee e
uno standard di obiettivi comuni. Sull’ipotesi del buonoscuola alle famiglie, anche recentemente proposta dal presidente del Consiglio,, nessuno
dei presenti concorda, almeno
per il momento.
Nonostante le assicurazioni
dei due parlamentari, è stata
chiara la preoccupazione di
Franca Long e Pupa Garriba
che il potenziamento del pluralismo delle scuole vada a
danno del pluralismo nella
scuola. Già ora, per esempio,
nelle scuole materne spesso
accade che il largo spazio dedicato ai preparativi del Natale coinvolga (o emargini) gli
allievi ebrei o musulmani. È
stato sfiorato anche il problema dell’ora di religione, che
per il sottosegretario deve diventare di contenuto culturale. La stessa Mazzetto tuttavia non ha offerto alcuna assicurazione circa il reclutamento e la preparazione degli
insegnanti.
Ho trovato apprezzabile
che si sia affrontato l’argomento e anche che ci sia stato
un confronto di posizioni diverse (con conseguente «vis
polemica», ben comprensibile), il che è positivo ai fini
dell’ascolto e dell’approfondimento.
Una scena da «La nuit du carrefour» (1932)
tri registi: altri (Pabst, von
Stroheim) ebbero più capacità
nel delineare le figure femminili; altri (Dreyer, Ejzenstejn)
raggiunsero le vette del linguaggio figurativo; altri (Max
Ophiils) furono virtuosi della
macchina da presa e dei suoi
movimenti, nonché degli allestimenti scenografici; altri
(Lang, Ford, Hitchcock) si
concentrarono sul ritmo e sul
montaggio, inchiodando alle
sedie gli spettatori; altri (Lubitsch) praticarono con più
sottile humour l’arte della
commedia.
Se Renoir non fu il più bravo nei vari settori di cui si nutre l’arte cinematografica, come fece notare Giovanni K.
Koenig al Festival dei popoli
di Firenze che tributò il primo
omaggio al maestro da poco
scomparso nel 1979, riassunse però la capacità di governare unitariamente tutti questi
ambiti, di circondarsi e di valorizzare i collaboratori più
adeguati, di frequentare i «generi» cinematografici più diversi: dal film in costume {La
Marsigliese, 1937) al «noir»
{La nuit du carrefour, 1932),
da Simenon, sarà .capostipite
di una serie di polizieschi «alla francese» tuttora fiorente,
dalla commedia {Boudu sal
vato dalle acque, 1932) all’
ispirazione tratta da fatti di
cronaca {Toni, 1934). Co.sì
muovendosi, tuttavia, Renoir
rimetteva in questione lo statuto di questi generi e dava
loro un’impronta personale
che corrispondeva a una visione della vita basata su una
sconfinata fiducia nell’uomo.
Il miglior esegeta di Jean
Renoir fu André Bazin, quel
critico di formazione spiritualista (collaboratore di Esprit,
la rivista di Emmanuel Mounier) che con i suoi studi critici e frammentari (recensioni
o piccoli saggi appena più
ampi) tra gli anni ’40 e ’50
formerà un’intera generazione e darà vita alla teoria del
cinema più importante per la
generazione degli anni ’60.
Bazin non potè scrivere un
vero e proprio libro, ma Truffaut raccolse in volume i suoi
interventi sui singoli film, da
cui emerge la comprensione
profonda che il critico ebbe
per il regista.
Attraverso l’analisi, particolarmente accurata per il periodo degli anni ’30 (gli anni del
Fronte popolare, quando il cinema francese era di molte
lunghezze il più importante
d’Europa) Bazin rinviene,
neH’allestimento delle .scene.
Un libro che studia l'obiezione di coscienza e il mondo cattoli|
Pacifismo
intorno a De Gasperi
ROBERTO PEYROT
Pacifismo e obiezione di
coscienza (governo permettendo) sono temi assai
menò «pericolosi» di quanto
non lo siano stati durante gli
anni della guerra fredda, e in
modo particolare nel periodo
che va dal 1948 al 1953. Ne
fornisce un’ampia documentazione Giorgio Vecchio, docente presso l’Università di
Parma e studioso di storia dèi
pattiti*.
Il libro prende in esame
cronologico il movimento più
significativo di quegli anni, i
Partigiani della Pace, attraverso i suoi vari congressi intemazionali, i suoi appelli e i
relativi documenti. Pur legato
ideologicamente al comunismo, il movimento ebbe senza dubbio il grande merito di
creme in larghi strati di popolazione una coscienza del rischio bellico in generale e di
quello nucleare in particolare,
da considerarsi (il problema è
sempre attuale) come un problema basilare per l’avvenire
stesso della civiltà umana.
Molto spazio viene riservato a Pietro Nenni, segretario
del Partito socialista, fautore
di una politica di «solidarietà
intemazionale» per evitare da
un lato la colonizzazione a
mericana e dall’altro quella
sovietica proseguendo, in
tempo di pace, quella che era
stata l’alleanza di guerra fra
Est e Ovest. Conseguentemente Nenni si battè per la
neutralità italiana, per poi allontanarsene gradualmente
con la preparazione del centrosinistra e la sua andata al
governo.
Anche la questione dell’
adesione italiana al Patto atlantico (Nato) viene ampiamente ricordata, assieme
all’impegno comunista per
una petizione popolare contraria che raccolse-milioni di
firme e il pesante intervento
del governo De Gasperi, tramite il ministro Sceiba, che
diede alle forze dell’ordine
poteri tali da superare ampiamente i limiti fissati al loro
operato. La guerra di Corea
(1950-53) vide altre forti contrapposizioni e il supino atteggiamento del governo. Ancora Sceiba ebbe a dichiarare,
a proposito di un ventilato
impiego dell’arma atomica,
che «nessun popolo rinuncera mai ad usare i mezzi,
quali che siano, se ritenuti
capaci di salvare dalla morte
e dalla schiavitù...».
Quanto all’obiezione di coscienza, il periodo preso in
esame vide un’infinità di pro
poqu
é
nei rapporti spaziali neii
lizzo (particolarmente.
Regola del gioco, 193» !
quadrature lunghe, di j
respiro, articolati in va
ni», da quello ravvicim^
allo sfondo, dove nessii
rnento è mai statico, y
cità che Renoir aveva )
gliere la morale dei raj,
individuali. Rappory
plessi, che si articolano6.
le direttrici dei sentimeJ
sesso all’amore, all’ai
e lungo quelle della so»
La grande illusione H
giocata sulla dialettica nj
Io fra nazionalità e ling
verse (che in guerra siL
nemici), ma anche sulK
trapposizione tra nobilig
nobili, tra ufficiali di cJ
(come dimenticare vonl
heim con il suo busto eil
nocolo?) e truppa. AUo s.
modo La regola delÀ
metterà in scena i comi
rapporti fra servi e padrol
Altre volte Renoir sii
gerà nel realismo più c.
oltre a questo nel naturai
attingendo da Zola peri
( 1926) e La bête huin
(1938, reso celebre da..
Gabin, macchinista feijoi
con occhiali neri); ma qui
frequenterà Gorkij pei|
bas-fonds (1936) nesM
gerà il crudo realismi^
sconfinare nella comma
nel grottesco, sostenuto!
terpreti di alta maestria!
lo stesso Gabin e un imp
bile Louis Jouvet. La sdì
pacità di coniugare ver«
e vero, autenticità e fabni
ne lo portava a cogliea
«senso» (dei rapport^dffl
vita) che stava oltre le app
renze. Come scrisséBail
con felice espressione, riti
tava, nel cinema di Ren®'
« rein venzione delTesaÙ
(...). L’esattezza del detl^
attiene in Renoir tanto éË
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: 7 ottobre 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
llloquio con lo scrittore Erri De Luca, che ha tradotto il secondo libro delia Bibbia
ido, ^affascinante lingua della rivelazione
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Lpre benevole, da parpguisti, critici letterari
„ridi ebraismo,
latta di una traduzione
liamente letterale che,
l’ausilio di abbon,^rotazioni a piè di pa¿rca di fare cogliere al
Ite aspetti altrimenti perJa lingua originale, ardo perfino a conservara|ostruzione sintattica.
' no rivolto alcune dode all’autore perché ci
se a comprendere lo
di questa operazione
fdove parte il suo inteipr le Scritture ebrai‘pme nasce in lei il de|i di studiare l’ebraico
ptersi accostare ai testi
U senza alcuna mediafimlturale e linguistica,
Icessariamente ne alte^arte il senso originale?
^ia fine degli anni Seti^®minciai a fare mestiebrai cambiando molte
revo treni’anni e molerto intorno. Perciò ho
iato le Scritture perché
mtane e le si incontra
io si è soli. Ho amato
storie al punto di voler
sere la loro lingua mal'ebraico antico: sono
‘p autodidatta e sono
con il mio bicchierino
Iute, voltando le spalle
la l’infinita stesura dei
Sintari, delle ortodossie,
feli:femi, delle eresie, dei
d é delle santità, inna l’infinita stesura della
- Lei ha fatto un’operazione che, come affermato nell’introduzione al libro, è
guardata con molto sospetto
da linguisti e traduttori «ortodossi». Può spiegare come
è arrivato alla determinazione di proporre una traduzione così letterale del testo di
Esodo?
«Chi sa leggere l’ebraico
antico è esterrefatto dalle traduzioni e dalla distanza che
prendono dall’originale. Nessuno ha mai sentito dire che
una traduzione, una tra le
mille, fa schifo? Eppure sono
tutte diverse. Sono tutte buone? No, sono diventate tutte
plausibili. Il mio sforzo è di
annullare il plausibile dalle
traduzioni, mostrando la nudità letterale dell’ebraico, parola dietro parola, a costo di
irrigidire l’italiano».
- Il testo è di faticosa lettura e dunque poco fruibile dal
lettore non specialista; chi
erano, nelle sue intenzioni, i
destinatari dell’opera?
«Destinatari sono quelli
che per una volta vogliono
sapere com’è fatta la lingua
scelta per la creazione del
mondo. Il mio sottosuolo di
note insegne le parole di
quella lingua e cerca di spiegare perché sono belle, perché potevano scatenare l’emozione religiosa necessaria
ad accendere in un popolo
l’entusiasmo per il monoteismo, per il Dio unico, l’Adonai Ehad».
- Lei parla della lingua
della Bibbia come «lingua
sacra» e sostiene, mi pare,
che l’unico atteggiamento
adeguato per una sua lettura
non superficiale sia una disposizione di fede o quanto
meno, per dirla con Coleridge, da lei citato, di «sospensione dell’incredulità». Con
divido questa visione e comprendo che lei offre una traduzione del testo biblico che
cerca di avvicinare il più
possibile il lettore al pathos
dell’ascolto dei racconti antichi come racconti di fede. A
questo proposito lei dice di
volere suscitare una «nostalgia per l’originale».
Potrebbe spiegarci che cosa intende per nostalgia? E
semplicemente un richiamo
linguistico, o è la proposta di
uno sguardo rivolto a un
passato che non c’è più o c’è
dell’altro?
«Quando il creatore dice al
popolo che gli darà «una terra che ha mestruo di latte e
miele» (non “che stilla”) annuncia, nel modo più forte
che ha, un suolo che avrà la
stessa fertilità della donna,
valore assoluto per i popoli di
allora. Una terra che prorompe di vita come un grembo,
questo promette a un popolo
di schiavi. L’emozione di
quella rivelazione si fonda
sul linguaggio: quella gente
viene contagiata dalle parole,
dal loro peso solenne e anche
brutale. Allora nostalgia per
l’originale è potere sentire
anche oggi un po’ di quella
febbre che attraversò i primi
ascoltatori del messaggio».
- L’allontanamento e la
storica presa di distanza del
cristianesimo dalle sue radici
ebraiche e l’inevitabile conseguente ellenizzazione della
teologia e cultura cristiana
ha prodotto dei danni forse
irreparabili alla comprensione della nostra stessa fede e,
drammaticamente, non solo a
questa. Secondo lei è possibile un recupero almeno parziale di queste radici? E con
quali prospettive?
«Il danno irreparabile riguarda il Nuovo Testamento.
Gesù era un ebreo, parlava in
aramaico, conosceva profondamente le Scritture ebraiche
sacre ma il verbale delle sue
parole è steso in greco: i
Vangeli perdono subito e irreparabilmente l’originale,
facendolo passare attraverso
lo schermo deformante di
una lingua dominante e culturalmente imperialista.
Quella perdita dell’originale
è per sempre: l’Antico Testamento invece è lì e chiunque
lo desideri può attingere alla
sua lettera».
- Di tutti gli episodi della
Bibbia da lei tradotti e commentati con tanta passione,
quale in particolare vuole offrirci come parola, perla preziosa da «ritrovare» in una
cultura e per una fede, la nostra, che dimostra di averla
smarrita?
«Penso alla torre che gli
uomini volevano costruire fino in cielo e alla seguente
condanna a non parlare più
una sola lingua; fu un dono:
l’umanità si era ridotta a una
colonia di insetti, fabbricava
un termitaio infinito e verticale: erano in un vicolo cieco. Ebbero allora molte lingue in bocca e se ne andarono a riempire il mondo:. Dio
non volle più essere chiamato
con un nome solo, ma attraverso una sterminata varietà
di suoni. Torneremo a una
lingua sola nei tempi ultimi,
secondo Zefania: “Perché allora verserò ai popoli una lingua benedetta per chiamare
tutti loro in nome di lod”*.
Lasciamo che i popoli invochino il cielo in tutti i modi
che sanno».
* De Luca, ogni volta che trova nel testo ebraico il tetragramma Yhwh lo traduce con l’iniziale «lod», nome della lettera
ebraica.
cimila chilometri in Romania: Costanza e le «spiagge lunghe» del Mar Nero
Ideila del Danubio al limite delPEuropa
rePERICA TOURN________
^Strade più orientali deljlaRomania, a r idosso dei
^ini con l’Ucraina e la
Isyia, corrono per centi' di chilometri tra colline
i distese di grano a per^ d’occhio, rari villaggi
|pte incredibilmente afP?ti 0 completamente def tanto che non si capisce
^Scnte se ne sia andata in
pio dagli uni^ per assieItegli altri. È lo stesso
„ feio della metà orienJ ^'l’Europa, dai Carpazi
K' Urali. Da Suceava a Gasono circa quattrocento
petri e un solo posto di
pera con l'ex Urss, una
secondaria dalla loM di Crasna, non più di
?J^ette dove nel 1450 il
Bogdan II sconfisse
Cito dei feudatari polacci sono cartelli né
^®zioni di sorta: solo
Icon targa ucrai'’"hi turisti con Merce10 i/i leopar
fenp " o cinque an
.P®'" radio. Del resto
ich! passava fino a
jj. fa: le frizioni fra
gp L® il Cremlino erano
nini ®d era raro che cit^g^°'’*^tici ricevessero il
P®*' una vacanza in
dopo una svolta,
(il) ® yopra un traghetto
Rjo- uhe lo si voglia
nàto jì*''ii»ure ci ha già asPo Seni P,°anche se siabiglietto. L’altra
sponda su cui veniamo depositati è la Dobrugia, con le
sue alture, le più vecchie d’
Europa, e T amplissimo delta
del Danubio, che invece è la
terra più giovane del nostro
continente. Il delta è un mondo di acque e terre dai limiti
indefiniti, in rapida e continua trasformazione. Nelle ere
più antiche il fiume sfociava
in mare direttamente dai Carpazi; solo lentamente si
formò la vasta pianura odierna. Questa zona costituisce
oggi una delle maggiori ricchezze del paese: attira migliaia di turisti, nonostante sia
difficilissimo districarsi tra i
complicati orari dei traghetti;
fornisce tonnellate di canne
aH’industria chimica per la
produzione di cellulosa, carta,
tessuti fini e nelle sue acque
si pesca la metà del prodotto
ittico nazionale, tra cui lo storione per il caviale.
Per raggiungere Histria, insediamento greco e poi romano nei pressi della foce del
Danubio - che i greci chiamavano Histros - dobbiamo
uscire dalla strada principale
e addentrarci in una palude,
oasi protetta. Il vento del mare soffia violento sulle poche
rovine e tra i resti delle mura
del villaggio non c’è nessuno..
Nessuno neanche nel rnuseo,
povero assemblaggio di quattro vasi venuti fuori dagli scavi archeologici, nessun avventore nel piccolo ristorante
accanto all’entrata dell antica
città. Solo una lunga fila di
uccelli sul filo della luce e un
Una bilancia per rimediare qualche «lei»
sentiero inesistente tra le rocce sul Mar Nero. Histria ha
resistito a lungo in questo
luogo inospitale; e stata ricostruita otto volte con pazienza, fino ad essere inghiottita
dalla sabbia.
Più a sud, qualche chilometro prima di Costanza, troviamo un Mar Nero diverso,
più frequentato, per così dire
vacanziero: Marnala, «la perla del Mar Nero», di cui i romeni - quelli che si possono
permettere di conoscerla vanno molto fieri, è soltanto
una serie di alberghi brutti,
allineati lungo la spiaggia, e
nient’altro. Due tariffe, una
irrisoria (per noi) riservata ai
romeni e un’altra adeguata ai
livelli del resto d’Europa (e
quindi non più irrisoria nem
meno per noi) per i turisti
stranieri. Così è anche per i
ristoranti, dove ci capita di
aspettare a lungo prima che
qualcuno si accorga di noi,
mentre silenziose famiglie
romene entrano ed escono
con disinvoltura dalle cucine,
con in mano piatti di cascaval (l’unico formaggio) e pane, o con grosse frittelle. Oppure si siedono a un tavolo,
subito attorniato da due o tre
cameriere, ordinano qualcosa, si alzano senza aver consumato la cena, lasciando la
solita coca cola a metà. Un’
orchestrina suona sempre in
un angolo musica straniera,
con pause di dieci minuti tra
una canzone e l’altra. Nessuno sembra farci caso.
Nessuno fa caso, d’altronde, alle persone che per le vie
di Costanza, l’antica Tomis in
cui fu esiliato Ovidio, cercano un sistema per racimolare
qualche moneta: noi passiamo stupiti e un po’ vergognosi accanto a una coppia di
anziani seduti davanti a una
vecchia bilancia, in attesa che
qualche passante più o meno
distratto ci salga su e lasci in
cambio cento lei. C’è un’unica piazza con la statua di
Ovidio puntata verso il mare,
una passeggiata di cemento
dove frotte di persone si affrettano con grosse borse verso il porto, un museo di storia
un’altra volta vuoto, con innumerevoli reperti di scavi
archeologici condotti in tutta
la Dobrugia.
(3 - continua)
Lontananza e nostalgia per la propria identità (R. Magritte, «La casa
di vetro», 1939)
IVISTE
Un aroma internazionale
«Il caffè viene dall’Africa, dall’Arabia, dall’America Latina,
ed è diventato parte integrante, rito quotidiano della cultura
italiana. Allo stesso modo, le voci degli stranieri che vivono in
Italia - immigrati, esuli, ospiti - diventano parte necessaria
dei nuovi linguaggi che si parlano in Italia». Senza giri di parole, le convinzioni che stanno alla base di questa nuova rivista* sono esposte neMe prime righe del primo numero. In 8 pagine di un formato vicino al tabloid, con un’elegante veste grafica, la rivista pubblicata dall’editrice Sensibili alle foglie si
presenta con un taglio particolare rispetto alle molte pubblicazioni che hanno finora affrontato la questione delTinterculturalità partendo dai punti di vista della scuola, dell’educazione ai
rapporti, della solidarietà. Caffè prende di petto la produzione
letteraria e afferma, sempre nell’editoriale («Un aroma confondibile») che «la letteratura italiana contemporanea è anche
opera di poeti camerunesi, di viados brasiliani, di intellettuali
tunisini, di ambulanti pachistani che si impadroniscono della
nostra lingua, la cambiano, la sprovincializzano». Così si alternano racconti, poesie di tunisini, argentini, brasiliani. La lezione è duplice: non solo occorre valorizzare chi è straniero in
quanto tale; occorre anche riconoscere che chi non vive direttamente la professione dello scrivere (e deve fare tutt’altro per
sopravvivere) ha delle cose da dire. Non sempre interessanti,
ma «come non lo è tutto quello che viene scritto e pubblicato
da italiani».
(*) Caffè. Per una letteratura multiculturale. Edizione Sensibili
alle foglie, Roma, piazza S. Maria liberafrice 34. Un numero £ 5.000.
La rivista dolciniana
È uscito il numero 2 (ma è il terzo, contando il n. 0) de «La
rivista dolciniana», dedicata ai vent’anni del Centro studi dolciniani (nato appunto nel 1974 sullo slancio della prima grande
vittoria laica con il «no» all’abrogazione della legge sul divorzio) con la sua prima iniziativa, quella di porre un cippo sui ruderi dell’obelisco eretto nel 1907 (VI centenario del martirio)
dal movimento operaio biellese e valseslano per «rivendicare»
Dolcino, e abbattuto dar clerico-fascisti nel 1927. Su questo
fatto la rivista riporta la testimonianza, raccolta da Piero Deimastro e Aldo»pappani, di un’operaia quasi centenaria di Mosso. Si legge poi un articolo di Tavo Bufat («Noi neodolciniani») sulle motivazioni della nascita della «Ca de studi dossinian» e sull’attività svolta in questi vent’anni; due saggi di
Franco Taglierò su «Haeresis nel Nuovo Testamento» e di Carlo Ottone su «Il Cristo socialista»; Corrado Momese chiede polemicamente «Chi ha paura di Gioacchino da Fiore?» nel nuovo clima integralista; Davide Melodia ricorda che l’unica alleanza con i pellirosse mai violata fu quella con i quaccheri; vi
sono poi annotazioni storiche sugli eretici di Monforte d’Alba
(Marco Lessona) e sul grammatico Syon, maestro di fra Dolcino; poesie piemontesi di Anna Gastaldi, italiane del trentino
Renzo Francescotti e l’epigono di un romanzo sui catari di
Adriano Pretta costituiscono la parte letteraria di questo periodico semestrale di cultura «altra», che non manca di informare
sulla «rivisteria» protestante, bmniana, spinoziana e neocatara.
La rivista dolciniana. Centro studi dolciniani (do Chiesa valdese,
via Feda di Cessato 9, Biella). Un numero £ 10.000; abbon. annuo £
20.000 (ccp n. 10737286, intestato a «Magia .studio redazionale», via
Lazzari 5, 28100 Novara; specificare la causale).
Appuntamenti
Fino a domenica 16 ottobre — TORINO: Presso il teatro Agnelli
(via Paolo Sarpi Ili), nei giorni di mercoledì e giovedì (posto unico £
10.000) e venerdì, sabato, domenica (posti a £ 20.000 e 15.000), l’Assemblea teatro mette in scena lo spettacolo «Fuochi» tratto dal romanzo Ascanio e Margherita di Marina Jarre. Per informazioni tei. 0114376230 (fax 011-4376272).
Sabato 8 ottobre — TARANTO: Alle ore 18, nell'aula magna della scuola Europa (via Pio XII, in alternativa nel tempio di via G. Messina 69), il past. Salvatore Ricciardi parla sul tema «Perché siamo
protestanti: evangelici e evangelizzazione neH’Italia di oggi». Interviene il moderatore, Gianni Rostan.
Martedì 11 ottobre — TARANTO: Alle ore 17,30, nel salone
deH’amministrazione provinciale (via Anfiteatro), il pastore Emidio
Campi parla sul tema «Michelangelo e Vittoria Colonna: un dialogo
artistico teologico».
Sabato 15 ottobre — BERGAMO: Alle ore 16, presso l'ex sala
consiliare (via Tasso 4), il past. Aldo Comba parla sul tema «Modernità di Giovanni Calvino».
18
PAG.- 10 RIFORMA
VENERDÌ 7
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7 0'
Dibattito sul documento approvato al campo di Agape
Non ridimensionare la cristologia
Firenze
FLORESTANA SFREDDA PICCOLI
E apparso sul numero del
23 settembre di Riforma
(pag. 4) il documento sulla
cristologia approvato da un
recente campo di Agape e
poiché il documento si apre
con una domanda ritengo un
dovere riflettere sull’interrogativo proposto e tentare di
rispondervi.
Il documento chiede: «Che
senso ha parlare di Gesù
Cristo oggi?». Il testo continua poi con delle considerazioni su un linguaggio teologico «forgiato sulle parole
della metafisica», nonché
sulle molteplici sfide che l’irrompere di nuovi contesti religiosi e culturali e le situazioni di oppressione del Terzo Mondo pongono con urgenza anche ai credenti, in
una società caratterizzata oggi «da smarrimenti e vuoti di
identità». Seguono i tre punti
chiave individuati dal gruppo
di studio, punti in cui mi
sembra emergano sostanzialmente due assunti: 1) una
messa in discussione dell’unicità e della mediazione
di Cristo quali paradigmi di
una verità assoluta (specie
nel confronto sia con alcuni
emblematici momenti della
storia sia con le altre religioni) e 2) una rilettura dell’
evento cristiano dal punto di
vista della teologia femminista: anche in questo caso
l’unicità e la mediazione di
Cristo vengono discusse in
quanto paradigma «totalmente maschile» di verità.
Personalmente sono piena
mente d’accordo sulla critica
al linguaggio teologico, in
quanto espresso in forma
spesso poco accessibile al
non addetti ai lavori: critica
peraltro che non posso estendere ai contenuti, ossia a quei
fondamenti (non meramente
metafisici) che costituiscono
la base della nostra fede. Soprattutto della nostra fede
riformata.
Se infatti io amo i fratelli
cattolici, i quali oggi si sono
accinti a loro volta a avere un
approccio consistente con la
parola di Dio, è fuori dubbio
che sia stata la Riforma protestante a porre come fondamento della fede la centralità
della Bibbia e del Cri.sto. Parlare dunque del Dio di Gesù
Cristo come di un evento limitato storicamente e parziale, proporre di «ridimensionare» la cristologia non mi
sembra possibile nell’ambito
della nostra confessione di
fede, sia che si esprima nel,
Credo apostolico del II secolo che nel Credo niceno-costantinftpolitano: più ancora,
anche prescindendo dalle formulazioni della Chiesa indivisa, ciò non mi sembra possibile nell’ambito di quella
parola di Dio, di cui non auspico affatto una lettura fondamentalista e/o integralista,
ma semplicemente un ascolto
alla luce dello Spirito.
Avendo a suo tempo esposto su queste tematiche alcune mie (e non solo mie) perplessità sia alla Tavola valdese e al suo moderatore, sia alla Commissione d’esame del
Sinodo ’94 e ih altri contesti.
ne ho ricevuto risposte di
parziale condivisione, ma soprattutto interlocutorie. In
particolare, ai vari destinatari
premeva sottolineare la riconoscenza dovuta alle attuali
ricerche delle neo-teologie e
il pastore Klaus Langeneck, a
nome della Cde, ha parlato di
formulazioni tradizionali della fede divenute «incomprensibili o insignificanti» (sic),
citando un’ortodossia che al
tempo è stata strumento di
morte e che ancora oggi sa di
«caccia alle streghe».
A questo punto pongo a
mia volta una domanda: credere nel Signore Gesù, crocifisso e risorto per la nostra
salvezza, accettare l’icona
trinitaria della fede che si rivela in un Dio Spirito e Verità, cercare e trovare nell’onnipotente Dio d’amore quella
liberazione che non possiamo
né dobbiamo strumentalizzare a nostro comodo, tutto
questo significa davvero rifiutare le problematiche
deiroggi e usare la nostra fede come «chiave di giustificazione» di qualsiasi potere?
Molti uomini, molte chiese
hanno purtroppo operato in
questa direzione: lo riconosciamo con amarezza e in
confessione di peccato. Quanto a noi, malgrado il doloroso
percorso di peccato di tutta la
cristianità, non passeremo
«da Colui che ci ha chiamati
mediante la grazia di Cristo,
a un altro vangelo» (Galati
1). Piuttosto usciremo dalle
nostre chiese ma non rinnegheremo il Signore in cui abbiamo creduto.
Corso di
formazione
per volontari
Il Centro sociale evangelico
di Firenze, con il patrocinio
del Comune e della Regione,
organizza un corso di formazione per volontari e di aggiornamento per operatori socio-sanitari per l’intervento
negli ambiti del disadattamento e dei disturbi mentali,
che si articolerà in sei sabati a
partire dal 29 ottobre. Gli argomenti affrontati saranno i
seguenti:
- sabato 29 ottobre: Modalità di intervento della psichiatria e del servizio sociale
tra pubblico e privato (Fraterrigo, Paolini, Tessari)
- sabato 5 novembre: La
prevenzione del disagio mentale e del disadattamento sociale durante l’età evolutiva
(Barbanotti, Conforti, Mannucci)
- sabato 12 novembre: Concezioni mediche, psicologiche e sociali della sofferenza
mentale (Balene!, Chiacchio,
Tessari)
- sabato 19 novembre: Problemi emergenti nella gestione delle situazioni di disagio
(Casoli, Luchini, Paolini)
- sabato 26 novembre: Collaborazione e sostegno alle
famiglie con soggetti a rischio (Balenci, Chiacchio,
Tomai).
Per informazioni tei. 0552478476 (orario d’ufficio).
Le preiscrizioni si ricevono
presso il Centro sociale evangelico, via A. Manzoni 21,
entro il 10 ottobre.
INIZIATIVA PER I LETTORI DI RIFORMA
Il 31 ottobre di ogni anno le chiese protestanti di tutto il mondo ricordano l’anniversario della Riforma iniziata nel 1517.
La redazione di Riforma offre a quanti sono interessati a conoscere meglio la figura di Martin Lutero e la
storia dell’anabattismo, l’esperienza più radicale del movimento riformatore, la possibilità di acquistare a prezzo
fortemente scontato questi volumi fondamentali:
James Atkinson, Lutero — la parola scatenata.
L’uomo e il pensiero, pp 490, L. 48.000, scontato
L. 24.000.
La migliore biografia di Lutero esistente in Italia che,
con linguaggio comprensibile per chiunque, spiega le
ragioni che diedero inizio, e rendono ancora attuale, la
Riforma.
Umberto Stagnaro, L’uomo di Wittenberg. Lutero
e la nascita della Riforma protestante, pp 160 in formato 24x34, L. 30.000, scontato L. 15.000.
Fumetti artistici con la consulenza di Paolo Ricca e
Giorgio Tourn. Un’attenta ricerca iconografica che può
avvicinare il grande pubblico, e in particolare insegnanti e studenti, alle origini della Riforma. Il libro contiene
una litografia firmata dall’autore.
Ugo Gastaldi, Storia dell’anabattismo/l: dalle origini a Münster (1525-1535), pp 654 -r 44 tavole, 24
illustrazioni, 11 cartine, L. 76.000, scontato L
38.000.
Ugo Gastaldi, Storia dell’anabattismo/2: da Münster (1535) ai giorni nostri, pp IX -t- 856 ■+■ 32 tavole
con 52 illustrazioni e 19 cartine. L. 80.000 scontato
L. 40.000.
E la prima storia universale, completa e organica, del
grande movimento di dissenso espresso dall’ala più radicale della Riforma e dei movimenti che ne derivano
in tutti i paesi europei, Italia compresa, fino ai giorni
nostri. I volumi sono acquistabili separatamente.
A chi acquista tutti e quattro i volumi verrà applicato
un ulteriore sconto: L. 115.000 anziché 117.000.
Tutti i libri verranno recapitati a domicilio con contrassegno senza alcun aggravio di spese postali.
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Un itinerario di fede e politica
Christoph Blumhari
un pastore scomodi
HANS-DIETER FRAUER
Settantacinque anni fa, il 2
agosto 1919, moriva il
pastore Christoph Blumhardt.
Figlio famoso di un padre famoso, non fu soltanto un predicatore e un pastore di primo
piano ma condusse anche attività politica e nel periodo
precedente la I guerra mondiale fu fortemente impegnato nel socialismo tedesco.
Aveva una particolare sensibilità per i mali e per le sofferenze della società del suo
tempo; le battaglie che sostenne sono ancora di attualità: già 90 anni fa si schierava apertamente per una riconciliazione fra tedeschi e fran
cesi con una visione sovrana
zionale, propugnava la protezione e ìa salvaguardia dell’ambiente, era contrario all’idea del progresso indiscriminato e alla fede cieca nella
ragione, e nel periodo turbinoso che precedette la guerra
si batté per il mantenimento
della pace. Molto presto si
interessò dei problemi della
classe operaia, mentre la
chiesa dell’impero tedesco ignorava i mutamenti sociali
causati dall’industrializzazione: per tutta la vita andò controcorrente e in molte cose
anticipò i tempi.
Christoph Blumhardt era
nato nel 1842 a Mòttlingen,
nel Württemberg, terzo figlio
del pastore Johann Christoph
Blumhardt, il cui ministero di
guarigioni, inspiegabile razionalmente, aveva suscitato un
movimento di risveglio. Nel
1852 la famiglia si trasferì a
Bad Boll dove, con l’aiuto di
amici, furono acquistate le
«Terme reali del Württemberg per 1 ceti alti» e trasformate in un centro di cura spirituale e fisica. Christoph fu
educato nelle migliori scuole,
studiò teologia a Tubinga e
dopo la laurea e il periodo di
vicariato fu pastore in diverse
località, divenendo poi coadiutore del padre a Bad Boll,
dove gli succedette alla sua
morte nel 1880.
Christoph Blumhardt fu un
predicatore poderoso. Nel
1888 fu chiamato a Berlino al
letto di morte dell’imperatore
Federico III. Dello stesso anno è il suo nuovo orientamento in campo politico: impressionato dal progetto di legge
che Guglielmo II voleva fosse approvato contro gli operai
che facevano picchettaggio
davanti alle fabbriche e che
prevedeva l’immediata carcerazione, si avvicinò sempre di
più al movimento operaio, allora al bando, e al pai'tito socialista, sostenendone apertamente le richieste. Fu uno
scandalo, perché il partito socialista, come più tardi il par
Christoph Blumhardt(i
1919)
tito comunista, affonda
sue radici nell’ateisi.
suoi aderenti erano coni
ti dei «senza Dio».
La stampa nazionale!
sca e la stampa ecclesL
furono percorse da un’m
di indignazione nei com
di Blumhardt. Nel 18|
Concistoro di Stocci ,
intimò di rinunciare al
di pastore e il 21 novf
1899 lo esonerò dal se^
nella chiesa territoriale;^
dopo fu eletto deputato i
Camera per il partito sm
sta del Württemberg. I|,'[
si inascoltato, ai tempi il
glieimo II, si battè conf
diplomazia delle canni
re» del Kaiser e per la
ciliazione franco-te
lottò per il riconoscili
dei sindacati e affrontòf
blemi della chimica é
tecnica, mettendo in _
contro i pericoli che potevi
comportare.
Christoph Blumhait
era un conformista e '
sciato un segno che è
oltre il suo tempo: i te|
Karl Barth e Paul Tillii
furono profondainen
fluenzati. 11 suo ma_
cruccio fu che la chiesàfj
impero tedesco non v
fare i conti con i cambii
sociali radicali portati
rapida industrializzazioó.
no al 1906 rimase nel Pi
mento del Württemberj
Stoccarda, poi si ritirò
politica attiva per deá
alla predicazione e ai vi
dal 1911 cominciò la sua
ma battaglia contro la
eia di una guerra che vi
avvicinarsi sempre più.
il 2 agosto 1919 a Göppii
ed è sepolto a Bad Boll
cimitero della comuni*
Fratelli di Herrnhut
Regala
un abbonai
a
RIFO]
FACOLTA VALDESE DI TEOLC
Inaugurazione del ^
140® Anno accademico
Sabato 15 ottobre 1994 ore lt\
Aula Magna
via Pietro Cassa, 40
Prolusione
prof. YANN REDALIE
«SII D'ESEMPIO Al CREDENTI» (1 Tim. 4,12):
COME «FARE» UN BUON RESPONSABILE DI COMUNITÀ
Culto d’apertura
Domenica 16 ottobre, ore 10
Chiesa luterana - via Toscana, 7 - Roma
prpsiede il past. H. G. Philippi
predicazione del prof. S. Rostagno
ime
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no prc
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La S.V. è cordialmente invitata
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ottobre 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
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jetà e motivi per dibiù seri di quello sulle
le maschili o femmi|are a lavori e profesnn posso fare a meno
jnire nel dibattito sul
pastora» scelto libeìda gran parte delle
le hanno intrapreso il
ip pastorale. Le letteItte da donne, apparse
lima sull’argomento mà
itpresa e anche un po’
per il tono paleseironico, se non addiritipregiativo, usato dalle
Iti nel ricorrere, per
(ere la loro disapprovaairappellativo «pastoie espressioni «pastorellidi, linguaggio tribale,
i soffermerò soltanto
lettere scritte da
Argentieri e Lucilla
non firmata), per ri;re anche alle altre pubprecedentemente.
técisione presa dalle
¿che svolgono il minilastorale di farsi chialastora» non è frutto di
riccio né è stata «presa
ma è il risultato
ngo cammino di presa
lenza propria autodeione, su cui c’è poco
Ite. Se sembra di cattivo
'pazienza, ci si abituerà
ii si è abituati a tanti aliboli del lessico moder
l’altro il termine «pafon è inventato, ma è
ittO:|ià nel vecchio vocaioZingarelli, il più acdella lingua italiana;
foce «pastore» c’è, infat|orrispettivo femminile
'ira», ambedue «custodie pasturano il gregge»,
paggio figurato, pastore
le, non è un titolo di nudi prestigio, ma espri'attività di amorevole
I, sia al maschile che al
inile. L’ultima edizione
LETTERA
IL GOVERNO E L'OPPOSIZIONE
SERGIO PASETTO
Non è certo fuori luogo puntualizzare-alcuni elementi di fondo sul governo Berlusconi che sempre più appaiono evidenti con il passare dei giorni. Senza fare processi alle intenzioni,
ma usando dati concreti, mi pare si
possa notare che;
1) Questo governo procede per bozze
di decisioni frutto di impreparazione e
dilettantismo; si dà una linea e la ritira
qualche giorno dopo (ultimo esempio
le «minimum tax»), si fanno piani da
parte di singoli ministri, senza concordarli con gli altri e senza valutarne le
compatibilità generali, non si costruiscono gruppi di lavoro con esperti in
grado di evitare pericolose incertezze e
confusioni. Si dice; attendiamo, devono
imparare, diamo loro tempo; ma si tratta del governo del paese; la lentezza di
questo apprendistato costa cara.
2) La ricerca del consenso sembra
passare attraverso un’esibizione di... arroganza (non di «muscolatura alla Reagan») con dichiarazioni sèmpre molto
nette che dovrebbero dare Tiramagine di
grande decisione e sono solo insofferen
ti verso qualsiasi critica e servono a
semplificare i problemi toccandoli in superficie e non risolvendoli in sostanza.
.3) In conseguenza di quanto detto ne
discende che tutta la ragione di fondo
dell’attività governativa sembra essere
l’apparire, come da logica della vittoria
elettorale, fondata sull’immagine più
che sulla reale problematica economica
e sociale. Qui si pone un primo interrogativo; fino a quando la maggioranza
nel paese, che ha dato la vittoria a Berlusconi e alleati, continuerà ad avallare
questo misto di pressappoco e di arroganza? E pressappochismo e apparenza
rappresentano la realtà del paese, che
perciò si riconosce in chi lo governa?
4) La collegialità del governo e della
maggioranza è del tutto assente; i singoli individui si muovono con logiche apparentemente scoordinate, salvo riferirsi
a Berlusconi ed essere faticosamente
condotti a una mediazione dal presidente del Consiglio. Segno che è a un uomo
solo che tutto il paese reale si richiama?
È il paternalismo aziendale con forti venature autoritarie che governa il paese?
Di fronte a tutto questo come si costruisce un’alternativa; senza la quale
non ha senso una democrazia? Qui sta
l’altro interrogativo di fondo; se democrazia è alternarsi di coalizioni o raggruppamenti politici al potere e all’opposizione, se democrazia è governo
della cosa pubblica e controllo da parte
dell’opposizione, bilanciati continuamente, se democrazia è rispetto della libertà di tutti nei limiti della tolleranza e
deir assicurare dignità di vita, chi ci governa non sta «remando in senso contrario» a tutto ciò?
Esempio di negazione dell’alternativa; la «campagna acquisti» verso la Lega e verso il Ppi, gli avversari si aggregano, non si rispettano e accettano. Esempio di rifiuto del controllo da parte
dell’opposizione: le nomine alla Rai,
nelle sfere pubbliche si deve essere allineati al governo come al tempo della
De. Esempio di mancata tolleranza e rispetto della dignità: la vicenda pensioni, per moralizzare non si può mettere
chi è già in difficoltà a sopravvivere in
condizione di non poter mantenere un
reddito accettabile. Chi si oppone non
sta perdendo tempo ed enerpe seguendo vecchie logiche di divisione e non
costruendo una credibile alternativa?
dello Zingarelli, che coraggiosamente registra i cambiamenti in atto nel linguaggio
corrente, comprende ben 800
professioni e mestieri fino a
ieri classificati solo al maschile che oggi vengono declinati
anche al femminile.
E ora consentitemi due domande: secondo queste sorelle che non accettano i termine «pastora», è il genere
maschile della parola che conferisce dignità al ministerio
pastorale? E ancora: le donne
che vogliono chiamarsi al maschile pensano, come la neopresidente della Camera Irene
Pivetti, di avere maggiore autorevolezza nell’esplicare il
proprio lavoro? Ben venga,
infine, anche il parere degli
uomini sull’argomento, come
chiede Mirella Argentieri, che
possa servire a uno scambio
di idee e aiuti a prendere atto
dell’evoluzione comunque in
corso nel linguaggio. Fermo
restando che spetta alle donne
la decisione su come vogliono
essere chiamate: se alcune ritengono più appropriato chb si
dica di loro il pastore, l’avvocato, l’operaio, il sindaco, il
corrispondente ecc. libere di
pretenderlo, ma non prendano
in giro e non accusino di pretese ridicole, «mortificanti e
prive di nobiltà» (!) le scelte
diverse fatte da altre donne.
Elena Girolami - Roma
EOLC
30
ore it'
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iATTORI: Stelio Armand-Hugon, Ciaudio Bo, Aiberto Bragagiia, Daniele
ifBusetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, MauI ifzio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne0, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo RiItbWì, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Mar1 Schellenbaum, Federica Toum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
UNTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru'JRostagno
NISTRAZIONE; Mitzi Menusan
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Ilaalone settimanBle unttarla con L’Eco delle valli valdesi:
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è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di PInerolocon il n. 176
Qf,' 9®nnaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
ecano in data 5 m o1993.
jOlO Ri<^ 30 settembre 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP
iviaReiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 28 settembre 1994.
IMUNtT*;
Non
dividiamoci
per sesso
Condivido pienamente
quanto ha scritto Mirella Argentieri Bein di Torre Peliice
sul numero 34 di Riforma del
9 settembre 1994. Giustamente essa dice che il nuovo
andazzo lessicale fa parte di
un linguaggio tribale: esiste
la tribù dei maschi ed esiste
la tribù delle femmine e bisogna tenerle ben distinte.
Direi però che si tratta anche di un linguaggio classista; esiste la classe degli oppressori, i maschi, e la classe
degli oppressi, le femmine e,
come comanda il profeta
Marx, gli oppressi debbono
ribellarsi agli oppressori: è
marxiano, anzi direi di più, è
lapalissiano!
Quel che mi meraviglia è
che, visto che una delle due
tribù rivendica la propria autonoma caratterizzazione lessicale come «garante» della
propria indipendenza e libertà: pastora, dottora, professora ecc., l’altra tribù non
abbia ancora fatto lo stesso
reclamando i nuovi nomi, che
si potrebbero proporre: pastoro, dottoro, professoro ecc.,
rifiutando quegli appellativi
neutri in «e», visto che in italiano il genere neutro non c’è.
Ai miei tempi, quando mi
occupavo dei Gruppi giovanili valdesi (Ggv), del Movimento cristiano studenti
(Mes) o dell’Associazione insegnanti cristiani evangelici
(Aice), tutti fatti di cui più
nessuno si ricorda, in tutti
questi movimenti confluivano
e agivano maschi e femmine,
con uguale dignità e libertà.
Nell’Aice addirittura la signorina Ive Pons, che ne era
segretaria, aveva certamente
più autorità e iniziativa di me,
che ne ero solo il presidente.
Il problema «maschilismo o
femminismo» non esisteva.
Che esistano situazioni o
società in cui la donna è ancora discriminata e considerata in sottordine, come in certe
società islamiche, è arcinoto
ed estremamente deplorevole.
Il protestantesimo ha fatto
molto per eliminare questa
disparità si pensi solo alla
funzione pastorale, ancora riservata agli uomini nel cattolicesimo ma ciò sulla base di
una unificazione dei due sessi, non su quella di una loro
contrapposizione, come vorrebbe il nuovo lessico oggi di
moda, tribale e classista!
Giorgio Peyronel - Milano
Doppio lavoro
del pastore
Caro Giovanni Gönnet,
se un pastore in appieno cura le anime, la predicazione,
la catechesi e le altre incombenze inerenti il suo ufficio,
può nel tempo libero dedicarsi ad altra diversa attività?
Secondo il tuo assunto pubblicato su questa pagina il 9
settembre, anche se non lo dici esplicitamente, si evince in
maniera inequivocabile che
facendolo dovrebbe dimettersi o quanto meno mettersi in
aspettativa. Tali affermazioni
draconiane sanno di oscurantismo liberticida: se tale etica
coercitiva allignasse potrebbe
conseguire la diradazione delle già rade vocazioni al pastorato. Perché non dare al pastore la dignità di irrobustire
l’anemico stipendio?
Abbiamo avuto la non piacevole esperienza di un pastore che ha abbandonato le
nostre contrade. Se poi per altro la duplice attività potrebbe inficiare l’aspetto professorale, dall’altro evidenzierà
l’aspetto vocativo.
Certo chi lavora per l’altare, dice San Paolo, deve vivere dall’altare, ma egli stesso
all’occorrenza fabbricava tende, e non certamente per
hobby. Fraternamente
Francesco Porfido
Santeramo in Colle
Il clic di prima pagina
Cinformazione e il potere
La televisione è un potere che fa gola a molti. Quello die è successo in
questi giorni con la vicenda della Rai
è il sintomo di una battaglia per il
controllo deH’informazione, specie
quella televisiva. L’informazione è il
terreno decisivo sul quale si misurano
gli assetti del potere. La Costituzione
garantisce il pluralismo ma pluralismo
non vuol dire la stessa quantità di minuti di trasmissione.
Coltivare
la spiritualità
Caro direttore,
un lapsus machinae da attribuirsi alla mia responsabilità ha omesso un punto interrogativo a un quesito finale sui simboli e sui riti (vedi
Riforma del 25 luglio scorso). Decisamente io sono per
i simboli e i riti, diversamente dal titoletto alla mia lettera, e lo si evince dal contenuto. Vorrei aggiungere che sono del convincimento che
durante la preghiera, la Santa
Cena, la confessione dei peccati, l’invocazione della benedizione occorre tenere
chiusi gli occhi se si vuole
ottenere un’adeguata partecipazione ed evitare inopportune distrazioni.
Chi pratica yoga sa quanto
sia importante la concentrazione che si ha chiudendo gli
occhi e liberando la mente da
pensieri negativi. Mi sembra
utile che i cristiani occidentali conoscano e sperimentino
le tecniche di concentrazione
orientali che consentono di
spingersi nel profondo e stabilire una migliore possibilità
di unione (yoga) con il trascendente.
Sono per l’uso della toga
nel rispetto di una ritualità
condita di consapevolezza e
non di esteriorità. Il pastore è
un ministro «speciale» di Dio
che dispensa con criterio la
sua Parola. Se riduciamo il
culto a un comizio, con canti
(inni) a completamento, ritengo che ognuno possa risparmiarsi trasferte domenicali al
le chiese di appartenenza;
suggerisco allora di trovare
qualche volonteroso che improvvisi sermoni densi di citazioni bibliche.
Se poi qualche pastore titolato si lascia andare in allucinanti interpretazioni teologiche, il quadro è completo;
smarrimento dei credenti, fuga dai culti, meditazioni a domicilio. Non c’è nessuno che
se ne occupi? È forse l’autonomia delle comunità?
Lo Spirito del Signore deve
collegarsi a simboli e riti:
non è «plagio» ma un aiuto a
consolidare una fede nutrita
dalla Parola troppe volte demetabolizzata dalla sciatteria
liturgica.
Liliano Fratiini - Roma
Lasciarsi
convertire
Egregio direttore,
ho letto con interesse nel
numero di «Riforma» del 19
agosto la storia del bramino
che diffonde la Bibbia. Ogni
conversione da una religione
all’altra e anche la «conversione» da una confessione
all’altra nell’interno del cristianesimo fanno riflettere. A
prescindere dalla direzione e
dal senso che questi passaggi
assumono, sono espressione
di una ricerca e di un travaglio interiore. Probabilmente
questi passaggi non possono
realizzarsi senza una forte
sofferenza. Credo anche di
intuire che lo stato del convertito si accompagni spesso
ad un profondo disagio ma
qui volevo toccare un altro
punto. I brevi cenni che il
bramino fa al Vangelo di
Giovanni e specialmente al I
capitolo, nell’articolo citato,
mi hanno fatto pensare che
vorrei ancora sentirlo parlare
su questo argomento.
Probabilmente un bramino
avrebbe varie cose da far scoprire ai cristiani una volta che
prenda in mano sul serio la
Bibbia. Caduta in quello humus così diverso dal nostro,
la Parola produce probabilmente tutta una gamma di risonanze a noi ignote. Si tratta
allora di farsi istruire (e convertire) dai convertiti.
Claudio Bianchi - Trieste
Annunci
Nuovi indirizzi
Aldo Comba, via Amedeo
Beri 14/2, 10066 Torre Peliice.
Bruno Corsani, via Cottolengo 2, 10064 Pinerolo. Tel.
0121-78502.
Franco Davite, via Sergio
Toja 18, 10062 Lusema San Giovanni. Tel. 0121-902502.
Arcangelo Pino, via Primula,
Cooperativa Casa Mia, 97018
Scicli.
Teofilo Pons, via Beckwith
10, 10066 Torre Peliice. Tel.
0121-953370.
Giulio Vicentini, via Cantarane 37, 37129 Verona. Tel. 0458006295.
«A te fui affidato
fin dalla mia nascita,
tu sei il mio Dio
fin dal seno di mia madre»
Salmo 22,10
Le comunità valdesi di Genova-centro e di Sampierdarena,
assieme al gruppo del Servizio
diaconale dell’Ospedale evangelico internazionale, annunciano la
dipartita della sorella
Elena Margherita Maurin
di anni 101
avvenuta il 24 settembre nel
nosocomio stesso.
Genova, 28 settembre 1994
20
PAG. 1 2 RIFORMA
Viene concessa loro una certa libertà religiosa finché non si occupano di politica
I tredicimila cristiani della Corea del Nord
anette birschel
I cambiamenti in Corea del
Nord si misurano sul ritmo
dei decenni, e ciò vale anche
per la libertà religiosa. Venti
anni or sono fu concesso ai
cristiani della Repubblica popolare di costituire una «Federazione dei cristiani coreani», ma dovette passare quasi
un decennio prima che resistenza della Federazione' fosse riconosciuta ufficialmente.
Solo a trent’anni dalla fine
della guerra di Corea è stata
autorizzata la stampa di Bibbie e di innari.
Di fronte a questi tempi da
lumaca il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) a Ginevra non si fa illusioni circa
mutamenti improvvisi in Corea del Nord, Anche sotto il
nuovo capo Kim Jong II ci
vorrà del tempo prima che i
missionari stranieri possano
entrare nel paese. Questa è
l’opinione di Kyung-Seo
Park, sudcoreano, funzionario del Cec esperto di problemi dell’Asia, il quale comunque riconosce che ai cristiani
è concessa «una certa libertà
religiosa, finché non si occupano di politica».
Come responsabile del Cec
per i programmi per l’Asia
Park afferma che ci sono dei
progressi. A Pyongyang ci
sono due chiese protestanti e
una cattolica: le funzioni religiose hanno luogo ogni domenica e dal 1989 anche i visitatori stranieri possono
prendervi parte. Il Cec ha potuto contribuire all’apertura
delle chiese con l’invio di
materiale da costruzione e offerte per le panche, per un organo e un ventilatore. Dal
1988 i protestanti possono
provvedere alla preparazione
dei loro ministri: 22 sono già
entrati in servizio e vi sono
attualmente 17 studenti in
teologia. Quando nove anni
fa alcuni rappresentanti del
Cec poterono visitare la Corea del Nord, per la prima
volta in forma ufficiale, si re
Manifestazione antiamericana a Pyongyang nel 1992
sero conto che la vita ecclesiastica era ridotta al minimo:
non c’erano pastori, non si
battezzavano i bambini, la
Santa Cena veniva amministrata nelle case, e solo due
volte l’anno e anche in tali incontri ciò non avveniva sotto
il simbolo della croce, ma
sotto il ritratto obbligatorio
del presidente Kim II Sung.
La guerra di Corea del
1950-53 aveva inferto al cristianesimo del Nord un colpo
quasi mortale. Prima della
guerra vivevano nel Nord circa 120.000 cristiani, prevalentemente protestanti. C’erano 1.400 chiese, istituti di
teologia e scuole bibliche.
Solo in Pyongyang, che contava 400.000 abitanti, c’erano
20.000 cristiani. Oggi, su 25
milioni di abitanti della Repubblica popolare, i cristiani
sono 13.000 e di questi solo
8.000 sono registrati nella
Federazione. Il resto fa parte
delle cosiddette chiese dome■stiche, non riconosciute.
Il crollo numerico dei cristiani avvenuto durante la
guerra è stato sfruttato ideologicamente dalle due parti. La
Corea del Nord, comunista,
accusò gli Stati, Uni ti di aver
ucciso molti cristiani nei
bombardamenti sistematici
delle città, anche perché questi si rifugiavano nelle chiese,
pensando di essere al sicuro
dalle bombe. La propaganda
parlava invece di grandi persecuzioni, di operazioni di
«pulizia», di campi di concentramento. Bisogna anche riconoscere che molti nordcoreani, per sottrarsi all’ideologia
ateistica, sono fuggiti negli
Usa e nella Corea del Sud,
dove nel frattempo le chiese
hanno avuto un «boom» spettacolare e i cristiani hanno superato i 10 milioni.
Per anni le poche relazioni
fra i cristiani del Nord e del
Sud del paese sono state caratterizzate da una profonda
sfiducia. Il risultato è stato
che i cristiani della Repubblica popolare hanno vissuto in
un isolamento totale, mentre
le chiese del Sud erano preda
dell’anticomunismo più sfre
nato. Solo otto anni fa il Cec
è riuscito ad organizzare un
incontro: fra qualche mese i
cristiani del Sud e del Nord
•dovrebbero incontrarsi per la
quarta volta. Kyun-Seo Park
racconta che il primo incontro fu penoso: la Federazione
cristiana del Nord fu accusata
violentemente di essere uno
strumento di propaganda del
regime di Pyongyang.
Finalmente il 1988 segnò
una svolta in questi rapporti,
quando le chiese della Corea
del Sud pubblicarono una
«Dichiarazione delle chiese
della Corea sulla riunificazione nazionale e sulla pace» in
cui si riconobbero colpevoli
di aver seminato l’odio. Le
chiese del Sud hanno anche
proclamato il 1995 (in cui cade il cinquantenario della liberazione dall’occupazione
giapponese) «anno della pace
e della riunificazione» ma
per l'anno prossimo, vista la
lentezza delle aperture della
Corea del Nord, pace e riunificazione resteranno ancora
un sogno. (Epd)
L'iniziativa lanciata nel 1974 nella Svizzera romancia è ormai una realtà affermata
I primi 20 anni dei «Magasins du Monde»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
I «Magasins du Monde»
della Svizzera romanda festeggiano in questi giorni i
loro primi 20 anni di àttività.
Sull’ultimo numero della rivista romanda «Terre Nouvelle» (n. 79, settembre-ottobre 1994), un articolo di Bernadette Oriet rievoca la storia
di questi negozi molto particolari.
Creata nel 1974, l’Associazione romanda dei «Magasins du Monde» si era data
come obiettivo di avviare un
commercio equo dei prodotti
del Terzo Mondo, in particolare quelli dei piccoli contadini e artigiani, generalmente
tagliati fuori dalla grande distribuzione commerciale. Visti all’inizio come utopisti, i
promotori dell’iniziativa sono riusciti a raggiungere un
certo successo. Oggi parlano
meno di «autogestione, informazione, .sensibilizzazione» e
più di «commercio, professionalizzazione, quote di
mercato da aprire per i produttori», ma rimangono fedeli alla loro convinzione che il
commercio non debba essere
fine a .se stesso, bensì strumento al servizio di una politica di sviluppo.
Nel 1985 vi fu un primo
campanello di allarme: l’organismo OS3, che è il loro
principale fornitore, aveva
deciso di vendere i loro prodotti anche attraverso i normali circuiti commerciali. Di
fronte a questo pericolo l’Associazione romanda decise di
«vendere di più per servire
meglio i produttori» e quindi
di avviarsi sulla strada della
professionalizzazione della
vendita. La felice decisione si
tradusse con il raddoppio della cifra d’affari nel giro di un
anno: da 400.000 franchi
nell’85 a 800.000 franchi
neH’86. Risultato stupefacente ottenuto soprattutto grazie
agli sforzi dei volontari che
fino a quel momento avevano
rappresentato la spina dorsale
dell’iniziativa; molti di questi
volontari però erano diffidenti nei confronti della professionalizzazione.
Poco tempo dopo, tuttavia,
la regione del Giura e parte
del cantone di Neuchâtel decisero di assumere degli animatori professionisti: l’esperimento risultò positivo sicché, nei 1992, l’Associazione
romanda decise di adottare
Uno dei «Magasins du Monde» della Svizzera romanda
una nuova forma di organizzazione, basata sui principi
della delega dei poteri. Vennero costituite sette regioni
nella Svizzera romanda, i cui
delegati formano il comitato
romando: ogni regione venne
sollecitata ad assumere animatori professionisti per il
coordinamento delle proprie
attività. Oggi, sei regioni su
sette hanno un animatore professionista part-time.
I «Magasins du Monde»
sono ora confrontati alla sfida
della concorrenza, una sfida
che finora hanno raccolto, in
particolare con l’inserimento
nella loro rete dei nuovi prodotti «Max Havelaar». Sono
sostenuti da un’associazione
di 800 membri e dispongono
di una rete di distribuzione
molto decentrata, con oltre
100 punti di vendita, fra cui
35 negozi.
Per crescere ancora devono
però rafforzare la loro identità, rinnovare la loro immagine e investire di più nella
comunicazione. Questo è
l’obiettivo del piano di riforme previsto dall’associazione
romanda per il periodo ’93’96, in stretta collaborazione
con l’associazione parallela
della Svizzera tedesca («Vereinigung») e con l’organismo fornitore OS3.
Dopo la fine del boom degli anni '70
Come riconvertire
le industrie belliche^
ROBERTO PEYROT
Fra i tanti problemi che
assillano l’umanità, quello degli armamenti non è certo secondario. Ne abbiamo
una riprova quotidiana con le
notizie dei massacri che provengono da tante parti del
mondo: in questo periodo di
pace (per noi) si contano infatti a decine i conflitti armati
che provocano un gran numero di vittime, milioni di
profughi e molte distruzioni.
Dopo la riduzione delle
spese militari a seguito della
fine della guerra fredda, parecchie industrie belliche sono state costrette a ridurre a
loro volta la propria produzione e la conseguente questione
della riconversione nel settore
•civile si è posta quasi da sola.
Per contro, a sua volta, proprio la fine del confronto armato Est-Ovest ha paradossalmente innescato un nuovo
«disordine mondiale» che fornisce ulteriori basi per alimentare i mercanti di morte.
Tuttavia, a prescindere da
questo dato di fatto, il problema della trasformazione delle
industrie belliche si pone
egualmente in modo perentorio, dopo la fine del grande
boom degli anni ’70 e ’80.
Nell’Unione europea (ex
Cee) oltre ai circa 300.000
posti di lavoro persi in questi
ultimi anni, è prevista un’ulteriore riduzione a breve termine di altri 200-300.000. In
modo particolare, secondo
quanto riferisce Le monde diplomatique, saranno colpite
la Francia, la Gran Bretagna,
la Spagna, la Germania e
l’Italia. Anche uno studio a
cura della Comunità europea
conferma questi dati, indicando in ben 23 le regioni
«fragili» dei suddetti paesi,
interessate a tale problema e
costrette a cercare altre soluzioni per fronteggiare la crisi.
La questione della riconversione tocca anche l’Europa dell’Est e gli Stati Uniti.
Per la prima sono oltre
350.000 i posti di lavoro da
abolire, ripartiti fra la ex Ddr,
l’Ungheria, la Repubblica ceca, la Slovacchia, la Bulgaria
e la Romania. Quanto agli
Stati Uniti, oltre ai 300.000
posti persi nel periodo 1988’91, l’attuale ridimensionamento raggiungerà il suo culmine entro due anni con la
perdita di un altro milione di
posti di lavoro.
Tornando al nostro continente, e a conferma della
gravità del problema, già nel
maggio 1992 è stata creata
dal Parlamento europeo un’
agenzia per la valutazione
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izione
potino
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ijditore SI
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dei risvolti scientifici g
nologici della riconverJ
la Stoa, che, dopo un orJ
co lavoro di ricerca, ha f»
un suo primo rapporto^,
1993 identificando decine!
regioni europee da contai
re a seguito del calo d
produzione di armi. Di cnj
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programmi che, dotati dia
guati finanziamenti da paj
della Comunità europea
no finalizzati a sostenere!
trasformazioni delle induitt
belliche.
E interessante notare a qy
sto proposito il commei
del Monde diplomatique,
in riferimento al progran
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sità di un controllo reale!
democratico. Viene fatto l‘j
sempio dell’Italia, i cui pi|
getti, peraltro respinti, preti
devano l’utilizzo dei finai
ziamenti non per la riconv^
sione ma per la ristrutturaz
ne delle industrie di anni.
Prima di procedere ai relj
rivi supporti finanziari i sul
detti programmi studiano.|
fondo tutte le possibilità d|
nuovi mercati e le più aggio
nate tecnologie civili. Ceti
mente non dovrebbero mt
care nuovi reali e potenzii
acquirenti in campo civile^
pensi a tutto l’Est europe(|
Quanto al tipo di produzioi
i settori navali, aerei ed ea
tronici possono avere
applicazioni e così pure!
mezzi pubblici, redilizia,)l|
attività sanitarie, la protc
ne civile, tecnologie adegi
ai paesi poveri, ecc.
Pur non sottovalutando Iti
difficoltà, i costi e l’impatt
sociale che le operazioni^
riconversione comportaué|
Fimpulso forse più deteti
nanté per tali operazioni c
ve venire da una chiara vd
lontà operativa maturata i
la convinzione che il probld
ma, prima di essere politici
ed economico, è morale: oS!
minare da un lato le induslriS
che portano morte e distrai
zione, potenziare dall’altta
quelle necessarie al soddisfai
cimento delle enormi necesi
sità della parte più debol^
della società civile.
I credenti, le chiese, no|
possono sottrarsi al loro (
re di denunciare e contrasti
non solo le guerre, ma ancia
la mentalità distorta che quc^|
ste guerre provoca. In queStt
campo un ecumenismo opC'l
rante (a volte difficile sotMi
l’aspetto teologico o ecclesial
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visioni e incomprensioni.
Lancio di un missile Patriot
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