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SETTIMANALE
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 66^ - Filiale di Forino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l’Uffiao PT Tonno CMP Nora
Anno Vili - numero 36 - 22 settembre 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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BIBBIA E ATTUALITÀ ■
CHIAMATI
PER GRAZIA
«Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi? Essi gli dissero: Perché
nessuno ci ha preso a giornata»
Matteo 20,6-7
IN Matteo 19 Gesù dà una serie di
insegnamenti riguardo al regno
dei cieli e a come entrarvi. Pietro gli
dice: «Ecco, noi abbiamo lasciato
ogni cosa e ti abbiamo seguito, che
ne avremo dunque?» (v. 27). Pietro,
al servizio di Gesù, si preoccupa sul
piano umano di una ricompensa dopo il lavoro. E questo è una cosa
normalissima per un operaio che ha
lasciato tutto per mettersi al servizio
del suo maestro. Come risposta Gesù
invita il suo discepolo prima alla vigilanza sul lavoro e poi gli rivela che
chiunque avrà lasciato tutto a causa
del suo nome riceverà molto di più e
avrà come eredità la vita eterna.
Gesù trasmette il suo pensiero
anche tramite la parabola dei lavoratori assunti in diverse ore del
giorno e che alla fine ricevono la stes
sa retribuzione, proprio come aveva
no concordato con chi li aveva assunti. Il padrone della nostra parabola non solo assume in tempi diversi
con un’unica retribuzione, ma assume chiunque incontra per strada o
nei luoghi pubblici: «E voi perché ve
ne state tutto il giorno inoperosi?»,
«Perché nessuno ci ha presi a giornata». Questo maestro, che dà lavoro a
tutti gli operai perché tutti abbiano
di che sopperire al loro bisogno, è il
Signore Dio. La vigna nella quale vi è
posto per tutti gli operai che deside
rano lavorare, è la sua chiesa ma an
che il mondo. Chiunque vi è chiama
to a lavorare troverà un posto per
esercitare la sua funzione. Dio ha un
diritto assoluto su tutte le sue creature e chiamandoci al suo servizio ri
sponde a un’azione di grazia. In questo servizio egli ci mette tutti allo
stesso livello, questo spiega lo stesso
salario per gli operai alla fine della
giornata. Alcuni non capiscono e per
questo mormorano contro il Signore
Quale insegnamento possiamo
trarre da questa parabola per il
lavoro nelle nostre chiese? Anche noi,
come gli operai della parabola, siamo
chiamati, per pura grazia di Dio, a
servirlo in differenti momenti e con
degli incarichi differenti. Nella chiesa
tutti svolgono un incarico a tempo,
tutti siamo al servizio di Dio. Nonostante il rispetto per le autorità, tutti
dobbiamo sapere che siamo uguali
davanti a Dio il quale non tiene conto della quantità del lavoro per ricompensare, ma piuttosto della disposizione del nostro cuore. Ogni lavoro deve essere fatto nel suo nome,
per causa sua, per amore del nostro
Signore. Perciò i mormorii, i conflitti, le invidie, le ingiustizie devono
scomparire tra di noi, perché non lavoriamo per noi stessi, ma per il Signore. Qualunque sia la responsabi
lità che ci viene affidata nella chiesa
ognuno di noi deve lavorare con vigilanza, zelo ed entusiasmo perché il
nostro lavoro è importante agli occhi
del Signore, davanti al quale tutto
sarà messo in evidenza. Il valore della
nostra ricompensa è infinito, perché
l’unità di misura è la Grazia. Al lavoro, care sorelle, al lavoro, cari fratelli,
al lavoro dunque con il Cristo perché
la ricompensa verrà dopo.
Michel Lobo
«Condividere la conoscenza, delineare il futuro» è il tema dell'Expo 2000
Il dialogo globale
Ad Hannover sono presenti, con grande successo di pubblico, anche le religioni
! le chiese. Il suggestivo «Christus Pavillon» delle chiese evangeliche tedesche
GIUSEPPE PLATONE
HANNOVER — Piove ad Hannover; qui siamo in pieno autunno.
NeU’immenso spazio dedicato all’Esposizione mondiale si può anche
circolare con minicar elettriche: ce
ne sono di tutte le misure, dalla monoposto al formato famiglia. Oppure, puoi girare con il monopattino,
che è di moda, o in bici (anche elettrica), o a piedi, chilometri e chilometri, come sui marciapiedi di New
York 0 di Bombay. Tutto il mondo è
qui in Westfalia concentrato in pochi
chilometri quadrati. Puoi dedicare la
mattinata a paesi occidentali e il pomeriggio perderti in America Latina,
bere un mate in Paraguay e sederti al
caffè dove, su una grande pedana, si
balla il tango fino a sera. Per cena
M Clonazione
Un protestante
in Commissione
puoi concludere con un piatto di pesce crudo alla giapponese, dopo aver
magari attraversato l’India. Mancano
solo gli Stati Uniti. In compenso ci
sono decine di Me Donald’s.
Dal 1851, quando fu realizzata per
la prima volta a Londra, a oggi la filosofia dell’Esposizione mondiale è
cambiata. A Parigi nel 1900, per il
grande appuntamento mondiale, fu
costruita la torre Eiffel. Doveva essere smontata a fine esposizione perché rovinava il paesaggio. Nessuno
oggi immagina Parigi senza la Tour
Eiffel. Una volta era più facile, per
una nazione, puntare tutto su un
simbolo: l’elettricità, l’acciaio e le
sue meraviglie, i trasporti e via via sino al famoso atomium di Bruxelles
nell’esposizione del 1985. Il nucleare
come rivoluzione energetica e come
Luterani e Ratzinger
Un ostacolo per
l'unità cristiana
Anche il prof. Sergio Rostagno, docente della Facoltà valdese di teologia di Roma, farà parte della Commissione speciale creata dal ministro
della Sanità Umberto Veronesi con
l’incarico di approfondire la questione della clonazione. La commissione, composta da 25 membri, è presieduta dal premio Nobel Renato
Dulbecco. Il prof. Rostagno, docente
di Teologia sistematica, è coordinatore del «Gruppo di lavoro per i problemi etici posti dalla scienza», nominato dalla Tavola valdese e composto da scienziati e teologi, che dal
1992 si occupa di studiare questioni
di bioetica e proporre alle chiese
protestanti riflessioni e documentazione. Del prof. Rostagno è l’articolo
sulla clonazione pubblicato su Riforma del 25 agosto scorso.
mito. Ma nell’era informatica ed
elettronica ci sono molti simboli, e
forse il più rappresentativo, se dovessimo proprio sceglierne uno, è il
video che tuttavia ci rinvia a una
realtà virtuale. La domanda attuale è
questa: come nazione ti presenti virtualmente o concretamente? Basta
un film? Che cosa esponi?
Gli organizzatori dell’Expo 2000
hanno posto alle nazioni tre temi intorno ai quali costruire la propria
presenza: natura, umanità, tecnologia. E le chiese? Anche loro hanno
provato ad accogliere la sfida. Sono
rimasto impressionato dalla forza e
dalla presenza dell’elemento religioso. Pensavo che nell’era della globalizzazione, del postmoderno, della
Segue a pag. 8
Valli valdesi
Le Olimpiadi
e la viabilità
L'OPINIONE
PENA DI MORTE
INDIFENDIBILE
Quando è stata certa la notizia dell’esecuzione di Rocco Barnabei ho provato le stesse dolorose emozioni vissute il 9 settembre scorso, mentre ero al
penitenziario di Huntsville, in Texas,
durante l’esecuzione di due poveracci
di cui si è saputo ben poco: Oliver Cruz,
un ragazzo ispanico mentalmente ritardato, e Bryan Robersori, un giovane
afroamericano che non aveva mai avuto problemi con la giustizia.
Nel caso di Barnabei, l’opinione
pubblica italiana ed europea ha fatto
molto per salvargli la vita: tutto inutile. Anzi la maggioranza degli americani ha guardato con fastidio, senza capire, questa campagna internazionale.
Vale la pena di chiedersi perché un
paese democratico, civile, che ha saputo sanare tante ferite sul suo corpo sociale, resti così indifferente alla pena
capitale. Tutti i sondaggi confermano
che una quota compresa tra il 65 e il
70% degli americani sono convinti della legittimità della pena di morte. Questo ampio consenso è il frutto di una
cultura giuridica che considera la pena
inflitta a un criminale la «retribuzione» che egli deve alla società per il reato che ha commesso. Quanto più si sale
nella gravità dei reati (e delle pene)
tanto più questo concetto di «retribuzione» prevale su quello del «recupero» sociale, sino ad annullarlo. In questa logica, per ampi settori dell’opinione pubblica americana, vale molto poco anche il ragionamento sulla «inefficacia deterrente» della pena di morte:
benché molti ne siano ben consapevoli,
essi sono anche e soprattutto convinti
che è necessaria per ristabilire un ordine violato dai soggetti criminali.
Ma non è tutto. La maggioranza della maggioranza che sostiene la pena di
morte è convinta che essa sia legittima
sotto il profilo biblico e religioso. Non
è un caso che la più grande chiesa
evangelica degli Stati Uniti, la Convenzione battista del Sud, abbia recentemente approvato un documento proprio per sostenere questa tesi: «Lo dice
anche la Bibbia». Le chiese hanno un
grosso peso nella vita americana, molto maggiore di quello che hanno in Europa. Mormoni e battisti del Sud a
parte (gli unici a difendere la pena di
morte), tutte le altre chiese degli Stati
Uniti sono ufficialmente contrarie alle
esecuzioni capitali. Eppure la maggioranza dei loro membri la sostiene con
convinzione. Vale per i protestanti come per i cattolici: alcuni governatori
che non hanno mai avuto un gesto di
clemenza verso condannati a morte,
sono fedeli cattolici che si guardano
bene dall’accogliere i moniti del papa.
Il problema quindi è anche dei cattoli
«La Dichiarazione Dominus Jesus
è un ostacolo ctll’unità dei cristiani,
essa rappresenta uno scandalo di
cui la Chiesa luterana in Italia prende atto con perplessità»: lo ha affermato il decano della Celi, past. Jürgen Astfalk, in un comunicato ufficiale. Il decano Astfalk ricorda che
«cattolico non significa necessariamente "romano": il continuo ripetere che la Chiesa cattolico romana sia
da identificarsi con la chiesa uriiversale in cui si riconoscono tutti i credenti cristiani, non rende la dichiarazione più convincente». «Il mistero della chiesa - conclude il comunicato diffuso dalla Celi - non consiste
in una determinata struttura gerarchica, anzi, esso consiste nel fatto
che Iddio usa la chiesa per parlare
egli stesso al mondo». (nev)
La legge per le Olimpiadi invernali
(Torino 2006) sembra portare notizie
positive per le valli valdesi e per il Pinerolese. Aumentati i fondi a disposizione (1.500 miliardi), dovrebbe essere realisticamente possibile coprire
i costi di tutti gli interventi necessari:
in particolare, per quanto riguarda la
Statale 23 del Sestriere, quello della
circonvallazione di Porte e quello del
«nodo» di Porosa Argentina; altri progetti riguardano la provinciale della
vai Pellice e la strada che unisce Pinerolo a Saluzzo. Se ne è parlato nel
corso di un incontro tenutosi il 16
settembre a Porte, alla presenza di
Rinaldo Bontempi (uno dei vicepresidenti del Comitato olimpico) e del
deputato Giorgio Merlo.
Segue a pag. 11
ci americani: su questo tema esiste un
abisso che separa le solenni dichiarazioni di principio dalla reale sensibi
lità della gente sui banchi delle chiese.
Se questo è il quadro, forse possono
fare molto anche le piccole chiese,
quelle convinte che la pena di morte
sia indifendibile sia sotto il profilo
giuridico che teologico. Come di recente ha fatto l’Assemblea dei battisti
italiani nei confronti dei fratelli e delle
sorelle della Convenzione del Sud, si
può e si deve alzare la propria voce anche nei confronti di chi ci è più vicino,
di chi come noi legge la Bibbia e canta
i nostri stessi inni. In fretta. Altre esecuzioni sono previste già per la prossima settimana ma temiamo se ne parlerà molto di meno. E invece sarebbe il
caso di gridare
Paolo Naso
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(Usa)-
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 22 SBTEMjRF^n^
«'°Beati i
perseguitati per
motivo di giustizia,
perché di loro
è il regno dei cieli.
''Beati voi, quando
vi insulteranno e vi
perseguiteranno e,
mentendo, diranno
contro di voi ogni
sorta di male per
causa mia.
'^Rallegratevi
e giubilate, perché
il vostro premio
è grande nei cieli;
poiché così hanno
perseguitato
i profeti che sono
stati prima di voi»
(Matteo 5, 10-12)
Udite un’altra
parabola: c’era un
padrón di casa,
il quale piantò
una vigna, le fece
attorno una siepe,
vi scavò una buca
per pigiare l’uva e
vi costruì una torre;
poi l’affittò a dei
vignaiuoli e se ne
andò in viaggio.
^‘'Quando fu vicina
la stagione dei
frutti, mandò i suoi
servi dai vignaiuoli
per ricevere i frutti
della vigna.
^"Ma i vignaiuoli
presero i servi e ne
picchiarono uno,
ne uccisero un altro
e un altro lo
lapidarono.
^^Da capo mandò
degli altri servi, in
numero maggiore
dei primi; ma quelli
li trattarono allo
stesso modo.
''^Finalmente,
mattdò loro suo
figlio, dicendo:
“Avranno rispetto
per mio figlio’’.
^Ma i vignaiuoli,
veduto üfiglio,
dissero tra di loro:
“Costui è l’erede;
venite, uccidiamolo,
e facciamo nostra la
sua eredità’’.
^^Lo presero, lo
cacciarono fuori
della vigna
e l’uccisero.
^"Quando verrà
il padrone della
vigna, che farà
a quei vignaiuoli?
Essi gli risposero:
“Li farà perire
malamente, quei
malvagi, e affiderà
la vigrm ad altri
vignaiuoli i quali
gliene renderanno il
frutto a suo tempo”»
(Matteo 21,33-41)
PERSEGUITATI PER LA GIUSTIZIA
L'essere benvoluti dalla società coincide spesso con l'impoverimento del messaggio
Al contrario è il radicalismo del messaggio che porta ad essere impopolari
GREGORIO PLESCAN
Concludiamo la serie di meditazioni sulle beatitudini con il
commento alle ultime due, distinte ma collegate dal tema delle difficoltà.
Persecuzione, perseguitati
La parola persecuzione fa
pensare o al passato o a persone che la patiscono all’estero.
Nessuno dei lettori italiani di
Riforma ha sofferto vere e proprie persecuzioni religiose in prima persona anzi, nella nostra società la religione è talmente secondaria nel sentire di molti, che
pare strano qualcuno la consideri così importante da perseguitare o da essere perseguitato! Ma
non era così all’epoca dei primi
cristiani (sebbene film come Ben
Hur o Quo Vadis ce ne abbiano
trasmesso una visione distorta):
lo desumiamo dalle riflessioni
dei pagani e dai racconti delle
chiese dei primi secoli.
Così lo storico Tacito, nei suoi
Annali, descrive le reazioni
dell’imperatore Nerone e dei
suoi dopo il famoso incendio
di Roma del 64 d.C.: «...furono
dunque dapprima arrestati
quanti si professavano cristiani...»; così la testimonianza di un
anonimo cristiano del 111 secolo:
«I cristiani né per regione, né per
voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini...
Amano tutti, e da tutti vengono
perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati»
(lettera a Diogneto).
C’è però un fatto interessante
da sottolineare: almeno fino al
Il toccò dèi tuo Regno è così leggero...
Signore, ti sei scelto persone ben stra
strane come veicoli
della tua grazia.
A volte li tocco delle tue dita è così leggero, dolce e pieno di grazia.
Continui a sorprendermi; fa’ sì che io non diventi mai
troppo vecchio, o troppo stanco, o troppo saggio da non
riuscire più a farmi sorprendere da te.
Mi hai insegnato a non dare mai nulla per scontato.
Hai detto che verranno da Est e da Ovest, da Nord e da
Sud, per sedere alla festa del tuo Regno.
Mentre i discepoli del Regno potranno esserne scacciati perché non ti hanno mai conosciuto davvero.
Signore aiutami, oggi, a ricevere la tua grazia e a riconoscere i tuoi fi^i e le tue figlie, anche se a prima vista
possono sembrare anonimi. •*;
Subir Biswas
anziano pastore anglicano di Calcutta
300 la persecuzione non provocò reazioni armate di autodifesa, né una «corsa al martirio»; i
testi antichi trasmettono un
senso di tranquilla constatazione che i contenuti di una predicazione autenticamente cristiana possono comportare la persecuzione: «...del resto, tutti
quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno
perseguitati» (II Tito 3,12).
«...perché di loro
è il Regno dei cieli»
Questo e altri brani affrontano anche un altro tema
che va approfondito: la certezza
del premio. Questa beatitudine,
assieme alla prima, «beati i poveri...», afferma con disarmante
sicurezza che la persecuzione è
una via certa per entrare nel regno di Dio (o dei cieli, a seconda
della cultura a cui l’evangelista
fa riferimento). Poveri e perseguitati non sono gli unici ad
avere questa certezza («In verità,
vi dico: se non cambiate e non
diventate come i bambini, non
entrerete nel regno dei cieli. Chi
pertanto si farà piccolo come
questo bambino, sarà lui il più
grande nel regno dei cieli» Matteo 18, 3-4) ma probabilmente
questo cambia poco rispetto alla
nostra reazione a queste affermazioni, che è di stupore se non
scetticismo. Ma dovremmo anche domandarci se la nostra
moderna perplessità sia sempre
giustificata: Gesù ha infatti spesso affermato che il regno di Dio
è a portata di mano, ma a patto
che vada cercato a partire dal
desiderio coerente di «vedere
Dio», di «lasciarlo governare»
nella nostra vita e non tramite
conoscenze misteriose.
- contemporaneo, perché la
necessità della sua affermazione
è contemporanea a tutti;
- possibile, perché l’ingiustizia è reale;
- alla portata di tutti, perché
giustizia e ingiustizia fanno parte deH’esperienza di ciascuno e
ciascuno ha la possibilità di fare
qualcosa per alleviarle (pensiamo al bicchier d’acqua).
Queste affermazioni sono sviluppate nell’ultima beatitudine,
che riassume e attualizza le precedenti, chiudendo una fase del
discorso, ma collegandosi immediatamente al discorso successivo («...voi siete il sale della
terra...»).
Anche in questa colpisce il fatto che Gesù si riferisce alla possibile difficoltà con tranquillità,
usando parole che in sé non sono né particolarmente positive,
né negative: è come se sottolineasse che da un lato la predicazione comporta «ovviamente»
insulto e persecuzione, dall’altro, altrettanto ovviamente, ricompensa. La stessa sensazione
si trae dal paragone con i profeti
(anche se solo alcuni di questi
sono ricordati per la persecuzione subita - Elia, Geremia - qui il
termine viene usato in senso generico) e dal rimando, non letterale ma evocato, ad altri brani
evangelici come la parabola dei
cattivi vignaioli.
«Loro»
Lotta per la «giustizia di Dio»
PER Gesù e per i primi cristiani il regno dei cieli, che possiamo anche parafrasare con il
«regnare di Dio», era un’esperienza possibile e comportava
una serie di conseguenze importanti: liberava da un misticismo sterile (quello per esempio
stigmatizzato da Giacomo al 2°
capitolo della sua lettera, ove si
dice che la fede muore se non
diventa azione) e spostava lo
sguardo verso il mondo reale.
Ciò aveva almeno tre conseguenze possibili, che rendevano
il Regno contemporaneo, possibile e alla portata di tutti:
CHI sono «loro», quelli che vi
insulteranno e perseguiteranno? Mentre la beatitudine
parallela di Luca li rende facilmente identificabili negli ebrei
contemporanei («...perché i padri loro facevano lo stesso ai
profeti...». Luca 6), per l’Evangelo di Matteo questo è più difficile. I toni sono più generici e universali: insulto e persecuzione
possono essere esperienza che
travalica i secoli (infatti è stata
interpretata in questo modo da
molte chiese nel corso dei millenni). Questa genericità è importante, perché amplia il raggio di «loro» a tutti coloro che si
comporteranno come descritto
nella beatitudine, e tocca un
punto dolente ma fondamentale: il difficile rapporto tra religiosità, perbenismo e stima pubblica. Gesù affronta questo tema in
tutto il sermone sul monte (pensiamo agli «ipocriti» o a quelli
che pregano per farsi vedere) e
l’argomento mantiene comple
tamente la sua attualità: il legame tra essere religiosi e ottenere
stima, in tutte le società e in tutte le culture, è sempre stato
molto stretto. La critica di Gesù
non nasce da una forma di irriducibile anticonformismo, ma
piuttosto dalla constatazione
che essere ben voluti dalla società coincide con la capacità di
impoverire il proprio messaggio
e di annacquarlo. Al contrario, è
il radicalismo del messaggio che
porta a essere impopolari. «Insulto» e «persecuzioni» non sono concluse a sé stesse, ma sono
legate all’idea di ricompensa:
siamo ancora di fronte al tema
della retribuzione.
Prima di affrontare questo tema, però, si deve analizzare brevemente questa parola, che può
portare a fraintendimenti. Oltre
le beatitudini, il termine «ricompensa» è usato assieme a «cieli»
una sola altra volta, in Matteo 6,
1 («Guardatevi dal praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è
nei cieli...»). La vita oltre la morte non era la preoccupazione
principale di Gesù (o per lo meno che i «cieli» non sono quello
che noi intendiamo comunemente, il «paradiso). Ciò che Gesù sosteneva, invece, è che il
rapporto tra modo di vivere cristiano e premio esiste ed è positivo: non «fare i bravi per paura
dell’inferno», ma piuttosto «il
regno dei cieli è aperto nonostante le difficoltà», così come la
ricompensa è un «diritto» e non
un «privilegio»: essa consiste nel
vedere già ora l’azione di Dio,
nonostante le difficoltà.
Le parole della beatitudine, rivolte a persone che vivevano difficoltà e fallimenti (molto più
drammatici dei nostri, probabilmente) aiutano a mettere tutto
ciò nella giusta prospettiva. I fallimenti sono un’esperienza reale: talvolta si superano di slancio, altre volte creano depressione e senso di inutilità. È inutile
negarlo... ma non ci si deve neppure mettere in quella condizione che è abbastanza usuale
neU’ambito religioso, cioè quella
di chi «cerca la persecuzione»
per poi lamentarsene. La ricompensa sarà reale, nella vita terrena e in quella eterna, e conseguenza della coerenza della fede.
(Ultima di una serie
di otto meditazioni)
i^Note
omiletiche
Predicando su que,,„
brano rischiamo di fare
fermazioni imprecisesiamo perdere il senso deÌ
la misura e immaginai
più eroici di quanto sia
mo. Questo è un rischi.
che corrono tutti i cristi,.
Nell
dolle
ni, anche noi, data la ¡i
tuazione nazionale «
avendo antenati glorio^
Si possono però tener pr^
senti alcune parole di
sù e trasformarle in rif¿
sioni critiche su certi itiojj
di agire diffusi. Possiam,
cogliere nelle parole del
Cristo un'affermazione da
approfondire: la «perseci),
zione» è strettamente le!
gata alla fedeltà al messaggio che si predica e alla
coerenza relativa. Ali'op.
posto, l'onore ricevuto
spesso è segno di un mes^
saggio addomesticato.
Dire questo non è faci,
le: non passa giorno checi
si esprima in favore dei
nostri diritti, personali e
collettivi, È vero che le
beatitudini non possono
ispirare i rapporti tra chiesa e stato... ma scoprirloci
ricorda sempre nuovamente la lontananza tra
predicazione dell'Evange
lo e piccolo cabotaggio!
Ciò lascia spazio a un'altra
domanda: vivere tranquilli
è segno soltanto di tempi
migliori e di una società
finalmente tollerante, oppure anche di un progressivo «imborghesimentoi
della chiesa, che ci impedisce di prendere delle posizioni così radicali da avere
come conseguenze quello
che prevede Gesù?
Un altro spunto di riflessione che può essere
sviluppato riguarda l'onore che tante volte si cerca:
essere rispettati, «contare» non è forse segno del
fatto che si fanno più cose
per apparire di fronte a
chi è importante, mettendo in secondo piano chi
ha ugualmente bisogno
ma ha poche possibilità di
ringraziare? Negli anni
bui del «thatcherismo» inglese la Chiesa anglicana
elaborò una definizione
interessante di povertà:
«powerlessness», mancanza di potere. Sono sempre
così deboli coloro che abbiamo in mente quando
agiamo?
Un terzo elemento significativo riguarda l'attualità e la concretezza del
regno di Dio. Talvolta si ha
la sensazione che la predicazione della chiesa l'abbia messo in ombra: da un
lato le esperienze storiche
dei vari fondamentalismi
ci rendono prudenti rispetto ad affermazioni troppo
ardite rispetto alla possibilità di costruirlo sulla terra;
dall'altro lo scientismo che
impregna la società ci rende sospettosi anche rispetto all'aldilà... con il risultato che il «regno dei cieli»
rischia di rimanere rinchiuso nell'ambito del linguaggio liturgico. Ma non può
essere così: Gesù ci ricorda
che poche cose sono pm
tangibili del regno di Dio
nell'orizzonte dei credenti. E lo fa sottolineandon«
la vicinanza, la concretezza e l'universalità: basta
guardare il telegiornale-CIÒ non significa che il
gno di Dio è immediatamente realizzabile, ntf
d'altra parte questa beav
tudine è indubbiamen»
un forte incoraggiamene
e una forte consolazioni
salvezza, santità e feliù”
sono possibili; Dio può essere incontrato!
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- P. Berger, Il brusio
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La testimonianza del pastore battista Donato Castelluccio nell Abruzzo del 1946
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dalle conseguenze del conflitto, un giovane pastore presta soccorso a uno sopravvissuta
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li racconto che qui pubblichiamo è tratto dal volumetto «Rac^ ti e poesie» (Filadelfia editrice, Altamura, 1990, pp. 17-21) di
Castelluccio. Si tratta di una testimonianza ambientata
^Igeriodo più duro del secondo dopoguerra. Castelluccio
^(1^9-199n fa pastore battista nel Basso Lazio e nell'Irpinia.
Scendeva dalle falde ferriane deU’Appennino abruzzese una donna malandata, dagli isolani chiamata «la donna
^Cassino»- Arrivato da poco
nel paese, con l’incarico di
curare la comunità battista ivi
esistente, nel malinconico
dopoguerra (primavera 1946),
non avevo ancora avuto l’occasione di conoscerla.
Una mattina nel mentre
sbocconcellavo una frutta
quasi avidamente, solo soletto, accampato con scarsissime suppellettili nella casa
dell’uscente Pastore Liutprando Saccomani, dove alloggiavo da pochi giorni, dopo le dure esperienze bisaccesi dell’era fascista e della
guerra, sentii bussare alla
porta con una certa energia
che mi fece trasalire. Aperta
la porta mi trovai di fronte
l’immagine di una donna che
non potrò mai dimenticare.
Non aveva cinquant’anni,
ma esprimeva una indescrivibile sofferenza ed un coraggio istintivo, da disperata;
non esitò a stendermi la mano dicendomi: «Signore aiutatemi». Implorava con gli
occhi rossi di pianto ed uno
sguardo che mi penetrò il
cuore da ferirlo.
Svuotata la tasca delle poche monete che avevo le porsi alla donna. Costei chiuso il
pugno mi ringraziò con lo
sguardo, perché un nodo le
strinse la gola, e quasi scappò, facendo agitare miseramente una veste a brandelli e
dandomi solo il tempo di dirle: «Ritornate!».
Occupai, subito dopo aver
chiusa la porta dietro alla
donna, la terza sedia vicino
al traballante tavolinetto su
cui trovava posto una sveglia, la Bibbia e pochi libri e
carte; assorto e trasognato,
pensai e ripensai all’episodio, e la tragica figura di
quella donna mi seguì durante tutta la giornata, malgrado la distrazione delle
faccende domestiche, che
dovevo sbrigare per reggere
la casa, nella mia esperienza
di giovane pastore scapolo
in un ambiente molto ospitale, poco diverso da quello
in cui ero vissuto prima.
La seconda visita della
donna non si fece aspettare.
Infatti, due giorni dopo alla
stessa ora, entrò senza bussare perché la porta era aperta, mentre io cercavo di sistemare nell’angolo del pianerottolo adiacente la spazzatura, rintracciata e messa
fuori dagli angoli della camera da letto-studio e aspetto e
dalla cucinetta.
Avevo disposto, secondo
alcuni suggerimenti preziosi
di mia madre, per queste circostanze, un bel sacchetto,
con latte in polvere, scatolami di legumi e di burro, cipolle, pane e un mezzo chilo di
pasta, racimolato dalle riserve della settimana, che misi
subito nelle mani della donna, la quale, profondamente
commossa, aprì il suo cuore
narrandomi la sua storia.
«Mio marito è morto sotto
uno dei tanti bombardamenti aerei su Cassino insieme al
figlio e gli altri parenti. Nell’angolo più selvapio e montagnoso non c’è più nessuno.
Ho due figlie, una di 18 e l’altra di 20 anni, belle come gigli, ma sono malate (e dalla
descrizione sembravano colpite da tifo). Siamo in compagnia di un vecchio monaco, cadente, quasi centenario, ultimo superstite del
Convento abbandonato e in
rovina. L’altro giorno due pecorai hanno bastonato a sangue me e le mie figliuole, perché non abbiamo dato loro il
pane, che non avevamo».
Il discorso a toni talvolta
più selvaggi che umani, interrotto da gemiti e scrosci di
pianto dirotto, che a tratti
davano agli occhi luce di
fiamma di fuoco, riflesso forse degli scoppi quotidiani,
infernali delle bombe devastatrici della immane gumra,
imperversata quasi stupidamente intorno a Cassino,
metteva terrore.
Più che le parole di conforto ebbe effetto il preciso programma di aiuto che, confidando nei soccorsi americani
del dopoguerra, mi proposi
di attuare, almeno una volta
la settimana, anche perché la
donna non poteva venire sovente; le occorreva riposo
dopo le due ore per scendere
dai monti e tre per risalirvi
con discreto carico di eroiche cosette che io e altri cit
usio
1995.
^tofughì dì Cassino con militari americani in una foto d’epoca
tadini isolani solevamo darle.
Fu poi assegnato alla mia
Chiesa di Isola un cospicuo
primo aiuto di viveri, dei soccorsi consistenti in sacchi di
riso, scatolame, ecc. e le prime a goderne furono le donne del vicinato, che andavano in visibilio per la cordiale
distribuzione, piovuta proprio mentre i mariti venivano
licenziati dalle cartiere della
zona. La donna di Cassino
potè così trasportare sudati
preziosi fardelli alle povere
figliuole in cima ai monti ed
al vegliardo cadente monaco.
Un giorno, prima di prendere il solito involto e le poche monete disponibli, cori
gli occhi infossati e cerchiati
di nero e con le guance tese,
mi supplicò di darle del vestiario per la figlia febbricitante, completamente ignuda. Mi strappò quasi di mano
una mutanda da uomo, pulita, ma rattoppatissima, che
esitavo a darle perché inadatta, a mio avviso, ai suoi bisogni e andò via premurosa di
raggiungere la figlia malata.
Due giorni dopo venne, era
soddisfatta e contenta. Distesa e tranquilla, come una
madre che riposi sugli allori
delle fatiche compiute, quando ha celebrato le nozze di
una sua figliuola. Una gioia
strana le brillava sul volto, la
interrogai col mio curioso e
attento silenzio.
«Meno male, signore, che
mi hai dato quella mutanda.
Iddio ve ne renderà merito.
Mia figlia è morta qualche
ora dopo averle messo quel
tuo indumento; nel fosso che
abbiamo scavato con una
zappa io e il vecchio frate
l’abbiamo calata un po’ vestita, poi le abbiamo messo
una tavola vecchia sul volto e
l’abbiamo sepolta. Sono contenta grazie a Dio...».
Un nodo mi strozzò la gola. Avevo sofferto fin dal primo giorno che le onde della
vita mi avevano portato in
quella casa, ma quel racconto e la scena che mi immaginai sui monti, mi straziò, mi
suppliziò. Fui tentato varie
volte di affrontare il viaggio
di salita tra le ferrigne alture
dei monti circostanti, col desiderio ardente di vedere, osservare, conoscere il luogo
selvaggio, i segni dell’inferno
della guerra con le sue devastazioni, le vecchie casupole
diroccate, i campi distrutti ed
il vecchio frate. Ma ancora
una volta dovetti aguzzare il
binocolo della mia fervida
fantasia di giovane sognatoI re, per ricostruire l’ultima
i scena di cui ero diventato
protagonista svoltasi nel clima funesto di Cassino.
L’ennesima visita della nostra donna mi portò questa
novità: «Noi abbiamo ieri pagato col vecchio frate il debito che avevamo con voi; il vegliardo mi ha detto che non è
giusto che quel signore sconosciuto, che ci ha sfamati,
non abbia la nostra riconoscenza». «Ma quello che vi ho
dato non è mio - risposi
Gran parte sono cose che ho
ricevuto ed ho fatto l’elementare dovere di darle a
voi». «Non c’importa - rispose - noi già abbiamo fatto il
nostro dovere; il vecchio frate ha celebrato per voi e per i
vostri figli un servizio solenne sull’altare scricchiolante
del Convento». Era raggiante
mentre parlava e continuò:
«Io ho assistito la messa e
mia figlia era sola nell’antro
decrepito del Convento, sforacchiato dalle cannonate...».
Un rispetto profondamente sentito non mi fece dichiarare la mia posizione di pastore evangelico e una strana
simbiosi di sentimenti e una
nuova potente emozione mi
dominò per tutta la giornata. ;
L’immagine che intravidi, j
specie nell’ora crepuscolare, |
era commovente. Contem- |
piai la faccia rugosa dell’ultimo frate che moriva col suo
Convento... innalzare con
mani tremule il bicchiere incrinato, che sostitiuiva il calice mbato dallo soldataglia,
con l’ultimo sorso di vino,
simbolo del sangue di Cristo, ed il pezzetto di pane
che avevo dato, simbolo del
corpo di Cristo, percorrendo
in maniera onesta e sublime
un toccante ecumenismo, a
beneficio di un fratello sconosciuto di altra esperienza
religiosa. Così piacque, forse, al Padre delle infinite misericordie.
Qualche settimana dopo
fui costretto ad affrontare un
viaggio (,..). Il viaggio non fu
certamente delizioso, seduto
per terra nel rozzo e sporco
vagóne, solo con me stesso,
ma guidato da Colui che segue il destino degli uomini e
delle cose. (...)
Alcuni giorni dopò rientrai
in sede per collezionare altre
amarezze. Infatti le buone
donne del vicinato, in mia assenza, al bussare violento
della «donna di Cassino», venuta a trovarmi, avevano risposto che ero definitivamente partito, non sapendo
con esattezza le cose, e mi
raccontarono la scena raccapricciante cui avevano assistito. Appresa la brutta (ed
inesatta) notizia del mio trasferimento la donna s’era
messa ad urlare senza ritegno, a tirarsi i capelli, a rotolarsi per terra sul pianerottolo
polveroso adiacente alla mia
casa. Benché una piccola folla avesse cercato di calmarla
erano riusciti solo a sollevarla
da terra ed a vederla fuggire
gridando ed urlando per la
salita; «È partito, è partito...»
lasciando un’eco quasi sinistra per la strada deserta.
Ancora una volta il cuore si
gonfiò fino a scoppiare e l’umido riparatore degli occhi
precorse fulmineo il fazzoletto nella mattinata grigia. Il
mio trasferimento venne dopo un paio di mesi. In tale
lasso di tempo tutte le mie
affannose ricerche per le
strade di Isola, nella speranza di incontrare la sventurata
donna furono vane, inutili e
tormentose, forse, in preda
ad amaro scoraggiamento, la
donna non scese più dai suoi
monti...
Il pastore Donato Castelluccio
Una vicenda appassionante
Donato Castelluccio
pastore e antifascista
Sono passati tanti anni da
questi ricordi. I capelli sono
ormai grigi, i denti scomparsi... ed il lavoro ha scavato
dei solchi profondi nel cuore.
Quando guardo, in silenzio,
il disco rosso del sole nei tramonti autunnali della mia
Bisaccia, un pensiero di consolazione invade l’anima
mia: la triste donna di Cassino, simbolo dell’umanità dei
diseredati, travagliata ed oppressa, di questo povero
mondo, il vecchio frate e la
ragazza miseramente sepolta, riposano in pace, ormai;
nessuno li fa soffrire più.
Bisaccia, 1966
Donato Castelluccio nacque l’il febbraio 1909 da una
famiglia molto modesta; era
il primo di sei figli, il padre
era muratore e la madre, casalinga, proveniva da una
delle famiglie più antiche di
Bisaccia. Già dalla prima
adolescenza emergono in lui
spiccate doti artistiche, messe in luce dal maestro di falegnameria dove Donato cominciò a lavorare a tredici
anni. Attraverso duri sacrifici
i genitori, accogliendo l'invito del maestro, lo fecero iscrivere a una scuola di intaglio
di Bagnoli Irpino, dove divenne allievo di uno dei più
grandi maestri restauratori di
scultura che aveva lavorato
in Vaticano. Pur essendosi distinto in questa scuola-laboratorio, non potè terminare
gli studi a causa dei gravi
problemi finanziari che assillavano la famiglia. Intermppe
la scuola nel 1928.
Intanto a Bisaccia si era
formato un folto gruppo nella Chiesa battista locale nato
dalla persecuzione del 1910
che aveva visto i protestanti
presi a sassate da una folla di
fanatici cattolici che non gradiva quella presenza «eretica». A contatto con il pastore
Michele Creanza che operava
a Bisaccia e Calitri Donato
Castelluccio cominciò a mettere in discussione i secolari
dogmi del cattolicesimo, creando grave scompiglio in famiglia dove esisteva anche
un «arciprete» che appoggiava serenamente la persecuzione del 1910.
Donato capì attraverso il
verso biblico sugli «assetati di
giustizia» che fra fede e politica (erano gli Anni 30) c’era un
nesso strettissimo e che la libertà personale si coniugava
implicitamente con quella religiosa. Il fascismo era, come
lui sosteneva, contro il regno
di Dio. Si rifiutò di scolpire
madonne e anche busti del
duce che gli avrebbero permesso una vita agiata. Fra gli
Anni 30 e 40 entrò in contatto
con i vari pastori che si susseguivano alla guida della chiesa e studiò da autodidatta
questioni e tesi teologiche.
Dopo numerosi pestaggi, da
parte di fascisti, nei confronti
. JAwtumi -"'Sí
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
dei pastori Palmieri e Lari,
chiarì a se stesso che la fede e
l’impegno politico erano inscindibili e che la sua vita doveva essere donata al servizio
di Dio e degli oppressi. Dal
’38 assunse la guida della comunità battista dopo il trasferimento del pastore Ugo Perres. Nel 1940 fu arrestato, colpevole di aver bruciato alcune bandiere fasciste e di aver
frequentato «rivoltosi», uomini e donne definiti tali perché
amanti della pace e della democrazia. Fu liberato, dopo
due mesi di carcere, grazie a
una petizione promossa e sostenuta dagli intellettuali di
Bisaccia. Nel ’43 fu bombardata la sua casa, che era stata
segnalata dai tedeschi tra le
case degli antifascisti.
Sposò nel '47 Maria Bellisario compagna e collaboratrice
nella vita come nella chiesa
per cinquant’anni. Dal suo
matrimonio nacquero quattro figli: Pasquale, pastore
battista attualmente molto
attivo nella Missione battista
europea, Gabriele, che muore
nel ’75 in un incidente stradale, Eliseo che lavora in un rinomato albergo della capitale
e Lucia, insegnante di lettere
in una scuola dell’obbligo. ,
Negli Anni 50 essere pastori significava concretamente
dare un abito al proprio fratello... e la casa di Donato
Castelluccio diventò punto
di riferimento per tutti gli
emarginati e i poveri del dopoguerra. Fu particolarmente attivo con i giovani creando studi biblici per «quartiere», diffondendo nelle case
l’Evangelo e curando non solo i fratelli bisaccesi, ma anche quelli di Calitri e Lacedonia, spesso raggiungendo
questi paesi con mezzi di fortuna. La comunità che era
costituita nel 1960 da 150
membri fu falciata dall’emigrazione e i membri della
chiesa di Bisaccia si inserirono nelle chiese del Nord. Fino a quegli anni i carabinieri
avevano sempre ascoltato i
suoi sermoni per paura di
strane adunanze «sediziose»,
che potevano crearsi attraverso i contenuti biblici.
La sua opera attraversa 50
anni di storia, senza trascurare l’impegno politico e culturale nella sua terra, dove ha
posto radici profonde, anche
se i membri di chiesa ora sono circa 30, molti di quali anzitmi. È morto nel 1991, sussurrando con un filo di voce
«Poiché io stimo che le sofferenze del tempo presente
non siano assolutamente paragonabili alla gloria che ha
da essere manifestata a nostro riguardo» (Romani 8,18).
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì 22 SEHEMBRE^^o^ v0»|ERDÌ22
Si è svolta a Chianciano a fine luglio la XXXVI1 sessione di formazione ecumenica
Valorizzare, non cancellare le differenze
Gli interventi di Annos Luzzotto, Massimo Cacciari e Paolo Ricca. Per ora il Sae resta ancora uno
spazio dove si pensa e si crede, si ragiona e si spera, in attesa che l'inverno ecumenico finisca
EMMANUELE PASCHEHO
IL Segretariato attività ecu1 ■ ■ - - •
. meniche (Sae) ha organizzato anche quest’anno la sessione di formazione ecumenica aperta a soci e non soci.
A Chianciano si sono radunate alla fine di luglio oltre 300
persone per discutere sul tema: «L’ecumenismo di fronte
al dialogo interreligioso: conflitti, violenza, pace: sfida alle
religioni». L’interesse della
Settimana di studio già da alcuni anni si è spostato sul
confronto fra le fedi viventi,
aprendosi all’apporto di musulmani, buddisti e induisti e
affrontando tematiche di
grande respiro (la spiritualità,
la preghiera, la pace) per far
emergere i punti di contatto
esistenti fra le varie religioni.
L’ebraismo neU’ambiente del
Sae è talmente di casa da essere considerato quasi una
quarta confessione accanto
alle tre cristiane.
Non a caso il Sae si presenta come «movimento interconfessionale di laici per
l’ecumenismo e il dialogo, a
partire dal dialogo ebraicocristiano». La presenza di
Amos Luzzatto, presidente
dell’Unione delle comunità
ebraiche, da lustri assiduo frequentatore della sessione, e la
sua conferenza su «Identità
religiosa e convivenza» hanno
lasciato un’impronta positiva
sulla Settimana. «Non si possono annullare le differenze ha detto Luzzatto - in nome
di un’idea astratta di uomo
che non esiste. La Terra è popolata da esseri umani, persone segnate da una specifica
storia, una tradizione, una
differenza che non si può azzerare per facilitare la convivenza. Dobbiamo accettare la
pluralità di identità che convivono in noi: rinunciando
all’uniformità, valorizzando le
differenze e il confronto con
chi è altro da noi, comprenderemo la nostra identità e quella di chi ci sta vicino».
Apprezzata è stata anche la
Chianciano: uno dei gruppi di iavoro durante una pausa
conferenza di apertura della
Settimana, in cui il filosofo
Massimo Cacciari, partendo
dal frammento di Eraclito:
«Pòlemos è il padre di tutte le
cose» ha evidenziato che il
concetto di polemos non indica tanto il concetto di «guerra
tra diversi» quanto di «relazione tra diversi». La situazione
conflittuale è insita nella natura umana e può sfociare
nella violenza, anche quella
della guerra alla guerra. Ma la
vera pace, la fllìa cui dobbiamo tendere (ne sono capaci
gli esseri umani?) non potrà
mai nascere dalla violenza. La
filìa, l’amicizia fra i diversi, è
l’unica possibilità di evitare il
collasso della storia umana.
Molti e spesso di grande valore gli altri interventi. Stimolante quello del sacerdote ortodosso serbo di Trieste Rasko Radovic che ha affermato
che, secondo la visione cristiana, chi vive e ricerca il significato più profondo della
propria identità non può che
trovarlo nella disponibilità a
donarlo agli altri. Bello il breve filmato di Bruno Segre,
presidente dell’Associazione
amici italiani di Nevé Shalom-Wahat al-Salam, il villaggio in Terrasanta dove vivono
insieme ebrei, musulmani e
cristiani. Nel filmato viene
narrata la fraternità e il desiderio di pace nati tra due padri, un ebreo e un palestinese, colpiti dalla stessa tragedia: la morte di un figlio a
opera di fanatici della parte
avversa. Anche la riflessione
finale del pastore Paolo Ricca
sulla frase evangelica: «Fate
agli altri ciò che volete che essi facciano a voi», ha coinvolto profondamente l’uditorio.
La Settimana si svolge da
anni secondo uno schema
collaudato che prevede meditazioni bibliche all’inizio di
ogni giornata, conferenze e
tavole rotonde, momenti cultuali delle tre confessioni cristiane e lavori in gruppo. Undici erano i gruppi, ruotanti
attorno al tema della pace e
della accoglienza multiculturale. Da non dimenticare la
bella e sobria liturgia ecumenica tenuta nel tempio rinascimentale di San Biagio, a
Montepulciano, con la regia
del pastore Luca Negro che
ha anche condotto i momenti di lettura biblica e di canto
durante la sessione.
Il pontificato wojtiliano,
stimolante e ambiguo, è al
crepuscolo, il cattolicesimo
controriformista cerca di far
degenerare il confronto interconfessionale in rissa sperando, nel polverone, di piazzare in «pole position» i suoi
candidati alla successione
papale. Sono tempi duri per
coloro che credono nell’ecumenismo, stretti tra l’arroganza del potere vaticano e i
sorrisi di commiserazione dei
tanti «ve l’avevamo detto!».
Per ora il Sae resta ancora
uno spazio dove si pensa e si
crede, si ragiona e si spera, in
attesa che l’inverno finisca.
Intervento del vescovo luterano di Oslo al 350° Festival della pace di Augusta
«Il fondamentalismo è una minaccia per la democrazia»
Il fondamentalismo politico e religioso rappresenta
«una delle minacce più serie
per la democrazia e lo sviluppo dell’essere umano». È
quanto ha affermato il vescovo luterano di Oslo, Gunnar
Staalsett, ex segretario generale della Federazione luterana mondiale (Firn), nel suo
discorso al 350“ Festival della
pace di Augusta (Germania),
nell’agosto scorso.
Secondo il vescovo, la crescita del fondamentalismo religioso è legato alla mondializzazione: «La reazione primaria e istintiva di fronte alla
mondializzazione è di mettere l’accento sulle cose che
rafforzano la propria identità
e la propria sicurezza - ha
detto -. Questo fornisce un
terreno propizio al fondamentalismo politico e religioso, e anche nuove ragioni per
promuovere la pulizia etnica».
Inoltre ha aggiunto: «Molto
spesso, dietro ai conflitti, ci
sono fattori etnici, sociali e
culturali, e non fattori religiosi. Ma, come portatrice di
identità e di cultura, la religione ha una straordinaria capacità di dare forza ai conflitti».
Il fondamentalismo, ha proseguito il vescovo, è «la prima
e principale forma di intolleranza. Esso sviluppa l’idea
che la "mia” versione della fede e della religione sia l’unica
verità da tutti i punti di vista».
Nel suo discorso ad Augusta, Staalsett ha fatto alcuni
esempi: la crescita del militantismo indù e la violenza
contro i cristiani in India, il
conflitto tra musulmani e cristiani in Indonesia, i conflitti
nello Sri Lanka, nel Sudan, in
Irlanda del Nord e in Medio
Oriente. A parer suo il fondamentalismo religioso è «antimoderno, in contraddizione
con tutti i valori del mondo
secolare, discriminatorio nei
confronti delle donne, autoritario» e inoltre «esige una
lealtà totale nei confronti delle proprie idee e dei propri
capi». Queste caratteristiche
sono «in conflitto con le vedute cristiane riguardanti la
natura umana e la visione democratica della società». 11
fondamentalismo politico e
religioso «rappresenta una
minaccia per la libertà di religione che, dopo le esperienze
del comunismo e di altre
ideologie totalitarie, deve essere uno dei diritti più importanti del nostro tempo»,
ha dichiarato Staalsett.
Il vescovo di Oslo ha poi citato la firma, proprio ad Augusta, della Dichiarazione
comune sulla dottrina della
giustificazione come uno dei
mezzi più promettenti per fare fronte al fondamentalismo
religioso. Staalsett incoraggia
la riflessione ecumenica e il
dialogo interreligioso: «È diventato chiaro per i credenti
che i cristiani non possono
più restare indifferenti rispetto a ciò che ci unisce nella fede cristiana. L’accento va posto su ciò che ci unisce e non
più su ciò che ci divide», ha
affermato. Nel sottolineare
che il cristianesimo e altre religioni hanno molti valori in
comune, Gunnar Staalsett ha
lanciato un appello ai leader
religiosi di tutte le confessioni affinché rafforzino il dialogo ed operino insieme per
fronteggiare il fondamentalismo, e ha concluso: «È importante affrontare queste
sfide. Dobbiamo superare lo
stadio degli slogan e aprire
un dialogo in cui ciascuno
abbia il proprio posto e assuma la responsabilità delle
proprie opinioni». (eni)
Il dibattito in uno dei gruppi di lavoro
La testimonianza cristiana
in un tempo di crisi
t\luo\
RAFFAELE FLORIO
. .T”* EMPO di crisi: pream« 1 1 ■ ■
bolo di guerra o momento di crescita?»: è stato il
tema affidato a uno dei gruppi di lavoro costituiti nell’ambito della XXXVII sessione di
formazione ecumenica del
Sae (Segretariato attività ecumeniche) svoltasi a Chianciano dal 22 al 29 luglio, sessione dedicata a «Conflitti, violenza, pace: sfida alle religioni». Il relatore del gruppo,
Valdo Benecchi, ha invitato a
riflettere sull’attuale momento storico e sulla «globalizzazione» che, dopo un momento iniziale promettente, sembra oggi rivelarsi come una
nuova forma di colonizzazione da parte dei paesi ricchi
verso i paesi poveri; essa tende, inoltre, a utilizzare a tale
scopo le scoperte scientifiche, dalla comunicazione
globale alla mappa del genoma umano (il presidente
Clinton: «Stiamo imparando
il linguaggio usato da Dio
nella creazione»!), e ad addomesticare la politica e i grandi organismi internazionali
fino al punto che i processi
decisionali vengono presi
nelle sedi delle multinazionali e delle grandi banche.
Dinanzi a un passaggio di
tale portata ci sentiamo impreparati e sgomenti come
persone e come cristiani: è
possibile per noi offrire una
testimonianza, partendo dalr Evangelo? Su questa traccia
il gruppo, composto da 17
partecipanti appartenenti alle tre confessioni cristiane,
ha lavorato durante la settimana del convegno. La discussione è stata molto vivace ed è emersa anzitutto la
constatazione di una grande
difficoltà di conoscenza (a
partire dal lessico), di comprensione e quindi di interpretazione del problema. Sono, tuttavia, emerse alcune
considerazioni preliminari.
Il mondo, una volta diviso
in blocchi dagli accordi di
Yalta, sta attualmente sviluppando, e con una accelerazione che sgomenta, un processo di unificazione che investe i mercati e i consumi,
gli scambi di merci, persone
e capitali, i risultati del progresso scientifico-tecnologico, la comunicazione, l’ecosistema, ecc., processo che
chiamiamo «globalizzazione». Valga come esempio
quanto si sta verificando nel
campo delle biotecnologie
applicate all’uomo. I progressi nella ricerca sul genoma
umano, le tecniche di clonazione fanno intravedere scenari inquietanti (è del tutto
recente la notizia che il governo inglese potrebbe autorizzare il tentativo di riprodurre embrioni umani con la
tecnica della clonazione): si
Importante decisione dell'Alleanza riformata mondiale
Istituito il «Fondo alleanza per la vita»
Nella riunione che ha tenuto a Bangalore
(India) dal 20 al 29 luglio scorsi, il Comitato
esecutivo deH’Alleanza riformata mondiale
(Arm) ha deciso di convocare la prossima
Assemblea generale dell’organizzazione nel
2004 in Ghana, sul tema «Che tutti possano
avere la vita in abbondanza» (Giov. 10, 10).
Nella stessa riunione il Comitato esecutivo
ha preso un’altra importante decisione:
quella di costituire un Fondo speciale per
garantire il futuro finanziario dell’Arm. Il
Comitato spera che il Fondo, chiamato
«Fondo alleanza per la vita», raggiungerà
uno o due milioni di dollari entro la XXIV Assemblea generale del 2004 e 10 milioni di
dollari entro il 2010.
Per il Comitato, la garanzia di una base finanziaria sicura consentirà alla vasta rete
dell’Alleanza, che conta oltre 200 chiese
membro e 75 milioni di persone, di avere i
mezzi necessari per combattere i mali che
compromettono la vita e la qualità della vita.
Il Comitato ha inoltre deciso di costituire altri tre nuovi fondi:
1) Fondo per il partenariato tra le chiese
riformate, soprattutto per aiutare le chiese
del Sud;
2) Fondo di emergenza per il soccorso immediato in caso di disastri naturali;
3) Fondo per la formazione teologica di
donne provenienti dal Sud.
Secondo William A. McComish, tesoriere
generale dell’Arm, l’Alleanza ha bisogno di
incrementare le proprie entrate per poter fare tutto quello che le chiese membro le chiedono. Tutte le chiese, i membri di chiesa e altri donatori sono invitati a contribuire alla
costituzione di questi quattro fondi.
parla di patrimonio universa
le della mappa del genomi
di clonazione finalizzata al£
produzione di tessuti e orgj.
ni a scopo preventivo e teta^
peutico; ma quali principi
etici e quali poteri garanti,
scono l’utilizzo «buono» dj
tali scoperte? Gli sviluppi se.
guiti alla scoperta della fissip.
ne nucleare (e fra tutti cito
Hiroshima e la minaccia nucleare) non sono certo dì
buon auspicio.
Lo stesso significato di
bioetica viene messo indi,
scussione, indipendentemente dal suo intrinseco relativismo spazio-temporale.
Come valutiamo, ad esenti
pio, le conseguenze di una
possibile generazione noe
sessuale; oppure la possibilità di modificare l’essere
umano o la specie umana
nella sua corporeità primae,
probabilmente, nella sua attività psichica in seguito?
Il segretario generale dell'
Onu, Kofi Annan, nella relazione che terrà alla prossima
Assemblea generale, afferma
che il processo di globalizzazione deve essere finalizzata
a permettere un generale miglioramento delle condizioni di vita e uno sviluppo integralmente umano delle persone e dei popoli di tuttala
Terra. La preoccupazione!
che tale affermazione sia soltanto un’espressione di buona volontà. Gli eventi di questi ultimi anni sembrano infatti evolvere in ben altra direzione, al punto che viene
da chiedersi se nello stesso
significato di globalizzazione
non sia contenuto il controllo
totalizzante, e in primo luogo
economico, dei paesi ricchi
sui paesi poveri del mondo.
In particolare il gruppo sii
chiesto su quali fondamenti
etico-sociali, in quale direzione e chi esercita il controllo
sul cosiddetto progresso
scientifico-tecnologico, sul
mercato «globale», sulle grandi istituzioni internazionai
politiche, economiche e sociali; e se non sia da rimettere
in discussione lo stesso concetto di progresso. Di frontet
tanta complessità, quale fotma di testimonianza possono
offrire i cristiani? Essi not
possono che rifarsi al fondamento della Parola e trovate
in essa un orientamento generale: saper discernere tri
Dio e gli idoli (Es. 20); consi;
derare gli esseri umani qua*
collaboratori di Dio nelle
evoluzione della creazione e
responsabili solidalmente
dell’uso dei beni della tette
(Gen. 1, 2); guardarsi dal p*'
ricolo di sostituirsi a Dio*
costruirsi divinità a propri*
immagine e soddisfazione
(Gen. 3, 11; Mt. 4); riconosce
re che nell’Evangelo di Gw te stor:
Cristo è presente una chini* nee stc
opzione per gli oppressi, i P“' nei j
veri e gli emarginati (Mt- no le s
25); ripensare la missione dei na soc
cristiani e delle chiese ne pormi
mondo, evitando facili t-rion ra che
falismi (Mt. 28); amateli strada
prossimo e il nemico (L®'!- ^*°oei
19, Mt. 22); accogliere le sfidi dologu
di giustizia sociale (Lev. 25)- etod
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Cultura —
PAG. 5 RIFORMA
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lavoro I risultati del convegno della Società di studi valdesi a Torre Pellice
ana Cinquanf anni di storiografia
l\luovi approcci e nuovi strumenti a partire dal dopoguerra, hanno permesso agli storici
italiani di condurre ricerche e studi sulla Riforma e i movimenti ereticali in Italia
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I titolo del convegno che la
^cietà di studi valdesi ha
i^eanizzato a Torre Pellice il
S settembre, 1950-2000:
Cinauont’unni di storiogrufìa
italiana sulla Riforma e i movimenti ereticali in Italia,
riassume gli argomenti intorno ai quali si sono svolti i lavori- il riferimento temporale
ritaglia date dì indiscutibile
importanza per la rinascita,
nella storiografia italiana,
dell’interesse per gli studi sulla Riforma e i movimenti ereticali in Italia. Un convegno
di storiografia deve presentarsi come qualcosa di più e
di diverso di un semplice bilancio; deve cercare di capire
se queUa che è stata fatta era .
la storia di cui c’era bisogno;
per questo deve accordare un
posto importante alla storia
della storiografia e, in quanto
prodotto, interrogarsi sul suo
produttore, lo storico.
Non a caso la prima sessione (contributi di Paolo Simoncelli, Guido Dall’Oglio,
Daniele Tron, Carlo Papini,
Alberto Aubert) ha analizzato
le linee di tendenza degli ultimi cinquant’anni, cercando
di evidenziarne lo spessore
qualitativo. La prima fase fu
segnata dalle nuove esigenze
culturali del dopoguerra che
registrarono una flessione
degli studi sulla storia della
Riforma e del protestantesimo in Italia. Deviazione di attenzione che può essere imputata al condizionamento
cattolico e democristiano,
ma anche a una storiografia
marxista che collocava Tinizio della modernità nella Rivoluzione francese, evento
benedetto per la storia storicistica, quasi confezionato su
misura. Negli Anni 55 e 56 lo
spazio di attenzione della
modemistica in Italia si stava
riducendo e questo indirizzo
lasciò tracce sulla storiografia
italiana cinquecentesca. Il recupero avvenne a partire dal
1957 in linea, anche, con lo
spostamento dell’asse interpretativo all’interno della
storiografia marxista.
Complessivamente gli Anni
60 si presentarono migliori
rispetto al clima del decennio
precedente, anche se suggestioni crociane venivano ancora in luce. In effetti in quel
decennio avvennero cambiamenti fondamentali; dal 1965
la sociologia prevalse sulla
storia; nel ’67 morì Delio
Cantimori; lo spartiacque del
'68 aprì la strada a un tentativo di recupero di un’intera
identità culturale e a una
promessa: non più solamente storici. Il divaricarsi di linee storiografiche fu evidente nei primi Anni 70: entrarono le suggestioni di una stona sociale, lo studio del rapporto tra la società e la cultura che questa produce; si fece
strada anche la differenziazione tra teorizzazione metodologlca e i risultati pratici di
®etodo. Il compito di sostituire lo storicismo con una
nuova formulazione della conoscenza storica fu lasciato
mia successiva generazione
m storici che avrebbero condotto ricerche come accertatnento e non più come dimostrazione: si trattava di far
posto ^la storia che chiama a
® tutti gli indizi, tutte le fon
ti, individua le tracce, stabilisce dei rapporti con un lavoro paziente di verifica, mettendo in discussione i sistemi
più certi di spiegazione e di
padronanza del passato.
L’esposizione dei dati quantitativi che illustrano il modo
in cui si è prodotto storiografia dal 1975 al 2000 ha introdotto Tanalisi dei contenuti,
ancora influenzati dall’esigenza di fare i conti con
l’eredità di Cantimori. Si affermava comunque uno sforzo maggiore di interpretazione del movimento riformatore dal punto di vista teologico
e l’attenzione verso Tapparato repressivo della Chiesa
cattolica (Inquisizione).
Passando agli ambiti e agli
. strumenti di diffusione, vediamo entrare in scena la Società di studi valdesi che, con
una scelta qualificante nel
panorama degli studi storici
italiani, promosse nel 1957 il
suo primo convegno su Eresia
e Riforma in Italia i cui atti
vennero pubblicati sul Bollettino. Le conseguenze furono
presto evidenti: crebbe la richiesta da parte degli studiosi
e venne dato mandato al Seggio di organizzare per Tanno
successivo un altro convegno
che, come il precedente, si
svolse in un clima di grande
familiarità, ma anche di serietà dei lavori e offrì agli studiosi la possibilità di incontrarsi e realizzare scambi proficui; si trattava della miglior
espressione dell’avanguardia
storiografica italiana in tema
di studi sulla Riforma: da
Cantimori a Caponetto, da
Spini a Gönnet. Tranne che
per gli Anni 64, 67 e 68, i convegni ebbero cadenza regolare. Quello del 1970 rappresentò una tappa significativa:
comparve per la prima volta
la dizione Convegno di studi
sulla Riforma e i movimenti
Carlo Papini
ereticali, dando avvìo alla fase
adulta, quella del consolidamento, del radicamento.
Nel processo di allargamento delTambito tematico,
affluirono forze nuove provenienti da ambienti diversi. Il
Bollettino si trasformò in rivista di carattere nazionale e ricevette contributi di studiosi
di tutte le provenienze confessionali e delle varie scuole;
li gestiva e li presentava, offrendo spazi di discussione
su un argomento che in quegli anni non trovava molti altre sedi di confronto. Nell’ultimo decennio del secolo, la
formula tematicamente libera dei convegni non risultò
più adeguata, in ragione dell’aumento degli studiosi e al
moltiplicarsi delle occasioni
di incontro; la Società orientò
quindi i convegni su argomenti più specifici.
Uno sguardo ai dati che fotografano la realtà di quegli
anni, conferma Tinteresse: la
distribuzione degli articoli del
Bollettino dedicati all’argomento (109 dal ’57 a oggi) non
è casuale e alterna storia della
Riforma in Italia alla storia
delle valli valdesi, ne^i aspetti
linguistici e culturali. Sempre
in ambito valdese, la storia
della Riforma in Italia fu presente anche nelle pubblicazioni della Claudiana, fondata
nel 1855 a Torre Pellice. Le
opere pubblicate, singole o in
collane testimoniano di una
Italia che volle tenacemente
vivere secondo Lutero e Calvino, rivendicando il diritto alla
libertà di coscienza.
Due opere fondamentali,
pubblicate in un contesto
non valdese, rafforzarono
l’attenzione allo studio della
Riforma e dei movimenti ereticali in Italia. La prima, il
Corpus Reformatorum Itali- j
corum, opera incompiuta, ;
rappresentò un crocevia tra |
le esigenze della storia socia- ;
le e quella storicista, ripor- i
tando in auge una tradizione
filologica che alcune scorciatoie metodologiche rischiavano di far dimenticare. Si
trattava di andare oltre l’eccessiva discussione dottrinale degli anni precedenti e registrare l’esigenza di un ritorno alle fonti, alla rilettura dei
testi, al superamento della
tradizione cantimoriana, attraverso il confronto con essa. L’altra opera fu la collana
«Studi e testi per la Storia religiosa del Cinquecento» curata da Antonio Rotondò, i
cui volumi nacquero dal rigoglio filologico e da discussioni continue; fu anche espressione del paradisa secondo
il quale è possibile comprendere qualcosa della storia religiosa del ’500 seguendo i
percorsi culturali e mentcìli e
i processi che conducono a
una crescita della consapevolezza innescata dal dissenso
religioso in Italia.
Con questo sguardo sull’accurata costituzione e descrizione delle fonti, si è
chiusa la parte strettamente
storiografica del convegno.
NelTultima sessione, è entrata in campo la storia.
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Editto del re di Savoia relativo ai valdesi
LIBRI
Teologia
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La seconda sessione del convegno a Torre Pellice
Alcuni nodi tematici di particolare rilievo
NelTultima parte del convegno, le relazioni hanno
messo in luce la circolazione
carsica nella vita spirituale
italiana del Cinquecento.
Nelle relazioni di Massimo
Firpo, Susanna Peyronel,
Francesco Cui e Ugo Rozzo si
è parlato del valdesianesimo,
della sua presenza capillare
in Italia, dei suoi rapporti
molteplici (in parte già esplorati e in parte ancora da approfondire) con le gerarchie
ecclesiastiche e con la grande
aristocrazia italiana, con la
predicazione, la stampa, le figure femminili di rilievo, la
lingua volgare.
Ma si è anche parlato di
valdesianesimo nella sua relazione con la Riforma, perché ciò che è definito protestante deve essere guardato
sotto una prospettiva più
pluralista rispetto a quella
dei soli grandi maestri: la sintesi spirituale fatta in virtù di
una persona di straordinario
fascino come Valdès, non
può essere intesa solo come
propedeutica alla Riforma. E
indiscutibile che il valdesianesimo fu considerato come
magistero capace di promuovere un cammino verso la verità all’interno della chiesa e
individuato dalla gerarchia
ecclesiastica come una possibilità di porre fine alle proprie sofferte riflessioni. Pertanto è lecito interrogarsi su
questa complicità per coinprendere cosa significasse, iti
quegli anni, accogliere gli
elementi nodali della dottri
na luterana da parte dei vertici della chiesa.
L’interesse per la diffusione
di idee eterodosse in situazioni urbane, ha permesso di riscontrare che in alcune città
(Lucca, Modena, Faenza) erano presenti condizioni tali da
influenzare un certo tipo di
processo delle idee, poi radicate in piccoli gruppi ed estese ai ceti dirigenti. C’era una
relazione tra l’ambito politico
e la diffusione di queste idee?
C’era un problema che coinvolgeva la classe politica e
quella religiosa? Dall’analisi
dei documenti inquisitoriali
emergono testimonianze sincere di un disagio profondo
nei confronti della struttura
politica della chiesa, disagio
che sembra riguardare non
tanto il rifiuto della costrizione e della superstizione,
quanto una rivolta nei confronti di un clero rappresentante di un potere sgradevole.
Se l’ambito di osservazione
viene però riportato alla diffusione della Riforma nei circoli aristocratici italiani, è
evidente che dietro gli «Spirituali» in rapporto con i gruppi di potere, c’è una via nobiliare molto forte. Quindi ci si
trova di fronte a un’aristocrazia italiana di un certo peso
che aiuta un particolare discorso religioso. Dietro gli
Spirituali, finora guardati dal
punto di vista del messaggio,
c’è un mistero religioso di cui
occorre vedere il risvolto sociale e politico, perché nell’ambiguità spirituale si co
«II tempo e la storia» è il titolo monografico dell’ultimo numero di Studi di teologia (n. 24, £ 12.000), rivista semestrale
dell’Istituto di formazione evangelica e documentazione
(Ifed) di Padova. Fanno spicco, tra gli articoli, lo studio di Pawel Gajewski («Il vocabolario biblico del tempo»), del direttore
Pietro Bolognesi («Il riposo del tempo: il sabato») e di Leonardo De Chirico («I tempi
infranti del cattolicesimo»). Mariano Di
Cangi, delTOntario Theological Setiiinary,
affronta il tema «La prospettiva biblica del
tempo». Per abbonamenti (£ 20.000); ccp
10867356 intestato a Ifed, Cp 756 Padova.
Culto radio
RADIO
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
T ' radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
glie anche l’ambiguità sociale
di questa parte d’Italia che
sosteneva molte delle idee
degli evangelici, ma che non
accettava la rottura nei confronti della chiesa.
È tornato spesso, nelle relazioni del convegno, il richiamo all’istituto inquisitoriale. Se ne è parlato in termini di documentazione capace
di fornire un ampio panorama su ciò che gli inquisiti potevano dire, ma si è anche
sottolineato che quei documenti istituivano un silenzio,
producevano oblio sulla loro
tragedia interiore. L’ultima
relazione ha ripreso l’argomento riferendo sui problemi di interpretazione legati
alla pubblicazione degli strumenti di censura ecclesiastica, gli Index librorum proibitorum: cosa succedeva di un
Indice quando usciva il successivo? I censori consideravano i vari Indici come leggi
concomitanti? Quali erano i
rapporti tra gli Indici europei
dopo l’uscita di quello romano? Quanto tempo impiegavano gli intercettatoti cattolici a rendere inoffensivo un libro eterodosso?
Arrivati alle battute finali,
ancora ci sarebbe stato molto
da dire e da discutere. Nonostante il già lungo viaggio
dentro l’immenso lavoro dei
relatori che, ogni tanto, hanno bisogno discendere in
campo, confrontarsi, mostrarsi, discutere delle cose di
cui si stanno occupando. Il
viaggio continua, (mrf)
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
_______ zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 1“ ottobre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «La famiglia più piccola del
mondo - Testimonianze filmate e interventi da Studio». La replica sarà trasmessa lunedì 2 alle 24 e lunedì 9 alle 9,30 circa.
Racconto autobiografico
Vita e testimonianza
di Sebastiano Ganci
FRANCESCO CASANOVA
Due foto: la prima scattata in età giovanile, la seconda di appena tre anni fa,
racchiudono come in una parentesi il percorso di fede, di
predicazione e di testimonianza del pastore in emeritazione Sebastiano Ganci,
delle Adi, e di sua moglie Paolina Scavino. Pubblicato in
proprio nel marzo del 1999
con l’amorevole collaborazione dei figli e delle nipoti, il libro* si propone di «ricordare
quello che abbiamo fatto con
gioia e amore, secondo la misura che ci era stata data». Il
sottotitolo mette a fuoco tempo e luogo; «1947-1987. Quarant’anni di ministerio pastorale. Cronistoria della diaspora di S. Agata di Militello».
Una testimonianza semplice, appassionata, sincera,
gioiosa e sofferta al tempo
stesso, resa ancora più incisiva da decine e decine di foto
e documenti che, ordinati come un’opera d’arte alla lode
di Dio, introducono nel mondo meraviglioso della fede,
della testimonianza, della solidarietà, della lotta nel nome
del Signore, della vittoria ma
anche della solitudine di un
ministero reso ancora più
difficile dalle ostilità delle
istituzioni civili e religiose
che spesso cercano di squalificarne la validità con tutti i
mezzi a disposizione.
È un libro che invita alla
pausa e alla riflessione, sia
perché permette di fare capolino in frammenti di cronaca passata con la quale le
nostre chiese dovrebbero
confrontarsi, sia perché introduce nel mondo delle cose
di Dio, in cui i progetti umani
a volte svaniscono come nebbia al sole mentre inaspettatamente si aprono spazi sconosciuti di solidarietà e amore, che inondano di benedizione e coprono di buon seme la terra e i suoi abitanti.
(*) Sebastiano Ganci: Memorie,
stampato in proprio, marzo
1999.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 22 SETTEMBRf^^.fl;DÌ 22
Ubero stato
libere chiese?
Il 400° anniversario del rogo di Giordano Bruno si è consumato nella sua cooptazione all’interno del Giubileo del
2000 («Il Papa chiede perdono»). I laici, pochi e divisi da
atavici pregiudizi, non sono riusciti a fame l'evento simbolo della ribellione al dominio sulle coscienze esercitato
dalle gerarchie cattoliche. Nell'opinione pubblica ha trionfato ancora una volta la lectio facilior, il dato spettacolare
di una chiesa magnanima nella sua infinita grandezza.
Contestualmente questo Giubileo postmoderno, divenuto
marchio per ogni tipo di business e punto focale del più
ostentato ecumenismo grazie al docile veicolo mediático,
ha svelato a fondo il senso tutt’altro che irrilevante dell’art.
4.1 dei Nuovo Concordato: «La Repubbliéa italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del
Sommo Pont^ce, ha per la cattolicità».
L’affermazione si invera quotidianamente nella realtà
romana: dai «progetti giubileo» comprendenti messe, pellegrinaggi, udienze, manifestazioni, insinuati nei Piani
scolastici dell’Offerta Formativa (Pof) da docenti zelanti,
alla recente dichiarazione del prefètto di Roma in occasione del World Gay Pride: «Le manifestazioni civili dovranno essere compatibili con le manifestazioni giubilari,
nell’assoluto rispetto del sentimento religioso della comunità cattolica». Secolarizzazione selvaggia, quindi, di un
evento religioso e ossequio al potere del Vaticano da parte
di chi ha il dovere di far valere l’indipendenza di uno stato
che include trai suoi principi fondamentali quello «supremo» della laicità. Uno stato, insomma, novello braccio secolare delle gerarchie cattoliche e un governo sempre più
astuto nel farsi scudo delle dichiarazioni etico-reli^ose del
papa per garantirsi consensi nella sfera civile-politica..
Il convegno «Libero stato e libere chiese in Europa e in
Italia» (Roma, 2-3 giugno) ha rappresentato una ripresa di
iniziativa della società laica e plurale a oltre un anno di
distanza dal lancio di quel Manifesto laico che aveva raccolto in breve tempo migliaia di adesioni. La ragione di
questa distinzione non ha bisogno di spiegazioni. L’Italia
non è l’unico paese i cui rapporti con la Chiesa cattolica
siano regolati da un Concordato, ma è sicuramente il solo
stato europeo a contenere nel suo seno lo «Stato della Chiesa» da cui sono derivati i pesanti condizionamenti sulla
formazione dello stato naziormle e, costantemente, sul versante degli assetti politici e dei pluralismo religioso.
La prima sessione dei lavori
Europa della Riforma
Europa dei Concordati
ANTONIA BARALDI SANI*
La prima sessione del convegno (relazioni di Piero
Bellini, Italo Mereu, Marco
Ventura) ha preso in esame il
nodo storico dei processi culturali e istituzionali che hanno generato le diverse forme
in cui si sono costruiti i rapporti con le chiese nei diversi
paesi. Dalle forme pattizie
con le chiese evangeliche
emerge la «dimensione terrena» della persona umana,
quella dimensione connessa
al riconoscimento di una dignità degli individui riferihile
al livello economico e sociale,
cosa che forma un tratto distintivo delle società toccate
dalla Riforma evangelica.
Tutt’altra cosa dalla stratificazione dei ceti supportata
dalle gerarchie cattoliche nei
paesi latini, dove la subalternità e l’ossequio ai potenti
della terra, benedetta dall’alto clero, non hanno certo favorito la maturazione di autonome coscienze individuali. Così, segnato dal suo ancoraggio a un potere forte in
quanto sovrumano, è comparso nell’Europa del ’500 il
principio della tolleranza,
mirabilmente e saldamente
gestito da una Chiesa cattolica in qualche misura perdente, e tuttavia in grado di amministrarne a suo piacimento
il trascolorare nella più inflessibile intolleranza.
L’Europa della Riforma e
l’Europa dei Concordati con
la Santa Sede, di cui l’Italia è
simbolo, rappresentano dunque due culture, due civiltà
che avranno voce nel processo costituente della Carta
fondamentale dell’Unione
europea. Se le coscienze laiche non riusciranno a prevalere, il rischio è l’affossamento di diritti umani assoggettati alle compatibilità del
mercato, l’avanzamento di
libertà individuali, al di fuori
di ogni contesto sociale, ma
anche l’affermazione dell’
istituzione ecclesiastica più
ricca di pubblici consensi,
per di più ammantata di ecumenismo
In questa prospettiva è stata sollevata una questione
cruciale: è opportuno che un
organismo sovranazionale intervenga sul piano legislativo
aggiungendo altre norme a
quelle fin qui adottate dai
singoli stati per regolamentare i propri rapporti con le
chiese? A chi ne evidenziava i
rischi si opponevano, nel corso dei dibattito, i sostenitori
dell’utilità che una normativa
europea intervenga a rompere situazioni consolidate nel
tempo, a tutto vantaggio della
tutela dei diritti degli individui e dei «non religiosi», questi ultimi, peraltro, non tematizzati nel convegno.
* Comitato nazionale
Scuola e Costituzione
Una battaglia di civiltà per difendere i valori della laicità
L'anomalia italiana nei rapporti fra stato e chiesa
La seconda sessione è stata
interamente dedicata alla
«radiografia» della vicenda
concordataria in Italia, dal
concordato mussoliniano del
’29 al nuovo dell’84 (comunicazioni di Federico Coen,
Giacomo Marramao, Paolo
Bonetti). Nicola Colaianni,
nella sua relazione, ha messo
a nudo le incongruenze presenti in entrambi i testi rispetto alla Costituzione, incongruenze per certi aspetti
addirittura accentuate nel testo del 1984, rese possibili
dall’assenza di una preventiva legge nazionale che fissasse i paletti delle prerogative
statuali non negoziabili.
A questo punto l’obiettivo
principale dei convegno ha
potuto emergere in tutta chiarezza; l’abrogazione dei regime concordatario è l’approdo
irrinunciabile di ogni paese
democratico. Lo è tanto più
per l’Italia condizionata pesantemente dall’ubicazione
territoriale della Santa Sede. Il
privilegio consentito alla
Chiesa cattolica dal famoso
art. 7 riverbera le sue conseguenze negative sulle Intese,
firmate soltanto in questi ultimi decenni, tra la Repubblica
italiana e alcune confessioni
religiose facendole comunque
apparire come «concordati
minori» e stabilendo una sorta di gerarchia tra le fedi religiose al cui livello più basso
sono collocati culti e movimenti religiosi definiti sette, a
cui non è stato di fatto ancora
riconosciuta alcuna dignità
(comunicazioni di Luciano
Zanotti e Roberto Giammanco). Ma per affrontare realisticamente questa battaglia di
civiltà occorre sconfiggere il
«deficit di laicità» che caratterizza le odierne società e che
in Italia si manifesta come
consenso acritico e in definitiva acquiescente all’assiduo
presenzialismo mediático del
pontefice su questioni decisive che riguardano stato, società, individui al di fuori del
mondo cattolico (comunicazione di Valentino Parlato).
Una sorta di «religiosità
non religiosa» che costituisce
l’humus propizio per l’estensione di quello che Enzo Mario ha definito nella sua relazione «nuovo temporalismo»,
e che viene foraggiato dagli
enormi finanziamenti pubblici alla Chiesa cattolica, che
la comunicazione di Marcello
Vigli ha quantificato e precisato nelle modalità.
La terza sessione ha indicato i principali terreni sui quali
il «nuovo temporalismo» si dispiega: istruzione, educazione, bioetica, differenza di genere e libertà sessuale, pluralità di culture. Su di essi va
esplicata una riconquistata e
rivisitata laicità alle soglie del
terzo millennio (comunicazioni di Grazia Zuffa, Valerio
Pocar, Mariapaola Fiorensoli).
Della centralità della scuola si
è occupato Mario Alighiero
Manacorda. La scuola pubblica ha in sé le potenzialità per
divenire «laboratorio di laicità», sia per il carattere assegnatole nel nostro sistema costituzionale di «funzione della
Repubblica» per quanto attiene alla formazione di una coscienza critica e democratica
dei cittadini, sia per essere
luogo d’incontro di uomini e
di donne impegnati a vario titolo nei processi di maturazione delle giovani generazioni, sia infine per essere punto
forte di riferimento per soggetti provenienti da culture
extracomunitarie.
Dipende in larga misura
dalla capacità di ricondurre
queste forme quotidiane di
convivenza nell’alveo dei
principi costituzionali l’affermazione di una società effettivamente multiculturale anziché «un assemblaggio di
microcomunità integraliste e
settarie, ostili tra loro o meramente conviventi, nell’attesa
di essere abbastanza forti per
sopraffarsi a vicenda».
La complessità del concetto di laicità è dunque emersa
con forza alla conclusione di
questo convegno, che mediante l’approvazione di un
documento ha indicato alcune azioni immediate (battaglia su vari fronti in difesa
della scuola pubblica, proseguimento dell’azione per una
revisione dell’Intesa sull’insegnamento della religione
cattolica, sostegno alla battaglia contro l’attuale proposta
di legge sulla fecondazione
artificiale, denuncia delle
somme, elargite dallo stato
alla Chiesa cattolica in occasione del Giubileo, opposizione ferma alla partecipazione delle autorità della Repubblica alle cerimonie per
la beatificazione di Pio IX, sostegno aperto al Gay Pride).
Rivendicare la più radicale
laicità delle istituzioni repubblicane, lungi dal costituire la
riproposizione di antiche e
superate divisioni significa
l’impegno a non svendere
pezzi di diritti e libertà iscritti
nella Costituzione accedendo
alla logica della necessità dei
trionfo dei cattolicesimo pena la perdita d’identità. Cbe
10 scenario sia oggi assai più
complesso delle tradizionali
contrapposizioni sul terreno
religioso è confermato dal
nuovo ruolo riconosciuto alla
laicità nella scuola pubblica.
Laico è un insegnamento che
mira a determinare le condizioni per il riconoscimento
da parte di ciascuno delle
proprie radici storiche e culturali (che non è «integrazione nella cultura dominante,
comunicazione di Pier Giovanni Donini), ma soprattutto capace di sollecitare una
ricerca comune per l’affermazione, dei diritti umani
sull’intero pianeta; il che significa mettere in discussione anche la propria storia e le
proprie radici. E evidente che
solo la scuola pubblica può
assolvere appieno a questo
ruolo; tanto più dunque diviene attuale e pressante il rispetto assoluto dell’art. 33.
«Laicità» è infine la capacità dei parlamentari di sapere discernere, tra il loro compito di tutela e ampliamento
del catalogo dei diritti umani
e l’adesione personale a una
confessione religiosa che
quei diritti fondamentali può
talvolta negare. L’ecumenismo di cui si ammanta la
Chiesa cattolica rappresenta
11 maggior ostacolo sul cammino della laicità. Valga un
esempio fra i tanti possibili; è
in discussione alla VII Commissione Istruzione del Senato un documento proposto dalla Lega Nord riguardo
una ridefinizione dei ruolo
deirirc in connessione con la
legge sul riordino dei cicli
scolastici. L’Irc viene definito
formativo anche per i non
credenti. Non importa se a
impartire tale insegnamento
saranno sempre e solo insegnanti riconosciuti idonei
dall’autorità ecclesiastica di
una particolare religione:
quella cattolica apostolica
romana. (a.b.s.)
Padre Frittitta e il boss Pietro Aglieri
Legittima cura pastorale Tg
0 favoreggiamento? |
DAVIDE ROMANO
testi!
E stata depositata nei giorni
scorsi la sentenza di assoluzione in appello del discusso carmelitano scalzo della
Kalsa. Secondo i giudici della
quarta sezione della Corte
d’Appello di Palermo «Padre
Mario Frittitta, avendo oggettivamente consentito a Pietro
Aglieri di non allontanarsi dal
suo rifugio, ha realizzato la
condotta tipica prevista dal
reato di favoreggiamento.
Ma è stato assolto perché ha
commesso i fatti nell’esercizio di un diritto». Infatti, scrivono i giudici, «la conversione del peccatore rimane l’obiettivo primario del ministero pastorale e la scomunica
(che la Chiesa ha inflitto automaticamente a tutti i mafiosi, ndr.) non rende di certo
illegittima l’attività del sacerdote». Attività che, sempre secondo gli estensori della sentenza, «in quanto corrispondente ad un diritto riconosciuto da una norma di rango
superiore (articolo 19 della
Costituzione italiana: libertà
religiosa) rispetto a quella incriminatrice, deve andare
esente da pena per effetto
dell’esimente prevista dal codice penale». Insomma, il frate non può essere condannato perché avrebbe esercitato
un diritto costituzionale: la
sua specifica missione religiosa. Ma se per la legge italiana la vicenda Frittitta è
chiusa, non lo è invece per la
Chiesa cattolica siciliana che
ha più volte preso le distanze
dall’operato del religioso.
Già tre anni fa, infatti, al
momento dell’arresto, mentre il settimanale della diocesi, Navica (4 dicembre ’97),
prendeva le difese, seppur
cautamente, del sacerdote, il
cardinale Salvatore De Giorgi,
invece, istituiva presso la Facoltà teologica di Palermo
una commissione di saggi per
prendere in esame lo scottante caso. Lo stesso settimanale
che, in un editoriale non firmato, dal titolo «Padre Frittitta. Perché arrestato?», fra le
altre cose, scriveva «Padre
Frittitta appare, da quanto dicono amici di Aglieri, un vero
sacerdote, un uomo di Dio
che ha cercato la conversione
di peccatori, preoccupato solo di portare la misericordia
di Dio a quanti hanno perso,
strada facendo, la via retta.
Ovviamente nel fare tutto
questo si compiono errori
che, secondo i vari codici,
possono configurarsi anche
come reati e noi non siamo in
grado di dare un giudizio di
questo genere, come non siamo in grado di valutare perché padre Frittitta sarebbe
andato oltre nel suo servizio
pastorale». Ma il verdetto della Commissione teologica era
stato, infine, più netto. In una
sorta di decalogo steso dagli
studiosi sulla pastorale dei
mafiosi, si diceva che i contatti tra sacerdoti e latitanti
dovevano essere «sempre
dettati da tentativi trasparenti
di conversione e di espiazione». Niente iniziative personali, dunque, messe nei covi
dei boss e facili assoluzioni a
personaggi macchiatisi di efferati crimini come omicidi,
minacce, furti o altro.
AH’apparire del documento,
la Chiesa cattolica si era subito spaccata al suo interno. Da
una parte i rigoristi e dall’altra
i difensori dell’operato del
frate. A confermare la posizione dei primi era poi arrivata, il
30 ottobre del 1998, la sentenza di condanna a due anni e
quattro mesi di reclusione per
favoreggiamento.
«L’abito non ci rende immuni rispetto alla legge. Gesù
Cristo ci ha insegnato a sottometterci alla legge umana. Lo
PER lati
ilSinoc
desi é itiel
stato clericale non è unpjj,
legio», aveva commentato
caldo il redentorista Ninoi
sullo, prete antimafia das»
pre e direttore della rivj!
Segno. «Se padre Frittitt'
stato condannato - aveva»
giunto Antonio Diliberto |
Centro Padrenostro -vuolj uL’a delH
re che ha infranto le not» riunii
dello stato. E m questo èst» Tnta pei
sicuramente superficiale,I corni
tro e, naturalmente, ilgj^ ^^0
ZIO sul cammino individui TelacoU
dell’uomo, giudizio chea, L tempo
mi sento di esprimere.,n ^metodi
per la gente della Kalsa) u|,mo eh
sentenza non dimostra, moderatoi
proprio nulla perché secom dese una
loro padre Mario era soltam dell’Asse
«vittima di una dittatura« „uggt’anr
munista». Anche lui. Amplessi
A capovolgere la situazi® della tes’
era poi intervenuta l’assoli chiese prò
zione in appello del 5 novei abbiamo i
bre dell’anno scorso, di« juUepros
parlavamo all’inizio. L’8j ecumenici
cembre il frate era stato ini jgjjca, in
tato a predicare la novei pubbÙcaz
per la solenne festa cittadii rione Don
dell’Immacolata nella basi \.pastor
ca di San Francesco a P*
mo proprio davanti alcali dssembte
naie Salvatore De Giorgi, é oquo (
l’aveva secondo molti sbiis ^
tivamente liquidato co
colpevole, e al sindaco del*«'
città, Leoluca Orlando.Ui
schiaffo dato pubblicamei battiste
e in maniera premeditai “
Nessuna reazione ufficiai
naturalmente, ma chi eraa
canto all’arcivescovo ava
riferito che l’alto prelato ni
l’aveva presa affatto bene,
rincarare la dose era and
questioni
me il ten
zione e (
delle chi
nostro pa
portante
. . , , primi dui
intervenuto il provinciale!
carmelitani scalzi che, dua
te una messa celebratali --------
Kalsa in ringraziamento p
la liberazione del religiös
aveva accusato i mezzii
informazione cattolici, i|
tutti sanno essere dipi
prietà dei vescovi, pera*
condannato subito Fritti!
senza aver nemmeno cerei
di organizzare un mihimoi
difesa intorno al suo caso.
A riaccendere il dibattil
infine, è stata la pubblicazi
ne della sentenza di assol
Inte
e Ini
dall
______________________ 1128 e
zione. Questa volta la risp
sta della curia palermitani viameti
stata affidata a un articii g^zzat
scritto da liturgista Pie® “onti» s
Sorci, uno dei saggi « eìntese
Commissione istituita trei ctie nas
ni fa, e pubblicato sull’ultil
numero della rivista dellai egate al
coltà teologica di Sicilia,« ® ®
teologos (Il teologo). Il titol' e fra
inequivocabile: «La peniti
za: perdono facile o ricoH cat
nazione laboriosa?». P
Giovei
«Episodi recenti balzali | mvei
- seti duzione
l’onore della cronaca -
padre Sorci - hanno riprop ne m «c
sto il tema dell’identità ^one de
sacramento della peniten^ mtnr.!?'
interpretato troppo spe«
come una maniera faeJ® jg. • .
„„enere 11 perdono diP
ULLCIICIC il uci - , _
anche per colpe di g^ giuristi
gravità prescindendo
Èonsiderazione ecclesl* C
Ma, continua, «la peni« ““' = 1
iVldy 11 Lli 1 Liaj "1C4 niPrt
deve essere proporzion
nel contenuto e nella ciu
nei cuiiieiiuLu c 7 nnaìi
alle colpe commesse, inij
do da riparare, per g
umanamente possiPn
, . tavolar
male compiuto«^ ^ 29 setù
E aggiunge: «Per tu
K»-. V/-«Í-T«VÌI or\«r\ r\O0\ _
ste ragioni, sono oggi m , munità
p rhiprlprci sp non Sat®" i
a chiedersi se non cbg_
colf
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manifestare la sua bletni e
più consono alla natura “
---ie—..o in caso di cut _
penitenza, in ca^u - - ^
gravi di carattere puöD ^
ne in qualche forma
Si
,. . niio- ^*t:or
di penitenza». con un
quindi, al mafioso di da ‘
gni tangibili, e cultura
tali da tutti, di vero can
mento e di autentica Raffael
VI» »AV*— - çO^
sione. Un modo Stefan,
procedere, conclude, L Yourjig
trebbe sembrare nna r «Confr,
amnistia priva di costi » infoj.„
sibilità». Ma il dibatti ^ ¡tgi^g i
Chiesa cattolica sic»
ancora aperto.
2ione@
7
EMBI»',^ljaSEnEMBRE2000
Vita
Chiese
PAG. 7 RIFORMA
?lieri
Intervista al neoeletto moderatore della Tavola valdese, pastore Gianni Genre
Testimoniare al mondo la Parola di Dio
Uno valutazione della collaborazione tra battisti nnetodisti e valdesi le prospettive della
testimonianza degli evangelici in Italia e del dialogo ecumenico con la chiesa cattolica
I è un pii,
imentat,;
Ninoi
ifiada ”
Ella rivi^
’ rtEB la terza volta dal 1990,
- avevai y a Sinodo delle chiese val'ilibertol Lì è metodiste e l’Assemro-vuolj hteadell’Unione battista si
n le non «nno riunite in sessione congesto è sin per affrontare il tema
irficiale,n Ma Éomune testimonianza
“N ^nostro paese e approfonindividaj là collaborazione avviata
no che ni, T tempo fra le chiese valdeimere».ii si metodiste e battiste. Abla Kalsai Marno chiesto al neoeletto
limostrat moderatore della Tavola val;hé seconil ¿gge una breve valutazione
erasoltau ¿gjl’Assemblea-Sinodo di
ittaturan quest'anno e una opinione
ni- romplessiva sulle prospettive
asituazi® ¿gp testimonianza delle
Ita l’assoìì ¿Mese protestanti in Italia; lo
lei 5 novei g^Mamo inoltre interpellato
‘1'« sulle prospettive del dialogo
izio. L’8j ggumenico con la Chiesa cata stato ini tolica, in particolare dopo la
! la nove» pubblicazione della dichiarala cittad» ¿oj^e Dominus Jesus.
nella bai pastore Genre, come valuta nel complesso questa terza
Msemblea/Sinodo?
«Dopo cinque anni dall’ultima Assemblea-Sinodo c’era
molta attesa per questo nuovo momento congiunto fra le
chiese valdesi, metodiste e
battiste. Abbiamo discusso
questioni fondamentali, come il tema dell’evangelizzazione e della predicazione
delle chiese protestanti nel
nostro paese. Mi sembra importante ricordare che nei
primi due incontri (nel ’90 e
nel ’951 avevamo posto le
ico a Pà
Iti al cali
Giorgi, il
tolti sbrij
dato co*
tidaco del
lando. Ui
iblicamel
emedital
le ufficii
i chi era»
covo ava
prelato«
itto bent
3 era and
ivincialei
che, duB
lebrataal
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Ú religioi
i mezziI
ittolicbd
ere dipi
vi, pera«
ito FrittH
leno certi
1 minimo!
luo caso.!
il dibati
tubblicaà
a di asso!
Ita la risp
ilermitani
articd
Convegno
Intese fatte
eintese
da fare
Il 28 e 29 settembre si terrà
a Roma (Centro congressi,
via Rieti 13) un convegno or11 aiu.v. ganizzato dalla rivista «Consta PW Routi» sul tema «Intese fatte
iggi del eintese da fare»; un incontro
litatrei che nasce con lo scopo di
sull’ultii analizzare le problematiche
a della® legate alle Intese già stipulaSicilia,! te e quelle ancora da realizI ji titoli ZMe fra lo stato italiano e le
a peniti diverse comunità religiose
0 rico® uon cattoliche presenti nel
^ nostro paese,
balzaci Giovedì 28, dopo un’introca - seti duzione a cura della redazio.0 riptop ue di «Confronti» sulTattuaentitàil ^Ipue dell’articolo 8 della Copeniteat stituzione, vi sarà una tavola
po spai* rotonda sul tema «1 rapporti
a facila| hà lo stato italiano e le conno di pi ‘essioni diverse dalla cattolidi grani '-e**« con la partecipazione dei
do daof 8'uristi Gianni Long e Francclesialt cesco Castro, del pastore valpeniteà “ese e parlamentare Domeorzion*' Jl;^t:o Maselli, segretario della
ella duti “°tnmissione Affari costituise, in a* ^'°tiali della Camera dei deer quaa' Potati e di Nelly Ippolito, del
ssibila'* nintistero degli Interni. Alla
avola rotonda, prevista per il
tutte ” ^nfrembre, prenderanno
jgiinia® ^he esponenti di varie con sare®' (evangeliche, ebrai
aturad® buddiste. Testimoni di
o di co'l ^®°va, musulmane), per dipubbt><* ^‘^tere del tema «Intese fatte
conveU* ® ''tese da fare: bilanci, pro.apubbl*e ritardi».
5i chie**' 1 convegno si concluderà
di dare** "una tavola rotonda su
eibilic“*!* del pluralismo
ro cainl’i' *|t"'ale e religioso», a cui
ica con**^ S deciperanno il giornalista
diverse „ 'taele Luise, il sociologo
lude, “Pi Vn Allievi, lo scrittore
una fet' Tawfik e il direttore di
osti ed'! j “"fronti» Paolo Naso. Per
attito" i «Confronti»,
eicilin"* ®b'4820503, e-mail: reda"one@confronti.net. (nev)
fondamenta per il dialogo fra
le nostre tre chiese: in particolare nel ’95 abbiamo preso •
in esame il tema cruciale del
battesimo, questione teologica centrale nel confronto fra
battisti, valdesi e metodisti.
Incontri come TAssembleaSinodo mostrano chiaramente il fatto che come protestanti “storici” abbiamo in
Italia una vocazione comune, una testimonianza che
va esplicitata e vissuta nella
sua pienezza. Vi sono alcuni
punti su cui condividiamo
un comune sentire, e su questi dobbiamo approfondire il
nostro dialogo e imperniare
la nostra testimonianza; li
sintetizzerei in tre punti: una
modalità di lettura della Bibbia non fondamentalista ma
aperta alla comprensione e
alle diverse interpretazioni;
un approccio complessivamente aperto e problematico di fronte alle domande
poste dalTetica; una sensibilità politica comune, che ci
rende attenti, anche in virtù
della nostra storia, agli sviluppi e all’evoluzione della
vita politica italiana, soprattutto là dove nascano preoccupanti involuzioni di tipo
autoritario».
- In che modo a suo parere
può svilupparsi questa testimonianza comune delle chiese protestanti storiche, e con
quali prospettive?
«Un buon punto di partenza per la riflessione sulle prospettive della nostra testimonianza è costituito dal documento discusso dall’Assemblea-Sinodo sul tema "Dire la
salvezza alle donne e agli uomini del nostro tempo”: è im
testo che parla sostanzialmente della nostra ricerca di
fede e anche della nostra inquietudine, come credenti in
ricerca, nell’ambito della
struttura complessa della società di oggi. Credo che il
punto cardine di questo documento si trovi nel riconoscimento che il senso profondo della nostra esistenza dimora in una Parola che è
esterna a noi, che non ci appartiene e non possiamo gestire. Non risiede in noi stessi, il senso delle nostre esistenze, per quanto la nostra
ricerca personale di senso
debba avere spazio, ma in
una Parola che ci raggiunge
dalTesterno: questo è un annuncio fondamentale per noi
protestanti, che credo dob
biamo continuare a offrire,
anche nel contesto attuale.
Non vi è parola umana che
possa fondare il nostro agire
e pensare, la parola di Dio è
esigente, non offre risposte
facili, anzi ci chiama a essere
qualcosa di diverso da ciò
che siamo per natura».
- Come annunciare dunque
questa parola esigente di Dio?
«Annunciare la parola di
Dio significa per noi essere
presenti là dove c’è una
umanità sofferente, e non là
dove c’è una chiesa “trionfante”; se penso ai grandi raduni cattolici di questo giubileo, ad esempio le recenti
giornate della gioventù, ho
l’impressione che in quei
luoghi venga pericolosamente avvalorata l’idea di
una chiesa e di una religione
“di successo”: non la chiesa
degli ultimi, ma la chiesa degli happening di massa. Ma
il Dio della croce è il Dio rifiutato, che chiama a un
cambiamento reale di vita.
Anche nell’ambito della riflessione etica, penso che le
nostre chiese abbiano un
contributo e una testimonianza da offrire. Come è
noto il Sinodo di quest’anno
ha approvato, dopo lungo
dibattito fra le chiese, un
ampio documento sui “problemi etici posti dalla scienza”. Mi pare che quando discutiamo di argomenti di tale rilievo, siamo in grado di
entrare profondamente in
dialogo con la società civile
italiana; credo anzi che l’Italia guardi con una certa attenzione alle posizioni assunte dalle nostre chiese di
fronte ai problemi etici. Un
esempio di grande rilevanza
è la questione dell’eutanasia,
di fronte alla quale siamo
consapevoli di non avere risposte certe e definitive; sappiamo però di dover entrare
dentro i problemi delle persone che soffrono. Senza integralismi, senza posizioni
schematiche che si giocano
fra il sì e il no, dobbiamo
dialogare e prima di tutto
ascoltare chi è nella sofferenza. L’etica è un campo
quanto mai complesso, che
suscita posizioni molto differenziate: ma penso che come protestanti possiamo e
sappiamo essere interlocutori interessanti per la società civile italiana, tanto
nella sua componente laica
che in quella credente».
È scomparso all'età di 96 anni
Vincenzo Veneziano
pastore e organizzatore
VERA DI CARMINE
- In questo anno giubilare si
assiste alla strana coesistenza
di fatti estremamente positivi
(come la firma del Testo applicativo sui matrimoni interconfessionali), che farebbero
sperare in un’evoluzione positiva del dialogo ecumenico, e
la riproposizione di atteggiamenti di chiusura al dialogo
che sembravano ormai lontani: l'esempio più vicino è la recente Dichiarazione Dominus
Jesus, che sta suscitando polemiche non solo da parte dei
protestanti italiani, ma anche
da parte di numerose altre
chiese protestanti estere. Che
cosa ci aspetta?
«Le chiese protestanti hanno già ampiamente espresso
vivo disappunto per la dichiarazione del cardinale Ratzinger. Ma vorrei aggiungere che
aspettiamo anche reazioni da
parte cattolica: sono molti infatti i credenti cattolici che
non si riconoscono nelle posizioni del documento in questione. D’altronde, abbiamo
già ricevuto testimonianze da
parte di cattolici che si sentono umiliati e a disagio per
questa iniziativa della loro
chiesa. Bisogna ribadire con
chiarezza che la verità non è
manipolabile, nessuno può
“gestire” il sacro, neppure
una chiesa, in quanto la parola e la grazia di Dio non sono
“proprietà” di alcuna istituzione ùmana. Non si può rendere assoluto ciò che non ha
valore ultimo. Ma nonostante
questi segnali preoccupanti,
penso che il dialogo debba e
possa proseguire: è ciò che
desideriamo, come chiese
evangeliche, e che desidera
anche la base della Chiesa
cattolica. Ciò che speriamo vivamente è che non stia iniziando una stagione di non
comunicazione fra noi e la
Chiesa cattolica; non bisogna
interrompere il dialogo ecumenico, esso è un dato che
non può essere tolto e d’altra
parte va ribadito che, se il dialogo venisse allentato, nessuno ne trarrebbe vantaggio. A
fronte di queste perplessità,
gesti come la recente firma
del Testo applicativo sui matrimoni interconfessionali fra
cattolici e valdesi e metodisti
sono molto importanti: nel
caso specifico si è trattato di
un lungo e laborioso processo, a dimostrare che i frutti
vanno attesi con pazienza, ma
i risultati di un sincero dialogo arrivano sempre».
IL pastore battista Vincenzo
Veneziano ha concluso a
Roma, il 29 luglio scorso,
all’età di 96 anni, il lungo percorso della propria vita. Pastore a Bisaccia, Altamura,
Roma, direttore dell’allora Orfanotrofio G. B. Taylor a Centocelle, rettore della Scuola
biblica di Rivoli, ha espresso
una personalità variegata nei
ruoli che ha svolto, offrendo
vivace partecipazione, spirito
scherzoso, serenità.
Il tempo storico nel quale
si è svolta la sua azione non
era tra i più facili; fascismo,
seconda guerra mondiale,
dopoguerra. Ciò significava,
per tutti gli italiani, chiedersi
come risolvere il problema
del pane quotidiano; per gli
evangelici a questo si aggiungeva il problema di come poter testimoniare la loro presenza senza essere messi a
tacere. Valga un episodio che
oggi sembrerebbe paradossale, ma nel 1950 non fu così. Il
direttore dell’Orfanotrofio
Taylor fu diffidato, da parte
di un commissario di Pubblica Sicurezza, di suonare le
campane della piccola chiesa
costruita sul posto. Disatteso
l’ordine ricevuto, il direttore
ebbe una contravvenzione e
così per un certo periodo, in
una città come Roma, gioio
Per godersi i privilegi della terza età
w Mia madre si è ripresa
la sua libertà
Gianmario S.
54 anni
iniprendilore
Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente ra^un^bile dalla città.
Lei Voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurale insieme,
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sámente risonante di campane straordinarie, quelle
evangeliche tacquero. La testimonianza del Centro però
attecchì talmente nel quartiere che il nostro pastore
venne individuato nel tempo
con il titolo di «vescovo di
Centocelle».
Ciò che a me preme soprattutto ricordare qui oggi di lui
sono le analisi e le interpretazioni che emergevano dai
suoi sermoni. Accostarsi alla
parola di Dio voleva dire mettere in evidenza la figura
drammatica dell’uomo e contemporaneamente la potenza
vivificatrice di Dio. Il messaggio richiamava ogni volta il
credente a porsi davanti al
tribunale della propria coscienza riconoscendosi fragile, inadempiente, ricco di
contraddizioni; ma in contrapposizioné a questa realtà
umana, ecco farsi avanti Tamore incommensurabile di
Dio pronto al perdono e alla
misericordia. Spesso ho potuto inserire alcune di queste riflessioni, di queste immagini
nel mio modo di essere credente, e ancora oggi mi è facile attingere da quei ricordi un
aiuto, un incoraggiamento a
lottare contro le continue cadute che accompagnano purtroppo tutti noi credenti nel
cammino della testimonianza
della nostra fede.
Prolusione
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione del
146® Anno accademico
Sabato 21 ottobre 2000 ore 17,30
Aula Magna
via Pietro Cassa, 40
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IL TEMPO DELLO SPIRITO
Culto d'apertura
Domenica 22 ottobre, ore 10,45
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Al termine della prolusione seguirà un rinfresco
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Roma, 6 settembre 2000
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8
PAG. 8 RIFORMA
^*1
Vita
venerdì 22 sehembr^ ^eneri
Chiesa valdese di Sanremo
La vicenda emblematica
di Italia Pasquali
SAURO GOTTARDI
La Chiesa evangelica valdese di Sanremo è stata
interpellata il 24 agosto per
celebrare il funerale di Italia
Pasquali, nata a Scuoi (Engadina) nel 1908 e deceduta in
una Casa di riposo a Rapallo,
«sazia di giorni». La comunità attuale non la conosceva
più, ma un lungo artìcolo sul
«Secolo XIX» ha chiarito inaspettatamente che essa era
stata la modella della famosa
statua di pietra bianca della
«Primavera» che adorna la
passeggiata a mare e che è
diventata il simbolo di Sanremo; suo padre ne era stato
lo scultore.
Da questo si è potuto risalire, tramite l’amabile sua figlia e il marito, di recente trasferitisi a Sanremo nelTantica
casa di vacanza della famiglia, che Italia Pasquali era
stata membro di chiesa ai
tempi dello storico pastore
Ugo Janni, e che suonava
l’organo ai culti. Ci è stato altresì testimoniato che, pur
avendo avuto sia il padre sia
il marito cattolici italiani, essa aveva abbracciato la confessione di fede della madre
svizzera, e che la figlia era
stata «confermata» nella
Chiesa valdese di Sanremo.
Ritornata in Svizzera a Scuoi,
ormai vedova, non aveva
smesso di prestare il proprio
servizio di organista e di coralista nelle comunità evangeliche della zona; un Natale,
sotto la neve, aveva fatto sei
chilometri a piedi per non lasciare una comunità senza il
canto degli inni.
Un piccola epopea di tiha
evangelica svizzera che, ci è
stato detto, aveva considerato importante nella sua vita
non tanto l’episodio della
statua della «Primavera»
quanto la sua testimonianza
di credente, ovunque le vicende l’avevano portata. Al
genero è stato lasciato uno
spazio durante il culto per ricordare questo commovente
curriculum della suocera.
Avendo condotto il culto del
26 agosto in sostituzione del
pastore, ho intrecciato la vita
di Italia Pasquali con quella
di mia madre, anch’ella originaria di Scuoi, dai Cari svizzeri trasferitisi a Fiume nel
Quarnaro a fine ’800 e membri di quella chiesa evangelica. Due storie parallele di
svizzeri evangelici, una a Est
e una a Ovest dell’Italia, che
hanno mantenuta e trasmessa la fede dei padri e che si
sono inseriti attivamente nelle nostre chiese valdesi, per la
sola gloria di Dio.
Chiesa battista di Mottola
Il sogno di Giuseppe
Chiesa valdese di Torino
Arrivi e partenze
Nel corso di quest’anno ecclesiastico la comunità battista di Mottola ha deciso di
viaggiare suli’onda lunga che
si è sollevata e che ha portato
molti fratelli e sorelle sulla
cresta ricevendo in pieno il
vento che il Signore ha fatto
soffiare in questi ultimi mesi.
Sebbene la città di Mottola
non sia sulla costa, è pur vero
che sul colle dove sorge si incrociano venti provenienti
dal mare e dall’interno. Il
vento però di cui parliamo è
il vento che soffia a Pentecoste. Lo scorso 11 giugno, giorno di Pentecoste, hanno reso
testimonianza della loro fede
in Gesù Cristo mediante il
battesimo sei nuovi membri:
Antonella Gentile, Maria Lupoli. Maria De Carlo, Nunzia
Conforte, Mario Romanelli e,
dalla piccola comunità di
Martina Franca, Rosa Loparco. La comunità ha accolto
con immensa gioia la loro testimonianza e ha espresso
gratitudine a Dio che ha suscitato le fedi di queste sorelle e di questo fratello.
In quell’occasione il pastore
David McFarlane, con un
gruppo della comunità di Barletta, ci ha aiutato con la musica e il canto a rendere l’at
EMANUELE BOTTAZZI
Solidarietà senza confini
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Scadenza anticipata
per i progetti 8 per mille
La Tavola valdese informa che i progetti riguardanti l’8 per
mille dovranno essere presentati entro il 31 dicembre 2000.
mosfera ancora più fraterna.
Lo stesso vento ha soffiato
due domeniche successive
quando una trentina di membri della comunità hanno
presentato una commedia
musicale intitolata «Il sogno
di Giuseppe». Il musical è riuscito e soprattutto ha comunicato dei contenuti che,
prendendo spunto da quella
storia, ci hanno aiutano a sognare ma anche a pensare a
possibili soluzioni per fronteggiare le carestie di oggi.
Per l’occasione si sono raccolti dei fondi pro-Eritrea.
Un’altra onda ha stampato
il suo profilo quando il gruppo «Flame», proveniente dall’Inghilterra e ospite della nostra chiesa nella seconda settimana di luglio, ha presentato alla comunità e alla città un
repertorio di musica cristiana
e non, a scopo evangelistico.
Questo gruppo ha scelto di visitarci e condividere con noi
la loro storia di fede attraverso la musica, (n.l.)
CON l’inizio del nuovo anno ecclesiastico, la Chiesa valdese di Torino ha dovuto affrontare le preannunciate grosse novità nella compagine pastorale: a giugno abbiamo salutato il pastore Cesare Milaneschi che è stato
trasferito dalla Tavola valdese
al servizio delle chiese di Colleferro e Ferentino. Desideriamo ricordare l’ottimo lavoro che egli ha svolto in mezzo
a noi in questi anni, non solo
per quella parte della comunità che si riunisce nella zona
del Lingotto, ma in generale
impegnandosi nelle numerose visite negli ospedali, carceri e case di riposo e per avere
saputo efficacemente curare
l’attività ecumenica, specialmente con le altre chiese
evangeliche della città con le
quali è riuscito a instaurare
un dialogo e un collaborazione proficui. Mentre gli auguriamo un servizio benedetto
dal Signore nelle nuove comunità, gli rinnoviamo il nostro vivo ringraziamento e il
più sincero apprezzamento
per l’attività svolta a Torino.
Da settembre anche il pastore Eugenio Bernardini, che
ha compiuto il suo quattordicennio a Torino ci lascia, ma
continuerà a risiedere in città
prendendosi cura della comunità di Coazze, mantenendo
la direzione del settimanale
Riforma e servendo nel nuovo
incarico di vicepresidente della Commissione sinodale per
la diaconia. La comunità si
stringerà intorno a lui per sa
II pastore Cesare Milaneschi
lutarlo in occasione dell’ajj
pe del 15 ottobre (che pre»
derà la prima assemblea)
chiesa), ma vogliamo sinj
ora manifestargli il nostro i
fetto e la nostra riconosceia
per il lungo ministero inme¡
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della comunità e la sua espt
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noi la pastora Dorothea Mi
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esprimere il più caldo ben»
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Il dialogo globale: l'Expo 2000 di Hannover
post-secolarizzazione, la religione in senso classico ne
uscisse fortemente ridimensionata. Cose d’altri tempi.
Invece no: l’Expo 2000 è un
grande revival di fedi, di mistica, di templi, di cerimonie
religiose. Nel padiglione indiano puoi fare meditazioni
trascendentali se riesci a trovare un posto sull’immenso
tappeto inserito in ambienti
pervasi da una mistica affascinante. Il Bhutan ha costruito un immenso tempio
buddista, non a caso è tra le
realtà più visitate. La Repubblica ceca propone un gioco
via computer sull’incarnazione, ovvero schiaccia quei tasti e vedrai sul video com’eri
250 anni fa; un successo.
Il Vaticano ha realizzato un
suo padiglione in legno massiccio, molto sobrio e ricco
soprattutto di citazioni del
papa e di alcune preziose
opere d’arte. Per esempio
l’antica immagine del Cristo
di Edessa, del III secolo, della
cappella privata del papa. Il
volto di Edessa fa il pendant
con quello della Sindone di
Torino molto ben pubblicizzato come «specchio del Vangelo». Acquistando il catalogo della Santa Sede viene offerta anche la carta geografica dell’Italia con gli itinerari
del Giubileo. Tout se tieni.
Anche questo padiglione, come molti altri, una volta finita l’esposizione (fine ottobre)
verrà reinstallato altrove, nella città di Liepaja in Lettonia.
Tra i padiglioni più belli e
da non perdere c’è quello della Germania. All’interno incontri giganti di gesso, ovvero
una cinquantina di grandi
busti di pensatori, politici, attori: da Bertolt Brecht ad Albert Einstein a Marlene Dietrich. Nel caleidoscopio regionale tedesco ogni land (regione) rappresenta se stesso
con un unico oggetto. La Sassonia presenta il pulpito di
Lutero («un uomo che contribuì alla libertà di pensiero e
quindi della ricerca scientifica»), la Renania-Palatinato
presenta la Bibbia stampata
da Gutenberg e la Turingia la
spinetta di J. Sebastian Bach.
Cogli qui, in termini laici, l’attualità della Riforma, non isolata in un quadro puramente
ecclesiastico ma come fatto
culturale di rilevanza civile. 11
messaggio è questo: l’era moderna in Occidente è inconcepibile senza l’apporto della
teologia riformata.
Ovviamente anche le chiese evangeliche tedesche si sono poste il problema di come
essere presenti alTExpo. Nei
locali della direzione dell’Evangelische Kirche in Deutschland (Ekd), il vescovo luterano Kopp racconta a una
ventina di rappresentanti del
protestantesimo europeo la
storia di questa sfida. La riflessione sull’Expo da parte
delle chiese evangeliche è
iniziata dieci anni prima
dell'evento. «In un avvenimento mondiale - dice Kopp
- non puoi improvvisare all’ultimo momento. Bisogna
avere tempo di capire come
muoversi e organizzarsi. Siamo partiti pensando all’Expo
come un fatto sostanzialmente regionale, poi pian
piano abbiamo capito veramente che il mondo intero si
sarebbe riversato per cinque
intensi mesi nella nostra
città. Bisognava trovare un
modo per comunicare con i
milioni di visitatori previsti.
Avremmo potuto presentare
la storia del cristianesimo, in
2.000 anni di storia c’è sempre qualcosa d’interessante
da pescare».
Alla fine, dopo tanto discutere, la soluzione trovata in
ambito protestante è il Christus Pavillon. Anch’esso, una
volta finita l’Esposizione,
sarà ricostruito in una località dell’ex Germania dell’Est.
Costo dell’intera operazione:
ventisei miliardi di lire. Architettonicamente si tratta di
un idea semplice che parte
da lontano. Il Christus Pavillon è un immenso chiostro
aperto, trasparente, segnato
da varie cappelle in ognuna
delle quali si trova un tema
diverso. C’è la stanza delle
Bibbie, la stanza dello scambio (in decine di caselle) in
cui si può lasciare o prendere
ciò che si vuole, ecc. Il chiostro circonda un grande cubo
centrale, che è la chiesa vera
e propria, costruito anch’esso
in materiali trasparenti, color
latte. Qui ogni giorno si svolgono culti, spettacoli musicali, danze, incontri ecumenici
o interreligiosi, dibattiti. In
questa chiesa, presente il primo ministro Schroeder, quest’estate si sono svolti i funerali delle vittime tedesche del
Concorde caduto a Parigi.
C’è qualcosa di sacro nell’idea architettonica, una sorta di ritorno al Medioevo delle cripte e dei chiostri ma la
realtà è ben diversa. Il Christus Pavillon è il luogo dell’incontro, della riflessione, della musica (l’organo è
in una cassa di plexiglas),
della preghiera e del dibattito. «Qui l’umanità - continua
Kopp - interroga la Parola, in
un alternanza di momenti diversi, anche conflittuali perché questa è la situazione in
cui viviamo. Non abbiamo
voluto fare il monastero, l’isola protetta e felice anzi lo
abbiamo aperto, reso trasparente, fruibile al massimo».
Le aspettative al momento
della costruzione, a cui hanno partecipato finanziariamente soltanto gli evangelici
(i cattolici hanno finanziato il
padiglione della Santa Sede),
era attestata su una previsione del 4% di visitatori. 1 dati,
a un mese e mezzo dalla
chiusura, riferiscono di un
buon dieci per cento di frequentatori. «Certo questo
non significa che tutti quelli
che visitano il Christus Pavillon la domenica successiva
andranno al culto nella loro
comunità d’appartenenza.
Il «Christus Pavillon» con il cubo centrale in funzione di chiesa
ma la visita rivela una ricerca
di spiritualità. Ovviamente conclude Kopp - sono più
frequentati gli spettacoli,
specie musicali, che non i
culti». Tuttavia nel culto, a
più voci, presieduto da protestanti europei, domenica 3
settembre, lo «spazio sacro»
era affollato. Giornata record
di presenze. Quasi un milione di visitatori in un solo
giorno all’Expo. Ottantamila
al padiglione evangelico.
Ma il Christus Pavillon non
è l’unica espressione di presenza cristiana. La grande associazione umanitaria Brot
für die Welt (Pane per il mondo) è attiva nel padiglione dei
«bisogni essenziali» con uno
spettacolo realizzato da una
cinquantina di giovani che
rappresenta i bisogni fondamentali nel divario Nord-Sud
del mondo. Gli evangelici
fondamentalisti, i cosiddetti
evangelicali, hanno costruito
un loro proprio padiglione, a
forma di balena. Si chiama il
padiglione della speranza.
Dentro si incontrano soprattutto dei giovani che hanno
«scelto Cristo». Fa capo anche qui la grande organizza
zione giovanile internazionale dell’Ymca, i cui leader
spingono per un’etica rigorista e missionaria. Ciò non toglie che i giovani «della speranza» facciano concerti rock
sino a tarda notte.
È l’altra faccia della medaglia, ma non c’è concorrenza
tra evangelici. Anzi, mi ha
colpito lo stile ecumenico.
Protestanti ma anche cattolici, ortodossi dei paesi dell’Est, figli di immigrati, asiatici di fede buddista. «Qui spiega il leader del padiglione
dell’Ymca, Ulrich Parzany c’è posto per tutti. Non chiediamo una confessione di fede e non abbiamo tempo di
giudicare, lasciamo a Dio
ogni valutazione. Noi vogliamo accogliere e condividere
la speranza cristiana che arriva a noi da giovani provenienti da tutto il mondo». Gli
esempi di presenza attiva cristiana o religiosa potrebbero
continuare.
Abbiamo tentato una prima valutazione come gmppo
di rappresentanti di chiese
europee interessati alla fenomenologia religiosa. Certamente il tentativo del Chri
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venerdì 22 SETTEMBRE 2000
VITA Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Una impegnativa iniziativa ecumenica ha preso il via in provincia di Cagliari
Un progetto sociale per i nomadi
^ Carbonio, in un contesto economico difficile, la Chiesa battista si è mobilitata
con gli ortodossi e con una parrocchia cattolica al di là delle barriere culturali
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Sono ormai trascorsi due
anni da quando la comunità
battista di Carbonia, in collaborazione con la parrocchia
della Beata Vergine Addolorata del Rosmarino e alla
chiesa ortodossa di Quartu
Sant’Elena (Ca), ha intrapreso un progetto di tipo sociale
ed ecumenico a favore dei
quattro gruppi Rom presenti
sul territorio (tre di etnia serba, uno di etnia bosniaca).
Certamente, in un contesto come quello di Carbonia,
nel quale si riscontra una
forte depressione economica
(miniere di carbone chiuse,
forte tasso di emigrazione
giovanile), promuovere iniziative sociali ed ecumeniche, per i nomadi in particolare, significa scontrarsi con
la diffidenza e una sorta di
ostilità culturale, sia da parte
della popolazione locale che
delle istituzioni pubbliche;
spesso si tratta di una guerra
tra poveri, che combattono
entrambe per la propria sopravvivenza. Tuttavia, proprio in virtù di questa tutela
dei diritti umani, sebbene il
cammino risulti lungo e faticoso, siamo dìiamati a lottare insieme, a pregare e a unire le poche risorse a disposizione per dar voce a chi non
ha voce alcuna. Gli obiettivi
che ci siamo prefissati sono
essenzialmente tre: sollecitare l’amministrazione locale
perché costruisca un centro
attrezzato per ospitare i
gruppi Rom; favorire uno
scambio interculturale a livello cittadino; favorire l’inserimento dei Rom nel mondo del lavoro artigiantde.
Se questi sono i progetti
per il futuro, nel cammino intrapreso vi sono tappe già superate: gran parte di loro ha
regolarizzato la propria posizione sociale ottenendo i re
lativi permessi di soggiorno.
A tal proposito vorremmo
ringraziare pubblicamente
l’ufficio del Servizio rifugiati
e migranti della Fcei per la
disponibilità e l’assistenza
giuridico-economica offerta,
nonché l’avvocato di Iglesias
che ha fornito la propria collaborazione per quanti in
passato avevano avuto problemi con la legge.
A febbraio, prenderà il via
un corso di alfabetizzazione
per gli adulti, mentre già da
qualche tempo è garantita
un’assistenza materiale da
parte della Caritas e della comunità battista mediante distribuzione di vestiario e di
viveri. Inoltre, vi è un impegno non solo sociale e culturale ma anche religioso ed
ecumenico. I gruppi Rom,
perlomeno quelli di confessione ortodossa (etnia serba), partecipano attivamente
all’annuale Settimana ecumenica di preghiera. Già da
tempo vi è uno scambio di
visite in occasione delle celebrazioni del Natale e della
Pasqua, a cui normalmente
hanno seguito delle agapi
comuni, senza contare la
presenza più o meno assidua
da parte loro ai culti e alle
messe domenicali.
Certamente, pur considerando che questo è solo l’inizio di un lungo cammino, ricco di insidie e difficoltà, dove
tante mete appaiono ancora
irraggiungibili, ciò che ci incoraggia e ci rafforza è sapere
di aver riunito i sogni e le
preghiere comuni affinché
quello che predichiamo e diciamo di credere si trasformi
concretamente in una mano
tesa verso coloro che l’Evangelo definisce i minimi.
past. Giuseppe Miglio,
sac. Cesare Concas, Francesco
Gerace, padre ortodosso
Il saluto delle comunità evangeliche cittadine
Il pastore Renato Coìsson lascia Trieste
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E stato un incontro festoso,
commosso, inaspettato
per il gran numero di presenti quello che la basilica medievale di San Silvestro, luogo di culto delle comunità elvetica e valdese di Trieste, ha
fatto fatica a contenere, domenica 4 settembre, in occasione del commiato del pastore Renato Coìsson, dopo
nove anni di impegno pastorale a Trieste. Un culto sobrio, partecipato, accompagnato nella riflessione e nella
preghiera dal ni.o Giuseppe
.Zudini all’organo, dal canto
.delle comunità, impreziosito
da due interventi a solo di
Daniela Marchioro.
Il messaggio lasciato dal
pastore, nel commentare il
testo ai Galati proposto per
questa domenica, è stato
quello centrale nell’esperienza di fède e di testimonianza
degli evangelici, la giustificazione per fede, sottolineando
l’attualità della parole di Paolo e di Lutero. Messaggio esposto con profondità e semplicità,, per una città in cui la
presenza evangelica ha avuto
una lunga e diversa configurazione nel tempo. Infatti
dopo un promettente avvio
*tel Cinquecento con monienti di rinnovamento della
città e della chiesa triestina,
subito soffocato dalla Controriforma, vi è stato il ritoruo degli evangelici prima
con le chiese riformate e luterana nel ’700 illuminista,
sempre più inserite nella vita
cittadina, poi con l’arrivo
della Chiesa metodista a fine
ROO, fino alle presenze molteplici dei nostri giorni. Oggi
le mutate situazioni economiche e geopolitiche della
città rendono sempre più
necessario, oltre alla cura
delle comunità tradizionali.
Il costituirsi di un punto di
riferimento evangelico per la
ricerca dei molti che ne sentono l’esigenza in un ambiente pluralista, con segmenti di inquietudine intellettuale e religiosa.
La presenza di più comunità storiche, di comunità e
persone vicine al pastore si è
resa evidente nel momento
dei saluti a fine culto. L’ing.
Venturini, per la Comunità
elvetica, ha messo in rilievo
la presenza significativa del
pastore in città, negli anni
delle visita del papa e del
Giubileo cattolico, il suo forte
impegno nel rinnovo delle
strutture che rendono possibile l’attività delle comunità;
il m.o Zudini, per la comunità valdese, ne ha ricordato
la presenza come un dono
per la vita e la crescita della
comunità; Raoul Matta, a nome della comunità metodista
della quale Renato Coìsson è
stato pastore negli ultimi tre
anni, ne ha sottolineato il sostegno in momenti delicati. Il
saluto della comunità luterana e dei pastori evangelici di
Trieste è stato portato dal pastore Liberante Matta, quello
del circuito da Clara Cozzi,
quello del gruppo ecumeni
co, a cui il pastore ha partecipato con grande condivisione ma anche con chiarezza,
dalla sig.ra Bianchi.
La presenza più ampia di
simpatizzanti e amici oltre le
comunità, conosciuti nelle
iniziative di accoglienza e
nel rapporto con le chiese
dell’Est vicino, specie negli
anni della sconvolgente ^erra nell’ex Jugoslavia, e in altre numerose attività, si è
prolungata nell’invitante dopo culto preparato dal gruppo femminile. Con i vicendevoli grazie e auguri, il cammino per il pastore e la sua
famiglia, Marie-France Maurin e i figli Pierdavide e Emanuele, che hanno animato
numerose attività, continua
a Sanremo e nelle vicine comunità collegate; per le comunità triestine, elvetica
valdese e metodista, prosegue con il pastore Giovanni
Carrari, che verrà accolto
dalle comunità nelle prossime domeniche.
y Alla Chiesa valdese di Pisa
Avvicendamento pastorale
SANDIA AIAIA
IL 9 luglio scorso la comunità valdese di Pisa ha salutato il pastore Odoardo Lupi, inviato dalla Tavola a curare la comunità di Rimini. A
nome di tutti i fratelli e sorelle la presidente del Consiglio
di chiesa. Maria Linda Scorsonelli Manfrini, dopo il culto, lo ha ringraziato per il ministerio svolto, augurandogli
un cammino di fede e di amore con la nuova comunità.
Il 3 settembre si è tenuto il
culto di insediamento della
nuova pastora designata dalla Tavola alla comunità valdese di Pisa, Erica Tomassone. È stato un momento intenso e la presenza di fratelli
e sorelle che desideravano
dare il loro saluto di benvenuto è stata elevata. Maria
Tramonti
Il soggiorno
dei ragazzi
di Tirana
SAVERIO GUARNA
Linda Scorsonelli Manfrini,
in qualità di membro del
Consiglio di circuito, ha chiesto alla pastora Tomassone di
rinnovare la sua promessa di
fede e di servizio di fronte alla comunità e al Signore,
mentre un membro del Consiglio di chiesa ha espresso
l’impegno di tutta la comunità a sostenerla nel servizio
che è stata chiamata a svolgere. La pastora ha poi tenuto la predicazione su Galati 2,
w. 15-21 ricordandoci, come
diceva Dietrich Bonhoeffer,
che la grazia di Dio non è
«una grazia a buon mercato»
e che non dobbiamo perdere
lo stupore di fronte all’immenso amore che Dio ha per
noi e per tutti quelli che stanno intorno a noi. Un’agape
fraterna ha concluso la giornata comunitaria.
Ecumene 23-24 settembre
Forum sui futuri possibili
del protestantesimo
Si tiene il 23-24 settembre
a Ecumene (Velletri) il secondo «Forum della cultura»
dedicato al tema «I futuri
possibili del protestantesimo». L’incontro, che coinvolge tutte le «agenzie» produttrici di cultura delle nostre chiese (attività editoriali,
stampa, ma anche i centri
culturali evangelici locali, oltre al promotore Centro culturale valdese), sarà aperto
da una relazione del sociologo protestante francese
Jean-Paul Willaime sul tema
«L’identità protestante nell’
Europa del 2000».
Nel pomerìggio si terranno
tre comunicazioni su situazioni e problemi concreti del
fare cultura: «La centralità
della metropoli nella elabora
zione culturale» (Samuele
Bernardini); «Una proposta
specifica: il rapporto tra socialismo e cristianesimo»
(Massimo Aquilante); «Come
cambia il protestantesimo
nella società multietnica»
(Massirno Aprile); «Per una
scuola laica e pluralista» (Rosanna Ciappa). A seguire un
confronto fra Giorgio Tourn e
Paolo Naso sul tema «Quali
prospettive per un protestantesimo moderno nel postmoderno». Il dibattito generale
serale sarà introdotto da
Francesca Spano, mentre il
dibattito conclusivo della domenica sarà introdotto da un
contributo di Franco Giampiccoli sul tema «Individuare
percorsi futuri di riflessione
comune e di iniziative».
SU invito della direzione
del Centro «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra
un gruppo di 9 giovani, ragazzi e ragazze della Chiesa
battista di Tirana «La via della speranza» accompagnati
da me e da mia moglie, Betsy,
hanno trascorso una settimana al Centro dal 21 al 28 luglio. Siamo grati a loro che,
attraverso un finanziamento
deH’8 per mille della Tavola
valdese, hanno reso possibile
questa iniziativa, mostrando
di voler offrire a questi giovani dell’Albania un segno concreto di solidarietà e simpatia
evangeliche.
Per tutti è stata un’esperienza meravigliosa, una bella
occasione di riflessione biblica sull’identità evangelica, di
autentica comunione fraterna e di approfondimento sulle problematiche sociali e in
particolare giovanili, ma anche un’occasione di riposo e
svago. L’accoglienza e l’ospitalità del centro sono state
semplicemente eccezionali.
Il gruppo ha approfittato
dell’occasione offerta dal
lungo viaggio lungo la costa
adriatica, per conoscere alcune realtà evangeliche italiane e condividere con loro
la propria testimonianza di
fede e le proprie esperienze
di vita: siamo così stati accolti dalle chiese battiste di Bari,
Rovigo e Marghera alle quali
desideriamo ancora esprimere un sincero ringraziamento per la génerosità e la
simpatia con le quali siamo
stati ospitati. Abbiamo anche
potuto visitare le città in cui
abbiamo soggiornato e il
gruppo ha così potuto ammirare un mondo per loro sconosciuto, visto soltanto attraverso la televisione. Penso
che questi giovani non dimenticheranno facilmente
questa loro esperienza.
AGENDA
23 settembre
BOLOGNA — Alle 17,30, nella chiesa metodista (viaVenezian 3), si tiene lo spettacolo «Voci di donne nella Bibbia:
Èva, Regina di Saba, Maddalena», tre monologhi tratti da testi ebraici e biblici con musiche di Jolando Scarpa. Interprete Simonetta Venturini, regia di Alì Zarei.
MILANO — A partire dalle 9,30, alla chiesa metodista (via
Lambertenghi 28), a cura del 6° circuito valdese e metodista e
dell’Associazione delle chiese battiste lombarde, si tiene il
Convegno monitori 2000 - laboratorio musicale interattivo
dal titolo «Suoniamo la Bibbia». Ci saranno lavori in gruppo
coordinati da Anna Maria Lorandi («Il buon samaritano». Le
10, 25-37») e da Simone Fuligno («Agar e Sara», Gen. 16,1; 18,
15»). L’incontro si concluderà con un’animazione musicale.
28 settembre
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di S. Silvestro (p. S. Silvestro 1), per il ciclo di incontri «Le frontiere dell’etica oggi,
nel pluralismo delle culture della globalizzazione», la scrittrice Lidia Menapace parla su: «Ambiente e intervento umano».
CINISELLO BALSAMO (Mi) — Alle ore 21, a Villa Ghirlanda, il
Centro culturale «J. Lombardini» con il patrocinio del Cornune organizza un dibattito pubblico introdotto dal prof. Giorgio Lunghini (ordinario di Economia politica all’Università di
Pavia), su: «I poveri e noi: globalizzazione, mercato, stato».
29 settembre
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), il prof. Gianfranco Hofer parla sul tema:
«La scuola in Italia in una società pluralista».
30 settembre
LANUVIO (Rm) — A partire dalle 10, al Monastero di Vallechiara (v. Fontata Parata 2), a cura della Banca etica si tiene
un convegno dal titolo: «Denaro e fede cristiana. Testimonianza e impegno dei cristiani per un uso responsabile del denaro». Intervengono fra gli altri Luigi Ciotti e Daniele Garrone.
6 ottobre
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II23, il teologo Eberhard Jungel (Università di Tubinga) parla sul tema: «Che cosa significa dire: Dio è amore?».
Presiedono Eugenio Costa e il pastore Fulvio Ferrario. E prevista la traduzione simultanea in italiano.
SETTEMBRE 2000
Chiesa cattolica
La rifondazione neoguelfa e Pio IX
Carcere
Intervista a G. Caselli e A. Sofri
Afghanistan
Un popolo costretto al silenzio
IsIam
Moschee che fanno discutere
Religioni
La singolare storia degli ebrei «messianici»
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 6.S.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio
telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
10
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PAG. 10 RIFORMA
venerdì 22 SEnEMBRE 2000 VENERI
■ Procede il dialogo tra le chiese valdesi e metodiste e alcune chiese pentecostali
L'AUSTRIA ffTORNA»
IN EUROPA
ALBERT BRANPSTÄTTER*
Le chiese devono
osservare con molta
attenzione il futuro
della democrazia
in Austria
Ecco, noi austriaci siamo tornati alla normalità della famiglia europea! Appena uscito il
rapporto dei cosiddetti saggi,
suona così il messaggio centrale
dei partiti al governo, trionfante, soddisfatto e sorridente. La
risposta «lutto bene» fa parte
della politica di comunicazione
piena di bugie e semiverità del
governo, fa parte anche del desiderio di gran parte della popolazione e dei titoli di alcuni mass
media. Così sembra, ma non è
così; non è così semplice.
È vero che esiste un consenso
sulla fine delle sanzioni. Le sanzioni hanno creato più problemi
che soluzioni. Qui però finisce il
consenso e co- _________
mincia il dibattito. Per i partiti
al governo, la
«österreichische
Volkspartei»
(Partito popolare) e la «Freiheitliche Partei»
(Partito della libertà, il partito
di Haider), le
sanzioni erano “
non solo sbagliate e ingiuste,
ma più che altro una lite fra i
membri della famiglia europea,
e, finita la lite in famiglia, possono continuare in pace la loro politica neoconservatrice. La retorica sulla famiglia europea fa
parte della strategia di comunicazione del governo: il problema
se un ministro sia stato oppure
no fotografato insieme con ¿i altri nella foto di famiglia del Consiglio dei ministri diventa molto
più interessante della politica
reale. Intanto il governo aveva
tutto il tempo necessario per avviare un corso sociale e finanziario conservatore e neoliberale. Il
ministero per le donne non esiste più, la politica per le donne si
è trasformata in politica per la
famiglia, in cui il posto delle
donne è a casa; i poveri e gli
emarginati saranno più dipendenti dai sussidi offerti qua e là.
I «saggi» hanno scritto il loro
rapporto e nella Fpo si sentono
lavati da tutte le accuse: hanno
subito coperto il paese con
un’ondata di processi contro
critici, mass media, artisti e intellettuali. André Heller, un artista che sarà processato a causa
di una lettera aperta al ministro
della Giustizia, parla già di una
«guerra civile», non violenta ma
infuriata, tra gli intellettuali e la
Fpo. Subito dopo le prime manifestazioni contro il nuovo governo pensavamo che il clima
emotivo, nonviolento, sarebbe
aumentato gradualmente: tanti
gruppi indipendenti si sono ri
trovati sotto la bandiera della
società civile per lottare pacificamente contro un partito al governo che sembra pacificato ma
non segue il consenso della civiltà europea. Questa crescita
della società civile in un paese
tradizionalmente segnato da
partiti e da corporazioni è il segno politico più positivo dei mesi scorsi e significa un cambiamento della cultura politica.
Per ora i gruppi paiono stanchi. Tutti i loro sforzi sembrano
essere andati a vuoto, sembrano
assorbiti dalle parole di normalizzazione e della politica della
calma del cancelliere Schüssel.
È difficile gridare in un paese
___________ in cui i tagli sociali vengono imposti da un ministro delle Finanze (Grasser, Fpo),
che tutte le mamme vorrebbero
come genero. È
difficile per i sindacati individuare un nuovo corso
credibile. Ma sopjgttutto è difficile per l’opposizione lavorare con
un rapporto dei saggi il cui punto più alto di sa^ezza sta nel fatto di offiire qualcosa a tutti. Solo
la Fpo viene criticata come «partito populista di destra con modo di esprimersi estremista», ma
anch’essa vende il rapporto come un successo: «Noi non abbiamo nulla da cambiare, anche noi
osserveremo gli altri paesi».
In questo clima di pseudonormalizzazione il compito delle chiese è duplice: i segni di au
toritarismo devono essere criticati, la situazione dei rifugiati ai
quali viene negato l’aiuto minimo dello stato deve essere de
nunciata. Lo sviluppo della democrazia austriaca dovrà essere
osservato attentamente. Nella
campagna elettorale a Vienna
fra alcuni mesi ci sarà un «monitoring group» del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
Non saranno «sa^i», ma fratelli
e sorelle che porranno domande
critiche ai partiti e ai gruppi. La
Fpo ha già annunciato che la
«questione dei migranti» sarà il
tema più importante. Le sanzioni non erano il mezzo migliore
per la nostra situazione difficile
e complessa, ma il timore di una
internazionale del populismo di
destra mi sembra giustificato.
Sono necessarie strategie comuni contro questo sviluppo possibile, e le chiese fanno bene a
cercare il loro ruolo in queste
strategie.
* direttore dell’Accademia
evangelica di Vienna
KIPÖRMA
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO* Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale laoobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE. Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999),
Il numero 35 del 15 settembre 2000 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledi 13 settembre 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
La fede nel Signore Gesù Cristo
Dopo aver prodotto un documento sul metodo del dialogo e sul Dio trinitario, i membri del
gruppo di lavoro presentano uno seconda dichiarazione su «ciò che abbiamo in comune»
1. In accordo con quanto
insegnato dalle Scritture
(Giov. 1, 14; Luca 1, 27-35; I
Pietro 3, 18) e con quanto
stabilito dagli antichi Simboli
della fede cristiana (quello
detto «apostolico» e quello
niceno-costantinopolitano,
325 e 381 d.C.) le chiese vaidesi e metodiste e le chiese
pentecostali che partecipano
a questo dialogo confessano
la fede nella persona e nell’opera di Gesù Cristo come
si evince dai seguenti documenti ufficiali:
- Confessione di fede delle
CHIESE VALDESI DEL 1655 (versione italiana del 1662)*
Art,. 12: «Che Jesu Christo
essendo stato da Dio ordinato
nel suo eterno decreto per essere il solo Salvatore, e l’unico
capo del suo corpo, che è la
Chiesa; egli l’ha riscattata col
suo proprio sangue, nel compimento de' tempi, e le communica tutti i suoi beneficij
coll'Evangelio».
Art. 13: «Che vi sono due
nature in Jesu Christo, la divina e l’humana, veramente
unite in una stessa persona,
senza confusione, senza divisione, senza separatione, senza cangiamento, luna e l’altra natura serbando le sue
distinte proprietà e che Jesu
Christo è insieme vero Dio e
vero huomo».
Art. 14: «Che Iddio ha tanto
amato il mondo ch’egli ha dato il suo Figliuolo per salvarci
colla sua perfettissima ubbidienza, quella specialmente
ch’egli ha dimostrata sofferendo la morte maledetta della
croce, e colle vittorie ch’egli ha
riportate sopra ‘I Diavolo, il
peccato e la morte».
Art. 16: «Che il Signor Jesu
havendoci pienamente riconciliati a Dio con il sangue della sua croce, in virtù del suo
solo merito e non delle nostre
opere, noi siamo assolti e giustificati nel suo cospetto».
- Prima confessione di fede
DELLE CHIESE PENTECOSTALI DI
LINGUA ITALIANA REDATTA A NlAgaraFalls (1927)
Art. 3: «Noi crediamo che il
Figliuolo di Dio è la Parola
fatta carne, che assunse l’umana natura in seno di Maria
vergine, e così vero Dio e vero
uomo, due nature in una sola
persona, la divina e l’umana;
e che perciò è l'unico Salvatore il quale realmente soffrì la
morte non solo per la colpa
primitiva, ma eziandìo per i
peccati attuali dell’uomo».
2. L’Iddio di Abramo, di
Isacco e di Giacobbe, l’Iddio
che ha guidato il suo popolo
nella storia con la parola della
Torah e con la parola dei profeti, rivolge all’umanità quando giudica che sia giunto
/ colloqui frd i rappresentanti di varie chiese pentecostali
italiane (in Uttedfii massima quelle che hanno legalmente
costituito, loscòrsò S aprile, la Fcp, Federazione chiese pentecostali) e una commissione valdese-metodista nominata
dalla Tavola, proseguono in maniera proficua.
Dopo le Tesine sul Dialogo (cfr. Riforma del 20 agosto
1999), e il documento sulla Fede condivisa nel Dio trinitario
(cfr. Riforma del 7 aprile 2000 e Comunicazioni cristiane del
rnese di aprile 2000), è stato fatto un altro passo avanti giungendo, nèll’incontro del 29 ma^io 2000 a Monteforte Irpino,
sede abituale degli incontri, alla formulazione di un documento cornane centrato sulla fede in Gesù Cristo, che qui
presentiamo.
Ci auguriamo che il nostro cammino possa procedere oltre,
dandoci sempre maggiore allegrezza nella fraternità che si
consolida e nelkt reciproca conoscenza che si approfondisce.
La preghiera degli uni per gli altri, e l'attenzione che le
chiese loòali di entrambi i fronti vorranno dedicare a questi
documenti, d sarà indubbiamente di grande aiuto
I copresidenti del dialogo
Remo Cristallo (chiese pentecostali)
Salvatore Ricciardi (chiese valdesi e metodiste)
il momento per farlo - la Parola degli ultimi tempi (Ebrei
1, 1-2). Si potrebbe dire: una
Parola ultima che compendia
tutta la sua rivelazione.
La Parola di Dio si fa carne
(Giov. 1, 14) e racchiude concretamente la pienezza di Dio
stesso (Col. 2, 9). Questa Parola è Gesù di Nazareth. Per
mezzo di Lui Dio, «passando
sopra i tempi dell’ignoranza»
(Atti 17, 30), rivela se stesso
ed entra nella storia e nella
vita umana: il Suo disegno
amorevole è svelato appieno
ad ogni creatura che lo riconosce per opera dello Spirito
Santo (Giov. 1,18; 16,13).
3. Credere in Gesù Cristo
significa riconoscere in Gesù
di Nazareth L’uorno «nato dal
seme di Davide secondo la carne» fRom. 1, 4) al momento
stabilito da Dio (Gal. 4, 4), il
Figlio dell’Iddio vivente che
doveva venire nel mondo (Mt.
16, 15-16; Giov. 11, 27). Gesù
«è andato attorno facendo del
bene» (Atti 10,3 8), predicando il Regno di Dio vicino,
guarendo i malati, evangeliz
zando i poveri, perdonando i
peccatori. Innocente, fu condannato e messo a morte. Ma
Dio lo ha «risuscitato il terzo
giorno» (Atti 10,4).
La fede riconosce in Lui colui che è dato per le nostre
offese ed è risuscitato per la
nostra giustificazione (Rom.
4, 25), il Salvatore del mondo
(Giov. 4, 42), l’unico mediatore fra Dio e le sue creature
-(ITim.2,5).
La fede in Gesù Cristo è fede nella sua resurrezione o
non è (I Cor. 15, 14; Giov. 11,
25; Atti 17,32). La fede identifica in Gesù Cristo il crocifisso e il risorto, l’uomo di dolori (Isaia 53, 13) e colui che
siede alla destra di Dio. Egli è
colui che il dubbioso Tommaso confessa come Signore
e come Dio (Giov. 20,28).
4. Nel Cristo morto e risorto, e solo in lui, Dio compie la
sua riconciliazione con noi;
Egli la compie interamente in
base al suo amore gratuito (II
Cor. 5,19; Ef. 2, 4-9). A questo
noi possiamo rispondere solo
avendo completa e totale fi
DOPO l’uccisione di Abele
da parte di suo fratello
Caino, dice la Bibbia che
«L’Eterno mise un segno su
Caino affinché nessuno trovandolo lo uccidesse». L’uomo non ha il diritto di togliere la vita a un altro uomo,
quand’anche sia un assassino confesso. Eppure in una
buona parte degli stati che
formano gli Stati Uniti d’America la pena di morte continua a funzionare a pieno ritmo, con l’approvazione convinta di molti cittadini che
probabilmente leggono la
Bibbia e vanno in chiesa ogni
domenica. Sappiamo tutti
com’è sorta la pena di morte
neU’America puritana: i primi
padri pellegrini, fuggiti dall’Europa in cerca di libertà,
portavano con sé come arma
soltanto la Bibbia. Si trovarono ben presto di fronte altri
coloni, fuggiti dalle galere europee e armati di pistola, in
ducia in Dio e riconoscendo
che dove il mondo vede scandalo e pazzia, cioè nella croce, noi troviamo la sorgente e
il senso della vita (I Cor. 1,2224). Tutto ciò ci è testimoniato dalla Scrittura la quale ci
rivela pienamente il disegno
di Dio. La Riforma ha riassunto tutto ciò con le formule Solus Christus, sola Grada, sola
fide, sola Scriptum.
5. Quanti condividono la
fede in Gesù Cristo e lo confessano come Signore e Salvatore costituiscono il Suo
corpo, cioè la Chiesa; essi vivono dell’aiuto e della presenza permanente del Signore in mezzo a loro (Matteo 28, 20), confessano e attendono il ritorno del Signore. Perciò il cammino del
credente si svolge nella prospettiva della redenzione finale quando con il Cristo apparirà la realtà piena del Regno (Col. 3,4).
il cammino della Chiesa è
imperniato sulla tensione fra
ciò chè è già a-wenuto e ciò
che non è ancora manifesto;
tutto è compiuto, ma non tutto è già manifestato. La stessa
speranza della nostra resurrezione personale è legata all’avvento finale di Cristo (Fil.
3, 20-21). La vita della Chiesa
guidata dallo Spirito Santo
non può prescindere dall’invocazione «vieni. Signore Gesù!» (Apoc. 22,16-21).
6. Nell’attesa e nella prospettiva che questa preghiera
venga esaudita, la comunità
dei credenti riconosce qui ed
ora nel Cristo resuscitato e
vivente il Signore al quale è
stato conferito ogni potere
(Matteo 28, 18) ed è stato dato «il nome che è al di sopra
di ogni altro nome affinché
nel Suo nome ogni ginocchio
si pieghi» (Fil. 2, 9-11). Attribuire a Gesù il titolo di Sincro implica rifiutarlo a chiuiique altro lo pretenda esplidtamente o implicitamente. I
principati e le potestà di questo mondo sono stati sconfitti da Gesù che nella croce ha
trionfato su di loro una volta
per tutte e per sempre (Col.
3,15), realizzando così la nostra liberazione e la possibilità per noi di vivere al suo
servizio nella prospettiva del
Regno che viene.
Sulla base di quanto precede, i partecipanti pentecostali e quelli valdesi e metodisti del dialogo in corso tra
le loro rispettive chiese, riconoscono di condividere la
stessa fede nel Signore Gesù
Cristo.
(*) Con il patto di integrazione
del 1974 le chiese metodiste hanno accettato e fatto propria W
medesima confessione di fede
—-g
PIERO bensì
cerca di violenza e di sopraffazione. Perciò le colonie puritane dove la vita era durissima dovettero ripararsi dalle
violenze e la pena di morte fu
una necessità: una forma di
legittima difesa.
Ed è questo lo spirito che
rimane ancora oggi in tanti
americani; difendere la società. Ma sono passati ormai
quasi 400 anni e non è più
accettabile che vi siano americani ancora favorevoli alla
pena di morte. E molti di loro si dichiarano discepoli di
colui che dalla croce ha invocato perdono per i suoi
carnefici. La pena di morte,
oltre a essere incivile, è anche segno di grande immaturità: non serve come deterrente alla criminalità; mette
lo stato sullo stesso piano
del presunto criminale che
vuole eliminare; nega la possibilità di redenzione nell’
uomo e nella donna; rende
vano qualsiasi riconoscimento postumo di innocenza (oltre 80 condannati sono
stati riconosciuti innocenti
dopo l’esecuzione, in questi
ultimi anni).
Nonostante le manifestj
zioni e gli appelli giunti da
ogni parte. Rocco Barnabei e
stato giustiziato la notte frai
14 e il 15 settembre. ColpevO’
le? Innocente? Non sta 1*
problema; la pena capitale
un crimine di stato fuori d
tempo. Probabilmente il g®'
vernatore Gilmore con qu®'
sta esecuzione si sarà assic^
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nia; ma è certo che il
to ringhioso rimarrà
di un’intransigenza
e inutile per parecchi milic
di telespettatori nel ttiondo,
non offre una bella iminagi
dell’America democratica
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(Rubrica «Un fatto, unc
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evangeliche in Italia
da domenica 17 settembre
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di fede
in questi
Caccia aperta nel comprensorio To 1
Cinghiale, cervo e camoscio
Si è aperta domenica la caccia al cinghiale; è indubbiamente
una delle prede più ambite dai circa 1.000 cacciatori del Comprensorio alpino To 1. L’animale è diffuso su buona parte del
territorio, dalla pianura alla montagna e spesso causa di conflitto con il mondo agricolo visti i danni alle colture. Nella prima
giornata di caccia ne sono stati abbattuti 31 esemplari, 11 in vai
Pellice e 20 nelle valli Germanasca e Chisone; negli ultiini anni
al termine della stagione venatoria i cinghiali abbattuti erano
stati circa 400. Un altro appuntamento di grande interesse per il
mondo venatorio si avrà giovedì 28 settembre quando sarà possibile cacciare il camoscio e il cervo, quest’ultimo limitatamente
alle valli Chisone e Germanasca e alla zona di Pragelato.
Fine settimana di festa a Bricherasio
Sagra dell'uva, 32^ edizione
È in pieno svolgimento la «sagra dell’uva» di Bricherasio; il ‘
prossimo fine settimana vi sarà la mostra ortofruttìcola sotto
l’ala comunale, il gran mercato d’autunno, la mostra mercato
del settore vivaistico per le via e piazze del paese. Non mancheranno i momenti musicali (la rassegna chiude martedì 26 e
ogni sera c’è uno spettacolo) e le cene (domenica 24 serata a
base dei prodotti tipici del territorio). La sagra dell’uva è alla
32=* edizione ma ciò che contraddistingue le ultime due annate
è l’apertura dell’amministrazione nei confronti del mondo valdese. Anche quest’anno ci sarà ogni sera un banco libri Claudiana, una mostra sulla Bibbia nei locali del municipio e domenica 24 alle 18 il culto evangelico nella sala.
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A A
Fondato nel 18481
La legge per «Torino 2006» ha ricevuto altri finanziamenti, ma la prudenza è d'obbligo
Olimpiadi e interventi sulla viabilità
Anche se conviene ancora non sbilanciarsi, sembrano finalmente realizzabili gli interventi alla
circonvallazione di Porte e al «nodo» di Perosa Argentina; dubbi sulla provinciale della vai Pellice.
DAVIDE ROSSO
PER quel che riguarda la viabilità
alle Valli le notizie che
arrivano da Roma sulla
legge per le Olimpiadi
Torino 2006 sembrano
positive anche se la prudenza è d’obbligo». Con
queste parole il vicepresidente del Comitato
olimpico, Rinaldo Bontempi, ha aperto l’incontro che si è tenuto sabato
16 settembre nella palestra comunale di Porte
che aveva come tema
proprio la «viabilità olimpica» e che aveva come
relatori fra gli altri l’onorevole Giorgio Merlo, il
senatore Elvio Passone e
l’assessore alla viabilità
della Provincia di Torino,
Luciano Ponzetti.
La legge, che ha iniziato il suo iter al Senato
questa settimana dopo
essere stata licenziata
dalla Camera a luglio,
pone tra gli interventi
prioritari per quel che riguarda la statale 23 sia la
circonvallazione di Porte
che il nodo di Perosa oltre a richiamare la necessità di interventi sulla
provinciale della vai Pellice e su quella che da Pinerolo va a Saluzzo. Per
quel che riguarda i finanziamenti pare che con
un’integrazione di fondi
approvata alla Camera,
gli investimenti totali ora
sono intorno ai 1.500 miliardi da 1.100 che erano,
si riesca a coprire praticamente tutti gli interwnti. Ma le preoccupazioiii e le perplessità alle
valli restano. Nel suo intervento il presidente del
Comitato pro variante di
Porte, Paolo Perro, pur
dicendosi soddisfatto dei
risultati ottenuti, ha invitato a non abbassare la
guardia perché «sono già
state molte le volte in cui
è stata promessa la realizzazione della variante
che però resta tuttora da
fare». Preoccupazioni vi
sono anche sulla vai Pellice dove «i molti interventi viari previsti e necessari non hanno una
adeguata copertura finanziaria», come ha ricordato Luciano Ponzetti, così come per altro capita per la provinciale
della vai Germanasca
benché Prali sia stato
proposto dalla Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca come sede
•I bivio Osasco-San Secondo
di allenamento per i giochi olimpici del 2006.
L’assessore alla Viabilità della Comunità montana della vai Pellice,
Giorgio Odetto, ricorda
come in un recente incontro la Provincia abbia
indicato come «necessari
una serie consistente di
interventi che riguardano il tratto di strada che
va da Bricherasio a Villanova atti a snellire e a
rendere più sicura la viabilità in valle, purtroppo
però nella legge non si
tiene conto di questo».
Per quel che riguarda gli
interventi sulla PineroloSaluzzo, indicati come
utili anche per facilitare
l’accesso alla vai Pellice,
Odetto dice che «questo
potrebbe essere facilitato
se si pensasse di costruire ùna circonvallazione
di Osasco con una diramazione per Bricherasio
in grado di convogliare il
traffico della valle diretto
nel Cuneese».
Situazione quindi tutt’
altro che tranquilla con
un comitato di agitazione
sulla viabilità che pare
stia nascendo a livello
spontaneo in vai Pellice e
una serie di amministratori sul piede di guerra
pronti a dare battaglia
sulle strade perché si
proceda a una loro messa
in sicurezza sfruttando
l’occasione delle Olim
piadi e trasformando
realmente queste ultime
in occasione di sviluppo.
Presentato a Pinerolo
Uno sportello
per i consumatori
Attivare uno sportello
di informazione e tutela
dei cittadini consumatori.
È questo il progetto del
Comune di Pinerolo e che
verrà presentato il 29 settembre nella sala di rappresentanza del municipio in una riunione pubblica. Lo Sportello avrà
sede nei locali del Cilo di
Pinerolo e verrà gestito
da un gruppo di 4 giovani
scelti fra gli iscritti alle liste dei lavori socialmente
utili ai quali preventivamente è stato fatto fare
un corso di formazione
specifico sull’argomento.
«L’iniziativa - spiega
Giampiero Clement, assessore al Lavoro del Comune di Pinerolo - nasce
da una collaborazione
con la Federconsumatori
Piemonte, e si pone come
finalità generale quella di
cercare di venire incontro
alle esigenze che vengono dai cittadini. Due sono gli obiettivi specifici
dello Sportello; la prima
di fornire una consulenza
diretta ai consumatori; la
seconda di condurre un
monitoraggio sui servizi
erogati dalTamministra
ICONTRAPPUNTOI
LA GRANDE FORZA
DELLA GIOVENTÙ
PIERVALDO ROSTAN
La «Festa» di
Pinerolo è
un'occasione per
riportare i giovani
alla politica
zione comunale, quest’
anno in particolare il servizio di mensa».
In vista della nascita
del nuovo ufficio il Comune di Pinerolo in questi giorni ha anche indetto una riunione con varie
associazioni ed enti locali
della zona, nel tentativo
di favorire e di allargare le
collaborazioni anche con
le associazioni di categoria come quella dei commercianti e quelle degli
artigiani con lo scopo innanzitutto di porre lo
Sportello non come servi
zio di controparte ma co
me strumento di scambio
e di crescita comune.
I cardinali Biffi e Ratzinger, quelli, per intenderci,
delle polemiche sui lavoratori immigrati che sarebbe
meglio fossero cristiani per
evitare contaminazioni pericolose e sul ruolo «unico»
della Chiesa cattolica in vista della salvezza a Pinerolo proprio non c’erano. Per
Pinerolo, intendo alla Festa
dei giovani, in
quello spazio
d’incontro che
rappresenta
per la città l’ex
caserma Fenulli. Si tratta
di una vera e
propria kermesse quella
che organizzano da alcuni
anni don Bru- "**^***™
no Marabotto e i «suoi» ragazzi, una kermesse e anche
una sfida. Per certi versi mi
ha ricordato le esperienze
fatte fino a pochi anni fa
dalla Festa di Radio Beckwith, con i suoi dibattiti e i
concerti in piazza. È il tentativo di mettere insieme il
meglio del mondo giovanile
pinerolese (non solo e necessariamente «cattolico romano») per incontrarsi,
raccontarsi, divertirsi e anche riflettere. Abbiamo visto il mondo del volontariato sociale, le scuole, la comunità di base che tanto
dura sa essere rispetto alle
prese di posizione della Roma vaticana, abbiamo incontrato anche il mondo
dello sport, la cultura.
Un enorme calderone
che può diventare anche
fucina di idee, anzi che in
certi casi presenta idee forti già maturate da anni di
confronto. La Festa dei giovani è stata, una volta ancora, il tentativo di riportare i giovani alla politica, di
far loro capire che vale la
pena di impegnarsi per
cambiare quello che non va
e di mettere insieme la varie anime della società a
vantaggio di tutti e non solo di qualcuno. È stato anche uno dei tanti luoghi da
cui si è levato il grido contro la pena di morte e nello
stesso tempo è stato lo spazio di infinite serate a giocare o ad ascoltare musica.
E poco importa se nel padiglione dei dibattiti nelle serate di punta ci fossero sul
palco Massimo Cacciaci o
Alex Zanotelli, e le teste
bianche fossero tante: i
giovani comunque c’erano
ed è un motivo di soddisfazione in più scoprire che
intorno a un tavolo da dibattito si possono ritrovare (potenza dei temi? po
tenza dei nomi?) tutte le
generazioni.
Recentemente, di «ritorno» dal nostro Sinodo, il
direttore del settimanale
cattolico pinerolese ha saputo ringraziare i fratelli
valdesi per lo spirito di critica e di fedeltà alla Bibbia
del mondo protestante che
emerge dal tradizionale appuntamento
di fine agosto
a Torre Pellice. Ripensando al mix di
passione, di
capacità di
aggregazione
e di confronto che si coglie alla Festa
giovani mi
""**™"** sono chiesto
se anche noi non dovremmo ringraziare per avere
queste occasioni e se possibUe cercare non di copiare
ma di essere più presenti
su questi temi. Ognuno ha
le sue specificità, è chiaro;
ma da troppi lustri si continua a parlare del «problema giovani» che forse un
problema sono, ma per il
mondo degli adulti nei
quali pochi giovani paiono
aver fiducia.
In realtà una grande famiglia, come potremmo
definire una chiesa, dovrebbe saper gioire e lavorare con e per tutte le sue
componenti, anzi aiutare
di più chi si affaccia alla vita adulta o semplicemente
adolescenziale a sentirsi
parte piena di questa famiglia. Fare in modo che i
giovani abbiano spazi per
essere protagonisti, sappiano confrontarsi con la
loro chiesa e con la società,
imparino a stare insieme e
a vivere la chiesa e la società come «loro» e non come di altri.
Non è facile e molti ten
tativi sono stati fatti proponendo attività specifiche;
oltre ai vari corsi di istruzione religiosa abbiamo
tanti gruppi di canto (il che
è pienamente nel nostro
Dna) e da pochi anni anche
gli scout. Non sempre la
maggioranza dei nostri
giovani d si ritrova. Del resto le risorse, umane e finanziarie sono quelle che
sono; resto però dell’idea
che la Festa dei giovani ci
abbia insegnato qualcosa, a
rischiare per scoprire dei
temi (la pace, i diritti umani, la formazione per fare
alcuni esempi) sono, e non
da oggi, anche «nostri»: lo
sforzo è grande, di organizzazione ma soprattutto di
idee e di fantasia.
12
PAC. 12 RIFORMA
E Eco Delle ¥alli "\¥ldesi
venerdì 22 SETTEMBRE MI» ^
IA colloquio con il provveditore agli studi
Scuola, un anno di svolta
Da quest'anno le scuole godranno dell'autonomia ma allo
stesso tempo saranno messe in rete grazie alla telematica
CAHMELINA MAURIZIO
GIOCHI PIU SICURI A PEROSA — Si concluderà
entro quest’inverno la prima sistemazione del
parco giochi per bambini di Perosa Argentina.
«Stiamo provvedendo in questo periodo alla
messa in totale sicurezza del parco - dice il siridaco di Perosa, Giovanni Laurenti - sia eliminando i giochi non più conformi con le attuali
normative in tema (li sicurezza, sia costruendo
uno scivolo per permettere l’accesso ai passeggini e soprattutto alle persone handicappate».
L’investimento attuale è di circa 10 milioni ma
sono già in programma ulteriori investimenti
per gli anni prossimi che comporteranno un to
tale rinnovamento del parco.
NIENTE DI FATTO SULLA BELOIT — Pressoché
nulla di fatto: è questa la sintesi dell’annunciato
incontro fra la direzione aziendale della Beloit e
i sindacati di giovedì scorso. Le ipotesi di ristrutturazione sono restate nel vago, ivi compresa
l’ipotesi di allargare i confini della fabbrica
all’area dell’ex Duroni. Le parti si sono aggiornate alla mattinata di giovedì prossimo.
RAPINA IN BANCA: A PIEDI E SENZA PISTOLA — È
successo lunedì Ila Frossasco quando due malviventi sono entrati nell’agenzia Crt e si sono
impossessati <li 25 milioni dopo aver immobilizzato direttore e cassiera. Si sono poi dileguati fa
cendo perdere le loro tracce.
POSTO DI BLOCCO, POLIZIOTTO TRAVOLTO —
Stava svolgendo la normale attività di controllo
all’altezza della discoteca Privilége sulla ss 23
quando un’auto l’ha investito: nella notte fra sabato e domenica il poliziotto è stato poi portato
all’ospedale di Pinerolo. Se la caverà in 45 giorni.
ARRESTATO PER SPACCIO — Residente a Eriche
rasio, Gaetano Carta, 24enne originario di Reggio Calabria, è stato arrestato a San Secondo di
Pinerolo. I carabinieri hanno rinvenuto 150
grammi di hascisc e materiale per la pesatura.
SERATA SPETTACOLO PRO OSPEDALE — «Di
mansione musica, grande orchestra di musica
leggera» è il nome del gruppo di musicisti e di
danzatori che presenteranno domenica 24 settembre alle 16,30 in piazza Muston o al cinema
Trento uno spettacolo musicale pro Ospedale
valdese di Torre Pellice. L’orchestra, che si esibirà a titolo gratuito, è composta da 30 elementi
ed ha al suo attivo diverse esibizioni anche fuori
dall’ambito regionale (Sanremo, Eurodisney); il
pomeriggio sarà un’occasione di festa ma anche
un modo per sostenere l’attività dell’ospedale in
un tempo di profondi cambiamenti della sanità.
CHI CERCA TROVA... IL LIBRO USATO — Si chiama
«Chi cerca trova»; è la prima mostra di libri scolastici usati (e non solo) promossa dal Comune di
Torre Pellice e dalla Comunità montana. L’appuntamento per i giovani dai 6 ai 17 anni è per
sabato 23, dalle 14,30 alle 18,30 e domenica 24,
dalle 10,30 alle 12,30 sotto i portici del niunlcipio
di Torre Pellice: sabato dalle 15 animazione con
giochi e magia. Per informazioni e prenotazione
spazi telefonare allo 0121-932530 della Biblioteca
comunale in orario di apertura entro il 20 setternbre. Da sabato 23 settembre, alle 10,30, nella biblioteca, Carmelina Maurizio traduce e racconta
per i ragazzi le nuove avventure di Harry Potter.
QUANDO C2\DDE L’AEREO INGLESE — La notte del
12 ottobre 1944 un aereo alleato Liberator Kg874
che doveva rifornire le formazioni partigiane nella zona di Bra cadde, a causa del maltempo, sui
pascoli alti di Ostana; la stessa notte altri quattro
aerei inglesi in missione per i partigiani caddero
a Cantalupa, Rorà, Valprato Soana e Ala di Stura.
Domenica 1“ ottobre il Comune di Ostana ricorderà gli aviatori inglesi e sudafricani caduti. E
prevista la partecipazione dell’ambasciatore del
Sud Africa a Roma e del console inglese a Torino;
verrà scoperta una lapide con i nomi dei caduti e
verrà presentato un cd rom sulla vicenda.
NATURALMENTE... CUMIANA — Si svolgerà sabato e domenica prossimi la sesta edizione di «Naturalmente... Cumiana», fiera dei prodotti naturali; è uno degli appuntamenti più importanti
per il settore a livello regionale.
RIPRENDE L’ATTIVITÀ DELLE SCUOLE DOMENIC2\LI — Dopo la pausa estiva, riprendono le varie
attività nelle chiese e riprende anche l’attività
delle scuole domenicali: il primo incontro per
monitori e monitrici, aperto anche a chiunque
fosse interessato all’argomento, si terrà sabato 23
settembre alle ore 16,30 nei locali della chiesa di
Pinerolo. All’incontro sarà presente anche Yann
Redalié, professore di teologia alla Facoltà valdese di teologia di Roma; tema del pomeriggio sarà
una spiegazione, ed eventuale discussione, su come affrontare una delle prime lezioni del programma biblico proposte anche quest anno dalla
rivista delle scuole domenicali. Chi fosse interessato e volesse ulteriori informazioni sull argo
mento, può contattare l’animatrice giovanile An
ne Pilloud telefonando allo 0121-944418.
MARINA Bertiglia, da
cinque anni provveditore agli studi di Torino, a Torre Pellice in
occasione deH’inaugurazione dell’anno scolastico 2000-2001 del Collegio valdese, ci ha illustrato quali saranno le novità
e quali i principali problemi da affrontare per la
scuola in generale, e nella nostra provincia in
particolare, all’inizio di
quello che si preannuncia certamente come uno degli anni cruciali per
la messa a punto dell’autonomia scolastica,
vera e propria rivoluzione già in corso nel mondo della scuola.
«Il progetto sicuramente più importante, nel
quale sono impegnati
tutte le principali agenzie
scolastiche e culturali del
territorio di Torino e provincia - spiega Marina
Bertiglia - è la creazione
di una rete unitaria che
metterà, nel corso dei
prossimi tre anni, in relazione telematica tutti gli
operatori scolastici e le
sedi di Torino e provincia. Per far ciò, non solo
c’è bisogno di un forte
impegno economico (la
Crt ha già garantito 10
miliardi), ma anche per la
formazione e la gestione
del progetto. Saranno per
esempio coinvolti gli studenti delle facoltà universitarie esperti in tecnologie informatiche, che affiancheranno in qualità
di tutor il personale della
scuola che sarà impegnato nel progetto».
Tra i problemi principali deU’awio d’anno c’è
invece, secondo Marina
Bertiglia, la questione del
personale: sono oltre
6.000 tra Torino e provincia i posti vuoti (tra
docenti e personale non
docente), con disagio più
rimarcato nella scuola
secondaria superiore;
questo anche a causa
della mancanza di informazioni precise sulle nomine in ruolo dei docenti
vincitori dei concorsi e
dei circa 800 pensionamenti del personale delle
scuole torinesi.
Altra novità interessante, quasi un record a livello nazionale, è rappresentata dal vertiginoso aumento, soprattutto
nella provincia di Torino,
degli istituti comprensivi,
una realtà che conta oggi
60 sedi (erano 11 nello
scorso anno scolastico);
«Gli istituti comprensivi spiega il provveditore agli
studi di Torino - sono
nati sia per attuare il dimensionamento, sia per
realizzare unità scolastiche dove la continuità
fosse una realtà. Proprio
per questo noi abbiamo
messo in piedi un piano
straordinario di formazione, sia al fine di affrontare i problemi amministrativi che si vengono a creare nei “comprensivi”, sia per valorizzarli dal punto di vista
didattico e pedagogico».
Altro settore in crescita, particolarmente vivo
nelle scuole del territorio
di Torino e provincia, se
Un patrimonio a Pinerolo
Riapre il Museo
della Cavalleria
GIAN MARIO CILLIO
condo quanto ci ha detto
Marina Bertiglia, è quello
delle lingue straniere,
che ha visto nel corso di
cinque anni una crescita
di oltre il 30% delle scuole, che hanno aderito al
Progetto lingue 2000, inteso a potenziare la dimensione europea delle
scuole, offrendo l’insegnamento di una, due o
più lingue europee già a
livello di scuola delTobbligo. Non va dimenticato, infine, mentre le lezioni in Piemonte sono
riprese già da lunedì 18
settembre, (ma in diverse scuole, soprattutto secondarie, le aule si sono
riaperte qualche giorno
prima, secondo quanto
consente l’autonomia)
che compito prioritario
dei docenti sarà quello di
elaborare i piani di offerta formativa (Pof), la
somma di tutti quei progetti che caratterizzeranno la vita della scuola per
l’intero anno scolastico,
garantendo anche i finanziamenti necessari
per la loro attuazione;
«La progettualità - ha
detto ancora la Bertiglia
- dovrà diventare sempre
più il fulcro della vita
delle scuole, e l’attenzione del provveditorato
sarà in particolare nei
confronti di quelle situazioni periferiche o svantaggiate, affinché anche
in quei casi i progetti
possano essere tutelati».
VENERDÌ 15 settembre, giorno d’inizio
per il Concorso ippico di
Pinerolo, ha riaperto anche lo storico Museo nazionale dell’Arma di cavalleria, dopo un periodo
di chiusura iniziato a
gennaio, dovuto alla carenza del personale militare. 11 museo, che si estende su un’area di 5.000
metri quadri divisi in tre
piani e 33 sale espositive,
custodisce i cimeli della
Scuola di cavalleria, con
circa 20.000 pezzi. Gli
spazi sono ora visitabili
tutti i giorni della settimana, escluso il lunedì.
L’Arma di cavalleria
conta ormai 317 anni di
vita e da 4 è gestita dal tenente colonnello Giovanni Maria Polloni. Determinante per la riapertura
dell’esposizione è stato
l’impegno dell’Associazione amici del Museo
dell’Arma di cavalleria.
«Questo museo - spiega il
presidente dell’associazione, Nasi - è un ente
militare, quindi è gestito
da un colonnello e due
sottufficiali, con l’aiuto di
alcuni militari di leva.
Grazie all’intervento di
alcuni politici del Pinerolese, di organizzazioni e
di civili, tra i quali il sindaco di Pinerolo, lo Stato
Maggiore si è reso conto
della sua importanza, inviando nuovi militari di
leva per consentirne la
riapertura». Riapertura
Pinerolo
Bed and
breakfast
Dopo le polemiche
Situazione di stallo
al Bacino imbrifero
che per caso ha coinciso
con l’inizio dei Concorsi
ippici: senza dimenticare
che il 14 e 15 ottobre approderà a Pinerolo «Città
d’arte a porte aperte».
- Dottor Nasi, quali sono le caratteristiche importanti del Museo della
cavalleria e quali lo distinguono dagli altri musei militari?
«Pur trattandosi di un
museo militare e conservando le proprie caratteristiche, possiede una sua
particolarità. Non dimentichiamo quanto la cavalleria ha fatto per lo sport
equestre: è quindi possibile trovare all’interno del
museo una sezione che
riguarda il cavallo e le nostre glorie, con le vittorie
del capitano Federico Caprini che ha imposto una
sua scuola mondiale. Inoltre la cavalleria ha
sempre voluto dire vita
sociale: all’interno di alcune sale è quindi possibile trovare carrozze, regali nuziali con attinenze
^ mondo militare, sporte
mondanità».
- Come nasce l’Associazione amici del Museo
dalla cavalleria?
«Ebbe inizio negli Anni
Cinquanta, per opera di
alcuni nostri predecessori. La nostra associazione
nasce ufficialmente nel
1968 con l’apertura con
decreto del Presidente
dalla RepubblicaRicordo
che chi volesse associarsi
può contattarci attraverso il museo stesso».
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■ Rassegna cinematografica
MASSIMO CNONE
Il Bed and breakfast
(cioè quel tipo di offerta
turistica che mira a mettere a disposizione del
turista, nella propria casa, letto e colazione) ha
ora uno strumento in più
dopo la firma, avvenuta
giovedì 14 settembre, del
protocollo di intesa in
materia da parte di parecchi enti locali e della
Provincia di Torino. Uno
strumento che mira a far
sì che questa offerta si
diffonda e cresca anche
come tipo di impresa alle
Valli dove per altro finora
non sembra aver preso
molto piede.
Il Protocollo, che segue
una serie di corsi di formazione indirizzati soprattutto a donne disoccupate, mira a garantire
un supporto alla nascita
delle imprese e un sostegno nelle prime fasi della
loro attività. Questo verrà
fatto soprattutto attraverso la continuazione del
lavoro di formazione ma
anche attraverso una
puntuale informazione
sulle iniziative che nasceranno. Uno strumento
quindi che va nella direzione auspicata più volte
di creare nuovi posti letto
da offrire a chi viene a visitare un territorio purtroppo oggi ancora medito
debole dal punto di vista
dell’accoglienza.
Tutto fermo, o quasi,
per il Bacino imbrifero montano, dopo le polemiche dei mesi scorsi e
il coinvolgimento nelle
indagini di alcuni rappresentanti dell’amministrazione pinerolese, impegnati contemporaneamente nell’esecutivo del
Bim. La prossima udienza è prevista per novembre: tempi maturi per accertare le responsabilità
per i fondi sottratti dalle
casse del Bim e finalizzati, ma questo dovrà dirlo
l’indagine della procura,
ad altri scopi, fra cui alcuni lavori al palazzetto del
ghiaccio di Pinerolo. Vie
legali, quindi, per risolvere uno scandalo che dopo
l’esplosione sembra covare sotto la cenere.
Intanto il Consiglio di
amministrazione rinnc)vato ha proceduto a distribuire i primi 700 milioni ai Comuni dell’area
interessata dal corso dei
torrenti; valli Chisone e
Germanasca, vai Pellice e
alto Pinerolese. I fondi
del Bim arrivano dai pagamenti da parte dei proprietari di centraline idroelettriche, cifre che
all’origine dovevano servire alla manutenzione
degli alvei dei corsi d’acqua. «Ci sono ancora crediti per parecchi milioni
- spiega il presidente del
Bim, Giancarlo Griot - in
questi mesi dovremo
procedere alla richiesta
dei pagamenti e far sì che
coloro che in questi anni
non hanno versato lo facciano al più presto».
Ma la querelle non finisce qui. Non tutti i Comuni della vai Pellice sono d’accordo sulTutilizzo
e la gestione delle quote
ricevute, fondi che venivano consegnati alla Comunità montana la quale
li impiegava per i servizi
sociali. Almeno fino a
quando i pagamenti erano stati fatti. «Stiamo
aspettando una decisione da parte loro - commenta Griot - per il momento i fondi rimangono
bloccati». Si dovrà quindi
convocare una riunione
per discutere della vicenda. Intanto a Bobbio Pellice la questione è già
all’ordine del giorno del
prossimo Consiglio comunale, previsto per il 27
settembre.
Ritorna «Alpinismo
in celluloide»
MARCO FRASCHIA
Giunto ormai alla
sua 12“ edizione, «Alpinismo in celluloide»,
rassegna di film di montagna organizzata dal
Cai-Uget vai Pellice e dalla cooperativa la Tarta
volante con il Filmfestival
«Città di Trento» e il patrocinio degli enti locali,
dopo la «maratona» dello
scorso anno riprende con
tre serate settimanali in
cui gli appassionati potranno seguire sul grande schermo del cinema
Trento di Torre Pellice le
principali opere premiate
al Filmfestival di Trento.
Tra i collaboratori di quest’anno figura anche il
museo nazionale della
montagna «Duca degli
FONDAZIONE
«DOTT. ENRICO GARDIOL»
via Beckwith 1 -10066 Torre Pellice (To)
BANDO DI CONCORSO
per l’assegnazione di borse di studio
per l’università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli
studi universitari per esercitare nelle valli le attività professionali conseguenti, possono richiedere
una borsa di studio per l’anno accademico 20002001, entro il 20 ottobre 2000, indicando:
- facoltà universitaria prescelta;
- condizioni economiche personali (copia della
dichiarazione dei redditi);
- previsione delle spese che intendono pagare
con la borsa di studio.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presidenza del Collegio Valdese.
Via Beckwith 1 -10066Torre Pellice (To),
tei. 39-121-91260, fax 39-121-932272,
email collegio@tpellice.it.
Abruzzi» di Torino, presente alla rassegna con
una sua produzione; Finisterrae. All’alpinismo
patagonico sarà dedicata
un’intera serata presentata da Roberto Mantovani.
Le altre opere in cartellone sono comprese negli schemi classici della
cinematografia di montagna; pochi i documentari a carattere etnografico e antropologico (£1
salvia, sullo spopolamento della montagnali
alcuni film di arrampicata e alpinismo (Big stotit
e Pamir Alay climbini
big Wall) assieme alle ultime novità in fatto di salite su cascate di ghiaccio
(Dry tooling); non mancano discese mozzafiato
con gli sci (Soul pilot]^
immagini stupende t|>
volo libero in Nepal occidentale (From nowhdi
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prima assoluta nazionj
le). Per quanto riguarfl*
la storia deU’alpinistnOi
nel film I cavalieri del^
vertigini, vincitore dell
Genziana d’oro a Trenti
sono protagoniste le sfide negli Anni 50 e 60 P®
la prima salita della pat®
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segnalare infine il
di film d’animazione l
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proccio più ironico e sp
ritoso nei confronti de
gente di montagna (D .
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per ragazzi e ragazze.
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perché donare il sangue
/I pinerolo la medio delle donazioni è mediamente elevata
ma occorre diffondere sempre più la cultura del dono
HAMMOCtilONE
Cf È sangue in abbondanza nel Pinerolese Almeno in questo ambito «la situazione è eccellente, i donatori sono
tanti, ma soprattutto
molto disponibili. Possiamo tirare un sospiro
di sollievo: in caso di incidente oppure per un’operazione non staremo
ad aspettare a lungo»; lo
confermano Piergiorgio
Reinando e Laura Coucourde, rispettivamente
responsabile e bioioga
del Centro trasfusionale
all’ospedale civile «Agnelli» di Pinerolo. Ma
non si deve abbassare la
guardia: in alcune regioni
italiane, particolarmente
al Sud, ci sono gravi problemi dovuti a lacune
stmtturali e carenze croniche. Il Piemonte dispone di un’organizzazione
molto qualificata. «Ogni
giorno - spiega Reinando
- dobbiamo comunicare
la quantità di sangue che
abbiamo raccolto e distribuito: per la nostra
regione c’è il Centro coordinamento compensazioni di Ivrea; se dal Piemonte c’è bisogno di
sangue siamo noi ad essere contattati direttamente, per l’esterno è il
Cccr a intervenire. Gli
ospedali di Torre Pellice
e Pomaretto sono considerati alla pari, come se
fossero nostri reparti».
Tutto questo in rete e in
tempo reale, con una registrazione computerizzata. E se ne comprende
l’importanza. «Da qualche anno - dice Laura
Coucourde - è iniziata
una nuova era, si fa il prelievo delle parti che interessano e non solo di sangue intero: quindi plasma, piastrine o eritrociti.
Abbiamo una lista delle
persone disponibili con le
cartelle cliniche costantemente aggiornate».
Il prelievo di sangue
completo è di 420 millilitri, quantità standard che
viene registrata, trattata
e congelata. «In 25 anni
siamo passati dai 21 giorni di conservazione ai 45
di oggi - commenta Reinando, mentre apre la
cella mostrando una
gran quantità di sacche
congelate e suddivise per
gruppo sanguigno -; qui
si può vedere come le cose vadano bene, abbiamo un surplus che ci
consente di stare al sicuro». A Pinerolo l’indice
annuo di donazioni, cioè
il numero medio di prelievi per donatore, è di
2,4. «Una media molto
alta, e in più ogni giorno
abbiamo un donatore
nuovo». Nel 1999 sono
state raccolte 5.097 unità
nel solo centro pinerolese; nel 2000 la media supera già le 80 al mese.
Questi numeri a fronte
delle 2.530 unità trasfuse
l’anno scorso presso
l’ospedale di Pinerolo. Il
i Torre Pellice
Operatori
dei servizi
La Bottega del possibile
di Torre Pellice propone
per venerdì 22 una gioruata di incontri e dibattiti
su «L’operatore socio-samtario di base, riflessioni
su un nuovo profilo prolessionale». Parlare, conrontarsi, discutere sulla
ugura unica dell’operatore socio-sanitario di base
IDss) diventa essenziale
jjr un momento come
attuale, mentre sta per
uscue il decreto legislati° che unifica a livello
,,®^r°nale la figura delAdest con Tota (Operaere tecnico assistenziae). Il mercato del lavoro
jr questo campo, secon
personale del centro è
impegnato nelle campagne per la donazione:
«Nel Pinerolese la cultura del donare è molto
sviluppata - conferma
Coucourde - ma la sensibilizzazione nelle scuole
deve essere incentivata».
Il sangue ha anche un
prezzo. Un’unità di globuli rossi concentrati costa, per legge, 198.000 lire. L’Asl 10 vende il sangue in eccesso ad altre
aziende sanitarie che ne
facciano richiesta; il plasma viene invece venduto alTindustria, c’è una
ditta convenzionata per
tutto il Piemonte, che
non paga in denaro, ma
in emoderivati indispensabili. «Ma i ricavi non
coprono i costi sostenuti», affermano i tecnici.
Partecipato dibattito a Pinerolo
Cacciari: politica
tutta da rifare
La festa della Fidas
Anniversario alla Fidas di Torre
50 anni di prelievi
PIERVALDO ROSTAN
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on le gth ce, nella giornata del
tobreeco ¿2 settembre, a partire
cata su to alle 8,30, a una tavola
-a artifici® fionda sul tema «La forragazze. “lazione possibile».
Da cinquant’anni al
servizio del prossimo per il dono di quell’elemento vitale che è il
sangue è il traguardo
raggiunto dalla Fidas vai
Pellice che domenica ha
festeggiato i 50 anni di vita; tanto tempo è passato
da quel 6 gennaio 1950
quando un gruppetto di
volontari raccolse l’invito
del dott. Ulderico Lanza
a fondare una sezione locale di donatori di sangue. Dodici furono i fondatori, 21 i donatori alla
fine del primo anno, 240
quelli attivi oggi (600 gli
iscritti) per un totale di
sangue donato che oggi
sfiora i 9 milioni e mezzo
di centimetri cubi.
Dall’inizio ad oggi è
cambiato profondamente
anche il modo di raccolta
del sangue, con un rapporto allora quasi diretto
fra donatore e ricevente
nel momento delTemer-genza in ospedale. Oggi
non è più così. «La raccolta del sangue oggi parte dal bisogno di tutelare
la salute sia del donatore
che del ricevente - spiega
Mauro Bainotti, presidente della Fidas di Torre
Pellice -; da due anni la
raccolta avviene all’ospedale valdese di Torre PeL
lice con l’intervento di
personale specializzato.
Le analisi sui prelievi sono molto attente e dunque da un lato tutelano il
futuro ricevente ma anche consentono un costante monitoraggio della
salute del donatore».
Oltre 200 donatori sono un bel gruppo di volontari e tuttavia vi sono
stati periodi in cui questo numero era molto
più alto; c’è dunque bisogno di nuovi donatori:
«Certamente: siamo di
fronte a una leggera fase
di stasi e cerchiamo nuove leve - continua Bainotti -. Gli impegni di lavoro a volte frenano i
giovani verso la scelta di
diventare donatori di
sangue. Malgrado la possibilità di usufruire di un
giorno di riposo sul lavoro per chi dona il sangue
bisogna dire che non tutti fanno questa scelta,
forse per una forma di
soggezione verso il datore di lavoro e per gli attuali ritmi stressanti di
produzione. Comunque
ricordo a tutti che la Fidas dedica al prelievo un
giorno al mese all’ospedale di Torre Pellice e
questa può essere l’occasione per entrare in contatto con noi».
Via dalla politica perché non serve a nulla.
Negli ultimi decenni e in
tutto il mondo ha dimostrato l’inefficacia e la
corruzione insite nei
suoi rappresentanti: tanto vale adeguarsi al sistema dominante e vivere
dei privilegi raggiunti.
«Comandano processi obiettivi, l’economia e
la finanza: state dentro
questi processi, partecipate alio sviluppo e sarete felici». Per Massimo
Cacciari, ex sindaco di
Venezia e parlamentare
europeo, intervenuto
giovedì 14 alla Festa dei
giovani di Pinerolo sul tema «Nuova economia,
vecchie povertà: lavoro,
società, diritti», questa è
una «ideologia potentissima». Secondo lui la disaffezione dei giovani per
queste problematiche è il
risultato della «crisi della
politica tradizionale», un
problema «strutturale e
non ideologico». Chi comanda le grandi manovre tecnico-finanziarie,
chi determina le decisioni nel campo scientifico?
«Non i Parlamenti - afferma Cacciari -, quindi
sembra venir meno ogni
luogo della sovranità, ma
questa è un’affermazione
ideologica: soltanto non
è più territorializzata, viviamo una crisi spaziale
del Leviatano». Cibi transgenici e organismi geneticamente modificati; accordi finanziari vitali per
le nostre esistenze sono
presi altrove, in misteriosi luoghi di potere, sempre più lontani e «globali». Organizzazione mondiale del commercio,
Banca mondiale e Fondo
monetario internazionale
sono istituzioni non democratiche con le quali
«la politica tradizionale
non è più capace a dialogare». Raggiungere questo obiettivo è «la nuova
sfida per i giovani».
L’idea che il mercato
possa fare da sé ci porterà al disastro. Cacciari
non usa mezzi termini.
«È una constatazione di
fatto, il mercato non è in
grado di governare le
contraddizioni che produce: le diseguaglianze
aumentano, c’è il rischio
reale di uno scontro fra
civiltà causato dalla distribuzione iniqua delle
Massimo Cacciari
risorse. Il conflitto fra
Occidente e Islam ne è
un esempio». Con Timmigrazione, nei paesi industrializzati si va formando un «nuovo proletariato cosmopolita» caratterizzato da «flessibilità e mobilità straordinarie» e «il settore ambientale è ancora ampiamente tralasciato», con
le note conseguenze sulla nostra vita.
Anche il lavoro assume
tinte preoccupanti: «La
cosiddetta new economy
crea nuovi proletari davanti al computer: deficienti della rete come
tanti Charlot alla catena
di montaggio. La difficoltà sta nelTorganizzare
questi nuovi proletari:
una volta era più facile,
ma forse adesso è più affascinante. Il rapporto di
subordinazione descritto
così bene da Marx non è
cambiato: bisogna far sì
che ie conoscenze del
nuovo lavoro intellettuale diventino soggetto politico». Le rivolte di Seattle e in questi giorni a
Praga sono movimenti
dai quali partire, conoscendo le contraddizioni:
spazi nei quali Internet
diventa strumento prezioso di lotta.
Ribellarsi è giusto. «Io
faccio politica - commenta Cacciari - perché
così com’è organizzato il
mondo contemporaneo
non mi rende felice: il fine della politica è il benessere e non la ricchezza». Qualche proposta?
«Aumentare il tasso di
democraticità negli istituti sovranazionali che
possediamo: le proposte
di riforma di Onu e Ue
vanno in questa direzione. Senza dimenticare il
diritto internazionale».
NELLE CHIESE VALDESI
ANGROGNA— Domenica 1“ ottobre culto di ripresa attività.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 1° ottobre
culto di ripresa attività.
POMARETTO — Culto al centro anziani di Perosa
Argentina, venerdì 22 settembre, alle 16.
PRAMQLLO — Domenica 1“ ottobre ore 10, culto
con assemblea di chiesa. All’ordine del giorno la relazione del deputato al Sinodo e comunicazioni sulla
situazione degli stabili.
PRAROSTINO — Domenica 24 settembre alle 9,
culto al Roc; alle 10,30 culto a Roccapiatta.
RORÀ — Sabato 23 settembre dalle 16,30, verrà
inaugurata la nuova sala delle attività alle Fucine;
messaggi del pastore Stefano Mercurio, del sindaco
Giorgio Odetto e di un rappresentante della Società di
studi rorenghi. In serata cena fredda con prenotazione presso la signora Olga (0121-902349).
SAN SECONDO — Domenica 24, ore 10, culto presieduto dal predicatore locale Attilio Fornerone. Sabato 30, alle 15 incontro con i genitori e i bambmi/e
della scuola domenicale, dei ragazzi e ragazze del
precatechismo e catechismo. Si presenteranno i programmi e verranno stabiliti gli orari delle lezioni.
TORRE PELLICE — I gruppi di catechismo si riuniscono per la prima volta giovedì 28, al pomeriggio; la
scuola domenicale inizierà invece sabato 7 ottobre.
L’Unione dei Coppieri si ritrova venerdì 29 alle 21.
Domenica 1° ottobre assemblea di chiesa sul servizio
pastorale a Torre Pellice e relazione delle deputate al
Sinodo; pomeriggio comunitario ai Coppieri.
Vallecrosia, 4-7 settembre
Una rievocazione storica a Perosa Argentina
Il «Dono del formaggio»
Campo per giovani
ANNEPILLOUD
Si è tenuto a Vtdlecrosia, nel campeggio
della Casa valdese che ci
ha accolti calorosamente
dal 4 al 7 settembre, il
campo giovani del I distretto riservato ai ragazzi dai 15 ai 20 anni. Malgrado una partecipazione molto scarsa, dovuta
a defezioni dell’ultimo
minuto, il campo si è
svolto regolarmente.
Abbiamo lavorato con i
6 partecipanti sul tema
della musica cercando di
capire quale è il suo ruolo nelle nostre esistenze,
e partendo dal tipo di
musica che ascoltavamo
abbiamo rifatto il percor
so musicale delle nostre
vite. Durante la giornata,
abbiamo approfittato
della spiaggia e del mare.
Alla sera si è cantato con
la partecipazione anche
di dtri vacanzieri.
Erano due anni che
non si faceva il campo
cadetti e avevamo avuto
numerose lamentele per
questa mancanza. Ci è
dunque molto dispiaciuto vedere che l’iniziativa
degli animatori giovanili
avesse incontrato così
poco successo. Cercheremo comunque Tanno
prossimo di riproporre il
campo in un altro periodo dell’estate, visto l’entusiasmo dei partecipanti di quest’anno.
L'obbligo di leva militare
Rinvio della visita
DAVIDE ROSSO
MENTRE alla porta di Francia i carri dei casari entreranno in Perosa
Argentina i figuranti provenienti dalla
porta di Pinerolo si avvicineranno al
sagrato della chiesa e da Porta Vignale
farà il suo ingresso il governatore della
piazza di Perosa preceduto dagli armigeri. Qui vi sarà il «Dono del formaggio» al governatore, in cambio della
possibilità di commerciare i propri
prodotti anche nella parte bassa della
valle, il quale ne farà assaggio e lo distribuirà alla popolazione.
Saranno questi in estrema sintesi i
passaggi più importanti della rievocazione storica che si terrà a Perosa Argentina il 24 settembre, nell’ambito
della manifestazione il «Dono del formaggio» che si terrà da venerdì 22 a domenica 24 settembre, e che oltre alla
rievocazione storica prevede anche incontri, dibattiti e soprattutto la fiera del
formaggio di alpeggio che si terrà nella
giornata di domenica. «Il fatto raccontato dalla rievocazione storica è un avvenimento realmente accaduto nel XV
secolo - dice il sindaco di Perosa, Gio
vanni Laurenti - quando la valle era divisa e Perosa era un centro di confine.
La manifestazione comunque nel suo
complesso vuole essere da un lato un
modo per dare impulso soprattutto alla
commercializzazione dei nostri formaggi e dall’altro un momento per riflettere sul prodotto tipico».
La manifestazione sarà anche un
momento di forte aggregazione per la
cittadina della vai Chisone. È infatti
previsto l’intervento alla rievocazione
di più di 100 figuranti i più di Perosa.
«La manifestazione, nelle nostre intenzioni, vuole anche essere una sfida per
i perosinl di solito disponibili e aperti a
livello associativo ma un po’ chiusi a livello partecipativo globale - dice ancora il sindaco -. La risposta sembra essere per ora positiva; oltre alla disponibilità dei 100 figuranti, sono -state molto
partecipate anche le riunioni preparatorie alTawenimento e le prove della
sfilata. Speriamo che la disponibilità e
la partecipazione della popolazione
continui e che da questa prima edizione del "Dono del formaggio” possa nascere una manifestazione importante
che possa crescere nel tempo».
I giovani nati dal 1°
gennaio al 30 settembre
del 1982, 0 chiamati a visita di leva entro settembre, possono richiedere il
differimento della visita
fino al 30 settembre 2000,
dimostrando di frequentare o aver frequentato
nell’anno in corso, in Italia o all’estero, un corso
di istruzione secondaria
superiore; devono inoltre
essere in grado di frequentare nell’anno scolastico 2000-2001 la terzultima classe. Gli studenti
che ottengono il beneficio del differimento e i
nati dal 1° ottobre al 31
dicembre 1982, che nell’anno scolastico 20002001 dimostrino di frequentare in Italia o in un
paese dell’Unione europea almeno la terzultima
classe di istruzione secondaria superiore o il
primo anno di un corso
universitario, possono
poi chiedere il ritardo degli obblighi di leva fino al
30 settembre 2001, Bisogna presentare o inviare
con raccomandata A.R. le
domande alTufficio Leva,
corso Lepanto 1 Torino,
utilizzando lo stampato
reperibile al Servizio leva
del Comune di appartenenza e allegando il certificato scolastico di iscrizione e di frequenza per
Tanno 2000-2001, rilasciato dall’istituto frequentato o dall’Università. Le domande devono
essere presentate entro il
30-9-2000 per i nati dal 1°
gennaio al 30-9-1982; entro il giorno di presentazione a visita indicato sul
precetto, per i nati dal 1°
ottobre al 31 dicembre
1982. Non saranno accettate le domande di giovani che si sono già presentati alla visita. I giovani
appartenenti alle classi
1981 e precedenti possono continuare ad usufruire del ritardo del servizio
di leva, presentando apposita domanda al Distretto militare. Ufficio
reclutamento, c. Unione
Sovietica 100, Torino.
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inglese ’99-2000 riunione
martedì 26-9 ore 20
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14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco DELLE "\ÀLLI ^LDESI
venerdì 22 SETTEMBRE 2«. l VBjgEl:
, t
Prime giornate di gare al Concorso ippico internazionale
Pinerolo, città deirequitazione
Al di là della manifestazione agonistica, il progetto dello «Scuola» costituirebbe
un motivo d'orgoglio fondato su una vecchia e gloriosa tradizione
DANIELA GRILL
SI sono concluse doni
►menica pomeriggio le
prime tre giornate di gare del concorso ippico
internazionale di Pinerolo. In tabellone c’erano 9
premi, e il campo di gara
ha visto sfilare ben 25
nazioni rappresentate da
circa trecento cavalieri:
la nostra sola scuderia
italiana contava un centinaio di partecipanti.
Un concorso ippico di
alta qualità, che riscuote
un gran successo dal
punto di vista delle iscrizioni: tante domande
hanno dovuto essere
scartate, sia per limiti di
ricezione alberghiera, sia
per limiti imposti dal livello delle prestazioni
del concorso. Numerosi
enti e comuni, oltre a
quello di Pinerolo, hanno
partecipato all’organizzazione dell’evento: dal
trasporto con i pullman,
alla manutenzione dei
giardini e del campo di
gara, dalla protezione
medica assicurata sia per
il pubblico che per i cavalieri, all’assistenza ve
terinaria per i cavalli.
Senza dimenticare il lavoro volontario, che aiuta sempre in maniera determinante alla buona
riuscita delle iniziative.
Abbiamo chiesto alcune informazioni in più riguardo alla Scuola di
equitazione al sindaco di
Pinerolo, Alberto Barbero: «Il desiderio forte e la
volontà di attuarla concretamente ci sono, e
sembra che si possano
trovare anche concrete
possibilità di finanziamenti, anche se nel corso
degli ultimi tempi si è
dovuto cambiare il soggetto interlocutore con
cui eravamo in contatto».
Riportiamo qui di seguito i risultati delle varie
gare di questo 14° concorso ippico internazionale di Pinerolo. Il premio dell’ipermercato
Continente Spa, categoria a tempo senza barrage finale è stato vinto da
Gilbert De Roock in sella
a Joniki, del Belgio; il Premio della Banca Popolare
di Novara dalla amazzone italiana Alessia Marioni con il suo cavallo Ex
APPUNTAMENTI
perimenti il Premio Itt
Industries Galfer Srl-Mustad a categoria mista da
Francis Connors, Irlanda,
con Cruiseway. Nella
giornata successiva, di
sabato 16 settembre, il
primo premio disputato
è stato quello della Comunità montana vai Pellice, per un importo di 4
milioni, ed è stato conquistato dall’irlandese
Denis Coakley, in sella a
Lady Caroline; il secondo
premio, della Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca (15 milioni).
POSTA
Malattia mentale
A Bobbio Pollice si è svolto un incontro sulla malattia mentale nell’ambito
dell’attività del «Centro diurno di rieducazione psicosociale» gestito dalla
cooperativa «La riforma» di Firenze.
Tre socie del nostro gruppo «Diapsi» e
due ragazze hanno partecipato a due
serate organizzate per far trascorrerre
ai giovani alcune ore piacevoli, socializzando e divertendosi. Abbiamo così
chiacchierato, riso e ballato insieme,
constatando di persona quale apertura
mentale e quanti interessi siano presenti in quei giovani che non sono mai
lasciati e loro stessi, a ciondolare.
L’attività del Centro si svolge dal lunedì al sabato: i ragazzi vanno in palestra, in piscina, al ristorante per il pranzo, vanno al cinema o a visitare musei e
mostre, svolgono attività manuale e artistica nel Centro stesso. Quando hanno acquisito una sufficiente sicurezza
in loro stessi vengono a poco a poco inseriti in attività lavorative all’esterno
diventando così più autonomi e responsabili. Chi non è in grado di affrontare difficoltà esterne viene però
sempre seguito e stimolato a conservare le sue capacità residue, ad acquisirne altre, a sviluppare una vita di relazione, a mantenere la propria dignità.
Purtroppo la situazione del Pinerolese è ben diversa. Quando il primario
del reparto di psichiatria dell’ospedale
Agnelli e responsabile dei servizi sul
territorio parla di «Centro diurno» si riferisce a un «luogo» esistente a tale
scopo, ma non dice che, come esso
funziona attualmente, è poco più che
un contenitore (come non vorrebbe
che fosse). Infatti, a quanto mi è stato
detto, i ragazzi lo frequentano per poche ore, non tutti i giorni della settimana e spesso ciondolano tra una sigaretta e l’ascolto passivo di musica (cose
che già fanno abitualmente a casa!).
Situazione non molto diversa in vai
Pellice, dove sono svolte attività della
durata massima di quattro ore (in alcuni giorni della settimana) alle quali gli
utenti, a cui vengono proposte, sono
lasciati liberi di non aderire.
Se la partecipazione alla riabilitazione, perché a questo deve servire un
Centro diurno, è preclusa di fatto a
molti pazienti che date le loro condizioni non hanno la possibilità di sfuggire alla noia delle giornate vuote
(caffè, pisolino, una sigaretta o peggio
ancora uno spinello o un bicchierino),
si abbia il coraggio di dire alle famiglie
che il loro congiunto è irrecuperabile e
che non vale la pena di impegnarsi più
di tanto per inserirlo in qualche modo
nella società.
Ci si confronterà sul tema della riabilitazione il 26 e 27 ottobre alla Bottega
del possibile a Torre Pellice in un semi
nario dal titolo «Quale casa per il malato mentale? Intrattenimento o riabilitazione?» il cui coordinatore sarà Paolo
Henry. Per informazioni telefonare alla
Bottega del possibile (0121-953377).
Mi scuso con gli operatori del servizio
di Salute mentale se il mio tono è duro,
perché so che la situazione esistente è
dovuta principalmente alla carenza di
volontà politica con conseguente mancanza di fondi e di personale, ma almeno non si illudano le famiglie e si dica
chiaramente che devono cavarsela da
sole (finché non crollano!).
Bianca Geme
responsabile Diapsi vai Pellice
Gli scout valdesi
Per partire all’avventura non ci vuole
poi molto: uno zaino capiente, con
tenda, sacco a pelo, k-way, qualche ricambio e via! È così che, alle cinque del
mattino di domenica 27 agosto, un
gruppo di 16 «pazzi» scout valdesi è
partito da Pinerolo. A mezzogiorno circa scendevamo dal treno a Nizza: in
marcia! 10 ragazzi, fra i 14 e i 16 anni e i
loro accompagnatori, hanno intrapreso
la «Lunga marcia».
Tra tappe previste in campeggi o
agriturismi chiusi da anni, stradine
spaccagambe descritte come «in leggera salita», sentieri ove una «rigogliosa
vegetazione spontanea» (sempre parole della guida) costituita quasi esclusivamente da rovi, ci ha sfregiati a vita, e
naturalmente tante, tante bolle ai piedi... abbiamo proseguito imperterriti fino alla meta. E la sera l’avventura continuava: docce gelate abitate da lucertole e scorpioni (sì, proprio scorpioni!),
mangiate al ristorante dove una «capa»
tirchia chiedeva sempre il menù più
economico e notti «à la belle étoile»
(un po’ di francese deve esserci rimasto
appiccicato) con animate cacce alle
stelle cadenti, nonché a chi russava...
Comunque, il viaggio si è concluso
felicemente a Vallecrosia e noi speriamo che l’anno prossimo si possa rifare
un’esperienza così simpatica.
Micol Long - Pinerolo
Errata corrige
nuovamente da un irlandese, Francis Connor,
con il suo cavallo Ericasam; il premio della Comunità montana Pinerolese pedemontano-Caffè
Ghigo (10 milioni) da Andreas Brenner, della Germania, con Andiamo.
Domenica 17 settembre,
giornata clou della manifestazione, ha visto vincitore l’italiano Pierluigi
Cima a cavallo di Reale
per il Premio Skf Industrie-Sti Ingegneria Sas,
categoria a tempo senza
barrage con 6 milioni in
palio; anche il Premio
Memorial Lodovico Cosso (4 milioni) è stato assegnato a un italiano, Filippo Moyersoen, in sella a Loro Piana Eikorn,
mentre l’ultima e più prestigiosa gara della domenica, il Gran Premio Città
di Binerolo-Comune di
Sestriere, con un montepremi di ben 60 milioni,
ha visto vincere lo svizzero Etter Daniel in sella a
Henzo II, secondo posto
per il francese Edouard
Couperie con Pro Pilot II,
terzo posto il tedesco Peter Henrich a cavallo di
Celestino R.
22 settembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio, concerto della «Brass Band», fanfara svizzera dell’Esercito della
Salvezza. Entrata libera.
BRICHERASIO: Alle 21 serata con «I girasoli».
23 settembre, sabato
FENESTRELLE: Alle 15, a Pracatinat proiezione di
diapositive e uscita con i guardaparco.
BRICHERASIO: Alle 9, apertura mostra mercato vivaisti, nel cortile del municipio; alle 21 inizio danze al
padiglione Gioelli; alle 21,30 spettacolo pirotecnico.
24 settembre, domenica
RORÀ: 4° raduno dei baffuti e dei barbuti, con sfilata nel corso principale del paese, con la presenza della banda e delle majorettes di Torre Pellice.
ANGROGNA: 2° trofeo della vai d’Angrogna, gara di
mtb sulla distanza di 45 km.
TORRE PELLICE: Alle 9, in piazza Montenero, par-,
tenza della corsa in montagna Santa Margherita-Castelluzzo. Alle 12,30 pranzo sociale nei giardinetti di
via Bouissa. Al pomeriggio corsa per i giovani.
BRICHERASIO: Alle 8, gran mercato d’autunno, per
le vie e le piazze del paese, fino alle 19, all’interno del
mercato anche il mercatino delle pulci. Dalle 9, sotto
l’ala comunale, mostra ortofrutticola, con degustazioni e gofri. Alle 14,30, esibizione deOa banda «Filarmo
-^ 1 ^z OmV« Ilv-vn4i-v.. ^T-y-Rmnrinn11ci1 ^
nica di San Bernardino», seguirà pomeriggio musicale
con Piero Montanaro e distribuzione della torta della
vendemmia. Alle 19,30, cena con prodotti tipici, prenotazioni macelleria Caffaratti (tei. 0121-59144). Per
finire serata danzante, alle 21, al padiglione Gioielli.
26 settembre, martedì
SALUZZO: Alle 9, al «Villaggio del gusto», ex caserma Musso, convegno su «L’evoluzione dell’allevamento suinicolo tra sanità, benessere ed economia».
BRICHERASIO: Alle 21, serata di ballo liscio con
l’orchestra «Beppe Carosso», alle 23 elezione Miss
Vendemmia, alle 23,30 spaghettata gigante offerta in
piazza Santa Maria.
«Gustosa» gara fra ristoratori
Il fungo d'oro
Se dovesse finalmente piovere potremmo avere
davvero un autunno d’oro per la stagione dei funghi,
altrimenti chissà, forse arriveranno da noi ancora
una volta i porcini di importazione (da Ungheria e
Jugoslavia), come è avvenuto negli anni scorsi in seguito alla penuria del prodotto locale. Intanto su
proposta del Lions Club di Pinerolo si ripropone una
iniziativa già presente diversi anni fa: una gara fra ristoratori denominata «Fungo d’oro» che avrà la sua
serata finale lunedì 16 ottobre all’Istituto alberghiero
di Pinerolo con la nomina del vincitore. A fare da corollario altre manifestazioni: domenica 24 settembre
a Giaveno «Fungo in festa», domenica 1° ottobre
«Mostra mercato del fungo» a San Pietro vai Lemina
e, dal 7 al 15 ottobre, diversi ristoranti di Pinerolo
presenteranno piatti a base di funghi.
Pellice: i problemi dell'hockey su ghiaccio
Una squadra di serie C ?
Su L’eco delle valli valdesi n 35 del 15
settembre, nell’articolo dal titolo «Nuovi progetti per l’Asilo», apparso a firma
Federica Tourn, siamo incorsi in un errore: nel capoverso di fine articolo, alla
quarta riga dall’alto (ospite non autosufficienti in convenzione con le Asl 2 e
8), anziché «40» leggasi «10». Ce ne scusiamo con i lettori e con l’Asilo valdese
di Luserna San Giovanni.
A pag. 10, nell’articolo «La terra dei
nuraghi», al posto dell’azienda «Tabani» leggasi «Caboni».
Non c’è pace nelThockey ghiaccio pinerolese. 1
due impianti, quelli di
Pinerolo e Torre Pellice
che dovrebbero, almeno
il primo, essere sedi di
gara nelle Olimpiadi di
Torino 2006, continuano
ad essere chiusi. Per Pinerolo ci sono alcuni lavori da ultimare e poi la
visita della commissione
provinciale di vigilianza
che dovrà dare il nulla
osta finale all’apertura,
«speriamo prima di Natale» commenta l’assessore allo Sport, Giampiero
Clement. A Torre la pista
è ancora chiusa: dovrebbe trattarsi di pochi giorni poiché già nella settimana in corso la Comunità montana potrebbe
affidare la gestione del
palaghlaccio all’Agess.
La società, voluta dalla
Comunità montana, avrebbe la possibilità di
gestire l’impianto in forza del suo statuto e soprattutto delle competenze di alcuni membri
del Consiglio di amministrazione, segnatamente
Giovanni Ayassot, per
molti anni terzino del
Valpellice e Gianfranco
Cavagnero prima giocatore e poi dirigente del
sodalizio hockeystico.
L’Agess ha già individuato alcuni punti critici
dell’ultima gestione e si
impegnerebbe nel difficile compito di ridurre sen
sibilmente i costi di gestione. L’eventualità di
una gestione comune con
Pinerolo (dove si sta valutando la possibilità di affidare all'Agess la gestione del palazzetto) rafforzerebbe il polo del ghiaccio pinerolese rispetto al
discorso olimpico e consentirebbe sicuramente
delle economie di scala.
Intanto però la società
del Valpellice He (nuovo
nome del vecchio sodalizio che ha rinunciato a
qualsiasi attività con la
squadra senior) freme
avendo fra poche settimane al via le squadre
under 19 e under 16: per
entrambe le formazioni
si tratta di un tuffo nel
difficile agone di un campionato di categoria a livello nazionale. Se non
arriveranno rinforzi, malgrado la collaborazione
sancita con Torino, potrebbe essere una stagione durissima per i piemontesi. Massimo Da
Rin, che dovrebbe guidare la formazione under
19, sta mettendo le mani
avanti chiedendo a gran
voce rinforzi: fra le urgenze un portiere (Favre
dovrebbe disputare un
anno negli Usa) e almeno
quattro giovani con esperienza. In caso contrario
il Valpellice He rischia di
andare incontro a una
demoralizzante serie di
sconfitte. Qualche soddi
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
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Umberto I 1, tei. 83904
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Guardia medica:'
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 24 SETTEMBRE
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SERVIZIO ELIAMBULAN2ì|
telefono 118
CINEMA I
sfazione potrebbe arrivare dalla squadra che vorrebbe iscriversi alla serie
C sotto la guida di Andrea Chiaretti: vi potrebbero giocare addirittura
lo stesso Da Rin e Lorenzo Olivo, insieme ai vari
Malan, Orsina, Marauda.
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 21 e venerdì 22, ore 21,15, Una
storia vera di David Lynch; sabato 23 e domenica
24, ore 20,15 e 22,30, lunedì ore 21,15, Final destination.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 22 settembre, ore 21,15, Titus;
sabato 23, ore 21,15, Gigolò per sbaglio; da domenica a mercoledì, ore
21,15, Final destination;
giovedì 28, ore 21,15,
Giovanna d’arco.
PINEROLO — La mul
risala Italia ha in programma, alla sala «2cento», Zora la vampira: feriali 20,15 e 22,20, sabato
20.15 e 22,30, domenica
16,05, 18,10, 20,15 e 22,
20. Alla sala «Scento» è in
programma Road treep;
feriali 20,15 e 22,20, sabato 20,15 e 22,30, domenica ore 16,05, 18,10,
20.15 e 22,20.
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Becchi- p
mi,eilpr
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Sebber
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Sesta edizione dell'incontro
Grigliata al Giii da Sap
Anche se un po’ in ritardo pubblichiamo volenti^
questa fotografìa inviataci da Sandra Rizzi animai
ce, con suo marito Pierino Grill e altri amici dei TO'
nìieri, in primo luogo la sig.ra Richard, della simp‘^^„
ca riunione-grigliata alla borgata Giu da Sap
di agosto. L’incontro, giunto alla sua 6“ edizione,
messo insieme volfi e nomi delle nostre chiese,
Grill di Malzat, Pòmieri e Venezia, ai Marini-BoS
Bottega di Venezia, ai Peyronel-Zanella di Pomaret^'
ai Maiorana-La Fata-Lo Cascia di Palermo, ai Ve& ;
di Firenze e Rostan-Peyrot di Luserna e altri: n-nd^^
nuove amicizie che si rinsaldano, fraternità, allegP^
canti a tavola! L’appuntamento è per il prossimo a
no, il sabato prima del Sinodo.
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Come gesto ecumenico e
fraterno il pastore Valdo BeS:chi, presidente ddl’Opce^ e il prof- Daniele Garrone,
della Facoltà valdese di teologa mi hanno invitato al SiLdo. Ero appena arrivato in
talia dagli Usa, quasi som‘ erso dall’ospitalità che i
metodisti e i valdesi italiani
riservano agli ospiti stranieri.
Sebbene il Sinodo fosse già
iniziato, Daniele è riuscito a
trovarmi un posto ed è venuto ad accogliermi alla stazione In primo luogo la partecipazione all’Assemblea battista e al Sinodo è stata anche
una bella opportunità per
me, pastore e professore luterano negli Usa, per incontrare fra gli ospiti dei luterani
europei. In secondo luogo il
Sinodo mi è parso un incontro «faccia a faccia», così diverso dai nostri incontri più
impersonali, più istituzionali
negli Usa. Sembra che qui si
conoscano tutti.
In terzo luogo le valli valdesi sono piene di storia. In
quelle rocce della montagna,
die talvolta sono state sicuri
rifugi nei confronti degli inquisitori, fino alla pianura
noi visitatori abbiamo approfondito la nostra conoscenza della Riforma, tornando alla vicenda di Pietro Valdo e al suo movimento che a
Lione nel 1177 prese il suo
nome. Nei secoli i protestanti
italiani hanno sempre avuto
bisogno dell’aiuto e della solidarietà dei protestanti degli
altri paesi.
In quarto luogo il Sinodo è
stato un forum di dibattito
sulla teologia contemporanea. La risposta e la valutazione del Giubileo cattolico,
con particolare riferimento
alla questione delle indulgenze e alla beatificazione di
papa Pio IX, sono stati temi
ricorrenti. Infine, il mio compagno di camera era un teologo riformato brasiliano del
Consiglio ecumenico, Odair
Pedroso Mateus; un’occasione davvero interessante di
conversazione. Ho solo sentito la mancanza di mia moglie, Linda, pastora metodista, che è rimasta nella sua
sede in Texas.
David L. Balch-Roma
La sfida
deirordinario
Ordinario è lo stato che
non ci appartiene. Quanto
può essere triste e malaugurante la sfida a ciò che non
siamo! Siamo forse stati chiamati a esorcizzare questa sfida? Ci sentiamo forse afflitti
dalle pene dei «toni minori»
perché abituati a guardare
troppo in alto? Noi che non
siamo i detentori della «Salvezza Giusta» quella che solo
santa madre Chiesa cattolica
e romana sa dispensare, abbiamo forse perso l’occhio
dalle miserie di questo nostro
mondo che Dio ci ha dato? Le
sfide, quelle dal tono minore
appunto, quelle della quotidiana condivisione delle gioie
come delle passioni delle nostre chiese non sono altro che
le speranze per un mondo
giusto: dove giustizia è quando c’è uguaglianza sostanziale e non solo blanda formalità, dove ogni essere vivente
abbia garantito il diritto di vivere, dove ogni uomo e ogni
donna si possa esprimere nel
lavoro con le proprie capacità
e la propria fantasia.
Se la «fase ordinaria» è
questa, vada pure per questa
sfida! Ma stiamo attenti a
non sottovalutare i rischi della perdita di «tensione». Questa tensione vale per le nostre
chiese perché è il motivo del
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Il protestantesimo
e le rivoluzioni
del nostro tempo
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Il protestantesimo è stato un fattore di stimolo al cambiamento della società in
senso moderno, liberale e democratico e
ha interasito con tutti i movimenti filosofici dairilluminismo al marxismo. In una società sempre più multiculturale e globale
il protestantesimo riesce ancora a testimoniare la propria fede in Cristo?
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Messaggio della Bibbia, per capire quale
il senso per il lettore originario e quale
P^r I uomo d’oggi.
m mmeditrice
Claudiana
loro essere: noi non siamo
chiesa per diritto di discendenza rna per vocazione. E la
vocazione si concretizza nella testimonianza. Siamo ancora in grado di testimoniare
la tensione verso il nostro
prossimo? Sappiamo ancora
condannare gli oppressori
delle libertà individuali e collettive e batterci per la pace,
giustizia e salvaguardia del
creato? Siamo in grado di difendere al nostro interno come nella politica la democrazia? La concreta testimonianza dell’Evangelo dell’amore,
e solo questa, sarà lo specchio della validità di questa
collaborazione tra battisti
metodisti e valdesi, tutto il
resto ne è compreso.
Umberto Delle Donne
Sergio Spana - Roma
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di religione
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Proposta della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Celebrare un «Tempo per ii creato»
LUCA NEGRO
T> ER il secondo anno consecutivo la Fede■ jl; razione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) propone alle comunità evangeliche
Italiane una serie di materiali per la celebrazione del r<Tempo per il creato», vale a dire
di un tempo, liturgico e non solo, dedicato a
Dio come Creatore e alla responsabilità dei
credenti di fronte alla salvaguardia del creato. La proposta di osservare un «Tempo per
il creato» nel calendario delle chiese cristiane fa parte delle raccomandazioni dell'Assemblea ecumenica eurpp^a di Graz, (1997):
dall’anno scorso la Rete cristiana europea
per l’ambiente (Ecen, dì cui la Fcei fa parte)
suggerisce alle chiese di celebrare questo
tempo nel periodo compreso fra il 1“ settembre (giornata del creato per le chiese ortodosse) e la prima metà di ottobre (i cattolici celebrano infatti il 4 ottobre la festa del
«santo ecologista» Francesco d’Assisi, mentre in molte chiese protestanti la prima domenica dì ottobre è dedicata a un culto di
ringraziamento per il raccolto).
La Fcei ha predisposto un pacchetto di
materiali per le chiese che include sia proposte liturgiche che di riflessione: un nume' ro speciale del bollettino «Rete di liturgia»
(n. 10), contenente testi per la celebrazione,
domenica 1° ottobre, di un culto di ringraziamento per i doni della terra, e un articolo
del teologo riformato Lukas Vìscher che motiva teologicamente l’iniziativa del «Tempo
per il creato»; inoltre vari materiali informativi, predisposti dalla Commissione ambiente della Fcei, sul tema degli organismi gene. ticamente modificati e dell’àgricoltura biologica. Segnaliamo in particolare la traduziohe di ùn documento sul «Cibo geneticamente modificato» redatto dal progetto «Religione, società e tecnologia» della Chiesa di
Scozia (presbiteriana) e accolto dall’Apemblea generale della Chiesa di Scozia nel
maggio 1999. Il pacchetto di materici per il
«Tempo per il creato» è messo gratuitamente a disposizione delle comùnità che ne fanno richiesta: scrivere a «Tempo per ü creato», Fcei, via Firenze 38, 00184 Roma, oppure e-maii: luc.negro@agora.stm.it
Sono un’assidua lettrice di
Riforma. Vorrei fare alcune
osservazioni a proposito dell’articolo in prima pagina del
18 agosto intitolato «vigilare
sulla laicità». Tutto l’articolo
sembra suggerire l’idea che la
nuova legge nasca con l’intento di privilegiare gli insegnati di religione cattolica,
mentre di fatto li penalizza,
inserendo degli elementi di
ingiustizia nella selezione per
la partecipazione al concorso
e nel contenuto del concorso
stesso. Per partecipare al
concorso per la scuola superiore, viene richiesta la laurea
di stato a docenti che, magari
anche con più di vent’anni di
servizio, sono già in possesso
del titolo richiesto in sede di
quella revisione concordataria sottoscritta da quasi tutti i
partiti allora operanti, sinistra compresa, fatta eccezione solo per Rifondazione comunista. Perché adesso si
cambiano le regole del gioco?
In quindici anni (la revisione
risale al 1985) se ne sarebbero potute prendere anche
due di lauree di stato! Bastava saperlo...
Trovo curioso che nell’articolo ci si stupisca dell’abnormità della nuova legge, dal
momento che è più che evidente che sia abnorme tutta
la situazione che coinvolge le
relazioni tra stato e chiesa in
materia di insegnamento della religione, Concordato compreso. Le contraddizioni evidenziate circa l’attribuzione o
la revoca dell’idoneità all’insegnamento da parte dell’autorità ecclesiastica sono figlie
del patto concordatario, e il
patto fu sancito bilateralmente... Per cui trovo scorretto affermare che tali incoerenze
giustificano l’assenza di un
ruolo stabile per gli insegnanti di religione: tutt’al più lo
compromettono, generando
delle problematiche che vanno risolte nel rispetto dei posti di lavoro che vengono
messi in discussione.
Si insinua poi nell’articolo
il pericolo che un docente di
religione nominato tramite
concorso possa sottrarre il lavoro ad altri docenti nel caso
in cui gli venga revocata
l’idoneità da parte dell’ordinario diocesano. Ma, considerando che le percentuali di
revoca si attestano intorno
all’1%, credo che sarebbe stato insensato formulare una
legge basandosi su una remotissima possibilità di comportamenti anomali. Quando
venne negoziata l'intesa con
la Chiesa valdese le si offrì la
possibilità di entrare nella
scuola. Ci fu un rifiuto. Si
trattò forse della perenne
confusione tra presentazione
culturale di un fenomeno religioso e catechesi? Confusione che mi pare persista tuttora. Inserire l’insegnamento
della religione nella scuola
non significa creare scuole
confessionali, bensì introdurre nel percorso formativo degli studenti un elemento cul
turale fondamentale per
comprendere bene la compagine sociale del nostro paesé.
Sulla laicità della scuola
siamo tutti d’accordo. Tuttavia, se l’obiettivo è quello di
far cadere un trattato internazionale come il Concordato,
si considerino bene tutte le
conseguenze. Probabilmente
una revisione è auspicabile,
ma non nascondendosi dietro guerre politiche o di religione, né tanto meno calpestando i diritti ormai acquisiti
di una categoria di lavoratori.
Allora mi sembra che sia necessario discutere dei problemi concreti che coinvolgono
degli insegnanti che rischiano di perdere il posto di lavoro. E, se una nuova legge deve essére approvata, che non
sia retroattiva, ma coinvolga,
come è sempre accaduto
nella scuola, solamente i soggetti che dalla data della sua
emanazione si accingono a
intraprendere la carriera accademica in vista dell’insegnamento.
Anna Maria Gontier
Cascine Vica (To)
Francia, ma anche da noi in
Italia. Chi vuole concretamente sostenere l’azione del commercio equo, può acquistare
viveri e artigianato nelle numerose «Botteghe del mondo». Chi non avesse una Bottega del mondo vicino a casa,
può comunque acquistare
caffè e quant’altro con il marchio di qualità «Transfair», che
garantisce, come il «Max Havelaar», che i prodotti provengono da una produzione e
commercializzazione rispettosa dell’ambiente, della giustizia sociale e dei diritti umani.
I rami
senza futuro
Sul numero 35 del settimanale Oggi leggo, a pagina 7,
nella rubrica «Domande di
Oggi», che il noto scrittore
cattolico Vittorio Messori scrive testualmente; «Una storia
ormai due volte millenaria insegna che ogni ramo staccatosi dal tronco della Catholica
finisce con l’awizzire o con
l’avere un futuro insignificante. Ogni lotta per la riforma (o
per la Controriforma) della
Chiesa ha possibilità di riuscita solo se è condotta dentro la
Chiesa stessa».
Libero Messori, come tutti,
di confessare la propria fede,
ma mi sembra che dichiarare insignificanti, a esempio, i
valdesi in Italia e, comunque, le centinaia di milioni
di cristiani non cattolici nel
mondo sia una posizione
inaccettabile.
Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
Commercio
equo e solidale
Wolfgang Sahlfeld - Milano
Gli inni
per il bambini
È capitato varie volte di
sentir dire: la Commissione
per il Nuovo Innario 1969
escluse del tutto la sezione dei
canti per i bambini. La stessa
cosa ha detto ultimamente il
prof. Paolo Ricca nel presentare la raccolta dei Salmi curata da Emanuele Fiume, a
Torre Pellice. Siccome la suddetta «voce», nell’asserzione
di una persona autorevole ac
quista maggior peso, inducendo così a credere in un fatto accertato, mi preme, come
membro della «Commissione
Innario 1969», chiarire che
non fu la Commissione a decidere l’esclusione della sezione «Canti per bambini»,
bensì l’allora Comitato scuole
domenicali che da noi consultato per un consiglio in merito, invitò la Commissione Innario a non occuparsi di tale
sezione; il suddetto Comitato
intendeva infatti curare per
conto proprio un’idonea raccolta di canti. E così fu fatto.
Ciò valga per tutti quelli
che non sono esattamente al
corrente di tali fatti. Anche il
Nuovo Innario 2000 non avrà
una sezione per bambini e
scuole domenicali, in quanto
una raccolta di canti per
bambini e ragazzi esiste ed è
in uso, almeno a Torre Pellice. Ad ogni modo non sarebbe 'male che alle scuole domenicali si abituassero i ragazzi a cantare anche un certo numero di inni dei «grandi», senza per questo escludere i canti della loro raccolta.
Ferruccio Corsani
Torre Pellice
Il concetto di cfbeato»
Cari amici di Riforma, ho
letto con grande interesse il
vostro servizio, probabilmente
ripreso da fonte francese, sul
commercio solidale con il Terzo Mondo e sul marchio di
qualità «Max Havelaar» in
Francia. Ma per non restare
chiacchiera, le nostre parole
devono portare frutti. Sarebbe
stato appena il caso di accennare (magari con due righe
della redazione sotto il servizio in questione), che l’importantissima e concretissima
azione del commercio equo e
solidale non esiste solo in
Premetto che condivido e
sottoscrivo integralmente
tutto quello che le voci critiche protestanti, ebree, laiche
e persino cattoliche hanno
espresso sulla figura e l’operato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, che fu papa col
nome di Pio IX dal 1846 al
1878. Quello che invece mi
induce a porre qualche interrogativo è il fatto che anche
le voci protestanti di cui finora sono venuto a conoscenza
non si sono limitate a rilevare
le azioni antiliberali, antirisorgimentali, antiebraiche e
«antiecumeniche» di questo
papa, ma hanno pure protestato contro la sua beatificazione, dimenticando non solo che questa è una faccenda
che riguarda esclusivamente
la Chiesa cattolica romana,
ma anche e soprattutto che
noi, in quanto protestanti,
non riconosciamo la validità
evangelica di questa dottrina
e prassi. Infatti mi sembra
che, secondo noi, nessuna
chiesa possa arrogarsi la facoltà di anticipare il giudizio
escatologico di Dio sulle singole persone, proclamando
«beati» e «santi» solo colóro
che rispondono a certi criteri
di valutazione umana o ecclesiastica, e non considerando abbastanza il messaggio
biblico della sola grazia di
Dio in Cristo che liberamente
e sovranamente, con grande
nostra sorpresa e meraviglia,
accoglie come suoi (e quindi
li considera «santi») anche
quelli che secondo noi non se
lo meritano affatto.
Pertanto a me pare che entrare nel merito della beatifi
cazione di determinati personaggi, esprimendo viva e forte disapprovazione per quella
di un papa «non buono» e
dare sia pure col silenzio (chi
tace acconsente) la nostra
approvazione o il nostro tacito consenso per quella del
«papa buono», significhi partecipare in qualche modo
(col nostro placet o non placet), magari senza volerlo e
senza rendercené chiaramente conto, al rito della
beatificazione, cioè alla pratica di quella dottrina che in linea di principio noi contestiamo e riproviamo.
Pertanto, dopo le tante voci
sui personaggi «beatificati»,
mi aspetterei da parte nostra
e in particolare da parte di
qualche persona più esperta
in materia teologica e dogmatica qualche parola chiara che
attestasse e puntualizzasse la
nostra specifica testimonianza evangelica su questa dottrina e su questa pratica.
Agostino Garufi - Mestre
■ PARTECIPAZIONI I
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Baldoni, ricordando la carissima
Zia Berta
ringrazia tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore
Bologna, 11 settembre 2000
Per un errore di trascrizione
nella partecipazione relativa a
Renato Grassi, di San Secondo, pubblicata il numero scorso
il nome Ida Paschetto deve intendersi Ide Paschetto.
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 22 SETTEMBRE 200o
La testimonianza di Mei Lehman, che sta per pubblicare un libro sul problema
Togliere le sanzioni contro l'Iraq per salvare i bambini
MEL LEHMAN*
SECONDO il dottor Basim
Al Abdili uno dei compiti
più penosi è la visita della sala
dei malati di leucemia nell’ospedale in cui lavora a Baghdad; «All’estero si può guarire di leucemia - dice -, qui i
nostri malati muoiono sotto i
nostri occhi. Non si può fare
nulla per loro». Il dottor Abdili
è capo clinica all’ospedale
Saddam della facoltà di medicina dell’Università Mustansyria di Baghdad. Questa mattina visita Ali Haki, un ragazzino di otto anni che soffre di
leucemia. Altrove, Ali e i suoi
medici avrebbero possibilità
di vincere la malattia; qui, in
Iraq, egli morirà sicuramente,
perché l’ospedale del dottor
Abdili non può ottenere i medicinali che occorrono per il
ragazzino a causa delle sanzioni imposte al paese dall’Onu (la prima risoluzione contro l’Iraq è la n. 661 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, votata il 6 agosto 1990).
Questa mattina, il dottore
Abdili avrà solo la sua compassione da offrire al piccolo
Ali. In questi ultimi anni ha
visto aumentare il numero
dei malati come Ali: «Prima
delle sanzioni - dice - perdevamo un paziente ogni 48
ore. Oggi, dopo dieci anni, ne
perdiamo tre o quattro ogni
giorno. Il tasso di mortalità è
sei volte più elevato». Le sanzioni contro l’Iraq sono state
imposte dopo l’invasione del
Kuwait, dieci anni fa. Sono i
provvedimenti più severi mai
decisi finora contro un paese:
eppure, considerati come
una soluzione di ricambio,
dura ma positiva, alla guerra,
essi hanno avuto all’inizio un
appoggio quasi unanime.
Non hanno impedito però
lo scoppio della guerra del
Golfo nel 1991. Da allora, le
sanzioni hanno provocato la
morte di almeno 500.000
bambini, secondo il Fondo
dell’Onu per l’infanzia (Unicef); 1,3 milioni forse, secondo le cifre del governo iracheno. Per l’Unicef, l’Iraq si
trova oggi in una situazione
di «crisi umanitaria.
Ripercussioni sociali
Al di là delle perdite in vite
umane, un’intera società si
sta disgregando. Oggi si riconosce che la malnutrizione,
che colpisce un quarto dei
bambini sotto i cinque anni,
ha provocato ritardi di crescita generalizzati. Il numero dei
bambini di strada è cresciuto
in modo spettacolare. Circa
un terzo dei giovani iracheni
ha abbandonato la scuola. E
molti cittadini lasciano il paese in cerca di una vita migliore. Il programma «petrolio
contro cibo», che prevede di
assegnare il prodotto delle
vendite di petrolio iracheno
agli aiuti umanitari, è lungi
dal produrre risultati sufficienti: molta gente soffre di
carenze nutritive e c’è mancanza di medicinali per giovani come Ali Haki.
Anche le comunità cristiane
locali hanno sofferto delle
sanzioni. Per la delegazione
del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) che si è recata in
Iraq nel 1998, «la vita e la testimonianza delle chiese risentono [delle sanzioni] perché il fondamento del loro
ministero e della loro autonomia è minacciato. Le risorse
alle quali avevano accesso si
stanno esaurendo man mano
che il numero di cristiani diminuisce a causa dell’emigrazione economica». Secondo le
stime apparse nel rapporto
del Cec nel ’98, i cristiani rappresenterebbero dal 2,5% al
5% della popolazione irachena il che, rispetto al passato,
costituisce un forte calo dovuto all’emigrazione dei cristiani dell’Iraq verso il Libano e i
paesi occidentali.
Sulla questione dei diritti umani
Australia: il governo rifiuta
di collaborare con l'Onu
Baghdad: dopo i bombardamenti
Un appello a togliere
le sanzioni
Mentre passavano gli anni
e si appesantiva il tributo pagato alla malattia e alla morte, organizzazioni sempre più
numerose, fra cui il Cec e la
Chiesa cattolica romana,
hanno chiesto la fine delle
sanzioni economiche contro
l’Iraq. In una lettera indirizzata al segretario generale
deirOnu, Kofi Annan, all’inizio dell’anno, il segretario generale del Cec, Konrad Kaiser, ha definito «spaventosa»
la situazione nel paese, e ha
dichiarato che è «proprio
tempo che il Consiglio di sicurezza tolga con effetto immediato tutte le sanzioni che
hanno conseguenze dirette
sulla popolazione civile irachena e la colpiscono senza
alcun discernimento».
Michael Nahhal, che da dieci anni rappresenta la comunità ecumenica in Iraq in
qualità di agente dei soccorsi
d’urgenza per conto del Consiglio delle chiese del Medio
Oriente (Cerno), chiede anch’egli la fine delle sanzioni:
«Un’intera generazione di
giovani vive in uno stato di totale indigenza, priva in particolare della possibilità di realizzarsi in quanto esseri umani - afferma -. Gli iracheni sono molto amari. La sofferenza
della popolazione è grande.
Bisogna porsi questa doman
durante la guerra del Golfo del 1991
da: qual è lo scopo delle sanzioni imposte all’Iraq?». Molta
gente infatti si chiede ora se le
sanzioni hanno una qualche
utilità. Molti sono coloro che
riconoscono che esse non colpiscono veramente quelli che
dovrebbero colpire, il governo iracheno, ma invece colpiscono duramente i cittadini comuni. Come ci si poteva
aspettare, le sanzioni hanno
accresciuto il risentimento
contro l’Onu e contro i due
paesi maggiormente responsabili del loro mantenimento,
gli Usa e il Regno Unito. Nello
stesso tempo, la maggior parte degli osservatori conviene
che le sanzioni hanno avuto
come effetto di rafforzare il
potere del governo del presidente Saddam Hussein.
L'aiuto umanitario
non basta
Queste analisi geopolitiche
non hanno molto interesse
per Ali Haki e per i milioni di
altri bambini iracheni la cui
salute e la cui vita sono minacciate dal mantenimento
delle sanzioni. Tutto quello
che vogliono è vivere e approfittare della vita come tutti i
bambini. Dopo la crisi del
Golfo, le chiese e le loro agenzie hanno organizzato programmi di soccorsi umanitari
a favore della popolazione
irachena. Michael Nahhal e la
Cerno hanno svolto un ruolo
fondamentale in questo pro
cesso, assicurando ii legame
tra il mondo esterno e l’Iraq.
Grazie a loro, la comunità
ecumenica mondiale ha potuto far giungere alla popolazione irachena 2.000 tonnellate
di alimenti ad alto tenore in
proteine, medicinali d’urgenza, 52 tonnellate di latte in
polvere, 7.300 riviste e libri di
medicina, 54.000 lenzuola,
50.000 coperte, 5.000 giochi
scolastici, 8.000 borsette mediche e molti altri articoli di
pronto soccorso.
Tuttavia, come ha notato la
delegazione del Cec nel suo
rapporto del 1998, le chiese
dell’Iraq, pur apprezzando
l’aiuto umanitario delle chiese nordamericane e europee,
«non vogliono solo la carità,
vogliono anche l’aiuto e la
solidarietà dei cristiani di tutto il mondo». «Quello di cui
ha bisogno oggi l’Iraq - dichiara Michael Nahhal - è di
solidarietà e di comprensione. Bisognerebbe compiere
sforzi immensi per giungere
ad instaurare una pace duratura in una zona cbe ha sofferto così tanto in questi ultimi decenni. Questa pace si
realizzerà solo se sarà fondata sul rispetto e la comprensione». (cec info)
* Mei Lehman vive a New
York e sta preparando un libro
dedicato alle ripercussioni delle
sanzioni sulla popolazione irachena. Si è recato in Iraq in
maggio-giugno 2000
La Chiesa awentista appoggia Tappello del segretario Onu
Salvaguardare le foreste tropicali africane
L’appello del 3 agosto scorso del segretario generale
deU’Onu, Kofi Annan, per
una migliore gestione delle
foreste tropicali dell’Africa
centrale è stato appoggiato
dai dirigenti della Chiesa avventista del 7" giorno. «La
mancanza di capacità istituzionale della regione e l’applicazione di leggi inefficienti
favoriscono il commercio illegale di prodotti della foresta - riporta il comunicato
deirOnu -. I governi della regione hanno una capacità limitata di contribuire al finanziamento di progetti atti
a sviluppare ecosistemi adeguati. Vanno pure condannate le procedure burocratiche
complicate e una scarsa capacità di coordinamento; sono questi i fattori che contribuiscono a minacciare le foreste tropicali. Il segretario
generale raccomanda che, alle popolazioni dei campi e a
quanti sono coinvolti nell’industria privata, venga riconosciuto un ruolo più importante nella gestione forestale.
Sottolinea anche il bisogno di
incrementare delle misure
adeguate contro il taglio e
trasporto del legname, caccia
e pesca di frodo».
La perdita delThabitat naturale e delle risorse ha non
solo colpito le piante, gli animali, e gli abitanti dei villaggi,
ma ha aggravato le condizioni
climatiche aride. Senza le foreste che contribuiscono a
produrre umidità e a prevenire l’erosione del suolo, aumenta la minaccia di siccità:
«Come organizzazione ecclesiastica, noi rispettiamo molto seriamente il principio cristiano di essere gestori avveduti di questa terra e delle sue
risorse - dice Matthew Bediako, segretario generale
della Chiesa awentista a livello mondiale -. Il cattivo uso
delle risorse naturali e la distruzione della creazione sono parte del problema umano
del quale dobbiamo interessarci. Noi sosteniamo i tentativi intesi a migliorare non solo il lato spirituale dell’umanità, ma anche i suoi bisogni
fisici e materiali. Distruggere
l’ambiente comporta ulterio
re povertà e miseria». Bediako
assicura che la chiesa sta collaborando tramite la sua organizzazione umanitaria Adra: «Negli ultimi dieci anni.
Adra ha affrontato la sfida
della deforestazione piantando più di 11 milioni di alberi ha affermato -; la distruzione
dell’ambiente neU’Africa occidentale è stata immensa.
Imprese internazionali di taglio e trasporto degli alberi
hanno distrutto la maggior
parte delle foreste pluviali
della Nigeria verso occidente
fino al Senegai».
«Finora 32.000 coltivatori e
le loro famiglie sono stati assistiti con piantine di alberi
cbe contribuiranno alla riduzione della povertà e alla sicurezza del cibo oltre che alla
protezione ambientale - dice
George Baiden, direttore di
Adra Ghana -. Noi consideriamo questo programma come un metodo vitale inteso a
migliorare grandemente la
qualità della vita degli abitanti dei villaggi e a contrastare il danno provocato
all’ecologia». (Adn)
Il Consiglio nazionale delle
chiese dell’Australia (Ncca) ha
vivamente criticato le autorità
australiane per avere deciso
di rifiutare visti e informazioni a comitati dei diritti umani
delTOnu. La decisione è stata
presa dal governo dopo che
l’Onu aveva criticato il maltrattamento degli autoctoni e
dei richiedenti asilo. Il Ncca,
che comprefiiSe la Chiesa Cattolica e le principali chiese
protestanti e ortodosse, ha
definito «tragica» la reazione
delle autorità australiane e ritiene che tale reazione porterà un colpo alla fama dell’Australia nel mondo.
David Giti, segretario generale del Ncca, ha scritto al primo ministro australiano,
John Howard, per esprimergli
la propria meraviglia e le proprie preoccupazioni e per
chiedergli di tornare su questa decisione, annunciata il
29 agosto scorso. Gill ha dichiarato che la posizione del
governo non può che incoraggiare i dittatori di tutto il
mondo perché lascia intendere che «anche l’Australia,
una delle democrazie occidentali che appoggia l’Onu da
50 anni, è pronta a lasciarli [i
dittatori] farsi beffa delTOnu
quando fa comodo loro».
Il governo australiano, che
ha iniziato a riesaminare la
partecipazione australiana
alTOnu dopo che un comitato
dell’Onu, nel marzo scorso,
ha criticato il trattamento nei
confronti degli autoctoni e la
detenzione sistematica dei richiedenti asilo in luoghi lontani e inospitali, ha fatto sapere che non avrebbe più permesso a commissari per i diritti umani di visitare il paese
salvo per «motivi di forza
maggiore». Ha inoltre annunciato che avrebbe ridotto la
propria partecipazione alle
inchieste dell’Onu e avrebbe
rifiutato ogni rinvio delle deportazioni di richiedenti asilo
chiesto da comitati delTOnu
fino a quando non awerranno profondi cambiamenti nel
sistema previsto dal trattato
delTOnu sui diritti umani.
Il governo australiano ha
aggiunto che non intende più
firmare il Protocollo facoltativo alla Convenzione sull’eliminazione della discriminazione nei confronti delle
donne. Questo vuol dire che
le donne australiane non potranno rivolgersi alTOnu per
lamentarsi di politiche governative che esse giudicano discriminatorie. Secondo il primo ministro John Howard,
l’Australia potrebbe benissimo fare a meno del sistema
disuguale delTOnu. «Pensiamo che l’Australia possa risolvere da sola i problemi che
la riguardano - ha dichiarato
al quotidiano nazionale The
Australian -. Le istituzioni
australiane sono altrettanto
democratiche di quelle di
qualsiasi altro paese, e sono
più aperte e trasparenti di
quelle della maggior parte
degli altri paesi».
Il presidente del comitato
parlamentare sui trattati ha
subito appoggiato il primo
ministro. Andrew Thomson,
che a giugno ha visitato la sede europea delTOnu a Ginevra, ha dichiarato alla radio
che l’organizzazione internazionale è «in pieno caos». La
decisione del governo è stata
fortemente criticata in Australia e all’estero. Palitha
Kohoma, capo della sezione
dei trattati delTOnu, ha giudicato negativamente l’atteggiamento dell’Australia. Kate
Gilmore, portavoce di Arnnesty International, ha dichiarato che la posizione delTAustralia porta acqua al mulino
della Cina, della Malaisia e
della Birmania. Per la professoressa Alice Tay, presidente
della Commissione australia-^''
na dei diritti umani e delle pa- ’
ri opportunità, si tratta di un
passo verso il totalitarismo.
La Commissione internazionale di giuristi, basata a Ginevra, si è detta preoccupata
della decisione australiana
che ha qualificato «spiacevole
precedente» aggiungendo che
«non possiamo non vedervi
un incoraggiamento nei confronti degli stati che respingono la leggittimità dei meccanismi delTOnu in materia dei
diritti umani e che vogliono '
evitare di vedersi criticati in
questo campo».
Gill ha dichiarato che le
chiese avrebbero continuato .
ad esprimersi a proposito dei
diritti umani, nonostante le
critiche formulate dal governo nei confronti delle Ong
(organizzazioni non governative), che comprendono le
chiese, per il ruolo che esse
svolgono nel processo delTOnu: «La chiesa può e deve
legittimamente intervenire
quando la vita umana è messa
in pericolo in qualsiasi modo;
guerra, povertà, discriminazione da parte delle autorità,
ecc. Le chiese continueranno
a dire ciò che pensano perché
riteniamo che la comunità internazionale conta e che nessun paese deve pensare di poter sfuggire alla critica degli
altri paesi», ha dichiarato.
Le autorità australiane
hanno preso la loro decisione
in un momento di profonda
divisione della società. Dopo
dieci anni di tentativi di riconciliazione, neri e bianchi
vivono ancora vite totalmente separate. La maggior parte
dei 430.000 aborigeni (2,3%
della popolazione) vivono in
baracche, sono in cattive
condizioni di salute, hanno
una scolarità inferiore, sono
disoccupati, patiscono gli effetti dell’alcol o della droga e
rischiano di essere incarcerati per delitti minori.
Nel marzo scorso, 200.000
persone hanno manifestato
sul ponte Sydney Harbour a
favore della riconciliazione,
ma il primo ministro ha affermato che il governo non è tenuto a chiedere scusa agli autoctoni per il modo in cui sono stati trattati dopo l’arrivo
dei bianchi, oltre 200 anni fa.
Secondo lui, gli australiani di
oggi non sono responsabili
degli errori dei loro antenati.
Ma è la questione dei richiedenti asilo che è oggi il princi;
pale argomento trattato dai
giornali, dopo la rivolta e gli
atti violenza scoppiati nel
campo profughi di Woomera,
nelle zone interne dell’Australia del Sud. In Australia ci sono circa 2.300 «immigrano
clandestini» ripartiti tra sei
centri in tutto il paese. Nella
maggior parte dei casi le richieste di asilo vengono esaminate in un tempo variante
da 6 ai 12 mesi, ma in alcuni
casi la detenzione dei profughi può durare fino a 4 anni.
Dopo un incontro di mezzora con il segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il 5 settembre scorso, in
occasione del Vertice del millennio a New York, il primo
ministro australiano ha dichiarato ai giornalisti: «La
questione delTOnu è stata
sollevata molto direttamente
da tutti e due. Egli IKofi Annan] pensa che potremo risolvere le difficoltà che l’Australia sta attraversando attualmente, e sono più che disposto a collaborare con lui in
queste condizioni». (enc
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