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PROPUGNA IL BENE . SOCIALE
MORALE . RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
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ABBONAMENTI: Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 8, — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dlfettope e Bnnninistpatope : Benvenuto Celli, Via fflagenta IÍ. 18, ROffifl
Homa, 25 2Xgosto 19^0 = ^nno m = ÌT. 35
■/^ vw ♦ Sinodo ideale — La Gioventù
OTillllClilO ♦ _ Per la nostra Gioventù! —
Congresso di morale sociale — Il Congresso di
Berlino— Un avvenimento sintomatico — Una
conversione cospicua — I Valdesi di Calabria
e Giovanni Luigi Pascale — Lutero intimo — Il Cristianesimo basta — Intorno alla parabola dei talenti
— Elisa Righetti — Valli Valdesi — Riunioni del 15
agosto — I Valdesi a Prangins — Agli anonimi... buddisti — Il buddismo ad Assisi ? — Dai luoghi del colera — La Madonna di Custonaci -i- Oltre le Alpi e
i mari — Il Courrier e l'Enciclica —L’idillio dell’abate Vogt — Avvelenato da un’ostia — Una nuova
biografia di Wesley — Un nuovo quotidiano francese
— Evangelizzando sotto una tenda — Una nuova
forma di calunnia — La pena di morte in Francia —
Poveraccio 1 — Gli artisti lirici francesi insegnano —
11 Padre Giacinto in due pennellate — 11 Congresso
cattolico d’Augsburgo — « La Passione » a Oberammergau — Il Milesbo di Germania — Lo Schnitzer
e l’Enciclica—Le missioni giudicate da un socialista
— Florence Nigbtingale — Il Congresso per la pace
a Stoccolma — I miracoli moderni dell’ Evangelo •—
Un rimedio contro la lebbra — Moody — Abbonamenti pagati —■ Auri sacra fames Sotto l’incubo!
sìnodojle^
Sinodo sigaifìca radunanza, convegno, congresso,
0 qualche cosa di simile; radunanza, però oconvegno 0 congresso essenzialmente ecclesiastico. Cosi
in Russia, i cristiani ortodossi hanno il « santo sinodo », che sarà « santo » forse soltanto fino... ad
un certo punto. Sinodi ha la chiesa cattolica romana:
a Milano si raduna di tanto in tanto il « sinodo diocesano », cioè il sinodo di quella diocesi ; il quale
— a quanto si dice — lascia sempre e scrupolosamente il tempo che trova. E sinodi hanno le chiese
evangeliche, in Svizzera, in Francia, in Italia, in
Inghilterra, in America, dovunque. Vi si trattano
gli affari ecclesiastici ; e le qnistioni amministrative
vi occupano lunghe, troppo lunghe ore.
Noi vorremmo qui proprio di volo dire quale
sarebbe — secondo il nostro parere — l’ideale del
sinodo, ovverossia il sinodo ideale. Va co’ suoi piedi
che conseguire un ideale non è come dirlo.
Ciò premesso, ecco i distintivi del nostro sinodo
ideale. Trattare gli affari amministrativi senza pedanteria e alla spiccia. Non lasciar mai trapelare la
smania amministrativa, piaga generale — specie in
Italia — degli uomini politici che siedono in parla
mento e fin degli uomini che si arrabattano per di
ventare consiglieri comunali in un paesucolo di cin
quemila abitanti : non c’è nulla di più ridicolo nè di
più gelato di questo vivere per le qnistioni ammini
strative, come se ne dipendesse l’avvenire del mondo
Non proferir mai verbo che riveli tendenza par
tigianesca : oggi diciamo una gran verità noi ; do
mani la dirà uno che ’non la pensa per l’appunto
come noi : applaudiamo. Trasformare buona parte
del sinodo in convegno fraterno, in cui si tratti di
problemi ben più importanti di quelli amministrativi : il problema sociale ; il problema della gioventù ; il problema dell’ evangelizzazione; il pro
blema della conversione degli nomini. Eccitarsi reciprocamente all’opera e — in speciali radunanze
— eccitare tutto il popolo cristiano ; scuotere le
coscienze e ridestar noi stessi e gli altri ; onde ne
venga una riconsacrazione generale. Ricercare avidamente Io spirito di pace, di fraternità, anzi di
affettuosità fraterna, alimentandolo e ravvivandolo
con la comunione intima degli uni con gli altri e
di tutti col Padre e col Salvatore per mezzo della
preghiera. E poi tornare al lavoro particolare, cui
ciascuno deve attendere, pieni d’entusiasmo giovanile, col dolce pensiero nel cuore che non siamoseli
a combattere ; poiché Dio è con noi ; poiché Gesù
Cristo il Signore ci fortifica ; poiché formiamo coi
nostri commilitoni una sola famiglia di fratelli e
come « un solo cuore e un’anima sola ».
La gioventù
“ Come si conviene a santi »...
Sui primi di Maggio scorso fu tenuta a Parigi una
conferenza internazionale diplomatica a cui presero parte
tutti i governi europei (eccezion fatta della Norvegia
e degli Stati balcanici) nonché gli Stati Uniti dell’America del Nord e del Brasile. Lo scopo di questa conferenza, convocata dal governo francese, fu di prendere
alcuni provvedimenti atti a combattere e far sparire
possibilmente del tutto il commercio immorale.
Il senatore Béranger, che ha consacrate tutte le sue
energie all’opera della pubblica moralità, inaugurando
la conferenza, narrò e descrisse le arti usate dai produttori di pubblicazioni immorali — scritti, disegni, immagini, oggetti osceni — per sottrarsi ai rigori delle
leggi; e dimostrò che, con gli artifizi escogitati dai
corruttori, le ricerche divenivano estremamente difficili ; che i veri colpevoli sfuggivano al meritato castigo,
e che il piccolo mercante o il venditore girovago cadevano soli, per lo più, nella rete tesa loro della pubblica sicurezza.
Siccome il produttore di romanzi, disegni, fotografie
ed oggetti immorali suole, per prudenza, farsi smerciare da altri in altro Stato, si è dovuto, fra gli "Stati,
addivenire ad un accordo per colpire la merce immonda
e punire chi la fabbrica, la detiene, la trasporta, la
mette in circolazione od esercita questo commercio con
un mezzo qualsiasi,^ palese od occulto. Si è dovuto
ancora rendere internazionale il reato, affin di garantirne la sicura punizione ; cosi che, qualsiasi infrazione
alle misure prese dagli Stati potrà esser punita in qualunque Stato. I Governi si presteranno, a questo scopo,
un aiuto reciproco e si comunicherauno, mediante un
ufficio speciale, tutte le informazioni necessarie per agire di pieno accordo, con unità di metodo e con energia.
In seguito a questa conferenza, il presidente dei ministri, on. L. Cuzzatti, diramava ai prefetti del Régno
nna circolare contro le pubblicazioni offensive del buon
costume, e dava ad essa la massima pubblicità, appoggiandosi sui richiami di parecchi deputati, i quali domandavano fosse posto un argine « alla diffusione degli eccitamenti al mal costume provocati da pubblica
zioni oscene, riproduzi oni fotografiche, cartoline illu
strato, figure, disegni e scritti offensivi dalla morale e
della pubblica decenza ». Cotesto lamento, prima di
giungere all’alte sfere della Camera, era stato formulato
già, da anni, dall’Associazione lombarda per la pubblica
moralità e da altre Società congeneri di diverse regioni,
le quali avean fatto voti pét una e fficace repressione.
Tutta la stampa ha approvato l’opera della conferenza
internazionale di Parigi, ma l’Accordo stipulato non
andrà in vigore prima d’essere stato approvato dalle
Camere di Parigi, di Roma e degli Stati aderenti. A
noi, di pratico, non v’ha per ora che la circolare dell’on
ministro per l’interno, la quale venne accolta con plauso
universale. Tuttavolta essa ha suscitate alcune osservazioni nel giornalismo nostro, che abbiam raccolte e
qui esporremo.
Anzi tutto era veramente «eema/'/’a quella circolare?
— Che sia giusta e buona, nessuno mette in dubbio;
ma parve ad alcuni fosse diretta piuttosto ad eccitare
lo zelo delle autorità e spingerle a maggior vigilanza.
Se esse avessero sempre fatto il loro, dovere, non sarebbe stato necessario di richiamarle ad esso. Ma troppo
spesso prefetti, questori e questurini lasciano correre,
chiudono un occhio e fanno conto che la gente per bene,.,
farà lo stesso e non si fermerà a guardare da vicino
a nna data figura e sconcia e semplicemente umoristica...
La circolare dellon. ministro Luzzatti è marchevole
in quanto è incompleta. Vi sono altre fonti di immoralità che inquinano la società e che dànno un getto
abbondante e torbido, sopratutto fra coloro che o per
ricchezza, o per posizione sociale o per nobiltà di stirpe
dovrebbero fornire ai loro concittadini luminosi esempi.
Nelle grandi città, sotto il nome di club, sotto la forma
di circoli^ vanno sempre più moltiplicandosi le case da
giuoco e da altro ancora, dimodoché non è più necessario di andare a Monaco per dilapidare un patrimonio
e farsi saltare le cervella. Ogni tanto si ode che la
questura ha fatto « un bel colpo », « nna retata » ;
ma gli è come le mosche : « se le cacci fan ritorno »,
e ciò dico dei giuocatori come degli spacciatori di scurrilità; come dei tenitori di bische e di fòrnici.
Cosi pure si potesse chiudere le troppe osterie che,
nelle città e soprattutto nei piccoli paesi, collo smerciare ai poveri contadini un vino pessimo, sono la causa
diretta delle nbbriacature festive, dalle quali poi nascono risse, ferimenti, omicidi, per tacer delle bestemmie e dello spreco del danaro. — Dal vino pessimo alTalcoolismo non è che un passo... ma che passo ! Un
passo che trasporta 1’ uomo, o la donna che sia, allo
stupidimento, alla perdita della ragione, alla degenerescenza, alla rovina irreparabile.
La circolare dell’on. Luzzatti mette al bando le pubblicazioni corruttrici... ma tace dei giornali cento volte
più corruttor’, pubblicamente esposti, avidamèute letti
in quella parte sopratutto dov’è il fattaccio, il romanzo
d’appendice, il resoconto d’un processo scandaloso, la
descrizione d’un ferimento, d’un suicidio, di un’azione
qualunque immorale... Padre Zappata ha più imitatori
fra i giornalisti che fra i quaresimalisti ; spesso recitano la predica in una colonna e vi contraddicono in
quella accanto.
*
* «
Non ci facciamo illusione : il male, sotto tutti i suoi
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LA LUCE
aspetti e sotto tutte le sue forme è inerente alla natura umana; e non vi furono, non vi sOno e non vi saranno leggi, regolamenti o circolari che lo potranno
svellere in mcdo sicuro e completo. Non, di meno ci
vogliono leggi, ed autorità esecutrici delle leggi, per
porre un argine ad ogni fiumana che minacci dilagare.
Dobbiamo salvar di noi stessi quel più che possiamo,
si nel fisico che nel morale, si nel materiale che nello
spirituale. Questo a noi dice la ragione e la coscienza.
Per la qual cosa, in tutto ciò che riguarda il consorzio civile, lo Stato, la società, la famiglia, è doveroso per
noi di attendere al consiglio di Paolo: « Tutte le cose
che son veraci — oneste — giuste — pure — amabili
— di buona fama ; se vi è alcuna virtù o alcuna lode,
a queste cose pensate » (Fil. 4, S).
Ma al pensiero dobbiamo aggiungere Vasiane. L’ azione? E chi siamo noi se non esseri inetti, incapaci di
far bene ? Non vi è in noi forza alcuna di rilevamento
ed è vano sperare « in ciò che possa f*r l’uomo ». Altrove è la nostra speranza ; altrove la nostra salute.
Noi sappiamo ove attingere tutte le energie che faranno di noi degli uomini « appieno forniti per ogni
buona opera »; ma prima due condizioni ci sono imposte ; riconoscere che in noi non vi è alcun bene ; —
ricorrere all’ainto potente che ci vien da Dio per mezzo
della grazia di Gesù Cristo e la virtù dello Spirito
Santo. Allora solamente resisteremo al male, lo vinceremo, lo distruggeremo ! Conferenze, accordi, leggi, circolari ministeriali sono palliativi di poca efficacia. Siamo
cristiani, e viviamo come si conviene a santi, e allora
solamente « fornicazione e alcuna immondizia ed avarizia non sarà pur nominata fra noi, nè disonestà nè
stolto parlare o buffoneria... %è ubbriachezza, nè dissoluzione »... (Ef. 5, 3 e seg).
Diremo prossimamente deU’influenza del teatro.
Y.
Per la nostra gioventù!
Il sig. G. G. si compiace che i signori V. P. Trobia
■ed A. Canepa abbiano iniziata nelle colonne della Luce
una campagna prò gioventù ; desidera che gli antesignani dell’evangelizzazione italiana dicano una saggia e franca parola su la gravissima quistione ; scorge
un mezzo a risolver il formidabile problema in un
riordinamento delle Associazioni cristìaije, le quali si
rimettessero con rinnovato entusiasmo e con intenti
del tutto Obiettivi all’opera di salvezza tra i giovani;
anela ed invoca un risveglio potente, che ci richiami
tutti quanti al dovere ; e, come il signor Canepa, egli
spera che il Sinodo venturo vorrà dar il primo segnale dell’agognato risveglio. Il signor G. G. è di parere inoltre che, a capo del movimento, si abbia a
porre un gruppo di persone energiche, con programma ben definito, con ferma intenzione di conseguire
lo scopo, a costo di sacrifizi.
Congresso bi morale sociale
E’ stato tenuto a Londra, or non è molto, nella sala
•detta Caxton Hall, e si è occupato di parecchi problemi concernenti la morale sociale. Molti uditori.
Ecco i temi trattati : lì l’educazione della famiglia ;
2) i doveri concernenti la Scuola domenicale ; 3) i
doveri della Chiesa rispetto alla morale pubblica ;
4) la letteratura immonda ; 5) il teatro e la morale, ecc. Ottimi oratori, tra i quali il celebre F. B,
Meyer, John Murray l’illustre editore, A. G. Grouner l’editore del Daily News, deputati alla Camera
dei Comuni, ecc. Il Congresso è stato aperto con un
discorso di A. Eraanott, presidente della Camera dei
Comuni (il Marcora d’Inghilterra). Due argomenti generali riassumono la parte essenziale dei lavori del
Congresso : 1) il male sociale, con particolare accenno alla gioventù ; 2) il rimedio da arrecarvi. E si
è posta in chiara evidenza la responsabilità dei genitori e degli insegnanti. Contro la letteratura immonda
ha specialmente parlato l’illustre editore Murray. Il
ministro dell’Interno, Winston Churchill, si è fatto
rappresentare al Congresso dal suo segretario Aitken ;
il quale ha assicurato ai convenuti che il Parlamento
è in procinto di occuparsi seriamente di tanto vitali
problemi. A proposta di P. B. Meyer, una deputazione è stata eletta con l’incarico di esporre al Governo i pareri e i desideri del Congresso circa alle
riforme prò gioventù e contro le pubblicazioni immorali.
Unnnf 9 Tlnt Romeyn St., Rochester N.
{Il llli H. LlUl Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
Il CoQgresso di Berlino
Ve ne rammentate ? La settimana scorsa sapevamo ben poco deU’ultimo giorno del Congresso (10
agosto). Oggi siamo in grado di dare qualche informazione.
La mattina, un breve culto, come in ogni altro
giorno del Congresso ; ma questo culto fu tenuto,
non in tedesco, bensì in francese. La seduta antimeridiana durò fino alle... 14, a cagione di due oratori troppo loquaci ; si che Wilfred Monod non ebbe
poi il tempo di svolgere con sufficiente ampiezza il
suo tema su 1’ « unione dei liberi pensatori e dei liberi credenti ». — Se i liberi pensatori del rimanente
del mondo somigliano a quelli italiani, chi riuscirà
a... unirsi con loro sarà bravo. Su lo stesso argomento parlò Paolo Loyson. Enrico Lhotzki intrattenne i congressisti su < Dio e le religioni », e il
prof. Bonet-Maury su « Giudaismo in Francia ».
Nella seduta pomeridiana, relazione in francese di
E. Montet rettore dell’Università di Ginevra intorno
a « Cristianesimo e Islamismo ». Secondo lui, 1’ odierno Islamismo si divide in due tendenze, di cui
una si avvicina al Cristianesimo liberale o modernista ; e si capisce, poiché i giovani turchi hanno
esperimentata l’efficacia del Cristianesimo, come anche si diceva, in un precedente numero della Luce.
La sera, alle 6 1|2, solenne adunanza di chiusura,
con un lungo, discorso del Padre Giacinto ; discorso,
di cui si è occupato il nostro egregio collaboratore
Paolo Calvino nel numero scorso. — Gran folla. —
Dopo un’allocuzione del presidente Schrader. l’immensa assemblea recitò in tedesco il Padrenostro. —
Impressione indimenticabile.
Alle 8 1\2, banchetto e molti brindisi.
Il giorno appresso (giovedì, 11 agosto) visita ai
luoghi storici della Eiforma : Wittemberg, Eisenach,
Warthburg.
Il Protestant di Parigi pubblica una lettera di
Carlo Wagner al Congresso ; come pure il testo delle
parole che furono proferite la mattina del dieci, durante il breve culto, cui s’è accennato di sopra. Sono
parole specialmente inneggianti all’unione e all’amore.
Le sottoscriviamo con tutto il cuore. Non si potrà
mai esagerare la necessità dell’amore fraterno nè la
larghezza da cui esso deve essere contraddistinto.
Pel cristiano non ci son più muri divisori. Negli uomini — comunque la pensino — egli non vede, non
deve vedere che fratelli carissimi. Su questo punto,
noi della Luce siamo ultraliberali. Crediamo tuttavia
che l’amore vero e sincero consista essenzialmente
nel condurre tutti gli uomini a quella religione che
noi sinceramente crediamo vera, spiritualmente potente, moralmente efficace. Quindi nessuna dedizione.
Non ammetteremo mai che l’Evangelo accettato in
parte produca gli stessi risultati come se fosse accettato interamente, e non ammetteremo mai che l’Evangelo inteso cosi o colà produca gli stessi identici
frutti : non l’ammetleremo, perchè questa è una madornale sciocchezza, non contro la teologia, ma contro il buon senso. Due non producono come tre. L’effetto varia in infinito col variar della causa. Qui la
teologia non c’entra ; c’entra il buon senso, anzi il
senso comune, che è la cosa meno... comune nel
mondo, anche e forse più specialmente tra i grandi.
Belle queste parole proferite al culto dell’ultima
mattina, specie se interpretate alla luce dell’Evangelo seguito nella sua semplicità e nella sua interezza : « Amore verso Dio, personificazione di
ogni bene, di ogni bellezza, ,di ogni giustizia, di
ogni amore, di ogni alta e nobile aspirazione. —
Amore verso gli uomini. — Ricerca della verità.
— Orrore per ogni specie di male. — Pentimento
a cagione di tutti i nostri falli, a cagione di tutti
i nostri cattivi sentimenti. — Ricerca del perdono e della santificazione nella comunione di Di(v
nostro creatore e nostro Padre ».
Le Protestant pubblica anche il discorso del Roberty su la Carità (o amore). Non abbiam tempo
di sunteggiarlo ; tanto più che ci preme di cavar
da un altro periodico qualche altra notizia sul Con
gresso.
I Congressisti
dice J. Emile Roberty
nella Vie Noupelle — erano più di 2000, di cui :
200 Americani; 100 Inglesi; circa 50 tra Francesi,
Alsaziani, Svizzeri, Olandesi, Ungheresi ; 4 rappresentanti del Buddismo e del Giudaismo; 2 Italiani
(aggiungiamo noi), e 1.500 liberi credenti tedeschi
di tutte le province, di tutti gli stati dell’Impero.
— Ospitalità sontuosa, all’hòtel Continental specialmente. — Il Roberty cita vari oratori : Bousset
(Gottingen), Dorner (Koenigsberg), Wendt (Iena),
Hermann (Marburg). — La sera del 7, radunanze popolari in 3 quartieri della città contemporaneamente.
In una di esse, l’insegnante Pautsch di Berlino
disse : « Noi desideriamo una sola cosa : che lo
spirito di Gesù regni nella Scuola ».
In una delle sedute ufficiali, Elia Gonnelle in.sistette su la necessità d’una * vera conversione »,
per poter pervenire all’azione « sociale » cristiana.
La sera del 6 (sabato), splendido concerto di
musica sacra nel Marienkirche, bello e antico tempio gotico dai finestroni istoriati.
Le sedute e radunanze del Congresso furon più
di trenta.
Un avvenimenfo sintomatico
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Rêvant de conquête ou de délivrance
Huían d’Allemagne et chasseur de France
Suivent tous les deux chacun son espoir.
En vain les jours fuient, en vain le temps passe.
Rien n’a pu lasser cet espoir tenace
Ni du chasseur bleu, ni du huían noir.
E’ con questi versi facenti parte della sua raccolta
di « Refrains militaires » che il poeta nazionalista
Paul Déroulède dipingeva nell’anno 1888 lo stato d’animo dello duè secolari nemiche che il Reno divide.
Quali odii, quali rancori risuonano nei versi del poeta
francese ! E veramente tali erano le condizioni degli
spiriti delle due nazioni, nell’epoca in cui egli scriveva : 1 vinti frementi da un lato per l’umiliazione
toccata al tricolore francese, per lo strazio dell’invasione, per la immensa onta dell’aver visto Prussiani
e Bavaresi giungere fin sulla Piazza della Concordia;
i vincitori, dall’altro, fatti più insolenti dal buon esito
della campagna, più rapaci dall’accasciamento dei loro
uomini e desiderosi più che mai di ripetere il colpo.
Così andavano le cose forse fino ad un decennio
addietro ; ma vanno esse ancora così ? La Francia sogna oggi di riprendere la partita che per tanto tempo
parvo solo rimessa e la Germania arde di ripetere le
gesta di quarant’anni addietro ?
Ahimè, le speranze dei nazionalisti francesi e dei
pangermanisti minacciano oggimai di restare allo stato
innocuo di aspirazioni ideali, ed i versi del Déroulède,
buoni per l’epoca in cui egli li componeva e però causa
di grandi entusiasmi pe’suoi contemporanei, oramai
non possono più dirsi l’esponente dei sentimenti di
tutta la nazione francese.
Lo stesso fenomeno si nota sull altra sponda del
Reno.
A che si deve un sì gran cambiamento ? « I popoli
sono stanchi di guerre e di sangue, non amano più
lasciare le pacifiche arti, i lucrosi commerci, le comode case, per andare in cerca di lotte cruente e delle
fatiche guerresche con grave danno dei loro interessi
materiali. Si è compreso oramai che la vera guerra è
quella che si combatte nell’industria, guerra priva di
sangue ma che ciò non di meno meglio di ogni altra
può cagionare l’estrema rovina, economica ed il decadimento di uno stato ». E’ questa l’opinione generale
sullo strano assopimento di odii franco-tedeschi cui
assistiamo; che movente basso e freddamente egoistico
e calcolatore, non è vero ? Fortunatamente l’uomo è
sempre migliore delle sue idee e per quanto molti
non ne abbiano coscienza o non le vogliano confessare, altre sono le vere causali del fenomeno in questione. Quali sono queste determinanti ? Meglio che
ogni parola potrà rivelarle un fatto, secondo me sintomatico e rallegrante, che i giornali francesi dell’ultima settimana riferiscono nei suoi particolari.
Ricorrendo l'anniversario del primo scontro tra
francesi e tedeschi, furono deposti a Schirlenhoff delle
corone di fiori, dai francesi sulla tomba del tenente
Winsloë, dai tedeschi su quella del maresciallo d’alloggio Pagnier, caduti entrambi nel fatto d’arme che
ebbe luogo in quel villaggio, il 25 luglio 1870. La cerimonia per se stessa è molto significante ma per coloro che spingono il loro scetticismo fino a volervi
scorgere soltanto una cortesia strettamente e semplicemente diplomatica potrà servire la narrazione di
un incidente occorso presso la tomba del maresciallo
Pagnier.
3
LA LUCE
Si vide un uomo maturo, dal petto fregiato da numerose decorazioni tedesche, avanzarsi gravemente,
durante la cerimonia, verso la tomba del Pagnier ;
il suo nome corse su tutte le labbra: il barone von
Villiez, colonnello del Baden, a riposo. — Il barone
faceva parte nel 1870, della pattuglia tedesca che uccise Pagnier presso Schirlenhoff. Giunto davanti alla
tomba il vecchio militare esclama : « Pagnier, dal
giorno in cui tu cadesti da valoroso sotto i miei occhi, in un combattimento leale, io ho pensato spesso
a te, molto spesso. La tua memoria mi è sacra. Io sono
felice che tu non sia stato dimenticato >.
L’ufficiale tedesco si ferma, si rivolge ai presenti
e dice : « Io sono troppo commosso, lasciatemi recitare
una breve preghiera per il francese che riposa qui ».
Egli unisce le mani e delle grosse lacrime solcano il
suo viso ; l’emozione si fa generale mentre dai piedi
del monumento si leva la voce di colui che prega ed
è come un lungo gemito che sale; « E rimettici i
nostri debiti cosi come noi li rimettiamo ai nostri
debitori ». E pronunziando le parole dell’Orazione
domenicale, l’ex ufficiale tedesco depose una corona
di foglie di quercia sulla tomba di Pagnier.
Di fronte ad un tale avvenimento noi, cristiani
evangelici, non possiamo fare a meno di rallegrarci
poiché esso dimostra chiaramente quali sieno le nuove
disposizioni dei due popoli e quali le cause di tale
atteggiamento. Se lo scambio delle pietose cortesie
franco-tedesche può per un momento lasciarci in dubbio sulla sincerità e la spontaneità di esse, l’atto del
barone de Villiez non permette alcuna incertezza di
interpretazione.
Cristo ed il suo Evangelo d’amore cominciano ad
entrare nella coscienza generale e la tolleranza reciproca non è insegnata alle“ due nazioni da Mammona,
ma dal Dio vivente che all’ ufficiale tedesco sulla
tomba del suo nemico ha ispirato le parole di perdono e di preghiera : Kimettici i nostri debiti così
come noi li rimettiamo ai nosti debitori.
Temistocle Citati.
Una conversìoi^ cospicua
E’ quella di Elisa Perrier, ex cameriera e confidente
della famigerata contessa Tarnowska.
Durante la sua lunga prigionia, essa fu tocca dalla
grazia, assistendo regolarmente alle pratiche del culto
cattolico e esperimentando i conforti che le davano le
suore, assai più preziosi, pare, di quelli che danno il
Vangelo e la testimonianza di una buona coscienza.
Venne iniziata alla conoscenza del Cristianesimo (sic)
da un canonico; il patriarca Cavallari la battezzò smù
conditionem e da calvinista essa fu fatta cristiana :
ecco quanto risulta da un fonogramma, vibrante di
commozione religiosa e pieno di monumentale ignoranza, mandato da Venezia al Corriere della Sera.
Donde si vede per la ennesima volta che i nostri
magni giornali, se-dicenti liberali e indipendenti, gongolano per ogni conversione al cattolicismo e si affrettano a strombazzarne la notizia, mentre si guarderebbero bene dal parlare di conversioni dal romanesimo al protestantesimo, per quanto numerose e
importanti siano queste a confronto di quelle. Inoltre,
per quegli spregiudicati fornitori della pubblica coscienza, chi non è cattolico romano non è cristiano ;
luterano o calvinista equivale pagano, e ha bisogno
di essere ribattezzato e istruito negli elementi del
cristianesimo, a lui del tutto ignoti : cretineria piramidale che fino ad un certo punto si comprende in
un fanatico ignorante papista, in un povero parroco
di campagna o in un principe della chiesa, ma non
in chi dovrebbe avere una istruzione alquanto superiore e più liberale che non sia quella impartita nei
seminari e nelle scuole della dottrinella. Ma la mentalità italiana è insanabilmente travi da dall’educazione tradizionale e ingombra di pregiudizi che non
si riesce ad estirpare. Che uno tenga alla propria religione, quando è convinto della sua bontà, è naturale ed è bene; ma che gabelli come pagano chi è
più e meglio cristiano di lui, è cosa che muove al
riso e che non depone in favore della sua cultura e
della sua intelligenza.
Quando una pecorella, sia pure un po’ rognosa,
torna all’ovile, non solo le beghine versano lagrime
di tenerezza, le pie donne profondono regali e la
stampa dà fiato alle trombe, ma si disturbano le più
alte autorità della chiesa. Non capita tutti i giorni
una simile bazza, che diamine, e bisogna approfittare
dell’occasione. Se i protestanti facessero tanto chiasso
per ogni conversione dal romanesimo, che baldoria !
Oggi è la serva che si è convertita, domani sarà la
padrona, la quale, particolare commovente, fa già
delle offerte per adornare Taltare della casa di pena.
Che trionfo sarebbe per la religione romana, anzi pel
« Cristianesimo * tout court, e che lieta strepitosa
■notizia pei fogli « liberali » della nuova Italia 1 Proprio, è il caso di dire : « chi si contenta gode », e
godano pure. Enrico Rivoire
I ValdEsi di Calabria e Biman Luigi Pascala
Mentre in Piemonte i Valdesi respingevano vittoriosamente gli assalti delle truppe papaline ed ottenevano il riconoscimento ufficiale della loro chiesa,
quelli del Reame di Napoli soccombevano a un'atroce
e spietata ecatombe.
Quando seppero che i loro fratelli piemontesi praticavano pubblicamente il loro culto, quelli di Calabria decisero di fare altrettanto e mandarono a Ginevra a domandare dei predicatori. Calvino procurò
loro due maestri e due ministri. Questi erano due rifugiati piemontesi, Giacobo Bonello da Dronero, e
Giovan Luigi Pascale da Cuneo. Costui, benché di
recente fidanzato con una rifugiata, Camilla Guarina,
anch’essa dronerese, non esitò a rispondere alla pericolosa chiamata ed abbracciò, quasi dirò con impeto, la carriera del martirio.
Figlio di Antonio Pascale da Cuneo, Giovan Luigi
erasi arruolato nelle truppe ducali sabaude e trovavasi a Nizza, nel corso delle guerre accanite tra Carlo V e la Francia, quando conobbe l’Evangelo e lo
abbracciò risolutamente. Riparato a Ginevra, vi comprava la borghesia il 10 dicembre 1555, e davasi agli
studi teologici sotto l’energico magistero di Calvino.
Trovavasi a Losanna per coronare i suoi studi quando
sentì l’appello delle chiese di Calabria isolate là negli Stati del truce Filippo II di Spagna.
I quattro pellegrini, accompagnati dal delegato valdese Marchetto Sceglie, appena giunti, vedendo la
grandezza dell’opera, se la spartirono. Bonello si recò
in Sicilia ove non tardò a suggellare col martirio la
sua fedele predicazione ; infatti, arrestato ed inquisito, veniva arso vivo in Palermo il 18 febbraio 1560.
Pascale mostrava intanto in Calabria una così grande attività che risuoriò tutt’attorno l’eco delle sue ardite e focose predicazioni, benché parecchi gli raccomandassero la prudenza, nelle circostanze di tempo
e di luogo in cui si trovavano. Il feudatario dei comuni valdesi, il barone Spinelli, temendo di essere
accusato come fautore degli eretici, abbandonò allora
quel regime di tolleranza sotto al quale i suoi coloni
avevano prosperato straordinariamente, e convocò nel
suo castello i loro personaggi più autorevoli. Ma, appena vi furono raccolti, li licenziò ritenendo solo
prigionieri Pascale e lo Sceglia. Passarono otto mesi
senz’altra novità ; era la calma che precorre la tempesta. L’inquisizione, saputa questa cattura, pretese
la consegna dei prigionieri, ai quali venne aggiunta
fra altri, il barba Stefano Negrino, di Bobbio. Tra
sferiti a Cosenza, vi stettero tre mesi, nel qual tempo
Negrino fu lasciato morir di fame, poi cominciò quella
dolorosa odissea verso Roma che Pascale narra, con
mirabile serenità, nelle sue lettere alla sposa ed a
vari amici di Calabria e Ginevra. Quattro mesi durò
ancora la prigionia nella città eterna, negli orrori dei
sotterranei di Tor di Nona e della Minerva. Si sperava, collo stancarne la pazienza, indurre all’abiura
il forte campione dell’Evangelo ; ma invano.
Finalmente, come eretico ostinato, venne consegnato al braccio secolare ed ai-so vivo, in Ponte
Sant’Angelo, il 16 settembre 1560, avendo vinto i terrori della morte con una fermezza di fede che ben
può paragonarsi a quella di S. Paolo.
Giovanni Jalla.
LUTERO IWTIMQ
Di quanti furono riformatori nel secolo XVI. nessuno più di Lutero fu scrutato e investigato, sì nell’opera sua pubblica che nella sua vita privata. Cattolici ed Evangelici a gara, tedeschi e stranieri lo
hanno sottoposto ad esame, troppe volte col preconcetto ch’ei fosse o un malfattore nell’anima e nel
corpo, od un uomo superiore, suscitato da Dio per
risanar la Chiesa e ricondurla a Cristo. Lutero quindi
fu odiato ed ammirato, vilipeso ed esaltato, sprofondato negli inferni o levato a cielo. Di questi giorni
ancora fu visto un Pio X nell’atto di sferrargli un
calcio — perchè a lui più che ad altri mirava — e...
rimetterci la ciabatta !
Dopo quanto fu scritto intorno a quest’uomo straordinario, sembrava non rimanesse più nulla ad aggiungere — che le fonti a cui attingere fossero esaurite — che « il grande eroe nazionale della Germania » fosse ornai conosciuto esuberantemente, sì nelle
Opere sue raccolte dal Reuss nel gran Corpus dei
Riformatori, si nelle innumeri biografie di lui, divulgate in tutte le lingue, — e che, sulla sua persona
pubblica o privata, nessuna maggior luce potesse desiderarsi. Ma ecco che la scienza tedesca diuturna,
paziente, tenace nelle sue indagini, ha rintracciato
ancora 4000 lettere di Lutero, le quali mancano nelle
edizioni più complete delle Opere del Riformatore,
e le ha date alla luce.
Conviene avvertire però che questa pubblicazione
non è recente se non pel fatto che il dodicesimo'volume di essa è pur ora uscito dai torchi. Il primo
voi urne apparve nel 1884, gli altri seguirono via via,
e il direttore della medesima, dott. Kaverau, ci fa
sperare che l’ultimo potrà nascere verso il 1923. Intanto, il volume pur ora messo in man degli studiosi
ci fornisce la corrispondenza di Lutero dal settembre 1538 al febbraio 1540. Esso non poteva giungere
in ora più opportuna : è una replica involontaria sì,
ma tanto più inconfutabile, alle empie calunnie d’un
Pio X e agli attacchi insensati mossi alla moralità della
vita privata dei riformatori che, intorno a Lutero,
formarono una corona gloriosa e immacolata.
“Lavila degli uomini illustri si presenta ai loro
biografi dal lato più grandioso e appariscente, e diversi ancora possono essere i punti di vista dai quali
vengono considerati. L’aspetto politico di un uomo
di Stato, l'attività sociale di un economista, l’influenza religiosa di un ecclesiastico e così via, emergono nella esposizione della loro rispettiva sfera d’azione, e non di rado a detrimento di quell’altro aspetto, di quell’altra attività, di quell’altra influenza
che costituiscono la parte più intima deH’uomo e
tolgono od aggiungono alla sua grandezza. Oh quanti
sommi troneggiano su monumenti per le nostre
piazze, i quali, dal lato intimo e privato, sarà sempre bene non imitare!
Non così Lutero. La sua famiglia non fu una corte
alla Leon X; la sua Caterina non fu tolta di dietro
le quinte; i suoi figliuoli non furono segretamente
allogati qua e là... Alla purezza dei suoi costumi, al
suo amor della famiglia ha reso omaggio lo stesso
Cantù, più di Pio X versato nella storia, con maggior
rettitudine ed imparzialità. Ora se. al buon nome di
Lutero come uomo, come marito, come padre, come
amico, le lettere di lui che si vanno pubblicando
non aggiungono altre virtù in aumento di quelle
che gli son riconosciute, queste lettere le riconfermano. Esse danno maggior rilievo alla vita giornaliera del Riformatore, alle sue abitudini domestiche,
alle sue preoccupazioni, ai suoi rapporti particolari
con le persone che lo circondavano.
In casa Lutero non si trova il focoso predicatore,
il dotto professore, il bollente controversista, il mangia-frati, l’antipapa; in casa Lutero c’è il fedel marito di Rate, il padre di famiglia, il padron di casa,
gioviale, bonario, affettuoso, volentieri scherzevole,
che terge una lagrimuccia al più piccino e gli sussura dolci parole, che tiene a freno la brigatella col
raccontar novelle o fiabe di cui sa che la fanciullezza è insaziabile; che si abbandona a tutta la dolcezza dellg^ vita domestica, qual volle istituirla Iddio
sin dal pi-incipio.
Lutero nutriva una speciale tenerezza per la gioventù che gli stava intorno, attratta dal suo carattere franco ed amabile, dai suoi insegnamenti e dall’interessamento che si prendeva dei casi suoi particolari.
Egli non si teneva pago di dar consigli; al bisogno, metteva mano all’opera. Egli racconta, in una
di quelle lettere, di essersi accorto che uno dei suoi
giovani corteggiava una fanciulla e che questa ne
gradiva gli omaggi. Era un matrimonio che si maturava; ma la madre dello sposo non ne volea sapere. Lutero intervenne: quattro volte scrisse a Frau
Schneidewin e quattro volte aspettò invano una risposta. In una quinta lettera scrisse press’a poco cosi :
« Vi si è abbastanza domandata; se voi dite di no io
dico di sì. E siccome chi tace consente, alla fin del
mese io sposerò i due giovani » — E li sposò.
Ma i giovani che più gli stavano a cuore erano gli
studenti, e fra questi i più poveri. Quanta sollecitudine per essi e quanta generosità! Egli si rammenta
di quando andava cantando ed accattando da uscio
a uscio per buscarsi un tozzo di pane, e di quali
j privazioni fu angustiata la sua adolescenza! Uno di
questi giovani dovea mettersi in viaggio e non avea
danaro. Lutero così ne scrisse ai magistrati della città
di 'Wittemberg :
« Cari signori - questo povero amico deve andarsene perchè qui muore di farne. Non ha danari per
vi aggiare e deve fare una lunga strada. Siccome è
un uomo pio e istruito, noi lo dobbiamo soccorrere.
Voi sapete che, all’infuori di costui, dò già a tanti
ogni giorno, che non posso far altro per lui. Per la
qual cosa io vi domando gli sia dato 30 monete d’oro.
Se non può sperar tanto, dategliene 20 e ne metterò 10.
Se neanche questo si può fare datene 15 ed io sborserò l’altra metà. Dio ce lo renderà un giorno ».
Un altro esempio e questo in occasione di unlutto.
Quanta tenerezza verso la famiglia afflitta e quanta
confidanza in Dio! —- « Tutti i nostri amici e compatriotti mi hanno tenuta celata la morte del vostro suocero, mio buon amico Giovanni Reinecke
con tanta maravigliosa cura, che mio fratello stesso
Giacomo Lutero e la mia Caterina, durante la mia
malattia, non mi hanno lasciato trapelar nulla di
' quel che era successo. Perciò tardi assai ho saputo
che un così brav’uomo e un così grande amico era
entrato nel suo riposo. Io mi consolo che questa fine
4
LA LUCE
sia statd così felice e santa, quantunque io non soffra volentieri una cotal pena e senta vivo rammarico di vedere che abbiam perduto un cotal uomo,
lo vi pcirgerei qualche consolazione se non sapessi
che sietii del numero di coloro di cui Paolo scrive:
Non siate contristati come quelli che non hanno speranza! lina speranza certa ci è data in Cristo il quale
ha disposto perchè quest’uomo eccellente sì coricasse
piuttosto per dormire che per morire... ». — Y.
(Da un articolo di Le Témoignagé).
Il Cristianesimo basta
fossi
Crii
da;
Se
Oesù
ticato
timento
con la s
e bastelte
mento
nere u
lici gli
< Le viii
le interpretato e applicato nello spirito di
¡sto, se fosse ben noto e scrupolosamente praJ nostri cristiani animati da un sincero senreligioso, il Cristianesimo, con la sua morale,
a filosofia, co’ suoi precetti, sarebbe bastato
.jbbe anche adesso a costituire un ordinasociale e politico perfetto, a liberare il gemano dal male che l’opprime e a render feuomini su la terra. {Cdbet nel suo libro
ai Christianisme suivant Jésus-Christ »).
ritorno olio parabola ôeî talenti
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Leggi
guenti.
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vitore,
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servo,
avesse
e tela in Matteo capò XXV, versetto 14 e se
— 10
parole
siero, 1^1
pochi ti
facciamo
quelle
f ortanti
svolgo, non la commento, non ne cavo i premaestramenti. Non ci io su che tre osservami sembrano importanti. — 1) Al servo
va avuto di più, cioè cinque talenti, e che li
tti fruttare acquistandone altri cinque, il pa« Sei stato fedele in poca cosa *• Nessuno
Wagloriarsi : anche il massimo frutto è « poca
sigli occhi di Dio. — 2) Ma ecco un che atto
a confortare noi che abbiamo ricevuto potalenti. Non ci avete mai badato ? Il padrone
Hessissime parole, encomiando il servo che
icevuto cinque e acquistato cinque, come risi al servo che non aveva ricevuto che due
(stato due : « Sta bene, buono e fedel sersei stato fedele in poca cosa, ti costituirò
olle ! ». — 3) E notate ancor questo. Il terzo
disutile, è rimproverato acerbamente. Ma se
jirodotto per uno solamente, avrebbe anch’egli
son sicuro — udite le medesime consolanti
€ Sta bene, eco. ». Com’è dolce questo penar noi specialmente, per noi che abbiamo còsi
alenti, per noi che.ne abbiamo uno solo! Oh,
fruttare quest’ uno, ed anche boi udiremo
liarole care, commoventi, ineffabilmente con
nii
ni!
Elìsa l^ighctti
I culti non sono ancora ricominciati in maniera
decorosa per la nostra famiglia cristiana ; e sembra
che già i partiti vadano richiamando l’un dopo l’altro alla Casa del Padre i pochi superstiti.
E’ venuta la volta dell’Angelo di carità della Chiesa
Valdese di Messina, la Signora
Elìsa Righetti.
La s
amore
una fedi
Non v’e
nota alli
l’accosta
profond
Scampi
lontane
che il siji
averla
risorge:
a Sè ad.
vava ili
l’affettcì
Ruffo
neficati
più che
simpatia
a lutto,
da chi
nefica.
lùa vita fu tutta spesa in manifestazioni di
verso il prossimo chiunque fosso. L’animava
le serena, edificante ed incrollabile nel suo Dio.
ra nella chiesa personalità più spiccata e più
a cittadinanza per le sue benemerenze ; e chi
iva si accorgeva subito che essa godeva d’una
a comunione col Signore,
lò al terremoto, e le sue beneficate, anche se
dalla città della morte, sentirono in breve
io cuore s’era mantenuto lo stesso. Speravamo
con noi a riordinare l’opera di assistenza nella
Ulte città ; ma una voce da Alto l’ha richiamata
un tratto. La nostra sorella in fede si trovilla alla Marina di Patti dove l’allietava
della famiglia. Alla figlia Baronessa Maria
Calcagno, al nipote Enrico ed a tutti i beche hanno perduto in lei chi era per loro
una madre, vada l’espressione della cristiana
della Chiesa di Messina, nuovamente vestita
Lo zelo dei rimasti ripari ai vuoti lasciati
svolge nel mondo celeste la sua attività be
cli
Oiov. Jalla
VALLI VALDESI
S. (iio
di ben^f
Casa
Torr^p
ronel
same dt
rente —
vanni. — Martedì scorso da le 15 in là, fiera
icenza della Società t du Printemps », alla
Idese, prò evangelizzazione.
«Ilice. — Entrambi i candidati — signori Pey^d E. Corsani — che si presentarono per l’efede innanzi al Corpo pastorale, il 17 corfurono ammessi. Le Commissioni esaminatrici
dell’operato delle Amministrazioni Valdesi al prossimo sinodo risultarono così costituite : Per la Paiola : Pastori G. Bonnet ed E. Revel ; prof. D. Jahier
e maestro L. Rostagno. — Per il Comitato : Pastori
E. Comba ed A. Jahier; prof. Coisson e maestro A.
Rivoir. — Per gl’istituti ospitalieri : Pastori D. Gay
ed E. Tron ; prof. E. Longo e sjg. Em. Tron.
S. Germano Chisone. — Spigoliamo nella Relazione
annua di questa chiesa. Il pastore, sig. Pietro Giraud,
è stato gravemente ammalato. Gli auguriamo con tutto
il cuore un ristabilimento sollecito e perfetto. Lo ha
sostituito il pastore G. G. Ribetti, a cui il Consiglio
di chiesa rende ottima testimonianza. — Un gran numero di pubbliche radunanze è stato il mezzo principale di edificazione. Vi ha anche concorso la lettura
di buone pubblicazioni e il canto sacro, del quale si
è particolarmente occupato l’insegnante sig. Long. —
Catecumeni : 47 ; di cui 21 ammessi alla chiesa. — Alunni della Scuola domenicale: 226 — Scuole quotidiane : alunni 301. — Le Finanze segnano un piccolo
ma rallegrante aumento.
Perrero. — Il 14 corrente, festa religiosa all’aperto,
per le due chiese di Perrero-Maniglia e di Villasecca,
su l’area dello storico castello di Truchet. Esortazioni
dei pastori B. Soulier e G. Bonnet ; notizie su Messina date dal pastore C. Jalla ; notizie dell’ evangelizzazione della Valle di Pragelato date dal prof. A. Jalla,
che — coi professori Falchi e G, Jalla — si è occupato di quella bell’opera.
Tal San Martino. — (G). L’annunziata riunione annua per le chiese dell’Alta Valle della Germanasca ha
avuto luogo al « Grò la guerro », domenica 21 corr.
alle 15,30. Adunanza numerosa di uditori simpatici e
raccolti. Parlarouo i pastori Grill di Rodoreito e Griglio di Frali. I signori Bonnet di Perrero e Revel di
Pramollo, della commissione del canto, rivolsero la
parola ai bambini ; il dott. Enrico Pons ci descrisse
a brevi tocchi la vita dei cotoni Valdesi nell’America
meridionale e il dott. G. Grilli di Livorno c’ intrattenne dell’opera di evangelizzazione, chiudendo il suo
dire con un caldo appello, onde i Valdesi non cessino
di consacrare i loro figli al servizio del Maestro nella
nostra patria che tanto ha bisogno di evangelizzatori.
Varii inni furono cantatj sì dai bambini che dal pubblico adulto e lo studente Micol innalzò a Dio la preghiera finale. (Riceviamo da « L. M. » altra relazione.
Troppo tardi! ®-)
Riunioni dei 15 a^oslo
Questo tradizionale convegno si tenne, per il Val
Pellice, sotto i castagni del Teynaud, sui confini dei
comuni di Torre e Villar, e fn numerosissimo.
Alle novo, il presidente G. B. Bosio legge il cap.
VII di S. Matteo e presenta, unitamente al pastore C.
A. Tron, delle riflessioni e dei consigli pratici sul
modo di edificare la casa spirituale. T. Gay, sempre
interessante, dalla storia Valdese locale cita esempi o
trae raffronti. G. Weitzecher parla delle missioni fra
i pagani e porta il saluto del venerando G. Appia, il
quale da mezzo secolo non aveva quasi mai mancato
a tali convegni, facendovi udire la sua alata spirituale
parola. E. Comba, F. Balmas e G.ni Bertinat raccontano fatti interessanti e incoraggianti dei loro rispettivi campi di lavoro, Roma, Sampierdarena, Chieti e
Diaspora Abmzzese.
A mezzogiorno termina la parte edificativa e comincia queU’altra non meno necessaria. E’ con un senso
di tristezza profonda che si vedono sparire l’una dopo
l’altra dai nostri convegni le care venerate figure che
per tanti anni no furono l’ornamento e l’attrattiva ;
ora, quelli che ieri si trovavano alla retroguardia cominciano a occupare i posti d’avanguardia.
Enrico Rivoire
Un altro convegno si è avuto a Peyrela. Vi parlarono i pastori E. Revel, B. Soulier e B. Leger moderatore su Apoc. VXl, 7-13; il prof. E. Bosio sui fatti
della storia valdese concernenti il luogo ore si era
radunati ; il pastore E. Jalla su l’opera cui presiedette per tanti anni il rimpianto sig. Augusto Meille;
il prof. E. Pons su le colonie Valdesi dell’America
meridionale ; il pastore C. Jalla su Messina caduta, e
il pastore U. Janni sul risveglio d’Italia incominciato
e tanto desiderato.
Oa\é<i$\ a ^rar>gir>$
Anche quest’anno ha avuto luogo il tradizionale
Convegno di Valdesi a Prangins, luogo pieno di memorie eroiche della loro storia. La Tribune de Oenève
ne parla con molta simpatia. Dopo un coro maestrevolmente diretto dal signor Durand, il presidente signor Benech ritrasse a rapidi tocchi l’episodio glorioso del rimpatrio. Quindi il pastore Bertalot affascinò gli astanti con un discorso briosissimo. proferito in un italiano puro e melodioso. Seguì il signor
Rostan di Losanna, il quale disse della remota origine dei Valdesi, di molto anteriore alla Riforma. Il
pastore di Zurigo, signor Secretan, ch’era tra il pub
blico, si compiacque di aggiungere alcune parole, invitando i Valdesi ad imitare i loro antenati, col rimanere uomini di fede. Il tipografo Gonin residente a
Losanna, quantunque per vincoli diversi si senta svizzero, non si scorda tuttavia d’essere oriundo delle
Valli del Piemonte: egli manifestò la sua gioia per
ritrovarsi in mezzo a rappresentanti della famiglia
valdese.
Un duetto benissimo eseguito dai signori Durand
ed Emilio Pasquet ; e poi il signor Gay di Vercelli
fece un bel confronto tra due spedizioni che si possono egualmente chiamare spedizioni di < mille » :
quella garibaldina e quella valdese; mettendo in vista
la maggior importanza di quest’ultima per l’avvenire
religioso d’Italia.
Una piacevole notizia vien data dal signor Charbonnet; un invito viene rivolto dal segretario della
Corale, signor Em. Pasquet, prò Corale stessa; e la
festa termina con un coro e con una preghiera detta dal
pastore Bertalot.
Nel pomeriggio, un familiare trattenimento nelle fresche ombre di Promenthoux.
Agli anonimi... buddisti
Tutti sanno che nessun giornale pubblica gli anonimi. nondimeno ci preme di ricordare questa notissima regola generale a quel Buddista che da Venezia ci ha mandata un’amena cartolina senza firma.
Egli potrebbe forse credere che non pubblichiamo
per timore... Si levi pure quest’illusione.
Il buddismo ad /Issisi?
La € Gazette » di Losanna recava alcune rettifiche
circa ai buddisti di Novaggio. Nyanatiloka sarebbe un
filosofo ed un eminente filologo. Avrebbe lasciato Novaggio e si troverebbe ospite presso un amico ed ammiratore; ove attenderebbe alla versione dal pali in
tedesco dei testi buddisti. Non essendovi a Novaggio un
clima adatto a fondarvi la sua scuola, egli si trasporterebbe ad... Assisi, ove gli è stato offerto un terreno
ad hoc. Ebbe — è vero — la visita d’un pastore evangelico ; ma non è tornato al Cristianesimo, per cui
del resto prova sentimenti amorevoli.
Dunque, avete sentito ? Ad Assisi !
eÓL>mR
Non abbiamo notizie dirette da quei nostri fratelli
in fede di Bari, Cerignola, Margherita di Savoia, ecc. ;
' ma speriamo riceverne. Il dott. G. Banchetti ci ha scritto
da Corato, che — quantunque immune — si trova in
mezzo ai luoghi assaliti dal morbo; ed egli ci dice
che una qualche preoccupazione si manifesta anche
a Corato. Dio voglia preservare tutti i nostri fratelli,
riconducendo la calma in tutta quella regione veramente disgraziata.
La jYiadojina_dJ_^
La Madonna di Custonaci in qnel di Trapani fa
parlar di sè. Il popolino ignorante le attribuisce miracoli a iosa. — Una domanda e un’osservazione: i miracoli sono fatti da la Madonna o da alcune delle suo
effige sparse per il mondo ? Se li fa la Madonna (che
è una sola, non è vero?) dovunque si potrebbero aver
miracoli della Madonna. Se li fanno alcune delle sue
statue od imagini, non ci comprendiamo più nulla;
poiché l’Evangelo ci ha abituati a credere che la materia è materia, che la religione dev’ essere unicamente spirito e vita.
Si racconta dunque che il quadro della_ Madonna
di Custonaci abbia fatto miracoli da tempi immemorabili. Onde la gelosia dei paesi circonvicini. « Dal
suo ricetto abituale, il quadro miracoloso venne lungo
i secoli, di quando in quando e a intervalli irregolari, solennemente trasportato su la vetta dell’Erice
— attuale Monte S. G'uliano — e ciò per cansare i
danni della siccità, delle locuste, della peste, della
guerra o del terremoto. Soleva restare al oapoluogo»
così continua a narrare il Giornale d’Italia * fino a
che il cielo aveva dato indubbio segno di aver esaudito le preghiere degli Ericini, e quindi in mezzo a
grandiose feste gratulatorie era ricondotto alla sua
sede primitiva ».
Dunque : scopo interessato ; feste destinate ad attirar gente e a procacciar danaro. Che superstizione!
e che sacrilego commercio !
Che è avvenuto in questi giorni ? Lo diciamo in
due parole, chè non mette conto di rubar troppo
spazio per roba di questa specie. Il comune di Monte
voleva il trasporto. Custonaci si è opposto. Inde irae.
Anzi un tumulto, una rivoluzione, una vera guerra
civile, ohe avrebbe prodotto chi sa quanti guai, senza
l’intervento dell’esercito.
Ma fino a quando, o, preti, vorrete lavorare alla
rovina d’Italia? La colpa è vostra! Siete voi i maestri
di superstizione. Che fate voi per illuminare il popolo?
E basterebbe una parola vostra ! Che responsabilità I
Non la sentite ? Ah, disgraziati ! E intanto il popolo
spiritualmente perisce, lontano da l'Evangelo, che è
spirito e vita e morale e amore, e non lotte fratricide,
non fanatico e interessato culto di un po’ di tela e
d’una cornice. Che responsabilità 1
Vendesi Storia Universale Onken, illustrata.
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece di
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luce ».
“ Splendida occasione :
5
LA LUCE
OLTRE LE ALVI E l flflRl
Svizzera
Neuchâtel. — Il Consiglio di Stato ha concesso la
libera docenza, presso 1’ Università, al missionario
■dell’Affrica del Sud, sig. Enrico Junod; il quale farà
un corso su « la vita psichica d’una tribù bantu ».
Francia
Montauban. — La Vie Nouvelle parla con venerazione del rimpianto nostro signor Augusto Meille.
Guiana francese
Secondo la Vie Nouvelle^ il pastore Cazalet ha fatto
un’opera eccellente presso i poveri forzati della Guiana •
Stanco e sfinito, adesso ritorna in patria. Sarà sosti
tuito dal pastore Alfredo Martin, ex missionario a
•Congo.
Cina
Foochow. — Un giudice piglia sul serio le leggj
contro l’oppio. Egli gira per la città travestito e pe■netra ovunque, per scoprire i trasgressori.
Il Courrier e rEocichca
Il Courrier de Genève clericalissimo ha pubblicato
e ripubblicato l’Enciclica. La quarta edizione « con
una risposta dottrinale e storica » del Courrier ag}i...
« ingiusti assalti » (come l’editore si esprime) contro
l’Enciclica stessa per parte degli Evangelici di Ginevra, la quarta edizione — diciamo — sotto forma
d’opuscolo fu presentata in omaggio a Pio X, che ha
datto ringraziare il donatore per mezzo di una lettera
in francese firmata Merry del Val. Il Courrier naturalmente va in brodo di giuggiole.
L’idillio deH’abate Uogt
^ -----------------©_----------
L’abate Vogt di Friburgo ha scritto un opuscolo vi
rulento di 38 pagine in risposta alla conferenza del
prof. Fulliquet di Ginevra intorno aH’Enciclica membranda. E adesso in un opuscolo di 27 pagine sotto il
titolo : « L’Idillio dell’abate Vogt » il prof. Fulliquet
ribatte gli argomenti del suo contraddittore, esponendo
rapidamente 12 tesi, su le quali egli si dice pronto a
tenere quante conferenze pubbliche occorressero. Ecco
le 12 tesi brevemente riassunte : 1) Il valore morale
dei Riformatori è pari almeno a quello dei Papi ; 2)
Secondo l’Evangelo, le opere (indispensabilissime) hon
servono se non a manifestare l’intima vita religiosa;
3) La confessione auricolare richiede più sapienza é
più delicatezza che i preti in generale non posseggano,
ed è un’arme di dominio e un ostacolo alla comunione
diretta tra Taiiima e Dio ; 4) La Riforma non poteva
venire da la Chiesa stessa, come provano i tentativi
falliti dei Concilii di Costanza e di Basilea; 5) E’falso
che i moventi della Riforma ginevrina fossero meramente politici ; 6) Il carattere morale dei Riformatori
non fu negato da Cattolici eminenti nè può esser negato da chi consulti imparzialmente e obiettivamente
la storia ; 7) Non è vero che il Dio dei Cattolici romani e il Dio dei Cristiani evangelici sia il medesimo;
non ostante le formule somiglianti, c’è grande differenza;
in quanto che nel Cattolicismo la Chiesa è mediatrice
indispensabile tra l’uomo e Dio ; mentre il Cristiano
evangelico crede in un Dio che non ha abbandonato
il genere umano nè prima che apparisse la Chiesa nè
fuori di essa, e che Dio tanto più grandeggia quanto
più la Chiesa scema di importanza ; 8) L’unità visibile,
esteriore, amministrativa, che richiede prima d’ogni
altra cosa l’accettazione dell’autorità papale, è una falsa
unità ; la vera è essenzialmente morale e spirituale e
deriva da l’unione intima di ciascun’anima con Dio e
con Gesù Cristo ; 9) Il prete cattolico romano — intermediario inevitabile tra l’uomo e Dio — è un personaggio preso a prestito dal paganesimo e dal giudaismo ; il pastore evangelico è un uomo che s’è consacrato in modo speciale alla religione, e che presiede
all’associazione delle anime pie, e che offre a tutti l’ausilio della propria conoscenza, delle proprie simpatie
e delle proprie preghiere, senza alcuna pretesa sacerdotale ; 10) La Chiesa cattolica romana consente al solo
clero lo studio diretto della S. Scrittura ; la Chiesa cristiana evangelica ne raccomanda l’edificante lettura a
tutti i fedeli; 11) 1 Riformatori hanno conservato e
vivificato tutte le dottrine conciliabili con la Parola
di Dio, e non hanno abbattuto vecchie istituzioni ecclesiastiche se non per rimediare a disordini morali ;
12) Lo spirito umano non tollera ormai più un’autorità esteriore, opprimente, non discutibile ; ma vuole
un’autorità pedagogica, che l’inizii alla verità, assicurandogli in pari tempo la libertà.
Il
avvelè
consa
nate,
ancor
non
zìone
nvvcknato da UQ’ostia
{parroco di Rebeuvelier (Giura bernese) è stato
nato mentre diceva messa, a cagione di un’ostia
jrata. Anche le altre ostie erano tutte avveleII Christianisme aggiunge che « non si conosce
k l’autore dei delitto, che rende inverosimile, per
dir mostruosa, la dottrina della transustanzia
Una nuova biografia di Wesley
Oltire alla nota biografia scritta dal venerando pastore
Lelièvre, si possedeva in francese una assai lodata vita
del grande risvegliatore religioso Wesley in due volumi dovuta alla penna di Elia Halévy. Ed ecco che
ora — dopo soli altri 4 anni — si annunzia una nuova
opera sul Wesley, la cui prima parte, concernente la
giovinezza di lui, è già apparsa. L’autore è Agostino
Léger dottore in lettere. Questo importante lavoro sarà
probabilmente tradotto in inglese.
nu
il
Le
un
He, ai
que
nuovo
anche
(Marc
mero
nostri
vadan
zio ne
amico
e indi
rendo
UlÌ IlUOVO QUOTIDIBIÌO FHflNCESE
Témoignage saluta con simpatia l’apparire di
ovo foglio quotidiano intitolato La Démocra.
iigurandone molto bene alla Francia, quantunTémoignage non partecipi a tutte le idee del
giornale. Che ci sia da sperarne bone, si vede
da queste poche calde parole che il direttore
Sangnier) scriveva in un articolò del primo nu(17 agosto) : • Esean dunque ogni mattina dai
torchi dei fogli, che, percorrendo il mondo,
o seminando l’Idea, facciano germogliar l’ae consolino e rallegrino non solo come un
fedele d’ogni giorno, ma rafforzino le volontà
irizzino le energie verso un scopo sacro, favol’opera della Democrazia „.
Évanselizzando sotto uaa tenda
La tenda d’evangelizzazione sorge nella città francese di Annecy. — Uditorio numerosissimo, appartenente a tutte le classi sociali, e rispettoso. Con religioso silenzio si ascolta la preghiera. Segni d’approvazione e desiderio di conoscere l’Evangelo. — Il periodico clericale la Croix de Savoie ha denunziato le
prediche notturne •, ma invano.
uhpi nuoufl FORmn di coLunniR
La Dépêche di Toulose — secondo dice la Vie Nouvelle — ha di recente pubblicato un articolo diffamatorio contro i missionari cristiani evangelici in Cina,
accusandoli di insegnare ai loro proseliti ohe Gesù
dal Getsemane alla casa del sommo sacerdote Anna
(o Anania) cadde 7 volte ; ohe gli si sputò addosso 64
volte ; Ch’Egli mandò 109 sospiri durante l’agonia ;
che sparse 230 mila gocciole di sangue » e altre sciocchezza consimili a uso giornaletti cattolici clericali.
__Il pastore Camillo Rabaut ha scritto alla Dépêche
una lettera di protesta, che la Dépêche non... ha inserita.
La pena di morte in Francia
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La
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sioni
— per
faccia:
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pena
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se...
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morte
certo,
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condà
grazia concessa dal presidente Fallieres a favore
uni condannati a morte ha riaccese le discusintorno alla pena di morte. C’è chi propone che
ragioni di morale pubblica — le esecuzioni si
no in ogni modo... a porte chiuse. — Diremo il
parere in due parole. Noi siamo contrari alla
di morte. Si sostiene che la pena di morte è
If¡cabile: 1. se veramente meritata; 2. se riesca
ezzo a ridurre il numero dei delitti. Sta bene :
Ma questi » se » reggono ? Come esser sicuri
la « veramente meritata » P Si pensi ai frequenti
giudiziari. E’ forse provato che la pena di
sia più efficace della condanna a vita ? Oh,
la presente indulgente debolezza dei giudici è
vevole assai. Condanne severe occorrono, ma
nne che si possano —ove bisogni — riformare.
se,
Sotti
trista
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pata
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già p
pare
qùe
e così
i depà
come
cina
POVERACCIO !
;o questo titolo, la Vie Nouvelle riferisce che il
■mente famoso Augagneur ex... viceré di Madagaottenuta una lauta pensione, per essersi sciusalute durante il suo soggiorno inquisitoriale
sttr’anni nell’isola. In quei quattr’anni egli s’era
lappato un milioncino, senza contare — a quanto
le spese di tappezziere, mobilia, ecc. Quantunrovinato in salute, si è fatto eleggere deputato;
li piglia 15 mila franchi l’anno, perchè in Francia
.tati sono pagati. Poveraccio! fa compassione,
vi avvedete, e ci voleva proprio una pension¡;>er quel buon uomo.
GII artisti lirici francesi insegnano
Gli artisti lirici francesi hanno costituito un < sindacato > che fin da la sua prima seduta ha risoluto
di operare una vera rivoluzione nelle sale di concerto e nei caffè, proscrivendo le canzonette sudice e
i gesti turpi. Uno degli artisti esortò, tra gli applausi,
i sonatori a non accompagnar più le canzonette oscene.
Si assicura — dice la Semaine — che un generoso
anonimo sarebbe disposto ad offrire fino a 500 mila
lire, per la costruzione di una sala da concerti, ove
si rispettasse la morale e l’operaio potesse condurre
col cuor tranquillo la propria famiglia.
IL PADRE GIACINTO IN DUE PENNELLATE
Le pennellate sono di quello stesso Gastone Riou,
di cui nel numero scorso riproducemmo un cenno
sul Modernismo. Ecco com’egli abbia dipinto il Padre
Giacinto. < Nella Chiesa, era tormentato da la brama
di libertà che non aveva ; fuori della Chiesa, è tormentato dà la brama dell’autorità che non ha più ».
(Da la Vie Nouvelle)
IL CONGRESSO CATTOLICO D’AUGSBURGO
Togliamo dal Giorwaie d’/iaiia e lasciamo agli equanimi e intelligenti lettori la cura di farei commenti
opportuni.
€ Oggi ad Augsburg si è aperto il Congresso annuale
dei cattolici tedeschi — quello che in Germania si suol
chiamare, con una punta di ironia : » la parata nera ».
L’adunanza dei cattolici quest’anno presenta uno
speciale interesse perchè vi sarà, naturalmente, discussa coù molto calore e molta larghezza la questione
deU’ormai famosa enciclica Editae saepe, ed i cattolici intendono probabilmente prendersi una specie di
rivincita dèi fierissimi attacchi cui furono fatti segno
dai protestanti indignati per la enciclica. Si attribui
sce anzi al cardinale Fischer di Colonia la idea d
proporre un pellegrinaggio speciale di cattolici tede
schi a Roma come per compensare il Vaticano dei do
lori inflittigli dalla Germania in questi ultimi mesi
a causa dell’enciclica.
Questo movimento di reazione fra i cattolici tedeschi cominciava già a manifestarsi da qualche settimana. Varie volte infatti sono avvenute in parecchie
città della Germania distribuzioni clandestine di migliaia di esemplari dell’enciclica Editae saepe tradotta
in tedesco. E come la diffusione dell’Enciclica in Germania era proibita anche pel suo testo latino, è ben
chiaro il significato di questa traduzione e di questa
stampa che i cattolici tedeschi hanno voluto farne
dandole una così larga diffusione.
Oggi noti si è avuta che la cerimonia di apertura,
svoltasi col solito fasto e la solita grandiosità. Domani
cominceranno le discussioni che saranno in parte pubbliche, in parte secrete e che si prevedono assai movimentate dato lo scottante tema dell’Enciclica che ne
formerà il soggetto predominante.
Così il carattere di questo 57. congresso annuale dei
cattolici di Germania sarà in certo qual modo antiprotestante, sebbene il proclama del congresso stesso
noti con calde parole la necessità di una stretta unione
fra « tutti i credenti cristiani » per la lotta contro gli
increduli e contro i rivoluzionari ».
“La Passione,, a Oberammer^au
Il Témoignage ha un bell’articoletto su questo argomento. Lo riassumiamo nelle seguenti parole.
La rappresentazione della Passione,, che prima si
faceva ogni anno e che ora si fa ogni dieci anni, ha la sua
origine storica in un voto della popolazione di Oberammergau liberata da la peste nel 1633. L’articolista
vi ha assistito il giorno 7 di questo mese d’ agosto.
La sala può contenere 4300 persone sedute, le quali
pagano da due a 20 marchi (da L. 2,50 a L. 25) a testa.
Le rappresentazioni sono 31, ma se aggiungono delle
altre spesse volte, a sodisfare nuove richieste. Lo spettacolo dura da le 8 alle 12, e dalle 14 alle 18. — Il
dramma comprende 3 parti ; 1) da l’entrata trionfale
di Gesù in Gerusalemme alla cattura; 2)da la cattura
alla condanna; 3) da la condanna alla morte, alla risurrezione e all’ascensione. 11 tutto è diviso in 18
scene, con 18 prologhi del coro accompagnato da eccellente musica. Le 18 scene sono intrammezzate da
24 quadri viventi che raffigurano fatti dell’Antico
Testamento. L’azione è costituita di dialoghi e di monologhi, talora riprodotti con vera arte. L’articolista
si mostra pieno d’entusiasmo.
Il Nlilesbo di Germania
Il prof. Drews, quel bel tipo che nega 1’ esistenza
storica di Gesù Cristo, ha incontrato opposizione energica in tutta la Germania, per parte anche di persone
tutt’altro che tenere dell’ ortodossia religiosa. — Nello
varie conferenze in contraddittoria, il Drpws ha finito col mostrarsi per quel che è in realtà : cioè un dilettante di teologia discretamente ignorante. Specialmente il prof. Gunkel a Darmstadt e il prof. Weinel
di Jena seppero tappargli la bocca... co’ fiocchi.
6
6
Lo 5choitz«:r e rCnckIíca
Il modernista prof. Sclinitzer
governo bavarese in oss
testé dimesso dal
lequio alla S. Sede — si è espresso apertis verbi» cii’ca all’Enciclica, dicendo che
il papa non ha diritto di scagliarsi contro la (supposta) corruzione dei protestanti del secolo XVI ; essendo
che in nessuna parte del globo i costumi eran più depravati che nella diocesi ove S. Carlo Borromeo imponeva la più pura ortodossia cattolica. La Semaine
fa notare che nessun critico — nemmeno evangelico
— ha mai parlato tanto
zer contro le condizioni
tempo della Ritorma.
Le missioni
Nei Sozialistische Monatshefte, un socialista, Ger
hard Hildebrand scrive
Missioni. I rappresentanti del Materialismo storico
credere, come credono inno alleate coi governi in vista
della conquista e dello siviluppo coloniale. Non è così;
anzi tutto il contrario, ]30ichè i missionari nella loro
da la politica coloniale, che
staccio. La loro operosità si
all’ordine di Gesù ; « Andate e
popoli ». Questo^ è vero specialangeliche; poiché, quanto alla
— egli dice — possono
fatti, che le Missioni sia
opera ricevono danno
spesso riesce loro di o
ispira unicamente
ammaestrate tutti i
mente delle Missioni ev
Chiesa cattolica, essa ha un concetto fermissimo del
Regno di Dio su la ter
naturale di appoggiarsi
Florence
Nightingale, Tángelo di
anglo-sassone Longfello
colo nella famosa ode
memoria. L’eroica don
dell’opulenza per socco
infaticabile sui campi
capo alla Croce Rossa
miglia a Embley Park
schiva dei piaceri mon
il suo tempo a visitare
acquistato una sicura Conoscenza
da darsi ai feriti.
Negli ospedali incontrò la
che da anni andava pr
LA LUCE
I
chiaro quanto il prof. Schnitdella Chiesa nell'Italia del
cate da un socialista
ottime, giuste parole su le
r|ra, e però le riesce cosa piu
al braccio secolare. Le Missioni sono una prova dèlia straordinaria vitalità del
Cristianesimo, e la loro storia nel secolo XIX é quella
del più grande sforzo collettivo di sacrifizio e di
abnegazione che il genere umano abbia mai visto.
Veramente, oggi la viti
meno difficile.
a del missionario si é fatta
Nightingale
fondatrice di tutte le moderne istituzióni che fanno
nternazionale, là Nightingale
prima di essere morta era già una figura di leggenda,
il silo nome destava nel cuore di ogni inglese palpiti di spontanea ammirazione e gratitudine.
Infermiera perfetta.
iie a Firenze da genitori inI genitori le misero il nome
Òsa lasciò l’Italia in giovanis
La Nightingale nacq
glesi il 12 maggio 1820.
della città nativa, ma
sima età e passò Tadolóscenza nella casa della sua fa
nel Hampshire. Da giovinetta,
dani e religiosissima, dedicava
gli ospedali e in breve aveva
dei primi soccorsi
tornato in Inghilterra,
condizioni si trovassero
Peel, primo ministro elei
la Nightingale, chieder
si recò verso la Crimea.
1854 e trovò i primi ospedali
veri inferni. Con incredibile
bile alacrità, la Nightir
medici dotò Scutari di
medesima alacrità e coi
di battaglia di Crimea
avevano imparato a venerarla come un
suo sorriso era passato in leggenda e fra
in Crimea si cantavano in coro intorno
canzonette nelle quali
netta inglese venuta a
inevitabile morte.
Tutta l’Inghilterra, tiitte le anime caritatevoli di
ogni parte del mondo [ùangono la morte di Florence
bontà che il grande poeta
jW celebrava or fa mezzo seche tutti gli Inglesi sanno a
laa volle rinunziare agli agi
ìrrere i feriti/’Iiistancabile e
di battaglia della Crimea, la
celebre Elisabetta Pry,
rbelamando sui giornali e dalle
tribune dei pubblici cc inizi la necessità di organizzare delle squadre di infermiere allenate al loro duro
ufficio con metodi razionali. La Nightingale fece sua
il prestigio della propria eloquenza seppe fare sì abile propaganda ebe pochi anni
dopo, nel 1853, quande, durante la guerra della Crimea, il generalissimo delle forze inglesi, lord Russell,
descrisse in quali terribili
i soldati inglesi, Roberto
Regno Unito, chiamò a sé
Bndole di andare in Crimea a
riparare la situazione ohe per consenso unanime era
indegna di un’epoca civile.
La Nightingale accettò con entusiasmo l’arduo compito. Scelse 37 donne tutte abili infermiere e con esse
A Scutari era nel novembre
militari che erano dei
energia, con infaticaingale raccolta una squadra di
due ospedali moderni. Con la
7n la medesima sollecitudine la
Nightingale continuò la sua opera in tutti i campi
dove si fermò per due anni.
I feriti, al cui letto ])assava tutte le ore del giorno,
angelo. Il
le truppe
ai fuochi
l’eroina era la piccola giovisalvare i suoi conterranei da
Onori trionfali.
La notizia della sua opera giungeva intanto in Inghilterra. La Regina Vittoria le scrisse nna lettera
cordialissima, e a Londra, nei quartieri poveri, dei
poeti improvvisarono odi e poemi in sua lode, che
furono stampati e venduti a milioni di copie.
Quando nel 1857 la Nightingale tornò in Inghilterra
su un piroscafo francese rifiutando di compiere il
viaggio sull’incrociatore che il Governo britannico le
aveva offerto, gli Inglesi le prepararono accoglienze
trionfali.
La regina esprimendo i sentimenti universali le
donò un gioiello magnifico, appositamente disegnato
dal principe consorte, coronato da tre fulgide stelle
di diamanti.
Un pittore la rappresentò mentre avanti al letto di
un soldato ferito faceva schermo con la mano alla
lampada che sorreggeva, per impedire che i raggi ferissero la vista del sofferente. A questo quadro si ispira Longfellow nella sua celebre ode.
Poi venne la proposta di una sottoscrizione nazionale che fosse come un tributo di tutti gli Inglesi alle
virtù dell’eroina. La proposta fu accolta da ogni parte
con entusiasmo. In pochi mesi fu raccolta l’enorme
somma di 1.250.000 lire che fu offerta alla Nightingale.
Ella però rifiutò di accettare quel danaro e pregò che
venisse utilizzato fondando una scuola per infermiere
annessa .a un grande ospedale.
Da quella magnanima donazione ebbe origine la
scuola Nightingale annessa all’ospedale di San Tomaso,
che per mezzo secolo ha dato al mondo le migliori
infermiere che si conoscano.
Poco dopo quel tempo, la Nightingale fu colta da
una grave malattia che le impedì di continuare nel
suo apostolato sul campo di battaglia del mondo, ma
fece numerose pubblicazioni sulla necessità di riformare gli ospedali in India e nel Sud Africa.
L’onore supremo le fu conferito nel 1907, quando
re Edoardo concesse a questa donna meravigliosa la
croce del merito inglese, non mai prima concessa ad
una donna. Contemporaneamente il lord Mayor delle
City di Londra le concesse la cittadinanza onoraria. (Dal
Corriere della Sera).
Qualche particolare ancora.
La Nightingale era cristiana evangelica. Ell’è morta
il 13 corrente, alTetà di 90 anni e più, dopo una setti- j
mana di malattia, nella sua casetta di Park-lane in ^
Londra. Sua madre era la figlia di quel William j
Smith che, alla Camera dei Comuni, aveva strenua- j
mente favorito le'idee del celebre filantropo Wilber- i
force. Florence Nightingale, assai colta, conosceva un ’
po’ di tutto: latino, matematica, lavori femminili, \
pittura, musica, lingue moderne, medicina. Nel 1845 j
intrapprese, coi genitori e una sorella, lunghi viaggi
in Francia, in Italia, in Egitto, in Turchia, col pensiero già tutto volto all’opera degli ospedali, che doveva divenire l’opera della sua vita. Fece il suo tirocinio a Parigi, presso le Suore di Carità, nel 1849,
e presso le Diaconesse evangeliche di Kaiserswerth. '
Fondò quindi a Londra un ospizio per le istitutrici
inferme. Molte delle infermiere che l’accompagnarono
dipoi in Crimea appartenevano alle classi più alte
della società inglese; e 10 erano monache cattoliche
romane. A Scutari fu accusata di proselitismo evangelico; fu violentemente assalita dal colera; lavorò
per venti ore consecutive, in certi giorni; eppure —
nonostante la gracile costituzione — resistette vittoriosamente ai guai e alle fatiche. Fu di poi largamente ricompensata da l’affetto dei beneficati. Nelle
ambulanze militari, i soldati, quand'ella passava, ne
baciavano l’ombra. Rimase là fino alla fine della
guerra e non tornò in patria che nel 1856. Il Sultano
le offrì un braccialetto di gran valore. Il resto ce
l’ha già raccontato il Corriere della Sera.
Da qualche anno menava vita ritirata, da inferma,
spesso in letto. Lascia alcune pubblicazioni, tra cui
il lavoro Notes of Nursing pubblicato 50 anni or
sono.
II Congresso per la pace a Stoccolma
Ecco una notizia carina, che — se non erriamo —
i giornali quotidiani d Italia non hanno riferito. Nella
domenica che precedette il Congresso, si tennero culti
speciali non solo nelle Chiese evangeliche, ma anche
nella Chiesa cattolica e nella Sinagoga. La sera poi,
grande assemblea in una delle Chiese evangeliche,
con discorsi del ben ngto pastore Mohn dell’Aia e di
altri.
rÌÌflÌLÌlÌDDEBHI DELL’EVflìÌBELD
Il missionario evangelico Groh della Società di Basile» descrive un suo viaggio nel paese degli Ascianti,
che non molti anni or sono erano straordinariamente
feroci e sanguinari. L’Evangelo li ha trasfigurati. In
luoghi, ove i ricordi del sangue sparso sono tuttora
vivi, sorge una bella cittadina all’europea, con vie
spaziose, con solidi edilizi e le campane invitano
lietamente i fedeli ad assistere al culto < in ¡spirito
e in verità ».
Cip rirT)cdio contro \a lebbra
Il missionario cristiano evangelico Delord, che evangelizza gl’indigeni dell’isola Marè, avrebbe — secondoVEclaireur — scoperto un rimedio contro la lebbra.
Pare ohe le molte esperienze fatte su infermi in cui
il morbo non era troppo avanzato siano veramente
riescite. Il Delord, ohe sta per tornare in Europa,
intrapprenderà un viaggio in Palestina e nell’India,,
per applicare il suo trovato negli ospizi dei lebbrosi
di questi due paesi.
M © © D ’V’
La convcrjione.
Il direttore della scuola domenicale di Monte Vernon era un cristiano genuino, che si prendeva gran
cura dei propri alunni, mirando al loro benessere spirituale e alla loro salvezza. Dwight Moody — il nuovo
alunno, tanto ignorante e tanto freddo — gli dava
molto pensiero e lo teneva sossopra ; e però si risolse
ad andare da lui, per parlargli a quattr’occhi con la
speranza di ridestare quell’anima assopita.
Era l’inverno 1854-’55. Dwight Moody stava per compire i diciott’anni. Un giorno, il Direttore andò a vederlo nel magazzino dove lavorava, con l’intenzione
di dirè al giovane inconvertito una parola paterna,
ma franca. L’episodio è importantissimo, e sarà bene
che lo lasciamo narrare per quant’è possibile dal Moody
stesso. Il Direttore « mi pose una mano su la spalla
e tenne a lungo il suo sguardo fisso nel mio, mentre
mi ragionava dell’anima mia e della salvezza. Io T ascoltavo attentamente, e, quand’ebbi scorto una lacrima
brillargli negli occhi, mi sentii tutto commosso. Anche adesso benedico Iddio per quella lacrima, che per
me forse fu il primo veramente efficace eccitamento
verso una vita nuova. In quel momento pensai : se
un altro può provare per la mia propria anima tanta
sincera sollecitudine, a segno da piangerne, che cosa
non dovfei provarne io stesso? Lui sente il peso de’
miei peccati, ed io invece non me ne sono mai dato
nessun pensiero ! «
Il Direttore non gli parlò solamente del peccato ;
gli parlò anche dell’amore del Salvatore; e quell’anima, già più o meno apparecchiata e scossa, finì
con Taprirsi alla fede: ad una fede straordinariamente giuliva. La mattina seguente, uscendo di camera « dopo essersi per la prima volta confidato al
(^•isto’» egli aveva il cuore sì gonfio per la ¿loia da
parergli che » il vecchio sole possedesse splendori
più vivi del consueto e gli sorridesse». « Andai » egli
racconta « andai a passeggiare fuori alla campagna,
e avrei detto che gli uccelletti avessero intonato tra
il folto degli alberi un inno proprio per me. Lo credereste? Sentivo d’amare quelle piccole creature;
mentre che prima non ci avevo mai nemmeno badato. Tutto il creato m’empiva l’anima di tenerezza.
Non provavo più rancore di sorta contro nessuno; e
avrei voluto stringermi sul cuore tutti gli uomini ».
Egli esperimentava per la prima volta quel che il
Salmista chiama il ® gaudio della salvezza ».
« Dopo averlo assaporato » continua il Moody « stimai quella letizia essere la maggiore ch’io avessi mai
avuta e che potessi mai avere ». — L’amore del Cristo
l’aveva vinto e conquistato. Lo dice egli stesso: « Il
suo amore fu quello che vinse il mio cuore ». — Si
sentì rinnovato. Più di vent’anni dopo, diceva^
« Tutti gl’increduli del mondo non riesciranno mai
a persuadermi ch’io non abbia adesso uno spirito
diverso da quello che
venissi cristiano ».
adesso uno
mi animava avanti ch’io di
ABBONAMENTI PAGATI. - Scuderi Vincenzo — Bernardi Pilade. — Fed Andrea. — Introna 3av. — Pnns A.
B. _ Luzzani Giovanni. — Cocco Nicola. — Grill France
sco. — Grill Giovanni. — Barus Pietro. — Sostan G. S. —
Grill Enrico. — Matheson Donald. — De Galleani contessa
A. - Conte Nicola. — SaWaggio C. — Di Tommaso F. Marotta N. — Alice A. Krebs. — Monnett P. E. — Napoli
Bruno Bruni. — Ribetti Dr. G. T. — Del Negro Do- Fantucci. — Peano. — Rocchi Dr. (Firenze). — Ra
V. nato.
picavoli A. - Ruffo Dr. A. — Minutilla A, — Grill Etienne.
— Melodia Vincenzo. — Del Bufalo Gaetano. — Manini Augusto. — Unione Evangelica, Venezia. — Casarini Riccardo.
Bignone Attilio. — Valentini F. — Langmesser Elisa. —
Gibson (anche pel 1911). — Di Domenica Angelo — Gevroz
Claudio. — Smyth Virginia. — Browne Miss R. — Forneron David. — Long Benjamin. — Long Santiago. — Impali Salvatore. — Bruno Giuseppe. — Nanni Deimiro. —
L’Istituto Evangelico Femmiiliie di Firenzo
cerca insegnante elementare interna. Rivolgere domanda al detto Istituto, Via del Gignoro, 15 — Settlgnano (Firenze)._____________________
Domenico Giocoli, gerente responsabile________
Tipografia dell’lBtituto Gould, Via Marghera 2, Rom»
7
LALUCE
Auri Sacra Fames
(La tormentosa fame dell’oro).
Pagare Taffitto ia casa sua, troppo ripugnava alla
«ua fierezza di patrizio genovese : andare altrove,
peggio di peggio: non restava che ridursi alla campagna. Il palazzo della tenuta «la Pellegrina» ritornò
ad essere abitato. I contadini, avvisati per tempo, diedero aria alle camere e alle sale, spalancarono per
una volta tanto tutte le finestre dell’immenso fabbricato, anche quelle che non si aprivano da anni ;
fecero un po’ di polizia generale, distrussero le tele
di ragni venerabiii per età e per sapienza geometrica,
quindi aspettarono il padrone.
Questi venne, triste in faccia come una porta di prigione e mise su casa alla Pellegrina. Un calesse guidato da un giovane contadino l’avrebbe ogni giorno
portato in città, e, ove occorresse, ricondotto alla Pellegrina. Il marchese Filippo De Paoli diventò un gentiluomo di campagna.
Egli aveva venduto il palazzo di città -a cancello
chinso, e non ne aveva tolto mobile o quadro che si
riferisse alla storia dei suoi antenati. Non toccò nulla.
Vendette tutto, persino gl’indumenti muliebri di broccato e d’oro che avevano appartenuto a sua madre o
alla defunta consorte. Fece una sola eccezione. Riempi
sette grandi bauli di carte manoscritte, le quali in
parte riguardavano la storia, l’amministrazione e la
vendita delle tenute già alienate, e in parte si riferivano agli affari trattati col signor Giuseppe Olden.
I documenti riguardanti la tenuta della Pellegrina
erano piuttosto numerosi: occupavano da sè soli un
mezzo baule.
Il marchese Filippo arrivò alla Pellegrina con due
fermi propositi nel cuore : di lavorare alla ricostruzione della sostanza perduta e di far vendetta contro
la famiglia Olden.
Alla Pellegrina avrebbe recato ad effetto il suo disegno infernale. Intanto, però, la famiglia De Paoli
cessava di far parte praticamente della nobiltà genovese.
Le anime degli antenati potevano recarsi al funerale della propria casa: il marchesino Alberto era
perduto nel Bowery di New York, e il padre dimenticato fra i monti a ridosso della bella Genova. I nemici di casa De Paoli goderono malignamente sullo '
.sfacelo della disgraziata famiglia.
XII.
Il tesoro dei diavolo.
Contiene molta serietà il detto antico che < una passione ne scaccia un’altra » : ma non è men vero che
spesse volte » una passione rinforza o suscita un’altra
passione ». L’avaro, preso dalia follìa dell’amore, potrà
qualche volta allargare gli stretti cordoni della sua
borsa : ma avviene più spesso che l’odio, aggiuntosi
all’avarizia, risvegli l’ingegno dell’avaro a maggior
forza e vigore.
Così avvenne al marchese Filippo. L’odio contro la
famiglia Olden gli aperse il cervello e gli stenebrò
1 intelligenza. Riandando col pensiero i lunghi anni
nei quali era stato il cieco strumento del furbo giudeo,
ei si accorse che ogni qualvolta aveva seguito i consigii di lui i propri affari avevano precipitato; lad, dove quando aveva fatto a sua posta, s’era cavato con
discreto onore. Per esempio : a chi doveva egli mai gli
enormi guadagni di alcuni anni prima? All’Olden forse?
Nè anche per sogno! La speculazione aveva sortito
buon esito perchè era stata pensata da lui solo. Dopo,
è vero, perdette di bel nuovo le grosse somme guadagnate : ma ciò accadde appunto perchè s’indusse a
seguire il consiglio dell’Olden contro il proprio avviso che gli suggeriva di non rischiare in valori metallurgici i propri milioni. Ma l’Olden tanto disse e
fece che lo sedusse. La fame tormentosa dell’oro l’avevtradito e rovinato.
Vendetta, dunqu», contro i perfidi giudei che l’avevano spinto al fallimento ! Ed egli ben sapeva come
effettuarla !
Il marchese Filippo De Paoli era un uomo per natura litigioso. Non vi era Tribunale a Genova dove
il nome del marchese Filippo non fosse conosciuto e
temuto. I magistrati avevano un vero spavento di
lui, perchè quando prendeva a trascinare qualche suo
nemico pei Tribunali non la finiva più. Non gli dava
requie nè giorno nè notte. Le sue liti duravano degli
anni e non finivano mai. Gli avvocati avevano fatto
affari d’oro col marchese Filippo, il quale giuocava
alla Borsa per arricchire la famiglia e trascinava davanti ai Tribunali quei molti che a suo credere gli
ostacolavano le ambite ricchezze.. I suoi nemici non
si contavano : fattori di campagna, affittuari dei suoi
poderi, inquiiini dèi suoi palazzi, agenti di cambio,
parenti più o meno lontani erano stati da lui citati
al Tribunale per rispondere di mancato pagamento
o di supposte frodi contro di lui. Il solo Olden aveva
sempre sfuggito al fato che pesava su tutti coloro che
avevano la sfortuna di trattare col marchese, perchè
egli era prudente in sommo grado e in apparenza si
sdilinquiva in amore verso di lui. Il marchese credeva fermamente all’amicizia del banchiere ebreo.
Il vecchio patrizio genovese si mise a studiare a
corpo morto i fascicoli voluminosi dove erano notate
tutte le operazioni bancarie che erano corse fra lui
e l’Olden, e trovò ampia materia per contestazioni e liti
senza fine. Questo era il suo disegno : citare la Banca
Olden davanti ai Tribunali : finita una causa, cominciarne un’altra senza darle mai requie. Le operazioni
occorse fra lui e gli Olden erano state così imbrogliate e losche, che quantunque i documenti che le
attestavano fossero tutt’altro che chiari e completi,
pure, per questa stessa ragione, ai prestavano assai
bene ad attacchi ed accuse senza ritegno. Nè d’altra
parte gli mancavano avvocati o patroni che l’avrebbero sostenuto nella lotta. Gli Olden avevano molti
nemici, tanto a Genova che altrove. La stessa loro rapida ascensione verso la ricchezza e la potenza aveva
loro creati molti invidiosi, vuoi nei circoli finanziari,
e vuoi nel mondo profano. Poi, gli Olden erano giudei,
e lui patrizio di antico casato, il che schierava dalla
sua parte molti e molti che a Genova avevano ancora
da imparare l’abici della tolleranza religiosa e civile
verso i non cattolici.
La lotta, dunque, si presentava abbastanza a lui favorevole ; ma i denari, nerbo ed alimento della guerra,
dove trovarli mai ? I buoni avvocati vogliono essere
ben pagati, ed egli non aveva denaro. Le centoventicinque mila lire ricevute dagli Olden erano appena
bastate a pagare alcuni debiti più urgenti.
Le rendite della Pellegrina erano tutte in mano dei
suoi creditori. Non gli rimaneva pel suo quotidiano
sostentamento ohe un vitalizio lasciatogli da uno zio
defunto alcuni anni prima. Se questi gli avesse lasciato il capitale e non la sola rendita, anche quello
sarebbe già sfumato.
(Continua). (8)
Prof. Giorgio Bartoli.
Per chi cambia indirizzo
Avvertiamo che da ora innanzi non terremo in
nessun conto le richieste di cambiamento d'indirizzo
per l’in terno, che non ci siano fatte per mezzo di
cartolina con risposta pagata. Inutile aggiungere
che il richiedente non deve scrivere nulla (e quindi
neppure il suo indirizzo) su la risposta.
&OÍÍO VinouBo!
Proprietà riservata — Eiprodazione proibita
— Bravi figlioli ! Bravi ! Date addietro, date addietro ! Meno male che fra voi c’è qualcuno che ha ancora un briciolo di giudizio! Su,su, coraggioI coraggio! La Madonna terrà conto della vostra buona yolontà, si lascerà piegare vedendo il vostro pentimento
sincero,echi sa... chi sa... Fede ci vuole! Pentimento
c fede ! Preghiera e pentimento... preghiera soprattutto... Non vi stancate di pregare... Pregate in ginocchio tutta la notte, battendovi il petto... Bravi, bravi!...
Così va bene! Indietro, indietro... — E nell’entusiasmo,
nel calore del trionfo insperato il prete gesticolava,
si dimenava, si scontorceva, si sporgeva con tutto il
busto fuori del terrazzino, stendendo le braccia in avanti come per aiutare la ritirata, come per spingere,
come per incalzare i ritrosi.
Indietro, indietro, adagio, adagio, in giù in giù...
Tutte quelle teste, tutte quelle spalle, tutte quelle torce
retrocedevano e si allontanavano l’una accanto all’altra, producendo uno strano effetto nella cupa notte,
come di una enorme, unica cosa che si spostasse, come
d’un mostro fantastico dai mille occhi fiammanti, che
si avviasse verso un abisso.
Giunta sullo stradone, la folla si arrestò, e si distese
torno torno alla piccola altura del presbiterio, chiudendolo come in un semicerchio di fuoco.
Don Zaffi^stette a guardare ad occhi spalancati quello
strano spettacolo, finché potè supporre che non ci
fosse più nessuno nelle immediate vicinanze della casa,
poi con voce tonante gridò :
— Bravi ragazzi ! Ora tutti fermi e in ginocchio, in
ginocchio tutti!
Tutte le torce ei abbassarono d’un sol colpo: il popolo di Pietraviva era in ginocchio.
— Pregate ! —- urlò Don Zaffi. •— Pregate, pregate !
Recitate il rosario, recitatelo venti volte se occorre...
Non vi stancate, non vi movete». Pregate, pregate...
Coraggio e fede 1...
Gli risposero alcune voci isolate : « Viva Don Zaffi !
Viva la Madonna ! » poi tutto ricadde nel silenzio.
Rientrato nella stanza, il prete si buttò lungo disteso sopra una poltrona e, gettata la testa all’indietro
(
e levati gli occhi mezzo stralunati al soffitto, diede
principio ad una tal serie di . Uf ! Uf ! Uf ! » uno più
sonoro e più prolungato dell’altro, che per cinque mi
nuti impedì agli astanti di pronunziare una sillaba
Allorché egli ebbe sfogato abbastanza tutta la bile ac
cumulata da un’ora nel largo petto di giovane vigo
roso e sano, allorché i suoi grandi occhi ridenti d
compiacimento si furono posati sopra le persone che
gli stavano attorno a semicerchio, allorché Don Pasqualini e Don Franciosi e Don Angelo gli ebbero
stesa la mano e si furono vivamente congratulati con
lui, egli si ridrizzò di colpo e, data una forte scrollata
dì spalle e asciugatosi in fretta il sudore che gli grondava dalla fronte, esclamò ; —A noi! Il peggio è passato. Cerchiamo ora il mezzo di far partire la fanciulla e non perdiamo il tempo inutilmente, perchè
io non giurerei che quei matti...
Sorprese ad un tratto uno sguardo ironico fisso sopra di lui e si sentì ribollire il sangue nelle vene._
Padre, — disse volgendosi direttamente al frate — io
ho fatto poco, ed ho ottenuto pochissimo, lo so pur
troppo, ma qualche cosa ho pur fatto; a Lei ora a dar
compimento all’opera. — E gli voltò le spalle e si avvicinò alla stufa per riscaldarsi le mani aggranchite.
Padre Francesco da Cortona sì morse le labbra, ma,
avvicinatosi a Don Zaffi, lo prese cortesemente per
un braccio e gli disse:
— Venga a vedere.
Uscirono nel corridoio e di là entrarono in una delle
Stanze ohe davano dalla parto dell’orto.
— Guardi — disse il frate, aprendo una finestra e
stendendo il braccio — guardi... i contadini sono più
furbi di noi...
Toccò questa volta a Don Zaffi di mordersi le labbra. Anche da quella parte innumerevoli fiammelle
brillavano nel buio allineate lungo i sentieri al di là
del grande orto, disseminate per la campagna.
— Pazienza! — disse Don Zaffi, stringendosi nelle
spalle e rientrando nello studiolo. — La fuga è per
ora impossibile, aspettiamo con calma gli eventi. Qualche santo o qualche diavolo ci aiuterà. E poi e poi...
— concluse ridendo — c’è sempre la speranza che la
Madonna...
Don Pasqualini non gli lasciò finire la frase, chè,
datagli una gomitata e fattigli due occhiacci spaventati, gli accennò, col pugno stretto e il pollice alzato
verso la spalla, il frate, il quale ritto dietro di loro
guardava ed ascoltava. Quel gesto voleva dire : < Non
si comprometta, per Bacco ! Ci vuol prudenza con chi
non si conosce 1 >
Si sedettero tutti chi qua chi là, stanchi, ansiosi,
intenti ad ogni più lieve rumore. Don Angelo più abbattuto degli altri, con la testa fra le mani, coi gomiti
sulla scrivania, sembrava la statua del dolore meditabondo. Don Zaffi e Don Franciosi discorrevano fra
loro sottovoce. Don Pasqualini sdraiato in una comoda
poltrona, con le mani appoggiate sul ventre voluminoso, con le gambe distese e con la bocca spalancata,
combatteva invano contro il sonno ed emetteva tratto
tratto dei suoni gutturali così improvvisi e così rauchi, che tutti ne sussultavano. Il frate girava e rigirava fra le dita la tabacchiera, l’apriva e la chiudeva,
aspirava ogni cinque minuti una presa, si soffiava il
naso, prendeva in mano un libro, lo deponeva, ne riprendeva un altro, deponeva anche quello, sbuffava,
si dimenava, si alzava e si rimetteva a sedere... sembrava il più inquieto e il più impensierito di tutti.
La signora Tilde, stanca, sfinita per tante commozioni diverse, dormiva sui sofà.
Passò un’ora. Il silenzio nella stanza s’era a poco a
poco fatto profondo ed ora tutti gli occhi, per forza
irresistibile, si chiudevano al sonno, tutte le teste
c’ondolavano.
Laggiù sullo stradale la moltitudine seguitava a
borbottare Avemmarie, a battersi il petto e ad invocare la Vergine.
XII.
S’era intanto levato un vento gelido, che spazzava
lo nubi, spegneva le torce, e schiaffeggiava senza misericordia quei fanatici in orazione. Dietro alle nuvole correnti, fra strappo e strappo, appariva a quando
a quando la luna, una luna sbiadita di dicembre, che
ad intervalli diradava le tenebre, gettando qua e là
sul paesaggio dei chiarori languidi.
Il freddo sempre più intenso, la stanchezza, il sonno
mettevano già a dura prova la pazienza della folla.
Molti ragazzi cadevano lunghi distesi per terra addormentati, altri battevano i denti, piagnucolavano, frignavano, volevano andarsene a casa. Le donne, a cui
le ginocchia dolevano, a cui i figlioli davan noia, non
nascondevano il loro malumore.
iPontinucC),
(36). ^
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pTu^e che SI adopera colla 'rbaTmeid^/fl'nutr"memo°
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