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pp. 192
L. 25.000
cod. 336
m mmedhrice
Claudiana
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% • art. 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 14-7 aprile 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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la salvezza oggi
'llocumento per la III Assemblea-Sino^
■ BIBBIA E AnUALITÀB
UN TOCCO
DI VERITÀ
«...Gli disse tutta la verità»
Marco 5,33
SONO molto sobri, gli Evangeli sinottici, neH’uso della parola «verità». In Marco la troviamo appena
tre volte. In questa rarità ci aspetteremmo che a dire la verità sia sempre Gesù. Invece in questo nostro testo la persona che dice «tutta la verità» è una donna superstiziosa, che
per guarire da un flusso di sangue
inarrestabile viene a toccare il Signore confidando in una sorta di potenza magica-. Anche nel gesto del toccare c’è una direzione sconvolgente. Ci
aspetteremmo che la donna speri di
essere guarita se è Gesù a toccarla.
Gli esorcisti e i guaritori di tutti i
tempi intervengono così. Invece, no:
è lei che tocca Gesù; è lei che dice
tutta la verità.
Tocca». Noì protestanti inorridiamo. Per noi è l’ascolto della Parola che mette in rapporto
con Gesù; non il gesto del toccare.
Eppure quella volta, e non solo
quella volta, è andata così. Non siamo arrivati in tempo a censurare la
menzione di questo gesto nell’Evangelo. La donna dal flusso di sangue
ha davvero toccato Gesù ed è davvero guarita, subito. E alla fine Gesù le
ha detto; «La tua fede ti ha salvata»
(v. 34). La fede è nata, forse, più che
daH’ascolto, dal sentito dire; ma è
maturata nel gesto dsJ toccare. Un
gesto che va riscoperto. Lo è in parte: tra i giovani c’c più disinvoltura
nel contatto fisico di quanta non ce
ne sia nella mia generazione, per
non parlare di quelle precedenti.
NeU’Evangclo la comunione si
esprime anche co.sì. L’Evangelo non
è nato nell’alta cultura delle università tedesche, ma è nato nel contesto
espansivo della cultura mediterranea orientale. L’Evangelo conosce
un modo di toccarsi rispettoso che
non si presta subito a sospetti di invadenza eccessiva o addirittura di
molestia sessuale. Il tocco da parte
della donna ver.so la veste di Gesù
non contiene ambiguità di questo
tipo: diremmo che è una forma di
preghiera. Quando noi prendiamo
in mano o ingeriamo gli elementi
della cena del Signore, se siamo coscienti di quello che facciamo, facciamo la .ste.ssa cosa. Preghiamo toccando e mangiando i segni del corpo e del sangue di Gesù.
Essere capaci di toccarsi, di abbracciarsi, di toccare la persona
impura, di abbracciare il lebbroso, di
Voler conoscere chi ti tocca per caso
(«Chi mi ha toccato le vesti?», dice
Gesù al V. 30). Ecco un aspietto della
novità dell’Evangelo. Stringere la
mano al nemico, non aver paura dei
gesti simbolici, non rifuggire dal dire
tutta le verità su se stessi è, in fondo,
la ste.ssa cosa. «Tutta la verità»? Non
è tutta lì; c’è qualcosa oltre al flus.so
di sangue. Ma quando si è detto
quello che è più diffìcile da dire si
può anche affermare che si è detta
tutta la verità. Il resto non ha bisogno di essere espres.so. O, se voglialo, non ha la possibilità di essere
espresso dalla donna guarita. Il resto
lo dice Gesù: «La tua fede ti ha salvata; vattene in pace e sii guarita dal
tuo flagello» (v. 34). Adesso sì: c’è
veramente tutta la verità.
Claudio Tron
LEZIONI
Un voto regionale «costituente»
di EUGENIO BERNARDINI
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EVANGELICI
la fede nel Dio trìnitario ■
dialogo tra valdesi-metodisti e pentecostali
Oggi nel monido ci sono 700 milioni ó\ protestanti, evangelici e anglicani
Evangelico un cristiano su tre
Secondo una prestigiosa rivista missionaria americana, in ventanni la crescita è
stata dell'88%. Perché l'informazione italiana ignora o minimizza guesta realtà?
LUCA MARIA NEGRO
PRESENTIAMO in questo numero
una scheda sulla presenza protestante nel mondo, basata sull’aggiornamento al 2000 delle statistiche
sulla «missione globale» pubblicate
annualmente dall’International Bulletin of Missionary Research (Ibmr).
I dati non sono di facile lettura, soprattutto perché i curatori operano
una distinzione fra protestantesimo
«classico», anglicanesimo e chiese
«indigene» indipendenti: queste ultime in stragrande maggioranza di
derivazione evangelica, soprattutto
pentecostale. Anche se proprio su
quest’ultimo «blocco ecclesiastico»
permane qualche incertezza (esso
consta di 379 milioni di fedeli, e noi
abbiamo stimato che il 75%, ovvero
Indonesia
Sconfiggere
la violenza
Nel corso di una visita in Indonesia, conclusa il 25 marzo, il segretario
generale del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), pastore Konrad
Raiser, ha incontrato il presidente indonesiano Abdurrahman 'Wahid: è la
prima visita ufficiale di un segretario
del Cec negli ultimi 30 anni. «Uno
scambio aperto e franco sulla grave
situazione politica del paese - ha riferito in seguito il pastore Raiser -. Il
Cec è preoccupato tanto per le vittime musulmane quanto per la violenza contro i cristiani in Indonesia». Rispondendo a una lettera inviatagli a
gennaio dal Cec, il presidente dell’Indonesia aveva affermato che 1 disordini contro i cristiani sarebbero presto finiti. Eppure, ha sottolineato Raiser, gli sforzi compiuti fino a ora sono
risultati insufficienti e inefficaci, (nev)
284 milioni, appartengono all’area
evangelica), i dati complessivi sono
sorpreirdenti.
A fronte di più di un miliardo di
cattolici e di oltre 200 milioni di ortodossi, ben 705 milioni di cristiani
appartengono all’area, sia pure variegata e poco omogenea, delle chiese nate dalla Riforma del XVI secolo,
ovvero di quelle che, ancorché «indigene», si rifanno sostanzialmente ai
grandi principi della Riforma.
Nell’arco di 20 anni quest’area è cresciuta notevolmente: esponenziale
lo sviluppo delle chiese pentecostali
ed evangeliche indipendenti nei
continenti non tradizionalmente cristiani; ma significativa anche la crescita delle chiese storiche che si registra, è ovvio, soprattutto nei paesi
del Terzo Mondo. Complessivamen
Luterani in Svezia
La Chiesa
«privatizzata»
Dal 1° gennaio scorso la Chiesa luterana svedese non è più chiesa di
stato. Dopo trent’anni di discussione,
la separazione (definita «la più grossa
privatizzazione di Svezia») è stata decisa nel 1996, ma nonostante la crescente secolarizzazione, solo un terzo
degli svedesi la approva. Il legame tra
la Svezia e il luteranesimo resta dunque molto forte: il 77% dei bambini
vienp battezzato, oltre la metà dei
giovani di 15 anni fa la confermazione, il 62% delle coppie si sposa in
chiesa e il 90% dei funerali sono religiosi. La questione finanziaria è senza
dubbio importante: la Chiesa svedese
occupa attualmente 27.000 persone,
di cui 3.300 pastori, e amministra un
patrimonio considerevole.
Apag.3
Valli vanesi
te, si è passati da 375 a oltre 700 milioni di fedeli, con un incremento
dell’88%. Certo, come abbiamo detto, si tratta di dati ancora provvisori,
soprattutto per quanto riguarda il
blocco indigeno-indipendente. I dati
sono tuttavia confermati da altre
fonti e dal confronto con stime incrociate: per esempio, lo stesso Ibmr
indica in 523 milioni i credenti appartenenti, nelle varie confessioni,
all’area pentecostale-carismatica, e
in 648 milioni i cristiani del «grande
mandato», cioè i membri di chiese
attivi che «prendono sul serio» il
mandato missionario di Cristo. In
ogni caso nei prossimi mesi ci proponiamo di approfondire, confrontare
e possibilmente precisare questi dati.
Segue a pag. 11
I templi da
salvaguardare
Il patrimonio di edifici di proprietà
delle chiese valdesi delle Valli ha bisogno di un restauro. Molte comunità stanno provvedendo in questo
periodo a manutenzioni straordinarie per cercare di porvi rimedio anche se le spese per i lavori spesso sono ingenti e non è agevole riuscire a
mettere insieme 1 fondi necessari in
poco tempo. In quasi tutti i casi l’intervento economico delle comunità è
fondamentale. A fronte di interventi
scarsi da parte delle istituzioni sembra che le comunità abbiano risposto
prontamente alla necessità di intervenire tempestivamente sui propri
edifici e non sono mancati i volontari
che hanno messo a disposizione, dove possibile, il proprio lavoro.
A pag.7
ECO DELLE VALLII
Animali da allevamento
di PIERVALDO ROSTAN
■H L'OPINIONE mmi
LA RUSSIA
DI PUTIN
MOSCA — I russi hanno votato in
maggioranza per Vladimir Putin, ma
per molti questa scelta è stata l’unica
possibile. L’uomo della strada non si è
quasi accorto della campagna elettorale, né ha notato la propaganda non ufficiale che le reti televisive hanno fatto a
favore del delfino di Eltsin. Peraltro le
alternative, il capo dei comunisti Ziuganov 0 il liberale YavlLnsky, non potevano ambire a risultati migliori di
quelli ottenuti«»'
I russi hanno un loro particolare
rapporto con il potere: chiedono sì democrazia ma anche uomini forti, come
dimostrano le elezioni di governatori
quali il generale Lebed a Krasnoyarsk
e, nella regione di Mosca, il leggendario Gromov, a cui spettò il compito di
guidare la ritirata dall’Afghanistan. Il
popolo non è rivolùzionario, anzi ama
appoggiarsi al P.òjtere. L’uomo fotte èquello che chiede molto, quello .aiui
bisogna ubbidii lll^^dizionatamente, ma è anche quello che si occupa del
benessere collettivo, quello a cui si
può traslare la responsabilità circa il
futuro di tutti. La Russia ha sempre
guardato all’Occidente, si può dire fin
dalla scelta cristiana, ma ha anche
sempre conservato caratteristiche
proprie che, forse proprio per questo,
la rendono affascinante.
Putin sa bene tutto ciò per cui si è
presentato uomo occidentale grazie al
suo background: ha operato nel Kgb
(mai però a livello di dipartimento politico), l’unica organizzazione in grado di capire l’Occidente perché con
quest’ultimo si confrontava ogni giorno e perché non subiva acriticamente
la propaganda di partito; è nato a San
Pietroburgo, indubbiamente la città
russa più «europea»; ha operato in
Germania e si è occupato di piccola e
media impresa. Putin, però è anche
russo, conosce il suo popolo, e così lo
si vede in televisione telefonare confidenzialmente all’amico Tony (Blair) e
mettere parole di rammarico in bocca
a un generale che, immediatamente,
indice una conferenza stampa dove ri
pete quanto dettogli dal presidente.
La gente comune spera in lui ma
non si aspetta nulla. Preferisce, cinicamente, un uomo di apparato ma che
sembra capace di strappare il cordone
ombelicale che lo lega a chi lo ha messo al potere, piuttosto che il solito burocrate, pronto al compromesso appena le cose si mettono male. Putin ha
vinto senza presentare un piano economico, senza neanche prend.ere particolari decisioni significative, perché i
russi sono stufi di piani quinquennali,
che non si realizzano, e di piani di trasformazione del paese da socialista in
capitalista da realizzarsi in 500 giorni.
Alcune dichiarazioni del neopresidente fanno ben sperare i governi oc
cidentali: la Russia pare disposta a en
trare nella Nato, nonché in un sistema
di difesa (e offesa) balistica integrato
con Usa e Europa, ma intanto che accade alla gente comune di questo paese? Una settimana fa ho visitato, con
un ufficiale (pastore) dell’Esercito della Salvezza, il principale ospedale pe
diatrico della capitale (e quindi del
paese se si considera che Mosca assorbe circa il 70% del budget delio stato)
e ho scoperto che quest’enorme centro
sanitario, dove soggiornano media
mente 1.100 bambini, da 3 mesi non
riceve i finanziamenti dello stato: que
sto è il paese reale, che guarda, e disin
cantatamente spera in Putin.
Ferdinando Pelazzo
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A:
Della Pai
VENERDÌ 7 APRILE 2000 I VENERDÌ ;
Tu infatti non
desideri sacrifici,
altrimenti li offrirei,
né gradisci
olocausto.
Sacrificio
gradito a Dio è uno
spirito afflitto; tu,
Dio, non disprezzi
un cuore abbattuto
e umiliato.
Fa’ del bene a
Sion, nella tua
grazia; edifica le
mura di
Gerusalemme.
2' Allora gradirai
sacrifici di giustizia,
olocausti e vittime
arse per intero;
allora si offriranno
tori sul tuo altare»
(Salmo 51,18-21)
<^Gesù Cristo è lo
stesso ieri, oggi e in
eterno. ^Non vi
lasciate trasportare
qua elùda diversi e
strani insegnamenti;
perché è bene che il
cuore sia reso saldo
dalla grazia, non da
pratiche relative a
vivande, dalle quali
non trassero alcun
beneficio quelli che
le osservavano. '°Noi
abbiamo un altare
al quale non hanno
diritto di mangiare
quelli che servono al
tabernacolo. "Infatti
i corpi degli animali
il cui sangue è
portato dal sommo
sacerdote nel
santuario quale
offerta per il peccato,
sono arsi fuori
dell’accampamento.
'^Perciò anche Gesù,
per santificare il
popolo con il proprio
sangue, soffrì
fuori della porta
della città.
'’'Usciamo quindi
dall ’accampamen to
e andiamo a lui
portando il suo
obbrobrio.
'^Perché non
abbiamo quaggiù
una città stabile,
ma cerchiamo quella
futura. '’’Per mezzo
di Gesù, dunque,
offriamo
continuamente
a Dio un sacrificio
di lode; cioè,
il frutto di labbra
che confessano
il suo nome»
(Ebrei 13,8-15)
Altre letture:
Marco 10,35-45
UNA SOCIETÀ RICOSTRUITA
Due conclusioni per un solmo: i sacrifici non sono necessari, anzi sono utilissimi
Viaggio attraverso una contraddizione superabile
BRUNO ROSTACNO
CIÒ che abbiamo letto del
Salmo 51 è la preghiera nei
suoi aspetti essenziali; confessione, richiesta di perdono, richiesta di rinnovamento e impegno di adorazione, lode e testimonianza. Tutto quello che
c’era da dire è stato detto e infatti, nei versetti seguenti, abbiamo una conclusione, anzi ne
abbiamo addirittura due. Due
modi di concludere o, se volete,
la conclusione e la sua eco. Prima di noi innumerevoli generazioni hanno letto e pregato questo salmo; i due versetti finali ci
riportano l’eco di una delle primissime riletture. Se la composizione del salmo risale all’epoca
precedente l’esilio babilonese,
ed è l’espressione dolorosa e fiduciosa di un singolo credente, i
versetti finali sono scritti al termine deli-esilio, in una Gerusalemme ancora in rovine, e sono
l’espressione di una desolazione
e di una speranza collettive, di
un popolo che sotto il giudizio di
Dio ha trovato la via per ritornare a lui ma ha ancora il cuore
rotto per il pentimento interiore
e le rovine esteriori; ora la speranza è che Dio ricostruisca l’intera comunità di Israele, l’intera
società. Che cosa si aspetta veramente Dio da noi? Ecco la domanda a cui risponde la prima
conclusione, quella del salmo
vero e proprio. Che cosa ci
aspettiamo da Dio? Ecco la domanda a cui risponde la seconda
conclusione, quella dei primi
lettori del salmo. Vediamole e viviamole, una dopo l’altra.
C/ fai un grande dono
Ci fai un grande dono. Signore:
possiamo vivere la nostra vita con te.
In un modo che sfugge ai nostri occhi
tu sei presente.
Non c’è nulla che possa avvicinarci a te:
non le nostre azioni, anche se generose:
non i nostri progetti, anche se realistici:
non le nostre preghiere, non il nostro culto.
Tu ti sei avvicinato a noi:
da quando Gesù è venuto tu sei vicino:
in lui risuscitato tu sei con noi
per tutto il tempo che vorrai lasciarci.
Nel tuo Spirito ci dai il gusto
di ciò che sarà la tua presenza
quando potremo incontrarti faccia a faccia.
Così, poiché sei vicino, vuoi che tutto,
il culto, la preghiera, i progetti, le azioni,
tutto parli della vita nuova
che tu fai sorgere.
Signore, quando siamo convinti di farcela da soli,
vieni a rompere la nostra sicurezza,
e riportaci sul terreno solido della tua grazia,
perché solo con te possiamo portare frutto.
Sacrifici? No, grazia
DIO ci dice proprio così; no,
grazia, al singolare. I sacrifici non servono per ottenere il
favore di Dio; egli non li vuole,
non li gradisce. Perché? Perché
nulla può indurlo a perdonarci,
tranne la sua misericordia. Non
sacrifici, dunque, non sforzi da
parte nostra, ma grazia da parte
sua. Quando un rapporto personale è vivo, si parla e si agisce
con spontaneità, senza sforzo;
si hanno certamente delle attenzioni, si fanno dei regali, ma
questi rafforzano un legame
che esiste già; se esso si incrina
o si spezza, tutte le attenzioni
esteriori o i regali non fanno che
accentuare la distanza. Un genitore assente non conquista certo
l’affetto di suo figlio facendogli
ricchi regali; un fidanzamento
rotto non si ristabilisce intensificando i segni esteriori che prima
garantivano un’intesa, perché
dopo la rottura essi generano
soltanto una pena insopportabile; evocano ciò che non c’è più,
e dimostrano l’impotenza a ricrearlo. Le crisi nei rapporti
umani sono dolorose, segnalano
la grande crisi nel rapporto con
Dio, fonte della vita, e possono
essere superate solo risalendo
all’essenziale, a ciò che sta al di
là di te e me. cioè appunto alla
grazia di Dio.
Ma che cosa ci permette di risalire alla grazia di Dio se la rottura profonda è proprio quella
che si è prodotta tra noi e lui? Tu
ti agiti, moltiplichi le veglie, i digiuni, le flagellazioni, ma tutte
queste opere ti allontanano ancora di più da Dio, direbbe Lutero. Tu ti impegni, dai tutto il tuo
tempo libero a scopi sociali, ci
rimetti di tasca tua, tutto per
convincerti che la tua vita serve
a qualcosa, ma poi ti accorgi che
questa è una fuga e ti ritrovi
sempre più solo o più sola. Oppure, al contrario, ti ripieghi su
te stesso, su te stessa, ascolti
musica o passi le ore inebetito
davanti al televisore: no, sacrifici
non ne fai, butti via te stesso, te
stessa, inseguendo qualcosa che
ti sfugge continuamente e che
diventa sempre più evanescente. Il troppo pieno o il troppo
vuoto sono in fondo entrambi il
segno che si è persa la misura
della vita. La misura è il dono,
ciò che ricevi giorno per giorno
dalla mano di Dio.
il cuore spezzato
Ma se la rottura è avvenuta,
se ci siamo separati da
Dio, se è impossibile per noi ristabilire questo rapporto vitale,
che cosa possiamo fare? L’unica
cosa da fare è ripartire dal fatto
che egli vuole qualcosa da noi;
che egli si aspetti da noi qualche
cosa, è già un segno della sua
grazia, ma non è l’attesa di una
azione che possiamo ancora
compiere, una specie di atto di
riparazione. Dio sa che non possiamo riparare proprio niente. E
allora, che cosa chiede? Diciamolo con le parole del salmo:
uno spirito rotto, un cuore rotto
e spezzato (uso qui la traduzione
di Daniele Garrone, che mi sembra più efficace). La nostra reazione di individui moderni qui è
immediata: insomma, Dio ci
vuole sempre tristi, e allora siamo noi a dire: no, grazie (al plurale). Come siamo sempre rapidi, noi moderni in cerca di felicità, molto abili nel camminare
sopra il tesoro senza vederlo. Un
cuore che si spezza non è triste,
è morto; prima o poi dobbiamo
renderci conto che la rottura
con Dio è morte; ciò che possiamo fare è constatare che non c’è
più niente da fare; ma Dio vuole
che lo facciamo in sua presenza,
questo è il punto decisivo; e se
facciamo questa constatazione
in sua presenza, allora possiamo, ed è questo che egli vuole,
contare su di lui: ciò che agli uomini è impossibile, è possibile a
Dio. Il cuore spezzato è il cuore
che si apre all’azione di Dio.
Sono davvero reali questa
morte e questa apertura a Dio?
La domanda ha un senso, ma è
ormai superata; superata dalla
croce; la croce di Cristo è la dimostrazione che l’essere umano
non può fare niente e Dio può
fare tutto. Qui finisce la nostra
fuga: dobbiamo imparare che
ciò che ci è richiesto è unicamente la fiducia nella croce dove Dio subisce la nostra morte
per riportarci alla comunione
con lui, cioè alla vita.
Guardare al futuro
SE adesso passiamo al finale
del salmo la prima impressione è di fare un salto indietro:
se potessimo incontrare chi ha
scritto queste parole verrebbe
voglia di chiedergli: hai letto
bene? Qui si dice che Dio non
desidera sacrifici; tu invece ti
metti di nuovo a parlare di vittime arse per intero, di tori e di
altare. È vero, questa seconda
conclusione pare perfettamente,superflua, oggi.
Ma mettiamoci per un momento nei panni di chi è stato
deportato ed è tornato nella sua
terra trovandola semidistrutta;
già questa situazione non è poi
così ignota all’esperienza umana del nostro tempo. Mettiamoci per un momento nei panni di
chi ha sentito nel suo corpo le
conseguenze della lontananza
da Dio: la perdita di ogni sicurezza, il senso di un’ingiustizia
diffusa e ormai trionfante; ora
ha potuto ritornare nella sua
terra, nella terra dei padri, ed è
stato un segno certo della misericordia di Dio. Ma allora perché
non chiedergli di completare
l’opera? Pregando questo salmo
ho chiesto un cuore puro, uno
spirito ben saldo: come sarà
bello quando tutta la città sarà
di nuovo ben salda, quando tutti insieme potremo condurre
una vita pura, integra, in armonia con Dio. Per chi riprende a
vivere nella Gerusalemme demolita la ricostruzione delle
mura è la condizione per una
vera ripresa, e i sacrifici sono il
segno di una comunità che è
stata ristabilita nel patto con il
suo Dio. Non è un salto indietro, è uno sguardo al futuro.
Mentre facciamo rinforzare le
serrature dei nostri alloggi, sarà
bene non ridere di chi, nel sesto
o quinto secolo avanti Cristo,
chiedeva la ricostruzione delle
mura. Ma Gesù è stato crocifisso al di fuori delle mura, e da allora il patto con Dio lo viviamo
uscendo all’aperto, non più in
una società chiusa, perché la
prospettiva della salvezza e della riconciliazione si allarga a
tutta l’umanità. Quante cose
possono cambiare, se ci lasciamo guidare dallo sguardo a
questo futuro, il futuro di Gesù.
(Ultima di una serie
di cinque meditazioni)
Note
omiletiche
I
Dobbiamo considerare
separatamente i vv. l8-ig
(16-17), che sono la conclusione del salmo, e i w
20-21 (18-19), che sono
una seconda conclusione
redatta probabilmente
per permetterne un uso
liturgico collettivo.
Il V. 18 sembra una r¡.
sposta a una domanda
molto naturale, che deriva dalla tradizione religio,
sa: posso dare qualche cosa in cambio del perdono?
La risposta è negativa, e
viene detta a Dio, con una
specie di confessione di
fede che corrisponde alla
confessione del v. 8; là si
diceva: «Tu desideri che la
verità risieda nell'intimo»;
qui invece: «Tu non desideri sacrifici». I sacrifici,
come mezzo per ottenere
il perdono o come ringraziamento per il perdono
ricevuto, sono l’opposto
della verità; neanche l'olocausto, l'offerta completa in cui la vittima viene
interamente bruciata, può
servire allo scopo. «Il culto, in tutti I tempi e in
tutte le religioni, è inteso
a stabilire, mantenere e
curare il rapporto con
Dio. L'ammissione della
impossibilità umana di
creare e mantenere la comunione è la reazione
umana più consona al Dio
che crea lui la comunione,
nonostante l'uomo» (Garrone, p. 86). Il credente rinuncia dunque a offrire
sacrifici non perché si trovi nell'impossibilità di offrirli (se Dio li desiderasse,
li offrirebbe; il senso non
cambia anche se si traduce: «se offrissi... non lo
gradiresti»), ma perché
non rappresentano l'ubbidienza richiesta da Dio
(cfr. Sai. 50,9-14; Is. 1,11;
Am. 5,22). Il senso del v.
19 risalta meglio nella traduzione di Garrone; «I sacrifici di Dio sono lo spirito rotto; un cuore rotto e
spezzato, o Dio, tu non
disprezzi». Naturalmente
qualcuno potrà vedere in
questo Dio una tendenza
sadica; sarebbe vero sei
termini alludessero a un
animo perennemente fru- i
strato e depresso, ma
questo sarebbe un frain- I
tendimento. Il paralleli- |
smo spirito rotto-cuore |
rotto indica si un atteg- |
giamento che rimane costante nel tempo, ma non I
di ripiegamento su se |
stesso, bensì di apertura
verso Dio, di attesa della
sua azione da cui dipende
il rinnovamento.
Il modo migliore per
comprendere i vv. 20-21 e
di intenderli come conclusione di una rilettura del
salmo. In quale situazio- j
ne? La richiesta di fai'® j
del bene a Sion e soproltutto l'accenno alle mura |
fanno pensare all'epoca j
postesilica e precedente ,
all'intervento di Nehe- ^
mia. Le mura distrutte sono il segno evidente del (
giudizio che il popolo ha |
subito; la loro ricostruzio- .
ne è segno del perdono.
Allora anche i sacrifici I
possono essere ristabilii |
non per ottenere misem |
cordia, ma per vivere
essa; l'offerta di sacrifici
l'espressione di una so; i
cietà ricostruita, in cui ' |
benefici di Dio (
nuovo una realtà. Al ri
novamento del
corrisponde così, in c|U
sta conclusione, il rinn ^
vamento del popolo.
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ecclesias
Per
approfondire
- D. Garrone, Il
re, ed. Marietti, Genova.
1992. ,
- H.-J. Kraus, Teolog
dei Salmi,
scia, 1989, pp. 157; 2i» '
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- G, Ravasi, Il librof'
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|0L- Dai 1° gennaio 2000 la Chiesa luterana svedese non è più chiesa di stato
Svezia: la Chiesa privatizzata
Lo separazione è stata deciso nel 1996. Nonostante lo crescente secolarizzazione, solo
un terzo degli svedesi la approva. Il legame tra Svezia e luteranesimo rimane molto forte
)ende I
EUSABETH HAUSSER
Entrata in vigore n i°
gennaio 2000, dopo treni’
anni di discussioni, la separatone tra la Chiesa di Svezia e
lo Stato tutelare e «provvidenza», pone diverse questioni, prima di tutto agli
Stessi svedesi ma anche all'Unione europea e al mondo
religioso nel suo insieme, nel
quale finora questa chiesa ha
occupato un posto importante. È necessario fare un giro
d’orizzonte.
. La Svezia è stata cristianizzata tardivamente (XI-Xll secoli)- Il re Gustavo Vasa stabilì il luteranesimo fin dal
1527, il che gli permise di
confiscare i ricchi beni ecclesiastici. Fu uno dei suoi figli,
Carlo IX, a fondare la Chiesa
di Svezia nel 1593 e a legarla
alla monarchia. Nel secolo
successivo Gustavo Adolfo,
eroe della Guerra dei Trent’
anni, diede al proprio paese il
suo carattere nazionale e luterano e ne fece una delle potenze dominanti europee.
Lungo i secoli la monarchia
diventò sempre più parlamentare, ma la Chiesa di Svezia rimase fortemente legata
allo stato; il maresciallo dell’Impero Bernadotte, fondatore dell’attuale dinastia, dovette farsi luterano quando
diventò re di Svezia nel 1810.
La Chiesa era uno dei quattro
«stati» della nazione rappresentati in Parlamento, questo
fino al 1866. Occorrerà aspettare il 1951 perché una legge
stabilisca la libertà religiosa.
* Finora la Chiesa svedese
era una chiesa nazionale.
Ogni cittadino ne era membro di diritto, per nascita o
per acquisizione della cittadinanza, e ogni contribuente
era tenuto a pagare la tassa
ecclesiastica, anche se non
era praticante: se uno desiderava lasciare Iti chiesa, dove
Svezia: una veduta di Jonkóping,
va comunicarlo ufficialmente. Fino a una data recente, i
registri di stato civile erano
tenuti dai pastori. Per molto
tempo la legislazione riguardante la chiesa è stata fatta
dal Parlamento. A partire dal
1993, il Parlamento ha continuato a fare le leggi ma era
l’Assemblea della chiesa che
decideva sulla dottrina, sui
sacramenti, sui servizi religiosi, sui libri, sulla nomina
dei vescovi e sul trattamento
economico dei pastori... il
che lasciava un’ampia libertà
a questa assemblea.
I problemi sono sorti da un
lato dall’importanza crescente di movimenti metodisti,
battisti, pentecostali, cioè
non luterani, mentre il sistema privilegiava la Chiesa luterana; dall’altro lato, da un
declino della pratica nella
chiesa ufficiale di un paese
importante centro industriale
noto per la manifesta libertà
dei suoi costumi.
La separazione è stata decisa nel 1996. «È la più grossa
privatizzazione di Svezia», ha
scritto la stampa nazionale,
perché la chiesa è uno dei più
grandi proprietari di foreste
del paese, possiede un importante portafoglio di azioni e
3.000 chiese. Il suo bilancio
annuo è di oltre mille miliardi
di lire. Anche se, secondo alcuni, ci sarebbero soltanto
300.000 luterani praticanti su
8 milioni e mezzo di abitanti,
un recente sondaggio indica
che solo un terzo degli svedesi
approva la separazione: il legame tra la Svezia e il luteranesimo resta dunque forte
nella mentalità. 11 77% dei
bambini vengono battezzati,
oltre la metà dei giovani di 15
anni fanno la confermazione,
il 62% delle coppie si sposano
-3
in chiesa e il 90% dei funerali
sono religiosi. Aggiungiamo
che i futuri eredi di Carlo XVI
Gustavo dovranno restare luterani. Tuttavia la società svedese è ora pluralista e intende
essere decisamente moderna.
La questione finanziaria
è importante. La Chiesa svedese impiega attualmente
27.000 persone, di cui 3.300
pastori. Le nuove disposizioni riguardanti la tassa ecclesiastica le permetteranno di
mantenere lo stesso livello di
vita e di proseguire la sua
azione nell’ambito della Federazione luterana mondiale
e delle missioni? D’altra parte, gli svedesi che, fra tutti gli
europei, pagano le tasse più
alte, saranno soprattassati se
vogliono continuare ad essere luterani praticanti?
(tratto da Œcuménisme
informations, marzo 2000)
■Hi? Esperto in elettrodinamica quantistica, è un pensatore preoccupato di etica
Il Premio Templeton 2000 assegnato a un fisico Usa
Il Premio l empleton 2000
per la religione è stato assegnato al fisico Freeman L
Dyson, 76 anni, secondo fisico in due anni a ricevere il
Premio Templeton. L’annuncio dell’assegnazione del
premio, fatto il 22 marzo
scorso a New York, sottolinea
che Freeman Dyson, professore onorario presso Vlnstitute for Advenced Study a
Princeton, ha dedicato la sua
carriera a promuovere tecnologie «gioiose e utili a beneficio di tutta l’umanità, senza
considerazione di situazioni
economiche o culturali».
Dyson è stato scelto per i
suoi scritti sul significato della
scienza e sul suo rapporto con
eltre discipline, tra cui la religione e l’etica. A differenza
uel laureato dello scorso an•lOp lan Barbour, professore in
uu liceo americano e promoIwe del dialogo tra scienziati
e teologi, Dyson non ha avuto
jttta formazione in teologia o
tt religione. In un’intervista
‘^pneessa prima dell’annuneto, Dyson si è detto sorpreso
611 onore che gli veniva con6hto; «Non sono né un santo
p6 Un teologo», ha detto,
^evangelista Billy Graham, lo
J*riore russo Alexander Solg nltsin e Madre Teresa di
^cutta figurano fra i precetiti foureati di questo presti* viene assegnato ogni
Teih* Fondazione lohn
la «per promuovere
^otnprensione di Dio e/o
^ spiritualità».
Dyson è un esperto nel
campo dell’elettrodinamica
quantistica, teoria delle interazioni tra le particelle cariche e i campi magnetici. Viene inoltre riconosciuto come
un pensatore preoccupato
dell’etica: «La scienza e la religione sono due finestre attraverso le quali guarda la gente,
cercando di capire il grande
universo, cercando di capire
perché siamo qui - ha detto -.
Le due finestre danno visuali
differenti, ma tutt’e due contemplano lo stesso universo.
Le due visuali sono parziali,
nessuna è completa. Ambedue trascurano tratti essenziali del mondo reale e ambedue sono degne di rispetto».
Dyson ha criticato gli ambienti della comunità scientifica per lo sviluppo di alcune forme di tecnologia, come
i telefoni cellulari, che egli
considera come «giocattoli
per ricchi». Quello che dovrebbero fare la scienza e la
religione è collaborare per
porre fine alle disuguaglianze economiche e sociali. «La
tecnologia non basta per tirar fuori dalla loro condizione i paesi poveri e i poveri
dei paesi ricchi, per dare loro
una possibilità di avere una
vita decente. La scienza e la
religione dovrebbero cooperare per abolire tutte le disuguaglianze stridenti esistenti
nel mondo moderno».
Freeman Dyson non è
membro di una chiesa, ma
frequenta a volte la Chiesa
presbiteriana di Princeton e
ammira i responsabili e i
membri di chiesa che militano a favore della pace. Però,
ha aggiunto, il movimento
per la pace negli Stati Uniti
d’America- sembra «affievolirsi» in questo momento. Dyson, nato in Inghilterra e educato a Cambridge, è diventato
cittadino Usa nel 1957. Ha
fatto parte di una équipe di
costruzione di un reattore
nucleare e ha lavorato come
consulente presso l’Agenzia
americana di controllo delle
armi e del disarmo. È autore
di diversi libri. (eni)
Fu ucciso il 24 marzo 1980 dagli squadroni della morte
Omaggio alla memoria di Oscar Romero
L’arcivescovo Oscar Romero, ucciso il 24
marzo 1980 dagli squadroni della morte vicini
all’esercito salvadoregno, ha ricevuto un
omaggio commosso dei salvadoregni e dei visitatori venuti dagli Usa, dall’Europa, daL
l’Asia e da tutta l’America Latina nel corso di
una settimana di cerimonie pubbliche, conferenze, veglie e marce.
11 punto forte della settimana è stata una
messa celebrata il 24 marzo a San Salvador
dal cardinale Roger Mahony di Los Angeles.
Vi hanno partecipato anche membri delle
chiese anglicana, battista, metodista e presbiteriana. Ma il gruppo più numeroso dei visitatori era costituito da centinaia di militanti,
per k) più laici, giunti dall’estero. Molti, giunti
in particolare dagli Usa, rappresentavano organizzazioni sorte negli Anni 80 per protestare contro la politica americana in Salvador e
in altri paesi dell’America centrale.
Molti cattolici romani chiedono la canonizzazione dell’arcivescovo ma è un tema
delicato per alcuni conservatori che disapprovavano le posizioni radicali di mons. Romero. Edin Martinez, direttore della Fondazione Romero, ritiene che la spiritualità
«profonda» di Oscar Romero non può essere
separata dalla sua azione e dal suo martirio
«per difendere la causa della giustizia e della
verità», ed ha aggiunto che Oscar Romero è
diventato una figura universale, come Martin
Luther King e Gandhi. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Consiglio ecumenico delle chiese
Il caso Pinochet non è chiuso
GINEVRA — «Siamo grati al sistema giudiziario inglese
per il modo trasparente e coerente con cui ha affrontato il
caso Pinochet»: così ha dichiarato Dwain Epps, coordinatore del Dipartimento per gli affari internazionali del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). «Ora - ha specificato - è
chiaro che nessun dittatore, almeno in Europa, può considerarsi al di sopra della legge. Il Cec tuttavia non ritiene con
ciò chiuso il caso Pinochet, che non può essere archiviato
finché i tribunali del Cile non porteranno alla luce la verità
sui crimini commessi durante il suo regime». (nev/eni)
I Italia
Il primo anno di vita della Banca etica
PADOVA — Oltre 85 miliardi raccolti in 12 mesi, più di 200
progetti di utilità sociale finanziati per un totale di 45 miliardi, 2.800 clienti, 14.000 soci e un capitale sociale di 18 miliardi; è il bilancio del primo anno di vita della Banca popolare
etica, fondata l’8 marzo 1999. «Abbiamo superato anche le
nostre previsioni più ottimistiche - ha dichiarato il valdese
Matteo Passini, direttore generale - raggiungendo un risultato che è un premio alla nostra efficienza e professionalità».
Della Banca etica, prova lampante che è possibile dare credito con criteri di eticità creando contemporaneamente posti
di lavoro, sono soci anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e alcune comunità protestanti italiane, (nev)
Chiesa presbiteriana di Taiwan
Sì a nuovi rapporti con la Cina
TAIWAN — La maggiore chiesa protestante dell’isola di
Taiwan, la Chiesa presbiteriana, ha accolto con favore la
vittoria nelle recenti elezioni presidenziali di Chen Shuibian, candidato del Partito democratico progressista. Il segretario generale della Chiesa presbiteriana (220.000 fedeli,
membro dell’Alleanza riformata mondiale e del Consiglio
ecumenico delle chiese) William Lo, in una dichiarazione
ufficiale ha auspicato che la sconfitta del Kuomintang possa essere il preludio di una nuova stagione di rapporti tra
Taiwan e la Repubblica popolare cinese. (nev/eni)
Chiese cristiane dell'India
No all'aborto e ai contraccettivi
NUOVA DELHI — Reazioni contrastanti delle chiese al
piano elaborato dal governo indiano per affrontare il pro
Itlema del sovrappopolamento. Con oltre un miliardo di
abitanti, l’India ospita il 16% della popolazione mondiale su
un territorio che è solo il 2% della superficie terrestre. Pur
favorevoli ad alcune parti del piano governativo, le chiese
del Consiglio nazionale non approvano «una eccessiva liberalizzazione dell’aborto» e le previste campagne nazionali
per diffondere l’uso dei contraccettivi. (nev/eni)
Consiglio nazionale delle chiese Usa
Sì al controllo sulle armi leggere
NEW YORK — «Siamo ben consapevoli che non saranno
nuove leggi a porre fine all’ondata di sparatorie mortali che
stanno sconvolgendo il nostro paese, ma siamo convinti che
rendere più difficile l’acquisto di armi mortali potrà almeno
limitarne il numero». Con questa dichiarazione il Consiglio
nazionale delle chiese degli Usa si è apertamente schierato
dalla parte di quei membri del Congresso che cercano di far
votare una nuova legislazione sulla vendita e l’uso delle armi. Secondo dati ufficiali, negli Usa circolano oltre 200 milioni di armi leggere e ogni giorno 87 persone (di cui 12 bambini) muoiono per ferite da arma da fuoco. (nev/eni)
Il caso del piccolo Elian Gonzales
La Chiesa luterana favorevole al ritorno
NEW YORK — Dopo il Consiglio nazionale delle chiese di
Cristo (Ncc) anche la Chiesa luterana degli Usa (Elea) si è
espressa per una pronta restituzione del bambino cubano
Elian Gonzales al padre. Salvato in mare durante un tragico
tentativo di immigrazione clandestina da Cuba agli Usa nel
quale perse la vita la madre Elian, a differenza di altri casi
analoghi, viene trattenuto negli Stati Uniti, nonostante le richieste di rimpatrio sia del padre che del Consiglio delle
chiese cubane, che vedono l’episodio come l’odioso risultato
dei contrastati rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti. (nev/alc)
Centro americano per la missione mondiale
In aumento il cristianesimo nel mondo
USA — Secondo dati diffusi dal Centro americano per la
missione mondiale, nell’ultimo anno si è registrata su scala
mondiale una crescita del cristianesimo dell’1,6%. Interessanti i dati (all’interno della cifra globale) realizzati dalle
singole famiglie confessionali: cattolici -1-1,2%; protestanti
storici -t2,9%; pentecostali -t-7,3%. In assoluto è l’Islam che
ha registrato il più alto tasso di crescita: -t-2,7%. (nev/lc)
Assemblee di Dio nel Brasile
Rieletto R pastore Bezerra da Costa
RIO DE JANEIRO — Quinta rielezione del pastore Bezerra
da Costa alla presidenza delle Assemblee di Dio del Brasile,
la più grande denominazione evangelica del paese con oltre
15 milioni di fedeli. In una dichiarazione pubblica Bezerra
ha tenuto a sottolineare i buoni rapporti che le Assemblee
hanno canM aàtre chiese evangeikte-bwaiàiaiie. 4mméaic)
4
PAG. 4 RIFORMA
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VENERDÌ 7 APRILE 20Qq
- . '7" vrj "f- ; ' '•A-; .-i"’-’“''.,- .
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ia .prospettiva «evoiozicMìiistka» di Gerd Theissen in un libro della Claudiana
Ripensa fa fede n^a stoiia
La fede non cambia ma ogni generazione la ripensa e la riformala in base alle proprie
esigenze e alle sollecitazioni della propria cultura che è segnata dal concetto di evoluzione
GIORGIO TOURN
IL titolo del libro di Gerd
Theissen* può indurre in
errore; la fede non cambia, e
neppure Theissen lo propone, ma ogni generazione la ripensa e riformula in base alle
proprie esigenze e alle sollecitazioni della propria cultura
che, come dice il sottotitolo, è
segnata dal concetto di evoluzione. Chi pensa che la Bibbia
dica le cose sempre nello
stesso modo non leggerà questo libro: noi lo abbiamo letto
e meditato con grande interesse perché denso di idee
stimolanti e di prospettive:
vediamo quali. Il libro si divide in due parti: la prima, una
sessantina di pagine, affronta
il problema scienza-fede sotto l’angolo specifico dell’evoluzione; la seconda, più ampia, analizza la fede cristiana
in uno schema trinitario leggendola però da punto di vista evoluzionista.
11 rapporto fede-scienza è
stato quasi sempre vissuto
come conflittuale perché il
credere e il pensare sono stati
posti in alternativa. Contrapposizione errata, dice Theissen, che si può superare usando come chiave di lettura
la teoria dell’evoluzione.
Nell’evoluzione biologica la
vita si è sviluppata sulla base
Gerd Theissen .
'’^cambia'^fede
l 'iui <'volu:u>iusiì( o
di mutazioni e selezione in
forme sempre nuove e complesse di adattamento alla
realtà e così ha fatto anche la
cultura, con la scienza, l’arte,
la religione, che allo stato attuale dell’evoluzione della vita ne rappresentano lo stadio
ultimo. Scienza e religione,
costitutive nell’evoluzione
culturale della specie homo,
sono percorsi conoscitivi
molto meno diversificati di
quanto possa sembrare.
Entrambe infatti sono delle
strutture di adattamento alle
condizioni della realtà e hanno in comune tre elementi:
sanno che la realtà non è
Identica alla interpretazione
che ne possiamo dare: scoprono nelle realtà qualcosa
che corrisponde alle loro attese, fanno cioè delle «esperienze di risonanza»; avvertono dietro tutti i fenomeni la
presenza di una realtà centrale che tutto determina e
condiziona pur non potendola definire.
Nell’evoluzione della realtà
come noi la possiamo percepire si sono verificate due
rotture, due salti di qualità: la
comparsa della vita e l’avvento della cultura. La prima
procede sulla base del principio di selezione, la seconda,
espressione della nostra specie homo, ha modificato questo percorso interrompendo
il processo selettivo (basti al
riguardo confrontare la mortalità attuale con quella dei
nostri nonni); la cultura conduce Vhomo a elaborare un
nuovo modo di rapportarsi
all’ambiente, alla creazione
di «forme durature di vita
nelle arti, la tecnica, la formulazione di pensieri», e
«dietro a questo mondo spirituale che ha costruito» l’uomo avverte la presenza «di
una misteriosa realtà centrale a sé stante», un punto di riferimento, di convergenza
che comprende in sé tutte le
varianti possibili delTesisten
za. «L’apertura verso questa
realtà più ampia è la religione», che di conseguenza costituisce il cuore e la chiave
interpretativa della cultura.
Alla luce di questo assunto
Theissen rilegge le classiche
suddivisioni della dogmatica
cristiana: dottrina di Dio, cristologia, Spirito Santo, illustra quando e come le dottrine in oggetto (il monoteismo
di Israele, l’insegnamento di
Gesù, l’azione dello Spirito)
realizzano quelli che considera i tre principi dell’evoluzione culturale; il mutamento, la
rottura del principio di selezione, l’adattamento alla realtà centrale. È naturalmente
impossibile riassumere queste pagine che costituiscono
una vera teologia biblica. Si
debbono segnalare però le
pagine illuminanti sulla evoluzione del monoteismo di
Israele, l’unicità e l’universalità di Yhwh, il suo Dio, sulla
predicazione di Gesù: «tutti
gli elementi della sua opera e
della sua predicazione sono
assolutamente tradizionali»,
afferma Theissen, si ritrovano
cioè non solo nella teologa di
Israele ma nel «patrimonio
religioso deU’uomo»; il nuovo
in Gesù non consiste nei singoli elementi ma nella «loro
combinazione», analogamente a quanto avviene nelle mutazioni biologiche; nulla di
nuovo il mistero della sintesi
nella misura in cui concede
possibilità di vita a coloro che
dal punto di vista fisico e sociale non ne hanno. La sua
predicazione è una «protesta
contro il principio selettivo» e
questo fornisce una lettura
sia dei suoi miracoli che della
sua libertà di fronte all’ambiente. Non minore interesse
suscitano le pagine sullo Spirito, che traducono questi
concetti nella vita del credente, sull’escatologia come adattamento della nostra realtà alla realtà ultima. Singolare ma convincente la defini
zione della chiesa: «Un’istituzione paradossale che ha lo
scopo di rendere possibile un
avvenimento non programmabile che si sottrae a ogni
istituzionalizzazione: l’avvenimento dello Spirito Santo
che soffia dove vuole».
Alla base di questa lettura
sta evidentemente una visione della scienza e della fede
di matrice non continentale
ma anglosassone, non positivista ma empirico protestante
che, come i grandi uomini di
scienza dei secoli XVll-XVIII,
non ha paura di Dio e non
cerca di utilizzarlo in chiave
apologetica. C’è dunque molto da ripensare ma è veramente finito il tempo dell’autoaffermazione della scienza
e dalla religione ridotta a
paura infantile dell’uomo (vedere Il Vangelo secondo la
scienza di Odifreddi, Einaudi,
1999, discutibile ma originale). Il XXI secolo non sarà più
il secolo della storia ma quello della scienza e non possiamo che provare invidia per i
teologi delle giovani generazioni la cui prospettiva è raccogliere questa sfida e costruire una apologia della fede cristiana in un nuovo linguaggio teologico, una sfida
degna di Tommaso d’Aquino.
Tutto bene dunque nel nostro Theissen? Un problema
resta aperto, un tassello non
si inserisce nel puzzle; il peccato. La specie che si è affermata, quella del sapiens, è la
più adatta a esprimere il senso della vita? Non è forse invece un errore, una fra i miliardi di specie abortite? A
meno che quando i fisici
avranno chiarito meglio i
meccanismi dell’entropia
della materia, ci si debba fare
una idea diversa anche del
peccato, forse è l’entropia
della storia.
(*) Gkrd Theisskn: Come cambia la fede, una prospettiva evoluzionistica. Torino, Claudiana,
1999, pp. 252, £36.000.
!.. 1 Í •
La capacità evocativa delle parole trovano riscontro anche nella Bibbia
Il linguaggio poetico simile a quello del «figlio insensato»
PAOLO FABBRI
Analizzando in un precedente articolo il testo
di Romani 8, 26 («lo Spirito
intercede con sospiri ineffabili»), avevamo sostenuto che
il linguaggio poetico è una
categoria a sé nella Scrittura
e che conseguentemente l’esegesi biblica deve dotarsi
degli strumenti necessari alla
sua comprensione. Alcuni
importanti contributi sono
stati dati, a partire dal fondamentale testo di lurij Lotman
La struttura del testo poetico
e ora ci viene proposto nella
collana «I saggi» di Anterem
edizioni uno stimolante volumetto, che raccoglie alcuni
scritti di Marica barocchi alla
ricerca dell’essenza del lin- •
guaggio poetico'.
Nella presentazione si dice
che il linguaggio poetico «si
può riassumere in un fondo
di verbalità misterioso, sovente intransitivo e opaco, in
una dote linguistica ambigua
e difficilmente decifrabile» e
questa frase introduce bene il
pensiero dell autrice che si
sviluppa a partire dal primo
saggio, in cui si paragona il
poeta a un figlio insensato,
come l’Efraim di Osea (13,
13), che viene citato: «Dolori
di partoriente lo sorprende
dauoBana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fa* 011 -6504394
ranno, ma egli è un figlio insensato, poiché non si presenta a tempo debito all’uscita dal grembo materno». Il
poeta è dunque questo figlio
insensato che, rifiutando di
nascere alla significazione logica, separandosi dalla matrice pulsionale originaria, resta
obbligato alla sosta in un
tunnel insidioso tra la pre-vita e la morte, cbe genera sofferti spasmi, ma fornisce un’
ottica prodigiosa ben individuata da Arthur Rimbaud:
«Enfant, certains ciels ont affiné mon optique».
Proprio per la loro origine
in questo luogo di sosta sofferta, le parole poetiche si
oppongono al rischio di cadere nella luce artificiale e
artificiosa del discorso. In linea con il linguaggio dei sogni e con quello tipico dei
veggenti e dei folli la parola
poetica, privata del senso comune, spesso ambigua a
causa delle frammentazioni
e lacerazioni che ne interrompono la linearità sintattica, si propone come parola
gratuita. Non stupisce quindi
che essa si organizzi riferendosi anche a codici animali e
principalmente a quello degli uccelli con i loro suoni
(onomatopee, ritmo, timbro,
allitterazioni, assonanze,
ecc.) e a quello delle api (metafora, metonimia, sineddoche). Si consideri che questi
codici sono finalizzati alla
sopravvivenza della specie e
quindi si potrebbe cogliervi
l’aspetto «vitale» della parola
poetica, facendolo coincidere con una sorta di matrice
pulsionale e sonora che si farebbe generatrice di senso.
Quando nel testo poetico
prevale il fondo di verbalità
misterioso sopra indicato,
l’autrice lo definisce con il
neologismo matricale, che
attiene alla matrice, all’utero.
Il primo ad analizzare questo
tipo di produzione poetica è
stato Rousseau nelle Confessioni, ma essa aveva già attirato l’attenzione dei greci: si
pensi a fischilo nella presentazione del mito di Prometeo, in cui il critico George
Steiner rileva l’affinità stimolante tra parole e fuoco. Questa scrittura, con le sue allitterazioni, consonanze e assonanze, accanto a frammentazioni, torsioni, cesure è «gravida di senso e di sonorità, di
spessore, di matericità (...)
dove si mantengono attive le
tracce più originarie e originali dell’assetto psicolinguistico (...) e dove la filigrana
semantica affiora nei nodi
morfosintattici, ambigua e
polisemica» (p. 21).
Si potrebbe a questo punto
porre il quesito; perché questo tipo di linguaggio? La risposta compiuta sarebbe di
grande complessità ma una
considerazione possiamo farla. 11 matematico francese
Henry Poincaré (La Science et
l’hypothèsé} sostiene che nella ricerca scientifica dobbiamo partire dall’assunto che
l’universo è semplice. A meno
di introdurre altre domande
apparentemente banali come
quella di Einstein «Perché deve esistere qualcosa e non
semplicemente il nulla?»,
possiamo anche accettare
questo assunto circa i meccanismi dell’universo; certamente però dobbiamo rifiutarlo quando ci riferiamo ai
sentimenti, alle sensazioni,
alle emozioni degli esseri
umani, ai rapporti fra di loro
e fra loro e Dio. Quando ci
addentriamo in questo campo, il linguaggio poetico può
diventare una necessità non
soltanto estetica, specialmente quando gli strumenti
linguistici sono limitati. Non
è privo d’importanza che
Gerhard von Rad, il grande
teologo dell’Antico Testamento, affermi: «Un primo
elemento, assai generale, al
quale anche i teologi debbono porre attenzione è che
gran parte anche delle tradizioni storiche d’Israele è da
ritenere di natura poetica (...).
La poesia era, infatti, a quei
tempi l’unica forma possibile
per esprimere precise conoscenze fondamentali»".
(1) Marica Larocchi: Il suono
del Senso. Anterem edizioni.
(2) G. voN Rad: Teologia dell’
Antico Testamento.
LIBRI
Storia
Gioberti
dimenticato
ESfcJ
Uno degli storici cattolici più quotati, Giorgio Rumi, si confronta con una delle personalità politiche più complesse, Vincenzo Gioberti (Gioberti, collana «L’identità italiana», 11 Mulino, 1999, pp. Ili, £ 18.000). Sacerdote, primo
ministro nel 1949, epoca di tensione tra Regno di Sardegna e Chiesa romana, l’autore
del «Primato morale e civile degli italiani»
(1843) è considerato oggi un protagonista dimenticato del Risorgimento, oggetto di discussioni accese anche nello stesso campo
cattolico in virtù della sua distanza da papa
Pio IX. Il libro pone la sua figura quale oggetto di una serie e nuova indagine.
\
RADIO
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale ra‘ dio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico
italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
Culto radio
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
16 aprile, ore 24,30 circa, andrà in onda: «Chiaroscuro: un
fatto, un commento»; «Donazione degli organi: una questione di civiltà»; «Progetto “Arca”: una iniziativa delle chiese
avventiate». La replica sarà trasmessa lunedì 17 aprile alle
ore 24 e lunedì 24 aprile alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Cristiani del Sol Levante
DAVIDE ROSSO
UN semaforo, un passaggio a livello, il passaggio
di un treno. Poi la prospettiva che si allarga sulla città,
sui passanti per restringersi
nuovamente sul primo piano
di una signora che circondata dalla sua famiglia parla di
sé e della sua conversione al
cristianesimo. Sono immagini che ci raccontano di un
paese orientale, Tokyo, fortemente avanzato economicamente molto occidentalizzato ma in cui ovviamente
vive forte la cultura orientale
con i suoi valori. Comincia in
questo modo il primo servizio della puntata di Protestantesimo andata in onda
domenica 2 aprile (replica
lunedì 10 aprile su Rai 2 alle
ore 9,30). La puntata ci parla
di vocazioni, di annuncio
condotto in una realtà diversa da quella occidentale ma
anche di diaconia (nel secondo servizio presentato)
svolta in Italia, in particolare
a Palermo.
Ma esiste un filo comune
tra Tokyo e Palermo, o meglio fra persone che svolgono un servizio in queste due
realtà differenti. La risposta
sembra essere sì: è la capacità di muoversi in una società che sta cambiando rapidamente; averne coscienza
e non rimanere indietro ma
anzi farsi in qualche modo
protagonisti e propositori. La
realtà cristiana del Giappone
presentata è quella di una
minoranza (i cristiani sono
circa un milione nel paese
rappresentando Tl% della
popolazione) che deve confrontarsi con una realtà che
si sta sempre più secolarizzando e che cerca di dare,
come risposta a questa tendenza, il tentativo di rafforzare spiritualmente le persone presentandosi come «Cristianesimo fonte di gioia con
Cristo maestro di vita».
Nei suoi 350 anni di ptC'
senza nel paese il cristianesimo si è dovuto confrontare
con le religioni scintoista e
buddista ma anche con D
repressione. Oggi il lavoro
può essere portato avanti
senza intralcio confrontandosi con realtà religiose e di
fede molto lontane ma anche cercando di presentare
la propria idea in materia j
strutture sociali e di etica de
lavoro. I.a sfida qui, come
Palermo e in Occidente,
però con una società cn
cambia rapidamente in c
occorre vivere e non lascia ^
si vivere, in cui occorre co
struire un futuro che por
nuovi orizzonti. È una Sti
che tutti abbiamo di fronte
Occidente come a Oriente.
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pi Interessante incontro a Pisa dei pastori del 10° circuito valdese e metodista
Il battesimo nella storia e nella teologia
l'argomento di riflessione è stato scelto in vista dell'Assemblea-Sinodo del prossimo agosto e
gpche perché offre spunti di attualità sul «dolore della memoria» che riguarda tutte le chiese
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EUGENIO STRETTI
Accolti fraternamente e
simpaticamente dal collega Odoardo Lupi, i pastori
del 10“ circuito valdese e metodista hanno tenuto il loro
incontro a Pisa lo scorso 20
marzo. Assenti per impegni
di lavoro, i pastori Gino Conte e Mario Affuso hanno fatto
pervenire loro scritti in ordine all’argomento trattato:
una riflessione sul battesimo
nella storia e nella teologia.
L'argomento, complesso, è
stato scelto in vista dell’Assemblea-Sinodo del prossimo agosto, ma anche perché
offre spunti di attualità riguardo al perdono o meglio
al «dolore della memoria»
che concerne tutte le chiese.
Nella carrellata storica si è
ricordata la prassi della Chiesa antica, in vigore in Africa
fino al III secolo (cfr. il trattato De baptismo di Tertulliano) del battesimo per immersione degli adulti; il passaggio agli infanti è dovuto a ragioni di carattere medico: di
fronte a bambini in pericolo
di vita si scelse il battesimo
per aspersione (si veda l’apposita scritta nelle catacombe di Priscilla). Tale passaggio accompagna il travisamento del battesimo interpretato come evento tauma
Un predicatore «clandestino» anabattista: incisione del sec. XVI
turgico. Gli anabattisti pagarono con la vita il ritorno alle
origini: infatti il codice giustinianeo puniva con la morte
«ribattezzatori» e antitrinitari. In primo luogo, visto che
non possiamo chiedere perdono per i defunti, dobbiamo
però portare il «dolore della
memoria» (bella espressione
del teologo cattolico Johann
Baptist Metz) per quegli eventi dolorosi. E a questo
punto è importante ricordare
la bella figura di storico e credente di Fritz Blanke (19001967), ordinario di Storia della Chiesa a Zurigo, che volle
ricordare la prima comunità
anabattista con il volume
Fratelli in Cristo (edizione
italiana II Seminatore 1989).
Avvalendoci di una esegesi
a più voci di Romani 6, si è rilevata dal punto di vista biblico e teologico l’importanza
dell’unico battesimo di Spirito che concerne sia la prima
parte sia la seconda (dal v.
11), evitando posizioni «semipelagiane» che annullano la
grazia del Signore a favore di
presunti «patti etici» con il Signore stesso all’atto della
confessione di fede. Il prevalere nella Chiesa valdese della
prassi pedobattista non ha
impedito, come è noto, un
ampio dibattito. Il dibattito
del 1942 aH’interno del corpo
pastorale, osservava Franco
Giampiccoli [La questione del
battesimo nella teologia protestante recente Diakonia n.
2/1973), non ha affrontato
due nodi importanti: il significato del battesimo e le implicazioni ecclesiologiche
connesse al problema battesimo. Paolo Bosio, favorevole al
battesimo degli adulti, e Giovanni Miegge, favorevole a
quello dei bambini sulla scorta dell’interpretazione calviniana del battesimo come sigillo di Dio, non hanno di fatto innovato nella prassi pastorale; lo stesso si può dire di
Giovanni Luzzi, filobattista.
La nostra prassi, che a partire dagli Anni 70 prevede le
due forme, consente tutto
sommato di venire incontro
alle esigenze di una «chiesa
popolo». Difficilmente, hanno concordato i partecipanti,
una nostra chiesa locale potrebbe negare un battesimo
dei fanciulli, gli effetti sarebbero pastoralmente negativi;
analoga posizione esprime il
noto teologo riformato Jürgen Moltmann. Si è trattato
per noi di una giornata di intenso studio, ma anche di
calda fraternità.
IHKi CRONACHE DELLE CHIESE I.....................m
SAN GERMANO — L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato mercoledì 22 marzo in occasione del funerale della nostra sorella Elisa Peyronel ved. Malosso, spentasi serenamente all’Asilo dei vecchi all’età di 92 anni. Ai fratelli, alle
sorelle e ai numerosi parenti vada la più fraterna simpatia
di tutta la comunità.
PRAROSTINO — La comunità esprime fraterna simpatia alla
famiglia di Evelina Gay ved. Paschetto, che ci ha lasciati.
PINEROLO — Durante l’ultima assemblea di chiesa è stato
eletto anziano Roberto Rostan, in sostituzione di Gianni
Pons che tutti rungraziamo per il suo quindicennale servizio quale anziano e presidente del Concistoro.
• Sono stati eletti delegati alla Conferenza distrettuale Franco Righerò, Ester Conterò, Silvana Gamero (supplenti Graziella Tron, Sergio Turtulici); deputati al Sinodo sono risulatati eletti Davide Rosso e Armando Graia (supplenti Gianni
Long, Mariangela Anrico).
• Due sorelle ultranovantenni. Giulietta Raima e Olga Baimas ved. Beri, sono state tolte all’affetto dei familiari che le
hanno curate in modo esemplare durante l’ultimo periodo
della loro vita terrena. La comunità si è stretta intorno a loro
invocando la consolazione del Signore.
Segretariato attività ecumeniche
Vengono dal pluralismo
le sfide alle religioni
Il Segretariato attività ecumeniche (Sae) organizza dal
22 al 29 luglio a Chianciano
Terme (Si) un convegno sul
tema: «Conflitti, violenza, pape: sfida alle religioni». Anche
te Italia, nazione a larga magPoranza cristiano-cattolica si
ste verificando la presenza di
teseli di confessioni cristiane
te)n cattoliche o seguaci di altee religioni. 11 pluralismo retegioso può essere causa di
^onflitti per la diversità di
^ture e sensibilità che si inoltrano e a volte si scontrate’tera può essere anche fonj tet ricchezza culturale e spitàale se dalle diversità trae
punto per il confronto serejte te la crescita dei singoli e
'•te e comunità.
( Convegno lavorerà ascolto le relazioni di esperti
u , Sruppi. Proporranno relOni e contributi biblici,
, Sii altri. Massimo Gacciavi.,, P^ré Birmelé, Fouad
i [q p^Allam, Amos LuzzatI Cereti, Giusep
tie p"*®ne. Letizia Tomassonirft x^teuno Genre, Domet Maselli, Paolo Ricca,
Piero Stefani, Gabriella Caramore, Giorgio Girardet.
Per informazioni rivolgersi
al Segretariato stesso, piazza Sant’Eufemia 2, 20122
Milano: telefono 02-878569;
fax 02-86465294; e-mail:
e.milazz@flashnet.it
LA TAVOLA INFORMA
LAssemblea-Sinodo
e il campo di lavoro
La Tavola, nelle sue ultime
sedute svolte a Firenze nel
piacevole contesto dell’Istituto Gould, ha avuto numerosi
incontri con le chiese e le
opere di Firenze e dintorni, e
anche con il Comitato esecutivo deirUcebi. Con quest’ultimo in particolare sono stati
discussi i dettagli organizzativi per la prossima sessione
congiunta delle due assemblee, l’Assemblea generale
battista e il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Viene
pubblicato su questo stesso
numero di Riforma il documento che sarà alla base dei
lavori delle due assemblee, e
che viene inviato tempestivamente alle chiese in modo
che sia possibile discuterne
ed eventualmente proporre
commenti o integrazioni,
mentre procede il lavoro di
preparazione di altri documenti. È già pronto il documento della Commissione
giuridica che ha rivisto i «criteri di procedura» per quando
le due assemblee lavoreranno
congiuntamente, mentre altre Commissioni ad hoc sono
state nominate per affrontare
gli altri temi; la collaborazione territoriale, la collabora
La Libreria editrice Claudiana
cerca un/a libraio/a
Sì richiede:
buona formazione culturale e teologica;
spirito di iniziativa, capacità relazionali e organizzative;
«► attitudine allo vendita;
doti di accuratezza nella tenuta degli elementi fondamentali
di contabilità;
'«*■ buona capacità di utilizzazione del computer.
Sarà considerato tìtolo preferenziale:
*«» avere avuto precedenti esperienze nel settore;
'<* la conoscenza della lingua francese o inglese.
Sede dì lavoro: Torino.
Inviare un dettagliato curriculum entro il 30 aprile a;
Presidente del Comitato di gestione Claudiana
via Principe Tommaso 1-10125 Torino
fax 011.65.04.394 ■ e-mail: info@claudiana.it
zione nella formazione dei
pastori e nella conduzione di
altre iniziative come Riforma,
Claudiana, Spav.
Per quanto riguarda il campo di lavoro, la Tavola ha preso atto del risultato della designazione del pastore di Frali,
nominando il pastore Winfrid
Pfannkuche; ha deciso per la
continuazione della cura pastorale di Susa anche nel
2000-2001 avendo ricevuto
con riconoscenza la disponibilità del pastore Giorgio Bouchard; ha nominato a tempo
parziale il pastore Eugenio
Bernardini a Coazze dal 1“
settembre p.v. (il pastore Bernardini mantiene la direzione
di Riforma): ha avviato la sistemazione della costiera
adriatica con una soluzione a
breve e una definitiva dal 1°
settembre 2001, grata per la
disponibilità dei pastori Sergio Aquilante e Enos Mannelli
di distribuirsi il lavoro per il
prossimo anno e nello stesso
tempo nominando la pastora
Laura Leone per la cura delle
chiese di Vasto-San Salvo, Carunchio e San Giovanni Lipioni dal 1“ settembre 2001. Rimangono aperti diversi problemi, che si spera di risolvere
entro giugno.
La Tavola ha anche definito
le deputazioni metodiste per
il Sinodo (sono quelle previste
anche lo scorso anno, 3 deputati per il 6“ e 11“ circuito, 2
per il 5", 7°, 8“ e 10”, uno per il
12”, 13”, 14” e 16” circuito) e
ha segnalato le chiese valdesi
che hanno diritto a un deputato (turno ogni quattro anni)
indicando le chiese di Rodoretto. Tramonti, Pavia, Pescolanciano, Viareggio e Agrigento. È chiaro che se qualche
chiesa avesse difficoltà e
quindi dovesse malauguratamente rinunciare alla deputazione dovrà avvisare per tempo la Tavola, per permettere
una scelta successiva.
per la Tavola valdese
il moderatore
Gianni Rostan
AGENDA
7 aprile
CATANIA — Nella chiesa valdese di via Naumachia 20, alle
20,45, si tiene un concerto della corale valdese di Frali.
UDINE —Alle 18, alla chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), il past, Andreas Kohn parla sul tema: «L’idea del “Millennio” nel cristianesimo promitivo».
8 aprile
TORINO — Alle ore 16, al Centro teologico (c. Stati Uniti 11),
don P. Mirabella, il pastore Claudio Pasquet e padre V. Zelinski discutono il tema: «Libertà e responsabilità» per il ciclo
«Le chiese cristiane si confrontano».
8-9 aprile
PACHINO — Con inizio alle 19 del sabato, la Chiesa valdese
festeggia il proprio centenario. Nella sala conferenze della
Banca di credito cooperativo (via Unità 7) il past. Emanuele
Fiume parla sul tema: «XX secolo: un secolo protestante». A
seguire concerto della corale valdese di Frali e presentazione
del libro «Storia di una famiglia valdese in Sicilia». La domenica in piazza Vittorio Emanuele, alle 10,15, concerto della
corale della Chiesa battista di Siracusa e culto alle 11.
ROMA — Alle ore 16, al Sae (via Giusti 12), Giovanni Cereti e
Paolo Ricca discutono il tema: «Verso una dichiarazione comune sulla natura e sullo scopo della chiesa».
10 aprile
TRIESTE — Alle ore 18 al Centro Veritas (v. Monte Cengio
2), il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «II millennio
dell’unità dei cristiani» a cura del gruppo ecumenico.
BARI — Alle 19, alla chiesa S. Paolo Apostolo, per l’organizzazione del Sae, il past. Rosario Bagheri presenta la Traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente.
TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15,
Rossella Tedeschi Rubini parla su: «La donna nella tradizione», per gli incontri «La donna nella Bibbia e nell’ebraismo».
MILANO — Alle ore 18, al Sae (p. San Fedele 4), la past. Letizia Tomassone parla sul tema: «Le donne leggono la Bibbia».
ROMA — Alle ore 17, in v. Calamatta 38, la prof. Pina Scanu
e rav Sergio Tagliacozzo parlano sul tema: «Una salvezza
molte vie» per l’Amicizia ebraico-cristiana.
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, a Villa Ghirlanda, padre Gianni Nobili parla sul tema: «Tanto non possiamo farci
niente!» a proposito del debito del Terzo Mondo, in collaborazione con il Centro «J. Lombardini».
11 aprile
BOLOGNA — Alle ore 20,45, nella chiesa metodista (v. Venezian 1), il Gruppo biblico interconfessionale presenta una riflessione sul Cantico dei Cantici a cura di Cristina Benfenati.
CARPI (Mo) — Alle ore 21, nella sala congressi di viale Peruzzi, Giuseppe Ferrari parla su: «Martin Lutero, un volto nuovo».
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Torino 217),
don Maurizio Tocco parla sul tema: «La Parola raffigurata:
una riflessione sulle icone».
12 aprile
VENEZIA — Alle ore 18, a palazzo Cavagnis, la compagnia
«Attori per caso» presenta uno spettacolo di poesia musicata
a cura del centro culturale Palazzo Cavagnis.
SAVONA — Alle 17, in corso Mazzini 25/3, per il ciclo «Protestantesimo e mondo moderno», il past. Ruggero Marchetti
parla su; «Scienza e fede in una prospettiva protestante».
TORINO — Alle ore 17,30, nel salone valdese di corso Vittorio, il giornalista Bruno Gambarotta e la past. Giovanna Pons
presentano il libro di Giorgio Bert «Come foto sbiadite».
ROMA — Alle ore 16,15, nella chiesa metodista (v. Firenze
38), Vivien Viwoloku parla sul tema: «Le nuove schiave».
13 aprile
BOLOGNA — Alle ore 20,30, alla chiesa metodista (via Venezian 1), il past. Giorgio Bouchard parla sul tema: «Protestantesimo e libertà nel pensiero di Giuseppe Gangale».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, in via Pio V 15, il past. Alberto Taccia parla su «Le prospettive della diaconia evangelica tra istituzionalizzazione e nuove frontiere sociali».
14 aprile
CATANIA — Alle ore 18,30, al Centro protestante di cultura
(v. Cantarella 6), per il laboratorio «Pensare il cattolicesimo
in una società pluralista», il prof. Salvatore Pricoco parla sul
tema: «L’istituzionalizzazione della chiesa antica e la codificazione della dottrina cristiana». Introduce Pawel Gajewski.
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura, il
past. Alfredo Berlendis e lo psichiatra Mario Declich parlano
sul tema: «Gesù guaritore».
14-15 aprile
SANTA SEVERA — A partire dalle 13 del venerdì, al Villaggio
della gioventù, si tiene il seminario «Immigrazione e asilo. La
situazione legale e nuovi sviluppi» organizzato dal Servizio
rifugiati e migranti della Fcei. Tel. 06-48905101; fax: 0648916959; e-mail: sm.evangeliche@agora.stm.it.
15 aprile
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), la prof. Anna Rollier parla sul tema: «Procreazione medicalmente assistita».
FIRENZE — Alle ore 17, nei locali del Centro culturale protestante «P. M. Vermigli» (via Manzoni 19/a-21), il past. Mario
Affuso parla sul tema: «Il dialogo, ovvero l’agape in atto».
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 7 APRILE 2000
UN VOTO REGIONALE
«COSTITUENTE»
EUGENIO BERNARDINI
Acuto come sempre, Ilvo Diamanti (Il Sole-24 ore del 26 marzo) ritiene che le prossime elezioni regionali saranno un «voto senza le Regioni» tanto è assente la problematica del territorio. Anzi, le elezioni che si terranno tra pochi giorni hanno
assunto chiaramente il significato di «turno preliminare» o di
«primarie» delle prossime elezioni politiche. Le prove? Eccole:
la politica regionale, al di là dei
riferimenti rituali, è scarsamente presente nella propaganda
elettorale; i candidati sono poco
conosciuti dagli elettori, salvo le
personalità nazionali (ministri
ed ex ministri, sindaci di grandi
città, precedenti
presidenti di Regione); l’interesse degli stessi
elettori è scarso,
così come la capacità di definire i problemi
specifici del proprio territorio.
Si potrebbe rispondere a Diamanti: che cosa
c’è di nuovo? In Italia il voto
amministrativo è sempre stato
«politicizzato». Non solo, il voto
per la Regione (che è un’entità
che il cittadino sente più lontana rispetto a quella comunale)
inevitabilmente è destinata a
suscitare meno passioni.
Ma il voto per le Regioni si
può ancora definire semplicemente «amministrativo»? Direi
di no. Prima di tutto perché, e
non sono in molti a essersene
accorti, la Legge costituzionale,
varata dal Parlamento italiano il
22 novembre scorso, non solo
ha stabilito l’elezione diretta del
presidente della giunta regionale, non solo gli ha dato più ampi
poteri nella formazione del governo regionale («Il Presidente
eletto nomina e revoca i componenti della giunta», art. 2), non
solo ha stabilito la «norma antiribaltone» («L’approvazione
della mozione di sfiducia nei
confronti del Presidente della
giunta eletto a suffragio universale diretto, nonché la rimozione, l’impedimento permanente,
la morte o le dimissioni volontarie dello stesso comportano le
dimissioni della giunta e lo scioglimento del Consiglio», art. 4),
ma soprattutto, dando l’autonomia statutaria alle Regioni (art.
3), ha modificato l’art. 123 della
Costituzione italiana che ora recita: «Ciascuna Regione ha uno
statuto che, in armonia con la
Costituzione, ne determina la
forma di governo e i principi
Le prossime elezioni
regionali saranno
meno amministrative
del solito. Ma pochi
se ne sono accorti
e funzionamento. Lo statuto regola l’esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi
e provvedimenti amministrativi
della Regione e la pubblicazione
delle leggi e dei regolamenti regionali» (compreso il proprio
sistema elettorale). Una volta
approvato (o modificato) dal
Consiglio regionale, lo statuto
non è sottoposto al «visto da
parte del Commissario del governo» salvo la possibilità per
quest’ultimo di «promuovere la
questione della legittimità costituzionale sugli statuti regionali
dinanzi alla Corte costituzionale». Lo stesso statuto «è sottoposto a referendum popolare qua__________ lora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un
cinquantesimo
degli elettori della Regione o un
quinto dei componenti del Consiglio regionale».
Questa legge è
uno dei risultati
più concreti delle
spinte federaliste che hanno caratterizzato fortemente una stagione politica che sembra ormai
passata (il precedente voto regionale del 1995 si era tenuto
pochi mesi dopo la spaccatura
tra Polo e Lega, con la conseguente caduta del governo Berlusconi, in un clima sociale teso
in cui le caratterizzazioni territoriali erano più forti che mai,
soprattutto per effetto della Lega che cercava una sorta di riconoscimento nazionale e internazionale della propria rappresentanza territoriale). Dico «sembra» perché non è detto che la
«rappresentazione» che i mezzi
di comunicazione danno della
politica italiana rappresenti veramente la realtà Infatti, la
realtà delle Regioni (cosi come
quella dei Comuni, soprattutto
dei grandi Comuni) è in crescita
per effetto delle spinte sociali e
politiche degli anni passati che
hanno prodotto un effettivo
(anche se ancora limitato) processo di decentramento federalista (basta pensare alla sanità e
all’assistenza). Un processo che
l’Unione europea sembra (dico
sembra) promuovere riducendo
le competenze delle «nazioni»
ma non quello delle «regioni».
Il prossimo voto regionale
sarà dunque molto «politico» e
poco «amministrativo». Speriamo che i cittadini e ne accorgano in tempo e riescano a eleggere una classe politica regionale
consapevole delle proprie re
fondamentali di organizzazione sponsabilità «costituenti».
[A
L to \Li)ra
kit
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redaz@riforma.i1;
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Maftei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecctii, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto. Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE Piera Egidi
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Itajla O sostenitore: L. 200 000
_ . H\ ottlinarto •- 170.000; v. aerea: L 195.000; semestrale: L 80.000;
sSiero c;> sostenitore: L. 250.000
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valli valdesi) E 30.000 Partecipazioni; mm/colonna £ 1 800. Economici: a parola £ 1,000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testala
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 13 del 31 marzo 2000 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 29 marzo 2000.
1998
/Utociato alla
Unione stampa
partodica Italiana
Chiese valdesi e metodiste e alcune chiese pentecostali
La fede nel Dio trinitario
Dopo avere prodotto un documento sul dialogo, il Gruppo di lavoro
presenta una prima dichiarazione su «ciò che abbiamo in comune»
Nell’agosto 1999, a conclusione di una prima, intensa fase di
incontri, i rappresentanti di alcune chiese pentecostali in Italia
e una piccola commissione valdese-metodista avevano verificato la possibilità di un dialogo teologico e avevano reso pubbliche ( cfr. Riforma n. 32 del 20 agosto ’99) alcune «Tesine» sul
dialogo precisandone significato, modalità, struttura, scopi.
Siamo lieti di comunicare che gli incontri sono proseguiti (e
proseguono) in un clima di simpatia e fraternità, affrontando
per il momento dei temi sui quali possiamo scoprire il nostro
accordo di fondo, forse talvolta offuscato da modalità di espressione diverse. Abbiamo formulato insieme una dichiarazione di
fede sul Dio trinitario, che pubblichiamo contemporaneamente
su Comunicazioni cristiane e su Riforma.
I copresidenti del gruppo di lavoro
Remo Cristallo, Salvatore Ricciardi
1) La fede in un Dio unico,
uno e trinitario - Padre, Figlio e Spirito Santo - ha accompagnato le chiese valdesi
e metodiste in tutta la loro
storia. Esse la confessano oggi insieme «d'un solo cuore e
d’un’anima sola» (Atti 4, 32)
come è insegnata dalla sacra
scrittura (Matteo 28, 19; II
Corinzi 13, 13; I Giovanni 5,
7) e come gli antichi concili
di Nicea (325 d.C.) e Costantinopoli (381 d.C.) l’hanno
esplicitata. Analogamente le
chiese pentecostali che partecipano a questo dialogo
confessano tutte la fede nel
Dio trinitario secondo quanto insegnato dalle Scritture e
come gli antichi Simboli,
quello detto «apostolico» e
quello niceno-costantinopolitano, hanno chiarito. Del
che fanno fede i seguenti documenti ufficiali:
- Confessione di fede delle
chiese valdesi del 1655, art.
1: «Noi crediamo che vi è un
solo Iddio, il quale è una Essenza spirituale, eterna, infinita, del tutto savia, misericordiosa, giusta, insomma del
tutto perfetta; e che vi sono tre
persone in quella solo e semplice essenza, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo».
- Lineamenti dottrinari
delle chiese metodiste del
1962, art. 1 afferma che la
Chiesa metodista d’Italia
«(...) accetta l’eredità della fede apostolica e riconosce lealmente i principi fondamentali dei Credi storici e della
Riforma protestante».
- Prima confessione di fede delle chiese pentecostali
di lingua italiana redatta a
Niagara Falls (Usa) nel 1927,
art. 2: «Noi crediamo che vi è
un solo Dio vivente e vero,
eterno, d’infinita potenza,
creatore di tutte le cose; e che
nell’unità di esso vi sono tre
persone distinte, il Padre, il
Figliuolo e lo Spirito santo».
2) Il significato e il valore
della comprensione trinitaria
di Dio possono essere espressi in molti modi; ma al di là
dei diversi modi in cui possono esprimersi, la comprensione e la confessione trinita
NON esiste ormai organizzazione (religiosa, umanitaria, politica) che non insista sull’urgenza della cancellazione del debito dei paesi
sottosviluppati o in via di sviluppo. Siamo inondati da statistiche che ormai conosciamo tutti e non ci fanno più
impressione tanta è l’abitudine. Ne cito solo alcune, apparse questa settimana. Un
miliardo e 300 milioni di persone vivono con meno di
2.000 lire al giorno. Di queste
persone ben 800 milioni sono
sull'orlo della morte per fame. Sappiamo che i bambini
che riescono a sopravvivere
con gravi carenze alimentari
nei primi tre anni di vita resteranno segnati per il resto
della loro esistenza (in genere breve) sia nelle capacità
intellettive sia in quelle lavorative. Con 6 miliardi di dol
ria del Dio biblico sono possibili attraverso la fede nella
rivelazione che egli ha dato di
sé nella vocazione e nella storia di Israele, nella venuta e
nel ministero di Gesù di Nazareth, nell’invio e nell’opera
dello Spirito Santo (Ebrei 1,
1-2; Matteo 28, 20; Giovanni
1,14; 14, 25-26).
La testimonianza delle
Scritture bibliche in questo
senso è una storia di rivelazioni di Dio; Egli esce da ciò
che è in sé-per sé (Dio silente)
per divenire ciò che è per noi:
Parola che opera nella comunicazione, Spirito che agisce
nell’esperienza.
È fondamentale per la fede
cristiana affermare che l’unità di Dio non è uniforme,
ma diversificata al suo interno (Padre, Figlio e Spirito
Santo, tradizionalmente chiamati «persone») e che inversamente queste diversificazioni non sono mai indipendenti, autonome una rispetto
alle altre, ma sono intimamente collegate e implicate
ciascuna nelle altre; così vi è
diversità nell’unità di Dio e
unità nella Sua diversità.
3) La rivelazione di Dio è
anche rivelazione dell’uomo.
Nel Padre ci riconosciamo figli (Efesini 1,5), nel Figlio ci
riconosciamo fratelli (Matteo
23, 8), nello Spirito sale dal
profondo l’invocazione «Abbai Padre!» (Romani 8, 15.
26). Nella rivelazione del Dio
trinitario ci scopriamo creature amate, perdonate, riconciliate, santificate, chiamate a servirlo, a testimoniare di lui con la parola e con la
vita, a diffondere la sua conoscenza, ad accrescere l’amore e la lode del suo nome.
La rivelazione del Dio trinitario pone fine al tempo del
«Dio sconosciuto» (Atti 17,
23) e dell’adorazione senza
conoscenza (Giovanni 4, 22)
e rende finalmente possibile
la vera adorazione di Dio,
quella «in ispirilo e verità»
(Giovanni 4, 24). A questa
adorazione tutta l’umanità è
destinata e chiamata.
La comprensione e la confessione del Dio trinitario implicano che qualsiasi discorso intorno a lui non può prescindere da un discorso intorno alla sua Parola e al suo
Spirito; Dio è logos, ma anche
pneuma (Giovanni 1, 1; 4,
24) . La rivelazione di Dio avvenuta nella storia dell’umanità attraverso Israele e in
Gesù di Nazareth è resa contemporanea a tutte le generazioni degli uomini attraverso
l’azione dello Spirito Santo
(Giovanni 15,26; 16,8).
4) Nella forza del suo Spirito Dio si rende esperibile,
cioè entra nel campo del vissuto umano. Conoscere Dio
non significa trasformare Dio
in un oggetto da esperimento, ma credere nella sua presenza qui e ora per noi e vivere gli effetti che derivano
dall’incontro con lui (Genesi
3, 8-10; I Re 19, 9-13; Atti 2, 14). La potenza di Dio si manifesta e viene riconosciuta in
eventi-segno di storia individuale e collettiva considerati
frutto della sua sovranità e
testimonianza della sua vicinanza alla creatura.
Gli eventi-segno che costellano rincontro tra Dio e la
creatura vengono compresi
esercitando un’azione di discernimento relativo sia all’ascolto della Parola per non
confonderla con altre parole
(II Corinzi 2, 17; 4, 2), sia all’esperienza nello Spirito per
evitare di cadere preda di altri
spiriti (I Giovanni 4,1).
Nell’incontro con la creatura l’azione di Dio è libertà
in modo pieno. È libertà di
Dio e libertà della creatura.
Dio non rinuncia alla propria
sovranità e non limita la libertà della creatura anzi gliene dischiude le infinite possibilità. Lo Spirito di Dio e di
Gesù Cristo è essenzialmente
uno Spirito di libertà (li Corinzi 3,17).
Facoltà valdese di teologia
Iscrizioni al Corso di laurea in teologia
anno accademico 2000-2001
Sono aperte le iscrizioni al nuovo anno accademico del
Corso di laurea in teologia (frequenza obbligatoria). Le domande dovranno pervenire per iscritto a: Segreteria della
Facoltà, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma, entro il 31 maggio 2000. Sarà cura della Segreteria dare ogni informazione
circa le modalità di iscrizione.
PIERO bensì
lari annui si potrebbe garantire l’istruzione elementare a
tutti i bambini del mondo,
mentre solo gli americani degli Stati Uniti spendono 8 miliardi annui in cosmetici. Le
tre persone più ricche del
mondo posseggono un patrimonio superiore alla somma
del prodotto interno lordo
dei 48 paesi più poveri.
Il divario di ricchezza fra
Nord e Sud del mondo, che
nel 1800 era di 3 a 1, nel 1950
è salito a 35 a 1, e oggi è pari
a 72 a 1. Si potrebbe continuare all’infinito, ma non
serve. L’importante è capire
che la cancellazione del debito non è una semplice operazione finanziaria. A che
serve annullare il debito, se
■poi i nostri sistemi economici obbligano quei paesi a fare
nuovi debiti per sopravvivere? Un esperto scrive: «Farsi
carico del debito ha valore se
è espressione delle nazioni
■I SUI GIORNALI 9
ìlGKornale
Totalitarismo
Il sacerdote Gianni Baget
Bozzo commenta in prima
pagina lo studio della Commissione teologia internazionale su «memoria e riconciliazione: la Chiesa e
le colpe del passato» in una
chiave del tutto personale,
«Lo storico che si discosta
dal criterio ecumenico
scrive il 10 marzo -, si stacca dal Concilio e “contrasta certamente lo Spirito di
Dio”. D’ora innanzi lo storico cattoecumenico do’vrà
difendere le ragioni di coloro che la Chiesa combattè: se non lo fa “si potrebbe giustamente parlare
di solidarietà nella divisione”». E prosegue: «Una simile teologlzzazione del
giudizio storico è una forma insopportabile di totalitarismo ecclesiastico.
D’ora innanzi il favore
all’eretico o allo scismatico
diviene un criterio teologico ecclesiale di giudizio
storico (...). Lo storico è
cattolico solo se critica i
cattolici». E ancora: «Si
chiede ai cattolici di rovesciare il loro pregiudizio
cattolico in pregiudizio
ecumenico. Ma se ciò fosse
applicato per principio,
condurrebbe alla perdita
del sentimento di unità
dottrinale e spirituale con
la Chiesa cattolica nel tempo: si spezzerebbe il cuore
della identità cattolica.».
LA STAMPA
Troppa ostentazione
Con più moderazione
Domenico Del Rio commenta le richieste di perdono pronunciate dal papa:
«Che Papa Wojtyla abbia
voluto riportare nel tempo
presente un passato di
Chiesa avvolto spesso in un
annebbiamento del Vangelo (...), è certamente una
delle poche cose decenti cui
assistiamo in questo passaggio di secolo. In questa
memoria - scrive il 9 marzo
- si riversano uomini e fatti
di poca o nessuna connotazione cristiana, e appunto
per questo vengono deprecati, per questo si chiede
perdono, per questo, quasi
in veste di antenati, si fa penitenza. Ma ben poco cristiana sembra essere anche
una celebrazione esaltativa
del pentimento. Poco cri
stiana sembra questa spe
eie di esibizione e di com
piacimento della proclama
ta richiesta di perdono
Non può rasentare anche
questo una incoerenza e
vangelica?». E ancora: «Si
condannano errori e orrori
del passato, quasi che
presente di uomini che si
proclamano cristiani non
abbia macchie di infedeltà
e di contraddizioni».
*
più ricche di voler procedere
sulla via della solidarietà».
Questo è il vero problema,
che le nazioni più ricche non
vogliono affrontare. Avere n
coraggio, una volta cancella'
to il debito, di non abbandonare quelle popolazioni, rna
di stare al loro fianco perch
da sfruttati diventino nostri
concorrenti, metterli in gratin
di produrre essi stessi le teC;
oologie e la ricchezza di or*'
hanno bisogno. Questa è
solidarietà, l’opposto del colonialismo. È il metodo
Dio: «Gesù Cristo - affeU^"
l’apostolo Paolo - essenti
ricco si è fatto povero per no '
affinché noi potessimo o
ventare ricchi in lui».
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissinfie ^
diouno «Culto evangelico» c«'
dalla Fcei andata in onda do
nica 2 aprile)
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PAG. 7 RIFORMA
Ora c'è il rischio di gelate
La neve dopo 100 giorni
Dopo aver atteso oltre 100 giorni un po’ di pioggia è arrivata... la neve. Sopra i mille metri è caduta fin dalla scorsa settimana e nuovamente in questi giorni. Per le stazioni invernali è
stata comunque una delle peggiori stagioni degli ultimi 20 anni. Le sorgenti sono arrivate ai minimi storici con gravi problemi di approvvigionamento di alcuni acquedotti. Le piogge primaverili basteranno a recuperare il deficit idrico di questo inverno? Il terreno sarà in grado di assorbire adeguatamente le
precipitazioni, senza lasciare «scivolar via» l’acqua? Intanto
vanno purtroppo segnalate alcune gelate notturne che potrebbero compromettere il raccolto di frutta (in particolare pesche,
prugne, ciliege) in piena fioritura in questo periodo.
San Germano Chisone
La Banda compie 40 anni
La banda musicale di San Germano Chisone compie 40 anni
e il Comune ha deciso di festeggiarla con tre giornate di concerti e appuntamenti sul tema. I festeggiamenti sono cominciati domenica 2 aprile nel palazzetto dello sport di fronte a un
folto pubblico, dove è stata allestita anche una piccola mostra
dedicata ai gruppi musicali sangermanesi che negli anni si sono succeduti; la banda, guidata dal maestro Roberto Ricchiardone, dopo aver eseguito alcuni brani dal suo repertorio ha
presentato i bambini di Porte e San Germano che hanno fi:equentato i corsi organizzati quest’inverno dalla banda stessa,
futura nuova linfa per un gruppo già ben nutrito di musicisti. I
prossimi appuntamenti sono per l’8 e il 15 aprile.
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Fondato nel 1848
Gli edifici di culto alle valli valdesi necessitano di una regolare manutenzione
Anche i templi hanno bisogno di cure
Ai lavori più tradizionali, come le periodiche tinteggiature, si devono affiancare talvolta
interventi urgenti e straordinari: in genere le comunità collaborano in lavoro e sottoscrizioni .
DAVIDE ROSSO
IL patrimonio di edifici
di proprietà delle chiese valdesi delle Valli ha
bisogno di un restauro.
Molti templi sono anni
che non vengono più tinteggiati, in molte chiese
servono interventi sugli
impianti ma anche sulla
distribuzione degli spazi.
Molte comunità stanno
provvedendo in questo
periodo a manutenzioni
straordinarie per cercare
di porvi rimedio anche se
le spese per i lavori spesso sono ingenti e non è
agevole riuscire a mettere insieme i fondi necessari in poco tempo. In
quasi tutti i casi l’intervento economico delle
comunità è fondamentale. «A San Giovanni - dice il pastore Claudio Pasquet- il 75% della spesa
che è stata necessaria per
rifare il tetto e consolidare i muri del tempio è
stata coperta da doni a
fronte di un 10% proveniente dalla Regione e di
13 milioni di provenienza comunale su un totale
di 650 milioni di spesa.
Per tre anni i membri
della comunità hanno ricevuto doppia busta per
le contribuzioni e oggi
stiamo finalmente ripianando il debito».
Per una chiesa che sta
completando il suo impegno un altra che invece si
trova a metà dell’opera. A
Pinerolo i lavori di tinteggiatura e messa a norma
sono arrivati circa al 50%.
«La contribuzione della
I
I lavori di tinteggiatura ai tempio di Pineroio
comunità - dice Paolo Ribet - anche da noi è stata
ed è fondamentale. Qualche cosa ci è arrivato dalle banche e prossimamente arriverà da Regione e Comune ma sicuramente saranno contributi
sufficienti a coprire solo
una piccolissima parte
della spesa». Anche a Villar Pellice si sta pensando
a dei lavori, questa volta
nella parte interna della
chiesa; rifacimento della
pavimentazione e sostituzione di tutti i banchi.
Qui le spese verranno coperte con un’eredità che
recentemente la chiesa
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ha ricevuto.A Prarostino,
dove da poco si sono
conclusi i lavori di risistemazione del tempio,
la comunità sta pensando alla ristrutturazione
dell’organo. Anche qui i
finanziamenti arriveranno per la quasi totalità
dai membri di chiesa. A
fronte quindi di interventi scarsi da parte delle
istituzioni sembra che le
comunità abbiano risposto prontamente alla necessità di intervenire sui
propri edifici e non sono
mancati i volontari che
hanno messo a disposizione il proprio lavoro.
Una chiesa insomma che
nelle necessità dimostra
tutto sommato ancora
coesione e generosità.
Ma a questo si contrappone una cultura del
bene architettonico un
po’ di parte di alcune
istituzioni pubbliche che
addirittura a volte non
sospettano neanche l’esistenza di beni ed edifici
di chiese diverse da
quella cattolica. Sintomatica è la storiella della
richiesta ricevuta pare
da una chiesa valdese
delle Valli di allegare alla
domanda di finanziamento per la ristrutturazione dell’edificio di culto
alla Regione l’assenso del
vescovo della diocesi di
riferimento (i funzionari
regionali hanno pensato
si trattasse di una chiesa
cattolica). Verità o ironia
valdese chissà?
Prali, una stagione negativa
Il clima boicotta
il turismo
Frali potrebbe chiudere. Non come paese, se
non altro almeno per
ora, ma ad essere in serio
pericolo è la «Seggiovia
13 laghi», la società che
gestisce gli impianti di risalita e che sta risentendo pesantemente delle
ultime, negative stagioni.
«Abbiamo il sole d’inverno e le nuvole d’estate»,
lamentava non a torto
qualche mese fa l’amministratore delegato della
Seggiovia, Carlo Raviol,
in un’intervista a questo
giornale; in effetti la stagione estiva è stata messa a dura prova dalle continue precipitazioni che
mal si conciliano con
passeggiate o gite in alta
quota. Al contrario la stagione invernale è stata
davvero pessima; poca
neve a inizio stagione,
niente nel 2000 fino a
questi ultimi giorni. «Ma
se anche dovessimo riuscire a riaprire gli impianti nel prossimo fine
settimana o a Pasqua potremmo al massimo incassare 40-50 milioni:
una goccia al confronto
con il passivo di oltre 1
ICONTRAPPUNTOI
ANIMALI OPPURE
«FABBRICHE DI CARNE»?
prawAuio nsTMi
miliardo di questa disastrosa annata», commenta ancora Raviol.
L’ultima speranza è legata a uno sforzo quasi
disperato di Prali, come
cittadinanza, amministrazione e piccoli imprenditori; un’assemblea
è stata convocata per lunedì sera. «Il rischio ammette Raviol - è quello di dover prendere decisioni molto dolorose».
Si parla di una ricapitalizzazione di almeno 500
milioni: se si aprirà questo spiraglio l’intenzione
della società è di andare
a un confronto il giorno
di Pasquetta anche con i
villeggianti chiedendo, a
fronte di un intervento
della popolazione locale,
un ulteriore sforzo di chi
a Prali viene in villeggiatura, magari in seconda
casa di proprietà.
Le Olimpiadi del 2006?
«Troppo lontane», è il
commento di oggi. C’è
dunque il rischio di non
arrivarci nemmeno, dunque non potendo sfruttare eventuali fondi a disposizione per ristrutturare piste e impianti.
Succede ancora, anche
nei paesi di mezza montagna, di sentire, talvolta al
mattino presto, i campanacci delle mandrie di
mucche (o di pecore) che
vanno al pascolo, oppure alla fiera stagionale o
ancora salgono o scendono
all’alpeggio. Se poi abbiamo la fortuna di poter salire fra i pascoli
alpini, questi
suoni hanno
tutto U loro fascino: il rumore delle campane ci giunge
ovattato fra la
nebbia oppure
mescolato al
fragore di un
corso d’acqua.
È una realtà.
Ma è una realtà che non
tutti hanno il piacere di poter conoscere direttamente;
è l’immagine che la pubblicità ci presenta proponendoci ottimo latte, splendidi
formaggi o sanissime bistecche. Ma non riguarda la
stragrande maggioranza
degli animali che vengono
allevati nel nostro paese né
nel mondo.
Proprio nei giorni scorsi
Cavour ha voluto porre al
centro dell’attenzione la
produzione di carne, forse
per rilanciarne il consumo,
forse per sottolineare l’importanza di allevare gli
animali con chiarezza sui
sistemi di alimentazione in
modo da fornire garanzie
ai consumatori. Da anni in
Piemonte vi sono marchi
di garanzia di qualità eppure la globalizzazione, la
necessità di produrre sempre di più diminuendo i costi ha finito, anche in allevamenti della nostra regione, per trasformare gli animali in macchine da produzione, in cui la qualità
della carne prodotta lascia
ampio spazio al dubbio,
per non parlare delle condizioni di vita (?) in cui sono costretti gli animali.
Legambiente ha realizzato recentemente una videocassetta altamente istruttiva sul tema degli allevamenti animali; è un documento che ha il pregio di
non «terrorizzare» chi lo
guarda e nel contempo fa
riflettere sul livello a cui è
giunto l’uomo nella sua ricerca affannosa di un margine di guadagno. Sarebbe
bene che ne prendessimo
tutti conoscenza. Scopriremmo per esempio in
quali condizioni vengono
allevati i polli che ci troviamo sulla tavola: megacapannoni in cui i polli sono
stipati per le poche settimane necessarie all’ingrasso; luce sempre accesa per
farli mangiare sempre, senza quasi la possibilità di
muoversi, senza potersi riposare, come ogni avicolo
vorrebbe di natura fare, su
un bastone o un supporto.
E che dire delle galline
ovaiole, costrette in gabbiette di me
L'attuale assetto
del mercato rende
gli allevamenti
degradanti
e pericolosi
tallo, della loro stessa dimensione, su
vari piani, in
attesa, dopo
essere state
forzatamen
te alimentate
con prodotti,
magari chiche ne
■saMMiBnmB f^^^ano e aumentano la produzione,
di «scodellare» il loro uovo
da portare al commercio?
Quanto sono distanti da
questi allevamenti le ampie
aie, dove i pennuti potevano grattare la terra alla ricerca di vermi o insetti!
E sempre costretti a crescere in tempi rapidi, col
minor dispendio di energie
possibili, sono anche gli altri animali da carne: i maiali o i vitelli da «sanato»
bloccati in box poco più
grandi di loro, costretti a
vivere nelle proprie feci e
magari alimentati con i
proibiti ormoni e con gli
antibiotici per evitare le
possibili malattie. Con un
pericolosissimo effetto «secondario» sulla salute dell’umanità: può infatti accadere che una persona non
reagisca, in fase di terapia,
all’uso di antibiotici molto
semplicemente perché ne
ha già introdotti troppi
«grazie» ai residui contenuti nella carne. E si potrebbe continuare con gli
esempi: basti ricordare
l’utilizzo di carcasse di animali nella produzione di
mangimi che poi vengono
somministrati ad animali
naturalmente erbivori e
non carnivori, oppure i costi di produzione, a livello
mondiale, dei cereali impiegati nell’allevamento
zootecnico. Si produce nei
campi, specie nei paesi più
poveri e con il sistema della
monocoltura che impoverisce i suoli, ciò che sarebbe
sufficiente a risolvere il
problema della fame nel
mondo e che invece viene
dirottato sull’allevamento
di animali, con un grande
sbilancio energetico e con
l’impiego di enormi quantità di una risorsa sempre
più rara e sempre più preziosa: l’acqua.
12
PAG. 8 RIFORMA
E Eco Delle Yallì ^ldesi
VENERDÌ 7 APRILE 2000
I I
I !
AREA ATTREZZATA — Sono ripresi i lavori di ampliamento dell’area attrezzata dell’Albertenga di
Torre Pellice; accanto all’area verde già esistente
con panchine e fontana è in corso di realizzazione un edificio destinato a ospitare 1 servizi pubblici e un piccolo bar utilizzabile per i turisti domenicali e del periodo estivo. Si potranno svolgere nel nuovo parco anche feste e concerti spostandoli dal centro abitato.
ATTESA ALLA MORÈ DI TORRE PELLICE — L’odissea dell’azienda dolciaria Morè di Torre Pellice
sembra continuare. «1 creditori sono più di 200 e
l’ipotesi di fallimento è vicina - spiega Fedele
Mandarano della Cgil - mada ditta Cedrinca di
Salò ha dato disponibilità di prendere in affitto
lo stabilimento. Il tribunale di Pinerolo ha rimandato a mercoledì 5 aprile la decisione definitiva». Sembra quasi sicuro che la produzione
rimanga a Torre Pellice; ancora in forse il futuro
dei 15 dipendenti: «La Cedrinca vorrebbe mantenerne soltanto 8, pur conservando il marchio
e la produzione - dice Mandarano - in questi
giorni stiamo trattando per definire le modalità;
speriamo di raggiungere i nostri obiettivi».
DUE INCIDENTI MORTALI NEL PINEROLESE —
Pesante il bilancio della scorsa settimana sulle
strade del Pinerolese, con 2 incidenti accomunati dalla mancanza di cause sicure dell’accaduto. Il primo, costato la vita a Angela Angiletta, 36
anni di Villafranca, è successo a Cavour venerdì
31 marzo; la vettura è uscita di strada e ha subito preso fuoco. 11 secondo incidente, il giorno
dopo a San Secondo di Pinerolo vicino al ponte
di San Martino; Massimiliano Mazzotta, 26enne
di Pinerolo, dopo un frontale con un fuoristrada
condotto da Patrizia Giachero di Prarostino che
si stava recando al lavoro, a sua volta ferita, e
una serie di impatti violenti, è morto al volante
della sua Lancia Delta. 1 conducenti delle altre 2
auto coinvolte hanno riportato lievi ferite.
ANCORA UN PROGETTO PER VILLA OLANDA
Mentre proseguono i lavori per la realizzazione
dell’Istituto europeo della pietra a Villa Olanda,
la Comunità montana vai Pellice ha deciso di
chiedere alla Regione un finanziamento per
l’utilizzo del terzo piano (fuori dal progetto pietra) onde ottenere uno spazio ricettivo. Il progetto, di alcune centinaia di milioni, potrebbe
essere finanziato nell’ambito dei cosiddetti
«progetti integrati» e dare un contributo alla soluzione del problema ricettivo che, d’estate in
particolare, è molto sentito in vai Pellice.
TENTATA TRUFFA A PINEROLO — Non sembra
aver fine la serie di truffe ai danni di pensionati
e anziani. Il 25 marzo un uomo sconosciuto è
entrato in casa di una signora di Pinerolo, con la
scusa di visionare alcune bollette dell’Enel. Questa volta la donna non c’è cascata e si è messa a
urlare; a tasche vuote l’uomo ha reagito scappando su un’auto guidata da un complice che lo
stava aspettando.
ASSOCIAZIONE EVANGELICA DI VOLONTARIATO
— È convocata nei locali del tempio di Pinerolo,
domenica 9 aprile l’assemblea dell’Assodazione
evangelica di volontariato. Alle 10 culto con la
comunità e presentazione dell’Aev, poi pranzo e
alle 14,30 assemblea con chiusura alle 18. Ai direttori degli istituti che ospitano volontari Aev è
rivolto un particolare invito perché favoriscano
la partecipazione dei medesimi.
CORSO PER LA VENDITA DEI FUNGHI — L’Asl di
Pinerolo organizza un corso finalizzato all’ottenimento, dopo un esame, di un attestato di idoneità alla vendita di funghi spontanei freschi.
Nuove leggi hanno infatti sancito che tutti coloro che vendono funghi devono conoscere aspetti di micologia, delle leggi che regolamentano il
commercio, l’ecologia del loro habitat. Fra l’altro i sindaci, proprio sulla base dell’attestato ottenuto, rilasciano le autorizzazioni alla vendita.
II corso, aperto anche a chi è semplicemente interessato alle basi della micologia, inizierà lunedì 10 aprile, dalle 14 alle 16,30, presso l’ex
scuola infermieri di via Trieste 42 a Pinerolo; per
informazioni telefonare allo 0121-235411.
POMERIGGIO ALL’UNITRE — Le note di Gershwin
hanno rallegrato i pomeriggio dell’Unitrè di
Torre Pellice grazie alla bravura della pianista
I.aura Giordano. Il pubblico, abituato a un repertorio quasi sempre classico, si è lasciato guidare dalla musica di questo compositore del
nostro secolo, lasciando libero spazio alla fantasia e alle emozioni. Laura Giordano ha proposto
brani scelti fra i valzer, i preludi ovvero famosi
«musicals». L’apprezzamento per la giovane artista si è espressa non solo attraverso gli applausi ma nella richiesta di bis; applauditissimo
il celeberrimo «Sogno» di Liszt.
La risposta della popolazione pinerolese
Per una cultura deiraffido
Uno strumento legislativo per consentire al minore di
mantenere ii rapporto con la famiglia d'origine
FEDERICA TOURN
SE sono molte le coppie che vorrebbero un
figlio, a volte anche a tutti
i costi, ancora di più sono
i bambini che avrebbero
bisogno di genitori. Non
è un paradosso, naturalmente, ma la sfaccettata
realtà dei minori senza
famiglia o con una famiglia incapace o impossibilitata a crescerli adeguatamente.
La situazione un tempo era difficile soprattutto per quelli che non erano dichiarati in stato di
adottabilità. In Italia, gli
istituti dove passavano
tutta la loro infanzia e
adolescenza, ne ospitano
oggi sempre meno, grazie a un’importante crescita della cultura dell’affido: secondo dati Istat,
dai 210.994 bambini registrati nel 1961 si è passati ai 59.341 dell’83 (anno in cui è uscita la legge
184 sugli affidamenti familiari) e ai 45.934 del
’91. Il Piemonte poi è
sempre stata una regione all’avanguardia nel
campo della tutela dei
minori; a fronte dei circa
5.000 bambini lasciati
agli istituti socio-assistenziali negli Anni 80,
oggi se ne contano solo
779, mentre 1.052 sono
in affidamento.
Restringendo ancora il
campo, il Pinerolese è
una delle prime zone in
Italia dove la pratica dell’affido ha attecchito con
successo: dopo l’83, si è
più che altro trasformata
un’accoglienza di fatto
dei bambini in difficoltà
in una situazione più
normata. Nel 1999, gli af
fidamenti «residenziali»,
cioè quelli di bambini
che vivono sempre in
un’altra famiglia, sono
stati 35, così come gli affidi a parenti, mentre gli
affidi diurni (una forma
più recente di affido, che
permette al bambino di
passare alcune ore in un
nucleo familiare diverso)
sono per ora 12.
«La risposta della popolazione è stata molto
buona, gli affidamenti
sono continuamente cresciuti in questi anni - ha
spiegato la psicoioga Emma Turvani durante un
incontro sul tema lo scorso 30 marzo a Bricherasio
-; questo successo ha
permesso praticamente
di annullare le entrate
nei grandi istituti, a tutto
vantaggio del bambino,
che in genere si inserisce
bene nella nuova famiglia». A concorrere a questo risultato sono state
anche le comunità alloggio, strutture piccole che
ospitano non più di 12
ragazzi e che cercano il
più possibile di ricreare
un clima familiare.
Tuttavia deve essere
Al Collegio valdese di Torre Pellice
Docenti a confronto
Sono passati 20 anni
da quando, nell’agosto
1980 alla Foresteria di
Torre Pellice, si tenne un
convegno degli insegnanti dei paesi di lingua
tedesca. Un periodo lungo ma, sembrerebbe,
non trascorso invano se
da quell’incontro e per
centinaia di studenti è
iniziata la possibilità di
visitare la Germania,
un’opportunità che ogni
anno si ripete, coinvolgendo il Collegio valdese
e il Bodelschvvingh-Gymnasium di Windeck-Herchen vicino a Colonia.
«In quell’occasione racconta la professoressa
di tedesco Amalia Geymet, - ho incontrato per
la prima volta il professor Volker Reinecke, che
era stato incaricato dalla
chiesa di Renania di organizzare una rete di rapporti con il Collegio: nel
corso del convegno di
Torre Pellice ci siamo conosciuti e già nel febbraio 1981 una prima delegazione di 7 allievi, 2
insegnanti e un membro
del comitato partivano
alla volta del Bodelschwing-Gymnasium». Il
Collegio aveva già fatto
esperienze di scambi in
passato, ma nessuna ha
avuto esiti così duraturi:
«Per la lingua tedesca conferma Amalia Geymet
- avevamo già rapporti
con una scuola austriaca
e una di Stoccarda, per il
francese con un istituto
del Massif Central, ma
nessuno di questi casi è
continuato in futuro».
La celebrazione del
ventennale dell’iniziativa coincide con l’arrivo
degli studenti tedeschi,
che troveranno sistemazione nelle famiglie italiane. A Torre Pellice giovedì 6 aprile arriverà anche il presidente delle
chiese regionali di Germania, Manfred Koch,
accompagnato naturalmente dal preside della
scuola tedesca e dal professor Reinecke. «Ci sarà
un incontro con il comitato del Collegio e - aggiunge Amalia Geymet nella mattinata di sabato
8 un saluto del sindaco;
fra le iniziative aperte al
pubblico bisogna segnalare il concerto della corale valdese di Villar e
Bobbio Pellice nella serata di domenica».
Il programma prevede
anche una cena con alcuni ex allievi che hanno
partecipato allo scambio:
un’occasione per incontrare vecchi conoscenti e
ricordare insieme piccole
avventure passate. Lo
scambio procederà poi
con il coinvolgimento
degli studenti del terzo
anno che vedranno il
piano delle lezioni travolto dalla valanga di impegni con gli ospiti: la visita dell’ecomuseo della
pietra a Rorà, la miniera
di talco di Prali, l’acquario di Genova.
chiaro che l’affidamento
non è un’adozione; il
bambino mantiene sempre un rapporto con la famiglia d’origine. «Essere
genitori senza esserlo:
questa è la difficoltà dell’affidamento», dice infatti la dottoressa Turvani.
Superato questo scoglio
psicologico, tutti possono
diventare potenziali affidatari: non solo le coppie
sposate, perfino i single.
Chi è interessato può rivolgersi al Ciss a Pinerolo,
dove tra l’altro ogni terzo
giovedì del mese si svolge
una riunione di confronto dei genitori affidatari
del territorio.
, ■ • San Germano Chisone
L'acqua della Turina (]
«Ci vorrà almeno un
anno prima che le pratiche per la messa all’asta
dell’ex scuola dei Garossini siano completate e
questo, non potendo
contare a breve sui fondi
che deriverebbero dalla
vendita dell’ex scuola,
comporterà uno slittamento nei nostri piani di
intervento sugli altri edifici comunali». A dirlo è
il sindaco di San Germano, Clara Bounous, che
in una assemblea pubblica alla borgata Turina, a Inverso Porte, ha
affrontato diversi argomenti tra cui la ristrutturazione dell’ex municipio di Turina, che l’amministrazione aveva recentemente individuato
come uno degli edifici
comunali che dovevano
essere ristrutturati.
All’ordine del giorno
della riunione a Turina
vi erano anche altri argomenti «caldi»; il passaggio dell’acquedotto
dal locale consorzio al
Comune; la mancanza
di spazio nella parte valdese del cimitero di Turina; la variante di Porte.
«Per quel che riguarda
l’acquedotto - ha detto il
sindaco - pensiamo di
darlo in gestione all’Acea mantenendo la
proprietà dell’impianto.
Per i cittadini tra l’altro
questo significherà un
adeguamento delle tarif.
fe a quelle del capoluogo
ma del resto la situazio.
ne non poteva essere risolta diversamente non
potendo il Comune ge.
stire direttamente l’im,
pianto».
Da parte dei presenti
non sono per altro state
avanzate obiezioni particolari così come è stata
incamerata senza particolari problemi la pròposta di eliminare la divisione tra valdesi e cattolici del cimitero di Turina. Allo stato attuale un
ampliamento del cimitero stesso è impossibile, è
stato spiegato nel corso
dell’incontro, perché, e
qui si inseriva Fultinio
punto all’ordine del giorno dell’assemblea, il
progetto di costruzione
della variante di Porte
prevede che la nuova
strada passi a poca di
stanza da Turina impe
dendo qualsiasi ampliamento del cimitero. In sé
poi la variante interesse
rebbe tutta la parte bas
sa dell’Inverso Porte do
ve è prevista la costru
zione di una galleria e di
un viadotto oltre che di
uno svincolo in zona
Malanaggio dove la nuova strada rientrerebbe
nell’attuale tracciato della statale 23.
È giunto al via il «Piano» della vai Pellice
Per uno sviluppo compatibile
MASSIMO GNONE
PRIMO e fondamentale passo verso
i’ .............
il Piano di sviluppo socio-economico 2000-2004, la delibera programmatica andava approvata entro il 31
marzo. Una consegna pienamente rispettata dal Consiglio della Comunità
montana vai Pellice che mercoledì 29
ha innestato la marcia giusta per il 15
dicembre, data limite prevista dal Fondo regionale per la montagna per concorrere, appunto, alle possibilità di finanziamento.
Cantieri aperti, quindi, almeno nelle
150 pagine della delibera, suddivisa in
3 sezioni: la prima definita eloquentemente «Lo stato di fatto» e comprendente le caratteristiche demografiche e
dell’economia locale, le norme di riferimento e il «vecchio» piano di eco-sviluppo del 1995; la seconda parte, con i
progetti già formulati e in corso di realizzazione; la terza con lo schema del
nuovo piano di sviluppo. «I progetti da
elaborare - spiega il presidente della
Comunità montana, Claudio Bertalot interesseranno 7 aree: istituzionale;
agricoltura: attività secondarie e terziarie; attività turistiche; assetto del territorio: salvaguardia dell’ambiente; atti
Incontro di riflessione biblica a Pinerolo
Piani per cancellare il debito
DANIELA GRILL
IN questi ultimi anni parole come
«debiti pubblici» e «cancellazione
del debito» hanno assunto un particolare significato, diventando sempre più
diffuse e della proposta di cancellazione del debito dei paesi più poveri e del
nostro rapporto con il Terzo Mondo, si
è parlato venerdì sera a Pinerolo, in un
incontro di riflessione biblica guidato
dalla pastora valdese Ursel Koenigsmann e dall’animatore biblico Salvatore Ameduri. La pastora, leggendo
dalla Bibbia la parabola della vigna e
dei vignaioli, ha posto l’attenzione
sull’uguaglianza di dignità tra gli uomini, sottolineando come chiunque abbia
diritto ad essere rispettato dagli altri.
Salvatore Ameduri ha scelto invece come spunti biblici il testo della preghiera del Padre Nostro e il passo nel libro
dell’Esodo in cui Dio dona la manna
agli uomini durante la loro permanenza nel deserto: in particolare i versetti
vità nei settori sanitari, sociali e formativi. Lo schema segue quello già elaborato dallo studio “Sti ingegneria” di Pinerolo: abbiamo comunque deciso di
indicare soltanto gli obiettivi e noni
progetti per lasciare aperto il documento alle proposte dei privati e delle
associazioni di categoria».
Nel corso della seduta la maggioranza ha risposto alle perplessità che arrivavano dai banchi dell'opposizione:
«La giunta ha detto di non volere cattedrali nel deserto - sostiene il consigliere Danilo Golomba - eppure la Crumière continua a esserlo; mi auguro
che il museo della pietra a Villa Olanda
non faccia la stessa fine, l.a vai Pellice
sta diventando il cimitero del turismo:
dobbiamo puntare su giovani e sport».
La giunta risponde alle critiche: «H futuro è nei progetti integrati con i Comuni e le altre Comunità montanedice Bertalot - senza tralasciare la peculiarità religiosa e culturale della valle». Continua l’a-ssessore Ezio Borgarello: «Il palaghiaccio crea turismo sportivo fin dal 1970: noi siamo comunque
aperti alle proposte della minoranza».
Alla fine la delibera è approvata coni
voti contrari dei consiglieri Bonansea,
Colomba, Rossetto e Zimino.
in cui il Signore si raccomanda di non
raccogliere più cibo di quanto se ne
possa mangiare «Ma anche allora come
oggi - ha ricordato Ameduri - esistevano gli ingordi; chi raccolse più manna
del necessario, oltre a sottrarla a chi ne
avrebbe avuto bisogno, la sprecò lasciandola marcire».
Un intervento ha fatto notare
spesso tendiamo a parlare di
«cancellazione del debito» in modo u
po’ superficiale, forse senza realiz^.a
pienamente quali cambiamenti ap
porterebbe al nostro modo di
Perché «azzerare i debiti» non vuol
re semplicemente mettere una
sopra al passato e poi ricominciar <
vivere come se niente fosse
Significa invece cambiare le regole
ci .sono alla base del nostro oroin^
ciale; modificare le logiche che gui ^
no il nostro modo di vivere; adatta
uno stile di vita più basso e ^
parte di ciò che abbiamo in quelle p
sone definite «perdenti».
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nella zona interessata alla variante della statale 25
PAVIDE ROSSO
L^AGENZIA regionale
per l’ambiente (Arpa) dovrebbe fornire a
giorni la relazione definitiva sull’inquinamento
atmosferico e acustico
relativi al Comune di
Porte che verranno ricavati dai dati raccolti nel
monitoraggio compiuto
in marzo. Nei mesi scorsi
infatti l’Arpa, su sollecitazione dell’amministrazione comunale (preoccupata dell’eccessivo
traffico e sempre più
convinta della necessità
della «variante» alla statale 23), ha compiuto
due campagne di rilevamento dell’inquinamento nella cittadina posizionando sulla strada un
furgone attrezzato che
ha permesso, nei periodi
interessati, il prelievo di
campioni dell’aria e il
monitoraggio della rumorosità della zona 24
ore su 24.
«Nella prima relazione
sulle rilevazioni compiute in ottobre - dice Laura
Zoggia, sindaco di Porte
- emerge che dal punto
di vista dell’inquinamento atmosferico i dati
generali non sono preoccupanti se non per l’eccessiva quantità di polveri presenti nell’aria
mentre dal punto di vista
acustico la situazione è
quella tipica dei centri
urbani e metropolitani
in corrispondenza delle
principali direttrici di
traffico. Ora siamo in attesa dei dati definitivi,
relativi alla seconda
campagna di indagini
avvenuta in marzo, che
dovrebbero arrivare a
giorni e che dovrebbero
darci un quadro definitivo della situazione ambientale». Questi dati,
cbe denotano una situazione più da Comune
appartenente alla cintura torinese che da Comune montano, sono
imputabili al traffico della statale a cui quando
verrà completata l’autostrada Torino-Pinerolo si
aggiungerà, affermano
con forza a Porte, il pericolo dell’alta velocità.
Proprio per sottolineare la pericolosità anche
dal punto di vista della
circolazione dei veicoli l’amministrazione di
Porte ha nei mesi passati
richiesto un rapporto ai
carabinieri relativo alla
sinistrosità negli ultimi
IO anni nel tratto di statale 23 che va da Porte a
Villar Perosa. Ne è emersa una statistica che parla di 68 incidenti avvenuti in 10 anni con 7 decessi e 67 persone ferite per
un totale di 663 giorni di
prognosi. La casistica degli incidenti è molto va
ria: si va dall’uscita di
strada per l’eccessiva velocità al tamponamento
all’Investimento di pedoni «addirittura sulle strisce pedonali». Una delle
cause maggiori però,
scrivono nel loro rapporto i carabinieri, è l’immissione o l’uscita dei
veicoli dalla statale. Nelle
conclusioni i carabinieri
sottolineano come «l’unica soluzione possibile,
accettabile da un punto
di vista della sicurezza
stradale, è rappresentata
da un’alternativa all’attuale tracciato stradale
che alleggerirebbe il traffico viario all’interno
dell’abitato».
Un dibattito a Torre Pellice
all'Europa
MARCO ROSTAN
PERCHÉ parlare di
(
cattolici e protestanti
in riferimento all’Europa? Questo interrogativo,
sul quale il Movimento
federalista europeo e il
Comune di Torre Pellice
avevano organizzato un
dibattito giovedì 30 marzo, è rimasto almeno in
parte senza risposta, nonostante i qualificati interventi di Vittorio Morero, Giorgio Bouchard, Alberto Negro e Jean-Jacques Peyronel. Introducendo la serata Alberto
Cabella aveva rievocato i
«profeti» della battaglia
federalista europeista, da
Einaudi a Carlo Rosselli,
dal manifesto di Vento
Piano regolatore a Cumiana
Petizione popolare
È paradossale la vicenda di Cumiana. Dopo che sono state raccolte e autenticate, come previsto dal regolamento comunale, ben 783 firme di cittadini che
chiedevano un referendum sul piano regolatore, il referendum non si farà. «Il quesito sottoposto al referendum riguarda lo stralcio proprio di aree sulle quali
sono in corso le iniziative attuative e poiché la proposta del referendum non potrebbe ritardare l’esame e
le decisioni sui piani esecutivi, si rende manifesta
l’inutilità della consultazione popolare»; questa la delibera con cui il referendum è stato negato. La vicenda va avanti da alcuni anni: un gruppo di cittadini,
riuniti nel comitato «Cumianacipiacecosì» esprime la
sua contrarietà al nuovo piano regolatore e, dopo
l’approvazione in Comune, promuove il referendum,
ora negato. Al di là della materia del contendere c’è
anche un problema di trasparenza: dal 1990 molti
Comuni hanno inserito nei loro statuti la possibilità
per i cittadini di chiedere il referendum su tempi specifici nell’ambito comunale. Bisogna spesso raccogliere molte firme (in proporzione molte di più delle
500.000 a livello nazionale). Nell’unico caso in cui le
firme sono state raccolte, l’amministrazione decide
che il referendum è «inutile»...
i.. A colloquio con il pastore Alberto Taccia su un tema di attualità
Evangelizzazione ma anche ecumenismo
Si discute periodicamente di come mettere in pratica l’evangelizzazione, senza per questo cadere nel
«proselitismo». Quali azioni? Come avvicinarsi alle
persone a cui si vuole annunciare la «buona notizia»
senza essere invadenti e senza, specie di fronte a credenti cristiani di altre confessioni, assumere atteggiamenti che possono essere ritenuti antiecumenici. Il
pastore Alberto Taccia ha affrontato questo argomento più volte anche in pubbliche riunioni; ne abbiamo
approfittato per richiedergli questa intervista.
- Non le pare che i termini ecumenismo ed evangelizzazione siano tra
di loro incompatibili, nel
senso che Tecumenismo
tende a unire e Tevange^tzzazione, intesa finora
tome appello ai ca ttolici a
diventare protestanti, accentua la divisione?
«Questa domanda tocca un punto importante
dell’azione delle nostre
chiese, sottolineando una
contraddizione molto eridente. Sembra infatti
chÌMo che non possiamo
utilizzare l’apertura ecu■henica per sviluppare il
Ptoselitismo. E se insidiamo nell’azione proseatlstica non possiamo essere ecumenici. 11 dibattiu che attualmente si
svolge nelle nostre chiese
a spesso emergere l’inconciliabilità di queste
posizioni».
" Quale via di soluzione
¡Potrebbe indicare per
y^^tre che le due posi^tti siradicalizzino?
«Se noi consideriamo
,„^’*8elizzazione come
della Grazia e
•a redenzione di Dio
lo Cristo rivol
"*1 ecumene, cioè a
tutti i luoghi dove abitano
esseri umani, chiamandoli alla conversione e alla fede, essa non può essere separata dall’unità.
Gesù ha pregato: "che
siano tutti uno... affinché
il mondo creda” (Giov.
17,21). Evangelizzazione
ed ecumenismo devono
procedere insieme».
- Ma affinché ciò avvenga non sarebbe necessario che tutte le chiese si
accordassero a dare ai
due termini lo stesso significato?
«Non possiamo dimenticare che l’ecumenismo
nasce su terreno protestante e che la spinta a
camminare in tale direzione proviene proprio
da una Conferenza mis.sionaria, nel 1910, che ha
constatato quanto la divisione e la concorrenza
ecclesiastica sul terreno
missionario fossero uno
scandalo vergognoso. L
appello fu cólto: nel 1948
si costituì, dopo parecchi
incontri interécclesiàstici, il Consiglio ecumenico delle chiese, che non
vuole essere unà sUperchiesa ma un punto di
convergenza intorno al
quale le chiese riconoscano la loro vera unità
in Cristo. L’atto ecumenicamente rilevante più recente è stato la Concordia di Leuenberg del
1973, in cui le chiese luterane e riformate hanno
riconosciuto la possibilità della piena reciproca
accoglienza alla mensa
del Signore».
- Eia Chiesa cattolica?
«Purtroppo la Chiesa
cattolica, nella sua pretesa di rappresentare in
modo completo ed esclusivo la vera chiesa di Cristo, si è fin dal principio
autoesclusa dal movimento ecumenico. E nel
1950, in occasione dell’Anno Santo, Pio XII, dopo aver promulgato il
dogma dell’assunzione in
cielo di Maria, proclamò
il 1950 come l’anno del
"grande ritorno”. Nessuno accolse l’invito: era
chiaro che dopo il 1948 il
concetto di unità non
passava per Roma. Ma
dobbiamo arrivare agli
Anni 60 perché la chiesa
di Roma si apra alla logica ecumenica dopo il
Concilio Vaticano II».
- Che cosa è cambiato
da allora tra le chiese
evangeliche?
«Molto: nel rispetto
deiridentità di Ciascuna,
sono state elaborate divèrse forme comuni di integrazione, unioni, federazioni, è stato avviato un
intenso confronto teologico, ed è stata sviluppata
una profonda unità di in
tenti e di azione nei confronti di grossi problemi
della nostra umanità. Ultimamente contatti fraterni, anche se difficili,
sono stati avviati tra le
“chiese storiche” e le cosiddette “chiese evangelicali”, che esprimono teologie e strutture ecclesiastiche diverse».
- E che cosa è cambiato
nei confronti della Chiesa
cattolica?
«È innegabile un sostanziale cambiamento di
questa chiesa nell’atteggiamento verso le altre
chiese cristiane, non più
definite “false religioni”:
anzi i fratelli separati vengono considerati, per i riconosciuti contenuti evangelici della loro fede,
membri a pieno titolo del
corpo di Cristo, rimanendo chiaro tuttavia che la
perfetta unità del corpo
di Cristo si realizza soltanto nella chiesa di Roma e intorno al papa».
- Che cosa possiamo
fare assieme alla Chiesa
cattolica?
«Da quando la chiesa
di Roma ha posto l’Evangelo in posizione preminente, molte cose si possono fare insieme sulla
base comune della parola di Dio. Pensiamo alle
grandi assemblee di Basilea e Graz in questi ultimi anni, o alla positiva
diffusione della Settimana per l’uriltà dei cristiani e all’accordo sulla
questione dei matrimoni
interconfessionali».
tene di Spinelli e Rossi a
Mario Alberto Rollier, da
Denis de Rougemont a
Schumann, Adenauer e
De Gasperi.
Vittorio Morero ha visto la specificità europea
nella sua pluralità culturale, che è nelle sue radici latina, greca, ebraica e
cristiana. Pluralismo e
unità dunque sia per
l’Europa che per le chiese. Giorgio Bouchard, ricordando che la Riforma
protestante è stata europea, ha detto che l’etica
luterana si è positivamente raccordata con la
socialdemocrazia, ma
che oggi la sfida per l’Europa non si gioca tanto
sul versante dei protestanti e dei cattolici,
quanto degli ortodossi;
nel passato le nostre
chiese non hanno sempre saputo ascoltare le
autentiche parole di fede
che venivano dall’interno dei gulag e oggi si
tratta di superare l’abisso
che ancora separa Oriente e Occidente in Europa.
Per Alberto Negro è
necessario correggere il
modello neoliherista statunitense evitando le
esclusioni sociali che
provoca; per Jean-Jacques Peyronel il protestantesimo con i suoi accenti sulla pace, la solidarietà e la salvaguardia
del creato deve superare
timidezze e scarsa visibi
lità e parlare in modo più
forte e unito, come in
parte sta avvenendo nella Commissione ecume
nica chiesa e società.
SCOUT — Sabato 8 aprile incontro mensile del
gruppo scout: piccoli a Torre Pellice, alia ■Casa
unionista, alle 16,30, grandi a Pinerolo, al tempio, alle 15,30.
FGEI — Sabato 8 e domenica 9 aprile: convegno
Egei a Villar Perosa (inizio al sabato 8, alle ore
16). Tema: «Se non ora, quando? Possiamo agire
concretamente nella società? La nostra azione
cambia qualcosa?».
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Alle 17, nella
sala delle attività della chiesa di Pinerolo, incontro teologico su «Creazione e caduta» di Dietrich
Bonhoeffer.
BOBBIO PELLICE — Domenica 9 assemblea di
chiesa, con all’odg elezione di due nuovi anziani
per il quartiere Sibaud e per il quartiere Villa Superiore-Pidone, elezione di tre deputati alla Conferenza distrettuale e di un deputato al Sinodo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
martedì 11 alla Cartera, alle 20,30, giovedì 13 ai
Peyrot. Studio biblico: martedì 11, alle 20,45, al
presbiterio, su «La resurrezione dei morti».
PERRERO-MANIGLIA—Martedì 11 aprile, riunione
all’Eirassa, alle 20,30.
PINEROLO — Domenica 9 la corale andrà in gita ad
Intra a visitare la comunità di Anne Zeli; chi desidera unirsi ai coralisti deve comunicarlo al pastore Ribet o a Nora Balmas Boccassini.
POMARETTO — Venerdì 7 aprile, culto al Centro
anziani di Perosa Argentina, alle 16. Riunioni
quartierali: giovedì 6 aprile, alle 15, alTInverso
Paiola, mercoledì 12, alle 20,30 a Pomaretto.
PRAMOLLO — Domenica 8 aprile culto con partecipazione della scuola domenicale.
PRAROSTINO — Sabato 8 aprile, alle 20,45, concerto nel tempio di San Bartolomeo, con la partecipazione della corale di Torre Pellice. Offerte destinate al fondo organo. Martedì 11 aprile, ore
16,30, al presbiterio incontro dei catecumeni con
il Concistoro in vista della confermazione.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 7
aprile, alla Ravadera, martedì 11 all’Inverso,
mercoledì 12 ai Chabriols, venerdì 14 agli Appiotti. Domenica 9 aprile, culto ai Coppieri con
la partecipazione della scuola domenicale.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 7
aprile, alle 20,30 al Serre, mercoledì 12, alle 20,30
al Centro. Domenica 9 aprile, alle 10,30, culto in
francese, alle 20,30 culto serale.
VILLASECCA — Riunioni giovedì 6, alle 20, al Serre
Giors, lunedì 10, alle 14,30, ai Trossieri, alle 20, a
Villasecca, mercoledì 12, alle 20, alla Roccia.
La città di Pinerolo si rivolge alla Provincia
Rientrare nella Pedemontana
Reinserire Pinerolo tra le aree pedemontane consentendo così il suo rientro nella Comunità montana pedemontana Pinerolese. È questa la richiesta
avanzata più volte dal Consiglio della
Comunità stessa e da quello del Comune di Pinerolo che aveva dovuto uscire
dal sodalizio un anno fa per decisione
della Regione. In questi mesi sono state
numerose le sollecitazioni fatte dalla
Comunità e dall’amministrazione pinerolese alla Regione. Più volte è stato sottolineato come la richiesta venga in maniera unanime da parte di tutti i Comuni appartenenti al sodalizio che considerano la Comunità, dopo l’uscita forzata di Pinerolo, mutilata.
Per dare più peso alle iniziative con
dotte recentemente il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, e il presidente
della Comunità, Paolo Foietta, hanno
incontrato la presidente della Provincia, Mercedes Bresso, confrontandosi
sull’argomento. «È stato un incontro
positivo - dice Barbero -. La presidente Bresso ha manifestato la piena disponibilità della Provincia ad appoggiare la richiesta presso la Regione,
che ha competenze in materia, per un
nuovo inserimento del nostro territorio tra le altre aree considerate pedemontane». Prossimamente poi tutte le
assemblee consiliari dei Comuni appartenenti alla Comunità dovrebbero
esprimere documenti ufficiali favorevoli al «rientro» di Pinerolo.
Allestita una rassegna d'arte emergente
«Big» da Torino in vai Pellice
Big Torino, la Biennale di arte emergente che dal 7 aprile al 7 maggio sarà a
Torino con mostre, spettacoli, cinema,
concerti da tutta Europa, arriva anche
in vai Pellice. 11 drago blu della Biennale, nata per promuovere il lavoro di giovani artisti e valorizzare il confronto fra
culture diverse, si vedrà infatti a Torre
Pellice al teatro del Forte lunedì 10 aprile, alle ore 21, con lo spettacolo «Conocer gente, come mierda», della Camiceria Teatro di Madrid di Rodrigo Garcia
(Spagna), mercoledì 12 aprile alle 21
con «Solo cemento e i pilastri della società», con Odron Teatro di Split (Croazia) e venerdì 21 aprile sempre alle 21
con un concerto dei gruppi italiani Plastik Flowers e Wto. Lo spettacolo del 10
aprile promette subito delle sorprese,
almeno a giudicare dal titolo («Conoscere gente, mangiare merda»); il suo
autore, l’argentino Rodrigo Garcia, si è
già segnalato sia in Europa che in America Latina per i suoi testi, che gli hanno
valso tra gli altri anche il «Premio Max
di teatro alternativo 1998». Garcia nel
suo lavoro si ispira a Samuel Beckett,
Harold Pinter, Eduardo Pavolvsky, ma
anche a Thomas, Bernhard e ai romanzieri Louis Ferdinand Céline e Peter
Handke. Nell’allestimento dei suoi
spettacoli non mancano riferimenti alle
sperimentazioni di artisti plastici come
Gary Hill o Bill Viola.
Big non è però solo teatro e musica. 11
programma in vai Pellice, promosso
dalla Comunità montana e curato da
«Spaziogiovani» e dai ragazzi di «Stazioniamo», prevede anche una mostra: dal
15 al 30 aprile alla Civica galleria d’arte
contemporanea Filippo Scroppo di Torre Pellice, i francesi Isabelle Fournier,
Eric Roux Fointain, Frabrice Nesta e il
finlandese Markku Laakso esporranno
le loro opere. Intanto, nella biblioteca
Carlo Levi, sempre a Torre Pellice, è stato allestito uno stand di libri sul tema
«Percorsi letterari alla scoperta del ritmi. Segni e sapori emergenti»; sarà possibile consultare i testi durante il normale orario della biblioteca. L’ingresso
a tutte le manifestazioni è gratuito: per
informazioni e prenotazioni (anche via
fax), rivolgersi alla Tarla Volante (tei.
0121-953520, fax 0121-950112, e-flnail:
tarta@luserna.alpcom.it).
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PAC. 10 RIFORMA
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venerdì 7 APRILE 2O00 VENERDÌ 7
SPORT
VOLLEY
Ancora un successo
per il Body Cisco che
conferma la sua brillante
sesta posizione nel campionato di B2 maschile; i
pinerolesi hanno battuto sabato il Caluso per
tre a 1 salendo a 39 punti
in classifica. Ennesima
sconfitta di una stagione
da dimenticare per il Cerotti in B2 femminile; a
Venaria con il Reale Mutua le pinerolesi hanno
perso per 3-0. Nei campionati minori il 3S Pinerolo è stato superato per
3-0 dal Tecnocad Santena fra gli allievi, e ancora
per 3-0 dal C&L Autotrasporti nelle semifinali juniores maschili. Di nuovo per 3-0 il 3S Luserna
ha perso in casa con il
Vbc Pinerolo in terza divisione femminile.
HOCKEY GHIACCIO
Sarà questa la settimana decisiva per l’assegnazione del titolo di
campione d’Italia nel
massimo campionato di
hockey su ghiaccio. Alla
finale sono approdati
l’Asiago (una sola sconfitta su 51 incontri fin qui
disputati) e, un po’ a sorpresa, il Bolzano. Gli altoatesini hanno rimontato nei confronti dell’Alleghe prima imponendosi
in Cadore per 1-0 ai rigori e poi vincendo alla
grande in casa per 10-3
grazie anche al terzo
cambio di straniero della
stagione con il russo Vassilev al posto dell’americano Loney.
In terra pinerolese,
chiusi i conti e salutati i
giocatori, si pensa al domani. Anche il palaghiaccio di Torre Pellice ha
chiuso i battenti con domenica 2 aprile; l’impianto dovrebbe riaprire
a fine agosto. I prossimi
mesi dovrebbero servire,
a livello nazionale a definire lo schema e le modalità del prossimo campionato (quanti stranieri?), e a livello locale a
decidere le modalità di
gestione dei due impianti (Pinerolo e Torre Pellice). Da un lato infatti
sembra fatta per l’affidamento alTHc Valpellice
anche della gestione del
palaghiaccio di Pinerolo
(competenza, voglia di sinergie, necessità di superare una situazione difficile e complessa dopo
l’ammanco dal Bacino
iirìbrifero causato dal segretario della Polisportiva
ghiaccio Pinerolo Cervar
a vantaggio della gestione
del palaghiaccio). Dall’altro va segnalato che a fine
anno la gestione del palaghiaccio di Torre Pellice
M «
chiude con i conti pesantemente in rosso. «La
parte sportiva è sostanzialmente in pareggio dice la dirigenza Hcv ciò che ci penalizza sono
le spese di gestione troppo elevate della pista».
L’energia elettrica assorbe molte decine di milioni, già solo nella parte
invernale, e così la società è stata costretta a rinunciare all’attività estiva; poi c’è il riscaldamento, che costa e non è ottimizzato fra le varie parti
dell’impianto. E così l’Hc
Valpellice ha comunicato
l’intenzione di rescindere
il contratto di gestione.
Le modalità andranno
dunque riconsiderate; ci
saranno interventi pubblici? Si aggiunge intanto
un ulteriore interrogativo; potrà, e a quali condizioni, Torre Pellice essere
sede di gare? L’irñpianto
di via Filatoio può arrivare al massimo a una capienza di 1.500 persone a
sedere: basteranno? Oppure si deve pensare a un
nuovo palaghiaccio come
qualcuno già ipotizza?
Dubbi pesanti, alla vigilia
dell’estate; dubbio da
chiarire al più presto per
programmare l’attività
sportiva ma anche il futuro di questa stmttura.
Dall'Istituto «Alberti» di Torre Pellice per realizzare una ricerca
studenti ospiti nella valle del Queyras
CARMEUNA MAURIZIO
La regione del Queyras, un territorio vasto per poche migliaia di
abitanti, una vocazione
turistica creata negli anni, un parco naturale regionale che qualcuno
vorrebbe estendere anche al di qua delle Alpi in
un unico grande parco
europeo transalpino, si
potrebbe legare alla vai
Pellice con un collegamento ferroviario turistico a «cremagliera». Il
progetto di massima è
stato presentato qualche
settimana fa in Francia e
lo sarà fra pochi giorni a
Torino. Un eventuale
collegamento ferroviario
avrebbe impatto sul tessuto economico e sociale
delle due zone, oltre che.
naturalmente ambientale e turistico. Ecco perché, per tre giorni, alla fine dello scorso mese di
marzo, 25 ragazzi e ragazze dell’Istituto professionale per operatore
turistico «Alberti» di Torre Pellice sono stati ospiti nel Queyras.
Si tratta di uno dei primi passi che la scuola,
specializzata appunto
nella formazione di operatori del settore turistico, unica nel suo genere
nel territorio pinerolese,
sta compiendo per valorizzare il patrimonio naturale e culturale delle
Il paese di Ceillac in vai Queyras
due aree transfrontaliere,
in previsione della eventuale realizzazione della
cremagliera. Per gli studenti, tutti del secondo
anno, è stata anche una
buona occasione per
mettere a confronto l’organizzazione turistica del
Queyras con quella locale, per cogliere spunti e
proposte, per migliorare
l’uso del francese. L’opportunità di compiere il
viaggio gratuitamente è
stata data dai fondi (circa
14 milioni) che l’istituto
«Alberti» ha ricevuto tramite la Comunità montana, per una serie di iniziative del progetto «Cremagliera». Nei prossimi
mesi gli studenti realizzeranno materiale informativo, ricerche, percorsi e
itinerari turistici.
POSTA
M Telesoccorso
Prendo lo spunto per
questa lettera dagli eventi di cronaca locale che
vedono coinvolti i soliti
anelli deboli della nostra
società: gli anziani, le
persone sole; coloro che,
oltre a lottare contro le
difficoltà di ogni giorno,
si devono difendere dai
lestofanti di turno che in
mille modi diversi architettano truffe, furti e violenze ai loro danni.
Visto che in qualche
misura mi sento coinvolto. mi permetto di proporre due brevi riflessioni; una sulla solitudine e
l’altra sul volontariato.
Sono una persona che
dedica alcune ore del
proprio tempo come volontario a una cooperativa sociale che presta servizio di Teleassistenza,
nel caso specifico Televita pinerolese, attiva dal
1992 e operante nei 3 distretti dell’Asl 10 di Pinerolo. Ritengo quindi, come tanti altri, di fondamentale importanza dare anzitutto una risposta
In prima persona a certi
problemi; però questo
non basta, occorre anche
fare attività di sensibilizzazione e di denuncia,
affinché da parte di tutti
si contribuisca al bene
comune.
Frequentemente si richiama l’importanza e il
diritto per le persone anziane, anche in difficoltà,
di poter continuare a vivere a casa propria, ma
non basta l’affermazione
del principio per risolvere i problemi. Occorre effettivamente permettere
a queste persone di continuare una vita serena
nel loro ambiente. È pura
demagogia affermare da
un lato il principio della
domiciliarità ma poi lasciare che i costi in paura
e in solitudine siano solo
a carico degli anziani.
In un’epoca dove la
comunicazione viene
esaltata, paradossalmente mancano gli interlocutori con cui parlare, comunicare le proprie ansie. Una risposta utile in
questo senso può essere
il servizio di Teleassistenza che pur non togliendo il peso della solitudine, intanto contribuisce a dare maggiore
sicurezza a molte persone sole e ai loro familiari.
impossibilitati a garantire una presenza continua. Certamente questo
servizio, scaturito dal
mondo del volontariato,
deve inserirsi come risorsa in una rete più ampia
di servizi a supporto della persona.
Qui si innesta la seconda riflessione rispetto a
coloro che fanno volontariato e offrono una risposta diretta a determinati problemi della società. Se da un lato vi sono appunto persone disponibili, per esempio
pensionati e casalinghe,
che ancora hanno energie e capacità per .svolgere dei lavori-servizi gratuitamente, dall’altro lato occorre che enti pubblici e privati utilizzino
tali disponibilità in modo
corretto. Ciò comporta,
rispetto all’ente pubblico, un rapporto di collegamento e di confronto,
di collaborazione e di valorizzazione nel rispetto
dei reciproci ruoli. Ma ritengo che anche tra i diversi gruppi di volontariato occorra perseguire
un rapporto corretto di
intesa, di mutua riconoscenza e di collaborazione, al fine di utilizzare al
meglio le energie, per un
servizio il più possibile
integrato alla persona.
Problemi annosi in definitiva, sui quali la presente vuole essere solo
un piccolo contributo.
Claudio Bruno
Pinerolo
ABBIGLIAMENTO A STILE
Tel. 0121.909667
VIA I MAGGIO 64/62
LUSERNA S. GIOVANNI-TO
APPUNTAMENTI
6 aprile, giovedì
PINEROLO; Alle 17, alla libreria «Volare», incontro
con lo scrittore Erri De Luca e con Renzo Sicco, ingresso libero.
PINEROLO; All’Accademia di musica, alle 21, concerto per pianoforte con Andrea Lucchesini, musiche
di Beethoven. Ingresso lire 25.000.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
l’Unitrè propone un incontro con la prof. Marita Maglione sul tema: «Rileggendo Madame Bovary».
7 aprile, venerdì
PINEROLO: Alle 20,45, al Seminario, nell’aula
dell’Università della terza età, incontro su «La storia
del debito», con Luca lahier, segretario del comitato
per la Campagna contro il debito.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
concerto per chitarra con Paolo Garganese; musiche
di Meritz, Manjon, Weiss, Ghana. Ingresso libero.
PINEROLO; Al salone dei Cavalieri, alle 17, incontro su «La formazione integrata superiore», con Ludovico Albert, responsabile del sistema educativo del
Comune di Torino.
8 aprile, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI; Dalle 15, nella sala
Beckwith, gran bazar, con prodotti vari, nuovi e usati,
libri in offerta speciale, tombola per bambini, crostate e marmellate nostrane, a cura dell’associazione
Amici dell’Asilo valdese.
TORRE PELLICE: Per le vie del paese, nell’isola pedonale, dalle 8 alle 18, mercatino di prodotti naturali.
PEROSA ARGENTINA: Alle 17, nella sala della Comunità montana, incontro su «A passo d’uomo un
anno dopo. Prospettive e sviluppi», con Luca Aimetti
e Sergio Bonino.
VILLAR PELLICE: Alle 20,45, nel tempio valdese,
concerto a favore del Collegio valdese della corale di
Bobbio-Villar diretta da Marco Poét è del coretto di
Villar Pellice diretto da Cristina Pretto.
PINASCA — Alle 21,15, nella pista coperta comunale, nell’ambito della rassegna Cantavalli, si tiene un
«Bai ositan» con Sergio Berardo, Dino Tron, Ricky
Serra e Simonetta Baudino. Ingresso £ 10.000.
LUSERNETTA: Nella sala polivalente della scuola
elementare, alle 20,45, corso di danze occitane, con il
gruppo Calhiolait e l’associazione Kalendamaia.
9 aprile, domenica
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 16, la
compagnia Nonsoloteatro presenta «Pietro Micca,
storia e retroscena di un uomo esplosivo», testo e regia di Guido Castiglia.
TORINO; Alle 17,30, nel tempio valdese di corso
Vittorio, concerto per organo, omaggio a J. S. Bach.
Ingresso lire 10.000.
10 aprile, lunedì
PINEROLO: NelÌa sala al pianterreno del Seminario
vescovile, incontro su «I reni e i loro sostituti artificiali:
storia della dialisi», con il dr Giuliano Giachino, primario del servizio di nefrologia all’ospedale di Rivoli.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca del
Centro culturale, conversazione sul libro su «Christa
Wolf e la trasformazione mitologica; Cassandra e Medea», proposto da Maria Rosa Fabbrini.
11 aprile, martedì
PINEROLO: Alle 21,15, nella sede dell’associazione
Stranamore, proiezione del film «Tempesta di ghiaccio», di Lee.
13 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto del duo pianistico a 4 mani,
con Elena Bossina e Dino Alexia, musiche di C. San
Fiorenzo e G. Gershwin.
PINEROLO: Nella sede di Stranamore, alle 21,15,
incontro su «Democrazia deliberativa e globalizzazione economica»; intervento di Leonardo Ceppa.
14 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle 20,45, per il gruppo di studi Val Lucerna, Raffaele D’Amato parla su «L’arte militare dei bizantini
nell’alto Medioevo».
Una mostra a Torre Pellice
I protestanti
delle Cevenne
Si apre sabato 8 aprile una nuova edizione della
serie «Una finestra su...», promossa dal Centro culturale valdese di Torre Pellice nell’ingresso della
propria sede in via Beckwith. Questa volta la mostra
fotografica ci porta fra i protestanti del Sud della
Francia: «Le Cevenne dei Camisardi e del “Desert”»
è il titolo della mostra realizzata da Franco Davite e
da Giorgio Roman con fotografie ottenute da negativi di Attilio Merlo grazie alla concessione della famiglia. La mostra resterà aperta fino al 3 giugno.
L’oreficeria Tesi & Delmastro
Ricorda che le croci ugonotte di sua produzione
si possono trovare presso
le librerie Claudiana di Torre Pellice, Torino, Milano
e la Libreria di cultura religiosa di Roma
Per Interiori iitformazkKÉ tetefonare ai numero
8339-7W1925
SERVIZI
VALU
CHISONE - GERMANASCt
Guardia medica
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 9 APRILE
San Germano Chisone:
Farmacia Tron , tei. 58771
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 9 APRILE
Luserna San Giovanni: Sa.
velloni - Via Blando 4 - (La.
sema Alta), tei. 900223
CINEMA
TORRE PELLICE — || ci.
nema Trento ha in programma, giovedì 6 e venerdì 7,
alle 21,15, Look stok (Pazzi
scatenati); sabato 8 ore
20,10 e 22,20, domenica 9,
ore 16, 18, 20,10 e 22,2oi
lunedì ore 21,15, Il collezlo
nista di ossa.
PINEROLO — La multisala Italia (0121-393905),
propone, alla sala «2cento»
Mickey occhi blu; alla sala
«Scento» va in visione Ogni
maledetta domenica.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
venerdì 7, ore 21,15 With [
or with out you; sabato 8, ^
ore 21,15 Liberate i pesci;
domenica, ore 15,15, 17,5,
19,15, 21,15, lunedì, martedì e giovedì, ore 21,15,
American Beauty.
Fgei Valli
Se non ora
quando?
«Se non ora, quando?» i
è il titolo di un romanzo
di Primo Levi ambientato
nelle gelate e inospitali '
steppe dell’Urss invasa
dai nazisti. I protagonisti
sono chiamati nd agiree
combattere, in (juel luogo e in quel momento.
Anche noi, con le ovvie e J
opportune dilTcrenze di
contesto storico e motivazioni, come cittadini e |
cittadine, come creden- [
ti ma soprattutto conte
uomini e donne, siamo
chiamati aH’impegnoe
alla partecipazione; se
non altro possiamo, e
dobbiamo, esserci: nelle
situazioni quotidiane e
nella società, nella chiesa
e nel volontariato.
«Se non ora, quando?»
è anche il titolo deH’iiì'
contro organizzato dalla
giunta Fgei per sabato 8
e domenica 9 aprile a Villar Perosa: un'occasione
di dibattito aperto a tutti
e tutte nel pomeriggio di
sabato e l’approfondimento in serata e nella
giornata successiva.
Interverranno Roberto
Prinzio, presidente dello
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca.
Fausto Angelini, segretario provinciale della Lego
obiettori di coscienza, *
pastore Alberto Tacciai
per il volontariato, Dario
Tron, per la solidarietà
con il Madagascar, un
rappresentante della cooperativa «20 II ponte»
Giaveno, per il cornmor
ciò equo-solidale. Sa
presente anche l’associ
zione «Senza confin'":
per l’accoglienza elei
bambini bielorussi. L ap
puntamento è per sana
8 aprile alle 16 al convi
di Villar Perosa Per intor'
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su Rifoì
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s invasa
§ La chiesa
nel Nuovo
Testamento
Caro direttore,
su Riforma del 17 marzo,
nella pagina dei lettori, compare una «precisazione» a firpia del Consiglio generale
delle Assemblee di Dio in Italia (Adi). Questo massimo organo delle Adi afferma che il
«Corpo di Cristo», «la sua
chiesa», «non corrisponde a
nessun organismo o organizzazione esistente sulla terra»,
aggiunge che tutti 1 membri di
quel corpo mistico saranno
raccolti dal Signore al suo ritorno. Con queste affermazioni viene spiegato il loro rifiuto
dell’ecumenismo. Infatti, se
non esistono le chiese (dunque nemmeno le Adi sono
chiesa o associazione di chiese), come si potrebbe avere
un ecumenismo, che vuole
essere l’incontro delle chiese?
Date certe premesse, il discorso ha una sua logica. Ma è
poi vero che il Signore non
abbia la sua chiesa sulla terra?
Nel Nuovo Testamento la
parola chiesa ricorre circa 70
volte: viene usata per indica■ re una chiesa locale o la chiesa nella sua accezione generale. La chiesa, nella comprensione neotestamentaria
più diffusa, è l’insieme delle
persone credenti che in un
determinato luogo si riuniscono per adorare il Signore e
per annunciare l’Evangelo col
kerugma e con la diakonia.
La chiesa è edificata da Cristo; egli ne è la base e il fondamento, egli è la vite a cui
sono uniti i tralci. Alla chiesa,
per quanto piccola, ha promesso la sua presenza; ad essa accorda la sua misericordia, nonostante possa essere
inquinata da cattivo seme.
Se oggi abbiamo il Nuovo
Testamento è perché all’inizio dell’era presente alcune
persone si sono comprese come chiesa di Gesù Cristo.
Forse che ia chiesa di Corinto, con unte le sue beghe, era
più santa delle nostre odierne? La santità della chiesa
non dipende forse dalla grazia del Signore, e non già dal
la perfezione dei comportamenti umani? È certo che c’è
una chiesa invisibile, un corpo mistico, composto da chi è
stato redento, non già da chi
si è conquistata la perfezione,
ma ciò non esclude la chiesa
nella sua dimensione terrena.
La posizione del Consiglio
generale delle Adi mi appare
eccessiva come, per ragioni
opposte, mi appare eccessiva
la posizione cattolica che
vuole negare ogni colpa alla
chiesa nella sua realtà storica.
La chiesa, come ogni persona
credente, è a un tempo purificata, redenta, immacolata, e
immersa nella realtà del peccato, delle contraddizioni,
dell’infedeltà. Al pari del popolo di Israele è a un tempo
«popolo di collo duro» e popolo amato da Dio, fidanzata,
sposa di Dio, così pure la
chiesa è sposa di Cristo. Affermare l’amore di Dio in Cristo persino per la nostra realtà impregnata di storia di
peccato significa essere fedeli
alla parola di Dio e, se si vuole, far risaltare maggiormente
l’amore di Dio per le creature,
il mondo, la sua chiesa.
Certo «credere la chiesa»,
come per secoli i cristiani
hanno confessato col Credo
apostolico, non vuol dire
avere individuato nella realtà
storica, e soltanto nella realtà
storica, la chiesa. Essa, comunque, conserva la doppia
valenza di realtà storica e di
realtà trascendente, spirituale. Poiché, alla luce di vari
brani del Nuovo Testamento, non ci è chiesto di esercitare una disciplina senza misericordia, vogliamo continuare a comprenderci come
chiesa e a comprendere altri
come chiesa di Gesù Cristo,
con cui tentare di fare tutto
ciò che ci è possibile fare assieme. Questo è ciò che facciamo, e non per «posizione
politica di convenienza», come chiese battiate, metodiste e valdesi, e che cerchiamo di fare con tutte quelle
chiese che vorranno condividere il reciproco riconoscimento e la fraternità nella fedeltà all’Evangelo.
Salvatore Rapisarda
Catania
■ Corrispondenza
Un lettore, die si trova-attualmente in carcere, ci scrive per
esprimere il suo desiderio di entrare in corrispondenza con alcuni «fratelli e sorelle che leggono il vostro giornale», ne trarrebbero incoraggiamento lui e i suoi compagni che da qualche mese si radunano nella sua cella per leggere la Bibbia. L’indirizzo è:
Ermanno Messina, via Minervini 2/R, 50018 - Scandicci (Fi).
i Nuovo numero telefonico
Il nuovo numero di telefono del pastore di Luserna San Giovanni Mario F. Berutti è 0121-953510.
Evangelico
un cristiano su tre
Per ora, una constatazione e una domanda. La constatazione è semplice: un
cristiano su tre, nel mondo, appartiene
all’area evangelica. La domanda: perché
i mezzi di comunicazione italiani, specie
in questo anno di giubileo, continuano a
ignorare, minimizzare, sottostimare,
marginalizzare questa realtà? Il nostro
non è un generico lamento. Ci riferiamo,
senza ovviamente entrare in spiacevoli
dettagli, al modo impreciso con cui la
stampa italiana ha riportato (ovvero bellamente ignorato) le posizioni evangeliche in occasione di importanti eventi
giubilari, come l’apertura della Porta
santa di San Paolo o la giornata del perdono. Certo le voci che provengono dal
mondo evangelico sono spesso fuori del
coro e naturalmente sono altamente discutibili (visto che non avanziamo pretese di infallibilità). Tuttavia continuare a
ignorarle, come fa regolarmente tanta
stampa anche e soprattutto laica, all’alba del terzo millennio, in un mondo globalizzato e in una Europa unita, è indice
di deplorevole provincialismo.
Il Bollettino internazionale di ricerca
missionaria (International Bulletin of
Missionary Research, Ibmr), prestigiosa
rivista missionaria pubblicata dallo
Overseas Ministries Study Center di
New Haven, riporta nel primo numero
dell’anno (gennaio 2000) una statistica
annuale sulla missione nel mondo, a
cura di due noti ricercatori: David B.
Barrett e Todd M. Johnson. Il primo è il
curatore della Enciclopedia cristiana
mondiale (World Christian Encyclopedia, Wce), opera pubblicata nel 1982
che resta tuttora il punto di riferimento
per le statistiche sulle chiese del mondo: i dati pubblicati quest’arino costituiscono un aggiornamento di quelli riportati dalla Wce, che si riferiva esattamente a vent’anni fa (1980).
Confermando i dati recentemente
pubblicati dall’Annuario Pontificio del
2000, la statistica curata da Barrett e
Johnson indica in oltre un miliardo il
numero di cattolici nel mondo: precisamente 1 miliardo 56 milioni e 920.000
(leggermente di più rispetto all’Annuario pontificio, che stima i cattolici in 1
miliardo e 45 milioni). Gli ortodossi sono 215 milioni 129.000. Più complessa
la valutazione dei dati relativi all’area
delle chiese nate dalla (o che vi si ispirano) Riforma del XVI secolo. La Wce, e
con essa le statistiche delTIbmr, suddividono i cristiani in sette grandi «blocchi ecclesiastici»: 1) anglicani, 2) cattolici non romani, 3) cristiani marginali, 4)
cristiani indigeni non bianchi, 5) ortodossi, 6) protestanti, 7) cattolici romani.
È opportuno fare alcune precisazioni
su questa suddivisione, che-presenta
peraltro aspetti alquanto singolari: il
criterio di suddivisione infatti non è
tanto «confessionale» in senso dogmatico-teologico, quanto propriamente «ecclesiastico», nel senso di appartenenza
a una specifica «rete» ecclesiastica. Il
terzo blocco, quello dei cristiani marginali, riguarda chiese che, pur essendo
in buona parte nate su terreno protestante, non possono essere considerate
tali: Testimoni di Geova, Mormoni ecc.
Il quarto blocco, quello delle chiese «indigene», include quelle chiese che, pur
essendo nate da una delle grandi confessioni storiche (protestanti, cattolici e
ortodossi) si sono sviluppate in modo
autonomo e non intrattengono rapporti
organici con le chiese «bianche» d’origine. Questo blocco ha avuto un enorme
incremento negli ultimi vent’anni, passando dagli 82 milioni del 1980 a ben
379 milioni nel 2000; esso è in gran par
te (nel 1980 al 77%) composto da chiese
di ispirazione protestante-evangelica:
soprattutto pentecostali o movimenti di
origine battista, luterana e metodista.
Possiamo supporre che il blocco sia
tuttora a maggioranza evangelica-protestante, visto che l’aumento numerico
riguarda soprattutto la crescita esponenziale di chiese pentecostali, specialmente in America Latina. Assegnando il
75% di questi 379 milioni di cristiani
«indigeni» all’area evangelica-protestante, abbiamo quindi circa 284 milioni di protestanti «indigeni». Il sesto
blocco, quello delle chiese propriamente protestanti, riguarda esclusivamente
le grandi denominazioni «storiche», sia
quelle occidentali che quelle che, negli
altri continenti, sono direttamente legate ad esse: in tutto 342 milioni (contro i
262 milioni del 1980).
Quanti sono dunque, nel mondo, i
cristiani dell’area evangelica-protestante e anglicana? Sommando tutti i dati,
abbiamo 79 milioni 650.000 anglicani,
284 milioni 290,000 protestanti «indigeni» e 342 milioni 35.000 protestanti
«classici»: in tutto 705 milioni e 975.000
credenti. Nell’arco di vent’anni, quest’
area si è quindi quasi raddoppiata (-i88%), passando da 375 milioni 139.000
fedeli nel 1980 alla stima citata per il
2000: gli anglicani sono cresciuti di 29
milioni 847.000 unità (+ 60%), i prote
stanti «indigeni» sono più che quadro
plicati (.+ 221 milioni 109.000, pari al
450 per cento) e, smentendo le voci sul
loro declino, anche i protestanti «classici» sono cresciuti di 79 milioni
880.000 unità (30%): una crescita analoga a quella dei cattolici, cresciuti di
254 milioni 261.000 unità (+ 31%). In
percentuale si può dire che su 100 cri
stiani nel mondo 33 appartengono
all’area evangelica-protestante-anglicana, 50 a quella cattolico romana, 10 a
quella ortodossa; i restanti 7 si dividono fra cristiani marginali, chiese indigene varie e cattolici non romani.
! I falò del
XVII Febbraio
Desidero non tanto rispondere quanto forse precisare
alcune cose rispetto alla lettera di Sergio Bilato di Verona che scrive «Il ritardo del
re» (n. 12 del 24 marzo). So di
appartenere alla peggior categoria di valdesi, quelli che
vivono in «terra d’esilio»,
perché là si rafforza talmente
l’identità che poi si diventa
noiosi ed esagerati. Detto
questo mi sia concesso di dare sfogo alla prima impressione che ho avuto leggendo
la lettera. Concordo pienamente con l’analisi storica di
Bilato; di fatto non ho mai
provato simpatia per i Savoia, e neanche ho mai capito il grande entusiasmo dei
valdesi a questo proposito,
perché non ho mai ritenuto
che fosse per «bontà loro»
che i valdesi e gli ebrei, nel
lontano 1848, abbiano raggiunto l’emancipazione.
Da parte mia non ho mai
partecipato ai falò del XVII
Febbraio pensando ai Savoia
o alla storia d’Europa che ci
ha condotto fin lì; questo generalmente lo riservo per il
XV Agosto. Finché ero bambina il falò del XVII Febbraio
era occasione soprattutto di
riunione della grande famiglia a San Germano, a casa
del grand-papa, per cantare
insieme, pregare insieme,
leggere testi biblici insieme.
Oggi il falò non ha perso molto di tutto questo. Almeno
nelle intenzioni. Ogni anno
vengo dalla «terra d’esilio»
per ricongiungermi con i
miei fratelli, per cantare con
loro, purtroppo senza letture
bibliche, senza neanche una
preghiera. Ma questa è anche
responsabilità mia, potrei
iniziare una volta a farlo, magari preparando qualcosa
con il gruppo giovani.
Il falò del XVII Febbraio, indissolubilmente legato al culto e all’agape fraterna, non
celebra i Savoia ma il Signore. 1 valdesi sono dei graziati,
come dimostra tutta la loro
storia (come quella degli
ebrei), ma non per opera dei
Savoia. Per questo il falò è un
fuoco prima di tutto di riconoscenza per quel Dio che,
come cantiamo nel «Giuro di
Sibaud» (e io ci credo), «comme autrefois Jacob, tu ramènes les tiens» (come hai fatto
un tempo con Israele, tu raccogli i tuoi), e per questo il
falò ha un senso e deve continuare a bruciare ogni anno.
Tengo infine a precisare
che questo pensiero non è assolutamente una polemica
contro i valdesi della diaspora, come molti amano sempre leggere, ma una considerazione a proposito di uno
dei tanti malintesi che serpeggiano alle valli valdesi.
Anzi, questa riconoscenza
espressa con il falò è caso mai
quello che unisce, mentre i
Savoia sicuramente dividono
(la storia d’Italia insegna). Per
quel che mi riguarda continuo comunque in «terra di
esilio» a fare propaganda per
un valdismo che forse è solo
più un ricordo nostalgico nascosto in un sogno escatologico. Ma d’altra parte non lo
era anche il messianismo?
Milena Beux - Lugano
Passatempo
Indovinello. Il redentore
Sulla paglia era nato e ci recava di una vita
liitura la promessa.
Ma poi venne venduto (uno dei dodici!) e
al dono di se stesso destinato.
È a Pasqua che fulgente egli riapparve dolce a vedersi, a noi trasfigurato.
(Mirella Argentieri Bein)
Soluzione del cruciverba del numero scorso
=onou)Aopu|,i|8p auo|zn|os
La Trinità in vacanza
Aria di stanchezza nella Trinità in epoca di
Giubileo.
«Questo papa si prende tutta l’attenzione
e tutta la pubblicità e a noi non ci fila più
nessuno. E poi, questo eterno stare insieme
da eternità in eternità, questo parlare sempre fra noi... non se ne può più. Sai che
nuova c’è». «Che nuova c’è»... «che nuova
c’è»..., dissero in coro. «Quest’anno, per il
Giubileo, ce ne andiamo a fare le vacanze
separate». «Ok», «Ok», «Ok», dissero. «Andremo nelle grandi città sante...» («città
sante»... «città sante»...). «Io - disse il Padre
- andrò alla Mecca» («andrò alla Mecca»...
«andrò alla Mecca»...). «Là nessuno mi chiederà perché sono venuto solo, e soprattutto,
non ci sarà neppure l’ombra di una femminista che insista a chiamarmi Padre-e-Madre, 0 Padre-Madre o, peggio, Pa-ma-dre»
(«o, peggio, Pa-ma-dre»... «o, peggio, Pama-dre»...). «lo - disse il Figlio - capite, ho
dei ricordi personali molto intensi. Andrò a
Gerusalemme, e spero di non trovarci il papa, ma me la caverò comunque» («me la caverò comunque»... «me la caverò comunque»...). E lo Spirito Santo disse: «Non vi
stupite, andrò a Roma, sono curioso, non ci
sono mai stato! («non ci sono mai stato»...«non ci sono mai stato»...).
Esequie classiche
a 2 milioni 500 mila
L'impresa di onoranze funebri «il Giubileo» offre un funerale classico a
2.500.000 lire e un funerale di lusso a lire 3.900.000 (esclusi eventuali diritti comunali, necrofori!
«Per un funerale di lusso con l'impresa "Il Giubileo" ho speso 3 milioni
900 mila lire: esattamente la metà rispetto a quanto mi era stato preventivato da un'altra impresa a cui avevo domandato il preventivo, richiedendo lo stesso tipo di servizio:>.
La dichiarazione della signora Maria Stella B., di Chivasso, pone
l'accento su un fenomeno di cui tutti hanno avuto la prova o, per lo meno, hanno sentito parlare: la grandissima differenza nei costi dei funerali, a parità di servizio.
Il caso della signora Maria Stella B. è emblematico (il cognome è
omesso per ragioni di privacy, ma si tratta sempre di persone che hanno
usufruito dei servizi dell'impresa «Il Giubileo»). E' cioè sufficiente informarsi, cercare un'alternativa aH'«lmpresa di famiglia»'presso la quale ci si è
sempre serviti, e scoprire che si possono ottenere prestazioni uguali nella
qualità, ma molto diverse nel prezzo, con un notevolissimo risparmio.
Decessi in ospedale: sensiglio al PareniI
Non «mtkn» jt «invMwse dtf<»podah» né, tonto mono, è obblytìorio tenM
é NegB otpedaK o «tortore $aoHano bhogm WMWA*
M é chiuiHfil*, a ihcesso appena avvenuto, segnali gueslo o qi^H'impnaa fue, gravano p^anlemei^ nrf cotto dei servìm.
ONORANZE sjsTFUNEBRI Sede cenfro/e ed esposrzionh
^ ^ C.so Bramante 56 - Torino
IL Gl IJBILLO rei on 663 30 05
Grazie alla Rai
Ecco una selezione dai Gr
(giornali radio Rai) ascoltati
nei giorni antecedenti il pellegrinaggio del pontefice in
Terrasanta:
1) «...è come se il papa
prendesse per mano tutti i
cristiani e li conducesse nei
luoghi santi».
2) «...il papa sarà portato
sulla cima del monte Nebo
dal quale Mosè vide la terra
promessa».
3) «...tra pochi mesi il papa
affiderà ufficialmente alla
madonna il terzo millennio».
Che fare? Che dire? Probabilmente poco o nulla. A noi,
sparuto gruppetto di evangelici italiani associati nostro
malgrado e gratificati ogni
giorno da queste notizie
eclatanti non resta che continuare a riunirci per l’ascolto e lo studio della Parola
(che cominciamo a sospettare di avere frainteso) durante
i culti e negli studi biblici
(questi ultimi a giudicare
dalla partecipazione sembrano peraltro riservati a pochi eletti), nella convinzione
che l’unico a condurci per
mano e a camminare ogni
giorno al nostro fianco sia
soltanto Gesù: che non vi
siano luoghi più o meno
santi di altri; che il tempo
dell’umanità sia già da sempre e soltanto nelle mani del
Padre creatore.
Enrico Fratini
Luserna San Giovanni
Personalia
Vivissime congratulazioni a
Lisa Saracco che il 28 marzo
si è laureata con il massimo
dei voti e lode alla facoltà di
Lettere deH’Università La Sapienza di Roma, discutendo
una tesi dal titolo «La Bibbia
di Santi Marmochino: ai margini dell’ortodossia». Relatrice prof. Anna Morisi Guerra,
corelatore prof. Paolo Ricca.
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
£»AL/E
venerdì 7 APRILE 2000
tt
Un articolo di Karin Achtelstetter, responsabile deH'Uffido informazione del Cec
Kosovo, un anno dopo
Dal 7 al 13 marzo un gruppo internazionale di giornalisti della stampa religiosa è stato in
Macedonia, Kosovo e Montenegro per osservare direttamente le attività religiose e umanitarie
KARIN ACHTELSTETTER
Attraverso ì rami nudi
degli alberi, le arnie si riscaldano ai raggi del primo
sole di primavera. Un piccolo chiosco di legno propone ai passanti del miele e
delle candele di cera d’ape
fatte a mano. Nessun rumore, o quasi, viene a rompere il
silenzio nel cortile del monastero di Gracanica. Una scena idilliaca, se non ci fossero
i soldati svedesi della forza di
pace deirOnu, la Kfor, che
impassibili montano di guardia all’entrata del monastero.
11 23 marzo segna il primo
anniversario dell’inizio della
campagna della Nato contro
la Jugoslavia. 1 bombardamenti hanno portato la pace?
C’è qualche speranza di riconciliazione? Quale aiuto
possono dare le religioni?
Hanno abbastanza influenza
nella società per agire efficacemente? Dal 7 al 13 marzo
scorsi, un gruppo internazionale di giornalisti della stampa religiosa si è recato nell’ex
Repubblica jugoslava di Macedonia, in Kosovo e in Montenegro, per osservare direttamente le attività religiose e
umanitarie che vi si svolgono.
La visita era preparata e guidata dall’équipe «Informazione» del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), in stretta
cooperazione con il Segretariato del Cec per l’Europa.
«Durante la guerra, ognuno
era religioso - mi diceva di
recente uno studente in medicina -. In un primo tempo,
il nostro dio è stato la Nato
ma, dopo qualche tempo,
non abbiamo più saputo in
chi credere. E alla fine ci sono
rimaste solo le moschee e le
chiese per pregare». Queste
parole di un giovane albanese del Kosovo mi tornavano
in mente mentre salivo la
scala che porta aH’ufficio di
padre Sava. Le pareti della
scala sono coperte di foto di
chiese ortodosse serbe distrutte o profanate. Solo dal
momento dell’arrivo delle
truppe internazionali della
Kfor nel giugno 1999, oltre 65
chiese e monasteri ortodossi
sono stati distrutti. Anche padre Sava è stato costretto a
lasciare il suo monastero di
Decani per cercare rifugio
qui a Gracanica. Alcuni albanesi del Kosovo, indignati
dalle atrocità serbe, avevano
minacciato di giustiziare per
impiccagione o per garrotta i
responsabili ortodossi serbi.
«Non so quale metodo avevano intenzione di scegliere per
me», dice padre Sava, interrompendo la sua analisi della
situazione con un riso nervoso. Durante il conflitto, lo
scorso anno, egli si è guadagnato una fama internazionale di portavoce moderato,
ma determinato, della Chiesa
ortodossa serba, che non esita a servirsi di Internet e del
World wide web.
Nonostante le minacce,
padre Sava parla senza peli
sulla lingua; «11 cuore del
problema è da un lato Milosevic, dall’altro gli estremisti
albanesi». Belgrado ha reagito alle provocazioni contro il
governo in un modo tipicamente alla Milosevic, rispondendo alla violenza con la
violenza. Ma, dice padre Sava. «non si combatte il terrorismo con la violenza». La
violenza genera la violenza, e
rischia di diventare una spirale senza fine. Come rompere l’incatenamento? Padre
Sava non condivide la visione ottimistica del rappresentante speciale dell’Onu
Bernard Kouchner il quale,
quando ha assunto le sue
Kosovo: la città di Mitrovica come appariva aila fine di luglio 1999
funzioni, ha parlato del suo
sogno di vedere fra poco i
bambini serbi e albanesi giocare di nuovo insieme.
Anziché sognare una comunità multietnica, padre
Sava ripone le sue speranze
soprattutto nella coesistenza
pacifica: «Non possiamo costringere la gente a vivere insieme. Mentalmente, molta
gente vive ancora nel XIX secolo», dice. Per questo, egli
insiste sull’importanza della
storia. Gli albanesi del Kosovo e i serbi devono riscrivere
insieme la loro storia: «La
storia non dev’essere strumentalizzata a fini politici».
Padre Sava scommette sui
piccoli passi: coesistenza pacifica piuttosto che società
multietnica: strutture democratiche per il Kosovo, ma
non indipendenza unilaterale. Egli ammette senza esitazione che gli albanesi non
possono vivere sotto Milosevic, ma aggiunge che i serbi
non potrebbero mai accettare un Kosovo indipendente.
«Tutto il nostro patrimonio
culturale è qui», spiega. È
consapevole del fatto che,
nelle comunità religiose del
Kosovo, è praticamente il solo a sostenere questo punto
di vista. Sia il suo collega cattolico romano a Prizren, don
Shoni, sia i rappresentanti
della comunità musulmana
del Kosovo sono per un Kosovo indipendente. Padre
Shoni sogna perfino una federazione con altri paesi che
prima facevano parte della
Jugoslavia. (Cec info)
(1- continua)
1W& La visita dei segretario generale del Cec nelle Filippine
Preoccupazioni per la situazione politica
Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha visitato le Filippine dall’11 a| 17 marzo. Si è incontrato con i responsabili delle chiese membro
del Cec, con il Consiglio nazionale delle chiese
(Nccp), con varie personalità pubbliche e con
gruppi di donne e gruppi pacifisti a Manila.
Circa le tensioni sociali esistenti, Raiser ha
detto: «Sono preoccupato della situazione politica. Nessuno sa come evitare un progressivo
deterioramento» e ha aggiunto che ci sono
stati scambi molto franchi con le autorità che
ha incontrato: «Non c’è stata alcuna esitazione
nell’ammettere che le cose vanno male e che
potrebbero peggiorare». Un ampio ventaglio
di problemi, compresi la militarizzazione e la
pena di morte, è stato affrontato in incontri
con vari responsabili della giustizia.
11 segretario generale del Nccp, Sharon Rose
Joy Rulz-Duremdes ha detto che la visita di
Raiser è avvenuta in un momento significativo: «È importante che un leader ecumenico
mondiale condivida le percezioni delle chiese
ed esprima loro il suo appoggio in questi tempi di prova». Nel suo messaggio a un forum di
chiese, Raiser ha messo in guardia contro i
tentativi della Banca mondiale di coinvolgere
le chiese nell’attuazione delle sue politiche:
«Come comunità ecumenica - ha detto - dobbiamo costantemente osservare le strategie
proposte dalla Banca mondiale per essere sicuri di non essere inconsapevolmente cooptati nell’agenda della Banca. Non dobbiamo mai
assecondare politiche e piani che contribuiscono alla disintegrazione delle comunità e
del creato». (Cec info)
i L'ultimo libro di Laura Schrader
Il diritto di esistere
del popolo curdo in Turchia
lEAN-IACQUES PEYRONEL
INO a quando non si
<<jr I
troverà una soluzione
al problema curdo, in Turchia non esisterà una vera
democrazia. E l’Europa è colpevole quanto la Turchia per
quello che sta succedendo. È
colpevole perj:hé sa». Così diceva iLnoto scrittore turcocurdo Yasar Kemal durante
una sua visita a Barcellona,
nel 1996, per ricevere il Premio Catalunya (cfr. Internazionale n. 273, 5 marzo 1999,
p. 27). Yasar Kemal è uno.di
quegli intellettuali di origine
curda costretti a scrivere in
turco perché nella Turchia di
oggi la lingua curda, parlata
da oltre 20 milioni di persone
(un quarto della popolazione), non ha diritto di cittadinanza. Quella di Yasar Kemal
è una delle «storie di curdi e
turchi insieme per la libertà»
raccontate da Laura Schrader
nel suo ultimo libro sul popolo curdo, uscito di recente*.
Se oggi esistesse il Kurdistan come patria del popolo
curdo, come era stato promesso dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale con U Trattato di Sèvres
del 1920, sarebbe uno stato
quattro volte più popolato
del Portogallo. Invece, come
afferma il sociologo turco
Ismail Besickci, prigioniero
eccellente, come Kemal e
tanti altri, del regime dittatoriale di Ankara, con il successivo Trattato di Losanna del
1923, il Kurdistan è diventato
una «colonia internazionale»
divisa fra quattro stati autoritari; Iraq. Iran, Siria e Turchia. Non è un caso che l’uso
della lingua curda sia severamente proibito in Turchia: è
che, come scrive la Schrader:
«Anche la cultura curda deve
morire, insieme a un popolo
che si vuole dimenticare».
Questa volontà sistematica di
negare l’identità di un popolo viene portata avanti da ormai 16 anni da un governo,
formalmente laico ma di fatto vassallo delle forze armate,
che vorrebbe entrare a far
parte dell’Unione europea.
Ma dopo il caso Haider in
Austria, è immaginabile che
la Turchia possa un giorno
sedere allo stesso tavolo degli
attuali paesi membri dell’Unione? Non c’è solo la
questione della pena di morte, tuttora vigente anche se
non più praticata dal 1984.
C’è la realtà di un paese che
dopo avere attuato un vero e
proprio genocidio nei confronti del popolo armeno nel
Dal dossier della Federazione luterana mondiale «La vita dopo... il debito?»
Vivere con il debito in Liberia
Il debito estero della Liberia ammonta a 3 miliardi di dollari. I problemi del
rimborso hanno portato il paese a sette
anni di guerra civile che si è conclusa
nel 1997 e che ha posto la Liberia in
una posizione di non accesso al credito
della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Banca africana di sviluppo e di altri créditori. Il problema nasce sia dalla non volontà delle istituzioni di credito sia dalla decisione del governo di non effettuare i rimborsi.
L’economia devastata dalla guerra
non può più rimborsare il debito estero. Il budget annuo è di 64 milioni di
dollari mentre era di 450 milioni di dollari prima della guerra. Una tale disparità è dovuta all’importanza delle importazioni. Prima della guerra civile, la
Liberia fu uno dei principali esportatori
di caucciù naturale e di minerale di ferro. Dopo la guerra, queste attività sono
andate a rilento: la produzione rimane
ferma, solo alcune produzioni come il
caucciù, il caffè o il cacao vengono
esportate in debole quantità.
Questa dura realtà ha portato il presidente Charles Taylor nell’agosto 1998 a
riconoscere dopo un anno il fallimento
del proprio governo. Nel novembre 98,
il Times titolava; «La Liberia di fronte
alle difficoltà». Citava il presidente Taylor che chiedeva ai suoi concittadini di
«tirare la cinghia... perché stanno per
arrivare giorni difficili». Un anno dopo,
questi tempi duri persistono per la
maggioranza della popolazione.
I.a Liberia tenta di onorare il suo debito di 3 miliardi di dollari. Secondo le statistiche della banca nazionale della Liberia, il paese paga mensilmente 50.000
dollari al Fmi. Si tratta di una piccola
somma, «ma è un segno della volontà
del governo di normalizzare i suoi rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali - precisa il responsabile delle
statistiche del Dipartimento di ricerca
della banca nazionale della Liberia
Senza ricorsi a crediti internazionali, la
Liberia non potrà ricostruirsi, e ogni
sforzo di sviluppo rimarrà illusorio».
Fondata nel 1822 da ex schiavi nordamericani, la Liberia ha una popola
zione di due milioni di abitanti, l’80%
dei quali vivono al di sotto della soglia
di povertà. II salario medio di un impiegato del governo è di 5 dollari. Questa
somma non permette neanche di comprare 45 kg di riso, nutrimento di base
del paese, perché dopo la guerra gli investitori privati non sono stati attratti.
L’Onu ritiene che il 45% della popolazione abbia accesso alle cure mediche e
il 33% all’acqua potabile. La mortalità
infantile è stimata al 13,4% e quella materna allo 0,5%, ovvero il tasso più elevato dei paesi al sud del Sahara. Il mancato sfmttamento delle miniere di ferro
e il peso del debito stanno screditando
la politica e i progetti economici. Mentre la comunità umanitaria internazionale, fra cui la Federazione luterana
mondiale (Firn), aiuta la Liberia a trovare una normalità, il peso del debito
resta il maggiore handicap che impedisce lo sviluppo del paese.
(4 - continua)
(articolo di Zobong B. Norman e Michael N. Sahr tratto da Firn Information, gennaio-marzo 2000)
1915, oggi cerca di fare altrettanto nei confronti di un popolo al quale nega perfino il
nome e i cui membri vengono sprezzantemente chiamati «turchi della montagna».
Nel suo libro, «Kurdistan,
una colonia internazionale»
(1990), Ismail Besickci aveva
denunciato senza mezzi termini il razzismo dello stato
turco: «Un razzismo radicale,
peggiore dell’apartheid sudafricana e della situazione palestinese, perché arriva a negare resistenza stessa del popolo che il regime si impegna
con ogni mezzo a eliminare».
La Schrader, sulla base di
un’ampia documentazione
(inchieste giornalistiche, rapporti ufficiali di commissioni
internazionali, rapporti di
Amnesty International, ecc.)
e di una conoscenza diretta,
approfondita e partecipata
della storia millenaria del popolo curdo erede dei Medi e
del patriarca Abramo, rievoca
alcune della pagine più nere
di una vicenda sicuramente
non meno crudele e cruenta
di quella del Kosovo o della
Cecenia: oltre 3.000 villaggi
curdi rasi al suolo, deportazioni, esecuzioni sommarie,
torture, stupri e violenze sessuali di ogni genere, attentati
contro intellettuali e giornalisti. Insomma, un massacro
premeditato e portato avanti
con fredda determinazione
in nome della lotta contro
«banditi» e «terroristi», come
in Kosovo, come in Cecenia.
Solo che per gli Usa e per la
stessa Unione europea la
Turchia, così come la Russia,
ha un tutt’altro peso geopolitico della Serbia: è infatti il
perno irrinunciabile del fianco sud-orientale della Nato
che, grazie al patto militare
stretto con Israele, garantisce
il delicato equilibrio dello
scacchiere mediorientale.
Senza dimenticare che essa
rappresenta per tutti un mercato appettibile.
La recente vicenda di Ocalan, capo del Pkk (partilo dei
lavoratori curdi), ha purtroppo dimostrato che l’I.uropa
non è pronta e forse neanche
disposta ad affrontare politicamente la questione curda,
anche se tanti uomini, donne
e bambini di questo jiopolo
ufficialmente inesistente
continuano a sbarcare clandestinamente sulle nostre coste dopo un viaggio infernale.
Dopo il processo e la condanna scontata di Ocalan, il
Pkk ha deciso di rinunciare
alla lotta armata e alla prospettiva di riunire l’intero popolo curdo nei limiti di uno
stato indipendente chiamato
Kurdistan. Ora si limita a
chiedere l’autonomia nell’ambito dello stato turco.
Basterà questo a convincere
il governo e i militari di Ankara a rispettare e a garantire i
diritti fondamentali del popolo curdo, fra i quali, prima
di tutto, quello di esistere?
(*) Laura Schrader: Il diritto
di esistere. Edizioni Gruppo
Abele, Torino, 1999
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