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LA BUOKA niOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREXXO OM«»OCIA2!IOXB
Torino, per un anno ... L. 0 «
» per sei mesi...... «
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » S ¿0
La direzinne della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3".
Le assuciazioni si ricevono da Caklotti
Bazzarini e COmp. Editori Librai ìd
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandulo franco alla ditta sopradetta.
Agitazioni del Clero coatro il potere civile. — Offerta o sfida del Cattolico accettata
dalla Buona Novella. — Dn po’ di catechismo biblico al Cattolico di Genova. —
Rivista critica della stampa clericale. —Al Cattolico. — Reazione salutare, —
Notizie religiose: — Genova — P'irenze —Verona — Padova — Isole Jonie—
PfUSbia— AuBiria — Cronachetta politica.
ACilTAKIO^I DEL. CE.EUO
CONTRO IL POTERE CIVILE.
La guerra iniqua che muovono oggi
in Piemonte i preti alla nuova legge
sul matrimonio civile sarebbe scusabile e forse anche lodevole, quando
si potessero supporre fosse pur falsamente convinti, che una tal legge.
0 direttamente o indirettamente offendesse la legge di Dio. Ciò sarebbe un error di fanatismo , error
grossolano ed assurdo, ma pur partirebbe da un sentimento dilicato di
offesq coscienzaf, e nell’atto stesso
che lo dovremmo compiangere qual
sintoma di scomposto cervello, saremmo anche obbligati a trattarlo con
quella maggior dolcezza che meritano
i mali nati più da complessione infelice e da malignità di natura, che non
da colpevole volontà e malizia dell’animo.
Oggi però non è più lecito di scusare la fazion clericale dalla taccia
di volere ad ogni costo agitare e sommovere il Piemonte per rapirgli quelle
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libertà, che uccise o compresse in
tutte altre parti d’Italia qui gloriosamente ancor durano, e vivono in prosperità, e promettono di grandeggiar
sempre meglio, custodite dalla virtù
cittadina, dalla operosità delle Camere, e dalla fede leale e inconcussa
del Re.
La stampa di questa fazione uou
fa da lungo tempo che mandar urli
di bestemmia e maledizioni di scomuniche al Governo piemontese per
le così dette leggi Siccardi, che abolirono i tribunali del foro ecclesiasWco. Ebbene, questa medesima stampa ha ultimamente pubblicato, senza
una sola osservazione in contrario,
il decreto dell’imperatore d’Austria,
che aboliva ogni giurisdizione del
clero latino e greco, stata fln qui esercitata nei confini militari dell’Ungheria. Tal decripto non è che la stessa
legge Siccardi volata qui dalle nostre
Camere. Or come va che la stampa
clericale non ha una sola parola di
biasimo per essa quando è promulgata dall’Austria, non la trova nè sacrilega, nè empia, nè insultante la religione e la chiesa, e poi diviene cosi
collerica e inesorabile contro la medesima, quando viene promulgata in
Piemonte?
Come va che la nuova legge sul
matrimonio civile è da anni in pieno
vigore a Napoli, a Firenze, a Milano,
a Parma, e in Francia, e in Alemagna, e in Austria, e là niuno dei vescovi ha mai sognato di condannarla
per contraria alla Chiesa ed al Van*.
gelo ; e qui non si cessa di metterla
in odio del popolo or con pastorali
di vescovi, or con voti e obblazioni
alle immagini delle Madonne, e sempre, con articoli virulenti ed energumeni su tulli i fogli die sono dalla
fazione diretti nella capitale e per le
provincie?
Chi non vede qui chiaro un pai'tito preso di sollevar le coscienze
contro il governo costituzionale per
creargli imbarazzi e suscitargli sedizioni al di dentro e disprezzo al di
fuori, e trascinarlo contro sua voglia alla necessità di rimorchiarsi alla
reazione, che pur troppo trionfa dalle
Alpi a Scilla?
Il più infame sistema che abbia
saputo inventare giammai il dispotismo a danno della libertà , è quello
di lasciare sciolta la briglia al disordine, e scatenare le più violenti passioni per aver poscia il dritto crudele
di punir colla liceuza la libertà, e nei
gastighi ben meritati della prima involgere pur le opere innocenti e santissime della seconda.
Cotesta infame politica hanno usato
i retrogradi per sommergere in un
lago di sventure e di sangue le liberlà
popolari e le carte costituzionali de}
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1848. Cotesta infame politica ha versato a torrenti il sangue delle vittime
nelle battaglie, ed ha consegnato allo
sgherro della reazione il fior de’ liberali d’Europa, e lo ha disperso come
polve al vento in esiglio su tutta la
faccia della terra.
Un angolo, nn solo angolo in Italia fuggi al comune disastro, e fu appunto quel suolo, i cui abitanti sostennero la parte maggiore de’ sacrifizi per la libertà. Sì noi Piemontesi
abbiamo alla causa della indipendenza
Italiana consécralo più uomini e più
denari d’ogni altra parte d’Italia; noi
quasi soli affrontammo il comune nemico, e r affrontammo quando già la
reazione incatenava i popoli e ci romoreggiava alle porte. Abbiam dovuto
soccombere, ma dopo fatte le ultime
prove, e siam caduti a detta degli
stessi nostri nemici, sì siamo caduti
con gloria. Cadendo abbiamo anche
salva la libertà: quel magnanimo Re
che ci capitanava sui campi di guerra
non resse al dolore di vederci vinti,
amò pianger la nostra e la sua sventura, e volle sottrarsi al miserando
spettacolo dell’afflitta patria; ma pria
ci affidò gloriosi e liberi a Vittorio
Emanuele, che gloriosi e liberi ci accolse, e gloriosi e liberi giurò mantenerci.
Fu quel sacro giuramento inviolabile: mille giurate costituzioni gli cad
dero intorno, potea egli pure spergiurare la nostra, e lo potea non solo
impunemente ma pur con vantaggio
e con aumento d’impero ; ma figlio di
Re magnanimo e soldato d’onore la
costituzione data e giurata dal padre
e giurata da lui mantenne, e noi sua
mercè siam liberi. Omai l’esperienza
di cinque anni ci ha accostumati ai
godimenti d’una libertà ordinata e
tranquilla: veggiamo che nel commercio, nelle arti, nei guadagni, la libertà
ognidì più fruttifica : essa è omai
passata nelle nostre più care abitudini,
e uoi ne siamo guardiani gelosi e ne
saremmo all’uopo anche intrepidi difensori.
Or chi ci turba il possesso pacifico
di queste libertà P I nobili forse e gli
aristocratici che dalle storie impariamo essere quasi sempre stati i nemici
nati d’ogni libertà popolare? Niente
affatto. I nobili e gli aristocratici in
Piemonte (toltane qualche eccèiione)
senza aver le ricchezze di quelli
d’Inghilterra ne hanno le virtù,
ossia che avvezzi per educazione al
mestiere dell’armi, ne contraggano
quel sentimento di dovere, che li tiene
lontani da qualunque eccesso, ossìa
che indotti dall’esempio d’una Corte
a così dir democratica, senza fasto e
guerrieranon accolgano in petto quelle
alterigie, che sono il fruito naturale
del viver molle ed infingardo. Qui ci
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erano insoffribili i nobili e gli aristocratici al tempo deU’assolutismo perchè ingombravano tutte le cariche lucrose dèlio Stato, avessero o no l’abilità necessaria. Or che le istituzioni
costituzionali hanno pareggiato 1 cittadmi tutti innanzi alla nazione, sono
scomparsi tutti questi irragionevoli
privilegi, e i nostri aristocratici hanno
i! biion senso di comprendere la giustizia dèlia cosa, e vi si rassegnano
senza moverne il minimo lamento. Le
poche voci che si ardirono di levarsi
in favor degli antichi privilegi rimasero solitarie, e presto obliate.
Non è dunque dal campo degli aristocrsitid che viene la gueiTa alle nostre libertà.
Molto meno ci viene dal campo dei
'militari. Sotto le medesime insegne
sìidane cittadini d’ogni ordine e d’ogni credenza, e tutti son oggi indistintaménte promossi per merito, e se
qualche antico inalcontento s’annida
In alcùtìo , il ministro Generale LaMarmora è tal uotno da saperne all’istante attutire gli sdegni con oj^ortuno riposo.
La classe dei cittadini, o ricchi di
largo censo, o addetti a qualche grande industria, 0 viventi dì piccoli commerci, o lavoranti a stipendio, è unisona neirainare la presente libertà.
Piace loro di poter parlare d’ogni cosa
«eoza 11 preventivo permesso della
polizia, piace di scrivere perle stampe
ciò che pensano, piace di leggere e
discutere la politica d'Europa e d’America, piace non essere infestati dà
spie, piace non venir importunati da
visite domiciliari di sbirri, piace'non
aver nelle carceri un solo compromesso politico, piace potersi con sicurtà riunire fra amici sia per -semplice diletto, sia per istruzione reciproca, sia per comunità d’interessi,
piace d’aver rappresentanti allcCafnere
die dicano le proprie ragioni al Governo, e lo costringano di camminare
nelle vie della giustizia e della libertà.
Tutli col presente sistema fanno assai
meglio e più speditamente i propri
affari, tutli nel cospetto de’ magistrati
e de’ giudici si sentono uguali, tutti
trovano facilità di aver capitali e lavoro ad onesto guadagno.
L’unica rota del gran carro sociale
che stride è in Piemonte la fazione
del clero. Essa sola maledice il paese,
essa sola detesta le nostre libertà, essa
sola tenta ogni mezzo d’arrestarne il
cammino', o renderne stentala la
iriarcia.
Eppure le manca forse nulla di
quanto le occorre alla sua sussistenza
pacifica? Nulla ! Essa gode le libertà
che godon tutti, essa libertà della
stampa, essa libertà della parola (e in
misura cosi copiosa clte più d' Una
volta ebbe accusa e condanna di dif-
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famazioneJ,essa libera corrispondenza
con Roma, essa funzioni, impieghi,
cattedre e direzioni spirituali e materiali di opere pie lautamente pagate
dal Governo, essa agguerrita di tutto
l’apparato di uu ministero ecclesiastico in modo, che ci dicono non essere niente jneglio trattato il clero
sotto il governo de’ Papi.
Or qual cancro la rode sì, che
debba cou tanto accanimento e perseveranza mordere il nostro Piemonte,
e vilipenderlo come-iosse l'asilo d’ogni peccato, e una spelonca di ladroni? Non altro che il fiero istinto di
servire alla reazione esterna con cui
«
ha comuni i desiderii di vendetta e
di dwninio.
Corpo ed anima si è abbandonata
ai nemici delle nostre libertà piemontesi, e loro obbedisce con .ardire da
settaria, e incessantemente lavora a
noslro danno e ruina. La parola d'ordine le vitine da fuori, ed ella ci tormenta da denlro.
Oltre le prove che abbiamo allegato
di sopra lielle leggi Siccardi per
lei innocenti in Austria, e malvagie
in Piemoute, e del matrimonio civile
da lei ammesso e rispettato altrove, e
qua combattuto, ne abbiamo una recentissima nella lettera ultimamente
scritta dal cardiual segretario di Sua
Sanlità all’arcivescovo di Ciamberì.
Noi la riportiamo qual è nel giornale
DBS Débats del 27 agosto.
« Monsignore
« La stima particolare che io con<1 servo per Vostra jEccellenza, mi
«I rende gradile tutte le occasioni che
« si presentano di corrispondere con
» Lei. Questa stima mi è ispirata dalla
« conoscenza che ho del gran zelo
« ond’Ella si mostra animala per gli
« interessi della Rehgione e della
« Chiesa in mezzo alle prove penose
« da cui l’una e l’altra sono afflitte
« da lungo tempo in codeslo regno.
« Noi abbiamo veduto ultimamente
« una prova certa della sua pastoral
« sollecitudine, come ancora di quella
u degli onorevoli vescovi suoi suffrar
« ganei, nella dichiarazione colletti« vamente da Lei pubblicata su quel
« malaugurato progetto di legge sul
« Matrimonio, cJie nel Parlamento di
« Torino ha dato luogo ad una dir
Il scussione così viva con un risultato
« non meno ingiurioso alla C.hiesa
« che indegno d'una nazione catto« lica. In queslo documento, come in
« quello pubblicato al medesimo fine
« dairepiscopatpPiemontese, Sua Saa
* tilà si è rallegrata di vedere l’acoordo
tc unanime del venerabile corpo epi« scopale nel conformarsi perfetta,'
« mente alle viste del Capo deHa
« Chiesa Catlolica riguardo un pro-« getto che ha necessariamente do-
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« vuto eccitare la sua alta riprova« zione dal momento che si è comin« ciato a discutere.
tt Mi è grato di rinnovarle in questa
« circostanza l’attestato della stima
« particolarissima colla quale io sono
tl ecc. Koma il 14 Agosto. G. Carditi naie A>to>elli ».
Non basta forse un tal documento
a dimostrare che la nostra fazione
clericale è pienamente d’accordo colla
corte di Roma per accenderci in casa
l’antica guerra del medio evo, la quale
divise il mondo in Ghibellini e Guelfi,
e tenne per secoli agitate le nazioni e
le chiese ? Buon per noi che il Piemonte oggi sa leggere' e può il Vangelo. Tutte le pretensioni che può
mettere avanti il clero sotto colore di
religione, cadono come nebbia al sole,
tosto che vengano a confronto colla
parola di Dio. Noi desideriamo che
si propaghi in Piemonte la lettura e
la meditazione del Vangelo, perchè
veggiamo in esso il più sicuro mezzo
a sventare le trame di quell'unica fazione che gli insidia la sua pace e le
sue libertà. Ogni volta pertanto che
l’episcopato con tutti i suoi affigliati
e addetti gli chiederà comandi, giurisdizioni e poteri, non ha che a risponder loro quelle eterne parole dì
Cristo, registrate nel XX di san Matteo Il Voi sapete che i principi delle
» nazioni là fan da padroni sopra di
« esse, e i loro magnati la governano
Il con autorilà. Non così sarà di voi;
K ma chiunque vorrà tra di voi essere
« più grande, sarà vostro ministro.
« E chi tra di voi vorrà essere il pri
II mo, sarà vostro servo : siccome il
« FigHuolo deirUomo non è venuto
Il per essere servito, ma per servire e
« dare la sua vita in redenzione per
« molti 11.
Così si legge nella traduzione di
monsignor Martini, stampata ultimamente coi tipi di Giacinto Marietti in
Toriao da una buona società di preti
puro sangue cattolico papale. Non
manca dunque loro il Vangelo, ma
solo volontieri il dimenticano, 'o lo
lasciano in disparte quando per loro
si tratta di servire un’autorità creduta
da loro superiore al Vangelo. Giova
sperare che in Piemonte sieno pochi
i Cristiani che vogliano antimettere la
parola dell’uomo alla parola di Dio,
e sarà quindi facile a noi volendolo
di abbattere colla sola armi della parola di Dio tutti i nemici che ci può
mandar contro la parola deU’uomo.
Souo finiti i tempi d’ignoranza
quando i preti potean far credere per
parola di Dìo la voce dell’ingordigia
avara o ambiziosa che lì dominava:
oggi anche le donne del popolo sanno
leggere, il Vangelo tradotto iu lingua
inteiligibìle va per le mani Ui lutti, a
lutti è facile cogliere in bugia i faJfi
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predicatori. Si ricorra dumiue al Vangelo, e saremo invulnerabili ai colpi
della fazion clericale, e «aranno le
nostre libertà difese conlro tutte le
trame della reazione. d’Europa e di
Roma.
OFFERTA 0 SFIDA DEI CATTOLICO
ALLA
BÜOXA NOVELLA
Una offerta o sfida che dir la vogliamo
delle più inaspettate ci ricolma di gioia.
Vien fatta a noi dal GbttoUco nel suo numero 901, ed è di lasciare il terreno della
tradizione per combattere seco noi su
quel della Bibbia.
L’argomento scelto da lui sarebbe il
Sacramento Eucaristico.
Nè a ciò solo è ristretta l’animosità del
Cattolico: vuole inoltre die lutti quanli
gli articoli, nati o nascituri da questa discussione sieno stampali (a spese comuni
s’intènde) io un fascicolo a parte coll’obbligo comune ad entrambi di notificarne
coi nostri periodici la pubblicazione, e
consigliarne la lettura, noi ai Valdesi cd
egli ai Catlolici.
Noi di buon grado accelliam la proposta dichiarando solo di non poter concorrere alla spesa di ristampare gli articoli
iia qui divulgati su tal proposito da lui e
da noi. Il motivo di questo rifiuto dal
canto nostro è semplicissimo, e lo stesso
Cattolico, speriamo, ne riconoscerà la ragionevolezza. Questi articoli sono di pubblicazione recentissima e però tuttavia
presenti airanimo di chiunque segui attento la discussione cos di fresco passata
fra noi. A che dunque gettar lempo e danaro inutilmente, quando la caritül ei offre
mille altri [liù pressanti bisogni da correre in sollievo de’prossimi? Finalmente
gli articoli polèmicamente scambiati fra
noi, non trattarono la questioce a fondo,
come oggi propone di fare il CattoHco,
sul terreno della Bibbia. Dal canto nostro
furono solo diretti a ripulsare ingiurie
dalle dottrine evangeliche dei Valdesi
poco 0 mal conosciute al Cattolico. Or
che importa di udirsi ripetere che il Cattolico ha saputo insultarci, e noi ci siamo
alla meglio schermiti ? Col suo solite
cortese linguaggio egli chiamava eretiche
e peggio le nostre dottrine, e noi mostrandole conformi a quelle professate da più
santi Padri, gli rispondemmo che eravamo
conlentissimi di trovarci eretici io compagnia sì bella. Allora il Cattolico ci squadernò articoloni d’erudizione senza fine,
ma tutta roba grammaticale da spaventare
la pazienza del più sfegalato pedante.
Che dovevamo noi fare? Inghiottirci tutta
quella indigesta imbandigion da pedanti,
e invitare con noi al fastidioso pasto i
nostri lettori? Gi parve questo-un obliare
lo scopo essenziale delie nostre pubblicazioni evangeliche, e pensammo pel migliore di abbandonare cotali bazzecole e
francamente gliel dicemmo.
11 Cattolico ci fece il viso dell'arme e
prosegui eroicamente armeggiando da
solo a solo. Ad ogni colpo che lanciava
per aria, ho sconfitto, esclaftiava con
guerriera fierezza, ho sconfitto la Buona
Novella: eccola là palpitante.....rantolosa ____morente____ freddata. Nell’af
dufe della battaglia il povenno nou ebbe
tempo mai d’avvedersi che la sua nemica
gli stava da costa, e gli ridea sul muso
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veggeodolo tornear fulmiDancio come
ruota al vento, c poi far plauso a se stesso,
e haltere palma a palma. Poiché affrontò
solo i pericoli della zuffa, si goda anche
solo, che è giusto, il hotlino del trionfo.
Mandi pure se gli piace alla lueeque’suoi
sfolgorati arlicoli, e vi aggiunga, se cosi
gli aggrada, la espressione di sogghigno
con cui li accompagnava la sua nemica.
Noi, se così vuole, annunzieremo l’impresa
ai nostri lettori ; forse ne avran qualche
diletto ; ma noi non ne porteremo le spese.
Del resto avverta bene il Cattolico che
Qoi siam pronti alla sfida e accelliamo di
batterci con lui apertii mente sul terreno
della Bibbia intorno l’Eucaristia come egli
propone. Noi sosterremo colla Bibbia le
nostre dottrine ed egli colla stessa Bibbia
le sue, e di buon grado ci sobbarchiamo
all’obbligo di pubblicare a spese comuni
un volumetto, ove appaiano per ordine
di tempo alteruati gli articoli suoi coi nostri. E poiché il pensiero della sfida è tutto
suo, noi gli concediamo altresì l’onore di
principiarla.
DN PO’[DI CATECHISMO BIBLICO
AL CATTOLICO DI GENOVA.
IV.
(Vedi B. N. numero 40).
Signor Cattolico reverendissimoDato e non concesso che quella facoltà
di sciogliere e di legare di cui è fallo parola nei passi che esaminiamo, sia stata
da G. C. limitata ai soli apostoli cd ai
i< preti lóro successoì'i », noi vi abbiamo
dimostrato in un precedente articolo, come tulio qifesto non avesse nulla, assolutamente nulla che fare col domma della
» Confessione auricolare assolutamente
neccessaria alla remissione.dei péecali »,
e ciò per più ragioni che vi abbiamo
svolte.
Ma è egli vero che una tal facoltà, da
G. C. non sia stata conferita che ai soli
apostoli? È egli vero, in secondo luogo,
cbe tulle le facoltà conferite agli apostoli
come tali, se le possano legittimamente
appropriare i preti sotto pretesto che
sono i loro successori ?
Ecco le due quistioni, che la Buona
Novella si è lolle ad esaminare nel suo
catechismo di quest’oggi.
E cominciando dalla seconda, come da
quella che ci fermerà miiior tempo, noi
vi domanderemo; qual! sono ancóra quivi,
0 signor Cattolico i testi biblici che si^le
in grado di addurre a sostegno di una
pretensione così enorme così esagerala,
che sarebbe diflìcile, per non dire impossibile, immaginarne altra che la sorpassi?
Noi non vi domandiamo, capitelo bene,
se l’ammettere quésta vostra pretensione
vi giovi 0 no. Lo sappiamo di soverchio
che non si può farvi cosa più grata che di
accettarla senza contrasto alcuno, da che
una volta introdotta questa finzione, centinaia d’altre le lengon dietro, non menò
di questa feconde in conseguenze lutte a
voi favorevolissime.
Ma appunto perchè la pretensione è
immensa, ed immense ne sono le conseguenze, convien assicurarsi, se sì quella
che queste sieno fondate.
Or lo ripeliamo, a qual testo, o se è
troppo chiedervi un testo, a qual sillaba
della S. Scriltura vi appiglierete voi pef
istabilire chiaramente una tale dottrina?
Dei successori, si, gli apoìtoli ne hanno
avuto ne hanno e ne avranno come cristiani e come banditori delfEvangelo j e
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dQBn'ba diililiin che le promesse fatte
lori) a questo doppio riguardo, possa considerurie come fatte a se slesso ogni fedele, ogni iKiDditore dell’Evangelo, il
quale carnmÌDi sulle loro traeeie. Ma nella
loro qualità di apostoli, essi sono come
i profeti : non hanno e non possono avere
successori. K se è su queslo cbe si fonda
l'esclusivo dirilto dei preti a sciogliere od
a legare le coscienze, bisogna convenire
cbe non mai diritto fu più di cotesto in.sussisteote ed usurpalo.
E poi lanlo più insussistente quel diritto, cbe dod si può. senza burlarsi della
Scritlura, farle direcbe ai soli apostoli, ad
esclusione degli altri fedeli, sia stata da
G. C. concessa la facoltà di cui di.scorriamo, ed eccoci alla prima quistione.
Forse potrebbe un tal modo di vedere
sostenersi con qualche apparenza di ragione, ove fosse solo il passo di Matteo,
XVI. 18; sebbene sia troppo evidente,
che alla sua confessione di Crislo come
salvatore più che alla sua qualità d’Apostolo vada Pielro debi tore d i una tal dichiarazione.
Ma cogli altri due che voi stesso avete
citato, e nei quali, di vosiro proprio
coosenliineoto, si trova stabilita la medesima dottrina che è nel primo, il partito
che da questo si vorrebbe ricavare si
spezza e va in fumo.
Infatti si prenda, per cominciare; quello
di Malteo XVIII. -18; io qual relazione
troveremo noi che stanno quelle parole
col rimanenle del capitolo? — Provocato
dai suoi discepoli che gli hanoo chiesto chi
sarebbe il maggiore nel regno dei cieli,
G. C ha chiamato a sè un piccolo bambino, e postolo in mezzo di loro; « Io vi
tt dirò in verilà, ha egli esclamalo, che se
« noQ siete mutati e non divenite conie
It piccoli fanciulli, voi non entrerete punto
« nel regno dei cieli « ecc. eòe. A que.sto
insegnamento egli ne fa tener dietro un
altro, di carattere anche questo tutto'generale, sugli scandali chesono inevitabili;
sul gran peccato che commettono colofo
che li danno ; sulla necessità dì mozzare
quel piede, di cavar queU'oechio che ci
fanno intoppare. Quindi pronunziata la
bella parabola del paslore, che Svendo
cento pecore, e perdutane una, lase'ia le
novantanove e va in traccia della smarrita,
egli cosi prosegue : <i Or se il tuo fralello
« ha peccalo contro a le, va, e riprendilo
« fra le e lui solo; scegli l’ascolta tubai
« guadagnalo tuo fratello ; ma se non t'a« scolta, prendi teco ancora uno o due,
n acciocché ogni parola sia confermata
«lier la bocca di due o tre testimonii ¡ e
“ s’egli disdegna di ascoltarli, dillo alla
«chiesa (alla raunanza dei IVdeli); e se
<i disdegna eziandio d’ascoltar la Chiesa
« siati come il pagano o il pubblicano. Jo
« fi dico in verità che tutle k così chr,
« voi avrete legale sof.ra la terra, saranno
« legate nel cielo, e lutte le cpse ohe amie
<1 sciolte sopra la terra saranno sciolte nel
« cielo. Oltracciò lo vi dico che, se due di
« voi consentono sopra la terra , iutorno
«a qualunque cosa chiederanno, quella
>< sarà lor fatta dal padre mió, che è nei
" cieli ; perciocché dovunque due o tre
<t sono raunati nel nome mío, quivi sono
« io nel mezzo di loro ».
f
Eccovi fedelmente riprodotto ilconlestp
in cui si trovano le parole su cui discutiamcv
Ora, signor Cattolico, siamo di (hiod^
fede, se non aveste a ciò nissun interesse
di sorta, vi verrebbe egli ^oltanlQ in
10
mente di pretendere che queste parole,
tull’iatrecciule quali sono cun altre di cui
è impossibile negare il carattere affatto generale, si dovessero riferire ai soli apostoli
e non già come il rimanente del discorso
di cui fanno parie ai fedeli in generale?
Non è egli evidente dia la sola necessità è
quella che ha potuto spingervi ad accettare
una inierpretazione cofi poco naiurale?
Non è egli evidente per questa volta ancora che invece di trarre le vostre doUrine
dall’Evangelo, non avete fallo che tentar
di piegare l’Evangelo a dottrine preesistenli 6 che dall’uomo e non da Dio erano
siate originale?
Ma la necessità, o signor Cattulico, è
cattivo consigliere, come dice il proverbio; ed un’usare come quello che voi fate
delle S. Scritture non vi può vantaggiare,
mostrando anziché riverenza, un sovrano
disprezzo per lo Spirito che le ha dettate.
— L’ullimo passo, quello di s. Giovanni XX. 19, 25. farà egli meglio per
Voi?—Nè più nè meno di quello che abbiamo ora esaminato.
Infalli confrontando questo passo col
capo XXIV dell’Evangelo di s. Luca, v.
39—49, voi vi convincerete che in quesli
due luoghi sì iratta di un solo e medesimo
discorso di G. C. coi suoi discepoli. Ora
s. fjuca ci dice espressamente che in
questa occasione egli ha parlalo non solo
agli apostoli, ma ancora a quelli -i che
erano con loro », (Luca XXIV. 33), vale
a dire ai discepoli tuiti, uomini e donne.
Che a testimonianza del medesimo s. Luca
(Aldi. V. 13, 14); 0 perseveravano di
pari consentimento in orazione ed in preghiere ».
A chi dunque G. C. dice egli in questo
passo : <r a cui voi avrete rimessi i peccati
saranno rimessi, ed a cui gli avrete rilenuli, saranno ritenuti? — Ai soli apostoli
come lo pretendete? — No davvero, ma
altresì a tulli i fedeli che si trovavano
raunati con loro. A chi dunque, stando ai
passi che ne fanno parola, la facoltà di
sciogliere o legare che è la stessa che
quella di rimellere o di ritenere i peccati, venne ella concessa da G. C? Ai soli
preti? — No'di certo, ma sibbene a luti
i fedeli, uomini o donne che sieuo, purché veramente fedeli rigenerati dallo Spirito. Ed il prele stesso non avrà una tal
facoltà, che ove al suo carattere di prete
egli aggiunga quella di vero e sincero discepolo di Gesù Crislo.
Lo vedete, o signor Cattolico, il povero
aiuto che arrecano alle vostre teorie i
passi della Scritlura^ quando invece di
essere citati a brano e spicciolatameiue,
vengono studiali nel teslo intiero ed in
relazione gli uni cogli allri !
Ci domanderete ora per avventura in
che modo questa potenza delle chiavi ,
che diciamo di pertinenza di tutli i fedeli possa venire da essi esercitala?
A siffatta domanda la risposta è semplicissima.
— Assolutamente come la fu da s. Pielro e diigli" allri apostoli in tante circostanze , che ci sono riferite del loro ministero.
Allorquando il grande apostolo della
circoncisione opri il regno dei' cieli a
quelle migliaia di Giudei, che nel dì della
Pentecoste gli si affollavano intorno , come procedette egli ? Per mezzo della
confessione edeH’assoluzione, obbligando
ognuno di loro ad andare con lui fb un
canto, confessargh all’orecchio i suoi peccati, e ricevere airorecchio pure una asso-
11
luzione e un perdono ? mai no: ei prockma
innanzi a tutto quei popolo riunito nel
cospetto del cieJo e della lerra « quelia
dollrina di vila « la quale per forza propria discPoglie coloro che la ricevono, e
liene legati quelli che la rifiutano. « Rav« vedetevi, e ciascun di voi sia battezzato
« nel nomadi G. C. in reniisf^ione dei pecK cati, e riceverete il dono dello Spirilo
a Santo ». (Atti H, 38J
Così parimente l’esercita lo stesso san
Pielro, con S. Giovanni, alcuni giorni dopo, dicendo a quel medesimo popolo :
« llavvedetevi, aUìnchè i vostri peccati
sieno cancellali » (Atli 111. 19). Ed al
sinedrio seduto per giudicare : «In niun
« altro è salute ; poiché pure non avvi
« alcun altro nome sotto il cielo che sia
« stalo dato agli uomini, pel quale ci con« venga esser salvati » (Alti IV. 12). Così
I’ esercita' s. Paolo dicendo al povero carceriere di Filippi che gridava : Che debbo
io fare per essere salvalo ? : « Credi nel
Signore G. C. e sarai salvalo tu e la <asa
tua » (Atli XVI. 51). (1)
Nella stessissima guisa, quando ad un
fedele dei lcni|iinoslri, sia eyli sacerdole
0 laico, uomo o donna o anche semplice
bambino, venga da un anima angosciala
domandato cou sincerità e compunzione
di cuore; che devo fare io per essere salvalo ? e che quel fedele, dietro l’esperienza ch’egli flesso ne avrà fatta, gli dichiari
la grazia di Dio in Gesù Cristo quale è
rivelala nelle Sacre Scritture, e che quella
anima crede a quella dichiarazione, egli
0 piuttosto la parola da lui proclamata
avrà sciolto una tal anima dai vincoli del
peccato e della condannazione in cui gia
LpciUa, 0MÌt 1« UUun dcUa Bibbia, p. \7{.
ceva ancora per trasportarla alla gloriosa
liberlà dei figliuoli di Dio. Com», quando
quel fedele che supponiamo, ad uno che
iede immerso nel peccato e nella impenitenza, gli dichiarerà che vi è « tribolazione ed angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male » (Rom II) e che se
K non si ravvede perirà immancabilmente » egli 0 piutlosto la parola da lui proclamala vincolerà slrettamente queU'anima ; e nei due casi lutto che sarà stato
dichiaralo in terra quello, conformemente
alla parola infallibile del Dio che non può
mentire, sarà confermalo nei ci4i: ciò
che sarà stalo legato sa1à legato; ciò che
sarà stato sciolto sarà sciolto; ed egli non
avverrà mai che ciò che Iddio avrà dichia-.
rato quaggiù, non si adempia immancabilmente lassù.
Ecco 0 signor Caltolico in che consiste
e come si esercita quella facoltà di sciogliere e di legare dalla quale e come da
sorgente biblica, volevate fare scaturire il
vostro domma della Coufessione. Esso non
vi si trova nemmeno per sogno-, e non
sarebbe cosa difficile, ove non temessimo
di dilungarci soverchiamente , il dimostrarvi che un tal domma lungi dall’avere
il minimo fondamento nella Scrittura, vi
sia anzi in aperta contraddizione (ì).
Se un tal linguaggio ci varrà una volta
di più la taccia d’eretici, per parte vostra,
noi cene consoliamo molto fucilmenle,
(t) Il lettore curioso d’interDOrsi roaggiorment«
in questa discussione, che non possiamo prolnngare nelle nostre colonne troverà quanto paò de*
sidcrare sa tal proposito, neU'ullimo trattolo dal
Desanctis : Saggio dommaliee iioriee sulla Con»
fcssioue, giuuta alla decima ediiiose in poco
iempu.
12
Slimando assai meglio l’essere erelici alla
maniera di s. Pietro, di s. Paolo e degli
altri apostoli tuUi, che ortodossi alla maniera del Caltolico di Genova.
RIVISTA. CRITICA
Dell» stniupa clericale
Il Cattolico. Una lunga appendice del
suo numero 899 cooliene un dialogo sulla nuova legge del -malrimonio civile tra
UQ Romano e un Piemontese. La sostanza
di tutto quel dialogo si può riassumere
in qu?sto breve •oncetto. Il Piemontese
dice al nomano ossia papista: «Siale ragionevole, non create impacci al governo,
non usurpatevi dritti che non vi spettano»;
e il Romano risponde: «1 nostri preti son
preti per essere sempre irragionevoli: se
i! governo è inquieto tanto peggio per lui:
il nostro sistema d’es.sere irragionevoli
non si può cambiare. Voi ragionale benissimo: ma le ragioni soco sempre sofismi
per noi quando le troviamo contrarie ai
nostri interessi ».
AI4 CATTOlilCO.
Da ffae nel suo N° 896 protesta di
parlare ai Redattori della Buona Novella senza rancore, e con cristiano affaUo, lo preghiamo di non (r-ittarli con
tanta leggerezza da bugiardi, come gentilmente ha fatto in quel suo »rtirolo.
Essi non hanno pretensione di sorta alia
infallibilità, che anzi fallibili si confessano e soggetti purtroppo ad ingannarsi,
ma nel tempo stesso lo assicurano che
non si credono mai lecito d’ingannar
chicchessia a disegao, gloriandosi d’igno*
rare afTatto ie dottrine morali del P.
Escobar, e come discepoli dell’Evangelu
dicono sì al sì, nò al nò.
Quanto ai ss. Padri lo rimettono per
ora alla Regula Fidei : a tèmpo e luogo
gli matiiiesteranno ciò che essi pensanio
circa la Patrologia, e sperano chiamar
la sua attenzione sopra materie assai
importanti. Circa la quistione della presenza reale ne hanno già detto satif el
ultra. Dopo scritte queste brevi parole, abbiamo dui Cailolico ricevuto la
sfìda che subito è stata per noi accettata, e di conseguenza dovremmo quanto
prinìa tornare su questo proposito, tj'edi
sopra a pag. 647).
REAZIOISE SALUTARE
L’Opinione pubblica i seguenti documenti, signiHranti la reazione suscitala
in Piemonte dalla scandalosa agitazione
del partito clericale contro il matrimonio
civile.
1.
Comune di Qoassolo.
X Addi 5 agosto 1832, in Quassolo e
nella sala comunale, sotto la presidenza
del sig. Sindaco Gera Giovanni e coll’opera di me segretario sottoscritto, si
è radunato il consiglio delegato della
presente comutiità nelle persone, oltre
di esso sindaco, dei signori Violetta
Battista e Depetro Antonio, consiglieri
delegati.
H Questo consiglio, come siovra, legalmente convocato — Visto il ricorso da
questi abitanti fatto compilare e sottoscritto da centotlo individui, col quale,
per motivi e cause in esso raenzionat»,
13
credono dovere di buoni ciltadini, per
riparare ogni inronvenienle che il ceto
ecclesiastico potrebbe für nascere a pregiudizio delle emanande leggi sovrane,
di supplicare gli ili.mi signoi i senatori
a voler benevolmente accogliere il voto
generale manifestato per l’incameramento dei beni ecclesiastici, riduzione
del numero di vescovadi, soppressione
dei benefizi maggiori non aventi cura
d’anime e pel riparlo e stabilimento
sulla rendila dì delti beni di una pensione congrua ai beneficiali, confidando
che con queslo mezzo non polrà jjiii
cosi nuoccre ej essere d’inciampo alle
nostre liberta.
" üjianimamente ebbe a dichiarare,
siccome dichiara che il suo voto c conforme a quello manifestato dai 108 sottoscritti al suarcennalo ricorso; che anzi
confida che quanto si desidera non
vorrà più lai darsi lungamente a mandarsi ad effetto.
~ E previa letlura e conferma si sono
sottosi rilti ; Gera Giovanni sindaco, Violetta Battista e Depeiro Antonio consiglieri delegali, G. Gugllelminctti segretario X,
JI.
Comune di Bìio.
111.mi signori Senatori,
•• Li sotloscriui parlirolari del Comune di Baio provincia d'Ivrea) rappresentano alle SS. VV. Ili'”' che ultimamente li parroci, volendo far firmare
una petizione contro la legge 3jl matrimonio universalmente desiderato, si servirono di tutle le arti c mene possibili
per estorquir firme, suscitarono scandali
e dissensioni a danno anche della religione, che fecero servir di manto ad
inoneste mire travisando i^ senso e lo
scopo della legge, ingannando con fallaci
supposti le coscienze d'uomini ignoranti
e deboli, e cercando di gettar odio e
disprezzo suU’aKuale Governo.
.1 La tranquillità della Stato non sarà
mai perfetta, le liberali instituzioni non
saranno mai sicure e la religione scapiterà ognora più, se non si pone nn freno
B certi agitatori che per amore di privilegi e per libidine di dominio cercano
di suscitare avversione ed inciampo al
Governo coslituzionale.
X L’esperienza dimostra Timpossibilitá
di tr rii a moderali e giusti sensi, ed k
interesse quindi del Governo il togliere
a molti di essi i troppi mezzi di nuocere,
ridurre il numero dei grassi benefizi,
favorire li meno agiati con un equo riparto delle rendite ecclesiastiche, ed
assoggettarli al Governo con obbligarli
a ricevere da esso una pensione proporzionatamente eguale a quella degli impiegali rivili,
M I ricorrenti credono perciò dovere
di buoni cittadini, amanti dello .Statuto
e del governo del Re, d'indicare delti
inconvenienti ed un mezzo di porvi riparo.
Supplicano quindi le SS. VV. Ili'"®
a voler benevolmente accogliere un voto
che è facile conoscere, essere universale
per poco che si voglia interrogare l’opinione pubblica, il voto cioè per rinca-~l
meramento dei beni ecclesiastici, per la
riduzione del tiumcio dei vescovadi, per
la soppressii ne dei benefizii maggiori
non avenli cura d’anime, e pel riparto
e stabilimento sulla rendita di detti beni
di una pensione cotigma ai berieficiatin.
(seguono ie firme)
14
IVOTIZIE REIilCilOSK
Genova Leggiamo nel Cattolico che in
pochi giorni più di venti giovani hanno
abbracciato la fede Evangelica.
Firenze. Ci scrivono: Il sacrifizio dei
nostri carissimi fratelli Madiai è consumato. Come il ricorso in cassazione fu
rigettato, cosi la petizione di grazia dal
piissimo Gran Duca non fuaccetlala. 1 due
malfattori colpevoli del gran doliUo d’aver
letta la Bitibiu sono già stati condotti ul lor
destino; Il marito ai lavori forzati a Volterra, ia moglie in carcere nella cillà del migliore traduttore della Bibbia che abbia
avuto l’Italia, In quella Lucca, ove la sua
accusutrioe Marzini tanto da lei beneficala gode i regali de'vescovi e de’preti
a cui vendette il tradimento. Qual differenza tra la tradita accusata e la sua perfida accusatrice ! La prima colla sua testa
rasa all’uso delle gaelotte, e co’ suoi panni di stoppa è obbligata ai lavori lo un
recinto d'infamia ove Suore punìtrici e
fanatiche le fanno espiare la colpa di aver
ascoltato la divina parola: la seconda in
premio del caltolico tradimento gavazza
Ira le bealitudiitl d’una commodissima vila
guadagnala coi meriti d’una accusa caito
iieaj quella è la vittima del santo Uilìzio
ripristinato in Toscana, è questa la benemerita fiiglia della religione del papa.
Ma chi delle due è più tranquilla? I fedeli di Toscana tutta sono rimasti edificati dalla testimonianza degli intrepidi
Madiai, cbe hanno con tanta rassegnazione e dignità sostenuto la Fede del
noslro Salvator Gesù Crislo.
Alcuni sperano ancora una commutazione di pena: io nulla spero da un governo
dìe si dice rtstaurato per grazia della
Nunziata, ed è benedetto ed incensato
dai preti. Il concordato con Koma ci ba
fatto indietreggiare secoli, e noi siamo
tornati al giogo della inquisizione. Se vi
ha ancora qualche terrena speranza pei
nostri cari fratelli Madiai, può solo aspettarsi dai generosi sforzi che sapranno fare
per essi le caritatevoli socielà Evangeliche
d’Europa. Preghiamo frattanto il Signore
che guardi cotesti martiri illustri, ne custodisca la fede, e ne aumenti il coraggio.
Preghiamo per tutta quella Chiesa Evangelica e veramente cattolica la quale è
dilfiisa per l’universo mondo e si lìda
unicamente nella parola di Dio, e de’ suoi
nemici trionfa non già coU’armi politiche
del concordati, ma colla forza celeste della
fede nel sangue e nei meriti del nostro
Signore Gesù Cristo.
Verona Nel possesso che presero i Gesuiti di questo nuovo collegio il 3agosto
osservarono, che il contegno silenzioso e
mesto della moltitudine era di sinistro
augurio per la durata di questa lor nuova
comparsa,
Padova. I Gesuiti comprarono a pronti
contanti il tenimento magnifico di s. Giovanni di Verdura già appartenente alla
pia casa dei Trovatelli. Quesli buoni padri hanno sempre a lor disposizione grandi
cas.«e di danaro, eppure professano con
voto la povertà più rigorosa. Evangelicamente parlando, è questo per noi un arcano incomprensibile.
Isole Ionie. Il Governo non ha ottenuto da Ruma alcuna soddisfazione per
gli oltraggi fatti colà alla religione greca
uella persona d’un giovine Ionio al cui
cadavere non fu concesso il riposo d’una
sepoltura cristiana. Ha dunqu« per r«p-
15
presagli® ordinato che sin aH'istante proibiio nelle Isole ogni esercizio si privalo
che puhiilico del cullo Inalino.
Ecco l’unica maniera con cui potranno
riuscire i governi a l'orresigere le insane
pretensioni dei preli di Ituiiiii, c tortiurli
a più equa e più lolleranle i-nnildtla.
Prcssu II governo ha proibito lo stabilimento in Prussia d'ogni sacerdole
educato dui Cesuili massime nel collegio
germanico di lioma. Le missioni dei Cesuili ullirnamente permesis dal Governo
sulla speranza che insinuassero ai CaUolici l’osservanza dei doveri evangelici e
nulla più, hanno rideslato dapertulto gli
odi e le guerre del fanatismo.
Le famiglie non hanno più pace, e si
deleslaiio cordialmente Ira loro gli stessi
parenti perdiversilà di credenze.
Interi paesi di popolazione mista di
Proiestiinti e Cattolici sono in preda al
più scandalosi disordini.
AusrniA. La Gazzetta universale tedesca somminiiitr^ le seguenli notizie
sulla situazione della chiesa protestante
nelle provincie auslriaclie:
•• La siluazione dei protestanti in Austria va peggiorando di giorno in gioi no
e mentre si fanno in Oennauia iitia rliiesa
catlolica tutte le conressioiii possibili, e
che il gesuitisnno innalza l.i sua bandiera
nel cuore dei paesi protestanti, gli animi
dei protestanti in Austria sono pieni di
timore per il sistema di continui impe>
dimenìi cui sono soggetti.
« Gli ccclesiasliri ilislinti per jelo nell’esei clzio del loro utTu io, eppure die pei
loro talenti lianno molla indiienza ed
auloiità nelle loro comunità, vengono
destituiti dal governo, senza che per
questa niisura siansi presi dei conrerti,
0 abbia avuto luogo la cooperazione di 1
concistorio in Vienna. Le sospensioni
dei paiTOrhi protestanti Sloinacker a
Trieste e Kossulb a Praga hanno prodotto ovunque una dolorosa sensazione.
X II governo incolpa il sig. Sleinackcr
di tre cose, di aver trattato di politica
nelle sue prediche, di aver simpatie per
1 cattulico-tedeschi e di essere in carteggio cou alcuni fuoruscili polilici.
•< Il sig. Sleinackersi è compiutamente
giustificato intorno a queste accuse, ma
la sua sospensione rimane ferma. 11 bravo
uomo si concola però coll’amore della
sua comunità e la venerazione dei Suoi
confratelli, onde c accompagnato nel
suo esilio in Germania. La comunità di
Trieste, in riconoscenza de’suoi meriti
gli ha fatto un dono ragguardevole, e
vuole anche contribuire per cinque anni
con 500 liorlui alla educazione del suoi
figli.
- Il parroco Kossuth invece c sem«
pre agii arresti; il suo delitto principale
sono le molle conversioni die ottenne
rolla sua propaganda per la chiesa nazionale tedesca evangelica, poiché la sua
comunità che da principio noo contava
a Pi aga che 600 anime, fu raddoppiata
nel corso di poriii anni.
u A Gralz, nella Sliria, la maggior
parte degli appartenenti alla comunità
tedesco-cattolica si era riunita alla comunità evaugelica, ora sono costretti a ritornare al caltolicisino, e poscia possono
farsi,di nuovo proleslaiili,
.* È avvenuto pure cbe nei matrimonii
misti, in cui una parte era passata al
protestautisino, lutii i figli dovettero essere educali nel cattolicismo, e che persino quelli che già frequentavano la
scuola protestante furono costretti «d
abliiinilonarUi. Il numero di questi fauciulli oltrepassò i 60, e lulti i ridami
deirecciesiaslico e dei parenti furouo
inutili.
X Se gli evangelici vogliono fondare
in qualche luogo una scuola, ciò viene
loro impedito sotto uii’infiiiilà di pretesti
Le comuni Gotsclidorf e Kleiubresse.
avevano domandala l’autorizzazione di
istituire una scuola proleslante, indipendente, perché vi concorrevano gii
estremi della legge. Ciò fu loro vietalo’
Nella risposta drlTaulorilà si disse cbe
siccome da trenta o quarant’annl t|uegli
abitanti erano obbligali a mandare i loro
figli uella scuola catlolica, così nou polevano esimersi dal continuare in questa
pratica
CROXACIIETTA POLITICA
Torino. La mattina del 31 agosto alla
presenza di S. M. il Re ebbe luogo una
gran manovra sulla piazza d’armi a cu
16
presero parte tulle le truppe della Divisione. •
— Jer! mattina dalle 11 alle 12 e 1)2
S- IVI. ha assistito alle evoluzioDÌ militali
di 5 reggimenti dì Cavalleria e di diverse
batterie d’artiglieria.
Casale. Nei giorni 8, 9, e 10 corr.
converranno qui ad eseguire una fazion
campale le truppe dei presidi! di Casale,
Torino, Veneria Reale, Alessaudiia,
Cuneo, Vigevano, Voghera, Novara e
Vercelli. Assumerà il comando di queste
esercitazioni militari S. A. R. il Duca di
Genova V’intervei rà, diresi, anche la
milizia nazionale del luogo.
Savoia. La t)urhessad'Orleans in compagnia de’suoi figli ha visitato la magni*
fica Ahbadia di Altacoinba,
Lombardo Veneto. Continuano gli
arresti, le perquisizioni e i processj in
tutle le cillà per ia pretesa cospirazioue
di MhoIovb.'
Firenze. 11 dibattimento della gran
causa Guerrazzi sialo otto giorni sospeso
per malattia deiraccusalo si è riaperto
il 26 agosto. Dopo letto il lunghissimo
allo d’accusa fu inicrposla l’eccezione dì
incompetenza. Il Guerrazzi prese la pa.
rola e parlò con dignità ed eloquenza.
La decisione fu aggiorDiila.
Stati Romani. Gli Auslriaci, aumentano le guarnigioni in tutte le Legazioni
e con piena approvazione dì sua Santità,
hanno istituiti consigli di guerra per
giudicare sommariainenle e fucilare alristante quei cittadini che verranno riconosciuti e dichiarati membri d'una
setta ultimamente scoperta, a quanto
difesi, dai poliziotti dei preti, la quale
avrebbe per molto — Fedellà e silenzio.
Parigi. Scrivono ad uu giornale d
Milano: La question delTInipero è la
eota'preoccgpazione poli tica del momento.
Le classi operaie hanno nel cuore e
nella testa uu fondo di Bonapartismo
che i Legittimisli non hanno saputo mai
valutare, ma lo sapean benissimo gli
Orleanisii, lo dimenticarono aiTatlo i
Republilirani, « meglio di lutli lo calcolò
Luigi Napoleone.
- Tutto induce a credere prossimo
il ristribiliineiito delTimpero sulle domande dei Consigli di circondario.
— La partenza del principe presidente
pel viaggio del mezzodì della Francin è
iiitsala al 15seltembre. Egli sì fermerà
il 20 a Liiine. il 22 a Grenoble, il 26 a
Marsiglia, 11.28 a Tolone, il 5 ollolire a
Tulosa, l’8 e 9 a Borde<>ux, il 16 sarà
di ritorno a Parigi.
— Dn giornale annunzia che a quesla
ora sono ^ià più di 800. gli aspiranti
all’onore dì essere paggi alla corte imperiate.
— Sono siati offirialireiite smentiti
dal Moniteur que’ giornali stt anieri che
dissero non celebralo;,con gioia un'versale d-il popolo l’anniversario napoleonico del 15. agosto.
— Un corrispondente della Presse
scrive da Londra che 40- rifugiali politici hanno ricevulo i lor passaporti con
autorizzazione di rientrare in Francia.
Ingiiii,terra. Il giudice della corte
del banco del Re il sig. Crampton ha
fatto rimettere in libeità il sig. Delmege e gli olio soldati solto cauzione
come colpevoli d'omicidio per aver fatto
uso dell'armi contro i tumulti Irlandesi
in occasioue delle elezioni.
— Due preti callolici papisti autori
principali delle lui bulenze di Sìx-MìleBiidgfì sono stati arrestati e tradotti
nella prigione d'Ennes,
Direttore G. P. MEILLE.
Rinai,bo Bacchetta gerente.
Torino, — *Tip, Soc, di A, Pon# e C.