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DELLE valli VALDESI
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LONiO Sf.LtóA
Casa Val'ìese
lORRE PELLICB
Settimana te
deSa Chiesa TaMese
" Gettate lungi da vai tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anne LXXXVIII - N. 41
Una copia ■•. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per l’interno
L. 1.600 per l’eatero
Eco e La Luco: L. 1.800 per l’interno
L. 2.500 per l’eatero
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Cambio d’indiriaao Lire 40,—
TORRE PELLICE - 17 Ottobre 1958
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
L'impronta di Pio xn
Pio XII riposa con i suoi predecessori nella cripta di S. Pietro. Tanto
si è scritto e tanto si è detto di lui, in questi giorni, che quasi si esita
ad aggiungere altre parole, tanto più che una valutazione piena del suo
pontificato non è certo possibile in così poco spazio e rh^ederebbe una
informazione molto più precisa di quella di cui cBi^niamo.
Unanime, comunque, è stato il riconoscimento che il pontificato di
Pio XII ha avuto una grande portata sulla scena del mondo in questi
anni agitati e confusi; unanime il riconoscimento della sua marcata
personalità e del suo prestigio. E, aggiungiamo, è indubbio l’influsso che
egli ha avuto sulla spiritualità e sulla pietà della massa cattolica, dandole o accentuandone una colorazione mariana che tutti riconoscono.
Come è stato notato, Eugenio PaCciii na conaotto au’apice la «politica » aei suo predecessore. Pio Xi. Termmai.a la rivoluzione cne la caduca
aei potere temporale (territoriale) delia uniesa aveva co^mportaio, la Ofueaa, attraverso u Papato', na gradatamente e continuamente riacquistato
questo potere in altra torma: sviiuppanuo quel Sistema coacoraatano cne
in tanti paesi le na dato una posizione ai preminenza o comunque una
possiunita cu cxinsiaeicvoie iiinusso,
c sostenenuo, spesso vitioiiosaiuentc,
la propria pretesa al Magistero nei
coniroiiti delia totalità delia vita associata : culturale, politica, economica,
sociale, proiessionaie, e cosi via. yum
cji.; prova: la moitcpiicita, a volte veramente scónc^jrtante, uegii interessi
cne appaiono negli innumeri discorsi
uiiiciau, uicniarazium., enuiciicne u.
Pio XU, rivolti a tutte le possibili categorie umane t« un uomo anezioiiatO ai ijroDiqmi ael secolo » — e stato
uenniioi; o a,ncora l'appoggio aa.o.
nel dopoguerra, alla fonhazione di
partiti «cristiani» (Mouvement républicain populaire in Francia, Chrisetiche Demokratische Union — interconiessionale, ma con netta prevalenza
ceottroitpCT - - 'di • Attenmaej» PO’
con il continuo sforzo di renderla e
mantenerla fedele strumento della S.
Sede); lo sviluppo deirAzicne cattolica e dell’apostolato laico in tutti i
campi dell’attività umana, con tutto
il quadro di congressi specializzati,
corsi di aggiomamentO', ecc. La Cnlssa è di nuovo, più che mai, una po
lenza mondiale — e non solt'anto economica, come forse molti pensano,
ma anzitutto spirituale e culturale in
senso lato. Da questo punto di vista
il pontificato ora terminato è stato
uno dei più notevoli : « pontificato di
espansione» (Luigi Salvatorelli).
Fer non perdere il mondo, la massa, Pio XII ha permesso e forse cercato che il politico prendesse il sopravvento sullo spirituale. Se sono
convinto che il politicantismo vaticano deteriore non sia da ascrivere a
colpa di Eugenio Pacelli, mi pare però si debba dire che Tesser « nel mondo ma non del mondo» non può coronare tutta la sua attività di ispiratore del cristianesimo cattolico. Ho
più volte espresso il riconoscimento
per quello sforzo — credo insito nella
testimonianza cristiana — di portare
TEvangelo nella multiforme vita quotidiana, che agita il Cattolicesimo dej
nostri giorni; e mi pare che la riscoperta del laicato nella Chiesa, delTa
postolato (noi diremmo: testimonianza) dei laici non possa essere wltanto
considerata una mossa tattica, ma
piuttosto una vera riscoperta spirituale comune a tutte — o quasi — le confessioni cristiane. Tuttavia vale — ed
è strano che sia stata una voce indipendente e forse agnostica a dirlo
— il giudizio che Luigi Salvatorelli
dava su La Stampa, l’indomani della
morte di Pio XII, sull’attivismo catt(>
lico per conquistare U mondo a Cristo : « Se rimane vero che l’opera di
Marta è necessaria, non potrà neanche dimenticarsi la parola evangelica secondo cui Maria meliorem partem elegìt. L’agguato sempre pronto
per chiunque operi a favore di un
ideale è la non sufficiente discriimnazione dei mezzi, e la trasformazione
inconsapevole dei mezzi in fini». Si
sente spesso, nell’appassionato « a,postolato» cattolico, dagli accenti risonanti delle dichiarazioni papali alle
più umili attività diocesane e parrocchiali, la mancanza di un solido fondamento, quello della Parola di Dio
intimamente ricevuta e vissuta nella
fede: l’agganciarsi ad un generico sentimento religioso potrà incontrare il
favore, ma non formare delle coscienze.
La stamjya laica del nostre paese
ha ancora sottolineato l’acuirsi della
tensione nei rapporti fra Stato e Chiesa, dovuto a questo deciso e costante
sforzo di oristiani^azione (sarebbe
più preciso dire cattolicizzazione) della società civile. E’ ancora Luigi Sal
vatorelli che, neU’articolo citato, dà
questo conciso giudizio: «Ogni tendenza ’’clericale”, intimamente antireligiosa, è anche socialmente eversiva ». Forse intendiamo questo giudi
zio in modo un po’ diverso dal Salvatorelli, specie per quel che riguarda
Tantireligiosità del clericalismo; mi
pare anzi che la religiosità «naturale» dell’uomo sia intimamente clericale, cioè demandi volentieri ad un
clero ogni precisa responsabilità di
conoscenza e di servizio specifico di
Dio (non ne abbiamo degli esempi
anche nella nostra vita ecclesiastica
pur imperniata sul sacerdozio imiversale?); e il Cattolicesimo ha avuto —
da sempre e oggi più che mai — la
sagacia di scoprire e sfruttare questo
aspetto della religiosità umidito»; con
maggiore o minore fedeltà all’Evangelo di Cristo, è un’altra questione,
Però, in fondo, è questa la questione
principale; ed è questa la ragione per
cui fra un vicario di, l^^to che vive
e muore nella gloria (sla pure la più
spirituale) ed il Cristo «uomo di dolori » che ha vissuto ed è morto nella
sofferenza e nell’umiliazione ed ha
mostrato che la gloria è puro dono
di Dio, nel suo Regno, crediamo chi
-«on-ci ponoa conpee ' veaui aUiMHna^vai
nè vera successione. La Chiesa è chiamata a servire, annunziando al mondo, con la parola e con le attuazioni
TEvangelo di Cristo,, fondata cioè sull’unico ed irripetibile servizio del Servo di Dio ubbidiente e sofferente e solo oltre la croce trionfante.
Pio XII è nelle mani del suo Signo
re ; anche p»er lui si è cantato il Mi
serere, pur nella ferma speranza della
risurrezione. E noi ripensiamo alla
domanda del Signore risorto a Pietro,
dopo i rinnegamenti opportunistici:
«Mi ami tu?». Rispondere il sì della
fede che guarda alla potenza del Risorto, al di là della terribile miseria
cui partecipa ogni creatura, è per ogni
credente il dono di Dio, e la nostra
sola gloria. Gino Conte
NELLA MORTE DEL PAPA-DIPLOMATICO
La pohflca vaticana ai àorni nostri
La facoltà di adattamento della Cbieea
romana è ben nota; lattavia, forse mai come ai nostri tempi, U fenomeno, vecchio
come il papato, è apparso cosi sensibile, e
per certi aspetti, veraniente grandioso. Gli
anni che stanno a cavaliere delia seconda
guerra mondiate si possono definire: « nascita e decadenza Oeifit Stato moderno totalitario ». in essi il Vaticano è riuscito a
consolidarsi come potenza politica e mondana (non sempre come organismo spirituale) adottando, per ognuno dei due tempi, due tattiche diverse, due strategie complementari. In tai modo, soltanto il Vaticano — non i suoi amici od avversari — è
riuscito a chiudere definitivamente l’epoca
precedente, quella di Cavour (« C^ra
Cniesa in Cinero stato-*), della breccia di
Fona Fia, dell lntesa (articolo li del Fatto di Condra); a contenere, sul piano mondiale, U contraccolpo della potenza amerisnaa irradiante di protestantesimo, e della
conversione in massa ifi brasile (due milioni e mezzo di proseliti hanno fatto chiamare l’opera evangelica in quel paese « il
più gran successo dopd’la Kilorma »); e
a neutralizzare gli efiétti popolari della
crescente attività ecumenica sul piano delle intese ecclesiastiche dei grandi convegni internazionali.
Trent’anni fa, la Chiesa romana chiedeva la protezione defli Stati che raccoglievano e si presentava,-all’opinione pubnlica come bisognosa di tolleranza, di condiscendenza, di un qualÑasi riconoscimento giuridico, se non inorale. Accettava i
Patti lateranensi come un « pis aller », sia
pure con quei vantaggi che la miopia storica di Mussolini non-h ve va appiene valutato; tesseva, negli Stoi ove aveva diritto
jli .Bjtnalai ¿■la-ncaeili
cordati, i quali erano piu per- sua difesa
che per Tafiermazione di un diritto dello
spirito.
La situazione, dopo la seconda guerra
mondiale, si è capovolta. Esausti dallo sforzo bellico, dilaniati da lotte politiche e sociali spesso inconcludenti, bloccati da ogni
sorta di immobilismi, i governi europei
erano continuamente premuti dall’opinione pubblica (favorita dalla libertà giornalistica): perchè non avrebbero fatto ricorso
a quella maestra di opinione che è la Chiesa? Così la Chiesa, da protetta, è divenuta
protettrice; da consolata, autorevole consolatrice. Di fronte alla marea montante
delTAmerica, dell’Asia, dell’Africa, con
la relativa perdita di prestigio che ne derivava per l’Europa, la Santa Sede ha ritenuto che la migliore soluzione di tutti i
suoi problemi poteva trovarsi in una strel
ta unione dei paesi europei. Si è spesso
parlato di un’Europa vaticana, di un’Europa nera. Scrive Joseph Hours, cattolico convinto, su una rivista politica francese : « A
patto di escludervi una valutazione polemica, quelle espressioni non sono del tutto arbitrarie ».
E’ certo che la divisione della Germania sancita a Potsdam, essendo la zona sovietica quasi interamente protestante, ha
finito per concentrare la massa cattolica nella zona occidentale, col risultato, nell’uguaglianza numerica con i protestanti, di una
preponderanza politica sicura, a causa della sua disciplina e della sua organizzazione
capillare. Con il cancelliere Adenauer, poi,
per la prima volta dopo la Riforma, la
Germania occidentale ha una direzione dichiaratamente cattolica.
In Olanda, il cattolicesimo, sebbene in
minoranza, è riuscito a costituirsi arbitro
fra i partiti protestanti di destra e di sinistra.
In Italia e in Belgio, quando fu concepita la piccola Europa (secondo la forte
espressione del pastore Niemoller), i gover
A Roma, alcuni giornali hanno
annunciato la morie di Pio XII
avvenuta nella notte da mercoledì
a ^ovedì, già nell’edizione pome
ridiana del mereoledì...
Le spese per il prossimo Conclave per la elezione del nuovo Pontefice si aggireranno sui 200-250
milioni.
nitori.
In Francia, infine, già anticlericale per
eccellenza, l’eredità europeistiea di Aristide Briand sembrava un elemento indispensabile per qualsiasi programma di governo,
del tipo M.R.P.
Nacque così TBuropa dei Sei, che Pio XII
volle sostenere con una difesa a fondo, inconsueta nella diplomazia pontificia. Il 17
settembre 1953, ai membri del Consiglio
d’Europa, a Bruges, faceva sapere esser
necessario che tutte le nazioni adottassero
provvedimenti estremamente impegnativi,
come trasferimenti di industrie, riadattamento della mano d’opera, rinunce, forse
permanenti nel prestigio e nell’opinione
pubblica di ciascun Stato. Pochi mesi dopo,
nel messaggio natalizio, proclamava Turgenza delTunione continentale, in vista della grave ora in cui l’Europa si dibatteva, e.
IL amopo amo del collegio di torbe pbli.ice
Centoventisette anni dopo
affermando che non esistono certezze senza pericoli, asseriva che coloro che cercano una certezza assoluta prima di agire
non mostrano la loro buona volontà verso
l’Europa.
Si comprende che, di fronte a queste dichiarazioni non prive di autoritarietà, rinascesse in Inghilterra l’antica diffidenza contro il papato (« No popery »), ma stavolta
contro l’idea europea. Si comprendono pure i motivi deU’astensione della Svizzera,
isolata al centro della pìccola Europa, ma
senza alcuna probabilità dì adesione al nuovo ordine. In realtà, l’atteggiamento della
diplomazia vaticana rivelava come il papato, non potendo più contare sull’appoggio
delle potenze polìtiche, aveva decìso di
esprimere una sua propria linea politica
con Tausilìo delle sole forze della Chiesa.
E i>er prima misura, la concentrazione crescente di quelle forze, particolarmente delTepiscopato. Dappertutto, Roma esige sempre di più una piena libertà, di fronte allo
Stato, nella scelta dei suoi vescovi. Accetta, è vero, dì prender in esame le eventuali obbiezioni che i governi le sottopongono, ma non accoglie alcnu suggerimento
concreto. Nel desiderio di serbare intatta
18 propria libertà, rinuncia alla politica dei
concordati, già in auge.
Nè quanto s’è detto concerne gli Stati
in sè; ma la Santa Sede preferisce agire
sulTopìnone pubblica dei singoli paesi, al
di sopra e quasi al di fuori dei governi e
della diplomazia (anche in Italia, se ne
son-o avuti tipici esempi nelle varie campa*
gne pontificie contro l’immoralità pubblicitaria e nella stampa). Essa vuole mantenere un vivo dialogo con il popolo, restaurando, sotto diversa forma, ma sostanzialmente in modo ufiuale, la polìtica del
Centoventisette anni sono trascorsi da quando il Collegio Sanctae Trinitatis apud Valdenses iniziava la sua
operosa e feconda attività; molte cose sono cambiate nel corso di questa
secolare vita. Il « Colle^o » è diventato Liceo Ginnasio, privato, poi pareggiato; poi si è sdoppiato in Scuola Media e Liceo Ginnasio. Le varie
riforme scolastiche ne hanno modificato l’aspetto esteriore, senza tuttavia
mai riuscire a turbare l’atmosfera
valdese dell’Istituto, fatta di onestà
e dignità negli insegnanti, di rispetto per la libera osservanza della professione delTaltrui confessione religiosa, di im sereno cameratismo studentesco... Anche la seduta inaugurale dell’anno scolastico è rimasta quar
le era, nella sua essenza. Certi aspetti esteriori sono cambiati, indubbiamente : il Corpo insegnante, per esempio, è in prevalenza femminile; la
popolazione scolastica è in continuo
aumento; U pubblico invece è sempre
più scarso. Però la seduta inaugurale
è sempre solenne nel suo svolgimento: una breve introduzione religiosa
ed ima sostanziosa prolusione.
Così fu nel passato e così è stato
anche mercoledì otto ottobre.
Presenti circa 170 studenti grandi e
piccini; presenti pure il sindaco di
Luserna San Giovanni aw. G. Creste, (quello di Torre Pellice è presente nelle vesti di preside del Liceo-Ginnasio), il preside della Scuola di Avviamento, prof. Zaccara, il comandante la locale stazione dei Carabinieri,
maresciallo Mazzola
Presiede il sovrintendente dott. A.
Ribet pastore a Milano, che ha voluto simpaticamraite rappresentare la
Tavola in questa « inaugurazione »
per riaffermare la validità della presenza del nostro Collegio nel mondo
della cultura valligiana, quale testimonianza della missione della nostra
Chiesa. Missione aliena da proselitismo e da esclusivismo confessionale,
ma che si impone appunto per questo
suo non sempre compreso o corrisposto rispetto dell’altrui posizione.
Dopo Tinvocazione e la lettura di
un bra no dell’Evangelo, il dott. A. Ribet pone in rilievo il significate ed il
valore fondamentale per la Scuola
dell’incontro della Scuola stessa col
Cristianesimo. Dopo aver illustrato
questa affermazione sul piano della
storia, l’oratore osserva che se compito della Scuola è, come è rumente, di forgiare il carattere, ciò è impensabile senza la luce dell’Evangelo.
La parola viene quindi data al prof.
F. Corsani, incaricato di lettere classiche al Liceo e valente organista e direttore di (x>ralL L’oratore, in una
dotta prolusione, trasporta i suoi uciitori nei tempi antichi, nella Grecia
di Pitagora, di Omero, quando musica, canto e poesia formavano un’unità armoniosa, quando Tucimo poteva
esser definito uomo musicale. Non
tenteremo di riassumere questa conferenza, ma ci auguriamo che di essa
possa trar profitto un pubblico più
vasto e più qualificsato.
Il preside della S. Media, prof. T.
Pons dà quindi lettura della relazio
ne dell’anno scolastico 1957-58; lo segue Il prof. A. Armand Hugon, prosine del Litceo-Ginnasio. Ambedue pongono in rilievo come Tanno scolastico
si sia svolto in modo normale, nonostante qualche difficoltà provocata
cialTasiatica ; la disciplina non ha dato luogo a provvedimenti particolari;
il prohtto, m generale è stato buono.
Un cenno particolare di lode agli Amici del Collegio che con i loro contri
cuti « hanno reso più accoglienti e
simpatiche le aule dell’Istituto, rinnovandone il vecchio sistema d’illuminazione ed imbiancando tutte ie
aule scolastiche », mentre « altri hanno aiutato con contributi finanziari
od m natura», per la Scuola preziosissimi.
* * «
Scuola Media: 1«: iscritti 36; promossi 30. lo Pallard Fiorella; 2» Mathieu Gianfranco; 3» Cotta Morandini Linette e Galbiati Alberto. Il» :
iscritti 38; promossi 30. 1» Bein Mirella e Taglierò Mariella; 2o Cavazzani
Guido, Gönnet Osvaldo, Pomi Liliana; 3o Paschette Graziella. HI»: iscritti 31; licenziati 27. 1® Armand Hugon
Valdo e Cougn Aurora; 2o Valente
Graziella; 3o Decanale Laura.
Ginnasio. IV«: iscritti 17. lo Nicolosi Carlo; 2o Aime Eliana; 3o Jouve
Marcella e Mathieu Giorgio. V» : iscritti 17. lo Abate Sergio, Michelin Lausarot Paola e Pegone Agostino ; 2o Calzi Silvano e Coisson Franca; 3® Galanides Soma.
Liceo. I“: iscritti 16. 1® Gay Nella;
2® Lombroso Elio e Odetti Vincenzo;
3® Bert Mirella e Bertelè Anna. Il®:
{continua in 4.a pag.)
Il nuovo atteggiamonto del papato conferisce naturalmente nuovo prestigio ai
partiti di azione cattolica. Sorti primamente in (Jermania e in Belgio, ed ora diffusi in tutti i paesi occidentali, accresciutisi
notevolmente in seguito al riconoscimento
del suffragio femminile, svolgono una vera
e propria mediazione tra U cittadino cattolico e lo Stato da cui quest’ultimo dipende. I loro dirigenti sono laici, ma la
loro nomina è raramente l’effetto di un
movimento della base. Essa è il risultato
di uno stretto contatto con le autorità ecclesiastiche. Lo studio comparato della vita di uomini come van Zeeland, De Gasperi, Adenauer, Schumann, Salazar potrebbe offrire un ritratto di uomo cattolico del XX secolo sempre e dappertutto
uguale a se stesso.
Nè si dimentichino le associazioni cattoliche internazionali sempre più diffuse (se
ne contano una cinquantina), che raggruppano talora delle particolari categorie sociali (i medici, i giornalisti, gli insegnanti,
i giuristi), talora deUe tendenze ideologiche (come la «Pax romana», e la «Pax
Christi »),... I congressi, i peUegrinaggi a
Roma sono delle occasioni magnifiche per
stabilire, in incontri comuni, delle direttive che le svariate associazioni svolgeranno
di concerto nei paesi rispettivi...
I rapporti tra la Chiesa cattolica e gli
Stati sono così, insensibilmente ma sicuramente, posti su basi del tutto diverse.
Nel miscuglio di razze e di religioni che
oggi ricopre tutta la faccia della terra e
costituisce la trama delle relazioni internazionali, la Chiesa cattolica, con grande
impegno, nella persona del suo Cajio e
nell’opera della sua migliore diplomazia,
è riuscita a elaborare, con una rapidità ed
una adattabilità che hanno dello stui>efacente, gli organi e i metodi per un’azione
nuova nel mondo occidentale. Riuscirà —
nel prossimo avvenire — a mantenere il
ritmo adottato, ed a raccogliere i frutti
di una fatica che già appare colossale e ad
ogni modo sproporzionata ai fini da raggiungere? E’ quel che solo il futuro potrà
dire allo storico del nostro tempo.
r. b.
ICI
COMUNICATO
Tutti i colleghi sono cordialmente
invitati a partecipare al Convegno
della ripresa che avrà luogo Di Vi U
19 ottobre a S. Secondo dì PinenRo.
Dopo il culto e il pranzo in comune
il programma prevede due brevi relazioni su problemi di metodo e dimostrazioni pratiche delle tecniche
Freinet. I som riceveranno il programma particolareggiato.
IL SEGGIO
2
L'ECO DELLE VAUi VALDESI
Incontro di uomini ad Agape
Oltre un centinaio di uomini provenienti da tutte le Chiese della Val
Germanasca e da alcune della Val
elùsone si sono trovati domenica
scorsa, 12 Ottobre, ad Agape per trascorrere una giornata assieme e discutere di alcuni problemi di interesse comune.
Il tema della giornata era « Vivere
insieme per testimoniare di Cristo »
ed è stato trattato, nel pomeriggio
dal Past. Tullio Vinay, Avv. Ettore
Serafino e Dott. Dario Varese.
Ma già dal mattino i convenuti
avevano partecipato assieme al culto
nel tempio di Frali per udire il mes
saggio deUa Parola di; Dio annunziato dal Pastore Aldo Comba.
11 pranzo ci ha dato modo di constatare che tutte le attenzioni che
Agape suole riservare alle madri in
occasione delle loro « giornate », le ha
anche volute riservare ai padri ed ai
figli per i quali è stato servito im
pranzo veramente luculliano e da
tutti apprezzatissimo.
Anzi, cogliamo i’occasione per rivolgere al Pastore Vinay, alla Comunità di Agape ed ai collaboratori il
lingraziamento più vivo che i convenuti hanno già espresso a voce,
ma che desiderano rinnovare ancora, non solo per il pranzo, beninteso,
ma per tutta l’accoglienza fraterna e
per l’atmosfera che ancora una volta
Agape ha ricreato per tutti noi.
ha discussione fraterna del pomeriggio è stata introdotta dai tre oratori già citati, primo il Past. T. Vinay.
La disposizione stessa della nostra
Valle in cui la Chiesa è diventata
popolo valdese — ha detto il Past.
Vinay — dove le parrocchie sono vicine le une alle altre e tutti si conoscono vicendevolmente, dove i villaggi hanno le case raggruppate tetto
cóntro tetto e balcone contro balcone, sembra essere rma indicazione di
come dobbiamo vivere.
Certo, si può essere assieme e litigare, e talora succede anche questo;
ma essere assieme per dei cristiani
significa altra cosa. Significa approffittare di questo fatto per essere fraternamente vicini, sigififlca poter aiutare il fratello e la sorella che sono
nella difficoltà o nella malattia o nel
bisogno perchè si conosce subito la
loro distretta, perchè si è vicini ed è
più facile aiutarli in qualsiasi momento questo sia necessario.
Significa potersi riunire assieme in
questi villaggi costruiti intorno alla
vecchia scuoletta quartierale per ascoltare assieme la feera la lettura
della Parola di Dio e per riunirsi
nella preghiera di intercessione fraterna sotto alla guida dell’Anziano
del quartiere.
Certo; dice Vinay, questa è una
fantasia, in questo momento, ma perchè non potrebbe realizzarsi, quali
difficoltà reali si frappongono, con
quale impjossibilità bisognerà fare i
conti? Si può fare ed è la nostra pre^
elsa vocazione fare questo, cercare
questa unione concreta nelle piccole
cose della vita quotidiana, sul piano
dei nostri quartieri e delle nostre
parrocchie perchè è questo che il resto della Chiesa che non è alle Valli
e dell’Evangelismo italiano ha bisogno di vedere fra di noi e si aspetta
di vedere quando viene nelle nostre
valli.
L’avv Ettore Serafino ha portato
rargomento sulle conseguenze pratiche delle premesse del Past. Vinay
I problemi della montagna che affliggono anche le nostre zone, sia
pure in proporzione minore di altre
valli del Piemonte, devono essere, i
fondo, risolti da noi stessi, se vogliamo che le soluzioni proposte e realizzate siano veramente adatte alla
nostra situazione e rispondenti ai
nostri bisogni.
E questa possibilità esiste, almeno
in parte notevole.
Non ci sono dei segreti da svelare,
delle formule che cambino magicamente la situazione e rendano meravigliose le nostre terre ed i loro prodotti; ma è possibile migliorare molte cose e questo va fatto perchè è necessario che i Valdesi rimangano alle Valli. Questa non è una esigenza
sentimentale di gente che non abita
più in montagna e che chiede a^
montanari di fare i sacrifici neces
sari per conservare le posizioni, ma
una necessità per tutto l’evangelismo
italiano che ha bisogno di. questo
blocco valdese radicato fra le nostre
montagne.
Ora per rimanere dobbiamo unirci.
Non a-bbiamo altre possibilità. C’è,
oggi, troppa dispersione di tempo e
di lavoro proprio perchè ognuno vuole fare per conto suo. Basta pensare
a quanto tempo si potrebbe ricuperare se si arrivasse, come in altri luoghi, a mettersi assieme per i pascoli
autunnali delle mucche: la maggioranza delle persone che sta tutto il
pomeriggio a pascolare una o due
mucche sarebbe disponibile per altri
lavori ,mentre ima o due persone potrebbero ampliamente badare a tutti i
bovini del villaggio.
Non è che un esempio, ce ne sono
tantissimi.
Si può ancora pensare a quella che
è la vendita dei prodotti fatta al minuto dai nostri valli^aiù a mediatori e grossisti con il risultato che del
prodotto venduto in città a 100 lire
il contadmo ne ha solo ricevute 20!
Per questo non è neppure necessa
rio giungere alia costituzione di cooperative vere e proprie che offrono
talune difficoltà legali e un nùnimo
di burocrazia inevitabile.
L’Avv. Serafino propone la costituzione di quelle che chiama associa
zioni in cooperazione, cioè di associazioni del tutto private di gente di
uno stesso villaggio o di una stessa
zona che si mettono d’accordo per
incaricare quaicuno di loro stessi a
raccogliere il prodotto, a selezionarlo
ecc. Tutto questo non presuppone
nessun statuto legale o cose di questo genere, funziona basato sulla onestà e sulla fiducia. Dovremmo dire,
forse, che non possiamo avere fiducia in alcuno o che non crediamo
più ci siano degli onesti fuori di noi?
Certo no! Si può quindi superare
quella diffidenza e quei timori che
sono tipici di tutte le genti di montagna e giungere a queste realizzazioni,
di cui abbiamo ^à d’altronde, degli
esempi fra di noi.
A questo punto il Sig. Serafino ricorda a tutti il lavoro e le possibilità della « Pro Valli » ora dotata di
molte possibilità e di uomini competenti per venire incontro ai problemi
di questo genere fra di noi.
Non si tratta sc4tanto di segnalare i terreni da vendere o comperare;
ma tutti i problemi tecnici della nostra terra o della nostra cooperazione. I membri di questa organizzazio
ne verranno sul luogo per studiare
assieme i problemi e le soluzioni.
Occorre però che queste cose siano
segnalate e che ogiù parrocchia nomini un suo corrispondente che mantenga i contatti Qon regolarità.
All’appello dell’Avv. Serafino desideriamo anche uiiire il nostro personale e ricordiamo a tutti rindirizzo
della Pro Valli alla Casa Valdese di
Torre Pellice. Ogni giorno la corrispondenza è quivi aperta da un incaricato e quindi non ci saranno delle perdite di tem^ e delle attese.
Questa collaborazione è oggi particolarmente necessaria e fruttuosa in
quanto vi è in atto in Italia una profonda trasformazione fondiaria (riduzione delle cultime di grano e trasformazione in altre culture ecc.), avere quindi dei consigli tecnioi in
questi momenti ^ tosi profonda rivoluzione nelle culture italiane potrà essere di grande vantaggio economico permettendoci di «indovinar
re » il prodotto che sarà richiesto domani. «
Il Dott. Varese,, espK>ne brevemente
quanto è stato realizzato nella Parrocchia di Bora. *
Rorà giace in una zona particolarmente povera del^ nostra Valle, poiché non esistono; fabbriche nella zona, la terra è arida e le cave di « lese », pur così rinomate non sono più
produttive come 'una volta.
A Rorà l’iniziativa del Past. Geymet, proseguita t validamente negli
anni successivi, ha portato una vllleg^atura evai^llca che ha dato a
quei nostri fratelli non solo degli incassi maggiori affittarido i>er l’estate
le vecchie case da tempo quasi vuote,
ma ha creato intorno alla Chiesa ed
al Comune di Rorà un gruppK) di amici fedeli ed imp)^nati che, con il loro interessamento o con le loro offerte, hanno permesso la realizzazione di molte opere che hanno abbellito la zona facilitando quindi il turismo e hanno risolto pmrecchi problemi altrimenti insolubili; sia sul
piano della Chiesa che su quello della vita di tutta la p>oix>lazione del Comune.
Dopio queste esptosizioni il ghiaccio
è stato rapidamente rotto fra i convenuti e la discussione si è accesa su
diversi problemi di vita comune alle
Valli.
Si sono messe a punto alcune questioni importanti e si sono prese delle decisioni concrete che storiamo di
poter realizzare nel prossimo futuro.
Anzi il desiderio di ritrovarci assieme per discutere di questi nostri problemi è stato così vivo che i convenuti hanno deciso di avere un altro
incontro ad Agapo in primavera.
Lieta ed applauditissima conclusione del pomeriggio quella offerta dal
gruppo corale dell’Uget di Torino che
ha eseguito canti di montagna prer
quasi un’ora con una esecuzione pierfetta e con ima fine interpretazione
non priva di una simpatica punta di
umorismo. Lunghi applausi hanno
commentato ogni esecuzione ed un
vivo senso di gratitudine li ha accompagnati, non disgiunto dalla speranza di poterli ancora risentire in
altre occasioni come quella di domenica passata. Franco Davite
Iiiau|tt[ato l’anno scolastico
alla Ncoola Latina di Pomaretto
Giovedì 2 Ottobre ha avuto luogo
nei locali del Convitto di Pomaretto,
l’inaugurazione deU’armo scolastico
alla presenza degli alunrù della Scuola Latina e dei loro gerùtori. Hanno
voluto gentilmente presentare alla
semplice cerimorùa, accanto al corpro
dei professori, il Dott. Gustavo Ribet
che ha prortato ai presenti il saluto e
l’augurio della Tavola Valdese ed i
pastori sigg. Bert e Peyrot. Gli alunni iscritti per l’anno che sta p>er irùziare sono in numero di 54: 21 in 1»;
17 in 2“ e 15 in 3« e rappresentano
quasi interamente le parrocchie della Val Germanasca. Il pastore Bert
ha iniziato con la lettura del^vangelo seguita da una preghiera. Ha pxii
rivolto un breve discorso ai ragazzi
ricordando con un p>o’ di nostalgia
gii anni felici che lo videro studente
presso la Scuola Latina. Il dott. Gustavo Ribet ha px)i intrattenuto piar
cevolmente l’uditorio col racconto di
alcune leggende delle nostre montagne ed una interessante rievocazione
delle vicissitudini della Scuola Latina chq ha dato un contributo così
importante dal punto di vista culturale alla Valli. Un saldo vincolo di
affetto lega alla Scuola che ha formato la loro personalità molti Valdesi
costretti a trasferirsi per esigenze di,
lavoro.
Ha concluso la Preside Prof. Elsa
Balma con la lettura della relazione
annua ed infine il Prof. Ernesto Tron
ha auspicato una maggior frequenza
di rapporti fra genitori ed insegnanti. F. V.
CONFERENZA DELLE CHIESE EVANGELICHE
dei Paèsi Latini d' Europa
Domenica sera 21 settembre, sempre nel tempio del Chambón, il signor Henri d’Espine, presidente
della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera, prof, di teologia all’Università di Ginevra e presidente della Conferenza del Chambón ,presentò uno studio introduttivo ai lavori della Conferenza stessa.
Egli disse che nelle seguenti nazioni d’Europa: Belgio, Francia,
Portogallo, Spagna, Svizzera, la cui
latinità risalta non appena esse vengono confrontate con le nazioni britanniche, germamche, slave, esiste
un protestantesimo latino, il quale,
sotto l’influenza del temperamento
e della cultura dei latini, ha preso
una sua espressione propria, un suo
carattere ben distmto.
Esso infatti, anima di un impul
so particolare l’apostolato e la comunità; produce pastori e scrittori
che risentono dell’ispirazione latina; ha in sè qualche cosa di militante, e forse anche di un po’ ombroso; è un protestantesimo nel quale vi è una differenza di tonalità con
quello non latino.
Inoltre esso vive, ovunque nei
paesi latini, in condizioni speciali,
essendo soltanto una minoranza esigua, a volte a mala pena tollerata.
Percic) la vocazione, le difficoltà
le lotte, le responsabilità di questo
protestantesimo latino minoriiario
sono profondamente simili :
I) simile la sua vocazione, che consiste nel dovere di dare, in seno alla maggioranza cattoliea un’evangelizzazione positiva: offerta del Van
gelo, piuttosto che attacco della dottrina cattolica.
II) sìmili le .difficoltà create dalle
nostre divisioni interne, che sono
particolarmente debilitanti per un
protestantesimo minoritario, e che
infirmano sensibilmente la nostra
testimonianza.
Ili) simili pure le difficoltà che
sorgono dalla continua minaccia alla libertà religiosa in alcuni dei paesi latini (Spagna, Italia, Portogallo); uguale la responsabilità della
missione profetica di vegliare, av
vertiré, denunciare, che pare esser'*
un (ompito particolarmente adatto
ad un protestantesimo minoritario.
IV) uguale ancora la responsabi
lità di stabilire giusti rapporti con
i cattolici-romani, con i quali siamo continuamente a contatto, su
una duplice base di fedeltà alla Parola, e di amore cristiano.
V) infine dovere uguale per tutte
le nostre comunità di rinnovare lo
sbircio e le forme del servizio cristiano in un mondo che muta eontinuameiiìe, e che ha urgenza dell’apostolato e della testimonianza
dei credenti.
Dallo studio del prof. D’Espins
appariva subito schiaro lo scopo e
l’importanza della II Conferenza
delle chiese portestanti dei paesi latini; e nello ste^o tempo scaturivano spontaneamente gli argomenti
che sarebbero stati proposti alla
meditazione ed alla discussione della Conferenza, durante gli otto giorni della sua riunione, vale a dire:
—■ La vocazione del protestantesimo latino. ’
—. L’unità dejle chiese protestanti latine. ’ ’ vi '
— La libertà Religiosa.
— I rapporti fra cattolici e protestanti.
■— Il servizio delle chiese.
I cinque argomenti furono prima
di tutto presentati da dieci oratori
(pastori, proff. di teologia e laici)
in una serie di iieci conferenze, all’assemblea riunita in \seduta plenaria nella palestra del « Collège
Cévenol »; un grande salone che
era l’antico fienile di una fattoria,
con il soffitto a travature di troncni
di pino, le pareti di pietra greggia,
ampie finestre dglle quali entrava a
fiotti un radioso sole di settembre,
comodi seggioloni di legno aU’aii ericana eon il bracciolo destro allargato a forma di scrittoio.
Gli oratori italiani che introuu
cevano un argomento erano tre :
II prof. Giorgio Peyrot sulla
(t libertà religiosa e le sue forme
concrete ».
Il prof. Giorgio Spini sulle « forme che dovrebbp rivestire l’unita
delle nostre chiese e gruppi protestanti nei paesi latini ».
Il vice moderatore pastore Neri
Giampiccoli che; dava lettura della
conferenza del prof. Giovanni Mieggc, purtroppo assente per motivi di
salute, sui « Rapporti attuali f..i
cattolici-romani e protestanti ».
Tutte queste dieci conferenze me
riterebbero di essere presentate ad
una ad una anche ai nostri lettori
tanto è il loro ipteresse, la profon
«lità della ricerca, l’ansia di fedeli;
alla Parola, lo slancio ed il desiderio dì rinnovata consacrazione eh .
esprimono.
Alcune di esse saranno pubblicate sulle principali riviste protestanti dei paesi latini; per l’Italia sulla
rivi>'ta (c Protestantesimo ».
Mi limiterò a dire che esse erano
sempre, anche a tarda sera quando
hi stanchezza incominciava a farsi
sentire, seguite con la più profonda attenzione dalla numerosa assemblea, appunto perchè trattavano
tutti quegli argomenti per cosi dire
« scottanti » delle nostre chiese evangeliche, quelli che più ci stanno a cuore e che sono la nostra ragione di essere.
Secondo la pratica corrente, l’assemblea di 150 membri circa, venne divisa in cinque gruppi di una
trentina di persone ciascuno, scelte
fra le varie nazioni, le varie tendenze ed attidudini : ciascun gruppo aveva un argomento da discutere in
separata sede durante tre pomeriggi; dopo di chè doveva redigere una
relazione da leggere in seduta plenaria. Le singole relazioni erano
poi ancora discusse daU’assemblea
-E.ÌÌ;”SEÌ?.?.
Con cpiesto sistema, molto in uso
attualmente, è possibile compiere
in pochi giorni un lavoro notevole
e veramente proficuo, perchè alla
discussione finale arriva già il frutto di numerosi dibattiti, ricco del
pensiero e della riflessione di per
per
sone particolarmente quotate
un determinato argomento.
La delegazione italiana era composta di 15 persone delle chiese vaidesi, metodista, battista; dell’esercito della salvezza, e di altre istituzioni e gruppi evangelici. Di modo
che in ogni gruppo ci erano tre dei
nostri rappresentanti.
Io mi trovavo nel I gruppo che
trattava della Vocazione del protestantesimo latino; vi erano molti
spagnoli e portoghesi. ed_ alcuni. Relegati fraterni deUe chiese anglosassoni, che non comprendevano ii
francese :era un gruppo nel qual,
gli interpreti nelle loro cabine avevano molto da fare, e nel quale le
cuffie di trasmissione della traduzio
ne nelle varie lingue erano sempre
in movimento.
Alcune relazioni dei diversi gruppi
Il Ip gruppo sulla Vocazione del protestantesimo latino ha sottolineato fortemente la missione dell’evangelizzazione al
mondo e agli uomini del nostro tempo che
le nostre chiese devono nuovamente imparare a compiere nella gioia e nella speranza, come comunità viventi. L’evangelizzazione non è soltanto compito di pochi
specialisti, ma la ragione d’essere della
Chiesa tutta: ogni fedele, per l’opera dello
Spirito Santo, è un missionario nel mondo.
Di qui l’importanza della preparazione dei
laici, i quali non devono più essere degli
« illetterati biblici », ma essere ben preparati in vista di un vero e proprio apostóla) n nella loro vita professionale e sociale.
Il II gruppo sull’Unità delle nostre chiese ha constatato, prima di tutto, che l’unità
ci è già donata in Cristo: si tratta per noi
di manifestarla in forma visibile. Le chiese ed 1 gruppi evangelici dei paesi latini
sono dappertutto animati da un desiderio
sincero di riavvicinamento e di collaborazione. Ma non basta: l’unità deve essere
realizzata, d’ora innanzi, nel modo più
completo possibile sul piano nazionale ed
internazionale. Questo non significa tutta
via che le nostre chiese ed i nostri gruppi
evangelici devono abbandonare quelle ere
dità particolari che contribuiscono a ma
nifestare l’insondabile ricchezza di Cristo,
Signore della Chiesa; ma significa che hi
sogna lavorare in vista di ogni sorta di
riavvicinamento, di intesa, di collabora
zione, di federazione, dì unione, in modo
da rendere pubblica la nostra unità spi
rituale. A questo proposito viene sottoli
neato l’esempio dato dalle chiese valdese
e metodista che hanno delegati regolari
della chiesa sorella ai loro sinodi.
Questo gruppo propone la costituzione
di un Comitato di continuazione della Conferenza, di cui parlerò dopo.
Il III gruppo, che si occupava della libertà religiosa, fu costretto ancora oggi,
come già otto anni fa nella I Conferenza
delle chiese dei paesi latini tenutasi a
Torre Pellice, a constatare e a denunciare
gli abusi e gli ostacoli che sempre intralciano la libertà religiosa in tre paesi latini: Spagna, Italia, Portogallo. Perciò
nuovamente viene proclamata la libertà
religiosa come fondamento di tutte le libertà; universale, valevole per ogni uomo,
per ogni chiesa, in qualsiasi circostanza.
Se la libertà religiosa non è interamente
rispettata, la dignità e i diritti della per
sona umana non saranno mai pienamente
garantiti nel mondo dì oggi. Viene rivendicato il diritto dei fedeli di radunarsi
senza ostacoli per il culto pubblico e per
qualsiasi altra attività religiosa, e di ricevere l’insegnamento religioso che essi
desiderano, senza essere costretti a riceverne uno che non desiderano, fosse pure dato attraverso un testo scolastico.
Il IV gruppo doveva trattare dei rapporti attuali fra cattolici-romani e protestanti. La relazione di «piesto gruppo,
a parer mio, dovrebbe essere conosciuta
integralmente, perchè riveste una grande
importanza per noi chiese evangeliche
minoritarie in seno alla massa cattolico
romana; e perchè è stata redatta in uno
spirito di scrupolosa obbiettività e di
reale amore cristiano ; il «juale non è un
vago sentimentalismo pieno di nostalgie
non molto chiare, bensì una forza viva
recante un dono, ed operante per il fratello nello spirito di Cristo.
« Noi siamo debitori verso ì nostri contemporanei di recare loro il messaggio
del Vangelo; vogliamo farlo in uno spirito scevro da ogni sterile polemica e
sostenuto da vero amore, mettendo tutta
la nostra fiducia nella potenza della Verità e nell’azione sempre viva ed efficace
dello Spirito Santo. La Chiesa di Gesù
Cristo è la comunità della speranza: non
si rinserra nella difensiva, non si arresta
al numero ed ai successi umani. Crede
alla sola potenza dello Spirito Santo, afferma la sola sovranità del suo Signore,
.vive della sola Grazia. Essa trasporta nella sua marcia profetica verso il Regno
tutti coloro che, al di là delle barriere
delle separazioni ecclesiastiche, hanno
riposto la loro fiducia in Gesù Cristo e
l’amano di un amore inalterabile ».
Il V gruppo doveva trattare del servizio cristiano, o diaconia. Vi erano, com’è
giusto, in questo gruppo i delegati dell’Esercito della Salvezza e delle Diaconesse; pastori e laici specializzati, tra i
quali il nostro pastore Guido Comba. Il
gruppo ripropose all’attenzione della Conferenza le basi sulle quali sì fonda la
diaconia : « 11 servizio cristiano. non è
un’attività al margine della vita della
chiesa; ma si inserisce nella proclamazione del Vangelo come incarnazione di
una salvezza annunciata in vista di tutto
Tessere umano e del mondo intero; pei
{continua in 4.a pag.)
3
L'ECO DEUE VALU VALDESI
— 3
Nel centenario delle Chiese Valdesi del Sud America
Mentre nel Distretto rioplatense continuano le celebrazioni, vogliamo manifestare la comunione di fede che ci unisce e conoscerci un po’ meglio
:
L’URUGUAY
L’Uruguay è una gran prateria leggermente ondulata, con alcune catene di colline che solo eccezionalmente raggiungono i
400 e in un caso i 600 metri di altitudine;
lungo i numerosi fìumi e corsi d’acqua crescono cespugli e boschi. Nel corso del 1700,
milioni di bovini pascolavano per quelle
praterie senza strade nè muri nè confini,
mentre gli abitanti erano poche migliaia.
Appena fuori della minuscola città fortificata di Montevideo la proprietà privata
era sconosciuta: tanta era l’abbondanza di
bestiame che chi aveva fame ammazzava
una vacca e prendeva la parte che voleva
abbandonando il resto. Allora tutto si faceva di cuoio: vestiario, recipienti, cordame, letti ed anche le porte ed i tetti delle
case. I^a popolazione formata di meticci e
discendenti di spagnoli viveva praticamente
all’aria aperta e, data l’enorme abbondanza di animali, poteva vivere senza lavorare
purché avesse il coraggio necessario per
affrontare ed uccidere quel bestiame tornato allo stato selvaggio. Questa vita così
estremamente libera da costrizioni ha forgiato i tratti essenziali del carattere del
<( gaucho » che si sentiva piiù libero e indipendente di qn re purché avesse un cavallo, un coltello e una chitarra. Pur con
qualche variazione i caratteri del « gaucho » sono ancora presenti nella mentalità
dell’uruguayapo moderno e consistono nel1 amore appassionato per la propria libertà, nella preferenza per tutto quello che è
brillante e generoso, che richiede destrezza e coraggio, e nella poca considerazione
per virtù quali la pazienza, il risparmio, la
precisione, il lavoro metodico.
Al principio dell’800 tutti i paesi del
l’America Meridionale, l’Uruguay tra
primi, lottarono per ottenere la loro in
dipendenza dalla Spagna.
In quelle lotte in cui rifulse la perso
nalità di J. Artigas, eroe nazionale uru
guayano, andarono distrutte la ricchezza
del paese e gran parte della sua popola
zinne. Ottenuta l’indipendenza e riorga
nizzato il paese, dal 1830 alla fine de
secolo si assiste a una serie di rivoluzion
e colpi di mano in cui, sotto diverse eti
(bette, si opponevano le due grandi for
ze sociali: la campagna tradizionale <
« gaucha » e la città di Montevideo im
prognata di ' influenze europee. L’accre
scersi del commercio estero, i ritrovar
moderni quali le ferrovie, e l’enorme
massa di emigranti europei che dal 1850
in poi si riversa sul paese aumenta sempre più l’importanza della città e della
civiinr Cinadina, dèlie sue leggi, deT suo
concetto di proprietà; parallelamente lo
stile di vita del « gaucho » che si era
sviluppato nella sconfinata prateria primitiva svanisce a misura che la prateria
viene dominata dalle ferrovie, dai recinti,
dalla polizia che promanano dalla città.
Del « gaucho » oggi rimane un ricordo
nel folclore e quella certa influenza, che
abbiamo notato, sul carattere della popolazione.
Uno dei primi gruppi di emigranti vaidesi giunse a Montevideo proprio durante una delle guerre civili ; essi però
riuscirono in generale a mantenersi estranei a quei conflitti i quali, d’altronde,
sono cessati dal 1904 facendo dell’Uruguay uno dei pochi e forse l’unico paese sudamericano che abbia vissuto quest’ultimo mezzo secolo di storia senza
1« pronunciamientos » e senza rivoluzioni.
Oggi l’Uruguay combina abbastanza felicemente la fierezza e l’amore di libertà
ereditati dal « gaucho » con la laboriosità degli emigrati, ma al rovescio della
medaglia troviamo troppo sottogoverno
nella vita pubblica, e un concetto troppo
materialistico dell’esistenza negli individui.
A questo lineamento molto sommario
della storia dell’Uruguay possiamo aggiungere qualcbe informazione di altro
carattere.
La superficie del paese è due terzi di quella dell’Italia, con due milioni e mezzo di
abitanti e una densità di 13 abitanti per
Km. quadrato (in Italia la densità è dil65)
Il clima è simile a quello dell’Italia cen
trale o meridionale; la neve è del tutto
eccezionale, ma frequenti le tempeste di
vento (una di queste il 21 gennaio 1877 di
strusse la prima cappella di Colonia Val
dense).
Buona parte del paese è ancora in condi
zioni naturali, suddiviso in grandi « están
cias » dove si pratica l’allevamento del bestiame: lana e carne sono i prodotti principali. Ma specialmente nei dipartimenti
meridionali ed occidentali si vanno moltiplicando le colonie agricole che producono
principalmente cereali e semi grassi (lino
e girasole). Tali sono pure i prodotti delle
colonie valdesi a cui si devono aggiungere
i latticini e, per Colonia Vaidense, la frutta.
Oggi sono estinti gli c< indios » e scarsi
i meticci; la popolazione è di discendenza
prevalentemente spagnola e italiana con
apporti di quasi tutte le nazioni dell’Europa occidentale nonché russi, turchi, armeni, greci, polacchi ed ebrei.
La popolazione è di nome cattolica, ma
la gran maggioranza è di fatto una delle
più radicalmente decristianizzate dell’America del Sud, con profusione di superstizioni popolari.
L’influenza culturale preponderante è
quella francese: la liberazione di Parigi,
durante l’ultima guerra fu salutata con cerimonie grandiose. In questi ultimi anni è
cresciuta, se pure non senza contrasti, l’influenza dello stile di vita nordamericano.
Questo è l’ambiente dove vivono e dove
devono rendere testimonianza a Gesù Cristo i nostri fratelli Valdesi uruguayani.
Gli articoli di questa pagina riferentisi al Distretto
Rioplatense sono stati preparati dal Past. Aldo Comba
« Colonia » e « colonizzazione »
sono oggi parole antipatiche all'orecchio di molti perchè fanne
pensare all'occupazione di territori africani o asiatici da parte di potenze europee che ne hanno sottomesso gli abitanti per sfruttarli e
richiamano alla mente l'immagine
di qualche duro piantatore che opprime i negri.
Le stesse parole adoperate nei
paesi del Rio de la Piata hano un
significato completamente diverso
e indicano la divisione di un latifondo disabitato ed incolto in frazioni assegnate a famiglie di agricoltori nazionali e stranieri che
vengono ad essere i primi ed unici
abitanti di una zona dove prima
non viveva nessuno. In questo senso i paesi sudamericani hanno degli «istituti di colonizzazione» che
corrispondono genericamente a
quello che noi chiameremmo un
« ente di riforma agraria ». Nelle
colonie di recente formazione regna di solito un'atmosfera di fervore ed entusiasmo giovanile, caratterizzata dalla speranza di un
futuro economicamente e socialmente migliore e-' confortata dalla
coscienza di un benessere fondato
sullo sforzo proprio e non sullo
sfruttamento altrui.
LA FONDAZIONE
di Colonia Vaidense
Alla metà del secolo scorso l’aumento della popolazione avvenuto
nelle Valli come nel resto dell’Europa obbligava molte persone ad
abbandonare le zone più povere per
cercare lavoro e pane in regioni più
prospere. Prima ancora che si parlasse di emigrazione un buon numero di giovani delle Valli lasciava alla chetichella il paese natale
per cercare qualche sistemazione,
sopratutto in Francia. Non c’erano
allora da noi nè miniere, nè turismo e pochissime piccole fabbriche:
si viveva soltanto dell’agricoltura.
Diversi anni di pessimi raccolti avevano ridotto le Valli alla più nera
miseria obbligando i più poveri a
lare dei debiti e facendo balenare lo
spettro della morte di fame.
Non bastava più distribuire alia
j)opolazione i soccorsi raccolti da
amici esteri, e non bastava neppure
che soltanto alcuni giovani più avventurosi cercassero lavoro fuori
delle Valli, era ormai necessario per
intere famiglie abbandonare una
patria troppo povera e stretta per
latti i suoi figli.
Verso il 1855 si cominciò a parlare di emigrazione organizzata: se
Risposta alla lettera del Professor Gönnet
LAIDI È^ACERDOT!
Caro (5onnet.
Grazie per la tua risposta alla mia nota.
Prendo atto della tua dichiarazione e
con gioia ti considero mio alleato per sostenere che, nella nostra Chiesa, la distinzione tra laici ed ecclesiastici è ingiusta,
antiscrilturale e oontraria alla nostra fede
evangelica.
Non ho però inteso perfettamente la conclusione del tuo scritto, là dove parli della
farina papale del Miolo nell’anno 1557 (un
poco stantiva mi seAtbra!) e del monopolio dei pastori che esaminano la fede de!
loro futuri colleghi...
Che cosa vorresti dunque? Che quella
fede la esaminasse una cerchia più vasta
di fratelli, compreso il custode del tempio
e compreso quell’altro che non ha mai letto la Bibbia per intero o, peggio, quello
che è fratello evangelico soltanto alla domenica, o quello ancora che è mezzo teosofo e spiritualista o tutti quegli altri che
domani dovranno essere istruiti nella sana
dottrina... da lui stesso? Ma non dicevi
proprio tu che il Signore ha dato a ciascuno dei doni particolari secondo il suo consiglio? E non ti par logico che ai Pastori
ai quali è dato il « dono » di dover predicare la sana dottrina, spetti pure il compito di dover giudicare — con l’aiuto dì
Dio — della idoneità dei loro futuri colleglli?
Gelosia di responsabilità?
Ma forse, caro amico, tu mi aiuti qui a
vedere il problema sotto uno dei suoi aspetti cruciali.
La tua sortita assomiglia un poco a certe
espressioni che ho udito in corridoio durante le sessioni sinodali sulle labbra di
giovani «laicisti» che si raccomandavano a
vicenda di eleggere un « laico » a tale o tal
altro posto di responsabilità perchè era
tempio che esso fosse tolto al « monopolio
dei Pastori »!
Se le cose stessero cosi, allora il problema si ridurrebbe ad una « gelosia di responsabilità », ma io non credo che tu voglia affermare una cosa simile e sono invece convinto che vorrai essere mio alleato
anche nell’offermare che non può esistere
tra laici e Pastori alcuna « gelosia di re
II 25 giugno 1869 il Moderatore Giovanni Pietro Lantaret si imbarca a
Bordeaux per Montevideo dove arriva il 28 luglio. E il primo
valdese che si sia recato in Uruguay con un bastimento a
vapore. Il 15 agosto ripartiva per l'Italia.
Il Pastore Matteo Prochet visita le colonie del Rio de la Piata nel 1894.
Visita del Pastore Enrico Tron nel 1898.
Nel 19Ü8 le colonie sono visitate dal vice-moderatore Past. Bartolomeo
Léger.
Nei 1927 il Past. Davide Bosio, allora vice-moderatore, visita il Distretto
sudamericano.
Nel 1931 le colonie sono visitate dal Past. Giulio Tron, delegato della
Tavola.
Nel 1947 la Tavola invia il Past. Alberto Ricca in Uruguay e Argentina
per ristabilire i contatti interrotti dalla guerra.
sponsabililà » perchè la ragion d’essere degli uni e degli altri è quella di « servire »
e non quella di « governare ».
Qualcosa di vero...
Debbo però riconoscete onestamente che
vi sono momenti e dettagli della nostra vita ecclesiastica che ti danno un tantino di
ragione.
1 nostri regolamenti ecclesiastici, per
esempio, sembrano talvolta voler prevenire
il pericolo che l’influenza dei non Pastori
possa soverchiare quella dei Pastori; nella
stessa composizione dei Sinodi, il numero
dei delegati laici non deve superare quello
dei Pastori... Posso anche consentire con
te che non è utile, in date circostanze, che
la voce dei fratelli laici non possa avere
un maggior peso di quello che ha. Penso
in questo momento alla Chiesa di Ivrea
che è privata della residenza di un Pastore
senza forse aver potuto fare udire la sua
voce quanto sarebbe stato opportuno.
Ma, fuori della chiesa, 'qui alle Valli
specialmente, credi pure che le si restituisce pan per focaccia. Il mondo laico-Valdese è più che geloso delle sue prerogative
ed è cosa indiscussa che nel campo civile
come in quello politico il Pastore non deve
mettere il naso. Se dgl pulpito egli gode
di una certa autorità, si guardi bene però
daU’esorbitare dal suo ghetto! Tntt’al più
gli si potrà concedere di spezzare qualche
lancia contro i vizi sociali che anche Topi-'
nione pubblica condanna o contro qualche
altra cosa anonima, ma guai se si permettesse dì penetrare nei campi che son monopolio del mondo laico, per esempio nel
campo politico... Tutti lo condannano, le
leggi dello Stato cattolico per prime eppoi
anche i fratelli in fede... Tutti salvo l’Evangelo che non ha mai ammesso confini all’opera sua!
Le parole laico e Pastore sembrano effettivamente in molti casi indicare due categorie di competenze di cui ciascuno è
geloso.
Ma un simile stalo di cose non è secondo
l’Evangelo e pertanto deve essere modificato.
Secondo l’Evangelo siamo tutti sacerdoti,
tutti Pastori, tutti anziani e diaconi, tutti
destinati a servire e a rinunziare a noi
stessi, al nostro interesse materiale, alla
nostra « via » o alla nostra « professione »
per servire il Signore. Dobbiamo tutti essere pronti a partire quando Egli lo voglia
e pronti a tornare, pronti a tutte le rinunzie, pronti ad essere fedeli fino alla morte..
Ma « servire » non vuol dire « tenere le
redini o comandare » o assurgere a posti
di responsabilità (salvo che questo ci sìa
imposto). Nella Chiesa non c’è posto per
alcun ambizioso del comando. Nella Chiesa
deve comandare Gesù Cristo soltanto. Nella Chiesa non c’è posto nè per i dittatori
nè per ì democratici, nè per le gerarchie
ecclesiastiche nè per il sistema repubblicano. La Chiesa di Cristo non può essere
nè aristocratica, nè democratica ma soltanto Cristocratica. Cristo solo è il nostro
vivente Signore ed a Lui soltanto conviene di dare gli ordini. Nell’Evangelo non
c e posto nè per coloro che vogliono essere governati da un papa nè per coloro che
veglino essere governati da una « ecclesia ». C’è posto per Cristo soltanto.
E noi, caro amico, vogliamo appunto servire Gesù Cristo e soltanto servirlo. Poco
importano a te ed a me quelle redini o
quei timoni di cui tanti provano nostalgia
Noi vogliamo soltanto servire e veramente
servire il nostro vivente Signore!
E se così è, non c’è più bisogno della
parola laico, cancelliamola dal nostro vocabolario come un inutile rierdo di differenziazioni assurde e sostituiamola con
qualche altra parola, per esempio con quella di: fratello.
Stato provvisorio?
A meno che vogliamo dare alla parola
« laico » un altro significato, un significato provvisorio che è legittimo e che, come
tale, mi sembra bello.
Laico, allora, deve essere il fratello in
via di consacrazione ad un più consistente
ed impegnativo servizio. Egli non ha potuto fin qui consacrare totalmente la sua vita
al Signore, ma ha il desiderio di farlo il
più presto possibile. E’ quell’operario che
desidera si lavorare per Cristo, ma, per ora,
è legato ogni giorno alle sue macchine; è
quell impiegato che vorrebbe, si, scrivere
delle epistole ai suoi corrispondenti e invece deve redigere delle fatture commerciali da mane a sera, è quell’avvocato che
vorrebbe e saprebbe perorare dinanzi a
lutti la « Buona Causa » e, invece, per ora,
deve andare in tribunale e dimostrare ai
giudici che quel bancarottiere fraudolento
è un galantuomo; è quel professore il
quale ha pieno il cuore delle cose buone e
sante che vorrebbe insegnare ai suoi alunni e invece è legato dai programmi governativi e deve andare in classe a fare una
dissertazione sull’aoristo...
E’ quel che in fondo siamo un po’ tutti
— noi Pastori per i primi: —dei candidati
ad un più completo servizio. Ma vuole
grosso modo indicare chi è più nel .travaglio di volersi sganciare dagli impegni
(.secolari) del vivere quotidiano per meglio dedicarsi al suo Signore. E’ l’indicazione di uno stato provvisorio...
In questo senso il travaglio del fratello
«laico » è spesso più difficile e doloroso di
quello di chi fin dalla gioventù ha rotto i
ponti e sì è dato subito, tutto quanto, al
servizio del Signore.
Ho visto una volta un ufficiale di stato
maggiore. Valdese, parlarmi con le lacrime agli occhi di una vocazione al pastorato
che egli aveva sentito in gioventù e dalla
quale le circostanze lo avevano distolto per
spingerlo verso la carriera militare.
Era quasi vecchio ormai, ma il suo cuore bruciava sempre più dal desiderio di
poter meglio servire il suo Signore. Egli
non invocava responsabilità da portare, no,
egli piangeva per la nostalgìa di servire il
Signore... A lui la parola « laico » aderiva
bene.
Adoperiamola dunque ancora qualche
volta, la parola « laico », ma solo in via
eccezionale, come per il generale che parlava con le lacrime agli occhi. Ma poi, andiamo oltre, la Chiesa del Regno di Dio
aspetta una piena coerenza. I credenti debbono tutti essere servitori del Signore, tutti sacerdoti, pastori, evangelisti, missionari,
tutti testimoni!
Addio caro Gönnet, grazie amico Direttore. Restano infinite altre cose da dire
su questo argomento, ha detto qui soltanto
quelle che mi stavano più a cuore.
Enrico Geymet
ne occupò la Tavola, il Sinodo e
dei Comitati eletti appositamente,
si esaminarono delle possibilità per
l’Algeria, l’Argentina, la Sardegna,
ed altre ancora. Le autorità della
nostra Chiesa erano favorevoli alla
Sardegna perchè temevano che in
paesi più lontani sarehhe stato impossiDiie per gli emigrati mantenere il contatto con la Chiesa, con n
conseguente pericolo di abhanuoiiare la fede.
Ma mentre le discussioni fervevano alle V alli senza che si giungesse
ad una conclusione, un primo gruppo di tre famiglie di Villar Pellice
era partito nel 1856 per FUruguay,
chiamatovi da im giovane Planciion
che quattro anni prima se ne era
andato per conto suo a cercar fortuna.
In questo primo gruppo di emi
granti, undici persone in totale, s'
trovava Giov. Pietro Baridon, appena sposato, che doveva in seguito
occupare un posto di primo piano
nella colonizzazione valdese. Incoraggiati dalle lettere ricevute da
queste prime famiglie, altri due
gruppi varcarono l’Oceano nel 1857 :
erano in totale più di duecento persone provenienti in maggior parte
da Villar Pellice, ma anche da altre
parrocchie delle Valli Pellice e Chisone. Si stabilirono in terre che erano disponibili nei dintorni della .città di Florida, nota perchè nel 1825
era stata colà gimata l’indipendenza uruguayana.
Ai coloni appena giunti non mancarono le contrarietà dovute da una
parte agli intrighi di un gesuita che
si sforzava di far apparire i Valdesi
in cattiva luce presso le autorità politiche, e d’altra parte causate dalla presenza di malandrini da cui i
V aldesi, troppo lontani gli uni da i
gli altri, avevano difficoltà a difendersi.
Già il secondo gruppo di immi
granti, per suggerimento del Moderatore, si era messo in contatto con
un pastore inglese, il Rev. Pendleton, cappellano della Legazione britannica a Montevideo. Questi divenne uno dei più validi sostegni degli
emigrati e a lui si deve in buona
parte se la nostra prima colonia
uruguayana riuscì a superare i critici anni iniziali senza dissolversi.
Il Pendleton, informato dal Baridon delle difficoltà in cui si trovarono
i Valdesi a Florida si occupò di far
loro assegnare le terre di una società agricola che si era formata in
quel tempo e che si proponeva di
destinare alla colonizzazione certi
terreni situati sulla riva sinistra del
fiume Rosario dove i Valdesi avrebbero avuto il vantaggio di essere tutti uniti.
Esaminati i terreni e stabilito il
contratto dopo limghe discussioni e
tergiversazioni dei Valdesi diffidenti, questi si decisero a lasciare Florida in grossi e lenti carri tirati da
buoi che impiegarono quattordici
giorni, su quelle terre ancora sprovviste di strade, a percorrere una distanza non molto superiore ai 120
km.
Il 27 settembre 1858 le famiglie
Roland, Costabel e Negrin arrivavano sulle nuove terre: fermatisi su
quella che è oggi la piazza di La Paz
scaricarono le masserizie ed innalzarono alcune tende provvisorie
passando quindi ad occupare gli
appezzamenti che erano stati loro
assegnati. H 3 novembre arrivava un
altro gruppo di famiglie, tra cui Baridon; altri arrivarono solo alcuni mesi più tardi. Così veniva fondata quella che per molti anni i
Valdesi chiamarono semplicemente
« la Colonia » e che assunse più tardi il nome di Colonia Vaidense.
Questo accadeva quasi esattamente
due anni dopo che il primo grupt o
di famiglie aveva lasciato Villar
Pellice.
4
Ci sono molti disegni nel
cuor dell'uomo, ma il piano del>
l'Eterno è quello che sussiste.
Dai Proverbi.
L'Eco delle
Valdesi
Non c'è sapienza, non intelligenza, non consiglio che valga contro l'Eterno.
Dai Proverbi.
Í27 anni dopo
(segue dalla l.a pag.)
iscritti 14. lo Pomerone Alberto; 2®
Fontana Alma; 3o Campisanl Roberto. Ili® : iscritti 7. Maturati 4 : lo Longo Eugenia; 2« Agnes Roberto ; 2® Genie Arturo e Giovo. La studentessa Eugenia Longo si è classificata prima di
tutti i candidati esaminati dalla Commissione.
Un pò di statistico.
Siamo tutti d’accordo che la statistica è una scienza che fornisce ottimi spunti umoristici e serve a dimostrare tutto quello che si-vuole dimostrare. Però, quando si proceda con
prudenza, alcuni dati statistici pos^
no anche essere non del tutto inutili.
E poiché non vogliamo dimostrare
nulla, ma solo istruire, ecco questi dati:
Maschi e femmine.
Scuola Media. Iscritti ; 105 ; ragazzi
49; ragazze 56. Le donne avanzano!
Ginnasio. Iscritti: 34; ragazzi 21;
ragazze 13.
Liceo. Iscritti: 37; ragazzi 29; ra
gazze 8. ^
E’ un fenomeno interessante : nella
S. Media le ragazze costituiscono la
maggioranza; nel Ginnasio e specialmente nel Liceo nostro esse costituì
scono ancora una mmoranza.
Religione.
S. Media. Iscritti: 105; valdesi 72,
cattolici 33.
Ginnasio. Iscritti : 34 ; valdesi 27 ;
cattolici 7.
Liceo. Iscritti. 37; valdesi 21; cattolici 16.
Da dove vengono ?
•Scuola Media: iscritti 105. Da Torre Penice: 45; da Lusema S. Giovanni: 24; da ViUax PeUioe: 10; da Angrogna : 7 ; da Bobbio Pellice : 4 ; da
Rorà: 1; gli altri 14 da varie città
d’Italia (Convitto, Orfanot., ecc.).
Ginnasio: iscritti 34. Da Torre Pellice : 13 ; Angrogna 1 ; Villar Pellice 3 ;
Bibiana: 2; Lusema S. Giovanni: 3;
gli altri 22 provengono da varie località fuori della Val Pellice (Convitto
6CC«X
Liceo : iscritti 37. Da Torre Pellice :
10; Lusema S. Giovanni: 4; Bobbio
PelUce: 2; Villar PelUce: 1. Gli altri
20 provengono da varie località fuori
della Val Pellice (Convitto, Pinerolo
ecc.).
Anche qui un fenomeno non privo
di interesse: nella S. Media la pK>polazione locale offre i 7/8 della popolazione scolastica (per locale mtendiamo Comuni delle Valli Pellice, Lu,sema e Angrogna). Nel Ginnasio questa percentuale scende a 5/8; nel Liceo è solo più di circa 4/8.
Cosa fanno i genitori?
Qui più che mai, le indicazioiii vanno intese con quel grano salis che
raccomandiamo fortemente ai nostri
lettori. Per quanto si riferisce alla S.
Media riteniamo di poter azzardare
con una certa sicurezza questi dati:
2/8 vengono da famiglie di impiegati ;
1,5/8 di agricoltori; 2/8 d’operai;
1/8 di professionisti; 1/8 di industriali e commercianti; un piccolo quoziente; artigiani; un resto del piccolo quoziente: i cosidetti benestanti.
Per quanto si riferisce al Liceo-Ginnasio che possiamo qui considerare
uniti le percentuali cambiano notevolmente: Impiegati 2/8; professionisti 1/8; agricoltori 1/8; industriali
e commercianti 1,5/8; artigiani e attività varie 1/8; poi vari piccoli quozienti che non raggiungono indivtdualraente l’l/8, anzi: neppure la metà di esso : a questa quota di poco superiore allo zero, troviamo accanto ai
benestanti, gli... operai. Gli operai che
forniscono i 2/8 della popolazione dèlia S. Media sono praticamente assenti dalle aule del Liceo-Ginnasio. L’impoverimento della borghesìa (benestanti?) s’incontra col non aumentato reddito della classe operaia? Un
sintomo del livellamento a basso livello? rep.
Romanzo - Teatro - Film
Vi raccomandiamo i seguenti libri, da ordinarsi alla Libreria Éditrice Claudiana, Torre Pellice (Torino), con versamento del relativo
importo mediante conto corrente postale (N. 2/17557):
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Or noir (L'oro nero)
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il racconto che costituisce il soggetto del film prodotto e diretto da
Billy Graham, il celebre predicatore americano.
N. KAZANTZAKIS
Cristo di nuovo in croce
L. 1.500
Da questo libro è stato tratto il film « Colui che deve morire »,
premiato alla Mostra di Venezia.
KAJ MUNK
La Parola
L. 250
Da questo'lavoro teatrale del pastore martire danese Th. Dreyer
ha tratto il meraviglioso film « Ordet », premiato con il Leone d'Oro a
Venezia, e che è di programmazione imminente nei normali circuiti cinematografici italiani (a Torino, entro ottobre).
Dalle nostre Comunità
p R a LI
Sabato 4 ottobre nel nostro Tempio si sono uniti in matrimonio Luciano Menusan di Indiritti e Valda
Grill del Malzat. I nostri auguri accompagnano questi giovani sposi nella speranza che essi vogliano ogni
giorno di nuovo porre se stessi e la
loro vita di famiglia al servizio dei.
Signore.
Una gravissima disgrazia è accaduta il 6 ottobre nel cantiere di riparazione della strada carrozzabile in località Indiritto dei Marmi. Un giovane operaio, L. Peyronel, membro
della Chiesa di Villasecca, nel compimento del suo lavoro precipitava da
un muro di non grande altezza in maniera così disgraziata da riportarne
la frattura del cranio che ne causava
la morte immediata. Dopo le constatazioni legali la salma veniva trasportata a Villa e qm il giorno 8, con la
partecipazione dei Pastori F. Davite
e A. Comba, aveva inizio il servizio
funebre che proseguiva per Riclaretto. Alla famiglia così duramente provata ed agli amici del giovane ^tinto rinnoviamo le nostre condoglianze
e ripetiamo l’esortazione del Signore
ad essere sempre vigilanti.
Una sessantina di uomini della Va;
Qermanasca ed alcuni delle altre parrocchie delle Valli si sono dati convegno domenica 12 ottobre ad Agape.
La giornata, iniziatasi piovosa si è in
parte rasserenata durante il_ pome
riggio. Dopo il culto dei mattmo nel
Tempio di Frali e dopo l'ottimo pranzo servito ad Agape, i convenuti hanno ascoltato la parola del Pastore Tul
lio Vinay, dell’avv. Ettore Serafino e
del Dr. Dario Varese che hanno sottolineato diversi aspetti della situazione attuale delle nostre Valli sottolineando particolarmente la necessità
della unione e della collaborazione
della popolazione valdese locale per
risolvere i suoi propri problemi. Durante la discussione si sono esaminati alcuni problemi particolari e fatti
progetti per convocare altre riunioni
dello stesso genere in primavera. Un
gruppo corale dell’UGET ha contribuito a rallegrare rincontro* in cui ha
dominato uno spirito fraterno e cordiale. ò
VlLLâSECCÂ
Conferenza del Protestantesimo latino
(segue dalla l.a pag.)
cui là nostra comunione in Cristo, servitore per eccellenza, implica il dono di
noi stessi, e non solo sacrifici materiali ».
Alcune proposte: più coordinazione fra
tutte le nostre chiese e gruppi evangelici
latini negli sforzi che si intraprendono
per il servizio; iniziare i bimbi fin dalla
scuola domenicale verso la diaconia;
scambio di uomini per intraprendere una
nuova forma di diaconia; appello ai giovani per un preciso servizio cristiano nelle nostre diverse opere; formazione di
laici specializzati per la diaconia.
<:*<!■
Suggerito dal II gruppo suH’Unità delle
nostre chiese, viene costituito un Comi~
tato di continuazione della Conferenza,
composto da due membri per ogni paese
latino (vale a dire: 12 membri) con il
compito di: mantenere e sviluppare i
La famiglia della rimpianta
Maria Paschetto
ved. Granerò
ringrazia sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte al suo lutto, e
in particolar modo il medico curante,
dottor Ros, nonché i parenti e i vicini
di casa per le loro amorevoli cure.
San Secondo (Monere)
legami che uniscono le chiese protestanti
dei paesi latini; raccogliere e trasmettere tutte le documentazioni che permettono alle diverse chiese di scambiare le
loro esperienze; preparare una prossima
Conferenza, non più fra otto anni, com’è
stato per queste due prime, ma in un
tempo più breve. 11 Presidente del Comitato di continuazione è il prof, di teologia della Chiesa Riformata di Francia
pastore Jean Cadier; la sua sede Montpellier. Qui dovranno pervenire, e da
qui essere diramate, ogni sorta di informazioni e richieste delle nostre chiese:
sarà come una « boite à lettre » messa
a nostra disposizione.
* <i> Si
Vorrei terminare questo mio secondo
resoconto della Conferenza del Chambon
con le parole che il giudice signor Molinghen, rappresentante per il Belgio nel
(( Comitato di continuazione », pronunciò per riassumere le finalità del comitato stesso :
« Vi è una parola che deve rimanere
nei nostri spiriti dopo questa Conferenza, ed è: una unità ci è stata data. Questa unità che abbiamo realizzato qui, è
un legame che deve vivere, è un compito
che deve essere costantemente davanti a
noi. E’ un’unità che deve e può estendersi ad altri gruppi evangelici, poiché
l’unità che si realizza non deve escluderne nessun’altra : dobbiamo avere dei legami con altre chiese evangeliche nel
senso più largo. E’ una unità, infine, tesa
verso il servizio: tra le nostre chiese, ma
anche verso i nostri fratelli nel mondo,
q-ualunqne essi siano. Noi siamo animati dalla volontà di essere a vostra disposizione ,11 qneU’amore che abbiamo realizzato qui, tra di noi, durante tutta questa Conferenza ».
Edina Ribet.
Due gravi lutti hanno colpito in
questa ulUmà ^tlmana la Chiesa
di Villasecca.
Il 6 Ottobre ùn incidente ha troncato la vita di Livio Peyronel del
Peyronel all’età di 26 anni. Poteva
essere un incidente banale e senza
conseguenze: una caduta da un muretto di circa due metri di altezza,
mentre già stava lasciando il cantiere dopo la fine del lavoro. Purtroppo,
invece, il nostro fratello ha battuto
malamente causandosi una frattura
multipla al capo per cui, pur soccorso con molta prontezza dai compar
gni di lavoro, é spirato jwchissimi
minuti dopo, senza aver ripreso conoscenza.
Dopo le formalità d’uso, la salma
è stata portata a Villa, dove il Sindaco di Frali ha gentilmente messo
a dispoàzione una stanza, trasformata in cannerà ardente e vegliata
dai fratelli e dai compagni di lavoro.
Il corteo funebre é partito da Villa di Frali l’8 pomeriggio, dopo che
il Past. A. Comba ha letto la liturgia e rivolto un messaggio. Desideriamo ringraziare i Pralini per la testimonianza di affetto e di solidarietà resa alla famiglia in questa terribile circostanza.
Davanti alla casa del Peyronel, dove una gran folla si é riunita per testimoniare aUa^ famiglia la propria
simpatia cristiana, ha risuonato la
parola consolatrice dell’Evangelo e
l’annunzio della salvezza in Cristo.
Con Livio Peyronel la Chiesa di
Villasecca e l’Unione di Combagarino perdono uno dei loro giovani più
seri ed affezionati.
Il 9 sera é deceduto a Villasecca
Inferiore il nostro fratello Giovarmi
Rostaing, all’età di 76 anni. Egli s
é spento serenamente pur nella grave
malattia che lo ha colpito e la morte non ha cancellato dal suo volto
quel lieve sorriso che lo ha contraddistinto per tutta la vita. Il funerale
è stato celebrato l’il ottobre alla casa dell’Estinto a VUlaseoca ed al cimitero del Reynaud.
Desideriamo ancora esprimere, dal
profondo de’ cuore, la nostra simpatia cristiana e la nostra solidarietà
alle due famiglie così duramente colpite e ricordare loro con affetto la
grande promessa dell’Evangelo.
I culti del 21 e del 28 setteinbre
sono stati rispettivamente presieduti dall’Ev. Sig. Carlo Davite e dall’Anziano di Albarea Sig. Giosuè Ribet che hanno sostituito il Pastore
impegnato altrove per lavoro pastorale.
Desideriamo ringraziare questi nostri fratelli per il fedele messaggio
portato alla Chiesa.
Un gruppo di una quindicina di
Membri della nostra Parrocchia ha
partecipato al Convegno degli uomini ad Agape.
TORRE PELLICE
In questi giorni stanno riprendendo le varie attività invernali. Giovedì
4 ha avuto luogo la riapertura della
Società Missionaria dei Coppieri. Purtroppo la presidente sig.na Lilly Coisson non ha potuto essere presente a
causa della sua salute ed é stata sostituita egregiamente dalla sig.ra E.
Frache. Il Pastore ha aperto la seduta con im breve culto.
Sabato 11 l’Unione giovanile del
Centro ha ripreso le sue attività con
ima assemblea assai incoraggiante
per il numero dei partecipanti intervenuti. La presidente ha letto la relazione del seggio. Questa relazione
verrà messa in discussione sabato
prossimo dopo aver udito, i. punti di.
vista dei controrelatori.
Mercoledì 29 la Società di Cucito
riprenderà il suo lavoro in vista della
assistenza ai poveri per Natale. La
seduta di apertura inizierà con un
breve culto presieduto dal Pastore.
Ricordiamo a tutti che Domenica
19 hanno inizio i vari corsi di Catechismo: ore 8 III e IV armo; ore 9 I
e II anno.
Ricordiamo che Domenica 19 ha i
nìzio la Scuola Domenicale.
Raccomandiamo a tutti di intervenire alla Assemblea di Chiesa che si
riunirà Domenica 19 alle ore 15 nella
Sala di Attività col seguente ordine
del giorno: 1) Relazione della delegato al Sinodo ; 2) Discussione sulla attività invernale della Chiesa.
Rinpaziamo il Past. G. Bertinatti
e il sig. A. Varese iier i culti presieduti domeinca 28 nei nostri templi.
Battesimi; Diego Rivoira di Elia e
di Getterò Faimy.
Matrimoni; Bomo Franco e Malan
Renata; Bouchard Giorgio e Rochat
Lucilla, Cesan Virgilio e Agli Caterina; Prochet Roberto e Cesan Liliana.
Funerali: Rachele Coisson vedova
Miegge.
S. UERMAfUU CRiSUJVlE
La nostra Chiesa si prepara, come
ogni armo, a riprendere la sua molteplice ed intensa attività invernale che
raccomandiamo all’attenzione di tutti.
Domenica 19 ottobre: ore 10,30; Culto con celebrazione della S. Cena. Ore
14,30 : Riunione del Concistoro. — Giovedì 23 ottobre : Iscrizione ai corsi
setumanali di catechismo. — Venerdì 24 ottobre: ore 20,30; Riunione dei
Monitori. — Domenica 26 ottobre: ore 9: Scuola Domenicale. Ore 11,30;
iscrizione ai corsi domenicali di catechismo. Ore 14,30: Riunione della
Assemblea di chiesa. — Domenica 2
novembre: ore 14,30: Convegno interquartierale della gioventù. — Mercoledì 5 novembre: Corale. — Giovedì 6
novembre: Riunione delle signore
della Società di Cucito. — Venerdì 7 novembre: Unione Giovanile.
— 9-16 Novembre: Settimana della
beneficenza. Raccomandiamo vivamente le offerte in danaro e i doni irx
natura in favore della nostra Cassa
della Diaconia e per l’Asilo dei Vecchi.
Scnola d’Gcouoinia Domestica
La Scuola Valdese d’Economia Domestica, ai Monnet di Lusema San
Giovanni, conchiuderà l’anno scolastico 1957-58 nel pomeriggio della domenica 26 ottobre cor. con ima festosa manifestazione, che si svolgerà co!
seguente programma: Ore 15: Apertura della Mostra dei lavori di taglio,
cucito e confezione, compiuti dalle allieve durante l’armo scolastico. Esposizione degli scopi e dei programmi
della Scuola e dei risultati conseguiti
nei corsi annuali. — Ore 16: Agli intervenuti, ospiti graditi, sarà cordialmente offerto il tè. Si troveranno a
loro disposizione, mediante una modesta quota, dolci e pasticcerie, confezionati dalle allieve.
Tutti gli amici dell’Istituzione sono*
pregati di partecipare a questa manifestazione, per rendersi conto dell’importanza e del valore della Scuola.
Per coloro che non potessero* essere
presenti il 26 corr. la Mostra rimarrà
aperta tutti i giorni dal 19 al 26 corr.
Avvertiamo intanto che sono aperte le iscrizioni alla predetta Scuola
per Tarmo 1958-59 che avrà inizio il 5
novembre prossimo. Le famiglie vaidesi sono cordialmente invitate ad inviarvi re loro' ngirame, steure m provvedere così alla migliore preparazione del loro avvenire.
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice ( Torino )
Direttore: Prof. Gino CostabeJ
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
da
Clotilde Codino
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