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Roma, 18 Ottobre 1908
SI pabbllea ogni Sabato
ANNO 1 - N. 42
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LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali^ morali e religiosi in Italia
ÀBBONÀMENTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — « . 3,00
Un numero separato Cent. 5
1 manoscritti non si restitniscono
INSKRZIONI
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Guardando attorno. — Perchè non evangelici? Arturo Mingardi ■— Delinquenza fra i minorenni,
A. G. G. — A Strasburgo, t'aolo Calvino — Il
Giappone protestante, A. T. — L’Alleanza Evangelica a Boma. — Leone Tolstoi, Enrico Meynier
Cristianesimo o Socialismo pratico ? V. P. Trobia.
— Giorgio P. de Benoit, A, Z. — Pagine di Storia,
G. dalla. — Salice piangente, Ugo Janni. — Ita
liani fuori d’Italia, A. Luzzi. — Echi delle Missioni, Prof. Alberto Clot. — Primavera della Vita,
T. G. — Cinematografla umana : La chiave di un
enimma, Miles Ghristi. — In sala di lettura.
Oaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Il 15 di questo mese di ottobre ricorreva il terzo
centenario dalla nascita di Evangelista Torricelli, il
faentino famoso a cui si deve l’invenzione del barometro. Generalmente parlando, i maggiori scienziati,
i veri antesignani della scienza, tanto quelli del passato
quanto quelli del presente, sono credenti. Sarebbe cosa
piacevolissima ,e utilissima il narrar la storia delle
scoperte umane, mettendo in vista quei grandi ingegni che non furono e non sono solamente scienziati
sommi, ma anche umilissimi e fervidi credenti. Ecco
un ampio argomento per moltissimi articoletti che la
Luce pubblicherebbe volentieri.
UAraldo Italiano di New York dà questa importante notizia, che il Giornale di Sicilia riproduce :
« Ventisette preti cattolici di Brooklyn, alle cui
parrocchie appartengono in maggior parte divoti di
nascita o discendenza italiana, hanno firmato una protesta contro le processioni religiose per le strade cittadine. La protesta è del tenore seguente :
« I sottoscritti preti cattolici della diocesi dì Brooklyn, realizzando i flagranti abusi che si perpetrano
in tutte le colonie italiane sotto la sembianza di religione, si impegnano nell’Interesse della vera religione, moralità, pace e sicurezza del pubblico a rifiutare la firma a qualsiasi domanda o prestare il loro
aiuto per ottenere permessi per fuochi artificiali,
bande musicali, luminarie ed erezioni di altari e santuari sulle pubbliche strade.
Essi fanno questo per le seguenti ragioni :
!• Queste celebrazioni per le ptrade sono una caricatura del lato spirituale della religione ;
2- Esse non sono in accordo con le istruzioni liturgiche della chiesa in paesi che non sono preponderantemente cattolici ;
3' E’ oomunemente conosciuto e conclusivamente
provato che gli istigatori di queste parate, fuochi ar
tificiali, eec., sono in gran parte esercenti di saloni e
altre case di vizio —- uomini la cui morale pubblica
e privata è interamente destituita dal vero spirito
della fede cattolica ;
4’ Esse sono una grave imposizione sui semplici
e creduli contadini italiani viventi del loro lavoro,
che sono forzati, sotto là maschera di’ devozione ai
santi, di dare contribuzioni a prezzolati agenti irreligiosi ed altri corrotti salonìsti e politicanti ;
5' Esse sono un disturbo per i concittadini americani, cattolici e protestanti insieme, e specialmente insopportabili per i malati, come i preti di ogni parrocchia hanno testificato. Per queste ed altre ragioni
ben note ad ogni prete noi sinceramente ci impegniamo di combattere solidamente nell’interesse della
nostra chiesa, tali abusi *.
* La protesta reca le firme di padre Duffy della
chiesa di S. Agnese, padre Maravalle di Nostra Signora della Pace, padre Donahue, padre Vogel, padre
Fitzgerald, ed altri parroci, in tutto ventisette ».
Il Giurì per il monumento internazionale della Riforma ha proferito a Ginevra il suo verdetto. Parecchi sono i bozzetti premiati, e ci è caro notare che tra
questi è anche il bozzetto d’uno scultore nostro connazionale. del torinese Bianconi. '
Si è inaugurato nei Giardini Pubblici a Milano il
monumento a Gaetano Negri, forte mente e soprattutto nobil cuore di cercatore scettico, ma sincerissimo
Una delle epigrafi sa di..... epitaffio: Alla mente
gagliarda — di pensatore e di critico — Nessuna
vetta della scienza — parve ardua — nessun abisso
metafisico imperscrutabile, e e. y„ che del Negri e del
suo monumento scrive nel Corriere, ha ragione di
trovar queste parole esagerate; ma esagera anche lui
e. j., dando a credere che non solo ogni vetta della
scienza sia ardua, ma ogni abisso metafisico sia imperscrutabile. Che sciupio si è fatto e si fa della
metafisica ! Oggi è moda sbandirla assolutamente.....
in teoria ; mentre ognuno poi — cominciando dai
materialisti — in pratica fa della metafisica a tutto
potere.
N. N.
909 eua
Ho avuto finalmente la desiderata sodisfazione
di avvicinare l’ambiente evangelico valdese e di penetrare alquanto nello spirito degli individui e della
comnnità.
Ne ebbi un’ottima impressione e mi si formulò
spontanea la domanda ; perchè almeno gran parte
di quei buoni cristiani che il papa e i gesuiti perseguitano, accusandoli di modernismo, non si aggregano alla Chiesa Evangelica Valdese, la quale
da otto’ secoli rappresenta in Italia la reazione della
libertà cristiana contro il dispotismo accentratoro
del Vaticano ?
La domanda potrà sembrare nn po’ troppo semplicista ; potrà anche far sorridere molti sul conto
di chi la fa : pure io credo che essa non supponga
necessariamente l’ignoranza della natura della crisi
religiosa contemporanea e dello stato reale delle
Chiese costituite.
Conosco molti sacerdoti (preti e congregazionisti)
e molti laici, ai quali con piena cognizione di causa
si potrebbe domandare, anche in tono di rimprovero:
perchè non vi dichiarate evangelici e non vi schierate nella Chiosar Evangelica Italiana imporporata
dal sangue di tanti martiri nostri in ogni secolo
della sna storia ? Perciò non è cosa al tutto vana
applicarsi allo studio di questo perchè.
E’ fuori di dubbio che in Italia il protestantismo
è antipatico alle anime religiose ; ma è altrettanto
certo che tale antipatia non si è ingenerata nell’ anima latina per una qualsiasi esperienza pratica
dell evangelismo ; vi influì invece la cara che il
papato applicò con tenacia allo scopo ; la incapacità
delle nostre plebi ad assorgere ad un concetto di
religione spirituale senza cerimonie; poi lo spirito
di razza, o di campanilismo, e soprattutto l’ignoranza
di quel progresso morale e religioso che si andò
attuando tra le nazioni evangeliche, mentre alle
nostre popolazioni non si mostrò mai altro che il
rovescio della medaglia, non senza le opportune esagerazioni di cui il fanatismo religioso fa sempre
esimio fattore. '
Pertanto gli Italiani, cresciuti alla scuola prettamente clericale, non furono e non sono ancora liberi nell’ esame delle altre forme di cristianesimo,
0 di religione in genere. Essi hanno oramai l’abitndme inveterata di considerare le cose religiose nnicamente dal punto di vista dei loro maestri : lo
prova l’indifferenza nauseante che i popoli latini
contrapposero fino a ieri alle più vitali questioni
religiose.
Da giovanetti sposavano la forma religiosa tradizionale senza neppur supporre la possibilità di una
discussiopp: .qualunque sulla natura di essa ; più tardi,
constatand^e la deficenza o la falsità, sì sono dichiarati irreligiosi e increduli ed ora tirano avanti
colla sicurezza di un Galileo che abbia scoperto nn
mistero della naturai Parlate a loro di altre forme
religiose fuori della romana ed essi ridono.
Un vescovo cattolico mi diceva un giorno : l’Italia
non ha nulla da temere dal protestantismo ; il popolo Italiano o sarà cattolico, o sarà ateo, protestante
mai. E il buon vescovo si compiaceva di ciò, quasi
che il pericolo di una missione evangelica, che.minacciava la sua diocesi, fosse un male molto peggiore dell’ateismo, che già aveva mietuto un terzo
del suo gregge.
Ed è purtroppo cosi : il clero cattolico d’ Italia
gode di aver fatto un popolo indifferente alle cose
religiose e prono alla miscredenza : infatti solo cosi
può durare a lungo la fede nell’ infallibilità delluomo di Roma.
Oggi però che l’ateismo e il materialismo inco-
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LA LUCE
minciano a dare i loro frutti genuini e minano naturalmente anche il trono papale, il pontefice stesso
ha dovuto ricpnoscere che neppure i protestanti
cadono tanto in basso ; e le anime sincere, che già
sentirono nausea del romanismo, sono in maggior
dovere di esaminare finalmente, colla propria testa,
le altre forme di cristianesimo esistenti gloriose da
secoli, cessando di ignorarle stupidamente in verbo
magistri.
S’impone oggi a tutti il santo coraggio dei figli
di Dio per postergare le sciocche proibizioni del
Vaticano, e per presenziare, con spirito aperto, al
culto degli evangelici là dove essi possano eseguirlo
con la proprietà desiderata, e per leggere i loro libri ed introdursi nei loro ambienti domestici.
Con ciò, se si constateranno delle miserie, inevitabili del resto sulla terra, si vedrà almeno l’evangelismo nella sua realtà pratica, si deporranno molti
insulsi pregiudizi, o se non altro si diverrà capaci
di un esame più ragionevole e meno appassionato.
E poiché noi siamo italiani dovremmo più che
altro prendere in considerazione la Chiesa Evangelica Valdese, alimentata dall’eroismo del puro sangue
italiano versato troppo spesso dal fanatismo romano
di altri secoli. Questo pusillus grex, oltre i martiri,
ha tutte le glorie dell’onestà, dell’amore, della fedeltà alla patria, della perseveranza nella più pura
fede cristiana, senza avere quasi nessuno dei torti
delle grandi chiese.
Lo spirito nobilissimo di quel grande Italiano testé compianto, il De Amicis, voleva forse dare un
indirizzo ai suoi compatriotti religiosi quando nel
suo Alle Porte cHItalia dettava quei due commoventi bozzetti La Ginevra Italiana e Le termopoli valdesi.
La Chiesa Valdese é purtroppo poco nota tra i
molti che in Italia, pur conservando lo spirito profondamente cristiano, si sentono a disagio sotto lo
zarismo vaticano. Non parlo dei sommi, ai quali farei offesa colla sola supposizione che essi non abbiano meditato liberamente sopra di ogni più recondito fatto della storia religiosa della patria.
Per mio conto ho già fatto quanto vado consigliando agli amici e agli ignoti, e mi sono pienamente convinto che nella comunione valdese é possibile, anzi facile, il vivere una vita la più modernamente cristiana.
Della mia sincerità e della mia rettitudine non
ho solo a testimone la coscienza, ma anche gli amici che ne sono convinti.
La renitenza a dichiararsi pubblicamente evangelici, per gli Italiani ancora religiosi ma stanchi del
dispotismo vaticano, non é effetto soltanto di un
preconcetto circa la natura e la vitalità e lo scopo
delle Chiese Evangeliche costituite. C’ entra anche
l’anarchia intellettuale e il disorientamento religioso
che travaglia le menti e i cuori dei singoli.
10 pure sono passato per questa crisi dolorosa e
la so compatire ed ho l’intima convinzione che, colla
sincerità e colla fede nel Vangelo, la maggioranza
dei sofferenti ne uscirà rinnovellata e più forte per
Cristo.
Basta avere appena una superficiale cognizione
dello stato odierno della Chiesa cattolica in Italia,
per vedere come il Vaticano, nel far man bassa su
tutto e su tutti che non si professino ultracodini
nella teologia, nella filosofia, nell’ascetica, nella vita
pratica e nella politica, abbia agito solo in minima
parte per zelo della disciplina e della fede.
Colla parola modernismo si fece d’ogni erba un
fascio- e si cercò di soffocare, colle esagerate ed erronee, anche le più degne aspirazioni di innumerevoli anime religiose, che, dopo tutto, hanno la coscienza di essere fatte libere per la grazia del Cristo.
11 Vaticano é sotto l’ossessione della superbia di
essere il vice Dio sulla terra e della paura di venir meno per mancanza di rendite, e se la prende
co’ suoi figli, i quali dal Cristo hanno appreso a
servire prima al solo Dio e alla plebe, che non ai grandi della terra. La verità é che tra i cosi detti modernisti, pochissimi sono quelli che purtroppo oltrepassino i limiti dello stesso razionalismo con cogni
zione di causa ; la gran massa non nutre che 1’ aspirazione ad una vita più libera nell’Evangelo, sia
per la ménte come per il cuore.
Questi modernisti, se sono preti, diranno assurda
la burocrazia delle curie e il vincolo ognora più
stringente che esse impongono alla parola e all’attività religiosa nel campo sociale ; si lagneranno di
vedere troppo spesso ¿sonorato il loro ceto per
causa della snaturata legge del celibato, il quale
Dio non impone ad alcuno, e al quale chiama solsoltanto pochi ; irrideranno l’importanza esagerata
che in Vaticano si attribuisce agli indumenti, cosi
detti sacri, mentre é tanto ovvio che l’uomo onesto
e religioso debba emergere tra i suoi simili colla
bontà della parola e dell’azione. La loro coscienza
si ribellerà a certe pagine della Theologia moralis ;
dove alla morale evangelica viene indegnamente
sostituita una morale spicciola, farisaica e di ripieghi.
Se si vuole vedranno anche di mal occhio l’abuso
sacramentale dei concetto naturale della confessione
dei peccati.
Se sono frati, ossia congregazionisti, oltre tutto
questo condanneranno la cocciutaggine ufficiale del
convento nel conservare certi usi di cui tutti i
membri componenti la comunità oramai ridono dichiarandoli inutili allo scopo preteso ; reclameranno
più libertà negli studi e nell’opinione, meno spionaggio e meno accentramento dell'autorità, la quale,
se in un ambiente ristretto non é paterna, diviene
una barbarie, un martirio, un semenzaio di odi e di
contumelie.
Se sono laici pretenderanno di essere membri effettivi della Chiesa e non semplicemente pecore irresponsabili ed inattive.
Del resto tutti costoro sono immacolati e robusti
nella pura fede cristiana ; sono dei buoni cristiani
evangelici, cui non resta che la punta estrema del
vieto pregiudizio che proprio in Vaticano Gesù abbia
collocato il filtro di quello Spirito Santo di Dio, di
quel Paracielo che egli meritò aH’nmanità col suo
martirio.
Ma é possibile che tanti buoni modernisti, cosi
intelligenti nel resto, credano questa corbelleria ?
Se non la credono, còme é da supporre per poterli
stimare ragionevoli, essi sono perfettamente evangelici e allora perché non si dichiarano ?
Perché colla loro acquiescenza continuano a fare
da vile puntello a quella menzogna vaticana che nel
loro cuore detestano ?
Perché non hanno il coraggio della sincerità e non
educano nella verità il piccolo ambiente in cui vivono ?
Essi farebbero opera santa, urgentissima, dappoiché
si é constatato che in Italia le popolazioni diventano
ognora più irreligiose, non per altro che per la
confusione che nella loro testa si é fatta tra la
religione vera del Cristo e l’attuale religione romana.
Capisco : vi sono altri pregiudizi che si oppongono
a cosi necessaria ed urgente risoluzione ; poi molti
interessi ne patirebbero danno. Se l’aomo non vive
di solo pane, però non vive senza pane : purtroppo
questa é una ragione non disprezzabile.
Quando il Governo non farà più all’ amore col
Vaticano, vedremo adunque dei parroci predicare
l’evangelo puro al loro gregge ? Speriamolo e preghiamolo da Dio. Ma la peggiore condizione è quella
dei frati, e congregazionisti : essi sono sfruttati da
corporazioni fuori della legge, le quali reclutano i
proseliti ancora bambini ; ed ogni qualvolta questi
proseliti, per la loro coscienza, poi urtano nelle
regole medioevali dell’istituto, possono venir soffocati colla minaccia di essere espulsi senza pensione
0 indennità. Questo veramente non é degno di una
nazione civile.
Oltre la ragione del pane vi é quella dell’onore
che trattiene molti. In Italia un sacerdote che si
fa evangelico é sempre tacciato di schiavo del soldo
inglese o di una gonnella : questo preconcetto però
non può spaventare un galantuomo e renderlo intanto schiavo del soldo vaticano o di molte gonnelle
devote. La virtù ha sempre sfatata la calunnia :
oggi lo farà più che mai dopo che il papa stesso,
nel condannare i modernisti, non ha trovato in loro
altro vizio che la superbia diabolica, per cui non
vogliono più ubbidire a lui invece che ubbidire a
Dio, Q alla coscienza.
Si cercano anche altre speciose ragioni per giustificare la- propria incertezza e la propria inerzia ;
ma, intanto il gesuitismo invade tutto, e il Vaticano
si fa sempre più dio per l’ignavia e l’egoismo di
inolti.
La cosa però la non deve procedere più oltre in
questo modo inconcludente e fatale. 0 siamo uomini
e religiosi, o non li siamo punto. Se siamo uomini
e se siamo religiosi, non possiamo tradire la verità
di Dio, che si é fatta in noi per la grazia di Cristo ;
non dobbiamo illudere più a lungo noi stessi e il
mondo, cui siamo fatti spettacolo ; non possiamo
servire a due padroni.
Se ci si crede nella divinità del papa, allora conviene ubbidire anche col sacrifizio del cuore, della
mente e della vita ; ma se si é convinti che Dio
solo sia Dio, e Cristo il primogenito e il maestro
degli uomini, allora é necessario di cambiar bandiera
e di lasciar dire a chi vuole.
La crisi religiosa odierna non cesserà se non per
l’eroismo di molti, i quali, ubbidienti a Dio, illuminino la ..via agli , altri che sono nelle tenebre.
Ciascuno prenda la via e la posizione che oggi é
più sincera e non si nasconda nel silenzio o nell’ombra aspettando la dimane. La dimane avrà cura
di sé : Dio elargisce agli uomini il pane cotidiano.
A ciascun giorno il proprio lavoro.
E vino nuovo quello che fermenta nella coscienza
di molti ? Il Cristo ha detto di non chiudere il vino
nuovo in botte vecchia. Il romanismo è una botte
stravecchia, lo dice la coscienza contemporanea.
Dunque o si fabbrichi tOsto una botte nuova, o
si chiuda il vino nuovo nelle botti meno vecchie e
più sane. 0 l’uno, o l’altro ; ma si faccia presto, per
l’onore di Cristo, per la pace dei cuori.
Io non mi sono vergognato del Vangelo mai : ed
essendo perseguitato dalla Chiesa cattolica per la
causa della giustizia, mi dichiaro cristiano valdese,
memore dell’insegnamento di Gesù : Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra.
flptuno illingardi
delinquenza fra i minorenni
Abbiamo letto sul Messaggero un buon articolo di
Adriano Angelini sulla necessità di porre un argine
al terribile male morale che ha da qualche anno invaso l’Italia, e che minaccia il benessere e la dignità
della nostra patria : la delinquenza fra i minorenni.
Siamo perfettamente d’accordo coll’ Articolista a
questo proposito ; ma non siamo d’accordo riguardo
ai mezzi che egli propone come rimedio assoluto
atto a prevenire mali maggiori.
Certo tutti quei poveri bambini che sono « orfani moralmente » perché i genitori non si occupano
della loro educazione, dovrebbero essere raccolti in
buone scuole ; certo queste scuole dovrebbero divenire le « dispensatrici di quell’alimento morale che
non può offrire la casa » e il maestro dovrebbe
« istillare in quelle piccole coscienze... il discernimento del bene e del male, del lecito e dell’illecito »...;
certo sarebbe forse anche utile insegnare e spiegare al bambino gli articoli del codice penale, affinchè egli, più tardi, non dovesse trovarsi nel caso
di delinquere per aver ignorato la legge penale.
Ma, ahimè ! Crede davvero l’A. che tutto questo
basterebbe ?
Ammesso anche che tali scuole e tali maestri ideali possano esistere, l’influenza loro cessa pur
troppo, il più delle volte non appena il fanciullo
ritorni nell’orribile ambiente in cui deve vivere,
per sua disgrazia ; e le idee del lecito e dell’illecito
sono tanto astratte, e gli articoli del codice penale
sono tanto indigesti, che egli dimenticherà presto
il loro significato non appena avrà smesso di fréquentare la scuola.
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LA LUCE
Del resto, dato anche che buona parte di questi
insegnamenti restino nella memoria del fanciullo,
verrà sempre giorno in cui, trovandosi egli dinanzi
alla tentazione di commettere il male, si porrà queste domande : « Per qual ragione devo chiamare illecito ciò che a me farebbe piacere ? Male ciò che
per me sarebbe utile e buono ? Perchè dovrei obbedire alle leggi ? Ohi le ha fatte ? Perchè temerei
il castigo se con un poco d’ingegno e di furberia
' mi sarebbe facile d’evitarlo ?
E continuando a ragionare colla sottile, stringente
logica di cui son dotati i fanciulli egli si abbandonerà
alla tentazione e commetterà il male.
No, Signor mio, non basta la legge umana ; altro
codice bisogna insegnare ai piccoli innocenti esposti
al pericolo ; altro legislatore bisogna far loro conoscere ; codice e legislatore che la coscienza umana
naturalmente sanziona e teme,.leggi che invano si
cercherebbe- di eludere.
Non alla memoria o aH’intelligenza del fanciullo
bisogna rivolgersi, ma alla coscienza ed al cuore.
Dategli la nozione d’un Dio giusto, santo, onniveggente a cui tutto l’universo obbedisce ; di un Dio
Padre degli uomini che ha diritto alla loro obbedienza e al loro amore; fategli comprendere che il
peccato, sotto qualunque forma esso si presenti lo
allontana da questo Padre e lo conduce verso l’infelicità eterna; apritegli la via della salvezza guidandolo a Colui che diceva : « Lasciate i piccoli
fanciulli venire a me, e non li divietate »; in una
parola risvegliatene la coscienza e riscaldatene il
cuore colle leggi divine della Giustizia e dell’Amore
supremi e solo allora voi avrete « salvato il fanciullo ».
Per quanto l’umanità s’arrabatti per trovar rimedi
ai suoi mali senza l’aiuto di Dio, essa deve in fine
convincersi che da sé non può far nulla.
Senza Dio 1’ anima animale trionferà sempre e
l’uomo si abbandonerà alla sua corrotta natura ; con
Dio Taiiima spirituale assurgerà alle altezze del
sacrifizio, del perdono, dell’ amore fraterno, della
bontà verso tutti.
L’articolista del Messaggero grida : « Salvate il
fanciullo mettendolo a scuola, e facendogli studiare
il codice penale ». Noi per contò nostro gridiamo :
« Salvate il fanciullo conducendolo alla scuola di
Cristo e insegnandogli il divino codice della Giustizia e dell’Amore »,
fl. C. G.
A Strasburgo
Nell’atrio d’uscita della stazione di Strasburgo, venni
accostato da un giovane studente con 1’ occhiello fregiato da un distintivo recante le note iniziali G.
A. V. Mi domandò garbatamente se fossi delegato all’Assemblea Gustav Adolf Verein. Avendogli risposto
di sì, egli si offrì di farmi da guida all’ufficio del Verein, a notificarvi il mio arrivo ed a procurarmi la
tessera e varie cosette interessanti fra le quali una
pianta della città di Strasburgo colla relativa descrizione dei monumenti più importanti.
Molte case e molti edifizi pubblici della città erano
imbandierati ; tuttavia si provava il sentimento di essere in mezzo ad una popolazione di religione mista.
Io ero giunto il martedì mattina alle IO in punto e il
programma portava che, mentre il comitato direttivo
attenderebbe alle proprie deliberazioni, gli altri intervenuti avrebbero potuto dalle ore IO e 1{2 in poi, visitare il Duomo, das Münster, sotto la guida del Prof.
Ficker, oppure altri monumenti sotto la guida di un’altra persona. Scelsi di visitare il Duomo, e non me ne
pentii : esso è davvero, con quello di Colonia, la più interessante delle cattedrali gotiche della Germania colla
differenza che, mentre quella di Colonia ha potuto veder condotta a compimento la costruzione di ambedue
i campanili, che gloriosi s’alzano al cielo, il Münster
di Strasburgo deve accontentarsi di una sola torre essendo stato pur troppo assodato che le fondamenta
della seconda sono troppo deboli per sopportare un
peso maggiore di quello che già sopportano da oramai
cinque secoli. Ma, anche con una torre sola, quell’edifizio nell imponente mole e neH’eleganza dei suoi minimi particolari è degno dell’ammirazione di chiunque
'abbia il sentimento del bello.
Dall’ alto della torre godesi uno splendido ed estesissimo panorama che abbraccia quella parte della
Valle del Eeno che sulla sponda sinistra chiamasi Alsazia e sulla destra Granducato di Baden, e poi i monti
della Selva nera e dell Oden Wald e verso mezzogiorno
lontan lontano le vette del Giura.
Il Münster è stato eretto sui ruderi di un antichissimo tempio pagano ; la Kiforma n’ avrebbe fatto un
tempio protestante ; la Controriforma coll’ aiuto della
Francia lo rifece cattolico romano. La rivoluzione francese lo maltrattò orribilmente e un pochino esso ebbe
anche a soffrire durante l’assedio del 1870. Speriamo
che nessuna guerra abbia mai più da compromettere
le bellezze artistiche nè del Duomo di Strasburgo nè
di nessun altro edifizio di popoli civili !
Prima di uscire dal Münster, un dotto fabbricante
di orologi ci spiega sin nei più minimi particolari la
costruzione e il funzionamento dell’ orologio astronomico ch’è una delle più splendide meraviglie del mondo.
Le ore pomeridiane furono consacrate ai lavori del
Verein ; e alle 6 si ebbero contemporaneamente due
culti pubblici nelle due più vaste chiese della città capaci di contenere alcune migliaia, di persone.
Vorrei poter disporre d’una bacchetta magica e trasportare i miei cari amici e cqlleghi, anzi tutti i miei
benevoli lettori, in una di quelle adunanze tedesche —
luterane o riformate poco importa — cosi semplici e
pur cosi solenni, cosi istruttive, commoventi, edificanti;
la bellezza dei cori maestrevolmente preparati, la maestà del canto di tutta la congregazione, la naturalezza
ed in pari tempo l’efficacia delle preghiere, la potenza
della predicazione del Vangelo siache il testo sia scelto
nel Nuovo o nell’Antico Testamento: tutto converge
verso il Cristo Kern und Stern, centro e stella di
tutta la Bibbia.
Testo della magnifica predica del Decano di Stuttgart
sig. Keeser era ; Eccl. VII. 10 « Non dire: Che vuol dire
che i giorni di prima sono stati ¡migliori di questi ?
perciocché tu non domanderesti di ciò per sapienza ».
L’oratore illustrò bellamente questa idea che non dobbiamo rimpiangere il passato quasi che sia stato migliore del presente, ma imparare a lavorare al presente
in vista del futuro, in vista dell’ avvento del Eegno
celeste : tale dev’essere lo scopo della Società Gustavo
Adolfo, tale lo scopo di ogni cristiano.
Nella chiesa di S. Guglielmo il pastore D. Gerbert
predicò su Ester VIIL6 < Come potrei io vivere, veggendo
il male che avverrebbe al mio popolo ? anzi come potrei io vivere, veggendo la distruzione del mio parentado ? » Cosi il lavoro per la società Gustavo Adolfo
dovrebbe essere una quistione vitale, una quistione
di coscienza per la chiesa evangelica. L’oratore seppe
benissimo confutare le obiezioni che si fanno a quest’opera, e, parlando della diaspora, egli rianimò l’impouente adunanza ricordando in modo piacevolissimo l’epoca della riforma a Strasburgo e invitando gli uditori
a porsi al servizio dei loro fratelli avendo coscienza
d’essere discendenti di riformatori e soprattutto figliuoli
di Dio.
Commovente fu la cerimonia della consegna dei vasi
sacri fatta dal signor pastore E. Will al Comitato
Centrale. Egli disse : « Nei tempi passati quando lo
spirito di Gust. Ad. era sparito dalle truppe svedesi;
destava terrore il grido : € Arriva lo Svedese ». A
questo grido si chiudevano gli scrigni e si nascondevano i tesori. Ora lo Svedese i tornato, ma con lui
è pur tornato lo spirito di pietà di Gust. Adolfo e
perciò si sono schiusi i cuori e riaperti gli scrigni.
Prova ne siano i vasi sacri offerti da diverse associazioni di Strasburgo, Metz, Francoforta s.jm., Pforzheim
e Schiltigheim.
La sera alle 8 ebbe luogo la prima adunanza popolare sotto la presidenza del pastore E. Ernst. Parlarono
ancora vari oratori ai quali rispose il presidente del
Comitato Centrale Dr. Pauk. L’adunanza imponente e
per numero d’intervenuti e per le qualità degli oratori,
si chiuse alle 10 e 1(2.
L’indomani mercoledì alle ore 9 precise una vera
folla pigiavasi nella vasta chiesa nuova per sentire
non soltanto il bellissimo coro diretto dal Prof. Spitta,
ma altresì la predica del ben noto pastore berlinese
Lahusen della quale in altro numero daremo conto al
benevolo lettore.
Termineremo per oggi col dare un’idea della riunione
tenutasi alle ore 11 nella Garnisonskirche, la più vasta
delle Chiese evangeliche di Strasburgo. Colà assistemmo
ad uno spettacolo unico nel suo genere. Era stato invitato il gran maestro dei catechesi, l’illustre pastore
Zauleck di Bremen a rivolgere la parola ai fanciulli
delle scuole domenicali, non soltanto per interessare i
fanciulli ma anche per dare ai pastori, ai direttori
monitori e monitrici di scuole domenicali una lezione
sul modo di parlare ai fanciulli brevemente, chiaramente, seriamente ed amichevolmente, come si dovrebbe; fare in ogni classe di catechismo e in ogni
scuola domenicale, che abbiano per iscopo non di apnoiare i fanciulli con dei sermoni al disopra della loro
portata, ma di far loro amare la verità della parola
di Dio. La Chiesa era riboccante di gente. Calcolai
che vi fossero 3000 fanciulli e un migliaio di adulti
ma seppi più tardi che furon contati non meno di 50Q0
fanciulli. E che canti, che cori, di bimbi e di adulti !
Si lessero pure vari passi della Bibbia e si fecero brevi
preghiere. L’ottimo Zauleck dimostrossi una volta uucora maestro insuperabile. La sua catechesi composta
di domande rivolte ai fanciulli, di risposte per lo più
giuste ma completate ed esemplificate dall’oratore, durò
appena 25 minuti. Purtroppo per l’immensa quantità
di bambini riuniti nella chiesa non fu possibile ottenere
sempre un perfetto silenzio e così udire tutte le parole
dell oratore. Ciò non ostante Timpressione rimasta negli
astanti fu profonda e incancellabile. Siate brevi... interessanti, affettuosi se volete guadagnare i cuori dei
fanciulli e non disgustarli.
Paolo Calvino.
Il Giappone Protestaote
Sotto questo titolo troviamo nella Oassetta del
Popolo di Torino uno splendido articolo, che ci onoriamo di inserire a lettera nelle nostre colonne.
« Nel 1902, i delegati del Giappone alla Conferenza
internazionale delle Federazioni degli studenti cristiani
che si teneva a Sorò in Dauimarca insistettero con
successo perchè la prossima Conferenza si riunisse a
Tokio nel Giappone : essi desideravano mostrare al
mondo occidentale quello che il cristianesimo, nella
forma protestante, è divenuto nel loro paese. Molti
allora furono sorpresi ; il cristianesimo giapponese ?'
Ma esiste dunque ?
Esiste, e in una condizione di prosperità e di potenza assolutamente insospettata. La guelua russo
giapponese fece rimandare la Conferenza di Tokio che
potè aver luogo soltanto l’anno scorso, 1907 e quello
ch’essa rivelò agli studiosi d’ogni nazione colà convenuti, bastò per stupire la dotta assemblea non facile
alla meraviglia. Questi impressionanti risultati, chiaramente esposti da un orientalista francese, Eaoul Allier, in ùn volume ora pubblicato dall’Alean a Parigi
estenderanno certo al pubblico la sorpresa di cui colpirono i congressisti di Tokio.
* *
Fino alla metà del secolo scorso, il Giappone restò
rigorosamente chiuso agli stranieri. Quando, nel 1(J40.
un ambasciata portoghese tentò di annodare rapporti
con qneH’impero ricevette questa risposta dal Governo
del Mikado : « Finché il sole riscalderà la terra nessun
cristiano sia cosi ardito da venire nel Giallone ! Fosse
egli il Ee di Spagna in persona o l’Itttperatore, pagherebbe col capo la disobbedienza a qùtìst’ordine ». Il
quale ordine fu nei due secoli successivi perfettamente
obbedito : con una sola eccezione pei ha’iisoletta'dell’arcipelago nipponico, alla quale m féméaso scambiare i prodotti del luogo contro quéflii d’Europa.
Per vincere la diffidenza nipponica non e! voleva
meno dell'ostinazione americana : furono gli Stati Uniti a costringere nel 1834, prima con trattative diplomatiche e poi con la lorza, il Giappone ad aprire
al loro commercio i suoi sette porti maggiori. Successivamente la concessione fu estesa alTInghilterra ed
agli altri Stati civili; ma fermo rimase il divieto di
professare o propagare la religione Cristian*,
La grande rivoluzione del 1868, che chiuse il medioevo giapponese e iniziò l’èra moderna, segni un
gran passo verso la libertà di pensiero e di coscienza.
Benché ancora nel 1870 manifesti ufficiali rinnovassero la proscrizione della « perversa setta cristiana
che riconoscendo un altro figlio di Dio oltraggia il
Mikado, che è il solo figlio del Cielo », nel fatto però
la tolleranza prese piede ogni giorno e la propaganda
4
LA LUCE
inglese ed americana cominciò a farsi apertamente :
prima timida e discréta, poi risoluta ed audace.
^Nel 1872 in Yokohama ! cristiani si trovarono abbastanza numerosi per fondar tma Comunità ; l’anno
seguente furono abolite le restrizioni anticristiane e
cominciò per le Missioni un periodo d’espansione e
di rigoglio.
Il temperamento giapponese, incline al misticismo
ed alle speculazioni filosofiche, si appassionò presto
alle polemiche suscitata dai contrasti che non tardarono
a sorgere fra i teologi del buddismo e quelli del cristianesimo. La pubblica discussione, svolta nei comizi,
'negli opuscoli, nei giornali favorì la diffusione del
tìuovo culto, alla quale non fu estranea l’ammirazione
crescente del popolo giapponese per i Paesi d’Europa
e d’America, professanti la religione di Cristo.
Nel 1874 i Giapponesi convertiti erano cinquecento,
dieci anni più tardi erano settemila, divisi in quasi
cento Comunità. Ed il maggior progresso conseguito
in poco tempo era questo; che ormai non più i soli
missionari .stranieri spargevano, attraverso pericoli e
sospetti, il verbo cristiano, ma centinaia di indigeni
convertiti se ne facevano in tutto l’Impero apostoli
ferventi e fortunati.
Due tratti caratteristici si manifestarono fin d’allora
e si mantennero costantemente intensificandosi nel cristianesimo giapponese; una prevalenza tra i neofiti
dell’elemento intellettuale, ed una viva passione per
l’antonomia.
Conoscendo l’importanza che hanno nel Giappone le
classi colte, i missionari cercarono di far proseliti sopratutto in queste, sicuri che gli intellettuali avrebbero alla loro volta esercitato una grande influenza sulle
altie classi politiche e sociali; e rispettando il fiero e
geloso amore dei Giapponesi per l’indipendenza, accortamente diedero alla nuova Chiesa un carattere nazionale.
Questa provvede a tutte le spese del culto con danaro proprio, rifiutando ogni concorso delle potenti Società di propaganda religiosa anglo-americana; sceglie
fra i nazionali la sua gerarchia ed ha per motto : « la
cristianizzazione del Giappone sarà opera dei Giapponesi ».
Che le speranze poste neU’elemento intellettuale fossero ben fondate, apparve chiaro nel 1884 quando uno
dei primi giornalisti giapponesi prendendo risolutamente partito per la nuova fede, pubblicò nel suo foglio una specie di manifesto, che era una calda apologia
del cristianesimo. La sorpresa fu tanto maggiore in
quanto che quel giornalista era stato uno dei più vivaci nemici della propaganda europea; ma Pamore del
suo paese era in lui più forte d’ogni altro sentimento,
-ed una concezione tutt'affatto politica] lo aveva condotto a credere che l’accettazione del cristianesimo
fosse una condizione essenziale della futura grandezza
nipponica. '
« Io ho viaggiato lungamente — scriveva Fukuzavva
— l’Europa e l’America, ho studiato la storia e le istituzioni degli Stati cristiani e mi sono convinto che la
loro civiltà e la loro grandezza sono un prodotto storico del cristianesimo ».
Ecco dunque la ragione allearsi alla fede per favorire la propaganda; l frutti meravigliosi non tardadOUD a maturare.
La Costituzione del 1889 proclamò finalmente in modo
ufficiale la completa libertà religiosa, superando cosi
in larghezza perfino certi Stati civili dell’Europa, dove
la Costituzione, stabilita una religione di Stato, si li mita a « tollerare > gli altri culti.
Verso quell’epoca un uomo di straordinaria intelligenza e di non comune coraggio, Nisima discendente
da un’antica famiglia dì < Samonrai » tenne il primo
posto nella conquista religiosa del Giappone.
Educato in America, pieno di zelo e di attività, pagando sempre di persona, fu presto il capo e la forza
del partito cristiano. Accordando molta importanza all’impianto di scuole che fossero focolari di propaganda,
molte ne disseminò per l’Impero e preparò l’apertura
della prima Università cristiana, che fu inaugurata
nel 1891.
La stessa rapidità dei progressi del cristianesimo,
spaventando 1 partiti conservatori e nazionalisti, provocò una reazione, che fu però di breve durata; passata la bufera, il cristianesimo riprese la rallentata, ma
non interrotta marcia trionfale.
Nel 1895 il Giappone conta quarantamila cristiani,
fra i quali i cattolici tengono un piccolo posto; quando
scoppia la guerra con la Russia ne conta settantamila;
sono oggi centomila, formidabili assai più che per il
numero, per la qualità. Nel Parlamento, nelle Ammii
histrazìoni, nell’esercito, nelle Università abbondan o
cristiani, che occupano i più elevati uffici ; e un pensiero continuo presiede allo sviluppo della nuova fede ;
bisogna « giapponìzzare » il cristianesimo.
« Non vogliamo più —- scriveva nel Suo programma
la Lega Nazionale Evangelica — un culto che sia la
copia fedele del cristianesimo europeo od americano ;
vogliamo una Chiesa giapponese. Certamente la fede è
unica, di qua come di là dal Pacifico, ma i riti, le cerimonie religiose, il sistema teologico devono conformarsi all’antica anima giapponese ».
Con l’anno 1900 cominciano veramente quelli che si
possono chiamare i « tempi nuovi » del cristianesimo
nel Giappone ; tempi preparati dal mirabile lavoro di
mezzo secolo, dall’opera e dalla volontà di precursori
accesi dal più vivace entusiasmo. Delle varie sette protestanti, presbiteriane, niétodiste, anglicane, congregazioniste, luterane, si formò finalmente una sola Chiesa nazionale giapponese; almeno in teoria, perchè la fusione
reale e definitiva avvenne solo qualche anno più tàrdi.
Una assemblea generale delle Missioni cui parteciparono
quasi cinquecento missionari sì raccolse a Osaka neÍPaprile del 1900 e pose mano ad un fecondo lavoro di più intensa predicazione metodica. Come nei primi sècoli dèi
cristianesimo, si evangelizzò all’aperto ; e le conversioni,
notevoli per la quantità, lo furono ancor più per la
condizione dei convertiti. Nelle maggiori città gli'apostoli parlarono in assemblee agli studenti con risultati
cospicui; accadde talvolta che, al finir della riunione,
una parte ingente degli intervenuti chiedesse il battesimo; oggi, la Federazione Universitaria Giapponese
è forte di duemila associati.
La guerra contro la Russia fu particolarmente propizia allo sviluppo del cristianesimo nel Giappone. Era
uso degli avversari del Vangelo muovere ai cristiani
l’accusa di poco patriottismo; di sostenere che il giapponese, il quale cessa di professare la fede dei padri,
cessa per ciò solo di amare la patria e di saper morire per essa. Numerosi esempi di coraggio e di abnegazione offerti dai cristiani durante la guerra provarono l’ingiustizia deU’accusa; nel paese e sui campi
di battaglia i convertiti provarono luminosamente il
loro patriottismo; la Croce Rossa, organizzata dai cristiani, operò miracoli di pietà e di previdenza. E a
guerra finita, la conciliazione fra il cristianesimo, la
nazione e il Governo si trovò compiuta.
Rimaneva a compiere la fusione di fatto fra le varie
Chiese, già proclamata teoricamente, come dicemmo,
fino dall’anno 1900. Anche questa si può dire ormai
avverata; perchè, come dico un recente manifesto della
Lega fra le comunità cristiane, i neofiti giapponesi « rifiutano di far proprie le ragioni storiche che crearono
le divisioni del protestantismo occidentale ; rifiutano il
peso di un passato che non è il loro ». E, per una
conseguenza necessaria del loro programma nazionalista, le comunità giapponesi tendono ad escludere
sempre più le Missioni straniere, e ad affidare unicamente ad indigeni la conversione dell’Impero. Come
l’Inghilterra, la Russia, la Germania posseggono una
Chiesa nazionale di cui è capo il Sovrano, cosi, nelle
speranze dei cristiani nipponici, il Giappone del l’avvenire deve possedere una Chiesa autonoma e indipendente.
Ogni giorno che passa, dalle classi intellettuali il
cristianesimo si diffonde al popolo minuto; in alto, i
suoi progressi sono cosi veloci che per alcuni anni,
fino ali’ottobre dei 190.9, un protestante, Kataoka, potè
essere presidente del Parlamento nipponico; in basso,
fra la plebe, semplice di costumi e di spirito, si spande
ed è accolta la nuova fede con un fervore ignoto allo
scettico Occidente. Un illustre scrittore francese, non
clericale, assistette in Tokio alla conferenza delle Federazioni internazionali degli studenti cristiani, ritornato in patria cosi espresse la profonda impressione
ricevuta dallo spettacolo di un popolo che si trasforma
in nuova concezione dell’antico ideale ;
« L’Oriente è in qnesto momento accessibile al Vangelo in una misura di cui in Europa non si ha alcuna
idea. Forse, mercè l’ardore apostolico degli orientali, il
cristianesimo che sta abbandonando l’Occidente troverà
in Oriente il suo centro e il suo focolare. Io ebbi fra
i Giapponesi la sensazione di trovarmi all’alba di alcuna
cosa molto profonda, molto grande, di gigantesche pi oporzioni, di tutta una revisione orientale di questa religione che da due millenni muove, ispira e forma il
mondo occidentale... ». A. T.
(1) R. Allier. — Le protestantisme au Japon.
Alcan, 1908.
Paris,
L’flUHiiza EvaMBELica a homb
Sotto questo titolo il periodico quindicinaie Le Chrétien pubblica una lettera del
suo Direttore, Andrea Bourrier, all’ Alleanza Evangelica d’Inghilterra e di Germania.
Eccola :
« Ripensando al, Congresso Eucaristico
di Londra, alcuni dei nostri amici stimano
che il prossimo Congresso dell’Alleanza
Evangelica si dovrebbe adunare in Roma.
Così si vedrà se il papa saprà imitare la
tolleranza inglese, ovvero s’egli spedirà secondo il suo costume una nota alle potenze per protestare contro l’oltraggio recato alla Sede Apostolica.
« Questo pellegrinaggio evangelico a
Roma riescirebbe molto attraente, senza
contare la visita alla tomba di San Paolo,
la discesa nelle Catacombe, ecc.
« Tocca ai Comitati inglesi e tedeschi
cosi bene organizzati dell’Alleanza Evangelica a farsi promotori di questo Congresso.
« Interverrà molta gente, più che al
al Congresso Eucaristico di Londra senza
alcun dubbio ».
Leone Tolstoi
Tatto il mondo civile ha partecipato alle onoranze tributate al grande scrittore-artista, in occasione, del suo giubileo. Molto fu pubblicato intorno
alle idee ,politico-sociali e religiose professate e divulgate nei suoi molteplici scritti (romanzi, novelle,
lettere, articoli, ecc.) da Leone Tolstoi. Ma, all’infuóri di alcune idee speciali desunte dal Sermone
del monte (fra le quali ritorna incessantemente sotto
10 sguardo del lettore di dette opere quella di non
resistere al male), non è sempre facile affermare il
pensiero del profeta di Jasnaia Poliana in mezzo alle
infinite contraddizioni. Tuttavia questo è certo ; le
dottrine tolstoiane sono in perfetta antitesi non solo
coll’assetto sociale odierno, ma ancora colle idee generalmente prevalenti neU’nmanità civile. E perciò,
non a torto, si addita in lui un anarchico ; ma egli
è un anarchico che non ha quasi niente di comune
con quelli che oggidì professa e predica l’anarchia.
Infatti non è già coi mezzi violenti — per lo più
inerenti alla dottrina dell’anarchismo — che si può
rinnovare il mondo, secondo il Tolstoi, ma bensì con
quelli della pazienza e della rassegnazione spinta
àU’éccesso. L’uomo non deve reagire nè contro il
male, nè contro l’ingiustizia; ecco l’essenza della
dottrina tolstoiana.
E’ adunque quello del Tolstoi un anarchismo che
potremùio chiamare mistico, poiché in fondo ad esso
c’è qualche cosa che ci trasporta in un mondo del
tutto irreale. Come in genere i riformatori sociali,
11 Tolstoi è un sogaatore che vuol fare a meno di
certe particolari esigenze della vita sociale, le quali
invano si tenta di distruggere.
Si veda, ad esempio, quello che egli scrive intorno allo Stato, cioè al potere centrale ; « La dottrina dell’apostolo Paolo, secondo la quale il potere
viene da Dio, favorisce il dispotismo. Oggi si sa
che il potere è riuscito disastroso ai popoli; perciò
non può venire da Dio ». {Lettre à un Chinoìs nel
Courrier Européen, 30 novembre 1906). Egli
scrive esplicitamente che si deve rifiutare l’ubbi(iienza a qualunque Governo, sopportare con dolcezza ed umiltà la violenza, senza parteciparvi.
« Per agire in tal guisa bisogna riconoscere la legge
di Dio che dice ; a colui che soffrirà sino alla fine '
5
LA LUCE
■sarà salvato ». E all' obiezione che di una qualche
forma di governo c’è pure necessità, egli cosi risponde : ft Di governo oggi non c’è più bisogno,
perchè il popolò è illuminato ed il governo è diventato una calamità, un ostacolo per i popoli cristiani. Il guscio è necessario all’novo sin tanto che
il germe non è al completo sviluppo ». E cosi avverrà pure pel governo : « divenuto non solo inutile, ma dannoso alla vita del popolo, scomparirà
come scompare il guscio dell’uovo pel pulcino ». {Ce
quii fant faire, nei Courrier Eiiropéen^ 28 dicembre 1906).
E il Tolstoi, necessariamente, è condotto a negare
lo stesso concetto di patria. A questo riguardo il
suo sembra il linguaggio di Hervé. « L’esistenza
della Russia è un grande peccato, a cui il popolo
partecipa inconscientemente ubbidendo al governo
che lo trascina ad opprimere, saccheggiare, uccidere gli altri popoli che non vogliono farne parte.
Cessate di ubbidire e che ogni popolo si regoli
conte meglio crederà ».. {Appel aux Bussts nella
Revue Bleue, 12 gennaio 1907).
Ma la grande preoccupazione dello scrittore rosso
-è quella che deriva dalla soluzione da darsi al problema della proprietà della terra. E qui egli è d’accordo coi collettivisti : la terra proprietà di tutti.
Non si distingue da quelli in quanto ai mezzi per
raggiungere l’utopistico fine. E si noti qui che il
radicalismo del fine in Tolstoi si mette in contrasto
con una straordinaria moderazione nei mezzi che si
devono adoperare. Egli propugna il mezzo già proposto dairamericano Enrico Georges : stabilire sulla
terra un’imposta corrispondente ai vantaggi ch’essa
procura a colui che ne gode. Questa imposta unica,
fondiaria, rimpiazzerebbe tutte le altre imposte percepite sul lavoro degli uomini. Non possiamo — non
consentendolo l’indole del giornale — addentrarci
neH'esame degli argomenti addotti in favore dell’imposta unica. Ma dobbiamo avvertire qui una delle
più flagranti contraddizioni, « La terra verrebbe
proclamata proprietà dello Stato e il prodotto del
lavoro di ogni uomo, sna proprietà inalienabile ».
Ma lo Stato, secondo lo scrittore russo, non è forse
un male che deve cessare ? e ad esso non si deve,
fin d’ora, rifiutare l’ubbidienza ?
Ma il punto culminante della dottrina tolstoiana
consiste in questo principio : Non resistete al male !
che egli crede derivare dal Sermone del monte, ed
alla dimostrazione del quale principio consacra buona
parte del suo volume : La mia religione. Anzi, Leone
Tolstoi in tale precetto della non resistenza al male
fa consistere tutto il pensiero di Gesù, poiché senza
quelle altre dottrine che, in genere, le Chiese riconoscono come dogmi fondamentali del Cristianesimo.
Però, pnr non accettando le idee principali della
dottrina tolstoiana, dobbiamo riconoscere che nei suoi
romanzi il grande scrittore russo si mostra grande
conoscitore del cuore dell’uomo, meraviglioso scrittore dei suoi costumi e delle sue passioni, e quindi
profondo psicologo. Alla bontà dell'animo, egli unisce
un grande genio. E perciò ripetiamo volentieri una
bella frase di Yictor Hugo ; « Inchiniamoci davanti
al genio, ma inginocchiamod davanti alla bontà, la
più bella, la più grande delle virtù. ». E- m.
EROINE VHLDESi
BOZZETTI-MONOLOGHI, L. l.
In questo volume il Oav. Dottor Teofilo Gay, pastore a Luserna San Giovanni (Torino) ha raccolto
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ALTRI DEL TUTTO INEDITI. — Per acquistare il
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Rivolgersi alla Presidenza del Comitato Valdese,
107 Via Nazionale, Roma.
Cpistianesimo o socialismo pratico?
TPnPfl^l maestro elementare evangelico. Rivol4tlll liayl gersi come sopra.
sopra
) I
Molto si è discusso in quest’ultimi tempi di cristianesimo e di socialismo (1) da mettersi in pratica ;
ma, siccome è pur troppo quasi innato nell’uomo il
sentimento di approvare sempre il bene, e di non
seguirlo mai, specie se ci va di mezzo l’interesse
materiale, pochi o nulli sono stati fino ad ora i risultati soddisfacenti.
Molti, siano essi cristiani, siano socialisti areligiosi, hanno accarezzata l’idea di praticare le massime del loro più o meno ben compreso socialismo ;
ma rarissimi, come i corvi bianchi, sono stati quelli
che hanno attuata la loro idea. Però, se qualche
caso di ben intesa umanità ci è dato vedere noi
certamente, lo troviamo presso i cristiani e non mai
presso i camuffati socialisti. Due esempi, presi dal
vero, valgano ad affermare la mia debole asserzione.
Nella sala della lega socialista di un piccolo paese
di Sicilia, capitò un signore per colléttare a favore
di un povero contadino, privato, disgraziatamente,
del suo cavallo, unico mezzo di sostegnó della numerosa famiglia. Ma tutti quegli... umani e caritatevoli socialisti che senza Dio vorrebbero lavorare per il
benessere dell’umanità, e senza Cristo vorrebbero aspirare al sollevamento del proletariato, ebbero lo
sfacciato coraggio di uscir l’un dopo l'altro da quella
sala e di lasciar solo, sbalordito, il pietoso collettore.
Ed ecco il secondo esempio che ci è dato da Paul
Passy. Egli, trovandosi in possesso di cinquanta
mila lire, vuole comprare una distesa di terreno,
tale da poter bastare al sostentamento di buon numero di laboriose famiglie. Ogni persona povera, domandandolo, potrà ottenere un pezzo di terra e ricavarne per sè i frutti, col patto però di restituire
la proprietà, in caso di morte o di abbandono della
colonia.
Non aggiungo commenti. Solo faccio osservare
l’immensa differenza che passa tra i socialisti atei
ed i socialisti cristiani. I primi, perchè senza Dio,
non conoscono 1’ amore per il prossimo e fanno consistere il socialismo sempRcemente nella lotta di classe, mentre i secondi, perchè figliuoli di Dio, sanno
praticare, o sono più prossimi a praticare, il Comandamento : « Ama il tuo prossimo come te stesso ».
Vittofio P. Tfobia
(1) S’intenda qui per socialismo, non quello che dovrebbe veramente essere, ma quello che, disgraziatamente, è.
GIORGIO F. DE BENOIT
f ■ -------r--r
Un grande amico dell’Opera Evangelica
in generale è scomparso il 24 settembre
u. s. nella persona di Giorgio Federico
de Benoit, morto a Berna nella sua casa
paterna all’età di 67 anni.
Il Dott. de Benoit era molto conosciuto
anche in Italia e’ tra gl’italiani all’estero
quale fondatore, ed in buona parte sostenitore, dell’Opera della Croce Violetta, lega
internazionale di propaganda contro ogni
profanazione del nome di Dio e il turpiloquio.
Molto ci sarebbe da dire su questo eminente cristiano la cui vita, può ben dirsi,
fu tutta spesa a far bene. La Gazette de
Lausanne dice che « il signor de Benoit
« consacrò tempo e fortuna a far del bene
« per tutto ed in tutte le circostanze. Non
« era soltanto un membro assiduo di molte
« Società di rilevamento e di istituzioni re« ligiose e di beneficenza, ma si faceva
« sempre di ciascuna di esse il principale
« collaboratore, mai scoraggiandosi dinanzi
« a qualsiasi difficoltà. Coloro che furono
« da lui moralmente e materialmente be
« neflcati sotfo legioni a Berna ed altrove ».
Il Berner Tagblat del 26 settembre dedica
al Dott. de Benoit tutta la prima pagina
con necrologio pieno di ammirazione e di
rimpianto dando una lunga lista, pure molto
incompleta, di opere e di istituzioni da Dio
suscitate e sviluppate per la strumentalità
del caro estinto, (juasi tutti gli altri giornali della Svizzera dicono di lui, e poche
persouM, in verità, lasciarono dietro di sè
tanto vuoto, tanta eredità di affetto e di
rimpianto quanto il nostro caro defunto.
Il de Benoit, oltre ad un cuore d’oro e ad
una bella intelligenza aveva una vera anima
di artista. Fin da fanciullo si distinse nello
studio della musica nella quale dette prova
di vero talento ; a questo - studio attese
ancora per tre anni dopo aver conseguita
cum somma laude la laurea di Doctor juris
utriusque, ma fiopo aver pubblicate alcune
apprezzate composizioni, dovette lasciar la
musica a cagione d’una lunga e grave malattia d’occhi che lo tormentava.
Tutto ciò che è bello e buono attraeva
ed entusiasmava il nostro caro amico, ma
nel suo sviluppato sentimento estetico,
aveva compreso essere Vumiltà il più nobile ornamento e se ne era riccamente
fregiato. Egli si distingueva anche per lo
scrupoloso zelo e la precisione, con cui
sempre disimpegnava tutto ciò che reputava essere suo dovere. Quando intrapprendeva qualche cosa, non guardava a sacrificio
e vi metteva tutta l’anima, tutto sè stesso !
Come ben disse il pastore Morel innanzi
al feretro, Giorgio de Benoit non solo era
sempre pronto a dare generosamente, ma
pure ancora a darsi intieramente !
Egli è caduto sulla breccia, vittima del
suo ultimo lavoro, l’opera tra gl’italiani al
traforo del liOetschberg. Amante come era
dell’Italia, con un ardore che più non comportavano l’età e la cagionevole salute, si
consacrò tutto all’opera di rilevamento morale e di salvezza in Cristo Gesù, propugnandola temperanza, evangelizzando, spendendo un vero patrimonio e quel che gli
rimaneva di vita.
Il 23 maggio salì a Handersteg per l’ultima volta, ed ivi lo colse quella eccezionale bufera di neve di cui parlò tutta la
stampa e che colle più belle e secolari
piante atterrò pure il nostro caro amico !
Tornato a casa si mise in letto, riassalito
violentemente dal suo mal di cuore, e, dopo
lunghe sofferenze sopportate colla più esemplare cristiana rassegnazione, sapendo in
chi aveva creduto e per chi aveva lavorato, andò al Salvatore a godere il riposo !
« Beati i morti che muoiono nel Signore !
c( Si, certo, si riposano delle loro fatiche
« e le loro opere li seguono ! ». A. Z.
PJVQIHE PI STORIAI
I Valdesi del Piemonte nella prima metíl del XV secolo
Anche nelle valli piemontesi e nella pianara sottostante, il secolo quindicesimo venne funestato da
torture e roghi coll’immancabile confisca dei beni.
Gl’Inqaisitori fecero strage a Ghieri nelle Valli di
Lanzo, in quella di Pont, ad Agliana, Vigono, Pae-
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LA LUCE
sana, Cuneo, Mondovi, Bernezzo, Eoccadebaldi, Sambuco, Lospello senza che sia sempre possibile distipgnere se trattisi di Valdesi, di Catari o di stregoni,
racchiusi tutti dai Domenicani sanguinari nell’appellativo comune di eretica pravità !
Pinerolo e le attuali Valli Valdesi avevano appartenuto al principato d’Acaia, fino al 1418, nel
quale anno, per la morte dell’ ultimo principe,
quei territori vennero incorporati nello Stato Sabaudo, che ottenne il titolo di Ducato. Il nuovo
sovrano, Amedeo Vili, non fu più benigno coi Vaidesi che non fossero stati i principi ; anzi, essendo
più potente, egli ed i suoi successori iniziarono
contro essi misure di repressione che fecero versare
tanto sangue.
Colle sue patenti del 1424, il nuovo Duca autorizzava un Domenicano a soggiornare col suo seguito
nei suoi Stati come inquisitore ; e troviamo inquisitori a Pinerolo nel 1427, nel 1429. E nell’emanare
i suoi Statuti del 1434, in capo ad essi Amedeo
sanciva le pene del fuoco e della confisca contro gli
eretici e gli stregoni, disponendo solo che gl’inquisitori non percepissero, sui beni confiscati che
moderate spese di processo. Ma non perciò cessavano gli abusi e, nel 1438 e 1440, il Consiglio
Comunale di Pinerolo interviene presso il Duca per
impedire che l'Inquisitore Bertrando Pera eserciti
il suo ufficio contro giustizia.
Strano a costatare è invece che, quando Amedeo
divenne papa col nome di Felice V, ei si mostrò
assai più umano cogli eretici, onde il suo rivale,
Eugenio IV, in una bolla del 1440 lamenta che
l’antipapa Felice V, Duca di Savoia sopporti « in
patria sua permagnam copiam » di quelli eh’ ei
chiama stregoni o Waldenses. Gli è che Felice V
sottopoveva al giudizio del vesvovo di Torino un
Inquisitore che aveva abusato del suo potere, ed
i complici, quindi nel 1447 toglieva i processi d'eresia alla competenza dei Domenicani, assegnandoli
ai vescovi e preti, in nome di savi ed umani, e nel
1448 emanava un Editto favorevole ai Valdesi. .
Giovanni Jalla.
Salice piangente
La Chiesa Valdese di Sanremo è in lutto. Sabato
scorso — lassù nella sua dimora estiva in mezzo all’alta quiete dei piani lombardi — improvvisamente si
spegneva resistenza terrena del nostro fratello Cav.
Uff. Morizio Astesano, Colonnello di Cavalleria a riposo. Lo aspettavamo a Sanremo tra qualche settimana
insieme con la sua distinta e cara famiglia ; andavamo
già formulando, nel programma della nostra campagna
di evangelizzazione, un paragrafo nuovo che avrebbe
dovuto avere, per centro di attuazione, la Jsua ospitale casa cristiana ; avevamo divisato di scriverne
proprio oggi alla sua nobile consorte ; ed invece oggi
io debbo prendere la penna e scrivere fra le lagrime
questo triste annunzio...
La figura di questo mondo passa !
*
« «
Conobbi il Colonnello Astesano or sono quattordici
anni, quand’era tntt’ora in attività di servizio nel nostro valoroso esercito quale Comandante il Distretto
Militare di Spoleto. Ritiratosi, di il a pochi mesi, dal
servizio attivo, venne a fissare la sua dimora «stabile
in questa perla della Liguria occidentale, a cui si affezionò con tutta l’anima, da cui sempre con rincrescimento ogni anno si allontanava per breve tempo nei
mesi estivi. Giunse qui nell’epoca in cui la bandiera
della Riforma era da poco stata innalzata e mentre
aspre ma feconde battaglie si combattevano intorno a lei.
Fu allora che un forte nucleo di liberi spiriti si schierò apertamente e risolutamente dalla parte della verità
evangelica dando all’opera che Dio aveva posta nelle
mie mani, tutto il contributo di un’adesione sincera ed
entusiastica, di una testimonianza incorrotta. L’e.sercito nazionale diede al manipolo di soldati delle verità
che si andava organizzando alcune delle sue più forti
individualità. Ricordo in quest’ora di lutto il Maggiore
Ernesto Ferrari — da pochi anni passato all’altra vita
in età ancor giovane — che fu la primizia della successiva ricolta, la prima delle molte persone che negli
anni successivi, abbracciarono l’Evangelo volgendo le
spalle al razionalismo o al romanesimo. Ricordo un
altro caro amico e fratello, capitano in quel tempo,
oggi ufficiale superiore in uno dei brillanti reggimenti
nostri e membro zelante della Chiesa. A questi due si
aggiunse il Colonnello Astesano in quell’epoca per me
memorabile, e da allora, insieme con tutta la sua famiglia, egli fu una delle più salde colonne dell’opera
nostra.
*
« «
Il Signore che ce lo aveva dato, oggi lo ritoglie, in
età non ancora avanzata, per introdurlo in quella Scuola
superiore delle anime che prelude alla piena immanenza della vita, che avrà luogo nel Cielo dopo la
finale risurrezione. Sia fatta la volontà del Signore.
Grave e dolorosa oltre ogni dire è per noi questa
prova. Lo è per la famiglia orbata del suo capo, lo è
per la Chiesa sanremese, che rimane diminuita di uno
dei suoi membri più cari e più autorevoli, lo è per me
che sento questo lutto come un lutto domestico.
Ma alla Chiesa ripeto, terminando, la parola consolatrice che già ho ricordata a me stesso ed alla famiglia addolorata ; « Cristo è la nostra vita ».
Sursnm Corda I
Ugo Janni.
Italiani fuori d’Jtalia
Da una lettera privata testé giuntaci, stralciamo
alcuni periodi che piaceranno ai Lettori ;
Le nostre Chiese Evangeliche di Ne-w-York sono
animate da un vero e santo spirito cristiano. Esse
fanno a gara per propagare il Vangelo di Redenzione
tra i nostri amati connazionali ; e i Comitati americani le aiutano quanto più possono. Sono veramente
degni di lode questi bravi signori americani che tanta
simpatia nutrono per gl’italiani delle nostre Chiese.
Basti dire che, l’altra sera il ottobre) nella mia Congregazione di 149 St. al N. 261 E., vennero parecchie
signorine e giovanetti di Chiese americane, ed oltre
ad aver portato parecchi vestiti e altre utili cose ai
nostri bambini, s’intrattennero con i nostri fratelli sino
alle 11 p. m.
— Io souo entusiasta di questa ottima gente che
stringe la mano a tutti, che a tutti sorride senza
distinzione di sorta. Oh! potenza del Vangelo di Cristo,
nel quale ci è insegnato che siamo tutti figli di uno
stesso Padre, pregando tutti insieme : Padre nostro !...»
Aleandro Luzzi
Il Past. Prof. Alberto Clot — che sta per partire alla volta dell’America — ci prega d’annnnziare che il suo indirizzo sarà il seguente :
Prof. Alberto Clot, Waldensian Pastor
10 Roineyn Str, Rochester. N. Y.
U. S. A
Egli desidera inoltre far sapere che, dovendo
percorrere tutti gli Stati Uniti d’America sarà
lietissimo di visitare qualunque persona i cui parenti gli forniranno l’indirizzo.
ECHI DELLE MISSIONI
Il Missionario Alfonso Argento, il primo missionario
Evangelico italiano in Cina, le cui dolorose vicende al
tempo dell’insurrezione dei Boxers, sono note agli evangelici italiani, dopo altri sette anui di feconda e
benedetta attività in quelle lontane regioni ha dovuto
rimpatriare e trovasi presentemente a Londra, sotto
cura per una grave operazione agli occhi. Lo raccomandiamo caldamente alle preghiere degli Evangelici
italiani. Prof. Alberto Clot
FRIIVIAVERA DELLA ViY'A
G-ran Brettagna
L’opera unionista nei Campi dei volontari ha ottenuto quest' anno uno svolgimento insolito. Questi
campi hanno avuto una durata di due settimane invece di una e gli ufficiali ed i soldati hanno apprezzato grandemente l’opera delle tende unioniste.
Queste tende sono state poste in 40 campi e 95.880
giovani hanno potuto quivi fare i loro pasti e scrivere le loro. lettere.
Il totale delle spedizioni postali, d’ogni specie ha
raggiunta la cifra di 623,193 ed il valore dei francobolli venduti 50,000 lire.
Il lavoro fu eseguito da 584 collaboratori volontari.
Il commisario ufficiale per l’iinmigrazione negli
Stati Uniti, Sig. Watchorn scrive nel giornale americano Outlook, che il sig. Asquith, primo Ministro britannico, fu nella sua giovinezza uno zelante
membro delle Unioni Cristiane e oratore molto apprezzato, e che questo fatto deve essere un grande
incoraggiamento per gli unionisti, poiché nno di loro
ha potuto raggiungere i piu alti uffici in una nazione che governa un quarto della schiatta umana.
Scozia
Il comitato Nazionale di Scozia ha ricevuto dal
Ministro della,-.Guerra, Sig. Saldane, una lettera,
nella quale il Ministro dice di provar simpatia per
l’eccellente lavoro che il Comitato Nazionale Scozzese ha compiuto nei diversi campi dell’esercito territoriale.
A.merica del Nord
In un recente sciopero di impiegati tramviari a
Cleveland, il sig. Shurtleft, da 15 anni segretario
dell’Unione, fu scelto come terzo arbitro e riuscì
cosi bene nel suo ufficio che le parti avverse lo
pregarono di accettare l'ufficio di unico arbitro, con
pieni poteri ; il suo stqto di salute, però, gli impedi
di aderire all’onorevole invito. T. C.
CINEMATOGRAFIA UMANA
La chiave di un enimma
[Il Te delle cinque in una casa signorile inglese. I padroni di casa. Baroni Allan, aristocratici fino al bianco
dell’occhio. Miss Robinson, una signorina un po’ matura, tutta busto, colletto e polsini. Il signor Matthews,
un palo vestito di panno inglese al negozio romano
di Old England. La signora Key rosea, elegante, profumata, e ciarliera come un uccello di bosco. Il signor
Key, Idem. Il pastore evangelico Parker, vecchio arzillo, bonario ed arguto. Poi, altre signore e signori
di minor conto].
Miss Robinson — Sanno la novella ?
Coro — Quale?
Miss Ron. — La viscontessa Salford si é fatta cattolica.
Sig. Key — Non mi meraviglio. Ha avuto una lite
tremenda col suo Pastore, il signor Wigram, e si é
vendicata. Non é donna quella da tollerare un’ingiuria,
no davvero !
Sig. Parker — Carina quella conversione !
SiG.RA Key, con un sorriso malizioso — E pure, il parroco cattolico é andato in brodo di giuggiole.
Bar. Allan, con sussiego — Già, non avviene tutti i
giorni che una viscontessa si faccia cattolica. Pur troppo,,
qui da noi, la nobiltà é nella sua maggioranza protestante arrabbiata.
Babones. Allan — Non esagerare Enrico. Non mancano anche i Lordi cattolici; poi ci sono i nuovi convertiti... noi per esempio...
SiG.RA Matthews — Guarda .;he bel caso I Qui, ora,,
siamo tutti novelli convertiti...
SiG. Parker — Anch’io?
Sig. Key — No ! no ! Ella é un vecchio peccatore...
un eretico ostinato... peccato che non attacchi lite co’
suoi parrocchiani ! forse, allora, ci sarebbe speranza
della sua conversione. La baronessa Salford é venuta alla
vera fede, perché il suo Pastore le ha detto un palo
di verità, di quelle che scottano ! Lei ha detto bene
carina quella sua conversione! Ah! ah! ah!'
SiG. Parker ~ E Lei, signora, perché si é fatta cattolica ?
7
LA LUCE
SiG.RA Key — Debbo esser sincera ?
Coro — Si! Si!
SiG.RA Key — Ebbene I Io mi sono fatta cattolica
nnicamente per amore de’ begli occhi di mio marito.
Se il signor Key fosse stato turco, io, senza esitazione,
avrei abbracciato il Corano.
Sto. Parker —Tanti complimenti, signor Key!
SiG. Key — Grazie, grazie ! Ma non creda il mio
un caso speciale. Ottanta per cento dei protestanti che
si fanno cattolici, vengono a noi per motivi simili. Ne
abbiamo un esempio recente anche nella famiglia reale.
La principessa Vittoria per sposare il Ee di Spagna
si è fatta cattolica.
SiG. Parker — Carina quella conversione!
SiG.RA Key — Perchè fa lo scandalezzato ? Siamo
tutti così, caro signor Parker. Lady Salford è venuta
alla vera fede perchè ha litigato col suo Pastore : lady
Allan perchè ha sposato il Baronetto qui presente ;io
per amore di mio marito; la signorina Robinson per
amore dell’incenso...
SiG.NA Robinson — Protesto ! non è vero !
SiG. Matthevts — Il vero motivo che ha condotto
Miss Robinson a Roma, ve lo dico io ; non è stato l’in
■censo : sono state le sottanelle rosse dei chierichetti
che servono all’altare.
SiG.RA Key — E Lei, signor Matthews ?
SiG. Matthews — Io sono stato condotto alla- fede
■cattolica da un sacerdote romano che incontrai a caso
ne’ miei viaggi in Italia. Me ae disse tante e poi
tante, che io mi lasciai indurre a diventare cattolico.
Alla fin fine, pensai fra me, tanto vale Tesser cattolico
che protestante : paese che vai usanza che trovi. E
poi un po di varietà non fa male. Cambiamo spesso di
"vestiti e di paese : e perchè non cambiar anche di religione ?
Sio. Parker — Ah! sono questi i suoi prìncipii ?
Permettetemi, amici miei, una parola franca e sincera.
Il cambiare di religione è lecito, lecitissimo, anzi doveroso : ma solo quando si è spinti a farlo dalla co
scienza e dalla ragione : non da un capriccio momentaneo 0 da un fine puramente umano. In questo caso,
il cambiare di religione è un peggiorare, un deteriorare,
un avvilirsi, una specie di tradimento che T uomo fa
contro Dio e contro i suoi fratelli di religione. Ora,
consta a me per studi positivi che ho fatto, che/a maggior
parte dei protestanti s\ fanno cattolici per motivi non ragionevoli e non santi. Questi si è fatto cattolico per
amore della bella musica che un tempo si faceva nelle
Basiliche romane. Altri, donne specialmente, furono
condotti a Roma dall’ incenso, dalle luminarie, dagli
addobbi, dalle cerimonie sfarzose di quel culto, o come
la signorina Robinson, dalle sottanelle rosse dei chie
richetti romani- Molte altre ancora perchè nella Chiesa
romana era loro lecito darsi a divozioni particolari a
Gesù, alla Vergine, ai Santi, e recitare preghiere sentimentali, quasi erotiche, di cui abbondano i libretti di
divozione di quella chiesa.
Bar. Allan — Ma, signor Parker, non sono solo
donne che vengono a noi. E dove mettete i derggmen,
i professori, i medici ed altri laici di non piccolo conto ?
Tutti questi non sono donne, ma uomini colti, istruiti
« che hanno una testa sulle spalle. E poi, basti per
tutti un Enrico Newman.
SiG. Parker — Vi rispondo subito. Barone. Non
pochi dei ministri anglicani o protestanti o dei laici
istruiti, da voi menzionati, si fanno cattolici perchè sono
imperialisti in politica, ovvero fanatici, oppure nutrono un concetto esagerato dell’unità della Chiesa.
Come uno è per temperamento naturale bilioso, linfatico, nervoso, ed anche isterico, cosi anche molti
nascono imperialisti. Che bella cosa veder cento popoli sotto un solo reggitore ! Le stesse leggi, gli stessi
usi, gli ste.ssi costami per tutti ! Se si potesse, anche
gli stessi abiti, come un reggimento di soldati. Quale
felicità ! Per costoro, la Chiesa di Roma è T ideale.
L’Imperatore siede a Roma in Vaticano, e i suoi comandi e le sue leggi vanno fino agli antipodi. Non è
una gran bella cosa T imperialismo in religione ? Ma
chi ben T osserva, l’imperialismo è una pazzia, un delitto. perchè non si ottien mai se non col sacrificio
della felicità dei più, in ossequio ad alcuni pochi despoti, od anche ad un solo. Del pari in religione non
si arriva mai a questa unità artificiale ed anticristiana,
se non colla schiavitù intellettuale dei più degni. Quanto
poi al Newman, sapete voi da quale argomento egli
sia stato condotto a sottomettersi al Papa ?
Barones. Allan — Mi fu detto dallo studio della
Sacra Scrittura.
Sia. Parker — No, no ! Questa è pretta bugia. La
Bibbia non ha mai condotto a Roma nessuno ; anzi ha
postati via al Papa milioni e milioni di buoni cristiani.
Miss Robinson — La storia ecclesiastica ha fatto
un cattolico deU’auglicano Newman. Mi è stato detto
che egli si risolvette a sottomettersi al Papa quando
ebbe finita la sua storia degli Ariani del quarto secolo.
SiG. Parker — C’è del vero in ciò che Lei dice, signorina : ma non è tutta intera la verità. L’argomento
che più convinse il Newman è il seguente : « esiste ora
una chie.sa la quale, sola fra tutte, protesta di essere
la sola vera Chiesa di Gesù Cristo, condanna all’ inferno quelli che non le appartengono o si separano da
lei, e perseguita gli eretici. Questa Chiesa è la Romana.
Ora, com essa esiste ai nostri tempi, cosi esisteva trecento anni fa, nel medio evo, nel quinto, nel quarto,
nel terzo, nel secondo e primo secolo dopo Gesù Cristo. Dunque è la sola vera Chiesa di Gesù Cristo ».
Vi par egli convincente questo argomento ?
Bar. Allan — Ma è davvero T argomento Achille
del Newman ?
SiG. Parker — Leggete la sua Eoolusione del
dogma; il suo Perdita e guadagno, le sue lettere,
e vedrete. Il Newman si fece cattoiico perchè la Chiesa
romana è esclusiva, imperiosa, tirannica e persecutrice.
SiG.RA Key — Ho letto, signor Parker c The Ch-alloners » del Benson ? Il Martin, in quel romanzo, si
fa-cattolico-per^un-motivo ben migliore del Newman!
SiG. Matthews — Quale ?
SiG.RA Key — Il Martin è un esteta e adora l’arte.
Ora, ecco com’egli ragiona : la Chiesa che più ha prò
mosso le arti belle è la cattolica : dunque essa sola è
la vera.
SiG. Parker — A questa stregua varrebbe anche
questo argomento : la religione che più favorì la scultura, la pittura e T architettura è stato il politeismo
greco e romano. Dunque il paganesimo di quei popoli
è migliore del cristianesimo. Che ne dite di questa logica ?
SiG. Key — Ecco che cosa ne penso io; io sono nato
cattolico, e quindi posso parlare liberamente; Ho conosciuto non pochi convertiti, e ne ho riportato l’impressione che i più di loro sono a crankg lot, degli impressionisti, degli esagerati e nulla più.
SiG.RA Key — Olà! Che cosa dici, amor mio? E
non hai vergogna d’ingiurare tanti amici ?
SiG. Key — Oh non vi fo torto no ! Tu, per esempio,
non sei mai stata convertita. Sei protestante più di
prima, e peggio di prima... perché protestavi solo in
religione ed ora... ehmT^Anche la signorina Robinson
non è più cattolica di te e degli altri. La passione
delle sottanelle rosse è passata, non è vero Miss Robinson ?
Miss Robinson — Da un pezzo ! da un pezzo ! Son
con Lei, signor Key. Noi convertiti siamo un crankg
lot. Andiamo a Roma a cercarvi la luna nel pozzo !
SiG. Matthews — Si consoli, Miss Robinson. Metà dei
protestanti che si fanno cattolici, dopo un po’, ritornano
all’antica Chiesa, e buona notte suonatori. Io potrei citargliene numerosi esempi.
SiG. Parker — Non occorre. Lo disse più volte Pio
IX, il quale anche soleva dire, con quel suo fare scherzevole, che il cattolicismo dei novelli convertiti non passava la camicia. Avete inteso ?
SiG.RA Matthews — Posso conchiudere io questa conversazione ?
Coro — Anzi, e ne saremo lieti.
SiG.RA Matthews — Conchiuderò con un aneddoto.
Molti anni sono trovandomi in Italia, passai Testate
presso certi miei amici sulle colline del Bergamasco.
Quei signori erano uccellatori impenitenti. Ecco che
cosa vidi fra l’altro. Prendevano una bella gabbia, ampia e dorata. Questa aveva due scompartimenti. Nel più
remoto e ben chiuso c’era un uccello da richiamo ; l’altro era aperto. L’uccello cantava, la bellezza della gabbia e il cibo abbondante attirava il libero pennuto della
foresta, il quale si avanzava guardingo ed entrava nella
gabbia. Ma giunto sul suo limitare, scoccava una molla,
cadeva una ribalta, e l'uccellino restava chiuso in gab-'
bia. Allora egli si avvedeva del tranello e dell’inganno.
Ma troppo tardi ! Era prigioniero e Taspettava la cattività 0 la morte. Molti di coloro che vanno a Roma
subiscono la sorte di quegli uccelletti. Tutti trovano
a schiavitù ; molti la morte spirituale.
Sio. Parker — Verissimo : perchè é frequente il
caso, che-dal cattolicismo, questi novelli convertiti
passino al più smaccato ateismo. Giusta punizione del
loro peccato !
£nUes Chtiisti
IN SALA DI LETTTURA
Cnriosa questa confessione delle signora Gabriella
R. nella Eevue Scientifique : « Quasi tutti i fisici accolgono Tipotesi della generazione spontanea, quantunque non ci sia una sola prova di generazione spontanea ».
Ed è scienza codesta ? Perchè dice « i fisici » ? Dica
invece : i romanzieri della scienza ! E non esageri per
carità : non è vero che quasi tutti i fisici accolgano la
generazione spontanea ; non è vero : e le testimonianze
son li a provarlo ; non è vero, grazie a Dio, per Toner
della scienza moderna !
*
• •
La Vera Roma, che non potrebbe essere più papalina, talvolta espone dello solenni verità. In un recente
numero, per esempio, essa ha una corrispondenza da
Ginevra ove si esalta T« istruzione pubblica » della
città di Calvino, e si conclude ; « Come ben vedete,
qui, in fatto d’istruzione pubblica non ci possiamo lamentare » E perchè dell’Italia non si può dire atrettanto ? Ci ha mai pensato la Vera Roma a questo
perchè ?
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Casa Internazionale per le Signorine
{ramo dell'Unione Cristiana delle Giovani) '
4 Vìa Balbo, Roma
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La prima edizione di 5000 copie essendo stata smaltita in meno di dieci mesi,
gli Editori hanno preparata una seconda edizione di altre 5000 copie. Essa sarà pronta
per il mese di Novembre 1908.
Oltre alle correzioni ed ai vari ritocchi in tutta la raccolta, gli inni per la Scuola
Domenieale cioè i numeri 286 a 318 sono stati completamente rifatti, essendosi aggiunto
ad ognuno le parti del tenore e del basso pel canto a coro e per l’accompagnamento
istrumentale.
La nuova edizione verrà stampata su carta assai migliore e meno trasparente.
Le legature in tela saranno di stile nuovo, accoppiando serietà ed eleganza.
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