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Anno 120 - n. 2
13 gennaio 1984
L. SOO
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
PONTICELLI: TRA LE SESSANTA FAMIGLIE DI TERREMOTATI
Un volto nuovo e antico del Sud
9
Una cosa è la legge ed altra
cosa è la sua applicazione. Lo
constatiamo continuamente. Non
da oggi v’è ii problema delle
carceri e delle leggi restrittive
conseguenza del terrorismo. Anni fa su La Repubblica feci un
confronto fra il supercarcere
dell’Asinara e quello di Fossombrone. Tutti e due erano sotto
le medesime restrizioni, ma mentre il primo era un vero inferno
dei vivi, tanto per carcerati che
per guardie carcerarie, dal quale tutti volevano esser trasferiti, quello di Fossombrone aveva
vita dei tutto diversa e né carcerati né guardie carcerarie aspiravano al trasferimento. La differenza era data dai direttori,
l’uno un « sadico » l’altro con
profondo senso umano. La Costituzione è precisa in materia:
le carceri non sono luogo di
espiazione ma di riabilitazione e
ciò può avvenire solo se chi li
dirige ha un forte senso dell’umaiio.
Un altro ricordo più recente.
Un brigatista aveva fatto un digiuno fino al limite estremo. All’ospedale la prima volta non
riuscii neppure a parlargli; alla
seconda mia visita stava un po’
meglio ed ho potuto esprimergli
la mia comprensione ed il mio
affetto. Si è interessato al discorso e, con mio grande stupore data la sua linea di « irriducibile », mi disse che appena sarebbe stato meglio avrebbe molto desiderato di discutere con
me.
La chiesa per prima deve saper scoprire in ogni persona
l’uomo per il quale Cristo è morto e risorto. Questo è visitare i
prigionieri (Matt. 25). Dobbiamo rallegrarci molto per la presa di posizione del cappellano
del carcere di Bad’ e Carros e
del suo vescovo nei confronti
dei digiunatori e della loro condizione carceraria. Si sono schierati dalla loro parte e contro il
trattamento disumano cui erano
sottoposti. A volte dissentiamo
(forse troppo facilmente) da posizioni dogmaticamente rigide
della Chiesa cattolica, però dobbiamo onestamente constatare
che assai spesso, oggp, le sue prese di posizione nel campo sociale sono coerenti con l’evangelo.
Ora revangelo più che dottrina
è vita ed è nella vita, soprattutto, che si manifesta lo spirito di
Cristo. Dobbiamo fortemente
rallegrarcene. I carcerati di
Bad’e Carros, che hanno digiunato sono degli « Irriducibili »,
cioè persone che non vogliono il
dialogo; ma quando il cappella^
no prima, poi il vescovo e diversi parlamentari hanno manifestato la loro solidarietà ;^r le
loro sofferenze, questi « irriducibili » hanno sospeso il digiuno
ed hanno aperto l’animo ad altre possibilità di lotta per la giustizia. Ecco la loro parola : « E’
un nuovo blocco sociale, basato
su valori umani, che solo cosi
può essere costituito ». E La Repubblica commenta: «un concetto mal sentito uscire dalla bocca di un brigatista ». Invece dei «suicidi» questa era la
via che si sarebbe dovuto seguire a Stammhrim! Il volano di
una nuova società è sempre il
senso deU’umano, di più; dell’agape.
Tullio Vlnay
Nel villaggio « Galeazzo Caracciolo », donato dalla FCEI al Comune di Napoli, s’intrecciano
contraddizioni e speranze di un nuovo « ceto medio » culturalmente e politicamente fragile
Un ragazzo napoletano intento
alla fabbricazione casalinga di
scarpe
« Deve cambiare tutto perché
nulla cambi» si sente dire dal
nipote il principe Fabrizio Salina nel « Gattopardo ». La frase
del giovanotto assai presto scaltritosi nei trasformismi dell’Italia post-unitaria ha in seguito
avuto notevole fortuna, tanto da
diventare un po’ la summa di
tutta una serie di analisi, politiche e giornalistiche sulla questione meridionale: da una parte la lotta contro rapporti sociali ritenuti anacronistici retaggi
del passato, e dall’altra un Potere gommoso e ubiquitario che
riesce, cambiando faccia cento
volte, ad assimilare e utilizzare
per i suoi fini anche le apparenti conquiste dei suoi avversari.
Questa tradizionale rappresentazione è pero sempre più impotente a spiegare quello che
realmente succede oggi nel Mezzogiorno, al punto che la frase
del romanzo potrebbe essere capovolta nel- suo contrario; sembra che non cambi nulla, ma
sta cambiando tutto. E non è
detto che cambi in meglio. Non
si tratta, per la verità, di una
tematica nuovissima; se ne era
già parlato, fra l’altro, due anni
fa, al convegno della FCEI di Vico Equense. E’ certo, però, che
queste cose un conto è studiarle e discuterle, e un altro doverle fronteggiare ogni giorno, e
per di più in un luogo dove la
temperatura sociale è tradizionalmente rovente come la periferia di una grande città.
E’, questo, quel che succede
al « Galeazzo Caracciolo » di
Ponticelli, il villaggio donato
dalla EGEI al Comune di Napoli, dove vivono 60 famiglie di
terremotati. Dall’inaugurazione
del villaggio la scorsa primavera all’organizzazione delle attività durante l’estate, fino a questo autunno in cui le cose hanno ormai un aspetto abbastanza compiuto, tutte le persone
impegnate nel progetto « Caracciolo » (l’assistente sociale, il comitato che gestisce il centro
culturale, i volontari che materialmente danno vita alle varie
iniziative) hanno acquisito la
piena coscienza che oggi ci si
muove su un terreno nuovo, un
nuovo che nemmeno da « Villa
Betania » e da « Casa Mia », tradizionali capisaldi della presenza evangelica a Ponticelli, poteva essere colto fino in fondo.
Se, per esempio, si mette il
naso nel doposcuola gestito da
giovani della EGEI del Vomere
(soprattutto), di via dei Cimbri
e di Galvano-, si colgono sùbito
forti indizi di sottoproletariato,
in linea, questi, con le rappresentazioni più classiche della società napoletana: forte evasione
dell’obbligo scolastico, bambini
coperti da sporcizia pluriennale
e pidocchi dilaganti per ogni dove.
Contrasto stridente
Entrando nelle casette del villaggio, però, il contrasto è stridente. Fuochi di Vesta elettronici, i televisori a colori sono sempre accesi per la gioia dei genitori e dei figli adolescenti (ché i
più piccoli preferiscono star
fuori, negli spazi per Napoli insolitamente ampi che offre il villaggio. E tanto più da quando
CULTO DEL CENTENARIO DELLA CHIESA DI ROMA VIA IV NOVEMBRE
Non vergognarsi delVevangelo
« Io non mi vergogno dell’Evangelo, perché esso è potenza di
Dio per la salvezza di ogni credente» (Rom. 1: 16).
La parola Evangelo richiama
alla mente il buon annunzio e
la grande gioia del natale, la debolezza della incarnazione di Gesù, l’amore misericordioso di
colui che è morto sulla croce
per donarci, per grazia mediante la fede, un perdono che non
abbiamo meritato, una salvezza
che non abbiamo guadagnato,
una vita nuova che noi non abbiamo generato.
La parola potenza, dalla parola greca da cui letteràlmentc deriva il termine “dinamite", evoca invece immagini di forza e di oppressione, di violenza e di dominio, di guerra e di
morte; immagini che creano disorientamento, paura, che distruggono la speranza, soffocano la gioia di vivere, inducono
alla disperazione.
Eppure, afferma l'apostolo,
proprio l'evangelo è la dinamite
di cui Dio si serve per salvare
l'uomo dalla potenza del peccato e della morte.
L’evangelo non è una ideolo
gia da condividere o una dottrina da professare, ma è una nersona, la persona stessa del Signore Gesù Cristo da conoscere,
amare, sperimentare come vivente ed operante nella propria
vita.
Perciò l’apostolo Paolo, dopo
aver personalmente incontrato
Gesù, scrive: « Io non mi vergogno delVevangelo »; egli sa infatti che: « la parola della croce
è pazzia per quelli che vanno
verso la perdizione, ma per noi,
che siamo sulla via della salvezza, è la potenza di Dio» (I Cor.
1: 18). Gesù Cristo, crocifìsso e
risorto^ è dunque la potenza di
Dio per la nostra salvezza.
Gesù infatti ci ha rivelato il
volto nascosto di Dio: non quello di una divinità trascendente,
staccata dall’uomo ed a lui estranea, che impassibile e severa
annota i meriti per largire ricompense e sovpesa colpe per
dispensare castighi, ma il volto
del Padre che perdona le offese ricevute e va per primo in
contro ai propri figli, sia quando sono dei ribelli pentiti come
il figlio prodigo, sia quando mostrano la presunzione di una
ubbidienza formale senza amore.
Guarendo gli infermi, Gesù ha
provato che Dio vuole per tutte
le sue creature pienezza di salute e salvezza, e condizioni umane che favoriscono la vita.
Risuscitando alcuni morti e risorgendo egli stesso dai morti,
Gesù ha annunziato l’assurdità
del vivere la propria vita in funzione ed al servizio della morte,
ed ha rivelato la possibilità di
vivere anche la propria morte in
funzione ed al servizio della vita.
Gesù ha sfidato ogni tabù. Toccando e guarendo i lebbrosi ha
abolito ogni distinzione rituale
tra puri ed impuri; mangiando
e bevendo con i peccatori e gli
squalificati del suo tempo, ha
indicato nella comunione e nel
perdono il superamento di ogni
presunzione di superiorità e di
ogni 'ipocrisia umana.
Moltiplicando i pani e i pesci,
Giovanni Scuderi
(continua a pag. 6)
due canestri e un istruttore hanno scacciato il calcio dal loro
cuore per sostituirlo col basket).
Colpisce poi il .mobilio, spesso
pretenzioso e ancora più spesso
accatastato in spazi troppo piccoli (le abitazioni di provenienza erano, in linea di massima,
più grandi degli attuali prefabbricati). I conti, dunque, non tornano. Per farli tornare, si può
provare ad allineare i dati disponibili su (queste famiglie e
vedere se ci si capisce qualcosa
di più. L’unica cosa veramente
certa è che nelle 60 case vivono
276 persone, circa 4,5 per ogni
abitazione, con una punta massima di 11; i prefabbricati, dal
canto loro, sono concepiti per
ospitarne non più di tre ciascuno, e questo spiega perché solo
in una famiglia o due tutti i
componenti dispongano di un
letto. In tutte le altre c’è chi è
costretto a condividere i sonni
col fratello, la sorella, i genitori. La responsabilità di questo
sovraffollamento ricade tutta intera sul Comune di Napoli, che
nelle assegnazioni delle case del
villaggio ha applicato il solo criterio di passare alla FCEI le « patate bollenti ». « Patate bollenti »
sono quelli che occupano una
scuola e magari rifiutano il container che gli viene assegnato;
o quelli che stanno nel container e più di altri — a torto o a
ragione — contestano il Comune; e così via.
Una cosa che invece non si
può nemmeno chiedere, perché
nulla appare più indiscreto e
non c’è nulla di meglio per suscitare un’ondata di ostilità, _ è
l’occupazione dei capifamiglia.
Chi lavora al centro culturale e
questa gente ha potuto conoscerla, un’idea se l’è comunque
fatta, anche senza un’indagine
sociologica. C’è una piccola minoranza di operai, e un gruppo
più grande di artigiani: elettricisti, imbianchini, idraulici. Forse un quarto delle famiglie vive
su piccoli commerci abusivi,
quando non illegali: « Mio padre
spaccia la droga » diceva tranquillamente una bambina a proposito della professione del genitore (è stato arrestato qualche mese fa). Un ultimo gruppo
è rappresentato da dipendenti
di enti pubblici, spesso assenteisti e con secondo lavoro.
Un esempio può aiutare a capire meglio. Uno degli abitanti
del villaggio sbarca il lunario vendendo radio a transistors
davanti alla stazione. Un poveraccio, a prima vista. Eppure si
sa che di recente ha rifiutato di
farsi assumere al Comune; possiede due automobili e, figurando ufficialmente come disoccupato, riceve dallo stesso Comune assistenza sotto varie forme.
Storie come questa ce ne sono
tante, a Napoli come al « Galeazzo Caracciolo ». Il fatto nu^
vo è che stanno venendo meno il
sogno e il mito del « posto stabile
e sicuro ». come dicevano una
volta i disoccupati organizzati,
da conquistarsi in fabbrica o
nei ran.ghi gonfiati dal clientelismo del pubblico impiego. E si
Paolo Florio
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
13 gennaio 1984
ASPETTI DELLA RIFORMA IN ITALIA
Venezia riscopre Paolo Sarpi
Nello splendido salone e nel
vestibolo della Libreria sansoviniana (Biblioteca Nazionale Marciana) si è tenuta recentemente
una documentatissima mostra
« Fra Paolo Sarpi e i Servi di
Maria a Venezia nel 750“ anniversario dell’ordine». Nei primi
tre giorni era accompagnata da
un impegnativo convegno di studio su fra Paolo Sarpi nell’Aula
Magna dell’Ateneo Veneto. Tra
i professori invitati c’erano Luigi Fiipo, Boris Ulianich. Renzo
Pecchioli, Eric Cochraine di
Chicago. Chi poi ha avuto la fortuna di seguire la guida attenta,
i^ormatissima e carica di entusiasmo del curatore scientifico e
della mostra e del valido catalogo, prof. P. Pacifico Branchesi,
servita, si è potuto fare un’idea
precisa ed organica dello sviluppo dell'ordine dei Servi di Maria
attraverso quasi otto secoli, di
cui sei a Venezia. La figura più
illustre è indubbiamente fra Paolo Sarpi (1552-1623), a cui era infatti riservata metà mostra.
Il Sarpi ner un luterano di Venezia non è certo uno sconosciuto. Assieme al suo discepolo
fra Fulgenzio Micanzio difatti,
nel periodo della Chiesa del « silenzio » (dal 1542 fino al 1696 circa) il Sarpi viene considerato
imo dei capi degli evangelici di
Venezia, un migliaio circa, di
cui un trecento appartenenti alla
nobiltà. L’Unione dei principi
protestanti della Germania p. e.
indirizzava i propri agenti al Sarpi. Uno di essi, il dott. G. B.
Lenk, nel 1609 chiese al Sarpi, se
non fosse forse opportuno inviare a Venezia, a sostegno della
sua attività evangelizzatrice, in
tutto silenzio alcuni dotti teologi di Confessione Augustana.
Il Sarpi, conoscendo la difBcile
situazione veneziana, rifiutò questa proposta, osservando che
c’era da temere che lo zelo eccessivo di tali uomini avrebbe
nociuto alla causa. Consigliò invece che i principi protestanti
tedeschi mantenessero uno o più
ambasciatori stabili presso la
Repubblica, ai quali non si poteva negare di tenere appresso
dei predicatori d’ambasciata che
sotto tale protezione avrebbero
ADISTA
E’ TUTTA L'ATTUALITÀ'
DEL MONDO CAUOLICO
SENZA PREGIUDIZI
E SENZA INIBIZIONI:
■ la politica del Vaticano in Italia
e nel mondo
la Chiesa italiana nel suo impatto con ia società
l'evoluzione delle Associazioni
tradizionali e i nuovi Movimenti cattolici
• le vecchie e le nuove forme di
presenza cattolica nel sociale e
nel politico in Italia e nel mondo
■ il confronto internazionale sui
problemi della pace nel rapporto Nord/Sud
• il dibattito teologico al « centro » e alla « periferia » della
Chiesa
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documenti, dossiere, con la tempestività e l'agilità dell'Agenzia di
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potuto predicare il Vangelo nel
palazzo d’ambasciata sicuramente. I primi a seguire tale suo
consiglio furono gli olandesi nel
1622. Legami di stretta amicizia
il Sarpi ebbe anche col predicatore William Bedell (a Venezia
dal 1604 al 1612) dell’ambasciatore inglese Sir Henry Wotton (ricordo che nel 1543 e 1544 Lutero
ebbe una corrispondenza col portavoce degli evangelici di Venezia Baldassarre Altieri che era segretario dell’ambasciatore inglese Edmond Harvel!). Sicuramente fu il Bedell ad aiutare a Londra l’arcivescovo di Spalato Marcantonio de Dominis a pubblicare la « Istoria del concilio tridentino » ^619), un capolavoro
della storiografia moderna che
di colpo rese noto il Sarpi al
mondo culturale europeo. Chi è
questo frate servita veneziano
di sangue friulano, dal 1606 fino
alla sua morte teologo e consultore in jure della Serenissima,
amico e collaboratore di Galileo
Galilei, guida dei protestanti,
scomunicato dalla Chiesa di Roma (1607), sopravvissuto come
per miracolo a più di un attentato alla sua vita messo in atto
da sicari romani (era esposto il
pugnale usato nel famoso primo
attentato del 5 ott. 1607, appeso
poi dal Sarpi ai piedi di un crocefisso colla significativa dedica
« Filio Dei, liberatori »)? Mi pare che nel Sarpi ci siano due
grandi passioni: la passione per
la democrazia e l’autonomia politica della Repubblica Veneta
(tanto amata che prima di morire mormorò « Esto perpetua! »)
e la passione lucida e sobria per
una Chiesa povera ed evangelica, indipendente dal potere temporale. Come risulta anche dal
convegno di studio, le radici del
pensiero teologico sarpiano non
sono ancora sufficientemente
chiarite. Certo, la tradizione presente a Venezia nel ’500 di un
desiderio di riforma profonda
della Chiesa (cenacolo di Murano con Gasparo Contarini, Vincenzo Querini, Tommaso Zustinian ed altri) da im lato, e dell’apertura singolare alle idee della Riforma protestante (ostacolata e poi quasi soppressa dall’Inquisizione romana) dall’altro,
è stata l’humus indispensabile
per la formazione teologica del
Sarpi. Questi nella questione dell’interdetto (ultimo nella storia!)
p.e., seppe con coraggio straordinario affrontare il potere curiale romano. Rigore scientifico
« moderno » gli portò la stima
di tutta l’Europa.
La mostra alla Biblioteca Marciana presentava oltre a preziosi autografi, prime edizioni, lettere e documenti ufficiali inerenti al Sarpi, una storia documentata dei 750 anni dell’ordine servita che specie per la sua parte
medioevale era di interesse eccezionale: ha reso accessibili al
grande pubblico pergamene originali, bolle papali, lezionari miniati, incimaboli che già presi per
se stessi testimoniano ricchezza
culturale ed artistica degna di
ammirazione. Molti di questi documenti ufficiali della Chiesa,
specie del ’400 e deH’inizio del
’500 tranquillamente combinano
Fofferta in denaro (per la costruzione degli edifici sacri dell’ordine servita a Venezia e di San
Pietro a Roma) con l’elargimento delle indulgenze, illustrando
così la necessità storica e teologica della Riforma. Il coraggio
della presentazione sobria e disincantata di tali documenti è
segno di volontà ecumenica per
superare quella dolorosa fase
storica della Chiesa cristiana.
Questo riempie di speranza.
Frithjof Roch
IL DIBATTITO SULLA RISPOSTA DI CRAXI
Convinto impegno
Raccogliamo con interesse
l’invito a dibattere la risposta di
Craxi alla lettera inviatagli dal
Sinodo circa il problema della
pace e della giustizia. Ci sembra
importante avviare il dibattito
in quanto negli ultimi mesi ci
siamo trovati coinvolti in prima
persona come evangelici nelle
iniziative promosse dal movimento per la pace.
Nella sua risposta ci pare che
il presidente del Consiglio abbia
ripetuto le posizioni consuete
sull’installazione degli euromissili. Di fronte all’affermazione
del Sinodo in cui si riconosce
nel disarmo anche unilaterale la
via più coerente per vivere la
propria fede. Fon. Craxi sostiene
che tale unilateralità « non può
essere un atto del governo italiano », in quanto non corrisponderebbe di volere della maggioranza dei cittadini. Questo non
ci sembra vero, e il fatto che
Craxi affermi una cosa del genere è un grave sintomo di quanto una parte dei politici sia estranea alle esigenze, alle aspirazioni e alle speranze della gente. Ci sembra che questo governo sia sordo e presuntuoso davanti alla ragionevolezza degli
argomenti dei movimenti disarmati.
Nella lettera di Craxi leggiamo: « ma è all’organizzazione
della pace che noi dobbiamo dedicare tutto il nostro convinto
impegno ». Ciò ci sbalordisce, in
quanto nei giorni di dibattito
parlamentare sugli euromissili
dei 350 deputati della maggioranza solo pochi erano presenti
in aula. Può il pres. del Consiglio parlare di concreto impegno? E’ questa la maggioranza
A colloquio con i lettori
FIORI
ALL’OCCHIELLO
degli italiani a cui Craxi si riferisce?
Una maggior « convinzione » il
governo Fha dimostrata nel reprimere mediante le forze dell’ordine un sit-in nonviolento
svoltosi davanti a Montecitorio
proprio in quei giorni e conclusosi con il fermo di oltre 100
pacifisti, tra cui anche diversi
deputati della sinistra.
Siamo certi che non sia questa la strada da imboccare nell’impegno per la pace, e che
nemmeno si possa attendere l’esito di trattative che comunque
si svolgono sopra le teste della
maggioranza degli italiani. Noi
non crediamo nella pace basata
sugli equilibri degli armamenti
che portano ingiustizie e sopraffazioni ai popoli oppressi. Non
crediamo nella pace della sicurezza, perchè tale « sicurezza »
significa riarmo, tensione, sfiducia. Crediamo invece in scelte
coraggiose a favore della vita,
portate avanti con speranza, contro la rassegnazione e la paura
di sterminio. Questo vuol dire
anche adoperarsi per costruire
dei rapporti umani basati sulla
comprensione reciproca, sulla
solidarietà e non sul sospetto e
la diffidenza.
Egregia Sig. Direttore,
Lei ha giustamente ricordato nel suo
articolo ,« Punti di vista » (Eco delle
Valli 9.12.'83) l'uomo di stato ex socialista che nel 1929 « per mettere alFocchiello II fiore di una soddisfacente
soluzione della questione romana, non
esitò a svendere la dignità dell'Italia ».
Mussolini che in un primo tempo
si era fatto conoscere soprattutto come
ateo e anticlericale, ebbe a un certo
punto un gran bisogno, per sopravvivere, del benevolo appoggio della Chiesa cattolica alla quale offrì un Concordato estremamente favorevole. Ma
Mussolini non fu il solo ad acquisire
il diritto di infilarsi il fiore nell'occhiel
lo. L'Italia repubblicana affrontò il prò
blema dei Patti Lateranensi cinque me
si dopo il referendum Istituzionale del
2 giugno 1946 ed il dibattito in aula si
aprì il 23 gennaio 1947.
Paimiro Togliatti aveva dichiarato che
« la religione di Stato è qualcosa che
ia nostra coscienza non può accettare ».
E Giancarlo Paletta aveva affermato:
« Nessuno di noi potrebbe credere che
il Concordato debba rimanere così come è stato pensato e redatto ». Togliatti aveva concluso; « Voteremo contro ».
Ma li 25 marzo 1947 ecco il voto a
sorpresa dell'Assemblea Costituente:
Togliatti cambiò idea e il P.C. votò a
favore dell'art. 7 per evitare, si disse,
un conflitto religioso che avrebbe potuto dividere la classe operaia e per
conquistare le masse rurali che sfuggivano al sociaiismo. Alla votazione
parteciparono 499 deputati su 555. I
« sì » furono 350 (P.C. e D.C.) e I
« no » 149 (partiti di tradizione laica).
Con quella votazione i Patti Lateranensi del 1929 vennero introdotti nella Costituzione repubblicana.
1 concordati sono sempre stati il
risultato di segrete trattative tra ohi deteneva il potere assoluto dello Stato e
chi deteneva il potere assoluto della
Chiesa. Ma poiché è assurdo che in
uno stato democratico i diritti di libertà del cittadino debbano passare attraverso le strettoie di patti stipulati
al di sopra delle loro teste, è augurabile che la bozza, la sesta, relativa al
nuovo Concordato, possa essere prima
delia firma argomento di libera discussione da parte dell'opinione pubblica
e del Parlamento.
Distinti saluti.
C. A. Theiler, Pinerolo
APRIRE GLI OCCHI
E’ in questa direzione che dobbiamo spendere le nostre energie, il nostro « convinto impegno », nella certezza che in tale
cammino non siamo soli: « Poiché io so i pensieri che medito
per voi, dice l’Eterno: pensieri
di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza »
(Geremia 29: 11).
Rossella Casonato
Manfredo Pavoni
Egregio Signor Direttore
Non se la prenda troppo con me se
mi permetto scriverle da tanta distanza
(circa 13.000 chilometri) ma sento il
bisogno di farlo. Un momento fa (sono le 9 del mattino) il nuovo presidente deirArgentina eletto il 30 ottobre
scorso, mediante un atto elezionario
senza « fraude » (si dice), ha finito di
leggere 11 suo discorso per inaugurare
Il periodo parlamentare. Spero che quel
discorso non sia composto solo di parole vane e che questo paese possa cominciare a vivere realmente in pace e
democrazia. Giustizia, Libertà, Pace
(perché non si parla di amore verso il
prossimo o di Agape?), parole grandi,
belle e buone con cui governanti di molti paesi del mondo amano riempirsi la
bocca ma che poi rimangono quasi
sempre quello: Parole... solo parole.
Ma questo non è il vero motivo della
mia missiva. Quello che mi ha mosso
e incoraggiato a questo è l'articolo del
pastore signor Tourn sul lavoro che
fanno I Testimoni di Geova in molti paesi, scritto che leggo e rileggo nel giornale del 27 maggio ultimo scorso.
L'idea di scriverle mi è nata dal fatto che da un poco più di due anni fa,
a Jacinto Arauz, ho fatto una esperienza personale (scusi se è forse troppo
personale), dialogando con due giovani
che si affannano per far conoscere le
loro idee di Testigos de Jehovà (come
diciamo in ispagnolo) e naturalmente
fare adepti. Peccato che riescono a
farne. La causa? Credo che la si può
trovare nel fatto che alcuni (o molti)
dei nostri « buoni » Valdesi, non sempre membri di chiesa, sono assai ciechi In quanto alla conoscenza della
Bibbia; sanno che è il miglior libro che
esista su questa terra, ma non lo leggono e meditano abbastanza, anche essendo membri di chiesa e quando l'occasione si presenta di difendere la nostra posizione di evangelici valdesi, non
possono farlo chiaramente, moite volte anche perché sono timidi. Questo
non dovrebbe succedere. E mi domando: lo, potrei saperlo fare? L'esperienza mia personale è che gli anni che
ho già vissuto in questo mondo sono
già... direi molti (82), ho quindi avuto
tempo per imparare qualche cosa della
vita, ma devo confessare che la mìa
istruzione è delle più modeste, ho solo fatto le elementari a S. Germano
Chisone (dove sono nato) sotto la direzione delle Insegnanti signorine Amandine Vinçon, Fanny ReveI ed il
maestro signor Bartolomeo Long...
Tornando con lo sguardo agli anni della mia fanciullezza e gioventù, ricordo
ohe .mia Mamma diceva in certe occasioni: “Ce n'est pas le tout de faire,
c'est de savoir faire», insegnamento che
non ho mai dimenticato. Tutto questo fa
che quando questi giovani Testigos de
Jehovà si presentarono, naturalmente
colla Bibbia in mano e alcune riviste
come la « Torre di Guardia », che, precisamente in quel numero recava un
articolo assai lungo sulla Storia Valdese con fotografia di Pietro Valdo che
evidentemente mi piaceva, parlarono
pure di Remigio Cuminetti che abitava
ai Gondini (S. Germano) e che ho conosciuto personalmente fin dal 1913 al
18, quando rifiutò con coraggio e fermezza di prendere le armi durante la
1“ guerra mondiale ecc... Fin qui tutto
bene ma...uno di quei giovani ragazzi
(calcolo che non avevano più di 22 anni) mi ha domandato se noi. Valdesi,
credevamo ohe Iddio può intervenire
direttamente in cose schiettamente personali. Non ho esitato a rispondergli
di sì, citando i capitoli 10 e 11 di Atti,
(Fatti) cercando di fargli capire che le
relazioni avvenute tra il centurione Cornelio e l'apostolo Pietro non è stato un
fatto successo così...per caso, ma preparato direttamente da Dio. Credo che
è un fatto ben chiaro e che anche i
più ignoranti e ciechi possono vedere.
E' l'intervento dello Spirito del Signore
per arrivare poi alla conversione di una
persona, sempre a condizione che quella persona sia ben .disposta (come il
centurione) ad accettare e ricevere
quello che Dio vuole darle. Poi la risposta di Pietro ai suoi fratelli, gli apostoli, è più che logica: Chi ero io, da
potere impedire Iddio (11: 17)?
Sono cosciente di non avere la dovuta preparazione teologica nè intellettuale, ma ho cercato di far capire a quei
giovani e ad altri che udivano la nostra
conversazione, che la Bibbia non dice
solo quello che certe persone vogliono
0 credono che dica, ma dice molte altre
cose che possono dar luce e illuminare
la strada che ognuno di noi deve
percorrere su questa terra. Noi Valdesi
non abbiamo l'audacia di dire che possediamo tutta la verità, come tutti,
commettiamo errori, ma appunto per
quello è indispensabile stare sempre
all'ascolto della Parola e dello Spirito
del Signore, per non rimanere sempre
ciechi... Tre volte in qualche mese abbiamo dialogato. Ora da più di un anno
abito in questa valle chiamata “ Traslasierra » di Cordoba, nell'hotel gestito da
Valdo, mio figlio, e sua moglie. Quei
giovani mi hanno poi scritto una volta
ciascuno per farmi delle domande, alle
quali ho risposto, non con idee mie, ma
cercando sempre nel Libro dei libri la
risposta ohe mi pareva più adatta. Ripeto: non mi sento preparato perchè
sono sempre stato un semplice operaio,
ma sono persuaso che se nella Bibbia
non trovo una risposta alle domande
che riguardano la vita spirituale, morale
e anche materiale che quei ragazzi possano farmi, non la troverò in nessuna
parte. Credo che in modo speciale tutti
1 governanti (che credono di saperle
tutte) dovrebbero consultare la Bibbia,
Il mondo presenterebbe certamente una
altra immaginell 0, sbaglio?
Non so se le mie risposte sono state efficaci perchè da mesi non ricevo
nulla da quei ragazzi, neanche « La Torre di Guardia », ma mi permetta signor
Giampiccoli, di finire (il mio scritto le
risulterà forse troppo lungo) dicendo un
grazie di cuore al signor Giorgio Tourn
che, col suo articolo, ha aperto anche
a me un poco più gli occhi. Non è
mai troptpo imparare qualche cosa anche
ai miei annii
Clemente Beux, Cordoba (Argentina)
vti
7
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i-yr-í:.,,
13 gennaio 1984
fede e cultura 3
<A
DIBATTITO A TARANTO
ATROCI STRUMENTI DI TORTURA
>.i?ì-V
Æ'r
Protestanti perchè
La scoperta fondamentale del
Protestantesimo sta nel considerare la vita come dono di Dio
totalmente immeritato.
Su questo concetto, così lucidamente esposto dal Past. Giorgio Girardet, si è svolta la conferenza pubblica che ha avuto
luogo a Taranto sabato 17 Dicembre presso i locali di attività della Chiesa Valdese per illustrare il libro « Protestanti
perchè ».
Continuando il discorso, il
Past. Girardet ha sostenuto che
la Riforma rappresenta ancora
oggi un fatto di estrema attualità e non un avvenimento collocato in un certo periodo della
storia dell’umanità; questo perchè in una società senza speranza, dove la volontà degli uomini
non porta che allo sfacelo, la luce abbagliante delTEvangelo, dono di Dio, rappresenta sempre
Tunica possibilità di salvezza.
Altro punto fondamentale sostenuto dal Protestantesimo è
la « sola scriptura », che rappresenta la traccia storica della
presenza di Dio in mezzo agli
uomini attraverso Gesù Cristo e
Tunica testimonianza di tale
traccia.
Il profondo senso di autolimitazione come chiesa, che si mette sempre in discussione nei confronti della Parola, è un altro
ancora dei principi fondamentali
che distinguono il Protestantesimo specialmente nei confronti
del cattolicesimo. Infatti il Protestantesimo si pone come proposta ' di fede cristiana rinnovata, che va al di là del cattolice
li culto
evangelico
radiodiffuso dalla Rai
quindicinale
Abbonamento 1984: L, 2.000; sostenitore 3.000: estero 3.000
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simo, ma anche al di là delle
stesse chiese protestanti istituzionalizzate. In sostanza, la sola
cosa che conta per noi protestanti è Gesù Cristo, parola vivente,
e non la nostra storia, la nostra
tradizione, la nostra stessa chiesa.
Ai numerosi interventi che sono seguiti, dei auali uno tendente a dimostrare che il processo
di democratizzazione precede il
momento della Riforma protestante, anche se poi si affermerà
con questo, il Past. Girardet ha
risposto che anche se è vero che
germi di democrazia si intrawedono qua e là prima della Riforma, come ad esempio la Magna Carta in Inghilterra, in realtà questi, pur prevedendo alcuni
diritti per i cittadini, erano finalizzati ad esercitare un certo
controllo da parte della nobiltà
sul potere del Re. Più o meno
lo stesso si può dire all’epoca di
Lutero, quando i Principi erano
più preoccupati di sottrarsi al
OMEGNA
« ■ f
Incontro
su Lutero
Venerdì 13 gennaio ’84 alle ore
20.45 presso la Casa dell’Anziano (messa a disposizione dal
Comune) in Via Mazzini - Omegna . la Chiesa Metodista locale
organizza una Conferenza pubblica sul tema ; « Attualità di Lutero ». Relatore : prof. Paolo
Ricca - Facoltà Teologica Valdese . Roma.
l’influenza di Roma che di garantire una certa indipendenza alle
masse. Ma quello che avviene
subito dopo è certamente opera
del Protestantesimo che, grazie
al suo messaggio di libertà, di
responsabilità e di presa di coscienza contenuto nella Bibbia,
riesce ad imprimere una svolta
decisiva a tutta un’epoca, suscitando un vero e proprio movimento popolare di democratizzazione.
La riunione ha termine con
un appello alle comunità, rivolto
dal Past. Girardet, a cogliere la
occasione che si presenta oggi
nel nostro Paese, dove si manifesta un certo interesse a conoscere i] Protestantesimo. Il fatto,
estremamente positivo, non può
lasciarci indifferenti né imprepa
rati; è indispensabile attrezzarci e costruire le nostre comunità
in vista della funzione che possiamo svolgere al riguardo.
Infine, siamo chiamati a dare
un valido appoggio ai nostri fratelli in fede impegnati nella vita
politica del Paese, non per condizionarne le scelte partitiche,
ma per aiutarli nelTattuazione di
fatti concreti destinati al benessere di tutti.
La serata meritava una più
vasta partecipazione di pubblico, anche perchè la riunione è
stata ampiamente pubblicizzata,
ma si vede che nel nostro profondo sud, ^meno sull’argomento, non è ancora arrivato Tinteresse che altrove ha suscitato
più larga eco.
('Pasquale Consiglio
sadico piacere
far soffrire gli
di
Visitandoli pare di sentire ancora le grida degli antichi eretici
a cui, per esempio, venivano asportati lentamente col fuoco i
piedi con l’aiuto di frati e altri
uomini della Santa Inquisizione.
Ma tra gli atroci strumenti di
tortura esposti in questi giorni
a Torino — in una lugubre rassegna che va dal Medioevo all’epoca industriale — quello che
più mi ha colpito è la sega.
Appeso per i piedi il condannato veniva letteralmente segato.
« A causa della sua posizione capovolta — si legge nella didascalia accanto allo strumento — la
quale assicura un’adeguata ossigenazione del cervello ed impe
Lutero nostro^ contemporaneo
Le iniziative nel bresciano - Interessante dibattito a Giulianova
Il quinto centenario della nascita di Martin Lutero non è passato inosservato nella città. Se
ne sono occupati anzitutto i
giornali, che ci hanno richiesto
interviste ed hanno pubblicato
articoli a volte molto pregevoli
sul pensiero e l’opera del Riformatore. Anche alcune Radio e
Televisioni locali, non solo hanno sempre annunziato le conferenze che vi sono state, ma hanno dato autonomamente spazio
alla ricorrenza. Una delle più
ascoltate ha trasmesso in diretta una intervista al Pastore Enrico Corsani, circa la rivalutazione che si è verificata nel giudizio cattolico su Lutero e le
eventuali prospettive ecumeniche.
Sabato 16 Aprile il Prof. Bruno Corsani ha tenuto nella nostra Chiesa una conferenza sul
tema: Lutero e la Bibbia. E’ stata registrata e poi ritrasmessa
da una radio locale. Sabato 5
Novembre il Prof. Sergio Rostagno ha parlato nella nostra Chiesa su: La distinzione tra essere
ed agire come chiave per comprendere la teologia di Lutero.
Nei giorni 5 e 6 Novembre vi
è stato un convegno di studio
organizzato dalla Rivista « Servitium » che fa capo al frate-poeta David Maria Turoldo. Lo studio base è stato tenuto dal Prof.
Sergio Rostagno. Altre relazioni
sono state presentate da David
Turoldo, Mario Cuminetti, Giuseppe Ruggieri, Armido Rizzi. Il
convegno ha avuto luogo in un
centro cattolico.
A conclusione dell’anno luterano, abbiamo organizzato, insieme alla Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura ed
agli « Amici della Pace », e col
patrocinio dell’Assessorato alla
Cultura del Comune, quattro
manifestazioni: la prima, domenica 20 Novembre. La corale di
Villar e Bobbio Pellice, diretta
da Dino Ciesch, ha eseguito corali luterani, preceduti da illustrazione esplicativa. Un giornale locale aveva in precedenza
pubblicata una presentazione del
senso del canto sacro nella Riforma, scritto dalla signora Annamaria Lorandi.
Venerdì 25 Novembre il Prof.
Bruno Corsani ha parlato, nella
Libreria della Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura,
sulle più recenti opere o traduzioni di studi su Lutero. La sera
ha tenuto una conferenza sul tema: , Verso una lettura ecumenica di Lutero.
Venerdì 2 Dicembre gli attori
della « Compagnia della Parola »
di Roma, Franco Giacobini, Angela Goodwin, Andrea Bosic,
hanno ese^ito una dizione di
testi biblici nella traduzione interconfessionale della Associazione Biblica Universale. Queste
tre prime manifestazioni hanno
avuto luogo nel salone « Bevilaqua » alla « Pace », alla presenza di un pubblico numerosissimo e partecipe.
A conclusione del ciclo, nell’Aula Magna del Liceo Classico
« Arnaldo » il Prof. Mario Miegge ha parlato su: « Lutero e la
Cultura moderna ». Anche in
questa occasione, forte affluenza
di studenti, professori ed altri
invitati.
Naturalmente, erano stati affissi, a centinaia di copie, sia i
manifesti su Lutero preparati
dalla Federazione, sia quelli dell’Assessorato. Degli stessi, in
formato ridotto per inviti, vi è
stata una massiccia distribuzione a conoscenti, circoli, librerie,
associazioni, negozi, etc.
Concludendo, possiamo dire
che il bilancio è stato positivo,
e che, quantunque fosse chiara
l’impostazione ecumenica di queste manifestazioni, però il pubblico non era composto solo da
cattolici ed evangelici, ma in larga misura anche da « laici »
non confessionalmente impegnati. Siamo stati invitati anche in
provincia, dalla Biblioteca Comunale di Bovegno, dove hanno
parlato il Pastore Enrico Corsani e Don Giulio Cittadini dei
Padri della « Pace ». E’ seguito
un dibattito: numeroso il pubblico, in prevalenza composto
da studenti. Enrico Corsani
GIULIANOVA (Te) — La nostra chiesa ha organizzato, con
la preziosa collaborazione della
Amministrazione Comunale e del
giovane e dinamico Sindaco, il
10 die. 1983 alla Sala Buozzi una
tavola rotonda dal titolo « Lutero nostro contemporaneo».
Partecipavano Filippo Mazzonis, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università « D’Annunzio » - Teramo e il prof. Paolo Ricca. Introduceva il tema
Francesco Marroni, docente di
lingua e letteratura inglese alla
Università di Pescara e consigliere comunale di Giulianova,
con una efficace e stimolante
presentazione degli effetti ’scatenanti’ prodotti dalla « parola »
(accenno al libro della Claudiana « Lutero, la parola scatenata»), di Dio in primo luogo, ma
anche da quella umana (il ’volgare’) che veniva restituita al
popolo.
Paolo Ricca, prendendo lo
spunto dal 500° anniversario luterano e dalle numerose inizia
tive culturali sorte in tutt’Italia,
afferma che dobbiamo registrare dei piccoli segni di un grande
fatto: l’Italia, dopo quasi due
millenni di regime religioso monopolizzato, si sta avviando a
diventare un paese a religiosità
pluralista.
Questo 1983, prosegue Ricca,
ha contribuito alla presa cU coscienza di questo fatto: il cristianesimo è da declinare al plurale. Stiamo imparando che non
esiste il cristianesimo, ma i cristianesimi !
Lutero ha fornito ima concezione del cristianesimo che la
chiesa del tempo ha respinto.
Questo cristianesimo era ri-formato, o meglio, era ri-sostanziato, cioè riceveva nuova sostanza. Con il ’no’ della chiesa nasce
la pluralità del cristianesimo in
Occidente. Oggi, con il Movimento Ecumenico, si capisce che
il cristianesimo è un fenomeno
unitario nella sua ispirazione,
ma molteplice nelle sue espressioni. Con Lutero rispunta una
pluralità di modelli cristiani (la
chiesa=piramide gerarchica è
un’invenzione costantiniana) che
era andata perduta. Una chiesa
senza Papa costituiva un salto
nel buio. La Riforma offre questa possibilità!
Filippo Mazzonis ha esordito
chiedendosi come mai la proposta luterana e non altre abbia
avuto successo. Anche gli altri
movimenti ’eretici’ si adoperavano per dare delle risposte.
Ma la proposta della Riforma
fu accolta perché giunse nel momento in cui si compiva un processo storico. La chiesa era Tunica, legittima, depositaria della
verità alla quale andava commisurato ogni modello. Essa gestiva il potere in stretto connubio
con l’aristocrazia laica. Nella
seconda metà del XV sec. si formano gli stati nazionali che non
hanno più interessi imperiali,
ma locali. Si va delineando,
quindi, un diverso rapporto col
cittadino e con la chiesa.
E’ in questo quadro, secondo
Mazzonis, che si inserisce la
proposta di Lutero. Non la chiesa è depositaria della verità, ma
ogni uomo diventa arbitro della
propria vita. Questa non è una
proposta religiosa, ma politica!
Era stata intuita l’enorme potenzialità della Riforma!
Molti e qualificati gli interventi. Tra il pubblico, circa sessanta persone, il Presidente del
Consiglio Regionale Abruzzo,
Egidio Marinaro; Antonio Franchi, consigliere regionale; il Sindaco di Giulianova ed alcuni Assessori. Presente, come in ogni
altra manifestazione culturale,
un banco « Claudiana ».
Enos Mannelli
disce il dissanguamento generale, la vittima non perde la coscienza finché la sega non arrivi
alTombelico o...al torace ».
Ma di torture, anche atroci c’è
traccia persino nella Bibbia. Il
re Davide conquistando la città
di Rabba: « fece uscire gli abitanti che erano nella città e mise
i loro corpi sotto delle seghe,
degli erpici di ferro e delle scuri
di ferro e li fece gettare in fornaci da mattoni » (II Sam. 12/
31). Insomma la tortura è antica come il mondo ma, penso,
abbia raggiunto un impareggiabile stagione di sadismo durante i secoli della Controriforma.
La «forcella dell’eretico» è l’esempio di un classico di sadica
perfezione: quattro punte acutissime, assicurate intorno al collo,venivano piazzate tra il mento
e lo sterno sicché la vittima, che
a questo punto non poteva più
muovere la testa salvo infilzarsi
definitivamente, doveva, con un
fil di voce dire « abiuro » per
salvarsi. Ma gli inquisitori sembrano essersi accaniti particolarmente contro le donne. E nella
loro perenne caccia alle streghe
la maggiore concentrazione si
rivolgeva agli organi sessuali
femminili: dalla cintura di castità alle pinze roventi per strappare i seni. Evidentemente il
torturatore medioevale che considerava il sesso come peccato
(il sesso maschile sembra gode;
re di particolare immunità) si
accaniva particolarmente contro
i simboli della procreazione e
dell’emotività. Adesso qui non
mi addentro a descrivere altri
terribili strumenti con cui inquisitori di tutte le epoche si sono
Voce
evangelica
Mensile
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Coira - «Voce Evangelica» Poschiavo
dilettati sadicamente a schiacciare passioni e verità onde salvare il sistema sociale in cui
vivevano. Noto « en passant »
che c’è probabilmente un fondo
di piacere in ogni tortura inflitta. E soprattutto quando essa
diventa spettacolo: dai gladiatori romani alle moderne corride
contro i tori. Si potrebbe dire
che è un sentimento bestiale...ma
le bestie non praticano la tortura. E’ un’invenzione tutta umana. Pensavo a queste cose leggendo, sabato 7 gennaio, dei funerali del pugile La Serra, deceduto dopo ventitré giorni di
coma in conseguenza di un durissimo incontro di boxe: uno
spettacolo terribile che mette in
luce la « voglia pazza » di far
soffrire e distruggere il nemico.
Insomma gli strumenti della
tortura sono cambiati ma il problema rimane. Ed è un terreno
sul quale, coloro che amano il
Cristo, non possono nè restare
indifferenti nè essere complici
del sadismo di massa.
G. Platone
4
4 vita delle chiese
13 gennaio 1984
INCONTRO TRA EVANGELICI
Ecumenismo sulla pace
in stretto rapporto: « Quando ci
battiamo per l’ingiustizia troviamo spesso all’orizzonte una pro
TORRE PELILIGE — Nel presentare l’iniziativa promossa dal
locale gruppo «pace», Antonio
Kovacs ha sottolineato le due
esigenze che hanno fatto si che
le Comunità evangeliche di Torre s’incontrassero sabato 17 dicembre nei locali della biblioteca valdese. Si è giunti all’incontro stimolati da un ordine del
giorno che la Comunità valdese
aveva espresso mesi or sono ;
inoltre, tra le iniziative del gruppo «pace», si pensava di proporre un momento di riflessione
nel tempo dell’Avvento, in rapporto alla pace. Cosi., circa cinquanta persone, appartenenti a
tre Comunità evangeliche hanno
comunemente riflettuto, cantato
e pregato. Sia la preghiera iniziale di D. Abate che quella finale
di D. Rochat hanno espresso un
profondo ringraziamento al Signore per questo primo incontro tra fratelli evangelici. Rincrescimento va per la mancata
partecipazione della Chiesa avventista, impegnata in altre iniziative interne, la quale ha comunque dato la sua adesione.
Veniamo alle meditazioni: la
prima di Graziella Revel, per
l’Esercito della Salvezza. Partendo dal Salmo 3 e da Samuele 15, ha riflettuto sulla pace
nella sofferenza. Molto chiaramente ha commentato l’esperienza di Davide, tradito dal fi
glio, costretto alla fuga, il quale,
di fronte ad una così grande
sventura, riesce a trovare pace
in Dio. Così per noi, in una
umanità sofferente, Davide ci
aiuta ad avere speranza quando
viviamo nella sofferenza, anche
se differente dal racconto biblico. E’ toccato poi a Piero Montesissa, anziano della comunità
dei Fratelli di via Virle a Torino, a parlare di Gesù, Signore
della pace. Con grande convinzione egli ha sottolineato Tunica pace in Gesù Cristo - unico
Signore di pace. Prendendo distanza dalle iniziative umane
per ottenere la pace in im mondo dominato dal diavolo, egli ha
concluso sottolineando con passione il passo di Giovanni 4:27 :
« Io vi lascio la mia pace, non
come il mondo la dà».
Un messaggio sulla pace lo ha
portato qualcuno da fuori: un
invitato dagli organizzatori. Fausto Kokolo, evangelico e segretario dell’associazione « Africani in Piemonte ». « Lottiamo per
una pace che supplisca ad una
guerra - questo è giusto. Però
in noi deve nascere una nuova
pace, cioè l’amore per gli altri.
Come possiamo essere altrimenti in pace con noi? Solo una
profonda riconversione all’amore, per gli altri può produrre un
corso nuovo della storia ». E’ stato importante che un fratello
del 3° mondo ci ricordasse come
noi siamo portati a vedere lontano le cose che non vanno, ma
poco disposti ad iniziare là dove
viviamo. La quarta riflessione è
stata fatta da Italo Pons, valdese, e dalla Federazione Giovanile Evangelica Italiana, con una
ampia relazione sul rapporto
«pace - giustizia», partendo dal
quadro molto vasto in cui si nota l’ingiustizia e la non-pace ;
egli ha collegato passi delle beatitudini (Matt. 5: 9-10), ponendoli
P. G. R.
PINEROLO
Incontro matrimoni
interconfessionali
Riprendono domenica 15 gennaio alle ore 15, gli incontri
dei matrimoni interconfessionali, presso la Chiesa Valdese di
Pinerolo (via dei Mille 1).
Introducono 1 coniugi Myriam
e Gianni Marcheselli (di Milano) con una relazione sui lavori della 21* Sessione di formazione ecumenica del SAE - Gruppo di studio sul tema : « I matri
moni misti nella vita delle Chiese».
Dalla ricerca collettiva dovrebbero emergere gli argomenti di
riflessione per gli altri due incontri, previsti per il 18 marzo
e il 6 maggio.
Sono invitati tutti i membri
di chiesa, in particolare i Concistori e i Consigli pastorali parrocchiali, i pastori e i preti, le
coppie interconfessionali.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Solidarietà e condivislone
20.30; a Inverso Clot, mercoledì
18 gennaio alle ore 20; a Perosa
Argentina, venerdì 20 gennaio
alle ore 20.30.
FERRERÒ - MASSELLO —
La vecchia tradizione del culto
di Natale tenuto dai bambini, ci
ha permesso quest’anno di vivere un’esperienza nuova. I monitori, nel preparare il culto, hanno sviluppato due diverse idee.
Nella prima parte, infatti, si è
avuta la rappresentazione di alcune scene della vita di Àbramo, incentrate sulla scelta di ubbidire a Dio, lasciando la propria terra, e sulla nascita del figlio della promessa; nella seconda parte abbiamo visto ima
sorta di « Telegiornale » che racconta la nascita di Gesù. Nel finale di questa seconda parte,
prendendo lo spunto da una confessione di peccato dei ricchi di
Betlernme, che non han voluto
condividere ciò che hanno con
la famiglia di Giuseppe, è stato
portato in mezzo alla comunità
un pane e tutti i presenti sono
stati invitati a prenderne un
pezzo ed offrirlo al vicino. La
fede e l’amore come condivisione sono dunque i due elementi
su cui si è centrato questo momento di riflessione.
Particolarmente importante è
stato il gesto a cui l’assemblea è
stata invitata : la condivlsione
deve essere infatti non solo il
gesto simbolico di un atto di
culto, ma il modo in cui viviamo.
go e Roberso, giovedì, 12; Baissa, mercoledì 18; Pomeifrè, Fontane e Bessé, giovedì, 19.
FRAMOXiLO — Il culto di Natale, con Santa Cena, è stato allietato dalla partecipazione della corale che ha eseguito due
canti.
i familiari la solidarietà nostra
e della Chiesa nel dolore della
separazione ma anche nella speranza della risurrezione in Gesù Cristo.
• Il 16 novembre 1983 è nata
Federica, di Daniela Gorgerino
e Gianni Long e il 23 dicembre
è nato Luca, secondogenito di
Olga Peyrot ed Eraldo Sappè. Ci
rallegriamo con i genitori, tutti
residenti a S. Germano, e chiediamo al Signore di voler assistere ed aiutare questi piccoli
fanciulli a crescere in statura
ed in grazia.
• Siamo molto grati al pastore Luciano Deodato per il forte
messaggio di speranza che ci ha
rivolto durante il culto di Capodanno, da lui presieduto in assenza del nostro pastore.
• La filodrammatica si sta
riunendo settimanalmente per
preparare la recita che presenterà la sera del XVII febbraio
prossimo: buon lavoro!
• Sabato 7 gennaio, nel tempio dei Coppieri, si sono uniti
in matrimonio ; Armand-Ugon
Eros e Margani Rita Saveria. A
questi sposi, che si stabiliscono
a Villar Pellice, l’augurio di una
vita in comune nel Signore.
• Sabato sera, 7 gennaio, il
gruppo XVII Febbraio della
Chiesa di San Giovanni ha presentato nel tempio il lavoro teatrale « Lutero » di John Osborne. Il pubblico non era molto
numeroso, ma ha apprezzato
l’impegno di tutti gli attori e
della regia, che ringraziamo sentitamente per il messaggio rivoltoci.
• Coucourde Daniele è venuto
a rallegrare e portare gioia a
Ferruccio e Ida (Fleccia di Inverso rinasca). Un cordiale benvenuto a Daniele e tanti auguri
ai genitori.
• Il concistoro è convocato
per sabato 14 gennaio alle ore
20.30 presso i locali delTEicolo
Orando.
Conferma del pastore
Giorgio Tourn
• Un benvenuto a Dimitri
Charbonnier, giunto ad allietare i genitori e tutta la famiglia,
con l’augurio di ogni benedizione nel Signore.
TORRE PELLICE — I membri
elettori della chiesa di Torre Pel.
lice si sono mobilitati in numero
consistente per esprimere al pastore Tourn la loro stima e il
loro affetto confermandolo quale
pastore titolare per un secondo
settennio.
• Qualche numero fa abbiamo
dato notizia del fatto che un
membro della nostra chiesa, Valdo Bert, era rimasto vittima di
un incendio che gli aveva distrutto l’abitazione. Possiamo
ora dire che la sua salute migliora. Nel frattempo è sorta
una specie di gara della solidarietà fra la popolazione e spontaneamente è nata una sottoscrizione a suo favore, a cui molti
hanno voluto partecipare. E’ bello vedere come la gente sappia
partecipare alle vicende di chi
gli sta accanto.
• Segnaliamo che domenica
15 gennaio, a Perrero, con inizio
alle ore 10, si terrà l’Assemblea
di Chiesa. All’ordine del giorno
la situazione finanziaria della
Chiesa.
• Le prossime riunioni quartierali sono le seguenti: Foren
VILLAR PELUCE — I culti
di Natale, di fine anno e di Capodanno sono stati seguiti da
un buon numero di persone con
discreta partecipazione alla Cena del Signore.
• Nel periodo natalizio le componenti l’Unione Femminile, come è consuetudine da vari anni,
hanno visitato le persone anziane, sole o ammalate della Chiesa. Anche gli ospiti della Casa
« Miramontl » hanno trascorso
momenti di comunione fraterna
con amici e conoscenti, ricevendo, tra le altre, la visita del Coro Alpino Val Pellice, delle Adi
di Torre Pellice e di un gruppo
dell’Unione Femminile di Torre
Pellice, che ringraziamo insieme a tutti gli altri amici.
• Giovedì pomeriggio, 29 dicembre, numerosi conoscenti
hanno manifestato la loro simpatia ai familiari del fratello
Geymonat Mario, deceduto all’Ospedale Molinette di Torino,
all’età di 62 anni. Rinnoviamo
alla vedova, al fratello ed a tutti
VILLAR PEROSA — Il culto
di Natale ha visto la partecipazione della nuova corale, recentemente ricostituita, che ha cantato tre cori. H 26 dicembre si
è svolto un riuscito pomeriggio
comunitario, con le recite e i
canir^ dei ragazzi della Scuola
domenicale e le esecuzioni del
Gruppo Trombettieri, diretto
da Renato Ribet.
• La comunità esprime la sua
solidarietà ai familiari di Emy
Peyrot. Occasioni di gioia invece
sono stati i battesimi di Emanuele Ivol e Andrea Panerò. Auguri
infine a Claudio Ferrerò e Elda
Balbo Mussetto che si sono uniti in matrimonio.
Nuovo
appuntamento
• Ringraziamo i predicatori
che hanno presieduto i culti in
assenza del pastore, occupato
dagli impegni della Commissione Distrettuale: Tom Noffke (11
dicembre), Erika Tomassone
(18 dicembre). Luigi Marchetti
(8 gennaio).
ANGROGNA — Pittura, batik, piccoli lavori artigianali;
proviamo a fare insieme quello
che spesso facciamo in casa da
sole. Il primo incontro è per sabato 14 alle ore 15 al Presbiterio. I lavori sono realizzati anche per il Bazar della comunità.
L’incontro è aperto a tutti.
• Appuntamenti; ven. 13.1,
ore 20.3(): Corale; sab. 14.1, ore
20.30: Concistoro; mere. 18.1,
ore 14.30: Unione Femminile al
Centro; ore 20.30: Riunione a
Vivian.
• Nelle riunioni quartierali di
questi giorni (Odin-Bertot il 12;
Baussan il 16; Jourdan il 17 e
Cacet il 18) affrontiamo il documento ecumenico di Lima su
« Battesimo, Eucaristia e Ministeri ».
Riunioni
POMARETTO — Ricordiamo
le riunioni quartierali alla Lausa, martedì 17 gennaio alle ore
• Il Tempio del Serre è dotato di un nuovo portone massiccio realizzato da Giulio Bertot
e messo in opera da Sandrino
Odin e Walter Rivoira. A tutti
grazie !
Incontro giovanile
spettiva di persecuzione su noi
questo è giusto che avvenga. Ne
dobbiamo però avere coscienza;
il nostro compito è di predicare
la via della Croce nella prospettiva del discepolato attivo».
Un incontro importante e significativo. Un momento assente: il dibattito ed il confronto
su posizioni teologiche diverse.
Speriamo che questo in futuro
possa attuarsi in una prospettiva di federazione e d’incontro
dell’evangelismo italiano.
Grazie al Coretto per il suo
contributo nei canti e nella partecipazione che ha abbassato la
media dell’età.
Ha avuto luogo a Bobbio Pellice nei giorni 27-28-29 un convegno di studio e formazione
per monitori e responsabili di
gruppi cadetti e giovanili. Vi ha
partecipato una quindicina di
giovani sotto la guida di F. Taglierò. Studio biblico, dinamica
di gruppo, tecniche di animazione, problemi pedagogici, tecniche di manipolazione e pronto
soccorso sono stati gli argomenti
che hanno impegnato i partecipanti a quello che è stato il
terzo incontro del genere nel 1“
Circuito.
sabato 14 gennaio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va In onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Nel corso del convegno verrà presentata la 2* e 3* sequenza del programma delle scuole domenicali.
domenica 15 gennaio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
n INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 15 si tiene presso la Chiesa Valdese l'incontro dei matrimoni interconfessionali. Intervengono
i coniugi Marcheselli di Milano.
lunedì 16 gennaio
□ INCONTRO
PASTORALE
TORRE PELLICE — Il prossimo incontro pastorale del 1° distretto avrà luogo presso la Casa Unionista, con inizio
alle ore 9.15.
— Riflessione biblica (a cura di Dino
GardioI).
— Tema della giornata: L'etica pastorale
(introducono: G. Tourn, B. Bellion,
B. Rostagno).
— Questioni organizzative.
giovedì 19 gennaio
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con inizio alle ore 20.30.
domenica 22 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 15 presso il
Convento dei Padri Cappuccini si tiene
l'incontro dei collettivi biblici ecumenici
del piner lese sul tema del Battesimo.
venerdì 27 gennaio
□ INCONTRO ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20,45 nella sala
della chiesa valdese di Via dei Mille 1,
si terrà un incontro-dibattito sul testo
ecumenico della Commissione Fede e
Costituzione del Consiglio ecumenico
delle chiese noto come « testo di Lima ». Il testo affronta la questione del
battesimo, deH'eucarestia e del ministero. Poiché il suddetto testo è allo
studio nelle chiese valdesi, in alcuni
collettivi biblici interconfessionali. Agape ed il Centro sociale protestante di
Pinerolo hanno organizzato due incontri
su cui aprire un confronto ecumenico.
A questa proposta aderisce anche il
Consiglio presbiterale della diocesi di
Pinerolo.
Questo primo incontro sarà introdotto
dal pastore Aldo Comba dell'Alleanza
Riformata Mondiale di Ginevra e da padre Pio Tamburrino dell'Abbazia benedettina della Novalesa.
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13 gennaio 1984
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vita delle chiese 5
CENTO ANNI DOPO PORTA PIA
Valdesi a Roma
Ci scusiamo per il ritardo con cui pubblichiamo il resoconto delle iniziative per il centenario della Chiesa valdese
di Roma via IV novembre. Lo facciamo con piacere e fraterna
solidarietà pur ritenendo importante ricordare anche i criteri di valutazione che l’apostolo Paolo dava alla Chiesa di
Corinto (1 Cor. 1: 26-31).
Il culto commemorativo del
centenario del tempio di via IV
Novembre si è tenuto domenica
27 novembre 1983. La preparazione. l’organizzazione e la buona riuscita dell’importante avvenimento (è il primo tempio
valdese nella città dei Papi), sono dovute alla efficienza del Comitato del centenario appositaniente costituito. Per l’occasione
è stata .fatta imbiancare l’entrata del tempio insieme ad alcuni
locali, si è parzialmente revisionato l’impianto elettrico; alcuni
membri della comunità si sono
impegnati nelle varie operazioni
necessarie. L’avvenimento è stato annunciato e commentato da
alcuni quotidiani come il Cor
tenuto il sermone sul testo di
Romani 1: 16, lo stesso della prima predicazione in Roma tenuta
dal past. Matteo Prochet in una
camera dell’Hotel Universo nell’ottobre 1870 e della predicazione di inaugurazione del tempio
il 25 nov. 1883.
Ti'a i molti messaggi pervenuti si notano un telegramma del
Sindaco di Roma ed una lettera
del Vicesindaco.
La parte musicale è stata curata da tre organisti, tre violinisti ed una flautista. La colletta
sarà devoluta al nuovo centro
di San Salvo in Abruzzo. Dopo
si è avuto un rinfresco nei lo
cali annessi al tempio, ottimamente organizzato da alcune sorelle della comunità.
La conferenza celebrativa per
il centenario del tempio valdese di Roma Via IV Novembre
(1883-1983) è stata tenuta dal
dott. Mario Cignoni sul tema: I
Valdesi a Roma da Porta Pia all’inaugurazione del primo tempio (1870-1883). L’oratore ha presentato, nell’Aula Magna della
Facoltà di Teologia per l’occasione piena, con Unte vivaci quegli
anni avventurosi e polemici nei
quali, in mezzo a molte difficoltà, si formò la prima comunità
valdese in Roma.
Il quadro dell’incidenza valdese in Roma si può avere da: Mario Cignoni, I Valdesi a Roma,
Roma 1983, pp. 60, L. 3.000, da
richiedere al past. Giovanni Scuderi. Via IV Novembre 107, 00187
Roma. La pubblicazione è intro
Vn gruppo di
catecumeni
col pastore Scuderi
davanti al tempio
nel giorno della loro
Confermazione
dotta dalla frase; « Ciò di cui
voi credete di accusarmi — essere valdese — è una verità che
mi onora e mi ha reso degno di
servire ogni causa buona », Niccolò Introna a Mussolini, 1928.
riere della Sera e il Daily American del 262Q e soprattutto da
Il Tempo (27.XI) con un bell’articolo dal titolo: Alla “breccia”
di Porta Pia con lo schioppo e
la Bibbia.
Tappe e figure di un secolo di storia
Il tempio era gremito, anche
la galleria era piena e molti sono dovuti rimanere in piedi nell’entrata, i presenti erano infatti circa quattrocento, e il servizio d’ordine ha avuto il suo da
fare. Si notavano le delegazioni
di molte chiese evangeliche di
Roma, dell'Esercito della Salvezza, delle comunità dei dintorni
da Temi a Ferentino, la comunità di Forano Sabino al gran
completo con la corale, molti
cattolici, qualche ebreo, alcuni
forestieri, alcuni giornalisti e
due televisioni.
Alle dieci sono entrati in corteo i pastori Scuderi e Sommani con la toga, seguiti dal moderatore e dal consiglio di chiesa.
Dopo i messaggi del pastore della Chiesa di Scozia (in memoria
di Walter Stewart e del sostegno finanziario scozzese alla chiesa nel secolo scorso), del moderatore e del sig. Miccolis della
trasmissione « Vivere al cento
per cento » che va in onda sul
canale GBR, il pastore G. Scuderi, prima di presiedere la Santa Cena insieme a Sommani, ha
Quando si parla della chiesa
valdese di Roma, Via IV Novembre, si parla di úna delle principali chiese valdesi in Italia.’
La predicazione valdese in Roma, cominciata subito dopo il
20 settembre 1870, trovò accoglienza e diede in breve vita ad
una fiorente comunità. Questa,
dopo alcuni anni di dispute polemiche e lotte avventurose — in
cui dovette vagare con molte peripezie da un locale all’altro —
comprò nel 1878, con i fondi raccolti dal Rev. Walter Stewart
pastore scozzese di Livorno, un
terreno dai principi Colonna per
costruirvi un tempio. Sorto al
centro di Roma, in Via IV Novembre, di fronte al palazzo Colonna, fu inaugurato il 25 Novembre 1883 dai pastori G. P. Medie,
che posò la Bibbia aperta sul
pulpito pronunciando le parole
di consacrazione, e M. Prochet
che predicò sul testo di Romani
1: 15-16. Nei locali soprastanti
al tempio ebbe sede il Comitato
di Evangelizzazione (fino al 1915)
e poi la Tavola Valdese. La co
munità crebbe rapidamente di
numero e sentì il dovere di predicare l’evangelo alla periferia
della città, I valdesi concentrarono la loro opera nel nuovo
quartiere Prati dove, a Piazza
Cavour, l’8 Febbraio 1914 venne
inaugurato il secondo tempio. E’
una chiesa che dà vita ad un’altra chiesa e che provoca nel
1922 il trasferimento della Facoltà Teologica a Roma nei locali apnositamente costruiti in
Via Pietro Cossa. Nel 1927 le due
comunità si costituiscono in modo autonomo e mentre Piazza
Cavour si espande in continuazione, IV Novembre, teologicamente più solida, sente quasi il
peso della propria tradizione e
comincia a segnare il passo. Ma
per la sua serietà ed autorevolezza assume tra le chiese valdesi una funzione equilibratrice e
stabilizzante. Si avvia inoltre da
allora in poi ad una testimonianza di fede di tipo diverso, sia sostenendo finanziariamente in maniera massiccia l’opera evangelica, sia portando a maturazione
nel suo seno alcune persone (poche ma di grande statura) la cui
importanza, andando ben al di
là dei limiti della comunità, è
stata rilevante per tutta la Chiesa Valdese, ed in alcuni casi per
l’intero evangelismo italiano.
Avendo superato gli anni difficili
del Fascismo e della Seconda
Guerra Mondiale grazie alla sua
ossatura teologica ed alla presenza di alcune vigorose personalità, la comunità conosce nel
dopoguerra un periodo di brillante rinnovato fervore. Poi si
cristallizza ma pur investita dalla crisi degli anni Sessanta della
quale tuttora risente mantiene
una sua solidità e riesce ancora ad esprimere alcune singole figure di buone capacità e di
alta sensibilità spirituale.
E’ la chiesa dei grandi pastori, basti qui ricordare Giovanni
Ribetti, il noto polemista del secolo scorso che in pochi anni
(1870-81) creò dal nulla una comunità di circa 150 membri, e il
famoso Matteo Prochet, uomo
dotato di capacità eccezionali.
presidente del Comitato di Evangelizzazione, che fu pastore titolare della chiesa di Roma per
ventitré anni (1883-1906). Dei pastori della chiesa due furono
presidenti del Comitato di Evangelizzazione, quattro divennero
moderatori della Tavola Valdese
e tre professori alla Facoltà di
Teologia. La comunità ha dato
molto a tutta la Chiesa Valdese,
non solo finanziariamente, ma
anche come uomini: cinque suoi
membri sono divenuti pastori,
altri cinque membri del Comitato di Evangelizzazione ed altri
cinque membri della Tavola,
nessuna altra comunità valdese
fuori delle Valli ha dato tanto.
CORRISPONDENZE
Ecumene: incontro dei Circuiti
Preoccupazione per il terzo
mondo in Italia: il popolo di
immigrati di colore che vive, anzi sopravvive, nei nostri grandi
centri urbani. Una disincantata
valutazione dell’anno luterano
con tutte le sue luci e qualche
ombra. Il nuovo progetto diaconale nato per collegare meglio
le nostre opere assistenziali tra
loro e alle comunità. La figura
di Zwingli nell’anno centenario
e il problema delle Intese. Questi i principali punti sul tappeto
della riunione a carattere nazionale, svoltasi a Ecumene lo scorso fine-settimana, dei responsabili di Circuito e Distretto oltre
ai membri della Tavola Valdese
e delle Commissioni amministrative sinodali.
Dalla pace alla lotta alla mafia c’è tutta una gamma di questioni che occupano, in questi
mesi, la rifiessione delle nostre
chiese. Non mancano però le
preoccupazioni. Per esempio
quella finanziaria. Il conto ’83
non è ancora saldato, il disavanzo è più forte del previsto. Inoltre, la mobilità del cosiddetto
« campo di lavoro » si riduce sovente ai minimi consentiti anche
se, appare ormai sempre più
chiaro, si sta andando verso un
energico rilancio della presenza
pastorale nel mezzogiorno. Per
la prossima settimana della li
bertà che cade intorno alla ricorrenza del XVII febbraio non
è stato volutamente fissato un
tema preciso. C’è chi concentrerà tutti gli sforzi sulla solidarietà con l’America Latina che
sta cambiando e chi ricorderà
invece al Paese l’urgenza di giungere a nuovi rapporti tra Stato
e chiese. E qui sullo sfondo è
emersa l’attesa per il dibattito
parlamentare — se ci sarà —
sulla sesta bozza del Concordato anche perché pare sempre
più diflìcile disgiungere il problema delle Intese da quello del
Concordato. E’ un accostamento
che ci viene imposto dai fatti
ma che certamente non possiamo accettare. Rari gli argomenti di carattere interno. Anche il
ricordo di Zwingli e quello dei
cinquant’anni della confessione
di Barmen — manifesto della
chiesa confessante sotto il nazismo — saranno momenti di dialogo con la cultura italiana e soprattutto di evangelizzazione.
Ma, ripeto, il tema che ha « legato » di più e allo stesso tempo maggiormente inquietato i
partecipanti al convegno è la situazione di questo popolo immigrato di colore che sovente si
affaccia anche nelle nostre chiese. In particolare, una lucida relazione sulla tragica situazione
del popolo dell’Eritrea ha aper
to gli occhi di tutti sulle nuove
frontiere etniche di oggi. Sarà
quello il luogo dove domani si
eserciterà maggiormente la nostra solidarietà?
scia una giovane moglie e tre
creature in tenera età.
Alla nuova coppia Iacono rinnoviamo il nostro augurio per
una vita coniugale da vivere all’interno della frrazia del Signore.
Alla numerosa famiglia Valvo
l’espressione del nostro dolore
sorretto dalla certezza della resurrezione.
Situazione difficile
Gioia e tristezza
PACHINO — « Per tutto v’è il
suo tempo... un tempo per piangere e un tempo per ridere... »
scrive l’Ecclesiaste; e la comunità di Pachino ha vissuto in questi giorni sia la gioia — per il fatto che due membri della nostra
chiesa: Corrado Iacono e Maria
Clara Cultrera si sono uniti in
matrimonio; sabato 3 dicembre
davanti al sindaco per la parte
civile e domenica 4 dicembre davanti al Signore della chiesa
hanno reso la loro testimonianza
di voler vivere la loro unione, in
conformità all’evangelo, in servizio reciproco — che il dolore: un
dolore intenso e partecipato per
la tragica scomparsa del fratello
Ferdinando Valvo, fu Giovanni,
in un incidente della strada avvenuto a Caracas, in Venezuela.
Snentosi martedì 6 dicembre, ci
siamo ritrovati attorno alla sua
bara, lunedì 12 per i funerali ai
quali con commossa partecipazione, intervenivano e la comunità e tanti concittadini. Egli la
AGRIGENTO e GROTTE —
Il pastore Teodoro Magri, benché malfermo in salute, venne
due anni fa in mezzo a noi e con
il suo forte senso di responsabilità, ha dato tutte le sue forze lavorando nelle nostre due
comunità. Purtroppo ora si è dovuto fermare e molto a malincuore chiede l’emeritazione per
motivi di salute.
Contemporaneamente Mafalda
Musmeci-Bertolino, predicatrice
laica e « colonna » della comunità di Grotte, è seriamente malata e benché operata da due
mesi è ancora ricoverata in
ospedale.
Ma il Signore non ci ha abbandonati e si serve del pastore
Bertolino che ha accettato l’incarico di curare le nostre comunità (viene da Palermo per le
visite pastorali nelle famiglie, le
attività infrasettimanali e una
domenica al mese per presiedere i culti), del pastore P. V. Panasela che viene due volte al mese a presiedere i culti domenicali e del fratello Gaetano Lentini di Agrigento che presiede
il culto una domenica al mese.
E’ la chiesa di Francesco Mondon. Formai leggendario colportore primo valdese a passare attraverso la breccia di Porta Pia
il 22 settembre 1870 con la carabina a tracolla e un carro di
Bibbie trainato da un grosso cane San Bernardo (chiamato Pio
IX!), è la chiesa del marchese
Giulio Especo ex colonnello dell’esercito i>ontificio, primo diacono-cassiere della comunità, è
la chiesa di Augusto Casciani
presidente della Società dei
Commercianti più volte Consigliere Comunale, del dott. Roberto Prochet che aprì un ambulatorio in un quartiere popolare per visitare gratis i poveri,
di Paolo Coisson Segretario generale dell’Associazione Cristiana dei Giovani, di Niccolò Introna per circa mezzo secolo membro del Concistoro che nel 1944
divenne Governatore della Banca d’Italia, di Sua Eccellenza
Mario Piacentini primo presidente della Corte suprema di
Cassazione la cui influenza fu
decisiva nella preparazione e
nell’attuazione della legislazione
sui « culti ammessi » che tuttora
regola i rapporti tra lo Stato e
tutte le denominazioni evangeliche, è la chiesa di Giorgio Girardet, generale dell’aeronautica per due volte membro della
Tavola, e di Giorgio Peyrot il
prezioso ed energico legale che
ha dato un contributo determinante alle Intese per un nuovo
rapporto giuridico tra lo Stato
e le Chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese.
La solidità spirituale dei concistori, l’elevato livello sociale
e culturale di alcuni, la fedeltà
e la generosità di molti, nonché
la buona preparazione teologica
dovuta ad una grande tradizione
pastorale, hanno reso la chiesa
di Via IV Novembre a Roma,
una delle niù prestigiose chiese
valdesi della penisola.
Mario Cignoni
6
6 prospettive bibliche
13 gennaio 1984
Non vergognarsi dell’evangelo
(segue da pag. 1)
Gesù, ci ha insegnato a considerare i beni che ciascuno possiede non più come proprietà privata, bensì come doni di Dio da
amministrare in modo responsabile, affiriché tutti sulla terra
abbiano il pane necessario per
sfamarsi.
Gesù ha insegnato a costruire
nuovi rapporti interpersonali secondo l’etica dell’amore che si
dona e non dell’egoismo che pretende per sé; della compartecipazione nella solidarietà del servizio e non della chiusura nei
propri interessi. Gesù ci ha insegnato a vivere secondo l’etica
della croce e della resurrezione,
per essere segni credibili che il
nuovo mondo di Cristo è già una
realtà presente in modo invisibile in mezzo a noi.
Questo aveva compreso l’apostolo confessando che l’Evange
10 è la potenza di Dio per la salvezza di ogni credente.
Questo comprese Valdo nel
lontano 1173, e questo predicarono i valdesi per secoli affrontando opposizioni violente e crudeli persecuzioni. Questo fu l'evangelo riscoperto e predicato
dai riformatori: da Lutero in
Germania, da Zwingli e Calvino
in Svizzera.
Questo evangelo vollero diffondere in tutta l’Italia i valdesi dopo aver ricevuto, nel 1848,
per la prima volta nella storia,
11 riconoscimento dei diritti civili.
E’ solo per predicare questo
evangelo e per presentare ai loro connazionali il Cristo nella
essenzialità del suo messaggio e
della sua opera, che i valdesi
giunsero a Roma al seguito dell’esercito italiano attraverso Por
ta Pia nel 1870, e costruirono
questo tempio nel 1883.
Fino a che punto v'è stata in
ciascuno di noi coerenza tra parole pronunziate e fede vissuta?
Un secolo di presenza evangelica ha reso credibile, o ha sconfessato il messaggio che abbiamo predicato? Ci siamo vergognati o no di questo evangelo?
Un fatto è certo: vi sono credenti che sentono il messaggio
dell’evangelo come lontano, avulso quasi dalla vita concreta. Essi si chiedono a cosa possa ancora servire questo evangelo, dato che, dopo quasi venti secoli,
il peccato è ancora potente e la
morte permea di sé ogni aspetto della vita.
Nella nostra città di Roma, in
cui non mancano certamente
chiese cristiane e cristiani, v’è
palese carenza di fede, miseria
spirituale, ignoranza biblica, e i
frutti dell’evangelo sono pochi.
Quanti ragionano così non lo
fanno per incredulità, quanto
piuttosto per sofferenza intima,
per un senso di debolezza di fede e di impotenza dinanzi a problemi più grandi di loro. Talvolta anzi l’evangelo sembra essere
Un messaggio invecchiato che
non risponde più alle esigenze
del nostro tempo.
Questo sofferto travaglio ancora non risolto néll’inttmo di
molti credenti, favorisce due
modi “religiosi” di vergognarsi
dell’evangelo: il primo consiste
nel tacere per falso pudore o per
debolezza; da esso deriva la carenza di testimonianza cristiana,
la paura del nuovo che rende la
fede debole e muta, l’arroccamento nelle tradizioni del passato e la staticità di certe situazioni ecclesiastiche.
Il secondo modo di vergognarsi delVevangelo consiste nel
tentativo di rimodernare l’evangelo. Ciò induce molti credenti
ad adeguare, dosare, equilibrare in modo più o meno sapiente, le severe esigenze dell’evangelo perché si presentino aggiornate, accettabili, conformi alla
mentalità del momento.
Ma un evangelo taciuto o rimodernato è un evangelo senza
forze, una dinamite disinnescata, senza detonatore.
L’evangelo è e rimane potenza
di salvezza quando è creduto nella sua integrità, vissuto con coraggiosa coerenza, annunziato
con fedeltà e accolto senza riserve da chi né ode la predicazione. Allora esso crea uomini
nuovi, liberi per Dìo e per il
prossimo, uomini non più accentrati su se stessi, intenti a coltivare l’orticello dei propri interessi personali, non più intrisi
di religiosità formale ed esteriore che non incide sul quotidiano; perché l’evangelo annunziato e creduto afferra e impegna
l’uomo fino alle radici del suo
essere, imposta in modo radicalmente nuovo tutto il suo pensiero.
L’evangelo libera dalla chiusa
e miope insensatezza della nostra esistenza, dagli idoli religiosi, politici e culturali a livello di popolo, di classe sociale,
di ambiente e di professione, e
ci rende capaci di esaminare ogni
cosa alla luce di quella parola
che è potenza di salvezza.
Solo chi è raggiunto dall’evangelo sperimenta e vive questa
salvezza che è libertà e diviene
a sua volta messaggero di salvezza, fermento di guarigione in
una umanità ammalata, cellula
di promozione umana non generica, ma specifica, secondo la
potenza dell’evangelo che salva
e dà significato e scopo all’essere e all’agire del singolo come
dell’umanità.
Perciò io non mi vergogno dell’evangelo; perciò la nostra chiesa, perciò ognuno di noi non
può e non deve yergognarsi di
questo evangelo.
La commemorazione di questo
centenario vuol essere confessione di fede in questo evangelo,
ma anche confessione di peccato per tutte le volte che ci siamo vergognati delVevangelo.
Noi riaffermiamo che la motivazione essenziale della esistenza
di una chiesa è essere sempre e
soltanto una “voce” che annunzia l’evangelo.
Perciò allontaniamo da noi
ogni timidezza nel parlare, non
lasciamoci vincere dalla tentazione di semplificare o ridurre l’evangelo nel timore di non essere
moderni, attuali, non disinneschiamo la dinamite di Dio per
toglierle quella forza dirompente che fa saltare le strutture di
morte del nostro tempo.
Non lasciamoci troppo impressionare dalla incredulità del
mondo o dalla scarsa fede della
Chiesa, non prendiamole troppo
sul serio, perché ciò vorrebbe dire non prendere sul serio la potenza dell’evangelo. Noi siamo
certi che nessuna situazione umana, per negativa che possa
essere, potrà mai ostacolare la
potenza dell’evangelo.
Giovanni Scuderi
ROMA
La Società biblica attende
L’Alleanza Biblica Universale
continua la sua opera di diffusione della Scrittura. Nella « Settimana nazionale del Libro » che
si è tenuta in Ungheria l’estate
scorsa — riferisce l’ultimo numero de « La parola », bollettino
dell’ABU in Italia — nello stand
dedicato alle Sacre Scritture la
Bibbia è andata a ruba.
Nello stesso numero del bollettino si ricorda che durante
l’ultimo anno la Società biblica
di Roma ha sollecitato la solidarietà di tutti i suoi amici per
portare in porto il progetto di
una nuova sede, essendo quella
di via deirUmiltà ormai del tutto inadatta e insufflciente. «Molti si chiederanno a che punto siamo — scrive il direttore, past.
Renzo Bertalot — Dall’estero ci
è stato promesso un dono e altri
dovrebbero arrivare dai nostri
amici italiani, il tutto per un
ventesimo della somma necessaria alla realizzazione del progetto. Intanto stiamo studiando varie soluzioni possibili prendendo
contatto con le chiese di Roma.
Continuiamo a insistere perché
una soluzione va trovata e anche
con urgenza. Possiamo immaginare che 150 anni di servizio
siano sufficienti per creare una
buona base alle nostre speranze.
Conosciamo inoltre la generosità
della nostra gente e la Parola
del Signore crea sempre dei cuori desiderosi di dare oltreché ricevere». Offerte possono essere
inviate alla Società Biblica Britannica e Forestiera, via dell’Umiltà 33 Roma, c.c.p. 58929001.
DIO, VENUTO, VIENE
SALMO 96: 13
Israele crede e annuncia, canta, spera,
aspetta: « L’Eterno viene! ». Questo Jahvé,
che viene, è il Dio di Gesù Cristo, è il Padre che ci ha mandato il Figlio diletto,
anzi in lui è venuto: « Emmanuele », « Dio
con noi ».
a cura di Gino Conte
In dicembre, riflettendo sul ritorno — paradossale — dell’Avvento, sid rijjetersi
delle tappe dell’« anno ecclesiastico », avevamo visto che la fede d’Israele è tutta voi
In quell’uomo, vissuto in piena storia,
cioè in modo discutibile, ambiguo com’è
tipico della nostra storia, in quell’uomo,
Gesù, alcuni israeliti prima, molti pagani
poi, religiosi, atei, agnostici, hanno incontrato Jahvé: « in lui abita fisicamente la
pienezza di Dio », è la testimonianza apostolica (Colossesi 2: 9).
aeue tappe aen « anno eccicsiasuuu », a.vc»a.iuu visi.u ....... —
ta al Dio vivente che è venuto, e che viene. L’attesa di questa venuta nuova, piena,
covava sotto la cenere, nel momento in cui Gesù apparve.
tore che trascina. Il « regno » non è la
Canaan di Abramo, né l’Egitto di Giusepj
pe, né la Canaan ritrovata di Giosuè, né
la Sion di Davide e neppure, o tanto meno, il tempio di Salomone; né la Mesopotamia in cui si erano faticosamente ri-radicati, in molti, a cinquant’anni dalla deportazione, né l’eretz-Israel ritrovata di
Esdra e di Neemia, né quella liberata dai
Maccabei... Sempre avanti: più grande
la liberazione e la consolazione d’Israele,
e per suo tramite la .guarigione delle nazioni.
Effìmera illusione?
In Gesù, Dio viene
Anche qui, però, non si specula sulla
natura divina di Gesù, il Cristo. Si afferma piuttosto che in lui, in un modo inaudito, incomparabile, irripetibile, Jahvé è
venuto. E questo, che ha voluto dire? Che
gli zoppi, almeno alcuni, si son messi a
saltare e a correre, che i ciechi, almeno
alcuni, hanno potuto vedere e comunicare anche con lo sguardo, e dei muti han
potuto parlare, che i lebbrosi, almeno alcuni, non sono più stati abbandonati alla
loro dolorosa emarginazione di dalmati;
che persino alcuni morti sono tornati a
vivere. Questo accade, quando il Dio vivente viene.
Ma accade anche altro, quando Jahvé
viene in Gesù di Nazareth: i potenti sono
smascherati nella loro prepotenza, i bigotti nella loro ipocrisia, i religiosi nel
loro sacro orgoglio; e gli umili, gli ignoranti, i disprezzati, i senza-valore si vedono guardati, considerati come gli altri, anzi, prima degli altri; l’uomo venduto al
guadagno pianta gli affari e cambia vita;
l’uomo d’onore (si fa per dire) e di potere, odiato e temuto, è amichevolmente
interpellato davanti a tutti, sulla pubblica piazza, e ciò accade non per un misere,
vele compromesso col « potente », ma in
modo tale che il potente ricco riconosce,
e nei fatti, la sua miserabile condizione,
e la muta. Accade ancora che im collaborazionista, un partigiano e un ufficiale della potenza occupante si ritrovino fianco
a fianco nel discepolato, dietro a (3esù;
accade che i potenti e i capi non sono
rabbiosamente odiati, ma visti in profondità per quel che sono: creature, presto
chiamate anch’esse al rendiconto, e particolarmente rigoroso.
Questo, e infinitamente più ancora —
ma con questo realismo è l’Avvento di
Dio in Gesù Cristo. Perciò a tutti Gesù
annuncia, fin dall’inizio: « Il tempo è
compiuto, il regno di Dio è vicino: ravvedetevi e credete all’Evangelo » (Marco
1: 15). Dio viene, interviene.
E’ la venuta decisiva, il suo intervento
fondamentale. Eppure... Eppure sembra
un venire così debole, in fondo, un Avvento cosi monco, un frammento di Avvento,
si direbbe, o un Avvento abortito. Brilla
come una fiamma pura, ma per poco, si
attenua e torna ad ammucchiarvisi sopra
la cenere e la polvere dei mesi, degli anni,
dei secoli. « Noi speravamo che fosse lui
che avrebbe riscattato Israele; invece, con
tutto ciò...» (Luca 24: 21) è Ìa smagata,
triste riflessione dei discepoli che se ne
tornano ad Emmaus, dopo la crocifissione. In termini analoghi, si ritrova se non
sulle labbra, in molti cuori cristiani: non
dopo tre giorni, ma dopo oltre diciannove secoli.
E’ accaduto questo: Jahvé viene, è venuto, ma si è lasciato una volta ancora
rifiutare, nel suo stesso Figlio, portatore
della pienezza della sua presenza. Si è lasciato e si lascia ancora — ma fino a
quando? — rifiutare, disprezzare, schernire, trascurare come insignificante. Il suo
regno, il suo Cristo sono venuti e vengono fra noi come un chicco di frumento
nella dura terra: nascosto, apparentemente inghiottito, coperto, sommerso e soffocato...
risurrezione e il dono dello Spirito, che
di fatto per lui coincidono, sono già il
secondo, definitivo Avvento): la venuta,
questa volta davvero finale, definitiva, è
iniziata, il mattino di Pasqua, della nuova
Pasqua di risurrezione.
Quando Jahvé viene, anche la realtà più
irreversibile e più dura, simboleggiata pesantemente da una pietra tombale, viene
rovesciata e accade qualcosa di inaudito:
Gesù risorge e non per una reviviscenza a
questa vita, bensì in vita eterna; risorge
primogenito fra molti fratelli, primizia
della nuova creazione. Caparra della nostra adozione divina.
Gesù è stato davvero, ed è, Dio fra noi,
per noi, con noi; è venuto, e viene; è intervenuto, e interverrà.
€< Vieni, Gesù, Signore! »
L’Avvento c’incalza
« Tornerò a voi »
Ma una volta ancora, nel segreto, Jahvé viene nel suo Cristo, morto con la promessa: « Tornerò a voi ». Nel segreto della
fede — non più nella pubblicità della
piazza, stavolta — avviene, indiscutibile,
il grande incontro, il nuovo grande Avvento (è noto che per il 4” evangelista la
Porse ora comprendiamo meglio il senso dell’Avvento: il venire di Dio, in Cristo,
incalza la nostra vicenda personale e la
nostra storia umana. Israele ne ha avuto
coscienza, ha creduto in Jahvé, il Dio che
viene; ne ha individuato, nelle ore cruciali della sua storia, il « venire a giudicare
la terra »: il venire carico di liberazione,
o di richiamo, o di giudizio, e ancora di
liberazione e di perdono, in questa linea
spezzata che è la vicenda umana, anche
credente, fra moti di fedeltà e cadute di
infedeltà, fra momenti di fede piena di
slancio, appassionata di ubbidienza e di
servizio, e più frequenti e più lunghe ricadute di incredulità, di tiepidezza, d’indifferenza, di disubbidienza, di insipienza. E’ il nostro diagramma, la nostra
« temperatura » assai patologica; ma sotto, a sostegno, c’è la linea salda dell’amore fedele di Dio, divinamente geloso e divinamente paziente (bonaccione, no).
E’ stato un continuo rinvio, d’avvento
in avvento, affinché non ci si fermasse
mai, mai ci si « sedesse », ci si accontentasse, ci s’imborghesisse: il Dio che viene
è come una freccia che pungola, un vet
Certo, in Cristo noi abbiamo la venuta
decisiva di Jahvé. « Sei tu quello che doveva venire, o dovremo aspettarne un altro? », domanda, anzi fa domandare a Gesù, Giovanni il Battezzatore incarcerato.
Gesù non risponde semplicemente « sì »,
ma il modo in cui risponde (Matteo 11:
4-5) è di una forza grandiosa nella sua
semplice evidenza (anche se di un’evidenza ancora frammentaria, che non spazza
le mura del carcere, le catene, lo strapotere dei tiranni...). Non abbiamo da aspettare altri, non abbiamo da aspettare di
più, in lui abbiamo tutto pienamente. In
lui abbiamo Dio pienamente.
Però lui deve ancora venire, in lui Jahvé deve ancora venire, a porre davvero la
parola fine alla nostra storia ambigua.
Non verrà più in questa nostra storia, debole e discutibile lui stesso, bensì nella
gloria del suo regno, nella luce della sua
verità, nella forza della sua giustizia, nella
pace gioiosa del suo amore.
Questa passione della sua venuta, al di
sopra di ogni passione umana e malgrado
ogni umano patire, è la vita della fede biblica.
Israele con i suoi salmi ci sollecita a
cantare esultanti l’Avvento (ad es. Sai.
96: 11-13) e il resto d’Israele, che aspettava la consolazione e la visita di Dio, lo
canta nei canti di Zaccaria, di Miriam, di
Simeone, e noi con loro. Nuovo Israele,
noi invochiamo « Vieni, Signor Gesù! »
(Apocal. 22: 20), senza trascurare quel
che i profeti hanno predicato a Israele e
predicano a n:i oggi perché ci prepariamo a incontrare il nostro Dio, e quel che
gli apostoli hanno predicato alle chiese
di allora e predicano a noi chiese di oggi
affinché ci scuotiamo dalla sonnolenza e
ci rendiamo conto che il tempo incalza,
il giorno è vicino: Dio vuole che il suo
giorno, il suo avvento orienti la nostra
vita (Romani 13: 11 ss.) e rifletta già in
essa qualche sprazzo della sua sovranità.
Gino Conte
7
fr
13 gennaio 1984
oMéttìvo aperto 7
VIAGGIO ATTRAVERSO LA SPIRITUALITÀ’ DEGLI ANNI ’80
IL FASCINO DEI TESTIMONI DI GEOVA
Un movimento in espansione ispirato a criteri di uniformità, legalismo, razionalità che risponde ad un reale bisogno di
religiosità indirettamente alimentato dal ritualismo o daH’incoerenza di un certo cristianesimo
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Suddiviso Piemonte e Valle
d’Aosta in una dozzina di circoscrizioni, ciascuna delle quali
comprendente anche uno spicchio di Torino, costruito un grande « Palazzo dei Congressi » alla
periferia di Leinì (Torino), i 13
mila Testimoni di Geova delle
due regioni nord-ovest sfruttano
razionalmente il loro tempo e le
loro strutture: si alternano assegnando ad ogni circoscrizione
due fine-settimana consecutivi
per due volte all’anno. Il mese
scorso toccava alla zona del pinerolese e per questo, come direttore dell’Eco delle Valli valdesi sono stato invitato ad assistere.
Ho trascorso così una mattinata nel « Palazzo dei Congressi »
parlando con Alberto Bertone,
l’incaricato regionale delle relazioni pubbliche e con alcuni ex
valdesi, assistendo a due ore di
congresso: niù di mille persone
attente e composte che seguono
un programma vario fatto di discorsi comprendenti riferimenti
biblici (accompagnati dall’intenso frusciar delle pagine delle Bibbie individuali) interviste, esercitazioni pratiche, qualche canto
del genere melodico accompagnato da un sottofondo di archi
e ottoni, qualche preghiera, il
battesimo conclusivo di una ventina di neofiti.
I Testimoni di Geova, si sa,
sono in espansione. Il loro maggior problema, mi dice Alberto
Bertone, sono i locali di culto.
Per le 30 congregazioni di Torino (quando lui si è convertito,
ne] 1959, ce n’era una sola) alcuni locali di culto sopportano fino a tripli turni; il che, con le
frequenti riunioni prescritte, non
è poco. Quali sono le ragioni di
questo successo? Senza aver la
pretesa di dare una risposta conclusiva — anzi, sottolineando il
fatto che mi baso sulle impressioni di una mattinata —- vorrei
cercare di riferire su ciò che ho
visto e sentito tenendo presente
questa domanda.
Sete di uniformità
Ciò che colpisce immediatamente è il massimo di uniformità esistente in questa assemblea,
nel linguaggio, negli atteggiamenti, nei riferimenti alTinsieme
di un movimento mondiale, a cui
fa riscontro il minimo di soggettività e di creatività: pur con una
notevole partecipazione comunitaria, tutto è previsto e predisposto, nulla è lasciato ad una iniziativa che non sia rigidamente
incanalata nel solco di una via
già tracciata e percorsa migliaia
di volte a cui ogni singolo impara a uniformarsi. Del resto questa impressione di desiderio di
uniformità è confermata da
quanto mi dice Bertone: « Ci dicono: parlate tutti allo stesso
modo. E nulla ci potrebbe fare
più piacere ».
Il crogiolo in cui si fonde questa uniformità è la « Scuola di
ministero teocratico » che si basa
su un manuale uguale in tutto il
mondo (come è uguale la rivista
« Torre di guardia » letta e studiata ovunque, e uguale è la porzione settimanale di lettura biblica assegnata), assimilato individualmente e tradotto in esercitazioni pratiche sotto la guida
degli anziani. Assisto così ad al
cune di queste esercitazioni nel
corso del congresso (la stessa
cosa avviene in piccolo in ogni
«Sala del Regno»). Un giovane
legge un capitolo della Genesi.
E’ un esercizio di modulazione i
cui criteri e scopi sono stati
esposti per altro con una certa
monotonia e con forte accento
dialettalé, da un maestro. Il conduttore del congresso commenta
lodando il tentativo di dare espressione alla lettura ma rilevando una lieve precipitazione:
torni a rileggere il manuale a p.
132 al capitolo sulle pause. Per
due giovani donne che recitando
simulano uno studio biblico domestico con domande e risposte
(che si conclude con il rituale:
« questa ,domanda è interessante, tornerò la settimana prossima più preparata »), non ci sono
che parole di lode. Torna invece,
garbata nia chiara, la critica nei
confronti di un giovane che ha
preparato un discorso sul tema
del ministero con ampi riferimenti biblici: il discorso è preciso e
chiaro, detto con convinzione e
ben modulato, ma Timpressione
generale è di scarsa fiducia denotata dal portamento rigido.
Ritorni al manuale, a p. 183, al
capitolo sul portamento fisico...
Naturalmente per promuovere
questa uniformità non è sufficiente una scuola. E’ necessaria una
struttura. E i Testimoni di Geova, anche nella struttura, sono
ima, delle religioni più «verticali » che si possano pensare. Un
Corpo Direttivo con sede negli
Stati Uniti, da cui idipendono
in ogni paese i « comitati di filiali », che nominano gli anziani locali, assicura una gerarchia mol
A colloquio con 3 ex valdesi
Incontrare degli ex valdesi
in margine ad un congresso
dei Testimoni di Geova di una
zona che comprende il pinerolese è una cosa normale dal
punto di vista del calcolo delle probabilità, ma è pur sempre una cosa sconcertante.
Garnier è un contadino di
Bobbio Penice sulla sessantina, membro di una famiglia
trasferitasi a Luserna S. Giovanni che nel giro di vari anni si è convertita al geovismo.
Ricorda un pastore di molti
anni fa che diceva di loro: lasciateli andare, si fermeranno... Il suo sorriso lascia capire che non si sono fermati,
anzi: a Luserna S. Giovanni
c'è ora una congregazione di
una cinquantina di membri.
Garnier si chiede come mai il
pastore non sia mai venuto a
casa loro per discutere e capire cosa stesse succedendo.
Non era un marginale: cantava nella corale e si interessava delle cose della chiesa.
Se decise di cambiare fu
perché aveva visto comportamenti che non poteva condividere e un giudicare gli altri
senza mettere in riga se stessi. Non esprime alcun risentimento o astio. Dichiara che
ha lasciato quello che c’era di
male per tenere quello che
c’era di buono e ricorda i vaidesi di un temoo che attraversavano il ponte di Bibiana per
andare a testimoniare a Campigliene e Penile. E’ di quel
passato remoto che si sente
evidentemente erede, non di
quello prossimo.
Sua sorella si è convertita
perché a 11 anni ha trovato
una risposta più comprensibile per la sua angoscia di or
fana. Le pesava troppo che il
padre « guardasse la nostra
miseria dal cielo » e ha trovato più accessibile la speranza
di una risurrezione su questa
terra, secondo l’insegnamento
dei Geova. Le cito la parola
di Paolo secondo cui se la nostra dimora è disfatta, abbiamo da Dio una casa non fatta da mano d’uomo, eterna,
nei cieli. Mi risponde che ci
sarebbe un lungo discorso da
fare. Non capisco se è sulla
difensiva o se ha solo la sensazione di non poter spiegare
in un breve colloquio. Anche
lei era attiva, impegnata come segretaria delTunione giovanile. Avrebbe voluto testimoniare, annunciare, ma le
hanno spiegato che questo
non era cosa per tutti ma per
alcuni soltanto. Ora da Prarostino, dove è sposata, cala a
valle ogni settimana per frequentare le attività della congregazione di Pinerolo, forte
di un centinaio di membri e
di una cerchia di simpatizzanti. Non si sente emarginata,
anche se non mancano le discussioni. Soprattutto con sua
suocera, fervente valdese che
la ammira per il suo zelo ma
che, « mi dispiace dirlo, non
conosce la Bibbia ».
Anche la signora Benech di
Luserna S. Giovanni, originaria di Angrogna, che come gli
altri due ha accettato di parlare con un pastore della sua
chiesa d’un tempo, frequentava assiduamente i culti. Ad
un certo punto ha ricevuto
da parte di una testimone di
Geova Tofferta di una guida
alla lettura della Bibbia. « Potevo rifiutare una simile offerta? » mi chiede con Tatteggia
mento di chi ha ricevuto una
prooosta inaudita. Eppure
qualcosa della Bibbia doveva
pur conoscere, dopo scuola
domenicale, catechismo, culti... Mi risponde che quello
non è certo un conoscere la
Bibbia. A differenza degli altri due, ha discusso a lungo
con Un oastore su vari punti
che la travagliavano. La sua
guida aveva paura che quei
colloqui la distogliessero dalla verità, e invece è proprio in
quei colloqui che ha maturato
la decisione di diventare testimone di Geova... Ora è sola in questa fede. I figli sono
stati instradati da lei nella sua
fede ma non Thanno seguita:
dovrebbero cambiar vita rispetto al modo di vivere di
valdesi e cattolici e questo
sembra essere troppo impegnativo. Il marito è valdese
di origine ma non va mai in
chiesa; nessun pastore è mai
venuto a vedere perché.
Al termine del colloquio i
tre mi salutano esprimendo
la loro gioia perché ora, grazie a Geova, hanno trovato la
verità. Che dire? Ci si può
consolare in mille modi, sapendo che si tratta di rare eccezioni, che le Valli con la libertà che ha dato la fede
evangelica sono sempre state
terreno di coltura per le sette
e i movimenti più svariati, che
TEvangelo non ha nulla a che
vedere con il giogo della schia.
vitù... Ma è bene non evitare
di esser messi in crisi su due
punti: i fallimenti che anche il
nostro ministero pastorale conosce e la povertà di conoscenza in quello che un tempo era il popolo della Bibbia. (f. g.).
L’interno del « Palazzo dei Congressi »
(To)
to più discreta ma forse anche
più rigida di quella cattolica.
La prima impressione è quindi di una sete, appagata, di uniformità. In un mondo in cui in
ogni campo il pluralismo si è imposto è distruggendo Tunicità
dei modelli di comportamento
può ingenerare ansia e insicurezza, una uniformità di dottrina,
di criteri valutativi, di comportamento, rappresenta un sommo
bene conquistato progressivamente nella propria quotidianità.
La via del legalismo
Connessa a questo cammino ' di
conquista delTuniformità è Timpressione di un secondo schema
fondamentale: l’attivismo legalistico. Il testimone di Geova si
guadagna il suo paradiso a colpi
di campanello di porta in porta,
di tante porte sbattute in faccia
prima di trovare quella socchiusa in cui incunearsi. Tutti sono
impegnati in questo battere a
tappeto città e paesi. Tuttavia i
pionieri — ministri come tutti gli
altri, ma a pieno o a metà tempo
— lo sono al massimo. Ascolto
interviste stereotipate in cui giovani uomini e donne raccontano
che Tesser diventati pionieri ha
risolto il loro problema familiare 0 la cassa integrazione. Questo straordinario attivismo è dominato da una concezione dei
meriti che non ha nulla da invidiare al cattolicesimo tradizionale. L’uniformità va dunque vissuta e propagata in un quadro
di ferrea applicazione della Legge. In questo senso una lettura
legalistica dell’Antico Testamento stinge pesantemente sul Nuovo. Non si vede traccia del messaggio evangelico che mette in
crisi il legalismo giudaico e la
salvezza per grazia mediante la
fede sembra appartenere ad un
altro pianeta.
L’Evangelo è dunque stato sostituito da una nuova Legge?
Ma nulla è più congeniale all’uomo religioso di ogni tempo, che
sente il bisogno di vedere le cose in bianco e nero, lecito e illecito, in una visuale angusta ma
protetta, e teme la forza dirompente e liberante di un Evangelo
che abbatte ogni limite per porre Tessere umano sul terreno
nuovo della responsabilità e delTagàpe.
Bisogno di razionalità
I sentimenti vanno padroneggiati, non ci sono più miracoli
nel nostro tempo, e la dottrina
ha una spiegazione per ogni cosa. L’atmosfera che si respira nel
congresso dei Testimoni di Geova è quella di una totale assenza di emotività. Anche quello che
potrebbe essere un momento
« forte », il battesimo per immersione in una delle due grandi vasche che stanno ai lati del palco,
arriva dopo lo scioglimento dell’assemblea, tra un via vai di gente, senza il minimo raccoglimento comunitario, ih'una lènta successione scandita solo dall’applauso dopo ogni tuffo alTindietro.
Razionalità, sul piano dottrinale, vuol dire anche un abile evitare il vicolo cieco delTinfallibilità. La verità è progressiva, mi
spiega Bertone, e richiede gli adattamenti del caso. Un esempio
congiunge in modo particolarmente vivido la razionalizzazione
con la dimissione delTuniformità. Il famoso numero dei 144.000
eletti delTApocalisse non esclude più tutti gli altri dalla vita
eterna. Semplicemente delimita il
numero di coloro che, avendo
« la speranza di vita celeste », saranno chiamati a regnare con
Cristo. Gli altri che hanno creduto senza questa speranza (e
che rappresentano evidentemente le generazioni successive ai
primi eletti) risorgeranno per
una vita eterna in terra.
Ma queste due categorie di credenti, non fanno sorgere gelosie
interne? « E perché mai? — mi
risponde Bertone sorridendo —
10 non ho speranza di vita celeste ma so che vivrò su questa
terra senza malattie, senza mali
e godendo di un buon governo.
Che potrei desiderare di più? ».
11 massimo è appunto la vita
eterna senza la seccatura della
responsabilità di dover governare, sia pure con Cristo...
Nel campo della religione si
fronteggiano due esigenze opposte. Una è quella del miracoloso
e del magico, del carismatico e
della possessione, delTemotività
e dell’irrazionalità. L’altra è l’esigenza della razionalità e dell’ordine, della pianificazione e del
calcolo, dell’impegno e dell’attivismo. I Testimoni di Geova rispondono certamente a questo
secondo tipo di esigenza presente in molti, non importa se al
prezzo di enormi semplificazioni.
Chi aderisce?
Questi tre connotati — uniformità, legalismo, razionalità —
offrono senza dubbio risposte a
tanti che sono oggi alla ricerca
di una propria fisionomia religiosa. Ma chi sono quelli che sono
attratti da questo profilo religioso particolare? Difficile rispondere. Forse si può solo generalizzare indicando come terreno
di cultura di questa nuova spiritualità un cristianesimo soffocato dal ritualismo e dal formalismo oppure inaridito dalTincoerenza e dall’isolamento. E rifletterci sopra.
Franco Giampiccoli
8
8 ecumenismo
13 gennaio 1984
BIVISITANDO LA VI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO - 1 DALLA MISSION POPULAIRE IN FRANCIA
Vita di culto a Vancouver
Il peso delle tradizioni nella liturgia e nel documento di Lima - Qual
e II vero criterio di riforma della Chiesa? - Questioni aperte per tutti
Natale con
i nuovi poveri
Riprendiamo in ^cuni articoli di Aldo e Fernanda Comoa alcuni temi dell Assemblea di Vancouver per un ulteriore
approfondimento dopo il resoconto pubblicato a suo tempo
aal nostro giornale.
Una delle cose inaspettate di
Vancouver è stato l’atteggiamento dei « fondamentalisti » che erano presenti in vari modi all’Assemblea: atteggiamento in genere piuttosto favorevole.
Perché? Secondo certi osservatori il motivo dipenderebbe in
larga misura dalla ricca vita di
culto dell’Assemblea.
L’immagine che i mass media
hanno propagandato per anni è
quella di un Consiglio Ecumenico talmente occupato di cose
** socio-politiche » da non aver
più tempo per l’adorazione. Vancouver è stata una dimostrazione del contrario. E i fondamentalisti, così come molte altre persone, credenti e non credenti,
hanno scoperto un Consiglio Ecumenico canace di adorare, di cantare, di pregare, di invocare lo
Spirito e di scambiarsi il segno
della pace. Hanno scoperto ima
Ass^blea ecumenica dalla vita
spirituale e cultuale ricca, sincera e gioiosa.
I culti erano stati preparati
con intelligenza e dedicazione:
pur essendo di razze, lingue e
culture diverse, ciascuno si sentiva a casa sua. I motti, i responsori, i brevi inni ritmici permettevano a tutti di partecipare in
qualche nùsura a un culto che
non era rigidamente presieduto
da una persona sola, ma che diventava Un fatto collettivo, una
espressione di fratellanza e unità
in Cristo.
II limite di quell’esperienza è
che non si può trasmettere. Un
documento, una dichiarazione si
può far leggere ad altri ma la
vita di culto di Vancouver bisogna averla vissuta. Forse si può
sperare che chi ci è stato sappia
in qualche modo contribuire al
rmnovamento e alla partecipazione nei nostri culti.
La liturgia di Lima
Nel quadro liturgico va menzionata in modo speciale la « liturgia di Lima ». Al principio del
1982 a Lima, in Perù, si è riunita
la Commissione Fede e Costituzione del CEC, che ha prodotto
due documenti: da un lato il testo su «Battesimo, Eucarestia,
Ministero » (BEM) sul cui processo di ricezione le chiese sono
chiamate ad esprimersi entro il
1985; d’altro lato la liturgia di
Santa Cena detta appunto « di
Lima », che in qualche modo rispecchia l’orientamento di tutta
la produzione di Fede e Costituzione.
Rispetto ai culti normali di
Vancouver la «liturgia di Lima»,
usata per il solenne culto di S.
Cena la domenica 31 luglio, è
molto più complessa, piuttosto
ridondante, quasi barocca. Vi abbiamo partecipato con gioia e
con sincerità, sullo slancio dell’atmosfera creata dai culti di
tutta l’Assemblea, ma a un certo
pimto, anche con un certo sentimento di disagio.
Di dove proveniva? Abbiamo
avuto l’impressione ben netta che
questa liturgia fosse un conglonierato di diverse tradizioni liturgiche collocate sotto un ombrello episcopale. La Bibbia ha
certo un posto in questa liturgia, e anche un posto importante, ma non ne è l’ispiratrice. Non
si è andati a cercare nella Bibbia la linea, lo spunto, il criterio
per una liturgia unitaria, ma si
è partiti dalle diverse tradizioni,
combinandole nel modo già detto.
A quel punto viene da chiedersi se questa liturgia non sia un
po’ la cartina di tornasole che
rivela l'orientamento del movimento ecumenico d’oggi: un o
/ segni della Santa Cena
a Vancouver
rientamento che vede l’unità come il culmine di un processo di
amalgama di tradizioni sotto una
copertura episcopale. Da questa
amalgama ciò che rimane decisamente escluso è il principio riformato. Intendiamoci: vi sono
presenti una serie di elementi
tradizionali riformati, ma non
ciò che fa l’essenza del nostro
atteggiamento, e cioè la convinzione che tutto nella chiesa deve
essere riformato secondo la Parola di Dio. In altri termini, nei
documenti di Lima è la tradizione o le tradizioni che hanno il
sopravvento; nella nostra concezione riformata il sopravvento
spetta alla Parola di Dio.
Poiché la liturgia di Lima e i
documenti BEM nascono dalla
stessa matrice, quando le chiese
esamineranno quei documenti,
la domanda centrale da porsi sarà apnunto quella detta: quale
ne è il criterio, la norma, sono
le tradizioni ecclesiastiche o la
Parola di Dio rivelata nella Scrittura?
Aldo e Fernanda Comba
Nel popolare quartiere di Grenelle, già sede della fabbrica di
automobili Citroen, 300 persone
senza fissa dimora sono state invitate a passare festosamente la
notte di Natale.
L’invito, ormai tradizionale, è
stato rivolto dal gruppo locale
della Mission Populaire Evangélique di Francia, una associazione che fa parte della Federazione protestante francese e che
da quasi 100 anni porta aiuto materiale e spirituale a gruppi di
persone maggiormente in difficoltà (emigrati, profughi, disoccupati e «barboni»).
Una trentina di membri della
Missione popolare (conosciuta
generalmente con il nome di
« Miss Pop ») hanno realizzato
ed animato questa nottata preparando la cena, lo spuntino dopo la serata, la colazione e la
borsa con i panini da consegnare alla partenza. Laici e pastori
insieme sotto la direzione di un
efficientissimo algerino.
Un gruppo di saltimbanchi giocolieri - suonatori, amici di
Miss Pop, hanno . animato questa nottata con una serie variatissima di « numeri » iniziati con
la discesa di una scala a pioli in
pattini a rotelle. Il pastore Jacques Walter, responsabile della
« Fraternità » di Grenelle, ha annunziato il messaggio evangelico
in modo adatto e rispettoso, ma
incisivo, per questo pubblico costituito in buona parte da non
credenti e da musulmani.
Un fatto mi ha grandemente
colpito: solo metà del pubblico
era costituito dai classici « clochards» parigini, gente oltre la
mezza età e', almeno párzialiñente, diventati barboni per loro
scelta. L’altra metà era composta da giovani fra i 20 e 30 anni, immigrati dall’estero o dalla
provincia, vittime della crisi economica che investe la Francia,
anche se un po’ meno pesantemente che l’Italia. Buona parte
ragazzi, ma anche qualche donna; gente che, perso il lavoro,
ha anche perso la camera d’affitto e si è trovata improvvisamente nella strada. Giovani che
Lutero ricordato
anche in Egitto
(SPR) — In occasione della ricorrenza della Riforma le chiese
protestanti dell’Egitto hanno organizzato quattro manifestazioni (al Cairo, Alessandria, Asyut
e Minia) per celebrare il 500°
anniversario della nascita di Lutero. E’ stata un’occasione per le
varie chiese protestanti di lavorare insieme ad un progetto comune. L’accento è stato messo
sulla necessità della riforma della chiesa oggi. La Federazione
Mondiale Luterana ha inviato il
prof. Georges Foller per delle
conferenze sull’attualità di Lutero ed il coro dell’Accademia di
Berlino ha offerto la collaborazione di 12 coristi che hanno presentato canti della Riforma. Questo avvenimento è servito a rinforzare le relazioni ecumeniche
fra le chiese.
Vita familiare: oltre
i fotoromanzi
(SPP) — «Le Chiese dovrebbero porgere alle coppie ed alle
famiglie delle verità più consistenti delle ideologie mediate dai
fotoromanzi. Aiutare i genitori
nelle loro difficoltà e nei loro
drammi per aiutare i figli » è
quanto ha affermato il pastore
C^orges Favez cappellano della
gioventù e consigliere coniugale
nel cantone di Vaud.
j-f" Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coisson
Svizzera: maggiore
impegno per la pace
(SPP) — Il 42% degli svizzeri
stima che il loro paese dovrebbe
impegnarsi più attivamente in
favore della pace. Nel momento
in cui un editorialista romando
gridava la propria indignazione
per la consegna di aerei Pilatus
all’Iran, la Federazione delle chiese svizzere pubblicava un documento preparato dall’Istituto di
Etica sociale intitolato « Instaurare la pace, garantire la pace »
frutto della riflessione paziente
di un gruppo di cui facevano
parte rappresentanti della vita
pubblica e militare ed alcuni
obiettori di coscienza. Questo
studio cerca di portare un chiarimento su varie questioni assai
controverse: servizio civile, disar.
mo, protezione civile, ruolo delle donne nella difesa generale,
adesione della Svizzera all’ONU,
contributo della Svizzera alla c(>
struzione dèlia pace nel mondo.
Tutto il lavoro si articola intorno al principio « amore intel
ligente per i propri nemici » detolto dal filosofo tedesco Cari
Friedrich von Weiszacker. Amare i propri nemici non appare
più come un ideale inaccessibile,
ma come un comportamento realistico senza il quale nessun dialogo politico è possibile.
•>
Restituito il più antico
monastero di Mosca
(Soepi) — Come promesso all’inizio dell’anno, il monastero
Danielovsky sulla riva destra della Moscova è stato restituito alla Chiesa Ortodossa russa. Fondato nel 1282, il monastero aveva ospitato negli ultimi anni una
fabbrica di parapioggia ed un
orfanotrofio del governo.
I primi monaci, provenienti dal
monastero e luogo di pellegrinaggio Zagorsk, si sono già installati in uno degli edifici. Quando
tutto il complesso del monastero
sarà restaurato diventerà la residenza ufficiale del Patriarca Pimen di Russia ed in più ospiterà
un centro sull’ortodossia e gli uffici per i rapporti con l’esterno.
Per il Patriarcato di tutte le
Russie la restituzione del primo
dei venti monasteri di Mosca costituisce la prova della « buona
volontà dello Stato nei confronti
della Chiesa».
Il libro protestante
alla fiera di Budapest
(FLM Inf.) — Per la prima volta le chiese protestanti ungheresi
hanno partecipato alla « Settimana del libro » che ha luogo ogni
anno a Budapest. Numerose chie.
se protestanti erano pfesenii (luterana, battista, metodista, ortodossa, riformata ecc.). AlcunflTutori cristiani davano il loro autografo ed il pubblico ha dimostrato un notevole interesse.
Disco music
in chiesa?
(FLM Inf.) — « E’ ormai tempo che la disco music e gli applausi siano permessi nelle chiese » ha dichiarato il vescovo svedese Bertil Werkstroem. Se vogliamo rendere interessante il nostro messaggio bisogna fare vedere che si può anche essere contenti in chiesa, con la musica che
la gente richiede. Molti hanno bisogno di essere accolti e rassicurati. Se ciò si può fare con delle
forme familiari al pubblico perché rifiutargliele?
non si sono però ancora arresi,
che nascondono la loro miseria
e si danno da fare per ritrovare
un lavoro e non perdere la loro
dignità. Sono i « nuovi poveri »
che costituiscono una sfida pesante ma non evitabile.
A parte la considerazione che
la ricorrenza natalizia in Francia è sentita come una festa familiare più che da noi e che la
serata offerta a Grenelle ha
quindi una incidenza maggiore
che se fosse fatta in Italia, c’è
da chiedersi che valore ha una
iniziativa di questo genere. Non
molto se non fosse inserita nell’impegno quotidiano che « Miss
Pop » cerca di realizzare durante tutto l’anno, se non fosse un
momento particolarmente significativo di una attività continua
verso queste persone ed a vari
livelli.
Il problema si pone soprattutto nei confronti dei nuovi poveri : i giovani cui accennavo
prima. E’ im fenomeno che si
sta allargando e che è particolarmente grave. Mission Populaire ed altre organizzazioni protestanti e non (Centri d’azione
sociale protestante. Salutisti,
soccorso cattolico ecc.) cercano
idee e mezzi per farvi fronte con
urgenza. Occorre cercare nuovi
tipi di azione che non siano solo un soccorso immediato, ma
la possibilità di riprendere un
lavoro. Mission Populaire ha iniziato lo studio per la costituzione di un centro di ricupero e
riqualificazione in collaborazione con altre organizzazioni protestanti e con il Ministero degli
Affari sociali (presieduto da una
protestante) ed è in questo settore, teologico e pratico, che
sarò impegnato nei prossimi
mesi. Franco Da\ite
S.A,E.
Incontro
regionale
Il Gruppo interconfessionale
del Segretariato Attività Ecumeniche (S.A.E.) di Siena ha programmato, per l’anno che termina e quello che sta iniziando, una serie di incontri, tarole
rotonde, meditazioni.
Il primo è avvenuto il 20 novembre scorso ed è stato un incontro regionale, presenti i
gruppi di Firenze, Livorno, Pisa
e naturalmente Siena.
L’argomento trattato: « Martin Lutero in una prospettiva attuale ».
Relatori: prof. Sante Di Giorgi. docente di teologia alla Pontif. Univers. Urbaniana di Roma,
dr. Luigi Santini, pastore della
Comunità Metodista di Firenze.
Moderatore: dr. Andrea Joss,
docente di Ecumenismo alla
Pontif. Univers. Urbaniana di
Roma.
La tavola rotonda si è svolta
presso l’Aula Magna della Università degli Studi della nostra
città. Presenti il Magnifico Rettore prof. Adàlberto Grossi, molti docenti e un folto pubblico,
specialmente giovani.
Dono la conferenza è seguito
un dibattito.
La sera del 15 die. '83 alle ore
18 presso il Centro studi dell’Abbadia. il pastore valdese Renzxj
Bertalot, docente di Teologia
Protestante alla Pontificia Facoltà Teologica « Marianum » di
Roma, ha presentato il libro
« Maria nella Comunità Ecumenica », ed. Monfortane - e una
meditazione sul tema: « II Magnificat di Maria ».
F. R.
9
13 gennaio 1984
cronaca delle Vain 9
- -r.’
Í ? *
?. ■a'''-'
s
»1
i
Concerti
«Vorrei vedere tutte le arti,
e specialmente la musica,
al servizio di Colui che
le ha create e donate ».
(Martin Lutero)
In questi ultimi anni assistiamo ad un rinnovamento delle
nostre corali. Esse non solo sono presenti durante i culti domenicali e delle grandi festività, ma preparano anche concerti dedicati ad un pubblico più
vasto, specialmente in occasione
del Natale.
Che importanza hanno dunque
questi concerti nella vita delle
Chiese?
Sono convinta che la musica
sia molto_ importante per la crescita spirituale di un individuo e
che per un credente sia innanzi
tutto lode a Dio.
Concordo con Lutero per il
quale il canto era l'espressione
della gioia del credente.
Quale momento migliore dell’anno che il periodo natalizio,
per organizzare iniziative all'insegna del canto?
La Corale di Pomaretto è stata l’ultima ad organizzare la sua
serata, a causa della concomitanza di altre attività.
E’ stato comunque un prolungamento del tempo natalizio, e
il folto pubblico, presente sabato
7 gennaio, ha dimostrato di apprezzare il programma preparato. In particolar modo i vecchi
canti di Natale della nostra infanzia: « Sotto splendido stellato », « Mon beau sapin », « Dans
la forêt ».
-Ma quale messaggio dare, oltre quello della nascita di Gesù? «Toi, que Noël planta chez
nous, au saint anniversaire, joli
sapin comm.e ils sont doux et
tes bonbons et tes joujoux...»
canta la corale... E una voce legge: « Arbre de l'enfance, ne te
laisse pas profaner, ne sois pas
le mât de la consommation, ni
un panneau de digestive pubbliciré (...) ».
« Enfin, que sous tes ramures
se ressemblent tous les hommes,
pour qu'ils redeviennent tous
l'Enfant nouveau. Sois à jamais
Arbre de Vie, de Paix et d’Arnour, arbre de Noël ».
Spesso i nostri concerti hanno anche un lato pratico. In questo momento la comunità di Pomaretto ha dei problemi finanziari per quanto riguarda la cassa-stabili. La corale ha quindi
pensato che il concerto di Natale doveva avere uno scopo ben
preciso e la gente ha risposto
con generosità.
Un’ultima nota, che mi pare
positiva: accanto agli adulti coralisti, un gruppetto di ragazzine, che con le loro fresche voci
hanno collaborato alla serata.
Spesso lamentiamo la mancanza di giovani nelle nostre corali, ma quante sono le famiglie
che amano la buona musica e
indirizzano i loro ragazzi a suonare strumenti o al canto corale? Quanti di noi cantano ai culti? Il canto è veramente espressione della fede cristiana?
Nei primi decenni del 1800 i
cattolici si lamentavano che i
Valdesi cantavano troppo forte
nei loro templi e che il canto
dei salmi li disturbava... Certo
nessuno, oggi, oserebbe più affermarlo...
Paola Revel Rihet
# Hanno collaborato a questo
numero: Arrigo Bonnes - Ivana Costabel - Rina Lentini Luigi Marchetti - Teofilo
Pons - Francesca Reggiani Paolo Ribet - Bruno Rostagno - Franco Taglierò.
INDETTO DAI SINDACATI UNO SCIOPERO GENERALE
La Val Chisone e Germanasca
senza prospettive di lavoro
La disoccupazione tocca vette mai raggiunte prima - Quale strategia è
possibile adottare per risolvere un problema non più rinviabile?
Venerdì 27 gennaio tutte le attività delle Valli Chisone e Germanasca si fermeranno per uno
sciopero generale della zona indetto dalle organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL che ha già
ricevuto l’adesione di molti enti
locali. Motivo dello sciopero la
grave crisi che travaglia le valli.
I comuni di fondo valle (Porosa, Pinasca, Villar Perosa, San
Germano, Porte) vedono infatti
scendere al ritmo del 10% annuo
l’occupazione nelle industrie di
valle senza che si creino alternative per i giovani e le donne
che cercano lavoro.
I disoccupati nelle valli sono
già circa 700 pari al 15% della
popolazione in età lavorativa. Si
è calcolato che ci vorranno circa
12 anni per assorbire tutti questi disoccupati se continuerà l’attuale tendenza di avviamenti al
lavoro. Nel frattempo però, i
giovani che si presentano sul
mercato del lavoro ogni anno
sono circa un centinaio e quindi nel 1995 ci saranno ancora
1.200 disoccupati.
Una situazione come si vede
senza sbocco. Aggravata ancora
dalla mancanza di pros’^ettive.
Le industrie infatti se ne vanno. La FIAT a Villar Perosa ha
già annunciato la chiusura del
suo stabilimento (moderno e produttivo), costruito 15 anni fa per
compensare la perdita di occupazione alla RIV, che attualmente occupa circa 400 lavoratori,
trenta dei quali a cassa integrazione a zero ore. La FILSETA
di Perosa denuncia 170 eccedenti
e la RIV-SKF sta attraversando
una fase di ristrutturazione che
l’anno scorso ha visto l’uso della cassa integrazione al 50% de
gli occupati e che con provvedimenti di pensionamento e prepensionamento ha ridotto gli occupati di 210 unità.
Altro punto di crisi è la Talco
e Grafite che col processo di ristrutturazione in corso procederà allo scorporo della Isolantite
a Pinerolo e alla chiusura dello
stabilimento di San Sebastiano
a Perosa, con una riduzione dell’occupazione di circa un centinaio di lavoratori.
Alla manifattura di Perosa è
in corso uno strano esperimento
di part-time (lavoro sabato e domenica per un gruppo di lavoratori con un salario del 75%) che
se da un lato permette un completo utilizzo degli impianti, dall’altra non sostituisce i lavoratori attualmente occupati nell’orario normale quando questi andranno in pensione, e non si traduce perciò in un aumento dell’occupazione complessiva.
Di qui a 4-5 anni, quando questo processo di ristrutturazione
delle industrie sarà terminato,
se non si pone rimedio con una
diversa organizzazione del lavoro e con una decisa riduzione
dell’orario di lavoro, l’occupazione complessiva nei gruppi industriali delle valli sarà ridotta
almeno del 35/40% rispetto alla
attuale.
Né è pensabile che i posti di
lavoro in meno che si avranno
nell’industria siano assorbiti nell’artigianato e nei servizi che
hanno finora fatto da polmone
alla occupazione, perchè in assenza dell’industria, molte occasioni di lavoro per gli artigiani
vengono meno ed è nota la crisi
della finanza pubblica che bloc
C’è ancora un
futuro per
l’industria nelle
valli Chisone
Germanasca?
ca le assunzioni negli enti pubblici.
L’agricoltura poi, già dagli anni 60 è in profonda crisi, nonostante gli sforzi della comunità
montana per il miglioramento
tecnico delle culture e dell’allevamento, e non sono quindi ipotizzabili nuovi posti di lavoro
in questo settore, se si eccettua
la forestazione dove però c’è un
grave ritardo nell’elaborazione
dei piani di taglio dei boschi.
In una situazione del genere è
oggettivo quindi il comune interesse di enti locali e sindacati
nel denunciare la situazione, ma
quali sono le proposte per trovare una soluzione?
Non certamente, come alcune
forze politiche propongono, la
definizione di una nuova area industriale: nella valle ci sono già
molti stabilimenti vuoti e la possibilità di una nuova area a Villar Perosa (di fronte allo stabilimento FIAT), che ha già ricevuto i finanziamenti regionali.
La cooperazione; può darsi,
ma manca una tradizione in valle e mancano soprattutto le
strutture tecniche di supporto.
La strategia più realista è dunque la difesa dei posti industriali esistenti con la contrattazione
sindacale delle tecnologie e la riduzione di orario, ma onesta può
essere attuata solo se generalizzata a tutta l’industria europea.
I contratti di solidarietà inoltre
mancano ancora di un supporto
legislativo.
Di questo si discuterà durante
lo sciopero e al convegno che la
Comunità Montana ha indetto
per il 28 gennaio.
Giorgio Gardiol
Dibattiti
SAN GERMANO — Sabato 14 gennaio
alle ore 14,30 presso la Sezione del PCI
(Via r Maggio 3) si terrà un incontro
sui problemi delia pesca con ia partecipazione deil’Assessore provinciale
Teobaldo Fenoglio.
Convegni
CAVOUR — La Sezione dei PCi in
coliaborazione con la Zona di Pineroio
organizza per venerdì 13 gennaio alle
ore 20,45 presso il Salone Comunale
di Piazza Sforzini, Cavour, un Convegno
dibattito su; « I parchi naturali in Piemonte ».
Interverranno: Luigi Rivalla, Vicepresidente della Giunta Regionale e Assessore; Rinaldo Bontempi, Capogruppo PCI
alla Regione.
PEROSA ARGENTINA — Democrazia
Proletaria organizza presso la Biblioteca
comunale, sabato 14 gennaio, alle ore
15 un convegno sul tema: ■■ Proposte
per un piano del lavoro in valle ». Il
convegno è aperto a tutti.
Comitati per la pace
PINEROLO — Il Comitato per la pace
e il disarmo organizza per Venerdì 13
Gennaio alle ore 20,45 presso l’auditorium comunale « Medaglie d’oro della
Resistenza » di Corso Piave a Pinerolo
una manifestazione-dibattito di Solidarietà con il Popolo dell’Afghanistan il
cui territorio è Invaso dalle forze amiate dell’URSS.
Parteciperà alla serata il Comitato
torinese di solidarietà con II popolo
afghano.
Programma della serata:
— Presentazione della situazione a cura di un rappresentante del Comitato torinese di solidarietà con il popolo afghano (presenterà anche materiale di informazione);
— Proiezione di un film-documentario
girato nell'Afghanistan dal giornalista
italiano Raffaele Favero, ucciso in
un bombardamento durante le riprese successive;
— Dibattito.
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO ■
(di fronte Caserma Alpini
TeJ. (0121) 201712
;< Serali »)
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
AVVISO PUBBLICO
E’ indetto avviso pubblico per i! conferimento di incarichi temporanei per la copertura di
— 1 posto di Assistente in Psichiatria;
— 3 posti di Infermiere Professionale per il Servizio di salute
mentale;
— 2 posti di Infermiere Professionale;
— 1 posto di Infermiere Generico per il Servizio di Salute
mentale;
— 1 posto di Ostetrica;
— 1 posto di Centralinista.
Gli incarichi non potranno superare il periodo massimo
di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire all’Ufficio Personale dell’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43 -. Piazza Muston,
3 - TORRE PELLICE, entro e non oltre le ore 12 del 20.1.1984,
giorno di scadenza.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio Personale
dell’U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston, 3 - Torre Pellice - Tel. 0121/
91514-91836.
Il Presidente
Coisson Profusa Franca
10
10 cronaca delleValli
13 gennaio 1984
A COLLOQUIO CON UN REDUCE DAL LIBANO
Italiani; brava gente
Il racconto sobrio e distaccato di un giovane « antieroe » che ha vissuto in prima persona l’avventura libanese
— Quando ti hanno annunciato che saresti partito per il libano cosa hai pensato?
Chi mi parla, 20 anni, biondo,
timido, mi ^arda contentò di
raccontarmi i suoi 4 mesi in Libano. Pilota d’autoblindo anti;
guerriglia urbana
“aTBèifuFT I
SUOI gestrsCoiiiTuTi banco di mercato nel pinerolese, non è né ricco né povero, né colto né ignorante, né emarginato né emergente. E’ un italiano di 20 anni
aTTéva. che non mi narra un'epica, che non si vanta, che non sogna, che non rimpiange. Mi racconta il suo Libano come potrebbe raccontarmi 4 mesi di vacanza a Riccione. Il mio testimone
è ^ così normale, così anonimo
da poterlo supporre attendibile.
— Eravate tutti di leva?
« Sì, tutti di leva, alcuni erano
volontari, avevano chiesto di andarci, altri dopo 4 mesi volevano
rimanerci, sai quelli che sono discKcupati, che ci hanno i penito
ri che scocciane. ~che~nm hanno
mai una tira... A'noi ci hanno dato
1800 dollari al mese, poi quando
sparavano di più si prendeva
2250 dollari (3.600ffl L-). ML^no yortato a casa l4 miliotiuPoi
C era lo spaccio Juori doeàna, le
gite premiò cori i^Mitana n Ci^o tnawèrgtì. là licenza di diect~Siorni in I talia ».
Il mio interlocutore continua
a parlarmi di un canapo miliare. pieno di gratificazioni ~ìnatériali (Cinema cir’prunar'‘vlst^^
Hquori senza tasse, gratifiche di
ogni tipo). Minimizza il rischio:
« Dormivamo sempre nei rifugi...
Il rischio maggiore erano le pallottole vaganti... I Libanesi sono
divisi in 53 sette e si sparano tra
loro... ». —
— Americani e Francesi che
facevano?
CONCORSI
NELLE SCUOLE
milioni te ne freghi, mica ti puoi
comprare una gamba nuova ».
« Per prima cosa ho detto 'mi
prendono per il...’, poi ho telefonato a mia madre che conosce
un generoTe^^imà únanla... ma
non c’era più niente da fare, ormai ero destinato, e allora ho
fatto L? giorni di addestramento
speciale e poi sono partito... ».
Il ragazzo è molto serio e preciso, antieroe, pensa esclusivamente'al suo particulare. è quasi impossibile ottenere da lui ma
quadro d’insieme della situazione.
— La popolazione locale come
vive questa tragedia?
« Per loro la guerra è un fatto
normale; lavorano, commerciano, i bambini vendono di tutto,
radio, scatolette, sigarette, artigianato, erba libanese, cocaina,
ecc. Mentre in un quartiere si [
sparano, la gente sul lungomare '
va a spasso e corre in moto...
Pensa che ho visto un guerrigliero sparare da un quinto piano di un palazzo mentre al secondo una donna batteva i tappeti.
Noi comunque stavamo quasi
sempre al campo^perché quando
è aumentato il ’rischio’ ci hanno
tolto la libera uscita... ».
Francesi, Americani, ecc.)...Insomma, mia volta tanto gli sciuscià stanno dall’altra parte.
Ci si può rallegrare^ il nostro
soldato medio non ha istinti distruttivi, non ha mitologie di
morte, non ha desiderio di colorire d’avventura l’esperienza che
ha fatto.
Ma c’è meno da rallegrarsi se,
spogliando la narrazione dalla
sua naturale antiretorica, si coglie un profo.ndp disinteresse per
gli eventi che sF^è chiamati a
vivere, per gli uomini che si è
chiamati a frequentare, per gli
atti che si è chiamati a compiere. Disinteresse per il reale, che
ha odore di depressione, di 4Ì'
Sprezzo per gli altri, di idolatria
del'cònsumo tla'’iuèrra è per sua
natmra sfogo del surplus produttivo e quindi oggettiva figlia delle necessità fisiologiche del capitale monopolistico). Questo disfattismo dunque non~ci inganjal, non e^volontà^~^pacè. e ^u
„sernplìceiiieute—tòrpida acquie
Anche le lacerazioni del paese in cui i nostri concittadini si
presentano come « forza di pace » appaiono oscure. Fatti e
problemi sono estranei e lontani. I soldati italiani scoprono per
la prima volta nella storia del
nostro esercito il consmno, la
gratificazione materiale, i piccoli
piaceri del colonialismo spicciolo (piaceri abituali per Inglesi,
Üerizá'~ad un cólonialiimo tiasfmTÏÏàîô:
Tutti” a casa! dunque: ad affrontare insieme i problemi della disoccupazione, dell’emarginazione giovanile, delle crisi di valori. Senza valvole di sfogo, senza gite premio. Senza mettere
insieme a tutti i costi due parole
così antitetiche: « forza » e
« pace ».
Paolo Cerrato
COSTITUITA LA COOPERATIVA « M. SERVIN »
La Vaccera: Stazione
di sci
Insomma, una strana vacanza
in cui vivere da padroni senza
responsabilità, senza~àilcun contatto con la popolazione, con la
coscienza di rischiare poco e
compiere insieme un atto meritorio: « Noi facevamo un po’ da
polizia, evitando che quelli lì si
arhmazzassero per roba da niente, giravamo senza pallottola in
canna, per evitare incidenti ».
« Loro sì che avevano le pallottole sempre in canna, e poi tutti
li odiavano specie i Brusi.'. A
noi invece~à’c^ano sernp>re’Bravi Italiani’. E anche quei famosi
colpi di mortaio che hanno fatto
tanto parlare i giornali, erano per
un villaggio vicino e non per noi,
anche se ci siamo presi una bella
fifa... Sai, se resti zoppo, dei 14
n Consiglio Regionale e i
Provveditorati agli studi del Piemonte hanno bandito 3 concorsi riservati i alle scuole. Il primo — per le V elementari e per
le medie inferiori — ha come
tema: «L’artigianato è storia e
realtà del Piemonte ». Consegna
entro il 15 marzo. Il secondo, per
le medie superiori, è su temi specifici come la deportazione, l’antisemitismo e la pace. Consegna
il 28 febbraio.
Infine, entro il 10 febbraio, si
possono presentare lavori su « le
libere elezioni a livello soprannazionale del Parlamento euro
peo ».
Alcuni mesi or sono davamo
notizia di un nuovo programma
di incentivazione turistica nella
zona della Vaccera ad opera di
un comitato che costituitosi nel
marzo ’83 si è ora recentemente
trasformato in cooperativa. In
questa veste il gruppo di lavoro
si appresta ad iniziare la fase
di attuazione del programma
che si articolerà su quattro direttive.
Realizzazione di:
1°) Piste di fondo.
2°) Piste di discesa e skilift.
3°) Strutture ricettive ed interventi sulla viabilità.
4°) Programma verde.
L’intero programma punta sulla valorizzazione unitaria di una
zona che è al confine di tre comuni con particolare attenzione
a non deturpare l’ambiente ma
inserendo armonicamente le diverse iniziative. In tal senso le
piste di fondo, tramite opportuni sottopassaggi realizzati con
strutture smontabili, non intersecheranno le piste della discesa; si metteranno a dimora degli abeti per ombreggiare le piste sui versanti solatii; si sfrutteranno allargandoli gli attuali
sentieri evitando vistosi sbancamenti, intervenendo solo con livellamenti e decespugliamenti
che dovrebbero migliorare le zone prative.
Si conta così di realizzare un
primo tracciato ad anello per lo
sci di fondo di 5 Km. fra il monte Castelletto 1.532 m. ed il Pian
d’ia Coucourda 1.480 m., e su
di un dislivello di quasi 300 m.
sul pendio dello stesso monte
verrà sistemato rimpianto di
risalita che permetterà la realizzazione di 4 o 5 piste lunghe
AIUTI PER IL NICARAGUA
La nave partirà...
da 1.100 a 1.600 m.
Come strutture di apposrgio
tecnico-logistiche, verranno riattati dei rustici in località Vaccera 1.238 m. alla partenza dello
skilift; mentre per il fondo si
prowederà con un prefabbricato in legno proprio a ridosso del
colle sul versante solatio.
Col « programma verde » la
cooperativa intende valorizzare
la zona anche d’estate con la
creazione di un percorso ad
anello (di 2 h. ca.) che permettendo di ammirare i tre versanti
su cui la zona si affaccia, raggiunga il giardino botanico della « Rostania », un tempo molto
conosciuto. E’ da sottolineare
ancora che attraverso il colle
passa già il tracciato di uno degli anelli della Gta (Grande Traversata delle Alpi).
Quattro gruppi di lavoro qualificati si sono già costituiti ciascuno impegnato su di un punto
del programma ed ora sono aperte le adesioni in qualità di
soci della cooperativa. Coloro
che si iscriveranno entro il 19
marzo 1984 saranno considerati
soci fondatori e godranno di alcune facilitazioni.
Per ulteriori informazioni
prendere i contatti con i membri del Consiglio oppure telefonando il venerdì sera al numero
(0121) 944133 (ore 20-22) o al numero (0121) 501209 dal lunedì
al venerdì (ore 9-12, 15-18).
Il Consiglio di Amministrazione è così composto; Benech
Valdo, Presidente; Barai Gino,
Vice-presidente; Canonico Giorgio, cassiere; Malvicini Giovanni, segretario; Pons Alvino, tecnico e maestro di sci.
A. L.
Venerdì 23 dicembre ’83 al
mercato di Torre Pellice si poteva vedere una nave ormeggiata vicino ai portici del municipio: era la nave di solidarietà
per il Nicaragua. Questo piccolo
paese del centro America che
nel 1979 ha costretto alla fuga il
dittatore Somoza, sta ora attraversando un periodo molto critico anche dal punto di vista
economico. Le cause sono molte e anche lontane; ricordiamole; il terremoto del 1972 che distrusse Managua (ancora oggi
mancano le case); le distruzioni
causate dalla guerra di liberazione e le conseguenti diminuzioni delle esportazioni; il debito estero ereditato da Somoza:
650 milioni di dollari.
Inoltre, le continue incursioni
delle bande armate di ex-somozisti (i «contras») peggiorano
la situazione distruggendo raccolti, macchinari agricoli, scuole e centri di salute. E massacrano contadini. E’ stato così
necessario sfollare più di 65.000
persone dalle zone di confine dove avvengono gli scontri. Un calcolo approssimativo dei danni
subiti supera i 100 milioni di
dollari.
Per questo è partita la campagna per la raccolta di aiuti per
il popolo del Nicaragua: se ne
è fatta promotrice l’Associazione Italia-Nicaragma, e vi hanno
aderito Sindacati, Partiti, Enti e
gruppi vari. A Torre Pellice si
è costituito un centro di raccolta davanti al Centro d’incontro
(sotto i portici del municipio),
funzionante nei giorni di mercoledì, dalle ore 14 alle 17.30.
Le necessità immediate sono
di medicinali e di generi alimentari; riso, mais, latte in polvere
e grano: questi generi verranno
spediti al più presto per via aerea, mentre con la seconda nave
di solidarietà che partirà in febbraio, potranno essere spediti
anche altri generi come capi di
abbigliamento ; stivali, scarponi
leggeri, impermeabili di tela o
plastica, scarpe, vestiti estivi
per bimbi, tute da lavoro, calzoni corti e lunghi, camicie, abiti
per donna, stoffe.
Inoltre : tutto ciò che serve per
le scuole, dalle lavagne ai ciclostili, dalle matite alle cartelle.
E ancora: attrezzature per cucina: piatti, tazze e bicchieri in
metallo o plastica, pentole, posate, frigoriferi e congelatori.
Infine per l’artigìanato e per
le officine: macchine per cucire,
scaffalature, martelli, chiodi, seghe, pialle, frese, torni, utensili,
vernici sintetiche per legno, ferro, ecc.
Per chiarimenti e informazioni più precise, rivolgersi a; Costantino Enrico, Via Masel 25,
tei. 909.835 - Luserna San Giovanni.
PINEROLO
Laboratorio
del
Quaternario
Martedì 17 gennaio, alle ore
20.30, prima lezione del corso di
formazione archeologica.
Organizzato dal Centro Studi
e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo, il « Laboratorio del Quaternario » — corso di formazione archeologica a livello universitario — inizierà con la prima
lezione martedì 17 gennaio ’84
alle ore 20,30 nell’Auditorium
di Corso Piave in Pinerolo.
Il tema della serata sarà: Par
leoecologia e Paleoclimatolopa,
ovvero la ricostruzione ambientale in epoca preistorica, le concomitanti variazioni della flora
e della fauna, l’impatto dell’uomo sulla natura. Relatore sarà
il Dr. Renato Nisbet, coordinatorè~ sciénì.itico déT MiìSeo “rii
Ffèiitoria dT~Pìnef5To é'tieiri
vgìgltàrdi Torinor
Per i partecipanti al Corso di
formazione archeologica è previsto il rilascio di uno specifico
attestato utilizzabile per l’adesione a missioni archeologiche
in Italia ed all’estero.
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
Una curiosa epigrafe
In passato, quando si costruiva una casa, si usava talvolta
ricordare l’avvenimento con una
modesta epigrafe.
Nelle borgate del Peul di Pomaretto, dove l’usanza era particolarmente diffusa, ho contato
almeno una sessantina di iscrizioni; ma ve ne sono certamente molte di più, se si considera
che ne esistono anche sulle rocce e sui muri delle proprietà
agricole.
Tutte queste epigrafi sono abbastanza simili: in alcune figura solo l’anno che si vuol ricordare ai posteri; in altre le iniziali del proprietario, cui seguono talvolta quelle dei muratori;
oppure anno e iniziali e, in qualche rarissimo caso, nome e cognome per disteso.
Ecco però il testo di un’epigrafe che si distingue da tutte
le altre :
1878
COMMEUNSONGEVIENTDELAMULTIDUDE
DESOCCUPATIONSAINSILAVOIXDESFOUSVIENT
DELAMULTIDUDEDESPRLS E.5.3
Per quale motivo «barbou Vitòr » (Vittorio Baret) ha scolpito questo testo sul muro di casa senza distanziarne i vocaboli?
Forse per confondere le idee ai
posteri? Se questo era il suo intento, occorre riconoscere che lo
scopo è stato raggiunto; infatti,
per oltre un secolo, i bravi abitanti della borgata Sireizie si sono scervellati formulando le ipotesi più disparate, senza riuscire a decifrare il testo.
La soluzione dell’enigma è tuttavia abbastanza semplice : la finale « PRLS » va intesa come
« paroles » ; EA.3 significa « Ecclesiaste, capitolo 5, versetto 3 » ;
questo passo biblico recita infatti :
« Car comme un songe vient
de la multidude des occupations,
ainsi la voix des fous vient de
la multidude des paroles».
Ma forse quel mezzo filosofo
di « barbou Vitòr » non intendeva confondere le idee ai posteri,
bensì, imitare gli antichi romani, le cui epigrafi figurano talvolta con i vocaboli non distanziati nel testo.
Guido Baret
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13 gennaio 1984
cronaca delleValli 11
LA ciov
PRECISA
Caro Direttore,
la breve relazione di L. V. pubblicata
sull’Eco del 6 gennaio relativa alla seduta del Consiglio dell’USSL 42 avvenuta il 30 dicembre scorso sulla situazione dei rapporti tra l'Ospedale di
Pomaretto e l'LISSL stessa, ci ha, a dir
poco, sconcertati.
Non è possibile riportare le affermazioni di uno dei partecipanti senza precisarne ulteriormente il contenuto e
senza fornire la documentazione necessaria, senza dare quindi la possibilità
di risposte chiarificatrici. E' difficile capire assurdità quali « far pagare due
volte i servizi dell'Ospedale » o affermazioni su carenze di servizio senza
dire quali. Nè si vede II nesso tra il
rischio di trasformare l’Ospedale in
cronicario e il servizio di guardia medica, per il quale si è già lungamente
discusso con l'USSL senza giungere a
soluzioni concrete per motivi obiettivi.
In quanto al Pronto Soccorso esso esiste ma limitatamente alle specialità
per le quali l’Ospedale è autorizzato,
cioè quelle collegate alla Medicina generale.
Se L. V. voleva essere provocatoria
con il suo scritto, c’è senz'altro riuscita. Credo però che questo non sia il
sistema migliore per la soluzione dei
problemi.
Con i più cari saluti.
Alberto Taccia (Pres. CIOV)
LETTERA APERTA
AL PRESIDENTE
DELLA CIOV
Caro Presidente,
le scrivo in riferimento alla degenza
da me trascorsa tra l’ottobre ed il novembre scorsi nell’Ospedale di Torre
Pellice, gestito dalla Commissione sinodale da lei presieduta. Le scrivo apertamente sull’Eco-Luce perché desidero
che quanto sto per comunicarle, tramite
i lettori del periodico, possa esser noto
alla maggior parte degli abitanti della
vallata. Come lei sa, una tetterà aperta
ha sempre un preciso motivo: quello di
denunciare fatti che si vuole siano conosciuti.
Ricorrendo in questi tempi ogni sorta di scandali, di errori, di malversazioni ed arresti nel settore ospedaliero
di varie città, penso che lei ed i lettori vorranno credere che la fiducia da
me riposta nel l’Ospedale di Torre Pellice non è stata smentita dai fatti. Tutfai contrario. Ho potuto infatti con vivo compiacimento apprezzare che il
personale maschile e femminile che si
adopera nell’Ospedale: medici, infer
mieri, inservienti vari, visitatori, svolge le proprie mansioni non solo con
capacità, impegno e qualificata professionalità senz’ombra di alterigia, ma
presta le proprie competenze con gentilezza, con garbo, e con diligenza, animato da un elevato senso d’umanità,
difficile da riscontrare in altri ambienti
del genere. Ho avuto modo di ammirare in varie occasioni il comportamento
del personale di ogni tipo e la rispondenza piena e la disponibilità continua
di ciascuno di fronte alle necessità dei
malati. In sintesi, e ad ogni livello, ho
riscontrato da parte di tutti cortesia,
premura, amorevolezza spontaneamente
partecipate ad integrazione delle prestazioni professionali.
Se le scrivo per manifestare questo
giusto riconoscimento per tutto il personale dell'Ospedale di Torre Pellice,
non è però solo per tesser le lodi di
chi di dovere, ma perchè sono convinto
che sia proprio nell’elevato senso umanitario e nel saper svolgere con affidabilità le proprie funzioni nei riguardi dei
malati da parte di tutto il personale,
che risieda il carattere distintivo, il dato qualificante degli Ospedali valdesi.
Infatti tali Ospedali non hanno più il
compito che avevano al tempo in cui
la mia antica cugina Charlotte Peyrot
ne promuoveva la fondazione. Nel 1824
l’Ospedale di Torre aveva il solo scopo
di provvedere alle cure dei malati vaidesi per sottrarli così alle soperchierie
cui erano soggetti in altri luoghi di cura gestiti con deformazione confessionale. A quel tempo l’Ospedale era, a
tutti gli effetti, un atto di presenza ecclesiastica in seno alla società; e fungeva da stimolo e surroga a quanto i
pubblici poteri non pensavano di dover
provvedere. Oggi non è più così. Da
quando poi il Sinodo valdese ebbe a
decidere che le strutture sanitarie gestite dagli organi ecclesiastici dovevano
attrezzarsi per prestare un adeguato
servizio per il pubblico, secondo i programmi regionalmente stabiliti, gli 0spedali valdesi si sono aperti definitivamente a tutta la popolazione del luogo dove sono situati, senza nessuna distinzione confessionale. E l’Ospedale di
Torre rispecchia oggi in pieno anche
questo carattere.
Una preoccupazione del genere aveva
animato anche la fondatrice deìl’Ospedale. La cugina Charlotte infatti il 21
aprile 1830 scriveva al cugino Jean Daniel Peyrot di Anversa e, informatolo
dell’awenuta apertura dei due Ospedali
di Torre e Pomaretto, aggiungeva: « ora
bisognerebbe che ve ne fosse anche un
terzo per i poveri malati cattolici delle
Valli; non li sì riceve infatti negli 0spedali di Pinerolo e sono molto spesso da compiangere ». Su questo presupposto, invitava il parente belga a promuovere delle collette Interessando il
suo cognato — l’arcivescovo di Liegi
Van Bommel — ed il vescovo di Pine
Corso di sci in pista
rolo perché richiedesse la regia autorizzazione.
Non solo per II suddetto motivo gli
Ospedali valdesi mantengono oggi una
loro valida giustificazione, ma perchè al
loro personale incombe di svolgere la
propria attività dando a favore del prossimo una viva testimonianza dì fede e
di azione.
So che non tutti, anche nel nostro
ambiente, condividono questo assunto.
Altri, per la giustificazione degli Ospedali valdesi, confida sulla efficienza delle strutture, sulla dotazione di apparecchi sofisticati. Anche questi sono elementi importanti e assai spesso indispensabili al buon funzionamento di un
Ospedale, ma ciò che lo qualifica di
fronte alle necessità dei malati, visti
come persone e non solo come casi
interessanti sótto il profilo sanitario, resta il modo con cui il personale tutto —
dal primario all’ultimo inserviente — sa
dedicarsi, con ogni disponibilità verso
il prossimo, a favore di chi viene ricoverato per esser curato. Ed è per aver
potuto riscontrare tale rispondenza nelTOspedale di Torre Pellice che desidero, suo tramite, rivolgere un grazie riconoscente a tutto il personale dell’Ospedale stesso per ri felice incontro
che mi è stato dato di fare con ciascuno di loro.
Giorgio Peyrot, Luserna S. Giov.
La Comunità Montana ITal Pellice, in collaborazione con il Battaglione Alpini Susa di Pinerolo, i Comuni della 'Valle, la S.I.S.M.,
la Scuola di Sci e la Direzione Sportiva di Rucas, organizza;
CORSO DI SCI IN PISTA
— per ragazzi/e dai 9 ai 16 anni;
— il corso comprenderà 6 incontri (uno per settimana) di due
ore ciascuno, che si svolgeranno presso la Stazione sciistica di
Rucas;
— i partecipanti potranno scegliere per la frequenza al corso, tra
i giorni di martedì e venerdì;
— le lezioni si svolgeranno dalle ere 15 alle 17 e saranno tenute da
maestri della Scuola Italiana Sci e del Battaglione Alpini Susa;
— in caso di maltempo o altri impedimenti le lezioni saranno recuperate a fine corso;
— il contributo individuale per la partecipazione al corso è fissato
in L. 45.(XK) e comprende l’iscrizione, l’assicurazione, il trasporto
in autobus, l’utilizzo degli impianti e i maestri di sci. Coloro che
fossero sprovvisti di sci e scarponi possono averli in affitto presso la Stazione di Rucas con una spesa di L. 18.000 per l’intera
durata del corso;
— il trasporto avrà il seguente orario di partenza: Torre Pellice
(P.zza Cavour) ore 13.45 - Luserna S. G. (Semaforo e Braccio
San Giovanni) ore 13.45 e 13.50 - Bricherasio (P.zza S. Maria)
ore 14 - Bibiana (Piazza) ore 14.06;
— i corsi inizieranno, rispettivamente, martedì 31 gennaio e venerdì, 3 febbraio;
— l’adesione e il versamento dovranno essere effettuati presso gli
uflBci della Comunità Montana - P.zza Muston 3 (Tel. 91.514 91.836) - entro e non oltre il 20 gennaio 1984,
Signor Direttore,
chi partecipa a una tavola rotonda e
non controlla quel che verrà ridotto e
pubblicato corre il rischio di essere
frainteso. Per questo e per contribuire
a una migliore conoscenza delTargomento trattato faccio qualche puntualizzazione al resoconto della tavola rotonda su « La Dichiarazione di Chivasso
quarant'anni dopo » (Eco del 16 dicembre) .
1) L’autonomia che abbiamo cercato
è quella della popolazione delle Valli
Valdesi, non quella della popolazione
valdese, se per valdese si intende seguace di Valdo (etimologia per me non
ancora chiarita). L’unità fra Valdesi,
Cattolici ed altri fu molto sentita durante la Resistenza.
2) Non credo che ci saremmo allora
tutti riconosciuti nel federalismo inte
grale. Se questo termine non è chiarito è meglio evitarlo. Non mi pare che
si concili con il pensiero protestante
dare a un gruppo la personalità come
a un individuo. Su questo sarebbe interessante un confronto con Denis de
Rougemont.
3) Sottolineo che all’Incontro non
potè venire, perché in prigione, Lin
Binel, esponente laico valdostano la cui
famiglia era molto vicina ai Valdesi di
Viering.
4) Non tutti i Valdesi e gli abitanti
delle Valli furono, sia pur nicodemisticamente, fascisti o iscritti ai G.U.F.
5) L’azione per l’autonomia delle
Valli continuò dopo la guerra, come ha
ricordato Giorgio Peyronel nel suo intervento alla commemorazione tenuta
ad Aosta dal Consiglio Regionale con
la partecipazione di moltissimi giovani,
e continuò più tardi con gli Occitani.
A Chivasso ed Aosta l'Incontro e la
Dichiarazione sono stati ricordati il 18
e il 19 dicembre. Un Congresso o Convegno di studi dovrebbe riprendere la
tematica di Chivasso nella prossima
primavera: dalla polis alla cosmópolis.
Ringraziando per l’ospitalità e confidando in una pubblicazione integrale invio i miei migliori auguri per l’anno
nuovo.
Gustavo Malan, Torino
GLI OCCHI
PIEMONTESI
DEI VALDESI
Caro Direttore,
intervenendo nel dibattito sulla « Carta di Chivasso » Gustavo Malan riporta
un « complainte » che. evidentemente,
gli è caro.
Ognuno è libero, musicalmente par
lando, di avere i propri gusti, così come
è libero di dare ad intendere (con una
gomitatina ed una strizzatina furbesca
d'occhi...) che i’italia inizia ai piedi del
monte e che questo fu il pensiero dei
Valdesi dei secoii scorsi.
A me pare, però, che il concetto di
italia sia stato in passato geograficamente più lontano... perché i Piemontesi
ebbero sempre il senso di una specificità propria...
Vorrei ricordare anch’io qualche canzone valdese che dimostra l'attaccamento delle Valli alia « patria cita » subalpina: la « Chanson de l'Assiette »,
ad esempio che esprime il sentimento
patriottico nazionale piemontese delle
milizie valdesi coi grido « retirez-vous
Français d'autour de notre Assiette »
o la splendida « Fort de Mirabouc »
laddove ricorda ohe, di fronte all’invasione francese « étant au pied de ces
vallons dans les Vallées du Piémont on
fit partout sonner Taiarme et les Vaudois prirent les armes ». Valli del Piemonte... concetto storico-etnico- nazionaie che non coincide con l'italia ma
neanche con oltralpe.
Perciò, senza pretendere di oonvincere nessuno, direi che anche le vecchie canzoni valdesi sono intrise di
« piemontesità » che giustifica un impegno regionalista, federalista ed europeista quanto mai necessario.
Distinti saluti.
Roberto Gremmo
direttore di
« Arnàssita Piemontèìsa » - Ivrea
PRECISAZIONI SULLA
TAVOLA ROTONDA
SULLA « CARTA DI
CHIVASSO »
Pro Associazione Amici
dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti nel mese di dicembre 1983
L. 150.000; Laura Monastier, Torre
Pellice, in memoria Papà, Mamma e Linette.
L. 50.000: Anna Maria e Giacomina
Malan, Torre Peliice; Maria Prochet Godine, Torino; Alma e Tullio Beux, Torre Pellice; Yvonne e Alessandro Gay,
Torre Peliice; Silvio e Renata Bounous,
Pinerolo; Olga Rivoira, Torre Pellice,
in mem. mamma Clementina Chauvie;
M. Tron Bernoulli, Torre Pellice, in
mem. Amiche scomparse; Sig.ra Long,
Lus. S. G., in memoria marito Eugenio
Long.
L, 30.000: Liiiana Aibarin, Lus. S. G.,
in mem. della Mamma; Anna Maria
Bertinat, Torre Pellice.
L. 20.000; Nella Poét, Torre Pellice,
in memoria della Mamma Maria S. Maian.
L. 10.000: Nella Poèt, Torre Pellice, in
memoria Coniugi Rossi.
In memoria Dr. Gustavo Adolfo Comba
L. 15.000: Valdo Bianciotto, Torre Pellice; Carolina Hugon, Torre Pellice.
L. 20.000: Maria Luisa Pasqualetti,
Torre Pellice.
Totale L, 690.000.
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« O Eterno io mi sono confidato
in Tey>. (Salmo 31: 1)
Maria Luisa De Michelis
Ved. Bounous Ved. Gaeta
E’ tornata al Padre. Lo comunicano'
nel loro dolore i figli: Carmen Bounous, Mirella Gaeta con Giovanni Belli, la nipote Mirtho Serenella.
La salma riposa nel cimitero di Luserna San Giovanni.
La famiglia ringrazia quanti hanno dimostrato simpatia nel loro dolore.
Luserna S. Giovanni, 8 gennaio 1984.
RINGRAZIAMENTO
Le figlie Carmen e MireRa, la nipote
Mirtho ed fi. genero di
Maria Luisa De Michelis
Ved. Bounous Ved. Gaeta
Ringraziano commossi fi Sig. Livio
Gobello, la Dott. Claudia Peyrot, la
Sig.ra Mariucoia Barbiani, le infermiere ed infermieri, la Sig.ra Marisa Buffa, e il personale tutto dell’Asilo Valdese per l’amore, l’affetto e l’abnegazione con cui è stata curata durante
la lunga malattia.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede »
(2° Timoteo 4 ; 7)
I figli Enrica, Laura e Roberto con
rispettive famiglie ringraziano quanti
con la loro presenza, con scritti, parole di conforto, hanno preso parte d
loro grande dolore per la perdita della
Margherita Bounous
ved. Ribet
Un grazie particolare al pastore Renato Coisson, alla sig.ra Long Lina, al
dott. Peyrot ed alla banda musicale di
Pomaretto.
Pomaretto, 13 gennaio 1984.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del Compianto
Mario Geymonat
neU’impossibilità di farlo singolarmente, sentitamente ringrazia tutte le gentili persone che con la presenza, fiori,
scritti e parole di conforto, hanno preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento particolare rivolge al dott. Ghirardi, al pastore Teofilo
Pons, alla Società Pescatori Valle del
Pellice, aUa Sezione ex Internati Val
Pellice ed ai Carabinieri.
Villar Pellice, 6 gennaio 1984
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Notturna, prefestiva, festiva: teléfono 81000 (Croce Verde)
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Porosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambuianza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINER0LE8E
(Distretto di Pineroio)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambuianza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna; tei. 932433 (Ospedale Veldesel
Pretestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mnuriziario)
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Pinerolo, 21 - Telef. 55733
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Croce Rossa Torre Pellice: telèfono 91.996.
12
12 uomo e società
13 gennaio 1984
UN MILIONE DI MORTI
Afghanistan, 4 anni dopo
La popolazione civile è quella che paga il prezzo maggiore di una situazione ancora senza sbocco - La documentazione di « Le Monde »
Il 27 dicembre scorso ricorreva il quarto anniversario dell’intervento sovietico in Afghanistan. Nel numero del 7 ottobre
abbiamo dedicato una pagina a
questo drammatico argomento.
Fra l’altro, ricordavamo che qu^
sto conflitto presentava un bilancio molto pesante: un milione di morti e tre milioni di
profughi. Oggi purtroppo la situazione non dà segno di sbloccarsi, infatti le trattative con• dotte sotto l'egida delle Nazioni
Unite {un altro fallimento!) non
pare abbiano condotto a progressi significativi.
Il quotidiano Le Monde ha inviato un suo giornalista allo scopo di rendersi conto di presenza
deU’attuale situazione ed a nostra volta riferiamo qui appresso
alcuni stralci del servizio annarso su tre numeri consecutivi del
giornale.
Secondo queste più aggiornate
informazioni, si calcola ormai
che, sui circa 18 milioni di abitanti, ben sei milioni abbiano
dovuto abbandonare le loro case,
o ne siano stati cacciati.
Malgrado la disparità delle
forze e delle rispettive attrezzature, la resistenza afghana prosegue nella lotta. Lo stesso quotidiano sovietico Izvestia riconosce
che « la lotta sarà dura » mentre
« i combattimenti, sempre impegnativi, continuano ». Resta pe
rò il fatto che la resistenza, oltre ad essere limitata in certe
regioni — particolarmente in
quelle centrali di Ghazni ed in
quelle di confine col Pakistan —
è anche frazionata, divisa, sia per
motivi politici, che religiosi e
tribali. E’ proprio questa mancanza di unità — afferma Le Monde — che costituisce l’ostacolo
maggiore per un regolamento della questione.
Allo stesso tempo però, questo
frazionamento, questa « polverizzazione » della resistenza afghana, gioca a suo vantaggio: gli occupanti sovietici e le forze governative non si azzardano ad incunearsi nelle regioni montuose,
perché prive di interesse strategico. Se fanno delle rapide puntate,lo fanno più con lo scopo di
terrorizzare i civili che di decimare la resistenza, ma poi rientrano nelle grandi città, che controllano, unitamente alle più importanti vie di comunicazione.
In sostanza — commenta rinviato di Le Monde — mentre Golia
esce poco dalle sue caserme, Davide occupa i villaggi, le valli, le
montagne.
Un fatto nuovo che gioca a
svantaggio dei « ribelli » o meglio, di quella parte che raccoglie la minoranza sciita, è la cessazione di invii di aiuti militari
da parte delPIran. Alcuni motivano la cosa con improbabili « in
filtrazioni comuniste » nel governo di Khomeini; altri, più motivatamente forse, affermano che
il peso della guerra contro l’Irak,
e la minaccia sovietica di appoggiare i curdi iraniani, abbiano
ridotto l’iman a più miti consigli
L’incaricato di Le Monde dedica poi molto spazio a descrivere
situazioni locali ed alcuni fenomeni che caratterizzano tutte le
guerriglie — come ben ricordano
coloro che fra noi hanno preso
parte alla Resistenza in Italia —
il diffondersi di pubblicazioni
clandestine ed ora anche delle
« radio libere »; i tentativi, con
le buone o con le cattive, del governo centrale per indurre i
guerriglieri a rientrare nei ranghi; la situazione dei prigionieri sovietici, alcuni dei quali combattono ora coi resistenti, mentre altri si rifiutano di tradire
la madre patria...
Ma, per tornare al pioblema
in generale, è fuor di dubbio che
l’attuale situazione internazionale ed in particolare i rapporti
fra le due superpotenze, non favoriscono certamente una rapida
soluzione. Frattanto, le popolazioni civili — che sono le vere
vittime della situazione — pagano sulla propria pelle con morti,
esuli e profughi.
Roberto Peyrot
Un volto nuovo e antico
(segue da pag. 1)
capisce il perché, visto che proprio la precarietà è il punto di
forza di questo ceto: niente tasse perché questi commerci ufficialmente non esistono; niente
spese per affitto di locali, bollette ENEL, SIP, ecc.; la stessa
merce venduta è spesso di contrabbando. La scalata compiuta
sul piano del reddito da questa
società sonunersa è enorme, specialmente in relazione alla situazione dei lavoratori dipendenti, il cui salario reale è da
anni in declino. Naturalmente
non ci sono dati certi, ma quello che si può capire sul livello
dei consumi entrando nelle case
del villaggio « Caracciolo » non
lascia dubbi: il venditore di radioline guadagna più di un operàio, più di un insegnante, più
di un medrco ospedaliero.
ambizioni. E’ un problema che
a molti deve bruciare, e una conferma indiretta viene dal constatare quanto volentieri le famiglie più « acculturate » diano
dell’incivile alle altre. Le risposte che vengono date sono diverse: per la maggior parte delle
famiglie, con molto torto ma
anche con qualche ragione, la
soluzione non è la scuola. Le ragioni sono: in primo luogo che
in moltissimi casi non è il « pezzo di carta » quello che decide
il futuro mestiere dei figli, e poi
che, quanto alla cultura-cultura,
la scuola dell’obbligo a Napoli
non è che offra molto a chi non
può ricevere un adepmato supporto dalla famiglia. Una cospicua minoranza — un 30%, azzardano i volontari del doposcuola — tiene invece a che i propri
bambini e ragazzi possano rice^
vere l’istruzione che i genitori
non hanno avuto.
Un nuovo ceto medio doposcuola
Nella grande città
Nulla sarebbe dunque più sbagliato che trattare queste persone come se fossero dei sottoproletari alle prese con la lotta per
la sopravvivenza; si tratta piuttosto, per mille aspetti, di un
nuovo ceto medio. Si deve solo
aggiungere che si tratta di un
ceto medio del tutto particolare, i cui membri, che oggi godono di un certo benessere, possono sempre da un giorno all’altro
tornare nella polvere da cui sono venuti. Del resto, anche il risultato elettorale del 20 novembre, con la secca sconfitta del
PCI e l’avanzata dei partiti minori laico-socialisti particolarmente evidenti nei quartieri periferici (massima perdita comunista proprio a Ponticelli: — 10,4
per cento) si presta a una lettura di questo tipo.
Un problema aperto, per la
gente del villaggio, è quello della cultura, che in molti casi è
rimasta troppo al di sotto del
reddito conquistato negli ultimi
anni e delle conseguenti nuove
E’ da queste famiglie che vengono i bambini che frequentano i doposcuola. Ce ne sono tre:
quello organizzato presso il centro culturale, e due fuori dal villaggio, uno fatto dalle suore e
un altro pure privato, ma laico.
Ci sono bambini che — melius
ahundare quam defìcere — sono
iscritti a uno dei due « esterni »
e a quello gestito dai giovani della FGEI, e nel corso del pomeriggio passano dall’uno all’altro.
A parte, forse, la speranza di far
avere ai figli un « supplemento
d’istruzione», questa scelta un
po’ singolare può essere legata
al fatto che il doposcuola del
centro culturale vuol essere qualcosa di più che un aiuto nel fare
i compiti per casa; i volontari,
infatti, che in queste settimane
stanno prooonendo con discus^
sioni, giochi e drammatizzazioni
il rispetto di alcune semplici regole di igiene personale e collettiva finora del tutto trascurate, si propongono più in generale di lavorare per favorire la
AMNESTY INTERNATIONAL
Una campagna
per i diritti umani
in Uruguay
Il gruppo Italia 2 di Amnesty
International sta partecipando
ad una campagna internazionale
per portare all’attenzione dell’opinione pubblica in tutto il mondo la grave situazione di violazione dei diritti umani in Uruguay dove, dopo il colpo di stato
del 27 giugno 1973, sono state sospese tutte le attività politiche
democratiche. Ogni giorno ci
giungono notizie come queste:
re altri che vengono torturati,
sottoposti a fìnte esecuzioni, minacciati nella persona dei loro
familiari.
— un giovane artista condannato a 20 anni per una « confessione » fatta sotto tortura, durante un periodo di isolamento;
Una volta formulata l’accusa,
gli imputati vengono portati davanti ad un tribunale militare
che adotta procedure ben lontane dagli standard accettati internazionalmente per garantire un
processo equo. Quasi tutti gli imputati hanno un difensore d’ufficio, un militare anch’esso. Gli appelli presentati alla Corte suprema non sono mai stati accolti.
— una ragazza arrestata in una
strada di Montevideo nel gennaio ’82 da forze di polizia risultava « scomparsa » fino a pochi
mesi fa, quando le autorità hanno riconosciuto finalmente di averla in custodia;
Le condizioni di vita nei due
maggiori penitenziari militari Libertad per gli uomini e Punta de
Rieles per le donne, sono molto
dure. Molti detenuti si ammalano
per le condizioni igienico-sanitarie, per i maltrattamenti; le cure sono carenti.
crescita, almeno fra i bambini
del villaggio, di rapporti nuovi
che vadano nel senso della solidarietà e della fiducia.
Fra gli abitanti del « Galeazzo
Caracciolo » questi rapporti mancano oggi quasi del tutto, il che
viene fisicamente evidenziato dal
fatto che quasi tutti hanno ben
presto provveduto a delimitare
accuratamente il giardinetto intorno alla loro casa con steccati, cancelli e in qualche caso
con veri e propri muri di cemento. Stesso discorso per le automobili: per loro era stato predisposto un ampio parcheggio,
e invece nessuno lascia la macchina finché non è giunto esattamente davanti alla porta della
sua abitazione. Si teme, non senza qualche ragione, che le vetture, anche solo qualche decina di
metri più in là, andrebbero incontro a furti e vandalismi.
Gli abitanti del « Galeazzo Caracciolo » non sono altro — questo sia chiaro — che un piccolo
campione, raccolto nella provetta del villaggio, di ciò che ribolle nel grande calderone napoletano. Non si tratta di mostri né
di bestie rare. Sono uomini comuni alle prese con problemi comuni; e se. guardandoli, spesso
ci capita di stupirci, vuol dire
che finora abbiamo chiuso gli
occhi su ciò che cambia intorno
a noi — in meglio o in peggio —
a Napoli e nel resto d’Italia. E’
certo, però, che a queste persone dobbiamo render conto della
nostra fede. Vengono in mente le
parole dell’Antico Testamento:
« Non avrei io pietà della gran
città dove vivono più di cento;
ventimila persone (dieci volte di
più, ormai, a Napoli) che non
sanno distinguere la destra dalla sinistra ( « omogeneizzazione
del ceto politico» direbbe il filosofo De Giovanni) e tanta
quantità di bestiame (automobili)?» (cfr. Giona 4: 11).
Paolo Fiorio
— ui_a intera famiglia rapita
cinque anni fa in pieno giorno a
Montevideo da uomini armati
appartenenti alle forze di sicurezza è « scomparsa ». Da allora
non si hanno notizie di alcun
componente della famiglia.
Il nostro gruppo spera che la
pressióne dell’opinione pubblica
influisca sulle attuali negoziazioni tra partiti e Forze Armate per
il ripristino della Costituzione del
1967 e il ritorno ad una situazione di piena legalità per l’esercizio dei diritti civili e politici dei
cittadini. Di questo auspicato ritorno al rispetto dei diritti fondamentali dell’Uomo potrà giovarsi, insieme a molti altri, Hugo Couto Chassale, il prigioniero
che il nostro gruppo ha in adozione. E’ un fotografo di 37 anni, padre di una bimba, che è
stato arrestato il 4 dicembre ’81,
e sta scontando una condanna a
cinque anni nel carcere di Libertad, con l’accusa di « cospirazione contro le Forze Armate e la
Costituzione » (che per altro è
attualmente abrogata!) in pratica per aver esercitato una attività politica nonviolenta ritenuta illegale dalle autorità.
In un rapporto suirUruguay
pubblicato il 9.2.1983, A.I. accusa
il governo di aver fatto processare civili, accusati di reati politici, da tribunali militari, come è
il caso di Hugo, sin dal 1972. Circa 5.000 persone — su una popolazione di circa tre milioni di abitanti — sono state condannate
da magistrati militari. A.I. ha
chiesto al governo uruguayano di
abrogare la legge per la Sicurezza dello Stato e TOrdine Interno
del 1972 che ha portato tanti civili davanti ai tribunali militari e
ha permesso condanne di centinaia di prigionieri per motivi di
opinione. Molti sono stati accusati di aiutare la guerriglia, ma
A.I. crede che la maggioranza
dei detenuti dal 1975 ad oggi fosse solo coinvolta in attività politiche o sindacali nonviolente.
Il rapporto di A.I. esprime
inoltre preoccupazione per l’assoluta mancanza di spiegazioni
da parte delle autorità sulla sorte di 120 cittadini (tra cui sette
bambini) che sono scomparsi in
Argentina — dove si trovavano
legalmente come rifugiati politici
— tra il 1974 e il 1979. Alcuni di
loro sono stati trasferiti segretamente in Uruguay e imprigionati,
di altri non si è saputo più mfila.
La tortura
Il gruppo Italia chiede a tutti
di scrivere lettere alle autorità
e di partecipare a questa campagna. Chi fosse interessato può
rivolgersi a: Gruppo Italia 2 . 57,
via Marianna Dionigi - 00193 Roma - Tel. 06/380.084.
Hai rinnovato
l’abbonamento?
A.I. ha chiesto inoltre che vengano condotte indagini sulle gravi denunce di episodi di tortura.
La tortura sembra essere diventata una pratica generalizzata negli anni ’70. Testimonianze di ex
/ detenuti e di ex militari hanno
fornito dettagli agghiaccianti sulle tecniche usate nei centri militari ner condurre gli interrogatori. I prigionieri sono tenuti incappucciati per settimane o per
mesi, sono bastonati, obbligati a
stare in piedi per ore, semiaffogati in secchi pieni di liquami; ricevono scariche elettriche nelle
parti più sensibili del corpo. Sono inoltre sottoposti a torture
psicologiche; obbligati a guarda
. L’Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcelia Gay, Adriano Longo, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorso,
nell!, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - C.C4J. 327106 intestato a
« L’Eco delle Valli - La Luce ».
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AiP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
. 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti '84: Annuo L. 21.000;
Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
Decorrenza 1° genn. e 1” luglio (semestrale).
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49x53) L. 9.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna; mortuari
350 - sottoscrizioni 180.
Economici 200 e partecipazioni personali 350 per parola, i suddetti
prezzi si intendono esclusa iVA.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 - Torino.
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)
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