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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI
Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
listerò : anno L. 5; - semestre L. 3. - Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dipettofe e Bnuainistpatope : Öcovenuto C«IIi, Via magenta H. 18, ROmB
Homo, ^5 Dicembre ^9^0 = 3.nno = H. 51
fOlTttnOPtO * ClericaJaia —La questionepoV' 111111 Vii- IV ♦ litico-ecclesiastioa alla Camera
— Infiltrazioni pericolose — Il dovere del buon
cristiano — Un po’ di tutto — Pio X, teologo
mediocre — Frammassoni in confessionario —
Una stufa da inquisitore — In memoria di martiri —
Nei paesi cattolici romani-Sul monte Athos - Conversando col celebre Sheldon—Arte femminile — Anche
T? giustizia - La profetessa testé morta —
Il Cielo Stellato-La conversione dei fanciulli - Per i
nostri fanciulli — Una cara pubblicazione — Un bel
regalo di Natale — Fede e critica — L’esperienza
cristiana — Due monumenti — Da le antiche province Cronachetta Romana — Italia meridionale
— Dalla Puglia Ionica — Corriere Siculo — Ancora
dell inaugurazione a Messina — La chiesa Libera Unita di Broughton Place (Edimburgol — Lettere da
1 America — Libri e periodici ricevuti — Sotto l’incubo!
CiericalaiaT™
Parlare ancora di clericalismo, delle sue insidie
e dei suoi pericoli, a me riesce fastidioso e, dato il
vento che spira nelle sfere governative e dirigenti,
neli’effetto pratico inutile. Abbiamo visto il risultato che ottennero in questi giorni alla Camera quei
deputati che il pericolo additarono, e che invocarono
semplicemente l’applicazione delle leggi esistenti. I
Governi nostri, sieno di destra o di sinistra, di questioni ecclesiastiche e religiose non si vogliono occupare ; i fatti addotti negano o attenuano, dichiarano snfficenti le leggi attuali diventate lettera morta
e dichiarano che tutto procede per il meglio nella
migliore delle Monarchie possibili ; tutti hanno per
motto : « Quieta non movere », e per non vedere
il pericolo reale, imminente, fanno come lo struzzo :
chiudono gli occhi e dicono che non esiste.
I giornali sm', cioè nè carne nè pesce, tengono
naturalmente bordone e vanno in brodo di faginoli
nel constatare che gli anticlericali non hanno per
ora nessuna probabilità di vittoria nè alla Camera/
nè nel Paese.
Intanto le Congregazioni indigene e forestiere,
ultimi i gesuiti cacciati dal Portogallo, che stanno
per annidarsi in Roma, si moltiplicano e crescono
e stendono ovunque, come piovra immane, i loro
tentacoli ; la tabe clericale e gesuitica, mediante ricreatori e circoli, penetra nelle caserme e nelle
scuole, si attacca agli alti gradi dell’esercito, come
già si è appresa a parte della magistratura; e cosi
noi vediamo dei generali baciare l’anello ai cardinali,
farsi paladini del papa e accorrere premurosi al
semplice richiamo di un parroco qualunque.
Quello che più impressiona e rattrista è di vedere parte della gioventù studiosa attratta in questo
movimento, vero Malström spirituale, e fondare circoli e circoletti dedicati a San Luigi o a qualche
altro Santo di consimile virile memoria, quando
pure non vengano profanati i grandi nomi di Dante
0 di Leonardo ; e tutti ispirati, sorvegliati o diretti
da preti.
Intendiamoci bene però. Fra giovanetti che si
proclamano atei o indiflerenti, che sputano negazioni e bestemmie insieme col latte della balia, e
altri che professano una fede religiosa, qualunque
essa sia, noi preferiamo questi ultimi. L’uomo è un
animale religioso per natura, e l’ateo costituisce una
anomalia, una deviazione, una mostruosità tanto più
evidente e urtante quando si appalesa in chi della
religione poco o nulla sa per propria esperienza, e
il momentoso problema non ha avuto nè tempo nè
capacità di studiare. Ma quando codesta fede non è
genuina, anzi imparaticcia e assunta forse per reazione 0 per interesse o per snobismo, chè ora c’è
anche quello ; quando codesta fede è inquinata da
elementi eterogenei, dalla politica, da velleità di
predominio e da sistemi gesuitici di delazione e di
spionaggio, allora non merita nè riguardi nè simpatia, ma dev’essere smascherata e combattuta, perchè
nociva al vivere civile.
Tale è il caso della maggior parte per non dire
di tutti i circoletti cattolici, che sorgono più qua più
là, e in modo speciale dei due formatisi in Roma e, per
buttar polvere negli occhi, dedicati a Dante e a
Leonardo. I soci, poveretti, protestano di essere
mossi dalle più candide intenzioni, di non volere,
cioè che il « trionfo della verità — religiosa, morale, storica, scientifica — il trionfo dell’amore e
della giustizia, individuale e sociale ». Se non ci
fosse altro, plaudiremmo e, fino ad un certo punto,
saremmo con loro ; ma, pur troppo, e c’era da aspettarselo, c’è dell’altro.
In certe istruzioni, distribuite ai soci e da conservarsi segretamente, è detto ch’essi devono « vigilare sulla propria classe e i professori e i compagni avversari, affinchè non sia offeso il loro principio, e riferire al Console propagandista le loro precise parole ed opere ».
Sistema più canagliesco e gesuitico, sotto il manto
della religione, non si potrebbe escogitare. Quei buoni
studenti cattolici vengono trasformati in spie e delatori‘dei loro compagni e dei loro maestri, conseguenti anche in questo alla costante tradizione clericale. E poi hanno il coraggio di gridare contro i
procedimenti alquanto misteriosi della Massoneria,
di sfidare « le insidie occulte di qualsiasi decrepita
setta » e di affermare che l’opera loro si svolge
« per unanime intesa alla luce del sole! ! ».
E’ da sperasi che i compagni anticlericali e 1 professori trovino modo d’impedire lo sconcio.
Codesti casi d’infezione morale nelle scuole e nell’esercito sono sporadici per ora, ma, se non vi si
pone riparo, diventeranno tosto una vera epidemia
di colera morbus] come diceva l'altro giorno alla
Camera l’on. Chiesa.
Ma quasi ci sarebbe da augurarsi che il partito
clericale riacquistasse il sopravvento e comandasse
e applicasse i metodi suoi ; forse allora gl’ignari si
riscuoterebbero e si produrrebbe nel Paese una reazione tale da spazzarlo via per sempre.
Hntiieo Rivoife.
La questione politiH^astica alla [amerà
L’on. Murri si è fatto specialista nella trattazione
delle questioni politico-religiose : e dopo che è deputato alla Camera ripetutamente ebbe ad esprimere le
stesse idee su tale materia, come ancora avvenne nell’ultima discussione fatta al Parlamento sul Bilancio
di grazia e giustizia.
Il Murri, considerata l’enorme importanza, nella vita
sociale, del problema religioso, vorrebbe che lo Stato
se ne interes.sasse maggiormente, garantendo ad ognuno la libertà di coscienza, e non già incaricandosi di dare una risposta ufficiale ai dubbi della
cosciènza religiosa o di coartare questa in un ordinamento ufficiale. Pensiero cotesto giustissimo che crediamo fon. Fani non abbia ben compreso, poiché nella
sua risposta affermò che non può far sua l’idea che lo
Stato si occupi del movimento religioso e iiventi confessionale. Ma non questo era il pensiero del Murri,
bensì solo che lo Stato curasse un po’ di più la più
alta delle aspirazioni dell’anima umana. Il che può fare,
ad esempio, introducendo l’insegnamento storico delle
religioni nelle scuole secondarie, e quello scientifico delle
medesime nelle Università.
Il Murri molto avvedutamente ha osservato che lo
Stato, invece di riaffermare la propria incompetenza e
la propria neutralità di fronte alle Chiese, è tuttora
legato ufficialmente ad una forma religiosa con un eccesso di tutela che è fonte del più grave disordine morale nella coscienza del Paese. Il che è in contraddizione coll’idea espressa poi dal Ministro che lo Stato
non deve essere confessionale.
Evidentemente l’on. Murri ha voluto alludere al
articolo dello Statuto, alla legge delle guarentigie e
finalmente all’ordinamento attuale della proprietà ecclesiastica. Su quest’ultimo, punto il Faui è stato un
po’ più esplicito, ed ha manifestato un’idea veramente
ardita, la quale, se fosse attuata, potrebbe dare una felice spinta alla soluzione del problema politico-religioso,
cioè f’idea che al regime degli economati per la ge
stione beneficiaria si sostituisse quello di libere associazioni di cittadini. Soluzione del problema giustissima, come quella che fa intervenire i credenti direttamente neH’amministrazione del patrimonio della Chiesa.
Non ignoriamo che i nostri ultrademocratici vorrebbero invece che lo Stato incamerasse a suo totale beneficio i beni ecclesiastici, il che non possiamo, in nome
della libertà e del diritto, acconsentire, perchè quei beni,
e per la loro origine e per la loro destinazione, mentre
non possono essere proprietà intangibile della Chiesa,
uè diventare patrimonio dello Stato, debbono rimanere fondo perpetuo al servizio del culto e pei bisogni
dei poveri : proprietà quindi impersonale e sociaie con
lo scopo precipuo indiscutibile e determinato di sovvenire a determinati biisogni di ordine economico, morale
e religioso ; bisogni che «i manifestano e si perpetuano
in seno a qaeH’umaao consorzio, che lo Stato accoglie
e rappresenta. Oia data questa soluzione al problema
2
2
LA LUCE
deiramministrazione dei beni destinati al mantenimento
del culto, crediamo che anche i culti acattolici possano
in misura equa partecipare dei benefici di siffatta amministrazione, trattandosi, come già abbiamo detto, di
una proprietà impersonale e sociale. Tanto più che una
parte oramai considerevole dei membri delle Chiese
evangeliche provengono dal cattolicismo. Idea cotesta
neppure nuova, poiché già venne espressa da uomini
come lo Sbarbaro e il Bonghi, e neppure in contrasto
0 in contraddizione col giure astrattamente considerato. Dice molto bene in proposito il Méuégoz, in una
nota profonda ad un suo studio sui rapporti tra Religione e Stato (La religion et la vie sociale, Fishbacher,
Parigi) : « I beni della Chiesa appartengono, non « alla
religione », alla confessione ; ma ai cittadini membri
della Chiesa. La « religione » non ha qualità, alcuna
capacità per possedere. E se, per esempio, gli abitanti
di un villaggio cambiano di culto, conservano di pieno
diritto la loro chiesa, il loro presbiterio, le proprietà
mobiliari e immobiliari della parrocchia. L’istituzione
ecclesiastica che essi hanno abbandonata non ha alcun
diritto di reclamare quei beni. Al tempo della Riforma,
province intiere' sono passate dal cattolicismo al protestantesimo, e hanno conservato legalmente i loro
beni ecclesiastici. Certo, la questione si complica quando
una parte dei cittadini solamente muta di culto. Allora, in caso di conflitto, spetta ai tribunali il trovare
una soluzione equa. Ma i giudici dovranno sempre lasciarsi guidare dai principii dianzi enunciati ».
Con le associazioni cultuali dei cittadini, adunque, il
problema della amministrazione delle proprietà ecclesiastiche, destinate al servizio del culto, avrebbe una
felice soluzione, foriera di altri savii provvedimenti coi
quali finalmente si potrebbero determinare in maniera
veramente liberale e democratica i rapporti tra le Chiese
e lo Stato.
Hnpieo CQeynlep.
Infiltrazioni pericolose
Il congresso nazionalista è finito, dopo aver dato
fondo all’aniverso e detto male di tutto e di tutti.
Alte hanno squillato le fanfare guerresche e il
bandierone s’è fatto sventolare nel fosco cielo brumaio, quale richiamo fatidico agli ignari: « Su,
dell’A/*«o al sacro lido — Accorrete, itali eroi ».
Ma le schiere sembrano lente a formarsi ë ad accorrere ; la guerra vittoriosa (?) non si a,vrà, almeno per ora.
Certo, cose buone e utili sono state dette in
quel congresso ; ma quanta retorica è fluita da coloro che rinfacciano all’Italia di farne troppal Tradizioni e passato splendore, patrimonio da conservare e classicismo, preparazione militare ed espansionismo imperialista, Inghilterra e Giappone, sentimento del dovere e educazione guerresca, tutto
è stato tirato in ballo.
I bollenti congressisti se la sono presa soprattutto con la propaganda pacifista, con il « Fanatismo ideologico dei socialisti e la viltà degli altri
partiti », e sono corsi al riparo con un ordine del
giorno neh quale si affermi che « la scuola deve
essere diretta alla formazione della coscienza civile
e militare del cittadino, restare immune dalle infiltrazioni pacifiste e fornire l’insegnamento classico,
atto a risvegliare il culto delle tradizioni ».
Temo assai che codesto ordine del giorno resti
lettera morta e che le pericolose infiltrazioni continneranno a prodursi.
Gl’insegnanti, anhe senza essere socialisti o cristiani, continueranno, nella grande maggioranza, a
istillare nell’animo dei loro alunni quei principii di
pace di solidarietà e di amore che sono prettamente
evangelici e che rispondono, meglio della violenza
e della guerra, ai bisogni e alle aspirazioni della
rinnovata coscienza dei tempi moderni; continueranno a insegnar loro a considerare il loro simile
non come un nemico, che è lecito ammazzare pel
solo fatto che appartiene a nazionalità diversa o a
una razza inferiore, ma come un fratello, che si
deve amare e aiutare. I grandi eroi e benefattori
deU’amanità non sono più i guerrieri, autori di
orrende carneficine, ma gli scienziati, gl’inventori,
i filantropi, che hanno recato un po’ di luce e un
po’ di bene nella fosca storia della nostra terra. I
cittadini più benemeriti non sono più gli spadac
cini, ma gii operai della giustizia e gli apostoli
della pace fra le « genti umane affaticate ».
Con buona pace dei naziqnalisti, questa sarà ancora la predicazione dei socialisti, dei cristiani e
di buona parte degli educatori d’Italia.
Enrico Rivoire.
Il <lovere_del_buo^
Noi che siamo stati alla scuola di Gesù e degli
apostoli suoi, abbiamo imparato che dovere del cristiano è di essere « fedele imitatore di Cristo »,
di riprodurre, cioè, nella propria la vita del Maestro, di essere, per quanto imperfettamente, un
Cristo. Ma dobbiamo essere, in errore, su questo
come sopra altri punti. Difatti, chi è stato alla
scuola dei preti ci dice che dovere del buon cristiano è di credere ciò che la chiesa insegna, accostarsi ai sacramenti e ubbidire al papa. Anzi, è
stato scoperto un dovere di più.
Il generale Sanminiatelli (nome predestinato), in
occasione dei funerali di don Rua a Livorno, ha
tentato di baciare al cardinale Maffi... l’anello pastorale, ma non c’è riuscito, perchè l’altro ha tirato indietro la mano. Non è a dirsi come sia rimasto confuso e addolorato il prode generale per
a mossa strategica sbagliata ; ma egli ha voluto
almeno giustificare quell’atto che aveva dato sui
nervi all’Oa. Chiesa. « Io sono un buon cristiano »,
ha detto a chi lo intervistava in proposito, e noi
ci congratuliamo con lui. Ora, il baciar... l’anello
ai cardinali, * cioè ai principi della chiesa, è atto
dovuto da ogni buon cristiano ».
II ragionamento non fa una grinza; data la premessa, la conseguenza è logica. E noi che non conoscevamo quel dovere! Se l’ho detto che dovevamo essere in errore !
Dunque, tutti i cristiani che non compiono quell’atto di servilismo, non sono « buoni cristiani », evidentemente
Enrico Rivoire.
Un po’ di tutto
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Pare che il cardinal arcivescovo di Milano abbia
sospeso a divinis il sacerdote don Luigi Fontana di
Palazzolo milanese, perchè aveva ricusato di prestar
giuramento antimodernista.
In Vaticano si è giudicato la lettera del Pelloux
come « l’espressione del pensiero di un avversario ma
veggente e leale ». Avversario? Ci abbiamo i nostri
bravi dubbi!
Il Papa cede, per ciò che concerne la comunione ai
sette anni, innanzi alla resistenza (non si può chiamare se non così) dell’episcopato francese, al quale
concede un’interpretazione del proprio decreto che
s'accordi con « le tradizioni ». Se Pio X non dà gli
otto giorni al segretario di Stato, sta fresco! Rispetto
alla Germania le concessioni papali, concordate col
cardinale Fischer, sarebbero anche più generose che
non verso là Francia.
Corre voce che Papa e Segretario di Stato si riavvicinino al cardinal Rampolla. Come rimedio alle
cantonate vaticane, l’idea non è cattiva.
Si smentisce la notizia che il cameriere di cappa e
spada papalino marchese Tale dei Tali abbia abiurato
la religione cattolica, per compiacere alla sua sposina.
Ci rallegriamo della smentita. La religione (qualunque
sia) non è una cravatta che si cambi per compiacere
a due begli occhi.
Si direbbe che ii Governo italiano voglia scinlmiottare la S. Sede. Anch’esso ha la velleità di giuramenti
da imporsi a professori (universitari). È passato il
tempo dei giuramenti. Perchè vorreste costringere
una bella mente a far atto di ipocrisia? Perchè vorreste escluderla da l’insegnamento, solo perchè non
sia disposta a far quest’atto indegno d’una coscienza
retta ? Che importa se uno sia monarchico o repubblicano? Allargate un poco il vostro orizzonte, o reggitori miopi della cosa pubblica. Vittorio Emanuele II
(e forse questa non è leggenda) portava inciso su la |
spada: » Viva la repubblica », |
La quistione importantissima (importantissima, per- |
chè di natura altamente morale) del celibato forzato ‘
dei sacerdoti va dibattendosi con sempre maggiore j
energia. Si citan casi 'di dispense concesse in vari
tempi da questo o da qu-el pontefice. Quanto a noi, non
possiamo se non ripetere quel che dicemmo altre
volte: l)il celibato non è voluto dal cristianesimo del
Cristo; -2) il celibato nei quattro quinti dei casi (come
membri del clero stesso confessano) è fonte di cor
ruzione; 3) il celibato non è nemmeno per la Chiesa
cattolica un domma intangibile, ma una legge ecclesiastica e disciplinare abrogabile; 4) abrogatela una
buona volta, e che non se ne parli più!
I Gesuiti del Portogallo, per mezzo del loro Procuratore generale, hanno presentato protesta al Papa
per la loro espulsione da la repubblica. In tale protesta i Gesuiti sostengono che gli avversari non arrivarono mai a specificare contro alla Compagnia altre
accuse che le sei seguenti: 1) armamenti e sotterranei;
2) ricchezze e acquisto indebito di eredità; 3) seduzione nelle vocazioni; 4) organizzazione segreta; 5) spirito di politica e di avversione per la repubblica;
6) influenza reazionaria. *
Cosucce da nulla! Naturalmente i Gesuiti si dicono
puri di tutte queste colpe.
Mentre il Governo italiano assicurava non uno dei
Gesuiti portoghesi essere penetrato nella penisola, i
giornali recavano la notizia delle trattative per l’acquisto d’un palazzo in Roma per uso dei Gesuiti portoghesi!
Si riparla del caso Natban e delle lettere da lui
scritte o non scritte, eco. Basta, adesso! Le cose lunghe divengon serpi. Al Pelloux s’è già risposto in
modo più che completo, dal nostro Dr. Meynier, dal
senatore Pierantoni (l’antico avversario del Prof.
Sbarbaro) e da altri. Voltiamo il foglio. Bisogna sopprimere le guarantige, ecco tutto.
Nel Belgio furoreggia un certo Luigi Antoine sessantaquattrenne, facitor di miracoli e predicatore di
una nuova religione, ohe — in quel che ha di sano —
non è ohe una particella di quella di Gesù. Cristo. 11
taumaturgo di Jemappes presso Liegi parla infatti
di coscienza morale e di amore attinto nel seno di
Dio e da espandere su tutto il genere umano. Come
se Gesù non avesse insegnato questo! Che bisogno
c’era dunque di chiedere alla Camera belga con una
petizione di più che 100 mila firme « il riconoscimento della nuova religione? » Attenetevi a Gesù
Cristo, la cui religione, non che esausta, non è neppur compiutamente intesa e praticata.
Più attraenti assai della... nuova religione del taumaturgo di Liegi sono le recenti meravigliose invenzioni (se è vero ciò che ne hanno scritto i giornali):
quella del prof. Felice Jacoviello — novella gloria
italiana — il quale, trasformando le correnti elettriche in onde herziane, ci illuminerebbe la casa senza
fili, e come per incantesimo; e quella non meno strabiliante di quello straniero che pare abbia scoperto
U vedere ,a distanze enormi. Questo, sì, è
veramente attraente.
Poiché in questi giorni s'è riparlato della bell’opera
del giudice Majetti a pro dei minorenni delinquenti,
applaudiamo anche noi di nuovo alla nobilissima
impresa, augurando a quel benemerito molta simpatia
e molti aiuti nell’anno che sta per nascere.
Reporter.
Pio X, teologo meòiocre
L’abate Jouin, quantunque devotissimo alla S. Sede,
ha scritto e inviato a tutti i vescovi e prelati di Francia
uno studio, in cui lascia intravvedere a chiare note
che Pio X, mediocre téologo, non conosce nemmeno
l’opinione dei dottori cattolici circa l’età della comunione. Con opportune citazioni il Jouin dimostra che:
1) S. Tommaso d’Aquino, veneratissimo dal papa d’ora,
concede che in casi eccezionali si amministri la comunione a fanciulli precoci, verso i 10 o gli 11 anni,
purché diano indizi sicuri di pietà ; 2) S. Antonino
insiste sui 10 anni e mezzo pei maschi e i nove e
mezzo per le femmine, non prima. L’abate si appella
inoltre allo stesso S. Carlo Borromeo... e a... S. Alfonso
dei Liguori ; come pure a un papa — Benedetto XIV
— il quale disse che il fanciullo può comunicare per
la prima volta dai 10 ai 14 anni.
Secondo il Témoignage, l'opuscoio del Jouin avrebbe
prodotto grande impressione sui prelati francesi.
FrammassoniJiij^fessionario
La Revue Moderniste Internationale annunzia che
Pio X ha fatto c dirigere a tutti i confessori che hanno
podestà di assolvere i frammassoni l’ordine non solo
di interrogare minutamente i penitenti, ma di scoprire le dottrine e gli usi della loro setta, di costringerli a consegnar loro libri, documenti, distìntivi e a
palesare il nome dei preti e dei monaci ascritti all’associazione stessa ».
Una slufa da inquisifore
Nel museo di Salzburg si conserva una stufa in
maiolica proveniente da una canonica (cattolica romana) del Tirolo. Rappresenta una pila di libri rilegati, coi titoli in latino : Opera Calvini, Lutheri,
Zwinglii. E’ ornata d’ una banderola con la scritta:
Bibliotheca vulcano consécrala (cioè: « biblioteca
destinata alle fiamme ») In cima alla stufa, tre omett ^
3
LA LUCE
in abito da pastore evangelico del secolo XVII. —
Non c è chi non sappia cavar la morale da questa
stufa. Libri e uomini della Riforma sono arsi simbolicamente... non potendosene far nulla di meglio!
In memoria di martiri
Su la piazza pubblica di Praga furon poste 27 lapidi funerarie a ricordare altrettanti nobili e senatori
decapitati quivi, perchè cristiani evangelici. A Frankenburg (Alta Austria) si erige adesso un monumento
in onore di 17 contadini evangelici, appiccati d’intorno al pulpito di quella chiesa e ai merli della torre,
a cagione della loro fede in Gesù Cristo. (Dal Chrétien).
3
Nei pa^j cattolici romani
In Spagna, per 18.618 086 abitanti, secondo l’ultimo
censimento, 6.078.956 uomini e 6.806.834 donne non
sapevano nè leggere nè far la propria firma. Per 100
sposi e per 100 coscritti, 63 in media si ritrovavano
nelle stesse condizioni ; proprio come in Croazia, paese
cattolico romano anch’esso. — In Portogallo, fino a ieri
paese cattolico, gli adulti analfabeti costituiscono
Il 70 per ..00 della popolazione (Da la Wartburq). Conosce Merry del Val queste statistiche?
Sul mojnit^/ithos
Sul monte Athos vi sono 23 conventi, con 7442 monaci (russi, rumeni, greci), oltre ai contadini, giardinieri e a qualche gendarme turco. Nessun essere di tre
animale!) è ammesso in
quella repubblica teocratica. Per parlare alla madre
o alla sorella, il monaco deve scendere in mare: e
contentarsi di starsene sur una barca, mentre Finterlocutrice e sur un’altra.
ignoranza, opo, sudiciume sono i distintivi principali di quell accozzaglia di illusi. (Dal Chrétieh).
CONVERSANDO COL CÌLEBrTsÌÌEUÌ^
Nessun libro religioso moderno ha avuto la fortuna
del celebre romanzo: Che farebbe Gesù? di 0. MSheldon. E stato tradotto nelle principali lingue moderne ; ultimamente una traduzione giapponese è stata
fatta e ceutiuaia dì migliaia di copie soao state vendute. Nessun libro presenta un più vivido contrasto
tra la religione formale, esterna, che si accontenta della
lettera della legge, ed i bisogni urgenti di un mondo
corrotto e corruttore.
C. M. Shefdon con questo libro meraviglioso ha conquistato al Vangelo più anime, forse, che i grandi evan-'
gelisti.
Era naturale che trovandomi nei dintorni di Topeka,
Kansas, non potessi resistere al desiderio di far visita
ad un tanto uomo che sapevo, d’altronde, interessato
nell opera di Dio in Italia. Sou trascorsi parecchi giorni
da quell intervista ed il ricordo pur mi rimane vivido
nella mente e non mi si potrà cancellare dal cuore
« la cara e buona immagine paterna » di uno dei più
fedeli rappresentanti ed espositori delle pure dottrine
di Cristo.
C. M. Sheldou è un uomo sui cinquant’anni, tarchiato,
robusto, dallo sguardo timido e bonario, dall’aria modesta. Come tutti gli uomini veramente grandi i suoi
modi sono semplici ed affabili, talché non ispira alcuna
soggezione ai suoi visitatori. Egli mi accolse con fraterno affetto e chiese subito notizie della nostra gloriosa Chiesa Valdese e dell’opera di Dio in Italia. Trascorsero due ore iu piacevole, proficua, intima comunione fraterna.
« Il dovere della Chiesa di Cristo — disse egli —
è di stabilire il Regno di Dio sulla terra. Il Vangelo
di Cristo è sociale, inquanto che chiama tutti gli uomini, come fratelli, a godere dei medesimi privilegi. Una
Chiesa che si accontenta di forme di culto e si racchiude nelle pareti del luogo sacro non ha ragione
d’essere. La mia Chiesa qui in Topeka non avrebbe ragione di esistere se non lavorasse, nella misura delle
sue forze, alla realizzazione di questo ideale. Ecco _
mi disse, stendendo il braccio verso un quartiere della
città — là vivono nell’ignoranza, nella corruzione, nell’immoralità più di ottocento negri. Io sento che la mia
Congregazione verrebbe meno al suo dovere se non pensasse al rilevamento materiale, morale e spirituale
di quelle creature umane. Pertanto, i giovani della Chiesa
si occupano di scuole serali per i negri, di giardini
d’infanzia per i loro figliuoli, di biblioteche, di sale di
lettura, ecc. ».
Gli chiesi se si occupasse di politica e seguisse da
vicino le lotte amministrative della città. « Se l’occuparsi di politica significa ricercare la giustizia sociale,
i medesimi privilegi e diritti per tutti gli uomini, il
rovesciare tutti gli ostacoli di qualsiasi natura, che si
frappongono al conseguimento di un tanto ideale sì mi
occupo di politica. Veda, anni addietro avevamo un .sindaco che favoriva la corruzione elettorale e si era notoriamente reso colpevole di vari abusi amministrativi.
Non era nostro dovere di agitare l’opinione pubblica e
farlo rimuovere da una posizione di tanta fiducia ? I
fattorini postali lavorano la domenica, vi sono costretti.
Non è mio dovere, come cristiano, di far si che questi
miei fratelli godano di un giorno di riposo come lo
godo io? Attualmente, per l’appunto, stiamo organizzando una petizione al Governo Federale per ottenere
il riposo domenicale per i fattorini postali. Se lo Stato
del Kansas non ammette più lo spaccio di birra, vino
e liquori, migliaia e migliaia di famiglie, già vittime
dell’alcool, possono ringraziarne lo spirito aggressivo
e pratico del nostro cristianesimo. Se qualcuno perciò,
facesse obiezione al nome « Cristianesimo Sociale »,
possiamo contentarlo chiamandolo « Cristianesimo Applicato » (Applied Chrìstianìty) ».
Questo lavoro, diss’io, è relatimente facile in un paese
fortemente evangelico ; dove si può influenzare l’opinione pubblica per mezzo della stampa oramai così popolare, ma che farebbe lei iu Un paesello dell’Italia Meridionale e della Sicilia, in un ambiente ostile, in
mezzo a gente ignorante, fanatica, indifferente, incredula ?
* Cambierebbe l’ambiente, disse Sheldon, rimarrebbe
il dovere del cristiano. Vi sono iu quel paesello degli
analfabeti, io debbo insegnar loro a leggere ; vi son
degli orfani, laceri ed affermati, è mio dovere di dividere e pane e tetto con loro, ecc., ecc. Insomma debbo
fare agli altri quello che vorrei fatto a me stesso.
questo è il Cristianesimo applicato. La predicazione è
solo la decima parte del lavoro d un ministro del Vangelo ».
Il mio pensiero, a queste parole, corse naturalmente
a quei tanti colleghi nel ministerio, e qui ed in Italia,
che fanno della predicazione il centro della loro attività cristiana dimenticando ìe parole di San Giacomo, 1-27 : « La religione pura è : visitare gli orfani
e. le vedove e conservarsi puro dal mondo ».
Prima di separarci c’inginocchiammo ed egli inalzò al
Signore una fervida preghiera ringraziandolo per quella
fede che affratella gli uomini di diverse lingue e nazioni; pregò per l’Italia, per la Chiesa Valdese; ricordò in modo speciale dinanzi al trono della grazia
di Dio le Chiese deboli, vacillanti, esposte alle persecuzioni.
Ci separammo colla speranza di rivederci in Italia
che il Sheldon ha grande desiderio di visitare.
Prof Alberto Clot
Delegato della Chiesa Valdese.
P. S. Vi noto agli evangelici italiani che due libri
dello Sheldon sono stati ottimamente tradotti nella loro
lingua dal nostro carissimo amico Edoardo Taglialatela.
ARTE FEMMINILE
Torino — la prima capitale gloriosa della patria nostra — assorta nel fragore delle guerre sante del nostro sacro Risorgimento, non potè essere in passato sorrisa dalla luce dell’arte.
Chi non sa che l’arte nasce, cresce e si svolge nell’opuleuza e nella tranquillità ? Ma se Torino valorosa
non ha potuto ricevere come altre città sorelle il battesimo di quella forma di bellezza che è la più aristocratica manifestazione dello spirito umano, accenna a
riceverlo ora in cui l’Italia, lanciata per la sua unificazione e libertà sopra una via di energie feconde, ritorna ad emulare le antiche sue glorie artistiche.
Il 4 corrente nel nome del grande e divino Leonardo
da Vinci nella Mole Antonelliana si inaugurava una
nuova « Accademia d’Arte » esclusivamente per signore
e signorine. E la inaugurazione si apriva con la prima
esposizione internazionale d’arte femminile.
La Mostra che comprende circa 400 opere di pittura
e 500 di scultura è riuscita imponente. Vi è rappre- ■
sentata l’arte muliebre della Germania, della Francia '
dell’Austria, dell’Olanda, del Belgio, e soprattutto quella
italiana.
* I
• ♦ I
Ogni anima che abbia un pochino di senso delicato ^
delle cose belle e gentili, naturalmente deve avere
anche una qualsiasi attitudine artistica. Alcuni_gli
eletti — lo possiedono con fervido entusiasmo, ed ecco
i genii dell’arte : altri sentono meno il vivido soffio di
questa pura bellezza, ed ecco i dillettanti, le anime
che, gustando lé gioie ineffabili dell’arte, pure solitarie
hanno la felicità di sentirsi compagne nella vita con
quelle anime viventi nelle purissime piaghe dello spi
rito, così lontane da tutto ciò che è ipocrisia, volgarità
ed insidia.
La donna appartiene, in massima parte, alla Società
dei dilettanti d arte. Dobbiamo cercarne la ragione intima, suprema, nella sua anima sempre aperta a tutte
le voci che suonano nel campo del sentimento, vibrante
di sogni e di poesia ? Non lo so ; ma è certo che anche
la soave anima femminile può assurgere, sia per numero che per valore, sulle più alte vette della celebrità.
Ne è prova evidente e luminosa la Mostra artistica di Torino, la nuova Accademia « Leonardo da
Vinci ».
Noi esultiamo di questo trionfo di gentilezza, di cortesia, di cultura, di vita nuova e di nuovo pensiero,
ed eleviamo 1 inno di tutta la nostra felicitazione a
quella creatura, che è la serena e modesta ispiratrice
delle nostre azioni migliori, la consolatrice delle nostre tristezze e dei nostri dolori. E.
Anche in Francia c’è giustizia
Un Comitato contro la stampa immonda aveva diretto a tutti i giornali del Creusot una circolare per
invitarli a ripulire le loro vetrine e i loro chioschi
da certi fogli che si enumeravano. Il direttore d’uno
di^ questi fogli détte querela al Comitato innanzi al
tribunale d’Autun, che proferì sentenza di condanna
a 1000 lire d’ammenda. Ma la corte d’appello di Digione annullò la sentenza non solo, ma condannò il
direttore alle spese del processo.
la FBDFETESlìa TESTE’ IHOETB
Alludiamo a Mary Baker Eddy, fondatrice della
« Scienza cristiana ». Anche i giornali italiani ne ban
parlato, in occasione della morte avvenuta il 4 corrente a Boston.
Mary nacque a Bow (nel New Hampshire) il 16 luglio 1821, da Marco Baker, agricoltore e da Abigaille
Bernard Ambrose. Bella, ricca d’imaginazione, Mary
andava però soggetta a crisi nervose, non senza
qualche spiccata tendenza al difelto di Francesco
Crispi: la megalomania.
Ed ecco, in brevi parole, Io stato di servizio della
gran sacerdotessa. Tre mariti, non contemporaneamente, s’intende : accollatario di imprese edilizie il
primo; chirurgo dentista il secondo, da cui fece divorzio per reciproca incompatibilità di carattere; discepolo della suà « scienza cristiana » il terzo, di sedici anni più giovanetto di lei, che ne aveva sei più
del mezzo secolo. Anche questo marito le levò l’incomodo (nel 1882 o 1883) e Mary pensò bene di lasciare
finalmente in pace l’ufficiale di stato civile. Un figlio,
frutto delle prime nozze, visse con la madre come
avviene tra cani e gatti, e c’entrava l’interesse.
Colta in scienze fisiche, conoscitrice di lingue morte
visse su per giù come tutte le altre persone nervose
e vanitose, fino al mezzo del cammin di sua vita.
Dopo una malattia di spina dorsale, cominciò ad
accostar spiritisti e altri mistici, come pure dei letterati. Discepola di Phineas Parkhurst Quimby che
l’aveva anche curata, è probabile che abbia attinto,
dai manoscritti di lui la « Scienza cristiaaa ». Il fatto
è che nel 1867 ella aprì una scuola a Lynn per insegnarvi la sua teoria delle guarigioni. Nell’81 fondò
a Boston un . Collegio metafisico » che fu frequentato
fino ad oggi da 4000 studenti in complesso. Fondò
anche... comunità religiose, e la prima a Boston nel
1879, ricca oggi d’un magnifico tempio che costò
10 milioni e che può contenere 5000 persone. Negli
Stati Uniti gli aderenti ascenderebbero a un mezzo
milione almeno. Nel 1875, la profetessa compose il
libro principale Scienza e salute, con la chiave delle
S. Scritture, che è come il codice delle sue idee filosofiche e biologiche. Il libro a 25 lire la copia ebbe
uno smercio di 200 mila esemplari: di qui special
mente i guadagni della Eddy, che — a quanto pare___
anderanno a benefizio della sua setta e saran amministrati da un Comitato apposito. I fanatici pongono
11 detto libro a paro con e fin sopra il Vangelo. Il concetto contenutovi è questo: Io spirito è tutto, la materia, nulla, pura apparenza; quindi la malattia fisica, apparenza anch’essa, o piuttosto un fenomeno
dell anima, possibile a sopprimersi con mezzi psichici
(magnetismo, suggestione, forza della volontà). Si guarisce per fede, per forza di volontà e quindi, esercitando a dovere la volontà, uno può campare quanto
Matusalemme, anzi non morire mai. Pare infatti che
in questi ultimi anni, la Eddy lasciasse credere agli
adepti ch’ella non morrebbe. « Io non muoio !» Se
non che, pare che — per una svista — la forza di volontà sia venuta meno (per un momento solo, veh) e
la povera profetessa ha dovuto seguire la via di tutti
i mortali. Il Dio della Eddy era un Dio alquanto
sbiadito e freddo. Del resto, secondo lei (così pare
almeno) il peccato non esiste o quasi; e però inutile '
parlar di redenzione.
4
Che la »oZowtó'eserciti un gran potere sul corpo,
nessun dubbio; ma la volontà non basta. Ci son di
quelli che furon davvero sanati da la Eddy: nevrastenici, s’intende; e non occorreva proprio essere una...
Eddy per operar guarigioni di tal fatta. Degli altri
invece son morti, mentre un consulto medico li
avrebbe salvati. William James, da vero prammatista,
ammirò la Eddy. V’è chi l’esaltò, facendone una cristiana avanzatissima nella comunione con Dio. La signora Giorgina Milmine scrisse un libro in cui dice
tutto il contrario e rappresenta la profetessa mediocre
come sposa, cattiva come madre, Ipocrita e orgogliosa
per abitudine, ambiziosa e cupida, irritabile e vendicativa. Chi ci capisce più nulla? Speriamo che il
libro su la Marry Baker Eddy del prof. Alfredo
Mayor di Neuchâtel che (secondo annunzia la Semaine religieuse) sta per essere pubblicato, valga a
gittar un po’ di luce su quella figura che per ora ha
dell’incerto, per non dir dell’equivoco. Sarebbe in
ogni modo tempo di capire che ci sono sètte a bastanza nel mondo, e che la prima ideuccia che ci baleni alla mente non deve allontanarci da la fonte
unica di verità e di guarigione morale che è Gesù
Cristo nostro Signore.
Il CìGlo^j^llato
Il Signore è quel che conta il
numero delle stelle ; che le
chiama tutte per i nomi
loro. (Sai. CXLVII, 4).
Le stelle visibili ad occhio nudo sono moltissime e
furono contate : 6000 incirca ; ma le stelle invisibili
non si annovereranno mai. Solo il Signore Iddio che
le ha seminate nello spazio infinito, può computarne
il numero. Gli astronomi accertano che ciascuno di
quei punti luminosi è un mondo più maraviglioso
del nostro; e che il Sole stesso che ci illumina è uno
di quei punti, lie distanze che ci separano da esse
sono incommensurabili, se è vero che un raggio di luce
che parta dalla stella a noi più vicina debba impiegare tre anni ed otto mesi per raggiungere la nostra
Terra, attraversando lo spazio in ragione di 333,375
chilometri al minuto secondo. — E che cosa deve dirsi
delle miriadi ai stelle, la cui lontananza è tale, che
occorrono 50, 100,1000 anni e più al loro luminoso
raggio per giunger fievole fino a noi?
Lettore, avrete osservato, a ciel sereno, quella striscia
lucente che attraversa il firmamento, la quale circonda
la nostra Terra, e che, sin dalla più remota antichità,
è stata denominata Via lattea ? Ebbene, quella che vi
pare un velo trasparente, una luce diffusa, veduto
col telescopio, apparisco come un aggregato di miriadi
di stelle!.. Sempre armati di telescopio, scandagliate
10 spazio fin nelle sue più remote profondità, e voi
potrete scorgere, qua e là, delle macchiette bianche, le
quali vi si presenteranno subito come ammassi di
punti luminosi. E che cosa sono queste macchiette
lucenti? Nè più nè meno che degli Universi qual’è
11 nostro ; ma così lontani, che le loro magnificenze
resteranno a noi per sempre ignote.
Sciogliete, o lettore, ogni freno alla vostra imaginazione e cercate di enumerare le nebulose che popolano lo spazio infinito... L’infinito ! Comprendiamo
noi che cosa significa questa parola ? Vuol dire sprofondarsi negli abissi celesti, camminar sempre e m.n
avanzare mai! Secoli e secoli si succederanno,e sempre nuovi mondi si presenteranno, fuggendo, agli occhi nostri, animati da moti diversi e complicati, e gli
uni dagli altri separati da deserti immensi — e non
avremo fatto un passo! Potremmo viaggiar tutta l’e
ternità, e trovarci sempre al medesimo punto, giacché
nè il tempo nè lo spazio non hanno confine.
Iddio è l’Essere eterno ed infinito, tali pure sono
le opere sue !
• •
I pagani consideravano gli astri (1 Cor. 15j41) —
vale a dire le stelle, tanto fisse che erranti (Giuda,
13) — come potenze divine, come geni, gnomi, spiriti,
eoni, rivestiti di corpi luminosi, o per lo meno come
dimora di quelle potenze e di quegli spiriti ; di guisa che, per essi, il dire « corpi celesti » era come dire
« spiriti celesti » ; — ma l’Antico Testamento insiste
sul fatto che tutto t l’esercito del cielo > è stato creato
da Dio ed obbedisce a’ comandi suoi.
II culto degli astri, o Sabeismo, era una idolatria;
ma quando leviamo gli occhi al cielo e fissiam lo
sguardo in quegli astri che vi brillano, che sembrano
disordinati per la volta serena, e pure salgono ordinati come un esercito — sentiamo dentro di noi
come un impulso verso di essi. Il loro influsso esercita una potente attrazione sull’ anime nostre. Perchè ? Non perchè sieno dimore speciali della Divinità, o di una divinità; ma perchè ITddio che li ha
creati ha promesso di far di noi soli e stelle ne’
suoi tabernacoli celesti !
Il ragionamento di S. Paolo in l Cor. XV, 40.41,
corre come segue : Mirate i corpi celesti : anche lassù j
LA LUCE
soavi delle diversità: il sole, la luna, le stelle non
hanno un medesimo splendore: « così ancora sarà
la risurrezione dei morti ! » I corpi nostri, « spiritualizzati », (v. 44) saranno vestiti di « gloria » in
grado diverso (Cfr. Dan. 12[3 ; Matt. 13J43). Oh, beato
chi sarà come una stella, anche di minor grandezza,
quando « la moltitudine di quelli che dormono nella
polvere si risveglierà : gli uni per andare a vita eterna, e gli altri a vituperio e ad infamia eterna »!
Allora c i giusti risplenderanno come il sole, nel
regno del Padre loro »; allora gl’intendenti risplenderanno come lo splendor della distesa, e quelli che
avranno giustificati molti, risplenderanno come le
stelle in sempiterno »! Y.
La Direzione ai Lettori
Chi si abboni prima del 31 corrente potrà avere
in Italia e nell’Eritrea la Luce per sole L. 2,50. Incoraggiate l’opera nostra, piena di difficoltà e di sacrifizi, inviandoci subito L. 2,50. Procurateci nuovi
abbonati. Il prezzo d’abbonamento non potrebb’es
sere più tenue. Il periodico francese il Christianisme, settimanale come la Luce, e ben poco più grande
per formato della Luce stessa, vien pagato 10 franclii l’anno in Francia e 13 all’estero!! — Gli abbonati che ci invieranno il prezzo del loro abbonamento prima del 31 corrente (L 2,50 per l’Italia e
l’Eritrea; L. 5 per l’estero) avran diritto di ricevere
il volumone del Dr. Meynier « Il cristianesimo attraverso i secoli », mediante aggiunta di 1 sola lira,
e « Nuova Aurora » del prof. Rivoire per altri 75
centesimi. — Abbonamento alla Luce e zWAraldo di
Brooklyn insieme: L. 8, ossia dollari 1,60. — Dopo
il 31 dicembre, la Luce in Italia e nell’Eritrea costerà
L. 3. Giovatevi di questi pochi giorni, per inviarci
tutti il vostro abbonamento. Farete opera eccellente,
e non solo economicamente parlando. Senza la simpatia_ tangibile dei’ Lettori, impossibile andare innanzi. L’anno presente segna un lieve progresso su
tutti i precedenti; ma noi non siamo ancora sodisfatti. Si compiacciano gli abbonati e i rivenditori
morosi_(in Italia e fuori) di mettersi in regola con
1 Amministrazione. Non vogliate — ve ne preghiamo
— chiudere il cuore a questi inviti che vi facciamo
col cuore e pensando unicamente al bene dell’opera
d’evangelizzazione tra i nostri cari connazionali.
La conyersione dei fanciulli
André Jalaguler (41, rue Delcassé, Montauban, Francia) si propone di scrivere un’opera su la * Conversione religiosa della gioventù ». A completare il materiale raccolto, rivolge a tutti (e naturalmente anche
ai Lettori della Luce) queste domande : 1) Credete voi
possibile la conversione di giovanetti dai 12 ai 15
anni? Potreste citarne esempi? — 2) Questa conversione assume distintivi speciali ? Quali ? — 3) Quali
stimate essere i mezzi migliori per produrla nei giovanetti ?
Per i nostri fanciulli
Quant’è difficile scegliere buoni libri per i nostri
fanciulli! Talvolta i direttori e i monitori delle scuole
domenicali si sentono molto impacciati: che libri dare
ai nostri alunni al prossimo Albero di Natale? —
Non dispiaccia loro se ci facciamo lecito di suggerirne uno veramente carino. Porta un bel titolo:
Amateli ! ; consta dì circa 180 pagine elegantemente
stampate ed illustrate; contiene brevi e attraentissimi scritti di vari autori, dal Buffon al DeAmicis,
da la Grossi Mercanti a quella gentildonna ch’è la
nostra correligionaria D. G. (Dora Goetzlof Turino).
Per ordinazioni potete rivolgervi a qualsiasi libraio,
o, meglio, direttamente alla Tipografia del R. Istituto Sordomuti, in Genova. Il Cav. Goetzlof ci ha
favorito 25 copie di detto libro per questi giovanetti
dell’Istituto Gould. Un grazie dal cuore.
Cina cara pubblicazione
E’ la € Parola del giorno » dei fratelli Moravi, che
ogni anno viene tradotta e diffusa in Italia per cura
della signora Ilda Padelletti Zumpt. Abbiamo ricevuto la « Parola del Giorno », per l’anno 1911, e vivamente la raccomandiamo ai nostri Lettori. E’ davvero una cara pubblicazione, intesa a recare ogni
giorno dell'anno una parola di ammonimento, di eccitamento, di conforto ai cuori cristiani. Spargetela
largamente in occasione del Natale. Non costa che 40
centesimi. Affrettatevi a richiederne molte copie alla
Traduttrice sunnominata, inviandole cartolina vaglia
a Montalcino (prov. di Siena).
Clrj bel regalo di Ubatale
Se giungiamo ancora in tempo, vorremmo raccomandarvi di offrire, come regalo di Natale, alle persone che vi son più care, il volume testé edito dalla
Casa Metodista (Via Firenze 38, Roma): t La guardia
del cuore ed altre omelie » di Alfredo Tagliatela. Non
vi lasciate respingere dal titolo, che è la cosa men
bella di tutto quanto il libro, il quale contiene cinquanta sermoni in miniatura. Adoperiamo la parola
« sermone »... a dispetto dell’egregio Autore, che, nel
senso di discorso religioso, non la crede italiana. E’
italianissima invece, e forse più di omelia, che, nell’uso nazionale, vale predica di... prelato o di... vescovo. Ma non andiamo quisquigliando. I cinquanta
sermoni sono molto belli ; sono soprattutto molto
buoni. Pieni di erudizione tutt’altro che pesante, spigliati nella forma, vivaci di sentimento cristiano, costituiscono un cibo squisito e sostanzioso.
La Guardia del cuore è adattatissima ai cristiani
che vivono solitari e che non possono frequentare
nessuna chiesa evangelica. Non lasciate passare questo Natale, senz’aver comprato la Guardia del cuore,
che Iddio si degni benedire per molti... cuori! X.
T GdGj2j^itica
Si conosce male il Nuovo Testamento; non lo si
apprezza abbastanza. Perchè? Non solo per freddezza
religiosa (propria di tutti i tempi) ma per altre cagioni speciali; per due cagioni principalmente; 1) la
poca importanza che oggi si dà alle dottrine; 2) il
fascino che la critica storica esercita.
Tempi addietro ai leggeva il Nuovo Testamento, per
riandare le cose apprese durante l'istruzione religiosa;
e si rieseiva a ritrovare nel sacro libro quel corpo di
dottrine che fissava i punti cardinali dell’orizzonte
spirituale; adesso invece il libro non è più in stretta
relazione con un sistema dottrinale, e però il Nuovo
Testamento fa l’effetto d’un complesso di parti e d’una
collezione di scritti, ciascun dei quali ha un’origine
e una storia tutta sua; onde il Nuovo Testamento apparisce meno semplice e sembra richiedere maggiore
attenzione e maggiori sforzi. Quest’è la prima cagione
per cui ci si tiene a rispettosa distanza dal volume,
che pur dovrebbe esser letto e riletto di continuo.
La seconda cagione — come s’è accennato — è da
ricercarsi nella critica storica. Si è sentito dire che
da quando la critica s’è messa a riveder le bucce alla
Bibbia, la Bibbia ha perduto ogni valore.
A questo giudìzio sommario dobbiamo dare una
smentita categorica. La critica, applicatasi ai libri della
Bibbia, ha modificate molte opinioni e molte idee concernenti la data e l’origine di essi libri; ma non bisogna esagerare la potenza di questa forza novella;
dinanzi alla quale noi dobbiamo assumere l’atteggiameàfO‘'di chi riconosca altrui il diritto di esaminare
ogni cosa, e di ohi al tempo stesso mantenga integralmente la propria fede, coi suoi tesori e con le sue
speranze.
Il Nuovo Testamento riferisce dei fatti che hanno
un’importanza capitale per la vita morale e spirituale degli indivìdui e del genere umano. Questi fatti
suscitano molti problemi innanzi all’intelletto e alla
coscienza; ma questi problemi non sono tutti egualmente gravi; gli uni vanno soggetti all’esame della
critica, la quale pesa le testimonianze e mette in relazione gli avvenimenti con l’ambiente in cui si svolsero e con la storia che li precedette; gli altri fatti,
per contrario, van diritto alla coscienza di ciascuno,
sia egli storico o no, e gli parlano chiaro come ad
uomo, non come a storico nè come a commerciante
nè come ad operaio nè come a magistrato. La critica
non ha il potere di subordinare la quistione morale
alla quistione scientìfica, e non ha quindi il potere
di sottrarre l’essere morale alla responsabilità implicata da la costui fede o da la costui incredulità. Sopra
la critica v’è il discernimento del dovere, v’è la responsabilità. Orbene il fatto centrale che i libri del
Nuovo Testamento espongono (cioè a dire la vita e
l’opera di Gesù) va soggetto al discernimento morale
di ogni individuo e non già alla competenza speciale
dello storico. Non vietiamo alla critica il diritto di
esaminare i documenti ed i particolari nei fatti, ma
non abbandoniamo alle mani di lei il giudizio intorno
agli avvenimenti capitali nè intorno alle persone.
La critica per sè stessa non è pericolosa, e non è
insolente; ma, in questo o quel tempo, quando apparve per la prima volta ed anche dopo, gli uomini
che se ne fecero rappresentanti o artefici si son dato
troppo poco pensiero della importanza unica ed universale degli avvenimenti da loro presi a studiare; e
se ne sono dato troppo poco pensiero, perchè essi
erano estranei assai alla fede che gli avvenimenti
stessi ridestano in chi sia più attento e più serio;
si sentivano troppo sodisfatti de’ mutamenti che per
opera loro si sarebbero introdotti nelle idee tradizionali!
A questi uomini, dal carattere religioso poco alto,
la critica va debitrice della propria mala reputazione.
Ma non è lecito agli imbrattatela di gittar discredito
su l’arte nè sui grandi artisti. Così non s’ha da permettere agli storici miopi o temerari di incuterci
spavento nè di privarci dei servigi che la critica
giudiziosa e consapevole de’ propri limiti è atta a
5
LA LUCE
rendere. Imitiamo i popoli selvaggi, i quali — dopo
aver tremato innanzi alle armi da fuoco — ne han
capito l’uso e se ne sono a lor volta serviti per difendersi dai nemici e per procacciarsi il cibo quotidiano. La critica è un’arme anch’essa, la quale cambia di carattere col passare da certe mani in certe
altre; funesta e distruggitrice, si fa salutare e edificativa in sommo grado.
Applicata ai libri sacri, la critica ha reso un servizio veramente opportuno, restituendo al Nuovo Testamento la sua realtà storica e morale, messa a repentaglio da l’indole troppo didattica e fin magica
che gli venne attribuita nel secolo XVII. Ricercando
con insistenza l'origine di questi scritti, sforzandosi
di scoprire con precisione gli autori, ci si ritrova a
tu per tu con fatti intimi che mostrano la potenza
sovrana di Dio all’opera nelle anime.
La tanto temuta critica altro non è che la conoscenza ampia e svariata della storia ne’ suoi particolari e nel suo procedere; ed essa viene in aiuto del
lettore della Bibbia, procurandogli cognizioni e lumi
intorno alle epoche e alle persone, attraendo la sua
attenzione su lo sbocciare d’una vita novella, ricca di
casi esterni e di esperienze interiori. Questa conoscenza storica dell'epoca di Gesù, quando sia corroborata e tutta compenetrata da la conoscenza psicologica dell’essere morale considerato da ogni lato e
in tutta la profondità sua, ci trarrà fuori da le idee
confuse, vaghe, incomplete e ci metterà in grado di
riacquistar dottrine chiare, forti, coerenti e spoglie
dell’apparato scolastico ormai antiquato.
Se la critica fredda o maligna può perdere molte
coscienze, noi dobbiamo tuttavia imparar a valerci
di tutti i vantaggi offerti da la critica usata con fede.
La fede infatuata e irriflessiva s’è creduta per troppo
lungo tempo in obbligo di mettersi in guardia contro
la critica, come se si trattasse d’un potere ostile, atto
a distruggere ogni cosa; Una più accorta e più serena fede sa che colui nel quale ha creduto non può
esser raggiunto da gli assalti della critica storica.
Gesù Cristo non fu creato da la leggenda; non sarà
mai distrutto da la critica; è riconosciuto come Salvatore da la fede. La critica, guidata da la fede, serve
a dare alla testimonianza resa a Gesù Cristo maggiore chiarezza, maggiore evidenza, più vivo colorito;
non si dimentichi però che tale risultato non potrà
ottenersi se non a patto che la fede sia, non una
pura tradizione, nè un’idea vaga, nè una velleità religiosa, bensì un devoto attaccamento alla persona vivente di Gesù glorificato. S’impotsessi con vigorosa
stretta del proprio oggetto, cioè di Gesù Cristo, il
Salvatore, e allora — come sempre-avvenne quando
ella esistette per davvero — farà di nuovo opera
creatrice: si guarderà bene da l’abbandonare l’uso
della critica ai dilettanti della letteratura e agli storici deterministi; ne favorirà l'esercizio, fecondandolo;
poiché ella solamente ^la fede) è atta a scoprire e a
esplicare quale sia il valore del Nuovo Testamento.
(Dal volumetto La Valeur du Nouveau Testament,
six discours par Ernest Martin, edizione seconda,
postuma. Saint-Blaise, Foyer Solidariste, 1911).
Ucspcricnza^rlstlana
{flleani pensieri staeeati, tratti dal libro postumo di
E. (Dartln « Expérlenee ehrétienne »).
L’esperienza cristiana è l’atto mediante il quale un
essere umano congiunge la propria vita a quella di
Gesù Cristo, la propria persona a quella vivente di
Gesù Cristo, al fine di pervenire alla vita eterna in
comunione con l’Iddio santo. Si dànno altre esperienze
morali, altre esperienze religiose ed anche altre esperienze cristiane, ma l’esperienza specificamente cristiana è quella mediante la quale un uomo divien cristiano. E’ questo un atto della volontà, la quale aderisce all’invito di Dio.
Quest’atto è relativamente raro. Tutti gli uomini
sono sollecitati a compierlo, poiché esso solo fa della
creatura umana un uomo vero; ma, se molti sono i chiamati, in assai minor numero sono coloro che rispondono alla celeste vocazione. E ci si illude facilmente,
credendo d’aver risposto alla celeste vocazione, mentre
si confonde l’esperienza cristiana vera e propria con
dei fatti morali e religiosi d’ordine inferiore.
Quest’atto (dell’esperienza cristiana genuina) è stato
compiuto da tutte le personalità cristiane che hanno
lasciato un’impronta nella storia nota o ignota del
cristianesimo ; citeremo soltanto, a ino’ d’esempio,
■Vinet, 'Wesley, Lutero e Paolo specialmente. Le moltitudini più o meno cristiane seguono questi, come
si segue una guida.
La dottrina cristiana è l’affermazione semplice e chiara di ciò di cui la fede s’è impadronita. Nulla di più
semplice nè di più chiaro delle parole che Paolo e
Sila rivolsero al carceriere di Filippi : t Credi nel
Signore Gesù e sarai salvato •. Sventuraraente questa
proposizione ha perduto, pei nostri contemporanei,
quasi tutto il suo valore; e non è più altro per loro
che un luogo comune, una parola di edificazione, una
frase sentimentale. Eppure esprime l’esperienza cristiana nella sua pienezza, la dottrina cristiana tutta
quanta.
Quando l’esperienza cristiana è sommariamente
espressa come nella scena della prigione a Filippi,
si ha la dottrina cristiana ; quando l’esperienza è analizzata, vediamo apparire le dottrine cristiane. L’idea :
* Credi nel Signore Gesù » non esaurisce da sè tutto
ciò che un cristiano può dire della propria fede e del
proprio Salvatore. Le dottrine cristiane nascono allorché 1 attenzione si occupa di ciascun particolare
elemento, incluso nel fatto del credere nel Signore
Gesù ; sarà possibile enumerarle l’una dopo l’altra
come si farebbe in àn inventario ; ma questo non è
il miglior modo di aVquistarne conoscenza : meglio
varrà raggrupparle tutte organicamente d’intorno all’affermazione centrala\della fede nel Cristo.
L’oggetto dell’esperieì|za cristiana è Gesù, poi Dio.
La comunione col Òristo, come Paolo la propone
al carceriere di Filippi, conduce a una comunione
con Dio.
L’escatologia stessa j(cioè la dottrina concernente la
vita avvenire) poggia! su l’esperienza. Le parole di
Gesù relative al futiro si radicano in noi solo in
quanto viviam cectilche la nostra relazione morale coll’Iddio santo \ col mediatore (Gesù Cristo) è
una relazione indistruìtibile : a dispetto di gravissimi
avvenimenti, a dispetti della morte stessa, questa relazione trionferà su ogli ostacolo.
Tutte le dottrine seatWisoono da l’esperienza sottoposta ad analisi. Ora, s\ a questa rapida analisi si
aggiunge uno sforzo di pe\siero filosofico, ecco la dommatica. Od io m’ingann\o « dommatica . e * confessione di fede » son duè^espressioni (speculativa e
filosofica la prima, sommala e pratica la seconda) di
quella esperienza che si <ì|iama « la fede in Gesù
Cristo ». \
Le parole onde noi ci servWo per indicare le esperienze principali (implicate \ questa centrale esperienza), parole che sono al te'^po stesso i nomi delle
dottrine classiche, hanno un Cie d’intellettualistico e
di soolastico. Cada questa verace di seconda mano
dovuta alla consuetudine ; piglpno queste parole nel
loro primitivo senso, che è in^ce d’un realismo e
d’una drammaticità straordinar^ Che di più realistico e di più vivo deU’espiazio\ e della riconciliasiane ?
nere umano, e nell’attitudine in cui, quand’era qui
su la terra, invitò tutti a sè, a sè solamente, protendendo le palme verso gli uomini e dicendo con la
sua voce eroica insieme e soave: . Venite a me, voi
tutti •!
Ecco, per via d’imagini, la differenza ch’io vedo
tra Lui e i suoi precursori e i suoi araldi, tra Lui e
quei geni della religione e della morale; ecco la differenza che vedo sempre, anche quando — chiudendo
gli occhi su la sua dignità di Salvatore — li tengo
aperti soltanto sul suo carattere di moralista o di
maestro della vita. La distanza tra il Maestro e i
maestri è enorme.
A dimostrare ciò, basterebbe istituire un confronto
tra Gesù e colui che oggi gli vien posto più volentieri a fianco, quando non gli è posto di sopra addirittura: alludo a Gautamo Buddo. E non occorrerà
nemmen di fare un confronto completo; un tratto o
due saran più che sufficienti a fissare così profondamente il profilo del nostro Maestro, facendone di
colio un essere unico, ed, oh, quanto superiore a
quel Gautamo, per cui vanno spasimando oggi anime
malinconicamente sentimentali nella vecchia Europa
e nella giovine America!
Vi ricorderò due soli precetti di Gesù.
Il primo è in Giovanni. • Amatevi » Egli dice • amatevi com’io vi ho amati ». Queste parole significano:
« Amatevi a segno di dare, se bisognasse, la vita gli
uni per gli altri, com'io ho dato la mia vita e sto
per darla alla morte di croce, perchè vi amo ».
L’altro precetto che desidero ricordarvi si trova
in Matteo, ed è questo; « Siate perfetti (ossia compiuti)
com'è perfetto il Padre vostro celeste ». E queste parole significano: « L’Iddio che vi ho rivelato io è un
Dio santo e tutt’amore, è un Padre; voi non avete
da imitare il vostro Padre celeste nella potenza, nella '
sapienza sconfinate, ma ben dovete come figlioli assomigliare a lui in tutto ciò che fa di lui un Padre;
cioè lo dovete assomigliare nell’amore santo ».
Un amore santo come quello di Gesù obbediente
fino alla morte e alla morte di crocea vera iinagine
di quello del Dio e Padre da Lui rivelato al mondo;
un amore come quello di Dio stesso che è perfetto
nell’amore; i due precetti combaciano e coincidono.
Ora, io domando: Gautamo Buddo parlò mai così?
Vorrei andar per le spicce e però vorrei fare senz’altro l’ardita supposizione ohe Gautamo Buddo abbia
parlato così per l’appunto e proprio in questi identici terpiini.... Ma no! M’avvedo che la mia supposizione non è possibile per ciò che concerne il secondo
precetto ¡almeno. Gautamo Buddo può aver detto, come
Gesù e prima di Gesù: < Amatevi com’io vi ho amato »,
ma non può aver detto: c Siate perfetti com’è perfetto Dìo », per la semplicissima ragione che Gautamo
Buddo, se non era... ateo, come gli uni sostengono,
era in ogni modo agnostico, come gli altri confessano; il che, in pratica, è la stessa cosa. L’ateo, franco
e sicuro, grida, come lo stolto: . Non c’è Dio, non c’è ».
È un’affermazione risoluta, recisa, che rende, se non
altro, onore alla fermezza di visione di ohi la proferisce. L’agnostico invece s’accontenta di mormorare: « Ci sarà... non ci sarà... io non ne so nulla davvero ». Come vi avvedete, in pratica, l’agnostico non
vale più dell’ateo. Forse vale meno. Buddo era agnostico, cioè intorno a Dio non sapeva nulla davvero?
Non potè dunque, senza contraddire a sè stesso,
avere espresso il precetto di Gesù: « Siate perfetti come
Dio è perfetto ».
Ma siamo generosi, per carità, e ammettiamo pure
che Gautamo Buddo non fosse ateo e non fosse nemmeno agnostico; facciamone un deista, facciamone addirittura un teista. Anche così, la distanza tra lui e
il nostro Maestro rimane.
Ogni fondatore di religione — che dico? — ogni
essere umano potrebbe appropriarsi i precetti di Gesù
Cristo. Non mi stupirei se domani si scoprisse che
tutti i grandi moralisti anteriori a Gesù Cristo, dal
minimo al sommo, si fossero espressi con le stessissime,
precisissime parole di Lui. Ma le parole che escono
da le labbra umane (non sì insisterà mai abbastanza
su questa importantissima verità, tanto disconosciuta)
hanno il senso che sì dà loro. Se io che scrivo que
DUE monumenti
Pensate al monumento che da Gii^vra è consacrato
al ricordo della gloriosa Riforma r^giosa del sedicesimo secolo. È un monumento origVale, che __ per
dirla di passata — non ha però incUrato il gusto
di tutti. Le austere geniali figure q Riformatori
son là all’aperto, addossate a un grà^ muro, a una
certa distanza le une da le altre, ma \i uno stesso
piano, le principali almeno; son là tutfieome in una
sola linea di combattimento, costituto come la
fronte di una medesima schiera di miliigu pgj.
pari di valore e tutti apparecchiati a sVenere con
eroismo pari l’impeto del nemico. \
Quelle statue tutte poste sur un piano edesimo o
sur una medesima linea potrebbero servirAenissimo
a dar un’idea del come taluni si raffigur^o i geni
della morale e della religione fioriti da c, mondo
è mondo. Se quei taluni dovessero erigere \ monumento ai fondatori di religioni, ai grandi tìagtri di
morale, sorti nei secoli, copierebbero il moimento
della Riforma; li rappresenterebbero così, coi j
formatori, sur un medesimo piano, sur una\^ede
sima linea, o press’a poco, ne farebbero tutt’unài.au
diosa, maestosa stilata, in cospetto del mondo,^gn
tando ogni effigie duratura di bronzo su piedégn
a un dipresso alti egualmente. Non dimentichi,5
bero, certo, Gesù Cristo; e a Lui forse concedè^,
bero il posto più onorifico, il posto di mezzo; e f<^g
lo collocherebbero anche di qualche linea o —
sa? — dì parecchie linee più su che gli altri: t
mezzo e alquanto più in alto.
Ma il concetto che mi faccio io, intorno a Ges „„„„„ ,, t- - u
„ . . . , , , ,, ... . nanno ii senso che si da loro, be io che scrivo qu
Cristo e ai geni della morale e della religione, è di „j
. ° ® .’ \ starticoletto VI dicessi: « Amatevi com’io VI ho amato ».
verso assai. Se SI volesse descrittivamente esprimerlo) palerei esattissimamente come parlò il mio adorabile
converebbe valersi di quest altro simbolo, per esempio.\jjaestro; ma direi ben altra cosa da quella che Luì
Un monumento, ma un monumento punto somigliante Vi amo infatti, cari Lettori, ma quanto poco
a quello originale da Ginevra consacrato a ricordo „mni t aaoiafa ..ho ■
, ? , . . . ... .. 1 amo!... Liasciate che vi apra tutto il mio cuore.
iifii Drlnrinsi Rifnrmiitnri. ìin monniriftntn mnltn nm . ...... .
dei gloriosi Riformatori, un monumento molto più
simile invece a quelli soliti, che s’incontrano a diecine nelle nostre città. Un solo e alto piedestallo,
uno solo; e imaginatelo ben alto questo unico piedestallo. Torno torno, a piè del monumento, una moltitudine di figure rappresentative della Profezia e
dell’Apostolato: Mosè ed Isaia, Samuele e Geremia,
Pietro e Paolo, e tant'altri. Nei bassorilievi de’ lati,
una festa di altre figure: i geni della morale e delle
religioni extrabìbliche: Socrate, Buddo e tutti gli
altri. Lassù, in alto, sul piedestallo, Gesù < solo », come
dopo la trasfigurazione; « solo » in cospetto del ge
In mi sentirei il coraggio di affrontare l’agonia
) Getsemani, tanto meno poi la Croce, per amore
'^o di voi. Mi perdonerete — non è vero?—questa
h franca confessione? Quel ch’io ho detto di me,
^yovete ripeterlo di Buddo, certo, immensamente
P')moroso dì me; ma, certo altresì, immensamente
amoroso di Gesù Cristo. Di quel grande genio
l’pHso abbiano fatto, così per generosità di discus®*ohgn deista, anzi un teista. Ma che concetto si
saràji andato formando della divinità? È Dio per
Gau% Buddo un Padre? E se è, ha egli sentito i
palpiignti di quel cuore ch’è lutto amore? li ha egli
\
6
6
LA LUCE
sentiti come Gesù? nella stessa intensità di Gesù?
neila stessa ineffabile realtà di ogni giorno,’.come se
il cuor di Dio pulsasse, ad ogni minuto secondo, con
battito regolare e continuo, nel cuore di lui? Qui
sta tutto il proi’lema! Quando m’avrete dimostrato che
Buddo fosse qualcosa più che un ateo o un agnostico; che Buddo sentisse Pio; che Buddo sentisse Dio
quanto Gesù Cristo; che la vita di Buddo fosse la rivelazione pratica d’un amore non mai disgiunto da
la santità, e da tale santità che la coscienza del più
delicato uomo incivilito dell’oggi non saprebbe desiderarne di più squisita, la rivelazione pratica — io
dico — d’un amore non mai disgiunto da tale santità e sempre intenso egualmente e sublime tanto da
strapparci questa esclamazione: « Se Dio esiste e se Dio
è amore, sarà egli più ripieno d’amore che Gesù Cristo
stesso? », quando m’avrete dimostrato tutto questo,
mi farò buddista anch’io. Ma, siccome la dimostrazione non vi sarà possibile, permettete dunque che
vi inviti a porre, come intendo far io, Gesù Cristo
c solo » sur un piedestallo sì alto, che gli uomini
possano vederlo da Inngl, da lungi, * da tutte le
estremità delle terra »; poiché ogni vita d’uomo abbisogna di Lui e deve, per essere veramente degna
dell’uomo, trasfigurarsi a imagine e sembianza della
sua, che fu perfetta in santità e in amore.
Diseipulus.
J)a ìe antiche province
DEMONTE (Cuneo). — La sera della domenica 4 corr.
il pastore Bertalot diede una seconda conferenza * L’ideale evangelico », ascoltata attentamente dalla numerosa assemblea. Si vede che il pubblico gusta molto
le conferenze ; peccato che non si possa dire lo stesso
del culti regolari. Ha forse la gente paura della luce
meridiana ? Cuneensis.
eronachetta_Romana
— Domenica scorsa la nostra Chiesa ricevè una
seconda gradita visita del capodistretto sig. Ugo Janni,
il quale presiedette al culto della mattina.
— La sera, il candidato al S. Ministerio sig. Davide
Bosio trattò il tema : « La Madonna ». Possiamo —
senza venir meno alla sincerità — affermare che il
giovane oratore si ebbe — per dir così — il battesimo di conferenziere. Non ne tesseremo più , in avvenire le lodi, che dispiacerebbero alla sua modestia,
e ci restringeremo ad annunziare i temi delle sue
conferenze; le quali, certo, riesciranno attraenti e
edificanti.
— Dopo la detta conferenza, ci fu — all’Associazione della Gioventù — una « Lettura di versi in
dialetto calabrese ». Gran parte di questi versi sono
opera bella di G. Pernice, studente in legge, che li
recitò con drammatica grazia, salutato a ogni produzione da vivi applausi. Presentato con acconce parole dal sig. Coisson, segretario generale, fu alla fine
ringraziato con altrettanto acconce parole, a nome di
tutti, dal Dott. Prochet, presidente del Comitato Nazionale.
— Domenica prossima, alle 21 precise, l’avv. Giuseppe Frasca Denaro terrà all’Associazione suddetta
una conferenza sul tema: « Nuovi quadri d’allora
{commemorando Messina) ».
Italia MericilorTale
ORSAR4 DI PtGLIA. — La Chiesa Evangelica Valdese— che da due lustri è sorta su questa montagna
brulla dell’ Irpinia, dove il progresso lentamente
ascende — si avanza maestosa nella sua opera redentrice , fugando la tenebria dell’ignoranza e della superstizione.
Questa grande scuola di civiltà — grazie all’interessamento del benemerito Comitato di Evangelizzazione Valdese — ha avuto sempre la fortuna di contare Pastori e Ministri colti e valorosi, modesti ed
integri.
Da un anno le sorti della propaganda si trovano
qui degnamente affidate all’ ottimo Ministro signor
Antonio Cornelio, che si fa ammirare per la sua vasta
coltura e non dubbia fama oratoria, mentre dall’altro
canto raccoglie le simpatie per la squisita bontà d’animo e per la valentia dimostrata — con disinteresse
encomiabile — nell’ insegnamento di varie lingue e
di vari rami di scienza a giovani studenti delle scuole
secondarie, che qui passarono le decorse vacanze au
tuonali. \
La prova del valore del chiaro prof. Cornelio è da'
dal fatto che alle sue conferenze speciali, interve
gono numerosi ad ascoltarlo e amici ed avvera
dell’opera di evangelizzazione. j
che, sebbene in viaggio da venti giorni e quindi stanco
e non disposto a parlare, regalò ai fratelli ed amici
presenti una Conferenza splendida per dottrina e
per arte oratoria. Poftò il saluto dei credenti delle
Chiese Valdesi del Distretto Napoli-Roma a lui affidato. Con forza di sintesi ad eloquio efficace die cenno
della storia gloriosa dei Valdesi, che precedettero la
grande riforma di Lutero. Illustrò magistralmente
con argomenti e concetti poderosi, con sentimento
schietto di pura religione e di vero patriottismo il
versetto : • Ora siamo veramente figliuoli di Dio! »
ed in ultimo, con parola alata ed insjpirata lasciò il
suo messaggio di pace ai fratelli, agli amici ed agli atei.
Tutti — tra cui ch> scrive, che non appartiene alla
Chiesa Evangelica — andarono a stringere la mano
al valente conferenziere e a rendergli vivissime grazie.
Prof. M. Cai)piello.
Palla publia Ionica
* 4>»
Domenica 27 novembre la sala adibita all’uso di f®'
sa Evangelica, fu gremita di popolo per la visita ?
ebbe dell’egregio Capo Distretto, Pastore Ugo /“L
GommemoFazioDe di Leone Tolstoï a TaFanto ed a Glnosa. - La visita di Ugo Jpntji. - SolidaFietà nel
doloFe e nella gioia. I ¡
Anche le nostre piccole chièse ! Valdesi di Taranto
e di Ginosa, seguendo l’esempio delle maggioi'i consorelle, hanno voluto commemorare la morte di Leone
Tolstoi, del cristiano sincero, dd benefattore fino al
sacrifizio, del perseguitato e ddio scomunicato dal...
Santo Sinodo Russo (altrettarto crudele ed intollerante quanto un altro... santo di Roma, il Santo Ufficio). — Oratore in Taranto fi il nostro pastore prof.
Pietro Mariani, il quale comnosse l’uditorio nel presentare degnamente al poplo la figura patriarcale
dell’amico dei contadini.
In Oinosa oratori furon' il giovane studente Cosimo Turi (vita ed opera Itteraria di Tolstoi) e l’av^ vocato Pasquale Lo Re, ilquale parlò delle grandi
: Idealità e del carattere d»l’ apostolo, suscitando nelI l’uditorio fremiti di sdegio nel commentare la frase
' dello Czar « Iddio gli sic giudice misericordioso » di
quello Czar che, dinanzi alla stessa Suprema Misericordia sarà chiamato a'ender conto delle inaudite
, Bofferensi^ dei déportât della Siberia e delle continue
impiccagioni, che annij*ziano l’alba di molte dolorose
giornate di sangue! Itervennero alle due conferenze
cittadini di ogni coloà, studenti, impiegati e professionisti ; molte donnfdel popolo, armate del coraggio,
forza dei poveri, inaiancanza delle... ricchezze materiali, debolezza dell«donne borghesi. La sala e la loggia del nostro tenyio eran gremite, ed entrambe si
rivelarono insuffioìnti per le grandi occasioni e, speriamo, si rivelerano anche tali, fra non molto, per
le riunioni ordinfie- Gli oratori furono entusiasticamente applauditanche dai più intellettuali ; degna
risposta a qualc^ testa di legno, che ci aveva onorati del suo inté>ento col fine di turbare la pace e la
solennità della *esta cerimonia 1
«
• •
Come unladr«-di giorno, tanto vero che il nostro evangelista non pc* essere trovato al suo posto di sentinella
(perchè accoO el fianco della madre malata) giunse
in Ginosa, pie scorsa settimana, il nostro amato capodistretto 90 JaMwi, pastore a S. Remo. Benché non
fosse giorn® di culto, egli potè, dinanzi ad un magnifico ud-^rio» parlare dell’ Iddio vivente e dell’Evangelo dCristo in modo da lasciare in tutti una
vera bra? di riudirlo e di rivederlo fra noi. L’indomani rocemente egli continuò il suo itinerario,
incontralo®' però a Castellaneta con Lo Re, quest’ultim od ansante per poterlo almeno sa
lutare;*® 1® P®oo io presto conchiusa, perchè entrambi’roseguirono per Taranto, attesi colà dal pastore ariani.
« Ivi leU’antica città emula di Roma ed amica di
■ Pirr«i’ineffabile pastore di S. Remo tenne, annunziatf® manifesti, una conferenza sulla Riforma evanggl-f in Italia nell’ ora presente. Tempo pessimo,
mjji nostra sala di culto si riempì di elette persone
fj.fìui qualche ufficiale di marina. La parola podere del nostro Janni, con argomentazioni geniali,
Ç logica stringente, con profonda erudizione stotrattò della natura, delle idealità, dell’obbietto,
ll’efficacia della iìt'/brwa, a cui aderiscono le anime
aggiorenni, queste più eccelse, più progredite, più
erti spiritualmente delie anime minorenni sottoposte
dia... patria potestà deH’infallibile tutore vaticanesco.
Se volessi dare una sola pallida idea della bella,
splendida conferenza di Ugo Janni sarebbe come sfidare la pazienza del nostro direttore, il quale, per la
tirannia dello spazio, correrebbe ad armarsi senz’altro
delle sue inesorabili forbici... Per carità cristiana non
lo invitammo per una seconda conferenza, considerando che nei giorni seguenti avrebbe dovuto trovarsi a Reggio Calabria, e poi a Palermo, e poi a
Napoli, e poi... 1 Buon viaggio, caro Janni, e molti allori per l’Evangelo !
4:
♦
Ieri mattina l’ora del culto domenicale fu consa
crata alla nostra Chiesa di Messina, che nel medesimotempo inaugurava e dedicava a Cristo Redentore il
tempio in legno, sorto invece dell’ antico granitico,
testimone delle prime lotte e dei primi trionfi, caduto,
col giovane pastore e con gran parte della greggia,
per i fremiti della terra.
Il nostro Lo Re, amico di Adolfo Chauvie alla cui
consacrazione potè assistere nelle storiche Valli, con
delicato pensiero volle pronunziare, invece del proproprio sermone, lo stesso discorso tenuto dal buon
Adolfo pochi giorni prima della catastrofe, sul tema
« Il Regno di Dio è vicino ; » pronunziò le stesse paroZe, nulla mutando, nulla aggiungendo, mentre tutti
erano intimamente commossi. Chiuse la mesta cerimonia il cantico dell’inno « Oh ! beati su nel Cielo ».
Quindi si spedì il seguente telegramma : c Pastore
Valdese, Messina. — Spiritualmente presenti, rimpiangiamo morti, salutiamo fedeli superstiti. Avanti ! »
Firmato : « Lo Re, fratelli Ginosini ».
Appulus.
Corriere Siculo
SIRACUSA. (G. C. M.) (Continuazione V.N. prec.).
La prossima conferenza era stata annunziata per
la sera del 14 s. m. ; e i clericali avevano organizzata
per quella sera una dimostrazione ostile. La notizia
aveva intimoriti alcuni. Ma un gruppo di giovani signori, liberali del partito radicale, indignati di quest’atto di colpevole intolleranza, che volevasi consumare nella loro nobile e civile Augusta, decisero d'impedirlo. E alla sera del 14, prima dell’ora fissata, un
gruppo di essi prese posto nelle prime file di sedie,
altri pochi rimanendo in piedi neli’anticamera e alla
porta d’ingresso. Così la dimostrazione abortì.
Il giorno dopo venne largamente distribuito per la
città un libello famoso di quattro fitte pagine in 12»
contro il Protestantesimo. É un capolavoro della perversione umana e della spudoratezza papista, edito
dalla Casa della Buona Stampa di Napoli. Questa ogni
mese ♦ pubblica un fogliettino volante dal titolo Paginette d’oro (11!) con una tiratura di mezzo milione
di copie. » Di queste auree paginette il suddetto porta
il N. 16 che ha per titolo : Le menzogne del protestantesimo, ed è suddiviso in venti paragrafi, che sono
altrettanti gioielli di sfacciate menzogne e di vili calunnie.
La conclusione d’esso poi è molto edificante : «... Se
dtipgue il Protestantesimo è stato fondato da uomini
che hanno lasciato ^rlar di loro; è sostenuto in generale da preti spretati e da monaci scappati di convento : ed è da capo a fondo un tessuto di menzogne,
che bisogna fare quando vengono i Protestanti per
strapparci dal cuore l’amore alla Chiesa Cattolica
(meglio : ai preti), che è la vera Religione di Gesù
Cristo 1 (proprio !). Non bisogna far altro che cacciarli,
col dire ad essi : Andate, andate via : voi siete dei
lupi rapaci sotto le mentite spoglie di agnelli innocenti : voi siete figli del diavolo che è stato al par
di voi bugiardo ».
Prima della firma si legge : « Revisione ecclesiastica, riproduzione vietata ». Ebbene chi lo crederebbe ? Pare incredibile ! I signori preti con tanti libelli non sono, riusciti ad altri che a farci avere delle
splendide raunanze, come si ebbero infatti quella
stessa sera e le sere del 21 e 22 s. m. E malgrado
tutto il lavorio clericale inteso a fare abortire in sul
nascere un’opera che si presenta piena di lusinghiere
promesse per l'avanzamento del Regno di Dio in Augusta, nelle sei conferenze datesi in sedici giorni le
iscrizioni volontarie per adesione al santo evangelo
di Cristo salirono alla bella cifra di 81, senza contare
i figli dei fratelli e dei catecumeni.
E ciò che più dà affidamento di serietà e di successo si è che un gruppo di giovani operai, dopo
l’ultima conferenza, spontaneamente propose di organizzarsi in Associazione Cristiana della Gioventù
per la propagazione del santo Evangelo nella loro
città, che sperano di vedere ben presto tutta evangelica.
Chiesero al pastore, ed ottennero, di potersi radunare nel locale di culto, nella sua assenza, per organizzarsi ed edificarsi a vicenda.
Che il Signore benedica la Chiesa nascente; e co^
roni di duratura e glorioso successo quei giovani,
animati di tanto nobile zelo per la conversione al
Cristo di quella nobile e bella città dalle incantevoli sponde.
PACHINO, — La sera d«l 7 corrente questa chiesa
fu rallegrata dalla presenza del suo amato Capodistretto, Sig. L. Rostagno, venuto ad inaugurare i lavori di compimento di questa graziosa cappella ed il
collocamento d una bellissima campana.
Il prefato Signore disse in quella circostanza una
eccellente conferenza su : « Fede e incredulità > assai
apprezzata da uno scelto uditorio numerosissimo ed
attento. Chiuse la riuscitissima cerimonia il battesimo
amministrato ad nn bimbo della chiesa. Un grazie di
7
LA LUCE
«ùore al Signor Rostagno che ci ha procurata la sonora campana ; al nostro diacono sig. D. Arangio che
ha saputo collettare per i lavori della facciata ; ai Signori Guarnaccia e D’Albergo della lontana America,
ed al fratello Panasela di Reggio Calabria, che con
l’obolo loro personale e con quello degli altri ci hanno
aiutato nel compimento di questi lavori di ristauro.
La mattina del giorno 8 corrente furono fatti in
questa cappella i funerali dell’ottantenne fratello M.
Giunta ai quali assistettero le autorità amministrative ed il corpo insegnante delle pubbliche scuole.
Anche questa fu per noi occasione propizia per annunziare l’Evangelo a molte anime desiderose di verità e di vita. v. t.
Ancora deirinanprazione a Messina
Ricevemmo troppo tardi per i! numero scorso i particolari seguenti :
La Cappella Valdese a Messina è una costruzione antisismica ideata dall’ing. Vittorio Rutelli e con grande
accuratezza edificata dall’Appaltatore Sig.r Cipolla
di Palermo: la travatura e lo scheletro sono tutti in
legname, aU’esterno il cemento è foggiato ad imitazione di pietra e mattone: a terreno c’è il locale pel
culto, al primo piano l'abitazione dei Pastore. Tutto
l’insieme ricorda un poco le case alpine della Svizzera e riesce d’un effetto bello, semplice ed elegante
La cerimonia d’inaugurazione ha attirato una gran
quantità di evangelici e di liberali. Presso alla porta sedeva l’on, Ludovico Pulci. I Consoli di Germania e d’Inghilterra colla loro presenza valsero a provare la solidarietà della Colonia forestiera. Il Presidente Sig.r Arturo Muston depose sul pulpito, fra la commozione
generale, la Bibbia stessa che era stata estratta dalle
macerie, e fece un caldo augurio alla Congregazione
per la prima volta di nuovo radunata. Il veterano del1’ Evangelizzazione, Sig.r Augusto Malan, parlò su I Timoteo 3,16, fra la simpatia generale. Seguì l’ammissione di 6 nuovi fratelli e la celebrazione della Santa
Cena diretta dal signor Capo Distretto Luigi Rostagno. L’affluenza al servizio di comunione fu grandissimo.
Il Ministro della Chiesa ringraziò il Comitato e i
generosi amici pel dono della Cappella e invitò i presenti a consolidare sempre più la Chiesa futura. Quindi
partecipò le adesioni ricevute. Avevano telegrafato
le Chiese di Milano (San Giovanni in Conca), Firenze
(Chiesa dell’Oratorio), Riomarina, Bari, Palermo, Ca
tania, Caltanissetta, Glnosa : eran pure giunti telegrammi da privati: Deodato (Torino) e Jalla (Firenze). La Chiesa di Reggio intervenne con 3 rappresentanti ; e così le Stazioni di Spadafora, Barcellona
e Scaletta. Il Capo Distretto dell’Italia Meridionale,
Sig.r Ugo Janni, aveva aderito con una nobile lettera a
nome del proprio distretto.il Prefetto della provincia
di Messina si era detto « dolente di non poter intervenire per indeclinabili esigenze di servizio, assolutamente tiranniche nelle ore antimeridiane ■. Avevano
pure scritto per l’occasione parole di augurio la Chiesa
di Edimburgo (Broughton PI), che sempre ha avuto
interesse nella'propagazione del Vangelo a Messina,
la Chiesa Metodista di Taormina, il Pastore La Scala
di Mandanici; la Solidarietà Cristiana di Napoli, la
Baronessa Ruffo, il signor A. Fog, il signor Leonardi,
due impiegati delle Società Bibliche britannica e scozzese, la prima delle quali era rappresentata alla cerimonia da due venditori di Bibbie... protestanti, come
direbbe il Fogazzaro. Corrado dalla
di ringraziarla sentitamente per la sua generosità
non mai smentita nel volgere degli anni.
F. Rostan.
Lettere da TAmerica
La chiesa Libera Unita
di Brougtiton Plaee « Edimburgo
Nel numero della Luce » dedicato alla Chiesa di Messina si è incorso in una dimenticanza, ma siamo sempre in tempo per porvi riparo e queste righe avranno
il posto che loro si conviene accanto all’articolo che
sarà consacrato a raccontare L’inaugurazione della
nuova Cappella.
Fin dai tempi del Pastore, ora emerito, signor Augusto Malan, che tutti i Messinesi ricordavano con
tanto affetto, una delle Chiese più importanti di Edimburgo, quella di Broughton Place, che conta attualmente 1416 membri, si era impegnata a pagare l’intero stipendio del Pastore di Messina, impegno che
quella generosa congregazione ha sempre mantenuto.
In contraccambio era inteso che i pastori Valdesi
avrebbero mandato annualmente alla sorella maggiore della Capitale della Scozia un resoconto annuo
del loro lavoro e dell’andamento dell’ opera affidata
alle loro cure.
I nostri pastori ebbero perciò il piacere di corrispondere con i dottori Andrew Thompson e Smitt e
col giovane pastore attuale James M. Black, al quale
mandiamo un cordiale saluto.
Chi scrive ebbe il privilegio, due anni or sono, di
rivolgere la parola a quella chiesa così importante
e nel darle notizie dell’ Evangelizzazione ebbe cura
Missione Italiana in Cincinnati O. (S. U. A.) —
Il 24 Novembre, giorno 5del Thanksglving (Ringraziamento), nei locali della nostra Missione, ebbe
luogo una simpatica riunione a cui presero parte
parecchi signori americani, con una numerosa rappresentanza della Colonia Italiana. Alle 7 e mezzo pom.
dopo il canto di un Inno in inglese, la Missionaria
Mrs. Florence Me. Gee invitò il Dott. P. Robertson
Pastore, a leggere alcuni versetti d’un salmo, dopo
di che lo stesso Pastore rivolse a Dio una breve preghiera. Fu quindi presentata la Società Corale, che
eseguì il coro del « Nabucco *, seguito da alcune parole di circostanza del sottoscritto Direttore della Missione. Dopo alcuni altri brani di musica per violino, canto e pianoforte eseguiti da alcuni dei nostri
giovani signori Antonio Milanesi, signorina Rosa Milanesi e signor Domenico Cinquina, il signor Q. Skinner
studente nel seminarlo Presbit. prese la parola, esponendo con brevità e chiarezza il vero significato della
Festa Nazionale americana. Eseguito un altro coro italiano « I Lombardi >, si chiuse la geniale riunione col
canto dell’ inno « America » a cui presero parte tutti i
presenti.
In complesso nulla si poteva desiderare di più cordiale e di più interessante. Ogni invitato ebbe una
parola di incoraggiamento e di simpatia. E noi vogliamo sperare che l’impressione ricevuta valga a
promuovere, fra i nostri connazionali di questa città,
un interesse sempre maggiore per la conoscenza e per
l’incremento delle Verità Evangeliche, a cui sono dirette tutte le nostre energie e le nostre attività
Fiorenzo Boriglioni.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
COENOBIÜM, Anno IV, fascicolo V. — LA RIFORMA
LAICA, Anno I, N. 11 (novembre). — CULTURA MODERNA, N. 12 (dicembre). —LA PACE, Numeri 10,11,
12 (dicembre). — BULLETIN DE LA SOCIETE D’HISTOIRE VAÜDOISE, N. 27. — RASSEGNA NÜMIS.MATICA, N, 6 (novembre). — LUCE E OMBRA, fascicolo
1011 (ottobre-novembre).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Margnera 2, Komi.
&OÍÍO VinouBo!
Proprietà riseryata — Biprodasione proibita
Il frate guardava incerto or l’uno or l’altro dei
due interlocutori e, nell’ impazienza dell’attesa, andava tastando con mano nervosa, in una tasca recondita sotto il mantello, la grossa tabacchiera, alla quale
sembrava voler chieder consiglio e spiegazione.
— Eminenza, Eminenza — riprese il sorridente notaio; — non mi faccia torto, la prego: la mia convinzione è già stabilita e i particolari me li ha già raccontati quella buona donna... intendo la cameriera
della signora Marchesa...
— Ma, il Padre, qui, è disposto, per maggior sicurezza di Lei, a riassumere., non è vero. Padre Francesco?
Sentendosi interpellare così direttamente, il frate
sussultò. Il tono con cui era stato pronunziato quel
« non è vero, Padre Francesco? » era così imperativo,
10 sguardo che l’aveva accompagnato, cosi tagliente,
che il cappuccino, pur intuendo che colla sua risposta si sarebbe da sè stesso legato mani e piedi,
non seppe far altro che abbassare il capo e mormorare per istintiva abitudine:
— Certo, certo, certo...
Il Cardinale fece un gesto, che voleva dire al notaio ; « Vede ?» E il notaio gli rispose con un altro
gesto, che voleva dire : « Non ne dubitavo. » Poi
quest’ultimo proseguì, guardando dal di sopra degli
occhiali il fraticello confuso;
— Col permesso di Sua Eminenza, non abuserò della
buona volontà del Reverendo Padre. Io ho solamente
bisogno che il Reverendo Padre metta qui in calce
— e traeva intanto dal portafogli una carta — accanto a queste altre due, la sua riverita firma. È affar d’un minuto. Ecco, prenda pur cognizione dello
scritto... legga, legga... non vi possono essere difficoltà per Lei, come non ve ne furono per gli altri
due testimoni oculari.
Padre Francesco prese il foglio, ohe l’altro gli porgeva, e corse con l’occhio alle firme. Fremette vedendo
11 nome di Don AngeloBernabeivicinoaquellodiDo-mitilla. Poi lesse; lesse e divenne pallido da far paura.
11 notaio intanto s’era tolti gli occhiali e, dopo averli appannati più e più volte col fiato, si affannava a sfregarli con un pezzetto di pelle di camoscio.
che teneva sempre in tasca per quella bisogna, e dava
dentro con tanto impegno, che si sarebbe potuto supporre dover dipendere da quell’operazione la buona
riuscita de’ suoi più cari interessi. Il Cardinale, immobile, rigido, stringendo con le dita polpose i braccioli della poltrona, non toglieva gli occhi di dosso
al frate.
Padre Francesco ebbe un moto di rivolta. Le mani
tremanti parvero per un momento pronte a spiegazzare, a stracciare il foglio che stringevano ; le palpebre batterono veloci ; gli occhi loschi si torsero
maggiormente e mandarono lampi, la bocca s’aperse
per protestare... ma fu un attimo. Già il Cardinale,
con moto rapido, s’era impadronito del foglio, già il
suo sguardo cupo aveva fatto chinare il capo del ribelle.
— Povero, Padre Francesco! — disse con voce dolce
il prelato. — Mi pare che si senta poco bene... sarà
il freddo ohe ha preso in Vaticano... Già da un pezzo
tuttavia, — continuò volgendosi al notaio — mi sono
avvisto che la salute del Reverendo Padre va declinando. Bisognerà dargli riposo; bisognerà fargli respirare altr’aria...
Correvano brividi per le ossa del disgraziato frate,
che sentiva l’ironia sibillante come una scudisciata.
— Lavora troppo, poveretto ! — disse proseguendo
la voce compassionevole — ma ci penseremo... troveremo un rimedio... parlerò col Generalo dell’Ordine...
cambiamento d’aria; aria di campagna, aria di collina... Pontremoli, per esempio...
Il frate tremò. Quelle parole così dolci significavano,
per lui che le comprendeva, il castigo, la disgrazia,
la fine delia sua carriera ecclesiastica, una vita, forse
ancora lunga, da trascorrere nel disprezzo e nella
vergogna. Si provò a protestare : Egli si sentiva bene,
non aveva bisogno di riposo... Il Cardinale gli chiuse
la bocca esortandolo con paterno affetto a non lasciarsi trasportare da troppo zelo pel suo ufficio.
— La salute, la salute prima di qualunque altra cosa!
Inforcati gli occhiali, il piccolo notaio guardava
ancora di sotto in su con curiosa attenzione il fraticello pallido, tanto pallido da far pietà.
— E questa firma? — domandò ad un tratto. —
Padre Reverendo, non le chiedo troppo, spero; non
occorre molta fatica per scrivere il proprio nome.
Di nuovo uno spirito di rivolta s’impadronì di
Padre Francesco, che, giratosi verso il vecchietto grinzoso, il cui sorriso perpetuo gli irritava i nervi come
una nota stonata, stridente, esclamò con foga :
— Dichiaro in coscienza che, quel documentò...
Non potè continuare. Tanto il notaio quanto il Cardinale s’eranò alzati in piedi di scatto.
— Oh ! Oh ! Oh 1 — fece il notaio, ficcandosi le mani nelle tasche del calzoni, ergendo con dignità offesa la piccola persona magra e corrugando la fronte,
— Che vuol dire. Padre, che vuol dire ? Porse che il
documento sarebbe falso ?
— Oh! Oh! Oh! — ruggì a sua volta il Cardinale,
battendo un pugno sulla scrivania. —- Che significano
queste reticenze? Forse che il prete Don Bernabeì
avrebbe ardito ingannarci, facendoci pervenire una
dichiarazione falsa ? Le assicuro, Padre Francesco,
che, se ciò fosse, la sarebbe addirittura finita per il
caro prete Don Bernabei... Pensi bene a quello ohe
dice, Padre, pensi bene a quello che fa, perchè è cosa
grave, badi, grave assai.
— Senti, senti, senti I! — disse fra sè e sè il notaio,
guardando a volta a volta il prelato ed il frate. — Qui
gatta ci cova! Attento, attento Mesetti! L’Eminenza
ne sta facendo una di molto grossa. Attento, Masetti,
non tocca a te metterci il becco, ma fa tesoro per
l’avvenire.
Una voce interna, imperiosa ordinava intanto al
frate: « Ma, grida, grida sulla faccia al tuo padrone
ch’egli è un impostore!» Un’altra,con altrettanto impero gli diceva : « Taci, taci e obbedisci. Sei un verme
a paragone di lui. Egli ti schiaccerà con un colpo del
suo calcagno; taci e obbedisci, come hai sempre fatto ».
Fissò lo sguardo torvo neU’occhio ancora più torvo
del Cardinale. Che vi lesse ? Quàlchecosa di terribile,
certo; qualchecosa di spaventoso.... Pensò al povero
prete campagnolo, verme come Ini, e ne ebbe pietà.
Pensò ai tre fanciulli, che aveva visti in una giornata afosa di giugno giungendo al presbiterio di Pietraviva... l’oro delle testoline ricciute, il candore svolazzante delle vesticciole, il rosa caldo delle piccole
braccia nude gli riapparvero, veri come allora, sullo
sfondo dei prati e del cielo e ne provò, come allora
e più assai d’allora, un rimescolìo nel sangue, un’amarezza di rimpianto e di desiderio, un bisogno di
sacrifizio e d’amore. Gli si annebbiarono gli occhi ;
stese febbrilmente la mano ad afferrar la penna, che
il notaio gli porgeva e, senza esitare più oltre, appose
la sua firma in calce allo scritto, di sotto a quello
di Don Angelo e di Domitillà.
(51)
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