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Anno 116 - N. 40
10 ottobre 1980 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
archìvio tavola vali
10066 TORRE PELLICS
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
% punti
di vista
Sono partite per prime le Edizioni Paoline, con « Guida alla
Bibbia », un bel volume documentatissimo e illustratissimo,
tradotto daU’inglese. Segue ora,
a dispense settimanali, un testo
commentato — e integrato da
notizie storiche, geografiche, archeologiche, di costume —, curato dai Gesuiti milanesi e pubblicato da Rusconi (se un editore commerciale è disponibile per
un grosso investimento del genere vuol dire che « il prodotto
tira
Come evangelici non possiamo
che rallegrarci del fatto che la
Parola del Signore venga così
efficacemente divulgata; anche
perché è una conferma che essa
ha veramente un potere autoliberante e nessuna forza umana
può troppo a lungo imprigionarla. La cosa va però considerata anche sotto un altro punto
di vista. Occorre chiedersi di che
tipo sono i commentari, qual è
in definitiva la risposta che essi
sono in grado di dare a questa
domanda latente. L’impressione
è che sotto lo splendore della
carta patinata e dei fotocolor, al
di là della accurata e aggiornata
documentazione dovuta ad insigni studiosi, continua ad esservi
l’orgogliosa sicurezza della risposta univoca, la « Verità » totalitaria e indiscutìbile, proveniente
da una Chiesa sempre più « Mater et Magistra», per la quale
non esiste neppure la categoria
del dissenso, dell’interpretazione
alternativa, del problema aperto
che non abbia già la sua soluzione a-priori.
Un simile atteggiamento — educato e accattivante nella forma, intransigente nella sostanza
— può forse soddisfare un gregge abituato al culto per l’Autorità, all’accettazione passiva delr« ipse dixit ». È lecito dubitare
che sia in grado di proporre una
risposta persuasiva alle moltitudini di uomini del nostro tempo — compresi moltissimi cattolici — per i quali la discussione,
la libertà di analisi, la problematicità della ricerca sono il frutto
di una sofferta conquista, segni
di una acquisita dignità e maturità non più rinunciabili.
Di fronte a questo rinato interesse per la Bibbia credo che una
volta di più gli evangelici italiani
abbiano una possibilità non indifferente di essere minoranza
« significativa », intervenendo con
autorevolezza ed aprendo un discorso che mostri nei fatti come
la Parola sia fonte di autentica
libertà, anche e soprattutto per
l’uomo d’oggi.
CRESCE LA TENSIONE NELLA VERTENZA FIAT
Le nuove forme di lotta della FIAT
Tra i pochissimi avvenimenti
confortanti di questi anni vi è
la forte e incessante diffusione
della Bibbia nel mondo e in particolare nel nostro Paese, dove è
diventata un autentico « best-seller». È di ieri la milionesima
copia dell’edizione TILC, mentre
continua la fortunata vendita nelle librerie (molte le riduzioni per
ragazzi) e nelle edicole.
E’ preoccupante il fatto che con le denunce penali e il ricorso alla pubblicità la Fiat sembra voler imporre a tutti i costi il suo rifiuto di una rotazione per la Cassa integrazione
In questi ultimi mesi si è manifestato un notevole salto qualitativo. Per far fronte a quella
che era evidentemente una domanda generalizzata, proveniente da un pubblico il quale —
privo di adeguati strumenti inter.
pretativi — considera la Bibbia
un libro « difficile », hanno incominciato ad uscire dei commentari, destinati a lettori non specialisti.
La settimana che è seguita alla
caduta del governo Cossiga, è stata caratterizzata da una serie di
iniziative della Fiat contro gli
operai e i sindacati.
Chi sperava che l’annuncio del
ritiro della procedura di licen
ziamento di circa 14 mila lavoratori fosse l’inizio della composizione della vertenza coi sindacati è andato deluso. Già lunedì
la Fiat ha annunciato l’invio di
22.884 lettere di sospensione e
messa in cassa integrazione. Giovedì pubblica sui principali quotidiani un annuncio che suona
come una provocazione contro il
sindacato:
« Ogni volta si ricomincia da
capo...
Scioperi, stabilimenti fermi,
merci bloccate, paghe ridotte.
La Fiat ha sospeso i licenziamenti ed ha chiesto la cassa integrazione, che significa conservare il posto e ricevere il 90%
della retribuzione.
Ma di nuovo la risposta è: scioperi, stabilimenti fermi, merci
bloccate, paghe ridotte.
E' questo l’interesse dei lavoratori?
(questo spazio era destinato
alla pubblicità di una vettura che
in questi giorni non viene prodotta a causa degli scioperi) ».
Venerdì sempre la Fiat annun
cia di aver denunciato alla magistratura alcune centinaia di
operai che presidiano i cancelli
degli stabilimenti. Domenica sui
principali quotidiani si può leggere un nuovo annuncio sul significato della cassa integrazione.
Questa iniziativa Fiat, concentrata in breve tempo, viene recepita da operai e sindacati come
una vera e propria provocazione
e di conseguenza la tensione cresce. Per rendersene conto basta
ascoltare i discorsi degli operai
che sono ai cancelli, leggere i comunicati inviati dal sindacato ai
giornali, leggere gli striscioni e i
cartelli degli operai sui cancelli
degli stabilimenti della Fiat.
Attorno agli operai della Fiat
si organizza la solidarietà: raccolta di fondi, prese di posizioni,
azioni di sciopero di solidarietà
che vanno oltre i nostri confini
fino in Belgio o in Polonia.
Come dicono gli operai di Mirafiori è in corso « una battaglia
storica », e la posta è la democrazia, dentro e fuori la fabbrica.
E vediamo perché.
La Cassa integrazlonè
La decisione di mettere in cassa integrazione quasi 23 mila lavoratori (1 operaio ogni 7 del
gruppo auto) colpisce settori
molto vasti della classe operaia
Fiat: sono innanzitutto gli operai politicizzati (iscritti ai partiti di sinistra) e i delegati sindacali ad essere oggetto di questo
provvedimento, che spesso non
ha ragioni produttive. Sono infatti stati messi in cassa integrazione operai, impiegati in produzioni di modelli che « tirano » sul
mercato! Inoltre gli operai in
Cassa integrazione non effettuano nessuna rotazione con altri,
come chiede invece il sindacato.
Poi vi sono le donne, i giovani
nuovi assunti, quegli operai insomma che in questi anni avevano appoggiato la lotta all’interno
della fabbrica per una trasformazione deH’ambiente di lavoro,
dei ritmi, dell’organizzazione del
lavoro. Operai che per anni erano stati la forza di un processo
di contrattazione e che avevano
fatto crescere enormemente i livelli di democrazia reale in fabbrica: la discussione e la contrattazione del modo in cui si lavora,
la possibilità di esprimere la propria opinione, anche politica, lo
statuto dei lavoratori sono chiari indici di questa crescita democratica.
Da lunedì 6 ottobre, 23 mila di
questi operai, sono per decisione
unilaterale della Fiat in cassa integrazione, a casa, fuori dei cancelli e « retribuiti al 90% ».
Le denunce
La Fiat ha denunciato alla magistratura alcune centinaia di
operai partecipanti ai presidi davanti ai cancelli. Secondo il codice tuttora in vigore — emanato nel periodo fascista — i reati
teoricamente ipotizzati dalla Fiat
sono gravi e possono portare a
condanne di anni di carcere.
Ma al di là dell’esito finale delle denunce, la decisione della
Fiat è grave perché le indagini
giudiziarie da questa promosse
non possono essere fermate, ma
devono fare tutte il loro corso.
In un sistema giudiziario quale
il nostro,' le indagini possono durare anni. Sui denunciati pesa così una situazione psicologica grave: avere un « carico pendente »
con la giustizia non è mai piacevole, per avere il passaporto bisogna ottenere il nullaosta del
giudice, per cercare un altro lavoro bisogna presentare il certificato dei carichi penali e quindi sarà più difficile trovarlo.
Inoltre la decisione della Fiat
sposta su un piano giudiziario un
conflitto di fabbrica per la difesa
del posto di lavoro, e il lavoro nel
nostro ordinamento è un diritto.
Si cerca cioè di far passare
per « delinquente » chi afferma
un suo diritto.
SALMO 23 - EZECHIELE 34 >-a pubblicità
^^Jahvé è il mio pastore...
Aurelio Penna
Se nella Germania nazista
qualcuno avesse proclamato:
« Jahvé, l’Eterno, è il mio Führer »; se nella Cina del pieno fiorire del culto della personalità
qualcuno avesse proclamato:
«Jahvé è il mio Grande Timoniere »; se oggi nell’Iran di Khomeini qualcuno proclamasse:
« Jahvé è la mia Guida e Luce »
— ecco, forse così si restituirebbe qualcosa del timbro originario di questo salmo d’Israele:
molto conosciuto, ma molto
frainteso.
Per la mentalità corrente, infatti, il “pastore” è l’uomo della
cura d’anime. Dio sarebbe allora
una specie di cappellano? Leggere così il salmo 23 significherebbe stravolgerlo.
Come in tutto il mondo antico, anche nell'Antico Testamento l’immagine del pastore non fa
parte del mondo e del linguaggio religioso, bensì del mondo
e del linguaggio civile e politico.
Pastori non sono i sacerdoti o i
profeti, ma i sovrani, i capi. Di
questi ultimi i documenti dell’epoca — iscrizioni, tavolette,
pergamene — dicono che “pascono” i loro popoli; e quando un
popolo attraversa un periodo di
marasma civile e politico e non
c'è autorità stabile, la frase d’uso
è: sono come pecore senza pastore. In quanto “pastore" il .sovrano è responsabile del benessere del popolo, gli assicura la
terra, la casa, il lavoro, lo guida
in pace c in guerra, lo difende,
come un pastore fa con il suo
gregge.
In questa situazione Israele
cantava: « Jahvé è il mio pastore ». Non, dunque, Jahvé è il mio
cappellano, o l’amico consolatore, ma: Jahvé è il mio capo, il
mio re. In « erez Israel », nella
Terra promessa e donata, Israele cantava: E' lui, Jahvé, che mi
ha dato terra e lavoro, figli e speranza del domani, liberazione da
ogni minaccia e benessere pacifico, capace com'è di strapparmi
anche al nemico più forte e pericoloso; mi fa passare sotto il
suo giogo, e a volte pesa, ma mi
fa stare al sicuro; mi corregge,
se mi svio, e mi riporta sul sentiero buono, mi rialza se cado,
se mi ferisco mi cura; se mi perdo, mi cerca, e mi sa trovare,
prima o poi.
« Jahvé è il mio pastore »: non
dunque espressione poetica di un
raccolto sentimento religioso, ma
appassionata proclamazione pubblica, affilata come lama a due
tagli.
Il primo “taglio": il rifiuto
aperto c deciso di riconoscere
altri sovrani, altri ’pastori’. Ora,
salvo periodi relativamente brevi, Israele fu quasi sempre politicamente asservito o sotto tutela; tutela spesso invadente da
un punto di vista non solo socioeconomico, ma anche ideologico:
con le buone o con le cattive il
faraone egiziano o l’autocrate
mesopotamico, lo scià persiano
o il despota ellenistico esigevano che si riconoscesse il loro
'pastorato', e ciò voleva dire tasse, occupazione, vessazioni di vario tipo, servizi forzati, assedi,
distruzioni, deportazioni, ma anche pesanti condizionamenti culturali e spirituali. Con ogni probabilità il Salmo 23 è stato composto e cantato dopo l’esilio, do
po che Israele aveva patito profondamente nella sua carne l’im
perialismo babilonese; ed ecco
ora Israele canta « Jahvé è il mio
pastore! »: è lui che mi ha ridato la terra promessa, dopo un
nuovo esodo dal servaggio, mi
ha riportato sui campi e sui pascoli che ini aveva dato, e ora
ricostruisco case per i miei figli, pianto vigne, alla faccia dei
miei nemici, di tutti i pretesi
“pastori”; sono passato attraverso la morte, ma il mio Pastore, Jahvé, è stato più forte.
Questa confessione di fede ha
però anche un altro taglio. Per
assaggiarne il filo, ascoltiamo
questa predicazione di Ezechiele
ai deportati stanziati sulle rive
del Kebar, un braccio del basso
Eufrate, nella zona dove oggi
fungheggiano i derricks petroliferi irakeni: « Così parla Jahvé,
il Signore: Guai ai pastori d’Israele che non han fatto che pascere se stessi! Voi non avete
fortificato le pecore deboli... »
{cap. 34, vv. l-IO). Jahvé è il solo,
vero Pastore, gli altri possono
esserlo solo per delega sua e facendo la sua volontà, modesti
vassalli revocabili, chiamati a
rendergli conto. « Ogni autorità
è da Dio» (Rom. 13/1), nessuna
autorità è divina. E Dio, che domina e giudica la storia, viene a
chieder conto a chi ha esercitato
il potere, a cominciare da Israele. Quando Ezechiele predicava,
la classe dirigente israelita aveva preceduto la massa del popolo nella deportazione.
Anche oggi cantiamo, per fede: « Jahvé, il Dio biblico, è il
mio pastore ». La .situaz.ione è
Gino Conte
(continua a pag. 10)
La Fiat si rende conto che '.a
decisione di mettere in cassa integrazione 23 mila lavoratori necessita di un consenso più ampio
e quindi gioca le sue carte non
solo nel confronto coi sindacati
ma anche nei confronti di tutti
i cittadini utilizzando le moderne tecniche di comunicazione di
massa. Attraverso la pubblicità
sui giornali trasforma i termini
della vertenza in messaggi politici generali’contro il sindacato e
l’organizzazione dei lavoratori:
« ...scioperi, paghe ridotte... è
questo l’interesse dei lavoratori? » (pubblicità Fiat).
La vertenza si sposta verso la
società. E' la società che deve
approvare o meno il ruolo che il
sindacato deve avere nel sistema
economico produttivo. Quello dell’azione sull’opinione pubblica è
un terreno nuovo, un terreno che
però conta quanto quello della
fabbrica.
Il sindacato in questi ultim'
anni ha posto il problema di una
profonda modificazione della politica economica, del controllo
degli investimenti in fabbrica,
della nrogrammazione. su questi
temi il sindacato ha bisogno di
un consenso interno ed esterno.
La pubblicità Fiat tende a contrastare questa ricerca di consenso. Ma i termini del dibattito sono falsati. Infatti quanti riescono effettivamente a conoscere
attraverso i giornali le speranze
e le prospettive degli uomini che
compongono il sindacato?
L’invito della Fiat all’opinione
pubblica è quello di schierarsi,
di dire da che parte si sta, di dividere la gente.
In un momento di crisi quale
quello che stiamo attraversando
dobbiamo diventare i tifosi dell’uno o degli altri, o piuttosto
non dobbiamo chiedere di decidere consapevolmente c democraticamente?
Giorgio GardioI
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FEDERAZIONE FEMMINILE EVANGELICA VALDESE IN SUDAMERICA
Convegni femminili
10 ottobre 1980
PIEMONTE - VALLE D’AOSTA
Continuando con le notizie sul
lavoro delle donne nelle Chiese
del Rio de la Piata vogliamo far
conoscere una delle attività delle Unioni Femminili : i convegni
che si realizzano a livello dei
Presbiteri (1), quasi tutti in autunno (marzo, aprile, maggio) e
che in quest’anno hanno avuto
luogo a:
Presbiterio Colonia Sud ed
Est; il 12 aprile a Colonia, iniziando con uno studio biblico sul
passo del Sermone sulla Montagna presentato dal pastore Gladys B. in Jordán; durante lo studio i partecipanti si divisero in
gruppi. Dopo il pranzo comunitario, tutte le presenti, in pullman, hanno fatto una visita alla
« Città storica » dato che in quest’anno si celebrano i 3(X) anni
della fondazione della città di
Colonia. Tornate al tempio alle
ore 15 la professoressa Helena
in Pritch ha parlato appunto sul
tema « Fondazione della Colonia ». Il pastore Gerald Nansen
aggiunse poi qualche parola accennando alla influenza valdese
in questa zona e ricordando che
anche quest’anno si compiono
100 anni dalla colonizzazione valdese in Riachuelo, comunità appartenente alla stessa chiesa e
distante 12 km. dalla città di Colonia.
Alla fine della riunione, e in
ricordo di questa celebrazione,
l’Unione locale ha offerto, ad
ognuna delle Unioni presenti, un
artistico ricordo.
Presbiterio Colonia Nord e Soriano : ha avuto luogo a Dolores,
Dipartimento di Soriano, il 12
aprile. A dirigere lo studio biblico sull’Apocalisse è stato il
pastore Carlos Delmonte. Dopo
il pranzo si sono iniziate le attività. All’inizio si cantarono alcune canzoni del Cancionero Abierto accompagnate da chitarre,
bombo e flauto. Subito dopo si
passò allo studio dell’argomento
« Gli anziani nelle loro case »
presentato dal Dr. Pizzorno e
dalla sig.na Margy Roland. Alla
fine si è avuto un interessante
scambio di idee.
Il Presbiterio Nord Uruguaiano ha avuto il suo convegno autunnale nella città di Paysandù
il 26 aprile. Nella prima parte si
è tenuto uno studio biblico sul
passo « Gesù nel tempio all’età
di 12 anni » da parte del pastore Ricardo Ribeiro che è stato
una buona introduzione alla conferenza della sig.ra Violata D. in
Bertinat : « Caratteristiche generali dell’adolescente e i suoi rapporti con la famiglia e la chiesa ».
Presbiterio Sud Argentino: ha
avuto luogo il 19 aprile a Jacinto
Aràuz, provincia de La Pampa,
Argentina. Nella prima parte si
è fatto uno studio biblico, presentato dal past. Néstor 'rourn,
su alcuni brani dell’Antico e Nuovo Testamento. L’argomento
principale su cui si è riflettuto
in seguito è stato «La libertà
responsabile » che era anche il
tema per la Giornata Mondiale
di Preghiera. Dopo il pranzo comunitario la sig.ra Enriqueta G.
in Tourn ha tenuto una relazione sulla Assemblea della Federa
zione Femminile Valdese. In seguito la Psicoioga Cafasso e il
dottore Gustavo Browner presentarono l’argomento « Probleblemi dell’adolescente ». Hanno
partecipato a questo convegno
tutte le Unioni Femminili del
Presbiterio Sud Argentino, un
gruppo di signore della Chiesa
Riforrnata, Cattolica e Luterana.
Tutti questi convegni hanno
visto una buona partecipazione
di membri delle Unioni Femminili e simpatizzanti che hanno
pptecipato attivamente agli studi ed alla riflessione sui vari argomenti. Questa realtà ci colloca di fronte ad un interrogativo
essendo questo uno dei settori
che raduna un maggior numero
di persone; siamo coscienti della
responsabilità che ciò implica?
Vogliamo tener presente che questo non è una conquista ma piuttosto una sfida! Vogliamo che il
grande numero di donne che
partecipano a queste belle riunioni non si limitino a questo
ma che si sentano veramente lievito che fermenta la pasta. Non
sicure e tranquille nelle loro Società Femminili, ma membri attivi e vigorosi di una chiesa che
è chiamata oggi come sempre a
servire ed a dare testimonianza
in tutte le complesse vicende della vita attuale, che siano veramente strumenti, vasi modellabili nelle mani di Dio.
Noris Artus in Barolin
(1) Corrispondono ai nostri circuiti,
per quanto su estensioni molto vaste (N.d.R.)
Problemi e speranze
nel IV circuito
Sabato 27 settembre si è svolta l’assemblea di autunno del
IV Circuito presso i locali della
Chiesa di Torino in via Pio V;
erano presenti i rappresentanti
delle comunità di Torino, Chivasso. Susa, Coazze, Ivrea, Aosta.
I lavori hanno avuto inizio con
una breve preghiera, subito dopo
l’Assemblea ha iniziato l’esame
degli argomenti posti alTo.d.g.
Questi sono stati: esame delle
delibere sinodali concernenti
chiese e circuiti; campo di lavoro; predicatori locali; preparazione dei laici ai vari ministeri;
evangelizzazione mediante l’uso
di mezzi di comunicazione audiovisivi. Il Sovrintendente Luca
Zarotti ha tracciato una rapida
ma esauriente panoramica sulle
delibere sinodali concernenti
chiese e circuiti.
Successivamente l'Assemblea è
passata all’esame della situazione riguardante il campo di lavoro; si è preso atto che non è stata accettata la richiesta dell’Assemblea di primavera di fare entrare la zona di Piossasco nel IV
Circuito; infatti i] risultato di
una riunione tenuta a giugno è
stato che la zona rimarrà nelTambito del 2“ Circuito (I Distretto) per un periodo sperimentale di alcuni anni. Sono state, inoltre, osservate alcune anomalie riguardanti la omogeneità,
dal punto di vista geografico, dei
circuiti confinanti con il IV (cioè
quello di Torino), anomalie mes
DALLE CHIESE
Lucca: funziona II patto con I© chies© llb©r©
La Tavola Valdese in conformità all’art. 4 dell’accordo di base
stabilito tra le Chiese Evangeliche Cristiane libere di Avellino,
Napoli Berlingieri, Torre del Greco e Volla e le chiese Valdesi e
Metodiste, ha accettato quale pastore locale della Chiesa Valdese
di Lucca il pastore Domenico Maselli da poco stabilitosi in quella
città.
L’insediamento è avvenuto domenica 21 settembre u.s. alle ore
17 con un culto presieduto dal
Sovrintendente del Circuito Giordano Senesi, durante il quale il prof. Giorgio Spini ha predicato sul testo di Romani 12 e
il past. Maselli, che ha presieduto la S. Cena, ha rivolto ai presenti un breve messaggio di riflessione sul significato profondo
dell atto che stavano per compiere.
AI culto ha partecipato un
Gioventù
evangelica
anno XXX - n. 64/65 - ottobre 1980
Editoriale: Nella crisi della coppia, di
Jean-Jacques Peyronel:
Studio biblico: Evangelizzazione e ravvedimento, di Guido Colucci;
Protestantesimo: Storia della testimonianza evangelica in Italia, di Giorgio Bouchard;
Politica: La scelta di vita di un comunista: Giorgio Amendola, di Nadia
Spano;
Dibattito: I credenti e la droga: la riflessione del campo Egei - È possibile reinventare la famiglia? di Alfredo Berlendis - Afghanistan, russi e
ortodossi, di Aldo Comba;
Inchiesta: Chi sono i lettori di G.E. e
che cosa vogliono dalla rivista, di
Samuele Bernardini;
Materiali; Energia nucleare? sì. grazie
ma... a otto minuti, di Giorgio Bleynat; Una sfida anche per le chiese,
di Sergio Brofferio.
Gioventù evangelica, via Luigi Porro
Lambertenghi 28. 20159 Milano — Abbonamenti: annuo L. 5.000 - estero e
sostenitore L. 10.000 - Versamenti sul
c.c.p. 35917004.
buon numero di fratelli e sorelle
delle comunità Valdesi e Metodiste del X Circuito, i componenti
il Consiglio di Circuito, amici e
simpatizzanti. Al termine il past.
Ernesto Naso dopo aver salutato i fratelli della comunità di
Lucca, ha rivolto un caldo e fraterno benvenuto al past. Masalli
con l’augurio più fervido di un
ottimo e proflcuo lavoro in quella città.
Assemblee di circuito
Sono giunti in redazione numerosi annunci di assemblee di
circuito che si terranno nei prossimi giorni:
• L’assemblea dell’XI Circuito
è convocata per domenica 19 ottobre presso la Chiesa Valdese
di Forano con inizio alle ore
9.30. Tra gli argomenti in discussione il piano di lavoro del Circuito, l’Evangelizzazione e gli argomenti suggeriti dal Sinodo per
lo studio delle Chiese.
• L’assemblea delTVIII Circuito è convocata per domenica 19 ottobre alle ore 10.30 presso la Chiesa Metodista di Parma.
• L’assemblea del VII Circuito è convocata per sabato 18
ottobre alle ore 17 e domenica
19 ottobre alle ore 8.30 a Venezia, palazzo Cavagnis.
I lavori prevedono l’esame del
piano di lavoro del circuito e
reiezione del Consiglio di Circuito.
• L’assemblea del X Circuito
è convocata per domenica 26 ottobre alle ore 9.30 presso la
Chiesa Valdese di Pisa.
Tra gli argomenti in discussione le « linee programmatiche
di lavoro per il rinnovamento
della vita della Chiesa e per la
testimonianza nel mondo ».
Incontro delle chiese
di Terni e Forano
FORANO — Domenica 25 giugno la comunità di Forano fin
dalla mattina ha ospitato fratelli e sorelle della comunità di
Terni per il culto in comune,
agape e bazar. La comunità di
Forano ha apprezzato ed acquistato i lavori delle sorelle di
Terni, mentre in cambio ha offerto un sostanzioso buffet.
La comunità si è rallegrata
per reiezione dell’anziano Mauro
Scarinci nel consiglio comunale
di Forano.
I lavori autunnali sono ripresi con la gradita visita di una
parte dei membri del circuito di
passaggio a Forano dove hanno
incontrato il consiglio di chiesa;
dopo aver discusso e meditato alcuni articoli degli atti sinodali
da studiare durante l’inverno, si
è programmato un incontro sollecitato dalla comunità di Terni, a Colleferro e Ferentino che
verrà realizzato nel mese di novembre. Gli argomenti da trattare con le due comunità del
basso Lazio saranno decisi in loco ; questo sarà soltanto l’inizio
di un collegamento che avverrà
periodicamente tra le chiese della periferia e quelle della capitale.
La prossima assemblea di circuito si terrà a Forano il 19 ottobre.
Giuseppe Anziani
va in emeritazione
Dal 1” ottobre il pastore Giuseppe Anziani di Cremona è entrato in emeritazione. Alla conclusione del suo ministero di pastore egli ha indirizzato la seguente lettera a tutti i fratelli e
le sorelle della chiesa dove è stato pastore:
...Sono trascorsi parecchi anni
da quando per la prima volla salii sul pulpito della chiesa metodista di Milano per predicare
¡'Evangelo del Signore Gesù. Avevo 32 anni ed ero qualificato come «predicatore locale». Ma il
Signore mi chiamava ad un servizio più totale ed intenso. Ed
allora, dopo aver compiuto gli
studi necessari, entrai in servizio a pieno tempo nella chiesa
metodista all'età di 48 anni...
Mentre scrivo queste righe —
che vogliono essere di commiato
ver.so tutte le comunità nelle
quali ho esercitato il mio mini.stero pastorale — ho nella mente
il brano deU'Evangelo di Marco
(cap. 6) dove, è narrato ¡'episodio
del ritorno degli apostoli a Gesù
dopo aver compiuto la missione,
da lui ricevuta, di andare ad annunciare il regno di Dio...
Anch'io — come quegli antichi apostoli — a conclusione della missione ricevuta dal mio
Maestro e Signore, desidero ora
riferire a Lui « tutto quello che
ho fatto e insegnato » con la Sua
grazia...
Ma, prosegue la narrazione
evangelica, « quando Gesù arrivò
nel luogo tranquillo, vide una
folla di persone che erano come
pecore senza pastore. Ebbe compassione di loro, e si mise a insegnare loro molte cose» (v. 34).
Dunque, Gesù non si mise a
riposare coi Suoi apostoli ma,
per amore della gente, riprese il
Suo servizio. Questo è quello
che ■— insieme a mia moglie con
la quale ho sempre operato —
io potrò fare nel nome del Signore anche se non più come
« pastore in attività di servizio »,
ma come discepolo di Gesù...
Giuseppe Anziani
Dal r ottobre il nostro indirizzo è:
Lidia e Giuseppe Anziani
Via Giuseppe Sapeto, 11 ■ 16132 Genova
(Telef. 010/3991566)
Convegno giovanile
È convocato per domenica 26
ottobre alle ore 10.30 presso la
Chiesa Metodista di Bologna un
convegno giovanile evangelico
deU’Emilia Romagna. Vi si discuterà la ripresa delle attività e
i modelli di organizzazione della
Fgei nella regione.
S. Aquilante pastore a
Colleferro e Ferentino
Domenica 15 giugno i consigli
delle due chiese si sono riuniti
a Colleferro alla presenza del
moderatore past. Giorgio Bouchard e dei pastori S. Aquilante
e G. Scuderi. Il pastore Aquilante ha fatto un’ampia esposizione circa il metodo, i contenuti e i tempi con i quali si prefìgge di iniziare nelle due chiese un
lavoro pastorale un po’ diverso
dal tradizionale. Dopo ampia discussione i due consigli hanno
convenuto sulla opportunità di
sperimentare per 2 - 3 anni il
progetto di cura pastorale secondo le nuove linee presentate
da Aquilante. Egli inizierà il suo
rninistero nelle due chiese domenica 12 ottobre.
se m luce per es. dal fatto che
il IV Circuito, nella persona del
predicatore locale Mario Castellani, ha accettato la cura della
Chiesa di Biella.
Sono emerse, inoltre, difficoltà
nferentisi alla cura delle comunità abbinate di Ivrea ed Aosta
con le relative vaste diaspore.
L’argomento è stato dibattuto
lungamente e sono state prospettate varie possibilità di soluzione
che dovranno, in seguito, essere
meglio esaminate; la collaborazione dei laici per superare queste difficoltà è stata, comunque,
giudicata essenziale.
Si è affrontato, poi, il problerna della preparazione dei laici
ai vari ministeri a cominciare
dalla predicazione. Sono stati
ascoltati i rappresentanti della
Chiesa Battista (Paolo Spanu ed
Emanuele Paschetto) che hanno
riferito, con larga documentazione, sulla attività del Dipartimento Teologico della U.C.E.B.I. con
sede in Rivoli; è stato, poi, distribuito ai convenuti il programma della Facoltà Valdese
di Teologia di Roma concernente il « Diploma di Cultura Teologica » e l’Assemblea ha auspicato che il diploma stesso possa
essere utilizzato ai fini della preparazione per i vari servizi nella
Chiesa.
Si è parlato poi, dei mezzi di
comunicazione di massa al servizio della diffusione delTEvangelo ed in particolare delTinserimento di programmi elaborati
dpgli evangelici nelle trasmissioni di radio private, programmi, ovviamente, di carattere religioso. Questo lavoro è stato
giudicato molto promettente e
già sono in atto varie iniziative
a Chivasso, Biella, Aosta, Torino; anche in questo settore si è
auspicato un coordinamento fra
le varie iniziative ed uno scambio di programmi fra le varie
emittenti anche se si dovranno
superare alcune difficoltà di carattere tecnico.
Si è proceduto infine, alla elezione del Consiglio di circuito
dopo aver rilevato che l’attività
del Consiglio uscente è stata,
quest’anno, meno intensa del dovuto. E’ stato notato che questa
carenza si può, forse, attribuire
alla circostanza che nel IV Circuito mancano totalmente comunità metodiste che da sempre
sono abituate alla struttura organizzativa del circuito che (come dimostra l’esperienza anglosassone) è di fondamentale importanza riguardando il coordinamento dell’attività di comunità diverse e la utilizzazione, nel
modo rnigliore, di tutte le energie ed i doni disponibili in un
ambito più vasto di quello di una
singola comunità. Il nuovo Consiglio di circuito risulta così costituito: Sovrintendente past.
Franco Giampiccoli; membri,
past. Giuliana Gandolfo, Carlo
Monaya, Daniele Perini, Luca Zarotti.
V. O.
Personalia
È nata in casa Campi, a Ginevra, Deborah. Felicitazioni e
auguri a Emidio e Sitta, Daniel
e Semaia.
Protestantesimo
in TV
13 ottobre, 2" rete,
ore 22.45
INTERROGATIVI
SUL PAPATO
Incontro stampa del moderatore Giorgio Bouchard
e del pastore Alfredo Sonelli con alcuni giornalisti
sul problema del papato
nella sua dimensione storico-teologica e attuale.
CULTO EVANGELICO
ogni domenica, ore 7.35
alla radio, 1” canale
I culti del mese di ottobre sono tenuti dal pastore
Piero Bensi.
3
10 ottobre 1980
LA CHIESA EVANGELICA RIFORMATA DELL’ANGOLA
Con tenacia attraverso
il tunnei della solitudine
Fondata da un missionario anglicano nel 1922, la chiesa ha resistito
alle persecuzioni coloniali e conta ora 30 mila membri comunicanti
Tra le chiese che hanno aderito
aU’Alleanza Riformata Mondiale
nel corso della riunione del Comitato Esecutivo lo scorso settembre a Princeton (USA), c’è la
Chiesa Evangelica Riformata
dell’Angola. Su questa piccola
chiesa sconosciuta abbiamo registrato una bella testimonianza
di un pastore svizzero recentemente di passaggio da Torino.
Georges Andrié è stato missionario in Mozambico dal 1953 al
1970 e lavora oggi al Dipartimento missionario delle Chiese protestanti svizzere (Lausanne). Lo
abbiamo incontrato mentre rientrava in Svizzera dopo un soggiorno di sei settimane in Angola.
— Perché ci è andato?
— È il secondo anno che sono
invitato dalla Chiesa evangelica
riformata deU’Angola per collaborare a sessioni di formazione
permanente per pastori di questa
chiesa. Sono in maggioranza pastori che si sono formati « sul
campo », che ora hanno tra 1
50 e i 70 anni e che cominciano
a beneficiare solo ora di una formazione un po’ più sistematica.
Per la loro formazione è stata
creata una piccola scuola biblica
che conta 16 di questi evangelisti. Questi ricevono una preparazione adatta ad un lavoro nelle
parrocchie rurali del paese. Per
la formazione dei giovani invece,
questa chiesa si è collegata col
Centro Emmanuel, un seminario
pastorale metodista - congregazionalista - riformato, sito a
Huambo, città del centro-sud
delTAngola. Qui studiano due pastori che ricevono una preparazione culturale teologica più vasta.
— Ma come è sorta questa
chiesa?
— È Stata fondata nel 1922 da
un missionario anglicano che
non ha lavorato per creare una
chiesa della sua confessione; è
stato prima di tutto un evangelista e ha formato dei pastori nel
corso delle sue campagne di
evangelizzazione, dando loro una
formazione biblica elementare
che si innestava su una cultura
estremamente modesta, acquisita in 2-3 anni di scuola primaria.
Poi, dopo un primo periodo di
vita, dal 1961 al 1975 questa chiesa è stata ostacolata in tutti i
modi dal potere coloniale e perseguitata in modo terribile. Sei
pastori e un centinaio di anziani
¡echi dal mondo cristiano,
a cura di ANTONIO ADAMO
Nuova responsabile
per donne, chiesa e
società
(SOEPI) - È una teologa ed
insegnante la nuova responsabile
dei problemi relativi « alle donne nella Chiesa e nella società »
del Consiglio ecumenico delle
Chiese (CEC). Bärbel von Wartenberg, che succede a Brigalia
Barn, ha 37 anni, è al servizio
della Chiesa evangelica del
Württemberg dal 1969 ed insegna
dal 1977 nel Centro per l’educazione e lo sviluppo a Stoccarda.
Ha organizzato in questi ultimi
anni diversi incontri e conferenze sul ruolo della donna nella
società; dal 1969 al 1974 è stata
molto attiva nelle campagne e
azioni di sensibilizzazione delle
comunità e delle scuole ai problemi dello sviluppo, della missione e deH’ecumenismo. Ha pubblicato diversi libri e materiale
di studio sulTAfrica del Sud per
promuovere la riflessione e l’azione all’interno della Chiesa in
cui è stata consacrata nel 1977.
Consacrata la prima
donna pastore
anglicana
(BIP/SNOP) - La Chiesa anglicana dei Kenya ha consacrato
la prima donna africana al pastorato. Lucia Okulu è stata ordinata dal vescovo anglicano
Henry Okulu. Nata nel 1929, ha
compiuto i suoi studi presso la
scuola St. Philippe a Maseno. Lucia Okulu ha ricevuto il diaconato nel 1976. Ella ha espresso il
desiderio di restare a lavorare
nel Kenya e precisamente nella
regione di Kisumi come assistente nella parrocchia di Songo.
Migliora
l’informazione delle
chiese africane
(SOEPI) - Daniel Tjongarero,
presidente del Servizio di infor
mazione delle Chiese d'Africa
(ACIS), nella sua relazione annuale, tenuta nel corso della seconda riunione del Consiglio di
amministrazione dell’ACIS ha affermato: « bisogna correggere il
fiume ineguale di informazioni
tra l’Africa ed il resto del mondo e aiutare TAfrica a comunicare meglio nel suo interno e con
il resto del mondo, e ciò nel modo più equo e positivo possibile».
Questo è infatti lo scopo che si
prefigge l’ACIS. L’ACIS pubblica
la « All Africa Press Service »
(APS), un bollettino settimanale di informazioni e reportages
che coprono tutto il territorio
africano. Questo servizio stampa, organizzato come società anonima, è il risultato degli sforzi comuni del Consiglio ecumenico delle Chiese, della Federazione luterana mondiale, l’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana e la Conferenza
delle Chiese di tutta l’Africa.
Leaders ecclesiastici
USA e URSS riuniti
a Ginevra
(SPP) - Responsabili di Chiesa
americani e sovietici lanciano una nuova messa in guardia contro la guerra totale che potrebbe nascere dall’attuale corsa agli
armamenti in atto nei due paesi.
I 17 leaders religiosi riuniti per
la seconda volta a Ginevra, affermano che le grandi potenze
hanno « l’obbligo morale urgente » di ridurre i loro armamenti
nucleari. Essi raccomandano l'organizzazione di « forum di cooperazione » sotto forma di programma di scambio e di educazione, per sostenere gli sforzi
compiuti in vista della distensione e del disarmo. Nel loro comunicato finale raccomandano che
il trattato SALT II sia ratificato
il più presto possibile, affinché
si possa proseguire verso il
SALT III. Essi ricordano ancora
ai loro governanti che più di
cento paesi hanno già sottoscritto il trattato di non proliferazione e rinunciato agli armamenti
nucleari.
sono stati massacrati e una parte della chiesa e dei responsabili superstiti si sono rifugiati per
14 amii nello Zaire. Ora, dopo il
1975, questa chiesa di circa 30
mila membri comunicanti è tornata a respirare, si riorganizza e
cura la preparazione che i suoi
pastori non hanno potuto ricevere prima.
—A contatto con questa chiesa
che cosa l’ha colpita maggiormente?
— La tenacia e la solitudine di
un quindicennio di resistenza.
Conosco bene la situazione simile che si verificò in Mozambico.
Ma là, molte chiese — in particolare la chiesa presbiteriana con
la quale le chiese della Svizzera
romanda collaborano da un centinaio di anni — erano legate ad
altre chiese nel mondo attraverso il lavoro missionario. Così,
quando nel corso della lotta per
l’indipendenza una sessantina di
pastori e di anziani della chiesa
presbiteriana sono stati imprigionati nel ’72 e il presidente della
chiesa è morto, lo si è saputo
nel mondo. E il Consiglio Ecumenico, l’Alleanza Riformata, il
Dipartimento missionario svizzero, sono intervenuti decisamente presso le autorità a Lisbona.
In Angola invece tutto si è svolto nella solitudine e senza che
se ne sapesse nulla. Nel 1961 il
fondatore di questa chiesa è
stato espulso nel giro di 18 ore
e per 14 anni la chiesa ha sofferto senza aiuti. Eppure che testimonianza di tenacia, di resistenza, di fedeltà!
Si sono nascosti per 14 amii
per celebrare i culti p>er esempio di notte, nelle case o nella
boscaglia, hanno resistito parte
in patria e parte insieme ai rifugiati nello Zaire... Credo sia
una cosa essenziale per l’Alleanza Riformata scoprire la testimonianza di resistenza di questa
chiesa attraverso una persecuzione sconosciuta.
— Lei ha detto che il fondatore di questa chiesa era un pastore anglicano; ma ora questa
è una chiesa riformata. Come
mai?
— Per me questo è ancora un
mistero. Da un lato c’è il fatto
che questo missionario sembra
essersi separato dalla missione
che lo aveva inviato, ed ha lavorato per 40 anni soprattutto
con missionari di origine evangelica inglesi e svizzeri che sono
stati qualche anno laggiù. Dall’al
tro c’è stata l’esperienza dell’esi
PROTESTANTESIMO IN TV
Nel solito angolino notturno delle 23,25 (questa volta il
ritardo era solo di mezz’ora!)
è andato in onda, lunedì 29,
« l’assemblea di soli laici »:
un’immagine autogestita della
chiesa dei fratelli in Italia.
Ma di questa chiesa non si è
visto un gran che: nessuna
introduzione al programma
da parte della redazione di
"Protestantesimo”, nessun accenno storico, nessuna geogra
sti: tutto è semplice. La stessa voce spiegava poi (col tono naturale di dire: ma che
bisogno c’è?) che la chiesa dei
fratelli non fa parte della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Il culto è un
momento di adorazione in cui
bisogna lasciar fuori i propri
problemi, anche quelli sociali, politici... L’evangelizzazione
avviene soprattutto attraverso tende che girano in tutta
Assemblea di laici
fia delle loro assemblee. Solo
una calda voce, ben scandita,
che commentava il culto di
via Biancheri a Genova. La
voce spiegava che in questa
chiesa non esistono pastori
( « i professionisti della religione»), regolamenti, strutture; poi la stessa voce ammetteva che sì esistono alcune persone impiegate a tempo
pieno, e forse il telespettatore
avrà intuito che nell’organizzazione dei fratelli dev’esserci
anche qualche struttura. Il
culto di via Biancheri è stato ripreso dal vivo: la telecamera indugiava lungamente
su donne col velo e su visi
dagli occhi chiusi che pregavano ad alta voce. Il commento spiegava che per comprendere la Bibbia non c’è bisogno di metodi storico-critici
o analisi scientifiche dei te
Italia in cui si predica, si danno testimonianze personali...
Insomma una trasmissione diversa. L’immagine di un evangelismo semplice che schiva,
con discrezione, i grandi problemi della storia ma che
porta con sé una carica di entusiasmo e vitalità che spesso
mancano alle chiese storiche.
Per chi è abituato a seguire
“Protestantesimo” avrà notato una sfasatura di linea rispetto a precedenti trasmissioni in cui accanto alla Bibbia si poneva l'accento sull’inserimento nel sociale, o net
politico. Ma la ricchezza del
protestantesimo — ricordava
il commento — sta anche in
questa libertà di vivere l’Evangelo in modi diversi tra
loro. Come appunto abbiamo
potuto constatare.
g- P
ho di buona parte della chiesa
nello Zaire a stretto contatto con
fratelli evangelici aperti. Così nel
valutare la propria identità dottrinale ed ecclesiologica tre anni fa questa chiesa ha scelto di
chiamarsi da quel momento
Chiesa evangelica riformata delTAngola.
— Certo nella decisione di questa chiesa di dare ai propri pastori, anche anziani, la formazione teologica che non avevano
potuto ricevere in precedenza,
c’è un carattere fortemente riformato.
— Esattamente. C’è la volontà
di non vivere soltanto sulla base
di una persecuzione e di una
resistenza passate, ma sulla capacità di analizzare il presente in
vista di una testimonianza inserita nella situazione attuale. Per
esempio mi ha rallegrato e impressionato vedere che nel quadro della situazione sanitaria
molto precaria con grave mancanza di dottori, questa chiesa
ha rivolto un appello alle chiese
svizzere per trovare dei medici. E
lo ha fatto non per reclutare personale per propri ospedali, dispensari, istituti — che non ha!
— ma per reclutare presso le
chiese sorelle d’Europa medici
che si mettano al servizio della
popolazione. Mi pare estremamente sano dal punto di vista
spirituale non creare opere sociali proprie, ma mettere a disposizione della popolazione e delle
sue strutture il personale medico e paramedico di cui ha bisogno.
— In questo contesto vi sarebbe la possibilità di un servizio
in Angola anche per dei medici
italiani?
— Perché no? Non penso che
ci siano ragioni per cui questa
domanda dei nostri fratelli riformati angolani si rivolga unicamente alla Chiesa riformata
svizzera. Mi pare che nel quadro
della collaborazione stabilita nella CEvAA, anche la Chiesa valdese e metodista potrebbe per
parte sua cercare dei medici e
degli infermieri per rispondere
a questa domanda. In concreto,
le autorità hanno già dato un
primo preavviso favorevole per
il reclutamento di 3 medici disposti a lavorare in un ospedale
rurale privo di medici da diversi
mesi. Mi sembra che potremmo
collaborare nel rispondere a questa richiesta.
A cura di F. Giampiccoli
DAL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO
La libertà religiosa
Del documento di studio suUa libertà religiosa che il Comitato
Centrale del CEC ha raccomandato allo studio delle chiese, pubblichiamo un riassunto diffuso dall’agenzia nev.
Nella parte introduttiva il documento fa la storia dell’argomento analizzando le diverse dichiarazioni in materia di libertà
religiosa ( a partire da quella della Conferenza missionaria di Gerusalemme del 1928) e mettendo
in evidenza come la problematica e lo stesso concetto di libertà
reiigiosa siano stati influenzati
dai diversi momenti storici e dalle rispettive situazioni politiche.
Nel 1975 l’assemblea di Nairobi
la definiva come « la libertà di
avere o di adottare una religione
di propria scelta e di viverla
individualmente o collettivamen- ,
te, in pubblico o in privato, nel
culto, l’osservanza, la pratica e
l’insegnamento. La libertà religiosa dovrebbe comportare il diritto
e il dovere, per le comunità religiose, di criticare se necessario
l’autorità stabilita sulla base delle loro convinzioni religiose ».
La seconda parte affronta il tema della secolarizzazione osservando che, secondo le aspettative, questa avrebbe dovuto ridurre la religione a un fatto privato (migliorando indirettamente la situazione delle minoranze
religiose). Ma non è stato così;
non solo si assiste oggi al cosiddetto ritorno al sacro nel mondo
occidentale, ma in molti paesi
del terzo mondo si verifica un
rinnovamento religioso a sfondo
socio-politico che contesta le ideologie moderniste e secolarizzate dei paesi ricchi. Anzi là si
rimprovera proprio alla teologia cristiana di avere accettato
e favorito la secolarizzazione.
Nella terza parte si esaminano
i diversi contesti sociali e politici in cui si presenta il problema
della libertà religiosa. Se ne indicano cinque principali.
1) Alcune chiese vivono in
società dove lo stato si fa promotore di una secolarizzazione
totale e questo le costringe a rivedere il loro ruolo nella società.
2) In altri casi le chiese sono in difficoltà per i loro legami,
anche di natura economica, con
chiese di altri paesi, contro i
quali è in corso nella propria
nazione un processo di liberazione e di autodeterminazione.
3) Là dove i governi violano
apertamente i diritti fondamentali dell’uomo, una lotta di coscienza per la giustizia viene considerata e repressa come attività
puramente politica.
4) Là dove invece le chiese
sono partecipi e complici di un
dato ordine politico e sociale,
esse possono essere spinte ad
adeguarsi volontariamente alle
esigenze dello stato, al quale danno spesso una legittimazione teologica, riducendo in tal modo la
(continua a pag. 9)
4
10 ottobre 198o
DALLA PARTE DEI SOFFERENTI
La Bibbia per i malati
Se il malato ha la fortuna di essere ben preparato dal suo pastore e di
essere sostenuto dalla comunità affronterà la prova con più serenità
Un giorno visitavo un malato
darbysta e questi mi rassicurava: « Non si preoccupi, Pastore,
ho la mia Bibbia. La leggerò
ogni giorno e così non sarò mai
?••• Uopo qualche tempo lo
rividi; « Ah, Pastore, mi legga
un passo biblico, non ho più la
forza di farlo! ».
Questo dialogo riassume tutta
la difficoltà della lettura biblica
per un malato. Troppo spesso
egli è incapace del minimo sforzo intellettuale, spirituale o fisico. « Ho la vista confusa », « non
riesco più a fissare la mia attenzione »... Il ruolo del pastore
o del visitatore sarà quindi quello di leggere la Bibbia col malato... se egli lo desidera! In effetti questa lettura non può essere
un imposizione, ma solo una supplenza dettata dall’Amore, servizio del prossimo, ministero di
compassione: dare dell’Acqua Viva a colui che non può più dissetarsi da solo...
Ma supponiamo che il malato
sia capace di una lettura personale. La prova lo spingerà ad
aprire la Bibbia? Come presentargli la Bibbia?
A dire il vero il malato come
il sano legge la Bibbia se è motivato, e cioè se vi cerca un senso per i suoi problemi di vita,
0 se vi attinge una forza e una
luce ispiratrice. Nel secondo caso e come un marinaio che tiene saldamente la rotta controllandola continuamente. In ogni
caso il malato, in particolare
1 ospedalizzato, sarà rimesso in
questione o dalla sua stessa malattia o dall ambiente circostante. In lui o intorno a lui sorge
quel famoso « perché? » che accompagna quasi sempre la softerenza. Egli sarà perciò portato, abbastanza naturalmente, a
dare un significato alla sua situazione di distretta o di sofferenza ed anche a chiarire quegli strani sentimenti di colpevolezza o di angoscia che lo assal
.Uue reazioni sono allora
possibili se non si è mai trovato
di fronte a queste difficoltà o se
non SI è mai sentito implicato in
esse. O il malato avrà una reazione di paura e quindi di fuga
dall’aprire la
Bibbia (sempre che ne abbia
una ) oppure la situazione particolare in cui si trova agirà come uno stimolante ed egli sarà
portato ad approfondire la cosa
resterà aperto. Si può avere uri
molo determinante nell’aiutare
li paziente in una lettura intelliparlando)
^ Scrittura, rispondendo "qui
tondi^ ai suoi interrogativi pro
Malintesi,
pregiudizi...
E necessario intraprendere
tutto un lavoro di disboscamento. üuanti equivoci, malintesi
pregiudizi devono essere dissii
pati. Luomo moderno medio è
un Ignorante della Bibbia. Con
molta sincerità un tale mi do
mandava recentemente: « Ma
Maometto non era un discepolo
di Gesù? ». Non si trattava di un
protestante, certo, ma non alziamo troppo presto la nostra cresta protestante! Gli evangelici
conoscono la Bibbia meglio dei
loro concittadini, ma quanti la
leggono regolarmente? Qualche
tempo fa, su cinquanta evangelici interrogati, venticinque hanno ammesso di non leggerla mai.
Quattro avevano pensato di portarla con sé in ospedale. E se
non la leggono è che non sentono che la cosa li riguarda. « C’è
voluta la malattia perché capissi
che la storia di Bartimeo è la
mia storia »: riflessione di un
malato di cancro che molti potrebbero far propria.
II compito in questi casi è evidente; risvegliare l’interlocutore
ad una fede personale e vivente,
radicata nella Bibbia, e cioè centrata sulla persona di Gesù il
CristOi Bisogna far sprizzare da
un testo scritto, dalla lettera, la
scintilla della vita, innescare la
carica della fede. Compito immane, missione impossibile. Certamente nessuno è capace di assumersi un tale impegno... a meno che lo Spirito Santo non ci
si metta lui! Lui solo lo può. A
noi sta di facilitargli il compito,
perché per mezzo di noi possa
operare negli altri e per gli altri... II pastore o il visitatore è
sempre in cammino, non è mai
« arrivato ». L’azione dello Spirito del Cristo in noi è sempre in
continuo movimento...
Se il malato ha la fortuna di
essere ben preparato dal suo pastore e di essere sostenuto dalla
sua comunità, affronterà la prova con molto maggiore serenità;
questo non la annullerà, ma gli
permetterà di affrontarla con coraggio accresciuto. In questo caso è raccomandabile che la comunità lo accompagni con una
lettura seguita. Si tratta per lui
di trovare, nella comunione con
la sua chiesa, forza e luce nella
Bibbia. Non si tratterà di suscitare la pietà, che già esiste, ma
di orientarla verso gli altri, per
non lasciare che entri in corto
circuito. Una fede anche molto
solida si inaridisce se non è irrorata costantemente dal flusso
di Amore che, provenendo da
Dio, passa attraverso di noi per
sfociare nel prossimo.
all’essenziale, si è messi in qualche modo con le spalle al muro.
Bisogna rispondere senza impertinenza (sempre)' e con pertitinenza (se possibile), rifuggendo dalle questioni oziose. Discutere sul sesso degli angeli non
ha mai fatto guadagnare nulla
a nessuno. E d’altra parte è importante ascoltare le vere domande, anche quando sono poste con una intonazione di scetticismo e di amarezza. Per esempio, a chi insiste sul lato umano, troppo umano, di certi testi.
bisogna spiegare questo fatto:
la Bibbia non è il libro Rivelato,
caduto dal cielo bell’e scritto e
stampato, ma è il libro della Rivelazione di Dio agli uomini. La
Rivelazione passa per la mediazione degli uomini per esprimersi nell’Uomo Unico e Perfetto,
Gesù di Nazareth, riconosciuto
come il Cristo. E’ qui tutto il
senso della Scrittura e tutta la
gioia dell’Evangelo.
H. L. de Biéville
(da Christianisme
au XXème siècle)
CINEMA
Il Pap’occhio
Con le spalle
al muro
Fortunatamente negli ospedali
non si incontra spesso il tipo di
sofista più ghiotto di problemi
intellettuali che di nutrimento
esistenziale. Davanti alla sofferenza e alla morte si è ridotti
LO AFFERMA UNO SCIENZIATO AMERICANO
Sindone: è un falso?
« La Sindone di Torino è un
falso, sostiene un eminente scienziato americano ». Così titola, su
tre colonne in prima pagina, un
giornale cattolico inglese, il « Catholic Herald », del 19 settembre u.s.
L’articolista riferisce su due
conferenze tenute dal Dr. Walter
C. Me Crone, di Chicago, la prima — privata — a Londra, presso i membri della « Società britannica per la Sindone di Torino », la seconda — pubblica —
nel Teatro « Reardon Smith » di
Cardili, su invito della « Società
Scientifica di Cardili », in presenza di 500 persone. Lo scienziato
americano, membro del « Progetto di Ricerca sulla Sindone di
Torino », ha lavorato su campioni del lenzuolo prelevati in occasione dell’esposizione pubblica
della Sindone neH’ottobre 1978;
ha dichiarato: « Credo che si
tratti di un falso medioevale, ma
non posso dimostrarlo ». Secondo lui, la prova del carbone 14
darebbe la data di Agosto 1356.
« C’è una grande quantità di
colore da pittore sul lenzuolo. La
maggior parte deH’immagine è
fatta di colore artistico », ha sostenuto lo scienziato. Il microscopio ha rivelato la presenza di
minio strettamente aderente alle
numerose fibbre gialle del lenzuolo. Me Crone dice che è simi
le al colore da pittore quale
l’ocra rossa.
Insomma, per lui, la Sindone
non sarebbe altro che un falso
eseguito da un pittore medioevale. « Era molto di moda fare falsi a quell’epoca », ha detto nella
sua conferenza.
E’ da notare che quando iniziò
la sua ricerca, era quasi sicuro
di giungere alla conclusione che
il lenzuolo fosse l’autentico sudario di Gesù. L’autore del bestseller; « La Sindone di Torino »,
lan Wilson, presente alla conferenza, ha detto di essere rimasto
« scosso » quando seppe delle
scoperte di Me Crone, tanto più
che, come ha detto, ha « la massima stima nei confronti del Dr.
Me Crone in quanto scienziato ».
Le conclusioni a cui è pervenuto Me Crone desteranno probabilmente stupore e curiosità fra
gli altri scienziati e fra le migliaia di persone accorse a Torino due anni fa per vedere il
« sacro lenzuolo », tanto più che
il 15 ottobre prossimo dovrebbero essere resi noti i risultati ufficiali delle ricerche compiute da
vari scienziati durante 5 giorni, a
Palazzo Madama, a Torino.
Delle tesi del Dr. Me Crone è
stata data notizia in Italia (per
es. da La Stampa) ma l’Osservatore Romano non ne ha fatto alcuna menzione. J. J. p.
Arbore (noto presentatore della Rai-TV ) e la troupe de « L’altra domenica » (programma televisivo dei pomeriggi domenicali dell’anno passato) hanno fatto un film. Si intitola « Il Pap’occhio ». E’ proprio un film che
parla del papa. Una satira, una
presa in giro - dicono.
Un protestante si sente (quasi) in dovere di andarlo a vedere,
nonostante Arbore e « L’altra
domenica ». Sfiderà — per una
volta — l’ostilità innata per questo genere leggero, frivolo e un
po’ stupido: l’argomento lo rende immediatamente coinvolto.
Poi però, visto il film, uno non
sa se ridere o se piangere. Sotto
la stessa sferza mordace e fatua
cadono infatti, senza distinzione
religiosi e religione, il papa, i
cardinali, suore e preti (anche
spretati), il Vaticano, le folle,
ma anche il messaggio evangelico, l’annunciazione, il Getsemani, il tradimento di Giuda, Dio
stesso, gli angeli, l’eternità, la
salvezza.
Poteva Arbore con la sua frivolissima équipe televisiva fare
molto di più? Tutto doveva essere scontato in partenza, oppure, su questa terra, per poter
scherzare sul papa è obbligatorio
coinvolgere (quasi a propria giustificazione) anche il Buon Dio?
Detto questo resta però il fatto che il grande bersaglio del
film è il papa, e sullo schermo
sembra di vedere Carol Wojtyla
in persona, tanto l’attore gli somiglia. Un papa ritratto nel suo
risvolto privato e quotidiano: le
prime sequenze lo riprendono
mentre si esercita nel sollevamento pesi nella palestra privata, poi gli esercizi fonetici prima
di leggere il messaggio in pubblico, le lezioni d’italiano, ecc.
Comunque è proprio durante
uno di questi banali momenti
quotidiani, mentre, bicchiere in
mano, si trova a ripetere le stesse parole della pubblicità televisiva, che al papa balena la grande idea: « Se la televisione convince me, se io parlo alla televisione posso convincere gli altri... ».
Così si organizza la televisione
in Vaticano Alla troupe di Arbore viene affidato un programma intitolato « Gaudium Magnum », e il film si snoda, incalzante e divertente, nell’allestimento di questo spettacolo che,
quando finalmente verrà presentato a sua santità, sarà un misto
di cattolicesimo e marxismo,
apocalittico e stridente.
Divertentissima e addirittura
seria in certi punti la parte sostenuta da Benigni; a parte l’ultima battuta, molto bello il suo
monologo di fronte al giudizio
universale, mentre rafforza i contorni del pugno alzato del Cristo
giudicante.
Molte cose è riuscito a dire
Arbore, fra uno scherzo e l’altro,
in questo « Pap’occhio ». Ma rocchio del papa è pur sempre polacco. Come vedrà questo film
aH’italianissima?
Giuliana Gandoifo
Il film è stato recentemente denunciato per reato di vilipendio della religione di stato. Anche su questo sarebbe Interessante sapere come la vede il papa. (N.d.R.).
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1981
Il prezzo è di L. lOMOO, ma il costo reale...
Non c’è inflazione
nella nostra Chiesa?
È quanto ci si potrebbe
chiedere confrontando il prezzo dell’abbonamento del 1980
con quello recentemente fissato per il 1981: un aumento
di appena 1.000 lire, da 9 a 10
mila lire. Anche in termini
assoluti, si potrebbe dire che
siamo rimasti fermi a diversi
anni fa; dove si trova un settimanale a 10 pagine il cui abbonamento annuo costi così
poco?
In realtà l’inflazione
galoppa pure da noi
i
I Soltanto, la decisione della
, Tavola valdese è stata di mantenere un prezzo politico per
il giornale, in modo che il
costo dell’abbonamento non
sia un ostacolo per nessuno
nel ricevere questo indispensabile strumento per il collegamento, la formazione e i’informazione delle chiese e dei
singoli.
i( Chi pagherà dunque i costi eccedenti?
17.000 lire è il costo
reale del giornale
È quindi evidente che 10.000
lire è un prezzo MINIMO e
ciascuno può valutare come
integrarlo:
• ABBONAMENTO+DONO:
L. 10.000 e qualche biglietto in più;
• ABBONAMENTO ’REALE’
L. 17.000 di costo effettivo;
• ABBONAMENTO SOSTENITORE: L. 25.000 (o più)
per bilanciare chi può dare solo il prezzo minimo.
Cominciamo subito
l’operazione rinnovo
Non aspettiamo la fine dell’anno e soprattutto non rimandiamo all’anno prossimo
il rinnovo. Un rinnovo puntuale è per il giornale un risparmio di tempo e di denaro.
ANNUO L. 10.000
SEMESTRALE L. 6.000
ESTERO L. 18.000
SOSTENITORE L. 25.000
CUMULATIVO L. 9.000
(minimo 4 ahb., riservato alle chiese).
DEMOSCOPEA
Caro Franco Glampiccoli,
innanzitutto un complimento per la
tempestività e la qualità del commento alla decisione dello stato d'Israele
di fare di Gerusalemme la capitale. Sono uno di quelli che vorrebbero un giornale più legato all’attualità interna e
internazionale di quanto già non lo sia.
Perché non puntare ad avere anche qui
in Italia un settimanale come « Réforme »?
Lo scopo della mia lettera al giornale è però un altro ed affronta in modo
più indiretto I problemi ohe ti ho accennato all’Inizio.
Vorrei richiamare l’importanza della
proposta fatta su questo giornale da
Aurelio Penna (La Luce n. 29-30) riguardo alla possibilità di imipegnare alcune persone delle nostre chiese (Penna per la verità chiede alla Federazione
delle Chiese evangeliche di occuparsene) per una grande ricerca demoscopica finalizzata ad avere delle indicazioni abbastanza precise intorno a questioni che potrebbero orientare meglio, ad
esempio, il nostro lavoro di evangelizzazione.
Un inaspettata attualità alla proposta
di Penna I ha data al Sinodo li pastore
Chevalier, della Federazione protestante francese, portando I risultati di un
sondaggio svolto per conoscere le simpatie religiose dei francesi. Il Moderatore ha poi ripreso questi dati per una
approfondita riflessione nella festa del
XV agosto alle Vaili, mettendo in luce
la particolare funzione che hanno ia
presenza e la predicazione delle chiese
evangeliche in una società non molto
dissimile dalla nostra. Penso che se
vogliamo svolgere un ruolo più dinamico in Italia, non possiamo ignorare
questo strumento. Il ritardo è forse
dovuto alFambiguità intrinseca di strumenti tipici di una azienda industriale?
Siamo abituati a vederli usati per manipolare (ma non solo) la testa della
gente. Sembra quasi impensabile poterli usare per servire Gesù Cristo.
Certamente la ricerca demoscopica
non può e non deve sostituire la predicazione diretta e il servizio ma il
semplice rifiuto di questo mezzo può
nascondere, in definitiva, la nostra paura della società di massa.
Per una chiesa piccola come la nostra, non dimentichiamolo, li circolo elitario è forse la maggiore e la più pericolosa delle tentazioni.
La possibilità di avere risposte attendibili ad alcuni nostri quesiti di evangelizzazione consentirebbe, ne sono certo, un enorme slancio creativo alle attività di testimonianza esterna e alio
stesso tempo offrirebbe l’opportunità
di proseguire sul cammino unitario con
la collaborazione di altre chiese evangeliche.
Gigi Ranzani. Milano
Pienamentp tl arronlo. Ma un compito di questo genere non può essere
assunto do « alcune persone delle nostre chiese ». Non a caso Penna lanciava la palla alla Federazione. Cosa
risponde? (f.fj.).
5
10 ottobre 198o
UNA ANALISI CRITICA DEL DOCUMENTO ECUMENICO SUI MATRIMONI MISTI
Quando una teologia finisce
neila gabbia del diritto canonico
Se la ricerca è libera, i risultati possono essere diversi dal previsto; ma se è condizionata La teologia
si giungerà al risultato imposto perché si eviteranno i dati che lo renderebbero discutibile
sti nel contesto sociologico
del tempo di Gesù, quando il
ripudio (e non il divorzio)
pesava sulla donna e sulla
prole. L’inciso di Paolo: « La
moglie... se si è separata dal
marito non si risposi » non
ha paralleli nei sinottici e
dovrebbe essere studiato a
parte.
L'attuale fase dei rapporti ecumenici è caratterizzata
dal lavoro di ricerca e di
confronto svolto da Commissioni di studio interconfessionali. Questo procedimento offre notevoli vantaggi,
perché permette il confronto diretto tra le diverse posizioni e favorisce la comunicabilità tra gli interlocutori,
superando gli ostacoli che
derivano dalle diversità di
linguaggi create da secoli di
sviluppo culturale antitetico.
Così si può scoprire esattamente quali sono i punti reali di convergenza e quali le
reali differenze.
Il testo del Rapporto qui
presentato riveste le caratteristiche indicate sopra ed
è tanto più importante quanto più attuale e concreto ne
è l’argomento: la teologia
del matrimonio e i problemi
dei matrimoni misti. Esso
non vuol essere una facile e
comoda soluzione di compromesso, ma si presenta come una proposta fatta alle
chiese perché valutino serenamente sia il cammino percorso nella reciproca conoscenza, sia quello che rimane
da percorrere e gli ostacoli
da superare.
Il Rapporto sembrerà troppo avanzato a coloro che sono strettamente legati al modo di vedere le cose proprio
della loro tradizione ecclesiastica, e troppo moderato a
coloro che hanno sviluppato forme di confronto molto
più avanzate. Questo contrasto di giudizi è fatale per
ogni documento che voglia
essere soltanto uno strumento di ulteriore ricerca, una
tappa nel cammino e non un
punto d’arrivo. Il Rapporto
dice chiaramente che al momento attuale non c’è una
visione unitaria; non cerca
di coprire le divergenze o di
farle credere meno gravi di
quanto siano in realtà, ma
lealmente indica di non averle potute risoh'ere e propone
linee di ricerca che a suo avviso potrebbero farla progredire.
Non intendiamo fare qui
l’analisi dettagliata del documento: è necessario che i
lettori ne prendano diretta
conoscenza e ne diano un’attenta valutazione. Ci limitiamo a osservazioni di carattere generale che — a nostro
avviso — interessano tutti
gli studi interconfessionali.
Il metodo
Una prima serie di osservazioni riguardano il metodo
scelto nel condurre la ricerca. Qui si pongono tre problemi di fondo.
a) Atteggiamento dei soggetti. L’impostazione, l’andamento e l’esito di una ricerca sono determinati anzitutto dal punto di vista dei ricercatori, dalla loro formazione culturale, dai moventi
e dai fini della ricerca. Ap
pare evidente dal testo del
Rapporto che non ci si trova
dinanzi ad una ricerca puramente teorica. Il movente è
fornito dalla reale situazione
in cui le chiese si trovano:
una società che cerca la soluzione dei propri problemi
senza le chiese e spesso contro di esse. Si ha l’impressione che il jìne della ricerca
sia più il ricupero della credibilità delle chiese che la
soluzione dei problemi reali della convivenza matrimoniale. La responsabilità delle
chiese nei confronti della crisi della famiglia e deH’allontanamento della gente dalle
chiese è pur ammessa, ma
spicca di più una più o meno confessata presunzione di
avere esse, le chiese, la sola
e adeguata soluzione dei problemi. Non vorremmo mancare di rispetto verso gli
estensori del Rapporto se diciamo che sa non poco di sagrestia. Da un documento di
carattere riassuntivo qual è
dell’istituzione matrimoniale
non sono prese in seria considerazione: c’è troppa metafìsica, troppa preoccupazione di mettere delle basi razionali aU'affermazione che
più interessa la parte cattolica: l’indissolubilità del matrimonio.
c) Qualità della ricerca. La
ricerca può essere libera, oppure avere dei limiti imposti
dall’esterno. Se la ricerca è
libera, i suoi risultati possono essere alla fine diversi da
quelli che si pensava di raggiungere in partenza, ma se
la ricerca è condizionata
a-priori, lo svolgimento sarà
condizionato: si giungerà logicamente al risultato imposto, perché si eviteranno tutti i dati che lo renderebbero
discutibile.
Il Documento del Sinodo Valdese .sul matrimonio
(Claudiana Editrice: Attualità, n. 44), pur nella sua forma estremamente schematica, è un esempio tipico di un
Co8«wta^à«» m BiWtjpI
II Sinodo ha Indicato alle chiese il problema dei
matrimoni Interconfessionali come argomento di studio e di costante attuazione. Riteniamo quindi utile
una presentazione ampia ed esauriente del documento conclusivo del dialoga luterano-rlformato-cattolico (1971-77) pubblicato nella collezione di testi
«■ verso l’unità dei cristiani » coedizione elle di ci Claudiana (pp. 77, L. 1.600).
il Rapporto non ci si può
aspettare una analisi dettagliata degli errori delle chiese nella teoria e nella prassi
portati avanti fino a quando
la situazione esterna non le
ha costrette a ripensamenti.
Ma si ha l’impressione che
tale analisi non sia stata fatta neppure in sede di studio
o, almeno, non se ne vedono
i segni chiari.
b) L’atteggiamento mentale dei ricercatori si riflette
sulla presentazione dell’oggetto del loro studio. Il :matrimonio può essere visto in
astratto, come una realtà
metafìsica, come un’idea platonica, sulla quale deve essere modellata la realtà; oppure può essere visto in concreto, come una realtà storica molto complessa. Il Rapporto tenta un riferimento
storico dove parla degli
« aspetti generali del matrimonio », ricalcando luoghi
comuni, ma di « storico »
c’è realmente ben poco.
Questi « aspetti generali •
sembrano più delle astrazioni; infatti, cos’ha di comune
il rapporto tra uomo e donna, tra genitori e figli in una
società nella quale tutto è
fondato sull’esigenza del maschio di certificare la sua
prole e il rapporto tra uomo
e donna, tra genitori e figli in
una società fondata sulla
eguaglianza giuridica dei sessi e sul riconoscimento dei
diritti dei figli come, per
esempio, risulta dal nuovo
codice matrimoniale italiano? Le differenze qualitative
LA TEOLOGIA
DEL MATRIMONIO
E I PROBLEMI
DEI MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
DIALOGO TfiA W FEDEflAZiONE LUTERANA MONDIALE.
L'ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
E IL SEGRETARIATO PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI. 19TM977
risultato conseguito con la
libertà di ricerca, perché in
punti fondamentali esso è
giunto a conclusioni molto
diverse da quelle che all’inizio erano ritenute sicure. Il
Rapporto, al contrario, lascia l’impressione che certi
limiti non si potevano superare.
L’esegesi
Non si può dire che il Rapporto abbondi di riferimenti biblici. Manca una vera ricerca biblica, come manca la
ricerca storica. Tutto il capitolo III « La relazione di Cristo col matrimonio » abbonda di afflato mistico, ma è
fortemente carente sul piano
esegetico, benché il discorso
proceda in riferimento ad alcuni testi biblici diventati
classici per la chiesa cattolica.
Anzitutto Efesini 5: 22-33.
E’ il celebre passo che nella
versione latina Vulgata reca
il famoso « magnum sacrarnentum » che tanto peso ha
avuto nella dottrina cattolica del « sacramento del matrimonio». Ora è evidente per
tutti che il « grande mistero » (magnum sacramentum)
è l’amore di Cristo per la
chiesa e non il matrimonio.
Il testo propone una proporzione: Cristo: Chiesa = uomo: donna. Nel contesto sociologico che considerava
l’uomo « capo » della donna,
l’autore della Lettera propo
ne l’esempio di Gesù il quale non domina sulla chiesa,
ma ha dato se stesso per essa. Non si propone né un parallelo mistico tra il rapporto Cristo-chiesa e il matrimonio, né si sancisce iure divino la superiorità dell’uomo sulla donna, ma si propone una norma di comportamento in un concreto contesto sociologico. Qggi la proporzione non vale più, perché — se il rapporto Cristochiesa è sempre uguale, il
rapporto uomo-donna è profondamente cambiato e il testo di Efesini non vale più
per il matrimonio, o per lo
meno non vale nel senso tradizionale.
L’altro testo appena citato, ma chiaramente presente
nella interpretazione tradizionale è Osea 1 e 2 (con i paralleli di Geremia e di Ezechiele). Anche questi testi sono presi per dimostrare il
parallelismo tra il matrimonio e TAlleanza di Dio col
suo popolo (o di Cristo con
la chiesa). Ma la lettura attenta dimostra il contrario.
La parabola di Osea non presenta il matrimonio, ma ciò
che per l’Antico Testamento
era il contrario del matrimonio: si tratta, infatti, di una
unione proibita dalla Legge
e del caso paradossale di un
uomo che subisce l’offesa del
più basso tradimento e reagisce col perdono; cosa assurda e scandalosa per Israele che condannava l’adulterio
della donna con la morte.
Non c’era offesa più grande
per la società maschilista del
tempo (e non soltanto di allora) del tradimento della
moglie: il « delitto d’onore ->
vige anche oggi nella mentalità di certi ambienti. Qsea
non presenta il matrimonio
come segno dell’Alleanza di
Dio col suo popolo, ma presenta la grandezza della misericordia di Dio che perdona il popolo infedele, come
mai un innamorato farebbe
con la propria moglie infedele.
Altri testi non sempre direttamente citati, ma sottintesi sono Matteo 5: 3Ì-32;
19: 1-12 e paralleli sinottici,
assieme a 1 Corinzi 7: 10-11.
Anche questi testi vanno vi
Se l’esegesi è carente, spazio molto ampio è dato al discorso teologico, nel quale le
due posizioni contrastanti —
luterano-riformata da una
parte e cattolica dalTaltra —
vengono presentate nella loro contrapposizione. La parte protestante afferma chiaramente di non considerare
il matrimonio « sacramento » proprio perché « il matrimonio non conferisce la
grazia, ma la deve ricevere »
(n. 12).
Il Rapporto afferma che
un punto di convergenza è
stato raggiunto collocando il
matrimonio nella prospettiva dell’Alleanza di Dio col
suo popolo. Così il matrimonio viene definito « segno
dell’Alleanza ».
Il riferimento all’Alleanza
è certamente molto interessante, perché colloca il matrimonio nel contesto del
messaggio biblico e apre il
campo ad una fase di ricerca
che non sia il solo confronto
tra posizioni rigide ed indiscutibili. Forse questo è il
contributo più importante
dato dal Rapporto.
Ci convince meno la formula « matrimonio segno
dell’Alleanza ». « Segno » può
dir tutto e può dir nulla. Anche la circoncisione era per
eccellenza il « segno » del
Patto, ma Dio — nel messaggio profetico — ripudia la
circoncisione, come ripudia
il sabato, la « festa solenne »,
ecc. quando tutto ciò avvenga nell’empietà. Il segno nella Bibbia non conferisce la
grazia, ma l’annuncia.
I cattolici romani, parlando del matrimonio come
« sacramento » si riferiscono al momento dichiarativo,
al « sì » degli sposi pronunciato per di più in un particolare contesto giuridico-cerimoniale. Questo « si » dovrebbe essere il « segno » del
« sì » di Dio verso l’uomo.
Ma biblicamente il « sì » di
Dio è vissuto dall’uomo nella comunione dei credenti e
in questa stessa comunione
si svolge anche la vita degli
sposi credenti.
II Documento sinodale valdese sul matrimonio intende
dire questo, quando afferma
che non c’è « matrimonio cristiano », ma il matrimonio
può essere vissuto cristianamente (nn. 8, 9).
Il matrimonio — più che
essere « segno » dell’Alleanza •— può essere vissuto nel
segno dell’Alleanza, cioè nella comunione di fede tra i
credenti.
Indissolubile
Il capitolo IV « Il matrimonio per la vita » è il più
confuso e il più contorto. I
cattolici romani ribadiscono
la loro rigida affermazione
della indissolubilità, mentre
i protestanti avanzano timidamente le ragioni per cui
Alfredo Sonelli
(continua a pag. IO)
6
10 ottobre 198o
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Due
risposte
possibili
Solo un 10% della nostra gente frequenta culti, riunioni, assemblee, accanto a questo « resto
confessante » come si esprime la
cultura valdese? Le Valli stanno
per diventare solo un luogo di ricordi storici o sono ancora capaci di vivere la battaglia evangelistica? Oggi quali sono le
priorità del lavoro ecclesiastico?
E ancora: come chiesa tutto il
nostro lavoro non risente di una
disorganizzazione cronica? Non
stiamo forse disperdendo le nostre forze, le nostre energie senza _ puntare, tutti insieme, su
obiettivi comuni? In sostanza;
siamo sì o no in grado di aggregare la nostra gente sulla base
della Parola di Dio?
A questi interrogativi, che concernono direttamente il nostro
futuro e che sono emersi nel corso di un recente incontro che la
Tavola ha avuto con laici e pastori delle Valli, si potrà rispondere in toni pessimistici (con
quella tristezza e rassegnazione
che troppo spesso paralizza il nostro lavoro) oppure, ce l'auguriamo, con un po’ più di entusiasmo
e un po’ più di fantasia del passato (senza per questo perdere il
contatto con la realtà).
Nel_ rispondere a questi interrogativi ci si potrà porre in una
prospettiva di semplice conservazione del lavoro ecclesiastico; vivacizzandolo qua e là, ma senza
uscire dagli schemi abituali. Del
resto già semplicemente conservare quello che abbiamo ereditato dal passato è un lavoro che
richiede tempo e molte energie.
Oppure si potrà imboccare una
strada più audace, diversa, e forse più adatta alla riflessione che
il Sinodo sta conducendo sul tema dell’evangelizzazione: razionalizzare il lavoro all’interno della
chiesa per trovare il tempo di
proiettarsi decisamente fuori
dalle mura ecclesiastiche. Insamma: meno visite individuali e più
incontri comunitari, approfittare
di più dello spazio che ci viene
concesso in radio e tv private,
considerare questo nostro giornale, pur con tutti i limiti che esso
ha, strumento di collegamento e
formazione che deve entrare in
ogni famiglia valdese, cercare
continuamente il confronto con
la situazione reale in cui viviamo, senza miti e pregiudizi. Nessuno di noi ha in tasca una risposta completa a tutte le questioni che emergono quando consideriamo la nostra situazione
ecclesiastica alle Valli, ma è pur
vero che l’esperienza di questi
anni dimostra che a volte, e proprio quelle volte in cui abbiamo
saputo mettere insieme le nostre
energie, qualcosa di positivo è
emerso. Nessuno di noi aspetta
nuove formule o direttive o nuovi programmi teologici anche
perché un programma ce l’abbiamo già da quando il nostro
sinodo ha messo a fuoco il tema: evangelizzazione. Ma come
lo stiamo affrontando? Articoli
e discorsi non sono sufficienti.
Anzi spesso — e qualche laico
ce l’ha rimproverato — essi risentono di un linguaggio troppo tecnico, fumoso che non arriva alla
« base » delle nostre chiese. Sicché è fuor di dubbio che la ripresa evangelistica la si misura solo
sulla base dei fatti. Ma finora
non si è usciti da un certo impaccio, anche se si registrano alcuni nuovi tentativi, come l’incontro di Pentecoste ’80 a Perrero, che sono una prima risposta a quei motivi di aggregazione
e di confronto presenti nella
« base » delle nostre chiese. Sarebbe un peccato se queste attese andassero deluse, se ripiegassimo su noi stessi e su vecchie
posizioni perdendo l’occasione di
riscoprirci fratelli e sorelle in
una battaglia che concerne il futuro del protestantesimo italiano.
G. Platone
CULTURA POPOLARE
Incontro a Ciò 'd Mai
Nello scorso mese di settembre, si è tenuta sulla collina di
Luserna San Giovanni, a Cio’d
Mai, l’annuale manifestazione,
con giochi e spettacoli, promossa dal Gruppo Filodrammatico
valdese.
Questa iniziativa culturale, ormai giunta al terzo anno, ha
sempre riscosso, tra la gente,
simpatia e partecipazione ; ma
chiediamo ora direttamente ai
membri del Gruppo Pilodrammatico di spiegarci il perché delle giornate a Cio’d Mai.
« L’idea — dice uno di loro —
ci venne pensando ad un modo
per iniziare un discorso nuovo
e costruttivo con due realtà che
sembravano abbastanza isolate
e dissociate : quella giovanile e
quella contadina ». « Sì, ma questo è venuto dopo — interviene
un altro — eravamo piuttosto
partiti con l’intenzione di organizzare uno spettacolo che non
riguardasse soltanto il centro
del paese. Arrivare alla gente
della collina; parlare con le persone che non si vedevano mai
in chiesa, che non partecipavano alle sue attività; ecco il nostro punto di partenza».
— E ci siete riusciti?
« Beh, il primo anno la manifestazione, nonostante le grosse
difficoltà organizzative (che per
altro ci sono sempre state, anche successivamente) ha visto la
viva partecipazione soprattutto
di chi abitava in collina. Un po’
per curiosità, un po’ perché veramente interessata, la gente ha
risposto bene e si è dimostrata
attenta e partecipe al discorso
di fondo che facevamo; che poi
è quello, come già sottolineato,
di trovare un punto di contatto
con la realtà contadina, recuperando le origini popolari e di
dare un’informazione sui problemi che ogni giorno viviamo per
avere un confronto che ci porti
a una crescita collettiva. Ultimamente, invece, ci siamo accorti
che agli spettacoli prendevano
parte giovani "da fuori”, di Torre Penice, di Pinerolo ecc., e
che, d’altra parte, erano meno
numerose le persone del posto ».
— La ragione di questo è forse dovuta al genere di lavori che
sono stati portati sul palco? O,
anche, alla concomitanza di Cio’d
Mai con altre manifestazioni locali?
« Ma, per ciò che riguarda gli
spettacoli presentati, ebbene c’è
da dire che abbiamo sempre cer
cato di recuperare il patrimonio
culturale di queste valli, allargando la nostra conoscenza alla
cultura popolare di altre realtà.
A questo ci siamo attenuti nell’invitare i gruppi folcloristici e
di teatro. Inoltre è proprio a
quei gruppi di base che guardano alle origini e tradizioni popolari che abbiamo voluto dar
spazio a Cio’d Mai, con la convinzione di soddisfare gli interessi di tutti. Diverso è il discorso circa la concomitanza della
nostra manifestazione con altre.
Siamo sempre lì,: difficoltà organizzative e di gestione ci hanno impedito di mettere su la
giornata come meglio volevamo.
Per esigenze pratiche abbiamo
dovuto fissare la manifestazione
in periodi che non sempre erano
i più adatti».
— Resta il fatto che la maggior parte della gente preferisce
ancora andare al ballo pubblico
o a vedere le gare podistiche
piuttosto che divertirsi e giocare, confrontandosi, però, con gli
altri. Avete tenuto conto di questo e di conseguenza come vi
siete regolati?
« Sì, ci abbiamo pensato. In
primo luogo limitando alla sola
domenica la manifestazione che
inizialmente si teneva fin dal sabato, cercando così di alleggerire il programma e di facilitare
sia il nostro compito, sia la partecipazione della gente. Questo
anno, poi, abbiamo inserito nel
programma anche dei giochi, in
modo da lasciare maggior spazio al vero e proprio momento
di festa ».
— Non vi siete, forse, dissanguati un po’, col tempo, nell’organizzare la giornata, trascurando, almeno nell’ultima occasione, il rapporto con la gente?
« Anche questo è vero, però è
del tutto comprensibile ; siamo
in pochi e purtroppo quello che
dovrebbe essere solamente l’inizio di un rapporto molto più profondo e continuo con le altre
persone — la festa all’aperto è,
di certo, una delle trovate migliori per favorirlo, ma da solo
non basta — passa in secondo
ordine. ’Tuttavia ci riproponiamo, nel futuro, di ovviare a questo fatto, portando avanti, parallelamente alla manifestazione
della domenica, un’attività che
ci permetta un contatto diretto
con le realtà a cui guardiamo:
quella contadina e quella giovanile appunto ».
Promuovere dei lavori in comune con la gente dovrebbe essere, a tale proposito, un mezzo,
e precisamente un mezzo molto
sensibile, per stabilire rapporti
costruttivi e validi, nel quadro
di un processo, è ovvio, più ampio, che tale mezzo può aiutare
nel suo sviluppo, ma che non potrà mai sostituire. Nel momento
in cui non ci fosse più elaborazione di un messaggio e successivamente comunicazione del
messaggio da parte di pochi, si
arriverebbe ad un processo comunitario ininterrotto di elaborazione di cultura, di quella cultura popolare che vogliamo conservare.
Marco Bomo
CONVEGNO FGEI-VALLI
Perchè la droga?
Il documento che è stato elaborato dal campo FGEI ( « Droga; scelta di vita, scelta di morte », Ecumene 10-18 agosto 1980),
dice tra l’altro nella sua premessa: « 11 campo intende con questo intervento offrire un contributo alla riflessione che, a nostro parere, si rende di giorno in
giorno sempre più necessaria e
urgente. Non si tratta evidentemente di una presa di posizióne definitiva, neanche da
parte nostra che scriviamo, tale
è la complessità dei problemi da
affrontare e delle domande a cui
rispondere; vogliamo semplicemente far partecipi i nostri gruppi e le nostre comunità di parte delle cose che ci sembra di
aver capito e imparato in queste
giornate ».
Per questi motivi la FGEI-Valli, proprio per l’importanza dei
problemi- dibattuti ad Ecumene,
vuole riproporre, anche se in
parte, il dibattito organizzando
per domenica 19 ottobre 1980,
presso il convitto di Pomaretto
con inizio alle ore 9, un conve
gno informativo dal titolo « Perché la droga? ».
La necessità di maggior chiarezza su questo grosso problema
deriva da diversi fattori. Il problema essenziale è quello di una
informazione più corretta.
Esistono molte pubblicazioni
sia mediche che sociologiche che
danno interpretazioni assai diverse tra di loro circa il problema della droga. Anche i dati in
esse contenuti, sono estremamente contraddittori. Per questi
motivi si è creata una situazione
di confusione circa le dimensioni reali del fenomeno droga.
Adesso, però, data la dimensione del problema, bisogna fare
precise scelte di orientamento
anche dell’informazione. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli che si corrono ed essere
pronti a verificare e ri discutere
con tutti queste scelte. Come dice il documento di Ecumene;
« Dobbiamo anche rischiare di
fornire alcune indicazioni seppur generali, sulla base di queste stesse scelte interpretative,
perché oggi continuare a tacere
è forse più grave che rischiare di
sbagliare ».
Il convegno sarà introdotto da
due relazioni. La prima di Luciano Griso che tratterà gli aspetti essenzialmente medici del problema anche in rapporto alla differenziazione delle droghe e degli
effetti da esse derivanti.
La seconda, sarà di Saverio
Merlo e tratterà gli aspetti etici
derivanti dall’uso della droga.
Il programma di massima prevede al mattino la relazioni e
una breve assemblea generale
per chiarimenti e domande circa le relazioni. Dopo il pranzo al
sacco (forse sarà offerto anche
un piatto caldo) i lavori riprenderanno in gruppi e nel tardo
pomeriggio in assemblea generale fino all’ora di cena. Abbiamo pensato di comprendere la
cena nel convegno in maniera da
poter stare insieme ancora un
po’ dopo cena.
FGEI-Valli
oggi e domani
PINEROLO: DIBATTITO DEL CESP
Ora di religione, che fare?
« L’insegnamento della religione nella scuola è monopolistico,
costrittivo e pagato dallo Stato ». Questa la tesi di fondo del
pastore F. Giampiccoli al dibattito svoltosi venerdì 26 all’auditorium di C.so Piave a Pinerolo
sul tema : « L’ora di religione
nella scuola, che fare? ».
Giampiccoli ha fatto una breve storia dell’ora di religione,
dicendo che la scuola italiana
aveva conosciuto nel periodo liberale un principio di evoluzione verso una concezione laica
dell’insegnamento, bruscamente
stroncato in seguito dal periodo
fascista. La riforma Gentile infatti, anticipando la posizione
concordataria, introdusse nella
scuola elementare di stato l’insegnamento della religione cattolica obbligatoria.
Ha spiegato come, soprattutto nella scuola elementare, non
ci si limita ad un insegnamento
religioso « speciale », cioè limitato all’ora settimanale, ma si
applica ancora tutt’oggi l’inseg.namento « diffuso », consistente
nel prendere spunto da qualsiasi
materia per portare un insegnamento religioso.
Ha inoltre ricordato come le
C.d.B. si sono mosse nel 1971 e
1976 non solo contro l’ora di religione ma anche contro il cappellano militare ed il matrimonio concordatario.
Giampiccoli ha poi esortato a
mettere in questione l’ora di religione invitando all’esonero anche gli studenti non valdesi.
Il magistrato Amos Pignatelli
ha rilevato come lo stato italiano venga meno a tre principi
fondamentali a garantire la propria laicità.
Il nostro infatti è uno stato
che non riconosce la sua incompetenza per ciò che riguarda la
religione; è uno stato che non
garantisce in modo equo la libertà religiosa obbligando tutti
coloro che non vogliono frequentare a far domanda di esonero;
è uno stato che non garantisce
l’uguaglianza, ma privilegia una
confessione, delegandole l’insegnamento di una materia nella
scuola, e pagando gli insegnanti
con il denaro pubblico.
Per Pignatelli in alternanza
all’esonero c’è l’assenza di massa, adducendo come giustificazione un impedimento morale.
Per la parte cattolica, don R.
Rivoiro, insegnante di religione,
(non senza conflitti di ruolo) ha
espresso la sua convinzione circa la natura laica democratica
e pluralista della scuola italiana;
ha affermato che le materie insegnate a scuola devono avere
una legittimazione interna e non
esterna alla scuola; ha posto in
evidenza la divisione tra religione e fede; ha negato che l’insegnamento di una confessione religiosa possa trovar posto nella
scuola e ha ribadito che in sostituzione di esso vi debba essere un insegnamento della religione come fenomeno culturale
studiato in termini positivi. Sulla base di queste affermazioni
ha quindi illustrato una sua proposta d’azione. Una commissione di esperti dovrebbe, su delega
del vescovo (che oggi nomina gli
insegnanti di religione), abilita
re all’insegnamento dei laureati
in scienze delle religioni.
Nello scarno dibattito la proposta di Don Rivoiro ha incontrato alcune perplessità sulla
possibilità di attuazione.
Un intervento ha ricordato ai
presenti, a proposito della « Tassa sulla coscienza », il fatto che
i Presidi siano obbligati a ricevere la dichiarazione di esenzione in carta semplice, salvo poi
la possibilità da parte loro di
inoltrare Tatto alle autorità amministrative competenti per una
eventuale sanzione a carico di
chi ha presentato la dichiarazione ritenuta viziata. Quest’atto
smuoverebbe certo l’opinione
pubblica.
Purtroppo dobbiamo constatare. visti i pochi presenti (una
settantina di persone), l’incapacità da parte di molti di capire
come questo problema vada risolto al più presto con una pratica anti-concordataria a garanzia della libertà di ognuno.
Bruna Ricca - Paolo Gay
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedì (tei. 0121/91.334).
CORSI DI FRANCESE E TEDESCO.
La Biblioteca Comunale di Torre Pellice organizza presso la propria sede,
per l’anno 1980-'81, due corsi di lingue straniere (Francese e Tedesco) ed
un terzo (Inglese) in collegamento con
la Biblioteca Comunale di Luserna San
Giovanni.
Come per il passato le lezioni di
francese avranno luogo il martedì, dalle ore 20.30 alle 22 ed inizieranno il
4 novembre.
La novità di quest’anno è costituita
dal corso di lingua tedesca; le lezioni
si terranno ogni venerdì, dalle ore 20.30
alle 22 ed inizieranno il 7 novembre.
I corsi sono aperti a tutti; ai partecipanti sarà richiesta una modesta tassa di frequenza.
Le iscrizioni ai corsi (per francese,
tedesco ed inglese) si accettano presso la Biblioteca durante il normale orario di apertura: lunedi ore 16-20, mercoledì ore 16-18, martedì e venerdì
ore 20-22.
• A VILLAR PEROSA, sabato 12 e
domenica 13 ottobre verrà proiettato il film « Il signore degli anelli ».
Tratto da un libro che Tolkien ha
scritto raccogliendo vecchie leggende
medioevali, questo cartone animato è
ben realizzato e piacevole a vedersi
anche se un po' violento e crudo nel
racconto. r. r.
■ Hanno collaborato a questo
numero: Giuseppe Anziani,
Franca Burlerà, Claudia Claudi, Dino Gardiol, Agostino
Garufi, Vera Long, Luigi Marchetti, Vittorio Ottorato, Paolo Ribet, Paolo Sbaffi, Giovanni Scuderi, Giordano Senesi, Franco Taglierò, Teofilo
Pons.
7
10 ottobre 198o
CRONACA DELLE VALLI
DIBATTITO SULLA PARTECIPAZIONE Al CULTI
I forti e i deboli della fede
CAPPELLANI MILITARI
Monte Piana
La riflessione TEV apparsa sul n. 37 della Luce
ha sollevato un problema
reale e purtroppo non
nuovo per le nostre chiese; quello della scarsa partecipazione dei membri di
chiesa al culto.
Se però il problema è
reale e da condividere, non
mi trova d’accordo l’analisi che l’intervento TEV
ne fa.
I fratelli della TEV si
chiedono e ci chiedono :
« Si può essere cristiani
senza frequentare i culti? »,
e quindi svolgono la loro
riflessione dimostrando in
otto punti come non sia
possibile essere cristiani
senza andare al culto.
Innanzi tutto la domanda: essa è posta da persone che al culto ci vanno,
che sovente il culto lo
«fanno », e che non hanno
dubbi sulla necessità, la
bontà e l’utilità della partecipazione ai culti. La loro domanda è la domanda
di chi è forte nella fede, e
così, appaiono anche le loro risposte; perché in fondo si ha l’impressione che
la domanda non attenda risposte, come le domande
retoriche poste per dare
rilievo alle risposte implicite.
Invece il problema di
chi ai culti non ci viene,
è il problema dei deboli
nella fede, di coloro che
non capiscono più perché
dovrebbero continuare a
venirci.
Questo deve essere detto prima ancora di chiederci il perché della loro
assenza.
E perché, dunque, non
ci vengono? Non sarà forse anche perché non trovano in noi (che ai culti
ci andiamo) quel sostegno
fraterno e quell’aiuto di
cui parla la riflessione
TEV?
Non mi pare giusto e
neanche tanto fraterno liquidare il problema affermando che « dietro a questa faccenda della diserzione ai culti c’è tanta aridità spirituale e cosi poco
amore ! ». E noi, i forti,
non c’entriamo niente in
questa faccenda? I nostri
culti sono davvero sempre
luoghi di comunione fraterna, di vita partecipata.
di amore per la storia di
ogni membro? Perché dare loro (agli assenti) tutta
la responsabilità del fatto
che i nostri culti sono
noiosi, lontani spesso dalle loro preoccupazioni, dal
loro dolore, dalle loro fatiche?
Con questo non voglio
dire che chi non viene ai
culti ha ragione, e che continua a venirci solo ohi in
questi anni non ha trovato
niente di meglio da fare;
ma soltanto che non dobbiamo giudicare senza chiedere, rispondere prima di
aver domandato, concludere prima di aver fatto
tutto quello che era nelle
nostre possibilità fare per
trovare i fratelli che non
vengono più e per capirne
la vita, la storia, le ragioni.
In questo senso credo
che sarebbe più utile per
tutti noi (presenti e assenti) cercare di dire con
umiltà e serietà perché è
importante per noi partecipare al culto.
Cercare di spiegare il
motivo (non ovvio) per
cui noi continuiamo ad andarci nonostante tutto ; nonostante il senso di solitudine che ai nostri culti si
sperimenta, nonostante la
chiara percezione che sovente la Parola di Dio cala
su un insieme di singoli
divisi per condizione di
vita, per cultura, per interessi, nonostante i tre autobus che nelle chiese di
città molti membri di chiesa sono costretti a prendere per recarsi al culto
nella chiesa che, tanto per
dirne una, si trova in centro.
Non serve voler spiegare, come fanno i fratelli
della TEV dall’alto delle
loro sicurezze, a chi per
cento motivi seri non viene ai culti, che l’unico motivo vero è la loro aridità
spirituale e il loro poco
amore : non serve anche
perché non è vero.
Personalmente credo che
celebrare il nostro culto a
Dio voglia dire;
— ricordarci sempre di
nuovo, nell’ascolto della
Sua parola che siamo testimoni del Dio vivente e
fedele e che la nostra testimonianza non può esse
re che dello stesso tipo di
quella di Cristo: il testimone crocifìsso, e crocifìsso anche perché non aveva
risposte facili.
— Presentare al Signore
il dolore, la solitudine, la
inumanità della nostra vita e del tempo presente.
— Invocare il suo nome
perché rinasca la speranza
dove c’è disperazione e
perché renda noi e le nostre comunità operatori
consapevoli di speranza, di
giustizia e di pace.
— Rendere presente in
quelì’ora con i nostri corpi e con le nostre facce, il
grido dell’umanità fiaccata nell’impotenza e nel non
senso dentro il nostro paese e fuori di esso, e chie
dere al Signore che intervenga e che compia Lui
quello a cui noi non possiamo arrivare. Ma pregare così in quell’ora di culto ha un senso solo se in
tutte le altre ore della nostra settimana siamo protesi nel fare ciò che è nelle nostre possibilità e nella nostra responsabilità
fare.
E nostra responsabilità
come credenti e membri
comunicanti delle nostre
chiese, è (tra le altre) quella di farci carico delle debolezze dei fratelli, di farci interpellare e non scandalizzare dalla loro assenza, di cercare, ma davvero,
le loro domande.
Maria Bonafede
ANCORA SUL SINODO
Leggere di più
la Bibbia
Desideriamo dire una parola
di riconoscenza aH'Eco-Luce per
aver presentato tutti gli argomenti dibattuti nel Sinodo. 1 lettori
sono stati bene informati.
Se ci è concesso un piccolo
appunto diciamo che l'argomento
« Chiese locali » presentato sul
n. 35 avrebbe potuto essere maggiormente ampliato. Nella discussione sinodale tale argomento venne abbinato a quello
delle Valli Valdesi e vi furono
numerosissimi interventi al riguardo.
Ne citiamo particolarmente
due;
— Il primo, che suonava alrinclrca così: ...nel passato c’è
stata una evasione verso una
chiesa ideale... l'evasione verso
una chiesa ideale serve soltanto
per giustificare il nostro disimpegno...
— il secondo, che suonava
airincirca così: ...alle Valli c’è
solo più un piccolo resto che è
fedele... la maggioranza dei vaidesi non partecipa più ai culti...
bisogna rievangelizzare le Valli...
Gli interventi sono passati, cosi, come tanti altri e, per le Valli Valdesi si è parlato di salva
L’angolo di Magna Linota
E’ vero quel che raccontano i nonni e cioè che fino ai primi anni del '900 i
Valdesi praticavano il digiuno, per esempio, il Venerdì Santo? Ho letto invece in alcuni romanzi storici sugli Ugonotti che questi invece erano riconosciuti come eretici e perseguitati proprio perché rifiutavano il digiuno.
Se queste due informazioni contrastanti sono vere, vorrei sapere alcune
cose:
1. - Quale dei due atteggiamenti è più conforme
agli insegnamenti dell'Evangelo?
2. - Perché i Valdesi digiunavano al tempo in cui,
anche quando non si digiunava, si faceva una vita
piuttosto austera e raramente ci si toglieva del
tutto la fame?
3. - Perché sia Protestan
ti sia Cattolici hanno quasi completamente abbandonato la pratica del digiuno oggi che almeno in Italia si mangia molto più di
una volta?
4. - Perché invece è rimasta l’abitudine di festeggiare Natale e Pasqua (e per
noi anche il 11 febbraio)
con banchetti che certe volte sembrano essere diventati l’elemento più importante della festa, o addirittura l’unico?
Grazie se saprai dirmi
qualcosa.
Maria Fiore
Cara sorella,
spero che qualche teologo ti spieghi meglio di me
le ragioni che fanno digiunare o protestare contro il
digiuno. Io so solo dirti
(ma ho paura di averlo già
detto un’altra volta) che
secondo me la differenza
fra la legge degli antichi
Ebrei e l’insegnamento di
Gesù è proprio qui: quel
che ci salva non è fare questo o quest’altro, ma accettare il suo amore.
Allora se digiuneremo
per sentirci più vicini a
chi muore di fame, o per
esprimere il nostro pentimento e la decisione di
cambiare strada, faremo
bene; ma faremo bene anche se rifiuteremo di digiunare per testimoniare la libertà dei figlioli di Dio a
chi crede di guadagnare il
Paradiso facendo le opere
della Legge. Ti saluto
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a; Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
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Elia Romano
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Convegno
FGEI-Valli
Domenica 19 ottobre alle ore
9 presso il convitto di Po.naretto Convegno Fgei-valli
sul tema:
« PERCHÈ LA DROGA? ..
Introducono: Luciano Griso e
Saverio Merlo.
L'incontro è aperto a tutti
gli interessati.
guardare il nostro patrimonio
culturale.
Valeva la pena, invece, di approfondire tali interventi che toccano nel vivo le difficoltà delle
nostre comunità. Tanto più, in
quanto la Tavola Valdese, a pagina 23 della sua Relazione, si
esprime così: La Tavola è persuasa che il protestantesimo
italiano non possa fare a meno
dell'apporto delle Valli Valdesi. E
il Moderatore, in un suo intervento nel corso del dibattito, disse all’incirca che... il rilancio
deil’evangelizzazione deve avvenire mediante un rinnovamento
nella vita spirituale (lettura della Bibbia), che la chiesa esiste
in funzione dell’evangelizzazione
e che se le Comunità non sono
vive non si può evangelizzare.
Ora, le nostre comunità alle
Valli non sono molto vive. Ci
troviamo pertanto in un circolo
vizioso: il protestantesimo italiano non può fare a meno deli’apporto delle Vaili Valdesi; le
Vaili Valdesi non possono dare
alcun apporto perché le comunità non sono vive e quindi, non
si può evangelizzare.
E pensare che eravamo chiamati, noi Valdesi, « il popolo della Bibbia! ».
È la causa del male che deve
essere curata. Allora dobbiamo
leggere di più la Bibbia, leggerla
per conoscere Dio, per mantenere la nostra vita di preghiera,
per nutrire ia nostra anima, per
fortificare ia nostra fede. Leggendola di più avremo desiderio
di studiarla di più e di ascoltarla di più.
Le nostre comunità possono
ancora essere guarite. Più conosceremo la Parola di Dio e più
faremo affidamento su di Lui.
Nelly Rostan
(Il tema del rinnovamento
delle chiese locali sarà ripreso
in una serie di articoli a partire
dal prossimo numero. H.d.R.).
Pubblichiamo qui di seguito una poesia di Alice Bosio Tron, vedova del pastore Davide Bosio, che ci è stata inviata a seguito dell’articolo sui cappellani militari
(Eco-Luce n. 37).
Ce n’est qu’une petite hutte;
— d’énormes glaçons la masquent —
tout autour, les signes de la lutte;
le froid s’unit à la bourrasque.
Ce sont des planches mal jointes
et le toit n’est pas bien sûr;
la neige et la glace, qui suintent,
la protègent mieux qu’un mur.
Au dedans, près d’un vieux poêle,
deux officiers, sur un vieux banc,
regardent le désert qui s’étale...
tout est si blanc, tout est si blanc!
Tout est caché, sous cette épaisse couche,
creux des obus, rochers déchirés;
toute la montagne dure et farouche,
— et les pauvres garçons, depuis hier, enterrés. —
C’est Noël; c’est un jour de trêve,
pour ces jeunes gens au combat;
une détente; un bien court rêve,
donné aux forts et courageux soldats.
Dans la cabane, le petit poêle ronfle,
car on attend un aimé visiteur;
— avec le coeur et la poitrine gonfles —
le bien connu aumônier-pasteur.
Autour de la caisse, qui sert de table,
les trois officiers vont se grouper,
et, pleins d’émotions véritables,
ils vont, bientôt, communier.
Là-haut, où tout parle de haine,
ils prient, ensemble, leur Dieu d’amour,
qui peut, seul, adoucir la peine
et porter son vaillant secours.
Ainsi, à Dieu, ils abandonnent
leurs coeurs, leurs âmes, leurs bien-aimés;
à leurs ennemis ils pardonnent,
qui soi'it, comme eux, comntandés.
Avant le soir. Us se séparent
et l’aumônier descend plus bas.
Les officiers, soucieux, préparent
de nouveaux plans, pour le prochain combat.
Après de longs jours de silence,
revient, chez lui, l’aumônier;
il jouit d’une courte licence,
peut, donc, revoir son foyer.
Auprès de ses vêtements usés,
ce képi neuf est un mystère
son lourd manteau est déchiré...
que cache, donc, sa mine fière?
C’est que, dans cette nuit fatale,
pas loin d’un pont tout découvert,
le vieux fut emporté par une balle,
dans le béant abîme désert.
A.B.T.
Notizie utili
Ricevuta fiscale
Dal 1’ novembre prossimo non saranno solo più i
ristoranti a dover rilasciare ai loro clienti la ricevuta
fiscale. Scatta l’obbligo anche per i pellicciai, i meccanici e i carrozzieri, i commercianti e i riparatori di elettrodomestici, televisori e radio, i parrucchieri per signora.
Ciascun cliente dovrà essere munito della ricevuta
che dovrà essere esibita a eventuali controlli da effettuarsi anche nelle immediate vicinanze del negozio e
del laboratorio. Le multe sia per Pesercente che per il
cliente sono salate.
Decreto economico
La caduta del governo ha fatto decadere il decreto
che fissava l’aumento della benzina e l’accorpamento
delle aliquote I\fA. Poiché circolano voci che sarebbero decadute anche altre misure, precisiamo che l’aumento del canone TV va pagato. Infatti il decreto non
conteneva questa misura.
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CRONACA DELLE VALLI
10 ottobre 1980
DIBATTITI
Discussione non
confessionale
ma politica
La lettera di Vera Velluto (Eco-Luce del 5 settembre) sulla presenza di vaidesi nelle liste patrocinate
dalla DO alle Valli e la successiva risposta di Silvana
Tron (Eco-Luce del 19 settembre) affrontano la questione in un modo, a mio
parere, troppo confessionale. Quando una situazione si determina a livello
politico, è anche su questo
piano che bisogna discuterne, soprattutto trovandosi
di fronte a situazioni concrete.
Certo è difficile per chi
abita fuori dalle Valli, in
località dove gli evangelici
sono piccoli gruppi, capire
perché la Democrazia cristiana (come gli altri partiti, del resto) corteggino
tanto i voti valdesi. Ma se
si pensa che qui da noi la
popolazione valdese è sufficientemente numerosa per
determinare il successo di
un candidato o di una lista, il fatto si spiega da sé.
La differenza tra la DC e
gli altri partiti è, caso mai,
che questi ultimi non hanno bisogno di presentarsi
come laici perché lo sono
già, mentre la DC deve laicizzarsi con i valdesi e confessionalizzarsi per rassicurare i cattolici e non perdere la propria base elettorale.
Un altro dato però bisogna aver ben presente e
cioè che in quasi tutti i Comuni con popolazione valdese si vota con il sistema
maggioritario, con liste di
composizione quanto mai
varia e con la possibilità
per l’elettore di attribuire
preferenze in più liste. In
certi Comuni è quasi d’obbligo presentare liste non
confessionali, che non otterrebbero alcun successo;
in questo caso, ovviamente,
la convergenza è di altro
tipo: o sulle linee politiche
oppure per avere una rappresentanza geografica delle varie frazioni.
In queste ultime elezioni
la DC ha appoggiato liste
composte da suoi iscritti
e da valdesi « indipendenti », offrendo l’organizzazione di xm partito di massa in cambio ovviamente di
voti a suo favore nelle Comunità montane e nel comprensorio. Ad una valutazione di massima si dovrebbe però far seguire un
elenco di casi particolari
per documentare una situazione molto più fluida di
quanto appaia a prima vista: in fondo, nei piccoli
Comuni la qualificazione
politica è vista con diffidenza e si ritiene che si
possa amministrare molto
meglio rimanendo fuori
dai partiti.
In quanto poi al programma che ha unificato
democristiani e valdesi moderati, in genere è stato
l’attacco alla Regione Piemonte. Alcune leggi impopolari (ad esempio la legge urbanistica) o la caotica
applicazione della riforma
sanitaria sono state ottime occasioni per denigrare
la passata giunta regionale; altri cavalli di battaglia
a livello locale, la difesa
degli ospedali, di Pra Catinai e di Pomaretto e del
Mauriziano in Val Pellice.
Tuttavia, i risultati delle
elezioni regionali e provinciali non hanno segnato nei
Comuni con popolazione
valdese un progresso della
DC e questo dimostra ancora una volta che nella
mentalità valligiana politica e amministrazione locale sono realtà abbastanza
distinte: in quest’ultima,
più che sui grandi temi di
fondo, il successo si gioca
sulle persone, sulle piccole
rivalità di paese, a volte anche, purtroppo, sul pettegolezzo e sulla disinformazione.
Liliana Viglielmo
ITINERARI ALLE VALLI • 8
Lotta contro
l’inquinamento
Proseguendo nell’analisi
della Legge Regionale n. 68
« Norme per la conservazione del patrimonio naturale dell’assetto ambientale », vogliamo esaminare
questa volta l’inquinamento.
All’art. 2 noi troviamo:
« È vietato a chiunque abbandonare o immettere,
anche temporaneamente,
rifiuti o detriti di qualsiasi genere nelle acque lacustri e fluviali e sulle rive
per una fascia di m. 100 dal
limite del demanio ». All’art. 5 inoltre troviamo:
« È vietato l’abbandono anche temporaneo di rifiuti o
detriti di qualsiasi natura
lungo le strade e le relative
piazzuole ed in ogni altro
luogo pubblico, salvo nei
luoghi appositamente riservati ed indicati daH’Amministrazione Comunale competente ».
— Il problema dei rifiuti
« AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA »
La cultura
dei contadini
Incoraggiata dalla buona partecipazione registrata lo scorso anno, l’Amministrazione comunale di
Angrogna ripropone, nel
periodo che va dal 18 ottobre al 1“ novembre, una serie di manifestazioni sotto
il titolo: « Autunno in Val
d’Angrogna ».
« Proponiamo questo ’Autunno’ — scrive il sindaco
Franca Coisson nel bollettino curato dall’Amministrazione e distribuito in
tutte le famiglie —■ come
un momento di rottura del
nostro i.solamento, per sentirci partecipi di una realtà più grande, in lotta per
la sopravvivenza, ma in
cammino verso l’avvenire ». C’è in cantiere un
'centro di documentazione
della cultura contadina’ (il
progetto è già stato presentato alla Regione Piemonte che lo ha accolto)
in grado di raccogliere la
’memoria storica’ della nostra popolazione così come
essa si è espressa, nel corso degli anni, attraverso i
canti, i racconti, l’umile
lavoro artigianale e le prime iniziative collettivistiche. E’ un progetto inte
ressante e di difficile realizzazione ma se esso, come sembra, incontrerà il
favore della popolazione si
potrà mettere a fuoco le
radici più profonde di quella cultura contadina che,
anno dopo anno, rischia
inesorabilmente di scomparire.
« Autunno in Val d’Angrogna » non è solo un invito, rivolto alla gente dei
quartieri, a verificare questo progetto, è anche un
momento di confronto su
temi scottanti della realtà
locale. Accanto a questi
motivi ci saranno serate
di canti e una giornata di
festa. Pubblicheremo, di
volta in volta, nella rubrica « Oggi e domani » il calendario delle manifestazioni che si alterneranno
in diverse località della
Valle d’Angrogna. Anche
questa scelta di dislocare,
nella dispersione della Valle, le iniziative dell’« Autunno » è una sfida nei
confronti di quell’isolamento che troppo spesso produce passività e rassegnazione.
g. P
Perrero, San Martino,
Bovile,*^ Pomaretto
a cura di Raimondo Genre
GUARDIE ECOLOGICHE
e grave e spesso sono
le stesse amministrazioni,
che non sapendo come risolverlo, autorizzano discariche sui torrenti delle vallate con fumate che durano giorni... Ma non ci
sono altre soluzioni possibili?
— Le soluzioni ci sono,
sia pure sui tempi lunghi.
È di queste ultime settimane la notizia che l’Amministrazione Comunale di
Perosa Argentina ha abolito la sua discarica ed ora
trasporta i suoi rifiuti alla
discarica controllata comprensoriale di Pinerolo.
— Cosa significa « controllata »?
— Controllata nel senso
che nel luogo prescelto
non ci sono falde di acqua
inquinabili. Inoltre allo
strato dei rifiuti viene sovrapposto uno strato di
terreno per cui, ad operazione conclusa, vi sarà la
possibilità di riutilizzare
quel terreno come terreno agricolo. Tutto questo
in attesa che venga costruita una stazione comprensoriale di riciclaggio
dei rifiuti già programmata.
Questa stazione separerà
e recupererà i materiali
ferrosi, vetri, plastica, carta, mentre tratterrà i materiali organici trasformandoli in fertilizzanti.
— Fra quanto tempo funzionerà questo nuovo impianto?
— Non si pensa che lo si
possa inaugurare prima di
alcuni anni.
Però in questa fase è importante che altri comuni
aderiscano al consorzio
di smaltimento rifiuti di Pinerolo. In primavera erano
solo 14 i comuni pinerolesi aderenti. È comprensibile che in alcuni casi questo significa aumentare i
costi del trasporto; d’altro
canto bisogna ben prevedere non solo di non aver
più rifiuti inquinanti non
controllati ma addirittura
di ripulire un giorno le vecchie discariche poiché il
tasso di inquinamento dei
prodotti che noi gettiamo
è micidiale anche sui tempi
lunghi. Possiamo ancora
accennare che nelle attuali discariche prosperano
topi e ratti di notevoli dimensioni anche loro portatori di malattie insidiose per l’uomo.
a cura di
Adriano Longu
Località di partenza: Perrero 820 m
Dislivello in salita: 402 m
Dislivello in discesa: 583 m
Tempo complessivo: h 2 + 1
Concludiamo questa prima serie di itinerari alle
valli con una proposta di
escursione sul versante solatio del comune di Perrero.
L’itinerario, che non richiede il superamento di
grossi dislivelli e che si
svolge a bassa quota, può
essere effettuato durante
tutto l’arco dell’anno. La
primavera, con la sua ricca fioritura, e l’autunno,
con i suoi smaglianti colori, ci sembrano i periodi
più indicati per effettuare
questa bella gita distensiva, ma anche le altre stagioni offriranno mille motivi di interesse.
La zona attraversata è
ancora notevolmente abitata nella prima parte dell’itinerario mentre nella seconda parte si attraversano villaggi quasi compietamente abbandonati che
stanno lentamente cadendo
in rovina. Tutta la zona è
ricca di ricordi storici tali
da giustificare da soli la
scelta di questo itinerario.
Naturalmente si può percorrere l’itinerario indifferentemente in un senso o
nell’altro. Lo descriviamo
partendo da Perrero in
quanto ci sembra che in
Questo senso il percorso
sia più logico, facile ed interessante.
La zona attraversata è
servita da buone strade
carrozzabili aperte tutto
l’anno, ma, nella stesura
dell’itinerario, abbiamo
avuto cura di evitare di doverle percorrere, preferendo il percorso sulle vecchie
mulattiere, pur sapendo
che in qualche tratto i rami ed i rovi tendono ad invaderle mentre in altri i
muriccioli risentono della
incuria degli uomini e della ingiuria del tempo.
Chi intende servirsi della propria auto per portarsi all’inizio del percorso
dovrà prevedere la possibilità di ricuperare il proprio mezzo lasciando magari l’auto al ponte Batterello o approfittando della benevolenza di qualche
amico o di qualche automobilista di passaggio.
Data la possibilità di usufruire di comodi mezzi di
trasporto pubblico, soprattutto nei giorni feriali, ci
permettiamo comunque di
sconsigliare l’uso del mezzo proprio.
Raggiunto l’abitato di
Perrero 820 m portarsi verso la piazza del municipio
su cui si affacciano, oltre
agli uffici comunali, il tempio ed il presbiterio, l’ufficio postale e l’ex albergo
Regina, ora di proprietà
del comune che sta provvedendo a trasformarlo ricavandone ambulatori, saloni per riunioni varie, alloggi popolari, ecc.
Alcune lapidi affisse al
municipio ed al presbiterio ricordano al viandante
il passaggio di membri della famiglia reale ed il sacrificio di sangue pagato dal
la valle durante la guerra
’15-18.
Attorno al tempio, malgrado i recenti lavori di sistemazione della recinzione, si notano ancora tratti
del muro fatto erigere affinché chi si trovasse a
transitare sulla pubblica
via non potesse notare la
presenza di un luogo di
culto acattolico.
Poco più avanti, salendo
verso il Borgo, si nota ancora, fra case rimodernate
di recente, il cortiletto ed
una parte del palazzotto
dei signori della valle. La
chiesa cattolica, che ha conosciuto alterne vicende
legate alle guerre di religione, merita una breve
visita soprattutto per ammirare alcune sculture lignee di notevole valore artistico.
Raggiunto il Borgo, salire in mezzo alle case poi
lasciare la mulattiera di
sinistra che conduce alle
scuole ed imboccare quella
di destra che sale ad Eirassa 906 m dopo aver lasciato sulla destra il cocuzzolo del Forte.
Dal lavatoio di Eirassa
proseguire tra le case seguendo la mulattiera che
in pochi minuti conduce
sul costone da cui si inizia
a scorgere la chiesa di San
Martino (bel panorama su
Balbencia e sul basso vallone di Faetto). Evitare la
mulattiera che sale, a sinistra, a Traverse e seguire
quella che con percorso facile ed interessante attraversa l’ampia comba di S.
Martino fino a pervenire
agli Ourtet, piccolo gruppo
di case poste sulla strada
asfaltata.
Superare le case (lavatoio e strettoia) ed imboccare la stradina che porta
alle case di San Martino
od alla chiesa 1081 m h 1.
La chiesa, con campanile
dotato di orologio, conserva alcune pregevoli sculture lignee opera del prevosto don Giulio Richiardone
artista-benefattore caro alla memoria dei valligiani.
Visitata la chiesa, ritornare sui propri passi per
alcuni metri poi prendere
la. stradina che sale tra la
casa parrocchiale e l’orto
portando alla scuoletta comunale ed al cimitero posto a monte dell’abitato di
Mortaria.
Anche il cimitero esige
una breve sosta, almeno
per osservare i ruderi della
vecchia chiesa (la più antica della valle) risalente all’incirca all’anno 1000. Si
noti anche l’insolita ampiezza del cimitero che un
tempo doveva accogliere i
morti di tutta la valle.
Lasciato il cimitero, seguire il sentierino che conduce, quasi in piano, al bel
villaggio di Granerò 1130 m
(Punto panoramico su Villasecca, Riclaretto e Perosa). Dalla piazzuola vicino
al lavatoio portarsi a monte dell’abitato poi imboccare la mulattiera che collega Mortaria a Vrocchi (attenzione a non salire a Cenale!) Dopo un primo tratto un po’ ripido la mulattiera scende ad attraversare le due combe ed in breve si perviene a Vrocchi
1222 m h 1.
Un tempo Bovile faceva
comune. Ora, nel periodo
invernale, è abitato da poche famiglie. Purtroppo il
recupero della maggior
parte delle abitazioni a
scopo vacanziero ha tolto
a questi bellissimi viUaggi
ogni caratteristica tipologica peculiare.
Visitare la modesta cappella, arricchita da un curioso campanile con orologio e da un interessante
soffitto a cassettoni lignei.
Da Vrocchi imboccare la
mulattiera (poco frequentata) che passa vicino al
modesto cimitero e poi
scende verso Comba Crosa
960 m, Bastia 906 m e Torre 809 m attraverso zone
boscose alternate a numerosissimi « bari » e belle
praterie.
In circa un’ora si perviene al ponte Batterello
639 m ed alla strada provinciale.
Se non si ha l’auto posteggiata nei pressi, portarsi a piedi a Pomaretto e
Perosa (Km 2,350) passando eventualmente dalla
Lausa al fine di evitare una
parte del grosso traffico.
Con questo articolo termina la prima serie di « Itinerari alle Valli ». Nella primavera prossima, contiamo
di iniziare una seconda serie. Diamo di seguito l’elenco
degli « Itinerari » pubblicali finora:
N. 0 - Itinerari alle Valli (N. 23 - 6/6/1980)
N. 1 - Traversata Ghigo - Fontane (N. 24 - 13/6/’80)
N. 2 - Da Traverse a Muret (N. 26 - 27/6/’SQ)
N. 3 - Vallone del Pis (N. 27-28 - ll/7/’80)
N. 4 - Vallone di Bourcet (N. 29-30 - 25/7/’80)
N. 5 - Rifugio Lago Verde (N. 31 - l/8/’80)
N. 6 - Lago d'Envie - Rocca Bianca (N. 3.5 - 5/9/’80)
N. 7 - Colle della Balma (N. 36 - 12/9/’80)
rf
Studio "il fotografo
di Renato RIBET
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9
10 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
9
TORRE PELLICE: ATTIVITÀ’ GIOVANILI
Giovani e comunità
Che nella Comunità di Torre
esistesse un gruppo di giovani
che porta avanti da tre anni una
riflessione di carattere culturale, teologico e pratico, probabilmente qualcuno dei 1.600 membri di Chiesa non lo avrà saputo.
Tutti sappiamo che la chiesa è
divisa in due categorie: quella
dei militanti e quella dei simpatizzanti; ma i militanti sono nella comunità di Torre 300, per dire una cifra. Questi sono quelli
che tengono di fatto viva la vita
della comunità. Parlavo prima di
persone impegnate che partecipano alla vita attiva della comunità (culti, attività varie).
Sabato sera ha avuto luogo la
riunione indetta dal gruppo giovanile evangelico sul tema: « Bilancio del gruppo dalla sua nascita ad oggi ». Non erano mancati gli inviti ai giovani e ai membri adulti. Userò delle cifre per
far vedere quale sia stato da parte della comunità di Torre Pellire l’interesse a partecipare a
questa riunione: 15 persone possiamo dire super impegnate che
conoscono bene i problemi inerenti alTinvito rivolto dai giova
Libertà
religiosa
(segue da pag. 3)
propria libertà o quella di altri
gruppi.
5 ) In molti paesi le aspirazioni nazionali si esprimono in
un linguaggio religioso; nasce così un clima di risveglio religioso
che può creare difficoltà ad altri
gruppi religiosi, che qualche volta vengono a essere discriminati.
Si deve anche tener conto del
fatto che i poteri politici usano
oggi e spesso abusano della religione: questo dimostra anche la
importanza crescente della religione nella società e nella politica.
Quarta parte: ecco alcuni principi orientativi fondamentali in
materia di libertà religiosa.
1) Nessuna comunità religiosa può chiedere per sé la libertà
religiosa se non rispetta la fede
e i doveri fondamentali degli altri.
2) Il contenuto e la definizione della libertà religiosa non sono cose statiche, variano con le
culture e le ideologie.
3) Non si può fare appello
alla libertà religiosa per difendere dei privilegi di cui non godono tutti i settori della società.
4) La chiesa dovrebbe agire
per far riconoscere i diritti delle
altre comunità.
5) I diritti di ogni comunità
sono limitati dalla libertà degli
altri.
6) In nessuna società la cittadinanza dovrebbe definirsi secondo criteri religiosi o confes■ sionali.
7) La libertà religiosa non
dovrebbe essere utilizzata abusivamente per fini politici.
8) I diritti religiosi sono indissolubilmente legati alle obbligazioni; la libertà di cui gode
una chiesa o una comunità religiosa deve essere utile a tutta
la società.
9) La libertà religiosa include la possibilità di allearsi con
altre confessioni o religioni in
una lotta comune per la giustizia, la pace e la solidarietà.
Infine, alcune osservazioni conclusive. Anzitutto, ogni impegno
efficace per la libertà religiosa deve cominciare con un esame di
coscienza critico delle chiese.
Sul problema dei rapporti stato-chiesa si deve tener presente
che esso è legato ad una impostazione di pensiero occidentale;
in altre culture, come in quella
islamica, tale dicotomia non esiste. Se è giusto allora che la libertà religiosa venga definita secondo i criteri propri di ciascuna
religione o cultura, si può giungere anche al risultato che alcune di queste concezioni siano
incompatibili fra loro. Di qui la
necessità di una chiarificazione
del problema che tenga conto
di queste diversità. Comunque,
le chiese cristiane hanno bisogno di elaborare e riaffermare
una concezione della libertà religiosa che sia comune a tutte.
ni sull’esistenza del gruppo, 2
giovani non appartenenti al gruppo ma pure loro già impegnati
nelle attività varie.
Questo è il risultato della partecipazione ad una serata dove
dei giovani chiedono di essere
messi in discussione, dove chiedono che il loro programma futuro di lavoro sia costruito assieme alla comunità. Pensiamo
inoltre alla mancata partecipazione delle famiglie dei catecumeni sull’inserimento dei propri
figli nelle attività giovanili della
comunità.
L’esistenza di un gruppo di giovani potrebbe essere di stimolo
a partecipare alla vita della chiesa, quindi i genitori dovrebbero
prendere conoscenza del lavoro
che i figli vogliono portare avanti nel prossimo futuro. Assente
era anche chi più direttamente
ha la responsabilità della chiesa
e ne deve coordinare le sue attività.
I pochi presenti hanno riconosciuto e incoraggiato la continuazione del gruppo perché molte cose sono state fatte; i giovani, con molto pessimismo sulla
situazione attuale creatasi per
Tesaurirsi di idee e di stimolo di
lavoro, hanno avanzato delle
perplessità sulla continuazione
del gruppo; il fatto che i catecumeni confermati quest’anno
non vengano al gruppo ma facciano un gruppo per conto proprio crea delle difficoltà per il
rinnovamento del gruppo giova
nile. Qualcuno tra gli intervenuti
ha evidenziato che si è sulla strada dello spezzettamento più totale, causato dal fatto che allora
per ogni età si dovrebbero formare dei gruppi perché non vanno più d’accordo con quelli più
giovani o più anziani. Qualcuno
ha ribattuto: « E’ meglio che i
giovani formino ogni anno un
gruppo di confermati ».
Le proposte emerse dalla serata dovranno essere ora studiate
e valutate. Possiamo elencare alcune riflessioni che hanno causato la crisi del gruppo:
1) La partecipazione di altri
giovani è venuta a mancare perché si è stati troppo teologici e
si è fatta troppa cultura, insomma solo chi studiava poteva partecipare.
Questo non è vero perché chi
scrive, per esempio, lavora e non
studia.
2) L’esigenza della gente sarebbe quella di avere un'unione
di vecchio stampo: lettura biblica, verbali, e giochi.
Se questo piace ed è quello che
la comunità vuole, anche se non
è conforme alla realtà e all’impegno della nostra chiesa in Italia
lo si faccia pure; qualcuno se ne
assuma poi in futuro la responsabilità.
3) Non si è sottolineato abbastanza la parola biblica, si è
poco insistito sulla fede, forse
per il futuro bisognerà tenere
presente queste realtà.
4) Avere più contatti con il
mondo esterno, vedi la diaspora
evangelica. Il vivere troppo settorizzati alle Valli implicherebbe
una veduta troppo settaria delle
problematiche. Collegarsi quindi
con giovani evangelici dell’Italia
può essere positivo.
Il dibattito continua.
Italo Pons
VILLAR PEROSA
Il 25 settembre nel cimitero
di Chiabrano (Ferrerò) ha avuto
luogo il funerale del fratello Cesare Micol, deceduto aH’Ospedale Civile di Pinerolo all’età di
74 anni. Alla vedova, al figlio con
la sua famiglia ed a tutti i familiari esprimiamo la nostra fraterna solidarietà.
O Nel corso del culto delle domeniche 28 settembre e 5 ottobre
sono state presentate al battesimo: Marilena Bouchard di Elmo e di Munno Costanza (Villar
Perosa) e Sonia Genre di Ulisse
e di Giai Angela (Villar Perosa).
Il Signore accompagni con la
Sua grazia queste bambine ed
aiuti i genitori a mantenere le
promesse fatte.
• Sabato 4 ottobre abbiamo
celebrato il matrimonio di Gigliola Gaydou e di Vittorio Luigi Cabrini (Villar Perosa); agli
sposi rinnoviamo l’augurio di una vita in comune benedetta dal
Signore. Lo stesso augurio di ogni benedizione nel Signore porgiamo anche a Guido Long e Rina
Maero, che si sono uniti in matrimonio nel tempio di Prarostino e che hanno fissato la loro
residenza a Malanaggio, nonché
alle sorelle Claudia e Daniela
Venturi, che hanno contratto
matrimonio nella Chiesa Cattolica rispettivamente ad Inverso
Porte ed a Perosa Argentina.
ANGROGNA
• All’ultimo incontro del gruppo giovanile Prassuit-Verné si è
proceduto alla nomina delle cariche : presidente : Albino Bertin,
vice presidente: Renzo Odin; segretaria : Elvina Benech, vice Patrizia Rivoire. Nel gruppo si sta
leggendo e discutendo il libro :
Un anno sull’altipiano di Lussu,
mentre prosegue la ricerca di
foto e di documenti del passato
per organizzare una prima rassegna di quello che si è trovato
magari in soffitta o in qualche
vecchio cassetto.
• In questi giorni il pastore è
a Neuchâtel per il 45(P anniversario della Riforma legata alla
figura di G. Farei che nel 1532
venne al Sinodo di Chanforan...
Dopo tanto tempo bisognava contraccambiare la visita.
• Una bella giornata di sole
ha favorito, il 2 ottobre, l’annuale fiera del bestiame : molto movimento e, forse per alcuni, anche molti affari. Sono arrivati
tutti, anche dai quartieri più
lontani per ammirare la ’sfilata’
di manze, vitelli e pecore. Per
una giornata il Capoluogo si è
animato (e non di turisti!), da
’Sellino’ (il caffè in piazza) un
via vai continuo, davanti alle
scuole bancarelle di vestiti e
scarpe. Insomma un po’ di quelTumana piacevole confusione
che si vorrebbe avere più spesso.
POMARETTO
• Molti rallegramenti al Dott.
Pierangelo Baschera ed alla Signora Laura per la nascita del
primogenito Luca, e molti fraterni auguri al neonato.
• Nel tempio di Pomaretto
Emanuela Vannucci e Lorenzo
Larese Cella hanno chiesto al
Signore di benedire il loro matrimonio, celebrato poco prima
al Municipio di Pomaretto. Don
Mario Polastro ha portato il saluto della chiesa dello sposo.
• Sabato, 11 ottobre, nella sala Lombardini di Perosa Arg.na
si riunisce il Concistoro alle ore
20,30.
• Domenica 19 ottobre è convocata l’assemblea di Chiesa ;
all’ordine del giorno : relazione
dei deputati alla conferenza Distrettuale ed al Sinodo, impegni
finanziari.
• E’ deceduta a Grand Lancy
(Ginevra) la signorina Odetta
Eynard, che aveva fatto parte
negli anni scorsi della delegazione svizzera al nostro 17 Febbraio.
La nostra simpatia va alla famiglia.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
RODORETTO
» Segnaliamo per domenica
12 ottobre l’Assemblea di Chiesa
della ripresa delle attività a Perrero e Maniglia. Tra l’altro dovremo eleggere un nuovo diacono che copra il posto lasciato
vacante dalla Sig.ra Quattrini.
L’appuntamento è a Perrero alle
ore 10. Sospeso il culto a Maniglia. L’Assemblea di Chiesa di
Massello avrà invece luogo domenica 26 ottobre alle ore 11.
• Intanto ricordiamo che a
Perrero sono ripresi i catechismi, la Scuola domenicale e la
corale, mentre, contrariamente
a quanto scritto sul Bollettone,
l’Unione femminile inizierà giovedì 30 ottobre alle ore 14,30.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La Direzione ed il Personale
dell’Asilo Valdese, con un’agape
fraterna alla quale erano anche
invitati i membri del Concistoro,
hanno preso venerdì sera commiato dal pastore Taccia che è
stato presidente dell’istituto fin
dalla sua fondazione e ne ha seguito per tanti anni le vicende
con serietà ed impegno.
Una serata in cui la gioia di
ritrovarsi insieme si alternava
alla commozione dei saluti, come succede ogni volta che ci si
accomiata da fratelli coi quali
si è lavorato insieme per molto
tempo.
Con i saluti tutti hanno augurato al pastore Taccia un ministero benedetto nella sua nuova
comunità.
O Alla presenza di un pubblico numeroso e nel solenne raccoglimento di un culto presieduto dalTanziano Aldo Lausarot,
del comitato di Circuito, il pastore Bruno Bellion è stato insediato domenica scorsa quale conduttore titolare della nostra chiesa. Dopo la liturgia di insediamento, il pastore Bellion, visibilmente commosso, ha preso
possesso del pulpito e, con un
convincente messaggio di fede,
ha esortato i presenti a perseverare ed essere solerti nella preghiera per giungere ad essere
« capaci di abbracciare quale sia
la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore dì
Cristo » ed a guardare sempre a
« Colui che può fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo » (Efes. 3: 14-21).
Nel pomeriggio la comunità
ha offerto, nella Sala Albarin, un
ricevimento per il benvenuto al
pastore Bellion e alla famiglia con un messaggio da parte
del vice presidente del concistoro, il canto di alcuni inni eseguiti dalla Corale e con la tradizionale ben guarnita tazza di té,
preparata dalla commissione ricevimenti.
Il Signore benedica il nuovo
pastore e gli dia il Suo aiuto e
le Sue benedizioni.
• I più fervidi auguri di guarigione al direttore della nostra
Corale, Enrico Charbonnier, che
è stato ricoverato all’Ospedale
Civile di Pinerolo in seguito ad
infortunio ad una mano.
• Domenica pomeriggio, 12 c.
m. alle ore 15.30, ai Jalla avrà
luogo l’inaugurazione della Cappella che il fratello Jacques Jalla,
con impegno veramente encomiabile, ha voluto ristrutturare
e rimettere a nuovo a proprie
spese.
Al termine della cerimonia
tutti sono invitati nella Sala Albarin per un rinfresco.
• Il culto di inizio attività
avrà luogo domenica 12 c.m. alle ore 10.30. Sarà un culto dedicato specialmente ai ragazzi,
ai bambini della Scuola Domenicale, ai catecumeni ed alle loro famiglie. Verrà consegnata
la Bibbia ai catecumeni del 1°
anno. I ragazzi del precatechismo e del catechismo sono convocati nella Sala Albarin alle
ore 9.
PINEROLO
• E’ deceduta venerdì 3 ottobre Ines Oomba. Alle sorelle Livia, Ilda, Elsa ed al fratello il
pensiero affettuoso di tutta la
comunità in quest’ora di dolore.
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscaie personale, dell'azienda, a
cui la fattura va intestata.
CEDO in affitto ad equo canone appartamento centrale in Torino, tricamere, servizi, terrazza, ascensore,
tinteggiato, libero subito, cambio affitto casa di campagna con terreno
in Val Pellice, preferibilmente Torre o Angrogna. Telef. 011-68.52.68.
RINGRAZIAiMENTO
Con profondo dolore ma sorretto
dalla speranza cristiana, Elio annuncia,
a funerali avvenuti, rimprovvisa scomparsa del suo diletto papà
Umberto Enrico
Arnaud Pellegrini
di anni 91
Esprime la sua riconoscenza a quanti con la loro presenza, parole e scritti
hanno voluto condividere il suo dolore.
Rivolge un particolare ringraziamento a Giorgio Tourn per l’amore
fraterno e l’insegnamento di saldezza
nella fede; a Enrico Gardiol, per molti anni dottore del babbo, e a Vera
Bonino Sibille, per la sua premurosa
e amorevole assistenza.
« Certa è questa parola che $e
muoiamo con Cristo con Lui
anche vivremo » (Epistola di S.
Paolo a Timoteo 2: 11-12).
Torre Pellice. 6 ottobre 1980
TORRE PELLICE
Domenica 12 ottobre, come già
annunciato, alle ore 15 nel tempio
dei Coppieri si terrà l’incontro
dei Coretti di Torre Pellice, S.
Giovanni e S. Germano. Parteciperà con alcuni canti anche il
Gruppo Giovanile di Ferrerò.
Non si tratterà di un concerto, ma di una occasione di conoscenza e scambio tra gruppi di
ragazzi e giovani che in diverse
comunità si impegnano in un lavoro affine. Infatti dopo che i vari gruppi avranno fatto ascoltare i loro canti, il programma
prevede un momento di fraternizzazione. Tutta la comunità è
invitata ad intervenire.
• Domenica 12 alle ore 10 la
nostra comunità si riunirà in
Assemblea di Chiesa per ascoltare la relazione dei deputati al
Sinodo. Il Concistoro avrà la sua
seduta mensile mercoledì 15 alle
ore 20.30.
• Venerdì 3 ottobre si è svolto il funerale del sig. Umberto
Pellegrin di anni 91. Alla famiglia, la comunità esprime la sua
simpatia cristiana.
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZiANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi] presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice • Tel. 932433.
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la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
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Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
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Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
IO ottobre 1980
UNO STUDIO PUBBLICATO DALLA RIVISTA AMERICANA « CHRISTIANITY AND CRISIS »
Perché il socialismo ha bisogno
del femminismo e viceversa?
Il C3r3tt6rG complGmGntsrG cIgIIg duG posizioni risslts, SGCondo Is ìgoIoqg GmGricsns Rosg*
insry R. RGuthor, d9 punti di convGTQGnzs noils critics dolls roliciions g in cjuolls dolls sociots
Che cosa hanno in comune il
femminismo ed il marxismo?
Molte femministe pensano che
essere marxisti significa subordinare la questione femminista a
priorità maschili nel nome del
proletariato e viceversa molti
marxisti guardano con sospetto
al femminismo come movimento
borghese. Ci è utile fare un confronto perché il marxismo ci illumina sui limiti delle forme dominanti del femminismo occidentale ma il femminismo ci .illumina sui pregiudizi maschili nella visione marxista del socialismo.
Cosi Rosemary R. Reuther,
professoressa di teologia in Evanston, 111. USA, introduce un
articolo con lo stesso titolo, apparso nell’aprile di quest’anno
sulla rivista « Christianity and
Crisis ».
La Reuther esplora due nessi
tra il marxismo ed il femmimsmo: 1) la critica marxista della
religione e la critica femminista
del patriarcato religioso; 2) la
critica marxista e femminista
della società.
Marxismo
e religione
La critica marxista della religione è troppo vasta per essere
riassunta qui. Vediamo tre aspetti:
1) la religione è (vista da
Marx) l’ideologia della classe dominante e serve per santificare
la struttura sociale esistente, presentandola come volontà di Dio.
Per fare questo, fornisce due
ideologie complementari; una
per i potenti e una per i sudditi. In questo quadro Dio appare
come uno della classe dominante, è un re, un generale militare,
un giudice e si comporta come
fanno i potenti; governa, giudica,
conquista, emana decreti, premia e punisce. Chi ha l’autorità
sulla terra lo rappresenta e dunque chi non gli ubbidisce non
ubbidisce a Dio. Per quanto concerne i sottomessi, la religione
spiega loro che questo è naturale, fa parte del piano di Dio, sia
perché sono naturalmente inferiori sia per la loro natura peccatrice. Ma possono espiare il
loro peccato attraverso l’ubbidienza e la docilità, la pazienza
e la mansuetudine.
2) Marx ci parla di alienazione in un senso più vasto di come
lo consideriamo normalmente oggi. Per lui uno è alienato quando
ha completamente interiorizzato
la sua sottomissione e si sente
riconciliato con la propria situazione. Si riferisce ad una situazione strutturale obiettiva in
cui un gruppo ha il potere su un
altro ed in cui agli oppressi ed
in un certo senso anche agli oppressori è impedito di realizzare
la piena potenzialità della loro
umanità. La religione, per Marx,
è una sovrastruttura culturale,
espressione di questo tipo di
alienazione.
3) Alcuni seguaci di Marx, a
cominciare da Frederich Engels,
hanno sottolineato invece il ruolo positivo della religione, particolarmente nella tradizione apocalittica del Cristianesimo, sia
nella chiesa primitiva che nell’ala sinistra della riforma protestante (vedi anche gli studi di
Ernst Bloch, Karl Kautsky, e
Edward Bernstein). In queste
tradizioni, gli oppressi esprimono il dissenso contro le strutture del potere stabilito. I marxisti si vedono eredi di questa
tradizione rivoluzionaria, fornendo un’analisi scientifica ed una
strategia organizzata laddove la
religione prende forme visionarie.
La religione
patriarcale
Nella critica femminista della
religione patriarcale troviamo
molti paralleli, per esempio la
religione come ideologia della
classe dominante che comprende
una « morale » per la pacificazione degli oppressi. La teologia patriarcale sanziona la società dominata dal maschio. Dio è visto
come il patriarca divino e l’uomo-capo come l’ordine naturale
creato dal divino.
Abbiamo ancora modelli complementari per gli oppressi in
questo quadro. La teologia patriarcale sanziona la subordinazione della donna sia come natura (inferiore, debole di mente,
corpo e autodisciplina morale)
sia come punizione per il peccato
(di Èva).
Accanto a quest’immagine troviamo il simbolo di Maria, la
madre vergine e senza peccato:
innocente, buona, potente Regina
dei Cieli, mediatrice di tutte le
grazie. Come fa questo secondo
simbolo, questa visione idealizzata del femminile a trovare i30sto in una realtà di dominazione
maschile e sottomissione femminile?
Maria è un’eccezione alla regola dell’essere femmina. Come
madre vergine, ella presenta un
modello che nessuna donna reale, né suora né moglie, può realmente seguire. Essa aumenta il
disprezzo per la vera donna nella carne e, allo stesso tempo, costringe le donne a raddoppiare
i loro sforzi per espiare i loro
peccati seguendo il suo esempio
di obbedienza perfetta. Così Maria rinforza la dominazione e
l’auto-soppressione delle donne.
Durante il secolo 19’’, col protestantesimo vittoriano, la chiesa
fu deistituzionalizzata e la religione fu relegata nel privato. La
casa divenne la base sociale della religione e la donna la responsabile di questa sfera. Casa e
lavoro, femmina e maschio, sono
diventati simboli complementari
nella cultura moderna. I maschi
sono visti come laici, razionali,
egoisti, combattivi, sessuali, orientati verso il potere. Le donne,
per contrasto, sono religiose,
spirituali, asessuali, virtuose, altruiste, irrazionali, dipendenti e
deboli. Le virtù cristiane sono viste soprattutto come virtù femminili, ed il clero e Cristo come
maschi « femminili ».
Intanto nasce la società industriale, le donne del proletariato vanno a lavorare in fabbrica,
le donne dei ceti medi e alti si
sentono prigioniere delle immagini sopraelencate. Inizia il movimento femminista per i diritti
civili, il diritto al voto, ed il diritto ad accedere a qualsiasi professione. La critica marxista di
questo femminismo è che chiede privilegi di cui poche potranno beneficiare e dà troppo poco
irnportanza alla questione della
dipendenza economica della donna.
Femminismo marxista
Vediamo ora il femminismo
marxista, la cui chiave, come fu
sviluppato da Engels, stava nel
riportare la donna ad una autonomia economica. La sottomis
sione delle donne cominciò, dice
Engels, col crescere della proprietà privata ed il sistema di
eredità e discendenza patriarcale
che ha deposto la donna dalla
sua precedente autonomia e ha
fatto di lei una dipendente in
casa di suo marito.
Oggi, iifiatti, se esaminiamo i
paesi socialisti, vediamo che: 1)
tutte le rivoluzioni socialiste
hanno stabilito che la totalità
dei diritti fossero uguali per la
donna in tutte le sfere della società: matrimonio, famiglia, eredità, accesso all’educazione e ai
posti di lavoro, uguale paga per
uguale lavoro. 2) Tutti i paesi socialisti vedono la piena integrazione della donna adulta nel
mondo del lavoro come la chiave della loro uguaglianza. Ma anche offrendo ottimi servizi quali
asili-nido, scuole materne, scuole
a tempo pieno e fino ad un anno
di maternità pagata (cose che
rappresentano una situazione notevolmente migliore rispetto agli
stati capitalistici) la donna si
trova comunque a lavorare quattro ore di più al giorno dell’uomo. Le ore che le donne dedicano
a fare la spesa, badare ai bambini e cucinare sono impiegate dagli uomini in attività politiche,
corsi di qualificazione o momenti
di socializzazione di cui la donna rimane privata. Così il modello culturale e psicologico dei rapporti maschi-femmine rimane intatto in famiglia e sul lavoro.
Nella ricerca di nuovi modelli,
non c’è da stupirsi se le femministe preferiscono il socialismo
comunitario al socialismo di stato. È condividere questi compiti,
non esserne spossessate. Ciò che
interessa non è che le donne siano private di determinati compiti, ma che questi siano condivisi da uomini e donne. Non è però sicuro che questo possa diventare una soluzione proponibile
su larga scala in una società così complessa.
Comunque sia, non si tratta
solo, come si è fatto finora, di
aprire il ruolo maschile alle donne, ma anche di aprire il ruolo
femminile agli uomini. Non dovrebbe essere sempre la famiglia
a doversi accomodare ad un
mondo di lavoro maschile immutabile ma piuttosto il mondo
pubblico che deve essere riorganizzato per farlo più consono alla persona intera.
Judith K. Elllott
(segue da pag. 1)
profondamente mutata dal punto di vista culturale, sociale, politico, ma l'antica e robusta confessione di fede è altrettanto viva e attuale, il suo duplice taglio
è tuttora affilato.
Anzitutto, oggi come ieri Jahvé
non è la nostra divinità domestica o il patrono personale, familiare, ecclesiastico, bensì il sovrano della storia e del cosmo.
Certo, anche oggi egli medica chi
è ferito dalle asperità della vita,
rianima chi è abbattuto dal senso della colpa o dal rodimento
della malattia, consola chi è
sconvolto dallo strazio di un lutto, ridona dignità a chi è umiliato e offeso, riapre alla speranza
il cuore di chi dispera. Ma è infinitamente più di questo; o, piuttosto, è tutto questo in dimensioni storiche, universali. Nel
quotidiano della mia vita di uomo, di lavoratore, di cittadino
sono davanti a lui come al mio
Signore; e il suo "giogo", a differenza di ogni altro, è leggero,
la dipendenza da lui non “aliena".
Possiamo avere leaders culturali
e spirituali, economici, politici,
sindacali, che ci aiutino nel nostro accidentato cammino storico, ma il Capo — il Duce, il Fiihrer, il Caudillo, il Che, il Rdìss,
il Mahatma, il Grande Timoniere — è l’Iddio biblico. Con questo riferimento a lui, segretamente presente nella mia vita e
nella storia del mondo, cammino
nella storia e so che il suo Regno viene: ecco la prospettiva di
chi canta il Salmo 23.
Ma poi, come in Israele, questa
confessione di fede prende di petto i potenti di oggi: capi di nazioni e di blocchi, capipartito e
capicorrente, capi d’industria e
capi sindacali, capi di governo e
dell’opposizione, grandi della cattedra, del bisturi e del foro, del
capitale e delle multinazionali,
cappe d’ermellino, porporati e
medagliati, all’Ovest e all’Est,
nell’emisfero ricco e in quello
povero, nelle vecchie e giovani
nazioni. Sono capi, ma hanno un
Capo cui devono rispondere, e
oggi come allora Jahvé avverte
che la prepotenza del potere di
turno non avrà mano libera indefinitamente: « Voi mangiate il
latte... » (Ezech. 34: 3-4, 19, 21). A
tratti, nella storia, una classe dirigente è chiamata al redde rationem: dietro questa resa dei
conti quasi sempre sanguinosa,
feroce, comunque sempre umana, carica di impurità e contraddizioni, gravida di nuove prepotenze, dietro (non dentro) questa resa dei conti si profila la severa e giusta narola del Pastore
del mondo: « Eccomi contro i pastori... » (v. 10). Ogni crisi storica
addita la grande Crisi, il Giudizio.
Ma non sarà il Terrore: « Eccomi, io stesso andrò in cerca
delle mie pecore, io cercherò la
perduta, fascerò la ferita, ma distruggerò la grassa e forte: io le
pascerò con giustizia. E susciterò su loro un solo pastore, il mio
servo Davide... Io, Jahvé, ho parlato » (v. 11, 16, 22-23).
Gino Conte
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
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• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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(segue da pag. 5)
essi ammettono il divorzio. Timidamente. anzi troppo timidamente, come bambini colti in fallo!
Se il matrimonio è un'idea
astratta, oppure un’ istituzione
sacra, è chiaro che è indissolubile, come tutte le idee astratte e
tutte le istituzioni sacre. La chiesa cattolica ha creato gli impedimenti dirimenti che rendono il
matrimonio nullo in nartenza.
Anche se la convivenza si è svolta per anni, essa non era « matrimonio » perché l’impedimento
aveva reso tutto nullo fin da
principio. Tutto questo va bene
per l’entità metafisica o sacrale:
questa entità non ha neppure bi.sogno di salvezza, infatti la chiesa cattolica afferma che il matrimonio è indissolubile come istituto naturale. Tutto il discorso
cristologico è un di più.
La continuità del vincolo coniugale è generalmente ammessa
anche da non cristiani, specialmente in rapporto ai figli, ma da
questo arrivare all’ indissolubilità di principio ci passa un abisso. La continuità è desiderata
nell’amore, nel mutuo completamento, nella concordia e tutto
ciò si crea e si verifica momento
per momento.
Il divorzio non si giustifica riferendosi soltanto al peccato: qui
sta la debolezza del discorso degli interlocutori protestanti. Certamente il peccato c’è ed il per
Matrimoni misti
dono è vitale, ma non si può limitare a questo aspetto negativo
il problema del divorzio. C’è anche un aspetto positivo della realizzazione della vocazione degli
sposi che va verificata e che può
richiedere che un vincolo già stabilito venga sciolto, perché diventerebbe una schiavitù e non
più dono d’amore (cfr. Documento del Sinodo Valclese n. 59).
Se c’è il dramma del coniuge
abbandonato, ci .sono i drammi
spesso ancora più gravi di tante
convivenze forzate nelle quali le
persone si consumano nell’odio,
nella violenza, nella disperazione,
mentre i figli crescono nella paura e nell’angoscia. Dio non ci ha
chiamati alla schiavitù della metafisica e della legge, ma alla libertà.
La pastorale
Lo scopo di tutto il lavoro della Commissione è pratico: studiare la possibilità di un’azione
pastorale comune alle tre confessioni. Lo spazio ri.servato alla
«pastorale» è di gran lunga il più
ampio: 62 paragrafi su 108 e di
essi 46 dedicati alle norme della
chiesa cattolica sui matrimoni
misti.
Le indicazioni pastorali sono
piuttosto generiche e ripropongono iniziative già in atto a livello locale presso gruppi interconfessionali. Generalmente queste iniziative .sono molto utili,
perché conducono gli interessati a riflessioni sui problemi concreti della vita coniugale nei vari
contesti sociologici. Il Rapporto,
avendo scelto come oggetto della
la sua ricerca l’idea astratta del
matrimonio, non può dare contributi nuovi.
La grande preoccupazione della pastorale riguarda i matrimoni misti e a questo riguardo si
sollecitano le chiese ad una stretta collaborazione per aiutare le
coppie a superare le difficoltà
inerenti alla diversa appartenenza confessionale. 11 grande
ostacolo è costituito dalle norme
disciplinari della chiesa cattolica romana, in particolare per
quanto riguarda le « cauzioni »
richieste al coniuge cattolico,
cioè la promessa di « far quanto
è in suo potere per battezzare ed
educare tutta la prole nella chiesa cattolica ». Ben 46 paragrafi
trattano dell’argomento con i
pro e i contro, senza giungere a
nessuna conclusione che non sia
il lasciare le cose come sono, in
attesa di tempi migliori.
Una « teologia » che finisce nel
« diritto canonico » lascia la bocca amara, ma è indicativa della
realtà ecclesiastica in cui il confronto si svolge. Se nel protestantesimo ci sono diverse denominazioni, nel cattolicesimo ci
sono posizioni teologiche forse
ancora più contrastanti sotto la
copertura dell’unità gerarchica e,
quindi, il confronto ecumenico
ha anche lo scopo di favorire una
chiarificazione biblicamente corretta in seno alla chiesa cattolica. Se le cose dovessero rimanere come sono, il Rapporto non
avrebbe senso, ma proprio perché l’ecumenismo è un « movimento » destinato a condurre
tutte le chiese verso una profonda riforma, il documento ha la
sua importanza soprattutto se il
tema dell’Alleanza di Dio col suo
popolo può diventare base comune di ulteriore riflessione e conIronto. Ci sono gruppi ecumenici
che hanno raggiunto intese molto più avanzate, ma per la grande maggioranza delle chiese questo Rapporto, se accettato, costitui.sce un notevole progresso per
il formarsi di una nuova mentalità e per superare situazioni di
stasi. Importante è non fermarsi,
ma procedere con chiarezza, con
speranza e, quindi, anche con pazienza.
Alfredo Sonelli