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Anno 114 - N. 10
11 marzo 1977 - L. 150
Spedizione i
I Gruppo /7C biblioteca 7ALDES5
10066 TOHiìE PEIL ICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FRIULI OGGI
Conoscere per aiutare
L’appello per una presenza ed un impegno evangelici in una terra
martoriata dalla povertà, dall’emigrazione e dal terremoto
Il primo scivolone
Sono passati dieci mesi dal 6
maggio 1976, da quella sera terribile che è calata come un buio
sipario di disperazione e morte
su un’intera regione italiana, il
Friuli. Dieci lunghi mesi di insicurezza e di angoscia per coloro
che sono rimasti vivi, di domande e di rabbia per quelli che accanto a loro sono giunti ad aiutare.
Trascorso il momento iniziale
— in quelle ore terribili e in quei
giorni non c’era il tempo per
pensare — degli interrogativi si
sono fatti strada in qualcuno di
noi.
Ecco il primo: cosa significa
aiutare questa gente friulana
(ma l’interrogativo non cambia
se posto per altri problemi nei
quali sono coinvolte intere popolazioni in tutto il mondo che
continuamente sabiscono la prova fisica, morale e politica di un
mondo che tenta di eliminarle),
che tipo di aiuto dobbiamo portare noi evangelici, cosa « veramente » possiamo fare?
Le risposte possono venire soltanto dopo un esame obiettivo
dei fatti e della loro collocazione nel contesto storico, politico,
sociale e religioso del Friuli. Per
gran parte degli italiani, e gli
evangelici in questo non si differenziano di molto, la parola
Friuli aveva, prima del 6 maggio, assai scarso significato. Qualche riminescenza scolastica di
storia e geografia, la sbrigativa
(e comoda) immagine di un pezzetto di terra insignificante che
prolunga il Veneto fino alla Jugoslavia, qualche nome di montagna, di città, ricordi dell’epoca
del Piave per le generazioni più
anziane. Quasi nessuno sapeva,
e sa, che esiste in questa terra
un’antica e nobile nazione, un
« popolo », con la sua lingua, le
sue tradizioni, la sua povertà secolare. Pochi ne conoscono la
storia antica: Aquileia romana e
patriarchina, Venezia, le mille invasioni e distruzioni, le guerre.
Quasi nessuno quella moderna:
prima guerra mondiale, emigrazione, seconda guerra, resistenza,
spinte autonomistiche.
Ma si sa, il Friuli è lontano, ci
si arriva male in treno e le strade che menano lassù sono lunghe e faticose. Se si vuole aiutare è però necessario sapere.
Il Friuli è costituito da due
provincie, Udine e Pordenone, e
un pezzetto del territorio goriziano. Trieste e parte della provincia di Gorizia sono i resti
della Venezia Giulia. Abitanti attorno al milione, grandi e medie
industrie poche e concentrate attorno ai capoluoghi. Le piccole
industrie, spesso a livello poco
più che familiare, in pianura attorno alle principali strade di
comunicazione. Turismo in fase
di sviluppo in montagna, in fase
di decollo lungo il litorale adriatico. Vastissime zone sono soggette a pesantissimi vincoli (detti sérvitù) militari con limitazioni assurde e anacronistiche di
sviluppo civile ed industriale.
Serbatoio di emigrazione tempo
SOMMARIO
Pagina del II distretto 2
Tullio Vinay in
’Protestantesimo’ 3
« Tra la gente » di
Giovanni Franzoni 4
Friuli oggi 5
Cronuca delle valli 6-7
ranea e definitiva in modo speciale dalle regioni montane. Interi paesi vuoti o in abbandono
in Gamia, nell’alto Pordenonese
e nelle valli di Cividale. Anziani
e bambini in queste terre costituiscono il nucleo della popolazione residente perché la forzalavoro deve cercare collocamento
altrove. Frequente l’alcoolismo,
basso il reddito pro capite. Questo è l’altro aspetto del Friuli. Il
terremoto ha colpito principalmente proprio questa gente di
montagna e di collina anche se
la sua distrazione ha devastato
alcune cittadine della pedemontana come Gemona, Qsoppo,
Venzone. Ha colpito la gente più
povera che non aveva avuto dalla vita nemmeno la fortuna di
abitare vicino alle grandi strade
di comunicazione. Un centinaio
di paesi, molti dei quali non risorgeranno mai più. Paesi di
qualche decina di abitanti. Si potrebbero anche rimettere assieme Te case, e passerebbero certamente con i tempi italiani molti
anni, ma è la gente che non ha
più la forza di ricominciare, la
gente che vi era tenacemente rimasta sfidando disagi e isolamento. Non esiste, allo stato at
tuale delle cose, un solo motivo
sul piano economico perché ritornino. Parlo di gente in grado
di produrre non dei poveri vecchi che torneranno, se faranno
a tempo, per morire tra i loro
monti e i loro boschi. È il destino di tutta la montagna italiana
abbandonata a se stessa e preda
delle alluvioni, dello spopolamento, della speculazione.
Risorgeranno certamente, e
speriamo meglio di prima, quei
centri che i giornali, la radio e la
televisione ci hanno reso tristemente familiari nel corso della
passata estate ma che ne sarà
dei piccoli centri arrampicati sui
fianchi delle Giulie, dell’alta Carnia, del Cividalese?,
Cento paesi, cento campanili,
cento canoniche e piccoli cristi
di montagna; un’immagine più
familiare del Friuli, iconografica
e quasi allegra. Terra cattolica
con tanti preti in abito lungo che
si dividono in due schieramenti
spesso antagonisti: quelli che animano una spinta autonomistica basata su fattori culturali e
linguistici vagheggiando un impossibile ritorno allo stato paClaudio Martelli
{continua a pag. 5)
Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal
cielo e li consumi? Ma egli, rivoltosi/ li sgridò.
(Luca 9: 51-56)
Mentre ci stiamo avviando ancora una volta verso Pasqua, ci
imbattiamo in questa testo che
segna in Luca il momento in
cui « Gesù si mise risolutamen' te in via per andare a Gerusalemme » Non è quindi un caso
che Gesù in questo avvio verso
la passione incontri il rifiuto dei
Samaritani che non sono disposti ad accoglierlo nel loro villaggio. Non interessa qui il perché
di questo rifiuto (« perché era
diretto verso Gerusalemme »,
perché cioè era. ritenuto un avversario politico), ma semplicemente il fatto, che preannuncia
ciò che sfa per verificarsi in modo ben più totale a Gerusalemme: il rifiuto del Cristo, la sua
reiezione.
C’è poco da fare: il fatto che
Gesù non sia accolto, sia reietto,
è un fatto ben noto a tutti i credenti, “normale" nella logica dell’Evangelo. Eppure rimane pur
sempre uno scandalo, una cosa
inaccettabile, come lo è stato
per i discepoli la porta sbarrata dei Samaritani. « Vuoi tu
che diciamo che scenda del fuoco dal cielo e li consumi? ». La
reazione di Giacomo e Giovanni
I VALDESI DI FRONTE ALLO STATO - 1
"...fin dove la nostra
coscienza io permetterà"
Le decisioni di oggi alla luce di quelle di ieri in cui la fedeltà a Dio ha
prevalso sull’ubbidienza al sovrano
L’atteggiamento dei Valdesi
davanti af potere costituito, e
cioè le autorità, i sovrani, lo
stato, ha avuto attraverso i secoli una certa continuità coerente, ma è stata anche condizionata di volta in volta da elementi
nuovi col volgere del tempo. Non
bisogna infatti perdere di vista
il fatto che la storia valdese abbraccia otto secoli, e che in tale
lungo periodo si sono mutate
sia le condizioni interne del Valdismo stesso sul piano della teologia e dell’ecclesiologia, sia
quelle esterne, dove il potere costituito è dapprima società feudale e impero, poi governo più
o meno assoluto, in seguito monarchia costituzionale, e regime
fascista, e infine repubblica democratica.
In tutto questo lungo corso
del tempo valori considerati perenni sono sostituiti da altri a
loro volta destinati a cadere...
Non crediamo inutile dare uno
sguardo rapido a questo passato, in un momento in cui la nostra chiesa è chiamata a prendere posizioni precise di fronte
a tale problema.
Non ci soffermeremo peraltro
sul periodo medievale, in quanto le situazioni politiche e sociali, di quel periodo hanno troppo
poco analogia con le nostre: e
ricordiamo semplicemente che
allora i Valdesi contestavano la
società « costantiniana », in cui
la chiesa aveva vasto potere politico, e rifiutavano il giuramento, atto molto importante nell’ordinamento socio-politico del
tempo.
Il Cinquecento
A Chanforan (1532) si affacciarono, tra gli altri, due problemi: quello del giuramento e
quello del rapporto del cristiano con l’autorità costituita. Nelle risoluzioni relative, è ormai
presente l’influsso dei riformatori, come Bucero ed Ecolampadio, che i Valdesi avevano contattato l’anno precedente, e l’indubbia autorità di Farei, presente al sinodo: a questi in particolare premeva che la Riforma si presentasse come un movimento che si organizza da sé,
senza mettere in forse le strutture sociali esistenti, senza germi di ribellione.
E perciò a Chanforan i Vaidesi decisero che « il cristiano
può giurare licitamente il nome
di Dio » (il problema non era
più politico, ma semplicemente
di aderenza letterale al Vangelo ) ; e stabilirono che « colui che
esercita una potestà, la esercita
nel nome di Dio » e che il cristiano può esercitare una magistratura in mezzo a un popolo di
peccatori. Il rinvio al testo biblico era ovvio: Romani XIII,
dove S. Paolo spiega appunto
che l’autorità, « il potere della
spada » viene da Dio, e che il
cristiano è tenuto al dovuto rispetto.
Tale affermazione di principio doveva peraltro nel giro di
qualche anno trovarsi in contrasto con le situazioni di fatto (e
non soltanto nel piccolo mondo
valdèse ) : come avrebbe dovuto
il cristiano comportarsi di fronte al principe che lo perseguitava per la sua fede?
Da questo problema sono nate in sostanza le guerre di religione, le persecuzioni, l’intolleranza, e sono sorte le concezioni, cattolica e protestante, dello
stato in cui il sovrano e l’autorità politica sia docile struménto della chiesa : cosi, avvenne
nella repubblica ginevrina fondata da Calvino, e negli stati
cattolici nati dalla Controriforma.
Si tornava indietro di qualche
secolo, al Sacro Romano Impero e al costantinismo, salvo là
dove vi erano minoranze non riconducibili all’unità confessionale dello stato, dove l’integrL
smo confessionale non poteva
verificarsi.
In quest’ultimo caso vennero
a trovarsi i Valdesi, e come minoranza toccò loro il compito perenne delle minoranze; quello
di creare il caso, di scandalizzare, di far lievitare le idee... Perciò, dove essi non furono fisicamente eliminati per non costituire più un problema, come in
Provenza o in Calabria, essi si
trovarono, come alle Valli, a dover decidere quale condotta tenere davanti allo stato « infedele » e malvagio.
Non fu rinnegato il valore e
l’applicazione di Romani XIII:
l’autorità andava sempre rispettata; ma fu riscoperta la riserva per cui tale rispetto non poteva oltrepassare la libertà e le
convinzioni di coscienza. Era la
linea impostata dai primi riformatori : « noi rispettiamo nel
Augusto Armand Hugon
{continua a pag. 3)
non è altro clte un tentativo
ntaldestro e presuntuoso di imporre l’accettazione del Cristo.
Quanta buona volontà nel difendere l’onore del Maestro, nel far
rispettare il suo buon nome, nel
sostenere la sua causa! Da sempre la chiesa cristiana ha conosciuto la tentazione di seguire
le orme di questo primo scivolone integralista dei discepoli.
Non ha a disposizione il fuoco
del cielo; ma c’è pur sempre U
fuoco della terra, i mille modi
per costringere, rendere obbligatorio, imporre...
Sarebbe facile parlare qui del
fuoco delle fascine cattoliche,
dai tribunali dell’Inquisizione
al Concordato e certo non possiamo né dobbiamo dimenticarcene nella lotta per una chiesa
che annunzi anziché imporre,
che testimoni anziché difendere.
Ma una parola che parla solo
al nostro vicino non è mai una
parola di Dio. E necessario che
noi ci chiediamo se pur nella
nostra situazione di minoranza,
di impossibilità di avere a disposizione, quand’anche lo volessimo, il fuoco del cielo o della terra, non siamo anche noi dei discepoli dell’« accettazione obbligata » del Cristo.
Coscientemente non lo vogliamo certo. Eppure siamo pericolosamente su questa strada
quando facciamo del battesimo
un diritto di opzione ecclesiastica; o quando esercitiamo una
pressione sui nostri figli, sui catecumeni, facendo giocare, in vista della loro accettazione del
Cristo, i pochi condizionamenti
sociali e familiari che ancora ci
restano; o quando mettiamo in
opera una qualche forma di esclusione e di giudizio nei confronti di chi è marginale o diverso, magari 'con l’intenzione
di avvicinarlo e di renderlo simile; quando in altre parole intendiamo fondare l’appartenenza alla comunità di coloro che
hanno accettato il Cristo su
qualche fattore sociale, storico,
psicologico, culturale, che consenta o favorisca l’ascoltare la
Parola del Cristo ed esserne
afferrati.
« Ma egli, rivoltosi, li sgridò ».
Anche qui non è per caso che
Luca, per esprimere il dissenso
di Gesù, usi lo stesso verbo che
indica la lotta di Gesù contro i
dèmoni (vedi per esempio Luca
4: 35). Lo scivolone dei discepoli
non è solo una goffa incomprensione, è il contrario detl’Èvangelo, è l’antitesi demoniaca al
Cristo. Come mai? Perché per
quanto in buona fede, ogni volta che tentiamo in qualche modo di sostituire la reiezione del
Cristo con una accettazione imposta — dal concordato ad un
tipo di educazione familiare autoritaria — noi esprimiamo la
fine della fede nel Cristo, esprimiamo la paura che egli non abbia forza sufficiente per farsi
accettare da quelli che chiama,
abbia bisogno dei nostri trucchi
e del nostro mestiere per essere
un Cristo vincitore anziché un
Cristo sconfitto. Quando cadiamo
in questa tentazione, al Cristo
che ci dice « senza di me non potete far nulla », noi di fatto ribattiamo: « senza di noi non puoi
far nulla ».
Noi siamo impegnati nella
lotta anticoncordataria per liberare la chiesa dalla tentazione
demoniaca dell’imposizione del
Cristo e della sua difesa e per
aprirla al solo compito che le è
proprio e cioè l’annuncio e la
testimonianza. Niente di più valido e sacrosanto. Mn badiamo
di non essere trovati in casa nostra, pur in forme così più sottili e attenuate, incoerenti e degni
a nostra volta di essere sgridati
dal Cristo.
Franco Giampiccoli
2
11 marzo 1977
Presentando il Secondo Distretto nel numero del 21 mag^o dello scorso anno su
« La Luce » sottolineavamo la complessità
della composizione dei Circuiti che lo compongono e la necessità di un serio tentativo
per identificare la base di predicazione e
testimonianza nella quale tutti i Circuiti potessero convenire, in modo da consentire
che al Sinodo il Distretto potesse portare
un contributo caratterizzante comime.
La C.E.D., che è stata rieletta nelle stesse
persone della precedente, ha proseguito in
questa linea di lavoro, ma deve riconoscere
che la strada da fare per raggiungere lo scopo voluto è ancora lungo.
In questa pagina sono raccolte impressio
ni ricavate da visite alle diverse Comunità e
comunicazioni dirette delle stesse che dimostrano come sia purtroppo vero questo assunto.
Certo, l’integrazione procede (le notizie
da Venezia lo confermano nei fatti), in alcuni Circuiti la linea del Distretto è seguita
non senza successo, alcune Comunità prendono e svolgono iniziative che tendono a
dare un più vasto campo di presenza alla
nostra testimonianza; tutto ciò per ora non
basta tuttavia a ritenere il lavoro compiuto
e fermo rimane l’impegno della C.E.D. a proseguirlo.
Il Distretto è anche caratterizzato dalla
presenza di Opere di grande rilievo; basti
ricordare la Claudiana, come editrice e con
due librerie, l’Ospedale Valdese di Torino,
il Centro Lombardini a Cinisello (che ha
potuto finalmente assicurarsi la proprietà
dei locali dove opera), il Centro di San Fedele.
Il Distretto ha ritenuto prioritario l’impegno ad una miglior cooperazione tra le Comunità, ma dovrà occuparsi anche di queste Opere che rappresentano il modo migliore e più sicuro per la nostra testimonianza. Contiamo di tornare su questo particolare argomento in una occasione suc
cessiva.
La Comm. Esecutiva Distrettuale
Due “visite di chiesa” delia CED
L’incontro fraterno con la comunità di Udine di fronte alla tragedia del
terremoto - A Gorizia dibattito sulla ’ politicizzazione”
70 r* I Q r* Il I T O zione » di una parte dell’evangeI I n vj U I I lismo in Italia (come del resto
in tutto il mondo) e temono che
A VENEZIA
La Commissione esecutiva del
II distretto ha provveduto nel
corso di quest’anno a due « visite di chiesa»; a Udine il 7 ed
a Gorizia l’8 dicembre scorso.
La delegazione era composta
dalla Signora Evelina CacciariBogo, e dal sottoscritto rispettivamente segretaria e presidente
della CED.
Queste «visite di chiesa», pur
essendo un fatto consueto nel
quadro delle chiese valdesi, sono ora un fatto nuovo da riscoprire dati i nuovi distretti integrati e la nuova regolamentazione. Scopo delle visite ; « curare
e sovrintendere all’andamento
amministrativo ed allo sviluppo
organizzativo delle chiese locali...
provocando, ove il caso, le opportime delibere della Tavola...:
ed in particolare provvedere alla verifica dei registri, dei conti
e degli archivi...» (RO. art. 19
comm. d, g). Per dirlo in moneta spicciola, la CED ha compreso il suo compito in due direzioni; avere un incontro fraterno con il Consiglio di chiesa o
una sua delegazione per passare in rivista i problemi e la situazione della comimità; avere
un momento più burocratico per
l’esame dei registri, archivi ecc.
Dobbiamo confessare che la
stragrande parte del tempo è
stata dedicata aH’lncontro fraterno, mentre pochissimo tempo è stato dedicato alla seconda parte, quella burocratica.
Arrivati il pomeriggio del 7
dicembre ad Udine i delegati
delia CED sono stati accolti in
casa dei fratelli Ambrosini, con
la loro tradizionale, fraterna e
calda ospitalità. Questa, del resto, è la caratteristica della chiesa di Udine; una chiesa che ha
visto subito la sua responsabilità di servizio dopo la tragedia'
del terremoto. Una viva solidarietà fatta di azioni concrete,
nei confronti della popolazione
colpita, ha aperto questa chiesa
verso i suoi compiti e le responsabilità specifiche del momento.
Il fratello Grillo continua ad
aiutare il past. I. Carera nel suo
gravoso compito di assistenza
alla popolazione e di contatto
con la Federazione e gli organismi internazionali che provvedono alla ricostruzione.
Il nuovo stabile della chiesa
metodista di Udine, pur presentando qualche crepa, ha tenuto
bene di fronte alle scosse e rappresenta un utile strumento di
lavoro per questa comunità. Una
comunità che, pur nel suo modesto numero di iscritti, rappresenta un genuino momento co
mumtario e di servizio. Il mattino seguente, dopo un breve giro turistico a Gorizia, rincontro con una delegazione del consiglio di quella chiesa. Una chiesa certo molto diversa dalla prima, che nel passato deve aver
avuto anche un importante nucleo comunitario. Il tempio stesso e la grande casa comimitaria,
circondati da un ampio giardino, richiamano all’origine germanica di questa comunità che
dopo il 1922 passò alla chiesa
metodista dopo esser stata collegata con la chiesa luterana (di
confessione Augustana). Nel periodo italiano, post-bellico, nel
1929, ebbe col past. Cacciapuoti
un notevole sviluppo e diverse
famiglie nuove accettarono la
testimonianza dell’Evangelo. Oggi la situazione di questa chiesa
è piuttosto ferma, anche se le
attività proseguono regolarmente. Molti guardano con viva
preoccupazione alla « politicizza
questo possa portare un turbamento deleterio nelle nostre comunità. Questi timori di alcuni
li rendono contrari ad ogni ipotesi di pluralismo e di confronto fra le varie tendenze esistenti di fatto nelle nostre chiese.
È qui che la delegazione della
CED apre il dibattito da cui
emerge come il vero pericolo
oggi non è tanto nella eccessiva
politicizzazione, quanto nell’indifferenza di troppi membri delle nostre comunità, di fronte alla Parola di Dio, al messaggio
dell’Evangelo; in altri termini;
il pericolo non è tanto l’ateismo,
quanto una fede tiepida che non
si vuole compromettere ma restare nel chiuso delle proprie
sicurezze
Due incontri con due comunità che cercano, ciascuna nel proprio ambito e con i doni ricevuti, di vivere la propria vocazione e di rispondere alla chiamata del Signore, nei piccoli fatti della vita giornaliera, come
nei grandi e tragici momenti.
Si tratta, questo della CED, di
un lavoro a lunga scadenza; di
un’opera di sensibilizzazione per
dare ad ogni comunità il senso
dell’appartenenza ad una realtà
più ampia e solidale ; il distretto.
Thomas Soggin
MILANO ■ VIA PORRO LAMBERTENGHI
La chiesa si apre al quartiere
Nella ormai ben avviata collaborazione valdo-metodista a Milano un problema che non aveva
ancora trovato la sua miglior soluzione era quello della utilizzazione degli spazi disponibili presso il Tempio Metodista di via
Porro Lambertenghi.. Inserito in
un quartiere periferico, con vita
culturale praticamente nulla, sua
La ricchezza della chiesa
Intervista al Moderatore Aldo Sbaffi
— Moderatore SbafH, nella seconda metà di gennaio hai visitato alcune chiese del Piemonte
Nord. Vuoi darci qualche cenno
e impressione sulle tappe di questa vìsita?
— Sono stato anzitutto ad Aosta dove ho avuto l’impressione
di una buona organizzazione generale e di impegno negli incontri ecumenici così, come nella
diffusione della nostra stampa e
dei libri Claudiana. Ho avuto
un simpatico incontro con tutta
la comunità, presenti anche i
giovani che sono ora ben inseriti nella vita della comunità.
Ad Ivrea le persone impegnate nella collaborazione col pastore sono molte e il lavoro si
svolge senza segni di stanchezza. Ho avuto im incontro con
il Consiglio di chiesa e la sera
un’àgape con la comunità. Anche qui un gruppo di giovani
fortemente impegnati nella comunità pur avendo rinviato la
confermazione. In questo loro
impegno stanno maturando una
fede più salda.
A Biella, la comunità sente la
esigenza di una testimonianza
della chiesa nella città (continuano i messaggi settimanali a
Radio Biella del past. Ayassot)
e nel periodo estivo a Piedicavallo. La comunità è curata con
molto zelo dal fratello Mario Castellani che vi si reca oltre alla
domenica anche il giovedì, da
Ivrea, mostrando una dedizione
ammirevole.
— Anche a Coazze la chiesa è
curata da un predicatore laico.
— E anche qui ho avuto l’impressione che l’anziano di chiesa Dino Gardiol, che si occupa
di Coazze unitamente alla sua
Signora da Luserna S. Giovanni, compia il lavoro con una nota di particolare gioia. La sua
predicazione è molto apprezzata.
— Quale impressione generale hai riportato da queste visite?
— In linea generale la visita
alle chiese è stata buona. Ho la
sensazione di una ripresa nella
vita interna delle comunità e di
un notevole impegno dei laici.
Soprattutto questa nota vorrei
sottolineare. In mezzo a tante
critiche e manifestazioni di pessimismo nei riguardi della nostra Chiesa, ho avuto l’impressione — del resto riscontrata
anche altrove — di una grande
ricchezza che ha la nostra chiesa; l’impegno dei laici che danno con generosità ed entusiasmo
il loro tempo e i loro doni per
il servizio della Chiesa, singoli
laici che si occupano di una comunità e gruppi di laici attivi
nelle comunità stesse. E una
grande ricchezza che riempie di
gioia e di riconoscenza.
(Intervista raccolta da Franco
Giampìccoli)
logica destinazione era quella di
coHaborare con chiunque avesse
programmi e mezzi per dare anche a questo tipo di quartiere un
minimo di quella attività che nella Grande Milano ha certamente
una sua valida vita. Si è quindi
ritenuto necessario prendere
stretti contatti con il Consiglio
di Zona (il decentramento amministrativo a Milano è una realtà,
anche se non perfetta) e proporre sul piano di una « crescita comune » una sostanziale collaborazione.
I primi risultati non sono mancati.
Domenica 6 marzo l’Orchestra
d’archi della Scala ha tenuto un
suo concerto di musiche di Vivaldi nei locali messi a disposizione.
Nel corso del prossimo mese
il Museo di Brera presenterà,
sempre in quei locali alcuni dei
quadri di cui dispone (ce ne sono più nei magazzini sotterranei
che in esposizione pubblica) e
durante un mese li illustrerà con
lezioni di esperti al pubblico del
quartiere.
Si era progettata una biblioteca comunale, ma si dovrà forse
ripiegare su altre attività culturali (una rialfiabetizzazione nel
quadro delle 150 ore) data la disposizione dei locali agibili.
È chiaro che queste forme di
testimonianza non hanno, né possono avere, una etichetta « protestante » che possa farle considerare come mezzo di evangelizzazione; ma sembra altresì chiaro che esse dovranno aiutare lo
inserimento nella vita del quartiere della Comunità, con tutto
quanto ne consegue per tutte le
altre iniziative più « nostre » che
non mancheranno di seguire, come già è avvenuto nel più recente passato.
Ed è anche importante avere
stabilito un contatto con le organizzazioni periferiche che sono
destinate ad acquistare sempre
più peso, cosicché la collaborazione iniziata dovrebbe avere sviluppi futuri del massimo interesse.
8° C I R C U I T O
Si progettano visite e convegni
I rapporti tra le Chiese e il Circuito si sono svolti l'anno scorso a senso unico; ogni iniziativa
è partita dal Consiglio, per la difficoltà delle Chiese ad inquadrare problemi e programmi in una
ottica circuitale. Ora, alcuni segni lasciano sperare che la situazione stia evolvendosi: Parma
ha invitato il Consiglio ad un’assemblea-dibattito sulla « cultura
cattolica »; Rimini ha fatto altrettanto per affrontare assieme
il problema del futuro di quella
comunità e diaspora, per le quali è ipotizzabile che venga a mancare il pastore.
Per quest'anno, come l’anno
scorso, il Consiglio pensa di bilanciare l’immobilismo delle
Chiese, mobilitando se stesso:
a) con una serie di visite-assemblea, su temi da concordare
di volta in volta e che stimolino
le Chiese alla dinamica circuitale;
b) con alcuni convegni brevi,
su argomenti rilevanti per la testimonianza evangelica; ciò perché, per ora, è stato accantonato
il progetto di costituire un collettivo teologico, come prospettato
nella relazione; le obiezioni di
ordine tecnico mosse dall’ultima
Assemblea al progetto sono state
determinanti.
Fusione
delle due
chiese
In applicazione dell’art. 27 del
Patto di Integrazione e con la
presenza del Moderatore e del
Presidente della Conferenza Metodista si è proceduto il 13 febbraio alla fusione delle due Chiese locali operanti a Venezia. Le
due Chiese hanno oltre un secolo
di vita e la loro storia si è sviluppata parallelamente attraverso vicende che sarebbe troppo
lungo ricordare. In passato le
due Comunità hanno anche dato
vita ad opere, come l’Istituto evangelico metodista per bambini e giovani e la scuola elementare valdese che hanno testimonia
to a lungo della loro vocazione
sociale.
La Chiesa Metodista aveva la
sua sede in un palazzetto in sottoportico Cavalletto nei pressi di
Piazza San Marco, quella Valdese era ed è ancora nel Palazzo
Cavagnis, nei pressi di S.ta Maria Formosa in pieno centro storico cittadino. Viva è ancora la
nostalgia per i bei tempi passati
quando i culti erano molto affollati, le due Comunità partecipavano alle rispettive attività, i
valdesi avevano una attiva filodrammatica, i due pastori, specie nel dopoguerra erano vivamente impegnati in una attività
evangelistica. I Valdesi di Venezia curavano anche un Gruppo
consistente a Chioggia, che è poi
andato spegnendosi quasi completamente.
Anni fa, su iniziativa di alcuni
fratelli, appoggiati dal pastore
R. Bertalot, si iniziò una presa
di contatti con il mondo cattolico, resa possibile dalla apertura
al dialogo provocata dal Concilio
Vaticano II. Si fanno ancora, in
tale spirito, tavole rotonde con
frequenza almeno annuale su argomenti di attualità presentati
ad un pubblico, di solito assai
folto, dal punto di vista cattolico
e da quello protestante, con partecipazione di pastori provenienti da altri luoghi. Si fanno incontri di preghiera, specie nella
« settimana dell’unità ». E con periodicità quindicinale (per Mestre mensile) si fanno riunioni
di meditazione biblica con gruppi misti o interconfessionali.
Non sono numerosi gli evangelici che partecipano a tali riunioni, in quanto alcuni sono contrari a « questo tipo di ecumenismo ». Altri invece vedono la necessità di perseverare in questo
comune confronto con la Parola
di Dio, perché credono che esso
possa valere al rinnovamento evangelico di tutti i credenti e di
tutte le Chiese in vista di una
loro più fedele testimonianza comune nel mondo di oggi.
La Chiesa Evangelica di Venezia è dunque ormai unita con i
suoi 140 membri iscritti (di cui
una trentina i metodisti) una larga parte dei quali non vive più
nel centro storico. Il maggior nucleo risiede a Mestre dove è stato aperto un luogo di culto e di
incontro, che si dimostra però
insufficiente a raccogliere i frequentatori abituali dei culti, della scuola domenicale, degli incontri giovanili e delle altre attività che si cerca di proseguire.
È un problema che si cerca di
risolvere con l’acquisizione di più
ampio locale.
Altro gruppo si riunisce periodicamente a Treviso di casa in
casa della diecina di famiglie che
ne fanno parte, e quindicinalmente il messaggio biblico viene
portato dal pastore di Venezia.
Agostino Garufi
3
11 marzo 1977
— 3
I valdesi di fronte ailo Stato
(segue da pag. 1)
magistrato tutto quello che non
è contro Dio... ».
Non c’è pertanto da stupirsi
se i Valdesi, nei primi tempi dei
loro contrasti coH’autorità costituita, si rivolgessero in tono
profetico ai loro signori e principi per cercare di convincerli
ad abbracciare la « vera fede »
(che era la loro), e farsi difensori della « vera giustizia » (che
avrebbe impedito lo spargimento del sangue innocente). E cosi', nel 1560, alla vigilia della crociata del Conte della Trinità, essi scrivevano al Duca Emanuele
Filiberto in questi termini :
« ...Vostra Altezza non ignora
che da tempo la nostra religione è stata perseguitata, ma non
solo essa non è stata eliminata,
ma al contrario di giorno in
giorno ha aumentato la sua forza; segno che essa non è opera
degli uomini, ma di Dio; e che
non potrà mai essere distrutta.
Perciò, non è forse un peccato
avventato il voler combattere
contro Dio, come hanno finora
provato tutti quelli che hanno
perseguitato il popolo di Dio e
la Sua Parola? E consideri Vostra Altezza che cosa significhi
agire contro Dio, prima di macchiarsi di sangue innocente... Noi
vogliamo ubbidire a tutti gli
editti di Vostra Altezza, fin dove la nostra coscienza lo permetterà; ma dove la coscienza
lo impedirà. Vostra Altezza sa
che si deve piuttosto obbedire a
Dio che agli uomini. E bisogna
dare a Cesare quello che è di
Cesare, è vero, ma a condizione che si renda a Dio quello
che gli è dovuto... ».
Mentre i Valdesi andavano
scrivendo questi documenti (e
se ne potrebbero citare parecchi), da cui si evince quale fosse il loro atteggiamento davanti
all’autorità, si andava pure configurando, senza che essi se ne
avvedessero, la natura giuridica
della loro entità ecclesiastica.
Quando nasce, infatti, la Chiesa valdese? o meglio, quand’è
che la sua fisionomia acquista
davanti allo stato la configurazione di ente con potere di trattare e discutere?
L’avvenimento si verifica proprio in questi anni di tensione
e di persecuzione, quando allo
stato « ingiusto » si deve contrapporre un altro organismo, il
popolo dei giusti. E volendo
puntualizzare, forse la data di
nascita della Chiesa valdese è
da fissare nel gennaio 1561 ; nel
pieno della crociata del Trinità
contro le Valli, in una riunione
di « ministri e popolo, furono
tutti alfine di parere che il popolo valdese et di qua et di là
dei monti farebbero tra loro
perpetua et inviolabile confederatione, promettendo tutti di
mantenere, con l’aiuto di Dio, la
pura predicazione dell’Evangelo
et l’amministrazione dei Santi
Sacramenti; di aiutarsi e soccorrersi scambievolmente gli uni
e gli altri, in ogni occasione di
persecuzione... senza pregiudizio
per la fedeltà che ognuno rispettivamente doveva ai propri legittimi superiori... ».
Questa decisione fu poi ratificata il 21 gennaio 1561 al Puy di
Bobbio Penice in una riunione
di capifamiglia e ancora dal sinodo del 2 febbraio.
Tale atto ha un’enorme importanza, anche se il suo significato sfuggiva ai Valdesi di allora: per essi infatti era una
decisione solenne nel momento
di guerra per richiedere l’unione di tutti ; ma esso sanciva da
una parte la sopranazionalità
della chiesa, alla quale i confini
Federazione
apulo-lucana
Si svolge a Bari, la domenica
13 marzo, la IV assemblea della
Federazione apulo-lucana. Il tema dibattuto, in riferimento alle relazioni tra il 14“ circuito valdese-metodista e la federazione
regionale è : « Cristo nel mondo
o Cristo nella chiesa».
Le relazioni introduttive toccano il rapporto con le comunità « non federate » presenti nella regione, con le comunità di
base ed i Cristiani per il socialismo, prospettando delle possibilità di collaborazione.
La rubrica « Protestantesimo »
e l’uso delle radio libere sono gli
altri argomenti all’ordine del
giorno.
dei singoli stati non interessavano; e qualificava il corpo ecclesiastico valdese davanti alle
autorità con cui esso avrebbe
dovuto trattare.
Come ha osservato Giorgio
Peyrot, in quei giorni i Valdesi
affermano ad un tempo la priorità dell’ordine spirituale e l’indipendenza del loro ordinamento ecclesiastico da ogni inframettenza esteriore. In altri termini, giuridicamente essi stabilivano il loro ordinamento primario in un regime di rapporti
con lo stato, che possiamo definire separatistico.
Tale situazione veniva poi
inconsapevolmente riconosciuta
dal Duca di Savoia in capo a
qualche mese con le « capitolazioni di Cavour » (5 giugno 1561):
come è noto, in quell’occasione
i delegati plenipotenziari delle
Valli trattavano con il rappresentante del Duca di Savoia, Fi
lippo di Racconigi, e in questo
modo automaticamente lo stato
riconosceva resistènza di un altro ente, la chiesa-popolo valdese, a cui si concedevano determinati diritti, anche se l’intenzione allora era soltanto quella
di relegare quella scomoda gente in un grande ghetto.
La legge sui culti ammessi del
1929/30, se si volesse fare un
confronto poco storico, fu meno democratica: infatti in questa occasione i rappresentanti
dei culti ammessi non furono
neppure interpellati sulla legge
che li avrebbe governati!
Ci troviamo così, dopo questi
avvenimenti, di fronte ad una
chiesa che avvertirà sempre di
più la sua fisionomia di corpo
distaccato dallo stato, e al tempo stesso da questo condizionato in rapporti di forza più che
di diritto.
(continua)
ALSAZIA
Un documente ecumenico
contro gli impianti nucleari
Il problema dell’energia e della costruzione di nuove centrali
nucleari si pone in maniera sempre più pressante per i paesi industrializzati dell’occidente. È interessante, come termine di confronto, un documento firmato
da cento sacerdoti cattolici e pastori protestanti dell’Alsazia, paese particolarmente interessato
al problema, dove tra l’altro alcuni giovani hanno intrapreso
uno sciopero della fame e le popolazioni di quindici comuni
hanno occupato il terreno su
cui dovrebbe sorgere un impianto termo-nucleare.
« È un fatto che il benessere
e l’abbondanza dei paesi industrializzati riposa in gran parte
sullo sfruttamento dei popoli
più poveri, e sulla distruzione
accelerata e irrimediabile delle
ricchezze del pianeta. Oggi, il
mezzo principale previsto per
salvare e sviluppare questa società del benessere di alcuni popoli privilegiati è l’utilizzazione
massiccia dell’energia nucleare...
Secondo il parere documentato di un gruppo sempre più numeroso di scienziati, la nocività
di tale forma di energia è sempre meglio accertata. Malgrado
gli sforzi compiuti, non si riesce
nemmeno a contenere l’inquinamento detto classico: l’avvelenamento chimico dell’atmosfera,
dell’acqua, della terra e perciò
del nutrimento degli esseri viventi...
È possibile ammettere che le
popolazioni interessate siano
private di informazioni e di dibattito democratico, mentre or
gani finanziari, ambienti di amministratori e pianificatori decidono per esse e in vece loro?
Questo modo di agire non segna
forse un abuso di potere? Un
potere poliziesco e totalitario
come lo esige la gestione razionale di una società nucleare è
conipatibile con l’immagine dell’uomo libero, responsabile e figlio di Dio?» (BIB/SNOP)
PROTESTANTESIMO” IN TV
Di notevole interesse la trasmissione « Protestantesimo » di domenica scorsa in cui il pastore Vinay
ha potuto esprimere in modo chiaro e preciso la sua a difficile » e
controversa posizione di pastorepolitico rispondendo alle domande
dei giornalisti ospitati alla trasmissione.
Positivo ci sembra l’aver coordinato le domande cosi da presentare
un dibattito omogeneo e non slega
del consumo, basato sullo sfruttamento e sul (c mors tua vita mea »,
perché agape è : « la tua vita è la
mia vita », ed è quindi azione, prassi, lotta.
Un esempio di questo l’ha offerto lo stesso Vinay sulla questione
aborto; rileggiamo la sua lettera di
chiarimento inviata al quotidiano
« La Repubblica » e già pubblicata su questo giornal« il 18.2.77 :
concordiamo pienamente nel consi
La bussola dell’agape
to o semplicemente polemico. Il discorso è infatti iniziato da domande di carattere generale, sulle motivazioni che hanno portato il pastore Vinay a intraprendere la strada della politica parlamentare e
successivamente si è arrivati a trattare problemi più specifici, quali il
disarmo, l’aborto, il Vietnam. Questo lo svolgimento del «dibattito»;
riprendiamo ora i punti che ci sembrano più significativi.
Il concetto di « agape », che deriva dairinsegnamento di Cristo,
ci sembra essere il valido perno su
cui si basa la visione politica di
Vinay.
Questo concetto di agape è una
verità che come tale non può essere settoriale, ma è valida in ogni
campo : politico, sociale, economico. E’ valida in quanto modello alternativo al modello capitalistioo
derare la piaga degli aborti clandestini come una « pagliuzza » (da
risolvere con decisione) rispetto alla « trave » del vero e immenso aborto dell’umanità dei nostri tempi ; armi, fame, sfruttamento (problemi che possiamo considerare
con più decisione dopo aver eliminato la « pagliuzza »). Importanti
i dati e le precisazioni che il senatore Vinay ci ha offerto, quale conoscitore profondo e testimone diretto del problema, sulla libertà religiosa in Vietnam.
Purtroppo la trasmissione è avvenuta ad un’ora piuttosto tarda
per cui il pubblico sarà stato costituito principalmente da tele-spettatori già interessati al problema.
Vera Cognazzo
Beppe Mocchia
Appello del Papa
In occasione della quaresima
il papa ha rivolto un messaggio
ai credenti in cui sottolinea la
necessità di approfittare del tempo accettevole per rinnovare e
risvegliare le coscienze, per ravvivare il senso del dovere e il desiderio di corrispondere, concretamente, alle esigenze di una vita
cristiana autentica.
Richiama in seguito il « grido
d’angoscia al Signore » lanciato
quasi dieci anni orsono con la
« Populorum progressio » per le
folle immense di coloro che le
società del mondo intero lasciano abbandonate ai margini della
strada, ferite nel corpo e nell’anima, spogliate della loro dignità
umana, senza pane, senza voce,
senza difesa, soli nella distretta.
Rilevata la difficoltà a dividere
con gli altri ciò che ptossediamo
per contribuire ad eliminare le
ineguaglianze di un mondo divenuto ingiusto, ricorda che le dichiarazioni di principio non sono
sufficienti ed è invece necessario
e salutare ricordare che siamo
gli amministratori dei doni di
Dio e che, secondo la dichiarazione del Vaticano II sulla Santa
Liturgia, « la penitenza quaresimale non deve essere solamente
interiore e individuale, ma anche esteriore e sociale ».
Andate incontro al povero Lazzaro che soffre la fame e la miseria, diventate il suo prossimo
perché possa riconoscere nel vostro sguardo lo sguardo di Cristo che lo accoglie e nelle vostre
mani le mani del Signore che distribuisce i suoi doni. Così purificherete i vostri cuori per accogliere le prossime celebrazioni
pasquali e annunciare al mondo
la buona notizia della salvezza:
A GINEVRA E LOSANNA
Il 17 Febbraio occasione d’incontro
I valdesi della Svizzera Romanda hanno tenuto a sottolineare
ancora una volta il significato
della data del 17 febbraio con
due belle giornate comunitarie a
Ginevra il 20 febbraio ed a Losanna il 26. Il pastore Giovanni
Conte ha partecipato a questi incontri fraterni su incarico della
Tavola. Il signor Jacques Picot
aveva perfettamente organizzato
ogni cosa, con l’aiuto di tanti fratelli e sorelle dei rispettivi gruppi delle due città: lo ringraziamo assai, pregandolo di trasmettere un saluto riconoscente a tutti gli altri.
A Ginevra, la giornata domenicale è cominciata con il culto
nel « tempie des Eaux Vives »,
presieduto dal pastore Mobbs.
La predicazione, seguita da un
uditorio attento e partecipe di
valdesi e fedeli amici della nostra Chiesa, è stata tenuta dal
pastore Conte, che ha ricordato
che, in Cristo, siamo stati messi
al servizio di ciò che è giusto
(Rom. 6: 18). La santa cena ha
chiuso il culto.
E seguito il pasto in una sala
attigua, con oltre un centinaio di
presenti. Al levar delle mense
hanno parlato il pastore Sordet,
moderatore della « Compagnie
des pasteurs », il pastore Mobbs,
il signor Jacques Picot, il sig. Ro
stan e l’ospite italiano. Abbiamo
notato con piacere la presenza
del prof. Jacques Courvoisier, già
docente alla facoltà teologica ginevrina. La sera proiezione di
diapositive e scambio di idee.
A Losanna, una sessantina di
amici hanno risposto all’appello
e si sono ritrovati nella bella sala della comunità di St. Jacques,
che ospita da qualche tempo le
riunioni mensili del gruppo valdese. 11 programma seguito è stato essenzialmente lo stesso. Abbiamo salutato in mezzo a noi i
pastori locali Jaccard e Amman,
con la signora. Anche qui brevi
discorsi dei pastori Amman e
Conte e, dopo la visione di diapositive concernenti- i luoghi ed i
momenti della testimonianza valdese, larga e fraterna discussione. Tanto che alcuni « irriducibili » sono andati a letto verso Luna del mattino! Anche qui, come
a Ginevra, molto interesse per la
situazione italiana in generale e
perplessità, sia pure con varie
sfumature, per la linea seguita
dalla nostra Chiesa. Era presente il fratello Bleynat, di Villar
Perosa, che segue i corsi der diaconi a Losanna.
Un caldo ringraziamento ai
fratelli Minnucci e Mourglia e a
quanti hanno collaborato con loro. Da notare che è stata fatta
nelle due occasioni una colletta
per la Casa di Riposo di San Germano. Calorosi i saluti inviati
alla Tavola ed ai vari Comba,
Bouchard, Coucourde ecc. alle
Valli!
Il pastore Conte ha avuto anche l’occasione di parlare alla
Chiesa Scozzese di Losanna, dinanzi ad un pubblico anglofono
assai sensiibile alla grande responsabilità evangelica che il Signore ha affidato alla Chiesa Valdese. 11 pastore Isherwood e la
Signora, che erano venuti alle
Valli per il Sinodo, hanno riservato all’ospite valdese un’accoglienza assai calorosa.
Ultimo incontro dn terra vaudese con alcuni membri della comunità di Gingins (Nyon), dove
il pastore e la signora Dottrens
avevano manifestato il desiderio
di far conoscere meglio il movimento valdese.
Desideriamo esprimere tutta
la nostra riconoscenza alle numerose persone che hanno permesso tutti questi incontri e ci
auguriamo che essi siano valsi
da una parte a rinsaldare i legami « tra valdesi », dall’altra ad
allargare il dialogo della nostra
Chiesa con quanti oi sono molto
vicini nella fede.
G. C.
Denunciata da
Amnesty International
Repressione
in Guatemala
Amnesty International ha richiamato l’attenzione cori un
opuscolo pubblicato in dicembre 1976 sulla' situazione del
Guatemala e in particolare sugli squadroni della morte e le
sparizioni.
Si calcola che dal 1966 almeno
ventimila persone sono state detenute e giustiziate senza processo.
Il Guatemala è una repubblica
dell’America Centrale con 6 milioni di abitanti, di cui il 75% circa sono contadini che lavorano
in piccolissime fattorie oppure
nelle grandi piantagioni di caffè,
zucchero e cotone.
Il Guatemala è uno dei firmatari della Convenzione Americana sui diritti umani (1969). Malgrado ciò avvengono quasi quotidianamente esecuzioni sommarie di dissidenti politici e delinquenti comuni ad opera delle
forze di sicurezza o di gruppi paramilitari costituiti in massima
parte da civili che agiscono con
la connivenza e talvolta in stretta collaborazione con le autorità
governative. La tortura è largamente praticata.
La maggior parte delle esecuzioni avviene dopo la « sparizione » della vittima. La grande
maggioranza di coloro che « spariscono » muore di morte violenta. I loro cadaveri ritrovati lungo le strade e nei fossi o in sacchi di plastica in laghi o fiumi
o sepolti in fosse comuni nella
campagna, recano spesso i segni
di torture e mutilazioni.
Le uccisioni di massa hanno avuto inizio negli anni ’60 come
misure anti-insurrezionali in nome della « pacificazione » e dell’anticomunismo, e come azione
contro la guerriglia che nel ’66
stava operando nel nord-est del
paese con ampia base popolare.
Basandosi sulla propria documentazione Amnesty International ritiene che molte delle vittime degli ultimi anni appartengano al sottoproletariato rurale e
urbano. Forse molti erano delinquenti comuni. Un altro gruppo
numeroso è rappresentato dai
contadini (campesinos). Poi vi
sono membri e leaders dei partiti d’onposizione, sindacalisti e
giornalisti, studenti e operai.
4
11 marzo 1977
Il danno e la beffa
Caro direttore,
vorrei fare alcune considerazioni su
quanto è stato scritto a proposito della
trasmissione di « Protestantesimo » del
23.I.’77.
Non voglio difendere o criticare il
GTA, ma intendo dare il mio contributo per spiegare come ho inteso una
delle frasi criticate e precisamente « la
terra a chi la lavora ».
Io credo di parlare con « cognita
causa » essendo un contadino ma al
sentire questa frase non penso ai latifondisti, come qualcuno in modo ironico allude, so benissimo che i « signori » non sono proprietari delle nostre
magre terre di collina o montagna, ma
di quelle più fertili della pianura.
« La terra a chi la lavora » non vuol
dire per noi possedere le terre registrate al catasto, ma poter « decidere »
cosa fare della nostra terra : così coltivare e poter vivere su di essa. Se coloro che scrivono queste cose fossero
dei contadini, saprebbero che noi non
decidiamo mai nulla sia quando compriamo i mezzi di produzione (macchine, mangimi, concimi, ecc.), sia quando vendiamo i nostri prodotti : a decidere sono sempre altri, che si chiamino latifondisti o consorzi agrari o altro non importa.
Ecco perché noi contadini quando
sentiamo frasi o slogans come <c la terra a chi la lavora » pensiamo solo che
voglia dire per noi poter decidere del
nostro avvenire.
Se questo esempio non fosse chiaro
potrei citare i contadini che hanno
fermato nei loro campi di grano le ruspe che volevano fare l’autostrada Torino-Piuerolo; in questo caso chi voleva « decidere », cioè fare la strada
non si chiamavano latifondisti, ma democristiani.
Come vedete che siano i padroni o
i loro servi non ha importanza.
Altro esempio che i contadini sono
proprietari della loro terra solo sulla
carta : in certi comuni dove si sta
facendo il piano regolatore, si sceglie
la zona industriale, zona dei servizi,
zona abitabile (guardando sempre di
favorire e non danneggiare i proprietari dottori o nobUi) e poi quello che
resta può servire all’agricoltura. Anche in questo caso non si chiamano più
latifondisti, ma democristiani e con i
democristiani dei Valdesi « indipendenti » di quelli che non « fanno politica », ma si scandalizzano e fanno
petizioni se i nostri mezzi di informazione parlano di queste cose. Io credo
che sarebbe più giusto e più evangelico scandalizzarsi quando vengono fatte certe ingiustizie e porcherie piuttosto che quando vengono denunciate
magari in modo poco corretto. Io mi
scandalizzo se dei valdesi stanno con
i democristiani, con i latifondisti, con
i padroni o con i servi dei padroni o
con coloro che vogliono le autostrade,
abbiano però il coraggio di dirlo e
non trovino scuse come quelle che sui
nostri giornali, tra fratelli, non si può
parlare dei nostri problemi perché « si
fa politica », altrimenti per noi al danno si aggiunge la beffa.
Mauro Gardiol
Incontro alla spada
Scrivendo in merito alla trasmissione televisiva sul Gruppo Teatro A.ngrogna, il pastore Sonelli esprime delle
riserve su "una certa ostentazione, drasticità di giudizi e presunzione di purezza" che danno all’atteggiamento del
GTA un tono altezzoso che "stona soprattutto in chi vuol mettersi al servizio dei minimi’’. E prosegue:
(...) Per quanto riguarda il contenuto, ferma rimanendo l’impressione di
un’enfasi ad effetto — penso che meriti un giudizio ben diverso da quello
di condanna che è stato pronunciato
da alcune parti. Il Gruppo Teatro Angrogna ha voluto rappresentare scenicamente situazioni di fatto col chiaro
intento di destare l’attenzione e l’impegno degli spettatori. Forse non c’è
stata una giusta collocazione dei problemi, forse ci si è attenuti a dei motivi non aderenti alle situazioni presenti. La situazione operaia è stata
presentata in modo troppo generico,
nel senso che oggi si deve pur distinguere tra un ceto operaio che ha raggiunto una certa qual posizione di forza e una gran massa che è ancora nella situazione di sottoproletariato che
sta svegliandosi, lo credo che anche i
critici della trasmissione non possano
negare la tragicità della condizione di
grandi mas.se disoccupate o sottoccupate, sia nelle grandi città industriali,
come nel meridione o —- ancor peggio
— in altri paesi deH’America Latina,
dell’Africa e dell’Asia. Certo non è
molto piacevole sentire giovani, che
conosciamo e che non si trovano in
quelle condizioni, pronunciare parolaece, ma essi non volevano certo far
l’apologià del turpiloquio! La realtà,
però, è quella che essi vogliono presentare : una realtà sconvolgente, sempre più drammatica, nella misura in
cui al sottoproletariato italiano si aggiunge anche nelle nostre città il sottoproletariato africano.
Mi meraviglio che il comunicato
della TEV parli di « predicazione ispirata all’odio di classe » quando invece
si tratta di renderci consapevoli della
realtà della miseria e, quindi, anche
dell’odio che grava sulla nostra società. Quello che il Gruppo Teatro'Angrogna presenta (forse stilisticamente-non
nel modo più chiaro) è ben poco al
confronto della realtà che ci sta attorno e entro la quale si svolge la vita
dei credenti. Finora ci siamo commossi al pensiero che milioni (centinaia
di milioni) di uomini sono nella più
nera miseria, ma ci sentivamo molto
lontani da essa. Ora questa miseria si
fa viva, si agita, acquista coscienza di
sé e ci spaventa. Questa massa di miseri che si sta organizzando, che acquista coscienza della sua forza ed emerge dal suo lungo silenzio, non è
molto gentile ; urla, si agita, bestemmia, minaccia, sogna utopie. Ci scandalizziamo perché dei giovani — che
nonostante certa strafottenza, non sono
lontani da Cristo e da noi — vogliono
aprirci gli occhi?
Leggo in Geremia (34: 17 ss.). «Così parla TEterno : Voi non mi avete
ubbidito proclamando l’emancipazione
ciascuno al suo fratello e ciascuno al
suo prossimo; ecco : io proclamo la vostra emancipazione, dice l’Eterno, per
andare incontro alla spada, alla peste
e alla fame e farò che sarete agitati
per tutti i regni della terra ». Geremia non predica odio, ma sospinge alla conversione e, nonostante le riserve
di forma, credo che il discorso dei giovani di Angrogna non sia stato molto
diverso da quello di Geremia.
E’ stata predicazione : ed io vorrei
dire molto fraternamente a coloro che
si sono scandalizzati di non fare proteste, ma di accettare l’occasione di
una riflessione seria sugli avvenimenti
della nostra società. Pensiamo noi cristiani che la voce dei miseri non avrà udienza? O crediamo — proprio
noi — che le forze dell’oppressione —
in tutte le partì del mondo — costringeranno per sempre le masse alla disperazione? Vediamo ciò che sta accadendo nel Sud Africa, nella Rodesia.
Se noi stessi non alzeremo la voce per
richiamare a conversione i potenti, il
giudizio di Dio proclamato dai profeti
e confermato da G^sù cadrà sulla nostra generazione e saranno lacrime e
sangue, come è stato tante altre volte
nella storia. Non è forse vera carità
richiamare gli uomini dalle loro iniquità e annunciare il giudizio di Dio
perché possano salvarsi?
Alfredo Sonelli
Per queste strade
Ho visto gli interventi contro la
partecipazione del Teatro d’Angrogna
a « Protestantesimo » e ne sono rimasto molto amareggiato. Mi sento in dovere di darvi questa testimonianza :
chi vi scrive non aveva mai avuto molto interesse per il Vangelo né per le
Sacre scritture in genere. L’aver ascoltato interventi « politici » di qualificati amici valdesi, mi ha invece stimolato a studiarne il loro « retroterra ». L’aver coraggiosamente saputo
dedicare il poco tempo a disposizione
ad una tematica quale quella offerta
dai giovani di Angrogna, è stato per
me motivo di grande apprezzamento
per la Chiesa valdese in genere, che
non esita a porsi costantemente « in
analisi » accettando e meditando sulla
contestazione interna ed esterna. La
lettura politica del Vangelo, nei libri
di Belo e Girardet, per me sono state
vere rivelazioni, scoperte di strade che
ignoravo. Per queste strade, ho incontrato cosi la Chiesa valdese. Gli insofferenti della « politica » in « Protestantesimo » ed in ogni altra manifestazione della Chiesa, meditino dunque, ricordando che « le vie del Signore sono infinite » e che chi scrive non
è certo il solo a riscoprire il Vangelo
neirimpegno, nella lotta per la liberazione dell’uomo.
Cordialmente, Tavo Burat
Per mancanza di spazio rimandiamo
al prossimo numero Vintervento del
Servizio radiotelevisione della Federazione. Con questi interventi vorremmo
concludere la discussione sul Gruppo
Teatro Angrogna.
Se poi a seguito delVintervento del
Servizio della Federazione riprenderà
la discussione sulla rubrica ’^Protestantesimo’\ sarà bene avere un orizzonte più ampio di una singola rap~
presentazione.
_____UNA RACCOLTA DI TESTI DI GIOVANNI FRANZONI
Una fede tra la gente
Questo libro di Giovanni Franzoni si divide in due parti nettamente diverse per contenuti e
occasione di partenza dei contributi che riporta.
La seconda parte riprende
scritti del 1973 e del 1974, collegati alla attività e alla funzione
di Franzoni nella gerarchia cattolica. La prima parte riprende
i corsivi pubblicati da Franzoni
stesso su Com-Nuovi tempi dal
13 ottobre 1974 al 12 settembre 1976.
Partiamo, secondo l’ordine
cronologico, dalla seconda parte.
Il primo scritto che viene qui
ripreso è la « lettera pastorale »
La terra è di Dio. Si tratta cioè,
nel senso tecnico, proprio della
Chiesa cattolica, di « un ’atto
magisteriale’: questo perché il
suo autore, pur non essendo vescovo, aveva la carica di abate
di S. Paolo e, come tale — tra
l’altro — aveva partecipato come ’padre’ al Concilio Vaticano II al pari dei vescovi della
chiesa cattolica » (p. 177, ndr.).
Questa lettera, datata 9 giugno 1973, fu resa pubblica il 14
giugno dello stesso anno, mentre era in corso la X Assemblea
Generale della CEI (alla quale
partecipava, per l’ultima volta,
lo stesso Franzoni). L’« anno santo » di cui si parlava nella lettera e 1’« anno santo » prospettato dalla maggioranza dei vescovi erano tuttavia due cose
abbastanza diverse: la « lettera
pastorale » fu vista dai più come una dichiarazione di guerra,
anche se evangelicamente era
ineccepibile.
Tra i pochi vescovi che, se pure con accenti diversi da Franzoni, accettano di dialogare con
lui, è il cardinale Michele Pellegrino, che fa pubblicare su « Il
nostro tempo » una lettera aperta a Franzoni, datandola il 13
settembre 1973, nel giorno di
san Giovanni Crisostomo, « amico dei poveri e fustigatore di
tutti i prepotenti ».
La risposta di Franzoni, pubblicata su Com il 18 novembre
1973, è anch’essa contenuta nel
libro.
La lettera, già pubblicata per
i « documenti cnt », era esaurita: era dunque opportuna una
ristampa.
Il secondo documento, « Il mio
regno non è di questo mondo »,
è una risposta alla notificazione
della CEI sul Referendum. Per
questo documento Franzoni venne sospeso « a divinis », « due
settimane dopo la pubblicazione
di questa lettera » (ndr. di p.
233).
La lettera è datata 14 aprile
1974, Pasqua di Resurrezione.
Al di là dell’occasione che l’ha
suggerita, la questione del divorzio, essa contiene tutta una serie di suggerimenti storico-teologici di vasto respiro, per una
comprensione complessiva del
nodo chiesa-potere, della mentalità concordataria, e delle conseguenze etiche che ne derivano,
contrapposte ad un’etica evangelica della libertà.
Veniamo ora alla prima parte
del libro.
Anzitutto: come mai questi
corsivi, che cronologicamente,
abbiamo detto, vengono dopo,
sono ora collocati prima dei documenti diciamo così « ufficiali »? Forse solo per motivi tipografici: ma non credo: questi
corsivi sono qualcosa di meno
compiuto, di più quotidiano, di
più provvisorio: « tra la gente »,
come dice il titolo del libro, e
quindi segnati non tanto dalla
firma illustre, ma dal suo colloquio con gli uomini (redazione,
comunità, proletari, lettori, e anche con gli uomini del Nuovo
Testamento!).
Che cosa sono questi corsivi?
per ragazzi
Alla fine del 1976 il nostro Ministero degli Esteri, in collaborazione con
la Municipalità di Francoforte sul Meno, ha promosso, alla grande Fiera del
Libro che ogni anno ha luogo a Francoforte, una mostra del libro italiano
per l’infanzia e la gioventù, affidando
l’incarico all’Ente Fiera di Bologna.
Scopo: l’incontro delle culture tanto importante per noi in terra tedesca
dove vorremmo che i nostri lavoratori non perdessero la loro identità e
fossero coscienti del patrimonio culturale del loro paese d’origine.
Se questa mostra ha potuto essere
allestita è perché di libri per ragazzi,
belli, nuovi, invoglianti, da noi ce ne
sono tanti. Ne sfogliamo alcuni.
DI BOMPIANI
Ian Cameron, Le montagne sul tetto
del mondo, L. 2.500.
Questo libro racconta un’avventura
scientifica che si svolge in fondo all’America, sulle montagne tra la Patagonia e la Terra del Fuoco. Si tratta
di una spedizione sul monte Viedma
fatta da un gruppo di scienziati e una
studentessa di geologia. Lo scopo principale è la speranza di incontrare i
Parantropus, uomini scimmia estinti
un milione di anni fa : il capo spedizione è sicuro ne esista ancora qualche
esemplare. Si segue la spedizione col
fiato sospeso...
Dei FRATELLI FABBRI
Mario Sabbieti, Una stagione per crescere, L. 6.000.
Il fiorentino Mario Sabbieti ha scritto per i ragazzi un romanzo storico,
ambientandolo, verosimilmente, a Firenze, tra la caduta del fascismo e la
presa di governo del C.L.N. Un libro
bello, pieno di personaggi, episodi vivi, situazioni esatte che danno il clima di quel tempo, vissuto tra fame,
persecuzioni e soprusi, in un’atmosfera
di apparente rassegnazione e di intim.a
ribellione. Sabbieti è nato nel '30 e
aveva, nell’epoca che descrive, l'età dei
suoi protagonisti, un gruppo di ragazzi e ragazze, operai c studenti che
« crescono » veramente, man mano
che le loro idee si fanno chiare e si
•sentono impegnati a costruire, con atti e sofferenza, quella liberazione attesa.
In coda al romanzo una storia del
fascismo di Piero Pieroni, fatta a documentario, molto opportuna e bene
illustrata, e delle note sulla resistenza
nell’arte e nel cinema. Un libro di va
lore in una edizione ricca che rischia
per questo di non poter essere divulgata ampiamente come sarebbe molto desiderabile.
L’Editore ARMANDO cura anche
la pubblicazione di libri-gioco che permettano ai più piccoli una lettura attiva.
Donald Bisset, Storie di un altro
tempo, L. 1.200.
Sono 15 storielle di animali e bambini, draghi e ciambelle e altre cose.
L’originalità sta nel fatto che ogni racconto ha uno spazio invitante dove i
piccoli possono disegnare o scrivere —
se vogliono e come vogliono — in modo che diventano co-autori del loro
libro.
Maria Luisa De Rita, Il sole col cappello, L. 1.200.
Raccoglie due testi teatrali molto
semplici che il bambino può recitare
e poi, seguendo le immagini, può inventare da sé altre commedie, esercitando il suo apprendimento e la sua
fantasia. Berta Subilia
(.continua)
Non una « predicazione », né
delle « omelie » in senso classico; ma, a partire da spunti di
cronaca, di lotta, di vita, un ripensare e un rileggere e, in speranza, un rivivere l’Evangelo.
Nei limiti di una segnalazione
non ci è possibile riflettere a
lungo sui temi, sui nodi, sui problemi affrontati: chiederemmo
piuttosto ai lettori di continuare il lavoro, riflettendo su alcuni spunti critici.
1. - Abbiamo detto che il libro
si divide nettamente in due parti: ma non ci sono due Franzoni, il « dom » e il « ridotto allo
stato laicale » (dal 2 agosto 1976,
dopo la sua dichiarazione di voto al PCI!), il monaco benedettino e il comunista, l’uomo «tra
la gente■» e lo scrittore colto di
cose religiose che scrive lettere
pastorali, il « buon cattolico » e
il potenziale eretico. Giovanni
Battista Franzoni è lui, lo stesso, « prima » e « dopo », un uomo, da cui si può dissentire o
con il quale si può andare d’accordo, ma che soprattutto non
ci permette di eludere alcune
tra le domande di fondo per il
credente di oggi.
2. - Sarebbe interessante una
valutazione « serena ed obiettiva » sulla « ortodossia » di Franzoni: c’è tra i lettori chi è disposto a tentarla? Che cosa dicono i corsivi sulla dottrina della chiesa, sull’istituzione, sulla
figura di Cristo, e così via? La
prima impressione è che Franzoni sia ben più « ortodosso » di
quanto la chiesa ufficiale vorrebbe, e perciò ben pericoloso:
le sue Contestazioni partono all’interno della costruzione dogmatica cattolica, anche se vanno oltre alle prospettive tradizionali; ed è per questo che colpiscono.
3. - Opportuna anche una lettura « ecumenica » di questi corsivi. Facciamo semplicemente
un esempio: alcuni corsivi sono
dedicati a Maria: per vedervi la
discepola del Signore, o per aprire un discorso in favore della
donna; è una visione che può
accontentare un protestante, è
una « mariologia » accettabile, o
sufficiente?
4. - Un’ultima domanda: se è
chiaro che la lettura dei corsivi
dà conto di una scelta di classe,
c’è da chiedersi ancora quale è
il marxismo di Franzoni. Non si
deve ovviamente chiedere ad articoli giornalistici quel che non
possono dare, né valutare aprioristicamente (prò o contro) la
scelta di voto di Franzoni: la
domanda è reale: quale tipo di
socialismo, quale proposta emerge?
Come vedete, più domande
che risposte, almeno per invogliare alla lettura. Ma certo anche un libro che dà conto di una
fede non esangue, capace di
gioire e di scandalizzarsi, di vivere e di polemizzare; programmaticamente, « tra la gente ».
Sergio Rìbet
Giovanni Franzoni: Tra la gente,
edizioni cnt, Roma, 1976, pp.
184, L. 2.500.
NOVITÀ’
Vittorio Subilia
Presenza e assenza di Dio
nella coscienza moderna
(pp. 123, L. 3.200)
« Preso atto della diffusione e della diversa qualità dell’ateismo contemporaneo, colto non solo al di fuori, ma anche al di dentro dei confini delle chiese, l’autore si interroga
sul futuro, sul modo cioè con cui i credenti possono annunciare l’Evangelo come chiamata alla salvezza. II progetto si
specifica meglio attraverso i sondaggi critici della teologia
ecumenica (esiste?, il rapporto istituzione-chiesa, le sue ambiguità e ricchezze...) e della teologia barthiana (il sospetto
metafisico, la protesta antiborghese, Dio rivelatore-rivelazione-rivelato...). La parola conclusiva è nella testimonianza
che "Dio è”, nucleo irriducibile per ogni credente e per ogni
chiesa ».
(« Il Regno » - Bologna, n. 4/77)
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - Torino - c.c.p. 2/21641.
5
11 marzo 1977
I FATTI
6 maggio 1976, terremoto del X grado della scala Mercalli
15 settembre 1976, terremoto del IX grado della scala Mercalli
Dal 6 maggio 1976 al 31 gennaio 1977, 371 scosse di terremoto
Area colpita 4.800 kmq. dei quali 3.547 in 89 comuni montani
Popolazione coinvolta 500.000 persone
951 morti
2.400 feriti
46.000 sfollati registrati
Almeno altrettanti non registt;ati
32.000 abitanti con case distrutte o da demolire
157.000 abitanti in case lesionate più o meno gravemente per gran
parte delle quali non è economicamente valida la riparazione
6.500 imprese coinvolte con 18.000 addetti nella sola industria
Completo disfacimento della rete di distribuzione e dei servizi
Distruzione praticamente totale della rete ospedaliera e sanitaria
Distruzione a livelli altissimi della struttura scolastica
Danni per 5.000 miliardi di lire
22.000 sfollati registrati ancora (31 gennaio 1977) nei centri di raccolta sul litorale
Prefabbricati del piano regionale messi in opera: mq. 207.947 su
343.298 pari al 60%
Prefabbricati del Commissariato straordinario del Governo messi
in opera: mq. 215.000 su 402.943 previsti pari al 53%
Opere di demolizione da compiere ancora nella misura deH’80%.
Mentre giungono le prime notizie del nuovo disastro in Romania,
sono ancora aperte le ferite di ieri: nella foto una visuale di Magnano in Riviera con la bella chiesa completamente distrutta.
Conoscere
per aiutare
fsegue da pag. 1 )
triarchino di Aquileia; quelli che
si accontentano di conservare
semplicemente la posizione acquisita nei lunghi anni in cui furono l’unica istanza intellettuale
e mediatrice tra il padronato industriale e terriero e la plebe.
In mezzo a tutto ciò qualche
microdiaspora protestante. Tramonti con il protestantesimo arrivato da oltre oceano con 'l’emigrazione di ritornò, nuclei familiari qua e là. Una comunità metodista a Udine, una battista a
Pordenone, Pentecostali a Udine.
In tutto qualche centinaio di persone ad essere ottimisti.
Politicamente la Democrazia
Cristiana è il partito che ancora
riceve i maggiori consensi seguita da un Partito Comunista che
ha la sua forza principalmente
nei giovani e da un Partito Socialista con qualche tradizione
in Carnia e nell’udinese radicata
negli ambienti degli ex emigrati
in Belgio, Germania e Francia.
Ma numerosi sono i voti che
vanno ancora alla destra fascista e quelli inutilmente spesi per
mantenere in vita il Movimento
Friuli, autonomista e sotto sotto
controllato dalla curia.
Fino a qualche anno fa tutta la
montagna è stata retta da amministrazioni comunali di centro.
Oggi comincia ad apparire qualche isola rossa anche lassù ma i
lunghi e tenaci legami del clientelismo sono assai duri a morire.
Cosa significa dunque in questo contesto per noi evangelici
aiutare il Friuli?
Dobbiamo pensare in termini
realistici a due cose: presenza ed
impegno.
Il terremoto ha offerto anche
a noi una possibilità che la storia sembrava ormai averci negato per sempre. Presenza e impegno che devono concretizzarsi in
qualcosa che superi la contingenza attuale e si collochi come momento diverso dalla cultura cattolica egemonizzante. L’esperienza che abbiamo fatto e continuiamo a fare lassù ci insegna che è
possibile proporre l’istanza evangelica in termini credibili. Ma
non nei termini generici di un
evangelismo pressapochista che
non spezzi vecchi schemi e vecchie catene. Nemmeno però, e
sarebbe errore assai grave pensarlo, nei termini di un certo
nuovo evangelismo da corridoio
pieno di teoria e di presunta partecipazione ma in realtà scimmiottamento poco intelligente di
altre istanze e di altre problematiche. Creare qualche cosa di nuovo e duraturo, vivere con i fratelli friulani l’impresa della ricostruzione economica e morale
della loro terra è, per noi evangelici, Tunica possibilità di essere assieme al Cristo vicino a
loro.
Anche noi che conosciamo assai bene il Friuli abbiamo riscoperto brutalmente con il 6 maggio la verità di questa terra. Cri■sto ci chiama ad essere presenti
in Friuli con la Parola e con l’azione. Come potremmo rifiutarci
di andare?
FRIULI OGGI
Si sarebbe potuto fare meglio e ce ancora molto da fare - questi i dati di un primo bilancio degli aiuti che gli evangelici hanno mandato e portato in Friuli col desiderio di annunciare l’amore di Dio in mezzo alla miseria e alla sofferenza dell’uomo
• Pagina a cura della redazione
romana.
Soccorso
evangelico
Il Soccorso Evangelico di Trieste è un gruppo nato in seno alla Chiesa Metodista di Trieste
che opera in Friuli dalT8 maggio 1976. È formato da volontari evangelici e non evangelici.
Attualmente ha ristretto la sua
attività all’assistenza di un gruppo di famiglie di tre frazioni del
comuné Mi Nimìs'(Udine) ; Borgo Tamar, Borgo di mezzo e
Borgo Chiesa di Chialminis (altitudine mt. 600/700), con popolazione in gran parte formata da
anziani. Alcune famiglie son poverissime. Vengono distribuiti
mensilmente pacchi viveri, vestiario, scarpe, sussidi in danaro. Sul posto c’è una roulotte del
soccorso che ospita una famiglia. Due baracche ondulate, acquistate con mezzi messi a disposizione della Federazione, che
avevano ospitato nel corso dell’estate locali docce sono state
cedute alla Cooperativa per la
ricostruzione di Chialminis, recentemente costituitasi.
Il Soccorso Evangelico si è
retto, e si regge, su contributi
raccolti tra le comunità evangeliche di Trieste e di Gorizia e
su quelli di volontari sensibilizzati per mezzo di circolari.
Programmi per il futuro:
Costruzione di una casa definitiva per una famiglia molto
povera.
Riparazione di una casa di
una donna anziana e sola in attesa di pensione sociale.
Organizzazione di un campo
lavoro estivo per fornire mano
d’opera alla Cooperativa.
Ospitalità di ragazzi in centri
balneari e di villeggiatura durante la prossima estate.
Le offerte vanno Inviate a
mezzo vaglia o assegno bancario
o c.c.p. 11/1235 intestato a Claudio Martelli, Salita Cedassamare 27, 34136, Trieste (tei. 046/
415688).
L’Esercito a
Urbignacco
A Buia non li hanno dimenticati. Quando hanno tolto il campo le autorità comunali hanno
voluto ringraziarli pubblicamente con un dono.
Anche in Friuli, quando si parlava delTEserci'to della Salvezza
si correva con l’immaginazione
alle fanfare fine secolo che certo
cinema americano ha accreditato a livello di mass media come
unica e anacronistica attività di
questa benemerità organizzazione. Oggi la grande tpnda, la cucina da campo, il self service gratuito e sempre aperto in cui si
trovava quasi di tutto, la capacità organizzativa, il lavoro infaticabile, la parola fraterna, il sorriso, sono ciò che a Urbignacco
di Buia la gente ricorda di più
del Brigadiere Yarde e di sua
moglie, della signorina Figliola e
di tutti gli altri, ufficiali e voilontari, uomini e donne, anziani e
giovani che con l’Esercito hanno
lavorato. Ma la gente delle tendopoli, i militari, gli operai, i vigili del fuòco, ricordano anche la
testimonianza che TEsercito della Salvezza ha saputo dare in un
momento in cui parlare di Cristo
pareva difficile, in un momento
nel quale Dio sembrava aver dimenticato gli uomini.
Preghiera, lettura della Parola
e predicazione, canto ogni sera,
concludevano la faticosa giornata di lavoro. Qualcuno fuori della grande tenda rideva ma tanti
e sempre nuovi entravano e prendevano parte all’Agape fraterna.
E chissà — ma noi ne siamo certi — che qualcuno non abbia imparato a conoscere Cristo proprio attraversò questa gente che
si è resa « credibile » predicandolo?
gruppo ha lavorato — e lavora
— per proprio conto senza sapere praticamente nulla di ciò
che gli altri stavano facendo. Indubbiamente l’esito sarebbe stato maggiore concentrando tutti
gli sforzi in uno o due luoghi soltanto almeno per ciò che riguarda l'impegno a medio e lungo
tempo. Le centinaia di milioni
raccolti o messi a disposizione
dalle varie chiese ed organizzazioni italiane e straniere, se gestiti unitariamente avrebbero
potuto portare frutti maggiori
in un’ottica rivolta non soltanto
ad un intervento caritatevole
quanto piuttosto ad una visione
futura di un Friuli che ha la necessità, come gran parte del nostro Paese, di liberarsi da certi
schemi mentali e religiosi.
L’amarezza che sempre ci coglie davanti alla nostra caparbia
capacità di non fidarci reciprocamente, di guardare limitativamente al nostro piccolo orticello, è assai grande qui in Friuli
dove, come protestanti dovevamo essere più «diversi» che mai.
Le opere
della FCEI
Torlano di sotto (Frazione del
comune di Nimis in provincia
di Udine); 5 case monofamiliari
prefabbricate per il valore complessivo di 30.000.000 circa che
verranno consegnate nelle prossime settimane.
Tramonti di sopra : ampliamento e adattamento della esistente colonia estiva per renderla idonea ad ospitare famiglie
di terremotati. Spesa prevista
35 milioni di cui 10 già versati
dalla Federazione.
Lestans (provincia di Pordenone): Asilo in muratura per la
popolazione scolastica di quel
paese. Valore dell’opera 11 milioni circa. Opera completata e
di imminente consegna non appena terminate le opere di urbanizzazione a cura del comune.
Ha contribuito alla realizzazione di queste opere il fondo
messo a disposizione dalTEntraide Protestante Siiisse,.
Le case di Torlano sono seguite dal pastore metodista di
Udine e Gorizia Iginio Carrara,
che tiene anche i collegamenti
con TEntraide Protestante Sulsse e con altre organizzazioni
evangeliche internazionali.
Fondi raccolti
dalla Federazione
Da Chiese italiane
Da Chiese estere
Da off. individuali
(cifre arrotondate).
L. 33.000.000
» 20.000.000
» 6.000.000
Gli aiuti
Il protestantesimo internazionale ha partecipato indubbiamente con slancio all’opera di aiuto
al Friuli.
Peccato che ancora una volta
si sia persa l’occasione per lavorare tutti assieme.
In Friuli hanno operato varie
organizzazioni: Esercito della.
Salvezza (Urbignacco dii Buia),
Soccorso Evangelico di Trieste
(Comuni di Nimis e Tarcento),
Chiese Pentecostali e dei Fratelli
(Trasaghis, Montenars e altrove).
Chiesa Luterana d'Italia e di Germania (Artegna, Cesariis, 'Tarcento e altrove), Chiesa Avventista
italiana e austriaca (varie località), Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia (Torlano,
Tramonti, Lestans), vari gruppi
e missionari un po’ dovunque.
A queste organizzazioni bisogna aggiungere la Entraide Protestante Suisse con un imponente aiuto materiale e finanziario,
il Con.siglio Ecumenico delle
Chiese di Ginevra che ha messo
a disposizione ingenti aiuti finanziari, la Charitas Svizzera (che è
ecumenica in quel paese) con vari interventi specialmente nel
campo dei prefabbricati. Probabilmente l’elenco non è completo. Al di là di un iniziale tentativo, peraltro fallito per come
era stato proposto e per la distanza di Roma dalle zone terremotate, di costituire un comitato di coordinamento, quasi ogni
Bilancio aiuti FCEI
FONDO A FAVORE TERREMOTATI DEL FRIULI
Offerte ricevute
Dalle Chiese Valdesi
Dalle Chiese Battiste
Dalle. Chiese Metodiste
Dalle Chiese dei Fratelli
Dalle Chiese Apostoliche
Dalla Assemblea di Dio, Benevento
Dalla Chiesa Millenarista di Pescara
Dalla Chiesa Anglicana di Firenze
Dalla Chiesa di Confessione Elvetica, Trieste
DalTInternational Women’s Club, Roma
Dal Fondo Solidarietà «Eco-Luce»
Dalle Chiese Evang. di lingua italiana in Svizzera
Dal Fondo «Primo intervento» del Cons. Ecumenico
Da Chiese varie dell’estero
Da offerte individuali
Totale offerte
L. 19.059.600
» 9.112.535
» 4.070.115
)> 214.500
» 183.400
» 34.500
» 20.000
» 453.425
» 100.000
» 85.000
» 3.000.000
)} 3.238.820
» 4.233.140
» 5.808.820
» 2.577.585
L. 52.191.440
Erogazioni effettuate
Soccorsi di primo intervento tramite Comitato
triestino
Contributo all’ampliamento Centro « Menegon »
di Tramonti
Acconto per costruzione case prefabbricate a Nimis
Ai coniugi Trigatti terremotati di Treppo Grande
per aiuto soggiorno a Roma per ricerca alloggio e 50% canone di affìtto per un anno
Al past. Benecchi per rimborso spese sopralluogo
nel Friuli
L. 1.000.000
10.000.000
15.000.000
820.000
25.000
Offerte
Erogazioni
Disponibilità
Totale erogazioni
L. 52.191.440
» 26.845.000
L. 25.346.440
L. 26.845.000
6
’1 marzo 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
P I N E R O LO
La febbre
del Concordato
a confronto
sull'emarginazione degii handicappati
Tutti abbiamo delle allergie, e
non solo fisiche, raffreddori in
primavera, starnuti e mal di capo, chi per il fieno chi per i pollini delle piante, ne abbiamo anche a livello psicologico. Ci sono
delle persone, e delle questioni,
che ci mettono la febbre addosso non appena le incontriamo.
Finché non le vedi va tutto bene, appena le incontri reagisci
subito, hanno cioè il potere di
farti indispettire. Ne abbiamo
come individui e come gruppo;
fra noi valdesi vi sono dei fratelli che sono allergici a certe
parole: « politica », « lotta di
classe », « marxismo », « rivolu
zione » ecc.; siamo anche allergici a tutto quello che sa troppo di cattolico-romano: l’odore
dell’incenso, le litanie, le tonache, le processioni, le statue di
Maria e così via.
Anche l’Eco del Chisone ed il
suo direttore sono allergici a certi temi ed a certe parole, è normale, anche se bisogna riconoscere che le allergie sono malattie, segno di cattiva salute, e bisogna curarle. Fra i temi che
fanno reagire il giornale della
Curia di Pinerolo c’è in prima
linea il Concordato. Basta pronunciare la parola e si scatena
il raffreddore, anzi la febbre del
fieno.
È successo ancora una volta
quest’anno, e succederà ancora
finché la malattia non sarà guarita; un gruppo di studenti decide di organizzare un dibattito
sul tema “Concordato", ed eccoti l’articolo di fondo. Ognuno
è libero di pensare come vuole
e dire quello che vuole ma ci sono due cose che mi sento in dovere di ribadire in risposta a
questo articolo.
La prima è questa: l’abrogazione del Concordato non è la
posizione della FGEI soltanto
ma di tutto l’Evangelismo italiàno. Questo si sa perché ci sono
documenti in abbondanza, lo ha
ribadito anche l’Assemblea di
Bari, ma vale la pena ridirlo a
chiare lettere. Che fa? Cosa dice
infatti l’Eco del Chisone? Alla
manifestazione di studenti, l’altra mattina, c’erano queili di
Democrazia Proletaria, don Barbero e Ermanno Genre, segretario FGEI: tutti sulla stessa linea
politica, tutti contro il Concordato; era una assemblea fasulla
in certo qual senso perché erano
già tutti d’accordo in partenza,
più che assemblea era un comizio.
Non entro in merito a quello
che è stato detto ed alla organizzazione dell’incontro, chiarisco solo il fatto che in quella sede il pastore Genre non era sullo stesso piano di don Barbero;
parlava a nome suo o della FGEI
poco importa, ma quello che diceva non era l’idea della sinistra
extra ecclesiastica valdese o evangelica, era la tesi ufficiale del
Protestantesimo italiano. Ci fosse stato il moderatore della Tavola valdese avrebbe detto le
stesse cose.
In secondo luogo bisognerebbe una volta per tutte finirla con
la storia che il Concordato è inevitabile perché ci deve pur essere un qualche rapporto fra la
chiesa e lo stato. La chiesa continui pure ad esistere con i suoi
vescovi e cardinali, palazzi e
conventi, coìt le sue scuole ed
istituti, i suoi giri di affari, se
così deve essere per essere cattolica, ma lo stato risolva i suoi
problemi. Inevitabilmente anche
noi piccola ed insignificante
minoranza abbiamo ed avremo
rapporti con lo stato. Lo dice
espressamente la Costituzione
della Repubblica.
Ma che tipo di rapporti vogliamo? Quelli dei concordati sono
una demissione per lo stato ed
una vergogna per la chiesa, sono civilmente e spiritualmente
dannosi. Riteniamo sia giusto
avere un insegnamento religioso a scuola, un servizio religioso
in caserma o in carcere? Lo stato dia un’aula a chi la richiede
ed un bidello per sorvegliarla e
vada a far cultura religiosa e
culti chi vuole, ma si sbaracchi
no professori di religione, cappellani militari, congrue al clero. La chiesa vuole avere, come
tutti i cittadini, delle proprietà?
le abbia ma paghi le tasse. E
via di questo passo.
Non c’è in noi nessuna statolatria, nessuna religione e idealizzazione dello stato, per certe
cose e in certi settori gli uomini
di chiesa non sono peggio o forse meglio di laicisti statalisti,
c’è solo la volontà di mettere fine ad una situazione che come
cittadini e come credenti riteniamo iniqua. E dopo si stabiliscano pure rapporti di collaborazione e di libertà fra stato e
chiesa.
Giorgio Toum
Vivace assemblea mercoledì
sera 3 marzo al Palazzo Vittone
a Pinerolo sul tema; « L’inserimento degli handicappati ». La
proposta è venuta da im gruppo
di base, che su questo tema ha
incontri settimanali nel quartiere di S. Lazzaro. Ha introdotto
l’argomento il prof. Schindler, il
quale dopo un breve accenno alle istituzioni sorte nel tempo per
colui che la società riteneva « il
diverso », si è soffermato sulla
attuale proposta di legge (n. 104
della Regione Piemonte), che per
il suo taglio è innovativa rispetto
alle precedenti in quanto prevede interventi socio-sanitari alternativi, aperti a tutti i cittadini e
quindi è uno strumento in grado
di lottare contro l’emarginazio
Comunità Montana Val Chisone-Germanasca
Un piano urbanistico
di valle
La proposta per la formulazione del piano urbanistico di Valle
è stata il principale argomento
discusso nel Consiglio della Comunità Montana di venerdì 4
marzo.
All’inizio della seduta, il sindaco Guigas di Fenestrelle ha chiesto la solidarietà dei presenti j>er
la difficile situazione dei dipendenti del sanatorio di Pra Catinai, i quaiH corrono il rischio di
trovarsi senza lavoro, mentre si
discute il futuro dell’opera. A
questo proposito è indetta una
riunione pubblica per giovedì 24
marzo, nella sede della Comunità
Montana; alla riunione parteciperà anche l’assessore regionale
Enrietti.
È stato poi approvato il progetto per un elettrodotto destinato ad una frazione del Comune di Porte; la spesa è di lire
4.281.000 e rientra nel piano di
opere pubbliche di bonifica montana affidate alla Comunità Montana e finanziate dalla Regione.
Per le aree turistiche attrezzate che ogni Comune dovrebbe
mettere a disposizione dei gitanti, si è pure deciso di chiedere il
contributo regionale; la somma
stanziata è tuttavia così esigua
che basta appena per quattro
panchine, lasciando ai Comuni
l’onere di provvedere agli altri
lavori di sistemazione.
Dopo altre decisioni di scarso
rilievo, si è infine arrivati alla
relazione dell’assessore Bertalotti sul piano urbanistico di Valle.
La discussione della proposta
per la formulazione di questo
piano è stata portata a livello
comunale in vari incontri che
hanno avuto luogo a S. Germano,
Perrero, Perosa e Fenestrelle. II
costo complessivo del progetto
è di 55 milioni e mezzo coperto
in parte da un apposito contributo regionale. La discussione che
è seguita alla presentazione dell’assessore non è stata troppo
animata: è difficile trovare amministratori che non abbiano tristi esperienze nel campo della
legislazione urbanistica. Neppure i sindaci di Usseaux e Fenestrelle hanno dichiarato apertamente perché i loro Comuni non
hanno aderito alla proposta.
Intanto a Pragelato, il terzo
Comune dell’alta vai Chisone,
che si è anch’esso dissociato dall’iniziativa della Comunità, si è
progettato un grandioso centro
turistico per investire i miliardi
del capitale privato. In casi come questo gli strumenti urbanistici pubblici hanno chiaramente
ben poca importanza.
________CIRCUITO VAL PELLICE
Ora di religione
e un nuovo gruppo bibiico
Poco meno di una ventina di
persone si sono riunite domenica scorsa per la assemblea di
circuito. Avrebbe dovuto essere
una assemblea aperta a tutti i
membri di Concistoro delle Comunità della Val Pellice oltre a
chi vi avesse avuto interesse. Un
appuntamento mancato, dunque.
La discussione del tema sulla
lezione di religione nelle scuole
è stata molto limitata, mancando la possibilità di un giro di
orizzonte informativo sulla situazione nei vari comuni. Le conclusioni hanno riconfermato le
tesi già più volte ribadite : la
competenza della famiglia e della Comunità per quel che concerne la formazione biblica dei
fanciulli non può essere demandata alla scuola, che deve essere
« laica », cioè non avere tra i
suoi programmi l’insegnamento
della religione, anche se la religione, l’esistenza storica della
Chiesa e tutti i problemi che ne
derivano non possono essere
ignorati dalla scuola. Persistendo la presenza dell’ora di religione cattolica, è onere della
scuola offrire agli « esonerati »
ne cui rhandicappato è fatto oggetto. Queste alternative si possono concretizzare a partire dalle U.L.S.S. (Unità Locali Servizi
Socio Sanitari che nel nostro caso corrispondono alle Comunità
Montane) nel momento in cui,
tramite un dibattito allargato si
possa giungere a definire quale è
la normalità di vita (dal punto
di vista del benessere completo
psico-fisico-sociale) che si pensa
si debba raggiungere.
Tutti i fattori che concorrono
a minare questa possibilità di
benessere (nocività degli ambienti di lavoro, inquinamenti, rumori, carenze di servizi... ecc.) devono essere attentamente valutati e combattuti anzitutto con interventi di tipo preventivo, per
eliminare o ridurne le cause. Così pure deve essere attentamente studiata la situazione esistente della popolazione che definiremo quindi « la normalità statistica della nostra zona », devono
anche essere, censite le strutture,
le associazioni, il personale esistente in vista di individuare le
nuove richieste per poter soddisfare le esigenze suscitando dal
territorio delle forze in grado di
rispondervi. Questo lavoro dovrebbe portare all’individuazione di « mappe di rischio » e le
misure che ciascuno pensa di
mettere in atto per eliminarle.
Questo discorso che privilegia
l’aspetto di relazione fra gli uomini anziché l’aspetto tecnico
(quali medicine, quali apparecchiature), fatto proprio da un
tecnico, ha suscitato una notevole aspettativa. L’assemblea stessa, in una lunga serie di interventi, di analisi, di richieste, ha
dato concretamente la dimostrazione di come un dibattito allargato fra utenti, operatori, amministratori, possa fissare i punti essenziali per la ricerca di soluzioni ai problemi presenti.
Questa è anche un metodo in
cui, rivendicazioni settoriali, incomprensioni, scarsa conoscenza
dei problemi, carenza di volontà
politica, messe a confronto, decantano.
Rimane invece un quadro di
necessitò e di possibilità di intervento a cui la popolazione tutta
ed i tecnici (sociali e amministrativi) sono chiamati a collaborare. Non potendo dilungarci sui
tanti interventi interessanti, sintetizziamo i punti emersi dal dibattito:
— Handicappato può corrispondere a non autosufficiente, fra
minori, adulti ed anziani il
problema della non autosufficienza tocca direttamente il
10% della popolazione. Non è
quindi un problema marginale!
— Richiesta di non emarginare
Thandicappato trovando soluzioni che privilegino l’aiuto
alla famiglia.
— Necessità di non farsi strumentalizzare e a questo scopo utilizzare l’arma del dibattito.
— Promozione e riscoperta dei
ruoli degli operatori, cercandoli anzitutto sul territorio.
— Richiesta affinché dal prossimo anno si realizzi l’inserirnento degli handicappati nelle scuole materne di Pinerolo.
— Potenziamento del coordinamento per facilitare l’informazione e la presa di coscienza.
Vista l’attualità dei problemi
trattati, ed in collegamento con
i temi della riforma sanitaria è
da prevedersi che entro breve vi
saranno in zona altri dibattiti.
Non mancheremo tramite le pagine del nostro giornale di darne tempestiva segnalazione.
A. Longo
A PINEROLO
Assemblea delle corali
un programma alternativo, concordato eventualmente con i genitori, in modo da assicurare a
tutti il medesimo orario settimanale di lezione. Alcuni giovani hanno inoltre presentato l’esperimento del « collettivo biblico » inizi .ato con alcuni giovani
cattolici di Torre Pellice. I presenti hanno incoraggiato questa
attività, chiedendo una maggior
pubblicizzazione in modo da allargare la partecipazione.
’Tutti i Pastori in attività e
emeriti, nonché i predicatori laici e quanti vi hanno interesse
sono convocati tutti i mercoledì
alle 9,15 presso il Presbiterio di
San Giovanni (ad esclusione della settimana in cui ha luogo il
colloquio pastorale del Distretto), per un lavoro di preparazione di testi di predicazione.
Mercoledì 16 marzo: Matt. 21
28-32 (parabola dei due figlioli)
mercoledì, 23 marzo: Matt. 21
33-45 (parabola dei vignaioli)
mercoledì 30 marzo; Matt. 22
1-14 (parabola delle nozze); mercoledì, 6 aprile : Matt. 22: 23-33
(la resurrezione).
Domenica 27.2 a Pinerolo, si
è svolta la terza Assemblea delle corali; vi erano rappresentate quelle di Bobbio-Villar Pellice, Luserna S. Giovanni, Perrero, Prali, Prarostino, San Germano, San Secondo, Torre Pellice e Villasecca.
Secondo il preannunciato ordine del giorno, l’Assemblea si
è brevemente occupata della Pesta di Canto — fissata per domenica 8 maggio c. a. a Luserna
S. Giovanni e a San Germano
— e del relativo programma predisposto in veste definitiva dal
comitato ristretto.
Quindi il past. Bruno Rostagno ha svolto la relazione introduttiva su ; « Prospettive del
canto comunitario nella Chiesa », incentrandola su tre momenti fondamentali: 1) Problematica generale (crisi generale
del Culto, crisi della socializzazione, trasformazione della sensibilità musicale) ; 2) che cosa
è stato fatto (revisione dell’innario, diffusione di nuovi inni);
3) cosa fare in questa situazione.
Ne è seguita una lunga e appassionata discussione dalla quale sono scaturite alcune proposte pratiche molto interessanti:
a) promuovere il coordinamento fra le persone che proseguono il lavoro di ricerca di nuovi
inni e nuove forme espressive
musicali; b) organizzazione di
corsi per la formazione musicale
dei bambini, degli adulti, dei
monitori o direttori di corali;
c) azione di recupero del canto
« popolare » mediante incontri
musicali a livello_ quartierale.
La prossima Assemblea, che
avrà luogo sempre a Pinerolo il
24 aprile c. a. alle ore 15 precise,
sarà chiamata a sviluppare queste proposte, ed in modo particolare ad attuare la proposta
che tende a creare la formazione di due gruppi permanenti di
lavoro nei settori fondamentali
della formazione musicale e della ricerca espressiva in generale.
Enrico Charbonnier
CONSULTORI
La lunga attesa
Non è assolutamente vero, come è stato invece comunicato
sul Pellice dalla Sezione D.C. locale, che si è svolto il pubblico
dibattito sui Consultori familiari. Giovedì 3 marzo al Centro
Studi Val Pellice rincontro non
ha avuto luogo per l’assenza dell’oratrice, la consigliera Bergoglio del Comune di Torino.
Se rincontro avesse avuto luogo,« il pubblico dibattito » si sarebbe effettuato tra 20 persone
(Sezione D.C. al gran completo)
e da una rappresentanza del
Gruppo Donne Val Pellice. ■
Possiamo per la cronaca descrivere l’atmosfera che regnava al Centro Studi Val Pellice
giovedì sera: nervosismo, perplessità... e dopo un’ora in cui
molti se ne erano andati senza
dire nulla sull’assenza della consigliera, ancora nervosismo e
perplessità e finalmente la seguente comunicazione : la consigliera non si è trovata all’appuntamento.
A commento di ciò come
Gruppo Donne, rileviamo che si
sarebbe potuto ugualmente discutere il tema della serata, anche senza un’esperta, dal momento che i Consultori nascono
dalle proposte ed esigenze reali
della gente e non da imposizioni di partito.
Gruppo Donne Val Pellice
7
11 marzo 1977
CRONACA DELLE VALLI
SAN SECONDO
• Domenica 6 le sorelle di San
Secondo si sono rallegrate nel
ricevere le Unioni femminili del
I e II circuito e celebrare con
loro la giornata mondiale di
preghiera. Un momento di incontro comunitario ha riunito,
alla fine, le oltre 140 sorelle convenute a S. Secondo.
• La comunità esprime la sua
simpatia fraterna a Maddalena
Pons, n. Davit, borgata Bolle a
Bricherasio, per la perdita della sua mamma, deceduta in tarda età a Bobbio Pellice.
• Riunioni quartierali : mercoledì 16: Combe; venerdì 18:
Grotta.
PINEROLO
S. GERMANO
CHISONE
• La giornata del 17 si è svolta
in un clima di gioia e di serenità, fondata sulla riconoscenza
per quanto il Signore ha fatto
e continua a fare per i suoi. Una
nebbia di densità eccezionale ha
ad un certo punto fatto sì, che
non si scorgesse neppure la fine
del corteo, se si era tra i primi!
• Il culto ha visto la consueta
partecipazione attiva della comunità, con vari canti della Corale, della scuola domenicale e
del coretto di ragazzi.
• Il pasto fraterno ha visto riuniti 185 commensali. Purtroppo
non erano presenti il past. Bertin e la Signora, che hanno mandato il loro saluto ma che hanno dovuto rinunciare ad essere
in mezzo a noi a causa del non
perfetto stato di salute del pastore Bertin. Speriamo che non
si tratti che di cosa rimandata
e facciamo molti fraterni auguri a questa coppia .pastorale
sempre cara ai sangermanesi.
• Il dott. Gustavo Ribet ha presentato con vivacità alcune note
storiche su avvenimenti sangermanesi del passato.
Il sig. e la sig.ra Boer, di San
Giovanni, hanno in seguito presentato un ottimo film sul « Rassemblement du désert », nelle
Cevenne, al quale avevano partecipato con un gruppo di valdesi. Siamo grati agli oratori, al
cineasta e a quanti hanno ancora una volta messo il loro tempo al servizio di tutti. A proposito : Mario Beux era ai fornelli : inutile dire che i risultati sono stati assai convincenti!
• I culti del 20 e 27 febbraio sono stati tenuti rispettivamente
dalle sorelle dell’Unione Femminile e dall'anziano Aldo Garrone.
Quelli alla Casa di Riposo delle
stesse settimane da due gruppi
di catecumeni. Sappiamo che la
gioiosa fatica di questi fratelli e
sorelle è stata apprezzata. Voglia il Signore darci una sempre
maggiore disponibilità al suo
servizio.
ROR A’
Sabato 5 ha avuto luogo il funerale della sorella Travers Adele v. Leger. Rinnoviamo ai familiari l’espressione della simpatia
della comunità.
• Il gruppo giovanile, accanto
agli incontri settimanali di dibattiti su temi di attualità, ha dato
il via a due attività che riteniamo interessante segnalare: la costituzione di un gruppo di visitatori presso le persone sole, anziane o che si trovano in situazione sociale particolarmente disagiata; rinteresse dimostrato
per il lavoro del gruppo « noi
più uno », che svolge un lavoro
di assistenza ai giovani handicappati e sub-normali del pinerolese.
• Sono stati portati a termine
i lavori di restauro al tetto dello
stabile di Via dei Mille. Cogliamo l’occasione per rivolgere una
parola di viva gratitudine a tutti coloro che, con le loro offerte,
hanno permesso di sostenere una larga parte della spesa e-siamo certi di poter ancora contare
sulla generosità di molti fratelli. Un grazie alla ditta Rostan
per la sollecitudine con cui ha
portato a termine i lavori.
Giornata mondiale di preghiera
VILLASECCA
PRAROSTINO
• Domenica 27 febbraio si sono
svolti i funerali di Pavarin Enrico Albino, di 94 anni, della
Vernarea. Era il decano della
nostra comunità, da lungo tempo ammalato e bisognoso di
continua assistenza da parte dei
familiari.
• Per la domenica delle Palme,
il 3 aprile, è convocata l’assemblea di chiesa con pranzo comunitario. L’assemblea continuerà
nel primo pomeriggio. Il concistoro diffonderà nella comunità
un foglio ciclostilato informativo sull’ordine del giorno che
verrà dibattuto.
• Lunedì, 14 alle ore 20, nella sede del C.S.E.P., si terrà una serata con proiezioni di diapositive.
___________POMARETTO
• Domenica 13 marzo avrà luogo il culto al Clot Inverso. Predicherà l’anziano Micol Flavio.
• Venerdì, 4 marzo ha avuto luogo il funerale della sorella Giai
Checco Alma in Ghigo, di Maniglia, deceduta presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto alla
età di anni 51.
Alla famiglia colpita dal lutto
giunga la nostra cristiana simpatia.
Le celebrazioni del XVII Febbraio sono incominciate in realtà la domenica 13 con un culto
presieduto dai nostri predicatori laici Claudio Paschetto e Attilio Fornerone che ringraziamo
per il loro messaggio sulla vera
libertà del cristiano.
La sera del 16, numerosi sì sono accesi sulla collina i tradizionali falò, con buona partecipazione di molti giovani e anziani. Peccato che una fìtta nebbia li abbia resi invisibili da lontano. Anche quest’anno l’Unione
Giovanile ha organizzato una
fiaccolata, partendo contemporaneamente, in tre gruppi, dai
quartieri più lontani: Gay, Roc
e Pramarossa, e ritrovandosi poi
tutti insieme verso le ore 22 a
San Bartolomeo. La manifestazione è stata rallegrata inoltre
dalla partecipazione di un gruppo di giovani di Pinerolo, guidati dal pastore Ayassot, e anche
da un gruppo di Pinerolesi non
più tanto giovani che insieme ai
fratelli di San Bartolomeo hanno cantato alcuni Inni della fede intorno al magnifico falò.
La mattina del 17, culto con
Santa Cena e partecipazione della Scuola Domenicale : due alunni, Giorgio e Bruno hanno letto
la Parola di Dio e un altro, Andrea, ha concluso il sermone con
una poesia di Ada Meille : Il più
forte, e poi col canto dell’Inno
16: A Dio cantate un canto nuovo. La Corale ha cantato l’inno
di battaglia dell’Evangelismo
Italiano: Innalzate il vessil della croce, e l’inno alla carità. Il
« Giuro » cantato da tutta l’assemblea, particolarmente numerosa, dopo la Santa Cena, ha
concluso il culto.
Poi l’agape fraterna da « Tarin », con circa 120 partecipanti :
buono e abbondante il pranzo,
ottimo lo spirito.
Le celebrazioni si sono concluse la sera con la recita della
nostra Filodrammatica : « La Libreria del sole », replicata il sabato 26: bravi tutti gli attori.
Peccato che il pubblico non sia
stato molto numeroso. Speriamo
in meglio per l’avvenire.
• La nostra comunità è stata
recentemente colpita da un lutto
doloroso : il 12 febbraio terminava la sua vita terrena il nostro fratello Forneron Ernesto
delle Molere all’età di 89 anni.
Alla famiglia in lutto, in modo
particolare alla sua compagna
che era malata e ricoverata all’ospedale quando il suo compagno si è aggravato ed è deceduto, e al figlio rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia
cristiana.
La nostra simpatia anche alle
nostre sorelle Adele Oliva in
Gardiol e Irma Oliva in Frairia
dei Gay per la dipartenza del
loro caro padre avvenuta all’Ospedale civile di Pinerolo il 25
febbraio.
• Sabato 19 marzo la filodrammatica di Pramollo presenterà
una recita dal titolo « Non ti conosco più » di Benedetti, alle ore
20,30 nel Salone valdese di San
Bartolomeo.
Tutti sono cordialmente invitati.
I e II Circuito Vaili Valdesi
La giornata mondiale
di preghiera
ha avuto luogo a San Secondo
di Pinerolo domenica 6 marzo.
La partecipazione è stata numerosa con provenienti da quasi tutte le nostre comunità e la
gradita presenza di una rappresentanza dell’Esercito della Salvezza.
Il ricavato della colletta, che
ha fruttato la somma di lire
128.000, è stato devoluto, come
deciso in una seduta preparatoria, alla Missione contro la lebbra.
Alla Unione Femminile di San
Secondo che ha organizzato la
riunione con fraterna e generosa ospitalità vada il rinnovato
ringraziamento di tutte le partecipanti.
Anna Maria Bertalmio e
Maria Tamietti
Commento alla riunione
di S. Secondo
Le unioniste, che si sono riunite molto numerose a S. Secondo
per la giornata di preghiera della
donna, formavano un folto gruppo compatto, veramente unito in
un medesimo spirito e in un medesimo sentire. Le meditazioni
preparate dalle donne della repubblica democratica tedesca
sul tema « Amore in azione »
hanno trovato tra di noi una corrispondenza immediata e profonda; il modo di pensare e di
vivere la testimonianza cristiana
delle nostre sorelle lontane era
vicino e simile al nostro. Due
unioniste ci hanno offerto una
riflessione accurata sul tema del
dolore e dell’amore, e le preghie
re spontanee sono state semplici sincere efficaci, così come sempre sono quando è lo Spirito del
Signore a suscitarle. Siamo tutte
molto riconoscenti a Dio di averci concesso un incontro come
questo nel travagliato ed angosciato mondo odierno.
Edina Ribet
III CIRCUITO
Ha avuto luogo a Chiotti, con
la partecipazione di una cinquantina di persone delle unioni di
Frali, Ferrerò, Chiotti, Fomaretto. Si è cercato di dare più
importanza alle preghiere spontanee. Katerina Rostagno ci ha
ricordato nella sua meditazione
che il minorato, l’emarginato,
l’oppresso, il prigioniero, attraverso i nostri continenti, sono
proprio quelli che possono dire
in Cristo « quando sono debole,
allora sono forte». La colletta
sarà devoluta, come proposto a
livello nazionale, alla FDEI.
Una seconda parte del pomeriggio è stata utilizzata in una
conversazione, prima intorno a
questo tipo di liturgia mondiale
di preghiera, e poi il tema della
giornata « amore in azione » ci
ha portato a pensare come organizzarci meglio a livello di circuito per turni di visite negli
istituti, per scambi di informazioni ecc... Da lì, è nata la proposta di avere un gruppetto di
persone incaricate di programmare un lavoro comune in questo senso; 8 persone, 2 per comunità si sono impegnate per
questo coordinamento.
Un grazie di cuore alle unioniste di Chiotti per la loro accoglienza.
PERRERO-MANIGUA
____________MASSELLO
• L’intera Massello è rimasta
colpita dalla morte, ad una settimana uno dall’altro, dei due
fratelli Micol; Pietro Enrico di
anni 76 ed Emmanuele di 66. Da
anni vivevano insieme, soli, ed
anche la morte li ha voluti insieme. Alla sorella, che vive in
Francia ed è malata, tanto che
non ha potuto partecipare ai funerali dei fratelli, va, da parte
della chiesa di Massello, un pensiero affettuoso ed una parola
di speranza nel Signore.
• A Perrero il 23 febbraio l’Unione femminile ha ricevuto la
visita delle signore Tamietti e
Boer del CN-FPV. È stato un incontro simpatico, semplice, nel
corso del quale è stato proiettato un documentario su un
viaggio fatto nelle Cevenne. È
un peccato che un’attività come
quella dell’Unione femminile
trovi ancora alcune signore restìe a parteciparvi.
• Ecco il calendario delle riunioni quartierali di marzo ; mercoledì, 9: Forengo, e Fontane;
giovedì, 10 : Bessé ; mercoledì 16 :
Crosetto ; giovedì, 17 : Roberso e
Baissa; venerdì 18: Gros Faset
e Pomeifré ; mercoledì 30 : Grangette ; venerdì 1° aprile : Perrero.
• Ringraziamo il pastore Lamy
Coisson che ha presieduto il culto a Perrero il 27/2 ed il pastore Alberto Ribet che ha predicato a Massello il 6/3.
TORRE PELLICE
L’Unione Femminile con le sedute di gennaio e febbraio ha ripreso la sua attività. La frequenza è stata numerosa, il che lascia ben sperare per il futuro e
con gioia di tutte è stata notata
la presenza della signora Maria
Melli nostra decana con ben 91
anni.
Ecco il programma dei prossimi incontri:
— giovedì 17 marzo visita all’Uliveto con ritrovo alle ore
14,45 alla Foresteria;
^ domenica 27 marzo, studio
sulla preghiera preparato dalla Federazione Femm. Valdese e presentato dalla signora
Niny Boer del Comitato Nazionale ;
— domenica 24 aprile la signora Etiennette Jallà, che gentilmente ha accettato il nostro invito, ci parlerà sulla
croce ugonotta;
— in maggio in data ancora da
stabilire visita organizzata al
Museo Valdese e infine
— domenica 5 giugno, ultima
riunione prima della sospensione estiva, avremo il piacere di dare un benvenuto alla
signora Gabriella Tourn e al
marito pastore Giorgio Tourn
che giungono nella nostra comunità.
A tutte rivolgiamo un cordiale invito a partecipare.
ANGROGNA
• Complimenti a Manuela Chauvie, monitrice della Scuola Domenicale, che nel Gran Premio
« Primi Sci » a Ussita di Frontignano (Marche) è arrivata prima nelle gare di fondo.
BOBBIO PELLICE
Presso l’Ospedale Civile di Pinerolo è deceduto il nostro fratello Giovanni Pietro Catalin,
di 74 anni, residente al Laus. I
funerali si sono svolti nel tempio di Bobbio il 21 febbraio.
Presso la sua abitazione in via
Beckwith è deceduta la decana
della nostra comunità, Maddalena Pontet vedova Davit, di 98
anni. I funerali hanno avuto luogo il 5 marzo. Aveva avuto dal
Signore il dono di una lunga vita, mantenendo una formidabile
lucidità e uno spirito sotto molti aspetti giovanile e aperto.
Ai familiari di queste due figure caratteristiche della nostra
comunità esprimiamo ancora
una volta la solidarietà della
chiesa nella comune speranza
della resurrezione e della vita
in Cristo Gesù.
• Domenica 27 febbraio un buon
gruppo di sorelle della Unione
Femminile ha avuto il piacere
di incontrare la signora Mariuccia Barbiani che ha parlato delle sue esperienze pluriennali di
visitatrice presso gli istituti psichiatrici di Torino. È stata per
tutte un pomeriggio pieno di interesse, che ha suscitato molte
rifiessioni e molti problemi, di
cui le partecipanti conservano
non solo un buon ricordo, ma
un senso di responsabilità e di
impegno. Alla signora Barbiani
un ringraziamento molto sentito.
• Sabato 19 marzo, alle 20,45,
nella Sala Valdese, avrà luogo
una rappresentazione teatrale
del gruppo giovanile di San Secondo di Pinerolo, col lavoro di
Bertold Brecht : « L’eccezione e
la regola ».
• Domenica 13 marzo, in occasione della Domenica della gioventù, avrà luogo un culto tenuto da alcuni giovani sul tema
« Condizionamento dello spirito
del mondo alle Valli » (cf. Rom.
12:1-2) con particolare riferimento alla nostra comunità.
• Domenica 20 marzo avremo
la visita da parte del Gruppo
giovanile di Inverso Rolandi di
Torre Pellice.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti a febbraio:
Lega Femminile Valdese di Milano
L. 50.000; Giovannini Ferruecio, Pisa
3.000; Malanot Lina e Anna, in mem.
loro cari 20.000; Bertin Tinette e Rina, in mem. di Elisa Jalla 20.000; Bounous Emma e Marisa, in mem. di Elisa
Jalla 10.000; Bounous Adelina ved.
Mondon, in mem. di Elisa Jalla 20.000;
Rostagno Vittorio, in mem. del fratello Guido, Milano 50.000;2.2.43 - in
mem. del suo ' caro fratello Edoardo
Gobello, la sorella Elisabetta (ospite
Asilo) 10.000; Artus-Pontet Costanza,
in mem. dei suoi cari 10.000; De Bettini Elvira e Giancarlo, in mem. del
nostro caro Sebastiano De Bettini, Torre Pellice 30.000; De Bettini Elvira e
Giancarlo, in mem. di Elda BaridonValente, Torre Pellice 2.000; Besson
Malvina, in mem. di Elisa Jalla 20
mila; Besson Malvina, in mem. di
Pierina Besson, Torino 20.000; Lily
Lupo-Malan, (Ìomo 20.000; BertinBurroni Ester, in mem. della sorella
Henriette Bertin, Roma 50.000.
Irene Proietti-Bounous, in mem. del
marito Spartaco Adolfo Proietti, Rivoli 50.000; Famiglia del fratello Ugo,
la vedova e i figli, la famiglia Ferrari, in mem. di Spartaco Adolfo Proietti, Rivoli 50.000; Laura Jon Scotta,
Torino 60.000; Lascito Cecilia Besozzi : cartelle da 500 lire per 200.000;
In mem. di Elisa Jalla, gli amici affez. di Pra-Ligure, Genova 25.000;
Albarin Aurora e Arturo, in mem. di
Chetu Zoppi 20.000; In mem. di Cesare Malanot,la moglie. Torre Pellice
20.000; Gay Cornelio, Torino 20.000;
Mourglia Lena e Guido, Bibiana 20
mila; Rivoira Ermanno, in memoria
della madre Besson Susanna 5.000, di
^|alanot Cesare 5.000.
' Pellenc Albina e Riceardo, in mem.
di Anita Ricca-Bastia, Torre PeUiee
10.000; Revel Albina, Milano 50.000;
Esmeralda ed Eulalia Tron, in mem.
della loro cara mamma, Vercelli 40
mila. (Continua)
« L’Eterno muta l’ombra di
morte in aurora ».
(Amos 5: 8).
E’ improvvisamente mancato a Torino
Stefano Pons
Il Concistoro Valdese di Torino, addolorato, lo ricorda con affetto, ripensando agli anni in cui con la sua
compagna è stato custode della chiesa
di C. Vittorio e si è tessuto con lui un
ampio rapporto di amicizia e di comunione.
RINGRAZIAMENTO
(c O Eterno, fammi conoscere le
tue vie, insegnami i tuoi sentieri, guidami nella tua verità
ed ammaestrami; poiché tu sei
l Iddio della mia salvezza; io
spero in te del continuo ».
(Salmo 25: 4-5).
La famiglia della compianta
Emilia Revel in Bertalot
profondamente commossa, ringrazia
tutti coloro che hanno dimostrato la
loro simpatia per l’improvvisa scomparsa della loro cara.
In modo particolare ringrazia il Pastore A. Taccia per l’edificante messaggio cristiano.
Luserna S. G., 11 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Giulio Oliva
Cav. di Vittorio Veneto
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e affetto tributata al loro Caro, ringraziano tutti colorò che, con fiori, scritti, parole di
conforto e partecipazione al funerale
si sono uniti al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al Pastore Franco Davite, ai Sigg. Medici ed
al Personale Infermieristico dell’Ospedale Civile E. Agnelli Reparto Urologia ed ai vicini di casa.
S. Secondo di Pinerolo, 11 marzo ’77.
8
8
lì marzo 1977
Disordini nelle Università
Gli indiani
italiani
Al grido di « Manitù, Manitù
la tristezza non c’è più » son scesi sul piede di ^erra gli indiani metropolitani. L’attacco più
clamoroso l’hanno sferrato a
Lama (segretario generale della
CGIL) quando è andato a parlare agli studenti, giovedì 14 febbraio, durante l’occupazione dell’università di Roma. Al noto
sindacalista è toccato uscire di
corsa lasciando dietro di sé una
zuffa spaventosa che ha prodotto sessanta feriti.
Gli « indiani » — anche loro
come i pellerossa d’America
si sentono emarginati e cacciati nelle riserve —. s’imbrattano
il viso con colori vivaci prima
di scatenarsi in uno spettacolo
freak o in qualche nuova impresa teppistica.
Guardati con diffidenza anche
dalla stragrande maggioranza
della sinistra rivoluzionaria : « La
critica — scrive l’organo di Avanguardia Operaia — non investe
solo più le istituzioni borghesi,
ma anche quelle rivoluzionarie»
si pensava che gli indiani-nostrani s’identificassero con l’area
dell’Autonomia (con la a maiuscola), l’ala più scatenata del
movimento studentesco (e in
parte operaio). Invece al convegno nazionale delle facoltà in
lotta, a Roma, nessuno li ha appoggiati.
Del resto la loro piattaforma
di lotta che prevedeva la « liberazione immediata degli animali prigionieri e distruzione degli
zoo » oppure « la demolizione
dell’altare della patria», se fosse stata presa sul serio avrebbe
messo irreparabilmente in ridicolo il serrato confronto di po
A fine marzo
il termine per il
rinnovo degli
abbonamenti
Cpmitaco di Redazione : Bruno
Bellipn, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
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2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
sizioni durante il convegno nell’ateneo romano.
Dietro ai visi tatuati (anche
l’on. Corvisieri demo-proletario
si è fatto fotografare con il viso
imbrattato) e ai vestiti bizzarri
si nasconde un’angoscia profonda che esplode in eccezionali
manifestazioni di creatività e
fantasia. Il guaio è che esplodono anche colpi di pistola, molotov e risse spaventose. Inutili si
rivelano i richiami del PCI alla
austerità; la desolante prospettiva del senza-lavoro-dopo-lo-studio crea, evidentemente, un’area
di disgregazione sociale che, non
solo si allarga giorno per giorno, ma pare anche travolgere il
modo serio e impegnato del
« far politica » nato, insieme con
il movimento, nel ’68.
Il nuovo slogan, gli indiani e
i freaks, l’hanno rubato dalle
massime di Mao : « Grande è il
disordine sotto il cielo, quindi la
situazione è eccellente ». Ma eccellente per chi? Non certo per
il milione e duecentomila disoccupati italiani di cui mezzo
tra laureati e diplomati. E neppure per il movimento operaio
che sta pagando la crisi a caro
prezzo. L’irrazionale, sintomo di
disgregazione del sistema, fuoriesce dalle università sempre più
affollate e dilaga per le strade
e le piazze metropolitane. Se almeno le provocazioni e le tensioni di questi giorni servissero
ad accelerare, non tanto il riammodernamento della pubblica sicurezza quanto la riforma della
università italiana, forse il grido degli indiani verrebbe ascoltato prima che disotterrino (sul
serio) l’ascia di guerra.
Più disoccupati
che studenti
G. Platone
Dopo i recenti disordini all’università di Roma da parte degli
studenti sono state fatte pesanti
autocritiche; non aver saputo
impedire atti vandalici, non espre riusciti ad impedire gesti
incredibili (le violenze verso i
sindacalisti), e in generale una
notevole mancanza di organizzazione. È comunque certo che i
lati positivi espressi in questi
giorni sono destinati a durare e
a lasciare traccia di sé. Vediamo
in breve come si sono svolti gli
avvenimenti: è noto che ormai
l’università è un enorme area di
parcheggio per giovani in attesa della disoccupazione; la ricerca, la sperimentazione, la cultura stessa oramai le sono estranee, essendo state assorbite dai
centri privati (industrie ecc.).
A inasprire ancora più questo
stato di cose è intervenuta la
circolare Malfatti che limita la
possibilità di iscrizione, raddoppia le tasse e istituisce tre distinti livelli di laurea, di cui i
primi due rischiano di diventare
assolutamente inutili. Vista la
totale mancanza di volontà da
parte del governo di risolvere
seriamente i problemi dei giovani, è risultata evidente l’inutilità di continuare il dialogo con
le autorità politiche. Alla parola
d’ordine « no alla proposta Malfatti » è dilagata in tutta Italia
la protesta, e nelle università oc
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
Un
più
dissenso che vale
di un esercito
Più di un quarto degli abbonati non hanno ancora
rinnovato l’abbonamento per
il ’77. Il termine per farlo è
U mese di marzo. Molti giornali danno agli abbonati due
mesi di tempo per il rinnovo. Noi ne diamo tre, ma con
la fine di marzo dovremo sospendere l’invio a quanti non
avranno provveduto al rinnovo. Chi non può pagare ora
ci scriva due righe per dire
quando pagherà e continueremo la spedizione. Non
vogliamo essere fiscali, ma
solo eliminare l’incuria e la
disattenzione che danneggiano il giornale delle nostre
chiese.
La «Repubblica» (del 20-21
febbraio ’77) ha riportato i risultati di un colloquio che il giornalista Corrado Angias ha avuto
con ilo scrittore Alberto Moravia,
sulla situazione interna delrURSS e sui rapporti fra URSS
e USA. Il colloquio è interessante, essendo Moravia, come dice il
giornalista, un « buon conoscitore di entrambi i paesi e attento
testimone della cronaca ».
Ecco alcune delle domande e
risposte del colloquio.
Domanda. « Come vanno giudicati i passi che la nuova amministrazione americana sta compiendo nei suoi rapporti con
l’URSS e da che cosa possono essere motivati? ».
Risposta. « Mi pare che l'URSS
rappresenti un rovesciamento rispetto alla politica inglese dell’Ottocento. Gl’inglesi erano molto liberali all’interno, però facevano impiccare i patrioti napoletani. Che vuol dire questo? Che
ogni società ha una propria politica estera e una interna; quella
estera obbedisce alle regole dei
rapporti tra Stati, quella interna
si basa soprattutto sullo stato di
fatto. La politica estera sovietica è fondata sul sostegno alle forte internazionali di sinistra.
Ciò ch’è vero per l’Inghilterra
dell’Ottocento, lo è anche per
gli USA di oggi che, sul piano internazionale, trovano quasi sempre i loro alleati tra i regimi conservatori. Quando non contribuiscono direttamente a farli nascere.
Da questo punto di vista, USA
ed URSS sono il rovescio l’uno
dell’altro. Si tratta di contraddizioni dovute all’organizzazione
sociale ed economica interna e
al diverso ruolo che ognuno dei
due intende giocare sul piano internazionale.
Alla luce di questa precisazione, le mosse, ormai numerose, di
Carter sul tema del dissenso, mi
pare (per quel che se ne può capire per ora) abbiano, come motivo prevalente, la ragion di Stato. (...) Infatti, a suo tempo, la
politica libertaria francese e inglese era motivata da gruppi di
opinione consistenti che, con vee
menza e generosità, spingevano
in quel senso. Lo stesso non accade oggi: negli USA gruppi del
genere non esistono. Non c’è dubbio che il liberalismo di Carter
abbia radici nella tradizione americana, ma, dato il momento in
cui viene alla luce e l’assenza di
precedenti, mi sembra che la motivazione politica debba èsser
considerata prevalente ».
D. « Eppure sia Carter, che il
suo segretario di Stato Vance,
hanno tenuto a chiarire più volte che si sarebbero mossi su due
binari nettamente distinti: quello ’’morale” nel quale rientrano
appunto i diritti umani, e quello
"politico” di cui fanno parte, ad
esempio, le trattative sul disarmo nucleare ».
R. « La motivazione reale probabilmente taglia a metà queste
due ragioni che si vorrebbero tener separate. La mossa di Carter
è giustificaia dal fatto che, in tema di libertà e di diritti umani
a livello internazionale, gli USA
erano assolutamente scoperti,
cioè non hanno fatto niente per
anni » (...)
D. « L’attuale campagna di
Carter le sembra ispirata da sentimenti anti Sovietici? ».
R. « Speriamo di no, speriamo
cioè che la ragion di Stato non
abbia più che una parte in quest’àzione. Farò probabilmente la
figura del romantico per quanto
sto per dire. Io ritengo che, nella politica, che è l’attività nella
quale si misurano le forze, la forza morale sia uno degli elementi
di cui tener conto. È ciò che, per
es., Hitler e Mussolini non capirono. Non capirono che le reazioni del senso comune, della gente
semplice, acquistano una forza
che equivale a quella di un esercito o di un accordo diplomatico ».
D. « Perché, secondo lei, il ’’dissenso” si va estendendo proprio
ora? Ha notato che ormai, in alcuni paesi dell'est europeo, non
sono più i singoli a protestare,
ma ’’comitati” ad hoc? Per paradosso non si potrebbe dire che
proprio i segni sempre più manifesti del dissenso rivelano che le
condizioni vanno migliorando?».
Iniziative
cóntro il
cupate le assemblee, i seminari,
i gruppi di studio si sono succeduti a ritmo serrato.
« L’insegnamento, la sperimentazione, la ricerca », è stato detto in queste assemblee studentesche « devono procedere di
pari passo aH’intemo delle uni■ versità. I professori devono essere presenti non latitanti come
adesso, devono confrontarsi con
gli studenti. L’università deve
ridiventare il centro legato alle
esigenze delle masse popolari. Il
giovane laureato deve avere in
mano le capacità e gli strumenti per un lavoro non parassitario
socialmente produttivo ed utile».
È fondamentale il contributo
che gli studenti possono dare
nei più diversi campi: per un’urbanistica migliore, un’amministrazione attenta e veloce, un’as- sistenza sanitaria effettiva.
Dalla convinzione che solo in
una società più giusta è possibile esprimere il meglio di se
stessi, il movimento ha maturato le proprie convinzioni politiche. Nei cortei e nelle manifestazioni si sprecavano gli slogan
beffardi e ironici contro chi ci
governa da trent’ànni e i responsabili della drammatica situazione attuale, « Andreotti babbeo beccati questo corteo », anche i primi accenni di compromesso storico venivano colpiti;
« Ce li hai proprio rotti, governo Berlingotti ».
Certo che il collegamento con
i lavoratori è la prima e la più
importante condizione per qualsiasi conquista, e gli studenti se
ne rendono perfettamente conto
quando gridano « operai, studenti disoccupati, vinceremo organizzati ».
V. Ribet
Concordato
Può essere interessante una
panoramica delle iniziative prese sul tema del Concordato, cui
hanno partecipato anche degli
evangelici, richiesti di dare un
loro contributo. Diamo una panoramica, forse incompleta, delle iniziative di cui siamo venuti
a conoscenza per la zona piemontese.
Giovedì. 22 gennaio: documentazione sul Concordato nella seduta della FGEI torinese.
Sabato 29 gennaio : assemblea
al Liceo Classico Balbo, di Casale Monferrato; partecipano
don Pacomio, il prof. Ginnante del PCI, Massimo Zeppa
dei CPS, Sergio Ribet per la
FGEI.
Venerd'r, 4 febbraio: assemblea
organizzata dal locale Centro
Studi ; partecipano Massimo
Zeppa, C. Bianco, S. Ribet.
Domenica 6 febbraio : volantinaggio e mostra a Casale Monferrato.
Venerdì 11 febbraio; trasmissione delle CdB a Radio Torino
Alternativa ; partecipano Elio
Taretto e Sergio Ribet.
Venerdì, 11 febbraio: mozione
degli insegnanti delle scuole
medie di Torre Pellice.
Venerdì 11 febbraio; due terzi
degli insegnanti del circolo di
Villar Perosa tengono regolarmente scuola, spiegando il
Concordato e le sue conseguenze. Volantinaggio a cura
della FGEI Valli. ‘
a cura di Tullio Viola
Sàbato 12 febbraio: in Torino,
zona Lucento - Madonna di
Campagna, assemblea cui partecipano Franco Barbero e Al
R. « In certo senso lei ha ragione. Non voglio dire che ci sia più
libertà, ma è certo che oggi si è
creata un’opposizione interna che
prima non esisteva. Finora i paesi socialisti trovavano un polo di
opposizione soprattutto all’estero. Adesso invece l’opposizione
si è resa evidente anche all’interno ».
D. « Secondo lei il dissenso di
cui stiamo parlando ha caratteristiche simili in URSS e negli
altri paesi socialisti dell’Europa
orientale? ».
R. « Farei anzi una distinzione
netta. I paesi est-europei come
Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, sono di tradizione occidentale. In URSS invece abbiamo tradizioni diverse per cui anche l’attuale dissenso vi assume caratteristiche proprie simili, se mai, a
quelle che avevano alcuni gruppi
intellettuali al tempo degli zar.
Con la differenza però che il regime sovietico mi sembra molto
solido. Storicamente parlando,
la rivoluzione del 1917 è successa
ieri ».
do Ribet.
Sabato 12 febbraio ; presentazione del problema alla Comunità di Base di Saluzzo, a cura di Sergio Ribet.
Sabato 12 fe’obraio; tavola rotonda a Saluzzo con i partiti
DP, PSI e DC, nella serata.
Sabato 12 febbraio: il problema
è affrontato nell’ora autogestita da un gruppo di evangelici torinesi, a Radio Torino
Alternativa.
Mercoledì 16 febbraio: in TorL
no, in zona S. Anna - Campidoglio, assemblea con la partecipazione di Franco Giampiccoli.
Mercoledì,» 16 febbraio : a Pinerolo assemblea studentesca
con la partecipazione di Franco Barbero, Silverio Corvisieri e il segretario FGEI Ermanno Genre.
Venerdì, 18 febbraio: a cura di
Tempi di Fraternità e ComNuovi Tempi, si presenta il
libro « Concordato : perché
contro », con la partecipazione di Pietro Brugnoli e Paolo
Ricca.
Domenica 26 febbraio: a Torino, nei locali della Chiesa Valdese, dibattito con don Gianni Toso e Roberto Jouvenal.
Martedì 1 marzo: a Ivrea, manifestazione pubblica con la
partecipazione di Franco Barbero e Carlo Gay.
La preghiera intribunale
Va avanti la protesta del genitore che si era opposto alla preghiera mattutina in classe, chiedendo
che si esaminasse la costituzionalità di tutta la normativa riguardante Tinsegnamento religioso nelle
scuole elementari.
Come riferivamo nel n. 6 dell’ll
febbraio 1977, alla coraggiosa e
isolata azione del Sig. Nicolò Paolelti aveva risposto PAvvocatura
dello Stato citando le famiglie degli altri alunni della classe per dimostrare l’infondatezza della 'richiesta. Ma anche se una sola di queste aveva solidarizzato con la famiglia Paoletti, il pretore Giacobbe
ha deciso di trasmettere la pratica
alla Corte costituzionale notando la
disparità tra i genitori che trovano
nella scuola « lo strumento idoneo
a realizzare i loro obiettivi educativi parallelamente e univocamente rispetto a quanto attuato nell’ambito della famiglia » (e cio^ i genitori cattolici), e gli altri genitori che al contrario « non solo non
possono usufruire di codesto servizio, ma, addirittura, trovano nella
scuola pubblica un obiettivo impedimento al perseguimento delle loro finalità educative ed ideologiche ».
La Corte costituzionale dovrà
quindi decidere se le norme in questione sono o meno in contrasto
con ben 10 articoli della costituzione, tra cui quelli concernenti la libertà religiosa, i rapporti chiesastato e l’uguaglianza di tutti i cittadini.