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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 4S% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso IVflicio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 23 - 8 giugno 2001
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■ BIBBIA E AnUALITAB
L'AMORE
do vi mostrerò una via, che è la via
per eccellenza»
I Corinzi 12, 31
PERCHÉ la «via più eccellente» è
.l’amore? Il territorio simbolico
di Pentecoste è segnato dai doni e
dal frutto dello Spirito. L’amore è
considerato a volte un dono, altre un
frutto, ma sempre un comandamento. Se l’amore è un dono, qualcuno
ce lo invia, e dunque può essere un
frutto? Se è un frutto, possiamo produrlo, e dunque non è un dono? Se è
un comandamento, come possiamo
pretendere di adempierlo se non c’è
niente di più libero dell’amare? Nella
realtà complessa dell’amore convergono paradossi apparentemente
sconcertanti. Perché è così scarso il
frutto fra quelli a cui viene aonaio e
dunque comandato di amare? Perché produce in noi meraviglia contemplare l’esiguo numero di quelli
che seguono la via più eccellente, e
che fiuiiamo per considerare dei santi, travolti dallo stupore dell’eccezione che rappresentano?
LJ AMORE è la via più eccellente
I perché è dono dello Spirito: in
questo dono coincidono il donatore
(Dio è amore) e il dono stesso: ci
viene concesso il dono di amare come Dio ama. Ogni dono divino è anzitutto dono di sé: Dio ci ha fatto
dono, per pura grazia, deO’incarnazione in Gesù Cristo del suo Figlio.
L’amore è la via più eccellente perché consiste nel dono di amare come
Dio ci ha amato, per grazia. L’amore
è un dono perché ci viene concessa
la.possibilità di amare come Dio.
Quello che per noi sarebbe impossibile è reso possibile dal dono. La
realtà tragica che sperimentiamo
non è la nostra incapacità costitutiva
di ajnare, ma il fatto che non amiamo abbastanza e che poniamo steccati all’amore, dettati spesso da un
moralismo convenzionale che ha
paura di essere travolto dalla potenza
dell’amare. L’amore è la via più eccellente perché è un frutto dell’amom divino che ci viene donato. Ogni
dono si trasforma in un impegno. La
libertà dalla legge in Cristo diventa
«la legge di Cristo» in Calati, legge
fàiitatevole, universale cha ha una
osizione immane: amare come egli ci ha amato.
\ beiamo risolto i paradossi, le
■TVapparenti contraddizioni? NeMche per sogno. La via più eccellente
e la via del paradosso e della sconfitta
*i?lle tappe intermedie, perché amare
come Dio ci ha amati rimane l’indinzzo a cui ci porta la via eccellente, la
®eta escatologica. Il comandamento
Ca via dell’apprendistato verso la dimora dell’amore, il futuro di Dio.
haolo conclude la sua descrizione
della via più eccellente indicando la
hne come un territorio sfoltito da
tatto ciò che è superfluo e noi consideriamo imprescindibile nelle «vie
medie» religiose che inseguiamo:
^tica non c’è più, né la legge motale, neppure la fede è necessaria nella
del futuro divino. Che cosa rimarrà? L’amore che oggi è dono,
^tto e indirizzo, la via insidiosa del
tatiare per giungere alla dimora do''f potremo «conoscere e amare come
stati conosciuti e amati». Sapente che nella Bibbia il verbo «cono^re» è cordiale, affettivo e può si|™eare amare con tutto il corpo, e
tatta la mente e tutto il cuore?
Martin Ibarra
:hie$ei
La Coasultaziotte metodista
di D. DORIA P. GIACCIO, L ANZIANI
:hiesei
Un anno di attivi^ aile vaili valdesi
di MARCO ROSTAN
Dopo la Strage ó\ Tel Aviv, per Israele e Palestina è il momento più (difficile
La pace è ferita a morte
Chi salverà la colomba della pace? Sia il nuovo governo israeliano di Sharon sia
l'Autorità nazionale palestinese di Arafat sono schierati sulla linea dell'intransigenza
PAOLO NASO
E il momento più difficile, quello
nel quale è irresponsabile indulgere all’ottimismo. Dopo la strage di
Tel Aviv che ha ucciso 20 giovani
israeliani e dopo il no palestinese
all’ultimatum di Sharon, è facile immaginare lo scenario dei prossimi
giorni. La colomba della pace in Medio Oriente è ferita a morte e, guardandoci attorno, non vediamo chi
possa aiutarla a sopravvivere. Non
sarà il governo israeliano: eletto
sull’onda del fallimento del negoziato di Camp David dello scorso luglio,
quando Arafat respinse le offerte di
Barak decretandone la sconfitta elettorale, è interessato a dimostrare che
la linea dell’intransigenza è Tunica
realistica. In questa linea i palestine
I Ambiente
Cristiani e ebrei
cóntro Bush
Un gruppo di 39 leader cristiani
(protestanti, ortodossi, anglicani) ed
ebrei degli Stati Uniti critica la politica energetica del presidente Bush
in una lettera aperta intitolata «Che
sia la luce: il risparmio energetico e
la creazione di Dio». I leader criticano alcune linee della politica del
Presidente, soprattutto per l’impiego crescente dell’energia nucleare,
ma anche per la produzione di gas
nocivi per l'atmosfera (Bush ha ritirato l’appoggio al protocollo di Kyoto sulla riduzione dell’emissione di
anidride carbonica). Nella loro lettera, i leader religiosi chiedono agli
americani di «riflettere con attenzione e discutere con chiarezza circa il
piano energetico del Presidente, a
partire dalle loro più profonde convinzioni morali e religiose». (nev)
si (tutti i palestinesi, da Arafat a all’ultimo profugo di Gaza, dai dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese ai fondamentalisti di Hamas)
sono i nemici' di Israele che perseguono l’obiettivo strategico di distruggere lo stato ebraico.
Ma a salvare la colomba della pace
non sarà neanche Arafat che deve essersi reso conto di avere ormai perso
il controllo sulla leadership politica
delTintifada: il vecchio combattente
con la kefiah e la divisa militare sa di
avere un certo ruolo nell’iconografia
del nazionalismo palestinese e nella
gestione di alcuni rapporti internazionali, ma è pure consapevole che
ogni suo cedimento al «nemico sionista» oggi potrebbe essergli fatale.
Da settembre a oggi, da quando è
scoppiata la seconda intifada, sono
1 Targa G. Falcone
Al metodista
V. Wiwoloku
La prima «Targa Giovanni Falcone», istituita dalla «Scuola etico-politica Giovanni Falcone» di Palermo,
è stata assegnata quest’anno a Vivian Wiwoloku, predicatore locale
all’opera nelle chiese metodista e
valdese della Noce di Palermo. La
motivazione del riconoscimento ha
messo in luce l’attività di Wiwoloku,
nell’ambito dell’Associazione «Pellegrino della terra», per il recupero
delle donne nigeriane cadute nella
rete della prostituzione. L’assegnazione del riconoscimentò ha avuto
luogo nelTanniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone, il 23 maggio, nel corso di una manifestazione
tenutasi a Palermo in cui hanno parlato il presidente della Scuola eticopolitica, Ton. Giuseppe Lumia, e Vivian Wiwoloku stesso. (nev)
morti oltre 400 palestinesi: sarà pure
un calcolo terribilmente cinico, ma
non si seppelliscono tante persone in
pochi mesi per un risultato politicamente inferiore a quello raggiungibile a Camp David senza colpo ferire.
E a Camp David, per la prima volta
dopo cinquant’anni di conflitto, i
palestinesi avevano strappato importanti conquiste, di cui una eccezionalmente simbolica: il riconoscimento di un diritto, sia pure parziale
e condiviso con Israele, su alcune
aree della città di Gerusalemme. Le
guerre del Medio Oriente non si vincono in campo aperto ma con la
conquista di piccoli lembi di terra, di
simboli spesso territorialmente non
rilevanti: il riconoscimento della so
Segue a pag. 5
„.J Valli val(Jesi
La Conferenza
distrettuale
Sono molti i temi che i deputati
delle chiese del I distretto si troveranno a dibattere nel corso della
Conferenza distrettuale che si terrà a
Pomaretto il 9 e il 10 giugno. Già solo
a dare una rapida scorsa alla relazione preparata dalla Conferenza esecutiva distrettuale (Ced) ci si accorge
che problemi Come la partecipazione
dei membri di chiesa o il ruolo della
diaconia alle Valli saranno oggetto di
dibattito. Sarà però con ogni probabilità i! rapporto chiesa territorio il
centro vero e proprio della discussione. Come porsi come chiesa rispetto
alla società che ci circonda? Come
interagire con il territorio? Queste sono alcune delle domande che la Conferenza non potrà non porsi.
A pag. Il
ECO DELLE VALUI
ri
di DAVIDE ROSSO
tml:
Ü
L'OPINIONE HB
AMNESTY
INTERNATIONAL
Tre piccole idee. La prima: quando
so di un’ingiustizia, ne sono colpito anch’io chiunque sia colui a cui è stato
fatto un torto, che lo conosca o no.
Tutto il male che si fa a qualcuno, lo si
fa anche a me. La seconda: non è sufficiente sapere, è indispensabile reagire.
Se qualcuno è colpito, non posso più
restare fermo, devo muovermi per
cambiare la situazione. La terza: quel
che so io, devono saperlo tutti. È necessario organizzarsi nel miglior modo
possibUe perché dappertutto nel mondo, in ogni angolo della terra tutti sappiano e, poiché sanno, possano muoversi per cambiare la situazione.
Quarant’anni fa è cominciato così.
Un avvocato inglese legge su un giornale una piccola notizia: nel Portogallo
dominato da una dittatura senza confini due studenti erano stati arrestati e
condannati a sette anni di carcere per
aver brindato alla libertà in un ristorante. Questa notizia voleva dire che la
vita sarebbe continuata così, senza
problemi: un’ingiustizia in mezzo ad
altri avvenimenti del giorno. La vita
continua. Da che mondo è mondo le
ingiustizie hanno trovato posto in
mezzo ad altri avvenimenti. Quando va
bene qualcuno legge la notizia, poi
prende il tram, va al lavoro, chiacchiera con gli amici, torna a casa la sera: un
altro giorno è passato. Siamo nel 1961:
è primavera, il mondo continua. Ma
Peter Benenson, Tawocato inglese, decide che qualcosa è cambiato nella sua
vita, va ad incontrare un amico perché
le cose importanti non si decidono da
soli, ne parla con l’amico, gli chiede
che cosa si può fare. I due studenti
portoghesi, nel carcere della loro città,
non sanno che, lontano, qualcuno ha
deciso che la loro storia sarebbe diventata la storia di molti. Domenica 28
maggio 1961 sul giornale londinese
The Observer comparve un articolo intitolato: «I prigionieri dimenticati». Lo
stesso giorno su Le Monde, quotidiano
parigino, apparve un articolo simile.
Era il lancio di una campagna intitolata «Appello per l’amnistia» e riguardava tutte le persone incarcerate a motivo di differenza di religione, di idee politiche, di sesso o di razza, insomma
tutti i «detenuti per motivo di opinione». Era nata Amnesty International. Il
simbolo di questa scommessa era (ed
è) una candela accesa circondata da filo spinato. Nel buio, una candela è piccola cosa, ma il filo spinato non la-può
spegnere. Se siamo insieme, se ci diamo la mano, se insieme alziamo la voce, la luce continuerà ad evitare il buio.
Abbiamo cominciato questa breve
riflessione con tre piccole idee. Si potrebbe terminare con qualche considerazione, semplice e a portata di tutti. È
stato sufficiente riflettere su quel che
succedeva: bastava leggere il giornale,
allora; bastava stare attenti a quel che
capitava. Il mondo nel quale vivo è anche mio, l’ho ricevuto, mi è stato regalato con la vita al momento della mia
nascita: da allora fa parte della mia vita. Una persona, come me, come te che
leggi, come tutti, può fare molto di più
di quel che potesse immaginare cinque minuti prima. Ogni azione mette
in moto altre azioni, costringe altri a
pensare e, qualche volta, ad agire. La
luce permette di vedere dove andiamo,
mi fa anche vedere che non sono solo.
Questa visione si chiama solidarietà. È
la solidarietà che ci permette di vivere:
se non vedessimo dove siamo e con chi
siamo, smetteremmo di vivere.
Eugenio Rivoir
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì SGUJGI^,^^
VEGLIARE TESTIMONIANDO L'EVANGELO
Il nostro impegno nel mondo è radicato in motivazioni teologiche e si configura come una confessione di fede nel
Signore e salvatore. Essere presenti nella vita del paese e lavorare per il bene della città per noi non è solo un optionoi ^
VALDO BENECCHI
IER chi sceglie un testo
biblico dairinterno della
situazione storica, dall’interno delle reazioni e delle emozioni che essa suscita, e
non dall’isolamento del proprio studio per poi cercare
un’attualizzazione alle proprie pensate esegetiche e
teologiche, la predicazione
perde il carattere di esercitazione omiletica per diventare
un’avventura con tutti i rischi, ma anche con le attese
e le incognite di un’avventura. Ho scelto il testo di 2 Samuele 23 daH’intemo dell’attuale momento storico, ancora sotto l’inevitabile impressione dei risultati delle
elezioni del 13 maggio.
2 Samuele 23 è un testo,
come anche Romani 13, che
ci aiuta a vigilare con il necessario discernimento per
verificare se il re, il magistrato o i rappresentanti del popolo, che Paolo giunge a definire diaconi di Dio e liturghi
di Dio, governano con spirito
di servizio e di giustizia per il
bene della città secondo la
sua volontà. Questa è la nostra vocazione di testimoni
della sua Parola. «Queste sono le ultime parole di Davide» (v. 1). Così inizia un oracolo che evidenzia quali siano le aspettative di Dio nei
confronti dei re di Israele.
nessuno. L’unico suo Messia
sarà Gesù Cristo. A nessun altro sarà permesso di accreditarsi come messia. Il cantico
di Anna, che ha degli echi in
questo oracolo di Davide, dice che «è il Signore che dà
forza al suo re; che innalza la
potenza del suo unto». Il re
può avere successo solo grazie alla giustizia, alla potenza,
alla volontà di Dio. Il popolo
deve sempre ricordarsi che il
re deriva la sua autorità e la
sua legittimità da Dio fino a
quando governa secondo la
sua volontà.
L'autorità viene da Dio
Israele e la monarchia
La nascita della monarchia
in Israele è stata oggetto
di aspre controversie teologiche oltre che politiche. Il popolo dovrebbe essere governato da un re, come nelle altre nazioni, o dai giudici tribali, dai profeti, dai sacerdoti
come Samuele? .«Stabilisci,
dunque, su di noi un re che
amministri la giustizia, come
lo hanno tutte le nazioni».
Questo il risultato del referendum fra il popolo. Il Signore
non gradisce questa richiesta:
«Dà ascolto alla voce del popolo, dice Dio a Samuele, in
tutto quello che ti dirà, poiché
essi non hanno respinto te,
ma me, affinché io non regni
su di loro» (1 Samuele 8).
Il problema sta proprio in
quel «come le altre nazioni»
ove il re era considerato un
essere divino. Un Potere assoluto, sacro, onnipotente
che pretende per sé la gloria,
il culto, l’adulazione feticistica, che vuole dominare sulle
coscienze dei propri sudditi e
cortigiani. Al posto di Dio.
Una vera e propria idolatria.
Il popolo vuole il suo re, sceglie questo sistema di governo e va bene, ma Dio non rinuncia a tenere in mano il
bene e il futuro del suo popolo. Un potere cbe non cede a
COSÌ scriverà Paolo: «Non
vi è autorità se non da
Dio» (Romani 13, 1). Il re non
ha un potere autonomo, sia
esso personale o dinastico, rispetto alla sovranità divina.
Non lo può esercitare in maniera arbitraria né a favore di
se stesso o dei propri cortigiani, o alleati, o satelliti, o per
soddisfare le proprie ambizioni, ma esclusivamente al servizio del bene della città. Di
questo deve continuamente
rendere conto a Dio. Quando
il re lo dimentica, il suo diventa un potere illegittimo di
fronte a Dio e di fronte al popolo. E allora cade in rovina.
Annega nella sua arroganza.
Samuele suggerisce alcuni
esempi di che cosa significhi
governare in conformità agli
intenti di Dio per il bene dell’umanità. Essi ci possono
aiutare nel nostro percorso di
testimonianza che deve riprendere con grande determinazione e impegno. Lo so
che qui e là, anche nelle nostre chiese, ci sono segni di
disarmo, di cedimento, di delusioni, forse di rinuncia.
Riascoltiamo un paio di
versetti: v. 3-4. Avete sentito
con quale dolcezza e accenti
poetici si parli della bellezza
dell’ordine creato. Il prodigio di Dio. Questa meraviglia
è salvaguardata quando il re
governa in accordo con le finalità e le aspettative di Dio.
Quando regna «con il timore
di Dio». Un termine non
molto ricorrente nel Deuteronomio, ma anche per questo molto pesante in questo
oracolo di Davide. Il timor di
Dio è il profondo rispetto
che Israele ha per la libertà
di Dio; è la profonda consapevolezza della sua presenza; è, soprattutto, la consapevolezza della nostra creaturalità di fronte al Creatore,
della nostra precarietà, dei
nostri limiti, potremmo dire
della nostra profanità di
fronte alla sua santità. È, in
positivo, il riconoscimento
della sua signoria.
^Queste sono le ultime parole di Davide: «Parola
di Davide, figlio di Isai, parola dell’uomo che fu
elevato ad alta dignità, dell’unto del Dio di
Giacobbe, del dolce cantore d’Israele: ^lo spirito
del Signore ha parlato per mio mezzo e la sua
parola è stata sulle mie labbra, ^Il Dio d’Israele ha
parlato, la Rocca d’Israele mi ha detto: “Colui che
regna sugli uomini con giustttia, colui che regna
con timore di Dio, come la luce mattutina,
quando il sole si alza in un mattino senza nuvole
e con il suo splendore, dopo la pio^ia, fa
spuntare l’erbetta dalla terra”. ^Non è così della
mia casa davanti a Dio? Poich’egli ha stabilito
con me un patto eterno, ben regolato in ogni
punto e perfettamente sicuro. Non farà egli
germogliare la mia completa salvezza e tutto ciò
che io brarno?ma gli scellerati tutti quanti sono
come spine che si buttano via e non si piendono
con ia mano; '’ chi le tocca si arma di un ferro o di
un’asta di lancia, e si bruciano interamente là
dovesono»
(2 Samuele 23,1-7)
Il timore di Dio
Timore è la giusta risposta al Santo che ha condotto Israele nella «terra che
stilla latte e miele» (Deut. 6,
3) e che fa del popolo liberato
dalla schiavitù una comunità
libera, moralmente e socialmente matura e responsabile, in armonia con la volontà
di Dio, così come è stata rivelata nel suoi comandamenti.
Esattamente l’opposto dell’arroganza del potere, politico o economico o della logica
del profitto o del denaro sul
cui altare tutto viene sacrificato, un potere e una logica
che generano una violenza
ogni volta oscurata da altre
violenze sempre più efferate.
Il re che governa nel timor
di Dio, che riconosce la sua
signoria sul creato e sulle
creature sa conservare questi
prodigi che sono la vita e la
natura, ma anche esercitare
la giustizia. Così Deut. 10
spiega la giustizia: «Il Si^ore
Dio, è il dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e tremendo che non
ha riguardi personali e non
accetta regali, che fa giustizia
all’orfano e alla vedova, che
■ ama lo straniero e gli dà il pane e il vestito. Amate, dunque
lo straniero poiché anche voi
foste stranieri nel paese d’Egitto» (Deut. 10, 17-18). La
giustizia, dunque, è l’aver cura di coloro che non hanno di
che vivere, che non hanno
nessuno che si erga «in loro
favore», che li difenda, che
sono estranei e soli. Un governo è ingiusto quando, appunto, non accoglie gli stranieri, quando chiude le porte
ai paesi poveri.
Nelle ultime settimane abbiamo sentito delle dichiarazioni davvero allarmanti. Secondo alcune stolte dichiarazioni la strategia del nuovo
governo sembra andare in
quella direzione. Ci aspettiamo che l’azione di governo le
smentisca. Al cap. 16 v. 20 del
Deut. si legge: «La giustizia,
solo la giustizia seguirai affinché tu viva e possegga il paese che il Signore, il tuo Dio, ti
dà». Chissà, forse se Ariel
Sharon rileggesse queste parole diventerebbe più prudente e saggio e ciò aiuterebbe il popolo da lui governato
a non precipitare in una nuova, tragica, guerra con il popolo arabo. La giustizia di Dio
non è semplicemente il fondamento spirituale costitutivo del popolo, ma un programma di vita, deve far parte
dell’agenda quotidiana del re.
Fra quelle ultime parole di
Davide, quasi un testamento,
ci sono alcune parole molto
severe. I v. 6 e 7 parlano di
«scellerati», questo il termine
usato, che si infiltrano nel
potere per vie illegittime,
persone senza timor di Dio,
persone ingiuste che non
hanno scrupoli nel calpestare chiunque si opponga ai loro interessi e che, però, hanno avuto l’abilità di sedurre il
popolo ostentando la loro
presunta onnipotenza, facendo credere di essere degli
elohim, degli dei. I profeti di
Israele hanno indagato e denunciato il danno che da
questo male deriva ai poveri
e hanno spiegato quanto di
distruttivo, di corrosivo, di
letale il sistema che su quella presunzione si impianta
comporti per il futuro del popolo. Per Davide queste persone scellerate sono spine
che non si toccano con le
mani e che si bmciano affinché non facciano più danno.
gnore mi ha ricompensato
secondo la mia giustizia»;
«Mi ha reso secondo la purezza delle mie mani»; «Non
mi sono mai allontanato dai
suoi precetti»; «I figli degli
stranieri mi hanno reso omaggio, al solo udire parlare
di me, mi hanno obbedito». E
così via. È davvero il più bravo di tutti.
Nel capitolo 24 Davide rifiuta i consigli alla prudenza
di Joàb il capo dell’esercito e
decide di accrescere la sua
potenza militare a dispetto di
tutte le sue attestazioni di fede che il Signore combatte e
vince al suo posto. Dalla riflessione autocritica su questi
e altri episodi della sua vita
cominciano ad affiorare alcune domande dalle labbra del
re. La tua casa è proprio così
rispetto alla volontà di Dio?
Vorrà Dio essere sempre
pronto a esaudire ogni tuo
desiderio? Davide è spesso
mosso dalle sue ambizioni
personali, prive di giustizia e
di timor di Dio. Ma è davvero
grande se poi liquida «i minimi» erigendosi al di sopra
della giustizia di Dio? Talvolta
è stato davvero implacabile.
L'autocritica di Davide
Le ultime parole di Davide
contengono una notevole
carica autocritica. Davide è
sempre stato capace di autocritica, ha sempre riconosciuto senza sconti il proprio
peccato davanti a Dio e davanti al popolo, il suo pentimento è sempre stato autentico e per questo riceverà il
perdono di Dio. Ricordiamo
quando Davide si rese colpevole dell’omicidio di Uria,
marito di Bat-Sceba. «Perché
hai disprezzato la parola del
Signore, facendo ciò che è
male ai suoi occhi?», gli chiede bruscamente il profeta
Natan. E Davide, senza tentare di aggrapparsi ad un’inutile giustificazione: «Ho peccato contro il Signore». Non è
che un esempio. In queste ultime parole, dopo aver parlato di giustizia e di timor di
Dio, Davide si chiede: «Non è
così della mia casa davanti a
Dio?». Non è una domanda
retorica, ma un interrogativo
fortemente autocritico nei
confronti del suo governo. E
ce n’è motivo.
Nel capitolo 21 leggiamo
che Davide prende una delibera a favore dei Gabaoniti
che avevano ricevuto dei torti
da Saulo. Consegna nelle loro
mani sette figli di Saul («Ve li
consegnerò») e sono impiccati. Il capitolo 22 contiene
un lungo e appassionato canto in cui si autoloda, si autoassolve, si autoglorifica,
sfiorando i toni delTautoidolatria che è sempre impregnata di menzogna, dimenticando, fra l’altro, che la legittimità della sua autorità gli
derivava dal Signore: «Il Si
Vegliare
Enoichecosapossiamofa.
re? Penso che a
_ ire? Penso che la leZ;
delle ultime parole di Davin!
ci abbia offerto delle intere?
santi indicazioni di che cosa
voglia dire per noi
comunità
dei credenti «vegliare» rispet
to a chi è stato chiamato a go
vernare il nostro paese. Non
ci è certo consentito di ritirar
ci in una sorta di disarmo
ideale e spirituale, né diaf.
fondare nell’indifferenza, Testimoniare vuol anche dire lo'
calizzare e denunciare tutti gli
episodi di abuso e di arbitri
nell’esercizio del potere, verificare sulla base dei fatti se
chi ci governa rende un servi
zio alla città o serve i propri
I limiti dell'autorità
Ad alcuni Davide appare
come colui che si è appropriato «deiragnellina dell’uomo povero» secondo l’accusa che gli rivolge lo stesso
Natan (Deut. 2; Sam. 12, l15). Dio lo ha innalzato, ma
Dio lo può ricacciare in basso
se non regna con giustizia e
con il timor di Dio. Scrive
Bonhoeffer nella sua Etica:
«L’esistenza dell’autorità costituita è strettamente connessa a una divina missione:
soltanto nell’adempimento di
questa missione l’autorità esiste pienamente». «Quando
Tautorità costituita oltrepassa
in un punto qualsiasi il limite
del suo compito si deve rifiutare l’obbedienza per motivo
di coscienza, ossia a causa del
Signore». Spine che si buttano
via, e si bmciano interamente
là dove sono, senza toccarle.
Alcuni dei contenuti di questo oracolo di Davide sono gli
stessi esposti in 1 Re 3 rivolti a
Salomone. Anche allora- il re
ideale è quello che sa discernere la volontà di Dio. Nessun
potere umano trova in sé la
sua giustificazione, poiché il
solo vero potere appartiene a
Dio. L’avvenire del popolo resta nelle mani del Signore,
egli tiene d’occhio le carte
che il re gioca. Con Dio non si
può barare. «Non vi ingannate. Non ci si può beffare di
Dio. Perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà» (Galati 6,7).
interessi, se amministrala
giustizia 0 se pianifica la smobilitazione delle coscienze, se
difende la nostra libertà o la
offusca, se promulga leggi a
favore o contro la dignità
umana, se custodisce la creazione 0 la deturpa. Come abbiamo imparato, il nostro impegno nel mondo è in primo
luogo radicato in motivazioni
teologiche, si configura come
una confessione di fede nel
Signore e Salvatore. Una vocazione che vale nei confronti
di qualsiasi re, di qualsiasi sistema politico.
Possiamo e dobbiamo proseguire con fiducia il nostro
cammino di testimonianza,
senza distrazioni, senza farci
irretire né dal pessimismo
circa la possibilità di cambiare le cose, né dal nostromodesto numero. Dio prowederà, comunque, a date buone guide che si prendano cura del suo popolo e della sua
creazione perché questa è ia
promessa della sua Parola, 11
Signore ci dia la necessaria
saggezza cioè la capacità di
discernere la sua presenza
all’opera nella storia delpo-j
polo, nella vita del paese, anche nei momenti più difficili
e più turbinosi. Essere presenti nella città e nella vita
del paese, lavorare per il bene della città per noi noni
solo un optional ma, appiu
to, un impegno in più rispet
to ai nostri compagni di stra
da. Si tratta, ripeto, diuM
confessione di fede.
In questa consultazione®
scuteremo di diaconia,®
servizio, ricorderemo le vai*
tappe della diaconia, o az»
ne sociale delle chiese metodiste italiane, non con uni
sguardo nostalgico verso
passato, ma per trovare nuovi stimoli per proiettarci vof
so il futuro con nuova deW’
minazione e con inedita te
nacia. Il Signore sarà conu
Non ho dubbi.
«^*Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cielh
i cieli dei cielit la terra e tutto ciò che essa
contiene; ^^ma soltanto ai tuoi padri il Signore^
si affezionò eli amò; poi, dopo di loro, fra tutti
i popoli scelse la loro discendenza, cioè voi, con>t„
oggi si vede. ^^Circoncidete dunque il vostro |
cuore e non indurite più il vostro collo;
il Si^ore, U vostro Dio, è il Dio degli dèi, ^ \
il Signore dei signori, il Dio grande, forte
e tremendo, che non ha riguardi personali
e non accetta regali, '^che fa giustizia all’orfano
calla vedova, che ama lo straniero e gli dà pano
e vestito. ^^Amate dunque lo straniero, poiché
Predicazione tenuta il 25
maggio 2001 a Ecumene nel
culto di apertura della Consultazione metodista
^Temi il Signore, il tuo Dio, servilo, toniti
stretto a lui e giura nel suo nome»
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PAG. 3 RIFORMA
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È avvenuto presso la Comunità luterana di Roma il 24 maggio scorso
Lancio del «Decennio contro la violenza»
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All'iniziativa promossa a livello mondiale dal Consiglio ecumenico delle chiese hanno partecipato
alcune centinaia di persone. Dopo il culto ecumenico vi è stata una serie di testimonianze
LUISA Nini
UN puzzle di testimonianze. Storie di violenza subita ma anche percorsi
di riconciliazione possibile;
con un culto ecumenico
presso
la Comunità luterana
di Roma, in occasione della
festa dell’Ascensione, si è
aperto ufficialmente in Italia
10 scorso 24 maggio il «Decennio contro la violenza»
(2001-2010) promosso dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec). Linguaggi diversi (canto, preghiera, rappresentazioni teatrali), diverse culture e tradizioni cristiane si sono intrecciate durante la celebrazione ecumenica
promossa congiuntamente
Halla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
e 'ialla comunità luterana e
presieduta dal pastore luterano Hans-Michael Uhi, vicepresidente della Fcei. Hanno piartecipato al culto rappresentanti di varie chiese
cristiane (protestanti, cattolici e ortodossi), il coro luterano di Roma e un coro giovanile ecumeiuco.
Un'iniziativa promossa
dal Consiglio ecumenico
Con questa iniziativa, che il
Consiglio ecumenico ha lanciato a livello mondiale lo
scorso 3 febbraio a Berlino, il
Cec intende richiamare l’attenzione delle chiese sul tema
della violenza e promuovere
• una cultura della pace e della
nconciliazione. Le «radici» di
questa iniziativa sono da un
lato nel precedente Decennio
, promosso dal Cec, il «Decennio ecumenico delle chiese
in solidarietà con le donne,
1988-1998». D’altro lato, nel
1994 il Cec aveva lanciato un
programma specifico sul superamento della violenza
(«Programme to overeóme
violence»), centrato particolarmente su una iniziativa
(«Peace to thè city») volta ad
affrontare il problema della
crescente violenza urbana
nelle grandi metropoli del
pianeta. Il nuovo Decennio,
inoltre, si richiama esplicitanvénte all’iniziativa dell’Unesco, che ha proposto per lo
stesso periodo 2001-2010 un
«Decennio per una cultura
della pace e della nonviolenza per i bambini del mondo».
Il Cec propone alle chiese
membro di lavorare «in rete»;
i contenuti specifici del progetto dovranno essere individuati dalle chiese a livello lo,. cale e messi a disposizione
delle altre realtà. In sostanza
non esiste un programma direttamente guidato dal Cec,
ma le chiese vengono invitate
ad analizzare la situazione in
l- '-«I vivono e a decidere quali
ly^mno, nel loro contesto, le
fr priorità su cui lavorare.
Il culto del lancio
11 culto per il lancio del De
|ttceiinio in Italia, a cui hanno
£ Pmtecipato alcune centinaia
L si è aperto con un
““^estivo spettacolo teatrale
sulla pena di morte, a cura del
pnppo «Il cerchio» di Aprilia;
m seguito ha raccontato la
propria storia Annik Gentner
’™l>oul, protestante francese
f;. ] Pnr anni ha lavorato per
I. « «Cimade», un servizio ecu^ solidarietà, per poi
K. punire animatrice di «Eire«6». organismo ecumenico
la pace che promuove un
i^fvizio civile alternativo a
quello militare nei paesi in via
m sviluppo. Con sobria lucimia Annik racconta della
rUrte del marito, militare
^cese in Algeria, che viene
ficiso nel 1958 dai partigiani
mgerini; ma questa donna
Il coro dei bambini durante il culto
protestante non cede alla tentazione né della disperazione,
né della vendetta; sceglie di
ritornare in Algeria, come «segno di riconciliazione» e inizia, pur fra mille difficoltà,
una nuova «avventura di vita»
ricercando, anche alla luce
della parola di Dio, la riconciliazione possibile.
Contro la tratta
delle donne straniere
Sul tema della prostituzione e della tratta delle donne straniere in Italia è stata
proposta un’animazione dalle responsabili del progetto
«Ruth», avviato quest’anno
dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei; «Un’importante iniziativa - ha spiegato
il pastore Uhi -, che mostra la
continuità fra il Decennio
delle chiese in solidarietà con
le donne, concluso nel 1998, e
il Decennio contro la violenza
che oggi stiamo inaugurando». Anche in questo caso
hanno parlato le storie di violenza subita, intrecciandosi
con parole di speranza e di
impegno. Il progetto «Ruth»
intende costruire fra le chiese
delle «reti di solidarietà» per
sostenere le donne che sono
vittime della tratta, ma anche,
sul fronte interno, intende attaccare la «cultura del silenzio» che coinvolge a volte le
chiese stesse. Il progetto,
inoltre, si muove in stretta
sintonia con le iniziative promosse negli ultimi anni dalla
Conferenza delle chiese europee (Kek); nel dicembre del
’99 la Kek ha costituito una
«Commissione sulla tratta»
che si occupa di preparare
documentazioni sul fenomeno e soprattutto offrire alle
chiese strumenti di riflessione per un lavoro pastorale
specifico in questo ambito.
Il culto si è concluso con altri due interventi; le donne
della comunità luterana hanno proposto una animazione
sulle visioni distorte della figura femminile nel mondo
della pubblicità e sulla violenza intrinseca ad alcune rappresentazioni: il pastore Christian Matthes ha portato una
testimonianza diretta sul conflitto israeliano-palestinesi.
Paul Collins ha deciso di abbandonare il sacerdozio cattolico
Un prete australiano contro il Vaticano
Uno dei preti cattolici più
influenti dell’Australia ha abbandonato il sacerdozio dichiarando che la sua coscienza gli chiedeva di dissociarsi
da un Vaticano sempre più
settario, che distrugge la cattolicità autentica e la fede di
coloro che vi aderiscono.
Paul Collins, ordinato nel
1967, è stato a lungo responsabile delle trasmissioni religiose della rete Abc alla radio-televisione australiana,
finanziata dal governo. Ha
inoltre pubblicato diversi libri sulla storia della chiesa e
su argomenti teologici.
Personalità spesso controversa, Collins ha precisato
all’agenzia Eni che la sua decisione di dimettersi era
«l’esito di un processo personale e teologico» iniziato
molti anni fa; «Ho sempre
pensato che in quanto prete
potrei influenzare le cose e
introdurre dei cambiamenti.
Ma devo arrendermi all’evidenza; rimanere prete non è
più un’opzione possibile o
onesta - ha detto -. In coscienza, non è più possibile,
rimanendo prete, essere associato con tutto quello che
succede». Da quando le sue
dimissioni sono state annunciate, Paul Collins ha ricevuto
centinaia di messaggi, lettere
e telefonate di incoraggiamento, tra cui quelle di due
vescovi australiani.
Un’inchiesta fatta dalla
Congregazione per la dottrina della fede sul suo libro
«Papal Power» (1997) è stata
«la goccia d’acqua che ha fat
to traboccare il vaso». Paul
Collins ha detto di non aver
voluto dare a quest’inchiesta
un’importanza eccessiva, ma
ben presto è apparso che la
Congregazione intendeva
andare oltre.
Nel dicembre scorso padre
Michael Curran, capo dell’
ordine dei Missionari del Sacro Cuore, al quale appartiene Collins, è stato convocato in Vaticano ed è stato pregato di dire perché Collins
non aveva risposto alle lettere della Congregazione che
chiedevano «chiarimenti»
sulle pretese eresie contenute nel libro. Padre Curran ha
risposto presentando l’articolo pubblicato da Collins
sulla rivista Compass, che affronta questioni sollevate
dalla Congregazione.
Successivamente il cardinale Ratzinger, prefetto della
Congregazione, ha scritto a
padre Curran per dirgli che
anche se l’articolo soddisfaceva la Congregazione, altri
commenti di Collins pubblicati sul National Catholic Reporter negli Usa nel luglio
1999 «potevano rimettere in
discussione la sua pretesa
adesione all’insegnamento»
della Chiesa. Quando ha capito che i membri del suo ordine sarebbero stati coinvòlti
in questo scambio col Vaticano, Collins ha deciso di dimettersi. In un comunicato
che spiega le ragioni delle
sue dimissioni, Paul Collins
definisce «la cattolicità» come accogliente, aperta alle
diverse culture, e opposta al
settarismo; «È proprio questa
immagine del cattolicesimo
che viene, a parer mio, deformata da alcune persone che
si trovano al più alto livello
della Chiesa contemporanea», ha affermato.
La decisione di Paul Collins è stata in parte provocata dalla pubblicazione della
Dichiarazione Dominus Jesus, «espressione di uno spirito profondamente antiecumenico in disaccordo con il
sentimento della grazia di
Dio che impregna il cosmo»
a dichiarato. Questa dottrina
antiecumenica si iscrive in
un movimento che potrebbe
fare della Chiesa cattolica,
nonostante il suo potere e la
sua portata, una setta, ha aggiunto Collins.
Collins ha lasciato intendere che alcuni responsabili di
chiesa pensano che il mondo
moderno sia diventato impermeabile all’insegnamento
di Dio. «Per cui, in una prospettiva storica più ampia,
questi ecclesiastici hanno
praticamente abbandonato
le masse laicizzate per dedicarsi a delle élite che porteranno la vera fede verso il futuro, verso generazioni più
ricettive». Invece, ha detto
Collins, la speranza della
Chiesa sta in quei laici e in
quei numerosi preti che lavorano duro e per i quali la politica del Vaticano ha poca
importanza. «Prego solo affinché il prossimo papa si impegni a realizzare la riconciliazione all’interno della
Chiesa», ha concluso Collins.
___Verso il referendum del 10 giugno
Svizzera: quali rapporti
tra lo Stato e le religioni?
PAOLO TOCNINA
I
L prossimo 10 giugno il popolo svizzero è diiamato
alle urne per esprimersi sull’abrogazione del terzo capoverso dell’articolo 72 della
Costituzione federale. Si tratta di cancellare dalla Costituzione la frase in cui si dice;
«L’istituzione di diocesi sottostà all’approvazione della
Confederazione».
Un articolo del 1874
Il capoverso risale al 1874,
è dunque entrato nella Costituzione dopo il Concilio Vaticano I (che ha proclamato
l’infallibilità del papa e rafforzato il centralismo romano), in un periodo di forti
tensioni tra lo stato moderno
e le chiese e quale risposta
politica del giovane stato elvetico alle forti tensioni suscitate a Ginevra dal tentativo della Santa Sede di istituire una diocesi in quella città.
Pur apparendo come un
capoverso teso unicamente a
limitare il raggio d’azione
della Santa Sede, è bene ricordare che esso non è mai
stato utilizzato in occasione
di discussioni relative alla
creazione di nuove diocesi
cattolico-romane o alla modifica dei confini di diocesi
già esistenti. La Confederazione si è invece richiamata a
tale capoverso nel 1876, in
occasione della creazione
della diocesi cristiano-cattolica in Svizzera (i cristiano-cattolici costituiscono una chiesa staccatasi da Roma dopo la
proclamazione dell’infallibilità pontificia, nel 1870).
La Federazione delle chiese
evangeliche in Svizzera si
asterrà dai dare un’indicazione di voto sulla proposta di
abrogazione. Il vescovo della
chiesa evangelica metodista
in Svizzera si è dichiarato favorevole all’abolizione del
capoverso.
Riserve fra i cattolici
In campo cattolico, alla dichiarazione dei vescovi, favorevoli all’abrogazione, si contrappongono quelle di personalità e associazioni cattoliche che sollevano dubbi e riserve. Padre Herbert Haag,
sulla «Neue Zürcher Zeitung»,
ha avvertito che votando a favore dell’abrogazione le camere federali hanno consegnato, senza forse rendersene
conto, i cattolici svizzeri all’imprevedibile arbitrio di Roma. «Dopo la creazione di un
arcivescovado a Vaduz e la
nomina di Wolfgang Haas ad
arcivescovo», ha sostenuto
Haag, «chi potrà impedire al
Vaticano di creare in futuro
una diocesi a Lucerna, o nella
regione dei Quattro Cantoni e
di nominare un vescovo di
suo gradimento?». Quale soluzione, in caso di abrogazione, padre Haag suggerisce la
via del concordato. «Solo dei
concordati potrebbero evitare che Roma scavalchi le
istanze di governo federali e
cantonali svizzere».
Su questo ultimo punto i
protestanti non potrebbero
tuttavia seguire Haag. La firma di concordati con il Vaticano non farebbe che accrescere lo squilibrio tra cattolici
romani ed evangelici riformati in Svizzera. Già oggi la
Chiesa cattolico-romana gode di un privilegio unico costituito dall’essere presente
nella doppia forma di chiesa
e di stato. Nessun altro organismo ecclesiastico gode di
un simile diretto accesso al
governo elvetico (lo stesso
Consiglio ecumenico delle
chiese, che ha la sua sede a
Ginevra, non è riconosciuto
che come Organizzazione
non governativa - Ong). Anche il comitato centrale della
Federazione femminile cattolica svizzera Skf, che rappresenta circa 250.000 donne, in un comunicato del 18
aprile scorso, si è dichiarato
contrario all’abrogazione
dell’articolo 72. L’Skf si rifà a
una dichiarazione di esperti
dell’Università di Friburgo i
quali ritengono che quell’articolo non sia discriminatorio
nei confronti dei cattolici
svizzeri e non costituisca una '
limitazione della loro libertà.
Non basta l'abrogazione
La Federazione delle chiese
evangeliche in Svizzera, commentando l’indicazione di
voto espressa dal Consiglio
federale, favorevole all’abrogazione, ha sottolineato che,
anche alla luce del crescente
carattere multireligioso della
società svizzera, è giunto il
momento di pensare al varo
di un articolo costituzionale
sulle religioni. La semplice
abrogazione dell’articolo 72,
capoverso 3, non può essere
considerata soddisfacente.
Essa deve essere affiancata
da nuove e più adatte misure.
Anche la Svizzera deve dotarsi di chiare disposizioni che
regolino, su scala nazionale, i
rapporti tra lo stato e le religioni (l’articolo 72, capoverso
1, prevede che i rapporti tra
stato e chiesa siano regolati
dalle autorità cantonali). Da
un lato occorre che la Confederazione riconosca positivamente l’apporto delle comunità religiose alla vita del paese, dall’atro essa deve continuare a esercitare una funzione di controllo e di pacificazione sociale. Per fare questo è opportuno, sostiene la
Federazione, lavorare da subito alla stesura di un articolo
sulla religione che sostituisca
e integri quanto finora previsto nella Costituzione.
«Oggi il nostro stato democratico e pluralista ha bisogno di una regolamentazione
che tenga conto del valore sociale della religione e delle
comunità di fede», ha dichiarato il pastore Thomas Wipf,
presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in
Svizzera, in occasione di una
conferenza stampa tenuta a
Berna il 24 aprile. «Chiese e
comunità religiose - ha detto
- si occupano di questioni legate al senso, ai valori e alle
norme fondamentali dellà vita umana e sono dei partner
della Confederazione in numerosi campi».
Anche il vescovo della chiesa evangelica metodista in
Svizzera, Henrich Bolleter, ha
sostenuto la necessità di introdurre un articolo costituzionale sulla religione. Ha ricordato che le chiese e le comunità religiose minoritarie
incontrano difficoltà a far riconoscere i propri diritti,
proprio perché la questione
dei rapporti tra stato e chiese
è demandata ai Cantoni. Bolleter ha proposto la creazione di un ufficio federale per
le questioni religiose.
Lo status della religione
La Costituzione non può
continuare a riflettere l’opinione, ormai superata, secondo cui la religione è solo
ed esclusivamente un «affare
privato», ha sostenuto a Berna Ulrich Friedrich, presidente di un gruppo di esperti
incaricato dalla Federazione
delle chiese evangeliche di
elaborare proposte concrete
per la creazione di un articolo sulla religione. «Occorrono
- ha detto - linee direttrici
ancorate nella costituzione
ed elaborate a partire dal riconoscimento dell’importanza sociale delle chiese e delle
comunità religiose e della
composizione dell’odierna
società multiculturale».
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 8 GIUGNO 200]
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Incontri e scontri della società multiculturale in un volume curato da E. Bein Ricco
La sfida di Babele oggi
Quali sono i valori di riferimento di una moderna società multiculturale? E come si applicano
0 si estendono nel mutare delle situazioni? Tra diritti universali e diritto alle identità particolari
ALBERTO CORSANI
Da una parte la campagna
elettorale appena conclusa, che ha visto dispiegare
soldi a profusione e fare appello airimmagine del successo personale; dall’altra alcune tragiche vicende di cronaca, che hanno visto protagonisti degli adolescenti o
vittime dei bambini; e mettiamoci ancora le sfide della
bioetica e della «procreatica»,
che spalancano abissi di potenziale dominio sulla natura
ma lasciano sgomenti per i
rischi che corriamo quali
«apprendisti stregoni»: ne risulta una società imbarazzata nella ricerca dei propri valori di riferimento; che si
chiede se ne esistano ancora,
chi ne sia portavoce e soprattutto se esista qualcuno disposto ad accettarli come
orientamento per la propria
vita. A tali quesiti, inevitabili
per singoli, comunità, genitori e ragazzi, chiese, si riferisce
la serie di interventi coordinati da Elena Bein Ricco in
La sfida di Babele*.
Il volume prende di petto
alcune questioni di fondo (il
rapporto tra diritti universali
e diritto alle identità particolari, fra visione liberale e visione comunitarista, o tra responsabilità individuale e appartenenza, nel saggio di Elena Bein; il rapporto fra fede
ed etica nel contributo di Sergio Rostagno; quello fra la
cristologia e le diverse religioni nell’intervento di Fulvio
Ferrario) e offre come esempi
della trasfusione nel quotidiano di questi problemi gli
interventi di Gigliola Corduas
sulla scuola; di Rita Gay Cialfì
sul contatto fra famiglie autoctone e immigrate per iniziativa dei servizi sociali; di
Paolo Naso sulla tolleranza e
la convivenza civile in relazione alle religioni; di Ludovica Tranquilli Reali sul rapporto donne-immigrazione.
I valori, scrive Rostagno,
esistono: il problema è la loro
applicazione, o meglio la loro
possibile estensione a nuove
categorie di cittadini, che non
c’erano prima e non è detto
che li condividano. Come
suggeriscono anche gli esempi di attualità riportati all’inizio, «...quei valori non sono ih
crisi. Sono invece ben vivi.
Un dramma di Jean Genet
L'universo della reclusione
e le necessità spirituali
PAOLO FABBRI
SI fa presto a dire galera,
ma accostandosi a quel
mondo attraverso le testimonianze di diretti interessati
passati attraverso quella terribile esperienza oppure tramite le riflessioni di chi nelle
carceri si muove per portarvi
aiuto o sostegno spirituale, ci
si rende conto che quello è
un altro pianeta, dove le leggi
sono diverse da quelle cui
siamo abituati, leggi che modificano nel profondo il modo di essere di una persona,
leggi che esaltano o mortificano quanto di meglio c’è
negli esseri umani, adattandoli alla diversa dimensione
in cui vivono. Penso a esempio aH’esperienza di Patrizia,
pubblicata recentemente su
questo giornale con i servizi
di Lidia Maggi e Anna Maffei,
quando racconta di non poter gestire neppure un momento della propria vita,
neppure il sonno.
E così che, piano piano, si
entra nel mondo della galera,
dove il sogno talvolta si confonde con la realtà. Così è in
Stretta sorveglianza di Jean
Genet, un testo scritto nel
1949 come primo approccio
al teatro di questo autore caro
a Jean Cocteau, dopo un esordio nella prosa che lo aveva
già segnalato come scrittore
provocatorio e dissacrante. Il
testo Sotto stretta sorveglianza
è statico, con una vicenda esile quanto un filo, ma la messa
in scena di Antonio Latella,
attore napoletano approdato
recentemente alla regia con
opere classiche come Otello e
il più recente Amleto, gli dona
subito un ritmo incalzante,
con i quattro interpreti vestiti
di sole mutande che corrono
attorno a una cella appena segnata da sottili fili di ferro.
sotto la sorveglianza discreta
di una guardia.
1 quattro vanno, accelerano, rallentano, gridando il
proprio nome e frasi mozze,
accentrandosi ogni tanto per
incontrarsi, guardarsi, avvilupparsi, lottare: così che i
corpi diventano metafora
della loro vicenda incapsulata fra le mura, con un diaframma sottile, che diventa
invalicabile quando lo si vuole superare e la guardia diventa duro carceriere, aguzzino approfittatore. L’unico
spazio che resta libero è quello onirico, in cui gli oggetti e
le persone diventano dtro. 11
fisico di Occhiverdi, un assassino condannato a morte, a
volte sembra avere disegnato
sui petto il volto della moglie,
bella e vagheggiata da tutti e
diventa lui stesso oggetto di
desiderio, un desiderio che
mitizza, innalza il detenuto a
simbolo di tutto quanto non
si può avere dentro le maledette quattro mura e per
averlo si può anche uccidere
a pochi giorni dalla libertà.
Ormai la realtà è sopraffatta
dal sogno, i corpi sono traslati in un’altra dimensione e
uno dei due detenuti ammazza l’altro per compiacere Occhiverdi, ottenendone in
cambio il disprezzo e la denuncia alla guardia.
Si fa presto a dire galera,
ma senza l’appiglio della speranza restano solo tormentati
labirinti onirici. Rosario Tedesco (Occhiverdi), Marco
Foschi (Lefranc), Matteo
Caccia (Maurice) e Annibaie
Pavone (la guardia) hanno
interpretato con eccellente
bravura la regia di Antonio
Latella, che ha voluto riempire i corpi di esuberante energia, per proiettarli in un moto
irreversibile verso la tragedia.
Milano, teatro Out-off
Siamo noi che ci siamo quasi
addormentati nelle nostre ovvietà egoistiche (...). Dobbiamo ricuperare non tanto i valori fondanti (...), quanto la
passione per quel che dà fondamento» (p. 74).
Questo non esclude che si
possano aggiungere altri valori: come illustra Naso, l’istituzione di una nuova festa «importata» da un’altra tradizione religiosa, sancirebbe nel
concreto l’affermazione di un
valore (p. 154), e sulla capacità di accettarlo, da parte
della comunità ospitante, si
giocherebbe la solidità culturale di quest’ultima; il problema è che esso rischia di restare confinato nella comunità
ospitata, magari tollerato, ma
non per forza condiviso. Naso
fa l’esempio delle elezioni del
1994, in una domenica coincidente con la Pasqua ebraica:
l’allora presidente del Consiglio Ciampi prolungò l’apertura dei seggi al lunedì mattina. Il diritto all’espressione
della propria festa è stato nel
1994 riconosciuto, ma serve
sempre anche la relativa consapevolezza da parte di chi,
nella collettività, non è coinvolto in prima persona. Altrimenti «il pluralismo si limiterebbe ad essere una passiva
“registrazione delle diversità’’» (Bein, p. 28).
Il riconoscimento di diritti
e valori non può comunque
prescindere dalla fissazione e
dal richiamo a una base di
concetti fondanti che assicurino la convivenza. L’identità
su cui si fondano le varie comunità non deve essere concepita come un assoluto: il
«patto di cittadinanza» deve
definire «le norme comuni
che ognuno si impegna ad
osservare al dì là della sua
collocazione identitaria»
(Bein, p. 29); «l’identità non
sta all’origine, ma si elabora
giorno per giorno» (Rostagno, p. 81): la difficoltà starà
allora nel fatto che questo
modo di ragionare, giusto e
insostituibile, è proprio di chi
sta nella «maggioranza» (autoctona, europea, figlia in
qualche modo dell’Illuminismo e nipote in molti modi
delTUmanesimo) e può permettersi di relativizzare il peso dell’appartenenza identitaria; chi si trovi in una posizione più debole (perché immigrato, straniero, emarginato, in alcuni casi anche perché donna) tenderà, sulla difensiva, a un maggiore «rivendicazionismo» su base
identitaria: e dunque non
parlerà più allo stesso modo.
La sfida per una società davvero rispettosa di tutti starà
allora nel rendere sempre
meno necessario il ricorso alla radicalità identitaria. •
(*) E. Bein Ricco (a c. di): La
sfida di Babeie. Incontro e
scontri neiie società muiticuituraU. prefazione di Laura Balbo. Torino, Claudiana, 2001, pp.
187, £25.000.
I Una figura del XVI secolo
Fra Giovanni Moglio
martire di Montalcino
EUGENIO STREHI
\ Fra Giovanni Moglio,
Martire della libertà di
pensiero, nel secolo della
Riforma, Montalcino Madre
giustamente superba, 21 Aprile 1890». Questa lapide, posta
a fine Ottocento dalla Massoneria nel luogo di nascita del
predicatore evangelico Giovanni Moglio alias Buzio, che
abbiamo imparato a conoscere grazie agli storici Philip Me
Nair e Salvatore Caponetto,
testimonia la fede evangelica di un semplice frate che
animò le piazze e le chiese del
500 e per fedeltà al Signore
della chiesa salì sul rogo all’alba del 6 settembre 1553.
Di questo frate, fratello in
fede, ci è rimasto molto poco:
i suoi confratelli Pietro Martire Vermigli e Bernardino
Ochino si rifugiarono in Svizzera mentre il Moglio affrontò
il rogo a Campo dei Fiori, lato
opposto dell’attuale statua a
Giordano Bruno, perché il
cardinale inquisitore doveva,
dal Palazzo della cancelleria,
vedere l’eretico morire.
La fama di predicatore evangelico di Moglio attraversa l’Italia: Brescia, Milano,
Pavia, Bologna e Napoli sono
alcune città che hanno visto
accorrere le folle per ascoltare un predicatore chiaro nel
parlare e fondato nelle Scritture. 1 verbali della sua condanna e della sua morte, non
lasciano dubbi sulla tempra
dell’uomo di fede. Di fronte
alla Santa Inquisizione rivolge il suo ultimo sermone: «O
popolo di Roma, il tuo papa,
il tuo re si fa chiamare vicario
di Dio, ma tu devi chiamarlo
Anticristo! O cardinali, o vescovi, o giudici mitrati, vi
chiamo, sanguinari, davanti
al tribunale supremo di Cristo, dove i vostri pomposi ti
toli, i magnifici ornamenti vostri, i pastorelli e le mitre non
avranno più forza, né splendore; né i vostri sgherri, né la
terribile vista delle atroci torture ci faranno spavento».
11 popolo, prima di essere
represso, potè applaudire
questo frate umiliato con 1’
«abitello giallo» (il sembenico) e condotto poi al rogo con
il ferro che gli trapassava tre
volte la lingua e gli impediva
così di parlare. Giovanni Moglio morirà, straziato da spasmi atroci, senza un lamento.
Nell’età della Riforma non
sarà l’unico; frate Baldo Lupatino, prima di essere affogato
nella laguna Nord, in Venezia,
urlerà con tutta la sua forza:
«Solo Gesù Cristo è il Signore!». Noi viviamo, grazie a Dio,
in tempi diversi: tuttavia di
fronte al revisionismo storio•grafico in auge che tende a dimenticare il passato, quando
è scomodo, facciamo nostra
la considerazione di Adriano
Prosperi al convegno promosso dalla Santa Sede sull’Inquisizione: «Il fatto che l’Inquisizione abbia vinto, non vuol
dire che la cultura del suo
tempo ignorasse altre possibili soluzioni. Ma il simposio
non ha affrontato la questione». Noi aspettiamo come
eredi in Siena del fratello Giovanni Moglio, una chiara confessione di peccato da parte
della Chiesa di Roma, consapevoli che il nostro fratello
ubbidì al comandamento del
Signore (Matteo 10, 28).
C^dto 'T^adìo
interno
estero
sostenitore
abbonamenti
L. 10.000
L. 20,000
L. 20.000
LIBRI
Sociologia Quale comunità?
A Zygmunt Bauman, sociologo di origine polacca e giustamente celebrato autore di un importante studio sulla
Shoà {Modernità e olocausto. Il Mulino, 1992), si deve un ultimo testo dedicato ai problemi dell’appartenenza e
dell’identità. Voglia di comunità (Laterza
2001, pp. X-147, £ 24.000) affronta un
sentimento tipico di questi ultimi anni,
cioè il diffuso senso di insicurezza che
permea le nostre società, in parte a causa
del fenomeno globalizzazione. Il problema sta nel fatto che la voglia di appartenere a una comunità codificata porterebbe con sé una ricaduta di sottomissione
potenzialmente pericolosa.
Scrittura
Quali virgole?
Da alcuni anni è attiva a Torino la Scuola «Holden» di scrittura creativa, guidata dallo scrittore Alessandro Baricco che,
oltre a gestire i propri corsi, pubblica una serie di libri-strumento destinati a chi deve preparare testi
■ scritti: gli ultimi in ordine di tempo sono i
/f volumi dedicati alla Punteggiatura (!'
AaVv: /segni, Bompiani 2001, pp. Iv-218; II
F. Serafini - F. Taricco, Storia, regole, eccezioni - Punteggiatura e discorso, pp. IV-306,
ciascun volume £ 28.000). Attraverso esempi illustri e una diffusa casistica si familiarizza con uno degli elementi della scrittura
più trascurati da libri e periodici di oggi.
Narrativa Nostalgia d'istria
Dello scrittore istriano, scomparso due anni fa e che aveva
affrontato anche il tema dell’eresia riformata con II male viene
dal Nord (1984), esce ancora un romanzo postumo. Il sogno
dalmata (Mondadori, 2001, pp. 173, £
28.000) ripercorre la sap di un gruppo di
coloni dalmato-albanesi giunti in Istria nel
Seicento inseguiti dai turchi. Come in una
narrativa americana della «disillusione»
(Bad Land di J. Raban, Einaudi), il libro è la
storia di una delusione: vivere nella terra
d’adozione non è meno difficile che vivere
in quella d’origine. Torna il tema dello sradicamento, comune ai libri di Tomizza.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo cana
* radio Rai, predicazione e notizie dal mondo
fico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualit .
TELEVISIONE
Protestantesimo
31 Rubrica televisiva di Raidue, a cura della
1\L1LJ11V«u iClCVIolvCl LJl JXdJLJLLCf CI C<j6
zinne delle chiese evangeliche in Italia, trasme
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a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle or
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica io 8
gno, alle ore 23,50 circa, andrà in onda: «Pane e rose: 1 e P
rienza e le riflessioni dei giovani evangelici sul lavoro
cambia». La replica sarà trasmessa lunedì 11 giugno alle
24 e lunedì 18 giugno alle 9,30 circa.
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Metodista di Bologna, fu prima repubblicano e poi del Partito d'azione
Gino Onofri, partigiano ed evangelico
Bastonato più volte dalle squadrocce fasciste, dopo l'8 settembre preparò e rifornì molti
soldati, antifascisti ed ebrei di documenti falsi Morì a Mauthausen nel febbraio del 1945
yawiMOBRACCHITTA
Incontriamo Nazario Sauro Onofri, ex partigiano del
Partito d’azione e storico della lotta di Liberazione, presso
l’Istituto provinciale della
Resistenza «Ferruccio Farri»
di Bologna. Il suo racconto,
intrìso di memorie familiari
e ricerche storiche, assume
via via i tratti di un alto percorso civile.
MIO padre si chiamava
Gino Onofri ed era un
operaio iscritto al Partito repubblicano durante il periodo fascista. Negli Anni Venti
fece parte dei gruppi giovanili repubblicani e fu bastonato
dalle squadracce fasciste almeno 4-5 volte. Tanto per
chiarire le ascendenze ideali
della mia famiglia, in casa
spiccavano due quadri di
Giuseppe Mazzini e un ritratto di mio nonno materno che
era stato invece garibaldino.
Durante il ventennio della
dittatura, mio padre rimase
disoccupato per sette anni
per avere rifiutato la tessera
del Partito nazionale fascista.
Verso la metà degli Anni
Trenta iniziò a frequentare
la Chiesa metodista di via Venezian. Alcune domeniche
portò al tempio anche i miei
fratelli e me, ma io non ero
particolarmente interessato ai
problemi di natura religiosa.
Ricordo però un aneddoto
che è ben sintomatico dell’assenza di libertà religiosa in
quegli anni: l’ossessione con
cui U prete che ci impartiva la
lezione di religione alle scuole
medie ci invitava a denunciare le persone affiliate a sette
religiose, così venivano chiamate allora le varie denominazioni protestanti. Ho ancora ben presente alla mente
l’angoscia e la paura che mi
procuravano quelle parole
che invitavano alla delazione;
non solo mio padre era un
antifascista democratico, ma
frequentava anche una chiesa
evangelica! Mio padre possedeva una bella Bibbia della
Società biblica britannica e
forestiera nella traduzione di
Giovanni buzzi che conservo
aiicora con grande cura. Di
lui non ho null’altro.
Conservo inoltre il ritratto
di mio nonno garibaldino.
Era stato garibaldino, fra gli
ultimi garibaldini. Garibaldi
era già morto nei 1882, quando nel 1897 mio nonno, insieme ai figli di Garibaldi, andò
in Grecia per partecipare alla
lotta di liberazione ellenica
contro l’impero ottomano.
Prese parte alla battaglia di
homacos, battaglia in cui
.^^^fcito turco fece polpette
italiarù. Mio nonno uscì
molto provato dalla guerra
8 tornò a casa con il tifo,
iii^ò poi mia madre Canii” *dcordo dell’isola greca.
™ momento dello scoppio
“eua seconda guerra mondia’ ®in padre svolgeva il lavodi elettricista, e fu proprio
Pdi'iocJo che i partiti
^mascisti a Bologna si riorR^arono e rinforzarono. 11
»orno della caduta del fasci"tio padre, stringendo
fpj^drtcllo fra le mani, si
0 m via Marsala, al numeuprf prima sezio
sa-^^drtito fascista, e si miDij.®d^cllare con foga la laOon ! effigie imperiale. Io
elmi!*-neppure un istante
^■{“«31 il suo gesto,
ta drammatica cesu
I. Ila vita della città di Bo
le ju.'^?me in quella di tutte
dall’ft” ^aliane, è costituita
vide i.^®dembre del ’43, che
del ®ocupazione. tedesca
delia 'taliano: i partiti
•histra bolognese deci
sero di costituirsi in Comitato
di liberazione nazionale, ma
il Partito repubblicano ebbe
un’esitazione a causa della
famosa pregiudiziale antimonarchica. A Bologna un gruppo di repubblicani uscì dunque dal partito, fra i quali ricordiamo mio padre. Luigi
Zoboli e Armando Quadri, e
aderirono al Partito d’azione
che iniziò così le sue attività
all’interno del Comitato di liberazione nazionale.
Nella Resistenza mio padre
svolgeva compiti di carattere
militare. Io mi unii ben presto a lui, abbandonando gli
studi classici del liceo Marco
Minghetti. Il nostro compito
principale era quello di redigere e rifornire di documenti
falsi i soldati italiani che dopo l’8 settembre erano stati
invitati a presentarsi nei distretti militari per l’arruolamento, gli antifascisti liberati
dal carcere o dal confino e, a
partire dalla metà di novembre di quell’anno, i cittadini
italiani di origine ebraica che
in seguito alla promulgazione
della famigerata Carta di Verona da parte della Repubblica sociale italiana venivano
invitati a presentarsi nelle
questure per essere inviati
nei campi di stermino.
Il compito di consegnare i
documenti falsi a membri
della comunità ebraica era
svolto da Armando Quadri,
dirigente del Partito d’azione.
Una volta mi capitò tuttavia
di portare una carta d’identità falsa a un commerciante
di origine ebraica che aveva
un negozio all’angolo del Pavaglione, fra l’attuale cinema
Arcobaleno e l’edicola che vi
sorge di fronte, cosa che costituisce fra l’altro un errore
in base alle regole di sicurezza della lotta Clandestina. Mio
padre e io svolgevamo poi le
tipiche attività della Resistenza, che consistevano nel rifornire di armi le brigate azioniste operanti in montagna e
nella trasmissioni di informazioni di natura militare agli
alleati. Nel febbraio del 1944
mio padre allestì con altri
partigiani una tipografia clandestina che iniziò a pubblicare Orizzonti di libertà, organo
del Partito d’azione dell’Emilia-Romagna.
Nel 1944, quando gli americani liberaro”no Firenze, a
Bologna si verificò un fuggi
fuggi di militi neri, e alle bri
Un’immagine della liberazione di Bologna
gate partigiane si presentarono decine di disertori fascisti
che intendevano passare nelle file della Resistenza. Le brigate azioniste e socialiste
presero nelle loro file con
molta disinvoltura questi disertori che sostenevano di essere stati arruolati nelle truppe nazifasciste solo con la
forza. Due di loro, in particolare, entrarono nelle file di
Giustizia e Libertà garantiti
da un nostro compagno. Erano invece spie fasciste che registrarono meticolosamente i
nostri nomi. Compilarono
una lista di 26 persone e nella
notte fra i 3 e 4 settembre del
’44 arrestarono 18 di noi.
Le spie fasciste riuscirono a
inchiodare uno a uno i membri della brigata. Io ebbi la
fortuna di non averli mai visti, e fui rilasciato. Mio padre
invece non ebbe questa fortuna. Il 23 settembre del ’44
otto di noi vennero fucilati,
mentre altri sei, compreso
mio padre, furono deportati
nel campo di sterminio di
Mauthausen. Mio padre non
fece più ritorno. Dopo il 21
aprile 1945, giorno della Liberazione di Bologna, attendemmo con ansia notizie di
mio padre, e infine un sopravvissuto di Mauthausen ci
comunicò la notizia della sua
morte. Dopo alcuni anni, in
seguito al controllo delle
schede che le SS redigevano
per ogni deportato, venimmo
a conoscenza della data di
morte di Gino Onofri; il 2 febbraio 1945, a causa, così riportava la scheda, di problemi cardiaci. Gran parte dei
partigiani appartenenti al
gruppo di Giustizia e Libertà
arrestati nella notte fra i 3 e 4
settembre 1944 morirono in
quel periodo. Resistettero
dunque nel campo di sterminio di Mauthausen dall’ottobre ’44 sino al gennaio-febbraio del ’45. A mio padre è
stata conferita la medaglia
d’argento al valor militare.
Attualità di «Agamennone» in scena a Siracusa
Da male nasce male, da sempre
SALVATORE RAPISARDA
Lf AGAMENNONE di Eschi( lo, nella rappresentazione che sta andando in scena
al teatro greco di Siracusa,
sotto l’egida dell’Istituto nazionale del dramma antico
(Inda), con la regia di Antonio
Calenda e gli interpreti del
Teatro stabile del Friuli-Venezia Giulia, non ci fa ritrovare
nel porto o nel Foro di Argo.
Ci troviamo, invece, nell’atrio
di una grigia ma maestosa
stazione ferroviaria (simbolo
di grandiosità moderna, di
luogo di incontri, di movimento, di lacrime) dove anziani cittadini, che data la loro
età non poterono partire per
la guerra contro Troia, da dieci anni attendono con trepidazione notizie sugli esiti della battaglia. Vestono il frac,
hanno l’ombrello in mano e la
bombetta in testa, chiaro simbolo di neorealismo.
La regia ha voluto così alludere aU’«iconografia del Novecento» per restituire «l’ambiguità complessa del mondo
contemporaneo, il passato così continua il regista - a noi
più vicino, lacerato da guerre, olocausti, atroci persecuzioni e genocidi». Dalle parole del vecchi-anziani apprendiamo che Agamennone, prima di partire per dare battaglia a Troia, si è sentito stretto tra due forze: rifiutare di
partire, e così trasgredire
quel che veniva considerato
il sacro dovere di vendicare
un’offesa, o sacrificare sua figlia Ifigenia per assicurarsi
una navigazione sicura. Agamennone sa bene che nessuna delle due opzioni lo lascerà senza colpa ma, come
si sa, opta per sgozzare la figlia. Il misfatto è evocato con
dovizia di particolari in modo
da suscitare orrore.
QuelTorribile atto di Agamennone non è mitigato dal
suo ritorno vittorioso ed è il
motivo della sua morte per
mano di sua moglie, Clitemestra.. Siamo dunque in presenza di una tragedia che si snoda tra due assassini!, anzi tre.
Cassandra, la giovane principessa schiava, la profetessa
inascoltata, che Agamennone
si è portato dietro come trofeo di guerra, è la terza vittima. Daniela Giovanetti, nei
panni, o per meglio dire nei
veli bianchi che ben rendono,
il contrasto tra la aliena voce
profetica e il grigio della città,
con la sua esile figura, ha dato
un’interpretazione convincente della Cassandra sofferente, inascoltata, più volte
vittima di forze più grandi di
lei; Apollo, la guerra, la schiavitù, il rimanere non creduta.
Assistiamo così a una tragedia, ma dietro alla tragedia c’è
il mito, e questo è inesorabilmente ricorrente. Ci si riscopre ancora e sempre schiacciati tra il senso del dovere.
imposto dalle convenzioni, e
il rischio di una scelta di minoranza, che può causare
emarginazione, se non proprio condanna. Il mito, poi, ci
mostra come a pagare sono sì
le grandi figure tragiche, gli
eroi, ma in primo luogo pagano, per le scelte altrui, le figure deboli, indifese. Qui sono,
ancora una volta, le donne:
Ifigenia, Cassandra e, per certi
versi, persino Clitemestra, che
rimane per troppo tempo angosciata dal dolore della figlia
uccisa, dalla solitudine in cui
la costringe un marito che segue il suo «destino», dall’odio
che per lunghi anni le fa meditare vendetta.
Essa è una figura grande e
sofferente, dunque tragica,
ma quante donne non sono
soltanto figure sofferenti?
L’odio di Clitemestra si conclude con la vendetta, ma non
certo con la pace; il suo odio
genera altro odio; suo figlio,
Oreste, come si apprende da
altre tragedie, la ucciderà per
vendicare il padre, ma nemmeno lui troverà pace, né approvazione generale. L’odio,
la vendetta, la guerra genera
ancora e sempre male. Questa
è la tragica lezione della tragedia, questa è la tragica constatazione dei nostri giorni. A
noi credenti non piace essere
chiamati delle cassandre, ma
«guai a quei profeti che dicono pace, mentre pace non
c’è» (Geremia 6,14).
La Firenze della Resistenza nel film «Paisà» di Roberto Rosseiiini
La pace è ferita a morte
vranità palestinese di un’area
nella sezione orientale della
città vecchia, per quanto limitata e bilanciata dal controllo israeliano su gran parte
del territorio urbano, avrebbe
costituito una significativa
vittoria, il simbolo vincente
di una rivendicazione evidentemente giusta e fondata.
Prendere o lasciare.
Il no di Arafat
Arafat lasciò, forse convinto
che avrebbe potuto ottenere
qualcosa di più, per esempio
il rientro di alcune decine di
migliaia di profughi delle
guerre del 1948 e del 1967, invece delle poche migliaia accettate dal governo israeliano;
forse condizionato da una
«giovane guardia» di militanti
di Fatah alla ricerca di protagonismo politico e militare:
forse realmente convinto che
fosse ancora troppo poco e
che le ambiguità di Barak sul
futuro degli insediamenti
ebraici in Cisgiordania e Gaza
imponessero un atteggiamento negoziale guardingo e rigido; forse ritenendo che in
realtà quellò di Barak non fosse altro che un bluff dal momento che il destino politico
del premier israeliano era già
incerto e che i suoi impegni
erano scritti solo sulla sabbia.
Non sappiamo perché Arafat
a luglio abbia detto no al piano Barak, e oggi non ha alcuna importanza appurarlo.
Quel «no», qualunque fossero
le sue ragioni, ha chiuso una
stagione e ne ha aperta un’altra segnata dalle azioni militari e dagli attentati terroristici.
Se fallisce un negoziato, infatti, la situazione non resta
quella data al momento della
rottura delle trattative; le posizioni regrediscono, si polarizzano, si radicalizzano e si
torna a livelli di scontro che
destano orrore e gettano nello
sconforto più profondo.
Negoziato impossibile
È questo il sentimento di
quanti in questi anni hanno
lavorato con pazienza e tenacia per ricucire i rapporti dal
basso tra i due popoli, per favorire una reciproca comprensione della storia, delle
«narrazioni» di ciascuno di essi e quindi per sostenere una
strategia sostenibile di pacificazione e convivenza. Tra di
loro molti israeliani e altrettanti palestinesi, ma anche
molti italiani, tanta parte della comunità internazionale,
numerose organizzazioni
ecumeniche e interreligiose.
Di fronte agli adolescenti uccisi a Tel Aviv, agli attacchi
popolari contro le moschee
che sorgono nello stato di
Israele, alle stucchevoli immagini di giovani islamisti
candidati al martirio che si
esibiscono imbottiti di finti
candelotti di esplosivo, possiamo misurare la portata del
fallimento di una strategia. In
questo quadro è difficile pensare neli’immediato a un’in
versione di tendenza, a un
colpo di scena che riporti la
leadership israeliana e quella
palestinese sul binario di una
ragionevole propensione al
dialogo e alla trattativa; se anche accadesse, penseremmo
più a un diversivo, a una manovra tattica che a un genuino e autentico ritorno alla logica del negoziato.
E allora? Dove stiamo andando? Quali saranno le
prossime mosse della leadership israeliana e di quella palestinese? La vera tragedia, e
non solo per il Medio Oriente, è che a queste domande
non c’è una risposta politicamente ragionevole. L’impressione è che nessuno sappia
davvero dove stia andando:
fonti militari israeliani ammoniscono Sharon che la lotta al terrorismo non è paragonabile a quella contro le
postazioni palestinesi in Libano o contro Hezbollah;
non è insomma una guerra
che si vince con qualche coraggioso blitz o con un’azione dimostrativa. D’altra parte, attaccare frontalmente
Arafat senza cogliere le differenze tra l’Autorità nazionale
palestinese e i fondamentalisti di Hamas, che cosa può
produrre se non la radicalizzazione del movimento nazionale palestinese? Quanto
ad Arafat, se continuerà a subire la strategia dei gruppi
più radicali il suo ruolo non
potrà che essere quello di
icona del nazionalismo palestinese e nulla di più: da un
Premio Nobel per la pace che
insieme a Itzack Rabin aveva
condiviso il sogno di un
«nuovo Medio Oriente» ci
aspettavamo molto di più.
Fino a quando?
Nessuno sembra sapere
dove andare se non verso
una violenza cieca e distruttiva. Ma fino a quando? E con
quale obiettivo? Qualsiasi
israeliano può sognare di alzarsi un bel mattino e di non
incontrare neanche un palestinese, e viceversa. Ma è un
sogno, appunto. La realtà è
che egli sa che si alzerà, che
uscirà di casa e incontrerà
migliaia di palestinesi; così
come ogni palestinese sa che,
a qualche chilometro da casa
sua, sorge lo stato di Israele,
popolato da milioni di persone che esistono e che non
svaniranno d’incanto. Questa
è la realtà, gli altri sono solo
sogni o incubi. Non lo diciamo per rassicurarci e confortarci, ma dopo il tempo della
distruzione giunge necessariamente quello della costruzione: e allora, nonostante
tutto l’odio e la disperazione
di oggi, il futuro appartiene a
quei pochi costruttori di pace
che continuano a credere che
la convivenza è possibile, così come la condivisione della
terra. Sono i nuovi profeti del
Medio Oriente, ma è loro destino che nessuno li ascolti.
Paolo Naso
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
risultati dell'annuale Consultazione metodista di Ecumene del 25-27 maggio
L'impegno sociale e diaconale
Si è discusso della vita delle comunità locali, della diaconia nelle chiese metodiste, di finanze
e di politica. Un incontro ben riuscito che rinsaldo i vincoli comuni di solidarietà e fraternità
DANIELE DOMA
La Consultazione metodista 2001 si è svolta a Ecumene, Centro evangelico particolarmente caro ai metodisti italiani, dal 25 al 27 maggio, in una cornice gioiosa e
densa di attività. Moliti i delegati presenti, provenienti da
quasi tutte le comunità metodiste in Italia, sui volti dei
quali era visibile la soddisfazione partecipare a questo
appuntamento annuale. 1 lavori sono ufficialmente iniziati venerdì sera, con il culto
presieduto dal presidente del
Comitato permanente dell’
Opcemi, past. Valdo Benecchi. In seguito, a tutti i deputati è stata consegnata la cartellina contenente la relazione del Comitato permanente.
La maggior parte degli argomenti da trattare sono stati
concentrati nella giornata di
sabato, giornata che è iniziata con il culto sapientemente
curato dalla Egei di Roma.
11 primo argomento di cui
si è discusso ha riguardato la
vita delle nostre chiese, tema
tratto dalla lettera inviata dal
prof. Giorgio Spini sull’accoglienza degli immigrati. Alcune chiese lamentano un calo
delle presenze ai culti, in
quanto non viene prodotto
un ricambio che possa sopperire ai vuoti che si creano,
quando il Signore chiama a
sé i suoi figli. Altre, e di questo siamo tutti molto grati a
Dio, sono in costante aumento grazie al crescente numero
di fratelli provenienti dalle
più disparate zone della terra
come la Corea, le Filippine e
la Costa d’Avorio. Sono fratelli metodisti con cui condividiamo la stessa origine, i
quali ai culti hanno una liturgia differente dalla nostra ma
senz’altro altrettanto efficace. 1 culti diventano così multirazziali e multietnici all’insegna della fratellanza.
Altro tema, che ha suscitato molto interesse tra i presenti, è stato quella della diaconia nelle chiese metodiste.
La relazione è stata del past.
Franco Becchino. Da questo
rapporto è emerso chiaramente quale deve essere il
ruolo dei credenti che si ispirano a John Wesley. Becchino
ha fatto riferimento alla Conferenza di Savona del 1968, in
cui si evidenziò che l’impegno di ogni comunità doveva
essere quello di coltivare una
vita di pietà e annunciare
l’Evangelo a tutto il paese.
Quindi la diaconia non deve
essere per la chiesa un optional o una surroga all’azione
carente degli altri, tra cui lo
stato, ma l’espressione della
vocazione cristiana.
Nel pomeriggio, largo spazio è stato concesso al tema
delle finanze. 11 Comitato
permanente ha illustrato il
conto economico e lo stato
patrimoniale nonché l’importo contributivo raggiunto
nell’anno 2000, che si attesta
pressappoco ai livelli degli
anni precedenti. «Non bisogna leggere questo in chiave
negativa», ha ribadito Giunio
Censi, responsabile della tesoreria. Certamente un incremento da parte dei contribuenti non offenderebbe
nessuno, diremmo noi, per
scongiurare l’ipotesi sempre
meno allettante di ricorrere
ai presentiti delle banche.
Anche in questo caso il dibattito è stato aperto, non sono
mancate le domande a cui
sono sempre giunte le opportune risposte.
11 pezzo forte della Conferenza è stato riservato alla sera. Sono intervenuti Paolo
Naso, direttore del mensile
Confronti e il prof. Domenico
Maselli, deputato uscente. 11
tema è stato «Essere chiesa di
minoranza nella nuova situazione politica italiana». Naso
ha esordito ringraziando il
prof. Maselli per il ruolo di
editorialista che si appresta a
ricoprire nella redazione di
Confronti. Ha poi parlato delle forme di estremismo di alcuni aderenti ai partiti che
hanno vinto le elezioni del 13
maggio, delle loro fobie antislamiche, del revisionismo
storico da questi auspicato.
Ha dedicato spazio alle dichiarazioni del cardinal Ruini
il quale, all’indomani delle
elezioni, ha stilato un elenco
di cinque punti: famiglia,
bioetica, aborto, scuola privata, Mezzogiorno sui cui dice che «bisognerebbe ritor
nare e rivedere alcune cose».
Le dichiarazioni di Ruini, secondo il nostro parere, rappresentano un’ingerenza di
uno stato (il Vaticano), nella
politica di un altro stato sovrano (l’Italia). Riferendosi al
risultato elettorale. Naso dice: «Alle elezioni ha vìnto la
cultura del sogno. Del sogno
di riuscire in un’impresa, nel
raggiungimento di un obiettivo». Questo è il sogno che il
candidato alla presidenza del
Consiglio eletto è riuscito a
imprimere a quanti lo hanno
votato. Tutti possono sentirsi
unti del Signore.
Di altra natura l’intervento
del prof. Maselli che ha iniziato dicendo: «Non so a quale denominazione appartengo ma devo molto al metodismo». Egli è stato uno dei
cinque parlamentari evangelici eletti la scorsa legislatura,
e ha partecipato ai lavori della Commissione Affari costi
tuzionali della Camera in cui
più volte ha fatto emergere il
suo essere evangelico evidenziando tre doveri fondamentali: ecumenismo, laicità, difesa delle minoranze. Con
molto rammarico Maselli ha
dovuto riconoscere anche le
cose che il governo di centrosinistra non è riuscito a fare.
Ha poi criticato entrambi i
candidati premier, che durante la loro campagna elettorale si sono recati dal cardinal Sodano (segretario di Stato vaticano).
La domenica mattina è stata riservata alle valutazioni, le
proposte e alla lettura del documento elaborato sulle giornate della Consultazione. A
chiudere ufficialmente il tutto
è stato il culto di «Rinnovamento del patto» con Santa
Cena. Poi il pranzo, i saluti e
-le partenze verso le proprie
dimore, accompagnati dallo
Spirito vivificante del Signore.
Il gruppo Fgei ha presieduto il culto del sabato mattina
Le foto della Consultazione
sono di Arrigo Bonnes
1 L'argomento della relazione del pastore Franco Becchino
Il rapporto fra chiese e diaconia
LUCA ANZIANI
IL tema centrale che il CpOpcemi ha voluto proporre
per l’annuale consultazione
delle chiese metodiste è stato
quella della diaconia. Qual è il
rapporto tra diaconia e chiese
metodiste? 11 dibattito è stato
introdotto da una relazione
del pastore Franco Becchino
dal titolo: «L’impegno diaconale dei metodisti in Italia.
L’Evangelo è un lievito». Nel
suo intervento il past. Becchino ha tracciato delle piste da
percorrere nell’affrontare la
questione del futuro della diaconia delle nostre chiese: partendo defila storia e dall’impegno delle chiese metodiste
nell’intervento concreto nella
società italiana, per le chiese
metodiste ogni ministero va
vissuto per la città e non per
se stessi: passando attraverso
un’analisi dell’esperienza del
Comitato d’azione sociale e
della Commissione per la diaconia, facenti capo alla Con
ferenza metodista e soffermandosi particolarmente sull’esperienza di Centri diaconali importanti quali Ecumene e Villa San Sebastiano. Altre tappe importanti sono state segnate dall’attenzione verso il Mezzogiorno e il Sud del
mondo, verso l’emigrazione
dei nostri concittadini prima
e verso l’immigrazione di
nuovi concittadini poi, dalla
Commissione di studio per la
diaconia, e oggi dai convegni
del Centro studi per il cristianesimo sociale a Mezzano e
da quelli delle opere facenti
capo alla Csd a Firenze.
Rimangono delle sfide aperte, in particolare sulla capacità delle nostre opere di rivedere la propria vocazione in
rapporto al territorio e alla società in veloce mutamento. 11
Cp-Opeemi ha intrapreso
un’azione di analisi e revisione o riflessione su alcune
opere che gli fanno capo, con
lo scopo di disporre di un panorama completo e obiettivo
Rappresentanti delle chiese metodiste multietniche
delle situazioni e di intervenire sulla base di analisi obbiettive delle necessità del territorio e delle disponibilità umane e finanziarie. 11 motivo di
questo lavoro è quello di riconsiderare le nostre opere e
in particolare la missione e
vocazione che queste vogliono incarnare nel tessuto sociale che le circonda.
11 discorso relativo alla diaconia e all’impegno sociale
delle chiese metodiste, e dell’evangelismo italiano tutto,
è stato letto sullo sfondo del
nuovo ambiente politico che
si è creato nel nostro paese.
In questo senso sono stati individuati degli ambiti dell’impegno sociale e della vigilanza su un patto di cittadinanza democratico, che le
nostre chiese dovranno esercitare con spirito critico e ricco di responsabilità: scuola,
immigrazione, difesa della
Costituzione, bioetica, stato
sociale e sanità, laicità quale
quadro di riferimento per la
salvaguardia della libertà e
della democrazia.
In conclusione si è sottolineato che le nostre chiese
sentono fortemente la propria
identità come una vocazione
precisa a essere operatori di
giustizia nelle nostre città.
(Questo è il vero senso di
un’identità metodista: non rimanere chiusi nella propria
chiesa e così nella propria verità, ma acquisire con responsabilità il mandato di Cristo a
essere un sale e una luce per il
mondo per portare, soprattutto nelle pieghe più tristi della
società, l’Evangelo quale nuovo lievito e nuova speranza.
0ai
doni
Da sin. Domenico Maselli, Valdo Benecchi, Paolo Naso
La com
relia i
culte
la success
i La tavola rotonda serale
Chiese di minoranza
nella politica italiana
scandito
tambutell
role, VOCI
le orecchi
cuore e 1
PETER CIACCIO
SUL tema «Essere chiesa di
minoranza nella nuova situazione politica italiana»
Paolo Naso, giornalista, e Domenico Maselli, già deputato,
hanno introdotto una discussione stimolante nella serata
della Consultazione.
Naso ha individuato alcuni
nodi per comprendere il
«nuovo corso», anzitutto la
Costituzione. L’on.. Berlusconi ha affermato che bisogna
riscriverla «per rivoluzionare
l’architettura dello stato», attaccando in particolare Tart.
41 che afferma la libertà di
impresa nei'limiti del bene
comune, perché è un «principio sovietico». È chiaro invece che la Casa delle libertà
esprime uno spirito «revanscista» contro le culture socialiste. La Costituzione è nata dall’incontro di diverse
culture, tra cui la socialista,
mentre la componente neofascista fu ovviamente esclusa dal processo costituente.
Preoccupanti anche le fobie
antislamiche: alcuni deputati
hanno partecipato ai cortei di
Lodi contro la moschea e il
presidente della commissione parlamentare sui Servizi
segreti ammonisce a stare attenti agli italiani convertiti
all’Islam perché (naturalmente?) tendenti al fanatismo. C’è poi la legittimazione
del revisionismo: lo striscione razzista nello stadio che
non viene condannato ma
minimizzato («È solo una
bravata!»), gli insegnanti che
devono presentare la Shoà,
l’annientamento nazista degli ebrei, in funzione antistalinista. Altro elemento: il familismo cattolico che trionfa. Il 14 maggio, il card. Ruini
ha presentato il conto alla
Casa delle libertà con famiglia, aborto, parità scolastica,
bioetica tra le priorità. L’affondo contro la scuola pubblica è un modo per riproporre una civiltà cattolica.
Naso, in conclusione, propone di non usare la parola minoranza e di non ragionare
da minoranza: le battaglie di
libertà sono per tutti; guardare alTEuropa; mantenere spirito critico e indipendenza
del pensiero.
Maselli dissente su «le libertà», a cui fa riferimento la
Casa delle libertà, in quanto
la libertà può essere solo al
singolare: chi rivendica le li
bertà pretende privilegi. Individua il pericolo di una cultura anticlericale opposta alla
cultura clericale. Ritiene infatti che, sposando una qualunque delle due prospettive,
non si comprende bene il tema di cui si sta discutendo,
vede anch’egli un certo revisionismo. Nonostante lo storico Amedeo Molnàr avesse
individuato in Francesco e in
Valdo un prima riforma della
chiesa, basata su povertà, fraternità e laicità. Massimo Firpo oggi insegna che non c’è
mai stata una Riforma italiana, che la Riforma cattolica è
stata sconfitta dalla Controriforma e che i protestanti di
oggi sono discendenti dimissionari stranieri dell’Ottocento. Si attribuisce la libertà re' ligiosa aU’Illuminismo francese, invece che alle rivoluzioni puritana e americana e
al protestante John Locke.
Maselli ribadisce con forza
che i protestanti sono figlie
figlie di una linea presente in
Italia dal XII secolo, come il
rito ambrosiano e il Vaticano
Il sono discendenti della
Riforma cattolica; definisce
l’atteggiamento della chiesài
cattolica oggi come «trionfo
del barocco», una grande attenzione alle forme che quasi
esauriscono la sostanza degli
avvenimenti: ricorda il percorso travagliato, boicottato
e, ormai, bloccato della legge
sulla libertà religiosa, dove
molti definiscono la libertà
religiosa come la libertà della
maggioranza: contesta che si
consideri la religione cattolica maggioritaria oltre il 90%,
quando non c’è censimento
ufficiale, ma solo dati delle
chiese. Anche Maselli individua alcune vie da percorrere:
propone di avere un atteggiamento tendente al ritorno del
laicismo o delTanticlericalismo; di dar vita a centri culturali che aggreghino laicarriente tutte le fòrze; di indire il IH
Congresso evangelico per avviare un ecumenismo con il
mondo evangelico popolare.
Per affrontare la mutata situazione politica italiana, entrambi i relatori hanno insistito particolarmente su due
punti: ecumenismo e impe'
gno civile. «Bisogna essere
ecumenici: la “civiltà cattolica” è antiecumenica»,-ha ari
monito Naso. «Dobbiamo difendere la laicità dello stari,
la Costituzione e le minoranze», ha esortato Maselli.
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2001
Vita
Sono stati nnolti i temi in discussione alla recente Assemblea nazionale
Il Movimento femminile battista
l^gafTìbito del Decennio contro la violenza, il Centro di Rocca di Papa accoglierà e aiuterà
^éonne vittime di violenze e sfruttamento. Confermata presidente la pastora Gabriela Lio
PAG. 7 RIFORMA
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de voci che rimangono nel
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Lulto domenicale che ha
incluso 1 lavori dell’Assem;
fa nazionale del Mfeb. E
stato un culto ofl'erto a Dio da
m gruppo di persone sedute
n cerchio, uguali, che non
tanno bisogno di pulpiti per
■iconoscere l'autorevolezza
ieii’ispirazione di una predi'azione come quella di Cristiia Arcidiacono sul dramma
iella donna emorroissa (Marte 6,24-35), della quale ci è
stato mirabilmente restituito
Ivissuto più intimo.
Un’assemblea di donne,
dove si sono affrontati protìemi anche spinosi badando
levitare contrapposizioni
troppo rigide, dove la fermezza .con cui sono state
esposte alcune idee non è
malandata a svantaggio della
operatività delle decisioni
prese. Così, ad esempio, un
vivace dibattito sulla teologia
di stampo fondamentalista
cheemerge talvolta dalle
proposte di liturgia per la
Giornata mondiale di preghiera delle donne battiste
preparate dalle nostre sorelle
continenti si è coh
La pastora Gabriela Lio riconfermata presidente
eluso con la decisione di provare ad aprire un dialogo
franco su questi temi.
Voglia di concretezza e desiderio di relazione sororale:
il nuovo millennio dell’era
cristiana vede le donne battiste proiettate in avanti, nel
desiderio di testimoniare alle
ultime e agli ultimi della terra
il messaggio di liberazione
dell’Evangelo con tutti mezzi
a nostra disposizione, ma anche ancorate alla eredità delle sorelle che ci hanno preceduto e che ancora sono attive
nelle nostre comunità.
Per valorizzare e rendere
più fruibile la nostra storia,
l’Assemblea ha ratificato senza incertezze la decisione
presa dal Comitato nazionale
di trasferire i documenti del
Mfeb presso l'Archivio comune delle donne evangeliche
di Torre Pellice, inaugurato
in occasione delTAssembleaSinodo 2000, incaricando la
pi Chiesa battista ó\ MigIionico
Maria Lucia Clementelli
una vita di testimonianza
ANTONIO CUIDOni
no del
ricalicultuamen■e il IH
ler avconil
)lare.
ata sila, en3 insilu due
imp®’
jsseie
attolila aitino distato,
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D0P() una breve malattia,
il Signore ha chiamato
nesso di sé la nostra cara soella Maria Lucia Clementelli
’ed. Dambrosio. Maria è stata
ma sorella fedelissisma al Si^ore Gesù Cristo, molto assijua nel frequentare tutte le
ir della Chiesa battista di
«iglionico. La comunità, che
Ittalle spalle una storia ultra®ntenaria, ha perso un pezzo
»storia dell’evangelismo miIpnichese, Con la scompar®, alla bella età di 98 anni,
,™a sorella Maria Lucia si è
^ato un vuoto in mezzo a
®cne solo Dio potrà colmaci funerali, avvenuti nella
chiesa battista l’8 maggio, so' no stati seguiti da una folla
numerosissima e dal complesso bandistico del paese.
La pastora Elizabeth Green ha
annunciato TEvangelo della
resurrezione e la promessa
del Signore che dice: «Sii fedele fino alla morte e io ti darò la
corona della vita» (Apocalisse
3, 10). La famiglia Clementelli
ha ricevuto fraterna solidarietà dalla comunità e da tutta
la cittadinanza. Possa la parola del Cristo risorto consolare
la famiglia nella certezza che
ella è vivente davanti a Dio.
Possano il suo esempio di fede e la sua testimonianza
chiamare tutti i suoi figli a
credere nel Dio della vita.
ai tra ì 22 e i 30 anni?
^^hi un lavoro coinvolgente?
«nia valdese-Csd seleziona giovani disposti/e
un
^1^^ percorso di formazione
dell'assegnazione di incarichi di responsabiiffibito della diaconia evangelica italiana e/o
considerati titoli preferenziali la laurea O il
qlversitario, la conoscenza di una o più. linfe, un'esperienza pratica nell'ambito del terfvolontariato, servizio civile ecc.).
zione, personalizzata in base alle competenpuisite, e quindi di durata variabile, prevede
|o intensivo presso Università o altre agenzie
sia il tirocinio in Italia o all'estero. Lo stesso
■l'incarico, che potrà variare per tipologia e
- 't.
oni e curriculum a; , ,
a, 18 -10066 Torre Pellice (Torino)
storica Lisa Saracco di far
parte come membro battista
del gruppo bmv «Amiche
dell’Archivio».
Va verso il futuro, invece, la
decisione di mettersi in sintonia con il Decennio 20012010 lanciato dal Consiglio
ecumenico delle chiese contro la violenza, predisponendo progetti per l’accoglienza
e l’aiuto a donne vittime di
violenza e sfruttamento nel
centro di Rocca di Papa. Questo spazio, che tradizionalmente è riservato ai campi
estivi per bambini/e e ragazzi/e e le famiglie delle nostre
chiese, pare vocato dalle emergenze della nostra società ad aprirsi alTestemo: ieri sono stati dei profughi albanesi e kosovari, domani
potrà essere qualche donna
immigrata che vuole sottrarsi
alla schiavitù della prostituzione, o qualche donna italiana in fuga da quella prigio
ne in cui si trasformano spesso le mura domestiche. Le
donne battiste hanno espresso il desiderio di rispondere a
queste sfide, cercando però
di dotarsi di adeguati strumenti di intervento in modo
da non trovarsi impreparate
nel far fronte a problematiche particolarmente gravose.
Il potenziamento e l’appoggio allo sviluppo, anche
in questa nuova direzione,
del centro di Rocca di Papa
sono un obiettivo per cui le
donne chiedono alle chiese
un sostegno specifico, sia con
la preghiera sia con qualsiasi
altro contributo concreto.
L’Assemblea ha poi deciso di
cambiare nome al bollettino
di collegamento tra i vari
gruppi femminili d’Italia
(«Dalle Unioni alle unioni»)
in «La voce delle donne», scegliendo inoltre di affidarne la
redazione all’Unione femminile di Isola del Liri guidata
dalla nuova responsabile,
Daniela Fabrizi, subentrata a
Mercedes Campennì, che ha
terminato egregiamente il
suo mandato: del pari, è stata
eletta Rosa Uccello come cassiera in sostituzione della sorella Antonella Macari. È stato invece riconfermato per
un altro biennio il Comitato
nazionale nelle sue altre
componenti, sotto la presidenza della giovane pastora
Gabriela Lio affiancata come
vicepresidente dalla sorella
Maria Garbato Chiarelli, che
continuerà ad offrire al Movimento il portato della sua
pluriennale esperienza.
Fra le decisioni deH'Assemblea
Aiuto alle vittime
t
L'Assemblea Mfeb 2001
- consapevole del fatto che nella nostra società la violenza
contro le donne è lungi dall'essere debellata;
- consapevole che la situazione è aggravata dalle pesanti violenze subite dalle donne immigrate anche a causa del mancato
riconoscimento dei loro diritti civili;
- preoccupata per il perdurare della violenza domestica;
- sentendosi chiamata dal Signore a lavorare per annunziare
al mondo il suo messaggio di liberazione;
- in sintonia con il Decennio del Cec 2001-2010 contro la violenza
dà mandato al Comitato nazionale di presentare progetti che
prevedano l'accoglienza e l'aiuto nel centro di Rocca di Papa alle donne vittime di violenze, ferma restando la possibilità di
mantenere le attività storiche del centro e previa approvazione
dei progetti da parte dell'Assemblea.
Giornata mondiale di preghiera
L'Asserhblea Mfeb 2001
- considerato che non pochi gruppi femminili delle chiese battiste italiane hanno espresso forti perplessità in ordine ai contenuti teologici delle liturgie proposte per la Giornata mondiale di
preghiera (Gmp) delle donne battiste,
ritiene che la teologia sottesa a tali liturgie sia intrisa di elementi di fondamentalismo nei quali non ci ricònosciamo perché
riducono il messaggio di liberazione dell'Evangelo, rischiando,
tra l'altro, di farlo degenerare in un semplice moralismo. Inoltre,
tale teologia è frutto di un colonialismo culturale che impedisce
di fatto la valorizzazione dei molteplici modi autentici di vivere
ed esprimere la ricchezza dei diversi percorsi di fede
pertanto l'Assemblea dà mandato al Comitato nazionale
Mfeb di comunicare questa nostra posizione àgli organismi che
si occupano della Gmp e di inviare insieme al materiale dell'anno prossimo un commento che metta in luce le eventuali divergenze di linea teologica.
Foto di gruppo aM’Assemblea
Cronaca di un soggiorno organizzato dalla Chiesa valdese di Torino
Borgio Verezzi: per chi suona la campanella?
MAHIDE TURIN ROMACNANI
HO avuto il piacere di condividere, per il secondo
anno, il soggiorno comunitario della Chiesa valdese di Torino organizzato durante la
settimana di fine maggio
presso la Casa valdese di Borgio Verezzi. Una quarantina
di persone ha condiviso ùn
ricco programma, ideato dai
pastori Platone e Taccia, definiti «premiata ditta esperienze valdesi». Certamente l’amicizia tra questi due pastori,
diversi di età ma non certo in
entusiasmo e idee, ha contribuito a far decollare il gruppo. Tutte le mattine, calvinisticamente, una bella ora di
studio biblico sul libro degli
Atti con approfondimenti
esegetici del pastore Platone.
Gli aspetti canori sono stati
curati dal pastore Taccia
sfruttando il nuovo Innario:
«Occorre avere un occhio alle
parole che si cantano, un altro sulle note e il terzo occhio
non deve perdere di vista il
dito del direttore...».
Numerose le conversazioni
spontanee in quel tempo preserale che stimolava domande e dibattiti. Si è parlato a
lungo di Trinità, di culto di
Maria, di rapporto con l’ebraismo (grazie anche agli
stimoli di un’ebrea vivacissima), di prospettive del cristianesimo primitivo; Franco
Calvetti ci ha presentato il
bellissimo libro di Ettore Serafino Quando il vento le pagine sfoglia in cui sono emersi
i ricordi vivi di un combattente per la libertà, di un credente che ripercorre lucidamente
gli orrori della Seconda guerra mondiale in Grecia, in Iugoslavia, Bosnia, Montenegro, e infine come partigiano
in vai Chisone. Taccia ci ha
anche illustrato la poliedrica
personalità del pastore JeanPierre Meille che è stato, tra
le altre cose, ideatore della
Casa per soggiorni marini di
Borgio Verezzi.
Interessante è stata anche
la conversazione scientifica di
Franco Picotti sulle origini
dell’uomo. Una riflessione
sulle teorie di Darwin e sugli
aspetti teologici della creazione a partire dalla poetica biblica. Un altro momento importante è stata la presentazione della nuovissima Carta
ecumenica, sottoscritta dalle
chiese cristiane europee a
Strasburgo. Un evento ignorato dalla stampa italiana (a
parte alcune lodevoli eccezioni) e che costituisce un dato
positivo se sarà presa realmente sul serio nel dialogo
ecumenico non solo nel Nord
Europa ma anche in Italia.
Coinvolgente inoltre è stata la
serata, animata da Elina e Enrico Mariotti, presidente del
Comitato della Casa valdese
di Borgio, che attraverso un
interessante filmato ci ha illustrato momenti salienti dì un
viaggio attraverso il continente indiano soprattutto sui temi religiosi. Anche qui tante
domande e riflessioni sull’intreccio delle fedi in un paese
che, almeno nel passato, è
stato maestro nella convivenza di fedi viventi diverse.
C’è stato anche il tempo di
vivere un momento teatrale
coinvolgente. Fernanda Rivoir
e Rosalba Ferrara hanno interpretato il conflitto tra Agar
e Sara alTorigine di due popoli diversi. La pièce ha stimolato una discussione sul ruolo
della donna nello sviluppo
della società moderna. La settimana si è infine conclusa
con un culto di Santa Cena al
quale hanno partecipato anche altri ospiti cattolici della
Casa. La sera prima avevamo
ascoltato la presentazione di
libri che avevano avuto un
particolare significato nella
vita di alcuni partecipanti; si è
visto così che nel popolo protestante l’amore per la lettura
e la riflessione non è ancora
scomparso, ma certamente la
sua esistenza è a rischio. Ottimo l’impatto che abbiamo
avuto con i nuovi responsabili
della Casa, i coniugi Roella,
che sostituiscono i coniugi
Canu dopo una loro lunga positiva esperienza.
In conclusione quella della
settimana comunitaria è una
formula simpatica, certo di
grande impegno per chi Tha
realizzata, che ha avuto un
indubbia ricaduta positiva in
termini di conoscenza reciproca, di studio della parola
biblica e rafforzamento del
tessuto comunitario, tra la
vacanza, il campo studi, e
l’incontro fraterno. Importante mi è parsa anche la possibilità di avere a disposizione, finalmente con calma,
due pastori completamente
disponibili per colloqui e riflessioni: una formula interessante che consiglierei a
ogni comunità. Si può fare
per una volta ciò che non si
riesce nella dispersione cittadina e tornare così a casa ricaricati e riconoscenti per un
esperienza Spirituale ed umana di alto profilo. Il prossimo
anno la settimana andrà ripetuta, questo è il proponimento votato all’unanimità. Tra
uno scampanellio e l’altro
cambieranno i temi e affronteremo nuovi interrogativi
ma resterà immutata la voglia
di stare insieme parlando delle grandi opere di Dio.
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ8G|Ur.K|Q
1 Sotto un'apparente «routine», tante occasioni di incontro, impegno e riflessione
Un anno di attività delie chiese delle Valli
Le chiese delle valli valdesi si danno molto da fare, ma sono carenti l'evangelizzazione e lo
progettualità, in particolare nel confronti del territorio. «Nel» mondo ma non «del» mondo
RMRCO ROSTAN
SFOGLIANDO le relazioni
delle chiese di cui abbiariió raccolto qui accanto alcuni spunti, due sono le impressioni ricorrenti: da un lato la constatazione delle tante attività «normali» che comunque richiedono fatica,
delle persone (sempre un po’
le stesse, però, con in testa le
sorelle delle Unioni femminili) che si danno da fare e
«reggono» la chiesa in tante
occasioni; dei consueti lamenti circa la non sufficiente
partecipazione ai culti, se
rapportata al numero dei
membri di chiesa, delle notizie più rosee o più scure, a
seconda dei casi, sui giovani,
il catechismo, le corali.
D’altra parte tutto questo
darsi da fare sembra un po’
sospeso nel vuoto, come se si
trattasse essenzialmente di
continuare a esistere: già, ma
in vista di che cosa? Non ci
sono infatti grandi iniziative
evangelistiche; le stesse preoccupazioni nei confronti
dei giovani (quiitdi animatore sì, ma poi che fare se i suoi
sforzi sono vani?) sembrano
ispirate unicamente dall’obiettivo di «tenere i giovani
nel giro della chiesa»: ma
perché? Personalmente ho
sempre avuto l’impressione
che, per tanti versi, sarebbe
meglio che le chiese si disinteressassero dei giovani: sono
questi ultimi che si faranno
vivi, se veramente lo vogliono, se hanno delle idee, se
desiderano cambiare le cose
che non piacciono loro. E se
non si fanno vivi, pace. A che
cosa serve averli come membri già passivi a 17 anni?
Diverso è il discorso sul catechismo dove mi sembra si
confrontino due tendenze:
una che richiede più serietà
nella formazione, quindi durata, disciplina, contenuti:
un’altra che pensa di andare
incontro ai giovani promuovendo momenti di aggregazione, di svago, di riflessioni
sulla propria identità. Fa per
altro riflettere un’osservazione presente in più di una
chiesa, cioè che quando si
vuol fare qualcosa di non consueto, anche una semplice gita, i giovani non vengono.
Ma il vuoto più grave mi
sembra essere quello del territorio intorno: mi sembra
che le questioni civili, sociali,
i problemi dello sviluppo, del
turismo, dell’occupazione,
della sanità, della scuola e
della politica più in generale
siano quasi totalmente assenti. Non se ne parla nelle
assemblee di chiesa, pochissimo in quelle di circuito: eppure questo dovrebbe essere
il centro di tutta la vita ecclesiastica, a cui rapportare lo
studio biblico, il culto, la formazione. A meno di accettare che le nostre chiese si
conformino sempre di più al
mondo, e dunque che anche
la popolazione valdese veda
nella propria chiesa una dispensatrice di servizi, un’utile presenza in certi momenti
della vita (dal battesimo al
funerale), un’agenzia di solidarietà, un conforto morale.
Brutto segno è il fatto che
molti vogliono la visita del
pastore e non dell’anziano.
Come protestanti siamo
contro la separazione tra la
religione della domenica
(ammesso che si vada al culto) e la vita di tutti i giorni,
siamo contrari a delegare al
pastore o al Concistoro ciò
che deve essere riflessione e
impegno di tutti, siamo contro le decisioni prese dall’alto, siamo per l’assemblea come luogo fondamentale di.
incontro di tutta la comunità,
dai giovani agli anziani e come spazio prezioso (nella società non ce ne sono più) dove si ricercano insieme le linee della testimonianza con
II tempio di Pramollo
FESTA DELLE SCUOLE DOMENICALI
Rocca di Papa 9-10 aiuqno
L'Acebla e Mi® circuito invitano ragazzi e ragazze, monitrici e monitori alla festa di fine anno. Ritrovo alle ore 15 al terminal bus Anagnina. Arrivo previsto la domenica, sempre ad
Anagnina, intorno alle 19. Età minima sette anni per chi pernotta. Costo £ 40.000.
Per informazioni e iscrizioni telefonare a: 06-6795426; 0688328117; 06-87140421.
frontando appunto i problemi del territorio su cui ci troviamo come chiesa, delle
persone, delle infrastrutture,
dei servizi, del lavora, con le
indicazioni che ricaviamo,
con l’aiuto della predicazione, dalla lettura della Parola.
Ma dove è tutto questo patrimonio protestante nel nostro
annuale bilancio?
Certo, c’è bisogno di ridiventare chiese di persone impegnate, di «militanti» evangelici, come si diceva una
volta, anche e soprattutto alle
Valli, ma c’è anche bisogno
di preparare meglio le assemblee di chiesa, di non occuparle con informazioni del
Concistoro o con argomenti
amministrativi e tecnici su
cui i soliti esperti monopolizzano la discussione; c’è bisogno di valorizzare l’assemblea di circuito come ambito
fondamentale per elaborare
la nostra testimonianza nel
petenza della Ciov, né tanto
meno dei direttori degli
ospedali, che turismo e cultura non sono prerogativa del
Centro culturale, che l’ora di
religione e la laicità non sono
appannaggio della associazione «31 ottobre».
C’è bisogno di ricordarsi
che il che cosa dire e il che
cosa fare devono partire prima di tutto dalle assemblee
locali, non arrivare dai documenti o dagli esecutivi; e
d’altra parte di ricordarsi che
i mandati del Sinodo e della
Conferenza distrettuale, se
presi sul serio, farebbero da
soli il programma di attività
di un anno. Perché tanti ordini del giorno rimangono inattesi, perché non li si prende
un po’ più sul serio invece di
pensare che tanto è quello
che abbiamo sempre fatto? O
peggio, perché tanto non serve a niente? Perché anche le
Uscita dal culto a San Germano Chisone
territorio circostante, convincendosi che i problemi della
sanità o dello, stato sociale
non sono di esclusiva com
più innocue proposte innovative sono accolte freddamente e con diffidenza?
Certo alla base c’è un problema spirituale, un proble
ma di fede, o di educazione
alla fede, come scrive Pomaretto. Perché chi ti da la forza
per impegnarti, e per continuare a farlo nonostante le
frustrazioni (che nelle nostre
chiese abbondano assai di
più delle gratificazioni!), nonostante la stanchezza, l’essere in pochi, è Gesù Cristo,
con il suo amore per l’umanità. Ma le possibilità concrete di testimoniare vengono
solo dal mettere, pienamente
al centro della nostra vita ecclesiastica la città, il territo
rio, la politica, la società Non
la religione, non la ricerca di
un benessere spirituale, nor
la prosecuzione della chiesa
Senza questo contesto decisi
vo rischiamo di essere non.
come dice la Bibbia, nei
mondo ma non del mondo,
ma piuttosto del mondo, cioÈ»
assimilati a questo secolo, e
nel medesimo tempo fuòri
dal mondo!
Dalle relazioni delle chiese del I distretto
Tralasciando le informazioni sulle attività regolari,
raccogliamo qui alcune affermazioni che possono essere di
stimolo per la riflessione comune, ricavate dalle relazioni
presentate dalle chiese alle assemblee di circuito del I distretto (valli valdesi).
Villar Pollice
San Secondo
La domenica abbiamo anche i culti serali, che coinvolgono sempre un gruppo di
persone nella preparazione...
La nuova sala ha cominciato
a funzionare e ad accogliere
gruppi di varia provenienza.
Angrogna
Villar Porosa
L’aspetto amministrativo è
sempre predominante rispetto ai temi più propriamente
legati alla testimonianza e al
culto... Sono in cronico regresso le riunioni quartierali...
Notevole è stata la partecipazione dei membri di chiesa allo studio biblico di circuito.
La corale si è impegnata nello
studio degli inni nuovi per insegnarli alla comunità... Anche per i ragazzi più grandi va
rilevata la difficoltà a uscire
per incontri (tipo Agape).
Le assemblee di chiesa
sembrano manifestare una
tendenza preoccupante; per
non assumere una posizione
o per non essere invitati ad
assumere un incarico per la
chiesa (Concistoro, deputazione...) si ha la sensazione
che si preferisca non partecipare, lasciando ad altra sede
(la chiacchiera con gli amici)
l’espressione della propria
opinione.
Si avverte una certa stanchezza nei tentativi fatti con
scarso successo per coinvolgere altre persone oltre a
quelle già impegnate in più
di un gruppo... Dobbiamo registrare una minore affluenza
ai culti e una sempre più modesta partecipazione alle assemblee di chiesa... La corale
si è resa disponibile a presenziare il canto nei culti domenicali favorendo l’apprendimento dei nuovi inni.
San Germano
Perrero-Maniglia
Nonostante l’animatore
giovanile del circuito abbia
tentato di coinvolgere, soDecitando più volte i nosbi giovani, purtroppo essi/esse non
hanno partecipato alle attività proposte... Risulta dilei- j;
le dar decollare iniziative che
vadano al di là della consue- ■
tudine. Accanto alla pastora
ha operato un gruppo di visitatrici che raggiungono le
persone meno coinvolte nella^
attività a causa dell'età, d»',
malattie o di lontananza.
Pinerolo
Luserna San Giovanni
Da alcuni anni, con l’immissione in chiesa di adulti,
registriamo dei piccoli segni
che ci lasciano sperare sul futuro della nostra testimonianza a fronte di un calo generalizzato del numero annuo di
catecumeni confermati... La
Commissione per l’evangelizzazione ha continuato a occuparsi delle bacheche, delle attività pubbliche a Bricherasio,
della presenza in piazza agli
Airali in occasione del mercato prenatalizio.
Torre Pellice
Il precatechismo ha sperimentato un nuovo modo di
stare insieme. Ragazzi e ragazze si sono ritrovati ogni
quindici giorni, dalle 10 alle
14 circa, per vivere quattro
ore giocando, cantando, studiando, riflettendo sull’importanza del condividere fra
generazioni diverse la ricerca
di senso della vita, scoprendo
man mano le Scritture, preparando e consumando insieme il pasto, lavorando insieme. Una dozzina di sorelle, fra cui alcune mamme dei
ragazzi, ha partecipato alle
attività manuali e alla preparazione del pasto... L’iniziativa di distribuire ai negozi
materiale illustrativo e informativo sui valdesi è stata accolta con grande disponibilità dai commercianti. Su loro
suggerimento è stato realizzato un pieghevole dal titolo
«5 domande ai valdesi».
Ci siamo concentrati sui
rapporti fra le persone e i vari
nuclei familiari con la chiesa,
nella convinzione che la forza di una comunità sia data
dalla capacità di coesione interna e dalla possibilità di affrontare tutti insieme i problemi che si pongono e cogliere gli obiettivi che ci sono
dati... Abbiamo chiuso il Centro di accoglienza per lavoratori stranieri: il gruppo di lavoro che se ne occupava si è
negli anni assottigliato e i pochi rimasti hanno sentito intorno a sé una sorta di «fastidio» da parte di fratelli e sorelle nei confronti di questa
attività diaconale... Nel catechismo le lezioni scorrono
normalmente, ma quando
viene organizzato un momento diverso, di condivisione o di svago, molti (troppi)
non partecipano.
Una chiesa non è un’azienda con fatturato, profitti e
perdite, né la predicazione è
simile a una merce la cui validità è data dalla risposta del
mercato... Il catechismo ci ha
dato problemi di ordine disciplinare e di profitto... C’è
una ripresa dell’attività giovanile, legata alla sala... È difficile trovare persone disposte ad assumersi incarichi come l’anzianato o la deputazione alle assemblee... La
chiesa non vive di deleghe e
neppure di riti, ma è fatta da
quanti si impegnano personalmente.
Massello
L’esiguità delle persone et
risiedono tutto l’anno a Mas
sello ha posto la necessità!,
diradare, nei mesi più freddi,
culti; le riunioni quartieril
hanno però raccolto moltipersone e sono state sempi
interessanti e condivise.
L
V
Rodoretto-Fontane
L’affluenza al Museo, qu®
ai margini del mondo, è sW
di 800 visitatori circa, mol
dei quali hanno anche visita*
il tempio e ricevuto nume®**
informazioni sui valdesi... '
Prarostino
Considerato il numero dei
membri di chiesa non si può
ritenere soddisfacente il numero dei partecipanti alle varie attività. Rimane il problema di come riuscire a coinvolgere i troppi membri di
chiesa che rimangono ai
margini e sono presenti unicamente ai culti in occasione
delle feste più importanti.
Pomaretto
L’educazione in vista della
fede è l’ambito che il Concistoro ha evidenziato come il
maggiormente carente: frequenza irregolare alla scuola
domenicale, per gli adulti
scarsissima partecipazione
agli studi biblici, bassa frequenza ai culti (7-8% dei
membri comunicanti) scarso
acquisto di libri, diminuzione degli abbonati a Riforma... Il Concistoro ritiene
che la frequenza ai quattro
regolamentari anni di catechismo sia da ribadire, perché il catechismo non è uno
spazio di ricreazione a buon
mercato, opzionale e di scarso impegno, ma lo spazio in
cui stimolare i catecumeni a
raggiungere una soddisfacente maturità.
Villasecca
Ancora un anno eccle^jì
stico di resistenza...:
è già positivo... La scuolailj'J-^
menicale è stata unih*'#
con quella di Perrero... -W
importa tanto, nella coi '
che si riesca a gorghegP
come al conservatorio, q ,
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alla ricchezza dell’inii“
che viceversa...
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con l’indicazione dd*^r.ji.
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culti"
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l’anno. A ogni culto
tato il catecumeno
dimena riceveva la ;
un membro del Concis^^j.^
Quasi tutti i jgsse"'
Bobbio Pellice
1 lavori volontari spaziano
in tutti gli ambiti in cui vi è
necessità di intervento... La
frequenza al culto si è attestata intorno al dieci per cento dei membri di chiesa.
Prali
La scuola domenicale continua ad avere il posto d’onore nella vita ecclesiastica: 17
bambini. I catecumeni partecipano volentieri alle lezioni,
ma la loro quasi totale assenza ai culti compromette l’atto della confermazione: d’altra parte c’è stata una buona
ripresa del lavoro giovanile...
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continuiamo a non
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tornano a stabilirsi,
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sono aumentati.
9
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— ______________
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
li'
Una giornata per la discussione aH'interno della Chiesa valdese di Angrogna
Nuovo corso per le riunioni quartierali?
SPer dare nuove opportunità alle tradizionali occasioni di incontro, si pensa di concentrarle
stagioni più favorevoli oppure di articolarle sul modello degli ultimi studi biblici di circuito
3vitaec1 territo
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ill'età, di',
inza.
Con una bellissima e finalmente assolata giornata co^.^miinitaria trascorsa a Pradel^'tomo presso la foresteria «La
^»0CCÌaglia», la chiesa di An^fgogna ha concluso l’attività
All’anno ecclesiastico dooenica 27 maggio. È stata
toccasione giusta per riunire,
gncora una volta, tutti i fratelli e le sorelle che in vari
modi hanno contribuito allo
svolgimento delle attività,
'' dalle monitrici ai membri del
Concistoro, dalle donne dell’Unione femminile, che hanno organizzato il bazar, al
gruppo per l’accoglienza e 1
ricevimenti, che hanno preparato il pranzo, dai membri
del piccolo gruppo giovanile
ai ragazzi e alle ragazze dei
corsi di catechismo che hanno presentato una replica
della rappresentazione «11
mulino di Valdo».
n culto nel tempio era stato
preparato dai catecumeni dei
primi anni: con freschezza e
spontaneità hanno proposto
forme liturgiche inusuali, c-ome la lettura delle preghiere
con responsorio e il Padre
Nostro detto ad alta voce da
tutta l’assemblea, e i canti dei
bambini della scuola domenicale hanno sottolineato
l’atmosfera luminosa e gioiosa dell’incontro.
La proposta liturgica si è inr serita tempestivamente nella
•i tiflessione iniziata nel corso
dell’assemblea di chiesa della
domenica precedente, in cui,
discutendo la relazione annua
del Concistoro, è stato affion
Angrogna: il tempio del Serre
tato anche il tema del culto e
del suo svolgimento. Ma anche il tema della cena del Signore ha fatto emergere la necessità di un approfondimento, tanto è vero che è stato deciso di porlo all’attenzione
dello studio biblico autunnale. Constatato poi che le riunioni quartierali denunciano
sempre maggiori ed evidenti
segni di logoramento, l’Assemblea ha accolto gli stimoli
del Concistoro a rivedere 1’
impostazione degli incontri
nelle scuolette dei quartieri,
non per cancellarli ma per
renderli più adeguati a una
realtà sociale che non esiste
più; si è parlato di riunioni
concentrate sulla primaveraestate, come avviene già in altre comunità, e su serie di riunioni itineranti, sul modello
dello studio biblico del primo
circuito, che ha suscitato molti commenti positivi.
Anche la corale ha termina
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tcessitìi'
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Chiesa valdese di Pinerolo
La scomparsa della sorella
Willempje Janse
Si è tenuto mercoledì 16
mapio a Savigliano il funerale di Willempje lanse nata Van
Es. La nostra sorella, olandese, da molti anni viveva col
marito e la famiglia in Italia e
aveva potuto farsi apprezzare
dai suoi nuovi concittadini,
tanto .che in più di 400 persone hanno affollato la sala polivalente dove il past. Ribet, accompagnato da un folto gruppo della comunità di Pinerolo,
ha (lelebrato il rito funebre, in
cui il canto ha avuto, insolitamente per noi, un posto di rilievo. La tristezza di vedere
andarsene una sorella cara a
tutti è stata in qualche modo
ienita dalla testimonianza che
si è potuto rendere alla città e
che ha anche rappresentato la
sua volontà e la sua ultima dichiarazione di fede.
Domenica 13 maggio il
gruppo di precatechismo ha
tenuto il culto, che conclude
l’anno di lavoro e che è stato
incentrato sulla rappresentazione-riflessione su uno dei
temi trattati nelle lezioni: Gesù e il denaro. Sia le preghiere, composte dai ragazzi, sia
le riflessioni unite alle letture
bibliche, hanno teso a mostrare come il Signore richieda da noi un dono totale, che
impegni non solo la vita intellettuale, ma anche la sfera
economica.
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, lESA EVANGELICA VALDESE
JtÌnione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
distrettuali: ima per le valli valdesi, una per il
w Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud
la. Le Conferenze, sulla base di una relazione della
fissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relaziodl una Commissione d’esame sull’operato della Ced,
tonano: Mandamento della vita spirituale e amminltiva delle chiese e delle opere del distretto, le questioni
ritualmente sottoposte ó da sottoporre al Sinodo, il ri¡TOosclmento o la revoca della costituzione di nuove chielocali 0 in formazione, eventuali relazioni di commission’» ®PP°®rtamente nominate nella sessione precedente. Al
^tthme, viene eletta la nuova Ced e un/a deputato/a della
■conferenza al Sinodo.
t *1 calendario delle quattro conferenze è il seguente:
n,; I distretto 9-10 giugno a Pomaretto
*
k
«lì
Il distretto 22-24 giugno a Torre Pellice
5 III distretto 9-10 giugno a Firenze
IV distretto 8-10 giugno a Bethei(Cz)
Conferenze partecipano come invitati anche membri
chiese battiste e di altre chiese evangeliche del territo» Ulti i membri delle chiese valdesi e metodiste possono
“eie ai lavori delle Conferenze.
to l’attività il 19 maggio con la
partecipazione a un concerto
a Torre Pellice insieme alla
corale di quella comunità, ricevendo grati consensi. Oltre
a essersi impegnata nell’insegnamento di molti inni del
nuovo Innario, sia nei culti
sia in altre occasioni, la corale
ha anche portato la sua testimonianza, con canti della fede e della storia valdese, in un
incontro con le comunità di
Mâcon e Villefranche-surSaòne, della Chiesa riformata
di Francia. È stata questa
un’iniziativa nata in seguito
alla visita sui luoghi storici
angrognini da parte delle comunità francesi, che hanno
voluto poi accogliere i coralisti nel loro paese.
È evidente che il passaggio
di molti turisti per le strade di
Angrogna costituisce un arricchimento per la comunità
che fa i conti con la necessità
di essere presente, nel limite
del possibile, non solo mediante il pastore, ma soprattutto mediante gli abitanti,
sempre disponibili al colloquio con i passanti, anche se
un certo turismo «veloce»
non permette più l’incontro
con quelle ormai poche famiglie che vivono nei pressi dei
luoghi storici. In questo senso diventa importante che i
fratelli e le sorelle impegnate
nell’accompagnamento dei
gruppi sappiano mediare
un’informazione che non è
solo rivolta al passato, ma
anche alla vita di una chiesa
che oggi si sforza di rinnovare la sua testimonianza di fede. È un compito gravoso, del
quale non tutti sono consapevoli purtroppo, che compete a una chiesa che si trova
in qualche modo a essere custode di una parte della memoria del passato.
Purtroppo il coinvolgimento dei membri di chiesa, di
quelli più giovani in particolare, non è molto facile, ma la
questione merita di essere seguita con attenzione, disponibilità e senso di responsabilità. Ed è in quest’ottica che
sempre più urgente si presenta la soluzione dei problemi
legati alla gestione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura ricettiva di Pradeltorno, che, proprio in occasione della giornata comunitaria volutamente intitolata «Rocciaglia a porte aperte», è stata riscoperta
da molti membri di chiesa
che non vi erano mai entrati.
Chiesa di lingua italiana in Svizzera
Ridotti gli spazi radio
destinati agli evangelici
Spazi radiofonici dimezzati e raggio di diffusione in
parte ridotto alla sola Svizzera italiana: questo il bilancio per le trasmissioni religiose evangeliche alla Radio
Svizzera di lingua italiana
(Rsi) dopo le novità introdotte nei palinsesti radiofonici.
La Commissione per le trasmissioni evangeliche alla
Rtsi (composta da rappresentanti della Chiesa evangelica riformata nel Ticino,
della Chiesa evangelica riformata nei Grigioni e dell'Associazione delle chiese evangeliche di lingua italiana in
Svizzera), ha manifestato il
proprio disappunto.
________PAOIOTOCNINA________
Nei primi mesi del 2001 la
Rsi ha messo in atto un’
ampia revisione dei palinsesti
che ha coinvolto anche le trasmissioni affidate alla responsabilità della Commissione evangelica. Dai precedenti 30 minuti, diffusi la domenica mattina sulla prima
rete della Rsi, si è passati agli
attuali 12 minuti, diffusi in
parte sulla seconda rete Rsi
(8 minuti) e sulla prima rete
(4 minuti): una diminuzione
del 60%. È stato ridotto anche
il raggio di diffusione dei programmi: mentre il segnale Rsi
1 copre l’intero territorio nazionale svizzero e può essere
captato anche nel Nord Italia, quello Rsi 2 è diffuso solo
sul territorio svizzero, nella
fascia a sud delle Alpi. Ciò significa che le comunità riformate di lingua italiana presenti in varie città svizzere e
in generale il pubblico radiofonico italofono a nord
delle Alpi e il pubblico dell’Italia settentrionale che se
guiva fedelmente i programmi evangelici Rsi sono ora
esclusi dalla ricezione.
La Commissione evangelica si rammarica in particolare per la perdita del notiziario, uno spazio di circa venti
minuti dedicato all’informazione e all’approfondimento,
diffuso in precedenza la domenica mattina, che rappresentava una reale opportunità per dare voce a una minoranza che spesso è minoranza due volte: in Ticino e
nel Grigioni italiano come
evangelica e in Svizzera come italofona.
L’insoddisfazione e la protesta della Commissione sono
stati esternati recentemente
alla direzione della Rsi. Proteste sono state anche espresse
dal Sinodo della Chiesa evangelica riformata nel Ticino e,
dal Consiglio ecclesiastico
cantonale della Chiesa evangelica riformata nei Grigioni.
A questo proposito sono da
segnalare le note di apprezzamento nei confronti delle trasmissioni evangeliche espresse dalla stampa laica che, riprendendo la notizia delle
proteste inoltrate alla direzione Rsi, ha lodato il taglio dato
al notiziario evangelico da
parte del coordinatore uscente, pastore Urs Jäger.
In questa fase (li ristrutturazione e di dibattito, non può
essere dimenticata anche una
nota positiva. Essa riguarda il
servizio evangelico diffuso
dalla Televisione svizzera di
lingua italiana. La trasmissione settimanale Parola nel
mondo (ogni domenica, ore
9,45, Tsi 1) è stata confermata,
può essere seguita in tutta la
Svizzera e nell’Italia settentrionale, e continua a riscuotere un buon successo.
Dalla Chiesa validese di Milano
Mozione di solidarietà
alla comunità ebraica
Pubblichiamo qui di seguito
il testo di una mozione approvata dalla Chiesa valdese di
Milano riunita in assemblea il
27 maggio.
«La Chiesa valdese di Milano, riunita in assemblea il 27
maggio 2001, preso atto che
l’amministrazione comunale
di questa città ha indetto una
consultazione referendaria
sul problema del traffico nella giornata di sabato 30 giugno, e che di fronte alle rimostranze della comunità ebraica, i cui membri non possono
partecipare a tale consultazione in concomitanza con il
giorno di sabato, il sindaco di
Milano Gabriele Albertini ha
dichiarato: “La comunità
ebraica dovrà fare una scelta
tra le proprie convinzioni
culturali e religiose e la partecipazione referendaria”
ravvisa nella decisone e
nelle successive dichiarazioni
un mancato riconoscimento
del diritto di cittadini e cittadine di Milano sia all’esercizio del diritto di voto, sia alla
libertà di espressione religiosa, che pure è sancita dalla
Costituzione italiana e che
trova la sua applicazione pratica nello strumento delle Intese con le confessioni religiose, tra cui quella ebraica;
si stupisce che un’amministrazione pubblica non abbia
tenuto conto, nello stabilire
la data della consultazione
referendaria, di un diritto che
risulta essere stabilito dalla
legge e che dovrebbe essere
tutelato dalla stessa amministrazione;
trova irrispettose della libertà di coscienza le dichiarazioni del sindaco Gabriele
Albertini che, proprio per la
carica che riveste, dovrebbe
avere tra i suoi compiti la difesa di tale libertà il cui esercizio si manifesta anche nella
civile convivenza tra fedi e
tradizioni religiose diverse.
L’assemblea della Chiesa
valdese di Milaiio manifesta
alla comunità ebraica di questa città, al suo Consiglio e al
rabbino capo, prof. Giuseppe
Laras, la propria solidale vicinanza, nella convinzione che
il misconoscimento della libertà religiosa, anche in misura limitata, sia una ferita alla libertà di tutti i cittadini e le
cittadine, indipendentemente
dalla loro appartenenza religiosa; ricorcla il «dovere della
memoria» per impedire che si
ripresentino in Italia situazioni di discriminazione, e l’obbligo morale di agire affinché
siano impediti scivolamenti,
anche piccoli, verso tali situazioni, comunque configurate;
auspica che l’amministrazione comunale prenda gli opportuni provvedimenti affinché i diritti della Comunità
ebraica di Milano siano rispettati in occasione della
prossima consultazione referendaria; si augura che, in futuro, ci sia, da parte dell’amministrazione, maggiore attenzione al diritto alla libertà
di espressione religiosa».
9 eiueno
AGENDA
MILANO — Alle 9,30, nella sala della chiesa metodista (v.
Porro Lambertenghi 28), l’animatore Patrick Stocco conduce un seminario sul tema «In azione verso la pastorale giovanile» nell’ambito del 6“ circuito valdese-metodista.
10 eiueno
NAPOLI — Alle 19,30, al teatro Piccolo di Fuorigrotta (p.
Campi Flegrei), la Chiesa battista di Fuorigrotta presenta la
commedia in due atti di Antonio Salvato «Storie del vicolo».
MILANO — Alle 17, nella chiesa metodista, inizia la IV Festa
della musica cristiana organizzata dalla Corale metodista,
cui partecipano corali cattoliche, evangeliche, evangeliche
coreane e della Chiesa del Cristo scientista.
VENEZIA — Alle 15, nella sagrestia della chiesa di Santo Stefano protomartire (S. Marco 3825), in occasione dell’assemblea della Società italiana di studi kierlegaardiani, i proff.
Anna Giannatiempo Quinzio, Virgilio Melchiorre e Umberto
Regina parlano sui temi «L’esperienza religiosa in Kierkegaard e Kafka»; «Identità cristiana e filosofia nelle “Briciole
di filosofia”»; «Gli stadi sul cammino della vita».
ROMA — Alle 19, nel tempio valdese di via IV Novembre
107, Mario Cignoni tiene una conferenza sul tema «Una
canzone di guerra e la resistenza armata dei valdesi alla fine
del Quattrocento. Nuove scoperte nell’/iisrorra del Mlolo
(158'7), il più antico storiografo valdese».
GENO"VA — Alle 21, nella sala del Dopolavoro ferroviario (v.
A. Doria 9), il sociologo e politologo Marco Revelli illustra il
tema «Vecchie e nuova povertà nei paesi ricchi».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
■■■■CRONACHE DELLE CHIESE ■■■■
PRAMOLLO — Siamo vicini ai famigliari di Aldo Reynaud
deceduto lo scorso mercoledì 23 maggio all’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone.
VILLAR PELLICE — Sono stati eletti deputati alla Conferenza distrettuale Silvana Chauvie, Ivonne Davit e Simonetta Michelin Salomon (suplenti Erica Travers, Patrizia
Tourn e Fiorella Tupone). I deputati al Sinodo sono Stefania Geymonat e Davide Dalmas (supplenti Remo Dalmas e Luciano Geymonat).
• È stata battezzata Anna Michelin Salomon; si sono uniti in matrimonio: Cristina Giovenale con Giulio Berton e
Danila Baroiin con Enzo Gamba; sono nate Giulia Ayassot di Dario e Nadia Gönnet e Giulia Armand Ugon di
Giovanni e Fiorella Cordili. A queste bimbe e alle loro famiglie e alle nuove coppie di sposi gli auguri fraterni di
tutta la comunità.
• È deceduta Maddalena Rivoira, la decana della nostra
chiesa da alcuni anni ospite alla casa Miramonti; alla famiglia vadano il nostro affetto e simpatia cristiana.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 8 giugnojoni ^ig;
LA NOSTRA
DEMOCRAZIA
PIERA ECIDI
2 giugno 2001: giornata della
responsabilità. Bene ha fatto il
presidente Ciampi a ripristinare
questa festa laica, una delle poche del nostro calendario uffìciale, che segna lo spartiacque
storico della nascita della nostra
democrazia dal bagno di sangue
della II guerra mondiale, e bene
ha fatto a ricordare nel suo discorso le radici fondanti del
«patto costituzionale» del nostro paese, nato dalla lotta unitaria per la Liberazione. I grandi
vecchi bisogna sempre ascoltarli perché, col distacco e il disinteresse degli anni, possono dirci
una parola saggia e lungimirante, di indirizzo e di verità. Bisogna ascoltare
studiosi come i
più vari deUa nostra economia,
e che andando al governo controllerebbe direttamente o indirettamente anche la televisione
pubblica, pesa come un macigno sulle sorti della nostra democrazia. E certamente non poteva risolverlo un Parlamento e
un governo a maggioranza di
centro-sinistra quando, in un
paese esattamente spaccato a
metà come adesso, abbiamo assistito ad anni di opposizione
selvaggia che strillava dai media
a ogni piè sospinto alla «criminalizzazione» del Capo.
Il sistema elettorale maggioritario non ha aiutato a svelenire il clima politico; varato in un’
epoca di crollo
dei partiti in se
Bobbio, Galante ¡^q fQf^Q C/0/77p/ 8“**® “ Tangento
Garrone e Rita ' poli, con un Par
Levi Moltalcini, q riprìstmare Iq festa jamento pieno dì
figure di combattenti per la li- (jel 2 gìupno, giorno
bertà e la giusti
di nascita della
zia come anche i
Vittorio Eoa, opinionisti come
i Montanelli, o i
Giorgio Bocca, o
gli Enzo Biagi, o il presidente
Scalfaro, che recentemente segnalava in una intervista la sua
preoccupazione per la democrazia in Italia.
Democrazia fragile e recente,
che ha poco più di 50 anni, a
fronte dÜ una storia fatta di dominazioni e di violenze fratricide. Una storia di «anomalie», di
cui una è la presenza millenaria
di uno Stato della Chiesa, che
dall’unità d’Italia ha perso sì il
suo dominio territoriale, ma
non di certo l’influenza della sua
gerarchia. Anomalia anche la
«questione meridionale» (a cui
fa da contraltare quella del
Nord) segnata da secoli e secoli
di oppressione. Anomalia la presenza di un «potere altro» sotterraneo e minaccioso, la malavita organizzata, che gestisce ormai rapporti internazionali e un
enorme flusso di denaro dall’apparenza legittima ma dalle radici oscure e malate. Anomalia anche, a fronte di una potenza industriale tra le maggiori del
mondo, di masse popolari povere e incolte, anche se dal cuore
generoso dove due adulti su tre,
secondo le statistiche, sono semianalfabeti o «analfabeti di ritorno», che ovviamente non leggono libri né tantomeno giornali, e la cui unica fonte di orientamento è la televisione.
In questa realtà il «conflitto
di interessi» di cui è portatore
Berlusconi, padrone di reti televisive, di giornali e case editrici,
oltre che di interessi nei settori
nostra democrazia
inquisiti, ha consentito in realtà
una spaccatura
del centro, e favorito improprie e
pasticciate alleanze, riproponendo così il dilemma di un paese diviso in
due, in cui diviene praticamente
impossibile governare. Prova ne
è che, dove la popolazione si è
potuta confrontare sui problemi
e programmi reali, sul territorio
e senza l’onnipresenza televisiva, come nelle recenti amministrative, ha saputo orientarsi in
modo diverso, nel solco deU’arco costituzionale che ha garantito dal dopoguerra a oggi la tenuta democratica del nostro
paese. I partiti politici hanno radici culturali e ideali profonde e
la capacità di aggregare, far discutere e crescere nel confronto
delle idee e delle opzioni gli
strati più variegati della popolazione. La loro presenza va rivitalizzata, anche promuovendo
una riforma elettorale che ricompatti i singoli filoni di pensiero in cui i cittadini possano
agevolmente riconoscersi. Essa
è proponibile solo da tecnici responsabili e competenti di un
governo bipartisan garantito
dal capo dello stato, custode
della nostra Costituzione. Il modello potrebbe essere quello del
proporzionalismo alla tedesca,
che garantisce la governabilità:
sistemi, quelli dell’Italia e della
Germania, pensati dai costituenti per paesi che erano stati
fascisti e nazisti. Una strada ardua ma obbligata, quella della
riforma elettorale, per evitare
alla radice i pericoli di una dittatura strisciante di tipo mediático e post-moderno, questa sì
da «repubblica delle banane».
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Il numero 22 del 1® giugno 2001 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercolecfi 30 maggio 2001.
2001
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Tra battisti da una parte e valdesi e metodisti dall'altra, il dibattito rimane aperto
Che cosa significa il battesimo per noi?
Le nostre diversità sono già riconciliate, ma non per questo i battisti possono riconoscere
la prassi pedobattista. Questa diversità non impedisce la nostra piena comunione e unità
RAFFAELE VOLPE
U iforma del 25 maggio ha
J\ pubblicato un articolo di
Paolo Ricca sul significato del
battesimo. Per essere più precisi, il prof. Ricca ha presentato gli interventi che la rivista
Sichem ha pubblicato sul tema del battesimo. Io non ho
ancora avuto il piacere di leggere la rivista, ma ciò non toglie il mio profondo desiderio
di intervenire su questo tema.
Diversità da riconciliare?
Sulla diversità da riconciliare. Sto diventando sempre
più scettico sulla grammatica
ecumenica degli ultimi tempi.
Procede spesso per ossimori e
quindi suscita sempre la domanda: quale dei due termini
sarà sacrificato? Sarà una riconciliazione che superi la diversità o una diversità che distrugga la riconciliazione? Io
ritornerei all’uso molto più
efficace della copula e quindi direi che la diversità è già
riconciliata. O almeno così
pensavo prima di leggere l’articolo del prof. Ricca. Ero
convinto di aver già raggiunto
una riconciliazione con il mio
fratello e la mia sorella valdese, e questo nella diversità.
Credevo che i documenti bmv
(battisti, metodisti e valdesi)
del 1990 avessero raggiunto
questo scopo. Li ho riletti, assalito dal dubbio, e fortunatamente mi sono sentito risollevato. Le nostre diversità sono
già riconciliate. Riconciliare le
diversità non significa riconoscere la prassi pedobattista,
significa invece esprimere un
dissenso, anche profondo, ma
nel rispetto dell’altro e consapevole che «...aH’internò di
ciascuna realtà denominazionale, dove pure il reciproco
riconoscimento è dato per
acquisito e dove l’unità è pienamente vissuta, le differenze e le divergenze dottrinali,
come anche le varietà liturgiche delle chiese locali, non
incidono sulla piena comunione, proprio perché si ritiene che nonostante tutto
l’unità reale è basata sulla comune confessione della fede
in Cristo, sulla efficace presenza dello Spirito Santo e
sulla pratica concreta dell’amore nel servizio» (documento bmv sul reciproco riconoscimento). Questo non è da
raggiungere, è già realizzato.
Per grazia
Come battista sono un po’
stufo di sentirmi dire ogni
volta che il battesimo dei
neonati è l’annuncio della
grazia preveniente, o «puro
annuncio della grazia misericordiosa di Dio». A parte il
fatto che mi si arriccia sempre il naso quando qualcuno
sente il bisogno di usare la
parola «puro», come se dell’annuncio della grazia vi fossero diverse gradazioni. Dicevo che sono stufo perché
con queste affermazioni si
dice implicitamente che il
battesimo dei credenti non
annuncia la grazia preveniente. È vero il contrario:
non è a caso infatti che il battezzato non compie un autobattesimo, ma è battezzato, è
posto in mani altrui. E poiché un credente non è un
neonato e quindi ha una sua
volontà ben delineata, in
questa sua condizione passiva esprime ancor meglio la
grazia preveniente che non il
neonato inconsapevole. È un
atto passivo, direbbe Calvino, poiché Dio compie ogni
cosa e noi lo riceviamo soltanto. E comunque
Dio ci interpella
La grazia è un evento linguistico. È la parola di Dio
che interpella. Quindi è impossibile parlare di grazia
preveniente senza parlare
della partecipazione umana
resa possibile da questa parola. La libera scelta d’amore
di Dio invoca ed esige la scelta liberata all’amore dell’essere umano. Il battesimo dei
credenti dichiara questo evento meraviglioso, racconta
yanalogia fidei, cioè l’obbedienza al Dio che si dice. Il
battesimo dei credenti espone un legame quindi, dice
l’analogia, «il più bello di
tutti i legami» (E. Jùngel),
quello che congiunge il rivelarsi di Dio che vuole essere
detto con «la possibilità resa
possibile» per l’essere umano di dire Dio. Kaesemann
ha scritto un bellissimo articolo dal titolo Ufficio e comunità nel Nuovo Testamento e
da esso cito: «...il carisma va
inteso come individuazione
della charis, come nostra partecipazione al Pneuma e co
me concretizzazione della
nostra chiamata». Questo è il
significato del battesimo dei
credenti: il concretarsi della
grazia. D’altronde potrebbe
mai esservi una grazia senza
il potere di concretarsi?
Un amore frenato
Il battesimo dei neonati,
separando cronologicamente
Tatto-parola di Dio dalla risposta umana, in realtà indebolisce il significato della grazia preveniente perché essa
pre-viene ma nella impotenza di provocare la risposta. La
grazia preveniente dovrà attendere il suo completamento. È un amore frenato, non è
«l’amore che preme per essere espresso», non è la vcaritas
capax verbi» (per citare ancora Jùngel). È Tatto di Dio che
lascia sospesa o fallisce la sua
precisa determinazione in
Cristo di una corrispondenza
umana. Di questq si era accorto anche Calvino il quale
ebbe a scrivere nella sua Istituzione: «...i bambini sono
battezzati in vista dell’avvenire di una fede e in una penitenza i cui semi sono già
piantati per segreta operazione dello Spirito Santo anche
se le manifestazioni esteriori
fanno ancora difetto».
diante questo attestato solenne, che sono ricevuti nella
chiesa come già facenti parte
di essa». Se questo è il signifl.
cato del battesimo dei neonati, beh, è veramente poco
I battisti esprimono questa
accezione con la presentazione del neonato.
Il Nuovo Testamento
Un’analisi del Nuovo Testamento e del suo ambiente
storico ci porta a delle conclusioni sicure: a) nell’antichità
si praticava solo il battesimo
agli adulti, non vi era alcuna
pratica di battesimi di neonati; b) il significato del battesimo è incerto: si oscillava dal
valore esoterico-sacramentale, all’atto penitenziale fino
all’idea che si trattasse di un
atto di obbedienza al comandamento del Cristo risorto
(Matteo 28, 19-20). L’estraneità del testo biblico, la sua
lontananza da noi, e non solo
sul battesimo, ci ricorda che
spesso noi, dopo un buon lavoro esegetico, siamo comunque costretti a fare un salto
ermeneutico e porci ladomanda: ma cosa può significare per noi oggi il battesimo?
Dio e l'essere umano
Dio e i bambini
Ma se il neonato non viene
battezzato, che ne sarà di lui?
Lascio rispondere a Calvino:
«Affermare che qualora un
bambino morisse senza battesimo risulterebbe privato
della grazia della rigenerazione, è pura follia». D’accordo. Ma in che rapporto è il
neonato con la chiesa? Ancora a Calvino la parola: «I
bambini di credenti non sono battezzati per diventare
figli di Dio come se già non
gli appartenessero in precedenza e fossero stati estranei
alla chiesa: lo sono invece affinché sia dichiarato, me
Abbozzando una risposta a
questa domanda concludo: I
battesimo è un atto metaforico, dice le possibilità sempre
nuove del legame di Dio con
Tessere umano. Oggi dicela
dimensione corporea della
fede: la vita e la morte, il volontaiio e l’involontario; la
responsabilità dell’individuo,
il luogo d’origine dell’etica
che si da sempre a partire
dall’incontro con Dio, quindi
nelTalterità del volto altrui; la
sua intrinseca narratività: il
battesimo non si ripete nia si
racconta: non è qui anche
l’origine della comunità? Ma
soprattutto oggi il battesimo
dice la grazia pre-veniente,
ad-veniente e in-verante.
La celebrazione di un battesimo
(foto Zibecchi)
Nel ventaglio infinito delle miserie morali di questa nostra umanità ammalata, una delle più disgustose è
certamente la pedofilia. Un
termine che etimologicamente vuol dire (dal greco)
«amore per i bambini», ma
che ha assunto il significato
di violenza sessuale nei confronti di ragazzi e bambini.
Solo in Italia, nell’anno 2000
sono stati registrati oltre
21.000 casi di pedofilia e negli ultimi cinque anni i casi
denunciati sono raddoppiati.
Sappiamo che il numero di
violenze non denunciate è
certamente più del doppio di
quelle scoperte, perché esse
avvengono entro le mura domestiche e non si vuole esporre la famiglia allo scandalo. La recente scoperta da
parte delle forze dell’ordine di una consolidata orga
r fT rf
m
I
La violenza sui bambini
PIERO bensì
nizzazione di pedofili a Roma, composta da persone
insospettabili di ogni classe
sociale, ha profondamente
scosso l’opinione pubblica.
Il problema ha radici profonde. Un diffuso settimanale
toscano scrive: «La base culturale che fa da sfondo alla
crescita di questi fenomeni è
la tendenza a considerare, anche nell'ambito familiare, i
bambini come degli oggetti
da manovrare e non come
delle persone con cui relazionarsi. Nella famiglia, nella
scuola, ma anche in altri ambiti, si tende a considerare il
bambino come destinatario di
beni e di prestazioni da erogare e non come persona con
cui interloquire». E la psicoioga Rita Gay afi’erma: «Il bambino si trova esposto nella società attuale a una vasta gamma di violenze e abusi che ne
minacciano la crescita piena e
l’integrazione sociale (...)
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dall’abbandono fisico a quello
psicologico, dalla violenza
educativa al maltrattamento,
dalla mercificazione all’abuso
sessuale, dallo sfruttamento
al coinvolgimento nel btinti'
ne». Ed è di pochi giorni fa m
conferma che la criminalu
organizzata rapisce e uccide
bambini per fare commerci
dei loro organi. .
Siamo di fronte a un
to coraggioso e irrinunciabii
da parte delle chiese per co
trastare queste mostruosn >
ricordando il grande
di Gesù verso i bambini: «if
sciate i piccoli fanciulli
a me, non glielo vietate- p
ché di tali è il regno di Dio»’
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico» c
ta dalla Federazione
evangeliche in Italia andò
onda domenica 3 giugno)
11
2001
PAG. 11 RIFORMA
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r.®
i Per gli agricoltori di Pomaretto
Monorotaia per i vigneti
Gli agricoltori di Pomaretto potranno presto servirsi, per la
coltivazione dei loro vigneti, di una monorotaia. Recentemente infatti la giunta provinciale ha deciso lo stanziamento di
fondi per interventi di miglioramento delle infrastrutture utili
alla coltivazione dei vigneti di Pomaretto e Carema che dovrebbero inoltre consentire l’allargamento delle strade di accesso ai vigneti e il recupero di muretti e di sentieri. In realtà
gli interventi coinvolgeranno anche i Comuni e le Comunità
montane che dovrebbero contribuire con un intervento del
10% della spesa complessiva. «Gli interventi - spiegano in Provincia - mirano a migliorare le condizioni di lavoro degli agricoltori perché possano continuare al meglio la produzione».
--É Torre Pellice, invito dei vigili del fuoco
Pompiere per un giorno
«Pompiere per un giorno». Era questo lo slogan con cui i vigili del fuoco di Torre Pellice hanno invitato la popolazione, e
in modo particolare i bambini, a conoscere da vicino questa
preziosa attività di volontariato che da molti anni ha proprio
nel gruppo di Torre Pellice uno dei «corpi» storici della protezione civile nel Pinerolese. Visite giudate alla caserma, prove
di esercitazione e giochi per tutti, oltre al pranzo, hanno caratterizzato la giornata. Va ricordato che i Vigili del fuoco di Torre
Pellice, insieme a quelli di Luserna San Giovanni, rappresentano l’unica esperienza di volontariato specifico nel settore in
tutta la valle. II coordinamento degli interventi è regolato con i
vigili di Pinerolo e con la centrale operativa di Torino.
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I Fondato nel 1848
[Verso la Conferenza del I distretto della Chiesa valdese, a Pomaretto, il 9 e 10 giugno
Il rapporto delle chiese col territorio
Come sLpongono le chiese valdesi rispetto alla società in continua evoluzione? Come interagire con
le diverse realtà locali? Tra i molti temi in discussione anche la diaconia, l'informazione e la cultura
DAVIDE ROSSO
SONO molti i temi che
i deputati delle chiese
dell distretto si troveranno a dibattere nel corso
della Conferenza distrettuale che si terrà a Pomaretto il 9 e il 10 giugno.
Già solo a dare una rapidascorsa alle relazioni
delle chiese e delle varie
opere che compongono
larélazione preparata
dalla Conferenza esecutiva distrettuale (Ced) ci
siaecorge che problemi e
temàtiche, come la partedpazione dei membri
I di chiesa o il ruolo della
diaconia alle Valli, non
j potranno non essere oggetto di dibattito ma sarà
con ogni probabilità il
rapporto chiesa territorio
il centro vero e proprio
della discussione, quello
che con ogni probabilità
caratterizzerà i lavori.
In questi anni alle Valli,
ma non solo lì, molto è
cambiato, sia dal punto
di vista sociale che economico. La situazione del
mondo del lavoro è in
continuo ripensamento e
vive a vicende alterne
momenti di crisi e momenti di relativa calma; la
e l’assistenza sono
rortemente influenzati
ta^ decisi a livello regionale; alle porte si preya un evento come le
Olimpiadi invernali di
orino 2006 che necessaosmente coinvolgerà al^0 opere e alcuni cen®della chiesa delle Valli,
j porsi come chiesa
■^«to alla società che ci
I lavori della Conferenza distrettuale del 2000
società di fronte a cui ci
circonda? Come interagire con il territorio? Queste necessariamente sembrano domande che la
Conferenza non potrà
non porsi. «Certo - dice
Anita Tron, relatrice della
Commissione d’esame -,
ma occorrerà anche discutere delle strategie
della chiesa, interrogarsi
sul senso della presenza
sul territorio. La necessità
sembra essere quella di
riportare al centro del nostro dibattito la chiesa nel
suo insieme con le prospettive che intende darsi
e il suo modo di rapportarsi alTesterno. Oggi la
_ ^ao Sì
^^Mobilificio vìa s. SecoNdo, 58
" AbbAdÌA AlpiiNA <> PìneroIo (To)
FblOMTE aIIa caserma AlpiNi «BERAfidi»)
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troviamo è profondamente diversa da un tempo, si è evoluta, ed è anche per questo che occorre reinterrogarsi sul senso
della nostra presenza in
questo contesto. Pensare
a come ricollocarsi, a come inserire chi arriva nella chiesa. Aprire un dibattito, che non necessariamente dovrà concludersi
nel corso dei due giorni
di Conferenza ma che auspicabilmente potrà protrarsi nell’arco dell’anno
anche nelle singole chiese, in modo che tutti insieme ci si interroghi».
Anche in quest’ottica la
Commissione d’esame
proporrà alla Conferenza
di fare un discorso generale sulla chiesa e sul territorio lavorando in seduta plenaria e non in gruppi, questo per vedere
congiuntamente tutto
l’insieme evitando così la
settorialità, utile in certi
momenti ma meno quando si cerca di ragionare a
monte delle pur importanti tematiche particolari. «Il rapporto chiesa territorio farà sì che si parli
anche di olimpiadi - dice
Luciano Deodato, presidente della Ced -. Della
necessità di avere un
coordinamento al nostro
interno per affrontare
questo evento in maniera
unitaria, non in ordine
sparso ma secondo delle
linee comuni. Le olimpiadi possono essere per il
territorio un momento di
rilancio turistico. Il patrimonio della storia e della
presenza delle chiese vaidesi e delle loro opere è
riconosciuto da tutti come una delle risorse principali cosa che però a noi
pone il problema di come
valorizzarlo da un lato
ma anche di come salvaguardarlo ed evitare che
questo patrimonio sia ridotto a pura merce da
esporre in vetrina». Ricercare quindi unità, strategie al di là di quelle particolarità che ci sono dentro la chiesa sembra la
parola d’ordine per il dibattito.
«Le linee che le chiese
si trovano di fronte - dice
ancora Deodato - sono
quelle da un lato di avere
un occhio particolarmente attento al rapporto con
il territorio e dall’altro alla chiesa». E qui si potrà
innestare un secondo filone di dibattito, non slegato dal primo ma anzi
fondante per questo,
quello della formazione e
dell’identità della chiesa.
Alcune iniziative sono
state attivate o si stano
attivando in quest’anno
alle Valli. Una di queste è
il progetto di un corso
quinquennale per organisti e coralisti, ma anche
per le scuole domenicali,
proposto dalla Commissione musica, un progetto che va nella direzione
di far crescere, anche attraverso il canto, la parte
cipazione di tutti ai momenti di culto. Altri progetti poi sono allo studio
come quello di un catechismo comune a livello
di 2° circuito preparato
dagli animatori giovanili
o ancora quello di studio
biblico comune alle chiese del 1° circuito. «Forse
in questi anni passati dice ancora Deodato - si
è un po’ sottovalutata la
formazione biblica dei
giovani ed è questo uno
dei campi su cui ora ci si
sta muovendo».
Molta carne al fuoco
quindi per questa Conferenza distrettuale che
avrà poi all’ordine del
giorno anche la diaconia,
l’informazione, la cultura. La Conferenza dovrà
anche nominare un nuovo membro della Ced visto che non è rinnovabile
il mandato di Liliana Viglielmo, attuale vicepresidente, che è arrivata alla fine dei suoi sette anni.
Liliana Viglielmo
■CONTRAPPUNTO I
TRA LE CURVE
E I RETTILINEI
PiERVALDO ROSTAN
Grazie alle prossime 0limpiadi sul Pinerolese cadranno diverse centinaia
di miliardi e, se escludiamo quelli legati all’impiantistica sportiva, una
fetta non indifferente sarà
dedicata alla viabilità. In
molti hanno detto che si
sarebbe dovuto sfuggire
alla logica dell’evento, delle grandi ope- .......
re progettate
e realizzate unicamente in
funzione dei
Giochi ma ormai è chiaro
che non sarà
così; neppure
stavolta. Difficilmente a
Torre Pellice —
si farà uno stadio del ghiaccio dimensionato sulle esigenze della vai
Pellice e altrettanto sarà
con il trampolino di salto
con gli sci a Pragelato.
A proposito di viabilità
si possono fare alcune considerazioni, anche per non
dimenticare la storia più o
meno recente. Se si terminerà l’autostrada di Pinerolo, se si riuscirà a superare strettoie impossibili
(Porte sì ma Perosa no, per
la verità) sulla statale 23, e
ancora se si avrà un itinerario alternativo alla provinciale 161 in vai Pellice,
dovremo tutti dire grazie
alle Olimpiadi. Purtroppo
opere dai più ritenute indispensabili si realizzeranno
solo perché il 2006 è dietro
le porte e non lo si può spostare. A meno che... A meno che non succeda qualche altro intoppo come è
accaduto alla vai di Susa
con i Mondiali del Sestriere
del ’97 e un collegamento
da realizzarsi per quella
data è ancora da ultimare!
Ma vogliamo essere ottimisti e credere che questa volta tutto andrà per il meglio.
Restano tuttavia alcuni interrogativi; in particolare
vorrei sottolineare quello
della democraticità delle
scelte dei tracciati e quello
del reale bisogno e dei bisogni indotti di mobilità.
I tracciati. Qualche mese
fa, presentando il film «I
cento passi» in un dibattito sulla mafia veniva fuori
la curiosa storia, ripresa
dal film stesso, di un tracciato di una strada nel Palermitano, una strada con
tante curve in modo da
toccare i terreni di molte
persone di conseguenza
messe nella condizione di
ricevere cospicui indennizzi per l’esproprio. Oggi,
guardando al tracciato
dell’autostrada da Volverá
a Pinerolo, si scorgono
nuovamente tante e a volte
non comprensibili curve.
Di nuovo per accontentare
gli appetiti di qualcuno?
Sembrerebbe di no. Piuttosto qui si vuole tener conto
dei problemi che un asse
viario come l’autostrada,
senza immissioni laterali,
—im—. finisce inevi
Interrogativi sui
miglioramenti alla
viabilità nel
pinerolese per le
Olimpiadi 2006
tabilmente
per causare
alle attività
agricole.
Qualcuno
dirà che in
questo modo
si finisce per
privilegiare
l’interesse
_____ particolare
di questa o
quella azienda per sacrificare il bene comune. È altrettanto vero però che al di
là di ogni possibile indennizzo immediato l’azienda
tagliata a metà avrà per
sempre dei problemi di gestione, i suoi mezzi agricoli
dovranno fare chilometri
per raggiungere un campo
0 un prato che prima erano
un tutt’uno.
£ una situazione analoga
è sorta in vai Pellice dove il
Comune di Bricherasio, sui
cui doveva sorgere un tracciato totalmente alternativo alla attuale provinciale,
ha a lungo tenuto a freno le
altre amministrazioni locali onde evitare una soluzione che danneggiasse in
modo irreparabile le aziende agrìcole del proprio territorio. Peccato però che le
soluzioni proposte portassero il tracciato stradale o
in zona a rischio di esondazione ovvero nelle immediate vicinanze di centri
abitati. Tutto ciò sia detto
senza l’intento di offrire
giudizi frettolosi ma nel rispetto delle scelte e nell’evidenza delle difficoltà
di essere razionali. E del
resto si è già dimenticato
che proprio in vista dei
Mondiali del ’97 nacque
una miniguerra fra San Secondo e Porte sull’ipotesi
di strada che decongestionasse quest’ultima da un
traffico ossessionante? Il
risultato al momento è che
non se ne è fatto nuUa; ma
con le Olimpiadi...
Storie di tracciati, mancanza 0 difficoltà nell’arrivare a una strategia globale
sulla mobilità. Senza dimenticare che ogni strada
in più o ogni suo ampliamento porta inevitabilmente ad aumenti di flussi
di traffico. È davvero quello che vogliamo?
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle "^lli ^desi
_y^NERDUGI^O^Q^^^ ^ERD
CRONACHE
DI CORTILE IN CORTILE: UN SUCCESSO — Una
delle più riuscite manifestazioni degli ultimi anni: così è stata commentata l’iniziativa «Di cortile in cortile» organizzata dalla Pro Loco di Torre
Penice domenica 3 giugno. In una splendida
giornata di sole molti dei cortili del centro del
paese, alcuni dei quali davvero interessanti, sono stati aperti al pubblico ospitando mostre,
banchi di prodotti tipici e artigianali. L’intero
centro di Torre Pellice si è così trasformato in
una bella passeggiata con costanti piccole e piacevoli «deviazioni». Apprezzate dal numeroso
pubblico anche le manifestazioni di contorno,
dai gruppi musicali ai balli e alle (ved. foto) esibizioni di karaté della locale scuola.
Stanziati 1,5 miliardi per le valli del Pinerolese
Lo sviluppo degli alpeggi
Poco più di un miliardo per la vai Pellice, 555 milioni
per la vai Chisone da parte della Regione Piemonte
FESTA «MULTIETNICA» ALLA SCUOLA RODARI
— L’istituto «Rodari» di Torre Pellice organizza
per sabato 9 giugno, a partire dalle 15 nei giardini di piazza Muston (in caso di maltempo nella
scuola èlementare) una «Festa multietnica». La
giornata rappresenta il momento conclusivo del
progetto di antropologia culturale a cui hanno
partecipato alcune classi delle scuole elementari di Angrogna, Bobbio Pellice, Torre Pellice e
Villar Pellice, oltre al gruppo teatro della scuola
media. Saranno esposti cartelloni con mostre
sul tema e verranno proposti giochi di molti
paesi del mondo; poi, merenda tutti insieme.
ANCHE A PINEROLO «COL G8 NON CI STO» — Anche nel Pinerolese nasce un gruppo contro il
«G8» ovvero gli otto paesi più industrializzati del
mondo di cui l’Italia fa parte con Usa, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Francia, Canada,
Russia. Dal 20 al 22 luglio a Genova si riunùà il
vertice, cioè i capi di stato per coordinare le
scelte economiche del pirmeta. Contreiri al pensiero neoliberista, alla logica del profitto e della
globalizzazione quello che è staio definito il
«popolo di Seattle» (dal luogo che vide per la
prima volta il mondo ecopacifista riuscire a
bloccare un analogo incontro), i rappresentanti
di molte associazioni, giovani e forze politiche
di sinistra si stanno interrogando sul come manifestare a Genova, tenendo conto che la città
sarà blindata e con gli accessi chiusi per evitare
ogni genere di contestazione. Ma contro la globalizzazione e le multinazionali si può anche
manifestare localmente e anche su questa strada si sta muovendo il gruppo pinerolese.
CONOSCERE LA LEGGE PER LA PROMOZIONE
SOCIALE — La «Bottega del possibile» di Torre
Pellice organizza nella propria sede di viale
Trento 9, sabato 9 giugno dalle 9 alle 12,30, un
incontro di conoscenza della recente legge 383
del 2000 sulla «disciplina delle associazioni di
promozione sociale». La legge interessa tutti
quei soggetti che operano sul territorio, dalle
Pro Loco alle Unitrè, alle associazioni di consumatori o di valorizzazione della solidarietà; in
troduce il dibattito l’on. Mimmo Lucà.
LA PROVINCIA INTERVIENE SULLE PISTE — L’alluvione di ottobre 2000 ha causato come è noto
danni in tutto il Pinerolese; per quanto riguarda
gli accessi agli alpeggi solo dopo lo scioglimento
delle nevi il quadro si è delineato nella sua complessità. E così l’assessorato alla Montagna della
Provincia di Torino, d’intesa con le Comunità
montane, sta cercando di portare delle risposte a
un problema urgente: garantire l’accessibilità
nelle zone montane più periferiche. Per quanto
riguarda la vai Pellice i mezzi movimento terra
della Provincia sono all’opera a Bobbio nel Cruel, a Villar Pellice e successivamente ad Angrogna. «Per altre piste - precisa l’assessore Bellion daremo un contributo direttamente alla Comu
nità montana che attiverà mezzi privati onde garantire un ripristino veloce della transitabilità».
COMITATO RUTELLI IN ASSEMBLEA — In relazio
ne ai risultati del 13 maggio e alla necessità di
organizzare sul territorio una sua presenza costante il Comitato Rutelli per l’Ulivo della vai
Pellice promuove un’assemblea per definire la
strategia di intervento politico e organizzativo
sul territorio in collegamento con le altre realtà
dell’Ulivo nel Pinerolese. L’incontro è convocato
per sabato 9 giugno alle 17 nella sala della Società operaia di via Roma a Torre Pellice.
ARRIVA LA CARTA DELLA QUALITÀ DELLE POSTE
— I clienti della Posta di Pinerolo e dei Comuni
di tutta la vai Pellice riceveranno a giorni la
«Carta della qualità dei prodotti di corrispondenza», nella quale vengono stabiliti gli impegni
delle Poste e i diritti dei clienti. Tra l’altro nella
Carta viene chiarito che le Poste si impegnano a
un rimborso pari al costo di spedizione per le
raccomandate in ritardo nel recapito eccedente
il 10" giorno dalla spedizione mentre i recapiti
eccedenti i 30 giorni saranno rimborsati con
l’importo forfettario di 50.000 lire. I reclami pos
sono essere presentati in tutti gli uffici postali.
Potrebbe essere una
grande occasione di recupero e sviluppo degli
alpeggi delle nostre alte
valli oppure semplicemente un’opportunità
mancata. Uno dei punti
del piano di sviluppo rurale, avente come oggetto appunto gli alpeggi pubblici, porterà nelle valli pinerolesi circa
un miliardo e mezzo ma
questa cifra, decisa dalla
Regione Piemonte nei
giorni scorsi sulla base
dei piani di intervento
redatti dalle Comunità
montane su indicazioni
dei Comuni, non è che il
50% del totale della spesa ammessa per ogni intervento: riusciranno i
singoli Comuni, quasi
sempre alle prese con
difficoltà di bilancio, a
trovare la loro quota di
cofinanziamento? Oppure dovranno rinunciare
al contributo regionale?
A livello pinerolese la
vai Pellice fa la parte del
leone con un contributo
ammesso, per i quattro
Comuni che ne hanno
fatto richiesta, che supera
il miliardo; di 333 milioni
è il contributo assegnato
ai Comuni della vai Chisone. Del resto questa
differenza di progetti e di
interventi fra la vd Pellice
e altre zone limitrofe ha
radici lontane, a partirà
dal numero di addetti in
agricoltura decisamente
più elevato che altrove.
Ma ecco gli interventi
possibili e finanziati, tenendo conto che si tratta
di lavori per cui è ancoranecessaria la progettazione definitiva e che potranno essere realizzati
dal 2001 al 2006.
Angrogna ha proposto
due interventi, sulla Sella
e sulla Sella Vecchia: per
il primo alpeggio si guarda ai problemi di viabilità ma anche al ricovero
bestiame, all’approvigionamento di acqua, al recupero della cotica erbosa; per il secondo il problema è più radicale sia
sulla struttura che sull’accesso. Bobbio Pellice
ha individuato come priorità assoluta l’accesso
all’alpeggio di Crosenna,
600 ettari, oltre 500 ani
mali e senza strada; ad
esso si aggiungono interventi alle strutture bestiame del Pis della Rossa
e a Bancet-Giulian, approvvigionamento idrico, viabilità spesso precaria. Di viabilità si preoccupa anche Rorà rispetto alla Palà.
Il Comune che ha elencato maggiori interventi
possibili è quello di Villar
Pellice che ha dato la
priorità a Ciabraressa e
Caugis, il primo con forti
problemi sulle strutture
dell’alpeggio, il secondo
di collegamento. Sulle
strutture si prevede di intervenire anche a Chiot
la Sella e alla Gianna,
mentre per Gard e Gis
Subiasc l’intervento proposto appare più complesso e riguarda sia l’accesso che le strutture.
Sono in aumento le domande
Il contributo per
il canone (l'affitto
Si
Anche quest’anno, come già quello passato, alcuni Comuni valligiani
stanno raccogliendo le
domande per l’attribuzione, a chi ne ha i requisiti, di contributi per il
pagamento del canone
d’affitto così come prevede una legge regionale
del 1998. Le modalità per
accedere ai finanziamenti
sono praticamente identiche in tutti i Comuni.
Questi infatti, benché abbiano la possibilità di variare parzialmente alcuni
parametri stabiliti dalla
legge spesso si vedono
costretti dai loro bilanci a
non poter modificare in
meglio, dal punto di vista
del cittadino, i limiti reddituali in base a cui vengono dati i contributi.
I cittadini per poter accedere ai fondi devono
presentare una documentazione, in genere
entro la metà di giugno,
che attesti che la loro situazione reddituale ricade nelle due fasce stabilite dalla Regione e non
siano proprietari di alloggi. Per appartenere
alla prima fascia occorre
avere un reddito imponibile complessivo per
nucleo familiare non superiore ai 18 milioni e
700.000 e avere pagato
un affitto per il ’99 che
incida sul reddito per almeno il 12%, la seconda
fascia invece prevede dei
limiti reddituali di 33,5
milioni per un
migliare di 1 o 2
nucleo^.
lo
persone
39,6 per un nucleo7 ,
persone e così via fin
un massimo di quasi so
milioni per un nucleo d
5 0 più persone. Sempre
per favorire le categoria
di cittadini più svantaà
giate, è previsto un inerì
mento del 20% deifinan
ziamenti a favore deinu
elei familiari che indù’
dono al loro interno ui!
trasessantacinquenni a
che includono persone
comprese fra i 50 e i 64
anni disoccupati e al momento privi di pensione
«La raccolta delle dòmande - dicono a Pinero,
lo e Torre Pellice, due Comuni che partecipano
all’iniziativa - è in forte
crescita rispetto allo scorso anno, siamo già dal
punto di vista numerico
al doppio di quelle presentate del 2000. Questo
pensiamo sia dovuto soprattutto alia maggiore
publicizzazione cheiinlziativa ha avuto nel 2001,
oltre che a una discreta
quantità di persone in
più che ha scoperto di
avere i requisiti per accedere ai contributi».
È proprio l’alto numero delle richieste però a
preoccupare un po’ gli
amministratori comuna
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fine - dicono ancoraaPinerolo - quante saranno
le richieste che potranno
essere accolte».
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Dovrebbe riaprire á settembre
La Scuola di musica
CARMELINAIWAUWZIO
A un anno di chiusura
della Scuola di musica della Val Pellice, sembrano aprirsi delle possibilità di riapertura a partire dal prossimo autunno. Proprio in questi giorni infatti nella sede della
Comunità montana vai
Pellice si stanno svolgendo alcuni incontri per
progettare la nuova scuola. Come è noto difficoltà
amministrative di vario
genere hanno impedito
che dopo dieci anni la
scuola, frequentata da oltre cento allievi tra bambini e adulti, potesse funzionare e offrire i suoi
corsi e concerti.
Da circa due anni la
scuola èra gestita dalla
Comunità montana per la
parte amministrativa,
dall’Associazione musicale divertimento per
quanto riguarda la parte
didattica e organizzativa.
I lunghi mesi di chiusura,
dopo una serie di lettere e
incontri ufficiali sia tra
amministratori pubblici,
sia tra gli utenti, riuniti in
un comitato spontaneo
da molti mesi impegnato
a seguire le sorti della
scuola, hanno portato alla creazione di un’associazione pubblico-privata
«Musicainsieme», alla
quale partecipano tutti i
Comuni della vai Pellice
(con l’eccezione di Bobbio), e la Comunità montana. L’impegno di spesa
previsto per l’attivazione
della nuova scuola è al
momento di 60 miiioni, ai
quali potrebbero aggiungersi altri finanziamenti
pubblici regionali oltre
alle rette da pagare per
iscriversi e frequentare.
Il gruppo progettuale
che si sta costituendo.
formato da docenti, un
rappresentate degli utenti, e quanti responsabili
di associazioni o enti culturali siano interessati al-'
la gestione della scuola
di musica, dovrebbe formulare un progetto credibile e sostenibile, che
preveda la continuità con
quanto la scuola ha finora realizzato, sia dal punto di vista didattico che
per quanto riguarda le
iniziative e le offerte culturali per il territorio. Secondo gli intenti della
Comunità montana a settembre dovrebbe essere
tutto pronto per la pubblicità e a ottobre dovrebbero essere attivati i
corsi della nuova Scuola
musicale della vai Pellice.
Consiglio comunale di Luserna San Giovanni
La maggioranza risponde
PÈtRife
motivaz
Male «;
Le pesanti accuse al vicesindaco Paolo Gardiol
da parte dei gruppi di minoranza di Luserna San
Giovanni, culminate in
una conferenza stampa
che ha preceduto il Consiglio comunale di giovedì scorso, a cui le minoranze non hanno poi
partecipato, hanno indotto la maggioranza a rispondere con un «documento politico» nella
giornata di giovedì 31
maggio. «Le elezioni amministrative del giugno
’99 hanno visto un successo clamoroso della lista delTattuale sindaco
che ha ottenuto il 67%
delle preferenze - scrive
la maggioranza -; è su
questa base che l’attuale
giunta è legittimata a governare». La maggioranza
lusernese ricorda di aver
voluto inizialmente creare un clima collaborativo
assegnando, al di là di
quanto la legge garantisce, la presidenza di due
delle sei commissioni
consiliari consultive per
consiglieri della minoranza. «Non si è però verificato quanto la minoranza
riteneva inevitabile e cioè
lo sfascio della compagine amministrativa - rintuzza la maggioranza -:
infatti in due anni di lavoro non ci sono stati screzi, tutti i problemi sono
stati affrontati collegialmente in modo democratico cercando il massimo
consenso. Ultimamente
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Nel «bio» 50 nuove aziende della Val Pellice
La diffusione del biologico
Le mense biologiche in Italia nel
2000 sono quasi raddoppiate arrivando
a quota 199 rispetto alle 107 del 1999;
l’istituzione delle mense biologiche, oltre a rispondere a un legittimo bisogno
dei cittadini di dare almeno ai bambini
cibi senza pesticidi e senza Ogm, apre
importanti opportunità per uno sviluppo sostenibile che favorisce le economie locali. Perché ciò avvenga, non ci si
può limitare alla sostituzione delle derrate convenzionali con quelle biologiche, ma occorre approfittare deli’occasione per migliorare (talvolta creare)
il rapporto tra le mense e il proprio territorio, dando più spazio ai menu, ai
prodotti di stagione e della tradizione
locale, coinvolgendogli agricoltori biologici e stimolando un forte legame tra
i produttori e i cittadini. Sono considerazioni che ha recentemente diffuso
l’Aiab, uno degli enti certificatori delle
aziende biologiche più diffuse in Italia.
Proprio muovendosi da queste considerazione la Comunità montana vai
Pellice. assessorato all’Agricoltura, ha
avviato nel corso dell’inverno una intensa campagna per la diffusione del
biologico in valle, promuovendo incontri pubblici con gli agricoltori e con
i sindacati di categoria. «Siamo abbastanza soddisfatti di queste battute iniziali - dice il consigliere delegato
all’Agricoltura della Comunità montana, Piervaldo Rostan -; una cinquantina di aziende della vai Pellice hanno
scelto di entrare nel biologico, coti una
superficie di circa 200 ettari. Stiamo
censendo le produzioni in modo da
poter offrire un “paniere” di prodotti
biologici del nostro territorio».
Per ora la maggior parte delle aziende sono foraggere e frutticole ma già
qualcuno è entrato nel biologico anche
con gli allevamenti zootecnici per cui
nel giro di pochi anni si potrà aver un
ventaglio ampio proveniente dal settore primario della vai Pellice tutti certificati a garanzia dei consumatori. Insieme alla bassa vai Susa la vai Pellice è la
valle con il maggior numero di aziende
entrate nel «bio» di tutta la provincia.
siamo stati oggetto di attacchi ingiustificati!""
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né dei ruoli. Sono state
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Oi^esto stabilisce una deSminazione regionale
datata 20 maggio. Le reaIni alla notizia sono
"tediverse nel Comune
masselUno dove da 4 anni è in corso il progetto
chedovrebbeportare.ea
Questo punto parrebbe
realizzarsi, alla costituzione di un’azienda fauoistico-venatoria su una
superficie che al momerito coinvolgerebbe prati-amente tutto il territorio
Wnale dai confini
’on il Comune di Salza a
welli con il Comune di
’ragelato. Soddisfazione
dia notizia ovviamente
ielle file della maggio■anza che prima sotto la
adda di Willy Micol e ora
lotto quella dei neosiniaco, Daniela Libralon,
lain questi anni sostenuto il progetto. Dichiarazioni di battaglia invece arrivano dalla minoranza di Rifondazione
che la settimana scorsa
haeonvocato un’assembtepubblica ai Reynaud
si'argomento.
Nd corso dell’incontro
¡rappresentanti della
minoranza, dopo aver
piantato la situazione
allottato attuale cioè la
cosfitiizione dell’azienda
permezzo di una determinazione regionale resa
posdbile da una recente
delibera della giunta dellaRègione, hanno spiegatole loro ragioni al no.
Per Rifondazione aile
motivazioni di tipo più
sciale «non è accettabi
le che chi ha più soldi vada a caccia e chi non li ha
non ci possa andare» vi
sono problemi legati anche alle modalità che
hanno portato alla costituzione dell’azienda percorso che per la minoranza «non è stato caratterizzato dalla trasparenza non essendoci stata
discussione pubblica sull’argomento».
Vi sono poi motivazioni legate anche ai limiti
che un azienda faunistica
comporta come quelli,
continuano i rappresentanti della minoranza,
«che possono essere introdotti sull’utilizzo del
territorio' che vanno dal
divieto della raccolta dei
frutti di bosco al divieto
di transito alla limitazione nella creazione di itinerari turistici». Azienda
quindi, sempre per la minoranza, non come motore di sviluppo, tesi sostenuta dalla maggioranza, ma come freno e impedimento a questo.
Contrari all’azienda
per altro si sono dichiarati nel corso del dibattito
pubblico anche l’associazione dei cacciatori e il
comparto Alpino To 1
che attende però di vedere materialmente la determina regionale per
esprimere le sue critiche
più precisamente. Contrari anche molti proprietari presenti in sala alcuni dei quali «firmatari
consenzienti» a suo tempo e ora pentiti della
scelta fatta ormai 4 anni
fa ma, specificano, in una
situazione diversa: «Ora
la concessione è stata af
fidata a una sola persona,
il direttore dell’azienda
Vittorio Garrone, mentre
al tempo della firma la
convenzione era stata
fatta con un’azienda fauriistica con sede a Milano
che nel frattempo è poi
diventata azienda agricola», dicono.
Situazione poco chiara
insomma per molti proprietari e per la minoranza che ora si prepara tra
l’altro a dar battaglia legale «là dove possibile»
per fermare la costituzione dell’azienda. Dal sindaco Libralon, presente
all’incontro ai Reynaud,
per il momento nessun
commento anche perché, afferma, «nessuna
comunicazione ufficiale
ci è stata trasmessa ed è
chiaro che la nostra posizione in merito all’azienda non è cambiata».
Presentata al Consiglio comunale
Per Pinerolo una
«giunta del sindaco»
Sarà una «giunta del
sindaco» e non dei partiti
quella che guiderà il Comune di Pinerolo nei
prossimi anni. Questo è
quanto è emerso da un
incontro tenutosi la scorsa settimana con in mezzi
di informazione per presentare i nomi e gli indirizzi della nuova giunta
pinerolese. La scelta fatta
da Barbero, ovviamente
dopo un giro di consultazioni con le forze politiche che compongono la
sua maggioranza, è stata
quella innanzitutto di aumentare, come prevede
lo Statuto comunale, il
numero degli assessori da
6 a 8. Venendo ai nomi e
alle rispettive deleghe si
vede che sono 5 gli assessori della passata amministrazione riconfermati:
Giuseppino Berti, che avrà la delega assessorile
alle Attività economiche;
Giulio Blanc, Lavori pub
blici; Flavio Fantone, Urbanistica; Giampiero Clement, Istruzione e sport;
Magda Zanoni, Risorse,
cioè si occuperà di personale e finanze. Tre invece
i nomi nuovi; Riccardo
Chiabrando, legato politicamente alla Margherita,
al quale è andata la carica
di vicesindaco con delega
anche all’assessorato ai
Servizi ai cittadini; Mauro
Ughetto, in passato già
consigliere e preside di
scuola media, che si occuperà dell’assessorato
alla Cultura; e Luciano
Rolando, ex dirigente regionale, che reggerà l’assessorato alla Concertazione e che dovrà occuparsi del coordinamento
per le olimpiadi di Torino
2006. La giunta pineroiese è stata presentata ufficialmente nel corso della
seduta di insediamento
del Consiglio comunale
avvenuta lunedì 4 giugno.
A Prarostino 200 bambini di 5 scuole del Piemonte
Lingua e cultura piemontese
ittodiat:ati sei
La scuola di Prarostino apre le porte,
giovedì 7 giugno, a più di 200 bambini
che provengono da cinque scuole da
tutto il Piemonte e che haimo partecipato al progetto scolastico «Arbut
2000». Questo è un progetto pilota per
l’insegnamento della cultura, della
storia e della lingua piemontese nella
scuola delTobbligo, e ha permesso di
portare nelle 40 scuole che ne hanno
fatto richiesta due ore facoltative di
lingua e cultura piemontese. Tutto
questo è nato grazie all’attuazione della Legge regionale 26/90, che è volta a
tutelare, valorizzare e promuovere la
conoscenza dell’originale patrimonio
linguistico, con lo studio delle lingue
minoritarie. La giornata di giovedì si
aprirà alle 10,30 a San Bartolomeo con
lo spettacolo teatrale «La barba del
cont», tratto da una fiaba tradizionale
trascritta da Italo Calvino; seguiranno
danze popolari e alcuni interventi delle autorità regionali e locali; dopo il
pranzo, ancora giochi e animazioni nel
pomeriggio.
Oltre a questa giornata di festa è da
ricordare anche il fatto che, sempre
nell’ambito dello studio del piemontese, le classi delle scuole elementari di
Prarostino hanno vinto un concorso di
poesie in piemontese e andranno a ritirare il premio sabato 9 a Pino Torinese,
Comune organizzatore del concorso.
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ostatenf Giovanni
ssiomJi , ,,
assessoK MOUrglia
un lii
) e sere# Giovanni Mourglia l’OlifficileiÌ’®*^®l®'^3ldese di Torre Pellice
tinuarei®!® sua seconda casa, l’oggetrappoitP fi®i suoi pensieri, delle sue
ne, tuW''-^°®®upazioni, delle sue speliamo a cui ha dedicato
benedr®™u dell^ sua vita con tanta
sspoiubilità e umanità.
diserta»^*’?®jdente dell’ associazione
e un dell’ospedale» fin dalla
le è cof istituzione nel 1980, ha sello tutte le vicende delipedale fino al 1° aprile di
"t anno; da quel giorno non
1 passate che 5 settimane,
siche,esaurito il suo compila venuta meno anche una
Ìaponi più importanti del’ vita. Sostenere l’ospedale.
POSTA
intidei
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nmissii
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resentfi&^fii'ùtà, i servizi che offre
"^^iite è sempre stato il suo
“yo, attraverso l’opera dauci, pronto a battersi per
•le finanziamenti, offerte,
toni per la ristrutturazione
Pficio, per il lavoro al per* in una parola per dare il
per la diagnosi, la cura e
'Uitazione delle persone.
Agente è stata coinvolta
,^a vicenda, quante perso» tono iscritte aU’associaziojCpartecipare a quest’azio^tegno e di rivitalizzazioI ospedale, costruendo
iRa che sapeva fare quatotorno al suo ospedale
"toenti di pericolo per la
»vvivenza!
•sociazione degli Amici
‘itato di gestione dell’
I to il passo è stato breve e
tol986 al 1991 Giovanni
Wia ha assunto la presidi questo Comitato che
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."Compito di gestire l’oStesso e non più soltan¡.^uerlo e difenderlo.
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rale dell’ospedale, delTampliamento della sua capienza, del
suo adeguamento alle norme richieste dalle leggi di riforma sanitaria, dell’inserimento degli
ospedali valdesi nella rete pubblica regionale, della convenzione con la Regione per i servizi forniti a favore di tutta la popolazione locale.
Negli anni 1992-1993 cambia
l’organizzazione dell’amministrazione degli ospedali valdesi
e Giovanni Mourglia assume la
vicepresidenza della Ciov, sempre mantenendo la presidenza
dell’associazione Amici. In questa veste l’ho conosciuto, approdando io alla presidenza
della Ciov nel 1996 e collaborando con lui fino al 1998, anno
in cui ha volontariamente lasciato la Ciov che si accingeva
ad affrontare un altro cambiamento e cioè ad assumere Tamministrazione dell’Ospedale
evangelico di Torino accanto a
quella dei due ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto.
Ripercorrendo rapidamente
queste tappe, ci si rende conto
che sono stati anni intensi, difficili (ma ce ne sono mai stati di
facili nell’amministrazione della sanità?), anni complessi che
hanno messo a dura prova
l’identità degli ospedali valdesi
inseriti nel sistema sanitario
nazionale, ma anche anni determinanti per la loro qualificazione e per l’apprezzamento di
coloro che ne hanno usufruito.
E questo grazie a tutte quelle
persone come Giovanni Mourglia che hanno creduto nel ruolo dei nostri ospedali e nella loro missione, persone non disponibili a perdere un bene così
prezioso ereditato dai padri e
ben determinati a trasmetterlo
ai figli come un’eredità preziosa
e irrinunciabile.
Franca Coisson
presidente Ciov, Torre Pellice
Il voto alle Valli
Il numero 20 di Riforma-L’eco
delle valli valdesi del 18 maggio
2001, esce con un ampio resoconto sulle elezioni politiche
del 13 maggio. La parte relativa
alla valutazione del direttore,
Eugenio Bernardini, può essere
condivisibile jlerché è quasi un
«promemoria» diretto ai vincitori delle diversità religiose dei
protestanti italiani che rivendicano il rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà di
espressione delle minoranze.
Mi lascia un po’ perplesso, invece, la valutazione della peculiarità politica del voto nel Pinerolese di Piervaldo Rostan
che pur riportando contenuti
di intervista ai candidati pinerolesi tende a sottolineare, come altre voci del coro, particolarmente insistenti come il
principale artefice della sconfitta del centro-sinistra sia da
addebitarsi al partito della
Rifondazione comunista per
non aver preso parte alla coalizione di centro-sinistra, aggregata sotto il simbolo dell’Ulivo,
con il candidato Francesco Rutelli. Analisi affrettate sottolineano che la somma dei voti
del centro-sinistra più Prc
avrebbe superato il 51%.
Non si tiene però conto che il
5% di media nazionale del Prc,
risultato senz’altro positivo, è
dovuto proprio al fatto che
Rifondazione ha una diversa visione 'politica rispetto alla sinistra moderata sia per quanto riguarda le questioni nazionali
che quelle internazionali. Infatti in campo socio-economico le
differenze fra le politiche proposte dalla Casa delle libertà e
dal centro-sinistra sono assai
esigue, perché entrambe le coalizioni non vogliono limitare lo
strapotere della finanza nazionale e internazionale e non
mettono mai in discussione il
sistema del capitalismo globalizzato ebe accentua sempre di
più il differenziale economico
fra i ricchi e i poveri. C’è una
parte del tradizionale elettorato
di sinistra che deluso ha votato
per protesta la coalizione di
centro destra.
Il perché di tanta delusione
popolare sia dovuta alle politiche messe in atto dalla sinistra
in 5 anni di governo si desume
dalle seguenti ragioni: 1) Il governo del ’96 guidato dall’on.
Prodi si è preoccupato essenzialmente di legittimare l’Italia
per farla entrare nel «sistema
euro» con vistosi aumenti di
tasse e sistematici tagli al welfare. 2) Il successivo governo
D’Alema si è subito allineato alle politiche Nato circa l’aggressione bellica nei confronti della
Serbia che ha causato innumerevoli vittime, distrutto la già
precaria economia jugoslava e
favorito le criminali bande del
narcotraffico. All’interno, questo governo ha pronunciato leggi sul lavoro precario, interinale, in affitto come le leggi 196 e
81 eliminando di fatto tutte le
conquiste dello Statuto dei lavoratori. 3) Il governo Amato
non ha fatto di meglio (ticket
sanitari a parte), ha dato vita a
una discussa parità scolastica
fra pubblico e privato, non ha
saputo sciogliere il nodo del
«conflitto di interessi» (per
complicità?) e non è riuscito à
fare quella benedetta «riforma
elettorale» promessa da anni.
Fla continuato a privatizzare indiscriminatamente e diffondere
la cosiddetta «cultura d’impresa» per far diventare i giovani
disoccupati imprenditori di improbabili fabbriche di fazzoletti
da naso o stuzzicadenti. E alla
fine ecco la «resa dei conti»!
Mario Alherione
Luserna San Giovanni
NELLE CHIESE VALDESI
CAMPI AGAPE — Il 17 giugno prende avvio il campo per i più piccoli (I, li, III elementare), su «Che cosa
faccio oggi? Quasi quasi creo», fino al 24 giugno. Dal
24 giugno al 3 luglio sarà la volta del primo dei campi
per ragazzi e ragazze dai 14 ai 17 anni, su «Realtà utopica o utopia reale?».
ANGROGNA— Domenica 10 giugno, culto al Serre.
MASSELLO — Domenica 17 giugno, assemblea di
chiesa, alle 11,15, sulla Conferenza distrettuale: durante il culto, battesimo.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 24 giugno assemblea di chiesa, alle 10, sulla Conferenza distrettuale; al termine, agape comunitaria per salutare la
pastora Di Carlo.
PINEROLO — Sabato 9, alle 21, nel tempio, concerto della corale di San Germano a favore dell’associazione Arcobaleno.
POMARETTO — Incontro ecumenico al Centro anziani, giovedì 15 giugno.
PRAROSTINO — In occasione della «Festa del faro», il culto di domenica 17 nel tempio di San Bartolomeo è anticipato alle 9. Alle 16 di domenica 17 riunione al Collaretto.
SAN GERMANO — Viene organizzato dalla Chiesa
valdese un viaggio in Sicilia nei giorni 15-25 aprile
2002; il viaggio si realizzerà solo se si raggiungerà il
numero di 45-50 iscritti. Per informazioni rivolgersi al
pastore Deodato, 0121-58614.
TORRE PELLICE — Il 14 giugno, alle 21, al presbiterio, incontro su Etica protestante e eutanasia.
Fiera a Bagnolo Piemonte
La pietra di Luserna
DANIEU GRILL
IL Comune di Bagnolo
Piemonte propone al
pubblico la 6® edizione
della Fiera della pietra di
Luserna, nella settimana
che va dal 9 al 17 giugno.
La Fiera della pietra nasce nel 1994 per volontà
del Comune di Bagnolo
Piemonte e dell’Uca, 1’
associazione Unione cavatori, un’associazione
apolitica e senza fini speculativi, che vede riunite
oltre 40 aziende che operano nel settore dell’estrazione e della lavorazione della pietra di Luserna: un’associazione
che si propone di attivare
iniziative di studi, ricerche e promozioni per il
miglioramento delTimmagine del prodotto.
L’intento della Fiera,
che nelle prime quattro
edizioni è stata organizzata con cadenza annuale, mentre dalla passata
edizione si è passati a una
programmazione biennale, è quello di dare un’ulteriore spinta promozio
Torre Pellice
Fine anno
deirunitrè
Con un concerto della
pianista Laura Giordano
si è chiuso giovedì 17
maggio l’anno accademico dell’Unitrè di Torre
Pellice. La musicista ha
suonato in diverse nazioni, dall’America del Nord
e del Sud alla Russia, a
tutta Europa con tournée
addirittura nei paesi Arabi e in Africa. 11 concerto
ha permesso di ascoltare
del brani coinvolgenti di
Chopin (Ballata op. 22 in
sol minore) e Listz: riprodurre sulla tastiera i virtuosismi del «mago violino» è stato per il compositore ungherese un’esperienza davvero eccitante, non fine a se stessa
ma il mezzo e il cammino
per arrivare al «poema
sinfonico». Nel secondo
tempo ecco alcuni preludi di Nino Rota oltre a
pezzi di Isaac Albeniz,
compositore e pianista
spagnolo e di Astor Piazzolla. Due composizioni
struggenti e coinvolgenti.
Infine per la bravissima
Laura (Giordano due brani di Gershwin.
naie al patrimonio culturale della pietra. Dall’ultima edizione del ’99 la
Fiera della pietra è diventata a carattere internazionale, grazie anche alla
collaborazione con il Politecnico di Torino, con la
facoltà di Architettura e
Ingegneria edile e con le
scuole di Design e di Architettura del paesaggio:
gli studenti universitari
sono stati invitati a confrontarsi sull’argomento
«la pietra e l’arredo urbano», presentando il progetto per un manufatto di
arredo urbano, sia a carattere innovativo che
tradizionale, chiaramente
da realizzarsi tutto o in
parte con la materia prima della pietra di Luserna. Per ulteriori informazioni sull’argomento è
possibile visitare il sito
Internet vww.pietradiluserna.com in cui sono illustrate le varie finalità
dell’Unione cavatori, le
fasi di estrazione e lavorazione della pietra e notizie sulle fiere e sugli appuntamenti.
S Villar Pellice
Il lupo alla
Crumière
«Prima dell’arrivo del
lupo (i primi avvistamenti certi risalgono al 1997,
ndr) in provincia di Torino i danni alle greggi superavano i 100 animali
uccisi l’anno; dopo, questa cifra è scesa abbastanza nettamente. Questo
perché il lupo è un grande antagonista delTazionè dei cani inselvatichitii che razziano sulle
montagne». Sono considerazione del dott. Gianfranco Righerò, della Provincia di Torino, che venerdì 1° giugno ha partecipato con l'assessore
Bellion all’inaugurazione
della bella mostra sul lupo che per un mese sarà
visitabile alla Crumière di
Villar Pellice. Sul territorio provinciale si può parlare di una dozzina di
esemplari; curioso il dato
sulla vai Pellice; gli studi
in atto dimostrerebbero
che il lupo d’estate si porta in Queyras dove trova
greggi facilmente attaccabili, e d’inverno viene in
valle a caccia di animali
selvatici da attaccare.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle mLi moEsi
venerdì 8 Giugmo
SPORT
I pongisti Paolo Geuna e Matteo Pontet
CALCIO
Per una settimana, sul
campo di viale Dante a
Torre Pellice, i bambini
partecipanti al terzo torneo dell’amicizia si sono
confrontati nel torneo riservato ai pulcini suddivisi in due categorie: fra i
più piccoli (’91, '92, ’93)
si è imposto il Cavour
davanti alla Valpellice,
allo Scalenghe e al San
Secondo. Successo dell’
Airaschese invece fra i
pulcini ’90 e ’91, davanti
al Riva e al Bricherasio.
A Bobbio Pellice intanto, nell’ultimo fine settimana, si è svoltoli quarto
torneo «Calcio Europa»
organizzato dal Centro
vacanze dell’Esercito della Salvezza. 11 torneo è
stato vinto dagli svizzeri
tedeschi di Adelboden
davanti ai locali del Bobbio Pellice: seguono Londra, Berlino e Ginevra. Al
di là del risultato agonistico è comunque significativo rincontro fra giovani di diverse nazionalità in cui lo sport è l’elemento di unione.
Valli Chisone e Germanasca
Le Miniolimpiadi
«Sono stati tre giorni
intensi caratterizzati da
un’alta affluenza di pubblico e soprattutto da un
clima di festa e soddisfazione che ha coinvolto
tutti». Sono parole di
Laura Zoggia, sindaco di
Porte, paese che nei giorni 1“, 2, e 3 giugno ha accolto le «Miniolimpiadi
di valle», manifestazione
sportiva dedicata ai ragazzi trà i 6 e i 14 anni
delle valli Chisone e Germanasca. In effetti i motivi di soddisfazione sono
legittimi: alla manifestazione hanno partecipato
più di 600 ragazzi, altissima è stata la partecipazione di pubblico (per la
sera di inaugurazione, il
venerdì 1“, erano presenti più di 2.000 persone),
notevole la partecipazione di volontari che ha
permesso agli organizzatori di poter realizzare
questa che era la 13“ edizione delle Miniolimpia
di. Momenti particolarmente sentiti, oltre ovviamente alle gare vere e
proprie dove alla sana
competitività fra i miniattleti si sommava la
fraternità, le cerimonie
di apertura e chiusura
della manifestazione.
In attesa della premiazione
Mi Corso e guida alla prevenzione
I rischi del territorio
DANIEIA GRILL
IL progetto «Rischi naturali e territorio: conoscere, educare, prevenire», è un esperimento
di collaborazione fra
scuole. Comuni, varie associazioni di volontariato
nell’ambito della difesa
del territorio e cittadini,
tutto a sostegno della
prevenzione dei disastri
ambientali e con la finalità di imparare a fronteggiare i problemi legati
al terreno. Questa necessità è stata sentita soprattutto dopo la grave
alluvione del mese di ottobre, che non è che l’ultimo evento di una lunga
serie di calamità che
hanno colpito il territorio
piemontese con cadenza
ciclica: è prevista un’alluvione ogni 5 anni e una
gravissima come quella
appena accaduta almeno
due volte al secolo.
La Comunità montana
Pinerolese pedemontano, in collaborazione anche con numerosi altri
enti locali, ha proposto
un anno di corso in cui si
sono studiate proprio le
problematiche del territorio pinerolese, e il ri
sultato, a fine ciclo, è stato la realizzazione di una
guida scientifica e didattica per la conoscenza
geologica del territorio
sia a livello locale che per
l’intera regione: la guida,
che è stata distribuita ai
partecipanti al corso, resterà anche a disposizione delle scuole e delle associazioni di tutela del
territorio.
«Il corso si è svolto in
10 incontri e ogni lezione
era tenuta da docenti
preparati: si sono alternati ingegneri, geologi,
meteorologi e anche persone che da anni hanno
a che fare con la prevenzione e la salvaguardia
del territorio e hanno
dunque maturato una
certa esperienza - spiegano dalla Comunità pedemontana -. Gli iscritti
erano circa 40, soprattutto insegnanti, e proprio
per questo buon risultato abbiamo riproposto
alla Regione Piemonte
un nuovo ciclo di incontri, questa volta a tematiche ancora più specifiche: aspettiamo adesso
una risposta per un finanziamento e speriamo
che il progetto continui».
TENNIS TAVOLO
Non è stata una gran
giornata quella dei 7 giovani della Valpellice impegnati domenica nel
«Criterium finale Grand
Prix giovanile» disputatosi a Torino al palazzetto
Sisport. Al termine di una
stagione che li ha spesso
visto protagonisti (e recentemente impegnati ai
campionati italiani di
Terni) i due «pulcini»
Paolo Geuna e Matteo
Pontet hanno trovato rivali più forti di loro. Nella
categoria giovanissimi
Geuna è arrivato alla semifinale classificandosi
4“ mentre Pontet, eliminato dal Grand Prix, è stato «recuperato» nel «torneo Insieme», dove ha
conquistato il 3“ posto,
così come Enrico Dellarocca. 3“ Cristina Ghiri
nella categoria ragazze e
due quinti posti, con
qualche rammarico, per
Simone Odino che ha
partecipato sia negli under 21 che nei juniores.
PALLAVOLO
Dalle 16 di sabato 9
giugno alle 16 di domenica 10, alla palestra Alpi
Cozie di Luserna San
Giovanni, 24 ore di pallavolo per il trofeo «Nova
Siria»: la manifestazione
è nell’ambito della 20“
Festa dello sport.
CORSA
IN MONTAGNA
Mentre è annunciato
per il prossimo 1“ luglio il
ritorno, dopo una pausa
durata quattro anni, della corsa «Tre Rifugi» in
alta vai Pellice, domenica 17 giugno a Torre Pellice taglia il traguardo
della 31“ edizione la corsa del Castelluzzo, 12 km
in rapida salita (e altrettanto ripida discesa) sulle pendici del Vandalino.
La corsa è di ambito regionale e prevede percorsi ridotti per le categorie giovanili. L’anno
scorso il vincitore fu Davide Bonansea delTAvis
Luserna San Giovanni.
Rassegna a Porte dal 10 giugno
Musica sul sagrato
A Porte il 10 giugno inizia «Mousiké, concerti sul
sagrato». La rassegna, organizzata dall’associazione «MusicaReMiFa» di
Perosa Argentina in collaborazione con l’assessorato alla Cultura della Comunità montana, si snoderà attraverso cinque
appuntamenti nei piccoli
Comuni delle valli Chisone e Germanasca. È prevista una formula già sperimentata con successo
Tanno scorso: il concerto,
di breve durata, «esce»
dall’edificio di culto e, oltre ad essere momento di
avvicinamento alla musica classica, diventa motivo di aggregazione e valorizzazione di spazi. Infatti
i concerti, che si terranno
dopo le funzioni religiose, saranno seguiti dall’aperitivo o dalla cena:
«Un motivo in più - dicono gli organizzatori - per
stare insieme». I concerti
vedranno impegnate pic
cole formazioni da camera con da due a sei musicisti con fiati, archi, ottoni, organo, voce, chitarra.
Il programma dei cinque incontri musicali
prevede, il 10 giugno alle
11,15 alla chiesa di S. Michele arcangelo di Porte
il tenore Mario Sbardellotto e l’organista Mauro
Marconetto: il 24 giugno,
a Pramollo, ore 11,30 alle
chiesa di Rue, l’Ensemble
dell’associazione MusicaReMiFa: il 1“ luglio alle
11 alla chiesa di Ruà di
Pragelato, il quartetto
«Novecento» composto
da Maria Polidori e Sebastiano Gilli violino, Gerardo Vitale viola e Sandra Sebastiano violoncello: domenica 8 luglio alle
11 alla chiesa di Usseaux,
concerto delTEnsemhle
dell’associazione MusicaReMiFa e alle 16,45 a
Salza di Pinerolo il trio
Lucia Marino, Paolo Dotto e Giacomo Abhà.
APPUNTAMENTI
8 giugno, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi collettivi nella
sede delTAvis, via Roma 4L
CAVOUR: Alle 21, al Palasport, serata con «Lou Dalfin», ingresso lire 10.000.
PINEROLO: Nella sede dell’associazione Nexus, via
Vescovado 6, alle 21, incontro su «Riflessioni sulla
sindrome anoressica bulimica», con la psicoioga Laura Ciccolini.
TORINO: Dalle 14 alle 19,30, al Sermig, piazza Borgo Dora 61, nell’ambito della giornata mondiale
dell’ambiente, incontro su «Rafforzare la partecipazione, sostenere l’azione».
9 giugno, sabato
TORRE PELLICE: Dalle 9 alle 12,30, alla sede
dell’associazione «La bottega del possibile», incontro
su «Disciplina delle asssociazioni di promozione sociale», con Mimmo Lucà, presentatore della legge.
VILLAR PELLICE: Alle 21, nel tempio, concerto della corale di Casapinta (Biella) ospite della corale valdese di Bobbio-Villar Pellice.
CAVOUR: Alle 21, sfilata di gruppi folcloristici, alle
21,30, in piazza Sforzini, esibizione di vari gruppi di
danza popolare: «Gli Zanni», «I maestri di tango argentino», «I trilobiti», «Rock Stars», «Lina e i bad
boys», «I danzatori di Bram»: in caso di maltempo lo
spettacolo si svolgerà al Palasport. Ingresso gratuito.
TORRE PELLICE: Nella sede delTEsercito della Salvezza, dalle 15, bazar con vendita di abiti usati e nuovi, lotteria, buffet.
PINEROLO: In piazza San Donato, nell’ambito della manifestazione «Festa della musica 2001», alle ore
17, coro di voci bianche dell’istituto musicale Gorelli:
alle 17,30 Musicagiocando (fiaba musicale) e alle 21
Bandabogonghi (musica popolare italiana).
10 giugno, domenica
VILLAR PEROSA: Raduno dei «Vespa club» a partire dalla mattinata.
PORTE: Alle 11,15, sul sagrato della chiesa, piccolo
concerto di musica classica, con il tenore Mario Sbardellotto: all’organo Mauro Marconetto.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
rassegna musicale «Nuove musiche medioevo e Rinascimento».
CAVOUR: Alle 8, apertura del mercatino dell’antiquariato e dell’usato, raduno Smart cars e sfilata. Alle
14,30 esibizione di gruppi folcloristici per le vie del
paese. Alle 21 serata di liscio al palasport, ingresso lire
10.000.
PINEROLO: Con partenza alle 9 dal Palaghiaccio,
ventesima edizione di «San Lazzaro in bicicletta», pedalata non competitiva di circa 15 chilometri. Iscrizioni da Bicisport, via Moffa di Lisio, parrucchiere
Adamo, sezione Pro Loco di San Lazzaro.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 14, festa campagnola con gara a bocce: alle 19, merenda sinoira.
11 giugno, lunedì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla biblioteca del
Centro culturale, conversazioni sul «Don Carlos», di
Giuseppe Verdi.
PINEROLO: Alle 21, alla chiesa di San Lazzaro,
nelTamhito della «Festa della musica 2001», Bequadro organi futuri.
12 giugno, martedì
PINEROLO: Alle 21, alla chiesa di San Giuseppe,
nell’ambito della «Festa della musica 2001», concerto
di musica classica a cura dell’istituto musicale Gorelli, alle 22 «Musica delTanima» a cura di Momi&Andrea, alle 22,30 musica etnica a cura dei Muarò.
V»
notturna prefestiva
telefono 800-233^'.,®®’''^:
guardia FARMA
(turni festivi con oráriíJS
domenica 10 giugno
Torre Penice; Interna,!
- \/Ìa Arn<aii/4 ni... ^lOfl^j^
-vlaArnaud8,,r9i>
Perrero: Valletti - via
nero 27, tei. 848827 ^
Pinerolo: Bricco-viaM,
naie 32, tei. 201424^®^
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presso I distr^^ ■
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1
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CÌNÈMÀi^,:
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in oro
gramma giovedì 7 e ve
nerdì 8 giugno, ore 2115
Cortinlungo (dieci ««
di autori vari, Italia 20001
sabato 9, ore 21,30, do
menica 10, ore 21,30, k
nedì 11, ore 21,15, Il ne
mico alle porte.
BARGE — Il cineni;
Comunale ha in prò
gramma, venerdì 8 giu
gno, ore 21,15 Solstizio
d’estate: sabato 9, oro •
21,15, Il sapore della vit
toria: domenica 10 orm
16,30,18,45, lunedì, martedì e giovedì, ore 19,30,
Pokémon 3: domenica,
lunedì, martedì e giovedì, ore 21,15, Faccia ai
faccia.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Pearl Harbour: feriafi e festivi ore 21,30.
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■ L'attività del gruppo canoro «Fihavanana»
La musica avvicina i popoli
adapoEt
PAOLA REVEL
Quando nei 1992 ha
avuto inizio il progetto di collaborazione
tra la Chiesa valdese e la
Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar, si pensava
di concretizzare i principi della Cevaa: mettere in
comune beni e risorse
superando il vecchio
principio della missione
a favore di quello nuovo
della condivisione.
Nel 1993, alle Valli, si è
poi costituito un coro che
ha preso il nome «Fihavanana», un nome che indica il programma e la direzione lungo la quale si
muove. «Fihavanana»,
cioè solidarietà, amicizia,
aiuto reciproco, armonia,
tolleranza, riconciliazione secondo la cultura di
base del Madagascar. La
ricerca dei testi dei canti
si è rivolta inizialmente
verso inni e cori malgasci,
per spaziare poi verso
canti di paesi toccati dalla segregazione razziale,
culturale e sociale. Questo repertorio è stato proposto a diverse comunità
delle Valli, e ogni volta si
è cercato di sensibilizzare
il pubblico potendo così,
con collette, realizzare
dei piccoli ma essenziali
progetti in campo agricolo, sanitario, sociale in
Madagascar.
Il gruppo canoro «Fihavanana» continua la
sua ricerca e si propone
di incontrare le comunità
per dare concretezza ad
altre iniziative rimanendo
a disposizione per condividere il suo percorso
musicale con serate, o
partecipazione a serate,
di cori o per accompagnare con il canto iniziative comunitarie anche in
vista della permanenza
alle Valli dell’équipe interculturale della Cevaa,
nell’autunno del 2001.
11 coro, dopo aver animato alcune serate nelle
comunità di Villasecca,
Angrogna, Pomaretto e
San Secondo, in dicembre ha partecipato alla
serata Cevaa a Torre Pellice, insieme al pastore
Charles Klagba, segretario allo scambio di persone nelTamhito della
comunità. Sempre in dicembre, il coro ha accolto l’invito de «Ij cantor
d’ia meida» di Barge, per
una serata di canti tradi
zionali. Per il progetto
«Équipe Cevaa 2001» il
coro ha destinato una
somma ricavata dalle generose collette effettuate
nelle precedenti serate: e
per questo siamo particolarmente grati a coloro
che hanno offerto il loro
sostegno. Nel mese di
giugno oltre alla serata
di canto che si è tenuta
sabato 2 a Villar Pellice è
prevista anche una seconda serata, sabato 23,
a Perrero.
La musica supera le
barriere delle lingue, delle razze, delle condizioni
di vita: la musica avvicina,! popoli, unisce ì continenti in un unico grande coro. I canti proposti
dal «Fihavanana» offrono
un messaggio che ci viene di volta in volta dal
popolo nero del Sud Africa, dal popolo malgascio,
dai neri americani o dai
sudamericani che cercano la libertà. Importante
è cogliere questo messaggio e rispondere con
impegno concreto, in vista della realizzazione di
altri progetti, destinati a
migliorare la qualità della vita di questi fratelli
meno fortunati.
Con due giornate di anticipo
Il Toro di nuovo in
m- Il
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Un’Immagine storica del «Grande Torino»
j. T/lrt)I̻A
Sergio Chiamparino, neoeletto sindaco ai ^
all’intervistatrice che gli chiedeva come mai so
così poco, ha risposto che non ama quelli
sempre il sorriso stampato sulla bocca e i
mente, anche lui, abbozzato un timido miM
do: «Questo è per il Toro tornato in serie A». 3
abbiamo gioito per i risultati di Torino,
l’art
cali
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fotti
prei
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tore
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tion
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SUCC
One
Volti
fede
poli, ma soprattutto per quello di Pescara: i
1-0 del Toro, ma promozione aritmetica la ^
con due giornate di anticipo! Cosa jgp«
di poter passare due domeniche senza palpt
all'ultimo specie per noi, abituati a soffriti'
nel momento decisivo; abituati, come
farci male da soli. La serie A è il posto ciij
ro, tornarci era un dovere, come
quando si va in montagna. Ma è stata
dopo che ci eravamo ficcati da soli in un i
do, a due passi dalla serie C. Siamo tornnt
posto, ci sarà ancora il derby con la ^
futuro è aperto: ed è bello che questo
«Camola» e con Sandro Mazzola, figlio
ticabile capitan Valentino, (m.r.)
15
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Munire
Un lettore evangelico
Liliano Frattini, in una lettera al direttore {5 maggio)
si presenta come «credente
ev^geUco, praticante, giornalista in pensione». La sua
lettera è volta a esprimere
soddisfazione «per come
Isul quotidiano cattolico] è
stata fornita Tlnformazione
sull’incontro ecuinenico di
Strasburgo: note, interviste,
resoconti esaurienti mi hanno fatto capire quello che è
accaduto e che gli altri quotidiani italiani non hanno
dato. Mi rammarico - prosegue il testo - per il fatto
che rinformazione religiosa
in Italia sia fatta da "vaticanisti”, non da cultori delle
vicende del cristianesimo
{cattolico, ortodosso, protestante) in Europa e nel
mondo. Si preferisce parlare
del papa delle grandi occasioni ma non ci si aiuta a riconoscere quel che avviene
(...) nella Chiesa cattolica».
la stampa
Scrittori e Vangelo
Un commento in prima
pagina a firma del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio (11 maggio) richiama alle virtù di poesia e
romanzo, che meglio di altri
strumenti di analisi della società possono evidenziarne
«aspirazioni a conquistarsi
un posto nella vita, ansie e
tensioni, fatiche e delusioni». «Lo scrittore, il poeta Iprosegue Fazio - ci aiutano
a vedere meglio le cose che,
nell’affanno quotidiano, affrontiamo in chiave preva[jentemente tecnica e speciaiistica (...). Forse il Vangelo, tra le più alte opere anche letterarie, capovoigendo
i falsi canoni ai quali si vorrebbe improntare ia vita sociale e dimostrando la possibilità di vivere proficuamente secondo i principi
della solidarietà, è il testo
che più di ogni aitro illumina il rapporto tra vita spirituale, salvezza dell’uomo e
durezza dell’economia».
Il dibattito sulle scelte non espresse dell'otto per mille
No, per non perdere credibilità
L’attribuzione alle nostre
chiese della quota Opm dell’Irpef, già al Sinodo ’93 pose
delicati problemi: bisognava
decidere quale fosse la linea
di comportamento da prendere quando questa quota sarebbe arrivata. Nello studio
del testo dell’Intesa tra la Repubblica italiana e la Tavola
valdese si stabiliva forte e
chiaro che al mantenimento
culto e ministri avremmo
continuato a sostenerli con le
nostre offerte (art. 1) che non
avremmo partecipato alla
quota non espressa dell’Opm
e che questa rimaneva di pertinenza dello stato (art. 3).
Nonostante queste scelte ci
caratterizzassero dalla Chiesa
cattolica, feci parte di quella
minoranza che votò contro la
futura attribuzione deil’Opm,
perché ritenevo giusto continuare andare avanti con le
sole forze che il Signore ci ha
dato. Nel corso dello stesso
Sinodo, ci fu l’approvazione
di un documento molto forte da inviare alle chiese su
«Chiesa e società», (da riproporre oggi per la sua grande
attualità) nel quale si analizzava la crisi culturale, economica e politica del nostro
paese; anche noi come chiesa
di credenti eravamo stati trascinati nel gioco di potere, dimenticando il messaggio di
Cristo; c’era quindi il richiamo «al rigido calvinismo» che
avremmo dovuto affermare
con molto maggiore rigore
non solo sul terreno della
morale individuale, ma anche e particolarmente nel
campo della vita pubblica. In
questo messaggio lessi tra le
righe anche il rischio che si
stava per correre con l’arrivo
da tanto denaro ma su questo argomento, dopo tanta
discussione, si giunse alla
conclusiope che la nostra etica protestante basata sulla
coerenza, trasparenza, rigore
ci avrebbe aiutato a fare delle
scelte giuste. Così tornando a
Taranto iniziai una campagna in favore Opm alla Tavola tra le associazioni, amici e
compagni.
retto
riso I
AncL.
ornarstrir^'ÌL
pitali
'¿Sii
re in
fatù
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durati
li
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Meravigliosa e ¡nsie
^ ine strana e misteriosa è
latte dell'interpretazione musicale. Per l’esecutore ad alto livello artistico e professionale è
latta di gusto, passione e solida
ireparazione tecnico-artisticarMiturale; ma c’è una dote in
più, ed .è la fedeltà. Ogni esecu'
tote riterrà di essere fedele al te;Sto che intende eseguire; ciò
3on di meno, se ascoltiamo ese■loni di differenti artisti, non
remo non rilevare differenze
ù^terpretazione, talora anche
^voli; ciò perché esiste in
, ™ una libertà di interpretaotieche è insopprimibile e che
^tò contrasta con la necessità
' Aspettare le intenzioni dei
*^positori, così come risultala Vuoi dai manoscritti (se si
^Wto sottomano) vuoi dalle
Eccessive edizioni a stampa.
Wste edizioni mirano a loro
a ta a una sempre più rigorosa
*a«tà ai manoscritti, sempre
confrontati e decifrati,
^no noti vari esempi di muctóti ligi quasi fanaticamente
”^tto delle minime indicaj^***'* vi «tempo», di espressio|,*' vi ambiente spirituale che
assegnò alla propria
T^tturo
jj ®ttini, esigentissimo a que.Wguardo sia con se stesso sia
orchestrali. Un caso
recente è il fatto
^ Maestro Riccardo Muti
..^ahbia fatto eseguire, alla
«prima» del Trovatore alla Scala, il famoso «do di petto», tanto caro alle platee ma che Verdi non si era sognato di scrivere
nello spartito originale.
La fedeltà interpretativa si
estende oggi, forse esagerando
un poco, all'uso di strumenti
d’epoca (o ricostruiti oggi su
modelli antichi): clavicembali,
flauti diritti, organi con le stesse «voci» (registri) dell’epoca
di Bach; o ancora il fortepiano
(anziché il pianoforte) per le
musiche di Beethoven o Schubert, che proprio su quello strumento eseguivano le loro composizioni. La fedeltà al testo,
nell’esecuzione musicale ci richiama alla mente la necessaria
fedeltà d’interpretazione della
Parola di Dio; i singoli passi biblici vengono interpretati sia
tenendo conto del messaggio
biblico nella sua interezza, sia
badando al momento in cui furono scritte certe parole, sia rispettando il senso specifico del
termine usato nell’originale
ebraico o greco. Cito due soli
esempi fra i tanti: 1) «Pace in
terra fra gli uomini che Egli
gradisce» (e non «uomini di
buona volontà». Luca 2, 14);
2) «Ti saluto. Maria, favorita
dalla grazia», o «colmata di
grazia» (e non «piena di grazia», Luca 1, 28). Nella comunicazione della Parola, come in
quella della musica, le fedeltà è
per tutti un imperativo.
Adesso con il prossimo Sinodo si rimetterà in discussione la scelta Opm non espressa, abbiamo intanto imparato a pensarla «alla grande» e così facendo tra un po’
di anni mi chiedo se si discuterà anche del sostentamento
dei ministri di culto. Tutto
questo distrugge il nostro
modo di essere credenti, credo sia arrivato il momento di
ridimensionarci e non dimentichiamo che con questa
politica viene a sminuire la
nostra responsabilità contributiva. Voglio, infine, portare
a conoscenza che l’Arcigay
nazionale invita a rinnovare
la scelta Opm alla Tavola perché «i valdesi hanno anche
rifiutato di condividere con la
Chiesa cattolica il meccanismo truffaldino previsto dal
Concordato stipulato ai tempi del governo Craxi, in base
al quale ai cattolici viene attribuita anche una percentuale sulla scelta non espressa» Il problema scottante è
già emerso tra i miei conoscenti e se passerà mi hanno
detto che non firmeranno
più. Certo la loro somma sarà
inferiore rispetto a quella che
si andrà a prendere dalle
quote non espresse, ma avremo perso credibilità e io più
che vergognarmi e chiedere
scusa, cosa potrò fare?
Alba Murgia -Taranto
Dai cattolici «critici»
Seguo su Riforma il dibattito sulla possibile accettazione
della quota dell’otto per mille
(Opm) dei non optanti che
spetterebbe alTUnione delle
chiese valdesi e metodiste.
Da tempo sostengo, con il
movimento «Noi siamo chiesa» di cui faccio parte, che la
Chiesa cattolica dovrebbe rinunciare unilateralmente a
tutti i privilegi che le garantisce il Concordato Craxi-Casaroli a partire da quello dell’Opm; diventerebbe più credibile la sua testimonianza
delTEvangelo, sarebbe coerente con quanto afferma il
cap. 76 della Gaudium et spes
e sarebbe costretta a cercarsi
altri mezzi per sostenersi, come fa del resto una buona
parte della Chiesa cattolica
nel mondo. Guardo con simpatia alla posizione dell’Unione delle chiese valdesi e metodiste e delle Assemblee di
Dio perché non usano i fondi
delTOpm per il culto o per il
sostentainento dei pastori e
perché non accettano la quota relativa ai non optanti.
Le altre chiese evangeliche
e l’Unione delle comunità
israelitiche invece hanno
concordato un sistema praticamente identico a quello
della Chiesa cattolica contribuendo in tal modo a renderlo accettabile. La posizione
della Chiesa valdese mi sembra sia qualitativamente migliore e ha offerto ai cattolici
«critici» un’opzione diversa
da quella di non firmare o di
firmare per lo stato cfre, forse
non a caso, spende male i
fondi delTOpm di sua spettanza come Riforma ha ben
documentato. Ero incerto se
scrivere, temendo di essere
invadente nella vostra discussione indicando l’opinione diffusa nel circuito del
cattolicesimo non allineato
alla linea dei vescovi italiani e
del Vaticano. Ho poi pensato
che è giusto che tutti gli elementi della questione siano
conosciuti dai fratelli e dalle
sorelle valdesi. Con amicizia
e simpatia.
Vittorio Beliavite - Milano
Il nostro dibattito politico
Abbiamo ricevuto alcune lettere sul nostro dibattito pre-elettorale scritte dopo le elezioni. Non le pubblicheremo. L’intento
del nostro dibattito in vista del voto era quello di darci la possibilità di confrontarci al di fuori del solo ambito locale, non era
certo quello di fare campagna elettorale per gli uni o per gli altri.
La distinzione potrà sembrare tenue, ma esiste ed è significativa.
Ora, a elezioni svolte, sarebbe opportuno attendere i primi atti
del nuovo Parlamento e del nuovo governo, possibilmente evitando i commenti sulle scaramucce della piccola politica parlata (o gridata), ma guardando alle scelte più impegnative o di
maggiore valore simbolico. Insomma, continuiamo pure a discutere di politica, ma senza i toni che caratterizzano da troppo
tempo i vari salotti televisivi o mediatici; cerchiamo piuttosto di
farlo sempre con quello spirito critico e illuminato dallo Spirito
che dovrebbe caratterizzare ogni nostra riflessione, (e.b.)
VIAGGIO IN INGHILTERRA
5-17 SETTEMBRE 2001
Sono ancora disponibili posti per il viaggio organizzato dalla
Chiesa valdese in collaborazione con la United Reformed Church.
Il programma sarà il seguente:
5/9 partenza da Torino (o da altri aeroporti) per Stansted;
5-6/9 ospiti presso la comunità di St. Ives; visita di Cambridge;
7-9/9 ospiti presso la comunità di Sale, visita di York;
10-13/9 os'piti presso la comunità di Aberystwyth nel Galles;
14/9 ospiti presso la comunità di Coventry;
15-17/9 ospiti presso il Centro Giovanile di Yardiey Hastings;
17/9 trasferimento all'aeroporto di Stansted e partenza
li viaggio di quest'anno potrà comprendere, come gli scorsi anni, un massimo di 30 persone dai 18 anni in su (minorenni solo se
accompagnati da genitori o parenti). Il gruppo verrà ospitato nelle famiglie e il programma prevede incontri con le comunità e
partecipazione ai culti domenicali.
Le iscrizioni si chiudono ii 30 giugno
Il costo del viaggio è stabilito in Lit. 1.500.000 da versare in due
soluzioni: 1) Lit. 500.000 come acconto al momento della compilazione del modulo d'iscrizione; 2) Lit. 1.000.000 a saldo entro il
31 luglio 2001. I due versamenti vanno fatti tramite bonifico bancario sul conto n. 2142/1 intestato a: TAVOLA VALDESE-WALDENSIAN FELLOWSHiP presso la banca CARIPLO ag. di Torre
Pellice specificando la causale del versamento.
Nella quota sono compresi il biglietto aereo a/r, il noleggio degli autobus per i trasferimenti e le escursioni, le spese di organizzazione e il soggiorno presso il Centro giovanile di Yardiey Hastings. Sono a carico dei partecipanti i contributi volontari per i
pasti che verranno offerti dalle comunità che visiteremo e le spese personali.
Per contatti e informazioni: Massimo Long, via Principe
Amedeo 22, 57038 Rio Marina Tel/fax 0565-924208,
e-mail m.longOtiscalinet.it
IPOSTAI
Grazie!
Noi familiari abbiamo vissuto, negli ultimi anni, il progressivo declino del pastore
Gustavo Bouchard, marito,
padre, nonno. Il suo corpo
era diventato molto fragile
ma il suo cuore era forte: eppure è stato proprio un piccolo infarto a condurlo verso
una morte apparentemente
indolore, nelTinconscienza
degli ultimi giorni di una vita
lunga e fertile. Eravamo preparati a questo lutto e, soprattutto chi gli è stato quotidianamente vicino, abbiamo
vissuto la graduale e inesorabile trasformazione di un uomo fino a pochi anni fa attivo, grande camminatore, instancabile osservatore.
In occasione del suo funerale, nei giorni e nelle settimane successivi, grazie alle
testimonianze orali, le lettere,
i telegrammi e gli articoli pubblicati da Riforma è stata restituita al marito, padre e
nonno la sua identità intera e
originaria, complessa e particolare come quella di ogni altro essere umano. È stato
molto importante, per noi, essere aiutati a ricomporre fin
da subito la sua figura e la sua
storia. Tutti coloro che hanno
voluto comunicare il loro personale ricordo ci hanno profondamente consolato perché
sono venuti in nostro soccorso mostrandoci i tanti momenti e aspetti della sua vita
che il tempo e la malattia avevano scolorito e nascosto.
Per questo sentiamo la necessità di ringraziare pubblicamente tutte le persone che
hanno voluto testimoniare a
noi e a tutta la comunità i
sentimenti profondi che li
hanno legati a Gustavo Bouchard: insieme a esse vogliamo rievocare e custodire quel
suo particolare incoraggiamento a «guardare sempre
avanti».
Elsa, Eliana e il marito.
Marco e la moglie, Daniela
e il marito, Alice e Matteo
M Troppi errori
nei testi storici
Nel libro / Savoia di Gianni
Oliva pubblicato da Mondadori, si apprende che i valdesi nel 1532 avrebbero aderito
alla «chiesa di Basilea». Ancora possiamo stupirci se nel
dibattito storiografico italiano continuino ancora a essere presenti tali svisamenti?
Gianni Musella
Fresinone
■ Nuovo indirizzo
I pastori Luca Anziani e Assunta De Angelis comunicano il proprio indirizzo di posta elettronica: anzianideangelis@libero.it.
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail:
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tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
'M La morte
cerebrale
Mi permetto due rapide
precisazioni sull’articolo di
Massimo Aprile «Polemiche
sui trapianti» pubblicato su
«Riforma» del 11 maggio. In
Italia la scarsa disponibilità
degli organi per il trapianto
non è conseguente al diniego
del consenso al prelievo da
parte del defunto o dei suoi
parenti, checché ne pensasse
l’allora ministro della sanità
Rosy Bindi. Il vero problema
è costituito dall’avere donatori. Abbiamo pochi organi
da trapiantare perché abbiamo pochi donatori. Per avere
donatori bisogna avere sia un
numero adeguato di reparti
di rianimazione che, oltre
all’assistenza consueta agli
altri pazienti abbiano la disponibilità di posti letto per i
candidati alla donazione di
organi, sia medici e strutture
sanitarie che abbiano voglia
di farlo. Questo è il vero problema, non il consenso!
La morte cerebrale non è
un tipo di morte, è morte
punto e basta. Non capisco a
cosa si faccia riferimento
quando nell’articolo si parla
di «incertezze della scienza
medica». Una delle condizioni che si deve verificare affinché un donatore venga considerato idoneo alla donazione
degli organi, è che l’elettroencefalogramma, registrato per
trenta minuti ogni quattro
ore, dimostri assenza di attività elettrica. Questo elemento, più tanti altri che non sto
qui ad elencare, fanno decre- '
tare che la persona è morta,
non che sembri morta. Il fatto
che il cuore batta e la cassa
toracica si espanda nell’atto
della respirazione è dovuto
alle terapie che vengono messe in atto, affinché in una persona morta siano mantenuti
vivi gli organi (altrimenti non
serebbe possibile trapiantarli). Un saluto fraterno
Stefano Guidotti - Desio (Mi)
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«lo ho pazientemente aspettato
l'Eterno, ed egli si è inclinato
a me e ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
La moglie e i familiari del caro
Levy Clot
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con parole di conforto,
fiori e presenza alle esequie hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto, ai pastori Ribet e
Peyrot e al medico curante dottor
Del Din.
Porosa Argentina
30 maggio 2001
«...Gesù le disse: lo sono
la resurrezione e la vita;
chi crede in me,
anche se muore, vivrà»
Giovanni 11,25
È mancata dopo breve malattia
Eunice Biglione
di anni 82
Tutti coloro che le hanno voluto bene ricordano con affetto e
con ringraziamento al Signore la
sua lunga e impegnata presenza
nelle chiese evangeliche di Ivrea,
Genova e Chiavari.
Chiavari, 30 maggio 2001
Passatempo
Soluzione del cruciverba
del numero scorso
16
PAG. 16 RIFORMA
i)ALE
VENERDÌ 8 GIUGNO 2001
Magda Magro ha fatto due settimane di volontariato ad Adior, nel Sud del Sudan ....... In preparazione di «Tempo del creato»
«Un'esperienza dura che mi ha dato tanto»
«Con l'aiuto di Colui che è ben al di sopra di noi, siamo riusciti a porre rimedio al problema
fisico e a migliorare, anche se di poco, l'esistenza di ottanta persone, tra cui due bambini»
MAGDA MAGRO
Lf OSPEDALE (eufemismo)
( di Adior, non ha nessuna
forma di finanziamento ufficiale. È stato messo in piedi
(traballanti) da una Ong (organizzazione non governativa), per la volontà di pochi
volontari (scusate il bisticcio
di parole). Manca quasi tutto,
dalla strada per arrivarci all’
energia elettrica. I pazienti
camminano per giorni e giorni, e quando arrivano alla
meta sono stremati, disidratati, e con un aggravamento
della patologia che li costringe a rivolgersi all’ospedale.
Manca quasi tutto
Se qualcuno mi avesse detto che avrei svolto il mio lavoro su 80 pazienti, senza ossigeno, senza energia elettrica e quindi senza apparecchio d’anestesia, aspiratore,
senza esami, e anche senza la
minima anamnesi (la maggior parte dei Dinka non conosce nemmeno la propria
età), l’avrei guardato come
un ultraterrestre, oppure gli
avrei detto che parlava a vanvera, senza il minimo senso
della realtà. Invece, soprattutto con l’aiuto di Colui che
è ben al di sopra di noi piccoli esseri terreni, siamo riusciti
a porre rimedio al problema
fisico, e mi auguro anche a
migliorare, anche se di poco,
resistenza di ottanta persone, tra cui due bambini.
Questa considerazione mi
fa cancellare i numerosi momenti di sconforto, i momenti di malessere fisico (40 g;radi
con notevole umidità), gli insetti, le scomodità, il cibo scadente. Mi fa anche dimenticare il senso di distacco che
questa gente manifestava nei
nostri confronti. I Dinka sono
un’etnia la cui attività principale è l’allevamento: le vacche sono il loro bene più
grande: la loro religione è soprattutto animista e quelli
che si professano cristiani
hanno fatto una discreta miscela e confusione tra le due
fedi; sono introversi, almeno
con l’estraneo, molto seri e
compassati, e non certo inclini alla confidenza, anzi piuttosto prevenuti verso i bianchi, e ne hanno ben donde!
Diffidenza verso i bianchi
Anche il bianco che aiuta è
guardato con diffidenza. Mi
sono domandata, e ho domandato se nella loro lingua
esiste la parola grazie. Naturalmente c’è, ma non credo
che la usino con il bianco. Ho
il grande rimpianto di non
avere potuto comunicare direttamente con questa gente,
penso che il non poter parlare insieme, sia una barriera
insormontabile tra due individui. D’altra parte, se considero che non solo non hemno
motivi per ridere, ma nemmeno per sorridere, se penso
alla loro vita, specialmente in
questo stato interminabile di
guerra, sento di comprenderli e di essere vicina a loro.
Non possiamo definire vita
il loro modo di essere, al massimo esistenza. La sorte li ha
fatti nascere e campare in
questa desolata landa. C’è un
senso perché in questo luogo,
fuori da ogni schema logico,
le cose vadano in questo modo, che a noi del mondo civile o cosiddetto tale, sembra
assurdo, inspiegabile, inutile,
se non crudele ed ingiusto?
Credo che i locali certe domande non se le pongano, o
perché non sono in grado di
porsele, o perché non vogliono fare affiorare al loro conscio, certi interrogativi che
potrebbero forse far loro per
I due chirurghi (A. Kiss e G. Vergnano) e l’anestesista (M. Magro)
dere quel senso di fatalismo,
di indifferenza, di indolenza
che li aiuta a tirare avanti.
I neri e il dolore
Una cosa che mi ha stupita, anche se ne avevo sentito
parlare, è la loro sopportazione totale del dolore. È tutt’altro che una leggenda l’approccio del nero al dolore, fisico e non solo. Non si tratta,
almeno io credo, di stoicismo, ma di un tipo speciale,
cioè relativo alla specie, di
imprinting verso le avversità,
dolore fisico compreso, che
da sempre è stampato nel loro Dna. Non vorrei che questa mia ultima considerazione facesse pensare a qualcuno che operassimo senza
anestesia (vista la scarsezza
dei mezzi). Avevamo molti limiti, anche dal punto di vista
chirurgico (la mancanza di
un diatermocoagulatore ad
esempio), ma non mancavano anestetici locali, endovenosi, analgesici, fleboclisi, fili
chirurgici, aghi e siringhe.
Abbiamo potuto, come ho
già scritto, intervenire in ottanta casi, di patologia chi
rurgica varia. Molte ernie inguinali e lombari (queste ultime sconosciute in Europa),
gozzi, appendiciti, Splenomegalie (ingrossamento patologico della milza) da malaria.
I progetti del Ccm in Africa
D Ccm ha numerosi progetti in corso: quatpro in Sud Sudan e due in Kenia. Il progetto Adior è un programma con
fondi privati non ha ¿cun medico residente. E sede di un
programma Oms (organizzazione mondiale della salute)
per fl controllo dei verme di Guinea (Gw). Personale espatriato: Jenipher Agengo, nurse titolare del programma GwOms, Toshe Feyessa, logista del programma Gw-Oms; Grace Kuria, nurse.
Eventuali offerte per partecipazioni ai costi dei progetti
vanno versati sul c.c. Ccm N. 14994 Istituto Bancario San
Paolo di Torino, Ag. n. 2, Ahi 1025, Cab 1002. Specificare
nome, indirizzo e codice fische del donatore in modo da
potere rilasciare ricevuta fiscale.
Voglia di tornare
È stata un’esperienza dura,
stressante, ma dalla quale ho
avuto molto di più di quanto
non abbia dato. Mi ha donato
un senso profondo dell’amicizia, sia con i miei due
splendidi colleghi, sia con il
«diverso» da me. Mi ha donato la certezza di poter essere
utile anche se in poca cosa, al
mio prossimo, che è rispetto
a me più sfortunato ed estremamente bisognoso di tutto,
anche solo di un sorriso.
Mi auguro, a Dio piacendo
- e perché non dovrebbe? - di
ripetere l’esperienza il prossimo anno. Non è detto che sia
ad Adior, anche se ne ho nostalgia. Potrà essere in qualche altro posto, dove potrò
mettere al servizio di chi non
ha possibilità e mezzi, la mia
«scientia e coscientia», che
ho potuto, me fortunata, imparare e mettere a frutto.
(2-fine)
In un articolo sulla rivista delia Conferenza episcopale
Dure critiche al governo dello Zimbabwe
L’arcivescovo cattolico
zimbabweano Pius Ncube, di
Bulawayo, a 430 km a sud di
Harare, ha lanciato un avvertimento alla chiesa. Se essa
continua a sostenere un governo ingiusto e incline a ricorrere ^la violenza, rischia
di perdere la fiducia della
gente. In un articolo pubblicato sulla Catholic Church
News, una rivista della Conferenza episcopale del paese,
l’arcivescovo Ncube scrive
che la chiesa non dovrebbe
chiudere gli occhi sull’ingiustizia e che dovrebbe assumersi il rischio deU’impopolarità rimettendo in discussione le strutture ingiuste.
Dal febbraio 2000 lo Zimbabwe ha conosciuto vari
scoppi di violenza, la maggior parte dei quali provocati
dai membri del partito al potere (Unione nazionale africana dello Zimbabwe-Fronte
patriottico) e da quelli che si
presentano come i veterani
della lotta di liberazione per
l’indipendenza negli Anni 70.
La violenza è diretta contro i
proprietari bianchi é i membri del Movimento per un
cambiamento democratico
(Mdc), a maggioranza nera.
L’arcivescovo Ncube è uno
dei 7 vescovi cattolici che,
due settimane or sóno, hanno pubblicato una lettera pastorale che critica il ricorso
alla violenza appoggiato dal
presidente Mugabe e l’indulgenza dimostrata di fronte alle azioni illegali dei veterani. I
commenti dell’arcivescovo
sulla rivista cattolica contrastano fortemente con le osservazioni fatte dal nuovo vescovo anglicano di Harare,
Nolbert Kunonga, che si è
pronunciato con entusiasmo
a favore del programma di ridistribuzione delle terre. Il
vescovo anglicano non ha
mancato di criticare l’ingerenza dei governi occidentali
negli affari dei paesi africani.
Molti paesi occidentali hanno denunciato le violazioni
dei diritti della persona perpetrate nello Zimbabwe.
«Vogliamo fare in modo
che la situazione non peggiori ulteriormente - ha dichiarato l’arcivescovo Ncube all’agenzia Eni -. Ci sono chiese che appoggiano il governo
e altre che lo criticano. Noi
cerchiamo di fare il nostro lavoro nel modo più pacifico
possibile, e di navigare tra gli
estremi. Anche se penso che
dobbiamo essere critici, se lo
siamo troppo, il governo potrebbe anche non ascoltarci
più. Per questo vogliamo essere neutri per potere, in
quanto membri della chiesa,
agire da mediatori».
Errata corrige
Energia, trasporti
e sviluppo sostenibile
JUTTA STEIGERWALD
La IX sessione della Commissione per lo sviluppo
sostenibile, tenutasi dal 16 al
27 aprile scorso a New York
prevedeva un dialogo con i
portatori degli interessi collettivi relativi ai settori dell’energia e dei trasporti. Questo dialogo ha coinvolto cinque soggetti, rappresentanti
degli operatori economici del
settore, sindacati dell’energia
e dei trasporti. Organizzazioni non governative (Ong), autorità locali ed esperti scienziati e tecnologi, e si è svolto
in quattro sessioni: due sull’energia, una sulla collaborazione fra pubblico e privato
per un’energia sostenibile
per i trasporti, e una sulla
pianificazione dei trasporti
sostenibili, scelte e modelli di
insediamento, veicoli alternativi. L’esito del dialogo è
stato incluso nel rapporto finale della sessione.
Riportiamo alcuni spunti
tratti dalla dichiarazione del
gruppo di lavoro delle Ong
(fra cui il Consiglio ecumenico delle chiese) relativamente alle seconde due sessioni
tenutesi il 17 e 18 aprile scorsi. In merito alla collaborazione fra pubblico e privato,
l’attuale sistema dei trasporti
non è efficiente né dal punto
di vista ambientale, né sociale né economico e produce
costi sociali creando ineguaglianze all’interno della società e fra differenti parti del
mondo. Il trasporto motorizzato è il settore a maggiore
intensità di uso dell’energia e
la domanda cresce a causa
della globalizzazione. Ci sono
due modi per cambiare la situazione: perseguire contestualmente strategie che aumentino il rendimento dei
trasporti e ridurre la domanda di trasporto.
I gas di scarico
Quanto alla prima, il trasporto rappresenta circa il
30% delle emissioni totali di
biossido di carbonio e il
trend è in crescita, vanificando gli sforzi di riduzione dei
limiti di emissioni concordati
nel processo di Rio. Particolarmente critica è la crescita
del trasporto aereo il cui contributo all’effetto serra è molto più consistente del trasporto a terra: ad oggi pari a
quello congiunto della California e Gran Bretagna. Sul
piano della salute, i gas di
. scarico e il rumore producono danni che il mondo scientifico documenta con sempre
maggiore precisione.
Le benzine senza piombo
sono il maggiore problema in
Africa, Asia e America Latina
dove la motorizzazione è in
aumento e fra l’altro si concentrano le maggiori megalopoli del pianeta. Secondo dati
dell’Organizzazione mondiale '
della sanità dell’Onu, l,i miliardi di persone nel mondo è
esposto a livelli di micropolveri in eccesso. Seguono alcune raccomandazioni:
- internalizzare costi ambientali (incfuinamento e rumore) e sanitari (inquinamento e incidenti):
- introdurre il principio
che chi inquina paga;
- aumentare le tasse sui
trasporti e sull’energia per finanziare la ricerca di tecnologie pulite;
- rimuovere i sussidi pubblici a favore del trasporto
privato e delle relative infrastrutture;
- promuovere uno standard minimo di emissioni dei
veicoli, qualità dell’aria, rumore, sicurezza del veicolo e
della strada;
- estendere e generalizzare
i sistemi di valutazione costi
benefici nella costruzione di
infrastrutture allargando la
valutazione di impatto ambientale e sociale;
- coinvolgere le comunità
locali nel processi decisionali.
Trasporti sostenibili
In merito alla pianificazioni
di trasporti sostenibili, si ricorda che il trasporto è un
mezzo per consentire l’accesso a beni e servizi per il sostentamento e non un fine.
Nelle aree rurali dei paesi del
Sud del mondo (dunque la
gran parte della popolazione
mondiale) il trasporto prevalentemente avviene a piedi su
infrastrutture precarie: una
donna Masai in Kenia cammina per 25 ore alla settimana
per portare 20 litri di acqua a
casa; uno studio su donne
portatrici ad Addis Abeba mostra che esse trasportano in
media un peso di 36,2 kg (il
75% del loro peso) su un percorso medio di 11, 7 km. Nessuna pianificazione dei trasporti le ha mai coinvolte.
Alcune considerazioni:
- la pianificazione dei trasporti deve riconoscere la necessità prioritaria di incontro
delle persone:
- vanno previste delle infrastrutture per la mobilità
alternativa (piste ciclabili,
sentieri pedonali, sentieri per
carri);
- la popolazione locale e la
società civile organizzata
vanno coinvolti nei processi
decisionali;
- la pianificazione degli iiisediamenti deve ridurre la dipendenza daU’automobile;
- è opportuno inserire nelle politiche nazionali dei trasporti le indicazioni della
Carta dei trasporti, ambiente e salute stilata nel 1999
dall’Organizzazione mondiale della sanità dell’Onu e adottata dai ministri dell’Atnbiente e della salute europei.
Sul numero 21 del 25 maggio, a pag. 16, una svista tipografica ha reso incomprensibile parte della penultima colonna dell’articolo di Marinetta Gannito sulla Colombia.
11 periodo che inizia con «In
mezzo a tante voci» va letto
così: «In mezzo a tante voci
che ho ascoltato è la testimonianza di Héctor Mondragon
quella che più mi accompagna. Bersaglio di numerose
minacce di morte, dallo scorso
agosto Héctor non dorme mai
nello stesso letto ed è spesso
costretto a vivere lontano da
sua moglie e suo figlio. Da
quando fu torturato dai militari le sue mani tremano continuamente, ma il suo sguardo è sereno». Ci scusiamo con
l’autrice e con i lettori per
questo spiacevole errore.
i
Il trasporto motorizzato rappresenta circa il 30% delle emissioni totali di biossido di carbonio
ih.