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lEDITORIAL
Xtf ffuova legge suiradozione
(fi MARCO BOUCHARD
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
NATALE
«lo sarò per Israele come la rugiada;
egli fiorirà come il giglio e spanderà le
sue radici come il Libano. I suoi rami
si estenderanno; la sua bellezza sarà
come quella delVulivo e la sua fragranza come quella del Libano»
Osea 14, 5-6
I colori delle luci, gli addobbi delle
case, il Babbo Natale nelle sue
molteplici incarnazioni, l’icona
dell’abete, riprodotta in mille modi
diversi, tutto comunica un forte messaggio: è tempo di festeggiare! Questo messaggio spinge a inviare le ultime cartoline, a comprare un altro regalo o un vestito nuovo, a rifare i
conti con la tredicesima. Sembra di
essere immersi in una dimensione di
comunicazione totale in cui ogni elemento, se pur diverso dall’altro nella
forma, voglia trasmettere la stessa sostanza e imporre una sola visione di
ciò che sta accadendo. Si ha la sensazione di vedere un fiume in piena che
travolge tutte le cose incontrate lungo il suo corso. Ci vuole una grande
forza di carattere o il più totale disin-,
teresse per resistere a questa piena di
comunicazione. Si corre però, in entrambi i casi, ìi rischio di alienazióne
o di non comprensione.
SECONDO gli attuali canoni di
marketing, il profeta Osea potrebbe essere considerato un modello di comunicazione assoluta, al
punto tale da far invidia ai grandi
maghi della pubblicità. La chiamata
di Dio coinvolge la sua intera esistenza. Tutto diventa un unico messaggio: il matrimonio con la prostituta Corner, i nomi dei figli, Izreel,
Lo-Ruama (Non amata), Lo-Ammi
(Non mio popolo). Il contenuto di
questa parte del messaggio non è
rassicurante: l’ambiguità politica e
religiosa degli abitanti del regno
d’Israele e della sua capitale Samaria
sarà causa della loro distruzione per
mano dell’Assiria. La missione del
profeta non si esaurisce, però, nell’annuncio della condanna; all’ammonimento segue il conforto. L’immagine del Signore d’Israele e
dell’azione divina in mezzo al popolo fanno pensare alla primavera e alla
rinascita: il giglio che fiorisce, il cedro che espande le radici. Sono dunque i colori e le fragranze che comunicano più delle parole la volontà di
Dio e il suo progetto per il popolo.
Icolori delle nostre città e dei nostri
villaggi sono in questi giorni alimentati da massicce cariche di energia elettrica che èsplodono proprio la
sera per creare miraggi tanto suggestivi quanto fragili. Alle fragranze dei
salumi e dei dolci si contrappongono
l’aria irrespirabile delle metropoli inquinate e l’odore acre dei contenitori
della spazzatura, riempiti fino all’inverosimile. La parola profetica di
Osea trasmette invece una soffiata
d’aria fresca, il profumo del bosco, la
fragranza dell’orto. Sono immagini e
sensazioni che sconvolgono il solito
immaginario natalizio e gli stereotipi
della comunicazione. Tutto questo è
un altro messaggio forte che riguarda l’esistenza umana nella sua totalità. «Colui che è» viene incontro alla
debolezza e alla precarietà della condizione umana per dare sollievo e
conforto: «Io lo esaudirò e veglierò
su di lui; io che sono come un verdeggiante cipresso; da me verrà il tuo
frutto» (Osea 14, 8b).
Pawel Gajewski
SETTIMANALE DELLE
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale .
In (jj moncoto recapito restituire al mittente presso l'tMdo PT Tonno CMP Nora
Lire 2200 - Euro 1,14
IIESI
Anno Vili - numero 49 - 22 dicembre 2000
Concluso a Palcrrno il vortice Onu sulla criminalità organizzata transnazionale
Nuovi strumenti anticrimine
Lo Convenzione contro le vorie mofie del mondo è stoto subito fimnoto do 121
paesi, ma il cammino verso una legislazione penale internazionale è solo agli inizi
GIOVANNI LOMBARDO
PALERMO — «Io ci credo». Rita Borsellino, vicepresidente di Libera, ha
concluso con queste parole la giornata di studio sul ruolo delle Organizzazioni non governative (Ong)
nella lotta contro il crimine organizzato. Concludeva così un intervento
personale e una giornata di dibattito
che, accanto alle gravi difficoltà persistenti nella lotta alla mafia nazionale e internazionale, avevano espresso la ferma convinzione che la
«società civile» può vincere. Questa
convinzione ha dato il tono, sostanzialmente ottimista pur in mezzo alle tragedie e alle difficoltà presentate
senza reticenze, agli interventi ufficiali delle delegazioni di 149 paesi
(sui 180 aderenti all’Onu) durante i 4
giorni dell’assise tenutasi a Palermo
dal 12 al 15 dicembre. Altrettanto ottimisti, ma molto attenti alle enormi
difficoltà della lotta al crimine organizzato, gli interventi dei numerosi
studiosi e specialisti che hanno accompagnato la seduta.
Il Segretario generale, Kofi Annan,
aprendo i lavori nel teatro Massimo,
aveva espresso con chiarezza la
preoccupazione ma anche la determinazione della Comunità internazionale: «Non vogliamo accettare un
mondo in cui i nostri figli crescono
nella paufa». Mentre dinanzi al palazzo di giustizia, sotto la tecnostruttura che ha ospitato il vertice, si succedevano gli interventi delle delegazioni governative, in altre sedi convegni di studio scavavano a fondo
sulle questioni più complesse.
Simbolica la stessa scelta di Palermo. Il vicesegretario dell’Onu, Pino
Arlacchi, promotore e organizzatore
di questa seduta eccezionale, lo ha
esplicitamente riconosciuto. La Palermo che dieci anni fa sembrava
schiacciata sotto il controllo della
mafia ora esprime concretamente, in
questo suo «rinascimento», come dice il sindaco Orlando, la possibilità di
vittoria sulla mafia. Senza trionfalismi però e senza facili illusioni, come
ha precisato lo stesso Arlacchi con
un comunicato stampa l’indomani
dell’apertura dei lavori, a solito delle polemiche innestate dai giornali
su un suo presunto annuncio di già
avvenuta sconfitta della mafia: «La
mafia è stata sconfitta solo tempora
Segue a pag. 10
SuH'eutanasia
No dell'Esercito
della Salvezza
L’Esercito della Salvezza interviene nel dibattito sull’eutanasia, suscitato dalla recente approvazione di
una legge olandese in materia, con
una dichiarazione del tenente colonnello David Armistead, responsabile per l’Italia. «L’Esercito della Salvezza - ha dichiarato - si oppone a
qualsiasi proposta di legalizzazione
dell’eutanasia. Tuttavia comprendiamo la preoccupazione di chi vorrebbe evitare ai malati terminali cure inadeguate, sofferenze non attenuate e terapie non appropriate: riI teniamo però che queste possano
essere superate senza fare ricorso
all’eutanasia. Perciò è della massima
importanza investire nella ricerca
sul controllo del dolore e gli altri
aspetti del trattamento palliativo per
i malati cronici e terminali». (nev)
Chiese protestanti
Più forza con
un'unica voce
Le diverse chiese protestanti nel
mondo dovrebbero impegnarsi a
formare un’alleanza mondiale per
rinforzare la voce del protestantesimo. È la richiesta avanzata da Manfred Kock, presidente del Consiglio
della Chiesa evangelica tedesca. In
effetti, le chiese pro.testanti non sono
rappresentate da una sola organizzazione mondiale, e anche le organizzazioni denominazionali mondiali
(come quelle dei luterani, dei riformati, dei metodisti, dei battisti ecc.)
non rappresentano tutto il protestantesimo. Né si può chiedere questa rappresentanza a organismi come
il Consiglio ecumenico delle chiese o
il Consiglio delle chiese europee in
quanto in essi vi partecipano anche
le chiese ortodosse, anglicane e varie
chiese indipendenti. (erti)
Valli valdesi
Accorpamento
per le corali
AncLie nella composizione delle
corali delle valli valdesi si va facendo
strada un concetto ormai abituale
nell’esercizio di tanti servizi pubblici:
Taccorpamento. Impegni di studio e
di lavoro, spopolamento progressivo
delle alte valli costringono l’associazionismo musicale (e canoro in particolare) a unire le forze tra chiese e
comunità più vicine: così avviene a
Villar e Bobbio Pellice; in vai Chisone
esistono due corali (Villar Perosa e
San Germano), in vai Germanasca,
per occasioni di particolare rilievo, si
assemblano Prali, Chiotti, Perrero e
Pomaretto. Alcuni gruppi sono costretti all’inattività: per tutti, e per le
comunità, il nuovo Innario potrebbe
essere occasione di rilancio.
L'OPINIONE
L'ALBERO
E IL PRESEPE
Una volta c’erano quelli che avevano il presepio. E c’erano gli altri che
avevano l’albero. Poi, per il principio,
dell’womnia mea mecum porto» (tutte
le cose porto con me) si sono presi anche l’albero. E l’hanno messo accanto
al presepio. Quelli dell’albero però, almeno qui in Italia, non sono diventati
quelli del presepio. In Vaticano, proprio come a New York, al Rockfeller
Center, si può ammirare un abete gigantesco, donato ogni anno per Natale
da un paese diverso. Quello che vidi io,
ormai tredici anni fa, era stato donato
dai luterani di Norvegia. Infatti, quella
dell’abete natalizio, è una tradizione
antica protestante, il cui significato
originario si riallaccia all’albero del
bene e del male dell’Eden. E sotto
quell’albero bisogna scegliere da che
parte stare. Con gli anni è diventato
l’albero della luce, con le sue tante
candeline che illuminano la notte in
cui viviamo e ci ricordano che Cristo è
I la luce del mondo. Ovviamente, poi, il
tritatutto consumistico ne ha ridotto il
significato ai regali sotto l’albero. L’albero è diventato simbolo del possesso.
Ma l’albero donato ài papa dalla cattolicissima Carinzia voleva avere, stando all’omelia che Haider ha rivolto al
papa, un significato di pace, di amore.
Peccato che, accanto a queste parole, il
leader austriaco ne ha pronunciate altre di arroganza e disprezzo, non solo
verso le più alte cariche istituzionali
dello stato italiano ma anche, per
esempio, nei confronti degli ebrei (che
per protesta contro la visita del nazionalista austriaco avevano spento le luci
dei loro negozi): «Vogliono risparmiare sulla luce elettrica». Da parte vaticana hanno spiegato che l’albero non è
un dono di Haider ma della Carinzia, e
che la decisione fu presa tre anni fa
quando la Carinzia era governata da
cattolici aperti, non razzisti, non xenofobi. C’è da chiedersi, allora, dove
Haider abbia trovato la sua valanga di
consensi. Il cardinale Sodano, per calmare le polemiche, spiega che «il Vaticano è libero di accogliere chi vuole».
Lo sappiamo anche noi. Da Pinochet a
Fidel Castro il Vaticano accòglie tutti.
Ma deve rispettare anche coloro che
sono accolti dall’Italia; ricordiamo ancora la pesante condanna del papa nei
confronti del Gay Pride ospitato a Roma nel luglio scorso.
Forse come chiesa, e in questo
Wojtyla non ha mezze misure,'non
avrebbe accettato questa visita in nome di quei valori cristiani di cui è paladino. Ma come stato, che invia i suoi
ambasciatori nel mondo intero e siede
e decide accanto ai grandi nel consesso delle Nazioni Unite, non poteva dire
di no al governatore della Carinzia. In
ogni caso, stringere la mano ad Haider
ha significato accreditarlo ulteriormente sulla scena europea. L’albero di
Haider ha illuminato la notte dell’ambivalenza romana: chiesa e, allo stesso
tempo, stato. Religione e politica insieme, in modo inscindibile. 11 leader
religioso e il capo di stato riassunti
nella stessa persona. Paradossalmente
è quanto viene criticato, non solo dal
cardinale Biffi, del mondo islamico: le
moschee come centri politici e religiosi. Ma il Vaticano non è forse sullo
stesso piano? E dire che l’uso dell’albero di Natale durante il fascismo era
proibito perché simbolo di potenze
straniere e protestanti. Accontentatevi
del vostro presepio e lasciateci il nostro albero.
pag. ] 1 I Giuseppe Platone
lur/F.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
venerdì 22
DICEMBRt
«'Quando il re si fu
stabilito nel suo
palazzo... ^disse
al profeta Natan:
“Vedi, io abito in
un palazzo di cedro
e l’arca di Dio sta
sotto una tenda”.
^Natan rispose al re:
“Va’, fa’ tutto quello
che hai in mente
di fare, perché
il Signore è con te”.
‘'Ma quella stessa
notte la parola del
Signore fu rivolta
a Natan in questo
modo: ^ “Va’ e di’ al
mio servo Davide:
saresti tu quello
che mi costruirebbe
una casa perché io
vi abiti? "Ma io non
ho abitato in una
casa dal giorno
che feci uscire
i figli d’Israele
dall’Egitto, fino a
oggi; ho viaggiato
sotto una tenda, in
un tabernacolo.
^ Ho forse mai detto
a uno dei giudici
a cui avevo
comandato di
pascere il mio
popolo: perché non
mi costruite una
casa di cedro?"Ora
dunque parlerai
così al mio servo
Davide: Io ti presi
dall’ovile, da dietro
alle pecore, perché
tu fossi il principe
d’Israele, mio
popolo; "e sono
stato con te
dovunque sei
andato... Io renderò
il tuo nome grande
come quello dei
grandi che sono
sulla terra; '"darò
un posto a Israele,
mio popolo, e ve lo
pianterò perché
abiti in casa sua....
"In più il Signore ti
annunzia questo:
sarà lui che ti
fonderà una casa!
(...) '"La tua casa e il
tuo regno saranno
saldi per sempre”»
(Il Samuele?, 1-11; 16)
GESÙ, PROMESSA DI DIO
Se Cesò è l'espressione dell'incontro-scontro tra i nostri sogni e le promesse di Dio
allora Natale può essere un tempo in cui lasciare che Dio riorienti i nostri desideri
LUCABARAHO
DI che cosa sono fatti i sogni
e i desideri umani? Se si
guarda a questi giorni di feste
natalizie si potrebbe dire di ben
poca sostanza: desideri che si
appagano in un consumismo
dilagante e sogni che si risolvono in innocui buoni sentimenti.
Ma una risposta di questo genere sarebbe ingenerosa: un’umanità senza sogni e desideri, infatti, non ha neanche futuro. I
sogni e i desideri degli esseri
umani sono talvolta fatti di illusioni e chimere, ma tal altra anche di volontà concreta e creativa. Basterebbe pensare al più famoso dei discorsi del pastore
Martin Luther King che egli descrisse come un sogno, I have a
dream, una visione di libertà capace di costruire un futuro diverso e migliore. Allo stesso modo non dobbiamo nasconderci
che ci sono molti sogni che nascono dalle nostre bramosie e
dai nostri egoismi, che costruiscono un futuro per noi e contro
gli altri. E siccome il mondo non
è mai tutto bianco o nero, molto
spesso i nostri sogni e desideri si
formano in quella zona grigia in
cui giuste aspirazione si mescolano a meno onesti desideri di
affermazione di sé.
I desideri di un re
Preghiamo
Responsorio di apertura e di chiusura del culto di Natale
Dio della creazione, che dai forma
ai mari e alle stelle, ai pianeti e alle persone.
Tu sei qui con noi.
Dio, nato a Betlemme, il cui pianto
e il cui vagito si sente venire da una stalla.
Tu sei qui con noi.
Dio, respiro dell’universo, che danza
e tremola nella fiamma di una candela.
Tu sei qui con noi.
Dio, Emmanuele, con noi e in noi,
noi portiamo a te noi stessi e i nostri sogni
Perché noi vogliamo essere qui insieme a te.
Dio misterioso, che confondi le nostre aspettative
e ci incontri nei luo^i
in cui meno ce lo aspetteremmo
Rimani con noi.
Bambino in una mangiatoia,
che guarisci il nostro dolore
condividendo la nostra debolezza
Rimani con noi.
Fonte della vita, che ci incontri
nel pieno delle nostre esperienze
Rimani con noi.
Nella nostra fragilità, lungo il nostro cammino,
rimani con noi.
Cammina affianco a noi, vita in noi,
Guidaci verso la gloria, guidaci verso casa.
(da «The Pattern ofourdays», Iona Community)
Quali sono i desideri e i sogni
del re Davide? Forse non c’è
personaggio migliore per approfondire questa zona grigia in
cui una fede sincera, il bene di
una nazione, si incontrano con il
prestigio personale di un condottiero. E non c’è storia migliore di questa per capire come i sogni umani si possano incontrare
e scontrare con le promesse di
Dio. Il nome di Davide percorre
tutta la Bibbia. A lui è legata tanto la storia di Israele (il re) quanto la sua speranza (il Messia).
Egli è il primo vero re d’Israele, il
primo cioè a ricoprire con consapevolezza e dignità quel molo. A
differenza di re Saul, Davide si
muove dando l’impressiorte di
avere un progetto e di saperlo
perseguire con intelligenza, tenacia e fede, ma anche con astuzia e implacabilità, sporcandosi
talvolta le mani. Davide non è un
«santo»: è tanto il giovinetto che
affronta Golia quanto il condottiero che guida un esercito in
battaglia. È lui che sconfigge i filistei e libera Israele dalla loro
pressione; è lui che dà una capitale al regno, Gemsalemme; è lui
che pone nuovi sogni, nuovi desideri a Israele, giocando spesso
tra la riconoscenza al Signore e la
brama di potere.
Il tentativo di costruire un
tempio al Signore è una storia
emblematica dell’ambiguità dei
desideri umani, ambiguità che
spesso si cela proprio dietro gesti pii e devoti. Davide ora non è
più il capo di un gruppo di tribù
seminomadi, ma il re di una nazione sedentaria. Abita in un palazzo che testimonia di questo
cambiamento, di questa importante acquisizione. Invece, l’arca
del Signore sta sempre sotto una
tenda, sembra resistere a questo
cambiamento epocale; sembra
voler rimanere a testimonianza
del periodo nomadico di Israele.
Così Davide pensa. Non è giusto
che Dio abiti in una tenda; in
questo momento di cambiamento anch’egli deve avere una
casa, una dimora stabile, almeno
bella e grande come la mia. Un
pensiero a prima vista pio, ma
che nasconde ben altri pensieri.
A Davide non sfugge che l’avere accanto al proprio palazzo il
tempio di Dio, 1’accostare al suo
trono un altare, non può che au
mentare il suo prestigio personale, non può che rafforzare il
suo potere, non può che proporre Gerusalemme come il centro
politico e religioso del regno.
Quale miglior modo per celebrare le sue vittorie e le sue conquiste di quello di costruire un tempio! E questi pensieri non sfuggono nemmeno al Signore! Dio,
infatti, non può accettare l’ambiguità dei desideri del re. Egli ribadisce il suo carattere «nomade»; «Tu vuol costruirmi una casa, relegarmi in una prigione dorata, un tempio in cui poter essere meglio controllato e usato?
Non è possibile, tu non puoi rinchiudermi in una casa di questo
tipo, non puoi farmi diventare il
complice dei tuoi progetti di potere». Dio non è un animale domestico, da «salotto», ma è un
leone che ha divorato re e regine. Davide stai dunque attento!
Le promesse di Dio
messe di Dio non assecondano
l’ambiguità dei nostri desideri,
ma ci aiutano piuttosto a liberarcene, a purificare i nostri sogni. Infatti, quando si realizza
l’espressione più alta e piena di
questa promessa? Non nel pur
glorioso regno di Davide o di Salomone, sicuramente non nel
regno dei loro mediocri discendenti. A un certo punto il trono
di Davide verrà travolto e sparirà da Gerusalemme. Quella
promessa non si realizza come
Davide se la sarebbe aspettata,
ma trova il suo momento più
autentico in un tempo in cui essere discendenza di Davide significa essere dei semplici signor Rossi o Esposito, come
Giuseppe il falegname. Gesù, figlio di Davide, re nato in una
mangiatoia, più simile al Dio
nomade che viene in una tenda
che non al sovrano che dimora
nel suo palazzo, è la realizzazione di questa promessa.
Tuttavia, dìo non manda a
vuoto Davide. Smaschera
l’ambiguità dei suoi sogni, ma
pone accanto ad essi la sua promessa. Dio non ha bisogno che
gli esseri umani facciano qualcosa per lui, ma sono gli esseri
umani ad aver bisogno che Dio
faccia qualcosa per loro. L’azione salvifica di Dio verso l’umanità è segno della sua libertà e
sovranità; l’azione pia degli umani verso di lui nasconde spesso il tentativo di trasformarlo in
un idolo manipolabile. Sono gli
esseri umani a vivere dei doni di
Dio, come Davide ben sa perché
tutto ciò che egli è lo deve alla
azione del Signore, non è Dio ad
aver bisogno di loro. Così, il re
vuole costruire una casa al Signore? Ebbene sarà Dio a costruirne una per lui
Anche qui, a prima vista, la risposta di Dio sembra un incredibile autogol. Se Davide voleva
semplicemente celebrare le sue
vittorie e rafforzare la sua posizione, ora ha molto di più: ha
l’esplicita approvazione e legittimazione da parte di Dio stesso:
la tua casa e il tuo regno saranno
saldi per sempre. Un regno stabile e una dinastia perpetua! E chi
sarà più in grado di smuovere
Davide dal suo trono, chi potrà
contestarlo o spodestarlo? Il suo
futuro è assicurato, i suoi figli sederanno sul trono in perpetuo.
Dobbiamo concludere che
Dio è un pessimo politico che
riesce ad assicurare a Davide ciò
che esso cercava di ottenere con
l’inganno? No, perché le pro
Natale tra desideri e promesse
I sogni degli esseri umani e le
promesse di Dio non sono la
stessa cosa. I primi non sono
sempre garanzia della nostra autenticità perché portano così
spesso con sé le nostre ambiguità, mentre delle seconde si
può vivere, perché sono l’espressione della fedeltà di Dio. I
primi parlano del nostro fare e
bramare, le seconde di ciò che
possiamo ricevere e ci ricordano
che la vita è innanzitutto dono. I
sogni degli esseri umani e le promesse di Dio sono due cose diverse che si scontrano ma anche
si incontrano. Sono spesso in
conflitto, ma in un conflitto che
in certi casi può diventare creativo. Nella storia di Davide ci sono
sia lo scontro che l’incontro. Il
desiderio del re deve confrontarsi con la promessa di Dio che ne
smaschera l’ambiguità e le brame di potere. Ma questo confronto, invece di distruggere e
cancellare i sogni di Davide, li
riorienta e li indirizza verso una
meta inaspettata e fruttuosa. E
se Gesù è l’espressione dell’incontro e dello scontro tra i sogni
del re e le promesse di Dio, allora Natale può forse essere proprio questo: non il momento dei
pii desideri e dei sogni che si
realizzano in realtà finte e prosaiche, ma come un tempo in
cui lasciare che Dio, attraverso le
sue promesse, riorienti i nostri
desideri e i nostri sogni.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletich( *
Il testo di II sainw
1-16 inizia con alcun?,
setti introduttivi (w i
che esplicitano l'int.'^
ne di Davide di coS
un tempio in cui |'a,Q
Dio possa risiedere,
si segue l'oracolo
Nei
essi
che si può dividere
'li»»
ini.
sezioni: i vv. 4-8, nei
Dio contesta il
di Davide e ne smasd»
l'ambiguità politica'^
9-16 in cui elencai
DAV
pai
elargiti da Dio a 0,3
e aggiunge ad essiù
nuova promessa. ^
La prima sezione hi
che fare con i desiderij
re e con la casa che«
intende costruire — ■”
gnore; la seconda
perii;
co«i
promessa di Diodi,
struire lui una casa (4
stia) per Davide. Le iuta
zioni politiche delt«
risultano evidenti g?
una prima lettura e ñoi¡
difficile scorgere nel»,
getto di costruzione di,
tempio il tentativo din
lizzare Dio per i finip,
pagandistici del re.j
che è invece sorprenda
te è che le espressioni^
convinte di legittimaii
ne del trono di Davidi,
trovano nella seco«!
parte dell'oracolo, qu¡(
cioè che ci presentai'
promessa di Dio. Sci»
Walter Bruggemann;«|(
versetto 16, l'intenziot
p o I i t i co-1eologio
dell'oracolo si estende!
modi straordinari ese*
precedenti. Ciò che pri»
era una rassicurazioi
personale e un'autorizs
zione politica ora si elei
a una dimensione onté
gica che legittima teè
gicamente le forti amS
zioni politiche di Davidei
La meditazione quia
canto ha dunque cercai
di capire quale relazioni
c'è tra la prima e la seco#
da sezione dell'oracoloi
di superare il tono di«
torica di corte» del bra*
proponendo come tei»
dominante il confronti
tra i desideri umani eli
promesse di Dio. In qit
sto confronto dire cheGt
sù è il risultato dello sto»
tro e dell'incontro dei»
gni umani e delle pronti
se di Dio è certamente»
cessivo, ma coerente cu
il ragionamento portai
avanti in relazione all»
stro testo. L'altro elem»
to forte del nostro pas»
passato in secondo piai
nella meditazione, èl'f
dea del «nomadismo»!
Dio e quindi della sitai
berta verso ogni vinco)
imposto dagli esseri ui»
ni. Allo stesso itiodo.N
caso di una serie di prw
cazioni consecutive, il#
ma della promessa è®
che lega il testo de
scorsa settimana e q»
di oggi: nel primo si afl#
ma che ogni essere iin»
no può ritrovare b^
identità nelle promesse
Dio, nel secondo che*
promesse di Dio posse#
riorientare i nostri desi*
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cariche
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1 racconti di Natale ci trasportano in un mondo che per noi è sempre più lontano
David e la stella nel pozzo
Nella nostro era di tristi e scintillanti Natali di plastica rischiamo di dimenticare ciò che è
essenziale per questa festa e per la nostra intera esistenza. Gesù, salvezza e nuovo inizio
i ñé :tì'l
HiTAgrTHCOUDCE
David stava seduto appartato in un angolo a
gambe incrociate fantasticando di essere un uomo ricco grande e forte, con borse
cariche di oro, migliaia di
cammelli e decine di migliaia
di pecore. Ma lui non possedeva niente altro che un piccolo flauto da pastore che gli
era caro come la sua vita, che
portava appeso al collo e che
usava suonare nei lunghi
giorni che passava al pascolo.
Mondando le mani sullo stomaco miseramente vuoto si
chiedeva quanto tempo ancora avevano lui e i suoi fratellini prima di morire di fame ed essere accolti nel seno
di Abramo. Doveva essere un
bel posto quello, buono per
nonni e persone stanche dopo una lunga vita ma non per
un ragazzino come lui che
aveva vissuto solo pochi anni
in questo mondo, assistito
poche volte al tingersi di rosso delle colline in primavera
0 ai maestosi tramonti estivi.
Se almeno fosse stata estate ora, invece che un freddo
inverno, pensava. O se almeno si potesse accendere un
fuoco per dare luce e calore
alla stanzetta... C’era solo un
piccola lampada accesa con
il poco olio che faceva intravedere la mamma sveglia accanto al marito ammalato.
Nella penombra David scorgeva anche i suoi tre fratellini
addormentati e affamati come lui. Se fosse stato ricco
non avrebbe fatto caso alla
tempesta che aveva distrutto
il raccolto e rovinato la vigna
e al fatto che suo padre falegname non poteva più lavorare. Avrebbe comprato cibo,
vino, olio, curato il papà e riscaldato la terribile oscurità
che lo circondava.
Uno strano incontro
Ma come poteva diventare
ricco? Improvvisamente gli
venne in mente che sulla via
verso Betlemme c’era un
pozzo dove si diceva che se si
pregava il Signore con cuore
puro, la preghiera esaudita si
sarebbe specchiata nell’acqua del pozzo. Poteva essere
il viso di una persona amata
0 l’oro per salvarti dalla rovina 0, addirittura, qualcuno
sussurrava, il viso stesso di
Dio. La difficoltà era avere
un cuore puro, ma lui voleva
provarci. Così sgusciò via
dalla casa senza far rumore e
si mise a correre verso il pozzo nell’oscurità. La solitudine, l’oscurità, il freddo lo fecero esitare mentre attraver
/ racconti di Natale ci trasportano in un altro mondo, uri
mondo popolato da bambini, da angeli, stelle, pastori, greggi,
un mondo coperto dall'oscurità, poi illuminato inaspettatamente da decisive piccole luci. La nascita del piccolo Gesù è
evento definitivo di salvezza ma anche metafora di ogni nuovo
inizio. Per ogni bimba o bimbo che si affaccia alla vita può accendersi una luce, può esserci una piccola rivoluzione di attese e
sentimenti, qualche volta può scatenarsi la paura, più spesso ci
si schiude con cuore aperto al nuovo che irrompe. Nelle storie
del Natale che hanno spesso mescolato le due versioni evangeliche di Matteo e di Luca e aggiunto un bel po' di fanteria c'è tenerezza, c'è meraviglia, c'è generosità, quasi sempre c è povertà,
a volte grettezza. Spesso la disperazione e anche la grettezza si
convertono in generosità e speranza e le storie sono quasi sempre a lieto fine. Nella nostra era di tristi e scintillanti natali di
plastica abbiamo dimenticato cos'è la vera povertà spesso raccontata con semplicità in queste storie. Abbiamo tradotto e liberamente riadattato da un'antologia di storie di Natale, pubblicata dalla casfl editrice The Plough a cura delle comunità Bruderhof («Behòld thè star», Farmington, 1998), Uno di questi racconti. Forse trovare una stella in un pozzo può essere anche per
noi metafora di un po' di speranza che riemerge dal fondo, di
un cielo che si specchia nonostante tutto nelle acque della nostra incertezza. Buon Natale! (Anna Maffei)
sava di corsa i filari di olivi. Si
ricordò che suo cugino Eli
doveva trovarsi proprio da
quelle parti con il suo gregge
e forse avrebbe potuto accompagnarlo; svoltò allora in
quella direzione e mentre
correva sentì da lontano
qualcosa simile a voci gioiose che cantavano; «Gloria a
Dio! Gloria a Dio!».
Si fermò per ascoltare meglio ma tutto taceva. Strano.
Finalmente arrivò. «Eli! - gridava - Eli, sei qui? Tobias?
Giacobbe?». Ma nessuno rispose. Solo una strana calma
e quella musica lontana che
sentiva, ed ecco, non sentiva
più. Non c’era nessuno. Nessuno tranne una figura alta
coperta da un grande mantello, la cui visione lo impaurì
per un attimo. «Buona sera. È
una notte molto bella», disse
lo straniero che aveva una voce bellissima. «Buona sera rispose David, rincuorato - la
serata è bella ma ho un po’
freddo alle gambe». «Vieni qui
a rifugiarti sotto il mio mantello», disse lo straniero che lo
accolse come sotto delle grandi ali. «Dove sono gli altri?»
chiese David. «Sono andati a
Betlemme per la nascita di un
bimbo e io sono qui a guardia
del gregge». «La nascita di un
bimbo? E perché non hanno
invitato anche me? - disse indignato David - E poi come fa
una sola persona a guardare
tutte queste pecore?».
«Avevano fretta e poi, io
posso difendere il gregge anche da parecchi ladri», disse
10 straniero. «Chi sei tu? mormorò David - un soldato?». «Sì, sono un soldato, mi
chiamo Michele. Dove stai
andando?». Se è un soldato è
11 re dei soldati, pensò David.
Così gli raccontò tutto e an
che la storia del pozzo. «Dovrai andarci da solo. Ti chiami
come il re David che era un
pastorello come te ma aveva
anche tanto coraggio». «Ma
c’era Dio a proteggerlo». «E
Dio proteggerà anche te - disse sospingendolo leggermente -. Arrivederci e suona il
flauto se hai paura, perché la
musica è la voce di chi confida nella protezione di Dio, così come il dono del coraggio è
la voce di Dio che risponde».
Al pozzo della preghiera
David riprese a correre
pensando a Michele e al fatto
che lui non aveva nessuna
paura. Si ferì a un piede e, impaurito, vedeva ladri dietro
ogni albero. Così ogni tanto
rallentava e suonava qualche
nota che gli dava coraggio,
finché arrivò al pozzo. Si affacciò sull’acqua. Gli sembrò
di udire salmi fra le fronde degli ulivi; «Conforta, conforta il
mio popolo. Egli nutrirà il suo
gregge. Porterà in braccio i
suoi agnelli. Dio potente. Padre eterno. Principe di pace».
Se Dio aveva cura degli agnelli
si sarebbe preso cura anche di
lui, e del suo papà ammalato,
dei suoi fratellini, della sua
mamma. E così pregò il Signore Dio. E pregò così intensamente che dimenticò la
paura, il dolore, il vento freddo, non vide nulla tranne
l’oscurità dei suoi occhi chiusi, non sentì nulla tranne il
suo disperato sospiro. Poi aprì
gli occhi e toccò l’acqua del
pozzo con la punta dDlle dita.
Gli sembrò di vedere circoli
d’oro in superficie mentre il
cuore gli batteva forte.
Gridò di gioia mentre abbassava il viso quasi a lambire l’acqua. Ma quel grido divenne urlo di spavento quando vide riflesso nell’acqua il
viso di un uomo, uno straniero dalla lunga barba. «Non
gridare, piccino - disse l’uomo, rassicurandolo -. Guardavo al di sopra della tua
spalla per vedere cosa stavi
osservando così intensamente». Quella voce calmò David
che guardò lo straniero e si
rese conto che l’oro che aveva
visto nel pozzo non era altro
che il riflesso degli ornamenti
del suo ricco vestito. Deluso,
si guardò intorno e scorse la
( strada, fino a poco prima
completamente deserta, ora
piena di gente con torce,
j cammelli carichi e persone
vestite riccamente. No, non
1 sono ladri. Questi uomini,
I pensava, devono essere re,
i proprio come Salomone. «Coi sa guardavi, dunque?», chiese
Í il vecchio uomo. «Cercavo il
I desiderio del mio cuore».
1 «Questo è dunque un pozzo
i speciale!». «Sì e si dice che se
Í si prega con tutto il cuore, Dio
I ti dà la visione del tuo deside] rio». «E tu l’hai visto?». «Sei arJ rivato tu, ho visto solo te».
Cerca nel fondo
Un altro, anche lui vestito
splendidamente, disse; «Noi
abbiamo perso una stella, figUolo. La troveremo forse nel
tuo pozzo?». David pensò
che scherzassero, come potevano dei re cercare una
stella? «Se il vostro cuore è
puro, sì», rispose. «Guardaci
tu - disse il vecchio rivolto ad
un altro giovane signore, sei giovane e certo il tuo cuore è puro». «Nel pozzo vedrò
solo un pezzettino di cielo rispose - comunque ecco, ci
guardo. Non la vedo..., cioè,
sì, la vedo, grande come un
diamante al centro di uno
scudo». «Sì è lì, dissero gli altri indicando un punto nel
cielo». Anche David gridò;
«È una stella grandissima,
splendente! Guardate, splende sopra Betlemme». «Sì, Betlemme, la meta del viaggio.
Perché non ci conduci tu lì,
ragazzo - disse rivolgendosi a
David -. Dai, sali sul cammello e guida tu la carovana».
«Io?» «Perché no». «Va bene,
vi porterò io a Betlemme»,
annunciò, anche se non era
una gran cosa andare in un
posto che era ormai visibile
anche ad occhio nudo.
Emozionatissimo montò su
un maestoso cammello e si
avviò davanti a tutti. Dalla felicità cominciò a un tratto a
suonare il suo flautino. «È
giusto suonare - disse -. La
musica è la voce di chi confida nella protezione di Dio e il
dono del coraggio è la voce di
Dio che risponde». «Che ragazzo saggio», disse uno dei
grandi signori. «Non è farina
del mio sacco - ammise David - Un uomo su in collina
me lo ha detto, un uomo che
guardava il gregge di Eli e degli altri pastori che erano andati a Betlemme a far visita
ad un bimbo appena nato».
«Tutto il mondo va stanotte
a Betlemme a conoscere il
bimbo? - disse il vecchio».
«Anche voi?», chiese David.
«È nato un re - rispose il giovane - e noi andiamo a rendergli onore». A David sembrò che quella notte fosse
piena di re. Ma come poteva
andare anche lui in un palazzo sontuoso vestito così miseramente? Senza volerlo gli
venne giù una lacrima.
La stella sbaglia?
Arrivarono a Betlemme.
Ancora a quell’ora si sentivano voci e si vedevano strisce
di luce sotto le porte. La città
era piena di gente venuta per
farsi registrare, si ricordò David, e nessuno fece caso alla
strana carovana che seguendo la grande stella attraversò
il centro e lo superò. Dove
vanno? pensò David che sapeva che la zona verso la
quale si avviavano era molto
povera. Il re non può essere
lì! Ma la stella si era fermata
su una casupola alla fine di
una stradina. «La stella sbaglia!» affermò David con decisione, ma nessuno ci fece
caso. Si fermarono e i signori
scesero in silenzio dalle loro
cavalcature presi da riverente
soggezione. Presero con sé
tre scrigni d’oro e si avvicinarono alla casa. La sola luce
che c’era lì, però non veniva
dalla casa ma dalla cava un
po’ più giù, la stalla.
Bussarono delicatamente e
la porta si aprì. 1 re entrarono
con i loro doni. David rimase
fuori. Non riusciva a resistere
alla curiosità, così vide un
buco giù nella porta e sbirciò.
Non c’era un re, lui l’aveva
detto. C’erano animali e alcune persone, povere come lui.
C’era una donna che aveva
un viso stanco, che sorrideva
però dolcemente, c’era uri
uomo, e poi riconobbe i suoi
amici pastori. Anche loro
avevano portato dei doni; un
bastone da pastore, un pezzo
di pane, una mantellina di lana. I ricchi signori erano accanto a loro. Ma chi c’era nella mangiatoia che tutti guardavano rapiti? Schiacciando
ancor di più il viso sulla porta
riuscì a vedere attraverso il
buco un bimbetto. Così questo era il re? Ne aveva visti
quella sera di grandi re, almeno così gli era sembrato,
ma questo era il posto più
strano di tutti per incontrarne uno. Ma se era così, allora
poteva entrare anche lui.
Si spolverò un poco, si aggiustò i pantaloni, si lisciò i
capelli e decise di entrare
pian piano. Poi pensò che
non aveva doni da offrire.
Non possedeva nulla. Così,
stava per indietreggiare e
uscire di nuovo ma la donna
lo scorse nell’ombra e l’uomo
accanto a lei sollevò un po’ la
lanterna. Il bimbo era tutto
illuminato. Desiderò anche
lui essere per un attimo in
quella luce speciale. Non
c’era sacrificio che non valesse la pena fare. Si sfilò dal
collo il piccolo flauto, avanzò
e lo posò davanti al bimbo. Il
suo dono accanto agli altri. Si
sentì inondare da un calore
avvolgente e forte simile al
primo caldo sole dell’cmno.
Chi semina in lacrime...
«Quando -sono venuto a
Betlemme ero il capo di una
carovana», raccontava David
agli amici scendendo la collina. «Adesso corri da tua madre, starà in pensiero». Ma lui
non correva, pensava al suo
cammello. Rimase indietro e
senza pensare arrivò al pozzo. Fu allora che si ricordò di
tutto, del papà ammalato e
della sua famiglia affamata.
David pianse rannicchiato
sull’erba fredda della notte
ancora non del tutto trascorsa; pianse e pensò che nulla
era cambiato, era ancora nel
mare nero della miseria. Poi
sentì la terra sotto di lui, ricordò il vento fra le foglie che
portava canti lontani, gli venne in mente la parola che diceva; «Chi semina in lacrime,
raccoglierà nella gioia».
E si calmò, prese coraggio e
andò al pozzo al primo chiarore dell’alba. No, non più per
cercare il desiderio del suo
cuore, solo per sciacquarsi la
faccia e poter presentarsi a
casa con un viso pulito e
gioioso per confortare i suoi
alméno un poco. Non sentì
per il rumore dell’acqua il
trotterellare di un cammello
dietro di sé. «Pensavi che
avessi dimenticato la mia guida? Ti sono venuto dietro appena mi sono accorto che non
c’eri più - disse uno dei signori di prima al bimbo stupito -.
Ecco, questo è per te». Era
una sacca piena di pezzi d’oro, abbastanza per comprare
medicine e cibo, e riscaldarsi
per tanto tempo.
David rimase senza parole
e con la bocca aperta, rotonda come le monete stesse.
«Quando ho visto il dono che
hai fatto del tuo flauto ho deciso che non saresti tornato a
casa a mani vuote. Deve essere stato il piccolo re che mi
ha messo in testa questo
pensiero. Ora va’ a casa. Io
tornerò nel mio paese. So che
non ci dimenticheremo mai
l’uno dell’altro. Addio piccolo
mio». Mentre saltava fra i sassi felice, David udiva di nuovo fra i rami degli ulivi; «Conforta, conforta il mio popolo». Sembrava che le colline
intorno a lui gridassero in coro; «Gloria a Dio!».
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 22 DICEMBRE
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Dialoghi bilaterali, una delegazione dell'Alleanza mondiale battista in Vaticano
Il papato? Un nodo dell'ecumenismo
/ battisti italiani non hanno preso parte all'incontro per dare un segnale di disagio ecumenico
in questo anno giubilare. Successivamente hanno incontrato la delegazione estera battista
ANNAMAFFEI
IL 3 e 4 dicembre una delegazione della Alleanza
mondiale battista (Bwa) guidata da Tony Cupit, direttore
del settore Studi e ricerche
della Bwa, ha incontrato rappresentanti del Consiglio
pontificio per la promozione
dell’unità dei cristiani fra cui
il presidente, cardinale Edward Cassidy, il segretario, vescovo Walter Kasper, e il responsabile per la sezione occidentale, monsignor John
Radano. L’incontro, che si è
svolto in Vaticano, aveva lo
scopo di esplorare la possibilità di inaugurare per il prossimo futuro un nuovo ciclo di
dialoghi teologici su temi
controversi o di comune interesse fra cattolici e battisti. L’
incontro era stato nei mesi
scorsi oggetto di discussione e
anche di una presa di posizione da parte del Comitato esecutivo delTUcehi, che aveva
chiesto alla Bwa di rimandarlo a dopo la conclusione del
cosiddetto Anno Santo.
Si voleva offrire, da parte
battista italiana, un segnale di
disagio rispetto a toni e contenuti espressi quest’anno
dalla Chiesa cattolica anche
nei confronti delle altre chiese, culminati negli ultimi mesi con la beatificazione di Pio
Di e la divulgazione del documento teologico Dominiis Jesus. Il giorno dopo rincontro
in Vaticano, sette dei dodici
componenti la delegazione
battista internazionale, fra
cui il presidente e il segretario
generale della Federazione
battista europea. Ole Joergensen e Theodor Angelov, hanno poi incontrato nella sede
di piazza in Lucina alcuni
rappresentanti delTUcebi per
un’esposizione fraterna delle
rispettive posizioni e per aggiornare i battisti italiani sui
contenuti dell’incontro in Vaticano. Erano presenti per le
chiese battiste italiane il presidente, Aldo Casonato, chi
scrive queste note, vicepresidente Ucebi, e Renato Maiocchi, Doriana Giudici, Domenico Tomasetto, Italo Bene
Le delegazioni battiste itaiiana e internazionale. Secondo, da sin.: Ole Joergensen, presidente delia
Federazione battista europea (Ebf). Secondo, da destra: Theodor Angelov, segretario generaie dell’Ebf
detti, Umberto Delle Donne e Europa sappiamo molto be
Dudley Graves.
«L’incontro era stato programmato da tempo - ha
spiegato Cupit - e anche noi,
pressati da posizioni provenienti da Unioni battiste in
diverse parti del mondo, ci
siamo chiesti se cancellare o
meno l’appuntamento. Poi
abbiamo scelto di esserci ma
esprimendo ai partner cattolici tutto il disagio e la contrarietà che soprattutto l’ultimo
documento teologico aveva
un po’ dovunque suscitato.
In realtà quello che abbiamo
notato da parte cattolica è
stato un certo imbarazzo rispetto all’ultima parte della
Dominus Jesus, che hanno riconosciuto essere stata scritta con toni aspri e poca sensibilità ecumenica, e che
hanno sostenuto non essere
una priorità nell’economia
generale del documento, teso
invece a contrastare il relativismo religioso. Più che difendere il documento hanno
cercato di ridimensionarne il
peso rispetto sia ai pronunciamenti dei concini sia alle
encicliche papali».
«Noi battisti dell’Est dell’
ne cosa significa essere delle
minoranze inascoltate - ha
affermato Angelov, dopo che
gli italiani avevano espresso
le ragioni della loro assenza
-, in un paese come la Bulgaria dove prima e anche dopo
la caduta del regime, come
battisti siamo considerati
dalla Chiesa ortodossa una
setta e spesso anche nemici
del nostro popolo. Ma in
ogni caso sempre, dove ho
trovato spiragli di dialogo
con gli ortodossi, ho preferito la parola al silenzio».
Durante l’incontro in Vaticano sono stati individuati
alcuni nodi che saranno oggetto di futuri approfondimenti: la questione delTautorità e del papato e in generale
l’ecclesiologia, una rivisitazione delle ferite infette nel
passato, una chiarificazione
del linguaggio e della terminologia teologica, l’evangelizzazione e la mariologia.
Dalla Bwa, dato il difficile clima ecumenico attuale, è stato richiesto che non si riprenda un ciclo vero e proprio di
dialoghi bilaterali, ma si awii
un programma di incontri
annuali a tema che si svolgano ovviamente non solo a
Roma, ma in diverse parti del
mondo. Da parte cattolica c’è
invece più interesse per l’avvio di nuovi dialoghi.
In conclusione lo scambio
di informazioni e di opinioni
fra battisti italiani ed esteri è
stata una proficua opportunità di comunicazione. I primi hanno potuto esporre la
propria strategia ecumenica
improntata alla diffusione capillare della parola di Dio in
Italia e alla promozione di
una cultura laica e pluralista, i
secondi hanno rispecchiato
un visione più ampia del cattolicesimo, non ovunque debordante e trionfalistico. «Negli Stati Uniti i cattolici - ci è
stato detto - hanno preso ufficialmente le distanze dai toni
e dai contenuti più esclusivi
della Dominus Jesus, e similmente gran parte della Chiesa
cattolica latinoamericana».
«Qui tali echi di protesta arrivano molto attutiti, quasi annullati dalla propaganda papale di stato», è stato risposto
dagli italiani. È bello sapere
che poi non proprio tutte le
strade portano a Roma.
Messaggio di Natale
Da secoli una regola non
scritta vuole che a Natale le
armi tacciano dovunque ci
sono conflitti in corso. Sarà
cosi anche quest’anno? 1 capi
di guerra che spingono giovani, e spesso bambini, a
portare avanti le loro sporche guerre, hanno mai sentito parlare di quésta regola, e
se ne preoccupano? Dalla
Sierra Leone all’Indonesia,
da Israele e dalla Palestina
allo Sri Lanka, dalla Colombia alla Cecenia, il nostro
mondo sembra preso nell’ingranaggio fatale della
guerra, della violenza e della
distruzione. Una vera e propria cultura della violenza si
sta sviluppando e diffondendo, a disprezzo di tutte le
norme del diritto umanitario internazionale. La violenza non si manifesta soltanto nei conflitti armati, è
onnipresente: nella strada e
nella metropolitana, a scuola
e allo stadio, nella famiglia, a
casa. Le sue vittime sono per
lo più persone considerate
come diverse: membri di minoranze etniche, razziali o
religiose, rifugiati, handicappati, o semplicemente
poveri ed emarginati.
È possibile rompere questo ingranaggio? Un po’ dovunque, la gente comincia a
mobilitarsi, a formare alleanze per resistere alla cultura della violenza. Con il
suo programma «Vincere la
violenza», il Consiglio ecumenico delle chiese cerca dal
1994 di sostenere e di fare
conoscere queste iniziative.
Proseguirà i suoi sforzi lanciando all’inizio del 2001 un
Decennio «vincere la violenza». Questo decennio si basa
sulla convinzione che i cristiani e le loro chiese sono
chiamati a «recare al mondo
una testimonianza chiara di
pace, di riconciliazione e di
nonviolenza fondate sulla
giustizia». L’obiettivo del decennio è di creare uno spazio
in cui possa affermarsi una
nuova cultura della pace e
della riconciliazione.
Non è solo per ragioni politiche che l’edificazione di
una cultura della pace e della
nonviolenza è necessaria e
urgente. Le chiese sono chiamate a manifestare l’op
posizione dell’Evangeloj
culto della forza e dell’
goismo, alla competizio!
spietata e all’impunità din!
usufruiscono gli autoiu
violazioni dei diritti dell,
persona. La cultura dell
violenza affonda le proti
radici nell’aggiramento,
nell’abbandono dei valo,j
fondamentali: essa esprljj
l’incapacità di vivere in njj
rete di relazioni. La lot,,
«Ino
molte
contro la violenza
cominci,
nelle menti e nei cuori.
cultura della pace non
essere imposta ma prenj,
forma nell’apprendimenti
della risoluzione pacifica d,i
conflitti, nella gestione dell,
relazioni difficili e nell’ij.
contro senza timore conlj
straniero.
Ogni anno, a Natale,!,
scoltiamo il messaggio degl
angeli: «Gloria a Dio nei Ino
ghi altissimi, e pace in tem
agli uomini ch’egli gradi,
sce!» (Luca 2, 14). Noi cele.'
briamo la nascita del «Prin.1
cipe della pace» (Isaia 9, 5[|
che ci ha riconciliati con Dici
e gli uni con gli altri e che co-:
si ha annunciato la pace!
(Efesini 2, 17), stabilendo!
una nuova relazione tra coloro che l’alienazione e l’o-!
stilità avevano allontanati gl
uni dagli altri.
Nel celebrare il Natale
quest’anno, sforziamoci di
riflettere sul contributo che
potremmo dare per vincere
la violenza e creare una cultura della pace. In un tempo
in cui la violenza è diventata
onnipresente, coloro che
hanno ascoltato e accettato
l’Evangelo della pace del Cristo sono incaricati di proclamare il messaggio della riconciliazione. Sono «ambasciatori per Cristo», chiamai'
al ministero della riconciliazione (2 Corinzi 5,18-20)
Questo è dunque il nostro
mandato di cristiani oggi.
Ovunque i muri deU’ostilità
vengono abbattuti, ovunque
i conflitti vengono risolti
pacificamente, ovunque lo
donne e i bambini vengono
sottratti alla violenza, la pace del Cristo è proclamata
per la gloria di Dio.
Kon rad Kaiser
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
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Si è conclusa a Glay la visita dell'équipe Cevaa nel Nord-Est della Francia
Una tappa del viaggio è finita, ora si inizia qualcos'altro
ELISABETTA RIBET
DOPO la visita a Mulhouse, l’équipe Cevaa è stata
accolta nella regione di Montbéliard, dove la chiesa luterana di Francia (Eelf) ha uno
dei suoi due dipartimenti.
Come la Chiesa riformata di
Francia (Erf), anche i luterani
francesi non hanno stipendi
statali e le strutture della
chiesa sono per Io più finanziate come le nostre. Tra le
peculiarità della regione,
chiaramente, la realtà Peugeot. Il sito storico della fabbrica, che abbiamo visitato, è
qui e ha segnato e segna
profondamente la vita e la
storia di tutta la zona. Anche
qui l’équipe ha visitato diverse comunità e visto quali tipi
di lavori e di problemi esse
debbano affrontare. Tra le
cose «speciali», una parte di
un complesso socio-assistenziale, l’Arc-en-ciel, in cui la
chiesa assiste i giovani portatori di handicap, soprattutto
mentali, minorenni per la
maggior parte, cercando di
costruire attorno a loro un
ambiente di istruzione e ani
mazione in cui i ritmi e i tempi siano più adatti ai loro, e
che possano poco alla volta
accompagnarli verso una
certa indipendenza e autosufficienza.
Nelle zone periferiche della
città, come quasi ovunque, la
realtà sociale e culturale è
molto cambiata negli ultimi
decenni. In Francia si incontrano ogni tanto le Eop (équipes ouvrières protestantes),
che funzionano da centri di
coordinamento, assistenza
sociale e animazione. Le sfide
di oggi naturalmente sono,
soprattutto in periferia, quelle
dell’ambito della multiculturalità. Ed ecco che le Eop di
Montbéliard appoggiano i lavori e i contatti tra donne,
francesi e immigrate, dal Maghreb alla Turchia, in Francia
da una o più generazioni.
La settimana si è conclusa
con un importante culto regionale in cui sono stati ordinati e insediati diversi pastori
e pastore, alla presenza di
Jean-François Zorn, professore della facoltà di Montpellier, e di Charles Wagba, della
Cevaa, con i quali si è discusso di come e in quali termini
e limiti si debba e si possa testimoniare la fede cristiana
oggi. Abbiamo trovato un’oasi di pace nel Centro di incontri di Glay, sperduto, minuscolo villaggio a un pugno
di chilometri dalla Svizzera. II
Centro offre la possibilità di
partecipare a campi già organizzati e mette i suoi locali a
disposizione di chi ne chieda
l’utilizzo. Sessioni di catecumeni, incontri culturali con
racconti e danze della regione, week-end in cui a fianco
degli studi biblici si propongono attività «stagionali»; al
momento, uno stage di decorazioni natalizie con animatrici spécialiste, il tutto in
mezzo alla natura, tra colline
boscose e laghetti nascosti.
Dopo Montbéliard, eccoci
a Besançon. Fondata dai romani, la cittadina ha una
conformazione interessante:
costruita su un’ansa del
Doubs, che forma quasi un
anello d’acqua tutto attorno
al centro storico, è dominata
da ogni parte dalle imponenti
fortificazioni di Vauban, il
ministro di Napoleone che
ha lasciato il segno dai Pirenei alle Alpi. Qui siamo stati
accolti dal gruppo di animazione missionaria della chiesa riformata di Francia (come
a Nancy) per una settimana
breve, alla fine della quale
eravamo attesi di nuovo a
Mulhouse per l’apertura del
Sinodo congiunto delle chiese Ecaal e Eral, che ha riflettuto tra l’altro sulla missione.
Tre dei giorni passati a Besançon sono stati dedicati alle visite delle comunità della
zona: Dole, Lons-le-Saunier e
Morteau. A Besançon abbiamo poi passato un piacevole
momento di incontro con i
gruppi ecumenici della città,
con i quali abbiamo avuto un
interessante dibattito. Un
piccolo «flash»: a Lons, durante un incontro con la
scuola domenicale, i bambini
ci hanno fatto vedere la decorazione che preparano per il
culto di Natale: il roveto ardente. Come a Nancy, all’inizio del viaggio. Ed ecco Alice,
che quasi tra sé e sé dice: «Il
Signore ci parla dall’inizio di
questo viaggio». E forse è vero, forse tutto questo percorso, ormai concluso, ha avuto
una sua unità, un suo filo
rosso che ci ha accompagnati, guidati, a volte, fino a qui.
E alla fine bisogna pur capire a cosa tutto questo sia
servito, se tutto questo è servito a qualcosa. Ci siamo ritrovati a Glay, con tutte le
persone che ci hanno accompagnato, tappa dopo tappa.
Ci siamo detti che cosa abbiamo imparato, che cosa rifaremmo allo stesso modo e
che cosa no, che cosa ci mancherà e che cosa raccontere
Strasburgo: «Petite France»
mo una volta tornati ciascuno a casa sua. E soprattutto
abbiamo fatto progetti. Non
credo che si tratti semplicemente di non voler ammettere che è finito e che quindi
sia necessario in qualche modo «eternizzare» un po’ tutto
il lavoro. Non tutto ciò che
abbiamo vissuto insieme deve netessariamente dare
frutto: alcuni episodi di questo viaggio hanno avuto ed
hanno il loro signlficatb in se
stessi, nel momento preciso
in cui sono stati vissuti. A
fianco di ciò, l’impressione
che siano nate delle relazioni
che possono fare del bene alle persone, che possano e
debbano dare dei frutti.
Alcuni progetti sono realizzabili in fretta e quasi senza
costi. Altri sono un po’ più
complicati da organizzare.
Abbiamo seminato qualco*
e seminare non è sempre'®
lavoro facile e riposantiAdesso, credo, è il momenB
in cui il seminatore di Mari*
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con rabbia o con dolore, W
una tappa è finita, e adesso
inizia qualcos’altro.
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iffNERPi 22 DICEMBRE 2000
PAG. 5 RIFORMA
Due recenti film ripropongono le vicende della Resistenza al nazifascismo
Immagini e spirito dei partigiani
«I nostri anni» di Daniele Gag Ha none e «Partigiano Johnny» di Guido Chiesa fanno riflettere
ittuij molto perché evitano il rischio del prevedibile e ogni tipo di retorica e compiacimento morale
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Torino, stazione Lingotto: un vecchio è fermo
sotto la pensilina. Fa qualche passo, si guarda intorno,
presumibilmente aspetta il
treno: a un tratto appoggia la
fronte a un pilone di cemento Inizia COSI I hosìtì, cititiì, R
film d’esordio del torinese
Daniele Gaglianone, che il
25 novembre scorso si è meritato il premio «Cinemawenire» per la migliore opera
prima alla 18=‘ edizione del
Torino Film Festival. Al volto
del vecchio alla stazione si
alternano immagini di un
bosco di betulle, in un montaggio che subito propone
allo spettatore la doppia
realtà del presente e del passato; e se il presente, non si
tarda a scoprirlo, è un’estate
da consumare in un pensionato per anziani vicino a Torino, il passato è quello della
lotta partigiana nei boschi
del Canavese.
Girato tutto in bianco e
nero, il film di Gaglianone è
un film sulla Resistenza e sul
ricordo, ma anche sulla giovinezza e sulla vecchiaia. Alberto e Natalino, che da ragazzi sono stati partigiani insieme, ora vivono uno in
città, l’altro in un borgo disabitato di montagna, con l’indugiare sui passi e sui ricordi
che si vuole tipico delle per
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sone anziane. Ma un incontro, fatto da Alberto nel pensionato, riporterà a galla una
ferita ancora dolorosa, un
episodio di guerra mai del
tutto sepolto: in un anziano
paraplegico Alberto riconosce infatti il fascista che aveva torturato e ammazzato Silurino, un amico giovanissimo dei due. Raggiunto Natalino, i due si armano per
vendicare l’amico, cinquant’
anni dopo.
Fin film che nell’illuminare
i personaggi (l’inquieto Alberto e il più pacato e rassegnato Natalino) risparmia sui.
dialoghi e si affida invece alla
fotografia: «Per ogni modo di
sentire il mondo abbiamo
usato un bianco e nero e
un’inquadratura diversi - ha
spiegato il regista - abbiamo
puntato sull’immagine nel
tentativo di far aderire il linguaggio cinematografico al
diverso carattere dei personaggi». Ne viene fuori un film
poco didascalico e senza soluzioni moraleggianti, un
omaggio alla storia e alle sensibilità di molti ex partigiani
(si vede bene l’esperienza
maturata da Gaglianone come operatore video al fianco
di Paolo Gobetti): il bisogno
di ricordare (la guerra, che
per loro è sì momento terribile ma anche gioventù) il senso di inutilità, le tragedie personali mai ridimensionate
dagli anni (ecco allora che il
pilastro su cui si appoggia Alberto è in realtà l’albero dietro cui si era fermato, impotente, a guardare la strage fascista) diventano un disincantato quanto partecipe ritratto di persone mutate dal
tempo; e a quel punto poco
importa se Alberto e Natalino
riescano o no a sparare al nemico ormai impotente.
Gaglianone evita così il rischio del prevedibile (quanto
in genere inascoltato) monito
alle generazioni successive;
come del resto fa anche Guido Chiesa nel suo Partigiano
Johnny, quando affida principalmente al volto affilato e
sofferente di Stefano Dionisi,
e all’inseguirsi delle inquadrature delle Langhe desolate
in inverno, il senso dello
smarrimento davanti a una
guerra subita. Non per niente
il direttore della fotografia,
Gherardo Gossi, è lo stesso
nei due film; e nel Partigiano
la sceneggiatura si asciuga fino quasi a scomparire, lasciando il campo a un’Alba
bagnata da una pioggia inarrestabile e alle colline infangate o nebbiose o innevate
ma sempre pronte a lasciarti
a viso scoperto di fronte al
nemico (ma come era possibile la guerra partigiana sulle
colline? Lo spettatore è costretto a chiederselo ancora,
per esempio di fronte alla sce
na in cui Johnny e i suoi compagni sono bloccati a mezza
costa fra due file di fascisti, a
monte e a valle, e riescono a
cavarsela per un soffio).
Qui, come nel film di Gaglianone, la guerra partigiana
è innanzitutto un correre
continuo e disordinato per
sfuggire agli attacchi nemici,
e qui più che nei Nostri anni
è un tornare sempre di nuovo, un resistere proprio, nonostante la precarietà terribile, la morte sempre («Sarò
proprio io il passero che non
cade?», si chiede Johnny in
un momento di tregua), la
necessità di una scelta definitiva che non si attarda in
spiegazioni e per questo ancora di più sgomenta e commuove ma non consola. La
storia, d’altronde, era quella
di Fenoglio stesso’”; e con lui
di tutti gli altri Alberto e Natalino, e dei nostri partigiani
che conosciamo bene, persone capaci di sobrietà e orgoglio. Questi film, e soprattutto Il partigiano Johnny, li
rappresentano degnamente;
qualcuno potrà dire che non
sono film immediati, e chiedersi quanto possano insegnare a chi non sa: ma sono
lì, senza facili soluzioni, a dirci quali sono stati e quali sono i nostri anni, come pilastri
su cui appoggiare la fronte.
C*) Beppe Fenoglio: Il partigiano Johnny. Einaudi, 1994.
Un’immagine dai fiim «i nostri anni»
Pedofilia
Per vincere l'orco
In un dialogo serrato con la psicoioga e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, il giornalista e scrittore Claudio Camarca, già
autore de I santi innocenti, sviluppa un aggiornamento della
precedente inchiesta sulla pedofilia e pone
in quest’ultimo lavoro (Sos pedofilia. Parole
per uccidere l'orco, Baldini & Castoldi, pp.
95, £ 13.000) alcuni «punti fissi» per combattere il fenomeno. Il problema di base è
la difficile individuazione del pedofilo, delle sue predisposizioni e della sua storia
passata. Senza un’indagine in questa direzione è impossibile capire (e quindi contrastare) la piaga sociale che ne consegue.
CLiiirMO CAMARCA ;
SOS
Pedofilia
RADIO
Un libro che riassume la metodologia di confronto ad Agape
strategie per vivere il tempo del disinteresse
Culto radio
MASSIMO GNONE
T L nostro tempo è il temKKlpo del disinteresse. Esattamente, il tempo in cui
non riusciamo a fare qualcosa: è il tempo dell’abbandono... Questo essere abbandonati al dominio della tecnica
significa esattamente espropriazione di ciò che l’uomo
ha di più umano: la capacità
di pensare, la capacità di interrogarsi, la capacità di porre domande». Probabilmente
non è giusto rubare frasi a
una delle relazioni raccolte in
questo volume (l’ultima, del
prof. Ottavio Di Grazia), ma
mentre leggevo queste parole
è arrivato rapido ed eretico il
riferimento al titolo di un altro libro, un’altra raccolta di
testi sparsi, ma con un unico
filo conduttore: L'abbandono
di Pier Vittorio Tondelli.
11 nostro tempo, disse e
scrisse lo stesso scrittore emiliano e omosessuale, è da intendersi come «abbandono
delle cose o forse anche della
realtà» che quasi ci costringe
ad ammettere «l’umana condizione di “stare soli, sotto il
sole, a dimostrare che siamo
senz’ali’’». Il libro di Agape’*,
curato da Gianluigi Gugliermetto, vuole testimoniare del
percorso compiuto nel Centro ecumenico di Prali durante i campi teologici estivi negli anni 1994, 1995 e 1996: la
volontà, «attraverso una lettura delle tradizioni ebraica e
cristiana», di cercare «modi
diversi di dire Dio, accorgendosi che quando si parla di
Dio evitando le categorie
dell’universalismo, emergono le dimensioni della relazione, del limite, della parzialità». È facile constatare come
queste categorie facciano
parte del bagaglio dello scrittore Tondelli impegnato, fino
alla morte prematura, nell’indagine della postmodernità,
non solo come categoria intellettuale, ma come spazio
di vita e di esperienza: sia di
sé che degli altri e dell’altro.
«Mettere al centro le relazioni»: è una parola d’ordine,
anzi di libertà, che attraversa
quasi tutti i contributi presenti nell’antologia I molti
nomi di Dio. Perché anche la
fede, l’incontro con Dio, testimonia il prof. Sergio Rostagno, «è in fondo l’incontro
con la relazione»: la fede bisogna definirla, ma senza risolvere tutti i problemi, come
«circolazione di idee», rapporto con l’altro. «Io non so
“cos’è” la mia fede - racconta
Rostagno, - ma lo so un po’
meglio quando sono in comunione, in comunità con
altri. Quando sono da solo
non so veramente se credo o
non credo: potrebbe essere
tutta un’illusione: quando
riesco a comunicare la fede, a
farmi comunicare dalla fede,
allora quella è la fede, che
non possiedo in se stessa ma
in quanto comunicata, in
quanto dono».
La stessa Trinità, dogma
fondante del cristianesimo,
rappresenta Dio attraverso le
sue relazioni reciproche e fa
conoscere Dio non come ente
totalmente trascendente e
lontano, ma che invece assume le differenze e le divisioni
umane, riconciliando l’identità e le diversità. Si può capire la portata di queste parole
nel confronto ecumenico e
interreligioso, ma soprattutto
nella nostra personale o comunitaria ricerca di fede, nella testimonianza e nel racconto di noi stessi agli altri, come
credenti, donne e uomini.
Per fortuna è difficile riassumere / molti volti di Dio,
forse perché non c’è la paura
di accostare testi diversi fra
loro, tentare difficili rapporti
di vicinato. Non è un saggio:
ha il pregio di conciliare in
poche pagine, come raccolta
di interventi orali e «postmodernamente», i legami fra
teologia e psicologia, storia
del pensiero ed economia,
«strutture» e «sovrastruttu
re». Tutto questo contribuisce alla possibilità di leggerlo
in modi diversi, reciprocamente complementari: documento di un percorso di
riflessione, spunto di dibattito teologico o strumento di
confronto ecumenico. E altro
ancora: l’intervento finale di
Ottavio Di Grazia, Dall’identità alle differenze, volutamente non conclude. LFn testo aperto, come i seminari
di Agape. «Dopo i campi di
sterminio - sono parole di Di
Grazia - non esiste un’ultima
parola. All’ultima parola se
ne aggiunge un’altra e poi
un’altra ancora». La teologa
femminista Letizia Tomassone scrive La parzialità di Dio.
Ci sono poi quattro contributi sul tema della cristologia e
sul conseguente presunto
ostacolo al dialogo con l’ebraismo e le altre religioni.
Sergio Rostagno scrive La discussione su Gesù; segue il
past. Fulvio Ferrario con In
Cristo soltanto: note sulla
struttura dell'esperienza credente; poi la pastora Erika
Tomassone con Gesù-Sophia: tracce di un concetto
negletto di Dio. Alla fine di
questa parte il libro ospita il
teologo spagnolo Josè Ramos
Regidor con il suo Pluralismo e rinnovamento della
cristologia, un interessante
) AGAPE CENTRO ECUMENICO 1
I I molti nomi
1 diDIO
scorcio sulle teologie della liberazione.
La seconda parte. Nomi per
Dio, è inaugurata dal teologo
Franco de Benedetti con La
ricchezza e la pluralità di Dio
nell’ebraismo. Segue ancora
Sergio Rostagno che scrive La
teologia trinitaria. C’è poi
Paola Marzoli che si tuffa nella biografia dello psicologo
svizzero Cari Gustav Jung,
collaboratore di Freud e figlio
di pastore. Il filosofo Fabrizio
Oppo conclude con un intervento provocatorio: «L’inconoscibilità di Dio - si legge
nel testo -, il suo sottrarsi alla
manipolazione dei nostri
concetti, può nascere dal fatto che Dio è individuato e
concreto, mentre il nostro
pensiero è troppo universale
per poterlo cogliere».
La terza parte raccoglie
due testi sul tema Approcci
alla pluralità religiosa: il primo dello storico delle religioni Giovanni Filoramo su
Gnosi e nuovi movimenti religiosi e il secondo dello stesso
curatore della raccolta, Gianluigi Gugliermetto, La teologia cristiana di fronte alle religioni. I molti nomi di Dio
non è soltanto un volume di
teologia, o meglio di teologie.
Può essere anche un breve
«racconto di formazione» di
quelli che, riprendendo Tondelli, non ci lasciano «soli,
senz’ali, sotto il sole». Anche
se, si chiedeva Primo Levi nel
suo La ricerca delle radici:
quanto della nostra Identità
«viene dai libri che abbiamo
letto? Tutto, molto, poco o
niente: a seconda dell’ambiente in cui siamo nati, della
temperatura del nostro sangue, del labirinto che la sorte
ci ha assegnato». E, si può aggiungere, delle persone che
incontriamo lungo il nostro
cammino.
(•) I molti nomi di Dio. Riflessioni per un dialogo interreligioso, a cura di Gianluigi Gugliermetto. Agape-Centro ecumenico,
Il segno dei Gabrielli editori,
2000, £ 25.000.
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
‘ radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
I TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
______ zinne delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 24 dicembre, alle ore 24, andrà in onda: «Parole di Natale: giustizia,
pace e salvaguardia del creato». La replica sarà trasmessa lunedì 25 alle ore 24 e lunedì 1“ gennaio alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV Í
Dopo l'alluvione
DAVIDE ROSSO
IMMAGINI di distruzione,
di ovvia disperazione da
parte di chi si vede portare
via tutto dall’acqua, ma anche la necessità di informazione contrapposta e complementare a quella di testimoniare, di dire quel che si è
visto. Comincia così il servizio che l’ultima trasmissione
di Protestantesimo, andata in
onda domenica 10 dicembre,
ha dedicato all’alluvione che
ha colpito a metà ottobre le
valli valdesi e la vai di Susa.
Poi, dopo le immagini del
palazzetto del ghiaccio di
Torre Pellice trascinato via
dalle acque, dei ponti crollati, dei campi allagati, nella
«calma» sottolineata da un
cambio notevole in termini
di drammaticità della colonna sonore, lo spazio è lasciato alla riflessione degli abitanti e degli amministratori
locali impegnati nella ricostruzione e nella riflessione
su quello che è stato e su
quello che sarà il loro territorio. Si pensa alla solidarietà
fra le persone, emersa forte in
quei momenti, alla cultura di
apertura e aiuto nei confronti
di chi ne ha bisogno che ha
caratterizzato le Valli e la valle di Susa nel corso dell’alluvione e che è difficile dire se è
maggiormente frutto della fede o più semplicemente è un
mix di cultura operaia, contadina, retaggio della lotta antifascista e quant’altro. Poi si
va oltre, il problema adesso
è la ricostruzione, la progettazione, i tempi di attesa
lunghi anche per la materiale ricostruzione delle
strutture (messo forse poco
in evidenza).
«La ricostruzione riguarda soprattutto le opere pubbliche; quello però che la
Chiesa valdese può fare oggi - dice il pastore Luciano
Deodato, presidente della
Ced del I distretto - è portare avanti un intervento che
riguardi l’insieme, che aiuti
a ricreare la volontà e il coraggio di affrontare il futuro». Infatti se la ricostmzione di strutture come ponti e
strade sono compito primario delle amministrazioni
sono soprattutto gli abitanti
e chi aveva attività sul territorio, i contadini in particolare (nel servizio si parlava
di quelli della vai di Susa
ma anche in vai Pellice e
Chisone i danni all’agricoltura sono stati ingenti) ma
anche gli operai e i proprietari delle imprese colpite (le
immagini hanno mostrato
gli stabilimenti distrutti di
Inverso Pinasca in vai Chisone) a doversi tirare su le
maniche per ricominciare,
soprattutto da un punto di
vista morale, dopo che le
acque spesso hanno rovinato l’attività di una vita. La
scommessa ora è andare oltre, guardare al futuro fa
cendo tesoro anche degli
errori del passato.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 22 DICEMBReW VENERDÌ 2:
Il nuovo fondo di solidarietà, istituito dal Sinodo scorso, viene gestito dalla Csd
Le «borse» per ospiti delle Case di riposo
Le rette dei nostri istituti, benché contenute rispetto agli alti costi attuali, sono pur sempre
elevate per molti pensionati Diaconia, convenzioni pubbliche e responsabilità delle famiglie
Un fondo alimentato dai contributi di singoli e chiese
Il Sinodo 2000 ha approvato l’istituzione di un «fondo
di solidarietà» per l’erogazione di borse di sostegno per
persone che richiedano ospitalità presso gli istituti per anziani nell’ambito dell’ordinamento valdese e non sitmo in
condizioni, per comprovate
difficoltà economiche, di sostenere interamente il costo
della retta prevista. 11 fondo è
gestito dalla Commissione sinodale per la diaconia (Csd).
Da tempo era affiorato il
problema delle rette che aumentano di anno in anno
presso i nostri istituti; se ne
era discusso anche in occasione di un convegno delle
opere diaconali a Firenze.
Negli incontri periodici che la
Csd organizza a livello di istituti per anziani, le difficoltà
di ottenere il pagamento
completo della retta si era
manifestato concretamente
da parte di coloro che hanno
una responsabilità diretta di
gestione dell’opera.
Durante il Sinodo 1999, due
gruppi di lavoro (uno sulla
diaconia e l’altro suU’utilizzo
dei fondi otto per mille) avevano discusso lungamente
della questione e il Sinodo
stesso aveva approvato un ordine del giorno che invitava
«la Tavola valdese e la Csd a
studiare e proporre al prossimo Sinodo un sistema per sostenere finanziariamente,
presso le opere di assistenza,
specifiche situazioni di comprovata difficoltà», e la Csd
stessa e le opere «a elaborare
progetti per Tutilizzo di risorse provenienti dall’otto per
mille per la costituzione di
L’Asilo dei vecchi a San Germano Chisone
borse assistenza per ospiti»
(art 38/SI/99). Il progetto,
presentato congiuntamente
da Tavola e Csd e approvato
dal Sinodo scorso, ha definito
alcuni principi che dovranno
regolare il sistema di erogazione delle borse stesse.
È certamente vero che le
rette, soprattutto quelle per
non autosufficienti, incidono
in maniera cospicua sui fruitori di pensioni medie, ma è
altrettanto vero che l’ente
pubblico, a vari livelli, interviene a sostegno, attraverso
assegni di accompagnamento, quota sanitaria a carico del
Servizio sanitario nazionale,
integrtizione rette a carico dei
Servizi sociali territoriali. L’intervento della borsa di assistenza non dovrà pertanto sostituire o sommarsi all’intervento della «mano pubblica».
L’atto sinodale 1999 precisa
Il rifugio Re Carlo Alberto a Luserna San Giovannni
Le convenzioni in atto
Le nostre Case per anziani che ospitano persone non autosufficienti sono convenzionate (per la Lombardia si tratta
di «accrediti») con l’ente pubblico (Asl, Comuni, Regioni)
per un numero limitato di posti. Questa è la situazione aggiornata:
- Asilo valdese per vecchi di San Germano Cbisone; 49
convenzioni (con TAsl di Pinerolo);
- Rifugio «Re Carlo Alberto» di Luserna San Giovanni: 53
convenzioni (con TAsl di Pinerolo e le Asl di Torino):
- Casa di riposo «Il Gignoro» di Firenze: 50 convenzioni
(36 con TAsl di Firenze e 14 col Comune);
- Casa di riposo evangelica valdese di Vittoria: 11 convenzioni (con vari Comuni) e 11 integrazioni rette (dal Comune
di Vittoria):
- Casa valdese delle diaconesse di Torre Pellice; nessuna
convenzione essendo una Ra (residenza assistenziale);
- Casa di riposo per anziani «euprotti Zavaritt» di Gorle:
20 accreditamenti Nat (non autosufficienti totali) e 20 accreditamenti Nap (non autosufficienti parziali) (con la Regione
Lombardia);
- Asilo valdese per persone anziane di Luserna San Giovanni: 49 convenzioni (40 con TAsl di Pinerolo e 9 con TAsl 2 di
Torino):
- Casa valdese per anziani «Miramonti» di Villar Pellice:
nessuna convenzione, essendo una Ra.
che l’intervento di sostegno
economico dovrà avvenire ad
personam. Questo significa
che sarà la persona (o i suoi
familiari) a dover richiedere,
e motivare, il sostegno della
borsa; questa procedura da
un lato evita l’intervento
dell’otto per mille per la semplice copertura delle perdite
di bilancio dell’istituto, e
dall’altra impedisce, attraverso la richiesta di idonea documentazione, richieste ingiustificate di sostegno: la procedura stessa evita altresì che
l’istituto, per non dover rifiutare l’ospitalità alle persone
economicamente più deboli,
adotti «rette politiche» al di
sotto dei costi effettivi. Ogni
istituto, infatti, da anni si fa
carico delle rette (in misura
parziale o totale) di persone
che non possono pagare, scaricando di fatto sull’insieme
della struttura e sugli altri
ospiti i deficit che ne derivano. Le borse potrebbero permettere di riequilibrare, almeno in parte, i conti.
È opportuno ebe il fondo
borse sia gestito dalla Commissione sinodale per la diaconia sia perché tale organo
ha una visione generale delle
esigenze e dei problemi dei
singoli istituti, sia per assicurare criteri di valutazione
uniformi e validi per tutti. La
borsa non può essere predefinita nel suo ammontare ma
deve cercare di coprire le effettive necessità.
Il finanziamento di questo
sistema di borse deve avvenire attraverso la costituzione
del fondo di solidarietà alimentato da contributi e doni
di singoli e chiese, da eventuali lasciti finalizzati a tale
scopo, nonché da progetti
sostenuti dai fondi provenienti dall’otto per mille.
11 senso e lo scopo dell’operazione sta nella solidarietà
che le chiese devono essere
in grado di esprimere con
continuità nel tempo. È questo il dato costitutivo del progetto: la riscoperta del dono
della solidarietà che si può
manifestare in molti modi,
non ultimo quello di versare
delle quote annuali, o mensili, che consentano l’alimentazione del fondo gestito dalla Csd, la quale renderà conto
periodicamente suo operato.
Il Sinodo, nell’approvare il
«regolamento del fondo di
solidarietà istituito presso la
Csd», ne ha definito gli scopi
(art 2), il finanziamento (art.
3) e la gestione (art. 4).
Il monitoraggio della Csd
La Csd, in collaborazione
con gli istituti e le opere per
anziani, ha fatto una rilevazione del numero degli ospiti che si trovano nell’impossibilità di versare l’intero importo della retta. Il monitoraggio ha interessato tutte le
Case di riposo; è risultato
che 106 ospiti, su un totale di
498, cioè il 21%, versa un importo mensile inferiore alla
retta: in molti casi tale importo raggiunge appena il
60% della retta stessa.
Sui bilanci delle opere gravano pertanto rilevanti oneri
che per Tanno 2000 sono stimati in 640 milioni. Era stato
pertanto inoltrato un apposi
to progetto per ottenere dei
fondi provenienti dall’otto
per mille. Il Sinodo, su proposta della Tavola valdese, ha
perciò stanziato 100 milioni
che la Csd dovrà ora gestire.
L’ipotesi di una riduzione
dei costi della gestione ordinaria, che consenta in tempi
brevi una riduzione dell’ammontare delle rette, è di difficile attuazione in quanto
l’ammontare di tali costi è determinato essenzialmente
dalla necessità di garantire un
buon livello dei servizi offerti
all’ospite, servizi che devono
rispondere in ogni caso ai requisiti strutturali e gestionali
definiti dall’ente pubblico.
Regolamento sulle «borse»
Art. 1 (costituzione)
È istituito il fondo di solidarietà presso la Commissione
sinodale per la diaconia (Csd),
che lo gestisce sulla base di
un regolamento dalla stessa
adottato, nel quale sono previsti i criteri di erogazione
delle borse.
Art. 2 (scopi)
11 fondo di solidarietà eroga
borse di sostegno per persone
che richiedano ospitalità
presso gli istituti per anziani
operanti nell’ambito dell’ordinamento valdese e non siano in condizioni, per comprovate difficoltà economiche, di
sostenere interamente il costo
della retta prevista. La borsa
di sostegno non è sostitutiva
dell’intervento pubblico a cui
l’interessato abbia diritto.
Art. 3 (finanziamento)
11 fondo di solidarietà è alimentato da contributi e doni
di singoli e chiese, da eventuali lasciti finalizzati e dal finanziamento di specifici progetti da parte di fondi provenienti dall’otto per mille.
Art. 4 (gestione)
La Csd gestisce il fondo di
solidarietà direttamente o
mediante la nomina di apposita commissione che risponde alla Csd medesima del proprio operato.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
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DA
Un gruppetto alla Casa delle diaconesse a Torre Penice
Testimonianze: due ospiti
e un membro di comitato
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Sono Bartolomeo, ho 92
anni e sono ospite di questa
Casa dì riposo da sette anni.
Ero un agricoltore e per alcuni anni ho fatto il muratore,
così ho potuto maturare una
piccola pensione Inps. Ho
chiesto di entrare nella Casa
di riposo quando è mancata
mia moglie, e il figlio, avendo
una famiglia, non era in grado di occuparsi di me, abitando anche in un altro Comune, distante da casa mia.
Certamente la mia pensione Inps (1.231.830 lire mensili) non è sufficiente per pagare la retta richiesta e perciò è
integrata da mio figlio. Grazie
a Dio sono ancora abbastanza in gamba, con l’aiuto del
bastone riesco a fare delle
passeggiate nel giardino della
Casa di riposo e riesco ancora a leggere il giornale, almeno i titoli più grossi.
Non ho altre integrazioni
da parte dell’ente pubblico.
« * «
Sono Giuditta e ho 89 anni.
Ho dovuto fare domanda per
essere accolta in questa Casa
di riposo perché non ero più
in grado di rimanere a casa
mia a causa di una invalidità
progressiva. 1 miei figli, finché
hanno potuto, mi hanno assistita, ma poi sono stati costretti loro malgrado a trovare
un’altra soluzione. La mia
pensione è bassa (825.040 lire
al mese), alla quale posso aggiungere quella di reversibilità dal momento che sono rimasta vedova (593.960 lire
mensili); date le mie condizioni di salute, i miei figli hanno presentato domanda per
avere l’indennità di accompagnamento che, dopo alcuni
mesi e ben due visite di controllo, mi è stata concessa
(783.190 lire mensili). Non essendo autosufficiente, i miei
figli devono ancora integrare
la retta. La mia speranza èp»
ter entrare in convenzioni
così da essere autosufficienl
dal punto di vista economa
Avevo qualche risparmio, ili
con il tempo il piccolo giU’
zoletto è finito.
* * *
Sono Nella, membro di
comitato di gestione diq»
sta Casa di riposo da 5 aii
Oltre alle riunioni, dedico!
che alcune ore visitandoi
ospiti, facendo loro comp
gnia, leggendo loro il giorni
o dei libri per occuparei
tempo. Ho quindi la possi
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TAVOLA VALDESE |
Commissione Internet
In attuazione del nnandato sinodale di «terminare il
dell'attuale presenza in Internet delle strutture della nostra J
tutti i livelli» (atto n.54 del Sinodo 2000) chiediamo a Distretti, 0i
ti, Chiese, Organismi culturali, Opere e qualsiasi altra ,i
Chiesa che abbiano realizzato un proprio sito internet (anche s ,
conosciuto da tempo) di voler segnalare le seguenti informaziom
Indirizzo URL del sito,
ir nome del responsavbile, |
«s" indirizzo di posta elettronica, .
««■ struttura rappresentata, ]
«r frequenza di aggiornamento.
Le risposte dovranno essere inviate via e.mali, entro il 31 dice
2000 al seguente indirizzo; tavolavaldese®chiesavaldese.org^
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7
BRE2^ ypMFRD^PICEMBRE 2000
———^^— Vita
Incontro a Pachino per i catecumeni della Sicilia orientale
Una domanda fondamentale
«Chi sono io?»: a partire da questa domanda ci poniamo di fronte
al problema dell'identità e troviamo una risposta nella nostra fede
Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Un'iniziativa del Centro «Casa mia-Emilio Nitti» a Napoli
Laboratorio di «arteterapia» per bambini
nAVIDE OllEARO
HI sono io?»; a partire
«L^da questa domanda
non di poco conto una quindicina di catecumeni si è incontrata sabato 2 e domenica
3 dicembre nei locali della
Chiesa valdese di Pachino,
con l’animazione del pastore
Ulrich Eckert. 1 ragazzi e le
ragazze, provenienti da Scich
e da Catania oltre che dalla
chiesa locale, hanno passato
il sabato pomeriggio a discutere sulla loro identità, cercando di riconoscere quali
sono le priorità nella costituzione di un animo umano: la
sagoma prodotta nella discussione si è così ritrovata
colma di amore e allo stesso
tempo di orgoglio, di umiltà
e contemporaneamente di
onore. Insomma, il nostro essere umano ideale è risultato
incomprensibile, complesso
e affascinante come noi stessi e tutte le persone reali che
abbiamo occasione di incon-trare quotidianamente.
La serata è proseguita con
una pizza in compagnia e la
visione di un film e la sua discussione; breve, quest’ultima, forse per via della stanchezza incipiente. Poiché co
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Un momento del lavoro con i ragazzi
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del confronto ecumenico
me cristiane e cristiani il nostro giudizio non è dettato in
primo luogo dalle nostre
esperienze, né dal buon senso comune, abbiamo trascorso la domenica mattina
studiando l’identità come ci
viene proposta nella Bibbia.
E così abbiamo incontrato, a
esempio, la preferenza di
Dio per i lati meno appariscenti, ma più intensi dell’animo umano nelle parole
del primo libro di Samuele:
oppure la preferenza di Gesù, espressa nel Sermone sul
monte, per gli uomini e le
donne che il nostro buon
senso bolla volentieri come
Chiesa battista di Grosseto
La Bibbia al centro
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DANTE RIVIELLO
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I di
Giovedì 7 dicembre si è
svolto a Grosseto, nella
chiesa di San Francesco, un
esaltante incontro ecumenico
di preghiera fra la Comunità
evangelica battista locale e
quella cattolica, rispondente
a un’esigenza molto sentita
da entrambe le componenti
cristiane della città, non nuove a tali incontri; in questa
opportuna occasione liturgica
si ravvisava l’attuazione pratica di quella esortazione rivolta da Gesù ai suoi discepoli:
«Questo vi comando: che vi
amiate gli uni gli altri».
In sintonia con tali sentimenti il pastore Claudio lafrate ha svolto un’interessante meditazione sul testo di
Giovanni 15, 9-17. Partendo
da una permessa che ha definito «doverosa», il pastore ha
ricordato ai presenti l’intervento del cardinale di Milano
Carlo Maria Martini apparso
su La Repubblica il 12 novembre scorso, in cui si legge: «La
Bibbia è il libro che sta alle radici della grande unità spirituale europea che nacque
verso la fine del primo millennio. E la Bibbia continua a essere, al di là delle divisioni re
ligiose, il libro comune di tutti
i cristiani del secondo millennio». E ancora: «Dalle pagine
della Bibbia derivano una
concezione di Dio e dell’uomo in grado non solo di unificare le nostre comunità cristiane, ma anche di dettare le
condizioni di un proficuo dialogo tra religioni».
A sottolineare l’interesse
di entrambe le componenti
religiose per l’obbiettivo
ecumenico della comune ricerca, un folto numero di
credenti ha affollato la chiesa e la partecipazione del vescovo di Grosseto, mons.
Giacomo Babini, ha conferito all’incontro la sicura speranza di u n dialogo che dovrà proseguire nei giorni a
venire. Altri incontri, infatti,
sono già in programma, e
quello imminente è fissato
per il 20 gennaio prossinio:
entrambe le comunità si riuniranno nella chiesa battista
per una preghiera e una riflessione comuni. Occorre
' elevare a Dio fervide preghiere perché da tali incontri possa scaturire il vivo desiderio
di riscoprire il valore sacrale
e dogmatico della Bibbia,
unico elemento unificante
tra credenti nello stesso Dio.
scartati ed esclusi. I vari
gruppi di catecumeni hanno
affrontato e studiato questi
testi per comunicarli agli altri tramite collage.
La partecipazione al culto e
un’agape con la comunità di
Pachino hanno costituito
inoltre simpatici momenti di
incontro fra i giovani e la
chiesa locale. Il prossimo appuntamento di questa serie è
previsto per il primo weekend del marzo 2001 sotto il titolo wwuJ.dio.com (attenzione: non è un indirizzo vero)
che verrà proposto dal past.
Pawel Gajewski e da Francesco Scuderi, a Blesi.
- Centro di Agape
Week-end
teologico
Il «week-end teologico» del
Centro ecumenico di Agape
si svolge quest’anno dal 4 al
7 gennaio 2001, sul tema «Vita, morte, resurrezione». Cresce, nella nostra epoca, l’attenzione verso ciò che ci attende dopo la morte: il nulla?
la vita eterna? la reincarnazione? Come relazionarsi con
l’assoluta e incomprensibile
«alterità» della morte? Questi
alcuni dei temi fondamentali
del campo.
La prima parte del campo
sarà dedicata alla conoscenza e allo scambio di esperienze fra i partecipanti; vi
sarà inoltre una riflessione a
partire dal pensiero di Emmanuel Lévinas a proposito
della morte e del concetto di
resurrezione; è prevista anche una tavola rotonda in cui
evangelici (e non solo) si
confronteranno sul tema
scelto per il campo. Parte
dell’incontro sarà dedicata
all’analisi di fiabe, romanzi,
miti, che affrontano in modo
narrativo e metaforico il tema della vita e della fine
dell’esistenza. Non mancheranno momenti di confronto
con testi biblici e un culto.
Per informazioni e iscrizioni tei. 0121-807514.
GIOVANNI MANCIACAPRA
IL 4 dicembre si è concluso
il laboratorio di arteterapia
svolto al Centro «Casa miaEmilio Nitti» in collaborazione con l’associazione l’«Agapè». È stata un’esperienza
molto forte, densa in tutti i
suoi aspetti che vanno dall’accoglienza del Centro al
rapporto con gli operatori. Il
tutto si è svolto in armonia e
in uno spirito di reciproca
collaborazione; questo per
noi è stato un forte segnale di
fiducia e di stimolo al lavoro
che doveva essere affrontato.
La prima considerazione riguarda rincontro tra gli operatori che hanno partecipato
e i bambini, in tutto una decina compresi tra i sei e i nove anni. Il nostro percorso ha
cercato da subito di favorire
l’integrazione del gruppo.
creando un clima sereno, basato sulla libera espressione,
sull’accettazione reciproca e
sulla fiducia. Inoltre si è ricorso in modo positivo alla
tecnica del «feedback», che
ha facilitato il gioco comunicativo e la coesione.
Alla fine del percorso, dopo
sette incontri di attività di disegno, si è creata un forte
senso di appartenenza: tutti i
bambini si sentivano partecipi, stimolati, protetti (la stanza del laboratorio è diventata
il luogo non solo dell’incontro, ma dove ognuno si riconosceva nell’altro). L’annuncio che il laboratorio di arteterapia terminava è stato accolto dai bambini con malumore, sentimento che nasceva dalla voglia di non voler rinunciare all’incontro, al disegno. Il rapporto «simile» ma
anche «diverso» dei bambini
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DEL CULTO DI NATALE
Culto sarà trasmesso dalla
chiesa protestante di Bruxelles - Cappella Reale, alle ore
10, in onda su RAIDUE.
Presiede il pastore Leon
Alexis Roeteur. Commento a cura di Robert HosteHer per la rubrica televisiva protestante Belga.
Durante il culto la Corale
Royale protestante di Bruxelles, diretta dal maestro Daniel Burdet, eseguirà dei
brani tratti dall'oratorio di
Natale di J, S. Bach.
Villaggio della Gioventù
Lungomare Pyrgi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villa33i@tin.it
Campo oiovani internazionale
«Al dì là delle barriere»
Dai 16 ai 35 anni
Lingue: italiano-inglese
Per rendersi conto che siamo tutti usuali bisogna conoscere
l’altro le diverse abitudini, le altre culture. E allora partecipate
numerosi a questa occasione di confronto e di scoperta
dell’altro portate il vostro contributo, un’esperienza, un prodotto tipico, qualcosa che vi rappresenti, ...per crescere insieme e festessiare l’arrivo del nuovo anno.
Prezzo: Ut. 200.000 - Per iscrizioni: tei: 0766 57005
fax: 0766 571527, e-mail: villa3gi@tin.it _
Chiesa valdese di Roma-piazza Cavour
Domenica impegnativa
per tutta la comunità
con il foglio bianco ha dato
vita a forme delicate, segni,
scarabocchi che sicuramente
hanno bisogno di essere letti,
interpretati nei loro significati più nascosti. Tutto il loro
corpo ha partecipato; durante l’esecuzione del lavoro si
sentiva il loro parlare: «...io
ho fatto il cielo, ...io l’albero,
...io la casa». La loro comunicazione, soprattutto nelle ultime sedute, è stata fluida,
confidenziale, partecipativa,
e il loro immaginario, si notava dai disegni, è stato più definito nel segno tracciato.
Non sappiamo se gli obiettivi
iniziali siano stati raggiunti
tutti con successo, ma sicuramente abbiamo promosso e
sostenuto il loro sviluppo, la
loro fiducia e l’autostima.
Questa esperienza ci ha
riempito di voglia di fare di
più per quei bambini.
Aosta
Un culto
prenataliiio
Tre sono stati gli appuntamenti nella chiesa di piazza
Cavour domenica 10 dicembre. Al mattino ha avuto luogo il culto presieduto, essendo questa la domenica dedicata ai predicatori locali, dai
fratelli Armando Di Carlo e
Vincenzo Ribet e dalla sorella
Piera Troya. La predicazione
affidata a Di Carlo ha annuiiciato, commentando il cantico di Zaccaria (Luca 1, 67-79),
la vittoria sulla paura come
risposta di Dio a tutti coloro
che vivono nella quotidianità
l’attesa del «natale» di Cristo
e invocano la sua presenza.
Il secondo .appuntamento
per la comunità è stata l’assemblea di chiesa che ha eletto una nuova diacona nel
Concistoro nella persona di
Gianna Urizio. L’assemblea
ha anche affrontato in coda
un tema solo apparentemente
banale: la disposizione delle
panche nel tempio. A trent’
anni di distanza dalla «rivolu
zione» dell’aspetto del tempio
(discesa del predicatore dal
pulpito e sistemazione per
quanto possibile circolare
delle panche, in una visione
del culto più partecipata e comunitaria) è ripartita una riflessione critica sulla questione. Qualunque sia la decisione, è sembrato a molti buona
cosa avvertire che nulla nella
vita va vissuto passivamente
come ineluttabile «routine» e
di ogni comportamento o tradizione vale sempre la pena
ricomprendere e verificare
senso e motivazioni.
Il terzo appuntamento è
stato quello pomeridiano;
una riunione di informazione
e di preghiera promossa dall’Associazione cristiana per
l’abolizione della tortura
(Acat), di cui il pastore TuUio
Vinay fu uno dei fondatori. Il
tema, ancora drammaticamente attuale, si intreccia
con l’impegno contro la pena
di morte nel mondo, (f.l.)
LILIA DURAND
Dalle circolari delle chiese
La vita delle comunità bmv
Iniziamo con questo numero una sorta di carrellata sulle
attività delle chiese bmv attraverso le informazioni desunte
dai bollettini locali. Invitiamo
pertanto le chiese che ancora
non lo facessero abitualmente
a inviarci in redazione (anche
tramite posta elettronica) circolari e bollettini (v. San Pio V
15, 10125 Torino; e-mail: redaz@riforma.it).
Circuitando (comunità vaidesi e metodiste di Bergamo,
Brescia, Como, Intra, Luino,
Vercelli, Milano); il 21 ottobre
si è tenuta alla Chiesa valdese
di Brescia l’assemblea del 6°
circuito, dedicata in particolare alle esperienze di condivisione della fede con fratelli
e sorelle immigrati di altri
paesi e alle problematiche
della diaconia.
Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo e diaspora; si è aperta una discussione approfondita sulla mutata situazione delle comunità locali, da cui è emersa la
consapevolezza di non essere
più una chiesa di immigrati
italiani. Nel corso dell’anno
1999 la chiesa ha dunque cercato nuove strade per farsi
conoscere e essere vivibile
sul territorio.
Il vincolo (chiese valdesi di
Chivasso, Torrazza, Ivrea);
l’inizio delle attività, il 14 settembre, è stato contrassegnato da una manifestazione
pubblica contro la pena di
morte. Il pastore di Ivrea ha
rappresentato la comunità a
un pubblico dibattito organizzato dal Consiglio comunale sullo stesso argomento.
Chiesa valdese di Bergamo; il locale bollettino dà notizia della costituzione di un
gruppo di studio che ha proposto a un’assemblea di
chiesa un testo molto accurato sull’identità evangelica e il
rapporto con il cattolicesimo,
un rapporto che non deve essere né acritico né polemico
e nel quale non si vuole interrompere il dialogo con i cattolici, anche dopo la dichiarazione Dominas Jesus. Nel
frattempo il pastore ha ricevuto molti inviti a intervenire
nelle scuole pubbliche per illustrare il protestantesimo.
11 bollettino (Chiesa valdese
di Roma via IV Novembre): la
Lega per i diritti e la liberazione dei popoli si è costituita
parte civile nel processo che
riguarda i desaparecidos argentini di origine italiana: la
Tavola valdese ha appoggiato
questa iniziativa con un progetto finanziato in parte dai
fondi otto per mille e proponendo alle comunità romane
una forma di appoggio solidale ai familiari delle vittime,
chiedendo di ospitare alcuni
dei testimoni al processo.
(a cura di Susanna Corda)
A conclusione del ben riuscito lavoro estivo per la
bancarella di esposizione,
che ha diffuso materiale
evangelico, e in vista di future collaborazioni, c’è stato ad
Aosta nei locali della chiesa
dei Fratelli un pranzo ricco
di amicizia, allegria e canti,
che ha riunito valdesi, apostolici e avventisti. Frutto
della collaborazione sarà il
culto di evangelizzazione di
sabato 23 dicembre a Courmayeur, nella chiesa valdese.
Sulla piazzetta antistante la
cappella si esibirà a partire
dalle ore 16 la corale, proveniente da Torino, della CWesa apostolica; il culto inizierà
poi alle ore 16.30.
In seguito all’alluvione che
ha gravemente danneggiato
la Valle d’Aosta, è stata organizzata dalla nostra chiesa
una sottoscrizione per sostenere persone bisognose. Oltre a quanto raccolto nella
chiesa di Aosta e a quanto ci
hanno fatto pervenire amici e
amiche da Elitre città d’Italia,
una cifra notevole è stata raccolta per noi dalla «Freundeskreis der Waldenser-Kirche
e.V.» di Wuppertal in Germania, mentre dalla chiesa di
Martigny ci è stata interamente devoluta la cospicua
offerta che una famiglia svizzera, il cui padre è deceduto
travolto dal torrente in piena,
aveva in tale occasione fatto
alla sua chiesa. La generosità
di tutti questi donatori ha
permesso di raggiungere la
cifra di 10 milioni. Non essendovi nella nostra comunità qualcuno particolarmente danneggiato daH’alluvione, con l’assenso di coloro
che hanno contribuito, si è
deciso di offrire la cifra raccolta a una vedova, casalinga
con due figli, il cui marito, titolare di una piccola impresa
edile, ha perso la vita mentre
collaborava con primi soccorsi nel comune di Fénis. È
una famiglia della comunità
cattolica di Santo Stefano, disponibile alla solidarietà, come dimostra l’aver dato corso in passato a un affidamento familiare, e che ora si trova
totalmente priva di sostegno.
Hai fatto
Tabbonamento a
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
È un'occasione per rinnovare e rinvigorire la pratica del canto nelle nostre chiese
La nuova edizione dell'Innario cristiano
ALBERTO TACCIA
IN tempo per Natale è finalmente disponibile la
nuova edizione deli’Innario
cristiano. Quasi tutti gli inni
dell’Innario attuale sono stati conservati con la stessa
melodia, mentre i testi sono
stati leggermente modificati
con la sostituzione, là dove è
stato possibile, dei termini
antiquati o poco comprensibili. Ma questa edizione contiene anche un ricupero e diverse novità: sono stati ricuperati 20 inni dell’edizione
del 1922; potremo così cantare Sotto splendido stellato e
altri inni cari al nostro ricordo; ritroveremo il Notte benigna, che diventa Santa notte
di Natal per poter cantare la
melodia secondo il ritmo originario adottato dalle chiese
di tutto il mondo. Inoltre sono stati aggiunti 31 inni tratti
dal repertorio più conosciuto
delle corali (tra i quali alcuni
composti dal m.o Ferruccio
Corsani) o dalle raccolte della Chiesa battista e della
Chiesa dei Fratelli.
Particolare rilievo è stato
dato ai salmi della tradizione
riformata ugonotta. Oltre a
quelli già presenti nell’Innario attuale ne sono stati aggiunti 16 tratti dalla raccolta 7
salmi della Riforma, curata
da Emanuele Fiume, di recente pubblicazione. In tutto
si tratta di 30 salmi, con i
quali si apre il nuovo Innario.
In fondo alla raccolta è stato
inserito il Giuro di Sibaud in
italiano e in francese. L’Innario conterrà così 353 inni, 50
più dell’attuale. Anche leggere le parole sarà più facile,
dato che il formato del nuovo
Innario è leggermente più
grande del precedente.
È stata inoltre notevolmente sviluppata la parte liturgica introduttiva con testi biblici, preghiere e confessioni
di fede, riferiti alle varie parti
del culto, e due sezioni contenenti annunci di salvezza
dell’Antico Testamento e
brani del Nuovo Testamento
(parole di Gesù e inni della
chiesa primitiva). All’interno
della sezione che contiene i
salmi si trovano importanti
considerazioni dei riformatori sul significato del canto cristiano; all’inizio delle altre
sezioni sono stati inseriti altri
testi di varie epoche.
Come i precedenti, anche il
nuovo Innario contiene cantici provenienti da diversi periodi storici: 93 inni provengono dalla tradizione medioevale e soprattutto dal periodo della Riforma; 80 inni
appartengono al periodo dello sviluppo della fede protestante tra Sei e Settecento;
148 inni sono dell’epoca del
Pietismo e del Risveglio (Sette e Ottocento); e infine 31
inni sono di produzione recente (Novecento).
La pubblicazione del nuovo
Innario è un’occasione per
rinnovare e rinvigorire la pratica del canto nelle nostre
chiese. Il canto è una delle caratteristiche fondamentali del
culto e della vita delle chiese
evangeliche, come risposta alla esortazione dell’apostolo
Paolo; «Cantate di cuore a
Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali» (Colossesi 3,16). Il nuovo Innario sostituirà l’attuale
sui banchi dei nostri templi, e
ci auguriamo che ogni fami
glia ne acquisti una copia;
l’anno prossimo, nelle riunioni 0 nei culti, si potranno avere dei momenti per imparare
almeno alcuni degli splendidi
inni nuovi contenuti nella
raccolta. E i ragazzi e ragazze
delle scuole domenicali? Esistono delle raccolte di canti
apposta per loro, ma sarà bene fare ogni sforzo per far loro
conoscere e amare anche gli
inni tradizionali, perché il
canto deve unire tutte le generazioni di credenti.
Un episodio del tempo di guerra
L'inno che salvò il paese
FERRUCCIO CORSANI
CHE il canto, oltre all’aspetto estetico e alle capacità di rivestire testi dei
più disparati argomenti, sia
sacri sia profani, costituisca
anche un mezzo di comunicazione o addirittura di fraternizzazione, non riuscirà
certamente nuovo ai lettori
di questo giornale. Poche
conferme di quest’ultimo
aspetto della musica, come
legame spirituale fra esseri
umani, sono così impressionanti e insieme commoventi,
come quello che posso narrare sulla base della testimonianza di una persona che
era stata presente ai fatti.
Siamo a Palombaro (Chieti) nel 1944; il paese sta per
essere dato alle fiamme da
un reparto nazista, per ritorsione a un cruento attacco da
parte dei partigiani locali.
Questi si sono ritirati sui
monti vicini; le donne, rima
ste sole in paese, si fanno incontro ai nemici, cercando di
indurli a desistere dall’azione
punitiva. Un piccolo gruppo
di esse indica ai militari la lapide dei caduti evangelici
nella guerra del 1915-18, e
apre le porte della locale
chiesetta metodista, gridando «noi siamo evangeliche».
I soldati, entrati a loro volta
nel tempietto, odono stupefatti le donne italiane cantare
la melodia di Lutero Una forte rocca è il nostro Dio. Dopo
un attimo di esitazione, essi
prendono per mano le donne
e cantano con loro, in tedesco, naturalmente, Ein feste
Burg ist unser Gott. È un momento di intensa emozione e
di comprensione reciproca
nella fede comune evocata
dal canto. Poi il reparto si ritira; il paese è salvo. L’episodio
è reale e fu a suo tempo narrato da una testimone oculare alla prof. Anna Nitti della
Chiesa metodista di Napoli.
23 dicembre
GROSSETO — Alle 21, nella chiesa evangelica battista
Piave 19), si tiene un concerto del coro «Puccini» diretto'iS
m.o Francesco Piromalli lannitti.
28 dicembre - 2]¡eiinaio
SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù si tiene il
po giovani internazionale (anni 16-35, lingue italiano e i
glese) sul tema «Al di là delle barriere». Per informazioni w
0766-570055; fax: 0766-571527; e-mail: villaggi@tin.it.
MESTRE (Ve) — Alle 15,30, nell’Aula magna del liceo scieM
fico «G. Bruno», nell’ambito del corso di aggiornamento n»
insegnanti e approfondimento per studenti su «Amore sam
amore profano», si tiene un concerto di Andrea Mozzaci
(chitarra) e Fiorella Fornelli (voce) sul tema «Canti di anioni
sacro e profano nel Medioevo e nella musica irlandese».
6 gennaio
MESTRE (Ve) — A partire dalle ore 10, nella chiesa valdesej
metodista (via Cavallotti 8) a cura della Commissione fomu,j
zinne della Federazione delle chiese evangeliche del NotJ-l
Est, si tiene una giornata di studio sul tema «“Io e l’altro'u
l’interculturalità nelle scuole domenicali». 1
8 gennaio
TRIESTE — Alle 18, nella chiesa di S. Marco Evangelista (i .
Modiano 3-Strada di Fiume), a cura del Gruppo ecumeni^
si tiene un incontro sulla «Charta oecumenica» condotto ià
past. Liberante Matta, dal sac. G. Muggia e da p. R. Radovic.
9 gennaio
BOLOGNA — Alle 20,45, alla chiesa metodista (via Veneziai
3), nell’ambito del ciclo di lezioni condotte dal prof. Rinaldi
Fabris su; «La lettera di Giacomo, la lettera agli Ebrei», si tiene una tavola rotonda su: «Ecumenismo dopo l’anno 2000»,
12 gennaio
VENEZIA — Alle 18, a Palazzo Cavagnis, organizzato dal Centro culturale, si tiene un concerto del pianista Luigi Cerosa.
13 gennaio
FLORIDIA (Sr) — Nella chiesa battista (corso Vittorio 430),si
tiene, a cura del past. Salvatore Rapisarda, il secondo appuntamento del corso di aggiornamento per predicatori locali
Tema dell’incontro «I Salmi: modelli di preghiera cristiana»,
Per informazioni tei. 095-7836273 oppure 0347-3039262.
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9
venerdì 22 DICEMBRE 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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La vita di una comunità nata dall'emigrazione ottocentesca dalle valli valdesi
La Chiesa valdese di Bahia Bianca
/ poco più dì cento mennbri, quasi tutti di origine delle Valli, devono affrontare le ristrettezze
di una lunga e difficile crisi economica. Buoni rapporti con la società e con le altre chiese
TAVO BUBAT
PER incarico della Union
dj’Associassion Piemontàise ant èl Mond (Unione
delle associazioni piemontesi
nel mondo), dal 13 ottobre al
22 novembre sono stato in
Argentina con l’incarico di
presentare alle associazioni
di famiglie di emigrati subalpini i valori della lingua e della letteratura piemontesi. Dopo aver visitato la Pampa
gringa (il triangolo compreso tra Cordoba, Santa Fe e
Rosario), sono sceso al Mar
del Piata, a Bahia Bianca, dove mi sono incontrato con il
pastore Dario Michelin Salomon, che vive con la moglie e
quattro figli nell’appartamento adiacente al tempio,
un bell’edificio.
Il tempio ha prospiciente un piccolo giardino diviso dalla strada da una cancellata ed è stato edificato
negli anni deOa prima guerra
mondiale dai presbiteriani
scozzesi, che l’hanno venduto alla Mesa vaidense nel
1954. Alcune famiglie valdesi
giunte dalle Valli in Uruguay
nel 1856 si trasferirono, nel
1901, al tempo della costruzione della ferrovia, nella
Pampa a sud di Buenos Aires, a Colonia Iris, dove è tuttora attiva una consistente
comunità valdese, seguita
oggi dai pastori Carola Tron
e Dario Barolin. Da Colonia
Iris si è avuta, negli Anni 50,
la diaspora che ha dato origine alla chiesa di Bahia Bianca, che conta attualmente
poco più di cento battezzati.
La comunità è formata in
pratica da famiglie originarie
delle Valli (ormai siamo alla
quarta, quinta generazione):
solo recentemente comincia
a essere frequentata anche
da argentini di diversa origine. I rapporti con la municipalità sono molto buoni, e
così con le autorità governative, ma non è sempre stato
così; al tempo triste delle dittature militari, in Argentina
come in Uruguay, ci furono
pressioni, minacce più o meno esplicite, e qualche valdese fu anche arrestato. I militari tentarono di influire sul
Sinodo, rendendo noto l’elenco di coloro che «non si
dovevano eleggere»: il Sinodo
rifiutò ogni interferenza, e il
primo della lista degli «sgraditi», il pastore Wilfrido Artus
oggi considerato il «patriarca
Veduta aerea di Buenos Aires
dei valdesi rioplatensi», fu
eletto moderatore.
La comunità composta da
da operai, artigiani e pensionati, e se si considera la pesante crisi in cui si dibatte il
paese dopo la decretata parità con il dollaro, è facile
rendersi conto delle gravi difficoltà economiche con cui
sono alle prese i nostri fratelli
di laggiù, per i quali sono indispensabili i nostri aiuti e
quelli del Comitato tedesco
Gustav Adolf Werk, che finanzia progetti con obiettivi
ben precisi. Gli stipendi dei
pastori, sono piuttosto precari, oltre che ridotti all’osso, e
giungono quando possono...
Nonostante queste ristrettezze, la comunità di Bahia
Bianca è attiva sul piano sociale, e ospita l’«Associación
Peni-Huen» (che nella lingua
degli indios Mapuche significa «unione di amici») impegnata nell’assistenza ai giovani disabili dopo gli anni
della scuola obbligatoria,
quando le famiglie si troverebbero del tutto sole nel
prestare aiuto ai propri figlioli. Nell’ampia sala della scuo
la domenicale, una decina di
questi ragazzi si ritrova quotidianamente, occupata in
disegni e in piccoli lavori sotto la guida di genitori, anche
non evangelici.
La crisi economica, come si
è detto, è grave: gli stipendi
sono molto inferiori ai nostri;
le pensioni sono in genere sui
cento dollari; i prezzi, a parte
l’ottima carne, sono il doppio,
sovente il triplo dei nostri in
Italia. I giovani argentini non
trovano lavoro e, mentre un
tempo ci si vergognava di essere gringo (forestieri immigrati), ora si cercano le radici,
anche perché i nonni italiani
o spagnoli possono servire
per ottenere la cittadinanza
europea e giungere quindi in
Italia o in Spagna non come
extracomunitari. Vi sono famiglie originarie delle Valli,
in Argentina e in Uruguay,
che hanno perduto il ricordo
di appartenere alla nostra
confessione religiosa ma che,
grazie alle riunioni familiari
di clan (i Rostan, i Tron, i
Tourn, i Bertinat, ecc.) scoprono la fede degli avi e si avvicinano alla chiesa.
I rapporti con le altre chiese evangeliche in genere sono buoni: a Bahia con i metodisti, gli anglicani e i presbiteriani scozzesi: su scala nazionale i contatti, dopo aver
privilegiato i riformati olandesi con i quali si erano tenuti anche due Sinodi in comune, ora sono altalenanti con
Luna o con l’altra denominazione, compresa anche quella, non attiva in Italia, dei
«Discepoli di Cristo».
La Chiesa valdese rioplatense è strutturata in 7 presbiteri: 4 in Uruguay e 3 in
Argentina, dove il «presbiterio» Nord ha quattro comunità, 3 il Centro e 3 il Sud tra
le quali, appunto, Bahia
Bianca. 11 pastore Michelin
Salomon deve anche seguire
la comunità di Colonia Artalejos-Laprida, che è a 250 km.
(ogni visita implica quindi
500 km. da percorrere in auto). Egli conserva in cuore
l’amore per la lingua francese, comprende l’occitano e
abbastanza il piemontese, ed
è stato molto interessato alla
conferenza che ho tenuto alla
società «Dante Alighieri» per
conto della Familia Piamòntesa, la cui presidente Nelly
Conti, che mi ha accompagnato nella visita al pastore,
ignorava origini e storia della
comunità valdese e ora se ne
interessa con entusiasmo.
Il pastore Michelin Salomon ha condiviso con me il
mate bevuto nel contenitore
comune, e mi ha incaricato a
nome di tutta la comunità di
portare ai nostri lettori i più
cordiali, fraterni saluti e a
quanti sono stati suoi compagni di studi in Facoltà a
Roma il ricordo e augurio affettuoso di buon lavoro e di
un Natale cristiano.
Giornata mondiale di preghiera a Firenze
Il trionfo della fede del profeta
CLOMANACAMPENNI
QUEST’ANNO la giornata
mondiale di preghiera
delle donne è stata celebrata
a Firenze con un culto che si
è tenuto domenica 12 novembre insieme a tutta la comunità battista. Il culto, condotto dalle sorelle dell’Unione femminile, è stato preparato a partire dal materiale
elaborato quest’anno dalle
sorelle dell’Asia, che hanno
scelto nel libro del profeta
Flabacuc il tema «Dio mi fa
camminare sugli alti luoghi».
Dopo una breve introduzione, che comprendeva cenni
storici e sociali di varie regioni asiatiche, sono stati letti alcuni passi del libro di Habacuc e il messaggio ha avuto
come tema «Il lamento di Ha
IÈ morto Osvaldo Coisson
Uno storico delle tradizioni
valdesi e eccitane
Per godersi i privilegi della terza età
Mia madre si è ripresa
la sua libertà
Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente r^giungibile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurarle insieme,
anche un serviao qualificato e un'assistenza
continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
CLAUDIO PASQUET
Gianmario S.
54 anni
imprenditore
bacuc e la risposta dell’Eterno: il trionfo della fede del
profeta». Successivamente alcune sorelle si sono alternate
a leggere i messaggi proposti
dalle sorelle asiatiche inerenti
a problemi esistenti in alcune
zone dei cinque continenti, in
particolare il pensiero è andato alle donne e ai bambini ancora sottoposti, in molti paesi,
a forme di violenza, subordinazione e sfruttamento.
I diversi momenti della celebrazione sono stati intercalati da inni di lode cantati
gioiosamente dalla comunità
e da un melodioso assolo di
Anna Crabb, moglie del pastore Raffaele Volpe e soprano
del teatro Comunale di Firenze, accompagnati al pianoforte dal fratello Floriano D’Auria. La comunità ha avuto anche un momento per le preghiere spontanee che sono
state numerose ed edificanti.
Infine è stato letto l’appello
per la colletta che, destinata a
vari progetti di sostegno, è risultata generosa. Con un inno
e l’invocazione di benedizione del Signore si è conclusa
questa celebrazione che ha
suscitato nelle sorelle e nei
fratelli presenti sentimenti di
profonda commozione.
S svaldo Co'isson, lo abbia
mo salutato la mattina di lu
nedì 11 dicembre quando le
sue ceneri sono state inumate
nella tomba di famiglia del cimitero di Torre Pellice. È stato
uno storico dilettante di gran
classe e uno storico valdese
assolutamente particolare.
Non toccando quasi mai, se
non tangenzialmente, i grandi
filoni della ricerca storica della nostra chiesa, si era appassionato alle valli valdesi intese
come popolazione, territorio,
lingua e cultura.
Il suo libro più conosciuto
è I nomi di famiglia delle valli valdesi, edito nel 1976 e ripubblicato nel 1991. Ma in
questo campo di ricerca aveva lavorato a lungo, dato che
una prima edizione minore,
nota come dizionarietto, è
addirittura del 1942. Chi non
conosca l’opera la consulti
almeno una volta e vedrà come, partendo da un dato
scarno qual è un cognome, si
possano scoprire i percorsi
linguistici, etimologici, topografici, le emigrazioni e le tragedie che hanno caratterizzato la storia di molte famiglie
delle valli valdesi.
Pur non potendo fare un resoconto esauriente di tutte le
sue opere, che altri più competenti faranno su riviste storiche, non possiamo tacere le
sue ricerche nel campo della
preistoria (Come Le mégalitique dans les vallées alpines du
versant occidental italien) con
particolare riferimento alle
incisioni rupestri, oppure della cartografia, il tutto ovviamente sempre riferito al territorio delle Valli o delTOccitania. Perché quest’ultima è stata l’altra grande passione di
Osvaldo Co'isson: la difesa di
una lingua e una cultura di
minoranza. Mi si consenta un
ricordo personale che risale a
quasi 30 anni fa: fu Osvaldo
Co'isson a farmi notare come
Dante conoscesse alla perfezione la lingua provenzale
tanto da scrivere i versi 140147 del XXVI canto del Purgatorio in questa lingua. Nessun
insegnante di italiano me
l’aveva mai fatto notare.
Il suo essere valdese e occitano lo portò quasi naturalmente a schierarsi nel campo
della difesa delle minoranze,
dell’antifascismo e a essere,
durante la Resistenza, uno
dei firmatari di quella Carta
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di Chivasso che oggi, in epoca in cui destra e sinistra parlano strumentalmente di federalismo e autonomie, dovrebbe essere riletta e meditata da molti.
Nel dopoguerra, pubblicando articoli su varie riviste
non perse mai l’occasione di
testimoniare la fede e la cultura che lo muovevano: bastino, come esempio, due articoli apparsi su Novel Temp,
un periodico occitano: «Le
versioni valdesi della Bibbia»
e l’introduzione alla «Parabola del figliol prodigo nella
parlata di Bobbio Pellice».
Sono da sotolineare la passione e la profonda umiltà
con cui Co'isson conduceva
queste ricerche. Credo che
non abbia mai detto di no a
nessuno studentello delle
medie superiori che andasse
da lui per fare una ricerca su
questi temi. Anzi, accoglieva
chiunque con stupore e semplicità, quasi volesse dirti di
non aspettarti troppo da
lui..., poi cominciava a parlare e ti accorgevi di quale miniera di conoscenze storiche
fosse quest’uomo, che mancherà a molti dilettanti come
me che, appassionati di storia valdese, quando si scontravano con un problema linguistico o legato al territorio,
si erano abituati all’idea che
«basta chiedere a Co'isson».
Infine dobbiamo ricordare
il suo impegno e il suo lavoro
nella Società di studi valdesi,
di cui fu per molti anni membro del Seggio e cassiere, in
anni difficili, ma di rigorosa
ricerca storica, di grande produzione editoriale e di crescita qualitativa del Convegno
storico. Essendo il pastore
della comunità in cui Osvaldo
risiedeva e vicepresidente
della Società di studi valdesi
mi è toccato di esprimere alla
moglie e ai figli la nostra fraternità, la nostra vicinanza e
la nostra fiducia nel Signore.
Mi è sembrato che fosse giusto rileggere i versetti 3 e 4 del
salmo 78 che esprimono l’importanza di avere, in ogni generazione, qualcuno che si
appassioni al passato per trasmetterlo alle generazioni future: «Quel che abbiamo udito e conosciuto e che i nostri
padri ci hanno raccontato,
non lo nasconderemo ai loro
figli; diremo alla generazione
futura le lodi del Signore». È il
compito che Osvaldo Co'isson
ha svolto con fedeltà e per il
quale siamo grati a Dio.
Comunità evangelica italiana dì Zurigo
L'organista Rudolf Schmied
PAOLA DE PAOLA BUniWAKN
LO scorso 12 novembre un
nostro caro e fedele amico ci ha lasciati: Rudolf Schmied, organista al Bethaus
per più di 30 anni, è tornato
al Padre. La sua dipartita è
avvenuta in maniera repentina e subitanea, come se anche nella morte avesse voluto
tener fede a quel suo modo di
vivere che lo ha sempre contraddistinto: presente ma discreto. Il «signor Schmied»,
come tutti lo chiamavano affettuosamente, era sempre
presente agli appuntamenti
importanti, sapevamo che
era lì, anche se difficilmente
faceva sentire la propria voce. Più che parlare preferiva
suonare: erano le note a parlare ed era bello vedere il suo
viso severo cambiare aspetto
quando, non appena seduto
all’organo, cominciavano a
echeggiare nell’aria i primi
accordi degli inni.
La musica era stata la grande passione della sua vita.
sua compagna fedele fino
all’ultimo. Negli ultimi tempi
problemi di salute non gli
avevano consentito di partecipare regolarmente alle nostre attività, per cui era stato
motivo di grande gioia rivederlo in occasione della nostra assemblea autunnale: ci
era sembrato che stesse meglio, era stato più loquace del
solito e aveva accolto con
gioia la proposta di un eventuale nostro trasloco alla
Zwinglihaus. Per lui si sarebbe trattato un po’ di un ritorno a casa, perché proprio su
quell’organo aveva cominciato a studiare musica. Volevamo fargli una sorpresa:
pur non essendo più il nostro
organista titolare, pensavamo di dargli le chiavi dell’organo per permettergli di suonare quando ne avesse avuto
voglia: non ce l’abbiamo fatta, e ora Rudolf avrà a sua disposizione tutti gli organi del
cielo e una «comunità» con
delle voci un tantino più angeliche delle nostre.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 22
DICEMBREj,^
VENERDÌ
ADOZIONE: LUCI
OMBRE E BARATRI
MARCO BOUCHARD
Il desiderio di un figlio, soprattutto per chi non ne ha potuto generare uno naturale, è diventato tema anche delle prossime elezioni: lo testimonia la
campagna in corso che reclama,
appunto, adozioni più semplici.
La politica fiuta nelle storie dei
bambini abbandonati e, ancor
più, nelle attese trepidanti di
donne e uomini alla ricerca di
un figlio, una leva redditizia per
il successo elettorale. Tanto è vero che il 6 dicembre il Senato ha
approvato il nuovo testo di legge
sull’adozione con una maggioranza così larga da lasciar prevedere una rapida conclusione
dell’iter parlamentare davanti
alla Camera dei
deputati. Biso
gna riconoscere ailCOrO DOSSOre
che ci sono alcu- ^
ne novità indub- j//j Camera il nuovo
blamente positive. Si vogliono
infatti dei tempi rapidi non solo per le procedure che posso- approvato dal Senato vero dlfficUe non
no portare alla ^______________________ convenire sulle
dichiarazione '
testo di legge
sull'adozione
tutto la famiglia d’origine. Nel
caso deH’allontanamento di un
bambino per il quale non sia
possibile l’affidamento familiare, per esempio, il giudice è ob
bligato a collocarlo in un istituto che abbia sede nel luogo più
vicino all’abitazione della famiglia di provenienza. È invece noto che, soprattutto nelle relazio
ni patologiche di tipo simbiotico, la separazione debba comportare una certa lontananza
per poter ricostruire dei legami
non dannosi per il figlio. Ma la
stessa disciplina dell’affidamento familiare è sottoposta a con
dizioni e modalità che sembrano
incitare a un braccio di ferro legale tra famiglia
affidataria e fa
miglia di origine
anziché favorire
la ricerca di nuovi
equilibri e di una
stabilizzazione
nei sentimenti del
bambino. Quanto
ai baratri è dav
dello stato di abbandono di un
bambino ma anche per le indagini sull’idoneità deUe coppie
che fanno domanda di adozione. È previsto a chiare lettere
che in tutti i procedimenti in cui
il giudice minorile possa limitare o annullare la potestà genitoriale, il minore, i suoi genitori o
gli altri parenti debbano ricevere una piena assistenza legale,
mentre finora la difesa tecnica è
stata obbligatoria solo nelle fasi
successive alla dichiarazione
dello stato di adottabilità. Il clamore con cui sono state accolte
sia le aperture alle coppie di fatto sia l’innalzamento della differenza massima di età tra adottante e adottato (portata da 40 a
45 anni) hanno lasciato in ombra alcuni ritocchi normativi
estremamente importanti anche
se eccentrici rispetto all’argomento adottivo. Mi riferisco in
particolare al potere del giudice
per i minorenni di allontanare
dall’abitazione comune sia il genitore che il convivente che maltratti o abusi del minore. Oggi la
norma prevede, ingiustamente,
la sola possibilità di allontanare
il minore: soluzione che lo offende doppiamente soprattutto
quando il genitore non maltrattante sia disposto a interrompere la relazione con il convivente
o con il coniuge.
Tra le ombre della legge vi sono molte rigidità che rivelano
una posizione ostile all’operato
del giudice minorile e una propensione a proteggere innanzi
conseguenze che
deriveranno dall’ampliamento
dei limiti di età per i coniugi
adottanti: si verificherà semplicemente un aumento considerevole del numero delle coppie insoddisfatte che non potranno
coronare il loro sogno di fecondità adottiva e un parallelo aumento dei bambini grandicelli e
problematici, in condizioni di
semiabbandono, su cui non si
poseranno più le attenzioni di
coloro che, in forza della nuova
legge, potranno aspirare all’adozione di un neonato.
Ma l’aspetto più preoccupante, se non altro sul piano simbolico, è segnalato dalla rottura del
segreto delle origini. L’art. 23
prevede infatti che l’adottato a
25 anni possa accedere, su autorizzazione del tribunale per i minorenni, a informazioni che riguardano la sua origine e l’identità dei propri genitori biologici.
Un adulto è evidentemente libero di andare alla ricerca delle sue
origini e ogni limitazione ai suoi
interrogativi è destinata a essere
qualificata come una inaccettabile ingerenza paternalistica. Ma
la rottura, oggi, della segretezza
delle origini, se si combina con
altre disposizioni di sfavore verso la cultura dell’adozione e di
tutela della famiglia di origine
anche a detrimento degli interessi del minore, può significare
domani la revocabilità dell’adozione in forza del semplice consenso degli interessati. E questa
prospettiva sarebbe davvero la
fine dell’adozione.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
ViaS. Pio V, 15-10125Torino, tei, 011/655278-fax
011/657542 e-mail: redaz@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta O'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel. Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Arnland-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisletiana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
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ABBONAMENTI sul c.c.p. n 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
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Estero O
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valli valdesi) £ 30.ró0 Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 48 del 15 dicembre 2000 è stalo spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 13 dicembre 2000.
199«
Associsto alla
Unione stampa
pertodlea Italiana
i II fronte contro le mafie: intervista all'on. Rosario Olivo
Per un cambiamento di mentalità
JEAN-IACQUES PEYRONEL
Lf ON. Rosario Olivo, valde1 se di Catanzaro, è stato
fino a pochi mesi fa membro
della Commissione parlamentare antimafia nella quale ha svolto l’incarico di coordinatore dello «Sportello per
la scuola e il volontariato». In
questa veste ha contribuito
alla realizzazione di un dossier della Commissione intitolato «Conoscere le mafie,
costruire la legalità», pubblicato all’inizio della scorsa
estate e ora distribuito in tutte le scuole d’Italia. Nell’introduzione al dossier scrive
fra l’altro: «Solo una coscienza civile di massa può costituire una barriera contro il
dilagare di questa violenza.
Le mafie saranno sconfitte se
resteranno isolate di fronte
alla coscienza dei cittadini».
Gli abbiamo chiesto il suo
parere sul vertice di Palermo.
- La Convenzione contro la
criminalità transnazionale
porterà a impegni concreti?
«Credo ci sia un recupero
di consapevolezza da parte
degli stati sulla scena internazionale. Infatti, si è raggiunto
un tale livello di criminalità
che non è più soltanto un
problema per la sicurezza ma
anche per l’economia. Per
questo, la firma della Convenzione ha un enorme significato. Gli stati si sono dati
una strategia. Fra le decisioni
più importanti, vorrei sottolineare la fine del tabù del segreto bancario che dovrebbe
consentire una lotta più efficace contro il riciclaggio del
denaro sporco, e l’estensione
a livello internazionale del
reato di associazione di stampo mafioso. Questo è segno
di uno sforzo nuovo».
- La lotta alla mafia non
può essere solo un fatto di repressione ma espressione di
un cambiamento profondo di
mentalità. A che punto è la
costruzione della rete tra istituzioni e società civile per
combattere alla radice il fenomeno mafioso?
«Non siamo ancora a un
punto di arrivo ma, soprattutto nelle aree più contagiate
dal fenomeno, ci sono sensibilità più accentuate rispetto
al passato. Ci sono istituzioni
locali con gruppi dirigenti
nuovi, ci sono giovani con
una nuova consapevolezza
nel mondo della scuola, la voglia di capire il fenomeno, di
studiarne le cause, di scendere in campo, di costruire fin
dalla più tenera età una reazione di rigetto della mentalità omertosa. Insomma c’è
un nuovo lievito, frutto di
quello che è stato seminato
nei decenni trascorsi, anche
da parte delle nostre chiese».
- Qual è la consistenza delle
mafie straniere in Italia oggi e
quali rapporti ci sono con le
mafie nostrane?
«Ci sono rapporti ormai accertati. Da tempo, le mafie
nostrane non sono più locali.
Hanno proiezioni molto al di
là dei confini nazionali. Le
mafie dei paesi dell’Est (Russia, Balcani, ecc.) sono progressivamente entrate in Italia. Sono organizzazioni di
estrema pericolosità. Per
questo è necessario giungere
a rapporti sempre più stretti
di coordinazione tra stati. Il
vertice ha dato una risposta
all’altezza della sfida».
- Molte chiese e credenti di
tutte le confessioni hanno
aderito alla lettera aperta del
Mir di Palermo inviata ai
partecipanti alla Convenzione. Essa si riallaccia al tema
«Vincere la violenza», che
sarà oggetto del prossimo Decennio lanciato dal Consiglio
ecumenico delle chiese. Quale
contributo possono dare le
chiese su questo fronte?
«Un contributo di grande
significato, soprattutto a livello della ricostruzione delle
coscienze. Infatti si tratta di
una battaglia lunga, che va
giocata sul piano della prevenzione e della creazione di
una mentalità nuova. È un lavoro di lie’vito, un lavoro missionario assolutamente necessario in certe realtà a rischio, che spesso le forze politiche non fanno».
Nuovi strumenti anticrimine
neamente. Se ciò si trasformerà in una sconfitta storica, dipenderà dallo stato e dai cittadini
italiani. Nel frattempo ho contribuito a portare
all’Italia un ulteriore strumento legale di grande importanza che rappresenta una nuova
frontiera nella lotta alla criminalità organizzata, anche sul piano internazionale. Questo era
il tassello mancante alla strategia che abbiamo
elaborato con Giovanni Falcone».
Sia nello spazio politico degli interventi dei
governi, sia negli spazi scientifici del simposio
sullo stato del diritto, del meeting sul ruolo
dei media, del convegno (a Catania) sul traffico di esseri umani, è stato costante ed insistito
il richiamo a quanto Falcone e Borsellino avevano sostenuto, e cioè che la lotta alla mafia o
poteva svolgersi a livello internazionale e con
un accordo tra le legislazioni penali dei vari
stati o era destinata ad essere perdente.
Il simposio sullo stato di diritto, a cui hanno
partecipato studiosi e magistrati di numerose
paesi, ha affrontato proprio questo tema, posto
in maniera netta nel discorso introduttivo dal
presidente del convegno, l’ex presidente della
Corte Costituzionale, Giovanni Conso: «Sovranità e universalità, visti in rapporto tra loro; un
binomio non già in contrapposizione netta,
bensì nel senso di un contemperamento tra la
tradizionale sovranità statuale, di per sé limitata, e l’assoluta esigenza di un fronte comune
per crescere sempre più universalmente nella
lotta al crimine». Otto Triffterer, dell’Università
di Salisburgo: «Non esiste più una tutela efficace dell’integrità territoriale. Gli stati devono
rendersene conto e non insistere a tutelare ciò
che non è più tutelabile. Abbiamo bisogno
nell’ambito del diritto penale di una competenza universale». Baltasar Garzon Reai, magistra
to spagnolo, famoso per aver chiesto l’arresto
di Pinochet in Gran Bretagna: «Il principio guida è che questi crimini, come il genocidio o altri crimini contro l’umanità, influenzano comunque la vita della Comunità internazionale.
Ci troviamo in uno spazio giuridico unico. Non
sono più i singoli paesi a dover agire».
Leoluca Orlando, nel suo intervento alla cerimonia inaugurale, aveva utilizzato una efficace metafora: «Un carro con due ruote è la
lotta alla mafia. Le due ruote debbono girare
alla stessa velocità, diversamente il carro non
va avanti, gira intorno a se stesso. Una è la
ruota della repressione... l’altra è la ruota della
promozione culturale, sociale, economica».
Giancarlo Caselli, ex procuratore generale di
Palermo, intervenendo al Convegno delle
Ong, ritiene necessario integrare la metafora
di Orlando. Necessitano non due ma quattro
ruote. Alla repressione e alla cultura occorre
aggiungere una terza ruota: il lavoro: occorre
far capire che mafia significa minor sviluppo;
e una quarta ruota: la pubblica amministrazione. E Pier Luigi Vigna: «Sì, c’è stato un aumento dei posti di lavoro, ma quasi tutto interinale... A fronte c’è un’organizzazione criminale sfacciatamente ricca e che alimenta le
proprie casse attraverso estorsioni; guai a
confondere tra un fenomeno criminale nascosto e un fenomeno criminale scomparso».
L’assise di Palermo si è dunque conclusa
con un grande successo della Convenzione
contro il crimine organizzato transnazionale:
121 stati hanno già firmato. Però i due Protocolli, uno sulla tratta delle persone e l’altro sul
traffico dei migranti sono fermi a 80 e 79 paesi firmatari. Il cammino verso una legislazione penale universale è appena cominciato.
mi
IN netto contrasto con la
corsa sfrenata agli acquisti
natalizi che imperversa nei
nostri paesi occidentali, è
stato presentato martedì 12
dicembre il rapporto annuale
dell’Unicef (l’organizzazione
mondiale per l’infanzia) relativo all’anno 1999. Sono cifre
impressionanti, che non ci
possono lasciare indifferenti.
Sono morti in un anno 11 milioni di bambini al di sotto
dei cinque anni: il doppio
della popolazione della Svizzera, una piccola vita stroncata ogni tre secondi. Quasi
tutti si sarebbero potuti salvare: sono morti per mancanza di cibo, di acqua, di cure igieniche, di vaccini oppure per malattie semplici come il morbillo, la bronchite o
le febbri intestinali, che da
noi vengono guarite in pochi
giorni. Anche quando i bambini riescono a superare la
PIERO bensì
soglia dei cinque anni, portano con sé gravi disfunzioni fisiche e psichiche, per lo più
dovute alla mancanza di nutrizione della mamma durante la gravidanza.
L’Unicef calcola che siano
circa 180 milioni i bambini
con ritardi mentali dovuti a
questo motivo, mentre 230
milioni sono i ragazzi totalmente analfabeti, non avendo avuto mai la possibilità di
frequentare una scuola. La
causa principale di questa
immane tragedia che investe
buona parte del Terzo Mondo è la miseria: oltre un miliardo di persone vive con
meno di un dollaro al giorno.
Troppo sovente nelle nazioni
povere fondi destinati all’istruzione, all’assistenza sanitaria e al cibo vengono requisiti per il pagamento degli interessi del debito pubblico
verso le nazioni ricche. Da
anni tutte le chiese del mondo chiedono che questi debiti
vengano cancellati, ma la ri
SUI giôrnâlT
laRepubblka
Mancata Riforma
In un ampio articolo (s{
conda parte di un più
pio saggio) dedicato al rey
sionismo, alla memoriali«
ca di Salò, agli attacchi a
l’Azionismo e ai Risor»
mento, Adriano Soffi (0 ^
cembro) parla del rappoji
in Italia, fra maggioranze
minoranze. «La storia itali
na - dice - è segnata da
menti critici per ii loro
porto. Lo è il biennio delh
Resistenza e, prima, il vej.
tennio fascista (...). Lo eia
stato il Risorgimento Lq
era stata, con un’influemj
esemplare sulla riflessione
storica futura, l’età della
Controriforma. Si fissò allo
ra il giudizio sull’Italia come il paese che non aveva
conosciuto la Riforma, dunque il paese del conformi;
smo cattolico romano», E
più avanti negli anni, «due
linee di massa si fronteggia,
rono nella storia repubblicana, De e Pei (...). Una parentela con la mancata Riforma si conferma fisicamente nella partecipazione
rilevante all’azionismo politico (e già, prima, al Risorgimento e aU’interventismo
democratico del 1915), di
minoranze religiose e culturali come ebrei e valdesi».
il Giornale
Sostituirsi a Dio?
L’antropologa Ida Magli,
nel commentare (7 dicembre) la Carta europea dei diritti, nota: «Nel momento in
cui scrivono la Carta dei diritti (...) - afferma - i governanti si mettono al posto
della Natura, o degli dei (il
cardinale Ratzinger ha detto
in un intervento riportato
proprio dal Giornale che
“questa Carta è senza Dio»),
e fanno dipendere dal loro
potere l’esistenza degli uomini...». E più avanti: «Una
Costituzione, se afferma:
“Ogni individuo ha diritto
alla vita”, come affermala
Carta europea, allora questo
significa che questo diritto
non è “naturale”, ovvio, insito nella natura stessa, ma
che dipende dai governanti
(...). Naturalmente questo
diritto (...) è un presupposto
filosofico che si scontra subito con la realtà, quella dei
governanti stessi, i quali appunto non sono né la Natura né Dio (...): come se la caveranno con la legge sull’aborto vigente in tanti paesi dell’Unione, compresa
l’Italia? Come se la caveranno con l’eutanasia decisa
proprio in questi giorni dall’Olanda (...)? Come se la caveranno, dopo aver affetmato il "diritto all’integrità
fisica e psichica”, con i milioni di cittadini a cui viene
mutilato il prepuzio per ragioni religiose?».
sposta è ancora troppo scarsa
Quando Gesù dice: «D'
sciate i piccoli fanciulli veW'
re a me, non glielo vietate*
non penso che voglia seni'
plicemente compiere un at®
di benevola simpatia, coni®
troppo spesso si è interp®'
tato, ma ritengo che vogW
impegnare i suoi discep®
ad aver cura dei bambini d®
mondo. Noi credenti, n®
chiese, siamo gli occhi e
mani del Signore per il
stro tempo e non possisi®^
permettere che questa strag
continui nella più totale *®
differenza dei paesi
nostro impegno può e d®
concorrere a salvare mih®
di piccole vite.
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmutsione di
diouno «Culto evangelico» cUt
dalla Federazione delle cfii
evangeliche in Italia andai«
onda domenica 17 dicembre)
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Negli istituti di Luserna San Giovanni
Nuova mensa a scuola
Nuova cucina per le mense delle scuole materne, elementari
e medie di Lusema San Giovanni e Lusernetta. Sabato 16 dicembre, nel seminterrato della scuola elementare di Luserna,
sono stati inaugurati i nuovi locali: la cucina, fino a oggi sistemata nei piccoli spazi della scuola materna di via Pralafera,
sarà definitivamente attivata nella nuova sede a partire da gennaio: sempre che i lavori e il trasferimento delle attrezzature
dalla vecchia cucina potranno essere ultimati nelle vacanze di
Natale. I nuovi locali, realizzati a spese del Comune, serviranno a preparare i pasti di tutti gli istituti scolastici di Luserna
(escluso l’Alberti) e di Lusernetta. Nello stesso seminterrato
trova posto anche il refettorio della scuola elementare.
ì II «boom» delle racchette da neve
Escursioni con le «ciaspole»
«RacchettinValle», prima edizione. SuH’esempio della vai di
Non in Trentino Alto Adige arriva anche nel Pinerolese la passione per le «ciaspole», o racchette da neve: alla scoperta della
montagna e dei suoi splendidi paesaggi, altrimenti sconosciuti.
La manifestazione, una corsa internazionale agonistica e non,
su un percorso di un 5-6 chilometri, si terrà a Pragelato, in alta
vai Chisone domenica 4 febbraio 2001. Già esiste un’associazione, «Le ciaspole», che si occupa della promozione dell’escursionismo con le racchette e organizza uscite sulla neve
tutte le domeniche. Le racchette da neve, a detta di molti, rappresentano lo sport del futuro. Per informazioni sulle iniziative, si può telefonare al numero 0121-322529.
Rifor
Fondato nel 1848
Un panorama composito nel mondo dei gruppi canori nelle chiese delle valli valdesi
Rischio accorpamento per ie corali?
Così come altri gruppi comunitari anche quelli del canto risentono dello spopolamento e della
concomitanza di altri impegni; cosi alcuni gruppi uniscono le forze e altri sospendono l'attività
PiERVAlDO ROSTAN
IL tempo di Natale è da
anni diventato automaticamente anche il
tempo dei concerti. Cori,
coretti, gruppi spontanei
e altri di elevato livello
professionale: serate gospel, vere e proprie rassegne canore vengono
organizzate in tutti i centri delle Valli. Anche le
vie cittadine sono spesso
allietate dalla presenza di
suonatori o gruppi di
canto. È del resto una
forte e radicata tradizione, quella del canto, che
si rinnova nei cori che si
rifanno al patrimonio
popolare della zona, che
promuovono ricerca fra
.le sempre più rare «fonti
orali» ma che anche spaziano in repertori musicali sempre più vasti:
l’orizzonte si allarga ben
oltre la cerchia alpina,
abituale bacino dei cori
«storici».
Ma se il canto popolare
ha ovunque le sue tradizioni, ciò che invece caratterizza proprio le valli
valdesi è la diffusione del
canto corale legato alla
vita comunitaria, alla fede riformata, a radici che
vanno indietro fino al
’500 e che passano attraverso i secoli. Ogni chiesa
ha una corale. Anzi aveva perché il progressivo
spopolamento delle zone
alte delle Valli ha impoverito tutto il tessuto sociale e culturale e di conseguenza anche quello
ecclesiastico. IManca la
gente e ne risentono un
po’ tutte le attività. Così
da diversi anni funziona,
per altro egregiamente,
una corale composta di
persone di Villar e Bobbio Penice.
Oggi sembra si stia andarido verso la stessa soluzione in vai Germanasca: ci sono corali a Frali,
Chiotti e Ferrerò (oltre a
Pomaretto), ma in vista
di appuntamenti di una
certa rilevanza le tre cofali provano e cantano
insietne, malgrado i problemi di spostamento
acuiti quest’anno dalla
precaria viabilità verso
Frali. Per (a vai Chisone
restano due corali, a Villar Perosa e a San Germano dove si è fatto un
grosso lavoro di ricerca
sulla musica di Bach
ooincisa ora con il 250«
nniversario della morte:
n un apprezzato concer
to poche settimane or sono è stata proposta un’
intera cantata del grande
musicista, fatto più unico
che raro a livello di corali
delle valli. Una ricerca
che richiede un impegno
non indifferente: «La nostra prova settimanale spiega il direttore, Riccardo Bertalmio - quasi
sempre si prolunga fino
alla mezzanotte, per usufruire al meglio del tempo a disposizione. Oggi
pensare a due serate per
settimana sarebbe impossibile visti gli impegni
dì ciascuno di noi». La
corale di San Germano,
seguendo in parte quella
che è la formazione personale del proprio direttore, ha da tempo saputo
approfondire la ricerca
musicale portando la
propria attenzione al primo barocco tedesco e poi
fino al ’700.
Ciò naturalmente non
impedisce alla corale di
promuovere il canto durante il culto 0 in altri
momenti della vita comunitaria: adesso, con la
pubblicazione del nuovo
innario, si apre un tempo
di nuovo apprendimento. La cinquantina di
nuovi cantici presenti
nell’innario diventeranno col tempo patrimonio
di tutte le comunità e
proprio sulle corali cade
un importante ruolo di
divulgazione. E anche su
questo è impegnata la
commissione che nell’
ambito del I distretto ha
sostituito la vecchia «Assemblea delle corali»: ciò
insieme alla decisione di
aggiornare un vero e proprio «censimento» delle
corali e dei coralisti e
all’organizzazione della
classica «festa delle corali» che nel 2001 sarà ospitata in vai Pellice.
«La commissione si è
posta anche il problema
di chi accompagna il
canto - aggiunge il pastore Taglierò, da sempre
impegnato nell’attività di
educazione musicale -:
alcune comunità hanno
grande difficoltà a reperire organisti e finisce che
il pastore stesso guida il
canto». Un problema che
non tocca le chiese più
grandi ma che si sente in
quelle più piccole con
qualche analogia anche
per i direttori. A Pramollo
l’attività è stata sospesa
in coincidenza con un
periodo di volontariato
all’estero del direttore:
anche a Luserna l’attività
della corale è ferma e si
sta cercando il modo per
rilanciarla. Fra alti e bassi, dunque vive la presenza canora nelle chiese
valdesi delle valli, probabilmente risentendo di
una stasi che coinvolge
anche altri settori: i giorni del Natale e la loro ricchezza di concerti mostrano comunque un settore forse in trasformazione ma in molti casi di
grande vitalità.
Attività intensa alla Galup
Natale, tempo
di panettone
Natale: tempo di panettone. Anche per la Galup, storico marchio pinerolese, l’attività è frenetica. Il negozio di via
Fenestrelle è letteralmente preso d’assalto dagli
amanti del tradizionale
«canditi e uvetta», sempre il più apprezzato, o
delle varianti contemporanee, dalle farciture differenti e ghiotte. Alla Galup si lavora giorno e notte, con un primo e parziale bilancio delle vendite in linea con i dati dell’anno scorso: come conferma il responsabile.
Luigi Proglia, «secondo le
proiezioni volumetriche
siamo nella media». Proglia sottolinea la difficoltà
del marchio pinerolese di
far fronte all’alto grado di
concorrenzialità delle altre «firme», che investono
pesantemente nella promozione, ma soprattutto
contengono i prezzi sovente a scapito della qualità del prodotto.
Nel periodo natalizio il
punto vendita di Pinerolo
«ha iniziato male, ma si
sta riprendendo - dice
Proglia - e addirittura, se
ICONTRAPPUNTOI
PER UN'EUROPA
DEI CITTADINI
MARCO ARMAND HUCON
La presenza dei
sindaci italiani
nella Nizza del
«Vertice» europeo
di inizio dicembre
il dato sarà confermato, si
registrerà un piccolo in
cremento». Il fatturato
della Galup arriva per
l’80% dall’Italia nordoccidentale, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, con un
ricavo equamente suddiviso fra distribuzione
«tradizionale», ingrosso e
dettaglio, e grande distribuzione, come i supermercati. «Il 24% del fatturato natalizio - sottolinea
Proglia - arriva dalle speciali confezioni regalo,
che abbinano i nostri
prodotti con altri di qualità: una proposta ancora
in crescita quest’anno».
Un settore, quello dolciario nel Pinerolese, che
ha vissuto in tempi re
centi momenti difficili, in
particolare alla Morè di
Torre Pellice e alla stessa
Galup. Per la prima è arrivata l’acquisizione da
parte della Cedrinca di
Salò: il marchio pinerolese vive invece dell’accor
do firmato nella primavera scorsa. «Il futuro dell’azienda dipende anche
dalle vendite di questo
periodo», afferma Fedele
Mandarano, della Cgil.
«Oggi l’Europa non deve
essere più soltanto l’espressione della volontà
degli stati, ma deve diventare anche l’espressione
della volontà dei cittadini.
Noi facciamo appello ai cittadini europei, ai loro rappresentanti eletti e alle organizzazioni della società
civile perché facciano sentire la loro'vo- —
ce e diano vita
a una manifestazione davanti al Consiglio europeo, a
Nizza, il 7 dicembre 2000».
L’appello, che
è firmato da
un numeroso
gruppo di parlamentari europei e fatto proprio dal
Movimento federsJista europeo e dal comitato per
una Costituzione europea,
riunisce a Nizza più di
10.000 persone, fra le quali
moltissimi sindaci e amministratori comunali. In una
cornice pittoresca di stendardi, bandiere, gruppi folcloristici, bande... si snoda
un bellissimo corteo in una
Nizza plumbea, invernale,
come se la meteorologia
fosse in sintonia col clima
politico del Palazzo dei
congressi.
Un corteo che transita in
una zona un po’ periferica,
con negozi chiusi, pochissima gente alle finestre e ai
balconi, con assenza totale
di bandiere europee al di là
di quelle portate dai manifestanti. Eppure non siamo
«il popolo di Seattle»: quel
popolo è in parte fermo alla stazione di Ventimiglia
poiché si è impedito al treno che li porta di oltrepassare il confine (alla faccia
del trattato di Schengen!) e
in parte è nelle vicinanze
del Palazzo dei congressi e
sta impegnando la polizia
francese. Siamo comunque
un «popolo» del quale non
importa niente ai nizzardi,
formato in larghissima
parte da italiani. Infatti i
parlamentari presenti, i
presidenti di Regione, delle
Province, i sindaci, gli amministratori comunali sono quasi tutti italiani. I
francesi, i tedeschi, ecc.
brillano per la loro assenza.
Eppure questa «voce italiana», anche se isolata, è
importante. Importante
perché sottolinea lo spirito
profondamente europeo
del nostro paese, perché
evidenzia il ruolo positivo
che l’Italia ha giocato e potrà giocare ancora nel futuro per la costruzione del
l’Europa dei popoli. Costruzione faticosa come i risultati di Nizza ci dimostrano,
ma non priva di positivi
sviluppi. Siamo venuti a
Nizza per sostenere la Carta
dei diritti dei cittadini europei (poi approvata), ma
anche perché si deve avviare il processo di una vera
e propria Costituzione europea, strada
maestra per
la costituzione di una federazione
europea che,
come alcuni
sostengono,
non consista
solo di stati,
ma che assu
alcune caratteristiche di uno stato.
Come sia difficile il percorso è evidente a tutti. Non
solo per il «senso dell’appartenenza» a una nazione,
fortissimo nella classe politica di alcuni stati membri,
ma anche per il prossimo
allargamento dell’Unione
europea ai paesi del Nord e
dell’Est Europa.
Un allargamento inevitabile e non certamente indolore per gli attuali paesi
membri. Pensiamo soltanto
alle migliaia di miliardi che
la Comunità europea attraverso le proprie «azioni» ha
distribuito agli stati membri per il sostegno delle
aree più deboli o per il sostegno di settori critici. È
del tutto evidente che in
gran parte queste risorse
dovranno essere dirottate
verso i nuovi «partner». Le
nostre Regioni, Province,
Comunità montane e Comuni hanno beneficiato degli aiuti europei. Se oggi,
per esempio, ristrutturiamo la Crumière di Villar
Pellice o la Stamperia di
Torre Pellice, se costruiamo
aree attrezzate, se privati
beneficiano di contributi
per la ristrutturazione delle
loro aziende, è grazie anche
ai contributi europei.
Ma come si potrà procrastinare a lungo l’ingresso
dei paesi soprattutto dell’Est nella Comunità europea? Come possiamo pensare di avere come vicini
stati che diventeranno sempre più instabili politicamente perché economicamente deboli e marginali?
Sarebbe davvero drammatico per tutta l’Europa che
lo slogan che sempre più
forte risuona in quei paesi,
«si stava meglio quando si
stava pe^o», diventasse la
tragica soluzione di un ritorno al passato.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^desi
VENERDÌ 22 DICEMBRFv
—-----------—^ venerdì 2
PINEROLO: PRESTO IL GUADO SUL CHISONE —
Dovrebbe essere pronto per Natale il guado sul
Chisone in fondo a via Saluzzo a Pinerolo. Sfumata l’idea di sistemare in via provvisoria un
ponte bailey per ripristinare la circolazione lungo la strada provinciale che conduce in vai Penice e nel Cavourese (interrotta per il crollo del
ponte sul Chisone), Eamministrazione si è indirizzata verso la costruzione di un guado costituito da tubi di circa 2 metri di diametro che garantiranno la realizzazione di una strada a due corsie di marcia. «La posa dei tubi - dice l’ingegner
Castiglione, capo ufficio tecnico del Comune - è
completata ora stiamo procedendo all’asfaltatura e alla posa delle protezioni». Il costo complessivo dell’opera sarà di circa 400 milioni in attesa
che il ponte definitivo sia costruito e la normale
circolazione anche ferroviaria ripristinata.
NUOVE DATE PER LE OLIMPIADI DI TORINO
2006 — I Giochi olimpici di Torino 2006, per evitare il rischio di una sovrapposizione con la finale del superbowl americano, si svolgeranno
daini al 26 febbraio del 2006 anziché dS 4 al 19
febbraio come stabilito inizialmente. Questa la
decisione presa dalla Commissione esecutiva
del Ciò che recentemente l’ha comunicata al comitato torinese gestore dell’evento.
SI ATTENDONO GLI ESITI DEL VOTO NELLE
SCUOLE — Dal 13 al 16 dicembre, nelle scuole
italiane i docenti e il personale non docente
hanno votato per la prima volta per eleggere le
loro rappresentanze sindacali unitarie (Rsu). Per
la scuola italiana si tratta di un evento importante, che dovrebbe creare le condizioni per affrontare in modo democratico i problemi della
scuola, quelli che i lavoratori e le lavoratrici vivono ogni giorno nella propria sede di lavoro.
Perché la votazione fosse valida doveva votare il
50% più uno degli aventi diritto; nel Pinerolese
(dati non ufficiali) il quorum è stato raggiunto, si
attendono quindi gli esiti sulle liste e sulle preferenze. Le liste presentate sono state quelle della
Cgil, dello Snals, dei Cub.
SOS ALBERI DI NATALE — «Non sapete cosa fare
del vostro albero di Natale, dopo le feste? Ce ne
prendiamo cura noi!». È una iniziativa che per il
secondo anno prende la Pro Loco di Angrogna
in collaborazione con il gruppo antincendi boschivi. Chi ha acquistato un abete da addobbare
per Natale (con le radici, ovviamente) potrà
dunque portare l’albero il 13 e 14 gennaio, dalle
9,30 alle 11,30, in piazza Roma ad Angrogna, dove c’è la sede della Pro Loco.
1 MILITARI SI RITIRANO DA USSEAUX? — Da diversi anni il piccolo centro di Usseaux in alta vai
Chisone, insieme al parco dell’Orsiera-Rocciavré,
sta conducendo la sua battaglia perché l’esercito
non utilizzi più come poligono di tiro la zona di
Pian dell’Alpe. Lo scenario che piace molto ai
militari, è anche meta di turismo e per un paese
che di questa risorsa vive in buona parte, le esercitazioni sono un vero «tormentone». Ora sembra proprio che l’esercito rinunci a quel sito; il
comitato misto composto da esercito e Regione
ha definito 13 siti atti ad ospitare le esercitazioni
e fra essi non compare Pian dell’Alpe.
SPORTELLO UNICO: LA VALPELLICE DECIDE —
Per avviare la costituzione di uno sportello unico
per le attività produttive anche in vai Pellice, è
convocato il Consiglio della Comunità montana
vai Pellice. L’appuntamento è per il 27 dicembre.
I singoli Comuni hanno delegato la materia alla
Comunità montana; la sede dello sportello sarà
probabilmente a Luserna San Giovanni.
gioielli
orologeria - oreficeria - argenteria
corallo - perle australiane - croci ugonotte
De Beers e BIBIGI'
presentano...
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Un deficit per la Cantina sociale di Bricherasio
Quattro miliardi in rosso
Il grosso del disavanzo è in realtà costituito da mutui
Nei giorni scorsi sono state rinnovate le cariche societarie
MASSIMO GNONE
QUATTRO miliardi di
lire non sono briciole, possono far paura.
Tocca questa quota, milione più milione meno,
la somma dei debiti contratti dalla Cantina sociale di Bricherasio in questi
anni. Una cifra che ha
fatto «scappare» alcuni
membri del Consiglio
d’amministrazione, con il
pensiero di dover «garantire» il pagamento delle
pesanti cambiali. Ma serve chiarezza: degli oltre 4
miliardi «solamente» 1
miliardo e 285 milioni sono debiti a breve e quindi
oggetto di fideiussioni
bancarie a carico dei consiglieri. Il resto è coperto
da mutui a lunga scadenza (15-20 anni), con la garanzia ipotecaria sullo
stabile della Cantina, che
da solo vale 3 miliardi e
700 milioni.
L’assemblea dei soci
di domenica 10 dicembre ha rinnovato il Consiglio, con l’elezione di
Francesco Granero e di
Agostino Tarditi (rispettivamente presidente e
vicepresidente uscenti).
Guido Bonansea, Enrico Capitani, Alessandro
Reale, Paolo Rossetto,
Claudio Granerò, Massimo Trombotto, Luigi
Frairia e Bruno Chiavia,
a rappresentanza dei
Comuni di Bricherasio,
Campiglione, Bibiana e
San Secondo. Il consigliere rappresentante di
San Secondo, Clemente
La sede della Cantina a Bricherasio
Trombotto, eletto dall’assemblea, ha ritirato la
sua candidatura. Per la
sua sostituzione si fa il
nome di Claudio Rivoira,
già assessore all’Agricoltura della Comunità Pinerolese pedemontano.
Nella seduta di mercoledì 20, a giornale già in
stampa, si dovrà arrivare
a rinominare le cariche
interne al Consiglio. «Se
ci saranno le condizioni, - dice il presidente uscente, Francesco Granerò, che avrebbe l’intenzione di ripetere l’esperienza per altri tre anni -,
bisognerà lavorare duro
per uscire dalla situazione difficile: gli impegni
presi in passato voglio
prenderli anche adesso».
Granerò torna anche sulle accuse dei consiglieri
uscenti Bruno Alloa e
Claudio Codino, secondo
i quali il Consiglio avrebbe deliberato senza informarli della convocazione.
«Purtroppo - ammette
Granerò - sono state fatte
delle delibere in casi d’ur
Concerto Unitrè a Torre Pellice
Giovane pianista
Il giovane musicista Luca Mais di Torino ha tenuto
un concerto il 23 novembre scorso per l’Unitrè di Torre Pellice. La prima parte del programma è iniziata con
la bellissima Sonata in La minore K 310 di Mozart nei
tempi Allegro, Maestoso, Andante, Cantante con
espressione. Presto. Il bravo Luca Mais ha interpretato
con espressione questo stupendo brano.
Di Chopin è stata eseguita la Fantasia in Fa minore
op. 49 che fa parte delle molte pagine del musicista
polacco: è stata composta nel 1841, verso la fine della
sua tormentata esistenza. Per la seconda parte del
concerto il pianista ha eseguito la Sonata in Fa minore
op. 57, detta Appassionata di Beethoven, uno dei suoi
immortali capolavori pianistici che segna il culmine
della prima fase del Beethoven sonatistico e dedicata
all’amico Franz Von Brunsvik.
Una mazurca di Chopin, come bis, ha terminato
questo pomeriggio musicale seguito da un pubblico
sempre molto attento e partecipe.
Pinerolo: tolti i sensi unici
Troppe code d'auto
Dopo il periodo di prova, durato circa un mese, la
circolazione divenuta a senso unico in corso Torino,
corso Bosio e via Giolitti a Pinerolo, il 18 dicembre è
tornata come era. Domenica 17 le barriere di plastica
che canalizzavano il traffico sono state rimosse e le
strade sono state riaperte ai due sensi di marcia. «La
sperimentazione compiuta in questi giorni - dicono in
Comune - ha consentito di raccogliere molte informazioni che saranno la base per un progetto esecutivo dettagliato che verrà discusso prima della sua realizzazione con i cittadini interessati». Questo anche
perché non a tutti è piaciuta questa sperimentazione
e c’è chi vede in queste misure più che uno snellimento della viabilità un aumento delle code, ma c’è
da tener presente che la «prova» è avvenuta in concomitanza con l’aumento del traffico in attraversamento della città dovuto all’inagibilità del ponte sul Chisone in fondo a via Saluzzo.
Tuttavia alcune misure sperimentali, ritenute efficaci, sono state mantenute, come la segnaletica con
frecce direzionali per il semaforo di corso Torino e la
sincronizzazione dei due semafori di corso Bosio e
via Mamiani. L’amministrazione poi sta anche pensando di migliorare lo svincolo di via Poirino, che vede decuplicati i passaggi, costruendo un’uscita più
ampia e dotandola di un’illuminazione adeguata.
genza, quando la cantina
era in ristrutturazione. La
convocazione è avvenuta
per telefono: la legge lo
consente, con la possibilità di far seguire una delibera di sanatoria».
Intanto a febbraio dovrebbero arrivare 334 milioni che permetteranno
di saldare i conti della
vendemmia 1998. «I 270
milioni rimanenti - assicura il direttore della
Cantina, Francesco Airasca - saranno saldati entro fine luglio». Il bilancio
chiude in pareggio a 6
miliardi e 800 milioni. La
Cooperativa ha 5 dipendenti a tempo pieno e
230 soci. «Per colpa di tre
grandinate - dice Airasca
- nel 2000 anno c’è stata
una riduzione nella produzione, abbiamo raggiunto gli 11.000 quintali;
l’8% in meno dell’anno
scorso, ma sono aumentati i ricavi. Bisogna puntare sulla qualità e sulla
promozione del nostro
prodotto, non incrementare la quantità».
Per la nuova seggiovia di Pr|
Ancora due anni
per avviare i lavori
DAVIDE ROSSO
IFFICILMENTE i
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lavori per la nuova seggiovia biposto di
Prali, intervento che vede l’intervento oltre che
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca anche dei Comuni di
Prali e Perrero e della
Seggiovie 13 laghi, potranno cominciare prima
della fine del 2001 o l’inizio del 2002». È l’assessore al Turismo della Comunità montana. Marco
Bourlot, a dirlo dopo che
giovedì scorso ha avuto
un incontro in Regione
con i rappresentanti dell’assessorato alla Montagna dell’ente che hanno
per altro accolto con favore la proposta della
Comunità montana di
cercare di accedere ai finanziamenti statali a
fondo perduto dopo che
pare essere sfumata, anche se la risposta definitiva non è stata ancora
ufficializzata, la richiesta
indirizzata alla Comunità
europea. «I tempi di rea
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Cinquant'anni fa su «L'eco delle valli valdesi»
Scuola domenicale per tutti?
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In alcune occasioni abbiamo oggi la partecipazione dei bambini al culto. In un numero de L'eco
delle valli valdesi del 1950
troviamo invece una lettera della sig.ra Eugenia
Micol che propone all’attenzione del colloquio
pastorale il tema della
scuola domenicale nelle
alte valli e si domanda se
«una via da seguire per
ottenere più vita religiosa nelle comunità e nelle famiglie non sarebbe
quella di ritornare alla
vecchia scuola domenicale aperta al pubblico,
pur non cambiando niente ai programmi attuali».
Secondo la proponente,
oltre a ottenere un miglior contegno dei bambini prima dell’inizio delle lezioni, questo sistema
darebbe lo spunto per
conversazioni religiose in
famiglia, per continuare a
cantare in casa gli inni
imparati, sarebbe una risposta al desiderio dei genitpri di seguire fin dove
è possibile i figli nella formazione religiosa e di
partecipare una riunione
da parte di chi, per l’età o
le incombenze di casa,
non è in grado di seguire
il culto del mattino.
11 prof. Augusto Armand Hugon dedica un
articolo al Comitato vallone, costituitosi ad Amsterdam nel 1735 per aiutare le popolazioni delle
Valli, in particolare dopo
la grande inondazione
patita nel 1728. Già in
passato la generosità degli olandesi era stata
grande: basti pensare alle
collette raccolte dopo le
Pasque Piemontesi del
1655, l’ospitalità al moderatore Léger, il continuo
intervento diplomatico e
il sostegno dato per la
Glorieuse Rentrée. «Ma
dal 1735 il sostegno diventava costante e prezioso, l’interesse per tutti
gli aspetti della vita della
chiesa minuzioso e i legami sempre più fraterni.
La rendita annua del capitale (700 fiorini) veniva inviata inizialmente a
Torino, presso qualche
commerciante olandese e
successivamente valdese,
come i Long, i Vertu o i
Peyrot; dalle valli partiva
un pastore o un laico,
spesso i due insieme, che
ritiravano il denaro e lo
distribuivano secondo le
minuziose indicazioni del
Comitato, in particolare a
favore delle scuole, dei
maestri, dei pastori e delle vedove. Vi era una continua corrispondenza con
la Tavola, molto attenta a
tutti i particolari; più di
una volta il Comitato entrò nel merito dei litigi fra
pastori e chiese, facendo
sentire il suo peso morale
e finanziario per mettere
ordine fra i valdesi.
Le nostre chiese, alla fine del sec. XVIII, hanno
attraversato un periodo
assai difficile, di decadenza morale e spi-rituale: i
pastori, alcune volte fin
troppo cultivés et philosophants, si dimostravano spesso incapaci nella
guida delle comunità...».
Armand Hugon conclude
con una proposta un po’
«interessata»; che il Comitato, da sempre particolarmente attento all’i
struzione, destini ilsi so da p;
contributo annuo a» amminii
opera particolare: iltì_____
legio valdese «il cui di
cit è permanente»... ^
Il 10 dicembre
muore a Torre Pellicf
pastore e professoreB
vide Bosio. Era nato a» ■ ■ M
Germano nel 1885;i
L’eco lo ricorda conp*i ^ Con
colare affetto Erneit ayvalen
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veva studiato a Fireitf ciazione
alla Facoltà teologica!
Palazzo Salviati dove*
segnava suo padre Eni|, '
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(a cura di Marco
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13
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E Eco Delle "^àlli ialdesi
PAG. 13 RIFORMA
^ Un nuovo corso all'istituto «Alberti» di Luserna
La pietra e la scuola
Mentre a Villa Olanda si lavora per il museo l'istituto
tecnico potrebbe provedere a formare dei periti minerari
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nella prossima primavera, e nel fabbricato vi
troveranno posto un
centro didattico, diverse
aule e aree ricettive, il
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impiajj
«Museo tecnologico deltrassilài „{etra di Luserna», con
ratervei ja prospettiva di racco3ne. «Pij letteratura, mateconclm riale fotografico, cine^ matografico e iconograanitàniiii geo sulla pietra da metter defili jgjg a disposizione del
r^,^rarei pubblico. L’interesse per
già fati Ja pietra di Luserna sta
Iti, mar stimolando altre iniziatiivere qj ^g jj^ ^al Pellice: alla fine
nenti ini ¿1 novembre i locali del
a stazio^ jjjyj^jgipio ospitarono
erareili una mostra di alcuni arncio biii' (jgti del Pinerolese che
-re aneli hanno realizzato le loro
opere utilizzando appunto questo materiale,
l In qualche modo colle1 pula con le prospettive di
1 attività che potranno svi, lapparsi a Villa Olanda vi
è anche l’ipotesi di awia[ re presso l’istituto tecnico «Alberti» di Luserna
San Giovanni un nuovo
corso di studi volto a rilasciare il titolo di «perito
tecnico minerario». Come riferisce il preside
dell’istituto, prof. Fulvio
Getterò, per l’attivazione
di questo nuovo corso di
studi vi sono orientamenti favorevoli da parte
del Consiglio dell’istituto
e della Provincia di Torino; si è ora in attesa di
a prese di posizione forma
f'I # li per dare concretezza
li« all'idea: in particolare
sarà necessario un assenistiniilsi so da parte degli organi
nnuo al amministrativi in ambito
lare: il 9_______________________
scolastico (Provveditorato, ministero della Pubblica istruzione) per poter dotare il nuovo corso
del personale e delle
strutture necessarie.
Qualche problema potrebbe derivare dal fatto
che ultimamente la struttura, 1 tempi e l’organizzazione della scuola secondaria superiore italiana sono oggetto di dibattito nella prospettiva
di una loro complessiva
ridefìnizione; come molti sanno, è in discussione, a livello politico, il
riordino dei cicli scolastici: l’attivare dei nuovi
corsi con una struttura
modellata sull’attuale assetto del sistema scolastico potrebbe non essere ritenuto opportuno.
D’altro canto il nuovo
corso potrebbe già tenere conto delle nuove prospettive, mettendo le basi per uno sviluppo del
l’istituto tecnico di cui
occorrerà tenere conto
allorché il riordino entrerà nella fase operativa.
Maggiori e migliori notizie dovrebbero essere
date in tempi abbastanza
brevi; il termine per le
preiscrizioni per coloro
che stanno frequentando
l’ultimo anno della scuola media inferiore, e che
dovranno orientarsi sulle
scelte per il proseguimento degli studi, è vicino: si spera che gli organismi che dovranno esprimersi per avviare effettivamente il nuovo
corso di studi facciano
sentire il loro orientamento in tempo utile per
consentire a ragazzi e ragazze e alle loro famiglie
di poter fare le loro scelte
tenendo conto anche
della possibilità di andare a studiare a Luserna
San Giovanni per diventare perito minerario.
—ì La viabilità a Porte di Pinerolo
Un ffbailey» per
il ponte Palestre
DAVIDE ROSSO
\^U
vorrà ancora circa
un mese prima che
gli abitanti di Inverso
Porte possano riattraversare il Chisone utilizzando ponte Palestre collegato da un bailey alla
sponda sulla destra orografica del torrente in
parte trascinata via delle
acque in ottobre. Superati i problemi tecnici
che avevano fermato i lavori della ditta incaricata, da giovedì scorso sono ripartiti gli interventi
per la sistemazione della
sponda è si è provveduto
a preparare il tutto per
costruire la base di cemento armato che dovrà
sostenere il ponte bailey
dalla parte dell’Inverso.
«Speriamo che i tempi
di realizzazione indicati
dai tecnici in circa un
mese, il tempo di consolidamento del cemento
più un paio di giorni per
la sistemazione del bai
Un episodio di Bobbio Pellice
Natale d'altri tempi
intorno all'albero
I»
L'impianto di Pinerolo è inagibile al pubblico
A Torre Natale sui pattini?
C’è ancora incertezza sulle prospettive di apertura al pubblico del Palaghiaccio di Pinerolo; la visita di giovedì
7 dicembre della commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico
spettacolo hà messo in risalto alcune
pecche dell’impianto, alcune delle
quali di origine strutturale, altre facilmente ovviabili. Così se i vetri rotti si
possono facilmente sostimire e gli scarichi dei servizi non funzionanti saranno riparabili o sostituibili non altrettanto si potrà fare, almeno nell’immediato, per la tinteggiamra degli spogliatoi, la pendenza delle docce, l’impianto di riscaldamento, il locale bar, i
compressori. Nei primi giorni di questa
settimana un «vertice» fra tutte le autorità preposte a rilasciare l’attesa autorizzazione dovrebbe dare una risposta;
possibile l’apertura parziale della struttura con accesso alla sola tribuna lato
ovest di recente costruzione. Sarebbe
un modo per dare un po’ di ossigeno
alle casse degli enti impegnati nella gestione che oggi non possono contare
su nessun introito.
Buone notizie intanto per la vecchia
pista di Torre Pellice; il tetto semidistrutto dall’alluvione è stato compietamente rimosso dalla ditta Cagnola di
Cantalupa e già si sta lavorando per ripristinare la rete fognaria, la recinzione lato Pellice e l’impianto di illuminazione. A quel punto la patinoire potrebbe essere riaperta (per Natale o
Santo Stefano?) «sotto le stelle» per i
pattinatori e per le squadre giovanili.
Più avanti si potrà pensare anche a una
eventuale seconda tribuna in prefabbricati da installarsi al posto di quella
andata distrutta dall’alluvione. Naturalmente tutto a livello temporaneo in
attesa di un nuovo Palaghiaccio...
ley, vengano mantenuti,
permettendo nuovamente la comunicazione tra
la strada provinciale dell’inverso e la statale 23 dice il sindaco di Porte,
Laura Zoggia - . Questo
perché si fa sempre più
urgente il ripristino del
collegamento visto che si
va verso la stagione fredda con l’aumento delle
possibilità di nevicate
che renderebbero particolarmente difficile la
circolazione». Tuttavia a
Porte si è fiduciosi su una
soluzione rapida, sia pur
provvisoria, dell’emergenza di ponte Palestre.
Preoccupazioni invece
ci sono per le sorti della
variante alla statale 23
che dovrebbe in futuro,
attraverso una circonvallazione del paese, evitare
l’attraversamento dell’abitato di Porte da parte
del traffico diretto e proveniente dall’alta vai Chisone. I tecnici dell’Anas
infatti hanno recentemente compiuto nuovi
rilevamenti in località
Malanaggio, dove la circonvallazione dovrebbe
rientrare sulla statale, ma
soprattutto, ed è questo a
preoccupare, hanno comunicato che sono tenuti per legge a presentare
a mezzo di pubblicazione su un quotidiano nazionale il progetto e di
dover attendere almeno
30 giorni dalla pubblicazione per eventuali critiche e obiezioni. «Non ci
preoccupano le obiezioni
- dice la Zoggia - ma i
tempi che si allungano
sempre più. La Conferenza dei servizi che deve
decidere in materia doveva incontrarsi infatti il
15 dicembre ma a questo
punto tutto quanto slitta
a marzo e per la partenza
dei lavori non si può che
prevedere nella migliore
delle ipotesi che il secondo semestre del 2001».
BRUNO BEUION
IN questo tempo natalizio, così carico di luci
sfavillanti dovunque, può
essere interessante rileggere una pagina che il pastore Bartolomeo Gardiol
scriveva una settantina
d’anni fa relativamente a
un’istituzione che da allora caratterizza il Natale
un po’ dovunque.
Bartolomeo Gardiol fu
pastore a Bobbio Pellice
per ben 44 anni, dal 1875
(aveva allora 27 anni) al
1919, quando venne emeritato all’età di 71 anni. Egli descrive la chiesa
come l’ha trovata e come
l’ha vissuta nel suo lungo
ministero. Tra l’altro dice: «La parrocchia nella
quasi totalità dei suoi
componenti non faceva
buon viso a innovazioni
di alcuna specie. La prima volta infatti che il suo
conduttore preparò un
albero di natale nel tempio, il solo luogo che per
la sua ampiezza potesse
accogliere i numerosi
alunni della scuola domenicale insieme a tutti
quelli che non avevano
mai visto alcunché di simile, vi fu una vera rivoluzione per parte degli
adulti, uomini e donne,
anzi un ricorso alla Tavola perché proibisse, in avvenire, spettacoli che ricordavano il culto cattolico con tanto di candele
accese e di processione.
Se il pastore, dicevasi
apertamente, vuol condurci alla Chiesa romana,
noi staremo saldi nella
fede dei nostri padri. Il
che non impedì che l’anno seguente si avesse la
festa e così fino ad oggi».
Il tono sembra essere
di divertita superiorità
nei confronti della popolazione di Bobbio che vedeva un pericolo nella introduzione della «novità»
dell’albero natalizio. Il
fatto che si avesse la festa
«l’anno seguente e così
fino ad oggi», nonostante
l’opposizione di molti, è
però anche indice di un
certo rapporto tra il pastore e la chiesa in cui è
chiamato a lavorare.
E se avessero avuto ragione i bobbiesi e torto il
pastore? Se veramente
l’introduzione di novità
che pian piano diventano
tradizione costituisse veramente un dimenticare
l’impegno a «stare saldi
nella fede dei padri»?
Certo, può essere vero
anche il contrario, che
cioè si confonda la «fedeltà» con il fare o non
fare certe cose, mentre
certamente la fedeltà va
oltre queste forme schematiche di legalismo più
o meno evidente.
Forse l’episodio di Bobbio degli inizi del secolo
può essere per noi occasione di riflessione se, indipendentemente dall’albero di Natale, siamo capaci di rimanere «saldi
nella fede dei padri».
L'ultimo numero di «La beidana»
Valdesi in vai Roya
Associazione musicale «Divertimento» a Sestriere
Fra clarinetti e tanghi
«il cui di
nte»...
mbre iS
re Pellicl
fessure
anatoas
il 1885;i
la con pai ^ Comune di Sestriere,
to Erne* avvalendosi della direde Bosiol zione artistica dell’asso3 a Fireiii ciazione musicale DiverteologioU'niento, propone una
ati dovei di concerti nelle fejadre End| stività natalizie. Merco)vanniW*®‘^' 27 dicembre, ore
ostagnoi 17,30, al salone lat (via
: a PaM Duset, 1) si inizia con il
va, ToriiHj gruppo Ebony wind. La
, pu rieW passione per il clarinetto
Tii nel '^‘risce i quattro musicisti
ncora fii gruppo che dopo l’esua bei^ perienza maturata con
ledeglhi . ^riuggiori orchestre
irtirsened sinfoniche italiane, coro mili'^ P® quella del Teatro aldella Ta'i ?r:ala di Milano, della
1 Sud Affli . : u delle più importanti Uniti.ii ** ^^11® della penisola, so) profest*P° cresciuti velocemenseW^‘ riguarda
-attedra» interpretativa e il
notte dii; 'Carattere del quartetto.
«Cosìdi peculiarità dei
lancoali* ^“pPonenti del quartetimi 20ad f. quella di essere abili
I vita-® Pplistrumentisti capaci
rrolafai !! '^tdizzare tutti gli stru1 di via pii componenti la faI, ungila del clarinetto. Ve
- Concerto a Villar Perosa
Coralità sacra
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fiducia;* chiesa di San
re rëciprt?îl?''^0’ la volta di
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Ì^^ionalmente all’età di
P nerV diventando, in
teiiipo.unodeipiù
4arco^'^ “scinti bluesman ca
Musica greca con i «Sìrtos»
liforniani. Partecipa a
numerose tournée portando la sua splendida
voce in Giappone, Canada, Europa, approdando
anche in Italia dove ha
collaborato tra l’altro alla
realizzazione di «Blues»,
l’album di Zucchero.
Martedì 2 gennaio alle
17,30, ancora nel salone
lat, ecco il «Quintettango» con V omaggio alla
musica di Astor Piazzolla.. Astor Piazzolla, sospeso quasi magicamente tra il tango, il jazz e la
musica classica, resta fedele alle sonorità, ai ritmi
e agli strumenti della sua
terra, l’Argentina, ma
sensibile alle inquietudini che percorrono la musica classica contemporanea. La sua musica fonde
infatti la tradizione del
tango argentino, le suggestioni sinfoniche (Stravinski] tra tutti) e le sperimentazioni del jazz, per
creare un nuovo genere,
originale e personalissimo. Infine giovedì 4 gennaio, alle 21,15 al cinema
Fraiteve arrivano i Sirtos
con canti e musiche tradizionali delle isole greche: i Sirtos sono certamente uno degli ensemble tradizionali europei
che meglio hanno assimilato il patrimonio tradizionale della musica greca, che trova le proprie
radici nelle tradizioni antiche della musica arcaica. Il loro concerto alterna struggenti ballate a ritmi travolgenti, vengono
interpretati anche balli
tradizionali e la classica
danza moderna, il sirtaki.
Per i «concerti di dicembre» promossi dal
Comune di Villar Perosa
su organizzazione della
associazione musicale
Divertimento, venerdì 22
dicembre, alle 21,15, nella chiesa di San Pietro in
Vincoli si esibirà il coro
polifonico e ensemble
«Cantica symphonia»;
l’ingresso è gratuito. Il
coro è composto da Maria Teresa Nesci, Anna
Maria Calciolari, soprani,
Svetlana Fomina, Efix
Puleo, violini, Vittorio
Zanon, organo e Giuseppe Maletto, direttore.
Il coro Cantica Symphonia si è costituito a Cumiana nel 1988 e ha rivolto sin dall’inizio l’attenzione al repertorio sacro
antico, spaziando dall’Ars
Antiqua a Josquin des
Près, fino a Claudio Monteverdi e Francesco Cavalli. Il gruppo si dedica
allo studio e l’esecuzione
della musica del Medioevo e Rinascimento, con
particolare attenzione al
repertorio sacro. Nel 1996
Cantica Symphonia ha
intrapreso una serie di registrazioni per l’etichetta
Stradivarius, avvalendosi
della prestigiosa collaborazione di Kees Boeke,
come «direttore ospite».
Frutto di questa collaborazione sono il disco dedicato ai mottetti di Costanzo Festa e 2 Cd di
Guillame Dufay: «Fragmenta-Missarum» e, di
recente pubblicazione.
Messe «Réveilles-vous» e
«Ave Regina Coelorum».
Alcuni cantori del coro «Cantica Symphonia»
L’ultimo numero de La
beidana (n. 39, ottobre
2000) ci offre tre interessanti rievocazioni storiche. La prima, curata da
Marco Fraschia, riguarda
le tracce della presenza
protestante in alta vai
Roya, e in particolare i
personaggi e i luoghi della piccola comunità valdese di Tenda: è una sorpresa scoprire che alle
sue origini vi è una petizione alla Tavola sottoscritta da un centinaio di
operai che lavoravano al
traforo tra Vievola e Limone della ferrovia Cuneo-Tenda, in seguito ad
alcuni incontri avuti con
il pastore di Cuneo, Filippo Cardon, nel gioco di
bocce di Vievola. Il racconto ci porta poi a visitare, come è stato fatto
nella gita annuale organizzata dalla rivista, uno
dei leggendari rifugi valdesi, la Balma delle Cauette, chiamata anche
«dei calvinisti», sulle alture di Tenda.
La seconda rievocazione riguarda l’America:
grazie a una preziosa documentazione ricevuta
dalla Waldensian Presbiterian Church, Lucien
Ferrerò ricostruisce l’arrivo e l’installazione dei
primi emigranti valdesi, provenienti dalla vai
Germanasca, fondatori
di Valdese nella Carolina
del Nord; si leggono con
emozione i primi regolamenti, meticolosi per la
distribuzione della terra
e le varie attività, riconoscenti al Signore e rigorosi nella disciplina ecclesiastica. Riguarda la
cooperazione anche la
terza ricerca storica, di
Ettore Peyronel: questa
volta in vai Germanasca,
dove in seguito alle trasformazioni delle leggi
sui diritti fondiari prodotte dalla Rivoluzione
francese e al nuovo spirito di libertà, si manifestano forme di cooperazione comunitaria tra valligiani nell’uso del territorio che dureranno a lungo: Peyronel esamina il
caso del Gran consortile
di Riclaretto, le convenzioni tra i soci e i diritti
espressi in lire, soldi, denari, punti e atomi.
Il consueto confronto
fotografico della rivista
tra ieri e oggi è dedicato a
Prarostino, San Germano
e Pramollo, e sempre di
fotografie ci parla Barbara Bergaglio, raccontando la ricchezza del materiale presente al Centro
culturale e l’avvio della
sua catalogazione in collaborazione con la Regione Piemonte. Infine la
sezione immagini a parole ospita questa volta
alcune poesie di Franco
Calvetti con una intervista di Ines Pontet e un
intervento di Francesca
Spano sul rapporto tra
scrittura poetica e sensibilità protestante.
La Beidana si trova: a
Pinerolo (libreria Volare,
Libreria Cavallo a dondolo,'Chiesa valdese); a Luserna San Giovanni (cartoleria Pontet, edicola
Meynet, edicola Martina); a Torre Pellice (Centro culturale valdese, edicola Tourn, libreria Claudiana, cartoleria Calamaio, tabaccheria Albano, edicola Pallard); a Villar Pellice (edicola Michelin-Dalmas); a Bobbio
Pellice (edicola Bega); ad
Angrogna (Vecco), a Perosa Argentina (Ottica
Gariglio, Fantasy shop).
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ^ldesi
venerdì 22 DICE^
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Continua la serie di
sconfitte per la Valpellice
femminile alla sua prima
esperienza in serie A.
Nella doppia trasferta di
Belluno le ragazze di Armand Pilon sono state
superate per 4-0 e 9-0.
Perde, ma mostrando
capacità di lottare, la Valpe nel campionato under
19. Opposti al forte Appiano sulla pista di Pinerolo i biancorossi piemontesi hanno subito
molto nel primo tempo;
belle parate di Bertalot
fino al 9’50” quando, in
inferiorità numerica gli
ospiti hanno realizzato la
prima rete. Sul successivo ingaggio, dopo appena 7” il portiere della
Valpe si è fatto sorprendere da centro pista e la
partita in pratica è finita
lì. Più equilibrate le altre
due frazioni, fino alla rete di De Zoppis quando
si era già sullo 0-5 ma ancora l’Appiano ha suggellato rincontro con Ja
rete del 6-1 finale. Tante,
troppe, le penalità; eccesso di fiscalità di Scanacapra? Non solo; anche una certa ingenuità
che fa il paio con alcuni
errori fatali sotto la porta
avversaria.
delTunder 15 il 3S Pinerolo ha vinto 3-0 sul Porte. Nel derby fra 3S Pinerolo e Luserna hanno
prevalso nettamente 3-0
le valllgiane; nelTunder
20 il 3S Pinerolo è stato a
sua volta battuto per 3-0
dall’Alpitour Cuneo.
VOLLEY
Il Body Cisco torna al
successo pieno battendo
una diretta concorrente;
a Pinerolo i locali si sono
imposti per 3-0 sul La
Spezia staccando i liguri
con i quali condivideva
l’8“ posizione. Nel campionato under 15 maschile il 3S Pinerolo è stato battuto in casa dal
Free volley per 3-1 e dal
Volley Santena per 3-2,
mentre fra le ragazze
CALCIO
Il Pinerolo recupera a
pochi minuti dal termine
e resta al comando del
suo girone in Eccellenza
ma scopre di avere molti
e tenaci inseguitori. A
Cumiana i biancoblù,
passati in vantaggio con
Schiavello, son stati raggiunti e superati in pochi
minuti e solo nel finale
realizzano la rete del 2-2.
Il pareggio consente al
Chieri di avvicinarsi; decisivo il confronto del
Barbieri sabato prossimo
quando arriverà un Saluzzo in buona forma.
APPUNTAMENTI
Pinerolo: rultimo libro di Franco Barbero
Il dono dello smarrimento
Dopo il II Giubileo di
ogni giorno. Franco Barbero pubblica ora un volumetto della stessa collana che, già nel titolo. Il
dono dello smarrimento,
suscita interesse. Lo stile
prevalente è, anche in
queste pagine, quello
dell’intervista che tocca
alcuni temi scottanti come la liturgia, la celebrazione dei sacramenti, le
teologie femministe, le
cristologie, le diverse vie
di salvezza, la riforma del
papato, le seconde nozze, il Gay Pride, le ricerche cristologiche.
Come Barbero lascia
intendere fin dalle prime
pagine, il libro non ha
una sola riga di ribellismo
ingenuo o di sapore polemico. Né è possibile leggere queste pagine come
se l’autore pretendesse
indicare la risposta preci
sa agli interrogativi o la
soluzione di ogni problema qui affrontato. Egli ci
invita a passeggiare tra i
vari panorami teologici
che vanno crescendo nel
paesaggio cristiano contemporaneo. Soprattutto
si nota il tentativo, umile
e discorsivo, di far rifiorire nelle chiese cristiane e
nel dialogo interreligioso
lo spazio dell’agorà, cioè
della pubblica piazza in
cui si discute civilmente e
ci si confronta amorosamente su tutto ciò che
appassiona la nostra vita
e la nostra fede.
Ovviamente in un simile contesto la «controversia» ha un suo spazio di
legittimità a patto che,
come scrive l’autore, i
«cuori siano vicini» per
camminare in una «convivialità delle differenze»
che è difficile ma non im
possibile da praticare.
Ciò che Barbero dialogicamente combatte è l’illusione di trovare su tutte le questioni un linguaggio che unifichi e
superi le irriducibili differenze. Presumere di
trovare un linguaggio
onnipotente ed universale, anche rispetto alle diverse vie di salvezza, significa imboccare probabilmente una strada poco aderente alla storia e
incline all’ideologia. Per
Barbero il dialogo interreligioso è totalmente
compromesso da chi
pensa di poter nascondere o mettere tra parentesi la propria identità. Il
libro, pubblicato dall’Associazione Viottoli di Pinerolo, può essere richiesto, con una spesa di
16.000 lire, scrivendo a:
viottoli.cdb@tiscalinet.it.
21 dicembre, giovedì
■TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della Casa valdese, concerto di
pianoforte con gli allievi della maestra
Celesia (Edoardo Turbil, Heloise Garello, Giulia Beux ed Elena Proietti) che
proporranno musiche di Mozart,
Beethoven, Schubert.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Mercatino natalizio fino al 24 dicembre, dalle 9
alle 19, sotto i portici.
TORRE PELLICE: Alla biblioteca
«Carlo Levi», alle 17, incontro prenatalizio per tutti gli amici e le amiche della
biblioteca, con canti, poesie, racconti
di Natale, con la collaborazione del
Gruppo teatro Angrogna.
22 dicembre, venerdì
VILLAR PEROSA: Nella chiesa di San
Pietro in Vincoli, alle 21,15, concerto di
Natale del coro polifonico «Cantica
Symphonia»; dirige Giuseppe Maletto.
TORRE PELLICE: Da piazza Santa
Margherita, con partenza alle 20,30,
grande fiaccolata di Natale; partecipano la banda cittadina, le majorettes, il
coro «La draia», il coro «Les harmonies», a fine serata scambio di auguri
alla rotonda, con distribuzione di dolci,
vin brulé, cioccolata calda.
PINEROLO: Alle 20,30, nella chiesa
di San Giuseppe, «Natale a San Giuseppe». Alle 21, all’ex Fenulli, si inaugurano «Il presepe del Grande fratello» e il
«Presepe ecologico». Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle ore
12, nella chiesa del Sacro Cuore, concerto di musica antica di Cantus ecclesiae e del coro del m.o Marco Armoni.
TORRE PELLICE: Mercatino biologico e degli hobby, nelle vie del paese,
per tutto il giorno e fino al 24 dicembre.
POMARETTO: Per le vie del paese,
dalle 20, folletti, banda musicale e canti.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sede
del Cai, proiezioni con immagini di un
anno di attività.
VILLAR PEROSA: Mostra collettiva di
pittura, fino al 6 gennaio, ore 16-20, nella sede del Consorzio interaziendale.
23 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 20,45, concerto natalizio, con la
corale di Torre Pellice, il coretto e la corale di Perrero-Villasecca. Offerte a favore del restauro dell’organo della
chiesa di Torre Pellice.
VILLAR PEROSA: Alle 21, nella chiesa di Sant’Aniceto, concerto di Natale
con il «Corpo musicale».
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di
Nostra Signora di Fatima, «Cantiamo
per amore», concerto di Natale con la
corale «F. Prompicai», la «Badia corale
vai Chisone», «Gli amici di Giò» e il
«Bric Boucle». Ingresso libero. In piazza Barberi, dalle 10 alle 18, mercatino
dell’artigianato, replica domenica 24.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 16,
in piazza Partigiani, festa per i bambini
con distribuzione di piccoli doni.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Mostra
sulle «Icone russe», fino al 6 gennaio,
inaugurazione alle 17, a San Francesco.
TORRE PELLICE: Fino al 7 gennaio il
Centro culturale valdese rimarrà chiuso.
24 dicembre, domenica
PERRERO: Alle 22, presepio vivente.
Replica sabato 30, alle 21.
TORRE PELLICE: Dalle 15,30, nelle
vie del paese, musiche e danze con i
gruppi La meiro e Calhiolait, distribuzione di vin brulé in piazza municipio.
SALZA DI PINEROLO: Alle 21, in borgata Didiero, festa con Babbo Natale e
rinfresco, a cura della Pro Loco.
25 dicembre, lunedì
BRICHERASIO: presepio vivente, a
cura del «Gruppo ricreativo cappella»,
alle 18, a Cappella Moreri.
PINASCA: «C’era una volta il Natale»,
spettacoli, danze, canti, scenografie e
dolci tradizionali, organizzati dal gruppo «Costruire cantando», dalle 17 alle
19, nel centro storico di Dubbione.
30 dicembre, sabato
PRALI: Alle 19 fiaccolata di discesa e
fiaccolata dei bambini.
FENESTRELLE: A sera, a Mentoulles,
fiaccolata e vin bmlé.
SESTRIERE: Fiaccolata dei maestri.
31 dicembre, domenica
PRALI: Alle 24, nel piazzale della seggiovia bicchierata con falò.
PINEROLO: Capodanno in piazza,
con spettacolo pirotecnico di mezzanotte in piazza Vittorio, dalle 22, con
musica, panettone e bevande calde.
SALZA DI PINEROLO: Alle 20,30 fiaccolata sulla neve in borgata Didiero.
1“ gennaio, lunedì
PRALI: Al campo baby di Ghigo serata con la seconda «Ciasposciboblonga».
6 gennaio, sabato
SAN GERMANO: Alle 15 arrivo della
Befana sulla piazza della Turina: concerto del gruppo «The color brass quintet», cioccolata calda per tutti.
PERRERO: Alle 15, al Centro culturale, spettacolo per grandi e bambini con
merenda.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21,
alla palestra comunale, festa della Befana, con musica e ballo.
CASA DELLE DIACONESSE
— Festa di Natale «Una slitta
piena di regali per tutti», fino
al 2 gennaio, mostra-mercato
dei lavori eseguiti dalle ospiti
della Casa. Venerdì 22 dicembre, alle 14,30, «Festa», riflessione biblica, a cura degli ospiti; «Cantiamo il Natale», recita,
a cura del personale; arrivo di
Babbo Natale, tè e panettone
per tutti i partecipanti.
I DISTRETTO — Martedì 9
gennaio, alle 9,15, incontro
pastorale del I distretto, meditazione biblica a cura di Dario
Tron, introduzione di Stefano
Mercurio e Anita Tron sul tema: «Il suicidio».
3” CIRCUITO — Il concerto
di Natale del 3“ circuito si terrà
a Ferrerò, sabato 6 gennaio, alle ore 20,30.
AGAPE — Dal 5 al 7 gennaio,
week-end teologico su «La vita, la morte, la risurrezione».
ANGROGNA — Domenica
24 dicembre, alle 10 culto al
capoluogo, alle 20,45 culto a.
Pradeltorno tenuto dalla corale (cena del Signore). II 25 dicembre. Natale, alle 10 culto al
capoluogo, con la partecipazione di tutte le famiglie della
comunità, con celebrazione
della cena del Signore. Domenica 31 dicembre, unico culto
alle 20,45 al Serre, con celebrazione della cena del Signore, è
annullato il culto delle 10. La
corale invita tutta la comunità
a un pomeriggio di canti (non
solo natalizi) alla sala unionista il pomeriggio di sabato 6
gennaio, a partire dalle 14,30
per la festa dell’Epifania.
BOBBIO PELLICE — Giovedì 21 dicembre, alle 20,45 «11
canto di Natale», spettacolo
teatrale natalizio presentato
dalla scuola domenicale. Lunedì 25 dicembre. Natale del
NELLE CHIESE VALDESI
Signore, culto nel tempio, alle
10, con santa cena e partecipazione della corale. Domenica
31 dicembre, alle 10,30, nella
sala delle attività: culto in francese. Domenica 7 gennaio, alle
10,30, culto di inizio d’anno.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Sabato 23, ore 14,30, festa di
Natale all’Asilo: alle 15 festa
della scuola domenicale ai
Peyrot. Domenica 24, alle 9
culto agli Airali; alle 10 culto
con Festa dell’albero con i
bambini delle scuole domenicali con pranzo al sacco alla
sala Beckwith. Alle 21 culto
della vigilia al Ciabas. Lunedì
25 culti alle 9 (Airali) e 10
(Centro) con santa cena. Domenica 31, culto alle 9 agli Airali e alle 18 culto di fine anno
al tempio di San Giovanni. Sabato 6 gennaio, alle 20,45,
concerto della corale e del coretto di Torre Pellice, a favore
della chiesa di San Giovanni.
MASSELLO — II culto di Natale si terrà ai Reynaud alle
11,15 a cura del predicatore locale Flavio Micol. Lunedì 8
gennaio, alle ore 14, riunione
quartierale al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA —
Lunedì 25 culto unico a Ferrerò, alle 10.
PINEROLO — Domenica 24
culto alle 10; lunedì 25 culto
alle 10 con celebrazione della
cena del Signore; domenica
31, alle 10, culto di fine d’anno. Domenica 7 gennaio, ripresa della scuola domenicale.
POMARETTO — Domenica
24, ore 15, festa con bazar alla
scuola domenicale di Inverso:
culto di Natale al Centro anziani sabato 23 ore 16. Domenica 24, ore 10, culto nel tempio. Lunedì 25 culto, alle 9
all’ospedale e, alle ore 10. nel
tempio: in entrambi i casi par
teciperà la corale e verrà celebrata la santa cena; alle 20 incontro ai Cerisieri. Domenica
31 culto con santa cena alle
20,30, nel tempio: segue incontro fraterno alI’Eicolo
grando. Riunioni quartierali:
27 dicembre, alle ore 20,30 ai
Maurini, mercoledì 3 gennaio,
alle 20, ai Pons, venerdì 5 gennaio alle 15, all’Inverso Clot.
FRALI — Domenica 24, culto alle 10,30 e alle 20,30 con
santa cena; lunedì 25 culto con
la corale e celebrazione della
santa cena alle 10,30; domenica 31, alle 10,30 culto di capodanno. Il 25 dicembre alle
20,30 nella sala comunitaria festa dell’albero della scuola domenicale, partecipa la corale.
PRAMOLLO — I prossimi
culti saranno, domenica 24 dicembre ore 10, nella sala delle
attività al presbiterio: lunedì
25 dicembre ore 10, nel tempio; martedì 26 dicembre ore
14,45 festa di Natale con recite
e canti con i bambini della
scuola domenicale e con i catecumeni nella sala delle attività al campanile; domenica
31, ore 10, culto di fine anno;
domenica 7 gennaio, ore 10,
culto di inizio anno nella sala
delle attività al presbiterio.
PRAROSTINO — Domenica
24, alle 9, culto al Roc con santa cena e partecipazione della
corale; alle 10,30 culto a Pralarossa. Lunedì 25, ore 10, culto
con santa cena nel tempio di
San Bartolomeo; partecipano
la corale e i bambini della
scuola domenicale. Martedì 26,
ore 15, nel teatro festa della
scuola domenicale. Sabato 30,
ore 20,45, nel tempio di San
Bartolomeo, concerto della corale. Domenica 31, alle 10, culto con santa cena e partecipazione della corale: alle 20 nel
teatro, cena comunitaria. A
partire da domenica 7, il culto
si terrà nella sala del teatro.
RORÀ — Venerdì 22 sera al
centro, replica recita, canti,
cesto natalizio di un «tot» di
prodotti Caffarel; lo porta a
casa cbi indovina il numero
• esatto dei cioccolatini: domenica 24 culto alla sala Morel. A
Natale, culto con celebrazione
della santa cena al tempio.
SAN GERMANO — Venerdì
22, ore 15, festa dell’albero
all’Asilo dei vecchi. Domenica
24, culto alle 10; lunedì 25, alle
10, culto con partecipazione
della corale e dei bambini della scuola domenicale; celebrazione della santa cena. Domenica 31, alle 10, culto con celebrazione della santa cena.
SAN SECONDO — Sabato 23
dicembre, nel tempio si terrà
un concerto organizzato dal
Comune e dalla Pro Loco in
occasione del Natale. Domenica 24, alle 20,30, culto a cura
della scuola domenicale, il
culto del mattino è sostituito
dal culto serale. Lunedì 25, alle
10, culto di Natale con santa
cena e con la partecipazione
della corale. Domenica 31, alle
10, culto liturgico con Santa
Cena di fine anno. Non si terrà
il culto serale. Mercoledì 3
gennaio, studio biblico.
TORRE PELLICE — Sabato
23, ore 14,30, alla Foresteria,
festa di Natale della scuola domenicale. Sabato 23, alle ore
20,45, nel tempio, concerto
delle corali di Ferrerò e Torre
Pellice e del coretto valdese.
Domenica 24, oltre ai tradizionali tre culti, quarto appuntamento alle 21 nel tempio dei
Coppieri con santa cena e partecipazione del coretto. Lunedì 25, ore 10, culto nel tempio del centro con la corale;
celebrazione della santa cena.
Domenica 31, oltre ai tre culti
mattutini, culto alle 18 al centro con santa cena. Lunedì 8
gennaio, studio biblico su «Un
bilancio storico; i re. 2 Re. 17,
1-23». Unione femminile; domenica 7 gennaio, incontro
con le sorelle delle diverse
chiese evangeliche della zona.
VILLAR PELLICE — Sabato
23, ore 20,45, nel tempio, concerto del coro Valpellice e della corale di Bobbio-Villar. Domenica 24, alle 10,30, culto nel
tempio presieduto dal pastore
Davite. Lunedì 25, ore 10, culto con cena del Signore. Domenica 31, alle 10,30 culto con
cena del Signore presieduto
dal moderatore Gianni Genre.
Domenica 7 gennaio, culto
con cena del Signore. Incontro
dell’Unione femminile, domenica 7 gennaio, al presbiterio.
VILLAR PEROSA — Domenica 24, culto nel salone del
convitto, alle 20,30 nella scuola di Vivian tradizionale veglia
natalizia. Il giorno di Natale,
culto, alle 10, nel tempio, con
partecipazione della corale e
celebrazione della cena del Signore. Domenica 31, culto alle
10 nel tempio.
VILLASECCA — Domenica
24 dicembre, ore 10 culto nella
sala ai Chiotti; alle 20 culto
nella scuola del Trussan. Lunedì 25, alle 10, culto nel tempio di Chiotti con celebrazione
della santa cena; partecipa la
corale. Martedì 26, alle 10, culto a Villasecca con le scuole
domenicali e catechismo di
Ferrerò e Villasecca; partecipa
la corale. Domenica 31, alle 10,
culto nella sala di Chiotti. Alle
20 culto di fine anno cui segue
agape fraterna. Domenica 7
gennaio, alle ore 10, culto ai
Chiotti, con cena del Signore.
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CINEMA I
TORRE PELLICE-Il
nema Trento ha ino
gramma giovedì 21 et
nerdì 22, ore 21,15, Hi»
laya, l'infanzia di uni
po; sabato 23 alle 20,2|
Grinch e alle 22,2011
fello dove sei; domeiì
24 (ore 16 e 18) Il Gii
e Fratello dove sei(e
20.10 e 22,20). Luneil
(ore 16 e 18), Il Grindi
Fratello dove sei (e
20.10 e 22,20). Martedii
ore 16, Il Grinch. Marti
26 (ore 18, 20,10 e 22,1
mercoledì 27, giovedì21
venerdì 29 (sempre*
21,15), Himalaya, b
fanzia di un capo. Sali
to 30 (ore 20,10 e 22,Il
La famiglia del proli
sore matto.
BARGE — Il cinemaù
munale ha in program*
venerdì 22 dicembre,»
21, Hamlet 2000 sabl
23, ore 21, Charlie's»
gels; domenica e lund
ore 15, 17, 19, 21,
cher; martedì, ore 15,1
19, 21, mercoledì, orelj
Himalaya, l'infanzi»!
un capo; giovedì 28,*
21, America school,i
nerdì 29, ore 21 Won»
boys; sabato 30, ore*
Malena; domenica 31,*
15, 17, 19, 21, Re9»*
d’amore. Lunedì 1°9*
naio, ore 15 e 17 e mari
ore 19, Il Grinch; lut'®
ore 19 e 21 e martedì*
21, L'esorcista. Merco»
3, ore 21, Xmen.
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venerdì 22 DICEMBRE 2000
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0 La Cei non è
una istituzione
dello stato
Al presidente e ai componenti
della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, Roma
Abbiamo aperto il Televideo recentemente rinnovato
e abbiamo trovato con piacere nell’indice, la voce «Istituzióni» che ci suggeriva una
nuova attenzione ai rapporti
del cittadino con lo stato e
alla indispensabile e tenipestiva informazione del cittadino stesso. È stato perciò
con una certa sorpresa che
fra le Istituzioni, insieme alla
Camera e al Parlamento europeo, abbiamo visto compresa la Cei (Conferenza episcopale italiana), che certo
non si può definire un organo pubblico, ma è un’organizzazione privata che attiene alle scelte confessionali di
una parte dei cittadini.
Poiché la Repubblica italiana è uno stato laico in cui
non c’è religione di stato, come è stato ribadito da numerose e anche recenti sentenze
della Corte Costituzionale,
che non sono certamente
sfuggite alla Commissione di
vigilanza, non potrete non
convenire con noi che il posto della Cei non può essere
fra le Istituzioni ma, eventualmente, in una pagina dedicata alle «Confessioni» in
cui trovi paritariamente spazio l’informazione da parte di
tutte le confessioni religiose
che intendano valersi di questo strumento. Chiediamo
pertanto che la Commissione
intervenga con la massima
sollecitudine perché il Televideo sia subito impaginato in
un modo più corretto e pluralistico che non possa in alcun
modo generare equivoci e, in
attesa di un cortese riscontro,
inviamo cordiali saluti.
Roma, 5 dicembre 2000
Sandro Masini
presidente Associazione democratica «Giuditta Tavani
Acquati» di Roma
Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di scriverci lettere di 15-20 righe
dattiloscritte. Grazie
POSTA
■ I manuali
di storia
sono faziosi?
Che i manuali di storia italiani siano faziosi, spesso lacunosi e non sempre scritti
bene non dovrebbe essere (e
non è) una scoperta di oggi.
Quelli deUa mia generazione,
sia come studenti sia poi come docenti di storia e filosofia, sanno bene per esempio
che nei manuali di storia e filosofia poco 0 pochissimo
spazio era riservato alla Riforma protestante, che dei
massacri religiosi avvenuti
nelle valli valdesi e in Calabria tra il 500 e il 600 non vi
era alcuna traccia e che,
mentre molto spazio era dedicato tra i movimenti ereticali a Francesco d’Assisi, poco o nulla invece si diceva di
Pietro Valdo. Solo i manuali
scolastici del prof. Giorgio
Spini, per quanto mi risulta,
trattavano in modo ampio e
sereno questi temi e problemi, mentre molti professori
di liceo non includevano
nemmeno là Riforma protestante nei programmi da
svolgere, saltandola addirittura a piè pari, come inutile e
poco interessante.
Ora qui certamente non è
in discussione la libertà di insegnamento, come qualcuno
ha scritto, che va indubbiamente salvaguardata e tutelata, né l’obiettività del «giudizio storico», cosa molto discutibile e difficile da raggiungere, meno che mai Tintroduzione di comitati censori, che sono da respingere.
Qui è in ballo, a mio avviso,
qualcosa di più semplice ma
di più essenziale, che attiene
alla verità e all’obiettività storica che dovrebbe stare a
cuore a tutti, studenti, genitori, professori, intellettuali, politici, società civile in genere.
Se Stalin ha commesso dei
crimini orrendi, questo va
detto, né lo storico né l’insegnante di storia può negarli o
nasconderli o giustificarli
perché le intenzioni erano
buone, o perché lui è di sinistra; se le foibe ci sono state,
se alcuni partigiani rossi
hanno massacrato altri partigiani bianchi, questo va detto; se la Riforma c’è stata, se i
valdesi sono stati massacrati
in Piemonte e in Calabria, lo
storico e l’insegnante di storia non lo devono nascondere o negare, perché a loro
queste cose non interessano
o perché sono di parte avversa. Il lavoro storico e l’insegnamento della storia richiedono molto equilibrio ed
equanimità e i fatti, gli avvenimenti, le verità documentalmente accertate, i personaggi, vanno esposti e trattati in maniera critica e imparziale, proprio per permettere
a ciascuno di farsi un’opinione in merito e di valutarli serenamente, altrimenti si cade in un indottrinamento
acritico di opinioni e valutazioni personali da ammannire agli studenti o ai lettori.
Cosa che immiserirebbe e
renderebbe meschino l’uno
e l’altro.
Del resto, non è stato detto
e scritto che «la verità vi farà
liberi»? E Gramsci non ha
detto che «la verità è rivoluzionaria»? La stessa saggezza
popolare, infine, ha sentenziato che la menzogna va
avanti, ma la verità viene dietro, prima o poi. Come credenti e come intellettuali
onesti noi dovremmo essere
comunque sempre testimoni
della verità, per quanto scomoda essa possa essere e pericolosa.
Arturo A. Cericola
Torre Pellice
La censura
ai libri
Vorrei fare alcune osservazioni che mi vengono spontanee leggendo la lettera del
fratello Gambardella (Riforma n. 47, pag. 15) intorno alla spinosa questione dei libri
di testo (in particolare di
quelli di storia e filosofia). Il
problema dei libri di testo,
secondo me, non è che un
paragrafo dell’offensiva integralista che si sta abbattendo
sul nostro paese, imponendo
a credenti cattolici, non credenti, liberi pensatori, cristiani di altre confessioni,
ecc. una visione del mondo
che partendo dalla beatificazione di Pio IX, passando per
Ratzinger e le chiese sorellastre, porterà a rivisitare il Risorgimento italiano come un
mero incidente della storia
facilitato da noti tagliagola
che rispondono al nome di
Passatempo
(D. Mazzarella)
2 3 4 5 6 7 8
11
Orizzontali
!• I catecumeni si preparano a riceverlo
9- Confusionario, disordinato
fO- Jan, riformatore boemo
11. Libro dell’Antico Testamento ricordato insieme
® quello di Neemia
13. Lo sono argo e neon
• Onorevole in breve
6. Termine usato talvolta
per indicare la chiesa
20. Preposizione articolata
21. Pietro, politico ed esponente della Resistenza
23. Articolo francese
25. Regione meridionale della Palestina neotestamentaria
26. Henrik, drammaturgo
norvegese
28. Suono di una scampanellata
29. Carlo Alberto, pioniere
della comunità di Valdese negli Usa
30. West, attrice americana
31. Uno dei tre ordini architettonici classici
32. A volte indicano l’inizio
e la fine
Verticali
1. Giordano, filosofo vittima dell’Inquisizione
2. Arte in latino
3. Pronome confidenziale
4. Tifo senza pari
5. Destinatari di un’epistola paolina
6. Drammatico appello
7. Indice abbreviato
8. Puro e semplice
9. Esclamazione di meraviglia
12. Membro del Concistoro
13. Bernardo inquisitore
14. Sigla di Ancona
16. Affezioni infiammatorie
intestinali
17. Uno dei barba inviati dal
sinodo di Mérindol a
consultare i riformatori
18. Agitatore messianico citato nel libro degli Atti
degli Apostoli
19. Uno degli apostoli
22. Piccole macchie scure
sulla pelle
24. Fiume spagnolo
25. Nel bignè
27. Si occupa di idrocarburi
30. Sigla di Modena
Come cambia una dimensione fondamentale della vita
Il lavoro ci rende sempre più disumani?
Quando sentiamo parlare di problemi del
lavoro, di occupazione e disoccupazione,
dovremmo sempre ricordare che non sono
in gioco solamente i problemi economici
delle persone interessate ma la loro intera
esistenza, la vivibilità della loro vita, la possibilità per loro di guardare al futuro o meno. In una società in cui la redditività e la
crescita economica sfrenata rischiano continuamente di generare l’esclusione, in cui la
politica rischia di essere solo una corsa per il
potere, il messaggio del sindacato non può
che essere univoco, dare senso e dignità a
ogni vita umana.
Nessuno può essere escluso sia esso produttivo o non produttivo, indigeno o straniero, in salute o meno; ogni lavoratore deve
essere messo in condizione di libertà, perché là dove è la libertà si sviluppa la responsabilità, la creatività e quindi la produttività.
Quindi un lavoro responsabile, un’etica del
lavoro, niente bombardamenti psicologici,
ma certezze e garanzie, valori che costituiscono una società civile, in cui prevale il diritto e impegna volontariamente ponendo
salde fondamenta al futuro aziendale.
In una società in cui gli esseri umani rischiano di pervertire la loro libertà con un
uso irresponsabile del loro sapere e del loro
potere a scapito degli altri esseri umani, siamo chiamati tutti in unità a vegliare per una
gestione responsabile, vegliare giorno e noG
te per vederci chiaro, per vedere che cosa sta
succedendo e allertare tutti dei pericoli che
stanno per sopraggiungere. L’emergere non
può essere il risultato di conflitti, mors tua
vita mea, bensì l’accordo unitario nella gestione responsabile e rispettosa dell’altro,
produttiva per la collettività.
Occorre vivere il proprio lavoro onestamente senza opprimere gli altri, questa è
concretezza e immediatezza di proposta, risposta di pregio. Cominciamo a fare oggi
quel poco che siamo in grado di fare, nonostante le contraddizioni stmtturali in cui viviahio. Siamo cioè parte di un ingranaggio
di ingiustizia, di un sistema iniquo? Rifiutiamo nel nostro piccolo la logica dei soprusi;
rispettiamo chi ci sta vicino, e particolarmente coloro sui quali abbiamo un certo
potere o che hanno una posizione sociale
diversa. È contro la cultura della sopraffazione che dobbiamo reagire, in noi stessi e
attorno a noi, rispettando la dignità e la libertà di ciascuno.
Oggi ci si sente, chi più chi meno, schiavizzati dalla civiltà del lavoro, un lavoro che
diventa sempre più disumano, fuori dalla
nostra portata, ci lascia a fine giornata stanchi e vuoti, magari con dei rimorsi (o soddisfatti per l’azione oppressiva portata?). Non
si può vivere per il lavoro perché diventa
una fuga permanente da noi stessi, dai valori ormai disertati, dalla convivenza e condivisione. Abbiamo bisogno tutti di un tempo
diverso da quello costrittivo nel quale la società del lavoro ci pone: un tempo libero iri
cui meditare, in cui continuare a essere noi
stessi, espressione viva e libera.
Salvatore Peri-Trento
Mazzini e Garibaldi per concludere, con Gl, che in fondo
non c’è alcuna differenza fra
partigiani e nazifascisti se è
salva la «buona fede»!
In questo senso il «revisionismo storico» procede di
conserva con l’attacco forsennato alla democrazia su
tutti i versanti della nostra
società; dai magistrati alla
scuola, per fare esempi concreti. Quindi, per concludere,
l’attacco portato dal presidente della Regione Lazio ai
libri di storia, non è solo un
modo per introdurre una
specie di censura sui testi di
storia, la Costituzione non lo
consente, ma quello mafioso
e ben più grave di minacciare
e intimorire i professori e,
nello stesso tempo, condizionare i collegi dei docenti.
Vorrei essere smentito, ma il
prossimo anno ne vedremo
delle belle!
Francesco Grassi
Comitato direttivo
dell’Associazione
«31 ottobre»
M Per una voce
più libera
Caro direttore,
gradirei non leggere più sul
nostro giornale e soprattutto
in prima pagina notizie come
quella riportata dall’agenzia
Nev «Un ospite indesiderato»,
in cui si afferma che il pastore
Giorgio Bouchard ha firmato
Tappello contro Haider.
Il nostro messaggio evangelico deve spaziare a 360
gradi, senza avere nel cuore
colori particolari se non la
Parola e l’insegnamento di
nostro Signore Gesù Cristo; se
così non fosse la nostra chiesa si trasformerebbe in uno
CENTRO DI STUDI
DOLCINIANI
li Centro studi dolciniani,
che ha sede presso la Chiesa
valdese di Biella, è ora anche in Internet sul sito fradolcino.interfree.it.
dei tanti «partitucoli» che vivacchiano in Italia, mentre ü
nostro paese ha bisogno, soprattutto oggi, di una voce
«forte, potente e libera» che
sottolinei e condanni sempre
comportamenti offensivi per
la dignità umana in tutte le
parti del mondo e con qualsiasi regime politico. Sono
una voce stonata? Pazienza.
Francesco Traversi
Colleferro
Errata
NeH’utima frase dell’articolo di Paolo Ricca sul papa
Celestino V siamo incorsi in
un piccolo ma significativo
errore: per Ricca «è molto
improbabile» (noi abbiamo
scritto «probabile») che il famoso verso di Dante si riferisca a Celestino V. Ci scusiamo con l’autore.
La grazia
del Natale
C’è qualche cosa che ci disturba nella celebrazione del
Natale. Non è chiaro se sia
stato il mondo a impadronirsi
di una festività cristiana o se
siano state tutte le chiese a
adattarsi all’antica celebrazione pagana del dio Soie. Ci disturba che un evento che ha
coinvolto l’intero universo sia
diventato la festività della gastronomia, dell’albero, dei regali, delle veglie danzanti.
Quando tutto questo sarà
passato, gli uomini si ritroveranno tali e quali, con i loro
problemi non risolti, le loro
angosce e insicurezze.
Malgrado tutto, in tutto il
mondo, milioni di credenti,
uomini e donne e bambini, di
ogni lingua e razza, stanno
per celebrare l’annunzio di
una grande allegrezza. Perché? Per saperlo, proviamo a
immaginare che cosa sarebbe
oggi la nostra stessa vita, se
non ci fosse il Natale, se Gesù
non fosse mai esistito.
Se il Signore non fosse venuto, non per questo gli uomini rinunzierebbero a indagare sul mistero che li circonda. Gli scienziati continuerebbero a interrogarsi sulla causa
prima dei fenomeni: i filosofi
continuerebbero a formulare
delle ipotesi sul perché si vive,
si soffre, si muore. Molti si rifugierebbero sempre di più
nei culti più svariati. In tutti
c’è qualche cosa di vero e di
positivo, e cioè il convincimento che al di là del mondo
sensibile esiste qualcos’altro.
A questa domanda, che più
o meno indistintamente ognuno di noi porta in se stesso, si fa udire la risposta: «Vi
reco il buon annunzio di una
grande allegrezza: vi è nato un
Salvatore, che è Cristo, il Signore». Ma allora, se abbiamo
per così dire toccato con mano 0 sperimentato nella vita
l’amore di Dio, dobbiamo, in
questo giorno in cui ci sentiamo più buoni, più tolleranti
verso tutti, ricordarci che esso
è annuncio di questa grande
allegrezza non per un giorno
o per le feste, ma per tutto
l’anno e per tutto l’anno dobbiamo sentirci così, soprattutto più tolleranti nel capire il
prossimo: non è una scoperta
mia, ma se tutti si comportassero così, di certo indipendentemente da ogni problema politico, si vivrebbe meglio. Allora l’augurio di Buon
Natale che facciamo di cuore
a tutti non esprime una banalità qualsiasi ma vuol dire rallegriamoci perché in Cristo
sappiamo quale sia la Via, la
Verità e la Vita.
Mario Goletti
Bobbio Pellice
BUDNE FESTE
Con questo numero termina l'ottavo anno di Riforma.
Saremo di nuovo con voi
con il numero del 5 gennaio
2001. Auguriamo a tutti un
sereno periodo festivo.
■ PARTECIPAZIONI ■
«E fattosi sera Gesù disse loro:
passiamo all'altra riva»
Marco 4, 25
A esequie avvenute, la moglie
Elena Di Francesco, i figli Roberto
e Fabrizio con le rispettive famiglie annunciano la scomparsa di
Osvaldo Coisson
Torre Pellice, 5 dicembre 2000
«lo ti dico in verità che oggi
tu sarai con me in paradiso»
Luca 23, 43
È deceduta
Rosaria Saínas Comparetti
Lo annunciano con grande tristezza ma con fede nel Signore
vivente i figli Adele con Mario, Tina con Bruno, Bruno con Silvana,
Carlo con Gianna e I nipoti tutti.
Un ringraziamento a tutti coloro
che, dimostrando affetto e stima,
sono stati vicini in questa triste
circostanza, in particolare alla Comunità Evangelica Battista di Cagliari e al pastore Herbert Anders.
Cagiiari, 9 dicembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«In pace mi coricherò e in pace
dormirò perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 8
I figli e ì familiari tutti della cara
Lina Lageard
ved. Paschetto
riconoscenti, ringraziano tutto II
personale dell’Ospedale valdese
di Pomaretto, Albina ed Edwyn
Peyrot, Maria Trazzi, Guglielmina
Trazzi, Anita e Augusto Allemandi, i pastori Lucilla Peyrot e Sergio Ribet e tutti coloro che in vario
modo sono stati loro vicino in
questa triste circostanza.
Pomaretto, 14 dicembre 2000
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 22 DICEMBRE 2q^
La condanna dei due generali argentini al processo sui desaparecidos italiani
Dalla «memoria prohibida» alla «memoria manifesta»
MANFREDO PAVONI
J N nome del popolo ita
. liano la Corte dichiara
Carlos Guillermo Suarez Mason e Santiago Omar Riveros
colpevoli dei reati...». Sono le
ore 14,20 di mercoledì 6 dicembre quando il presidente
della Corte d’Assise di Roma
legge la sentenza di condanna per i due militari argentini
e i cinque sottufficiali condannati rispettivamente all’ergastolo e a 24 anni di reclusione per i delitti di sequestro e desaparicion di sette italiani e il sequestro del
neonato figlio di Laura Carlotto che la nonna Estela,
presidente dell’Associazione
Abuelas de plaza de Mayo sta
ancora cercando. Dopo quasi tre ore di camera di consiglio e un’attesa nervosa, vissuta tra i familiari presenti al
processo, ecco la notizia della condanna alla massima
pena per i due generali argentini. Tra le lacrime e gli
abbracci e un applauso che
scoppia tra i presenti Estela
Carlotto e Angela Boitano, le
due «mamme e nonne coraggio» di questa triste vicenda,
parlano di «una sentenza
storica che restituisce giustizia a cittadini italiani scomparsi in Argentina». Commosso anche il pubblico ministero, Francesco Caporale,
e gli avvocati di parte civile
che da più di 12 anni assistono i familiari delle vittime.
Gli avvocati della difesa ci
avevano provato a dimostrare che i due generali massimi
responsabili delle atrocità
commesse dalla dittatura argentina non erano parte di
un piano studiato a tavolino
di sterminio e annientamento di qualsiasi pur debole opposizione. Avevano chiesto
l’assoluzione per i militari
obiettando che la passione e
Estela Carlotto e Angela Boitano,
l’emotività vanno disgiunte
dagli aspetti giuridici. Non è
andata così: la Corte infatti
non ha accolto le loro difese,
dimostrando anzi che per
una volta tanto il diritto e la
passione per la giustizia vanno di pari passo.
E così dopo quasi diciassette anni di attesa lo stato italiano e la magistratura compiono un atto dovuto per garantire la protezione ai cittadini italiani all’estero perseguitati per motivi politici.
«Per la prima volta, aggiunge
Italo Moretti, corrispondente
Rai in Argentina, si riconosce
le inaudite atrocità commesse dalla giunta militare dopo
che per anni nessun organo
dello stato aveva denunciato
il regime argentino, magari
ritirando l’ambasciata italia
le due mamme e nonne coraggio
na». Al contrario, negli anni
della dittatura le ditte italiane
avevano continuato a fare affari con i militari e la nostra
ambasciata non aveva prestato alcun aiuto ai suoi cittadini minacciati dalla brutalità
della repressione, se non per
un breve periodo, pagando
personalmente con la fine
della sua carriera il console
italiano Enrico Calamai.
Una sentenza storica, perché per la prima volta un tribunale italiano civile condanna all’ergastolo dei militari di un altro paese, accusati di omicidi politici. Una
sentenza storica, perché per
la prima volta in Italia il reato
di desaparicion, scomparsa
forzata e permanente, viene
considerato come uno dei
reati più gravi contrassegnato
dal vincolo della «continuazione» come recita la sentenza. Una sentenza di una portata più ampia, che travalica
il caso delle otto vittime e che
riguarda tutti i 30.000 desaparecidos argentini e che certamente rappresenta un monito a chi detiene il potere a
qualunque costo e con assoluto disprezzo delle vite umane nella illusione alla fine di
essere impunito.
Intervistato dalla stampa
argentina, il generale Suarez
Masón, attualmente agli arresti domiciliari, ha detto di
non riconoscere la giurisdizione, e quindi di non ritenere un problema questa sentenza. Noi crediamo al contrario che per lui e per gli altri
macellai della giunta militare,
questa sentenza avrà un impatto forte sulla fragile democrazia argentina e costituirà un ulteriore passo contro
l’impunità in America Latina.
Mentre la Corte si ritira i
giornalisti fanno a gara per
intervistare i familiari e i politici presenti. Peccato, va detto, che per tutti questi anni il
processo sia stato portato
avanti stretto in una morsa di
disattenzione e silenzio da
parte della grande stampa
italiana al di là di poche e
preziose eccezioni. Eppure
con fatica e con l’impegno
volontario di tanti, la Lega
per i diritti e la liberazione
dei popoli è riuscita a portare
avanti questo processo che
aveva rischiato di chiudersi
definitivamente, è utile ricordarlo, con la richiesta di archiviazione deH'allora pm
Antonio Marini nel lontano
1995. Nonostante le grandissime difficoltà e la totale
mancanza di collaborazione
della giustizia argentina, per
una volta tanto, la «memoria
prohibida» è diventata «memoria manifesta».
Vienna: prima Consultazione delle chiese riformate del Danubio sull'Europa
Il ruolo delle chiese protestanti nel cantiere europeo
LORENZO SCORNAIENCHI
DALL’8 al 12 ottobre scorso si è svolta nei pressi di
Vienna la I Consultazione delle chiese del Danubio sul tema «Europa, cantiere aperto»,
un incontro annuale di informazione e di scambio delle
chiese riformate sul tema Europa al quale anche la Chiesa
valdese è stata rappresentata.
Vienna evoca molte impressioni con il suo aspetto
ancora vivo di capitale dell’impero asburgico, con la sua
cultura e la sua tradizione
musicale, con la sua internazionalità e in ultimo con il
suo confronto con la destra
reazionaria e xenofoba al governo. Non è un caso che si
sia scelta proprio Vienna,
città da sempre ponte con
l’Oriente, e del Danubio, che
collega naturalmente paesi e
culture diverse, per parlare di
Europa in vista dell’ampliamento dell’Unione europea
all’Est, che coinvolge paesi
come l’Ungheria e la Romania con una consistente presenza riformata. Quando si
parla di Europa si avverte il
forte ritardo delle chiese nella
riflessione sugli eventi del
presente. A partire dal convegno di Budapest del 1992
sull’Europa poco è stato fatto
dalle chiese evangeliche mentre il capitalismo più selvaggio in questi otto anni ha fatto
breccia e preso stanza nello
spazio vergine ampio e assetato di nuovo dei paesi dell’Est. Anche la politica confessa la sua crisi nelle parole di
Erhard Busek (referente politico della Consultazione), il
quale parla dell’Europa come
«Europa delle minoranze» e fa
appello alle chiese perché si
Slovacchia: il Monte Gerlachovsky, 2655 m
occupino di questo tema e
concorrano, accanto all’azione politica, a dare voce alle
minoranze non comprese nei
grandi processi storici.
Quale può essere il ruolo
delle chiese evangeliche, in
generale, e delle chiese riformate in particolare? Il messaggio emerso dal convegno
di Budapest del 1992 era che
le chiese evangeliche non
devono mirare a una cristianizzazione dell'Europa (come auspicava Roma), ma favorire l’integrazione dei vari
paesi e sorvegliare sulle questioni etiche fondamentali.
«Nell’identità riformata è
compreso che noi non ci poniamo di fronte a nessuna
società come stranieri con
pretese morali o religiose, ma
che viviamo come parte di
questa società, in solidarietà
con le persone alle quali dobbiamo dar conto della nostra
fede» sostiene H. Rustenholz,
pastore della chiesa riformata elvetica, in una delle sue
tesi sull’identità riformata.
L’Europa si annuncia come
una nuova «società», nella
quale siamo chiamati ad operare, tuttavia la realtà delle
chiese riformate è di estrema
frammentazione.
Le chiese degli stati dell’Unione europea, da una parte,
sono ben lontani dal pensare
in una dimensione europea
(basti pensare ai confini provinciali delle «Landeskirchen»
tedesche) e sono comunque
incapaci di esprimere visioni
nuove, alternative al sistema
economico che è il principale
(se non l’unico) fattore di integrazione europea. Le chiese
dell’Est, d’altra parte, sono
troppo preoccupate di appropriarsi del nuovo e sfoderano
ottimismo per non dover ammettere di essere disilluse. È
difficile anche individuare dei
temi sui quali sia possibile
condurre una battaglia comune; sull’istruzione, ad
esempio, la lotta per una
scuola laica che caratterizza
la nostra chiesa in Italia, non
trova affatto d’accordo altre
chiese evangeliche impegnate a difendere il loro spazio
confessionale o a ripristinare
l’insegnamento confessionale
e riacquisire le scuole confessionali confiscate, come accade alla Chiesa riformata di
lingua ungherese in Romania.
In questa situazione di divisione si rende perciò necessario rincontro e il confronto
periodico e non occasionale
delle chiese riformate sulle rive del Danubio in vista di
azioni comuni. Il cantiere Europa, che procede a ritmi serrati sotto la spinta del mercato e la bramosia delle multinazionali di conquistare nuove piazze e nuovi guadagni,
attende l’azione delle chiese.
Non si tratta di «dare un’anima all’Europa», a questa Europa del mercato e dell’oro,
quasi a riempire di senso il
vuoto e l’esteriorità estrema
del capitale, ma di sorvegliare
e contrastare processi di ingiusta distribuzione delle ricchezze e di sfruttamento selvaggio delle risorse della terra, di proporre e vivere la solidarietà e la cooperazione. La
teologia riformata è chiamata
a dare delle risposte contestuali ai temi attuali del nostro tempo, a scoprire il senso
pieno dell’ecumene (come
impegno per tutta la terra e
non nel senso ristretto di
equilibrismo nel dialogo con
la chiesa di Roma). «Il "semper reformanda” - conclude
Rustenholz - obbliga la chiesà riformata a mutarsi nei
cambiamenti della società,
cosicché possa svolge-re nel
migliore dei modi il suo compito di annunciare l’Evangelo
in modo pieno».
Viaggio nelLAfghanistan dei talebani
L'odio inculcato
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GÉRARD CARDONNE
CI troviamo di fronte a 15
prigionieri con piena libertà di interrogarli. Seduti in
mezzo a loro, poniamo loro
domande in inglese perché
non parlano il «pachtou».
Non sono afghani: 13 sono
pakistani e 2 cinesi. È un
campione dei nemici catturati in battaglia: ci sono anche
arabi d’Algeria, d’Arabia, uzbechi... Alle domande poste, i
prigionieri rispondono liberamente, anche con aggressività. Riconoscono di essere
addestrati nelle madrase pakistane nel Penjab e a Islamabad in vista di portare l’Islam
«purificato» nell’Afghanistan
pervertito dalle idee dell’Occidente. Questo paese deve
diventare una provincia del
Pakistan. Per questo sono venuti a combattere Massoud
e i suoi. Si dicono pronti a
uccidere i musulmani se
non applicano la Sharia: «In
quanto agli altri, li uccidiamo
solo se non accettano la nostra religione!».
Costretti a ragionare, affermano che non ci sono frontiere per l’Islam che loro devono
diffondere nel mondo. Cinismo? Sulle donne, recitano la
lezione imparata: nell’islamismo la donna ha più diritti
dell’uomo, dato che quest’ul
timo è tenuto a darle ptotj.
zione, vitto e alloggio. Esjj
deve vestirsi in modo decente
e proteggersi dallo sguarij
degli altri uomini per noj
provocare idee che macchino
i valori dell’Islam.
Arrivederci...
La mattina della nostra
partenza avremo un collo,
quio con il comandante
Massoud. «L’Aquila del Panj.
shir» ha lasciato il campo ¿j
battaglia per incontratele
per trasmettere un messag.
gio all’esterno. Poi ripartii
mo. La mia testa è piena di
immagini: di un alunno scalzo, di un insegnante senza
stipendio, di una donna senza sorriso. Di immagini dii®,
lashnikov come, unico bagaglio per salvare la propria
gnità e la propria libertà. Di
immagini di donne e di uomini fieri che non si vogliono
piegare nonostante la tirannia religiosa e le pressioni
esterne. Sono donne e uomini in piedi e fanno fronte alle
porte deU’inferno.
Il cielo si colora di ocra
rossa. L’Afghanistan continua a soffrire. Nonostante il
rombo dell’elicottero, ho
sentito il rumore del Panjshir. Dall’oblò mi è sembrato
di scorgere un’aquila, che
scivolava altissima nel cielo...
Intervista al capo dei ribelli antitalebani
Massoud accusa il Pakistan
Lo abbiamo aspettato a
lungo. Nel Panjshlr bisogna
avere la nozione afghana del
tempo. È proprio a tale nozione che Massoud deve la
propria vita: non si sa mài
dove, quando e come ci sarà.
Quando è entrato nella stanza dove eravamo, è successo
qualcosa: era arrivato un uomo di guerra. Ecco un capo
che ha appena lasciato la zona dei combattimenti, a poche decine di chilometri, dove ha condotto una battaglia
vittoriosa contro il nemico. Il
viso stanco di colui che non
ha dormito, affabile, pone lo
sguardo su ognuno di noi e ci
chiede di presentarci. Quindi
fa una discorso di benvenuto
in cui c’è Dio. Quest’uomo è
religioso. E lo dice. Probabilmente questo lo conforta nei
suoi dubbi e nella sua determinazione nel volere il bene
del proprio paese e del popolo afghano.
Dice: «Dopo il governo di
Zia-ul-haq. il Pakistan ha cominciato a preparare la conquista dell’Afghanistan per
assicurarsi una posizione
strategica in Asia centrale.
Con il tradimento di Hektmatyar il Pakistan sperava di
prendere il potere a Kabul
dopo la partenza dei russi.
Dopo quell’insuccesso, la
strategia del Pakistan non è
cambiata. I talebani non sono altro che la strumentalizzazione di questa strategia».
- Quale regime auspica una
volta giunto a Kabul? E quale
futuro per lei?
«Quando i miei avversari
dicono di rappresentare l’etnia “pachtou”, dico “d’accordo”. Quando dicono di controllare l’80% del paese, dico
“d’accordo”. Quando dicono
di essere appoggiati dal popolo afghano, dico “d’accordo”. In questo caso andiamo
al voto e che il popolo scelga!
Auspico una democrazia instaurata dal suffragio universale, nel quale le donne e gli
uomini avranno il diritto di
voto e saranno eleggibili, affinché il popolo si pronunci
liberamente. Portare il mio
popolo verso questa democrazia sarebbe la mia parte
più grande. Intanto, il mio
ruolo è di respingere l’invasore fuori del mio paese».
Il generale Massoud (fotoGC)
- Come possiamo aiutarvi
concretamente?
«Migliorando la situazione
alimentare e sanitaria dei rifugiati. Fornendo loro ripari
effettivi prima dell’inverno.
Materiale scolastico peti
bambini. Voi afghane, dice
alle donne, potete rendere
servizio al vostro paese lanciando progetti dall’estero:
affari sociali, sanitari, economici, lavori manuali peri®
donne. Delle francesi hanno
aperto un centro medico nel
Panjshir, perché non delle
afghane?».
- Accetterebbe la presen^
di talebani nel governo o ««■
vrete andare fino alla loro totale disfatta?
«Non si può fare un governo di coalizione con i taleba'
ni per lungo tempo. Siam»
per un governo di transizione
di breve durata, 6 mesi o n"
anno ad esempio, per ^>d^'
re il popolo alle elezioni»
- Che cosa pensa dell’atH
giumento del Fis algerino?
«Ribadisco che abbiatn
condannato e che condanne
remo questi terroristi che ue
cidono, saccheggiano e viO"
lontano. Sono una negazm
dell’islamismo». ,
Un’afghana gli presenta
Carta dei diritti delle donn '
Massoud la legge e ne appf“,
va il testo: essa gli chiede
firmare e lui lo fa aggiungi"
do un 11“ paragrafo:
dendo in considerazione
credenze, la tradizioni e
cultura del popolo .j
Dice: «Non bisogna and%
più veloce del vento». 0'P^
(da Firn Information n. 20^’^. g
hre-novembre 2000: trada^jn
dal francese di J. -]■
JL