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Anno t13 — N. 9
27 febbraio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
1006Ô ïOimS FELLICË
Mìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TULLIO VINAY DALVIETNAM
Le piaghe sono ancora aperte
Tornando a Saigon liberata, il mio più grande desiderio era di conoscere la situazione dei prigionieri politici per i quali avevo lottato prima e
dopo la mia precedente visita nel Vietnam (settembre 1973). Ne ho potuto
vedere molti, anche se altri non erano reperibili perché rientrati nei loro
villaggi o al lavoro. Quanti stanno bene, infatti, costitiiiscono i quadri della nuova società e sono sopraffatti dai molti impegni. Quanto ho visto ed
udito costituisce, tuttavia, una testimonianza sufficiente di quella che è
una situazione generale.
CENTRO DI RIABILITAZIONE
Il Centro ha 150 letti e 6 dottori, però
oltre agli interni vengono curati anche
quelli che vengono da fuori. Del resto si
cerca di fare una rotazione più rapida possibile per sovvenire ai bisogni di una grande massa.
Il Centro riceve ex-prigionieri politici,
mutilati di guerra, bimbi poliomelitici affetti di malformazioni congenite, ciechi. E’ un
ricupero di tutta un’umanità che in altra
società rimarrebbe emarginata.
Ha un reparto di chirurgia ortopedica,
uno per fisioterapia, una scuola in cinque
classi per bimbi poliomelitici, una scuola
per ciechi dove si insegna a scrivere a macchina ed altri lavori.
E’ commovente vedere con quale amore
si insegna a camminare, come si fanno ripetere, in spazio tanto ridotto, i vari movimenti per riabilitare arti già immobili, come si applicano apparecchi ortopedici fabbricati in un atelier apposito inserito nel
centro, e occhi artificiali a ciechi di ogni
età. I bimbi sono la popolazione maggiore
del Centro a chi li cura o li educa sembra
esser loro padre o madre.
IN UN OSPEDALE
Il direttore è il Dr. Lé Van Duong, uomo di grande energia. Aveva già cominciato il lavoro di salvataggio degli ex-prigionieri politici subito dopo gli accordi di
Parigi. Il 23 febbraio 1973 avevano già
operato alle gambe e fatto amputazioni a
600 persone. In marzo del 1974 avevano
accolto 124 paralizzati. Subito dopo la liberazione si era recato nelle varie prigioni
a prelevare i casi più gravi; il 5 maggio
1975, cioè 5 giorni dopo la liberazione era
andato a Con Son per portare in continente il primo gruppo di 5.800 prigionieri.
Quest’ospedale dà le prime cure agli ex
prigionieri politici che poi vengono inoltrati al Centro di riabilitazione o a centri
di convalescenza nelle province d’origine.
I posti sono assolutamente insufficienti. Ce
ne vorrebbero quattro volte tanto almeno.
Vi si vedono dei casi veramente tragici. Fra
altri ne voglio ricordare tre. Un uomo sulla
quarantina che ha avuto la spina dorsale
spezzata sotto le torture. E’ a bocconi nel
letto. Non può più star ritto. Le sue gambe
portano ferite così profonde e lacerate che
sembrano più che arti umane, tronchi d’albero. Una ragazza di 25 anni: ha avuto la
spina dorsale spezzata dalle bastonate e gli
intestini interamente rovinati dai calci, tanto che hanno dovuto aprirle un ano artificiale quasi sotto lo stomaco. Una giovane
vita rovinata per sempre. A quell’età altre
pensano a sposarsi, ad avere figli... quella
delicata ragazza, dal volto bello e triste, sarà per sempre costretta a letto. Un giovanotto a cui si darebbe 18 anni, ma potrebbe averne dieci di più, ché per noi è
sempre difficile indovinare l’età dei vietnamiti, è lacerato in tutto il corpo. Fa vedere
la gamba. 11 medico ci dice che son otto
mesi che la curano ma non se ne viene a
capo... dovranno amputargliela.
ISTITUTO PER LA LOTTA CONTRO
LA TUBERCOLOSI
Anche questo è per gli ex-prigionieri politici. Vi sono 600 letti. La tubercolosi è
una grande piaga. Quasi tutti gli ex prigionieri ne sono affetti.
Il direttore aveva riunito in una saletta
una diecina di infermi per darci la possibilità di parlare con loro. Ce n’erano di varie prigioni fra le quali Con Son e Phu
Quoc. Racconto particolare è stato quello
di un ex-prigioniero di quest’ultima prigione. Phu Quoc è un’isola a sud-ovest del
Vietnam, fu creata penitenziario nel 1967 e
chiamata Prigione Centrale. I prigionieri
erano 34.000 divisi in 40 zone. La macchina repressiva fatta funzionare da gente del
luogo era manovrata dagli americani. Questi dopo l’offensiva del Tet hanno riversato
la loro bile sui prigionieri. Li portavano in
aereo ed appena arrivati cominciavano a
torturarli. In ogni settore v’era almeno un
americano. Qltre alle torture ed a un regime alimentare insufficiente i prigionieri erano condannati à TàVórì^'fOfzati' litìle foreste
e nelle cave di pietra. Con la tortura ed i
lavori forzati volevano che tutti si sottomettessero, ma nessuno ha piegato ed allora ne hanno uccisi 21 della prigione B 3.
In seguito a questo li hanno trasportati nella prigione C 10 chiamata « Vita Nuova»!!) per mostrare che comunque si erano sottomessi, ma i prigionieri non sono
stati al trucco ed hanno continuato a resistere, così ne hanno uccisi altri 18! Di uno
di loro la moglie era stata ferita a morte
sotto la tortura eppoi finita dagli americani. Chi raccontava questo diceva che volevano annullare il loro ideale di libertà e
cercavano di distruggerli anche nel caso
che fossero tornati a casa. Ma la tortura e
le sofferenze li rendevano più forti nello
spirito. Non sono riusciti a domarli, anche
se ancóra velfiàmo le èbnsegtlenze di
tanto sadismo.
ALLA SEDE DISTRE'TTUALE
DEL FRONTE DI LIBERAZIONE
Incontriamo cinque ex-prigionieri politici, dei quali quattro erano stati imprigionati a Con Son ed uno a Chi Hoa. Dei
quattro di Con Son tre erano stati nelle
gabbie di tigre. Da essi ho appreso la storia della liberazione dal bagno penale dell’isola di Con Son. Eccone i punti salienti.
TuUio Vinay
{.continua a pag. 8)
SVIZZERA
Disoccupazione: chi paga
sono sempre gli operai
«Nei fatti J. Schwarzembach ha realizzato buona parte del suo programma » ;
questo il giudizio apparso su « La Vie
Protestante» (13,2) a conclusione di una
analisi sulla disoccupazione in Isvizzera.
176.258 disoccupati, 150.000 stranieri e
26.258 svizzeri.
Particolarmente colpiti i cantoni della
Svizzera romanda; nello spazio di un mese (dicembre ’75-gennaio ’76) il numero
dei disoccupati è passato da 1735 a 2267
nel cantone di Vaud, da 1321 a 1635 nel
cantone di Neuchâtel, da 1165 a 1273 a
Ginevra, da 262 a 612 nel Valiese, da
298 a 400 a Friburgo. Questi i dati attuali. Il grave però, a detta degli esperti,
è che la recessione economica aumenterà
ancora nel primo semestre del 1976: « ci
si è sbarazzati elegantemente di 150.0(K)
disoccupati virtuali. Ma non si potrà ripetere questo tipo di operazione» ha affermato Gerard Glasson, ex consigliere
nazionale radicale.
I più grossi tassi di disoccupazione si
verificano nei settori della metallurgia e
dell’orologeria (abbiamo accennato qui
all’occupazione della fabbrica « Bulova »
a Neuchâtel); nella sola Ginevra si sono
persi, in un anno, ben 3.800 posti di lavoro. Colpite soprattutto le donne sposate
ed i giovani.
Violenti proteste sono state indirizzate
al Gran Consiglio di Zurigo contro i licenziamenti di insegnanti sposate, i cui
mariti hanno un impiego; licenziamenti
che sono evidentemente recepiti come
nuovo atto di discriminazione verso le
donne sposate.
Per il momento l’assicurazione-disoccupazione non è ancora obbligatoria a
livello federale, ma lo sarà ben presto:
il 13 giugno sarà sottoposto al voto popolare. I finanziamenti per la disoccupazione sono a carico degU operai e dei sindacati, .mentre i padroni non versano
una lira.
A partire dal 1» febbraio di quest’anno
le indennità per disoccupazione parziale
sono versate per la durata di 18 mesi.
Questa situazione decisamente discriminante verso gli operai e le organizzazioni sindacali non ha mancato, soprattutto in questi ultinii tempi, di essere
bersagliata. Poco o nulla però è stato
fatto di concreto per porvi rimedio, nonostante il gran parlare di « cogestione »
e di « partecipazione » operaia aU’organizzazione del lavoro, al controllo della produzione, agli investimenti. Il dibattito è
però aperto e la chiesa stessa ha assimto
una posizione chiara a favore della partecipazione operaia contro lo sfruttamento di tipo capitalistico.
Per un mondo
più giusto
Prendendo in considerazione le realtà concrete della nostra vita in questo mondo, nasce in noi quel senso di
amarezza e di disgusto che tanto spesso ci porta a dubitare persino di Dio.
Pochi giorni fa, un fratello, addolorato di quello che succede un po’ dappertutto, mi diceva: “Come sono tristi
questi giorni che stiamo vivendo! La
gente è diventata e diventa sempre di
più avida di danaro e di potere; il rispetto per la vita umana è scomparso;
i furbi trionfano ed i buoni sono sopraffatti dai malvagi! Perché, queste
ingiustizie? Questo mondo è di Dio oppure del demonio?".
Ma Gesù non ha mai promesso trionfi in questo mondo, bensì tribolazioni:
“Nel mondo avrete tribolazione...”
(Giov. 16: 33). Pure l’apostolo Paolo
riconosceva le angoscie della vita:
"Tutta la creazione geme ed è in travaglio...” (Rom. 8: 22). E l’apostolo
Pietro, confidando nell’amore di Dio,
esclamava: "Noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3: 13). E se l’aspettiamo, vuol dire che non c’è questa terra
di giustizia!
È quindi naturale che in ogni tempo
ognuno aspiri ad una esistenza migliore, più giusta e più serena, e non più
tormentata dalle ingiustizie e dalle tribolazioni. Per riuscire ad attuare questa fondamentale aspirazione umana,
gli uomini si sono creati, nel corso dei
secoli, le loro ideologie, i loro miti, i
loro sistemi politici e sociali. Ideologie, miti e sistemi che quasi sempre si
sono dimostrati come vaghe promesse
e vane illusioni. .
Ma ecco che ritornano i problemi di
prima, e cioè: “Come si attuerà questo
regno? A chi sarà dato? Chi potrà far
parte di esso?”. Cerchiamo di rispondere almeno a quest’ultima domanda.
E la risposta ce la offre proprio lui,
Gesù: “Non chiunque mi dice Signore,
Signore entrerà nel regno dei cieli, ma
chi fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli" (Matteo 7: 21).
Certamente siamo tutti d’accordo
della verità di questa semplice affermazione: occorre “fare", non solo “dire". Il regno dei cieli, questo nuovo
mondo più giusto, è riservato dunque
a chi “fa". Questo è indubbio; ma cosa
fare? È la problematica che travaglia
la vita della chiesa d’oggi.
Si tratta ora di precisare in che cosa
consiste questo “fare la volontà di
Dio". "Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non atbbiamo
noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni e fatto molte
opere potenti?”.
Ecco in che cosa consiste “fare la
volontà di Dio”. Consiste nel “credere
in Cristo Gesù"; nel confidare non in
noi stessi, non nei nostri atti devozionali, non nelle nostre strategie politiche, ma soltanto in Cristo Gesù è nella
sua parola.
Affinché questo secolo d’ingiustizie,
di soprusi, di infamie, di crimini e di
criminali d’ogni genere sia del tutto_
cancellato e venga presto il regno di
Cristo Gesù, è assolutamente nécessario che ogni singolo credente e tutta
la chiesa siano consacrati all’edempimento della volontà di Dio. Consacrati, cioè, a riconoscere in Gesù l’unico
salvatore di tutto il mondo; consacrati a credere nella potenza dell’umiltà
pur vivendo in un mondo di superbi;
a credere nella forza della mansuetudine pur vivendo in un mondo di prepotenti; a credere nella vittoria dell’amore pur vivendo in un mondo di
odio e di cattiveria!
E le opere da farsi? Qh, le opere
vere, le costruttive, quelle che sono accette a Dio, no non mancheranno! Esse sono e saranno l’immancabile frutto della nostra fede in Cristo. Infatti
chi crede ama, e nell’amore sono implicite ed esplicite tutte le opere più
belle, più grandi e più sante!
Giuseppe Anziani
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a colloquio
eoo S letiori
MEGLIO SCONTRARSI
CHE ANDARSENE
Dalia sorella Nelly Rostan di San Gerrnàno rifieyiarno una serié di. riflessioni ih
Riferimento all'articolo pubblicato il 6 febbraio nella colonna « Mie Valli oggi ». Un
primo pensiero è da lei rivolto al culto
domenicale ed alla predicazione, elementi
essenziali, a suo dire, della vita di una
comunità evangelica.
È vero che nelle comunità vi sono dei contrasti sul diverso modo di testimoniare ma rimane il
fatto che se perdiamo il contatto con la chiesa
perdiamo il giro e non siamo più in grado di
aprire un dialogo con i giovanissimi. Un mezzo
per non perdere il contatto è la partecipazione al
culto.
Un secondo pensiero prende come spunto una nostra frase: «La Chiesa non è
una famiglia ma un conglomerato di individui isolati ».
...chiediamoci come mai siamo giunti a questo punto e riflettiamo su quanto si è verificato
nelle nostre comunità in questi ultimi dieci anni.
In vista di una riforma ci sono state e ci sono
presentate delle linee. L*ansia di riforma c’è ma
il nocciolo sta nel come condurla. Così nelle comunità è sorto l’astio.
Sono un Conglomerato di individui isolati i
credenti adulti, che non accettano cambiamenti
e i credenti adulti che li accettano. Sono un conglomerato di individui isolati ! giovani credenti,
chi rimasto nelle comunità chi uscito per far parte di gruppi, tutti alla ricerca della riforma,
ognuno con linee diverse.
Più grave ci sembra però l'ultima osservazione della sorètla secondo cui le diverse interpretazioni che i pastori hanno
dato, e danno del messaggio biblico
(esempio recente il passo di Luca 13 oggetto di culto radio è di un articolo sulla
Luce-Eco). Forse i pastori non si rendono
sempre conto di questo fatto e delle incidenze della loro riflessione teologica nel
corpo della comunità.
Forse siamo tutti delusi e rattristati e nascondiamo i nostri sentimenti estraniandoci gli uni
dagli altri. Io pure pensai un giorno di abbandonare la vita della comunità, ma oggi sono
contenta di non averlo fatto. Oiòrgio Bouchard
col suo articolo (Eco-Luce n. 2) ci solleva U morale, presentandoci il vasaio che sta lavorando
alla'ruota. Oh potessimo solo avere il coraggio
di- ricdminciare da capo e, dopo tanti guasti, affidarci al Vasaio che è ancora sempre paziente
ed accorto.
L’ARIA DI
TORRE PELLICE
Daii'amico Pagella all'opera in Svizzera
riceviamo alcune considerazioni, anzi, più
che considerazioni, interrogativi, fraternamente critici sulla nostra opera di testimonianza; tutto questo merita di essere discusso; ecco i concetti essenziali della sua lettera:
Come vecchio studente dell’Istituto Biblico
« Emmaus », sono stato invitato, ad una settimana di studi in occasione del giubileo della scuola.
Mentre seguivo i corsi, pensavo aUa vigna Valdese, dove si parla molto di lettura adulta, di
lettura scientifica, di lettura sociale... e di riflessione teologica. Ebbene, a Emmaus c’erano
dei professori di grande grido a farci lezione.
<Juei tali, guarda caso, ti fanno una lettura grattando il testo ebraico e quello greco e poi non
ti danno il kerigma (è cosi di moda!) ma ti restituiscono il versetto biblico immacolato.
Ora io mi domando : perché i tizi che leggono
la Bibbia in quel modo, hanno i locali pieni di
gente e le loro facoltà teologiche gremite di giovani, mentre chi legge « adulto » sbadiglia o
dorme in grandi navate deserte?
A Strasburgo c’è una chiesa libera che all’ora
del culto è gremitissima e che è composta da intellettuali che leggono la Bibbia « come bambini
pur ora nati ».
Che l’Iddio di Strasburgo sia più dinamico
dell’Iddio di Torre Pellice? Sarà risibile, sarò
semplicistico, ma se è vero che noi crediamo alla
nostra Bibbia, bisognerà riformare la nostra maniera di leggerla.
PIU’ NOTIZIE
MENO COMMENTI
7 lettori (quasi sempre gli stessi) amano scrivere e leggersi e tutti vogliono che
si pubblichi ^’integralmente" e "tempestivamente",. Cerchiamo di accontentarli,
anche se non è sempre facile; vorremmo
più dati e meno commenti.
La lettera che pubblichianio di E. e F.
Sfredda può dimostrarlo. Più che una
lettera è un contributo che essi ci inviano coine “Tribuna Libér.a", I lettori apprezzeranno le notizie che essi ci danno
dell'atiività ecumenica a Trento, se ce le
avessero inviate prima, e se da Bari ci
fosse giunta una. qualc^ ,s(ignqlfldorie di
qiiéi me vi si fà, lo avremmo piwblìcato
insieme alle altre notizie. Là sostanza del
discorso non muta però,, rìaff èrmi cimo
che la via degli studi biblici è quella , che
fotfdpàe edl'i^umenistno, le mrè sono piste senzf,[spàcàOf^^ ,
ESEGESI BIBLICA
A-Qualcuno non piace Paolo
Da un passo della Prima a Timoteo, di Nola, spara a zero sull’« apostolo delle genti »
Gli italiani sono sempre stati allergici a
Paolo e alla sua maniera di concepire la
fede e la vita cristiana. Gli scritti di Paolo
e il suo pensiero sono stati praticamente
emarginati. La loro conoscenza superficiale. comporta una sfasatura nella conoscenza della fede della comunità primitiva, di cui si privilegia, p. es., la concezione lucana. E ogni tanto riemergono i
soliti slogan anti-paolinici: Paolo corruttore del Cristianesimo di Gesù; Paolo
conservatore, se non addirittura reazionario; Paolo antifemminista; e ora anche
Paolo omosessuale.
Le venti righe dedicate alla donna nel
pensiero di Paolo («Repubblica» del 132-1976) si rifanno, senza citarli, ai famosi
passi della I Corinzi, ma soprattutto ad
un passo della I Timoteo, unico ad essere
citato, sia pure senza indicazione di capitolo e versetto (si tratta di 2: 12-15). È
il passo che giustifica il silenzio e la sottomissione imposti alle donne nelPassemblea facendo riferimento al testo della
Genesi secondo cui la donna non fu creata per prima ma solo dopo l’uomo, mentre invece fu tentata per prima e fu lei
a tentare poi Adamo. Il passo continua
dicendo (cito la Riveduta): nondimeno
sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore’ e nella
santificazione con modestia. Questo passo biblico (e la sua traduzione nella Riveduta) pone diversi problemi, e mi propongo di esaminarli in una prossima
nota.
Oggi vorrei limitarmi a osservare con
stupore che il prof. Di Nola dà un giudizio piuttosto pesante su Paolo fondandolo unicamente sulla citazione di un passo della I Timoteo.
E noto che le tre « epistole pastorali »
TRIBUNA UBERA
Ecumenismo
e integrazione valdo-metodista
L’articolo apparso in prima pagina sul n. 6
delPEco-Luce (6 febbraio 1976) a firma di G.
Tourn, dal titolo « Settimana Eeumeniea » ci
sembra quantomeno raggelante, oltre che inesatto e incompleto per quanto riguarda la situetzione ecumenica italiana: dubitiamo d’altronde che
i fratelli delle nostre Comunità coinvolti in attività ecumeniche siano invogliati a inviarne notizia alla nostra stampa, data la ben nota e gratuita ironia con cui tali attività vengono generalmente sottolineate!
I servizi pertanto che seguono a pag. 5 dello
stesso numero sono pochi €, fatta eccezione del
primo, abbastanza acidi per non dire del tutto
privi di carità fraterna. E’ un peccato non siano
apparsi servizi da altre città per esempio fla Bari
(da sempre pioniera in questo campo) dove sappiamo che ci sono stati quest’anno degli incontri
estremamente positivi, con la partecipazione da
parte protestante del pastore prof. Valdo Vinay.
Anche qui nel « famigerato » Trentino della
Controriforma qualcosa si è mosso e continua a
muoversi. Dopo le celebrazioni ecumeniche degli anni scorsi e l’accoglienza al Passo della Mandola questa estate alla XIII Sessione del SAE
(Segretariato Attività Ecumeniche), si è formato
a Trento e a Rovereto un gruppo ecumenico che
si incontra mensilmente, confrontandosi in piena
libertà e semplicità sulla Parola di Dio: il testo
con cui si è iniziato questo lavoro è l’Evàngelo di
Marco nella recente traduzione preparato dall’Alleanza Biblica Universale insieme al Centro Catechistico Salesiano. Si è deciso di non soffermarsi solo sui punti « che uniscono », ma di approfondire soprattutto quei temi che creano divisione. Ci sembra dunque già in atto quanto auspicato da Tourn, reso peraltro possibile da tutte
le precedenti manifestazioni cosiddette « di vertice », su cui tanto facilmente si ironizza.
A Rovereto il gruppo si ¡incontra anche per
momenti di preghiera e di riflessione, che han- •
no trovato una particolare sottolineatura nella
Settimana dell’unità.
Almeno nel Treiitino (ma, ne siamo certi, anche altrove) la « primavera » non è stata di breve
durata.
Emidio e Florestanà Sfredda
rale e le proposte che né sono scaturite non intendono costituire, e di fatto non costituiscono
altro che uno strumento di lavoro che la chiesa,
nel suo insieme, si è data (nessuna autoinvestitura!) per proseguire ed approfondire una riflessione da alcuni anni ormai avviata.
Che, poi, questa assemblea (non è la prima)
abbia avuto « una ventina di giorni dopo l’approvazione e la messa in attuazione del Patto di integrazione,» non dovrebbe suscitare scandalo, in
quanto non mi risulta sia stata decisa nell’agosto
1975 la immediata soppressione dell’autonomia
della Conferenza metodista.
Quanto al contenuto del documento espresso
dall’assemblea pastorale, esso è bensì enticabile
da cima a fondo, ma vorrei dire — senza giudicare nel merito della critica — che dovrebbe essere considerato almeno un po’ attentamente prima di venire liquidato en hloc come espressione
di una posizione presuntuosa. In altri termini, il
prof. Peyrot avrebbe dovuto — io penso — cominciare a « sorridere » già da tempo, di fronte
a numerose dichiarazioni di precedenti Conferenze ed assemblee pastorali metodiste, nella
linea deUe quali il documento di settembre si
pone. In particolare, non vedo come — tenendo
conto dello sviluppo di questa linea — possa venire frainteso un momento di esplicita autocritica
dei pastori.
Certamente, dall’alto di certezze ormai acquisite, un processo di ricerca critica e di faticosa
elaborazione di nuove condizioni di predicazione
e testimonianza può essere riguardato come un
fenomeno fastidioso, ma mi auguro che, anche
in questo caso, la strutturale capacità democratica del nostro protestantesimo ci consenta di superare diffidenze ed incomprensioni, che non giovano né alla reale attuazione dell’integrazione, né
al conseguimento dei fini che con lo strumento
dell’integrazione tentiamo di raggiungere.
“■ ' ' ” Michele Fiorillo
(I, II Tim.; Tito) sono di dubbia autenticità — se non addirittura di certa inautenticità. Quest’opinione può anche non
essere condivisa da qualcuno, però il dubbio dovrebbe impedire di fame il fondamento principale o unico delle proprie
affermazioni.
Il contenuto delle Pastorali è costituito da:
1) regolamenti e discipline interne
(p. es. I Tim. 3: 1-13; 5: 1-25);
2) formule dottrinali (p. es. I Tim.
3: 16; II Tim. 2: 8 ss.);
3) indicazioni per una condotta onesta;
4) allusioni polemiche agli eretici.
Tutto ciò presuppone una situazione interna ed esterna della chiesa molto diversa da quella dell’epoca di Paolo.
Degli eretici si critica l’orgoglio della
conoscenza (I Tim. 6: 20); il divieto del
matrimonio e dell’uso di certi cibi (I Tim.
4: 3). Essi dicono che la risurrezione è
già avvenuta (II Tim. 2: 18). Forse contestano la famiglia e lo stato (cfr. l’insistenza delle Pastorali su questi elementi
di ordine sociale!).
Certo, Paolo potrebbe antivedere profeticamente la situazione della fine del I
secolo; però il modo di opporsi all’eresia
nelle Pastorali non è il suo. Nelle sue
grandi epistole. Paolo attacca gli avversari punto per punto, oppone loro TEvangelo che interpreta e applica alla situazione locale; nelle Pastorali non c’è discussione, anzi c’è il divieto di farla. Al
suo posto abbiamo il riferimento massiccio alla sana dottrina (I Tim. 1: 10; Tito
1: 9 ecc.), alla buona dottrina, al buon
deposito, alle sane parole (cfr. la Chiave
Biblica).
L’organizzazione della chiesa è molto
più sviluppata e « istituzionale » che al
tempo di Paolo, e la sua funzione principale non è più la predicazione evangelistica, bensì la conservazione del « buon depositò ». Ñon c’è vita carismàtièa, ffià
ministeri fissi, ormai tradizionali é già iri
via di degenerazione (I Tim. 5: 22).
Di fronte a tutto questo, le diversità di
lingua e stile rispetto alle « grandi epistole » non possono essere attribuite alla
« vecchiaia » di Paolo — dovrebbe essere
vissuto fino a] 100 e oltre, per trovarsi in
quella situazione storica, mentre invece
è morto poco prima o poco dopo la persecuzione' neroniana del 64.
Le circostanze biografiche presupposte
dalle Pastorali non possono armonizzarsi
con ciò che apprendiamo della vita di
Paolo dal N. T. e dai più antichi scrittori
non-biblici (p. es. Clemente Romano, che
scrive prima della fine del I secolo).
Ciononostante, le Pastorali sono un prezioso documento storico dell’evoluzione
della situazione dei credenti e della chiesa nel mondo e della sua lotta contro le
eresie. Però è avventato ricavarne argomenti per definire il pensiero di Paolo o
per valutare ^i aspetti più intimi della
sua personalità.
' .B. Corsani
Avendo partecipato all’assenjblea pastorale del
settembre scorso, mi sento in qualche modo chiamato in causa dall’articolo che il prof. Giorgio
Peyrot ha voluto dedicarle sul numero 4 (anno
66) de « La Luce ».
Per parecchi motivi le considerazioni del prof.
Peyrot — ed il modo in cui sono state espresse ‘—
mi hanno lasciato notevolmente perplesso: vorrei brèvemente dire alcune delle ragioni per cui
le stimo inaccettabili.
Tralasciando la forma della critica, fastidiosa
non perché polemica (ben venga la polemica!),
ma perché cattedratica e sacciuta, mi soffermerei
piuttosto sulla sostanza delle cose. Dalla lettura
dell’articolo del prof. Peyrot si può trarre l’impressione che l’assemblea pastorale metodista sia
nata a mo’ dì fungo sul terreno della nostra recente storia, ecclesiastica, per iniziativa di un corpo pastorale intimamente desideroso di assumere
ed imporre un ruolo magistrale.
Ora. in realtà, non solo la materia che l’assemblea ha discusso, ma il modo stesso altresì in cui
essa essemblea si è configurata (assemblea pastorale « aperta » all’intervento di qualunque laico
interessato alla questione) sono stati determinati
da precise richieste della Conferenza metodista,
ossia dsRu assemblea dei rappresentanti delle
chiese locali : in quest’ambito, l’assemblea pasto
Nella trasmissione di giovedì 19 febbraio « Protestantesimo » ha presentato la storia della comunità di Forano Sabina (Rieti). Una storia simile a tante altre, un passato « quasi » glorioso
un presente « forse » titubante;
Nata agli inizi del 900 per merito dell’Angelini, seguace di quel Alessandro Gavazzi che predicava alla fine dèll’SOO al tempo in cui in Italia i movimenti evangelici venivano stroncati ferocemente.
Agli inizi questa chiesa ^testimoniava ampiamente la sua presenza nel paese partecipando alla vita sociale, con opere vàrie.' Ora che queste
opere sono state assorbite dal comune, la comunità si trova allo stretto cól suo rapporto esclusivamente di tipo religioso-culturale; la ' testimonianza è difficile perché le basi sono deboli, distratte da molteplici interèssi che il rapporto di
solo tipo teologico non può soddisfare:
Ih questa trasmissióne abbiamo Visto, credó, il
max media delle nostre comuiiità che trascinano
il loro passato, vivendo, a volte, di ricordi e dimenticandosi dei problemi presenti.
La comunità ha una funzione precisa : contrapporre alla cultura cattolica quella protestante, contrapporre al concetto cattolico di mediazione gerarchica (uomo-Dio; popolo-potere) l’annunzio dell’Evangelo che è rivolto a tutti senza
mediazioni.
E per dirla con Aldo Comba : « una predicazione di questo tipo la comunità la rivolge a se
stessa mentre la rivolge agli altri».
D, Brusco
PROSSIMAMENTE
La trasmissione di giovedì 4 marzo (li canale,
ore 18,l5) verterà sullo studio della Parola di
Dio. Il past, battista Giuseppe Mollica terrà uno
studio biblico sulla « parabola del servitore spie^
iato ».
3
27 febbraio 1976
« 3
K* î ' V'W» I
ZWOLLE - OLANDA
S>'
Quinta Conferenza dei giovani
battisti europei ___
Dal 26 gennaio al 1° febbraio si è svolta a Zwolle (Olanda) la V Conferenza Giovanile della Federazione Battista Europea. Sulla falsariga della
Conferenza di ottobre delle Chiese Europee (KEK) si è affrontato il documento finale della Conferenza di Helsinki su: « Sicurezza e cooperazione
in Europa », firmato il 1° agosto 197.5 da 35 paesi europei, dagli Stati Uniti e dal Canada.
Erano presenti all’incontro 15 rappresentanti battisti delle Unioni Giovanili
della Repubblica Democratica Tedesca,
Danimarca, Repubblica Federale Tedesca,
dell'Unione Battista di Gran Bretagna e
Irlanda, della FGEI, dell’Olanda, Norvegia, della Repubblica Democratica di Polonia, Spagna, Svezia, Finlandia, dell’Unione Battista del Galles. Hanno inviato
telegrammi di adesione le Unioni Battiste: Austriaca, Bulgara, Ungherese, Svizzera, Sovietica.
I LAVORI
I lavori sono iniziati martedì 27 gennaio con uno studio biblico comunitario
sul capitolo 5° dell'Evangelo di Marco;
assente qualsiasi tentativo di esegesi biblica, il tutto si è risolto nel solito commento fondamentalista, lontano dalla
realtà drammatica in cui migliaia di battisti europei si dibattono ed alla quale
cercano di dare una risposta nella « concretezza » della testimonianza e dell’impegno quotidiano.
■Tale tipo di studio biblico è proseguito
nei giorni successivi con l’analisi dei Capitoli 6° e 7o dello stesso evangelo; ad una
mia richiesta, di una esegesi dei testi in
oggetto, non è stata data risposta. Da rilevare il fatto che i presenti, eccetto lo
scrivente, avevano compiuto regolari studi teologici in Seminari Battisti europei.
Nell’analisi del documento sulla « Sicurezza e cooperazione in Europa » è mancata qualsiasi considerazione politica.
Non è stato detto, per esempio, che tale
trattatò di diritto internazionaleV ribadi-,
sce sostanzialmente Taeqordò di Yalta del
febbraio 1945, sulla divisione in « zone di
influenza» del mondo da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. L’unica
parte del documento studiata è stato il
capitolo dedicato alla libertà di religione
SCHEDA
La Federazione, oltre al Convegno periodico delle chiese, (Tultimo
si è svolto a Zurigo nel luglio del
1973), ha un Consiglio Generale direttivo formato dai rappresentanti
delle varie Unioni.. Presidente è,
attualmente, il pastore Alexej Bichov. Segretario Generale delTUnione Battista Sovietica. La Conferenza annuale Giovanile elegge ' il suo
presidente; attualmente ricopre tale carica il pastore Karl-Heinz Walter di Amburgo.
DATI STATISTICI
In Europa esistono circa 1.200.000
membri battezzati, con una popolazione ecclesiastica di circa 5 milioni di persone. I giovani sono
300.000.
Diamo i dati, per Singola unione, più significativi:
Unione Sovietica: 600.000 membri,
5.500 comunità, oltre 15.000 tra
pastori e predicatori laici, 12.000
battesimi annui. Pop. ecclesiastica: 3.000.000.
Gran Bretagna; 2 Unioni battiate
(Gran Bretagna e Galles); 350
mila membri, 50.000 giovani. Pop.
ecclesiastica l.OOO.OiK).
Romania; 100.0(K) mèmbri battezzati.
Germania: 2 Unioni (R.F.T.D.D.R.)
100.000 membri.
Polonia: 15.000 membri.
Ungheria,’ "Olanda, Notvéglà, Danimarca : dai 10.000 ai 15.0(ró membri adulti.
Tra le personalità ecumeniche, a
livello europeo, fegistriamò il pastore Williams,’ segretario della
Confèrèrtza Europea delle Chiese e
il pastore Payne dell’Unione Battista di Gran Bretagna, e* d’Manda,
ex copresidente del CEC. ..........
Segnaliamo inoltre le periodiche
consultazioni; teologiche tra rappresentanti delTAlleanza Riformata
Mondiale e dell’Alleanza' Battista
Mondiale a Ginévra.
e di culto; su questo punto vi è stata la
nota speculazione anti-comunista e antisovietica. Tuttavia i due rappresentanti
dell’Europa orientale (D. D. R. e Polonia)
hanno ammesso, seppure indirettamente,
di godere una certa libertà d'azione e di
pensiero. (Non a caso, in dicembre, le
chiese Evangeliche della D.D.R. hanno,
senza subire alcuna restrizione, espresso
parere contrario alla decisione del proprio governo di votare a favore della mozione presentata alì’OÌSIU sul sionismo).
Il Convegno è terminato con un documento che ricalca sostanzialmente il giudizio « irenico-ecumenico » che sulla Conferenza di Helsinki hanno dato, l’ottobre
scorso, le Chiese Europee.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Dobbiamo chiederci innanzittutto se , il
battismo europeo sia ancora oggi su posizioni teologiche calvihisfe o meno; se
abbia cioè prevalso il « battismo generale », un battismo superficiale, spiritualista,
sostanzialmente emotivo, individualista e
quel che è peggio conservatore e talvolta
(vedi Billy Graham) reazionario. Questo
battismo europeo, eccetto quello inglese
e quello italiano, non svolge alcuna riflessione teologica; i pastori sono formati
nelle « BIBLE SCHOOL », con risultati
davvero sconsolanti.
Secondariamente dobbiamo registrare,
senza ombra di dubbio, la nefasta influenza revivalista sul battismo; non a caso
durante la Conferenza si è parlato a lungo delle Chiese libere e della Chiesa Metodista che, assieme alle comunità battiste, formerebbero un modello « vivente
e costaiite » di fedeltà evangelica.
È ovvio che come giovani battisti, metodisti e valdesi costituiti in FGEI, non
possiamo accettare né una lettura di tipo
fondamentalista, né tantomeno una divisione anti-storica tra chiese « spirituali »
e chiese « mondanizzate ». •
La linea FGEI ha trovato una certa
comprensione: i presenti hanno pure ignorato il dibattito in corso tra i partiti Socialisti e Comunisti dell’Europa mediterranea su « Democrazia e Socialismo ». ^
L’unica'conclusione positiva che possiamo trafie è il motivo di costante « humor » che un italiano costituisce, quasi
sempre,, in paese straniero; ovviamente
se, come talvolta può succedere, l'italiano
oltreché « spaghettarò " e canterino », è
abituato a pensare ed agire in « modo
autonomo » dal consenso neo-capitafistico
non lo si càisisce più...
Ringraziamo il Signore che sia così.
Eugenio Stretti
A 100 ANNI DALLA FONDAZIONE
Alleanza riformata rhondiale
'L’Alleanza riformata mondiale ha_ compiuto
centanni : fu infatti ¡ il 2,1 luglio 1375 , che si.
rinnì a Londra la conferenza preparatoria, che
riunì 64 delegati di 21 chiese riformate e presbiteriane, compresa la chiesa Ynldese. Nel 1877 si
riunì la prima assemblea a Edinburgo. Così; in
forma molto modesta, comincia la storia di questa alleanza di chiese che si ricliiamano alla Riforma calvinista. In occasione del centenario
Marcel Pradervand, che fu segretario generale
dal 1949 al 1970, ha scritto la storia dell’alleanza in un volume che è stato pubblicato neUo
scorso dicembre. Con ricca documentazione e
grande amore per quest’opera, Pradervand ne
segue le vicende fino a ll’inizio del 1975.
Storia minore, se si vuole, nel quadro ben altrimenti complesso della storia delle chiese negli
ultimi cent’anni; storia che sembra avere poco
peso e importanza secondaria nel vasto orizzonte
dell’ecumenismo odierno. Eppure' Storia valida
e significaticà, portata avanti con la convinzione
che il messaggio della Riforma calvinista abbia
qualcosa da dire nella ricerca della testimonianza
fedele all’Evangelo e nel dialogo ecumenico. La
prima preoccupazione dei fondatori era infatti
l’evangelizzazione, la missione della chiesa nel
suo insieme, non il trionfalismo confessionale;
talché fin da allora si preoccupavano che quelle
che saranno poi chiamate le giovani chiese raggiungessero al più presto la loro piena autonomia. Ma vi era, in quelle lontane discussioni,
anche una vena di « cristianesimo sociale », che
portò le prime assemblee a preoccuparsi di problemi concreti al livello nazionale e internazionale (rapporti capitale-lavoro; mercato deD’oppio e
dell’alcool). Anche su un altro piano l’Alleanza
dimostrò subito una particolare sensibUità : il
sostegno e l’aiuto aUe chiese minoritarie, un motivo ricorrente di frequente in tutta la sua storia. Il primo esempio di aiuto tra le chiese è
offerto proprio nei confronti della chiesa Valdese :
nel 188() viene lanciato un appello per raccogRere
12,000 sterline per pagare gli stipendi dei pastori valdesi, che allora, come fu riferito all’assemblea di Filadelfia, ricevevano soltanto 60. sterRne all’anno. La somma raccolta in poco .femPh fu
finalmente di 13.500 sterline! , , . ,,
Ma fu dopo la crisi delle due guerre eurqpee
che l’Alleanza trovò il suo pieno sviR^po, grazie soprattutto all’opera del pastore Marcel Pradervand. Originariamente,, e per molti .4ecenni,
una associazione quasi interamente anglo-americana, raggiunse una dim^usìone mondiale, fino
ad associare 142 chiese riformate con 55 .milioni
di, membri. ,,,/
Notevole, come risulta dai documenti pubblfca:
ti, fu il contributo al sorgere del movimento, ecm
menico.negU, anni ’20 e ’30, noncRé in,seguito r=----- 7-. - c v , , j
alla costituzione del Consiglio Ecumenico (1948), fur die Welt » (Pane per il mondòVna raccolto,
Ma..Ìo, avRuppo del .movimento stesso pong oggi nel mese 'di febbraio, 2^7Ò.P00.marcm. da ^inviare
il. problema del significato e ¿el compRo delle al- in Vietnam. La somma, cÈe fapprésepfà un te"rleanze confessionali; la discussione è in corso,^ 69- ¡sp del programma di raccollà ^ preàt^ilito^^^
prattutto per,,l’impulso dielle giovani, chiese, cioè dèstinata àll’àcquisto di matérisde^dldatticò è at
quelfe del così . dettq terzo'mondò, ,che, yedòno trè^i agricoli. k _ .
proprio nelle stretture .confessionali upn.tempra ,Per lo ’stésso ¿mpo^ e con analoghi ris
allo sviluppo ecumenico. Eppure, mentre nel colleltato anche il còmifato’ svìzzero.
6191 vi fu una ■vigorosà proitesta, di queUe chìe,;
se,: 4’Alleanza riformatatmon, fu rioompresa nella critica. Ciò è dovuto probabilmente al carattere non settario deU’AReanza stessa, che ha sempre
avuto come motivo ispiratore non il successo del
confessionaRsmo riformato, ma la disponibilità
per la riforma e per il dialogo.
L’ultimo decennio vede ,1’ARéanza fortemente
impegnata di fronte a problemi gravi sul piano
internazionale : la situazione deUe chiese nel Sud
Africa e il razzismo bianco, il Mozambico, la Corea, l’Irlanda. I colloqui si moltiplicano con i
luterani, i battisti, la chiesa romana; R consiglio
internazionale congregazionalista confluisce nell’Alleanza. E’ più che evidente che le possibilità
di lavoro, sotto l’intelligente ImpuRo del nuovo
segretario generale Edmond Perret e dei suoi
collaboratori, sono innumerevoli, m® i mezzi
estremamente limitati : uno staff ridotto al minimo (sette persone in tutto); mezzi finanziari in
diminuzione; forse anche un impegno un po’
tiepido da parte di talune chiese.
Una pagina di storia delle chiese riformate,
dunque, sobria e per nulla esaltante, ma seria e
impegnata; dobbiamo essere grati a Marcel Pradervand per avercela efficacemente ricordata.
n. g.
Marcel Pradervand, A century of service. A
history of thè World Alliance of Reformed
Churches, The SantAndrew Press, Edinburgh
1975, Fr. sv. 22;
TRADUZIONI BIBLICHE________________
L’intera Bibbia è tradotta in 261 lingue. Il numero delle traduzioni della Bibbia o « porzioni bibliche » è salito, nel corso dell’anno trascorso,
da 1549 a 1577. Nel corso del ’75 il Nuovo Testamento è stato tradotto o riveduto in 384 lingue. Dal 1975, secondo le statistiche della Società biblica di Stoccarda, esiste per la prima volta
una traduzione completa deUa Bibbia in indonesiano, kikaoude (Zaire), oluluya (Kenia) e bielorusso. Tra le 28 lingue in cui ’’porzioni”'bìbRche son state tradotte per la prima'volta appaiono l’Afarat (Etiopia), il fcupsapiny ((Uganda),
kutohiu (Alaska), e Vaaqriboli (India).-•
■ In cantiere ci aonoeSOO nuovi progetti di; traduzioni. ; ■...
«PANE PER IL MONDÒ V
BOLLETTA PJÉR lÌ,;\r(ÌT‘NAM
L’associazione evangélica fedéscf occ. ‘« Brot
echi
dal mondo cristiano
Hca
L’INCIDENTE DI TRIPOLI
Su invito del leader libico Gheddafi si
è tenuto a Tripoli, dal 2 al 6 febbraio, un
incontro islamorcristiano. La notizia ha
ricevuto particolare rilievo perché rincontro è terminato con un piccolo « incidente». Gli esperti cristiani hanno in
un primo tempo approvato un documento conclusivo in cui, tra l’altro, si approvava una censura al sionismo denunciato
come movimento razzista e si riconosceva il carattere « arabo » della città di Gerusalemme. Pare che non vi fosse affatto
l’intenzione di approvare simili affermazioni, ma ai consulenti cristiani affaticati
è sfuggita la portata degli articoli letti
solamente in arabo. Così tutto è stato rimandato al papa. '
Indipendentemente da questo incidente diplomatico, Arturo Cario Temolo su
« La Stampa » del 13 febbraio sottolinea
alcuni pimti che meritano attenzione: innanzitutto esprime seri dubbi sull’opportunità della scelta della sède per gli incontri, cioè là Libia^ i cui atteggiamenti
politici nei confronti di Israele sono cos'l
chiari che non vi poteva essere dubbio,
in partenza, su quelle che sarèbbeto state le pressioni per imporre una linea dura sui problemi trattati. In secondo luogo si domanda se siano utili accordi in
cui il cristianesimo rinuncia a svolgere
opera di proselitismo, il che vale a dire
una rinuncia alla testimonianza ed'irt terzo punto fa notare come- il cristianesimo
non corrisponda esattamente al cattolicesimo, ma sia ima realtà ben più ampia.
Per parte nostra sottolineiamo che contatti tra evangelici e islamici sono avviati in molti paesi del mondo : non a livello
diplomatico, però, ma a livello di credenti che si bonfrontano nel tentativo di dare una risposta univoca e sofferta a molti problemi del nostro tempo.
a
SEMINARIO DI STUDIO
SU DIETRICH BONHOEFFER
Per il settantesimo anniversario della
nascita del teologo evangelico Dietrich
Bonhoeffer, giustiziato nel 1945 dai nazionalsocialisti, il comitato internazionale Dietrich Bonhoeffer e il Consiglio Ecumenico delle Chiese hanno organizzato
un seminario di studio a Ginevra dal 4
all’8 febbraio scorso. Introduzione al seminario è stata una conferenza del Prof.
Cari Weizsäcker su « Riflessioni di im
non-teologo sullo sviluppo teologico di
Dietrich Bonhoeffer ». I lavori del seminario erano invece volti a scoprire il significato dell’opera e dell’azione di Bonhoeffer. In particolare meritano di essere segnalati due interventi rispettivamente del prof. Smolik (Praga) su « Chiesa
e privilegi » e di Tulio de Santa Ana
(Montevideo) su « Bonhoeffer e la teologia della liberazione ».
CENTENARIO
DELL’ISTITUTO EMMAUS
Nel mese di febbraio l’Istituto biblico
di Emmaus a Saint Légier in Francia ha
festeggiato il 50° anniversario della sua
fondazione. Cinquant’anni dedicati alla
formazione di persone desiderose di approfondire il messaggio biblico ed agire
come evangelisti, predicatori, colportori
biblici o pastori. Il pastore R. Rouge di
Losanna ha presieduto il culto del giubileo nella domenica 1 febbraio. Prima di
allora, i vecchi studenti dell’Istituto si
erano ritrovati per uqa séttiìnana 4i studio. Attualmente ITStitUto ospita'più di
90 persone di diversi paesi del mondo di
cui 57 sonò iscritte'al primo anitö Hikaschi' e fémmine numericamente si; eigttagliano). La prétiàràzìone dufà 3 ànrii; alle attività mtellettualì si accompàgnlàhó
lavóri manuali dì manutéhziohè delle'pTO'
prietà che pertiiétte di economlzkaVe sui
costi.rifèr òttèhefe il diplomä 'ii cgnäidatò deVò'aVét consacrato alméno ^ è ’sètti'màrie c'oiitinuativàmetite a ffuàlche attirità‘ 'tipo, 'colpprtaggio, cainpi,' 'còipfiie
’èctì.’ ‘'Ricordiamö che llstitùtò ’di .Efiimaus ha prodótto. In qifèsti anni,” ùifià
svariata letteratura sulla Bibbia ; è’Ifi'cÓrso di"tìtè^i'àziotte tm'nuovo,corg^ntàrio 'blbiièó è'litio stùdio sùLriimpVàmént'ò
'Tra,'pòchi mési)'ristitutp' Verrà dotato
di ima'miòvà’ aitìa-rnagna é- 'di ‘mióvl allògè|':i5er:M'assìmfent!.'«^^^
cos'i bsprtàre fino a 120 stùderfti." ' ’
4
27 febbraio 1976
PRESENZA EVANGELICA IN EMILIA
Mezzano Inferiore: dalle sassate
dei clericali al [dialogo con la città
Come nacque la comunità
Le scolaresche di Mezzano ai primi del '900. Sotto: il tempio di Mezzano
La morte del
medico condotto
Nel 1863 viveva in Mezzano Inferiore
un certo Passaglia, medico condotto. Era
costui di spirito liberale e caritatevole, da
tutti benviso, e soleva leggere i trattati di
controversia del Dottor Luigi De Santis
nonché la Bibbia del Diodati. È perciò facile l’arguire quali fossero le sue religiose convinzioni, e come perciò intese relazioni col clero locale.
Il Passaglia non amando turbare la propria quiete riteneva nel suo segreto le verità attinte, ma Iddio non volle che in
mezzo a tanta cecità religiosa l'Evangelo
rimanesse l’eredità d’un solo. Nell’agosto
di detto anno im improvviso malessere
traeva il Passaglia agli estremi della vita
e l’astuto prete, che in tali istanti suol
turbare le sue vittime, colse l’ora fatale
in cui gli spasimi di una dolorosa agonia
aveano già attutito nel moribondo ogni
senso di intelligenza, per provarlo d’una
ritrattazione da suoi religiosi principi.
Questo trionfo effimero del prete doveva servire come mezzo nelle mani di Dio
per aprire la strada all’Evangelo di Cristo in queste campagne.
Tutta la popolazione pianse Tirreparabile perdita del filantropo, del distinto ed
intemerato cittadino, e mentre accorreva
in folla ad onorarne per l’ultima volta la
salma, il prete solo, con occhio asciutto e
con sorriso di scherno insultava al comune cordoglio col proclamare la pretesa ritrattazione. Questa inopportuna gioia,
questo anticristiano procedere offese gli
animi di molti onesti i quali si proposero
da quell’istante di rintuzzare la pretina
baldanza. Era tra questi il signor Flaminio Ghinzelli, che uscito allora dall’esercito, ove durante la sua vita militare ebbe occasione di conoscere l’istituzione
delle Chiese Evangeliche, ardeva dal desiderio di far conoscere ai suoi compaesani la purezza e semplicità della religione di Cristo, spinto da giusta indignazione formò un nucleo di amici onde chiamare nel j>aese un Ministro Evangelico.
Difatti nell’ottobre 1863 una piccola rappresentanza del partito anti-clericale recatosi a Parma invitò formalmente il Rev.
Francesco Sciarelli a portarsi in Mezzano
Inferiore ' per ivi dare pubbliche conferenze.
svegliare molte coscienze lasciando favorevole e profonda impressione negli animi di molti uditori.
Da qui ebbero principio le guerre infinite, le suggestioni, le ire irrompenti del
prete contro la nascente chiesa evangelica. Egli nulla trascurò onde abbattere ed
esterminafe. Non rifuggì dalla calunnia e
dagli incitamenti a crudele vendetta, attizzando l’odio dei Suoi credenzoni contro
gli evangelici. Ma Dio opera coi suoi ed
in mezzo a tanta burrasca un certo Annigoni e Gioia, poterono continuare l’opera
iniziata dallo Sciarelli.
Il procedere del clero anziché intimidire i nuovi aderenti, li sospinse vieppiù
stringersi compatti al vessillo della croce
e per essa sostenere da veri discepoli la
lotta religiosa.
Trovatosi finalmente un piccolo locale,
il primo nucleo di Evangeli composto da
38 a 40 persone, radunatosi sotto la presidenza delTAnnigoni, proclama la fede evangelica e si costituisce ufficialmente in
Chiesa eleggendo i suoi Diaconi.
Aumentatosi gradatamente il numero
dei fratelli si dovette pensare ad un più
vasto locale e per lungo tempo il Rev.
Moreno, successo al Gioia, dovè predicare sotto il porticato di un fienile che ceduto poi dal fratello Lazzaro Mosconi al
comitato Metodista venne riattato nell’attuale sala e scuola.
Più volte si fecero dai cattolici tentativi onde incendiare la casa della Missione
ma le loro trame furono sernpre provvidenzialmente sventate. Né parmi che si
debba tacere qui di un fatto importante
che mentre lascia memoria vergognosa di
questo clero nemico sempre implacabile,
torna ad onore degli evangelici per la loro fermezza ed irremovibile fede in Cristo in faccia all’astuzia, alla ferocia ed alle rninacce del fanatismo. È una prova di
più per convincere ognuno sull’esattezza
di questa grande verità: « L’uomo stolto
è quello che contrasta a Dio ».
Padre Serafino
Nella Quaresima del 1869 un certo Padre Serafino, uomo intrigante e di bassi
costumi, fu chiamato a predicare nella
Parrocchia di Mezzano, ove fece il suo ingresso trionfale in mezzo a clamorose dimostrazioni dei cattolici. Costui veniva
con animo già deliberato, non per edificare il gregge, ma per suscitare odi, persecuzioni e vendette contro la chiesa evangelica. Le sue spudorate menzogne, le
sue invettive ed incitamenti infiammarono di santo zelo i superstiziosi che istigati apertamente e pubblicamente dal pulpito a distruggere col ferro e col fuoco
tutti gli eretici, e credendo far cosa grata alla Madonna rinsanguinar le mani nel
proprio fratello, si apprestavano a porre
in esecuzione Tinfame consiglio. Baldanzosi e dal torvo aspetto affluivano i cattolici armati da molte parti del paese, imprecando ai protestanti e minacciandone
i’esterminio. Fu veramente un’istante di
angosciosa trepidazione, poiché parca che
tutta quella massa dovesse riversarsi e
schiacciare la piccola chiesa di Cristo! Ma
le cautele prese dal Ghinelli, allora comandante della Guardia Nazionale, il contegno calmo e dignitoso degli evangelici,
e più ancora la volontà di Dio, posero un
freno a tanto fermento e ridussero al
nulla la progettata strage! Anzi, molti riconoscendo Tinfamia del Padre Serafino
per la feroce sua guerra spietata contro
gli evangelici, biasimarono i cattolici, e
si schierarono dalla parte protestante.
Padre Serafino veduto il proprio fiasco
pensò bene ritirarsi e nascostamente si
partì da dove sperava veder rinnovata per
opera sua la « Notte di S. Bartolomeo »!
Non perciò cessarono le piccole persecuzioni e molti fratelli per lungo tempo
si videro reietti da ogni luogo e privi di
lavoro. Ma la loro costanza e più ancora
la testimonianza della loro vita finirono
per trionfare sull’ignoranza e sul pregiudizio per cui oggi questa chiesa prospera
sotto lo sguardo di Dio ed in mezzo alla
simpatia della maggioranza del paese.
A questa Chiesa vanno pur unite una
Scuola diurna maschile e una femminile.
Mezzano Inferiore, addì 15 marzo 1878.
Il Ministro: G. Melis
(Documento conservato nell’archivio della chiesa Metodista di Parma).
Presenza di una scuola
Sull’aia di Zucchi
Non è a dirsi con quale gioia il Sciarelli accettasse l’invito e con sollecitudine
recatosi in Mezzano,, ivi a cielo scoperto
sull’aia detta di Zucchi, salito sopra un
tavolo con facondia di parlare, pel primo
annunziava la Parola di Vita ad un’attenta e silenziosa moltitudine di ben 2.000
persone accorse da tutte le parti del cornune.
La chiara esposizione delle verità evangeliche, la dimostrazione degli errori pagani e la potenza dall’Alto, valsero a ri
II fratello Valdo Fornerone, anziano del
la comunità di Pinerolo, ha trascorso al
cani anni della sua infanzia a Mezzano
Inferiore. Gli abbiamo rivolto alcune domande per completare la nostra pagina
— Come mai la tua famiglia si è tro
vata a Mezzano?
— Mio padre, originario, come tutti i
Forneron, di Prarostino, nelle Valli Valdesi, fu a Mezzano intorno al 1923 co
mandante della stazione locale dei carabinieri e qui incontrò mia madre, allora
giovane insegnante nelle locali scuole
evangeliche, si conobbero e sposarono,
lui valdese di vecchia famiglia prarostinese, lei figlia di un socialista e per parte di madre nipotina di quel Ghinzelli che
si era convertito sotto le armi.
— Garibaldino?
— Non saprei, forse sì,. Certo im patriottico che chiamò sua figlia "Italia”. A
Mezzano tornammo nel 1932, quando mio
padre si congedò e mia madre riprese
l’insegnamento nelle scuole evangeliche.
— Che ricordo hai deUe scuole?
Ho il ricordo di una bella comunità
scolastica, affiatata, numerosa, di cui ritengo la maggioranza fosse di non evangelici. Senza dubbio non lo erano compagni dai nomi molto insoliti: Oribio,
Soemo, William, Comunardo, Atea, evidentemente scelti in opposizione ai nomi
di santi e gli ultimi con una evidente carica politica di colorazione rossa. Ho però il ricordo di una grande solidarietà
che imiva tutti noi non solo in scuola ma
nella scuola domenicale, a cui tutti partecipavano, evangelici e non; in fondo la
nostra comunità scolastica era unica nel
corso della settimana e la domenica.
— Per quali motivazioni?
— Penso motivazioni di ordine sociale
e religioso; il piccolo mondo di Mezzano,
come tutti i borghi emiliani, era diviso
in modo netto fra i due schieramenti:
clericali ed anticlericali; noi eravamo nel
fronte non clericale e le nostre scuole
erano strumento della battaglia ed in
questo si era imiti, evangelici e socialisti
con la coscienza di condurre una battaglia unica.
Erano anche strumenti di libertà, i
miei ricordi risalgono al momento del
Fascismo in piena affermazione ed ho
conservato questa sensazione di una forte tensione fra l’atmosfera di libertà che
regnava da noi e di soffocamento dell’ambiente esterno, sensazioni da ragazzo,
senza valutazione critica, ma che a distanza di tempo verifico esatte.
— Che ricordi hai deiia vita delia comunità evangelica?
— Ricordo il maestro Mauri e in qualche occasione il pastore Ferreri, che giungeva da Parma; all’infuori della vita della scuola domenicale non partecipavamo
alla attività della comunità per cui non
saprei dire quali fossero. Ho invece molto chiaro il ricordo di incontri comunitari con altri gruppi evangelici sia a Mezzano sia fuori; ricordo un viaggio a Felónica Po, in altre località della pianura
ed una gita a Brescia, dove avevamo posato tutti, grandi e piccoli, per una foto
ricordo ai piedi del monumento di Arnaldo da Brescia.
Ed erano uscite di tutta la comunità,
migrazioni in massa di anziani e bambini
per incontrare altri fratelli in fede. Di
qui derivava quel senso di unità, di fraternità, quella coscienza di essere parte
di un piccolo mondo che caratterizzò
l’evangelismo del tempo passato.
La situazione odierna
L’impostazione ottocentesca della comunità mezzanese è durata sino al primo
dopo guerra. « Impostazione ottocentesca » nel senso di vita nello schema del
XIX secolo e di cui è bella testimonianza questa pagina. Una comunità agricola, numerosa, strutturata con tutte le sue
attività di predicazione, studio, insegnamento ecc.
La crisi è soprag^unta che ha posto
in questione e modificato lo schema di
vita. Il primo segno fu la chiusura delle
scuole evangeliche che mise fine ad un
modo di vivere e di predicare, isolando
la comunità dal contesto sociale ; il secondo elemento di crisi fu l’emigrazione verso le zone industriali della provincia, in
particolare verso il capoluogo. L’impoverimento numerico della comunità limitò
ulteriormente la sua influenza e condusse alla chiusura del posto pastorale.
Malgrado questa riduzione numerica
dei fratelli evangelici, e la inevitabile
contrazione delle attività e delle possibilità di espressione della comunità, la presenza degli evangelici nella zona, e soprattutto la risonanza della loro parola, resta
tutt’oggi assai significativa in virtù della
influenza esercitata dalle Scuole Evangeliche nel passato. Il fatto che per molti
anni generazioni di mezzanesi abbiano
imparato a leggere scrivere nelle aule
della chiesa evangelica, e siano cos'-, entrati in contatto con un mondo di valori
e di riferimenti evangelici, ha creato un
vasto clima di simpatia e di comprensione della problematica evangelica che si
manifesta tutt’ora nella risposta e nella
adesione con cui iniziative evangeliche
sono accolte.
La comunità di Mezzano che conta attualmente una trentina di membri è inserita nel lavoro evangelistico della zona di
Parma e Reggio. Le tre comunità formano un complesso unico con un unico Consiglio di chiesa ed una impostazione comune del lavoro per quanto riguarda le
attività a carattere evangelistico o interconfessionale. I contatti frequenti con le
comunità cattoliche di base che operano
nella zona avvengono alternativamente
nelle diverse località.
Da alcuni mesi la comunità di Mezzano ha iniziato una serie di incontri pubblici in collaborazione con le autorità comunali (due membri della comunità fanno parte del Consiglio comunale) su temi
di attualità. Si è data una valutazione del
problema dell’insegnamento della religione nelle ¡scuole di Stato, un dibattito
sul Cile ed uno in progetto sull’aborto.
Queste iniziative pubbliche ottengono una
ampia adesione della popolazione.
5
27 febbraio 1976
Dimmi come canti... ti dirò chi sei
Il canto degli inni, ricordo del passato? - Quando il canto cristiano diventa attuale - Il
vecchio repertorio va rinnovato - Una proposta per uscire dalla stasi
BRESCIA
Il problema del canto nelle nostre chiese si pone ormai con particolare urgenza.
In confronto con i problemi della testimonianza, della riforma della chiesa del
tipo di società che vogliamo costruire, si
tratta certo di un piccolo probelma, quasi trascurabile, al punto che parlarne
sembra una perdita di tempo. Ma è uno
grandi, un « test » della nostra vita spiridi quei piccoli problemi che segnalano i
tuale: in effetti, il canto è legato da un
lato alla fede, dall’altro al nostro ambiente.
Tra il nostro modo di cantare e la musica popolare del nostro tempo non ci
dev’essere troppa distanza, altrimenti è
mo più ad esprimere la fede nel linguagsegno che ci siamo isolati, che non riusicagio di tutti. Sarà un caso che nei periodi
di risveglio, nei grandi momenti dell’evangelizzazione, anche il canto ha subito una
trasformazione e sono stati prodotti testi e melodie più vicini alla sensibilità
generale? Se oggi nei nostri culti c’è poca gente che canta, il motivo fondamentale è l’isolamento e la chiusura delle
comunità. C’è separazione tra il culto e
la vita di tutti i giorni; il canto degli
inni che accompagna le nostre azioni
quotidiane è ricordo di altri tempi, e
ciò dipende anche dal tipo di lavoro che
facciamo e dall’angoscia che attanaglia
tutti; ma vi è un tipo di canto che non
è evasione, ma espressione di fiducia e
di speranza nel Signore nella lotta quoperso il segreto. E allora come possiamo pretendere che il canto nel culto sia
vivo, se è sccomparso dalla vita personale di ognuno? Se non fiorisce più spontaneamente nei momenti lieti e tristi
della vita?
C’è separazione tra vita della comunità e vita della collettività: il canto è stato uin efficace strumento di evangelizzazione, quando non si aveva paura di mescolarsi agli altri e di parlare delTEvangelo. Certo, c’è anche un modo di evangelizzare ignorando i problemi effettivi
della gente; molti inni di evangelizzazione, nati per rispondere a situazioni precise, vengono riproposti oggi astrattamente, per dare una consolazione superficiale a chi cerca una fuga dai propri
problemi. E una scelta che non possiamo condividere. Si spiega così perché
i credenti impegnati nell’azione politica
si sentano più a loro agio cantando l’Internazionale o le canzoni di protesta. Ma
vi è anche un canto cristiano radicato
nei problemi del presente, che esprime
le sofferenze e le spranze di tutti. Anche
questo canto sembra oggi diventato raro. L’esempio più vicino a noi sono gli
spirituals negri.
Che fare allora? Ogni tentativo di fare del nuovo — e anche qui il canto rispecchia la situazione generale della chiesa — lascia un’impressione di artificioso.
Vili Circuito
Indetto dal Consiglio deH’8° Circuito
delle chiese valdesi e metodiste, domenica 8 febbraio ha avuto luogo a Bologna,
presso la chiesa metodista, un incontro
di studio sul tema : « L’insegnamento religioso nella scuola ».
Oltre il sovrintendente Danilo Venturi
ed i membri del Consiglio Valdo Benecchi, Giuseppe Anziani, Franca Balrera,
sono intervenuti rappresentanti delle varie chiese del Circuito.
Nella prima parte dell’incontro, che si
è svolta dalle ore 10 alle 13 (con il culto
dalle 11 alle 12), il fratello Danilo Venturi ha introdotto l’argomento in modo
chiaro e chiarificante. Egli ha posto in
rilievo rapporto « frenante » delle norme
contenute nel Concordato nel processo
di liberazione degli uomini da quella che
è stata definita « cultura cattolica ». Un
peso proponderante delle vigenti norme
concordatarie grave in modo particolare
sulla scuola italiana dove l’insegnamento
della religione cattolica continua ad essere praticato non solo nella cosiddetta
« ora di religione », ma si insinua in ogni
settore dei programmi d’insegnamento.
Il dibattito che è seguito, è continuato
nel pomeriggio per concludersi verso le
ore 17. Tenuto conto dello scarso interesse delle nostre chiese per un problema ch’è invece di rilevante importanza
sovrattutto a livello della nostra testimonianza evangelica, alla fine dell’incontro
è stato deciso di provvedere — mediante
la diffusione di materiale informativo e
di documentazione inerente il Concordato — a maggiormente sensibilizzare le
nostre chiese nei riguardi della urgente
necessità di una lotta per la totale abrogazione dell’infausto Concordato e verso
una scuola italiana autenticamente laica.
G. A.
Ormai da anni in Germania si fanno dei
concorsi per nuovi canti spirituali. Esistono centinaia di composizioni, che si
ispirano alla musica popolare o alla musica colta contemporanea, fanno uso di
chitarre, flauti, batterie. Ma questa sorta
di produzione stimolata e finanziata dà
raramente risultati validi. Un po’ come
succede per i festival della canzone di casa nostra; si fa il festival della canzone
napoletana quando la canzone napoletana è già morta. Prima, non ne aveva bisogno.
Ma se il mondo della chiesa ufficiale dimostra scarsa fantasia, ciò non significa
che la fede abbia smesso di esprimersi
attraverso la musica. Probabilmente, dobbiamo allargare il raggio visivo. Renderci conto che il canto cristiano non si esprime necessariamente secondo i canoni del
salmo ugonotto o del corale luterano o
dell’inno del risveglio. Per esempio, nel
modo in cui Joan Baez cantava la sua
protesta nell’America intenta a calpestare i propri principi in Vietnam, c’era qualcosa di molto vicino a una sensibilità
evangelica. Alcune comunità giovanili, anche nell’ambiente cattolico italiano, hanno saputo, con scarsi mezzi, realizzare
delle canzoni che si possono cantare con
sincerità e adesione. I testi sono semplicissimi e sviluppano un solo motivo; la
musica segue lo schema delle strofe cantate da un solo con ritornello cantato in
coro.
Nel nostro ambiente, Ferruccio Corsani ha realizzato qualcosa di simile. Si
tratta di continuare per questa via. Dato
che non disponiamo di talenti creativi in
abbondanza, bisognerebbe dare carattere
stabile a quello che si è fatto im paio di
volte nei campi cadetti di Agape, e dare
vita a un gruppo che si occupi di raccogliere materiale, selèzionarlo, e proporlo
alle comunità, scuole domenicali, gruppi
EGEI. I centri giovanili, o il Servizio
istruzione della Federazione, potrebbero
prenderne l’iniziativa. È una proposta
che non dovrebbe essere lasciata cadere. Anche attraverso il canto si può rinnovare la mentalità delle nostre chiese.
Bruno Rostagno
«I Patti del Luterano : Revisione o abrogazione?» è stato il tema della conferenza pubblica che il prof. Giorgio Peyrot ha tenuto il 13 sera, presso il salone
comunale di Brescia. Di fronte ad uh
numeroso pubblico, il prof. Peyrot, ha
esaminato le tappe del Concordato tra
Chiesa e Stato sino alle recenti iniziative
che ne vogliono la revisione bilaterale. È
seguito un vivace dibattito.
L’interessante iniziativa è stata promossa dal « Centro Valdese di Cultura ».
• Ai primi di febbraio il moderatore
della Tavola Valdese, past. Aldo Sbaffì,
ha tenuto a Brescia una conferenza, presso l’oratorio della Pace, sulla assemblea
ecumenica di Nairobi. La conferenza, ampiamente ripresa dalla stampa locale, ha
riferito sui lavori dell’assemblea, con riferimenti al mondo cattolico e alle attuali problematiche ecumeniche.
SONDRIO
Il Centro Evangelico di Cultura ha organizzato una serata, quella di giovedì 12
c.m., sulla questione dei « Patti Lateranensi». Oratore è stato il prof. Giorgio
Peyrot di Roma. Dopo la conferenza è
seguito un dibattito del pubblico.
MILANO
Domenica 22, la Chiesa Valdese ha ospitato un convegno dei catecumeni. Una
cinquantina di giovani, provenienti da diverse località. Felónica Po, Bologna, Brescia, Bergamo, Torino e naturalmente
Milano, hanno dato vita ad un vivace dibattito. Tema dell’incontro : il catechismo, come lo si fa e a che cosa serve.
Ogni gruppo ha presentato una propria
relazione che comprendeva, a grandi linee, le attività giovanili nelle singole comunità. Particolare curiosità ha suscitato la « scheda » di catechismo che adotta
il gruppo torinese. Si tratta di una lezione scritta di catechismo che viene distribuita dal pastore ai catecumeni, di volta
in volta, che servirà poi da pro-memoria
a corso finito. Il convegno oltre ad esaminare le diverse tecniche e tematiche
del catechismo, ha discusso, a lungo, il
rapporto giovani-comunità. Sono emerse
diverse posizioni legate, del resto, alle
singole situazioni. Particolarmente valido
sembra essere l’impegno dei giovani di
Milano e Felónica Po nei confronti della
comunità degli « adulti ». L’incontro ha
lasciato spazio alle conoscenze personali
tra i diversi giovani. I torinesi hanno invitato i partecipanti al convegno al prossimo loro incontro giovanile di circuito
a Viering (Val d’Aosta), data prevista;
15 aprile. I milanesi si sono riproposti di
ripetere, nei prossimi mesi, un convegno
analogo estendendo di nuovo l’invito a
tutti. Con ogni evidenza il convegno ha
toccato problemi di vero interesse per i
giovani evangelici. Tuttavia per ragioni
di tempo il discorso è rimasto a metà, e
molti aspettano l’occasione per poterlo
riprendere.
FELONICA PO
La celebrazione del XVII Febbraio ha
avuto luogo da noi la domenica 15. E stata un’ottima giornata malgrado il tempo
piovoso! Il culto del mattino ci ha permesso di compiere, alla luce della Sacra
Scrittura, un’analisi di quelli che possono e devono essere le sofferenze, le difficoltà e i sacrifici ai quali il credente non
deve e non può sottrarsi senza venire meno alla sua vocazione e quali invece quelli che deve rifiutare perché frutto di distorte interpretazioni bibliche o addirittura di stupide e barbare superstizioni
« religiose ». Da queste analisi e da questa scelta sorgono decisioni impegnative
per il singolo credente e per la comunità,
nel contesto della società in cui vivono
ed operano.
L’agape fraterna ottimamente preparata ed organizzata ci ha fornito im paio
di ore di serenità e di amicizia che abbiamo sentito veramente come momento
unificante vissuto nella gioia di persone
che spesso trovano soltanto in questo incontro annuale l’occasione di rivedersi e
di stare insieme veramente tutti quanti,
con le famiglie al completo, dai più piccoli ai più anziani.
La recita « Lutero » di Giorgio Tourn
ci ha in un certo senso permesso di illustrare e di continuare nel pomeriggio
questa meditazione mettendo tutto quan
to in relazione con la fede operante degli antichi Valdesi e di noi che per scelta,
o meglio per vocazione, sentiamo di dovere continuare a percorrere la via da
loro apertaci.
Naturalmente l’organizzazione di una
giornata come questa implica molto lavoro, notevoli capacità organizzative e
serio impegno da parte di giovani e meno giovani. I numerosi applausi nel corso della recita e prima, durante l’agape,
hanno espresso agli attori e all’Unione
femminile non solo la riconoscenza dei
presenti per la fatica da essi compiuta,
ma anche la constatazione che non era
stata compiuta inutilmente dati gli ottimi risultati ottenuti.
Partecipavano a questa giornata, oltreché, naturalmente, ai Felonichesi, membri di chiesa di Mantova e di Ferrara. Un
buon gruppo avrebbe pure dovuto venire da Verona il cui pastore avrebbe dovuto partecipare col pastore di Felónica
alla celebrazione del culto al mattino, ma
la morte improvvisa del suocero del pastore di Verona, per la quale esprimiamo
le condoglianze alla famiglia Bertinat, ha
obbligato a mutare questo programma.
FIRENZE
Il 28-29 c.m. avrà luogo il secondo incontro del Collettivo, presso l’Ist. Gould.
Il programma prevede al sabato (ore
16 circa) il secondo studio del past. Michele Sinigalia su « Il popolo di Dio e
la fede vissuta nell’Antico Testamento»,
quindi dalle ore 20.30 la esegesi del testo sul quale l’indomani mattina predicherà il past. Santini. Alla domenica il Colletivo parteciperà al culto in via Micheli
(ed alla «discussione» che seguirà),
quindi nel pomeriggio il past. Sergio Rostagno introdurrà questo tema ; « Lettura biblica militante e metodo scientifico
della lettura».
• Il 25 corr. presso il Centro Comunitario di via Manzoni alle ore 21 il prof.
Caponetto terrà una conversazione su:
« Evangelizzazione, impegno, metodi e attese ». Il "centro evangelico di cultura’’
che ha preso quest’iniziativa vede in questo prossimo incontro la possibilità di un
colloquio che coinvolga fratelli ed esponenti di chiese e missioni con una impostazione teologica diversa, ma un comune
amore per la testimonianza resa a Cristo.
TORINO
Sabato 6 marzo: Dal paragrafo ariano ai
campi di sterminio: gli Ebrei sotto
il Nazismo (Primo Levi);
Sabato 13 marzo; La Chiesa confessante
( Giorgio Tourn) ;
Sabato 27 marzo; Seminario di discussione su Le tesi del Sinodo confessante
dì Barmen;
Domenica 4 aprile: L’odierna repressione
politica in Germania nella società e
nella chiesa (Bruno Rostagno).
Il ciclo di studi è aperto a chiunque,
senza limiti di età, si interessi al tema,
indipendentemente dal viaggio in Baviera.
Le riunioni si terranno nella sala di
C.SO P. Oddone 7 di sabato (salvo l’ultima) con orario 17.45-19.36.
SAVONA
Fernanda e Aldo Comba haimo parlato, la sera del 13 c. m., nella chiesa di
Piazza Diaz a Savona, sui lavori della
5“ Assemblea Ecumenica di Nairobi, alla
quale essi hanno partecipato rispettivamente come delegato e osservatore. Un
interesse notevole ad avere delle notizie
su questa Assemblea era stato manifestato anche dai cattolici della città e
quindi la chiesa era piena.
Le relazioni hanno messo in evidenza
alcuni punti fondamentali dei lavori delle
sezioni di Nairobi. Le indicazioni per ima
riflessione ulteriore da svolgersi nelle
chiese locali sono precise; nel consiglio
ecumenico si è partiti con l’idea fondamentale di « stare con Cristo » ; poi « di
crescere con Cristo », adesso si vuole
« lottare con Cristo ». Gli obiettivi della
lotta sono troppo noti per essere qui ripetuti. Ad ogni angolo della storia attuale dell’umanità, in ogni parte del mondo,
si scopre un motivo di lotta con Cristo.
I cattolici più o meno del dissenso,
presenti in buon numero (quelli "ufficiali’’ presenti non hanno reagito) hanno
manifestato subito, oltre un notevole interesse, il desiderio di avere riflessioni
ulteriori su questi temi che li hanno particolarmente colpiti. Questa possibilità
sarebbe interessante per la chiesa di Savona che, nell’ambito della sua azione
verso la città, non è mai riuscita a concretizzare un discorso pratico con i cattolici.
Tragica scomparsa
Il Gruppo giovanile evangelico, sulla
base di un’esperienza dell’anno scorso che
univa un ciclo di studi ad un viaggio ad
esso collegato (Riforma-visita a Ginevra),
organizza un ciclo di studi su; La Chiesa
Confessante in Germania a cui è collegato un viaggio di documentazione in Baviera nei prossimi mesi.
Il tema è stato scelto per far conoscere
un esempio concreto di cosa significhi
confessare la fede in un preciso contesto
storico, non per vivere nel passato, ma
per vedere con maggior chiarezza la nostra responsabilità di credenti nel nostro
presente.
Sabato 28 febbraio: L’avvento del Nazismo in Germania (Giorgio Rochat);
Vezio Incelli, pastore metodista, residente a Milano, è perito in un incidente
stradale, sabato 21, nei pressi di Parma.
Era in viaggio per raggiungere la famiglia
che risiede a Firenze, quando nel corso
di un sorpassò, una sbandata ha provocato la sua tragica fine.
Lascia la moglie e tre figli. Lascia in
tutti noi lo sgomento e il ricordo di un
fratello intelligente e profondamente impegnato nella testimonianza cristiana.
Nato il 1° ottobre 1941 attualmente era
pastore a Milano con permesso di svolgere attività lavorativa extra-ecclesiastica.
I funerali si sono svolti martedì, 24 presso
la chiesa metodista di Firenze. Nel prossimo numero daremo un profilo più ampio di questo nostro fratello.
6
Il posto di lavoro
VILLAR PEROSA
Giitermann
Gravi problemi occupazionali da mesi
caratterizzano la vita delle nostre valli.
Alla Giitermann, dopo gli scioperi e la
occupazione dello stabilimento dello scorso anno, dopo un lungo periodo di cassa
integrazione e di insicurezza per il posto
di lavoro, la situazione sembra essersi
sbloccata con raccordo tra i sindacati e
la Cascami . Seta di Milano. '■
^Vediamo in che termini si sono aperte
per i lavoratori nuove prospettive. La Cascami Seta, da tempo, si era dichiarata
disponibile a rilevare il pacchetto azionario dell’azienda di Perosa Argentina a
precise condizioni: 1) approvazione del
piano di ristrutturazione con finanziamento agevolato per oltre due miliardi,
da parte dello Stato; 2) accordo col sindacato, soprattutto sul maggior utilizzo
degli impianti.
A questo ricatto « o si accettanp le condizioni poste o la Giitermann è costretta
a dichiarare fallimento », le organizzazioni sindacali hanno firmato raccordo, che
nei suoi punti principali prevede ;
1) occupazione per 509 lavoratori;
per 182 cassa integrazione a zero ore a
rotazione con anticipo dei soldi da parte dell'azienda ; ' ■.
2) per la quasi totalità degli operai,
diverso orario di lavoro; (in filatura 288
operai — 4 turni , di 6 ore per 6 giorni alla settimana, in ripettinatura 52 operai —
3 turni di 8 ore per 5 giorni alla settimana);
3) per il 1976 premio di produzione
di 180 mila lire, suddiviso in due rate a
giugno e dicembre; per il ’77 il premio di
produzione sarà trasformato in 14 mensilità;
4) per i lavoratori interessati al, 6x6,
garanzia del trasporto gratuito;
5) 1 lavoratori in cassa integrazione
saranno gradualmente reinseriti nel processo produttivo.
Questo accordo, fin dal primo giorno,
è stato oggetto di discussioni è ha causato diverse reazioni da parte, degli operai; anche all’ultima riunione del comitato di lotta si sono registrate notevoli
perplessità, la; , . ,,
Con raccordo, ?^e scadrà il .30 giugrio‘
del -78, si è allontanato lo spauracchio
licenzia.mento, sono, state cohcesse 180 rhi;
la lire in più all’anno, rispettò alla generale situazione di instabilità e di attacco
all’occupazione, lo stabilimento di Porosa sembra rilanciato.
Tutto ciò però, ci si chiede, con quali
sacrifici dei lavoratori si è ottenuto? Esiste la garanzia che i lavoratori in cassa
integrazione torneranno ad avere il posto
di làvoio, chè- - non oi saranno ulteriori
cambiamenti di orario, che non aumenteranno i carichi di lavoro, ecc.?
Facendo alcune considerazioni, col nuovo orario del 6x6, se è vero che si lavoreranno 36 ore alla séttimana pagate 40,
è anche vero che ci sarà il turno di notte, che si faranno 6 ore di seguito senza
là pausa per i pasti, che si lavorerà al
sabato; questo orario non può essere
soddisfacente per nessuno, tanto meno
per una madre (le donne Edla Gütermann
sono in larga maggioranza) che al sabato, ad esempio, non saprà dove lasciare
i figli, con la carenza di servizi sociali esistente, asili nido, scuole materne ecc.
Per il resto, garanzie «ul futuro, tutto
dipenderà dalla forza dei lavoratori, lavoratori che purtroppo sono stati quasi
tenuti in disparte dal sindacato che ha
fatto le trattative tutte a tavolino.
Per impedire quindi im nuovo ricatto
da parte padronale tra pochi mesi, per
non trovarsi nuovamente ad accettare il
meno peggio, sarà necessario gestire seriamente l’accordo firmato, con maggior
chiarezza da parte del sindacato e più
coraggio da pàrtè dei lavoratori.
Daniele Rostan
Turati
Neppure rincontro con la Regione, dòpo i vari interventi degli Enti locali; ha
qualcosa di nùòvo ndla vertenza
, X’tÌnÌM cosa apprésa è .nntehzlòné òhiam. del dìceriziametìfi; npn SS còme ih
un., pniró tempo iría 42 a sòma mdndyta
padr'ohale;che yorrebpe\dimòstTare
ríí^:,pé|ílp decisipiiì'); ' ’
stato
voratori sono donne. Manca ancora convinzione di quello che si deve fare. Ci
sarà il 4 marzo?
Se il padrone Turati non modifica il
suo atteggiamento l’occupazione sarà la
sola scelta che resta agli operai per difendere il loro diritto al lavoro.
Gli operai presenti (soprattutto donne)
non hanno avuto modo di esprimersi liberamente, non nel senso di non poter
parlare evidentemente, ma è chiaro che
con gli interventi dei partiti, sindacati,
sindaci, non si sono trovati a loro agio.
E certo a poco serve che li si inviti a dire la loro in un’atmosfera come quella
delTassemblea di martedì pomeriggio.
Alla fine si è deciso di avere un luogo
in cui potersi mantenere informati sull’andamento della situazione; per questo
il comune di Lusernetta ha messo a disposizione una sala dove gli operài , potranno riunirsi con le forze politiche sin
da mercoledì 25 per maturare una decisione.
Camunità Montana
Val Pellico
Si ricorda agli agricoltori della Valle che, in
applicazione della Legge Regionale 8;9.1975, n.
51 - art. 4, lett. f), il 28.2.1976 ^cadé il termine
per la presentazione delle domande per ottenere'
il contributo per l’allevamento stanziale in zona
montana (bovini con più di un anno di età ed
ovini e caprini con più di sei mesi di età):
Si pregano coloro che ancora non lo avessero
fatto, di presentarsi presso gli Uffici della Comunità Montana per la compilazione della domanda
entro e non óltre, il giorno venerdì 27 febbraio
p.v. ^niti del foglio di risanamento e di un
documento di riconoscimento. ■ i :
POMARETTO
consiglio comunale di Lùsefrià S. Giòyahni (nonostante il sindacò kv^se *« dinientìtèW 'df tkr ^
fare il .punto sulla situ^ione,. . .
i Nwiòsiaùfe >fl ghan*piSrlaré lìi <tMtf}i'sindaeath eompresi, - non é -ein©r8o nulla di
chi^o, se non la decis^e ,dj ayereihii’gsseriibléa in fabbrica 4,è qui breiidef^f decisioni operàfive^,,opsì!a- jq(tó
fa-r?bi?|t9a. Xq\,|hdécisiòni
a questo riguardo sonò: nmnerii^e- non
solo perché la grande maggioranza dei Ta
Sotto una pioggérellìna uggiosa si sono accesi
puntualmente i falò che sottolineano questa ricorrenza. Essi hanno attirato Una folla eterogenea in cui si notavano gruppi di-valdesi che cantavano inni ó meditavano in silenzio. Altri scamb^vanp t!orí^3erM|oiji; éJn i vicini.
La giornata del XVII si è aperta col tradizionale corteo, ed ha avuto nel culto il suo momento
di maggior raccoglimento. Quest’anno era fra di
noi, con la Signora, anche il pastore Luigi, Santini, che ha tenuta una conferenza sui rapporti tra
i valdesi delle valli e gli evangelici fuori delle,
valli dafi’inizio del secolo fino ad: oggi. Il rapporto tra questi due gruppi, sostiene Santini è
stato mediato dal corpo pastorale e della borghesia, che hanno sagomato la chiesa in modo uniforme. Le diversità sono state hveUate, ma non
per questo c’è stata effettiva conoscenza e rapporto tra il popolo nella penisola ed il popolo alle
valli. Perciò il popolo non si immedesima con la
sua classe dirigente, pur restando un serbatoio di
vocazioni cui si fa appello. Nel periodo fascista
la classe dirigente borghese della chiesa chiede
ordine, disciplina : tener a bada la povera gente
è cosa buona. C’è allora un certo filofascismo diffuso, ed il distacco tra la classe dirigente valdese ed i bisogni del popolo che soffriva sia fuori
sia dentro le valli, si fa più acuto.
Il Fascismo non ha perseguitato la chiesa valdese. Ma sotto là' pressione della chiesa cattolica
ha cercato di dividerci : ci tollerava alle valli, ma
cercava di farci scomparire fuori. Ancora oggi
il clerico-fascismo è il nostro attuale nemico.
Intanto però sorgeva il primo nucleo dell’antifascismo. Gobetti esaltava la funzione delle minoranze in Italia. Gangale raccoglieva intorno a
sé un nueleo di intellettuali, affermando la forza
straordinaria della minoranza. Di qui si formano Giovanni Miegge e molti altri.
Quindi rifà capolino la borghesia ed il gruppo
dirigente valdese,. questa volta in funzione antifascista. Ma ora bisogna, secondo Santini, che il
popolo stesso sia presente. « Il popolo valdese alle valli e fuori riacquisti, riprenda in mano
quella che è la propria possibilità decisionale
senza delegarla più ad un gruppo ristretto di
persone che agiscono Volenti o nolenti secondo
una linea classista che è escludente, è emarginante »te
Gli avvenimenti degli'ultimi trènt’anni hanno sconslolto il nostro popolò fuori" e dentro le
valli : spopolaménto, emigrazione, pressione clericale sull’evangelizzazione ai tempi dì Sceiba. La
próspeUÍVá'jchfe rí"af>^® esproprio quella
detìe à'SMinbfeeV sècoàdo la fra'se che abbiamo citato trà vifgoleMéf'pferché c’i è spmhratà qtièÙa
che 'èsprimé hr modo níigíiora il mítssa^gio del
pàstoré Stmtihi. ~1LÌ0'ringraziamo’ iper l’iiiteressahte’próspéìtiVà' bhe cf'hà dato nella nostra sfòrià
e per lé sue còncìùsiònf. ’ ,
Ar'tradizioiiale'pijmzó’ hànnO';pòì preso la 'parola Í pastori Gay ' èd Aime ed il consigìiéré ìnovinciale ’ COuÈdótrde.-'^ll rígnor Mnsion ha ‘portato il messaggio delle chiesé di Ginevra. La
Banda, dh'ettg^.dal ,M« Beinard e Ia, ,cqraje vMdese..dij Ppiparetto l^no ànimalo- la¡ ,A
tutti: gh organ^zzafori sia dotto un ,’gr^ie, p’er/U
fqyprq nx?¡^, in^ffereqtp' che- hannq )fatt9.- La-^eolletù^ effettuata, prp. Scufda latina. nella, ^at^ ¡ha
reso ÌSl.’fOO iiré.
Il programma del XVII febbraio si è svolto
secondo quanto annunziato. La sera precedente
numerosi falò di gioia sono stati accesi nei luoghi
abituali. Al mattino una bella assemblea si è
riunita nel tempio per il culto, al quale hanno
recato il loro contributo i trombettieri, la corale
e la Scuola Domenicale con alcune poesie e canti di circostanza. Al termine del culto l’assemblea è stata fatta partecipe di un messaggio che
il sig. Henri Poét di Marsiglia aveva fatto pervenire da parte dell’Union Vaudoise, che ringraziamo sentitamente. Più tardi circa 150 fratelli
e sorelle hanno preso parte al pranzo comunitario, preparato e servito nella sala delle attività
con molta cura e capacità da un gruppo di collaboratori e collaboratrici. Il prezzo modesto ha
permesso ad intere famiglie di partecipare. Erano pure presenti alcuni invitati, fra cui : il pastore Geymet e la sua famiglia, già presenti al
culto, i nostri tre Sindaci ed il prof. Tobia e
Signora. Dopo pranzo messaggi del past. Geymet
e del Sindaco di Pinasca, sig. Richiardone. Alla
sera una quarantina di persone hanno ancora
consumato insieme la cena. Intanto la sala si affollava di pùbblico, intervenuto per partecipare
alla serata, preparata dai giovani che, con impegno, hanno rappresentato la commedia in tré
atti di Nando Vitali « Quel grand’uòmo di papà ».
La Batida di Inverso Pinasca, diretta dal M.o
Coucourde, ha pure arricchito la serata con numerosi pezzi brillanti, suonati negli intervalli
della recita.
Vogliamo ringraziare vivamente tutti coloro
che hanno portato il peso principale deU’organizzazione e realizzazione di quest’incontro fraterno, i giovani per il loro lavoro, la Banda dell’Inverso ed i Trombettieri per la loro sempre
gradita Collaborazione.
Ricordiamo che sobo ancora disponibili alctxne
copie deU’opuscòlo del XVII febbraio : affrettatevi a procurarvelo presso il pastore.
.• Un cordiale benvenuto a Elena, giunta ad
allietare la faniiglia. di Resiale Ercole e di Gardiol
Rita (Zona Municipio). Alla piccola ed ai suoi
genitori i migliori auguri.
• Il battesimo è stato amministrato a Patrick
di Beux Livio e di Barale Mariangpla; il Signore
aiuti i genitori a mantenere le promesse fatte.
• Si sono svolti i funerali dei fratelli : Pontet
Enrico, deceduto a Collegno nel suo 46” anno di
età e Giuste! Luigi, deceduto a Villa Serena
(Piossasco) all’età di 64 anni.. Alle famiglie colpite da questi ed altri lutti, come ai familiari del
giovane Jahier Sergio di Pramollo, rinnoviamo la
nostra simpatia e fraterna solidarietà.
• Il culto di Domenica 22 corr. mese è stato
presieduto dal Collettivo Bonhoeffer; , che ringrav
zìamo vivamente per i messt^gi rivoltici insiemé
ai Trombettieri par il valido contributo. -,
• Giovedì 4 marzo, D.v. avremo in mezzo a
noi il Moderatore, Pastóre A Sbaffi, che alle ore
20,30 incontrerà la comunità in unà riunione nel
salone del Convitto,: alla quale tutti sono cordialmente invitati.
PRAMOLLO
• Il mattino dell’ll febbraio, mentre stava
sciando in un prato poco distante dalla sua abitazione, ai Ciotti, Sergio Jahier di anni 15, per
ragioni a tutti sconosciute, finiva improvvisamente contro una pianta di mele battendo con
violenza il capo. Un ragazzino di otto anni, che
aveva assistito alla caduta, ne informava immediatamente i genitori, ì quali, con sollecitudine,
provvedevano al trasporto del figlio all’Ospedale
Agnelli di : Pinerolo. Quivi, i medici, constatata
la gravità del caso, dopo le prime cure, lo facevano trasferire al reparto neuro-chirurgico delle
Molinette, dove veniva sottoposto ad un intervento per la rimozione di un ematoma. Anche se
i medici disperavano che il ragazzo potesse ' salvarsi, noi abbiamo continuato a sperare in una
sua ripresa, data la giovane età e la sua forte
fibra. Ma, purtroppo, la morte è sopravvenuta la
sera del 18. Ai suoi funerali che si svolsero nel
tempio di San Germano era presente una folla
immensa.
Alla famiglia cosi duramente colpita rinnóviamo l’espressione della nostra sincera partecipazione al suo grande dolore.
• Il nevischio della sera del 16 non ha ostacolato l’accensione di numerosi falò ed il tempo
imbronciato del XVII non ha impedito alla popolazione di partecipare al culto. ed all’agape fraterna. Molti ànéhe i fratelli vènuti da fuori. La
Corale e la Scuola Domenicale ci hanno rafiegrati con i loro éanti. Ringraziamo la panetteria
Blanc per la tradizionale « brioche' » offèrta ai
bambini. Al pranzo consumato presso il ristorante « La Genzianella » hadno partécì'|iato 130 commensali. Ogni còsa si è svolta in ‘un' clima di
grande fraternità". Dopò ii pranzo abbiamo ascoltato i discorsi del pastore Paolo Ricca, del Sindaco dott. Maccari, del prof. Arturo Getìre e del
signor Alberto Lòng. Il i Pastore ringraziava, i
vari oratori e dava quindi la parola alla Corale
ed a tutti coloro che amano: il canto."
Ci siamo separati cM cuore pieno di gioia e
di riconoscenza, solo quando le ombre della notte ce l’hanno consigliato.
• Sabato 21 fepbrqi% .rappresentata dalla Filodrammatica di4 'asèouMo
con moltO'interesse da commedia in tre atti di Cesare Giulio Viola dal titolo « Candido ».
Ringraziamo gfi amlin prarostìnesÌ per la loro
gradita visita e pef ¿Vqjessaggio lasciatoci con la
lóro reòifa.
■ - - ■ uishiiT".''‘
, Vi ncordianjo, -elle ,41 ^odepatorcy pastore
Aldo Sbaifi sarà in mezzo a noi venerdì 5. marzo
alla Ruata dove ci rivolgerà un messaggio.
cronaca
SAN GERMANO
• Il 16 febbraio u. s. abbiamo circondato
la famiglia Bosio che si è dovuta separare da Enrico Bosio, di anni 68; che il
Signore sia Colui che consola i cuori afflitti.
• I falò hanno brillato per tutta la serata del 16 malgrado il tempo assai uggioso.
• La giornata del 17 si è svolta con la
consueta gioiosa partecipazione di tutti.
Il corteo non ha sofferto troppo per l’assenza di alcuni ragazzi e adulti colpiti
dall’infiuenza e la banda ha potuto svolgere il suo apprezzato programma senza
doversi riparare dalla pioggia.
Il culto è stato presieduto dal pastore
Roberto Nìsbet, che ha così, potuto concludere degnamente la serie di predicazioni sul tema della libertà cristiana che
ha segnato i culti di febbraio. Corale e
ragazzi della Scuola Domenicale hanno
contribuito a questo culto durante il quale abbiamo cantato anche alcuni inni in
francese.
L’agape fraterna ha riunito circa 180
persone (oltre al nutrito stuolo di fratelli e sorelle che ha assicurato un servizio
fraterno ed efficientissimo ed al quale rivolgiamo il nostro ringraziamento più
sincero).
Il pastore Nisbet ha rivolto alcune appropriate parole ai convenuti. Egli si
è detto convinto che siamo chiamati ad
essere « conservatori-progressisti ». : a trarre, cioè, dalla conoscenza del passato motivo per un sempre maggiore impegno
a vivere la nostra fede nel presente. Lo
ringraziamo di cuore per la sua presenza
in mezzo a noi in questa occasione.
La giornata è terminata con la presentazione dei tre atti di Vittorio Calvino :
« La torre sul pollaio », poi ripetuta il sabato dopo. Desideriamo esprimere un vivo grazie a tutti gli attori (anche ai piccoli e piccolissimi!) per l’ottima presentazione di un’opera tutt’altro che facile
da rendere bene. In questa occasione abbiamo ricevuto un saluto dal fratello
Manfredini, che ha anche inviato un dono per la comunità, e dall’Union Vàudoise di Marsiglia. Siamo veramente riconoscenti a questi fratelli che si ricordano
sempre di noi in questa occasione.
Un vivissimo grazie anche agli amici
della Riv-Skf e del cotonificio Widemann
che hanno fatto pervenire gli , uni Lire
KW.OOO per la nostra Scuola Matèria,, gli
altri L. 163.000 per la Casa di Riposò ed
agli insegnanti di Sergio Jahier per l’offerta a favore del Convitto di Pomaretto.
• Domenica 22 abbiamo avuto la gradita
visita del Moderatore e della Sig.ra Sbaffi. Dopo il culto es^ hanno avuto l’occasione di incontrare i rappresentanti delle varie attività della comunità oltre, naturalmente, ai membri del Concistoro.
Siamo riconoscenti al pastore Sbaffi per
la predicazione molto viva che ci ha rivolto.
• Ricordiamo alcuni incontri dei prossimi giorni ; venerdì 27, Ore 2D riunione alla CostabeUa (con Comm. Distr.). Domenica 29 importante assemblea di Chiesa
a proposito della Scuola Materna, durante il culto. Nessuno manchi ! Mercoledì 3
marzo, ore 14,30, timone femminile (con
Comm. Distr.). Giovedì, 4, ore 20,30, riunione ai Balmas (con Comm. Distr.), venerdì 5 Concistoro, ore 20,30, con la Commissione Distr., che sarà anche .presente
ai catechismi" di sabato 6 e al culto a Porte dello stesso giorno alle ore 20,30. Domenica 7, predicazione tenuta da un
membro della Commissione distrettuale,
dopo un incontro coi ragazzi della Scuola
domenicale. Terminerà così la visita di
Chiesa.
• Ricordiamo ai catecumeni che, eccezionalmente, i catechismi di sabato 6
avranno luogo secondo il seguente orario: I anno, ore 14; II, ore 15; III, ore 16;
IV, ore 17. Alcuni responsabili della comunità inizieranno in quell’occasione il
discorso sull’educazione sessuale.
LUSERNA S. GIOVANI^
La seduta del Consiglio comunale tenutasi il 12 u. s.'ha affrontato il grave
problema della Turati di cui si preannunciano licenziamenti. Le preoccupazioni
per questo fatto e per le ripercussioni
che potrebbe ayere nella zona sonò,
espresse da. più voci in uno spiritò di ri-,
cerca e di unità. “■
• I restanti problemi di natura’ Ammini
strativa che concpmpno lavori, di illumi-;
nazione, asfaltatùra, sistgmàziohe strade
sono stati approvati. " ^ '
‘ Particolare rilievo hanno là defibera
concernente il piano di lottizzazione nella zona Airali (nell’area conapresa fra via
V. Veneto - via Roma - Befionattì) e la
nomina della commissione pér l’urbanistica. Risultano eletti:^ „Roberto jOhiafarando, Gianni Piya, ' " Eàizo Ròvarai
P. Giorgio Grhibò, Erio Coj^azzo, Aldo
Rasettò, Marcello Blaric, Giovanni Cerutti, Francesco Bima, Gianfranco Pari§87 CòrTàdo 'Bàróftò, Giorgìò Roman.
7
delle valli
Ricordando
J. Stallé
Dopo lunghe sofferenze Jean Stallé ci ha
lasciati. Con lui se ne va una generazione
di credenti, di contadini, un mondo che nella Torre di oggi si sente ormai ai margini,
che sa di non contare più nulla, né nella
città né nella chiesa. Ma a differenza di
queste frange contadine che hanno rinunciato o di fatto sono state emarginate dalla
vita civile come da quella religiosa, Jean
Stallé ha sempre mantenuto il suo posto
nella comunità. Per lunghi anni, finché la
malattia lo ha impedito, è stato anziano del
quartiere del Tagliaretto, ieri noto per alcune vicende di storia valdese, oggi per lo
spopolamento e la vendita di molte case a
famiglie torinesi che vengono a passare le
loro vacanze.
Jean Stallé era ben consapevole di essere
ormai uno dei pochi rappresentanti di una
realtà tramontata: il suo “humor”, le sue
rime, i suoi detti proverbiali, la sua spontaneità campagnola, che esprimevano un desiderio di comunicazione, di rapporto con
la gente, che cos’erano se non la resistenza
di una concezione della vita, della fede, che
si trovano ormai al di fuori dei rapporti
sociali della vita moderna?
Per questo molta gente che ha conosciuto Jean Stallé non era più capace di ridere
quando sentiva le sue rime; non le capiva
più, era ormai su un’altra lunghezza d’onda. Per questo la borghesia torrese sorrideva spesso con un sorriso forzato, di buona
educazione, senza però poter partecipare
alla sensibilità che con quelle parole si
esprimeva; si scambiava per “barzelletta”
ciò che invece barzelletta non era.
Una figura di credente, quella dell’anziano Stallé, che rappresentava per molti, soprattutto nell’ambiente contadino, ciò che
poteva rappresentare la figura del patriarca al tempo della monarchia in Israele: la
resistenza alla secolarizzazione (che non è
anticonformismo borghese!), il riaffermare
anche attraverso forme anacronistiche, la
necessità e l’urgenza di inventare nuove forme di espressione della fede.
“Certi ùn testo biblico che egli amava ricordare spesso: « Chi non ama il suo
fratello che ha veduto, non può amar Dio
che non ha veduto » (I Giov. 4; 20).
e. g.
Hanno collaborato: L. Coisson, R. Coisson, G.
Conte, B. Costabel, F. Davite, D. Gardiol, A.
Genre, E. Micol, G. Peyrot, J'. Pons, Gruppo
Stampa Prarostino, G. Platone, S. Rostagno,
E. Zaino.
COOPERATIVA OPERAIA
DI CONSUMO
Torre Pellice - Via Roma 7
Si rende noto che l’Assemblea Generale Ordinaria dei Soci avrà luogo venerdì
12 marzo 1976, alle ore 20, in prima convocazione, e sabato 13 marzo 1976 alle
ore 21 in seconda convocazione presso il
salone della Società Op. di M.S. (Via Roma n. 7).
La Direzione
%
■
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 28 febbraio al 5 marzo 1976
DoH. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonattì, 2 - Tel. 90182 - Luserne S. G.
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 29 febbraio 1976
FARMACIA MUSTON (Dr. Manassero)
Vìa della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
Martedì 2 marzo 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr Imberti)
Vìa Arnaud. 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 29 febbraio 1976
FARMACIA DOn. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060 - Luserna
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 9T .365 - 91.300
Luserna S. Giovanni : Tel.90.084 - 90.205
ANGROGNA
SAN SECONDO
Il 16 sera diversi falò, malgrado la neve e la pioggia cadute in abbondanza,
hanno sottolineato la partecipazione popolare alla festa del 17 febbraio. È dispiaciuto veder diminuire i falò nella parte
alta della valle, dove lo spopolamento ha
portato via i giovani e dove la neve era
più abbondante.
Discreta la partecipazione al culto del
17. La corale, che si è arricchita in questi
ultimi tempi di diversi elementi nuovi, ha
cantato due inni, e le scuole domenicali
hanno presentato alcune parabole comprese nel loro programma di studio. Questa meditazione biblica — è stato ricordato nel messaggio storico — ci porta a
quel filo conduttore di tutta la storia
valdese che è l’interesse per la Bibbia
(Valdo, Chanforan, l’evangelizzazione del
secolo scorso). Qual’è la situazione oggi?
Tutti posseggono la Bibbia, ma per essere
il « popolo della Bibbia » non basta possederla, è necessario ritornare a leggerla e
soprattutto a viverla nel concreto.
Il pranzo, organizzato quest’anno dalle
sorelle dell’Unione Peminile, ha riunito
una cinquantina di commensali, buona
parte dei quali ha voluto fermarsi anche
per la cena, improvvisata all’ultimo momento. Abbiamo trascorso insieme diverse ore di fraterna comunione e siamo
riconoscenti a quanti hanno reso possibile con la loro collaborazione questo incontro.
La sera l’anziano Dino Gardiol di S.
Giovanni ci ha presentato due interessanti film da lui girati, uno a Guardia Piemontesef che ci ha fatto rivivere una triste pagina della storia valdese) e l’altro
all’Asilo di S. Giovanni (che documenta
il passaggio dal vecchio al nuovo ed i
problemi di questo istituto che vuol essere aperto anche al servizio degli anziani
del paese). La proiezione di alcune diapositive su Angrogna completava il programma. La colletta è stata devoluta a
favore dell’Asilo di S. Giovanni.
• Giovedì sera 19 febbraio abbiamo avuto la gioia di avere alla riunione del
Prassuit-Vernò il nostro Moderatore pastore SbalH che ci ha presentato diversi
problemi della vita della nostra chiesa in
Italia e ci ha portato gli echi della recente Assemblea di Nairobi. ì: stato un incontro molto interessante che ha allargato i nostri orizzonti e che ci ha anche
permesso di far conoscere al Moderatore
alcune preoccupazioni sorte in diversi
membri di chiesa circa il futuro della nostra Comunità.
La data del 17 febbraio è stata ricordata a Prà del Torno sabato sera. Dopo
il culto con S. Cena abbiamo trascorso
la serata in conversazioni e canti arricchiti da un generoso rinfresco preparato
da alcune volontarie cui va la nostra riconoscenza.
RORA’
Quést’arino la pioggia si è unita allo
sviluppo edilizio per creare diflìcoltà alla
accensione dei falò! Tuttavia, due grandi fuochi si sono accesi, ai Brusiti ed ai
Rune, e ad essi hanno risposto altri verso la pianura, accesi da famiglie che vivono già nella diaspora. Le lampadine del
grande stemma valdese della erotta hanno resistito validamente alla pioggia battente, contro tutte le aspettative.
La mattina del 17 il Culto con S. Cena
è stato celebrato con una bella partecipazione della Comunità. Il pranzo fraterno, organizzato nella sala da un gruppo
di collaboratori, ha avuto 143 partecipanti e, come l’anno scorso, famiglie intere
vi hanno preso parte, contribuendo così
a creare un’atmosfera veramente fraterna. Hanno partecipato a questo incontro
alcune famiglie residenti nella diaspora
piemontese, a Cantalupa ed a Santena,
o provenienti da Milano. La presenza dei
coniugi Prangerini, appartenenti alla Chiesa Metodista di Bologna, ha contribuito
in modo decisivo a fare di questo incontro qualcosa di diverso da una semplice
«festa in famiglia».
Ringraziamo Arnaldo e Rosina Gardiol,
Pierino e Rita Paschetto, Armando e Marcella Rdbet, Valdo e Velia Rivoira, Willy
Rostaing, Elma Genre che hanno organizzato e realizzato il «pranzo». Gemma
Paschetto, Laura Roman, Gina Comba,
Nadia Durand-Centon, Manuela Coisson,
Osvaldo Pascal, Piero Ribet e Marco Davite hanno collaborato alla buona riuscita dell’incontro. Gli uni e gli altri hanno
reso veramente comunitaria questa giornata, non solo a livello degli ospiti, ina
anche per il modo con cui è stata realizzata. Ringraziamo il fratello Gianni <3ay
di Pinerolo che, anche quest’anno, ci è
venuto incontro rendendo più agevole il
nostro lavoro.
Non vogliamo dimenticare la Corale,
che ha partecipato al falò della erotta,
al culto con due canti ed al pranzo fraterno. In serata sono state proiettate diapositive illustranti le grandi nevicate praline del 1972.
• Diamo il benvenuto alla piccola Manuela Gay di Renato e di Bianca Paschetto (Paglierine), nata a Pinerolo l’il febbraio. A lei, ai genitori ed alle sorelle, il
nostro fraterno augurio.
PRAROSTINO
• Ringraziamo il Signore che con un
tempo favorevole, grati e fidenti in Lui,
abbiamo potuto ricordare la data del 17
febbraio al Culto della domenica 15 con
la partecipazione — canti e recite — della Scuola domenicale e dei catecumeni, al
Culto con Santa Cena del 17 e al pranzo
in comune preparato e servito da un
gruppo di sorelle nella Sala delle attività.
Non sono mancati i falò ai quali hanno
pensato i giovani. Siamo riconoscenti a
quanti hanno collaborato allo svolgimento del programma di quelle giornate memori di quanto ci hanno detto e raccomandato il nostro Sindaco l’Architetto
Longo e il nostro amico il rag. D; Abate,
oratori ufficiali ai quali rinnoviamo i nostri vivi ringraziamenti.
VILLAR PELLICE
• Domenica 22 febbraio ba avuto luogo l’Aasemblea di Chiesa per la elezione del nuovo Pastore, l’attuale Pastore terminando l’autunno
prossimo il suo quattordicennio di ministerìo nella nostra Comunità. Con lusinghiera votazione è
risultato eletto il pastore Ernesto Ayassot.
La Comunità porge fin d’ora al nuovo Pastore
designato il suo più cordiale saluto di benvenuto,
• Hanno compiuto la loro corsa terrena: Geymonat Maddalena ved. Dema, di anni 69 (Costa
Cairussa), Puy Maddalena ved. Negrin, di anni
92 (Subiasco).
Ai familiari la Chiesa rinnova l’espressione
della sua simpatia e della sua solidarietà cristiana.
Colloquio pastorale
Il prossimo colloquio pastorale avrà
luogo lunedi 1° marzo a Villa Olanda,
con inizio alle ore 9,30. Il programma
prevede una informativa sulla situazione
del Distretto ed im colloquio del Moderatore. •
_
alleValir^ £
Il pastore Tullio Vinay, dopo il
suo recente viaggio in Vietnam di
cui riferisce in prima pagina, è ora
impegnato in una tournée per far
conoscere la situazione attuale di
ricostruzione quale l’ha vista con i
suoi occhi. Fra le altre tappe, le
valli; egli parlerà a Pomaretto domenica 7 marzo alle ore 20 nel tempio; lunedì, 8 a Torre Pellice alle
ore 20,45 nella Sala Consiliare ;
martedì 9 a Pinerolo alle ore 20,45
nel tempio. Nessuno si lasci sfuggire quest’occasione !
Doni pro Uliveto
N.N. L. 5.000; N.N., Corso Oddone (To) 5.000;
Scuola Domenicale C. Oddone (To) 47.645; sig.
Pocaterra M. e P. 5.000; Giorgina Giacone, S.
Germano 10.000; Revel Ilda, S. Germano 5.000;
E. T. (tramite Sig.na Martini Efisie) 150.000;
T.iiia Malacrida 2.000; Unione Femminile di
Torre Pellice 20.000.
Ringraziamo infinitamente per questi doni e. ricordiamo che il n. del nostro c.c.p. è 2/11555.
Doni per l’Asilo
di Luserna San Govanni
(Doni pervenuti nel mese di gennaio)
Benech Giovanni 3.000; Unione Femminile di
Luserna S. Giovarmi in mem. Revel Darma Enrichetta 5.000; Bufalo Fede (Noceto) 5.000; Gönnet Margherita e Carlo (T.P.) 1.000; Sig.ra Martini, in mem. del marito (T.P.) 20.000; Eynard
Susanna, Marco e Franca (T.P.) 3.000; Tinette
Goss, in memoria dei genitori e soreUa 10.000;
Tinette Goss, in mem. degli amici 10.000; Reynaud Lea (ospite Asilo) 10.000; Aldo, Remo e
Dante Richard, in mem. cugino Cesare Malanot
10.000; Stocchetto Aldo e Vittoria, in mem. del
caro amico Teofilo Bert (Ge) 20.000.
Grazie! (continua)
• L’Unione Giovanile ha voluto quest’anno inserire nel quadro delle proprie attività una sua attiva partecipazione alle
celebrazioni del 17 febbraio. La prima
espressione di questo impegno è stato il
Culto preparato e presieduto da im gruppo di Unionisti la domemea del 15 febbraio. La predicazione che essi ci hanno portato, era sul tema « Fedeltà all’Evangelo ieri e oggi e su come vivere e
interpretare rettamente la libertà che
Cristo ci ha dato ».
La sera del 16 febbraio accanto ai tradizionali falò, i giovani sono partiti, divisi in tre gruppi da tre quartieri diversi
toccando poi nella loro camminata tutti
i falò quartierali per convergere tutti a
quello di S. Bartolomeo e qui hanno voluto scrivere con le fiaccole piantate nella neve un enorme 17 a ricordo di quel
lontano 17 febbraio ’48 che aveva segnato la libertà per tutte le Comunità Vaidesi.
La fiaccolata portando in ogni quartiere una breve lettura biblica e una preghiera di ringraziamento al Signore, ha
voluto significare una unione ideale di
tutte le borgate sparpagliate della Comunità e un’impressione di gioia e di riconoscenza al Signore per tutti i suoi doni.
I tre appuntamenti consueti del giorno
XVII sono iniziati con il Culto con S. Cena alle ore 10, a cui hanno partecipato
un buon numero di fedeli. L’Agape fraterna svoltasi come di consueto presso
la trattoria Tarin, ha visto la partecipazione di circa 150 persone.
La nostra Filodrammatica ha, come di
consueto, rallegrato la serata con un discreto programma; ci sono stati infatti
presentati due lavori teatrali in tre atti,
un dramma di Cesare Giulio Viola « Candido» e una commedia di Antonio Gandino « Tre studenti in gamba ».
• Ricordiamo che dopo l’impegno di sabato 21 a Pramollo, la Filodrammatica
replicherà il lavoro sabato 28 febbraio
alle ore 20,30. Dobbiamo senz’altro rivolgere im plauso ai componenti della Corale per la serietà e per l’impegno con
cui continuano a lavorare e per la loro
continua presenza nelle varie occasioni
ripetutasi pure nel Culto di martedì 17
con il Cantò di un apprezzato inno di
lode al Signore.
• Sono mancati all’affetto dei loro cari,
in questo periodo. Luigi Poiiierone di 79
anni e Avondet Jenny ved. Gardiol di 92
anni. Le nostre più sentite condoglianze
giungano àlle famiglie colpite dàl lutto.
Deceduto II past. A. Alessio
Al momento di andare in macchina ci
giunge notizia che sabato 21 è deceduto
a Verona il pastore Alfonso Alessio all’età di 82 anni. Ai funerali, presieduti dal
vice moderatore past. Giorgio Bouchard,
che ha portato il saluto della Tavola Valdese e l’espressione di riconoscenza della chiesa valdese per l’opera del past.
Alessio, hanno partecipato numerosi fratelli delle comunità di Brescia e Verona.
Ricorderemo nel prossimo numero questo fratello in fede; giungano oggi ai familiari il pensiero fraterno e la solidarietà cristiana delle comunità valdesi.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i figli del compianto
Paolo Grand
neirimpQssibilità di farlo singolarmente, ringraziano commossi tutti coloro che con la loro presenza, con parole e con scritti hanno partecipato
al loro grande dolore.
Bobbio Pellice, 16 febbraio 1976
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
. Paolo Benech
ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore. In particolar modo ringraziano il dott. Scarognina, la sig.ra Geymonat
per le amorevoli cure prestate.
Luserna San Giovanni, 25 febbraio 1976
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Sergio Jahier
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro,
nell’impossibilità di farlo singolarmente, sentitamente ringraziano tutti coloro che, con opere di
bene, fiori, scritti, parole di conforto e partecipazione ai funerali, si sono uniti al loro immenso dolore.
Un particolare ringraziamento lo esprimono:
ai vicini di casa, al personale medico e infermieristico reparto Neurochirurgia Molinette, ai Signori Pastori, al reverendo Parroco di Pramollo,
al Signor Sindaco, al personale insegnante e non
insegnante ed ai compagni di classe dell’ITIS,
ai Superiori e Colleghi di lavoro del papà, di, Mara e di Oriella, ai giovani delle Rue e della Scuola Domenicale, ai coscritti e coscritte.
Pramollo, 21 febbraio 1976.
AVVISI ECONOMIGI
VENDESI nuovo alloggio in Bibiana, òttimo affare. Telefonàre dalle ore 7,30-20,30 n, 9II55.
COMMISSIÓNE Uliveto cerca infermiera diplomata generica aiiché ’mezzo tetaiò; tìffèfo^
nare (Olí) 90253.;
ve . ¡Vri
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LA COMUNITÀ’ DELL’ARCA
IL FASCINO DISCRETO
DELLA NON-VIOLENZA
Le piaghe
sono ancora aperte
« Nella crisi del progresso è urgente la rivoluzione delle strutture e delle coscienze: la via comunitaria e non violenta dell’Arca », questo è il
tema della coriferenza che Lanza del Vasto, una
delle figure più caratteristiche tra i non-violenti
europei, ha tenuto mercoledì 18 a Torino. Fondatore della ’’Comunità dell’Arca” (Communauté
de lArcha, Le Bousquet-d’Orb, Hérault) in Francia, in realtà si può considerarlo ’’leader” di un
piccolo movimento di non-violenti che raccoglie
seguaci soprattutto in Francia e in Italia. Abbiamo chiesto ad alcuni ’’amici dell’Arca” di relazionare loro sull’ultimo incontro torinese di
Lanza del Vasto. In un prossimo numero riferiremo punti di vista diversi sulla ’’dottrina” nonviolenta espressa da questo movimento.
Mercoledì 18 febbraio scorso la Chiesa torinese
sconsacrata di V. Arsenale straripa con 400
persone in -attesa di ascoltare Lanza del Vasto.
Shantidas — Portatore di Pace — (così fu chiamato da Gandhi) parlò, naturalmente, di pace.
Ma della pace portata dalla rivoluzione interiore. « Come uscire dall’ingranaggio dei doveri,
dei lavori, delle abitudini, delle necessità delle
vanità che ci attaccano dal di fùori', alle altre
cose? E’ semplice: capovolgiti! Questo atto semplice, decisivo chiama « conversione ». La conversione è questo liberarsi, distaccarsi dal mondo e dirigere l’intelligenza, il cuore, i gusti, le
forze verso 1 interno. Verso « il divino interno
delle cose » come dicevano gli Egiziani; prima
di tutto verso l’interuo dì sé stesso. Se la distrazione è una malattia dello spirito, come guarirne, se non per mezzo dell’attenzione interiore? ».
Egli ricordò che « per fare bisogna prima essere » e parlò della necessità del ritorno ad una
vita più semplice; del valore della povertà (« Riducete le vostre necessità ai vostri bisogni ed i
vostri bisopi al minimo »), e del dare (« Possedere piu di quanto si possa consumare è il primo
passo verso la cupidigia »). Tutte cose opposte
all’attuale legge del profitto che governa il mondo, che è quella del « dare e fare il meno possibile e rieevere il più possìbile ». « Oggi n motore
del progresso è lo sfruttamento: aggrappati al
prossimo e svuotalo ».
E come fronteggiare e superare concretamente
la palude in cui si muove l’uomo moderno?
Lanza del Vasto fondò la Comunità dell’Arca
proprio come una alternativa di vita e durante
la serata, a seguito di alcune richieste presentò
le basi su cui essa si fonda.
Essa è un ordine laborioso di laici di .qualsiasi
religione, sposati e non, che adottano la nonviolenza per trasformare in meglio la loro vita e
quindi anche quella degli altri.
La nonviolenza è cosi applicata a tutti i piani
della vita. L’Arca si sforza di realizzare una economia nonviolentà che non presupponga nessuna
oppressione e non si presti a nessun abuso.
A proposito del problema dell’economia (crisi,
inflazioni, caduta della lira, depressione, ecc.).
Lanza del Vasto ricorda che la Comunità cerca
piuttosto « l’economia del problema ».
L oratore prosegue parlando della ricerca e attuazione di una educazione nonviolenta, di una
giustizia, agricoltura, medicina, e alimentazione
nonyiolente (vegetarianesimo, culture senza concimi chimici, scuola di tipo gandhiano-montessoriano).
Con 1 espressività degna di un grande mimo,
Lanza del Vasto pone l’accento sull’importanza
di lavorare con le proprie mani e di sudare con
la propria fronte e non con quella di un altro.
« Il lavoro è una necessità e un dovere. Anche
se fatto per il profitto, prepara al sacrificio con
un esercizio quotidiano di coraggio; sviluppa la
forza, 1 intelligenza e. la raddrizza; favorisce
l’aiuto reciproco, abbellisce la vita umana »
« Tutti i lavori e specialmente i grossi lavori ri
tenuti stupidi ci servono da potente alimento spi
rituale. E’ facile imprimere loro un ritmo e tro
varvi un significato. Ci danno il dominio del corpo e allo stesso tempo la salute e l’equilibrio. Vi
troviamo la concordia dei eompagni, la forza di
volontà e la paee del cuore ».
Riguardo all impegno esterno della Comunità,
LANZA DEL VASTO
Comilalo di Radazianai Bruno Bellion, Valdo Bsnecchl, Gustavo Bouchard, Niso De
MIchelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.0DO
semestrale l. 2.500
estero annuo l. 7.500
Una..sepia arj»tr9U( U ?00
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi' per mm. di altezza, lai'
ghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
par parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellire
« espressività di un grande mimo »
che attraverso gli Alleali e gli Amici dell’Arca è
anche un movimento, Lanza del Vasto spiega che
i loro interventi sono sempre stati testimonianze, indicazioni, piuttosto che opere spìnte fino al
compimento. Ciò vuol dire che la preparazione
spirituale non è vista come mezzo, ma è più importante di ogni manifestazione o vittoria esterna. L’intenzione è « mettere l’uomo davanti a
Dio e davanti a sé stesso ».
Infine Shantidas ha chiuso la sua conversazione affermando che una vita esente da ■violenze e
abusi (dalla violenza nascosta o verbale, come
dalla violenza brutale, dagli abusi legali come da
quelli illegali) è possibile e che anzi, essa non è
più difficile di una vita rivolta al guadagno, né
più spiacevole, né meno naturale di una vita
« ordinaria ».
Amici torinesi dell’Arca
(segue da pag. 1)
Negli ultimi tempi padre Chan Tin ^ aveva convinto un collega prete a presentarsi
come volontario cappellano per Con Son.
Le autorità lo hanno ricevuto. Il compito
di questo « cappellano » era triplice: preparare i prigionieri al momento della liberazione, far comprendere con cautela ma
con costanza ai carcerieri che i tempi stavano cambiando e che anche a loro conveniva esser pronti a nuove evenienze, mandare le liste dei prigionieri a Chan Tin perché potessero essere messe a conoscenza di
quanti lottavano per la loro causa.
La preparazione fra i prigionieri cominciò in tempo. Fra altro notevole è l’esempio
delle donne che mangiavano la metà della
loro ben ridotta razione di cibo per essicarne l’altra metà, nell’evenienza che i magazzini dei viveri fossero dati alle fiamme.
In tal caso sarebbe stato necessario sopravvivere quei 5 o 6 giorni prima dell’arrivo
delle navi liberatrici.
Il comandante del penitenziario aveva
fatto minare le varie prigioni e prima di
fuggire aveva dato ordine ai subalterni di
farle saltare. Questi ormài preparati alla
svolta che stava per effettuarsi non eseguirono l’ordine. Poi la rivolta scoppia il 30
aprile 1975. I guardiani non si oppohgono.
I prigionieri si impossessano delle armi e
in previsione di un contro-attacco delle
truppe di Thieu si mettono a scavare le
trincee per la difesa, pronti anche a morire — come mi dicevano — pur di lottare
fino in fondo per la causa. Ma quale spettacolo può parlare di più della resistenza
vietnamita che questo! Ruderi umani, ischeletriti dalla denutrizione, rovinati dalle torture, che hanno ancora uno spirito così
forte da organizzarsi in gruppi di 30 o 40
e predisporre le difese.
I prigionieri si raccolgono in una grande
assemblea per decidere la sorte dei tortura
^ Bella figura di credente che aveva strenuamente lottato in difesa dei torturati, mi era stato molto vicino nel mio primo viaggio.
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
GIUDIZI SECONDO RAGION
DI STATO E GIUDIZI SECONDO
COSCIENZA
Jacques Chirac, capo del governo
francese, ha fatto alla TV francese, domenica 15 c., la seguente dichiarazione sul
« caso Plinsc » (il matematico sovietico,
già ricoverato in manicomio, recentemente liberato dalle autorità dell’URSS con
permesso d’espatrio):
« La Francia è sempre stata un paese
che ha accolto gli esuli. Ma questo fatto
impone, a coloro che godono di una tale
accoglienza, una certa riservatezza sul
piano politico. Io credo che quelli che approfittano della loro presenza in Francia,
per fare azione politica, soprattutto se
orientata verso la critica del paese originario, hanno torto. Un tale atteggiamento non si concilia con una certa idea che
io mi faccio della morale. In ogni caso,
un tale atteggiamento non è conforme
agli interessi della Francia ».
Su « Le Monde » (del 19 c.), dal quale
è riportata questa citazione, è anche uscito un breve commento che prende lo
spunto daH’americano « International Herald Tribune » (del 18 c.):
« Il giornale americano, commentando
la dichiarazione di Chirac, ritiene che essa sia dovuta alla “considerevole pressione" che i Sovietici esercitano sui governi
dei paesi occidentali nei quali l’URSS è
pubblicamente criticata. Il giornale americano segnala il fatto che, avendo la signora Thatcher, presidente del partito
conservatore inglese, espresso appunto
una critica pubblica di tal genere, il governo dell’URSS ha protestato ufficialmente con argomentazioni analoghe a
quelle di Chirac. Ma il Foreign Office ha
replicato che in Inghilterra ognuno ha,diritto di esprimere la propria opinione ».
Ora, riportando queste due opposte valutazioni, noi non vogliamo certo dire che
i francesi giudichino sempre in un modo
e gl’inglesi sempre in un altro: ce rie
guarderemmo bene!
Vogliamo soltanto dire che, una volta
tanto, le cose sono andate così. Dobbiamo anche aggiungere che noi siamo, que
sta volta, d’accordo col Foreign Office inglese?
Piero Gobetti (di cui si è commemorato, giorni fa, il cinquantenario della morte). disse che una grande e buona politica
deve sempre avere un contenuto etico.
Gli diamo ragione.
LA FEROCE OPPRESSIONE
IN URUGUAY
-fi- La situazione politica nell’Uruguay
è peggiorata, negli ultimi tempi, al punto
d’apparire ancor più oppressiva di quella
del Cile. Giornali italiani e stranieri segnalano la campagna contro la tortura e
contro altre violazioni dei diritti dell’uomo in Uruguay, lanciata da « Amnesty Internacional ».
Questa benemerita organizzazione ha
inviato in Uruguay una missione di giuristi nella primavera del 1974, missione
che ha raccolto dati ed osservazioni della massima obiettività. Prima di quell’epoca, almeno 24 persone furono uccise in
Uruguay con la tortura nelle carceri del
regime. Gli esuli politici dall’Uruguay sono circa 300.000 (il 12% della popolazione), i detenuti politici circa 5.000 (il 0,2%:
la più alta percentuale del mondo!).
Fra le persone recentemente arrestate
per motivi politici, ricordiamo:
il musicista Alvaro Balbi, padre di 4
figli, arrestato il 29.7.’75 e morto sotto
tortura il giorno appresso (causa ufficialmente dichiarata della morte: crisi di
asma);
il matematico Josè Luis Massera, arrestato il 21.10.’75 e del quale mancano
notizie. Si sa soltanto che il Massera era
stato internato, per un certo periodo, all’ospedale militare, per una doppia frattura al collo dér femoré e al bacino,' riportata in una settimana di continue torture. Tutti gli appelli dei familiari non
hanno ottenuto risultati.
Anche il Vaticano ha compiuto dei passi nresso il governo uruguayano, passi dei
quali s’ignora l’esito, se non quello di
aver suscitato « profondo malessere negli
ambienti governativi ».
tori più crudeli... La grande e meravigliosa
decisione è che « nel nome del popolo vietnamita si perdonino tutti in vista di una
vera riconciliazione nazionale » ! I carcerieri, allora, stupefatti da tale atteggiamento, fanno spontaneamente atto di umiliazione e chiedono perdono.
Dopo alcuni giorni arrivano le navi-vedetta del Governo Rivoluzionario e i prigionieri vengono imbarcati su navi polacche.
LA FAMIGLIA DI THAO
Nessuna visita mi ha dato tanta gioia
quanto quella alla famiglia di Thao. Di lei
avevo parlato centinaia di volte in ogni
parte d’Europa, come di un simbolo. Era
per me la Anna Frank vietnamita. La sua
tragedia come quella degli altri componenti la famiglia aveva commosso tutti. Finalmente me la vedo dinnanzi! Era stata arrestata a 14 anni, ora ne ha 17, snella, è in
salute benché magrolina. Il fratello lo credevo morto dalle ultime notizie pervenutemi prima della liberazione. Era comunque paralizzato. Ora me lo vedo dinnanzi.
Lo hanno ben curato ed ha ricuperato l’uso
delle gambe. Ha ancora bisogno di cure,
ma è pieno di entusiasmo e sempre combattivo, più rivoluzionario che mai! Il padre
10 scrittore Vù Hanh è stato arrestato sei
volte e lo ho trovato invecchiato nei confronti della fotografia che avevo sempre
con me. Non avevo dimenticato il volto
della madre. Nella tristissima sera in cui in
una riunione clandestina, nel convento delle francescane, una ventina di genitori di
prigionieri, mi aveva descritto la tragedia
della sua famiglia. Storia che non si può
dimenticare! Vederla ora con tutti suoi,
con la famiglia raccolta intorno a lei, era
come un sogno!
UN’ULTIMA VISITA
L’ultima visita ad ex- prigionieri l’abbiamo fatta di nuovo al Centro del Fronte,
ricevuti di nuovo dal vice-presidente sempre vivace e cordiale.
V’è la Signora Vó Thi Tù, suo marito
aveva attentato alla vita di Thieu, ma non
riuscì nell’intento. Fu catturato e torturato
fino alla morte. E’ anziana ed ha i segni di
una profonda tristezza.
V’è il Sig. Nguyen Phù Tho, già deportato a Con Son e tenuto nelle gabbie di tigre.
Vicino a lui una mamma di cinque figli,
due morti al fronte ed uno incarcerato a
Con Son. Un’altra che è stata incarcerata
sei volte: ha conosciuto tutte le prigioni e
tutte le torture.
Nel 1969 tutta la famiglia, madre e cinque figli erano in prigione, poi mandarono
fuori i due più piccoli di 5 e 12 anni che,
per sopravvivere, si misero ad aiutare i
venditori ambulanti.
Infine, v’era la Sig.ra Nguyen Thi Binh
colle due figlie Tao e Tàu. Tutte tre sono
state prigioniere, le due figlie a Con Son,
nelle gabbie di tigre. Tao diceva che lavora, ma di tempo in tempo deve, fermarsi
perché la mente non le regge più, conseguenza della tortura elettrica. Fu arrestata
a 18 anni e sua sorella a 15 soltanto. Quando fu rilasciata era paralizzata. Mi fa poi
vedere nel polso una lunnga cicatrice. Glielo avevano tagliato insieme ad altre per lasciarle esanguare. Col sangue scrissero sul
muro « Morte all’imperialismo. Viva il comunismo ». I loro aguzzini pensavano che
morissero facendole passare per suicide.
Qra lei e la sorella sono attiviste convinte
sul futuro del Vietnam libero ed indipendente.
Gli esempi sono sufficienti per documentare una volta di più le sofferenze attraverso le quali ha dovuto passare questo popolo. Molte piaghe sono ancora aperte, molte
non si chiuderanno mai. Però da questo
immenso dolore sorge qualcosa di nuovo
che stupisce chiunque ha occhi per vedere
ed orecchi per intendere. Ad otto mesi dalla liberazione, quelli che non erano che
ruderi umani, sono già al lavoro, in gran
numero e formano i quadri della società
nuova che sorge: nuova perché nuovo è lo
spirito che l’anima. Le sofferenze si ricordano senza acredine e senza odio,- solo come contrapposizione al mondo nuovo verso
11 quale voglion camminare, mondo in cui
non ci deve esser oppressione ma indipendenza e libertà.