1
L. 400
Anno 118 - n. 7
12 febbraio 1982
Sped. abbonamento postale
I groppo bis/70
10066 TOHilB PHÍLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
I RAPPORTI STATO E CHIESA IN ITALIA
Da un telegiornale della sera
del 14 gennaio, e dai giornali dei
giorni che seguirono, vennero riportate due notizie.
La prima si riferiva ad un incidente aereo nel quale un anonimo passeggero, caduto vivo
insieme a pochi altri nelle gelide
acque del fiume Potomac, compiva il gesto di passare per più
volte ad un altro la fune di salvataggio lanciatagli dall’elicottero soccorritore, e quando l’elicottero tornava per prendere lui
non veniva più trovato, perché
era ormai scomparso sotto la
superfìcie ghiacciata del fiume.
Il secondo fatto era la morte
di Suslov, numero due dell’oligarchia sovietica: per caso era lui
l’ultimo personaggio « storico »
di cui si annunciava la scomparsa.
La differenza di attenzione che
i mass media hanno dato ai due
avvenimenti è significativa, in
quanto alla diversa misura dei
valori. Per la morte del personaggio storico, un’ampiezza di informazione proporzionata all’importanza attribuita al fatto. DelPanonimo protagonista dell’episodio del Potomac non si è più
riparlato: del fatto si è data la
semplice e sommaria notizia ed il
silenzio lo ha subito avvolto.
Abbiamo letto nelle biografie
che la stampa ha dedicato al personaggio Suslov, che il numero
dei morti e delle deportazioni di
cui è responsabile è tale da collocarlo nella miglior tradiz'ione
della criminalità nazista. Diverso
è il « contesto storico », diversa
1’« ispirazione strutturale », ma
non diversa è la sublimaziione
del crimine e la convinzione che
le aspirazioni materiali ed ideali dell’uomo, comunque si storicizzino (tribù, nazione, razza, religione, classe sociale) non possano realizzarsi che attraverso
la strada obbligata dell’eliminazione di quanti appaiono come
avversari e nemici.
Di questo convincimento, s’impasta la storia: quella dei suoi
eroi pietrificati nei monumenti,
nei mausolei, nelle epigrafi. « Poiché — dice Dione Crisostomo —
l’animo degli uomini è talmente
ammalato d’invidia di gloria, che
essi preferiscono essere celebrati
per una grande sventura, che
oscuri senza sventura ».
Ma accanto a questa storia degli eroi e dei personaggi, immortalati nelle pietre, la «favola» dell’Evangelo parla di un’altra storia, quella che potremmo appunto definire degli oscuri, di quelli
cioè che nella silenziosa e nascosta quotidianità della vita
scrivono con l’offerta del bicchiere d’acqua o della fune di
salvataggio la cronaca non cancellabile del regno dell’Altro. E
la scrivono senza neppure saperlo, persino sorpresi e quasi increduli, che il grande Giudice
pesi i piccoli-grandi atti della loro quotidianità come valori assoluti della Sua Giustizia e della
vita che non finisce. Chi ha precisa coscienza di vivere ogni giorno queste due storie parallele, sa
anche che di una di esse non resterà « pietra su pietra ». Bene
farebbero coloro che credono nel
Cristo a non dimenticarsene mai.
Aurelio Mauri Padini
Concordato e matrimonio
Le recenti sentenze (della Corte Costituzionale rendono allo Stato italiano un po della dignità
che a suo tempo fu sacrificata alla ricerca del prestigio nazionale o della supremazia religiosa
Tutti i giornali hanno dato ampio rilievo alla notizia dell’intervento della Corte Costituzionale
nel campo del matrimonio. Con
due sentenze la Corte ha restituito allo Stato italiano almeno
in parte quella responsabilità
giurisdizionale che in questo
campo col Concordato del 1929
lo Stato italiano aveva sacrificato sull’altare del prestigio che
intendeva acquisire risolvendo
l’annosa vertenza con la Santa
Sede.
In sostanza ora è chiaramente
affermato che in nessun caso
sentenze e atti della Chiesa cattolica possono avere rilevanza
nell’ordinamento giuridico italiano qualora contrastino i principi costituzionalmente garantiti
del diritto di ciascuno di agire
e resistere a tutela dei propri diritti e della tutela dell’ordine
pubblico italiano. In pratica,
d’ora in poi sarà incostituzionale lo scioglimento di un matrimonio celebrato ma non consumato ottenuto per dispensa pontificia e cioè con un provvedimento che può essere richiesto
anche da una sola parte e contro il volere dell’altra (a cui è
così negato il diritto di ricorrere al giudice e di ottenerne un
giudizio); sarà illegittimo trascrivere nello stato civile i matrimoni canonici contratti tra
minori, legittimi per la Chiesa
cattolica a partire dai 16 anni
per l’uomo e dai 14 per la donna, ma non ner lo Stato italiano
per il quale, a partire dal nuovo
diritto di famiglia entrato in vigore nel 1975, la maggiore età è
reouisito indispensabile per la
capacità di contrarre matrimonio; ogni sentenza di scioglimento pronunciata dalla Sacra Rota
non potrà più essere trascritta
quasi automaticamente nello stato civile italiano ma dovrà invece essere accuratamente esaminata dalla competente corte di
appello e approvata solo se non
contraria ai principi sopra ricordati.
Provvedimenti positivi
Questi provvedimenti vanno
salutati in modo positivo. Da
una parte infatti restituiscono
allo Stato italiano un po’ della
dignità perduta ne! 1929 e malamente riperduta nel 1948, quando i Patti lateranensi furono richiamati nella Costituzione attraverso Tart. 7. Dall’altra conferiscono alla parte italiana una
maggiore solidità e autonomia
nella trattativa per la revisione
del Concordato (anche se ben diverso sarebbe stato l’effetto se
la Corte Costituzionale avesse
La Costituzione firmata nel 1948 dal presidente De Nicola^ dà ai
Patti Lateranensi del 1929 la copertura costituzionale dell'art. 7.
accolto la tesi sostenuta da alcuni della incostituzionalità non
solo di alcuni articoli delle leggi
italiane di applicazione del Concordato ma dello stesso articolo
34 del Concordato che riserva alla competenza dei tribunali e dei
dicasteri ecclesiastici le cause
concernenti la nullità del matri
1 CORINZI 12: 12-31
Non infallibilità, ma autenticità
« Il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra ». (1 Cor. 12: 14).
Periodicamente nelle nostre
chiese evangeliche siamo invitati a rimeditare sul tema del rapporto di responsabilizzazione diretta del credente con la Parola
di Dio, e della negazione di qualsiasi tipo di magistero che non
sia quello di Cristo stesso.
E' noto come tuttora gli interlocutori cattolici — anche di
buon livello culturale — fraintendano spesso questa negazione
o questa « protesta », definendo
ad esempio il principio del Ubero esame come facoltà individuale di interpretare la Bibbia
a proprio piacimento, l’assenza
di magistero come assenza di
punti di riferimento per la fede,
la « libertà del cristiano » come
puro arbitrio personale nelle
scelte etiche ed esistenziali. Ossia, di fronte a tutto ciò che il
cattolico «ha» (il magistero, la
gerarchia, il dogma...), del protestante si dice .solo che « non
ha »: ma che può riempire questo vuoto come crede, perché
nessuno lo scomunica se sbaglia.
Naturalmente noi evangelici
cerchiamo sempre di dissipare
questo profondo fraintendimento e di far capire il vero senso di
quella che, anziché chiamarsi
« assenza di magistero », dovreb
be essere prima di tutto «pienezza di Cristo ». Mi sembra però che a volte anche noi cadiamo
nello stesso equivoco, certamente più grave per noi che per i
cattolici. Quante volte nei nostri
consessi, specie dopo una discussione, si sente dire che noi
fortunatamente non abbiamo
dogmi e quindi .siamo liberi... di
pensare ciascuno quel che vuole;
quante volte si sente sottolineare durante gli studi biblici che
quel che conta è essere « in buona fede »; quante volte poi si
sente esaltare il rispetto « democratico » delle diversità di opinione, quasi che le nostre chiese fossero semplicemente delle
associazioni laiche illuminate
che si battono per il diritto alla
libertà di pensiero! La confusione del democratico col cristiano è sempre deleteria. E'
vero certamente che il magistero ecclesiastico è antidemocratico; non ne segue però che la
presenza di strutture e atteggiamenti democratici assicuri la
presenza di Cristo fra noi!
I Riformatori hanno indicato
chiaramente come si debba interpretare questa libertà da che
deve diventare libertà per. Essi
additavano nella vita della co
munità, con tutto ciò che essa
implica, un principio o meglio
una realtà dinamica come punto di irradiazione per ogni « riforma » del singolo e della chiesa (due poli inscindibili). I legami comunitari producono un tipo di esperienza interpersonale
che si pone sul piano della storia umana e che proprio per
questo deve e può essere sempre
da « riformare ». E la comunità
dei credenti ha questa possibilità-necessità solo perché è riunita nell’annuncio di Cristo e chiamata a creare e ricreare legami
umani su questo annuncio.
l Riformatori arrivavano a vedere una sorta di deviazione patologica in ogni problema che in
seno alla chiesa si ponesse attraverso la distinzione o la giustapposizione del punto di vista
privato e di quello comunitario,
e non attraverso la loro inscindibile compenetrazione. Nel suo
libretto su « La prióre d’après
les catéchismes de la Reformation» (tuttora estremamente stimolante), Barth dice che nei testi dei Riformatori su questo argomento non vi è distinzione fra
la preghiera individuale e quella
comunitaria: esiste solo il noi,
cioè i membri della comunità
Rita Gay
(continua a pag. 5)
monio e la dispensa dal matrimonio rato e non consumato).
Infine le sentenze della Corte
Costituzionale sono positive in
quanto pongono le premesse perché, in questo campo, cessi l’uso
di comodo della religione.
Un caso limite
Alceste Santini, in un articolo
comparso su « l’Unità » (Sacra
Rota, divorzio a sesso unico,
21.1), cita infatti il caso limite
di un tale che essendo stato condannato in una causa di separazione legale a corrispondere gli
alimenti alla moglie, aveva ottenuto in seguito dalla Sacra Rota
una compiacente sentenza di
nullità del proprio matrimonio
con la conseguenza, una volta trascritta questa sentenza secondo l’automatismo in atto finora, di vedersi cancellare l’obbligo degli alimenti: si pos.sono
avere obblighi nei confronti della propria ex moglie, ma nessun
obbligo esiste — per la Chiesa
cattolica e, finora, per il succube Stato italiano — nei confronti della propria non-rnoglie. Casi
limite di questo genere non dovrebbero più essere accettabili
dopo le sentenze della Corte e
vedremo in che misura la prassi
delle corti d’appello frenerà la
« concorrenza » che l’annullamento rotale, spesso una sorta
di « divorzio alla cattolica », esercita nei confronti del divorzio
italiano così ferocemente osteggiato dalla Chiesa cattolica rna
che presenta ben altre garanzie
di tutela della parte debole.
Certo è triste che una Chiesa
per limitare l’uso del proprio
ordinamento per fini di comodo
o l’uso privilegiarlo dell’ordinamcnto altrui abbia bisogno di
un intervento esterno quale quello — per altro abbastanza limitato — della Corte Costituzionale. Sarà così anche per gli altri
punti caldi della revisione del
Concordato quali il regime degli enti ecclesiastici e l’insegnamento della religione?
Franco Giampiccoli
2
2 vita delle chiese
LE COMUNITÀ’ VARIAMENTE IMPEGNATE NEGLI INCONTRI ECUMENICI
"La chiesa aperta a tutti
93
Per il consueto appuntamento
Gclla settimana, di preghiera per
l’unità dei cristiani si sono svolte a Venezia diverse manifestazioni.
Il tema scelto per quest’anno
e «La chiesa aperta a tutti: comunione o giudizio, accoglienza
0 tolleranza, divisione o tensioni dh^erse? » sul quale si è tenuta giovedì 21 gennaio una tavola
rotonda sia a Venezia che a Mestre. Sono intervenuti il pastore
Alfredo Berlendis, il sacerdote
della parrocchia ortodossa di Milano Trajan Waldman e don Germano Pattare di Venezia.
Berlendis, partendo dalle origini del movimento che ha portato alla creazione del Consiglio
ecumenico delle chiese, ha affermato che sono proprio le di■verse ideologie a tracciare ancora il solco tra le chiese. Attualmente il confronto con il cattolicesimo si svolge su due versanti: da un lato con il cattolicesimo del « consenso » e dal
1 altro con quello del dissenso
(Comunità di base). Mentre con
quest’ultimo sembra di procedere su un terreno che si fa via
via spazio reale di confronto (va
ricordata per esempio la convergenza riguardo al oroblema
del rapporto Stato-Chiesa e ad
alcuni problemi etici), il cammino con la chiesa cattolica del
« consenso » non è ancora iniziato. Recentemente però la chiesa cattolica si è aperta al dialogo con le Comunità di base,
invitandole a non fare passi che
conducano a divisione e a rottura. Siamo dell’avviso, ha continuato il pastore Berlendis, che
10 modi buoni
per rovinare
il ministero
di un pastore
1) Se siete malati, non fateglielo sapere - lasciate che lo
scopra da solo. Possibile che
non noti che mancate al culto?
2) Quando viene a visitarvi, non
fategli mai domande d’argomento religioso. Se sa fare
il suo mestiere saprà ben
scoprire da solo i problemi
che vi stanno a cuore.
3) Se quando il pastore vi visita desiderate che egli dica
una preghiera, non chiedeteglielo . deve indovinare da
solo.
4) Se è giovane, parlatene con
condiscendenza - non ha esperienza, non si può pretendere. Se è vecchio, parlatene
con compassione - poverino,
forse ai suoi tempi...
5) Se predica bene - certo però
che con le visite lascia un
po’ a desiderare. Se è un
visitatore - purtroppo, come
predicatore...
6) Se è allegro - si vede che
non crede a quel che predica.
Se è triste - si vede che ha
ben poca fede.
7) Se sbaglia, non pregate per
lui - criticatelo. Dopotutto
lo paghiamo perché faccia ii
suo mestiere e dia il buon
esempio.
8) Se Vi offende, non venite più
in chiesa finché la Tavola
capirà che è ora di trasferirlo.
3) Non dategli consigli, tanto
non li mette in pratica. Non
fategli critiche in faccia, tanto non servirebbe a niente.
10) Osservate con attenzione come veste sua moglie e come
educa i suoi fi,gli - non sono
davvero un esempio edificante.
ciò che oggi è praticabile è la
raccomandazione a una informazione reciproca e continua, a una
discussione assidua. Ciò che è
auspicabile è che dopo il tramonto dell’idea di un’unione organica di tutte le chiese in una
sola si proceda verso il riconoscimento della pluriformità della chiesa. Promuovere la conciliarità è procedere a un lavoro
che ha come metodo di confronto il dialogo, purché tale dialogo
non sia un ponte che noi edifichiamo tra chiesa e chiesa attraverso la nostra .parola,- ma attraverso Cristo, Parola di Dio.
Tre indicazioni
Secondo il sacerdote Waldman
i cristiani sono pellegrini che si
avviano verso il nuovo tempio
di Dio, Gesù Cristo risorto. Ma
le persistenti divisioni avvenute
in terra rendono questo pellegrinaggio più lento e difficile.
Occorre adoperarsi per ricomporre la famiglia cristiana e nel
realizzare tale opera bisogna tener presenti alcuni punti:
1) non mettere limiti all’opera dello Spirito Santo;
2) occorre tener presente che
lo Spirito Santo, che procede dal
Padre, riposa nel Figlio. Il Padre
favorisce la comunione non solo
all’interno della Trinità, ma la
estende anche alla chiesa rendendola una chiesa comunionale. AlTinterno di questa comunione non si è più né giudei, né
liberi, né schiavi, ma abbiamo
una pari dignità in Cristo. La
fede viene ricevuta, confessata,
vissuta in, concordia con tutta la
comunità ecclesiale, ognuno portando il suo contributo specifico;
3) dobbiamo guardarci dalla
tentazione di chiudere il nostro
cerchio per difendere la nostra
identità. Noi giudichiamo chi
non prega come noi o chi non
la pensa come noi; ci preoccupiamo di difendere certi privilegi di tipo culturale e tradizionale, spirituale, etnico, politico.
Cristo però non si chiude ma
chiama a Sé, non giudica ma accoglie. Non dimentichiamo che
è Cristo l’unica porta attraverso
la quale si entra nella casa di
Dio. E teniamo sempre presente
che è fratello non solo chi appartiene alla nostra confessione,
rna anche chi ha la vocazione di
diventare membro della famiglia
di Dio.
Nessuno è impuro
Infine don Germano Pattaro
nella sua esposizione ha affermato che la fedeltà è il primo
impegno ecumenico. La storia di
questo millennio è la storia di
cristiani i quali per andare con
Cristo si sono lasciati per strada Timo con l’altro. Essere una
chiesa aperta significa per un
verso essere pronta, disponibile
a donarsi e per l’altro essere
pronta anche a ricevere. L’esperienza di Pietro, cui non era lecito come giudeo entrare nella
casa di un pagano, che è vissuto nella ca.sa di Cornelio ci insegTia che non dobbiamo evitare
nessun uomo come impuro, come uno che condanna. Abbiamo
la tentazione della selezione, ma
Dio non guarda in faccia nessuno e quindi noi non possiamo
.sceglierci il compagno di viaggio
che preferiamo. Davanti a Dio
nessuno è giusto, siamo tutti ingiusti, poiché nessuno ha la propria salvezza né quella degli altri. Il giudizio di Dio .svela i nostri pregiudizi, quello dell’uomo
definisce e separa; il giudizio di
Dio definisce ma non separa. Dio
si svela al mondo e alla sua chiesa, cioè nel fratello scopriamo e
impariamo a conoscere Cristo
fratello.
Potersi incontrare nel nome
di Gesù è per grazia e non per
fedeltà, è per dono c non per
merito.
Pina Garufi
Valdo e
Francesco
BRESCIA — Il 19 dicembre il
nostro anziano è stato invitato
ad un incontro con un folto gruppo di giovani della comunità cattolica di Gavardo, dove ha avuto
modo di parlare del movimento
valdese e della Riforma e rispondere ai vari quesiti che gli sono
stati posti.
In occasione della settimana
ecumenica ancora l’anziano Carugati è stato invitato a tenere
due meditazioni ai microfoni di
Radio-Voce, emittente cattolica
molto seguita.
Giovedì 21 gennaio alle ore 18
nel salone « Bevilacqua » dei Padri della Pace, il prof. Valdo Vinay ha tenuto una conferenza sul
tema: « Valdo e Francesco nel
cammino ecumenico ». Un folto e
qualificato pubblico ha apprezzato e sottolineato la chiara e
precisa esposizione storica del
confronto dei due movimenti
specie nei riguardi della Curia
romana.
Alla sera dello stesso giorno,
alle ore 21, si è svolta nella nostra Chiesa una riunione di preghiera alla presenza di numerosi
credenti di varia estrazione durante la quale Mons. Capra ha
tenuto una meditazione su Genesi 37: 12-25, sottolineando come
la Chiesa cattolica si sia più volte comportata come 1 fratelli di
Giuseppe nei riguardi dei vari
movimenti di riforma. Nello
stesso contesto il prof. Vinay
commentando il brano di Galati
3: 25-28 ha sottolineato l’uguaglianza di tutti i credenti davanti
a Dio, operata dal Cristo a cui
tutti devono tendere e in cui solo si può trovare e realizzare
l’unità. Il Vescovo di Brescia ha
voluto essere presente e, seduto
insieme ai fedeli, ha partecipato
cantando e pregando assieme.
La riunione, ben frequentata,
ha suscitato vari consensi quale
momento di vera testimonianza.
Un articolo dell’anziano dal titolo : « Uniti nella speranza » veniva pubblicato dal settimanale
cattolico « La voce del popolo »
che ha una tiratura di circa 30
mila copie.
A. C.
Mancato
incontro
PESCARA — I membri della
chiesa evangelica metodista di
Pescara, riuniti per il culto del
7 febbraio 1982, nell’apprendere
che il giorno 20 gennaio, nel quadro delle celebrazioni per la settimana universale di preghiera
per l’unità dei cristiani, programmate dalla Curia Vescovile, il pastore dott. Renzo Bertalot dell’Alleanza Biblica Universale ha parlato nella nostra città
sul tema : « La chiesa aperta a
tutti », si rammaricano profondamente per non essere stati informati di tale iniziativa che si
presentava come ecumenica, cioè
aperta al mondo abitato e soprattutto perché i presenti
avranno avuto la netta sensazione che a Pescara la testimonianza evangelica sia assente e che
la dizione « Valdese » vicino al
nome dell’illustre oratore fosse
il frutto della presenza protestante in altre regioni. Esprimono :
a) la loro distanza critica,
non nei confronti della sofferta
aspirazione ad una umanità raccolta sotto l’unico Signore Gesù
Cristo (Filippesi 2: 10-11) ma rispetto a certe manifestazioni
« ecumeniche stagionali » con
forte carica emotiva e trionfalistica che non affrontano nel quotidiano i problemi della separazione dei cristiani, del traumi
provocati dalla legislazione cattolico-romana sui matrimoni interconfessionali e dall’insegnamento religioso nella scuola pubblica e della tremenda catastrofe che si sta abbattendo su tutto il genere umano per la malvagità dei « grandi » e per la timidezza con cui la chiesa vive e
annuncia il messaggio che in
Cristo Gesù « La verità e la pace si sono baciate» (Salmo
85: 10);
b) la convinzione secondo cui
nessun discorso evangelico che
passi sopra la testa della chiesa
locale, « elemento ecclesiologico
primario », possa portare alcun
frutto degno di tale nome e pertanto tale atteggiamento deve
essere combattuto con carità e
fermezza evangeliche.
Confessano, pur nella consapevolezza della loro poca forza,
la loro coscienza di costituire la
chiesa di Cristo, la compagnia
di coloro che sono stati chiamati dallo Spirito Santo e si sono
raccolti assieme aH’appello del
loro Signore e che in questa loro presenza può compiersi qui
ed ora l’opera dello Spirito Santo. Auspicano possibilità di fraterno confronto « a livello locale qualora esso avvenga sulla base della meditazione in comune
della scrittura» (52/SI/79).
Riflessione su
Bonhoeffer
MANTOVA — In occasione
della Settimana per l’unità dei
Cristiani ha avuto luogo nella
nostra Chiesa un incontro ecumenico organizzato dalle Chiese
Valdesi di Felonica e Mantova
e dalla Comunità cattolica di
Gambarara di Mantova. Non è
stato un fatto sporadico che accade una volta all’anno. Con la
Comunità di Gambarara e con
altri gruppi vi sono durante l’anno altre occasioni di meditazione e di preghiera comune. Ma
per il 22 gennaio si è voluto dare
Un contenuto particolarmente
vivo alla serata con una riflessione piuttosto impegnata e impegnativa sul tema « Responsabilità, pace, ecumenismo nel martirio di Dietrich Bonhoeffer » Relatore il prof. Alberto Gallas, do
cente di filosofìa delle religioni
all’Università Cattolica di Mi
lano.
Numeroso e attento l’uditorio
che poi è anche intervenuto nel
dibattito che ha fatto seguito
all’esposizione.
Dal vicinato
alla fraternità
FELONICA PO — Per il secondo anno consecutivo in occasione
della settimana per l’unità dei
Cristiani a Felonica ha avuto luogo un incontro che ha riunito
per una serata membri di Chiesa
delle parrocchie cattoliche di Felonica, Sermide, Carbonara di
Po, Ostiglia e naturalmente della
nostra Chiesa Valdese. Il 21 gennaio il nostro tempio era letteralmente gremito. È stata una serata di preghiere, canto e messaggi della Parola. Il fatto che
insieme si incontrino protestanti
e cattolici non passa sotto silenzio e già anche l’anno scorso l’aveva segnalato la « Gazzetta di
Mantova ». Infatti non ci si può
che rallegrare se da un’aperta
ostilità che caratterizzava le relazioni delle due confessioni nel
passato si è arrivati poi gradualmente ad altre di buon vicinato,
anche se molto anonime, come
gli incontri casuali di gente abitante lo stesso condominio, per
giungere oggi ad altre più fraterne. L’ha sottolineato anche
l’Arciprete di Felónica, Don Giannino Masini che ha aperto l’in- .
contro porgendo il benvenuto a
tutti.
« Ma perché ci si ritrova solo
neha settimana per l’unità dei
Cristiani? » ha chiesto in seguito
qualcuno esprimendo così il desiderio di incontri meno formali
e liturgici, ma più di confronto e
meditazione viva. Si deve tuttavia tener presente che incontri di
questo tipo non sono la sola occasione d’incontro. Altrettanto
importante è stato per esempio
l’incontro interconfessionale sul
problema dell’obiezione di coscienza al servizio militare che
ha avuto luogo a Felonica in dicembre, con la partecipazione di
numerosi obiettori di coscienza
cattolici e anche di qualcuno che
si è dichiarato « non credente »,
e la presenza del past. E. Rivoir,
presidente del Comitato valdesemetodista di solidarietà con gli
obiettori di coscienza. E non parliamo di altri numerosi incontri
meno formali, ma altrettanto utili con gruppi e scuole che invitano il pastore a parlare sulla Riforma e vengono a Felonica per
qualche incontro serale e magari si fermano al culto il giorno
seguente.
CORRISPONDENZE
Suiristruzione religiosa
PADOVA •— Domenica .31 gennaio il consiglio di circuito si è
incontrato con la comunità padovana. Il culto è stato presieduto, in questa occasione, dal sovraintendente Giovanni Carrari.
• Sabato 13 febbraio alle ore
16 presso la sala del quartiere 1
in piazza Capitaniate a Padova,
organizzata dalla Chiesa Metodista, dal Coordinamento delle comunità di Base e dal Coordinamento iniziative democratiche
degli insegnanti (C.I.D.I.) si terrà un pubblico dibattito : « Le Intese sull’istruzione religiosa, via
alternativa al Concordato » relatore GianMaria Grimaldi; « La
pari dignità delle religioni nella
scuola in una proposta di legge di
iniziativa popolare » relatore Annamaria Marenco vicepres. del
C.I.D.I.
• In occasione della « settimana della Libertà » un nutrito
gruppo della comunità parteciperà alla giornata conclusiva che
si terrà a Verona presso la sala
comunale Nervi (inizio alle ore
10.30); tavola rotonda, agape,
culto.
Favorevoli
alla cooperazione
coi battisti
MILANO Con votazione
pressoché unanime (un paio di
astensioni giustificate con lo
scarso tempo a disposizione per
10 studio dei documenti) la Comunità metodista di Milano ha
positivamente risposto alle cinque domande che concludevano
11 terzo rapporto della Commissione di studio Battisti - Metodisti - Valdesi sul problema del
battesimo. Nel corso della discussione è apparso chiaro che
1 Assemblea ha ritenuto giusto
privilegiare l’ipotesi di una concreta e fattiva cooperazione nella predicazione e nella testimonianza di fronte alle riscontrate
differenze nella teologia e nelle
forme di amministrazione del
battesimo.
Alla Tavola è stato comunicato il risultato della votazione assieme al testo della relazione su
cui si è svolta la discussione.
3
12 febbraio 1982
vita delle chiese 3
Verso il XVII Febbraio
Quest’anno le nostre chiese in occasione della 'Festa della
libertà’ — in cui si ricorda l’antico 17 febbraio del 1848 in cui vennero concesse alcune libertà al popolo valdese — sono chiamate
ad una riflessione e ad un impegno di solidarietà realmente impegnativi Da un lato, con la manifestazione del 20 febbraio sera all'auditorium. di Pinerolo su «Trasformazione, Disarmo, Pace» dove sono previsti interventi di Marcella Gay, Giorgio Bouchard e
Giorgio Rochat, si avrà un’occasione di approfondimento su uno
dei temi centrali di quest’anno; dall’altra, con la colletta del culto
del 17 siamo chiamati ad esercitare la nostra solidarietà verso i
fratelli e le sorelle del Rio de la Piata. Perciò il tradizionale opuscolo del XVII è destinato, questa volta, ai valdesi del Rio de la
Piata scritto da Marcelo Dalmas. Si tratta di un’informazione di
prima mano utilissima per conoscere a fondo storia e prospettive della Chiesa valdese d’Oltreoceano. Sullo sfondo di queste due
tematiche, nel momento in cui il popolo valdese si raccoglie per
pregare e festeggiare, rimane in noi l’amarezza per la mancata
attuazione dell’Intesa già siglata e che vide la nostra mobilitazione lo scorso 17 febbraio. Ma anche su questo argomento faremo sentire la nostra protesta.
Cjf.
PROGRAMMI DELLE SINGOLE CHIESE
BOBBIO PELLICE — Il culto di domenica 14 sarà presieduto da! Moderatore, past. G. Bouchard, che si incontrerà in seguito con il Concistoro.
Il 17 febbraio sarà invece a Bobbio
il past. Claudio Pasquet, che avrà così
H primo incontro con la comunità in
cui dall’autunno prossimo è stato chiamato a servire. Ad entrambi i graditi
ospiti esprimiamo fin d’ora il più fraterno benvenuto.
• Il pranzo del 17, organizzato dalla
solerte Unione Femminile, avrà inizio
alle ore 12.30; per le prenotazioni ci si
può rivolgere alla Tabaccheria o in
Presbiterio. Alle ore 21 i giovani offriranno una serata di canti e recite su
pagine di storia locale.
• Domenica 21 (ore 10) avrà luogo
una importante Assemblea di Chiesa,
il Concistoro presenterà il rendiconto
finanziario 1981 ed il preventivo di spesa per il 1982.
TORRE PELLICE — La Corale animerà
la serata del 17 febbraio, che si terrà
nel salone del Convitto, alle ore
20.45. Oltre ai cori avremo una proiezione di diapositive e di un film sulla
storia valdese.
• Domenica 14 si terrà l’Assemblea
di chiesa; in discussione il rendiconto
finanziario 1981.
• I biglietti di prenotazione del
pranzo del 17 ohe si terrà presso il
ristorante Seggiovie Vandalino (L. 7.000)
sono in vendita presso il negozio Pellegrin.
ANGROGNA — La sera di domenica
14, alle 20.30, nel tempio di Pradeltorno
canti della corale valdese di Angrogna,
letture bibliche e messaggio evangelico,
• il culto del 17 febbraio inizia, al
Capoluogo, alle ore 10 con l'ingresso
dei bambini in corteo che riproporranno scene su « Chanforan » 450 anni
fa. il pranzo, organizzato nella Sala
dall’Unione Femminile che anche quest’anno ringraziamo, inizia alle 12.30.
Prenotarsi presso gli anziani (costo L.
7.000). Ospite della giornata il past. F.
Giampiccoll che illustrerà realtà e prospettive de l’Eco delle Valli Valdesi,
segue dibattito. In serata, alle 20,30,
nel tempio del Serre concerto della Corale con proiezione di diapositive sulle marce della pace in Europa.
PERRERO - MANIGLIA — Diamo il
programma per l’ormai prossimo 17 febbraio; 16, ore 20, accensione dei falò;
17; ore 10, concentramento alla caserma di Ferrerò per iniziare il corteo;
ore 10.30, culto; ore 12.30, agape fraterna; ore 14.30, incontro con Gianni
Bellion, segretario della Società di
studi valdesi, che parlerà sulla storia
valdese.
iPreghiamo tutti coloro che vogliono
partecipare al pranzo, di volersi iscrivere presso gli anziani o presso il pastore entro domenica 14. Il prezzo è
stato fissato a L. 7.500 per gli adulti e
L. 3.500 per i bambini sotto i dieci
anni.
• Segnaliamo che per la manifestazione di Pinerolo del 20, sarà organizzato un pullman dalla Val Germanasca.
Prezzo indicativo L. 2.500. Prenotarsi
presso il pastore.
• Domenica 21 la Scuola Domenicale
replicherà il suo lavoro teatrale in
patois dal titolo « Le vecchie stalle »
alle 16.30. Tutti sono cordialmente invitati.
PINEROLO — Martedì 16 alle ore
20 all’Abbadia e in via Davico 7 accensione dei falò. Mercoledì 17, ore 10
culto con S. Cena; ore 19.30, cena comunitaria (prenotazioni presso Vera
Long 0 il pastore); domenica 21, ore 10
culto e assemblea con la presentazione
e discussione della relazione finanziaria
1981; ore 14.30, incontro aperto del
concistoro sul tema: “La cura d’anime».
S. GERMANO — Programma del 17
martedì 16
ore 20: accensione dei falò;
mercoledì 17
ore 9: corteo per la Casa di Riposo;
ore 10.30: culto di ringraziamento,
presieduto dal Moderatore, past. Giorgio Bouchard. Colletta a favore dei
fratelli del Rio de la Piata;
ore 12,30: agape fraterna in Sala.
Duecento posti disponibili, prenotarsi
in farmacia e salumeria, versando la
quota di L. 7.000 a testa. Le prenotazioni avranno luogo da lunedì 8 a sabato
13 incluso:
ore 20.30; recita della nostra Filodrammatica: “ Il nemico de! popolo »
di Ibsen.
PR AMOLLO — in occasione del 17
febbraio la filodrammatica sta preparando una commedia dal titolo « Legittima
difesa » che rappresenterà la sera del
17 e la sera del sabato 27 febbraio. La
prima serata sarà arricchita anche dall’intervento della corale che eseguirà
alcuni canti durante gli intervalli. Tutti
sono invitati, anche per manifestare il
proprio apprezzamento aH'impegno di
questi gruppi che regolarmente si trovano per preparare qualcosa per i propri
fiatelli.
Speriamo di potere avere in mezzo
a noi, per quella occasione, anche i
fratelli Enrico Long (Pellenchi) e Sergio Long (iRuata) che attualmente sono
degenti in ospedale e ai quali rivolgiamo un sincero augurio di pronta guarigione.
Quest’anno l'agape comunitaria non
si svolgerà più al ristorante, ma nella
sala delle attività di Ruata, grazie all’interessamento e ai lavoro di un buon
numero di fratelli e sorelle che vogliamo ringraziare fin d’ora.
LUSERNA S. GIOVANNI — Mercoledì 17 alle Vigne riunione di quartiere
alle ore 20.
RORA’ — Sono aperte le iscrizioni
per l’agape del 17 febbraio, rivolgersi
al pastore.
ALLE VALLI VALDESI
Atto di solidarietà finanziaria
ANGROGNA — (Mancavano posti a sedere, domenica 31, in Cappella per l’Assemblea sulle finanze della chiesa documentate ai
partecipanti su apposito documento predisposto dai revisori. Un serrato dibattito innescato dalla necessità d’inviare
un’elargizione extra in conto alla
contribuzione del 1981 ha visto
l’elettorato spaccarsi in due (votanti 43). Per un voto è passata
la proposta d’inviare l’elargizione
extra di un milione alla Tavola.
Il dibattito ha toccato l’aspetto
spirituale che c’è dietro ogni rendiconto finanziario di una cornunità di credenti, nel caso specifico il tema della solidarietà della
chiesa locale — stretta da spese
contingenti che sovente superano
le sue reali possibilità — rispetto alle esigenze generali, nazionali e internazionali, dell’opera di
testimonianza che la nostra chiesa affronta. L’assemblea ha poi
ascoltato una serie di informazioni su attività ecclesiastiche
(l’impegno contro la lebbra; la
manifestazione a Pinerolo per il
20 febbraio; gita in Germania dal
18 al 21 giugno; i festeggiamenti
del 45(y’ di Chanforan 1 che vengono riprese nella circolare « La
Sentinella » in distribuzione in
questi giorni.
Visita alla Casa
di Riposo
SAN GERMANO — I ragazzi
della Scuola Domenicale si sono
rallegrati di recarsi alla Casa di
Riposo, dove hanno cantato alcuni inni per gli ospiti e per il
personale.
• È in distribuzione la Relazione annua 1981 e tutto il materiale
utile per questo periodo. Sottoli
neiamo in particolare il volantino pro-lettura della Bibbia che
viene offerto a tutte le famiglie.
Se avete già provveduto a procurarvi un libro di meditazioni
e di letture giornaliere, benissimo. Altrimenti perché non cogliere questa occasione per munirvi dell’ottimo manuale di letture e meditazioni bibliche, brevi
e succose, che l’Unione Biblica
mette a nostra disposizione?
• Decessi. Siamo vicini in preghiera alle famiglie Beux e Grill,
che hanno perso i loro cari Valdo Beux (residente a S. Secondo) e Giovanni Francesco Grill,
deceduto dopo breve malattia all’età di 87 anni.
Eiezioni per
tre anziani
S. SECONDO — Sabato 6 febbraio si è riunito il Concistoro,
Ha constatato che tre anziani
sono scaduti e che perciò l’assemblea di chiesa dovrà essere convocata entro il mese di
marzo per eleggere gli anziani
dei quartieri di; Centro, Barbéprima, Brusiti.
Gli anziani attualmente in carica sono rieleggibili. Prima dell’assemblea verranno consultati i
quartieri interessati per avere il
loro parere orientativo. Questa
consultazione avverrà in occasione delle prossime riunioni quartierali dalla metà di febbraio.
Proseguire il dialogo
coi battisti
PINEROLO — L’Assemblea di
chiesa che si è svolta domenica
24 gennaio ha approvato all’unanimità di chiedere alla Tavola di
proseguire i contatti con le chiese battista in vista di un processo di integrazione delle chiese.
Esaminando il problema del
battesimo che è stato oggetto di
studio in alcune riunioni quartierali, l’assemblea ha rilevato come
questo problema — pur centrale
nella vita delle chiese — non può
costituire un ostacolo insormontabile al dialogo. Infatti sono
molti i credenti valdesi che ritengono più conforme alla Scrittura
il battesimo dei credenti ed inoltre da parte valdese non vi sono
difficoltà a riconoscere il battesimo avvenuto nelle chiese battiste perché questo è amministrato « nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».
Alla Scuola Media
di Torre Pellice
Chi ha fatto un viaggio là dove soffia il Mistral? E’ il sig. Marco Gnone di Torre Pellice, padre
di un allievo. Non solo egli ha
visitato la Camargue nel sud della Francia, ma ha anche fatto
delle stupende diapositive e più
ancora, questo è l’importante, si
è offerto di proiettarle e commentarle durante le ore di lezione di francese.
Naturalmente un commento
fatto da chi è stato sul posto ed
ha « saputo vedere » è qualcosa
di più caldo e più vivo.
Meravigliose diapositive sul
più pittoresco paese della Camargue « Saintes Maries de la Mer »
scattate durante un variopinto
pellegrinaggio di gitani.
Nel ringraziare di cuore il sig.
Gnone per la sua attiva collaborazione mi permetto di segnalare
che altre persone, con offerte di
questo genere, sono nella nostra
lista d’attesa.
Speranza Tron
In occasione del XVII febbraio, 1982, le Chiese Vaidesi del Primo Distretto organizzano
SABATO 20 FEBBRAIO alle ore 20,45
airAuditorium Comunale (Corso Piave 7)
a PINEROLO
un DIBATTITO PUBBLICO sul tema
trasformazione,
disarmo, pace
Intervengono:
Presiede:
GIORGIO BOUCHARD moderatore
della Tavola Valdese,
GIORGIO ROCHAT, storico
MARCELLA GAY del Concistoro
Valdese di Pinerolo
In questa rubrìca pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese vaidesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì precedente la data di pubblicazione del
giornale.
Giovedì 11 febbraio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Per indisponibilità
dei locali al Centro d’incontro, il Collettivo biblico ecumenico si riunirà giovedì 11 c.m, alla solita ora alla Casa
Unionista, in Via Beckwith 5, gentilmente messa a disposizione.
Venerdì 12 febbraio
n CONFERENZA
DEL PAST. A. COMBA
PINEROLO — Alle ore 20.30 nella
saia valdese di via dei Mille 1 il past.
Aldo Comba del Dipartimento Cooperazione e Testimonianza dell'Alleanza Riformata Mondiale presenterà il lavoro
dell'ARM soprattutto in vista della
prossima assemblea generale di Ottawa.
Sabato 13 febbraio
□ CONFERENZA
SULLA RIFORMA
PROTESTANTE
PINEROLO — Alle ore 11 nell’Auditorium del Liceo Scientifico, il past.
Giorgio Tourn parlerà sul tema: ■< La
scissione della res publica cristiana;
cause, significato, attualità della Riforma Protestante ».
Domenica 14 febbraio
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUITO
VILLAR PELLICE — Alle ore 15 si
terrà l'assemblea del 1“ circuito. I pastori Sinigallia e Bellion parleranno sul
tema del battesimo. Seguirà un dibattito da cui dovrebbe scaturire una presa
di posizione del circuito sulla questione
della possibile integrazione tra battisti,
metodisti e valdesi.
□ INCONTRO SU
«CHIESA VALDESE E
PINEROLESE »
PINEROLO — Alle ore 15 nei locali
della Chiesa Valdese, via dei Mille 1,
si terrà il secondo incontro organizzato
da Agape e dal Centro Sociale Protestante sul tema « Chiesa Valdese e pinerolese. Una proposta per gli anni 80 ».
L'incontro ha come scopo l’esame
della proposta della Tavola per il « rilancio delle Valli ».
Il programma prevede:
ore 15: Relazione (di cui sarà fornito
il testo scritto) di Ermanno Genre su
« Prime osservazioni dei partecipanti
all'incontro di Agape alla proposta della Tavola ».
Ore 16: Discussione generale.
Ore 19: Chiusura dell'incontro.
All'incontro parteciperà il moderatore
past. Giorgio Bouchard.
A causa della concomitanza della sfilata di carnevale e della chiusura al
traffico di Via dei Mille, si pregano gli
interessati di parcheggiare le auto nelle
immediate vicinanze (vìa Chiampo, via
Fiume, via Castelfìdardo). Gli accessi
sono comunque garantiti ai pedoni.
______Lunedì 15 febbraio
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — L'incontro dei pastori valdesi del I Distretto si terrà
presso la casa unionista a partire dalle ore 9.
— Riflessione biblica (Sergio Ribet).
— Tema del giorno: Prassi pastorali
(ognuno a suo modo?).
Introduce Bruno Bellion.
All’incontro partecipa il Moderatore
Giorgio Bouchard.
Trasporto dalla Val Pellice. Per coloro che intendono partecipare al dibattito è organizzato un trasporto in autobus che partirà da Bobbio Pellice alle ore 19,50. Per prenotazioni rivolgersi
entro il 17 febbraio al past. Platone, tei. 944144.
Giovedì 18 febbraio
□ RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO VALLI
PINEROLO — Alle 20.30, presso la
casa di Marcella Gay, si terrà la riunione dei corrispondenti dell’Eco delle Valli
Valdesi.
4
^ vita delle chiese
12 febbraio 1982
DALLA CIRCOLARE DELLA TAVOLA
Solidarietà con gli emeriti
A colloquio con i lettori
« Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che
l'Eterno, l’Iddio tuo, ti dà ».
(Esodo 20: 12)
Questo testo, a lungo usato come puntello del paternalismo
« cristiano », è in realtà un invito alla solidarietà: la società antica emarginava senza pietà i vecchi, talvolta li condannava freddamente a morte. Non diversa è
la sorte dell’anziano nella nostra
civiltà: parcheggiato in malinconiche « case di riposo », condannato all’ozio forzato in mezzo all’indifferenza dei figli indaffarati,
o distratti, il vecchio è il cittadino di seconda categoria nella nostra società: ha diritto a un televisore, e poco più.
E nella chiesa? Nella chiesa le
cose stanno certo diversamente,
e la fioritura di moderne case di
riposo lo dimostra, come la spinta a rinnovare quelle vecchie e a
crearne di nuove. Ma c’è un punto sul quale l’attenzione delle no
stre chiese è relativamente tenue: la sorte dei pastori emeriti.
Pressurata dall’inflazione, la Tavola riesce quasi a mantenere
stabile il valore reale del trattamento pastorale (la sua parte
monetaria equivale a 2/3 dello
stipendio medio di un operaio
tessile e perde attualmente ogni
anno il 4-5% del suo potere d’acquisto: cioè, se continuiamo così, in dieci anni sarà dimezzato);
ma non ha risorse per assicurare
agli emeriti queU’elemento essenziale per la vita che è l’alloggio di
servizio (e relativo riscaldamento).Il sinodo ci ha dato l’occasione di superare questa impasse
votando il seguente o.d.g.:
« Il Sinodo, autorizza la TV ad
istituire un ’’fondo emeritazione”,
che trovi in canali non tradizionali la fonte dei suoi introiti ».
Questo significa che col 1982
ogni chiesa dovrebbe introdurre
nel suo bilancio la voce « fondo
emeritazione », e raccogliere delle offerte a questo scopo: doni di
singoli, offerte speciali, contri
Settimana della libertà
Dalle ordinazioni del manifesto « Trasformazione, disarmo
pace » giunte in tipografia, e da
alcune circolari di chiese, si delinea una mappa delle manifestazioni che su questo tema o
temi simili si stanno preparando in diverse chiese.
Tra le altre citiamo quelle di
Bari e Taranto in cui parlerà
Emilio Nitti ; Milano con gli interventi di Giorgio Rochat e
Giorgio Girardet; ancora Giorgio Rochat insieme a Giorgio
Bouchard a Pinerolo. Un vero
MILANO
Circuiti e
Distretto
La Commissione Esecutiva del
II Distretto si è riunita a Milano il 23 gennaio per la prima
volta, secondo un mandato dell’ultima Conferenza distrettuale, con i sovrintendenti dei sei
circuiti (4° Piemonte nord Valle d’Aosta, 5" Liguria Piemonte
sud, 6“ Lombardia e Piemonte
est, 7" Triveneto, 8” Emilia Romagna e Lombardia sud, 9' Svizzera), in vista di un lavoro maggiormente collegato tra distretto e circuiti.
E’ stato concordato un nuovo
calendario delle scadenze tenendo conto della data posticipata
del Sinodo e per quest’anno è indicata la data delle ore 12 del 23
maggio corrie termine ultimo per
far pervenire alla CED, dopo le
Assemblee di circuito, le relazioni sulla vita e i problemi delle chiese nei diversi circuiti.
La prossima Conferenza distrettuale si terrà a Milano via
Francesco Sforza anziché a Bologna come suggerito dall’ultima
Conferenza a causa delle difficoltà logistiche incontrate a Bologna. Nel quadro dei lavori che
si svolgeranno il 19 e 20 giugno,
è prevista una serata dedicata
ad una informazione sull’Assemblea dell’Alleanza Riformata
Mondiale che si terrà a Ottawa,
Canada, l’estate prossima. Il tema sarà introdotto dal pastore
Gino Conte, delegato valdese a
Ottawa.
■ Hanno collaborâto a questo
numero: Antonio Carugati Giovanni Conte - Gino Costabel - Ivana Costabel - Annalisa Coucourcle - Niso De Michdis - Luigi Giudici - Antonio Kovacs - Vera Long Adriano Longo - Enos Mannelli - Franco Taglierò.
« tour de force » intraprende Sergio Aquilante che parlerà il 17
a Firenze, il 18 a Torino, il 19 a
Intra, il 20 a Luino, concludendo
il suo giro con il culto e l’incontro con la comunità di Intra.
I manifesti ordinati ci sono
stati rifiutati come « supplemento » della Luce. Non senza ragione — dobbiamo ammettere dopo aver fatto il giro degli uffici
competenti e aver preso visione
del regolamento delle Poste che
prevede per il supplemento le
« caratteristiche di un periodico » che un manifeste presenterebbe solo con un notevole sforzo di immaginazione. Per fortuna la maggior parte delle ordinazioni avevano incaricato del
trasporto corrieri occasionali.
Per le altre si è provveduto con
l’invio « stampe espresso » : speriamo di incappare nella « settimana della velocità » delle Poste.
buti del bazar e della lega femminile, lasciti, ecc.
Sarebbe importante non ridurre i previsti ritmi di aumento
delle contribuzioni ordinarie, perché ciò significherebbe automaticamente ridurre il trattamento
dei pastori in servizio, che già
sta inesorabilmente perdendo valore: non si tratta di dividere la
solita fetta di pane, ma di trovare una mezza fetta in più. Chissà
che, con un po’ di fantasia, non
ci riusciamo?
Seminario
su Lutero
^ A Roma, in connessione con
l’annuale corso di aggiornamento
teologico per pastori si terrà un
convegno su Lutero, di cui riportiamo il programma:
7 maggio, ore 15,30: Apertura
del Convegno su Lutero.
ore 15,45: Prof. B. Ulianich (Napoli): « Lutero nella storiografia
cattolica italiana ».
Ore 17,45: Prof. F. Gaeta (Roma): « Lutero nella storiografia
laica italiana ».
8 maggio, ore 9: Prof. A. Molnàr (Praga): « Prima e Seconda
Riforma ».
Ore 11: Prof. G. Alberigo (Bologna): « Che cosa rappresenta
Lutero per un cattolico post-conciliare? ».
Ore 15,30: Prof. F. Ferrarotti
(Roma): « Dalla libertà cristiana
alla libertà tout-court ».
Ore 17,30: Prof. G. Ebeling (Zurigo): « Lutero oggi » (il titolo dennitivo verrà reso noto in seffuito). ^
IL CASO POLONIA
Non è bene parlare tutto di propria
testa nel dare un giudizio su quello che
accade oggi in Polonia, per mano del
comuniSmo. Infatti, attenendoci a quello che dicono le televisioni e le radio
italiane ed estere; le riviste, i giornali
ed anche alla pubblica opinione, la
situazione polacca è gravissima e le
tristi conseguenze potrebbero ripercuotersi in tutto il mondo.
Lo stesso Capo dello Stato, on. Sandro Pertini, (che ha sempre combattuto,
come si dice, per la libertà contro tutte
le tirannie) in questi giorni ha apertamente condannato le azioni militari comuniste della Polonia. E a tale esecrazione si è anche accodato l’on. Giovanni Spadolini, presidente del Consiglio. Ma Pertini aggiungeva che nel
mondo civile è vergognoso che possano avvenire fatti del genere. E Pertini
risulta uomo giusto sotto ogni rapporto.
Sappiamo anche che da oltre trent'anni, senza timore di essere smentiti
dalle fazioni filo-sovietiche, che nell'Est d'Europa (dove imperano governi
comunisti imposti dalla Russia) manca
assolutamente ogni forma di libertà politica, religiosa, sindacale, ed intellettuale. E tutto questo per la attuazione
di quel « socialismo reale » tanto decantato da Radio Mosca, dal satelliti
della Russia, dal comuniSmo nostrano
di base (perché al vertice si sanno
abilmente destreggiare con ogni forma
di compromesso per non perdere iscritti, voti e per non essere posti fuori
legge) e da altri paesi striscianti al
bolscevismo totalitario, gran .. paradiso >■ degli illusi!
Ma essere giunti a fatti così clamorosi, come è accaduto in Polonia per
colpa del governo comunista che è
giunto ad imporre, una dittatura militare, è talmente grave che ha scosso la
pubblica opinione mondiale ed ha inorridito tutta l’Umanità, facendoci richiamare alla mente le tragedie nazista
Opuscolo del XVII febbraio
le
E’ in corso di distribuzione ai soci ed in vendita presso
librerie l’opuscolo del XVII febbraio
« I valdesi nel Rio de la Piata »
ad opera del prof. Marcelo Dalmas che vi illustra la vicenda
ed i problemi delle chiese sudamericane.
Il prezzo è di L. 1.500.
_________lettera aperta al moderatore bouchard
Agape e gli omosessuali
Caro moderatore,
apprendo, da una recente circolare della TEV che, per iniziativa di Agape, vi si terrà nella
prossima estate un campo « per
omosessuali e lesbiche » il quale
(uso Tindigeribile linguaggio iniziatico del testo agapino) « ruoterà attorno alla specificità omosessuale, in relazione ai seguenti
punti: il cristiano di fronte alla
sessualità; omosessualità e mondo del lavoro; omosessualità e
pedagogia, etica e cultura omosessuali ». Inoltre... (si studierà)
« una preci.sa richiesta per dare
spazio di espressione corporea »
(siclL
Tutto questo è — a mio avviso — stupefacente e inaccettabile, nonché segno di una progressiva degenerazione (dall’agàpe
all’eros!) dalla linea originaria c
dai fini che Agape si era proposta
di .seguire sin dalla sua fondazione.
Scrivo a Lei questa « lettera
aperta » (che spero Eco-Luce vorrà pubblicare) perché ritengo che
l’attività di Agape coinvolga la
responsabilità della Tavola e per
essa della Chiesa valdese, garante
del retto funzionamento degli enti che ad essa comunque facciano capo anche quando dispongono di autonomia amministrativa e di gestione.
Ho l’impressione che la « diri
genza » di Agape voglia, con questa sua ultima iniziativa, dare
uno schiaffo alla popolazione valdese ed a quella evangelica in generale, che viene correntemente
qualificata (anzi dequalificata)
col termine oltraggioso di « conservatrice », alquanto « retriva »
nelle sue vedute etiche e sociopolitiche, nonché al limite « reazionaria », la quale non può non
essere scandalizzata non certo
dal linguaggio, ma dalla realtà
stessa che nell’annuncio su riportato si vuole rappresentare.
Dopo avere esercitato — almeno negli ultimi due decenni —
una nefasta egemonia ideologicopolitica, (fino al punto da potersi
raffigurare come un centro di
«ideocrazia» vera e propria) sulle
nienti, tanto più ricettive quanto
più ingenue dei giovani e giovanissimi frequentatori dei campi
(questi erano praticamente preclusi a chi non fosse dichiaratamente « gauchiste »), ora che —
grazie a Dio! — la storia sta dimostrando quanto fosse assurda
la scelta di campo, praticamente
imposta ai giovani con un martellamento propagandistico costante, ininterrotto, durato decenni, Agàpe ripiega su temi di
altro genere, altrettanto aberranti e dannosi, ispirati come sono
ad un radicalismo degenerativo
e repulsivo (specie per quanto è
dato di capire dall’ultimo punto
del programma).
Secondo il comune buon senso,
il fenomeno della omosessualità
ha radici non sicuramente individuabili, ma che si possono riassumere, per grandi linee: a) in
anomalie fisico-patologiche, dovute presumibilmente a disfunzioni
ormonali congenite; b) in anomalie psichiche riconducibili — almeno in prevalenza — a perversioni di tipo vizioso (il caso tragico ed emblematico di P.P. Pasolini insegna). Non reputo tuttavia necessario né igienico addentrarmi in una casistica dettagliata!
Pur ammettendo perciò, in linea teorica, che Agape possa incentrare la sua attenzione su queste tematiche, resta il fatto che
la « reclamizzazione » (anche involontaria) di esse, nel modo
fatto da Agape, è indubbiamente
perniciosa, e nerciò va denunciata e respinta .senza ambagi.
Sono persuaso — tra l’altro —
a meno di non voler dare al
racconto biblico sulla fine di Sodoma e Gomorra, significati e
motivazioni diversi da quelli a
tutti noti, che si possa affermare che lo « status » di omosessualità non può essere voluto da
Dio, né a Lui gradito!
Cordialmente Suo
Aldo Long
dell'ultima guerra! Dunque è il fascismo che si è tinto di rosso, oppure
la repressione è anch’essa la caratteristica autentica delle dittature bolsceviche? infatti che cosa possiamo aspettarci da una politica che induce l'uomo
a dover soccombere per la mancanza
d'ogni libertà? Che cosa sperare quando
i campi di concentramento cecoslovacchi, quelli ungheresi, quelli polacchi
e russi sono pieni di liberi pensatori?
Ed anche da quanti non se la sentono
più di languire sotto simili governi?
Speriamo che questo male non sia
la causa di una terza guerra mondiale,
che allora sarebbe la distruzione totale del nostro Pianeta! Vengano poi a
sussurrarci cinicamente (come fanno
sempre i comunisti) che la responsabilità è delle potenze occidentali!
Ma intanto è necessario che ognuno
dia ii suo benefico apporto per l’amore
della Libertà, che è il dono più sacro
e più grande al cuore di ogni mente
ben nata. E senza Libertà non potremmo mai parlare di giustizia!
Elio Giacomelli, Livorno
SCHIAVI DI CRISTO
Riscontro la lettera del fratello Vighetto, pubblicata sul n. 1/2 dell'S
gennaio 1982. Sono molto dispiaciuto
di averlo turbato, ma si tranquillizzi:
assicuro che leggiamo la stessa Bibbia
e la comprendiamo nello stesso modo!
Più difficile è comprenderci fra noi!
Lasciamo dunque parlare la Bibbia:
'< Colui che è stato chiamato nel Signore, essendo schiavo, è un affrancato del Signore, colui che è stato chiamato essendo libero, è schiavo di Cristo», 1 Cor. 7: 22: “ Non sono senza
legge, ma sotto la legge di Cristo »,
r Cor. 5: 21; «Lasciamoci "afferrare"
da Cristo Gesù », FHippesi 3; 12; « Servite a Cristo, il Signore », Colossesi
3: 25; « Voi siete di Cristo e Cristo è
di Dio », f Cor. 3: 23.
in ogni inizio di epistola, troviamo:
Paolo (o Pietro o Giacomo o Giovanni)
Servo di Cristo o servo di Dio.
È vero che « siamo figliuoli, ma anche siamo eredi; eredi di Dio e coeredi
di Cristo » Romani 8: 17. È giusto quanto dice il fratello Vighetto; la salvezza
Si rivela un fatto storico in Gesù Cristo ed è concepita quale liberazione.
L'uomo è salvato da Dio, « in » Gesù Cristo è liberato dal peccato e dalla
morte, E chi lo nega? Cristo con il Suo
sacrificio ci rende liberi, ma è proprio
per questo che Paolo e tutti gli apostoli e noi stessi, riconoscendo di essere debitori di Cristo, vogliamo servire
in questa vita. Anzi, siamo felici se possiamo dire di essere schiavi di Cristo, piuttosto che schiavi della carne.
È, quindi, in questo senso di « servizio » che va intesa la mia asserzione:
« riteniamo quali beni supremi deil’uomo, la libertà di pensiero nella schiavitù di Cristo e la fede in Dio »; una
libertà di pensiero non di un Voltaire
0 dei Giacobini, ma nell'ambito della
logge di Cristo.
Non so se sono riuscito a rendere
chiaro ii mio pensiero, ma vorrei chiudere con una preghiera: per altri contatti voglia il fratello Vighetto evitare
di definirmi (due volte) « signor Rostain »: preferisco molto « fratello ».
Grazie.
Aldo Rostain, Torino
INTEGRO
L’ABBONAMENTO
Gentile redazione,
mi scuso se ho rinnovato in ritardo
l’abbonamento. Integro di qualche mille
lire I abbonamento perché so che 14.000
non bastano a pagare un giornale setfimanale di 12 pagine. Ho notato che
1 cambiamenti che avete apportato sono
felici, adesso ogni pagina ha il suo
titolo e finalmente le nostre chiese sono
rappresentate tutte insieme. Certo, ogni tanto, lasciatevelo dire, incontro articoli lunghi e difficili ma capisco che
anche questo è necessario alla riflessione dei membri di chiesa. L'importante è che ciascuno trovi nell'Eco-Luce
quello che gli interessa e sinora io l'ho
trovato. Auguro buon lavoro a tutta la
redazione.
Albina Occhipinti Ferrare, Milano
5
12 febbraio 1982
prospettive bibliche 5
IL MATERIALE BIBLICO DELLA CLAUDIANA ■ 2
Ascoltiamo insieme il Signore
La lettera circolare che la Tavola Valdese ha spedito a metà
gennaio ai responsabili delle
chiese un po’ in tutta Italia, segnala a un certo punto: « Quest’anno Ascoltiamo il Signore è
particolarmente interessante:
contiene testi scelti, preghiere
di Barth, ecc.: è un aiuto per la
nostra disciplina spirituale ».
Qualcuno, incuriosito, cerca di
capire che cosa è questa pubblicazione periodica.
Un libro di storia racconta l’inizio di questa pubblicazione così: « Dopo una riunione serale
nel 1728, Zinzendorf (membro
della comunità dei Fratelli moravi - NdR) ebbe l’idea di consegnare qualcosa che potesse essere
una ’risposta’ per il giorno dopo.
Ben presto questo portò a un
programma istituito e fissato.
Ogni giorno venne segnalata alla comunità una parola biblica,
nello stesso modo come nella vita militare di allora veniva consegnata una "parola” ogni giorno per l’indomani. Queste “parole” non servivano cioè solo al
la ’edificazione personale’ ma
erano indicazioni per la comunità per la lotta che conduceva nella ricerca del senso di un discepolato di Gesù Cristo. Dal 1731
queste "parole” furono preparate in anticipo per tutto un anno
e pubblicate personalmente da
Zinzendorf. Esse dovevano costituire una serie di “estratti di
Bibbia”. In seguito si decise di
tirare a sorte la parola quotidiana da una serie di versetti, per
evitare — si diceva — l’arbitrio
umano nella scelta dei testi. In
seguito venne aggiunto un secondo testo biblico, scelto nel Nuovo Testamento e riferentesi a
Gesù Cristo: era il "testo dell’agnello”, e lo si chiamò anche
il testo dottrinale. In un primo
tempo le due serie uscirono separatamente, ma dal 1860 le due
serie furono pubblicate insieme.
Nel testo tedesco a ognuno dei
due versetti viene aggiunto una
strofa di un cantico; si pensò ad
una risposta della comunità alla
parola del Signore».
Attualmente esistono più di 20
NOVITÀ’
THOMAS SOGGIN
PER CAPIRE LA BIBBIA
Itinerario biblico in 31 lezioni
pp. 176, L. 5.900 («Quaderni di formazione»)
— Un nuovo « metodo » individuale o di gruppo, aggiornato
e originale, per affrontare la lettura del libro più acquistato e meno letto del mondo. Molti esempi e « suggerimenti pratici» (a cura di Maria Soggin).
— La formazione dell’A.T. - Il profeta Geremia - La formazione del N.T. - Il processo a Gesù - La Cena del Signore Giovanni e il suo vangelo.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102 ______
Non infallibilità,
ma autenticità
edizioni in moltissime lingue. La
Claudiana ha cominciato a pubblicare « Parole e testi per ogni
giorno » nel 1979, aggiungendo
ai testi concessi dai Fratelli moravi una breve preghiera ogni
giorno preparata da un gruppo
di credenti che si trovano in Italia; quest’anno il libretto ha anche un certo numero di preghiere di Karl Barth tradotte da Evelina Pons (questa preghiera sostituisce l’inno).
Naturalmente, come tutti gli
stmmenti di lavoro che ci sono
messi a disposizione, è possibile discutere l’utilità e l’uso che
se ne fa. Chi si batte per un allargamento e una diffusione della pubblicazione fa notare l’importanza per una ricerca comune di testi che siano dati, e che
siano dati a tutti nello stesso
modo: questo può stimolare una
ricerca e un confronto in mezzo
ad un ascolto comune. Altri invece sottolineano la difficoltà (e
a volte la impossibilità) di leggere la Bibbia in modo così
frammentario, fuori da ogni contesto di oggi (i testi sono dati
indipendentemente da quel che
succede) e da ogni contesto biblico (i testi sono letti in maniera isolata). Possiamo perciò
prendere questo libro come una
sfida, che ci aiuti anche a riflettere sul contenuto e sul modo
della nostra lettura biblica quotidiana (ed a chiederci anche se
questa ci dev’essere e se c’è).
Eugenio Rivoir
Ascoltiamo insieme il Signore.
Parole e testi per ogni giorno.
Claudiana ed., 1982
pp. 120, L. 2.200
(segue da pag. 1)
formanti un insieme (anche
quando sono materialmente soli). E prosegue: « E’ forse il segno di una malattia nella Chiesa il fatto che si possano porre
questioni del tipo: come posso
pregare^ io, nella mia camera,
per i miei bisogni spirituali? E
la chiesa, da parte sua, come deve pregare? E cosi sorge interesse per la ’questione liturgica’!
Ma non è forse questo un indice
di malattia? ».
Questo, il pensiero dei Riformatori. .Altro che rispetto democratico dei bisogni e delle opinioni personali: una travolgente
messa in primo piano di questo
« noi » che va preso assolutamente sul serio.
A questo punto potremmo anche allargare il discorso e interrogarci su una questione troppo
trascurata: sul significato che
riconosciamo a certi messaggi
sinodali. Noi non abbiamo magistero, certo, e nessuno ci impone di essere pro o contro il
pastorato femminile, l’aborto,
l’eutanasia ecc. Però dal Sinodo
escono e usciranno sempre messaggi e orientamenti, che sono il
frutto di discussioni comunitarie, cioè non dogmi che piombano dall’alto, ma confessioni di
fede che si esprimono dal basso.
Non asserzioni inverificabili e infallibili, ma indicazioni frutto di
esperienza, di preghiera e di ricerca comunitaria.
Di fronte a queste prese di
posizione, a questi orientamenti,
a queste scelte, possiamo allora
dire semplicemente: io la penso
diversamente, perciò la cosa non
mi riguarda? Possiamo avvilire
il Sinodo fino a considerarlo un
puro « sistema » regolato da meccanismi democratici? E possiamo far assurgere il nostro parere personale a una sorta di « infallibilità per noi» sottraendolo
alla possibilità del confronto comunitario che è anche possibilità di essere « riformabile »?
Possiamo insomma, di fronte
a una confessione di fede, dire:
non mi riguarda?
Non lo credo: anzi credo che
questo significherebbe veramente rinnegare la fede, recidere i
legami ecclesiali, non prendere
sul serio quel noi che è la storia
stessa dei credenti.
Qualche anno fa, qualcuno fra
noi ha scritto: « Se i credenti
hanno bisogno di un simbolo di
unità, questo sarà un sinodo e
non un vescovo ». Mi pare che
questa affermazione esprima in
modo molto efficace la realtà positiva che sta dietro il rifiuto di
accettare qualsiasi magistero; noi
siamo un sinodo vuol dire: noi
confessiamo insieme la nostra
fede, « noi », il noi comunitario
cui il singolo appartiene, e da
cui non si può separare senza
uccidere anche se stesso come
credente.
Di fronte alla pretesa infallibilità di un magistero-potere, noi
riaffermiamo Z’autenticità della
confessione di fede: non quindi
un insieme di affermazioni delle
quali si possa dire, come in un
quiz, « vero » o « falso »: ma scelte di vita emergenti dalla storia
stessa del popolo di Dio, nella
ricerca di obbedienza alla parola
del suo Signore.
Rita Gay
L’INNO AL CRISTO - 1
Dio è già diventato uomo,
ma l’uomo non ancora
Se dunque v’è qualche consolazione in
Cristo, se v’è qualche conforto d’amore,
se v’è qualche comunione di spirito, se
v’è qualche tenerezza d’affetto e qualche
compassione, rendete perfetta la mia allegrezza, avendo un medesimo sentimento,
un medesimo amore, essendo d’un animo,
di un unico sentire; non facendo nulla per
spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con umiltà, stimando altrui
da più di se stesso, avendo ciascun di voi
riguardo non alle cose proprie, ma anche
a quelle degli altri.
Abbiate in voi lo stesso sentimento che
è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo
in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso,
prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se
stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce. Ed è perciò
che Dio lo ha sovranamente innalzato e
gli ha dato il nome che è al di sopra
d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù
si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla
terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla
gloria di Dio Padre.
(Filippesi 2: 1-11).
Il primo motivo di stupore suscitato
dalla lettura di questo brano è dovuto a
una certa sproporzione tra l’altezza teologica dell’inno a Cristo dei versetti 6-11 e
la relativa modestia delle esortazioni e indicazioni di comportamento cristiano che
Paolo dà alla chiesa di Filippi e che vuole fondare appunto con le dichiarazioni
contenute nell’inno a Cristo. Una certa
sproporzione: Paolo esorta i Filippesi a
essere concordi e unanimi, a non far nulla per spirito di parte o per vanto personale, a essere umili gli uni nei confronti
degli altri, a stimare gli altri più di noi
stessi, ad aver riguardo non alle cose
proprie ma anche a quelle degli altri.
Una sproporzione
Sono esortazioni che in qualche modo
vanno da sé, non hanno nulla di eccelso.
All'ascolto della Parola
a cura di Gino Conte
Suddiviso in due puntate, pubblichiamo uno studio di Paolo Ricca, professore alla
Facoltà valdese di teologia di Roma. Il contesto in cui questo studio è stato prodotto
è il lavoro del Segretariato per le attività ecumeniche (SAE).
nulla di particolarmente eroico, sono Tabe
d'i una vita comunitaria che intenda restare viva e significativa, sono regole di
vita niente affatto eccezionali ma quasi
prevedibili e normali. Ma ecco che per
dare un fondamento a queste esortazioni, diremmo quasi, di ordinaria amministrazione per una comunità. Paolo fa entrare in scena l’intero evento di Cristo, col
suo misterioso preludio celeste, cui fa seguito l’abbassamento, l’incarnazione, la
crocifissione, poi la risurrezione e l’innalzamento alla destra di Dio e la glorificazione finale del Cristo da parte non più solo dei credenti ma della intera creazione.
Sì, c’è una sproporzione: l’inno descrive
una specie di terremoto in cielo, una vera
e propria rivoluzione, uno sconvolgimento senza precedenti, per cui Dio non è più
Dio ma uomo, anzi non è più nemmeno
uomo ma schiavo, anzi non è nemmeno
schiavo ma schiavo condannato a morte
e giustiziato.
Ci voleva proprio tutto questo per poter dire a una manciata di cristiani: « Non
fate nulla per invidia o per vanto... stimate gli altri più di voi stessi, badate alle cose altrui e non solo alle vostre »?
Ecco la sproporzione: tanta rivoluzione in
cielo per ottenere piccoli cambiamenti in
terra, anzi in una minuscola porzione della terra, quella della comunità cristiana!
Che sproporzione! Bisogna che, per così
dire, il cielo si capovolga perché si possa
dire a un cristiano: Bada agli interessi
degli altri, non solo ai tuoi. Noi certo ce
ne stupiamo e ci chiediamo se Paolo qui
non esageri, non si sia lasciato prendere
la mano, non sia stato insomma un po’
avventato nell’investire l’intero capitale
teologico del cristianesimo per ottenere
come frutto qualche briciola di etica cristiana.
Ma questi pensieri non vanno lontano,
hanno il respiro corto. Il nostro stupore
deve cambiare oggetto: non di Pao’o dob
biamo stupirci ma di noi stessi; non del
fatto che Paolo non esita a mettere in
campo il sancta sanctorum della rivelazione di Dio per fondare le sue esortazioni ai Filippesi, ma del fatto che la resistenza dell’uomo sia così grande che per
ottenere anche il minimo cambiamento è
necessario sconvolgere il cielo e la terra,
e dopo tutto questo sconvolgimento non
è detto che l’uomo, cioè noi, riusciamo
a cambiare un poco. Di questo, in verità,
ci dobbiamo stupire: che Dio ha già abbandonato il suo trono, ma l’uomo non
ancora; che Dio ha già rinnegato («annichilito ») se stesso, ha già rinunziato a
se stesso ma l’uomo non ancora; che Dio
è già diventato uomo, ma l’uomo non a.ncora, egli continua a essere il vecchio piccolo dio di se stesso che ben conosciamo.
Di questo, in verità, ci dobbiamo stupire:
che è più facile la conversione di Dio della conversione dell’uomo, è più facile che
Dio si penta piuttosto che l’uomo si penta, è più facile che Dio si abbassi piuttosto che l’uomo si abbassi, è più facile
trovare umanità in Dio che nell’uomo.
Non modello ma radice
Ed ecco allora emergere un nuovo contenuto di quella « sproporzione » di cui
parlavamo all’inizio: sproporzione non
più tra la densità teologica dell’Inno e la
modestia delle regole di vita che se ne
deduce, ma la sproporzione tra la mobilità di Dio e il nostro immobilismo, tra
la capacità di Dio di cambiare e la nostra
resistenza a ogni cambiamento, tra la capacità di Dio di diventare altro e la nostra ostinazione a essere sempre uguali a
noi stessi.
« Abbiate in voi lo stesso sentimento
che è stato in Cristo Gesù », così traduce
la Riveduta il v. 5; « comportatevi come
Cristo Gesù » così la Traduzione intercon
fessionale in lingua corrente. Sono due
versioni possibili ma anche discutibili perché presentano Cristo come modello da
imitare o come esempio da seguire, come
se Paolo volesse dire: « Modellate il vostro comportamento su quello di Cristo,
fate come ha fatto lui: egli è l’esempio
supremo di umiltà perché si è abbassato
dalla posizione di Dio a quella di uomo,
perciò imitate la sua umiltà ». Sembra
però che Paolo dica qualcos’altro ': un
modello da imitare, un esempio da seguire è pur sempre un punto di riferimento esterno, che può essere imitato proprio
perché sta in una certa distanza da noi,
mentre qui c’è per due volte la particella « en » = « dentro » e, in particolare,
l’espressione « en Xristo Jesou » = « in Cristo Gesù » che non indica distanza ma, al
contrario, partecipazione e integrazione
in Cristo di chi crede in lui.
Il senso del v. 5 allora non sarebbe:
« Comportatevi come Gesù Cristo » ma
« Comportatevi come si addice a chi è in
Gesù Cristo ». Non dunque Cristo come
modello ma Cristo come radice del comportamento cristiano. Paolo non ci rimanda alFesempio di Cristo ma al nostro inserimento in lui. Non si tratta di « avere
lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù » ma di « pensare, di meditare
su ciò che può e deve sgorgare dal nostro
essere in Cristo Gesù ».
Abbandoniamo quindi senza rimpianti
l’idea (riferita a questo passo) di una
imitatio Christi, di una imitazione di
Cristo per quanto suggestiva e seducente
essa possa apparire, ma forse proprio perché è troppo suggestiva, troppo seducente.
Presumere di imitare Cristo (proprio in
questo suo itinerario incredibile, inaudito, impensabile) è forse una delle espressioni più sottili dell’orgoglio religioso, come se appunto fossimo in qualche maniera in grado di imitare Cristo. Liberiamoci da questa illusione o presunzione. Nessuno può imitare Cristo. Possiamo solo
lasciarci trasferire fuori da noi stessi in
lui, mediante la fede e sperare che da
questa comunione, da questo agire di Cristo in noi, nasca qualcosa di nuovo e di
diverso nella nostra vita.
(1 - continua) Paolo Ricca
' Cfr. E. Käsema>(M. Kritische Analyse von
Phil 2, 5-11, in «Exegetische Vusiiche iincl Besinnungen», I, Vanlenhoeck. Güttingen 1960, p.
5.3 ??.
6
6 fede e cultura
IL POSTO DELLA FEDE NELLA VICENDA DOZIER
“Abbiamo pregato molto
e ha funzionato”
SUI PATTI LATERANENSI
La lunga lotta
per uno Stato laico
« Abbiamo pregato molto ed
ha funzionato ». Serena ed equilibrata come sempre, lucida nel
suo contegno e nelle sue reazioni, la signora Dozier si è rivolta
con queste parole ai numerosi
giornalisti che l’assediavano in
cerca di notizie.
I reporters nostrani non hanno fatto caso a questa dichiarazione, la loro curiosità, sollecitata da altri problemi, ha impedito loro di cogliere la logica di
questo discorso. Interessati agli
elementi sentimentali, emotivi
della vicenda hanno interpretato questa allusione alla preghiera come la necessaria, logica,
scontata allusione di una famiglia provata al conforto religioso; interessati, come i loro lettori, alla scena più che al senso
della vicenda hanno interpretato in senso retorico una espressione che aveva invece un profondo senso esistenziale. Quell’inciso merita invece tutta la
nostra attenzione perché solleva,
a mio avviso, due problemi: uno
culturale ed uno spirituale.
Nella serie di interviste che si
sono susseguite è stato evidente
infatti che la famiglia del generale Dozier si muoveva su una
lunghezza d’onda profondamente diversa da quella usuale nel
nostro ambiente. Una diversità
culturale che è difficile definire
ma che potremmo tentare di
esprimere in una serie di contrapposizioni: la sobrietà contro
il sentimentalismo, l’ottimismo
esistenziale contro l’euforia momentanea, il pudore contro la
teatralità, la convinzione in un
contesto retorico, i] rigore nel
quadro deH’artificio; la religione contro lo scetticismo, l’ingenuità contro la maturità stanca,
la coerenza contro la rassegnazione.
Una famiglia che vive settimane nella morsa della morte e
si può presentare con tanta sobria spontaneità è profondamente estranea alla nostra cultura;
un generale che esce dalla fuci
lazione, si fa la barba, pensa a
dare alla moglie il regalo natalizio che non aveva potuto dare,
che senza la minima ombra di
civetteria si passa la mano sulla
testa rapata dicendo che è sua
moglie che gli ha tagliato i capelli e lo dice davanti a milioni
di individui non è proprio un tipo che conosciamo abitualmente nei nostri ambienti. Perché
non è, come può sembrare, un
« duro » ma uno che ha le sue
convinzioni e queste convinzioni
sono profonde, non sono la divisa ma la vita. La certezza di verità che si esprimeva in lui era
che la libertà si deve pagare e
solo chi ha lottato per essa è degno di viverne. A dettare le leggi
del comportamento di questo
generale statunitense non è stato il mestiere ma la assoluta
convinzione della verità.
La preghiera come
rito o esperienza
Per questo tutti gli uomini che
si muovono attorno a lui sono
come comparse sulla scena, liberatori e carcerieri, funzionari
e folla. Ed il fatto impressionante è che la lezione della libertà
questo militare di carriera afferma di averla appresa sui muri
della sua caserma in Vietnam! È
in questo contesto che entra in
gioco la preghiera. A parlarne
non è solo la signora Dozier,
donna provata dal dolore che
cerca conforto nella religione
(co.sì poteva essere interpretato
il suo atteggiamento ad una lettura superficiale) ma anche il generale ed il Presidente Reagan
stesso! Doveroso tributo alla religione, artificio del discorso,
riempitivo per dire qualcosa, pur
che sia? Certo no. La società di
cui il generale Dozier è figlio è
convinta che la sua liberazione
è frutto di una polizia rinnovata (e la gente ha colto subito ed
in modo preponderante questo
elemento) ma la sua salvezza
viene da oltre, è la preghiera che
lo ha salvato. La preghiera è stata il tessuto di solidarietà, di intercessione, di comunione che
portava la sua vicenda e non
solo la vicenda della sua incarcerazione ma della sua esistenza.
Ed in questa accezione del termine preghiera verifichiamo
quella diversità culturale di cui
parlo. Per la cultura italiana la
preghiera è rituale, significa cioè
una estraniazione da sé e dal
mondo, costituisce una barriera
di difesa dal reale che mi apre
al divino. Non a caso la preghiera è fissa, statica, è il rosario.
Un cerchio di parola sacra al cui
centro mi colloco nell’atmosfera divina. Non penso qui al problema della ripetizione quasi
ineccanica, alla litania, alla insincerità di una recitazione quasi fine a se stessa; ne accetto la
piena sincerità e la profonda convinzione. Il rosario corrisponde
al breviario, anch’esso schema
orientativo, via di estraniazione
dal presente, momento di comunione con Dio nel cerchio del
sacro.
La preghiera protestante in
tutte le sue manifestazioni: la
sobria meditazione calvinista ed
il silenzio dei quaccheri, la passione emotiva dei risvegliati e
l’intirnistica riflessione dei luterani, e un colloquio con l’invisibile, è il formulare con parole
proprie, con espressioni tratte
dalla propria esperienza, e perciò dalla propria umanità, una
valutazione di sé. Pregare non è
solo, in questa cultura, parlare
a Dio e chiedere, ma è un dire
di sé all’Invisibile, perciò i coniugi Dozier ne possono parlare
con tanta spontaneità perché il
loro pregare fu esperienza e non
rito.
Ma nella vicenda c’è anche un
aspetto spirituale su cui vale la
pena riflettere: il senso della
preghiera stesso come dialogo
con Dio.
Giorgio Tourn
{1 - continua)
Da un punto di vista astrattamente teorico si può anche suffragare la tesi di Francesco Ruffini, in base alla quale « Il trattato mira essenzialmente al passato, habet oculos retro, come
dicevano i nostri vecchi pratici,
risolve definitivamente e irrevocabilmente un’annosa questione
del passato; per cui non si sa
proprio immaginare come una
questione romana potrebbe ora
risorgere. Mentre il Concordato
mira al futuro, ha tratto successivo, come dicevano ancora quei
pratici, ed è quindi legato alle
vicende della vita avvenire e suscettivo per la ineluttabile necessità delle cose di questo mondo, non escluse le ecclesiastiche,
a subire i contrattacchi ».
Purtroppo però i rapporti tra
Stato e Chiesa non solo finora
non hanno trovato una risposta
adeguata ma sono diventati più
difficili vuoi per un ritorno neoguelfo che stenta a morire, vuoi
per un laicismo che, tutto preso
da una routine di politique d'abord, ha perso di vista quei grandi conflitti ideali che, come affermava il Rank, sono alla base
della storia moderna.
Bisogna francamente ammettere che dal secondo dopoguerra
in poi, in Italia c’è stato un grande lassismo che ha favorito indirettamente la clericalizzazione
della scuola e dello Stato. Gli
stessi partiti politici, specie quelli che tutti i giorni fanno professione di laicismo, sul problema religioso non hanno mai preso una posizione ben definita.
Anzi in campo religioso c’è stata una disinformazione totale.
La maggior parte degli italiani
hanno ignorato come ignorano
tuttora la difficile situazione in
cui venne a trovarsi la Chiesa
evangelica in Italia subito dopo
la Liberazione. Alcuni libri pubblicati in tempi diversi hanno
denunciato il comportamento
poco ortodosso tenuto dal governo italiano nei confronti dell’evangelismo soprattutto nell’I
IL DISCUSSO LIBRO DI AURELIO PENNA E SERGIO RONCHI
Tutto il Protestantesimo a tutti
Il recente libro sul protestantesimo di Aurelio Penna e Sergio
Ronchi ' intende « contribuire a
colmare almeno in parte lacune
a livello di grande informazione,
anche e soprattutto attraverso
una serie di riferimenti bibliografici » (12) riguardo al protestantesimo. E bisogna dire che
« in parte » ci riesce.
Prima cosa, la copertina, direi:
brutta. Una croce, un gesto ieratico di un uomo barbuto (so che
è un simpatico predicatore laico
di Milano), un pulpito: elementi
pesantemente religiosi incapaci
di attrarre, mi sembra, l’attenzione di un possibile acquirente.
Scritto in linguaggio giornalistico-divulgativo, vi abbondano le
battute: « jFCarl Barth è una specie di Leonardo del protestantesimo » (106) e non mancano le
sviste: « i valdesi finiranno per
aderire alla Riforma (di tipo
calvinista) con il loro storico
sinodo di Chanforan ne] 1532 »
(201). Intanto non fu un sinodo
e nel 1532 Calvino aveva solo 22
anni. In questo senso il libro ha
avuto e potrà ancora ricevere
critiche anche severe da parte
dei nostri ambienti più esigenti
D’a’tra parte questa impresa
comportava dei rischi poiché gli
autori hanno coraggiosamente
tentato, in neppure trecento pagi
ne, di ripercorrere la storia del
cristianesimo con specifico riferimento alla sua ’’anima” protestante. Ivi compresi: un capitolo
su « Il chi è degli evangelici italiani » (breve descrizione di denominazioni evangeliche) e un
lessico biblico-teologico in cui si
analizzano termini chiave della
materia (Battesimo, Bibbia, Chiesa, ecc.).
Da questo punto di vista gli
autori hanno compiuto una eccezionale opera di sintesi. Che
certo ha dei limiti. Tutto sommato la realtà del protestantesimo
che emerge, almeno a parere di
chi ci vive dentro ogni giorno, è
un po’ troppo come vorremmo
che fosse anziché come è nei fatti. La storia e la teologia del protestantesimo sono, per così dire,
’’lette” solo attraverso i libri e
dentro una galleria di grandi
personaggi, soprattutto tedeschi,
quasi che il protestantesimo
francese o americano non avesse espresso teologi protestanti
di primo piano.
Non mancano pagine pesantemente accademiche, per tutte vedi il paragrafo su l’ermeneutica
(137) o giudizi affrettati: « Ebeling è altrettanto complicato e
fumoso quanto il suo amico e
collega Fuchs... » (144). Povero
professor Ebeling, ricordo di aver letto un suo libro su Lutero
e di averne ricavato l’impressione di un pensatore di grande
chiarezza. Ma lasciamo stare.
Ora, una volta richiuso il volume, l’impressione generale è questa: il protestantesimo è un fatto
italiano. Vedi per esempio la lunga introduzione al libro (« Quale
alternativa? ») in cui si afferma,
provocatoriamente, che la « maggioranza responsabile ed impegnata del Paese trae le proprie
lontane origini dalla Riforma del
XVI secolo e dai suoi motivi ispiratori » (18) oppure tutta la questione su protestanti, pluralismo
e crisi della sinistra italiana, oppure il problema della lotta alla
cultura cattolica — quest’ultima
definita come « veleno sottile del
nostro vivere civile» (20), — o ancora la voce « santo », molto
chiara, nel dizionarietto finale.
Penna e Ronchi, nelle pagine storicamente più vicine, descrivono
un protestantesimo che è e vuole
essere inserito nel dibattito politico e religioso che si svolge in
Italia in questi anni. Altro dato
positivo è costituito da alcuni
energici colpi di sonda su temi
specifici ma, credo, di forte interesse per il lettore italiano-medio; come la nascita del papato
(40) o le teologie della crisi (104).
Il libro certo vuol parlare in
poco spazio di tutto il protestantesimo a tutti e qui sta il limite
o forse il pregio di quest’opera
che è a cavallo tra l’essere uno
strumento divulgativo e uno strumento di propaganda. In ogni
caso è un libro che provoca e
fa discutere; benvenuta quindi,
la bibliografia scelta alla fine del
volume (in cui abbondano i titoli
della Claudiana) per riprendere
e approfondire i temi sui quali
forse si è passati via un po’ troppo velocemente. Il lettore che
comprerà il volume di Penna e
Ronchi al chiosco della stazione
o in qualche libreria italiana
(non dimentichiamo che la rete
di distribuzione della Feltrinelli
è capillare) potrà farsi una prima, rapida, interessante opinione su un altro modo di essere
cristiani in Italia. Sperando, almeno da parte nostra, che quando una volta chiuso il libro, andrà a verificarlo in qualche nostra chiesa evangelica non resti
deluso.
G. Platone
1 Aukei.io Penna. Seucio Ronchi, Il
Protestant&sijno, la sfida degli evangelici in Italia e nel mondo, Feltrinelli,
Milano 1981, pp. 269, L. 5.000.
^ Vedi la recensione di Saverio Merlo e Sergio Ribet su Gioventù Evangefica n. 70/71 mentre attendiamo di leggere cosa dirà del libro in questione la
rivi.sta Protestantesimo.
(alia meridionale e in modo particolare nei confronti dei pentecostali. Alcune voci libere che
si alzarono a denunciare i fatti
rimasero del tutto inascoltate.
Tra queste quella di Gaetano
Salvemini. Della parola libertà
si sente parlare spesso. Ma che
cosa essa sia nessuno lo sa. E’
diventata una specie di araba
fenice.
Negli anni cinquanta lo stesso
Salvemini polemizzando con
1’« Osservatore Romano », diceva: « Stropicciamoci gli occhi:
i nemici della libertà religiosa
siamo dunque noi ’lavoratori’;
non i ’laici’ dell’Osservatore ».
Sissignori. La realtà è che quando un clericale usa la parola
« libertà » intende la « libertà »
dei soli clericali (chiamata libertà della Chiesa) e non la libertà
di tutti. Domandano la loro libertà a noi « laicisti » in nome
dei principi nostri, e negano la
libertà altrui in nome dei principi « loro ».
Ed ancora aggiungeva: « La
libertà religiosa dell’Osservatore
è il monopolio della Chiesa cattolica, e non un regime di libera
concorrenza fra tutte le confessioni religiose ugualmente protette da autorità civili che non
parteggiano per nessuno. Il “clericale" si sente privato della libertà dove non è lui solo il padrone ».
Sono cambiati i tempi? E’ possibile una revisione del Concordato che tenga effettivamente
conto dell’istanza delle altre confessioni religiose dando loro la
massima libertà di svolgere la
loro missione pastorale e di
evangelizzazione? Possiamo finalmente vedere trasmesso dalla televisione nazionale il sermone evangelico in ore più opportune come avviene in Svizzera, e non quando ormai la
gente è andata a letto? E’ quello che ci auguriamo.
Ma a parte l’augurio, sappiarno che la lotta è lunga e difficile. Anche se oggi c’è un problema che interessa tutti i credenti e non credenti, che è quello della Pace, non bisogna mai
desistere dalla lotta per la laicizzazione dello Stato.
E per laicizzazione noi intendiamo la piena separazione fra
Stato e Chiesa, l’unico modo per
ridare alla religione quella interiorità che le è propria.
Armando Barone
La chiesa
e le chiese
« LA PIRA — (...) Non importa se siamo credenti, è un problema subiettivo, questo. Io
guardo le cose dal punto di vista
obiettivo e vi domando: ...esistono o no storicamente organismi
nei quali, ni concreto, gli uomini si associano religiosamente?
Esistono, è un fatto. Guardate in
campagna, cosa vedete in un
piccolo villaggio? E’ il campanile, la chiesa, il palazzo del comune, la scuola, la camera del lavoro, la casa del popolo. Esistono tutte le varie forme di attivila sociali. Esistono. Quindi una
costituzione pluralista la quale
e il vestito di questa realtà concreta deve per forza tener conto
di questa struttura sociale religiosa che è la chiesa.
LUSSU — Le chiese.
LA PIRA Ho detto la chiesa
per dire le chiese ».
(dal resoconto stenografico della seduta pomeridiana dell’A.ssemblea Costituente delril marzo 1947).
7
12 febbraio 1982
obiettivo aperto 7
IMPORTANTE DICHIARAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
Contro l’intolleranza e la
discriminazione religiosa
Dopo diversi anni di studi e
consultazioni la Commissione
deirONU per i diritti dell’uomo
ha varato mesi addietro un progetto di « Dichiarazione sulla
eliminazione di tutte le forme
d’intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o la
convinzione ». Nella 36“ sessione
l’assemblea generale deH’ONU
del 7.11.1981 ha adottato tale
Dichiarazione che è quindi divenuta operativa. In conseguenza i vari Stati membri delle Nazioni Unite dovranno tener conto anche di questa Dichiarazione nello sviluppo della loro legislazione interna e nella conduzione della loro politica religiosa ed ecclesiastica.
L’intolleranza verso la fede o
le convinzioni personali in tema
di religione, e la varietà delle
forme di discriminazione che
essa può ingenerare nei diversi
paesi di ogni grandezza, civiltà
e costume, incidono in modo deteriore sul delicato problema dei
limiti dell’esercizio dei diritti di
libertà in materia religiosa che,
da sempre, tormenta quanti si
adoperano alla ricerca di una
sua adeguata soluzione. Se è vero che un tale problema non
può praticamente risolversi nell’unità di tempo ed in modo univoco con il consenso di tutti i
paesi, è certo che nell’ampio
quadro geografico in cui l’ONU
si propone di agire, esso convive in una articolata alternanza
con una contropartita di fenomeni di intolleranza e discriminazioni più o meno palesi o celati. Questo stato di cose denuncia il mancato o carente esercizio dei diritti di libertà in materia religiosa che si verifica in
misura più o meno marcata in
tanti paesi che pur ostentano di
riconoscere ed assicurare, nelle
loro carte costituzionali e nelle
loro leggi, i diritti fondamentali
ed inviolabili della persona umana anche per quanto concerne
la fede religiosa od altra convinzione al riguardo.
In casa nostra
Salutare si presenta quindi
questa Dichiarazione che i rappresentanti di tanti paesi hanno
approvato assumendo così, anche
l’impegno di osservarla. L’Italia
non ha fatto parte di quel gruppo di paesi che hanno direttamente collaborato alla stesura
del progetto, ma è per certo tra
quelli che hanno l’animo disposto verso una completa applicazione della Dichiarazione e che
hanno la legittima aspirazione
di non ritrovarsi tra quelli che
attuano discriminazioni o dan
vita ad atti di intolleranza a causa della fede religiosa o delle
convinzioni che in materia i singoli o i gruppi possono manifestare. Del resto le norme della
Costituzione repubblicana in materia religiosa ed ecclesiastica
(artt. 2.3.7.8.19.20.21) riconoscono ed assicurano i diritti dei singoli e dei gruppi in proposito.
Tuttavia gli evangelici italiani
possono attestare che, mentre
già vigevano le suddette norme
costituzionali, dal 1948 al 1964 in
particolare, l’azione di governo
e l’operato della burocrazia, al
centro come in periferia, furono
animati da particolari intendimenti discriminatori e diedero
luogo a ricorrenti atti di intolleranza articolati nei modi più
disparati e repressivi nei loro
confronti. Venne così di fatto
posto in non cale il dettato costituzionale ed, all’opposto, fu ricercato un più aspro modo di
applicare quelle norme sui cosiddetti « culti ammessi » le quali,
per i principi politici a cui si
ispiravano e per il loro stesso
contenuto, avrebbero dovuto essere subito dichiarate decadute
od esplicitamente abrogate al
momento dell’entrata in vigore
della Costituzione (1.1.1948).
Tutti sanno che tali norme sui
« culti ammessi » sono tuttora
vigenti e costituiscono, dalla caduta del regime politico che le
volle, una delle maggiori vergogne politico-morali per la nostra
Repubblica. Tale legislazione discrimina in modo marcato i
« culti ammessi » stabilendo per
essi condizioni di vita ben differenti da quelle, acclimatate nella
pienezza della libertà nella sua
più completa espansione e guarnite da numerosi privilegi, offerte alla Chiesa romana dai Patti
lateranensi e dalla legislazione
generale dello Stato. Una tale
discriminazione ipotizza una forma concreta di residua intolleranza, unitamente a quella nascente dalla circostanza che, dopo 33 anni di vigenza della Costituzione, il terzo comma del suo
art. 8 permane intieramente
inapplicato. Infatti l’intesa trascinatasi per tanti anm, ma ora
conclusa con il protocollo firmato il 26.4.1981, è ad oggi sospesa
in sede politica. La Presidenza
del Consiglio, malgrado l’impegno assuntosi col discorso programmatico presentato alle Camere il 7.7.1981 anziché « dare
concreta attuazione all’intesa
raggiunta con la Chiesa valdese », tergiversa nel considerare
le osservazioni avanzate sul protocollo da alcuni Ministeri i quali si dimostrano o estremamente
affezionati alle norme emanate
dal passato regime sui cosiddetti « culti ammessi » od ancora legati a criteri discriminatori confessionali in materia religiosa ed
ecclesiastica.
Il nostro paese non può quindi rientrare nel novero di quei
pochi che possono con tranquilla coscienza porre in un cassetto
la recente Dichiarazione delrONU sulla eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di
discriminazione fondate sulla
religione e la convinzione, ritenendo che si tratti di cose che
riguardano solo altri paesi meno progrediti e civili.
Rilevanza per l’intesa
Non è possibile in questa sede fare un esame dettagliato e
completo del documento, che
viene riportato per ampi stralci
in questa pagina, ma i richiami
fin qui fatti sono sufficienti per
far comprendere l’incidenza che
la Dichiarazione stessa potrebbe
avere sullo specifico caso di discriminazione in atto ove essa
venisse presa in concreta considerazione da parte di chi di dovere. Se si considerano i vari
articoli della Dichiarazione dall’angolo visuale con cui è stato
posto in luce l’esempio sopra
indicato, si deve constatare che
Dalla dichiarazione
Art. 1-1) Tutti hanno diritto alla
libertà di pensiero, di coscienza e
di religione. Questo diritto implica
la libertà di avere una religione o
una qualsiasi convinzione di propria
scelta, nonché la libertà di manifestare la propria religione o convinzione. individualmente o in comune,
in pubblico e in privato, attraverso
il culto e lo svolgimento di riti, di
pratiche e di insegnamento.
2) Nessuno subirà costrizioni che
possano violare la sua libertà di
avere una religione o una convinzione di sua scelta.
3) La libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione può essere soggetta solo a restrizioni previste dalla legge e necessarie per salvaguardare la sicurezza pubblica, l’ordine pubblico, la salute, la morale o le libertà e i diritti fondamentali del prossimo.
Art. 2 - (...)
2) Ai fini della presente Dichiarazione, con l'espressione ■< intolleranza e discriminazione basate sulla
religione o la convinzione » s'intende
qualsiasi distinzione, esclusione, restrizione 0 preferenza basata sulla
religione o la convinzione e che abbia per obiettivo o per effetto la
soppressione o la limitazione del
riconoscimento, del godimento o
dell'esercizio dei diritti dell'uomo
e delle libertà fondamentali su una
base di uguaglianza.
Art. 3 - La discriminazione tra gli
esseri umani per motivi religiosi o
di convinzione costituisce un'offesa
alla dignità umana ed un disconoscimento dei principi deila Carta
delle Nazioni Unite e deve essere
condannata come una violazione dei
diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali proclamate nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ed enunciate nei dettagli nei
patti internazionali relativi ai diritti
deH’uomo, e come un ostacolo alle relazioni amichevoli e pacifiche
tra le nazioni.
Art. 4-1) Tutti gli Stati prenderanno misure efficaci per prevenire
ed eliminare ogni discriminazione
per motivi di religione o di convinzione, nel riconoscimento, l'esercizio e il godimento dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in
ogni ambito della vita civile, economica, politica, sociale e culturale,
2) Tutti gli Stati si sforzeranno
di adottare misure legislative o, secondo i casi, di abrogare quelle che
sono in vigore, allo scopo di impedire ogni discriminazione di questo genere, e di prendere tutte le
misure appropriate per combattere
l'intolleranza basata sulla religione
0 su altre convinzioni in materia.
Art. 5 - 1) I genitori o, all’occorrenza, i tutori legali del bambino
hanno il diritto di organizzare la
vita della famiglia conformemente
alla loro religione o convinzione e
tenendo conto dell’educazione morale secondo la quale essi ritengono che il bambino debba essere
allevato.
2) Ogni bambino gode del diritto
di accedere, in materia di religione
0 di convinzione, ad una educazione conforme ai voleri dei suoi genitori 0, secondo i casi, dei suoi tutori legali, e non può essere costretto a ricevere un insegnamento
relativo a una religione o a una
convinzione contro il volere dei suoi
genitori o dei suoi tutori legali, essendo l'interesse del bambino il
principio ispiratore.
Art. 8 - Nessuna disposizione della presente Dichiarazione sarà interpretata come una restrizione o
una deroga a un diritto enunciato
nella Dichiarazione universale dei
diritti deH'uomo e nei patti internazionali relativi ai diritti dell'uomo.
(Il testo integrale è diffuso in
Italia dall'agenzia nev - via Firenze 38 , 00184 Roma),
/ Patti Lateranensi, firmati da Mussolini e dal Card. Gasparri
nel '29 e richiamati nella Costituzione del ’4S, permangono nel nostro paese come fattore di discriminazione in materia religiosa.
l’attuale situazione in cui si trascina l’intesa si richiama a quella « esclusione e restrizione »
di cui è parola all’art. 2 della Dichiarazione. Una tale situazione
è quindi riconducibile ad un tipo di « offesa della dignità umana », o « sociale » come la chiama la nostra Costituzione all’art. 3 e che dovrebbe essere pari per tutti su cui si sofferma
l’art. 3 della Dichiarazione. L’invito a tutti gli Stati — Italia
compresa — ad adottare « misure efficaci per pervenire ad eliminare ogni discriminazione » o
« secondo i casi, di abrogare
quelle che sono in vigore, per
impedire ogni discriminazione di
questo genere e di prendere tutte le misure appropriate per
combattere l’intolleranza » di cui
è parola nell’art. 4 par. 1 e 2 della Dichiarazione, costituisce un
chiaro richiamo per concludere
finalmente in modo concreto
l’intesa firmata sul piano tecnico dalle delegazioni del governo
e della Tavola ed abrogare le
preesistenti leggi repressive sui
« culti ammessi ». Inoltre la precisazione di cui all’art. 5 par. 2
sulla costrizione « a ricevere un
insegnamento relativo ad una
religione... contro il volere dei
genitori » a cui sono soggetti tanti fanciulli nel nostro paese, induce a dare sollecita attuazione
all’art. 9 dell’intesa, che prevede
l’abolizione di ogni insegnamento religioso obbligatorio nelle
pubbliche scuole.
Pur tenendo conto che si tratta soltanto di una Dichiarazione, e non di una disposizione
imperativa, tuttavia i governi
dei diversi stati dovrebbero non
lasciarla cadere nel nulla. Non
è possibile quindi non rallegrarsi che dopo tante riflessioni e
studi le Nazioni Unite siano riuscite a varare un testo di così,
chiara e valida portata il quale
costituisce un successo notevole
in quell’opera di superamento
delle mentalità retrive, intolleranti e discriminatorie che pur
si allineano tra i dirigenti ed i
rappresentanti ufficiali dei tanti
Stati del mondo tra loro cosi diversi per cultura, civilizzazione,
storia, idee e costume di vita.
Limiti persistenti
Tuttavia come in altri testi
provenienti da fonti internazionali anche questo testo non tralascia di impostare ancora una
volta in termini inadeguati il
problema dei limiti della libertà.
Il conflitto tra gestione dei pubblici poteri da parte dei pochi
governanti ed il pieno esercizio
dei diritti inviolabili della persona umana in tema di libertà
religiosa da parte dei singoli e
delle masse popolari risulta ancora una volta stridente. Il comma 3 dell’art, 1 della Dichiarazione ne è un chiaro esempio. Il
problema dei limiti si impernia
sulle possibili implicazioni degenerative che si possono determinare in termini di « ordine pubblico », di « sicurezza pubblica »,
« salute » o « morale » a cui si
possibili specificazioni restrittive sempre suscettibili di interpretazione elastica e discriminante a seconda dei concetti di « ordine pubblico », di « sicurezza »,
« salute » o « morale » a cui si
ispirano le classi dirigenti politiche imperanti in tempi diversi nei differenti paesi.
Anche il Sinodo valdese aveva sollevato a suo tempo (art.
49/SI/1965) eccezioni con preciso riferimento al limite dell’ordine pubblico, a proposito di un
testo sulle « esigenze essenziali
della libertà di religione » promosso in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese, e che era
stato anche richiamato nel corso del secondo Concilio 'Vaticano. In sede di principio la situazione non è mutata neppure ora.
Infatti nella Dichiarazione delrONU si fa ancora riferimenti
tra gli altri all’incerto ed impreciso concetto dell’ordine pubblico in tema di possibili limitazioni, a cui evidentemente i governi non vogliono rinunciare atteso il carattere elastico ed ambiguo di una tale formula di comodo che consente di negare in
pratica quei diritti che si affermano in teoria. L’ordine pubblico è del tutto inadatto ad integrare un limite legittimo per le
manifestazioni della fede religiosa che, in quanto tali, non possono ipotizzarsi come turbative sul
piano della convivenza sociale.
Nella Dichiarazione si riscontra tuttavia un miglioramento in
materia. Si tratta della norma
interpretativa espressa dall’art. 8
che dovrebbe valere come freno
per ogni erronea valutazione circa la portata della nuova Dichiarazione nei confronti delle norme di quella sui diritti dell’uomo e dei Patti internazionali relative a tali diritti. Si è indotti
a ritenere che anche l’annoso
problema dei limiti della libertà
religiosa cominci ad essere avvertito e pensato presso l’ONU
in termini più moderni e rispondenti alla natura stessa dei fenomeni inerenti la fede religiosa
e ie convinzioni al riguardo coltivate dai singoli e dalle loro
conseguenti aggregazioni. La manifestazione della fede non può
soffrire discriminazioni od intolleranza da qualsiasi parte queste provengano, governanti di
qualsiasi specie e colore politico
compresi. Si tratta di un diritto
inviolabile che ciascuno desidera poter liberamente esercitare
nel pieno rispetto dell’esercizio
del medesimo diritto da parte
di tutti gli altri uomini, quale che
sia la loro fede religiosa specifica o la loro convinzione in proposito.
Giorgio Peyrot
8
8 ecumenismo
12 febbraio 1982
I NOVANT’ANNI DI MARTIN NIEMOELLER
Una vita per la pace
Psr i 90 anni del pastore Nientòlìer il prof. Georges Casalis della Facoltà di teologia protestante di Parigi ha scritto
un ampio articolo diffuso in Francia daU’agenzia B.I.P. Ne
riportiamo le parti essenziali per i lettori delVEco-Luce.
Figlio di un pastore della
Vestfalia, Martin Niemoller diventa ufficiale di marina, comandante di un sommergibile, trovando così la possibilità di esprimere e di soddisfare le tre componenti della sua personalità;
l’amore del rischio e dell’avventura, una stupefacente capacità
di contatto e di animazione di
una comunità umana e un senso sempre acuto delle proprie responsabilità nella società. (...)
Il 30 gennaio 1933, la presa del
potere da parte di Hitler gli appare come l’inizio della « rinascita nazionale ». Nei suoi sermoni
di allora, nella parrocchia di
Dahlem di cui è diventato pastore nel 1931, egli saluta il nuovo
Stato come salvatore e liberatore, e sogna un’era idilliaca dei
rapporti tra Chiesa e Stato; egli
rimette a posto coloro i quali sono preoccupati e tanto più coloro i quali — come Bonhoeffer! —
hanno già riconosciuto il carattere « demoniaco » del nuovo potere.
Conversione
Ma sarà l’eresia di Stato a farlo passare all’opposizione e in
particolare, fin dall’aprile 1933,
l’applicazione alle Chiese del « paragrafo ariano » (divieto alle comunità cristiane di avere membri giudeo-cristiani, soprattutto
se si tratta di pastori). Per Niemoller avviene una conversione
radicale: rompe con la sua tradizione familiare, con la sua pratica personale e con la maggioranza dei suoi fratelli luterani e
il loro secolare atteggiamento di
sottomissione incondizionata al
potere stabilito. A differenza di
Karl Barth, che egli incontra a
quell’epoca, la cui militanza social-democratica svizzera lo preparava ad essere uno dei capi
della resistenza spirituale e politica al nazismo, Niemoller attraversa un doloroso processo di
morte e di risurrezione: a 41 anni, egli ricomincia daccapo la sua
vita di cittadino, di pastore, di
teologo; deve imparare nuovi criteri di analisi, una nuova lettura
dell’Evangelo, un nuovo modo di
essere pastore.
A poco a poco, intorno all’insegnamento sistematico di Barth e
alla parola profetica di Niemoller le cui parole circolano da un
capo all’altro del Reich e al di
là dei confini, nasce una Chiesa,
una piccola minoranza (10%!)
in seno alla grande massa conformista dei protestanti tedeschi
largamente integrati o apatici:
la Chiesa confessante, la quale
tiene illegalmente i suoi sinodi,
crea le sue strutture dirigenti, organizza la sua amministrazione
e le sue finanze autonomamente.
Barmen
Il 31 maggio 1934, a Barmen,
cittadina del Wuppertal, nella Renania, si riunisce un sinodo nazionale clandestino. Niemöller e
Barth ne sono gli animatori. (...)
Il frutto di questo sinodo è la
famosa « Dichiarazione teologica
sulla situazione attuale della
Chiesa evangelica tedesca », 6
tesi esplosive che suonano come
altrettanti colpi buttati in faccia
al nazional-socialismo; sono: l’unicità della rivelazione in Gesù
Cristo, sola Parola di Dio; l’autorità di questa Parola in tutti i
campi della vita; la sottomissione incondizionata della Chiesa al
solo Vangelo; il rifiuto di strutture ecclesiali ispirate a quelle dello Stato nazista; la necessaria
sottomissione del potere politico
ai diritti e alla giustizia definiti
da Dio; la totale libertà della
Chiesa rispetto a tutti i tentativi messi al servizio di fini diversi da quelli dell’attestazione dell’Evangelo liberatore.
Nella fornace del III Reich, queste sono le sei colonne che reggono l’edifìcio della vera fedeltà
cristiana. In poche settimane il
testo viene conosciuto nel mondo intero: in Germania e altrove esso diventa la carta dello
scontro cristiano con lo Stato
totalitario...
”11 mio prigioniero”
Ma già prima, per Niemoller,
le cose si erano radicalizzate; il
25 gennaio 1934, era stato convocato alla Cancelleria. Hitler e
Niemoller si guardano negli occhi « come pochi uomini lo hanno
fatto », dirà più tardi Niemoller;
egli prende la parola; « Ciò che
ci anima non è la preoccupazione per la Chiesa ma la preoccupazione per il III Reich ». Hitler
si alza : « Questa preoccupazione,
potete lasciarla tranquillamente
a me ». L’incontro è terminato,
ma il dittatore ha capito di avere di fronte a sé, costituita dall’Evangelo, l’espressione di una
responsabilità autonoma che egli
non potrà mai ridurre al nulla:
egli ha incontrato l’unico avversario alla sua altezza, lo considererà sempre con uno strano miscuglio di odio e di rispetto. Nel
maggio, viene vietato a Niemöller di predicare; egli continuerà
lo stesso fino al suo arresto, il 1“
luglio 1937. Colpito da ben 40 (!)
capi di imputazione, compare davanti a un tribunale il quale decreta il suo rilascio il 2 marzo
1938. All’uscita dall’udienza viene
internato dalla Gestapo su ordine del « Führer » — è « il mio
prigioniero » risponderà imperturbabile a tutti gli interventi in
suo favore — nel campo di concentramento di Sachsenhausen
dal quale, il 25 aprile 1945, verrà trasferito a Dachau. Verrà liberato dall’esercito tedesco (I).
Viene poi fatto nuovamente prigioniero dall’esercito americano
e trasferito a Napoli: furente,
Niemöller intraprende uno sciopero della fame di 45 giorni che
avrà per esito il suo ritorno in
famiglia il 24 giugno. (...)
Alfiere della pace
Fin dal 6 agosto 1945 (Hiroshima) « il prigioniero personale di
Hitler », appena liberato, capisce
che si è entrati in una nuova
era: da allora egli si interesserà
intensamente a tutto ciò che riguarda il nucleare e, nel 1954, al
tempo dei primi esperimenti termonucleari, egli avrà coscienza
che si ha ormai a che fare, al
livello planetario, con una mi
naccia ancor più tremenda di
quella di Hitler.
Ciò lo porta, insieme a Albert
Schweitzer, Barth e Heinemann,
a ricercare instancabilmente tutte le alleanze possibili, i compromessi più rischiosi, al fine
di riunire in uno stesso fronte
tutti quelli che credono nell’avvenire dell’umanità e che si rifiutano di lasciarla esposta alle
tremende minacce che gravano
su di essa: nel 1958, insieme a
Josef Hromadka e agli ortodossi,
fonda la « Conferenza cristiana
per la pace » di cui cercherà di
fare uno strumento credibile di
lotta contro la guerra fredda ; diventa membro del présidium del
Consiglio mondiale della Pace.
Nel suo paese, si oppone all’equipaggiamento nucleare della Bundeswehr e appoggia fortemente
l’obiezione di coscienza in quanto opposizione ragionata alla demenza militarista (...). In tutte
le manifestazioni pacifiste, fino a
quella di Bonn nell’autunno 1981,
Niemöller è al primo piano degli
organizzatori, degli oratori e anche dei marciatori: lo si vede, in
pieno inverno, distribuire volantini e sfilare con la torcia in
mano.
Tale è l’uomo che celebra il
suo 90° compleanno il 14 gennaio
1982. Come pochi altri egli è, nel
nostro tempo, un segno della
potenza vivificante dello Spirito
Georges Casalis
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
Spagna: protestanti
e coppa del mondo
(BIP) — Le chiese evangeliche
di Madrid saranno presenti durante lo svolgimento della Coppa
del Mondo di calcio nel giugno
prossimo.
Verrà installato nella capitale
spagnola, un tendone da 3.000 posti, che servirà come punto di
partenza per un certo numero di
manifestazioni : tutte le sere
campagna di evangelizzazione ;
durante la giornata saranno proiettati film di ispirazione cristiana, si avranno rappresentazioni
teatrali ; concerti della corale
delle chiese di Madrid ; riunioni
particolari per i bambini, i giovani, le donne; ed infine tavole
rotonde su temi scelti in rapporto alle circostanze.
Seminario ortodosso
aperto nel Kenia
(BIP/SNOP) — Denominato
« Seminario ortodosso S. Macario » apre le sue porte un nuovo
seminario destinato agli Ortodossi africani. Trentadue studenti sono già iscritti ai suoi corsi.
Il seminario sarà diretto congiuntamente dal Vescovo lerothéos d’Eleusis, nominato dal
Patriarca d’Alessandria, facente
funzione del Metropolita dell’Africa Orientale e dal rev. Archimandrita Amfllochio Tsoukos,
missionario dello stesso Patriarcato. Il seminario e stato costruito alcuni anni fa con l’aiuto del defunto Arcivescovo Makarios di Cipro che, durante la
sua visita nel Kenia nel 1974,
aveva battezzato alcune migliaia
in
di catecumeni keniani.
Nel suo programma missiona
rio, l’Arcidiocesi d’America ac
corda da 15 anni un aiuto finan
ziario alla Chiesa Ortodossa ___
Africa Orientale, in modo particolare per la creazione di 20 borse di studio. Si propone inoltre
di aumentare il suo aiuto nell’avvenire.
Ruanda: i laici
studiano teologia
(Terre Noiivelle) — Nel Ruanda 8o aiuto-evangelisti e 80 anziani della Chiesa Presbiteriana
seguono un corso di teologia della durata di tre anni.
Dal mom.ento che sarebbe
troppo costoso farli venire in
una scuola biblica, essi studiano a casa le lezioni preparate
apposta per loro. Quindi si incontrano una volta alla settimana in uno dei 19 centri di studio
creati per questo scopo. Hanno
così la possibilità di discutere
quanto hanno già studiato a casa, di porre delle domande ai
loro professori, di incoraggiarsi
a vicenda e di pregare insieme.
Gli animatori di questi corsi
sono dei pastori, che a loro volta si riuni.ocono due volte all’anno per delle sessioni di formazione. La preparazione delle dispense di studio è assicurata dal
Dipartimento di teologia della
Chiesa.
ti del Ghana è stata ancora una
volta rimandata ; questa volta
dal 1982 al 1986. Le tre chiese in
questione sono; la Chiesa Presbiteriana, la Chiesa Presbiteriana Evangelica e la Chiesa Metodista. Il rinvio è per permettere
alle tre chiese di preparare i propri membri a questa unione.
Alla sua 20' Conferenza annuale, la Chiesa Metodista ha deciso di accettare le donne per il
ministerio pastorale.
Sicilia: Cooperativa
rEmigrante, a Riesi
(Terre Nouvelle) — La cooperativa l’Emigrante, costituita da
operai rientrati nel loro paese,
continua con tenacia ad assicurare la propria autonomia, malgrado le molte difficoltà.
Le serre per la produzione delle primizie stanno per essere
trasferite su terreni più favorevoli ed ingrandite. Nel suo ultimo bollettino il past. Paschoud
riferisce che la fusione di due
organi.smi che si interessano agli
emigranti permetterà di lavorare con maggiore efficacia.
I luterani nel mondo
(L.W.I.) — Un’indagine internazionale conclusa a metà dicembre dall’Ufficio informazioni della Federazione Luterana Mondiale a Ginevra indica che i luterani
sono in lieve aumento nel mondo. L’indicazione è comunque approssimativa nel senso che le
chiese non usano ovunque gli
stessi sistemi di rilevazione statistica.
Su 70 milioni di luterani, 54
appartengono alla FLM tramite
le 97 chiese membro. Tra i rimanenti 16 milioni molti sono membri delle chiese unite evangeliche
in Germania o del Sinodo del
Missouri negli Stati Uniti.
In generale si nota un certo
declino dei luterani in Europa e
America latina, mentre aumentano le chiese nell’America del
Nord, Asia, Africa e Oceania.
La suddivisione è la seguente:
Europa 52.256.572; America del
nord 9.081.531; Africa 3.273.710;
Asia 3.246.820; America Latina
1.144.042; Pacifico 726.112.
APPELLO PER UN BIMBO
SOS Madagascar
Ghana: rinviata
l’unione di 3 chiese
(Ref«rm) — L’unione delle tre
più importanti chiese protestan
Si chiama Barilaia Ratsivalaka
ed è affetto da una rara forma
di tumore agli ureteri. Ha 9 anni e rischia una morte straziante se non è operato al più presto. In Madagascar non vi sono
le attrezzature necessarie per
questo intervento che deve perciò
essere fatto in Francia.
Le Chiese Francesi si danno
da fare per trovare urgentemente
la somma di una ventina di milioni per far fronte al viaggio del
ragazzo e della madre e dell’intervento chirurgico. Di fronte alla cifra da trovare ed all’urgenza del caso il Centre Social Pro
testant rivolge appello alle altre
chiese evangeliche europee della
CEvAA.
Vi preghiamo di versare le offerte sul ccp della Tavola Valdese, V. Firenze 38 Roma n. 00998005
specificando lo scopo del versamento. Data la lentezza di questo
servizio preghiamo pure di segnalare per lettera al past. Roberto
Comba, al medesimo indirizzo, la
somma versata in modo da sapere al più presto quale impegno
possiamo assumere per il piccolo
Barilaia.
Franco Davite
9
12 febbraio 1982
cronaca delle Valli 9
INCONTRO ECUMENICO
Differenze tra
C
era
un posto
vicino
al fi
uoco
Con questo titolo uscirà per i[
17 febbraio il primo opuscolo di
una collana curata dal Comitato
del Museo valdese di S. Germano
e Pramollo. Questo numero offre ■
al lettore un panorama abbastan- .
za nutrito di racconti e leggende j
raccolti nell’alta zona di Inverso |
Porte e di Pramollo. '
Quest’iniziativa, sorta con lo
scopo di presentare aspetti inediti della storia delle due comunità,
intende privilegiare la cosiddetta
« cultura popolare », che in questi ultimi tempi è diventata una
parola di moda. Ci sembra però ,
che si sia fatto un gran parlare, I
che si siano susseguiti dibattiti
e tavole rotonde, ma che in realtà molti appelli .siano caduti nel
vuoto, poiché la questione resta
in mano a pochi addetti ai lavori.
Per cultura popolare si intende l’insieme di comportamenti di
una comunità (tradizioni, folclore, lavoro ecc.), cultura che è
quindi strettamente legata alla
vita e di cui dovrebbero essere
depositari tutti. Si tratta perciò
di partire dalla base, comprenderne i significati per tradurli efficacemente nella loro immediatezza e spontaneità evitando il
più possibile ogni infiltrazione
arbitraria. Questo lavoro sul campo non è certamente facile, ha
però di questi tempi un preziosissimo vantaggio: il contatto
umano con persone e cose, la
gioia di scoprire, di dare e ricevere.
Come si è più volte scritto da
queste colonne, uno dei modi per
rilanciare le Valli è rileggere la
nostra cultura valligiana come
stimolo di riflessione e di rinnovamento spirituale; questo progetto però stenta a prendere un
avvio coordinato e spesso capita
che molte energie si perdano nel
nulla. Mancano soltanto i mezzi,
oppure c'è anche un difetto di volontà? Qgni comunità può e deve
autogestirsi o è meglio che si inserisca in un movimento piu generale e maggiormente qualifica-^
to? Sotto questo secondo punto di
vista la S.S.V. ha cercato di avviare un dialogo unitario fra tutti coloro che alle Valli sono interessati al problema. Ha anche^
incoraggiato ricerche perche si
raccolga una vasta documentazione per elaborare un quadro
generale, in cui poter verificare
se esiste veramente una « cultura
valdese ». Quanti si sono mossi
fino a questo momento? Prendendo atto delle difficoltà attuali e
dei gravosi problemi che assillano le nostre comunità, ben venga
un'iniz.iativa come quella di o.
Germano e Pramollo che inizia
un rapporto di collaborazione fra
le due Chiese. Ben venga questa
seppur modesta pubblicazione locale, se saprà darci lo stimolo per
guardare il futuro con maggiore
determinazione. Se la cultura e
di tutti, tutti devono poterne essere protagonisti e fruitori. Le
leggende di S. Germano e Pramollo sono stale registrate e raccolte da anziani e bambini, non
abbiamo voluto tenerle chiuse in
un cassetto perché pensiamo possano dare un piccolo contributo
alla ricerca della nostra identità
e al dialogo nelle nostre comunità. , ,
Clara Bounous Bouchard
TORRE PELLICE — Giovedì
28 gennaio ha avuto luogo nel
salone comunale l’annunciato dibattito organizzato dal Collettivo ecumenico sul tema della
« Relaz.ione sull’ecumenismo e
sui rapporti col Cattolicesimo »
presentata al Sinodo '81. Hanno
presentato il documento Sergio
Ribel, pastore di Rorà, e don
Mario Palastro, della parrocchia
di S. Lazzaro di Pinerolo. Il moderatore J.-J. Peyronel ha subito
precisato che il documento in
questione non riflette la posizione ufficiale delle chiese valdometodiste le quali devono anzi
discuterla in vista di un’eventuale approvazione al prossimo Sinodo, secondo la prassi vigente
nelle chiese stesse.
La presentazione di Sergio Ribet è partita dalla constatazione
che negli ultimi anni sono mutati sotto vari aspetti sia il cattolicesimo, sia ii protestantesimo, sia il contesto in cui essi si
muovono. Infatti, mentre in passato le domande che ci venivano
poste riguardavano il nostro essere protestanti o cattolici, oggi
interessa principalmente a ’quelli di fuori’ sapere perché siamo
credenti. L’ecumenismo è quin! di condizionato da questa situazione.
Passando ad esaminare il documento, il relatore ha rilevato
che esso manifesta la duplice intenzione di verificare il minimo
di consenso all’interno dell’area
valdo-metodista sul problema
dell’ecumenismo e di indicare le
linee direttive da seguire per l’esterno. I rischi che si intravedono nell’azione ecumenica sono di
ottenere alla fine un successo
delle Chiese come istituzioni anziché dell’Evangelo o di scambiare l’unità come un valore evangelico in se stessa. Le direzioni
deH’ecumenismo sono diverse;
in Italia se ne distinguono due
principali e cioè verso gli altri
rami dell’evangelismo (e subito
si intravede la complessità e la
varietà dei problemi che presuppone un cammino di questo tipo) e verso il cattolicesimo.
Ancora è da vedere se si tratti
di due facce dello stesso problema o meno. Fuori d’Italia le prospettive sono altre (ortodossi,
anglicani, ecc.). In particolare
per quanto riguarda il rapporto
col Cattolicesimo occorre verificare se le posizioni delle due confessioni sono alternative o complementari.
Il documento ha tentato schematicamente di definire le differenze principali tra Cattolicesimo e Protestantesimo (Cattolicesimo: rappresentanza vicaria,
esigenza di totalità, morale fondata sull’ubbidienza e sulla legge; Protestantesimo: testimonianza, esigenza di autenticità,
morale fondata sulla libertà,
. ecc.). La speranza dell’ecumeni* smo è, come programma massimo, riuscire a trovare un accordo sull’« essenziale cristiano » e,
: come programma minimo, evita■ l'c una situazione post-tridentina, saper dialogare. L'ostacolo
maggiore sul cammino intrapreso è rappresentato per noi evangelici dal papato che assomma le
due esigenze dell’universalità e
dell’immobilismo.
La seconda presentazione, di
don M. Polastro, è stata inizialmente notevolmente critica nei
confronti del documento, « accusato » di facili contrapposizioni
e denso di frasi ad effetto di tipo giornalistico. Con correttezza
e puntualità il relatore ha anche
messo in evidenza le espressioni
sinceramente « ecumeniche » improntate alla speranza cristiana
che vi sono ahrettanto presenti.
Egli ha auspicato che il documento venga attentamente studiato all’interno dei gruppi interconfessionali tenendo presente che bisogna evitare le semplificazioni e dare spazio alle
analisi. Ha fatto un interessante
resoconto delle recensioni e reazioni al documento in campo cattolico e protestante; commenti
con poco seguito si sono avuti
sull’Eco del Chisone, su ComNuovi Tempi, sull’Avvenire, ecc.
Si sono registrati atteggiamenti
di indifferenza, di superficialità
o di critica (frasi tipiche in campo cattolico e protestante: « Tutto inutile perché i protestanti vogliono solo fare del proselitismo»
- « Tutto inutile perché la chiesa
cattolica non cambierà mai » e
simili).
\ Nel documento don Polastro
' ravvisa il rischio di incoraggiare l’immobilismo del protestante
medio; ci vede infatti poca confessione di peccato e nulla da
imparare dalla chiesa cattolica.
Citando la produzione di V. Subilia sul Cattolicesimo, pur riconoscendole valore, ha auspicato
che la lettura del Cattolicesimo
non venga fatta unicamente in
quella direzione.
Egli ha dato notizia che è in
atto una ricerca comune sul protocattolicesimo che schiude nuove prospettive alla comprensione fra le due chiese. E’ poi passato a commentare i vari punti
del documento sostenendo in sostanza che un esame più approfondito anche ad esempio delle
reciproche liturgie (come è av
DISTRETTO
SCOLASTICO 43
Protesta
Il Consiglio Scolastico Distrettuale n. 43 della Val Pellice, presa visione del decreto prot. n.
9330 T del 19.1.’82 relativo alla
soppressione del tempo pieno in
tre sezioni di Scuola Materna
del Distretto nelle sedi di Villar
Pellice, Torre Pellice e Luserna
S. Giovanni, esprime unanime
dissenso e disapprovazione del
provvedimento che si basa su
dati statistici non conformi alle
realtà locali, a scapito dell’utenza e della didattica, nonché con
disagi del corpo insegnante, senza alcun vantaggio economico
per le casse dello Stato.
Si chiede pertanto la revoca
del provvedimento in questione,
sollecitando una visita ispettiva
onde appurare la reale situazione esistente.
i e valdesi
venuto nella ricerca comune per
i matrimoni misti) porta a dirimere molti equivoci e a verificare che le differenze sono spesso meno sostanziali nella prassi
di quanto non appaia nella teoria. Sul problema se il papato
sia elemento costitutivo della fede cattolica o sedimentazione
storica ha affermato che ci sono
due modi di intendere il servizio di Pietro e che è ben diverso
ad esempio il concetto di « vicario » o di « successore ». La frase più vera del documento è per
don Polastro l’ultima, dove si afferma che lo Spirito è all’opera.
11 presente resoconto non rende pienamente conto delle due
relazioni piuttosto complesse ed
abbastanza estese. Il dibattito
che ne è seguito — forzatamente limitato per l’ora già avanzata — ha toccato il « punctum
dolens » se cioè il Protestantesimo e il Cattolicesimo siano
espressioni di due diverse rnem
talità (G. Tourn: o si è cristiani
nella forma evangelica o lo si è
nella forma cattolica) oppure
portatori di due carismi che non
si escludono a vicenda (don Polastro: il carisma del Protestantesimo è ricondurre all’essenziale e quello del Cattolicesimo
« Tépanouissement du centre »).
Le due valutazioni non sembrano poter convergere, finché per
« ecclesia » si intende da parte
cattolica una struttura storica.
Rimane vero che lo Spirito è comunque all’opera e che si può e
si deve trovare un modo per
camminare insieme anche nella
diversità.
Mirella Argentieri Bein
Tullio Vinay
e il Pellice
Con una breve nota, il "Pellice”
dell’8 gennaio si chiedeva come
mai dopo le denunce fatte al
tempo della guerra del Vietnam
la voce di Tullio Vinay si fosse
spenta anche se in seguito le
atrocità sono continuate, ma erano di segno opposto. « Per onestà
e coerenza di un indipendente
nonché pastore valdese » proseguiva il Pellice « ci saremmo
aspettati che la denuncia continuasse anche per i recenti fatti
di Polonia ».
In risposta Vinay scrive: « Se il
Pellice vuole sapere ciò che penso non ha che da leggersi il dossier ’’Vietnam e Cambogia" di R.
La Valle (pubblicato dalla Claudiana) al quale ho fatto un’ampia prefazione nella quale condivido tutto quanto il collega senatore scrive... Dell’argomento ho
parlato un po’ dappertutto ». E
così pure dei fatti della Polonia,
come quelli della Turchia, del
Salvador, e del Nicaragua. « Siccome nel mio lavoro hanno sempre priorità i diritti umani, ovunque essi vengano calpestati, sia
in Russia e nell’Est, come in Africa e soprattutto in America Latina, non ho da rendere conto del
mio operato a chi è prevenuto e
pretende di conoscere il mio animo senza informarsi e senza conoscermi ».
Nuoto alla Scuola
Media Statale
TORRE PELLICE — I ragazzi della
scuola media ■■ L. da Vinci » quest anno possono usufruire della piscina dell'Albergo « Gilly ».
Il Consiglio di Istituto ha approvato
l’iniziativa che consentirà a tutti gli
alunni che lo richiederanno di partecipare al nuoto in alternativa ad un'ora
di ginnastica.
Il Consiglio di Istituto ha inoltre
proposto un incontro con l'Assessore
allo Sport nella prospettiva di un migliore utilizzo delle attrezzature sportive
del Comune a favore degli studenti.
Prossimamente i genitori degli studenti di 3° media avranno un incontro con
il gruppo di studio suH'orientamento
scolastico che fornirà ai genitori le indicazioni del caso per facilitare la scelta della scuola superiore per i figli.
Protesta contro la SIP
PiNEROLO — 1 soci della cooperativa
1" maggio, assegnatari di 60 alloggi in
zona Serena, con una lettera al nostro
giornale protestano per il mancato allacciamento dei telefoni.
La Sip infatti non ha programmato
per tempo i lavori necessari per attuare il servizio telefonico, nonostante la
cooperativa avesse segnalato tale necessità da oltre due anni.
Sì alla tassa
sull’energia elettrica
PRAMOLLO — Una breve seduta si è
svolta venerdì 29 gennaio, pochi i punti all'ordine del giorno ma fra questi
uno di interesse pubblico: l'approvazione deH'addizionale sul consumo di
energia elettrica. Si tratta delle 10 lire
Kwh per i consumi domestici e di L. 5,
per tutte le altre forniture. Si è stati
quasi obbligati a questa decisione se
non si vuole in futuro veder negata la
possibilità di chiedere mutui e sovvenzioni statali. Le entrate derivanti da
queste tasse saranno finalizzate in opere di interesse pubblico.
Consiglio comunale
S. GEnVI'ANO CHISONE ^ Un consiglio tranquillo, quello di mercoledì 27
gennaio.
Riconfermati un incarico di consulenza tecnica e professionale, gli appalti
per la manutenzione della rete di illuminazione pubblica e per la raccolta
ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani,
quest'ultimo revocabile con preavviso
di 30 giorni nel caso di entrata in funzione del servizio consorziale tra i comuni di Pramollo, S. Germano Chisone
e Porte. Sono stati approvati l’istituzione
deH’addizionale sul consumo dell’energia elettrica, la contabilità di alcuni lavori di ripristino del canale « Molino »
(effettuati la scorsa estate) e tre progetti di opere atte a migliorare la viabilità (in regione Inverso Porte), la rete
fognaria (Gondini, Azzari e Savoia) e
la rete idrica (Ronchi, Bert e Chiabrandi).
4l
MASSIMINO e SESSO
P.za Roma, 23 ■ Tel. 0121/22.886
Macchine per scrivere e calcolo
Fotocopiatrici
Copiatori telefonici
Mobili per ufficio
Sistemi contabili
Accessori e assistenza
10064 PINEROLO
Solidarietà
col Salvador
PINEROLO — Per organizzare una
manifestazione di solidarietà col popolo
di El Salvador, venerdì 12 febbraio alle
ore 17 si terrà una riunione promossa
da Agape, Cesp e Comunità di Base.
Disarmo e pace
TORRE PELLICE — Il comitato » disarmo e pace » della Val Pellice si riunisce nel salone comunale di viale Rimembranza alle ore 21 di venerdì 12
febbraio.
Scuola elementare
PINEROLO — Venerdì 12 febbraio ore
20.30 presso il Centro Sociale S. Lazzaro
in via dei Rochis 3, pubblico dibattito
sul tema: La riforma dei programmi
della scuola elementare; è possibile
una ipotesi laica e progressista sulla
scuola di base?
10
10 cronaca delle Valli
12 febbraio 1982
OTTANTA ANNI FA
L’emigrazione valdese in Argentina
Dato il favore che in questo momento incontra presso il
pubblico la rievocazione delle vicende "fin de siècle" relative
alle nostre valli, può forse interessare i lettori del giornale la
pubblicazione di una lettera, che è stata ritrovata casualmente
in mezzo ad altre carte dell’epoca. Ne è autore un ragazzo di
tredici anni, Giovanni Rostan, figlio di Teofilo, che racconta
allo ZIO Amedeo il lungo viaggio della sua famiglia da San Germano all’Argentina. Attraverso le frasi ingenue del ragazzo,
che con infantile stupore osserva uno spettacolo così insolito
per i suoi occhi e ne annota con diligenza scolastica ogni particolare, il lettore potrà intuire anche un’altra realtà, più amara,
e rivivere le umiliazioni e le discriminazioni, cui ogni emigrante
andava incontro. In questo senso sono da interpretare il riferimento all’accompagnatore del gruppo (che da altre lettere
risulta essere persona assai ambigua) e soprattutto quell’ag&e.ttivo "liberi", che compare inaspettatamente nella parte finale della lettera. Eccone il testo con la sola aggiunta, nelle parentesi quadre, di qualche chiarimento.
Buenos-Ayres, 29-10-1900
« Caro zio,
De bonnes nouvelles apportées
d’un pays éloigné sont comme de
l’eau fraîche à une personne altérée et lasse. (Prov. 25: 25).
Mon voyage dépeint,/Vous sera
d’un plaisir extrême/Je dirai,
j’étais là, telle chose m’avint,/
Vous y croirez être vous-même./
Rendant grâce à Dieu, j’ai été
plus heureux que le pigeon.
Da Pinerolo a Genova il Sig.
Vacha stette quasi sempre con
noi; scendemmo a Sangone per
risalire a Moncalieri. A Alessandria ci fermammo per 2 o 3 ore
nel tempo del pranzo. Giunti a
Genova verso le ore 5 il Sig. Vacha ci indirizzò all’albergo della
corona di ferro, ed il Sig. Turin
non potendo riceverci, essendo
già tardi e per sovrappiù il tempo minaccioso, ci rendemmo all’albergo su nominato, dove appena giunti fu un continuar di
lampi e tuoni e pioggia dirottissima sino a giorno. Il mattino
[del 6 ottobre] il babbo con altri
compagni diretti dal Sig. Vacha
dovettero ricevere le casse spedite alla ferrovia, e prepararci le
carte per l’imbarco effettuato solo verso le ore due e mezza e la
partenza fu alle ore 5. Il bastimento è di una lunghezza di 115
metri e largo 12. Si vede che per
la prima volta imbarca emigranti
di terza classe perché il primo
piano sotto al ponte è ripieno di
cuccette e accessori tutto nuovo.
Per la terza classe siamo circa
300 e più passeggeri mediante
uno di prima classe e una dozzina di terza speciale. Tanto la domenica sera come il lunedi vedevamo terre: erano isole o terra
ferma? non Io sapevamo. Verso
le ore 8 di sera il bastimento si
fermò, udimmo il sonoro zuffolo
della macchina e più tardi c’incamminammo di nuovo verso un
POTto perché per la lunghezza di
più miglia [scorgemmo] una illuminazione feerica [da fate]. La
mattina seguente guardammo,
vidi un rnonte la cui vetta era
coperta di neve e fumante; mio
babbo mi disse — è il Vesuvio___.
Eravamo a Napoli! Verso le ore
2 s’imbarcarono oltre 300 emigranti, ed alle 5 partimmo. Un
gentil signore napoletano fece
vedere al babbo il campanile del
Carmine, la cui campana suonò
più volte per fatti di sangue come, per esempio, al tempo di Masaniello. L’Abbadia ed il forte S.
Martino, il palazzo reale e il palazzo di Capo di Monte, ove risiede ora la sua maestà il Re Vittorio Emanuele III. La Caserma
dei Granili ove alloggiò tutto il
corpo d’armata partente per
l’Africa. Il mattino seguente si
videro le isole Nisida e Procida
a destra e a sinistra. Capri rinomata per il suo buon vino. Più
tardi a destra la Sardegna, poscia
venerdì le coste meridionali della
Spagna e molti bastimenti tanto
a vapore che a vela; circa alle 8
ecco il porto di Gibilterra coi forti ben illuminati. Un vaporino ci
accostò ed un sanitario venne
verificare i libri ad hoc. Dal sabato mattina al mezzogiorno della
domenica circa un 150 operai trasportarono da un vapore carico
di carbone ben 1500 tonnellate
nel nostro.
li rancio
Verso le ore 3 si lasciò quel
porto ed i suoi uccelli (gabbiani
o falconi marini) che svolazzavano e si posavano tranquillamente sull’acqua. Il martedì furono
vedute in lontananza a destra le
isole Canarie. Il venerdì mattina alcuni pretendendosi malcontenti del vivere obbligarono tutti i passeggeri a non andare a
prendere il rancio acciò ne diano
del migliore, ma il babbo fu l’unico a rompere quella rivoluzione
riconoscendola ingiusta. Uno degli istigatori venne per rimproverarlo, ma questi seppe rispondergli di modo che l’altro se ne andò
cheto, cheto; dopo ciò gli uni dopo gli altri andarono prendere il
rancio. Un impiegato del bastimento ci disse: chi non ha voluto prendere il pranzo oggi verrà
meco trovare il console a S. Vincenzo [isole di Capo Verde], ove
approdammo verso le ore 4 pomeridiane, ma nessuno si mosse.
Quivi salirono sul bastimento diversi negri africani, rivenditori di
tabacco, noce di cocco, aranci,
limoni, banane, conchiglie ed altri oggetti. Qualcuno di ciò fu
cambiato dai passeggeri in pane,
altro fu venduto a denaro italiano. Il mattino seguente quattro
barconi carichi di carbone furono tirati da vaporini due per parte del vascello e scaricati da negri africani; ne scaricarono circa un duecento tonnellate. Alla
domenica mattina verso le ore 2
si levò l’ancora per attraversare
l’Atlantico; il giovedì a nostra
destra fu visto uno stormo d’uccelli dal che risolvemmo di essere vicini a terra e fu l’isola S.
Ferdinando.
« Come della
mercanzia »
Venerdì 26, entrati nella rada
di Montevideo, poiché non ha
La mietitura del grano in Argentina all’inizio del ’900
porto, dopo la visita sanitaria, i
passeggeri ivi diretti scesero, sì
come della mercanzia, riemniendo quattro barconi e alle 6 di sabato proseguimmo il cammino,
vedendo sovente dei segnali per
saper dirigersi; dopo 10 ore di
viaggio il vascello entrò nel porto
di Buenos-Ayres alle 4 di sera, ove
dopo la visita sanitaria e la restituzione del passaporto uscirono prima i passeggeri liberi e infine quelli diretti all’immigrazione, un quattrocento o cinquecento circa, ove arrivammo coi nostri piccoli pacchi che furono
rinchiusi in una sala in aspettativa della dogana. Domenica ci
recammo al vascello per far scendere le casse in una barca che li
menò verso la dogana, dove li fa
cemmo prendere dai carri mandati a posta e condurli all’immigrazione, dove furono visitati superficialmente dalla dogana. Ci
danno alle 5 un pezzo di pane e
caffè, alle 10 pane, carne e minestra come alle 7 di sera. L’alloggio è una cuccetta di legno e
nient’altro... ».
In calce alla lettera il padre di
Giovanni informa che la moglie
ed i figli piccoli hanno trovato
provvisoria ospitalità in casa del
pastore Beniamino Pons, mentre
a lui ed al figlio maggiore tocca
il compito di sorvegliare il bagaglio, nel porto, in attesa dell’autorizzazione per proseguire il
viaggio fino a Rosario-Tala de
Entre Rios.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
I servizi sociali
L’unità sanitaria loeale 42 gestisce dal gennaio 1981 i servizi
socio-assistenziali che erano prima a carico della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca.
Ci sono due grossi filoni d’intervento :
— Tutela materna infantile e assistenza all’infanzia.
— Tutela delle persone anziane.
Inoltre si sta elaborando un
progetto di tutela degli handicappati che prevede l’apertura
di un centro socio-terapico per
disabili. Questo centro dovrebbe
assolvere a due funzioni:
— seguire i casi più gravi che
non possono essere direttamente inseriti nel mondo del
lavoro ;
— promuovere ed appoggiare lo
inserimento nell’attività lavorativa di chi ne ha le possibilità.
L’ostacolo più grave per l’avvio di questo progetto è rappresentato dalla difficoltà di reperire dei locali adatti. Esiste la possibilità di usufruire dell’edificio
che ospitava l’ITIS, ma sussistono tuttora problemi di natura
amministrativa tra il Comune e
la Provincia per l’assegnazione
dei locali.
Si sottolinea l’importanza di
definire al più presto la questione data l’utilità del servizio che,
in quanto struttura organizzata,
può portare avanti con più incisività il problema dell’inserimento degli handicappati.
LA TUTELA MATERNA
INFANTILE
Questo servizio comprende:
— la tutela della salute della
donna, dal momento del concepimento, della gravidanza e del
parto sotto l’aspetto ginecologico, psicologico e sociale. Per ora
questo servizio viene espletato
presso il consultorio ginecologico di Perosa; si dovrà realizzare
al più presto la sede decentrata
a Villar Perosa;
— la tutela della prima infanzia e assistenza ai minori mediante i servizi consultoriali pediatrici, l’assistenza nella scuola
e gli interventi di natura sociale.
I consultori pediatrici sono
aperti a S. Germano, Villar, Perosa, Penestrelle e Perrero.
Per informazioni più dettagliate sugli orari, le assistenti sociali sono a disposizione presso l’ufficio della Comunità Montana,
segretariato sociale, dal lunedì al
venerdì dalle 8 alle 12 e dalle
13,30 alle 16,30.
Sulla tutela delle persone anziane ritorneremo successivamente.
F. S.
SAN GERMANO
Nasce
un nuovo
museo
Dopo diversi mesi di dibattili
e ricerche, è ora in fase di costituzione un museo con sede a San
Germano ed una unità staccata
nella scuoletta Beckwith di Pramollo. Con l’approvazione dell’assemblea di chiesa il Concistoro
si è dotato di un ordinamento.
Gli scopi specifici cui il museo si
ispira sono: la salvaguardia e la
custodia di oggetti e documenti
vari, testimonianza della comunità; la valorizzazione della storia e dei luoghi storici; la creazione di un centro di documentazione aperto a tutti; la promozione di iniziative culturali interessanti particolarmente i giovani; la pubblicazione periodica
di opuscoli riguardanti aspetti
inediti della storia e delle tradizioni sangermanesi in stretta collaborazione con Pramollo.
Tale regolamento prevede che
l’allestimento e la gestione del
museo stesso siano affidati ad un
comitato composto da 7 membri
eletto dal Concistoro e con durata triennale, ed ancora che tutto
il materiale raccolto e donato diventi di proprietà del Concistoro
stesso. Il comitato terrà ancora
un inventario dettagliato di tutto
il materiale ed uno schedario in
cui sarà riportata la storia di ciascun oggetto.
Attualmente la raccolta del
rnateriale ha già dato buoni frutti grazie alla disponibilità di molti. Si prevede neH'insieme una impostazione moderna facendo anche uso di audiovisivi. II tema
del museo sarà: « Il passaggio
dairagricoltura aH’industria ». I
fondi necessari saranno cercati
anzitutto tramite la collaborazione della comunità. Il comitato
inoltre si farà promotore di iniziative — vendita opuscoli, cartoline, realizzazione gite, serate o
pomeriggi vari.
A. L.
Teatro
LUSERNA — Sabato 20 febbraio alle
ore 21 presso il Teatro Lusernese avrà
luogo la rappresentazione di Stefano
Satta Flores « Grandiosa vendita di fine stagione ».
PINEROLO — Presso il Teatro Primavera, giovedì 18 febbraio alle ore 21
verrà rappresentata « L’educazione parlamentare » di Roberto Lerici, per la
regìa di Luigi Proietti,
Dibattiti
PINEROLO — Il Cìrcolotto organizza
venerdì 26 febbraio ore 21 presso l'aula magna dell’Istituto Buniva (via dei
Rochis] un dibattito sul tema: « Dio
e la ragione ». Introducono C. Preve
e M. Pagano.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
Geom. G. SARTORE
VIA VIRGINIO, 62 - TEL. 22557
PINEROLO
— Impianti
— Riscaldamento
— Idrosanitari
11
12 febbraio 1982
cronaca delle Valli 11
LE ALTERNATIVE AGLI ISTITUTI PER MINORI - S
Gli affidamenti aile vaili
Comunità Montana
Val Pellice
Per capire meglio il complesso
problema deH’affìdamento familiare, siamo andati presso i servizi sociali delle due Comunità
Montane delle Valli Pellice e Chisone-Germanasca ed abbiamo
raccolto informazioni sulla situazione esistente. Nelle due Comunità Montane della nostra zona
ci sono parecchi affidamenti: in
Val Chisone e Germanasca ci sono 8 affidamenti a parenti e 12
ad estranei; in Val Pellice 8 a
parenti e 10 ad estranei. Ma come si sono trovate queste famiglie e chi decide che sono adatte
al compito loro assegnato? Essendo una forma nuova di servizio sociale, l’affidamento familiare non può contare sul fattore
« tradizione ». Bisogna anche
ricordare che la maggioranza dei
casi riguardanti i minori passa
attraverso un tribunale apposito,
quello dei minorenni. Fino al ’78
era tutto concentrato a Torino.
Un certo numero di giudici seguiva i casi così come venivano,
senza particolari criteri di selezione. La situazione era caotica.
Riforma in Tribunale
All’inizio del ’78 ci fu una riforma interna al tribunale stesso
e si assegnò un giudice anche per
il pinerolese (USL 42, 43, 44).
Questi, con le assistenti sociali
della zona ha costituito un gruppo di lavoro che permette ora di
conoscere meglio i singoli casi,
di seguirli con maggior cura.
Contemporaneamente si è ampliato il discorso sugli affidamenti familiari. Si sono così trovate
in breve tempo delle famiglie disposte a tentare degli affidamenti. Che cosa hanno fatto i servizi sociali per questo? Non si sono promosse campagne di informazioni a tappeto ma le famiglie
in questione si presentano a seconda delle necessità. Potremmo
dire che è stata una maturazione sul problema avvenuta da più
parti e tramite gli strumenti
più diversi. Nelle due zone esistono delle comunità alloggio per
minori, che nel corso degli anni, in collaborazione con i servizi sociali, sono venute elaborando
una ricerca sul problema dei minori e l’hanno anche divulgata.
Tramite esse, tramite i servizi
sociali, tramite la scuola (canale
di segnalazione ma anche di dibattito) è passata Pinformazione.
Per cui adesso si presenta ogni
tanto qualche famiglia disponibile. Ma chi decide se essa è
idonea? Ora come ora, la decisione pesa unicamente sull’assistente sociale competente per
la zona. Non ci sono altri strumenti al di fuori del suo buon
senso. Questo è sicuramente un
peccato perché si rischia di rifiutare collaborazioni che potrebbero rivelarsi preziose ed accettarne altre negative. Cercando
notizie per questa serie di articoli, abbiamo sentito quattro famiglie affidatario, due per ogni zona. Le vicende di ciascun minore coinvolto sono molto diverse,
le motivazioni di chi si occupa
o si è occupato di loro, pure. Por
questo ci è difficile parlarne sin
golarmente. Dalle chiacchierate
avute emerge lo stesso quadro
delineato nel precedente articolo: due di esse sono famiglie in
cui l’esperienza è positiva, non
ci sono attriti evidenti con la
famiglia d’origine, i ragazzi si sono adattati bene. In una di esse
vivono due ragazzi in affidamento, accolti da una giovane coppia senza figli propri che in un
primo tempo aveva con sé soltanto una ragazza adolescente.
Da poco è entrato nel nucleo anche il suo fratellino più piccolo,
che ha 5 anni. La ragazzina è
estroversa e simpatica, con lei si
può parlare e discutere; il bimbo ha bisogno di coccole e le riceve; la famiglia non interferisce. Un altro caso fortunato è
quello di un bambino che fin da
piccolissimo è stato accolto in
casa di conoscenti e ci si trova
tuttora dopo quasi 10 anni. Sa
bene di avere, dei genitori veri,
ma la cosa per ora non lo turba
perché è sicuro della sua appartenenza alla famiglia affidataria.
In entrambi questi casi, non si
pone il problema del difficile rapporto con la famiglia d’origine,
oppure si è superato. Negli altri
due nuclei invece, il bambino non
è stato in grado di accettare una
realtà che non riusciva a far
propria. Era assente, abulico, infelice, in un caso. Violento e ribelle. nell’altro. Entrambi gli affidamenti sono stati disdetti, i
ragazzi sono andati in comunità
alloggio e la situazione si è normalizzata. Ma se la comunità alloggio non fosse stata disponibile ad accoglierli? Il problema non
è di facile soluzione in simili casi. Il riprovare un nuovo affidamento diventa sempre più rischioso. Eppure le famiglie avevano già in precedenza dovuto
occuparsi egregiamente di altri
minori. Perché allora il fallimento? E come si sentono adesso?
Alcune proposte
Mi ha colpita il senso di sconforto e di frustrazione dovuto a
questa situazione. Ci deve essere
un modo diverso di affrontare la
cosa, si deve poter disporre di
un diverso strumento di selezione. Forse, suggerisce una famiglia, si potrebbe istituire un periodo di prova, lungo, in modo
da capire meglio. Oppure costituire un gruppo di genitori affidatari in cui dibattere i propri
rapporti col minore. Ma forse
una cosa di questo genere sarebbe impossibile, data la grande
distanza delle famiglie tra di loro e la loro evidente diversità
culturale, economica e via discorrendo. Si potrebbe allora cercare
di costituire un gruppo di persone interessate ai minori, con o
senza ragazzi in affidamento, e
dibattere sotto la guida di un
conduttore di gruppo capace,
tutti i problemi psicologici che in
seguito ci si troverà ad affrontare. Il gruppo di lavoro potrebbe
così, diventare il filtro attraverso
il quale la famiglia stessa che ha
intenzione di offrirsi per questo
servizio, è in grado di capire se
è adatta o no. Per questa ipotesi
ci vuole naturalmente la disponibilità degli interessati e, nella
fase iniziale almeno, la collaborazione dell’ente pubblico.
A quest’ultimo comunque è bene rivolgersi per qualsiasi segna,lazione. In entrambe le Comunità
Montane c’è un servizio sociale
che si occupa di minori. Per la
Val Chisone-Germanasca la sede
è a Pomaretto . Piazza del Municipio. Per la Val Pellice a Torre
Pellice - Piazza Muston, 3.
Carla Beux
Corso
di pronto
soccorso
La Comunità Montana Val
Pellice, ente gestore dell’USL 43,
avvia con il mese di febbraio,
un corso di Pronto (Primo) Soccorso per le Squadre Antincendi
Boschivi della Valle.
L’iniziativa, programmata nell’ambito degli interventi di educazione sanitaria di competenza
deirU.S.L., nasce dall’analisi di
esperienze effettuate negli scorsi
anni su richiesta di gruppi di
insegnanti e altri gruppi spontanei della Valle.
La positività dei risultati ha
portato alla programmazione di
un intervento a più vasto raggio
che ha come obiettivo il raggiungimento, procedendo per gradi,
di tutta la popolazione, con precedenza a quei gruppi che a livello volontaristico svolgono attività di primo soccorso quali le
Squadre Antincendi Boschivi.
Il programma, concordato con
i capi squadra, prevede n. 8 incontri tenuti dalle Infermiere
dipendenti della Comunità Montana - USL, con la supervisione
di un medico.
Comunità Montana
Chisone - Germanasca
Studiare il valdismo
Vorrei sottoporre alla redazione dell'Eco-Luce e ovviamente agli organismi
che potrebbero darvi attuazione (Società di studi valdesi, Commissioni distrettuali) una proposta riguardante interventi nelle scuole, coerenti con le
indicazioni sinodali. Mi sembra, per cominciare, che nelle Valli, o meglio nell'area del primo distretto, si dovrebbe
chiedere uno spazio tramite gli organi
collegiali per presentare la vicenda
storica valdese sia agli studenti della
scuola media sia, con più ampio respiro, a quelli delle varie scuole superiori
presenti nella zona. I modi e i tempi
sarebbero da concordare caso per caso.
Non credo che sarebbe difficile trovare
gli esperti disponibili per un servizio
di questo tipo che contribuirebbe ad
interessare gli studenti anche al Museo
e alla Biblioteca valdese. Ritengo infatti
che i molti giovani che si avvicendano
negli istituti della zona e che provengono in larga parte da paesi estranei
alla nostra cultura anche se non lontani
geograficamente, debbano avere la possibilità di conoscere la realtà e la cultura locale e le premesse storiche di
tale realtà.
Un secondo filone interessante per
le scuole superiori anche fuori del pinerolese, ovunque esista una comunità
che si richiami alla Riforma, potrebbe
essere costituito da interventi per presentare appunto le tematiche di quel
movimento e per illustrarne la portata ,
storica. So che esperienze di questo tipo già si sono attuate in alcune scuole (v. ad es. il liceo Alfieri di Torino)
ma si tratta di lodevoli iniziative sporadiche e personali che andrebbero inserite in un piano organico di intervento. Questa proposta non deve essere
recepita come contraddicente l’impegno
ecumenico, uno degli imperativi e delle speranze del nostro tempo (e che io
stessa cerco di vivere in prima persona), ma anzi deve essere chiaro che
ogni dialogo approfondito non può e
non deve prescindere da una preventiva, corretta informazione delle situazioni, sia del passato che del presente.
Mirella Argentieri Beìn
Patate
da seme
La Comunità Montana rende noto che
sono aperte le iscrizioni per le prenotazioni delle patate da seme.
Gli interessati possono ordinare i
quantitativi desiderati entro e non oltre
il 12 febbraio 1982, telefonando o presentandosi direttamente presso il Messo Comunale del loro Comune.
I prezzi al kg. indicativi e non impegnativi sono i seguenti: Bintje Oianda
L. 300; Climax id. 280; Bea id. 380; Sirtema id. 365; Draga id. 440; Primura
id. 475; Desirée id. 405; Spunta id. 500;
Saskia 320; Kennebec Canada 540;
Exodus Oianda 410.
GRAZIE
ASSICURAZIONI
AGENZIA GENERALE DI TORRE PELLICE
di ARNALDO PROCHET
TUTTI I RAMI DI ASSICURAZIONE
Via della Repubblica, 14 Telefono (0121 ) 91820
Gli organizzatori dell'appeilo-sottoscrizi'One in favore del giovane zairese
Mupata Matzonghi, residente presso
l'istituto Uliveto e derubato nella notte del 30 dicembre 1981 nella sua stanza di tutti I suoi risparmi, nel ringraziare tutti coloro che già hanno fatto
delle offerte a suo favore, si scusano
con i lettori per il disguido sorto per la
chiusura per ferie del Macrabò.
Invitano tutte le persone che intendono devolvere offerte in denaro a recarsi alla libreria « Claudiana » di Torre Pellice dove la sig.ra Nisbet (che
si è gentilmente resa disponibile) farà
da punto di riferimento per questo appello.
Ringraziamo anche la redazione dell'Eco-Luce per l'ospitalità concessaci.
Rosi Degiovanni - Fara Mirabile
Fausto Franchino - Daniela Pons
USL 42 - VALLI
CHISONE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce \/erde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 14 FEBBRAIO 1982
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel, 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei, 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 14 FEBBRAIO 1982
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud. 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.288.
USL 44 • PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti nel mese di Novembre
,L. lOO.ODO; Coutandin Emma, Rinasca; Calzavara Adolfina.
L. SO.OCO: In memoria del mio caro
amico Lageard Lili, C. G.; I compagni
di lavoro, la dirigenza della Manifattura
di Perosa, in memoria di Millesimo Michele.
L. 40.000: Bianco Luigi, Perosa Argentina.
L. 48.000; Sig. Zimmermann (Germania) ..
L. 25.0CO; Pons Enrico e Rita, Prarostino.
L. 20.000; Massel Giulietta, Pomaretto; Romano Alfredo, Prarostino, in: memoria della moglie.
L. 15.000; Giraud Aldo, Ferrerò; Long
Maddalena, Pinasca.
L. 10.000; La moglie in memoria di
Carro Beniamino.
Doni pervenuti nel mese di Dicembre
L. 500.000; N. N., Pomaretto.
L. 150.000: Irma Maccari Succio, Villar Perosa.
L. 60.000; Morero Marinella: in memoria M'Orero Maurizio.
L. 50.000; Peyronel Bounous Maddalena, Inverso Pinasca; Gaydou Tron Pasqualina, Perosa Argentina; Gill Massel
Margherita, Pomaretto; Peyronel Nerse Maria, Chiotti Riclaretto; Reynaud
Caterina, Pomaretto; Raviol Jolanda,
Perosa Argentina; Maria Rubiolo, ricordando Elena Bouchard; E. P„ Torino, in
memoria di Elena Bouchard; Fornerone
Amelia, Prarostino, ricordando papà e
padrino.
L. 40.030: Peyrot Giovanni, Enrico,
Giulia, Ferrerò.
L. 30.000: Fam. Galbio Guerino, in
memoria di Galbio Rita, Perosa Argentina; Peyret Grill Aline, in memoria del
marito Grill Levi, Pomaretto; Clot Giovanna e Alberto, Chiotti di Riclaretto,
il fratello Gino, in memoria di Willy
Paschetto.
L. 25.000: Tron Giulio, Frali; Damiano Maria, Pinasca: Bouchard Enrico, in
memoria della sorella Elena; Bert Lii'lina, ricordando Elma Bouchard.
L, 20.003: In memoria di Genre Adriano, la moglie Grill Germana e figli. Ferrerò; Grill Germana, in memoria di Genre Levi, Ferrerò; Famiglia Long Ernesto
Peilenchi, in memoria dei loro cari; Rivoira Lidia, in memoria marito e figlio,
S. Germano; Liliana ed Emilio Comba.
ricordando l’infinita bontà di tante Adele Sappè; L. A. N. Rostan, ricordando
Elma Bouchard; In memoria Griglio
Giovanni, la cognata ed i nipoti: Milena, in memoria madrina Long Paola; Gay
Clementina e Rinaldo, in memoria dei
nipoti Mario e Roberto Rivoiro.
L. 10.000: Tron Giovanni Enrico, Chiotti Riclaretto; Gay Lidia, Pragelato; Long
Mara e Livio, in memoria dei nonni;
Famiglia Long Roberto, Ciotti, in memoria di Canonico Lulù; Pascal Giuseppe, Pinasca; Adeie e Eii Vinçon, in
memoria dei nostri cari; Marina ricordando nonna e zia Emma; Ferrerò Pontet Caterina, in memoria delle cognate
Adeie e Lidia Pontet; Inno 285; Paschetto Caterina e Milka, Torino; Griglio
Fanny e famiglia, S. Secondo, in memoria del fratello Giovanni; Roncagliene
Carlo, Pont Canavese.
L. 8.000: Beux Enrico.
L. 5.000: Perette Carolina ved. Roncaglione, Pont Canavese.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Doni pervenuti nel mese di Novembre
L. 50.000: Romano Alberto. Luserna
S. Giovanni.
L. 20.000: Romano Alfredo, Prarostino,
in memoria della moglie.
Doni pervenuti nel mese di Dicembre
L, 50.CO0: Giovanna Conte, Casa di
Riposo J. Bernardi. Pinerolo; In memoria di Davide Taglierò, il fratello Enrico; G. G,, Torre Pellice.
L. 25.000: In memoria Davide Taglierò, Camilla De Bernardi.
L. 22.850: N. N., Torre Pellice.
L. 20.000: In memoria zia Elisa Paschetto Ricca, i nipoti Emma. Eliana,
Sergio ed Erica; Flora e Renò Pons, m
memoria di Pizzardi Giovanni.
L. 10.000: In occasione matrimonio
Viviana Roman in Plavanico, la madrina
Emma Albarin JaHà; Eynard Franca e
■Marco, in memoria dei genitori.
L. 2.000: Malan Bruno e famiglia.
12
12 uomo e società
12 febbraio 1982
POLONIA
Chi ha rovinato l’economia?
Non sono stati gii scioperi di Solidarnosc bensì l’incuria di una burocrazia statale tesa solo a conservare i propri privilegi
IL PROBLEMA DELL’ENERGIA - 3
Il nucleare
Tra i tanti commenti che giornalmente si sentono sulla Polonia, uno dei più insistenti mi
sembra questo; gli operai polacchi hanno « tirato troppo la
corda », con gli scioperi hanno
mandato a gambe aH'aria Teconomia polacca; così non si poteva continuare, il partito comunista è stato costretto a « rimettere un po’ d’ordine ».
Chiarisco subito che questo
modo di pensare, per quanto
diffuso, mi sembra profondamente sbagliato e, con questo articolo, cercherò di spiegare perché.
Il primo dato su cui riflettere
è che l’economìa polacca è dissestata non dal 1980 ma almeno
dagli anni ’50 in avanti. Voglio
dire che Findebitamento e la dipendenza dall’estero, la scarsa
produttività delle campagne (con
la conseguente scarsità di generi
alimentari), l’assurda utilizzazione degli investimenti che non tenevano conto delle esigenze della popolazione (con la conseguente scarsità dei generi di prima necessità) non nascono in
seaiiito agli scioperi dell’agosto
1980, ma sono presenti da quando i russi hanno esportato il loro sistema produttivo in Polonia, cioè dal dopoguer ra, in avanti (l’unico dato che cambia sostanzialmente nel dopoguerra è
che negli anni ’70, dopo l’ascesa
al potere di Gierek, diminuisce
in percentuale il volume di scambi con gli altri paesi dell’est
mentre aumentano gli scambi e
i debiti con i paesi occidentali).
Deficienza endemica
Ci troviamo cioè di fronte ad
un sistema economico che non
è in grado di assicurare uno sviluppo economico proprio per deficienze interne al sistema stesso
come del resto dimostra lo scarso dinamismo di altri paesi del
blocco sovietico, paesi che pure
non conoscono forme aperte di
conflittualità operaia. Per noi occidentali questo risulta un po’
incomprensibile perché problema fondamentale di padroni e
dirigenti è di produrre sempre
di più, a costi più bassi della
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore; AlP. Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
« L'Eco delle Valli - La Luce ».
Redazione Valli; Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti 1982 (decorrenza r
genn. e 1° luglio): annuo 14.000 semestrale 7.500 - estero annuo
25.000 - sostenitore annuo 30.000.
Una copia L. 400, arretrata L. 600.
Cambio di indirizzo L. 300.
Pubblicità; prezzo a modulo (mm.
49x49) L. 7.000 (oltre IVA).
Inserzioni; prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 100 - economici
200 e partecipazioni personali 300
per parola (oltre IVA).
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio I960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
concorrenza per poter guadagnare di più. Nei paesi de.Ìl’est, dove la proprietà dei mezzi di produzione è statale e dove non esiste un libero mercato, l’efficienza delle industrie non si misura
sulla capacità di vendere i prodotti, ma piuttosto sulla possibilità di produrre sèmpre di più,
per cui gli investimenti sono fatti soprattutto per accrescere i
macchinari, la capacità produttiva, e non per produn e un maggior numero di beni di consumo. Parallelamente il problema
più grande della classe di burocrati che è al potere è di rimanere al proprio posto per poter
continuare a godere di tutti i
privilegi che si è data (salari
molto alti, possibilità di acquistare su un mercato parallelo
merci o introvabili o carissime
sul mercato normale). Problema
quindi della « borghesia di stato » è di mantenere la propria posizione di privilegio e
non certo di dirigere lo sviluppo
economico.
Chi tiene al sistema
Se riflettiamo su questo ultimo dato vediamo allora come
paradossalmente, nei paesi dell’est, gli unici che hanno interesse a far funzionare bene il sistema economico, sono proprio i
ceti popolari, gli operai e i contadini e non certo il generale
Jaruzelski e i suoi sostenitori.
Se andiamo a vedere cosa è
successo nella pratica, vediamo
che delle numerose conquiste
ottenute dagli operai polacchi
nella splendida stagione di lotte
dell’agosto scorso (sindacato libero, diritto di sciopero, libertà
di stampa, aumenti salariali,
migliorie ai servizi sociali, sabato non lavorativo), nei fatti le
uniche conquiste applicate fino
in fondo sono state quelle riguardanti le libertà (sindacale,
di stampa, di sciopero), mentre
gli aumenti salariali, i sabati non
lavorativi sono stati applicati solo in minima parte. Nonostante
questo l’economia polacca ha
continuato ad andare a rotoli,
anzi, il reddito nazionale è calato nel 1980 del 15% e nell’Sl è
sceso ancora di più. Gli operai
avevano modo ogni giorno di
accorgersi di questo dissesto organizzativo ed economico, non
solo per le lunghe code davanti
ai negozi di generi alimentari,
ma anche sui posti di lavoro,
dove venivano a mancare pezzi
da lavorare ed energia elettrica,
e i tempi morti diventavano sempre più lunghi. Di fronte a questa situazione di sfascio organizzativo e sociale, il partito comunista (PGUP) non seppe proporre altro che progetti di riforma
che lasciavano tutto come prima
senza intaccare gli interessi della burocrazia statale e non mettevano in discussione il meccanismo di gestione dell’economia.
Di fronte a questa situazione, la
risposta che il sindacato ha dato
non è stata « irresponsabile », anzi mi sembra che abbia dimostrato la grande maturità raggiunta dal movimento operaio
polacco.
Il sindacato
Il sindacato ha iniatti detto:
— l’economia è sla.^ciata per
cui dobbiamo limitare gli scioperi e concedere al governo un
certo numero di sabati lavorativi;
— questo sforzo che facciamo però, anche se importante,
non è sufficiente, bisogna fare
riforme di struttura, bisogna limitare il potere decisionale della
classe burocratica che non ha
interesse allo sviluppo, altrimenti l’economia non si rimetterà.
Da qui ha preso forza la proposta dell’autogestione, diventata un progetto di legge « sull’azienda sociale », lo stesso progetto contro cui si è scagliato
Kania nel IX congresso del
PGUP. Questo progetto di legge
prevede che in ogni fabbrica i
lavoratori eleggano un consiglio
che deve decidere su tutti i principali problemi dell’azienda. Il
direttore viene nominato dal
consiglio tramite un concorso e
dqve rispondere . soltanto davanti al consiglio. L’azienda resta
di proprietà dell’intera società
che la mette a disposizione degli organismi autogestionali. Gli
organi centrali dello stato possono intervenire sulla sua attività con gli strumenti economici
centrali (tasse, investimenti ecc.).
Mi sembra che questa proposta autogestionaria .sia tutt’altro
che « irresponsabile », anzi mi
sembra che marci nella strada
di una effettiva « socializzazione
dei mezzi di produzione ».
Penso che proprio questo sia
il centro della questione polacca,
non troppi scioperi che rovinano un’economia già sfasciata per
conto suo, ma un sindacato e una
classe operaia che con la loro
maturità mettono in questione
un sistema economico-sociale totalmente inefficiente su cui costruiscono i loro privilegi la casta di burocrati legata al PGUP.
Se la legittimazione esterna al
colpo di stato del generale Jaruzelski viene dall’URSS, la base
sociale del regime corporativo
fascista instaurato dai militari
in Polonia, è proprio questa classe di burocrazia statale che ha
visto in pericolo i pi opri privilegi.
La normalizzazione
Dopo questo golpe militare assisteremo probabilmente a una
rifondazione del PGUP, rifondazione che servirà per rimettere
in piedi il sistema di potere e
di sfruttamento precedente, non
certo a migliorare la situazione
economica. L’unica cosa che credo cambierà sensibilmente sarà
la percentuale di operai iscritti
al PGUP (Partito Gperaio Unificato Polacco); non penso che si
reiscriveranno quel mezzo milione di operai che avevano sia la
te.ssera del partito che del sindacato, non credo che altri operai potranno pensare di difendere i propri interessi di classe
dando fiducia al nuovo partito
comunista. Forse la cosa nuova
è proprio questa, pei la prima
volta in modo cosi evidente dal
dopoguerra ad oggi, in un paese
del blocco dell’est, il partito al
potere e il governo non hanno
nessuna legittimazione da parte
della classe operaia e delle masse popolari, inoltre, consistenti
masse operaie hanno un punto
di riferimento nel sindacato
clandestino. Penso proprio che
questa situazione non possa durare a lungo e che il precario
« equilibrio del terrore » instaurato dal golpista Jaruzelski non
si « normalizzerà ».
Ciò che ha spinto i militari a
fare un colpo di stato non è quindi un abuso dell’arma dello sciopero, ma la capacità della classe
operaia di elaborare un proprio
progetto di trasformazione sociale che limiti i privilegi; un
progetto, per dirla con un operaio polacco, che dimostri che
« la libertà e l’efficienza economica vanno insieme, che la democrazia significa pane ».
Paolo Ferrerò
La fetta più grossa degli investimenti del Piano energetico
nazionale è prevista per lo sviluppo del nucleare, e’ entrata
in funzione la centrale di Caorso, vicino a Piacenza, sono iniziati i lavori per le due unità di
Montalto di Castro, nel Lazio
(per un totale di 2000 megawatt)
ed infine è prevista entro il 1990
l’entrata in funzione di altre
quattro centrali, due al nord e
due al sud, per complessivi 4000
megawatt. A questo va aggiunta
la partecipazione italiana (in
tecnologie, macchinari, soldi ed
utili ) al progetto europeo « Superphoenix », un reattore costruito in Francia, vicino a Lione, da cui l’Italia avrà il diritto
di importare 400 megawatt.
La cosa più strabiliante di
tutto questo non è che il piano
energetico sia passato dopo sette armi (per l’Italia si può addirittura parlare di un tempo eccezionalmente breve, se si considera la riforma sanitaria o
quella scolastica) né che il piano preveda l’impiego del nucleare (ogni scelta diversa avrebbe
richiesto un coraggio morale che
io personalmente non vedo nei
nostri governanti), ma sta a mio
avviso nel fatto che tutto è avvenuto in sordina. La notizia è
passata nelle pagine interne dei
giornali, i partiti che tuonarono
contro il nucleare oggi tacciono,
i giovani che quattro anni fa andarono a suonare la chitarra a
Montalto di Castro ora preferiscono le marce contro la bomba
n. Nessuno ha protestato. Dove
sono finite le violente polemiche
sul nucleare? Tutti i pericoli che
venivano denunziati sono forse
stati scongiurati? Ho l’impressione che sotto il peso del ricatto economico, della pesante crisi petrolifera tutto — pericolo,
sicurezza, paure — sia passato
in secondo piano. La polemica
non è più dunque tra il governo
e le regioni perché questo vuole
imporre loro di scegliere un luogo dove porre le nuove centrali,
ma è tra le regioni Lombardia
e Piemonte, perché tutte e due
vogliono sul loro territorio una
centrale.
Perché questo
cambiamento?
Come si spiega questo cambiamento? Una risposta può venire
da un’intervista che il Presidente
della giunta regionale del Piemonte ha rilasciato al quotidiano torinese La Stampa. « Il fabbisogno della nostra regione, dice il Presidente Enrietti, è tale
che, non avendo sufficiente disponibilità di energia elettrica,
avremo una pesante ed inesorabile degradazione dei processi
industriali, commerciali, occupazionali del sistema civile ed
economico della regione. Ora
l’Enel ci dice che un deficit di
10 mila GWh (esattamente quanti ne può fornire un impianto
nucleare da 2000 MWe) per l’alimentazione di industrie medioleggere causerebbe una mancata produzione di reddito di 13
mila giornate lavorative ed una
mancata occupazione di 750 mila persone. Sono cifre che non
possiamo tacere, conclude Enrietti ; né d’altra parte è possibile fare ricorso soltanto alle
energie alternative ancora in ifase di studio e di ricerca che, in
ogni caso, saranno utilizzate comunque ». In ogni discussione
sull’argomento bisognerà comunque tener conto del fatto
che, a fronte di una necessità
di circa 18 mila miliardi di
KWh nel 1978 nel solo Piemonte, si prevede per il 1890 una richiesta di 27 mila miliardi di
KWh, pur prevedendo massicci
interventi di risparmio energetico.
Speranze d’un mondo
affamato di energìa
Ma il nucleare non attira su
di sé le simpatie di scienziati e
di economisti solo perché si inserisce nel sistema industriale
e urbano attuale senza imporne
grosse modifiche o perché è il
meno caro (oggi un KWh costa
114 lire se prodotto ad olio combustibile, 55 se a carbone e 35
se prodotto ad uranio); ma anche perché esso fa intravedere
la possibilità di una fonte di
energia rinnovabile. Infatti, accanto ad un sistema che « brucia» uranio (e cioè quello dei
reattori « provati » ) si affianca
in prospettiva quello dei reattori veloci o « autofertilizzanti »
perché, nella fissione, producono più materiale di quanto non
ne consumino: è in questa fase
che nasce il plutonio, che non
esiste in natura. In questa direzione si dirigono gli studi e le
speranze di un mondo industrializzato sempre più affamato di
energia, anche se questa sostanza è di una estrema pericolosità
per quanto concerne il problema delle scorie e anche per la
possibilità di costruire bombe
nucleari: abbiamo già l’esempio
dell’India (ma varie altre nazioni hanno raggiunto o stanno raggiungendo analogo risultato) che
già fin dal maggio 1974 ha realizzato la sua prima esplosione
nucleare, ricavata dal plutonio
delle centrali fornitele dal Canada
La fusione
Vi è poi il sistema detto di
«fusione» che sfrutta le forze che
tengono uniti i nuclei atomici
per generare energia; a differenza della fissione, che utilizza l’energia della coesione nucleare
attraverso la spaccatura di atomi pesanti (uranio), la fusione
la ottiene attraverso l’unione di
atomi leggeri (deuterio, tritio).
Si tratta dunque di un processo
che godrebbe di quantità enormi di materia prima perché il
deuterio è contenuto nell’acqua
marina e il tritio si può ottenere bombardando con neutroni il
litio (un minerale di cui esistono riserve accertate per almeno
200 anni), ma che si scontra contro ostacoli tecnologici non facilmente sormontabili. Per creare la condizione necessaria in
cui la forza di repulsione tra gli
atomi diventi tanto debole da
permettere l’innesto della reazione, occorre riscaldare la miscela di deuterio o tritio-deuterio a 100 milioni di gradi e mantenerla in questo stato. Il problema, lo si comprende bene, è
quello di creare una « camera di
scoppio» che possa sostenere
tali enormi temperature e contenere la reazione nucleare. Delle ipotesi di lavoro esistono e
su di esse scienziati in tutto il
mondo stanno operando da anni. Tra l’altro al centro Cnen di
Frascati si sta lavorando attorno ad un progetto da 320 miliardi, finanziato in massima parte
dall’Euratom; ma gli esperti invitano alla prudenza e non prevedono soluzioni operative prima di vent’anni. E’ già storia
del 2000.
Paolo Ribet
Nel prossimo
numero
Su questa pagina:
— Apertura di una sottoscririone a favore di Polonia e Salvador.
— Un discorso serio agli
abbonati all’Eco-Luce.