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ECO
DELLE mU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORIES PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Nnm. 25 L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 23 Giugno 1972
Una copia Lire 90 ABBONAMENTI | L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Una gioventù
che gli anni
non intaccano
Due figure di anziani: « un uomo di nome Simeone » e Anna,
una vedova ottantaquattrenne:
due personalità certamente diverse per tante ragioni, come lo siamo tutti noi, ma con qualcosa in
comune (v. Luca 2: 21-38).
Alle loro spalle stavano decenni
di esistenza, cioè di esperienze e
di ricordi: dolori sofferti, persone amate scomparse; e poi quel
lento, inesorabile accorciarsi del
raggio della vita, quella sensazione mesta di essere sospinti ai
margini dell’esistenza, come residui di un’epoca scavalcata.
Ogni giorno, in noi stessi e nelle comunità o altrove, riconosciamo questi « anziani » che, appena
sia data loro occasione, s’avventurano nei ricordi d’un tempo che
si stempra in una favola nostalgica: anche le sofferenze, le asperità sopportate, nel ricordo perdono i loro veleni, rimandano a
un tempo « vivo », vissuto. E tutto questo grava e si fa sofferenza
quando l’età ha portato a quell’inesorabile declinio fìsico che ci
fa così diversi da quelli che eravamo.
Nell’uomo che malcerto muove
passi lenti tu non vedi il ragazzo
che s’avventava nei giochi, il giovane solido e dinamico: ma egli
porta in sé come una giunta di
patire la memoria di quello ch’è
stato. Nella donna che s’avvolge
nei suoi mali come in uno scialle,
e si lamenta, tu non scorgi la giovane che col sorriso ha portato
vita e gioia in una casa: ma essa
porta in sé come in un reliquiario
quella ch’è stata.
Ebbene, tutto questo appartiene alla nostra comune umanità, e
sarebbe empio spregiarlo o non
accettarlo nella sua ricchezza. Ma
v’è qualcosa che fa pena, che non
s’accetta bene neppure in una persona anziana: una sorta d’inaridimento interiore, di cruda lotta
per la sola sopravvivenza fisica.
Ognuno può osservare creature
così: i loro mali,, l’acquisto di
qualche personale sollievo, sono
tutto. Patisca l’umanità, crolli il
mondo, il loro interesse è limitato
a una volontà naturale di vivere
ancora, oppure di lasciarsi nelle
mani di altri che « devono » occuparsi di loro.
Simeone e Anna sconfìggono
questo pericolo dell’età anziana,
e per questo sono vivi, appartengono al presente. Quel vecchio
« aspettava la consolazione » per
il suo popolo, egli che poteva ormai chiudersi nei fatti propri e
lasciare ai giovani questa attesa.
Gli anni e le esperienze non avevano intaccato la forza limpida
che era scaturita nella sua gioventù lontana: la speranza di un bene comune, la pietà per il prossimo. E l’evangelista ci mostra Simeone che prende sulle sue vecchie braccia il fantolino Gesù, e
benedice Iddio, e si rallegra per
tutti i popoli, per le genti, perché
lì — in quella creatura — la speranza ha il suo segno. Anche Arina vive in sé la speranza, l’ha difesa dalliaccìdia, e alla vista di Gesù « lodava anch’ella Iddio e parlava del bambino a tutti quelli
che aspettavano la redenzione »
della città terrena.
Nella nostra fede forrnata in
carità, noi siamo chiamati a una
speranza di consolazione e redenzione che gli anni non debbono
inaridire: a ogni cerchio che sem
La Commissione distrettuale ha posto la Conferenza del Secondo Distretto di fronte a questa alternativa
la tensione presente nele chiese; paralizzante o creatrice?
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II grossi problemi che special• mente nell’ultimo decennio hanno animato (talvolta agitato) la vita
delle chiese— rapporto tra fede e impegno politico; rapporto tra culto e
vita; rapporti fraterni neH'ambito della comunità; ecc. — sono tuttora
aperti: nessuna loro soluzione si è rivelata in grado di raccogliere il consenso della chiesa nel suo insieme; le
opzioni su alcune importanti questioni, restano diverse. Una certa frattura
(tranne casi particolari) sussiste tra i
credenti, tanto da far ritenere che alla base delle diverse posizioni vi siano,
oltreché diverse comprensioni del
messaggio cristiano, anche diverse
espressioni di fede. Ne risulta uno stato di tensione, più o meno intensa
nelle diverse chiese, il cui peso va
portato insieme con spirito fraterno
e solidale (Col. 3: 13) e nella reciproca intercessione: solo così non sarà
una tensione paralizzante (come in diversi casi è stata e continua ad essere) ma una « tensione creatrice » (M.
L. King), feconda per l'avvenire della
chiesa. Certo il tempo che stiamo vivendo è difficile, la crisi è profonda.
Ma siamo convinti che il travaglio
odierno non è vano, e qualcosa di nuovo e di evangelicamente significativo
sta nascendo, proprio attraverso gli
sbandamenti, le confusioni, le contraddizioni e le infedeltà che accompagnano il nostro cammino. Solo la via larga è facile da individuare; oltre ad
essere comoda è anche ben visibile;
quella stretta invece oltreché scomoda è sovente anche nascosta. Siamo
chiamati, anche nell’ambito di ogni
singola comunità, a « vivere ecumenicamente », potremmo dire, cioè a credere l’unità della chiesa pur sperimentando in m'sura crescente una diversità che al momento attuale non pare
superabile.
Dobbiamo imparare a vivere nella
diversità (non nel dissenso!), non però all’insegna di un qualunquismo spirituale e dottrinale che non ha nulla
Si stanno riunendo, in queste settimane, le Conferenze distrettuali; il 17 e il 18 si sono tenute, rispettivamente a Vallecrosia e
a Felonica, quelle del II (Piemonte-Liguria) e del III Distretto
( Lombardia-Ven^zie-Svizzera). Riferiremo la prossima settimana sulla Conferenza di Felonica; a pag. 5 un resoconto su quella
di Vallecrosia; qui i lettori trovano una parte della relazione
che ad essa ha presentato la Commissione del II Distretto (Paolo Ricca, Aldo Rutigliano) : la parte che affronta problemi gene- i
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di evangelico o in nóme di un pluralismo generico, indiscriminato, non
sottoposto al controllo e al giudizio
della Parola di Dio. Dobbiamo imparare a vivere nella diversità perché il
Signore Gesù Cristo è sempre più
grande della nostra comprensione di
lui, e nessuna confessione di fede e
nessun modello di vita cristiana possono esaurire la totalità della esperienza evangelica. Proprio per questo
i criteri della comunione tra i credenti sono non soltanto la verità ma anche l’amore (Ef. 4: 15) e non soltanto
l’amore ma anche là libertà (1 Cor.
10: 23 ss.). L’unità ideila chiesa non
può che essere variaihente articolata e
diversificata; l’essenziale è che questa diversità sia centrata in Cristo. AltrimerJti subentra là divisione: svanisce la comunione e, con essa, la
chiesa. Il popolo di Dio si polverizza.
È facile intuire ciò che questo comporterebbe per noi chiese di diaspora
già molto frammentate. Perciò non
bisogna stancarsi di 'combattere affinché le nostre diversità non divengano
divisioni se non per motivo di evangelo e bisogna continu|imente riportare
le nostre diversità sù Gesù Cristo affinché Colui che chiama discepoli diversi sia e resti Caflui che U tiene
uniti.
2 Alcuni aspètti specifici della vi. ta delle chiese devono essere
tenuti in particolare evidenza. Ne menzioneremo tre: il contenuto della pre
dicazione, le forme del culto, le strutture comunitarie.
a) Il contenuto della predìeazione
Diverse chiese stanno cercando ormai da alcuni anni (grosso modo a
partire dalla « scossa » contestatrice
del ’68) nuovi modi di predicare: discussione dopo il sermone, preparazione in gruppo del messaggio, predicazioni a più voci, ecc. Le iniziative in
questa direzione non possono che essere incoraggiate. Ma non ci si può limitare a questo; occorre avviare una
ricerca parallela sul contenuto della
predicazione. La domanda da porre è
elementare: Che cosa si predica nelle
chiese? Che cosa"viene detto alle chiese e dalle chiese nel nome del Signore? Qual parola viene annunciata nel
nostro tempo come parola di Dio?
C’è un discorso seguito e organico che
viene svolto oppure il contenuto dell’annuncio è frammentario, scucito, e
quindi, entro certi limiti, sconclusionato? È tipico che nessuna relazione
delle chiese sollevi la questione del
contenuto della predicazione che —
va da sé — non riguarda solo il sermone domenicale ma investe l’intero
messaggio di cui la chiesa nel suo insieme è responsabile e portatrice.
b) Le forme del culto
Pensiamo che sia largamente diffusa l’esigenza di un rinnovamento del
LA LOTTA AL RAZZISMO IN AFRICA AUSTRALE
Nuovo conflitto tra Stato e Chiesa
Il problema della violenza in una situazione drammatica
I giornali hanno dato notizia nei
giorni scorsi di manifestazioni studentesche avvenute a Città del Capo, a
favore del diritto all’istruzione della
popolazione di colore e contro la legislazione dell’apartheid, dimostrazioni cui sono seguiti numerosi arresti e
incriminazioni. Il bollettino d’informazione soepi riprende l’argomento e fornisce nuove notizie che a nostra volta diamo qui appresso.
In occasione delle suddette manifestazioni, sono stati arrestati anche tre
dirigenti di Chiesa sudafricani, in base alla « legge contro i raggruppamenti ». Si tratta del decano di città del
Capo E. King, di T. Kotze, dell’Istituto cristiano deil’Africa australe e del
rev. B. Wankmore, delle missioni. Queste tre persone (alla pari dei numerosi studenti) sono state arrestate sulla
scalinata della cattedrale S. Giorgio,
per rifiuto di circolare.
Parecchie centinaia di studenti avevano trovato rifugio nella cattedrale,
per sfuggire ai mezzi e ai cani della
polizia utilizzati per disperdere la folla. Le manifestazioni avevano avuto
luogo il 2 giugno con una marcia di
protesta contro l’apartheid nell’insegnamento. I dimostranti avevano dovuto subire un violento assalto da
parte della polizia. Nuove manifestazioni erano previste in tutto il paese.
II primo ministro Vorster ha dichiarato in Parlamento che le azioni condotte dalla polizia « facevano un gran
bene » e che esse avrebbero avuto luogo ogni volta che la legge e l’ordine
venissero minacciati. Il ministro della polizia, L. Muller, na soggiunto che
bra chiuderci — età, dolori, malattie — opponiamo l’Evangelo,
ch’e forza di rottura e capacità di
vivere in speranza, cioè non esclusi. non estranei al nostro tempo,
alla nostra città terrena. Ed è
questo un segreto non di felicità,
ma di vita vera che duri tutti i
nostri anni. Luigi Santini
dietro alla manifestazione, svoltasi
sotto la copertura della religione, vi
erano dei provocatori.
* * *
In un’allocuzione particolarmente
pessimista A. Zulu, vescovo dello Zululand e co-presidente del Consiglio
ecumenico delle Chiese, ha dichiarato
che la violenza era inevitabile nell’Africa del sud. Per il vescovo, ben noto
per la sua moderazione e per la sua
opposizione agli aiuti dati dal CEC ai
movimenti di liberazione dell’Africa
australe, la durezza della discriminazione è tale che se un nero continua
a optare per la nonviolenza, lo si prende per un ingenuo e per un primitivo. Gli africani neri — egli ha soggiunto — hanno la volontà di diventare liberi e non vi è dubbio che lo
diventeranno. La questione è di sapere se la vittoria sarà ottenuta con o
senza la violenza.
Il vescovo nel suo discorso ha fatto notare che certi neri hanno trovato una forza morale nell’idea che i
bianchi sono esseri umani, ma che allo stesso tempo sarebbe un grave errore supporre che un simile atteggiamento potrà sopravvi'.'ere indefinitamente alla spietata discriminazione
bianca. I responsabili bianchi hanno
fatto delle dichiarazioni e promulgato delle leggi che hanno scatenato
l'odio e un risentimento ancora più
profondi in ogni nero che si rispetti.
Ha poi soggiunto che i combattenti
per la libertà sono impegnati in una
lotta « per dare ai neri d’Africa una
libertà di cui non godono... In Africa
del sud pochi bianchi sono per la
nonviolenza e non vi è ragione perché
non capiti la stessa cosa presso i
neri ».
* * *
Intanto, a Ginevra il pastore Blake,
segretario generale del CEC, nel commentare gli incidenti e l’azione della
polizia nei confronti degli studenti, ha
fatto le seguenti dichiarazioni:
« L’opinione pubblica, tanto in Sudafrica come altrove, è stata colpita
dalla reazione della polizia sudafricana nei riguardi di pacifiche manifestazioni colle quali degli studenti sudafri
cani bianchi intendevano esprimere la
loro opposizione all’ingiustizia razziale nei loro paesi. L’intrusione della polizia oltre il recinto della cattedrale,
in dispregio di una lunga consuetudine che fa della chiesa un luogo di rifugio, dimostra la gravità della sua
mancanza di rispetto, anche se non
giungiamo a parlare di sacrilegio. L’arresto del decano e dei due altri ecclesiastici sulla scalinata della cattedrale ha riempito di stupore perfino i più
conservatori partigiani della legge e
dell’ordine.
« Le Chiese, sempre maggiormente
preoccupate dell’abituale reazione del
governo che presenta come “comunista” ogni opposizione alla sua politica
razzista, dovrebbero chiaramente sottolineare come tutti i loro membri e
quelli del mondo universitario — ivi
comprese le due università afrikanders — siano sbigottiti e indignati dalle azioni condotte dalla polizia contro
studenti il cui solo crimine è quello
di voler pubblicamente esprimere la
loro solidarietà con gli oppressi ».
* * vV
Ci riallacciamo a queste notizie per
ricordare ancora una volta a tutti i
lettori che il « fondo di solidarietà »
del giornale è attualmente rivolto a
sostenere il Programma di lotta al
razzismo del CEC. Mentre diamo qui
sotto un nuovo elenco di sottoscrizioni pervenuteci, ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133
Torino.
Da Torre Pellice: M. e E. Beiti L. 10.000;
N.N. 10.000; Un ricordo da GKC 100.000.
Da Torino; Fam. Caruso 500; coll, sala
Lingotto 2.750; suor E. Mossotto 2.000; A.
e E. Balmas 5.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Venezia: C. Bocus 500; fam. Viti
1.000; sor. Zecchin 3.000.
Da Roma: B. Rocchi 40.000.
Da S. Germano Chisone; N.N. con simpatia 5.000.
Da Frauenfeld, Svizzera: D. Di Toro 5.000.
Totale L. 186.750; prec. L. 542.075; in
cassa L. 728.825.
le forme del nostro culto sia nel senso di tenere in maggior conto la libertà dello Spirito e quindi incoraggiare
una ampia partecipazione dei fratelli
in modo che il culto sia meno monocorde e più corale, sia nel senso di un
maggiore aggancio del culto in ogni
sua parte con la vita quotidiana dei
credenti e in genere del mondo. Anche qui, ovviamente, la dialettica tra
libertà e ordine, tra continuità e novità, tra Evangelo eterno e Parola contingente, tra uomo-tipo e uomo concreto, tra storia di sempre e storia di
oggi, dovrà essere mantenuta in tutto lo svolgimento del culto. Ma se fino ad oggi s’è piuttosto sacrificato la
libertà all’ordine, la novità alla continuità, la Parola contingente alTEvangelo eterno, l’uomo concreto all’uomo
tipico, la storia di oggi alla storia di
sempre, nulla vieta, oggi, di invertire
l’ordine dèlie preferenze. Va da sé che
il rinnovamento del culto è conseguenza più che premessa del rinnovamento della chiesa, ma appunto si tratta
di lavorare in vista di entrambi e di
promuoverli contemporaneamente; subordinando il primo al secondo (o vice versa) si finisce per non raggiungere nessuno dei due.
c) Le strutture comunitarie
Risulta dalle relazioni delle chiese
che non sono apparsi nell’ambito o accanto alle comunità, esistenti nuovi tipi di comunità evangeliche o nuove
forme di vita comunitaria. La comunità evangelica tipo resta quella parrocchiale. Non da oggi però ci si chiede fino a che punto la parrocchia è
comunità nel senso neotestamentario
del termine e fino a che punto essa
sia in grado di soddisfare le esigenze
di fraternità, e di comunione che lo
Evangelo crea in chi lo accetta. Il problema è molto complesso e riguarda
tutte le chiese e tutte le confessioni.
Se da un lato le tendenze settarie, assai vive nel nostro tempo, non sono
da incoraggiare, d’altro lato bisognerebbe indagare, non solo teoricamente, se e come la struttura parrocchiale
possa essere superata in vista della
costituzione di una comunità evangelica alternativa sia nei confronti della parrocchia sia nei confronti della
conventicola. Non bisognerebbe inoltre sorvolare sul fatto che la vita delle chiese non sembra costituire né
sul piano cultuale, né sul piano della
azione un polo d’attrazione per le giovani generazioni (ma non solo per
queste). Sembra esserci più vita o nelle comunità cristiane di tipo risvegliato (ad esempio i pentecostali) o in
gruppi politici di varia natura e ispil’azione (dai comitati di quartiere ai
diversi centri di dibattito e iniziativa
politica).
Questi problemi che le chiese conoscono ma non devono lasciar cadere,
devono anzi affrontarli con speranza
e spirito costruttivo, non sono problemi isolati ma tra loro concatenati e
interdipendenti e si inquadrano nel
problema più generale della natura e
vocazione della chiesa nel nostro
tempo.
3 Non può passar inosservata la
• ricorrente (e più volte segnalata) scarsità di conversioni che avvengono per la testimonianza delle nostre
(continua a pag. 2)
MISSIONARI
del Terzo Mondo
in Svizzera
L’idea che ha animato l’iniziativa e
le équipes dell’Action Apostolique
Commune, sorta dalla Société des
Missions Evangéliques di Parigi e dalle Chiese del Terzo mondo francofono
nate dalla sua attività, si va estendendo. Attualmente un pastore africano e un pastore indonesiano lavorano
in Svizzera su invito dell’organismo
missionario svizzero-alemanno (KEM),
il quale, partendo dall’idea che la missione non può essere a senso unico,
ha chiamato questi due pastori a partecipare a programmi di presentazione missionaria nelle comunità, a una
équipe di lavoro a livello internazionale e a visite nelle scuole secondarie
e nelle università. Essi sono Francis
Dankwa, pastore della Chiesa presbiteriana del Ghana, e Odeh Suardi, segretario generale della Chiesa cristiane delle Isole della Sonda (Pasundan),
in Indonesia.
2
pag. 2
N. 25 — 23 giugno 1972
♦ PAROLA DI DIO ♦ PAROLE DELL’UOMO ♦
Capire rilillci TMaingnli: Il ClOS ÍH IIDUatO
L’Antico Testamento ci presenta
una progressiva degenerazione dei
rapporti tra l'uomo e Dio, finché Iddio stesso giunge ad una decisione
drastica: ritornare sui propri passi,
distruggere la creazione e ripristinare
la situazione esistente prima di essa.
Poi mitiga la propria decisione: una
famiglia si potrà salvare, insieme ad
una coppia di ogni animale; solo la
generazione colpevole dunque dovrà
essere distrutta, Noè trova grazia agli
occhi di Dio (seccmdo la fonte che descrive la caduta), ovvero è giusto e
perfetto, secondo l’altra. Nel primo
caso sembra essere escluso ogni genere di merito, la salvezza avviene per
sola grazia: Noè non era migliore degli altri; nel secondo caso una possibilità che l’uomo sia alrheno sul piano del culto gradito a Dio sembra essere ammessa. Si tratta di differenze
tra le due fonti che danno nell’occhio,
anche se il contenuto basico è uguale.
vere e l’accampamento non gli darà
retta, non sarà colpa sua; ma se avrà
taciuto, sarà colpevole ancor più di
quelli che periscono nei loro peccati.
Alla nostra generazione che non dovrebbe essere poi tanto differente da
quella di Noè noi abbiamo ricevuto
l’ordine di poirlare, di gridare se è necessario, ed in ogni caso di operare
come sentinelle: il diluvio può venire.
Non sarà un diluvio cosmico come
quello descritto dalla Genesi, sarà un
giudizio nella storia, come l’annunceranno più tardi i profeti; sarà un giudizio al quale neanche il credente potrà scampare, esattamente come non
scampa alla guerra o alla miseria; ma
come sentinelle i credenti sono stati
investiti di pesanti responsabilità.
Alberto Soggin
Gran parte dei popoli ha una tradizione che parla del diluvio; una prova in sede storica di un fenomeno del
genere non è però mai stata apportata. Storia dunque o interpretazione
teologica? La seconda alternativa sembra la più valida: Iddio richiama il
caos, da lui espulso con la creazione,
ma questa non è un’affermazione verificabile in sede storica, è strettamente legata all’astronomia ed alla concezione del mondo dell’epoca. Sappiamo però che altre forme di caos, non
meno gravi, si producono nel mondo
e si lasciano storicamente verificare:
cos’altro è la guerra, cos’altro sono lo
sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo se non esempi reali, tangibili
di una situazione nella quale il caos
è sempre in agguato? È vero che Iddio promette alla fine della narrazione che un fenomeno del genere non si
verificherà mai più, ma è vero anche
che Ger. 4: 23 parla della terra « desolata e deserta », proprio come in
Gen. 1: 2 e che tale situazione è il prodotto proprio di una guerra!
Non è dunque difficile applicare alla nostra generazione gli elementi contenuti nell’antica narrazione. Il peccato con le sue tragiche conseguenze
continua ad esistere, il credente stesso .appare indeciso se optare per il
nuovo mondo di Cristo, ovvero se giungere ad un qualche compromesso con
quello vecchio che dovrebbe avere abbandonato per sempre. In Ezechiele 33
vi è il famoso passo del profeta come
sentinella: se avrà fatto il proprio do
III II Consiglio della Federazione delle
Chiese protestanti svizzere ha designato il
nuovo segretario teologico : il past. Daniel von
Allmen, attualmente professore alla facoltà
di teologia di Yaoundé, nel Cameroun, dove
insegna dal 1966. La sua tesi di dottorato
era dedicata a « Là nozione del tempo nel
Nuovo Testamento ».
A bbiamo urgente bisogno gli uni degli altri, affinché la Chiesa divenga più aperta, più lieta, più viva, più
interessante della consueta serata al
cinematografo o al ballo o della gita
con gli amici, poiché essa è divenuta
una partecipazione comune alla Cena,
alle gioie, alle pene teciproche da parte di uomini e donne diversissimi fra
loro e dotati di doni radicalmente diversi.
Non sappiamo cosa ci riservi il futuro. Forse Gesù ci costringerà di
nuovo a uscire dai templi per radunarci nelle camerette. Ma sappiamo
che la Chiesa vive sempre e soltanto
della risposta che egli suscita negli
uomini con la sua chiamata e la sua
grazia. Questi uomini — e fra loro siamo noi pure — sono recalcitranti e
ottusi a causa della religiosità e della
mondanità, ma egli è il loro Signore
ed essi non possono sottrarsi alla sua
chiamata ed alla sua sollecitudine. E
sappiamo anche che gli stiamo andando incontro; poiché ha detto « io vivo
e voi vivrete »; egli è il fine e il compimento non solo della Chiesa ma di
tutto il mondo. Eduard Schweizer
(Questo brano è tratto dal libro Cristo fra
noi; il libro, con un capitolo sulla croce,
uno sulla risurrezione e uno sulla chiesa,
a cura di autori divèrsi, è pubblicato dalla
Claudiana).
UN EDITORE ZURIGHESE PUBBLICHERÀ’
C’opera omnia di Karl Barth
Costituita a Basilea la fondazione K. Barth
È apparsa sul numero di maggio
della rivista tedesca « Evangelische
Kommentare » la notizia della pubblicazione di tutte le opere di Karl
Barth da parte del Theologisches Verlag di Zurigo.
L’edizione completa consterà di settanta volumi, suddivisi in base agli
argomenti in sette collane: dogmatica, esegesi, omiletica, problemi ecclesiologici - politici - ecumenici, le lettere, problemi storici e infine una serie di argomenti vari che comprende
temi particolari trattati dal Teologo
svizzero i quali non possono essere
compresi sotto i titoli precedenti.
La redazione di quest’opera è stata
curata direttamente da un gruppo di
amici dello stesso Barth, i quali si sono preoccupati di ordinare in modo
sistematico e di divulgare il suo pensiero.
Illllllllllllllll¡lllllllllill|||||||||||lllllllllllllll!ll|||||||||||||||||||
La lettera e lo Spirito; Numeri 20; 1-13
di Giorgio Bouchard
Battere due volte
I membri del popolo d'Israele si trovano nel pieno di quei quarant'anni che sono
destinati a passare nel deserto : sanno che
dovranno morire per via, e che solo i loro
figli vedranno la terra promessa. E ad un
certo punto, rifiutano di vivere per fede
sola, e perdono così ogni fiducia : meglio
morire ( v. 3 ) che vivere piar fede !
Mosé ed Aronne, messi in questione da
quest' ondata di malcontento distruttivo,
vanno al santuario e pregano : vai la pena
di notare quale forma assuma la loro preghiera: non dicono niente, stanno prostrati,
e basta : la preghiera non è un insieme di
parole, ma un atteggiamento di sottomissione e di speranza. In risposta a questa
speranza, l'Eterno mostra la sua gloria e
dà delle indicazioni per far uscire Israele
dalla crisi. « Prendi il bastone », egli dice
a Mosè : quel bastone che era $|lFto il mezzo d'operar prodigi davanti agli increduli,
ora verrà usato di fronte a un popolo diventato incredulo ! E poi : « parlate a quel
sasso » : anche questo è un incarico po
lemico : Mosé dovrà annunciare la Parola
di Dio alia roccia di Horeb, visto che il
popolo non la vuole piò ascoltare: la pietra ascolterà, e Israele sarà posto di fronte a questa testimonianza resa da un sasso ;
poiché la Parola che si esprime per bocca
dei profeti è la stessa che regge tutta la
realtà.
Ma Mosè, alla semplice testimonianza,
preferisce Tintervento d'a'utorità personale:
sembra preoccupato del suo onore piò che
di quello di Dio, e cosi diventa anche dubbioso: «vi farem noi uscir dell'acqua da
questo sasso?» {v. 10). E col suo bastone, batte due volte : esprime così la sua impazienza Irritata, il desiderio di imporre la
sua forza spirituale, la sfiducia nella pura
Parola di Dio.
L'acqua sgorga, certo, e la crisi è superata : ma Mosè ha mancato di fede. Quante volte anche noi, come lui, « battiamo
due volte»: quando ci sembra di dover
combattere contro i nostri contemporanei
— o i nostri confratelli — a motivo della
loro Incredulità, quando dimentichiamo che
tra la nostra forza e la potenza di Dio non
c'è misura comune.
Il giudizio di Dio su Mosé ed Aronne è
severo (v. 12): anche voi due morirete
come il popolo prima di pervenire alla terra promessa, perché anche voi avete mancato di fede : certo, avete vissuto a un livello piò elevato degli altri : siete stati più
seri, più impegnati : ma a chi più è stato
dato, più sarà ridomandato.
E chi accetta il difficile compito di richiamare o di condurre i suoi contemporanei
sulle vie della fede, non può esimersi neppure un istante dal camminare lui stesso
solo e unicamente per fede. Tutto il resto (coraggio, energia morale, fantasia ed
esperienza ) sono in definitiva solo dei
« bastoni », che troppe volte siamo tentati
di battere « due volte » sulle due parti della realtà, per cogliere quel successo individuale o di gruppo che non coincide mai
con la vocazione né con la promessa.
Tensione paralizzante o creatrice?
Contemporaneamente a questa iniziativa e ad essa strettamente collegata, è stata costituita a Basilea la Fondazione Karl Barth; oltre a sostenere
l’impegno finanziario per la nuova
pubblicazione, la Fondazione continua
lo studio delle opere di Barth e si
propone anche di diffonderne il pensiero, evidenziandone tutta la portata
ed il significato, e promuovendone un
ulteriore approfondimento al fine di
una maggiore comprensione del messaggio biblico e del pensiero evangelico.
Nel riportare questa notizia, desideriamo sottolineare l’importanza del1 iniziativa; in modo particolare ci
sembra che la nuova edizione dell’intera opera di Barth non debba essere
intesa solamente come un omaggio e
un segno di rispetto dovuto al Teologo di Basilea, ma anche, e soprattutto, come un chiaro indizio del desiderio e dell’esigenza generalmente sentita di conoscere in modo più approfondito il suo pensiero.
Ci auguriamo che la diffusione del
pensiero di Barth, secondo i proponimenti della fondazione, vada oltre ad
una ristretta cerchia di teologi e diventi un momento di riflessione e di
stimolo per i credenti e per le comunità.
Andrea Ribet
Gerusalemme (bip/snop) - In seguito alla
recente conferenza su « La Bibbia e l’Africa
nera », tenutasi nella città, si è deciso di
crearvi un Istituto africano di studi biblici.
La proposta è stata annunciata dal prof.
Mweng, camerunese, a nome del Movimento degli intellettuali cristiani d’Africa. L’importanza della Bibbia nei problemi dell’affermazione dell’Africa è stata studiata dai partecipanti alla conferenza, una quarantina di
delegati cattolici, protestanti ed ebrei di 17
nazioni africane e di Israele. Vari oratori
hanno insistito sul parallelismo fra la Bibbia
e l’esperienza africana contemporanea : una
gran parte dei 40 milioni di cristiani d’Afrlca apprezza fortemente i racconti biblici in
cui si riflette un ambiente tribale e rurale
che è appunto quello noto agli africani di
oggi
SCHEDE
fsegue da pag. 1 )
chiese. Il problema non è statistico
ma spirituale: più che il numero stazionario dei membri di chiesa (che
si ripete ormai da un paio di decenni) preoccupa la mancanza di iniziativa missionaria. Vi sono state alcune
azioni, specialmente di colportaggio
biblico, ma nell’insieme le chiese non
riescono a trasferire nella realtà della loro esistenza quotidiana quella
istanza evangeUstica o missionaria
che pur riconoscono come la loro ragion d’essere. È chiaro che la chiesa
ridiventerà missionaria nella misura
in cui riprenderà coscienza della sua
vocazione. È quindi giusto dire, con la
relazione di Genova, che « solo nella
misura in cui ci si lascia ri-evangelizzare, si può parlare con una certa sincerità di evangelizzazione neH’ambiente esterno ». In altri termini è non solo lecito ma doveroso domandarsi fino
a che punto la mancata conversione
degli altri è legata a una mancata conversione (o riconversione) nostra. Ma
a nostro avviso quello che più manca
alle nostre chiese è l’inserimento nel
luogo in cui vivono e fra gli uomini
che stanno loro intorno. In un certo
senso siamo come cristiani i veri
«fratelli separati» dell’umanità. La
chiesa è isolata, la sua vita si svolge
in relativa ma assai accentuata indipendenza dalla vicenda umana del nostro tempo; diventa così difficile introdurre il lievito dell’Evangelo nella
storia della nostra generazione. Il compito che sta dinanzi a ogni comunità
è quello indicato alcuni anni or sono
da un teologo francese prematuramente scomparso: « tutto il problema, og-gi come ieri, è di non formare un
ghetto cristiano e di essere nel mondo
senza perderci in esso » (Th. Preiss).
È per facilitare o almeno avviare la
ricerca della vocazione che Iddio ci
rivolge come chiese evangeliche che
proponiamo alla Conferenza di soffermarsi sulle sette ipotesi di testimonianza contenute nel rapporto presentato dal past. G. Bouchard alla Assemblea della Federazione evangelica lombarda, sul tema: « Gli evangelici italiani negli anni ’70 ». Non si tratta,
crediamo, di scegliere per le nostre
chiese una di queste ipotesi ma si
tratta di passarle in rassegna e di
servirsene come indicazioni e proposte alla luce delle quali le nostre chiese possano precisare la loro fisionomia e prendere coscienza del loro
mandato. Ci auguriamo un dibattito
ampio , un confronto sereno, una riflessione feconda.
Bruno Corsani, Introduzione al Nuovo Testamento - 1/Vangeli e Atti. Volume in.8°
gr., di pp. 336, copertina plasticata, L.
3.800. Claudiana, Torino 1972.
Ricerca della Chiesa: La comunità cristiana
fa parte integrante del mondo
Il discorso sulla testimonianza che
le nostre chiese sono chiamate a rendere non può non comprendere la questione ecumenica e in particolare i
rapporti con la chiesa cattolica romana. Dalle relazioni delle chiese risulta che queste ultime hanno avuto
diversi contatti sia con il cosidetto
cattolicesimo del dissenso, sia con comunità cattoliche parrocchiali. Le
chiese quindi non hanno escluso rincontro con il cosiddetto cattolicesimo
ufficiale, non si sono limitate al confronto con gruppi cattolici dissidenti.
Da notare però il fatto che si è comunque sempre trattato di. un ecurnenismo, come si suol dire, di base:
ci si è incontrati tra credenti, per lo
più per un lavoro di studio biblico, a
livello di comunità e non di « autorità ». Sia nei confronti della chiesa cattolica sia nei confronti dei non credenti le nostre chiese, se fedeli alla
loro vocazione, hanno un preciso e irrinunciabile compito da svolgere. Si
può discutere se sia finita o meno l’era
protestante: le opinioni possono variare. Ma certamente non è finita l’era
evangelica della chiesa; anzi qualche
sintomo potrebbe indicare che si annuncia una nuova aurora evangelica
nella storia della chiesa. È in questa
prospettiva che dobbiamo muoverci.
« Il proposito dell’opera rimane quello che
Com.ba e Longo esponevano nella prefazione
alla loro Storia letteraria della Bibbia (ed.
Claudiana, 1924) : , "presentare al pubblico
italiano, in forma chiara e concisa, i risultati più sicuri degli studi moderni”. Non ci
proponiamo dunque. di esporre delle teorie o
delle scoperte personali: la natura stessa di
una Introduzione al Nuovo Testamento non
lo consente. Ma ci riterremo paghi se attraverso questa presentazione il lettore italiano
potrà cominciare a orientarsi fra i problemi
relativi all’origine degli scritti neotestamentari, per prendere coscienza del messaggio teologico-religioso di ciascuno di essi » (dall’Introduzione dell’autope).
Dopo un esame dei problemi del testo del
N. T. (la critica testuale, i materiali e sistemi di scrittura, la molteplicità dei manoscritti ed un esame dei principali manoscritti
del N. T.), l’autore passa ad affrontare i problemi della formazione della tradizione evangelica (genere letterario, forme letterarie nei
vangeli, kérygma e vita di Gesù) ed il « problema sinottico » (la priorità di Marco, la
fonte comune a Matteo e Luca ed i vari sviluppi della teoria bifontica).
Passa poi ad esaminare partitamente i quattro Vangeli e gli Atti, analizzando per ognuno il contenuto, il vocabolario e lo stile, l’intenzione dell’autore, luogo e data di composizione, la personalità dell'autore. Conclude
l’opera un’ampia appendice su « Vangeli e
Atti apocrifi » che affronta anche i problemi
generali della formazione del canone.
Il secondo volume (Le Epistole e VAnocalisse) è in preparazione.
★ Per un disguido dipendente da
noi e non dall’autore, la pubblicazione delTarticolo del prof. Bruno Corsani, per la serie « Capire il Nuovo
Testamento », dev’essere rimandata
alla prossima settimana. Ce ne scusiamo vivamente. red.
Un convegno indetto dal Servizio studi della F.C.E.L
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, tramite il sxio Servizio Studi,
organizza a Torre Pellice, dal 16 al 18 agosto 1972 tre giornate di studio sul tema
ANABATTISMO E RIFORMA
Relatori: Luigi Santini, Ugo Gastaldi, Valdo Vinay, Emidio Campi.
Dirige il convegno: Aldo Comba.
Conoscere e valutare meglio le ragioni che opposero la Riforma a questi suoi
antagonisti « di sinistra » — denigrati e spesso ignorati nei secoli successivi — per
trarne elementi di riflessione sulla nostra posizione attuale di riformati nelle contrapposizioni della storia presente: tale lo scopo dell’incontro che avrà una introduzione
storica, alcune relazioni sulle posizioni dottrinali ed ecclesiologiche degli anabattisti
e una tavola rotonda conclusiva.
Località: Torre Pellice (Torino), presso la Foresteria Valdese.
Data: 16-18 agosto 1972. Inizio dei lavori il giorno 16 alle 9,30.
Documenti preparatori: si consiglia la lettura del volume di U. Gastaldi, Storia
dell’Anabattismo, Editrice Claudiana, Torino.
Iscrizioni: presso la Segreteria di Agape. 10060 Frali (Torino); iscrizione L. 800
da versare sul conto corrente postale n. 2/20534 intestato a Agape Centro Ecumenico;
quota di partecipazione L. 6.600.
Avvertenza: dato 1 affollamento degli alberghi e pensioni di Torre Pellice in quel
periodo è prudente iscriversi al più presto. Per ogni informazione di carattere logistico
rivolgersi alla Segreteria di Agape.
Siamo ormai al termine della esposizione del saggio di D. Bonhoeffer
sulla natura della chiesa. Le ultime
pagine si soffermano sulla posizione
della chiesa nel mondo e sottolineano
in particolare la concretezza della
chiesa, il suo carattere umano c: mondano, la sua libertà nel mondo.
Concretezza della chiesa. La vera
chiesa è quella concreta, così come
prende forma nel corso della storia.
« La nostra chiesa concreta, sotto la
forma miserabile e irritante dell’Unione della Vecchia Prussia, è la realizzazione della vera Chiesa ». Lq forma
concreta in cui la chiesa si realizza è
sovente, se non sempre, « miserabile e
irritante », inadeguata e deludente; ma
è solo passando per essa che si ha
accesso alla chiesa del Signore. Non
si può far parte di una chiesa ideale,
perfetta, esemplare, se non si fa parte della chiesa reale, imperfetta, peccatrice. Come non si può conoscere il
Cristo celeste se non passando per il
Gesù terreno, analogamente non si entra nella « chiesa invisibile » se non
passando per quella visibile. Ma è
proprio questo passaggio che molti
rifiutano. Essi provano fastid'o o disprezzo per la chiesa concreta, troppo
misera, troppo umana. Stanno al di
fuori, o oltre la chiesa, tutt’al più ne
sognano una ideale, comunque « saltano » quella storica. Ma la chiesa non
si sogna, si vive. Perciò la chiesa vera
è quella concreta; l’altra è solo fantasia.
Umanità e mondanità della chiesa.
Come Gesù fu pienamente uomo, così
la chiesa fa parte integrante dell’umanità. Probabilmente non sappiamo ancora misurare tutta la portata di questa affermazione. Umanità e mondanità della chiesa significano e implicano solidarietà. Ma la nostra solidarietà col mondo è ancora largamente
occasionale, fatta di emozioni o azioni saltuarie più che di vera, costante
partecipazione. La chiesa sembra vivere accanto alla storia, non dentro.
I cristiani sono presto diventati « figli infedeli della terra »: la guardano
dall’alto, distaccati, lontani. L’isolamento di cui la chiesa soffre, a dispetto del gran numero di opere e istituzione che possiede e gestisce (scuole,
ospedali, etc.) è dovuto alla mancanza
di solidarietà con le ansie, le sofferenze, le debolezze, le speranze, i peccati degli uomini. Certo non è facile restare fedeli al Signore e allo stesso
tempo alla terra; è facile invece che
la fedeltà alla terra si accompagni con
l’infedeltà al Signore, o viceversa. Ma
è solo partecipando alla vicenda uma
na e assumendosene la sua parte di
peso e di travaglio, che la chiesa può
sperare di comunicare l’Evangelo. Senza partecipazione non c’è comunicazione (Tillich). Una chiesa umana significa una chiesa solidale, cioè partecipe ma non complice.
Libertà della chiesa. La vera libertà
della chiesa non consiste nell’ottenere
il rispetto dei suoi diritti da parte dello Stato ma nella rinuncia ai propri
privile^ da parte della chiesa stèssa.
La chiesa può dirsi libera quando sa
« rinunciare a ogni privilegio e a ogni
forma di proprietà, ad eccezione della sola parola del Cristo e del perdono dei peccati ». Molto raramente la
chiesa ha conosciuto questa libertà,
borse oggi è la libertà che più le manca: non solo alla chiesa nel suo insieme ma anche ai singoli cristiani. Più
possediamo e meno siamo liberi; meno possediarno e più siamo liberi. I
nostri beni limitano fortemente la nostra libertà di parola e di azione. C'è
tutta una parte dell’Evangelo che siamo imbarazzati a predicare se siamo
possidenti. Non è certamente un caso
che Gesù, la cui esistenza è caratterizzata da una sovrana e completa libertà, era nullatenente. La chiesa
odierna sarebbe forse prigioniera di
se stessa? Dopo aver ottenuto la libertà civile, dovrebbe ora cercare una libertà diversa, nuova o forse antica ma
certo dimenticata — una libertà evangelica che non nasce dalla legge ma
dalla fede? La ricerca di questa libertà non coincide forse con la ricerca
della chiesa, di cui abbiamo parlato
in queste settimane? La chiesa che
cerchiamo non è forse appunto una
chiesa non solo legalmente ma evangelicamente libera? Libera come Gesù lo è stato?
Paolo Ricca
La Concordia di Leuenberg
La Concordia di Leuenberg è un documento redatto nel settembre 1971 da un gruppo
di teologi luterani e riformati, in cui si dichiara che le differenze teologiche fra i due
grandi settori del protestantesimo non giustificano pHi una separazione sul piano del riconoscimento reciproco dei ministeri, dell’intercomunìone, e in taluni casi nemmeno organizzativo. Tutte le chiese sono state chiamate ad esprimersi sulla Concordia entro
marzo del 1973. II testo della Concordia è stato pubblicato nella traduzione italiana di Paolo Ricca dalla rivista « Protestantesimo », ji.
2/1972, unitamente a uno studio critico del
prof. Vittorio Subilìa.
3
23 giugno 1972 — N. 25
pag. 3
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 2
Leggenda e storia :
come e con che cosa lavora lo storico
LE VALLI VALDESI CINQUANT’ANNI FA - 3
Disorientati e disarmati di fronte aiia “nouveiie vague”
Dalle righe scritte l’ultima volta (cf.
n. 23 del 9 giugno) dovrebbe risultare
con sufficiente chiarezza che, quando
si parla dell’iniziatore del movimento
valdese, occorre senz’altro distinguere
tra leggenda e storia.
Se apriamo VEnciclopedia Garzanti
(Milano 1962), vediamo che per leggenda s’intende un« racconto tradizionale
di argomento religioso o eroico, sorto
come trasfigurazione fantastica di fatti realmente accaduti », mentre il termine storia definisce una « esposizione degli eventi umani razionalmente
ricostruiti, in modo che appaiano
l’uno all’altro collegati ». Queste definizioni, benché elementari, bastano
ampiamente al nostro scopo. Lo storico deve dunque ricostruire razionalmente i fatti accaduti, badando di non
ti ^sfigurarli con la fantasia. Se è testimone oculare degli eventi e si limita a narrarli nell’ordine cronologico
m cui sono avvenuti, non per questo
fa opera di storico, la sua non sarà altro che cronistoria. Ora, una delle nostre interlocutrici, partendo dall’ovvio
presupposto che non si possa controllare con esattezza l’origine di tante
notizie né parlare col protagonista che
ci interessa perché morto più di 750
anni fa, è propensa a considerare intangibili le cose scritte in passato da
Storici scrupolosi e veridici.
Ma chi sono costoro e in base a che
cosa hanno scritto le loro opere?
Quando iniziavo trent’anni fa le mié
ricerche sul valdesismo medioevale,
la situazione, storiograficamente parlando, era più o meno la seguente. Da
una parte, in campo valdese o protestante, ci si era praticamente fermati
a; risultati, per altro ottimi, del nostro
Emilio Cornba, poi ripresi e rielaborati dal figlio Ernesto. Comba padre
aveva fatto tesoro dei migliori frutti
della critica storica tedesca e, lavorando esclusivamente sulle « fonti » allora esistenti, si era messo a demolire
certe leggende ancora vegete all’epoca
sua, come quella dell’anteriorità dei
valdesi al loro stesso fondatore. Dall’altra parte, in campo neutrale o cattolico, si notava un nuovo orientamento, dovuto in particolare ad alcuni
eruditi francescani e domenicani i
quali, più che a opere di sintesi, si
erano dati ad un rinnovato studio
delle « fonti », riviste possibilmente
nel loro testo originale, per cui si assistè ad un vero risveglio di ricerche
paleografiche nelle principali biblioteche italiane ed estere. Le fonti — è
bene chiarirlo subito — sono le testirnonianze del passato in base alle quali si tenta di ricostruire razionalmente
i fatti accaduti. Sono di varia specie:
semplici cronache, trattati di controversia antiereticale, atti dei tribunali
dell’inquisizione, relazioni degli stessi
inquisitori, decreti di imperatori e di
altri principi, bolle e brevi di papi,
canoni di concili ecumenici o regionali, professioni di fede, lettere, poerni, trattatelli di edificazione, sermoni, versioni delle sacre scritture ecc.
In mezzo a tutto questo materiale, pochissimi sono i testi di diretta origine valdese, perché andati la maggior
parte distrutti durante le persecuzioni.
Quando Emilio Comba scriveva tra
il 1887 e il 1901 le varie redazioni della sua Storia dei Valdesi prima della
Riforma, egli non disponeva di tutti
i documenti oggi in nostro possesso,
per la semplice ragione che non erano stati ancora scoperti. In particolare, per quanto riguarda le origini del
movimento valdese, si valse soprattutto, oltre che del resoconto della
conferenza di Bergamo del 1218, di
uno scambio di lettere intercorse nel
1368 circa tra i responsabili dei vaidesi lombardi e certi Giovanni e Sigfrido, loro correligionari austriaci, ritornati nel girone della Chiesa romana. Noi invece, grazie alle ricerche del
domenicano Dondaine, possiamo far
tesoro di due testi di grande interesse perché contemporanei ai fatti avvenuti, cioè la professione di fede che
Valdesio non ancora del tutto anatemizzato avrebbe sottoscritta in un Sinodo diocesano a Lione nella primavera de! 1180, nonché un trattatello di
controversia anticatara scritto inizialmente un decennio più tardi dal suo
più importante discepolo. Durando di
Qsca. Ora, prescindendo per il momento dai dati più o meno sicuri che
possiamo ricavare dalle fonti tradizionali cattoliche è ormai accertato che
i testi del 1180, 1190 e 1218 ci offrono
delle notizie sicuramente autentiche,
mentre l’epistolario del 1368 è già la
espressione di una trasfigurazione più
o meno apologetica, che poggia su dati tipicamente leggendari.
In puntate successive mi riservo di
esaminare via via, analiticamente,
tutte le fonti che in un modo o nell’altro ci parlano di Valdesio e dei suoi
primi seguaci, di origine o valdese o
cattolica, siano esse cronache o relazioni occasionali o trattati di controversia o atti dell’inquisizione ecc.
Un primo canovaccio sulle tappe
della vita e dell’opera di Valdesio e
dei suoi « soci » — dalla conversione
fino al bando definitivo da Lione — lo
possiamo ricavare da una relazione di
provenienza inquisitoriale, che troviamo quasi identica in una vita del papa Alessandro III attribuita al monaco Riccardo di Poitiers (circa 11811216), nonché in un trattato dell’inquisitore Stefano di Borbone del 1250
circa. Quest’ultimo, frate domenicano
a Lione verso il 1223, asserisce d’aver
tratto le sue notizie da persone che
erano state in contatto con Valdesio
stesso e coi suoi discepoli, come il sacerdote Bernardo Ydros e il grammatico Stefano d’Ansa, autori del primo
abbozzo della traduzione in volgare
delle Sacre Scritture voluta e compensata dal mercante di Lione all’inizio
del suo apostolato. Stefano di Borbone può quindi considerarsi un testimone attendibile, ancorché di seconda mano. I dati offerti da questa primitiva tradizione cronistico-inquisitoriale sono talvolta incerti o contraddittori, specie per quanto riguarda i
nomi degli arcivescovi di Lione che
dovettero occuparsi dei valdesi o i
concili che poi li condannarono. Inoltre, mentre Stefano di Borbone vede
nella lettura e nella meditazione dei
Vangeli il primo impulso di Valdesio
al suo discepolato basato insieme sull’osservanza della perfezione evangelica e sulla predicazione a livello popolare, dall’esposto dell’inquisizione
di Carcassona e di Riccardo di Poitiers risulterebbe piuttosto il contrario, cioè che fu il tentativo di imitare
la vita apostolica a spingere Valdesio
a conoscere personalmente le Sacre
Scritture in un testo a lui comprensibile. A chi dar ragione? Tenteremo
di dar una risposta la prossima volta,
esaminando in dettaglio le notizie dateci da questa prima tradizione storiografica. Giovanni Gönnet
Rabat, 2 giugno 1972
(segue:
Un inquisitore
bene informato)
ARRIVANO I... MOSTRI
(TORRE RELUCE?)
Arrivano già quasi ufficialmente i
Fascisti, che nella clandestinità hanno affilato le armi e preparato un « Regolamento di disciplina per la Milizia
Fascista » che entrò in vigore ai primi di ottobre; la sua pubblicazione
sul Popolo d’Italia risale al 3 ottobre;
la data però è del 13 settembre 1922:
Torre Pellice! Per maggior precisione: Villa Olanda; geograficamente e
amministrativamente questo "Hôtel”
(come si diceva allora) sacro alla memoria dei lunghi soggiorni estivi della moglie di Giovanni Giolitti, era situato nel comune di Luserna S. Giovanni, dove si trova tuttora, trasformato in ospitale casa accogliente di
riposo.
Lì fu stilato il militaresco regolamento dal quale stralciamo alcuni articoli:
Art. 5: « Il milite fascista conosce
soltanto doveri. Ha il. solo diritto di
compiere il dovere e di gioirne ».
Art. 7: « La morale comune, quella
dal volto familiare, dal volto politico,
dal volto sociale, prismatica, faccettata, a larghe maglie non serve al milite
fascista ».
Art. 47: « Ogni disordine collettivo,
ogni manifestazione demagogica, o in
difesa di interessi privati, compiuta
da Camicie Nere verrà considerata e
punita collettivamente ».
Per il momento il Fascismo è preoccupato quasi esclusivamente di punire
singolarmente e collettivamente le manifestazioni e rivendicazioni dei sindacati socialcomunisti. In particular momo le Camicie Nere intervengono duramente e talvolta quasi militarmente negli scioperi.
UN ULTIMATUM LEGALITARIO!
Come è noto, col 1“ ottobre doveva aver inizio l’ultimo grande tentativo di galvanizzare le masse lavoratrici in uno sciopero nazionale, « legalitario », per protestare contro l’illegalità fascista. Era un tentativo quasi
disperato, perché già tutta una serie
di scioperi precedenti aveva indebolito le possibilità di resistenza dei lavoratori, che si trovavano ad affrontare
una sempre maggiore e più efficiente
organizzazione paramilitare fascista,
che incontrava larghi consensi nella
piccola e media borghesia, fra gli excombattenti, fra quanti avevano motivo di scontento e un ricco bagaglio
di illusioni perdute.
Mussolini, fiutata l’occasione favorevole, in un roboante proclama lancia
un ultimatum formale al Governo:
« Diamo 48 ore di tempo allo Stato
perché dia prova della sua autorità in
confronto di tutti i suoi dipendenti e
di coloro che attentano all’esistenza
della nazione. Trascorso questo termine, il Fascismo rivendicherà piena libertà di azione e si sostituirà allo Stato che avrà ancora una volta dimostrato la sua impotenza ».
Poi mobilita le Squadre d’azione,
scende in campo ed è l’inizio di una
guerra civile; dopo cinque giorni di
lotte per le strade le Camicie Nere occupano Palazzo Marino e D’Annunzio
arringa la popolazione dal balcone; un
po’ dovunque i fascisti occupano municipi e prefetture, impongono la ripresa del lavoro. Mussolini tuona;
« È bestiale. È cretino. È idiota, superlativamente idiota. Lo sciopero
odierno non ha senso. Non ha giustificazione... Gli organizzatori scappano
(vigliacchi!); i segretari amministrativi scappano (vigliacchi e furbi!); i deputati (oh! i deputati!) si chiudono a
Notiziario Evangelico Italiano
Riunito il Comitato
esecutivo dell’LICEBI
Nei giorni 6-7-8 giugno si è riunito
a Roma il nuovo Comitato Esecutivo
deirUCEBI, eletto dall’Assemblea di
S. Severa del maggio scorso.
Sono stati discussi tutti i principali
problemi inerenti alla vita dell’Unione.
Fra l’altro il C. E. ha stabilito quali
Chiese Evangeliche italiane debbano
essere interpellate circa l’invio di osservatori con diritto di parola all’Assemblea deirUCEBI sulla base del criterio di reciprocità.
Relazioni sono state presentate dai
responsabili riguardanti l’Unione, l’Ente Patrimoniale, l’Evangelizzazione, la
Federazione.
Il Pastore Morlacchetti lascierà la
sede di S. Angelo in Villa (Prosinone)
e si recherà nella Val di Susa per curare le comunità di Bussoleno e Mompantero. Il Pastore Valdo Corai, poiché si dedica a pieno tempo al lavoro
di Direttore di S. Severa, lascia la cura della Chiesa di Roma-Garbatella, la
quale ha già scelto come nuovo conduttore il Pastore lafrate. Data la collocazione a riposo del Pastore Salvatore Tortorelli, la Chiesa di Napoli ha
nominato come suo conduttore il Pastore Graziano Gannito. A Segretario
e Amministratore dell’Ente Patrimoniale il Comitato dell’Ente stesso ha
nominato rispettivamente il Pastore
Nando Camellini e il Tesoriere 'Mario
Girolami.
La commissione istruzione teologica, presieduta dal Presidente dell’Unione Past. Inguanti, ha chiamato il Pastore Piero Bensi a coprire la funzione di « trustee » del Seminario di
Rùschlikon (Svizzera). A proposito
della Svizzera il Pastore Guarna ha
ragguagliato il C. E. del lavoro che la
comunità di Thalwil svolge e del tipo
di testimonianza che da essa viene data fra le masse operaie emigrate dall’Italia.
Sono stati esaminati molti altri problemi di natura patrimoniale, finanziaria ed evangelistica. C. I.
Convegno F.G.E.I.
sul Vietnam
Sabato 27 e domenica 28 maggio 1972 si
è svolto a S. Fedele d’Intelvi (Como) un convegno organizzato dalla FGEI Lombarda al
quale hanno partecipato circa 40 giovani provenienti dai vari gruppi della Lombardia e del
Piemonte orientale.
Scopo del convegno era di approfondire la
nostra conoscenza sulla situazione nel VietNam. dopo la ripresa della offensiva militare e
politica e valutare la nostra posizione di credenti.
Alcuni membri del Comitato Viet-Nam di
Milano, hanno illustrato la situazione nel Sud
Est Asiatico dal 1940 ad oggi; soffermandosi
soprattutto su alcune tappe fondamentali del
conflitto (le varie fasi delVinlervento ameriricano, la guerra « speciale» di Kennedy, la
guerra di Laos e Cambogia, la vietnamizzazione). Sono state poi lette: la dichiarazione finale delVAccordo di Ginevra per la pace in
Indocina, e quella del rappresentante americano.
Dopo Vùmpia discussione che ne è seguita, è
stato infine approvato il seguente
ORDINE DEL GIORNO
La F.G.E.I. Lombarda riunitasi nei giorni 27
e 28 maggio 1972 a S. Fedele d’Intelvi in convegno di studio sulla attuale condizione del
Sud-Est Asiatico e sulle premesse storiche che
rhanno determinata;
esaminati gli aspetti storico politico ed economico della penisola indocinese,
preso atto delle conclusioni degli Accordi di
Ginevra, tendenti alla realizzazione dell’autonomia, dell’unità e indipendenza nazionale del
Laos, della Cambogia e del Viet-Nam; e delle
condizioni che hanno determinato l’intervento degli U.S.A. nel Sud-Est Asiatico;
considerati a questo riguardo gli avvenimenti bellici degli ultimi anni caratterizzati
in particolare dal progressivo aggravarsi dell’offénsiva di aggressione da parte del governo e del presidente degli Stati Uniti culminato nei gravissimi e preocctlpanti episodi delle
ultime settimane (minaipento dì porti e fiumi, bombardamenti delle dighe e centrali elettriche);
preso atto inoltre delle frequenti proposte
di pace e di invito al colloquio diplomatico risolutivo del conflitto da parte sia della RDV
sia del FLN e del GRP nonché della simpatia
per il popolo vietnamita e per la sua giusta
lotta e della protesta levatasi da più parti nel
mondo contro il persistente atteggiamento degli U.S.A. e la complicità di molti Paesi soggetti a queste scelte (v. Governo Italiano);
condivide le prese di posizione, di condanna,
di meditazione e di invito, sotto forme diverse,
alla risoluzione del conflitto, riconoscendo la
unità nazionale e la libertà di autodecisione
del popolo vietnamita in particolare;
esprime la propria solidarietà con il popolo
eroico del Viet-Nam (Settentrionale e meridionale), con il popolo americano che manifesta
il proprio dissenso verso questa ingiusta guerra, con tutte quelle forze che a livello mondiale a tal fine cooperano sia con aiuti materiali, sia con espressioni di solidarietà, sia ancora con le conseguenti lotte rivolte contro le
istituzioni, nell’ambito dei proprio Paese, che
consentono il perdurare di tale situazione;
condivide gli interventi tesi a queste finalità da parte del C.E.C., degli organismi delle chiese americane e di altre parti del mondo;
invita pertanto tutti i membri delle comunità evangeliche italiane, delle federazioni e
dei gruppi locali — giovanili e delle chiese —
ad affrontare, dibattere ed approfondire, singolarmente e collettivamente, questo grave problema ed a prendere chiaramente posizione su
di esso;
auspica un progressivo impegno dei gruppi
giovanili evangelici tendente alla sensibilizzazione e alla mobilitazione più vasta in vista
di un dibattito della F.G.E.I. allargato a livello nazionale;
invita il Presidente della F.G.E.I. ad intervenire e manifestare presso il Governo italiano e le altre competenti autorità straniere, la
solidarietà degli evangelici italiani con il popolo vietnamita e con le sue aspirazioni alla
realizzazione del proprio diritto ad una esistenza indipendente e pacifica.
N.B. - È stata indetta infine una raccolta di
fondi da inviare, quale aiuto tangibile e concreto, alle forze partigiane di liberazione del
Viet-Nam. I fondi saranno raccolti da: E.
Granateli! - Via Calabria 2/D - 20075 Lodi
(Milano) sul c.c.p. 3/30476 - intestato alla
stessa.
La Claudiana
a Sesto San Giovanni
Per la quarta volta consecutiva, la
biblioteca civica di Sesto S. Giovanni
ha organizzato, nella piazza centrale
della città, l’annuale «Fiera del Libro»
che ha lo scopo di sensibilizzare la
popolazione al valore della lettura e
alle ampie possibilità culturali che la
editoria moderna offre.
Quest’anno nella « Fiera del Libro »
è stata presente anche la Claudiana,
per iniziativa di Aldo Visco Gilardi:
una trentina di titoli significativi delle
nostre edizioni sono stati esposti per
una settimana, a un pubblico vario e
interessato: Dal volume di Gastaldi
sugli Anabattisti, allo studio di F.
Giampiccoli su « Chiesa e tabù politi'
co », passando per gli studi di Tillich,
e i volumi dell’attualità protestante.
Contiamo con questo di aver iniziato
un dialogo con un ambiente che per
certi aspetti sembra nettamente secolarizzato, mentre per altri versi sembra in attesa di una parola e di una
iniziativa di testimonianza cristiana.
G. B.
Centro evangelico
di solidarietà, Firenze:
anno 14
Il fratello Leopoldo Sansone scrìve da Firenze :
« Giovedì 25 maggio 1972 si è riunita l'Assemblea Generale degli amici e collaboratori
del "Centro Evangelico dì Solidarietà”.
« Questo organismo, che appartiene a tutte
le Comunità evangeliche di Firenze, ma che
è indipendente da esse economicamente in
quanto i sostenitori sono evangelici e non, di
ogni parte d’Italia e fuori, è entrato nel suo
quattordicesimo anno di lavoro. L’Assemblea,
riunita nel salone del Centro Comunitario
Valdese era molto numerosa e folte erano le
rappresentanze di tutte le chiese evangeliche
cittadine.
(c Presiedeva la riunione il Prof. Salvatore
Caponetto, anziano della comunità valdese. Il
Consiglio uscente ha svolto una serie di brevi
relazioni che hanno dato un ampio panorama
di tutto il servizio svolto negli ultimi 19 mesi.
Il Centro, che rivolge il suo servizio verso
tutti, senza distinzione alcuna, ha portato
avanti una mole enorme di lavoro, che va dall’assistenza continua e costante al servizio sociale specializzato (nel periodo suddetto i ’’casi’’ realmente trattati sono stati 159), alla raccolta del sangue (esiste un c/c presso l’Ospedale di Careggi), al servizio dì informazioni
evangeliche: dalla collaborazione con tutte le
altre opere sociali evangeliche e con enti e associazioni locali, al servizio (ancora molto limitato) nel quartiere dì S. Croce, mediante un
tentativo ben riuscito di scuola serale particolarmente rivolto agli immigrati dal meridione.
« Le relazioni presentate hanno ricevuto il
consenso dell’Assemblea che, al termine di un
brevissimo dibattito in quanto non si è levata nessuna voce dissenziente o contraria, ha
proceduto all’elezione del nuovo Consiglio,
che è risultato formato dai fratelli Franco Gattini, Andrea Mannucci, Mario Pizzi, Luigi
Romagnoli, Leopoldo Sansone.
« A questi, eletti dall’Assemblea, si aggiungeranno due membri per ogni chiesa evangelica fiorentina, designati dai consìgli o dalle assemblee di chiesa, a norma dì statuto. Si formerà così il nuovo gruppo di lavoro che continuerà a mandare avanti questo "servizio"
che si avvia verso un sempre più vasto sviluppo, in linea con quanto avviene fuori, cercando di adeguare la propria azione dove c’è
carenza dì servizio e di prontezza di azione.
« Malgrado che il lavoro del Centro sia impostato su basi di assistenza materiale, non
manca certamente lo spirito di carità e di solidarietà che anima ogni componente del gruppo in modo che tutto il lavoro è stato sempre
svolto e si svolgerà ancora nello spirito dell’Evangelo ».
Inviamo al Centro i migliori auguri per il
suo nuovo anno e per tutti queUi a venire.
Ricordiamo che il Centro vive e lavora basandosi sull’aiuto fraterno e la collaborazione
di tutti.
Per la vostre offerte servitevi del c.c.p.
5/20840, intestato a Centro Evangelico di Solidarietà, V. Manzoni 21, 50121 Firenze.
Inda Ade
Montecitorio, e bivaccano lì, e fìfano
lì ».
Lo sciopero si esaurisce in sussulti
convulsi; la prova è fatta; Mussolini
potrà osare; lo Stato esautorato riconosce di fatto la sua impotenza. Si
può smobilitare in attesa di tempi migliori. Frattanto Bottai fa un bilancio
consuntivo e... preventivo: « Il proletariato è stato battuto, ma non come
tale, non perché proletario, ma perché
distolto dalla sua funzione nazionale,
perché negando la nazione negava sé
con lei... Il proletariato attende, e non
può che attendere dal Fascismo, perché i vecchi Iddii sono stati sfatati...
La fase negativa del Fascismo è conchiusa o quasi... Il Fascismo è pronto
alla sua missione..., senza scorie ideologiche ».
Insomma: basta con « lo Stato liberale, paralitico e vilissimo »; è giunta
l’ora di Mussolini.
TORRE PELLICE DOCET?
Come reagiscono i Nostri a questi
scioperi, a quest’ondata di violenza
che prelude al colpo di stato? L’Avvisatore Alpino è espheito: « È doveroso notare che durante gli ultimi scioperi politico sociali che hanno nuovamente turbato il paese, da Bibiana in
su nessun operaio ha scioperato. In
tuUi gli stabilimenti della Val Pellice
s’è lavorato senza interruzione, seguendo l'operoso esempio delle brave maestranze degl stabilimenti Mazzonis.
Vada il plauso della popolazione alla
nostra classe operaia che tanto seriamente ha capito il proprio dovere e
vada anche il plauso agli industriali
che hanno saputo con la loro azione
stabilire relazioni di piena armonia
fra capitale e lavoro ».
Purtroppo i nostri settimanali non
ci permettono di intuire in che cosa
consista questa « azione », e quindi ci
limiteremo a lasciare la prosa del conservatore Avvisatore Alpino per quella
del progressista Pellice; e quivi leggiamo un pezzo di A. P.... « Si può dire
modestamente che il fascismo è nato
qui nella nostra Valle. Che cos’era
quel Fascio di resistenza costituitosi a
Torre Pellice contro gli elementi comunisti che nel 1918 spadroneggiavano dovunque con atti di prepotenza,
conculcando ogni libertà, se non un
fascismo bello e buono, una unione
di sane energie... Nella Val Pellice che
vide la prima la vergogna de l’occupazione delle fabbriche » si ebbe insomma, il fascismo ante litteram con la
costituzione delle squadre di ex-combattenti a difesa degli operai che non
volevano scioperare!
E Torre Pellice docet ancora e sempre! Accoglie con materno affetto una
visita di un suo illustre figlio, il professore, chirurgo, futuro podestà e senatore Davide Giordano, che è stato
convocato in quel di Gardone Riviera
a verificare le condizioni della cassa
cranica di Gabriele d’Annunzio, non
ancora principe di Monte Nevoso, che
era malauguratamente scivolato per
la scalea della sua di fatto principesca
dimora.
SI ASPETTA IL MESSIA!
La lettura delle pagine ingiallite dei
nostri settimanali ci lascia talvolta
sconcertati, addirittura sbalorditi, interdetti. Perché erano persone oneste
quelle che scrivevano; alcuni di questi giornalisti erano sostanzialmente
socialisti, o fiancheggiatori di un socialismo romantico che ripeteva vecchie formule ottocentesche; sostanzialmente liberali, o fiancheggiatori di
un liberalismo tradizionalista, rispettoso di valori ereditati con lo Statuto
e che non costituivano più una fonte
di energie spirituali.
Sia gli uni che gli altri, ripetiamolo,
onesti, e quindi disorientati, disarmati di fronte alla « nouveiie vague », che
veniva su, spregiudicata, cinica, spietata al seguito di quel « monstrum »
che si chiamava Mussolini e non si inquadrava in nessuna delle categorie
conosciute da un egregio professore
di filosofia del Collegio Valdese, o dal
suo collega insegnante di matematica.
E tutto ciò ci può forse aiutare a capire queste parole che leggiamo nella
Lanterna del Pinerolese subito dopo il
colpo di Stato: « Si ha l’impressione
che quel qualcosa di nuovo, di messianico, che quasi si attendeva da un
tale governo, sta lentamente realizzandosi ».
L. A. Vaimal
GRUPPI BIBLICI UNIVERSITARI
Dal 4 al 17 agosto 1972
a LA SALSICAIA
(Ca.stiglione della Pescaia. Grosseto)
Campo di studio
per studenti universitari
Dal 4 al 17 agosto si terrà a LA SALSICAIA (Castiglione della Pescaia, Grosseto) un
CAMPO STUDIO per studenti universitari.
Oltre agli studi bìblici, alle conversazioni e
alle discussioni previste dal programma, vi
sarà tempo libero per bagni di mare e gite.
Vita comunitaria in campeggio.
Il tema principale sarà: « Tre secoli di cristianesimo: dalla chiesa apostolica alVepoca
costantiniana. La chiesa di ieri e la chiesa di
T t 1 .
L’oratore : il Prof. Edoardo Labanchi, di
Roma.
La retta per tutto il periodo: Lire 20.000;
essa coprirà l’alloggio e il vitto (non le eventuali spese di viaggio per gite). Il numero dei
posti è limitato. Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a M. Fanelli, via Poggioli 9/17,
00161 Roma.
4
pag. 4
N. 25 — 23 giugno 1972
Dalla Scuola Media Statale di Turre Penice
Cronaca delle Valli
Dal notiziario scolastico 1971-1972, indirizzato ai genitori e alle persone interessate ai problemi della scuola, redatto dalla Preside Sig.ra
M. Bein, estraiamo le notizie più interessanti. Non si tratta solo di
un ’’bilancio” di quanto è stato fatto ma si nota lo sforzo notevole
per stabilire un rapporto nuovo di vita fra e con gli alunni.
Era ad esempio nostra viva speranza neH'organizzare i corsi di italiano,
francese e matematica che nessuno
più dovesse essere rimandato a settembre o tanto meno respinto. Questo
presupponeva però che i corsi fossero seguiti da tutti con costanza e serietà: purtroppo non sempre questo
è avvenuto. Vedremo in avvenire di ripensare a fondo al problema con la
collaborazione e l'impegno di tutte le
componenti della Scuola. Anche le ore
dedicate nelle terze ai dibattiti hanno
visto un periodo iniziale di notevole
difficoltà; più tardi la suddivisione in
gruppi più piccoli ha permesso un lavoro più efficace di ricerca e discussione sul periodo storico dal 1922 ai
nostri giorni.
Nei corsi di recupero di italiano si
sono fatti interessanti esperimenti per
aiutare i ragazzi a sapersi esprimere.
Si è visto che essi rifuggono dall'italiano scritto quando lo vedono come
un esercizio noioso fine a se stesso
mentre lo affrontano diversamente se
è volto ad uno scopo che stimoli il loro interesse (stesura di domande o risposte di un’inchiesta, reinvenzione di
dialoghi dei fumetti, corrispondenza
con amici di altre Scuole ecc...). Per il
francese e anche per il corso facoltativo di inglese sarebbe utile poter usufruire di mezzi da laboratorio linguistico (registratori e cuffie di ascolto
individuali ecc...): abbiamo molte idee
per un insegnamento più vivo ed attuale ma per ora mancano i fondi necessari.
Per la matematica si è verificato in
alcuni casi l’inconveniente grave di
gruppi troppo numerosi (cosa che non
poteva essere prevista aH'inizio). Cercheremo, anche tenuto conto di proposte di aiuto pervenute dal Circolo
dei genitori di evitare tale situazione
di ingorgo per l’avvenire.
I corsi liberi sono stati molti e vari:
Giornalismo, Disegno tecnico, Frutticultura, Pittura, Storia della musica,
Cucina, Enigmistica, Inglese, Educazione sanitaria. Gruppi sportivi.
La scuola « del mattino »
Abbiamo cercato di fare delle varie
classi, delle comunità di lavoro dove
gli alunni non pensino solo a se stessi
ed al proprio successo (il mondo non
ha certo bisogno di egoisti e di carrieristi) ma imparino a mettere i propri doni al servizio di tutti, a « dialogare », ad autogestirsi, a cercare insieme lavorando a gruppi di capire le situazioni del mondo in cui vivono. Questo discorso e la sua pratica attuazione non è facile da recepire in una Società che propone dei valori contrari
a questi e che — con i suoi potenti
mezzi di comunicazione — non aiuta
certo ad avere le idee chiare. In una
classe si è seguito come filone conduttore una ricerca sugli « esclusi », in
un’altra particolarmente (ma non solo in quella) abbiamo riscontrato risultati veramente rallegranti: ragazzi
che, nel capovolgimento del metodo,
dall’autoritarismo di cattedra alla collaborazione, hanno maturato e sbloccato la loro personalità cessando di
essere dei « disadattati e dei violenti »
dimostrando così che il ragazzo difficile è spesso un ragazzo che ha delle
difficoltà.
Rapporti con l’esterno
Per rendere più facile la comprensione dei vari problemi abbiamo aperto la Scuola ad interventi esterni: rappresentanti del Movimento Sviluppo e
Pace hanno tenuto due interessanti
conversazioni alle terze; un amico
malgascio ci ha parlato della situazione nel Madagascar; l’assessore all’istruzione ha spiegato il funzionamento e le competenze del comune;
la preside ha risposto in occasione del
25 aprile a domande presentate dalle
classi sul fascismo e la Resistenza.
Sempre in questa linea una classe
nelle ore di religione valdese ha chiesto di parlare a persone che si professano credenti: hanno così posto
domande ad un’insegnante, ad un giovane operaio, ad una studentessa.
Avrebbero voluto sentire anche la voce o le ragioni di un non credente ma
non siamo riusciti a trovare la persona disposta a venire. Forse un altro
anno l’esperienza potrà essere ripresa.
È stato visitato da alcune classi il
locale Museo Valdese e si è fatta una
gita delle seconde e delle terze al centro ecumenico di Agape. (Le classi prime hanno visitato una fattoria nelle
vicinanze di Pinerolo e le classi terze
hanno avuto un’interessante gita di
tre giorni a Massa Carrara e Pisa).
Un’insegnante esterna si è gentilmente occupata di preparare alcuni nostri
alunni per attività di recitazione. Tale gruppetto unitamente ad allievi ed
allieve preparati dall’ insegnante di
educazione musicale è stato a rallegrare gli ospiti del Centro d’incontro
per anziani, del Padiglione all’Ospedale Valdese, dell’Asilo di S. Giovanni,
del Rifugio Carlo Alberto,
Un’insegnante del doposcuola si è
occupata del collegamento della Scuola con il Centro anziani ed un altro
gruppo di ragazzi ha collaborato alla
attività di tale Centro mediante una
inchiesta. Speriamo l’anno prossimo
di intensificare e perfezionare questo
collegamento.
Interscuola
Per permettere anche agli alunni
provenienti dai comuni delle zone circostanti di frequentare i corsi pomeridiani del doposcuola il locale patronato ha messo a nostra disposizione
un ottimo servizio di refezione e la
Scuola ha predisposto la presenza di
due insegnanti durante il pasto. Speriamo di migliorare ed integrare questo servizio di assistenza per il prossimo anno: ad alcuni alunni (la cui personalità si manifesta più chiaramente
in questi momenti di... intervallo)
chiediamo di non mostrarsi irresponsabili nel loro comportamento come
a volte è avvenuto. Facciano piuttosto
delle proposte realizzabili sul modo
migliore di utilizzare questo breve
tempo libero.
Doposcuola
La distinzione fra scuola e doposcuola che qui facciamo per ragioni
pratiche e burocratiche viene spesso
sentita in modo sbagliato da molti ragazzi e — temiamo — da alcuni genilori. Si è portati a pensare alla Scuola «del mattino » come a quella più...
noiosa ma anche più seria (e che bisogna seguire con un certo impegno,
se no « si è bocciati ») mentre il doposcuola viene considerato magari più
divertente (sempre meno del pallone...!) ma anche meno importante. Così si è assenti più facilmente, si viene
a volte per disturbare, non si è disposti ad affrontare argomenti seri ecc...
È necessario rendersi conto che l’organizzazione del doposcuola implica
un lavoro molto complesso e faticoso
che affrontiamo solo perché siamo
convinti della sua possibile validità
come mezzo di eliminazione delle disparità tra alunno ed alunno, come
luogo di esperienze nuove e possibilità di rivelazione di doni diversi.
Collaborazione
scuola-famiglia
Abbiamo tenuti informati i genitori
con schede periodiche illustranti il
comportamento e la personalità dell’allievo e che sono state compilate
con la « consulenza » dei ragazzi stessi. Riteniamo che un discorso di questo tipo sia più valido che non la burocratica trasmissione di dati numerici (i famigerati voti).
A proposito del significato e del valore del voto è stata condotta tra gli
alunni un’interessante inchiesta a cura del gruppo del giornalismo.
La collaborazione con le famiglie
non può però limitarsi ad una sola direzione: sono necessari degli scambi
di vedute reciproci. Abbiamo bisogno
di conoscere i ragazzi anche attraverso quello che i genitori ci dicono. Perciò li esortiamo a venire a parlarci
più spesso e più numerosi.
Quest’inverno ci siamo recati a Bobbio, a Villar e ad Angrogna con alcuni membri del patronato per illustrare il servizio di refezione organizzato
da questo ente e contemporaneamente parlare alle famiglie dei problemi
della scuola in quanto ci rendiamo
conto della difficoltà rappresentata per
loro dalla lontananza.
All’inizio dell’anno abbiamo avuto a
Torre Pellice una prima riunione con
i genitori in cui abbiamo parlato delle attività che intendevamo organizzare e delle finalità della scuola media.
Più avanti gli incontri sono stati fra
insegnante, genitori ed allievi di singole classi (non ancora in tutte per
quest’anno). Questi incontri sono apparsi molto positivi e nello stesso temlo stesso tempo deludenti per lo scarso numero dei genitori partecipanti
(meno della metà, salvo in una classe,
la 2'^ A, dove si è raggiunta la quasi
totalità). Occasioni preziose di contatti e di scambi di esperienze sono così
state perdute.
Alla fine dell’anno è stata poi tenuta una riunione per gli alunni delle
terze ed i loro genitori sui problemi
dell’orientamento dopo la licenza media. Erano presenti l’assistente sociale
del Consiglio di Valle ed alcuni esponenti di Istituti Superiori della zona
che avevano manifestato il desiderio
di illustrare ai ragazzi le caratteristiche delle loro Scuole. Sono stati esposti in questa occasione anche i risultati di un questionario compilato dai
ragazzi sulle loro intenzioni per il futuro e le loro difficoltà.
Corsi estivi
Pensiamo di poter organizzare anche quest’anno con l’aiuto del Circolo
dei genitori e la collaborazione degli
insegnanti i corsi estivi per gli alunni
rimandati o deboli in qualche materia e, a settembre, per i licenziati che
intendono approfondire alcune materie in vista del proseguimento degli
studi.
Esortiamo vivamente le famiglie ad
approfittare di questo servizio che sarà offerto ai loro figli.
Alla fine di questa lunga chiaccherata concludiamo con una riflessione:
siamo convinti che nella Scuola e fuori i ragazzi possano dare e non solo
ricevere e che in uno spirito di comprensione giovani ed adulti debbano
rimeditare insieme le loro esperienze
ed aspirazioni alla ricerca di nuovi e
più giusti rapporti umani.
Angrogna
NOTIZIE DA POMARETTO
La Scuola Domenicale ha celebrato la festa corale in comunione con i gruppi evangelici metodisti di Bassignana e di San Marzano Uliveto^ il giorno di Pentecoste. Culto
con Santa Cena a Bassignana, con la chiesa
locale ed il Pastore Giorgio Resini; ampi locali, dove un tempo le folle accorrevano nel
clima delLentusiasmo e della reazione anticlericale; molto presto e cioè dal 1864 Tevangelo è stato predicato e gruppi cospicui sono
stati costituiti a Pietra Marazzi, Montecastello ed in altre località della zona a mezzo di
colportori, evangelisti, pastori valdesi, metodisti e di latre denominazioni. Poi Temigrazione ed altre cause hanno determinato la
sparizione o la forte riduzione dei membri.
A San Marzano Uliveto incontriamo anche
un gruppo dif rateili col Pastore Resini, accolti con grande affetto nei locali della chiesa : in estate questi locali funzionano come
Domenica 25 giugno alle ore 17
presso la Foresteria valdese
TAVOLA ROTONDA
promossa dalFUnione Femminile Valdese in collaborazione con TU.C.D.G.
sul tema: Tradurre in azione le nostre
parole. Esperienze e ricerche di due
comunità. Parleranno la Prof. Mirella
Bein. il Sac. Mario Polastro. il Past.
Giorgio Tourn. Presiederà il Past. Alfredo Sonelli.
Corsi estivi di recupero
all’Istituto « M. Buniva »
E’ intenzione della Presidenza dì questo
Istituto organizzare corsi di preparazione per
gli alunni deiristituto stesso rimandati alla
sessione autunnale in una o più materie.
Tali corsi avrebbero luogo nel prossimo
mese di luglio e sarebbero, in via sperimentale, limitati agli alunni del biennio ragionieri o geometri. L’istruzione e la frequenza a
detti corsi non comporterebbe alcuna spesa
per gli alunni. Nella necessità di stabilire la
realizzabilità o meno di tali corsi si invitano
gli alunni interessati aH’iniziativa ad iscriversi entro sabato 24 giugno presso la Segreterìa deiristituto.
Si precìsa a scanso di equivoci che tali
corsi non sarebbero sostitutivi degli esami di
riparazione e la loro frequenza non costituirebbe titolo di merito all’atto degli scrutìni
di tali esami.
foresteria, in un clima di famiglia e comunione spirituale intensa. Il collega Manzìani
aveva iniziato questa esperienza coronata da
vivo successo. In un ritaglio di tempo si
visita la chiesa cattolica dove una lapide ricorda che la chiesa fu festaurata e purificata
dall’infezione deH’eresia valdese. Ho fatto
una capatina dal parroco per domandare se
la scritta era ancora nello spirito del moderno ecumenismo e la risposta fu una promessa di prossima cancellazione della scritta.
Il termine « valdese » probabilmente indicava
r« eresia evangelica » in generale, senza particolare indicazione denominazionale. Un breve culto, canto dei bambini, un saluto del
Pastore Resini, e la giornata è finita con
molta gioia nel cuore tanto dei piccoli come
dei grandi : i cori preparati d’inverno hanno
potuto essere recati a gruppi di fratelli spesso isolati, anziché « consumati » in una delle
nostre chiese, stipate di bambini con pochissimi uditori. Ringraziamo molto i nostri fratelli metodisti di Bassignana e San Marzano
per l’accoglienza affettuosa che ci hanno riservata.
Nella linea della collaborazione delle scuole materne, promossa dal Centro Diaconale,
gruppi di insegnanti e di membri di comitati
di Torre, San Giovanni, San Germano si
sono incontrati alla nostra Scuola Materna :
si sono discussi problemi vari delle nostre
Scuole con particolare riferimento a quello
finanziario; si è poi presentato il programma del corso dì settembre per l’aggiornamenlo delle nostre insegnanti sotto gli auspici del
Centro Diaconale, dellorganizzazione A.A.I.
che concorre con denaro e esperti alla realizzazione del programma, estremamente ricco, di studi per tutto l'arco dell’attività della
Scuola. Siamo grati al pastore Taccia per Timpulso dato a questi incontri e al dr. Eynard
per il contributo di studi, esperienze, consigli
dati sin qui.
Ringraziamo l’anziano Flavio Micol per
aver presieduto il culto del 4 giugno, in assenza del pastore, nella linea della efficace
collaborazione laica locale, ringraziando il Signore soprattutto per i doni che vuol susci
tare nella nostra Chiesa.
Esprimiamo la nostra simpatia alla fami
glia di Giovanni Coucourde deceduto all’In
verso Pinasca in età di 91 anni.
Il Signore illumini e guidi i genitori d
Tiziana e Daisy Geme come come collabo
ralori di Dio nell’opera educativa delle figlio
ne, battezzate la domenica 11 giugno.
La domenica 25 avremo la visita dei fratelli e sorelle metodisti di Bassignana e San
Marzano. Sin d’ora diamo loro il benvenuto
affettuoso.
Gustavo Bouchard
L’unificazione delle due parrocchie, concretizzatasi con l’elezione del pastore Renato
Coisson, ha posto, tra l’altro, il problema di
quale debba essere la nuova sede pastorale,
se il Capoluogo o il Serre.
Al Concistoro era parso opportuno che questa dovesse essere il Capoluogo, perché più
centrale.
L’edificio però, ormai vecchio, non offriva
più garanzie di funzionalità e di sicurezza, per
cui si era incaricato la Commissione Stabili,
nella persona di Gianpiero Saccaggi, di studiare alcune modifiche da apportare a quella
casa pastorale.
Il progetto, che prevede opere di riadattamento, tra le quali il riscaldamento centrale,
per una spesa di circa sei milioni di lire è
stato approvato dall’Assemblea di Chiesa che
si è tenuta il 7 maggio.
L’assemblea ha pure deliberato di accogliere la richiesta formale presentata a suo tempo dall’Ammisitrazione Comunale, di affittare il presbiterio del Serre (che rimarrebbe
libero per il trasferimento del pastore Coisson
a S. Lorenzo) per adibirlo a foyer invernale
per le persone anziane.
Nel corso dell’Assemblea sono stati eletti i
deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
Per il primo è stata designata la signora
Emma Armand Bosc (supplente la signora
Barbiani), mentre per la seconda sono stati
nominati Gianpiero Bertalot, Jean-Louis Sappè e Viola Agli (supplenti Renato Peraldo,
Silvio Bertin e Adelchi Ricca).
Atti liturgici
La domenica di Pasqua, nel tempio del Capoluogo, sono stati confermati: Chiavia Silvana, Gaydou Ivan e Rivoira Franco.
Matrimoni : Il 20 maggio, al Capoluogo, il
Pastore Coisson univa in matrimonio Livia
Bertin e Silvio Obialero, e nel pomerìggio, nel
tempio del Ciabas, Renato Peraldo e Amilda
Buffa.
Battesimi: Nel tempio del Serre, durante
il culto, sono stati battezzati, il 21 maggio:
Ennio Malan, Marco Martina, Andrea e Paolo Travers, Carla Costantino. Nel tempio di
Pradeltorno : Gilberto Re.
Funerali : Molti lutti, in queste ultime settimane, hanno colpito le famiglie della comunità. Nell’ora del dolore ricordiamo a tutti
la nostra speranza nella Risurrezione.
Ci hanno lasciati: Anita Bertin in Roman
(4 aprile); Enrico Bertin (25 aprile); Giovanni Malan (29 aprile); Rino Ricca (8 maggio);
Attilio Bertin (16 maggio); Enrico Rivoira
(23 maggio).
Maura Sappè
Luserna S. Giovanni
La nostra Unione Femminile ha concluso
la sua attività con una bella gita a San Martano Oliveto e Calosso, neH’Astigiano.
C’era tanto calore umano nella piccola comunità metodista di San Marzano che il tempo freddo e piovoso non ci ha impedito di
godere appieno la giornata dell’ll giugno.
Attigua alla Chiesa una bella saletta con
tavolini e sedie ci ha ospitati per uno spuntino al nostro arrivo. Il Culto è presieduto
dal Pastore metodista Giorgio Resini. Dopo
la predicazione il Pastore da il benvenuto a
una coppia che arriva dagli Stati Uniti, quindi c’è anche per noi un caldo benvenuto al
quale risponde la nostra presidente.
La maggior parte di noi si ferma nella saletta per il pranzo al sacco, dove vengono
messi a nostra disposizione, ciliege, gelati, bibite e ottimo vino di produzione locale, offerto da alcuni fratelli di Chiesa.
Una delle curiosità di San Marzano Oliveto
che ha destato un certo interesse è stata una
lapide situata a sinistra dell’altare maggoire
della Chiesa cattolica locale, con la seguente
scritta : « A guardia del cattolico dogma, contro la qui intrusa valdese eresia, con atto
pubblico e solenne il clero, il municipio e il
popolo di San Marzano Oliveto alla presenza del suo Vescovo Monsignor P. Pietro Balestra il di 29 novembre 1896 alla SS. Vergine del Rosario eletta a patrona del Comune,
interamente si consacrava a perenne memoria - Guarda o Maria dal cielo il tuo popolo ».
Nel pomeriggio abbiamo fatto una capatina
fino alla piccola Chiesa di Calosso e appena
un fratello della Chiesa locale ha accennato
sull’harmonium ad un nostro inno di chiesa,
è venuto spontaneo il canto di ben tre inni.
Eravamo quindi invitati a casa della famiglia
Scagliola-Revel. Difficile trovare parole adatte per esprimere la nostra riconoscenza a questa cara famiglia! Thè, torte, dolci, vino, tult") offerto con un’insolità semplicità e grazia.
La nostra gioia era tale che anche qui abbijimo cantato alcuni nostri canti. Eravamo ben
58 gitanti e a noi si erano uniti il Pastore
Resini e famiglia ed alcuni membri di chiosa di San Marzano Oliveto e Calosso.
Un affettuoso grazie a tutti, sperando di
rivederli presto fra di noi a San Giovanni!
y- a.
L’Assemblea di Chiesa, riunitasi venerdì
scorso, ha approvato la relazione morale o
finanziaria delle varie attività ed ha proceduto alla nomina dei Delegati alla Conferenza
Distrettuale e al Sinodo.
Sono risultati eletti: Bruna Peyrot, Dino
Bellion, Livio Gabello per la Conferenza Distrettuale e Dino Gardiol per il Sinodo.
Gita alle Cevenne
La comunità di Agnogna ha organizzato,
grazie alla collaborazione e all’interessamento dei fratelli di Mialet e Marsillargues, una
gita alle Cevenne, nel periódo dall’l al 1
giugno.
Vi hanno partecipato una cinquantina di
persone, che rappresentavano un po’ tutte le
Chiese della Valle, da Rorà a Torre Pellicè,
da San Giovanni ad Angrogna.
Come le Valli per i Valdesi, le Cevenne
rappresentano per la chiesa Riformata di
Francia i a luoghi storici ».
In quelle terre, aride e scoscese, i protestanti di Francia organizzarono, fin dal 1557,
le loro prime parrocchie. Le guerre di religione prima, e le persecuzioni che si scatenarono in seguito alla revoca dell’Editto di
Nantes poi, videro un susseguirsi di atrocità
inaudite da parte di re e cardinali contro
questi inermi paladini della libertà di coscienza.
Il « Musée du désert », che abbiamo visitato a Mialet, conserva testimonianze impressionanti di questo periodo eroico del protestantesimo della bassa Linguadoca, che alla
violenza oppone il solo coraggio dello spìrito : riunioni all’aperto, di notte, in luoghi isolati, « au désert », per celebrare i culti ed
ascoltare l’annuncio della Parola fatto dai
predicatori che hanno sostituito i ministri dì
culto espulsi, rischiando per questo l’impiccagione, le galere o la prigione.
Il motto (c RESISTER », che la tradizione
attribuisce a Marie Durand, ed inciso su di
una pietra della Tour de Constance, ad Aigues Mortes, riassume perfettamente il nostro impegno di credenti, ieri come oggi, nei
confronti del mondo e delle sue strutture oppressive.
Oggi le Cevenne sono spopolate : un’altra
realtà che accomuna questa zona alla situazione delle Valli.
La « Cave coopérative » di Marsillargues,
un tempo una delle più grandi d’Europa, è in
grave crisi per le difficoltà di mercato.
Le comunità delle zone rurali, come Mialet e Saint Jean du Gard, sono ridotte a
piccoli gruppi, resi tuttavia dinamici grazie
anche al turismo e agli scambi con protestanti stranieri.
L’accoglienza fattaci dalla chiesa di Mialet e dal suo Pastore, che ci hanno ospitati in
parte alla foresteria « Roland » e in parte
presso famiglie, è stata veramente fraterna e
amichevole.
Non dimenticheremo neanche la giornata
trascorsa col gruppo di Marsillargues, guidato dal pastore Renato Bertin di Angrogna.
che ci ha offerto un pranzo comunitario e ci
ha accompagnati nella visita ad Aigues Mortes.
Sia la comunità di Mialet, sìa quella di
Marsillargues avevano già visitato le nostre
Valli, avendo un incontro con la chiesa di
Angrogna.
E’ dunque nella speranza di tutti che qn.esti scambi possano continuare negli anni n
venire (e diamo pertanto fin d’ora il benve
nuto ai fratelli di Mialet e di Marsillargues!)
affinché i legami di fede e di testimonianza
che legano le nostre terre possano trasmettersi alle comunità per un servizio efficace alla
causa del Vangelo.
« Esprit qui les fit tdvre,
anime leurs enfant...
pur qu’ils sachent les suivre! »
J. L. Sappk
COMUNICATO
Si comunica che a Rorà per iniziativa del
Comune e la collaborazione del Patronato
scolastico si è istituito per il mese di luglio
1972 un Parco giochi Robinson.
Si ringrazia la Signora Gaietti Assistente
Sociale e quanti hanno collaborato a buon
fine di questa iniziativa e per il contribulo
della Provincia di Torino.
Il Sindaco
Fondo solidarietà per le fam. Léger-Avondetto
Secondo elenco delle offerte:
G.A.S.M. (Gruppo Amici Santa Margherita) rettifica 1° versamento in
L. 480.500 (quattrocentottantamilacinquecento) anziché L. 466.000 (vedasi anche come rettifica del trafiletto GASM
anziché L. 180.500).
14.000; Consiglio di quartiere del Centro (tramite negozio Pellegrin - continua) 29.000; Consiglio di quartiere degli Appiotti (tramite negozio Ughetto continua 12.500); 2“ versam. popolazione (tramite « Il Pellice » - continua)
30.000.
Viale Dante (zona alta) vers. popolazione (tramite Sig.ra Clémence Rostan) L. 55.000; 2° vers. popolaz. (tramite Sottocomitato CRI, negozio Toja)
daini al 16-6-72 (continua) 101.500; 2“
vers. Scuole Mauriziane 1.000; Collegio
Valdese di Torre Pellice 10.000; Sig.na
Alma Rivoir, Bergamo (assegno) 20 mila; Negozio Ottino, S. Germano Chisone (tramite Uff. Comunale) 5.000; 2"
versam. popolaz. (tramite Uff. Comunale 9.000; Consiglio di quartiere di S.
Margherita (continua) 94.500; Consiglio di quartiere del Centro (tramite
Ufficio telefonico S.I.P. - continua)
Mentre si ringraziano sentitamente
tutti coloro che continuano a dimostrare la loro solidarietà con le loro
offerte, si desidera esprimere un ringraziamento del tutto particolare ai
Sigg. Arnaldo e Zelia Janavel per aver
messo « subito » a disposizione della
famiglia Avondetto il loro appartamento ammobiliato — all’Inverso —
con un gesto generoso e provvidenziale — per tutto il mese di giugno, in attesa che l’alloggio della Casa dei professori (offerto dal Comitato del Collegio) possa essere sistemato.
Il Comitato cittadino
5
23 giugno 1972 — N. 25
pag. 5
I lettori ci scrivono
Riunita a Ifallecrosia la Conferenza del II Distretto
Apprensioni fugate
Caro direttore.
in uno dei numeri scorsi una lettrice
chiedeva come mai in una certa occasione
il Notiziario che segue il Culto-radio abbia menzionato la Facoltà di Teologia senza Taggettivo « valdese ». Avendo fatto in
questi giorni una revisione delle notizie
trasmesse possiamo ora soddisfare la sua
curiosità.
Negli ultimi mesi la Facoltà Valdese di
Teologia /è stata menzionata dodici volte
nel Notiziario e precisamente il 16 e il
30 gennaio, il 27 febbraio (due volte), il
5 e il 19 marzo^fio; qtiest’ultima occasione
due volte), il 9 e il 16 aprile, il 7 maggio
(due volte) e il 28 maggio. L’aggettivo
« valdese » è stato omesso solo una volta
il 19 marzo e due volte il 7 maggio perché la parola a valdese » si trovava già
nella stessa frase in cui era nominata la
Facoltà.
Spero che questi dati abbiano fugato le
apprensioni della lettrice.
per il Servizio Stampa-radio-telev.
della F.C.E.L
Aldo Comba, Segretario
Statistiche elettorali
Un lettore, da Torre Pellice:
Caro direttore,
il n. del 19 maggio, sulla pagina riservala alla cronaca delle Valli, riporta risultati e valutazioni delle recenti elezioni.
Per quanto riguarda le valutazioni, sembra
di notare una certa leggerezza dovuta ad
un esame, da parte dei cronisti, piuttosto
superficiale dei risultati.
Alcune brevi osservazioni :
a) R. Genre, riferendosi alla Val Germanasca e bassa Val Chisone afferma
« ...i risultati nella Valle ricalcano quello
che è stato Torientamento delPelettorato
in campo nazionale : notevole flessione delle estreme sia di sinistra sia di destra, compreso il MSI ». Mi sembra assurdo (e potrebbe diventare pericoloso) voler per forza
ignorare o minimizzare il balzo in avanti
fatto dalla destra nazionale che alla Camera è passata da 30 seggi (5,8%) a 56
,, (8,7%).
b) E. Genre, paragonando i risultati
delle due Valli (Val Germanasca e Val
Pellice) afferma che mentre per la prima
cc ...è possibile un governo di centro sinistra, per la "Val Pellice rorientamento politico è altrettanto chiaramente di centro
destra... ». Affermazione per lo meno azzardata. dato che mentre in Val Germanasca nel 1968 i partiti di centro sinistra
(DC-PSU-PRI) avevano ottenuto complessivamente 6.180 voti di fronte ai 8.262
suffragi del 1972 ( + 33,68%), in Val Pellice gli stessi partiti hanno avuto, nel
1968. 21.117 voti e nelle attuali elezioni
25.697 (+ 21.68%). Il che rappresenta
sempre un discreto incremento.
c) Sempre per quanto riguarda la
Val Pellice « ...i voti sono andati a larga
maggioranza alle forze di centro, PLI e
PSDI... fi.
Fermo restando che è molto difficile dare una valutazione sui voti ottenuti dal
PSDI in quanto manca un termine valido
di paragone (come è noto nel 1968 si era
presentato come PSU, con il PSI), i risul— tati del PLI smentiscono in pieno il giudizio riportato. In Val Pellice infatti (per
la Camera) il PLI ha ottenuto in tutti i
comuni (eccetto Bobbio) un numero di
voti largamente inferiore al 1968. In totale 4.363 voti (— 26.91%) di fronte ai
. 5.970 del 1968.
Il tutto indica una tendenza ben precisa. tendenza che è però esattamente opposta a quella riportata.
Cordiali saluti
^ Eknesto Giampiccoli
Vogliono (metaforicamente)
la nostra testa
Un lettore, da Milano:
Signor direttore.
concordo pienamente con Maurizio Qua-,
glìno (v. « I lettori ci scrivono » n. 22, 2
giugno u. s.) nel definire a astioso e virulento )) il tono delle rubriche Uomini, fatti e situazioni e Echi della settimana. <( vere e proprie palestre di politica faziosità e
di cattivo gusto ».
E spero — e come me lo sperano molti
altri fratelli e sorelle della chiesa valdese
di Milano — che le prossime conferenze
distrettuali si occupino della nostra stampa e che il prossimo sinodo rinnovi il comitato di redazione, sì che « L’Eco-Luce »
ritorni a essere semplicemente il « Settimanale della Chiesa Valdese », senza l’attuale coloritura politica di parte.
Fraterni saluti EziO Bonomi
Chiedere a Dìo la sua sapienza
Un lettore, da La Spezia:
Signor direttore,
ricevo il suo giornale con piacere, ma
non condivido il « fare della politica dì
parte ». II buono c’è nel capitalismo e nel
proletariato. Il cattivo è nel nostro interno che va eliminato con una perfetta consacrazione alla Vita di Gesù, che non contestò la cattività in cui il suo popolo
viveva! Paolo poi prescrisse di ubbidire alle autorità costituite, specie se queste lasciano liberi i cittadini di manifestare le
proprie idee religiose! E Gesù: a date a
Ce.sare... ». L'amore verso il prossitlaò dovrà essere sviluppato sulla parabola del
buon samaritano e basta!
Impariamo piuttosto a pregare spesso
e a lungo Iddio perché ci dìa la sua Sapienza ed il primiero amore. Al resto penserà il nostro buon Pastore!
Questo non vuol essere un’esortazione
ma soltanto il mio punto dì vista. Quindi se nel suo giornale non ci sarà una virata... di timone in senso più spirituale,
non mi abbonerò.
Mi scusi del mio parlare povero ma
■ chiaro, suo Giuseppe Florentino
L’Evangelo non ha bisogno
di ricostituenti politici
Un lettore, da Torino:
Signor direttore
sul nostro giornale, a volte si assiste a
botte e risposte vivaci che finiscono per
scontentare diversi lettori. Visto 'che il
protestantesimo è tutto un ritorno alle sorgenti dell’Evangelo, vorrei pregare coloro
che si sono assunti la fatica e la responsabilità di commentare settimanalmente i
fatti ed i misfatti della cronaca, di non
insistere nella politica che non. ha certo
la virtù di unirci. L’evangelo è così chiaro per chi ha voglia di prenderlo sul serio
che non ha bisogno di essere irrobustito
con ricostituenti politici. Gesù si rifiutò
di fare lo spartitore della eredità dei due
fratelli. A me pare che la chiesa sia incaricata di predicare l’evangelo e di fare dei
discepoli di Cristo. I veri seguaci di Cristo, le loro spartizioni, le fanno senza litigare! Il capitolo quarto dei Fatti degli
apostoli ce lo insegna!
Tutti i credenti portavano il loro gruzzolo ai piedi degli apostoli che distribuivano quei pochi spiccioli a seconda dei bisogni di ognuno. Cari fratelli, il vangelo è
sempre lo stesso: siamo noi Cristiani purtroppo che non siamo più gli stessi!
Fraterni saluti Guglielmo Sellari
Ordine e violenza
Un lettore, da Perugia:
Signor direttore,
Nell’esprimerle il mio vivo dissenso per
il suo infamante trafiletto dal titolo.
« L’autopsia », pubblicato nel n. 20 del
19 maggio nella rubrica: «Uomini, fatti,
situazioni », mi dica per favore, da quale
giornale Lei ha rilevato la notizia che
l’anarchico Franco Serantini « fu preso e
duramente percosso dalla Polizia nel corso di una carica fatta durante una pubblica manifestazione antifascista in occasione di un comizio elettorale del MSI a
Pisa ». Se Ella avrà la bontà di dirmelo
nel suo giornale, io Le dirò poi da quale
parte viene la musica, giacché è notorio
che gli scalmanati e attivisti politici, le
botte se le suonarono a vicenda durante i
gravi tumulti che si verificarono nell’adunata sediziosa fra le opposte fazioni. Perciò, Lei come fa a dichiarare che le
(c Forze dellPordine arrivino a limiti tali
e che le relative autorità avallino un
comportamento del genere... ». È una
domanda questa a cui è tenuto a dare
una risposta, giacché Lei, per sostenere
la linea politica assunta dal suo settimanale, ha sempre mostrato tenerezza per i
violenti e i rivoluzionari e disprezzo per
i poliziotti : accusare Calabresi di assassinio era di moda, ma dubitare della santità del famoso anarchico Valpreda (quali
che siano le sue responsabilità penali),
sarà per Lei una prova di cattivo gusto,
poiché a proposito di Valpreda, Lei ha
pure cestinato un mio precedente articolo.
Perciò io penso che il nostro cristianesimo evangelico è davvero troppo carico di
parzialità e di difetti e troppo povero di
virtù, e i fanatici, gli scellerati, i turbolenti
ne approfittano per fare disprezzare la Polizia e prendere cosi il sopravvento.
È vero che il cristiano è un uomo
libero, ma noi però non dobbiamo fare
abuso della nostra libertà per abbandonarci alla maldicenza e aH’egoismo con uno
spirito di parte; la libertà deve essere
sempre disciplinata dall’amore cristiano,
che riassume tutti i doveri verso il nostro
prossimo e verso le Autorità costituite.
Adoperiamoci dunque per bandire la
violenza, il disordine morale, civile e politico dal nostro Paese, che vive all’insegna di una effimera gioia, tanto più che
corriamo il pericolo che tale disordine degeneri in guerra civile.
Con l’oecasione devo aggiungere che
molti articoli pubblicati non sono accettabili per un giornale cristiano quale si
definisce « La Luce » e non dovrebbe essa neanche farsi portavoce di attacchi
tendenziosi a danno delle Forze dell’ordine, le quali fanno il loro dovere con
grande sacrificio e spesso si verificano
perdite umane nelle loro file; ma dovrebbe scrivere in maniera tale che siano rispettate ed onorate secondo l'insegnamento evangelico. Inoltre dovrebbe
pure parlare di amore, di fede, di concordia, di affezione naturale ed inculcare
nei cuori induriti il sentimento del timore di Dio, giacché viviamo in un mondo
in cui l’empietà si è moltiplicata mentre,
dall’altra parte, si accentua il ritualismo
e il conservatorismo cattolico romano.
Grato della sua gentile ospitalità riceva
il mio più fraterno cordiale saluto.
Filippo Marozzelli
Sarebbe lungo citare gli organi di stampa che hanno parlato in questi termini (e
senza essere smentiti né denunciati) della fine tragica di F. Serantini. Nessuno
di noi, in redazione, esalta la violenza;
ma protestiamo quando anche le « Forze dell’Ordine » vi si abbandonano, ed è
successo più volte. Capisco perfettamente
esse non hanno un servizio facile né piacevole, di questi tempi e che non di rado
richiede sacrificio di sangue: e sono convinto che vi sono state molte volte delle
stolide provocazioni, insulti o peggio, nei
loro confronti: non sono pochi quelli che
reagiscono alle proprie frustrazioni facendo chiasso, distruggendo, insultando. Ma
a chi •— capo o subalterno -— è investito
del compito serio e degno di rispetto di
tutelare la vita democratica, si è in diritto di chiedere un alto livello di formazione e di autocontrollo civili e democratici: e non sempre è così, purtroppo. Se
permette un consiglio fraterno, cerchi di
vedere un po’ meno in bianco e in nero,
e di essere criticamente esigente verso le
Forze dell’Ordine quanto e più che verso gli altri: rispettarle, nella prospettiva
biblica, significa pure richiamarle a quello
che è il loro vero compito. G. CoMTE
Il quadro accogliente della Casa 'Valdese,
in due luminose giornate rare in questa stagione, ha ospitato i 27 membri delle Conferenza del II Distretto, il 17 e il 18 giugno.
L’impressione che riportiamo da queste ore di
lavoro è nell’insieme positiva, e vi hanno
contribuito soprattutto questi elementi : una
relazione ricca di dati e dì spunti, presentata
dalla Commiseione Distrettuale, un notevole
affiatamento dei partecipanti in un buon
cocktail di veterani e dì membri alla prima
esperienza, una seria partecipazione al dibattito, senza fingere una unanimità che non c’è
ma senza rinnegare la fraternità che ci è data, sostenendo le proprie convinzioni ma restando anche in ascolto sincero di quelle altrui.
Dopo il breve culto di apertura, in cui Renzo Turinetto ci ha fatto riflettere sulle « cose
mìnime » in cui si tratta di esser fedeli in
una conferenza distrettuale senza perdere di
vista le grandi, il seggio è stato eletto nelle
persone di Paolo Marauda presidente, Renzo
Turinetto vicepresidente e Anna Maria Pasqualini segretaria, mentre Giovanni Peyrot
ha curato la redazione degli atti : essi hanno
inquadrato e guidato i lavori della Conferenza
in modo molto efficace.
Il past. Paolo Ricca, presidente della Commissione distrettuale, ha letto quindi la relazione annua, preparata insieme a lui dal segretario, Aldo Rutigliano; purtroppo la vicepresidente Jolanda Tousijn ci è stata tolta
improvvisamente lo scorso autunno. Come
abbiamo detto, la relazione era particolarmente ricca e vivace, dando prima una panoramica assai ampia e ragionata per temi della vita
delle chiese, e presentando poi alcuni problemi di fondo. Si può leggere in prima pagina l’essenziale di questa seconda parte, che
è d’interesse generale. La Comm. D. proponeva alla Conferenza di esaminare, oltre che
la sua relazione, il rapporto « Gli evangelici
italiani negli anni ’70 » presentato lo scorso
anno da Giorgio Bouchard alTassemblea della Federazione regionale lombarda, il problema dei rapporti Stato-Chiesa con particolare
riguardo alle leggi sui culti ammessi e la
partecipazione del nostro Distretto all’impegno votato dal Sinodo 1971 nel quadro della
Comunità evangelica di azione apostolica
(CEVAA).
Che dire della vita delle chiese? Scorrendo le relazioni, la Comm. D. ha spigolato e
raccolto sistematicamente (un lavoro molto
utile) una serie di notizie, che qui ulteriormente sintetizziamo. Circa la frequenza ai
culti, che rimangono « il fulcro della vita
della comunità », essa è discreta, spesso buona nelle piccole chiese, piuttosto preoccupante
in quelle più numerose. Vi è stato qua e là
qualche tentativo di innovazione liturgica,
specie con la partecipazione attiva dei ragazzi della scuola domenicale; nell’insieme questo è però un lato su cui c’è molta strada da
fare, per rompere lo spesso diaframma che
spesso separa la vita liturgica comunitaria da
quella quotidiana. Non sono apparse particolari tensioni, nel corso deU’anno, ma, seppure più latenti, non .spino certo scomparse
quelle che da anni sottèndono la vita di molte chiese (non tutte); nemmeno si segnalano,
d’altra parte, nuove forme di vita comunità,
ria, nuove espressioni della fraternità in Cri
sto, la comunità-tipo resta quella parrocchiale
Il lavoro della scuola domenicale è, in gene
re, uno di quelli curati con più partecipazio
ne e passione da molti membri di chiesa. Al
cune comunità avvertono fortemente l’esigen
za evangelistica, per lo più nella forma tradi
zionale del colportaggio, della diffusione di
stampa evangelica, di conferenze e dibattiti
su questioni bibliche e teologiche, mentre a
Sanremo continua dal telefono di « Voce amica » la breve predicazione quotidiana. Non si
registrano, al livello di comunità nel loro insieme, esempi di impegno socio-politico nella
città, ad eccezione della modesta azione di una
parte della chiesa torinese in rapporto al problema dei baraccati. Ridotte le attività specificamente giovanili; ma anche se molti giovani si allontanano, aumenta il numero di
quelli che partecipano in modo più attivo alle
responsabilità comunitarie. Scarso, neU’insieme, l’impegno ecumenico nei rapporti con al
tre chiese evangeliche, e comunque assai in
feriore a quello che potrebbe e dovrebbe es
sere; analogamente per quello nei confronti
dei cattolici, sia a livello di chiesa cattolica,
sia a livello di cattolicesimo del dissenso.
L’impegno finanziario ha segnato un punto a
favore : la raccolta generosa e rapida « pro
deficit », l’autunno scorso, e uno a sfavore :
la chiusura dei rendiconti con un deficit, per
il nostro Distretto, di quasi novecentomila lire; abbiamo applicato un po’ troppo scientificamente il principio dei vasi comunicanti...;
si è deciso di soprassedere, in attesa dei risultati definitivi a livello sinodale.. La Comm.
D. ha dato opportunamente notizie anche su
alcuni almeno degli istituti operanti nel Distretto, e con essa la Conferenza si è rallegrata per il restauro della Casa valdese di Viering e per l’ottimo strumento che la chiesa
di Torino ha nello stabile ricostruito di Via
Pio V. In quasi tutte le comunità l’attività
femminile è stata buona e preziosa, non solo
in termini finanziari, nella diaconia.
Quest’ampia informazione è stata brevemente integrata, in qualche punto particolare, ma si è potuto passare rapidamente a discutere le questioni generali che la Comm. D.
presentava nella sua relazione, sebbene non
si sia avuto per questo tutto il tempo che sarebbe stato auspicabile. Comunque, questa
parte della relazione è stata discussa unitamente al citato rapporto « Gli evangelici negli anni ’70 »: la cosa era logica, da un lato,
perché la problematica evocata dalTuna e dall’altro in larga misura si ricoprivano; d’altro
lato, però, la presenza nel rapporto Bouchard
deH’accenno al marxismo e una concentrazione più marcata sul problema dell’impegno sociopolitico hanno finito per polarizzare la discussione su questi punti, lasciando in ombra
altri aspetti, pur collegati a questi, ma diversi e almeno altrettanto importanti : in particolare gli aspetti che la Comm. D. aveva indicato come « il contenuto della predicazione », « le forme del culto », « le strutture comunitarie ».
Alcuni ordini del giorno hanno coagulato
il risultato provvisorio dei dibattiti, in altri
casi questo non è stato possibile.
Per ciò che riguarda l’impegno ecumenico
nei rapporti con le altre chiese evangeliche.
La Conferenza del II Distretto, riunita a Vallecrosia il 17-18 giugno 1972,
invita tutte le chiese valdesi del Distretto all’opera in località in cui esistono altre chiese evangeliche, aderenti o meno alla Federazione, a mettersi sollecitamente in rapporto con
queste ciñese per proporre e, ove possibile, istituire forme di comunione e
cooperazione a carattere x>ermanente.
Quanto all’impegno ecumenico nei rapporti con il cattolicesimo romano.
La Conferenza...,
constatato nntensiflcarsi dei rapporti tra evangelici e cattolici, nel
Distretto,
ribadisce che l’obiettivo fondamentale di qualunque rapporto e attività interconfessionale, a carattere
saltuario o continuativo, è la riforma
evangelica della chiesa in vista di
una testimonianza cristiana autentica;
incoraggia le chiese del EHstret
to a incontrarsi ovunque possibile,
con grappi o comunità cattoliche dissidenti ;
le incoraggia parimenti a incontrarsi con comunità cattoliche parrocchiali o comunque integrate nella
istituzione ecclesiastica romana, purché tali incontri restino a livello di
assemblea di credenti e non implichino alcuna concessione verso la struttura gerarchica e sacramentale cattolica-romana, e purché questi incontri
non escludano dal dialogo le comunità del dissenso.
Poiché, poi la discussione sul rapporto « Gli
evangelici italiani negli anni ’70 » e in particolare sulle « Sette ipotesi di testimonianza » con le quali esso si chiude e con le quali
le chiese e la Conferenza erano state invitate a confrontarsi, non ha potuto portare a una
formulazione unanime, si è giunti a stendere
questo ordine del giorno :
La Conferenza...,
dopo avere esaminato l’ultima parte del Rapporto « Gli evangelici italiani negli anni ’70»,
ribadisce, a projiosito dell’ipotesi
denominata « Il quadrato calvinista »,
che come chiese evangeliche ci poniamo in sostanziale continuità teologica e spirituale con la Riforma del XVI
secolo, insìstendo sul fatto che essere riformati non significa ripetere la
riforma di allora, ma alla luce della
Parola' di Dio intraprendere la riforma di oggi;
considera molto importante per
la testimonianza evangelica nel nostro paese utilizzare fino in fondo la
possibilità indicata al punto 4 del
Rapporto (stampa, radio e televisione) e invita la Federazione a fare
tutti gli sforzi necessari perché questa possibilità diventi realtà;
non considera auspicabile che gli
sforzi odierni di riforma della chiesa
si svolgano all’insegna di una «ipotesi settaria » di qualunque genere, ma
aUo stesso tempo ricorda alle chiese
che su loro incombe il rischio di riprodurre la situazione denunciata da
Gesù ai farisei : « Avete annullata la
parola di Dio a cagione della vostra
tradizione» (Matteo 15; 6);
considera in generale positivo il
fatto che si manifestino neU’ambito
delle nostre chiese nuove forme di
vita comunitaria e di iniziativa evangelica, eventualmente anche in alternativa a quelle esistenti, purché risultino centrate in Gesù Cristo e in
lui soltanto ;
riafferma che la ragion d’essere
delle nostre chiese resta la predicazione di Gesù Cristo e il suo discepolato; runa e l’altro implicano che le
nostre chiese si inseriscano nel luogo
in cui vivono e fra gli uomini che
stanno loro intorno;
a proposito del punto 7 del Rapporto,
constatato che una parte della
Conferenza considera compiéssivamente valide le indicazioni ivi contenute:
affermazione del carattere strumentale del marxismo, che deve essere
inteso come sintesi di esperienze pratiche e non come visione globale della realtà; necessità deU’adorazione e
della predicazione ; riconoscimento
del fatto che la vocazione cristiana
si definisce in base a chi la dà, non
in base al terreno storico in cui si
esplica; senso di responsabilità verso
là chiesa e impegno a lottare per la
sùa autenticità spirituale; chiarimento del fatto che la « lotta pei* l’uomo
nuovo » non si esaurisce nell’azione
politica né va delegata a chi contrappone la chiesa a quest’azione ; dichiarazione che la verità può essere
detta solo all’interno dell’amore per
ii prossimo; esigenza di studiare a
fondo la Bibbia,
e che un’altra parte della Conferenza non si sente di far propria
la prima di queste indicazioni, sia
perché c’è chi dubita che i cristiani
abbiano bisogno di ricorrere, in vista
della loro azione specifica, allo strumontjo. marxista, sia perché c’è chi
duoiià che l’analisi marxista, pur nel
suo carattere strumentale, sia l’unica
chiave interpretativa della società
moderna, e teme che a quello strumento si finisca per attribuire un indebito valore normativo,
invita le chiese del Distretto ad
affrontare sollecitamente questi problemi.
Ma questo non è un ordine del giorno, è
un verbale! — può dire, ed ha effettivamente
detto qualcuno. Un compromesso inutile e
annacquante — può dire e ha effettivamente
detto qualcun altro. Forse però sono due giudizi ingiusti. Si è cercato di riflettere sinceramente le posizioni delincatesi nella Conferenza — e certamente nelle chiese —; si è
voluto significare che malgrado le tensioni e
i dissensi vogliamo stare insieme nell’ascolto
reciproco e nella ricerca; si è voluto sollecitare le chiese a non coprire (né esacerbare!)
questa tensione e a non sfuggire a questa ricerca della riforma della chiesa che certo
nessuno può considerare non necessaria. Naturalmente si può essere delusi di ritrovarsi
ancora e sempre così indietro, in questo cammino e in tal senso la sollecitazione ha un'urgenza particolare.
Questa parte del dibattito è stata inframmezzata dal culto domenicale celebrato con
la comunità locale nella chiesa di Bordigbera;
nella sua predicazione il past. Daniel Attinger
ha evidenziato la nostra responsabilità di credenti tendendola fra lo scetticismo realìstico
dell’Ecclesiaste che riconosce la <c vanità » di
tutte le cose e l’utopia carica di salda speranza del visionario dell’Apocalisse che ode, crede e vive la parola con cui Dio annuncia che
fa nuova ogni cosa.
La Conferenza volge al termine; li dibattito sul problema dell’eventuale abrogazione
delle leggi sui culti ammessi è stato condotto
in loco solo da alcune chiese (anche a causa
del ritardo con cui è pervenuta la relazione
al riguardo), ma la Conferenza ha ritenuto
di far proprio l’ordine del giorno votato dall’assemblea della chiesa di Genova, analogo
a quello votato dalla chiesa di Torino, e ha
approvato a forte maggioranza il seguente
ordine del giorno :
La Conferenza...,
esaminata la relazione della commissione di studio suU’abrogazione
dùUe leggi sui culti ammessi,
ne approva il contenuto, e
ribadisce che l’accettare la via
delle intese previste daH’art. 8 della
Costituzione della Repubblica italiana, deve esprimere nel modo più
chiaro ed inequivocabile la volontà
delle Chiese Evangeliche di rinunziare ad ogni forma di privilegio da parte dello Stato, per rimanere libere
nella loro azione di testimonianza
senza remore, ingerenze e controlli
senza remore ingerenze e controlli
dello Stato nel loro ordinamento interno.
Poco o punto il tempo per parlare della
CEVAA, ci si è dovuti limitare a designare
Ugo Tomassone quale responsabile dell’informazione al riguardo nel Distretto; è stato
spiacevole e lo « scandalo » della fretta con
cui la questione è stata trattata all’ultimo
Sinodo si è ripetuto, con le debite proporzioni, in Conferenza.
Si è cosi giunti alle nomine. La Commissione Distrettuale; Paolo Ricca, presidente;
Evelina Pons, vicepresidente; Aldo Rutigliano, segretario. La deputazione al Sinodo;
Lidia Borello Cavo (Sampierdarena), Enrico
Long (Sanremo), Carlo Papini (Torino),
Wanda Monaya (Aosta), Anna M. Pasqualini
(Genova), Laura Tomassone (Susa), Renzo
Turinetto (Torino), Ester Girodo (Ivrea);
supplenti, nell’ordine: Ottavia Jalla (Vallecrosia), Robert Parry (Torino, comunità di lingua inglese), Antonino Pizzo (Torino), Evelina Pons (Torino), Bruno Lombardi (Genova), Wanda Rutigliano (Susa), Elisa Roncagliolo (Sampierdarena), Elena Jalla (Vallecrosia).
Ed ecco gli atti finali: un grazie di cuore
alla Commissione Distrettuale, la cui azione
è stata limitata per molteplicità di impegni,
ma efficace e incisiva; al seggio, che ha veramente ben guidato i lavori; alla Casa Valdese di Vallecrosia e alla chiesa di Bordighera, Vallecrosia e Ventimiglia per l’ottima
ospitalità; un saluto calorosamente grato al
pastore metodista Alfredo Scorsonelli, che dopo oltre 40 anni di ministero termina il suo
servizio e che ha curato con amore e fedeltà, negli ultimi anni, la nostra comunità di
Sampierdarena partecipando con essa attivamente alla vita del Distretto; e al past. Daniel
Attinger che dopo tre anni di attivo e intelligente servizio a Torino torna a lavorare nella Chiesa di Neuchâtel; un fraterno benvenuto al past. Franco Giampiccoli, tornato a
dicembre nel nostro Distretto, e fin d’ora al
past. Gustavo Bouchard, che vi è atteso per
l’autunno.
11 rinfresco d’addio offerto dagli ospitanti,
quindi la dispersione... verso gli ingorghi
dell’anti-esodo domenicale, profondamente
immersi nella realtà sociale che ci circonda,
e incolonnati.
Gino Conte
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Alberto Peyronel
commossa per la dimostrazione di affetto ricevuta nell’occasione della dipartenza del suo congiunto, ringrazia quanti hanno preso parte al suo
dolore; in modo particolare ringrazia
i Sigg. Peyronel Giacomo e Peyronel
Levi.
Chiotti, 5 giugno 1972.
RINGRAZIAMENTO
I congiunti del compianto
Ferdinando Giacomo Poét
riconoscenti ringraziano per la dimostrazione ricevuta per la scomparsa
del loro caro.
«Venite a Me voi tutti che siete travagliati ed aggravati e Io
vi darò riposo» (Matt. 11; 28).
Chiotti, 11 giugno 1972.
6
pag. 6
N. 25 — 23 giugno 1972
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
LETTERA AL DIRETTORE
€< Una sola terra »
All’insegna di questo slogan si è
svolta a Stoccolma la Conferenza ecologica mondiale organizzata dalle Nazioni unite, colla partecipazione di 114
paesi. Grandi assenti l Unione sovietica e numerosi paesi dell’est europeo,
che hanno voluto in questo modo protestare contro l’esclusione alla Conferenza della Germania est, colla giustificazione che non fa parte dell’ONU
(come se fosse «colpa» sua!).
I paesi ricchi e quelli poveri, nell’esporre le loro considerazioni sull’avvenire e sulla tutela del pianeta che
ci accoglie, sono partiti da due punti
di vista diversi. I primi hanno particolarmente insistito sul controllo delle nascite, mentre i secondi hanno posto l’accento sul controllo della produzione (ivi compresa l’industria bellica) e sullo sfruttamento dei paesi del
Terzo mondo.
II concetto che la corsa agli armamenti sia il « peggiore degli inquinamenti » era già stato sviluppato in
apertura dei lavori dal segretario generale dell’ONU Waldheim. Ma lo stesso primo ministro svedese (che ha dato il più ampio spazio a:lte contromanifestazioni svoltesi parallelamente alla Conferenza) ha portato più avanti
il discorso citando i danni enormi causati dai bombardamenti a tappeto
americani in Vietnam anche sotto il
profilo ecologico, i mutamenti della
configurazione del terreno coi bulldo
Gli italiani all’estero
per il diritto di voto
Parigi -1 rappresentanti di circa 150
associazioni italiane in Francia sono
convenuti a Parigi presso l’ambasciata
per designare i tre delegati della collettività al Comitato consultivo per gli
italiani all’estero.
È stata presentata una mozione come raccomandazione ai tre consultori
domandando che « il governo e il parlamento riesaminino in modo realistico
il problema per permettere alle collettività all’estero di esercitare il dovere
di esprimersi nell’àmbito della vita nazionale, realizzando il diritto di voto
nelle elezioni politiche, regionali, amministrative, e nei possibili referendum previsti dalla Costituzione repubblicana, o almeno adottando il principio del voto per corrispondenza in vigore in altre nazioni moderne ».
Com’è infatti noto, il cittadino italiano che desideri compiere il proprio
dovere-diritto di votare è costretto, per
farlo, a sobbarcarsi a spese, a disagi e
a perdite di tempo notevolissime.
zer, la distruzione di colture é foreste
cogli erbicidi e i defolianti. (Le stesse
fonti americane, Pentagono compreso,
ammettono che 250 mila ettari di terra vietnamita sono cosparsi di 26 milioni di crateri, profondi da due a sette metri, che durante la stagione delle pioggie si trasformano in putridi
stagni, con tutte le relative conseguenze). La reazione USA è stata piuttosto dura e irritata ed è stato detto
che quelle dichiarazioni erano del tutto fuori luogo in quella sede. Sarebbe
interessante chiedere alla popolazione
vietnamita se è dello stesso parere.
Come detto all'inizio, la polemica
sulla questione della limitazione delle
nascite si è accesa fra i rappresentanti dei popoli ricchi e dei poveri: questi ultimi hanno affermato che non è
tanto l’aumento della popolazione a
porre in pericolo 1’esistenza del inondo, quanto il prolungato e indiscriminato sfruttamento da parte dei paesi
ricchi, che in tal modo consentono solo la crescita e non lo sviluppo del
Terzo mondo. Basti tener presente
che gli Stati Uniti, che rappresentano
il 6 per cento della popolazione mondiale, usano un terzo delle fonti di
energia di tutto il mondo. Il fatto
drammatico, come ha precisato la
leader indiana Indirà Gandhi, non è
tanto dato dalla grossa sproporzione
delle nascite fra paesi poveri e ricchi
quanto dal fatto, ad esempio, che ogni
bimbo nordamericano consurnerà nella sua vita 25 volte di più di quanto
non farà il suo coetaneo indiano.
Insomma, il discorso, da un piano
esclusivamente economico, più « congeniale » ai paesi ricchi è stato portato dall’intervento di quelli poveri su
un piano politico, dove la polis è il
mondo stesso.
Ne è uscito un documento finale basato sul compromesso, nel quale la
pianificazione dell’uso delle risorse
naturali rimane nel vago. Vi vengono
però recepite (a modifica della bozza
originale già prefabbricata) le denuncie contro le guerre distruggitrici e
contro la logica del profitto come caratteristica essenziale dell’inquinamento e della degradazione circostante. E
già un mezzo successo, quando si pensi che solo qualche anno fa il problema non sarebbe neppure stato posto.
La Conferenza avrà un prossimo ^ seguito nell’autunno a New York all'Asl’Assemblea generale dell’ONU anche
colla partecipazione dell’URSS. Intan
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
to, è stato formato un comitato intergovernativo di 54 paesi con un fondo
finanziario, oltre ad un altro fondo
speciale per la casa nei paesi poveri.
Tutto sta però nel vedere in quale
conto i paesi sviluppati terranno non
tanto le conclusioni « ufficiali » — compromissorie e interlocutorie — quanto il dibattito emerso lungo tutto l’arco della Conferenza.
L’incontro
jugo-sovietico
Fra i numerosi incontri che avvengono di questi tempi fra capi di Stato o i loro rappresentanti (in prosecuzione di trattative avute in precedenza) ci pare significativo quello avvenuto nei giorni scorsi fra il presidente jugoslavo Tito e la troika sovietica. Fra l’altro, si tratta della prima visita di un capo di Stato in Unione sovietica dopo il vertice russo-americano.
Il particolare interesse e significato
della visita è dato dal fatto che la Jugoslavia, pur nell’ambito dell’Europa
socialista, è un paese « non allineato »
e non legato a blocchi. Fu Tito nel
1948 a ribellarsi a Stalin, con un coraggio veramente straordinario, che
costituì un esempio unico nel mondo
comunista di quell’epoca. Non solo;
senza questo precedente, probabilmente l’Unione sovietica non avrebbe dovuto successivamente affrontare (certamente tenendone debito conto) la
successiva rivolta ungherese, il nazionalismo romeno, 1’« eresia » cecoslovacca, l’ottobre polacco.
L’amministrazione Krusciov registrò
un netto miglioramento dei rapporti
fra i due Stati, non solo, ma un documento, sottoscritto dal leader sovietico riconobbe alla Jugoslavia il proprio diritto di seguire una sua via nazionale al socialismo. Successivamente, in occasione della visita di Breznev a Tito nell’autunno del 1971, tale
principio veniva di nuovo sancito.
Questo principio è stato nuovamente affermato da Tito senza peli sulla
lingua. Egli infatti, riferendosi alle
intese russo-americane ha detto a Mosca che se i blocchi dialogano, lo stesso criterio deve valere anche all’interno dei blocchi stessi e, in senso più
Iato, all’interno del campo socialista:
non deve essere tollerata alcuna minaccia all’indipendenza, sotto qualunque pretesto essa possa venir formulata.
Come si vede, ben diversi sono i
punti di vista e gli obbiettivi dei due
Stati: Mosca vuole raggiungere la distensione mediante la sua egemonia
sul blocco comunista; Belgrado parte
dal punto opposto e cioè dall’« individualità » e dall’indipendenza delle singole nazioni del mondo socialista. Egli
ha testualmente detto: « Tutti i paesi
socialisti devono dare l’esempio della
cooperazione uguale e dei rapporti
umani fra i popoli, sia nelle relazioni
fra i paesi socialisti, sia in quelle con
altri paesi e noi aderiamo in tale modo al nostro dovere internazionalista ».
La successiva dichiarazione finale,
stilata a suggello dell’incontro segue
questa linea ed afferma il principio
della coesistenza fra paesi socialisti
nonostante le differenze ideologiche.
Vi si parla di amicizia, di rispetto reciproco, di scambi di opinioni, e di
esperienze fruttuose e multilaterali.
Un particolare significato assume pure la speranza espressa nel comunicato (speranza espressa dopo le insistenze jugoslave) di far diventare il
Mediterraneo « mare di pace e di amichevole cooperazione ».
Tito ha ormai 80 anni: sapranno i
suoi successori resistere egualmente, e
con così grande dignità, ai due imperialismi dominanti: quello sovietico
da una parte e quello americano dall’altra?
Ci viene spontaneo fare un paragone coll’Italia che, in una situazione
geograficamente parallela a quella della vicina Jugoslavia, avrebbe secondo
noi assai più utilmente potuto svolgere una sua azione mediatrice all’infuori dei blocchi militari e quindi
fuori dalle numerose e gravi limitazioni alla sua sovranità e indipendenza. Per fare un solo esempio, ancor
oggi essa non ha osato condannare la
guerra in Vietnam ed il modo con cui
essa viene condotta, mentre ormai da
ogni parte del mondo si alzano voci
sempre più forti a chiedere la fine del
massacro. E dire che il ministro degli esteri appartiene alla sinistra DCl
L’ironia e gli argomenti
Caro Gino,
Ricevo il n. 23 con la lettera aperta di
Mario Miegge dall’intricato titolo. Il tono, te
ne sarai reso conto da te, è al disotto di ogni
livello, l’argomentazione è in parte debole,
in parte fondata su deduzioni che non reggono, tratte da due miei articoli. Diverso era
il tono dei due rappresentanti del « Movimento Sviluppo e Pace », certamente interessati
molto più direttamente di Mario Miegge all’argomento trattato. Quello che però è sconcertante è il travisamento sistematico e cosciente di quanto ho scritto; grave è già quando tra persone di una certa cultura nascono
incomprensioni per la difficoltà dell’uno di
esprimersi o per l’incapacità dell’altro d’intendere quanto affermato; ma un travisamento del genere, voluto e cosciente, non viene
mai usato neanche nella lotta politica dove
notoriamente non si va troppo per il sottile.
Il Miegge parla di me come del « nostro
amico »; viene fatto di chiedersi se per gli
amici come il mio interlocutore non valga il
detto anglosassone : « Con amici del genere,
chi ha più bisogno di nemici? ».
Debole è l’argomento che è permesso eitare « Le Monde », vietato citare le « Basler
Nachriehten », legate ad interessi quanto mai
oscuri, bancari ed imprenditoriali; dimostri
piuttosto il Miegge che «Le Mondg » è più
indipendente e non legato a nessuna organizzazione del genere, che le « Basler Nachrichten » lo sono, e a quali, ed inoltre che tale rapporto ha falsato l’informazione che cito.
La questione dell’« oggettività dell’informazione » viene sollevata da lui, non da me ehe
da tempo non ci credo; per altro credo che
l’unico mezzo possibile per ottenere frammenti d’informazione validi resti quello di leggere
criticamente quanto più materiale possibile,
ip L’INDONESIA coopera con i Paesi vicini per chiedere alla Comunità Europea di diminuire le barriere tariffarie; le nazioni asiatiche invieranno a Bruxelles in giugno propri
rappresentanti per trattare questo argomento.
Roberto Peyrot
I La NIGERIA spera di potersi appropriare del 40% del capitale delle Banche Commerciali che operano nel Paese. L’annuncio
dato dal Commissario delle Finanze è conforme all’indirizzo politico del Governo, che
tende ad impossessarsi dei settori strategici
dell’economia, di cui le Banche rappresentano
un aspetto.
UN PRESTIGIO
IN DECLINO
Nel n. preced.
di questo settimanale (v. l’art. "I
fantasmi di Mosca”) abbiamo riportato un’analisi di
J. LacowfMre (pubblicata dal "Nouvel
Observateur” del 29.5-4.6’72) di un arduo problema: quale sia il contenuto
politico del recente incontro al vertice
americano-sovietico nelle misteriose
sale del Kremlino. L’analisi del Lacouture è nettamente negativa: essa elenca varie ragioni per le quali i sovietici non avrebbero reali possibilità (né
volontà, del resto) di farsi mediatori
nella guerra del Vietnam. L’articolista
aggiunge un’ultima ragione, visibilmente di grande importanza:
« Per rilevanti che siano i successi
della strategia sovietica dopo Tashkent le spante di penetrazione realizzate, gl’impegni assunti dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, dal Nilo al
Gange e da Marsa-Matruh ad Hanoi,
i dirigenti sovietici devono constatare
che essi non sono più cosi liberi dei
propri movimenti come ai tempi di
Stalin. Già prima della visita di Nixon
a Pechino, essi non avevano più la
possibilità di seguire la strategia del
semi-sostegno come mezzo di controllo politico totale, quale fu da loro seguita per es. in Spagna nel 1937-38, né
di decidere l’abbandono d’un capoguerriglia come Markos nella Grecia
dell’immediato dopo-guerra, né di scegliere d’appoggiare direttamente Ciang
Kai-Scek e di dimenticare le forze
contadine di Mao negli anni ’30, e neppure di proporre ai rivoluzionari vietnamiti di rassegnarsi allo "statu quo"
neo-coloniale, come essi riuscirono a
fare nel 1956. Insomma, i dirigenti sovietici non possono più gestire, a proprio piacimento, gl’interessi del campo socialista.
Ma c’è di più: una Yalta^ non è
più possibile, perché Yalta suppone
un mondo in rovina, un mondo distrutto, al disopra del quale galleggiano e
si conservano soltanto due potenze effettivamente militari: luna padrona
dei mari, l’altra delle terre. La "multipolarità" è oggi la regola, e a Mosca
getta oggi la sua ombra il fantasma
della Cina, per non parlare ovviamente del fantasma del Vietnam: sono due
fantasmi ben più pesanti di De Gaulle
a Yalta.
I sovietici fanno i sordi: ma la sordità diplomatica (qualunque essa sia)
non può impedire che, a Mosca, il frastuono dei carri armati di Giap soverchi il chiasso prodotto intorno alla firma d’un accordo ( necessario, certo, ed
Echi della settimana
a cura di Tullio Vioia
turistici" fra i
paesi. Presto
anzi benefico) sugli scambi commerciali fra l’Est e l’Ovest. (...)
Ciò che l’incontro di Mosca mette
in evidenza (come conseguenza della
indomabile volontà d’indipendenza dei
Vietnamiti, delle acerbe critiche di
Pechino, e persino dei pesanti silenzi
di Tokio), sono i limiti del potere
mondiale dei due “super-grandi". Si
dice spesso e volentieri di USA ed
URSS, che l’angoscia atomica lega ormai l’uno all'altro in un’unica complicità, che essi non possono più battersi che tramite le piccole potenze.
Forse bisognerebbe piuttosto dire che,
per effetto di questa mutua paralisi,
le piccole potenze stanno imparando
la lezione: quella che insegna loro a
trovare i mezzi di sopravvivere restando indipendenti ».
Naturalmente tutte queste considerazioni del Lacouture non sono che
congetture più o meno convincenti.
Soltanto il prossimo avvenire rivelerà quale sia il significato e quale sarà
l’esito della nuova, intensa attività diplomatica deirURSS (Podgorny ad Hanoi) e degli USA (Kissinger a Pechino).
due
co
minceranno delle
trattative in merito. L’Austria è così il primo paese
occidentale col quale la Repubblica
Popolare Polacca decide d’abolire l’ostacolo dei “visti”. Il giovane ministro
degli esteri polacco, Stefan Olszowski,
spiegava, nel corso d’una conferenza
stampa convocata a Vienna il 15 c., che
il suo paese progetta di discutere anche l’abolizione dei “visti” con gli Sta
ti Scandinavi.
Questa decisione dimostra la volontà di aprirsi un po’ all’Europa. Varsavia si dimostra anche disposta al dialogo, perché l’Olszowski ha accettato
di rispondere per ben due ore alle domande dei giornalisti. Egli è, del resto, il primo ministro degli esteri del
Patto di Varsavia che si presenti alla
stampa accreditata a Vienna, dopo il
1969. Infatti i suoi colleghi romeno,
bulgaro, ungherese e persino jugoslavo, che fanno anch’essi volentieri il
viaggio a Vienna, avevano tutti, negli
ultimi tempi, evitato incontri del genere ».
(Dal
1972).
« Journal de Genève » del 16.6.
APERTURE
-k « I governi
hanno deciso di
austriaco e
sopprimere
polacco
i “visti
È questo già un primo benefico risultato della Ost-Politik della Germania Occidentale? (v. l’art.: « Il successo della Ost-Politik », nel n. preced. di
di questo settimanale).
L’assemblea della chiesa
di Genova e le leggi
sui culti ammessi
L’assemblea di Chiesa di Genova del 4
giugno 1972, esaminata la relazione della
commissione di studio sull’abrogazione delle
leggi sui culli ammessi, ne approva il conte
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
' Città dell’Asia Centrale in cui, il 10-l-’66,
venne firmato (auspice l’URSS) l’accordo fra
India e Pakistan per la sospensione del conflitto del Kashmir.
2 Città sovietica sulla costa meridionale
della Crimea, dove venne tenuta (dal 4 all’ll
febbraio 1945) una conferenza decisiva per
le conseguenze dell’imminente sconfitta della
Germania hitleriana. A Yalta convennero i
tre grandi capi alleati della seconda guerra
mondiale: Roosevelt, Churchill e Stalin.
‘COMUNICATO
I pastori valdesi residenti nel
IV distretto sono convocati quale delegazione del corpo pastorale (RR. OO. art. 144, AS.
1971/67) per procedere all’esame di fede del cand. anziano
evangelista Arrigo Bonnes
sabato 24 pugno, alle ore 15
nei locali della chiesa valdese
di via quattro novembre, Roma.
Roma, 9 giugno 1972.
Neri Giampiccoli
Moderatore
N.d.r.: per una spiacevole svista, di
cui siamo molto spiacenti, questo comunicato esce con una settimana di
ritardo.
SCUOLA MEDIA VALDESE
PAREGGIATA - TORRE PELLICE
Iscrizioni
anno scolastico 1972-73
anche se questo metodo non esclude l’errore.
I rappresentanti del « Movimento Sviluppo e
Pace » non hanno corretto quanto scrivevo
sul FRELIMO; il Miegge, che evidentemente
ne sa di più, può farlo: se una notizia è falsa o superata, basta segnalarla come tale. Dove però non risponde neanche lui è come
mai i dirigenti del FRELIMO e di altri movimenti di liberazione del Mozambico continuano a vivere nella Tanzania, se è vero che
territori così vasti sono stati liberati. È questa la notizia, mai smentita, che attira il
lettore. Tutto il resto non c’entra per nulla
La spiegazione che ho data sul razzismo
sudafricano è solo un’ipotesi e come tale si
presenta; i sudafricani bianchi da me citati
sono stati, per così dire, il materiale di verifica, non la fonte d’informazione. La tribù è
una formazione sociologica propria non già di
civiltà « inferiori » (è nuovamente il Miegge
che introduce il concetto, valido al massimoper il progresso tecnico), ma di determinati
tipi di civiltà. Affermare che un Africano (ochiunque altro del resto) ragiona in categorie
tribali è esprimere un dato di fatto che o si
lascia verificare come valido, o non si lascia
verificare (nel qual caso può essere considerato al massimo una ipotesi), o non resiste
ad una verifica perché invalido. Il Viet-Nam,
l’Algeria, i nazisti ed altre situazioni aberranti in cui l’Occidente è caduto negli ultimi
decenni non c’entrano nulla ed è solo travisando volutamente quanto ho scritto che è
possibile farveli entrare. Quello che il Miegge
non dice è piuttosto che anche tra i bianchì
sudafricani, in ambienti ecclesiastici (purtroppo non tutti), accademici e studenteschi (come dimostrano i recenti moti subito repressi), l’insostenibilità deWapartheid ad ogni livello : teologico (e dovrebbe essere ovvio), morale, economico si sta rapidamente manifestando. Argomentare come fa il Miegge è
semplicemente combattere le proprie frustrazioni (e ne abbiamo tutti parecchie) non .andando alla loro reale radice, ma trasferendole
ad altri e lanciandosi poi contro questi. Ma
allora non ci troviamo più sul piano della
discussione, ma su quello delle illazioni gratuite ehe tolgono credibilità a chi le fa e
anche (lasciamelo dire), al giornale che le
pubblica senza prendere posizione. Sono inconcepibili in un professore di filosofia abituato da una lunga scuola, che ho ragione
di supporre severa, al ragionamento.
Ho paura però che la realtà sia ancora
più grave. La discussione non ha luogo perché viene considerata inutile. Tutte le decisioni di fondo sono già state prese, tutti i
dadi tratti e per di più al vertice. Chi obietta
o presenta argomenti diversi è squalificato in
partenza, senza dibattito. È lecito però domandarsi allora se il Marxismo, nelTambitodel quale tale fenomeno in questo caso avviene, è ancora scienza o se non è ideologiapura e semplice o addirittura religione.
Per parte mia non risponderò più ad interventi del genere. Il nemico non si combatte con slogans e frasi fatte, per colpirlo bisogna conoscere anche le sue motivazioni ultime. E se le spiegazioni che ad esse faticosamente si tenta di dare sono invalide, lo si affermi e, se necessario, lo si dimostri. Poiché,
come dicevo, l’insulto ricade su chi lo formula, il fraintendimento voluto mette in dubbio la serietà e l’onestà intellettuale di chi lo
commette.
nulo, e ribadisce che Faccettare la via delle
intese previste dall’art. 8 della costituzione
della repubblica italiana, deve esprimere nel
modo più chiaro ed inequivocabile la volontà
delle Chiese Evangeliche di rinunziare ad
ogni forma di privilegio da parte dello Stato,
per rimanere libere nella loro azione di testimonianza, senza remore, ingerenze e controlli dello Stato nel loro ordinamento interno.
Si comunica che le iscrizioni alla I Media
per il prossimo anno scolastico 1972-73 si ricevono presso la Segreteria (orario 10-12) dal
3 al 20 luglio.
Sono richiesti i seguenti documenti:
1) certificato di nascita;
2) certificalo di vaccinazione e rivaccinazione;
3) diploma di licenza elementare e pagella di 5".
I moduli per la domanda si ritirano presso
la Segreteria.
Nota; Si avverte che anche quest’anno ci
saranno due sezioni, una con la lingua francese e l’altra con la lingua inglese.
La Preside
Cordialmente tuo
Alberto Soccin
Valle d’Aosta
COMUNE DI SARRE
(3 Km. dalla Città)
Famiglia evangelica dispone di
appartamenti sti letto. attrezzati tre poBassa stagione L. 12.000 settima-
nali.
Scrivere:
Montaldo - 11010 Sarre (Aosta)
LUSERNA SAN GIOVANNf
Situazione all’O.P.L.
Le notizie da noi anticipate la settimana
scorsa sulla vertenza della O.P.L. sono state
confermate, se pur in via ufficiosa, per cui
il lavoro nella fabbrica è ripreso : i sospesi dovrebbero ricevere F80% del salario ed essere riassorbiti dalTAzienda entro il 1972 (circa metà dovrebbe tornare al posto di lavoro
entro il corrente mese). Riccardo Gay
AVVISI ECONOMICI
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