1
Anno 114 - N. 24
16 giugno 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
BrBJJOTECA
10066 T0B.RE
CE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PERCHE’ LA DEMOCRAZIA CRISTIANA RIPRENDE QUOTA?
L’attesa del miracolo
nella terra dei santi
Dalla religione alla politica si riflette il carattere incostante e irresponsabile del Paese che ha consentito la lunga egemonia della DC
Dal culto della Conferenza del 2° distretto
i
Una identità
da riscoprire
Una delle caratteristiche più
marcate della cultura cattolica
italiana è il culto dei santi e
l’abbondanza dei miracoli. Non
si tratta di affermazioni intellettuali dogmatiche, ma di tutto un
costume che non solo incide sulla vita religiosa, ma forma (o deforma) le personalità e determina la politica. Gli italiani sono
abituati a far il conto con i miracoli. La vita sia privata che pubblica non è vista in relazione al
proprio impegno, alla costanza,
alla assunzione di responsabilità
che richiedono una adeguata considerazione della realtà e un’azione conseguente. Al di fuori di
ogni assunzione di responsabilità, tutto può accadere per « miracolo », per interventi superiori, del tutto indipendenti da ciò
che si fa e legati a insondabili
arbitri. I miracoli, infatti, sono
gratuiti interventi dei santi. Il
santo non è obbligato ad esaudire le preghiere, ma può sempre
concedere ciò che sarebbe impossibile avere in base alle azioni che si compiono, anzi ciò che
è del tutto contrario a quello
che_si fa. I] culto dei santi dispensa dall’agire in modo coerente e critico; basta essere devoti dei santi e tutto può accadere dal nulla.
Un altro aspetto del culto dei
santi, in attesa dei miracoli, è la
competitività: quando un santo
non serve, si ricorre ad un altro
che può essere più potente o meglio specializzato. Perciò si può
passare da S. Antonio a S. Rita e
dalla Madonna del Rosario a
quella di Fatima con la medesima fiduciosa attesa del miracolo.
La stessa cosa accade nella politica: gli italiani sono abituati
da lungo tempo, nella grande
maggioranza, ad attendere dai
politici lo svolgersi della loro sorte e questo spiega l’egemonia democristiana. La Democrazia cristiana è il tipico partito che non
ha mai avuto altro programma
che coltivare negli italiani questo senso del miracolo, della
tranquilla irresponsabilità che
crede e pazienta, nonostante che
tutto vada per il rovescio. Non
si potrebbe diversamente spiegare come ben 14 milioni di italiani continuino a votare per la Democrazia Cristiana, dopo trent’anni di disgregazione morale e
politica: c’è sempre l’attesa del
miracolo.
Negli ultimi anni qualcosa di
nuovo si era sperato: molti italiani pensavano che era arrivata
l’ora di cambiare tendenza e di
realizzare nella vita politica una
condotta responsabile. Contro
ogni indicazione del clero milioni di italiani avevano compiuto
scelte responsabili, dal 1974 —
col referendum sul divorzio — al
1976 con la maggioranza relativa
data alle sinistre. Ora, tuttavia,
sembra che le cose stiano ritornando come prima e ci si accorge che per molti italiani quel
cambiamento era avvenuto sempre all’insegna del miracolo: avevano cambiato « santo », ma non
erano cresciuti politicamente. Infatti come sì potrebbe spiegare
diversamente la ripresa elettorale della DC? Ci sono molti delusi.
in Italia; molti che hanno avuto
un momento di slancio, nella irresponsabile aspettativa che le
cose cambiassero da un momento all’altro: ciò che non avevano
fatto S. Amintore e compagni lo
si attendeva da S. Enrico e compagni, ma sempre il miracolo,
sempre qualcosa che non deriva
daH’impegno politico, dalla lotta
giorno per giorno!
Gli ostacoli al mutamento politico in Italia sono enormi; le
forze che vi si oppongono sono
potenti e nascoste, l’Italia è condizionata dal grande capitale occidentale e ogni mutamento minaccia di essere boicottato, ma
gli italiani che hanno camlDiato
il santo non ragionano e pretendono tutto e subito, altrimenti
ritornano al santo di prima. .Non
solo gli inesperti, ma anche molti di coloro che condiscono ogni
frase con il motto « lotta di classe », questa lotta non la sanno
vivere se non nel rifiuto sdegnoso e violento: una strategia che
richieda un lavoro lungo e costante non entra nella loro mentalità.
La situazione oggi è fluida: S.
Enrico è in ribasso, mentre la
DC, oltre al martire, ha anche S.
Benigno, D. Giulio e tanti altri,
oltre a S. Matteo che è il patrono dei banchieri. Vedremo poi
a chi andrà la protezione di S.
Bettino; tra un santo e l’altro c’è
certamente chi il miracolo lo farà: garantire alla DC un altro
ventennio di potere. E ci si meraviglia che il protestantesimo
non attecchisce in Italia? Dire
che l’impegno deve essere lungo,
che la vigilanza deve essere seria, che la critica deve essere responsabile, che i risultati richiedono lavoro perché il cammino
è infido e gli ostacoli sono enormi è poco convincente per chi si
è abituato a pregare il santo e
attendere il miracolo.
Alfredo Sonelli
L’anno di lavoro che si sta
concludendo ci ha un po' obbligati, per vari aspetti, a fare il
puntò sulla nostra situazione:
da una parte il tema proposto
dal Sinodo sull’educazione cristiana in vista della fede ci ha
costretti a guardarci allo specchio: a esaminare a che punto
stiamo noi, singolarmente e comunitariamente, con la nostra
fede, prima di pretendere di trasmetterla ad altri, e soprattutto
fino a che punto la nostra vita
di singoli e di comunità rispecchia ed incarna la fede che pra
fessiamo.
D’altra parte sembrava obbligato un confronto ed un bilancio degli ultimi dieci anni, dal
1968 al 1978: quale realtà ha fatto seguito ai grandi propositi di
trasformazione, di impegno, di
lotta dentro e fuori dalle nostre
comunità?
E soprattutto un terzo elemento ci ha ripetutamente obbligati a fare il punto sulla nostra
situazione di credenti: la tristissima situazione politica in cui
si trova il nostro paese, la violenza che giornalmente vediamo
crescere intorno a noi, la crisi
economica che diventa sempre
più crisi di vita.
Ci siamo chiesti più volte: quale risposta dare come singoli e
come comunità alla paura, alla
delusione, alla disgregazione?
Come combattere ogni tipo di
violenza, e il terrorismo, e l’ingiustizia, che aiuto dare ai giovani in crisi, ai disoccupati, come venire incontro a coloro che
rifiutano la vita?
Poiché questi temi e queste
domande sono segni del nostro
ricercare oggi una nostra identità di evangelici, ho scelto come testo un passo che ha segnato l’identità di credenti che ci
hanno preceduto, di credenti
della Riforma ed ancor prima,
delle comunità cristiane alle
quali l’apostolo Paolo rivolgeva
qùeste parole:
«Poiché io non mi vergogno deU’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di ogni credente; del Giudeo prima e
poi del Greco ; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede
a fede, secondo che è scritto : "Ma il giusto vivrà per fede” » ( Romani 1: 16-17).
SCOMPARSO A OTTANT’ANNI IL TEOLOGO LAICO DEGLI ANNI ’20
/
Giuseppe Gangale, in visita l’anno scorso alla Facoltà valdese di teologia, durante una conferenza
tenuta nell’aula magna.
Non è facile scrivere di un uomo, che non gradiva i giudizi
umani. Ci pare che il suo sguardo ironico e scherzoso si posi su
di noi per ricordarci che a Dio
solo appartiene il giudizio. Ma
sarebbe ingiusto tacere una parola di gratitudine per un fratello di fede, che tanto ci ha dato,
anche se la sua parola è stata
per molti di noi una medicina
d’urto. Egli se ne è andato lasciandoci alle prese con delle domande, che andavano al di là della sua persona e del suo itinerario individuale.
Egli viene dal mondo dell’idealismo filosofico. Ne è avvinto nelle idee e nel linguaggio. La cultura per lui non è mai vuota parola, ma parola vivente, comunicazione. Per le sue scelte, anche per
la partenza, conta l’Assoluto.
Sarà ancora motivo di ricerca
se quell’Assoluto provenga dall’incontro con il mondo di Hegel
o dalle radici del suo meridionalismo connesso con le origini greche ed ortodosse della sua Calabria.
Con poche righe Gangale ha
tracciato la sua autobiografia nel
la risposta all’inchiesta su « Cristo Dio » (Doxa, 1928): « Vi è un
rapporto, che diventa determinante fra Dio e l’uomo: è un incontro, un punto di partenza,
che è per lo psicologo un’incognita e per il teologo la grazia ».
Al « conosco » del pensatore si
oppone o si accompagna il « credo » del credente. Per l’uomo di
cultura quel « credo » non è meno sconvolgente che per l’uomo
incolto. « Io credo significa: sono sollecitato, costretto a ricevere l’Altro, che sa ».
Gangale osava dire: « quando
non ero quello che sono, la vicinanza di un cristiano umile con
Gangale: profeta
che non volle
diventar parroco
tro me arrogante di pensiero, la
sua serena sicurezza nel credere
e nell’agire secondo i suoi princìpi mi dava un senso di fastidio.
Non è forse il ’’fastidio” dei profani di fronte ai cristiani l’indizio che si è in presenza di qualcosa di ignoto, di qualcosa come
un valico insuperabile, che fa
adombrare il pensiero profano
nei suoi malcerti galoppi? ».
A motivo di quella svolta radicale, inassimilabile, Gangale
non sarà un « laico » come tanti
nostri connazionali tesi fra la rivolta anticlericale e un’utopia
irraggiungibile accompagnata dal
residuo di una prassi di obbedienza cattolico-romana a breve
o lungo termine, ma sarà « un
Carlo Gay
(continua a pag. 5 )
« Il mio compito è chiuso, il ciclo delle mie idee
è compiuto. Io non ho più
niente da dire né a Lei né
agli altri giovani protestanti. Io non voglio ripetermi né vivere della rendita delle mie idee... I profeti non devono diventare
parroci. Ciò può passare
in Inghilterra o Germania.
In una terra cattolica, bastano i parroci cattolici»
Dal « Congedo di Gangale », prima di partire
dall’Italia, raccolto da M.
A. Rollier.
In : Gioventù Cristiana,
luglio-agosto 1934, anno
III, n. 4, p. 126 ss.
In questi versetti può rispecchiarsi anche una nostra possibile identità.
Io non mi vergogno dell’EvangelOi dice l’apostolo Paolo. Ma
forse noi ci siamo vergognati
dell’Evangelo.
Forse abbiamo avuto il coraggio di affrontare la realtà scottante, del nostro tempo, l’abbiamo analizzata, abbiamo avuto
il coraggio di muoverci con gli
altri, su una via di rinnovamento, o di “contestazione”, forse
anche di “rivoluzione”; ma abbiamo avuto il coraggio di predicare e vivere l’Evangelo, o ce
ne siamo vergognati, pensando
che non era opportuno, che non
è opportuno?
Oppure non ce ne siamo vergognati, ma abbiamo predicato
e testimoniato l’Evangelo stancamente in comunità stanche, e
un po’ ripiegate su se stesse.
Ma abbiamo avuto il coraggio
nella lotta giornaliera della vita
e nelle nostre comunità di predicare l’Evangelo che è potenza
di Dio? Se è potenza di Dio non
è forza nostra, non è opera nostra. Non è opera umana.
Non vergognarsi dell’Evangelo
che è potenza di Dio significa
allora riconoscere che l’azione
di Dio inizia là dove ogni nostro
sforzo umano si è esaurito, e
spesso è fallito. Significa riconoscere una realtà totalmente
diversa dalla nostra, che è dono.
Grazia, perdono, misericordia.
Ma forse noi abbiamo pensato di andare avanti con le nostre forze, come sempre. È il
nostro peccato.
Forse questo ci è mancato: saper scomparire per lasciare posto alla potenza di Dio. Lasciarci trasformare in nuove creature, in servitori del Regno.
Questi versetti dell’Epistola
ai Romani sono stati la bandiera della Riforma: Ma il giusto
vivrà per fede: è stata la scoperta dell’Evangelo da parte di
Lutero.
È commentando questo vasetto che Lutero ha scritto l’espressione destinata a restare
famosa nei secoli: l’uomo è nel
Lietta Pascal
(continua a pag. 4)
2
16 giugno 1978
MILANO, 27-28 GIUGNO: CONFERENZA DEL 2® DISTRETTO
I lavori delPassemblea
Lavoro giovanile, forze pastorali e opere sono i grossi temi affrontati
in conferenza - Un distretto internazionale che ha molti contatti e
collaborazioni con altre chiese
Se la Conferenza del 1977 fu la
riaflfermazione della concretezza
ormai raggiunta della integrazione valdo-metodista nella zona,
quella del '78 è stata caratterizzata da due fatti che pare utile sottolineare,
Il primo è stata la aumentata
partecipazione di Delegazioni di
Chiese estere, specialmente svizzere. Alla presenza, ormai abituale, della Chiesa Riformata francese (sinodo del mezzogiorno) si
sono aggiunte quelle del Colloquio dei Grigioni, della Chiesa
Riformata del Ticino e della
Chiesa Riformata di Riehn. Non
si è trattato, è parso, solo della
visita di fratelli interessati a portare un messaggio di solidarietà
a questa piccola e pavera Chiesa
italiana, ma di una sincera e concreta offerta di collaborazione attiva, che ha già segni tangibili
nel Centro Culturale di Sondrio
e che può estendersi ad altri
campi, giovanili o meno giovanili, tenendo anche ben presente
che del Secondo Distretto è parte vivà quel IX Circuito che opera proprio in Svizzera ed alla
vita dei quale la CED e la Conferenza hanno dato larga parte del
loro tempo. Compito della rieletta CED è ora quello di non lasciar cadere questa offerta di collaborazione, ^ ma concretamente
articolarla sui vari piani in cui
essa è attuabile neU'interesse
dell’Opera Evangelica Italiana in
Svizzera e nelle regioni con essa
confinanti.
Il secondo fatto che ha occupato larga parte dei lavori è stato il lavoro giovanile nel Distretto. Come noto, la precedente
Conferenza aveva accolto una
proposta della CED tendente a
rilanciare il lavoro fra i giovani
con la collaborazione della EGEI
ed assicurando alla stessa i mezzi per operare. L’Assemblea ha
esaminato i risultati ottenuti
(apprezzabili per ora solo a Milano e Torino) ed ha indicato le
linee per proseguire tale collaborazione. La,discussione al riguardo è stata ampia e non sono mancati momenti di particolare vivacità., I giovani hanno in sostanza
lamentato la scarsa collaborazione ricevuta da alcune Comunità;
altri hanno lamentato che la predicazione e la testimonianza svolte dalla EGEI non trovano spesso eco tra gli stessi giovani delle
Comunità per la eccessiva accentuazione socio-politica e l’inadeguato contenuto biblico e di preghiera. La Conferenza, rinnovando alla CED il mandato di proseguire nella collaborazione con la
EGEI e prendendo seriamente
atto delle critiche rivoltele, pare
abbia ben capito che in questa,
come in molte altre questioni
che agitano la vita della Chiesa,
il problema non sia risolvibile
con una scelta manicheistica e
conseguenti reciproche scomuniche, bensì con la persuasione
che il pluralismo è una realtà
della Chiesa ed in esso dobbiamo abituarci a convivere, se del
Ogni settimana
la sorpresa de "LA LUCE”
^ Regala un abbonamento
semestrale
al tuo giornale
Abbonamento semestrale : L. 4.000
sul c.c.p. 2/33094
intestato a :
«L'Eco delie Valli - La Luce» - Torre Pelfice (To)
la Eede vogliamo salvare non
tanto e non solo i diversi modi
di viverla, ma il fondamento di
essa a tutti comune in Gesù Cristo. E vorremmo proprio credere che questa non sia solo l’impressione o la speranza personale di chi scrive.
Non caratterizzante, in quanto,
crediamo, comune a tutti i Distretti, ma impegnativo è stato
Fesame della vita delle Chiese
attraverso le relazioni dei Circuiti. Punto fondamentale è sempre quello della scarsezza degli
operai a pieno tempo in rapporto alle necessità del Distretto.
Al caso di Rimini, già segnalato
lo scorso anno, si sta aggiungendo quello della zona Biella-Vercelli-Vintebbio-Novara, che rischia di rimanere priva di pastore, il che, data la natura di alcune di quelle Comunità, minaccia
la loro regolare sopravvivenza. È
ben chiaro che né la Conferenza
né la CED hanno i poteri per risolvere questo tipo di problemi.
La strategia dell’impiego delle
risorse umane spetta alla Tavola
e al Comitato Permanente Metodista. Ma Conferenza e CED hanno il dovere, più che il diritto,
dì segnalare queste situazioni
(Zurigo ne è un’altra non meno
grave) perché se ne tenga il debito conto.
Così non caratterizzante, ma
forse più sentita che altrove in
un Distretto che ne ha molte ed
importanti, è la questione delle
Opere. È stato discusso ed approvato, per quanto di competenza, lo Statuto che si è data
l’Opera di Cinisello; ma non si è
ancora potuto chiarire se e quali Opere debbono considerarsi
distrettuali.
La Conferenza 1979 si terrà ancora a Milano e questa scelta è
certo dovuta non solo a ragioni
geografiche, ma anche ai buoni
risultati organizzativi ottenuti
da chi ci ha lavorato con tanta
attenzione ed efficienza.
Niso De Michelis
BASILEA
TRIBUNA LIBERA
Consacrato pastore
il sovrintendente
del IX Circuito
La cappella di S. Nicola, inserita come un angolo intimo nella storica cattedrale di Basilea,
era colma di gente nella mattinata del 28 maggio. Un avvenimento infatti vi si svolgeva insolito per la piccola comunità
evangelica italiana di Basilea,
alla quale la cappella di S. Nicola è riservata. Il giovane Christinn Gysin, genero del pastore
Liborio Naso che da ben sedici
anni ha cura di essa, sarebbe
stato consacrato quella domenica mattina al ministero pastorale. Per l’occasione erano intervenuti non soltanto tutti i membri della Comunità italiana, ma
anche familiari e amici, dando
così alla cerimonia un senso di
intimità e un valore di testimonianza. E fuori, sull’ampio piazzale della cattedrale prospiciente il Reno, dopo il cattivo tempo
dei giorni precedenti, il sole
splendeva come una ulteriore benedizione di Dio.
Dopo una introduzione di raccoglimento con le musiche eseguite all’organo da Klaus Stahlenberger e al flauto dalla signora Colucci, prendeva la parola il Pastore Peter Rotach, Presidente della Chiesa Riformata
di Basilea, ricordando tra l’altro
i rapporti diretti che i Valdesi
ebbero con i riformatori di Basilea all’inizio della Riforma.
Terminata la cerimonia di consacrazione presieduta dal pastore Rotach, il neo-pastore, esprimendosi in un perfetto italiano,
ha tenuto un sermone sulla chiamata di Levi il gabelliere, scandalo per scribi e Earisei, concludendo con un riferimento personale che faceva sentire l’intima
speranza, la gioia e la commozione. £■. V
La politica non è
né sporca né puiita
Si racconta di un tale che avendo
ricevuto uno schiaffo sulla guancia destra, da buon cristiano porse la sinistra ricevendo un altro sonoro ceffone;
dopo di che avendo atteso al comandamento di Gesù (Matt. 5: 39) e non
avendo altre guance da offrire, gonfiò di botte il suo avversario.
Non so se il fatto sia autentico o se
si tratti di una barzelletta, sta di fatto che molti cristiani interpretano
TEvangelo così, attenendosi più alla
lettera che allo spirito del suo insegnamento. Infatti sembra che l’amor
del prossimo, per molti cristiani si
esaurisca nel dare da mangiare ad un
affamato, alloggiare un tizio che non
sa dove posare il capo, vestire Tìgnudo
e via dicendo. Che se poi un cristiano
proponesse alla chiesa di associarsi ad
una pacifica manifestazione politica
per sensibilizzare l’opinione pubblica o
per fare pressione sul governo allo sco
po di far ottenere la casa ai senzatetto,
lavoro ai disoccupati e quindi vestiti e
cibo, allora no! perché questa e politica e non può iscriversi nel « Sommario della legge ».
Niente politica dunque nelle Ghìe
se perché la politica è una cosa sporca mentre a mio avviso la politica non
è né sporca né pulita ma può essere o
l’una o raltra cosa : è pulita se promuove la fratellanza fra i popoli, se
difende gli interessi dei deboli contro
la prepotenza, se difende la pace e propugna la giustizia sociale; è sporca, viceversa, se cerca la guerra, se promuove lo sfruttamento deH’uomo, se
difende gli interessi dei potenti a danno dei più deboli ecc.
Sono convinto che anche una politica pulita non cambia l’animo dell’uomo e non lo converte a Dio perché so
Dagli atti
della Conferenza
Lavoro giovanile
La Conferenza, constatato che
il tema « Educazione cristiana
in vista della fede » ha variamente impegnato chiese e circuiti in indagini e iniziative hen
lontane dall’essere esaurite, invita le chiese del distretto a proseg^uire ed approfondire il lavoro nelle linee di sviluppo che
sono emerse, riguardanti soprattutto l’urgenza di un rinnovamento delie nostre chiese e di
una apertura nel confronti dei
giovani e del loro apporto ; chiede al Sinodo di confermare e potenziare questa ricerca evitando
di indirizzare l’impegno delle
chiese in troppe direzioni che
possano risultare dispersive.
(art. 9)
La Conferenza, valutando positivamente il lavoro svolto a
Milano e a Torino nei confronti del problema giovanile, chiede che esso venga proseguito;
invita le comunità a promuovere dibattiti sul problema giovanile in collaborazione con la
EGEI e a riferire in sede di circuito e di distretto ; per quanto
riguarda il Triveneto e la ligulia invita i due circuiti a prose.guire i contatti con la EGEI per
esaminare la possibilità di estendere il lavoro, come si è realizzato a Milano e a Torino, a queste regioni ; dà mandato alla
CED di valorizzare, in accordo
con 1 Consigli di circuito, i Centri regionali per la formazione
giovanile, (art. 10)
Da rilevare come la Conferenza abbia voluto inserire il lavoro
giovanile nel contesto del documento « Educazione Cristiana in vista
della Fede » già approvato dallo scorso Sinodo, in modo che tale lavoro tenda a realizzare linee non dispersive per tale Educazione. Ci
SI attende, in altre parole, dal Sinodo ’78 una indicazione che non privilegi in modo esclusivo una delle linee emerse dalla discussione,
ma segnali il punto di confluenza sul quale esse devono convergere
per poter dare frutti largamente positivi.
Non va neppure trascurato il mandato affidato alla CED di valorizzare, in accordo con i Consigli di Circuito, i Centri regionali per
la formazione giovanile. Questo mandata significa un collegamento
da realizzare tra le Opere e le attività più strettamente ecclesiastiche.
In questo contesto va segnalata l’Opera di Tramonti che, sia per il
fatto di essere dichiaratamente interdenominazionale, sia perché la
sua ricostruzione è stata inserita nel lavoro di ricostruzione svolto
in zona dalla Federazione con il sussidio di contributi esteri a favore
dei terremotati, rappresentati nella specie dal Sindaco del paese, richiede alcuni chiarimenti formali e sostanziali per non vedere il suo
utilizzo distolto dai fini statutari (quando avrà uno Statuto che ne
formalizzi gli scopi di gestione).
Rapporli con le chiese all’eslero
La Conferenza, udita la relazione della CED sulla situazione delle chiese del IX circuito
(Svizzera), fa proprie le conclusioni di tale relazione ed invita
in particolare Tavola Valdese e
Comitato Permanente Metodista;
— a trovare soluzione al problema della inserzione della
chiesa di Basilea nel Sinodo locale, sembrando questo metodo
corretto per assicurarne la continuità ;
— a reperire un operaio a pieno tempo da inviare alla chiesa
di Zurigo per far fronte alle esigenze di tale comunità;
— auspica inoltre che vengano sviluppati i rapporti tra i
movimenti giovanili in Svizzera
e in Italia sulle linee già indicate per tale lavoro;
— auspica infine che venga in
qualche modo mantenuta la consuetudine, dimostratasi così utile, di periodiche visite di un pastore italiano alle comunità di
Ginevra e Losanna, (art. 12)
lo FEvangelo ha questo potere ma sono altresì convinto che una politica illuminata possa emanare delle leggi
per impedire o limitare le assurde ingiustizie di cui siamo tutti a conoscenza e dare lavoro, casa, assistenza
sanitaria ed altro se non a tutti almeno ad un gran numero di bisognosi cosa che i cristiani individualmente presi non potrebbero fare.
Esempi eccellenti che vengono fuo
ri dall’azione politica quando è bene
indirizzata e di cui i cristiani dovrebbero pentirsi di non essere stati i promotori e gli animatori sono per esempio, l’abolizione della schiavitù, l’istituzione delle pensioni ai vecchi, agli
invalidi, alle casalinghe, l’assistenza sanitaria estesa alla grande maggioranza
dei cittadini ed altre ancora che non
sarebbero state possibili senza una volontà politica.
Tutte le leggi di cui ho parlato non
sono contemplate esplicitamente nell’Evangelo ma, a mio sommesso avviso,
la volontà che le ha rese possibili, le
lotte politiche che le hanno precedute
e lo spirito con cui sono state concepite non possono non essere inscritte nel
« Sommario della legge ».
Questa nota mi è venuta alla mente leggendo l’articolo del Signor Renato Paschetto pubblicato sul n. 17 de
(c La Luce » di quest’anno il quale, se
non ho letto male, giudica inconciliabili, antitetiche religione e politica,
mentre a mio avviso vi è tanto terreno e spazio ove politica e « amore del
prossimo » potrebbero lavorare insieme
con grande profitto per preparare tempi migliori a questa umanità che Gesù
ha tanto amata.
Ezio Saccom.ani. Roma
A parte le già ricordate affermazioni di principio vale la pena di
sottolineare una loro prima attuazione concreta attraverso la richiesta rivolta alla CED di nominare un Delegato che rappresenti istituzionalmente il Distretto nella Conferenza del Colloquio Grigionese.
Commissione di studio
sui ministeri
La Conferenza, ritenendo opportuno proseguire la riflessione sul tema dei ministeri, dà
mandato alla CED di nominare
una Commissione di Studio col
seguente mandato indicativo:
— esaminare le conclusioni
cui sono arrivate le comunità
dopo la riflessione sul nuovo regolamento ;
— verificare, inserendosi nel
piano di lavoro dei circuiti, at
traverso incontri, interviste, questionari, come l’intero problema
è stato recepito dai membri delle comunità (giovani, anziani,
impegnati, scarsamente impegnati, ecc.);
— presentare una relazione alla prossima Conferenza assicurando un- dibattito che tenga
presente i pareri delle persone
in genere assenti dalle nostre
varie assemblee, (art. 19)
La Conferenza ha ritenuto opportuno sottolineare l’importanza
del problema dei Ministeri nella Chiesa, intensificando nel prossimo
anno ecclesiastico il lavoro di riflessione nelle Comunità e nei Circuiti e riservando alla sua prossima convocazione largo spazio per affrontare questa importante questione.
Delegato al Colloquio Engadina
La Conferenza, considerando
l’importanza dei rapporti di cooperazione che da tempo si sono
stabiliti tra le chiese del nostro
distretto e le chiese di lingua
italiana del Canton dei Grigio
ni, incarica la CED di curare che
un delegato del distretto partecipi alle Conferenze Distrettuali del Colloquio Engadina AltaVal Bregaglia-Val Poschiavo.
(art. 30)
3
16 giugno 1978
In margine ai due
congressi femminili
Utilità di incontrarsi
POGGIO UBERTINI, 19-20-21 MAGGIO 1978
Anita Simeoni
Lettura e discussione
delia relazione
Sono stati discussi e votati .1
punti principali :
• Creare un corso per animatrici di Unioni o di chiunque
senta la necessità di imparare a
condurre dei gruppi di studio.
= L’XI Congresso della
= FPV, riunito a Poggio
= libertini il 20 e 21 maggio
= 1978, decide che si organiz
= zi un corso per animatrici
= di unioni e per altre per
= sone interessate alla vita
= comunitaria. Si richiede la
= collaborazione di teologi e
= di specialisti di dinamica
= di gruppo. Il primo espe
= rimento potrà aver luogo
= prima o subito dopo il Si
E nodo e, successivamente,
E essere decentrato in altre
= regioni.
• Decidere l’integrazione val
dese-metodista dei gruppi femminili. Essa è stata votata alla
unanimità e ce ne rallegriamo.
Il prossimo congresso del 1980
sarà unitario e nel frattempo
verrà studiato uno Statuto che
regoli questo nuovo organismo
nascente. Poiché la delegata alla Conferenza metodista ha già
ora voce deliberativa, si vota il
seguente o.d.g. :
E L’XI Congresso della
E FFV, riunito a Poggio
E Ubertini il 20 e 21 maggio
E 1978, all’unanimità chiede
L’XI Congresso della FFV ha
avuto luogo nella dimora patrizia adibita dalla Chiesa dei Fratelli a luogo di convegni, situata
su uno di quegli incantevoli poggi della Toscana, tutti verdi, con
macchie argentee di ulivi e pennellate scure di cipressi. In questo scenario il Congresso ha rac
colto le circa 130 partecipanti
venute dalle Unioni della lontana
Sicilia a quelle delle Valli Vaidesi e si è svolto in un’atmosfera fraterna e gioiosa, dal risveglio al suono dell'Alleluja di
Haendel, alla serata di canti attorno al grande camino acceso.
Erano presenti le rappresentanti delle organizzazioni femminili: Èva Rostain per le attività
metodiste, Lucia Bensi per quelle battiste. Letizia Sbaffi per la
FDEI, Febe Yarde per l'Esercito della Salvezza, Armanda Ricca per l'UCDG.
Il tema del Congresso
= al Sinodo Valdese che il
= voto consultivo attribuito
= alla propria rappresentan
E te nel Sinodo, sia tramu
E tato in voto deliberativo.
• Cancellare la discriminazione
femminile che risulta dall’art. 15
dei « Documenti inviati allo studio delle chiese dalla sessione
congiunta Sinodo Valdese - Conferenza^ Metodista » dove si parla del ruolo femminile delle Assistenti di chiesa.
= L’XI Congresso della
= FFV, riunito a Poggio
= Ubertini il 20 e 21 maggio
E 1978, all’unanimità chiede
E al Sinodo Valdese che sia
E operato un emendamento
E nell’art. 15 del Progetto
= di regolamento dei mini
= steri, per mutare le parole
= « le assistenti di chiesa »
= in « gli assistenti di chie
E sa ».
• Sensibilizzare le donne delle
chiese alle questioni della pace
mondiale :
E L’XI Congresso della
= FFV, riunito a Poggio
E Ubertini il 20 e 21 maggio
E 1978, dopo avere pregato
E nella giornata dedicata al
= la intercessione per il di
= sarmo, invita le donne del
= le Unioni ad impegnarsi in
5 riflessioni ed azioni di
E pace.
Il tema del Congresso era quello del Culto. Questo argomento
è stato approfondito da quattro
gruppi nella prima serata sotto
il profilo di: architettura religiosa, canto della chiesa, Santa Cena, culto comunitario.
Il culto comunitario
Il pastore Lietta Gandolfo Pascal ha spiegato come si realizza
un culto comunitario. I partecipanti al gruppo hanno preparato
il culto della domenica mattina
su Mtt. 5: 13 « Voi siete il sale
della terra». Dopo la liturgia di
confessione e l’introduzione del
passò vari sono stati gli interventi deH’assemblea. E’ stato un
tentativo. E’ giusto che la Parola
di Dio non sia monopolio del pastore e vada pensata insieme. Il
problema è di prepararsi all’intervento perché ne possa uscire
un messaggio di cui ognuno è
responsabile.
La Santa Cena
Ha seguito il ciflto, semplice,
sobria, fraterna, laica, dopo essere stata pensata dal gruppo.
Dalla Federación
Femenina Vaidense
« Care sorelle, sapendo ohe celebrate il vostro Congresso nei
giorni 19-20-21, desideriamo esservi presenti con il nostro saluto
fraterno. Ci rallegriamo che in
questi ultimi anni si sia prodotta
una relazione più stretta tra la
vostra Federazione e la nostra
Federacion, «pecie su Eco-Luce.
Auguriamo giornate fruttuose di
lavoro e che il Signore benedica
la vostra riunione. Cordiali saluti
Elisabeth De Delmonte, presidente - Marta De Rostagnol, segretaria ».
sul N.T. e sui testi della chiesa
primitiva. E’ stata distribuita
spezzando il pane e passando il
vino di mano in mano, da sorella
a sorella.
Il canto nella chiesa
cristiana
Una mini-corale delle Valli (le
donne erano graziosamente in
costume) ci ha condotte attraverso l’evoluzione del canto, dai
salmi della chiesa primitiva al
Vera creator Spiritus, che uscito
dalla riforma gregoriana ha unito tutta l’Europa del VI secolo.
Il canto profano che Lutero ha
introdotto nella chiesa ci è stato mostrato col In dulci jubilo,
così famoso nel Natale tedesco
e un Salmo ugonotto ci ha condotto nella Ginevra di Calvino.
Dalla lode di Dio, dalla confessione di Cristo Signore abbiamo
visto come attraverso le epoche
successive si sia giunti alla concentrazione sui sentimenti dell’uomo con i canti che sono ancora i prediletti dalle nostre assemblee. Anche in questo campo a chi sarà dato di esprimere
Lettera airONU
Su richiesta deile donne europee riunite a Bruxelles nel marzo ’78 è stata firmata e inoltrata
la seguente lettera:
« In occasione della sessione
speciale dell’ONU sulla questione del disarmo, le donne evangeliche valdesi si esprimono nella speranza che sia fatto il massimo sforzo perché cessi lo scandaloso folle sperpero di denaro
e energie che comporta la corsa agli armamenti. Invocano una
società mondiale pacifica e costruttiva che possa aiutare a dissipare l’inflnito disagio materiale e spirituale in cui viviamo e
di cui gli armamenti, sempre
più allucinanti specie dei due
grandi blocchi, sono in gran
parte responsabili ».
la fede dei nostri giorni?
L’architettura
religiosa
Dopo il culto dell’età apostolica nella « camera alta » e nelle
« case » più nessuna traccia di
locali di culto, particolari, sia
per ragioni giuridiche, soprattutto per ragioni teologiche. Dopo
Costantino la costruzione dei locali per la nuova religione di
Stato prende esempio dalla « basilica » romana, locale laico di
riunione, che si sviluppa poi per
rispondere alle esigenze spirituali delle varie epoche e forme religiose. L’interno delle chiese cattoliche rispecchia quella separazione tra clero e laicato che è
stata la prima grande divisione
del corpo cristiano e che la Riforma ha mandato all’aria. I nudi templi valdesi antichi e recentissimi con il pulpito al centro,
con la tendenza attuale alla disposizione circolare delle panche
(è un esempio ormai classico la
cappella del centro ecumenico di
Ginevra), vogliono raccogliere
una comunità, non un uditorio,
intorno alla parola di Dio.
Nuovo comitato
Maddalena Costabel, presidente.
Via Roma 21, 46022 Felonica
(Mn.).
Licia Cielo, vice presidente - Via
G. B. Vico 3, 86100 Campobasso.
Ada D’Ari, segretaria - Via Dante 44, 47(^7 Rimini.
Maria Tamietti, cassiera - Via
Gay 21, 10066 Torre Pellice.
Anita Simeoni, incaricata della
circolare - Via dei Franzone 6,
16145 Genova.
Nini Boér, Via dei Boer 19, 10062
Luserna S. Giovanni (To).
Lidia Noffke, Via Verdi 15,
57100 Livorno.
Clara Ranchetti, Via Terracina
311, 80175 Napoli.
Violetta Sonelli, Via Manzoni 21,
50121 Firenze.
Impressioni telegrafiche
ECUMENE: X CONGRESSO DELLE ATTIVITÀ’ FEMMINILI METODISTE
La donna evangelica nel mondo
impegno di maggiore presenza
• È Stato un incontro positivo
con uno spirito comunicativo e
familiare che forse non abbiamo alle Valli...
• Le giornate sono volate. È
stata un’esperienza bella da tutti i punti di vista. Alle Valli siamo troppo ristrette.
• Fare in chiesa il culto comunitario no, perché pochi parlano. Sulla questione degli armamenti mi chiedo come è possibile che un cristiano lavori a
questa fabbricazione.
• Ho apprezzato gli sforzi del
comitato: pagano di persona. Il
culto comunitario mi è piaciuto
molto. Mi sento di incoraggiarlo. Sulla S. Cena ho alcune perplessità. Mi aspettavo di più dal
fatto di spezzare e passare il pane, invece è stato complicato
raccogliermi.
• Per la prima volta in un congresso si è riusciti a esprimere
insieme qualche cosa dopo i la
vori di gruppo. Sarà bene continuare in questo senso, perché
tutte le presenti partecipino.
• Sento il bisogno di ringraziare tutte coloro che mi hanno dato la gioia di quelle giornate indimenticabili.
• Su certi particolari si può
trovare da ridire: le candeline,
il canto del ’Giuro’, il troppo
valdese...
• Forse la FFV, ai suoi inizi
aveva delle posizioni più avanzate.
Questa pagina — che comprende anche l’articolo « Venti anni in analisi » a pag. 8 —
è stata curata da Ada D’Ari,
Marie France Cdisson, Carmela Manocchio, Anita Simeoni, Berta Subilia.
Nei giorni 12-13-14 maggio ad
Ecumene (Velletri) si sono ritrovate delegate di tutta Italia.
La presenza di un buon numero di sorelle ed il vivace dibattito hanno fatto sì, che i tre giorni di lavoro fossero ricchi di riflessioni sui problemi dibattuti
e di suggerimenti di iniziative
che, sempre più, ci vedranno
unite nei prossimi due anni.
Gli argomenti « Indagine sugli Ospedali Psichiatrici » e « Energia nucleare », proposti dalla
FDEI e fatti propri dalle attività femminili, sono stati ripresi
nelle varie relazioni ed approfonditi nel dibattito.
Nei paesi e nelle città, in condizioni ottimali o tra tanti ostacoli, si è lavorato, sono stati indetti convegni regionali, i temi
sono stati tradotti in azioni o
proposte operative per una magre presenza della donna evangelica nel mondo.
Si può rilevare che la donna,
oggi, va riscoprendo la sua esistenza piena nei ruoli più disparati: volontariato negli ospedali
psichiatrici, nei comitati degli
anziani e di quartiere, nelle attività ecclesiastiche, nell’evangelizzazione, nei doposcuola, nei
movimenti di difesa dei diritti
politici, a seconda dei doni, della cultura e delle condizioni ambientali.
Dalle più anziane alle più giovani si è avvertito il bisogno di
non rimanere più al chiuso delle chiese ma di dover testimoniare nel mondo, a volte anche
con il grave rischio di non essere comprese dagli stessi fratelli. Ci si è confrontate, anche
confortate, per aver reso talvolta poco, ma in tutte si è sentito
il desiderio di far meglio e di
più.
L’argomento «Le risorse alimentari sufflcienti a sfamare
metà della popolazione del Terzo Mondo vengono distrutte per
esigenze di mercato » ci ha dato
una panoramica vasta di quelle
che oggi sono in genere le condizioni dell’agricoltura é di come potrebbero essere 3e ci fosse
una migliore programmazione e
volontà politica. Anche al riguardo le delegate hanno saputo condurre un’approfondita indagine
e, dove è stato possibile, hanno
levato la loro voce per richiamare l’attenzione dei cittadini e
dei politici. La presenza delle
rappresentanti della Federazione Femminile Valdese, della
Unione Donne Battiste e della
FDEI ha significato un valido
contributo di idee e di incoraggiamento.
Il congresso ha vissuto nel
clima della prossima conclusione del cammino dell’integrazione valdo-metodista e le convenute sono apparse disponibili
ad una collaborazione sempre
più stretta, specialmente a livello locale e circuitale.
C. M.
4
16 giugno 1978
TAVOLA ROTONDA AL CENTRO EVANGELICO DI CULTURA DI TORINO
1968-1978: Cosa è cambiato?
Alla tavola rotonda hanno preso parte
Maurizio Girolami, insegnante nelle secondarie superiori, Sergio Ribet, ex segretario
FGEI e Giorgio Girardet, direttore di Com
Nuovi Tempi.
Il primo intervento analizza soprattutto le
differenze in campo sociale e politico; il secondo guarda in particolare al campo giova
nile e il terzo prende in esame la situazione
della chiesa (soprattutto valdese).
In questo e nei successivi due numeri dell'Eco-Luce pubblichiamo l'essenziale dei 3
interventi. Si tratta di testi tratti dalla registrazione: ci scusiamo con loro se qualche
sfumatura si è persa nella trasposizione.
Maurizio Girolami — che nel '68 fu parte
attiva del movimento studentesco nell'università, e nella chiesa come membro del Movimento Cristiano Studenti di Roma — ha
iniziato il suo intervento con un primo punto
di analisi del '68 come « movimento di riappropriazione della politica da parte delle
masse ». Riportiamo quasi integralmente la
seconda e la terza parte.
2. - Il secondo punto che io
vorrei trattare riguarda una
strana e a mio avviso apparente analogia fra il movimento del
’68 e quello del ’77-78. Apparentemente si usano slogans analoghi; ancora oggi si parla di più
occupazione e meno ore di lavoro, di riappropriarsi di tutti
gli aspetti dell’esistenza non soltanto del lavoro ma anche del
tempo libero; si contesta anche
oggi l’espropfiazione da parte
dello stato dei principali aspetti dell’esistenza sociale (vedi leg
ge sull’aborto e relativa autode
terminazione sottratta alle donne), l’espropriazione dei mezzi
di informazione (vedi la concentrazione delle testate dei giornali, la lottizzazione della radiotelevisione); si denuncia un certo modo di lavoro delle commissioni parlamentari che mantiene sostanzialmente all’oscuro la
opinione pubblica sui compromessi, le discussioni e le ambiguità da cui scaturiscono poi le
decisioni; si riscontra il tentativo di restringere gli spazi di
espressione per chi si oppone al
quadro politico istituzionale entro i cui limiti soltanto la lotta
è considerata legale. Se si volessero forzare un poco le analogie si potrebbe quindi sostenere che siamo oggi in presenza
di un movimento analogo. Io
credo invece che la situazione
sia molto diversa.
Differenze sostanziali
La differenza di fondo a mio
avviso è duplice; il movimento
del ’77 è una cosa diversa dalla
cosiddetta nuova sinistra o sinistra rivoluzionaria; è diverso
sia nella composizione sociale,
sia nelle ispirazioni ideali. Nella
composizione sociale perché
mentre nel ’68 si aveva im certo
livello di occupazione e una certa qualità dell’occupazione nei
settori industriali, anche se non
si aveva la piena occupazione,
oggi i livelli occupazionali stanilo cadendo. D’altra parte, per
capire la differenza nell’ispirazione ideale, è necessario ricordare che oggi ci troviamo in
presenza di un restringimento
progressivo dell’occupazione, per
cui aumentano gli strati sottoccupati o inattivi forzati, i gio
vani che escono dalla scuola perché espulsi o perché si diplomano e non trovano lavoro. In questa situazione il movimento ’77
cade nella illusione ottica di
considerare la società divisa in
due; coloro che lavorano e che
sono garantiti e coloro che non
lavorano e che non sono garantìti. Da qui deriva anche una
diagnosi politica disperante: da
im lato ci sono tutti gli altri,
dall’altro ci siamo noi.
La teoria dei bisogni
Da un lato ci sono tutti gli
strumenti, con poche contraddizioni interne riguardo al controllo delle opinioni, della stampa, della televisione, della grande editoria, delle organizzazioni
sindacali e politiche; dall’altra
ci siamo noi. Di qui la teoria
dei bisogni, la teoria del vivere
immediatamente uno stile di vita che metta in discussione radicale la situazione che éi è venuta a creare e nella quale si vive. Ecco da dove viene questa
visione del mondo cosi; diversa
dalla visione del mondo che si
aveva nel 1968, che era tutta
proiettata verso una saldatura
tra i due tronconi principali, i
lavoratori di fabbrica e gli studenti, mentre all’interno di questa polarità si collocavano via
via strati di tecnici, operatori
della scienza o delle istituzioni.
Oggi questo tipo di raccordo il
movimento ’77 non se lo pone.
Se lo pongono i residui della
nuova sinistra in mezzo a difficoltà accresciute ed enormi.
Una seconda differenza tra la
situazione di allora e quella del
’77 e di oggi riguarda poi il quadro politico. Allora si aveva un
partito comunista all’opposizione, un sindacato proiettato a
rincorrere e a far proprie certe istanze nuove che maturavano all’interno delle fabbriche e
dello scontro sociale; oggi abbiamo una situazione del tutto
diversa, una situazione in cui la
presenza di questo grande partito della classe operaia nell’area
governativa è di per se stessa
una ragione per non dare eccessivo spazio alle manifestaiiioni
di insofferenza e di rifiuto di un
certo tipo di gestione della politica economica e della politica
delle istituzioni. Noi oggi abbiamo cioè una situazione in cui
l’opposizione e il dissenso sono
fortemente condizionati dalla
presenza di ambedue i partiti
della classe operaia nell’area di
governo senza che peraltro essi
gestiscano direttamente le leve
del governo. D’altro lato abbiamo un sindacato che ovviamente, oltre a risentire della forza
delle sue principali componenti,
quella socialista e quella comunista, non riesce a supplire a
quella carenza di strategia alternativa di uscita dal capitalismo che le forze della sinistra
riformista certo oggi non propone; un sindacato che certamente non riesce — e in certi
suoi settori neanche se lo propone — a ideare delle soluzioni
diverse, da quelle rappresentate
dalla competitività internazionale, dai vincoli monetari, dai vincoli della bilancia dei pagamenti, dalla conclusione operativa
che ne ,scaturisce e cioè la necessità di fare i sacrifici, di accettare la mobilità, di accettare
un certo tasso di inflazione e
soprattutto un certo tasso di deflazione e cioè un restringimento della base produttiva e occupazionale. Per questo la percezione o l’illusione ottica che la
classe operaia sia garantita è
sbagliata perché smentita quotidianamente dalla crisi che investe fabbriche piccole, medie,
settori anche ingenti di produzione industriale. Ma non per
questo è meno disperante constatare la situazione in cui oggi
versano masse crescenti di giovani (minimo un milione su un
milione e mezzo di disoccupati),
senza una strategia risolutiva,
senza una parola d’ordine convincente che sia qualcosa di più
che uno slogan.
Violenza:
distinguerne
la provenienza
Come terzo spunto di riflessione, vorrei menzionare la violenza. La violenza c’era allora e
c’è oggi, ma anche qui c’è una
differenza: quella di oggi è più
favorevole alle classi dominanti. Non solo il meccanismo og
_________Un interessante « Oscar » sugli ebrei e rantisemitismo
Il ritratto di un popolo
Chi sono gli ebrei? Che cosa li
contraddistinse? Quale è stata
la loro esperienza storica e che
tipo di ostacoli hanno dovuto affrontare nel suo corso?
Il breve ma denso saggio di
Eugenio Saracini si propone di
fornire risposta a queste tre domande. L'approccio all’argomento è di tipo giornalistico, come
testimonia la genesi, del resto insolita, dell’opera; venne infatti
pubblicata a puntate nel 1974 su
di un giornale aziendale milanese, e solo successivamente, dopo una adeguata rielaborazione,
si pensò a darle veste libraria.
La prefazione di Umberto Terracini chiarisce bene portata e limiti del saggio: fornire una informazione di base sulla « questione ebraica» di tipo prevalentemente storico, con annessa
una bibliografia ragionata che indichi testi e contributi per una
ulteriore analisi.
In questa luce il giudizio non
può che essere ampiamente favorevole: l’autore affronta con
grande chiarezza espositiva l'argomento anche quando si trova di fronte a problemi teorici
di ardua soluzione; nel primo capitolo, in particolare, l'analisi
delle complesse connotazioni etniche, religiose e nazionali che
di volta in volta assume il termine « ebreo », viene condotta in
modo molto incisivo e sembra
cogliere l'essenza della questione. Le altre sezioni del libro so
no dedicate rispettivamente alle
vicende degli ebrei nel Medioevo
e nel Rinascimento, ai fondamenti teologici della religione
israelita, ed infine al movimento
sionista nelle sue realizzazioni
storiche, con una appendice sull'antisemitismo contemporaneo.
Se tuttavia un appunto va fatto, si può dire che il Saracini
neU'esame della sensibilità religiosa ebraica, appare eccessivamente schematico. Alla vivezza
e complessità delle vicende storiche, l’autore non sembra far
corrispondere quella poliedricità
di indirizzi spesso contrapposti
che 'Studiosi o gruppi di credenti sviluppano incessantemente
nel Medioevo e nel Rinascimento. L’ebraismo viene al contrarlo
considerato fenomeno di sostanziale compattezza, con una lettura in chiave di « monotei.smo
etico », che sembra a volte ricalcare quella illuminista. Per fare
un caso concreto Moshé Chayyim
Luzzatto, uno dei più alti cultori di Quabbalà e valido esponente di quell’ebraismo mistico e
panteista che si oppone da sempre alla riduzionè legalista ed al
razionalismo talmudico, viene
semplicemente citato come
« scrittore, commediografo e
poeta ». Parimenti, nella trattazione è quasi del tutto assente
la componente escatologica dell’ebraismo: esaminando la storia
ebraica del 1600 si sorvola sui
continui spunti messianici, sul
l'imponente quanto sfortunato
movimento apocalittico di Sabbatai Zevì, per privilegiare invece la componente « borghese » e
laica dell’ebraismo. La stessa bibliografia è lacunosa su questi
punti.
Va detto tuttavia che questo
esulava un poco dalTassunto e .
forse dalla preparazione specifica dell’autore che dà invece il
meglio di sé analizzando i complessi rapporti fra antisionismo
ed antisemitismo ed esaminando le condizioni degli ebrei nella
Unione Sovietica dalla Rivoluzione d’ottobre ad oggi.
Il quadro che ne esce non è
del tutto rassicurante: l’antisemitismo, variamente motivato,
alligna ancora pericolosamente
nel mondo contemporaneo, anche in paesi « insospettabili ».
Per restare all’Italia, va forse
ricordato che lo studioso Alfonso Maria Di Nola pubblicò nel
1973 una impressionante raccolta antologica di « notazioni antisemite » apparse dal 1962 al 1972
su organi di stampa italiana:
quasi nessun quotidiano o periodico di larga diffusione ne risultava indenne.
Enrico Benedetto
Eugenio Saracini: Breve storia
degli Ebrei e dell'antisemitismo. Introduzione di Umberto
Terracini. Pagg. 154. Oscar
Mondadori 1977. L. 1500.
gettivo della violenza ma anche
l’ideologia imperante sulla violenza è oggi più favorevole a
chi gode di una posizione realmente garantita. Perché? Perché nel ’68 e nel ’69 nessuno si
sognava, all’interno della opinione pubblica, di considerare mera esplosione di violenza le lotte
studentesche o le lotte operaie.
Nella grande opinione pubblica,
pur nel grande dissenso che veniva espresso, anche da parte
della sinistra tradizionale, non
c’era neppure lontanamente la
presunzione di considerare quello che stava succedendo quotidianamente nelle piazze (e l’anno dopo anche nelle fabbriche),
come mera espressione di irrazionalità e di violenza. Oggi invece questo lo si dice, lo si dice
della violenza che come allora
viene dalle lotte: si tende a stabilire una sfumatura di continuità tra il furtarello, il picchetto, lo scippo, la rapina, il sequestro, l’uso delle armi e il terrorismo. Questo diceva il giornale
illustrato FIAT un anno fa con
le fotografie e con i testi ma
questo penetra oggi anche all’interno delle istituzioni, delle organizzazioni storiche della classe operaia, all’interno di settori
del sindacato. È certo che questa ideologia gioca ad irretire,
sotto il ricatto di essere assimilati alle Brigate Rosse, qualsiasi forma di dissenso, di opposizione, di rivendicazione che non
sia direttamente pianificata dal
centro. Per questo anche dal
punto di vista ideologico oggi è
molto diffìcile un dibattito sulla
violenza non solo nella chiesa
ma anche nei normali luoghi di
discussione che dovrebbero essere aperti nella società. Proprio per questa ambiguità dell’ideologia della violenza è oggi
più diffìcile rendersi conto che
la violfenza ha delle radici, che
c’è una violenza delle Brigate
rosse e una dello Stato che sono direttamente complementari
perché ambedue operano in senso opposto a quella istanza che
ha costituito il primo punto del
mio intervento : la riappropriazione dell’iniziativa da parte delle masse. Le Brigate rosse dicono: siamo noi, Robin Hood
del proletariato, che facciamo
la lotta armata e vi salveremo.
Lo Stato dice: siamo noi che
manteniamo l’ordine, che dosiamo gli stanziamenti, i finanziamenti, l’occupazione, che regoliamo in modo più o meno razionale, lo sviluppo economico,
Tinflazione, la deflazione, siamo
noi che stabiliamo quali sono le
regole del gioco.
La violenza che ha caratterizzato le lotte sociali del passato
è quindi ricattata oggi dal pericolo di essere assimilata alle
Brigate rosse. Di fronte a questa, si tende perciò a minimizzare la violenza delle istituzioni
che si manifesta attraverso
provvedimenti legislativi ■ come
la legge Reale o la violenza che
consiste nella contrazione della
struttura produttiva in forme
del tutto legali; si chiude perché i margini di profitto sono
troppo ristretti, si chiude perché conviene investire in Algeria e questo è un diritto sancito
dalla legge, una legge ovviamente che a tutt’oggi non è stata
concepita dal proletariato.
In conclusione a cosa mira
questo discorso consapevolmente parziale? Più che a riportare
all’oggi alcuni elementi del ’68,
mira a ricordare e sottolineare
che il ’68 fu un trauma per le
chiese, sostanzialmente perché
— come disse il pastore di allora della chiesa di via del Teatro
Valle di Roma — esso fu sentito come un intruso in quel pezzetto di polpa che ci rimane ancora vicino all’osso e cioè il culto, un culto staccato dalla realtà circostante. Nella chiesa siamo oggi ancora, o di nuovo, sotto un trauma di quel tipo, oppure — anche per noi nelle chiese — il cerchio si è richiuso?
Maurizio Girolami
Identità
da
riscoprire
(segue da pag. 1)
10 stesso tempo peccatore, e penitente e giusto.
Significa che la potenza di Dio
agisce su di noi, ci trasforma. È
un continuo movimento: in questa trasformazione che viene
operata in noi si manifesta l'azione di Dio, che da peccatori ci
fa essere giusti. A noi è richiesta
la fede, fede nell'opera potente
di Dio, fede nella sua giustizia
che ci perdona e ci fa essere
nuove creature.
Noi restiamo continuamente
penitenti, ma dobbiamo avere
11 coraggio di lasciarci trasformare in giusti, coraggio di diventare nuove creature, per lo
Spirito di Dio, coraggio di diventare messaggeri dell'Evangelo,
lavoratori del Regno, pur sapendo di essere solo strumenti,
vasi di terra, perché la gloria
sia e resti di Dio. Ma essere
strumenti, essere vasi, essere
operai per il suo Regno. E nello
stesso tempo sapere di essere
servi inutili.
Non saremo servi inutili se
non saremo stati servi. Non siamo coscienti di essere vasi di
terra se non siamo disposti ad
essere vasi. Non saremo di nuovo penitenti se non avremo avuto coscienza di essere resi giusti. Sapremo che la nostra è una
giustizia da peccatori che continuamente ha bisogno di essere
alimentata dalla Grazia e dal
perdono di Dio.
Siamo chiamati a fare della
strada-^ dei pezzi di strada assieme a fratelli non credenti. Ma
dobbiamo sapere che il jjostro
compito va al di là di qualsiasi
programma sociale o politico,
che serve alla costruzione di un
nuovo mondo, che il Regno di
Dio va oltre, proiettato in una
nuova dimensione che trasforma tutto, che rinnova ogni cosa, ma del rinnovamento dello
Spirito.
E così anche nel nostro lavoro sociale e politico siamo continuamente presenti, ma continuamente proiettati verso un
mondo nuovo, futuro, ma che
ha.già le sue radici — contradditorie fin che si vuole — nel nostro presente. Perché le radici
sono in Cristo, che è il nostro
presente ed il nostro futuro.
La nostra azione sarà sempre
sicura ed insicura: avremo continuamente il timore di non essere all'altezza del nostro compito e poi di nuovo la certezza
nella fede dell'aiuto di Dio, della sua Grazia costante, della sua
presenza di forza.
Potremo constatare che l'opera dello Spirito è più potente
della nostra debolezza.
L'Evangelo è salvezza per ogni
credente. ¿’Evangelo è per tutti.
Spezza i confini delle nostre
chiese, i nostri limiti istituzionali, per espandersi in ogni settore della nostra vita.
Le chiese sono un luogo di
confronto reciproco, di ricerca,
di preghiera, di studio comune
della Parola, ma lo scopo è "fuori", il cammino è fuori.
Da fede a fede dice l'apostolo
Paolo. Di solito siamo abituati
a intendere la fede come un nostro rapporto con Dio. Invece
qui la fede è presentata come
un rapporto fra persone che cercano l’Evangelo, a cui la giustizia di Dio viene rivelata. È presentata come una fede dinamica.
Da fede a fede, può perciò significare, sempre secondo il commento di Lutero: il movimento
da una fede informe a una fede
formata, dalla fede deU'Antico
Testamento alla fede del Nuovo, dalla fede di chi insegna alla fede di chi impara o ascolta,
e può indicare che la fede di
uno nasce e cresce dalla fede di
un altro, come una candela si
accende con un'altra o come il
vino da un vaso pieno viene versato in altri vasi.
Da fede a fede, con la potenza di Dio, viene costruito un
mondo nuovo fondato sull'amore di Cristo. Dobbiamo avere il
coraggio di predicare questo
mondo nuovo, questa trasformazione. Dobbiamo avere il coraggio di essere e diventare dei rivoluzionari di Cristo: questa è e
sarà la nostra identità.
Lietta Pascal
5
16 giugno 1978
SCOMPARSO A OTTANT’ANNI IL TEOLOGO LAICO DEGLI ANNI ’20
Gangale: profeta
che non volle
diventar parroco
Per poco più di un decennio, prima
di lasciare l’Italia, Giuseppe Gangole
è stato l’alfiere di un protestantesimo
riformato che, attraverso Karl Barth,
ha ritrovato la forza e la purezza
della sua origine calvinista.
Egli ci ha aperto vasti orizzonti
combattendo il provincialismo chiuso
e l’auto-compiacimento a corto respiro
che minacciano sempre le minoranze.
S " -'a -
(segue da pag. 1)
credente », per il quale la fede è
ragione di vita e la ragione è fede coerente. Non sarà mai un
« libero pensatore » che porta
una divisa, che non sa né osa
conoscere, perché la fede cristiana protestante non confessionale
diventa il criterio delle sue scelte. Definire la propria identità
avrà senso come rifiuto di confusione; di qui la diffidenza verso i
sincretismi di ogni genere, dentro e fuori delle chiese.
L’INSERIMENTO
TEOLOGICO
Se per individualismo s’intende il rifiuto della confusione, forse Gangale non rifiuterebbe l’individualismo, certamente meno
nocivo degli intruppamenti ideologici a nota unica. Gangale avvertì invece la necessità di un
inserimento in una linea teologica. Per un tale uomo — per il
quale predestinazione significa
liberazione dalla « schiavitù del
peccato » e sboccio della « libertà vocazionale », dono e segno
della grazia di un Dio che non
guarda mai indietro, ma trascina
gli uomini, attraverso la storià,
verso il Suo regno — diventa ovvio che compagni di viaggio siano stati Agostino, Martin Lutero, Giovanni Calvino, Blaise Pascal, i padri riformati del Sinodo
di Dordrecht, Karl Barth. Esiste
una tradizione di cristianesimo
occidentale che passa attraverso
quei nomi, una tradizione che
presenta varietà di colori, paesaggi, contrasti, ma che unifica
e traccia dei segni di riconoscirnento fra quanti se ne sentono
discepoli, al di là dei vari confini ecclesiastici.
In Gangale i segni del discepolato calvinista emergono in modo chiaro: confessione dell’assoluta trascendenza di Dio, autorità dell’Antico e del Nuovo Testamento, coscienza della miseria
umana, testimonianza resa alla
liberazione avvenuta in Cristo, il
lavoro come segno vocazionale
in un mondo da cambiare, la lotta contro gl’idoli nel campo politico e sociale, la toncezione della chiesa come comunità consapevole e non gregge che delega
ad un uomo (prete o non prete)
o ad una istituzione la conduzione della propria vita vocazionale.
L’INSERIMENTO
ECCLESIASTICO
Gangale non resta nel vago,
cogliendo « fior da fiore » nelle
varie confessioni religiose, quali
piccole serre profumate ed inoffensive, sottovalutandole a metà
strada fra commiserazione e illuministica tolleranza. La fede si
gioca nelle comunità che a Cristo si appellano in modo serio e
non estetizzante.
Quale fu la caratteristica della
sua adesione al protestantesimo
ed a quale protestantesimo? Noi
ritroviamo nelle comunità evangeliche italiane dal Risorgimento
ad oggi degli agricoltori, minatori, muratori, marittimi, che nell’ascolto dell’Evangelo, cercano
di rivivere e ricostituire dei
gruppi con cui rivivere l’esperienza del cristianesimo neo-testamentario, libero da clericalismi ed ispirati alta fraternità dell’amore di Cristo. Ritroviamo altresì uomini, che, nella prospettiva di una Italia libera da condizionamenti politicamente clericali e da ipoteche autoritarie, vi
cercano una casa, in cui il loro
laicismo non sia respinto. Vi si
trovano anche uomini, che, come
Ugo Janni, vi cercano l’alba di ^
un mondo ecumenico fatto di ricerca di un deposito di fede che
sia stato e sia veramente accettato « da tutti, sempre e ovunque » in una continuità di universalismo. Gangale non ha disdegnato, anzi ha cercato il suo inserimento in questo protestantesimo di minoranza. Ha aderito in
Italia al Battiamo e, dopo le sue
peregrinazioni, alle chiese storiche riformate. A Copenaghen
partecipava al culto della piccola
comunità riformata di lingua
francese e a Firenze, nei suoi brevi soggiorni di vacanza, al culto
della chiesa valdese, anche se
non entusiasta delle « glorie »
del tempio della Holy Trinity
Church, in via Lamarmora.
L’ASCOLTO DELLA
TEOLOGIA EUROPEA
Aderire ad una comunità specifica non significa infeudarsi in
un ghetto, ma porgere ascolto alla variopinta panoramica delle
confessioni, al loro credo, al loro
comportamento, alle loro variazioni da istituzioni a setta e da
setta ad istituzione. Qui sta uno
dei -motivi più vivi della nostra
riconoscenza verso Gangale: egli
ci ha aperto vasti orizzonti, combattendo il provincialismo chiuso e Tauto-compiàcimento a corto respiro che minacciano sempre le minoranze. L’analisi storico-teologica non è nemica della
fede.
Si addiviene così ad una teologia della rottura. Non disdegnare il lato contemplativo della
fede non vuole dire passare la
spugna sulle disobbedienze storiche del popolo di Dio. Abbiamo
già indicato alcune linee di rottura: rottura con l’idealismo hegeliano, rottura con un cattolice
jJULTIMA INTERVISTA, TORINO 1977
Chiese storiche
senza futuro
Ho incontrato Gangale ai primi di gennaio del 1977. Era a
Torino, alla Villa de Fernex,
ospite della comunità valdese,
per studiare la possibilità di una
riedizione del suo « Revival »
presso l’editrice Claudiana.
Mi aveva presentata il pastore Carlo Gay: avevo l’intenzione di intervistarlo per il nostro
settimanale, ma non mi ha concesso di pubblicare interviste,
né di prendere appunti durante
le lunghe chiacchierate... « Non
desidero che il 'caso Gangale’
venga riaperto» — aveva detto.
La sua conversazione toccava
argomenti soprattutto del passato. Sembrava gli piacesse rievocare i tempi di « Conscientia »
e di « Bilychnis », e si rattristava ancora ricordando le perse
cuzioni fasciste : « otto volte
vennero a cercarmi a casa —
ma, per fortuna, non mi trovarono ».
Poi la casa editrice « Bilychnis » chiuse, e con la buonauscita Gangale fondò in proprio la
editrice « Boxa ». Vi furono però ancora tempi duri. Quando
gli venne imposto che prima di
pubblicare qualsiasi cosa doveva prima sottoporre il testo al
placet delle autorità fasciste, si
rifiutò di continuare, e andò all’estero.
Dapprima si recò dall’amico
Karl Barth, che lo consigliò di
rifugiarsi in Svizzera. « Ma io
feci di testa mia, e andai in
Lietta Pascal
(continua a pa. 7)
simo tridentino con tutte le sue
variazioni riformistiche atte ad
evitare un autentico incontro
con la Riforma. Ma vi sono in
Gangale altre rotture, che per noi
sono più sigmficative: rottura
con una ortodossia riformata sicura dei suoi dogmi, rottura con
una visione romantica settarioreligiosa della fede che porti alla
dimenticanza dell’etica e della
militanza politica, rottura con un
liberalisrno teologico borghese
assunto in nome di una libertà
apparente, succube in realtà delle potenze culturali, economiche
o sociali predominanti.
Con i libri della sua casa editrice « Doxa », Gangale ci condusse per le ardue ricerche di un
Troeltsch o di un Tillich, ma ci
mise di fronte all’« Qra » di
Kierkegaard, il libello più radicale contro la cristianità costituita, imbalsamata nei suoi riti
e nel conformismo. Con « Lo spirito filisteo » di G. Neceo ci accompagnò attraverso gl’itinerari
del pietismo e del romanticismo
ma con la biografia (autore: Bruno Revel) e i discorsi di Cromwell ci mise davanti alla drammaticità di un uomo che, alla vigilia della propria morte, osa domandare a Dio: « Concedi al tuo
popolo di non disdegnare gli strumenti della Tua elezione». Tutto
questo senza sminuire l’impatto
con « La teologia della crisi » di
M. Strauch (commento al Commento all’Epistola ai Romani di
Barth) o con gli scritti di Lutero
« Il 'servo arbitrio » e « La libertà del cristiano », tradotti e commentati da Giovanni Miegge.
Due anni or sonò Gangale
avrebbe desiderato offrire alla
cultura evangelica e italiana una
seconda edizione del suo « Revival », itinerario del protestantesimo italiano da Sismondi a
Jahier. Ma le annotazioni, che
egli vi avrebbe aggiunte ne avrebbero probabilmente soltanto attenuato il profilo. Le bozze della
seconda edizione scomparvero
tristemente con le sue valigie rubate da un ignoto sul treno Torino - Milano. Ma l’edizione di
« Revival », l’unica, che ci è rimasta, oltre che essere una proficua
sveglia per gli studi sull’evange- ■
lismo italiano, porta in sé il valore di una trascrizione non agiografica e non da raccolta di fotografie familiari: ci stimola oggi
ancora ad un ripensamento esistenziale, che non è terminato.
CONCLUDENDO
Un giorno Karl Barth ci riferì
un colloquio da lui avuto con
Gangale. Il professore basilese
consigliò al nostro amico di andare a Roma e di iscriversi alla
Facoltà di Teologia per diventare pastore riformato onde aiutare, così, il protestantesimo italiano. Ma di fronte all’ascolto
non compiaciuto e non positivo
della sua proposta Barth esclamava: « Doxa, doxa! » supponendo con un richiamo al nome della sua casa editrice (doxa = gloria), che l’esule calabrese avrebbe preferito ad un umile servizio
di predicatore evangelico la via
della gloria.
Ripenso, dopo molti anni, a
questo colloquio, nell’ora della
morte di Gangale. Temo che
Barth abbia equiparato Gangale
a tanti esuli italiani, e non pochi
meridionali, che, transfughi dall’Italia della Controriforma, cercavano casa e libertà a Ginevra,
Basilea, Strasburgo. I Riformatori del Cinquecento avvertirono '
la profonda inquietudine di questi esuli e vi risposero con troppa sicurezza teologica; e gli esuli continuarono il loro esilio,
spesso in solitudine e miseria.
Forse anche Barth non ha saputo vedere che in Gangale non si
trovava soltanto davanti ad un
profugo senza patria, ma davanti ad un suo compagno di viaggio e di fede, capace di portare
l’adesione ad un gruppo minoritario, come testimonianza, fino
Giuseppe Gangale
a 28 anni, nel 1926
alla fine. Gangale non è stato un
romantico sognatore di nuvole
religiose, perché essere pastore
evangelico non è assolutamente
l’unica via per testimoniare di
Cristo in Italia. Forse è accaduto a Barth, nei suoi commenti.
di essere più svizzero che barthiano. Ma, senza forse, Gangale
lo avrà perdonato, ben conoscendo la fallibilità degli uomini,
ivi compresi i teologi.
Carlo Gay
Una aoee protestante
Giuseppe Gangale, nato a
Girò Marina (Catanzaro) nel
1898, rimase in Calabria fino
al termine degli studi secondari.
Conseguita la maturità classica in un collegio greco-albanese, a S. Demetrio Corone, si
iscrisse all’Università di Firenze, dove si laureò in filosofia
e filologia, nel 1921, discutendo una tesi su Blaise Pascal.
Si specializzò quindi, con il
Macchierò, in storia delle religioni.
A Firenze conobbe Maddalena De Capua, della Chiesa
Valdese di questa città, di famiglia originaria dell’isola
della Maddalena, che divenne
sua moglie. Negli stessi anni
maturava la sua conversione
al calvinismo.
Conscientia
Tornato in Calabria, continuava ad interessarsi al pensiero riformato. Un articolo
inviato al settimanale battista
« Conscientia » e pubblicato
dalla casa editrice Bilycnis,
a partire dal gennaio 1922, gli
valse un invito a lavorare per
il giornale. Gangale accettò, e
così partì per Roma. Il primo contributo per « Conscientia », del 19 agosto del ’22, è
intitolato « Qltre l’anticlericalismo »; è l’inizio di un approfondimento teologico che porterà lontano. Dal 28 ottobre
del ’22 — la data ci dice qualcosa sul periodo storico! —
Gangale prende a scrivere
una rubrica dal titolo « Vagabondaggi spirituali », con lo
pseudonimo di Gwinplayne.
Dal settembre del 1923, G.
Ganjgale è redattore capo del
settimanale, dal giugno del
’24 è condirettore; di fatto
tuttavia, è la sua impronta
che si impone alla rivista, che
diviene la voce del « neoprotestantesimo ».
Tra il ’23 e il ’26 l’opera intellettuale di Gangale — che
nel ’23 ha conosciuto Piero
Gobetti col quale ha avuto una singolare analogia di temi
e affinità spirituali — continua con una chiara impronta
antifascista. Per le posizioni
assunte (tra l’altro un articolo, « Dopo il misfatto: i vivi
ed i morti » 10 giorni dopo il
delitto Matteotti, l’adesione al
manifesto antifascista redatto da Croce), Conscientia è
costretta a chiudere: il 20 gen
naio 1927 esce l’ultimo numero della rivista: la stretta del
regime non permette più che
questa voce libera si faccia
sentirò.
Doxa
Quando, nel 1927, « Con
scientia » è costretta a cessare le pubblicazioni, Gangale
si fa editore, di se stesso e del
gruppo che s’è creato intorno.
L’editrice Doxa, dal ’27 al ’31
in Roma, poi a Milano fino al
’34, fa uscire ogni anno cinque,
sei volumi, che comprendono
contributi di A. Banfi, di G.
Miegge, di G. Neceo, di M. M.
Rossi, di Bruno Revel, di N.
Servettaz, di G. Piscel, di A.
Tilgher, ecc., e traduzioni da
Thumeysen, Tillich, Troeltsch,
Heussi, Schweitzer, Strauch.
È l’ingresso in Italia della
miglior teologia liberale e degli inizi della teologia dialettica: il protestantesimo italiano adegua ai duri tempi presenti e con anticipo sul momento post fascista e antifascista i suoi strumenti teologici e culturali.
Esilio volontario
Nel '34 Gangale lascia l’Italia. Il suo « Congedo », pubblicato in « Gioventù Cristiana », è programmatico: in terra italiana non c’è posto per
parroci; quel che c’era da dire
è stato detto. Da allora Gangale si dedica, con competenza e senso calvinistico della
vocazione, allo studio filologico, in particolare al greco albanese; gli resta la capacità
di andare ad ascoltare con
umiltà il popolo, alla ricerca
anche di fermenti religiosi e
spirituali di libertà, in terra
svizzera, in Calabria, nei paesi nordici. Soltanto nell’ultimo anno rompe volontariamente il suo silenzio, con un
intervento presso la Facoltà
Valdese di teologia, ribadendo il valore della sua sceltà di
fede, non considerando perduto né il tempo dedicato alla
teologia, né il tempo dedicato
al silenzio teologico successivo. Silenzio che non gli ha impedito di essere credente e
uomo di chiesa fedele e attento. Giuseppe Gangale è morto
a Muralto (Locamo) il 13
maggio 1978^_
Sergio Ribet
6
16 giugno 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
CONFERENZA DISTRETTUALE 1° DISTRETTO
Due
Come si è arrivati alle decisioni
pesci
piccoli
Come sempre in questi casi,
sono arrivati inaspettati. Si sono
fatti dare i registri e Hanno cominciato, con scrupolo teutonico, a controllarli. Poi son passati a spulciar fatture. Per eccesso
di zelo hanno persino visionato
l’atto di costituzione della società e sul finire hanno fatto chiaramente intendere che le cose andavano male. Anzi malissimo. I
due finanzieri-controllori sembravano persino più preoccupati degli stessi proprietari. Fu proprio
allora che si aprì — diciamo così — uno spiraglio di speranza. I
due funzionari della finanza lasciarono chiaramente capire che
non era il caso di disperare perché si sa come vanno le cose in
Italia. Morale della favola: se i
due giovani imprenditori della
Bloc-Serramenti di Osasco avessero « unto le ruote », i due finanzieri avrebbero chiuso un occhio sulle presunte irregolarità
contabili. Insomma, una difficile
partita a quattro. Che fare? La
tangente richiesta per dimenticare i registri della Bloc-Serramenti s’aggirava sul milione e
mezzo ( « uno per il capo e mezzo per loro»). I due proprietari
(di cui uno, per la cronaca, è
Bruno Jourdan, Uex direttore dell’Istituto Artigianelli di Torino)
di fronte al dilemma procurato
dal ricatto, fingono di accettare.
E a questo punto il ghiaccio si
scioglie. I finanzieri chiudono i
registri complimentandosi del
loro lavoro artigianale; tra un
complimento e l’altro non dimenticando di fissare l’appuntamento per ritirare la ’’bustarella”. Ma a questo primo abboccamento i due imprenditori non
vanno. Nemmeno a dirlo, dopo
un po’ arriva in ditta una telefonata ansiosa ( intelligentemente
registrata dal lourdan) per chiarire il ritardo della tangente. Seguiranno altre telefonate in cui
si contratta la cifra considerata
esosa dai due imprenditori. Dopo un breve tira e molla si arriva ad un accordo su « poche
centinaia di mila lire ». Una volta ridimensionata la tangente i
due imprenditori consultano un
affermato commercialista che li
consiglia di « ungere le ruote »
perché si sa che in questi casi è
meglio dar retta a chi ha il coltello dalla parte del manico. Un
consiglio da professionista! Insoddisfatti del consulto i due imprenditori imboccano la strada
maestra del magistrato e dei carabinieri. U ultima trattativa,
frattanto, approda discretamente all’appuntamento conclusivo
davanti alle Poste di Pinerolo. E
mentre il finanziere in borghese
riceve dal Jourdan la tangente,
zàcchete, gli piombano addosso
i carabinieri e lo portan via in
cellulare. Beccati in flagrante i
due finanzieri disonesti subiranno — proprio oggi mentre vi stiamo raccontando la loro impresa
— un processo per direttissima.
E’ chiaro che l’episodio ha fatto scalpore. Non per nulla Stampa e Gazzetta ne hanno parlato
per tre giorni di fila. Con la pubblicità che gli hanno fatto, si ha
l’impressione, che questi due pesci piccoli, caduti nella rete, la
pagheranno per tutti. Al processo, sembra salteranno fuori altri
nomi che hanno subito il ricatto
dei due finanzieri. Così per qualche giorno tutte le colpe della
corruzione e del malcostume
avranno due capri espiatori su
cui poter far fuoco incrociato.
.Siamo pienamente d’accordo che
la vera lotta alla corruzione la si
combatte così. Non sottostando,
cioè, all’arroganza di una divisa
o di un tesserino, né accettando
di risolvere i problemi a colpi di
bustarelle. Detto questo però aggiungiamo subito che vorremmo
vedere anche altri processi per
direttissima con altri personaggi
e con altre, ben più voluminose,
buste. Ma per il momento bisogna accontentarsi.
G. Platone
Nello scorso numero, a p. 2,
abbiamo pubblicato gli ordini
del giorno che ci sono parsi più
significativi, votati dalla Conferenza distrettuale di Villasecca.
In queste pagine riprendiamo
ora gli altri o.d.g. che meritano
di essere segnalati alle chiese,
accompagnandoli con un breve
commento, che ne faciliti la lettura.
La relazione della Commissione d’esame ha rilevato la necessità di rafforzare i contatti personali aU’internO; . delle comunità. Npp jsi tratta, come è -stato
chiarito, di fare il «cicchetto»
ai pastori per l’insufficienza delle visite pastorali, ma di evidenziare, nella situazione di disgregazione attuale, l’importanza delle relazioni personali che devono coinvolgere innanzitutto i
membri dei Concistori verso la
comunità ma poi i membri di
chiesa nel loro insieme, per superare il fosso esistente tra le
informazioni che la chiesa produce e diffonde e la percentuale
minima che di fatto « passa ».
L’o.d.g. suona così.:
E La Conferenza, convinta
= della necessità di rifiutare
= il concetto della delega nel
= la vita ecclesiastica e di
= una sempre maggiore in
= formazione sui problemi
= della Chiesa presso gli ele
S menti meno sensibili e in
= teressati, invita in parti
= colare i responsabili di
= tutte le attività ad aumen
= tare ed approfondire i con
= tatti personali ad ogni li
E vello in vista di una sem
E pre maggiore partecipa
E zione di credenti ed al lo
= ro coinvolgimento nella
= vita delia Chiesa.
La Comm. d’esame ha poi condensato in im breve o.d.g. una
parte della relazione in cui si riprendeva lo stato spirituale della vita della comunità:
= La Conferenza invita le
= comunità a studiare nel
s prossimo anno ecclesiasti
= co il problema dell’etica
= cristiana nelle nostre Chie
= se.
Questo ordine del giorno non
è stato quasi discusso per mancanza di tempo; con una lieve
modifica di forma è stato approvato a maggioranza. Per la
sua comprensione e discussione
da parte delle chiese è quindi
indispensabile riportare una parte della relazione della commissione d’esame che lo ha motivato:
« Nelle chiese, il peccato contro cui si predica è quello sociale, e di rado si sente parlare
di quello singolo e personale,
mentre intanto al di fuori i confini della cosiddetta morale comune, che dovrebbe regolare la
convivenza civile, diventano sempre più elastici. Siamo evidentemente lontani da un certo tipo di puritanesimo e di perbenismo protestante; ed anzi, forse il moralismo che ne è nato
e che ha dominato a lungo nella vita delle chiese, ha finito per
sconfiggere la morale, quella
onesta e giusta,- e così, quelli che
erano e sono tuttora principi
validi di vita sono chiamati tabù (e come tali ridicolizzati e
da distruggere): abbiamo il tabù del sesso, della proprietà,
dell’educazione, anche quello della pulizia personale e via dicendo.
Senonché il chiamare tabù
quelli che si debbono considerare ancora validi punti di riferimento nella vita morale, non
è altro che un trucco o un alibi: infatti esiste una differenza
tra il bene ed il male sul piano
etico, ci sono delle cose che si
possono fare ed altre che non
si devono fare. Ma di tutto questo chi parla oggi ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, ai giovani, ed anche agli adulti? Forse
che la chiesa ha delegato per
questo compito le compagnie, i
giornalacci, gli spettacoli cinematografici?
Nelle nostre comunità ci sono de^ giovani sbandati, delle
famiglie dissestate, dei vizi e déf
peccati ben visibili: ma si continua ad accusare la società, la
situazione politica, la disoccupazione, lo stress della vita mo-,
derna come soli responsabili, anche nei casi in cui l’unica colpa
è stata la disgregazione e la
scomparsa dei valori morali che
danno all’uomo la sua dignità.
Non crediamo che ci siamo dimenticati che questo problema
ha i suoi precisi riferimenti biblici, e che S. Paolo ha detto
TEATRO ALLE VALLI
Annotatevi
questi spettacoli
Rassegna di spettacoli teatrali
ail’aperto
« Gargantua » di Rabelais.
Cooperativa Collettivo di Parma. Venerd’-; 30 giugno, ore 21,
alla Cavallerizza Caprini di Pinerolo.
« Ci sono dei girovaghi che
hanno in loro più di quanto si
crederebbe...» (da Shakespeare)
Compagnia Teatro delle Dieci
sabato 1 luglio, ore 21, nel cortile delle Scuole Medie di Villar
Perosa. - Venerdì 7 luglio, ore
21, all’Anfiteatro popolare di
Prarostino. - Lunedìi 10 luglio,
ore 21, nel Cortile di Palazzo
Vittone a Pinerolo.
« Musiche Folk Francesi ». Gruppo « Le Grand Rouge » di
Lione. Sabato 8 luglio, ore 21,
nella piazza XX Settembre di
S. Germano.
« Il Mandato » di Erdman. Cooperativa « Il Gruppo della
Rocca». Domenica 16 luglio, ore
21, nel cortile delle Scuole - viale Dante - Torre Pellice.
«Musiche Foik Provenzali-Occitane ». - Gruppo « Absinthe »
di Grenoble. - Sabato 22 luglio,
ore 21, nel cortile di Palazzo
Vittone a Pinerolo.
« Don Cristobal e Donna Rosita » di F. Garcia Lorca. Gruppo Teatrale « La Tarumba » di
Foggia. - Marted'’! 25 luglio, ore
21, nel cortile del Municipio a
Luserna S. Giovanni.
« Medico suo malgrado » di
Molière. - Compagnia Sociale
« Teatro Idea ». Venerdì 4 agosto, ore 21, all’Anfiteatro popolare di Prarostino.
« Su Connottu » di Ruju - Masala - Mazzoni. Coop. « Teatro
di Sardegna ». Domenica 6 agosto, ore 21, nel cortile dell’exCaserma a Bobbio Pellice.
Il biglietto singolo per ogni
spettacolo costa 1.500 lire; esistono però varie possibilità di
abbonamento.
Il giorno 20 giugno, alle ore
21, presso la sala consiliare del
Municipio di Torre Pellice, avrà
luogo un incontro pubblico col
Direttore organizzativo del Teatro Stabile, dott. Giorgio Guazzotti, che presenterà la rassegna degli spettacoli teatrali all’aperto.
GEMENS 1978 - INCONTRO DEI PROTESTANTI FRANCESI
Alla riscoperta della festa
Il 14 maggio scorso (lunedì di
Pentecoste) ha avuto luogo a Gé
mens, vicino a Vienne, un grande
« rassemblement » delle comunità (riformate, battiste, chiese libere) della regione Centre- AlpesRhône, che confina con le Valli
Valdesi. Questa riunione è stata
la prima risposta all’invito che
l’assemblea generale della Federazione Protestante di Francia
aveva rivolto nel 1975 per l’organizzazione di incontri regionali.
Circa 7.000 piersone si sono ritrovate per una giornata che ha
voluto essere innanzi tutto una
giornata di festa e di gioia. Pochi
i discorsi: un breve culto al mattino (3/4 d'ora) ed una altrettanto breve riunione a metà pomeriggio sul tema dell'incontro: la
riconciliazione. Il resto del tempo a disposizione per visitare i
vari stands (una cinquantine.)
preparati o da comunità su argomenti particolari (Amnesty International, la riconciliazione in
Irlanda, la lebbra, cappellania
negli ospedali, ecc.) o da varie
organizzazioni o commissioni (Cimade. Justice et Prison, Mains
ouvertes. Mission populaire. Musique et chants. Réforme, Catéchisme, ecc.) o da case editrici
protestanti. Vi era poi la possibilità di ascoltare varie corali e
complessi musicali evangelici oppure di partecipare a diversi giochi e naturalmente incontrare
vecchi amici o farne dei nuovi.
L’organizzazione della festa
aveva richiesto un impegno considerevole ed era stata coordinata da Gérard Cadier, ben conosciuto alle Valli. Era stato affittato un grande tendone da 3.000
posti a sedere, preparato un buffet (9 Km. di sandwichs e 2.000
pacchi di patate fritte il tutto a
prezzo di costo) non a scopo di
lucro ma come servizio ai convenuti. Funzionava una « garderie »
per 1.500 bambini ed un parcheggio per più di 60 pullman (la collaborazione di 4 radioamatori ha
permesso una partenza rapida e
senza imbottigliamenti). Le spese sono state coperte esclusivamente dalla vendita nelle comunità durante i mesi precedenti,
di medaglioni ricordo (10 fr. fr.
l’uno) come impegno diretto di
tutti alla riuscita deH’incontro.
Il tema della riconciliazione
era stato sviluppato ed approfondito durante l’anno, con pagine speciali sul giornale regionale Réveil, e lo studio nelle comunità: riconciliazione dell’uomo con Dio, con Se stesso, con la
natura, con gli altri. Ed una serie di studi biblici: II Cor. 5:
18-20: Il ministerio della riconciliazione; Rom. 5: 8-11: La riconciliazione ed il nostro futuro;
Col. 1: 18-23: Le dimensioni della
riconciliazione; Ef. 2: 11-17: La
Chiesa popolo riconciliato, popolo di riconciliazione.
Il risultato di queste riflessioni è stato raccolto e pubblicato
in un opuscolo posto in vendita
a Gémens.
L’interessante di Gémens ’78
è stato soprattutto l’aver saputo
coinvolgere le comunità in un
lavoro di preparazione durante
tutto l’anno su un tema essenziale e poi averle sapute impegnare
direttamente nell’organizzazione
concreta della festa: la preparazione degli stands e l’assunzione
di responsabilità precise nei vari settori (gli uni hanno pensato
agli addobbi, altri agli altoparlanti, altri alla garderie, ecc.).
Il secondo aspetto importante
di Gémens ’78 è quello di aver saputo méttere l’accento sulla gioia
e sulla- festa come elemento
evangelico estremamente importante: « Quanto è buono e piacevole che fratelli dimorino insieme » (Salmo 133: 1).
Non abbiamo forse qui alcune
indicazioni per rilanciare i nostri
incontri del XV agosto?
Renato Coisson
parole chiare e rivolto esortazioni precise su determinati
aspetti del peccato; ma dobbiamo anche constatare che la posizione della chiesa in questo
campo da un po’ di tempo è
piuttosto incerta, qualche volta
anche compromissoria, e che le
posizioni permissive vi hanno
trovato spazio. Eppure si tratta
di problemi che sono reali, che
trovano udienza tra la gente e
che l’uomo comune afferra molto di più che c§rte disquisizioni
sul nostro giornâïè, lontane dai
suoi interessi. Non pensiamo
con questo ad ima chiesa che
predichi solo la morale, ma che
predichi anche la morale; e riteniamo che questo sia uno dei
suoi compiti specifici non certo
nella visione di peccati veniali o
capitali, ma nel chiarimento di
cosa sia il peccato e nella responsabilizzazione evangelica di
ognuno davanti ad esso ».
Da un’ottica diversa, ma sempre in riferimento a questo terna, è stato presentato e votato
un altro o.d.g. che si inserisce
nel lavoro svolto nelle chiese
quest’anno :
E La Conferenza, preso at
= to che nelle comunità del
= Distretto sono stati dibat
= tuti i problemi della seco
= larizzazione e della forma
= zione evangelica in vista
Ë della fede, avverte la ne
= cessità di approfondire
= queste tematiche collegan
= dole fra di loro e rlferen
= dole concretamente ai pro
= blemi inerenti i momenti
2 di aggregazione ecclesiasti
E ca (battesimo e conferma
= zione). Chiede alla Com
= missione Distrettuale di
= operare un’indagine sulla
= prassi in atto nelle nostre
= comunità e presentare al
= le Chiese, in vista di un
= dibattito, uno studio in
= troduttivo su questo tema
= entro il mese di dicembre.
Infine un o.d.g. concernente la
CIOV, la commissione che gestisce gli ospedali di Pomaretto
e Torre Pellice, il Rifugio di
S. Giovanni e l’Asilo di S. Germano.
Quest’anno l’informazione richiesta dalla passata Conferenza
è giunta a tutte le chiese; ci si
poteva aspettare maggiori indicazioni. D’altra parte, come si è
fatto osservare, alcune chiese si
erano espresse l’anno scorso, altre non sanno bene cosa dire su
problemi estremamente complessi e in buona parte di ordine tecnico, per cui si chiede alla CIOV di formulare, insieme
alla Tavola, delle proposte precise su cui poi esprimere un parere motivato.
E La Conferenza, esami= nata la problematica colle
= gata all’ufficio di presiden
= za delia C.I.O.V. secondo
= la relazione inviata aUe
= Chiese, sottoiinea come
= esigenza particolarmente
= importante la presenza al
= l’interno della C.I.O.V. di
S un pastore cui specialmen
= te affidare la cura dei rap
= porti con le Chiese, col
= personale e tra gli Istitu
= ti. Ritiene che questa pre
= senza pastorale non deb
= ha necessariamente coinci
= dere con la presidenza, dà
E mandato alla C.I.O.V. di
= ricercare una ipotesi di
= soluzione in collaborazione
= con la Tavola Valdese in
= vista del prossimo Sinodo.
Segnaliamo infine una richiesta della Conferenza circa un
contributo delle comunità per la
manutenzione di alcuni luoghi
storici delle valli in via di deperimento. In attesa di una relazione circostanziata della CED,
l’impegno è di devolvere una
colletta speciale da inviare alla
CED stessa:
= La Conferenza invita le
= Comunità delle valli a de
= dicare quest’anno una col
= letta per le spese di ma
= nutenzione dei luoghi sto
= rici delle Valli Valdesi,
= chiedendo alla C.E.D. di
E presentare una relazione
E al riguardo alla prossima
= Conferenza.
e. g.
7
16 giugno 1978
CRONACA DELLE VALLI
I RISULTATI DEL REFERENDUM ALLE VALLI
La «Reale» si salva, ì partiti no.
L’elettorato vuole uno Stato forte e partiti più ’’puliti”?
Località Elettori Votanti FINANZIAMENTO PARTITI Schede bianche Schede nulle LEGGE REALE SI NO Schede bianche Schede nulle
SI NO
ANGROGNA 705 409 202 159 36 12 120 238 36 15
BOBBIO PELLICE 613 381 177 162 20 22 110 233 21 17
BIBIANA 2.033 1.697 672 798 158 67 379 1.103 151 73
BRICHERASIO 2.470 2.125 964 943 137 81 489 1.415 147 74
INVERSO PINASCA 508 427 209 163 30 25 155 215 34 23
LUSERNA S. GIOVANNI 5.621 4.674 2.167 2.095 248 164 1.217 3.017 259 181
LUSERNETTA 441 381 105 238 25 13 73 270 26 13
MASSELLO 129 91 59 25 5 2 48 36 4 3
PEROSA ARGENTINA 3.443 3.025 1.407 1.344 136 138 697 2.060 134 134
PERRERO 792 747 381 313 19 34 281 414 16 36
PINASCA 2.293 1.946 809 963 120 54 441 1.320 135 50
PINEROLO 27.851 23.735 11.657 10.458 881 678 6.337 15.820 870 720
POMARETTO 991 915 480 353 39 43 312 524 40 39
PORTE 781 691 121 217 16 14 106 • 536 33 16
FRALI 381 287 137 119 23 8 67 194 20 6
PRAMOLLO 375 276 ■ 83 171 6 4 49 204 14 9
PRAROSTINO 774 529 309 174 36 9 199 281 39 10
RORA’ 221 152 53 82 11 6 35 100 11 6
SALZA 112 96 53 34 1 8 42 46 1 7
SAN SECONDO 2.139 1.723 810 772 97 44 416 1.163 101 43
S. GERMANO CHISONE 1.387 1.226 512 616 56 42 296 830 61 39
TORRE PELLICE 3.798 2.874 1.548 1.166 98 62 887 1.826 101 60
VILLAR PELLICE 961 646 330 252 38 23 160 413 42 34
VILLAR PEROSA 3.193 2.768 1.339 1.177 174 78 725 1.791 172 80
POMARETTO
TORRE PELLICE
S. GERMANO
Domenica 4 giugno si è effettuata la gita comunitaria a Genova. Al mattino il gruppo si è
diviso: un pullman si è fermato
a Genova in via Assarotti, mentre l’altro pullman si recava
prima a Sampierdarena e poi a
Sestri dove la corale ha cantato
ai due culti.
Il contatto con le comunità genovesi è stato molto interessante
mettendosi in rapporto con una
realtà ecclesiastica molto diversa da quella a cui isiamo abituati. Per i pomarini vi era inoltre
un interesse particolare, quello
di rivedere due ex pastori di Pomaretto: Marauda e Bouchard.
Pranzo a Sestri, parte in ristorante e parte nei locali della
chiesa metodista che ha preparato un simpatico ricevimento.
Nel pomeriggio, accompagnati
da diversi fratelli e sorelle genovesi, abbiamo avuto modo di
farci una buona idea della città
dal porto che abbiamo visitato su due vaporetti alla città vecchia, per terminare con
una visione dall’alto.
Una buona giornata terminata
troppo in fretta! Grazie ai fratelli genovesi ed ai pastori Marauda e Bouchard per quanto
hanno fatto per noi.
• Domenica 11 giugno abbiamo avuto al culto il battesimo di
Baret Paola di Giorgio e Peyran
Graziella, Bounous Sonia di Valdo e di Monasterólo Maria Teresa.
Erano anche presenti i ragazzi
delle Scuole domenicali per il loro culto di chiusura. Hanno partecipato attivamente con il canto
di alcuni inni. Uno dei gruppi
della Scuola domenicale ha poi
distribuito un giornalino frutto
del lavoro dell’anno invitando
l’assemblea a dedicare la colletta
all’opera in favore dei lebbrosi,
come è stato fatto dalle varie
Scuole domenicali durante quest’anno.
• Domenica 18 giugno avrà luogo la gita delle Scuole domenicali della Val Germanasca a Lazzarà. La partenza è fissata per le
ore 7,30 davanti al Convitto.
SAN SECONDO
« Domenica 11 è stato amministrato il battesimo a Tiziana
Codino di Enrico e di Silvia
Castriota ( Centro ) ; Massimo
Griglio di Ivo e di Loredana
Bouchard (Barbé); Dario Gardiol di Adolfo e di Bianca Bertalot (Miradolo). La comunità,
riunita numerosa nel tempio, ha
chiesto al Signore di benedire
questi bambini e le loro famiglie.
• Il pastore sarà assente tre
domeniche per partecipare al
Conseil della CEvAA in Cameroun. Le predicazioni saranno
curate dal pastore Edoardo Micol, dalla Sig.ra Ruth Tourn e
dallo studente in teologia Vito
Gardiol. Li ringraziamo fin
d’ora.
Sabato sera replica della serata di canti e scene
storiche sulla storia del
tempio dei Coppieri, offerta dai Cadetti e dal Coretto.
Ore 21 nell’Aula Sinodale.
• L’assemblea di chiesa riunitasi domenica mattina ha udito
la relazione dei deputati alla
Conferenza ed ha approvato il
preventivo generale di spesa per
l’anno 1979.
• Il culto ai Coppieri avrà luogo nel corso dell’estate (luglioagosto) alle ore 9 anziché 9,30.
• Il gruppo dei giovani si è recato ad Angrogna domenica per
un incontro con i catecumeni di
quella comunità, dopo aver presieduto il culto con i fratelli di
Angrogna si è trascorso il pomeriggio visitando la Gheisa d’ia
Tana e la scuola degli OdinBertot.
____________ANGROGNA
• Rinnoviamo i nostri auguri
di una vita insieme illuminata
dalla Parola di Dio a Forneron
Rino di Prarostino e Gioviali
Marinella di Angrogna che si
sono sposati sabato scorso nel
tempio del Serre. Essi si stabiliranno nella comunità di Luserna San Giovanni.
• Ringraziamo i giovani di
Torre Pellice, accompagnati dal
past. Tourn, per l’interessante
giornata comunitaria trascorsa
con noi domenica scorsa.
____________________FRALI
• Dino Rostan di Prali e Marisa Demaria di Avigliana si sono sposati il 6 maggio nel nostro municipio. Con parenti e
amici hanno poi voluto venire
in chiesa, dove il pastore Aldo
Rutigliano ha dato una significativa predicazione.
• Il 3 giugno è nato Christian,
di Renato Richard .(di Villa) e
Marinella Guglielmet (di Chiotti). Lo annunciamo con gioia e
con molti voti fraterni per il piccolo ed i suoi.
• Desideriamo ringraziar? Annette Bibica che ogni domenica
scende da Agape per accompagnarci all’armonium nel canto
degli inni. È un aiuto utilissimo
di cui le siamo veramente grati;
e speriamo che torni a darcelo
dopo il suo periodo di vacanza.
• Proprio per sostituire la nostra organista, domenica 28 maggio abbiamo avuto il piacere di
ospitare la signora Viola Coìsson venuta da Pomaretto con il
marito, il pastore emerito Lamy
Coisson. Grazie; ma contiamo
di riaverli ancora affidando loro, questa volta, l’incarico del
culto intero...
• Abbiamo avuto la tristezza
di doverci separare dal fratello
Antonio Pireddu, che ci ha lasciati quasi improvvisamente, in
seguito ad un intervento chirurgico. Siamo vicini in preghiera
alla moglie ed alla figlia, chiedendo al Signore che voglia sostenerle.
• Il pastore Alberto Ribet ha
presieduto il culto di domenica
4 giugno, mentre il pastore locale era in Germania alla riunione regionale del Gustav Adolf
Werk del Badén. Lo ringraziamo per la sua disponibilità che
non si è smentita anche questa
volta. Grazie anche al pastore
T. Pons che ha tenuto il culto
alla Casa di Riposo.
• Il Coretto della nostra comunità si è recato, domenica 11,
a Pramollo, dove ha cantato al
culto. Ringraziamo i responsabili che hanno organizzato questa uscita nello stesso tempo
« di servizio » e di svago.
• Sempre domenica 11 ha avuto luogo il bazar organizzato
dalla nostra unione femminile.
I risultati sono stati discreti ma
al di sotto di quelli dell’anno
scorso. Troppi sono stati del
tutto assenti, anche se pensavamo naturalmente alle difficoltà
di molti in questo momento. Siamo molto riconoscenti a tutte
le sorelle che hanno lavorato ed
a quanti hanno aiutato a mettere in piedi questa manifestazione. Siamo riconoscenti anche al
« Giardin del Pont » che ha fornito una bella scelta di piante
per il nostro bazar. Quanto prima comunicheremo alla comunità in che modo sono state utilizzate le somme raccolte.
• Ricordiamo la « Giornata
TEV » di domenica prossima, 18
giugno, con assemblea- nel pomeriggio alle ore 14.30.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
ROBA’
• Domenica 11 sono stati battezzati i catecumeni Renato Morel della Roune ed Enrico Rivoira dei Muraglioni. Il Signore li
guardi nel loro cammino.
• Ricordiamo V assemblea di
chiesa domenica 18 giugno in
cui verrà discussa la relazione
del Concistoro sulTattività della
comunità di questo anno ecclesiastico ed in cui verrà presentata ima relazione sui lavori della
Conferenza distrettuale.
• Sabato 10 abbiamo accompagnato al cimitero il fratello
Mourglia Secondo Alfieri, di 67
anni, deceduto presso l’ospedale
Mauriziano di Luserna in seguito ad un’embolia che lo aveva
colto a pochi passi da casa, alle
Fucine. Più volte egli aveva dovuto, in questi anni, ricorrere alle cure dei medici ed essere ripetutamente ricoverato al Mauriziano. Rinnoviamo la nostra simpatia ai familiari.
• L’annuale esposizione-vendita
di lavori femminili, organizzata
dalle sorelle della Società di
Cucito « Le Printemps », sarà
anticipata quest’anno alla domenica 25 giugno nella Sala Albarin. Per l’occasione avrà luogo
il solito buffet e sarà allestita
una lotteria di beneficenza a favore delle opere della chiesa.
• Con la collaborazione del nostro gruppo filodrammatico, sabato 24 giugno alle ore 21 nella
Sala Albarin, il gruppo di teatro « Allegoria e Derisione » di
Bricherasio presenterà la commedia in tre atti « Trovarsi » di
Luigi Pirandello.
• La tradizionale festa del Rifugio Carlo Alberto avrà luogo
nel pomeriggio di domenica 6
agosto.
• Anche questa settimana alcune famiglie della nostra comunità sono state visitate dal
lutto : Odin Rachele, mancata
a 87 anni, ospite dell’Asilo;
ViUa Francesco, deceduto pure all’Asilo all’età di anni 91 dopo un grave intervento chirurgico e Benecchio Albino degli
Airali, deceduto improvvisamente a 67 anni.
Siamo vicini in preghiera ai
familiari che sono passati per
l’ora della prova e rinnoviamo
loro la nostra fraterna solidarietà.
■ Per mancanza di spazio ci vediamo costretti a rinviare al prossimo n. alcune cronache locali e
due articoli sugli incontri pubblici della Comunità Montana Val
Pellice.
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Conte Dino Gardiol - Luigi Marchetti - Giorgio Tourn - Renzo Turinetto - Eros Vicari.
È mancato aH’affetto dei suoi cari
Francesco Villa
di anni 91
La annunciano con profondo dolore :
i figli, i nipoti e parenti tutti.
La famiglia rivolge un affettuoso
ringraziamento al direttore Livio (robello e al personale tutto dell’Asilo
Valdese di S. Giovanni, per le amorevoli cure e l’affettuosa partecipazione.
« Io so in chi ho creduto ».
(Paolo a Timoteo).
La presente è partecipazione e ringraziamento.
Luserna S. Giov., 12 giugno 1978.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Martinat, riconoscente,
ringrazia quanti hanno preso parte al
suo dolore per la dipartenza del caro
Luigi Martinat
in modo particolare ringraziano i sigg.
Gobello e Barbiani e tutto il personale
dell’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni, per le amorevoli cure e l’immenso affetto di cui è stato circondato.
Chiese storiche
(segue da pag. 5)
Germania — aveva detto —. Ero
incuriosito ed attratto dal mondo germanico ». Era il mondo
dei suoi filosofi: di Kant, di Hegel, di Fichte.
Racconta im po’ divertito un
episodio: durante il primo periodo del suo soggiorno in Germania partecipò a un congresso
teologico in Olanda e intervenne
piuttosto calorosamente, prendendo posizione in favore della
Chiesa Confessante. E a questo
punto fa un inciso: «Vede che
non ho tradito. Mi hanno accusato, quando lasciai l’Italia, di
avere tradito la causa. Non era
cosi... ».
Continua il racconto : al congresso olandese era presente un
delegato della Wermacht. Tornato in Germania gli fu vietato
nel modo più assoluto di partecipare a ulteriori congressi religiosi o teologici; fu invitato ad
occuparsi esclusivamente di linguistica, secondo gli accordi, e
gli fu ritirato il passaporto.
Certo, non ha tradito. Fu messo a tacere.
In seguito riuscì ad uscire
clandestinamente dalla Germania. Si stabilii in Danimarca, a
Gilleleye, vicino a Copenhagen,
il paesino dove visse Kierkegaard.
Da Gilleleye, appunto, era
giunto a Torino qualche giorno
prima. Gli chiedo com’è approdato alla teologia. Non è protestante di nascita: come ha incontrato la Chiesa protestante?
Mi parla del misticismo innato della sua gente. (È di Crotone, in Calabria, dove abita tuttora sua moglie e dove ha portato avanti fino alla morte un
lavoro di ricerca linguistica popolare). « È una percezione del
metafisico, del numinoso » ; una
volta disconosceva questa caratteristica, se ne vergognava quasi. Ora la apprezza.
Conscientia, Doxa... perché non
ha continuato? gli chiedo.
« Non si può continuare a parlare di Dio. Diventa una profanazione. Dio resta il totalmente
altro, del quale non si può dire
molto ».
Gli chiedo ; Lei faceva parte
della Massoneria? Il Fascismo
l’ha perseguitata forse anche per
questo?
Scuote la testa, non risponde.
Insisto : l’ho pensato parecchie
volte, perché non avrebbe potuto essere alla conoscenza di tutte le notizie riportate in «Revival » se non facendo parte della Massoneria.
Mi dice di essere stato bene
informato da alcuni amici di Roma: Reghini, La Pera... Poi mi
parla della Massoneria tedesca
e danese.
Gli parlo di ecumenismo, delle nuove correnti nel Cattolicesimo, ma non mi segue. Mi dice : « L’Italia che ho conosciuto
io era diversa, poi non l’ho più
seguita ».
Gli chiedo quali prospettive
intravvede per il futuro.
« Le Chiese storiche, tutte, indistintamente — mi dice — non
hanno futuro. Ciò che ha futuro sono i movimenti popolari,
tipo i Pentecostali, i movimenti
settari. Quelli fanno presa sul
popolo e quindi hanno un avvenire. Anche se — dice — a me
dà un certo fastidio partecipare
al loro culto ». E continua : « Anche la Massoneria... che futuro
può avere? È per le élites, per
l’aristocrazia. E quale compito
può assolvere, oggi? — Scuote
la testa — È il popolo, è il popolo che ha un futuro... Se non
si fa presa sul popolo... ».
Lietta Pascal
AVVISI ECONOMICI
TRENTACINQUENÑE, ottimo lavoro,
casa propria, desidera conoscere per
eventuale matrimonio, massimo trentaquattrenne. Scrivere a: Tipografia Subalpina, Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
LA CASA EVANGELICA in San Manzano Olivato (Asti) è aperta dal
1/7 al 31/8. Per informazioni rivolgersi al Direttore Chiara Aldo, via
Plana, 105 - 15100 Alessandria tei. 0131/55995.
AFFITTASI nel vallone di Rorà casetta rustica. Periodo estivo. Telefonare 0121/93108.
CASA Riposo persone anziane pensione completa dispone subito camera
due letti anche coniugi. Altri 1-2 Ietti prossimamente disponibili rivol
gersi YWCA UCDG, Via Lazzaroni 10. Milano. Tel. 02/6890860.
8
8
16 giugno 1978
UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE EGEI
Per una analisi
della situazione
politica
italiana
La fraternità che cerchiamo di vivere gli uni con gli altri non deve farsi spezzare dalle diverse valutazioni politiche presenti nella sinistra
Nella sua riunione che ha avuto luogo nella seconda metà di
maggio a Firenze, il Consiglio della Federazione giovanile evangelica si è soffermato^ sull'analisi della situazione politica italiana, in seguito ai gravi fatti che hanno così profondamente influito nella vita del paese e portato a mutamenti sostanziali nella
politica italiana.
La nostra testimonianza all'evangelo non può evidentemente
Rescindere dalla realtà in cui viviamo; di qui la necessità di riflettere e di approfondire le valutazioni e le indicazioni che leggiamo e che sentiamo dagli organi di informazione nazionali.
La mozione approvata dal Consiglio e di cui pubblichiamo
qui ampi stralci, intende fornire alcuni elementi di valutazione
critica che meritano di essere discussi anche nelle nostre comunità.
Dopo aver rilevato le diverse
posizioni presenti nel Consiglio
e che la crisi attuale ha alle radici una serie di profondi mutamenti avvenuti negli ultimi anni, il documento afferma:
« ...nel momento in cui l’attacco delle BR impone allo stato di
difendersi e a tutto il movimento di salvaguardare il quadro democratico, non si può confondere questa ’’difesa della democrazia” con la difesa e la legittimazione di un partito, come la De,
che, proprio attraverso l'occupazione più che trentennale del potere, e attraverso la costante opera di divisione e di ostacolo
posto alle lotte del movimento
operaio, ha di fatto impedito una
reale evoluzione democratica nel
nostro paese... ».
La mozione prosegue denunciando la demagogia degli organi di informazione di massa ed
aggiunge:
« Di fronte a questa operazione, il cui senso complessivo si rivolge contro il partito comunista, contro le lotte del movimento operaio e, nell’immediato ha
assunto caratteri repressivi nei
confronti di molti compagni, la
sinistra, nel suo complesso, non
è stata in grado di reagire efficacemente e di assumere, in tutta la sua portata, la richiesta
dei lavoratori scesi ripetutamente in piazza. Infatti, la nuova sinistra ha pagato in questa occasione tutta una serie di ambiguità avute in passato nei confronti della cosiddetta "autonomia”
e degli aspetti ’’violenti” della
lotta di classe; la sinistra storica, sia pure con differenziazioni
fra Psi e Pei, è caduta in parte
nella manovra tendente ad identificare il terrorismo e le sue radici in coloro che non si riconoscono in questo stato, e^ assumendo im atteggiamento di leale
solidarietà con la De, ha permesso a questo partito di far dimenticare il suo passato e ai suoi settori più conservatori di rilanciare una pesante campagna anticomunista.
La De si è così potuta presentare nella veste insolita e stretta
di partito democratico e popolare, il che ha fra l’altro favorito
i risultati elettorali del 14/5, che
dimostrano una avanzata democristiana non giustificabile soltanto con la solidarietà popolare
intorno al partito di Moro, e una
flessione comunista che denun
LA FFV A POGGIO UBERTINI
Vent'anni in anaiisi
Il pomeriggio del 21 maggio
è stato quanto mai festoso ed
animato : la FFV compiva 20 anni. Alcune presidenti dei passati comitati hanno riassunto le
loro esperienze.
Ade Gardiol è riandata al lavoro, fatto, negli anni che hanno preceduto il 1958, da un comitato preparatorio, formato tra
altre da Lillina Deodato, Ade
Gardiol, Elsa Rostan, Margherita Sommani, Delia Bert, Fernanda Comba, ecc., che durante
la moderatura di A. Deodato
hanno preparato il piano di questa Federazione oramai necessaria.
Lucilla Santini ha ricordato
gli inizi, duri e belli come ogni
inizio e ci ha lasciato nel cuore
la gioia e la voglia di continuare a compiere un servizio fra
le nostre sorelle.
Abbiamo pensato alla presidenza di Maria Girardet, da
Agape, e di Delia Bert, entrambe assenti. Quest’ultima ci ha
inviato un messaggio di augurio per gli anni che verranno.
Gabriella Titta ha descritto il
consolidamento della Federazione negli anni in cui è uscita dall’isolamento per collegarsi con
le altre associazioni sorelle.
Berta Subilia ha piluccato nei
verbali dei 10 congressi precedenti per dare alcuni dati che
fanno un po’ la « storia » della
Federazione.
DUE PAROLE DI STORIA
Il I congresso ha luogo a
Torre Pellice il 29 agosto 1958,
vi si discute lo Statuto e si chiede la presenza di una rappresentante al Sinodo. Al II congresso, a Luserna S. Giovanpi
il 27 agosto 1960 si decide di costituire una Borsa di studio. La
prima va a una giovane di Pachino che si prepara per essere
maestra giardiniera. Si chiede
inoltre la validità del ministero
femminile. Il III Congresso è a
Pinerolo 11-12 agosto 1962 e dibatte l’esigenza di contatti con
organizzazioni laiche pacifìste.
Molte sono contrarie. Il IV Congresso è a Firenze il 20 settembre 1964 e vi emerge l’esigenza
di equilibrare il lavoro manuale
delle Unioni con studi e discussioni. Il V Congresso a Torre
Pellice 24-25 settembre 1966 vota la collaborazione con le sorelle metodiste. Il moderatore
Giampiccoli riferisce sulla carenza delle vocazioni pastorali.
Nel VI Congresso, Torre Pellice 18 agosto 1968, si auspica
un incontro interdenominazionale e si chiede al Sinodo che
la realtà della chiesa fatta di
uomini e donne si rispecchi nella composizione della Tavola. Al
VII Congresso di Venezia, aprile 1970, ci si interessa al problema dell’emigrazione (P. L. Jalla, Carmen Ceteroni) e un o.d.g.
lo raccomanda alle chiese e alla Tavola. L’VIII Congresso è
a Roma il 13 maggio 1972 e vi
si decide la richiesta di pubblicare 4 doppie pagine regolari su
Eco-Luce, con partecipazione
delle Unioni. Il giorno successivo ha luogo il primo incontro
interdenominazionale. Al IX
Congresso, a Rimini il 4 magg'o
1974, si studiano divorzio e aborto con conclusioni di ordine sociale. Nell’incontro promosso
dal Consiglio di collegamento
viene fatta la proposta di creare una Federazione delle donne
evangeliche italiane che assommi i tre movimenti esistenti, li
X Congresso ha luogo a S. Severa il 15 maggio 1976 con 77
presenti. Nel giorno successivo
a quel congresso è votata la Federazione donne evangeliche italiane.
eia molte delle contraddizioni
presenti nella politica del Pei seguita dopo il 20 giugno 1976.
Le BR sono dunque, prima ancora_ che estranee, nemiche del
movimento operaio.^. ».
Si accenna poi alle profonde
divergenze esistenti all’interno
della sinistra chiarendo poi il tipo di impegno:
« Ma riteniamo che sia necessario abbandonare la contrapposizione sterile di formule astratte sul tipo di governo, così
come la tendenza esasperata a
definire una propria identità politica spesso fine a se stessa. È
necessario impegnarsi nella proposizione di una politica che difenda nel concreto gli interessi
delle classi lavoratrici e oppresse, e nel confrónto sui contenuti
relativi, ad esempio, all’occupazione, all'energia, alla salute, alla scuola, all'agricoltura, agli enti locali. Un esempio per tutti è
quello deirordine pubblico: al di
là delle contrapposizioni e dell’esito del referendum abrogativo
della legge Reale, la cosa importante è una battaglia unitaria
ed efficace contro i tentativi di
svolta autoritaria nel paese, per
l’allargamento degli spazi democratici e di partecipazione.
Questo è reso possibile anche
dal fallimento di uno degli obiettivi che le BR si erano poste,
cioè l’egemonia su alcuni strati
giovanili disgregati. Perciò impegnamo i membri della Fgei ad
incrementare la presenza e il lavoro di orientamento e formazione fra i giovani con cui siamo in
contatto... ».
Dopo aver rilevato la profonda crisi attraversata dalle organizzazioni politiche e la sostanziale tenuta del sindacato, il discorso prosegue:
« Dai modi tradizionali delPimpegno politico vissuto nelle organizzazioni e nelle realtà di movimento, si è passati poi spesso
alla ricerca di un "nuovo modo
di fare politica” basato sulla semplice rivalutazione dei bisogni
del singolo in qualche modo generalizzabili ad ampi settori sociali.
Nell’uno e nell’altro caso si è
scontato un grosso limite di incomunicabilità delle proposte
verso le masse popolari e in particolare verso i giovani ».
« Anche la logica inconcludente dello scontro di piazza, cui
troppo spesso si ricorre, ci sembra il residuo di una concezione
della militanza evidentemente
lontana dalle esigenze di chi chiede alla sinistra orientamento politico, coerenza ideale e spazi di
formazione. Infine lo scontro in
piazza fra compagni o servizi di
ordine, oltre a determinare un
ulteriore allontanamento delle
persone che si vorrebbero convincere o ricuperare, rappresenta una sconfitta del nostro progetto di trasformazione della
realtà basato sul consenso e sulla partecipazione ».
Chiarito il fatto che l'alternativa non è quella di « rinunciare
alla passione politica » ma di
« rompere con il settarismo » e
con « la violenza fatta pratica
politica quotidiana », la mozione
conclude così:
« Come credenti evangelici e
membri della Fgei che in questi
anni abbiamo rifiutato sia la separazione dell’impegno politico
dalla fede, sia la strumentalizzazione dell’Evangelo a sostegno
di visioni politiche, siamo particolarmente colpiti dalle difficoltà
e dalle divaricazioni presenti nella sinistra in relazione alla lotta
per la democrazia e il socialismo.
Siamo tuttavia convinti che esse
vadano assunte non come inevitabili e tali da compromettere
la fraternità che cerchiamo di
vivere gli uni con gli altri; né,
d’altra parte, crediamo che il comune riferimento a Gesù Cristo
possa relativizzare e ignorare
l’impegno politico di ciascuno.
Se però la Fgei è innanzi tutto
struttura di collegamento e di
serviziofra ij.g|5uppi, pensiamo,
che essa serva non tanto al confronto delle nostre diverse identità politiche, ma alla ricerca della vocazione che il Signore ci rivolge nella concretezza delle nostre divisioni.
Siamo consapevoli che il modo
di intendere questa vocazione e
quindi di esprimere la nostra testimonianza di credenti è fortemente segnato da queste diverse
pratiche e visioni politiche: ana
anche che questa vocazione rompe gli schemi di tutte le nostre
sicurezze e delle nostre identità
politiche e ci chiama alla libertà
dell’Evangelo, alla ricerca della
verità, alFamore del prossimo.
Ci sembra allora ohe compito
essenziale della Fgei debba essere quello di tenere vivo e significante il confronto con la parola
di Dio all’interno di tutte le diverse militanze e battaglie politiche in cui riteniamo di doverci
impegnare per combattere nel
nostro paese l’ingiustizia economica, la mancanza di lavoro, lo
sfruttamento, l’emarginazione sociale e politica ».
Il Consiglio della Fgei
0^
SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
Da Hammarskjold a Carter
Ciò che sta accadendo in
questi mesi, in diverse regioni
africane più o meno arroventate, ci sembra rendere più che
mai attuale il grande progetto
dell’indimenticabile uomo politico svedese Dag Hammarskjold,
morto nel novembre 1961 per un
incidente aereo nella Rodhesia
del Nord.
Un bel profilo di Hammarskjold è stato tracciato, nel 1969,
da Franco Giampiccoli (n. 5 della Collana « Ritratti storici », edita dalla « Claudiana »), ove
sono riportati numerosi passi
dell’allora segretario dell’ONU
(dal 1953 al 1961), che lottò per
il suo grande ideale di giustizia
e di pace fino al sacrificio della
propria vita (Infatti l’incidente
aereo fu, quasi certamente, causato dai secessionisti katanghesi
dell’epoca). Fra i detti passi, ci
piace ricordare questo bellissimo: « Nella nostra èra la via
della sc^ntità passa necessariamente attraverso il mondo dell’azione » (loc. cit. pp. 47 e 119),
passo in cui Giampiccoli, molto
giustamente, riconosce l’eco di
un pensiero di Lutero: « Non è
mai esistito alcun santo che non
fosse versato in politica o in economia ».
Orbene quale fu l’ideale politico di Hammarskiold? Lo richiama Antonio Gambino su
« L’Espresso » del 4.6.’78.
Dopo aver tracciato succintamente un quadro della situazione in cui le potenze coloniali, alla fine degli anni ’50, avevano lasciato, ritirandosi, il continente
nero, l’articolista spiega perché
« la mappa dell'Africa non era
destinata a sopravvivere a lungo », e ne deduce « la necessità
fondamentale », apparsa già allora evidente, « di cercar di far
sì che gl’inevitabili conflitti non
superassero il livello locale, e
cioè che fossero il meno possibile turbati da influenze, pressioni e. manovre esterne, ed in
primo luogo che non diventassero l’occasione per la prova di
forza tra le due (o tre) superpotenze ».
II progetto (meglio sarebbe
dire l’ideale) di Hammarskjold
(prosegue Gambino), « cioè dell’uomo che, nel 1960-61, si fece
portatore di quest’esigenza, fu
quello di trasformare le Nazioni
Unite, che fino ad allora erano
State solo un luogo di dibattiti
e di scontri, in un’organizzazione
operativa, il cui scopo specifico
fosse quello di porre i paesi delle aree di nuova indipendenza
del Terzo mondo, ed in primo
luogo quelli particolarmente deboli dell’Africa, al riparo dalle
pressioni delle maggiori potenze mondiali, ed innnanzi tutto
degli Stati Uniti e dell’URSS.
Proprio nel corso, estremamente aggrovigliato e drammatico,
della crisi congolese, Hammarskjold sviluppò, a poco a poco,
una sua “dottrina”, secondo la
quale, in un mondo in cui esistono sia “armamenti distruttivi di potenza sconosciuta", sia
innegabili legami d’interdipendenza, l’ONU non doveva limitarsi a rappresentare i “vari interessi e le varie ideologie in
contrasto” e quindi a svolgere
un ruolo essenzialmente “statico”, ma al contrario doveva essere in grado di agire “in uno
spirito di oggettività”, ispirandosi in una visione "supernazionale”. Se questo progetto avesse
avuto, successo, l’intero mondo
sottosviluppato avrebbe dovuto
essere neutralizzato, o ancor meglio “sterilizzato”, in modo che
le sue tensioni e i suoi sommovimenti interni potessero mantenersi ad un livello locale, non
ingigantiti e stravolti dalle manovre e dagli interessi dei grandi e supergrandi ».
Gambino .spiega « l’impossibilita di successo di questo progetto: che, oltre ad essere avversato da tutti coloro che non volevano rinunciare ai loro tentativi di penetrazione in paesi particolarmente indifesi (e tra questi vi erano, insieme agli ex colonialisti belgi, i sovietici e, in
misura minore, gli americani),
urtava contro lo scoglio insuperabile: la pretesa di trasformare
rONU da cassa di risonanza di
discussioni più o meno astratte,
in ente operativo in grado di agire, con continuità, "in spirito
di obiettività”.
L'esigenza "visionaria” che,
nella sua apparente freddezza, il
diplomatico svedese aveva cercato d’incarnare, e per la quale
quello di trasformare le Nazioni
era stato pronto a dare la vita.
non ha, tuttavia, per questo, cessato di essere attuale ».
Ora a noi sembra che l’atteggiamento del presidente Carter
negli ultimi tempi, anzi negli ultimi giorni (v. per es. il suo importante discorso del 7 c. ai cadetti d^ll’Accad. navale di Annapolis), richiami molto da vicino il progetto che fu dell’eminente diplomatico svedese. « Il
maggior motivo di tensione e
preoccupazione (si legge su « La
Repubblica » dell’8 c.) è oggi
rappresentato principalmente,
anche se non esclusivamente,
dall’intervento sovietico-cubano
in Africa. Gli USA desiderano
vedere un continente libero dal
dominio di potenze estranee,
dall’ingiustizia razziale, da conflitti, dal peso della povertà e
della fame e sono convinti che
il modo migliore per perseguire
questi obiettivi è di seguire politiche positive che riconoscano
le realtà e le aspirazioni dell’Africa ».
Tale è il pensiero di Carter, e
noi ce ne rallegriamo.
Comitato di Redazione : Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone,.Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafFi,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Oirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: «L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valii : Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 8C
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot ■ Corso
Moncaiieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tributiale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)