1
DELLE
Spéttì.
EiblictQia VaMoss
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(Toriiio)
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Quindici nalt
dalia Chiasa TaldaH
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali^ete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
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Anno LXXXV - Num. 1'
Una capi* L,
ABBONAMHm
|Eco: L. 700 per rinterao | Eco e La Luce: L. l^ttO per l’iatemo Spedir, abb. postale II Gruppo | TORRE PRLLICE — 12 A^sto 1955
L. 1200 per l’esttfo
pw 1‘eatero | Cambio d’indirizao Lire 40,
Ammin. Claudiana Torre Pdlice • C.CJ*. 2-17557
CASE DISABITATE
« Pel suo modo di vivere, per le
sue azioni, è impossibile sapere se un
uomo è credente o ateo ». Così giudicava Tolstoi la religione in genere e
quella cristiana in modo particolare,
considerando con intima amarezza ed
umiliazione l’abisso che separa U conformismo ecclesiastico e dottrinale
dalla vita pratica dei credenti, nei
suoi riflessi sociali. E perciò egli concludeva che « l’insegnamento della religione pseudo-cristiana non ha azione
sulla vita ».
Il giudizio ci appare molto severo
e forse troppo unUaterale. Ma poiché
riconosciamo che la saviezza della vita, come Gesù la sentiva in se stesso
e l’annunziava alle folle, consiste nel
considerare tutta la vita individuale e
collettiva come procedente dallo Spirito infinito, cioè dal Padre che è nei
cieli, dobbiamo umilmente domandarci se i nostri pensieri, i nostri desideri
ed i nostri atti sono sempre una chiara dimostrazione di questa convinzione della mente. Se il Cristo aveva ragione quando dichiarava che l’albero
buono deve produrre frutti buoni, perchè mai l’albero della nostra vita, che
pure è innestato sul tronco della tradizione cristiana, produce praticamente pochi frutti o li rende tanto simili
a quelli della vanità del mondo? E se
la Chiesa cristiana, di cui facciamo
parte, crede di possedere il buon deposito della verità e della vita in Dio,
perchè la sua influenza inprale ^e spi-,
rituale nel mondo tende a diminuire
più che ad aumentare?
Ecco delle domande chiare ed oneste che non possono lasciarci indiflEerenti, e che per di più sembrano dare
ragione a Tolstoi quando egli crudamente aft’erma che, dal punto di vista
delle loro azioni, i credenti non sono
facilmente distinguibili dagli atei. Anzi, potremmo aggiungere che i così
detti materialisti hanno qualche volta
un senso della giustizia ed una sensibilità morale che supera vantaggiosamente quella di molti cristiani conformisti. La fede sterile è più riprovevole del dubbio o di una incredulità sincera e scevra da pregiudizi. Un
giorno, nei sacri cortili del Tempio di
Sion, il Maestro di Galilea ammoniva i capi sacerdoti e gli anziani del
popolo — tutte persone religiosissime
— con queste severe parole ; « lo vi
dico in verità'. I pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno
di Dio »!
Se la verità esiste teoricamente, deve pure esistere praticamente. E se la
vita in Dio rende l’uomo sereno e felice interiormente, deve pure manifestare le sue virtù ed i suoi frutti nella
vita pratica di ogni giorno. Ma noi
sappiamo quanto siano rari e di dubbia qualità quei frutti della fede.
Quando passiamo in mezzo alla folla, nel fremito della vita cittadina,
non vediamo il nostro volto, ma possiamo senza orgoglio rispecchiarci
nella massa umana di cui facciamo
parte: visi stanchi, inquieti, desolati
0 riflettenti passioni, desideri, aspirazioni che non vaimo oltre l’inganno
delle ricchezze e delle vanità mondane! Forse sotto la civile apparenza di
quelle forme umane, cova qua e là
ringanno, la rapina, il delitto... Eppure se vi accadesse di poter interrogare ad una ad una quelle persone, vi
confesserebbero quasi tutte di essere
in qualche modo religiose o cristiane.
E noi siamo quasi tentati di estraniarci da quella gente, ripetendo in
cuor nostro la preghiera del Fariseo:
« O Dio, ti rendo grazie, perchè non
- sono come gli altri uomini... », ma
immediatamente risuona nella nostra
coscienza la voce del Maestro : « Chi
è senza peccato, scagli la prima pietra ».
Ma se non abbiamo il diritto di
giudicare e di scagliare la prima pie
tra, abbiamo però il dovere di domandarci seriamente perchè mai il
cristianesimo, dopo quasi due millenni di faticosa elaborazione delle sue
dottrine, ci appare quasi come xm vasto ed imponente edificio disabitato...
Le ragioni di questo disastroso squilibrio tra la fede e la vita, tra le laboriose costruzioni ideali e la realtà
delle opere, sono molte e gravi, se le
sappiamo onestamente valutare.
Esaminando da vicino la nostra
troppo vantata civiltà cristiana, vediamo che le realtà delle nostre esistenze giornaliere sono spesso diametralmente opposte al nostro ideale religioso. E non possiamo scindere farisaicamente le nostre responsabilità
individuali da quelle dei popoli che
ancora si gloriano di essere cristiani.
Voi s-apete che questi popoli, in un
modo 0 nell’altro, fanno tutti appello
ad un Dio di verità e di amore, per
esigere la sua protezione ed invocare
le sue grazie, ma servono le oscure
potenze della forza, dell’avidità, dell’azzardo e dell’avventura. Le leggi
che si sono date, per mezzo dei loro
rappresentanti, sia nel campo politico
che in quello sociale ed economico,
sono talora in penoso disaccordo coi
principi più alti della loro fede. Ora
una religione che si vanta di preparare le anime per la città celeste, si
dimostra praticamente impotente a
renderle degne di abitare in una ben
. 0Jganiz;?ata città terrestre, la qu^e fa
pur parte dèi regno di Efia, se si deve
prendere sul serio la petizione : « Venga il tuo Regno, e la tua volontà sia
fatta in terra come in cielo ».
Di fronte alla debolezza morale
della nostra coscienza cristiana, le
dottrine ed i dogmi, i riti e le cerimonie ecclesiastiche, i santuari e le chiese fanno, davanti al mondo, la figura
di una casa laboriosamente costruita,
ma senza vita, perchè disabitata. E
quand’anche i templi di pietra fossero
rigurgitanti di fedeli, la Casa di Dio,
che è il Tempio dello Spirito, rimarrebbe vuota, se i credenti trovano
troppo ardua la fatica di « vivere per lo
Spirito », liberandosi dalla tirannia
della carne e dei suoi desideri mondani.
La religione del Cristo, che tende
a mettere in luce i misteri del Regno
dei Cieli, non mira tanto alla salvezza
egoistica dei singoli individui quanto
aH’incarnazione della Vita Divina nel
corpo dell’umanità. Perciò ogni figliuolo dell’Unico Padre dovrebbe coltivare assiduamente nella sua vita
quei valori spirituali che rimarrebbero inoperanti se la loro espressione
dovesse coagularsi comodamente in
una dottrina, in un simbolo o in un
rito ecclesiastico. Ma se quelle forze
divine agiscono liberamente nella vita
dei singoli credenti, come ü lievito
agisce nella pasta, esse hanno il potere di restituire integrità e dignità
al vivere civile dei popoli che si chiamano cristiani e non lo sono.
♦ * *
L’ortodossia con le sue sottigliezze
dogmatiche moltiplica le cause di indifferenza, di evasione e di conflitto
delle coscienze, senza riuscire a salvare la cristianità dal marasmo spirituale che non la qualifica come « sale
della terra e luce del mondo ».
Molti credono di avere delle idee
chiare e sicure, mentre non hanno che
delle idee fisse. D loro assolutismo
clericaleggiante non costituisce certo
un faro di luce spirituale che possa attirare gli uomini tribolati ed erranti
del nostro tempo. Perciò hanno sempre sapore di attualità le franche parole di ammonimento che un periodico protestante indirizzava, parecchi
anni or sono, ai suoi lettori : « Sarebbe pericoloso il credere che col rinnovarsi delle formule liturgiche, con
l’irrigidimerao delle formule teologi
che, sia risolto il pro^na fondamentale » della testiffloSanza cristiana
nel mondo. C
Le ideologie religi#e, sociali e politiche rassomigliano tutte, sotto vari
aspetti, a magnifiche costruzioni fatte
per rendere gli uomiil sicuri, felici e
tranquilli. Ma quell# belle case rimangono in gran parè disabitate, perchè coloro che le hawo edificate sono forse i primi a n(^ avere il coraggio di abitarvi. Ed £^ra quelle case
si riempiono di idoli | di chimere senza realtà. l"
Soltanto lo Spirito j^di vita e di potenza infinita può ai^aaare quelle costruzioni umane, còteumandone le
scorie caduche e riempendole di verità, di giustizia, di feore, di pace e
di gioiosa cooperazi^é fraterna : a
patto però che chi #ole abitarle, si
ricordi sempre e dovunque di essere
egli stesso un tempio di Dio. Allora
egli potrà udire nel sUp intimo l’oracolo della Vita : « QiteHo che è tuo
non è la tua credenza o la tua ideologia religiosa, sociale e politica, ma è
quello che sei in realtà nel tuo cuore,
nel profondo del tuo essere immortale : e quello che sei appartiene a Dio! »
G. Francesco Peyronel.
COMUNICATO
La prossima Se.ssione Sinodale si aprirà, piacendo al Signore
Domenica 28 Agosto alle ore 15,30
s
nel Tempio Valdese di Torre Pellice, con un culto presieduto dal Past.
Guido Mathieu e la consacrazione al Santo Ministero dei Candidati
Signori Vetta Alessandro, Garufì Agostino, Soggin Thomas, Tourn
Giorgio, Costabel Bruno.
Tutti i Membri del Sinodo, Ministri di Culto e Delegati, sono
convocati per le ore 15 nell’Aula Sinodale della Chiesa Valdese, per
presenziare all’appo.sizione della firma dei Candidati all’atto di accettazione della Confessione di Fede della Chiesa Valdese.
Immediatamente dopo il culto, i Membri del Sinodo si recheranno nell’Aula Sinodale per costituirsi in Assemblea sotto la presidenza
del più anziano di età tra i Ministri di Culto in attività di servizio
presenti, e procedere alla nomina del Seggio definitivo del Sinodo.
Achille Deodato
Moderatore della Chiesa Valdese
DIMOIARE INSIEME
(Salmo 133}
arr
E’ il canto della comunione fraterna. Lo cantavano i pellegrini die salivano a Gerusalemme per la festa del
Tempio. I lunghi pellegrinaggi si snodavano per le strade, che portavano alla Città santa e vi era nell’aria im fremito di allegrezza, un risonar di canti
e di grida gioiose, un senso diffuso di
beatitudine. Era la gioia religiosa, ispirata e ravvivata dal sentimento di appartenere al popolo di Dio. E l’Eterno
veniva magnificato nei canti che sgorgavano spontanei, entusiasti, che si
incrociavano da valle a valle, da strada a strada, canora manifestazione di
un religioso entusiasmo.
QUANTE’ BUONO E QUANT’E’
PIACEVOLE CHE FRATELLI DIMORINO INSIEME.
E’ una frase che slarga il cuore : il
sentimento della fratellanza e della
comunione vi è affermato come un
grido che sgorga dall’animo. E’ BUONO: ossia, è cosa ben fatta, perfetta,
desiderabile. Quando Dio creò i cieli
e la terra « vide che ciò era buono »,
era cioè perfetto perchè uscito dalle
Sue mani creatrici. Con la stessa volontà Dio elesse un popolo per essergli Padre, per avere figliuoli ubbidienti e riconoscenti. L’espressione di questa ubbidienza e di questa riconoscenza è data precisamente da questo senso di fratellanza e di comunione che
nel Nuovo Testamento si ritrova come una realtà religiosa sempre viva,
come im desiderio costante di Dio,
una Sua precisa volontà nei riguardi
dei suoi eletti: la volontà che essi si
sentano fratelli e dimorino insieme.
« Non vi fate chiamare padre — dirà
Gesù — uno solo è il vostro Padre e
voi siete tutti fratelli » (Mat. 23: 9).
Nella preghiera detta sacerdotale Gesù pregherà il Padre perchè faccia che
i suoi discepoli e tutti i chiamati dalla
Grazia « siano tutti uno come Tu o
Padre sei in me ed io in Te... acciocché
siano perfetti nell’umtà » (Giov. 17 :
21). Unità che si realizzò nella Chiesa
Primitiva sotto la potenza dello Spirito Santo, i cui membri o ertmo perseveranti nella comunione fraterrui » (Atti 2: 42). Unità che è espressa nella
realtà della Chiesa, corpo di Cristo,
membra gli uni con gli altri di questo
unico corpo, come proclama l’Apostolo agli Efesini : a V’è un corpo unico ed un unico Spirito, come pure
siete stati chiamati ad un’unica speranza, quella della vostra vocazione.
V’è un solo Signore, una sola fede,
un solo battesimo, un Dio unico e Padre di tutti che è sopra tutti, fra tutti
e in tutti » (4: 4).
Dopo quello che si è detto, questa
frase acquista un valore che trascende
la sola espressione di un sentimento
umano, di una soddisfazione sentimentale, per esprimere una situazione da Dio stesso voluta, ossia: DIO
VUOLE CHE I SUOI ELETTI SI
SENTANO FRATELLI, MEMBRI
DI UN’UNICA FAMIGLIA E DIMORINO INSIEME. Questo è buono, questo è piacevole, questo è gradito al Signore. E tutto ciò che per
Dio è buono è da Lui benedetto. La
seconda frase annuncia questa benedizione.
E’ COME L’OLIO SQUISITO
CHE, SPARSO SUL CAPO, SCENDE SULLA BARBA DI AARONNE, CHE SCENDE FINO ALL’ORLO DEI SUOI VESTIMENTI.
L’olio squisito era adoperato per la
consacrazione, nel nome dell’Etemo,
di re e sacerdoti. Era sparso sul capo
e scendeva lungo il corpo quasi come
barriera protettiva, santificante tutto
l’essere, anima, spirito e corpo. E’ la
immagine dello Spirito Sànto che scende sullja Chiesa riunita che ne riceve
l’unzione assieme alla potenza di detto Spirito, consolatore, protettore, guida santificante. E’ il Signore stesso
che viene a dimorare fra i suoi : « Ed
essi mi saranno figliuoli ed io sarò un
Padre per loro ». Affermazione che il
Signore Gesù confermerà solennemente: « Dove due o tre sono raunati nel
mio nome io sarò in mezzo a loro ».
Ed ancora disse Gesù : « Io sarò con
voi tutti i giorni fino alla fine dell’età
presente ». Questo plurale significa che
il Signore è nella comunione dei credenti, alla quale guarda come lo sposo guarda alla sua sposa. E’ la promessa della riimovata benedizione per
i figliuoli della Grazia, per i credenti
in Cristo che « dimorano insieme ».
Il Signore è in mezzo a loro nella pm“sona dello Spirito Santo, segno di benedizione, di gradimento, di assistenza, fino alla fine.
E’ questa benedizione che rende la
Chiesa fertile, atta a portare frutto al
la gloria del suo Signore. E’ COME
LA rugiada DELL’HERMON
CHE SCENDE SUI MONTI DI
SION. La rugiada delTEtemo, refrigerio per il terreno nel quale la Parola è seminata e porta frutto. Come la
rugiada che brilla al mattino in tante
goccioline luccicanti al sole e, sciogliendosi, irrora il terreno, così è la
benedizione del Signore per i suoi figliuoli che dimorano insieme come
fiori di un ideale giardino: una rugiada refrigerante, fortificante che ogni
giorno si rinnova. La manna che alimenta durante il pellegrinaggio verso
la Terra promessa.
QUIVI L’ETERNO HA ORDINATO CHE SIA LA BENEDIZIONE.
QUIVI: ossia in questo modo, dove « due o tre sono riuniti nel nome
del Signore » quando « fratelli dimorano insieme ». QUIVI l’Eterno ha
ordinato vi sia la benedizione. E’ un
monito per gli isolati, per coloro che
si straniano dal corpo della Chiesa,
che non sentono il bisogno della comunione fraterna, la gioia del « dimorare insieme ». Questa comunione che
è espressione della dipendenza da
Dio, Padre, ed è espressione della fratellanza in Cristo.
Le Chiese di Cristo devono risentire il bisogno di ima tale comunione
per ricevere la « rugiada che scende
dall’Hermon », la benedizione di Dio
che sola rende eflìcace l’operare della
Chiesa. Comunione che significa non
solo unità di pensiero e di intenti:
(t Quando due o tre fra voi si mettono d’accordo per chiedere cosa alcuna ai Padre, quella sarà loro concessa », ma comunione più intima di vita, di interessi, di sentimenti, perchè
« quando un membro soffre, gli altri
soffrono con lui » e Cristo stesso soffre per la sofferenza delle sue membra così sparse, così divise, così indifferenti le une verso le altre. E la Chiesa non ne trae giovamento, non ne
trae benedizione: rimane sterile, inefficace nel mondo, senza a rugiada »
priva della benedizione del Signore
che è Spirito e potenza.
Perchè solo «QUIVI L’ETERNO
HA ORDINATO CHE SIA LA BENEDIZIONE! »
A. Bensì.
2
alteco delle vauu valdesi
su di uh- tema Germanico
.Ho avuto occasione di un viaggio lontano dalle Valli Valdesi, in
Svizzera ed in Germania.
Ho percorso chilometri e chilcanetri, attraversato niontagne. valli, paesi
diversi, ed ho ritrovato più volte nel
mio peregrinare, anche là dove non
me l’aspettavo, tracce del passarlo o
del soggiorno dei Valdesi: in riva al
lago di Ginevra come nel Wiirtemberg, in celebri città come nella Foresta Nera, ho veduto monumenti in
onore o in ricordo dei Valdesi, villaggi dai nomi valdesi, stemma e motto
« lux lucet in tenebris », statua di Pietro Valdo, strade intitolate al nome
dei Valdesi. Cóme tanti altri, sapevo dell’espansione dei Valdesi per il
mondo dovuta alla persecuzione religiosa, conoscevo la storia delle Colonie in Germania; ma è diverso il constatare personalmente tutte queste cose; e toccar con mano, per così dire,
quanto il nome di popolo e di chiesa
Valdese sia noto all’estero e come esso sia tenuto in onore; è fonte non
solo di gioia per chi sente seriamente
la responsabilità^ ed il valore di questo nome, ma anche motivo di riflessione e di ammaestramento.
«
Un afoso pomeriggio giungo in un
lindo ed ordinato paesino. Mi fermo
sulla piazza; non so precisamente dove
mi trovo e cerco con lo sguardo un
cartello indicatore. Non ne vedo; vedo invece laggiù una fontana, e siccome ho sete, mi avvicino ad essa. La
prima cosa che colpisce il mio sguardo è il candeliere con le sette stelle, con
il motto « lux lucet in tenebris » scolpito sulla pietra dalla fontana, e sopra ad esso la figura ben nota di Henri Arnaud.
Non ho più bisogno di cartelli indicatori; ho trovato il paesino che cercavo, Diirmenz. Nel 1698 l’esule Enrico Arnaud aveva quivi fondato la
sua nuova parrocchia costituita da 421
Valdesi della Val Pellice e del Queyras, di origine francese come lui, e come lui esiliati da un editto del Duca
di Savoia.
, Quale più chiara e più suggestiva
indicazione di quello stemma e di quel
* nome? Attraverso il paesino e tosto
mi trovo nella strada principale, e qui
leggo: fi Dìe Waldenserstrasse t>. M’inoltro credendo di sognare: sono così
lontana dalle Valli, e pure le sento
così vicine, mi sento come a casa mia.
Due vecchietti, affacciati ad ima finestra in « Die Waldenserstrasse »,
guardano incuriositi questa straniera
che pare tanto interessata dal loro
modesto villaggio. Ci sorridiamo a vicenda, e con quel niente di tedesco
che so, cerco loro di spiegare chi sono, donde vengo. Adesso tocca a loro
ad essere molto interessati; interpellano alcuni passanti e spiegano loro
ogni cosa; si forma un piccolo crocchio: nYa, ya, Waldenser... r> Tutti
sono al corrente, e tutti li conoscono
bene; mi raccontano della statua in
bronzo di Arnaud, che un tempo ornava la fontana sulla piazza, e poi:
« Krieg, ¡caput... », così ora la sostituisce quella scultura in pietra che ho
visto. Qualcuno offre di accompagnarmi a Schonenberg, non molto lontano
di lì, dove si trova la casa-museo di
Arnaud, la sua chiesa, la sua tomba.
Dopo cinque minuti di automobile
per una stradina serpeggiante, attraverso ad una campagna molto verde
ed ondulata, che mi rammenta certi
siti delle Valli Valdesi del Piemonte,
ci fermiamo in un borgo: poche case;
molti bambini d’ogni età che sopraggiungono da tutte le parti a vedere la
novità, un’automobile italiana.
Ecco la casa di Arnaud, ed in faccia la chiesetta di Schonenberg (un
tempo il borgo si chiamò « Les Mûriers », nome datogli dallo stesso Arnaud, in ricordo di una località di Lusema San Giovanni, ultima sede pastorale di Arnaud alle Valli, prima
dell’esilio).
Sono ora in « Die Henri Arnaudstrasse ». Mi viene incontro con un
largo sorriso e con molte parole, di
cui — ahimè! — capisco la metà, il
signor Talmon. Ma... è ü signor Talmon di Schonenberg, oppure è barba
Poulik, ü mio zio di Prarostino? Evidentemente è il signor Talmon, e qui
sono assai lontana da Prarostino..., ma
pure la rassomiglianza è grande.
Il signor Talmon mi spiega tutto ;
a destra, entrando nel cortile, vi è il
campicello di patate portate in Germania per la prima volta da Arnaud;
in fondo è la sua casa. Appena den-;^;
tro vedo di nuovo lo stemma valdese;
poi le stampe antiche con i personaggi celebri della nostra storia; il costume valdese; le povere suppellettili casalinghe, simili in tutto a quelle che
ho lasciato testé nella mia vecchia casa alle Valli; lo scrittoio di Amaud, la
sua bibliotechina; le seggiole ed altra
mobilia semplicissima. Infine, in una
cameretta a parte, i disadorni oggetti
dell’austero culto di quei poveri antichi perseguitati; le coppe battesimali
ed i calici della Santa Cena di stagno,
ploriate quale bagaglio più prezioso,
fin nel lontano esilio.,
E’ uno dei più affascinanti piccoli
musei del genere che io abbia mai visto, sia perchè tutto vi è così famigliare, sia perchè sembra ancora una
casa abitata, vecchia casa, con un
odore di antico, nella quale gli abitanti di un tempo appariranno da un
momento all’altro. Stanza dopo stanza — e ve ne sono molte — scricchiolano le pesanti porte, si aprono gli
scuri, ci si arrampica per scalette di'
legno a rompicollo; dapertutto ritrovo qualche oggetto che suscita il mio
vivo interesse. H signor Talmon mi
segue compiaciuto del mio entusiasmo,
con gli occhi lucidi di commozione,
e dimentica completamente altri visitatori del museo, che pure sono venuti anche da abbastanza lontano, attratti dalla fama della Arnaud Haus.
Nella chiesetta, la prima scritta che
colpisce lo sguardo è il motto di GianaveUo : « Nulla sia più forte della
vostra fede »; dietro al pulpito la tomba di Arnaud; su di una parete numerose lapidi, circondate di foglie di alloro: i caduti di Schonenberg dell’ultima guerra. Mi avvicino e ne leggo i
nomi: Jourdan, Pons, Combe, Donnei.
Tali nomi, e l’altarino con il Crocifisso, i candelabri — ora queste antiche comunità Valdesi di origine francese sono completamente trasformate
in comunità tedesche luterane — mi
fanno sostare a lungo pensosa.
Usciamo infine : vi è un breve giardinetto, il muschio invade la soglia
della chiesetta e tutto il marciapiede
all’intorno.
Ancora chilometri e chilometri. Una
sera, all’imbrunire, giungo a Worms,
« monde de la gioire et des tragédies
des chansons de geste », dice la mia
guida turistica. Abbandonata l’automobile, m’incammino a piedi attraverso alla città così ricca di storia e di
tragedie di ogni genere, per ultime
quella dei terribili bombardamenti subiti durante la guerra, i quali, a distanza di dieci anni, l’hanno lasciata
ancora tanto rovinosamente ferita da
impressionare. Città che fu teatro del
dramma della Riforma, culminante
con la professione di fede di Lutero
davanti alla celebre Dieta. Arrivo in
un grande e bel giardino; incomincia
a piovigginare, ma la pioggerella non
ferma il turista avido di tutto vedere.
D’un tratto, nella penombra, mi appare un imponente gruppo statuario:
sono dodici figure di bronzo, più grandi del naturale, in diverse po'siture, al
’ i-'- ■
cune sedute, altri eretta nere, con una
patina argentea che luccica sotto la
pioggia.
i.: E’ il . più grande monumento in
bronzo della Rifornii; quello di Ginevra è più grande di questo, ma è in
pietra, ed è posteriore.
La statua centrale rappresenta Lutero in piedi, con la Bibbia in mano;
sul piedestallo, queste sue famose parole, le sole su tutto il monumento:
« Non posso altrimenti, Dio mi aiuti ».
Faccio il giro delle altre statue,
scrutandone i voftLe gli atteggiamenti, e, d’un tratto n# so trattenere una
esclamazione : ho scoperto Pietro Valdo. Non ho bisoggò di diciture, nè di
consultare la guid^’per riconoscere la
inconfondibile figura dell’apostolo di
Lione; seduto, conila Bibbia sulle gi
nocchia. i sandali, il volto incorniciato dalla barba, lo sguardo rivolto lontano. E’ una delle quattro figure alla
base della statua centrale. La seconda, di cui riconosco il profilo aquilino, è Fra Gerolamo Savonarola, con
il cappuccio sulla fi onte e il dito alzato nel caratteristico gesto oratorio;
le altre due sono Wiclef e Huss; poi,
in piedi, Melantone, ed altri.
Tutta la sera passeggio per il « Lutherring » (l’anello di Lutero), che racchiude in una spaziosa rotonda i luoghi storici ove si svolse il dramma del
grande Riformatore: la maestosa rossa Cattedrale, il tempio della Riforma
(ora distrutto dalle bombe), la casa di
Lutero e la Sala della Dieta (ora pure
distrutte), ed infine il parco con il monumento che ho descritto.
n mattino dopo, ritornando al monumento, per rivederlo alla luce del
sole, m’imbatto in una frotta di turisti
inglesi, che sostano davanti alle statue, compitando sulle loro guide:
« Pe-trus Val-dus ». ,
A lungo tutti guardiamo; fra tutti,
perchè mai io porto questo nome di
Valdese?
Nome conosciuto nel mondo come
quello della Chiesa « Mater Reformationis », e cóme rappresentativo del
protestantesimo italiano.
Nome impegnativo per una lunga
tradizione di fedeltà « au pur Evangile », e di servizio al Signore.
Nome, infine, che costituisce ancora
oggi un saldo legame fra tanti credenti sparsi per il mondo intero.
(Voce).
e ìin tema Gruguavano
Qua e là!
« La saison est terminée... »: a Colonia Vaidense giugno è arrivato. Gli
aranci cominciano a maturare; si sta
ultimando la semina del grano. E così,
pian piano, si aspetta l’inverno; a
giorni il freddo comincerà a farsi sentire e chi possiede un « courpet » di
lana lo potrà indossare; ma l’inverno
posserà più presto che alle Valli; non
vi sarà da perder troppo tempo a spalar la neve. I nostri vecchi ricordano
d’una volta sola che la neve sia caduta : trent’anni fa! E proprio in quella notte nacque una bambina cui fu
dato il nome di Biancaneve, trent’anni fa!
Qua non ci sono stalle per ingannare le lunghe serate d’inverno; la
nonna non è più intenta alla rocca ed
al fuso; i vecchi non sono più indaffarati intorno agli zoccoli, coricati nel
« gias »; le ragaz?è non scappano di
casa per cercar lavoro nella città e
farsi il loro « /ortle/ »...• C’è soltanto
brina e piedi nudi = ete camminano
nella brina!
Come sono lontani i prati dei monti delle Valli: quei prati e quei campi dei nostri monti dove bisogna ogni
anno raccoglier la terra che è scivolata a basso e riportarla in alto, nelle
gerle; dove la fienagione è un lavoro
duro e faticoso ed il fieno una conquista che si strappa ad una terra avara, per nutrire una mucca per cui bisogna ancora pagare una tassa. Che
cosa importa al Governo se il prato è
oltre i mille metri e l’acqua scarsa?
Pagare bisogna, o scendere in città, o
emigrare... in Uruguay per esempio.
Qua (in Uruguay), i bèi prati verdeggianti- della pianura padana non si
vedono. Ma, pazienza; ogni medaglia
ha il suo rovescio: si risparmia nel
sudore e non c’è da star con l’orologio in mano per contar le ore di irrigazione! Le mucche se ne stanno all’addiaccio, in vasti recinti e provvedono da loro a guadagnarsi il loro
nutrimento. Mucche e maiali non conoscono stalle; muggiscono le mucche
Società di Studi Valdesi
L’assemblea annuale dei soci della
Società di Studi Valdesi è convocata
per domenica 28 agosto, alle ore 20,45,
nell’Aula sinodale della Casa Valdese^
di Torre Pellice col seguente ordine
del giorno :
1) Relazione morale e finanziaria.
2) Conferenza del prof. Giorgio Spini dell’Università di Messina sul seguente argomento: Le romanzesche
avventure dell’ex-frate Giacinto Achilli.
3) Discussione delle relazioni ed
elezione del seggio.
NeU’intento di dare agli amici della storia valdese e delle valli la possibilità di rivivere sui posti gli avvenimenti di cui quest’anno ricorrono i
centenari, la Società di Studi Valdesi
ha organizzato due passeggiate storiche col seguente programma:
Visita ai templi del 1555 ed ai luoghi
storici di Angrogm.
Domenica 21 agosto, ritrovo alle
ore 7 agli Appiotti di Torre Pellice,
all’inizio di Via Angrogna. Visita del
tempio del Ciabas, costruito nel 1555
e ricco di ricordi storici importanti.
Visita al Verné e ai luoghi della difesa di GianaveUo e di Jahier nel 1655
dopo le Pasque Piemontesi. Ritorno
a S. Lorenzo e culto nel più antico
tempio valdese, il primo sorto alle valli. Ritorno a Torre Pellice, o per coloro che lo desiderano, continuazione
della passeggiata nel pomeriggio con
visita al Serre e a Chanforan ove alle
ore 15 avrà luogo una riunione, a cui
tutta la popolazione è invitata. Ritorno per le 19. Visita ai luoghi di Giosuè GianaveUo.
Giovedì 25 agosto, con ritrovo alle
ore 7 davanti alla Libreria Claudiana
in Torre Pellice.
Salita al Colletto di Rabbi e visita
alla Gianavella superiore ed inferiore.
Alle ore 8, rievocazione storica dei
fatti più salienti della vita e delle imprese del Leone di Rorà, che in quei
luoghi trascorse la prima parte della
sua vita. Le Pasque Piemontesi (1655).
Discesa su Luserna e visita rapida delle sue costruzioni medievali e dei suoi
luoghi storici. Ritorno a Torre Pellice.
quando si destano coperte di brina;
grugniscono i maiali esposti alle intemperie; e mucche e maiali non cor
noscono i reumatismi.
Ma il freddo deH’inverno è compensato dal caldo d’estate, quando,
specialmente nel nord, greggi di centinaia e migliaia di mucche e di pecore vagano pei prati di migliaia di ettari, senza trovare un albero o una
roccia alla cui ombra riparare la testa.
Enlaces
Una parola spagnola che i giovani
delle Valli, emigrati qua, imparano
fra le prime: matrimoni! Nel corso di
questi ultimi mesi alcuni giovani hanno piantato nella terra d’Uruguay le
salde radici di nuove famiglie. Nella
chiesa di San Pedro venivano uniti in
matrimonio dal pastore S. Long i giovani Emilio Pons (Luserna S. Gioavnni) e Silvio Long rispettivamente con
Anita Edelvina Bertalot Negrin e Delia Catalina Bertalot Negrin; tre mesi
più tardi, nella stessa chiesa, la terza
delle sorelle Bertalot Negrin Maria
sposava Levi Long (Abbadia Alpina).
Il 16 aprile, nella chiesa di Colonia
Vaidense, il pastore emerito Giulio
Tron univa in matrimonio Roberto
Sibille, ch’egli aveva « confermato »
nel tempio di Torre Pellice, con la signorina Alda Sibille.
Nel mese di maggio nel tempio di
Colonia Suiza l’evangelista Maggi univa in matrimonio Liliana Bonnet con
Luigi Maghiti lei di Villar Pellice, lui
di Bobbio Pellice.
Le nozze sono sempre nozze! Quindi niente da dire? Ecco, forse a cercar
bene, qualcosa c’è.
L’ora. Queste cerimonie si celebrano generalmente verso le 20 pomeridiane.
Cerimonia. Il « padrino » dà il braccio alla sposa; la « madrina » allo sposo; e la cerimonia religiosa dura circa un’ora. Le corali locali spesso recano il loro contributo, come in questi 4 matrimoni, eseguendo un coro.
Poi c’è il tradizionale rinfresco che
può assumere caratteristiche varie secondo le circostanze. Generalmente
quando si sposa un giovane delle Valli sono invitati alle nozze tutti i compagni italiani e così più di un centinaio di amici circondano gli sposi e
fin verso la mezzanotte si passano ore
di serena e fraterna armonia, gustando Vassado.
Le feste valdesi
Come nelle Valli, i Valdesi celebrano qua il XV agosto e il XVII Febbraio. L’anno scorso il XV agosto fu
celebrato nel pomeriggio, a Tarariras.
Il XVII febbraio si celebra invece con
un raduno in una località fissa per
tutti gli anni : al Parco XVII febbraio,
sulla spiaggia, di fronte al vasto mare; la celebrazione ha sempre inizio
alle 15. Cambia lo scenario; ma all’ombra dei pini dai rami ondeggianti
è lo stesso messaggio dell’Evangelo e
della Storia Valdese. Il pastore di Colonia : Silvio Long, ci ricorda il^ fiume
che scende dai monti con l’acqua limpida come cristallo; il pastore emerito e professore Ernesto Tron ci ricorda come Dio abbia aperto per noi una
porta che nessuno potrà chiudere.
Statistica
E questa chiesa di Colonia Vaidense cos’è? E’ una comunità dove si lavora, specialmente adesso che stiamo
riprendendo in pieno le attività invernali, sotto la guida del suo infaticabile
pastore W. Artus.
Accanto al pastore, 5 anziani e 14
diaconi che dirigono una comunità di
555 famiglie: 2580 individui: 1080
membri di chiesa. Durante lo scorso
anno ecclesiastico si sono avuti 43 br.)ttesimi, 28 matrimoni, 27 decessi. I catecumeni sono stati in numero di 101.
con 30 ammissioni; contiamo 8 scuole
domenicali con 395 alunni, 68 monitori. Abbiamo 2 Unioni giovanili con
394 soci; 3 società femminili con 187
socie; 2 corali con 89 cantori.
Colonia Vaidense è poi al centro di
una vasta diaspora e deve provvedere
oltre al culto domenicale alle ore 10,
al culto in varie località.
Come si vede, c’è del lavoro per
tutti; ma ben è la messe grande, ma
pochi sono gli operai...
Un saluto
Dalle colonne dell’Eco gli amici
dell’Uruguay mandano un fraterno saluto ai giovani amici: Roberto Sibille
e signora, a Remo Roland in Italia
per un breve soggiorno.
Al pastore Aldo Comba e signora,
al pastore Ernesto Tron i più sinceri
auguri di un soggiorno benedetto in
Italia e di un felice ritorno in Uruguay.
* * *
La grada del Señor Jésucristo, el
amor de Dios sea con todos nosotros,
amen.
Miletu.
N. d. R. - Ringraziamo il nostro
fratello per questa corrispondenza a
cui auguriamo di essere la prima di
una bella serie (Red.).
Voce delle Comunità
Luserna San Giovanni
Matrimoni
Il 23 luglio sono stati uniti in matrimonio Besson Adriano e Monnet
Iride (originaria di Angrogna), il 30
luglio Durand Dario e Boaglio Elda.
Agli sposi i nostri auguri di ogni
benedizione in Cristo Gesù.
Lutti.
— Il 12 agosto hanno avuto luogo i
funerali del nostro fratello Piston Luigi deceduto in età di 78 anni, dopo
lunghe sofferenze.
Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia cristiana.
Messaggi.'
La comunità è grata al pastore
G. Bertinatti che ha presieduto il culto domenica 31 luglio ed al candidato
F. Bertinat che ha presieduto il culto
lo stesso giorno, al Chabas.
Bazar.
Il tradizionale Bazar organizzato
dalle sorelle della nostra Chiesa ha
avuto luogo Domenica 7 agosto. Grande l’abbondanza degli oggetti e prodotti esposti; discreto Tafflusso del
pubblico, in cui i membri della nostra
comunità non sono mai molto numerosi. Eppure questo Bazar deve diventare l’occasione di un incontro fraterno tra i membri della nostra comunità!
I rep.
3
Durante la Santa Cena
francese di Dakar, del pastore Meyer di Marsiglia e del dottor Mario
Jaliier, di Buenos Ayres.
Dulcis in fuiulo (o venenum in
cauda) (mai le due espressioni si sono equivalse come in questo caso!):
un intervista - diciamo così semiseria
• col pastore A. Genre; intervistatore
il t)astore di Cannes: Ch. Monod, che
giunge il? terra sconosciuta (magari,
chissà, le Valli Valdesi) e domanda
tante cose: usi, costumi, religione,
Per esempio: « Lit-on la Bible
dans ce pays? ». ' «
1 presenti hanno udito la risposta!
Ed hanno riso,... riso amaro?
TRA IL LUSCO E IL BRUSCO
Ventanni dopò Í ~
AL COLLE DELLA
Veramente il titolo è inesatto, perchè gli anni passati sono 21! Proprio
ventun anni or sono, i pastori Méyer
ۥ R. Jahier, allora vicini di casa (per
mode di dire) davano l’inizio a questa serie di rencontres italo-francesi
nel campo evangelico. Gli anni sono
passati e l’iniziativa è iliventata maggiorenne: ha raggiunto i .suoi 21 anni. Ci sono state interruzioni, ma
nessuna diflicoltà ne ha rallentato lo
sviluppo. L.i guerra è passata, ma lo
spirito di cristiana fraternità è rimasto ed ha vinto: le reivcontres hanno
ripreso, sid colle della Croce, all’ombra della Croce. Come 21 anni fa, i
pastori Meyer, (da Marsiglia) e R.
Jahier (da Luserna S. Giovanni) si
sono ritrovati ]ier celebrare la S. Cena nella rinnovata comunità italofrancese.
Anche qui siamo imprecisi, perchè
la rencontre ha allargato i suoi confini: c’erano per esempio amici svizzeri, e da Buenos Ayres era pur giunto il dottor Mario Jahier a portare
un messaggio ed un saluto ed un annunzio accolto da un fragoroso apjiiauso: l’anno prossimo al Colle salirà pure qualcuno dei cento Valdesi sud-americani che si preparano al
loro pellegrinaggio alla terra dei padri.
L.i rencontre ha avuto inizio ufficialmente alle ore 11, con una buona assemblea che si è mantenuta
t (impatta e in raccoglimento durante
tutta t’ora dei culto. Dopo tante critic; le rivolte ai partecipanti «nostri»
per il passato, crediamo giusto di
dar atto die vi è stato, quest’anno,
im notevole progresso nella serietà
della partecipazione della nostra gioventù; non vi è stata azione di disturbo vero e proprio. Qualche sporadico grup2Jo di... « autonomisti »
si è mantenuto nei limiti della sopportazione.
Gli inevitabili inconvenienti che
ancora si possono lamentare sono
connessi, da parte nostra, (abbiamo
rimpressione) alla natura stessa degli incontri di questo genere, ebe
hanno un lato escursionistico e alpinistico, con tappa al Pra dove non
chi posto per tutti, l accolta di stelle
aipine. Andie qui però siamo lieti
di j'oter segnalare che c’è stato un
sensibile progresso anche se non oseremmo giurare che tutti abbiamo potuto dormire tranquilli! In compenso quei piccoli fuochi che punteggiavano la notte della conca del Pra dicono pure qualcosa, in una notte
j>iena di stelle!
^ ^
Ore 11: inizio del culto presieduto dal pastore R. Jahier; la parte liturgica è bilingue: lettura della Bibbia e, canto. Il cappellano francese
signor Hatzfeld si ispira dal noto ejjisodio di Elia e della vedova di
Sarepta per rivolgere ai presenti un
vigore messaggio: ecco Elia, il j)rofeta, l’uomo di Dio che si reca da
questa vedova, che non possiede praticamente niente; e lui, il profeta,
non porta niente, anzi, chiede; solo
dopo viene la benedizione di Dio; e
così è sempre: anzitutto Dio chiede
a ciascmio di noi.
Il culto si conclude con la celebrazione della S. Cena, che vede celebranti insieme i pastori Meyer, Cadier. (di Dakar), Jahier e Genre.
^ ^
Ai pomeriggio l’assemblea si ricostituisce per due ore di fraterno e sereno congioire; così fraterno e sereno che perfino l’inattesa evocazione
di quel fantasma che volle chiamarsi
Führer per antonomasia appare come una di quelle nuvole che, di tanto in tanto, cercavano di nascondere
i! sole.
Anzitutto »’enti giovanili; canti di
un simpatico gruppo di studentesse
francesi convenute ad un campo ad
Arvieux. Canti che provocano la ri.sposta un po’ improvvisata ma comunque apprezzata di un gruppo di
giovani valdesi trascinati dall’energia dei pastore Genre.
Poi tre brevi ed efficaci messaggi
del pastore della Chiesa riformata
L’ECO DBUjB WÄX1 VALDESB
■»i*
sr I
foto Dr. M. Jahier
Con altri canti la giornata è finita.
C’è ancora tempo per lieti conversari; per le stelle alpine; per sguardi
pieni d’invidia verso il fondo valle
francese, dove, non tanto loptano arrivano i pullmann, da cui scendono
i gitanti francesi per una comoda
jtasseggiata; per rievocazioni nostalgiche di tanti discorsi che hanno annunziato il traforo del Colle e la carrozzabile Bobbio-CoUe della Croce:
riso amaro? *”
iVel cuore una grgn gioia però: la
gioia di fratelli cIk? hanno incontrato
fratelli, in Cristo. rt '
/ rep.,
..-....hee;
Caro Direttore,
Sul numero 16 ^dell’Eco delle Vasi hai
pubblicato due brevi recensiom di
L. S. che richiedono alcune note di
protesta, non in merito alle pubblicazioni recensite, in tutto degne di essere segnalate, ma perchè tali pubblicazioni hanno servito di spunto per
ripresentare le solite banalità così care a certi evangelici, i quali, pur avendo l’intima sensazione che il Valdismo rappresenta la parte più ferma
deU’evangelismo italiano e (nrobabilmente vivendo del Valdismo stesso,
non trascurano alcuna occasione di
gettare discredito su di esso con parole, che, non ti nascondo, ho visto con
stupore pubblicate sul giornale ufficiale della Chiesa.
Dice L. S. che l’occasione è tropjx)
bella per dire quello che pensa lina
frazione dell’ evangelismo italiano sul
Valdismo: potrebbe essere ora troppo bella l’occasione di dire molto chiaramente quello che pensa di certo evangelismo la maggior parte dei Vaidesi delle Valli e di fuori delle Valli.
Preferisco però limitarmi a fare le seguènti considerazioni:
Intanto ed in primo luogo sia ben
chiaro che i Valdesi haimo netto il
senso della continuità della loro storia di popolo-chiesa. Per loro Gianavello non è solo un uomo « indaffarato a rotolar massi », ma è anche colui che ha detto « Nulla sia più forte
'della vostra fede-»-, e Arnaud, oltre
ad essere stato il Capo del Rimpatrio,
è un esempio di fede e di fedeltà alla
Parola dal quale si può trarre ispirazioiie ancora oggi. I Valdesi sanno
benissimo che Lombardini e Jervis sono nella linea logica di quelle grandi
figure. Molto probabilmente L. S. è
venuto alla conoscenza dell’Evangelo
proprio perchè è sempre vivo ed operante nella Chiesa e nel popolo Valdese il senso della continuità della sua
missione.
In secondo luogo
è sembra veianiBate
~ strano di doverlo dirè
'*il messaggio del Valdismo non è
nè Gianavello, nè Amaud, nè un fol)
klore locale, ma sempre e soltantò
Cristo che Savonarola (per L. S. forse
« uomo vivo ») indicava a Roma e alr
l’Italia per la loro salvezza. i
Quanto all’ironizzare di L. S. sul
costume valdese, sappia che per i Vali
desi tale <»stume non è solo un elemento folkloristico : è qualchecosa di
ben divergo e di molto superiore,Quado vediamo le nostre donne in costume valdese vengono suscitati in noi
dei sentimenti che non hanno nulla à
che fare col folklore. Comunque non
diamo a questo costume nessun significato ai fini della salvezza! Se L.
S. vede nel costume valdese solo un
elemento folkloristico, faccia pure,'
non ce ne importa jnroprio nulla, e se
preferisce i bracchettoni giallo e verdi del rione S. Spirito, non saremo
certo noi a dire che si tratta di « amenità di stracittà ».
Per noi la Storia Valdese del passato e del presente si sintetizza in
questa espressione — forse ignota a
L. S. — di Gianavello « Che il timore dell’Eterno si tenga come senti-)
nella davanti‘ai nostri cuori, più potente di qualsiasi spada... (o masso) ».
Caro Direttore, ben conoscendo i
tuoi sentimenti, ti prego di voler
pubblicare sul tuo giornale la presente e ringraziandoti fin d’ora ti invio
i miei cordiali saluti.
Tuo Guroo Ribet.
N. d. R. La veste paradossale dellerecensioni di L. S. sembra aver desta- :
to una certa emozione in alcuni letto- ‘
ri, che annunziano il loro intervento
nella discussione. Pertanto il direttore
si astiene da note redazionali, lasciando libera la parola e... libera la responsabilità agli autori de^i articoli,
salvo a trarre a suo tempo le debite
conclusioni. Red.
Pubblicità e morule
Recentemente alcuni comuni della nostra Valle hanno conosciuto una inattesa notorietà ed i loro nomi
sono assurti agli onori della cronaca
dei nostri quotidiani. Nulla da obiettare in merito, anche se certi vistosi
titoloni per annunziare un suicidio
ci sembravano porre un quesito di
natura morale non indifferente: se
sia lecito ed opportuno, nel quadro
dell azione formativa così spesso rivendicata dalla nostra stampa, di insistere su fatti che possono esercitare
un influenza deleteria sulle coscienze
e suoi cuori.
« Chacun prend son bien où il le
trouve », dice un antico proverbio;
tutto sta nel sapere cosa è questo
’’ bene ”/ Per i nostri grandi quotidiani sembra consistere nello scandalo, che si deve sfruttare al massimo per tradurlo in moneta sonante:
vendita dei giornali
Nulla da obiettare, dicevamo,
quando sin ben chiaro il sistema di
servirsi dello scandalo (e del disagio
fdtrui) per destare Vattenzione del
pubblico. Però ci sembra che anche
tenuto conto che questo sistema è
una necessità amministrativa, ci sembra che la decenza dovrebbe pure
imporre limiti. E’ veramente necessario per il sistema che strilloni arrivino come dei corvj sul cadavere a
gracchiare pet le strade dei nostri
jineselli, titoli appetitosi, a solleticare quegli istinti torbidi che sonnecchiano nel subcosciente di ogni individuo?
Pazzo, ma ooo troppo
La stampa ci lia recato una interessante notizia in merito alla valutazione del fenomeno religioso. La
fedeltà al proprio credo religioso come si deve definire sul piano giuridico? Se le notizie dei nostri quotidiani sono esatte, d’ora innanzi un
credente, dal punto di vista dei tribunali italiani, dovrebbe considerarsi come un pazzo! Ma procediamo
con ordine!
Il ventitreenne Giovanni Taddei
di Roseto negli Abruzzi appartiene
ài movimento dei Testimoni di Geova, che, come è noto, sono convinti
assertori della obbiezione di coscien
za: rifiutano cioè di impugnare le
armi contro il prossimo: ripudiano
quindi il servizio militare. Come è
noto, in alcuni paesi, l’obbiezione di
coscienza ha ottenuto un riconoscimento legale, ed in Italia un progetto di legge che disciplina la materia
(e che ha pure avuto l’appoggio di
alcuni espónenti cattolici e democristiani) è giacente dà tempo tra i molti altri che attendono il loro turno di
jiassare all’esame dei nostri onorevoli deputati. Se i progetti di legge
possono aspettare, la giustizia^ (e
quella militare in p>articolar modo)
non conósce soste e così il Taddei si
è trovato per la seconda volta di fronte ai suoi giudici. La prima volta,
per dver rifiutato di vestir l’onorata
divisa, si era buscato, a Bologna, tre
mesi di reclusione. Questa volta la
cosa è diventata più grave: Taddei
avendo rinnovato il suo rifiuto si è
visto classificato: recidivo.
X. Y: condannato per furto, recidivo.
Y. Z. : condannato per rapina: recidivo.
Taddei: condannato perchè fedele
all’Evangelo: recidivo.
E’ curioso come'questa parola assuma un nuovo...! suono!
Commique, terminologia a parte,
si sono fatte le cose seriamente al
tribunale di Roma. Si è concessa una
perizia, ma non in materia di fede,
ma j>er accertare le condizioni delle
facoltà mentali dell’imputato. E i
medici hanno fatto indagine e concluso: il Taddei è pazzo. Naturalmente non hanno usato ima parola
così poco tecnica ed hanno sentenziato che il Taddei era affetto da
idea ossessiva religiosa.
li P. M. non è stato molto persuaso della jjerizia ed ha chiesto per
il recidivo Taddei 10 mesi di reclusione. Il difensore ha chiesto l’assoluzione^ ed il tribunale ha ripetuto,
(in senso militare) il giudizio di Salomone : ha ritenuto colpevole il
Taddei, ma gli ha concesso le attenuanti del vizio parziale di mente e
lo ha condannato a sei mesi di reclusione ! ! Í
Pazzo sì, ma noh troppo!
In fatto di idee ossessive religiose
ci pare che questa sentenza, se esattamente riferita apre significative
j»rospettive in sede stòrica alla va
lutazione di personalità come S.
Francesco e Ignazio di Leyóla!
arrivato il messaggio
In occasione della Conferenza di
Ginevra dove i ” quattro grandi ”
hanno felicemente concluso un armistizio nella guerra fredda,, i nostri
grandi quotidiani hanno, come è noto, ripetutamente accennato ad un
messaggio del Pontefice che avrebbe
dovuto venire, e che non è venuto.
In compenso però ne è venuto uno
in occasione di quel Congresso eucaristico internazionale di Rio de Janeiro che è stato così importante che
qualche giornalista ha usato nei suoi
confronti ü tèrmine: Concilio.
Nel messaggio, fra le tante considerazioni, vi sono anche opportune
esortazioni contro i pericoli che insidiano la fede: ” Molti sono, purtroppo, gli assalti di astuti nemici,
e per respingerli è necessaria energica vigilanza; quali le insidie massoniche e protestanti; le diverse forme
di laicismo, di superstizione e di spiritismo che, quanto più grave è l’ignoranza delle cose divine e più torbida la vita cristiana, tanto più facilmente si diffondono, prendendo il
posto della vera Fede e appagando
ingannevolmente l’ansia del popolo
assetato di Dio. Ad esse si aggiungono le perverse dottrine di coloro che,
sotto falso pretesto di giustizia sociale e di migliorare le condizioni di'vita delle clas.si più umili, tendono a
togliere dall’animo l’inestimabile tesoro della religione. ,
Che, per avventura la conferenza
di Ginevra rientri negli ’’assalti di
astuti nemici? ” Poiché, se non erriamo, due dei quattro grandi erano
esponenti delle ” insidie protestanti ”
Sodo 3C0.000
Sono precisamente .160.000 i sacerdoti cattolici in tutto il mondo. E la
stampa cattolica osserva: « Messi in
rapporto con la popolazione cattolica mondiale — indicata in 450 milio-.
ni — si ha un prete per ogni 1270 fedeli. Il paese meglio provvisto è l’Islanda che ha un sacerdote in media
ogni 50 cattòlici; il più scarso di clero è il Guatmeala dove si ha un prete per ogni 18.400 fedeli.
Nei principali paesi europei si
hanno le seguenti medie di fedeli
per ogni sacerdote: Norvegia 150,
Finlandia 125, Danimarca 270, Svezia 340, Svizzera 440, Olanda 490,
Inghilterra 530, Belgio 530, Irlanda
560, Italia 690, Francia 718, Austria
940, Spagna 970, Germania 1000,
Portogallo 1630.
Sono dati che fanno riflettere chi
ricordi come, recentemente un sottosegretario di turno al ministero
dell’Interno della Repubblica Italiana ironizzasse sulla sproporzione di
pastori in rapporto al numero dei
fedeli, in Italia. E’ interessante cioè
notare che nei paesi cattolici il nu- —
mero dei preti è, proporzionalmente molto inferiore a quello dei paesi
prote.stanti: ] prete, ogni 150 cattolici in Norvegia (paese protestante);
1 prete ogni 18.000 fedeli nel Guatemala (paese cattolico). Non saremo
certe noi a stupirci di questo fatto;
ci rammarichiamo solo che sìa cambiato il sottosegretario di turno, chè,
altrimenti, ci saremmo goduto qualche altra umoristica interpretazione.
lector
Movimento Cristiano
Studenti
Il Movimento Cristiano Studenti, grazie
all’interesfamento della W.C.S.F. per il lavoro studentesco in Italia, mette a disposizione una borsa di L. IÌO.000 (centodiecimila) equivalenti alla retta di sei mesi
presso il Convitto della Facoltà Valdese di
Teologia (via Pietro Cossa 42, Roma) per
uno studente universitario italiano.
Lo scopo di tale borsa, facilitando gli
studi universitari di tale giovane, è di favorire nel campo stndentedsco la preparazione dì quadri giovanili.
Verrà perciò richiesto un impegno preciso di partecipazione al lavoro di studio,
ricerca e contatti che il Movimento svolge
a Roma.
Inoltre il vincitore concorderà con i Pro.
fessori della Facoltà un programma di preparazione teologica elementare.
Documenti richiesti :
1) Indicazione della Facoltà cui il candì,
dato è iscritto;
2) Certificato di maturità, con voli, nel
taso che lo studente sia iscritto al 1° anno
di università, tertiflcato attestante i voti
riportati nel precedente almo accademico
i:i caso diverso;
3) Lettera di presentazione del pastore.
4
I
« —
L’ECO DELLE VALU VALDESI
*1 * Ld GidvvavePÎûL
2. • fti-ic olii tiaVioUti
i - SViaotoL
h • Co.sïu.2fc
5 • ft'iua'i.aL
t - Foavvo-t i.
]■ * Rdwiasse.
^liís- Ptatu-so.
8 - CÌCLuti
: 0 r-'^Coino»^
N. 1 : Casa natia di Giosuè Gianavello, nato nel 1617.
N. 1 bis); L’abitazione dove visse l’eroe di Rorà. La Tavola Valdese
acquistò un vano, dove sono conservati alcuni ricordi e in
fondo alla quale è scavata una piccola grotta con la scritta;
W. G. G. (Viva Giosuè Gianavello) con la data; 1660.
N. 2 : a Bric dei banditi » rifugio supremo degli eroi del 1655
con il cc pertugio dei banditi » che consentì ai Valdesi di
sfuggire, a varie riprese, al nemico infuriato. H numero
indicativo è sulla roccia alla quale si accede dal sentiero
proveniente da Rorà e dalla Gianavella.
N. 3 ; La cc Svirota » ; era un tronco d’albero che si poteva far
' girare rapidamente su di un perno. Era un gioco di bam
bini con il quale Gianavello, facendo girare quattro uomini, dava l’impressione al nemico che il numero dei difensori era stragrande. Il gioco è stato ricostruito appositamente per i visitatori. Vi si accede da Rorà, passando lungo la strada che costeggia la Colonia torinese e che conduce al colle di Cassulé. La « Svirota » è nei pressi di Rocca Ronssa.
N. 4 ; Colle di Cassulé. Vi si accede da Rorà lungo la strada che
porta a Valanza. Quivi Gianavello inflisse perdite notevoli
al nemico che saliva da Villar Pellice, durante il secondo
atto del tremendo dramma dell’aprile-maggio 1655. Il nU'
mero è visibile su di una grande pietra, collocata sul colle
N. 5 ; Bruard. Contrafforte impervio dove è visibile la roccia prò
spiciente im pauroso abisso. Nelle vicinanze trovasi il ri
fugio di Gianavello, al quale si accede per un sentiero ap
pena segnato. Vi si giunge da Piamprà o dal colle Cassulé
N. 6 ; « Fornaci ». La storica località, lungo la strada che porta
alla cascata e dove Gianavello respinse il nemico, nel primo atto dell’epopea del 1655.
N. 7 ; Ramassé; località dove sorge la scuola dei Rumé e presso
la quale avvenne la strage dei Rumé nel quinto atto del
maggio 1655.
N. 7 bis) ; La Pertusà : situata in prossimità dei Rumé e dove esiste
una buca per le segnalazioni nei momenti del pericolo.
N. 8 ; Ciapel; località situata non lontano da « Peyret » dove un
reparto delle truppe nemiche fu sgominato. Al disotto si
trova il « tumpi ’d Gratin » dove trovarono la morte alcuni soldati, sempre nello stesso combattimento.
Il Congresso deirA.I.C.E.
Il 9 agosto, con una meravigliosa giornata di sole, ha avuto Inogo a Frali l’annuale
congresso dell’A.I.C.E. (Associazione Inse.
gnanti Cristiani Evangelici), L’ampio salone dì Agape era pienamente sufficiente ad
accogliere i congressisti, che sotto la presidenza del presidente prof. Giorgio Peyronel, iniziarono i lavori alle ore Ì0,30 anziché alle ore 10 come da programma ; il tradìzionale quarto d’ora si sta allungando,
del resto siamo in estate e si sa che col
caldo ] corpi sì dilatano!
11 presidente comunica anzitutto l’ordine
del giorno del congresso in modo da procedere con ordine nello svolgimento dei la.
voti. Egli dà quindi la parola alla signorina Evelina Fon», la quale con una, relazione breve ma succosa espone quale è stata
l’attività dell’organizzazione durante l’anno, quali iniziative sono state prese. Fra
queste viene rilevato il corso gratuito di
preparazione agli osami di. concorso per
maestri e maestre, dato dai professori Gino
Costabel, Roberto Jouvenal e Maestro Thei
ler, ai quali viene espressa la riconoscenza
dell’assemblea.
Quanto alla questione dell’insegnamento
del francese nelle scuole elementari viene
preso atto deUa autorizzazione ministeriale
secondo la quale a partire dall’anno scolastico 1955-56 esso sarà inserito come mate,
ria facoltativa e fuori dell’orario normale,
ma cogli stessi insegnanti delle classi quan.
do siano in grado di dare detto insegnamento.
Segue la relazione finanziaria fatta dal
Cassiere Maestro Dosfo, da cui si rileva che
purtroppo i doni per le borse di studio sono stati quest’aimo di minor entità dell’almo precedente senza tuttavia pregiudicare per quest’anno almeno la possibilità
di assegnarle.
Viene poi aperta la discussione delle due
relazioni, quella morale e quella finanziaria, seguendo l’ordine delle questioni quali esse si presentano nelle relazioni stesse.
La questione stampa fu uno degli argomenti più discussi: si lamenta come già iii
passato che per mancanza di mezzi non si
possa avere un organo proprio dell organizzazione e che conseguentemente si debba aver ricorso a ripieghi su cui non tutti
sono d’aecordo. Si apre pure una discussi©,
ne sulle sezioni regionali che non paiono
funzionare molto bene, forse non hanno
ancora trovato un loro prograinma e quindi sono generalmente poco attive e rivelano poco mordente. Viene pure notato con
rincrescimento da qualcuno che non esiste
una sezione AlCE in Sicilia, dove gli insegnanti evangelici sono molto numerosi.
Si è pure notato che all’infuori dei Vaidesi le altre denominazioni non danno un
grande apporto alla organizzazione, pare
in ragione del piccolo numero di insegnan.
ti che esse forniscono.
Come attività generica il prof. G. Feyronel vorrebbe vedere un maggior contatto
(olle comunità; gli insegnanti, dice, dovrebbero essere in certo <pi®l medo elementi catalizzatori e neUo stesso tempo elementi propulsori, ispiratori e creatori di
nuove iniziative ed essere sempre vigili e
notificare agli organi competenti tutto quel,
lo che neUa scuola può essere un’infrazione aUa libertà religiosa.
Si è anche discusso sul modo migliore e
più opportuno di stringere rapporti con
analo^e istituzioni dell’estero e di valoriz.
zare la loro stampa, ffa cui venne fatta spe.
ciale menzione di una rivista francese FOl
ET EDUCATION, che pare pubblica articoli di valore che potrebber<> essere tradotti c pubblicati dai nostri giornali ed escici,
lare cosi un’influenza che andrebbe oltre i
membri dell’AlCE. Si tratta di argomenti
allo studio su cui non è possibile prendere
deliberazioni definitive.
Malgrado certe lacune e deficienze sì può
riconoscere che l’organizzazione compie un
lavoro utile ed efficace, ragion per cui viene espresso ai membri del Consiglio Direi,
tivo la viva riconoscenza dell’assemblea.
A conclusione del congresso vengono fat.
te le elezioni del Comitato di direzione nel.
le persone dei seguenti: Froff. Giorgio Feyronel e Roberto Jouvenal, Signorina Eveli.
na Fons, Signorina Fiorentine Arnoulet,
Signora Lucilla Jervis, Maestro Dosio, già
tutti nel passato Comitato, e signorina Ethel Donnei in sostituzione della signorina
Liliana Fons dimissionaria.
In margine al congresso i partecipanti
hanno avuto l’opportunità di udire due inglesi parlare di un esperimento di vita comunitaria su basi strettamente cristiane. La
loro esposizione suscitò un vivo interesse e
provocò non poche domande.
Ad Agape che oltre al locale ha provveduto ad allestire il pranzo, i nostri vivi rìn.
graziamenti. __________________ L. M.
Offerte prò Borse di stadio
(5® elenco)
Jalla Ada (Ivrea) L. 200 Gardìol Ive
(Milano) 200 — Raima Elsa (Fomaretto)
1.000 — Long-Long Vera (Finerolo) 1.000
—■ Sommani Lina (Fomaretto) 1.000 —
Jervis Lucilla (Firenze) 500 — Gay Marcella (Finerolo) 1.700 — Dosio Trento (Fra(Frarostino) 500 — Giacone Giorgina (Torino) 1.000 — MeiUe Silvia (Milano) 500
— Borsalino Angela (Como) 2.000 — Ferrerò Mario (Torino) 5.000 — Geymonat
Elena (Torre Fellice) 500 — Gay Arturo
(Germania) 2.000 — Gardiol Frida (Trieste) 500 ■— Jourdan Ida (Torre Fellice)
1.000 — Tourn Flora (Ventimiglia) 200 —
Bounous Olga (S. Germano Chisone) 1.000
— Cari Elsa (Torre Fellice) 1.000 — Bou(hard Davide (Torino) 1.000 — Costantin
Germana (Ferrerò) 200 — Ugolini Vittoria (Ròrà) 1.000 — Rapetti Romilda (Milano) 700 — Rivorrò Fellegrini Ugo (Torino) 10.000 — Beux Maria (Torre Fellire) 1.200 — Grill Bleynat Mariuccia (Frarestino) 2.000 — Chentre Assely (Inverso
Pinasca) 500 — Revel Ilda (Torre PeUice;
1.500 — Arnoulet Fiorentina (Torre Pellice) LOOO — Botturi Guido (Torino) 10.000
■— Jervis Laura (Torre Pellice) 500 — Vay
Maria (Torino) 100.
Le offerte si ricevono sul c. c. n. 2.40715.
intestato al M.o Desio Levi Trento - Via
Prarostino - S. Secondo di Finerolo (Torino).
.1
Museo Storico Valdese
Si rende noto al pubblico che il Museo
Storico Valdese in Torre PeUice è aperto
al pubblico per il mese di agosto nei giorni seguenti:
Domenica, Martedì e Giovedì dalle ore
15,30 alle 18,30.
Ingresso libero.
21-26 agosto 1955
Settimana Teologica
ad Agape
direttore : prof. Giovanni Miegge
—-----------
Tema: Psicologia, psicoterapia e teologia. i "
La « Settimana » esaminerà il problema dei rapporti tra la psicologia
e la psicoterapia da ima parte, e la
teologia, o più genericamente una
concezione cristiana dell’uomo dall’altra, nei suo^ aspetti teologici e
pratici. Il programma dei lavori comprende una serie di studi psicologici
e di studi biblici. Per la prima parte presenteranno relazioni il prof.
Georges Crespy (Montpellier) su
« Théologie et psychologie en présence du problème anthropologique »; il dottor Paul Tournier (Ginevra) su « La conscience du péché
et les sentiments de culpabilité obsessive »; il dottor Alberto Giordano (Roma) su « La religione nella
crisi dell’adolescenza ». Gli studi
biblici saranno tenuti dai pastori
Giorgio Girardet, cc Dio mi ha detto » (linea della Parola di Dio e della vocazione cristiana in rapporto ad
una antropologia cristiana); Franco
Davite su cc La coscienza del peccato
nella Bibbia »; Alberto Ricciardi su
'c L’interpretazione della malattia
nella Bibbia »; Georges Paschoud
(Losanna) su cc La guérison de la maladie dans la Bible ».
Quota di partecipazione a tutto il
Campo: lire 3.700 più 300 di iscrizione. Per chi partecipa solo cjualche giorno, quota giornaliera di lire
800. E’ intenzione di organizzare un
campo a parte, contemporaneo, per
i figli dei partecipanti, onde offrire
la possibilità di venire con le famiglie.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla Segreteria di Agàpe,
Prali per Perrero (Pinerolo) (Torino).
ùltimi arrivi alla Saudiana
Luigi Santini
Alessandro Gavazzi
L. 800
Eugenb Forbet
Hâtas d’un Presbytère
L. 960
Marc Boegner
La Chrétien et la souifranee
L. 600
80 Canti della montagna
con musica
L. 400
Ordinazioni alla Libreria Claudiana - Torre Fellice (Torino) - c.c.p. 2-17557
Le figlie: Lina col marito Matteo Sodano
e bimbe Ada e Elda da lui tanto amate :
Ida; i cognati Paolina e Enrico BenechProchet e la fedele Maria, commossi per
tutta la simpatia ricevuta nella dolorosa
prova che li ha colpiti colla dipartita del
loro caro
LUIGI PISTON
di anni 78
riconoscenti ringraziano i Sigg. Pastori Juhier e Bertinatti, il Dottor Gardiol che lo
curò tanto amorevolmente, i signori inquilini, i vicini di casa, tutte le persone che
lo circondarono di affetto e premure e furono di aiuto prezioso e quanti con scritti
o di presenza ai funerali che le furono di
conforto nel loro dolore.
Luserna S. Giov. - Alle Croce - 4 Agosto ’55
VALLI NOSTRE 195 6
Fino al 15 Settembre la Libreria Claudia,
na riceve le prenotazioni per il calendario
Valli Nostre 1956. Frezzo di prenotazione
L. 210 la copia oltre le spese postali.
Non si assicura la fornitura per chi non
si è prenotato in tempo.
Direzione e Redazione
Frof. Gino Costabel
Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Fubblicazione autorizzata dal Tribunale di Finerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. o. A.
Torre Fellice (Torino)
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(1872). Adresser a Libreria Claudiana Torre Fellice.
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