1
*fr
i»!ssizsi> ti»w35c5.‘ì.:-::c«.’ìi5i
(.1 domirilio
Toliuo, per vili anno !.. fi,00 L.7,00
— I>er sei mesi » 4,00 « 4,‘iO
Per le proviucie e l’esleru Iraiico >ino
ui l'onllni, liii anno . . f,. 7,i0
per sci m<'si , i> 5,iì0
A/kSsùovtì; OS £v à'/inif
Si'gut’ntio la Tcrilà nella cnrilà
Efks. IV. 13,
La 1) r.iiiiiiie ileli.i liUONA NOVELLA è
in 'i'orinii, cn.':i 1! 'iiora, a capo del Viale
d'-l i!r, N’12, piauo3 '.
Le assfciazioni si rii‘L*vuiiii dulia Direzione
del Cit.inale, o da CLACOMO RIAVA
^ ia dL'lla Prowidenz'i N“ 8.
GH Associati ileUe Pruvincii' iiolraiimì jirorredersi di' un riu/lin postale,
ini'iu.'iJulo [ranco alla Hiicziuììt:.
Srutalc attentato aila liùerlà gì cosrienra. lE. - - Critico, defili ii^vaisgeli di A.
X^ìc^nchi-Giovìiài. Vili. — La della BiLl/ia ìVa i — Lettere
mlorxio a5io Spirito rcìigicso in Hisiliu. —T zterpeUanze ai C<;ttoHoo. — Visita di
a'i^unc chiese in Koma. -— La pastorale di Moiisignot Charvaz. — Una interpellanza del Cattolico. — Wotirie ieHgiore. — Cronach^'lta politica.
BiìlilUE ATTUTATO AIL,\ yBEUTÀ i)i COSCI
il.
Noi 11011 alibiiiiii',) l'oiisiderat:! fin
qui r intoHeninza se non die in se
stessa, ci resla a coiisiilcrarla nei suoi
effetti. Liio degli eifelLi de!!’ into'lerariza è (lueìlo di gettare tal lurbaineiito negli animi da impedire ogni
sorta di esame in nìaleria religiosa,
ed in conseguenza rendere l’uoinu u
iudiireivnte o ipocrita. L'uomo non
nasce religioso, mu devo divenirlo
per convinzione. Coloro che ammet
tono il principio, che l'uomo dee \i
vere c moriie nella religione nella
(juale è nato, ainmetloiio tutte le religioni per vere, lo die è assurdo.
L’uomo dunque ragionevole, se vuole
servir.'! del beneficio della ragione
(lese esaminare coscienziotiamente la
religione nella quale è nato, e se la
trova vera ritenerla, se falsa coraggiosamente abiiaiidonarla ed attac*
car.ii alla vera. Ma questo esame non
2
è così facile a farsi in un paese ove
regni l’InLolleranza. Le persecuiioni,
le dissensioni in famiglia, la perdita
degli impieghi, le ingiurie, gli oltraggi
a cui vanno esposti coloro i quali
abbandonano la religione dello Stato
ritengono una gran parte neH’errore,
e questi tali non avendo il coraggio
di affrontare la persecuzione, divengono 0 increduli, o indifferenti, o
ipocriti, eseguendo i doveri di una
religione alla quale più non credono.
Ecco il primo effetto dell’intolleranza.
E un cristiano polrà dire che Gesù
Cristo abbia portato tale peste nel
mondo ?
Un secondo effetto dell’intolleranza
è d’ispirare l’odio verso la religione
dei persecutori. L’ uomo è naturalmente nemico di ogni oppressione;
raa quale oppressione maggiore di
quella colla quale gli si comanda sotto
pena di prigionia o di esilio di credere a coso ch’egli ritiene come false ed irragionevoli? Qual’idea terribile deve farsi l’uomo di quei zelanti
farisei che sotto pretesto di salvare
l’anima uccidono il corpo ? Gl’intolleranti stessi quale idea non si fanno
di coloro da essi chiamati eretici o
apostati? Essi li riguardano e gli additano alla moltitudine ingannata siccome tizzoni d'inferno, nemici di Dio
e della socielà: di là le ire, le discordie, le sommosse popolari, le guerre
civili; e tutto ciò a cagione dell’intolleranza. Gesiì predicatore di pace,
di amore e di carità, ha potuto mai
predicare l’intolleranza ?
Un terzo effetto dell’intolleranza
religiosa è l’incredulità. Come difatti
si può credere divina quella religione
che arma la mano del fratello contro
il fratello, che alza i roghi, e che perseguita coloro che hanno la disgrazia
di non avere le convinzionr o vere o
finte dei persecutori? Apriamo ifasti
del clericalismo da Costantino in poi,
e vedremo che non vi è stato secolo
in cui r intolleranza clericale non abbia versato a torrenti il sangue dei
cosi detti eretici. L’uomo ragionevole
si persuade facilmente che la religione predicata in tal guisa non è la
religione di quel Dio che ha creato
l’uomo libero, e l’abhorrisce ; impedito dai persecutori dall’esaminare la
religione perseguitata, cessa da ogni
studio religioso, e diviene incredulo.
Se la religione di Gesìi Cristo ordinasse la persecuzione, ecco quale risultato avrebbe ottenuto.
Finalmente un quarto effetto della
intolleranza è che i persecutori usurpano i diritti di Dio sulle coscienze.
Dio ha creato l’uomo lìbero, e gli ha
dato una coscienza affinchè possa
giudicare del bene e del male, ma gli
intolleranti tolgono all’uomo questa
preziosa libertà: essi violentano le
3
coscienze, vogliono imporle leggi coniro le proprie convinzioni, e vogliono
che l’uomo sia empio operando coniro la propria coscienza : vogliono
die l’uomo segua un culto cbe nella
propria coscienza ritiene per idolatra.
Allorché Iddio vuole convertire un’
anima ne rischiara dapprima l'intelletto, e le fa conoscere il vero, poscia
le dà il coraggio di abbracciarlo. Che
gli intolleranti seguano quest'ordine:
predichino pure quella ch’essi credono la verità, e lascino a Dio la
cura di convertire quelli cbe essi credono nell’errore: imitino la condotta
di Dio, non quella di Maometto.
È dunque evidente che l’intolleranza vuoi ne’ suoi principii, vuoi ne’
suoi effetti, se si consideri sotto 1’ aspetto religioso è una empietà. Che
di tale empietà sieno capaci i clericali, non ce nc maravigliamo punto :
essi ci sono assuefatti da hen quindici secoli; ma che vi possano essere
in Italia in pieno secolo decimonono
dei governi intolleranti che si dicano
crisliani, mentre il turco stesso è divenuto tollerante, è un anacronismo
lale che non possiamo comprenderlo.
Ma supponiamo per un istante che
il principio d’intolleranza fosse giusto, fosse comandato da Dio, come
Io pretendono i clericali, ne verrebbe
di con.seguenza cbc tutte le nazioni
potrebbero, anzi dovrebbero iibbrac
ciarlo: ed ecco che tulti i popoU dovrebbero armarsi e distruggersi scambievolmente , ed il mondo non dovrebbe essere allro che un campo di
battaglia religioso. Un lai principio
sarebbe per avventura conforme allo
scopo che Gesù Crislo si è prefisso
nel fondare il Cristianesimo, di unire
cioè i popoli uel legame di pace e di
amore? Ma restringiamo la questione
sul terreno evangelico, cioè fra callolici e protestanti. I clericali intolleranti fondano la loro intolleranza
sopra un preteso ordine di Gesù Cristo, e sulla utilità che ne viene alla
loro chiesa per la distruzione de’suoi
nemici: ma lali ragioni varrebbero
eziandio per l’intolleranza protestante.
I proteslanli si credono obbligati più
dei clericali di obbedire letleralmenle
agli ordini di Gesù Cristo, e di procurare l’aumento della loro chiesa:
dovrebbero dunque anch’essi perseguitare i caltolici: ogni setta dovrebbe prendere le armi contro l’altra
setta: i latini dovrebbero essere in
continua guerra con I greci, 1 nestoriani cogli eutichiani, i pelagiani con
i monotelili, gli anabattisti con i sociniani, gli arminiani con i gomarristi, i sacramentari con i luterani :
ma, e che diverrebbe di grazia il
mondo, sanzionato una volta il principio d’inlolleranza? iVoi uou possiamo leggere senza fremere d’orrore
4
la storia dei mali che il clericalismo
intollerante ha cagionato alla religione ed alla umanilii: ma tali barbarie, tali orrori, logicamente parlando, dovrebbero inondare l’inlem
universo se il principio d'inloìleran^a
per diritto divino, siccome lo vogliono
i clericali, venisse sanzionato.
Però quello che vi sarebbe di più
deplorabile in questo caso, sarebbe
che lali orrori diverrebbero iri’imeiliabili, perchè si commettorehbero
dapertutto per molivi legittimi di
coscienza e di religione. E qui appunto si vede tulto l’orrore e tutta
l’empietà del sistema della intolleranza clericale, come continueremo a
dimostrare in un prossimo articolo.
CRITICA DEGL!
DI A. BIANCHI-GIOVIINI
Oltre de’tre teologi menzionati, potremmo ancora citare: l» Atenagora;
2° Teofdo d’Anliochia ini po’più antico
di que’ tre; 5” Taziano discepolo di Giustino Martire, del qual Giustino parleremo nella seguente lettera.
1“ Atenagora (m. verso il Ì77] scrisse
un' Jpologia diretta a M. Aurelio e uu
trattato sulla risurrezione : vi si trovano
molti passi tratti evidentemente dfil N.
T. Si dirà: Ma chi ta che non li abbia tratti
dagli apocrifi? Bisognerebbe provarlo.
Quel che ci resta di questi è cosi diverso dallo stile e dalla forma de'nostri
Vangeli, che non può dubitarsi che un
certo novero di citazioni esistenti nel
N. T. attestano cliiaramente la loro provenienza. 11 sistema di Giovini (che d’altronde non s'allontana dal volgare, malgrado il vivo ingegno dell’autore) può
esser accolto ad un patto die I’ uomo
per isciogliere de' prolilenii si cacci in
ipotesi forzate per evitare una soluzione
naturalissima , nella quale sarebbe costretto a conchiudere, o indotto almeno
a dire : Ecco un ìiliro auitntico^ rilenulo
in tulti i secoli, nel qwde de' teslimonii
oculari mi parlano d'un'epoca, ove Dio
s'è rnanife<:;ato in Cristo. Studiamolo
dunque S’iriumente e vediamo se il cuore
sente, c la mente ò convinta che Cristo è
il Salvalort'.
5" Di Teotilo settimo vescovo (I) di
Antiochia (verso il 1()8), San Girolamo
11) Ognuno sa che ne’ tempi primitivi i vescovi noD erano come ora sodo Fransoni e Ctiarvaj: eran pari aulì anziani detti in ¡¡rccoprcsòiifri,
tla cui passarono a dirsi preti. La medesimezza
tra anziano e vescovo (Em-rzo
770:), risulta da Aiti W, 17 confr. cou 28,
TU. I, S confr. con 7. S. Girolamo dice; ehm
idem crat prcslyíer qui el ejùscopvs, e Calmet nel commento sull’Epist. ai l'ilipp. ìt :
Antiriímenít! il nome di vescovo e quetto di
prete erano comuni e reciproci. Oomandiauio
a quelle care gioie del Callolico e iltU’Armonia,
modello J’ernd¡ziono come di gentilezza ciirialc,
se per conilialtcr.’ questo vorranno servirsi del
sistema di I3ellarniino o di VViseman, chc cioè
nulla è cambiato nella Clilrsa romana , o di
quello di Newman che tutto c cambiato, perchè
intto doveva esplicarsi o svilupparsi? Vojliono
esser bugiardi con Dellarmiuo ( e sempre cuna
licrnlia superiorum et privilegio), o ra/ionalislL
con Newman? Comunque scelgano, il papa chiuderà uu occhio.
5
dice clic aveva composto de’commentari
sui 4 Kvangeli ch’egli aveva letto. All'eiioca di San Giiolamo (morto nel-420)
il Canone era già formato (icr consenso
anche di Giovini: .«e Teofilo avesse scritto
su d'altri Evangeli che i (|uatlro omologuineni non l'avrchbe detto?
3" Taziano scrisse un’opera intitolata
Olà della quale Kuseliio dice
(Hist. Evang. lih. IV)......Taziano ha
fom/jos/o non so qual ctt/i’na (forse armonia I o coilezionedi Evan<jdi che ha nominato iti Ti53ipwv, cioè Evanqelo formato
de’i ¡'angeli, opera di cui ni servono ancora alcune persone. Euscliio mori nt>l
4" secolo (nel óiO) e già ave\a a\nto
luogo il Concilio di Nicea inel 32.i;,
dopo cui si sa ehe il Canone si presenta
stabilmente riconosciuto, salvo che da
alcuni vi avevano duhl i snlTApocalisse,
dubbi che basta leggere quahini[ue più
piccola Ermeneutica -Sacra per farli sparire. Or se l’opera di Taziano esisteva ai
tempi d'Eusebio, non ci avrebbe egli
detto se fosse stata elahoratii su d'altri
Evangeli, tanto più che non nc fa gran
caso ?
Noi non ci lagniamo che uomini, i
quali ammettono per autentiche le o[>ere
di Cicerone e di Tito l,i\io, siano cosi
schizzinosi sull’antenticità del Nnovo Testamento: sappiamo ohe per gli scritli
religiosi la critica si rende or severa or
indulgente a seconda del sistema che il
critico serba a sè sulla religione. Noi
accettiamo la ritrosia dfl sig. Giovini,
ma a patto cho senta l'obbligo di sciogliere
tutte le difficoltà che gli avrebbero reso
aspro il cammino, se avesse voluto scrivere con maggior posatezza. La testimonianza unanime della seconda metà
del sccondo secolo è già uno scoglio ben
didicile a superarsi col suo sistema; ma
ve ne sono allre anteriori cbe rapporterò nella lettera seguente.
Avrai letto nel Cattolico di lunedi le
belle cose delle contro di noi e di Giovini! Per noi, ci siam ricordati delle
parole di G. C. in .Matt. V, M e della
profezia di Paolo nella 11 Tim. Ili,
7 che ricorda l'altra della I allo stesso
Tini. IV, I a j. Per (;io\irii, non bo che
rispondere, nè so iiiilla di ciò che assevera il Cattolico: (juesli però calunnia troppo e spesso : come crederlo tluni[ue sidia parola? Ma iiosto cbe sia vero,
son (|iielli degli argomenti per sostenere
raiitenticità de' Vangeli ? Povero Cattolico! Senza inquisizione c .senza ingiurie non può tirare a\anti la bottega, il
¡1 suo mestiere, nè ve I» possiamo invidiare, comc non invidiamo al signor
Charvaz le suo care pastorali. Con che
gioia ringraziamo il >iÌKnore di vedere
i pastori delle greggie cattoliche degli
Stati Sardi darsi a compor delle egloghe non potendo far delle tragedie ! Mi
meraviglio solo che as.=iimono il tuono
di Melibeo, quando ancora titirescamente
possono dire e con quella santji divozione chc loro 6 propria : Den^ nobis
haìc otia fecit.
LA LETTIIIA DF.LLA BIBBIA
FRA I
PROTESTANTI.
Mentre il (lartito clericale declama
contro la Rihbia e vorrebbe vederla distrutta, anatematizza i suoi lettori e li
regala di titoli che si converrebbero sol-
6
tanto ai pubblici malfattori ; un'altra
scena assai più consolante accade nel
centro del protestantismo in Londra.
Nelle adunanze religiose tenute ultimamente in codesta città vi fu anehe l’adunanza dell'assocciazione dei lettori
della Bibbia. Era presiedala dal vescovo
di Winchester, il quale nel discorso di
apertura espose i preziosi servigi resi
alla religione e alla società in questi
viltimi tempi per la lettura della liibbia.
Espose siccome un numero di cristiani
pieni di zelo percorrcvano.ccntinuamente
i quartieri piii miserabili di Londra, e
andando di casa in casa, disprezzando
gli insiliti e gli ostacoli di ogni genere
che loro si opponevano, facevAno sentire la buona parola di Dio.
Dopo il discorso del presidente il reverendo Spence segretario, lesse il rapporto da cui togliamo I seguenti risultati. Nel solo distretto di Londra i lettori della liibbia appartenenti alla società,
nel corso deU’anno hanno fatto 300,328
visite; è vero che in molti lunghi sono
siati ingiuriali, scacciati, ed anche peggio ; ina pure hanno potuto leggere la
Bibbia a circa 220,001) persone appartenenti alla chiesa anglicana -, a 30,000
appartenenti ad altre chiese protestanti;
a 33,000 cattolici, e a 80,000 persone
che non appartengono a veruna chiesa.
Il risultato di tali letture è stato che
101,333 persone che non assistevano
giammai al culto, ora vi assistono regolarmente; e 150,000 che vi andavano
assai di rado, ora vi sono assidui. Il
segretario aggiunge che se prima accadeva più di freciuent-e che i letlori
della Bibbia fossero scacciati dalle case
ote andavano per leggerla, ora tal cosa
accade più di rado : anzi tante case uelle
quali non si era riuscito giammai a penetrare, e dalle quali lo stesso pastore
ordinario era scacciato, ora si aprono
frequentemente ai lettori della Bibbia.
Codesti zelanti lettori della Parola di Dio
fanno risplendere la luce in mezzo alle
tenebre, e le tenebre stesse in molti
lunghi ricevono la luce. Un gran numero di dame si sono unite per andare
in aiuto aH’oiiera della società, ed hanno
fondato un comitato speciale con fondi
particolari per mandare lettori della Bibbia i più immacolati ed i più immuni da
ogni sospetto nei luoghi più degradati
e più immorali della città,
11 reverendo Gurney prende la parola
dopo il segretario per ¡sviluppare i principii su cui basa la società. In questa
occasione esporremo ai nostri lettori
quali sono i principii di cotesta società,
chc i clericali chiamano eretica, empia
e peggio ancora : ecco questi principii
cbe sono anche i nostri, «La Uibbia è la
base di ogni cristiana educazione. Ogni
cristiano ancorché non consacrato specialmente al ministero evangelico, se
sente in se stesso il valore di qnel
gran tesoro del quale Dio lo ha arricchito per la sua parola, ha il privilegio,
anzi il dovere di travagliare onde fare
parte al suo prossimo dello stesso tesoro».
11 conte di Carlisle insiste aiTinchè si
dia una maggiore estensione all' opera
'della società, e adduce per ragione che
molte persone in quella grande città sono
fuori di ogni influenza educativa, che
molti per mancanza di abiti non osano
di andare alla chiesa ; domanda in fine
che l’opera della società si estenda sui
7
malati, sui vaguliondi, sui prigionieri,
imperciocché anch'essi harino un’aniiiia
immortale. 11 nobile conte pensa che non
vi sieno persone più adattate defili umili
leltori della Bibbia per mettersi in relazione colle classi più umili della socielà e così condurle a sentimenti religiosi. L’opera della società che per altri
sembrerebbe gigantesca sembra piccola
allo 7.elo del nobile conte e dei stioi
compagni di opera. Centoventicinque
sono i lettori occupati dalla società, i
quali travagliano indefessamente tutti i
giorni a leggere la Bibbia di casa iu
casa.
Il reverendo Cadman dà al numeroso
uditorio una idea deH’opera della società
per i suoi elTetti, e prende a preferenza
gli esempi tolti da quella porzione di
popolo più demoralizzato: egli cita i vanlaggi prodotti da questa società nelle
vie le più note di Londra per immoralità. Ognuno sa che in alcune vie di
Londra non si trova che la feccia della
società, ladri, tagliaborse, ricettatori di
flirti, e donne di cattiva vita. Allorché
il lettore della Bibbia si presentava per
la prima volta in tali contrade, era ricevuto con urli e fischi, ed anche dalle
fenestre si gettavano lordure su di lui;
ma gli umili servi di Dio non si .stancavano per tali trattamenti, ed opponendo alle ingiurie la pazienza e la preghiera, dopo quattordici mesi di perseveranza sono giunti ad ottenere i più
felici risultati. Uno di essi è giunto a
mandare alla scuola un centinaio di fanciulli di quella gente. Un altro ha^aperto una scuola domenicale freiiuentata
da circa trecento fanciulli. Un altro ha
aperta una scuola di poveri cenciosi,
frequentata da cento ciiu|uanta ragazzi.
Un allro finalmente ha aperlo una scuola
elementare ove ne sono istruiti duecenlociiiquaDta. Noi domandiamo, la generazione che cresce ora sotto l’indueiiza
della Bibbia, sarà così disordinata, come
lo sono stati i loro genitori? Attendiamo
in proposito una ri.sposta daU’Jrmonia.
E questo nostro articolo serva di risposta
a tutte le menzogne affastellate in un
articolo dal quale abbiamo preso il titolo del nostro nel n. 87 di quel giornale clericale.
LETTERE
inOR^'O \m SPIRITO RELIGIOSO
IN ITALIA,
VII.
Alto clero o episcopato.
Dal corso delle precedenti lettere risultava che la religione coH'atteggiamento chc le presta Roma, diventa una
vera istituzione sociale ; ella cessa di
appartenere esclusivamente allo spirito
e di costituire il rettaggio della coscienza, per mirare al mondo ed al
predominio sulle moltitudini.
Da qualunque dato si voglia partire
si giunge sempre alla medesima conclusione, od alla scoperta di questa verità
di fatto. Portatevi nel bel mezzo della
società, interrogate l’opinione pubblica
e ne acquisterete più saldo convincimento. Osservate la posizione del sacerdote, di quest'uomo singolare che non
si attacca al mondo per i vincoli comuni e naturali della famiglia, egli vanta
un carattere il quale lo differenzia dagli
altri uomini, e lo solleva sopra l’orrti-
8
naria condizione ; si è costituito il privilegio di un ozio beato, puarda la ift>cietà con iliflìdenza e come armala
contro le sue dultrine, ed infesta^ alla
sua missione. Questo essere che si proverbia nel pubblico e si venera dall’altare, vedrà domani inginocchiato a'suoi
piedi tal uomo di cui si udi ieri suonar
neU'orecchio if sarcasmo irrisore; gli
si attribuisce cd ajipone l’ozio a colpa,
mentre si cospira a mantenerlo iu uno
stato pccpziouale cd a pascerlo lautamente; lo si accusa di far della reiiitione
un mestiere , mentre gli si acrortlano
juivilegi che incoraggiano la concorrenza c SI continuano le ricche oll’erte,
fonte di non sudati guadagni.
D’onde (¡uesta contraddizione ? Si ri cade sempre nel primitivo princijiio,
dacché la religione uscita dal dominio
deH’individuo assunse una speciale forma di ordinamento, di leggi e. di azione
esteriore.
Parlando del clero , quantunque j<er
le rasioni discorse comune ne sia e sino
ad un punto la condizione, pnre fra
l’alto clero ed il basso clero è da farsi
una distinzione, la (piale esiste nel .alto
delle loro relazioni reciproche, e specialmente in ([uel legame chc pone l’episcopato in una speciale dipendenza
dal potere civile e dalla corte di Homa.
Sebbene neU’episcopato si riconosca di
diritto li potestà d'ordine e l'interna
giiirisclizione , pure nella realtà queste
due prerogative si risolvono in nulla.
Chi resta sempre il giudice infallibile e
quindi inappellabile della dottrina ? Il
Pontefice ; nè al vescovo altro rimane
fuor che chinare il capo ai decreti di
Homa ed uniformarvi In coscienza ; il
diì isarnento di opporsi sareblie follia,
avvegnaché ad esso manchi la forza e
l’ascendente necessario per impegnarsi
in una lotta nella quale abbandonato a
B3 solo verrebbe prontamente represso.
Nel fatto poi essendosi Koma riservata
in modo esclusivo l'esterna giurisdizione, e' conferendo coll’esercizio di tale
diritto ì'cpisco|)ato, essa impartisco un
vero favore a colui che fra i suoi devoti eleva a tale dignità , lo vincola a
sè col beneficio, e se ne asiecm a una
piena ed illimitata devozione.
L'epi.copato diviene in reallà nelle
• mani di Pioiua lo struTnonlo pi j possente cou cui ella esorcitii sui popoli la
sua autorità, in (juclio essa trova gli
esecutori fedeli de' suoi ordini, e i difensori della sna potenza, ehe è pnre della
loro sorgente e sostegno.
i):iesta armonia è divenuta una necessità dopo la lìiforma c dopo il Concilio di Treiiio, Sorge appena una diflìcoltà , si eleva un leggero scalpore ,
succede un urto d’autorità '/ Roma tace,
lascia che, l’efTprvescenzd prima ceda il
luogo alla pai'ata ragione ed agli argomenti di meglio calcolali interessi ,
quindi fa udire il suo (H'acolo, la calma
rilorna, c il .-no trionfo è completo.
La scissura non è cosa immaginabile
in quel potente ordinamento ehe vincola ni capo supremo i principi della
gerarchia romana , il loro accordo e
l’obbedienza a (¡uel capo sono questioni
di vita e di morte, nè essi torranno per
un vano puntiglio o per un religioso
inicresse di appiccare una lotta da cui
spunterebbe la libertà di coscienza , e
l'aiTrancamento dell'individuo dalla casta
sacerdotale.
9
Ma l’cpisfiopalo si trova in altra non
mono griivo itipenih'n?,;! ; implicato nelle
istituzioni civili e nculi inlerosbi sociali
esso trova un altro legame nello Stato
politico particolare , nel (|iialo esercita
la sua j;iuris(li/.ione ecclesiaslica. L'italia corae è (loliticamente lli^i^a, oblieilisce solo in piccola ¡arte al [liitcìc
temporale di Roma. Nef-'li allri Stati il
potere civile parti‘!;i|ja |tÌLi o meno larL'anienle alla nomina dei vescovi, sia
proponendo ^li individui da ciegfrersi,
.sia col ri.iprvarsi il diritto di confermare
l'eletto della Corte rom.ina. l.a potenza
relativa di (¡ue-sli varii Stali asserurn
anche il iirado di inaf:i!Ìore fedeltà ed
attaccamento di (|iies!i fletti al froverno
civile. Tremanti ed oi.Ledienli nelle ]irovincie sofiaelte all Aii.'tria , opponenti
nel Fiemont.'. servitori di Jìoma iu To.•icana, .sono perfcttamenlc d’accordo
colla potestà civile a Napoli , ove per
))roprio e i>er ¡¡.'oveniativo ititeresse divennero stromcnii d‘a.=ioliilismo, d'iguoranza e di iiersonale ricchezza.
Del resto l'episcopato ipiantunque in
Italia serva diversamente tdi interessi ed
I fini dei diversi .Stati , conviene riconoscere tuttavia che la prima ohhtdieiiza
esso sento di doverla a Roma di cui
protegge vivamente f:li interessi , e se
la forza noi fa tacere disi)ie,sa un atlaccanicnto al suo centro . i>iù costante e
deciso che altrove non manifesti.
Una tale verità è resa ancora più evidente dalla considerazione dei fatti. Se
si osserva la vicina Francia, vi troviamo
il clero stipendiato daf {loverno ; un tale
sistema non ha riscontro nella l’enisola,
forse non è possibile l'introdurvelo e
■stimiamo vi si opponjiano due valide
ragioni. 11 cl^ro non è mai entrato in
lialia in una opiiosiziune con Roma,
nè vi suscitò e mantenne (jUidla s|iecie
d'antagonismo ehe il clero francese formnlò ni i privilegi ecclesiastici nazionali
conosciuti sullo il nome di libertà gallicane. A voler perdurar^“ iu tale stalo
(roppo.=i;;ione il clero di Francia dovette
stringersi all’antorità civile cd invocarne
il protettorato, colla (|ual cosa si poneva
da sè in una morale dipendenza la quale
(loteva , come |iij lurdi nvveune, produrre il disegno ili fare degli ecclesiastici altretlanli slipendiati del governo,
con che quiflo li K'gava alla propria
.sorte, ne faceva aÌjLracciare gli interessi,
se ne assicurava l'olLedienza.
hi Italia per lo contrario l'armonia,
col supremo Capo ecclesiastico fu perfetta , il clero .-1 tenue strelto a llomu
e riconobbe nella salvezza e difesa di
quella riposare l'integrità de'proprii interessi, godelle quindi uua maggiore indipendenza dai govrnii, iiiirìi ad influire
su essi come superiore e uou come chi
ne invoca il patrocinio; ove l'esercitare
iin'iuiluenza turnava impossibile , esso
si tenue nel più slretlo e priKiente riserljo, come avvenne uelle proviucie
italiane signoreggiate daH'Auslria, o si
mostrò ostile alla costituzione polilica
come esso fa da cinque anni negli Stali
S.irdi.
Onesta posizione rese, come diceva,
impossibile lo stipendio del clero , il
quale d’altronde io giudicherei gravissimo errore, senza dire quanto sconvenga
al concetto stesso della Divinità, osservalo an;:he secondi i soli principii di
filosofia; poiché non può a meno di
sorgere nn grave dubbio nella coscienza
10
intorno al fine di questo stipendio, che
a senno di ciascuno non altro può significare se non che la Divinità salariata
nell'interesse della terra.
Passatemi una tale osservazione quantunque estranea a quanto io mi sono
strettamente obbligato di parlarvi.
L’episcoiiato servo di due autorità,
stromento di religione e di governo, è
forse la parte della gerarchia che si trova
pii!i esposta ai contrasti dei diversi interessi a cui ser\e ; i danni di questa
anomalia perniciosa divengono ogui di
più manifesti, e la separazione del concetto religioso dal civile si va lentamente
operando negli spiriti.
Questa idea confusa dei fini la quale
era nelle credenze e nelle vecchie abitudini italiane, di giorno in giorno si
cancella. La venerazione cieca vien meno, l’autorità un di superba e temuta
dell’alto clero, oggi ò appena avvertita
dalia società civile, ed essa ora si fa
sentire e si aggrava soltanto su chi le
è inimediataracnte soggetto; l’inditferenza ed i lumi I’ hanno spogliata dell’antico prestigio. Lo spirito religioso
alquanto si solleva , e come il popolo
non lo può fare che rinunciando alle
forniole materiali ed alle pratiche esterne
e non comprese , così esso nella sua
fede fatta più pura accoglierà im dì la
ragione della verità spontanea ed eterna.
Io mi riservo a parlarvi più largamente
nel seguito di codesto fatto grave ed
interessante, il quale per ora mi limito
ad accennarvi ; cosi dalle cose che verrò
discorrendo vi apparirà che comunque
bene ordinati e potenti sieno ancora i
vincoli per cui si regge l'autorità di
Roma, pure ella riposa sopra un equi
voco che ne li allenta e fiacca ogni giorno
più , di modo che inevitabile n'è una
più o meno tardiva dissoluzione. La verità si apre la via attraverso il velo
degli antichi errori a dispetto degli interessi, alla cui difesa vegliano la forza
e i sofismi di scrittori venduti; ma il
Vangelo è una perpetua vittoria dello
spirito sul mondo materiale, e ciò giustifica la vostra fede nel suo finale trionfo.
ll\TE!U*ELL;\AZE AL CATTOLICO.
Cotesto giornale nel suo N" 1162
annunzia e raccomanda un opera intitolata IL GALATEO CEISTIANO, e
onde raccomandare meglio ai suoi
lettori quest’opera, ne riferisce alcuni
brani che noi trascriviamo.
« Dobbiamo nel inondo trattare
con altrui, menare una vita comune
con essi, perciò dobbiamo essere verso
di loro moderati, mansueti, tolieranli,
cortesi dolci, trattabili e sociabili, non
già altieri, intolleranti, iscortesi ed
insociabili ».
<1 Quegli solo è vero crisliano che
è d’animo moderato, mansueto, tollerante, dolce soflerente ecc.
Noi domandiamo ora al Catloìico,
come concilia egli questa sua predica
di tolleranza e di mansuetudine colle
ingiurie clie scaglia couUnuaniente
coniro di noi e contro di altri.?
Nel N“ 1165 delio ste.sso giornale,
11
in un articolo inlitolato La fede ou
TODOSSA DELLA RlSSIA E SUA DIFESA,
leggiamo le seguenti parole.
» La fede russa ò fede morta, essendo una fede scismatica staccata
dalla vite che è fiesù Cristo ».
Noi abbiamo lelto più volte queste
parole, e non ci possiamo delerminare
ad intenderle nel loro senso naturale,
tanto ci sembrano empie ; perciò domandiamo al Cattolico la seguente
spiegazione. Gesù Cristo che è la vite,
sarebbe egli innestato nel papa? In
questo caso il papa sarebbe più di
Gesù Cristo. Attendiamo una risposta
netta, decisiva, senza sotlerl'ugi, e secondo le regole del Galateo crisliano.
VISITA
01 .ILCLiMi CHIKSK
IX Roma.
Ih molte chiese di Roma vi sono delle
madonne (in piltura s’inlende) che (ìiconsi fatte da s. I.uca, o si narrano sul
conto di tali pitture delle storielle miracolose, che sono credute dal popoletto
che accorre in folla a portare doni e
messe alla madonna miracolosa. Noi clic
non amiamo di rinfacciare ai clericali
le menzogne che spacci,ano di viva voce
nia che preferiamo confonderli coi pubblici documenti, traduciamo letteralmente dal latino un’iscrizione scolpita
su! marmo che si trova nella chiesa dei
ss. Domenico e Sisto al Monte-Maguanapoli, nella quale si spie^ la storia
della madonna miracolosa che è iu (|uell!i
chiesa. Ecco le parole deU’iscrizione.
Il Qui, aH’altarc maggiore si conserva
(]uella imagiue della li. V. Maria che fu
disegnala da s. Luca evangelista, ma che
per virtù divina ricevè il colorito e la
liellezza. Fu per lungo tempo .idorata
in Oriente, finalmente fu portata in Koma da un angelo, e restò nascosta per
qualche tempo non lontano dalla casa di
tre fratelli, Teuipolo, Servolo, eCereolo
che erano venuti da Costantinopoli, e nascondevano l’imagine miracolosa. Finalmente un giorno mentre Tempolo dormiva, una voce gli si fece sentire dal ciclo,
e gli ordinò di portare la santa imagine
nella prossima torre di s. Agata, e quivi
esporla al puhhiico culto. Allora la grazia del cielo corrispose ai voli dei mortali, e diede il nome di Maria di là dal
Tevere, al luogo ov’essa era; fino a che
Sergio 111 indotto dal falso zelo di alcuni, decretò che fosse trasferita al Laterano. Fu ordinata una solenne processione, e mentre lo monache piangevano
per la perdita di un tanto tesoro, la processione giunta ad un luogo che si chiamava splenis, tutto ad un tratto il cielo
si coprì di nubi, il tuono muggiva,
guizzavano le folgori e mentre tutti erano
stupefatti, i facchini che portavano l’immagine rimasero immobili e come fìssi
in terra. In tanta angustia si corre dal
j)apa il quale attonito si presenta all'istante sul luogo, e dopo di avere pregato con gran fervore, prese dai facchini laimagine, ed egli stesso la portò
colle sue mani al Laterano. Ma nuovi
miracoli si aggiungono agli antichi.
Giunta la notte, l’imagine fu miracolosamente riportata dove era stata tolta,
12
e il dolore delle buone suore fu volto
in letizia, l’apa Sergio attonito a questa
notizia corre sulùtameute al monastero,
ed interrogata diligentemente la badessa
seppe che in mezzo di una furiosa tempesta, nella notte mentre le suore piangevano la loro perdita e pregavano Dio,
da una finestra videro entrave la celeste imagine, la quale si rimise al suo
posto. Provata la cota, il papa condannò
il suo decreto, cantò la messa in quel
luogo, diede alle monache un sacro pet'ulio, cd ai ricchi tjuella chiesa con doni
c possessioni. Questa è quella sacra immagine, che san Gregorio Magno ( siccome narra s. Anloziiud) portò in processione per Roma, e che liberò la città
dalla peste. In quella processione si vide l’angelo nunzio di pace sulla cima
della mole adriaua chc ordinava di cantare la Regina Grcli. Quiiidi per molti
anni la sacra iinagine elibe culto in Trastevere, fino a che per ordine di Onorio MI il patriarca s. Domenico avendo
trasferite le monache a s. Sisto, portò
egli stesso devotamente la s. imagine,
ed aflincliè non fosse fatta ingiuria alla
religione fece voto, che se mai In s. imugine foss*e tornala ov’era prima, am.be
le monache vi sarebl)ero tornate non
ostante il comando del papa. Questa traslazione accadde il febbraio 1219
nella prima domenica di quaresima.
Quindi fu trasferita qui siccome in una
parte più frequentata e più salubre di
Roma il 7 febbraio iri73 ».
E poi ci dovremo meraiigliare di
qupllo che raccontano i clericali di Torino? Non sono che deboli copie di
quello che in Roma si legge nei pubblici marmi.
■\ proposito d’imagini miracolose una
iscrizione in marmo che esiste nella
chiesa di s. Pietro in Vincniis, ci dimostra quali sieno i tesori di Koma in
C|iiesto genere. Esiste in detta chiesa un
altare dedicato a s. Sebastiano colla segifente iscrizione.
'< A .San Sebastiano martire scaccialore della pestilenza ».
tc L’anno di salute DCLXXX una giare
e perniciosa pestilenza invase Roma per
i tre mesi di luglio, agosto e settembre.
Tanta era la mollitudine dei morti, che
nello stes.so ferclro erano mescolati i cadaveri dei padri, delle madri'coi figli,
dei fratelli colle sorelle, e tutti i luoghi
erano ripieni di cadaveri. A maggiore
terrore si aggiungevano miracoli notturni: imperciocché due angeli uno buono e l'altro cattivo percorrevano la città,
e il cattivo con uno spiedo alla mano
percuoteva le porte, e quanti colpi dava,
tanti in (¡uella casa erano i morii. La
malaltia durò fino a che avvertito un
sant'uomo, disse chc il flagello cesserebbe (¡uando nella chiesa di s. Pietro
in Vinculis si fosso consacrato un altare
al marlire s. Sebastiano. Lo che appena
eseguilo, la peste, come se fosse stata
s|)inta con uua mano, ce.s.eò jj.
Noi non possiamo comprendere come
con tanti tesori Roma sia afflitta e miserabile peggio dei ¡>aesi protestanti cbe
nou hanno tante ri.^orse. Ce ne favorirebbero una spiegazione i reverendi delVArmonìa'ì
LA PASTORALE
Di SI0i\Sl<{;i\0!l CHAllVAZ
Ci eravamo proposti di analizzare cotesta celebre pastorale che ci fa cono-
13
soere die il persecutore dei Valdesi è
sempre lo stesso uomo, sei bene avesse
simulati sentimenti più miti ; ma l'analisi di una pastorale tessuta ila cima a
fondo fii menzogne non poireiji e essere
pubblicata nel nostro piccolo giornale,
non essendo co?a da farsi con brevi
parole ; perciò uno dei nostri oollaboratori essendosi preso l'incarico di esaminare coscieuziosainento le asserzioni
di Monsignore. sta preparando una risposta i di cui primi foglirlli sono gii
sotto i torchi, e fra breve sarà pubblicata per intero. Non è più il lempo nel
quale .Monsignore poteva calunniare impunemente i Valdesi, percbè questi non
potevano rispondere : ora grazie a Dio
ed al magnauiino Carlo Alberto noi siamo
cittadini come gli altri , la nostra religione è tollerata, e noi aMiiamo il diritto , anzi l’obbligo di difenderla : la
libertà della stampa è anche per noi ,
e ce ne sapremo servire nei limiti della
legge die noi rispettiamo non solo per
timore, ma per coscienza.
Intanto diamo a Monsignor Charvaz
e consorti, la grata notizia del mirabile
efletto prodotto dalla sua pastorale. Invece di essere diminuiti gli uditori alle
nostre prediche, dopo la pastorale sono
aumentali; molti die neppure sapevano
la esistenza di una cappella V;:kle.?e,
dopo la pastorale, ed il rumore cbe ne
ba menato il Calt'iUco, sono voluti venire a sentire colle proprie orecchie, e
vedere coi proprii occhi questi eretici
scomunicali, ipiesti tizzoni d'inferno, in
gui.sa che la capiiella non era capace di
conljtiere tant'! persone , c tutti sfmo
restati edificali della buona fedo di Monsignore uel calunniare in tal guisa i
Valdesi.
^ Sian rese dunque pubbliemnenle grazie air.Vrcivesccvo di Genova, per aver
contribuilo polenteinente alla evangeli
zazione de’suoi diocesani. Noi Valdesi,
dolibianio pur dirlo a gloria della verità,
allevali nella per.secnzione , dopo lanti
secoli di oppressian - siamo ancora uu
poco timidi, c facciamo l’opera de! Signore forse con troppa prudenza : era
dunque necessario ch'i Ilio avesse susi-ilalo qualcuno perché fossimo mi poco
più conosciuti ; ci era necessario un
banditore die ci mandasse persone ; e
Kio ha suscitati contro di noi Monsignor
Charvaz ed il Caltolico, che uon volendolo sono divenuti nostri baudilori, e
ci mandano tanle persone )iiù di quelle
cbe possiamo ricevere. Grazie dunque
ne siano rese a Dio.
Perù in compenso del favore che Monsignore cì hn fallo osiamo dare un suggerimenlo a sua Sig, IH., ed è di fare
ancora un’altra pastorale, ma un poco
più concludente della prima ; ed ecco
il tema die noi osiamo suggerire per
la nuova pastorale. — La Chiesa cattolica romana aiccome ey>'a n or.i è quella
stessa fondata da Gesù Cristo : in essa
vi è lulta la dottrina del Vangelo nulla
pili, ìiulla mino: mentre all’oiiposlo la
dottrina della Chiesa Valdese è un tessuto di aggiunte fatte «1 Vangelo. —
Questa seconda pastorale poirebbe fare
un gran bene , pcrchè scenderebbe all’esame delle dottrine, c metterebbe le
(lue cliiese in confronlo col Vangelo.
Noi speriamo' che la nota genlilezza di
Monsignor Arcivaseovo non ci farà lungamente atlendere questa seconda pastorale, per darci occasione alla nosira
volta di confrontare per mezzo della
14
stampa le dottrine del Vangelo con quelle
della Chiesa romana , e della nosira
Chiesa.
[\\ I.MK!ÌI'!ÌLL.\>ZA
DEL C.\TTOLICO.
Questo giornale nel suo numero di
niarledì 2 aposlo ci domanda spiegazione
di alcuni passi scrilturali che esso adduce contro la libertà di coscienza. Avremo forse occasione in seguito di analizzare quei passi nei nostri articoli sulla
libertà di coscienza secondo il Vangelo:
per ora duuquc ci limitiamo a rispondere : 1" che nessuno di quei passi prova
il diritto che la chiesa romana si è arrogato di perseguitare quelli che essa
chiama eretici: 2“ il Catloìico suppone
dimostralo t[uello appunto che è in questione Ira noi; cioè che la vera chiesa
di Cesù Crislo sia la sua, e che la nostra sia la sinagoga di satana : che noi
siamo nell’errore e cho esso è nella verità. Ma supponiamo, siccome vuole il
Cattolico, che i passi da lui addotti provino che la vera chiesa di Gesù Cristo
ha il diritto, anzi l’obbligo di perseguitare gli eretici, gli evangelici che credono col Vangelo alla mano, e non colle
decretali, di essere nella vera chiesa di
Gesù Cristo, sarebbero obbligati di perseguitare i cattolici che essi credono
essere da quella separati. Dio ci guardi
dalla logica del Cattolico!
NOTIZIE REI.IQ10SE
Krascia. Leggiamo nell’ultiniu rapporto pubblicato dalla Chiesa evangelica
di Lione la seguente notizia. » Nella
città di V. (Dipartimento del Rodano),
1’ evangelizazione si continua in un
modo assai consolante. 11 rilorno di un
reggimento dalla spedizione di Roma ,
è stato favorevolissimo alla causa del
Vangelo. I soldati han raccontato pubblicamente ciò che essi coi proprii occhi avevano veduto nella ciltà santa, ed
han detto ai loro compatriotti che, in
grazia della distanza , gU si facevano
credere delle cose che gli abitanti di
Roma slessi non credono per nulla. Uno
di questi soldati è divenuto un fedele
servo di Gesù Cristo , e conduce alle
predicazione evangeliche molli de’ suoi
antichi compagni d'armi». (Stmaine
religieuse).
Chiunque visita attentamente Roma sotto l’aspetto religioso o diviene incredulo,
o abbraccia il Vangelo : .sono le due
estreme conseguenze a cui conduce il
sistema religioso di Roma.
LNGniLTERr.A. Il Christian Times degli 8 luglio riporta la seguente lettera
di un prete protestante di Londra.
V Signore , io sono stato costretto ,
come voi ben sapete , di ricorrere di
tempo in tempo alla protezione delle leggi, onde difendere dalle violenze dei papisti i nuovi convertiti di questi contorni.
L’ ultimo caso pubblicamente conosciuto, e legalmente provato, fu quello
di un prete che percosse crudelmente
a colpi di bastone una povera donna
subito dopo il parto, per aver osato di
far battezzare il suo fanciullo nella mia
chiesa. Ora poi ho il dispiacevole obbligo di denunciare al pubblioo uti più
terribile caso , che dovrà eccitare lo
sdegno, ed essare ricevuto con orrore ed
15
al»bominazione dai protestanti non solo,
ina altresì da quei cattolici che hanno
ancora senso di umanità.
Un povero giovane per nome Murphy, il (|uale nel gennaio 1832 aveva
abiurato il cattolicismo nella mia chie.sa,
fu aggredito alcun tempo dopo da una
turba di papisii furiosi, e fu crudelissimamente bastonato , solo per essere
divenuto mio scolaro (ipiesto è il nome
col quale sono designati i nuovi convertiti). Lo sventurato fanciullo venne
allora a lagnarsi con me dell’ insulto
ricevuto, cd io, secondo il mio solito,
lo consigliai a fare .i suoi ricorsi. Egli
perù, con mio grandissimo dispiacere,
si ricusò di farlo, ed io non potei riuscire di persuaderlo , sapendo che se
avesse fatto così avrebbe salvato molti
altri da simili oltraggi. In seguito di
tali percosse, egli fu costretto a restare
per lungo tempo nell' ospedale. Incominciò a stare un poco meglio, e sebbene non interamente guarito uscì; ma
poco dopo fu costretto di nuovo ad andare neH’ospedale, ove dopo aver languito fino a sabbato scorso, morì. ElII
disse a me, ed a molti altri, che giammai era guarito da quoi colpi di bastone,
lo r Ilo accompagnato oggi alla sepoltura, ed ho rimarcate sulla sua testa le
cicatrici del suo martirio.
Ma, signore, cosa possiamo aspettarci
dal gregge di un prete , il (|uale egli
stesso spinge i poveri da lui ingannati,
a tali atti di violenze, mentre egli stesso
mostra loro degli esempi siccome quello
cbe vi ho narrato ! Inoltre cosa possiamo
aspettarci dai preti, quando il giuramento dei vescovi è il seguente: «io
perseguiterò, e combatterò con tutte le
mie forze tutti gli eretici, i scismatici,
cd i ribelli del mio signore il papa , e
suoi successori ! »
Son vi sarebbe- duuque alcun rimedio por tali orribili attacchi ai sacri diritti della coscienza?
In un’ altra occasione , allorché un
altro convertito fu bruscamente assalito,
ed ebbe ricorso alla guardia di polizia
(policeman) che era presente, i|uesla rispose : "Vi sta bene, perchè voi avete
cambiato di religione!! (La guardia di
polizia però era un papista), e cosi noa
prestò veruna assistenza all'aggrcdito.
6 luglio
Sono, signore, vostro obb. serv.
John E. Armstuont. DD. LL. Ü.
Ueneliciato di s. Paolo, Bermondsey >■.
Baviera. Si è proceduto ultimamente
in Straubing alla consecrazione di mi
nuovo tempio evangelico. Il re di Baviera ha generosamente fatto dono alla
comunità evangelica, di un antico castello per fabbricarvi un tempio. Compiuta la costruzione del nuovo ¡tempio,
la comunità evangelica di Straubirvj ,
insieme con i protestanti delle vicine
comuni, ed alcuni pastori venuti appositamente da Ratisbona , si raunarono
nella casa del sig. Raal ove esisteva
l'antica cappella evangelica. Il pastor
Muller pronunciò un discorso di addio,
e presi tutti gli oggetti necessari al
culto evangelico, tutta la congregazione
pre.se la via del nuovo tempio traversando la città. Una divisione militare
apriva il corteggio ; seguivano tutti i
fanciulli protestanti ; poi i pastori ; venivano quindi i presidenti delle varie
corporazioni civili e giudiziario ; dei
magistrati superiori ; alcuni uffiziali del-
16
l'escràto : poscia tutli irli ufiiziali o.
soldati prntostiiiiti ; fhialiurnle tutti i
protcptauli di ogni età, di of,'iii scssn;,
di ogni (’(iiKiizioiio. U'm;i seconda divisione militarB chiudeva il eoTteggio.
Giunti in faccia al nuovo Ipidìiìo fì apre
solenneinenfp la pnrtn , e la < ongregazione inlnoiia il inairnifii.'o cantico composto da [-utero " il noslro Dio è ima
fortezza ecc. » (eiii’ feste l?tirg ist nnser
Gott), e COI! questo cantico di gioia il
popolo entrava uel tempio. Il paslore
Hermimn proniincii) il discorso di consecrazione, e il .sermóne fu ])rònunciato
dal pastor Bauniler: fu poscia celebrata
la communione. Qncstn maeniiica festa
non ft stata turbata dal minimo inconvenieute, ed ha eccitato il più vivo interesse in lutti gli assistenti sì cattolici
che protestanti.
(Sei/iatne nUgiense).
i'JUKX'AfJim’A P0L5TÍC/!
Touiiso. Il He si è restitiiilo alia capitale lunedì alle i antimeridiane : poche ore dopo il sno arrivo ha presieduto
al consiglio dei ministri. La terribile
disgrazia alla quale fu esposta la Maestà
sua sembra non abbia cagionato alcuno
sconcerto nella salute della sua augusta
perdona.
Homa. In una corrispondenza delli
Gazzetta d’Au/jusla riportata nel Parlamento leggiamo:
« !l capo delia polizia, monsignor
Mattcucci tra altri ordinamenti ba dato
questo: che ad ogui ladro, Ù0[ì0 sconatta la pena, siano rasi i capelli prima
di lasciarlo uscire dalla casa di correzione. .Si vedono già |)er le vie parecchi così segnati, l.a tonsura deve essere
rinnovata ogni mese per più o meno
limgo tempo secóndo la condotta che
tiene il calvo. .Se egli non si troverà
dove di dovere al giorno iissalo gli saranno somministrati 2o colpi di bastone
alla prima Irasgressione; il doppio nei
casi di recidiva ».
lNi;nii.TEiin.\. 11 governo ha pubblicato
ieri (2ni il prospetto delie entrate e delle
spese, piibl.liche durante l’anno che è
spiralo il a luglio. Le entrate ammontano a .Si milioni lire sterline
(un bilione 350 milioni )78,S2o fr.) e
le spese a oO milioni C80,f31G l. st., il
che dà nn sopravanzo di 3 milioni
568,624 1. st. (89 milioni 213,024 fr.).
Il 3 luglio 1332 v’erano nella cassa
dello scacchiere C milioni 492,751 I. st.;
il 3 luglio corrente, v’erano o milioni
112,039 1. st.
SvizzEr.A Friborgo. Togliamo dal ConftiUvé le sentenze coniro gli insorgenti
di Friborgo pronunciate dalla corte delle
assise. Tulli i sette condannati sofi'riranno la pena del bando dalla Confederazione; il colonnello Perrier per 311
anni , e non |)er dieci corae dicevano
alcuni giornali ; il curato Delley (il marlire deir.li'nn)»/«} per 13, Carrard 12,
■Morard , G. Peioud e Marchon 10 , e
Giacomo Peroud 3. Gli altri sono stati
dal giury dichiarati non colpevoli.
Direttore G. P. MEILLE.
UiNALDO BACCHt'TVA gerente.
Tir. soc. DI A. l'OKS E COMI’.