1
lo
le
j^ioneinabb. postale/50
„caso di mancato recapito
restituire a:
j, Pio V, 15-10125 Tonno
I editore si impegna a
fodere il diritto di resa.
toveri.
ve av.
onces.
izione
della
ie), di
>ranec
Tientadelle
“)edi
stegno
locale
all’apregole
za dei
umeninovra
Da un
2 degli
lenti e
potenetà ini merlenti e
econorUrupossidi sviprodunzione
icondo
è logili agli
0 stes
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
^FRDÌ13 MAGGIO 1994
messaggio di PENTECOSTE DEL CEC
IL SENSO
DELLA FAMIGLIA
Care sorelle e fratelli in
Cristo,
«Grazia a voi e pace da Dio
nostro Padre e dal Signor Gesù Cristo».
Nella luce della sera di Pasqua, siamo rinnovati nella
nostra fede dall’amore eterno
di Dio per mezzo della morte
e della risurrezione del nostro
Salvatore Gesù Cristo. Con
Paolo, abbiamo aspirato ardentemente a conoscere la
Kotnunione alle sue sojferenze», onde prendere parte alla
(potenza della sua risurrezio^,(iqit(Filippesi 3, 10). Galvai jSiti dal miracolo della ri|j«frezione, siamo nati di nuoau ”'.vo nella fede e andiamo avansvi ‘ì - ti, colmi di una speranza in; 1 >i(ìcrollabile. Ora siamo chiamaibr a proclamare la buona no;on- velia e a diffondere il nome
)pe- I glorioso di Gesù.
Natale abbiamo celebrato
tempo in cui Dio nostro so■■f^'venuto ad abitare in
a Pasqua, abbia'»IBÌ) ricevuto la speranza della
gloria che ci viene promessa
nella risurrezione del nostro
Signore Gesù Cristo; oggi, a
^ Pentecoste, celebriamo il tem; no in cui Dio lo Spirito Santo
/sg’ i 'fil^uto ad abitare in noi.
' I ivl^ificativo che la venuI-la dello Spirito, alla prima
jjjjÌ^"’vntecoste, abbia avuto luogo
ujji__,^!'i^gli apostoli «si trova
l’aitf tutti insieme»
m i ., Oggi ancora, peroué siamo aperti allo Spirito
ohe viene e che dà la vita,
dobbiamo essere in preghiera,
e uniti tutti insieme nella nostra volontà di guarire il mondo lacerato offrendogli, in
qimto cristiani, un segno visibile dell’unità che Dio vuoio per tutti.
^ Da quando vi abbiamo tifi il nostro ultimo messagI di Pentecoste, il mondo ha
subito profondi cambiamenti,
dalle conseguenze incalcolanui. Esso è in cerca di valori
che affermino la vita. Di fronte alla sua ricerca angosciata,
n Chiesa, per la sua stessa
''■-azione, è tenuta ad offrirmsorse spirituali e modelli
, iniplari di comportamento.
^ nell’esperienza della Pentecoste che possiamo attingere
' potere di farlo. «Quando
venuto lo Spirito della
~ ha promesso Gesù egri vi guiderà in tutta la venfto (Giovanni 16, 13).
L anno 1994 è stato desiente come l’Anno della faegite. In questo tempo di
cntecoste è una buona cosa
itare sulla famiglia, porne essa è uno spazio relazioaie per eccellenza. Lo Spiri0, dice la Scrittura, è colui
ne ci lega in una relazione
amore con Dio, e gli uni
gli altri. È possibile, ci
mediamo in questo giorno di
cntecoste, che non abbiamo
aputo rendere testimonianza
®1 progetto di Dio, che vuole
che viviamo in armonia gli
uni con gli altri, che tessiamo
i legami dell’amore attento, e
che diffondiamo valori che
fortifichino la famiglia in
mezzo alla società?
Da trent’anni si sono moltiplicati gli appelli a «salvare la
famiglia». Le due guerre
mondiali, e lo sviluppo industriale che ne è scaturito, hanno avuto tali ripercussioni sui
nostri ruoli tradizionali in così tante società che la famiglia, così come la conosciamo, è diventata un’unità di
vita minacciata. Oggi, nel
1994, i pericoli che la minacciano sono la mutazione
dei valori, i vincoli economici, i contorni sfumati dei
modi di vita.
Attualmente il modello familiare è in piena evoluzione,
ma rimane una necessità perché l’essere umano non è fatto per vivere da solo, per cui
è fondamentale, in questo anno intemazionale della famiglia, che anche le chiese affrontino questa questione.
Non dobbiamo trascurare
l’occasione che ci viene offerta di contribuire, anche
noi, alla ricerca di un modello
familiare che abbia un senso
per il nostro tempo. Non siamo solo chiamati a sottolineare l’importanza di questa
unità di vita che è la famiglia,
che sostiene, arricchisce e fa
vivere le altre unità della società; dobbiamo altresì scoprire e promuovere il suo fon
SEGUE A PAGINA 7
Cristo ci ha chiamati a discernere, a resistere il male e vincere
Gesù è il volto del bene dì Dìo
ANNO 2 - NUMERO 19
Stampa italiana
Ayrton Senna
evangelico
Povero Ayrton Senna. Per i
giornalisti sportivi (e non) che
si sono occupati della sua tragica morte e dei suoi funerali,
il più grande corridore automobilistico del nostro tempo
era un po’ strano in fatto di
religione. Dalla Repubblica
abbiamo appreso die amava
«parlare con Dio», dalla
Stampa che «pregava inginocchiandosi», dall’ Unità che
aveva «crisi mistiche» e che è
stato sepolto nel «cimitero inglese»; solo il Corriere della
sera parla di una sepoltura nel
«cimitero degli evangelici».
Sì perché Ayrton Senna era
un evangelico, faceva parte
del movimento «rinascere in
Cristo», e portava sempre con
sé la sua Bibbia.
I giornalisti sportivi che seguivano i campionati del
mondo lo sapevano. Era stato
Senna stesso a dir loro che in
caso di incidente non era necessaria l’unzione, perché lui
era di fede evangelica e chiedeva un pastore perché fosse
annunciato l’Evangelo della
resurrezione. Un suo cugino,
Antonio Machado, ha telefonato dal Brasile al pastore
della Chiesa metodista di Bologna, Paolo Sbaffi, per chiedere assistenza spirituale ai
familiari, per le operazioni
del funerale e per l’annuncio
evangelico.
Che un brasiliano possa essere evangelico non è venuto
in mente neanche al cappellano dell’ospedale di Bologna
che si è affrettato ad amministrare l’unzione degli infermi.
In Italia è difficile pensare che
la fede di un latinoamericano
sia diversa da quella cattolica;
ma i giornalisti, presenti, sapevano. Attenzione: proprio in
Brasile vi sono decine di migliaia di persone che si convertono all’Evangelo ogni anno, tra queste anche sportivi,
uomini politici, sindacalisti,
imprenditori. Giornalisti italiani, prendetene buona nota!
FEBE CAVAZZUTI BOSSI
«Fortificatevi nel Signore e nella forza
della sua possanza. Rivestitevi della
completa armatura di Dio, onde possiate
star saldi contro le insidie del diavolo;^
poiché il combattimento nostro non è
contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre...»
(Efesini 6, 10-12)
«Non rendete ad alcuno male per rnale... Non essere vinto dal male, ma vinci
il male col bene»
(Romani 12, 17, 21)
Il male è la realtà visibile di ogni azione umana. Chi sperimenta la salvezza
in Cristo e dall’Evangelo riceve nutrimento, sa che il bene non è la via alternativa: il bene è la condanna del male e
lo sopprime; è la straordinaria insperata,
impossibile possibilità di libertà ed è una
lotta: ma non contro uomini e donne. Dice il testo che è contro le manovre del
diavolo, contro i poteri del male, le forze
che ancora signoreggiano il mondo e a
cui noi siamo esposti.
C’è in questo una dimensione sociale
che pare ci sfugga in continuazione. Avviene così che il singolo credente, le singole comunità, si sforzino di essere fedeli al loro Signore nei rapporti spiccioli
della propria quotidianità e stentino molto ad acquistare coscienza delle prigioni
perverse di disparità e ingiustizia, di sopraffazione e violenza entro cui si consuma la vita, a cui ci si adatta, e che sono
la causa prima del patire e morire di tanti
e tanti, poco oltre la soglia di casa nostra. Strani padroni di prigioni siamo, e
vittime al tempo stesso ma responsabili:
perché Cristo ci ha chiamati a discernere
e, per la forza dello Spirito Santo, a resistere al male e vincere.
Secondo un bel detto africano un essere è davvero «umano» solo per mezzo di
un altro essere umano; la qualità e dignità di esseri umani come dono, mai come fatto acquisito o scontato ma come
dinamica che si accende nelle relazioni
fra le donne e gli uomini, fra società e
culture, fra popoli. È possibile: avendo
accesso al potere dell’amore del Padre di
Gesù Cristo, usando tutte quelle armi che
questo amore esprimono, prendendo forza dal Signore: e richiede coesione dai
credenti. Comunemente si produce coe
sione suscitando nell’immaginario il volto di un nemico, facendo della diversità
il luogo del sospetto e della paura; è questa una forza oscura che attanaglia e che
ha una parte predominante nei drammi
dei nostri giorni. L’Evangelo ci permette
di discemere acutamente il peccato e poi
provare quella grande profonda pietà per
la condizione umana, per cui il volto che
ci sta di fronte si spoglia dei tratti del nemico e riprende quelli della creatura per
la quale Cristo è morto e risorto. Così la
coesione dei credenti si disperde fra e
con tutti gli uomini e donne della terra.
Più invecchio e più mi pare di capire la
radicalità dell’Evangelo. Se pensassi solo che Dio può agire sulle strutture di
peccato e contrastare al caos di questo
mondo nella ineluttabilità che queste si
riproducano sempre uguali, non mi pare
che penserei secondo la radicalità
dell’Evangelo. Gesù, che è il volto del
bene di Dio, non è un’altra via possibile;
è il giudizio definitivo sul male e lo rende assurdo, assolutamente impraticabile,
e apre così orizzonti di possibilità nuove
di liberazione entro la nostra storia, oltre
il già sperimentato, squarci di realtà entro cui il regno di Dio avanza.
Usa: le chiese
hattiste nere
pagina 2
LLE Chiese
A Abano Terme
il Sinodo luterano
pagina 3
All’Ascolto
Della Parola
Il vostro cuore
si rallegrerà
pagina 6
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 13
̻l
Intervista al pastore James Scott presidente deir«American Baptist Convention:
L'impegno delle chiese battiste nere nel
contesto delle grandi metropoli americane
ANNA MAFFEI
Bethany Baptist Church è
la denominazione di una
chiesa battista che vive e opera a Newark, nel New Jersey,
non lontano da New York.
Ne ho incontrato il pastore,
James Scott, domenica 17
aprile, poco prima del culto,
durante una visita negli Stati
Uniti per la partecipazione al
Congresso di Chicago sul ministero nelle metropoli. Il pastore Scott, che è anche presidente del-FAmerican Baptist
Convention, una delle convenzioni battiste più importanti degli Stati Uniti, ha accettato di rispondere ad alcune domande suscitatemi
dall’esperienza di Chicago.
- Pastore Scott, partiamo
da dove ci troviamo, ossia
dalla comunità locale dove lei
esercita il suo ministero. Come si caratterizza il ministero
della Bethany Baptist Church
in un contesto metropolitano
come Newark?
«Questa chiesa è stata fondata nel 1871, è la chiesa
battista a prevalenza afroamericana più antica della
città, al momento conta 2.100
membri attivi e residenti e
porta avanti diversi programmi di intervento sul territorio.
Fra gli altri abbiamo un ministero per persone con disturbi psichici, uno per ammalati di Aids e un ministero
rivolto alle prigioni. Attualmente c’è un giovane in seminario, che abbiamo aiutato
ad uscire di prigione e a
completare gli studi, che si
prepara a svolgere un ministero in favore della gente
che vive per strada. Fra le
nove persone della nostra comunità che stanno studiando
teologia la maggioranza fra
loro si sente chiamata a ministeri diversi da quello pastorale, ministeri per lo più
esercitati in favore della giustizia».
La situazione dei neri
- Durante il congresso di
Chicago abbiamo appreso
che la situazione della minoranza nera negli Stati Uniti è
molto diversa dagli anni della
battaglia per i diritti civili. Se
da una parte oggi ci sono
afroamericani che hanno raggiunto posti di un certo rilievo nella società americana,
d’altra parte però le scelte di
politica economica degli ultimi dieci anni avrebbero peggiorato di molto la loro condizione generale e le divisioni razziali sarebbero divenute
più profonde.
«Condivido l’analisi, anche se la situazione è ancora
più complessa. Ci sono, è vero, dei neri che hanno raggiunto una posizione discreta
ed esercitano nella società
anche una certa influenza; è
anche vero che la maggioranza sta peggio di 20-25 anni fa ma il dato più inquietante è che in molti casi coloro che hanno acquisito un
certo prestigio e potere non
si rapportano con gli altri,
non si interessano della loro
condizione. Così moltissimi
giovani, spesso provenienti
da contesti familiari disgregati, crescono senza alcun
modello positivo, vivono in
bande nei ghetti e non trovano nessuno che offra loro valori positivi alternativi e che
veramente mostri interesse
per il loro futuro».
- Lei crede che le chiese
afroamericane stiano svolgendo una funzione positiva
in questo senso o ci sono pro
Culto nella Baptist Church di Newark, nel New Jersey
blemi anche al loro interno?
«Ci sono molti problemi
nelle chiese nere. Come per il
protestantesimo bianco il declino e la semplice sopravvivenza possono divenire il nostro orizzonte. C’è un disperato bisogno di sviluppare
ministeri che siano rilevanti
per la gente, molte chiese al
contrario si preoccupano solo di costruire locali più
grandi o di contare più gente
fra i propri membri o di guadagnare più potere, e questo
non è ministero».
- A Chicago il prof. Cornei
West, esponente di rilievo
della comunità afroamericana,
ha sostenuto che il problema
più grave della comunità nera
negli Usa è la frammentazione interna e che c’è un forte
bisogno di nuovi e forti leader: crede che questa indicazione sia convincente o quali
soluzioni prospetterebbe?
«Il libro di Cornei West
“Race Matters” contiene
un’analisi molto lucida della
situazione: credo che comunque ci siano tre elementi che
possano contribuire a una
strategia di riscatto per gli
afroamericani. In primo luogo abbiamo bisogno non tanto di un singolo leader quanto piuttosto di più persone
che .su base locale divengano
figure di riferimento per la
comunità nera. Le chiese locali possono svolgere un importante ruolo di preparazione e di incoraggiamento per
la formazione di singoli e di
gruppi che nel quartiere si
occupino dei problemi della
comunità. In secondo luogo
come chiese dobbiamo mettere a fuoco delle priorità:
questa chiesa, ad esempio,
ha deciso di concentrarsi .sul
problema dell'istruzione
pubblica, sulla grossa questione dell’assistenza sanitaria e sull’educazione economica, per così dire, ossia abituare la gente ad amministrare in maniera oculata i
propri soldi. In terzo luogo
va continuamente ricercato il
contatto con le masse che vivono nelle zone a bassissimo
reddito».
L'apartheid americano
- Molti intervenuti a Chicago hanno messo fortemente
in discussione il mito della
società americana come comunità multiculturale: in
realtà pare che la società
americana sia ancora in larga
parte una società che vive segregata, una nazione in cui
ogni comunità comunica poco con le altre. Come fare a
costruire ponti fra le varie comunità?
«E difficile dire in che senso la chiesa possa svolgere il
proprio ruolo in una società
che ha scelto l’apartheid come proprio modello e non
vuole riconoscerlo. Questa
chiesa ha fra i suoi membri
persone provenienti da 20 diversi paesi, ci sono anche dei
bianchi ma siamo in prevalenza afroamericani. Tuttavia
non mettiamo mai l’accento
sull’afrocentrismo e anche
quando diciamo “nero è bello" non intendiamo escludere
nessuno».
- Che posto occupa e quale
influenza ha sulla vita dei
ghetti, secondo lei, il gruppo
dei musulmani neri negli Stati Uniti?
«Ho detto qualche settimana fa, in un sermone, che è
stato molto grave che la chiesa cristiana non sia stata a
suo tempo in grado di accogliere Malcom X al proprio
interno: ne abbiamo la possibilità, ma non la volontà.
Non credo che i musulmani
neri costituiscano una forza
tanto potente e influente nella comunità afroamericana
quanto la stampa e i media
fanno intendere ma, tuttavia,
sono importanti: in primo
luogo perché raggiungono
persone che noi nelle chiese
rifiutiamo di “toccare" e in
secondo luogo perché essi
sono stati in grado di tradurre nella realtà di un modello
di vita comune i loro imperativi etici».
- Nel libro di James Cone,
Martin and Malcom, la tesi di
fondo è che le posizioni dei
due leader, Martin Luther
King e Malcom X, così opposte all’inizio, siano poi divenute col tempo sempre di più
convergenti...
«Io credo che la tesi di fondo sia assolutamente vera:
Martin e Malcom sono entrambi parte integrante della
nostra cultura e dei nostri valori; il film di Spike Lee, Malcom X, ha magistralmente
mostrato il travaglio, la crescita interiore di Malcom;
certamente Malcom fu ucciso
perché .stava avvicinandosi a
posizioni meno estremiste».
- La stampa e l’informazione televisiva italiana ci mostrano spesso i Clinton alla
prese con la campagna per la
riforma del sistema sanitario
negli Usa. Che cosa pensa
delle loro proposte?
«Credo che quello dell’assistenza sanitaria negli Stati
Uniti sia un tema cruciale
che ha a che fare con la que
stione della giustizia nel paese e credo anche che il presidente Clinton abbia avuto il
grandissimo merito di mettere questa questione al centro
del dibattito politico e di
prendere su di essa una posizione radicale. Credo però
che alla fine della discussione sulle sue proposte si finirà
per adottare una legislazione
di compromesso: non solo
perché noi americani, che fra
i cittadini dei paesi economicamente sviluppati siamo
quelli che pagano meno tasse, non vogliamo pagare per i
servizi sociali, ma anche perché una riforma radicale
metterebbe in crisi il sistema
attuale che ha consentito per
anni a professionisti e imprenditori del settore sanitario di arricchirsi a dismisura
a spese delle classi più povere. E necessario che prenda
piede una nuova mentalità:
che cioè chi guadagna di più
sia disposto a pagare più tasse perché i benefici sociali
siano più equamente distribuiti».
La spiritualità delle
chiese afroamericane
- Passando a un altro argomento, una delle cose più belle della visita negli Usa è stata per noi la partecipazione ai
culti in comunità afroamericane. Credo che in fatto di
spiritualità noi chiese europee
abbiamo molto da imparare
da voi.
«E vero che le chiese afroamericane vivono la propria
vita di culto con gioia, una
gioia che è immediata e tende
a trasformarci. L’esperienza
della chiesa del primo secolo
fu un’esperienza “emozionale”; Pentecoste cambiò la
gente, non re.se .solo possibile
di comprendersi nonostante
le lingue diverse, e le pensane
si entusiasmarono; spesso
non c’è entusiasmo, non c’è
passione nelle chiese. Passione è lasciare che Dio assuma
il controllo della nostra vita e
riconoscere i doni che lo Spirito ci offre.
Nella chiesa si apprende
ciò che poi ciascuno vive fuori: alcune chiese hanno difficoltà a cominciare un lavoro
al proprio esterno perché
cercano di farlo a partire
dall’idea della giustizia sociale; noi lo facciamo da una
base più ampia e fondamentale: la fede nel Signore Gesù
Cristo e questa richiede che
noi ci «incarniamo» nel mondo perché Dio agisce e opera
nel mondo».
ISIS
M^IO]
Dal Mondo Cristian
Anche la Scozia contro
l'ordinazione delle donne?
LONDRA — Dopo la Chiesa del Galles, che ha vot
primi di aprile, sarà probabilmente la Chiesa episcopale^*®
zese la prossima provincia della Comunione anglicana a *
contro il sacerdozio femminile. Il voto negativo espresso'*'*
Chiesa gallese, infatti, ha dato forza agli oppositori sco*'
presenti più che altro nella Camera dei laici. Nel giugno so*
nel corso del primo dibattito suH’argomento, le Camere dp' ’
scovi e del clero scozzesi avevano manifestato un sorprenì*
favore all’ordinazione femminile, mentre in quella dei laid
terzo dei membri vi si era opposto. Se le proporzioni rima
sero invariate, non ci sarebbero problemi: per far passarei
riforma, infatti è necessaria la maggioranza dei due terzi I '
invece che la bocciatura del provvedimento da parte dei gal
(in quel caso era stato il clero a opporsi) abbia rimescolS
carte e che il numero degli oppositori sia in aumento. «H yj
gallese - ha affermato Eric Lindsay, rettore di Kilmacolm ^
condo quanto riporta «The Independent» del 10 aprile-haj
larmato i protagonisti e ha rincuorato le persone che comemililianoTerm
sono contrari al sacerdozio femminile». Nonostante la limitj
rilevanza numerica della Chiesa scozzese (60.000 membri) i
«no» all’ordinazione delle donne contribuirebbe a spaccared
teriormente la Chiesa anglicana. Al momento, più di 2.000 so- [ìicrilQ*?
no le donne sacerdote nella Comunione anglicana: il
mero salirà a quasi 3.000 quando la Chiesa d’Inghilterra avij!
concluso la sua prima tornata di ordinazioni.
Il patriarca ecumenico invitato
al Parlamento europeo
STRASBURGO — Mons. Bartolomeo 1, patriarca ecumenico di Costantinopoli, ha sottolineato davanti al Parlamentoei-ropeo di Strasburgo la necessità di un riavvicinamento delle diverse confessioni per poter risolvere i problemi dell’Europa:invitato dal presidente del Parlamento, Egon Klepsh, il primali
ortodosso ha condannato ogni forma di fanatismo e di violensi
e ha esortato i popoli al riconoscimento reciproco e alla coesistenza pacifica. Il patriarca ecumenico si è soffermato in paitcolare sui problemi della disoccupazione e dell’ambiente: entrambi richiedono, ha detto, «un rinnovamento delle prioritì
della nostra civiltà. Siamo sotto la pressione tirannica crescerne
di dover sempre soddisfare nuovi desideri di consumo». 11 pt
triarca ha invitato i paesi europei a non chiudersi alla tradizioni
ortodossa e ha espresso la speranza di vedere presto i paesi »todossi invitati a partecipare alla vita dell’Europa unita e del
sue istituzioni. Einora, la Grecia è l’unico paese delFUnio«
europea la cui popolazione è a maggioranza ortodossa.
Un'
lUCIi
,,Cignc
«Jf
fon
importante
prima di t
cordare la
liai preso f
ce limpida
a nome de
giovane pa
do della (
luterana in
de Angeli
c
Le donne cattoliche tedesche
da prende
nuovo dee
chiesa n(
Possiamo
siamo pie
di Dio; df
no ai preti anglicani riordinati
GERMANIA — L’Unione delle donne cattoliche dellaGamania ha espresso la propria indignazione per la disponibili i
del Vaticano a riordinare e assumere al proprio servizio pB®
anglicani che lasciano la loro chiesa solo perché essa ordinali
donne: «È un argomento sufficiente per motivare una convei- ^
sione?», chiedono. Queste donne cattoliche tedesche rilev*
inoltre che la situazione di questi ex preti anglicani con carie»
di famiglia non sembra essere un ostacolo: «Quando si tratta® i
rafforzare il rifiuto del sacerdozio delle donne, l’argomento da |
celibato obbligatorio non c’entra più». |
precedut
sione.
Come
quando c:
nienti ai i
si concent
Msl anche
questo X\
se luterani
1 maggio
1“ prima
che ora ap
»he lo hai
accoglieni
iridati ei£
Le chiese tedesche condannano
>pre
sumere ur
l'attentato contro una sinagoga
BADEN — Responsabili di chiesa tedeschi hanno condai®
to l’attentato contro una sinagoga di Lübeck, primo attaccop»
petrato contro una sinagoga dalla fine della seconda gue
mondiale, e hanno invitato le chiese a chiedersi se abbiano
fettiyamente superato ogni animosità nei confronti del
ebraico. Circa 50.000 tedeschi hanno sfilato nelle strade d ? ,
no di Pasqua per protestare contro quell’attentato; roolQ* ,
scioni recavano la scritta: «Giù le mani dalle sinagoghe»suo sermone del venerdì santo il vescovo del Baden,
gelhardt, presidente del Consiglio della Chiesa evangelici ,
Germania (Ekd), ha affermato che l'idea secondo cui
sarebbero responsabili della morte di Gesù è una
------' ’ ■■ . - - Kincontriamo la pi'®
ne malevola» del messaggio di Pasqua,
za del male e della morte nel nostro paese nel momenw »•
il veleno dell’antisemitismo sta risorgendo, i cittadini
mono per la loro vita e anche il posto di Dio non è
ha dichiarato Hans-Martin Linnemann, presidente della
le
punti (la
Uno ecc.),
^umande,
Beati e
riartmut I
pastore a :
[a maggi
vi]
,%gest
» correi
ÏJlla cap
convei
too feçg
evangelica della Westfalia.
Incontro su fede e economia
GLAY — Dal 15 al 17 luglio si svolgerà presso il
Glay, vicino a Montbéliard (Erancia), un incontro
da alcuni amici del Servizio cristiano di Riesi #
conversione umana personale e collettiva, motore
versione economica nel senso dell’agape». L’incontro
pone di proseguire la ricerca avviata al Centro
Agape durante il week-end di Pentecoste 1993. Quest .
cercherà di vedere come siapossibile tradurre il
deiragape nel mondo e nella società di oggi,
particolare il rapporto tra fede cristiana e economia.
tori previsti, i prof, di teologia Michel Bouttier e ¡¿o
Vahanian, e il pastore Giuseppe Platone, direttore del
cristiano di Riesi. Il costo dell’incontro è di 650 jtauti*
cesi: per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a:
- «La Romane» - Mirabel et Blacons - 26400 Cresi (r
Tel. 75.40.03.80.
Verse
leali
il st
le:
poi
Di
ki '* I
«ealadc
““OVO dee
¡f“ Volta
'“>iito di
Biousce
“oonur
‘Pone al
S lo .
>che
servi
rt'
di un
,?ola
“libertà
'‘Oembi
ohiam
nuovo
'Perii
3
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Si è svolto a Abano Terme il Sinodo delle chiese luterane
Una chiesa in diaspora
votatoj
pale
la av(
'esso
' SCO;
no SCI
‘re dei
■preni,
ei laici;
i rimi '
passare'
terzi,
dei
5- «11 VOI
acolm,«
Ig __ h J
còme toTerme: i «sinodali» posano per il nostro giornale
la limitali!
embri),i
laccare li2.000»
il loro na
Iterra avj
italo
Discussa la doppia identità delle chiese luterane in Italia
Un'opportunità per il dialogo
LUCIANO PEOPATO
I ecumenimento eiodelletlìuropaiinil primalt
li violeiB
alla coesi;o in paiti)iente: elle prioritì
i crescet
IO», llpr
tradizi®
i paesi Olita e del
iU’Unioi
i.
he
iati '
della Geisponibilitì I
vizio pB®
1 ordinali
la coDveie rilev»
con carico I
si trattai i
imentoild|
nano
condan®'
tracco pef
ida
bbiano d |
lei por
ide ilg"”'
molti sW
,ghe»-N0
Klaus Ef
elica del“
li gli “Ef®
.forniazio
) la po®“
entoi'’*^“
li ebrei »
Signore, ci troviamo di
fronte a una decisione
importante da prendere, ma
prima di tutto vogliamo ricordare la decisione che tu
bai preso per noi...»: con vocelimpida e ferma così prega
a nome dell’assemblea la più
giovane partecipante al Sinodo della Chiesa evangelica
luterana in Italia (Celi), Susi
deAngelis, studentessa in
teologia: qual è la decisione
da prendere? La nomina del
nuovo decano che guiderà la
chiesa nei prossimi anni.
Possiamo scegliere perché
siamo preceduti da una scelta
di Dio; decidere perché lui ha
preceduto ogni nostra decisione.
Come sempre avviene
quando ci sono dei cambiamenti ai vertici, l’attenzione
si concentra su quel punto. E
così anche è stato in parte per
questo XV Sinodo delle chiese luterane in Italia, riunito a
dbano Terme dal 28 aprile al
I maggio in un convento che
ri prima degli agostiniani e
eae ora appartiene ai salesiani
melo hanno trasformato in
dogliente foresteria. I canidati erano due, ambedue
™di, preparati, idonei ad asJ®ere urta grande responsa■la: il Sinodo li ha ascoltati
porre le loro idee su alcuni
™ (la chiesa, l’ecumeni, ® ha posto loro delle
®iande, chiesto dei chiarirmi e infine ha votato:
mt Diekmann, 50 anni,
j -e a Napoli, ha riportato
•“maggioranza su Holger
7“. di Milano.
|.^^®ativo il culto di inseento (ma forse il termine
è «investitura»)
La presidente del Sinodo, Manna Brunov-Franzoi, e il decano uscente, Hans-Gerch Philipp!
piu
sacre
dia Chic“
iia
Cetitro
rganiz®
tema
della
tro siP,
menico
¡st’ann“.
ne.ssagS|[|
linando
TraiV
e
;1 Serv''®‘
-nchi
Costa““
'Frano'
;ia)
|Lit-appella medioevale
lem f in cui forse Lu^appa nel suo viag
usce-f^ u il decano
gte, Hans-Gerch Philippi,
tetta '] decano se ae
rimi incarico e questi
5 «nde: «Sì, con l’aiuto di
’ poi rivolge all’assem10^ “ i“°manda se accetta il
Ha ^ l’assemblea a
''aiiitn risponde: «Sì, con
JodrDio». Allora il deH toglie la cate
d’argento e
>Ho 1 ^ nuovo de
' ‘0 «investe», ricordan
iel
vei sòÌ® ^ d segno
““medi r'” svolgere in
rio (jj ““tisto e non l’eserci“n potere in senso ne
iM IIC
■ero e mente Lu
•Ùbertb indimenticabile
SemK-. Alcu
'chianT assemblea so
“UoS’ ^ parola
iper Ì ““ano, significatin suo ministero; altri
portano in preghiera davanti
al Signore i problemi, le speranze, i motivi di riconoscenza e di lode legati a questo
momento di passaggio di consegne e, comunque, di svolta
della chiesa.
Una cerimonia suggestiva
dal sapore antico, con coloriture medievali, ma moderna
per il ruolo attivo della assemblea, per l’assunzione
personale e collettiva di responsabilità; insomma, in
una parola, si rintracciano qui
le radici della democrazia
che a loro volta attinpno al
fertile terreno biblico del
concetto di patto.
Ma il Sinodo non è stato solo la cerimonia di investitura:
una problematica di fondo ha
attraversato orizzontalmente
tutti i dibattiti: l’identità della
chiesa luterana. La questione,
palpabile attraverso il bilinguismo (gli interventi erano
parte in tedesco e parte in italiano) e la presenza fisica dei
delegati delle «chiese del
Golfo», a ricordare che le
chiese, oltre che da persone di
madrelingua tedesca, sono
formate anche da napoletani,
è di grossa portata in un tempo come il nostro sempre di
più caratterizzato dalla multicultura e dal pluralismo delle
etnie. I luterani di origine tedesca non possono isolarsi nel
paese che li ospita e del quale
alcuni di loro sono cittadini a
pieno titolo; i luterani di origine italiana non possono rifugiarsi in uno spazio culturale e religioso avulso dalla
realtà italiana: insomma, che
cosa sono i luterani qui da
noi: Celi, o Elki? Né l’uno né
l’altro, ma tutt’e due le cose
insieme; e qui sta appunto da
un lato la difficoltà, perché è
difficile avere una doppia
identità, ma anche dall’altro
la sfida e la grande opportunità del dialogo costruttivo tra
culture, in vista di un arricchimento reciproco.
Purtroppo, come ogni altra
chiesa evangelica, anche la
Il Sinodo delle chiese evangeliche Luterane in Italia si è aperto la sera del 28
aprile con una serie di operazioni preliminari: ha concluso questa prima parte
una meditazione a cura del decano
uscente, Hans-Gerch Philippi.
I lavori veri e propri sono iniziati la
mattina del 29, con una meditazione a
cura di Alberto Saggese con la relazione
del decano e quella del Concistoro e il
rapporto dei revisori dei conti: si è così
aperta la discussione sui problemi generali, proseguita poi nel pomeriggio. La
seconda parte del pomeriggio è stata dedicata alla elezione del decano e del vicedecano: i candidati sono stati presentati
e hanno risposto a una serie di domande
da parte dell’assemblea; infine le opera
Celi/Elki è di minoranza e ciò
significa far fronte a grandi
compiti con forze e mezzi limitati. Si calcola che siano
molte migliaia i luterani residenti temporaneamente o in
modo stabile in Italia: nella
sola Milano, per esempio, si
presume che esistano dai 7
agli 8.000 luterani tedeschi;
poi ci sono gli svedesi, i finlandesi, i polacchi ecc.; e ancora i temporanei, che vengono in Italia per un periodo limitato e con i quali sarebbe
utile avere un contatto. Ma i
mezzi sono limitati: non esistono operai in numero sufficiente, e mancano i soldi per
averne di più; mancano anche
i locali di culto: succede così
che per esempio a Ischia, dove esiste una colonia di circa
600 tedeschi, il culto si svolga presso una chiesa cattolica, gentilmente messa a disposizione.
Il Sinodo si è anche occupato di problemi europei; ne ha
parlato in una relazione documentata e stimolante l’Obenkirchenrat Gòckenjahn, dell’
ufficio esteri della Chiesa evangelica tedesca (Ekd): quale possibile ruolo hanno le
chiese protestanti oggi nella
costruzione della unità europea? Quali proposte possono
fare perché siano affermate la
libertà, la democrazia e il rispetto dei diritti umani? Si è
infine anche parlato dell’Intesa con lo stato che attende ormai da tempo di essere trasformata in legge; un ritardo
logorante che fa capire, una
volta di più, quanto sia difficile e complesso essere chiesa
di minoranza in un paese come il nostro.
Il Sinodo luterano, mirabilmente condotto con competenza ed equilibrio dalla signora Manna Brunow-Franzoi, si è dato appuntamento
per la prossima sessione a
Torre Annunziata, dove opera
una delle comunità di madre
lingua italiana: più Celi che
Elki? Staremo a vedere.
zioni di voto: la serata è stata dedicata
alla relazione dell’Oberkirchenrat
Gòckenjahn.
La giornata del 30 si è aperta con una
meditazione di Susi De Angelis: si sono
poi formati cinque gruppi di lavoro che
hanno discusso tutta una serie di temi
elaborati da una commissione. Nel pomeriggio i gruppi hanno presentato le loro relazioni e nella serata sono state
ascoltate varie relazioni su aspetti particolari dell’opera.
La domenica 1° maggio si è tenuto il
culto di chiusura, con l’insediamento del
nuovo decano, H. Diekmann, che ha anche svolto con originalità e acutezza la
predicazione sulle letture del giorno: Genesi 50,20 e Giovanni 20, 24 e seguenti.
Il Sinodo ha eletto il nuovo decano delle chiese luterane
Il pastore Hartmut Diekmann
Hartmut Diekmann è nato
nel 1943 a Bielefeld e
ha compiuto i suoi studi teologici a Bethel, Tübingen,
Vienna, Amburgo, Münster e
infine a Berlino, dove anche
ha iniziato il suo ministero
pastorale; per un paio d’anni
ha lavorato in Tanzania.
Dall’80 all’86 è stato a Berlino/Kreuzberg. Poi per un anno circa ha lavorato presso la
Chiesa valdese di Catania e
per un altro anno presso quella di Luserna San Giovanni.
Dal settembre ’88 è il pastore
titolare della Chiesa evangelica luterana di Napoli, in via
Carlo Poerio. È sposato: la
moglie. Barbara, è una brava
pittrice.
Con la sua nomina la ElkiCeli ha voluto indicare una
linea di continuità con l’azione del precedente decano,
Hans-Gerch Philippi, caratterizzata da una maggiore
apertura nei confronti della
realtà italiana: è con Philippi
che le chiese luterane hanno
siglato la propria Intesa con
lo stato italiano.
Per Diekmann è chiaro che
la Elki/Celi deve mantenere
la doppia identità: perdere
quella tedesca significherebbe perdere anche un patrimonio culturale che può invece
essere messo a disposizione
di tutte le chiese in Italia.
Hartmut Diekmann e la moglie
Questo si traduce nel proseguimento di una collaborazione già avviata per esempio
con la Federazione a livello
generale e con le chiese Bmv
in particolare. Le chiese luterane si trovano in un momento un po’ difficile perché devono contare sempre di più
sulle proprie forze, e realizzare una maggiore autonomia
finanziaria dalle chiese evangeliche della Germania.
Per quanto riguarda l’ecumenismo, in special modo
quello con la Chiesa cattolica, per Diekmann esistono
differenze ecclesiologiche
difficilmente superabili; tuttavia questo non impedisce
né il dialogo, come per esempio avviene a La Mendola,
né forme di collaborazione
con realtà specifiche, come
per esempio nel campo della
cura pastorale nei confronti
di luterani temporaneamente
presenti in Italia o delle coppie miste particolarmente numerose.
La struttura della chiesa e gli incarichi decisi dal Sinodo
Una chiesa evangelica in Italia
La struttura giuridica della
Chiesa evangelica luterana in
Italia è un sistema misto che si
potrebbe definire episcopalpresbiteriano-sinodale. E episcopale perché la figura del
decano ha connotati più spirituali che amministrativi: dura
in carica 5 anni. È presbiteriana perché il Sinodo è formato
da rappresentanti delle chiese
locali scelti nell’ambito del
Consiglio di chiesa: durano in
carica 3 anni, il loro numero
dipende dalla consistenza numerica della comunità. E sinodale perché il potere legislativo, formato in parte da laici e
pastori, spetta al Sinodo.
L’esecutivo è il Concistoro,
formato da tre laici (il presidente, il vicepresidente, il tesoriere) e da due pastori (il
decano e il vicedecano). Il
presidente del Concistoro e il
vicepresidente, insieme al segretario, formano il seggio del
Sinodo. Il Sinodo controlla
l’operato del Concistoro tramite due commissioni, una fi
nanziaria e un’altra incaricata
di dirimere eventuali conflitti.
Gli incarichi
Al termine del Sinodo i
componenti sono chiamati a
eleggere le varie commissioni
e il Concistoro; in questa occasione questi sono i risultati
della elezione:
Membri del Concistoro
Decano: pastore Hartmut
Diekmann
Vicedecano: pastore Jürg
Kleemann
Presidente del Sinodo:
Manna Brunow-Franzoi
Vicepresidente: Gaetano
Marnilo
Tesoriere: Dieter Helm.
Commissione per l’Intesa
Riccardo Bachrach, Andrea
de Guttry, Jürg Kleemann,
Gaetano Marnilo, Luca Segarlo!, Joachim Sottriffer,
Friedrich Stadler, Michele
Tozzoli.
Commissione finanziaria
Siegfried Kelm, Werner
Weiler, Heinz Wollesen.
Stampa e informazione
Bärbel Naeve (Info ElkiCeli), Kathrin Horn (Miteinander).
Commissione Jpic
Winfried Becker
Commissione rapporti
con l’Alleanza luterana e la
Kek
Birgit Keim.
Commissione per i rapporti ecumenici e il giudaismo
Fritjof Roch.
Gii uffici del decanato sono
in via Toscana, 7 - 00187 Roma. tei. 06-4880394.
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno tino a 43 mt
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62.70.463
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita
HIESE
VENERDÌ 13
^GlOi
Importante convegno della Commissione di studio per la diaconia
Gli istituti evangelici destinati ai minori
e il loro ruolo nelUtalia che cambia
DANIELA FERRARO
asa materna» di Portici, Napoli, ha accolto durante il «ponte» del 25
aprile il convegno di alcune
opere evangeliche che si occupano di minori e in particolare di scuole. La maggioranza dei partecipanti, una quarantina di persone, proveniva
dalla Sicilia; era presente la
quasi totalità del corpo docente del Centro diaconale
«La noce» di Palermo e del
Servizio cristiano di Riesi.
Nutrita anche la delegazione
dell’istituto Gould di Firenze;
vi erano infine operatrici e
operatori dell’istituto «Uliveto» per portatori di handicap
di Luserna S. Giovanni, del
Collegio valdese di Torre
Penice, della Comunità alloggio di Torre Pellice. Da Ponticelli erano presenti una rappresentanza di «Casa mia» e
del Centro Emilio Nitti e Luigi Capuano, direttore di Casa
materna.
11 convegno ha avuto tre
momenti significativi: nel
primo, dopo un’ampia presentazione delle opere convenute e dei partecipanti, si è
passati a tre dense relazioni
che affrontavano il tema stesso del convegno: tra confessionalismo e laicismo, il contributo delle opere educative
evangeliche nell’Italia che
cambia. Gianluca Barbanotti,
direttore del Gould di Firenze, ha sviluppato il tema del
come si caratterizzano le nostre opere di formazione: nella sua analisi Barbanotti ha
suggerito di ritrovare un’unità tra metodi e obiettivi da
raggiungere perché è importante non solo quello che si
fa, ma come lo si realizza.
Barbanotti ha ricordato l’importanza di poter giungere a
una massima chiarezza nei
rapporti con l’ente pubblico e
di poter muoversi nei confronti dei minori in una visione capace di cogliere la persona umana nella sua integrità fisica e spirituale.
Una successiva comunicazione di Elio Canale, preside
del Collegio di Torre Pellice,
attirava l’attenzione sull’evangelicità delle nostre scuole: dopo un ampio excursus
storico. Canale si è chiesto se
dobbiamo ancora considerare
le nostre scuole surroga di
uno stato assente e inadempiente oppure vivere visibilmente la realtà di una scuola
protestante. Le nostre scuole
sono e vogliono restare laiche
ma occorre, ha sottolineato
Canale, affrontare in qualche
modo la problematica religiosa: la strada migliore sembra
quella di spiegare la Bibbia
come fonte principale della
cultura europea.
Infine Franco Calvetti, direttore didattico a Pomaretto,
ha affrontato il rapporto tra
fede e insegnamento: non esiste una pedagogia protestante
ma esiste un modo protestante di affrontare la pedagogia.
Calvetti ha descritto, con ricchezza di dati, molte vicende
storiche legate al mondo, ormai scomparso, delle scuolette valdesi delle Valli. Nel
1848 su circa ventimila abitanti si potevano contare nelle Valli oltre quattromila allievi valdesi in un’Italia che
era analfabeta all’80%: la
scuola e il tempio sono stati il
binomio dell’evangelizzazione, il pastore e il maestro o la
maestra hanno storicamente
consolidato l’annuncio evangelico, occasione irripetibile
di emancipazione, uguaglian
Un gruppo dei partecipanti al convegno
za e fraternità. Finita quell’epoca ci si interroga oggi in
che cosa le nostre scuole possono e devono essere diverse:
Calvetti non ha proposto ricette risolutive, ha notato
però che il personale che lavora nelle nostre istituzioni
deve essere motivato, senza
per questo scendere a livello
di proselitismo.
Un secondo momento del
convegno è stato il lavoro nei
gruppi intorno a una serie di
interrogativi emersi nelle varie relazioni e nelle brevi reazioni «a caldo» che le hanno
seguite: dal resoconto dei lavori di gruppo sono emersi
molti spunti interessanti come
la necessità, per le nostre
scuole, di giungere a un progetto pedagogico-didattico
comune; della formazione del
personale non deve mai trascurare l’aspetto biblico-teologico; di intensificare il rapporto tra le opere che si occupano di minori. Per tutti i partecipanti è stata molto apprezzata la possibilità di conoscersi e scambiarsi informazioni sul proprio lavoro.
Il convegno, che è stato
presieduto da Anita Tron e
Marco Jourdan, ha avuto anche un momento di sintesi finale, in cui abbiamo condiviso una presa di posizione nella quale si richiede alla Commissione di studio per la diaconia di dar vita a un dipartimento dell’Istruzione, a livello nazionale, capace di
promuovere la formazione
permanente degli operatori
attraverso lo scambio di
esperienze, seminari in sede
e fuori sede, e lo scambio di
informazioni e la collaborazione tra i responsabili che si
occupano di minori. Nell’
ambito di questo convegno,
che è durato tre giorni, significativo è stato anche il momento del culto insieme alla
comunità metodista di Portici, con la predicazione del
pastore Platone che ha cercato di immergere i presenti
nello scontro di culture nel
mondo del cristianesimo antico. La pastora Amy Visco,
che è impegnata a Casa materna, ha anche offerto un significativo esempio di predicazione ai fanciulli, ricca di
gesti e creatività.
Siamo tornati a casa con
molti stimoli e forse con
qualche preoccupazione in
più: mantenere alta la qualità
pedagogica delle nostre scuole, che sono laiche ma intendono manifestare la presenza
di Cristo nella nostra vita, è
una responsabilità molto
grande. I mezzi economici
sono molto limitati ma mancano idee o nuovi progetti come quello triennale presentato dalla «Noce» di Palermo o
le persone specializzate che
vogliono dare un loro contributo. La presenza al convegno della pedagogista Hilda
Girardet, che da tempo segue
gli aspetti didattici delle insegnanti del Servizio cristiano
di Riesi, testimonia un interesse che si sta allargando
nella misura in cui si intende
realmente qualificare il nostro
impegno scolastico. Infine
non sembra più neppure così
lontano, dopo un anno di appelli e contatti, il giorno in
cui le scuole evangeliche in
Sicilia potranno avvalersi di
una pedagogista protestante a
tempo pieno.
Chiesa battista di Napoli Fuorigrotta
La «veste dinamica»
del testo biblico
BRUNO CIARDIELLO
. .T> I
«1>
ibbia e protestantesimo» è stato il tema
della conferenza tenuta dal
pastore Salvatore Rapisarda,
segretario del dipartimento di
Teologia dell’Ucebi, sabato
30 aprile nei locali gremiti
della chiesa battista di Napoli
Fuorigrotta.
La Bibbia, è stato detto, è
patrimonio di Israele e della
sinagoga, come lo è anche
delle varie chiese cristiane,
ma soltanto nel protestantesimo essa assume un ruolo centrale e determinante. La ricerca teologica, la liturgia, la devozione personale hanno tutte
il loro punto di riferimento
nella Bibbia che è posta al di
sopra delle tradizioni e delle
autorità ecclesiastiche.
Il triangolo ermeneutico costituito dalla Bibbia, dalla ricerca teologica e dalla riflessione comunitaria è il punto
di forza del protestantesimo;
la salvezza per grazia e la domanda di eticità che nasce dal
confronto con la realtà odierna invita i credenti al confronto individuale e comunitario
con la Bibbia: questo è un
confronto da «fede a fede»,
un confronto con la fede dei
profeti e degli apostoli. La
Bibbia non è un libro dettato
da Dio ma un documento che
evidenzia la fede dei profeti
di Israele e della chiesa
tiva: essa ha una sua
ptin
zione precisa nel tempo
lo spazio. Tuttavia iisuoy
saggio, proprio perché ^
dalla fede, travalica ilteni„
lo spazio e giunge a noie»
una domanda e una sfida!
molante; in questo essaè*^
rola di Dio, in quanto lii
parla attraverso la fede dii
ha creduto. Viene così cn».. dell® Seni
üngru
Laf
ma
DEAN
Al libri
quest
taiàone c
nella Ghie
i Trieste,
le, ogni lu
vati per le
capire,
Viene così..
to il dilemma tra Bibbia!?
la di Dio e Bibbia che coi
ne la parola di Dio. L’avij
evidenziato il carattere dii)
cumento delle fede di Israd
prima e della chiesa poi,i
gnifica aver liberato la Bii[i
dalla veste di codice legislji
vo con cui è stata rivestita®
secoli, per darle una veste i!
namica che interpella ciascj
no oggi, sollecitando unad
sposta di fede nell’operai
Dio in Cristo e la sequela!,
un discepolato attivo. ^
Il dibattito seguito all’esi»!
sizione del relatore è servito:
evidenziare ulteriormenlti
principi ispiratori dell'etia
protestante in tema di rapp«
to con la società, politica,!
miglia, divorzio, accoglieaa
e solidarietà. In campo ledo
gico è stato discusso l’approt
ciò protestante aH’ecume®]
smo inteso come movimei'
di ascolto reciproco nelrispel
to e nell’obbedienza
mata del Cristo Signore.
Giobbe
biblico a
«paziento
be, quelle
secondo 1
I derivati
sulle spai
torrenziali
zie mane
terlo alla
storto è_q
no a Gio
proprio m
diceilgic
ta: si chic
no morto
dte? Ora i
lo, dormii
Giobbe
mia provi
ta», e an
muore e
mortale s
Una Casa comunitaria evangelica a Montespertoli, nel paese del Chianti
Tresanti, un luogo per la ricerca spirituale
Delegi
Tri(
«Q-,
ANDREA RIBET
Q;
uando, in automobile o a
piedi, si va bighellonando per le colline del Chianti,
in Toscana, si vive un’esperienza soave; da un lato c’è il
ricordo, un po’ romantico, dei
bei tempi passati, quando la
vita era a misura d’uomo e
tutto si svolgeva con armonia,
dall’altro c’è la speranza che
in futuro la vita ritrovi di
nuovo l’armonia perduta allorquando la tecnologia, così
perfezionata, non farà più
sentire il peso della sua presenza ingombrante e renderà
la vita ancora più leggera.
Su una di queste strade delle colline del Chianti, nel comune di Montespertoli, ci si
imbatte in un cartello giallo
che indica la Casa comunitaria di Tresanti. A questo punto i bei pensieri spariscono e
si è richiamati, di colpo, all’oggi: l’indicazione della Casa comunitaria di Tresanti ci
dice qualcosa di preciso. Si
tratta infatti di una casa per
incontri e per ferie, di proprietà della Tavola valdese e
a disposizione di gruppi e di
singoli che amano la vita un
po’ spartana e desiderano
passare qualche giornata a
contatto con la natura, a vivere con altri.
La storia della Casa comunitaria incomincia da lontano:
rustico, costruito nel 1700, in
tempi successivi è stato trasformato in una casa ad uso
civile; alla fine degli anni ’60
è diventata luogo di incontro
dei membri della comunità di
base deirisolotto di Firenze:
a quel tempo la comunità di
base aveva rapporti intensi
con il Centro evangelico di
solidarietà formato da evangelici, membri delle chiese di
Firenze, i quali hanno dato
vita a molteplici iniziative so
La Casa comunitaria di Tresanti
ciali a favore sia della cittadinanza di Firenze sia di altri; a
un certo momento la comunità deU’Isolotto decise di dismettere la casa di Tresanti e
la cedette, dietro ragionevole
compenso, al Centro evangelico di solidarietà.
Per più di un decennio la
Casa comunitaria fu strumento importante per la vita
del Centro evangelico di solidarietà; da alcuni fu vissuta
come occasione per le chiese
evangeliche fiorentine per
uscire dai loro muri, quasi un
esperimento di creazione di
una nuova diaspora evangelica in una zona in cui l’esperienza religiosa, politica e sociale aveva, e ha, rappresentanti illustri; ricordiamo il
centro di Poggio Ubertini della Chiesa dei Fratelli.
L’animatore e sostenitore
più convinto è stato Leopoldo
Sansone con la moglie Sara,
che si sono trasferiti a vivere
a Montespertoli e che insieme hanno dato corpo e forma
alla casa comunitaria come la
si conosce oggi; guardando le
vecchie fotografie ben si capisce quanto lavoro e sudore
è stato speso, perché questa
struttura potesse diventare
uno strumento realmente uti
lizzabile, offerto a tutti. Per
motivi finanziari il Centro
evangelico di solidarietà, nel
corso degli anni ’80, si è trovato nella condizione di dover cedere la Casa di Tresanti, la quale fu donata alla Tavola valdese: in verità, la Tavola espresse perplessità sulla possibilità di mantenere
una struttura di queste dimensioni ed era del parere
che dalla sua vendita si sarebbero potute realizzare risorse da reinvestire in iniziative ritenute più produttive
per la vita della chiesa, individuando il potenziale beneficiario nel nascendo Centro
di formazione diaconale di
Firenze.
Si fece avanti, a questo
punto della storia della Casa
comunitaria, un gruppo affezionato di amici svizzeri
evangelici che si sono costituiti in associazione, con sede
a Basilea, allo scopo di acquistare la Casa comunitaria dalla Tavola e di mantenere comunque in essa un punto di
incontro a favore di tutto il
protestantesimo internazionale, di rilanciare nuovi legami e forme di collaborazione con le chiese evangeliche
di Firenze e della Toscana.
La procedura per il
della proprietà è in corso!
presumibilmente durerà anco
ra parecchio; ora la casaif*'
stita dall’associazione T|!santi Verein, in collabotaaone con la Tavola.
La Casa comunitaria w®'
pre un ruolo molto impo®'
te nel comune di Montes^
toli come centro di incoi®
per la contrada di Tresan ;
punto di riferimento po'P
anziani del paese, luogo F
manifestazioni a carato
pubblico; questo ruolo COI«»
lidato della Casa è mento“
primo luogo delle pet?
che più le sono state vici
hanno capito le sue note
potenzialità. Un fatto nuo
capitato quest’anno: la
pia, conosciuta in tutta
come «i Sansone», che
hanno dato per la casa. P
il testimone ad altri; la
speranza che essa pm
continuare ad essere un P
aperto di incontro, riman
legata aH’ambiente
gelico si è realizzai^'
stato possibile anche pc
teresse di un’altra g>
coppia, che in futuro sr
nosciuta come «t »u
che nel mese di mar
trasferita a vivere ne j
comunitaria. Alle lor .
hanno un’esperienza
_u .„ccn 1
che anno presso
cristiano di Riesi e
mente saranno in & ■
ricevere l’eredità pr
della Casa comunità
Tresanti permette .
continuare il suo serv ^
la coppia che
quella che signo>*
1«
f.
conoscenza va al
tutte le benedizioni.
Per informazioni n ^
alla Casa comu"^
santi, via Chinig
50025 Montespertoli i
0571-659075.
del mai
mucchio
dinò all
spaccarl
L’arcana
d lavar,
con tutti
h e porti
dello. Ili
tee passa
del Cars
piatto e t
tacco. Ti
tassi roi
l'intera ^
Così 1
racconta
(bas in
luogo ri
bianca p
Mmpleti
“a sottili
sastra e
'be vicin
Sventa u
Sterrane
boeurop.
Papolazii
rao lem!
area in
nani e si
®o pez2
"”'estre
città di
beo, con
®enti,n(
*Pira at
teeri,
. Èuna
“azione
S>Medi
essi
Potente
^“izion
b Italia,
“Vere un
'.Pffqu
Jila Sei
&
, b4, fi,
^■ttaso
ugg
5
ÍOj99,
ìm
■ßsaptiij
w collou
tnpoeij
ilsuom
■ché
il te
t noi COJ
i sfida
essa è
lanto Di
1.-^ MAGGIO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
yn gruppo
della comunità elvetico-valdese di Trieste ha studiato il testo biblico
[a pazienza di Giobbe non è un modo di dire
ma è la consapevolezza di rivolgersi a Dio
osisupej
ibbia'he coni
io. L'avi
tere dii
■ di Israd
sa poi,}
a la Bililj
« legislji
ivestita®
a veste i;
dia da»
'do unan'
l’operai
sequela il
0.
0 aU’espii
è servito!
ormenltil
dell’etie
di rapp«.
)olitica,li
mpo teé
0 l’appmt'
’ecumei-j
novimei
inelrispel'
a
nore,
___Hf à II08CABPA HOFER____
Al libro di Giobbe è stata
guest’anno dedicata Fattone dello studio biblico
S Chiesa elvetico-valdese
^Trieste. Da ottobre ad aprite ogni lunedì, ci siamo ritroati^r leggere, commentare,
anire, discutere e crescere
ijTieme nella comprensione
deDa Scrittura.
Giobbe è quel personaggio
biblico a cui viene tradiziooalmente apposto il termine
«paziente». Il paziente Giobbe quello che sembrerebbe,
¿ndo lo stereotipo che ne
è derivato, lasciarsi cadere
sulle spalle senza reagire la
torrenziale pioggia di disgrazie mandategli da Dio, su
consiglio di Satana, per metterlo alla prova. Quanto distorto è quell’aggettivo vicino a Giobbe, che paziente
proprio non è. Giobbe maledice il giorno della sua nascita; si chiede «perché non sono morto nel seno di mia madre? Ora mi giacerei tranquillo,dormirei».
Giobbe afferma: «L’anima
mia prova disgusto della vita», e ancora; «Ma l’uomo
muore e perde ogni forza, il
mortale spira e dov’è Dio?».
Sentendosi poi deriso dagli
schernitori, esclama con rancore; «E ora servo da zimbello a dei più giovani di me, i
cui padri non mi sarei degnato di mettere fra i cani del
mio gregge (...) gente da nulla, razza senza nome (...) ora
io sono il tema delle loro canzoni, il soggetto dei loro discorsi (...) Iddio mi ha gettato
nel fango».
Espressioni, queste, certamente non pazienti, ma
profondamente e umanamente amare, vive e normali;
espressioni che noi tutti sicuramente abbiamo pronunciato
o pensato, di fronte alle nostre disgrazie più o meno
grandi, sentendoci traditi e
maltrattati da Dio.
Questo è il Giobbe che si è
materializzato nella nostra
lettura, il Giobbe in cui ognuno di noi si è riconosciuto.
Certo, ci siamo riconosciuti
anche nei suoi amici, Elifaz
di Teman, Bildad di Suach e
Tsofar di Naama, così saccenti, così misurati, così convinti che le disgrazie vengono
da Dio in cambio di misfatti
compiuti. In tutti loro abbiamo visto riflessa la nostra immagine di creature, uomini e
donne, ora superbi, ora sicuri.
ora spaventati, ora agitati, ora
maledicenti, piangenti, affranti.
E un percorso dilaniante
quello dei contrastanti sentimenti di Giobbe; è un percorso dilaniante quello della nostra vita con le sue circostanze ora piacevoli, ora tristi.
Con Giobbe però, alla fine,
noi tutti dovremmo saper dire; «Signore, io riconosco che
tu puoi tutto. Chi è colui che
senza intendimento offusca il
tuo disegno? (...) Ascoltami,
io parlerò; io ti farò delle domande e tu insegnami». Ecco,
vera, la pazienza di Giobbe;
la necessità di rivolgersi sempre a Dio, di aprire comunque
un dialogo con lui e continuarlo sempre, fino all’ultimo
giorno; è proprio questa la
grande pazienza, la saggia e
profonda (nella sua umiltà)
pazienza, quella a cui ognuno
dovrebbe saper tendere nel
suo percorso.
Naturalmente, oltre alla lettura immediata e alle emozioni, che durante le settimane di
studio abbiamo provato e dibattuto, è stata fatta un’accurata indagine di tipo storico,
critico, filologico del libro.
Cronologicamente appartenente al V o VI secolo a.C., si
presenta come un «dramma
letterario», con un prologo,
un epilogo e una serie di personaggi che si muovono sulla
scena con intensità. Esso risente sicuramente della cultura orientale del tempo, ma fa
pensare per certi aspetti anche alla tragedia greca; è interessante il fatto che Giobbe,
oltretutto, non sia ebreo ma
uno «straniero», non per questo incapace di un pieno rapporto con Dio.
A conclusione dello studio,
il gruppo ha realizzato un
culto domenicale, strutturato
nelle sue preghiere, nella sua
confessione di peccato e di
fede, nelle letture, con le parole del libro di Giobbe, che
ha creato commozione e partecipazione intensa in quanti
vi hanno preso parte.
Lo studio ha avuto anche
contributi esterni da parte dei
professori Amos Luzzato e
Bruno Corsani che, invitati
dal Circolo culturale elvetico-valdese «Albert Schweitzer», hanno offerto un approfondimento del tema, riflettendo il primo su una linea interpretativa di parte
ebraica e il secondo sull’interpretazione fattane da Karl
Barth e Ernst Bloch.
e
Delegazione della Chiesa valdese di Pomaretto in visita a una realtà ricca di storia
Trieste, città di frontiera e di incontro
«Q:
il
in corso!
jreràancoi casa è Sidone Tkilaborazi»
I
itariarico-|
I importa”'I
Viontespeili inconw^
i Tresañal
Ito pMS''i
luogo P”'|
caratteii
> merito"
e perso®
Ite vicino;
le notevo*
ito nuovo'
,o: lao»f
tutta Ital*
, che tali«
casa, Pf®
trillalo
;a potesf
•e un p
rimani
nte
rata.
he per
l’it
si'
■a g'V''*’*
irò Si
Borroi»*'
marzo
nella
loro SI I
zadidj
il ServiJ
i e si<
1 g
à preinitarjä
■endolo,
jrvizio
scia"
a nosh"
Signoro
A
Í
FO
t
|t
tarta * j
giano ‘1
jli (P)'
uando Dio ebbe ter
__minata la creazione
del mondo, gli avanzò un
mucchio di sassi e allora ordinò aU’angelo Gabriele di
spKcarli e buttarli in mare.
L arcangelo Gabriele si mise
al lavoro, riempì un sacco
con tutti quei sassi frantumali e portò via il pesante fardello. Il diavolo lo vide menile passava sopra l’altopiano
del Carso, l’inseguì di soppiatto e tagliò le cuciture del
tacco. Tutta la gran mas.sa di
tassi rotolò fuori e ricoprì
‘ miera zona fino al mare».
riosì la tradizione orale
^conta l’origine del Carso
frat in sloveno, che indica
p)ogo roccioso), terra di
tanca pietra calcarea, mai
onnipletamente nascosta da
sottile strato di terra rosa e da una vegetazione
vne Vicino a Trieste e al mare
®entaun misto di flora me"JteiTanea, occidentale, cenuropea. Un po’ come la
^Polazione di questo estren lembo d’Italia, in quel,, "a tn cui convivono ita
II centro di Trieste con ii caratteristico canale
e sloveni. In quest’ulti. pezzo di terra italiana,
j®^]f®^ità del golfo, ai
città H- ” ^^^®Pt3no, Trieste è
■ico ™ ^a^^tade interesse stoappare nei monusnir ’ nausei, come si re¿Jeri.traversando i suoi
Storia che si rifà agli
lamenti primitivi, al
Tio romano, alla domibarbarica, a un timi■>un P alle guerre per
PotPn?^^^^ soggiogata dalla
avicina Venezia. La
deva geografica la ren
d’itaii slegata dal resto
tvem f’ permetteva di
5ierpat importante nei
cati dell’Europa centrale,
dalla «^'^^sto era appetita sia
Pero sia dalTIm
1954 ®.®°nrgico. Solo nel
torna .®*t?ente, la città riiio; Soverno italia
ogi è ancora emporio
marittimo e commerciale, ma
ha avuto momenti migliori
grazie all’industria cantieristica navale e alle attività industriali.
Per chi come noi ha vissuto
gli anni in cui Renato Coisson era pastore a Pomaretto,
Trieste non è solo turismo.
C’è una piccola comunità di
elvetici e valdesi (oltre alla
Chiesa metodista) che si riuniscono nella basilica di S.
Silvestro, il più antico edificio di culto interamente conservato in città, una comunità
in cui lavorano anche i familiari del pastore, in cui ci sono tutte le tradizionali attività. La comunità rappresenta, almeno per noi valligiani,
un forte legame con le popolazioni tormentate della Slovenia, della Croazia, un legame con il pastore Lino Lubiana e la comunità luterana di
Fiume. Grazie a Coisson, che
fa la spola tra Trieste e le
Valli (come in occasione del
XVII Febbraio) possiamo capire meglio la tragedia della
guerra, possiamo fornire aiuti
concreti, conoscendo il lavoro che laggiù viene condotto
con grande coraggio.
Trieste è anche la città che
forse più di ogni altra ha sofferto della tragedia della seconda guerra mondiale; unica
città in Italia a ospitare un
campo di concentramento, la
risiera di San Sabba, divenuta
monumento nazionale il 25
aprile 1965. {«Dalla fabbrica/ cadono sulla città urla tese/ di martirio: una risiera/
un tempo, che le mondine
giovani/ curve allo sbramino/
riempivano di stornellate/
Chiesa battista di Cagliari
Incontri per studiare
la teologia ebraica
nelle stagioni dolci del sambuco/ sognando ragazzi
all’uscita./ Ora, soldati stanchi accampati/ fra i ceppi di
tortura/...» - Ketti Daneo).
Un triste monumento, che
deve servire di monito alle
generazioni future, affinché
possano costruire un futuro
di uomini liberi e consapevoli del grande dono della libertà, della giustizia, della
pace. Visitare una città come
Trieste, passeggiare nel Carso, addentrarsi nelle meravigliose grotte di Postumia,
vuol dire fare del turismo ma
un turismo un po’ diverso; un
turismo dove la comunità è
l’elemento aggregante. Infatti, per mezzo del pastore
Coisson due chiese, geograficamente lontane, con realtà e
storie così diverse, stanno cominciando a conoscersi meglio; è importante capire la
realtà delle altre comunità,
sparse in tutta Italia, consapevoli di essere una sola, grande famiglia protestante.
Il Centro culturale protestante «Martin Luther King»
e la Chiesa battista di Cagliari organizzano una serie di
incontri sulla teologia ebraica
a cura di Ottavio Di Grazia,
docente della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale.
Dopo il primo appuntamento (giovedì 12 maggio)
con un incontro biblico sul
tema; «La rivelazione nei testi della tradizione rabbinica», sabato 14 maggio si tie
ne (alle ore 18) una conferenza sul tema; «Dire Dio dopo
Auschwitz», che si articola in
diversi capitoli; Designare
l’evento; L’approccio letterario; L’identità ebraica; Filosofia e teologia di fronte a
Auschwitz; Il problema del
male; Dare un senso al male.
Gli incontri, che hanno luogo nella chiesa battista (viale
Regina Margherita 54) si
concludono con il culto comunitario domenica 15 maggio, alle ore 10.
GRAVINA — Sono stati tre giorni di incontri e dibattiti costruttivi quelli in cui la Chiesa battista in Puglia ha piacevolmente ospitato Lello Volpe, pastore della Chiesa battista di
Lentini. Venerdì 22 aprile, in una conferenza tenuta nei locali della chiesa, il pastore Volpe ha proposto in maniera
chiara e concisa il sempre attuale e purtroppo dilagante problema della mafia, illustrando le origini e le rernote, oltre
che fondamentali, motivazioni di quello che possiamo definire il «cancro» del nostro paese. Dopo avere analizzato il
fenomeno sul piano tecnico e quello etico-politico si è cercato di capire il ruolo che i cristiani sono chiamati a ricoprire. Il giorno successivo, in occasione dell’incontro quindicinaie del corso per predicatori locali ad Altamura, il pastore
Volpe ha fatto un’interessante esposizione sull’etica economica Una volta definiti gli ambiti, le responsabilità e le conseguenze metodologiche di un’etica sociale, ci si è chiesti
come quest’ultima si pone di fronte al problema della sempre crescente affermazione dell’ideologia capitalistica. Partendo dalla considerazione di un’etica individuale che inevitabilmente sfocia in un’etica che potremmo definire globale,
il pastore ha espresso i criteri che dovrebbero essere adottati
per una giusta e completa espressione della personalità di
ciascuno nell’ambito dei rapporti individuali, personali e interpersonali. Senza aver trascurato i rapporti con i giovani
del gruppo Fgei di Gravina (rapporti favoriti dalla convivialità), nel culto domenicale, il pastore Volpe si è ispirato
all’episodio riportato da Matteo (21, 12-17) in cui Gesù caccia i mercanti dal tempio. Nel suo apprezzato messaggio il
pastore ha invitato la comunità a disfarsi dell’egoismo e del
giudizio sull’altro, per mettere al centro della sua vita la sofferenza umana e la guarigione che proviene dall’Evangelo in
una pratica di accoglienza degli ultimi (fi).
PRAMOLLO — È nata Laura, ad allietare la famiglia di Norma Peyronel e di Marco Orsolini. La comunità gioisce con i
genitori e dà alla bimba un caloroso benvenuto.
• All’età di 75 anni è deceduto presso l’Ospedale civile di
Pinerolo (dove era ricoverato da pochi giorni, ma_ dopo alcuni mesi di malattia e sofferenze) il fratello Silvio Bertalot. Alla moglie e a tutti i familiari la simpatia e la solidarietà di tutta la comunità.
TORRE PELLICE — È stato presentato Luca Malan, di Aldo e di Lucilla Pellenco; sono stati battezzati David e Massimo Ardesi, di Silvano e di Barbara Ricco, e Xavier Albert Michelin-Salomon, di Duilio e di Carla Charbonnier.
Il Signore conceda a questi bambini di crescere nella sua
conoscenza.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Carlo Rossetto.
SAN GERMANO — In quest’ultimo periodo sono stati battezzati Federico Bosio di Luca e di Daniela Zorio, Karen
Pons di Luciano e di Nicoletta Poét. Ai bambini e ai genitori l’augurio della comunità è che il Signore conceda loro
sempre le sue preziose benedizioni.
• Ci ha lasciato il fratello Gaetano Schwick, oriundo di Zurigo e stabilitosi a San Germano ormai da alcuni anni. Alla
moglie vada ancora l’espressione della sincera e fraterna
simpatia cristiana da parte di noi tutti.
VENEZIA — Per la prima volta nella storia delle comunità di
confessione evangelica presenti nel territorio comunale di
Venezia, si è tenuto un culto comune in occasione del venerdì santo. Nei locali della comunità battista di Marghera
valdesi, metodisti, battisti, avventisti, alcuni credenti di altre denominazioni e alcuni cattolici aderenti al Sae si sono
ritrovati insieme per cantare le lodi del Signore e gioire della comunione fraterna ascoltando la predicazione del pastore avventista Bastali, della chiesa di Mestre. Questo vuole
essere anche il punto di partenza per una migliore conoscenza e, se possibile, collaborazione tra credenti evangelici, auspicando anche il coinvolgimento della comunità pentecostale Adi, presente anch’essa nel territorio comunale e
di altre comunità evangeliche dell’hinterland. Nel frattempo, l’appuntamento è per il venerdì santo ’95 presso la sede
di una delle chiese. Se i presenti quest’anno sono stati circa
50, ci auguriamo siano il doppio l’anno prossimo, ma anche... nel corso dell’anno (g.l.g.).
MODENA — Si è svolta il 20 aprile, presso la Fondazione S.
Carlo una conferenza dal titolo; «Nato da donna - Prospettive di teologia femminile», organizzata dal Sae di Modena
e dal Centro culturale protestante «Leroy M. Vemon». Essa
si è svolta nell’ambito di un ciclo iniziato con il tema; «Nato sotto la Legge», dedicato all’ebraicità di Gesù, la relatrice è stata la pastora battista Elizabeth Green, autrice del libro «Dal silenzio alla parola - storie di donne nella Bibbia»
(Claudiana). Purtroppo vi è stata l’assenza per motivi familiari di suor Elena Bosetti, esegeta cattolica, assenza che ha
smorzato la dialettica dell’incontro, peraltro ben sostenuta
dalla vigore dell’intervento della pastora Green, che ha iniziato correggendo il titolo in; «Detto da donna», mettendo
così l’accento sulla teologia «parlata» al femminile. Si è
parlato allora di Logos e di Sofia, della particolarità del
messaggio annunciato dalla donna, della sua diversità da
quello maschile, del messaggio di libertà che sta nella scoperta da parte della donna del suo modo di vivere il Vangelo e di proporlo agli altri (/.a.).
MILANO — Sabato 30 aprile si è spenta in Inghilterra Elsie
Armstrong, vedova novantunenne del rev. Charles Wesley
Armstrong, pastore della Conferenza metodista di Gran
Bretagna, che servì in Italia, nella Chiesa metodista wesletana, dal 1936 al 1948, con l’interruzione degli anni di
guerra. Nella certezza della Resurrezione, il metodismo italiano e la Chiesa metodista di Milano in particolare ricordano con riconoscenza la moglie di chi ha impegnato parte
della sua vita per portare nel nostro paese la luce dell’Evangelo della santificazione.
ROMA — Nella Chiesa battista di via del Teatro Valle, domenica 10 aprile, hanno confessato la loro fede in Cristo Salvatore, tramite il battesimo, le sorelle Miriam Semprebene
in Bardino, Matilde Corda e i fratelli Salvatore Bardino,
Maurizio Papandrea e Stefano Petriaggi.
6
PAG. 6 RIFORMA
_VENERDÌ 13_MAGGj^ sp«*^
«IL VOSTRO CUORE
SI RALLEGRERÀ»
MARTIN LEVENBERG*
Memento mori
La città di Roma, chiamata «l’eterna», con tutti i
suoi edifici e le sue rovine è
anche un monumento unico
della transitorietà, della caducità. Siamo davanti al Colosseo, simbolo di Roma: non è
anch’esso un testimone incomparabile del detto latino:
«Sic transit gloria mundi»?
«Avanti amici! Venite! 11
semaforo verde sta già lampeggiando. Dobbiamo attraversare la Piazza del Colosseo! “Tempus fugit”! Avanti,
avanti, salvatevi la vita!».
Siete invitati ad accompagnarmi in un piccolo luogo
calmo che dista alcuni passi
colorato di un tappeto orientale: su tutta la cupola dell’
abside lussureggiano dei viticci verdi, ornamenti vegetali
con innumerevoli fiori, frutti
e uccelli che diffondono allegria; è tutto un concerto di
primavera.
Chi erano i cristiani del dodicesimo secolo che esprimevano una tale allegria?
A prima vista è veramente
sorprendente, visto che pochi
anni prima della creazione
del bellissimo mosaico, nel
1084, la chiesa era stata distrutta dagli invasori normanni. La basilica distrutta era
ancora più grande di quella
successiva, come ci mostrano
le fondamenta scoperte sotto
«In verità, in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà, Voi sarete contristati, ma la vostra
tristezza sarà mutata in letizia. La donna,
quando partorisce, è in dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia, per l’allegrezza che sia nata al mondo
una creatura umana. E così anche voi siete
ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il
vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi torrà
la vostra allegrezza»
«Ecco, l’ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascun dal canto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il
Padre è meco. V’ho dette queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete
tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo»
«Queste cose disse Gesù; poi, levati gli
occhi al cielo, disse: Padre, l’ora è venuta;
glorifica il tuo Figliuolo, affinché il Figliuolo glorifichi te, poiché gli hai data potestà sopra ogni carne, onde egli dia vita
eterna a tutti quelli che tu gli hai dato. E
questa è la vita eterna: che conoscano te, il
solo vero Dio, e colui che tu hai mandato,
Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra,
avendo compiuto l’opera che tu m’hai data
a fare. Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di
te prima che il mondo fosse»
(Giovanni 16, 20-22; 16, 32; 17, 5)
dal Colosseo. Lì, dietro le mura, vediamo la poco appariscente chiesa di S. Clemente.
Entriamo: è un po’ oscura,
fa fresco. Dopo un momento
però riusciamo a distinguere
alcune cose: nell’abside c’è
un grandioso mosaico che
scintilla come per invitarci alla contemplazione; il luogo è
troppo scuro per permettere
di fare fotografie, dobbiamo
avvicinarci, fermarci davanti
al mosaico, accomodarci... e
contemplare. Non si sente più
il rumore della strada; i nostri
occhi si adattano sempre di
più alla semioscurità.
...sarà mutata in letizia
Su uno sfondo d’oro si rivela una grandiosa composizione della «Storia della
Salvezza», un mosaico più
il pavimento attuale; vediamo
che r odierna chiesa si rannicchia come dietro le mura di
una fortezza: ma come mai
una tale letizia al suo interno?
Prendiamoci il tempo,
guardiamo bene che cosa
l’opera ci comunica: forse ci
mette sulla buona strada;
ascoltiamo intanto le parole
di Gesù che potrebbero averla
ispirata.
L'ora è venuta
T n verità, in verità vi di>> X co che voi piangerete e
farete cordoglio, e il mondo
si rallegrerà. Voi sarete contristati, ma la vostra tristezza
sarà mutata in letizia». Quante parole di consolazione e di
conforto ci sono in questi capitoli!
E più ancora: c’è annuncio
di letizia che Gesù qui rivolge
ai suoi discepoli... ma poi dice: «Ecco, l’ora viene, anzi è
venuta, che sarete dispersi,
ciascun dal canto suo, e mi
lascerete solo...».
Leviamo gli occhi: lo
sguardo giunge al centro del
mosaico e rimane fisso su una
grande croce: «L’ora è venuta». Dopo le parole di conforto c’è la sconfitta, la rottura.
«L’ora è venuta», inevitabilmente. Queste parole sono
come un terrificante suono di
campana che interrompe una
bella melodia: sono un taglio
netto del fondo luminoso, la
morte nera incide nella trama
dorata di tante parole di vita
che Gesù ci ha detto. Ecco la
croce del Signore: nera, dura,
rettangolare...
Secondo il Vangelo
di Giovanni
I discepoli in quell’ora sono
dispersi, «ciascun dal canto suo»: hanno lasciato solo
Gesù. Sono rimasti vicini solamente Maria nella sua tristezza, e Giovanni che con la
sua mano ci indica Cristo:
l’evangelista Giovanni è colui
che ci fa conoscere Cristo come crocifisso «glorificato». È
proprio questa gloria che l’artista dell’alto medioevo, con i
mezzi e i simboli della sua
epoca, voleva rappresentare:
ma qui è rappresentata la
sconfitta o il trionfo?
È difficile decidere: credo
entrambi. «Mi lascerete solo,
ma io non sono solo, perché il
Padre è meco».
Fermiamoci un attimo per
contemplare la figura di Gesù: ha un corpo magrissimo,
niente di eroico; ma che dignità, che pace c’è in esso!
C’è molta differenza dalle
crocifissioni del tardo medioevo che sottolineano la disperazione e l’abbandono di
Gesù nella morte, come secondo r Evangelo di Marco.
Qui invece c’è la tranquilla
certezza del Venerdì Santo
giovanneo; vediamo il capo
di Gesù chinato con la bocca
che ha appena detto: «È compiuto!». L’ora è venuta.
Un Dio che dà
Il nostro sguardo cade sulle
braccia lunghe e aperte di
Cristo. Mi ricordano la bella
promessa che Gesù ha fatto ai
suoi nel capitolo 14 del Vangelo di Giovanni: «Quando
sarò andato e avrò preparato
un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me».
Sono le braccia che accolgono tutti quelli che il Padre
gli ha dato. Sono le mani che
danno loro la vita eterna. Può
darsi che le colombe simboleggino le anime che su questa via salgono verso il cielo,
in cui più su si riconosce la
mano tesa di Dio. Dio è un
padre che dà la mano.
La croce ci mostra la via
verso il Padre: e questa via
passa per Gesù Cristo. Quindi lui è la via, la via alla vita:
perciò il nostro passo dell’Evangelo promette «vita
eterna».
lo sono la luce
del mondo
Guardiamo ancora la croce dell’abside nel suo
contesto: quanta luce c’è!
Quanta vita! Rimane l’ora
grave nel centro; ma intorno a
questo centro e dietro c’è oro,
c’è luce: la luce divina!
La croce è circondata dalla
Cianai
Idirittoil
Roma, basilica di S. Clemente; mosaico dell'abside (XII secolo) «La crocifissione»
vita, dall’albero della vita,
dalla vite della vita. Ci sono
fiori, uccelli: sono tornati, come in primavera, ma non è
soltanto un concerto di primavera, è una vera sinfonia
pasquale.
Il buio del Venerdì Santo e
la luce di Pasqua costituiscono un’unità; il Cristo crocifisso è il Cristo glorificato; i viticci circondano il centro che
è «la risurrezione e la vita».
«lo ho vinto
il mondo»
Potremmo continuare la
nostra meditazione ancora a lungo. Ci sono tantissime
cose, tanti simboli da scoprire: forse osserviamo che sul
mosaico c’è anche la terra
sulla quale stiamo. È qui, sulla terra, che noi conosciamo
Cristo e la croce, la sua opera
è compiuta sulla terra e per la
terra. Riconosciamo però che
la croce è ancora più profonda della terra: ha le sue radici
nell’albero della vita che cresce nel paradiso. La gloria di
Cristo non ha niente a che vedere con la gloria del nostro
mondo. La gloria di Cristo
c’era già «avanti che il mondo fosse».
Il nostro mosaico talvolta è
chiamato «trionfo della croce»: ci illustra che si tratta di
un trionfo pacifico, non solo
perché ci sono tante colombe.
L’artista di S. Clemente ha
capito l’Evangelo meglio dei
suoi contemporanei che organizzavano le crociate; ha interpretato il trionfo della croce come trionfo della vita.
Come dice la bella parabola
di Gesù, «La donna, quando
partorisce, è in dolore, perché
è venuta la sua ora, ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia, per l’allegrezza che
sia nata al mondo una creatu
ra umana».
Meditando questa vita che
abbraccia e trascende il mondo sentiamo la benedizione di
Gesù che ci dice: «Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo».
Levare gli occhi
al cielo
Consolati e incoraggiati
usciamo dalla vecchia
chiesa. «Fatevi animo!» ha
detto colui che conosceva il
nostro mondo. Dio dia a ciascuno e ciascuna di noi di
quando in quando un’ora e
uno spazio per levare gli occhi al cielo e meditare la sua
Parola, sia a casa, in una
chiesa o nella natura. Dio faccia sì che riconosciamo la
croce al centro della realtà intera e che sentiamo la forza
vivificante di Pasqua, la sua
volontà di vita che è e dona
grande gioia.
Il tempo è diventato per noi
una cosa rara: «Tempus fu
git»: abbiamo dunque bisogno di saggezza per distinguere le cose importanti da
quelle meno importanti; vogliamo di tanto in tanto dedicare un’ora all’incontro con
Dio, affinché riconosciaiiM
anche noi l’ora più importante, l’ora che è venuta.
Così ci accorgeremo quando per noi è l’ora di farei*
volontà di Dio che è una volontà a favore della vita. Può
darsi che nel labirinto della
città o nella confusione della
nostra vita quotidiana ci venga in mente la vite diramata
di S. Clemente, dove allaf®*
di ogni viticcio sboccia un
bellissimo fiore.
*Studente alla Facoltà vtMtti
di teologia a Rom
tur
lai
Signore nostro
Tu sei il buon pastore che dà la sua vita per le p'
core. Tu ci ristori l’anima e ci conduci per il senP'
ro giusto.
Tu sei il pane della vita, nulla ci mancherà, ew
viene a te non avrà né fame né sete. Tu ci fai giacere
in verdeggianti paschi, e ci guidi lungo le acgue
chete.
Tu sei la luce del mondo che dà la luce della vita
Tu sei una lampada sul nostro sentiero, anche nella
valle dell’ombra della morte.
Tu sei la vera vite che ci dai frutto e gioia. Ta et
KV» rv-rv» u-rf-o ut U-UI- J I t/tn-xy c.
sostieni come un busto forte, ci conduci al Padre.
Tu sei la via che ci conduce in verità alla vita, alla^
casa del Padre, dove ci è preparato un luogo, dov a
apparecchiata la mensa, dove trabocca la coppaTu sei la risurrezione e la vita, chi crede in te, an
che se muore, vivrà.
Grazie, Signore, per questa tua vita, per i tuoi be
ni, per la tua benignità che ci accompagneranno
tutti i giorni della nostra vita.
Accoglici nella casa dell’Eterno.
Amen
(secondo il Salmo 23)
111
bient
zione
nelle'
saat
concn
nofac
temen
efficar
possit
Germi
menti
scorri
perioi
Neim
corsi
compì
cui ha
giovai
stati t
&a op
vorire
gioma
enti pi
Tron,
avviai
diapp
Manij
tifless
sonec
avviai
Non 1
sia l’e
attivii
Certi
suqm
guida
Ha ir
Ptesei
la val
Dosce:
oa cu
giorn
tempe
dal te
cavall
Una v;
contai
te, la
u Pra
Gta e
grazi
Hanc:
Vequ
untui
<liten
7
^¡¿oneinabb.postale/50
di mancato recapito rispedire a:
postaie 10066 - Torre Peiiice
,B»ore si impegna a corrispondere
Idifltlodiresa
Fondato nel 1848
li
Dal 1- maggio
Benzina a prezzo libero
ma poco è cambiato
'■V
ue bisor disti!tanti da
inti; volto dedintro COI
osciani!
Tiportan
10 quani fare la
una volita. Puà
Ito della
me della
ì ci vendiramata
alla fine
iccia un
;à valdisi
aaRom
lepe
enîie
% ch
acere
ìcque
I vitA
nelh
Tu ci
-e.
t, allo
dov’è
a.
e, an
yibe
■anuo
Chi si aspettava rivoluzioni dalla data del 1° maggio,
inando è scattata la liberalizzazione dei prezzi dei carbuinti, sarà rimasto deluso. Sebbene con la possibilità di
iversificare i prezzi, i titolari dei distributori di benzina del
lolese per ora almeno si distinguono per omogeneità:
luasi ovunque la benzina super è stabile a 1.690 lire al litro,
intre il carburante senza piombo costa 1.575 lire al litro.
;he le eccezioni: nella foto vediamo il distributore Tali! sulla tangenziale con, rispettivamente, 1.700 e 1.585
^re al litro; carburante un po’ più caro anche all’Esso di
Abbadia, dove la super costa 1.695 e la senza piombo
1,580. Le benzine più economiche? A Riva, al distributore
¿g si trova la super a 1.675, mentre anche il distributore
^pi di Torre Pellice è leggermente al di sotto degli altri della «ona (1.685 la super e 1.570 la «verde»). Differenze mi,,BÌme legate comunque, in ultima analisi, più a un’intesa per
l^a geografica che alla compagnia petrolifera.
VA ! 1.1
venerdì 13 MAGGIO 1994
ANNO 130 - N. 19
LIRE 1300
Le cronache raccontano di
circa 3.000 giovani in
piazza a Pinerolo nei giorni
scorsi per assistere all’«evento», l’arrivo di uno dei personaggi più gettonati del momento: Fiorello col suo karaoke. Poco importa se alla fine il personaggio che molti
vorrebbero imitare, di cui le
ragazzine ammirano la bellezza, lo si è visto appena da lontano; gran giornata per quelli
che hanno potuto strappare un
autografo o magari sono riusciti a farsi riprendere avendo
guadagnato le prime file vicino al palco. Molti giovani
hanno affollato le vie di Pinerolo fin dal mattino, altri, magari dopo una gita scolastica
più «culturale» non hanno voluto perdere l’appuntamento.
LINGUAGGI GIOVANILI
FIORELLO, 0...
PIERVALDO ROSTAN
Davanti a questo fenomeno
di autentico entusiasmo popolare e giovanile sono in
molti ad interrogarsi, soprattutto quelle forme organizzate
(partiti e associazioni) che in
anni non lontani sapevano
parlare ai giovani o meglio
erano fatte essenzialmente di
giovani. Oggi sono in molti a
chiedersi «cosa pensano i giovani? cosa vogliono? dove sono? perché sono così apparen
Val Germanasca
Iniziative
turistiche per
lì montagna
Il turismo legato all’ambiente, la cultura e la tradizione non è solo un’ipotesi;
nelle Valli c’è anche chi pensa a trasformare in progetti
concreti i discorsi che si vanno facendo da anni. È recentemente uscita un piccola ma
efficace guida che presenta le
possibilità turistiche della vai
Germanasca, con tutti i riferimenti utili a chi voglia trascorrere una giornata o un
periodo più lungo in valle.
Nei mesi scorsi si sono svolti
corsi di formazione per aceompagnatori naturalistici a
eui hanno partecipato alcuni
Sioyani della valle, poi sono
stati promossi altri incontri
fra operatori turistici per fallire un vero e proprio aggiomamento.
«Da quelle iniziative degli
enti pubblici - spiega Franco
Don, che da alcuni mesi ha
eyviato un’attività di affitto
m appartamenti ammobiliati a
“figlia - è proseguita una
^flessione fra operatori o persone comunque interessare ad
^viare iniziative nel settore.
Non ha senso aspettare che
sia l’ente pubblico a proporre
mtiyità; se c’è interesse per
certi progetti pensiamo sa
Oipo di operare nel concreto
^ questi temi». Così è nata la
SUida: semplice nella veste
in grado di fornire una
^osentazione dettagliata delvalle, le opportunità di cooscere la storia come la buo? cucina, i posti dove sog^inare, le proposte per il
^Po libero, i servizi offerti
„„ ^cpitorio, le passeggiate a
Vallo, la storia. E così, da
„ che attualmente può
ntare su circa 200 posti leta ’p*^ niaggior parte dei quali
Gta • posti tappa
o ® interessanti agriturismi,
all’impegno di una
gelata di operatori, si muoqumeosa per la gestione di
, lurismo a misura d’uomo e
'“temtorio.
I moniJiali a Sestriere portano con sé nuove opere pubbliche
La strada attraverserà Inverso?
MILENA MARTINAT
Quante parole sono già
state spese per la viabilità della vai Chisone; fatti,
per ora almeno, se ne sono
visti molti di meno. «I campionati del mondo di sci del
’97 a Sestriere non devono
essere visti come un fatto
episodico di grande richiamo,
senza benefici per la valle,
ma devono servire per una
serie di iniziative pubbliche
reclamate da molto tempo»;
lo ha affermato il presidente
della Provincia di Torino,
Luigi Ricca, che insieme
all’assessore alla viabilità,
Campia, ha partecipato a un
incontro in cui il nuovo progetto di viabilità per la vai
Chisone è stato presentato
agli amministratori dei Comuni delle due valli.
Vi è un lungo elenco di lavori da compiere sia in vai
Chisone che in vai Susa; tutti
sarebbero necessari, ma i costi supererebbero i 700 miliardi. «Non si potrà fare tutto» ha detto l’assessore Campia. I tecnici della provincia
hanno lavorato con quelli
delTAtiva per elaborare il
progetto; partendo da una prima stesura sono state apportate varie modifiche cercando di ridurre i costi e l’impatto ambientale. Sono previsti 15 km di strada, dei quali
11 nuovi o radicalmente mutati. Il costo previsto è di 85
miliardi. Le linee guida del
progetto sono state indicate
dall’ing. Boccate e dal geometra Rainero.
Il percorso parte da San
Martino, dove all’altezza della circonvallazione si costruirà un ponte sul Chisone e
la strada passerà sulla destra
orografica del fiume, molto
vicina alla montagna, si congiungerà per 600 metri alla
provinciale, riattraverserà il
Chisone con un nuovo ponte
presso gli impianti sportivi di
Porte. Si proseguirà poi sul
tracciato dell’attuale statale
fino allo stabilimento della
Boge di Villar Perosa dove
Il nuovo tracciato ipotizzato
con una rotatoria si proseguirà a sinistra. A Inverso Pinasca la strada progettata passerà lungo il torrente evitando
così i centri abitati fino al bivio per la borgata Vivian, dove proseguirà sull’attuale provinciale adeguatamente allargata fino a Fleccia dove si
sposterà completamente a destra con una galleria di 130
metri sotto la strada per borgata Clot proseguendo poi
lungo i piedi della montagna.
Vicino al bacino inizierà un
tunnel di 800 metri che condurrà direttamente a Chiabrera dove, con due ponti sul
Chisone e una strada a raso,
si arriverà al ponte di Pomaretto per poi continuare lungo
il torrente fino a Francato.
Questo progetto dovrà ora
essere discusso nei vari Comuni che potranno presentare
le loro osservazioni. «L’attuale progetto - hanno spiegato i tecnici - prevede un’arteria che si snoda lontano dai
centri abitati per allontanare
rumore, gas, pericolosità; si
presenta a raso, quindi con
basso impatto ambientale; gli
incroci sono tutti a rotatoria
evitando così le svolte a sinistra». Il problema grosso resta Talta valle, come ha
sottolineato il sindaco di Usseaux: «Non vi sono protezioni adeguate per neve e pietre. Con meno di un metro di
neve la strada si deve chiudere perché troppo pericolosa.
Come si raggiunge il Sestriere se non si sistema bene la
“Coupure”?».
I tempi di costruzione? Sicuramente lunghi. Per il 1997
si avrà la circonvallazione di
Porte, per il resto di vedrà...
temente lontani dalla politica
e dall’impegno?» e magari si
stupiscono e bollano come vacuo spettacolo le trasmissioni
tipo karaoke. Probabilmente
c’è un fondo di vero; di Fiorello fra 10 anni forse nessuno
si ricorderà più mentre ci si
continuerà a confrontare con
la mancanza di lavoro, con la
necessità di studiare, con il disagio di chi si sente in qualche modo emarginato.
Indagine Codacons
Sestriere
Oh, quanto
mi costi!
«4.000 lire per un piccolo
bicchiere di acqua mista a
succo d’arancia, 1.300 lire
per un caffè al banco, 14.000
lire al chilo i pomodori per
l’insalata, 10 milioni al metro
quadro per i locali edificati al
centro del paese, la carta per
avvolgere gli alimenti venduta a 45.000 lire il chilo, come
il prosciutto». Questo il desolante quadro che è apparso
agli ispettori del Codacons
Piemonte che, in coppia, hanno visitato per un’intera settimana gli esercizi commerciali
di Sestriere, uno dei centri turistici più in auge della regione e che anche in vista dei
mondiali di sci del ’97 vorrebbe costituire un esempio
per un corretto sviluppo del
turismo. Gli ispettori hanno
preso la penna in mano e hanno riferito quanto hanno potuto constatare ai vigili urbani
di Sestriere e alla Procura della Repubblica di Pinerolo. Il
Codacons (un’organizzazione
dei consumatori riconosciuta
a livello nazionale) quantifica
anche il danno per i consumatori: «Si può valutare che viene sottratto ai consumatori
indebitamente un miliardo
l’anno solo per la violazione
della legge sul peso netto» e
fa anche nomi e cognomi dei
negozi inadempienti.
Le indagini adesso toccano
alla Procura della Repubblica
che dovrà effettuare i riscontri
ed eventualmente procedere
contro chi ha violato la legge.
Rimane il fatto che Sestriere è caro. Ma a Sestriere negano: «Non siamo più cari di
altre stazioni invernali tipo
Selva di Val Gardena o San
Martino di Castrozza. Inoltre
il commerciante, qui a Sestriere, lavora solo sei mesi
l’anno». Sì, ma le vicine stazioni francesi sono più economiche al punto che gli stessi
abitanti di Sestriere, nonostante la lira svalutata, vanno
a Briançon a fare la spesa.
Però, chi ritiene che una
certa cultura televisiva abbia
contribuito a creare miti di
plastica e poca voglia di pensare non può dimenticare che
ogni epoca ha i suoi mezzi di
comunicazione: chi, genitore,
ha confuso educazione dei
propri figli con il parcheggio
li ha «portati» dritti davanti
alla tv. Così anche negli strati
sociali più semplici l’opinione la fa la televisione. E proprio a quegli strati sociali che
i partiti storici vorrebbero
parlare, è di quelle persone
che vorrebbero farsi portavoce: ma allora occorre ricominciare a parlare davvero
con la gente, saperne cogliere
i bisogni e le ansie che comunque vanno oltre una serata con Fiorello.
In Questo
Numero
Aita tensione
In vai Chisone si stanno
installando i tralicci per
una nuova linea dell’alta
tensione. A quanto pare
non risulta dalle statistiche
che ci sia un collegamento
diretto tra la presenza dei
campi elettromagnetici e
alcune gravi conseguenze
per la salute, ma le preoccupazioni non mancano.
Pagina II
Per il francese
Sta per prendere il via,
nelle valli Pellice, Chisone
e Germanasca, la terza edizione della «Semaine du
français», che proporrà
mostre, proiezioni di film
in lingua, concerti, iniziative nelle scuole.
Pagina II
Gemellaggio
Un viaggio sulle orme
dei valdesi che emigrarono
in Sud America tanti anni
fa: un gruppo di rorenghi
si è recato a Alejandra, dove il 5 marzo è stato ufficializzato il gemellaggio
tra le due cittadine, in un
cUma di fraterna cordialità.
Pagina III
Apicoltura
Sono, questi, tempi difficili per gli apicoltori. C’è
un peggioramento dell’infestazione a causa degli
acari. Nonostante le difficoltà, l’attività ha una certa diffusione, anche se prevalentemente come «seconda attività», e appare
notevolmente variegato il
panorama dei mieli.
Pagina HI
Animali e malahie
La diffusione di animali
domestici e da allevamento, anche se in numero inferiore al passato, pone il
problema dell’attenzione
ai rischi di malattie. i
Pagina III
8
PAG. Il
La Casa di riposo San Giuseppe a Torre
Peiiice
IL SAN GIUSEPPE IN DIRITTURA D’ARRIVO — Inizia
ta quattro anni fa, con la scelta di non chiudere ma di ampliare, la ristrutturazione della casa di riposo San Giuseppe
della parrocchia cattolica di Torre Pellice sta per essere
completata; la casa avrà 60 posti letto, impianti e spazi a
norma di legge, una convenzione per una parte dei posti a
disposizione siglata con l’Ussl 43. Domenica 22 maggio ci
sarà una grande festa con caccia al tesoro podistica e automobilistica, pranzo, spettacoli musicali e teatrali, il tutto per
produrre un ultimo sforzo per la chiusura dei lavori.
INCONTRO VAL PELLICE-REPUBBLICA SLOVACCA
— L’associazione 3S, la Comunità montana vai Pellice e il
Comune di Luserna, in occasione della tredicesima edizione
della festa dello sport organizzano un incontro turistico
commerciale tra operatori locali e della Repubblica slovacca. Alla manifestazione, che si effettuerà a fine maggio,
parteciperanno imprenditori del settore edilizio, della ristorazione, del turismo e della cristalleria. Rilevante è la proposta della ditta Porobeton, produttrice di blocchi per la costruzione di prefabbricati industriali e villette che vengono
ricavati riciclando rifiuti solidi urbani. Kristall presenterà
oggetti pregiati in cristallo lavorato e ceramiche. La Well
tour offrirà, nel settore del turismo, proposte per soggiorni
termali e montani nella zona dei Carpazi e dei Tatra. Obiettivo della manifestazione è proprio lo scambio e la collaborazione fra aziende di due paesi differenti e lontani, eppure
con scopi comuni. Saranno ospiti delle famiglie lusernesi
anche due formazioni di pallavolo di Prievidza e Bojnice.
SI RIPARLA DI AUTOSTRADA — Durante la recente campagna elettorale è sembrato un tema «unificante»; praticamente tutti i candidati hanno dichiarato di voler vedere ultimata l’autostrada per Pinerolo, oggi ferma ad Airasca. È
della settimana scorsa la notizia che i ministri dei Lavori
pubblici, Merloni, e dei Beni culturali e ambientali, Ronchey, hanno sottoscritto il via libera del governo al completamento dell’opera; 11 km per unire Airasca alla tangenziale di Pinerolo secondo l’ipotesi «C» esaminata dalla Regione e che ha trovato il consenso dei Comuni. L’arteria dovrebbe essere ultimata entro l’inizio del 1997 in modo da
rendere più snelli i collegamenti con Torino in occasione
dei mondiali di sci a Sestriere.
MOSTRA PITTORICA — Il Centro culturale valdese di Torre Pellice propone dal 14 al 29 maggio, presso la sala Paschetto, una mostra di opere di Mariella Bogliacino. L’inaugurazione avverrà sabato 14 alle 17; l’orario di apertura della mostra è 15-18.
INCONTRI SULL’ECONOMIA — L’associazione Stranamore di via Pignone a Pinerolo organizza sei incontri
sull’economia e la sua organizzazione. Per sei giovedì verranno analizzati differenti aspetti del mercato e della produzione. Si comincia il 12 maggio sul tema «Rende di più investire nei mercati finanziari o nella produzione di beni materiali?» con relazione introduttiva di Renato Strumia. Gli
incontri iniziano alle 20,30.
CORSI DI FORMAZIONE PER GIOVANI DISOCCUPATI — Il Comune di Villar Perosa organizza una serie di
corsi di formazione per giovani in attesa di prima occupazione o comunque disoccupati; i settori sono assai vari, dalla gestione commerciale al marketing, alla contabilità ai settori legati all’ambiente e alle aree verdi. I corsi si terranno
nei mesi di settembre, ottobre e novembre, per una durata
complessiva di 500 ore; sarà corrisposta una borsa di studio
di 4.000 lire per ogni ora di frequenza. I moduli per l’iscrizione andranno consegnati presso il municipio di Villar Perosa entro il 30 maggio; verranno accettate domande anche
di residenti nei Comuni di Porte, San Germano, Pinasca, Inverso Pinasca, Perosa Argentina, Pomaretto e Perrero.
ALTRE FIRME PER GLI ALLOGGI DI VIA PIGNONE
— Continua la raccolta di firme per chiedere la ripresa dei
lavori alle case popolari in costruzione in via Pignone a Pinerolo; mentre passa il tempo (la graduatoria delle persone
e dei nuclei familiari con gravi disagi abitativi che potrebbero trovare una risposta proprio in quelle case è stata definita nel luglio 1992), altre 400 firme sono state consegnate
alla Regione Piemonte.
I
VENERDÌ 13 MACniQ^
Una nuova linea in corso di realizzazione in vai Chisone
L'alta tensione provoca rischi
per la salute della popolazione?
MILENA MARTINAT
In media vai Chisone in
questo periodo un elicottero trasporta del materiale da
costruzione e poco per volta
sono innalzati dei tralicci.
L’unica cosa che la popolazione può pensare è che si
tratti di una nuova linea elettrica ad alta tensione. Per saperne di più abbiamo posto al
sindaco di Pinasca, Richiardone, alcune domande.
- Quali sono le caratteristiche della nuova linea?
«Dai dati fornitici dall’
Enel è possibile solo indicativamente stabilire il percorso della linea. Ha inizio dalla cabina di Pinerolo (zona
Riva), attraversa i Comuni di
Roletto, S. Pietro Val Lemina
e Villar Perosa per finire alla cabina di Pinasca. L’elettrodotto ha una potenza di
132.000 volt. Il secondo tratto parte dalla cabina di Pinasca, sale quasi esclusivamente sul versante nord della
vai Chisone per finire a
Chambons: anche questa linea ha una potenza di
132.000 volt».
- In che modo sono stati
coinvolti gli enti locali e come hanno reagito?
«1 Comuni interessati dal
passaggio della linea sono
stati coinvolti solo parzialmente: il parere richiesto
dall’Enel era di carattere più
che altro tecnico, relativo a
piccole osservazioni sull’ubicazione, ma da discutere e
assolutamente non vincolante; questo perché l’Enel non
deve chiedere concessione
edilizia ai Comuni, trattandosi di opere di pubblica utilità
e avendo già avuto il benestare degli organi competenti».
Il timore più grande è che
questa linea possa provocare
danni alla salute degli abitanti. Il sindaco spiega che l’Ussl ha dato il suo parere in
questi termini; il dottor Laurenti, responsabile sanitario,
afferma che esistono elementi
per ritenere che l’esposizione
a campi elettromagnetici a
bassissima frequenza accre
sca il rischio di neoplasie, tumori cerebrali e leucemie,
precisando però che a tutt’oggi questa relazione fra esposizione a campi elettromagnetici e forme tumorali non è stata dimostrata in termini statistici e scientifici convincenti,
che gli studi di laboratorio
hanno finora fornito scarsi
elementi a sostegno di questa
ipotesi e che i dati epidemiologici oggi disponibili non
possono essere assunti a base
di processi decisionali e di
misura di sanità pubblica. 11
sindaco sottolinea inoltre che
«in Italia non esiste un corpo
coerente di norme volte a limitare i livelli di esposizione
delle popolazioni ai campi
elettrici e magnetici a bassissima frequenza».
- Che cosa pensa lei, in definitiva, di questa nuova linea, come sindaco e cittadino
di un comune montano?
«Come sindaco e come cittadino credo che se avessimo
avuto la certezza che la costruzione della linea potesse
nuocere alla salute della popolazione avremmo sicuramente assunto altre posizioni.
Dal momento che non risulta
come cosa certa l’esistenza di
questo pericolo, per quanto
di nostra competenza abbiamo espresso parere favorevole. La valutazione dell’impatto ambientale non è di competenza comunale; ci sono
molte opere dell’uomo che
vengono a modificare l'aspetto ambientale; dighe, elettrodotti, viadotti; se non sono
necessari non facciamoli, ma
se sono una necessità per il
progresso civile credo che
non li possiamo fermare, naturalmente se fatti a regola
d’arte. A convalidare la mia
convinzione c’è il fatto che
altre cose non così necessarie
nuocciono forse maggiormente che le opere predette.
Ne accenno una sola: là dove
si scatena il turismo di massa
i danni sono maggiori: basta
una percentuale minima di
persone ineducate, non sensibili al concetto di tutela ambientale, a creare gravi problemi alla flora e alla fauna,
facendo sì che si trovi di tutto
dappertutto».
Ora sappiamo qualcosa in
più sui tralicci che si stanno
costruendo in vai Chisone.
Ma è lecito che un vuoto legislativo e una mancanza di
certezza statistica e scientifica facciano sì che la salute
della popolazione non sia tutelata in modo adeguato?
Studenti e insegnanti dopo la proiezione di «Schindler's List»
Un film che non sì può non vedere
«Ho scritto le frasi più importanti qui sulla mia mano
per ricordarle» dice Simona,
13 anni, alunna di seconda
media a Luserna San Giovanni, mostrando il palmo, e precisa di non averlo fatto per
prendere appunti. Questo è
forse il commento più significativo e più convincente tra i
tanti che abbiamo ascoltato
intervistando alcuni tra i circa
250 alunni delle scuole medie
e superiori della vai Pellice
che sabato scorso hanno assistito a Torre Pellice a una
proiezione di Schindler’s List, organizzata in orario mattutino proprio per le scolare.sche. Citare le parole di Simona fa piacere ma al di là
del suo gesto spontaneo di
memorizzare un’esperienza ci
sono commenti meno sentiti.
«Mi sono annoiato un po’»
dicono infatti Eric e Marco^
entrambi di seconda media, e
gli fa eco tra gli altri Federica, di terza, che però aggiunge che il film le è piaciuto
molto a parte la lentezza di
alcune scene. «Non sono riuscita a capire bene tutta la vicenda proprio perché c’erano
troppi momenti lunghi», sono
le parole di Valeria, mentre
Stefania, 13 anni dice: «Non
ho pianto ma sono stata colpita soprattutto dal gran numero di ebrei che sono stati uccisi e deportati». «È un film
che proprio non mi è piaciuto» dice dal canto suo Luca,
di 13 anni, che aggiunge:
Il regista Spielberg con gli interpreti del film
«Credo però che sia importante come testimonianza».
Pochissimi sono stati i ragazzi che hanno notato con
particolare emozione le scene
cruente, le morti assurde che
ricorrono nelle sequenze più
drammatiche del film. «Credo - dice un’insegnante di
italiano alla media di Torre
Pellice - che i ragazzini di
questa generazione si siano
ormai assuefatti a vedere la
morte sullo schermo, a sentirne parlare e quindi sopportano con eccessiva naturalezza
o a volte persino con passività il sangue, la violenza, la
morte». A conferma di questa
analisi da parte di un adulto
non c’è stato infatti nessuno
tra gli intervistati che ha commentato quelle scene in particolare, e anzi diversi hanno
detto «credevo di vedere di
peggio».
In generale comunque
Schindler’s List è piaciuto e
nonostante le tre ore ininterrotte di proiezione sono stati
rari i momenti in cui non è regnato il silenzio assoluto. Andrea, 12 anni, si è sentito
molto coinvolto e, uno dei
pochi ad averlo detto, ha provato anche molta rabbia;
«Meno male che alla fine della guerra molti nazisti sono
stati puniti come quello che
viene impiccato alla fine del
film» ha commentato.
Queste sono state alcune
delle impressioni che abbiamo colto a caldo, all’uscita
del cinema, che non vogliono
essere più di quello che sono
ma che possono servire come
punto di partenza per delle riflessioni sul rapporto tra i
giovanissimi e la memoria
storica, tra gli adolescenti e il
cinema e anche sulle loro capacità critiche spesso appena
abbozzate o poco e male utilizzate di fronte ai drammi
della storia e della vita.
14-22 maggio
«Semaine
du français»
numero tre
Coiìin^^
Iroi
in ri
sa
Organizzata dal Centro«
turale valdese di Torre Peit:
sta per iniziare la terza
gna denominata «Semainel
français». La manifestazio?
prenderà il via il 14 magà*
verrà attuata contemporaJ
mente in vai Pellice e nS
valli Chisone e Germanaso
un ricco programma di spcr
coli, proiezioni video e ~
lingua originale, mostre, c*
certi vuole essere da suppon,
a un’operazione culturale *
si propone di rilanciare laptj.
tica del bilinguismo.
La rassegna, che si avvale
della collaborazione delle l
rezioni didattiche dei distreii
42 e 43, delle scuole medie
inferiori e superiori, di eolie
associazioni culturali, noocli
del Centre culturel français!
Torino, è volta a recuperare! sliiBzi, am
patrimonio linguistico e coll qiiestezonf
raie delle nostre valli, mas senza del
segnala anche come iniziati« scarsa: è ut
di supporto ai programmi sco- tuta dai vi
lastici attualmente in vigotee
che dispongono, fin dalli
scuola elementare, l’apprendimento di una lingua stranien.
Nelle valli Chisone e Germinasca sono anche previste alcune serate gastronomick
questo il programma:
Sabato 14
ri 19 feb
¿avevano
m una spes
ptfilSud^
con Bueno
(State, con
i parchi m
fioriti, è sta
((lessante.
cailgruPl
della famig
iaArgentin
Il 22 feb
siamo trasi
l’Argentina
diamo pen
oltre 800 c
grande pan
Penisola V
molti anin
elefanti ir
maggio, ori
16.30, presso il Centro cullirale di Torre Pellice, apertili
delle mostre «Letteratura iifantile di ieri e di oggi inligua francese», «La Frana
chez nous», lavori realizzai
dalle scuole elementariii
Guillestre e «La Tour; ui
esperienza degli studenti à
Liceo valdese».
Domenica 15 maggio, ore
15.30, nel tempio diPomaiWto, concerto delle corali della
vai Chisone e Germanascae
della corale «Badia vai elusone». Serata gastronoinicialle 20, presso la trattoria«h
placette» di Usseaux.
Lunedì 16 maggio, wH'
scuole della vai Germanasca
e della vai Chisone, «Co»®
d’içi et d’ailleurs» acuta
dell’associazione «L’artea
mots» di Briançon.
Martedì 17 maggio, d®
nema Trento di Torre Pclteore 10 e 21,15, film in toi»
francese «Marie» di *
Handwerker. Alle 20,30, ^
so la sala consiliare della t®’
I125fel
aereo, ci si
juay, visi!
delle colo
Colonia de
rariras, Jus
polita. Ros
dense e la
deo, raggi
magnifica
dell’Est.
Qui gli
hanno rice
me fratell
ospWità I
stato rino
grazioni; 1
eproinpol
grazionei
del dopo]
che consi
delle loro '
no italiane
Da queste
munità montana a Perosa
gemina, dibattito sulle W
parlate in zona (patuà, P
montese, francese, inglese)Mercoledì 18 maggio,
le 17 alle 18, pre.sso il
culturale a Torre Pelh'j
proiezione di cartoni anint
Alle 20 serate gastronomi
presso «La placette» di
seaux e «La meizoun o
cho» di Mentoulles.
V#
Merchi
niMalanc
Sanizzatoi
terra urug
anche all
Toumdei
111° ma
teo, il gruj
«nfine co
lincia di ]
tate las Ct
(lu cascate
b impone;
Giovedì 19 maggi®’
per le scuole del distretto‘i*
cura del Centro cultm"
franco-italiano di TorinoVenerdì 20
21, presso il teatro
Pomaretto, film in
cura dell’Alidada. A
Pellice, ore 21,15, fili”
sottotitoli «Toto le heros*’^^
Sabato 21
20,30, al cine-teatro Pi^^
di Perosa, canti e scenetta
gli alunni delle scuoumentari e medie. . ^
Domenica 22
20,45, presso la bib*' ,(
della Casa valdese, con j
con canti della tra®' -j
francese con Elena M
Claudio Bonetto. . 0
Nel corso della set ,
alle 18,15, su Radio
96.500) «L
(91.200 e .
du conte» fiabe e racm
francese per i più picc®
ont*
UssI 4:
^lle
di
n
elle n
.. timi (
Jhmtn,
¡¡'Amenti
tutta
idi
e ne:
leiv;
atici
die
an
Perev
70 peri
7*6 del
pei
«ata a
^a^al
'Za fai
^gua
ooii
‘e ini
■deriv
tipo
mi
9
s»
e '
:ntro cu],
re Pellín
"Za rassj,
maine 4
^^tezion
maggio
iporanej
e e
manasci
dispetia,
)e “
sire, COI.
supponi
urale *
irelapn
si avvali
delle I
d distrai
de medi
di entii
i> noBcli
ran^aisi
uperaieì
:o e cultiili, masil
iniziativi'
immi SCO-;
1 vigore ij
fin dalli!
13 maggio 1994
E Eco Delle ¥vlli ¥ildesi
PAG.
Ili
[oiTimozione e partecipazione all'incontro con i discendenti di alcune famiglie di Rorà
I rorenghi gemellati con l'argentina Alejandra
in ricordo della grande emigrazione del 1872
«ilviotoubn
,119 febbraio i rorenghi
1 avevano lasciato Rorà. sot: una spessa coltre dr neve,
Lil Sud America: l’impatto
fu Buenos Aires, in piena
le. con le grandi avenidas,
¡Ichi immensi, i giardini
Jriti è stato subito molto inlUsante. La prima domenica il gruppo è stato ospite
della famiglia Rossi, che vive
ijArgentina da oltre 45 anni.
]] 22 febbraio, in aereo, ci
siamo trasferiti nel sud dell'Argentina, in Patagonia; abbaino percorso in pulmino
olire 800 chilometri in quel
nnde parco nazionale della
Penisola Valdes, ammirando
molti animali tra cui leoni,
elefanti marini, guanachi,
struzzi, armadilli, pinguini. In
queste zone sterminate la presenza dell’uomo è molto
scarsa; è una terra brulla, battuta dai venti e con scarsa
stranien
e Gen»
reviste ilnomick
Iglò, Oli
itro culli;, apertili
ratura ilggiinla Frane!
realizzali
entari i
’our; ui'
denti di
iggio, ore
Pomaiworali della
nana» e
1 vai Oli■onomici
ttoria«lJ
c.
gio, udii
srmanasti
«Contes
5» a CUI!
L’arbre à
gio,
alci
re Pelli»
linling«!
» di M3,30, padella C«'
’erosa Alillelinf
atuà, P«'
nglese)
•gg'»’Ì
, il Cent»
. Pellico
li ani»®'
-onomicj*
e»diU*'
oun bla»
gio, ''J
-trettoA
cultura''
ggio, a'j
valdesa^
francesa'
. A To'"
’ film aa*
leros»’
ggio, a"
0 pieuio"
1125 febbraio, sempre in
aereo, ci siamo recati in Uruguay, visitando buona parte
delle colonie valdesi come
Colonia del Sacramento, Tarariras, Juan Lacaze, Cosmopolita, Rosario, Colonia Vaidense e la capitale Montevideo, raggiungendo infine la
magnifica spiaggia di Punta
dell’Est.
Qui gli emigranti valdesi
hanno ricevuto il gruppo come fratelli e hanno offerto
ospitalità nelle loro case. C’è
stato rincontro con due emigrazimi; la prima con nipoti
epiompotidella vecchia emigrazione del 1856, la seconda
del dopoguerra, con persone
die conservano un ricordo
delle loro valli e ancora parlano itìliaio, patuà e francese.
Da queste colonne si vuole
lingraziare tutti, in particolare
Mer Charbonnler e Giovanni Malan che sono stati gli organizzatori del soggiorno in
•etra uruguaiana; un grazie
®che alla signora Belkis
mum de Ricca.
II1° marzo, ancora in ae'*dl gruppo si è trasferito al
®™ne con il Brasile, in pro''incia di Missione, per visi^ las Cataratas deH’Iguazù
^cascate dell’Iguazù), mol®ponenti e impressionan
Un momento ufficiale del gemellaggio
ti: una massa d’acqua di 1700
me. al secondo; si è inoltre
visitata, in terra brasileira,
una delle più grandi dighe del
mondo, l’«Itaipù». Il 2 marzo, questa volta in pullman,
siamo partiti alla volta di
Alejandra, in provincia di
Santa Fè, la meta fondamentale del viaggio, intrapreso
per confermare il gemellaggio già avvenuto in Rorà il 20
settembre 1992.
Ad Alejandra siamo arrivati
nel cuore della notte, accompagnati dal sindaco Guido Tourn e da altri, che con le
loro automobili ci erano venuti incontro a Reconquista,
una cittadina distante 80 chilometri. Il paese era tutto imbandierato per ricevere la nostra delegazione di rorenghi,
giunti da tanto lontano per
completare il gemellaggio in
ricordo di quella grande emigrazione rorenga che nel
1872 metteva piede in quella
allora desolata terra, per dare
vita a un grande progetto di
colonizzazione. Abbiamo vissuto giorni intensi ad Alejandra, con quei pronipoti di
quell’emigrazione lontana,
con cognomi quali Rivoira,
Pavarin, Tourn, Bertinat,
Long, Grant, che ci hanno dimostrato tanto affetto e simpatia: a parte la lingua sem
brava di essere in un paese
delle Valli. Il primo giorno ad
Alejandra, su quattro barche a
motore slamo scivolati sulle
quiete acque del Paraná, che
dopo mille chilometri raggiunge Buenos Aires e prende il nome di Rio della Piata.
Un giorno siamo stati ospiti
della famiglia Lovatto, che
possiede mille capi di bestiame e con «los gauchos»
ha fatto una dimostrazione
della vita del campo: come
prendere i vitelli al laccio, castrarli, cavalcare cavalli mai
montati. Un grazie anche al
senatore della provincia di
Santa Fè Josè D. Carizzo, che
ci ha portato a cena in un locale tipico, il «Bufalo», frequentato sovente anche dal
calciatore Roberto Baggio.
Il 5 marzo, alle 19, nella
piazza di Alejandra, ha avuto
luogo la cerimonia del gemellaggio, con l’alzabandiera, gli inni nazionali, le danze
tipiche del folclore argentino
eseguite da coppie in costume, la lettura di una poesia
scritta da una giovane ragazza di nome Maria Ester Lovatto, in ricordo di quei primi
emigranti. «Una nave a vela,
aprile in Italia/ già la primavera sbocciava nelle Valli/
da Genova partivano, perché
nella loro terra/ la primavera
non sbocciava per loro/ Nella loro terra solo si parlava
di miseria e di persecuzioni/
la loro terra la amavano/
però necessitavano la degna
libertà».
Il sindaco di Alejandra concludeva dicendo: «Siate i portatori di un affettuoso saluto
ai rorenghi da parte di tutti
noi; saremo sempre pronti a
riceverli e a dar loro il benvenuto ogni volta che qualcuno
voglia venire in questa terra,
che non è altro che un pezzo
delle Valli. Siamo quello che
hanno voluto essere quegli
uomini e quelle donne che il
3 agosto 1872 misero piede in
questa terra per lavorare, con
tutti gli inconvenienti immaginabili. Flanno vissuto, hanno sofferto e hanno lasciato i
loro resti in questa strana terra chiamata Alejandra».
Il 6 marzo, con molta nostalgia, ci siamo accomiatati
da quella gente: il viaggio è
poi proseguito per Santa Fé,
dopo aver visitato la Camera
dei deputati e dei senatori ed
essere stati ricevuti dal governatore. C’è stato anche un caloroso incontro presso il Centro piemontese, ospiti del presidente Berardi e di altri numerosi piemontesi delle nostre Valli. Non ci sono parole
per ringraziare tutti per la
grande disponibilità dimostrata e le grandi attenzioni rivolte a tutto il gruppo; si ringrazia in particolare il sindaco di Alejandra, Guido Abel
Tourn, il senatore Josè D. Carizzo, il presidente del Centro
piemontese e quanti altri, e
non sono pochi, che vorremmo ancora incontrare e abbracciare.
Grazie Alejandra, ti ricorderemo, laggiù in quelle sterminate praterie dell’Argentina, nell’estate australe che
stava per tramontare, adagiata
sulla sponda del grande fiume
Paranà, con i tuoi grandi pascoli, i campi seminati a cereali e riso. Adesso anche per
noi Alejandra è più vicina,
come concludono gli ultimi
versi della poesia di Maria
Ester Lovatto: «Perché ogni
giorno, ed in agosto ancora
siamo germogli di stranieri
per il sangue, per la storia,
per la stes.sa terra».
^42; un'utile lezione nel quadro del corso di aggiornamento per agricoltori
Allevare gli animali^ ma con l'avvertenza
di mantenersi al riparo da possibili malattie
elle nostre zone negli ulQim decenni sono dimiW» ® sensibile gli allietiti di animali da redrettavia la presenza nei
>8' di animali da compaielv ® .**?' boschi di animali
tei rende necessaria
eiielie
;uole
eie
ïgg"’’,Î
,ibl<
cones'"
radiii'
, Ma'"'"
settim»"
iBecK
•acco""'
ccoli
.jlUANA VIGLIELMO
di norme igieni®ol,„ ®yriare malattie anche
Per per l’uomo.
motivo una delle
W ® di aggiornai1mì„ P®» agricoltori è stata
''"se eh forme mor
dali
^aza '^erno e viceversa.
ìeB^ ®rne un’ossessione e
8atto °'"^dare con sospetto il
“ cane di casa, è bene
«le H»¿"formati sui pericoli
4 tino da un contagio
microbico o parassita
rio e saper prendere le giuste
precauzioni.
11 dottor Mario Bruno, veterinario che opera nelTUssl
42, ha presentato per prime le
malattie tipiche dei bovini,
brucellosi e tubercolosi, che
sono sotto controllo sul territorio, ma che possono essere
presenti in animali che salgono agli alpeggi. Queste malattie sono diffìcili da scoprire e
da guarire: sono alimenti a rischio il latte non bollito, il
burro, i formaggi freschi. La
presenza accertata dei microbi negli animali ne causa
Fabbattimento obbligatorio.
Ancora presente, per fortuna non nelle nostre zone, è la
rabbia silvestre, che colpisce
in modo particolare le volpi e
altri animali selvatici. Il virus
si trasmette con il morso, e ne
vengono colpiti con maggior
frequenza i cani che si aggirano nei boschi. Bisogna quindi
stare molto all’erta quando un
cane docile diventa aggressivo, e se per caso morde qualcuno si deve segnalare immediatamente il caso per le cure
necessarie (in ogni caso sarebbe bene che i proprietari di
cani provvedessero alla vaccinazione antirabbica, anche
se non obbligatoria in Italia).
Dal gatto invece può provenire la toxoplasmosi, malattia
dovuta a un parassita che
all’animale non dà alcun disturbo, ma che può essere
estremamente grave se si ha il
contagio durante una gravidanza. L’accertamento della
presenza di toxoplasmosi nel
sangue è quindi un’indagine
molto importante che va fatta
in questa condizione.
Sono presenti in zona an
I problemi del miele in vai Pellice
Un momento diffìcile
per l'apicoltura
L’apicoltura in vai Pellice
sta vivendo, come in altre zone della regione, momenti abbastanza difficili a causa di
un peggioramento della situazione sotto il profilo dell’infestazione di varroasi, l’acaro
che, se non controllato, porta
a rapida morte intere famiglie
di api. Un primo «assalto»
verso la fine degli anni ’80
venne contenuto in modo sufficiente, ma ora sembra che
gli acaricidi più comunemente usati abbiano perso gran
parte della loro efficacia, probabilmente perché la varroa è
diventata ormai resistente a
determinati veleni.
Eppure l’apicoltura in valle
ha una sua valenza. A dirlo
ora sono anche i ricercatori
dell’Università di Torino che,
con la Comunità montana vai
Pellice, hanno condotto negli
anni ’90 e ’91 una ricerca sul
miele in valle ora pubblicata
in un volumetto. Dal censimento sull’apicoltura emerge
che la stessa è intesa solamente come attività complementare ed è quasi sempre di
tipo stanziale; di conseguenza
varie zone della valle sono
prive di alveari e altri luoghi
risultano poco sfruttati.
Dal punto di vista delle caratteristiche dei mieli il primo
riscontro è di una valida attività apistica, testimoniata anche dalla notevole quantità di
specie botaniche riscontrate
nei campioni di miele. La
produzione della vai Pellice
ha evidenziato nel 1990 84
pollini diversi e 95 nel 1991;
si sono trovati mieli uniflorali
di castagno e rododendro,
multiflorali in cui il tiglio ha
una certa rilevanza insieme al
castagno e mieli multiflorali
in cui il castagno è sempre
presente ma accompagnato da
percentuali significative di
rododendro, rovo, sorbi, fruttiferi in genere.
Notevole interesse per le
api ha avuto il rododendro a
quote medie e alte, tanto che
molti campioni della valle
possono essere attribuiti, come origine florale prevalente,
a questa specie. Nelle vicine
vai Chisone o vai Sangone il
rododendro ha un’incidenza
minore, mentre situazioni
analoghe si riscontrano in vai
Maira o nel Trentino. Per
quanto riguarda la bassa valle
è stato rilevata come interessante la presenza elevata di
pollini di actinidia, frangola,
teucrium e vite; ma, vista anche la conformazione della
valle, quasi sempre in compresenza di pollini di specie
di fondovalle o addirittura di
alte quote.
Visti i risultati dell’indagine
gli esperti dell’Università di
Torino concludono la loro rilevazione sottolineando che
«è auspicabile un incremento
del patrimonio apistico della
vai Pellice, per utilizzarne più
razionalmente le risorse nettarifere e pollinifere. Sarebbe
inoltre opportuno che gli apicoltori differenziassero le loro
produzioni eseguendo più
smielature nell’arco dell’anno,
dove possibile, o praticando il
nomadismo con lo spostamento degli alveari nelle zone in
cui sono disponibili maggiori
risorse mellifere nell’arco della stagione, al fine di ottenere
mieli qualificati a seconda
dell’origine botanica e delle
zone di produzione».
Sul piano infine delle garanzie che i produttori della
valle possono offrire va rilevato che tutti i campioni esaminati hanno evidenziato valori delle analisi botaniche e
fisico-chimiche nei limiti delle norme Cee e italiane; in alcuni casi si è riscontrata
un’umidità leggermente troppo elevata, il che può compromettere la buona conservabilità del prodotto.
Un’utile indagine comunque,
da cui sono emersi validi presupposti per proseguire l’attività e la ricerca di qualificare
sempre meglio il prodotto
miele della vai Pellice.
Sull’argomento, il Servizio
agricoltura della Comunità
montana vai Pellice organizza, venerdì 20 maggio alle 21
presso la sala consiliare, una
serata con la partecipazione
dei proff. Paola Terrazzi e
Tranco Marletto, dell’Università di Torino.
che trinchinella, tenia e echinococco, vermi che si trovano
sia nell’uomo che negli animali domestici o selvatici.
L’echinococco è il più pericoloso, ma neppure gli altri
sono da sottovalutare; il veterinario ha consigliato una
buona cottura delle carni, soprattutto di maiale, e ha messo in guardia contro le macellazioni familiari di selvaggina
o la consumazione di carni
importate dall’estero e non
sufficientemente controllate.
Bruno ha poi raccomandato
l’igiene delle stalle e di qualsiasi allevamento e la periodica disinfezione di tutto l’ambiente, precauzioni indispensabili per evitare disturbi fisici e danni materiali da un’attività che dovrebbe assicurare
se non altro un’alimentazione
I sana e genuina.
Nelle
Chiese Valdesi
FRALI — Domenica 15, alle 10,30, vi sarà il culto di chiusura
attività; nel pomeriggio il tradizionale bazar.
POMARETTO — Domenica 15, alle 10, durante il culto, si
svolgerà l’assemblea di chiesa per eleggere i deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo e per la presentazione della relazione
annua del Concistoro.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 15 maggio, alle 10,
culto unico a Ferrerò con assemblea di chiesa per la relazione
morale e deputazioni alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
TORRE PELLICE — Domenica 22 maggio, nel tempio del
centro, il culto vedrà la partecipazione di tutte le chiese evangeliche di Torre Pellice. Ci sarà un culto con Santa Cena e la giornata
avrà come tema «Io sono la via, la verità e la vita».
• Domenica 29 si svolgerà un’assemblea in cui il Concistoro
presenterà la sua relazione annua e si procederà all’elezione di alcuni anziani.
PINEROLO — Giovedì 12 maggio, alle 20,30 nel tempio, culto del 2° circuito per l’Ascensione, con sermone di prova della
candidata Gabriella Costabel.
• Domenica 15 maggio si svolgerà l'assemblea di chiesa per la
relazione annua e l'elezione dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
• Domenica 15 maggio, alle 14,30 presso il tempio, si svolgerà
un incontro delle coppie interconfessionali; all’ordine del giorno
la stesura di un documento di osservazione al testo comune di studio e proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali.
• Il 20 maggio, alle 20,30, nei locali di via dei Mille, si riunirà il
gruppo Capernaum.
ANGROGNA — Domenica 15 maggio si svolgerà la festa delle scuole domenicali della vai Pellice.
VILLAR PELLICE — Domenica 15 maggio è in programma
il bazar allestito dall’Unione femminile.
10
PAG. IV
Conoscere i rischi delle malattie cardiovascolari è indispensabile
Cause e effetti dell^ipertensione arteriosa
LUCIANO MOSELLI
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima
causa di mortalità e di malattia nei paesi industrializzati.
Si stima che il 15% della popolazione soffra di elevati
valori della pressione arteriosa e che, in Italia, più di
150.000 persone ogni anno
vadano incontro a un primo
infarto del miocardio. Negli
ultimi 20 anni, negli Stati
Uniti, la mortalità per infarto
è diminuita del 25% per i
progressi in campo diagnostico-terapeutico e per il successo di capillari campagne
di educazione sanitaria. Vorrei quindi toccare questo argomento con l’avvertenza
che in ogni caso occorre sempre far riferimento al proprio
medico curante.
L’apparato cardiocircolatorio è formato dal cuore e dai
vasi; la sua funzione è di distribuire nell’organismo, con
il tramite del sangue, ossigeno, sostante nutritive, calore,
sostanze chimiche e ormoni,
e convogliare al fegato e ai
reni i prodotti di scarto. Il
cuore è un organo muscolare
cavo, del peso di circa 300
grammi, che con le sue contrazioni ritmiche determina i
movimento circolatorio del
sangue; si tratta di una pompa con 4 camere: due atri e
due ventricoli. Il sangue che
torna dalla periferia dell’organismo, povero di ossigeno.
viene trasportato dalle vene
all’atrio destro; passa al ventricolo dello stesso lato e di
qui viene spinto a ossigenarsi
nei polmoni. Da questi torna
poi al cuore, passa dall’atrio
al ventricolo sinistro, e da qui
viene pompato in circolo.
La gettata e la frequenza
cardiaca, con le resistenze
opposte dai vasi al flusso del
sangue, determinano una
pressione arteriosa. Si parla
di una pressione arteriosa sistolica (o massima) quando i
ventricoli si contraggono e
spingono il sangue in circolo,
e di una pressione arteriosa
diastolica (o minima) durante
la fase di rilassamento dei
ventricoli stessi. L’ipertensione arteriosa comporta
l’aumento di uno o di entrambi i valori di pressione.
Nel 10% circa degli ipertesi
si tratta di un fenomeno derivante da una malattia o dal
l’uso di farmaci; nel restante
90% la causa resta sconosciuta: si parla allora di ipertensione arteriosa essenziale.
A determinare un’ipertensione essenziale concorrono fattori genetici (ereditarietà),
stress, fattori alimentari, fumo, stile di vita ecc.
L’ipertensione non è di per
sé una malattia, ma costituisce un fattore di rischio per
malattie cardiovascolari: infatti essa causa un’alterazione della struttura delle arterie, che sfocia in una degenerazione aterosclerotica. L’aterosclerosi è una forma di
indurimento delle arterie (di
norma elastiche) con deposito di sostanze grasse che
ostacolano il flusso del sangue; in un secondo tempo
queste placche si ingrossano
e si formano depositi calcarei: a questo punto diventa
probabile la formazione in
quella zona di un «grumo» di
sangue (trombo).
In conseguenza a questo
«tappo», il flusso di sangue
ai tessuti è ridotto o addirittura interrotto. Se questo capita
a livello delle arterie coronarie, arterie che riforniscono di
sangue il muscolo cardiaco,
si verifica un’ischemia (assenza di sangue): parte del
muscolo cardiaco va incontro
a morte e si verifica l’infarto
miocardico. Se invece si ha
una riduzione grave dell’afflusso di sangue al cervello,
si va incontro al cosiddetto
«colpo apoplettico» (o ictus,
termine usato anche per indicare il danno dovuto all’emorragia conseguente alla
rottura di un vaso).
1 danni derivanti dalla degenerazione aterosclerotica si
verificano a livello cerebrale
e coronarico, come già detto,
ma anche a livello della retina
e dei reni. È importante allora
ridurre i valori pressori alla
norma, ma ancor di più intervenire precocemente per evitare le alterazioni alla parete
delle arterie. Secondo dati
statunitensi, solo il 50% dei
soggetti ipertesi è al corrente
di esserlo; il 50% degli ipertesi noti non si cura; il 50%
degli ipertesi trattati ha valori
pressori normali: quindi solo
un iperteso su 8 sarebbe trattato in modo efficace.
Quali sono i valori normali? L’Organizzazione mondiale per la sanità propone
questa classificazione: diastolica: inferiore a 85 (normale); 85-90 (border line);
91-104 (ipert. lieve); 105-114
(ipert. moderata); superiore a
115 (ipert. severa). Sistolica:
inferiore a 140 (normale);
140-159 (border line); superiore a 160 (ipertensione sistolica). Una pressione «border line» non è più «normale», ma non è ancora «alta».
Dopo tre rilevazioni di una
pressione più alta di quanto
dovuto, il medico curante decide se è il caso di cominciare una terapia.
PALLAMANO — Si è
svolto domenica a Rivoli il
primo allenamento della rappresentativa piemontese di
pallamano che nel prossimo
giugno parteciperà al trofeo
delle Regioni, sotto la guida
del tecnico nazionale Alberto
Gnani. Tra i convocati due
giovani atleti del 3S di Luserna, Andrea Pons e Silvano
Bounous, rispettivamente
portiere e pivot.
La formazione femminile
prosegue la preparazione in
vista del trofeo Regione Piemonte che si terrà domenica
15 maggio a Valdengo. Sabato scorso il 3S Graphicart ha
affrontato il Rivalta, reduce
dal campionato di serie B, in
una bella e combattuta partita
giocata alla palestra di Luserna. Buona la prestazione
complessiva che ha consenti
Cantavalli
I «Suonatori»
a Perrero
Il Cantavalli arriva a Perrero sabato 14 maggio. Ospiti
della rassegna saranno i
«Suonatori delle quattro province». L’area appenninica
delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza), zona di transito fra la
Riviera di levante e le valli
del Po, punteggiata di borgate, intersecata da una rete di
strade e sentieri, ha sviluppato un ricco patrimonio musicale originale. Musica sanguigna, costruita intorno alle
sonorità aggressive del piffero, l’oboe popolare che anima
ancora oggi le feste da ballo
locali, veicolo sonoro ideale
per l’esecuzione delle danze
più antiche.
L’inizio dello spettacolo è
previsto per le 21,15.
to alla squadra di chiudere
con un onorevole 11 a 19.
MINIHANDBALL —
Questa settimana la squadra
giovanile del 3S inizierà la
preparazione in vista della
partecipazione al trofeo Topolino in programma a Misano Adriatico. 1 ragazzi e le ragazze di Luserna nati negli
anni ’81 e ’82 sono stati infatti scelti per rappresentare i
colori del Piemonte.
CAMPIONATO CADETTI — Il 3S, sezione giovanile, prosegue il campionato cadetti partecipando al «concentramento» a Rivalta con la
squadra locale e i torinesi del
Frassati.
I ragazzi di Camoglio, con
un rendimento discontinuo,
hanno perso la prima partita
col Frassati per 15 a 17 e hanno pareggiato la seconda col
Rivalta per 15 a 15, con una
buona prestazione di Comba,
Virone e un bellissimo golbeffa di Federica Bertin.
PALLAVOLO — Nel torneo Ferrazza under 16 il San
Secondo ha battuto il 3S per 3
a 0 ed è sempre più solo al comando del torneo, con 12 punti davanti ai lusemesi con 8.
Nel campionato provinciale
femminile il Lilliput ha battuto il 3S per 3 a 0.
NUOVO DIRETTIVO
AL 3S LUSERNA — Ve
nerdì 6 maggio l’assemblea
dei soci del 3S Luserna ha
rinnovato in parte il Consiglio di amministrazione della
società. Presidente sarà Eros
Gonin, vice Piero Raiteri, segretario Liana Camoglio,
consiglieri Carlantonio Brunero, Vanda Bernardi, Bianca
Carignano, Dante Cogno,
Giovanni Comba, Gianpaolo
Camoglio, Luigi Ferrerò,
Mario Ferrerò, Silvio Mariotti, Valter Pons, Giuseppe Lusema.
CALCIO — Chiude al terzo posto il Pinerolo nel girone A del campionato nazio
nale dilettanti; un risultato
davvero insperato all’inizio
quando la società, dopo una
difficile salvezza l’anno scorso, aveva deciso di puntare
sui giovani. Invece, in un
campionato dominato dalla
«nobile» Pro Vercelli, i pinerolesi sono giunti a sette lunghezze dalla seconda guidando il drappello delle formazioni «normali». Domenica,
nell’ultima giornata di
campionato, sul campo di casa, i biancoblù non sono riusciti a festeggiare degnamente essendo stati battuti dal
Cuneo che malgrado l’exploit
non è riuscito a evitare la
retrocessione. Gli ospiti sono
andati in vantaggio al 35’ dopo che il Pinerolo aveva fallito alcune buone occasioni e
aveva dovuto fare i conti con
un infortunio che aveva tolto
dalla partita la punta Labrozzo. In affanno gli uomini di
Cavallo (probabilmente destinato a lasciare la squadra)
riuscivano comunque a pareggiare alla fine del primo
tempo grazie a Schina. Nella
seconda frazione ancora i cuneesi, alla disperata ricerca di
un successo che aprisse qualche possibilità di salvezza, si
sono portati in avanti concretizzando con Capra al 75’.
PALLAVOLO — Data
per promossa in serie A2 due
settimane fa, la formazione
femminile di Pinerolo pare
aver deciso di garantire ai
suoi tifosi un finale pieno di
emozioni. Dopo l’incredibile
sconfitta casalinga col Cuneo,
sabato le ragazze di Pastorino
sono andate a perdere a Cecina per 3 a 0, giocando bene
solo a tratti. Nel frattempo la
rivale diretta, Castellanza, è
andata a vincere proprio a
Cuneo e si è portata in classifica alla pari con le biancoblù. Sabato prossimo, inizio
ore 21, ci sarà a Pinerolo il
confronto decisivo con la già
retrocessa Cassano, ma a questo punto nessuno fa più pro
nostici. Dalla parte delle pinerolesi comunque anche il
quoziente set rispetto al Castellanza che affronterà un
tranquillo Rapallo. Passo falso anche per il Pinerolo maschile che è stato superato in
casa per 3 a 0 dal Mezzolombardo e ora rischia di essere
coinvolto nei play-out per
evitare la retrocessione in B2.
Chi lotta ancora per la promozione in B2 è invece l’Antares che nel campionato
femminile di CI dopo la
sconfitta della scorsa settimana, è tornata alla vittoria col
Saronno: Attualmente seconde, alla pari con il Maurina
Imperia, le pinerolesi si giocheranno la serie superiore
sabato nell’ultimo turno, a
Cinisello Balsamo.
TENNIS TAVOLO — Si
svolgerà il 15 e il 22 maggio,
a Torre Pellice,la quinta edizione dei campionati pinerolesi. Alla palestra comunale
di via Filatoio scenderanno in
campo, domenica 15 gli under 14, under 18, gli amatori
maschile e femminile e il
doppio maschile amatori. I
singolari assoluti e il doppio
verranno disputati domenica
22. Sono previsti premi «Galop» a tutti i partecipanti. Le
iscrizioni devono pervenire
entro il 14 maggio telefonando ai numeri 930739 oppure
902347.
PODISMO — Il gruppo
sportivo Pomaretto ha partecipato con 43 atleti sabato 7
maggio alla «20 km di Losanna», gara che ha visto quest’
anno oltre 9.000 iscritti. Fra i
migliori piazzamenti Cristiano
Micol è giunto 13“ fra i giovani, Susy Pascal 21“ fra le ragazze anni ’81 e ’82, Diego
Micol 9“ fra i ragazzi nati
nelT82, Lara Ribet 50“ fra le
nate negli anni ’84 e ’85. Buoni i piazzamenti di Cinzia Baret, 25“ fra le ragazze nate nel
1983, e di Marco Gastaut, 28°
su oltre 2.000 concorrenti nella 10 km adulti.
12 maggio, giovedì — PINEROLO; Alle 21, presso il
Circolo sociale, Cristina Cogno (pianoforte) e il duo Elena e Cristina Cogno (violoncello e pianoforte) eseguiranno musiche di Beethoven e
Dvorak.
12 maggio, giovedì — SALUZZO: Nel duomo è organizzato, per le ore 21, un concerto del Coro della cattedrale
di Kostromà del patriarcato di
Mosca, diretto dal maestro
Oleg Ovcinnikov. Il coro è
formato da professionisti ed è
abitualmente impegnato, in
una vasta attività concertistica
in tutta Europa.
13 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, presso la sede della
Comunità montana vai Penice, a cura del gruppo di studio Val Lucerna, avrà luogo
una serata con la partecipazione del presidente della
Corte d’Appello di Torino,
Luigi Conti, che parlerà sul
tema «Tangentopoli: una rivoluzione dei giudici?».
13 maggio, venerdì —
POMARETTO: Alle 21,
presso il teatro valdese, si
svolgerà una serata su droga
e alcolismo dal titolo «Per
non fingere di non sapere...».
13 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso il
Centro sociale di via dei Rochis, si svolgerà un incontro
sull’immigrazione. Introdurrà
Ada Lonni, docente di Storia
delle istituzioni sociali e politiche airUniversità di Torino; intervengono Said Qeddari, Sadek Abu Fadwa,
Omar Hammouchi.
13 maggio, venerdì —
TORINO: Alle 21, nella sala
della chiesa valdese, si svolgerà una serata con la partecipazione di Liana Millu,
scrittrice e autrice di «Il fumo
di Birkenau» e «Dalla Liguria ai campi di sterminio».
14 maggio, sabato —
TORRE PELLICE: Nel
tempio, alle 21, il coro Fihavanana proporrà un concerto
di musiche del Madagascar.
14 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
21, nel salone della Croce
Verde, è organizzato un concerto del coro «La draia» di
Angrogna.
14 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
17, nella sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, per la serie di incontri organizzati in collaborazione con il Centro culturale valdese. Angelo di Staso parlerà sulla «Scuola nazionale di cavalleria».
15 maggio, domenica —
SAN GERMANO: Ultimo
giorno per visitare, all’Asilo
dei vecchi, una mostra intitolata «Un mondo di pigne...».
Sono invitati i bambini delle
scuole domenicali che potranno inventare un racconto
ispirandosi ai paesaggi in miniatura, popolati di personaggi costruiti con le pigne.
Le migliori storie verranno
premiate T11 settembre, durante i festeggiamenti per il
centenario dell’Asilo.
16 maggio, lunedì — PINEROLO: Alle 21, al Centro sociale di S. Lazzaro,
Massimo Salvadori presenterà il libro «Storia d’Italia e
crisi di Regime».
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 1.300
USSL42
CHISONE-G
Guardia medica
notturna, prefestiva, festiva.
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 15 MAGGIO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29 tsi
51017 '■
Ambulanze;
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICbI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 15 MAGGIO
Luserna San Giovanni; Farmacia Savelloni - Via F. Blando 4 - (Luserna Alta), tei
900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei
598790
EATRO
VAL PELLICE —Si COI,
elude con «Il Natale di
Harry» la rassegna di spettacoli teatrali proposti in valle
dal Gruppo della Rocca il 13,
14 e 15 maggio. NeH’ultimo
spettacolo si narra di un tentativo di opporsi a una solitudine che si rileva progressivamente inespugnabile. L’appuntamento è, nell’ordine, a
Angrogna, a Rorà e a Luserna
San Giovanni, nelle rispettive
sale valdesi alle 20,45.
TORRE PELLICE-Sa
bato 14 maggio, alle 21, nel
salone Opera gioventù, il
Gruppo animazione teatrale
di Pinerolo Piccolo varietà
presenta la commedia brinante in tre atti di Luigi Oddoeto
«’L pare dia sposa».
jteculmet
joche antic
una nu
iitale riß®
apartitK
1. La s’
è stata ui
lotoaia sul
cultura
«dì 28 api
(Don Bosci
(00 scientifi'
maina, luon
mo, il direti
Caltanissetti
¡i(»> e il rii
ào cristiano,
00.11 dibatti
vivace (è dv
lite 22) e si
ut proposte:
(¡«ella laica
stante. Sono
tonlioversi c
iella famigli
soalità dopo
ii posizione
europeo, si
dell'ora di r
nelle scuole
E nuovo C
r
24 maggio i
vanni Falco
cosìlaques
cheaRiesii
Ili E12 gii
il nuovo sin
missari ant
do le valigie
no sorte un
che che sta
consensi. 1
Fiorem C
iaItaEa»;à
una prima i
Ilo rissosa,
nnsciti ad e:
la loro è sta
lata. Intanto
TORRE PELLICE - H
cinema Trento propone, venerdì, ore 21,15, In mezzo
scorre il fiume, (versione inglese); sabato, ore 20 e 22,10,
domenica, ore 16, 18, 20 e
22,10, lunedì, ore 21,15 QO”
che resta del giorno.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programmavenerdì, Il profumo della
papaia; sabato L’orso di P®'
luche, domenica, ore 15,D>
17,15, 19,15 e 21,15, lunedi,
martedì, mercoledì, giovedì
Philadelphia; ingresso giot®
feriali, ore 21,15.
PINEROLO — La multi
sala Italia ha in programmi
fino all’18 maggio, nella s®a
«5cento», Una pallottola
spuntata 33 e 1/3; feriali or
20.30 e 22,20, sabato ore
20.30 e 22,30; domeni^:
14.30 1 6,30, 18,30, 20,30 ^
22.20. La sala «2cento»
pone, fino a mercoledì ’
Rapa nui di K. Kostner; sa
bato 20,20 e 22,30; domeniw
14.20, 16,20, 18,20, 20,2022,20; feriali 20,20 e 22,20
Congres
Diar
alle
'Arcr-ga
ila apprc
'®ozioi
teière in
^ ‘poi
*Eo per r
S”“ Pro^
fjntozioi
iChiesa 1
%jo or
a corag
' F
"«««a/i
aver di,
Pino e
PRIVATO acquista
vecchi-antichi e oggetti van.
0121-40181.
SOLO MESE
agosto
ieri)
presso Torre Pellice
affittasi appartamento m
con parco: cucina, 5 cam
doppi servizi. Tel. 0) 1-319972
0121-91524,0124-91682.
'per la ,
lai
rii
Si’An
L -mesa
f'“'3 pa
l'.ten l’8
Scow,
^ntozic
isod
at(
Uni
^'"arazi.
11
r
Ü54
aretto
QIO
!ia De
■9. tei,
1000
1454
ice!*
.p OMAGGIO 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
HlJiesi una candidata a sindaco per «Forza Italia»
[a Chiesa valdese chiede laicità
lotta alla mafia e alKabusivismo
è il nome ara
ÆÎSamente indicava
ïçiîsrroSï
una nuova associazione
tarale riesina che vuole esÌiartiùca e interconfesS La sua prima imziatiStata un’affollata tavola
londa sul tema dell impeifculturale. svoltasi gio¡!dì28 aprile nel cinema
non Bosco», a cui hanno
la scrittrice Lina
GIO
i: Far• Blan), tei,
)96
lo, tei.
)i conile di
spetta1 valle
iU13,
ultimo
in tensolituissivaL’apline, a
usema
lettive
-Sa,1, nel
itù, il
;atrak
'arieti
mllanideerò
5^„e, il preside del Liteo scientifico di Piazza Arj9Ìna,mons. Fedenco Cosijo, il direttore didattico di
Ciltanissetta, Michele Came il direttore del Servi¿odstiano, Giuseppe PlatoK, 11 dibattito è stato molto
vivace (è durato dalle 18,30
*22) e si è polarizzato su
te proposte: quella cattolica,
i«lla laica e quella proteI stante. Sono stati toccati punti
controversi come la questione
; (iena famiglia e dell’omosessualità dopo le recenti prese
di posizione del Parlamento
eatopeo, si è parlato anche
del’ora di religione cattolica
nelle scuole di stato.
D nuovo Centro culturale si
propone di ricordare dal 22 al
24 maggio la figura di Giovanni Falcone e riaffrontare
così la questione della mafia
cheaRiesi è sempre di attuali. 1112 giugno si voterà per
il nuovo sindaco e i tre commissari antimafia nominati
dal governo stanno preparando le valigie; da due mesi sono sotte un paio di liste ci viete cte stanno raccogliendo
consensi. La signora Eliana
Fiorenza Giamb arre s i, i n s e panie, della Chiesa valdese,
è candidata sindaco per «Forza Italia»;! progressisti, dopo
ma prima assemblea piuttosto rissosa, non sono ancora
nasciti ad esprimere un nome
JPpnre alle elezioni politiche
“loro è stata la lista pii! voIntanto il Consiglio della
L’estensione della città di Riesi verso il Servizio cristiano
chiesa valdese di Riesi sta
diffondendo un suo documento in cui si richiamano le forze in campo a rispettare le regole del gioco democratico e
alcuni principi che ritiene importanti. Uno dei principi affermati è quello della «laicità
del Comune che non può essere legato come istituzione
pubblica ad alcuna confessione religiosa o a partiti politici, ma deve perseguire l’interesse del bene comune»; il secondo punto riguarda la richiesta di un «chiaro atteggiamento antimafioso sostanziato dal pieno rispetto della
legalità»; in terzo luogo in
quanto «Riesi, con la sua architettura dell’incompiuto è il
triste ritratto dello sfascio
edilizio e della cementificazione disordinata di questi
anni». Il documento auspica
che la nuova amministrazione
«eserciti un severo controllo
sull’abusivismo edilizio»; infine la chiesa considera importante che si instauri «un
rapporto piià efficiente e diretto fra cittadini e amministrazione comunale capace di
fornire risposte chiare ai vari
problemi della città». Il documento chiede alla prossima
amministrazione di promuovere incontri pubblici sul piano regolatore: sullo sfondo
c’è lo scempio dell’esproprio
ai danni del Servizio cristiano, che fra l’altro prevede
r abbattimento della quinta
parte dell’olivete del Centro.
Leader cristiani
Contro
razzismo e
antisemitismo
Il 18 maggio prossimo i
leader cristiani di tutta Europa diffonderanno una dichiarazione comune contro il
razzismo, la xenofobia e
l’antisemitismo e compiranno, nei vari paesi, visite a
minoranze vittime di violenza e discriminazione a causa
della loro origine etnica o
razziale, come segno di solidarietà della comunità cristiana.
La proposta di questa
«giornata di azione simbolica
contro il razzismo» viene da
George Carey, arcivescovo
di Canterbury e primate anglicano, che ha inviato a circa 80 leader cristiani europei
(cattolici, protestanti e ortodossi) l’invito ad aderire
all’iniziativa e a estenderla
alle loro comunità e ad altri
leader ecclesiastici.
In Italia l’invito è stato rivolto per le chiese evangeliche a Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese, e
per la Chiesa cattolica al cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale, e al cardinale Carlo
Maria Martini, arcivescovo
di Milano.
Numerosi esponenti delle
varie chiese hanno già comunicato il loro sostegno
all’iniziativa: fra loro il cardinale Roger Etchegaray,
presidente del pontificio
Consiglio «Giustizia e pace».
DALLA PRIMA PAGINA
IL SENSO DELLA FAMIGLIA
damento biblico, e il significato che essa rappresenta per
il nostro tempo.
Noi che siamo membra del
corpo di Cristo, dobbiamo essere vigilanti e coraggiosi
nell’ora in cui, nella prospettiva di un nuovo ordine mon
le, vemezzo
jne in22,10,
¡, 20 e
5 Quel
la Comuna:
della
dipi
15,15.
lunedì;
iovedì
giowi
multiamnia.
Ila sala
ottola
¡ali oie
to ote
leniea
0,30 e
)» prò;dì
ler; samenila
20,20.
2,20.
Congresso dell'Arci-gay
Diamo T8 per mille
ìlle chiese valdesi
|iljll,,^°.ti8resso nazionale
, Arci-gay, riunito a Rimi
* approvato il 2 maggio
lozione che invita «a
'je in seria considera
* Votesi di devolvere
W, nille alla Chiesa
tot/**' ^^^^^^f^diamo con
- si legge
- dare atto alvaldese di avere
1*0 orientamenti gene'^oraggiosi sulla risolu
mobil'
-ari. Tri
OSTO
>ppiÿ
in villa
amer®’
199773,
Portamento euro
e più in generale
W» ^^^ostrato grande
0 generosità contro
fittef^rginazione».
^p,.^i^i'gay suggerisce
^un ® ''Aldese di desti
^con
i#¡v» * ° P®* mille a «ini
approvata dal
ifctól'Ató-gayèstalOttsior*^ ria Paolo Hutter,
comunale che
'sifrA Ariano le pri» citta!?-«unioni civili»
'■Èsda'f* riello stesso sesthiar! A riferimento alla
biotte di apprezza
mento della risoluzione di
Strasburgo sulle convivenze
omosessuali, sottoscritta il 24
febbraio da 65 pastori e diaconi delle chiese evangeliche
battiste, luterane, metodiste e
valdesi.
Il Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste finora non ha
preso una posizione ufficiale
sull’omosessualità. Un orientamento di apertura nei confronti della questione omosessuale è tuttavia testimoniato sia da documenti di studio
e prese di posizione dei singoli, sia dal fatto che, da 15
anni, il Centro valdese di
Agape ospita un incontro annuale di studio e riflessione
su «fede e omosessualità».
È la prima volta quest’anno
che la Chiesa valdese è presente sui modelli per la dichiarazione dei redditi come
destinataria dell’otto per mille del gettito Irpef. I fondi così raccolti non saranno utilizzati per spese di culto o mantenimento dei pastori, bensì
per interventi sociali, assistenziali, umanitari o culturali
in Italia e all’estero.
(Nev)
diale, cerchiamo di rinvigorire la nostra fede nella
famiglia. Che lo Spirito di
unità che è sceso sulla comunità riunita alla prima Pentecoste scenda anche su di noi e
ci edifichi in una comunità di
fede. «In lui - scrive Paolo voi pure entrate a far parte
dell’edificio che ha da servire
come dimora a Dio per mezzo
dello Spirito» (Efesini 2, 22).
«La grazia del Signor Gesù
Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo
siano con tutti voi».
I presidenti del Consiglio
ecumenico delle chiese
Anne-Marie Aagaard
professore, Hojbjerg,
Danimarca
vescovo Vinton Anderson,
Saint Louis, Usa
vescovo Leslie Boseto,
Boeboe Village,
isole Salomon
Priyanka Mendis Marna,
Sri Lanka
patriarca Parthenios, Alessandria, Egitto
Eunice Santana,
pastora, Arecibo, Porto Rico
papa Shenouda III,
il Cairo, Egitto
Aaron Tolen, Yaounde,
Camerún
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 32
CRISTO IN AFRICA
Teologi africani oggi
a cura di J. Parratt
introduzione di J. Pobee
pp200, 16ill.nif.t., L. 25.000
«Chi é dunque Cristo per noi oggi?» si chiedono i credenti africani; e vogliono una ris’fiosta espressa nelle proprie catégorie culturali. La fede cristiana deve riuscire a
presentare un Cristo nero evitando i rischi contrapposti
del sincretismo con le antiche religioni tribali e la costrizione della mentalità africana negli schemi occidentali di
pensiero. Questo libro offre un panorama rappresentativo
della ricchezza delle posizioni e delle sfide della teologia
africana.
m mmeiBtrìce
claudiana
VÌA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
Per riformare la Costituzione
Il popolo si pronunci
sul federalismo
ANDREA DE CIROLAMO
La destra, vinte le elezioni, ha avanzato la proposta di modificare la Costituzione in alcune sue parti, avvalendosi dell’articolo 138
che prevede, per la legge di
modifica, due approvazioni
distanti Luna dall’altra tre
mesi. In tale periodo può essere indetto un referendum di
approvazione, in sostituzione
della seconda votazione in
Parlamento.
Attraverso l’attivazione di
quell’articolo, la destra intende riformare in senso federalista e presidenzialista il nostro stato, senza «patteggiamenti consociativi» con la
minoranza. La sinistra e il
centro ribattono, invece, che
a) alcuni articoli sono immodificabili; b) è scorretto modificare la Costituzione a
ogni ricambio della maggioranza; c) occorre un accordo
molto ampio per decidere di
modificare le regole del gioco, attraverso un’apposita Assemblea costituente.
A questo punto si dovrebbe, preliminarmente, chiudere
il sipario sulla logica formalista dei costituzionalisti della
Repubblica, in base alla quale, a titolo di esempio, non
tutte le norme della Costituzione sono uguali, ma alcune
(guarda caso nelle materie del
diritto al lavoro e allo studio)
avrebbero rivestito carattere
«programmatico», quasi a
giustificare la loro palese
inattuazione. E come dimenticare, ancora, la teoria secondo la quale i termini di legge
erano (e sono ancora) di due
tipi: «perentori» per il cittadino-suddito, e «ordinatori»,
cioè senza sanzione, per la
pubblica amministrazione?
Per non ricadere nell’errore
occorre dare chiare risposte
alle obiezioni del centro e della sinistra esaminando con attenzione il testo della Costituzione, dal quale si deduce
che: a) non vi sono articoli
immodificabili. La Costituzione italiana è una costituzione rigida (si modifica solo
con leggi costituzionali) e non
flessibile (modificabile con
leggi ordinarie), ma nuli’altro.
L’esistenza in vita di un procedimento aggravato, cioè di
un meccanismo di difesa è la
palese dimostrazione che le
norme della Costituzione sono tutte modificabili, b) Si
può rielaborare la Costituzione a ogni cambio di maggioranza, seguendo il procedimento di revisione, piaccia o
no alla minoranza, che però
può, volendo, chiamare il po
polo a pronunciarsi con un referendum. c) Non occorre una
nuova Assemblea costituente
per ridisegnare le regole del
gioco. La Costituzione, che è
la norma regolatrice, non la
prevede. Dannoso sarà per le
opposizioni, secondo me, insistere su quel punto.
Ma detto questo c’è un
«però» che si riferisce alla
scorrettezza palese di chi
estrapola le norme costituzionali. Tornando infatti alla lettera della Costituzione, se si
può ribadire che essa stabilisce la modificabilità dell’intero impianto e senza Assemblea costituente («consociativismo»), anche accogliendo
le tesi della destra, non si può
omettere - altrimenti si è faziosi - che la Carta disponga,
altresì, che a poter modificare
la Costituzione stessa sia la
maggioranza del Parlamento
che (come dispone l’art. 56)
era proporzionale, cioè rappresentava la maggioranza effettiva degli italiani.
Questo è il punto. Al 50%
più uno dei voti in Parlamento
corrispondeva (circa) il 50%
più uno degli italiani. Ora non
più. Ora la nuova maggioranza parlamentare uninominale
della XII legislatura rappresenta solo una maggioranza
relativa degli italiani, a causa
della nuova legge elettorale. Il
legislatore invece, quando ha
stabilito per le modifiche costituzionali «la maggioranza
assoluta dei componenti di
ciascuna Camera», intendeva
riferirsi, come è ovvio e inequivocabile, alla maggioranza
parlamentare proporzionale,
«fotografia» fedele della maggioranza del paese reale.
Da quanto detto non è più
sufficiente, chiaramente, la
maggioranza uninominale,
politica e non reale, di cui gode la destra in Parlamento oggi, per cambiare le regole del
gioco. Bisogna «coordinare»
l’articolo 138 della Costituzione con la nuova legge elettorale. Omettere ciò significherebbe applicare in modo
scorretto le norme. Volendo
invece interpretare rettamente
la lettera e lo spirito della Costituzione, sarà necessario
«coordinare nei fatti» l’articolo 138 con la nuova legge
elettorale, indicendo un referendum approvativo delle
proposte di modifica costituzionale. Ma questo, sia bene
inteso, a voler essere proprio
buoni perché, a rigore, si può
dubitare anche delle piena legittimità della prima approvazione parlamentare di stretta
maggioranza che attiva il
meccanismo referendario.
GASA VALDESE DI RIO MARINA
ISOLA D'ELBA
Abbiamo ancora possibilità di accoglienza:
prenotate le vostre vacanze
alla Casa per ferie di Rio Marina.
Condizioni favorevolissime per soggiorni nei mesi
di maggio, giugno, settembre.
Interpellateci:
Ornella Grein Rovelli - p.zza Mazzini 1
57038 Rio Marina (LI)
telefono 0565/962656 (abit.) - 962141
962770 (anche fax).
Per pastori e diaconi disposti ad aiutarci con culti e
studi biblici o conferenze sconti particolari.
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 13
ili»
ÄlOi
Il piccolo tempio in cui fu battezzato Lajos Kossuth
A cento anni dalla morte dello statista
Il battesimo di
Lajos Kossuth
GIUSEPPE WEISZ
Nel marzo scorso sono stati tributati grandi onori al
patriota ungherese risorgimentale luterano Lajos Kossuth, nel centenario della
morte, avvenuta a Torino dove viveva in esilio da decenni.
La commemorazione, che si è
svolta in parte nel tempio valdese con larga partecipazione
di pubblico, ha lasciato una
viva eco e ha riscosso sincera
riconoscenza anche da parte
del governo ungherese.
Per quell’occasione Riforma aveva rievocato i solenni
funerali di 100 anni fa, svoltisi nel medesimo tempio con
una straripante folla, deputazioni e corrispondenti di tutta
Europa e degli Stati Uniti; fra
le oltre cento corone che accompagnavano la bara, ai posti d’onore, simbolicamente,
c’era anche quella del piccolo
villaggio di Tàllya, dove Kossuth a suo tempo fu battezzato. E a questo proposito merita raccontare un episodio.
Quel battesimo dette notorietà a quel paesino sperduto
sulle pendici dei Carpazi. I
genitori di Kossuth, fieri protestanti, non avendo una loro
chiesa a Monok, dove nel
1802 nasce il loro figliolo,
saltano sul biroccino e lo portano per il battesimo a qualche chilometro di distanza, a
Tàllya, il comune più vicino
che avesse una chiesa luterana sul proprio territorio. Poi
la storia galoppa. Quel bambino diventerà poi guida
dell’Ungheria per la riscossa
nazionale, capo della guerra
di indipendenza del 1848.
Poi, tra tutti i rivolgimenti del
secolo, la cometa Kossuth si
allontanerà nel firmamento.
Dopo eroismi e speranze infrante, ci saranno l’esilio e la
lunga vecchiaia.
Nel frattempo anche la
chiesetta di Tàllya, abbandonata, va in rovina, mentre il
ricordo del grande esule diventa un mito nel paese. Ed
ecco che il Consiglio direttivo di quel distretto evangelico «agostiniano» decide di ricostruire, per mezzo di una
colletta nazionale, lo storico
tempietto, la cui inaugurazione dovrebbe coincidere con i
festeggiamenti previsti nel
90° anniversario del loro illustre correligionario.
Kossuth non era praticante;
iscritto alla Chiesa valdese a
Torino, non la frequentava.
Negli ultimi giorni di vita la
famiglia rifiutò la visita del
pastore, ma richiese poi i funerali religiosi. Egli stesso dichiarava di non credere né alla «fiaba» di Mosè né al processo di trasformazione della
materia inorganica in vita organica. «Non so - dice com’è andata la creazione,
ma ammiro le leggi della natura, che presumono un legislatore eterno, che non immagino in sembianze umane, ma
l’adoro, come legge inalterabile dell’universo». «L’impero del dogma è l’impero
dell’assurdo. La vera religiosità deve insegnare come
conciliare la fede con la
scienza».
Kossuth viene informato
che i lavori di ricostruzione
della chiesetta subiscono ritardi, perché si contava anche
su un contributo dell’amministrazione statale, sempre concesso in simili opere d’interesse generale. Naturalmente
l’ostacolo è la persona di
Kossuth, che viene invitato
all’inaugurazione o, data la
sua veneranda età, a essere
rappresentato da uno dei figli:
egli stesso scrive al comitato
dei lavori, che si trova in difficoltà; la sua lettera è un atto
di fede. Attesta la sua appartenenza a quella comunità
evangelica, da quando vi ebbe «il sacro rito del battesimo», e trasmette il suo contributo «guadagnato con onesto
lavoro» di 220 franchi d’oro
per completare l’opera.
Per intransigenza immutabile nei confronti della casa
regnante e della politica di
compromesso instaurata nella
sua patria, finisce la vita in
esilio volontario, per cui né
lui né i familiari presenzieranno alla prevista inaugurazione della rinnovata chiesa
di Tàllya; ma la chiesa assicura i membri di quella comunità dei suoi legami con
loro, invocando la benedizione del Signore da parte del
loro confratello. E la chiesetta
da allora vive sotto l’occhio
vigile dei fedeli e gode la
propria fama «predestinata».
Appuntamenti
Venerdì 13 maggio — TORINO: Alle ore 21, nel salone della
chiesa valdese di corso Vittorio Emanuele, Liana Millu, autrice de «Il
fumo di Birkenau», parla sul tema: «Testimonianza di una memoria».
Lunedì 16 maggio — TRIESTE: Alle ore 18, presso il Centro culturale elvetico-valdese (piazza San Silvestro 1), Francka Premk, ricercatrice presso la sezione di lingua slovena dell’Accademia delle
scienze e delle arti di Lubiana, parla sul tema: «Primoz Tmbar traduttore dei Salmi e riformatore: i rapporti con Trieste e la cultura religiosa italiana del ’500». Intervengono la prof. Federa Feriuga Petronio
e il prof. Fulvio Salimbeni.
La Claudiana ha pubblicato il primo volume di un'opera di Giorgio Tourn
«I protestanti», uno strumento per conoscer« ||
le sfaccettature del pensiero della Riforma
EMIDIO CAMPI
Finalmente un libro, scritto
da un autore italiano, che
affronta la storia della Riforma del XVI secolo con la
chiara consapevolezza dell’
immensa importanza del problema. Problema che si può
esprimere semplicemente e
direttamente in questi termini: il nostro paese si avvia
verso una crescente collaborazione internazionale nella
quale rincontro con la cultura protestante è e sarà sempre
più inevitabile; per comprendere quelle realtà è necessario
conoscerne le radici profonde
e spesso lontane. D’altra parte gli stessi protestanti italiani, immersi in un clima culturale refrattario allo spirito
della Riforma, se vogliono
mantenere la loro identità religiosa non possono fare a
meno di conoscere e capire
che cosa essa implichi di essenziale e di irrinunciabile.
Sotto questo profilo l’ultimo lavoro di Giorgio Tourn*
rappresenta uno strumento
davvero ideale. Il volume non
è né intende essere una storia
generale della Riforma; è un
agile sommario, scritto in forma semplice e accessibile anche ai non specialisti, che invoglia a allargare le conoscenze di quel vasto e complesso movimento che ha influenzato tanta parte della
storia moderna e contemporanea. Già il termine protestantesimo è troppo vago, almeno
quanto liberalismo o socialismo: occorre distinguere, come fa giustamente Tourn, tra
la corrente luterana e la corrente riformata. Si tratta di
movimenti paralleli ma non
identici, che si differenziano
non tanto per i contenuti teologici quanto per l’atteggiamento intellettuale, per la
sensibilità sociale e politica.
Come è inevitabile in ogni
presentazione della Riforma,
ia prima parte del volume,
dopo un breve preludio sulle
Unt
IFanoca btfftnas,
D>lDArtùui» LtuÌKr
L’«Appello alla nobiltà cristiana» (1520)
origini della crisi religiosa del
primo Cinquecento, ripercorre le origini della protesta di
Lutero, traccia gli sviluppi e
le tensioni all’interno del movimento luterano dalla crisi
della guerra contadina del
1525 all’interim di Augusta
del 1548. In pagine di una
limpidezza davvero ammirevole, nel tratteggiare quelle
vicende, si evocano al tempo
stesso questioni fondamentali
del protestantesimo di tutti i
secoli. Le figure di Carlostadio, Erasmo e Müntzer, le
stesse dispute teologiche degli anni ’40 in seno al luteranesimo mostrano quante e
quali difficoltà comporta il riferimento alla Scrittura come
unica norma della fede, attestano che il principio del «Sola Scriptura» non è così semplice come credono i fondamentalisti oggigiorno.
Con un gioco di risonanze
caratteristico di questo lavoro, si mette bene in rilievo il
carattere europeo del protestantesimo. Nata in un cantuccio di provincia sassone, la
Riforma luterana non è rimasta confinata all’interno dei
piccoli stati territoriali tedeschi, né è stata una vicenda
esclusivamente germanica.
Toum raffigura con incisività
la diffusione del luteranesimo
nei paesi scandinavi già alla
fine degli anni Venti, come
pure l’espansione non meno
importante verso i territori
orientali d’Europa, la Prussia
orientale, l’Ungheria, la Polonia, la Romania.
Nell’amalgama di posizioni
che contraddistingue il protestantesimo riformato l’attenzione è rivolta non soltanto a
Zwingli, Bucero, Ecolampadio e Calvino, ma anche a
riformatori meno noti, da
Haller, il riformatore di Berna, a Capitone e Haido, collaboratori di Bucero a Strasburgo. Tanti nomi, e non sono
tutti, stupiscono forse sgradevolmente il lettore italiano
abituato al nome onnicomprensivo di Chiesa cattolica
romana ma dietro le apparenti
diversità vi è una sostanziale
unità, il comune richiamo al
principio scritturale e alla salvezza per sola grazia, una
concezione della riforma della chiesa sommamente attiva.
A differenza di Lutero, per
il quale ciò che conta realmente è quanto avviene all’interno della coscienza, questi
riformatori si pongono il problema della stretta compenetrazione tra il momento religioso e il momento politico,
la loro riforma religiosa è
sempre accompagnata da misure sociali che investono
problemi socialmente scottanti, dall’abolizione del mercenariato all’organizzazione
dell’assistenza pubblica. Ciò
non è avvenuto senza conflitti
e lacerazioni interne, come
mostra il dissenso degli anabattisti; violenti o pacifici, essi hanno avuto una funzione
importante di stimolo e di verifica delle posizioni protestanti, hanno elaborato e trasmesso modi di vita e riflessioni originali per le chiese e
la società. E merito di Tourn
avere costantemente intrecciato le considerazioni teologiche e gli aspetti socio-politici
della Riforma a Zurigo come
a Strasburgo, a Basilea come
a Ginevra; in modo speciale
Si sono
«i
fiai
le pagine dedicate alla
struzione del passaggi.!
Riforma diGmevra.S“^
ticolarmente familiare £
tore attravprcr» ; o.._
tare attraverso, suoi smd
Calvino, contengono oss^
zioni molto pertinenti sulk»
gioni di quell’ardito
spirituale che fu proprio^
protestantesimo r* ^
l’ansia di ricercare
un pan,
di incontro tra ideale etic(u,
ligioso e senso della reali
11 peculiare cammino d*
Riforma inglese è tr ^
in un capitolo breve ma sii|
dente a chiarire il solenne*
baglio di chi ritiene che fé*
ficazione della Chiesa i%
ghilterra sia stata un sempl
atto parlamentare, ignorai
che è stata l’opera di vale»'
teologi, tra cui campeggi»'
due esuli italiani per causai
religione. Vermigli e Ochii,
La Riforma in Italia è app®
abbozzata in poche pagiit
forse troppo poche, siccli
non si riesce a cogliere laiversità di posizioni dottriiii
esistenti in quella variegai,
realtà.
Non deve essere statuii
presa facile raccogliere in 31
pagine una materia così vasi!
e complessa. Per poterlo fat
occorreva dimestichezza«
l’argomento e quel dono naia
rale di chiarezza intelletluiili
che non mancano all’auloie:
con questa sua recente fatici
egli ci ha offerto un libro ntchissimo di informazioni, fecondo di stimoli, da racco
mandare alla lettura di M
quanti si interessano alla si
ria del protestantesimo, li
ogni caso si tratta di un volome che non dovrebbe mwre nelle biblioteche scolastiche e comunali, in ognicomnità evangelica, anzi nella biblioteca di ogni famiglia
evangelica italiana.
LJinqu
che
ottStico te
sviluppò t
tale, oltre
ciale, and
gorativo;
¡etti don
pndizio u
sione: il ]
aante era :
dotto dalli
stica, rapi
sempre p
dettami d
che nella i
se 0 finte
stero dell
condanne
Per intimi
lon potev
»piùeff
dpi dirett
rote infer
beatitudin
volutami
quella in\
torio con
Quandi
1541 vei
Cappella
mmml
apparve
avrebbe i
barazzo
perché ro
nografici
cibava di
no gli a,
senza ab,
anche dt
mente c
aWusiori
viventi I
elusi trs
(*) Giorgio Tourn: 1 p*
stanti, una rivoluzione. Voi 1
Dalle origini a Calvino (i5f’
1564), con 89 illustrazioni nellesto. Torino, Claudiana, 1993iPf
400, £ 39.000.
Intervi
Coi
AL
Nell'ultimo romanzo di Biamonti si parla anche provenzale e si citano i bogomili
Il mare, luogo di attesa e di molte incertezze
Tnunf
I curri ai
boria ebr
lesti
ebe il cai
ino una ]
®a in un
Chi ha detto che i libri migliori debbano provenire dai
letterati a tempo pieno? Quando nel 1983 Francesco Biamonti si presentò, sotto gli auspici di Italo Calvino, con il
suo primo romanzo. L’angelo di Avrigue, non si sapeva
niente di lui. Per forza, non
era uno scrittore ma un coltivatore di fiori della riviera del
Ponente ligure. Quei luoghi,
quelle luci, quegli ulivi e quel
mare sono una costante nella
sua produzione (che saggiamente centellina) giunta ora al
terzo romanzo breve’; attesa è
soprattutto attesa dell’ignoto:
di un ultimo viaggio per un
vecchio comandante, non certo di prima categoria; del carico della nave, fornitagli da un
amico tolonese piuttosto ambiguo (e si scoprirà che sono
armi); dell’ignoto che può
presentarsi andando in Bosnia, tanto più con un carico
«scomodo»; l’ignoto della
guerra; l’ignoto di una popolazione strana, quella bosniaca, erede degli eretici bogomili (che nel secolo X sostennero un dio creatore delle
realtà spirituali contrapposto a
un demonio sovrano della materialità e che, perseguitati in
Bulgaria e Serbia, si rifugiarono proprio in Bosnia, dove
peraltro si convertirono a un
Islam moderato, dopo la conquista ottomana).
Poi c’è l’ignoto degli uomini, della compagnia, sempre
variamente assortita dei compagni di viaggio: il secondo, il
terzo ufficiale, lo spagnolo, il
nostromo che parla occitano
(al capitano che gli chiede se,
dopo aver rischiato i colpi di
mitraglia o peggio, si imbarcherà ancora, risponde: «Si
trouberai». A una nuova domanda, se sia bella la sua terra, ribadisce: Coume uno
bianco mar. E la vostre?»,
perché anche la terraferma si
giudica con il parametro del
navigatore).
C’è tutto un mondo di rimpianti: quello per l’amata lasciata nell’entroterra a Pietrabruna, quello per la ragazza
bosniaca conosciuta fra i sentieri a cui i cecchini fanno la
posta. C’è tutto un mondo di
luce: di tramonti e di levar del
sole («Si vedevano frane aggrappate alle colline e uliveti
dentro voragini luminose. Era
luce di mare», «L’ultimo bagliore si spegneva sul mare
come un crepuscolo muore
sui pini. La costellazione
splendeva. Si levavano ancora sfarfalla nella velata sinfonia», «La luna la intrideva di
crepuscolo, come le rocce
lungo il cammino, e i l mare
laggiù aveva lo splendore di
un mare di nuvole»).
C’è un mondo di attesa, anzi quasi di sospensione del
tempo di fronte all’incapacità
di discemere il futuro prossimo («Gli altri erano là dietro
quello scoglio. Immaginava i
loro discorsi, la loro preoccupazione che si sarebbe
chiusa con un breve rimpianto non appena fossero partiti». «Lì vicino, sulla sponda,
c’era un falso girasole,
un ’inula salicina. Sotto il fiore d’un oro cupo aveva foglie
dentate, rivolte verso l’alto, e
il fusto glabro. Nel suo paese
cresceva a colonie e cospargeva di uno strano fuoco le
terre decadute»): lo scarto tra
le diverse pieghe che potrebbe prendere il racconto è ampio («c’è la possibilità di
prendersi una pallottola, oppure di scampare»). Ma a
questo bivio, a questa alternativa radicale corrisponde un
atteggiamento mentale del
protagonista che guarda con
lo stesso animo
iiomo, il
alle diveibi
eventualità: prodotto di
llUdllld. pivzw'-'*-*' ,
vita di disillusione? stane»
za interiore? eterna ins»
sfazione del marinaio che
si trova a sua agio da nes
parte? Forse semplice |
canto e ricerca di sempbe'
È una scrittura sear»^ j
senziale, che concede p ^ ^
virtuosismo, che
presentarsi come reperto ^
metafore e simbolisint’ .
frase vuol dire solo ciò c^
ce, non rimanda a teff ^
stenziali; una ^orittur^
precisa, con scelte le
appropriate e preg”^ f’jijd
scrittura didattica, m
perché insegna a essct
tuali. E l’esattezza era
uno'
^ _________ , •! jjflj’
concetti su cui propno i
re Italo Calvino, ooü®
compiute Lezioni
insisteva ritenendolo^,
mentale in questa fine '
lo. Se poi a
didattica si aggiunge
sia, allora viva chi, ou (jn
monti, non fa della le ^
una professione i
templazione fatta n’A'.ca),
altri (ma a voce sonun
(*) Francesco
tesa sul mare. Torm ,
lesa SUI mai„
1994, pp 115, £22.000
«ini, far
«ente il
tonno
tiolare
Sunto al
eoffie pr(
'poi dir
incora...
«na preg
Wta a
bene in
evai
-ter
“achei
tu
“a da SVI
'eumeni,
Mabe
Jfeèii
“ .allest
' inese
"enua d:
apere es:
Jì(Bol
Sai
*®ggiorr
13
en II
113 maggio 1994
PAG. 9 RIFORMA
jjsonoda poco conclusi i lavori di restauro del capolavoro della Cappella Sistina
«Giudizio universale» di Michelangelo
(ra accuse di blasfemia e spirito della Riforma
alian.
%
a- città pj
lare ali’^
'oi stui,
ao osseni
"li sulle 1}
0 itinerjii
aroprioiij
•'il'oraiaij
c un
ile etic(H[.
a realtà,
mino tì,
ELIO RINALDI
V
Í inquietudine spirituale
che aveva le radici nel
'e
solenne aà
echel’eij.
Illesa d'ij.
in senipiiai
ignoranii;
I di valei'
mpeggi»:
ler causai
i e Ochim
ia è app
he pagit
he, siali
’lierelat
li dottrii
1 variegai)
e stato inliereinl
1 così vai
loterlo f»
chezza «
dono nanintelletluali
aH’auloit:
lente fatici
in libro tic
lazioni, fida raw
ira di »
IO alia s
Lesimo. Il
di un volaobe manale scolasti
ogni coiti«
,zi
1 famigli!
!N: 1P*
:one. Voi l
vino (1511’
izionincluna, 1993. Pf
distico terreno medievale si
ipò nell’età rinascimen
Je cieche nella vita soA anche nel repertorio fiItìvo; tra i «nuovi» sog:tti dominanti c erano il
rindizio universale e la pasLe: il primo tema domi
ante era indubbiamente prorotto dalla psicosi millenaristica, rappresentato m modo
tempre più inquietante dai
rettami dell’autorità papale,
ebe nella prassi cattolica guiilavai fedeli secondo le accuso l’intercessione del magistero della Chiesa; da ciò le
condanne e le assoluzioni.
Per intimidire le menti l’arte
aon poteva immaginare mezjopiù efficace di questi principidiretti 0 al detestabile ortote infernale o all’ineffabile
beatitudine paradisiaca, senza
volutamente accennare a
quella invenzione del Purgatorio come stato intermedio
pala salvezza dell’anima.
Quando nel novembre del
1541 venne scoperto nella
Cappella Sistina il Giudizio
universale di Michelangelo,
apparve chiaro che l’opera
avrebbe messo in grave imbarazzo la chiesa ufficiale
perché rompeva i moduli iconografici correnti e si macclMva di blasfemia (si vedano gli angeli «atteri», cioè
senza ali, le numerose nudità
Molte; delle figure comunemente considerate sacre, le
aMom a taluni personaggi
viventi nemici dell’artista incfusiiraidannati, e ancora
l’assenza delle immagini canoniche della Trinità, ossia il
Cristo giudice senza il Padre
e lo Spirito Santo).
Per tutte queste «ingiustificate novità» contro ogni dottrina catechistica tradizionalmente corrente, il Giudizio
Universale fu considerato dalla Controriforma come
blasfemo e pericoloso': pensiamo pertanto a quanti pareri di stupore, di elogi, di sgomento, amarezza o scandalo
si sono succeduti nei secoli!
Siamo passati infatti dai più
disparati commenti di letterati e critici d’arte a quelli dei
pontefici contemporanei all’artista; menzioneremo Paolo IV, che soleva definire il
Giudizio «una stufa di ignudi», e che ordinò di ricoprire
gli osceni ignudi; disposizione questa che troverà un’eco
nelle autorevoli decisioni del
Concilio di Trento (tramite il
pittore Daniele da Volterra,
detto poi «il braghettone»).
Per Michelangelo, ancora invita, «forse quella nuova
amarezza affrettò la sua
morte che avvenne, infatti,
nel febbraio 1564, neppure
un mese dopo le definizioni
del Concilio»^.
Certo, appare evidente come il Giudizio rispecchi il risveglio religioso che Michelangelo viveva in quel periodo travagliato dalle turbinose
vicende della Riforma luterana, tanto più che si era legato
in amicizia alla poetessa Vittoria Colonna e al suo Circolo napoletano che seguiva le
idee erasmiane di Juan de
Valdès, al quale circolo avevano aderito vari seguaci (tra
cui Bernardino Ochino, il
cardinale Pole, Giulia Gonzaga, il Carnesecchi e altri,
tutti desiderosi di dare vita a
un rinnovato cattolicesimo
«evangelico»); del resto proprio Michelangelo Buonarroti, che da giovane era stato
attratto dalle infuocate prediche del Savonarola, era sempre più convinto della giustificazione per fede.
Ne deriva che il Cristo giudice della Sistina non è più
quello disposto al perdono
come nelle analoghe raffigurazioni precedenti, ma è il
Giusto che ci ricorda che
«l’ora del suo giudizio è venuta» (Apocalisse 14, 7).
Sul tema del giudizio non
bisogna poi dimenticare che
il mondo classico pagano
(Caronte, Minosse, ecc.) si
fonde qui con il motivo cristiano «riformistico» (per
esempio. Maria non è più vista come intermediaria tra
Dio e gli uomini ma come
creatura umana, anche se
scelta da Dio, che nella estrema tragedia del giudizio si
raccoglie pietosamente sotto
il possente braccio del figlio
giudicante). Per quanto concerne la presenza e la «liceità» dei nudi in un luogo
sacro, possiamo segnalare il
velenoso sarcasmo del cinico
letterato Pietro Aretino
(1492-1556) che con subdolo
«consiglio» accusava Michelangelo di irreligiosità scrivendogli tra l’altro «che se il
dì del Giudizio fosse stato e
voi l’aveste veduto in presenza le parole vostre non lo figurerebbe meglio».
È da pensare invece che
Michelangelo, in una mistica
concezione del bello terreno
come alta espressione della
divinità, vide l’uomo creato a
immagine di Dio (Genesi 1,
26) e lo espresse nella sua inconfondibile superbia personalità di titanico artista; secondo il Thode' «l’intera
scena del Giudizio è espressione di un dualismo profondo di forme pagane e anima
cristiana».
Ora possiamo vedere il
Giudizio universale come era
in origine uno dei capolavori
mondiali della pittura di quel
Michelangelo che si definiva
essenzialmente scultore, nella purezza dei colori (che il
Vasari definiva «cangianti»),
non più ricoperti dal fumo
dei ceri, dalla polvere e dalla
fuliggine.
Quel titano che, come è
stato detto, voleva dipingere
Dio, sembra calarsi ancor più
nella vastità dello spazio
sull’immensa scena del mondo, il che ci riporta alla paradisiaca visione di Dante
(l’altro sommo fiorentino)
che umanamente avvertì T
impotenza del fissaer la luce
di Dio, donde Tinappagamento dell’alta fantasia per
la quale qui «mancò possa»
(Paradiso, 33, 142). Così il
divino Michelangelo alla fine
della sua lunga e travagliata
giornata passò «dall’orribile
procella in dolce calma» (Rime, CLII).
(1) A. Hauser, Storia sociale
dell’arte, voi. I, Einaudi.
(2) G. Papini, Vita di Michelangelo, Mondadori.
(3) H. Thode, Michelangelo,
Einaudi.
Intervista al pittore evangelico Eugenio Bolley in occasione di una personale a Torino
Come bambini^ alla ricerca di un linguaggio
.ALBERTO CORSAMI
in
Ile divcisil
3tto di
? stancb®'
la insodii'
aioche«««
da ness®>
ilice dis'"'
scarna,«*,
;de poc»
rifuggii
»partono "
lismi:<
.ciòchej
teorie^
ittura 0*^,
te lessi«»*
manti; '
, in fn"'
essere P'
era uno
prioi"!
elle sue;
amerf.
olo fo*'*
ined
I vocaPj
ige ^
corneP'’
; letten
la una
nsiein^,
nmessa)
no. Eli»“*
OO.
Tn un film israeliano di al4 cani anni fa si racconta una
storia ebraica: in occasione di
festività è consuetudine
il capofamiglia rivolga a
«0 una particolare preghiera;
in una casa, proprio quel
too, il padre muore e tocca
“figlioletto, di tre o quattro
01, fame le veci. NaturaiI il bimbo non conosce
foeghiera, ma si ricorda che
nmno gli aveva insegnato
7» diepn, incomincia a snoc.olare le lettere ebraiche;
alla fine, non sapendo
proseguire, ricomincia,
^1 di nuovo e un’altra volta
®a... e quella fu, fra tutte,
preghiera particolarmente
vifn ^ Signore. La storia
D^;»»'.trtente di fronte alla
tra di Eugenio Bolley, pitevangelico legato parti^^armente alle chiese battiste
^he intende la vocazione
tj^^rtrionianza come pratij^^svolgere a tutto campo.
aiismo compreso.
^Vabeto per una nuova Ba, il ti
.allestii
Jtnese «La bussola», nella
kleT-l «na nuova Ba
le „1, »gitolo della persona
la presso la galleria
issinaa via Po, a poche
«eihio metri daH’Acca
On,p '^lle arti. Alfabeto,
Q. gito alfabeti, perché le
®^P®ste sono costruite a
*ltienf ^'triboli grafici,
Occidentali e quelli
6ci 1; «Itrsllt ideogramma«hia a Bardonec
■ ’ confine francese, ma
ogni tanto in Giap
II Mangiavocaboli (1994)
pone) e quelli cufici dell’antica Mesopotamia; alfabeti, linguaggi, simboli che l’uomo
(come il bambino del racconto ebraico) ha ricevuto in dono e tuttavia utilizza male;
simboli e lettere che concorrono a tracciare forme concrete (magari appena abbozzate, come la gru dell’omaggio a Primo Levi) o più astratte ma sempre intriganti.
«Agli inizi degli anni ’70 esordisce Bolley - avevo dipinto il “Mangianuvole”, un
elemento che adesso è diventato il “Mangiavocaboli”, un
essere che pregiudica la nostra capacità di comunicare:
rinquinamento, vera forma
di autodistruzione in atto,
non è solo atmosferico, ma è
quello che ci viene per esempio dai mass media. Io sono
un cristiano, e con la mia pittura cerco di fare un atto di
denuncia, magari raffigurando degli esseri che si presentano come belli, piacevoli, luminosi, e che in realtà tendono al male. Con questa mostra voglio dire che viviamo
in una commistione di segni e
suoni, che magari usiamo tut
ti i giorni, che ci stanno
confondendo le idee. Dietro
l’apparenza c’è l’incapacità
di comunicare, ci sono schermi che mascherano la povertà, il disagio di vivere, un
mondo in cui ognuno tira diritto, senza occuparsi degli
altri. Io credo invece che
dobbiamo partecipare alla vita degli altri».
- Forse dovremmo imparare un diverso modo di utilizzare i linguaggi che abbiamo
a disposizione, magari reimparandoli con un gusto quasi
infantile?
«Io faccio riferimento alla
parola di Cristo che dice “Il
cielo e la terra passeranno,
ma le mie parole non passeranno ” (Matteo 24, 35),' forse la testimonianza evangelica non si fa attraverso i quadri, ma nel fare il mio mestiere cerco di dire qualcosa,
di fare della denuncia e di
aprirmi agli altri. Occorre
riscoprire il mondo con la
meraviglia dei bambini: come dice Gesù a Nicodemo:
“Bisogna che nasciate di
nuovo" (Giovanni 3, 7)».
Un artista impegnato, dunque, oltre che culturalmente,
anche concretamente; Bolley
ha realizzato un libro due anni fa (Tavolozza di favole.
Ed. N. Milano) per sostenere
una comunità di bambini affetti da Aids (un’ulteriore iniziativa sarà destinata in parte
alla Missione evangelica contro la lebbra) perché tutti,
davvero tutti, possano avere
la possibilità di riscoprire il
dialogo con gli altri.
Il «Giudizio universale» di Michelangelo (particolare)
IVISTl
Jugoslavia: traffici illeciti
Diretta dal fondatore del «Gruppo Abele» don Luigi Ciotti, la
rivista mensile (veste spoglia, su carta di giornale) che affronta
«di petto» le questioni della droga, della corruzione, dei poteri
occulti e della grande criminalità, oltre a quelle più generali
della giustizia e del disagio sociale, è arrivata al quarto numero
dei suo secondo anno. Spicca il dossier dedicato all’ex Jugoslavia, la cui guerra viene vista sotto una luce completamente diversa da quella con cui abitualmente la consideriamo; non ci
sono soltanto le antiche rivalità fra etnie (che peraltro non avevano impedito, fino a poco tempo fa, la coesistenza in città oggi distrutte e preda dei cecchini). Ci sono anche, e giocano un
ruolo probabilmente preponderante, interessi economici che
sguazzano nell’illegalità, nel torbido e sono conniventi alla
grande delinquenza intemazionale.
Droga, sigarette di contrabbando e traffico di armi sono al
centro dell’indagine condotta in loco; i traffici clandestini la
fanno da padrone (e ne avevamo avuto sentore con gli imbarchi
di albanesi in rotta per l’Italia, a prezzi salatissimi). Non solo: i
motivi per cui alcune città (Gorazde, per esempio) vengono
strette d’assedio è non tanto o non solo la sconcia «pulizia etnica», ma il controllo in loco di depositi e stabilimenti legati
all’industria bellica.
Il numero di aprile è completato da un’intervista all’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia. Violante, da
servizi sulla mafia a Milano e la camorra napoletana e sui narcos in Centro America.
(*) Narcomafie. Un numero £ 2.500. Abbonam. £ 25.000: ccp. n.
155101, intestato a «Gruppo Abele periodici», via Giolitti 21, 10123
Torino.
Un giornale di resistenza
«Fino a quando è possibile parlare e protestare c’è anche la
possibilità che qualcuno ci senta e che qualcosa cambi. Quando c’è silenzio, quando le luci vengono spente, ecco che le tenebre cominciano a calare sulla trattoria balcanica; e si sa che
quando nella trattoria inizia a farsi buio, i clienti cominciano a
litigare». Sono parole di Mile Isakov, caporedattore del settimanale di opposizione Nezavisni* (indipendente), una delle poche voci libere, multietniche e pacifiste che riescono a farsi
sentire nei territori dell’ex Jugoslavia, nonostante la soffocante
retorica militarista.
Nezavisni è pubblicato, con enormi difficoltà non solo economiche, a Novi Sad, in Voivodina, regione che con Serbia, Montenegro e Kosovo forma la «piccola Jugoslavia»; una terra multietnica, esempio di convivenza pacifica tra genti con storie e
culture differenti (serbi, ungheresi, croati), oggi trasformata in
ostaggio dalla politica pan-serba di Milosevic. L’esperienza più
clamorosa attuata dalla redazione di questo giornale è stata
quella della «finestra»; non avendo più denaro si decise di fare
un giornale parlato, anzi gridato, dalle finestre della sede. Migliaia di persone si ritrovavano, la sera, nella piazza sottostante,
per rifiutare l’informazione statale, che si andava trasformando
in propaganda bellica.
Il giornale deve sostenere dei costi elevatissimi a causa della
penuria di carta (un’unica fabbrica, che favorisce le testate governative) e dell’inflazione, che galoppa a livelli «iper»; se il
numero del 22 ottobre ’93 costava 5.000 dinari, quello del 5
novembre ne costava 150.000 e quello del 22 novembre 1 milione; il ricavato delle vendite non arriva a coprire il 10% dei
costi di produzione. Nezavisni non deve essere lasciato solo
perché può contribuire a offrire una voce di opposizione alla
logica di guerra e di intolleranza, perché può essere mezzo di
prevenzione in zone che presentano alti rischi di conflitto.
L’Associazione per la pace e la rivista Confronti propongono
di sostenere questo giornale gemellandolo con giornali e riviste
italiane (e provando così a rompere l’isolamento e avviare un
utile scambio di informazioni), contribuendo ai suoi costi (allo
scopo è aperto un conto presso la Cypms Popular Bank di Limassol a Cipro), organizzando incontri sull’informazione
nell’ex Jugoslavia e sulle esperienze di pace avviate là dove
imperversa il conflitto balcanico. Per adesioni e informazioni:
Beppe Reburdo (tei. 011-57562525 o 9790159; fax 0115756444), Emanuele Rebuffini (tei. 011-4336639).
(*) Nezavisni. Zmaj Jovina 4, Novi Sad (Voivodina). Tel. (38121)
20350.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 13
W^GIO
Il dibattito nelle chiese tende a fissare dei limiti tra eresia e ortodossia
Rispettare la ricerca di fede di tutti i credenti
ERIKA TOMASSONE
Quando neH’aria c’è voglia di discutere e dibattere nelle chiese ci si rallegra;
bello è se in una chiesa circolano riflessioni, ci si arricchisce reciprocamente nella fede. Come però già notava l’apostolo Paolo questa effervescenza può portare conflitto:
se leggiamo I Corinzi ce ne
rendiamo conto, ho sempre
ammirato il modo in cui Paolo in quella lettera aiuta la comunità a vivere la sua situazione di conflitto. Qualcosa
invece spegne la mia gioia
nel dibattito sulla dichiarazione dei 65 firmatari riguardo la
raccomandazione del Parlamento europeo sulle convivenze tra omosessuali; quello
che spegne la mia gioia sono
i toni delle reazioni.
Viviamo in tempi di semplificazioni notevoli della
realtà e ciò che va per la
maggiore è un’opinione espressa a tinte forti, un ragionamento senza sfumature che
dice: o una cosa è bianca o è
nera; o sono d’accordo o sono contrario. A questo si accompagna il bisogno di tracciare delle linee di confine tra
chi va bene e chi no, separare, segmentare la realtà tra
gruppi diversi fino a avere
gruppi omogenei.
Ho l’impressione che nelle
nostre chiese emerga questo
bisogno di tracciare i confini
tra vera e falsa dottrina e che
l’etica diventi ricerca di norme: già al Sinodo, leggendo
la relazione della Commissione d’esame, ho avuto questa impressione a proposito
del dibattito cristologico. Può
darsi che l’impressione che
alcuni ricavano da scritti e
predicazioni di pastori e pastore sia che ci si spinge
troppo oltre nelle ricerche e
nelle riflessioni e che in questa rottura del limite si intraveda l’abisso del nulla, della
non fede. Mi pare però pericoloso sostituire la ricerca di
fede comunitaria e spesso
conflittuale con una nuova o
vecchia ortodossia.
Questo nel corso dei secoli
è accaduto piià volte, per
esempio nel cristianesimo antico e nell’epoca successiva
alla Riforma. Il frutto di queste operazioni è stata la creazione di confini tra eresia e
ortodossia a cui ovviamente
sono corrisposte divisioni tra
persone in linea e persone devianti; ma siamo proprio in
una situazione di pericolo per
la fede tale da dover semplificare la nostra teologia e la
nostra etica, oppure stiamo
riproducendo spontaneamente nella chiesa ciò che già accade nella società? Non insistere nella semplificazione significa per esempio tenere
distinte le cose di cui si parla
e i livelli di importanza e di
incidenza per la vita delle nostre chiese; vorrei fare qui
due esempi.
1) L’informazione che
Riforma ha ritenuto di dare
sulla questione della pastora
tedesca Jutta Voss, correlata
da due brevi commenti a caldo di nostre teologhe (per intenderci: la questione del
sangue mestruale) è una cosa
da tenere in quei limiti di
informazione. Vorrei sapere
se avete mai udito una pastora predicare qualcosa che ripeta le posizioni di Jutta
Voss per quel che Riforma vi
ha dato di capire in un articolo relativamente breve! Io
non credo: allora perché mettere nel «cahier de doléance»
una questione che ci tocca
relativamente? Era meglio se
Riforma avesse operato una
censura? Anche questa è una
possibilità, per quanto discutibile.
2) Il secondo esempio riguarda l’omosessualità: vorrei far notare che la raccomandazione di Strasburgo
parla di legislazione civile ed
è rivolta ai parlamentari degli
stati europei. Abbiamo già
dimenticato le riflessioni che
sono state fatte a suo tempo
in materia di aborto e divorzio? Abbiamo mai detto che
abortire è bello e divorziare è
bello, che valgono quanto dare la vita e vivere l’amore coniugale? Eppure abbiamo sostenuto che era giusto che la
legge dello stato si occupasse
di regolamentare queste situazioni; a maggior ragione
per le relazioni omosessuali
che non sono come l’aborto o
il divorzio dovremmo far valere questa posizione.
Ancora un pensiero: lo so
che l’omosessualità è per
molti cosa inquietante e pro
blematica; conosco anche i
passi biblici che si citano per
stigmatizzarla. Tuttavia non
si può procedere nella vita
con l’eliminazione delle cose
scomode ed erodere la questione delle relazioni interumane fino a un nocciolo rivestito di santità (il matrimonio).
Le relazioni omosessuali
esistono e oggi come quelle
eterosessuali si intrecciano
per amore: è a questo punto
che io non posso tracciare
una linea di confine che considera delle persone devianti.
Infine a me, firmataria della dichiarazione, sarebbe piaciuto che prima di chiamarmi
falso dottore o accusarmi di
vuotare le chiese mi si fosse
fatta una domanda: ma per
quale ragione ti stanno a cuore gli omosessuali? Questa
domanda avrebbe permesso
di ragionare fraternamente e
con rispetto; usare parole forti non serve: un «falso dottore», anche se non lo è, è già
condannato (tra parentesi i 65
firmatari sono persone che
hanno, da più o meno tempo
una pratica pastorale. Perché
non darci la chance di un
confronto?).
Per concludere: noi oggi
abbiamo bisogno di capire
serenamente le questioni in
gioco per la fede (non solo
quelle sessuali), non di tracciare confini che ci fanno
sentire solo umanamente più
sicuri.
Ma la fede non è sempre ricerca di sicurezza?
Continuiamo il confronto nella carità
Il frutto dello Spirito
ALDO CIANCI
Credo ci sia poco da aggiungere a quanto detto
sull’omosessualità in precedenti interventi alla luce delle
recenti ricerche scientifiche:
in moltissimi casi la sessualità
è una condizione e non una
scelta etica, cioè omosessuali
si nasce e non si diventa; in
altri casi può essere dovuta ad
altri fattori, ma comunque è
quasi sempre una condizione
che comporta molti problemi
per chi la vive.
Se è così, possiamo affermare che la parola di Dio
condanna senza appello queste persone che sarebbero
colpevoli di essere nate omosessuali, così come altre nascono eterosessuali? Ma se i
versetti biblici di condanna
(Romani 1, 26-27) non sono
parola di Dio, come devono
essere considerati? Noi rispondiamo che sono evidentemente idee di uomini di
quel tempo e di quella cultura, che non avendo conoscenze scientifiche adeguate,
in questo caso, come in quello del geocentrismo, hanno
sbagliato.
Possiamo allora dire che
sta ai cristiani di ogni tempo,
non solo a quelli che hanno
scritto il Nuovo Testamento,
illuminati dallo Spirito, comprendere sempre meglio la
Parola anche servendosi del
progresso scientifico, pur esso donato da Dio; dobbiamo
saper discemere senza timori
e senza affidarci comodamente a false sicurezze che
fanno derivare comunque
dalla Bibbia principi validi in
ogni luogo e in ogni tempo.
La parola di Dio ci interpella
e mette in discussione continuamente anche le nostre
dottrine: «Poiché i miei pen
sieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le
mie vie, dice VEterno. Come
i cieli sono alti al di sopra
della terra, così son le mie
vie più alte delle vostre vie, e
i miei pensieri più alti dei vostri pensieri» (Isaia 55, 8-9).
Sono proprio sicure le
chiese libere di conoscere già
tutta la verità e di non avere
più nulla da imparare dal Signore? Non è forse scritto:
«Poiché ora vediamo come
in uno specchio in modo
oscuro; ma allora vedremo
faccia a faccia; ora conosco
in parte; ma allora conoscerò appieno, come anche
appieno sono stato conosciuto. Or dunque tre cose durano; fede, speranza, carità;
ma la più grande di esse è la
carità» (I Corinzi 13, 12-13).
Continuiamo dunque nel dialogo a cercare insieme la verità, a migliorare la nostra
comprensione reciproca senza pregiudizi e facili condanne; questo richiede la nostra
fedeltà a colui che solo è totalmente e veramente fedele.
Per proseguire su questa
strada credo che dovremmo
avere il coraggio di liberarci
di un’espressione ambigua,
fonte di equivoci e fraintendimenti: la Bibbia non è toutcourt parola di Dio, la parola
di Dio è Gesù (Giovanni 1,114) e la Bibbia è testimonianza su Gesù e su Dio.
Quando questa testimonianza è frutto dello Spirito,
allora è fedele e eternamente
valida; quando invece riflette
solamente dei punti di vista
umani, allora ha una validità
limitata nello spazio e nel
tempo o risulta, alla luce di
nuove conoscenze, in contraddizione con altri passi biblici e deve perciò essere ridimensionata.
Non far tacere Dio dove e quando parla
Gioie e sofferenze
ELIO MILAZZO
Mi riferisco in particolare
al dibattito Piccolo-Ricca sull’omosessualità (n. 15,
pag. 10 e n. 16, pag. 10), ma
in senso più generale l’argomento è parte integrante
dell’altro dibattito in corso,
relativo all’incontro «Pentecoste ’94», provvidenzialmente annullato.
Piccolo: in base a quale
principio il Comitato di coordinamento delle chiese pentecostali ha chiesto di chiarire
la loro posizione nei confronti
dell’omosessualità «alle chiese a cui appartengono i 65 pastori e diaconi che il 25 febbraio hanno sottoscritto una
dichiarazione sui diritti civili
degli omosessuali»?
Questa domanda ha un carattere ovviamente retorico,
ma retorica non sarebbe - anzi, potrebbe dar luogo a una
risposta quanto meno interessante - se anche le 300 chiese
pentecostali coordinate dal
suddetto comitato pensassero,
come pensa Ricca, che «il futuro della testimonianza
evangelica in Italia dipende
in larga misura proprio da
una intesa tra pentecostali e
valdesi». Ma in questo caso,
visto che l’ortodossia e Portoprassi formano un tutto inscindibile (I Timoteo 1, lOb),
perché cominciare dal tetto
della casa comune, piuttosto
che dal suo fondamento?
Ricca: Nella sua risposta a
Piccolo, Ricca afferma che
«l’omosessualità è vissuta come una condizione, esattamente come un uomo vive la
sua condizione maschile e la
donna la sua condizione femminile». Prescindendo da ogni
altra considerazione, mi sembra che questa frase possa
aiutare a inquadrare il sogget
to dell’omosessualità in un
modo scevro da qualsiasi sospetto di atteggiamento persecutorio.
La rivelazione biblica insegna: 1) che la sessualità è un
dono di Dio; 2) che questo
dono è finalizzato a concorrere a determinare l’esperienza
dell’amore e del matrimonio;
3) che ogni altro e qualsiasi
uso di questo dono al di fuori
del matrimonio è un disordine: fornicazione, adulterio o
omosessualità che esso sia.
Coloro che decidono di vivere in conformità a questo
pensiero rivelato devono necessariamente affrontare e sostenere delle onerose responsabilità. Onerose tanto per coloro che vivono una condizione di eterosessualità - celibi,
nubili 0 coniugati che siano quanto per coloro che dovessero scoprirsi con inclinazioni
omosessuali. In ogni caso le
gioie (promesse) garantite
dalla libera ubbidienza all’insegnamento biblico, e le sofferenze (previste) per i disubbidienti sono state sempre e
costantemente verificate.
La libertà di disubbidire o
di insegnare altrimenti non
può e non deve essere coartata da nessuno. Ci mancherebbe altro! Ma quello che non è
lecito a nessuno è fare tacere
Dio là dove egli ha parlato, e
fare parlare l’uomo là dove
dovrebbe prudentemente tacere. Mi sia perciò consentito di
rilevare che Ricca avrebbe
potuto risparmiarsi di affermare che in questo argomento
«la Bibbia non può essere
considerata come l’ultima parola», e che «le scienze umane ci hanno rivelato aspetti
della persona umana e della
sua sessualità che gli antichi
ignoravano e che neppure la
Bibbia conosce».
UN DIBATTITO
Il pastore Giuseppe Piccolo, del Comitato di coord'
mento delle Chiese evangeliche penteco.stali, ha scm
una lettera circolare alle chiese evangeliche aderenti «
Federazione (vedi Riforma n. 15, pag. 10). Il pastore E
colo, esprimendo la propria «perplessità» circa la Jd'
chiarazione di 65pastori e diaconi» in appoggio aliar '
comandazione del Parlamento europeo sui diritti de r
omosessuali (vedi Riforma n. 9, pag. 2) ha chiestoci
«chiarire approfonditamente e senza equivoco quale sia I
posizione delle chiese a cui i sottoscrittori appartengono
nei confronti dell’omosessualità e delle convivenze degli
omosessuali. Questo al fine di togliere il turbamento^
molte coscienze...».
L'interve
sul
I^tó pe
««flavvicin
j0ondo pr<
Nei numeri scorsi abbiamo pubblicato gli interventi del
prof. Paolo Ricca (Riforma n.l6, pag. 10), della pastore
valdese Maria Bonafede e di Baldo Conti (Riforma n. 17
pag. 10), dei pastori Ulrich Eckert, Giovanni Conte e del
prof Bruno Corsani, di Luciano Kovacs e Roberto Pretto
(Riforma n. 18, pag. 10). Pubblichiamo ora gli interveig
della pastora valdese Erika Tomassone di Pinerolo.dl
Maurizio Eleuteri di Ariccia, di Aldo Cianci di Polipi e
di Elio Milazzo di Firenze.
Abbiamo ricevuto numerosi altri contributi. Li pubb^.
cheremo nei prossimi numeri. Raccomandiamo solo a
quanti vogliono intervenire, se possibile, di contenere il
loro scritto in 30 righe dattiloscritte. Per permettere a tati di esprimersi! Grazie.
jjl cultura
inoltre, il va
che,
catto
liàlecof'
jsiole atini
|ào e spiri
iiertà che ]
¡iitorità in
l’Evangelo.
none deriva
pii importa
jiivoca in c
pjrte di una
ca, Assoda
1 teilare, tu
ca
L'Evangelo non esprime delle condanne iro-destra r
Dio perdona e libera
urto la fede
A parte il
«i di cent
irohacaratt
MAURIZIO ELEUTERI
Intervengo in merito all’articolo di Marcello Cicchese a proposito di «Pentecoste
’94». Sono rimasto esterrefatto leggendolo. Sono membro
della Chiesa battista di Ariccia (Roma) e partecipo agli
incontri di ecumenismo con
la Chiesa cattolica locale. Devo dire che è più facile fare
ecumenismo con i cattolici
che con quanti hanno una interpretazione «fondamentalista» della Parola. Sì... io sono
un semplice credente (ho la
licenza media), non ho studiato nessun tipo di teologia,
ma il mio diletto è nella Legge dell’Etemo (Salmo 1, 2),
perciò se è possibile vorrei rispondere al fratello Cicchese
con una lettura «fondamentalista».
Intanto di fronte al citato
Romani 1, 26 ecc. vorrei far
notare quanto dice Romani 5,
9: «Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo
sangue, sarem per mezzo di
lui (Gesù) salvati dall’ira».
Oltre a Giovanni 8, 7: «Chi di
voi è senza peccato scagli il
primo la pietra» ancora Gesù
stesso dice (Giovanni 8,
15):«Vbi giudicate secondo la
carne; io non giudico alcuno»
«Poiché il Figliuol dell’uomo
è venuto per cercare e salvare
ciò che era perito» (Luca 19,
10). E in Efesini 2, 8-9 leggiamo: «Poiché gli è per grazia
che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene
da voi; è il dono di Dio. Non
è in virtù d’opere, affinché
niuno si glori».
Quanto al «guai» di Isaia, il
problema non è di essere
«aperti» o «chiusi», ma di
stare molto attenti, come
chiesa e come singoli credenti a quale messaggio diamo a
questi «incalliti peccatori» e
in particolare ai giovani. Un
messaggio (Evangelo) così
crudo tende ad emarginare i
diversi: la storia ce ne dà purtroppo lezione. Le più grandi
tragedie, i più grandi massa
ridell’aniv:
ipocntame
eie/ibero,
parte, nel f
"on rifiutar
cezioflirazz
Non mi s
so che l’ai
«ellettual:
. «parol
,’aniott I ò la cultura
cri umani sono stati perpetrali
da popoli cosiddetti cristiani
(le crociate, lo sterminio degl che affermai
ebrei e per ultimo la pulizia lico,cioèun
etnica, vedi ex Jugoslavia), sue scelte c
Il Gesù che conosco io non tariilirmti
è intollerante, anzi cercava Ì ™
salvare quello che era perda laParolade
to, non disdegnava di stare
con assassini, ladri, prostitu- candidati eh
te, strozzini, omosessuali
drogati, barboni, diseieàal
ecc., non guardandoli dall’alto di quello che era - un uomo senza peccato - ma con
misericordia, solidariei verso l’essere debole vedendo
nel peccato, e non solopM
una categoria, la miseria
dell’uomo senza Dio.
«Amerai il tuo prossmi
come te stesso» (LeviticoH
18; Galati 5, 14): questo io- Wpreavt
vremmo mettere in pratica,! | suo awei
legge di Cristo, dell’a ^
(Galati 6, 2; I Corinzi lU i
7). Non fare come il
«O Dio ti ringrazio àti<l
non sono come gli altri »*” I
ni, rapaci, ingiusti, admat
né pure come quel pubb»<‘
no» (Luca 18, 11).
Vorrei poi sapere se |
fondamentalisti, come i cai
lici, hanno una classifica
peccati. La Bibbia
chiunque avrà osservato W
la legge, e avrà fallito m
sol punto, si rende colpf®
su tutti i punti (Giacomo a
Quanto alla «sana dottn"?
consiglierei la lettura dm
ni dello Spirito di W. T- .
chiser (ed. Nazarena), ci' .
sofferma in particolare
Corinzi 12. Quale chiesa P
vantarsi di proclamar
Evangelo «perfetto»? mc
na. Partiamo da questo p
quell’umiltà che ci fa cap
quanto Dio ama il ato
vuole che noi siamo suoi
vitori, ambasciatori, napP
ficatori, riconciliatori, 0®,^
tori della sua Parola che
fica, perdona, libera, ga®
chi non la conosce.
«Non a noi, o Eterno, '
noi, ma al tuo nome da
ria, per la tua benignità f
la tua fedeltà» (Salmo
Via Pi
ViaFc
Lettore
"PEDiRErr
"Fattori
nzb Gire
SU, Luis
no, Gian
do Rostí
Volpe
«ARANTI: Fi
¡«Rostí
^NISTR,
SSPNAME
¡AMPAiLa
'al
■'‘""ulativ
PROTESTANTESIMO IN TV
Domenica 22 maggio ore 23,30 circa - Raidue
Culto di Pentecoste _ ,
«Dove c'è lo Spirito del Signore c'è libert
Registrato nella Chiesa elvetica e valdese di Trieste con ^
nim evangeliche della città: elvetici, valdesi, metodisti e tu.
con i pastori Renato Cotsson, Claudio H. Martelli e imo
nadiRijeka.
15
'réna,
scritto
é allo
re Pie.
'o «di.
la rae.
* <legli
!Sto di
Î sia la
•ngono
ìdegE
'Wo ia
wi de!
•asiorg
' n. Il
cedei
Pretto
erventi
oh, di
ylìKi e
mbbli.
solo a
nereil
e a m
ij 13 MAGGIO 1994
— Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
il voto 3 dostra
(la fede
L-intervento di Roberto
^ sul numero dell 8
"•utnae. 7) mi ha lasciato
¡JÌperplesso e anche
Santemente deluso; mi
2^cinato recenternente
Jindo protestante, affasci¡Tsoprattutto da una realta
i quella valdese cosi nccultura. Ho apprezzato,
V il valore di una scelta
fiche, a differenza di
Iella cattolica, non imbriJJa le coscienze ma al conJariolestimola a conquistare
anprepiù autonomia di giuL e spirito di libertà: una
Ijgrtà che pone come unica
■itorità incontrovertibile
l’Evangelo. Da questa posinone deriva, oltre a esiti ben
»¡ùimportanti, anche l’imipossibilità di una direttiva
1 invoca in campo politico da
'«Irte di una chiesa evangelici. Assodato questo punto
mm basilare, tuttavia nego nel
modo più categorico che «volare per il polo radical-ceniro-destra non coinvolge di
urto la fede evangelica».
A parte il fatto che il polo
della libertà (?) non può definirsi di centro perché il centro ha caratteri di moderazioperpetrai aeche nessuno dei vincitori
i cristiani si può attribuire, occorre animo degl che affermare che un evangela pulizia hco,cioè un uomo che con le
davia). ® stelle di vita tenta, con
co io non ‘ proprie de
•ercavadi' W® umane, di osservare
DOMANDA E RISPOSTA
LA REMISSIONE DEI PECCATI
ìnne
ira
;ra perda
1 di stare
prostitusessuali
iseiedal
ili dalTal
- un uo
- m con
iriedivervedendo
solo pei
, miseria
3.
prossi0
ivitico H
[uesto de
pratica,li j
eU’aniot' i
nzi 13, E
il fariseo:
10 che io
litri no*' !
, adàiK
pubbliee'
se anche
ne i caffir
ssificad»
1 dice cht
rvato tu®
llitoin®
colpevj
lomoA"'
ì dottri®’
radi:/^
fi. T.
la), che“
olare su'
chiesa r
amare®
I»? Ness»
;sto p«®Ì
i fa . ..
11 mon®^
0 suoi sC'
laParola del Cristo, coerentemente non può votare per
candidati che nel migliore dei
casi hanno fatto propri i valori dell’arrivismo, della prevaricazione, dei dio denaro (che
ipocritamente chiamano anche too mercato) e che in
parte, nel peggiore dei casi,
Bon rifiutano nemmeno conrezionirazziste e fasciste.
Non mi sembra poi un caso che l’autore attacchi gli
Wellettuali («intellettualoioi*i rfarolai»): la destra ha
avuto coscienza che
, avversario più temibile
03 cultura di chi non si la
ilsuo
«A chi rimetterete i peccati, saranno
rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Voi evangelici,
valdesi, quale significato, valore, risonanza attribuite a questo versetto capitale di Giovanni, che noi cattolici abbiamo proclamato ieri, domenica 10
(io, per quel che mi riguarda, non vorrei
restare «prigioniero» dell’«ideologia»
interpretativa cattolica e cerco più ampi
e vari orizzonti)? Come tutti sanno, è il
versetto che istituisce ufficialmente il
sacramento della confessione auricolare
al sacerdote quale rappresentante, in
Cristo, della comunità offesa dal nostro
peccare. Voi, invece, a quel che so e
che si sa, avete dato una diversa e altra
esegesi al versetto in questione, se è vero, come è vero, che la confessione come sacramento è stata abolita, insieme
ad altri, lasciando intatti soltanto il battesimo e l’eucaristia (la Santa Cena).
Orbene: io desidererei che mi illustraste, in modo da riferirne anche ai miei
allievi, non solo l’interpretazione affidata a tale versetto, ma anche le cause
che militano a monte di tale esegesi, di
tale radicalità, pare, da aver portato alla
«distruzione» del sacramento della confessione al sacerdote, che per secoli ha
trovato e trova espressione e vigore nella Chiesa cattolica. Vi ringrazio e vi auguro ogni bene,
Pietro Grieco ~ Cava dèi Tirreni (Sa)
Risponde il prof. Bruno Corsani, docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia dì Roma.
Il quesito posto da Pietro Grieco è
interessante, perché ci invita a riflettere
su un passo molto significativo, Giovanni 20, 23: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi». Oppure, traducendo in modo più letterale
la seconda parte: ...a chi li ritenete, saranno ritenuti (che in sostanza è poi la
stessa cosa).
Ho consultato un conunentario luterano (Bultmann), uno metodista (Barrett) e due cattolici (Brown e Schnackenburg) e li ho trovati pienamente
concordi che questa promessa di Gesù
si riferisce a tutta la comunità e non
unicamente agli apostoli e a loro eventuali successori. Nel quarto Vangelo
intero, «i discepoli» significa sempre
tutta la comunità. Il perdono dei peccati è qualcosa che avviene in seno alla
comunità e a cura della comunità.
Si può aggiungere che il perdono dei
peccati fa parte del dono della salvezza
che si realizza attraverso la proclamazione dell’opera di Gesù («evangelo»\, quando questa è ricevuta con
fede. E l’opera redentrice di Gesù che
ha fra i suoi effetti la remissione dei
peccati.
Se la predicazione dell’Evangelo è
respinta p comunque non accolta con
giòia e con convinzione, la remissione
dei peccati non si verifica. Gli ascoltatori increduli e ingrati rimangono nel
loro peccato.
La possibilità di annunziare (e quindi
anche di donare, mediante l’annunzio)
il perdono dei peccati è collegata strettamente al dono dello Spirito Santo (v.
22). Non a un’ordinazione sacerdotale,
che non esisteva ancora in quel momento, e che per definizione dogmatica
è riservala a pochi, ma al dono dello
Spirito che è, biblicamente, per tutti i
credenti! E la totalità dei credenti è
contemplata anche al v. 29, dove sono
proclamati beati quelli che «pur non
avendo visto, crederanno»: appunto, i
credenti in Cristo che verranno dopo la
generazione dei testimoni oculari.
lo non trovo traccia, in questo passo,
della «confessione auricolare», e non
ritengo si possa affermare, come fa
Pietro Grieco, che questo «è il versetto
che istituisce ufficialmente il sacramento della confessione auricolare al
sacerdote». Sulla confessione auricolare Grieco poteva forse citare Giacomo 5, 15: ma anche lì non si parla di
confessione «al sacerdote»! Il testo dice: «Confessate perciò i vostri peccati
gli uni agli altri».
Chiaramente, perché diventi reale
r annuncio-dono della salvezza, che
comprende anche il perdono, occorre
la consapevolezza del proprio peccato
e il dolore di averlo commesso. Questo
va espresso in primo luogo a Dio, perché il peccato è trasgressione della sua
volontà, e poi eventualmente a chi ne è
stato colpito (cfr. Matteo 5, 23-24).
Nel culto evangelico c’è uno spazio
dedicato alla confessione (anche silenziosa, personale, interiore) di peccato e
a questa fa seguito l’annunzio del perdono, fatto da chi presiede la liturgia
(o, talvolta, coralmente dalla comunità). Ciò non esclude la possibilità di
una confessione orale resa a un fratello
o a una sorella, o anche a tutti nel culto. Ad essa può seguire Pannunzio che
Cristo ha compiuto e dona il suo perdono. La confessione auricolare al sacerdote non ha fondamento nel passo
citato.
scia ingannare dagli imbonitori e dai demagoghi: il disprezzo per la cultura («culturame» secondo la dizione
reazionaria) è tipico della destra, ma oggi il pericolo di
questi attacchi è più grave
perché la nuova destra è realmente totalitaria. Se durante
il Ventennio la Chiesa valdese non sempre si collocò in
modo evangelicamente corretto nei confronti del regime, storicamente fu un «peccato» comprensibile: prima
di tutto perché generalmente
sussisteva una notevole igno
Rifórma
ori, 0
achevi'^
a, gW
■rito,
ne
¡¡ori
mo
je
Ì15:1‘
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
jj^ORE: Giorgio GardioI
^IRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
®^J7T0R|; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
saetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, MauazioGirolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeLuisa Nini, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pierval®Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
^NTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
10125 Torino
j^NlSTRAZIONE: Mitzi Menusan
IjNJMENTI: Daniela Actis
((¡¿IMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
SUTOb s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis
ABBONAMENT11994
'"-JTAUA__________________________
■«Minarlo
ESTERO
65.000
150.000
33.000
• ordinario
- via aerea
- sostenitore
£ 110.000
£ 170.000
£ 200.000
millimetro/colonna £ 1.800
»erta
'"Mulativo Riforma + Confronti £ f00.000 (scio itaiia)
Ì!|u^''®''S'-'versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni prO'
via Pio V15 bis, 10125 Torino.
^•ùttìeazione aettimanale unitaria con L’Beo della vatìì valdesi:
Inserzioni
pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
a parola £ 1.000
.I' nJl.y'(a rir°l° bella testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
1} le responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
e ®
itiO T®™ nreOQlo 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMC Nord,
44/11 dì Torino mercoledì 4 maggio 1994.
ranza, spesso incolpevole,
della realtà fascista, e in secondo luogo perché il fascismo fu un regime autoritario
ma non riuscì a essere totalitario. Nel Ventennio infatti
l’autentico dominio sulle coscienze italiane fu mantenuto
dalla Chiesa cattolica e non
certo dal duce, con tutte le
conseguenze, anche positive,
che ne derivarono.
Oggi, al contrario, non solo
l’ignoranza sul fascismo è
una colpa inammissibile ma
anche, e soprattutto, occorre
riconoscere come il nuovo fascismo, che ha nella televisione il suo strumento principe, sia fortemente connotato
in senso totalitario: Fede, ma
anche Bongiorno e Vianello
come si è visto, e lo scrivo
senza ironia ma contrario con
molta preoccupazione, hanno
fatto presa molto più dei vescovi cattolici. Chi ha votato
per la destra credendo ingenuamente in un’alternanza
democratica si deve ricredere
e in fretta, perché a questo
punto non solo è in gioco la
democrazia ma la stessa libertà di coscienza: se questo
sfugge pure agli evangelici
allora significa che la notte è
veramente buia.
Antonio Sampietro
Cernobbio
Il clic
di prima pagina
Il dialogo tra le generazioni passa anche sulle rotaie di una ferrovia. Qui
siamo in Albania, nei
pressi del deposito di una
acciaieria. I giovani sono
la speranza di un paese
che deve ricostruire le sue
strutture, senza dimenticare una cultura che, in clandestinità e misconosciuta
in Italia, era assai fertile.
Le candidature
dei pastori
In relazione alle considerazioni espresse sul numero 15
del 15 aprile di Riforma in
merito alla candidatura dei
pastori (donne o uomini) alle
cariche politiche, vorrei fare
alcune riflessioni.
È vero che siamo tutti laici,
pastori e non pastori, ma credo che la «professione» del
pastore sia una professione
tutta particolare che si differenzia dalle altre, così come
r «azienda» Tavola valdese è
anch’essa un’azienda diversa
dalle altre.
Il pastorato è, o dovrebbe
essere, una vocazione, un dono, fra le molteplicità di doni
che il Signore dà (Rom. 12, 6
e seg.) e questo dono non credo che possa rivelarsi o meno
secondo i calendari delle elezioni: si riceve il dono della
predicazione che a un certo
punto si tramuta in dono sociale-politico, poi scaduto il
mandato si risveglia il primitivo dono della predicazione.
Certo un pastore può lasciare in piena libertà la vocazione pastorale e intraprendere un’altra attività quando ciò
sia stato ben meditato, e direi
sofferto, senza che in ciò vi
sia nulla di riprovevole se
non l’amarezza e il rimpianto
per la «perdita» di un compagno di viaggio tutto particolare; dopo che Tavola, chiesa
locale, circuito e distretto e
anche Sinodo abbiano svolto
i loro inviti alla riflessione
non credo che essi possano
intervenire con assensi o divieti, come nessuno dovrebbe
criticare tale decisione; meno
giustificabile sarebbe il tornare indietro.
La funzione politica ha
inoltre una parzialità (non tutti i programmi politici sono
uguali) mitigata da un certo
grado di compromissione
che, secondo me, non fa o
non dovrebbe fare parte
dell’etica e della coscienza di
un pastore, sia esso donna o
uomo. Come potrebbe un pa
Le mie
ricerche
store che durante il suo mandato politico ha agito e parlato per una «parte», scaduto
tale mandato parlare nuovamente per tutti?
O si fa il pastore o si fa il
politico.
Con i più cordiali saluti
Italo Artus - Martinelli
Crema
Abbiamo vinto
Condivido quanto descritto
dal sig. Roberto Mollica nel
numero 14, in risposta a un
articolo comparso sul n. 13
dal titolo «Guida a destra».
La spasmodica attesa dell’esito finale delle votazioni è finita. Abbiamo vinto.
Questo ardito sommergibile, Alleanza nazionale, dopo
essere stato costretto a navigare in tenebrosi fondali è
emerso in superficie. Apre i
suoi boccaporti per respirare
l’aria di una Italia finalmente
incamminata verso la propria
resurrezione. Si può chiudere
la stagione dell’odio, della
guerra civile, della divisione,
senza perdere il senso della
differenza e della memoria.
Giovanni Petti
Larino (Cb)
1990. Ho letto con interesse
che la mia pubblicazione è
stata la fonte primaria, forse
anche esclusiva, di Antonella
Caroli per l’articolo «La basilica di San Silvestro costituisce un repertorio della storia
triestina» pubblicato sul n. 12
di Riforma. Sono arrivata a
questa conclusione per il fatto
che l’articolo in buona sostanza riassume integralmente il contenuto della mia pubblicazione.
Peraltro la signora Caroli
sembra avere letto in maniera
superficiale il mio lavoro in
quanto, tra l’altro, travisa i risultati delle mie ricerche. Ho
constatato amaramente che la
pubblicazione non è stata citata e che a me sono stati
esplicitamente attribuiti solo
tre passi dell’articolo, uno dei
quali erroneamente; difatti
quello relativo all’invio del
pastore nell’anno 1879 per le
esigenze della comunità valdese di Trieste è opera del pastore Teodoro Fanlo y Cortés,
che ha curato l’appendice del
mio libro.
Alessandra Fazzini Giorgi
Trieste
Le «vacanze»
dei pastori
Che la questione del rapporto tra ministero pastorale e
impegno politico dei nostri
pastori sia importante, lo dimostra il suo carattere decisamente dialettico; meglio un
buon pastore (nel senso
dell’economo di Dio di Tito
1, 7) nella politica che un cattivo pastore nella vita delle
comunità? A prescindere dalle peculiarità dei singoli (protagonismo, camaleontismo,
trasformismo, narcisismo...
oppure vocazione, spirito di
servizio, il farsi greco con i
greci...). Ma se esamino meglio il fondo dei miei pensieri, più che con il candidato in
questione ce l’ho con l’amministrazione: se essa rende note le «vacanze» delle pastore
puerpere, perché non quelle
dei pastori che lasciano temporaneamente il servizio per
altri scopi?
Giovanni Gönnet
Roma
Sono Fautrice del libro La
basilica di San Silvestro in
Trieste - Vicende storiche,
architettoniche e artistiche
nel corso dei secoli, edito per
i tipi delle edizioni Lint nel
RINGRAZIAMENTO
«... buono e fede! servitore
... entra nella gioia
del tuo Signore»
Matteo 25, 21
La moglie e i familiari di
Silvio Bertalot
riconoscenti, ringraziano il dott.
Broue, i medici e il personale dei
reparti di urologia e oncologia dell'Ospedale civile di Pinerolo, L'UsI
42 di Porosa Argentina, la Croce Verde di Porte, tutti coloro che
hanno prestato la loro opera di
aiuto durante la malattia, il pastore Ruben Vinti, l'Associazione carabinieri in congedo di Pramollo e
San Germano e tutti coloro che
con presenza e scritti sono stati
loro di conforto.
Pramollo, 30 aprile 1994
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
di MEYTRE e RINALDI
ONORANZE FUNEBRI
10063 PEROSA ARGENTINA - Via Roma, 8/B - S 0121/804004 ,:
ORARIO CONTINUATO
16
PAG. 12 RIFORMA
ELEZIONI IN SUD AFRICA
HANNO VINTO
LORO
FEBE CAVAZZUTTI ROSSI
Hanno vinto loro: i neri,
gli inferiori, gli analfabeti. Hanno vinto loro: i senza diritto, i deportati nei grandi «laager» delle Riserve,
scelti e divisi per colore, lunghezza dei capelli più o meno
crespi, per dialetto parlato
dalla madre, come bestie, famiglie lacerate - uno di qua,
uno di là - derubati dei pochi
beni, lasciati con gli occhi per
piangere e gambe dure come
legni per camminare, camminare, fino a un posto di lavoro. Hanno vinto loro: i lavoratori soggetti alla migrazione, per anni ammassati in
ostelli indecenti, stalle di cemento armato, dietro fili spinati, sotto lo sguardo vigile
della polizia, dissetati con la
birra a poco prezzo che dopo
un po’ fa scoppiare i reni.
Hanno vinto loro: le donne
nelle baracche di lamiera, di
pezzi di cartone, ad arrostire
coi bimbi fra le braccia sotto
il sole del giorno e a vederli
morire nel gelo delle notti,
con l’acqua sempre lontana,
sempre poca, magari da rubare in un cimitero di ricchi
bianchi e poi essere imprigionate per furto. Hanno vinto le
migliaia di bambini morti
ammazzati da una raffica di
mitra mentre correvano a
comprare il pane nell’unico
spaccio del ghetto, torturati e
sfregiati nelle carceri insieme
agli adulti e poi ributtati sulla
strada perché facessero i delatori della polizia. I bambini
senza scuole, senza insegnanti, senza libri di testo, con
programmi declassati, pensati
per una razza inferiore.
Non hanno vinto le armi.
Né quelle legali dell’esercito
durante la proclamazione dello stato di emergenza, né
quelle della repressione della
polizia, né quelle illegali degli squadroni della morte, degli assassinii, degli attentati a
gente inerme e indifesa, né
quelle della pulizia etnica
praticata da Buthelezi.
Non hanno vinto neppure le
armi dei neri. L’«Umkhonto
we Sizwe», l’ala armata dell’
African National Congress, è
costata molti soldi, non ha
prodotto alcun effetto, ha in
vece creato seri problemi nei
campi clandestini di addestramento dove non sono mancati
orrori e giustizie sommarie.
Neppure quelle degli estremisti, gli Azenians quelli del
Pac, o qualche altro, che sono
riusciti a trucidare un po’ di
collaborazionisti neri e qualche diecina di bianchi a caso,
suscitando solo sdegno, orrore
e repulsione.
Non hanno vinto le difficoltà per avere un certificato
di identificazione, le migliaia
di certificati confiscati, buttati nella spazzatura, estorti sotto minacce e ricatti. Non hanno vinto la paura di esporre la
propria vita, di perdere il posto di lavoro, la mancanza di
mezzi di trasporto e di soldi,
il non sapere se sarebbero
mai riusciti a raggiungere i
pochissimi seggi elettorali
(solo 9.000 quando ce ne sarebbero voluti almeno 10 volte tanto).
Hanno vinto i milioni di
credenti che con fede viva e
calda hanno continuato a pregare e cantare, a cantare e
pregare, domenica dopo domenica, certi che la liberazione sarebbe venuta, che Dio
risponde al grido degli oppressi. Li hanno ammazzati e
arrestati nelle chiese, durante
le veglie funebri, e ai bordi
dei cimiteri ma loro sono tornati a pregare e cantare, perché il giorno in cui il Signore
si sarebbe mostrato non poteva essere lontano.
Si sono mossi qualche giorno prima delle elezioni, tutti
in fila, per chilometri, hanno
fatto votare prima, nella calma, gli invalidi, i vecchi, le
donne incinte, i poliziotti perché non fossero oggetto di
vendette, e poi tutti gli altri,
pazientemente, tutti mescolati
per colore, etnie, lingue, idee,
religione, fraternizzando e
gioendo insieme.
Nelson Mandela si è detto
grandemente commosso e
umile di fronte a un popolo
così; ora la strada è tutta in
salita: ci sarà ancora tanto bisogno di sostegno e partecipazione.
Dio benedica il Sud Africa.
Dio benedica l’Africa.
In Svizzera una clinica dove il personale medico deve saper pregare insieme ai malati
La salute coinvolge l'intero essere umano
CHRISTOPH MOHL
La clinica della FondazioI
I ne per la medicina totale
a Langenthal, in Svizzera,
propone di aiutare l’ammalato su basi religiose. Per la
medicina il suo intento non è
una novità: la medicina psicosomatica infatti non si occupa solo dei sintomi fisici,
ma affronta le malattie con
una prospettiva più ampia.
Nella clinica Sgm per la
psicosomatica di Langenthal
(Svizzera) prima di una operazione si prega, se la paziente o il paziente lo desiderano.
In sala operatoria pregano
tutti insieme chiedendo che il
Signore assista e benedica
tutti coloro che sono coinvolti
nell’intervento.
Il personale medico e paramedico è composto di credenti: i medici e coloro che
lavorano in fisioterapia ed ergoterapia devono saper fare
«cura d’anime» e saper pregare con i pazienti e con i
colleghi.
Kurt Blatter è il fondatore
di questo nuovo ospedale; ci
sono voluti dieci anni prima
che potesse realizzarsi la sua
«visione», nata da una crisi
personale nel suo lavoro. Come medico si era sempre posto delle domande e come
molti suoi colleghi andava
sempre più convincendosi
che combattere i sintomi di
una malattia solo dal lato fisico era insufficiente: «Le persone che ricorrono ad un medico sono all’80-90% malate
psicosomaticamente» afferma
Blatter, e ciò naturalmente interferisce nel trattamento.
Questa convinzione lo spinse
a dar vita a una fondazione
per la costruzione e la gestione di un ospedale «totale».
Oggi questo ospedale è in
funzione e dispone di 37 posti
letto, quasi sempre occupati:
«Certo, ci sono stati anche
medici psicosomatici o antroposofici che hanno seguito
vie simili, tentando in una
malattia non soltanto di individuare la punta dell’iceberg,
ma scandagliando più a fondo per cercarne i collegamenti», riconosce Kurt Blatter, ma sia lui sia le persone
impegnate nella fondazione
ritengono che la malattia ab
Si è svolto a Dresda l'incontro annuale del Consiglio della Missione battista europea
La Missione battista in Africa e Sud America
PASQUALE CA8TELLUCCIO
Dal 21 al 24 aprile, nei
pressi di Dresda, ha avuto luogo rincontro annuale
del Consiglio della Missione
battista europea (Ebm). È stato un appuntamento di particolare importanza, dato che
quest’anno si festeggiano due
anniversari: i 40 anni di lavoro in Africa e i 25 del Sud
America; per l’occasione erano presenti ospiti di quei paesi dove la Ebm è operante.
In un’atmosfera aperta e
fraterna sono stati illustrati i
programmi e i risultati realizzati dalla Missione in tutti
questi anni, riconoscendo in
ogni iniziativa la guida del
Signore. Asili, seminari,
scuole, ospedali, centri di assistenza e di addestramento
professionale, sono realtà
funzionanti e ben inserite nei
contesti locali; inoltre la co
struzione di chiese capaci di
ospitare il crescente numero
di credenti, fa parte anch’essa
di quegli eventi che incoraggiano la predicazione dell’
Evangelo e il servizio sociale
che ne consegue.
È stato interessante ascoltare la voce dei fratelli africani
e sudamericani desiderosi di
raggiungere autonomia e indipendenza finanziaria per
sostenere progetti che essi ritengono essenziali nei loro
paesi. Una comunità battista
di Buenos Aires ha messo
perfino a disposizione una
somma di 2.000 dollari il mese per sostenere un’azione
missionaria nell’Est Europa!
In Camerún c’è una media
di cento battesimi la settimana e la locale Unione battista,
da un punto di vista organizzativo, è indipendente. La
missione è affidata ai pastori
africani, ora teologicamente e
culturalmente preparati, e i
missionari della Ebm vengono considerati «collaboratori
europei», siano essi teologi,
infermieri o ingegneri; il tempo dei pionieri è finito, ogni
chiesa è avviata verso una
propria autonomia e definizione di identità.
«È dal nostro ambito che
devono venire le vocazioni
per i nostri paesi, agli europei rimane affidata esclusivamente la preparazione scientifica dei lavoratori locali,
ma ancora per poco...». Questo viene affermato dai fratelli del cosiddetto Terzo Mondo: finora i loro pastori hanno
frequentato seminari in Germania, Svizzera, Francia.
Non è soltanto un’impressione ma è una realtà il fatto che
si va affermando sempre più
una teologia della missione
terzomondiale centrata su alcuni punti essenziali.
1) La predicazione dell’Evangelo, che è predicazione
della Buona novella e non di
una legge come il Corano
(l’evangelizzazione fra i musulmani è una delle loro attività più importanti).
2) La teologia che deve
contribuire a difendere la libertà e l’autonomia di ogni
realtà ecclesiale e non venderle all’offerente di turno.
3) La preparazione dei futuri leader e di gruppi dirigenti capaci di guidare chiese
e istituzioni, più che di inventare strategie.
Contesti di estrema instabilità politica in paesi come il
Ruanda, il Burundi, la Sierra
Leone, devastati da lotte tribali, incitano le comunità di
credenti a un capillare lavoro
di formazione delle coscienze,
facendo della parola biblica
l’unico messaggio per la liberazione dell’essere umano.
bia a che fare con il peccato.
«Tra il primo capitolo della
Genesi, dove è detto che Dio
aveva fatto ogni cosa bene e
il capitolo 4 dove Caino uccide Abele, è accaduto qualcosa di fondamentale». Questa
affermazione fa parte della
sua confessione di fede e lo
differenzia da altri medici che
pure hanno una visione globale dell’essere umano.
Anche nella diagnosi la
preghiera ha il suo spazio:
«Noi chiediamo ai nostri pazienti se hanno piacere di
pregare con noi perché il colloquio sia utile alla comprensione del problema», spiega
Blatter, e ritiene che ciò costituisca un’importante premessa per la guarigione.
D’altra parte egli è molto
cauto nei confronti dei risultati spettacolari: «Le guarigioni attraverso riunioni particolari indette a questo scopo non sono verificabili».
Ci sono stati dei risultati
notevoli nella clinica Sgm:
Blatter accenna ad un uomo
che aveva subito un incidente
con conseguenti lesioni cerebrali e dopo una lunga serie
di cure senza giovamento era
giunto a Langenthal su una
sedia a rotelle; quest’uomo
lasciò l’ospedale dopo un anno, camminando quasi normalmente. La clinica Sgm
non rifiuta la medicina corrente, gli interventi chirurgici, i farmaci ma vuole introdurre delle possibilità terapeutiche aggiuntive e sollecitare la capacità di dialogare.
Come non si ha una visione
statica della malattia, così
non la si deve avere dell’essere umano: «Una diagnosi è
sempre la descrizione di una
situazione fluida. Un trattamento medico cristiano modifica questa situazione, anche
con la preghiera».
L’interesse verso i metodi
di questa clinica è in crescita
soprattutto negli ambienti
delle chiese libere; anche all’estero si comincia a conoscerla: «Abbiamo fornito delle indicazioni interessanti»
dice Blatter.
La medicina moderna non è
solo un apparato tecnico mastodontico che preferisce far
sfornare le diagnosi da un
computer perché più «obbiettivo». Kurt Laederach, direttore del Centro per la medicina psicosomatica e psicoso
ciale del policlinico delTUniversità di Berna, non ama
contrapporre la medicina tradizionale ad una medicina
«totale»: «Ragionare in questo modo è fuorviarne. La medicina tradizionale è una medicina scientifica che si appoggia sulle conoscenze naturali, ma anche su quelle
spirituali». Laederach afferma che la medicina moderna
già da tempo va ben oltre la
pura e semplice eliminazione
dei sintomi.
Anche Laederach è d’accordo sull’azione differenziata nei confronti dei pazienti, e
pensa che in casi particolari
sia più utile essere seguid a
Langenthal che da altre parti,
soprattutto se si tratta di persone che hanno un radicamento biblico e una posizione
religiosa precisa con chiari riferimenti dogmatici ed etici,
ma vede un pericolo nel collegamento fra malattia e peccato: «Molte persone si soM
chieste e si chiedono perché
proprio loro siano malateQuesto non porta semplicisticamente a porsi delle domande sui peccati dell’individuo
sofferente, ma piuttosto a riflettere sui suoi sensi di colpa
e a risalire forse ad una educazione sbagliata o a particolari esperienze delTadole
non
caso, anche le espressioni
verbali che emergono nel corso del colloquio diagnostico
(gesti, esitazioni nell’espn'
mersi) e ci si sforza di cercare
insieme con il paziente stesso
la terapia-soluzione più adatta. Per evitare l’espressione
«totalizzante» Laederach dà a
questo procedimento il nome
di «trattamento bio-psico-sociale». In esso si deve tener
conto di tre aspetti fondamentali che riguardano ogni individuo: il corpo, l’anima e
l’ambiente vitale. Infatti anche Kurt Laederach è convinto che non si può trattare un
malattia semplicemente come
un disturbo fisico di caratter^
chimico-tecnico: «Si è, pf'
esempio, rilevato che a
anche
scenza».
Nel centro che Laederach
dirige si cerca veramente di
utilizzare tutto ciò che pup
servire al chiarimento di ogni
c^crnf/iUf iiicvuiu
negli incidenti la psiche
un suo ruolo: il 20% de
persone provoca T80% deS
incidenti...».
{Reformiertes Forum)
Signo
ho'asco:
Suo dis
al Senai
stare a
mondo
fatto es
la Ghie
ruolo n
Ha pari
lori fon
Costitu
ne dei
contení
Mi p
Sua dii
discorsi
lianiin
punto e
altre c(
non es
un eei
mezzo
deWV
Certo
dosit
ritti á
contai
sonog
pertut
cessoli
ricono
stenza
Costiti
esiste I
Io del
ma ani
delle I
ni relij
Aqi
metto
mi a m
zione I
to dell
tuazio)
nel ic
italian
ca luti
Repub
ne del
battist
I re
erano
loro a
mere,
si in :
legish
appro
queste
geUch
tale 1(
anime
tive n
no c
quant
''tgon
Pubbl
Verni
Vorrà
libert
Se e
Tapp
sensi
Costi
atten
tal Si
giom
L’i
ca Vi
spini
gove
uient
tata
aiiin