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Anno 122 - n. 17
25 aprile 1986
L. 600
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In caso di mancato recapito rispedire
a; caseOa postale • 10066 Torre Pollice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GLI STATI UNITI E L’EUROPA DI FRONTE ALLA LIBIA
Del senno di poi sono piene
le botti. Il commento viene spontaneo nel giudicare i provvedimenti che le varie autorità hanno assunto dopo la scoperta dei
gravi casi di inquinamento ambientale nell’alessandrino e dopo i morti per il vino al metanolo. Finalmente dovrebbero essere attivati rigidi controlli e
tutto ciò non dovrebbe più succedere. Queste sono almeno le
(buone) intenzioni delle varie
autorità. Eppure questi provvedimenti di controllo non convincono. Non perché non siano
necessari: per carità, ci mancherebbe altro! Perché invece sappiamo per esperienza che, passata l’emergenza, ci sarà di nuovo qualcuno che, per soldi e
per insipienza, attenterà di nuovo alla nostra salute o all’ambiente naturale e saremo di nuovo all’emergenza. Così di emergenza in emergenza il nostro
paese si degrada e nel mondo si
parla già di una «Italia dei veleni ». Un’Italia dei veleni prodotto dello stesso sviluppo economico dell’Europa occidentale
che ha assegnato all’Italia le
parti più nocive del ciclo produttivo. I primi a farne le spese sono stati i lavoratori di questi impianti produttivi: chi non
si ricorda delle « fabbriche del
cancro »? di Seveso? di Priolo?
Poi pian piano si è scoperto che
anche l’ambiente era — forse irrimediabilmente — compromesso.
Basta pensare al fenomeno
deU’eutrofizzazione dell’Adriatico
o agli 840 pozzi degli acquedotti
della provincia di Torino inquinati da vari solventi: benzolo,
trielina. Anche i cibi sono ormai
nel ciclo della manipolazione:
carne agli estrogeni e all’anabolizzante, vino al metanolo, pomodori al temik, frutta coi pesticidi
tanno parte del nostro menu
quotidiano. Una dieta mediterranea che qualche volta tentiamo persino di esportare facendola magari passare per lotta
contro la fame.
Quando i problemi diventano
troppo grandi c’è sempre la
promessa di misure severe e di
grande severità nella loro applicazione. Severità che a prima
vista sembra esserci, poi, stemperato il ricordo, la realtà è
molto diversa: processi che per
19 anni non si sono svolti come
nel caso dei sofisticatori di vino, oppure assoluzioni come nel
caso di Seveso. Ciò senza apparente complicità di nessuno.
Quest’Italia dei veleni ha però una chance per invertire la
marcia: usare le proprie conoscenze per elaborare la cultura
del « produrre pulito » cioè dell’utilizzare nuove tecnologie «a
hassa/nulla produzione di rifiuti ». E’ un compito a cui dovrebbero pensare le nostre autorità.
La ricerca e l’applicazione di queste nuove tecnologie sono altrettanto importanti di quelle relative alle tecnologie che riducono il costo ed i posti di lavoro.
Da subito si dovrebbe sviluppare una rete informativa, diagnostica di assistenza tecnica, di
incentivazione economica per le
imprese che vogliano operare
in questa direzione. Forse scopriremo che l’ambiente è anche
un terreno di nuova occupazione. Ed invertiremo la marcia.
Giorgio Gardiol
Necessità dell’aiitocrìtica
L’autorevole voce (del Consìglio Nazionale (delle Chiese (di Cristo in USA formula una serrata
crìtica a Reagan - In Europa non si va al (di là (della (disapprovazione (dei mezzi repressivi USA
Tra le molte voci critiche che
si sono levate in queste ultime
settimane nei confronti del governo statunitense per l’attacco
alla Libia mi sembra importante rilevarne una sia per la provenienza che per il contenuto.
La provenienza non è sospetta
essendo una voce americana e
il contenuto è importante perché non esprime qualche frettolosa linea delTultima ora bensì alcuni principi fondamentali
elaborati da lungo tempo.
Si tratta dell’autorevole voce
del Consiglio Nazionale delle
Chiese di Cristo in USA (NCCC)
espressa dal suo segretario generale Arie R. Brouwer che ha
inviato un lungo telegramma al
presidente Reagan subito dopo
il primo scontro nel Golfo della
Sirte prendendo una posizione
che è stata in seguito confermata anche dopo il bombardamento di Tripoli e Bengasi.
Tre principi
Tre sono i principi generali
su cui da tempo hanno concordato le chiese che fanno narte
del NCCC e che il pastore Brouwer ha ricordato al presidente
Reagan.
1. « Se non come ultima istanza, l’uso o la minaccia dell’uso
della forza militare come mezzo
di soluzione dei conflitti tra le
nazioni è errato per principio
ed è estremamente pericoloso
quando coinvolge potenze che dispongono di armi nucleari ». In
base a questo principio il segretario del NCCC giudica « irresponsabile » che una delle maggiori potenze si ponga in una
posizione in cui il confronto militare diventa probabile o possibile e lo faccia in un’area così
surriscaldata come il Medio Oriente spingendo gli avversari
a reazioni estreme a rischio di
un confronto nucleare.
2. «Dispute sui confini territoriali o su altre questioni internazionali vanno risolte nell’ambito delle istituzioni internazionali create a questo scopo e in
accordo con le norme del diritto
internazionale ». Applicando que
sto principio alla disputa sulla
natura delle acque del Golfo della Sirte il segretario Brouwer ha
osservato che la pretesa di qualsiasi nazione di arrogarsi il diritto di far da polizia delle acque intemazionali è « inaccettabile nel mondo odierno », soprattutto se avanzata dagli Stati Uniti che hanno bloccato unilateralmente il negoziato intemazionale relativo al diritto del mare.
3. « La sostituzione del negoziato con l’azione militare da
parte di una superpotenza come
mezzo per risolvere le dispute
regionali ha implicazioni globali ». Nel caso americano razione militare contro un avversario relativamente debole è stata spesso usata dagli USA per
distogliere l’attenzione dalle conseguenze negative della sua politica in qualche parte del mondo, o per acquistare assensi per
la militarizzazione di un conflitto da qualche altra parte. Per
questo, scrive il segretario del
NCCC al presidente Reagan,
« non possiamo separare questa
azione dall’attuale dibattito in
COSA VUOL DIRE « RINUNCIARE A SE STESSI »? - 1
Scegliere
E chiamata a sé la folla ed ì suoi discepoli disse loro: Se uno
vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce
e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà; ma chi
perderà la sua vita per amor dì me e del Vangelo la salverà.
(Marco 8: 34-35)
Sono, queste parole di Gesù,
parole facili da interpretare ma
difficili da accettare, dure, scostanti. Lo sono probabilmente
sempre state ma lo sono in modo del tutto particolare alle orecchie di una generazione come la
nostra, né migliore né peggiore
di altre, ma convinta che la felicità derivi dal possedere e la
quantità delle esperienze renda
l’uomo veramente uomo.
Gesù presenta invece la sua
proposta, il suo ideale di vita,
la sua « religione » o la sua « filosofìa della vita », che dir si voglia, come un cammino inverso:
un rinunciare: « Chi vuol essere
mio discepolo rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi
venga dietro ».
Il “rinunciare” di cui parla
Gesù si può esprimere in tre atteggiamenti: scegliere, abbandonare, sacrificare.
Scegliere anzitutto; la fede,
o come dice il racconto evangelico, il diventare discepoli di
Gesù, è sempre una scelta. Scegliere vuol dire che hai davanti
a te due o più possibilità, due
o più strade, soluzioni, ipotesi e
ne prendi una abbandonando le
altre. Ti volgi verso una e giri
le spalle alle altre. Chi nella vita, ed anche nella vita della fede, non è capace di scegliere
non va avanti, non cresce, non
diventa adulto, resta bambino.
Uno potrebbe dire che i bambini sanno scegliere, vogliono
scegliere, hanno sempre la mano protesa per prendere; certo,
ma quella non è scelta, è arraffare, è l’istinto che dice: «Tutto quello che vedo è mio e me
lo prendo ». E quando scelgono,
i bambini, é sempre per accaparrare ciò che sembra meglio,
più interessante, più conveniente. Saper scegliere significa invece saper distinguere quello
che è bene, opportuno, giusto
fare, scegliere è frutto di intelligenza, di maturità, di consapevolezza. La fede è anche questo, questa capacità di scegliere, di orientarsi nelle decisioni.
Ma scegliere significa, come si
è detto, prendere e lasciare. La
scelta della fede significa prendere Cristo e lasciare quello che
non è Cristo, quello che è il resto. Non si può nella fede mettere tutto insieme e Gesù in
più, fare un mucchio di tutto
quello che si ha, si vuole, si spera, si cerca, si trova, ed in cima
metterci la croce, come fanno
gli alpinisti del giorno d’oggi che
mettono il loro nome sulle montagne che scalano e quando vogliono fare i cristiani, e si illudono di esserlo, piantano una
croce. No, sulla montagna dei
tuoi sogni e dei tuoi ideali domenicali, delle illusioni e delle
evasioni, dei piaceri e degli in
teressi non si può mettere croce. Gesù, o per dirla con un altro termine, l’Evangelo, non si
assomma al resto, non fa numero, sta per conto suo.
Perché la fede, una vera fede,
matura, responsabile, adulta, è
oggi così difficile da creare?
Perché siamo uni ¡monde» 'che\
non sa scegliere, non vuole scegliere, mai, un mondo di bambini viziati che avendo le mani
piene di oggetti piangono perché vedono altri oggetti e li vorrebbero prendere, gente che sogna di avere non due ma dieci
braccia per tirar dentro tutto
quello che sta intorno. Incapaci
di scegliere perché così facendo
si lascia fuori qualcosa. Ci potrebbe essere qualcosa che non
ho avuto (ed altri hanno avuto!
La gelosia, come i bambini): dal
giocattolo alla TV, dalla macchina alla crociera, dal vestito alla
droga ( proprio la droga è esemplare, frutto sempre di una non
scelta rivestita dell’illusione di
aver saputo scegliere, adolescenti che giocano all’uomo).
Quando si crede, come si continua a credere, che la felicità
derivi dalla quantità di beni (e
di benessere) che uno possiede,
dalla massa delle cose viste, sentite, godute, assaggiate, sperimentate, si continuerà a credere che la fede sia un procedimento analogo, che l’essere discepoli di Gesù, o più semplicemente la religione di Gesù, sia
una delle tante esperienze che
Giorgio Tourn
(continua a pag. 3)
fuocato sulla sua politica di sostegno ai Contras nicaraguensi
e dai suoi rinnovati attacchi verbali all’URSS ».
Non si tratta di una voce isolata. Il segretario délVAmerican
Waldensian Society, past. Frank
Gibson che abbiamo raggiunto
a New York per telefono, pur
confermando la stima di un sostegno aH’80% da parte delTopinione pubblica americana alla
politica di Reagan, ha notato
che molte delle chiese che fanno capo al NCCC sostengono al
cento per cento la linea espressa dal segretario Brouwer. « Questo costringe lo stato a capire
che c’è una resistenza nel paese
nei confronti del militarismo
senza vita che vediamo espresso dall’attuale amministrazione ».
Secondo il pastore Gibson
« l’istinto nazionale a sventolare la bandiera americana a tutti
i costi » che sta alla base di questo militarismo è cresciuto particolarmente dopo la delusione
vietnamita, mentre Tamministrazione sembra indotta da questo
a gonfiare i muscoli per mostrare agli americani stessi e al mondo che gli USA possono ancora
essere dominatori. « Pur profondamente angosciato per i recenti avvenimenti — ha detto il pastore Gibson — io spero che sia
possibile mettere da parte questa mentalità militarista secondo cui dobbiamo sempre dominare sopra qualcun altro ».
La responsabilità
dell’Europa
Rilevata questa voce autocritica alTinterno degli Stati Uniti,
a noi particolarmente vicina in
quanto voce di chiese, dobbiamo
osservare che — a nostra conoscenza — manca tuttora una altrettanto chiara voce autocritica da parte europea. Non sono
mancate certo voci che hanno
collegato l’intervento americano
alTincapacità europea di isolare
regimi di appoggio al terrorismo
come quello di Gheddafì. Ma in
genere non si è parlato chiaramente dei motivi di questa latitanza europea nella quale il
nostro paese gioca il suo ruolo.
Sono i motivi di interessi immediati non di tino politico (perché isolare Gheddafi non significherebbe certo inimicarsi il
mondo arabo) bensì di tipo economico. Una decisa azione di
isolamento deH’avventurismo libico con sanzioni diplomatiche
ed economiche avrebbe un prezzo piuttosto alto per il nostro
paese. Si^ificherebbe il rimpatrio di migliaia di lavoratori, la
perdita di commesse, contratti,
esportazioni, con danni che dovrebbero essere fronteggiati dalla comunità nazionale con strumenti eccezionali. Ma a lungo
termine (una dimensione che la
nostra politica ignora totalmente) proprio un atteggiamento di
questo _ genere darebbe apporti
determinanti alla lotta contro il
terrorismo, alla stabilità pacifi
Franco Glamplccoll
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
25 aprile 1986
ABRUZZO’MOLISE: CONVEGNO GIOVANILE SULL’AIDS
Sindrome della sindrome
I mezzi di comunicazione di massa hanno provocato reazioni irrazionali di fronte all’AIDS e pregiudizi verso la popolazione a rischio
so coloro che sono affetti da
questa sindrome. E’ importante per noi farsi portatori di xm
atteggiamento di comprensione
e accettazione del malato, riconoscendo che la 'lotta alla malattia' presuppone il rispetto
della persona. E in questo siamo chiamati da Colui che ha
accolto e guarito i lebbrosi, che
è stato solidale con loro nella
sofferenza, che li ha restituiti alla comunità umana.
Dario Garlone
gioventù
evangelica
anno XXXVI - n. 97/98 - aprile 1986
editoriale: Verso l'ottavo Congresso
della Fgei, di Paolo Naso
studio biblico: Smascherare gli idoli,
di Sergio Ribet
La sindrome da immunodeficienza acquisita (meglio nota come AIDS) è la 'nuova' malattia
che in questi ultimi anni ha fatto notizia, anche in modo sensazionale e scandalistico.
In diversi ambienti, ed anche
nei piccoli centri, la cattiva informazione che ne è stata data
ha fatto sì che la gente venisse
assalita da paure, che seppur
comprensibili da un punto di
vista emotivo, non erano e non
sono completamente fondate.
Reazioni irrazionali dunque, di
fronte all'AIDS, e ancor di più
atteggiamento di giudizio e di
condanna nei confronti di quella parte della popolazione che,
come si sa, è maggiormente a
rischio, vale a dire gli omosessuali e i tossicodipendenti.
Su questo tema si sono ritrovati a convegno diversi giovani
(e meno giovani) provenienti
dalle comimità di Campobasso,
Vasto e altre località della zona
adriatica Abruzzo-Molise, domenica 23 marzo 1986 a S. Giacomo
degli Schiavoni (CB) nei locali
della Chiesa valdese.
Se a prima vista può sembrare banale o azzardata la scelta
come tema per un convegno giovanile di un argomento così specifico, la riflessione intorno all'AIDS è risultata invece di grande interesse ed ha coinvolto pienamente i partecipanti, tra i
quali alcuni non evangelici. E'
apparso evidente che su un argomento del genere, la gente
sente il bisogno di chiarezza e
di informazioni, seppur limitate, esatte dal punto di vista
scientifico.
Le caratteristiche della sindrome non vanno sottovalutate e la
sua gravità è stata ribadita,
sgombrando però il campo da
quelle false paure circa il contagio e ridimensionando il sensazionalismo di certa stampa 'rosa'. La malattia ha avuto una
diffusione ampia negli ultimi
anni: al settembre '85 si contavano 16.000 casi negli U.S.A., con
8.000 decessi, e 1573 in Europa;
in Italia 190 casi con 80 decessi. In Europa i primi casi sono
stati riscontrati nell’82 e da allora c'è stato un incremento fino al 1985. In generale la situazione si sta stabilizzando ed ogni
mese si presentano mediamente
10 stesso numero di casi.
Pur essendo stato individuato
11 virus dell'AIDS da due gruppi di ricercatori (americani e
francesi), data la sua variabilità genetica, non è stato ancora
possibile trovare un vaccino, né
sperimentare cure veramente
efficaci. La propagazione del virus non avviene in maniera indiscriminata in quanto essa si
attua specificamente attraverso
il sangue (emofiliaci e trasfusi
possono essere tra i probabili
'affetti' da AIDS) e lo spenna.
Non si sono riscontrati casi per
cui la trasmissione del virus sia
avvenuta mediante la saliva o
le lacrime.
Finché quelli ad essere colpiti
dall'AIDS sono stati solo gli
omosessuali non c'è stato grande interesse intorno alla malattia; solo dopo che l'infezione si
è estesa ai tossicodipendenti e
si è allargato il cami»o dei soggetti a rischio la ricerca ha cominciato ad interessarsi dell'AIDS. Oggi la categoria dei
tossicodipendenti è ma^iormente a rischio rispetto a quella degli omosessuali, se ne trovano
più casi. Recentemente si è riscontrato che i soggetti a rischio
non sono soltanto quelli citati,
ai quali vanno aggiunti i bambini — per lo più figli di tossicodipendenti —, ma è possibile che
la malattia si diffonda presso
altre categorie di persone.
Al di là di ima descrizione
'medica' della sindrome, nei li
miti delle competenze dei partecipanti, l'attenzione si è poi
spostata dalla malattia ai 'malati' di AIDS. Come credenti in
Gesù Cristo, ci si è chiesto durante rincontro, quale atteggiamento dobbiamo avere nei confronti di coloro che sono affetti
da questo male? Certamente non
lasciarsi coinvolgere dalla paura generale che ha investito la
nostra società ed ha quindi emarginato i malati di AIDS come
negli anni delle epidemie di peste o di lebbra. Che l’AIDS sia
un problema, un pericolo, un'altra minaccia per l'umanità è innegabile; ma appare evidente
che il fenomeno di panico diffuso è una conseguenza della
crisi della nostra civiltà che ha
paura e che si difende condannando quelle persone già poste
ai margini e colpevolizzandole
ancora una volta.
Anche se non si sono ancora
verificati casi concreti di AIDS
nelle nostre regioni si è cercato
di riflettere su quale possa essere il comportamento che come cristiani possiamo avere ver
Autocritica
PACE E DISARMO
La bomba atomica: paura e Informazione, di Ezio Ponzo
(segue da pag, 1)
ca del bacino del Mediterraneo
e alla soluzione negoziale del
problema palestinese che ha proprio in Gheddafi uno strenuo
oppositore.
Per perseguire miopi interessi immediati noi ci barcameniamo perciò da sempre in una politica dell'etemo defilarsi. Questo ci f>orta nell'odiosa posizione di chi non si assume la minima responsabilità, lascia volentieri ad altri di fare lo sporco lavoro di pulizia, salvo guaìre
poi ipocritamente protestando
che per far pulizia ci vuole la
ramazza e non il lanciafiamme.
E' vero che i mezzi usati dagli
USA sono, come dicono le chiese americane, irresponsabili. Ma
noi euronei, e in particolare italiani, avremmo diritto di dirlo
solo ad una condizione: quella
di produrne, e non solo a parole, di migliori.
Franco Giampiccoli
SCUOLA
Contro l'insegnamento religioso confessionale. di Marco Rostan
INTERVENTI
Ecologia; la priorità della questione
ambientale, intervista a Pier Vito
Antoniazzl
Più teologia e più governo, di Luciano
Cirica
La Fgei oggi tra confessione di fede
e scelte di vita, di Debora Spini
La Fgei vista da fuori (ma non troppo] , di Paolo Barrai
RELIGIONI
L'enigma dei mormoni, di Michele L,
Straniero
gioventù evangelica, via Luigi Porro
Lambertenghi 28 - 20159 Milano —
sottoscrizione: annuale L. 17.000 estero L. 22.000 - sostenitore L. 25.000
- versamenti su c.c.p. 35917004.
ALCUNE TESI SULL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO A SCUOLA
1) - Ho l'impressione che nella
chiesa evangelica si affronti il
problema con un certo senso di
colpa e col timore che la gente
ci accusi di non volere la religione a scuola (v. per esempio il
manifesto della FCEI). Da qui,
il sottolineare continuamente la
differenza fra scuola laica e scuola laicista.
2) - Anche noi protestanti, in
fin dei conti, abbiamo una mentalità concordataria e non riusciamo a vedere una scuola che
affronti il fatto religioso all'interno solo delle materie curricolari.
Da qui, la necessità di contrastare l'ora di religione cattolica
con un'attività che genericamente viene definita del “fatto religioso”.
Il problema è poi sapere chi
dovrebbe farla!
Qualcuno fa capire che dovrebbe farla il pastore « per far -vedere come si affronta il fatto
religioso "laicamente"! ! !...».
Tale pensiero però è assurdo e
denota una presunzione inaccettabile: non mi piace mitizzare i
pastori con delle qualità che non
hanno!
L'art. 10 della legge 449, secondo me, può solo essere interpretato avendo ben fisse queste due
regole: a) la richiesta non può
mai partire da noi, ma sempre
dalla scuola pubblica tramite gli
Ambiguità del
“fatto religioso”
NOVITÀ’
Nella collana « Riforma Protestante nei secoli » è uscito
il n. 3:
I TABORITI
Avanguardia della rivoluzione hussita (secolo XV)
a cura di Amedeo MOLNAR
pp. 200, 22 ilLni f.t., 27 illJii nel testo, L. 14.000
Per la prima volta in italiano i testi essenziali della prima rivoluzione politico-sociale e religiosa dell'Europa moderna che trionfa in Boemia e Moravia nel '400, anticipando
molti temi della Riforma del '500. Un'intera nazione si separa dalla cristianità del Sacro Romano Impero e cerca di costruire una nuova chiesa separata da Roma e una nuova società, eliminando il feudalesimo, nonostante le ben cinque
crociate sanguinose che subisce in 20 anni. I Taboriti gettano
le basi di un « esercito popolare » che precorre sia le armate
valdesi di Gianavello che la New , Model Army di Cromwell.
L’ideologia democratica ante litteram dei Taboriti cerca di
incidere sul livello culturale popolare: «E’ meglio usare le
parole dei contadini per spiegare chiaramente i concetti oscuri — scrive Nicola Biskupec — anziché rendere nebulose le
cose chiare con frasi filosofiche ».
CLAUDIANA — Via Pr. Tommaso, 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
organi collegiali aH’interno di un
programma globale (seminari o
altro) o tramite una singola classe o insegnante titolare; b) la disponibilità protestante non deve
esserci quando trattasi di una
programmazione che richiederebbe un nostro impegno per tutto
l’anno scolastico, ma solo nelle
iniziative occasionali o comunque
limitate nel tempo (un programma annuale assumerebbe automaticamente un valore concorrenziale aU'ora cattolica, il che
va contro ciò che abbiamo sostenuto in questi anni e va contro anche alla nastra credibilità).
3) - E' indubbio che il sentimento religioso abbia influito in
maniera determinante in molti
fatti storici, politici, filosofici, artistici deH’umanità. Ma il sentimento religioso parte dall’uomo
e non parte da Dio! Il sentimento religioso cioè, è quella tensione che ha l’uomo per capire meglio se stesso e il mondo circostante; la fede parte da Dio e
richiede solo una nostra risposta
alla chiamata di Dio.
Il sentimento religioso va dall’idolatria animistica primitiva al
cristianesimo nelle sue varie forme storiche (in questo senso, è
un fatto proprio deH’umanità e
quindi studiabile); la fede non è
un fatto semplicemente umano,
è il rapporto Dio-uomo e quindi
non può essere inseribile nei programmi scolastici!
Noi siamo chiamati — come
credenti e non come educatori
di una scuola pubblica — a rendere le nuove generazioni aperte
verso il nuovo di Cristo perché
possano più facilmente rispondere al Signore, ma tale disponibilità interiore non può ottenersi
in un clima scolastico, in momenti occasionali, ma solo tramite rapporti personali e tramite
la testimonianza concreta che
riusciamo a fare.
4) - Se proprio si vuole affrontare il fatto religioso a scuola,
si tengano almeno presenti i seguenti punti:
a) Nelle lotte che andremo a
fare, sottolineiamo ohe questo
fatto religioso non deve assolutamente risultare nei programmi
delle scuole elementare e materna: intendendo il fatto religioso
come ricerca, come laboratorio
di confronto e di dialogo di fronte ai vari modi di affrontare la
religiosità nel nostro paese e nel
mondo, i bambini della scuola
materna e della scuola elementare non hanno la maturità per
comprendere criticamente questi modi diversi; i bambini hanno la tendenza a credere ciò che
credono gli adulti a loro cari e
la loro religiosità è spesso frutto
di questa imitazione e non di un
loro limato sentimento verso il
Creatore. In effetti, come dice
autorevolmente Piaget, fino a 1112 anni i bambini sono attaccati
ancora unicamente al concreto,
anche nelle operazioni mentali e
logiche che eseguono; solo dopo
iniziano le operazioni astratte,
cioè i veri problemi che scaturiscono non più dal semplice materialismo ma da una ricerca più
autentica e interiore. Un po’ prima della pubertà, quindi, si può
parlare criticamente del fatto religioso, ma non prima, perché si
rischia di compiere conversazioni
formali, poco sentite e atte a
condizionare la mente dei piccoli. E’ naturale che ognuno di noi
dia un taglio personale a ciò che
fa in relazione a ciò che veramente crediamo: un credente
quindi darà sempre un taglio
educativo ispirato alla sua fede,
ma: 1°) tale esigenza non deve
essere imposta dall’alto di un
programma ministeriale; 2°) comunque, si deve evitare che ciò
che io credo diventi strumento
di condizionamento psicologico,
nel rispetto del luogo “neutrale”
in cui opero; 3") « si dovrà evitare la formazione o favorire il superamento di atteggiamenti religiosi ispirati più a timore che ad
amore, ingeneranti insicurezza,
ansietà, immotivati sensi di colpa, sentimenti di discriminazione e forme di pregiudizio, di intolleranza e di fanatismo... e bisogna essere sempre guidati dalla piena consapevolezza della
possibile presenza in classe di
bambini provenienti da famiglie
con diverse concezioni religiose
o con un orientamento non religioso » (brano tratto da « Gli
Orientamenti » della scuola materna, 1969).
Sono infine convinto che quando gli stessi Orientamenti di cui
sopra proclamano perentoriamente: « L’educazione religiosa
è... un aspetto irrinunciabile dell’educazione del bambino » lo dicano più per ideologia personale dei pedagogisti autori ohe per
scientificità. Basta leggere i mc-tivi fondamentali per i quali tale
educazione è indispensabile e
mettersi davanti un bambino di
3-5 anni per capire che lì il bambino reale che avete di fronte
c’entra poco.
b) Il fatto religioso quindi —
se proprio si ritiene si debba fare, oltre le materie curricolari —
si faccia dalle medie inferiori in
poi, fino aH'università. Perché le
università devono rimanere escluse, dato che il programma religioso cfie noi auspichiamo non
deve essere confessionale?
Gli insegnanti dovrebbero sostenere degli esami con esperti
di varia estrazione confessionale
(almeno inizialmente, fin quando
lo Stato non riuscirà ad essere
« autosufficiente »), ma con un
programma che scorga gli aspetti positivi e negativi di ogni forma religiosa con le loro implicazioni politiche, sociali, economiche, ecc. Tali esami dovrebbero
essere inquadrati aU’interno di
un concorso pubblico, per cui
gli insegnanti del fatto religioso
diventerebbero dei docenti di
ruolo non più raccomandati dall’autorità ecclesiastica cattolica
e d’altra parte non più insicuri
del loro posto di lavoro (come
succede adesso) qualora cambino idee dottrinali, e potrebbero
diventare docenti del fatto religioso persone preparate di qualunque estrazione religiosa e persino non credenti.
La scuola infatti non ha compito di evangelizzazione (per cui
gli atei debbono essere esclusi da
una sua materia), ma questo
compito ce l’ha unicamente la
chiesa ed è la chiesa e solo lei
che deve trovare i modi perché
chi non crede o chi è indifferente
si apra all’Evangelo di Gesù Cristo nostro Signore.
Nino Gullotta
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25 aprile 1986
fede e cultura 3
MILANO: INCONTRO PROMOSSO DALLA CHIESA METODISTA
Quale cattolicesimo?
Sette relazioni illustrano la varietà e i limiti del pluralismo cattolico
Un commento sulla attuale situazione del cattolicesimo, ufficiale e non ufficiale, dopo Loreto e dopo l’ultimo sinodo dei
vescovi; questo voleva essere il
convegno di primavera organizzato quest’anno il 19 aprile dalla Chiesa metodista di Milano,
sul tema « Cattolicesimo o cattolicesimi? ».
Una giornata non è molto per
un tema così ampio, ma la panoramica emersa dagli interventi
dei sette relatori intervenuti ha
dato almeno dei punti di riferimento, delle linee interpretative, per meglio comprendere questa realtà sempre nuova e rinnovantesi del cattolicesimo.
Il direttore della rivista « Il
Regno » ha più degli altri intervenuti sottolineato il quadro
internazionale in cui si muove
il cattolicesimo, il tema della cosiddetta « inculturazione », del
calarsi del cattolicesimo nelle
diverse culture, ed ha sottolineato il valore pratico e le conseguenze ancora non del tutto
comprese ma operanti delle dichiarazioni del Concilio Vaticano II che vedono il cattolicesimo come « comunione di chiese
locali »; nei sinodi dei vescovi,
nelle conferenze episcopali, nei
sinodi locali, negli organismi sovranazionali di vescovi.
Anche Ernesto Balducci, di
« Testimonianze », ha dato spazio alla tematica internazionale.
al cattolicesimo privo di carica
profetica del nord, al cattolicesimo ancora tridentino dell’est,
ed ai cattolicesimi portatori di
speranza del sud del mondo: la
liberazione di cui si fa interprete l’America Latina, l’incarnazione che l’Africa cerca di
esprimere nelle sue categorie, il
dialogo che l’Asia lancia verso
le grandi religioni. Tre barriere
discriminanti debbono essere
superate per una nuova comprensione: quella della modernità (le riforme e le rivoluzioni
per lungo tempo rimosse), la
barriera sociale (Tanalisi di classe), e la barriera epocale (il fatto che viviamo dopo Hiroshima).
La Parola di Dio come norma
normans, la chiesa come popolo di Dio, e la scelta del servizio al mondo sarebbero gli strumenti che potranno permettere
alla chiesa una vita nuova.
Per Balducci, viviamo fin d’or,a
una doppia appartenenza, alla
chiesa storica in cui siamo nati,
da un lato, ma anche già ad una
chiesa del futuro che non sarà
né cattolica né protestante, che
già si va costruendo sulla sfida
totale del nostro tempo, la sfida
della pace.
Il « dissenso »
Un blocco di interventi ha por
tato la posizione dell’area che
un tempo si definiva del « dissenso »: Mario Cuminetti per la
« Corsia dei Servi », Filippo Gentiioni per « Com Nuovi 'Tempi »,
Franco Barbero per le Comunità di Base.
Cuminetti si è proposto di
guardare essenzialmente i temi
teologici fondamentali, a volte
nascosti sotto analisi di taglio
troppo esclusivamente sociologico. Per comprendere il cattolicesimo si deve vedere che in esso
il rapnorto tra visibile e invisibile, e la questione della tradizione, giocano un ruolo assai diverso che nel protestantesimo.
In primo luogo si deve cogliere il fatto che il cattolicesimo
si pone come produttore di diversità, di pluralismo, essenziali alla vita stessa del cattolicesimo. Il primato della parola,
la declericalizzazione e la vita in
comune sarebbero gli strumenti teologici atti a porre i punti
di resistenza contro una riduzione all’unità di tipo autoritario.
In secondo luogo, pare a Cuminetti che sia in atto nel cattolicesimo italiano una certa ricomposizione, nella linea cosiddetta della evangelizzazione. L’obiettivo è quello di riunire anime diverse lasciandole diverse;
ma si assiste al tentativo di lasciar sussistere le diversità senza receñirle a livello teologico.
Gentiioni, cui è toccato aprire la serie degli interventi, ha
voluto limitare la sua trattazione al caso italiano.
E’ indubbio che vi sono diversi cattolicesimi, ma si tratta
di differenze che non vanno sopravvalutate.
La linea di tendenza unificante principale sembra essere quella della promozione umana; ormai da decenni il cattolicesimo
si è impegnato essenzialmente
per l’uomo, senza escludere per
questo l’altra tendenza, quella
della « evangelizzazione », ma
ponendosi essenzialmente come
« esperto di umanità » (la frase
è di Paolo VI, significativamente). Questo umanesimo, questa
predicazione che si concentra
spesso sull’etica, punta sull’antropologia, sulla psicologia, relativamente poco sulla dogmatica e sulla Scrittura, nonostante una certa ripresa di quest’ultima. E’ passata in sordina la
linea della « missione interna »,
Sergio Ribet
(continua a pag. 10}
Scegliere
(segue da pag. 1)
si aggiungono alla vita, una in
più del resto.
Gli apostoli affermano invece
il contrario, credere significa
scegliere: o Lui o la vita, o Lui
0 te stesso, o il suo criterio o
1 tuoi. Per questo la fede è affare da uomini, non da adolescenti, sia che tu cambi la tua
vita di colpo, come è accaduto
a volte, sia che tu la maturi lentamente come succede più spesso, e sempre si richiede la maturità di uomini. Le nostre ammissioni in chiesa sono quel che
sono perché si richiede la scelta
della vita ad adolescenti in ricerca che fanno, dicono, sentono, pregano con piena convinzione, con assoluta sincerità, che
si coinvolgono e responsabilizzano ma senza poter scegliere;
è dopo, nella vita, che si comincia a scegliere.
Giorgio Toum
PORDENONE
Scuola, fede, libertà
Successo, sia dal lato del pubblico che da quello dei contenuti, per la conferenza « Scuola,
fede e libertà (discutiamone dopo la circolare Falcucci) » organizzata dalla Chiesa Evangelica
Battista di Pordenone nelTAuditorium della Casa dello Studente. I tre relatori hanno personalmente espresso le posizioni cattoliche, protestanti e laiche nei
CULTURA E TESTIMONIANZA
La Bibbia a scuola
Su « La Luce » del 14.3.’86 il
prof. Valdo Vinay propone la
istituzione di un’« ora di letteratura biblica ». Viste le ben note
carenze della scuola italiana in
materia, non sarebbe una cattiva idea, purché tali corsi non
fossero a carico dello stato e
non diventassero l’ora di religione protestante. Questa proposta
ha però, secondo me, due grossi limiti: il primo è che sai'ebbe applicabile quasi solo alle
scuole medie superiori, dato che
non si potrebbe presupporre negli scolari l’esistenza di un vasto apparato di strumenti e conoscenze per fare « letteratura
biblica » in modo serio; la seconda è una limitazione ugualmente inevitabile, ma di ordine geografico: dove si troverebbero gli
inseganti adatti a tenere tali
corsi e dove si verificherebbe la
possibilità di una frequenza significativa, se non alle Valli Vaidesi? E tuttavia, partendo da
quell’idea, mi sentirei di fare
qualche osservazione e suggerimento più in generale sul tema
« la Bibbia a scuola » dal mio
punto di vista di insegnante di
scuola media.
Che cosa impedisce agli insegnanti evangelici che insegnano
ovunque in Italia, nelle scuole
di ogni ordine e grado, prima di
arrivare a pensare a corsi di « letteratura biblica », che cosa impedisce loro semplicemente di
portare la Bibbia a scuola, di
leggerla con gli scolari e con gli
studenti, di farne oggetto di studio accanto ad altre fonti e materiali? E’ forse perché ci sentiamo impreparati culturalmente e didatticamente a questo? Q
ci manca il linguaggio adatto,
essendo noi abituati a parlare
della Bibbia, con la Bibbia, con
quel linguaggio noto in chiesa,
ma incomprensibile al di fuori
di essa? Qnnure perché, in maniera più o meno inconscia, ri
teniamo che la Bibbia sia terreno
consegnato all’insegnante di religione e abbiamo timore di invaderlo, e magari di generare
confusione nelle menti dei ragazzi contraddicendo un altro
insegnante?
Nessuno di questi motivi mi
sembrerebbe valido. Impreparazione? Nessun insegnante di italiano dovrebbe sentirsi impreparato a usare didatticamente
un brano di Omero, nessun insegnante di storia eviterebbe per
simili motivi di affrontare lo
studio delTantico Israele: se dunque Ulisse va bene, perché non
Abramo? Quanto al linguaggio,
è chiaro che impostare il lavoro
e la ricerca sul linguaggio, sperimentare e reinventare la lingua usata non è solo un problema degli insegnanti a scuola,
ma anche di chi opera nella chiesa, eccome!
Il terzo motivo (paura di invadere terreno « altrui ») è forse reale, ma io penso che in tante situazioni sarebbe un bene
che gli insegnanti togliessero un
po’ di terreno all’insegnante di
religione; non con spirito di
guerra religiosa, ma di dialettica
serrata sì. Meglio, se si arrivasse al confronto e se gli scolari
avvertissero anche nei loro insegnanti una pluralità di posizioni; purché essi potessero essere attivi e formarsene così una
propria, ma questo è un altro
problema. Comunque, anche senza cercare il confronto a tutti i
costi, mi sembrerebbe una bella
testimonianza evangelica quella
di fare un uso laico, non sistematico, non religioso (e non noioso!) della Bibbia a scuola, di non
considerarla feudo di nessuno,
tanto meno di un insegnante di
religione con tanto di « placet »
episcopale!
Ma, qualcuno potrebbe ancora obiettare, non- c’è il rischio
di ridurre la Bibbia ad oggetto
di curiosità culturale, letteraria,
storica, antropologica, di leggere le avventure di Davide come
quelle di Ulisse, di studiare i
Salmi come le poq);ie di Leopardi, il ciclo di Giuseppe come un
romanzo di avventure, i racconti dei Vangeli come novelle o
come qualsiasi altro genere di
racconti?
Io penso che il rischio non sia
così drammatico. Certo non potremmo presupporre la fede in
chi legge, né avremmo per scopo l’evangelizzazione o la catechesi. Tuttavia penso che la
Bibbia a scuola vada letta almeno un po’, per vari ordini di motivi.
Primo: noi amiamo la Bibbia.
Perché non farla conoscere di
più?
Secondo: la Bibbia non è feudo di nessuno, appartiene a tutta l’umanità, anche ai non cristiani e ai non ebrei, anche agli
agnostici e agli atei.
Terzo, la Bibbia è anche letteratura. I cicli dei patriarchi
sono anche dei racconti epici o
di avventure, i Salrpi sono anche delle poesie e dei cantici, e
dei cantici molto belli. Numerosi passi della Bibbia si prestano, oltre che alla lettura e allo
studio, alla drammatizzazione,
all’animazione, e a tante altre
attività su cui non è il caso di
soffermarci in questa sede.
Quarto, un motivo di ordine
storico-culturale. La Bibbia, con
la storia dei suoi effetti, è entrata in pieno nella nostra storia, anche se gran parte dei programmi scolastici « reali » ignorano questo fatto. Per rendersene conto, basta vedere che cosa dice sul Cristianesimo, sulla
storia della chiesa, sulla Riforma protestante un qualsiasi manuale di storia delle scuole medie inferiori o superiori. O vedere come i manuali di storia,
filosofia, pedagogia delle scuole
superiori ignorino bellamente la
realtà del protestantesimo nella
cultura europea e mondiale degli ultimi due secoli. A sua volta, il protestantesimo che cos’altro è stato se non scoperta della Scrittura e tentativo di testimonianza della Parola nella storia?
C’è poi un quinto motivo, di
fede. Perché Dio non potrebbe
parlare anche attraverso una
lettura non religiosa e non ecclesiastica della Bibbia? Non abbiamo alcuna possibilità di fare
sì che ciò avvenga, ma neppure
possiamo escluderlo. Si può leggere la Bibbia senza che Dio
parli, ma certamente la sua Parola non risuona là dove la Bibbia (che è il mezzo fondamentale e originario della sua rivelazione) rimane sconosciuta o
ridotta a poche formulette. Sarebbe dunque un bene e non un
male se gli insegnanti evangelici portassero anche la Bibbia
a scuola, senza problemi, e ne
facessero oggetto di lavoro scolastico.
Tra l’altro, la cosa va avanti
sul versante istituzionale della
scuola, anche se marcia in una
direzione che non ci piace. Nella nuova scheda « sperimentale »
di valutazione inviata dal ministro Falcucci. a un vasto campione di scuole medie ¡t'aliane
a metà di quest’anno scolastico,
tra le voci indicate per la valutazione di religione c’è anche
quella che recita: « capacità di
un riferimento corretto alle fonti bibliche... ». Per lo meno strano, questo tentativo di innovare d’ufficio l’insegnamento della
religione a scuola e di rifondarlo su basi bibliche! Tanto più
strano giacché abbiamo il fondato sospetto che nella stragrande maggioranza dei casi il riferimento alle fonti bibliche sia
assai tenue, o sia mescolato a
una teologia sacramentaria, che
non accettiamo, oltre che proposto-imposto in modo inaccettabile per la coscienza moderna
e laica che dovrebbe animare la
scuola.
Saverio Merlo
confronti del problema delT« ora di religione » a scuola.
Ha aperto la conferenza Don
Luciano Padovese che, pur esprimendo il proprio dissenso per il
« metodo coercitivo » con cui è
stata proposta la normativa sull’ora di religione nelTambito dell’applicazione concordataria, ha
riaffermato la positività della
presenza di un insegnamento
del fatto religioso alTintemo della scuola. Insegnamento che dovrebbe avvenire, però, sotto una
ottica « culturale » come coronamento umanistico della formazione dello studente.
Il secondo relatore, prof. Emanuele Paschetto, ha espresso
le proprie opinioni nella duplice
veste di insegnante e di pastore evangelico. Dopo aver premesso che il problema soggetto
della discussione nasce dalla
presenza del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica, ha
ribadito la precisa opzione autonomistica delle Comunità evangeliche nei rapporti con lo Stato, e come ciò si rifletta sulla
scelta di rifiutare ogni tipo di
insegnamento religioso impartito nelle scuole pubbliche. Solo
la famiglia, ha ribadito Paschetto, ha il diritto-dovere di provvedere all'istruzione, anche religiosa, dei giovani.
L’ultimo intervento, delTawocato Fabbroni, anch’egli insegnante, ha sottolineato la visione giuridico-laica sul problema.
Fabbroni ha ricordato come la
presenza dell’articolo 7 nella nostra Costituzione (rapporti fra
Stato e Chiesa Cattolica), sia retaggio di una impostazione giuridica non certamente coerente
con lo « Stato di diritto » affermato a piene lettere negli altri
articoli della carta costituzionale. E’ quindi la presenza di questo «fardello costituzionale», votato nel dopoguerra dalle componenti sia cattolica che comunista del nostro parlamento, che
permette la sussistenza di un
Concordato e di conseguenza di
un privilegio cattolico nell’insegnamento religioso scolastico.
Privilegio che, in ogni caso, oggi non ha più ragione di esistere
considerando che la componente cattolica, praticante, della società italiana non è più maggioritaria come nel 1929 o nell’immediato dopoguerra, ma sembra
essere regredita ad un 30% circa.
Al termine dei tre stimolanti
interventi è seguito un fitto e
serrato dibattito che ha dimostrato come il problema dell’insegnamento religioso sia particolarmente sentito fra chi, studenti, insegnanti, genitori, risulta coinvolto nel mondo della
scuola.
Michele Campione
4
4 vita delle chiese
25 aprile 1986
PRECONGRESSO EGEI VALLI A VILLAR PEROSA
Giovani e chiese
Il convitto di Villar Perosa ha
ospitato, nei giorni 5-6 aprile, il
Precongresso della FGEI - Valli
e Torino, rincontro cioè di preparazione al Congresso della
FGEI nazionale previsto dal 1“
al 4 maggio ad Agape.
All’incontro sono intervenuti
25 aderenti singoli o membri di
gruppi FGEI provenienti da Torre Pellice, Bobbio P., Luserna S.
Giovanni, Pinerolo, S. Secondo,
Prarostino, San Germano, Villar
Perosa ed Agape.
Maria Bonafede, membro del
consiglio nazionale, pastore a
Milano, ha tenuto la relazione introduttiva. Il suo intervento ha
toccato soprattutto due punti:
l’organizzazione della FGEI ed il
suo rapporto con le chiese, due
dei quattro argomenti previsti
per i gruppi di studio del congresso. Se da una parte è indubbio che la FGEI continua a riconoscere come proprio fondamento la ricerca di fede e la volontà
di valutare la propria vita nella
relazione con Dio, daH’altra bisogna che sia attenta al modo
in cui questa impostazione si riflette sulTorganizzazione e sulla
linea del movimento.
Numerosi sono stati i cambiamenti avvenuti nella struttura
della FGEI, legati al rinnovo generazionale, al variare della realtà giovanile, sia nella chiesa che
a livello generale. Così, accanto
a gruppi che chiudono o collegamenti che si allentano, ci sono gruppi che trovano nuovi
obiettivi e nuovi aderenti, situazioni, regioni che emergono, nuove generazioni che danno tm taglio nuovo all’attività. In tutto
questo però — ha detto Maria
Bonafede — manca una linea abbastanza articolata da essere un
riferimento ed una guida unificante. Non si tratta di individuare nuovi temi, nuove iniziative
su cui interloquire con altri,
quanto piuttosto, a monte, di affermare il valore del confronto,
del dialogo, dell’incontro con altri, della collaborazione. Accanto ad impostazioni acritiche ed
individualistiche diffuse, è necessario credere e dimostrare che
il valore di una federazione,
quanto di un gruppo locale, può
essere nel porre delle domande.
sollecitare scambi di idee, ricercare soluzioni partecipate.
Collegate a queste riflessioni,
altre questioni legate alla struttura, all’aggregazione, alla responsabilità del singolo riguardo agli altri, sono emerse nel dibattito, sollecitate anche dagli
interventi di due membri della
FGEI di Torino, che hanno illustrato il vasto progetto di aggregazione e collegamento tra
vari gruppi giovanili del Piemonte, promosso dalla FGEI Torino.
Sulla traccia suggerita dal consiglio, il convegno è proseguito,
parte in gruppi e parte in assemblea generale, sui temi: obiezione fiscale, diaconia e 8 per mille,
laicità della scuola - ora di rehgione. In generale si chiede che
questi temi siano visti anche in
congresso o in sede nazionale.
Sulla religione a scuola si è votato un o.d.g. di appoggio al comitato sorto a Pinerolo per la
laicità della scuola; suH’8%o ovviamente nessuna decisione definitiva; si è sottolineato Tintreccio con il tema diaconia ed il
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
8 per mille: sì, no, ni
SAN GERMANO — Dire sì
o dire no all’otto per mille? La
nostra Chiesa appare divisa su
questo argomento e se ne è avuta una dimostrazione nel corso
dell’annunciato dibattito, venerdì 18 aprile a S. Germano. A
presentare le due posizioni erano stati chiamati Aldo Ribet ed
Andrea Ribet. Aldo Ribet ha ripreso le posizioni già espresse
recentemente sulle pagine di
questo giornale e, dopo una illustrazione dei regolamenti che
la Chiesa si è data negli ultimi
anni, ha affermato che l’accettazione di tm finanziamento pubblico rappresenterebbe di fatto
una sconfessione non solo dell’Intesa, ma anche delle discipline e del patto di integrazione
valdese metodista.
Andrea Ribet, dopo aver rifiutato per sé l’etichetta di «difensore del sì» ed essersi definito
piuttosto un credente in ricerca,
ha analizzato la situazione delle
finanze nel nostro Paese. Circa
l’80% della ricchezza prodotta
nel Paese, egli ha detto, passa di
fatto attraverso l’organizzazione
statale, e lo stato ridistribuisce
tale ricchezza attraverso finanziamenti di diverso tipo. Non si
può dunque parlare di privilegio
se lo Stato finanzia la Chiesa. O,
per lo meno, non è un privilegio
maggiore di quello di cui gode
il Teatro alla Scala di Milano,
che riceve qualcosa come venti
miliardi all’anno. Perché non
possiamo vedere nella legge dell’8 per mille, ha concluso Andrea Ribet, un’occasione di predicazione, come è stato per la
legge delie Intese?
Il numeroso pubblico ha ascoltato con interesse le due esposizioni e ha dato vita ad un breve dibattito in cui si è evidenziata, come detto, la dialettica
interna alla nostra Chiesa. E’
certo, comunque, che il prossimo Sinodo non potrà, nelTaffrontare l’argomento, fermarsi
al puro fatto finanziario, ma dovrà vedere il problema nel suo
complesso (giuridico, politico
eccetera).
• Ancora una volta la comunità di San Germano si è chinata su un fratello che ci ha lasciati. Lunedì 21 aprile si è celebrato il funerale di Luigi Gaiiian di 88 anni. Esprimiamo la
nostra solidarietà alla famiglia.
po una introduzione del fratello
Zeni e ima discussione, la maggioranza dei presenti si è espressa favorevolmente, mentre invece si è concordi nel dichiarare
inaccettabile la facilitazione riguardante riNVIM.
E’ stato approvato anche l’impegno finanziario per il 1987: dovremo versare alla cassa centrale L. 9.500.000.
POMARE'TTO — Il 20 aprile
si è tenuta l’assemblea di Chiesa. Si è pronunciata su questi
ordini del giorno: 8 per mille e
defìscalizzazione: a favore; Impegno finanziario, anno 1987 L.
49.000.000 (quota personale circa L. 43.000 annue): accettato;
Nomina deputati, al Sinodo ed
alla Conferenza Distrettuale. Al
Sinodo: Viola Rostan e Paola
Revel-Ribet (supplenti Lisa Costabel e Silvana Marchetti). Alla
Conferenza Distrettuale: Flavio
Mìcol, Paolo Gorsani e Nella
Massel (supplenti Vilma Pastre
Long, Luciano Ribet e Lisa Costabel).
• La comunità si è rallegrata
con Alfonsina e Germano VUlielm per le loro nozze d’oro. Che
lo Spirito del Signore sia sempre ancora la loro guida e protezione per quegli anni ancora
loro concessi.
• Il nostro fratello Luigi Ca^
stagno ci ha lasciati. E’ deceduto all’età di 87 anni nella sua
abitazione in Pomaretto.
Ai familiari in lutto la simpatia cristiana della comunità.
Assemblee di chiesa
PRAMOLLO — Nel corso dell’assemblea di chiesa del 13 aprile seno stati eletti Claudia
Travers e Mauro Beux quali delegati alla prossima Conferenza
Distrettuale (supplenti Alma
Beux e Rina Ferrerò) e Sandro
Long quale deputato al Sinodo
(supplente Oreste Long).
Per quanto riguarda T8 per
mille e la defìscalizzazione, de
stato rimesso in sesto dopo urgenti lavori di riparazione programmati dalla nostra solerte
Commissione Stabili.
Le spese hanno però superato
di gran lunga il preventivo, per
cui il Concistoro invita i membri della comunità e quanti hanno a cuore questo antico e storico tempio a fare il possibile
perché il deficit possa essere
colmato.
• Domenica 27: culto di chiusura delle attività, presieduto da
un gruppo di ragazze/i. ’Tutti i
genitori sono pregati di accompagnare i propri figliuoli. Seguirà un’agape aperta a tutti gli
alunni della Scuola domenicale
e del Catechismo.
Successo della corale
VILLAR PEROSA — Il culto
del 13 aprile è stato preparato
e condotto dalle sorelle delT Unione Femminile. E’ stato
bello che la riflessione biblica
fatta in occasione della giornata
mondiale di preghiera fosse comunicata anche alla nostra comunità.
• Domenica 27 alle ore 10, nel
tempio, assemblea di chiesa:
elezione di due anziani (rieleggibili) e dei deputati alla Conferenza e al Sinodo, relazione
annua, approvazione dell’impegno finanziario per il 1987, decisione sulla risposta in merito
all’ eventuale defìscalizzazione,
utilizzazione delT8 per mille
IRPEF, esenzione dalTINVIM.
• Domenica 27 alle ore 14,30,
al Convitto, Bazar. Siamo grati
a coloro che porteranno doni in
natura per la pesca e i dolci. Sabato 26 alle 8 l’unione femminile
si ritrova per la preparazione
del bazar.
• La prova della Corale avrà
luogo giovedì 24, alle 20,30.
PINEROLO — I lunghi applausi al termine di ogni pezzo
al concerto della nostra corale
di sabato 12 u.s. hanno sottolineato l’ottima preparazione, la
ricchezza di voci e l’accurato
studio dei coralisti. Anche i numeri del programma erano stati
scelti con cura : melodie note
ai più, create da grandi musicisti o da quasi anonimi compositori, ma tutte testimonianti la
fedeltà a Dio nei secoli scorsi e
al giorno d’oggi.
Il commento di un ascoltatore occasionale è stato : « Abbiamo trascorso una magnifica serata tutta in preghiera».
Anche la colletta « Pro ristrutturazione Asilo di S. Germano » ha dato esito soddisfacente. La nostra gratitudine vada al direttore Claudio Morbo e
a tutti i coralisti.
Unificare le
Scuole Domenicali
LUSERNA S. GIOVANNI
L’Assemblea di Chiesa, riunita
domenica mattina dopo il culto,
ha eletto quali deputati alla
Conferenza Distrettuale Aug;usta Boer, Erica Girardon, Enrico Fratini, supplenti Alberto
Bellora, Franca Benigno, Erica
Correnti e deputati al Sinodo
Fabrizio Malan e Silvio Toum,
supplenti Dino Gardiol e Giorgio Peyrot.
Il Gruppo Pace della nostra
comunità ha presentato all’Assemblea una sua riflessione sui
tragici avvenimenti di questi ultimi tempi nel Mediterraneo.
Ampia la discussione e numerosi gli interventi che si sono
protratti fin oltre mezzogiorno,
per cui è mancato il tempo per
redigere un ordine del giorno.
L’Assemblea ha pertanto preso in considerazione i vari punti
e vaglierà in seguito come procedere alla diffusione di questo
messaggio di pace.
• Il tempio del Ciabas, la cui
struttura incominciava a risentire del peso degli anni e delle
perturbazioni atmosferiche, è
VILLASECCA — Domenica 4
maggio, ore 10, Assemblea di
chiesa. O.d.g.: 1) Esame Relazione morale 1985-86 ; 2) 8 per
mille, defìscalizzazione, INVIM;
3) Impegno finanziario 1987; 4)
Varie eventuali.
• Siamo grati alla C.E.D. del
I Distretto per rincontro avuto
col nostro Concistoro: lo scambio di informazioni sulla situazione della nostra comunità e
su quella del Distretto è stata
molto utile ed incoraggiante.
• A partire dalle ore 14.30 di
sabato 26 corr. avrà luogo alla
presenza del Concistoro il colloquio finale dei catecumeni dei
primi 3 anni di catechismo.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 3 maggio, ore 20, nella saletta.
legame diretto che una scelta in
questo settore ha con l’identità e
immagine di chiesa. Se in generale non ci riconosciamo in una
chiesa che accetta la quota di
denaro pubblico pari allo 0,8%
dell’Irpef, d’altra parte il rifiuto
ci pare una scelta diffìcile e delicata per la reazione che scatena
da parte delle comunità e per le
sue conseguenze nei rapporti con
le chiese estere che sostengono
finanziariamente la chiesa valdese.
Anna Bosìo
Giovedì 24 aprile
□ XXV APRILE
AD ANCROCNA
ANGROGNA — A Pra del Torno, alle ore 20.45, nella scuola valdese, il
Gruppo Teatro Angrogna terrà una serata aperta, in occasione del 25 aprile,
di canti di lavoro, d’amore e di libertà.
Domenica 27 aprile
□ GIORNATA
GOMUNITARIA
POMARETTO — Alle ore 10 col culto preparato dalla Scuola Domenicale
ha luogo la giornata comunitaria della
comunità a Inverso Clot. il programma prevede alle 12.30 il pranzo comunitario, alle 14.30 l'inizio di un pomeriggio di canti e lotteria. Prenotarsi
per il pranzo presso gli anziani del
quartiere.
Giovedì 1“ maggio
□ INCONTRO
LAVORATORI
ITALIANI E
FRANCESI
VALENCE — Ha inizio alle 16, l'undicesimo incontro dei lavoratori itaiiani
e francesi. Organizzato in collaborazione tra le Equipes Ouvrières Protestantes e ii Centro Sociale Protestante di
Pinerolo, l'incontro di quest'anno sarà
dedicato all'esame delle esperienze
di « nuovi lavori ». L'incontro termina
domenica 4 maggio. Costo L. 90.000
(con possibilità di borse per disoccupati) escluso il viaggio. Per informazioni rivolgersi a Giorgio Gardiol
tei. 0121/72665 (la sera).
Domenica 4 maggio
ANGROGNA — Al culto di
domenica 20 realizzato con i
bambini è seguita un’agape con
i genitori in cui discutendo del
futuro della scuola domenicale
si è richiesto di concentrare, per
il prossimo anno, per motivi pratici e didattici, i due attuali
gruppi (Serre e Prassuit-Verné)
al Capoluogo.
• Una folla commossa, martedì 15, si è stretta intorno ai
figli e ai parenti di Long Susanna Margherita ved. Sappé (Martel), deceduta all’età di 92 anni.
Ai familiari rinnoviamo la nostra simpatia in Cristo risorto.
• Sabato 19 nel Tempio del
Capoluogo si sono uniti in matrimonio Kitchen Luisa (Giovo) e Bonomessi Giuseppe; alla giovane coppia l’augurio di
una vita insieme illuminata dalla Parola di Dio.
a ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Sala Unionista si tiene l’Assemblea mensile del movimento Testimonianza Evangelica Valdese. Tema di discussione ■■ pace e pacifismo ». L'ultimo numero della circolare del movimento reca un testo base di discussione.
L'incontro è aperto a tutti gli interessati.
Domenica 11 maggio
□ GITA DELLA SSV
TORRE PELLICE — La Società di Studi Valdesi programma per questa data
la sua gita nelle località dove furono
incarcerati i valdesi dopo il maggio
1686: Carmagnola, Cherasco, Bene,
Possano, Villafailetto, Nel pomeriggio
al termine della visita a Possano i
gitanti parteciperanno alla festa di canto delle corali che avrà luogo in questa città.
Costo del viaggio: L. 10.000. Prenotarsi presso la signora Jole Tommasini, tei, 0121/91059 versando un anticipo di L. 5.000.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
5
25 aprile 1986
vita delle chiese 5
ALL’OSPEDALE EVANGELICO DI GENOVA FACOLTA’: CORSO DI AGGIORNAMENTO
Possibilità della diaconia Pastori a scuola
Presso l’Ospedale Evangelico Internazionale (O.E.I.) di Genova da tempo un gruppo di volontari presta un apprezzato servizio
diaconale nei confronti dei malati. Abbiamo perciò chiesto a Bruno Lombardi Boccia, presidente dell'O.E.I. e contemporaneamente
animatore-organizzatore del gruppo di diaconi che prestano servizio nell’ospedale, di scrivere l’articolo che segue per illustrare ai
lettori del nostro giornale questa interessante realtà.
Il Dizionario Biblico del Miegge ci dice che « diaconia » indica
in generale l’apostolato o servizio della parola e tutti i servizi
ispirati dalla carità fraterna. Una
amministrazione evangelica deve provvedere ad entrambi i
servizi in un suo ospedale, se
vuole essere coerente. A Genova, presso l’O.E.L, il servizio
della parola è fatto a cura delle
varie Chiese Evangeliche locali
i cui rappresentanti si alternano settimanalmente per le corsie, dove ogni domenica si tengono diversi brevi culti sostenuti dal coro. Il canto è particolarmente apprezzato dai degenti: i coristi, al termine dell’inno
che chiude ogni culto, si intrattengono amichevolmente con i
pazienti. A coloro che ne esprimono il desiderio, senza suggerimenti impositivi, viene offerto
un Nuovo Testamento. Al servizio ispirato dalla carità fraterna
provvede invece il 'Servizio Diaconale’; la sua attività è simile
a quella svolta presso molti
ospedali italiani dalla 'Associazione Volontari Ospedalieri'. Viene sempre ribadito lo spirito laico e apartitico dei nostri volontari, benché la loro attività si
ispiri al Vangelo, operando essi
nella fedeltà ai valori cristiani
ed umani.
Il compito precipuo dei volontari è quello di aiutare i pazienti privi di famiglia, o comunque
di contatti affettivi con l’esterno, a superare la solitudine, la
dolorosa sensazione di essere
abbandonati. Spesso questo compito si svolge unicamente ascoltando quello che hanno da dire
i pazienti. Ovviamente anche altri compiti vengono assolti a favore specialmente dei degenti
più anziani o impediti nei loro
movimenti, anche se non privi
di famiglia. Questi vengono per
esempio aiutati a consumare un
pasto, a rigirarsi sul letto od anche a fare qualche passo a braccetto dei volontari per i corridoi. Spesso l’impegno dei volontari non cessa all’uscita dalTospedale: alcuni diaconi portano
a casa degli indumenti di degenti per lavarli e restituirli dopo
alcuni giorni.
Quando i pazienti esprimono
interessi di carattere religioso
ottengono sempre risposta, senza però mai essere violentati
nella loro fede che può differire
da quella del volontario. Di solito viene richiesta una preghiera che tanto bene procura allo
spirito del malato, inoltre espressioni come: « Dio è amore » oppure « Cristo è morto per la nostra redenzione », vengono accettate con piacere da tutti.
Per migliorare il servizio io
stesso mi sono preoccupato della preparazione dei volontari riguardo all’approccio più corretto nei confronti del malato. Già
da alcuni mesi diversi medici si
alternano nell’istruire i volontari sul modo migliore di avvicinare il malato. Qgni medico lo
fa conformemente alle necessità
della propria specialità e tale
rilievo è di notevole interesse
per coloro che assistono. In quella sede vengono pure chiariti i
rapporti che i volontari devono
intrattenere con il personale di
corsia. Mi sembra che questi
corsi abbiano interessato i nostri diaconi e notevolmente migliorato il servizio. L’Q.E.I. si è
pure preoccupato di fornire alcune pubblicazioni ritenute utili
alla preparazione dei diaconi.
Gltre all’opuscolo ’Il volontario
nella Unità Sanitaria Locale’ edito dall’A.V.Q., è stato distribuito il volume ’Psicologia del Ma
lato' di L. Pinkus (Ed. Paoline).
Tutto il Coordinamento Evangelico Qspedaliero ha dimostrato
interesse per il volume ’Psicologia del Malato’ che suppongo
verrà distribuito anche negli
tri ospedali evangelici. Continueremo su questa strada, anche con
pubblicazioni della Claudiana.
L’Q.E.I. coopera sia con il Tribunale per i Diritti dei Malati
che con la Croce Rossa Italiana.
Quest’ultima si occupa dei problemi sanitari degli stranieri presenti in Genova ed ha trovato
nell'Q.E.I. un valido alleato.
Ho letto con interesse l’opuscolo su 'Le nuove prospettive
della diaconia evangelica’. Certamente il tema della diaconia
va sviluppato nelle nostre chie
se, la sensibilità dei credenti al
problema va stimolata. Penso
però che non debba essere compito di commissioni o di dipartimenti informare le Chiese su
quello che devono fare e sul come vada fatto. Le singole Chiese, a parere mio, devono occuparsi dei problemi degli Istituti
o Enti che operano nella propria
giurisdizione ecclesiastica, se così si può dire, rendendone magari conto — dopo averlo fatto
al Signore, con umiltà — anche
al Sinodo. Il lavoro di una commissione è sempre dispersivo
perché si estende su un territorio troppo vasto e, come accade
per esempio ai Dipartimenti
Diaconali Distrettuali, deve affrontare e risolvere problemi
troppo diversi fra loro. Posso
capire un coordinamento fra
opere consimili che svolgono attività analoghe, anche se geograficamente distanti fra loro,
come per esempio il C.E.Q.
(Coordinamento Evangelico Ospedaliero), ma nulla più.
Bruno Lombardi Boccia
« Il ’corpo’ nella teologia di
Paolo ». Su questo tema ha tenuto una conferenza, nell’Aula
Magna della Facoltà Valdese, il
noto teologo Ernst Kasemann,
che ha insegnato a Marburgo,
Magonza, Gottinga e Tubinga,
noto anche al pubblico italiano
perché alcune delle sue opere
fondamentali sono state tradotte nella nostra lingua.
E’ stato questo il momento
culminante, pubblico, del corso
di aggiornamento per pastori
preparato dalla Facoltà di Teologia, dal 10 al 16 aprile.
Ma questo corso è stato particolarmente ricco. Oltre ad una
dozzina di pastori valdesi e metodisti, vi hanno preso parte,
nelle ore pomeridiane, anche una
ventina di pastori deiroCEBI,
riuniti negli stessi giorni a Villa Betania per un analogo incontro, e, in alcuni momenti significativi, gli studenti della Facoltà.
Il professor Kasemann si è reso disponibile non solo per discutere, in tre momenti ampi ed
articolati, la sua conferenza pub
CORRISPONDENZE
Presentazione della TILG
SAVONA — Nella « sala rossa » del Palazzo Civico, la Chiesa Evangelica Metodista e la
Commissione diocesana per l’ecumenismo hanno presentato
venerdì 11 aprile la « Bibbia Interconfessionale ». I relatori,
brillanti e convincenti, sono stati il pastore valdese Bruno Costabel, della chiesa di Padova,
e don Romeo Cavedo, insegnante al seminario vescovile di Cremona, ambedue traduttori della
nuova edizione. Moderatore della serata il pastore Franco Becchino.
Mentre don Cavedo ha presentato la traduzione come risultato di due necessità primarie, Tuna di opera pastorale
(evangelizzazione) all’interno ed
alTesterno delle chiese, l’altra
di un linguaggio corrente che
possa raggiungere chi non è abituato al linguaggio ecclesiastico, il pastore Costabel, evitando lunghe spiegazioni tecniche,
ha illustrato con efficaci esempi
il metodo delle « equivalenze dinamiche ». spaziando su molti
passi deli’Antico é Nuovo Testamento.
E’ stata la seconda presentazione della Bibbia TTLC nella
Provincia di Savona, dopo quella di gennaio a Finale; ancora
una volta buona Taffiuenza del
pubblico, che ha rivolto diverse
domande ai relatori.
• La Chiesa Metodista ha promosso la costituzione ed ha aderito, assieme alla Federazione
delle Chiese Evangeliche della
Liguria, al Comitato Provinciale per la libertà di coscienza nella scuola pubblica.
Il Comitato, nella cui segreteria è presente un rappresentante evangelico, intende mantenere vivo il dibattito, fornire informazioni e promuovere incontri in materia, per costruire e
garantire reali e concrete condizioni che permettano una effettiva laicità nella scuola pubblica ed affinché vi sia una effettiva parità tra coloro che sceglieranno di avvalersi dell’insegnamento confessionale cattolico e coloro che non faranno tale scelta.
Al Comitato ha aderito un ampio ventaglio di forze che comprende tutti i partiti laici e i
sindacati confederali oltre a diverse associazioni e personalità
cittadine, anche Cattoliche.
La posizione degli evangelici
è molto severa verso l’ora di
religione cattolica nelle scuole,
tuttavia a Savona si è aderito
ad un documento concordato con
altri che, essendo più sfumato,
consente la partecipazione di
tutti coloro che mettono in discussione in qualche modo l’insegnamento confessionale.
Tre incontri
VENEZIA — Sull’ora di religione la chiesa ha partecipato a
due dibattiti a Treviso, relatori
il past. Berlendis e il prof. Donini; un incontro si è tenuto a
Venezia, relatori Marco Rostan,
Giovanni Benzoni, della rivista
cattolica «il tetto», Raffaele Iosa,
direttore didattico di scuola materna, Antonio Spezzani, del sindacato regionale scuola Cgil. A
tutti e tre gli incontri la partecipazione è stata buona. A Venezia è stato diffuso un appello
per la modifica dell’intesa tra
Stato italiano e C.E.I. sull’ora di
religione cattolica nella scuola
pubblica. In esso si invita a rivedere l’applicazione dell’articolo
9 del Concordato nel pieno rispetto degli articoli 2, 3, 19, 33
della Costituzione per garantire
piena libertà e uguaglianza. Si
ribadisce l’inconciliabilità delTinclusione dell’ora di religione nell’orario normale con il rispetto
della u^aglianza fra i cittadini;
viene ricordata la soluzione prospettata dall’Intesa tra Tavola
Valdese e Stato italiano, quale
unica soluzione praticabile; si
denuncia l’insostenibilità pedagogica e istituzionale dell’insegnamento confessionale nella
scuola materna.
USA-Libia
MILANO — Il Consiglio della
chiesa metodista e il Concistoro
della chiesa valdese di Milano,
riuniti in seduta congiunta il 15
aprile ’86, hanno approvato un
ordine del giorno sulla situazione internazionale. Manifestando
« grande preoccupazione » per
ciò che accade nel Mediterraneo,
i due consigli'di chiesa
« condannano ogni tentativo di
risolvere le controversie tra gli
Stati tramite lo strumento militare;
— condannano altresì l’uso del
terrorismo internazionale come
strumento di pressione per risolvere i problemi;
— chiedono al governo italiano di mantenere fermamente la
decisione di non prestare alcun
appoggio alle iniziative irresponsabili del governo degli Stati
Uniti ».
L’odg termina con un invito
ai membri delle due chiese "a
partecipare attivamente a tutte
le iniziative volte a spezzare questa spirale e li esortano a pregare il Signore che « fa cessare
le guerre fino all’estremità della
terra; rompe gli archi e spezza
le lance, arde i carri nel fuoco »
(Sai. 46: 10).
« Fermatevi, egli dice, e riconoscete che io sono Dio» (v. 11)”.
Una festa
GENOVA - SESTRI — Si è
laureata in medicina la sorella
Paola Campagnolo. L’avvenimento è stato festeggiato con un incontro fraterno nella sala della
comunità, al quale hanno preso
parte membri delle due chiese
valdesi di Genova, amici e parenti. Tutti, oltre a godere dell’atmosfera gioiosa e serena,
hanno potuto ascoltare con interesse le parole del pastore Gustavo Bouchard, che ha ricordato a tutti l’opera del « nostro
Unico Medico ».
ECUMENE — 25-26 aprile; Assemblea annuale dell’Unione Predicatori
Locali. Ore 11 culto: Laura Cartari.
Ore 14.30 aggiornamento: B. Corsani;
La nozione di fede nel Vangelo di Giovanni. G. Girardet: Il culto nelle chiese riformate. P. Ricca; Differenze fondamentali tra Protestantesimo e Cattolicesimo.
26 aprile ore 8.30: aggiornamento,
proseguimenti, chiusura.
GENOVA SESTRI — L'annuale incontro del 25 aprile organizzato dalla
Federazione ligure e dal V circuito
è organizzato dalla Chiesa metodista
di Sestri. Ore 10.30 Culto all'aperto
(past. Gustavo Bouchard) in Piazzetta
dei Nettino. Ore 12.30 pranzo comunitario in via Cazzo 2, Ore 15.30 conferenza del prof. Giorgio Spini nell'aula consiliare del Comune di Sestri su CI Cristianesimo e laicismo nell'Italia di oggi ».
GE-SAMPIERDARENA — In via Bu
ranello 42/r si terrà sabato 3 maggio
dalle ore 10 l'Assemblea del V circuito.
blica, ma anche per una serata
informale in cui ha rievocato
da testimone diretto le vicende
della chiesa confessante, e ci ha
dato, con grande vigore, capacità di indignazione e di ricerca
di fedeltà, un quadro vivo della
situazione ecclesiastica odierna
nelle due Germanie.
Non è stato l’unico incontro
con la teologia tedesca; la signora Gerlinde Huhn, di Tubinga, che sostituisce il prof. Sergio Rostagno nel suo anno sabbatico, ci ha dato una introduzione al pensiero di Eberhard
Jùngel (mentre il suo maestro
Jùngel teneva una conferenza a
Torino), nel quadro del corso
che tiene sùllo stesso argomento nella Facoltà romana.
Una riflessione densa sul tema « Ecumene e Diaspora » ci è
stata presentata dal pastore Hermarm Riess, presidente della
Gustav Adolf 'Werk, in visita
alla Facoltà.
Nel quadro della cattedra di
Teologia Pratica, il prof. Giorgio Girardet ci ha guidato in
una riflessione sulla cura d’anime (o cura pastorale), ed ha
animato un incontro con gli studenti sulle aspettative e la realtà del pastorato; il prof. Sergio Bianconi ci ha resi attenti
a vari aspetti pratici e teorici
conseguenti alla «Intesa»; su
suggerimento del professore di
Teologia Pratica i partecipanti
hanno invitato infine la signora
Hùhn ad esporre i principali
aspetti del « Clinical Pastoral
Training», un metodo, inventato da pastori per pastori, per
utilizzare al meglio il colloquio
pastorale, approfondendo la conoscenza di sé e degli altri.
Il prof. Jan Alberto Soggin ci
ha resi attenti ad alcuni aspetti
della teologia dei profeti, secondo gli ultimi studi in materia.
Nell’ambito della Simbolica, il
prof. Paolo Ricca ha tenuto una
serie di lezioni sul tema : « Il
problema della differenza fondamentale fra Protestantesimo e
Cattolicesimo Romano ».
In una valutazione finale, sono emersi alcuni suggerimenti
per il futuro: organizzare un
incontro iniziale per utilizzare
al meglio il tempo, incaricare un
professore (a turno) di essere
punto di riferimento principale
per i partecipanti, dare spazio
a momenti di riflessione su temi pratici, esaminare la possibilità di tenere questi corsi in
gennaio, quando forse gli impegni, per le chiese e per la Facoltà, sono meno pressanti. I
partecipanti hanno comunque
dato una valutazione del tutto
positiva all’incontro, per quel
che s’é imparato e per lo spirito di disponibilità e di fraternità in cui tutto si è svolto.
Sergio Ribet
• Durante il corso ci giungevano le notizie relative alla aggressione USA alla Libia. Abbiamo pensato fosse giusto
esprimere la nostra solidarietà
all'« altra America ». Si è pertanto inviato al segretario del « Consiglio nazionale delle chiese di
Cristo» degli USA (confrontare
l’articolo di apertura di prima
pagina) il telegramma che riportiamo di seguito.
«Esprimiamo la nostra solidarietà cristiana per la vostra
azione di protesta nei confronti
della irresponsabile politica estera USA nel Mediterraneo.
Preferendo l’aggressione armata al negoziato essa ha aggravato i termini della questione palestinese e del confronto
nord-sud, accrescendo il rischio
di uno scontro nucleare.
Professori, studenti e pastori riuniti presso la Facoltà
Valdese di Teologia.
15 aprile 1986 ».
6
6 prospettive bibliche
25 aprile 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La comunità
dei battezzati nei mondo
Il battesimo: una liberazione - 4
A
bbiamo parlato di una cura
d’anime « esorcizzante »; essa presuppone però una comunità, aU'intemo della quale possa essere svolta in modo efficace, cioè non soltanto attraverso la
parola, l’annuncio dell’assoluzione,
ma anche attraverso il servizio del
portare i pesi gli uni degli altri, del
sostenersi gli imi gli altri (mittragen). La disponibilità ad assumersi
le conseguenze del peccato concreto
del fratello e a portarle con lui fa
parte dell’annuncio del perdono dei
peccati; dove tale disponibilità manca, è facile che si abbia l’impressione di una pigra trascuratezza.
« Portate ì pesi .
gli uni degli altri »
L’ammonimento apostolico « Portate i pesi gli uni degli altri » appare nella lettera ai Galati anche in riferimento al battesimo. Nella comunità dei battezzati vige la legge di
Cristo, la legge della condivisione
solidale fino alla sofferenza sostitutiva.
In proposito mi sia lecito addurre un’illustrazione tratta dalla storia della Riforma boema. Petr Chelcicky, aderente al movimento bussila, ma anche suo critico, padre dell’antica Unità dei fratelli boemi, nel
suo scritto sui sacramenti ha manifestato pesanti riserve sul battesimo dei fanciulli, com’è praticato nella chiesa di popolo d’impronta costantiniana. In questo caso, infatti,
manca una comunità che 'porti’ il
bambino battezzato, che lo circondi
e l’accompagni. La sua argomentazione permette di trarre la conclusione che ci si può figurare una situazione nella quale il battesimo dei
fanciulli sia possibile e abbia senso;
nella comunità confessante, in cui i
singoli membri siano al servizio gli
uni degli altri e avvertano la reciproca responsabilità, sarebbe legittimo battezzare dei bambini. Un’ottica interessante, che inverte lo schema consueto. Una comunità confessante è il presupposto del battesimo
dei fanciulli, anziché essere il battesimo degli adulti il presupposto di
una comunità confessante. La comunità, insomma, non è costruita
sul battesimo.
Libertà vissuta
in modo esemplare
Un'ultima cosa ancora. Nella comunità dei battezzati la libertà deve
essere vissuta in modo esemplare.
Anche la libertà di rinunciare, di essere poveri, di soffrire. Traggo dalla
lettera agli Ebrei un esempio assai
eloquente (10: 32 ss.): vi si narra
che poco dopo il battesimo si è abbattuta sulla comunità un’ondata di
persecuzioni. Non si trattava ancora del martirio estremo, bensì del
fatto che i cristiani suscitavano
aperto scandalo, erano incarcerati,
subivano confische. La comunità è
lodata per aver « sofferto con i carcerati e patito il furto dei beni ». Il
dono dello Spirito, dato [o significato? n.d.t.] nel battesimo, si con
Giungiamo al termine dello studio presentato dal prof. Filipi, della
Facoltà di teologia « Comenlus » di Praga, ad un recente colloquio luterano-riformato ( «colloqui di Leuenberg » ) a Gallneukirchen, in Austria, su problemi della concezione e della prassi battesimale, oggi: il
battesimo, segno di affrancamento dal male e dalle ’’potenze” del mondo ’’esorcizzate” dall’opera di Cristo, e di chiamata al servizio di Cristo, in una lotta incessante nella quale ci è dato di credere che « dove
arriva il perdono dei peccati, è finita per Satana » (E. Thumeysen).
a cura di GINO CONTE
cretizzava nella libertà di essere solidali con i fratelli e con le sorelle
sofferenti e nella disponibilità a rinunciare al possesso.
La disponibilità a soffrire e a consoffrire, a diventar poveri è così profondamente radicata nella tradizione della Riforma boema, da esser
quasi diventata una nota ecclesiae,
uno dei caratteri costitutivi della
chiesa. Essa è di grande valore oggi
ancora, specie nelle nostre chiese
europee. L’idea — che sempre riaffiora in evidenza nei dibattiti ecumenici — che l’Evangelo è anmmciato
ai poveri e dai poveri, ci costringe
a rifiettere se le nostre perdite presunte o reali, in denaro, in privilegi,
in potere e influenza, non devono costituire, in ultima analisi, una chance per noi. Dietrich Bonhoeffer mirava a una chiesa senza privilegi.
Questa è forse la via sulla quale lo
Spirito vuole condurci, oggi.
Affrontando il mondo
Ogni celebrazione battesimale della comunità è un impulso vigoroso
alla missione. E’ vero che il battesimo è un segno che distingue i battezzati da coloro che non lo sono,
ma appunto questa distinzione porta i non battezzati nel nostro campo visuale. Il battesimo si radica nel
fatto di essere per sua natura universalista: ben chiare sono le espressioni « tutti i popoli » e « il mondo
intero », nell’ordine battesimale di
Matteo 28 e di Marco 16.
Il battesimo tende a superare le
frontiere, anche quelle fra chiesa e
mondo. La Riforma vedeva qui la
motivazione del battesimo dei fanciulli: anche i bambini « pertinent
ad promissam redemptionem », anch’essi appartengono alla redenzione promessa. E ciò vale non soltanto per i bambini, ma anche per gli
altri non battezzati.
Con il battesimo ogni battezzato
e la comunità nel suo insieme assumono la responsabilità per il corso
che l’Evangelo avrà nell’attuale generazione. Non nel senso che ogni
battezzato debba diventare un evangelista — questa è un'invenzione del
movimento del Risveglio. Ma che ci
siano predicatori, che l’Evangelo sia
annunciato pubblicamente e senza
decurtazioni, che non si abusi del
pulpito, che si faccia pieno uso di
ogni occasione e possffiilità di predicazione — di tutto questo siamo
corresponsabili tutti noi che siamo
battezzati, indipendentemente dal
nostro status professionale.
Che l’Evangelo corra per il mondo, ecco la prima manifestazione del
trionfo di Cristo. Allora il mondo intero viene a situarsi nella prospettiva escatologica, alla luce della risur
rezione, neU’orizzonte del regno di
Dio. Questa prospettiva, questa luce, questo orizzonte ci aiutano ad
orientarci in questo mondo, a discernere che cosa appartiene al mondo vecchio e che cosa al nuovo, che
cosa giova alla salvezza e al bene
dell'uomo per il quale Cristo è morto, e che cosa vi è di ostacolo; qual è
il genuino, libero culto-servizio reso
a Dio (Gottesdienst) e qual è invece
l’idolatria (Götzendienst) che asserve. Proprio perché non siamo più
costretti a credere al potere dei demoni, né dobbiamo più lasciarci affascinare da alcun potere, proprio
per questo abbiamo la libertà di
smascherare con le nostre parole i
demoni e di abbatterli con i nostri
atti — siano pur deboli le nostre parole e piccoli i nostri atti, quali segni profetici.
Il denaro, il possesso
Per me ha importanza crescente
la frequenza con la quale nella Bibbia si parla di denaro e di possesso;
quanto spesso nell'Antico Testamento l’idolatria è collegata con ben
precisi rapporti sociali. Il fatto che
nelle parenesi delle epistole l’idola
tria sia identificata due volte con la
cupidigia (Colossesi 3: 5; Efesini
5; 5; cfr. Matteo 6: 24) non è, a mio
parere, un espediente pedagogico
dell’autore. L’idea che le leggi del
profitto sono le sole a dominare il
mondo, è pericolosa oggi non meno
di allora.
Questo fascino esercitato dal potere del capitale, che porta oggi alla
fatale corsa agli armamenti e che
fa vivere nella fame e nella povertà
intere nazioni, interi continenti, contrasta chiaramente con l’orizzonte
del regno di Dio. Ed è in contrasto
con esso anche ogni oppressione,
ogni sfruttamento, ogni malattia.
Inversamente, la promessa del veniente regno di Dio è data a ogni
sforzo per la giustizia, a ogni lotta
per la pace e per il disarmo, contro
10 sfruttamento, la fame, l’ignoranza, la malattia. La prospettiva del
regno veniente ci aiuta a intervenire
proprio là dove maggiori sono il bisogno e la sofferenza del creato irredento, ma chiamato alla liberazione.
La mobilitazione
Il battesimo ci mobilita per questa lotta. Mobilita però non solo le
nostre potenzialità spirituali o morali: mobilita i doni del Risorto. In
quanto battezzati abbiamo sempre
11 diritto di esigere, per il nostro servizio al mondo, questo dono che è
frutto del trionfo di Cristo.
Ciò che il battesimo esige da noi,
è anche ciò che il battesimo ci promette. Pavel FUipi
CHIESA RIFORMATA D’ALSAZIA E LORENA
Leggere la Bibbia
non è un lusso
Riuniti in Sinodo il 2-3 novembre 1985,
abbiamo affrontato il problema dell’importanza della Bibbia nella nostra vita;
come la leggiamo? Qual è iil suo posto in
quello che diciamo e facciamo, come individui e come chiesa? Come introdurre
la Buona Notizia che essa proclama nei
nostri rapporti umani e nei problemi che
la società moderna ci pone?
Ci siamo basati sulle risposte al questionario preparatorio « Il riferimento alla Scrittura». Analizzando queste risposte abbiamo constatato:
— che quelli che hanno risposto sono
dei fedeli lettori della Bibbia che, generalmente, vi cercano la loro edificazione
personale;
— che peraltro la lettura della Bibbia
non sembra più caratterizzare molto il
popolo della Chiesa Riformata d’Alsazia
e Lorena;
— che raramente cerchiamo nella Bibbia uno slancio dinamico per da vita della
Chiesa e per dare una base al nostro
comportamento nella società;
— che abbiamo difficoltà nel comunicare cosa troviamo nella Bibbia a quelli
con cui entriamo in contatto ogni giorno (figli, vicini, colleghi, ecc.) e nel comprendere ciò che ci dicono nel loro linguaggio differente dal nostro.
Dopo un’introduzione a Deut. 26: 1-11 e
uno studio di questo testo a gruppi, ecco
cosa vorremmo condividere con voi.
Leggere la Bibbia non è un lusso; è
qualcosa di più che mai necessario in
un mondo che crede di poter fare a meno
di Dio. E’ anzi vitale per noi protestanti.
Spesso ci sentiamo sorpassati dalla complessità dei grandi problemi di oggi. Ora
nella Bibbia scopriamo sempre di nuovo
che Dio, Emmanuele, cammina con noi e
che egli non è sorpassato dai risultati
della civiltà moderna.
Leggere la Bibbia per il nostro oggi è
un lavoro esigente, di lungo respiro. Abbiamo bisogno de'Il’aiuto dello Spirito
Santo, della preghiera, di una ricerca
perseverante e comune e anche di metodi diversi di lettura.
E’ appassionante cercare ciò che questo testo dice oggi nella nostra situazione
storica e culturale. Gesù continua ad affermare: « E’ stato detto agli antichi, ma
io vi dico oggi...».
Sì, anche se è diffìcile è appassionante!
Secoli fa i protestanti hanno trovato
nella Bibbia la loro forza e la loro ragion d’essere. Da qualche tempo l’esempio ci viene dalle comunità dei cristiani
del Terzo Mondo: essi riscoprono con
gioia la Scrittura, prendono per loro stessi la sua parola di liberazione e di speranza nelle loro situazioni spesso diffìcili e vi trovano un’indicazione per il loro
agire.
Sapremo noi fare altrettanto, con passione, ed essere gioiosamente degli utilizzatori della Scrittura?
Sinodo della Chiesa Riformata
d’Alsazia e Lorena
7
25 aprile 1986
oUettìvo aperto 7
25 APRILE - LA TESTIMONIANZA DI UN CREDENTE
Willy Jervis, muoio per
aver servito un’idea
« In questo periodo (gennaio 1944, n.d.r.) la Vart
Penice ottenne anche il primo lancio alleato, grazie all’opera di Willy Jervis. Ingegnere valdese della Olivetti di Ivrea, questi aveva svolto dopo l’8
settembre numerose missioni in Svizzera, accompagnandovi attraverso le montagne prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento. Divenuto membro del Comitato militare del Partito d’Azione piemontese Jervis — così scrive Donatella
Gay Rochat nel suo libro su "La resistenza nelle
Valli Valdesi” (Claudiana 1969) — aveva sviluppato i rapporti stabiliti con gli alleati da Parri e
Leo Valianì e durante uno dei suoi viaggi in Svizzera, aveva ottenuto dall’ ’’Office of Strategie Service” la promessa di un lancio per la Val Pellice.
La zona prescelta era il pendio sotto il monte Ser
vin, non lontano dal Bagnau in Val d’Angrogna... ».
Oggi, attraverso la storia e la letteratura resistenziale è possibile ricostruire l’impegno antifascista di Guglielmo (Willy) Jervis, medaglia d’oro
al valor militare, martire della Resistenza. « Catturato dai tedeschi nel marzo del 1944 e trovato in
possesso di documenti militari e di materiali esplosivi, venne crudelmente torturato per cinque mesi — scrive in un comunicato ufficiale all’indomani della tragedia il Commissario Regionale per il
Piemonte delle Formazioni «Giustizia e Libertà»
— e tenne sempre un contegno nobilissimo, nulla
rivelando di quanto sapeva suH’organizzazione militare clandestina. Il 5 agosto 1944 venne portato
a Villar Pellice e quivi fucilato da un plotone tedesco ».
11 cadavere venne impiccato
sulla piazza di Villar Pellice come macabro monito alla popolazione. Prima della fucilazione
Jervis gettò, al di là del muretto
che delimita la piazza, la sua
Bibbia tascabile. Sul frontespizio, con uno spillo, aveva ’’graffiato” queste parole: « Dio vi benedica e vi guardi, ci rivedremo
certo lassù, bacia i bimbi per
me poverini, sii forte per loro,
il tuo Willy ». Più tardi, quando
fu possibile ricomporre il icadavere, sotto la camicia gli fu trovato un biglietto con scritte altre parole: « Non piangetemi,
non chiamatemi ’’povero”. Muoio
per avere servito un’idea ». Era
il suo ultimo messaggio.
Nella sua casa di Torre Pellice. Lucilla Jervis Rochat, vedeva
di Willy mi mostra — con visibile commozione — la Bibbia
rinvenuta ai piedi del muretto
di Villar. Durante la prigionia,
attraverso pericolosi passaggi
di mano, Willy Jervis riuscì a ricevere e ad inviare ai familiari
una serie di messaggi scritti a
matita su numerosi foglietti (che
oggi la vedova conserva gelosa
mente) che ho potuto leggere e
dai quali emerge non solo la personalità di un chiaro antifascista, ma anche quella di un credente che, nella Bibbia, trovò
motivi di fede e di speranza.
« Non era un uomo che andasse spesso in chiesa, — precisa
Lucilla Jervis — alla domenica
preferiva fare gite in montagna
di cui era grande appassionato.
Teneva molto aH’unità familiare,
alla lettura e fin dal suo sorgere
non accettò i contenuti, la scenografia e la violenza del fascismo. In carcere potevo passargli, una volta alla settimana, un
po’ di biancheria e qualche libro.
Durante la sua prigionia non me
l’hanno mai lasciato vedere. In
un libro che mi avevano riconsegnato da parte sua, sempre
con la tecnica dello spillo, Willy aveva scritto in data 17 luglio
1944: ”Ho passato queste ore in
preghiera attendendo che mi
chiamassero per portarmi fuori
e finirmi. Ho invece visto partire gli altri e io grazie a Dio sono ancora in cella. Un ritardo?
Un intervento? non mi illudo e
mi preparo, ma pur confidando
in Dio per voi, quale dolore! Dio
vi assista in questa terribile prova e vi benedica!”».
Incarcerato alle Nuove di Torino Jervis fu lasciato per 47
giorni consecutivi solo nella cella, per due volte fu tratta fuori
per essere fucilato e ricondotto
dentro per sospesa esecuzione.
Fu seviziato a più riprese. I numerosi biglietti clandestini di
Jervis (sinora inediti) rivelano
con quale forza d’animo egli affrontò la tremenda situazione.
Da aprile non fu più possibile
fargli avere in cella dei libri.
Così scrive: « In questa attesa
tragica i libri non servirebbero.
La Bibbia è preziosa. Prego, penso a voi, canto passeggiando e
purtroppo penso al futuro. Coraggio e fiducia in Dio. Arrivederci di qua o di là. Willy ».
« L’ultima volta che ho visto
mio marito — aggiunge Lucilla
Jervis — era appena tornato da
una pericolosa missione a Torino dove si era incontrato con
i leaders di Giustizia e Libertà.
Era un uomo di poche parole, il
suo essere protestante era di
tipo anglosassone, aveva scelto
con cura i suoi amici ed era
molto esigente con se stesso.
Insomma era tutto d’un pezzo ».
In un altro biglietto scrive: « Bisogna che non pensi a quello che
farei fuori di qui se no mi pare
di impazzire. Ma sta tranquilla,
l’aiuto dall'Alto è più che mai
prezioso ».
Era lui che dal carcere incoraggiava quelli di fuori! Alla fine
di quel bigilietto, poiché temeva
di essere sorpreso a scrivere —
attività proibita — concluse
’’mangio la matita”.
Finita la guerra, Lucilla ha reagito tirandosi su i due figli (« la
memoria del padre è stata un
elemento educativo insostituibile») e rimettendosi ad insegnare lettere in un liceo in Toscana. Per oltre trent’anni ha lavorato come insegnante. Alta,
magra, sorridente, a volte ironica (ma le battute più sferzanti le fa in inglese) Lucilla Jervis
non ha il culto dei ricordi. Certo
tra i suoi libri che tappezzano
quest’angolo luminoso della
grande casa c’è una foto di Willy e in rma vecchia borsa di
cuoio sono raccolte le lettere
dal carcere. SuU’ultima, scritta
due giorni prima deU’esecuzìone, scrutando con la lente, si
può leggere: «Carissima, ho solo ora il tuo messaggio, l^ol immaginare come sono stato triste
tutta la settimana. Sto molto
meglio, ho ripreso la ginnastica
e ingrasso. Reagisco in ogni modo e sto ”su” ma è molto duro
e Tatmosfera è tesa. Pare trasferiscano tutti. Gli ebrei sono
già andati tutti a Milano, a giorni partiranno certi altri’ non si
sa per dove... ».
Anni dopo il senatore Franco
Antonicelli, rievocando il « carattere, l’antiretorica e l’azione »
di Jervis ebbe a dire: « Non fio
piangeremo dunque, non diremo ’’povero Jervis”; ma bisogna
che noi siamo sicuri ch’egli ha
vinte, che la sua idea ha vinto,
bisogna che consolidiamo questa
vittoria... forse siamo ancora degli sconfitti, ma certamente non
siamo dei falliti ».
Giuseppe Platone
Voglio descriverti
la mia giornata
Mia cara
(...) Voglio anzitutto descriverti
la mia giornata in prigione come
si svolge oggi e come più o meno
si è svolta da 3 mesi! La sveglia alle 7 mi trova già da molto sveglio, in generale, faccio rivista ai
muri per le cimici, attendo la 2*
campana (7.30) e mi alzo. Piego
con cura coperta, pigiama, ecc.,
faccio il sacco con la coperta dentro, metto in ordine, scopo con
cura (lavo una volta per settimana) mentre la polvere la deposito regolarmente... poi mi lavo con
cura. Al giovedì mi lavo quasi completamente e mi sento pulito. Il
sole intanto comincia ad entrare
dalla finestra (a 2,30 da terra, lunga
1,50x1). Quindi comincio a mangiare il pane del giorno prima, seduto al tavolo (assi nel muro).
Intanto arriva pane e caffè che mi
vengono introdotti da uno sportellino nella porta. Dopo mangiato
1* passeggiata cantando (sottovoce) inni per forse 1 ora. Mi viene
poi naturale di pregare, quindi leggo qualche Salmo. Poi comincia lo
studio. Viene l'acqua (con l'innaffiatoio attraverso l’apertura), mi prendo per bere un apposito bicchiere
e la verso poi nella catinella di coccio. Dalle 10 alle 11 circa mi stendo per terra al sole con la faccia
esposta. Il sole però è poco e
piccolo! Alle 10 faccio ginnastica
e segno la data su un calendario
che ho messo sul tavolo. Verso
mezzogiorno portano la minestra.
Ora ne scarto cavoli e acqua ma
mi riempie lo stesso. Mi riposo
poi un po’, concedendomi un mind
wandering (lasciar correre I pensieri, n.d.r.), entro certi limiti pe
Dalle lettere del carcere
rò! e ascoltando le rare voci alla
finestra. Dopo circa mezz’ora passeggiata lunga con inni sacri e
quindi preghiera. Verso le 2 mi
rimetto allo studio. Verso le 4 (campana se no mi regolo con il sole)
mangio una pagnotta e verso le
5.30 la minestra serale. Nel pomeriggio mi portano l’acqua e vengono a prendere la spazzatura,
sempre senza mai aprire la porta.
Anche la biancheria passa dallo
sportello e non vedo la valigia. In
generale in questi ultimi tempi solo
al venerdì la porta si apriva per il
barbiere. Poi nuova lunga passeg'
giata con inni sacri, preghiera, let
tura Bibbia. Poi incomincio a stu
diare interrotto da voci alia fine
stra, irruzioni, colpi e nuovi arriv
che si sentono nel corridoio po
l'apertura e la chiusura delie por
te sopra i nuovi arrivati. Alle 8.30
1* campana serale faccio il letto
e mi corico alle 9 seconda campana, è ancora giorno e non dormo subito, il letto è costituito da
un telaio di ferro che è ribaltabile contro la parete, a larghe maglie
rigide sopra è un saccone stretto,
non pieno. Le lenzuola le hanno
cambiate dopo 70 giorni circa. Uso
il plaid ma spesso anche una seconda coperta perché in cella non
fa caldo. Solo per pochi giorni ho
potuto mettere gli shorts e tengo
spesso il golf. I muri sono spessi e sottraggono calore al corpo.
La prima parte della notte dormo
bene. Ecco molto aridamente la
cronaca della mia giornata, scritta
male, nell’angolo della cella vicino
alla porta, in piedi, continuamente interrotto perché oggi c’è movimento in carcere. Sono ora le 8
ho sentito un segnale orario distante. Alle finestre silenzio. Oggi sono stati scritturati più di 50 operai
nuovi arrestati ed è stato loro detto che si sarebbero fermati poco
qui. C’erano anche operai e impiegati della Fiat (li ho sentiti chiamare). Ora stanno sistemando una
ventina di nuovi arrivati, ii carcere
è pieno, anche la cella grande degli
ebrei che è di fronte a me è piena. Cosa faranno? La passeggiata
in giardino dell’altro giorno ha
tutta l’aria di una prova generale
per l’eliminazione! Come negli
ammazzatoi di Chicago!...
Non ho mai
disperato
19 aprile 1944
Quando a Torre credevo mi fuci-^
lasserò la fede in Dio mi ha confortato. Qggi aspettando la tortura
è in Dio solo che spero e ne ho
coraggio. Le sue vie sono infinite.
Sia fatta la sua volontà. Dio mi ha
dato coraggio e non mi abbandonerà mai. A lui ricorrerò sempre anche sotto i colpi. Non ho mai disperato attèrrdo con fiducia ma
ogni giorno può essere il mio ultimo! Prego Dio perché mi conservi
alla mia cara famiglia. Dio vi protegga e vi guardi. (...)
Sopportare la prova
Martedì notte 6-7 giugno 1944
Come sono preziose le tue notizie. Mi aiutano a sopportare la
prova e mi danno coraggio e pazienza. Vedo che (a cosa si prolunga, ma preferisco avere speranza di uscire che essere giudicato
e andare in un campo dove forse
non avrei notizie e dove non è
detto sarei molto sicuro. (...) L’esperienza religiosa che faccio è
importante e non solo per oggi. Si
vede uscire parecchia gente e nelle
mie vicinanze non c’è che uno più
anziano di me ma molto più grave.
Scrivimi a matita qualche parola
neH’interno delle federe, in fondo, o nel nastro del pigiama. (...)
L’ultima ora
17 luglio ore 15
Temo sia suonata la mia ultima
ora. La fede non mi abbandona e
l’ultimo mio pensiero sarà per voi
miei cari. Non mi faccio illusioni e
prego Dio di dare a me forza e a
te consolazione. Sono tranquillo per
me ma quale angoscia per voi! (...)
Avrei voluto scrivere meglio ma ho
poco tempo e devo prepararmi al
passo (...). Che sarà di me? Dio
abbia pietà di me e di voi! Spero
ancora e confido in Dio. Ho domandato all’interprete ma non mi
ha voluto dir nulla! La pace di Dio
sia con voi come è stata con me.
Confidate in Lui egli vi conforterà.
Dio conforterà pure i miei e i tuoi.
Ricordami agli amici. Non corone o
funerali, (n.d.r.: Indirizzata alia moglie Lucilla e ai figli Giovanni e
Paola, questa lettera, scritta con
uno spillo, è stata trovata sotto la
camicia di Willy Jervis dopo la sua
morte).
Ero contro il muro
Sabato notte 23 luglio 1944
Carissimi, mi spiace molto avervi allarmati però lunedì 17 verso le 13 l’interprete mi ha preso
in cella, senza i bagagli,fatto scendere giù mi hanno legato strette
le mani dietro le spalle. Ero con
altri 7. Abbiamo atteso così circa
2 ore durante una interruzione dei
servizi poi siccome dovevano distribuire il rancio hanno fatto entrare i 7 sempre legati (eravamo
al muro molto sorvegliati) in una
cella assieme, mi hanno poi slegato e riportato nella mia cella.
Non mi sono fatto illusioni sul significato, attendevano di mandarmi
via verso la fucilazione.
Ero molto tranquillo contro il
muro, per me, fiducioso in Dio per
Tal dì là ma il pensiero di voi mi
angosciava. In cella naturalmente
mi attendevo di essere ripreso e
,mi sono preparato in preghiera
riuscendo perfino a raggiungere
una certa pace per voi. L’attesa
si è prolungata e non sono stato
più toccato né mi hanno detto nulla. SI vede che non ti hanno informata. io penso ad un intervento di P. che non deve essere vìa
come dicono a voi solo perché non
si fa vedere non potendo fare altro.
Giovedì vedendo il tuo ottimismo ho
ricominciato a sperare. Sabato nuovo prelievo con sospensione servizi, chiusura porte e alcune partenze per l’esecuzione ma di nuovo grazie a Dio mi hanno lasciato
stare.
Sono sereno e tranquillo e spero
non aver finito la mia missione
quaggiù e di ritrovarvi presto. Quali speranze il tuo biglietto mi dà!
'• Qui compare solo qualcuna
della ventina di lettere scritte a
matita, di difficile decifrazione, da
Willy Jervis durante la prigionìa.
8
8 ecumenismo
25 aprile 1986
CRESCE IN FRANCIA LA PROPOSTA DI JACQUES ELLUL
Gli "stati generali"
del protestantesimo
INCONTRO CEVAA A PARIGI
Parità delle razze
teoria e prassi
Jacques Ellul ha parlato, ed
è già discussione. Critico, anzi
caustico nei confronti del protestantesimo (« c'è un disagio dei
pastori, c’è un disagio delle comunità protestanti, bisogna
rendersene conto ») il noto teologo riformato francese, che oggi ha 74 anni, sta lavorando al
suo ’’nuovo grande progetto di
chiesa” che da lui stesso è stato battezzato « gli Stati generali
del protestantesimo ».
L’idea, storicamente, si richiama a quella degli «Etats généraux » del 2tVII e del XVIII secolo quando i rappresentanti dei
vari strati sociali tentavano, nellé periodiche contrattazioni col
re, di strappare nuove libertà
e concessiord. Oggi, in pratica,
secondo Ellul, si tratta di dare
nuovamente la parola al popolo
protestante in un progetto comune in cui tutti possano esprimersi. AU’inizio dell’anno si è
costituito un comitato, animato
da Ellul, in cui siedono rappresentanti delle diverse correnti
del protestantesimo per definire
la ’’Carta” del progetto. Allo stesso tempo sono stati inviati ai
diversi responsabili regionali del
nuovo progetto alcuni questionari per sollecitare la partecipazione e la creazione di gruppi
di lavoro locali, che riflettano e
propongano nuove linee di azio
ne. Là dove sarà possibile si costituiranno tre tipi di gruppi di
lavoro: teologici, giuridici e
gruppi che si occuperanno dei
problemi della comtmicazione.
Ai gruppi giuridici, tra le altre
cose, verrà domandato: « Se non
ci fosse attualmente nessuna istituzione protestante, se noi fossimo nella situazione dei nostri
padri nel 1558, quale istituzione
ecclesiastica ’ costruiremmo? ».
Ai gruppi teologici, tra i vari interrogativi, è stato posto anche
questo: «Quali sono le ragioni
teologiche e le giustificazioni dell’attuale divisione del protestantesimo in molteplici chiese? Quali sono i punti in comune? Si
può immaginare uno sforzo ecumenico, tra protestanti, simile a
quello che si conduce con i cattolici? ». Infine, ai gruppi che si
occupano dei problemi di comunicazione, viene chiesto: « Come
organizzare un sistema di rete
di comunicazione il più efficace,
il meno costoso, il più decentralizzato possibile, la cui responsabilità sia direttamente affidata ai gruppi stessi? ».
La Federazione protestante di
Francia e la Chiesa riformata
hanno accettato di essere coinvolte in questo progetto da cui
dovranno scaturire nuovi impulsi
per il futuro, Molte chiese locali
hanno chiesto chiarimenti, qua
si tutte le testate di periodici
protestanti hanno già parlato
del progetto, comprese anche
radio e televisione. Insomma,
anche se è ancora tutto da definire, le cose si stanno muovendo. Da decenni se non da secoli il
protestantesimo non aveva più
tentato di dare, con sistematicità,
la parola a tutti. Secondo Ellul i
"protestanti sono straordinariamente aperti e disponibili a delle trasformazioni ma sono un po’
scoraggiati perché non c’è più
un grande progetto di chiesa”
(Eco/Luce 12.7.’85); lentamente,
ma progressivamente, il movimento avviato da Ellul sta prendendo piede. Forse è più facile
convincere al coinvolgimento le
chiese ufficiali, quelle più ’’pesanti” sotto il profilo istituzionale; più difficile è convincere
le formazioni evangeliche più
recenti e i cattolici del dissenso.
Per le coppie interconfessionali il discorso è diverso. Proprio queste ultime sembrano
particolarmente interessate alla
nuova progettualità teologica
ed ecclesiastica di Ellul, forse
perché il tema della divisione lo
vivono sulla pelle. Comunque
sia nel prossimo ottobre si farà
il punto della situazione. Intanto i gruppi discutono con grande
libertà e nascono nuove idee.
Giuseppe Platone
Il 9 e il 10 aprile sono stato
a Parigi per l’annuale riunione
della CEVAA che organizza ogni
anno un incontro di tutti gli envoyés di ritorno, cioè di coloro
che dopo 2 o più anni di lavoro
in Africa o nel Pacifico tornano
in Europa, loro continente di
origine, sia per restarvi che per
passarvi un breve periodo di
vacanza prima di tornare a lavorare nelle terre che fino a pochi anni fa erano chiamate « terre di missione », ma che nella
ideologia della CEVAA oggi preferiamo chiamare luoghi di scambio tra chiese partner che si pongono sullo stesso livello di dignità, siano esse chiese europee,
africane o di altri luoghi.
I due giorni di lavoro sono
stati intensi, tutti tesi a preparare l’incontro che avrà luogo a
settembre e che sarà basato sull'idea del « partage » (condivisione) avendo come termini di
riferimento la Bibbia, il confronto fra le culture e le esperienze soggettive dei singoli
« envoyés ».
La teoria che sta alla base di
questo lavoro è bellissima: il
Signore ci chiama come singoli
e come chiese a condividere i
nostri doni, siano essi conoscenze tecniche, soldi, conoscenze
teologiche o modo di vivere la
fede, nella consapevolezza che in
Cristo siamo uno e che le bar
GB: celebrazioni
per G. Whitefield
Gloucester in Inghilterra sarà
il luogo di una importante celebrazione per ricordare il 250“
della consacrazione di George
Whitefield. Le celebrazioni avranno luogo da venerdì 20 a domenica 22 giugno e vedranno la
partecipazione di metodisti di
tutto il mondo. George Whitefleld (1714-1770) fu infatti una
figura centrale degli inizi del
movimento metodista, lavorò in
stretto contatto con John e
Charles Wesley ai quali dette
l’idea, che diventerà poi uno
dei simboli più significativi del
metodismo, delle prediche all’aperto (preaching in thè fields).
Pubblichi Bibbie?
Sei un criminaie!
(British Weekly) — In Moldavia (Unione Sovietica) sono
state arrestate 10 persone il
cui crimine consisteva nel gestire una tipografia clandestina
nella quale erano già state stampate 10.000 copie del Nuovo Testamento in lingua moldava. Fra
gli arrestati una signora di 42
anni,- Zineya Tarasova, già imprigionata dal 74 all’85 per gli
stessi motivi.
Giappone
e razzismo
(British Weekly) — Il consiglio nazionale delle chiese cristiane del Giappone ha invitato
il premio Nobel per la pace Desmond Tutu (attualmente vescovo anglicano di Johannesburg) a
recarsi in Giappone per aiutare
le chiese locali ad affrontare i
grossi problemi razziali con cui
si debbono confrontare. Nella
loro lettera di invito scrivono
tra l’altro: « Il Giappone è indietro di 60 anni rispetto al Sud
Africa, ed abbiamo bisogno dell’aiuto di gente d’oltremare per
liberare 800.000 coreani e molti
dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
altri stranieri dalle ingiustizie
del governo giapponese ».
Espulso
dal Sud Africa
(SOEPI) — Anche dopo la fine
dello stato di allarme generale,
l’Africa del Sud resta molto lontana da ima pace giusta. Questo
è quanto ha dichiarato il pastore Gottfried Kraatz atterrando
a Francoforte dopo essere state
espulso dalle autorità sudafricane. Prima dell’espulsione le
autorità del Sud Africa lo avevano imprigionato p>er 6 settimane, accusandolo di dare la
priorità alla partecipazione alle
attività politiche, rispetto al suo
lavoro spirituale e di cura d’anime, e di essere così diventato
uno dei leader dell’opposizione
nella provincia occidentale del
Capo.
Di origine berlinese, Kraatz
ha lavorato per 5 anni a Mitchells Plain nei sobborghi di Città del Capo, fra le popolazioni
meticce. Arrivato in Germania
ha anche affermato di non essersi mai occupato di politica
di partito, ma attualmente non è
possibile, in Sud Africa, distinguere tra lavoro puramente ecclesiastico e lavoro puramente
politico.
Marcos, Duvalier...
ora Stroessner?
(SOEPI) — La fine della dittatura di Stroessner in Paraguay
sarebbe prossima, questo almeno è quanto dichiara Alan Flores, coordinatore nel paese del
servizio « giustizia e pace », or
ganismo fondato da Adolfo Perez Esquivel. L’ambasciata degli USA a Asunción (Paraguay)
conoscerebbe in questi giorni
una febbrile attività: sono stati
convocati i leaders politici e
popolari e questo in vista di una
successione al dittatore- Stroessner (72 anni) regna senza
interruzione da 32 anni su tutto
il Paraguay ed ora potrebbe essere accolto dalla Repubblica
Federale Tedesca, che lo ospiterebbe in Baviera.
Flores ha anche dichiarato:
« La dittatura del generale Stroessner è vicina al suo crollo, le
forze politiche ed economiche
che appoggiavano il suo potere
sono ora divise ». La situazione
economica è disastrosa, la farina è introvabile, lo zucchero anche, i disoccupati aumentano ogni giorno. La violenza con cui
Stroessner ha esercitato il potere si riflette nel numero di
profughi del paese: circa un milione e mezzo di paraguayani
vivono all’estero (soprattutto in
Argentina) e questo in un paese che conta 3 milioni e mezzo
di abitanti.
per i militari non deve giustificare alcuna concezione politica
o militare.
D’altra parte, l’organizzazione
degli obiettori di coscienza nella RFT auspica un maggiore impegno delle chiese tedesche per
la cura d’anime agli obiettori di
coscienza. Mentre per i militari
lavorano 145 pastori a pieno
tempo, non esiste un’analoga
struttura per i 44.000 obiettori.
Un altro motivo di disparità è
stato rilevato da un deputato
della SPD che ha criticato la
pubblicazione da parte dell’EKD
di una rivista per giovani soldati in 29.000 copie. Questa nuova
iniziativa, ha osservato il deputato, costa 1,4 milioni di marchi mentre l’EKD, a suo parere, taglia i finanziamenti per
l’impegno per la pace.
Da segnalare infine che nella
chiesa di Bremen si è sviluppata un’accesa discussione sull’atteggiamento di due pastori che
hanno rifiutato di celebrare un
matrimonio nella loro comunità
durante il quale lo sposo voleva
portare l’uniforme militare. Mentre i pastori sostengono che
l’uniforme in chiesa manifesta la
dominanza di forze estranee sulla vita cristiana il vescovo per
la cura d’anime dei militari sostiene il diritto delTufficiale di
manifestare anche in chiesa di
voler servire la pace come soldato.
riere di lingua, razza o livello di
vita non ci debbono spaventare.
Il lavoro della commissione è
stato pesante, due giorni di incontro dalle otto del mattino alle dieci di sera, ma estremamente gratificante e mentre alle 11
di sera mi recavo alla gare de
Lyon per prendere il treno che
mi riportasse a Torino non potevo fare a meno di pensare
quanto la fede in Cristo possa
aiutare gli uomini nel comprendersi e nell’aiutarsi vicendevolmente.
Arrivato alla stazione però mi
attendeva una sorpresa che mi
faceva bruscamente ripiombare
nella realtà delle cose della vita.
La stazione era perlustrata da
decine di poliziotti che ne controllavano ogni settore. Niente
di strano in questo, la Francia
è stata recentemente colpita da
decine di attacchi terroristici ed
una nazione deve pur difendersi
da questa piaga. Ciò che però
mi ha colpito è che le decine di
persone fermate per dei controlli lunghi e minuziosi erano
non europei: asiatici, africani,
arabi. Nessuno sfuggiva al controllo degli inflessibili poliziotti,
ognuno doveva mostrare documenti e bagagli sotto gli occhi
dei molti passanti. Il treno era
in ritardo e nell’ora che ho dovuto aspettare, ho visto fermare una ventina di persone per
controlli: non una di esse assomigliava ad un europeo.
In treno poi l’ultima sorpresa,
nel mio stesso scompartimento
viaggiava un nero, un ragazzo
del Camerún. Al valico di ’’rontiera, mentre a me e agli altri
viaggiatori bianchi veniva data
una fuggevole occhiata, per questo ragazzo ricominciavano i
controlli, le domande: « dove
va? », « quanto è stato in Fran
eia? », ecc.
Intanto i giornali francesi parlavano del discorso del nuovo
primo ministro Chirac, quello
che ha l’appoggio della destra
moderata, ma per il quale ogni
tanto vota anche la destra estrema, quella razzista. Che questi
controlli sugli stranieri del Terzo Mondo siano il segno di un
nuovo indirizzo politico? Non lo
so, non sono un politologo, ma
vorrei concludere con due ragionamenti, uno banale ed uno
di fede.
Quello banale: ho gironzolato
per un’ora in quella stazione,
avrei potuto destare qualche sospetto, avrei potuto essere un
terrorista con la valigia piena
di bombe, eppure nessuno mi
ha fermato... nonostante la barba nera si vede che sono di pelle bianca. Un ragionamento che
viene dalla fede: vedendo questi controlli così a senso unico
quanto serhbravano lontani i discorsi che avevo fatto fino a poco tempo prima sulla parità fra
le razze e le culture! Molto restava e molto resta da fare perché il mondo capisca veramente
che in Cristo siamo uno, non<>
stante la pelle e la terra d'origine. Clatidio Pasquet
RFT: chiese,
soldati e obiettori
(epd) — La « cura d’anime per
i militari » nella RFT festeggia
dal 14 al 18 aprile i 30 anni
della sua esistenza come ufficio
ecclesiastico dipendente dal ministro per la difesa.
I 145 pastori che lavorano in
quest’ente vogliono usare questa data come un’occasione di
riflessione critica sul loro lavoro. Il loro vescovo Binder ha
sottolineato che la cura d’anime
RFT: manca la firma
contro la tortura
(epd) — La chiesa evangelica
della RFT (EKD) ha rivolto un
appello al governo di Bonn perché sottoscriva la convenzione
deirONU contro la tortura. Tutti gli stati europei tranne la
RFT, l’Irlanda e Malta hanno
aderito a questa condanna della tortura.
L’EKD non vuole fondare una
propria commissione per i diritti dell’uomo ma bensì affrontare questo problema in tutti
gli ambiti del suo lavoro.
Pena di morte
Il 17.1 u.s. il Parlamento Europeo ha
approvato una risoluzione in favore
dell'abolizione della pena di morte in
tutta la Comunità europea. Essa invita
gli stati membro a ratificare il relativo protocollo: il primo trattato internazionale vincolante che proibisce la
pena di morte. Il protocollo è entrato
in vigore il F.3 con la ratifica dei primi
5 paesi (numero minimo previsto):
Austria, Danimarca. Lussemburgo,
Spagna e Svezia. Altri paesi hanno firmato ma non ancora ratificato ii protocollo. Non hanno ancora firmato Cipro, Islanda, Irlanda, Liechtenstein,
Malta, Turchia e Gran Bretagna.
9
25 aprile 1986
cronaca ddle Valli 9
ASILO DI SAN GERMANO
'^^Maseie
tati
Iniziati i lavori
di ristrutturazione
In questi giorni anche a Torre
Penice tutti parlano degli scontri nel Mediterraneo. Ho sentito
i commenti più svariati: qualcuno condanna Reagan per aver
moltiplicato Vhitleriana rappresaglia del « dieci per uno » al « 40
per uno », bambini compresi.
Altri, al contrario, si rallegrano per la fermezza finalmente dimostrata dagli americani nel
combattere il terrorismo internazionale e le follie di Gheddafi.
Alcuni, infine, sentendosi molto saggi ed imparziali, vorrebbero chiudere in uno stadio americani e libici, perché si scannino
fra loro, liberandoci dall’incubo
di una guerra che nessuno vuole.
Ma, al di là delle opposte opinioni, c’è un fronte comune: il
ritornello più frequente, in tutti
i casi, è « maseie tiiti », ammazzarli tutti, loro, i cattivi; noi,
evidentemente, siamo i buoni.
Si parla di ammazzare, come
.se si trattasse di mosche o scarafaggi; una buona spruzzata di
insetticida, e potremo star tranquilli.
Mi ritorna in mente, per contrasto, quel che succedeva durante la Resistenza.
Eravamo convinti, e penso che
le siamo ancora oggi, quaranta
anni dopo, di aver fatto la scelta giusta, per la libertà dei popoli e il rispetto di ogni essere
umano, contro la follia nazista
della razza eletta e dei campi di
sterminio.
Eppure, quanti dubbi! Ci chiedevamo con angoscia che significato avesse per noi il biblico
« Non uccidere »; se in casi estremi il rispetto per la vita potesse
portare ad ammazzare Caino per
salvare Abele e non diventare
complici involontari di stragi che
bisognava fermare a qualsiasi costo. E tornavamo a cercare esempi nella storia: avevano avuto ragione ì Valdesi di Calabria che
si lasciarono sterminare o i montanari di Gianavello che lottarom con forconi e archibugi?
In quei giorni io non uccisi
materialmente nessuno, ma mi
sentivo ugualmente colpevole per
quel che facevamo, pur non sapendo trovare una via migliore
per combattere la violenza. Eppure eravamo stati allevati con
gli slogans « Libro e moschetto,
fascista perfetto » e «La guerra
è la sola igiene del mondo, naturale per l'uomo come il partorire per la donna ».
Oggi mi spaventa questo accettare o addirittura pretendere
tranquillamente la morte dei cattivi, da parte di Reagan, di Gheddafi e della brava gente che fa la
spesa al mercato di Torre Pellice.
Pietà e solidarietà coti le vittime prima di tutto, certo, ma
pietà anche per gli assassini, perfino quando ci costringono a diventare a nostra volta assassini
per fermarli. Non posso, e non
voglio unirmi al coro delle destre. delle sinistre e del centro:
« Ammazzarli tutti! ».
Marcella Gay
Vino buono
PINEROLO — La Confcoltivatori, i cui aderenti producono
« vino buono » perché produttori diretti e non semplici commercializzatori, in un comunicato chiede una « migliore legislazione che renda trasparente
ogni passaggio produttive del
vino » ed auspica « la costante
vigilanza sulle pratiche enologiche in qualsiasi fase effettuate ».
Che succede aH’Asilo di San
Germano? Perché, dopo l’intensa campagna per il finanziamento non si sente dire più nulla?
E’ vero, da qualche tempo
non compare sull’Eco/Luce alcuna notizia sullo stato dei lavori; ma questo non significa
che non si faccia nulla. Anzi, al
contrario: da diversi mesi il Comitato è fortemente impegnato
perché gli impegni e i tempi di
realizzazione siano rispettati. Infatti, se passerete accanto all’Asilo, vedrete il cantiere all’opera.
Non si può certo operare su
una struttura come l’Asilo, che
deve restare funzionante e dare
il suo servizio, come se si operasse su una casa vuota. Ecco
dunque che il primo atto è stato quello di liberare le due case che dovevano essere abbattute ed attrezzare la casa che unica sarebbe rimasta in funzione.
Oggi circa sessanta ospiti sono
alloggiati nel cosiddetto « Villino fede-riconoscenza ». Il secondo passo è stato quello di costruire un muro a valle che permettesse di realizzare in un secondo tempo un ampio parcheggio. Entro questo muro saranno
scaricate le macerie derivanti
dagli abbattimenti. Ma ecco già
il primo imprevisto; non appena
sono iniziati i lavori per il muro, l’inverno ci ha regalato la
prima e abbondante nevicata. La
neve era attesa da tutti, è vero;
ma ha bloccato subito i lavori
determinando un primo ritardo.
Seconda fase: gli abbattimenti.
Il Comitato non desiderava sprecare il materiale contenuto nelle
case ed ha invitato chi fosse interessato a venire e raccogliere
ciò che serviva. Subito si è avuto un gran tralfico di persone:
chi prendeva due porte, chi le
pietre degli scalini o i termosifoni. Pagando, s’intende.
Oggi gli abbattimenti sono già
cominciati. E questo vuol dire
molto per noi. Non è più tempo di ripensamenti, ma, al contrario, occorre guardare avanti
e lavorare perché non sorgano
intoppi alla costruzione che presto comincerà e che nel giro di
un paio di anni ci deve dare il
nuovo Asilo.
Ciò non significa però che i
problemi siano terminati o le
preoccupazioni siano passate.
Tutt’altro. Nel momento in cui i
lavori sono iniziati il Comitato
dispone solo di una parte del denaro necessario: più o meno la
metà della somma.
Allorché il progetto fu presentato, fu lanciata anche una parola d’ordine: raccogliere in valle un miliardo. Oggi, ad un anno
e mezzo da quella data sono
giunti aH’Asilo circa ottocento
milioni. Credo che siano pochi
gli istituti che hanno rice
A COLLOQUIO CON KARL HEINZ KUBB
I valdesi
di Germania alle Valli
Parecchie delle nostre comunità delle Valli mantengono legami
molto stretti con comunità sparse in Svizzera o in Germania.
Da queste ricevono visite che a
loro volta ricambiano. Una di
queste, che ha contatti molto
stretti con Torre e S. Giovanni, è
quella di Walldorf. Dei 9000 abitanti protestanti di Walldorf almeno la metà sono di origine
valdese, i cui antenati emigrarono alla fine del 1600 provenienti dai villaggi della media
Val Chisone — Villaretto, Balma,
Roveto, Meano e Castel Del Bosco. Nella zona che si trova a
15 Km. a sud di Francoforte furono loro affidati dei terreni non
coltivati appartenenti allo stato;
lì si insediarono e costruirono
le loro comunità. Nel 1971, per
celebrare i 275 anni della nascita di Walldorf, organizzarono un
treno speciale e con la collaborazione del loro comune in 240
visitarono le nostre valli. Da allora, ogni due anni organizzano
comitive e tengono contatti con
le nostre comunità ed opere. Nel
1980, in occasione della « giornata dei valdesi tedeschi », fu il
pastore Toum a guidare un
gruppo di una sessantina di persone che a loro volta resero la
visita, accolti con caloroso entusiasmo. Nel 1978, per avere uno
strumento organizzativo più agile, hanno fondato una Associazione che raggruppa soci anche
nella cittadina di Mörfelden, che
dal punto di vista amministrativo è ora unita a Walldorf.
« Gli interessi dell’Associazione sono abbastanza vari e diversificati » — ci dice Karl Heinz
Kubb, presidente dell’Associazione e di recente di passaggio
alle Valli. « Abbiamo un primo
obiettivo: quello di sviluppare
vuto una così ampia dimostrazione di affetto e solidarietà. Più
di duecento persone hanno offerto un milione, altrettante hanno dato mezzo milione. Corali,
gruppi, unioni femminili, chiese,
si sono impegnati per la raccolta dei fondi e tutto questo è
commovente e stimolante nello
stesso tempo. E ci dice che in
breve tempo la mèta potrà non
solo essere raggiunta, ma anche
superata. Quando scrivo queste
note, sono appena tornato da un
concerto organizzato dalla Banda municipale di S. Germano e
dalla Parrocchia cattolica. La
colletta ha fruttato seicentomila
lire. Non è poco, soprattutto se
penso che accanto a Chiese vaidesi che hanno fatto molto, ve
ne sono alcune che sono rimaste
parecchio al di sotto di quanto
era forse lecito aspettarsi.
Pàolo Ribet
Crisi in giunta
PINEROLO — Non c’è pace
per la giunta comunale. Dopo
le dimissioni, rientrate, dei socialisti, dei liberali avvenute nei
mesi scorsi, ora è l’assessore
Trossero, repubblicano, a dimettersi per contrasti interni al suo
partito sul problema della finanziaria per la ristrutturazione
del centro storico. Della questione si discuterà nella riunione del
29 e 30 prossimi.
Bilancio Comunità
Val Pellice
torre pellice — n « nuovo » clima politico della Comunità Montana Val Pellice ha
espresso il bilancio preventivo
per il 1986: risnetto al recente
passato manca l’opposizione
martiniana ma resta l’obiettivo
di fondo, l’utilizzo razionale delle risorse, come è stato detto dal
presidente Longo nella sua relazione. In circa 4 miliardi e
mezzo sta la previsione di spesa, con un piano stralcio che
prevede attività per 250 milioni.
Per quanto riguarda le funzioni sanitarie le previsioni di
spesa sono oltre i 15 miliardi e
mezzo.
Approvato nella seduta anche
un documento sulla situazione
bellica nel Mediterraneo; le proposte del gruppo indipendenti
di sinistra e socialisti si sono fuse in un documento naturalmente unitario che condanna l’attacco americano alla Libia, «paese
sovrano, senza palese provocazione» e Tatto di guerra libico
verso l’Italia « senza provocazione». E’ stata ' inoltre affermata
l’esigenza di promuovere al massimo ogni tentativo per comporre in modo pacifico il conflitto
in atto.
Studenti in sciopero
PINEROLO — Gli avvenimenti del Golfo della Sirte, e l’attacco libico a Lampedusa hanno fatto scendere in sciopero gli
studenti che in 2.000 hanno marciato per la città scandendo slogan pacifisti e per l’uscita dell’Italia dalla Nato.
TORRE PELLICE
li Coro Alpino
canta per Amnesty
un programma che illustri i nostri rapporti in vista del Kirchentag ’87 che si terrà proprio
a Francoforte e di conseguenza
organizzare l’ospitalità per quel
periodo. Contemporaneamente
stiamo pensando di organizzare
un viaggio per il 1988 sul percorso del Rimpatrio valdese.
In prosecuzione dello stesso
viaggio saremmo interessati a
visitare i luoghi di insediamento
valdese in Calabria, oltre naturalmente ad avere contatti con le
comunità evangeliche del sud
Italia. Sul fronte delle opere,
siamo da anni impegnati nell’appoggio per l’ospedale di Torre
Pellice, l’Asilo di S. Giovanni e
il Collegio. Riteniamo di poter
rilanciare questa nostra solidarietà verso queste onere, ora
che avendo terminato la ristrutturazione della nostra chiesa di
Walldorf, potremo disporre di
maggiori risorse ».
L’attenzione ai problemi delle
Valli non si ferma qui. Su un
loro giornale regionale riportano spesso notizie sui fatti principali della nostra zona e della
chiesa valdese: ultimamente hanno preso posizione sulla ventilata soppressione della linea ferroviaria per Torre Pellice scrivendo lettere e petizioni al nostro Ministro dei Trasporti. Nella loro zona è attivo il dialogo
locale, sia fra le comunità, sia
con la loro amministrazione comunale; alcuni anni or sono,
parteciparono attivamente alla
lotta (che ebbe poi esito negativo) contro Tampliamento della
pista di decollo di Francoforte,
per la cui realizzazione fu sacrificato un bosco di 200 ettari nel
loro comune.
A. L.
La partecipazione del Coro
Alpino ’’Val Pellice” alla serata
promessa, il 12 aprile, dal Gruppo di Amnesty International è
stata definita da Elena Corsani
Ravazzini, nel suo intervento,
« un atto di solidarietà ». E veramente lo è stato. Il Coro Alpino ’’Val Pellice”, amicale del
canto popolare e di montagna,
magistralmente diretto dal M“
Ugo Cismendi, ha offerto la sua
arte, il suo impegno, il suo tempo per sostenere l’attività di Amnesty International, il movimento in difesa dei Diritti Umani,
che opera ormai da più di due
anni anche nella Val Pellice.
Il pubblico che affollava numeroso il tempio valdese di Torre Pellice ha molto goduto, apprezzato e applaudito con calore
il Concerto. Il programma è stato preparato con cura e buon
senso e ogni canzone è stata
commentata con brio e intelligenza dal dott. Granata. Varia
la scelta delle canzoni: canzoni
di guerra, ma anche canzoni da
cui si eleva un messaggio di pace, canzoni dal tono grave e triste, come il Canto dei deportati, in cui i coristi hanno espresso il massimo della loro sensibilità e canzoni allegre e spiritose come la Pulaiera. Il pubblico con un più folto e nutrito
applauso ha dimostrato di gradire in modo particolare il Canto dei partigiani « Bella ciao ».
Nell’intervallo il commosso
messaggio della prof.ssa Elena
Corsani Ravazzini ci ha richiamati dolorosamente al tempo
d’oggi. Dopo aver ricordato come Amnesty International abbia
avuto origine dalla pubblicazione di un articolo intitolato « I
prigionieri dimenticati » su un
giornale londinese, ha fatto ncta
re che nel programma di questa
associazione si parla di uomini
e donne perseguitati, incarcerati,
torturati per le loro opinioni, la
loro religione, la razza, ma non
si fa menzione di bambirù. E’
per il fatto, dice Toratrice, che
non si poteva immaginare che
delle creature in tenera età potessero diventare vittime innocenti di azioni così « tremendamente crudeli ». Ci sono diverse
testimonianze di questi terribili fatti: bambini che vengono
torturati in presenza dei genitori perché questi confessino e
genitori torturati davanti ai
bambini; bambini rapiti con i
genitori e scomparsi nel nulla.
La sig.ra Corsani legge a questo
proposito una commovente lettera di una nonna argentina che
cerca disperatamente la nipotina rapita a tre mesi. Com’è
possibile rimanere indifferenti
di fronte a queste notizie? ma
cosa possiamo fare? Tutti possono fare qualcosa, risponde
Toratrice, citando ad es. le tante persone che si seno impegnate per la riuscita della serata in
favore di Amnesty, «questa associazione che crede nell’amore
fraterno ». « Se riusciamo a stabilire un legame, ognuno coi
propri doni, con le proprie possibilità, ognuno dovrebbe rap>presentare un anello di una catena, una catena che dovrebbe
riuscire a spezzare le altre catene, le catene di ferro, le catene
che fanno soffrire, le catene che
incatenano al tavolo della tortura ».
« Allora cerchiamo di formare
questa catena per spezzare la catena del male, perché in un domani i nostri figli, i nostri nipoti non debbano soffrire anche loro ». a. m. r.
10
10 cronaca delle Valli
25 aprile 1986
COMITATI PER LA PACE DEL PINEROLESE
Riflessioni suila crisi dei Mediterraneo
La vera radice del terrorismo arabo deriva, probabilmente, dal problema non risolto del popolo palestinese - Si esprimano i cittadini se vogliono o meno tenere in casa ordigni atomici
A tutta prima sembrava una
questione tra Libia e USA, ed invece nel giro di pochi giorni ci
siamo trovati invischiati in un
conflitto che rischia di coinvolgere tutto il Sud-Europa. Ma come si è arrivati a questa situazione? I fatti sono noti. Da una
parte una serie di attentati terroristici tesi soprattutto a colpire sedi, ambasciate e anche civili
e militari americani. Dall’altra
parte una violenta risposta militare degli Stati Uniti: una chiara provocazione iniziale con ripetute manovre della VI flotta
nel Golfo della Sirte ed infine il
bombardamento di Tripoli e Bengasi, con decine di vittime, con
il quale speravano di eliminare
Gheddafi o di favorire un tentativo di golpe. Come Comitati
Pace non crediamo assolutamente che questa sia una risposta
adeguata al terrorismo internazionale. Quest’ ultimo non può
essere combattuto con cizioni di
rappresaglia e di guerra che da
una parte sono anch’esse terroristiche e dall’altra eliminano la
possibilità di risolvere il conflitto con l’uso della ragione e della politica.
Comunque vadano le cose non
è certamente solo Gheddafi
l’ostacolo alla pace nella regione e la sua eventuale scomparsa
non risolverebbe la situazione
creatasi, così come non ha risolto nulla l’invasione israeliana nel
Libano che ha portato ad un inasprimento della guerra civile, ad
uno smembramento di fatto del
suo territorio e alla sua occupazione militare da parte di altri
Stati della regione. La vera radice del terrorismo arabo deriva,
probabilmente, dalla non soluzione del problema palestinese. A
questo problema nessuno sembra voler trovare una soluzione:
né la Siria, né l’Iran, né Israele,
né gli Usa, e neppure alcune
frange del variegato arcipelago
di gruppi palestinesi.
Ed appunto in questa situazione si viene a collocare la Libia,
il cui leader carismatico Gheddafi è sempre pronto ad appoggiare direttamente o indirettamente i gruppi più estremisti del
mondo arabo e nello stesso tempo a combattere il leader dell’OLP Arafat. Ed è proprio dal
confronto tra questi due elementi, da una parte gli Stati Uniti
di Reagan, autoproclamatisi paladini della giustizia e della pace, sempre più convinti di essere
i soli a combattere i mali del
mondo e dall’altra parte la Libia di Gheddafi, che ci veniamo
a trovare invischiati, noi italiani
e tutto il Sud-Europa, in un conflitto sempre più pericoloso. Infatti non possiamo affermare di
non essere parte in causa, non
possiamo dire che noi in questa
guerra siamo stati coinvolti nostro malgrado perché l’Italia
ospita numerose basi americane
e NATO, basi che possono essere utilizzate in ogni momento
dagli alleati statunitensi per i loro fini.
Inoltre, di fatto, le armi nucleari installate in Italia sono
sotto il diretto controllo degli
Stati Uniti. L’Italia non ha nessuna reale possibilità di opporsi
alla loro utilizzazione nonostante le dichiarazioni sull’uso di
doppie chiavi e di consultazioni
e decisioni bilaterali.
D’altronde abbiamo sotto gli
occhi cosa significa per gli americani consultarsi con gli alleati.
Ci auguriamo comunque che ciò
che è successo a Lampedusa rimanga l’unico gesto ostile contro
l’Italia. Ma tutto ciò potrebbe ripetersi in un prossimo futuro se
si continua ad agire con la stessa logica. Ed allora come Comitati Pace riteniamo che occorra
cambiare politica. Siamo convinti che la sovranità nazionale non
si conserva mantenendo sul nostro territorio ordigni atomici,
ma piuttosto attuando concreti
gesti di pace e distensione. Ed è
per questo che proponiamo nuovamente che l’Italia si denuclearizzi e bandisca dai propri arsenali le armi di sterminio chimiche e batteriologiche. Questo
processo di denuclearizzazione
può iniziare dalle Amministrazioni locali. Giudichiamo pertanto positivo che il Consiglio Comunale di Pinerolo, nella riunione del 4 aprile scorso, accogliendo la proposta del Comitato per
la Pace, abbia approvato un ordine del giorno che contempla
anche la denuclearizzazione del
territorio comimale.
Seguiremo con attenzione l’attuazione concreta di questo impegno che dev’essere accompagnato da proposte ed azioni tendenti a far prendere coscienza a
tutti noi della gravità e complessità della situazione internazionale, della estesa e profonda ingiustizia che fa vivere in modo
disumano molta parte della popolazione mondiale, dei problemi che anche da noi, in Italia,
causa la costruzione ed il possesso di armi di sterminio.
Negli anni scorsi, in tutta Italia, sono state raccolte molte firme per proporre l’indizione di
un referendum riguardante l’installazione di armi nucleari. Le
proposte giacciono tuttora in
Parlamento senza che i nostri governanti le abbiano prese in considerazione. Gli ultimi fatti ci
inducono a riprendere e riproporre questa richiesta: ogni singolo cittadino dev’essere respon
Quale cattolicesimo?
(segue da pag. 3)
del partire dai « praticanti », per
pensare invece al cattolicesimo
diffuso nelle masse. Proponendosi come maestra di umanità
per tutti, la Chiesa cattolica (si
veda anche il « nuovo » concordato) si ripropone più sulla base di un ampio consenso, relativamente poco esigente, di massa, che come portatrice di verità assolute.
Franco Barbero ha risposto
alla domanda chiave del convegno (cattolicesimo o cattolicesimi?) con una serie di altre domande. Dove va la constatazione dell’esistenza di molti cattolicesimi? Si ha l’impressione di
differenze che sono come fiori
che non fioriscono mai, che non
giungono a fruttificare. Che cosa impedisce un vero fiorire di
diversità? L’unità, organica o
teologica, o è illusione o è dominazione, egemonia. La molteplicità non fuoriesce da questa
egemonia. Abbiamo una chiesa
sempre più preoccupata della
moderazione, della diplomazia,
che tende a ricondurre tutto nell’alveo precostituito, che dolcifica, che ammorbidisce, che depotenzia i conflitti.
E ancora: si profila una linea
di laicità, o di confessionalismo?
Si vive con gli altri o si tende
a gestire tutto quello che si può
in proprio, in spazi ritagliati per
se stessi? Andiamo verso una
laicizzazione della chiesa o verso una clericalizzazione dei laici?
La teologia si muove nel coraggio, o nella rinuncia?
La linea tentata dalle Comu
nità di base è quella di non alienarsi né nella teologia, né nella
solidarietà; c’è la voglia di mettere insieme la gioia del futuro
e la vigilanza, per giungere a differenze che rimangano tali, in
tensione, e per questo fruttificanti.
Area protestante
Due interventi infine dall’area
protestante.
Il sottoscritto, della redazione dell’Eco/Luce, ha tentato di
interpretare i vari ecumenismi
che si alternano in campo protestante (privilegiando ora le comunità di base, tentando in altri momenti di comprendere il
cattolicesimo nel suo insieme)
come riflesso della dialettica
cattolicesimo/cattolicesimi.
Quando i confessionalismi e
le identità dimostrano di non
avere esaurito la loro « spinta
propulsiva » non si può ingenuamente vivere una chiesa del futuro che è ancora tutta da creare. I temi centrali sarebbero
quelli della unità e della autorità. Oggi i vari cattolicesimi
fanno riferimento a diverse « autorità » di fede ed etica, ma l’unità, tema quasi ossessivo per
il cattolicesimo, tende costantemente a ridurre queste diverse
autorità a quella ecclesiastica (in
termini di papato, di gerarchia,
di ecclesiologia, con sfumature
diverse ma sempre sostanzialmente ecclesiocentriche).
Ermanno Genre, del centro
ecumenico di Agape, ha conclu
so la serie di interventi ponendo una domanda fondamentale.
Oggi vi è nel cattolicesimo una
indubbia pluralità di teologie,
ma il cattolicesimo sembra incapace di sviluppare, a partire
da queste diverse teologie, una
diversità di ecclesiologie.
Le convergenze notevoli che si
registrano in campo cattolico e
in campo protestante, per esempio tra gli storici, nello studio
della Riforma, p degli esenti,
nell’indagine biblica, non giungono poi a produrre conseguenze in campo cattolico. Anche le
linee che tendono a relativizzare le differenze confessionali,
per cui le differenze non starebloero più nelle diverse confessioni. ma, per tutti, nel rapporto chiesa-mondo, nel contesto,
anche nelle forme della teologia
della liberazione, non pongono
in questione la struttura gerarchica. La chiesa intesa come madre impedisce una reale pluralità di ecclesiologie, mentre in
campo protestante la chiesa è
intesa istituzionalmente come
luogo di incontri, di pluralità e
di differenze, sotto la paternità
di Dio.
Il prossimo appuntamento, al
quale sono invitate all’incirca le
stesse aree, sarà ad Agape, per
il campo « Verso quale cattolicesimo », che avrà luogo dal 5
al 12 luglio. La Chiesa metodista di Milano farà il possibile
per raccogliere in un opuscoletto le sette relazioni pronunciate
in questo convegno di primavera.
Sergio Ribet
nazionali e le nostre inquietudini;
— il linguaggio non possa essere fonte di inganno per giustificare morti « buoni » e
« cattivi » perché nessuno può
valutare se una vita vale più
di un’altra.
Gruppo pace deUa Chiesa
Valdese di Lusema San Giovanni
sabilizzato e deve poter decidere
se vogliamo possedere armi di
sterminio.
Non possiamo continuare a
credere che esse servano a mantenere la pace, non dobbiamo
delegare solo ad altri (i nostri
governanti o quelli di altri Stati)
responsabilità che debbono essere prese in prima persona. Richiediamo inoltre che il Parlamento approvi una legge che regolamenti in modo responsabile
il traffico e la vendita di armi
all’estero.
Questi sono alcuni degli impegni più urgenti su cui i Comitati Pace intendono muoversi e certamente non da soli.
Comitati per la Pace e il
Disarmo del Pinerolese
« Non credo
al diritto del più forte,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
al diritto dell'uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei nonviolenti ».
Facendo nostre queste parole
tratte da una dichiarazione di
fede della teologa tedesca D.
Sofie, rispetto a quanto ultimamente accaduto nel Mediterraneo, non possiamo fare a meno
di farvi partecipi delle seguenti
riflessioni.
Come credenti, uomini e donne cittadini di questa nazione,
ci sentiamo corresponsabili di
quanto tragicamente avvenuto:
— a causa dei nostri silenzi passati;
— a causa della nostra incapacità di un impegno prolungato per la pace e una vita migliore, perché distratti dal
nostro benessere e non convinti dell’utilità del nostro
contributo;
— a causa della superficialità e
defi’indifferenza con le quali
abbiamo considerato i problemi legati alla pace e al
disarmo;
— per aver accettato come necessarie armi micidiali che
nulla hanno a che vedere con
lo sviluppo civile dell’uomo
e per averne vendute sui mercati dove erano richieste;
— per esserci affidati alla « protezione » di chi è più potente
piuttosto che avere un ruolo
indipendente e attivo nella ricerca della distensione.
Ci rendiamo conto:
— che abbiamo spesso speculato sul valore delle vite umane
attribuendo loro diverso peso
a seconda delle situazioni e
degli schieramenti;
— che il nostro egoismo collettivo non ci consente di vedere l’esistenza della guerra
se non quando abbiamo paura.
Crediamo che:
— il dolore altrui non debba essere usato a proprio profitto;
— la superiorità degli armamenti non sia una garanzia
per risolvere i conflitti inter
Concerti
PINEROLO — L'Assessorato alla
Cultura del Comune in collaborazione
con la Pro Loco e con ¡1 Civico istituto Musicaie « A. Gorelli », nell’ambitu
del progetto regionale « Piemonte in
Musica » coordinato dalTUnione Musicale di Torino organizza una stagione di concerti in alcune chiese nel periodo aprile-giugno 1986.
Gli abbonamenti a tutti i concerti
sono in vendita presso:
Biblioteca Comunale Alliaudi, via C.
Battisti 11, Pinerolo.
Pro Pinerolo, Piazza Vittorio Veneto fi,
Pinerolo;
Bonetto Dischi, Corso Torino 34, Finerolo.
Il programma dei concerti è il seguente:
26 aprile - sabato, ore 21: Chiesa di
S. Maurizio, piazzale San Maurizio,
Pinerolo. Gruppo Cameristico « A.
Corelli », musiche di: Locatelli,
Haydn, Leclair, Telemann.
30 aprile ■ mercoledì, ore 21: Chiesa
Santi Michele e Lorenzo, Via Tabona
56, Pinerolo. Gruppo di strumenti a
fiato della RAI di Torino, musicl e
di: Haydn, Beethoven, Mozart.
9 maggio ■ venerdì, ore 21: Chiesa di
S. Maurizio, piazzala S. Maurizio. Pinerolo. Ensemble « Lotaringia » del
Civico Istituto Musicale « A. Cotelli », musiche di: Telemann, L. Mozart, Vivaldi, Haendel.
15 maggio ■ giovedì, ore 21: Chiesa
Santi Michele e Lorenzo, via Tabona 56, Pinerolo. Orchestra Sinfonica
« Gioacchino Rossini » dal Teatro
Regio di Torino. Direttore Paolo Ferrara, musiche di: Mozart, Mula, Rossini, Schubert.
23 maggio ■ venerdì, ore 21: Aud :orium, corso Piave 7, Pinerolo. « La
Serva Padrona », opera di G.B. Psrgolesi, realizzazione e allestimento a
cura del Civico Istituto Musicale « A.
Corelli ».
r giugno - domenica, ore 21: Chiesa
Madonna di Fatima, via Città d'Alba,
Pinerolo. Orchestra e Coro « A. Corelli ». Direttore Giovanni Toselli, musiche di; Corelli, B. Marcello, Haendel, Vivaldi.
Giugno ■ ■■ Incontri con giovani strumentisti ». Serate musicali a cura del
Civico Istituto Musicale di Pinerolo.
4 giugno - mercoledì, ore 21, Cappella Comunale, S. Giuseppe, Pinerolo
7 giugno - sabato, ore 21, Cappel
la Comunale, S. Giuseppe, Pinerolo
11 giugno - mercoledì, ore 21, Cappel
la Comunale, S. Giuseppe, Pinerolo
14 giugno - sabato, ore 21, Cappel
la Comunale, S. Giuseppe, Pinerolo
Amnesty International
TORRE PELLICE — Mercoledì 30 aprile, ore 17, avrà luogo una riunione
con il seguente o.d.g.: a) riepilogo
dell’Azione Urgente in favore di tre
prigionieri sudafricani; b) Campagna
per il Sud Africa: distribuzione lettere da spedire ad autorità ecclesiastiche ed accademiche del luogo; c) relazione della delegata all'Assembiea
generale di Rimini (25-27.4).
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
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FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
11
25 aprile 1986
cronaca delle Valli 11
PROBLEMI DEI NON VEDENTI 3QQ 3ppj
La camera iperbarica in cantina
A complicare la cura della retinite pigmentosa concorrono problemi
burocratici e di lassismo generalizzato - Appello dei diretti Interessati
« Siamo un gruppo di non vedenti e ipovedenti, 'affetti tutti da
retinite pigmentosa, una malattia
congenita molto grave e diffusa
che, nella 'maggior parte dei casi, conduce alla cecità più o meno velocemente. Da qualche anno siamo venuti a conoscenza di
alcvme terapie sperimentali. Alcuni di noi, tramite l’Unione Italiana Ciechi, hanno chiesto alle
preposte autorità sanitarie della
Regione e deirUsl 1-23 di esprimersi chiaramente in merito alle cure prestate presso l’Istituto
Ghelmoltz di Mosca, presso la
Clinica oculistica dell’Università
di Pisa e nel 'Centro iperbarico
polivalente di Teramo. Non è mai
pervenuta risposta. Molti di noi
continuano ad affrontare disagi
logistici ed economici per “andare incontro’’ alle terapie, nell’attesa che qualcuno si preoccupi
di avvicinare la terapia stessa ai
malati.
« In merito alla “ossigenoterapia iperbarica", alcuni si stanno
sottoponendo mensilmente alla
cura presso centri specializzati
lontani dal Piemonte, ottenendo
risultati promettenti.
« Ciò che rende l’assenza di risposte da parte dell’ente pubblico ancora più deprecabile (pur
non pretendendo che a Torino
esista tutto) è il fatto che siamo
venuti a conoscenza che da qualche anno, negli scantinati del reparto diretto dal Prof. Pattono
alle iMolinette, esiste una camera iperbarica, strumento necessario per l’applicazione deU’ossigenoterapia.
« Pare infatti che, e la cosa è
stata confermata ad uno di noi
dal Prof. Pattono, da quando la
costosa attrezzatura approdò
presso il nostro ospedale, una
volta accertato che dalla fornitura mancava un 'pezzo importante per il funzionamento, nessuno
si sia più occupato di reperirlo
o di ordinarlo e che la camera
iperbarica sia quindi stata relegata, tra la polvere ed i topi, nel
dimenticatoio. 'Cose che possono
capitare solo in Italia, dice qualcuno: forse no, ma certo in Italia capitano e sembra neppur
molto di rado.
« Ricordiamo che il trattamento di ossigenoterapia iperbarica
per la cura della retinite pigmentosa non è a carattere episodico
o "una tantum”, ma ciclico ed a
tempo indeterminato (una settimana ogni 40 giorni). Ci si renderà dunque conto delle difficoltà e delle spese che un non vedente o ipovedente deve affrontare per recarsi ad esempio a
CONCERTI PER
L'OSPEDALE
Nelle domeniche 16 e 23 marzo, 6 e
13 aprile c.a. si sono tenuti al Tempio Valdese di Torre Pellice quattro
concerti.
A turno Luca fiasca, Laura Giordano, Elena Ballarlo ed Angela Scavezzo,
^giovanissimi e giovani pianisti, hanno
eseguito con valente maestria brani
dei maggiori musicisti.
Le offerte raccolte sono state devolute all'Associazione Amici deH’Ospedaie. per la ristrutturazione.
Tale Associazione, vivamente riconoscente, ringrazia l'UNITRE e la PRO
LOCO di Torre Pellice per la benefica
riuscita iniziativa ed I quattro pianisti
per ia disponibilità dimostrata e per le
esecuzioni offerte ad un pubblico che
le ha particolarmente gradite.
Ass, Amici Ospedale Valdese,
Torre Pellice
AVVISI ECONOMICI
CEDESI punto vendita prodotti naturali in Torre Pellice (To) - Tel.
0121/91337.
46 ANNI, evangelico, agricoltore projirietario casa-terreni cerca signorina
o vedov a 33-40 anni preferibilmente
settentrionale evangelica, eventualmente scopo matrimonio, gradita folografia. Scrivere: a Tetto evangelico », presso Presbiterio Valdese 10060 Angrogna (To).
PERCHE’ NON
PUBBLICARE
IN FRANCESE?
Grazie all'amico Osvaldo Co'isson
per l’osservazione che fa sulla mancata pubblicazione in francese di un
articolo inviato a « L'Eco delle Valli ».
Buona cosa sarebbe che le nostre
valli tornassero ad essere veramente
bilingui.
Buona la proposta di pubblicare la
corrispondenza inviata in francese su
« L'Eco » riservando alla « Luce » la
traduzione In italiano.
Mi auguro che questo suggerimento
venga accolto.
Guido Pasque!, Torre Pellice
Gita in Toscana
Dalla domenica di Pasqua a
mercoledì 2 aprile ha avuto luogo una gita in Toscana dei giovani del 1° Circuito. Vi hanno
partecipato 35 giovani provenienti da quattro comunità della Val Pellice; è stata una occasione « turistica » per coloro
che, lavoratori o in attesa di
occupazione, non hanno più
possibilità di prendere parte a
gite scolastiche.
Ospitato a Casa Cares (Reggello) il gruppo ha visitato Firenze, Siena, S. Gimignano e,
sulla strada del ritorno, Lucca
e Pisa.
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Teramo tutti i mesi e meglio si
capirà il senso di beffa ohe si
prova in simili circostanze ».
(Seguono 22 firme)
Mi chiamo Fiamma Armellino, ho 23 anni, appartengo alla
Chiesa Valdese di S. Secondo.
Poiché ho dei gravi problemi di
vista, frequento a Torino un corso per centralinisti telefonici
ciechi.
Vorrei proporvi un articolo,
che è stato scritto da alcuni miei
compagni e da altri membri dell’Unione Italiana Ciechi, tutti affetti da retinite pigmentosa;
questo articolo è già stato pubblicato sulla Stampa della scorsa settimana, ma siccome per
queste persone è molto importante che piò che hanno da dire
sia disuso il più possibile, ed i
motivi sono descritti nell’articolo stesso, abbiamo pensato di
rivolgerci anche alle Radio private ed ai giornali locali.
Io non ho questo genere di
problema, il mio è di carattere
molto diverso, ma per solidarietà verso di loro ho voluto rivolgermi al giornale affinché
questo genere di problemi, ancora troppo poco conosciuto,
possa essere portato alla conoscenza dei fratelli delle Valli,
non per avere da loro compassione ma comprensione ed appoggio.
Con tutta la mia riconoscenza
per l’attenzione. Vi ringrazio e
saluto cordialmente.
’ Fiamma ArmelUno
Si è svolta a Bobbio Pellice, Il 20
aprile, la 4" Giornata dei giovani del
1° Circuito. Dopo i tre incontri degli anni scorsi in cui si era centrata la
giornata su una riflessione su temi
di attualità (pace, lavoro, ecologia)
quest'anno l'argomento era « L'esilio
del 1686 ». Un tema storico dunque,
una pagina tra le più drammatiche della storia valdese, sulla quale i giovani
sono stati invitati a riflettere non tanto
per una celebrazione, quanto per un
confronto con la situazione odierna
della chiesa. Dopo il culto, presieduto dal membri dell'Unione di Bobbio
Pellice, i partecipanti hanno infatti cercato di pensare a che cosa sarebbero le Valli valdesi senza la presenza
della nostra chiesa: l'impegno sociale, l'attività culturale danno a questo
angolo delle Alpi occidentali un carattere particolare, avvertite più dai
visitatori esterni che dagli abitanti
stessi. Lo stimolo che viene dalla
presenza protestante, anche nei confronti del cattolicesimo, è un « unicum » da salvaguardare senza trionfalismi e senza Impennate di orgoglio
fini a se stesse, ma nella ricerca di
una vocazione comune.
Nel pomeriggio l'Unione dei Coppieri, il gruppo più numeroso all'incontro, ha presentato una drammatizzazione sui fatti del 1686 e l'Unione
della Piantà ha dato comunicazione dì
una ricerca sulle vicende degli <■ ‘Invincibili » e sui templi di Villar Pellice alla fine del Seicento. Una giornata
positiva dunque, che avrà un riscontro
se i giovani sapranno continuare la
riflessione oltre aH’episodicità dell’occasione.
Tra le iniziative del Circuito per i
giovani, oltre alla riuscita gita in Toscana di fine marzo, è in programma
per l'estate una puntata in Calabria per
« Vacanze Insieme Giovani alcuni
giorni a Guardia Piemontese e il campo giovani di Bethel (dal 6 al 20 agosto, per giovani dai 15 ai 19 anni).
Franco Taglierò
ALPI E CULTURA
Un atlante etnografico
del Piemonte occidentale
Nel 'quadro del progetto « Alpi
e Cultura», la Regione Piemonte
ha promosso, in collaborazione
con il Dipartimento di Scienze
del Linguaggio dell’ Università
di Torino, la compilazione di un
« Atlante Linguistico ed Etnografico del Piemonte Occidentale » (sigla ALEPO)i. Questo potrà essere pubblicato isolo dopo
che saranno ultimate le molte
inchieste in corso in tutta la zona. Ma, intanto, ha inizio la pubblicazione di una collana che raccoglie gli studi sociolinguistici e
le schede etno-fotografiche che
serviranno per la compilazione
delle carte dell’Atlante.
II primo volume di questa collana, stampato nell’agosto 1985
per conto della Regione Piemonte, a cura di Tullio Telmon e Sabina Canobbio, col titolo: « Materiali e saggi 1984 », contiene
una serie di studi e ricerche che
possono interessare non solo gli
esperti o i cultori di linguistica
e dialettologia, ma anche chi, pur
profano, si interessa alla vita
quotidiana e ai costumi delle nostre popolazioni alpine. 'Così, accanto ad articoli prettamente
linguistici come la raccolta di
testi dialettali ed etnotesti (diversi provenienti anche dalle nostre Valli) a cura di S. Canobbio, che presuppongono nel lettore oltre ad una conoscenza dei
vari dialetti (anche se vi è, a lato, la traduzione), anche quella
della grafia fonetica, troviamo,
oltre agli studi di D. Calieri, sui
termini: « Vallone, indiritto, inverso » e di J. 'C, Bouvier su « Le
ruisseau alpin », uno studio di T.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo, da Lui viene la mia salvezza »
(Salmo 62: 1)
E’ deceduto il 6 aprile 1986 in Riva
Ligure all’età di anni 75
Lazzaro Michele Rostagno
Ne danno notizia a funerali avvenuti: la moglie Virginia Germana ed i
parenti tutti.
Un particolare ringraziamento al Pastore Peyrot e Signora.
RINGRAZIAMENTO
a Non v*è dunque ora alcuna
condanna per quelli che sono
in Cristo Gesù »
(Romemi 8: 1)
1 familiari dèi compianto
Carlo M alari
commossi ringiraziano tutti coloro che
con scritti e parole. di conforto hanno
partecifiato al loro dolore.
Un pensiero riconoscente a quanti
l’hanno circondato del loro affetto e gli
sono stati accanto durante la sua malattia. Un grazie particolare ai sanitari ed al personale dell’Ospedale V^dese di Torre Pellice.
Luserna S. Giovanni, 20 aprile 1986.
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo; da lui viene la mia saL
vezzo. Egli solo è la mia rocca
e la mia salvezza »
(Salmo 62: 1-2)
Il giorno 17 aprile 1986 si è addormentato serenamente il
Dott.
Guido Trincherà Salvadori
Ne danno notizia, fiduciosi nella
promessa della resurrezione in Gesù
Cristo, la moglie Gemma e le figlie
Natalia, Mirella, Emma, Gioia con i
generi e i nipoti e la sorella Laura
con il marito pastore Gustavo Bertiu.
Porto S. Giorgio, 17 aprile 1986.
RINGRAZIAMENTO
« Uanima mia s’acqueta in Dio
solo »
(Salmo 62: 1)
I familiari della compianta
Susanna Margherita Long
ved. Sappé
deceduta all’età di anuí 92
ringraziano quanti con presenza, scritti, parole di conforto hanno preso parte
al loro dolore.
Angrogna, 15 aprile 1986.
Telmon su: « Tipizzazione morfologica ed onomasiologica della
“Troclea”; ima proposta metodologica ». Per chi non lo sapesse (come per es. il sottoscritto)
la “troclea” 'è la “taccola" (la
taccio in Val Germanasca, la tacoula in Val Pellice). E’ uno studio che interesserà particolarmente gli angrognini, specializzati nella fabbricazione di questo piccolo 'Strumento in legno
che serve a serrare e mantenere
strette le corde che chiudono un
carico, tanto da essere soprannominato “tacoulot”. Qui impariamo che ci sono svariate forme di “taccole" a seconda delle
regioni dell’Arco Alpino; talune
con due fori, come le nostre, altre con uno solo, ma più grande,
0 con una sagomatura diversa.
Interessante anche l’esempio
che 'F. Ghignone ci dà de « L’indagine etno-foto-grafica nelle inchieste delI’ALEPQ », in cui viene descritto il metodo per raccogliere, con fotografìe e disegni,
1 vari tipi di attrezzi ed anche le
varie fasi di lavorazione di questi oggetti d’uso nelle nostre
campagne.
Il volume, oltre ad essere in
vendita, è stato distribuito a tutte le Biblioteche Civiche e agli
Enti e Associazioni locali, dove
può essere richiesto per consultazione e lettura.
Osvaldo Coisson
' Alepo - Atlante Linguistico ed
Etnografico del Piemonte Occidentale Materiali e Saggi 1984, a cura di Tullio Telmon e Sabina Canobbio. Ed.
Regione Piemonte, 1985.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
venerdì’ 25 APRILE 1986
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chìsone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
DOMENICA 27 APRILE 1986
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
VENERDÌ’ 25 APRILE 1986
DOMENICA 27 APRILE 1986
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Vìa Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 uomo e società
25 aprile 1986
SICILIA
Pellegrinaggio di pace
Da Palermo a Comiso nella settimana di Pasqua un pellegrinaggio
ecumenico colorato di viola ha attraversato la Sicilia militarizzata
Sigonella, mercoledì 26 marzo: l’aria che si respira è straordinariamente carica di tensione, mentre i centoventi cristiani
in pellegrinaggio si avvicinano
ai cancelli della più grande base
militare del Mediterraneo. Lo
schieramento delle forze dell’ordine è particolarmente imponente. Il livello deH’allarme scattato nella base due giorni prima, in seguito alla battaglia nel
Golfo della Sirte fra VI Flotta
USA e Forze Armate libiche,
non ha probabilmente precedenti. A chi è tanto indaffarato nei
preparativi di guerra non può
non dar fastidio quel folto gruppo di eterni rompiscatole, innocui ma cocciuti, che ancora una
volta levano i loro canti e le
loro preghiere a un Dio inconciliabile con ciò che la base
stessa rappresenta. In testa al
corteo, uno striscione viola riprende l’appello di Dietrich Bonhöffer: « Osare la pace per fede ». Al collo di ciascuno dei
partecipanti, un cartoncino viola ripropone lo stesso appello e
aggiunge un riferimento a Esodo 20: 23: « No agli idoli di metallo ».
E’ stato proprio il viola, il colore del ravvedimento, a segnare
il pellegrinaggio ecumenico per
la pace che ha attraversato la
Sicilia militarizzata, da Palermo
a Comiso, nella settimana di Pasqua. Come le Chiese evangeliche tedesche al Kirchentag di
Hannover del 1983 e come gli
evangelici italiani alla manifestazione per la pace di Roma il
22 ottobre dello stesso anno, è
infatti a partire da una confes
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• L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di PInerolo n. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
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sione di peccato che cattolici e
protestanti, in grande maggioranza siciliani, hanno voluto testimoniare insieme di ima fede
che non confida negli archi e
nelle spade, ma nell’opera dell’unico Signore della pace, « Seguendo il tuo insegnamento —
pregheranno tutti insieme i partecipanti all’ultima tappa del
pellegrinaggio, venerdì 28 marzo, davanti alla base NATO di
Comiso — noi qui presenti, insieme con molti altri fratelli e
sorelle in tutto il mondo, abbiamo risposto di no ai missili qui
custoditi, punta di diamante di
una linea strategica pronta a distruggere sul nascere Oigni speranza di cambiamento nei rapporti fra i popoli. E tuttavia oggi siamo qui riuniti innanzitutto per confessare innanzi a te
il nostro peccato, nel giorno che
ricorda il sacrificio del tuo unico figlio. Confessiamo la nostra
condizione di peccato, che troppe volte ci ha portato a confidare nei nostri idoli; nel potere
delle nostre voci, quando ad esse se ne univano milioni di altre; nei nostri corpi, quando a
migliaia si opponevano alla costruzione della base della morte; nel nostro impegno pacifista, quand’esso riempiva la nostra vita quotidiana... ».
A Sigonella
Davanti alla base di Sigonella,
molti dei cristiani presenti si
avvicinano al microfono per predicare, per pregare, per riproporre predicazioni e preghiere
di altri come Martin Luther
King, Mons. Romero, Helmut
Gollwitzer, Dorothee Sòlle, oppure per unirsi al coro di chi
canta « We shall overcome »,
« Stanotte ho fatto un sogno »,
« Là prèsso il fiume » o il vecchio Canzoniere di Agape. Accanto al piccolo gruppo dei pellegrini venuti da Roma, da Bologna, da Catanzaro per partecipare all’intero pellegrinaggio ci
sono decine di cattolici delle
parrocchie catenesi, una trentina di evangelici della Chiesa
battista e della Chiesa valdese
della città etnea e perfino un
gruppetto di giovani dello Schiilerarbeit di Stoccarda, guidati
dal loro pastore. Al loro rientro
a Catania trovano ad attenderli
un altro centinaio di credenti
appena usciti dal lavoro, pronti
a unirsi a loro nel corteo che si
dirige verso la Parrocchia cattolica dei SS. Pietro e Paolo,
seguito a breve distanza dalla
manifestazione per la pace che
protesta contro la provocazione
della VI Flotta USA nel Golfo
della Sirte. Nella chiesa cattolica predicano, fra gli altri, il
pastore battista Salvo Rapisarda e il pastore valdese Mario
Berutti. Al termine, ci si ritrova con gli altri pacifisti catanesi
in un’assemblea di movimento
particolarmente vivace e partecipata e insolitamente unitaria.
Per quella sera sembra che ogni
barriera politica, almeno all’interno delle forze che hanno lottato per il disarmo negli ultimi
anni, sia caduta.
Due giorni dopo, a Comiso,
nella piazza principale del pae
II pastore Mauro Pons parla nella piazza di Comiso.
se, ancora canti, preghiere, predicazioni: esaltazione fin eccessiva nelle parole di Giuseppe
Florio, teologo cattolico della
Comunità religiosa di Spello
(« Preghiamo perché il Signore
ci dia nuovi martiri che diano
la loro vita per la pace »); umiltà nelle parole di Mauro Pons,
pastore valdese a Riesi: « Non
sono forse il più adatto a predicare la pace, qui e oggi, giacché è la prima volta che vengo
a Comiso e per la pace non mi
sono mai impegnato, nonostante
ne riconoscessi Turgenza estrema. Non è mio compito, tuttavia, testimoniare di me stesso,
ma di quell’unico Signore che
può costruire la pace nonostante l’infedeltà dei suoi servitori ».
Anche a quest’ultima tappa non
mancano, fra gli altri, una quindicina di evangelici della Chiesa
metodista di Scicli, della Chiesa valdese e del Servizio Cristiano di Riesi, della Chiesa valdese di Catania. Davanti aH’idclo
nucleare, nel primo pomeriggio,
dapprima si sosta in silenzio,
nel ricordo del sacrificio di Cristo Gesù. Poi, ad aprire la lunga serie — forse troppo lunga —
delle ultime testimonianze, uno
dei pellegrini ricostruisce le
tappe del pellegrinaggio: gli in
contri con i cattolici di Palermo al Brancaccio e con gli evangelici del capoluogo siciliano nella Chiesa valdese di via Spezio;
il cammino sino a Villabate; ia
calorosa accoglienza popolare
ricevuta a Mistretta, nel cuore
del progettato poligono di tiro
sui monti Nebrodi; Sigonella e
Catania; la sosta di preghiera
al porto militare di Augusta; la
celebrazione nella parrocchia
cattolica di Bosco Minniti a Siracusa. Infine, la confessione ai
peccato corale che già abbiamo
citato e un’altrettanto ceraie
confessione di fede, entram'oe
destinate a circolare nelle chiese di provenienza dei presemi
per essere riproposte ad altri
credenti la domenica di Pasqua:
« ... non è nel nostro arco che
confidiamo, non è la nostra spada che ci ' salverà. Noi confessiamo invece Gesù Cristo, crocifisso e risorto per la salvezza
del mondo, e confidiamo nella
sua Buona Notizia, che promette pace sulla Terra all’umanità,
che Dio ama. Riconosciamo perciò neH’agape, nelTamore del
quale Cristo ci ha amati, la nostra legge suprema, il nostro
supremo principio politico, la
nostra salvezza ».
Bruno Gabrielli
TERZO MONDO: PRIMA DI DARE DI PIU’, PRENDIAMO DI MENO
Per l’autosufficienza alimentare
Da qualche anno ormai una
nuova forza sociale è venuta ad
arricchire le attività umane: il
volontariato, di cui anche la nostra Associazione evangelica
(AEV) è un’espressione. Parecchi giovani hanno cominciato a
cercare i mezzi per contribuire
al miglioramento della condizione umana, sia nel campo del
sottosviluppo, che in quello dell’assistenza e dei servizi. Sono
nate di conseguenza delle vere
e proprie Organizzazioni non
governative, fra cui, in Italia,
ricorderemo il Cisv (Comunità
impegno servizio volontariato)
che opera a livello internazionale. In Africa, in collaborazione con gli organismi locali, esso promuove dei programmi di
sviluppo nei quali la partecipazione della popolazione occupa
un posto preminente. Fra le pubblicazioni del Cisv ricordiamo
i « Quaderni » monografici. Il n.
4 è dedicato a « Il diritto dei
popoli a nutrirsi da sé » e contiene, fra l’altro, un documento
promosso dallo stesso Cisv e
sottoscritto da varie altre organizzazioni italiane ed internazionali, laiche, confessionali od ecumeniche quali la Caritas, Mani
Tese, Mir, Frères des Hommes,
Oxfam, Cimade, Ligue des Droits
de THomme, ed altre ancora.
Questo documento, di cui diamo
qui appresso una larga sintesi,
fa parte della campagna internazionale di opinione per Tautosufficienza alimentare. r. p.
La FAO, la Banca Mondiale e
altri organismi internazionali
per lo sviluppo calcolano che
nel mondo da 600 milioni ad un
miliardo di persone soffrono la
fame e che oltre 30 milioni di
esse muoiano per Te conseguenze della sottoalimentazione. E
ciò, nonostante la produzione
mondiale di cereali abbia ormai
superato i 1.600 milioni di tonnellate annue, una quantità che sarebbe più che sufficiente per soddisfare adeguatamente i bisogni
alimentari mondiali. Se la terra
dunque non può nutrire tutti i
suoi abitanti è perché lo impediscono i meccanismi che generano la fame, fra cui in particolare:
—■ la povertà assoluta di centinaia di milioni di persone
nel Terzo Mondo;
— la continua estensione di colture per l’esportazione anziché per l’alimentazione locale;
— lo sfruttamento delle grandi
imprese agroalimentari;
— gli squilibrati meccanismi del
commercio internazionale;
— enormi latifondi concentrati
in poche mani in molti paesi del Terzo Mondo.
I cosiddetti aiuti alimentari
non hanno risolto il problema,
anzi, paradossalmente, in molti
casi lo hanno aggravato. Infatti, a parte i casi di emergenza
(calamità naturali, guerre, profughi) in cui gli invii di aiuti sono realmente indispensabili, quelli ordinari non rappresentano
solo una « goccia d’acqua », ma
sovente anche una « goccia di
veleno ». Essi infatti:
— Vanno solo in minima parte (10% circa) a chi soffre la
fame, essendo distribuiti soprattutto nelle città e fra le classi
medie;
— Hanno l’effetto di ridurre
notevolmente l’impegno dei governi in via di sviluppo nel campo della produzione alimentare;
— Alimentano la corruzione
e i traffici illeciti;
— Stravolgono le abitudini
alimentari locali creando dipendenza dai prodotti esteri;
— Fanno una sleale concorrenza alla produzione locale.
I due ultimi punti sono i più
negativi: gli aiuti alimentari,
venduti dai governi riceventi a
prezzi sovvenzionati, impediscono la vendita di molti prodotti
dei piccoli contadini locali, che
sono quindi costretti ad abbandonare la terra o a passare alle
colture per l’esportazione. Inoltre, gli aiuti, in parte costituiti
da prodotti estranei alle diete
delle popolazioni riceventi (come ad es. grano e latte, in quanto eccedenze dei paesi donatori)
hanno l’effetto di cambiare le
abitudini alimentari, creando
così le premesse per ulteriori
importazioni. Ma, per pagare
queste importazioni, i paesi sottosviluppati sono costretti ad
aumentare a dismisura le loro
esportazioni di altri prodotti
(caffè, cacao, thè, cotone, arachidi, soia, manioca ecc.). Il risultato è paradossale: per risolvere il problema alimentare i paesi
del Terzo Mondo, invece di produrre in loco ciò di cui hanno
bisogno, ricorrono sempre di
più ad un enorme giro commerciale, assoggettandosi a leggi di
mercato che essi non possono
controllare. Basti pensare che
per nutrire il proprio bestiame
i paesi europei importano annualmente dal Terzo Mondo dai
15 ai 20 milioni di tonnellate di
soia ed altri prodotti, che vengono così sottratti alle popolazioni locali.
Visti gli effetti negativi degli
aiuti alimentari c del drenag
gio delle risorse dal Terzo Mondo appare chiaro che una più
equa distribuzione dei prodotti
potrà realizzarsi solo con la costruzione di rapporti internazionali più giusti, aH’interno dei
quali tutti i popoli abbiano il
diritto di nutrirsi da sé: se si
vuole veramente lottare contro
la fame, il dovere dei paesi ricchi non è tanto quello di dare
di più, quanto quello di prendere di meno. Di conseguenza, gli
Obiettivi per la nostra campagna sono i seguenti:
1) Ottenere dalla Comunità
economica europea la riconversione di una quota dei suoi aiuti alimentari (il 4%) in modo
da destinare questi fondi al finanziamento di programmi di
sviluppo rurale.
2) Sostenere programmi di
sviluppo in cui sono impegnati
gli organismi promotori della
campagna;
3) Favorire una coscienza critica deH’cpinione pubblica sulle
varie forme ufficiali di cooperazione allo sviluppo.
4) Favorire una modifica qualitativa delle nostre abitudini
alimentari in modo da contenere
gli sprechi.
5) Operare, sia al Nord che
al Sud, per nuovi modelli di agricoltura volti anche alla difesa
dell’ambiente.
6) Adoprarsi per realizzare,
almeno in parte, il principio delTautosuffìcienza agroalimentare
anche nei paesi industrializzati.
7) Svolgere un’azione di informazione e di sensibilizzazione sulla necessità di una maggiore giustizia negli scambi internazionali di prodotti agroalimentari e nei relativi prezzi.