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Nulla sia più forfè della v'osfra fede!
<Gianavello)
N. 5.
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SETTIMANALE DELLA
' A B B O N A M E N T.O
Italia e Impero . Anno L. 20 — Semestre Li-10
Estero . . » » 30 — » » 15
Ogni cambiameritio d’indirizzo còsta una lira — La copia Cent. 40
"Ji7i nostri lettori llKhBQMìlTR
■ In ottemperanza alle disposizioni del
Ministero dellaColtura Popolare, la periodicità del nostro veriodico diventa decadale.'L’Eco dell© Valli Valdesi uscirà
quindi il 7, il 17, il 27 di ogni mese. \
..il" "
• "ABBONAMENTO
Noti abbiamo, per ovvie ragioni, finora parlato di questo argomento. Siamo
lieti di constatare che una gran parte
de . nositri lettori ci ha prevenuto ed ha
Uoisato l’ìmpyrto deiVabbonamento; li
ringraziamo di questa prova di collaborazione e ci auguriamo che i ritardatari
vogl.ano ccriesemente mettersi in regola con l’amministrazione. Non è stato
aumentato il prezzo delVdbbonamenta,
ma i contributi volontari sono accolti con
gratitudine,
* >|5 Sff
Per disposizione della Tavola Valdese, « L’Eco delle Valli Valdesi » è stato
spedito, dal numero di Natale, in sostituzione del nostro confratello che, per
difficoltà create dalle attuali circostanze, ha dovuto sospendere la sua pubblicazione. Quei lettori che non desiderassero più oltre ricevere il nostro settimanale sono pregati dì volerlo respingere
con cortese sollecitudine. In caso contrario continueremo a considerarli come abbonati all’uno .0 all’altro dei nostri due-periodici valdesi.
Gli abbonamenti devono essere versati alla Libreria Editrice ClavAÌiana Torre Pellice (Torino). Se ne può fare
il versamento sul Conto corrente postale intestato alla Claudiana N. 2-17557.
COLLABORAZIONE
La riduzione del numero delle pagine
ed ora quella della periodicità hanno
consigliato di ricorrere ad alcuni accorgimenti tipografici che sono stati molto
utili; piirtroppo anch’essi hanno dei limiti, e perciò vorremmo caldamente
pregare i nastri collaboratori di evitare
le cronache a carattere periodica, che
portano un notevole aqfuilibno nell’impaginazmne: notizie frequenti e brevi.
Abbiamo già accolto ’ un notiziario
della Chiesa di Genova; saremmo lieti
se la nostra ospitalità potesse essere di
qualche utile anche ad altre chiese.
E sopratutto saremmo lieti se ¡ nuovi
, collaboratori, seguendo V esempio del
prof. D. Basto, volmsero dare l’apporto
della- loro esperienza e della loro competenza al nostro settimanale in modo
che ne possa nascere un arricchimento
del contenAito del nostro giornale, per
un potenziaménto della vita spirituale
delle nostre Chiese. Red.
RICORDANDO
Negli articoli commemorativi del Cappellano Valdese Tenente A. Rostain,
che sono stati pubblicati sul nostro settimanale, una certa imprecisione regnava su alcuni particolari, che ci permetiwno di precisare oggi; se essi fton aggiungono nulla alla figura spirituale
dello scomparso, è sempre con commozione che si ricordano le condizioni
èsteciori del trapasso di un diletto caduto.
Il Tenente A. Rostain è deceduto il
14 settembre, vittima di un incidente
automobilistici); riposa in pace a Vikaya (Oattaro).
«Io pongo oggi davanti a te la
vita e il bene, la mprte e il male:
scegli 'id vita ! ».'
,fcPeuteronomio 30; Iñ e 19.
Sono parole di-Mosè.
Ber abbreviare .il- mio scritto rinunzio
a rievocare le circostaiize storiche, a de
scrivere la scena. II popolo sta per varcare le frontiere di Canaan. 11 capo conferma — nel paese di Moab — il patto
stabilito^ in Horeb. j
yueJd che^conta è l’attuailità di questa alternativa e la sua drammaticità.
Da una parte la vita e il'bene, daH’alira par.e la morte e il male. In altri
termini. — com’è detto più avanti — la
vita e la morte, la benedizione e la maledizione.
Siamo in tempi di morte, di male e
di maledizione. Comunque la si voglia
intendere, questa guerra che dapperturm sem'ina la morte*'4*’ ‘è un male
tremendo per la nostra umanità disperala, ed è una maledizione. Castigo certo non voluto ida Dio — e forse neanche permesso. Castigo conseguenza inevitabile delle nostre colpe, pastigo contenuto in germe nei nostri stessi peccati. «La concupiscenza'della carne, la
concuprscinza degli occhi e Torgoglio
della vita; tutto quello che è nei mondo, non è dal Padre, ma è dal mondo »,
'dicq Giovanni (1) e Giacomo completa: .
« La concupiscenza, avendo concepito,
par;orisce il peccato; e il peccato', quando è compiuto, produce la morte» (2).
Paolo aveva già detto: « Il salario del
peccata è la morte » (S). . .
Poi, lo stesso Paolo soggiunge: «Ma^
n dono di Dìo è la vita eterna in Cristo-!
Gesù nostro Signore » (3).'
CHIESA VALDESE
Spett.
amia U: i)
TORR'E
Riguardate a ___________ ruoi« taguan
^ Prof. QfMO COSTAMI.,
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE:
•''^’Vla Carlo Alberto, 1 bis -à TORRE PELLICE
- >
entn^iaitno
*** ^
La vita ! Non c è davvero da affan- fe'
narsi per definire la vita, per dire che
cosa sia e in che cosa consista la vita
Basta ascoltare le parole nuove conservateci nel vecchio Libro: '
« Io pongo oggi davanti a te la vita e
il bene, la morte e il male; poiché io ti .
comando oggi d’iamare TEterno, il tuo
Dio, di camminare nelle sue vie e d’osservare le sue leggi, affinchè tu viva... ».
* * *
« Ma se il tuo cuore £ volge indietro,
e se tu non ubbidisci, e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a
servir loro io vi dichiaro oggi che certamente perirete. ■ ■ t
«■ Io prendo oggi a testimoni contro a
voi il cielo e la terra che io ti ho posto
davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione..'. ,4
« Scegli 'dunque la vita, onde tu viva,
tu e la tua progeriiei per .amare l’Eter- ,
no, il tuo Dio, per ubbidire alla sua voce ^
e per avvincerti a Lui. - -j
« Poiché Egli stesso è la tua vita » (4).
, - * ** ,4?
Quali vibrazioni provoca neiranima .
nostra . in questi primi giorni d’un
nuovo anno — un simile messaggio ! ' iì
Lasciamocene penetrare sin nelle più
profonde latebre del nastro intimo san- •
tuario interiore.
Allora comprenderemo tutta la forza
tutta la consolazione contenute in un
altro messaggio, d’un altro servitore di Dio, rapostolo Giacomo:
«Non errate, fratelli miei diletti;ogni donazione buona ©d ogni dono perfetto venga dall’alto, discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale
non c è variazione, nè ombra prodotta
da rivolgimento.
« Egli ci ha di Sua volontà generati ,
mediante la parola di verità, 'affinchè
àiamo le pnmizie delle Sue creature» (5).
Eccola. Vita!
Giovanni E. Meille.
(1) 1 Giovanni 2: 16.
(2) Giacomo 1: 18.
(3) Romani 6: 28.
(4) Deuteronomio 30: 15-20. •
(6) Giacenno 1: 16-11. * '
Vi sono nella vita dei rnomienti pre■Ifcosi, in cui il divin fuoco dell’entùàal'^mo Ci domina e ci trasforma ai punto,
|t--che nessun sacrificio per Dio o pei prossi®'|no ci sembra grave. Quale cambaamennejila nosti a esistenza se fosse dato' di "^mantenerci Sc-mpre su tali altezze ! Ma
fitio è impossibile. Per necessità di cose
l*'?ia vita ci riprende, ci urta con tutto ciò
‘rjèhe in essa vi è di monotono, meschiibo, ti-iste, spegnendo il fuoco dei nostri
entusiasmi, gettandovi sopra Le gelide
'.‘acque dell indifferenza e dell’oblio.
fi. Eppure, come cristiani,- come figlioli
|àl luce, non dovremmo permettere alle
S-""'nt>stre sante emozioni di ©vaporare sen^ za etteito, ma dovremmo portarle co.^.^slantemente in noi per sollevare il li^?v-elio della nostra stessa esistenza. Così
W'tece Gesù. Che sarebbe infatti di quel'sto misero mondo se l’entusiiasmo del
|; d.ivin Maestro fosse svanito al contatto
y-di.tutte le brutture, le ingratitudini e
r gli odi che lo circondarono? Il nostro
? retaggio sarebbe la morte. Ma sii Tu
benedetto, o Redentore, che non ti la
- sciasti vincere dalla ripugnanza che do'-'.vevano ispirarti il mai© ed il peccato e,
J ,nella pregniera e nella comunione col
■\ Padre, trovavi sempre maggiore forza e
1 nuovo incitamento a compiere l’opiera
! sovrumana che ti eri proposta I O Tu
' che fosti per eccellenza « figliolo di.
luce », di quella luce che vivifica e tiene desto il sacro ar<fpre, impetrato da
Dio, anche per noi. Ma quante volte,
ahimè ! siamo creature di tenebre e
- -chiudiamo occhi e cuore ai fulgidi ba
gliori della grazia 1
Non ci accorgiamo nemmeno che la
natura stessa che ci circonda ci dà lezioni continue di santo entusiasmo. Se
le dessimo soltanto uno sguardo, quante cose non impareremmo da essa: ecco
ii piccolo germe che erompe gioioso dal
seme, vuol vivere, e per vivere non può
rimanere all’ombra deUà madre terra,
ma la fende violentemtente, sboccia all’aria, alla luce, ad sole e to questi vitali
elementi, canta la gioia delLesistenza,
cresce, si sviluppa, s infoltisce di foglie
e dà fiori e dà frutti in una fresca allegrezza ognor rinnovata e sempre più riposante. Tale dovrebb’essere la riita dei
figlioli di Dio: uscire dalle tenebre del
mondo per vivere alla luce del nostro
Sole fugente, Gesù il Salvatore e respirare l’aura sua -divina.
• Ma dalla culla alla tom,ba l’esistenza
scorre in un mondo di triboli e di peccato che disianlimano e disilludono, un
mondo oscuro, tenebroso, simile al seno
della terra in cui il germe sboccia e
l’alberoi . affonda le sue radici ; terra
dura, pietrosa, talora. Che, perciò? Le
piccole barbe si- addentrano in ogni
meandro,, riegroano ogni interstizio, rigirano ogni ostacolo, in cerca della linfa generosa e vitale ch’è loro necessaria, e fra mille rumóri del sottosuolo,
quelli suggono, che meglio ad esse si
confanno. Cosi per il cristiano. OccoiTe
vivere sulla terra perchè Dio stesso lo
vuole. Anche Gesù, pregando per i suoi
discepoli, non chiese che fosisero tolti
dal mondòi, ma preservati dal maligno,
2 noi, di questo mondo evitiamo le pietre, gli intoppi, cioè il male che dissecca le fraiti vitali deiranima e cerchiamo con cura tutto ciò che di buono, di
fecondo, di santo può in essb trovarsi.
Allorché Paolo esclamava; « Per me
vivere è Cristo, e morire guadagno ! »
annunziava al mondo intero l’entusiasmo del suo cuore traboccante di gioia.
Perciò, . che gU importava la malattia,
la povertà, la persecuzione? Che gl’importavano i ceppi; il carcere, la morte?
« Vivere è Cristo ! » Ecco il suo grido
di Vittoria: vivere nella Sua luce, nella
Sua gioia, spaziare nei cieli, nella piena libertà del Suo Spirito, nel Suo Paradiso. E tutto il resto? miserie, Dainghiglia. Solo così la morte è guadagno perchè è lo spezzarsi d’ognd catena che ci
tiene avvinti alla terrai, è lo spirito che
s’invola gioioso nella beatitudine eterna
dell’Amore infinito.
E come pa: Paolo e per tutti i santi
del passato e'di oggi, riiveine è Cristo;
si, solo Cristo, perchè malgrado le più
terribili traversie della vita, Egli soltanto può idarci l’entusiasimó per compiere con allegrezza l’opera fio^a giornaliera.
Ma viviamo nói in Cristo p .non -viviamo piuttosto per tutte le meschine
passeggere cose del mondo ? Quanta
brama è ancora in noi di comparire,
quanto attaccamento ai beni di quaggiù, come se il loro possesso dovesse essere ©terno. Stólti e non altro. Non ricordiamo dunqu© che siamo pellegrini
in sulla terra e che nulla po-rtaimmo nascendo e nulla porteremo nella tomba?
Onori, fama, ricchezze, sono vapori che
si dileguano, nè lasciano traccia.
In alto dunque i cuori dove l’aria è
più pura, dove il soie è fulgido, dove la
vita è veramente vita, perchè vicina al
cuore 'di Dio e perchè vi si assaporano
le primizie del Regno dei Cieli.
Solo così saremo come alberi piantati
presso rivi d’acqua; vivretrrw) sì, sulla
terra, ma il nostro spirito siarà in alto
col Padre, in una beatitudine incessante, in un ,entusiasm.o ognor crescente, e
al cielo tenderemo in preghiera le braccia cariche di fiori e di frutti, mentre
la rugiada delle benedizioni cedesti
sbenderà su noi e lo Spirito d’Amore
soffierà fra le nostre fronde per portare
,a Dio il murmure delle nostre preci.
Allora tutto ciò che avverrà in sulla
terra avrà valore per quanto riflette il
cielo, 8 i-piccoli screzi, gl’inciampi giornalieri, la monotonia della vita, la solitudine. rincomprensione, il dolore, tutto sarà sorpassato da un santo celeste
entusiasmo che muterà in letizia ogni
attimo della nostra esistenza.
J. Carlon.
INDtlRinENTO
« Oggi se udite la sua Voce non indurate i vostri cuori » (Salmo 95).
E’ l’ammonimento del Salmista, ricordato dall’ autore dell’ epistola agli
Ebrei (cap. 3:7). Esso contiene due avvertimenti di particolare importanza.
Oggi, un richiamo alla brevità del tempo, paTticolarmente- solenne per chi ha
un lungo passato dietro le spalle, ed un
incerto domani. Quante cose dobbiamo
fare oggil II pensiero idi esse ci spaventa. Riesciremo noi a far tutto? a mettere in ordine tutte le nostre case? a
servire ed amare i nostri fratelli, nel'
breve tempo di cui pKOtremo forse ancora disporre?
Esiste '.tuttavia un pericolo. Nella
fretta di voler fare molte cose, nell’ansia di giungere troppo tardi (Ebrei 9: 2),
si diventa insensibili alle voci che ci circondano, e sopràtutto alla Sua voce. E’
l’indurimento del cuore, conte l’arteriosclerosi è l’indurimento delle vene, nelle quali deve circolare il sangue, che
pulsa dal cuore.
E rindurimento produce stanchezza,
indebolimento, sonnolenza: tutti sintomi
quesiti della vecchiaia. ■
Si diventa lenti a capire (Ebrei 5: 12).
L’apostolo raccomanda di reagire a
questa tendenza, a queirindurimento.
Dobbiamo *essere fra quelli che hanno
le facoltà esercitate dall’uso a dìscer-''^
nere il vero dal falso (Ebdei 5: 14), il
bene dal male.
Dobbiamo idimc^trare fino alla fine
lo stesso zelo, affinchè la nostra speranza si faccia sempre più certa (Ebrei
6; 11).
Preservaci, Signore, dall' indebolimento del cuore, mediante razione del
Tuo Spirito, che rinnova le. nostre forze.
E.
2
, i j. t Vs
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
IfliMflN
1 • ^ - -A
^ offerta' in dono alla popolazione valdese
Rocciamweut è um^ dei luoghi più
interessanti e più not^ delle Valli Valdeà. Sta in alto, al c^tro della montagna di S. Giovanni: un ammasso di
rupi immiinénti sul pendio, che s’avanzia a forma di promontorio, tutto avvolto all’ombra ariosa dei castagni. Dai
due lati s’incurvano precipitosi burroni
colmi di vegetazione,^ Sotto, digradano
sul ripido declivio filari di viti, prati,
campi fiorenti, sostenuti da muricciuoM;
e qua e là roinuscoli villaggi, casette
solitarie s’affacciano fra il verde.
Sulla roccia più alta è piantato un
cippo bianco, che si vede di lontano da
tutto il piano della valle: è l’antichissimo cippo ricordato da un documento
del 1277 come il termirvus lapidem che,
sulla Rocha Ilormenaudi — è il nome
latinizmto di Roociamaneut — segna il
limite fra i comuni d’Angrogna e di
Lusernia San Giovanni. La linea del
confine è indicata, proprio ai piedi del
cippo, da una rozza frecòia incisa nel
sasso, la quale ha da un lato l’antica
denominazione S. J. (Saint-Jean), e dall'altro A (Angrogne). Dietro, si stende
verso nord un pianoro verdeggiante, inquadrato da fasci di betulle e di giovani castagni; poi il pendio riprende a
salire fra campi, prati e castagneti.
E’ un luogo delizioso per passeggiate
ed adunate. Vi si godè la visione aperta
e luminosa del magnifico paesaggio della valle e dei monti; l!a pianura verso
oriente si estende fino al lontanissime
orizzonte.
Ma nei secoli oscuri delle persecuzioni e delle guerre religiose Rocciamaneut fu il primo provvidenziale Rifugio
dei Valdesi inseguiti, ed insieme la fortezza naturale avariata per La difesa
della valle d’Angrogna, ch’era il loro
asilo centrale e la roccaforte della loro
salvezza. Tutte le volte che le tvu-be degli aggressori penetrarono nella valle,
le popolazioni del piano e del bassa pendio V affluirono affaimosamente; ed insieme gli uomini più vigorosi vi s’apprestarono per la difesa. Il primo urto
avveniva fra le rocce e le balze boscose; subito la lotta si faceva aspra, serrata, terribile. Gli assalitori, baldahzpsi
pjr la superiorità del numero .e delle
armi, urlavano le loro befiarde minacce. Gli assaliti resistevano disperatamente, giovandosi di tutte le armi e di
tutti gli accorgimenti del terreno, balzando di rupe in rupe, di cespuglio in
cespuglio, fulminandò dall’alto i nemici, tempestandoli di colpi. Questi si vedevano fermati, bloccati, duramente
colpiti; si sentivano confusi, stanchi,
estenuati dalla fatica, assillati dalla
morte; esitavano, ondeggiavano, cominciavano ad arretrare. A poco a poco respinti, volgevano in fuga; si precipitavano giù pel declivio, incespicando, rotolando, seminando il terreno di caduti.
Era la rovinosa sconfitta. I Valdesi,
quando vedevano l’avversairio disperso
e sgominato, troncavano rinseguimento, si raccoglievano ansanti ed esultanti
in preghiera di ringraziamento a Dio.
E’ impressionante come tutti gli scontri bellici avvenuti nei secoli a Rocciamaneut si ripeterono così, attraverso le
‘ stesse drammatiche vicende, con lo stesso risultato vittorioso. Oltre a numerosi episodi minori, la storia registra cinque combattimenti importanti: quello
dell’estate 1484, contro le milizie di
Carlo I, di cui è p>opolarmente noto
l’atto del giovane Peirèt Revel contro
il gigantesco capitano Negro di Mondovi; quello del 2 novembre 1560, contro
le truppe del Conte della Trinità, di
cui si ricorda la lotta estenuante fino a
sera e Fimprowisa liberazione; quello
del 19 aprile 1655, ocxntro i soldati del
Marchese di Pianezza, avidi di saccheggi e di stragi; quello del 6 luglio 1663,
una delle più significative vittorie di
Giosuè Gianavello; quello del 21 dicembre 1663,, contro l’inaspettato violentissimo assalto del nemico soverchiante, in cui i Valdesi ancora una volta, come ricorda il contemporaneo Léger, « poterono sperimentare la miracolosa assistenza del Dio d^li eserciti».
Cinque battaglie, nel decorso dei due
secoli più duri della Storia Valdese,
tutte ugualmente aspide e sanguinose,
simili nello svolgimento e nell’esito, che
consacrano nel roccione di Rocedamaneut il simbolo dell’eroica resistènza
dei padri per la difesa della libertà re
Appunto per questo suo carattere sacro, esso è stato ora offerto in dono alla
popolazione Valdese. In. seguito all’iniziativa ed all’efficace impulso persuasivo della Società di Studi Valdesi, i proprietari dei terreni circostanti, che ritrovano nel cippo di Rocciamiameut il
loro, limite comune, hanno voluto dare
lo storico roccione ed un breve apprezzamento attiguo alla Tavola Valdese,
come rappresentant? della popolazione e
dela Chiesa tutta. Essi sono, in ordine
d'importanza del terreno dato: Bertalot
Daniele fu Stefano e Meroz Ida di Ernesto, coniugi, ed il loro figlio Bertalot Ferdinando; Cogno Fedele fu Luigi
e Rivoira^Giuseppina di Pietro, coniugi; Mondon dott, Amedeo fu Pietro;
Balmas Bartolomeo fu Giovanni; Grill
Giovanni e Costabel Enrico fu Paolo.
Dom'inica 30 gennaio 1944 essi tutti
sono stati convocati dal Presidente della
Società, prof. Attilio Jalla. presso il notaio Leopolo Bertolè, alla presenza dei
duo membri del Seggio prof. Tsofìlo
Pons e sig., Ernesto Benech, quali testimoni, e del geom. Mario Mantelli, -che
ha provveduto alle misurazioni ed ai
rilievi topografici del luogo. Di comune
accordo si è proceduto alla redazione ed
alla firma dell’atto 'di donazione.
Rivolgiamo ai donatori l’espressione
della più profonda riconoscenza dei
Valdesi, par quel loro gesto nobile e significativo. con cui essi hanno costituito in Rocciamaneut un magnifici) monumento naturale dell’eroismo dei padri. ed hanno così voluto manifestare il
loro sentimento di solidarietà patria.
Nel ringraziamento cordiale accomuniamo il gaom. Mantelli ed il notaio
Bertolè, che con generoso disinteresse
hanno off erto all’iniziativa la loro competente collaborazione tecnica.
Se volessimo consacrare con una
iscrizione il grandioso monumento naturale di Rocciamaneut, ed indicarne
nello stesso tempo il valore, incideremmo nei sasso vivo il terzo versetto del
Salmo 18: L’Eterno è la mia rupe, la
mia fortezza, il miio liberatore, la mia
rocca in cui trovo asilo, il mìo rifugio in
alto. Chè nel passato glorioso del Popolo Valdese, la rupe di Rocciamaneut
è stata fortezza liberatrice, rocca d’asilo,
rifugio in alta soltanto perchè l’Eterno
l’ha animata con la Sua potenza. I Vaidesi perseguitjiti ne erano pienamente
coscienti. Per questo vincevano. Cosi,
in questo nostro tempo tormentoso, essa
rimane poderosa e sal<ia come allora, a
ricordarci che soltanto nell’Eterno
tremo avere la liberazione tanto ansiosamente aspettata. A. J.
rmrrwwrrrrwrfrrrfrrwrrrwrwwrr
La Scuola Domenicale
Settima Lezione - 13 Febbraio
LA GRANDE PROFEZIA
Lettura: Matteo 24 - Imparare vera. 45-51 Versetto centrale, vers. 42.
n discorso contro i Farisei terminava con
una allusione al ritorno di Cristo. Di questa
si tratta ora nei due capitoli seguenti. Il discorso contenuto in questo capitolo è provocato da una domanda dei discepoli (v. 1-4).
Gli insegnamenti qui raccolti sono riferiti da
Luca a varie occasioni, e può darsi che Matteo abbia riunito qui alcuni insegnamenti di
natura diversa. Essi si riferiscono in parte
alla rovina di Gerusalemme, in parte al ritorno glorioso di Gesù. L’idea che questi due
fatti dovessero essere connessi riflette piuttosto l’aspettativa della Chiesa primitiva che
lo esplicite dichiarazioni di Gesù. G^ù ha
dichiarato espressamente che il giorno del
suo ritorno è conosciuto soltanto da Dio
(vers. 26). Noi dòbbiamo dunque studiare
questo capitolo cercandovi vma istruzione generale intorno alle condizioni di vita della
Chiesa nel mondo, piuttosto che una indicazione precisa circa il momento del suo ritorno.
Noi possiamo distinguere in questo^ capitolo tre gruppi di insegnamenti.
lo) Vers. 3-14. Gesù descrive le condizioni
della thiesa nel mondo. 11 Signore, lo Sposo
è assente e deve ritornare. In questa attesa,
essa non dovrà lasciarsi turbare dai falsi
maestri, nè dalle guerre e dai cataclismi,
come se il mondo fosse abbandonato da Dio;
nè dalle persecuzioni, nè dalla dégenerazione
di molti cristiani, Tutto ciò deve avvenire.
Ma vi saranno anche quelli che persevereranno. L’Evangelo sarà annunciato (non dice
creduto) a tutte le nazioni. Poi verrà la flne.
Questo gruppo di profezie si applica bene
alla Chiesa in vari periodi della sua storia,
dai suoi primi tempi ai nostri. Anche noi
possiamo dunque rictmoscere per nostro conforto che « queste cose devono avvenire », e
ci avvicinano al « ritorno del Figliuol delrtJomo ».
2°) Vers. 15-26./Questi versetti si riferisco
■ no in modo partlicolare alla rovina di Gerusalemme. Nell’agosto del 70 d. C., dopo un
■ lungo assedio estremamente sanguinoso (unmilione -di vittime) Gerusalemme cadeva. Il
Tempio fu profanato, dalla potenza militare
pagana (« rabommazione della desolazione »)
e arso, e 11 successore di Tito, Terenzio Rufo,
fece passare l’aratro sul luogo ove s’ergeva.
' La pxcola comunità cristiana di Gerusalemme, fondandosi sulla profezia di Gesù, si eira
f rifugiata a Fèlla, oltre II Giordano. Gli orrori descritti nei vers. 16-20 le furono risparmiati,
3o) Vers. 29-51. Essi parlano dei segni del
ritorno di Cristo. La descrizione dei prodigi
' . nel cielo è tolta da vari passi dei profeti
(Isaia 13: 10; 24: 23; 34; 4; Ezech. 32; 7-8),
L’oscurarsi degli astri è espressione poetica,
e significa che l’universo intero si vela per
lo. spavento dei grandi giudizi di Dio. Nono.stante questi segni, la venuta di Cristo sarà
mprovvisa: Perciò U dovere è sempre di vigilare. I tempi, agitati in. cui viviamo ci dicono dunque che un giorno verrà, in cui le
luttuose vicende della storia umana avranno
’ un termine,, e Cristo regnerà nella giustizia
e nella pace del suo Regno. Quando? Non
sappiamo. Andiamo avanti con fiducia e fedeltà, lasciando a Dio i tempi ed i momenti
che égli solo conosce.
- 11 piano inclinato
Il camminare in salita lungo un piano incl'nato, può riuscire pericoloso a
chi seffre di malattia di cuore, di avr
gina pcctcris. Può produrre una crisi, ed
il iripetersi di crisi, avvicina alla fine.
Ogni volta che io percorro una strada in salita, tanto in città, quanto in
campagna, io penso a questa prospettiva, che è per m.e un am,monimento.
Il scendere è più facile, più spedito,
meno pericoloso.
Nella vita spirituale succede invece
il contrario: è la discesa facile che conduce alla morte spirituale.
La vita facile, senza sforzi, senza Ipt
Moni ricofuti dal Cassiere della Tavola'^^
"■ nel'MESE DI DICEMBRE 1948
' ■ >'■ l#'' , ■
Per Danni;. F. De Thiérry, in memoria Mary
,Corradmi, L. 2.000 - 19 dicembre 1943 (Deut.
15: 7), 500. >
Per Emeritazione; « Tutte le cose cooperano al bene... », „ L. 1.000 - In memoria di
Minna Cari Berchtold, la famiglia, 100 Luca 17; lOj 250 - In memoria di Prospero e
Annetta Costabel, 100. ’iS’
>• Chiesa di San Germano: per Istituto di
Vallecrosia, L, 250 - per Istituto di Firenze;
125. - per Asilo Italia, 125. "
Chiesa di Bergamo ; per Libreria Sacre
Scritture, L. 300. 'Sga,
Prof.a Clelia Pirazzini, per « Fondo Piràzzini », L. 2.784,30.
Dott. Giulio Zavaritt, « In Memoria del Cap.
pellano* Militare Valdese Alfredo Rostain
per Istituto Gould, L. 2.000 - per Istituto di
Vallecrosia, 2.000 - per Orfanotrofio di Torre
Penice, 2.000 - per Istituto di Firenze, 2.000
per Orfanotrofio di Pomaretto, 2.000.
Oro naca Vaiò ese
POMARETTO
Esprimiamo ancora la nostra simpatia alla
famìglia Baret Alberto, di Grangianova (Inverso Pinasca) per la perdita del piccolo
Francesco, ritornato al Cielo prima imcora
di avere aperto gli occhi alla luce del mondo.
— La domenica 13 febbraio corrente avrà,
luogo, a Dio piacendo, il culto nella cappella
del Clot Inverso Pinasca alle ore lo del
mattino. Siamo lieti e riconoscenti di potere
fare assegnamento per questa attività, che si
dimostra utile soipratutto nelle attuali contingenze, sulla apprezzata collaborazione del
signor Giuseppe Scarlmci, cui esprimiamo il
noistro sentito ringraziamento.
— La gioventù della parrocchia avrà .il
culto a lei particolarmente consacrato la domenica 13 febbraio corrente alle ore IS e 1|4
nella Scuola Latina di Pomaretto. Tutta la
gioventù vi è cordialmente invitata.
senza conibattimenti, è nociv^ è fa- Un pensiero per ugni giorno
te,
tale px il credente.
Meglio salire! salire sempre, forse
lentamente, stentatamente, supersmdo
ostacoli e difficoltà, per giungere alla
vitta, alla mèta delle nostra vocazione.
Il pensiero che talora ci assale della/
morte fisica,. si trasforma però pea: il
credente, in speranza di vita!
S. Paolo nella sua seconda lettera ai
Corinti ci ammonisce; « Noi sappiamo
difatti, che se la nostra dimora terrestre, che non è se non una tenda, è disfatta, abbiamo nei cieli un edificio che
ci viene da Dio, una casa non fatta da
mano d’uomo» (2 Cor. 5:. 1). E.
IN MEMORIA
Di questi giorrih La Radio ha commemorato nobilmente la figura del Generale Martinat, gloriosamente caduto cdla
testa dei suoi alpini sul fronte russo.
Abbiamo udito con commozione questa
celebrazione del primo am,nualé della
morte dell’eroico generale Valdese di
cui, in articoli commemorativi, vari
scrittori si compiacquero di esaltare le
doti squisite di soldato e di credente. La
sua memetria è entrata a far parte di
quel patrimonio prezioso che non abbiamo ostentato mai per chiedere privilegi, ma da cui abbiamo attinto la certezza che se la nostra Chiesa ha una missione da compiere, una vocazione a cui
obbedire questa è la proclamazione dell’Evangelo e dell’ Evangelo soltanto,
come essa ha fatto sempre per il passato, e vuoi fare ancora nel presente, nel
suo campo naturale, a cui essa si sente
provvidenzialmente chiamata: nella sua
nella nostra Italia. Red.
Una condizione indispensabile
Molti anni or sono, in Pensilvama, un
tale W. fu condannato per omicidio ad
essere impiccato. Strano a dirsi egli rifiutò di firmare il ricorso per la grazia.
Il governatore dello Stato a cui si comunicò questo rifiuto, rese la sentenza
finale con questo commento:
Una grazia non è che uno straccio di
carta fino a quando non è accettata.
W". deve morire..
E W. morì perchè aveva rifiutato di
vivere.
La Parola di Dio dichiara che Gesù
ha dato la sua vita quale « riscatto »
per noi. Vi è compiuto perdono, salvezza perfetta, ma questa Paróla non è che
uno straccio di carta, fino a quando non
¿'creduta e accettata.
« Non guardare in avanti, dice la
Guida; un passo basta ogni giorno. Io ti
sostengo e ti aiuto ; perchè t’impazienti? ». C. Varuz
Beato il cristiano che nell’afflizione
öde il Signore che gli dice: « Sono io »,
e che nel tempo delle benedizioni dice
egli stesso; « E’ il Signore ».
r'“------ S.ra W. Monod .
Signore, insegnami a dirti: « Quello
che Tu VUOI, quando Tu vuoi, come Tu
vuoi ». Newton
Noi dobbiamo amare gli uomini non
perchè essi sono buoni con noi, mà perchè noi siamo amore. H. Dieterlan
La giornata che mi è concessa è un
posto di combattimento per Dio...
Genequand
Perdona, e toglierai il veleno dalla
piaga. X...
Quando l’indomani viene con le sue
prove, anche Gesù viene, con l’indomani e con le prove.
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