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22
o
DELLE VALLI VALDESI
Anno XCII - Num
Una copia L
ìumT'àT
ire
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per I’inierno
L. 1.800 per Testerò
M Eco » e o- Pr<
interno L. 2
esenza Evangelica »
■ e«lepB L. 2.800
000
Conferenza del 1* Distretto
Pomaretto 2 giugno 1962
Alla presenza di una sessantina di delegati la Conferenza del Distretto Valli
si è aperta la mattina del 2 giugno, a Pomaretto, con un culto presieduto dal1 avv. Serafino. Egli ha sottolineato come si tratti per il credente di camminare
con Cristo nel mondo e non di camminare col mondo nel mondo. In altri
termini, per la Chiesa, non si tratta di comf>etere con le nuove forze che agiscono nel mondo per dominarle, ma di saper portare l’Evangelo nella situazione attuale. L uomo dell era spaziale ha, come quello di ieri, un disperato
bisogno delTEvangelo del quale noi primi siamo chiamati a vivere.
Eletto rapidamente il seggio (pres. Avv. Serafino, vice-pres. Past. Geymet.
segr. Sig. Calvetti) i lavori hanno avuto inizio con la lettura della Relazione
della Commissione Distrettuale, da parte del presidente Past. Giorgio Girardet.
Tale relazione, non priva di alcuni spunti assai vivaci ed interessanti, ha fornito alcuni argomenti di discussione.
IL CATIECHISMO DI HEIDELBERG - VIH
Razionale distribuzione
di forze
Au.spicando una maggiore coordinazione del lavoro distrettuale ed un
sempre più deciso sgretolamento della mentalità puramente « locale » delle no.stre comunità, la Conferenza ha
espresso la convinzione e la volontà
che .gruppi di comunità limitrofe debbano preparare ed attuare un programma comune di lavoro, tenendo
conto delle necessità di tutto il distretto, degli spostamenti di popolazione
e deirimperativo dell’evangelizzazione.
Solidarietà con i minatori
della « Talco e Grafite »
I membri della Conferenza hanno
desiderato di esprimere la loro solidarietà ai minatori della « Talco e
GrafiI 6‘ » in sciopero. Questo desiderio
ha preso forma in un odg. che riportiamo qui per esteso:
I.a Conferenza del I Distretto,
conscia dei gravi problemi che
assillano il mondo del lavoiro e ebe
Oggi si manifestano in modo par
ticolarmente acuto nelle miniere
della Val Germanasca,
esprime la solidarietà verso gli
operai e le loro famiglie,
invita le comunità a pregare per
una soluzione rispondente a giustizia nel rispetto della personalità
umana, nel segno della fraternità,
propone che la solidarietà concretamente si manifesti destinando la colletta del culto di Pentecoste a favore delle famiglie dei minatori.
Sottolineamo il fatto che non si è
trattato di un atto formale ma veramente sentito. Ci auguriamo che tutte le comunità delle Valli si ricordino di compiere un gesto di fattiva solidarietà nei confronti di questi nostri fratelli in occasione del culto di
Pentecoste.
Rapporti col cattolicesimo
La discussione su questo argomento è stata assai vivace e, sia pure con
varie sfumature, tutti hanno sottolL
reato che il nostro atteg^amento nei
confronti del cattolicesimo rimane
quello delTevangelizzazione. Parecchie
voci hanno affermato, anche a nome
dei laici (ed è inutile dire che si tratta di un parere estremamente impor
tante) che è indispensabile una grande cautela nel dialogo col cattolicesimo per evitare fraintendimenti nelle
nostre stesse file. Fraintendimenti che
in certi ambienti del cattolicesimo si
è ben pronti a sfruttare. Bimane inteso che comunque qualsiasi contatto deve sempre avvenire sul piano
personale e deve, anche in questo caso, avere un carattere di assoluta reciprocità. Nessun invito da parte cattolica, anche soltanto a conferenze od
altro dovrebbe essere accettato, a parer nostro e di altri, ove non esista
un accordo precedente di aderire ad
una manifestazione dello stessp genere nel nostro ambiente e con orat(>
ri nostri. Tanto per chiarezza e, ripetiamolo, come atto di carità nei
confronti di quelli dei nostri fratelli
che potrebbero trarre errate conclusioni da questi contatti.
Pastorato femminile:
nulla di fatto
Dalla discussione è apparso che esistono a questo proposito a^he nel
nostro distretto due correnti che si
equilibrano. L’una, per dirla con un
odg. dell’Assemblea di Chiesa di Pinerolo, «pur non ritenendo corivincenti i passi della Scrittura che si vogliono portare a sostegno delle istituzioni del pastorato femminile, non
dissente dal principio che la donna,
spiritualmente dotata e provvista di
quella rigorosa preparatone cultívale e teologica ohe si richiede alluopio, iK>ssa attendere al ministero pa
storale... ritiene tuttavia che la situazione della nostra chiesa non giustifichi nel momento attuale l’apertura
del ruolo pastorale femminile, in
quanto « quelle possibilità di servizi o
di incarichi congeniali ai doni naturali ed acquisiti ohe sono propri di
una donna e ohe sarebbero común
que affidati alle donne pastori... sono
gt offerte alla donna chiamata a servire il Signore, attraverso Tistltuto
della Assistenti di Chiesa...», (istituto da perfezionare ulteriormente).
L’altra corrente, al contrario, ritiene che si debba senz’altro istituire un
ruolo pastorale femminile. In mezzo,
parecchi incerti. La discussione si è
cosi chiusa, senza che la Conferenza
potesse esprimere almeno un parere
di maggioranza in proposito, dato che
i due odg. presentati dalle due correnti non hanno ottenuto una votazione sufficiente. Ed è im vero peccato.
Dobbiamo purtroppo tralasciare
molti altri argomenti discussi o accennati ed. anche i pochi interventi
í*pilií»TÍívr\i dallo
tà. Non vogliamo tuttavia dimenticare di dire una parala di riconoscenza
alla Pro Valli che, nella persona del
suo presidente dott. Guido Ribet, ci
ha dato un’ottima e concisa relazione del suo operato, dalla quale è risultato in modo particolare il prezioso lavoro svolto nella vallata di Pradeltorno, dove i progetti per una
« maison d'aocueil » sono già in fase
di attuazione, sostenuti dal notevole
entusiasmo della popolazione locale.
Abbiamo saputo con piacere che vi è
stato chi, per permettere la realizzazione di questo progetto, ha venduto
il terreno necessario rifiutando altre
offerte più allettanti dal punto di vi
sta finanziario. Citiamo questo fatto
ad esempio per quanti desiderano utilizzare bene il loro terreno!
Avendo il presidente della Commissione distrettuale, past. Girardet, dichiarato di non poter accettare una
eventuale rielezione, la Conferenza ne
ha preso atto con vivo rammarico,
esprimendogli la gratitudine del distretto per il lavoro da lui compiuto
coi suoi collaboratori.
Sono poi risultati eletti: Past. Franco Davite, presidente; Ing Giovanni
l’ontet, vice-presidente: Past. Giorgio
Touni, segretario.
Un grazie alla comunità di Pomaretto per la sua calda ospitalità ohe
ha ampiamente compensato il freddo
di questo strano mese di giugno.
Giovanni Conte
Credere nell
può cambiare
Credere chi
di duraturo, qi
(Ezechiele 37 :
della vita in Cr
mai capire beri
vremo servirci
che soffia » (Al^t
Nessuno potrà
sole e Taltre s
vere anche il c
coste : Dio sm
modella l’argilla
biati, non son
diversi, ma no
diversità non
non sono nè
persone di cla^
per ubriachi
lo sono, solo
stessi ma in Di
di sè » (Lutero)
colas Cabasilas)
Pietro, Giacom
me gli uomini
(Salmo 17:
sto: « Tu sei
te » (Salmo 16
pati a questa
o lo scalatore
sto a Pentecoslli
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14),
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se non per lo
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Mi dà la possi
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Santo è Dio
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vita, l’uomo
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avviene perchè,
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Certo, molp
accolgono con
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talità, una ceri
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Nìcodemo (Gio
tutto. Lutero
« Tu sta’ pure
Santo non è
chi
Ques’
ìlera e
parole
Lo Spirito
tutti i suoi bei
iiiiimiMimmuiiiiiii
LA SIGI
« Un antico canto poj)olare racconta (Sie allorquando gli uomini erano
felici e buoni e si amavano, Dio volle dare loro in premio il diamante
più fulgido della sua corona: la gemma discese per l’aria ridente e si adagiò sulla cerulea distesa dell’onda, divenne terra e si chiamò la Sicilia».
Così uno scrittore ha presentato la
Sicilia, l’ìsola del Sole, dove nel passato affluirono in età diverse i Sica
ni, i Siculi, i Penici, i Greci, i Cartai
ginesi, i Romani, gli Arabi, i Normanni, i Borboni sino alTarrivo di Garibaldi. La terra sicula è stupenda per
il contrasto di paesaggio dove si alternano gli ulivi secolari, i verdi agrumeti e poi il grano. A valle im’esigua,
incantevole striscia verde, punteggiata dal giallo dei limoni ed a monte,
distese brulle e squallide di colline e
montagne e poi torrenti che scendono dai monti tra sterpi e pietraie.
In questa terra tormentata, ricca di
ricordi, fiorente di arti delle civiltà
passate, il popolo geme ancora in un
na
te
clima di mise:
nei tuguri e
dei bimbi che
ha fame. Mo!
li sulla questiò:
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a conoscenza
recentemente
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mio vagabondi
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comu stenta
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la
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della Chiesa Valdese
Spedii. aUi. poetide - I Grappo
Cambio d’iodirizzo Lire 50
TORRE PEIJJCE — 8 Giugno 1962
Ammin, dandiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17S57
Lo Spirito Santo
— Che cosa credi dello Spirito Santo?
— In primo luogo che è Dio, coeterno col Padre e col Figlio. Inoltre, che è dato
anche a me, mi rende partecipe di Cristo e di tutti i suoi benefìci mediante
una vera fede, mi consola e rimarrà coh me fin nelTeternità.
0 Spirito Santo significa credere che l’uomo
Dio vuole creare in me qualcosa di nuovo,
buono, vuole farmi « tornare alla vita »
14), essendo lo Spirito Santo lo « Spirito
isto Gesù » (Romani 8: 2). Nessuno potrà
e come quest’azione di Dio si svolga. Dodi immagini e parlare di « vento impetuoso
2: 2) e di « lingue di fuoco » (Atti 2: 3).
mai intendere come « TAmor che move il
t^e » (Dante) possa a un certo punto smuouore delTuomo. Ma è appunto questo Penteuove gli uomini, li modella come il vasaio
(Geremia 18: 6). Degli uomini sono cam]3iù gli stessi di prima, c’è poco da fare, son
nel senso che son degli originali, la loro
viene dalla loro classe sociale o spirituale,
gli aristocratici nè dei raffinati, non sono
se, la gente non li ammira, anzi li prende
tti 2: 13) e pazzi (I Corinzi 2: 14) e non
’oggetto del loro amore non è più in loro
o, non sono più afflitti dal mortale « amore
ma amano « l’amore pazzo di Dio » (Nieppure non sono angeli, no, son sempre
o e gli altri, sempre uomini, però non « codei mondo la cui parte è in questa vita »
ma uomini che hanno detto a Gesù Crimio Signore; io non ho bene alTinfuori di
2). Hanno detto questo e si sono aggrappjarola come il naufrago s’aggrappa al relitto
illa sporgenza della roccia. Han detto quee. Da soli non potevano dirlo. Pentecoste è
;hè_,..«. n«i^na,a>uòtdire; Gesù è il Signore!
hpiriioT^imo» uGoriiiii i^.. .jj.
possibilità di pronunciare le parole che cam, come il sole cambia la notte in giorno,
ibilità di dire: Gesù è il Signore!, di dirlo io
lo ha detto, di ripieterlo con Dio. Lo Spirito
e ripete con l’uomo: Gesù è il Signore,
ò un giorno decidere se voglio ripetere con
Signore, oppure no. Non pxisso rimandare
iorno sarà troppo tardi. Lo Spirito Santo
i della mia decisione. Esso segna inesorae dell’« uomo estetico » (Kierkegaard), cioè
non-sceglie, che fa dell’indifferenza, del disufficiente da ogni cosa, il suo sistema di
e gode di restare neU’indifferenza, nelTint’uomo scompare a Pentecoste. Lo Spirito
e anticipa la mia decisione. Trovo sulle mie
della decisione : Gesù è il Signore. Questo
, come dice il Catechismo, « lo Spirito Santo
me B.
i restano «perplessi» (Atti 2: 12), molti
scetticismo la buona notizia che lo Spirito
Jialcosa di nuovo, sradicando una certa mena morale, una certa religione e impiantan■e nuove. Restano scettici come il vecchio
vanni 3: 4), pierchè non vogliono perdere
scrisse un giorno a uno di questi scettici:
coi tuoi scettici ed accademici; lo Spirito
sbettico ».
Santo « mi rende partecipe di Cristo e di
iefici mediante una vera fede », dice il Cate
chismo. Si tratta dunque sempre di Cristo, anche a Pentecoste. Lo Spirito Santo è molto sobrio. Una chiesa è pentecostale nella misura in cui si propone « di non sapere
altro fuorché Gesù Cristo» (I Corinzi 2: 2). «Avere lo
Spirito Santo non è avere più che Gesù Cristo, è avere veramente Gesù Cristo » (R. de Pury). Senza Io girilo « non
facciamo altro che guardare Gesù Cristo da lontano c fuori
di noi, in una fredda speculazione » e « nulla di quel che
Gesù Cristo possiede ci appartiene, finché non siam fatti
uno con lui... per l’opera segreta dello Spirito, che ci fa beneficiare di Cristo e di tutti i suoi beni » (Calvino). Lo Spirito Santo è Dio che mi persuade che Cristo è vita, salvezza, bontà, gioia, sapienza per me e per il mondo. Gli
argomenti e i ragionamenti non ci persuadono perchè Dio
non è un teorema. Lo Spirito ci persuade con la Bibbia,
che però non contiene delle spiegazioni ma delle testimonianze, delle confessioni. Il cristiano non spiega la sua
fede, la confessa. L’uomo vuole spiegazioni, ma non ci
sono spiegazioni. O meglio ce n’è una: la croce. La croce. se si vuole, spiega tutto. Ma quando la croce diventa
spiegazione essa è già evangelo.
Lo Spirito applica Gesù Cristo alla tua vita. Gesù
Cristo prende piede nella tua vita: e tu prendi la tua
croce e lo segui e « sei condotto dove non vorresti » (Giovanni 21: 18). La Parola diventa opere: incominciano
gli atti degli apostoli. Non resta tutto nell’aria: nascono
delle comunità. Le prediche non sono inutili dopo Pentecoste: ci sono delle conversioni. Tutto questo significa
che Dio è reale oggi. E’ questa la certezza che deve attraversare il tuo cuore a Pentecoste. Ma la realtà di Dio
per ora solo la fede la percepisce. Perciò la prima cosa
che lo Spirito crea in noi è la fede. « La fede è il capolavoro deR' - -TTT»
* * *
Lo Spirito Santo « rimarrà con me fin nelTeternità ».
Non c’è nessuno che resta con noi fin nelTeternità. Non
il padre o la madre; non il marito o la moglie; non Tamico. Tutti, senza volerlo, loro malgrado, ci abbandonano
prima o poi. Anche noi, senza volerlo, li abbandoniamo
prima o poi. Si muore soli. Dopo Pentecoste non si muore soli. La morte non ci toglie lo Spirito Santo. Esso è
dato infatti da Colui che ha vinto la morte (Giovanni
20: 22). Lo Spirito Santo è « il soffio della risurrezione »
(Bonhoeffer). La morte ci toglie ogni altra compagnia,
tranne quella dello Spirito Santo. Perciò quelli che « camminano per lo Spirito » (Calati 6: 16) non temono male
alcuno quando camminano nella valle dell’ombra della
morte (^Imo 23: 4), vi camminano sereni e consolati.
Non temono, non perchè son degli eroi ma perchè la
morte non può togliere loro lo Spirito Santo. Non han
nulla di decisivo da perdere. Tanto che l’Apostolo Paolo
poteva dire : « Per me morire è guadagno » (Filippesi
1: 21). E’ guadagno solo per chi ha lo Spirito Santo. Per
gli altri è perdita.
« Fin nelTeternità ». Pentecoste è l’inizio di una storia senza fine, l’alba di un giorno senza tramonto. Contiamo gelosamente i nostri anni, ci risparmiamo, rimpiangiamo la nostra gioventù, temiamo la vecchiaia e
abbiamo l’eternità davanti a noi! Come siamo ancora
lontani dalla mentalità del Regno! Come è ancora necessario pregare con gli antichi: Veni, creator Spiritus!
Paolo Ricca
iiimmiiiiiiiitiiiiliiii
LIA
non palese, nascosta
che traspare nei volto
s’incontrano là dove si
pubblicazioni pregevole meridionale e quinana sono state portate
di un certo pubblico e
anche nel nostro amile attraverso un quaper la questione siciliaII Ponte » ha dato raganti intorno ai problenel numero di maggio
Sofferenza
speranze
di una
terra antica
Ragazzi
scino »,
di « Cortile Caa Palermo.
Sicilia di recente e nel
aggio ho liarlato coi pol^i, sui volto dei quali
tica e la sofferenza proa concernente cose
sempre attuali : « Oh
Turq di livata; sempre
la finuta! Quannu lu
calata, tannu lu iurta; a la cara di lu poo avi ragiunti... la giupi lu ix>viru... la furca à
poesia
la
pi lu povlru... » : si nota in questi versi il pensiero della fatica, della sofferenza e il lavoro vi appare come condanna e peso ad im tempo.
Sofferenza contadina d’un tempo
lontano e ancor recente, nonostante
la riforma agraria, lo scorporo delie
terre di oltre 400.(X)0 ettari. Difatti la
riforma che sembrava rappresentare
un fatto di grande portata economica è stata in fondo ima concessione
demagogica alle pressioni delle mas
se contadine diseredate p^ le quali è
assai magra la consolazione di una
proprietà, d’un pezzo di terra tra i
più scadenti, ed in im momento in
cui Tagricoltura è in diffic^oltà sia per
la carenza di attrezzatvire, sia per le
speculazioni dovute al controllo della «mafia» sul commercio, sulle acque. Ho visitato la masseria d’un contadino a Vittoria, rinomata per le sue
primizie : non dimentico facilmente
{continua a pag. 5)
2
pag. 2
8 giugno 1962 — N. 23
Spigolature di attualità
Mie nove della sera
Le scenette buffe che appaiono sul
video, durante i programmi pubblicitari, sono superate dalla comicità
delle scenette familiari; babbo, mamma e figlioli, sono ora intenti a sbirciare il piatto, ora volti a fissare il
televisore; (’’con un occhio friggono il pesce, e con l’altro guardano il
gatto”, direbbero i toscani); curiosi a vedersi, con le forchette a mezz’aria, il collo torto, le pupille a fior
di pelle, con la fissità degli allucinati.
Improvvisamente trilla il telefono.
— Va tu — ordina il padre al giovincello che si alza di malavoglia,
ma obbedisce.
— Chi era? — chiede il padre, a
denti .stretti, mentre .segue sidlo
schermo Vennesima scena dell’ennesimo arrivo del ministro all’aeroporto di Ciampino.
Il figlio riferisce i saluti dell’amico.
—■ Ma ti dico io! — sbotta il padre —. Si telefona alle nove della
sera?
La domestica, dopo aver messo a
nanna i più piccoli, va in cucina e,
mentre rigoverna le stoviglie, borbotta che a lei capita sempre la disgrazia di non vedere le prime scene del film o della commedia: i soliti soprusi dei borghesi; poi, il figlio maggiore ■— con un cenno perentorio da parte del padre — viene mamlato a letto, perchè l’annunliatrice ha ammonito che lo spettacolo che sta per iniziare è consiglia
bile ”ai soli adulti”.
Sono le nove della seta: l’ora fatale è scoccata.
Non più ’’cogito ergo sum”; da
quest’ora, e fino al termine del programma televisivo, il cervello cade
in ’’trance”; vige il ’’non cogito”,
in barba all’assioma cartesiano.
C’è una splendida elegia funebre
di Federico Garda Lorca, che tutti
conoscono —• chi non la conosce alzi la mano —• perchè ripetutamente
tori famosi e da filodrammatici
.schiappini, e poi incisa su dischi e
parodiata infinite volte. E’ intitolata ’’Llanto por Ignudo Sanchez
Mejia” e vi è ripetuto spesso l’accenno all’ora funesta: ’’alle cinque
della sera”. Tanti anni fa, alle cinque della sera, moriva il povero torero Ignudo, e la sua fine è stata
immortalata da un grande poeta; oggi un’altra ora verrà tramandata ai
posteri: le nove della sera.
Alle nove della sera, non si telefona più, ìion si leggono più nè giornali nè libri, non si va in ca.sa degli
amici.
Si sta profilando l’avvento di una
generazione di strabici, di una umanità con gli occhi fuori dallo orbite, come, quelli dei polipi.
A Ile nove della sera, la sola voce
che si ode in casa è quella dell’audio; la sola luce che l’illumina è
quella del video.
Tutto il resto è silenzio e bido, alle nove della sera.
Alberto Guadalaxara
Riunita a Cenova la Conferenza del 2' DistreHn
Gli otto mesi t
di un nuovo,, Distretto
E’ stata, quella di Genova, la prima
Conferenza «ordinaria» del nuovo
II" distretto (Piemonte - Liguria), dopo quella « straordinaria » di Torino,
deU’autunno scorso. 23 i membri della Conferenza, ma molti meno quelli
presenti airinizio e alla fine: per
quanto biasimevole possa essere la
quasi totale assenza dei membri, la
sera del 1« giugno, per il culto d’apertura (presieduto dal Past. Paolo Marauda, che ha predicato su I Tim.
4: 10), bisogna forse constatare òhe
può esser ino^ìportuna l’indizioine della
Conferenza stessa la sera, per proseguire il giorno seguente: ima giornata di buon lavoro sodo dovrebbe bastare, lasciando ai membri impossibilitati a giungere in tempo al mattino,
la possibilità di raggiungere nella serata — senza programmi — la sede
della Conferenza; così pure, è assai
spiacevole che tante nostre assemblee
ecclesiastiche, piccole o grandi, si
chiudano un po’ a coda di pesce: d’altra parte non c’è diritto di deplorarlo
troppo, quando non si rispetta il prefissato orario di lavori. Queste osservazioni generali non devono però dare un’impressione negativa circa la
Conferenza di Genova, che invece è
stata assai viva, interessante e, credo, proficua.
Il seggio è risultato cosi costituito:
pres. past. P. Marauda; vicepres. dott.
Daniele Rochat; segr. oand. Paolo
Ricca. Sul tavolo deU’accogliente sala della comunità di Genova, al jmsto di ogni delegato erano la relazione ciclostilata della Commissione distrettuale e delle Chiese (sunti), un
dépliant sulla « grande Genova », e un
bel dépliant sulla presenza evangelica sulla Riviera ligure, di cui riparleremo.
Quanto alla relazione ciclostilata,
qualcuno ha rilevato come sia peccar
to che essa giunga aH’ultimo momento, senza che i membri della Conferenza possano leggerla e pensarci su
con più tempo; d’altra parte le rela
zioni di alcune comunità non sono
pervenute, o solo in extremis; e questo a sua volta è dovuto al fatto che
la Conferenza è stata convocata assai
presto, per riflesso dell’anticipo della
sessione sinodale. Dallo scambio di
pareri è uscito il seguente odg :
Si è poi cominciato resame della
relazione della Commissione distrettuale, che qualcimo ha giudicato fin
tropiJo ampia, ma comunque assai ricca di spunti e problemi e proposte.
C’è stato un qualche vantaggio nella nuova conflguraàone del distretto?
Pur senza far le cose grosse, e senza
illudersi che mutamenti organizzativi ravvivino magicamente la vigoria
spirituale e di testimonianza deU'a
Chiesa, e considerando che il presente anno ecclesiastico del « nuovo » distretto è stato in realtà di soli otto
mesi, si può dire che qualcosa di più
del solito si è fatto, i rapporti fra i
pastori e le comunità del distretto sono stati più intensi: scambi di pulpito, due riusciti convegni di Consigli
di Chiesa, in Piemonte e Liguria ;
quello torinese è stato abbinato ad un
buon incontro interdenominazionale,
mentre in gennaio sì è avuto, ancora
a Torino, un colloquio pastorale interdenominazionale assai vivo; buona è stata la partecipazione dèlie
Chiese viciniori alla celebrazione del
centenario della comunità di Ivrea, e
lo stesso si spera sarà per le prossime
celebrazioni aostane. Inoltre, pur lavorando non solo in pieno accordo ma
in attiva collaborazione con il membro della Tavola sovrintendente al distretto, past. Aldo Sbaffi, la Commissione distrettuale ha avuto l’impressione — 9osl si esprimeva il presidente, past. E. Ayassot — di poter guardare i problemi distrettuali e locali
da un punto di vista meno centraliz
zato di quello della Tavola. Che si
possano benissimo evitare attriti e
conflitti di giurisdizione, e potenziare
insieme l'opera, è quanto dimostra la
vita d’insieme e l’attività della Commissione del II" distretto, pur riconoscendo con molta sincerità che tutto
questo è stato assai modesto.
Uno dei punti in cui la collaborazione distrettuale, e in specie di quelle comimità che potrebbero costituire un eventuale — numericamente,
certo, assai ridotto — «presbiterio»
ligure, si presenta più ricca di promesse è la testimonianza di presenza
evangelica sulle due Riviere, dove convergono annualmente decine e decine
di migliaia di turisti italiani e stranieri, evangelici e non. Grazie alla
La Conferenza del II" distretto
J - ».
e termine
cfsare
dell’anno ecclesiastico, in modo da
evitare gli inconvenienti deH’attuale situazione che non lascia tempo alla preparazione delle Conferenze distrettuali.
Chiarire i rapporti
con il Cattolicesimo romano
Sulla scorta delle relazioni di varie chiese, la Commissione distrettuale rilevava nel suo rapporto che, mentre in alcune si sono avuti fecondi contatti sporadici con esponenti (rappresentativi?) del Cattolicesimo romano, in tutte si e
avuto qualche disorientamento e si sono verificate reazioni di fronte a manifestazioni di interpretazione non limpida come certe visite di «cortesia» al
pontefice romano o certe interviste di personalità protestanti non troppo chiaroveggenti (e poco dignitose, ha detto qualcuno). Partendo da queste constatazioni,
si è avuto un ampio dibattito sul nostro atteggiamento di fronte a Roma : qualcuno ha detto che si è parlato di questo, e non di ecumenismo; è vero, ma c’è
da chiedersi se non si trovi qui un segno di quanto sia difficile -- al di là di
singoli contatti umani ■— parlare di vere possibilità ecùmeniche nei contatti fra
altre Chiese e la Chiesa di Roma, la ---------
quale per la sua essenza stessa non
accetta un dialogo alla pari.
Indubbiamente, non dobbiamo mai
dimenticare il carattere estremamente
complesso, multiforme del Cattolicesimo, nè possiamo dimenticare le figure di limpidi credenti che in esso ci
-- mo all
che guardarci dal dare un’importanza determinante, nel quadro generale
del confronto ecumenico, a queste figure individuali, lasciando un po’ in
ombra il peso massiccio dell’« istituzione» romana (non solo come pras
Sul pastorato femminile
Com’è avvenuto, probabilmente, in
tutte le comunità, anche in sede di
Conferenza la discussione sul pastorato femminile è stata « calda ». Quali le risposte delle comunità? Aosta
non risulta ancora essersi pronunciata, e così Susa, Bordighera e Valleeresia. A Sanremo si pareggiano i prò
e i contro : « si ha l’impressione che
la maturazione spirituale e psicologico del problema non sia ancora del
tutto avvenuta ». Sampierdarena si
dichiara apertamente contraria; Genova apertamente favorevole, e così
Torino-, sia pure con l’incertezza di diversi e l’opposizione di alcuni. L’odg.
votato dopo due sedute, dalla assemblea della Chiesa di Torino pare il
P
ù atto ad impostare la discussione
PREGHIERE DI PENTECOSTE
Re celeste, consolatore, spirito di
verità che sei ovunque presente
e riempi ogni cosa, fonte di ogni bene -e rigeneratore di vita, purificaci
da ogni peccato, vieni, dimora in noi,
tu che sei la forza dell'anima nostra
e la nostra salvezza, nei secoli dei
secoli.
(Liturgia di S. Giovanni
Crisostomo )
ODio creatore e padre di tutti gli
uomini, tu che con il tuo Spirito Santo hai raccolto tutti i popoli in
uno solo per confessare il tuo nome;
conducili con il medesimo Spirito, te
ne preghiamo, a dar prova nel mondo intero della stessa fede e della
stessa passione di giustizia, per Gesù
Cristo, nostro Signore.
(Liturgia gregoriana)
Signore, tu che in questo giorno
hai sparso il fuoco del tuo Spirito sugli apostoli in modo tale che
hanno annunciato la tua parola con
ardire, che molti hanno creduto e che
tutti erano d'un sol cuore e d'un unico sentire ; possa il medesimo spirito
di fede e d'unità infiammare oggi la
tua Chiesa, in modo che molti siano
nel mondo coloro che vengono a te
e confessano il tuo nome.
(Suzanne de Diétrich)
Confessiamo Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e luce del mondo;
Insieme, accettiamo la sua autorità ;
Ci impegnamo di nuovo a rendergli
testimonianza fra gli uomini ;
Ci consacriamo al servizio di tutti gli
uomini con l'amore che Egli solo
può darci ;
Accettiamo la rinnovata vocazione a
manifestare in lui la nostra unità ;
Gli chiediamo di accordarci il dono
dello Spirito Santo per compiere
questa missione.
(Dal culto di chiusura della
terza Assemblea del C.E.C.,
a Nuova Delhi)
in sede di Conferenza, dove i pareri si
confrontano vivacemente, e si manifesta pure qualche incertezza: troppi
laici riconoscono non di essere incerti di fronte al problema (il che è comprensibile e rispettabile) ma di essere incompetenti a giudicarlo in base
alla Parola di Dio: questa «demissione » laica, che affiora abbastanza spesso quando si tratta di discussioni
bibliche e teologiche, può essere una
espressione di tuniltà dato l’effettivo
stato di conoscenza, ma non è questo
meno preoccupante: se è vero che il
ministero della Parola è affidato in
modo pa,rticolare al Corpo pastorale,
si è su una strada pericolosa quando
1 membri di chiesa, sul piano comunitario, distrettuale, sinodale abdicano alla loro responsabilità di controllo e di decisione e dichiarano che in
fatto di questioni bibliche e teologiche gli unici competenti sono i pastodi. La « consulenza » specializzata del
Corpo pastorale ha da essere certo essenziale per la coscienza cristiana dei
membri della Chiesa, e può per questo
mezzo esercitarsi nella Chiesa l’autorità della Parola; ma il membro di
chiesa non può certo firmare una cambiale in bianco od a occhi bendati,
sulla parola o il parere del suo pastore.
Al termine della discussione, si è
votato il seguente odg.:
La Conferenza del II" distretto
(ecc.)
riconosce che non esistono nella
Scrittura affermazioni nè esplicitamente favorevoli nè esplicitamente contrarie alla istituzione del pastorato femminile nella chiesa;
si pronuncia a favore del pastorato femminile;
precisa che esso non deve limitarsi ad una pura e semplice ripetizione di quello che è oggi il pastorato maschile, ma deve trovare
la sua espressione e il suo posto
nel quadro del ripensamento ecclesiologico della chiesa.
Sui 16 votanti si sono avuti per il
1" comma 11 sì, 2 no, 3 astenuti; per
il 2" e per il 3« comma 9 .sì, 3 no, 4
astenuti.
si, ma anche e soprattutto come dogma, da cui la prassi strettamente
deriva).
C’è stato chi ha ricordato che l’ecumenismo non è sentimentalismo, è
drammatica sensibilità e sofferenza
della disunione; e non è confusionario, quand’è vero-, ma chiarificatore'
nel senso, tra l’altro, che distingue
£xO>' Ì.1 « >» dolici to
ricalismo.
E c’è stato chi ha detto con estrema chiarezza che, oggi, il Cattolicesimo ufficiale e « docente » strumentalizza le punte avanzate dal cattolicesimo più spirituale e più vivo, più
limpidamente evangelico: nella sua
grande capacità di sintesi (ma è ve
ra, profonda e durevole?), Roma si
serve di queste persone e di questi
movimenti, li asserve ai propri fini
propagandistici, distorcendoli segretamente dall’intenzione limpidamente
ecumenica che essi rappresentano. E
quanto questa propaganda sia oculata
ed efficace, lo mostrano le reazioni,
in Italia e all’estero, orchestrate con
sapienza sulla stampa... Dobbiamo
protestare contro questa mistificazione, non solo per difenderci, ma nel1 interesse stesso del fermento ecume
nico che qua e là lievita nel Cattolicesimo. Si è così giunti alla votazione, sostenuta con vibrata intensità, di
questo odg.:
La Conferenza del II« distretto
(ecc.), dopo ampia discussione sul
problema dei rapporti con la Chiesa Romana,
osservato che l’ansia ecumenica
di oggi è fatto oggetto di un tentativo di distorsione e di strumentalizzazione da parte della Curia
romana;
constatato che molte delle iniziative finora intraprese da parte
protestante per stabilire un dialogo con Roma (specialmente le visite alla S. Sede) non sono state
sostenute da una valutazione teologica sufficientemente chiara e
che perciò esse si sono prestate ad
equivoco e hanno prodotto un giustificato disorientamento nelle nostre Comunità;
chiede al Sinodo di pronunciare
una parola chiara che precisi Ìorientamento della Chiesa Valdese.
Qualcuno ha pure detto ohe, oggi,
siamo di fronte ad úna grave scelta:
quella della linea ecumenica senza riserve, in particolare di ricerca di dialogo con il Cattolicesimo; ovvero di
quella missionaria, nei confronti dei
milioni di Italiani di fatto staccati da
Roma, i « laici » odierni che non sono più soltanto piccole élites culturali o ristretti settori accesamente marxisti, ma larghi strati del nostro popolo, che per molteplici ragioni, spirituali o meno, non credono più al verbo di Roma e vi rispondono polemicamente o con l’indifferenza. Non può
trattarsi di una scelta assoluta ed
esclusiva, ma piuttosto di una scelta
della direziane su òui deve cadere
l’accento, senza dimenticare o trascurare l’altro lato. E per una Chiesa come la nostra, in un paese come il nostro, la scelta non può essere dubbia.
preziosa collalxirazione dell’arch. Claudio Decker di Torino, (die ha tracciato il disegno, e alla generosa e competente opera tipografica del dott. Rapini di Genova, sono pronte le prime
copie del dépliant che contiene in più
lin^e le informazioni necessarie al
turista evangelico o non, desideroso
d' prender contatto con le comunità
0 con i gruppi protestanti della Riviera, da Ventimiglia a La Spezia. Si
progetta una tiratura di decine di migliaia di copie che, grazie alla generosità del dott. Rapini, non costeranno alle chiese che il prezzo della (arta: ad esse spetta ora, in specie sull’arco ligure, ma anche altrove, d'impegnarsi nella diffusione capillare negli alberghi, presso conoscenti, anche
all’estero. La presentazione è simpatica e vivace, in tricromia: uno strumento preciso e prezioso che speriamo sarà largamente utilizzato. Dopo
specie nelle comunità liguri, verrà il
momento di accogliere fraternamente
chi avrà risi>osto agli imóti.
Oltre all’esame dei particolari della vita delle singole chiese — che è
stato assai rapido, a dire il vero —
1 due grandi temi di discussione e di
decisione della giornata sono stati l’ecumenismo (in particolare i rapporti
con il Cattolicesimo romano) e il pastorato femminile. Altri argomenti di
discussione sono stati, più brevemente:
— Il problema dell’insegnamento
cristiano. Anzitutto, difficoltà sempre
crescente, almeno nelle città, di raccogliere con regolarità gli alunni, dato l’esodo domenicale sempre più massiccio (sebbene non si possa dimenticare, malgrado le esigenze della vita
moderna, che spesso c’è una carenza
spirituale neU’atteggiamento dei genitcri); tale difficoltà, che si prevede
più grave di anno in anno, sembra
indicare la necessità di un più deciso
intervento catechetico di molti genitori, di prevedere gruppi zonali (àie si
possano riunire anche settimanalmente. di estendere il periodo del catechismo, per supplire alla carenza di conoscenza biblica che i catechisti sono
concordi nel rilevare con gravità ere
scente nei catecumeni. In secondo
lucgc, l’urgenza di materiale didattico catechetico veramente risponden
té, sia per quel che riguarda il catechismo vero e proprio, sia per quel che
riguarda il (»nfronto con il cattolicesimo romano. Constatato che il volumetto del past. Nisbet « Ma il Vangelo non dice così », utilissimo sotto
molti rieuardi — è di continua, sempre più larga diffusione — si fa talvolta fin troppo difficile ed ampio, ed
è forse più adatto ad adulti, che non
a ragazzi a cui è più urgente dare
alcune idee essenziali in base alle
quali potranno considerare e discutere, poi, ogni singolo elemento del romanesimo, è stato votato questo odg.:
La Conferenza del 11« distretto
(ecc.) esprime l’esigenza per le nostre chiese di avere un libro di testo da essere utilizzato sia dai catecumeni come dai simpatizzanti,
testo che ponga in evidenza in modo obiettivo e chiaro la nostra posizione dottrinale nei confronti di
Roma. Questo libro dovrebbe tener
conto di tutto Tinsegnamento e
dei vari orientamenti della Chiesa
di Roma, servendosi delle dichiarazioni ufficiali.
— La collaborazione laica; se ne è,
in tutto il distretto, notato il rallegrante e cospicuo apporto, sotto molte forme; resta aperto il problema
della preparazione sistematica e approfondita di tali collaboratori.
— Si è appena accennato alle « provincie dimenticate (o quasi)»; Asti e
Cuneo. Rer la provincia di Asti la
Commissione distrettuale proporrebbe aila Tavola trattative con la Chiesa metodista per studiare la possibilità di dare, insieme, un servizio pastorale fisso e in loco.
— Rer le finanze si prevedono aumenti delle (MDntribuzioni, ma in misura assai diversa, e la Commissione
distr. propone che, qualora si dovesse verificare la deprecata ipotesi di un
rinnovato deficit, sarebbe giusto che
es^ fosse ripartito tenendo (xmto degli sforzi fatti o no dalle singole comunità per aumentare le loro contribuzioni. Si raccomanda pure alla Tàvola di procedere più celermente sulla via intrapresa di rivalutazione dei
nostri stabili.
Al termine della Conferenza è stata rieletta, con riconoscenza per l’opera svolta, la Commissione distrettuale: pres., past. Ernesto Ayassot; vicepies., past. Giorgio Bouohard; segr.,
sig. Carlo Baiardi. Sono risultati eletti delegati della Conferenza distrettuale al Sinodo: Carlo Baiardi (Sampierdarena), Carlo Monaia (Aosta),
Carlo Rapini (Genova), Daniele Rochat (Torino), Giovanni Grill (Vallecrosia), G. Reraldo (Biella); supplenti M. T. Serra e Claudio Bertin.
Un ringraziamento assai caloroso
alla comunità di Genova per l’accoglienza riservata ai membri della Conferenza, della quale un bel gruppo ha
pure seguito i lavori. Arrivederci, in
autunno a Biella ! Gino Conte
3
pag. 4
8 giugno 1968 — N. 23
libri
Ernesto Sestan e Armando Salila hanno
curato in questo volumetto la pubblieazione del corso universitario di Federico Clial»od sulla « Storia dell’idea di Europa »,
da lui professato la prima volta alla Facoltà di Lettere di Milano nel 1943-44, poi
ripreso alla Facoltà di Lettere di Roma nel
1947-48 e 1958-59, poco prima della morie.
Chabod, si sa, è stato un grande storico,
e come tutti i veri storici fu un uomo moralmente impegnalo a capire il corso delle
vicende umane, che seguiva con la passione del politico collo, sempre consapevole
che non c’è cultura vera die non sia anche
un fatto politico, ed inversamente. A'asce
così questa sua storia dell’idea europea in
polemica sottintesa con l’Antieuropa ilei
nuovi barbari, del dispotismo fawista e nazista, negatore di tutta una tradizione di
civiltà che aveva trovalo la sua vera misura nel pensiero illuministico, deinocratiio
e raffinalo, politico e letterario ad un tempo, instauratore di quella Repubblica delle
Lettere di cui Cliabod umanista è figlio.
Lo stesso stile di Chabod, così cristallino
e ordinato, garbalo e succoso, è l'espressione di un costume morale e intellettuale
che la prosa virulenta e asmatica, acida e
pretenziosa degli storici fascisti invano aveva umiliato.
Chaltod sul piano metodologico cerca una
piima idea di Europa, fondandosi sul concetto di contrapposizione, che lo conduce
a riscontrare fin dal .secolo V« e poi dal
IV" a. C. una prima coscienza « europea »
(od occidentale) contro una « asiatica » (od
orientale); una Europa che sembra contrapporsi all’Asia, fin dalle guerre persiane. per costumi ed organizzazione politica,
una Europa che rappresenta lo spirito di
Hliertà contro il dispotismo asiatico.
Una conferma indiretta di questo metodo di indagine è offerta allo storico dalla
poleanica antieuropea che prende le mosse
nell’ambito della cultura cinquecentesca
con il mito del buon selvaggio a cui si
contrappone il bellicoso e cinico europeo
(i C.ortez, i Pissarro), una polemica che
trova la sua più distesa espressione pole
mica con il Montaigne, che considera superiori agli europei sul piano plorale non
solo gli Indiani d’America ma anclie i musulmani ed i pagani. Conclude Cliabod che
(I miti gli accenti polemii i non impediscono che, per forza di cose, la contrapposizione fra il mondo primitivo dei selvaggi
americani ed il mondo non primitivo, aia
coiiirapposizione tra America ed Europa.
F, dunque, per méehanique che |iosaa essere. la civiltà è Europa ». Che poi l’Europa sia un fatto di cultura e di lostumc,
di tecnica c di civiltà, e non una espressione geografica od un concetto politico,
risulta fuori di dubbio, almeno fino all’elà moderna più recente.
1,0 storico cerca infatti i confini di questa Europa ma sembra che continuanient'
gli sfuggano e si spostino, ora si estendano ora si restringano. Per Isocrate era il
mondo greco; ma Erodoto vede già una
Fairopa che giunge fino alle foci del Po e
alle isole Ebridi ad occidente e fino alla
Storio deindeo d’Europa
itiberia a nord. E a partire dal IV» d. C.
ecco inasprirsi la rivalità tra Roma e Bisanzio, tra oriente ed occidente, e poco a
poco quella Grecia die era stata la culla
della civiltà europea, divenire orientai.;
agli occhi degli occidentali e consacrare
poi questa sua posizione con Ìo scisma d’Oriente e la separazione ddiniliva della
chiesa gre«-a da quella romana. Una estraneità destinata a crescere dopo la conquista turca dei Balcani e di Costantinopoli,
mentre nuovi popoli al nord ed all’est sono divenuti « cristiani » e occidentali. E)c■co ancora un grande paese clte figurava,
fuori campo, asiatico, la Russia, entrare
invece nell’ambito della cultura occidentale con il grande Pietro di cui Voltaire dis-se « nacque, e la Russia fu formata »!
Una configurazione più politica dell’Europa, una coscienza più precisa deUe caratteristiche somatiche e spirituali del continente, Chabod la acopre in Machiavelli e sm-cessivamente la verifica nella sociologia illuministica. E’ l’Europa degli stati,
è l’Europa della varietà di regimi, monarchie e repubbliche, stati assoluti e stati costituzionali, un equilibrio difficile che solo la diplomazia può trovare (ed è la vocazione storica di Chabod stesso): molti
stati e vari i modi di governo, « non è
l'ome in Asia, dove le regole della politica sono dovunque le medesime », scrive il
Montesquieu nelle sue Lettres Persanes.
E’ l’Europa di cui hanno coscienza gli
intellettuali e i politici, e che diverrà popolare solo con il romanticismo, allorché
al concetto di stato si sostituirà quello più
sentimentale di nazione, e ciascuno cercherà la comune radice europea nella matrice
storica della propria patria nazionale, respingendo l’unitarismo culturale del ’700.
Le differenze di costumi e di tradizioni
acquistano un rilievo e si esasperano in
lina ricerca primatistica che è destinata a
nutrire le coscienze di nazionalismo. Gio
berti, Fichte, Guizot preteadono ciascuno
per la projiria Patria un primato, una eccellenza, un titolo spiritnale superiore, che
i politicanti sapranno tradurre successivamente in affermazioni di superiorità razziali (d’altronde già presenti in Fichlej e
di dominazione vuoi culturale vuoi politica. E pertanto quello che a Cliabod pare
un felice equilibrio, il pensiero nazionaleeuropeo mazziniano, racchiude invece già
in sè i germi del nazionalismo, e della crisi di valori della civiltà europea.
Mazzini c Herder si illudevano che le
nazionalità sarebbero state « buone », universalistiche. e invece furono aggressive e
egocentriche; e come poteva essere diversamente dal momento in cui si affidavano
alle nazioni delle missioni e vocazioni particolari, inevitabilmente concorrenziali?
Chabod se ne rende conto quando scrive
che « l’esaltare la missione di un particolare popolo, anzi il suo primato, condurrà
lesto o lardi alla sopravalutazione di quel
popolo, aprendo la via al nazionalismo moderno », ma nello stesso tempo resta avviluppato nell’idea che si possa distinguere
■tra nazionalismo buono e cattivo.
D’altra parte un discorso sulla cultura
europea è estremamente difficile ed ambiguo perchè appunto non ha precisi contorni territoriali, etnici, religiosi, politici. Come trascurare per esempio i rapporti tra
Europa ed America sul piano religio-so (i
padri pellegrini e il cattolicesimo latino)
e su quello politico (i legami tra rivoluzione france.se ed americana)?
E infine il rimprovero che Chabod fa a
Morandi di essere partito daU’ottocento
per discorrere dell’idea politica dell’Europa, alla prova dei fatti non pare del tutto
fondato. Ao. C.
FEDERICO CHABOD - Storia dell’idea d’Europa. Laterza, Bari 1961,
pp. 208, L. 1.200.
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« 11 14 novembre 1940. mori una città e
nacque una parola. La città era Coventry,
la paroia era ’’covenlrizzazione”. Questo
centro, 150 chilometri a nord-ovest di Londra, divenne con Guernica, Stalingrado,
Cassino. Hiroshima ed altri luoghi, il sanguinante simbolo della cieca furia della
guerra. Con gli anni Coventry è risorta e
oggi i suoi 350 stabilimenti ed i suoi 280
mila abitanti hanno ridato alla città una
po.sizione di primo piano nella economia
britannica ». Cosi, da Coventry, il eorrrispondemte de La Stampa, alla vigilia della
dedicazione della nuova cattedrale di San
■Michele, tenutasi il 25 maggio e a cui assistè pure la regina Elisahetta.
La stampa inglese ha dato ampio rilieto a questa ricostruzione e al valore ar
6“ QUADERNO
F. U. V.
Per le Unioni e per tutti
Le cinque grandi chiese evangeliche
Siamo onnai al sesto dei quaderni FUV,
quindi l’esperimento può dirsi bene avvialo. Le criliclie non sono mancate, anche se
■rulilizzazione del materiale si è avuta soprattutto sul piano personale anziché dello studio in comune coirne era previsto. Ma
non possiamo dire che per questo la cosa
sia fallita, anzi, proiprio perchè è stala criticala, è segno che è stala presa in esame
e che ha destato interesise.
11 quaderno che presentiamo segue la linea dei precedenti: vi si trovano ancora
alcune dii quelle parole difficili che sono il
terrore della maggior parte di noi. A questo proposito è bene far presente che si
■possono adoperare forse parole un po’ più
semplici,- ma ohe oocorre guardarsi dalr illusione che tutto possa essere detto con
le parole che ai trovano su Bolero Firn o
su Calandrino. E’ necessario anche fare
uno sforzo se si vuole studiare. I quaderni
devono anche essere uno stimolo in questo
senso.
L’ultimo uscito è dovuto alla penna di
Giorgio Bouchard ed esamina sinteticamente la storia e la dottrina delle cinque
principali denominazioni protestanti; l’Anglicana, la Luterana, la Riformala, la Melodi.Hla e la Battista. Non mancano O'sserviizioni sul contributo ohe ognuna di queste denominazioni può dare al movimento
ecuiiienico, anzi, diremmo che lutto lo studio è condotto in questa luce. Si cerca, co.
munqiie, lungo tutta la trattazione, di iienIralizzare lo shock che « la scoperta delle
prime candele in una chiesa proteslaiile
d’oltralpe coisliliiisee sempre per un evangelico italiano ». Sono anche rettificati certi giudizi che si trOTano comunemente nei
testi scolastici italiani, anche seri, a comin.
ciare dall’attribuzione dell’origine dell’anglicanesiino ai begli occhi di Anna Bole
na, la quale, quando Eàirico VIH cbie«e
rannullamenlo del matrimonio al Papa,
per avere un erede maschio, aveva sette
anni.
11 quaderno, oltre che come materiale
di studio, può servire .sempre per consullazioni’: infatti sono numerose le stalisliclie e i dati che, se appesantiecono un jhi’
la prima Ictliira, permetteranno, tuttavia,
in seguito, a chi non ha nè tempo nè mezzi per riicorrere a ricerche proprie, di trovare rapidamente i dati di cui può aver
bisogno su questi argomenti.
Dovrà, dunque, essere usalo con intelli■'cn/a come materiale di sluidio per le unii),
ni, magari tralasciando le cifre e i nomi
di teologi il cui pensiero non ,è .riferito, e
sarà bene incoraggiarne al .maasiino la diffusione fra i singoli — giovani, ripetiamo,
c anche non più tanto giovani.
c. t.
chiteltonico del nuovo edificio; abbiamo
solt’occhio un numero speciale del Sunday
Times, totalmente dedicato ad ampi servizi su di essa. Naturalmente la modernità
della costruzione (disegnata dall’architetto
.Sir Basii Spencei e dell’arredamento ha
pure suscitalo qualche critica, e anche a
noi pare, ad es., che il grande arazzo che
campeggia in fondo alla navata centrale e
che dovrebbe raffigurare il Cristo in gloria, di.stragga più che non invili al raccoglimento: ma nel complesso si tratta di
una costruzione armonica, che contempera
l’antico e il moderno, la pietra e il vetro
e il legno. Sorge là dove sorgeva la vecchia cattedrale, in un angolo relativamente
raccolto e quieto nel cuore della città in
sviluppo; il «voto» dei sopravvissuti della t.Tigica notte del 1940 si è adempiuto.
A noi importa soprattutto sottolineare che
questo tempio rinnovato è and« un segno
di riconciliazione: alla ricostruzione ha
coiUrihiiilo con offerte e lavoro voloiilario
anche un gruppo di giovani tedeschi; e su
di un fianco della cattedrale sorge una
a cappella deirunitù », aperta a tutte le
i biese, in cui si alterneranno culti di divi rse denoiiiinazioni e confessioni.
f.e V.2 ledes.;he come i kamikaze e le
foltezze volanti liaeralrici hanno « coventrizzato » tanta terra, tante vite; ma r.on
tu’ è .1:0,) solo distruzione, odio, rancore;
( ovcnlrv^vuol dire oggi anche « riconciliazione ».,.•
-A- Lti scorsa settimana ( ! ) abbiamo
ticevuto due corrispondenze, da Frarestino e da Rodoretto, spedite per
posta a Fine aprile ! ! La notizie sono
ormai troppo arretrate, ma vogliamo
scusarci con i corrispondenti e le comunità. Cogliamo l’oecasione per indicare la cosa, senza commenti, ai
molti lettori che si lagnano di ricevere irregolarmente il settimanale.
I LETTORI CI SCRIVONO
Un incontro
con Autant Lara
(Jn leUorey da Savona:
Avendo letto con inleresiRe Tarlicolo sul lilan « ]Non uccidere » tengo a far sapere quanto segue.
Sere fa, prelevato a Cannes, e
invitato dal « Circolo Calamandrei »
(li Savona, Aulant Lara, regista del
nolo film, tenne qui una conferenzo. Egli ce ne narrò dappriima la
rocamibolesca storia. Se ri eravamo
ooniimoissi nel vederne la proiezione, anicora più lo siamo stali nelTudire dal regista stesso, come nel
suo film tulio sia scrupolosamente
autentico; nulla fu inventalo o cambialo, se non i nomi dei proiagonisiii. Inutile, ci diistse A. Lara, (he
voi troviate l’azione inverosimile o
sbagliata, e(‘c., così è stata nella
sua terribile reallà.
Nell’iniimedialo dopoguerra. Tal*
tenzione del regista fu attirata da
un fallo (li (Tonaca; in un tribunale di Parigi, nella stessa udienza,
era sialo celebrato il processo di un
seminarista tedesco (reo di aver assaisisinato un partigiano francese
prigioniero) e un <( obbiellore » reo
di aver rifiutato il servizio militare. Aulaini Lara vi vide un movente
poililiiro (?) e non già una mera
coincidenza. Si informò dettagliatamente, interrogò mollissime per•sone, copiò le senleiiize, e con lutti
quesiti autentici dati fece il film.
Autentico dunque il prete operaio venuto a difendere 1 « obbietlore » come pure il rifiuto di questi il quale, per quanlo cattolico,
non vuole farsi assolvere nel nome
della religione. Autentico il dolore
di colonnello che comprende la sin.
cerilà e la grandezza del giovane,
ma deve nello stesso temipo avviarlo alla prigione, essendo egli un
militare; autentica la bella fiigura
(se pur sfiguralo!) del giuralo excomjbattente che, con un altro gìovanisisiino, è per Passoluzione del
renitente. Molte altre cose ci disse
A. Lara; ignoravamo che un film,
per essere proiettalo, deve avere una
nazionalità: il suo era terribìlimenle apolide! Iniziato in Italia, continualo in Jugoslavia, dove, SK’ar
seggiando gli attori, vari ruoli furono sostenuti da persone qualsiasi
(e, direi, braviasimel), vse ben ricordo fu terminato nel Belgio. In
quanto al seminarista tedesco, egli
non impersona una tesi; per quanto il vecchio generale tedesco compagno dì prigionia, lo dica buon
cristiano e buon soldato », perchè
obbligalo dalla disciplina a obbedire (infatti su tale tesi verrà assolto), egli, il seminarista, non ammette tale discolpa; sa benissimo
che avrebbe dovuto farsi fucilare
pur di non utjcidere, tanto più come religioso; prima di uscire dalla
prigione, ricordate? insiste per salutare robbiellore che stima ed am.
mira; ma questi gli esprime tutto
il « isuo disiprezzo ». Se mi è consentilo, direi che tale frase (che
spero non autentica!) costituisce
una macchia grave e poco comprensibile da parte della luminosa figu
ra di obbiellore; come può, giunto
a tale altezza morale, albergare un
senlimenlo tanto basso? non tutti
nascono eroi e il povero seminarista non ne aveva la stoffa, Dio solo
lo giudicherà. Per ora, così disse
A. Lara, dopo essere stato ordinato
prete, vive in un c-onvenio della
Germania torturalo dai rimorsi, nonostante rassoluzione dei tribunali
francesi e... umani.
Da r>arle di un enorme pubblico
delle più svariate tendenze, il regista sostenne molte interrogazioni.
Fu ringrazialo ed approvato quasi
airunanimilà per il suo film; cosa
mollo consolante, poiché ancora pochi anni ur sono sarebbe stato incompreso 0 anche disapprovalo da
un pubblico così vario,
A. Lara, ò.“) anni (-irta, è uomo
semplice, occhi azzurri gai e bonari; iseniibra un seguace di Tolstoi o
meglio di Gandhi, vede nella disobbedienza civile l’unico modo
incruento per risolvere molti terribili problemi, ma non è un fanatico, non è, disse, un « politico ».
All’una di notte, stanco e esausto, egli tolse la seduta.
R. D. S.
Chi è il sig. Franco Falchi?
In merU« al desiderio del Sig.
Franco Falchi di vedere il nostro
Modera^lore in visita dal Papa come, purtroppo, alcuni altri, non
troverei miglior risposta di quella
del direttore del nostro giornale il
quale ha ricordato sem,p]iceinente
le dichiarazioni del Modera.lore
stesso : « perchè la cortesia e la fraternità siano vere, hanno da essere
reciproche » (Eco 11 maggio 1%2).
Vorrei tuittaivia per amore di chiarezza che il Sig. Franco FaWii, oltre che parlarci di « lunigiimiranza »
riguardo alle visite al Papa, chiarisse il suo pensiero dicendoci aperlamenle chi egli è: cattolico o valdese? Da una parte infatti il Sig.
Franco Faliohi risulla essere membro della Commissione diocesana
nominata dal Vescovo di Pinerolo
per l’unità dei orisliani, il che fa
presumere che egli sia membro della Ciliiesa romana; dall’altra nella
sua lettera sull’Eeo egli dice « mi
pare che anche noi dovremmo essere luiigimiranli come questi esponenti protestanti... », lasciando presumere con questo « noi » di appartenere ancora alla Chiesa valdese. Personalmente gradirei una precisazione dal Sig. Franco Falchi in
merito alla sua posizione: se infatti egli è tutt’ora valdese, potremo
serenamente discutere i suoi punti
di vista « ecumenici ». Se invece è
vero ohe egli è membro della chiesa cattolica, nulla gli impedirà di
SK-rivere snll’Eco, nulla impedirà
che si discuta serenamente con lui
i suoi punti di vista « ecumenici »,
a palio che si qualifichi, che dica
voi se parla di membri di una Chiesa a cui non aippartiene più, evitando di insimiare così la sua lungimiranza come nostra esigenza. Resto
quindi in attesa di una gentile preiMBazione da parte del Sig. Franco
Falcili.
Franco Giampiccoìi
Uniti nel comune annunzio dell’Evangelo
Un lettore, da Torre del Greco:
Le varie proposte fatte dai lettori per la testala del nostro settimanale dopo la fusione con «L’ECO»
(v. numero del 13 aprile u. s.: «Testale cencansi»), mi hanno volto da
una visione unilaterale al problema molto più ampio e complesso
interessante tutta la stampa cristiana intesa come valido strumento di
diffusione del pen.siero specialmente evangelico.
Il fatto che ogni comunità eoslituita avverta il bisogno di un giornale che pubblichi denominazionalmente notizie ed articoli riflettenti
i propri punti di vista confessionali, è umanamente e direi « senlimenilalmente » ammis.sibile secondo
una consuetudine onmai acquisita;
si crea però il grave pericolo di
accentuare sempre più lo specchio
di certe nostre divisioni settarie,
piccole o grandi che esse siano,
proipcio in momenti cosi ricchi, potenzialmente, di fermenti ecumeniei e di conoscenza reciproca che
dovrebbero eliminare ogni insensata persecuzione religiosa in un clima più aiperto alla libera co-nvivenza delTirwcra famiglia cristiana. E’
vero, chi scrive, ad esempio, si
sente, come valdese, affezionato e
moralmente legalo per ovvie ragioni al «suo» giornale: «LA LUCE » elle da ben cinquantacinque
anni combatte, nel ricordo di altre battaglie della fede, « il buon
eomhallimenlo » nel simbolo della
luce che brilla nelle tenebre. Altrettanto vero è però cha questo
valdese, ronseio di appartenere alla grande famiglia spirituale di
tutti gli evangelici, sarebbe ben
lieto (pur vedendo il "proprio”
giornale necessariamente ridotto nel
numero delle pagine e nella periodicità) di leggere finalmente in un
UNICO, MAGGIORE SETTIMA¿NALE INTERDENOMINAZIONALE quelle notizie delle varie comunità e quegli articoli di edificazione religiosa cosi spesso interessanti
ma, perchè pubblicati su fo'gli isolali, conosciuti solo da un limitalo
numero di abbonati o di lettori casuali ; e ciò senza coniare la notevole dispersione di collalioratori e
di mezzi finanziari.
Travagliali mesi, questi nei quali
ei giunge l’eco, non sempre chiaro,
di un nuovo linguaggio, di dialoghi ( ?) con i fratelli «separali» cattolici, la cui tematica non ei appare purlropipo basala sulla Verità
del Cri.sto ; si rende perciò più che
mai necessaria una « nostra » efficace stampa elle nello spirito della
carità evangelica ripojrti l’attenzione di lami nostri simili, distraila
dai mille idoli umani, unicamente
sulla figura luminosa di Gesù e sulla Sua opera redentrice. Tutti, senza distinzione di rituale e di sottili
argomentazioni teologiche, no<n avvertiamo forse LI bisogno di far conoscere mediante la posizione storica del prolestanlesinio proprio le
ragioni di questa nostra testimonianza a favore della Parola divina,
ad una cerchia più larga di lettori,
in una forma veramente ecumenica
ed evangelizzatrice? e questo soprattutto oggi che la funzione della
stampa quotidiana sembra quasi essere solo quella di propinarci un
continuo veleno nella triste descrizione della miseria morale degli
uomini che non sanno elevarsi nello spirito. Superato quindi il parrocchiale conservatorismo di una
stampa vivente solo a sè, .si aprirebbe, in forma concreta, una solidarietà radicala non in una ri•slretla visuale umana ma nell’infinito amore di Cristo. Sono perciò
persuaso che solamente così il no•stro campo di evangelizzazione potrebbe estendersi, per conoscerci
meglio, e per farci conoscere meglio; devo però precisare che in
questa mia proposta non è stalo deliberatamente trattato il difficile
problema del graviissimo onere finanziario che tutte le comunità dovrebbero sostenere, in quanlo tale
questione andrebbe discussa eompetenlemente in altra sede; mi pare eomunque logico pensare che
tramite il Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia si potrebbe costituire un apposito comune « Fondo speciale per la stampa ».
Allo stalo dei falli vedo perciò
come una sorta di « bizantinismo »
rallardarsi nella pedante riceirea di
titoli o sottotitoli e invece iirgente
mente necessario che si mettano all’opera, con sincera umiltà ma con
grande fede TUTTI i chiamati dal
■Signore per la diffusione del Suo
Evangelo di grazia senza distinzione di sorta, al fine di realizzare in
un futuro non lontano quanto è nei
voti di tanti evangelici d’Italia, unicamente per ravanzamenlo del Regno die viene. Elio Rinaldi
Siamo anche noi contro i chiusi
piirlicolarismi parrocchiali soddisfatti di sè. ma facciamo notare che
te tradizioni confessionali e deno
minnzionaìi sono Qualcosa di molto
più serio e vitale: è illusione pensare di superarle davvero in un generico miscuglio in cui ogni volto
perde la sua vera caratteristica e si
fonde in uno massa anonima. Un
calvinista cosciente e coerente ha
una 'mente” cristiana con sfumature abbastanza diverse da un metodista. e ancor più da un battista o
da ut: membro della Chiesa dei frattlli. » viceversa, naturalmente. Dire questo non significa affatto affermare la superiorità di utui visione
sulTalirn, ma soltanto la loro effettiva diversità. Dobbiamo sempre
chiederci se .siamo ancora realmente calvinisti, o metodisti, o battisti,
o ’fratelli”, ere., quando disconosciamo queste differenze; e incombe il rischio di rimanere nel vago
e nel superficiale quando ci si illude di essere al di sopra delle ’’grettezze” confessionali. Lo mostra il
lipensamento grandioso del movimento ecumenico: le Chiese che vi
partecipano, oggi, si .sentono realmente più vicine, cominciano a eonoscersi meglio, si sentono effettivamente impegnate nello stesso servizio: ma hanno anche, ciascuna di
loro, compreso più a fondo il valore della propria tradizione confessionale. Tutto questo non implica
affatto l’impossibilità di .sognare il
bel sogno del grande settimanale
unico dell’evangelismo (si potrebbe
riire ” protestniueximo” ? ) italiano,
un sogno che procurerebbe al Consiglio Federale ben altre preoccupazioni che la costituzione (ardua) di
un Fondo per la stampa!
4
8 giugno 1962 — N. 23
pag. 3
La luce del cero
e la Luce del mondo
Pochi giorni or sono un quotidiano
milanese dava notizia che uno dei
giovani studenti angolesi ospiti di un
fattuto di Avellino s’è fatto cattolico,
li'giornale, riportando la Crorujca in
poche righe senza commento, aggiungéva che la ’’cerimom'a delFabiura” è
avveruita nella chiesa di Santa Maria
del Carmine. Non intendiamo criticàr4 o riprovare il giovane protestante
pérché ha scelto una diversa confessime religiosa: nessuno può scrutare
déntro l’animo di un individuo con la
chiarezza del veggente e scoprirne i
più riposti intendimenti o i motivi
che possono produrre determinate risoluzioni. E’ anche vero che talvolta
abbiamo letto cronache di ’’conversioni” più esilaranti che convirwenti.
Ricordiamo un attore del cinema assai noto e bravo che dopo vari interventi di chirurgia plastica per rimettere a nuovo le guance cadenti pensò
bene di sistemare le cose deU’anima;
non abbiamo dimenticato quel celebre
pittore giapponese tutto sfarfallante
nell’abito bianco che organizzò una
scena da operetta sotto le navate di
una chiesa, e abbiamo veduto l’ampio servizio fotografico su di un settimanale a grande tiratura, dove una
ballerina in attesa del processo per atti osceni in luogo pubblico appariva
paternamente abbracciata da un frate
nel corso della ’’crisi religiosa” che si
risolse poi con un ritorno al mestiere.
Quanta gente si fa santa!
I giornali però non parlano delle
numerose ’’conversioni” di cristiani di
origine cattolica i quali ad un certo
momento chiedono di far parte di una
chiesa protestante, e sono molti. Simili notizie non sono simpatiche per
il gran pubblico italiano, eppoi, in
Italia, tutto va ben, maidama ecc...;
tutti cristiani, tutti cattolici, tutti a
Roma per l’anno santo.
Non intù udiamo rendere oggetto di
schemty un avvenimento che coinvolge là fede di un credente e nel quale
egli Impegna io almeno dovrebbe impegnare) tutte le energie morali; ma
considerile il fenomeno di certe ’’conversioni” con un esame distaccato che
sappia valutare ogni elemento della
suggestione, dell’insinuazione, dell’accerchiamento; metodi tanto cari al
proselitismo di certi ambienti. D’altro
canto è giusto chiederci: perchè questo avviene?
Dov’è mancata una pratica contìnua e tenace della preghiera, della
meditazione biblica, della frequenza
al culto e alle riunioni in comune con
i fratelli di fede, si crea un senso di
Una attesa ristampa
E^urita da tempo, e a'Bisai rkhie^ta,
è stata rìMamipata nelle Edizioni di
Comunità un’o'pera che ci è particolaratiente caita
Giovanni Miegge
Per una fede
L’opera è in vendila al prezzo di
L. 1.500; la si può richiedere anche
alla Claudiana.
solitudine, di vuoto, una ’’disabitudine religiosa” che genera con facilità il
desiderio di cose nuove.
Se tali cose si presentano in una
particolare cornice coreografica ricca
di prodigi e di manifestazioni che fanno effetto allora può apparire benedetto l’approdo a quel porto fatato,
tra festoni e lampadine, mentre l’anima sorride come un viandante straniero e trascurato che si vede ricevere
in salotti sfolgoranti da personaggi
ossequio.si di porpora e velluto.
Mantenere la fermezza di una fede
e la convinzione religiosa non sono
cose da poco; l’esperienza, se non è
.sorretta dalla vigilanza continua, è
fallace; il desiderio di nuove esplorazioni, la ricerca di una ’’minore fatica” possono adescare chi è in buona
fede. Probabilmente lo studente angolese, sotto il cielo d’Itedia, si è trovato solo, in una età in cui ben difficilmente ci si rassegna agli esili volontari. Ospite dell’Itedia cattolica si
è itediemizzato in quel senso. Questo
non è strano come può sembrare: c’è
sempre nell’elemento colonicde il terrore atavico della grande distanza tra
il bianco e l’uomo di colore. La cerimonia deH’abiura è stcdo un mezzo
per diminuire questa distanza paurosa. Lo studente di Avellino non aveva
forse fatto in tempo, prima, a sentire
la presenza di Dio da sedo, e ora crede di essere arrivato alla mèta con
tanta numerosa e assidua compagnia.
Non vogliamo sapere nè giudicale,
commentiamo soltanto. Dio chiama
per vie infinite in infiniti modi, e se
abbiamo parlato di questo argomento
non è stato per un fratello che cambia indirizzo come la dcdtbenaggine di
qualche persona potrebbe credere.
Non usiamo, per cose di tede importanza, il sistema del punteggio a bigliardo: uno per me uno per te, ne ho
segnati più io... ma vorremmo che la
vera vittoria non fosse quella di Santa Maria del Carmine, bensì quella di
Cristo.
Crisi ce ne sono tante, ma se ogni
energia superstite è tesa nella ricerca
della verità giunge sempre per l’anima l’ora della pace. Quello che cont.i
è costruire l’altare dentro alla nostra
coscienza dove non fuma incenso nè
sventolano stendardi; affidarsi a Dio
accettando la Croce e .non agli uomini per il fascino pagano di riti .sconosciuti. E se la Luce venisse a mancare nei momento della prova, invocar
la da Cristo, sola Luce del mondo:
’’Resta con noi, Signore, perchè si fa
sera”.
Molto meglio che accendere un cero, e molta più Luce. Marco
Da u esBuieata tei Si.P.elniiei
Problemi particolari
per le chiese svizzere
di Genova e di Firenze
La penuria di pastori che si manifesta
attualmente nel nostro paese pone pro-bleml estremamente delicati alle chiese svizzere all’estero. Prova ne eia il caso del pastore di Genova, G. Bernoulli, che esemeita da molti anni il suo ministero in Italia. Pastore del'la chiesa elvetica di Genova, eigli deve contemporaneamente curare
le chiese svizzere di Milano e Firenze, per
quanto $tià nella sua comunità abbia numerosi compiti: visitare 155 famifflie sparse su oltre 150 km., presiedere culti in tedesco, francese e italiano, dare lezioni alla Scuola svizzera, occuparsi del cimitero
protestante, partecipare alla gestione dell’ospedale evangelico internazionale, infine
assicurare in una certa misura la cappellania dei marinai elvetici le cui navi gettano l’ancora a Genova. Sarebbe quindi comunque necessario un secondo pastore a
Firenze, dove là comunità conta 135 famiglie e dove una parte considerevole della
attività pastorale si esercita verso le numerose giovani svizzere, studentesse, nurse e
volontarie, che soggiornano seguitamente
in quella città. Va pure segnalato che attualmente la Chiesa svizzera di Genova sta
procedendo ai restauri dell’organo, probabilmente il meglio conservato degli strumenti costruiti, un secolo fa, da una persona di Novi Ligure, assai nota in Italia:
il cavalier Guglielmo Bianchi. Rimesso a
nuovo da J. J. Gramm, di Lausanne, questo strumento notevole, di fattura tipicamente italiana, sarà indubbiamente uno dei
più interessanti e più belli di Genova. 11
giorno in cui sarà inaugurato farà data per
il protestantesimo svizzero in Italia, come
pure il giorno in cui potrà essere ricoistiluito in modo permanente un posto pastorale nella 'capitale toscana.
doppio
taglio
L’esecuzione di Eiclvmann non deve farci sentire liberati da ogni colpa e da ogni
reapo-nsabilità. Eielunann è uh delinquente e non un redentore dell’uimanìtà. Uno
solo ha pagato per tutti, ma Eichmann
ha pagato soltanto per se stesso. Nello
stesso tempo non lui solo è responsabile,
ma tutto il poipolo tedesco e neppure soltanto il popolo tedesco. Il delitto di Eichmann non è un delitto personale, individuale. Certi delitti possono compiersi in
deleraninali climi storici e di questi climi
storici si è responsabili collettivamente.
E’ troppo comodo dire che è responsabile
un sol uomo, fosse pure un Hitler. Questi
climi si preparano, si alimentano, se ne
mantiene sempre qualcosa, sia pure inconsciamente.
Anclte noi italiani non poosiamo sentirci paghi, tranquilli e soddisfatti dalla constatazione che da noi non si è mai giunti
agli eccessi ai quali è giunta la Germania.
Non dobbiamo infatti dimenticare, come
nostra responsabilità verso il mondo, che
il fascismo è sorto in Italia, che il regime
fascista ha aippoggiato lo sviluppo del nazismo in Germania, ha combattuto per
F’ranco in Spagna, si è alleato con Hitler
nella follia di una guerra distruttiva di
ogni valore umano. Ma non ai deve neppure dimenticare che democrazie quali
l’Inghilterra, la Francia, eec., abbiano in
certi periodi accarezzato il dittatore italiano e ce lo abbiano anche invidiato e che
financo un papa lo definisce « inviato dalla divina provvidenza ». Se i giudici che
hanno condannato Eichmann avessero ripetuto la frase del Cristo: « chi di voi è
senza peccato scagli la prima pietra », citi
avrebbe potuto, in piena coscienza, farsi
avanti per scagliarla?
L’impiccagione di Eiclimann non deve
far porre la parola « fine » alla più abbomiinevole pagina della storia deU’umanità, ma deve far riflettere sulle reaponsabilità dirette e indirette di tutti, non sol
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiimiiltiimiiiiiiim
iiiiiiiimiiiiniimiiimiiiimiiiiiiiiMu
iiiiiaiiiiiiiiitiimiiiiiiiiiimiiiiiti
llltUUimtMHKIIll
DEI VECCHI A VITTORIA
odernato
La nostra Chiesa, che non è mai
stata insensibile all’esigenza della solidarietà umana, si arricchirà prossimamente di una nuova casa costruita per le persone anziane e bisognose
di aiuto dell’Italia Meridionale. Alla
fine di ottobre, infatti, verrà inaugurato l’edificio costruito a Vittoria, in
Sicilia, accanto alla chiesa ed alla
casa dove per molti anni furono ricoverati i vecchi evangelici.
L’idea di provvedere una casa di
riposo ai vecchi evangelici dell’Italia
Meridionale sorse nell’animo di uno
zelante colportore evangelista. Angelo Deodato, all’inizio di questo secolo. Ma fu soltanto trent’anni più tardi, nel 1933, che si potè adattare a
quello scopo una parte delle ex-scuole
Valdesi di Vittoria. Nel rapporto della Tavola presentato al Sinodo del
iy33 si leggono queste parole: «Il sogno lungamente vagheggiato... è diventato una realtà. L’Asilo per i vecchi è stato istituito ed è in piena fimzione... L’inaugurazione avvenne il 31
gennaio dinanzi ad un folto stuolo
di rappresentanti delle maggiori autorità cittadine, alla nostra fratellanza di Vittoria e ad una schiera di
giovani venuti da Riesi a rallegrarci
con la loro presenza ed i loro canti.
La funzione fu presieduta dal Sovrintendente Pastore Giovanni Bonnet.
Furono ricordati con animo grato il
compianto Pastore Giuseppe Pasulo,
fervido sostenitore e promotore di
quest'opera, e il venerando colportore Angelo Deodato che ne fu l’iniziatore. Molto festeggiata fu Suor Margherita Jourdan che, con amore e sacrifìcio, accettò di lasciare le care e
lontane Valli per assumere questo
posto di responsabilità e di non lieve
fatica ».
L’attività dell’Asilo dei vecchi di
Vittoria, nei primi anni della sua esistenza, non può esser disgiunta dal
ministero del Pastore Arturo Mingardi, una delle figure più significative
del nostro mondo evangelico italiano.
Nel 1936 egli scriveva queste parole:
« La parte più difficile del nostro ministero a prò dei vecchi è senza dubbio quello di creare Tal|l(e^ezza in
mezzo a loro. Ma per riuscire a ciò
è indispensabile oh’essi abbiano ottenuto almeno im minimo di quella rassegnazione cristiana per cui al rimpianto d'una vita fuggita e alla prospettiva della morte non lontana subentra la nostalgia d’una patria migliore e la fede sicura nelle promesse
di vita eterna, che il Signore Gesù
Cristo ha fatto e che la Chiesa nel
nome Suo continuamente rinnova».
Fin dai suoi inizi l’Asilo fu necessariamente limitato dalla ristrettezza
e dalla modestia dei locali esistenti.
La collaborazione e lo spirito di servizio di molte persone supplirono alla insufficienza delle camere ed all’inevitabile logorio della loro attrezzatura. Di tanto in tanto qualche restauro e qualche ampliamento venivano effettuati per ospitare i ricoverati il cui numero massimo di 13 persone fu raggiunto negli anni 1952 e
1953. Ma, per quanto utili siano stati
gli antichi locali, si senti a poco a
poco il bisogno di rinnovarli, adeguandoli alle esigenze del nostro tempo.
Per far ciò bisognava
abbandonare l’idea di
un « adattamento » del
l’antico al nuovo ed affrontare con fiducia il
progetto di una costruzione, dotata di stanzette funzionali per due
o tre persone, capace
di ospitare un munero
maggiore di ricoverati..
Per alcuni anni il
progetto rimase dinanzi alla attenzione della Tavola
Valdese e del Comitato dell’Asilo, in
attesa di avere i mezzi necessari alla
costruzione. Due anni or sono il prò
g^tto fu ripreso in esame; ed a far
ciò fummo sospinti, oltre che dal desiderio di adeguarci alle necessità dei
tempi, dal gesto di solidarietà di amici; della nostra Chiesa i quali ci inoqraggiarono ad andare avanti con
fiducia. E la fiducia in quegli amici
non venne delusa. Non dimenticheremo l’interesse personale del Prof. Salvatore Guamaccia, un siciliano residente ora a Buffalo negli Stati Uniti
ed il nostro incontro con lui l’anno
passato all’aeroporto di New York; e
quello di altre persone che ci hanno
molto aiutato.
Oggi la nuova costruzione sorge sul
terreno di nostra proprietà e si allaccia al vecchio stabile. Si tratta di un
edificio dove potranno soggiornare 28
ospiti, in camere da due o tre letti,
con un corridoio interno le cui ampie
finestre si aprono verso il giardino.
Alcuni vecchi locali, opportunamente
ripuliti e adattati, assolveranno ancora la loro funzione e serviranno da
cucina, refettorio, retrocucina, guardaroba, ecc. ecc. La nuova casa di riposo sarà inaugurata il prossimo autunno; intanto già affluiscono le domande di ammissione e si profila di
nanzi a noi il servizio ohe essa compirà a favore di molti evangelici dell’Italia Meridionale, colpiti dal peso
degli anni e della solitudine. I mesi
prossimi saranno dedicati all’arredamento dell'Istituto ed alle necessarie
rifiniture; poi verrà il giorno in cui
ff
la! nostra Chiesa e in modo speciale
le' nostre comunità della Sicilia, si
rallegreranno e benediranno il Signore! per la nuova casa che sarà loro affidata, nel segno della testimonianza
evangelica e della carità.
L’Asd.Ìo dei vecchi di Vittoria assumerà allora un nuovo volto dinanzi
allo sguardo degli uomini.
Domandiamo a Dio che il «volto
interno» sia sempre segnato dai lineamenti della fede in Cristo e dell’amor fraterno, anche quando non
mancheranno motivi di stanchezza
umana e di perplessità. Negli anni
tragici deH’ultima guerra, specialmente nel 1942 e 1943, gli ospiti dell’Asilo
di Vittoria erano ima quindicina. La
relazione al Sinodo si esprimeva così : « I 13 rimasti hanno dato, salvo
alcuni, molto da fare alla direzione,
non rendendosi conto delle difficoltà
dei tempi... Suor Leonia Stallò ha
compiuto miracoli per provvedere ad
ogni cosa, aiutandosi con la coltivazione dell’orto. Anche nella cura spirituale si è rivelata una serva del Signore eccezionale, sapendo infondere
a tutti serenità e fiducia nell’ora del
pericolo ».
E noi ci auguriamo che siano ancora date alla nostra Chiesa, per ogni
sua opera, delle persone capaci di infondere « serenità e fiducia » nell’adempimento del loro servizio, se^ndo
l’esortazione apostolica: «Figliuoletti, non amiamo a paroie e con la lingua, ma a fatti e in verità».
Ermanno Rostan
tatuo nel passato bensì ambe nel presente,
poicliè am-or oggi troiaio spesso si verifieano casi di intolleranza e di odio razziale, pertbè ancor oggi non abbiamo saputo realizzare il regno dell’amore. La
condanna di Eiclranann deve essere considerata dunque innanzi tutto conte un impegno per il presente e per il futuro. Ben
si può dire: giustizia è fatta; ma occorre
anelie ehe la giustizia rimanga.
Io non so se, in un momento della storia del nostro Paese, tutti non ci eravamo
illusi che le strade non sarebbero state
più bagnate dal sangue di lavoratori costretti a ret-lamare migliori condizioni di
vita per sè e per le proprie famiglie. E
invece, ancora una volta, ancor oggi, si
spara sulle folle che il bitsogno rende disperate, si fanno vittime, si semina lo sgomento e Podio. Perchè tutto questo avviene?
Se leggiamo la stampa Italiana, vediamo
subito che esistono due interpretazioni dei
recenti fatti di Geocano, ove un operaio
è stato ucciso dalla polizia. La stampa di
sinistra ci dirà che a nulla giova l’apertura a sinistra, perchè, nella sostanza, il
Governo è rimasto lo stesso, nemico del
popolo, nemico delle classi lavoratrici, e
che la polizia è al servizio degli industriali. La stampa di destra deplorerà anch’essa (come non farlo?) quanto è accaduto a
Ceocano, ma dirà che la colpa è stata tutta
degli agit-prop, « pronti — citiamo le parole testuali di uno di questi giornali —
a mutare una rivendicazione sindacale in
un affare politico ». Gli uni e gli altri
quindi dimenticano il vero responsabile,
cioè il proprietario del saponificio di Ceccano, il quale ha negato i premi promeasi,
ha assunto operai durante la vertenza sindacale e si è mostrato cosi spavaldo e sicuro di sè da far pensare ohe abbia appoggi nelle alte sfere politiche. Se quel padrone fosse stato più comprensivo ed umano,
cosa avrebbero mai 'potuto fare gli agitprop, di cui la stampa di destra assicura
la presenza tra la folla dei dimostranti?
Resta però il fallo ohe la polizia ha
aperto il fuoco sulla folla. La circostanza,
come vuol giustificare un gio'Cnale di destra, che la polizia « non abbia retto eid
abbia perduto la calma » non deve soddisfarci. Non sono le giustificazioni, ma le
spiegazioni 'Clie noi dobbiamo esigere.
Perchè, ancor oggi, la polizia italiana
spara, come sparò nel 1878 sull inerme
Davide Lazzaretti, come sparava al tempo
di Umberto I? Perchè la polizia inglese, c
nepipure quella francese neiralluale difficile periodo, non perde la calma, mentre
quella italiana la perde tanto speasu?
Non diciamo questo per odio, c neppure per antipatia, verso la polizia, la quale
svolge compili necessarissiiui iter la società e per Findividuo. Essa ha nelle sue
mani la nostra incolumità, la nostra sicurezza. Ma essa, appunto per ciò, non dovrebbe essere temuta altro che dai mallallori e dovrebbe invece godere del rispetto, della stima e della simpatia di tulli
gli onesti cittadini. E’ questo che noi voglia'mo, non dalla polizia, ma per la polizia. Non dimenti'cihiamo, tra l’altro, che
la polizia è composta pur essa di poveri
diavoli, che debbono attendere un salario,
guadagnalo quasi sempre con un duro servizio, e le cui mogli, quando hanno famiglia, debbono compiere anicb’ease sacrifici per far quadrare il bilancio domestico.
Basi appartengono a quello stesso popolo
contro il quale tante volte hanno sparato.
Perchè dunque ciò avviene e perchè avviene, tra tutti i ipaesi dell’Europa demo<ralica, soltanto in Italia?
Non è sulla polizia, come non è sugli
agiit-prop, l’una e gli altri O'Ccasionali reaponsabili di secondo piano, che dobbiamo puntare il nostro dito accusatore. 11
male sta certamente più in alto, al di sopra di loro. Sta in questa società italiana
che non vuole adeguarsi ai tempi nuovi,
ove v’è gente che muore per poche centinaia di lire e nababbi che sperperano milioni, e tra gli uni e gli altri vi sono coloro che potrebbero modificare la vita italiana e non fanno nulla perchè essa si trasformi e si adegui alle esigenze della società moderna, clie si modelli su quel fondamento evangelico dell’amore, che è. come dice San Paolo, o l’adempimento della
legge ». E. V.
iimiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiuiiiiiimihiiiiiM
PERSONALIA
TI Pastore Lamy Coisson ha avuto
il dolore di perdere la madre, signora
Caterina Rivoira vedova Coisson. Al
Pastore Coisson e a tutti i familiari
esprimiamo la nostra fraterna simpatia cristiana, uniti a loro nella certa
speranza della risurrezione in Cristo.
Ci vuole quolcuno che sappia indirizzarli
alla coscienza del bene^
L’attore Franco Cittì, il protagonista del
film « Accattone », è stato condannato dal
tribunale per oltraggio ed ubriachezza molesta. La sentenza è stata forse severa, ma
pensiamo che sia stata accolta con favore
dall’opinione pubblica, il che può essere
considerato positivamente se un tale atteggiamento dell’opinione pubblica muove
dalla disapprovazione dell’aspetto più deteriore della vita moderna. Vi sono, oggi,
possibilità improvvise di fama e di ricchezza, vi è, nel mondo moderno, una risplendente vetrina di tentazioni d’ogni sorta,
dinanzi alla quale troppi si soffermano. 11
miraggio della fama e della riceliezza può
costituire oggi un pericolo tanto più grave,
in quanto non v’è alcun correttivo per i
giovani sprovveduti, nulla die li possa guidare per la facile via che può aprirsi improvvisamente dinanzi ad essi. Giotto non
era che un umile pastore quando ebbe la
fortuna di « essere scoperto » (come oggi
si direbbe) da Cimabue; ma il suo tirocinio, nella bottega del maestro, fu lungo e severo e lo forgiò quindi a'il’arte e alla
vita. La sua fama fu una legittima e nobile
conquista, che non potè guastare il suo animo. Ben altra è la storia e ben altro il destino di tanti che oggi assurgono rapidamente alla fama e alla ricchezza, si che
possono venir facilmente travolti dalla loro
stessa fortuna. Citti ha pagato per tutti,
p,erchè la legge degli uomini deve necessariamente colpire in date circostanze. Ma
ricordiamoci che, come 'ha detto il Pubblico Ministero, per i tipi come Cittì ed il
suo compagno Sellarione « ci vuole qualcuno che sappia indirizzarli al bene, alla
Coscienza del bene--. »
Se analizziamo questi mali della nostra
'••• ff
società, scorgiamo che in gran parte essi
derivano da un mancato senso di serietà
della vita e dalla conseguente mancanza di
impegno.
Nessuno certo può contestare, anche ai
giovani, il diritto di occuparsi di politica.
Anzi, personalmente abbiamo ritenuto e
sostenuto che l’interesse alla politica sia
un dovere. Ma ciò implica, particolarmente per i giovani, l’obbligo di formarsi. Lo
studente che a trentun anni è ancora fuori
corso, non può concepire, come attività politica, che il porre deUe bombe di carta in
segno di protesta. Ben dunque può dirsi a
costui: Il Faresti meglio a pensare ai tuoi
esami ».
11 destino dei Citti e degli studenti come
quello di venlun anini è di finire squallidamente in prigione. La società in <ui essi
nasjcono non ha altro da offrir loro. E. V.
5
8 giugno 1962 — N. 33
pag-5
DIALOGO :
il segno dei tempi
Cinema
((
SIAM
Troppo spesso si è sentito dire che
la Chiesa segue da lontano il progresso della società, trascinata il più delle volte contro la sua volontà, invece
di essere Tanima e la guida di un
mondo in balìa di cambiamenti rapidi e spesso violenti. Nessuno negherà
rimportanza della Chiesa confessante
tedesca nè si cercherà di svalutare la
importanza di certe posizioni profetiche assunte nella questione razziale,
ma si ha la tendenza ad inglobare il
tutto nel detto che l’eccezione conferma la regola. La guida della chiesa
diventa allora un intralcio alle energie giovani insofferenti dei residui
medioevali. Eppure il ventesimo secolo, nonostante il pregresso della scienza, dovrebbe smentire simili pregiudizi.
La Chiesa, impegnata fin dal 1910
nel dialogo sul problema missionario,
riscopriva in questa forma di contatto la forma più genuina della sua fedeltà e della sua apertura alla guida
del Signore.
La via indicata dal vescovo anglicano canadese Brent a Edimburgo
doveva infatti diventare la via maestra delTaffermazione cristiana al ventesimo secolo. Mezzo secolo dopo, a
Nuova Delhi si poteva misurare tutta la portata di un tale indirizzo. Le
vecchie chiese europee, non ancora
sufficientemente aperte al problema
teologico sollevato dalla missione,
erano letteralmente colte di sorpresa.
Questi avvenimenti non sono stati
senza fenomeni di assonanza nel campo cattolico romano. Ad occhi tradizionalmente protestanti non è ancora
concepibile che dei santi siano vacillati sui loro altari, che delle trasmissioni radio abbiano un contenuto più
cristiano e meno mariano, che dei
concili possano ancora essere convocati dopo il 1870 e che degli osservatori ulficiali siano stati inviati a Nuova Delhi. Le nostre orecchie rintronano per i troppi « Non è possibile,
non è possibile » che si alzano da ambienti ormai superati dal segno dei
tempi : il dialogo.
Questo è anche vero sul piano politico. Con il ventesimo secolo rincontro delle nazioni diventava una necessità che s’imponeva, consciamente o
no. sullo schema della chiesa.
Il fallimento della Società delle Nazioni. in seguito all’occupazione giapponese della Manciuria può forse voler dire che la via intrapresa era più
grande della sensibilità politica degli
uomini. Le Nazioni Unite potevano
riadottare senza timore degli schemi
falliti sul piano intemazionale perchè
il loro riferimento, conscio o inconscio, alla chiesa ecumenica ne costituiva la garanzia più sicura. Anche
qui siamo pieni di stupore. Russia ed
America hanno continuato a dialogare e la speranza di tutti è che questo
dialogo continui. NeU’interno del
mondo socialista si è pure cominciato
a dialogare tra Mosca, Pechino, Varsavia, Belgrado e Tirana. Qualche
anno fa una tale possibilità era addirittura impensabile.
Il ventesimo secolo ha visto raffermarsi del dialogo e la squalifica della
scomunica. Questo fenomeno ha avuto ripercussioni diverse dal punto di
vista del contenuto, ma si è affermato
lasciandoci tutti pieni di meraviglia
per quel che vediamo ed udiamo.
Questo patrebbe essere il kmros del
ventesimo secolo, cioè l’espressione
precisa della volontà del Signore per
il nostro tempo. Così siamo costantemente sorretti al di sopra del caos e
posti davanti a vie nuove nelle quali
non siamo lasciati orfani.
Renzo Bertalot
.Si <.omorende la lunga strada attraverso
la censura e le violenae dei giovani missini e dei loro mandanti, percorsa da
« .Att’armi, siam fasciali! », il dociiitneailario sulla parabola del fascismo firmato
da Miociehè-Mancini-Del Fra.
Delle varie analisi cmematografiobe del
fasciamo, uscite negli ultimi mesi, è questa
la più ampia, inquadrando il ventennio in
lutto ciò che, prima, lo produsse è in tutto
ciò che, dopo io prolunga, sia pure in
sordina; ed è aisclie, ani ipare, la più personale, quella che mostra maggiormente
rimpegno rielaboralore dei soggettisti e
registi, che di un’accozzaglia di documenti desunti da tante cineteche hanno saputo fare un film di notevole coerenza.
Completo, dunque: non quantitativamente, è ciiiaro, ina qualitativamente, in quanto mette in luce le cause che, in parte
almeno, 'Causarono l’asceaso fascista (non
lutti videro subito di quale infezione si
trattasse), e i postumi non ancora scomparsi • il quadro storico tracciato va dal 1910
al 1960, dai primi scricchiolìi che incrinarono la belle epoque ai « fatti di luglio ;>
che conclusero resperimento tambroniano.
Ma completo soprattutto in quanto ri^ce
a dare il senso della dimensione mondiale
del fascismo (sebbene si tratti essenzialmente di fascismo, nazismo e falangismo,
non mancano nel commento rapidissimi ma
efficaci accenni ad altri regimi, da Salazar
a Batista a Trujillo a Syngman Rhee) e
deirantifascismo. (Quest’ultimo è largament.- documentato, e vien da chiedersi se, al
meno nella mente dei registi, non sia stalo
quest’ultimo il protagonista dei cinquanta
anni di storia narrata.
Il commento di Frauco Fortini è stupendo ; senza pesare sulle inquadrature, ne
mette invece in risalto gli aspetti ora grotteschi ora tragici, con un’irriverente since
rilà che fa comprendere le opposizioni che
il film ha subito, e che fa onore ad un paeS-; che — sia pure attorto collp, in parte
— parla e lass-ia pubblicamente parlare così di sè e dei suoi « grandi »: perchè, e il
co'mmento lo sottolinea continuamente, la
serrata requisitoria non è solo verso i grandi geùnrclii di allora, verso quelli che si
sono « bruciati », verso quelli i cni conti
sono stati regolati, che sono stati appem in
Piazza Loreto, che non possono più rispondere: sono direttamente chiamati in cansa
i grandi complessi e le grandi famiglie industriali che preferirono il fascismo ai
u rossi I) (naturalmente, pronti a lasciarlo
cadere quando non servisse più), il sen.
Agnelli che alla FIAT parla compiaciuto
accanto a Mussolini, i trust metallurgici a
CU! andò quasi gratis il ferro che si raccolse per fare i nostri carri armati di latta, i cementieri che si fecero un sacco di
soldi con le strade dell’Impero (di un impero cmentemente e iiugiustamente conquistato proprio nel seoolo in cui si concludeva e per sempre l’epoca coloniale!).
Pio XI che affennò : « se il fascisimo periclita, la patria periclita », e tanta parte
della gerarchia e del clero pronti al saluto
romano; la S. Sede che con i Patti latera
iiiiiiimniiiiiiiiiiimmiiiiiimii
Riflessioni su un incontro
Secondo una comunicazione della Direzione generale della RAI-TV, a partire
da domenica 3 giugno il Culto Evangelico
viene trasmesso dalle 7,45 alle 8, sempre
sul Programma Nazionale.
La parola d’ordine riguardo ai nostri
rapporti con i cattolici sembra essere in
questi ultiimi tempi, sitecialinenle dopo
T’olitima visita protestante al Papa, « reciprocità ». Bisogna riconoscere che l’incoiilro tra alcuni preti cattolici e pastori
evangelici che si è svolto ad Agape nei
giorni 23 e 24 maggio ha segnato una
('onfernia di questa parola d’ordine essendo la replica di un incontro simile
avvenuto raimo scorso in una scile caliolica. Tanto allora quanto in questa occasione si è IrallU'to di un convegiM) di studio comune su di un tema teologico. L’argoluento centrale delle due giornate di
Agape è stato l’Ascensione c la dismissione è stata introdotta da due relazioni cattoliche e due valdesi.
Non si può minimizzare rinuMirtanza di
incontri come questi i quali, niaiUenu.ti
nel difficile eppair iiidiispensaibile equilibrio dato appunto dalla reciprocità e dal
carattere paritetico del loro programma,
pongono- -dLfroiHe rappreseularui di .dine
grandi famiglie della cristianità ohe si
sono trovate, e tuttora si trovano specialmente jn larghe zone dell’occidente latino, in un rapporto di ostilità e di riseniimento. Nella presente situazione del
cattolicesimo e del protestantesimo questi incoutri sono un tentativo di coiiniprensione e in questo hanno il loro aspetto
positivo. Abbiamo sentito un rappresentante cattolico affermare die un incontro
come quello di Agape, impensabile venti
anni fa, rappresenta un indubbio passo
avanti: «di qui non ai toma indietro»,
e questo può signifiicare per esempio ohe
non leggeremo più come una volta parole
di sospetto e di condanna sull’opera di
Aigape, appunto perchè di qui, da un incontro svoltosi ad Agaipe, non sì torna
indietro. Non diciamo questo, si noti bene, per rinfaociare un passato recente o
remoto, ma anzi per segnare un punto
acquisito, un eleanento positivo e presente di questo trovarsi di fronte gli uni
agli altri.
E’ tuttavia nece.ssaria una continua e
vigile cJiiarezza per non soprava.ulare in<ontri come questi, in cui la linea programmatica cattolica consiste nel lasciar
da parte i punti di divergenza per indagare e scoiprire i punti in comune; indirizzo, questo, che non tanto risipecdiia il
desiderio di minimizzare differenze non
minimizzahili, quanto la novità della sin- |
cera riscoperta deirallro (non è forse lo
stesso indirizzo che ha caratterizzato il
primo periodo del dialogo in seno al Movinieiito Eeuinenico, doininato appunto
dalla reciproca riscoperta?). Non si vuole '
con questo dire che le divergenze siano
volutamente velate ad ogni costo. Lo si
•si è visto cliiaramente ad Agape quando
10 studio approfondito sul messaggio dell’Ascensione ha portato in luce amihe da
parie cattolica la centralità e runicità di
Cristo ed ha fatto sorgere così la domanda intorno al rapporto tra questa centralità e unicità dì Cristo e la fiigura di Maria, assunta, intercedente e regina del cielo: la divergenza incolmaibile tra le due
posizioni callolica e protestante è risultata
chiara, per nulla velata da tentativi di aggirare l’ostacolo, e la discussione che ne
è risultata non può essere apparsa inopportuna se non a qualche illuso o teologicamente non awerlito.
Eppure il pericolo di sottolineare le;
convergenze rimane un pericolo costante,
11 perìcolo o.pposlo a quello che incon- j
Irava, e in cui cadeva, la vecdiia contro- j
versia polemica ohe sO'fctolineava unilateralmente le divergenze. Ancora ad Aga-'
pe lo si è visto in una affermazione di sostanziale a'ocordo sul problema della fede
e delle opere, a conclusione di una breve
discussione su questo argomento, enunciata e accettata, a mio parere, a prezzo di
LA SICILIA
(segue da pag. 1)
Tagrumeto di quel fratello dove l’t^chìo poteva fissare limoni ammucchiati ai pie’ delle pàante e limoni sulla
pianta mentre già i fiori del raccolto
estivo olezzavano d"un dolce profumo:
lo stupendo frutto restava cosi a m^arcire perchè invenduto ed invendibile,
anche al prezzo di 20 lire al kg. La
fatica del contadino è perduta e l’amarezza e lo sconforto gli sono compagne.
Questo fatto è un aspetto d’una situazione generale di crisi ohe tocca
anche la viticoltura, l’olivicoltura e
la granicoltura. Molti tentativi generosi svolti nel dopoguerra ed ancora
recentemente sono stati stroncati dal
prepotere della mafia: ima cinquantina di dirigenti sindacali impegnati
nella rinascita del mondo contadino,
hanno pagato con la vita la loro azi(3ne rinnovatrice; l’USCA (Unione sicili^a delle cooperative agricole),
tendente ad associare le varie cooperative siciliane, è fallita mentre avreh
he potuto dare un contributo cospicuo airunltà dei lavoratori per la soluzione dei gravi problemi del mondo
contadino. E l'unione — mi diceva un
contadino di Partinico — è determinante per fronteggiare le forze reazionarie e conservatrici.
Nel campo industriale le aziende costituiscono tutt’ora delle isole nel mare agrario : qua e là, a Gela, Priolo e
altrove sorgano industrie che at^rbono una modestissima aliquota di disoccupati recando in zone ristrette un
discreto benessere ed una speranza
alla massa contadina di raggiungere
quella meta, che si tramuta pwi in
delusione. L’avvenire è ancora incer
to in questo campo, nonostante il lavoro compiuto: intanto l’emigrazione
continua, la mafia continua ad imperare: il benessere aumenta per un
modesto quoziente di popolazione
mentre una gran massa continua a
penare nei tuguri e ad aver fame.
Naturalmente sia per l’agricoltura
che per rindustria occorrono gli specializzati, cioè delle scuole tecnico-industriali, scuole avarie atte a prepa
rare i quadri qualificati e riqualdfioabili in base alle mutevoli esigenze di
tecniche produttive in contìnuo sviluppo. Le strutture scolastiche quindi
un tantino arcaiche in certe zone debbono adattarsi alle nuove esigenze ed
essere capaci di sfornare ogni anno
mano d’opera qualificata per tutti i
settori, ivi compreso quello della pesca.
In questa terra tormentata, ricca di
ingegni, di intelligenze aperte, di un
popolo attivo la speranza della risur
rezione tarda a venire: come cappa
dt piombo regna la mafia, retaggio
del mondo feudale che crea nell’animo dei più un senso di fatalismo deprimente: questa nota l’ho avvertita
nei dialoghi, negli incontri più vari
della mia missione. Eccone un esempio: nello scompartimento, viaggiando verso Palermo, c’era un gruppo di
persone di ceti diversi; una buona
mamma di famiglia numerosa, religiosissima che rientrava da Milano,
una coppia di sposi, un bersagliere ed
un mereiaio; l'argomento era avvincente: la sofferenza dei poveri e la
mafia. La signora bigotta .sembrava
ignorare il problema e si rifugiava
nella sua religiosità purtroppo formalista ; il bersagliere era arrabbiato con
la Chiesa e col Papa perchè gli avevan tolto santa Filomena, protettrice
del suo paese; Tambulante di quando
il! quando interveniva nel dialogo
cercando di riportare la discussione
sul vero problema della rinascita siciliana, vale a dire quello religioso.
La conversazione assumeva a tratti toni di particolare vivacità soprattutto per le dichiarazioni insistenti
del militare: la mafia rimarrà per
sempre e nessuna potenza umana e
religiosa potrà frantumarla... e questo lo proclamava con fare da tribuno, sapendo ormai che neppure Santa Filomena spodestata poteva più
compiere il miracolo. Il messaggio liberatore di tutte le catene, ha lasciato sconcertati i compagni di viaggio
per i quali il vincitore della croce era
scoiiosciuto.
A Cortile Cascino l’ambulante scopriva il giorno stesso, nel clima delia pande miseria, tra i cienciaioli ed
i disoccupati, il profumo del messaggiV di Cristo annunziato alle anime
ed ai corpi affamati per mezzo di creature umili e consacrate; quivi la profezia letta da Gesù nella sinagoga di
Nazareth trovava la sua piena attuazione : « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo egli mi ha unto, per evangelizzare i poveri; mi ha
mandato a bandire liberazione ai prigionieri ed ai ciechi ricupero della
vista; a rimettere in libertà gli oppressi... ». Quivi erano i segni di catene infrante, comprese quelle del fatalismo e della mafia.
(continua) Un mereiaio
una certa forzatura e sentplificazione del
problema, senza cioè tener presenti le diversità eti-che che pure derivano da un
presunto accordo sostanziale. Il pericolo
di sottolineare e forse accentuare i punti
in comune, certo per una sincera buona
volontà di comunione, è il pericolo di
sopravalutare questi incontri, quasi che
il loro scopo o la loro possibilità fossero
di risolvere qualcosa sul piano del dogma.
E’ aippunto questa sottolineatura degli
elementi in coanujie che può favorire l’illu'sione che il comune peccato di disunione sìa meno grave di quanto le rispettive
teologie insegnino, e che il ,trovarsi d’accordo su alcuni punti, anche molti, svirilizzi e renda meno acute le divergenze
di fondo.
Se dunque, chiederà qualcuno, questi
incontri non possono risolvere nulla sul
piano del dogma e noin possono concedere nessuna illusione in questo senso, a
che scopo incontrarsi? Mi sembra clic ci
siano due scopi principalmente die posso-1
no rendere per noi validi e utili questi l
incontri. '
11 primo consiste nei tentare di risolvere i « fattori non teolo-gici » (termine
ormai classico nel dialogo ecumenico)
della divisione; quegli elementi cioè .ohe
no-n investono il piano del dogma, primi
Ira liulti I pregiudizi ohe impediscono una
visione cdiiara dei problemi, e quindi delle divergenze teologiche, e una maggiore
o minore ignoranza intorno alle rispettive posizioni dì fede. L’una e gli altri
sono fattori che non possono essere trascurati anche se sono presenti in misura
ovviamente inferiore al normale in un
incontro al livello di quello di Agape. Lo
si 'è notalo nel convegno di cui riferiamo
a proposito di una confusione ancora esistente da parte caiMolìca tra il protestantesimo e certe sette che di protestante hanno poco o nulla; o in un inteirvento di un
professore cattolico die ha didiiarato di
aipprezzare questi incontri per l’ititeresse
rappresentato da un contatto con il protestantesimo, problema non ignoralo in teoria, ma mai postosi con immediatezza nella sua vita di insegnante occupato principalmente in problemi scientìfici e didattici.
11 secondo e più importante scopo consiste per noi nel testimoniare ad altri della nostra fede; non tanto nel « farci conoscere », frase che mi lascia sempre perplessi con il suo anlropoceniirismo, quanto
nel far conoscere la nostra fede, quella
fede ohe ci è stala data come il dono più
grande e prezioso e che rimane solo nellal
misura in cui viene manifestata, proclamata e testimoniata. In altre parole il secondo scopo di questi incontri è oggi, per
il fatto stesso ohe sono possibili, l’obbedienza all’esortazione apostolica che ci invita ad essere sempre pronti a « rispondere a chiunque ci domanda ragione della
speranza che è in noi» (Ebr. 3: 15), a
rispondere con quella « saviezza » che è
condita del sale deU’Evangelo e che ci
deve permettere di « approfittare delle opportunità » (Col. 4: 5-6). E’ appena necessario ricordare, in un lesppo in cui soprottutto la generazione più giovane non
conosce più la controversia polemica senza per questo essere teologicamente sprov.
veduta, che la testimonianza che ci è richiesta oggi non può essere l’espressione
di una orgogliosa sufficienza, non può
presumere di possedere la pienezza della
verità, ma d'Cve soltanto valersi delle opportunità per indicare, in uno spirito di
umiltà e di servizio, la pienezza della verità cl»e è soltanto in Cristo.
Come si vede si tratta dì scopi importanti anche se « normali » nella loro mancanza di illusione di andare al di là di
questi stessi limiti. 'Tuttavia il fatto che,
se non vado errato, i due scopi che abbiamo enunciato per parte nostra siano gli
stessi che per parte loro i rappresentanti
cattolici si possono prefiggere (nè possono
sinceramente aspettarsi qualcosa di più),
dà il senso della validità e della utilità di
questi incontri.
Franco Giampiccoli
nensi « guardava oltre il fascismo, a noi >;
soprattutto la protesta giovanile (è un film
dì giovani, questo) sì fa severa quando si
rivolge a « coloro che avreWtero dovuto
insegnarci la verità », dall’Accademia d’Italia, giù giù per i vari ^-adini della
scuola.
E’ un film grave e abbastanza crudo, come crudele è stata la storia ohe ci ricorda,
e che si dimentica così presto, ma che non
è detto sia chiusa e sepolta, come doouirentano il sopravvivere fascista e nazista
in Francia, in Germania, nell’Austria, in
Ilali.t: le ultime inquadrature sono dedi
I ate ai dolorosi « fatti di loglio », a (Genova, a Modena, a Roma, senqtre le solite
tariche della polizìa contro gli antifascisti.
II commento di Fortini ora è quasi gaio,
d’ fronte alle pagUaociate deU’Uomo e del
legime — ri sono cose veramente tro}q>o
Imffe, e non si riesce a comprendere come
li folle oceaniche non se ne siano accorte!
o se ne siano accorte soltanto per far cirtolare barzellette, sugli altri, beninteso! —
l>iù spes'io è tagliente, di fronte agli innumeri crimini; e si fa appassionato quando
parla della Resistenza dei pochi c dei molti.
Un film personale e impegnato, dunque;
a molti app.irirà forse un film di parte, ed
io posso soltanto dire che in questo caso
la presunta unilateralità mi trova totalmente consenziente, perchè c’è un calore morale e una volontà di scelta che mi toccano
profondamente. (Questo non vuol dire che
10 non pensi die esso non eia talvolta quasi un po’ ingenuo, acritico: non si chiede,
ad esempio, .percliè le (olle osannanti la
ricchezza e i regnami del 1910 e i plateali
discorsi del « nostro » duce e le armate
di liberazione siano sempre esattamente le
ste.sse: sono forse unicamente masse di manovra, preda di trust finanziari, di ideologie uolitidie, di miti, o non c’è una ben
precisa responsabilità di ognuno? Questa
problematica — che è presente riferita alrimpegno di oggi — mi pare esser stata
lasciata in sordina nel resto del film: dii
manifesta, chi osanna, chi grida « vinceremo » e « a noi » e « eia eia alalà » sono
soltanto i biedii squadristi? non è stato
forse quasi tutto un paese? Questo sottolondo, questa fin Iroippo netta contrapposizione del Bene e del Male mi pare affiori andie nel commento musicale — molto
hello, del resto — che con una tematicìtà
quasi wagneriana aecompagna con « tem'i »
cupi 0 distorti in dissonanze feroci o sohernevoli mito quanto è fascista, mentre incalza con un iiolennc e trionfante tema
ogni apparire di Resistenza.
E’ una storia, mi pare, vista ancora mollo a caldo (e si comprende!), dì tono un
po’ risorgimentale; senza la minima retorica, però, ed è gran merito.
Ancora un accenno: la tristezza di dover
confrontare la reazione antifascista francese degli anni ’20 con il disfacimento politico e la febbre fasdsta di cui dà prova anche quest’edizione' «presidenziale» della
Répnblique sorella. Le composte fiumane
di manifestanti sui Ghamips Elysées si sono
talvolta ripetute, negli ultimi anni e mesi,
ma la Francia appare ogfei ben più graveirente e tristemente divisa, e ci si chiede
se, preservata allora in parte daTl’infezlone.
noin abbia però spurgato meno di altre nazioni Tascesso fascista.
Poca gente, nella sala in cui si proiettavi: il film: triste constatazione; accanto a
me una classe di studenti ginnasiali o liceali, attorno ad una loro insegnante con cui
11 ritrovai poi in discussione, all’uscita: un
segno di speranza. Gino Conte
La Corale Valdese di Torre Pollice
nel CantoD Ticino
L'ultimo tveek-end è stato laborioso e
movimentato, iper la Corale ,Valdese di
Torre Pellice, ma ¡bello le soddisfacente.
Quasi al ¡completo, \si tè infatti recata a
Lugano, invitata dalla Comunità evangelica di lingua italiana e francese di quella città, e ha partecipato al culto domenicale a Lugano al mattino e a Bellinzona nel pomeriggio.
E’ stata, questa, una "vacanza lavorativa", perchè oltre al concerto dato sabato sera a Lugano, con vivo succe.s.so, si è
impegnata, con la collaborazione dell’équipe di "Radio Risveglio", nelVaccurala registrazione di numerosi irmi e canti
sacri, di cui si farà presto un’incisione su
dischi. Siamo lieti di annunciarlo, poiché
spesso questi dischi di rtuisica sacra corale sono richiesti, e potranno essere di
valido aiuto per la diffusione degli "inni
nuovi".
Una volta ancora la Corale di Torre ha
mostrato di saper abbinare il logico desiderio d’una gita con un serio e impegnato .servizio cristiano.
La famiglia di
Rivoira Caterina
Ved. Coisson
ri(x>nosce(at€!, ringraria cordialmente
i Pastori signori Conte (Torino), Costabel e Colleghi; le (Comunità di Susa, Coazze e le ParrcKx;hie, il Sindaco,
la popolazione di Angrogna, amici e
conoscenti di quanto sono stati ed
hanno fatto in occasione della dipartita della loro Cara.
Susa - Angrogna
6
pag. 6
8 giugno 1962 — N. 23
: >
Í Convegno deirAscensìone
nel Vallone di Angrogna
— Domeiùina 29 aprii« tanto a Praijeltomo quanto al Serre ha avuto luo^o TAslieimblea di Chieaa per la «hiusura dell'arano eeclesiaatieo 1961-(i2, con la lettura del.
la relaaioine morale e finanziaria, ohe per
i problemi trattati ha destato un notevole
int^ease a Pradehoimo. Si è deliberato di
avere in autunno un’aasemiblea io comune
con il Serre per trattare la queistione del1*ampliamento del Consiglio di Chiesa il
che potrebbe avvenire in occasione della
rielezione de^ attuali membri del Coneìstoro «caduti per compiuto quinquennio.
Aimdie un initereasante scambio di idee ha
avuto luogo oirea il futuro probabile movimento di turisti e di visitatori nella nostra zona dovuto allo sviluppo delle strade
in costruzione ed alla capacità di ospitalità offerta dalla « Maison d'acoueil » a
Pradeitomo, ohe dovrà essere inaugurata
coreo dell’estate. Naturalmente questo
movianmito avrà il suo peso nella vita del.
la oomunità che deve sin da ora prevedere
e stndiare il modo migliore di potere testimoniare della proipria fede ai turisti
ignari ddUa confessdone di fede proitestante e offrire la possibilità ai nostri correligionari di frequentare culti nei templi ed
eventuali riunioni all’aperto.
— Giovedì 31 maggio, giorno dell’Ascensione ha avuto luogo al Passe! il solito
convegno annuale delle due comunità di
Angrogna Capoluogo e Serre, all’aperto.
E come al solito gli abitanti del Serre hanno brillato per la loro assenza. Piacevoli
« ospiti » per la mattina sono stati i bimbi della Scuola domenicale di Pomarctto
aecompaignati dal loro Pastore Gustavo
Boucbard, die nel pomeriggio hanno proseguito -la loro visita alla valle recandosi
al monumento di Chanforan ed alla
« Gheisa d’ la tana ». Il culto è stato presieduto dai due pastori... ad interim del
Capoluogo, Cipriano Tonm, di Luserna
S. Giovanni e Bruno Costabel del Serre di
Angrogna. Nel pomeriggio ha avuto luogo
la parte ricreativa iniziata con una specie
di « disquisizione culturale sull’incultura
italiana » fatta dal Pastore C. Toum e seguita poi da giochi vari a cui hanno partecipato la totalità dei presenti, non molto
numerosi ma veramente ben aifiatati. Al
termine i catecumeni sono stati invitati
dall’Unione delle Madri del Capoluogo ad
un abbondante tliè, molto apprezzato... e
non soltanto dai catecumeni. Terminalo
il programma incominciarono a cadere le
prime gocce di pioggia, preludio di un
a^-quazzone scatenatosi in serata dopo averci fatto temere il suo scrosciare per tutta
la giornata, cbe, soltanto dal punto di vista meteorologico non è stala molto chiara.
— Domenica 27 maggio a Pradehomo
vi è stala la consueta visita mensile del
Dottor Guido Ribet mentre il Pastore del
Serre predicava invece ai Capoluogo. Col
mese di giugno hanno avuto inizio, per il
Serre, i culti pomeridiani all’aperto. Il
primo di essi è stato presieduto domenica
3 giugno al Ponte di Baifè dal Missionario Signor R. Coisson die in marltlnata
aveva andie predicato nel tempio di Pradeltorno. A tutti questi collaboratori il nostro ringraziamento.
— Atti liturgici. - Domenica 6 maggio,
nel temipio del Serre, è stato battezzato il
piccolo Benech ivano, di Corrado e di
Mallan Iride. Guidi il Signore questo tenero agnello della sua greggia ed aiuti chi
l’ha presentato al battesimo a mantenere
le promesse fatte.
A distanza di 24 ore per ben due volte
abbiamo dovuto recarci al cimitero del
Capoluogo per l’inuimazione, domenica 27
maggio, della salma di Rivoira Caterina v.
Coisson, madre del Pastore Lamy originario di Angrogna ed attualmente a Susa,
donde appunto proveniva la salma, e lunedì 28 per la l’inumazione della salma
di Amoul Susanna in Giordan, tragicamente morta nel « tumpi d’ le tre roche »
di Angrogna dove si era gettata perchè affetta da squilibrio mentale.
A tutti quelli die in modo più diretto
sono stati oolpili da questi lutti rinnoviamo la nostra simpatia cristiana nella certezza che il loro dolore è teso meno
cocente dalla fiducia nella misericordia
e nella bontà divina.
— I culti alTaperto e nei lemipli, per la
('omunilà del Serre, avranno luogo, nel
mese di giugno, secondo il seguente programma :
Domenica 18: Nel tempio del Serre alle
ore 10. - Al Bagnau, nel pomeriggio, alle
ore 14,38.
Domenica 17; Nel tempio di Pradeltorno alle ore 10. . Nella località Ponte di
Barfè alle ore 14,30.
Domenica 24: Nel tempio del Serre alle
ore 10. . Al Bagnau alle ore 14,30.
B. C.
La visita del Moderatore
a Pisa e Diaspora
Abbiamo avuto il privilegio di ricevere
la visita del Moderatore accompagnato dalla sua gentile Signora. 11 Pastore Dr. Ermanno Rostan ha intrattenuto la comunità sabato sera 24 febbraio sull’Assemblea
di Nuova DeMi e ci lia mostrato bellissime proiezioiii. Domenica 25 al cuko
del maittino ■ ha parlato del problema dell’unità della Chiesa in relazione con i risultati dell’Aiasemblea Ecumenica di N.D.
La conferenza annunciata con grandi manifesti stille cantonate della città, ha attirato un cento numero di estranei fra i
quali aleuni militanti cattolici con i quali
il Moderatore ha avuto all’uscita dal culto
una amichevole conversazione.
Il pomeriggio ha priesieduto il cullo a
Viareggio, e il giorno dopo, sfidando il
raffreddore e la neve (la sola giornata di
neve di tutto Tinvemo), è salito a Barga,
dove, nell’accogliente casa di Palaia, la
comunità ha avuto la gioia di commemorare l’Emancipazione guidata a maggior
zelo dall’appello del Moderatore. Sulla
via del ritorno, breve fermata a Dezza per
la regolare istruzione religiosa a! bimbi
Marcbì e per una preghiera con nonno
Adelmo, e imi, a Lucca, visita dello stabile e della sala di ordto di proprietà della Tavola. Speriaimo che la prossima visita a Locca sia in occasione deUa inaugurazione del tempio restaurato anche inlemameute, come già lo è stato esternamente. Ringraziamo il Moderatore e la
Signora Rostan per la venuta fra noi con
Taugurio di un ritorno per una visita meno breve.
— La Campagna per la Stampa Evangelica ha dato buoni risultali e molti nuovi
abbonamenti sono stati falli a « La Luce »
e a « Presenza EvangeBca ».
—- BalleBimo : il 18 febbraio : Gabriella
Vienna Liliana di Danilo le Franca Tognetti.
— Il 4 marzo le Unioni Femminili di
Firenze e dì Pisa hanno traecorsò insieme
nei nostri locali una bella giornata di fraternità e di studio.
— Il 9 aprile è stato celeibrato nel nostro tempio il servizio funebre di Giovanni Giannoni che da circa due anni aveva conosciuto l’Evauigelo nella nostra
chiesa. II tempio era pieno di parenti,
amici e conoscenti che, con raccoglimento, hanno ascoltato il messaggio della salvezza in Cristo.
— A Viareggio ha avuto luoigo il 18
maggio il funerale evangelico della nostra sorella in fede Dina Pulitini, originaria di Lucca. In casa e al reparto pròlestante la Parola della Vita ha recalo conforto e luce a molti cuori.
— La nostra simpatia aBa famiglia Romanelli di Castellina Marittima per la dipartita del vecchio babbo.
— Sabato 2 giugno ha avuto luogo a
Pisa il Bazar organizzato dal(e sorelle di
Lucca, Pisa e Viareggio a beneficio dei
restauri della sala di culto di Lucca.
Un anno di vita
delia Comunità di Felónica
Atti 6: 1, 7
Sulla base di quanto riferisce il lesto
sopra indicato, quest’anno la nostra comunità ha rieletto il sno nuovo Consiglio
di Chiesa. Per la prima volta sono entrale a fame parte dUe sorelle. E’ certamente stato questo il tratto più saliente della
nostra vita comunitaria. Il nuovo Consiglio, soguendo le linee indicative tracciate
dai colleglli uscenti, ha continuato e portato a termine le varie attività ed opere
iniziate. Fra tutte e di interesse generale
vanno riiooidate le varie visite ricevute da
parte di Pastori ed amici invitati a presiedere conferenze di carattere vario.
In ordine di tempo sono stati nostri
ospiti: il sig. Ferretti Franco, Capogruppo della F.U.V. ; il Past. Franco Giampiccoli. Segretario Generale della F.U.V. ; il
Past. Guido Colucci di Verona; il Past.
Alberto Ribet, Vice Moderatore, il Past.
Luigi Santini di Firenze e Sua Paternità
Reverendissima il Padre Abate di Villemoisson. Don Gregorio n. b. della Cliiesa
Ortodossa.. Ognuno di loro ha pure presieduto la domenica successiva od altra
il nostro culto domenicale.
Con essi vanno ricordati il Presidente
della Commissione Distretlnale, Past. Liborio Naso, che ha presieduto la nostra
movimentata Assemblea di Chiosa autunnale, ed il Segretario della Commissione
Past. T. Saggia ohe insdeme al Dottor
Isemburg hanno partecipato aU’inaagara
zione della Cappella di Santa Lucia di
Quistello.
Di tutte queste visite quella che maggiormente ha suscitato approvazioni e disapprovazioni nel nostro ambiente e non
podio perplessità neU’arabiente Romano
è stata quella dell’esponente della Chiesa
Ortodossa. Questo è comprensibile percliè è stato il primo contatto dell’ambiente locale con l’Ortodossia. Tuttavia questo incontro ecumenico ha notevolmente
ronlribuito ad allargare gb orizzonti. Ai
nostri ospiti vada l’espressione detUa nostra più viva gratitudine.
Rientrano pure in questa attività di earatiere generale una gita effettuala a SaW
Maggiore, con tappa a Parma e partecipazione al culto nella locale Chiesa Metodista ed una vìsita ricevuta da parte di un
numeroso gruppo di fratelli e sorelle in
fede fiorentini che ci ha dato l’occasione
di stringere nuovi legami di fratellanza
umana e cristiana. A detta dello stesso
organizzatore. Pastore Santini, « ...quel
giorno rimane per molti come una esperienza benedetta ed ha colpito proprio al
segno giusto, ottenendo il risultato sperato ».
Queste visite ed incontri non sono che
dei tempi e dei momenti particolari della
nostra vita comunitaria, ma ci proiponìamo in una prossima corrispondenza di
esporre altri tempi ed altri momenti che
eventualmente potranno interessare i lettori. F. B.
Convegno
delle madri
ad Agape
La decano, "dando Ninin” di Perrero, ^ra la
Signora Elsa Rostm e il
Past. Giorgio Oirardet.
BOBBIO PELUCE
— Mercoledì 30 maggio abbimno accompagnato alla sua uhima dimora terrena la
spoglia mortale della nostra sorella Charbonnier Maddalena vedova Michelin Salomon deceduta aUa frazione Raymonds alla
età di anni 79 dopo lunga malattia.
AUe figliuole, che l’hanno amorevolmente curata, ai familiari ed ai parenti tutti
ridiciamo la nostra viva e fraterna simpaliu cristiana.
—Un discreto gruppo di fratelli e sorelle ha partecipato al culto serale del giorno
dell’Ascensione; molto alta è stata la partecipazione dei presenti alla S. Cena.
In occasione del culto dell’Ascensione
abbiamo inaugurato il nuovo impianto di
luce elettrica: due globi sono stali posti
sotto la cantoria, uno nella bussola, una
lampada sulla facciata del tempio, che sarà
presto sostituita da un tubo al neon. Ringraziamo per la sua opera il nostro elettricista Bruno Catalin di via Sibaud.
— Sabato 2 giugno alle 9,30 è stato benedelot nel nostro tempio, il matrimonio di
Geymonat Paolo (Vicolo Cortili) e Cocco
Marita (Abses). La Chiesa tutta si associa
alla gioia di questi sposi e domanda a Dio
di circondarli con la sua grazia e la sua
benedizione.
— Domenica lo giugno nel corso del no
stro culto di Penteesste sarà celebrata la
Santa Cena con calice comune. La colletta
fatta a questo cullo sarà destinata ai minatori della Val Germanasca, da tempo in
sciopero. e. a.
SAN SECONDO
R0RÂ
— Siamo spiacenti di aver anicora una
volta appreso della malattia e della degen.
za in oispedale di una rorenga, la Sig.ra
Edy Tourn, dalle... colonne del «Pellice»
ed a guarigione avvenuta. Rivolgiamo un
fraterno rioliiamo ai membri di Chiesa ed
in modo speciale agli anziani affiiichè il
pastore venga avvertito, ed avvertito lempaslivamente, in questi casi.
— Auguri al piccolo Ivo di Bruuò Boaglio e Camilla Mourglia, nato nei giorni
scorsi.
— Siamo ben conienti di sottolineare
che le contribuzioni di quest’anno della
nostra comunità sono notevolmente aumentate per lo sforzo di aleuni ohe hanno
accettato di soittoporsi alla disciplina dei
versamenti mensili.
— Inviarne un pensiero affettuoso alla
Sig.a Amilda Morel ohe sta rimettendosi
dopo un intervento chirurgico, augurandole di poter essere presto perfettamente
« in gamba » per l’arrivo degli scatenati e
simpatici ragazzi della colonia.
— Ricordiamo a tutta la comunità che,
in oiocasione del culto di Pentecoste, si fa.
rà una colletta a favore delle famiglie dei
minatori della « Talco e Grafite » in sciopero. Tale cullo sarà con S. Cena.
— Il culto di giovedì, 31 maggio, giorno dell’Ascensione, è stato presieduto dal
diacono Dino Gardiol, nell’assenza del pastore in gita con l’Unione Giovanile e
con la comunità di Pramollo.
— La nostra chiesa ringrazia seratilamen
te il pastore di Praroistino, signor Giovanni Peyrot, per aver accettato di presiedere il culto domenica 3 giugno. La sua
parola è stala un convincente messaggio
di fede e di edificazione per cui la comunità gli è grata della preziosa collaborazione. d. g.
PÔMARETT0
— Domenica prossima, 10 giugno, il culto sarà seguito dalla celebrazione della
Pianta Cena. La colletta andrà a beneficio
dei minatori della Val Chisone in sciopero
per con.seguire un giusto salario. Tutti sono
cordialmente invitati, in modo particolare
i minatori.
— Abbiamo celebralo il baltesimo di
Loredana Anstddi di Emilio in occasione
di un esulto domenicale. Domandiamo al
Signore di far scendere la Potenza del Silo
Amore nel cuore della tenera creatura e
di guidare i genitori nell’esempio e la preghiera.
— Nel corso del mese di maggio abbiamo celebralo li matrimonio di Ugo Zanella e Peyronel Laura, di Tron Filippo e
Peyrot Frida. La famiglia Zanella rimane
a Potuarelto mentre la famiglia Tron il
cui sposo è della parrocchia di Riclaretto
si slaibìlirà a Torino. Molli amici e parenti erano presenti alla cerimonia ed
hanno così ascoltato il messaggio utile per
la famiglia eristiana. Inviamo agli sposi
un pensiero augurale di rimanere uniti
alla loro chiesa nelle varie attività ecclcsiaBtlcbe ed invochiamo su di loro la benedizione del Signore.
— Reoeutcmenle sono stali celebrati i
servizi funebri di Pastre Nicoletta di Filiberto vissuta pochi gioimi; Grill Gutaavo dei Masselli deceduto dopo lunglii anni
di sofferenza; a Vivian è stata trasportata
con servizio religioso alFInvenso la signora Long Margherita ved. Oliva originaria di Comibavilla. Ringraziamo di (more i Patstori Lorenzo Rivoira e Franco Davile per la loro collaborazione per questi
f-ervizi religiosi durante la miasione del
Pastore locale. Alle famiglie inviamo un
pensiero di profonda simpatia.
— Ringraziamo di cuore il Pastore
Giorgio Town, gli insegnanti Gianni Jahier e Franco Calvetti per i loro apprezzati messaggi domenicali e delTAacensione. Siamo lieti per la loro collaborazione.
— Le corali dei grandi e dei piocxiH
hanno preso parte alle feste tradizionali a
Pinerolo ed a San Secondo sotto la direzione rispettivamente Sig.na Speranza Grill
e Sig.ra Tildina Tron, quale coniclnsione
della buona preparazione invernale.
Convegno
a Viering
A qualche chilometro da Verres, uscendo sulla sinistra dalla nazionale che risale
la Val d’Aosta, si trova un paesino. Viering, dove decenni or sono era in funzione
una delle tante scuole evangeMehe costituite in Italia: intorno ad essa era sorta
una piccola comunità. L’emigrazione ha
ridotto all’estremo la sua consistenza, e
nella scuola si celebra il culto una domenica al mese, da parte dei poehì rimasti.
Ma tutti gli anni, all’Ascensione, convergono a Viering membri delle Chiese
Valdesi di Aosta, Ivrea e anclie Biella. Al
mattino nella cappella il culto è sitato presieduto dal Past. Giorgio Boudiard, che
con robustezza ha predicato su quella ohe
è stata la testimonianza essenziale della
prima generazione cristiana : Gesù Cristo
è il Signore! e non soltanto il Signore in
cielo, ma anche in terra : la sua pretesa
di autorità si estende ad ogni aspetto della vita e del crealo; chi crede in lui crede nella sua signoria assoluta, chi lo confessa confessa dì fronte ad ogni altro « signore » la sua unita, definitiva, irripetibile regalità, molto concreta e attuale, qui
e ora.
Dopo pranzo, riunione all’aperto in mi,
presentalo dal past. Paolo Marauda, il
past. Gino Conte, direttore della Claudiana, ha illustrato agli intervenuti alcuni
aspetti del nostro lavoro editoriale, proapellive, difficoltà, speranze. Al termine
dell’esposizione c’è stato un simpatico
scambio di idee. Un banco di libri, allestito lì presso, ha attirato parecclii fratelli e sorelle.
E’ stata una simpatica giornata trascorsa in fraternità. Un grazie di vero cuore a chi ci ha ospitati sul proiprio terreno
e poi in casa, per un tè generoso.
Direttore resp.: Gino Conte
UN NUOVO illINDiUlNVLU NIL PINeOIM
(( l’avvenire delle valli ))
E' uscito, questa settirmum, un nuovo
periodico (quindicinale) ilei Pinerolese:
’’L’Avvenire delle .valli’’. Di esplicita impostazione sociaUsla, .si propone di offrire
alle popolazioni di questo settore subalpino, accanto alla stampa ¡oattolica e a quella liberale, un’alternativa socialista clìe,
validamente rappresentata in .passalo, da
tempo fnancava. Augwiamo che senza demagogia (come si esprime l’editoriale stesso) il nuovo periodico aiuti la ¡popolazione di ¡questa regione a chiarire e maturare
la (proprio convinzione e le proprie 'scelte
politiche, con serietà e senso di responsabilità.
UNITAS
e segretariato
per l’unità
Negl! scorsi giorni ha avuto luogo in
Roma l’inaugurazione della nuova sede
del movimento UNrTAS, che da vari decenni si occupa del ritorno all’unità della
Chiesa Romana delle altre confessioni
cristiane.
La nuova sede sita in Via dell’Anima,
n. 30, nei pressi di Piazza Navona, è stata inaugurata con la partecipazione dei
Cardinali Bea e Pìzzardo.
Dopo un indirizzo di omaggio di Padre ^yer. Presidente delTUnitas, ha pronuncialo un breve discorso il Caid. Bea
illustrando gli sviluppi che il problema
delPunità della Chiesa lia avuto negli ultimi anni e le grandi speranze suscitale
dal Concilio e dai suo! (prevedibili sviluppi.
Il Padre Bellucci, Segretario di Unitas,
Ila presentato quindi una relazione sul tema « Unità della Chiesa e Consilio Ecumenico ». Analizzando la dichiarazione
sull unità della Chiesa, che è stata approvaia nella Assemblea Ecumenica di Nuova
Delhi, egli ha affermalo che l’approfondimento del tema dell’nnità metterà necessariamente in crisi il Consiglio Ecumenico, ma che questa crisi potrà essere feconda. Il movimento Unitas vede le pro(àpettive della sua speranza e della sua
preghiera confermate dai recenti conlalti
e dalle visite di v cortesia ».
E’ stata notala nei due oratori e nel
Card. Pizzardo che ad essi si è aggiunto
la stessa impostazione del problema delTunità della Chiesa inteso come una riflessione in comune con i fratelli separali
che dia luogo ad una maturazione e ad
una preparazione die conduca le altre
confessioni cristiane al ritorno alla Chiesa
di Roma.
Che questo fosse rimpoistazione ild
movimento Unitas era già risaipnto da u-mpo. La speranza che la istituzione del Segretariato per l’unità tosse un tentativo
di porre i problemi inlerconfeasionali su
basi nuove, viene ad essere delnsa.
R. C.
I PRECISAZIONE j
-A proposito del doimniento concurmnte i rapporti con il Catt-olieesiinio romano
(’he il Congresso della gioventù evangU'
li(‘a ha elaiboralo a Roina, vorrei osserMire (ihe il testo piibhliìcato dall’EK’O-Liir»’ in
data 11 maggio 1962 ooiiliene un paragrafo ohe è stalo raiicellaio dal testo di riiìitivo (lell’O. d. G.: «Si augura vivamente elle gli eventuali osservatori plesso
il Concilio Vaticano vengano inivitaii non
dalle singole deTìioininazìoini o Chiese ma
dal Conisiiglio eieumienico nel suo insieme ». Il Conigre«i&o infatti, dopo aver approvalo all’unaniimità i primi 8 articoli
del documento, visto che rullinio articolo pur essendo approvato dalla maggioranza del Congresso non era approvalo
airunanìimità, ha deciso di cancellare detto arliiixilo aifincibè il documento potesse
rìispeocliiare nella sua totalità il volo unanime del Congresi&o.
Franco Giamjnccoli
I A VVISI EGONOMICI \
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n. 175, 8-7-1960
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