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SBIADITE
pp. 245
L. 25.000
cod. 324
m mmeditrice
cÈaudmna
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B iegge 662/96 ■ Fiiiale di Torino
In caso di mancalo recapito restituire al mittente presso i'IMcio PT Torino CMPNord
Anno Vili - numero 3-21 gennaio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
ICHIESEI
Conùv la lebbra da 125 anni
di ARCHIMEDE BERTOLINO
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
VIRTUALE-REALE
«Senza dubbio, grande è il mistero della
pietà; colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le
nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato
elevato in gloria»
1 Timoteo 3,16
Nelle Borse di tutto il mondo volano
alle stelle i titoli delle società che
operano in Internet. Gli specialisti concordano nel proclamare una nuova frontiera deH’economia: la maggior parte di
queste società non vende niente di materiale, nessun prodotto che possa essere
mangiato, indossato, messo su strada. Da
questo fenomeno nasce anche la grande
diffusione della parola «virtuale» i nuovi
prodotti che stanno conquistando il mercato globale sono appunto virtuali il che,
nella lingua corrente, significa spesso:
«irreali» esistenti soltanto come serie di
impulsi elettrici controllati da potenti microprocessori, Il baco dei millennio, ormai un classico esempio della follia virtuale, ha reso più che evidente l’onnipresenza dei piccoli pezzi di silice, frutto delle più alte tecnologie che il cervello umano abbia mai inventato. A coloro che, invece, hanno poca dimestichezza con le
moderne tecnologie informatiche e con il
loro gergo, questa realtà sembra avvolta
in uno spesso velo di mistero, un mondo
impenetrabile ai comuni mortali.
IL filo delle esortazioni e dei consigli
contenuti nel primo scritto indirizzato
a Timoteo, giovane pastore della comunità cristiana di Efeso, si interrompe con
Tinvocazione di un «grande mistero».
Non si tratta però di una realtà inaccessibile ai più. 11 mistero è stato svelato, è
stato reso accessibile in colui che è il protagonista del breve inno di lode, tratto
probabilmente da una delle prime liturgie cristiane, che segue l’invocazione del
«grande mistero della pietà». Lo scritto
abbonda di espressioni forti, quali «senza
dubbio» 0 «certa è questa affermazione»
(1 Tm 1, 15; 3, 1) oppure «lo Spirito dice
esplicitamente» (4, I ). Il mistero non suscita più paure o incertezze, esso si trasforma in un gioioso stupore davanti a
una grazia così grande che la mente umana non è in grado di comprendere la sua
pienezza. Tale messaggio veniva lanciato
in un mondo che pullulava di culti misterici, riti iniziatici, segreti accessibili solo a
pochi eletti. Al mondo delle divinità misteriose, nascoste dietro immagini simboliche, il cristianesimo annunziava il
Dio della misericordia, che in Cristo Gesù
è venuto ad abitare realmente in mezzo
agli uomini e alle donne dei suo tempo.
Nel vocabolario filosofico, l’aggettivo
«virtuale» descrive un oggetto che
esiste solo in potenza e non ancora in atto. Nell’immaginario comune lo stesso
aggettivo viene immediatamente associato all’enorme quantità di messaggi che
vengono sprigionati quotidianamente dagli schermi dei nostri televisori e dei noSjri monitor. Essi hanno una capacità assai particolare, quella di confondere la
percezione: la distinzione tra virtuale e
reale sembra dei tutto sparire. L’Evangelo
con la sua dialettica tesa tra il silenzio
delle pause e la forza sconvolgente della
Parola, non annuncia una realtà che esiste solo in potenza né, tanto meno, un
messaggio la cui verità dipende fondamentalmente daH’efficacia dei circuiti integrati. La presenza di «Colui che è stato
manifestato in carne», in mezzo aH’umanità è una presenza già in atto o pienamente reale agli occhi della fede.
Pawel Gajewski
lEDITORIALEI
La «minoranza» cattolka
di GIUSEPPE PLATONE
mmÊmÊm
Nostra intervista a Domenico Maselli in occasione del congresso dei Ds a Torino
Più laicità e pluralismo
Nell'Italia che cambia e che diventa sempre più multietnica e multireligiosa, i diritti
economici e sociali devono concretizzarsi in uno stato saldamente laico e pluralista
IROMANIA
Intervista al pastore Laszlo Tòkes
di PAOLO E. LANDI
|||P|ECOJEU|^^V^
Viabilità difficile in vai Pellice
di MASSIMO GNONE
EUGENIO BERNARDINI
Domenico MaselII, docente universitario e pastore evangelico,
deputato deU’Ulivo eletto con il sistema maggioritario nel collegio di Lucca, iscritto al gruppo parlamentare dei
Ds, della componente dei cristiano-sociali, come segretario della Commissione Affari costituzionali si occupa
di materie che interessano molto il
mondo evangelico e il nostro giornale:
nella sua commissione si discute delle varie norme che riguardano, per
esempio, la libertà di coscienza e religione, le minoranze linguistiche, gli
immigrati. Lo abbiamo incontrato a
Torino al Congresso dei Ds per fare il
punto su diversi argomenti. Cominciamo dal problema della laicità,
«Sono sempre più convinto che non
si può continuare a parlare soltanto di
4 Matrimoni misti
Pronto il «Testo
applicativo»
È terminata il 10 gennaio la seconda
tappa nel lavoro delle Commissioni
paritetiche sui matrimoni interconfessionali del Sinodo valdese metodista e
della Conferenza episcopale italiana
(Cei), Le due commissioni hanno messo a punto un «Testo applicativo» del
«Testo comune», approvato dalle due
chiese nel 1997, che dà indicazioni
precise sulla celebrazione di tali matrimoni, 11 nuovo testo, che ha già ricevuto un’approvazione di massima
dal Consiglio permanente della Cei,
sarà sottoposto al prossimo Sinodo.
Una delle novità è che ci sarà una
nuova modulistica cattolica per la richiesta della dispensa da parte del coniuge cattolico (è prevista la dispensa
anche per un matrimonio in forma civile), che riconosce la fede cristiana
del coniuge evangelico e che sono gli
sposi a dover decidere sull’educazione religio.sa dei figli. (nev)
diritti sociali ed economici, che pure
sono fondamentali, ma bisogna parlare anche di laicità. Perché, come è vero che non esiste alcuna libertà di
pensiero dove non c’è anche libertà
dal bisogno, così non c’è nessuna possibilità di essere veramente liberi se
non c’è libertà di pensiero, e la prima
delle libertà è la libertà religiosa. Questo è tanto più importante in una nazione come l’Italia che oggi, non più
come cinquant’anni fa, è una nazione
multietnica e multireligiosa. Da questo
punto di vista, il fatto che dopo due
anni e nove mesi si sia riusciti finalmente a siglare le Intese con i Testimoni di Geova e i buddisti, ma che ancora non si siano portate al Consiglio
dei ministri per tradurle in disegno di
legge è, secondo me, un fatto gravissimo e intollerabile. Il fatto è che ci sono, anche a livello politico, molte resi
stenze: si tratta delle prime Intese con
religioni non cristiane e la tradizionale ignoranza italiana su questa materia
è qui ancora più evidente».
Due pericoli per la laicità
«Oggi bisogna stare attenti anche a
due grossi pericoli per la laicità dello
stato: il primo pericolo è dato dalla
convinzione, che hanno molti politici
e funzionari, che le Intese servano soltanto per l’otto per mille, cioè per i
soldi. Ma questo non è affatto vero, ci
sono problemi molto più rilevanti come hanno ben capito i costituenti facendone materia del capitolo 8 della
Costituzione: le Intese riguardano la
visita nelle carceri, negli ospedali e
nelle caserme, riguardano la scuola, i
matrimoni, la regolare funzione della
Seguito e altri interventi a pag. 6
Anno giudiziario
Napoli, parlano
gli evangelici
A nome del Consiglio delle chiese
evangeliche di Napoli e dintorni, la
pastora battista Anna Maffei è intervenuta all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo partenopeo con
un breve discorso, l’unico da parte di
un rappresentante della società civile.
Ricordando l’insopprimibile esigenza
di giustizia posta dalla Bibbia, unita
alla disponibilità illimitata di Dio a
perdonare i trasgressori, la pastora
Maffei ha espresso tre auspici: che si
tenga conto «delle situazioni dei più
deboli» (art. 3 della Costituzione), che
ci si «impegni di più per il recupero
dei trasgressori» promuovendo una
«giustizia riabilitativa» che «presuppone lo sforzo congiunto di comunità
civili, religiose e giudiziarie» e, infine, riferendosi agli immigrati, che si
tenga presente «il contesto di ingiustizia globale in cui il singolo atto di trasgressione talvolta si inserisce».
Alle valli valdesi
Tutelare la
lingua francese
Fino alla metà del secolo XIX il
francese nelle valli valdesi era una
lingua «ufficiale»: era la lingua degli
atti amministrativi e dei culti, della
scuola e, a fianco al patois, del colloquiare familiare. Gradatamente passato in disuso, con raffermarsi dell’Italia unita, proibito durante il ventennio fascista, nel dopoguerra perde
sempre più terreno. Ora la legge 482
del 16 dicembre 1999, sulla tutela delle minoranze linguistiche in Italia (come dettato dall’art. 6 della Costituzione) potrebbe contribuire, anche nel Pinerolese e nelle Valli, a rilanciare la
pratica di questa lingua. L’iter della
legge, di cui fu incaricato in origine
l’on. Loris Fortuna, è durato oltre
vent’anni. Istruzione, pubblica ammi
nistrazione e televisione saranno i set
tori interessati dal provvedimento.
A pag. 11
L'OPINIONE
MENO AUTO
NELLE CITTÀ
La prospettiva di trascorrere qualche domenica privati dell’automobile
ripropone a tutti inevitabilmente tre
domande: «È vero che l’inquinamento
atmosferico fa male?», «come si fa a
ridurlo?» e, soprattutto, «di questo
passo, dove andremo a finire?». Proviamo a rispondere alle prime due domande, lasciando al lettore la risposta
alla terza. Prima, però, è necessario
fare una premessa.
L’inquinamento atmosferico delle
nostre città muta in funzione dei cambiamenti dei nostro modo di vivere e
di rapportarci al territorio. Uno studio
svolto a Genova, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo
ha mostrato che nel quinquennio
1994-98 sono diminuite le concentrazioni di monossido di carbonio, biossido di azoto e biossido di zolfo, che
rappresentano i tradizionali indicatori
di qualità dell’aria; a questo fenomeno
ha contribuito il miglioramento dei sistemi di riscaldamento domestico. I
problemi più seri sono oggi posti dagli
inquinanti prodotti dal traffico autoveicolare, in particolare benzene (contenuto nei carburanti), ozono (che si
forma a partire dagli scariche gassosi
dei motori per effetto dei raggi solari),
idrocarburi policiclici aromatici (derivanti dai processi di combustione incompleta) e particelle solide disperse
in aria. Questi agenti causano una serie di effetti avversi anche a livelli inferiori ai limiti fissati per legge.
È stato documentato inizialmente
negli Stati Uniti e poi in Europa (a
Londra, Lione, Amsterdam, Milano,
Roma, Atene, Barcellona, Valencia)
che a ogni incremento giornaliero della concentrazione del particolato sospeso corrisponde un’aumento della
mortalità e dei ricoveri in ospedale. Si
è visto che i bambini che abitano nei
quartieri a maggior traffico soffrono
con maggior frequenza di malattie respiratorie. Si è dimostrata una relazione fra esposizione a gas di scarico
di motori diesel e comparsa di tumori
polmonari. Vi sono seri sospetti di un
aumento dell’incidenza della leucemia infantile, lungo le strade a più intenso traffico, in relazione all’esposizione a benzene.
In questo quadro, nel 1996 il Consiglio europeo ha emanato una direttiva
quadro sulla qualità dell’aria, che pre
vede una più stretta regolamentazio
ne di una serie di inquinanti. Il recepimento della nuova normativa europea
comporta non solo adempimenti tee
nici, ma profondi mutamenti dei no
stri modelli di sviluppo, in particolare
per quanto riguarda il sistema dei tra
sporti, e mette in discussione i modelli culturali imposti dall’industria au
tomobilistica e dalle compagnie petrolifere. Le domeniche senza auto
mobile, in questo quadro, rappresen
tano soprattutto un meccanismo per
alleggerire la posizione delle amministrazioni locali rispetto al superamen
to dei limiti di legge relativi a una se
rie di inquinanti.
L’auspicio è che questo rimedio
ininfluente ma vistoso serva invece a
innescare un processo di maturazione
collettiva, basata sull’informazione e
sul pensiero critico, che porti l’opinione pubblica ad esigere più incisive po
litiche ambientali, fondate sulle evi
denze scientifiche e connotate in ter
mini di equità e tutela delle fasce di
popolazione più svantaggiate.
Pietro Comba
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 21 GENNAIO 20(
lVENER
«'Se dunque v’è
qualche
incoraggiamento
in Cristo, se vi è
qualche conforto
d'amore, se vi è
qualche comunione
di Spirito, se vi è
qualche tenerezza di
affetto e qualche
compassione,
^rendete perfetta la
mia gioia, avendo un
medesimo amore,
essendo di un animo
solo e di un unico
sentimento.
^Non fate nulla per
spirito di parte o
per vanagloria, ma
ciascuno, con umiltà,
stimi gli altri
superiori a se stesso,
^cercando ciascuno
non il proprio
interesse, ma anche
quello degli altri.
^Abbiate in voi lo
stesso sentimento che
è stato anche in
Cristo Gesù,
HI quale, pur essendo
in forma di Dio,
non considerò
l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui
aggrapparsi
gelosamente,
^ma spogliò se stesso,
prendendo forma
di servo, divenendo
simile agli uomini;
Hrovato
esteriormente come
un uomo, umiliò se
stesso, facendosi
ubbidiente fino alla
morte, e alla morte
di croce.
^Perciò Dio lo ha
sovranamente
innalzato egli ha
dato il nome che è al
di sopra di ogni
nome, '"affinché nel
nome di Gesù si
pieghi ogni
ginocchio nei cieli,
sulla terra, e sotto la
terra, "e ogni lingua
confessi che Gesù
Cristo è il Signore,
alla gloria di Dio
Padre»
(Filippesi 2,1-11)
GESÙ CRISTO È L'UNICO SIGNORE
Dopo Gesù Cristo è possibile percorrere la via del dono di sé, dell'ubbidienza a
Dio, del servizio e dell'amore. Anzi, non vi è altra via possibile se non questa
GIOVANNI ANZIANI
La lettera di Paolo alla chiesa di Filippi, scritta intorno
all’anno 55, contiene una serie
di esortazioni alla comunione
fraterna e all’umiltà. Sempre
utili queste esortazioni! Noi le
possiamo accogliere come una
strada ricca di vita e come segnali indicatori molto importanti proprio per questa vita;
avere un medesimo pensare e
un medesimo amore, non fare
nulla per spirito di parte e vivere in umiltà, senza vanagloria.
Per rendere forte e incisiva questa esortazione nella realtà di
una chiesa dilaniata da divisioni, Paolo ricorda un canto nel
quale incontriamo una confessione di fede. Si tratta forse di
un canto usato nella liturgia del
culto nella chiesa primitiva o
nella liturgia battesimale: «Abbiate in voi lo stesso sentimento
che è stato in Cristo Gesù!».
La storia di Gesù Cristo
La storia di Gesù Cristo non
è un avvenimento isolato e
individuale, ma è un evento
che determina, ancora oggi, la
vita e l’azione degli uomini e
delle donne della nostra epoca.
Potremmo dire: come Gesù così
anche noi. Gesù determina tutto
di noi. Gesù non è solo un punto di riferimento morale o religioso. ma costruisce la nostra
storia di persone e di chiesa.
Preghiamo
Signore, nostro Dio in Gesù Cristo, tuo Figlio!
Ti sei abbassato al fine di elevarci in una maniera
incomprensibile.
Ti sei fatto povero per arricchirci.
Hai sofferto e sei morto per darci la libertà e la vita.
Una tale opera di salvezza, ispirata da una misericordia e una bontà eterne,
manifesta la potenza e la maestà che sono tue,
o nostro Creatore e nostro Signore;
essa testimonia la tua magnificenza,
per la quale noi ti lodiamo,
e traduce il tuo splendore, la cui luce potrà illuminare la nostra vita tutti i giorni che tu vorrai ancora
darci.
Per questo beneficio noi ti diciamo grazie. Signore.
In quest’azione di grazie, noi veniamo a te per deporre davanti al tuo volto
tutto ciò che la nostra intelligenza fatica a capire e a
risolvere, come pure tutte le miserie che sono di
fronte ai nostri occhi.
Ti preghiamo: nella tua grazia, ricordati di noi ora e
nell’eternità ed abbi pietà di noi tutti che, senza di
te, non possiamo far nulla. Amen
Karl Barth
Questa storia di Gesù Cristo la
possiamo raccontare sottolineando tre cambiamenti.
Il primo riguarda il passaggio
dalla uguaglianza a Dio alla
uguaglianza con gli uomini. Noi
qui vogliamo incontrare solo la
scelta di amore di Gesù nell’offrire la propria vita a beneficio
della umanità. Paolo ricorda
che Gesù «spogliò se stesso», e
noi leggiamo questo atto come
la rinunzia di un bene a favore
di altri, i molti e i minimi del
Vangelo. Spogliare indica una
azione forte nel perdere e
nell’abbandonare in modo definitivo la posizione di possidente. Spogliare è il frutto di un
dono e di un’offerta a vantaggio
di altri senza contropartita. È
un cambiamento segnato dall’amore che permette il passaggio dalla situazione «forte»
dell’autorità alla situazione
«debole» del servizio.
Il secondo riguarda il passaggio dal comando all’ubbidienza.
E la decisione di Gesù di lasciare l’appartenenza alla società dei
giusti per avere comunione con
la società dei peccatori. Ricorderete la famosa frase degli avversari di Gesù quando affermano
che questo rabbi ebreo era «amico di pubblicani e di peccatori»,
anzi un «beone e un mangione»!
Un cambiamento scandaloso da
sembrare pazzesco, inutile, pericoloso e anche discriminatorio
nei confronti dei giusti, dei primi, dei grandi. Ma è stata una
scelta per ubbidire al grande
progetto di Dio dell’amore per
l’umanità. La sua ubbidienza lo
portò lontano dagli uomini e da
Dio tanto da ricevere, sulla croce, dopo la condanna degli uomini, l’abbandono di Dio. Il grido: «Dio mio, Dio mio perché mi
hai abbandonato?» è forse il momento più significativo di questa ubbidienza perché non è ricerca di sé quanto puro dono di
sé. E grido di amore e non di disperazione, un amore che accoglie. nel dramma della croce, la
possibilità di spendersi per «i
molti». Non è cosa di poco conto il fatto che proprio questa croce sarà il segnale indicatore più
importante, pur se pazzo e scandaloso, della scelta di ubbidienza nell’amore. Esso diventerà
potenza di vita!
11 terzo riguarda il passaggio
dalla morte alla resurrezione.
Dio non ha abbandonato Gesù
nella situazione di crocifisso
umiliato e maledetto, ma «lo ha
sovranamente innalzato». Egli
non è più colui che ha svuotato
se stesso, che ha rinunziato a
tutto e che ha accolto la via della croce come unica via di salvezza per i molti. Ora il suo nome viene esaltato per consentire a tutti di avere futuro di vita.
Dio Padre esalta questo servo,
questo ubbidiente, questo crocifisso! Lo innalza non per meriti
acquisiti, ma nuovamente per
manifestare la potenza dell’amore. Dio pone nella storia della umanità un nuovo nome, un
segno unico e forte di salvezza
e di vita: Gesù!
con umiltà non finta, due fatti:
veramente per tutti noi Gesù è
unico Signore per la nostra vita; veramente per tutti noi non
vi è altra via possibile se non
quella della umiltà.
Fondati in Gesù Cristo
La via dei servizio
Così, dopo Gesù Cristo, è
possibile percorrere la via
del dono di sé, dell’ubbidienza a
Dio, del servizio e dell’amore.
Anzi dopo Gesù Cristo non vi è
altra via possibile e concreta se
non questa dell’umiliazione e
dell’ubbidienza a Dio! Questo è
quanto sappiamo di Gesù. Egli
conclude la sua storia partecipando alla grande festa della Pasqua nella città di Gerusalemme.
Vi entra come l’umile cavaliere
di un puledro d’asina, cioè come
colui che non ha affermato un
dominio o un potere coercitivo,
ma viene per servire e per donare se stesso affinché i molti abbiano vita eterna (Gv. 3,16j. Ma
vi entra già come vincente su
tutte le prepotenze e le ostentate
vanità degli uomini del suo tempo; Lazzaro è uscito dal sepolcro
perché proprio la potenza dell’amore di Dio in Gesù Cristo segna la via della vita.
Come cristiani del nostro tempo. questo noi sappiamo. Ma
questo suo esempio di umiltà e
ubbidienza è veramente determinante nella nostra vita? Tante
volte a domande di questo tipo
cadiamo nella tentazione della
squalifica di noi stessi e inseguiamo una strada pericolosa:
quella del lamento! Affermiamo
che noi e le nostre comunità
evangeliche difficilmente seguiamo questo Signore che spogliò se stesso, e difficilmente
guardiamo a lui come unica guida nel difficile cammino della
vita. Ricordiamo tutte le negatività della nostra storia ed esaltiamo tutte le contraddizioni
della nostra testimonianza. Confessiamo di essere deboli, mancanti...,e poi questa strada ci
porta solo alla rassegnazione!
Vorrei con tutti voi assumere
invece una posizione positiva
di fronte a queste domande.
Vorrei affermare, con fede e
VERAMENTE la nostra vita
quotidiana, costruita con
pazienza tra tante avversità e
piccole gioie da apparire senza
colore e senza gloria, ha il suo
fondamento in Gesù Cristo! Soprattutto il Gesù umiliato, crocifisso e innalzato da Dio Padre,
cioè il Gesù fuori dal successo
umano per essere manifestazione detl’amore di Dio. Veramente
consideriamo il fatto che dalla
umiliazione di Gesù si giunge
alla sua resurrezione nella gloria. Questo evento è il risultato
dell’amore di Dio per noi. Una
giovane sorella di chiesa mi raccontava che per lei era sufficiente confessare che «veramente
Gesù è il Salvatore» per conoscere l’amore di Dio e per avere
speranza nel proprio vivere.
Veramente per tutti noi, l’unica via possibile nella quale costruire progetti di vita e relazioni di fratellanza, è quella percorsa nella umiltà. Solamente
questa consente una comunione
tra fratelli e sorelle nella fede,
solo questa consente un’unità
di pensiero e di intenti, solo
questa fa delle nostre diversità
un ponte per unire e per vincere. In noi non ci deve essere,
oggi, timore per la strada difficile da percorrere conoscendo
che l’umiltà non nasce nel nostro cuore umano quanto è frutto dello Spirito Santo. Il Signore pone questo frutto nella nostra vita e ci chiama a cibarsi
per avere vita. Un frutto ricco e
sovrabbondante. Un frutto da
noi già gustato e da noi fatto gustare ad altri, ai molti che attendono grazia, speranza e pace.
Dunque, nessun timore! Veramente noi tutti siamo rinnovati
con la potenza dell’amore di
Dio e abbiamo la gioia di cogliere il mes.saggio della Parola di
Dio come una consolazione per
il nostro vivere da credenti. Sorelle e fratelli, abbiamo in noi
«veramente» lo stesso sentimento che fu in Gesù, e noi
proseguiamo il cammino in
questa unica via che è via di
amore, di pace e di speranza
per noi e per tutto il mondo, a
gloria di Dio il Padre.
Note
omiletiche
(terza di una serie
di quattro meditazioniì
Dopo la visione di TroajL
(At. 16), l'apostolo Paoi
giunge in Macedonia ed è
Filippi che viene fondata I
prima chiesa in territori
europeo. Una comunità j
mata e verso la quale l'apo
stolo avrà sempre un buo,
ricordo. E la chiesa rimas
sempre fedele a Paolo tant
che spedì più volte aiuti fi
nanziari a Tessalonica e|
Corinto. Le notizie che aL
biamo su quella chiesa som;
molto scarse e occorrerà ati
tendere la lettera di Policaii
po ai Filippesi (II sec. d.C,
per maggiori informazioni
Pare essere formata da pj
gano-cristiani, impegnatali
campo missionario pur sei
difficoltà non mancavano
La rivalità tra i propri me®
bri era forte dato l'insisteit.
di Paolo con esortazioni all
umiltà e alla armonia.
Il nostro brano è inserii
nella parte esortativa dell
lettera. Paolo sostiene fi
modo forte le proprie parol
di invito all'umiltà, rinviai
do i lettori all'esempio
Cristo e utilizzando forse m
inno cristologico delle ci
munità primitive. Questi
«inno» mette in risalto alc«j
ni temi: innanzitutto ui
«cambiamento» avvenuti!
con Cristo dato che egli eiì
come Dio, ma ha scelto di
essere come gli uomini. Noi
ci è detto quando questi:
cambiamento sia avvenuti*
né si vuote costruire un?
dottrina delta possibili
preesistenza di Cristo. Vi(
stato comunque un atto fa
te, dettato dall'amore pe
passare da una relazioni
privilegiata con Dio racchiifi
sa nella espressione: «esseri
in forma di Dio», ad una re'
lazione più misera di assitj
mere la «forma di servo». ;
Poi il cambiamento dal
posizione di potere a quel
dell'ubbidienza. Cristo com
colui che è stato «ubbidiei
te» a differenza di una unnità sempre segnata dal I
sinteresse per la volontà t
Dio. Ubbidienza che è mani
festazione di comunione coi
Dio e di volontà ad esse«
parte del progetto di Dio pi
la vita delta umanità. Infini
il cambiamento dalla croce
morte alla resurrezione-gb
ria. Questo cambiamenti
non è stato provocato da Ge
sù, ma è dono del Padre. Dio
resta cosi al centro dell'ope
ra del Cristo e la vittoria e li
gloria restano segno delti
grazia e non frutti o meritì
dell'opera dell'uomo.
Per tutti noi, oggi, l'ascolto di questa esortazione
all'umiltà resa forte dalli
comunione con l'opera del
Cristo ci permette di avere
due certezze che sconfiggono le nostre debolezze ei
giudizi negativi che a volte
rivolgiamo alla vita delle!
nostre chiese. Le certezze!
sono segnate dalla nuova;
realtà dell'opera vittoriosa
di Cristo per la nostra salvezza, quindi «veramente»
solo Gesù Cristo è il Signore
nella nostra vita e «veramente» la via dell'umiltà
dei dono di sé è l'unica via
nel nostro futuro.
La forza della resurrezione
di Gesù e l'innalzamento del
suo nome si è imposto nella
nostra esistenza da non potere più trovare speranza per
il futuro se non nel «nome
di Gesù». Non si tratta d'
vanagloria perché è di Gesù,
non nostra perché è dono
del Padre, non risultato d'
nostri meriti religiosi. Ma
questa gloria di Gesù ci indica una strada chiamata
«umiltà» segnata da mansuetudine e dall'incontro
con l'altro per riconoscerlo
fratello o sorella in modo da
ricostruire di giorno in giorno un luogo di fratellanza
nell'amore.
Per
approfondire
- K. Barth, L'epistola
Filippesi, Sei,
- G. Barbaglio, La teologia di Paolo, Edb.
- G. Barbaglio, Le letter^
di Paolo (2), Boria.
-po cond
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’éonsiglii
sidente
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,santa 4:
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Il nuovo presidente deH'Alleanza battista mondiale, il pastore coreano Billy Kim
((Pregare può cambiare la vita della chiesa»
Il XVIII Congresso mondiale dei battisti si è svolto a Melbourne dal 6 al 9 gennaio 2000
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La teolo'
Le letteti
Se le chiese vogliono in^andirsi, i loro membri devono condurre una vita di pre|hiera disciplinata. Questo il
jsonsiglio dato dal nuovo presidente dell’Alleanza battista
jpiondiale (Abm), che rapprejpenta 42 milioni di membri
jjel mondo.
L’8 gennaio scorso, nel Centro esposizioni di Melbourne,
in Australia, 6.000 delegati
battisti hanno confermato
l’elezione del pastore sudcoreano Billy Hwan Kim alla
presidenza dell’Abm. Durante
una conferenza stampa, un
giornalista battista canadese
gli ha chiesto se le «megachiese» che attirano migliaia di
persone ogni domenica potessero insegnare alle chiese battiste più piccole del Canada
come aumentare il numero di
credenti. A questa domanda, il
pastore Kim ha risposto: «Consiglio numero uno, pregare;
consiglio numero due, pregare; consiglio numero tre, pregare. Questo può cambiare la
vita della chiesa».
Certo, ha proseguito il pastore Kim, una vita di preghiera normale richiede «molta disciplina. Noi abbiamo una riunione di preghiera ogni giorno
alle 5 del mattino. Non ho imparato questo quando ero
all’istituto biblico americano.
Ma è questo che spiega la crescita delle chiese coreane».
Quando un giornalista gli ha
chiesto se avrebbe portato
avanti l’obiettivo proposto nel
1995 dal suo predecessore, il
pastore brasiliano Nilson do
Amarai Fanini - raddoppiare
il numero delle chiese battiste
in dieci anni - il pastore Kim
si è mostrato prudente, dichiarandosi un «po’ spaventato»
di fissarsi un simile obiettivo.
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Seoul (Corea del Sud): un battesimo di massa presieduto dal pastore Billy Hwan Kim nell’estate 1994
L’elezione del presidente è
stata confermata nel corso della principale seduta di lavoro
del XVIII Congresso dei battisti che si è concluso il 9 gennaio. Contrariamente alle riunioni di lavoro di molte organizzazioni religiose internazionali, è stata una seduta più
di linea che amministrativa. Il
pastore Kim, il cui mandato
durerà cinque anni, dovrebbe
portare un orientamento asiatico ad una organizzazione
che, con 33 milioni di battisti
residenti in America del Nord,
è fortemente ancorata nella
storia di quel continente.
Il segretario generale della
Abm, Dentón Lotz, ha poi dichiarato‘all’agenzia Eni che lo
Statuto dell’Abm conferiva al
Consiglio generale (composto
da oltre 500 membri) il potere
di eleggere il presidente e i vicepresidenti, elezione che poi
viene confermata dal Congresso. I nomi di 25 persone sono
stati esaminati prima dell’elezione del pastore Kim, e questa procedura si è svolta molto
democraticamente, ha aggiunto Denton Lotz.
Interrogato sul futuro della
cooperazione dei battisti con le
altre chiese, il pastore Kim ha
sottolineato che i battisti devono «cooperare con altri cristiani», e Denton Lotz ha precisato
che i battisti non ricercano una
«unità di struttura, ma l’unità
nella diversità». Fin dal 1810,
ha aggiunto, i responsabili battisti avevano già preso iniziative ecumeniche, ma le questioni di dottrina sollevate da allora hanno portato a un calo della partecipazione battista al
movimento ecumenico.
I membri del Congresso hanno inoltre approvato una risoluzione che decreta il periodo
2000-2010 «Decennio della
giustizia sociale», ed esorta le
chiese battiste nel mondo a
promuovere «l’armonia interrazziale e interetnica in vista di
giungere alla giustizia autentica per tutti senza distinzione
di razza». Il nuovo presidente e
i 16 vicepresidenti, 4 donne e
12 uomini, entreranno in funzione nel prossimo luglio, (eni)
- Il Sinodo nazionale della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) si è svolto a Lipsia
Imparare a parlare di Dio nella società secolarizzata
Il Sinodo della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), con i
suoi 120 delegati delle 24
chiese luterane, riformate e
unite, è un «Parlamento» che
rappresenta circa 27 milioni di
protestanti tedeschi. La sessione 1999. che si è tenuta dal 6
al 12 novembre 1999 a Lipsia
(Germania dell’Est), aveva come tema centrale: «Parlare di
Dio nel mondo. 11 mandato
missionario della Chiesa alle
soglie del terzo millennio».
Secondo il presidente del Consiglio dell’Ekd, il pastore Manfred Koch, questo lavoro dovrebbe permettere ai cristiani
e alle chiese «di esercitarsi
nell’arte di parlare di Dio nella
società e di fare uscire la missione dalla nicchia nella quale
è stata spesso confinata».
Nella sua relazione teologica, il professore Eberhard Jiingel ha paragonato la missione
e l’evangelizzazione alle funzioni vitali dell'organismo
umano: «Se la chiesa avesse
Un cuore, la missione-evangelizzazione determinerebbe i
suoi battiti e ogni deficit porterebbe a gravi disturbi del ritmo cardiaco...». La scelta del
tema non era casuale. 11 calo
dei membri di chiesa nei «Länder» dell’Ovest e soprattutto la
Constatazione che le chiese
dell'Est contano appena il 20%
di protestanti (circa il 5% di
cattolici) rappresentano uno
shock per le chiese. Esse devoUo trovare al più presto un
nuovo modo di incontrare gli
Uomini e le donne, cittadini di
una società fortemente secolarizzata.
D’altra parte occorrerà dare
nuove basi alla missione. Le
chiese tedesche sono fortementa impegnate nel lavoro missionario (esse sostengono il ConsiSlio ecumenico delle chiese,
Cfic, con circa il 40% del totale
delle contribuzioni) e, tramite
le loro agenzie, esse partecipano allo sviluppo dei paesi del
Sud. Anche se questi impegni
cono ritenuti prioritari, la ridu
zione dei mezzi finanziari avrà
probabilmente delle conseguenze. I responsabili dell’Ekd
ricordano che il lavoro missionario, così come le azioni di
evangelizzazione, spesso caratterizzate in passato da un certo
stile di pietà, non hanno nulla
a che vedere con un rifiuto del
mondo. Anzi, tanto l’uno quanto le altre fanno parte di una
cultura basata sull’apertura e
sulla solidarietà. «Si tratta di
segnalare al mondo che Dio
vuole vivere con lui».
Nel suo rapporto, il Consiglio dell’Ekd ha posto fortemente l’accento sulla campagna a favore del rispetto e della salvaguardia della domenica, non solo come compimento di un comandamento, ma
anche come «l’interruzione
indispensabile del ritmo dell’agitazione, dello stress e della lotta per l’esistenza, e spazio di libertà per tutto quello
che l’economia non può conta
bilizzare...». La risposta del
cancelliere Gerhard Schroeder, presente al culto di apertura e durante le prime ore
della sessione, è stata particolarmente apprezzata dai membri del Sinodo: «La domenica
non deve diventare la vittima
della commercializzazione di
tutti i settori della vita!». D’altra parte, pur rilevando divergenze tra il governo e le chiese, il cancelliere ha esortato ad
uno sforzo comune nella difesa dei valori della solidarietà e
della giustizia sociale, «e ciò
in presenza di condizioni economiche radicalmente cambiate... Questo è indispensabile
per la libertà di uno stato che
deve poter agire politicamente, cosa impossibile ad uno
stato sommerso dai debiti e
costretto a gestire la penuria.
La solidarietà dipende dalla
nostra comune responsabilità»
ba concluso Schroeder.
Il 9 novembre, decimo an
niversario della caduta del
muro di Berlino, ma anche
giornata commemorativa della «Notte di cristallo» (distruzione delle sinagoghe, il 9 novembre 1938), Johannes Rau
si è rivolto al Sinodo «come
presidente della Repubblica
federale e come membro responsabile di una chiesa
dell’Ekd» (la Ghiesa evangelica in Renania). Ha parlato del
significato di queste commemorazioni, ha ricordato il lungo cammino della preghiera e
delle candele che la chiesa
aveva scelto per la «rivoluzione pacifica» del 1989. Rau ha
ricordato al Sinodo e alla
chiesa la sua missione principale: essere testimone dell’amore di Dio. TI nuovo presidente della Repubblica federale tedesca predilige questa
parola biblica: «La giustizia
innalza una nazione, ma il
peccato è la vergogna dei popoli» (Proverbi 14,34). (bip]
I DAL MONDO CRISTIANO
Dichiarazione comune d\ Reully
Sì del Sinodo generale
della Chiesa d'Inghilterra
LONDRA — Il 17 novembre 1999, il Sinodo generale della
Chiesa d’Inghilterra ha adottato alla quasi unanimità la Dichiarazione comune di Reuilly. Un pieno riconoscimento reciproco
esiste ormai tra la Chiesa d’Inghilterra e le chiese luterane e
riformate di Francia nonché con la Chiesa episcopaliana di Scozia. Tale riconoscimento concerne in particolare l’accoglienza
reciproca dei loro membri di chiesa, i servizi pastorali, la celebrazione e la partecipazione alla Santa Cena. Nei prossimi mesi
di aprile e giugno, i Sinodi delle chiese del Galles e dell’Irlanda
si pronunceranno a loro volta su quell’accordo. (bipì
Svizzera
Fondata la ((Comunità di lavoro delle
chiese cristiane nel Canton Ticino»
LUGANO — Sarà fondata ufficialmente domenica 23 gennaio
nella cattedrale di Lugano la «Comunità di lavoro delle chiese
cristiane nel Canton Ticino». 11 nuovo organismo prende il posto della «Commissione ecumenica» fondata nel 1976, e riunisce sia le chiese che ne facevano parte attiva che quelle che vi
aderivano come osservatrici. Della nuova Comunità di lavoro
fanno parte dieci chiese presenti in Ticino: anglicana, apostolica armena, cattolico cristiana, cattolica romana, copta, battista,
riformata, luterana svedese, ortodossa e siro-ortodossa. (nevj
V!’ Polinesia francese
((Alla ricerca della verità» sui test
nucleari a Mururoa e Fangataufa
GINEVRA — Tre anni di ricerca e di sondaggi per scoprire la
verità sugli effetti dei test nucleari francesi in Polinesia. Guiderà
la campagna il polinesiano John Doom, segretario esecutivo del ,
Consiglio ecumenico delle chiese per l’area del Pacifico che,
dando l’avvio ai lavori della Commissione «Alla ricerca della
verità», ha chiesto ufficialmente di poter consultare gli archivi
del ministero francese della Difesa sui test nucleari negli atolli
di Mururoa e Fangataufa negli ultimi 30 anni. (nev/cec)
«Jubilee 2000»
Tappe finali della campagna mondiale
ROMA — Si avvicina alle tappe finali la campagna internazionale Jubilee 2000, per la cancellazione del debito dei paesi
più poveri del mondo. In Italia la campagna è rappresentata
dal movimento «Sdebitarsi, per un millennio senza debiti»
(di cui è parte attiva la Federazione delle chiese evangeliche
in Italia) che ha reso noto con soddisfazione che al movimento hanno aderito ufficialmente anche i tre presentatori del Festival di Sanremo (Antonio Fazio, Luciano Pavarotti e Teo
Teocoli) che intendono «dare rilievo durante la manifestazione canora ai giusti obiettivi della campagna». (nev)
;Cile
Gli evangelici appoggiano il candidato
socialista Ricardo Lagos
SANTIAGO DEL CILE — Alla vigilia del ballottaggio per le
elezioni presidenziali (16 gennaio) gli evangelici cileni hanno
preso posizione. Una coalizione molto rappresentativa di leader e pastori evangelici di tutto il paese ha annunciato pubblicamente di appoggiare la candidatura del socialista Ricardo
Lagos contro il candidato governativo Joaquin Lavin che viene
definito «membro dell’Opus Dei, da sempre contrario a ogni
apertura in tema di libertà religiosa». (nev/alc)
Svezia
1° gennaio 2000: sancita la
separazione fra Stato e Chiesa luterana
STOCCOLMA — Alla mezzanotte del 1® gennaio, secondo
un atto approvato già nel 1995, lo Stato ha sancito la definitiva
separazione della Ghiesa luterana, fino ad allora considerata
un organo del .governo. In pratica ciò significa che i vescovi luterani non verranno più nominati dal governo e che la chiesa
non riceverà più fondi dal gettito fiscale dello Stato. (nev)
L'australiano Graham Staines fu bruciato vivo un anno fa insieme ai due figli
India: la vedova del missionario assassinato decisa a proseguire l'opera
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La vedova del missionario
australiano bruciato vivo insieme ai due figli il 23 gennaio
1999 mentre dormivano in una
jeep parcheggiata davanti a una
piccola chiesa di fortuna, a Manaharpur, villaggio dello stato
di Orissa, in India, ha deciso di
proseguire l’opera del marito,
Graham Stuart Staines.
Graham Staines, missionario battista australiano di 57
anni si occupava dei lebbrosi
di Baripada, fin dal suo arrivo
in India nel 1965. In un’intervista esclusiva rilasciata all’agenzia Eni il 20 novembre
scorso, Gladys Staines, 48 anni, ha dichiarato: «A Baripada, mi sento a casa mia. Non
posso abbandonare i lebbrosi». La signora Staines si trovava a New Delhi alla fine di
novembre per parlare con i responsabili di «Leprosy Mission» circa il progetto di costruzione di un ospedale di 40
posti letto per i lebbrosi di Baripada, in memoria del marito. All’Eni ha confidato che
molte persone in Australia,
compresa la sua famiglia, tentavano di convincerla di rientrare nel suo paese insieme alla figlia di 13 anni, Esther, che
studia in un collegio del Sud
dell’India. «Ma - ha proseguito la Staines - ho detto loro:
“Perché? Graham non avrebbe
voluto che facessi le valigie e
che abbandonassi i lebbrosi’’».
I 60 lebbrosi dell’ospizio
che dirigeva suo marito e che
ora dirige lei stessa, comprendono malati che erano già lì
prima dell’arrivo del marito,
34 anni fa. Fondato nel 1897,
l’ospizio di Baripada era gestito dalla Società missionaria
evangelica, di cui Graham era
membro.
Gladys Staines spiega che
quell’«incidente» (è il termine
che usa sempre per parlare
dell’uccisione del marito e dei
suoi figli) non ha «affatto»
cambiato la sua impressione
dell’India. «Ho molto rispetto
per la gente dell’India e per la
sua tolleranza», ha dichiarato,
ed ha aggiunto che la reazione
pubblica all’«incidente» l’aveva meravigliata. Ha ricevuto
migliaia di lettere dall’estero e
da indiani di ogni ceto sociale,
fra cui una maggioranza di
indù, che esprimono le loro
«scuse» per quello che è successo. Molti indù le hanno
scritto che «quel delitto, non è
l’induismo, non è il nostro
paese. Ci rammarichiamo molto» di quello che è successo.
Lei considera il delitto un
atto «ben calcolato» da parte
di gruppi «radicali» ma aggiunge subito che «questo non
succede solo ai cristiani».
Nello stato di Bihar, all’est del
paese, dice, ci sono scontri tra
indù di caste-superiori e indù
di caste inferiori che sfociano
«spesso nell’uccisione gratuita di vittime innocenti». Staines ha indicato che «nell’immediato», il suo compito sarà
di portare avanti l’opera del
marito, il quale sognava di costruire un ospedale per lebbrosi a Baripada.
Quando le è stato chiesto se,
come affermano gli estremisti
indù, i missionari cristiani
convertono i «poveri creduloni» dell’India sotto la copertura di prestazione di servizi sociali, la Staines ha replicato:
«Non capisco perché si dicono così simili che non hanno
alcun fondamento. Basta leggere la storia dell’India per vedere che la presenza cristiana
è rimasta più o meno statica.
Se convertissimo la gente che
serviamo, non sarebbe così».
Suo marito, dice, «mandava
regolarmente rapporti in Australia ma, contrariamente a
quello che dicono certi gruppi
indù, essi non parlavano di
conversioni». L’impegno dei
cristiani nel servizio sociale,
conclude è «radicato nel messaggio d’amore che ci ha lasciato il Gristo». (eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
- Cultura
venerdì 21 GENNAIO 2000^
SISiHIiillBHHIi
Pubblicati dalla Claudiana gli atti di un seminario a Palermo
Giubileo ed ecumenismo
La riflessione di protestanti e cattolici è stata promossa, nella scorsa
primavera, da! Centro evangelico di cultura «Giacomo Bonelli»
PAWEL GAJEWSKI
IL problema del Giubileo
cattolico diventa sempre
più reale e meno teorico. Bisogna quindi apprezzare una
singolare iniziativa nata a Palermo, il cui risultato è contenuto nel volume «Giubileo ed
ecumenismo»*, curato da
Franco Giampiccoli. Il libro
presenta il contenuto di un
corso di formazione organizzato dal Gentro evangelico di
cultura «Giacomo Bonelli»
nella primavera del 1999.
L’iniziativa, rivolta in particolare agli insegnanti della scuola pubblica, è stata riconosciuta dal ministero della Pubblica
istruzione come un’iniziativa
di aggiornamento e ha ottenuto un finanziamento della Regione Sicilia. Questi particolari, apparentemente secondari,
sono indicatori di una tendenza molto positiva, quella di rivalutare, anche sul piano formale, voci non necessariamente allineate con impostazioni
dominanti attualmente nei
mezzi d’informazione.
La pubblicazione è compatta
ma molto densa di informazioni e di spunti di riflessione. Il
materiale può essere suddiviso
in due grandi aree: dialogo
ecumenico e il tema specifico
del giubileo. Il libro si apre
con due visioni delle ragioni e
dei criteri del dialogo ecumenico; quella evangelica, presentata da Fulvio Ferrario, e
quella cattolica presentata da
Filippo Gucinotta, professore
della Facoltà teologica di Palermo. Tutti e due i contributi
hanno carattere piuttosto teorico e possono creare qualche
difficoltà al lettore meno abi
tuato al linguaggio filosofico e
teologico. Tuttavia si può cogliere facilmente la tesi Fulvio
Ferrario che sintetizza il suo
contributo ricordando, con il
Sinodo 1998 delle chiese vaidesi e metodiste, le nozioni di
comunione conciliare e diversità riconciliata come base di
ogni impegno ecumenico.
La seconda parte di questa
cornice ecumenica è costituita
dagli interventi di Paolo Ricca
e Giovanni Cereti, cattolico,
docente di teologia a Venezia
che chiudono il libro. I due
interventi tracciano un vasto
panorama sull’ecumenismo
all’inizio del terzo millennio.
L’intervento di Ricca è una
breve relazione sui problemi
che restano ancora irrisolti,
come ad esempio la questione
dei ministeri e dell’ospitalità
eucaristica. Il lettore può anche trovare in questo contributo diverse proposte pastorali
molto concrete nonché un approfondimento dei concetti
principali dell’intervento: accoglienza e riconciliazione. I
relatori cattolici presenti in
questa particolare «cornice»
tendono invece a sottolineare
altri due concetti: la gerarchia
delle verità e l’integrazione
della diversità («abbraccio degli opposti»), due elementi
che, purtroppo, difficilmente
possono essere «riconciliati»
con i sola e solus della Riforma.
Nella cornice ecumenica si
inseriscono tre diverse prospettive sul giubileo. Laura
Ronchi De Michelis presenta le
basi bibliche e i cenni storici
legati all’argomento. 11 suo approccio è di tipo storico, ma il
contrasto tra la visione biblica
del giubileo e la prassi della
chiesa di Roma nel corso degli
ultimi sette secoli risulta tuttavia molto evidente. Giuseppe
Bellia, professore alla Facoltà
teologica di Palermo sviluppa
invece il significato del giubileo nella Chiesa cattolica. È apprezzabile la scorrevolezza e la
chiarezza dell’esposizione di
Bellia, mentre la tendenza a
minimizzare il peso di certi
«nodi», quali le indulgenze e il
«tesoro dei meriti», è in aperta
contraddizione con la linea ufficiale del cattolicesimo.
Chi legge un volume scritto
a più mani, è quasi sempre
portato a identificarsi con uno
o più contributi. Chi scrive
queste righe si è ritrovato in
perfetta sintonia con il contributo di Franco Giampiccoli
«Protestantesimo e giubileo: le
ragioni di un dissenso». Il pastore Giampiccoli presenta
chiaramente la posizione evangelica e dimostra una profonda
conoscenza dei documenti ufficiali del magistero cattolico, i
quali spesso non coincidono
con altri pronunciamenti vaticani tesi ad «allargare» le celebrazioni cattoliche.
Il sottotitolo del libro Giubileo ed ecumenismo termina
con un punto interrogativo:
occasione o inciampo? A questo interrogativo Giampiccoli
dà una risposta pienamente
condivisibile: «L’occasione è
stata perduta e il cammino
ecumenico si trova ostacolato
da un rinnovato ingombrante
inciampo» (p. 71).
(*) F. Giampiccoli (a cura di):
Giubileo ed ecumenismo: occasione o inciampo? Collana «Nostro tempo», n. 67, Torino, Claudiana, 1999.
Un libro narra la storia del pastore André Trocmé
Un intero villaggio contro il nazismo
HEDI VACCARO
Negli Anni so, quando i
1..................
nostri primi due figli erano molto piccoli, ho partecipato a un incontro della chiesa
valdese di via IV Novembre a
Roma con i coniugi Magda e
André Trocmé. Erano segretari
europei del Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir) e parlarono del loro lavoro in Nord Africa e in Europa. La cosa mi interessò a tal
punto che dissi a me stessa:
«lo devo impegnarmi insieme
a questa gente in questo tipo
di lavoro». In seguito li ho rivisti più volte, in Italia e
all’estero, dopo la mia conversione alla nonviolenza durante
la crisi di Cuba, nell’ottobre
1962, quando stava per scoppiare la guerra atomica. Da allora siamo diventati amici.
André Trocmé è stato il primo
pastore obiettore di coscienza
della Chiesa riformata francese
e uno dei primi teologi della
nonviolenza. La sua conferenza su «La politica di Gesù» è
stata uno dei contributi fondamentali al convegno interna
zionale sulla teologia della
nonviolenza che si tenne a Roma nel dicembre 1970, Nel
suo libro «Gesù e la rivoluzione» descrive il Giubileo biblico in modo molto attuale.
1 due coniugi parteciparono
con noi all’assemblea nazionale del Mir, a Firenze dell’
aprile 1971, nei locali della
chiesa valdese. Poco dopo, il
5 giugno 1971, André morì
dopo una dolorosa malattia a
Ginevra, dove era pastore. Le
sue parole in quell’ultima occasione suonano come un testamento: «La gente non rifiuta il Cristo, ma rifiuta le chiese organizzate con le loro
strutture oppressive, i loro
compromessi con le potenze
economiche, politiche, militari. Ma il Cristo è sempre nuovo e tanti lo cercano proprio
oggi. La chiesa non sono quelle strutture, quegli edifici (...)
la chiesa siete voi (...) siamo
noi tutti. Che allegrezza lavorare da nonviolenti in completa fraternità sapendo che non
ci uccideremo mai gli uni gli
altri (...). L’Italia è un terreno
magnifico per esercitarsi nella
lotta nonviolenta perché ha
una vita politica intensa (...)
quanti sono i problemi da affrontare: povertà e Meridione,
il rinnovamento delle chiese e
tanti altri».
Più di dieci anni fa ho visitato Magda nel villaggio ugonotto Le Chambon-sur-Lignon,
dove lei e André avevano creato, insieme al pastore Edouard
Theis e a sua moglie Mildred,
il «Collège Cévénol», la scuola
internazionale delle Cevenne
per educare le future generazioni alla pace. Durante l’occupazione tedesca la scuola,
insieme a tutto il villaggio, ha
salvato migliaia di ebrei, anzitutto bambini e rifugiati politici. Questa storia è raccontata
nel libro, con prefazione di
Paolo Ricca, uscito in questi
giorni dal titolo «Una scuola,
un villaggio contro il nazismo.
Come la nonviolenza ha salvato migliaia di ebrei e rifugiati
politici». Ed. Qualevita, via
Buon Consiglio 2, Torre dei
Nolfi (Aq). Lo stesso editore
ha pubblicato «Gli asini e gli
angeli» (racconti di Natale e di
altri tempi di André Trocmé).
La stazione ferroviaria
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Presentazione di una traduzione interconfessionaie deiia Bibbia, in Francia, come occasione ecumenica
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W II libro di un astrotisico pubblicato dalla Queriniana
La complessità del rapporto scienza-fede
FULVIO FERRARIO
Quello dei rapporto fra
scienza e fede è un tema
cruciale della teologia dei nostri giorni e del prossimo futuro, anche se molti, sia tra gli
scienziati che tra i teologi, lo
«snobbano», considerandolo
terreno di facile polemica anticristiana da un lato e di banale apologetica, più o meno
«fondamentalista», dall’altro.
In effetti è difficile trovare autori che siano effettivamente
competenti in entrambe le discipline ed è anche innegabile
che alcuni studiosi anglosassoni, che possiedono tale invidiabile caratteristica (ad esempio E. A. Me Grath e John
Polkinghorne), manifestano
una tendenza apologetica che
può riuscire sgradita ad alcuni, sia tra i teologi, sia tra gli
scienziati. D’altra parte le
scienze naturali sono parte integrante della nostra cultura e
se la teologia vuole ri-dire la
parola di Dio nel quadro di
una maggiore consapevolezza
critica, non può non tener
conto della visione del mondo
fornita dalla ricerca scientifica. Diciamo che siamo ancora
ai primi passi e che procediamo a tentoni; costruire una
tradizione seria in questo campo è uno dei compiti teologici
del secolo appena iniziato.
Tra i «sondaggi» che caratterizzano la fase attuale si colloca il volumetto di A. Benz recentemente tradotto dalla
Queriniana*. L’autore è un
astrofisico, credente e provvisto di buone letture teologiche, che gli permettono di evitare un’impostazione ingenua
della tematica: non si tratta di
strumentalizzare la scienza
per fini religiosi, bensì di formulare le domande (e possibilmente qualche risposta)
della fede tenendo conto dei
problemi sollevati in particolare da'ila cosmologia e dalla
teoria dell’evoluzione. In questo genere di opere, destinate a
un pubblico di non scienziati,
molto spazio è dedicato all’aggiornamento del lettore sulle
teorie che l’autore discute o
dalle quali prende spunto:
Benz è comunque attento a
non disperdersi nella divulgazione scientifica, per concentrarsi invece sulle questioni filosofiche ed esistenziali poste
dall’attuale dibattito. Una, in
particolare, precorre l’intero
libro: tanto l’astrofisica quanto
la biologia sembrano descrivere un universo «senza senso»,
nel quale cioè non è possibile
individuare un progetto e dunque nemmeno un Progettista.
Che cosa dire della fede in Dio
creatore, in tale contesto? Secondo l’astrofisico, in effetti, il
percorso classico della teologia «naturale», che parte dal
mondo così com’è per arrivare
a Dio, costituisce un vicolo
cieco; più fecondo appare l’itinerario inverso: partire dal Dio
rivelato in Gesù Cristo, per individuare, alla luce della sua
parola, una possibile lettura
dell’universo come creazione,
Benz dichiara di aver molto
imparato, su tale punto centralissimo, da Karl Barth, anche
se poi rileva, giustamente, che
il teologo di Basilea non ha
compreso appieno il significato culturale delle scienze della
natura.
Detto questo, anche Ben:
promette un po’ più di quello
che mantiene: alla fine del libro si ha l’impressione che i
problemi siano stati appena
sgrossati e che sarebbe appunto il momento di affrontarli in
modo teologicamente vigoroso, il che però, come abbiamo
detto, non può essere il compito di un singolo autore o di
una singola autrice, per quanto brillanti, bensì di un’intera
generazione teologica.
(*) A. Benz: Il futuro deH'universo. Caso, caos, Dio?. «Giornale di teologia», 267, Brescia.
Queriniana, 1999, pp. 222. lire
33.000.
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E(ditoria
Gli scrittori
commentano
la Bibbia
Avviata con i primi tre volumi alla vigilia dell’anno giubilare, l’iniziativa della Einaudi
in materia biblica è interessante: si tratta della pubblicazione
completa (che certo richiederà
i suoi tempi) dei libri biblici
in una serie di volumi tascabili dalla sobria ma raffinala copertina. Le traduzioni (sin qui
sono usciti Esodo. Vangelo di
Luca e Cantico dei Cantici) sono state affidato a Fulvio Nardoni. le note a Agnese Cini
Tassinario, dell’associazione
«Biblia», o la consulenza generale al biblista e studioso rii
giudaismo Paolo De Benedetti.
Ma ciò che più dovrebbe colpire. negli intenti dell’editore,
e quindi affascinare un pubblico di lettori anche noti specialisti. è Fintroduzione, assai libera e personale, di ogni libro
a firma di uno scrittore di notorietà internazionale: così lo
scrittore israeliano David Grossman (Vedi alla voce: amore)
introduce l’Esodo; Franco Lucentini (La donna della domenica) Luca, e Finglese Antonia
S. Byatt (Angeli e insetti) il
Cantico dei Cantici. Il prezzo è
contenuto in 10.000 lire.
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PAG. 5 RIFORMA
I jp».Il regista Fernando Solanas ospite del capoluogo siciliano
Cortocircuito Palermo-Argentina
Una rassegna dei film del regista sudamericano e una serie di dibattiti sono serviti
4 a scoprire il suo impegno sociale e politico e gli elementi di affinità tra popoli «latini»
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FRANCO CALVETTI
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Buenos Aires e Palermo
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lano, sociale e urbano con
^ tale denominatore comune
da convincere un gruppo di
fanizzatori culturali a indire
aiermo, nei primi di dicembre, un «Incontro di cinema
don Fernando Solanas». L’inpontro si è materializzato in
(ina retrospettiva fatta di
proiezioni, tavole rotonde e
pminari su e con il grande refflsta sudamericano che ha saluto coniugare la ricerca poe^ca del linguaggio cinemato
f'cafico con il rigore morale
ell’impegno politico. Regista,
sceneggiatore, produttore, saggista, paroliere e compositore.
Solanas è considerato dalla
critica e dal pubblico uno dei
maestri della cinematografia
internazionale.
Solanas rappresenta uno dei
più alti e coerenti esempi di
cinema civile del secondo Novecento. Il suo primo film
«L’ora dei forni» è stato simbolo della nuova coscienza critica latinoamericana degli Anni
60, a cui sono seguiti «TangosL’esilio di Gardel» e «Sud». Il
primo film, del 1960, appare
ancora oggi come un grande
film-inchiesta con l'intento di
creare un elemento attivo di
trasformazione della realtà
sull’ondata rivoluzionaria latinoamericana al fine di stimolare, attorno alla figura di Che
Guevara, le aggregazioni giovanili, studentesche e operaie.
Schierato apertamente contro i soprusi della dittatura argentina, instancabile oppositore del regime militare, Solanas
è costretto all’esilio nel 1976;
sarà in Francia come rifugiato
politico per 8 anni. Anche dopo la svolta democratica del
suo paese, nel 1983, il maestro
sudamericano non ha mai accantonato la sua lucida critica
contro ogni forma di potere,
tanto da essere denunciato ancora nel 1991 dal presidente
Sera a Buenos Aires
Carlos Menem per calunnia, e
da essere vittima di un attentato che lo constringerà alla quasi immobilità, provocando
un’enorme ondata di sdegno
nel paese.
Sconvolgente è l’ultimo suo
film, La nube, del 1998, coproduzione fra Argentina, Francia
e Germania. I tempi moderni
sono arrivati anche a Buenos
Aires: le persone valgono meno delle cifre, invece di camminare in avanti molti cittadini camminano all’indietro come i gamberi. La foga della modernità travolge anche gli edifici della città storica: tra questi
un vecchio teatro è minacciato
di demolizione. Stanchi di retrocedere sempre, un gruppo
di attori decide di opporsi alla
burocrazia e alla negazione dei
diritti, opponendosi a regolamenti stupidi e a codicilli tortuosi nati dalla corruzione e
dalla speculazione edilizia. La
nube è un film drammatico ma
anche poetico e burlesco che
esplicita la possibilità di resistenza culturale ai giorni nostri; Solanas vuole rassicurare
noi, suoi amici, che il suo popolo ha ancora dignità e ha saputo dire no all’oppressore.
Nel seminario che ha visto il
regista docente e al tempo
stesso intervistato, egli ha saputo con una comunicativa
tutta latina, direi mediterranea, dire tante cose: per lui la
televisione uccide il senso della poetica e si attesta su visioni tanto facili e scontate da fare addormentare il senso critico degli spettatori in modo da
far loro dimenticare che la vita
è dura. Il cinema al contrario,
come il teatro, può svolgere
ancora un grande ruolo per ridare dignità all’uomo (e qui
Solanas ha ricordato per il cinema Rossellini, Fellini, Pasolini e per il teatro Pirandello,
lonesco e Brecht), può essere
testimonianza che l’uomo ri
\ film problematici di Robert Bresson, recentemente scomparso
Il dolore dei personaggi non conduce alla salvezza
ALBERTO CORSANI
La scomparsa di Robert
Bresson (1907-1999) lo
scorso dicembre era purtroppo
evento atteso: non tanto perché si sapesse molto delle sue
condizioni fisiche, quanto perché la sua figura, nel panorama del cinema contemporaneo, era del tutto inattuale.
Fatte salve le eccezioni rappresentate da alcuni importanti
registi che gli sono debitori
(Paul Schrader, Abbas KiaroSlami, Aki Kaurismaki), del ci
nema contemporaneo si può
pensare di tutto, fuorché che
sia improntato al rigore espressivo, alla chiarezza dei
messaggi da fornire agli spettatori, a una morale, giusta o fallace, da proporre al mondo. Tale era invece il mondo cinematografico di questo maestro, dal
1983 inattLvo: il suo ultimo
film. L’argent, tratto da una novella di Tolstoj, era stato accolto come capolavoro da François Truffant e altri addetti ai
lavori, ma era rimasto ai margini del gradimento del pubbli
Ün fotogramma da «L’argent», ultimo film di Robert Bresson
co, come gli altri, del resto.
Le storie portate sullo schermo da questo singolare autore
nativo del Puy-de-Dôme sono
quasi sempre storie di perdenti: dal Diario di un curato di
campagna (1950, da Bernanos)
al borsaiolo di Pickpocket
(1959) e poi via via radicalizzando con una Giovanna D’Arco, con un asino, inusitato protagonista di un dramma
dell’egoismo e della violenza
umane, con Mouchette (ancora
da Bernanos), ragazza selvatica
cresciuta fra pazzia familiare,
fame, sospetto da parte del villaggio, stupro; in anni più recenti il regista affronta ancora
dei personaggi giovani, disadattati della contemporaneità,
tra droga e distruzione dell’ambiente (Il diavolo probabilmente, 1977), delinqueiiti per
caso (L’argent) oppure giovani
dei secoli passati, come Lancillotto e Ginevra, alla ricerca
di qualcosa di impossibile.
In ogni caso, sempre l’evidenza del dolore e della sofferenza ha fatto discutere i commentatori di estrazione cattolica o laica. E qui ci siamo sempre trovati di fronte a una lacuna interpretativa: se la critica cattolica (giustamente, dal
suo punto di vista) tendeva a
vedere nelle varie figure di
«perdenti» e sofferenti dei
film di Bresson degli esempi,
delle vite rese sante dal dolore, la critica «laica» vedeva
nello scacco finale di questi
personaggi, soprattutto quelli
degli ultimi film, il definitivo
allontanamento del regista da
Dio e dalla fede.
Qui però si potrebbe innestare un altro approccio, più
(foto A. Boano)
schia di scomparire, può domandare la partecipazione attiva dello spettatore e può trasformare la mostruosità in bellezza. Vista questa forza di
contenuti e questi codici di
estetica, non ci stupisce che
Solanas nel 1998 abbia vinto a
Venezia per La nube il premio
«Cinemavvenire» come miglior film in concorso.
E per il futuro? Due interessanti progetti insieme a Rean
Mazzone di Palermo: un film
che si intitola provvisoriamente Palermo due volte, che cercherà di annodare fili invisibili ma certi fra Palermo e l’omonimo quartiere di Buenos
Aires, che conta un numero
impressionante di palermitani
residenti; l’intenzione di mettere in film uno dei racconti di
Jorge Luis Borges. Solanas, che
si schiera dalla parte della
nuova Argentina, ci dà una
bella lezione per la nuova nostra Repubblica.
Un convegno ad Avellino
Religioni a confronto
sul tema della pace
CIOVANNISARUBBI
Religioni a confronto sui
tema della pace ad Avellino. Organizzato dall’assessorato alla Pace e solidarietà tra i
popoli del Comune di Avellino e dall’associazione «United
Religions», lunedì 27 dicembre, all’auditorium della scuola media F. Solimene, si è tenuto un convegno sul tema
«Costruire la pace nel mondo
attraverso l’unione delle religioni». I lavori sono stati introdotti da Lugi Basile, in qualità di assessore delegato ai temi della pace, e sono stati moderati dall'avv. Amerigo Festa,
dell’associazione «United Religions» da poco costituitasi
anche ad Avellino.
Tre i relatori della serata
nelle persone del prof. Ottavio
Di Grazia, dell’Istituto scienze
religiose di Avellino, da sempre impegnato come cattolico
sui temi dell’ecumenismo;
della signora Alberta Levi Temin, della Comunità ebraica
di Napoli, e di Fabio Beandone, vaticanista de II Mattino.
Presente all’incontro il sindaco di Avellino, Antonio Di
Nunno, che ha così voluto rappresentare l’attenzione di tutta
l’amministrazione sui temi
della pace in questo inizio di
millennio. Al convegno hanno
partecipato molte comunità religiose sia di Avellino che della regione Campania, fra cui i
buddisti e gli Rare Krishna.
Presente anche l’associazione
Pax Cristi e il settimanale II
Ponte in rappresentanza del
mondo cattolico.
Per impedire che le religioni possano essere in futuro
elementi scatenanti di conflitti come è stato finora è necessario opporsi a tutti i fondamentalismi, favorendo la conoscenza reciproca e quindi il
rispetto e la comprensione fra
le religioni. Questi i temi su
cui si sono soffermati tutti i
relatori. Momenti vivaci di discussione vi sono stati fra Fabio Beandone e il prof. Di Grazia sul ruolo della stampa accusata da quest’ultimo di aver
dato troppo spazio ai fondamentalismi.
Si è trattato di un primo
momento di discussione e di
presa di contatto fra i vari responsabili dei movimenti religiosi convenuti. Ci si è limitati così a una presentazione
delle reciproche realtà più che
ad approfondire il tema
dell’incontro, quello della pace. Altre iniziative verranno
promosse sia dall’assessore
Basile del Comune di Avellino che dall’associazione
«United Religions».
Narrativa
W LIBRI
Underworld
50 anni di Usa
Ricostruzione storica di quasi cinquant’anni americani, il romanzo-fiume dell’italoamericano Don DeLillo (Einaudi, 1999,
pp. 885, £ 38.000) prende le mosse da una partita di baseball a
cui, pare, assisterono Frank Sinatra e Edgar
Hoover, capo delTFbi. Una palla viene raccolta sulle tribune dello stadio, e passando di
mano in mano, nel corso degli anni, porta con
sé vicende piccole e grandi, personali e politiche, attraverso il paesaggio urbano e desertico,
fra artisti e affaristi. Nello stesso giorno della
partita (3 ottobre 1951) l’Urss aveva compiuto
un importante esperimento nucleare.
Italia
congeniale al pensiero protestante, teso a riconoscere sì la
sofferenza di persone e animali (lo splendido Au hasard
Balthazar, 1966, storia di un
asino che passa di padrone in
padrone, vessato, sfruttato,
battuto, fino alla sua morte in
mezzo a un gregge, singolare
ribaltamento della parabola
della pecora smarrita: qui sono
le pecore, tutte, che si fanno
accoglienti rispetto a chi è in
distretta), ma non disposto a
riconoscere a questa sofferenza un valore salvifico. Il dolore è dolore, prova, e basta.
Non porta redenzione. Può lasciare intravedere l’esistenza
di logiche che sfuggono a
quelle umane e razionali, ma
niente più; può insegnare, forse, ma non salvare. Da Dio solo può venire la salvezza, per
grazia, come riconosce il protagonista del Diario di un curato di campagna alla fine del
proprio quaderno e della propria vita: «Tutto è grazia». Bono le parole che chiudono il
film, e prima di esso il romanzo di Bernanos da cui Bresson
lo trasse. Bui ruolo della grazia
si soffermò anche il teologo
André Dumas nella sua raccolta di recensioni cinematografiche (pubblicate essenzialmente sul settimanale Réforme): il
cinema, diceva, ha sempre
proposto nelle sue opere una
dialettica estrema fra destino e
grazia: saper discernere quando prevalga l’uno e quando
l’altra è l’interesse dello spettatore credente, e il cinema di
Bresson, al pari di quello di
Dreyer, Bergman e pochi altri
è palestra ineguagliabile per
questo esercizio.
Il Novecento di
Matteo Collura
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Sono esposti in maniera discorsiva e non con il tono dello storico accademico i fatti italiani del Novecento raccolti da Matteo
Collura (Eventi, Longanesi, pp. 412, £ 30.000). Lo stile è quello
cronachistico, ma in ballo sono accadimenti
che hanno segnato e segnano in maniera
profonda i destini della nazione, dalla morte di
Giuseppe Verdi al massacro di Caporetto, dalla
vittoria italiana ai mondiali di calcio del 1934
all’otto settembre e alle Fosse Ardeatine. E, in
tempi più recenti, la morte di Salvatore Giuliano, Talluvione di Firenze, piazza Fontana, Moro, Falcone e Borsellino, nonché Tangentopoli.
Giornalismo Gli editoriali
di Montanelli
Mostro sacro del giornalismo italiano, Indro Montanelli,
giunto ai 90 anni, raccoglie alcuni degli editoriali che hanno
caratterizzato la stagione del Giornale da lui fondato nel 1974 e
vent’anni dopo abbandonato (La stecca nel coro, Rizzoli, 1999, pp. 552, £ 36.000). Ottanta
righe dattiloscritte ogni volta, per affrontare
compiutamente, spesso icasticamente 1 sindacati, i politici, gli eventi internazionali, reiezione di papa Wojtyla, i referendum di Pannella, la crisi mediorientale, le Br di Curcio e
la comunità di San Patrignano: in tutti i casi
una lezione di stile e di scrittura.
RADIO t
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale radio della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
ÎNDIÎO
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NKL C(.)Ki)
TELEVISIONE
Protestantesimo
Domenica 23 gennaio, alle oro 23,50 circa su Raidue, andrà in onda: «“Date a Cesare quel che è di
Cesare”: una riflessione sull'etica deH’economia»; «'Forza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì 24 gennaio alle ore 24
circa e lunedì 31 gennaio alle ore 9,30 circa sempre su Raidue.
6
PAG. 6 RIFORMA
Primo Piano
VENERDÌ 21 GENNAIO 2000
Nostra intervista a Domenico Maselli su alcuni diritti fondamentali di libertà
Laicità dello stato e pluralismo religioso
«Finché gli articoli 6 (minoranze linguistiche) e 8 (Intese con le confessioni religiose non
cattoliche) della Costituzione non saranno del tutto attuati noi non saremo un popolo civile»
DALLA PRIMA PAGINA
vita religiosa. 'Ira l’altro proprio di questo si occupa la proposta di legge sulla libertà religiosa, che è stata emendata rispetto all’ultimo testo che è
stato discusso anche sulle pagine di Riforma nella primavera del ’98, che potrà già garantire quelle confessioni religiose
e quei gruppi o associazioni
che non hanno ancora un’intesa 0 non la vogliono o non la
possono avere. Per esempio gli
islamici, prima di avere una loro Intesa, potrebbe vedere riconosciuti dei loro diritti (riguardante la macellazione rituale,
il matrimonio, le sepolture e
un tempo settimanale per la
preghiera del venerdì) proprio
grazie a questa legge quadro».
- Questa legge andrà avanti
in questa legislatura?
«Me lo auguro, certo ci sono
dei problemi, come dicevo,
anche di mentalità da parte di
molti esponenti politici. Tra
pochi giorni dovrebbe essere
eletta la nuova presidenza, per
cui l’iter potrebbe riprendere
il suo cammino».
- Diceva dei due pericoli per
la laicità dello stato; il primo è
che si abbia una visione riduttiva dello strumento giuridico
delle intese, qual è il secondo?
«La lotta contro il settarismo
e le sette. Dobbiamo stare molto attenti che con la scusa delle sette non si impedisca la
manifestazione della libertà
religiosa a gruppi assolutamente legittimi, riconosciuti
in tanti paesi. Chi decide dove
finisce una religione e inizia
una setta? È un problema molto delicato, evidentemente.
Nella legge sulla libertà religiosa abbiamo proposto la
creazione di un “Osservatorio”
permanente di professori universitari esperti in materia che
ogni anno riferisca al parlamento sullo stato della religione in Italia, per evitare che se
ne occupi chi non ha alcuna
competenza in materia.
Non dimentichiamo che in
questi ultimi mesi è stato fatto
un passo significativo verso
una maggiore libertà con il passaggio della competenza sui
culti a livello provinciale dalle
questure alle prefetture. Io speravo che gli affari di culto potessero essere trasferiti dal ministero degli Interni alla presidenza del Consiglio, ma dato
che si sta cercando di diminuire le competenze di quest’ultimo, abbiamo almeno ottenuto
che il ministero degli Interni
passasse le competenze sul territorio dalle questure alle prefetture, cioè al settore più amministrativo che di polizia».
Laicità e pluralismo religioso
- Insomma. difendere la libertà religiosa e la laicità sono
un tutt'uno...
«Certo. Uno stato che non
garantisca tutti non è uno stato
democratico. Per carità, lo so
che, almeno nei partiti della sinistra, c’è la volontà di garantire tutti, ma ho dei timore per le
forte pressioni che vengono da
certi ambienti cattolici, favoriti
dalla tarda età del papa, che
con tutti i suoi difetti un po’
comunque li frenava, che cercano di ottenere ora quello che
non hanno ottenuto prima.
Vorrei ricordare che il presidente Scalfaro, benché cattolico. è stato tra le voci più forti
nella difesa della laicità dello
stato. In fondo, c’è una corrente aperta e credente del cattolicesimo anche italiano che ha
capito che la laicità è un bene
da difendere per tutti».
- Lontani dalla fede, .sempre
più lontani dalla fede, e sempre più vicini e ossequiente la
gerarchia cattolica?
«Da questo punto di vista, ho
sentito solo Violante fare un
bel discorso al Congresso Ds,
in particolare sollevando il
problema emergente dell’IsIam
e della secolarizzazione. Per
quanto riguarda l’Islam, per
esempio, possiamo sostenere e
Musulmani in preghiera
incoraggiare la leadership laica
e non quella integrista aprendoci alle istanze, molto concrete, che pongono gli islamici in
Italia. È molto positivo che in
quasi tutte le carceri italiane i
circa 20.000 carcerati islamici
negli ultimi due anni hanno
potuto rispettare il ramadan.
Per quanto riguarda la secolarizzazione, chi non ha una sensibilità religiosa crede che il
problema della laicità dello
stato non sia un problema sociale, mentre lo è, e tanto più il
mondo si scristianizza, tanto
più andrà a cercare dei valori
altrove, tanto più lo stato dovrà
essere saldamente laico».
- Il problema è che in Italia
non c'è una tradizione saldamente laica...
«La tradizione laica italiana
è il protestantesimo, e alcuni
pochi intellettuali veramente
laici. Se no, in generale, c’è
stata e continua ad esserci o la
denigrazione di tipo anticlericale (che poi è un’altra forma
del clericalismo) o c’è un ossequio al clero, non c’è una autonomia. E soprattutto c’è tanta, troppa ignoranza sulle questioni religiose. Ciò è tanto più
grave nella situazione di trasformazione del nostro paese.
Oggi, per esempio, un maestro, un professore, un magistrato, un assistente sociale,
un poliziotto dovrebbero sapere. tra le prime cose, usi e costumi e religione delle persone
con cui hanno a che fare».
Seconda condizione: che nessuno possa essere escluso da
questa scuola in base all’etnia,
alla religione, al sesso. Non ci
possono essere, cioè, scuole
con riconoscimento pubblico
solo maschili o solo femminili,
come chiedono alcuni gruppi
religiosi, 0 solo per cattolici, o
solo per ebrei o solo per musulmani che abbiano anche il
riconoscimento pubblico. Terza condizione: tutte le scuole
devono rispettare il curriculum
pubblico. Nulla impedisce che,
senza obbligo, si possano aggiungere altre materie al di fuori dell’orario scolastico. Quarta
condizione: deve essere rispettata qualsiasi legge dello stato.
Quinta condizione: non deve
essere consentita alcuna forma
di discriminazione verso alunni e docenti. Se ci sono queste
cinque condizioni, mi chiedo
perché le scuole private non
dovrebbero avere il pieno riconoscimento pubblico».
- Non è proprio quello che
chiedono i grandi sostenitori
della scuola cattolica...
Scuola pubblica e privata
- Anche la .scuola è investita
dal problema della laicità e
del pluralismo. Come vede la
discussione sulla legge sulla
parità scolastica?
«In Italia, secondo me, per
un sistema educativo moderno,
ci sono vogliono cinque condizioni perché la scuola privata
possa avere un riconoscimento
pubblico. Prima condizione: i
professori devono essere assunti tra coloro che hanno vinto un concorso pubblico, la
semplice abilitazione non basta. E quanto già avviene in Italia per le università cattoliche.
«Si tratta di fare con coraggio
una grande battaglia di libertà,
non ponendosi in una posizione di retroguardia. Vorrei che
anche diversi evangelici capissero che oggi non possiamo
schierarci solo in una difesa
teorica dello stato. Bisogna fare
una battaglia di avanguardia.
Se lo stato diminuisce il suo
impegno diretto un po’ in tutti
i campi, è difficile dire “però
sulla scuola no”, anche perché
in Europa siamo sempre più
isolati. Quello che si deve fare
assolutamente è difendere nella forma e nella sostanza la
pluralità di qualsiasi scuola.
Chi non lo vuole fare sappia
che non avrà il riconoscimento
del suo titolo di studio. Oggi va
superata la mediazione dell’
immediato dopoguerra che sostanzialmente ha detto alla
scuola privata: fai quello che
vuoi, non ti diamo soldi ma
puoi avere subito il riconoscimento dei titoli di studio. Per
anni la cosa è andata bene per
la scuola privata, non per il
pluralismo di questo paese».
Minoranze linguistiche
- Lei è stato un protagonista
del varo della nuova legge sulle minoranze linguistiche che
interessa, tra l’altro, anche
l’area delle valli valdesi sia per
l’occitano che per il francese...
«La legge sulle minoranze
linguistiche (insieme con la
legge sull’immigrazione) è stata una delle due cose di cui mi
sento contento. Resta ancora
da definire la legge sugli sloveni che vivono in Italia. Si
tratta di una materia delicata
perché a seconda delle nostre
scelte può dipendere anche la
scelta della Croazia nei confronti della minoranza italiana
in quel paese. È una questione
importante, ma devo anche dire che è poco sentita dalle forze politiche perché non è una
questione principalmente economica ma soprattutto civile e
culturale. Anche se è vero che,
oltre ad avere concretizzato un
principio costituzionale (art. 6
«La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche»), abbiamo reso possibile l’accesso a consistenti
fondi europei per le minoranze linguistiche. Ricordo, però,
che dobbiamo ancora ratificare
la Carta dei diritti delle minoranze linguistiche. Poi, i problemi non sono finiti. La legge
riguarda le minoranze linguistiche “storiche”. Fra dieci anni bisognerà tutelare la conservazione del patrimonio linguistico anche dei nuovi immigrati, anche per consentire il
mantenimento dei rapporti
con i loro paesi di origine».
- Non c’è il problema che
l’Italia, così poco unitaria, si
frantumi ancora di più?
«Quello che fa perdere l’identità all’Italia è lo schiacciamento e l’omologazione delle
diverse identità o particolarità
italiane. Non dimentichiamo
che l’Italia per milletrecento
anni è stata divisa in tanti stati,
non può non avere che tante
particolarità. Il problema è che
né la destra né la sinistra, salvo
rare eccezioni, hanno riconosciuto questo fatto. Ma persino
nell’impero romano, da Augusto a Diocleziano, erano riconosciute i diritti delle città italiane (di battere moneta e di
decidere la propria politica).
Non si può sacrificare questa
realtà a un concetto di unità
che schiaccia le particolarità
invece di valorizzarle.
Per me, laicità dello stato, diritti delle minoranze linguistiche, diritto di ognuno di avere
la propria identità particolare,
sono la stessa cosa. Finché gli
articoli 6 (minoranze linguistiche) e 8 (intese con le confessioni religiose non cattoliche)
della Costituzione non saranno
del tutto attuati noi non saremo un popolo civile».
Eugenio Bernardini
JIENERI
Luciano Violante al congresso dei Ds
La laicità non è ateismo
[...] La terza ragione strategica attiene ai rapporti con
l’Islam e riguarda ancora una
volta tutta l’Europa. C’è chi teme una forma di «inquinamento» religioso dell’Europa e
del nostro paese. A volte il timore nei confronti dell’Islam è
determinato anche dall’equivalenza tra Islam e terrorismo.
È un’equivalenza sbagliata, come confondere il cattolicesimo
con il terrorismo dei cattolici
nordirlandesi. E certamente
vero che in alcune aree del
mondo c’è un estremismo islamico che chiede la guerra contro i cristiani. Ma proprio questi rischi devono spingerci a
costruire rapporti tali da evitare i conflitti. L’Italia è crocevia
tra religione cattolica e religione islamica. La convivenza tra
mondo cattolico e mondo islamico è inevitabile: o la si subisce o la si combatte o la si governa. E meglio governarla
aprendo una frontiera mediterranea nella nostra politica
estera, nella nostra politica
culturale, nella nostra politica
economica.
L’Islam presenta certamente
alcuni aspetti ostici, innanzitutto per la mancata separazione tra religione e politica, come in Europa prima della Rivoluzione francese. Ma il confronto con l’Islam ha il merito
di obbligarci a un riflessione
complessiva sui nostri valori e
sui nostri stili di vita. I governi laici, come il nostro, sono
obbligati a ridefinire il proprio
rapporto con le religioni, pensiamo alla questione del velo
nella scuola pubblica, dell’alimentazione, oppure ad alcuni
aspetti delle controversie sulla
parità scolastica. Le società secolarizzate sono obbligate dal
confronto con l’Islam a interrogarsi sui propri valori fondamentali. La Chiesa cattolica,
per fronteggiare l’Islam, è tenuta a rinvigorire i propri fondamenti evangelici.
Tutte le società occidentali
stanno attraversando un profondo processo di secolarizzazione che determina, nella vita
privata come nella vita pubblica, un deperimento dei legami
civili o religiosi dotati di un
significato che va oltre la vita.
Nella nostra società la secolarizzazione ha aspetti positivi
di liberazione delle persone,
di equità civile e sociale, di
sviluppo della libertà culturale e artistica. Questi aspetti
vanno difesi. Ma la secolarizzazione trascina con sé anche
la tendenza negativa a una immersione frenetica nel quotidiano che non è realizzazione,
ma fuga dai problemi esistenziali. Mesi fa, in un regione diversa da questa che ci ospita,
sono stato ospite di una comunità per la cura delle tossicodipendenze. La comunità funziona bene. Il sacerdote che la
dirige a un certo punto della
conversazione, eravamo a tavola, mi ha detto ammiccando:
«Sai, io non dico mica messa».
Gli ho risposto un po’ secca
* L'intervento di Valdo Spini all'apertura del congresso dei Ds a Torino
Le ideologie hanno diviso, le idealità e i valori uniscono
[...] Terza sfida per noi è quella
dell'idealità, dei valori. Le ideologie hanno diviso, i valori uniscono, uniscono
credenti e non credenti, laici e credenti
delle varie religioni. La caduta delle ideologie, ha portato peraltro alla caduta di
una tensione etica interna ai partiti. Ma
un conto è dire che la politica non può
essere totalizzante e totalitaria, che deve
fermarsi di fronte ai limiti delle sue realizzazioni, di fronte alla sfera della libertà
di coscienza. Un conto è invece accettare
una politica senza etica, cercando di
riempirne il vuoto magari con un omaggio
di comodo alla religione e ai suoi personaggi. Lo dico da credente, anche se non
cattolico. La politica, la nostra politica,
deve essere costantemente orientata sui
valori. Il socialismo liberale di Carlo Rosselli, che rappresenta un originale contributo italiano alla revisione socialista, non
a caso pone il fattore etico tra quelli fondanti di un nuovo socialismo. (...)
È importante che i valori della democrazia laica e repubblicana siano recuperati non solo nella cultura politica del nostro partito, ma nella presenza concreta di
uomini e di movimenti di quella matrice.
(...) Si è chiuso un secolo che ha visto
l’Europa percorsa da due sanguinose e
terribili guerre mondiali, successivamente
il mondo teatro di una lunga «guerra fredda» tra i paesi dell’Occidente e quelli del
comunismo realizzato e poi, caduto il
muro di Berlino, quando Francis Fukuyama parlava di «fine della storia», ha dovuto nuovamente assistere al risorgere di
conflitti sanguinosi e crudeli, basati
sull’intolleranza etnica o religiosa, sulla
violazione dei diritti dei popoli e degli
uomini. Abbiamo rivisto i campi di concentramento, le violenze di massa, genocidi che non pensavamo più possibili.
L’Italia è in questo senso attualmente impegnata con circa 10.000 uomini in missioni di interposizione o di mantenimento della pace, nei Balcani certo ma in tanti luoghi del pianeta, fino alla recente
missione a Timor Est, per difendere il diritto all’indipendenza di quel paese
dell’estremo Oriente.
Credo che un apprezzamento in Russia
dovremo inviarlo al partito Yabloko, che
anche a prezzo di perdite elettorali, da so
lo, si è opposto all’intervento in Cecenia.
Dobbiamo mettere un particolare impegno negli organismi internazionali perché
si affermi un sistema di relazioni istituzionali a livello mondiale, che sia capace di
scoraggiare e di prevenire questi conflitti,
di affermare il rispetto dei diritti dei popoli e degli uomini su scala planetaria. È
il compito ideale, veramente epocale, del
terzo millennio che si è appena aperto.
Identità, concretezza, idealità, tre sfide
cui il nostro congresso dovrà rispondere.
Con un linguaggio chiaro, limpido e accessibile. Raccontano gli Atti degli Apostoli
che nel giorno di Pentecoste lo Spirito
Santo discese sui discepoli di Gesù e li rese capaci di parlare in tante lingue, in modo die tutti gli astanti lì convenuti, provenienti dalle più disparate parti del mondo,
dagli arabi ai romani, da chi abitava nel
Ponto o nella Cappadocia, che fossero giudei o fossero proseliti, potessero intenderli
e capirli. È lo stesso augurio che formulo
in conclusione al nostro Congresso: saper
trovare il linguaggio giusto per farsi capire
da tutti quelli che aspettano da noi un
messaggio di fiducia e di speranza.
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L'on. Luciano Violante
mente «ma se non la dici tu la
messa che sei un prete, chi
vuoi che la dica?».
Non so se quel mio interlocutore cercasse una forma di
complicità o intendesse solo
manifestare una sorta di disinvolta modernità. In ogni caso
l’episodio mi è sembrato emblematico degli effetti sbagliati
della secolarizzazione, della
tendenza a considerare ciò che
trascende il quotidiano come
cosa inutile, che è elegante superare. Mi è sembrato emblematico di una trascuratezza
della dimensione religiosa della vita, che ci capita di incontrare troppo spesso. Non dico
di questa o quella religione,
perché c’è anche una religione
civile. Dico di una dimensione
della vita che cerchi un senso
che vada oltre i confini della
vita stessa, qualunque esso sia.
Questo aspetto del processo di
secolarizzazione è pericoloso
perché chiude il significato
delle azioni, delle decisioni,
in se stesse o in presunti retroscena e le sradica da un significato più generale, strategico,
al punto che a volte la stessa
azione e la stessa decisione finiscono con l’apparire prive di
senso. Il processo di secolarizzazione privo della guida della
ragione, e abbandonato all’apparenza o alla convenienza,
degenera in un’avvilente banalizzazione guidata soltanto dal
cinismo. Questa secolarizzazione, che a volte sembra coinvolgere anche alcuni aspetti
della Chiesa cattolica, lo dico
con il necessario rispetto,
quando sembra dare un eccesso di peso alle esigenze della
comunicazione rispetto alle
esigenze della sostanza della
spiritualità, rende l’Occidente
e l’Europa fragili di fronte a
una cultura compatta e rocciosa come quella islamica.
Ma allora il problema non è
neirislam; il problema è dentro di noi, nella fragilità dell’Occidente europeo, nel timore di non reggere la competizione. Si tratta quindi per un
verso di dare un senso più
compiuto ai valori della tradizione europea che sono incentrati attorno ai valori della persona umana e dall’altro di
combattere il pensiero cinico e
il pensiero leggero con una ragione alimentata dallo studio e
dal confronto, dal sacrificio
della costruzione e dalla consapevolezza della solidarietà.
In questa prospettiva è l’Europa che può costituire una
chance per l’Islam. Può aiutare
a distinguere ciò che conta per
la coscienza religiosa e ciò che
riguarda le leggi dello Stato, a
liberarsi dalla confusione tra
politica e religione, ad ammettere che laicità non è ateismo,
non è negazione del valore
delle religioni ma, al contrario, comprensione e rispetto
delle loro diversità. D’altra
parte il confronto con l’Islam
può servire a noi per rafforzarci nell’idea che per una vita
responsabile servono pensieri
forti e valori non negoziabili.
Si tratta di una sfida difficile.
Ma le classi dirigenti non nascono nell’ovatta: nascono dalle sfide difficili.
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2000 venerdì 21 GENNAIO 2000
Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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La Conferenza internazionale di Nuova Delhi
Contro la lebbra da 125 anni
Provenienti da Europa, Africa e Asia, 110 delegati della Missione
^angelica hanno discusso delle strategie per combattere la malattia
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ARCHIMEDE BERTOLINO
^------------------------
Dal 27 novembre al 3 dicembre 1999 si è svolta a
jluova Delhi la Conferenza internazionale della Leprosy
jjission International: il paitóre Elia bandi e sua moglie
(^ria vi hanno partecipato
jome rappresentanti del CoUßtato italiano. Al loro ritorno ho rivolto loro alcune domande. Ho chiesto alla signora Gloria quali fossero le sue
¡Impressioni sul viaggio: «È
||ata un’esperienza estremamente positiva e arricchente I mi ha detto -, sul piano spiri( (naie ma anche umano e culI turale, presenziare alla ConfeI lenza, che questa volta rivej stiva una particolare connota1 sione perché si celebravano i
j 125 anni di presenza della
I fissione nel mondo. Erava1 mó 110 delegati venuti da Eu: rapa, Africa e Asia per parlare
I delle problematiche che si afI fontano nel campo della Missione e discutere le sfide per
il nuovo millennio: progettare
interventi e nuove strategie
■per combattere ed eliminare
la lebbra. Insomma: favorire
gli sforzi per arrivare a un
mondo senza lebbra».
- Vedo dal denso programma che molti oratori si sono
alternati. Chi l’ha interessata
di più?
«Tutti senza dubbio, ma mi
ha colpito di più Trevor Dursten, direttore generale della
Missione, che ha sfidato noi
delegati quando ci ha detto
che occorre fare molto di più
di quanto è stato fatto finora
se vogliamo che la lebbra sia
sotto controllo entro la prossima generazione. Occorre che
il raggio d’azione della Missione si allarghi si focalizzi in
particolare: sull’educazione
sanitaria, sulla riabilitazione
degli ammalati di lebbra guariti, sul reinserimento degli
stessi nella comunità sociale e
nelle famiglie».
- Si è parlato di un nuovo
Centro di informazione intestato alla principessa Diana?
«Sì, e proprio il 28 novembre, a Noida è stato inaugurato
questo Centro di educazione
sanitaria e di informazione,
dedicato appunto alla principessa Diana, che fu sostenitrice della nostra Missione e aveva anche visitato alcuni dei
nostri Centri in India (Calcutta! e in Nepal. Il “Memorial
Fund” della principessa ha dato un contributo determinante
per la costruzione. Il Centro è
dotato di uno studio di registrazione radiotelevisivo, un
dipartimento di stampa e pubblicazioni e inoltre attrezzatu
re per la formazione e Taddestramento del personale sanitario che si specializza per la
lotta contro la lebbra: lo scopo
è combattere la lebbra anche
attraverso la corretta informazione, facendo capire che la
lebbra è una malattia come le
altre e che si può curare. Ma
occorre curarla al più presto
possibile per evitare le conseguenze che possono creare
delle deformità».
- C’è stato qualche altro momento importante durante la
Conferenza?
«Sì, il 29 novembre è stato
conferito il premio "VJ. Bailey” (dal nome del fondatore
della Missione), istituito dalla
Missione in occasione del suo
125“ anniversario, a quattro
affetti da lebbra di Giappone,
Suriname, Corea, Hawaii, i
quali con coraggio avevano
superato la malattia e lottato a
favore dei diritti di tutti coloro che sono stati colpiti dalla
lebbra».
- Quindi si può dare un sereno giudizio sulla Conferenza?
«E stata una Conferenza
densa di contenuti e di momenti speciali. Molti argomenti erano tecnici sanitari,
altri di natura giuridica, altri
di natura spirituale, e con vero piacere abbiamo notato che
questo aspetto non veniva sottovalutato. Il tema era “Nata
nella preghiera, prosegue nella preghiera". Sì, la preghiera
non era solo nei momenti di
culto la mattina all’inizio dei
lavori e la sera al termine della giornata, ma anche quando
c’erano situazioni di “impasse” nelle discussioni. Infine
devo dire che un “clima familiare” ha animato la Conferenza e che il sentiinento che
animò il suo fondatore continua ad animare quanti lavorano a diretto contatto con gli
ammalati, quanti sono impegnati negli uffici centrali in
Inghilterra, quanto i vari segretari nazionali».
Una équipe della Missione in Nigeria
Elia Landi, del Comitato italiano, parla della Missione contro la lebbra in India
I Centri per la cura e il reinserimento sociale
Al pastore Landi ho chiesto
innanzitutto se il soggiorno in
India è terminato con la Conferenza. «No - mi risponde -:
dopo siamo stati a vistare due
Centri della Missione, Mira)
(nella regione del Maharashtra) e Belgaum (Karnataka).
Quello di Mira), grosso Centro
della Missione fondato nel
1896, e ristrutturato negli Anni
90 oltre ai suoi 120 posti letto
cura un distretto con 400.000
abitanti. La prima cosa che mi
ha colpito è stata il fatto che la
giornata al Centro inizia sempre con un breve culto.
Alle sette il suono di una
campana invita a recarsi nella
cappella e là personale sanitario e pazienti (anche non cristiani) si raccolgono per pregare e meditare la Parola. Il direttore dottor 'V. Edward ci diceva che l’anno scorso ventiquattro persone, toccate dall’Evangelo, avevano chiesto
di essere battezzate. Egli ci ha
accompagnati per farci visitare
i vari settori dell’ospedale: ac
Una scuola della Missione
>7542
Per godersi i privilegi della terza età
‘‘Mio padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione",
io gli ho proposto una soluzione residenziale “
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
nel verde, io gh ho trovato una bella villa
confortevole con un grande parco facilmente
raggiungibile dalla città.ip
Lui voleva mantenere la libertà delle sue
abitudinie io ho provveduto ad assicurargli anche un
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Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici di stare
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fisioterapia, laboratorio ortopedico, laboratori di tessitura,
cucitura e calzoleria, ove sono
impiegati gli ammalati come
lavoro di riabilitazione, e infine la scuola di formazione e
specializzazione da dove escono dei giovani con un titolo di
studio riconosciuto dallo stato
indiano. Infine abbiamo visitato il “Villaggio degli ammalati
guariti”».
- Di che cosa si tratta?
«Non è raro il caso che degli
ammalati guariti non sappiano
dove andare dopo la guarigione perché respinti anche dai
familiari, per cui il Centro ha
costruito delle modeste abitazioni per ospitare queste persone. Queste case sono state
costruite con doni ricevuti da
varie parti del mondo, alcune
grazie alla generosità di singoli credenti italiani».
- Che cosa può dirci del
nuovo Centro di ricerche a Mirai?
«Direi che il fiore all’occhiello del Centro è il “laboratorio di ricerche immunologiche”. È l’unico del suo genere
in India. Inaugurato nel 1994,
lavora in collaborazione con
l’Università di Dundee (Scozia) e con l’Istituto reale dei
Tropici di Amsterdam. Siccome si suppone che la trasmissione della lebbra non avvenga
soltanto per via orale, si stanno facendo nuove ricerche e
sembra che i bacilli della lebbra entrino nel corpo attraverso lesioni del setto nasale.
Tutto questo serve per combattere sempre meglio contro la
malattia. Il laboratorio è dotato
di due modernissimi apparecchi “Elisa” e “Per” installati
per individuare rispettivamente anticorpi e Dna».
- Ci dica ora qualcosa su
Belgaum.
«Lasciato Mira) in auto, dopo quattro ore impiegate per
percorrere appena 150 km, siamo giunti a Belgaum. Il Centro
fu fondato nel 1912, e anch’esso è stato completamente ristrutturato ultimamente. Qui,
accolti dal direttore, dr. V. K.
Joseph, abbiamo visitato 1’
ospedale, e la mattina dopo,
alle 7, dopo il culto, assieme a
un’équipe medica formata da
quattro paramedici e dalla dottoressa S. Marhal, con una
jeep abbiamo iniziato il giro di
visite nei villaggi. Giunti nel
villaggio si va dal “capo villaggio” con il quale si era precedentemente concordato il lavoro. Venire accolti dal personaggio più importante del villaggio significa avere, o meno,
l’accesso alle abitazioni».
- Come considera in definitiva l'esperienza di questo
viaggio?
«E stata un’esperienza sconvolgente che ha segnato profondamente la vita mia e quella di mia moglie. Adesso comprendiamo perché tanti lasciano la vita comoda occidentale
e vanno a curare, in mezzo a
mille difficoltà, questi ammalati nel nome del Signore Gesù
Cristo. Adesso la loro sofferenza è diventata la nostra, proprio come dice Paolo, “quando
un membro del corpo soffre,
tutto il corpo soffre”. Adesso
ci rendiamo conto che moltissimo è stato fatto, ma che molto resta ancora da fare e che la
Missione che opera tra gli ammalati di lebbra è una Missione evangelica. E un campo
missionario nostro, non di altri. Ha bisogno di noi», (a.b.)
GENNAIO 2000
Giubileo
La Chiesa dell’epifania, quella della profezia
Sviluppo
«Missing women», donne scomparse
Chiesa e omosessualità
Nuove prospettive in campo cattolico
Russia
L’ordine regna in Cecenia
Buddismo
«I tibetani vogliono l’autonomia»
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 21 GENNAIO 2000 ■ VENE
I II 18 gennaio a Roma
L'apertura delle «porte»
non ci può coinvolgere
In occasione dell’Anno Santo della Chiesa cattolica si
aprono quattro «porte sante»
di altrettante basiliche romane: dopo quelle di San Pietro,
San Giovanni, Santa Maria
Maggiore, l’ultima ad essere
aperta è stata quella di San
Paolo fuori le mura. È avvenuto il 18 gennaio, in occasione
dell’inizio della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, e alla cerimonia il Vaticano ha invitato i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane. Un invito che ha diviso
le chiese, tanto che, mentre
hanno partecipato rappresentanti luterani, metodisti e anglicani a livello mondiale,
riformati e battisti hanno declinato l’invito.
Per quanto riguarda la posizione delle chiese evangeliche
italiane, le ha illustrate all’agenzia Nev il presidente della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei), pastore Domenico Tomasetto:
«Fermo restando il principio
del diritto e della responsabilità di ogni chiesa di fare le sue
scelte e di vederle rispettate,
ciò si traduce spesso in scelte
diversificate. La quasi totalità
del mondo evangelico italiano
non ha partecipato all’apertura
della porta santa di San Paolo,
ritenendo che, se è vero che
“Cristo è la porta” che ci concede il perdono, questo perdono va annunciato ogni giorno
dell’anno: il tempo del perdono non può essere gestito in
proprio da nessuna autorità ecclesiastica ma costituisce il
cuore stesso dell’Evangelo, che
non conosce tempi di silenzio
e di chiusura. Se davvero il significato delle porte sante non
vuole più essere quello tradizionale, legato alla concessione
delle indulgenze, allora meglio
sarebbe che tali porte, segno
del perdono, fossero aperte tutti i giorni di tutti gli anni, perché il tempo di Dio non corrisponde ai nostri calendari ecclesiastici».
Il pastore Norbet Denecke,
vicedecano della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi)
ha partecipato alla cerimonia a
San Paolo come accompagnatore del vescovo Christian
Krause, presidente della Féderazione luterana mondiale.
(nev)
Omegna: gioioso messaggio natalizio
I (cvecchi» e i ragazzi
«I vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno...» (Gioele
2, 28). E infatti sono stati i figli
e le figlie, cioè i ragazzi e le ragazze della scuola domenicale
e del catechismo i protagonisti
entusiasti del culto di domenica 19 dicembre. In questo culto essi hanno affrontato un tema non facile: il rapporto tra
la «vecchia e la nuova generazione». Facendo riferimento
ad alcuni testi biblici (Salmo
92, 12-15; Deuteronomio 32, 7;
6, 4-9; Giobbe 32, 6-10) e arricchendo la loro riflessione con
una fiaba del Focolare dei Fratelli Grimm, essi ci hanno fatto capire come sia importante
non mettere da parte i nostri
«vecchi» (e qui il termine
«vecchio» non è usato ovviamente in senso dispregiativo,
ma affettuoso e rispettoso, come viene usato anche nei testi
biblici).
Nel loro messaggio i ragazzi
hanno invitato tutti a rapportarsi con empatia, cioè a immedesimarsi nell’altro per capire meglio la sua situazione,
il suo bisogno di solidarietà e
aiuto. Non solo con le loro riflessioni, ma anche nelle preghiere e con il canto di inni
vecchi e nuovi (accompagnandosi con chitarra, violino e
pianola) sono riusciti a coinvolgere tutta la comunità, che
si è poi ancora fermata, allegramente, a un pranzo comunitario.
Facoltà valdese di teologia
00193 Roma, Via Pietro Cossa 42
Il Consiglio di Facoltà, d’intesa con la Tavola, proclama la vacanza
della cattedra di teologia sistematica e bandisce un concorso per
un posto di
Professore straordinario*
di teologia sistematica
Incarico:
Si tratta di un lavoro a pieno tempo comprendente l’insegnamento e la ricerca neH’ambito della teologia sistematica e
dell’etica. Il/la titolare sarà impegnatola anche in altri compiti e
responsabilità a norma del Regolamento della facoltà.
Titolo richiesto:
Laurea in teologia. Il Dottorato in teologia è considerato titolo
preferenziale.
Trattamento economico:
Stipendio pastorale secondo la normativa della Tavola valdese.
Inizio delTattività:
I ° ottobre 2002
Lingua richiesta:
Ottima conoscenza della lingua italiana (capacità d’insegnamento
e di scrittura).
Dossier di candidatura
Il dossier di candidatura comprende; un curriculum vitae (10
esemplari), l’elenco completo delle pubblicazioni (10 esemplari),
indicando i 3-4 testi considerati più significativi; una copia di
ogni pubblicazione; un breve documento in cui il/la candidatola
espone il suo progetto di insegnamento e la sua visione del lavoro in Facoltà. Il dossier dovrà contenere una fotocopia certificata del diploma più alto conseguito e dovrà essere inviato entro il 15 aprile 2000 a: Decano Facoltà valdese di teologia. Via
P.Cossa 42, 00193 Roma. Gli interessati riceveranno, a cura del
Decano, un’informazione più dettagliata sui compiti richiesti e
sulle condizioni logistiche e finanziarie.
L’art. 28 del Regolamento della Facoltà dice; «Il Consiglio (di facoltà) riceve le candidature e le trasmette al Corpo pastorale
insieme ad una valutazione dei titoli, delle pubblicazioni e del
curriculum dei candidati». Spetta al Corpo pastorale scegliere
un/a candidatola e presentarlo/a al Sinodo per la nomina.
’•’Dopo tre anni di insegnamento il/la professore straordinario
diviene ordinario se confermato/a dal Sinodo.
Prof. Ermanno Genre, decano
Roma, gennaio 2000
Il vescovo scrive agli evangelici
Trieste: superiamo le
difficoltà del momento
Il vescovo della chiesa cattolica di Trieste, mons. Eugenio
Ravignani, il 4 gennaio scorso
ha inviato una lettera alle
chiese avventista, elvetica,
metodista e valdese della città
che in dicembre avevano
preannunciato la loro rinuncia
a partecipare alla Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno a causa
delle interferenze confessionali cattoliche sulla medesima
(apertura della porta santa della basilica di San Paolo di Roma proprio il 18 gennaio, inizio della Settimana di preghiera, indulgenza per i cattolici
che partecipano alla Settimana, poi smentita da un dicastero vaticano). «Siamo però anche convinti - avevano dichiarato gli evangelici triestini che il cammino ecumenico intrapreso dalle nostre chiese
non deve interrompersi, per
questo chiederemo in preghiera al Signore di continuare la
Sua opera fra noi, guidandoci
con il Suo Spirito affinché il
dialogo iniziato possa continuare nell’ascolto reciproco e
nel rispetto dell’identità confessionale di ognuno. Conti
nueremo, perciò, a collaborare
alle attività ecumeniche che
vengono organizzate nella nostra città».
Il vescovo Ravignani accoglie la decisione degli evangelici triestini «con profondo rispetto, anche se con rammarico». «Comprendiamo le ragioni che vi hanno indotto a prendere tale determinazione scrive il vescovo - e che lealmente ci avete fatto conoscere.
Speravamo che a superare l’indiscutibile difficoltà potesse
giovare una nostra dichiarazione da rendere pubblica non solo all’inizio delle riunioni di
preghiera, ma anche negli inviti agli incontri». «Condividiamo pienamente - conclude Ravignani - la vostra convinzione che il cammino ecumenico
intrapreso dalle nostre chiese
non deve interrompersi. Non
lo interromperà di certo questo
momento che ci unisce nella
sofferenza. Ci lasceremo guidare dallo Spirito continuando
nell’ascolto reciproco, nel sincero rispetto dell’identità confessionale di ognuno e insieme
collaboreremo alle iniziative
ecumeniche».
Milano via Pinamonte
Il fratello Roncaglia
MARISA INGUANTI
Erano ì primi di settembre
quando mio padre, pastore
della chiesa di Cagliari, venne
trasferito a Milano. Io avevo
compiuto appena 15 anni e tra
le prime persone che conobbi
nella nuova sede di Milano
c’era il dottor Athos Roncaglia, il costruttore del tempio
di via Pinamonte; una costruzione stupenda, che inaugurammo con una cerimonia bellissima, all’inizio del 1950.
Noi avevamo lasciato a Cagliari un locale di culto alquanto
piccolo, abbastanza lungo ma
stretto; eravamo tanti, era strapieno, no^ ci stavamo più e ricordo, appena giunti qui, la
preoccupazione di mio padre
che spesso diceva a mia madre
o a me e mia sorella: «Ma avete visto quanto è grande questo tempio di Milano? Come
faremo a riempirlo tutto, non
solo al piano di sotto, ma anche di sopra in galleria?».
Mi vengono in mente, come
fosse ieri, le parole del dott.
Roncaglia: «Pastore, non si
preoccupi; prepareremo, studieremo, organizzeremo insieme delle grandi campagne di
evangelizzazione e vedrà che il
tempio si riempirà.» E così fu.
L’evangelizzazione; questa è
stata sempre al primo posto
nei suoi pensieri e coloro che,
come me, hanno fatto parte del
Consiglio di chiesa almeno
una volta, sanno quanto essa
gli stesse a cuore. Testimonia
re, predicare l’Evangelo, convertire con l’aiuto dello Spirito
Santo nuove persone al Signore: questo ha sempre fatto.
Grande amico di mio padre
per tutti i 31 anni che questi è
stato pastore nella nostra chiesa e anche dopo, amico di tutti
i pastori che nella sua lunga
vita ha conosciuto; confidente,
stretto collaboratore, sempre
vicino al suo pastore nei momenti lieti e sereni, ma soprattutto nei momenti difficili. Anche a lui, come a mio padre,
mancavano pochi giorni per
compiere i 90 anni, una vita
dedicata al Signore e alla sua
chiesa per la quale ha costruito
il tempio avendola soprattutto
profondamente amata.
Rivolgendomi ai figli Mabi e
Luciano, pensando all’amicizia che aveva legato mio padre
al fratello Roncaglia, voglio
immaginare il vostro papà sotto braccio a mio padre; camminano insieme piano piano,
ma parlano fitto fitto. Che cosa
si dicono? Hanno ripreso le loro lunghe chiacchierate interrotte tre anni fa e discorrono
di tante cose, anche di evangelizzazione. Questo sembrano
fare, anche dove non c’è più
bisogno di evangelizzare. Ma
tanto fu il loro amore per
l’Evangelo! E non c’è modo
migliore per i figli e per tutti
noi di ricordare questo fedele
servitore che quello di continuare a testimoniare e ad annunciare la Parola del Signore,
Senza mai stancarci.
: '"f Chiesa valdese di Ivrea
Una triste decisione
Per la prima volta, la Chiesa
valdese di Ivrea non partecipa
alla Settimana di preghiera
per l'unità dei cristiani. «Per
noi questa è una decisione
grave e dolorosa, ma non possiamo fare altrimenti: l’Anno
Santo, che monopolizzerà l’attenzione di molti, ce lo impedisce», scrive il Consiglio di
chiesa in una lettera inviata
alla Commis.sione diocesana
i per Pecumenismo di Ivrea.
! «Noi riteniamo - continua
la lettera - che questo avvenimento sia una mistificazione,
un errore e una leggerezza.
Sono parole forti, ma tra cristiani non può che esserci un
confronto chiaro ed esplicito,
soprattutto nel dissenso». Il
Consiglio di chiesa termina la
sua lettera dichiarandosi convinto che «l’ecumenismo sia
una scelta senza ritorno, ma
che debba essere anche un vero cammino insieme nella fedeltà a Dio».
Per la
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su
011-655278, fax 011-657542
La chiesa ortodossa di San Spiridione a Trieste
Iniziative del Comune di Roma
Le chiese devono
operare per la pace
Sul tema «Operare per la pace» si svolgeranno da metà
gennaio a fine di febbraio alcuni «dialoghi interreligiosi»,
organizzati dall’Assessorato
alle politiche culturali del Comune di Roma nell’ambito del
«Progetto Giubileo delle Biblioteche di Roma». Scopo
dell’iniziativa è offrire occasioni di dialogo e informazione sulle diverse realtà religiose presenti a Roma: gli incontri si svolgeranno presso le sedi di sette biblioteche romane
a partire da venerdì 14 gennaio, e prevedono la partecipazione di rappresentanti di
varie religioni;;anche le chiese
evangeliche sono coinvolte
nell’iniziativa del Comune di
Roma e saranno rappresentate
dai pastori Giorgio Girardet e
Valdo Benecchi e dalla pastora
Monica Michelin Salomon.!
Presso ogni biblioteca coin !
volta nell’iniziativa verrà inol i
tre allestito uno «Scaffale della spiritualità», uno spazio
specifico in cui si provvederà
a collocare, oltre a informazioni sul Giubileo cattolico romano, testi e materiale informativo sulle religioni. Il primo
«dialogo interreligioso» si è
svolto il 14 gennaio presso la
Biblioteca Rispoli (piazza Grazioli, 7); hanno partecipato il
teologo cattolico Giovanni Cereti, il pastore valdese Giorgio
Girardet, Benedetto Carucci
Viterbi (intervento video registrato), insegnante presso il
Collegio rabbinico italiano e
Mahmoud Salem el Sheikh,
membro della Commissione
per la politica di integrazione
per l’Islam. (nevi
CRONACHE DELLE CHIESE
SANT’ANTONINO DI SUSA — Dopo l'esperienza di «uscita»
su cui ha riferito il n. 1 di Riforma, alcuni ospiti della Casa di
riposo Villa Grazialma di Avigliana hanno vivacizzato la riunione che si è svolta nella nostra chiesa battista il 6 gennaio.
In coincidenza con l’annuale festa della scuola domenicale,
bambini e anziani hanno unito le loro «capacità artistiche»
per dare vita a una manifestazione del tutto particolare. Gli
ospiti di Villa Grazialma si sono esibiti in ben nove canti, ottimamente diretti dai loro animatori musicali, e i bambini
hanno proposto, attraverso la mimica, l’annuncio degli angeli
ai pastori. Tra canti e giochi vari l’incontro, piacevolissimo, è
trascorso sin troppo velocemente. Gli ospiti della Casa hanno
dimostrato una vivacità e delle capacità soprendenti, che non
dovrebbero essere limitate in uno spazio delimitato, (a.d.)
RORA — La comunità fa i suoi migliori auguri a Susy e Sergio
e a Franca e Claudio per la nascita di Alessia Tourn e di Joel
Richiardone.
• Sono mancati all'affetto dei loro cari Adolfo Tourn, Giovanna More! (Niny) e Maria Albina Pavarin. Alle loro famiglie rinnoviamo la nostra simpatia cristiana nella fiducia alle
promesse del Signore.
La Casa balneare
valdese
di Borgio Verezzi
(Savona)
ricerca personale
di sala e di piano
per il periodo estivo
Le persone interessate devono presentare domanda scritta
alla direzione della Casa in corso Italia 110, 17022 Pietrra
Ligure (Sv) - tei. 019-611907, fax 019-610191.
La
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venerdì 21 GENNAIO 2000
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
I Una serata musicale alla Chiesa battista di Firenze
Evangelizzare con il canto
La pluralità di hngudggi musicali e liturgici consente di avvicinare
sensibilità diverse al testo biblico e all'annuncio della speranza
PASQUALE lACOBINO
L' 5 ANNUNCIO dell’Evangelo di salvezza attraverso
1 il ricorso alla pluralità dei lin■ guaggi musicali, sonori, liturgici: questa è la scommessa
del coro «Ipharadisi» della
kiChiesa battista di Napoli. E su
^questo ha puntato la Chiesa
k.battista di Firenze organizzanido la serata di evangelizzazioIne tenutasi nel capoluogo toIgcano lo scorso 8 gennaio. Il
Risultato immediato? Un ponile comunicativo tra generazio|ni di credenti e tra territori inIterni ed esterni alla chiesa. Un
fponte riuscito, una scommesIsa vinta. Circa 200 presenti, 2
are di messaggio (predicato,
Icantato, animato, recitato):
con i suoi 26 componenti il
jcoro «Ipharadisi», diretto da
icario Leila, animatore musicale per l’Ucebi, ha colpito
Enel segno. Occhi lucidi in salla, ringraziamenti calorosi da
Fparte degli amici e delle ami;-che invitate per l’occasione:
ma chi è il Cristo di cui ci
hanno suonato, danzato e raccontato stasera? E chi sono gli
evangelici? E la domanda sorta in tanti che per la prima
volta mettevano piede in una
chiesa protestante.
Sogno di una notte di inizio
millennio, questo il tema della
serata, ha sviluppato i primi 2
capitoli dell’Evangelo di Matteo riprendendo i sogni di Giuseppe (l'opera dello Spirito, la
fuga, il ritorno). Intrecci sonori
e musicali tra tradizione e ricerca, tra le nenie dolcissime, i
canti della pietà napoletana, i
Il coro «Ipharadisi» durante l’Assemblea battista del 1998
cantici espressione della tradizione musicale protestante europea, gli inni dall’Africa e
dall’America Latina, il gospel
e, novità assoluta per le chiese
«bmv», il ricorso liturgico al
rap: cioè a quel genere musicale giovanile, militante e di
strada, caratterizzato da parole
cantate di slancio, con una
prosa sincopata, con percussioni e basso elettrico che producono ritmi suadenti e cadenzati, È una comunità che
balla! Non c’entra Jovanotti,
ma Gesù Cristo! E in questo incredibile puzzle si inseriscono
letture, danze sussurrate, recital e predicazione, per una attualizzazione dell’annuncio
della croce nel contesto delle
contraddizioni di questo secolo: shoah, razzismo e xenofobia, debito estero e forbice
Nord-Sud del mondo.
Il coro Nefesh (dall’ebraico
«anima») diretto da Anna
Crabb ha introdotto la serata
cantando brani gospel e chiudendo con il commovente inno sudafricano «Nkosi sikelel’iAfrika!» (Dio, benedici
l’Africa!). In termini di partecipazione l’iniziativa è riuscita
grazie all’impegno di ciascun
membro di chiesa a produrre
inviti mirhti e personali. Efficace anche il tam-tam tra battisti, metodisti e valdesi di Firenze e di altre città della Toscana: Pisa, Livorno, Pistoia.
Una grossa mole di lavoro lo
ha svolto lo «staff cucina» della Chiesa battista di Firenze:
non è una semplice nota a
margine, è stato l’ingrediente
base per il sapore buono
dell’accoglienza tra gente di
chiese sorelle. Domenica 9
gennaio il coro «Ipharadisi»
ha curato il culto nella chiesa
battista, con la predica:;ione
della pastora Anna Maffei.
Una agape fraterna con la partecipazione di 70 commensali
ha concluso il programma.
Genova
Festa
dell'albero
per i bimbi
ERMINIO PODESTÀ
COME ogni anno è stata celebrata, nella chiesa battista di via 'Vernazza, la tradizionale festa dell’albero, in occasione del Natale. Alla presenza di un folto pubblico una
trentina di ragazzi, giovani e
di adulti, improvvisandosi attori e cantanti, hanno tenuto
desta l’attenzione dei presenti
per circa due ore. I piccoli
hanno presentato una scenetta
imperniata sugli animali che
portano qualcosa a Gesù bambino. Solo il topo non aveva
nulla da offrire. Però, pur essendo emarginato, ha osservato quanto succedeva nella capanna guardando da un buco.
Gli adulti hanno drammatizzato molto bene la parabola
dei fariseo e del pubblicano.
Significativi sono stati i canti
perché hanno dimostrato la situazione multietnica della
chiesa. Infatti sono stati eseguiti da cantautori cattolici, da
inglesi, tedeschi, camerunesi,
brasiliani e cileni. Al termine
«Babbo Natale» ha portato regali per tutti.
Però, in questo periodo natalizio, c’è stato un altro momento spiritualmente interessante, organizzato dal pastore
Mark Ord. Alla vigilia di Natale una quarantina di persone
si sono raccolte in chiesa e
pregando e cantando hanno atteso la mezzanotte. Giunto
quel momento hanno acceso
tutti una candela per testimoniare che Gesù, ancora oggi,
continua a essere la luce per il
mondo attuale.
Chiesa battista di Lenti ni
spettacolo teatrale per
la festa dell'Epifania
NUNZIATINA FORMICA
V
Eia sera della festa dell’Epifania. Dietro le quinte traspaiono piccole e irrequiete
ombre. Corrono e sbirciano veloci, in attesa che finiscano gli
interventi di Paolo Ragazzi,
docente di scuola media superiore e di Salvatore Raiti, sindaco di Dentini. Il momento
magico arriva finalmente e si
aprono le tende del palcoscenico della sala comunitaria
della chiesa battista. La sala è
semibuia, le luci comandate
abilmente da Sebastiano Grasso illuminano il bellissimo
«Cortile speranza», creato da
Nunzio Sciacca. Il cortile
prende il nome dalla commedia scritta da Enzo Caurso,
una storia di estorsione e di
lotta contro la mafia, già messa
in scena dall’associazione «I
traggianti» (attori itineranti),
nata nel seno della chiesa battista di Dentini.
Un applauso caloroso saluta
la scena e prima di spegnersi
si riaccende ancora all'apparire del «vecchio zu Franciscu».
L’attore ha tredici anni, tutti
gli altri vanno dai sette ai
quindici anni. Solo due di loro
frequentano la chiesa battista,
altri sono figli di genitori
evangelici pentecostali e di
persone impegnate nel sociale,
amici della comunità battista e
de «1 triggianti».
Per la prima volta la commedia «Cortile speranza» è
stata rappresentata da ragazzi.
La chiesa ha voluto inaugurare
il nuovo millennio con i giovani contro la mafia. La mafia
trova nei ragazzi che evadono
l’obbligo scolastico, che vivono sulla strada, un serbatoio di
manovalainza. D’altro canto
anche nei cosiddetti ambienti
«per bene» qualcuno all anni
diventa teppista, a 12 rapinatore, a 13 spacciatore e a 14-15
anni potenziale killer.
E per questo che per la serata sono stati invitati a intervenire il professor Paolo Ragazzi
e il sindaco Salvatore Raiti. 11
prof. Ragazzi, ex assessore comunale, ha svolto numerose
ricerche sui fenomeni di evasione scolastica e disagio giovanile. Durante il suo intervento egli ha sollecitato l’amministrazione comunale a
creare luoghi di aggregazione
giovanile e attività ricreative
di cui la città ha bisogno davvero urgente. Il sindaco Raiti
ha presentato un programma
di radicale riforma delle strutture di servizio.
Si sono spente le luci sul
palcoscenico. Ai membri della
Chiesa battista di Dentini resta
ora il compito di curare le relazioni tese attraverso il teatro
e di continuare a dare il proprio contributo sia nel comitato d’intesa tra varie realtà di
volontariato di Dentini, Carlentini e Francofonte, chiamato «Insieme per», che nella
piccola ecumene evangelica
della Sicilia orientale.
Chiesa metodista di Udine
Il commiato dal fratello
Ennio Ambrosini
GIOVANNA GANDOLFO
_________TAVERNA_________
A mezzogiorno del 5 gennaio la porta della chiesa
evangelica di Udine era spalancata, dentro tutto esaurito
tranne la corsia centrale, fuori
una gran folla in attesa del feretro con Ennio Ambrosini
per l’ultimo saluto. Ennio,
proveniente dalla chiesa di
Bologna, è stato per trent’anni
un membro attivo della Comunità evangelica metodista
di Udine, ha fatto parte del
Consiglio di chiesa per molti
anni, è stato socio fondatore
dell’associazione culturale
evangelica e ha voluto intitolarla con un nome a lui caro
per l’esempio di fede dato,
cioè a Guido Gandolfo. Per
lungo tempo Ambrosini ha
svolto le funzioni di cassiere
sia per la Comunità sia per
l’Associazione.
Finché la salute glielo ha
permesso, il suo spirito ecumenico e la sua testimonianza
evangelica l’hanno portato a
partecipare all’attività del
Gruppo Sae di Udine. Pregava
molto. Era molto generoso e si
prendeva a cuore i bisogni degli altri. In occasione dell’
inaugurazione del tempio nel
1972, ha donato una grande
Bibbia che da allora vediamo
sempre aperta sul tavolo. Nel
1971 ha sposato Giuseppina
Gandolfo e in seguito ha avuto due figli, Cesare e Enrico.
Era un uomo molto stimato e
amato anche nel suo ambiente
di lavoro.
Il pastore Andreas Kòhn ha
parlato sul Salmo 23, versetto
4, che Ennio stesso aveva scelto per il suo funerale. La lettura è stata fatta dal figlio Enrico. I presenti sono poi stati
colpiti dalla testimonianza cristiana data dal figlio Cesare,
che con calde parole ha ricordato la figura del papà.
Nuovi inni nella chiesa battista di Livorno
Innovazioni nel canto liturgico
LEONARDO CASORIO
IL coretto misto dei giovani
evangelici battisti e valdesi
di Livorno che da diversi mesi
si riuniva con cadenza settimanale a Livorno, solitamente nei
locali della chiesa battista di
via Cesare Battisti, ha finalmente debuttato con successo
domenica 9 gennaio durante il
culto presieduto dal pastore
Antonio Di Passa. Come ha
precisato Laura Casorio all’inizio del culto i giovani, raccogliendo l’esortazione del Grume. (gruppo musicale evangelico), organismo che vuole proporre per conto della Federazione delle chiese evangeliche
il rinnovamento del canto liturgico, hanno voluto proporre
cinque canti, in lingua origina
le spagnola, inglese, africana,
che raccolgono tradizioni di
diverse culture e fedi.
Con stile professionale, la
studentessa al conservatorio
Elena Favilli, che impostava il
ritmo, unitamente all’entusiasmo coinvolgente di Sara Saccomani, con le voci di soprano
di Chiara Zocco e tenorili di
Giorgio Casorio, con l’accompagnamento di voci intonate
di basso di Dario Gambaccini,
luri Pallagrosi, e con il contralto di Laura, di Scianti, Donatella e altri, sono stati cantati
gli inni: Yo soy la luz del mundo, We shall not give up, Freedom, Go down Moses, Ipharadisi tra l’ammirazione e la gratitudine gioiosa dei presenti.
Spontaneamente, senza l’intervento degli organismi uffi
ciali del Consiglio delle chiese
evangeliche di Livorno, erano
presenti al culto numerosi fratelli e sorelle di varie comunità locali che si sono uniti in
preghiere spontanee di ringraziamento e lode al Signore. Il
locale è risultato troppo piccolo per contenere tanta gente.
Sono stati numerosi quelli che
hanno partecipato all’agape
fraterna organizzata alla fine
del culto. Come è stato bello
ritrovarsi in tanti, per dare comune testimonianza di fede e
avere avuto opportunità di conoscersi e di salutarsi fraternamente. Però sembra essere ancora lontano il momento in
cui le nostre comunità parteciperanno in coro lodando il Signore in forme e modi diversi
dalla propria tradizione.
AGENDA
22 gennaio
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale (via Tasso 55,
p. I), il past. Ricciardi tiene il secondo studio su «L’apostolo
Paolo e le linee ispiratrici dell’etica», dedicato al tema: «Se viviamo per lo Spirito, camminiamo per lo Spirito (Gal. 6,25)».
COSENZA — Alle ore 18, nella sala parrocchiale della chiesa
di Sant’Aniello, il Segretariato attività ecumeniche organizza
una conferenza sul tema: «Il Giubileo e la giustizia sociale», relatore il prof. Daniele Garrone.
23 gennaio
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele U 23, per la serie «Musica e preghiera», l’organista Marco Limone esegue musiche di Cabanilles, Mendelssohn,
Brahms, J. S. Bach, Chapelet.
ROMA — Alle ore 17, nella Casa delle Suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il Gruppo Sae organizza un
incontro di preghiera e fraternità sul tema: «“Benedetto sia
Dio... che ci ha benedetti in Cristo” (Efesini 1, 3-14)», a cui partecipano il past. Paolo Ricca e mons. Rino Fisichella.
24 gennaio
TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15 (I
p.), per il ciclo di incontri sulla donna nella Bibbia e nell’ebraismo, Doriana Giudici, presidente della Federazione donne
evangeliche italiane, parla sul tema: «Deborah e la profezia».
25 gennaio
BOLOGNA — Alle ore 20,45, nella chiesa metodista (via Venezian 1), il Gruppo biblico interconfessionale organizza uno studio a cura di Roberto Ridolfi sul tema: «Proverbi, temi centrali
della sapienza».
27 gennaio
MODENA — Alle 17,30, alla Fondazione Collegio San Carlo
(via San Carlo 5), per il ciclo di incontri su «Altri mondi. Strategie di immortalità e identità religiosa», il prof. Zygmunt Bauman (Università di Leeds) parla sul tema: «Il teatro dell’immortaltà. Strategie di vita nell’epoca della transitorietà durevole».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (Tp.), per il corso di formazione per adulti intitolato
«“Chi dite voi che io sia?”. Gesù il liberatore», il past. Giuseppe
Platone parla sul tema: «Un anniversario senza il festeggiato».
28 gennaio
OMEGNA — Alle 21, all’Auditorium del Forum, il magistrato
Marco Bouchard, Nadia Gallarotti, presidente del Cis Cusio, e la
pastora Anne Zeli parlano sul tema: «Dalla parte dei minori?».
29 gennaio
MILANO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante (sala
della libreria Claudiana, via F. Sforza 12/a), per il terzo incontro sul tema della spiritualità protestante, il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «Gratitudine e servizio: la spiritualità della
Ginevra di Calvino».
BOLOGNA — Alle ore 17,30, nella chiesa metodista (via Venezian 1), si tiene un concerto di musiche sacre di Heinrich
Schùtz con la direzione del maestro Jolando Scarpa.
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «P. M.
Vermigli» (via Manzoni 19A-21), Doriana Giudici e Violetta
Sonelli presentano il libro di Piera Egidi «Voci di donne».
30 gennaio
MARGHERA (Ve) — Alle ore 15, nella chiesa battista (v. Canetti 27), a cura della Commissione teologica della Federazione
delle chiese del Nord-Est, si tiene un laboratorio di omiletica.
2 febbraio
SAVONA — Alle ore 17, in corso Mazzini 25/3, l’Unitrè e la
Chiesa metodista organizzano, per il ciclo di incontri «Leggiamo insieme la Bibbia», una lezione della pastora Susi De Angelis sul tema: «Mi sarete testimoni...» (Atti 1, 8).
4 febbraio
TORINO — Alle ore 18, nel salone del Centro teologico (corso
Stati Uniti 11/h), la prof. Ninfa Bosco dell’Università di Torino
parla sul tema: «Dire l’indicibile, vedere l’invisibile. La spiritualità della chiesa ortodossa russa». Presiede Piera Egidi.
5-6 febbraio
SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù si tiene un incontro promosso da un gruppo di imprenditori e liberi professionisti delle chiese battiste e valdesi sul tema: «Crisi economica e finanziaria delle chiese evangeliche: un’opportunità da
non perdere». Il convegno, che si concluderà la domenica con
il pranzo, si propone di valutare la situazione economica e finanziaria delle chiese nella prospettiva di una ricerca di soluzioni o di linee da proporre in sede di Assemblea-Sinodo 2000.
Per prenotazioni rivolgersi al Villaggio della gioventù, tei.
0766-570055; fax: 0766-571527.
de
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale............................L. 45.000
sostenitore........................... 90.000
estero................................ 60.000
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versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 21 GENNAIO 2000 Venerdì 21
LA «MINORANZA»
CATTOLICA
GIUSEPPE PLATONE
Cresce il dibattito sui cattolici
come minoranza. Beppe del Colle,
su Famiglia Cristiana {n. 1-2000),
spiega che «Se c’è una consapevolezza che non è mai mancata alla
Chiesa cattolica, in nessuna stagione della sua storia bimillenaria
e in nessun paese, Italia compresa,
è quella di essere “lievito”, “piccolo gregge”, “fiaccola sopra il moggio”, “granello di senape”». Insomma Chiesa cattolica uguale minoranza. Certamente se si guardano le statistiche di chi frequenta la
chiesa cattolica siamo al dieci o
forse venti per cento, se si guardano ai risultati referendari del passato su grandi temi etici (aborto e
divorzio) dalle HHHMHHI
urne è effettivamente uscita una
minoranza. Evidentemente il popolo della chiesa
la pensa diversamente dal clero
che lo guida.
C’è una sorta
di schizofrenia
che riaffiora anche oggi in que- ■■■■■■■■
sto dibattito su minoranza-maggioranza. Sui valori, sulla pratica
religiosa vera e propria, certamente il cattolicesimo è diventato minoranza, ma si muove, in forza dei
suoi privilegi, a cominciare da
quello concordatario, come una
solida maggioranza. La sua strategia di presenza e testimonianza è
di essere (questo è il miracolo) minoranza e contemporaneamente
maggioranza. In tempi di «meaculpismo» diventa minoranza, ma
in altri momenti (esempio; nella
notte di Natale, con la cerimonia
d’apertura della «porta santa» davanti a un miliardo di telespettatori), d’incanto la minoranza si trasforma in maggioranza. E la manifestazione della scuola cattolica di
alcune settimane prima, in cui il
papa ha spiegato ai molti politici
italiani presenti (e quindi a tutti
noi) la posizione intransigente della chiesa romana sulla scuola privata, non è certo operazione che
possa compiere una minoranza.
Solo un’istituzione potente e influente può permettersi una simile
operazione che è riuscita anche
grazie alla laicità esangue della nostra classe politica.
Certo, in Italia c’è tanta anemia
laica, che è riaffiorata anche nel
discorso di fine anno del capo
dello stato Ciampi, quando ha rivelato che per lui, sostanzialmente, cristianesimo e cattolicesimo
sono sinonimi. Ha ragione il professore Pesce, ordinario di Storia
del cristianesimo all’università di
Bologna, che, commentando il di
Sui valori e sulla fede
il cattolicesimo é
minoranza, ma
continua a muoversi
come maggioranza
scorso presidenziale (Repubblica, «supplente».
del 6 gennaio), nota: «Base culturale dell’Italia non è solo il cristianesimo cattolico, ma anche quello
valdese e protestante, sono anche
gli eretici del Cinquecento come
Ochino, Castellione e i Sozzini, da
cui provengono idee fondamentali di libertà e di tolleranza. Ma poi
quale cattolicesimo? Bellarmino o
Galileo, Pio X 0 i modernisti?».
Il tasso di laicità della leadership istituzionale e politica italiana continua a scendere, mentre
sale la febbre giubilare. Il ministro
del Tesoro, Giuliano Amato, sembra essere andato a lezioni di laicità a Cracovia: «Papa Wojtyla viene considerato un conservatore,
mmmmmmmmm però presenta il
Cristo come testimonianza
d’amore più che
di verità» (Corriere della Sera
del 7 gennaio).
Amato dice alla
sinistra di imparare dal papa,
noi pensavamo
che tra amore e
!■■■•*■ verità in Cristo ci
fosse una relazione stretta. A proposito di laicità e febbre giubilare,
Guido Ceronetti (La Stampa del
16 dicembre) sostiene che con
l’arrivo dell’Anno Santo «c’era
materia per una formidabile battaglia civile: ma anche per le battaglie civili ci vogliono dei guerrieri e non dei calabrache... occorrevano soldi e il governo (Prodi poi
D’Alema) li ha gettati in quel buco
nero». Insomma lo stato paga e il
Vaticano ne raccoglie i frutti. Se
non è maggioranza questa!
Ma la questione per noi, prima
ancora che politica, istituzionale,
economica, è biblica e teologica. È
la laicità stessa di Cristo che mette
in discussione i vecchi e nuovi
clericalismi. È l’assoluta semplicità del figlio del falegname di Nazareth che stride con il mantello e
la tiara del suo vicario. Da quel
popolo di pastori, artigiani, pescatori, in duemila anni si è arrivati a una potente organizzazione
che ha incapsulato il Cristo. Riscoprirlo, per noi, significa cominciare a sottrarre anziché continuare ad addizionare tradizioni
religiose. Il confronto diretto con
la parola biblica ha la forza della
semplificazione, del ridurre anziché dell’enfatizzare, e cosi porre al
centro Dio. L’ecumenismo deve
invitare ogni chiesa a lasciarsi sfidare direttamente dalla parola di
Cristo e non dalla sua rappresentazione o spettacolarizzazione.
Compito difficile, ma essenziale
se si vuole che il «titolare» non
venga soppiantato dall’attivo
____lA
ì: From:
http://www.riforma.it
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000,
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 2 del 14 gennaio 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 12 gennaio 2000.
199S
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Il dibattito suirAssemblea straordinaria deH'Ucebi
Le regole della democrazia
Il Comitato esecutivo, in buona fede, ha proposto delle soluzioni
ai problemi dell'Unione che non hanno convinto tutti i delegati
UMBERTO DELLE DONNE
I
L past. Raffaele Volpe su
Riforma del 17 dicembre
scorso dà una versione dell’andamento dell’Assemblea straordinaria deH’Ucebi da cui si
evince che la crisi dell’Unione
si è appesantita per l’irresponsabilità dei partecipanti, che
non hanno saputo cogliere il
valore innovativo della riforma
strutturale proposta dal Ce. È
indubbio che tutte le posizioni
sono degne di rispetto, tuttavia
non posso esimermi dall’affermare che le conclusioni di
Volpe non analizzano obiettivamente il risultato cui l’Assemblea è giunta. Si ha l’impressione che egli trascuri un
principio importante, che ogni
Assemblea, nella sua sovranità, può modificare quanto è
stato deliberato da quella precedente, specie se emergono
nuovi elementi di riflessione.
Evidentemente l’Assemblea
precedente, nel votare l’Atto
45, non si era soffermata abbastanza sul contenuto dello
stesso, quindi l’Assemblea
straordinaria ha semplicemente corretto il tiro. Se una minoranza robusta non ha consentito il raggiungimento del quorum necessario per l’approvazione dell’articolato, significa
che essa ha ritenuto giusto rivedere una decisione che non
è parsa del tutto convincente.
Infatti non ha bocciato la figura del segretario generale in
quanto tale, ma ha negato
quelle prerogative decisionali
apparse sproporzionate ai
compiti di un funzionario con
incarichi esecutivi.
Si poteva organizzare un
convegno per definire meglio i
contorni di questa nuova figura, invece si è preferito accorciare i tempi convocando un’
Assemblea straordinaria, nonostante fosse chiaro che non
tutte le chiese avevano sciolto
le loro riserve rispetto alla proposta. L’Ag/96 aveva ratificato
l’istituzione di questa figura,
non rimaneva altro che approvare quelle parti dell’articolato
riguardanti i poteri e i compiti
da assegnare. Le cose hanno
avuto uno sviluppo diverso, il
ripensamento è parte fondamentale del diritto; quindi
un’Assemblea può legittimamente ritornare su una sua decisione, modificandola o adeguandola alle mutate esigenze,
senza essere per questo «schizofrenica» o «incoerente». In
fondo la stessa ipotesi di un segretario generale nominato
dall’Assemblea, a cui però non
risponde del proprio operato, è
in sé ugualmente anomala, ma
nessuno si è mai azzardato di
definire i sostenitori di questa
«schizofrenici». Siamo convinti che il Ce in perfetta buona
fede ha tentato di affrontare gli
annosi problemi dell’Unione,
tuttavia la soluzione proposta
non ha convinto i delegati.
Sono le regole della democrazia che rendono corretto il
confronto dialettico tra le par
IWI
Avrà imzio martedì la Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. In tutto il
mondo si avranno manifestazioni che coinvolgeranno credenti cattolici, ortodossi e protestanti. Qui da noi le chiese
protestanti che hanno partecipato a questi incontri, lo hanno
sempre fatto con gioia, alla ricerca di una comunione spirituale che superasse le divisioni
ecclesiologiche. Quest’anno, viceversa, le chiese coinvolte nel
dialogo ecumenico esprimono
il loro forte disagio nei confronti della Settimana di preghiera.
L’anno particolare che viviamo
poteva essere una buona occasione per un ulteriore e coraggioso passo in avanti verso
l’unità in Cristo e invece sta diventando (e di questo le chiese
si rammaricano) motivo di raffreddamento del cammino ecumenico. Il giubileo (secondo le
ti, talvolta il dibattito può essere acceso, veemente, appassionato, specie quando si affrontano argomenti di vitale
importanza, ma non per questo
diventa lacerante e distruttivo.
Gli interventi, pur esprimendo
posizioni diverse, sono stati
animati dal desiderio di dare
una soluzione ai problemi dell’Unione e ciò non vuol dire
«sfiduciare» la leadership, ma
semplicemente orientarla alla
ricerca di soluzioni più rispondenti alle esigenze generali.
Evidentemente la figura del segretario generale così come è
stata presentata non ha incontrato un consenso unanime;
forse vi è un convincimento
diffuso che non è questa la soluzione ottimale. Nei gruppi di
lavoro sono emerse delle riserve, unite alla preoccupazione
che il segretario finisse con
l’assolvere, oltre alle ordinarie
funzioni amministrative e patrimoniali, anche quelle politiche e rappresentative che allo
stato il nostro regolamento attribuisce al presidente.
Perché esasperare i termini?
Si è detto di no a quello che ad
alcuni è parso uno stravolgimento del nostro regolamento,
ma In questo non vi è nulla di
drammatico o di irreparabile, è
un invito a cercare soluzioni
diverse, ma soprattutto a trovare delle convergenze unitarie.
In questo spirito proposte di
mediazione non sono mancate,
forse il tono acceso del dibattito, arroccamenti di principio
hanno reso difficoltoso il dialogo; si potevano emendare alcune parti dell’articolato, delimitando lo spazio operativo
del segretario a funzioni amministrative e patrimoniali,
sotto la diretta responsabilità
del Ce e del presidente.
L’intervento della pastora
Anna Maffei sembrava offrire
una possibilità di dialogo ed è
stato subito colto; bastava fermarsi solo un momento e la situazione si sarebbe potuta
evolvere in modo soddisfacente per tutti. Non so perché, si è
scelto invece di far muro contro muro, nella fretta di avviare una svolta non sentita da
molte chiese e da molte persone. Le posizioni precostituite
portano allo scontro frontale e
ciò non giova a nessuno; meraviglia il fatto, conoscendo le
sorelle e i fratelli del Ce, che
non abbiano avuto la percezione di un errore politico così
madornale.
Mi sorprende anche il tono
di Volpe, di solito ponderato
nella critica, che si è lasciato
prendere la mano usando termini come «schizofrenia» e
«mediocrità», accusando l’Assemblea di non essere stata
propositiva. Forse gli sfugge
che l’Assemblea non ha il compito di fare proposte, ma di approvare o respingere quelle di
pertinenza del Ce. L’Assemblea
è stata tutto sommato normale,
dobbiamo dire che le manifestazioni di sdegno, risentimento, acredine non sono compati
bili con il modo di essere credenti. Io ho sempre avuto una
posizione contraria sia alla figura del segretario esecutivo
sia a quella del segretario generale, ma ho preso atto della volontà deU’Assemblea quando si
è espressa diversamente da come avrei voluto.
In merito al congregazionalismo, siamo tutti convinti che
le chiese battiste per essere tali
devono raggiungere l’autosufficienza economica, ma devono
anche essere solidali con le
chiese sorelle che hanno difficoltà a raggiungere questa meta; questo però non significa
che una comunità bisognosa di
sostegno debba essere esclusa
dal diritto di esprimere le proprie idee e di fare proposte che
attengono all’interesse generale
deirUnione. L’Ucebi infatti è
un organismo di servizio creato
per garantire alle chiese la possibilità di esistere e predicare il
Vangelo. Le chiese nell’ambito
della loro autonomia devono
vivere un rapporto di interdipendenza, come è previsto dal
Piano di cooperazione a cui
hanno liberamente aderito; si
dirà che gli obiettivi non sono
stati raggiunti, e su questo forse dobbiamo fare tutti «confessione di peccato». Ma che «ci
azzecca questo», direbbe il sen.
Di Pietro, con il segretario generale, dal momento che il
congregazionalismo non è in
stretta relazione con questa
istituzione del segretario generale o condizionato a un diverso assetto strutturale dell’Unione? A meno che non si intenda
per «assetto strutturale» qualcosa di diverso.
E giusto e condivisibile che
una chiesa aderente all’Ucebi
rinunci a uno spazio della sua
autonomia e metta in comune
una parte delle sue risorse, ma
è altrettanto giusto sostenere lo
sforzo di quelle chiese più deboli per numero e per mezzi,
affinché imparino a camminare sulle proprie gambe, ma nel
contempo non bisogna trascurare uno sforzo di solidarietà
che consenta ad esse di progredire. Non è forse questo lo scopo dell’Unione? Perché se è
vero che le chiese hanno bisogno dell’Unione, che sarebbe
l’Unione senza le chiese?
E interessante la lettura citata dal past. Volpe, in merito alla domanda che il cherubino
rivolge al Signore sulla sua
chiesa preferita, ed è bella la risposta del Signore; «La chiesa
più ammalata è la mia preferita
e sarò con lei fino a che non sia
guarita». Chi può dubitare di
questo? Ma non basta una riforma strutturale per guarire
l’Unione, ci vuole qualcosa di
più profondo. È piacevole la
sensibilità poetica di Volpe, il
suo contemplare il cielo di
Santa Severa, le variazioni del
tempo. Peccato che i delegati
non si siano lasciati prendere
dall’incanto della natura e della volta stellata e non abbiano
votato in toto l’articolato così
come è stato presentato.
¡^■1
PIERO bensì
parole di Gesù stesso) è l’anno
di grazia del Signore, nel quale
siamo invitati a riscoprire il
primato dell’amore di Dio che.
con Gesù, è entrato nella storia
degli uomini.
Da allora, ogni anno, ogni
giorno è un tempo di grazia per
il credente. Le chiese denunziano nell’atteggiamento della
Chiesa cattolica romana un’insensibilità ecumenica. Il Giubileo appare come un grande
mntmì!uui;* ì?*E
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NATIONAL
GEOGRAPHIC
Il premio
Nel numero di dicembre
dell’edizione italiana della
prestigiosa rivista americana, in un servizio dedicato
alla Florida, Frank Deford
racconta un curioso episodio; a Key "West, sulla barriera corallina, era frequente
che le navi facessero naufragio e i relativi relitti venissero «alleggeriti» di parte del
contenuto. «C’è perfino una
leggenda - scrive Deford che ha per protagonista
l’astuto Squire Eagan. Costui, un pastore metodista,
una domenica vide dall’alto
del pulpito una nave naufragare sugli scogli. Con prontezza di spirito, il buon predicatore, che come secondo
lavoro saccheggiava relitti
(come tutti, del resto), si avviò a grandi passi verso la
porta, leggendo dalla Prima
lettera ai Corinzi': “Non sapete che nelle corse allo stadio
tutti corrono, ma uno solo
conquista il premio? Correte
anche voi in modo da conquistarlo!”. E solo allora, ormai sulla porta della chiesa,
Eagan si decise a gridare
“Relitto in vista!”. Si precipitò verso il suo battello
(battezzato giustamente The
Godspeed, va’ con Dio) e,
sfruttando il vantaggio, agguantò il premio per primo».
" Ufi ?
Lutero antisemita
Stefano Jesurum intervista,
sul supplemento del Corriere
della sera (25 novembre), Daniele Garrone sull’antisemitismo di Lutero. Chiariti i rapporti di simpatia e di vicinanza fra protestanti ed ebrei
italiani (dalla vita di minoranza alla Resistenza), Garrone ammette che in Lutero
«...c’è dell’antigiudaismo,
però come c’è nell’intera teologia cristiana classica (...).
[Lutero] pensava che se gli
ebrei non erano divenuti cristiani era in parte colpa del
modo in cui la Chiesa li aveva trattati. Dopo, invece,
chiede alle autorità civili di
incendiare le sinagoghe, distruggere le loro case, sequestrare i libri di preghiera e i
Talmud, arrivando fino alla
richiesta di cacciarli». E più
avanti: «In Lutero c’è una
continuità, l'Antico Testamento conduce a Cristo e gli
ebrei non l’hanno riconosciuto, questa è la loro colpa». Risalgono comunque al
1950 (Sinodo di Weissensee)
le prime condanne da parte
degli evangelici tedeschi rispetto all’antisemitismo. Lutero, aggiunge poi Garrone,
«era convinto che all’interno
della cristianità si stesse preparando la battaglia decisiva
nella guerra per Cristo contro
le forze a lui ostili».
mezzo di propaganda confessionale. Il riemergere, con tanta
forza, del concetto di indulgenza non è né biblico né ecumenico. È stata la scintilla che ha
dato il via alla Riforma di 500
anni fa. Com’è possibile avere
comunione di preghiera con
una chiesa che invita i suoi fedeli a lucrare indulgenze per
abbreviare le pene del purgatorio? La grazia di Dio è piena,
totale, la croce di Cristo cancel
la colpa e pena. Non si può aggiungere altro che la nostra riconoscenza. In alcune città le
chiese evangeliche hanno accettato di partecipare alle iniziative della Settimana di preghiera, a condizione che non
siano in nessun modo collegate con il Giubileo e le indulgenze. In altre città la chiese
impegnate nel dialogo ecumenico hanno deciso, con tristezza, di astenersi quest’anno dalle celebrazioni della Settimana
e di imporsi un «digiuno ecumenico» che serva a tutti come
tempo di riflessione, in vista
di una ripresa del dialogo con
maggiore chiarezza e un più
approfondito impegno.
(Huhrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Hadiouno «Culto evangelico» curata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia andata in
onda domenica 16 gennaio!
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IM Al rientro nel Rio de La Piata
«Gracias» pastore Cabrerà
Domenica 23 gennaio il pastore Miguel Angel Cabrerà e la sua
famiglia tornano in Uruguay, nella comunità di Frey Bentos, dopo due anni passati a Pomaretto. «È stata un’esperienza bellissima, soprattutto dal punto di vista umano - ha detto il pastore
Cabrerà — ci siamo sempre sentiti in famiglia e per questo vorrei
ancora ringraziare i fratelli e le sorelle della comunità». Quanto
al suo lavoro di pastore in Italia, Cabrerà ha sottolineato l’urgenza di riscoprire nelle nostre chiese l’importanza del «movimento» missionario dei primi valdesi, e della teologia che non sia
soltanto accademica ma sappia parlare alle persone. Miguel Angel e la moglie Lili aggiungono infine di essere contenti di tornare in Uruguay, ma di avere il «cuore diviso» per il dispiacere di
lasciare le persone conosciute qui alle Valli.
Sono attivi tutti gli impianti
A Frali si può sciare
Gli impianti sciistici a Frali, in vai Germanasca, sono tutti aperti. «La neve c’è ed è buona - dice Carlo Raviol, delle Seggiovie tredici laghi -. Là dove era insufficiente è stata sparata con i cannoni
e così possiamo garantire agli sciatori un buon fondo sciabile sia in
basso che in alto nel nostro comprensorio». La stagione però a Frali non sembra essere delle più felici con la metà delle presenze solite negli scorsi anni e anche nelle vacanze natalizie l’afflusso di
pubblico non è stato buono come in passato. «Domenica scorsa dice ancora Raviol - abbiamo avuto circa 300 presenze mentre solitamente in questa stagione ne contiamo il doppio. Il problema è
che quando c’è in giro la voce generale che non c’è neve sulle piste
si tende a essere pessimisti e a generalizzare non verificando il reale stato della neve nelle diverse località sciistiche».
Riforma
De
<1
I Fondato nel 1848
m Lo prevede la legge recentemente approvata sulle minoranze linguistiche in Italia
Francese, lingua da tutelare
I L'impiego nelle valli valdesi, fino olla metà del XX secolo, era regola negli atti amministrativi,
1 a scuola, al culto, nella vita di ogni giorno: si può andare adesso verso un suo rilancio?
MASSIMO GNONE
SI racconta di commerci e di contrabbando,
di sale ma non soltanto,
di «broue» coltivate a terrazzamenti, le bestie accompagnate lassù, attraverso il Colle della Croce
0 dell’Agnello e altri valichi innevati, poi nel vallone del Queyras o più a
sud, per visitare amici e
parenti quando Torino,
laggiù nella pianura pericolosa e infinita, era ben
più lontana di quanto fossero Guillestre e Gap dall’altra parte delle montagne. Una memoria comune; costruita con secoli di
storia, tempo di persecuzioni e lunghi viaggi. Una
lingua comune: il francese, senza dimenticare
l’occitano.
Fino a metà del XIX secolo nelle valli valdesi il
francese è la lingua amministrativa. usata nel culto
eneU’istruzione, negli atti
notarili ed ecclesiastici,
ma è anche la lingua usata
nelle relazioni con l’estero e, insieme con il patuà,
nei rapporti interpersonali e nelle famiglie. Foi il
francese si ammala con la
nascente Italia unita, l’italiano avanza inesorabile
e, durante il ventennio fascista, l’uso della lingua
transalpina muore sotto i
colpi delle misure di abolizione.
L’articolo 6 della Costituzione italiana, figlia
della Resistenza, prevede
la tutela delle minoranze
linguistiche, ma è soltanto cinquant’anni dopo,
con la legge 482 promulSata il 16 dicembre 1999,
che si dà avvio al reale riconoscimento. «Questa
lagge è stata approvata
dopo un iter di oltre
t'ant’anni - spiega Giam
Raduno al Colle della Croce
pierò Boschero, della vai
Varaita e fra i soci fondatori dell’associazione
Soulestrelh, di cui il prof.
Osvaldo Goìsson è presidente il Farlamento incaricò il defunto deputato
Loris Fortuna (padre della
legge sul divorzio, ndr.)
di fare un testo unico per
la tutela delle diverse minoranze italiane».
L’associazione, che fra
l’altro pubblica il periodico nouvel temp, si occupa
soprattutto dell’occitano,
ma anche della tutela del
francese: una lingua, aggiunge Boschero, che «è
importante per le valli
valdesi ma anche per
l’antico Delfinato, cioè le
(foto M. Gnone)
Che cosa prevede la legge
dalla Legge n. 482 del 15 dicembre 1999,
[...].
Art. 2
1. In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e
in armonia con i princìpi generali stabiliti dagli orSànismi europei internazionali, la Repubblica tutela
i® lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, caialane, germaniche, greche, slovene e croate e di
Snelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il
lulano, il ladino, l’occitano e il sardo.
Art. 3
ì. La delimitazione dell’ambito territoriale e subnoniunale in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente legge è adottata dal Consiglio provinciala. sentiti i Comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti nelle liale elettorali e residenti nei Comuni stessi, ovvero di
terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni. [...1
parti alte di vai Chisone,
■Varaita e Susa». Nel 1984
le Comunità montane di
vai Fellice, Chisone e
Germanasca e i Comuni
di Torre Fellice e Prarostino intervenirono sulla
questione con alcune deliberazioni. «La Costituente decise l’autonomia
della Val d’Aosta, ma non
quella delle valli valdesi:
gli abitanti non furono infatti uniti per chiedere
questa autonomia. Si arrivò poi alla stesura di un
articolo per la tutela del
territorio, poi allargata alle altre minoranze».
Quali sono le novità
della legge 482? «È un elenco molto ben fatto delle minoranze linguistiche
storiche; manca purtroppo la lingua rom, anche se
molte associazioni si sono
mobilitate. Sono tre i settori interessati: l’istruzione, la pubblica amministrazione e la televisione
Rai. Sarà normale, ad esempio, che i dipendenti
comunali conoscano l’occitano o il francese; per
quanto riguarda l’insegnamento scolastico la legge
è abbastanza vaga». Come
scrive il dott. Aldo Durand di Pinerolo, le disposizioni approvate sono
importanti per la cultura
delle nostre valli, ma la
tutela è a richiesta. «I vaidesi non si stanno muovendo - denuncia Boschero dimenticano forse la
storica e tradizionale
apertura verso l’Europa?»
Nei Comuni del Pinerolese
Aumenti per la
raccolta rifiuti
Le tariffe per la raccolta
rifiuti sono destinate, nel
prossimo futuro, ad aumentare in modo sensibile anche nel Pinerolese; in
effetti finora i cittadini
della nostra zona, serviti
dal consorzio Acea, hanno pagato una delle tariffe
più basse in assoluto. Oggi si pagano 70 lire al kg
di rifiuti smaltiti in discarica mentre altrove, nello
stesso Piemonte, si trovano tariffe di due o tre volte maggiori: nel Milanese
si pagano 300 lire al kg.
La politica fin qui condotta dalTAcea (che, giova ricordarlo, è un ente voluto
e controllato dai Comuni
del Pinerolese) è stata
quella di far pagare i costi
reali. Il consorzio gestisce
anche la distribuzione del
gas in diversi Comuni, la
depurazione e l’approvvigionamento idrico per
molti paesi. E il settore
gas ha fin qui coperto i disavanzi del settore acqua,
un’area con forti costi legati a numerosi interventi
di miglioramento delle reti di distribuzione.
Ma è sul settore rifiuti
che si addensano le nubi
più cupe: la discarica del
Torrione a Pinerolo potrà
essere utilizzata al massimo fino al 2003, poi sarà
completata (nel bacino pinerolese si producono annualmente 50.000 tonnellate di rifiuti e si prevede
nei prossimi anni un deciso aumento) e allora che
fare? Il consorzio ha da
tempo deciso di ricorrere
ad impianti di elevata tecnologia (finlandese) chiedendo a tutti cittadini lo
sforzo di differenziare già
partendo dalle singole case la frazione umida da
quella secca. Attraverso
successive selezioni e trattamenti si arriverà alla
produzione di un compost
«di qualità», e diuna polvere combustibile, portando in discarica solo il 10%
dei rifiuti prodotti. Ma
questa operazione ha costi
di impianto decisamente
elevati: proprio in questi
giorni i sindaci stanno discutendo di come affrontare il problema ma la strada
più probabile è quella
dell’aumento delle tariffe,
indicativamente del 50%.
¡CONTRAPPUNTO
ASPETTANDO
LE OLIMPIADI
PIERVALDO ROSTAN
L'importante
è progettare
strutture utilizzabili
dopo il 2006
Fra sei anni (per la precisione sabato 4 febbraio
2006) prenderanno il via le
ventesime Olimpiadi della
neve; sabato 5 febbraio di
quest’anno invece si insedierà il Comitato olimpico
che avrà in carico l’organizzazione dei Giochi. A
marzo, sarà la volta dell’agenzia per le Olimpiadi a cui seguiranno altre
commissioni,
comitati, nutriti gruppi di
lavoro. Dunque molti organismi per
guidare Torino e le sue valli verso l’awe- ■■■■■■
nimento, per individuare
con puntualità gli investimenti da fare, le strutture
da realizzare, partendo dai
2.000 miliardi più volte annunciati.
Di Olimpiadi se ne parla
ormai da diversi mesi, prima per la martellante campagna di promozione in
modo da conquistare la manifestazione, poi per la fase
di costituzione dei vari organismi. A dire il vero si ha
l’impressione che si sia lavorato molto di più nella fase di sostegno alla candidatura che dopo l’assegnazione dei Giochi all’inizio dell’estate. Infatti, dopo i toni
trionfalistici seguiti alla
scelta di Torino ai danni
dell’elvetica Sion, si è passato molto tempo a discutere sulla composizione dei
comitati al punto che al momento l’unico punto di certezza è rappresentato dalla
presidenza affidata all’attuale sindaco di Torino, Valentino Castellani. È inoltre
appurato che le valli non
saranno certo troppo rappresentate, ad esclusione di
Sestriere e, forse, Pragelato.
Ma non è questione di
geografia. L’importante
sarà mettere in campo le
migliori energie del territorio per progettare interventi duraturi, che possano essere davvero utili allo
sviluppo delle valli e non esaurire la loro funzione
con le due settimane dei
giochi. Questo sempre a
patto che il territorio possa
dire la sua e non si trovi
davanti soluzioni già preconfezionate sulle quali
possa in realtà aggiungere
ben poco. Abbiamo ancora
tutti ben presente il modo
con cui è stato confezionato il dossier di candidatura
(l’autostrada di Pinerolo
terminata. Torre Pellice
dalle caratteristiche case
con i rivestimenti in legno, a seguire il febbraio 2006.
il «naturale» inserimento
nel paesaggio del trampolino di Pragelato); elementi
che certo hanno conquistato voti in sede di Comitato
olimpico internazionale
ma che sono ben poco rispondenti al vero.
Pinerolo e la vai Pellice
reclamano almeno un girone olimpico di hockey: c’è
una storia e
una passione
alle spalle, ci
sono due impianti che se
adeguati possono rappresentare sedi
più che degne. Verrà
accolta questa istanza o vedremo nascere a Torino due impianti che poi nessuno vorrà e
potrà gestire a Giochi finiti? E Pragelato col suo
trampolino? Non sarebbe
stato meglio un pizzico di
umiltà in più e accettare
l’offerta di disputare non
lontana struttura sorta per
le Olimpiadi di Albertville
le gare di una disciplina
che conta in Italia pochissimi praticanti? Si pensa che
con la presenza del nuovo
trampolino nasca una così
forte voglia di lanciarsi nel
vuoto con gli sci da giustificarne la costruzione e da
pagarne la gestione?
E altri interrogativi si
possono a buon diritto porre sulle strutture di accoglienza; saranno cattedrali
nel deserto oppure opportunità utili per il rilancio di
un turismo intelligente sulle montagne pinerolesi?
La creazione di almeno
quattro organismi che
avranno titolo a pronunciarsi sulle opere e sugli interventi dovrebbe servire a
garantire il territorio; tutte
le istanze dovrebbero essere prese in considerazione.
Lasciateci almeno qualche
margine di dubbio. Un
dubbio che non è soltanto
legato all’imposizione di
standard e di stili che possono derivare dall’esterno;
l’isolamento in cui Sestrie
re ha vissuto i mondali di
sci del ’97 sono vicini per
averlo dimenticato, con i
parcheggi e le navette spes
so vuoti. Ma il problema di
fondo è anche quello di ve
rificare se le valli pinerolesi
saranno in grado, nel giro
di pochi mesi, di produrre
un progetto di sviluppo,
anzi di «autosviluppo», in
cui le risorse messe a disposizione per i Giochi siano utilizzate al meglio, pensando soprattutto agli anni
12
PAG. 12 RIFORMA
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Venerdì 21 gennaio 2000
Il mercato del venerdì a Torre Pellice dovrà essere spostato per i prossimi iavori nei centro storico
CAMBIA IL MERCATO DI TORRE PELLICE — Martedì 25 verrà presentata agli ambulanti aventi posto
fisso a Torre Pellice la proposta di modifica del
mercato del venerdì, un mercato che propone settimanalmente un centinaio di banchi, segno di vitalità e di buon andamento. «E una media di posti da
città di 20-25.000 abitanti e dunque conferma che
l'appuntamento del venerdì è frequentato anche da
gente di fuori», commenta l’assessore al Commercio, Enrietto. Quali le proposte di modifica? «Il settore ortofrutta in piazza Cavour deve essere risistemato togliendo i camion dalla provinciale e quindi
pensiamo di spostare i banchi verso il fondo della
piazza. Altro problema: l’accesso nella zona del
municipio oggi praticamente impossibile». C’è poi
un’altra incognita: dove sistemare tutti i banchi della zona centrale quando, fra pochi mesi, inizieranno i lavori di ristrutturazione del centro storico?
ANGROGNA: UNA MOZIONE SUL GIUBILEO — E
convocato per giovedì 20 alle 21 il Consiglio comunale di Angrogna; dovrà essere nominato, così come per molti altri Comuni della zona, il delegato
del sindaco in seno alla Comunità montana vai Pellice. Infatti sulla base delle vecchie normative il
sindaco era considerato membro d’ufficio della Comunità montana e l’eventuale delega era unicamente decisione del primo cittadino; ora non è più così
e il Consiglio deve pronunciarsi anche su questa
decisione. Ma la proposta più significativa è quella
di approvare una mozione che partendo dal Giubileo del 2000 punta la sua attenzione sul debito pubblico e sulla giustizia economica.
REFERENDUM DI INIZIATIVA POPOLARE A CUMLANA — A Cumiana è stata portata a termine con
successo la raccolta di firme per indire un referendum di iniziativa popolare sul Piano regolatore. Il
comitato spontaneo «CumianaCiPiaceCosì» ha raccolto più delle 717 firme necessarie per promuovere un referendum consultivo per il contenimento
delle grandi aree edilizie previste dal piano regolatore. I promotori lamentano infatti un’urbanizzazione eccessiva e ingiustificata, il danneggiamento irreversibile del paesaggio e la distruzione di risorse
storico-monumentali e naturali.
CINEMAMBIENTE IN VAL PELLICE — Cinema e ambiente si incontreranno la prossima settimana al cinema Trento di Torre Pellice in una iniziativa voluta
dalla Comunità montana vai Pellice in collaborazione con il «Cinemambiente», festival internazionale
di cinema e cultura ambientale. Vi saranno mattinate
per le scuole, il 27 e 28 gennaio ma nelle stesse date,
le serate saranno dedicate al pubblico: giovedì 27 il
tema sarà le conseguenze ambientali delle guerre
con proiezione di film sulla guerra del golfo e nell'ex
Jugoslavia; venerdì 28 serata dedicata a Vittorio De
Seta con una serie di cortometraggi sulla Sicilia, allora terra periferica e lontana dalla modernità.
LIBRETTI SANITARI; UN NUOVO AMBULATORIO
— Sono circa 8.000 gli alimentaristi del Pinerolese
che periodicamente chiedono il rinnovo del libretto
sanitario, un atto non solo burocratico ma che vuole essere, grazie alla particolare attenzione del nuovo responsabile dott. Falco, un’occasione di costante informazione e crescita del settore. L’Asl 10 ba
così deciso di aprire un nuovo ambulatorio, in via
Bignone 15/a, il mercoledì pomeriggio dalle 14.30
per andare incontro alle esigenze degli operatori
che chiudono i negozi proprio in quel pomeriggio.
VENERDÌ ECLISSE DI LUNA — L’eclisse totale di
Luna del 21 gennaio 2000 è da seguire con particolare attenzione perché sarà l’unica eclisse dell'anno
visibile in Italia. L’inizio eclisse (ingresso della Luna nell'ombra della Terra) è previsto per le ore 4,01;
l’inizio totalità si avrà alle ore 5,05, il massimo della totalità alle 5,43. L'eclisse (uscita della Luna
dall’ombra) terminerà alle ore 7,25.
CONCERTO UNITRÈ — Atmosfera natalizia il 21 dicembre quando il duo Gershwin ha offerto un concerto di fine anno all’Unitrè di Torre Pellice. Le
danze di Brahms, composizioni per pianoforte a
quattro mani hanno evidenziato il tocco forte e incisivo. leggero e appassionato dei giovani artisti.
Allo stesso modo le presentazioni di brani di Liszt e
Mozart hanno strappato convinti applausi fino ai
bis finali di canzoni natalizie.
RADIO BECKWITH — Il nuovo ciclo di appuntamenti
con la casa editrice Alzani è previsto per venerdì 21
gennaio, ore 17,15, con la partecipazione di Angela
Trabucco; conduce Gianmario Gillio. La trasmissione della Giov riprende invece lunedì 24, ore 16,30
gennaio con la partecipazione di Franca Coisson.
CASA DELLE DIACONESSE - TORRE PELLICE
All’ultima pubblicazione dei doni ricevuti dalla Ca
sa delle diaconesse di Torre Pellice (1°.3.1999
- 30.11.99), la Casa stessa deve aggiungere ai donatori
Elda Lageard, Torre Pellice (£ 500.000); inoltre il dono
di £ 1.000.000 proveniente da E.C.. G.E.M. di Cross
Villars non era in memoria di Bianca Prochet, ma a favore della Casa.
Incontro tra la vai Pellice e la Provincia
Migliorare la viabilità
MASSIMO GNOME
La strada tutta curve
che sale a Rorà è coperta da uno strato sottile
di sabbia, di quella usata
perché sull’asfalto bagnato non si formi il ghiaccio.
Cerchiamo Giorgio Odetto, sindaco di Rorà e, appunto, assessore alla Viabilità pianificazione e assetto idrogeologico della
Comunità montana vai
Pellice. Ci sta aspettando
al municipio.
Lunedì 10 gennaio la
giunta si è incontrata per
una riunione voluta da
Marco Bellion, assessore
all’Agricoltura e montagna della Provincia di Torino: «All’assessore Ponzetto, che in Provincia si
occupa di viabilità, —
spiega Odetto — abbiamo
presentato un pacchetto
di interventi per migliorare la condizione delle
strade della nostra valle:
una prima parte riguarda
il breve periodo e non
comporta investimenti
particolarmente gravosi».
Le opere toccano ovviamente le strade provinciali: a Bricherasio, dove si
vorrebbe realizzare una
nuova rotonda al bivio
per Garzigliana; a Bibiana,
sulla strada per Lusernetta; a Luserna San Giovanni, con un’altra rotonda
all’incrocio di Pralafera; a
Torre Pellice, dove si richiede una soluzione per
l’incrocio della provinciale con via Roma e la possibilità di rallentare il
traffico fra l’hotel Gilly e
l’ospedale valdese; a Villar Pellice con l’ampliamento del ponte di accesso a valle del paese e con
la sistemazione della strada neirindiritto; a Bobbio
Pellice, dove si pensa di
La rotonda di Bricherasio
risistemare la strada per
Villanova; a Rorà, con la
sistemazione di alcuni
muretti di sostegno.
«Altro discorso va fatto
per le grandi opere - continua Giorgio Odetto -: si
tratta di lavori decisamente più onerosi e quindi
più difficili da ottenere».
Un ruolo importante sembra giocarlo il Patto territoriale per lo sviluppo del
Pinerolese; la circonvallazione di Bibiana è stata
inserita a buon diritto:
«La proposta di utilizzare
il corso della vecchia ferrovia per Barge è stata abbandonata, ma certamente
il passaggio delle auto nel
centro abitato costituisce
ancora un problema molto
serio». Altro problema è
rappresentato dal transito
dei mezzi pesanti provenienti dalle cave nel centro di Luserna: è prevista
una variante sulla sinistra
orografica che, partendo a
valle del cimitero, vada a
ricongiungersi dopo il
ponte del Pellice. Villar
W. Programma di ripopolamento
Dal Veneto i cervi
per la vai Pellice
Arriveranno da Tarvisio,
in Veneto, i cervi che il
Comprensorio To-1 prevede di inserire nel territorio
della vai Pellice secondo
un programma di reintroduzione nella valle di questa specie che va ad affiancarsi ai programmi di ripopolamento avvenuti in
passato nelle vallate vicine
del Chisone e del Po.
Lo studio di fattibilità
del progetto, presentato a
fine dicembre e condotto
dal tecnico faunistico Andrea Buffa (tragicamente
scomparso recentemente)
e da Pier Giuseppe Meneguz, tecnico del dipartimento produzioni animali, epidemiologia ed ecologia di Grugllasco, tenendo
conto di diverse variabili
ha individuato come luogo migliore per l'iniziale
reintroduzione il territorio
del Comune di Angrogna
che presenta un patrimonio boschivo e di pascolo
adatto a questi animali. La
gestione futura poi del numero di capi presenti parrebbe ])resentarsi anche
più facile in territorio angrognino per gli estensori
del progetto rispetto a territori come quelli di Bobbio Pellice, anch’esso fra i
candidati come sito di
reintroduzione per le sue
qualità ambientali. t:he
però «comprende parte
dell'Oasi naturalistica del
Barant al cui interno la gestione venatoria della specie è vietata co.sa che invece è condizione irrinunciabile nella gestione di
una popolazione di cervi». L’amministrazione di
Angrogna per altro non si
è ancora espressa in meri
ha inserito nella variante
al piano regolatore attuale
la realizzazione di una
propria circonvallazione.
«Ci sono anche altre richieste - dice ancora l’assessore -: proposte che
riguardano le strade di
montagna e di rilevanza
turistica. Pensiamo all’anello Bobbio-Barant-Barbara-Pra e alla strada di
Angrogna che sale da San
Lorenzo alla Vaccera. C’è
poi la strada delle cave di
Mugniva che con gli autocarri sta diventando sempre più pericolosa». Per
quest’ultima si punterebbe a una convenzione per
un accordo di gestione fra
i Comuni di Rorà, Bagnolo e Luserna, le Province
di Torino e Cuneo e le ditte interessate. «Anche la
strada nel fondovalle di
Angrogna è in cattive condizioni - ricorda Odetto
-: abbiamo chiesto un aiuto alla Provincia anche se
è difficile che questo tratto di strada sia riconosciuto come provinciale».
to ufficialmente anche se
«in generale l'idea non
sembra suscitare euforia
in paese» come ci dicono
in Comune.
Alla reintroduzione co
munque seguiranno controlli e monitoraggi degli
animali attraverso l'uso
anche di radiocollari. Fin
dall’inizio lo studio condotto dai due tecnici ha
anche tenuto conto della
possibile convivenza sullo stesso territorio dei cervi con gli animali domestici giungendo alla conclusione che essendo assente in valle il pascolo
dei bovini in bosco questi
non costituiscono un fattore di disturbo per una
eventuale colonia di cervi
che d'altra parte a quanto
conosciuto non trasmettono malattie infettive agli
animali domestici. Quindi
una convivenza possibile
che fa ben sperare i promotori delTiniziativa anche sulla collaborazione
degli allevatori, categoria
che in altre zone non si è
dimostrata sempre ben disposta nei confronti di
reintroduzioni ebe possono portare a competizioni
alimentari tra animali selvatici e domestici.
E 2“ corso
«Giovani
e politica»
Giunto al secondo anno,
«Giovani e politica», il
Corso di formazione e
informazione su temi di
politica istituzionale,
coordinato dal sen. Elvio
Passone e nato per contrastare la disaffezione dei
cittadini alla politica, si
tiene a Pinerolo e ha per
tema «La politica e le
aspettative dei giovani».
Ecco i prossimi appuntamenti. Per il ciclo sul lavoro, venerdì 21 gennaio
alle ore 17, nel Salone dei
cavalieri in viale Giolitti 7,
il prof. Gianni Balcet parla
su «Se l’industria si fa globale. quale futuro per il lavoro?»; venerdì 4 febbraio
alle 17, Salone dei cavalieri, sarà la volta del sen.
Giancarlo Tappare su «Le
politiche attive per il lavoro: i nuovi istituti e il loro
funzionamento», e venerdì
18 febbraio del sociologo
Bruno Manghi su «Come i
giovani si adattano alla
nuova situazione in tema
di lavoro», sempre alle 17
nel Salone dei cavalieri.
Per il ciclo «L'istruzione e
la formazione», venerdì
25 febbraio alle 17 nel Salone dei cavalieri. Fon.
Chiara Acciarini parlerà
della «Scuola alla prova
della riforma», venerdì 3
marzo alle 17 nel Salone
dei cavalieri, Ludovico
Albert, responsabile del
sistema educativo del Comune di Torino, affronterà «La formazione integrata superiore» e infine
venerdì 10 marzo alle 17
il prof. Nicola Tranfaglia
concluderà, sempre nel
.Salone dei cavalieri, con
una relazione su «La riforma degli atenei».
Pinerolo; la crisi della Beloit
Verso un piano
di ristrutturazione
DAVIDE ROSSO
CONTINUA l’attesa dei
lavoratori della Beloit
Italia di Pinerolo. Dopo
che l’azienda aveva comunicato, mesi fa ormai, la
decisione prima di un ridimensionamento degli
stabilimenti italiani e poi
della messa in liquidazione degli stessi, il Consiglio di amministrazione
italiano dell’azienda pinerolese che produce macchine da cartiera, e che
appartiene a una multinazionale americana, in una
riunione tenutasi il 12
gennaio ha ribadito ufficialmente l’intenzione di
vendere della casa madre
americana; la vendita riguarderebbe sia gli stabilimenti italiani che quelli
americani per i quali vi
sarebbero già state anche
delle offerte. I sindacati
intanto hanno ottenuto
una proroga fino al 18 del
mese ai licenziamenti che
sarebbero dovuti seguire
alla fine della procedura
di mobilità prevista per il
12. Data che è stata poi
prorogata ulteriormente
fino al 25 di gennaio cosa
che da un po’ di respiro ai
lavoratori e dovrebbe permettere di avere più tempo per le trattative.
Il 17 si è riunito in prefettura a Torino il tavolo
di crisi per la Beloit che
fra i soggetti partecipanti
vede il ministero del Lavoro oltre ai sindacati, ai
parlamentari locali, ai
rappresentanti dell’azien
da e dei lavoratori e al
sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero. Nel corso
dell’incontro i rappresentanti della Beloit «si sono
impegnati - dice Barbero
- a presentare entro il 25
gennaio un piano industriale di ristrutturazione
degli stabilimenti pinerolesi, che andrà concordato
con l’eventuale acquirente, finalizzato alla richiesta di concessione della
cassa integrazione straordinaria come alternativa
alla mobilità». E già un risultato anche se quel che
sembra emergere comunque è che la situazione è
ancora in una fase di studio con la proprietà disposta a vendere e con i
due gruppi della Valmet,
finlandese, e della Mitsubisci, giapponese, pronti
ad acquistare tutto il pacchetto italiano. Nel mezzo
una terza proposta avanzata dal gruppo che fa capo all’industriale di Domodossola Nugo, vista come migliore dai sindacati,
che però non sembra avere abbastanza liquidità
per poter rilevare l’azienda e intanto i sindacati e
i lavoratori ovviamente
chiedono garanzie temendo soprattutto che la vendita ai finlandesi significhi lo smantellamento
della produzione a Pinerolo con ovvie ricadute
occupazionali. I partecipanti alla riunione si sono
dati appuntamento comunque per il 24 gennaio
per un nuovo incontro.
Ministro del Lavoro a Pinerolo
Salvi: quale lavoro
per i giovani?
FEDERICA TOURN
«
OGGI computer e
inglese sono quel
lo che un tempo era leggere, scrivere e far di conto»: così il ministro del
Lavoro, Cesare Salvi, ha
voluto sintetizzare i cambiamenti nel mondo del
lavoro e soprattutto lo
stretto legame fra occupazione e istruzione.
Intervenuto lo scorso 14
gennaio al primo incontro
di «Giovani e politica», il
corso di formazione e
informazione su temi di
politica istituzionale coordinato dal sen. Elvio Passone, il ministro Salvi ha
affrontato il tema che gli
era stato affidato («I giovani e il lavoro: gli impegni di oggi, gli scenari di
domani») sottolineando
l’importanza fondamentale che la formazione ha
assunto per il lavoratore.
Formazione scolastica generale (in questo senso il
ministro ha rassicurato i
laureati, che dovrebbero
trovare più facilmente impiego degli altri), formazione specifica nel settore
lavorativo scelto e infine
formazione continua, indispensabile in uno scenario sempre più dominato dalla flessibilità.
E infatti sempre più difficile trovare il posto fisso
che dura tutta la vita, e
bisogna quindi attrezzarsi
a cambiare occiqjazione e
reagire positivamente alle
novità. Sempre più frequente è il ricorso a forme
di lavoro parasubordinato, mentre diminuiscono
gli impieghi a tempo pieno o indeterminato. Queste nuove figure lavorative non rispondono necessariamente a uno stato di
precarietà, ha spiegato il
ministro .Salvi, ma certo è
necessario che siano garantite perché non diven
tino fonte di discriminazione o sfruttamento:
«Dobbiamo costruire una
moderna politica della
flessibilità che tuteli la
parte debole del contratto
lavorativo», ha precisato il
ministro, che si è pronunciato chiaramente contro
la deregolamentazione dei
rapporti di lavoro.
«Licenziare non crea
occupazione - ha ])oi aggiunto Salvi - bisogna invece dare incentivi alle
aziende perebé garantiscano posti di lavoro stabili». La politica deve
quindi promuovere sviluppo che crei oe:cupazione dove serve, e quindi in
particolare al Sud. dove la
percentuale dei disoccupati raggiunge il 20-30%
della popolazione. Il mi'
nistro, che aveva appena
avuto un incontro con i
lavoratori della Beloit. ha
poi messo in evidenza i
pericoli della globalizzazione che può portare, come è successo a Pinerolo.
alla chiusura di un'azienda sana per calcoli d’oltreoceano. Ma la concorrenza economica, come ha
sottolineato bene il sen.
Fassone. non dovrebbe
mai concernere la vita dei
lavoratori, e - ha aggiunto
Salvi - lo stato deve in
ogni caso farsi (,:arico eij
coloro che sono esclusi dal
processo di svilupjK).
Disoccupazione (in Ha
lia il tasso è dell't 1%). In
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realtà problematiche che
devono avere una ris])osta
a livello europeo. In quo
sto quadro, è realistico
porsi l’obiettivo del pieno
impiego? «Se per pieno
impiego non intendiamo n
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di essere aiutati a trovarno
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(Venerdì 21 gennaio 2000
— E Eco Delle Iàlli ^ldesi
A colloquio con Paolo GardioI, presidente del Comitato luoghi storici
Un progetto per rilanciare la Gianavella
PAG. 13 RIFORMA
FEDERICA TOURN
Molti ì progetti e le
iniziative già in via
jji realizzazione del comitato per i luoghi storici,
che su incarico della Taiiirola valdese si occupa
'i|elle opere che hanno rilevanza storica (Chanfojan, Gianavella, Collegio
dei barba, Ghieisa d’ia tana, Sibaud, Rocciamapeud) e, più in generale,
rappresenta i luoghi storiai, anche privati, delle
due valli. Di queste località, il comitato ha fatto di
recente un censimento,
come i lettori de L'eco delle valli sapranno se hanno
seguito la rubrica «I luoghi della memoria» curata
da Marco Rostan e pubblicata nei mesi scorsi.
'E ora ecco che cosa si
sta muovendo. Innanzitutto la Gianavella: grazie a
una convenzione con la
Comunità montana vai
Pellice su finanziamento
paritetico con la Regione
(in tutto 13 milioni, per
una spesa globale di 16
milioni), si stanno realizzando dei percorsi didattici storico-ambientali nel
bosco adiacente. «Si tratta
di pulire i 4 ettari del bosco bruciato nell’incendio
di due anni fa e impiantare un arboreto con specie
caratteristiche della vai
Pellice, anche con alberi
da vigna, per ricostruire
l’ambiente dell’epoca di
Gianavello», spiega Paolo
GardioI, presidente del
comitato per i luoghi storici. La Gianavella è poi
protagonista di un progetto di più di 400 milioni,
inserito nei Patti territoriali, che prevede la trasformazione della casa in
una struttura capace di
accogliere 24 posti letto,
da destinare a un pro
gramma di educazione
ambientale per le scuole,
che potrebbe avvalersi di
diversi strumenti (il progetto è molto dettagliato e
prevede, tra l’altro, anche
la messa in funzione del
forno per mostrare come
si faceva il pane), oltre
che dei percorsi didattici
predisposti nel bosco.
D’estate, la casa sarebbe
messa a disposizione di
gruppi autogestiti (oltre
alla foresteria, saranno
messi a posto anche due
minialloggi, uno per famiglie e uno per il custode).
Infine, là dove ora c’è soltanto il «buco» scavato
nella roccia, si sta pensando a uno spazio museale
dedicato alla figura di
Giosuè Gianavello, non
solo condottiero ma anche
uomo di fede e contadino.
Un altro progetto impegnativo riguarda il Collegio dei barba, anche que
sto presentato nell’ambito
dei Patti territoriali. L’idea è quella di legare il
Coulege, la Rocciaglia e il
tempio di Pradeltorno in
un’unica struttura disponibile per persone che desiderano approfondire
«una ricerca di tipo spirituale». «Sia chiaro però
che si tratta di ripercorrere l’itinerario spirituale
dei barba - spiega GardioI
- quindi noi non offriamo
misticismo ma studi biblici». I gruppi interessati
non saranno autogestiti
ma seguiti da un animatore teologico che li accompagnerà nello studio e
nella conoscenza dei luoghi; si studierà nei focali
ristrutturati del Coulege,
si dormirà e mangerà alla
foresteria di Pradeltorno e
si parteciperà al culto nel
tempio. Nel Collegio dei
Barba, inoltre, verrà allestito uno spazio museale.
sistemando anche le altre
stanze ora non agibili.
Tra le iniziative già in
corso, c’è invece la risistemazione del percorso che
porta alla Ghieisa d’ia tana, che era disagevole soprattutto per le persone
anziane: più della metà è
già stato messo a posto,
con la sistemazione di
nuovi mancorrenti e la ripulitura dei sentieri. Infine, si stanno facendo dei
cartelli indicatori da collocare in posti di rilievo
(Serre, Rocciamaneud,
vallone degli Invincibili,
solo per dirne alcuni), in
cui il turista possa trovare
un minimo di indicazione
storica sui luoghi che sta
visitando.
Per chi invece vuole navigare fra i luoghi storici
stando a casa, esiste un sito Internet aggiornato,
all’indirizzo www.geocities.com/luoghistorici.
Il Un progetto in esame alla Comunità montana valli Chisone e Germanasca
San Germano: un ecomuseo fra natura e lavoro
DAVIDE ROSSO
^ "P ARTE dal concetto
\\Jr francese di creare
una “rete di scambio” fra
operatori invece che da un
tema specifico» il progetto
di un ecomuseo allo studio della Comunità montana delle valli Chisone e
Germanasca che dovrebbe
essere presentato alla Regione entro la fine di gennaio. L’iniziativa, in preparazione da alcuni mesi,
raccoglie vari enti, associazioni e privati delle
due valli intorno all’idea
di un progetto comune di
sviluppo turistico del territorio offrendo un pacchetto organizzato di visita ai musei, ai siti e alle
località di interesse culturale della zona ma anche
una migliore offerta in termini di comunicazione e
di accoglienza ai visitatoti. Un progetto insomma
che nelle parole di Gino
Barai, direttore dell’area
tecnica della Comunità
montana, «mira a mettere
in “rete” gli operatori culturali ma anche i produttori e gli enti locali del
territorio lavorando tutti
insieme su un’iniziativa
comune che punta allo
sviluppo del territorio».
Un progetto ambizioso
che se verrà approvato, il
condizionale è d’obbligo
visto che la Regione sembra più propensa in questi
tempi ad approvare progetti di ecomusei incentrati su tematiche precise,
prevede la costituzione
tra l’altro di una sede operativa a Perosa, l’assunzione di un coordinatore a
tempo pieno e la costituzione di un comitato
scientifico. Allo stato attuale, mentre i responsabili stanno approntando il
piano definitivo da pre
sentare in Regione, gli
aderenti al progetto continuano il loro giro orientativo nelle diverse realtà
culturali e produttive della zona per conoscere e
approfondire meglio le tematiche affrontate dalle
varie realtà valligiane.
L’ultimo di questa serie di
incontri (in precedenza
erano stati visitati il centro di soggiorno di Pracatinat in alta vai Chisone e
il museo «Abitare in valle» della ditta Paure di Pinasca) si è svolto a San
Germano dove il sindaco,
Clara Bounous, ha accompagnato i visitatori sia
nelle sale del museo valdese sia all’interno del
parco della villa Widemann.
Le due realtà sia pure di
proprietà differenti, la prima valdese (il museo è di
proprietà del Concistoro
della Chiesa valdese di
San Germano ma è gestito
dal Centro culturale di
Torre Pellice) la seconda
comunale, vengono in
qualche modo a integrarsi
sia nel progetto di recupero dell’intera area a cui
appartengono sia soprattutto nell’intento di non
disperdere il ricordo lavorativo e culturale legato
all’ex-cotonificio Widemann di San Germano. Il
museo, che è nato nell’85,
dopo un lungo lavoro soprattutto volontario di
raccolta e di organizzazione del materiale, è caratterizzato sostanzialmente
dal lavoro femminile così
come veniva svolto un
tempo nei campi, in casa
e nell’industria locale, il
cotonificio.
Il progetto del parco
della villa Widemann invece, che è in via di preparazione, prevede l’inserimento del terreno della
villa all’interno di un
percorso naturalistico circolare che da San Germano dovrebbe portare al
bacino di Villar Perosa e
dovrebbe essere incentrato sull’eco-sistema torrente e attraverserebbe oltre
che il parco (che purtroppo è stato in parte danneggiato dal forte vento
di qualche settimana fa)
anche campi e borgate costeggiando il torrente
Chisone. Due realtà differenti quindi ma che si integrano vicendevolmente
mantenendo ovviamente
ognuna la propria identità e la propria indipendenza proprio come nelle
intenzioni dell’ecomuseo
che a queste due realtà
potrebbe aggiungerne altre come lo Scopriminiera e il Forte di Fenestrelle
o il centro di soggiorno di
Pracatinat o ancora i prodotti tipici locali.
" Lettera ó\ un pastore valdese al vescovo di Pinerolo Debernardi
L'anno giubilare come cammino verso la conversione
ALBERTO TACCIA
Desidero esprimere
la mia gratitudine e il
mio compiacimento al vescovo di Pinerolo. Pier
Giorgio Debernardi, per la
bella «lettera pastorale»
del Natal e scorso, di cui
ho avuto conoscenza, quasi per caso, in questi giorni. Il linguaggio e diverse
Espressioni non possono
che essere quelle di un
Vescovo cattolico che, qua
E là, possono apparire oStiche a un lettore evangelico. Ma i contenuti appaiono espressione di una
profonda autenticità di fede e della volontà di comunicare l'essenziale che
b il costante riferimento a
Gristo e alla sua Parola.
La lettera non poteva
UVviamento ignorare FanIo giubilare che. per la
chiesa romana, stava iniCifiUdo proprio nel giorno
di Natale. A questo proposito il vest:ovo esprime riconoscenza per «le confusioni raggiunte nell’ulumo Sinodo della Chiesa
l'Eldese e melodista circa
JE distinzione Ira il giubilo biblico. i duemila anni
dàlia nascita di Cristo e
*Anno Santo della Chiesa
Càttolica». Da (pii la più
RADIO
BECKWITH
evangelica
f^9l .2(X)-96.550
che mai necessaria esortazione alla vigilanza «perché questo evento non si
riduca a una serie di celebrazioni... e la macchina
organizzativa non metta
in ombra la dimensione
spirituale». Gli elementi
centrali della celebrazione
dovranno convergere su
«un deciso cammino di
conversione», centrato su
Cristo, Figlio di Dio incarnato tra di noi, sull’amore
infinito di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e sulla
nostra risposta all’amore
di Dio «testimoniando la
parabola del buon samaritano nei confronti dei tanti feriti della vita».
La lettera riprende in
alcuni capitoli i temi enunciati. La riflessione su
Cristo, parte dalla domanda di Gesù: «Chi dite voi
che io sia?». Lo stesso tema scelto dalla Federazione evangelica italiana per
la Settimana della libertà,
intorno al 17 febbraio. Tema fondamentale dunque,
che varrebbe veramente la
pena di una riflessione
comune, per la sfida che
questa domanda rappresenta oggi per tutti i cristiani.
Per quanto concerne
l'anno giubilare, il documento episcopale riferisco
i testi di Lev. 25, Isaia 61 e
Luca 4, dove l’«oggi di
Dio» è annuncio di liberazione e di perdono. Sono
gli stessi testi presenti nel
documento della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: «L'utopia
di Dio, la sfida del giubileo biblico», esplicitamente ricordato nella lettera
pastorale. Ecco un altro
spunto di riflessione nella
comune esigenza di affermare la giustizia, la libertà
e la pace tra i popoli, «così deve fare la comunità
cristiana se vuole essere
coscienza critica di questa
umanità che ha un continuo bisogno di annuncio
di giustizia e fraternità».
Altri spunti di notevole
valore riguardano la centralità della parola di Dio,
non solo nella chiesa ma
nella vita e nella famiglia,
per una lettura assidua e
continuata della Scrittura
(che dire di una condivisione ecumenica di Un
giorno, una Parola?). Particolarmente efficace il riferimento alle famiglie dei
«segni del giubileo»: la
«porla aperta» delle nostre
case come segno di accoglienza e testimonianza a
Gesù che ha detto: Io sono
la porta, la via, la verità, la
vita. 11 «pellegrinaggio»
verso il Cristo presente
nella persona dei sofferenti, «un viaggio che si può
compiere all’interno della
famiglia stessa e tra famiglie vicine, specie là dove
ci sono ferite e dolori profondi». A questo riguardo
è particolarmente toccante l’applicazione della parabola del buon samaritano «che non sale al tempio per pregare», ma scende a Gerico, sulla strada
ove incontra «le sofferenze umane e i feriti della
vita». Da qui un puntuale
appello al servizio del volontariato, in particolare
«per un servizio di assistenza domiciliare alle
persone anziane e in difficoltà», con riferimento diretto all’iniziativa della
Caritas diocesana che, con
l’Avass (Associazione volontari assistenza sociosanitaria), organizza a tal
fine, tra le parrocchie, un
corso di formazione.
Con mano particolarmente leggera viene affrontato il problema delle
indulgenze, «sapendo che
la teologia e la prassi dell’indulgenza fa difficoltà
ai fratelli e alle sorelle appartenenti alle chiese evangeliche». L’applicazione delle indulgenze può
«dare adito a interpretazioni e pratiche fuorvienti. E siamo noi i primi oggi
a vergognarci della frase
con cui il predicatore Tetzel annunciava le indulgenze in Germania». E noi
potremo aggiungere che il
senso di vergogna deve
estendersi anche al mercato indulgenziale di papa
Leone X bisognoso di denaro per dare pieno splendore alla Basilica di San
Pietro a Roma. Operazione
che fu causa prima della
riforma religiosa del ’500!
Ma afferma la lettera:
«Dobbiamo essere grati alle chiese della Riforma, in
particolare alla Chiesa valdese, perché con le loro
osservazioni critiche e fraterne insieme ci hanno
aiutati a purificare la pras
si ecclesiale dell’indulgenza. Le indulgenze non
sono delle “cose”. Non si
può ridurre a contabilità
la misericordia di Dio.
Non si tratta di uno sconto, ma di un impegno generoso e radicale di conversione, tutto posto sotto
il segno della Graziai».
E ancora, «riconoscendo con coraggio e umiltà
le mancanze compiute
nella nostra Chiesa cattolica pinerolese, in particolare nei confronti della
Chiesa valdese... vogliamo
camminare fraternamente
insieme, elaborando iniziative di evangelizzazione, valorizzando momento di preghiera comune,
collaborando per progetti
di solidarietà». Proposta
da discutere e da non lasciare cadere e che può
costituire la base per la ripresa di un dialogo efficace, nella reciproca disponibilità all’ascolto, nella
ricerca comune dell'unica
verità che è Cristo.
Non possiamo tuttavia
osservare che questo
scritto, che apprezziamo
per lo spirito che l’ha guidalo, rende ancora più
stridente il confronto con
la visibile spettacolarità
del potere ecclesiastico
romano che. neH'Anno
Santo, esprime la realtà di
una chiesa che a noi appare in tutta la sua estraneità e in cui sembrano
perdersi e annegare le
espressioni e le esortazioni evangeliche che pure
vengono pronunciate.
NELLE CHIESE VALDESI
MONITORI E MONTTRICI1“ CIRCUITO — Sabato 22
gennaio, alle 16.30, a Torre Pellice: incontro dei
monitori e delle monitrici del 1“ circuito.
l** CIRCUITO — Venerdì 28 gennaio, alle 20,30 a Luserna San Giovanni, incontro teologico introdotto
dal past. Fulvio Ferrario sul tema «Conciliarità della
Ghiesa. Quale modello? Quale unità dei cristiani?».
3“ CIRCUITO — La prossima assemblea di circuito si
terrà venerdì 28 gennaio, alle 20,30, a Chiotti, con
un intervento di Alida Long, che parlerà della Ciov;
inoltre vi sarà l’elezione del Consiglio di circuito.
ANGROGNA — Giovedì 20 gennaio, alla Scuola grande, alle 21, incontro su «Perché la sofferenza?», con
il pastore Gianni Genre. Martedì 25 gennaio, alle
20.30, riunione quartierale alla borgata Jourdan.
Giovedì 27 gennaio^alle 16,30, culto all’ospedale di
Torre Pellice, a cura della comunità di Angrogna.
BOBBIO PELLICE — Domenica 23 gennaio, culto in
francese. Martedì 25 gennaio, alle 15, riunione quartierale all’Inverso.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 21 riunione
quartierale a Boer-Priorato; lunedì 24, a Bricherasio,
martedì 25 alle Vigne, mercoledì 26 ai Peyrot; tutte
le riunioni si svolgeranno alle 20,30. Domenica 23,
alle 10, assemblea di chiesa sulle finanze; alle 15 incontro dell’Unione femminile.
MASSELLO — Mercoledì 26 gennaio, alle 14, riunione quartierale al Roherso.
POMARETTO — Venerdì 21 gennaio, incontro
dell’Unione femminile dell’Inverso. Mercoledì 26
gennaio, riunione quartierale a Pomaretto, alle
20.30,
PRAMOLLO — Martedì 25 gennaio riunione quartierale a Ruata, alle 20; giovedì 27, alle 20, riunione
quartierale ai Pellenchi.
PRAROSTINO — Domenica 23 gennaio, alle 9, culto
al Roc; alle 10,30, culto a Roccapiatta, a casa di Graziella Gallina, borgata Chiarvetto.
RORÀ — Giovedì 20 gennaio ha luogo il secondo incontro mensile organizzato dal Goncistoro al Bric.
SAN SECONDO — Alle 15 di venerdì 21 gennaio, la
Ffevm organizza la presentazione del libro di Piera
Egidi «Voci di donne»; sarà presente l’autrice.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 25
gennaio ai Simound, mercoledì 26 ai Bouissa, venerdì 28 agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Sabato 22 gennaio, alla casa Miramonti, incontro con due amici della chiesa di Pomaretto, che presenteranno diapositive sulla Polinesia. Martedì 25 gennaio, riunione all’Inverso.
■VILLAR PEROSA — Riunioni di famiglia e quartierali: giovedì 20 gennaio, alle 14,30, a Chianaviere, alle
20.30, a Tupini, martedì 25 a Municipio.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 20 gennaio, alle 14,30, a Trossieri, alle 20, a Villasecca.
Dopo il Rimpatrio
La colletta
BRUNO BELUON
Quando sì pensa ai vari momenti del culto, appare oggi evidente che non può mancare quella che
abitualmente si chiama la «colletta». In realtà sarebbe
più corretto chiamarla «raccolta delle offerte», per
non confondere questo momento particolare con una
delle preghiere che accompagnano la lettura biblica,
che appunto nei trattati di liturgica viene definita
«colletta».
In realtà non è sempre stato così, e la raccolta delle
offerte era, nella tradizione delle chiese valdesi, legata
agli otto culti annuali in cui veniva celebrata la cena
del Signore. Allora era consuetudine depositare la
propria offerta sul tavolo della Santa Cena e questa offerta veniva usata per la diaconia della chiesa locale,
insieme alle eventuali rendite di capitali o immobili
di cui la borsa dei poveri era dotata.
Già ben prima dell’introduzione di una raccolta abituale, a ogni culto, era presente la possibilità di raccolta con scopi particolari, che si situavano quindi al di
fuori della consuetudine. Un esempio in tal senso ci
viene dal Sinodo del 1695, in cui l’assemblea sinodale,
su sollecitazione del Concistoro di Berna, indice una
«colletta in tutte le chiese» a favore dei «fratelli che sono sulle galere». Merita di essere sottolineata la solidarietà internazionale a favore di questi prigionieri del re
di Francia. Da un lato vi sono le pressioni diplomatiche tendenti a ottenerne la liberazione, ma nel frattempo (o non avendo molta fiducia nel buon esito di tali
pressioni, conoscendo lo spirito di Luigi XIV) si invitano tutte le chiese a raccogliere qualche somma di denaro per poter alleviare la loro triste sorte. La chiesa di
Berna è particolarmente sensibile alla solidarietà internazionale e i valdesi ne hanno fatto la diretta esperienza al momento del loro esilio nel 1686 e la rifaranno
quegli esuli che nel 1698 dovranno, in quanto sudditi o
ex sudditi del Re Sole, abbandonare le loro terre e cercamio rifugio in Germania attraversare la Svizzera.
D’altra parte il Sinodo sa anche che una «colletta»
per dare buoni risultati deve essere fatta conoscere in
anticipo, in modo che coloro che frequentano il culto
abbiano la possibilità di provvedersi del denaro necessario e anche di «preparare» la loro generosità. Così il Sinodo prescrive che ogni assemblea cultuale dovrà essere informata dal pastore una settimana prima
della data fissata per la raccolta.
Il Sinodo incarica inoltre la Tavola di rispondere alla lettere inviata dai bernesi, evidentemente per informarli della «colletta» che si sta per fare e per mantenere quei rapporti di solidarietà internazionale che
sono così preziosi in quell’epoca. Ne è indice anche il
fatto che a quello stesso Sinodo sono ammessi, con
voce deliberativa, il pastore delle legazioni protestanti
a Torino e un diacono del Concistoro della chiesa che
si riunisce intorno a esse. Anche qui, la Tavola è incaricata di ringraziare l’ambasciatore inglese a Torino
per la considerazione in cui è tenuto il piccolo Sinodo
delle chiese valdesi.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yallì moEsi
GLI SPORT
Hockey ghiaccio
Quando questo articolo sarà letto probabilmente si spprà già come è andata a finire e cioè
con quali formazioni la Valpe dovrà vedersela
nella seconda fase e con chi in particolare giocherà la prima partita, martedì 25. Decisivi i
confronti di Como e Vipiteno. A seconda delle
avversarie che toccheranno ai biancorossi cambieranno anche le possibilità di qualificarsi
per i play off, magari come miglior seconda. In
ogni caso sarà dura, specie se la Valpe dovesse
finire in compagnia di Alleghe e Renon. Le date dei confronti della seconda fase comunque
sono certe: 25 e 29 gennaio, 1, 5, 15, 19, 22, 26
febbraio; il 29 lo spareggio fra le due seconde
classificate nei singoli gironi.
L’ultima settimana, senza Olivo e Dorigatti
curiosamente entrambi infortunati alla clavicola, ha portato due sconfitte: senza storia
quella con la capolista Asiago, con l’Alleghe
poteva anche andare diversamente...
2V giornata
Fassa-Merano 2-3; Bolzano-Alleghe 3-2 (ot)
Brunico-Varese 5-2; Val Venosta-Renon 5-10
Zoldo-Appiano 2-8; Asiago-Valpellice 7-1
Auronzo-Vipiteno 3-6. Ha riposato il Como.
Classifica
Asiago 74, Fassa 65, Merano 64, Bolzano
58, Vipiteno 56, Alleghe e Brunice 50, Como
38, Valpellice 36, Renon 31, Auronzo 23, Appiano 20, Varese 11, Val Venosta 9, Zoldo 3.
Asiago-Valpellice 7-1
Sconfitta prevedibile del Valpellice opposto in trasferta all’Asiago primo in classifica;
è finita 7-1, ma a metà partita il risultato era
solo di 1-0. Le assenze di Olivo e Dorigatti,
infortunati, e di Grannonico, squalificato,
hanno ulteriormente tolto potenziale al gioco
dei valligiani che si sono limitati a un gioco
di contenimento. Le prime tre reti dei vicentini sono così giunte tutte in superiorità numerica, poi la Valpe ha ceduto. L’unico gol dei
piemontesi è stato realizzato da Tomasello.
Positivo esordio in serie A, nella porta del
Valpellice, il 18enne Michel Favre, di scuola
aostana che Da Rin ha voluto a difesa della
propria gabbia in una partita impossibile.
Valpellice-Alleghe 0-2
È passato molto tempo dalle goleade con
cui l’Alleghe faceva man bassa a Torre Pellice; questa volta, pur rappresentando una delle migliori realtà del campionato, gli agordini
devono faticare, e molto. «Sono spietati commenta Massimo Da Rin nell’intervallo fra
il primo e il secondo tempo -: tu fai un errore
e loro ti puniscono immediatamente».
Il primo tempo è stato di marca veneta, anche se per portarsi in vantaggio gli ospiti hanno dovuto aspettare il 15’.
Nel secondo tempo la Valpe avrebbe meritato il pari: tante le occasioni create e puntualmente sprecate sotto porta. Invece a 13”
dal termine un tiro «sporco» di Janik mette
ko Rossi e il Valpellice: una rete che taglia le
gambe.
Il terzo tempo non mette in mostra un gran
gioco anche se la Valpe pressa: i valligiani
non riescono a trasformare nessuna delle superiorità numeriche di cui dispongono, compresa quella finale con un punito dell’Alleghe e un uomo di movimento in più avendo
tolto Rossi dalla porta. Ma anche il Como
perde, e le distanze in classifica restano immutate.
Pallavolo
Brillante affermazione del Body Cisco in serie B2 sul campo del Monza: i pinerolesi hanno vinto per 3-1 portandosi a 15 punti in classifica. Male invece il Cerutti in B2 femminile
sconfitto dal Chivasso in casa per 3-0.
Nel campionato allieve il 3S ha battuto il
Syrius volley per 3-0 e con uguale punteggio
gli allievi del 3S sono stati superati dal Parella Torino: rivincita del 3S sullo stesso Parella
nel campionato juniores (3-0) mentre le juniores hanno battuto il Dopolavoro Fs sempre
per 3-0. Sconfitti infine i ragazzi del 3S in seconda divisione a opera del Val Susa, per 3-2.
Tennistavolo
28^ giornata
Como-Asiago 1-5; Varese-Fassa 1-4; Auronzo-Brunico 1-8; Appiano-Bolzano 2-9; RenonZoldo 9-2; Vipiteno-Merano 2-7; ValpelliceAlleghe 0-2. Riposo Val Venosta.
Giornata da dimenticare per il Valpellice,
sconfitto su tutti i fronti dopo tanti successi;
l’influenza ha contribuito alla serie di sconfitte. In Cl Fresch, Malano e Gay (un punto a testa) hanno perso 5-3 a Lainate; la C2 è stata
battuta a Cambiano con ugual punteggio (a segno due volte Migliore e una volta Sergio Ghiri). In Di la squadra «A» ha perso ancora per
5-3 a Torino col Crdc (2 punti di Girardon e
uno di Ghirardotti), mentre la «B» è stata battuta a Torino dalla Telecom per 5-2 (Battaglia
e Rossetti gli autori dei punti). Sabato 22 a
Torre giocano la «A» della Di e la Cl.
La biblioteca comunale di Torre Pellice
Per leggere in compagnia
CARMEUNA MAURIZIO
La biblioteca, da luogo
per tradizione austero
e silenzioso, per pochi e
appassionati, si trasforma
in uno spazio aperto a tutti, dove i bambini hanno
un grande tappeto dove
star seduti (o anche sdraiati!) a leggere o ascoltare
storie, dove circa 8.000 volumi, una piccola emeroteca e un collegamento Internet sono a disposizione
del pubblico per 13 ore la
settimana. Stiamo parlando della biblioteca comunale di Torre Pellice; da
circa due anni la biblioteca ha sede nei locali che
ospitano anche la civica
Galleria di arte moderna e
grazie al lavoro, la dispo
nibilità e la simpatia di
Paola Charbonnier, che gestisce la biblioteca per
conto della cooperativa la
«Tarta Volante», grazie alla recente collaborazione
di due obiettori, Igor e Davide, e al volontariato di
Marianne Fedders, grazie
anche a tanti amici e frequentatori, si va trasformando in un luogo di incontro e di scambi di idee,
dove leggere è un piacere
concreto, che facilmente si
tocca con mano, soprattutto il sabato mattina, quando nelle due ore di apertura, si svolge un prestito
quasi ogni due minuti.
Recentemente poi un
gruppo di lettori e lettrici,
assidui frequentatori, si
sono liberamente costitui
ti come «Amici della biblioteca» e hanno già organizzato un incontro e
una serie di letture a tema. Come primo impegno
gli Amici della biblioteca
hanno scelto di far conoscere autori e autrici di
matrice ebraica i cui libri
per tre mesi, fino alla fine
di gennaio, sono in prestito su un apposito espositore, accompagnati da minirecensioni fatte dagli
stessi lettori. Nel futuro si
dovrebbe parlare di letteratura dell’Est asiatico, di
nuovi autori italiani, di
donne e letteratura nel
mondo; il gruppo, che si
riunisce ogni quindici
giorni, il giovedì nelle ore
preserali, nei locali della
biblioteca, è aperto a tutti.
San Germano Chisone
Voglia di viaggi
■ Una conferenza di Valdo Spini
Verso un «difesa europea»?
Un anno di viaggi organizzati dagli assessorati alla Cultura, Turismo e Servizi sociali dell’amministrazione comunale di San
Germano. La «valigia dei
viaggi» propone infatti un
viaggio al mese, a partire
dal 30 gennaio con una gita a Sanremo, nella giornata della tradizionale sfilata
dei carri decorati con fiori
e maschere tradizionali
(prenotazioni entro il 25
gennaio). Il 24 febbraio è
prevista una visita alla
«terra dei marchesi» (Saluzzo, Staffarda e Manta);
il 16 marzo allo Scopriminiera di Frali; il 9 aprile al
Lago Maggiore, Stresa e
Pallanza; l’il maggio all’Oasi Lipu e al Castello di
Racconigi. A maggio, inoltre, 6 in programma un
viaggio in Umbria di 3
giorni, con visita a Perugia, Gubbio e Assisi. L’8
giugno, gita alla centrale
idroelettrica di Entracque
e visita a Villar S. Costanzo con i suoi «ciciu». A lu
glio, dal 5 al 9, la «valigia
dei viaggi» organizza un
viaggio della memoria a
Weimar, Erfurt, Eisenach,
Wurzburg, Ulm, con visita
ai campi di sterminio di
Buchenwald, Dora e Ellrick. Ancora, il 16 luglio è
prevista una gita a Capriate, a Minitalia; a settembre, viaggio di due giorni,
il 16 e 17, a Annecy e
Chambery; il 5 ottobre si
visiteranno le Langhe e Alba e a novembre gita finale
ad Aosta e ai suoi castelli.
Per prenotazioni e informazioni telefonare allo
0121-202188.
Inoltre, per le feste di fine anno, l’amministrazione comunale ha curato la
stampa di un opuscolo,
«Lou babi» (Il rospo), che
presenta le varie associazioni operanti sul territorio e le principali iniziative previste. L’intento è
quello di valorizzare e
rendere più visibili le opportunità offerte alla cittadinanza.
MASSIMO GNONE
Qualche battuta, un
c
, certo savoìr faire tutto
toscano, la marcata inflessione regionale e una serie variopinta di aneddoti
raccontati a braccio. Si
destreggia bene Fon. Valdo Spini, presidente della
commissione Difesa della
Camera, invitato all'incontro di mercoledì 12
gennaio a Torre PelKce organizzato dal Movimento
federalista europeo.
Mezz’ora di intervento
sul tema, «L’Europa politica: una difesa europea»,
per poi rispondere alle
domande di un’affollata
sala consiliare di Torre
Pellice, sede della più
vecchia sezione del Movimento federalista. Tanti
volti noti e una discreta
presenza di giovani per
un dibattito finale non
troppo animato. Il prof.
Alberto Gabella, nell'introduzione, ba ricordato
di come il federalista Spinelli già cinquant’anni fa
avesse presentato un emendamento per un governo europeo: «Con la
costituzione, proposta dal
ministro degli Esteri francese, di una comunità
continentale di difesa si
rischiava la formazione di
un esercito senza guida
politica, quasi una compagnia rinascimentale di
sbandati». La proposta di
Spinelli fu poi bocciata
proprio dalla Francia.
«In assenza di governo
politico, - conclude Cabella, dando la parola a
Spini - l’Europa non esiste: lo si è visto in Kosovo
dove non è stata in grado
di gestire problemi che la
riguardano da vicino».
Genocidi, campi di concentramento e massacri: il
presidente della commissione Difesa mette il dito
sulla piaga balcanica:
«Dopo la fine della guerra
fredda sperammo che
queste cose fossero finite
con la seconda guerra
mondiale: abbiamo dovuto ricrederci. L’Europa è
un gigante economico,
con un mercato di consumo maggiore di quello
americano, ma è un nano
politico».
Spini tira in ballo la
globalizzazione; saremmo
più informati di quanto
succede dall’altra parte
del mondo: «Questo provoca una non accettazione
e una reazione dell’opinione pubblica». Una reazione evidentemente non
sufficiente; gli esempi di
Timor Est, ma soprattutto
della Cecenia, valgano per
tutti. Inoltre, anche se in
Europa non c’è più competizione con l’Unione
Sovietica, evidenzia ancora Spini, «c’è sempre una
propensione degli Stati
Uniti a intervenire».
Da qui, e soprattutto dopo la brutta figura nella
vicenda Kosovo, la ripresa
d’interesse per la co.stitu
zione di una forza euro
pea di intervento rapido.
Due i segnali politici: la
nomina da parte dell’Unione di un responsabile
per la politica estera e di
sicurezza in Europa, che è
anche segretario generale
del Consiglio europeo, e
la decisione dello stesso
Consiglio a dicembre in
Finlandia di prevedere
una forza d’intervento rapido continentale per il
2003. Le parole del generale Wesley Clarke per gli
Stati Uniti sono quanto
mai evocative: «You bave
to do more, but not too
much more». Come a dire:
fate di più, ma non esagerate, mi raccomando.
«Mai nella storia si è
dato tanto potere alle monete, - denuncia Spini senza avere un riferimento
politico». Questa è la situazione attuale e l’Italia
può giocare un ruolo importante: «Noi siamo per
l’allargamento dell’Unione ad altri paesi: in un
mondo globalizzato servono soggetti politici più
grandi cbe assicurino un
mondo plurale. L’Europa
deve battersi per un diverso assetto dei rapporti planetari». E per assolvere a
questo compito l’esercito
comune certo non basta.
I Valli Chisone e Germanasca
«Scopriminiera»
A distanza di due anni
dall’apertura del museo
«Scopriminera». in vai
Germanasca la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca ha deciso di
attivare dei programmi di
visita preparati per gli
studenti, differenziati per
livello scolastico.
Il museo, che propone
un interessante viaggio
all’interno di una ex miniera estrattiva di talco, la
Paola di Frali, da pochi
anni dismessa e inserita
ancora in un complesso
più ampio tuttora in attività, lo scorso anno è stato
visitato da quasi 30.000
persone (di cui un terzo
studenti). I visitatori del
museo vengono accompagnati all’interno della miniera a bordo di un trenino dove vengono mostrate
loro le tecniche e gli strumenti di lavoro dei minatori. Un’esperienza interessante ma soprattutto un
modo per scoprire una
realtà lavorativa propria
delle Valli. Da quest’anno
RADIO BECKWITH EVANGELICA
FM91.3CD-96.550. Tel. 0121-954194
«Scopriminiera», in linea
con il suo progetto di valorizzazione del patrimonio culturale legato all’attività estrattiva, è stato dotato di un Dipartimento
didattico i cui operatori,
«opportunamente formati
sulla didattica - dicono in
Comunità montana - si occuperanno di guidare le
scolaresche alla scoperta
delle condizioni di vita
dei minatori, le loro attrezzature e le tecniche di
estrazione del talco». Sempre in quest’ottica verrà
prossimamente preparato
un opuscolo che servirà da
supporto all’attività didattica e che verrà distribuito
agli studenti che visiteranno la miniera Paola. La
presentazione delle nuove
attività didattiche, che sono state realizzate all’interno di un progetto finanziato con fondi europei, si terrà sabato 22 gennaio a Torino a palazzo
Bricherasio in un incontro
a cui tra gli altri parteciperanno l’assessore alla
Cultura della Provincia di
Torino, Valter Giuliano, e
l’assessore alla Cultura
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca Laura Balzani.
Venerdì 21 gennaio 2000
)
I APPUNTAMENTI!
20 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle ore
15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, per l'Unitrè,
concerto con Gabriele Fioritti, violoncello, e Alessandro
Segreto, pianoforte, musiche
di Krommer e Mendelssohn.
21 gennaio, venerdì
SAN SECONDO: Alle 15, alla Casa valdese, Piera Egidi
presenta il suo libro «Voci di
donne», l'incontro è aperto a
tutti.
TORRE PELLICE: Nel salone
della biblioteca della Casa
valdese, alle 20,45, Giovanni
De Luna e Nicola Tranfaglia
presentano il IX volume della
«Storia di Torino», editrice
Einaudi, con un saggio del
pastore Giorgio Bouchard su
«I valdesi nel '900».
BRICHERASIO: Al Centro
culturale, alle 20,45, per
l'Unitrè, conferenza del dottor Silvio Boer su «Piccola
traumatologia».
TORRE PELLICE; Nella sede
del Cai, alle 21, «Tibet», presentazione di diapositive a
cura di Paolo Oliaro.
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21, nella sala mostre di
via Deportati, dibattito sul
tema «Futuro del servizio civile», con Roberto Minervino,
segretario nazionale della Lega obiettori di coscienza, e
Fausto Angelini, segretario
provinciale della Loc, a cura
dell'associazione pace, comitato vai Pellice, e del Comune
di Luserna San Giovanni.
CANTALUPA; Nella villa
comunale, alle 21, incontro
su «Cognomi, soprannomi,
toponimi: l'evoluzione della
famiglia nel Pinerolese».
PINEROLO: Alle 21, per la
stagione concertistica, nella
chiesa di San Giuseppe concerto del duo violino e pianoforte con Fabrizio von Arx
e Antonio Valentino, musiche
di Bach, Franck, Prokofiev,
De Sarasate.
LUSERNA SAN GIOVANNI;
Alle 20,45, nella sala di lettura della biblioteca, incontro su «Insieme per leggere»,
scambio di idee, impressioni,
considerazioni e consigli di
lettura.
PINEROLO: Alle 17, al Salone dei cavalieri, incontro
su «Se l'industria si fa globale, quale futuro per il lavoro?», con il professor Gianni
Balcet, associato di economia
aziendale alla facoltà di
Scienze politiche dell'Università di Torino.
22 gennaio, sabato
PINEROLO: Alle 20,45, al
teatro Incontro, il gruppo
«La ribaltina», presenta «La
sposa capricciosa», commedia in tre atti con adattamento in piemontese.
TORRE PELLICE: Alle ore
21,15, al teatro del Forte, la
compagnia «Teatro città murata» presenta «Gioco al massacro», ingresso lire 15.000,
ridotto 12.000.
POMARETTO: Alle 21, al
tempio, concerto dell'Unione
musicale di Inverso Pinasca,
a favore del teatro valdese.
TORRE PELLICE; Alle 17,
alla biblioteca della Casa valdese, Bruno Gambarotta presenta il romanzo di Giorgio
Bert «Come foto sbiadite»,
sarà presente l'autore.
23 gennaio, domenica
TORRE PELLICE: Alle 10,
nella sede di via Arnaud 3o
(caserma Ribet), si svolge
I'^ ^ ^ ^ n-l I ^ ^ rjy%ll^ ^
l'assemblea dei soci della Società pescatori sportivi vai
Pellice; in esame attività '99,
quella prevista per il 2000 é
l'elezione del direttivo.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 15,30, la compagnia «Il dottor Bostik» presenta «I signori Porcimboldi», ingresso lire 6.000.
27 gennaio, giovedì
PINEROLO: Al cinema Italia, per il cineforum, alle
20,45, il film «Soldi sporchi».
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
per l'Unitrè, alle 15,30, conferenza su «L'origine dello
Zen» con la dott. B. Gallino,
SERVIZI
VAUJ
CHISONE >GIKMANAS€A
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-23311 1
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22|
DOMENICA 23 GENNAIO
Perrero: Valletti - Via Montenero 27, tei. 848827
VMraUJCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-23311 1
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 23 GENNAIO
Bibiana: Gorello - via Pinerolo 21, tei. 55733.
CINEMA
BARGE — Il cinema
Comunale propone, venerdì 21, alle 21. Lock &
Stock; sabato 22, ore 21
Amore a prima vista; domenica 23, ore 15, 17, 19,
21, lunedì, martedì, mercoledì e giovedì ore 21, Il
pesce innamorato.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 20 e venerdì 21, ore 21,15, La ragazza sul ponte di Patrice
Lecomte; sabato 22, ore
20,15 e 22,10, domenica
23, ore 16, 18. 20,15 e
22,10, lunedì 24, ore 21,15
Vacanze di Natale 2000.
PINEROLO — La multi
sala Italia (tei. 0121393905) ha in programma
da venerdì, alla sala «2cento». 007, il mondo non
basta: feriali 19,50 e 22,20,
sabato 19,50 e 22,30, domenica 14.50, 17,20, 19,50
e 22,20; alla sala «Scento»
da venerdì, La nona porta,
di Roman Polanski.
Il cinema Hollywood
propone Se scappi ti sposo, ore 20 e 22.30.
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(gioielli)
Si avvisa la gentile clientela che roreficeria osserverà un periodo di chiusura a partire dal 221 per trasferimento. Dando appuntamento nel
nuovo negozio di via Savoia 12/14 per il mese di
marzo, si ricorda che è in atto una VENDITA
PROMOZIONALE su selezionati articoli. Per
informazioni telefonare ai 0121-397550.
via Trieste 24, Pinerolo (To)
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I nel mondo
1 Leggendo il numero speciale
del «Corriere della sera» per il
Capodanno 2000, nella pagina
|liguardante le religioni nel
mondo (p. 42), si scopre che a
; fronte di una consistenza numerica del cristianesimo atte: stata sui 2 miliardi di persone,
Ha metà secondo l’articolo è di
^confessione cattolica; 200 milioni sono ortodossi, 70 milioni anglicani e i protestanti sarebbero 80 milioni fra luterani,
riformati, metodisti, avventisti
e pentecostali. Ora, a parte il
fatto che i conti non tornano
■per arrivare ai 2 miliardi dei
"cosiddetti «cristiani», ci troiviamo qui di fronte alla solita
«controinformazione» religio' sa sui protestanti, che in realtà
s sono molti di più.
Personalmente credo che faire calcoli sulle consistenze nufmeriche religiose lasci il tempo che trova, però un po’ di
correttezza su un numero speciale di inizio millennio ci
t vorrebbe.
Marco Lombardi
Rodano (Mi)
I La domenica
...salta
Mentre a Torino si è svolto il
s-primo culto evangelico in una
caserma della Guardia di Fi,nanza (vedi Riforma del 7 gennaio scorso), a Novara (capoluogo di provincia piemontese
a poco più di 100 km) per otte.¡nere una domenica (o almeno 1
ora) libera dal servizio caccia e
pesca del la Provincia si devono fare lotte feroci e subire le
relative ripicche. Frase esem'plificativa «ma i cattolici mica
chiedono il permesso per andare a messa». I primi mesi dello
scorso anno non ho visto una
domenica, quest’anno è stata
promessa una domenica su sei
con la clausola che se c’è il
classico qualcosa d’importante
la domenica salta e non è chiaro quando si recupera, al massimo si attendono altre 6 settimane. Anche questa è Italia
Silvia Gasso - Caluso (To)
■ I Salmi
della Riforma
E stato pubblicato dalla
Claudiana, a coronamento di
tante fatiche da parte dei curatori, il volume I Salmi della
Riforma, un tipico salterio
riformato che comprende, oltre ovviamente ai 150 Salmi, i
10 comandamenti e il cosiddetto «Cantico di Simeone»
(Luca 2, 29-32), il tutto posto
in rima e in musica (le melodie sono tutte originali del
’500) grazie al sapiente lavoro
del past. Emanuele Fiume che
si è occupato dei testi e del
m.o Davide C. lafrate che ha
provveduto alla non lieve opera di revisione della parte musicale. Precedono inoltre il testo biblico musicato una interessante introduzione redatta
dal prof. Paolo Ricca e un breve saggio sulla storia dei salteri riformati di Edith Weber,
docente emerita alla Sorbona.
L’importanza, estrema, di
questo libro balza agli occhi
sotto due aspetti: anzitutto ne
^ indubbio il valore artistico e
■Storico, in quanto esso rende
it^ccessibile a noi fedeli un patrimonio musicale che ci viene
recato in eredità direttamente
dal secolo della Riforma e ne
esprime appieno gli ideali di
Keusterità, rigore e «santa semplicità». Non bisogna dimenti■eare infatti che il canto dei
l'Salmi ha sempre contraddil'Stinto, almeno sino al «Risveilio», l’innologia propriamen, te riformata (in senso calvinia,®o), tanto che alcuni di essi
,“(celebre è il caso del n. 68, con
Nuovi indirizzi
Notizie sui Villaggio evangeptco di Monteforte Irpino sono
*®peribili al sito Internet della
Svista «Il dialogo», di cui è dilettore responsabile Giovanni
'arubbi. all'indirizzo: http://
*Pace. tin.it/edicola/gsanibbi
testo in rima di Teodoro di Beza e musica di Matteo Greither) erano divenuti veri e
propri canti di battaglia per i
protestanti costretti a resistere,
anche con la forza, alle persecuzioni: ora, ecco il secondo
motivo di importanza, grazie a
questa pubblicazione il nostro
repertorio di musica liturgica
ha potuto riconquistare un tesoro in parte forse dimenticato, ma non certo vecchio né
tantomeno superato. E come
potrebbe d’altronde considerarsi superato il Salterio che,
come già notava Lutero, ha da
essere ritenuto il primo «innario» in ordine di tempo e di
valore, ed è insieme un mirabile compendio di tutta la santa dottrina biblica?
E come si potrebbe dire vecchio un canto di lode e invocazione che si deve anzi riconoscere come il più appropriato
poiché voluto da Dio stesso e
racchiuso nella sua Parola?
Non si può: «...si faccia ogni
cosa per l’edificazione» dunque, e si usi degnamente questo strumento in vista di essa e
a maggior gloria dell’unico Dio.
Luca Baschera
Villar Perosa
Privacy
e indirizzi
Garo direttore, vorrei puntare l’attenzione sua e dei lettori
su un fatto a dir poco strano
che è accaduto un paio di settimane fa. Ho ricevuto una lettera da «Primavera Missionaria», Gollegio Preziosissimo
Sangue, di Albano Laziale (conosciuto magari meglio sotto
il nome San Gaspare del Bufalo [sic]). Niente di strano, dirà
lei: molte persone in Italia ricevono, volenti o nolenti, queste lettere. Il problema è però
che io risiedo ormai da qualche anno nei Paesi Bassi e che
speravo, dopo tutto questo
tempo, di essermi «liberato»
da questo tipo di missive che
ricevevo, purtroppo, quando
ero in Italia e che, da quando
sono qui, non ho più ricevuto.
Un rapido controllo fra i
miei colleghi italiani (lavoro
per un’amministrazione sovrastatale) mi ha permesso di verificare che molti di loro hanno ricevuto queste lettere. La
domanda è quindi la seguente:
come hanno avuto gli indirizzi? Chi ha dato il permesso di
fornire gli indirizzi dei cittadini residenti all’estero a questo
gruppo? L’amministrazione
dei cittadini italiani residenti
all’estero (Aire) si presta a
questi giochi? Una «guardatina» nei data base elettronici?
Non so. La cosa non è grave
in sé, ma potrebbe essere grave
il modo con cui il Collegio del
Preziosissimo Sangue ha avuto
accesso ai dati personali di cittadini residenti all’estero.
Luigi (Gigi) Farricella
Voorburg (Paesi Bassi)
■ c Alcuni giorni
in ospedale
È chiaro che le flebo non si
svuotano mai, ma dopo un
giorno e mezzo il malato incomincia a osservare quello che
avviene ai suoi occhi. La camera ha sei letti tutti occupati
da gente diversa e poco giovane. Il mio dirimpettaio ha
l’aria di essere una persona
colta e pensosa; tutte le mattine fa la comunione insieme alla moglie che lo assiste giorno
e notte, mentre nella notte
quei due si trasformano in una
coppia che fa le fusa. Fronte
contro fronte, si parlano e pregano e quando sopraggiunge la
crisi, il malato si appoggia ai
cuscini e la moglie passa l’ossigeno al marito in modo da
alleviarlo per il sonno.
I medici vengono a vederci e
al mio dirimpettaio annunciano che la terapia dei mali vecchi può essere continuata a casa mentre per i nuovi lo terranno sotto controllo, quindi il
soggetto sarà dimesso l’indomani. Prima di uscire dalla camera, ci siamo stretti la mano
e ci siamo guardati negli occhi, forse ci siamo dette delle
banalità ma il nostro cuore era
nelle nostre mani. A una certa
età si muore bene in casa.
Altro malato asmatico: ha
trascorso la sua vita a soffiare
dentro a uno strumento musicale e quando il soffiare diventava gravoso batteva il tamburo. Diceva sovente: «Sono stati
trent’anni bellissimi e davvero
interessanti... solo che gli anni
passano. È con lei che ci dobbiamo misurare. Un altro mi è
succeduto alla direzione della
fanfara, e i giovani che la compongono sono passati quasi
tutti dal Conservatorio di Pesaro». Un altro signore relativamente giovane segue un ciclo di chemioterapia. Era uno
sportivo, ma a vederlo così
magro fa impressione.
Le donne che si prendono
cura dei loro malati sono di
un’abnegazione indescrivibile.
Quanto amore! Quanto silenzio e quante lacrime ingoiate! I
malati, quando hanno un periodo di calma dalle sofferenze, si raccontano, usano un
linguaggio libero e poco religioso. Si direbbero dei laici alla mondana, dei non credenti.
Eppure quante volte li ho sentiti, nella notte e durante il
giorno, sospirare e invocare
quel nome meraviglioso: «Signore, Signore».
Con un filo di voce mi ha
detto: «Per 45 anni sono stato
prigioniero del mio bar. Ho lavorato molto, ho guadagnato,
posso essere contento, però
adesso sono vecchio e molto
malato...». Ne valeva la pena?
Anche lui come il direttore
della fanfara si preparava al
grande passaggio. Beato chi fa
i conti dei suoi giorni e si trova Dio come consolatore.
Guido Pagella - Fano
La rubrica di Radiotre «Uomini e profeti»
Una riflessione sul Padre Nostro
Recentemente mi è stata regalata la registrazione della serie di «Uomini e profeti» (Radiotre) dedicata a una riflessione sul Padre Nostro, tenuta nella primavera di quest’anno da
Paolo Ricca. È stato un dono graditissimo.
Viaggio spesso per lavoro e l’ascolto di quei
nastri nei lunghi spostamenti oltre a tenermi
compagnia mi arricchisce non poco. Una conduzione sobria ma intensa, interventi di grande spessore ma di immediata comprensione,
testimonianze e letture di varie provenienze
confessionali e umane; il tutto legato dalla riflessione continua su una preghiera, «la» preghiera, direi, che più che orazione è confronto-dialogo diretto con il Signore. Volevo quindi ringraziare Paolo Ricca per questo suo preziosissimo contributo.
Mi ha particolarmente toccato la puntata
dedicata al «nome» del padre (stupendo il
brano citato di Martin Buber). Nello svolgimento del tema si è passati dal nome al volto
di Dio. «Volto» oltre a essere sostantivo definisce chi è in dialogo con noi, è «ri-volto»,
per l’appunto, a noi. La ricerca del volto dì
Dio comincia quindi dal guardare il nostro
fratello in faccia cercando con lui quel dialogo
che noi spesso rifiutiamo (non solo tra credenti ma nel vivere quotidiano) seguendo i miseri
limiti del nostro «io», ma che Dio, al contrario
di noi, non rifiuta a nessuno. Commovente la
testimonianza del recluso napoletano compagno di prigionia di Dietrich Bonhoeffer che,
raccontava, parlava poco di Dio; ma tutto il
suo essere era così sereno, luminoso, cosi in
pace che tutti, nell’ora d’aria, cercavano sempre la sua compagnia, anche standogli semplicemente "Vicino. E ovvio: il suo volto, costan
temente rivolto al Padre, non poteva che rifletterne la luce.
Sempre nella puntata riferita al «nome» si è
parlato della profanazione del nome di Dio. E
Ricca sottolineava che spesso questo avviene
purtroppo quando parliamo di Dio. È qualcosa
che riguarda un po’ tutti. Citando un pensatore tedesco allibito dalla banalità di «cose» dette da studenti in teologia che a parole sapevano tutto di Dio, ma non che Dio li stava ascoltando, Ricca ha messo in guardia nei confronti
di questo pericolo. Parlare di Dio sapendo che
Dio ci ascolta quando parliamo di lui è qualcosa che toglie il fiato. Sermoni o omelie
sciatte, discussioni banali e inconcludenti, parole che mortificano la potenza rinnovatrice
della Parola.
Questo ci deve far riflettere, soprattutto nei
rapporti tra credenti della stessa o di altre
confessioni, spesso improntati al litigio o
all’indifferenza più che al dialogo, mentre un
mondo che sta smarrendo sempre più il significato di Dio forse si aspetta da noi meno parole su di lui e più testimonianza delia sua
presenza in noi. Il riconoscersi tutti figli di
Dio e quindi coeredi in Gesù Cristo dello stesso Regnò sarebbe già un bel passo avanti nel
dialogo comune. Non per nulla Ricca faceva
notare come ci sia una preghiera ancora più
sintetica ma totalizzante che potremmo pronunciare insieme: e questa è nel semplice appellativo rivolto da Gesù al Padre e che lo Spirito stesso permette a tutti noi, se solo lo vogliamo, di pronunciare: «Abbà», papà. Per
Fappunto.
Giulio Fezzardini - Uboldo (Va)
Gratitudine
Fine secolo, data fittizia,
convenzionale come tante altre, senza realtà e valore in sé;
eppure può avere la funzione
di fermarci a riflettere su quello che è stato. Quello che sarà
è in mano a Dio. Il passato è
passato, ma il pensiero rivolto
a esso deve aiutarci a imparare
dagli errori commessi e spingerci soprattutto a ringraziare
per quello che in esso ci è stato donato.
E credo che abbiamo veramente motivo di pensare con
tanta gratitudine agli anni passati, anche e specialmente come chiesa protestante in Italia:
quali e quanti uomini hanno
arricchito con il loro pensiero
e le loro azioni la vita della
nostra chiesa! Voglio citarne,
solo a caso, alcuni tra quelli
che ho conosciuto personalmente e che nessuno potrà dimenticare così in fretta: Valdo
e Tullio Vinay, Giovanni
Miegge, Carlo Gay, Neri Giampiccoli, Carlo Lupo, Vittorio
Subilia e, ancora tra noi, Paolo
Ricca, Giorgio Tourn, Piero
Bensì e tantissimi altri. E un
nome per tutti i più umili, non
meno importanti, Ines e Rocco
Alabiso.
Ma, costoro, sono rimasti
voces clamantes in deserto,
che hanno irrigato qualche oasi, ma non fanno rinverdire
tutto il popolo di Cristo? Quest’ultimo, nella sua vita quotidiana, non si è risvegliato, non
si distingue per nulla dall’ambiente circostante. Mi pare che
non si possa dire (se non di
singole persone, ma non delle
intere comunità) che si riconoscano dal fatto che «si amano
gli uni gli altri»; chi potrebbe
affermare che le nostre comunità sono «il sale della terra»?
O «il lievito» che permea il
nostro mondo?
Tanti nomi esimi che sembravano scuoterci dal nostro
torpore, che avrebbero dovuto
essere una valanga travolgente! Grazia sprecata? No, vale
ancora la promessa del Signore in Isaia 55, 11: «La mia parola non torna a me a vuoto,
senza aver compiuto quello
che io voglio, e menato a buon
fine ciò per cui l’ho mandata». Preghiamo che si avveri
presto.
Jolanda Schenk - Merano
CHIESA
EVANGELICA
VALDESE
DI LOSANNA
Cari amici, vi facciamo
presente che la nostra comunità è soltanto ospite
della chiesa riformata svizzera di S.t-Jacques (Gentro
parrocchiale) e che pertanto
l’unico nostro recapito postale è
Chiesa evangelica valdese,
Case postale 2714
eh -1002 Lausanne
M
m mmeannos
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Considerazioni sul
«digiuno ecumenico»
Peccato. Mi sarebbe piaciuto veramente che
all’apertura della porta santa in San Pietro ci
fosse qualcuno che potesse esprimere una posizione diversa sul Giubileo, sul tipo di quella
espressa nel primo numero del 2000 di Riforma
da Paolo Ricca. Mi sarebbe piaciuto che ortodossi, protestanti, islamici e quant’altro fossero
li. in prima fila, magari con qualche «segno»
particolare da mostrare in mondovisione a tutti
coloro che vorrebbero sentire qualcosa di diverso sul Giubileo cattolico. Magari con i protestanti vestiti da «uomini sandwich» a pubblicizzare, invece che indulgenze, qualche bella
frase della Bibbia, o una delle tante «campagne», quali la restituzione del debito ai paesi
poveri, quella contro le mine antiuomo, quella
contro i bambini soldati, o la tratta delle prostitute. e chi più ne ha più ne metta.
Invece per qualcosa come le indulgenze, a cui
neppure la stragrande maggioranza dei cattolici
crede, si è scelto la strada del «digiuno ecumenico», del boicottaggio di tutte le iniziative di
preghiera comune fra i cristiani. Credo sia un
peccato, un’occasione persa per far sentire non
tanto la propria voce particolare ma la «parola
di Dio», che credo sia profondamente radicata
in tutto ciò che è «diverso», che scompiglia e
butta scandalo nella società, nella cultura, nella
vita di tutti i giorni.
Finora non mi è capitato ancora di ascoltare
alcun prete intento a spiegare che cosa sia l’indulgenza, ne a fare calcoli strani su quanti «an
ni» di purgatorio in meno toccheranno a chi segue le indicazioni papali per ottenere l’indulgenza giubilare. Si tratta di argomenti cui nessuno presta attenzione, di cui nessuno capisce il
significato. Perché, allora, dare tanta importanza
a qualcosa di totalmente estraneo alla cultura
corrente dell’uomo moderno? Come non comprendere che oggi i cristiani, qualunque sia la
chiesa particolare a cui fanno riferimento, hanno
il problema di trovarsi di fronte ad un mondo
governato da leggi che con le motivazioni religiose non hanno nulla a che fare. Domandiamoci quanti sono colore che nella propria vita quotidiana, prima di prendere una qualsiasi decisione, si confrontano con Dio, comunque denominato? Quanti sono coloro che pongono una qualsiasi scelta religiosa alla base della propria vita?
I cristiani sono minoranza. Tutti i cristiani,
senza eccezione, ma non solo essi. Lo sono anche gli islamici o i buddisti o le altre confessioni religiose comunque denominate. È quello
che il cardinale Ruini ha indicato in una sua recente intervista e di cui non c’è consapevolezza
piena né fra i cattolici né in tutto il mondo della riforma protestante o dell'ortodossia. A che
serve, quindi, il «digiuno ecumenico»?
Dobbiamo, infine, con l'apostolo Paolo dire:
«Purché in ogni maniera Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene» (Ef 1, 18). Oggi si direbbe «il fine giustifica i mezzi», o «mai dire mai». Credo sia co.sì
che si possa seguire l’esortazione all’unità di
Paolo (Ef. 4, 1-6) e ad essere, come lui «prigioniero di Cristo», cioè suoi testimoni e profeti
nella vita vissuta,
Giovanni Saruhbi - Monteforte irpino (Av)
■
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno ha dato,
l’Eterno ha tolto:
sia benedetto
il nome deH'Eterno»
Giobbe 1,21
I familiari di
Herbert Clot Varizia
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che, in vario modo,
hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore prof. Claudio Tron, al
medico curante dott. Anita Taraselo, a tutto il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto, al
gruppo alpini di Ferrerò, ai compagni di lavoro di Enzo, al FC
Perosa e agli amici cacciatori.
Borg. Mollerà di Ferrerò
10 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Credi nel Signor Gesù
e sarai salvato»
Atti 16, 31
I familiari della compianta
Maria Gastaud GardioI
protondamente commossi e riconoscenti per la grande manifestazione di affetto ricevuta,
nell’impossibilità di tarlo singolarmente, ringraziano di vivo
cuore tutte le gentili persone che
con fiori, presenza, scritti, parole
di conforto e opere di bene hanno preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
alla Direzione generale dell’AsI di
Pinerolo, al dott. Lorenzo Vivalda,
al dott. Paolo Ribet, al primario,
alla caposala, ai medici e a tutto il
personale del reparto di Neurologia dell’Ospedale «E. Agnelli», alle signore Carla Costantino, Silvia
Ferro, Loriana Reynaud, al prof.
Claudio Tron e a Milena, a don
Pasquale, ai colleghi e amici di
Silvia, a Paola e a Remo, ai vicini
di casa.
Trossieri dì Ferrerò
2 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Tre cose durano: fede,
speranza, amore; ma la più
grande dì esse è l’amore»
I Corinzi 13, 13
La moglie, la mamma e i familiari dei compianto
Massimo Buffa
di anni 36
commossi e riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con
presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno preso parte al loro
dolore. Un ringraziamento particolare ai past. Taccia e Taglierò.
Angrogna, 31 dicembre 1999
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene daH’Eterno, che
ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
È mancata ai suoi cari
Fiorentina Roland
ved. Chiavia
di anni 79
Ne danno il triste annuncio i
familiari e gli amici.
Torre Fellice, 12 gennaio 2000
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione e la
vita: chi crede in me anche se
muoia vivrà, e chiunque vive e
crede in me non morrà mai»
Giovanni 11,25
Le figlie, il figlio e i familiari tutti della cara
Susanna Pontet
ved. Gönnet
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di contorto e
fiori hanno preso parte al loro
dolore. Un particolare ringraziamento al personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre Fellice e al pastore
Mazzarella.
Bobbio Fellice, 21 gennaio 2000
16
PAG. 16 RIFORMA
Globale
venerdì 21 GENNAIO 2000
WWr Intervista al pastore riformato ungherese Laszlo Tòkes, r«eroe» di Timisoara
«Fui uno strumento nelle mani di Dio»
«Quando si trattò di scegliere tra la volontà del dittatore e quello di Dio, abbiamo scelto
l'ultimo. Oggi la Romania ho assolutamente bisogno di un profondo rinnovamento morale»
PAOLO E. UNDI
Nella chiesa riformata di
Timisoara, sotto il pulpito, vi sono tutti i rappresentanti delle numerose denominazioni cristiane; dagli ortodossi ai cattolici, dai battisti ai
greco ortodossi fino ai pentecostali. Dietro una bella barba
bianca il piglio del rabbino capo. La sala attenta ascolta Lazio Tòkes, vescovo della Chiesa
riformata ungherese di Romania, che parla in ungherese.
Sui volti della gente il ricordo
di quella sera del 15 dicembre
quando i parrocchiani si unirono in una catena umana per
proteggere il loro pastore da
un arresto annunciato. Fu
l’inizio della rivoluzione romena. Il pastore, Laszlo Tòkes,
fu minacciato dalla securitate
(il servizio segreto romeno)
per aver espresso dal pulpito
le sue critiche al piano di spostamento della popolazione
appena iniziato da Ceaucescu
che avrebbe comportato la demolizione di 7.000 villaggi.
Durante tutto quelTanno aveva
ricevuto avvertimenti più o
meno espliciti. Destinato dal
suo vescovo a una parrocchia
molto isolata, in aprile aveva
parlato alla televisione. In agosto, un suo collaboratore era
stato prelevato e ucciso in un
bosco poco distante. Ma quella
sera, davanti alla chiesa, si
presentarono anche i romeni.
«La gente dice di solito che
io sono stato la scintilla dello
scoppio della rivoluzione — dice Tòkes -. E una buona metafora, per quello che vedo, ma
devo chiarire, sin dall’inizio
che io sono stato uno strumento nelle mani di Dio. Non speravamo, noi non avevamo in
mente che la nostra resistenza
avrebbe potuto portare a questi risultati. Noi abbiamo semplicemente fatto quello che ci
diceva la nostra coscienza.
Noi, credo, siamo stati ubbidienti a Dio perché quando si
trattò di scegliere tra la volontà del dittatore e quella di
Dio abbiamo scelto la seconda.
La sua volontà doveva essere
compiuta. E stato il risultato
di un lungo periodo di evoluzione. una lunga, cosciente,
organizzata resistenza, un’opposizione contro il regime totalitario. Prima contro gli opportunisti. i leader della no
II pastore Laszlo Tòkes
stra chiesa, perché i leader
delle chiese in Romania si appoggiavano al potere dei comunisti, tutti erano scelti dal
regime, la leadership era eletta
su pressione dei comunisti. Il
primo passo fu quello di rifiutare la volontà di questo clero
opportunista, poi è diventata
una opposizione generalizzata
contro il regime stesso, contro
la polizia segreta, la securitate,
il partito comunista, gli organi
ufficiali del sistema comunista. L’87% della popolazione
romena si è dichiarata, al censimento del ’92, ortodossa. Le
altre due minoranze più significative sono quella cattolica e
quella protestante, un milione
di fedeli ciascuno. Ma ci sono
anche i greco cattolici, molti
neo protestanti, i musulmani e
gli ebrei. Ciò di cui la Romania ha assolutamente bisogno
è il rinnovamento morale, dopo 40 anni di regime ateo che
può essere considerato un deserto nel senso biblico. Dobbiamo uscire dal deserto, ma
non è ancora successo. Si stabiliscono invano le istituzioni
democratiche se la gente che
lavora in queste istituzioni è
sempre la stessa. La Chiesa ortodossa era molto corrotta, più
compromessa della mia stessa
chiesa. La chiesa di maggioranza è ancora presa nell’influenza dei partiti di opposizione, come per esempio il
partito socialdemocratico di
lliescu, molti leader nella
chiesa ortodossa, per esempio
il vescovo Teoctìs, sono anco
ra al loro posto. Quindi anche
nella chiesa c’è bisogno di una
rivoluzione. Sul cammino delle chiese cristiane di Romania
sta la legge sui culti, un progetto che nonostante 10 anni
di tentativi ancora non è arrivato in Parlamento. In esso lo
stato accredita solo 15 confessioni religiose alle quali offre
aiuto per il sostentamento dei
ministri di culto, per la ricostruzione delle chiese e assicura piena libertà. Nella proposta di legge sui culti la chiesa ortodossa romena appare
come una chiesa privilegiata,
perché vi è sancito il suo titolo
di chiesa di stato. Cosa che
non può essere accettata. Questo poi significa anche vantaggi di tipo pratico. Anche prima dell’89, nel periodo di
Ceaucescu, la Chiesa ortodossa godeva di alcuni privilegi.
Per esempio la Chiesa riformata ha avuto il permesso di costruire, durante la dittatura,
solo due chiese mentre il vescovado ortodosso ne ha costruite 159. La situazione è
molto simile oggi».
In Transilvania, al problema
religioso si lega quello etnico.
Gli ungheresi, circa 2 milioni,
protestanti e cattolici, chiedono autonomia, vogliono mantenere la propria identità linguistica e culturale. «Le nostre
chiese hanno l’obbligo di difendere gli interessi generali
del popolo ungherese in Romania - continua Tòkes -.
Questo è un fatto che si aggiunge alla nostra attività, un
fatto che deve essere accettato.
Noi talvolta dobbiamo militare
per i diritti umani della minoranza ungherese. Noi combattiamo per le scuole di lingua
ungherese, avevamo una università per secoli, che fu chiusa nel 1958. Le chiese vogliono riaprire questa università.
Ci sono molto esempi di campi in cui le chiese sono impegnate per gli interessi delle
minoranze e dei loro fedeli».
A Timisoara, in Piazza Maria, davanti alle mura della
chiesa riformata, i rappresentanti delle chiese hanno deposto una corona ciascuno in
memoria delle vittime della rivoluzione. Nei volti degli eroi
di allora si legge l’orgoglio e le
speranza per una compiuta democrazia a cui le chiese cristiane, seppur divise, possono
dare il loro contributo.
Mar
Nero
Sta crescenido il malcontento popolare
Romania, dieci anni dopo
«Non dovevano ucciderlo,
perché ha fatto tante buone cose». A sinistra della donna
senza denti che farfuglia questa frase, la tomba mesta ma
pulita del Conducator, Nicolae
Ceaucescu, eretta nel 1998.
Sulla croce ortodossa, una
stella rossa, al centro la foto,
più sotto il Cristo. «Una volta
avevamo una pensione di 150
lei e con quello potevamo
mangiare, vestirci, allevare i
nostri figli. Oggi siamo milionari e non abbiamo di che
mangiare».
Fuori c’è il sole, è domenica. Una lunga fila di croci
bianche. Scorrono i nomi e le
età dei defunti, per la maggior
parte ragazzi sui venti anni.
Le date di morte sono tutte
raccolte in un pugno di giorni:
dal 21 al 24 dicembre 1989, i
giorni della rivoluzione di Bucarest. E il cimitero degli eroi,
proprio in mezzo al traffico
cittadino. Con ritmo lento le
madri e i padri spazzano la
pietra tombale, spostano i fiori, passano lo straccio. Si conoscono tutti. Sono passati 10
anni, ma le mani e la voce tremano.
«Non andrò alle celebrazioni, andrò in chiesa come faccio ogni anno, qui, sto, qui, a
fare bla bla non ci vado», dice
Victor Marcu, un ex ballerino
solista dell’opera di Bucarest.
«I politici non ci considerano
più», aggiunge un vecchio
corpulento. «Mia figlia era
campionessa del mondo di
salto in alto, ora gareggia per
la Germania perché nessuno
ha indagato sulla morte di
mio figlio, non sappiamo né
come è successo ne chi ha
sparato», conclude una bella
signora sui sessanta.
Ben 1.104 persone morirono
nel dicembre ’89, 73 a Timisoara. Il 16 dicembre scorso
l’associazione «Memorial della rivoluzione» ha presentato
un database con documenti
scritti, video e audio concernenti i 4 giorni di Timisoara.
Colpo di stato o rivoluzione?
Traian Orban, un ex veterinario ridotto a zoppicare da un
colpo di kalashnickov del 17
dicembre, era presidente dell'associazione. mi spiega: «La
partecipazione a Timisoara fu
spontanea. Nessuno ci ha fatto
venire dalle fabbric:he o dalle
campagne per manifestare. 1
morti, le cariche furono invece
provocate per incoraggiare lo
sdegno e la protesta. A Bucarest il colpo di stato era già pronto da tempo. Lo sapevano i generali. lo sapeva il Kgb».
La «Rivoluzione» della Romania merita sempre più le
virgolette. L’esercito regolare
conquistò immediatamente
l’aeroporto e il complesso della televisione di stato. Tutto si
svolse davanti alle telecamere:
daU’anmmcio del comitato di
Salvezza nazionale, al processo e l’esecuzione di Ceaucescu. Si può dire che la rivoluzione romena fu non tanto documentata quanto provocata
alla televisione, con un’ampia
opera di disinformazione. Si
disse che i morti a Timisoara
erano 60.000. Le tv occidentali abboccarono. Nessuno notò
che tutta la popolazione era di
320.000 persone. Nessuno si
accorse che in TV furono mostrati i cadaveri portati fuori
dall’obitorio e dalla sala di
dissezione. L’orrore fu grande,
ma ingiustificato. Falsa quindi
l’accusa di genocidio rivolta a
Ceaucescu.
Il breve rituale dal 16 al 25,
con la ostensione mediática
del cadavere di Ceaucescu, è
stato compiuto per sacrificare
il padre della patria e restare
al potere. Jon lliescu ha avuto
tempo fino al 1996 per dimostrarlo. La classe politica (e religiosa) non è sostanzialmente
cambiata, colonnelli che ordinarono di sparare sono ora generali di Brigata. Il 10 dicembre scorso la Romania ha coronato il sogno di iniziare a trattare per essere un membro
delTUnione europea. Il 13, il
presidente Costantinescu ha
silurato Radu Vasile, il primo
ministro, sostituendolo con il
governatore della banca di Romania, Mugur Isarescu.
In queste due notizie c’è tutta la Romania di oggi, 23 milioni di abitanti, poco interessati alla memoria, molto preoccupati per il proprio futuro
economico. L’inflazione è al
45%, la moneta nazionale, il
lei, ha perso in un solo giorno
il 6% del suo valore di scambio. Gli investitori stranieri
nicchiano, nonostante che il
51% dell’industria automobilistica Dacia sia stato acquistato dalla Renault.
Il presidente Ceaucescu ha
lasciato il suo paese allo stremo ma senza debito estero. Il
sottosuolo è ricco di malerie
prime, non ultima il petrolio.
Ora il debito è intorno ai 5 milioni di dollari. Lo stipendio
medio è 150.000 lire al mese e
un litro di benzina costa 1.100
lire. Cresce il malcontento popolare e sulla tomba di Nicolae Ceaucescu qualcuno accende una candela. (peli
Presente al Natale ortodosso nella nuova cattedrale di Mosca
Putin: «Rispetto i sentimenti dei credenti»
Il 7 gennaio scorso Vladimir
Putin, nuovo presidente ad interim della Russia, si è mescolato ai fedeli durante il primo
grande servizio religioso celebrato nella nuova cattedrale
del Cristo Salvatore a Mosca,
in occasione del Natale ortodosso. Nel 1931 questa chiesa
era stata distrutta su ordine di
Stalin, e la sua ricostruzione
negli ultimi cinque anni viene
generalmente considerata come un simbolo del rinnovamento religioso della Russia.
Alta 103 metri, la cattedrale si
stacca sulla linea d’orizzonte
della capitale. Dopo la caduta
del comuniSmo e lo scioglimento dell’Unione Sovietica, i
responsabili politici russi sono
soliti assistere ai servizi religiosi ortodossi in occasione
delle grandi feste religiose.
Vladimir Putin non ha fatto eccezione e si è visto questo ex
colonnello del Kgb, circondato
da altri politici, farsi il segno
della croce durante il servizio.
Attualmente. Putin gode di
un’immensa popolarità in
Russia, dove viene considerato
come il candidato favorito alle
elezioni presidenziali del 26
marzo, grazie alla campagna
m mmedMrtc»
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
militare in Cecenia. Tale campagna viene vivamente criticata in Occidente per via dei
bombardamenti ciechi di cui
sono speso vittime i civili. In
questi ultimi giorni, le truppe
russe sembrano incontrare una
forte resistenza e lamentano
parecchie vittime. Il 7 gennaio, giorno del Natale ortodosso. i militari hanno annunciato una sospensione dei loro
attacchi contro la capitale
Grozny. precisando che intendevano concentrare le loro forze per l’assalto finale. Diecine
di migliaia di civili rimasti
nella città vengono utilizzati
dai combattenti ceceni come
scudi umani.
Uscendo dalla cattedrale alle prime ore dell’8 gennaio,
Vladimir Putin ha detto che la
sospensione delle operazioni
militari contro Grozny era legata alle feste religiose. «Per
quanto riguarda Grozny, ricordatevi che giorno è oggi per gli
ortodossi e che giorno sarà domani per i musulmani - ha
detto durante un reportage trasmesso alla televisione -. Noi
non lo dimentichiamo e rispetteremo i sentimenti dei
credenti». Nonostante le parole del presidente ad interim, le
operazioni di terra sono proseguite nei dintorni di Grozny, e
il ministro della Difesa russo,
Igor Sergeyev, ha dichiarato il
10 gennaio che la tregua era
terminata. Nello sforzo di non
alienarsi i circa 20 milioni di
musulmani russi, Putin è stato
11 primo politico a dire pubblicamente che Mosca non combatte contro l’Islam in Cecenia. ma solo contro dei «banditi» e dei «terroristi».
Il patriarca Alessio 11, primate della Chiesa ortodossa
russa, ha presieduto il primo
servizio nella cattedrale del
Cristo Salvatore, poche ore dopo il suo ritorno da Betlemme
dove aveva celebrato il 2.000'anniversario della nascita del
Cristo insieme ad altri 13 responsabili di chiese ortodosse,
e circondato da Boris Eltsin e
dai dirigenti di paesi a maggioranza ortodossa.
Ufficialmente, nessuna somma è stata prelevata dai fondi
pubblici per la ricostruzione
della cattedrale nel posto in
cui era stata costruita una piscina pubblica negli Anni 60.
Ma secondo la stam]ia russa,
le autorità federali n comunali,
sotto la guida del sindaco di
Mosca Yuri Luzkov, avrebbero
istituito un sistema per incitare gli uomini d’affari a fare doni in denaro e in materiali per
i lavori. Mentre all’origine il
costo dell’opera era previsto in
circa 150 milioni di dollari,
sembra che oggi esso raggiunga 500 milioni di dollari. lenii
Presentato in Olanda il rapporto «L'acqua per il XXI secolo»
Una risorsa preziosa che va salvaguardata
«I cristiani dovrebbero essere in prima linea nel promuovere la salvaguardia ambientale», afferma il botanico avventista Dennis Woodland, in risposta alle scoperte recenti secondo le quali più della metà
dei fiumi del mondo sono in
pericolo per l’inquinamento.
«Tutta la vita terrestre dipende da meno dell’l% del totale
della disponibilità di acqua.
Infatti il 97% dell’acqua è salata e il 2% è ghiaccio», dice
Woodland. professore di Botanica all’Andrews University
di Berrien Springs, nel Michigan. Come custodi della creazione di Dio, continua Woodland, «è importante comprendere che il messaggio di salvaguardia dell’ambiente e il fatto di esserne i gestori va di pari passo con il messaggio
dell’Evangelo».
Il rapporto «L’acqua per il
XXI secolo» è stato rilasciato il
29 novembre 1999 nel corso di
un incontro tra una Banca
mondiale e alcuni specialisti
deirOrtu, svoltosi ad Hagen, in
Olanda. Il rapporto conclude
che l’abuso e il cattivo uso della terra e dell’acqua hanno
danneggiato seriamente i fiumi
del mondo. La coltura intensiva e l’industria pesante sono i
maggiori agenti di inquinamento e il rapporto identifica
il fiume Giallo in Cina, il fiu
me Colorado negli Stati Uniti e
il fiume Nilo in Africa, come
idrovie vitali che hanno subito
il danno deH’inquinamento.
I costi sociali dell’inquinamento dell’acqua sono, secondo il rapporto, molto estesi e
devastanti, specialmente nelle
regioni della Cina, dell’Africa e
della Russia, dove grandi popolazioni vivono lungo le
sponde delle idrovie. Il rapporto avverte che l’aumento dell’inquinamento industriale,
agricolo e municipale in queste
aree, sta mettendo a repentaglio la salute e i mezzi di sussistenza di milioni di persone.
La fuoriuscita di fertilizzante
nei fiumi russi Amudar’ja e
Syrdar’ja, per fare un esempio,
è stato collegato ad elevati livelli di tossicità nell’acqua e a
un incremento di mortalità infantile nelle regioni circostanti.
In Cina la ridotta capacità del
fiume Giallo, rimasto asciutto
per 226 giorni nel 1997, ha costretto intere comunità a trasferirsi altrove. ladnì
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Più della metà dei fiumi del mondo sono in pericolo di inquinamento
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