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Ann« !•
Veiierilì senunlo 1959. ]V* IO*
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’AHìSÌOCIAZIO.\'E;
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... » 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » S 20
La direzione della BUONA NOYELLA è
in Toriao, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3\
Le assuciazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n“ 39.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Il Cattolico e la Buona Novella.—La religione dei Padri nostri II e III.—Godimento e sacrifizio. — Rivista critica dei giornali religiosi del paese. — Notizie
religiose. Piemonte!, Toscana|, Francia , Irlanda e Madagascar. — Cronachetta
politica.
Ili CATTOlilCO B liA BIJOJWA STOVEIìIìA.
Dopo VArmonia, la Civiltà Cattolica, Monsignore Vicario di Torino,
Monsignore Vescovo di Mondovi, eccoci venire incontro un altro assalitore uella persona del Cattolico di Genova. E noi lungi dal lagnarcene glie
ne siamo grati, avendo sperimentato
che nulla può giovare maggiormente
alla verità, degli attacchi dei suoi avversarli.
E di che veniamo noi rimproverati
da questo nuovo antagonista?—Anzi
tutto della nostra esistenza. La Buona
Novella sebbene giornale religioso,
non lo è (e di questo ne rendiamo
grazie a Dio) alla maniera del periodico genovese: principii, mire, linguaggio, mezzi adoperati, tutto in essa
è diverso: dunque roba da amazzare!
perchè lasciar che viva? Perchè, o Ministri, la continuazione di questo scandalo, dopo i giusti reclami dell'epi scopato, dopo il lamento di tutti i
buoni (non vi sono buoni, ciò s’iu-
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tende, in fuori di quelli che bandiscono la crocciata addosso alla Buona
Novella) ? Sopprimete, distruggete,
questo è vostro dovere, poiché noi soli
ed i nostri pari abbiamo diritto di vivere, e chi la pensa diversamente da
noi, sopratutto in Religione, quando
anche non offenda in niente la legge
e si tenga riverente verso tutti, deve
essere fatto morto subito,subito. Meno
male che quei signori i quali, col medesimo sangue freddo, richiedevano
altre volte che si abbattessero le teste,
ora, compressinello sfogodelloro zelo
dalla malvagità dei tempi, non domandino più se non la soppressione
dei fogli!
Dopo la nostra esistenza ciò che
desta maggiore indegnazione nel giornale clericale egli èia nostra pacatezza
e quella modei’azione cristiana dalla
quale, fedeli al nostro programma,
noi ci siamo sforitati e ci sforzeremo
sempre a non dipartirci.
« Ell’è una meraviglia, dìc’egll, a
« vedere mentre osteggia (la Buona
« Novella) a morte il Cattolicismo...
Il soavità di modi che adopera, lezio« sita di concetti, un linguaggio in
» somma tutto condito in apparenza
(I di dolcezza, d’unzione e di pietà.
« Ma la tazza avvelenala tanto più
« riesce perniciosa, quanto altri v’ap« pressa il labbro con maggiore fl« danza ed avidità ». E giunto quivi.
il Cattolico, che cita più spesso e più
volentieri il Bollario chenon la Bibbia,
vien fuori (applicandolo a noi) con
quel testo deir epistola di s. Paolo ai
Romani: « Questi tali non servono a
Cristo, ma al proprio lor ventre e con
le melate parole e con Vadulazione
seducono i cuori dei semplici » Popò
di chè egli termina con questo oomplimento non meno grazioso del primo;
u Della quale condotta del giornaletto
Il eterodosso e’ non ci pare per verità
« che sia a stupire gran fatto. Che
Il cosa vorreste aspettarvi da uomini
« educati e cresciuti nelle dottrine di
« Valdo e di Calvino ? Egli sono alu meno coerenti a se medesimi, stuII diando a tutta foga di ucccdlare i
Il merlotti, per trarli nella pania dei
li loro errori» —Che ne dicono i noli stri^lettori di un tal linguaggio?
Taluni diranno eh’ è impossibile
che un giornale, il quale s’intitola il
CATTOLICO, e che naturalmente deve
essere scritto da quanto v’ha di più
distinto fra’l clero genovese, non trovi, — volendo premunire il pubblico
contro le tendenze funeste, pestifere
d’un giornale che chiamano eterodosso, ■— altri argomenti che frizzi,
improperi! ed ogni sorta d’insulti. —
Eppure la cosa è come la diciamo;
improperii, dileggi, appello alla forza
materiale perchè ci venga turata la
bocca, e perfino l’inurbano consiglio
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di negare ai dissenzienti il saluto ,
appoggiandosi ad una storta interpretazione del famoso testo di S. Giovanni: « non li salutate Eìxo tutto
ciò che ci venne fatto di ravvisare
nelle tfe lunghe colonne che gli scrittori del Cattolico ci han dedicate. Se
accennano di volo ad uno o due dei
nostri articoli, essi non lo fanno già per
confutarli, ma per chiamarli ■> un in« sulto al Piemonte, un anacronismo
Il di tempo e di luogo ». Anacronismo di iewpo,perchè «vivendo a giorn ni In cui, secondo ebbe a dii’c >!■■«
0 Charvaz (Monsignore Charvaz l’ha
» detto, dunque la causa è giutli« cata !) il protestantismo come soli cietà è morto, non è certo il moti mento di pensare a ragranellare
« nuove reclute in casa d’altri, quanti do dovrebbe guardare bene ai
« confini di casa propria, e stringere
Il più che mai Je sue fila ». Anacronismo di luogo, poiché non è « da« vanti all'arca preziosa che raccoglie
« i venerati avvanzi dei santi martiri
« Solutore, Avventore e Ottavio.,, nè
« nella u città che per antonomasia
CI vien detta la città del SS, Saera» mento, che i paterini della nostra
« età verranno a predicare le loro
« dottrine , hinalzare l’idolo della
« Riforma ed invitare il popolo a sali griflcargli, proponendo a Lui, quali
Il Confessori di G, C. in Italia nel
Il secolo XVI, quei miserabili che
Il apostatarono da quella fede per
Il cui quei santi martiri versarono
Il il loro sangue e diedero la loro
n vita ».
Poi, con quella soddisfazione propria di chi crede di avere fedelmente
adempiuto a suo dovere, e non rimanergli più nulla da fare, così conchiude: Il Contenti d'aver posto in
avvertenza i semplici, non intendiamo impegnarci a combattere errori che, trovandosi in un foglio religioso protestante, si confutano da se
stessi I).... E così sia !
Ma se non crede il Cattolico di
doversi impegnare a combattere i
nostri errori, per la ragione che si
confutano da se stessi, dovremmo noi
impegnarci a confutare gl’insulti dei
quali, invece di ragioni, ci ha regalati ? No. Di tali insulti assai più che
dei nostri errori egli è vero di dire
che si confutano da se stessi, sopratutto quando coloro che li adoprano
sono persone religiose, c che chiamasi il giornale in cui li scagliano, 11
Cattolico. La religione, almeno la
vera, non insulta mai : « La vostra
« mansuetudine, scrivea S. Paolo ai
« Filippesi (IV, 5) sia nota a tutti gli
Il gli uomini»; e S. Pielr^o richiede dai
credenti che sieno « sempre pronti a
Il rispondere a loro difesa, con man« suetudine, a chiunque domandi
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« loro ragione della loro speranza »
(1 Pielr. Ili, 15),
Chi insulla, da questo stesso dichiara di aver torto.
ILA. KEKilGiBU.^E
»EI PAUKl ]\0!$'JL'U1.
II.
Noi siamo per dover di coscienza
tenuti di abbracciare quella Religione
che conosciamo per vera, dovessimo
anche perciò incorrere la disgrazia
de’padri; perciocché come abbiam veduto la Religione è un dover personale che non può dipendere dall’autorevole volontà de’ padri, né dal rispetto che lor si deve. Ciò nonostante
l’errore di doverci modellare sulla
tradizione de’ Padri, anche in fatto di
scelta e professione di culto, è così
generalmente diffuso, che Gentili,
Ebrei, Cristiani e Turchi a confermare
i suoi nella Religion che professano,
si appoggian tulli al rispetto dovuto
alla religione de’ Padri. Osserviamo
di grazia d’onde mai nelle generazioni
umane può essere derivalo un tale errore. Perciocché non accade giammai
senza forti ragioni che divenga quasi
universale un errore, e la via più sicura d’abbatterlo è appunto di andarne all’origine, e di scoprirne le
cause per schiantarlo dulie radici. È
fuor d’ogni dubbio che la prima istruzion religiosa del genere umano ha
dovuto comunicarsi dai padri ai figli :
niuno oggi più dubita che nei primordii del mondo, quando era appena di
fresco uscito dalle mani del Creatore
anche l’uomo, benché si fosse non
guari dopo infetto dal peccato, non
conservasse la pura conoscenza della
divina legge, e pura non la insegnasse
a’ suoi discendenti. Ma divenuto una
volta schiavo del peccato, e quindi
sopraffatto da ignoranze, da passioni,
e da seduzioni mondane si andò talmente scostando dalla luce di quella
conoscenza primitiva, che quasi la
smarrì del tutto, e dilungatosi dal vero
culto dell’unico Signore Iddio, si fabbricò da se stesso tante maniere di
culto e tanti idoli, quanti erano gh
svariali affetti di amore e di timore
che Io assalivano. La prima idolatria
fu quella appunto dei morti che lasciavano eredità di affetti in famiglia;
altra idolatria fu quella delle creature
più splendide dell’universo, come il
cielo, il sole, gli astri, la luna, la terra
e il mare; altra idolatria, quella degli
animali più utili, la pecora, il bue, la
vacca, il cavallo , considerati pei
grandi benefattori deU’umanilà; altra
idolatria quella dei frutti più necessari della terra, come le biade e le
uve che danno alimento e bevanda
all’ uomo ; altra quella delle occulte
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influenze atlribuite agli esseri anche
più vili, sopra la vita nostra mortale,
perciocché osservandola soggetta ad
ogni anche più schifoso rettile avvelenato che la può uccidere, si entrò in
sospetto che in ogni essere si nascondesse un Dio 0 una porzion di Dio,
o un genio, o un demonio o un angelo , e l’uomo tremante e vile lo
adorò. Di qui i tempi più ignoranti ed
oscuri della storia umana, perchè
compréndela rehgion dei Felici, ossia
delle più abbiette creature anche insensibili, dalla stupida creduhtà sollevate all’essere di divine.
Dal caos tenebroso di queste tante
idolatrie venne a poco a poco spuntando un raggio di civiltà, e sacerdoti
íllosoü introdussero meno assurdi sistemi di religione , che rimanendo
però sempre idolatrici non lasciavano
di essere falsi, avvilitrici e bugiardi.
La sola progenie d’Àbramo da cui
nacque il popolo Ebreo, potè mediante
la rivelazione conservare intatta la
conoscenza di Dio ; tutti gli altri popoli della terra si foggiarono dei,
altari e culto, secondo le rispettive
inclinazioni, e tradizioni e impressioni. Si vede pertanto che la diversità delle idolatrie è frutto naturale
dell’ ignoranza umana abbandonala
alla cecità del peccato e non illuminata dalla rivelazione; e nel tempo
stesso è nolo che tutte venivano fe
delmente tramandate da padre in figlio. Se la ragione valesse di dover
sempre rispettare la religion de’padri,
ognuno comprende che noi sarcnmio
ancora avvolti nelle idolatrie dei secoli più remoti.
Come mai dunque dopo scomparse
tante idolatrie, non è ancora ai nostri
di dileguato l’errore del rispetto dovuto alla religione de’ padri? A noi
pare di vederne la cagione in altro
errore tuttavia vigente anche presso
i più civili popoli, ed è quello di avere
sottoposto la religione alla politica,
0 di avere cioè voluto considerar la
lleligione come parte soggetta iilla direzione degli ordhiamenti politici,
procurando di lare della religione
un mezzo o uuo stromento di
governo. Così sempre è stato presso
gli antichi Romani, e (Jreci, e Fenici
ed Egiziani. Posta la religione in tale
condizion politica, dovea necessariamente occuparsi di consecrare gli usi
e gli instituti de’ maggiori ; e cercar
di cambiarli, senza manifesta utilità
della patria, era un incorrere nella maladizion dei loro antenati che avean
fondato la patria, un profanar la memoria de’ famosi lor gesti, un tradire
la terra natale. Per tal modo la vera
religione de’ popoU era la religion
della pallia, e tutto ciò che avevano
statuito i padri diventava sacro come
un ordinamento della divinità. Sic-
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come poi gli usi e le costumanze introdotte da’ padri 'variarono secondo
i climi, bisogni e industrie, cosi anche
le religioni dove erano agricole come
in Egitto, dove guerriere come a Roma,
dove splendidissime per dovizie d’oro
e di gemme e grandiosità d’edificii,
come negli imperi! di Babilonia e di
JVinive, dove poetiche, belle, graziose
e artistiche, come in Grecia, dove selvagge, crude, feroci, orribili come
presso gli antichi Druidi delle Gallie,
sempre però idolatriche, perchè create
dall’uomo ad immagine e similitudine
sua. Dovevano poi simili rehgioni
umane anche umanamente procedere,
come qualunque altra umana instituzione, e dipendere dagli ordinamenti
social! e politici dei diversi paesi in
cui erano coltivate. Si appoggiavan
quindi necessariamente alle diverse
tradizioni locali di cui veggiamo esser dovunque custodi nati i capi di
famiglia. Laonde si vede che il superstizioso rispetto dei popoli pagani alla
religion dei padri era una legittima
conseguenza del non aver altra religione che quella tutta umana del luogo
natio. Questa non curava punto di
educare lo spirito dell’uomo alla immortalità della seconda vita ; ma restringevasi a sancire, quegli universali
principii di morale condotta che sono
indispensabili alla sussistenza di qualunque umana società, e del resto cu
stodiva gelosa gU istituti e gli usi
della patria, come soli atti a mantenerla onorata, indipendente e felice.
Dopo però che buona parte del
mondo ha deposto a’ piè della croce
di Cristo le antiche abbominazioni
della idolatria, la religione de’ padri
non ha più luogo, e deve unicamente
regnare la religione unica di Dio.
Imperocché essa cerca salvare le
anime conducendole dritto al porto
dell’eterna vita. Colà non vanno le famiglie, le tribù, le nazioni, ma vanno
uomini d’ogni famiglia e tribù, e nazione j nissuno può rispondere per
allri, ciascuno risponde per sè. È dunque una religione universale e personale, perchè fatta e donata da Dio per
tutti, compie la eterna felicità di ciascuno. Nè la compie con opere esteriori, ma per mezzo di una fede viva
e ardente nei meriti iniìnlli di Gesù
Cristo, per la quale rende a Dio un
culto di spirito e di verità. Ora questa
fetie è necessario sia posseduta da ciascuno in particolare, e venga manifestata con opere non ipocritamente foggiate a divozione, ma pure, ma sante,
ma immacolate, e sempre fatte in sincerità e semplicità di cuore, e per dover di coscienza. Che entrano i padri
nostri in ciò.? So essi posseggono la
vera fede di Cristo , avranno senza
meno anche zelo dì comunicarla ai
figli; ma ove mai sbagliassero nel co-
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mullicarla, o la comunicassero coperta
e velata di tradizioni e superstizioni
umane, non saremmo mai scusati noi,
sé, conosciuto lo sbaglio, persistessimo
ad occhi aperti neirerrore pel vano
rispetto alla religione de’padri. Era
Ciò tollerabile nel Paganesimo fabbricato dall’ uomo in acconcio alle esigenze della patria; non può mai essere nel Cristianesimo, religione a noi
recata da Cristo figliuolo di Dio per
la nostra salvazione eterna.
Un cristiano pertanto che si accorga di non aver quella fede senza
cui, come dice ¡’Apostolo, è impossibile di piacere a Dio, conviene la cerchi dove la può rinvenire, e rinvenuta
l’abbracci, dovesse anche incorrere la
maledizione de’ Padri, dacché egli dee
salvare se stesso, e sa che altri non
può salvarsi pei- lui. Qui la faccenda
è tutta personale, e va personalmente
decisa; e parlar nel cristianesimo di
religione de’ Padri, senza ben determinare il senso in cui questa espressione si prende, è un parlar profano,
anzi un parlar affatto pagano.
HI.
Pur troppo anche nel cristianesimo
coir andar de’ secoli si sono introdotte credenze e massime ben lontane
dal primitivo spirito evangelico. Non
è qui luogo di ricordarle ad uua ad
una, ma basta li solo fatto dei tribu
nali ecclesiastici della Inquisizione
eretti accanto alle chiese d’ogni vescovo. Quale istituzione più aperta*
mente opposta alla carità ed umiltà
del Vangelo? L’uomo che aggiungo
del proprio agli insegnamenti di Cristo, sia pur colle inlenzioui migliori
del mondo, fa sempre opera sacrilega,
e condannata dal santo Evangelo. Se
i Padri nostri caddero in simili peccati, non v’è ragione che vi dobbiamo cadere anche noi. TuUo dobbiamo
esser pronti a sacrificare all’amore
del padre e della madre: tutto, fuorché la coscienza. In ciò la religione
del Vangelo non può transigere, ed
è assolutamente inflessibile; e noi volendoci salvare, non possiamo, nemmeno per amor dei Padri, permettere
mai che si corrompa o si adulteri la
fede di Cristo«
I Padri nostri in questo sono gli
Evangelisti ed Apostoli che ancor ci
parlano e ci istruiscono nelle lor sacre Scritture divinamente inspirate t
là siamo obbligati d’imparare la vera
fede che salva, e calassero anche dal
Paradiso gli Angeli ad istruirci diversamente da (luelle, l’apostolo s. Paolo
ci proibisce di pur ascoltarli. Ecco
perchè non bastano per noi congregazioni e concilii di dottori e teologi, non bastano ivistorali di vescovi
e di Papi a rassicurarci della nostra
1 eterna salute, ma dobbiamo studiare
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la nostra fede nei libri della Bibbia
che, come diceva a Timoteo s. Paolo,
(2, Timot. Ili, 5), possono render savio a salute per la fede in Cristo Gesù',
e come disse ai Romani, furono scritti
per nostro ammaestramento^ acciocché per la pazienza e per la consolation delle Scritture, noi riteniamo la
speranza {Rom. cap. xv. 4). Anzi
Cristo stesso ci manda a consultare
la Bibbia, se amiam esser fatti capaci
della sua divinità. Investigate, egli
dice, le Scritture, perciocché esse son
quelle che testimoniano di me {Giov.
c. V. 39). Venisser dunque i più sapienti teologi dell’universo a raccomandarmi di non leggere la Bibbia,
e fossero anche i Padri miei nella
persuasione che io non la dovessi
leggere , io la leggo. Perciocché il
Vangelo mi comanda manifestamente
di leggerla, e m’assicura che m essa
troverò la scienza della mia salute.
E tra due comunioni cristiane, una
che m’impone questa lettura salutare,
e l’altra che me la vieta, io non posso
in coscienza stare in forse a qual delle
due debba ubbidire; conviene che assolutamente mi tenga a quella che è
conforme al precetto evangelico, e
mi mette in mano la Bibbia. Se ciò
non fecessi, la coscienza mi rimorderebbe, nè potrei salvarmi.
Tutte adunque le arti messe in
opera dal maligno per iscreditare
l’azion più doverosa che abbia l’uom
sulla terra, che è quella di assicurare
la sua eterna salute, e però di non
riposare finché trovato non abbia la
vera Religion che lo salvi, non mi
denno affatto trattenere dall’usare le
maggiori diligenze per giungere a cosi
alto 'scopo. Mi chiamino dunque un
apostata, un eretico, un settario nemico della religione della Chiesa e
de’ Padri miei, io debbo adempiere il
mio dovere, e studiar di salvarmi.
Anche l’apostolo san Paolo fu detto
eretico dal sommo pontefice Anania,
e dal collegio o sinedrio dei seniori,
e tradotto innanzi al tribunale del
preside Felice. Nell’atto d’accusa l’oratore Tertullo il qualificò per una
peste della società, e sollevatore di
sedizione, e capo della setta dei nazzareni (così erano chiamati per dileggio i cristiani). Egh nel far le difese lodossi d’appartenere alla setta
degli eretici, ma {Atti xxiv. 14) protestò che nella sua lotta ereticale serviva fedelmente Iddio. Sull’esempio
suo ogni buon cristiano può dire con
coraggio; a me che monta se qualche
prete mi onori di sue scomuniche,
e con oltraggiosi nomi cerchi rendermi sospetto ed inviso ai padri
miei; sol ch’io possegga la vera fede
di Cristo, andrò glorioso di essere
eretico al par di Paolo, e sarò come
lui contento di salvarmi con Cristo.
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GODIMENTO E SACRIFIZIO.
I.
Il 1G83 fu anno funesto alla Francia
ed airumanitù, come quello in cui ebbe
luogo la revoca deH’edltto di Nantes:
atto che, consigliato da stolta imprevidenza e da fanatismo, ritardò nella nazione pili influente d’Europa lo svolgimento della riforma religiosa, e peggiorò
grandemente le condizioni morali e materiali di quel paese.
Le condizioni morali, diciamo, perchè
scemò, se afTatto non tolse al clero cattolico gli stimoli ed eccitamenti a migliorare i costumi pervertiti neH’aita sfera,
nonché a dissipare l’ignoranza che regnava nella inferiore. Al che avrebbe fuor
di dubbio conferito la presenza in Francia
dei Riformati che, come zelantissimi nella
fede, irreprovevoli e nudriti di severi studii, molto avrebbero potuto coll’esempio
e sul clero e sul popolo. Tolta via la soggezione di un contrapposto, il quale facendo meglio spiccare i vizii di entrambi
avrebbe potuto divenirne col tempo il
correttivo, il clero più e più scapitò nell’opinione, e questa, lasciata senza guida,
si andò rapidamente viziando.
Aggiungemmo le condizioni materiali,
perchè è noto a chiunque non sia affatto
digiuno della storia di quei tempi, che la
parte più laboriosa del popolo francese,
colpita di ostracismo, portò seco in terra
straniera capitali, industria e più di questo il buon esempio che porgeva ai suoi
concittadini.
Le influenze gesuitiche potenti in corte,
preponderarono universalmente dopo
quel triste fatto. Il popolo posto tra un
ipocrisia cbe, con manto di religione, lo
batteva e scherniva a un tempo, e tra
una religione falsata ed impotente al bene,
porse prima l’orecchio, poi incoraggiò e
in ultimo cedette alle seduzioni della
così detta scuola enciclopedica.
Dal che;nacque: negazione di ogni credenza, apoteosi della ragione umana,
culto della materia. Tali furono i frutti
dell’intolleranza religiosa di Luigi XIV.
La rivoluzione dell’89 inaugurò i nuovi
principii. Efferata nei mezzi i quali sono
in potere dell’uomo, provvidenziale ne
fini che stanno nella mano di Dio, essa
tutto distrusse : la regia degradata , gli
altari profanati, il patriziato degenere,
il clero corrotto. Ed innalzava sopra
tanta macerie dapprima una femmina,
degno emblema della ragione che si voleva deificare dalla nuova setta ; poi,
messi da un canto gli emblemi, un uomo
di genio il quale per-soniflcava nel più
alto grado lo spirito e le tendenze della
rivoluzione, cioè l’amor della gloria e
della conquista, passioni predominanti
del popolo francese: la sintesi insomma
della fdosotìa tutta umana e tutta materiale che aveva testé trionfalo colla rivoluzione medesima.
Per tutta Europa le vecchie istituzioni
già tarlate e crollanti rovinarono all'urto
delle armi francesi. La libertà e la fratellanza offerte sulla punta delle baionette
e di buon grado accettate, o imposte a
molti popoli, non lardarono a dar frutti
di servitù. Imperciocché libertà e fratellanza le quali uon si fondino sopra un
sentimento di dovere e non prendano
indirizzo e norma da sane credenze,
sono e saran sempre due menzogne.
L’Europa stanca della libertà d’incur-
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tarsi al giogo franoese e di vedersi spolpata da chi sijdiceva liberatore e fratello,
si riconciliò cogli antichi padroni, e diede
loro la forza di schiacciare a lor volta ia
rivoluzione. 11 nuovo governo di Francia
tentò allora ripristinare con qualche lieve
raodiflcazione gli ordinamenti politici e
la religione del passato ; ma due successive rivoluzioni provarono l’impotenza di
quegli sforai) come una terza e forse imminente manderà a vuoto quelli di chi
spera potervi far rivivere i tempi della
dittatura militare.
Due risolventi rimangono oggidì alla
vertenza francese ed europea, due soli,
non esitiamo a dirlo, e sono: Socialismo ed
Evangelismo. Oltre questi due termini logici, l’occhio piùchiaro-veggente nulla vede.
Pesiamo con breve ed imparziale disamina il valore intrinseco delle due formole
che si contendono i destini del mondoi
Il Socialismo è l’ultima siatesi, l’ultima parola della filosofia materialista, a
cui diè vita la decadenza del cristianesimo
in Francia. Già vedemmo nella nostra
succinta rassegna storicflj coinè essa rovesciasse r azione del popolo ft-ancese
dietro la gloria e le conquiste.’ ma bastò
una breve esperienza a provare che la
vera grandezza e lo stabile riposo di una
nazione, non possono verificarsi in una
condizione permanente di guerra. Prima
che Napoleone facesse toccar con mano
al mondo moderno questa verità, Giulio
Cesare l’aveva dimostrala al mondo antico.—La filosofia della negazione e del
dubbio ricreduta dopo la castrofe di Vaterloo, volse ad altro segno quanto le
rimaneva di vitalità e di forze, e cercò
convincere i popoli non essere loro deetiuo scannarsi a vicenda, sibbene quello
di produrre, smaltire e godere. La nuova
dottrina, o per dir meglio, la vecchia
dottrina epicurea raffazzonata al gusto
de’ tempi e ribatezzata col nome di Socialismo sorrise al più degli uomini che
sodo condannati a stentarsi l’economia
politica ne aiutò la diffusione colle su6
ambagi e le materiali tendenze, e una
parte della Francia, la parte più indisciplinata e men colta, si lasciò affascinare
da questa nuova chimera.
Motivo per cui i liberali francesi, socialisti in germe od esplicitamente, tergiversarono nel i8 e diedero ne’ fatti recenti
un voto di fiducia a Luigi Napoleone
creduto propensa a riforme sociali. La
libertà ('uell’accettazione data a questa
parola dalla filosofia materialista) scapitò
è vero in conseguenza di quel voto, e la
fratellanza fu universalmente rinnegata!
ma il governo attuale aveva accennato
all’abolizione di qualche imposta, aveva
gettato qualche croce aH’industria, e ciò
doveva bastare per cattivargli l’animo di
un popolo preoccupato esclusivamente di
sè. Gran lezione invero data dalla Provvidenifl a coloro, i quali affidati alla Francia già tentarono o meditano nuovi sconvolgimenti io Italia !
E infatti le guerre della repubblica e il
voto dei 20 dicembre sono due avvenimenti idenliei, partoriti da una medesima
causa quantunque apparentemente diversi e quasi opposti. Nelle prime la
Francia cercava un pascolo alla sua ambizione, col secondo spera soddisfare il
suo interesse. L’azione di un’opinione
pubblica cbe sconosce o conosce imperfettamente la vera legge di carità e di
amore è incapace di produr frutti migliori.
Ma la Francia, conseguirà ella Io
11
scopo de’ suoi voti da una dittatura militare, a puntellar la quale si richiede mezzo milione di baionette, che è a
dire un esercito, il quale assorbirà sempre
gli elemenli necessarii ad aumentare il
commercio e l’industria?
Lasciamo che il lettore sciolga questo
quesito il quale non riguarda che indirettamente il nostro assunto, e vogliamo
invece esaminare se il Socialismo, sia esso
inaugurato da un dittatore o da tutti, risponda ai bisogni deH’umanità, se sien
consone al cuore umano le sue dottrine.
Continua.
mVlSTA CRITICA
dei Giornali religiosi^politici
del paese.
I nostri lettori meglio di noi conoscono
che i giornali religiosi del paese, nella
massima parte, combattono per un partito
politico. Amano il potere assoluto, e non
sanno perdonare a que’ governi e popoli
che prediiiggono un potere temperato e
soggetto alla legge d’una costituzione.
Per noi questo è il peggiore degli errori
politici in cui possa cadere la mente
umana. Perciocché la storia di sessanta
secoli c’ insegna che sempre in ogni tempo si è levato dal mezzo della società
un qualche ambizioso, talvolta potente
d’ingegno e d’opera, talvolta potente sol
di parole e di delitti, che ha creduto di
guidare avvenimenti e uomini a suo senno. Ebbene si è sempre ingannato: voi
leggendo troverete che la cosa per qualche tempo andò, ma quella resistenza
che da principio era in pochi, si è a poco
a poco dilatala in molti, e se una generazione ha sopportato io silenzio il dispotismo, l’altra venuta dopo si è ribellata,
e lo ha 0 distrutto, o almeno modificato
di molto. Perchè se è naturale all’uomo
la cupidità del dominare, è di conseguenza ingenito a lui il genio di resistere
a chiunque lo vuol padroneggiare, e non
vi ha dispotismo, per forte che sia, che
possa del tutto spegnere questo spirito
di resistenza al potere. Il meglio adunque che possa fare l’umana sapienza, è
di restringere con provvide leggi il potere in modo che non agisca mai per capriccio , ma per giustizia ; e se cade in
errore, si debba correggere, e non possa
mai rispondere nemmeno all’ultimo dei
cittadini: Io ho fallo così, perchè cosi mi
piace. In lai maniera sono anche impedlli
gli eccessi della resistenza. L’Inghilterra
e l’America, dove queste istituzioiii liberali sono in pieno vigore non cl danno più
il crudele spettacolo di processi e giudizi
politici. Ivi la polizia non ha mai perquisizioni domiciliari da fate, e sono omai
nomi di delitti ignoti le cospirazioni, i
complotti e i reati di alto tradiménto.
Questi due paesi non sono cattolici papali, ma evangelici. È dunque un sogno,
una falsità, una millanteria inutile quella
che vanno ripetendo alla nausea certi
giornali, e scrittori, e vescovi, e papi che
senza cattolicismo alla papale il mondo è
perduto, la società non può reggere, conviene precipitare nell’anarchia delle sommosse perpetue e della rivoluzione permanente. Guardate l’Inghilterra e l’America che sono i due giganti o colossi delle
potenze cristiane, e non sono papali. Più
voi vi sfiatate contro le istituzioni liberali , invocando la religione in sostegno
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della causa del dispotismo e della reazione, più compromettete voi stessi, e che
più è compromettete la religione di cui
vi dite ministri, e credete zelare l’onore.
Lontanissimi come siamo dal vostro
pensare in politica, non intendiamo affatto di prendere ad esame le vostre idee
su questo punto. Nell’estrarre le notizie
religiose che voi ci date, vogliamo solo
offerire ai nostri lettori un qualche sunto
che indichi loro la condizione in cui siete,
acciocché ia confrontino con quella delle
comunioni evangeliche, e ne cavino questi insegnamenti di spirito che li possano
ediñcare.
Vercelli. — L’arcivescovo nella sua
Omelia del 1“ gennaio ha predicato che
la libertà del culto è uu oltraggio gravissimo alla religione e allo statuto: alla
religione perchè viene indirettamente accusata di non averci insegnato il vero
culto con cui va onorato il Signore. Va
benissimo. Con questi sofismi l’arcivescovo
senza avvedersi dà ragione ai Musulmano
che impalava i cristiani per timor di Maometto il gran profeta, che aveva ben ragione di sevire co’ suoi se avessero permesso il culto cristiano, poiché indirettamente ciò feriva l’onore del Gran Profeta,
quasi non avesse insegnato il vero culto
di Dio. Quando, sig. arcivescovo, una
stessa ragione milita per due sistemi
diametralmente opposti, e può servire
tanto pel sì che pel nò, i miei maestri di
logica m’impararono a chiamarla soRstica.
La vostra è tanto buona pel turco quanto
pel cristiano: dunque vedete voi qual valore possa mai avere presso le persone
savie e dabbene. Dite lo stesso della ragione per cui accusate la libertà di cullo
come lesiva dello statuto. Voi vi appoggiate a quell’ articolo che dichiara per
religione di Stalo la vostra, e ciò secondo
voi significa non doversi la stessa libertà
concedere alle altre che sono semplicemente tollerate. Questa ragione potrebbe
servire a giustificare qualunque persecuzione si volesse fare ai cattolici come voi
a Costantinopoli, a Londra, a Pietroburgo,
a Copenaghen, a Stoccolma, a Ginevra,
dove domina una religione differente della
vostra, che vi è sol tollerala come sono i
Valdesi in Piemonte, e però vedete che
anche questa non è men sofistica della
prima, secondo i canoni della logica i
quali valgono assai meglio dei mille e
milioni di canoni fabbricati dai vescovi.
Peccato poi che i signori vescovi non abbiano tempo di frequentar le lezioni di
drittocostituzionalealla nostra Università.
Il eh. professor Melegari farebbe lor conoscere una scienza cbe ai tempi di lor
gioventù non era nemmen per nascere in
Piemonte. Forseallora conoscendo meglio
nome stanno le cose in uno Stato cosliluzionale, non si farebbero più lecito dalla
sacra cattedra certe declamazioni die
forse erano buone una volta, o passavano
almeno inosservate, e oggi producono nei
fedeli un senso che non fa molto onore
alla dottrina dell’episcopato. Converrebbe
si persuadessero che non possono e non
debbono mai mescolarsi insieme Chiesa
e Stato, Vangelo e politica. Lascino pensare al governo i poteri costituiti, ed essi
pensino a salvare anime comunicando ad
esse i doni del santo divino spirito mediante la parola di Dio, che sta registrala
per tutti nella sacra Bibbia. Finché non
apriranno al popolo quelle fonti di eterna
vila, è indarno sperare ohe cessi l’incre-
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dulità, l’ateismo, la moral corruttela. Potranno, come dice l’Apostolo, parlare le
lingue degli uomini e degli angeli, saranno broDzi sonanti e nulla più. La
divina efficacia promessa nella parola di
Dio non accompagnerà giammai le loro
declamazioni, benché sieno tirate alla
perfezione dell’arte. Essi cercano fortificarsi col gesuitismo, ma denno ricordarsi
che — il gesuitismo figlio del servile connubio della Chiesa collo Stato, è VIsmaele
che porta la discordia tra i figli d’4bramo, e ne divide le generazioni. —Così
lo definiva il prof. Melegati, nell’ultima
lezione sul primo articolo dello Statuto.
liTOTlZIE REIilCilOSE
Piemonte. Nuova scomunica della Buona Novella. — Anche il vescovo di Mondovi, riferendosi alla circolare di Mons.
Uavina, ha fulminato la scomunica contro
i venditori, ritentori e leggitori della Buona Navella; il che ci fa sperare di aver
presto molti associati in quella diocesi,
ove fino ad ora non ne avevamo che ben
pochi. Infatti è tale l’effetto sortito dalle
scomuniche ne’ tempi nostri, che nella
sola città di Torino, al di là di 700 copie
del nostro giornale sono state vendute in
questi ultimi giorni, oltre le associazioni
che vanno crescendo in modo che consola.
Soppressione della Compagnia di San
Paolo. — Durando detta Compagnia nel
suo rifiuto di uniformarsi al decreto 30
ottobre p. p. (vedi B. N n. 2), il Ue con
decreto del ■11 corrente ne ordinava la
soppressione, affidando l’amministrazione
delle opere da essa dirette alle 25 persone
già state nominate a tale effetto dal Municipio. Abbiamo già detto altra volta,
come parte degli immensi redditi di quella
società fossero spesi a far proseliti alla
Chiesa Romana; ed infatti nella lista dei
sussidii annui pubblicata dall’^rmowa, il
sussidio ai Catecumeni e Cattolizzati dei
R. R. Stati vi si trova portato alla non
indifferente somma di L. 8,550, 24.
Toscana. Nuovi incarceramenti per lettura del Vangelo. — Da lettera scritta da
Firenze ricaviamo quanto segue; »Qua
siamo sempre nelle afflizioni e persecuzioni nel nostro genere. Non so se ti sia
noto che hanno arrestato il Dottorino, ed
un altro vecchio. Questo ci ha fatto molto
dispiacere; ma sia fatta la volontà di Dio
che prova i suoi eletti. Preghiamo il nostro
Consolatore che ci accresca la fede in C.
Gesù, unico nostro mediatore Ira Dio e
l’uomo. Pregate per'noi, voi che siete in
luoghi di agire liberamente, e salutatevi
gli uni gli altri col santo bacio di carità
e amor di Dion.—Così sperano i preti
di soffocare la santa voce del Vangelo;
ma vana speranza è la loro. Le persecuzioni mosse contro i cristiani evangelici
hanno operato in Firenze ciò che operarono ovunque; ii numero ne è cresciuto
immensamente.
Francia—Festa di S. Genoveffa a Parigi. Ecco la descrizione che ci vien fatta
di quella festa da persona che ne fu testimone occulare:
« La gran piazza di fronte era guernita
di tende, ed offriva lo spettacolo di una
iier« campestre, col divario però, che gli
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oggetti da veodere eran solamente oggetti
riflettenti al culto cattolico. Eranvi crocifissi, rosarii, croci, ogni sorta di pitture
sacre, corone senza fine, una grandissima
varietà di gioie consacrate, ritratti, busti
e statuette di santa Genoveffa. Turbe di
ragazzi e ragazze mi assalivano, onde da
loro comperassi un libretto con coperta
bleu, il quale conteneva la vita della santa,
adducendo che siffatto acquisto tornerebbe, colla grazia della Santa, in benedizione alle due parti. Ne comperai uno,
e mi sincerai non essere desso che il piii
sguaiato e schifoso amasso d’imposiure
e superstizioni che si possano imaginare.
Avendo chiesto, se si vendeva colla
superiore autorizzazione, mi fu risposto di si, £ infatti, mi fu esibito nella
Chiesa stessa, la quale era convertita in
grande bottega. — Entratovi, trovai le
ali del tempio piene zeppe di donne
per la maggior parte del ceto piii basso,
e facendo il loro piccolo pellegrinaggio
alla tomba della santa. Quasi tutte si
erano provviste di piccole candele ad esse
vendute da un prete che era sul portone,
nell' intendimento di porle sulla tomba,
quale religiosa offerta. Altri comperavano
bagatelle d’ogni sorta d’insur una tavola
vicina ad un altare, le facevan benedire
da un altro prete, poi le stroffinavanoalla
tomba onde ne ricevessero qualche sacro influsso, e giovassero poi a fugare i
cattivi spirili. Unendomi alla processione,
sebbene non avessi comperato nè candele
nè altre bagatelle, ed armato solamente
del libretto dalla coperta bleu, mi avvicinai al monuniepto saoro, cui rinvenni
essere una grossa sbarra di pietra, resa
imta liscia dall’età, e letteralmente insu
diciata dal continuo toecamento del clero.
Parecchi preti vi erano affacendati nel
legare le candele in sulla ringhiera , ed
a benedire amuleti e Agnus Dei, ecc. eco.
Che poi una tale scena avesse luogo nell’anno cinquantadue del secolo xix, mi
pareva incredibile. Ma avendola vista coi
proprii miei occhi... non ne potevo dubitare, e così pure mi venne spiegato come
7,BOO,000 Francesi abbiano dato il loro
voto a Luigi Napoleone ».
laLAND*. i/w prete fatto ministro. —
Domenica 14 dicembre p. p, nella chiesa
parrocchiale di Kilmore, il Rever. Andrea
Hopkins, già curato di quel distretto, diventato ministro del santo Evangelo, fece
la sua prima predica in questa qualità, io
presenza d’una numerosa radunanza
quasi per iutiero composta di antichi
membri della sua greggia.
Abbruciamento di Bibbie. — Impotenti
ad opporsi ai progressi del Vangelo, I
preti lo bruciano. Cosi fu fatto per duo
domeniche consecutive nella parrocchia
di Ballyovee (Irlanda). Gli esecutori di
queirignobile aulo-da-fé erano certi frati
eoi loro scolari. Nella prima domenica
uno d’essi arringò il popolo affollato descrivendo l’abominevole ed eretica natura
della Bibbia che teaea, mosirandola, nelle
mani, e terminata che ebbe quella pia
orazione, bruciò.... la Parola di Dio ! —
La seconda domenica, la schifosa commedia invece di venire rappresentata sulla
pubblica strada, per paura che non sopraggiuDgesse la polizia a forla cessare,
lo fu in un campo. Amucchiate molte
Bibbie, primole percossero con bastoni,
poi le lacarsrono e je calpestarono, iq-
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fine le bruciarono e ne seppellirono le
ceneri, acoiocchè (così l’aveva raccoman^
dato il prete) il suolo non fosse imbrattato
di siffatta immondizia ! — Se lo spirito
che spinge a tali atti sia lo Spirito di
Dio, lo giudichino i uostri lettori.
Madagascar. — La professione dell’Evangelo seguita a procacciare e roolti di
quegli isolani persecuzioni di ogni genere.
Dietro la notizie più recenti al di là di
1900 persone avevano dovuto patire chi
più chi meno, a cagione della fede. Quattro fra i convertiti erano stati bruciati
vivi, quattordici precipitati dalla vetta di
un monte, molti allri erano stati venduti
come schiavi o gravemente multati. I
convertiti appartengono a tutti i ceti della
società: vi sono degli schiavi; vj sono
altresì persone di condizione libero, uomini e donne ; molti ufRziali delParmafa,
6 perfìno lo stesso nipote della regina, jl
principe Ramania, L'Evangelo era stato
portato in quell’isola dai missionarii della
società di Londra,
CRONACHETTA POLITICA.
Piemonte— Le tornate della Camera
dei Deputati nei giorni 16 e 17 vennero
per intiero coppecratg alla discussione del
bilancio attivo del monte di riscatto in
Sardegna-, quelle dei giorpj susseguenti
alla discussione dei progetti di legge per
la ritenenza sugli stipendii degli impiegati, e per modificazioni al regolamento del
magistrato di cassazione, i quali ambedue
vennero accettali.
— Negli scorsi giorni, I’ambasciatore
d’Inghilteria, Sir Ralph Abercromby ha
lasciato Torino per recarsi in Olanda, ove
il suo governo gli ha alTidalo l’incarico di
rappresentarlo. Non si conosce ancora i|
suo successore.
Roma. — Il tribunal criminal della Sacra Consulta dopo 16 anni di carcere preventivo ha sul finire del 1851 dichiarato
innocente il sig. conte Alberti, che veniva
accusato: l°di aver venduto a due diversi
librai editori ì medesimi manoscritti inediti del Tasso posseduti da lui ; 2” di
aver falsificato non pochi di questi manoscritti imitando per mezzo di sostanze
chimiche i caratteri ingialliti del gran poeta , e attribuendogli lettere e poesie a
madonna Eleonora d’Esta, le quali vennero da una commissione di letterati italiani presieduta dal principe Odescalchi
dichiarate apocrife, e lontano affatto dallo
stile del Tasso. Oggi la sacra Consulta ha
giudicato insussistenti le accuse e l’Alberti è tornato in libertà, e dicesi che abbia già dato il suo ricorso pei danni e interessi. Certo è, che parte di quei manoscritti autentici furono rubati all» libreria
di casa Falconieri ed espQSti|iu vendita sul
mercato di piazza Navonsi. L’Alberti |i
comprò a peso di carta, Gli altri apocrip,
che sono veramente tali secondo li giudicò
la Commissione, erano forse in buona fede
stati acquistati dall’ Alberti e in buona
fede venduti, nè il giudizio della sacra
Consulta composta di teologi, è sufficiente
a convertirli in autentici.
Corrispond. part.
Francia. È stata pubblicala il 14 la
nuova Costituzione. Eccone le principali
disposizioni : 1’ riconoscenza, conferma e
guarentigia dei grandi principii proclamati
16
nell’89, come il consenso della nazione necessario per l’introduzione di nuove imposte, il rispetto alla libertà individuale e
del domicilio, la libertà della stampa, la
libertà religiosa, Vuguaglianza di tutti i
cittadini innanzi alla legge ecc. — 2“ 11
potere legislativo esercitandosi coliellivamente dal Presidente della Repubblica,
dal Senato e dal Corpo legislativo.—3° Un
Presidente risponsabile, capo dello Stato,
con tutte le prerogative d’un monarca costituzionale, più ancora l’iniziativa delle
leggi riserbata a lui solo.—i” Un Senato
composto di 150 membri inamovibili,scelti
dal Presidente (oltre i cardinali, i marescialli e gli ammiragli che lo sono di diritto) fra i cittadini oh’ egli giudicherà
degni d’ un tale onore, e a cui viene
aifidata, oltre la disamina delle leggi,
la custodia del patto fondamentale e
delle pubbliche libertà, come pure
r interpretazione degli articoli dubbiosi
della Costituzione. —5“ Un Corpo legislativo scelto a suffraggio universale, in ragione di un deputato ogni 35,000 elettori,
per 6 anni, il quale discute e vota pubblicamente i progetti di legge e le imposte
(ma senza emendamenti meno che questi
non siano accettati dal Consiglio di Stato).
—6” Un Consiglio di Stato composto di
iO a 50 membri nominali dal Presidente
della Repubblica, presieduti da lui, e da
lui rivocabili, incaricalo di redigere i progetti di legge e i regolamenti di pubblica
amministrazione, e di decidere le quistioni
che sorgono in materia di amministrazione.
—7“ Un’Alta Corte di giustizia la quale
giudica senza appello nè ricorso in cassazione gli attentati o complotti contro il
Presidente e contro la sicurezza interna o
esterna dello Stato.— Le funzioni di senatore sono gratuite, colla facoltà al Presidente, richiedendolo le circostanze, di accordare loro una dotazione personale, che
non potrà oltrepassare 30,000 f. Sono pure
gratuite quelle di membro del corpo legislativo.—Il diritto di petizione non si esercita che presso il Senato.—I ministri non
possono essere membri del corpo legislativo e sono irresponsabili.—I presidenti e
vice-presidenti delle due Camere sono nominali dal Presidente della Repubblica; e
questi;ha'pure la facoltà di designare, con
atto segreto deposto agli archivii, in caso
di morte, quel cittadino che raccomanda
ai suffragi del popolo.
Inghilterra . Il Parlamento verràaperto
il dì 3 febbraio dalla regina in persona.
—In seguito di un conflitto tra i meccanici ed altri operai dell’industria metallurgica ed i loro capi, gran numero di
questi cosi a Londra che a Manchester,
hanno chiusi gli opificii, ciò che ¡lascia
senza lavoro al di là di 23,000 operai.
—Il governo seguita nei provvedimenti
destinati a .premunire il paese contro ogni
eventualità di aggressione straniera.
Prussia. La petizione del conte Laurm
concernente la revisione della Costituzione
è stata respinta dalla commissione delle
petizioni.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
I Torino, — Tip, Sociale degli Artiiti.