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ANNO LXXVII
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Torre Pellice, 21 Marzo 1941-XIX
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Spelte Biblioteca Valdese
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Riguardate alla roccia onde foste tagliati ! S^éìÌtoì
(Jsaia LI, 1)
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Valdes«
Nulla sia più forte della vostra fcdel
• (Oianavello)
ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 - Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 — . .7
Estero...................... » 25 — » »15
DIretlor«: Prof. aiNO COSTABBL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - TOHRE Peuice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
«
Lfl FflQIMfl DELLA QIOVEMTQ VALDESE
La pagina della Gioventù è destinata
questa volta alle Unioniste e alle donne
Valdesi. Esse hanno tanta parte nella
vita delle nostre Unioni 2 delle nostre
chiese da meritare che si consacri un
numero dell’Eco ai loro problemi ed
alle loro difficoltà.
Pubblicheremo volentieri i commenti
delle giovani. G, B.
Una paiola alle giovani
' Si parla spesso in questi tempi della
moralità della nostra gioventù valdese
e questo problema preoccupa giustamente i pastori di ogni nostra parrocchia e con essi tutti coloro che si occupano dei giovani, che li amano sinceramente e vorrebbero poter vedere in es’ si la forza più fresca e più pura del popolo valdese.
Quando si vede la barca in pericolo
c’è chi grida al soccorso e c’è chi cerca
di correre ai ripari per quanto è possibile: è inutile, però, in quel rn,omento
gettare il peso della responsabilità sugli
altri, occorre che ognuno lotti con le
proprie forze contro la burrasca onde
per la somma di tutte le energie messe
assieme si riesca a condurre in porto la
barca. Perciò non risolveremo il problema della immoralità nella nostra gioventù, se ne cercheremo le cause solo
fuori di noi e non cominceremo con il
prendere su di noi la parte di responsabilità che ci spetta. Qui, in questa pagina, poiché ciò mi è stato chiesto, io vorrei, come donna, rivolgermi in modo
particolare alle donne ed alle giovanette
che mi vorranno ascoltare, per vedere
insieme, fraternamente e lealmente,
quale sia la nostra responsabilità di
donne in questo problema. Sono con-;
vinta che abbondano in noi energie salutari che possono portare un reale contributo di bene alla causa comune ed il
nostro dovere più impellente, in questo
momento, è quello di esplicarle, con
l’aiuto di Dio, anche se talora il loro impiego ci conduce per un sentiero un jJo’
difficile e solitario.
L’influenza della donna, e sono gli
uomini stes.si a riconoscerlo, può essere
molto grande e naturalmente può esserlo tanto in bene quanto in male; allora,
di fronte a questa constatazione, ditemi,
poiché ogni donna possiede l’intuizione
esatta per rispondere a questa domanda,
quante volte con la vostra condotta, con
le vostre parole, con il vostro silenzio o
con il vostro sorriso avete incoraggiato
al bene e quante volte al male. Credetemi, e con questo non voglio esser troppo
severa, perchè so che per talune di voi
la vita è difficile e piena di tentazioni,
noz donne abbiamo una gran parte di
responsabilità in tutto ciò che avviene
intorno a noi ed Iddio non voglia mai
che, per colpa nostra, il male abbia a
sopraffare il bene. Molte giovani debbono oggi percorrere un sentiero un po’
arduo, si trovano giornalmente a contatto con compagni e compagne che
hanno un’influenza nefasta su di loro
in ambienti tutt’altro che adatti ad in
coraggiare il bene; molte vivono il maggior numero delle ore della loro giornata lontane dalla- casa, nelle officine,
negli uffici, nelle scuole, altre, spesso
molto giovani, ne son lontane per mesi;
ma io credo che ognuna di esse può, se
vuole, farsi rispettare ovunque perchè
il rispetto non è solo qualche cosa che
gli altri^ debbono avere per noi, ma è
qualche cosa che da noi emana e che gli
altri sentono avvicinandosi a noi. Vi sono invece oggi, purtroppo, giovanette
che hanno perso ogni senso di pudore,
non ne vogliono più sapere perchè pensano d’aver cosi acquistato una maggiore indipendenza e nello stesso tempo
d’essere diventate in tal modo più interessanti ed attraenti; perciò l’influenza
che esse esercitano con il loro atteggiamento provocatore è spesse volte deletèria. Esse sono capaci di sacrificare ogni cosa pur di rendersi piacevoli all’occhio e dimenticano così di coltivare nella loro anima quei tesori di purezza, di
semplicità, di pudore, che sono pur ancora un retaggio prezioso per una donna
e che l’uomo ricerca pur ancora, presto
o tardi, in colei eh’egli vuol scegliere come compagna della sua vita.
Qualcuna forse mi domanderà, « Ma
perchè dobbiamo essere diverse dalle
altre? » Lo so, la tentazione di essere.
come gli altri è molto forte ed è anche
più facile essere come gli altri, ma voi
giovani, a cui mi rivolgo più particolarmente, siete giovani valdesi^ siete giovani cristiane, lo avete tutte promesso
in un bel giorno di consacrazione, giorno
che per voi non è ancora troppo, troppo
lontano; cercate dunque di mantenere
quello che in voi è stato seminato, coltivatelo onde porti i suoi frutti così che
non si possa dire di voi solamente che
siete altrettante bambole, carine a vedersi, che possono anche piacere per un
istante ma che hanno, l’anima vuota ed
il cuore privo di quelle sorgenti di bene
che oggi dovete emanare intorno a voi,
nel vostro lavoro, onde quelli che vi
sono vicini si sentano incoraggiati a
camminare per la via diritta, e che domani dovrete emanare nella vostra famiglia. Poiché, in fondo, l’aspirazione di
molte di voi è quella di poter costituire
domani la propria famiglia; m.a alla vostra famiglia dovete poter dare qualche cosa, per la vostra famiglia, per i
vostri figli voi dovete avere non solo un
atteggiamento esteriore, dovete serbare
nel cuore un patrimonio; voi dovete essere l’anima della vostra famiglia e quest’anima dev’essere pura.
Forse ricorderete l’episodio valdese
deUa giovane del « Bars d’ia Tagliola »,
la quale durante la guerra di persecuzione del 1560-61 si gettò precisamente
dalle roccie del Oastelluzzo, per non
essere violata da alcuni soldati saliti
lassù, sacrificando così la sua giovane
vita. Orbene a voi giovanette del nostro.
tempo questo atto non è più chiesto, per
fortuna, ma voi dovete, anzi noi dobbiamo pur avere ancora tutte lo stesso pirita che animava questa nostra giovane
sorella lontana e lottare per conservare
intatto quel patrimonio dì purezza che
sarà fonte di bene non solo per noi ma
anche per gli altri; e se mai dovessimo
passare per l’ora di una forte tentazione
il ricordo di quell’esempio dì purezza ci
sia d’aiuto.
Ed ora che abbiamo cercato di capire
insieme, io spero, in qual modo noi donne possiamo, per quel che ci concerne e
se abbiamo buona volontà, correre ai
ripari quando la barca è in burrasca,
mi rimane una cosa ancora da aggiun-'
gere: quando abbiamo fatto quello che
potevam.o e nonostante tutto abbiamo
sentito con San Paolo anche l’impotenza
delle nostre forze, ricordiamoci che possiamo ancora sempre gridare al soccorso
poiché c’è Qualcuno che ci ascolta con
amore; e se la nostra fede sarà forte
come il nostro grido, anche se per un
tempo abbiamo disperato per noi e per
gli altri, vedremo la tempesta acquetarsi
e la barca giungere in porto.
ELSA ROSTAN.
UNA MADRE ASPETTA...
che molte figlie vengano a rallegrare la
casa vuota! Figlie, sì, e non figli, chè
i maschi non li vorrebbe davvero ! E
tutte cresciute, forti e slanciate. Ella
prega ogni giorno il Signore colla certezza di essere esaudita.
Non è soltanto per la sua felicità che
ella vuole vedersi circondata da tante
figlie, ma per essere in grado di portar
sollievo a tante sofferenze, curare tanti
malati, far sorgere la speranza in tanti
cuori affranti!
E la madre attende... Con gli occhi
della fede ella si vede attorno tutta una
cerchia di giovanette, dallo sguardo luminoso e dai sentimenti puri, animate
dalla gioia profonda di prepararsi a rendersi utili su questa terra ed a seminare
l’amore in un mondo dilaniato dall’odio.
Ella si vede anche in una casa più grande e più accogliente di quella nella quale ora abita, di proprietà della famiglia
e non d’affitto, casa che abbia posto
per tutte le figlie che verranno ed offra
anche alle sue sorelle stanche e in età
avanzata quell’atmosfera calda della famiglia e quel ristoro di cui hanno bisogno ed a cui hanno diritto dopo tutta
uba esistenza spesa per gli altri, ed infine possa ospitare degli ammalati da
curare, affinchè le figlie imparino colla
teoria anche la pratica, colle cose spirituali anche le materiali e, sin dall’inizio,
entrino in contatto con la sofferenza
umana ch’esse son chiamate da Dio ad
alleviare.
Suor Angiolina, madre delle giovani
diaconesse^ sa che un giorno sarà esaudita. Sa che dal seno fecondo della
Chiesa Valdese, che ha generato in
ogni secolo eroine della fede e della carità, sorgeranno delle giovani che consacreranno la loro vita al ministero
dell’infermiera nella disciplina della
Diaconessa.
Esse affideranno il loro avvenire nelle
mani di Dìo. Se Dio vorrà, potranno
ugualmente sposarsi e formarsi la loro
famiglia. Se no, la famiglia l’avranno di
già nella loro madre spirituale, nelle
loro sorelle di vocazione, nei malati che
cureranno. Il loro bisogno di amare e
di essere amate sarà pienamente soddisfatto dal compimento stesso della
loro missione e dalla riconoscenza che
l’opera loro farà sorgere nei cuori. Il
bisogno di darsi ad una nobile causa
troverà infinite possibilità di azione
buona e santa.
Siate benedette, o Suore Valdesi, chè
voi trasformate l’ospedale in un’oasi di
pace, l’Asilo, il Rifugio in un porto
tranquillo dovè le anime ed i corpi travagliati dalle tempeste della vita trovano alfine riposo. La vostra candida
cuffia, il vòstro sorriso, le vostre mani
magiche riconciliano a Dio i cuori ribelli, fanno amar la vita, placano il dolore!
_ Siate benedette, voi tutte giovani
Valdesi, che entrerete novizie nella casa
delle Diaconesse ed accorrerete alla ma-,
dre che aspetta ! Siate benedette, perchè non lascerete vuoto il posto delle
sorelle vostre più anziane, strappate
dalla malattia o dalla vecchiaia ò dalla
morte ali’opéra alla quale si sonò date
interamente per tutta la vita, perchè
voi, nel diadema che cinge la Chiesa
Valdese, formato dalle numerose e
provvide opere di beneficenza e di assistenza, voi siete le perle preziose ed i
brillanti smaglianti.
Siate benedette, perchè guardando a
voi, la gioventù, non dimenticherà il significato di queste parole: servire, credere, amare. _ Germanus.
SETTIMANA DI RINUNZIA
2® Lista:
Chiesa di Como, 1° vers. L. 1539,—
Chiesa di Ferrerò » 2500,—
Chiesa di Vallecrosia » 910,;—
Chiesa di Pramollo » 1525,25
Chiesa di Roma, Piazza Cavour » 9881,40
Chiesa di Firenze, Via Manzoni, 1° versamento » 4000,—
Chiesa di Firenze, Via Serragli » 2040,—
Chiesa di Taranto » 1000,—
Chiesa di Napoli » 1400,—
Chiesa di Bergamo » 16000,—
Chiesa di Forano » 538,50
Chiesa di Milano, 1° vers. » 30000,—
NB. Alla « Piccola Catena dì Rinunzie, raccolte dalla Sig.na Elena Pons,
Roma, la cui offerta di L. 1000 è stata
pubblicata nella prima lista, hanno partecipato le Signore ed i Signori; A. Bounous, I. Clarke, E. Girardet, Letizia Girardet, Bianca Piacentini, Bino Piacentini, Vera Santacroce, Letizia Tancredi,
Elisabetta Avondetto, E. Mattei, Elena
Pons.
E’ in corso di stampa il N. 3 della
Serie azzurra (Vita Spirituale)delle brevi pubblicazioni del Prof.
G. Miegge. Ha per titolo:
« FEDELTÀ’ »
e si rivolge ai Catecumeni che si preparano a confermare la loro cosciente
adesione alla Chiesa.
Per prenotazioni e ordinazioni rivolgersi alla
LIBRERIA EDITRICE CLAUDIANA
TORRE PELLICE
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L’ECO DELLE VALLL VALDESI r.
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F. U. V.
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Ogni volta che mi accingo a scrivere
questa corrispondenza mi trovo un po’
nell’imbarazzo di chi, volendo dire m,olf te cose, non sa bene da dove incominciare per esporle brevemente e con ordine.
Vorrei, è naturale, narrarvi alcuni
episodi della vita dei nostri soldati Vaidesi, comunicarvi alcune delle impressioni ricevute durante le mie visite a
reparti vicini e lontani, farvi conoscere
il loro pensiero attraverso la loro semplice, eppur preziosa corrispondenza.
Oggi però, invece di dilungarmi a
parlare delle mie visite e dei miei viaggi, lascierò che parlino alcuni dei 700
e più militari delle Vaili Valdesi con i
quali mi sforzo, in un modo o nell’altro,
di tenermi in contatto. Ma siccome è
impossibile ad un solo Cappellano di
raggiungere tutti quei militari là dove
si trovano, non mi stancherò di esortare
i Pastori, le famìglie, gli amici a seguirli con la preghiera e con gli scritti.
Ecco, prima di tutto, il contenuto di
una lettera inviatami da un gruppo di
Alpini Valdesi con i quali ho potuto celebrare, tempo addietro, alcuni culti in
una località isolata al di là delle Alpi.
Essa è scritta in data 17 febbraio e vi
dirà come, pur lontani dalle loro chiese,
i soldati Valdesi abbiano saputo celebrare quell’anniversario.
« Oggi, riuniti per generosità del Sig.
Capitano in un fraterno e modesto banchetto, (mi piace questa modestia, pur
sapendo che gli alpini sanno sempre
trattarsi bene), abbiamo invocato da Dio
le benedizioni su tutti i nostri fratelli,
specialmente su quelli che si trovano in
combattimento per la grandezza della
nostra amata Patria. Con il pensiero rivolto alle nostre amate Valli alle quali
ci sentiamo legati da un confordo e vincolo di sangue (lascio le testuali parole)
non possiamo lasciar passare questa solennità senza ricordarci del nostro Cappellano... Vi inviamo, con l’espressione
del nostro grande affetto provato entro
quella poca residenza fra di noi, un sincero saluto. Salmo 135, letto dopo l’invocazione. Lodate l’Eterno, perchè l’Eterno è buono; salmeggiate al suo nome, perchè è amabile!
Vi sono riconoscente, cari giovani, del
vostro pensiero e del vostro affetto; non
tarderò, se piace a Dio, a ritornare tra
di voi. Intanto serbate forte la vostra
fede e sana la vostra mente: conducetevi nel timore di Dio.
Valdese
Novella di I. LOMBARDINI.
(Seguito - Vedere numeri precedenti).
X.
La lotta col male fu aspra e lunga.
Giulia fu la buona mammina che affacendava in casa, e badava che il suo
malato fosse curato mqglìo che era possibile, sempre pronta come era a correre a ^ui alla sua prima voce, a confortarlo e a rasserenarlo col suo buon sorriso, a incutergli speranza e pazienza
con le buone parole che gli sussurrava,
dolce e paziente.
Non faceva fatica .trovare quelle parole, ora che il Nuovo Testamento era il
suo compagno assiduo nei momenti dì
riposo, il confortatore e il sostegno, e
che le buone parole del Pastore, che veniva spesso a trovare il suo giovane armco ammalato, ora che la porta non gli
era più preclusa dall’awersione del padre, scendevano nel cuore della ragazza a portarvi una sempre più grande
luce di amore e di comprensione.
Non disse al Pastore quello che le era
capitato laggiù in città: quello era il segreto della sua anima, che Dio solo avrebbe conosciuto, perchè il rivelarlo
avrebbe potuto suonare accusa al padre,
che l’aveva abbandonata a gente scono^
Alcune settimane or sono ho fatto la
conoscenza di un giovane soldato delle
¡Valli, il quale stava per partire per il
fronte greco. Dopo aver scambiato con
lui un po’ di conversazione, gli ho raccomandato di scrivermi dal luogo ove sarebbe stato chiamato a servire la Patria.
Eccovi alcune frasi della sua bella, nobile lettera:
« -Mi trovo in questo istante sotto la
tenda, lungi dalla Patria, dalla famiglia, dalla Chiesa; ma sempre vivo è il
ricordo delle nostre care Valli, ricordo
che mi raddoppia la fede ed il coraggio.
Quanto è bello di sapere che quelli che
abbiamo lasciato per servire la diletta
nostra Patria si ricordano di noi mediante gli scritti ed in modo particolare
.con la preghiera, che è il più gran conforto. Pari al tempo cruciale che i nostri Padri attraversarono, sappiate che
i loro figli in qualsiasi campo mantengono nel più profondo del cuore quella
fede incrollabile che è caratteristica dei
Valdesi, avendo per motto: Nulla sia
più forte della vostra fede ! »
Come fanno del bene queste semplici,
sentite parole d’un giovane soldato sul
campo di combattimento! C’è neH'anima
Valdese pura, quando trova modo di espandersi, una bellezza morale, una nobiltà, una fede in Dio ed im profondo amor dì patria, che costituiscono la nostra più preziosa eredità. Non profaniamo, giovani 'Valdesi, questa sacra eredità; non la disprezziamo, non la dissipiamo! Sopratutto non la dissipiamo
per un piatto di lenticchie, per un piacere fugace ed impuro, per i beni di questo mondo I Conserviamo
Tanìma Valdese, di fronte a tutti gli eventi; il meglio della nostra vita non
sarà mai perduto !
Quante volte, parlando ad altri militari Valdesi, li ho esortati a serbare fedelmente quella eredità e a difenderla
col Vangelo, letto e vìssuto !
Una delle più lunghe visite a reparti alpini l’ho fatta poche settimane
or sono, ho potuto celebrare, cordìaL
mente accolto dagli Ufficiali, ben cin-»;
que culti, ora in un locale dell’accanto-i
namento, ora nella stanza d’un Uffi-i
ciale Valdese. .£
Ho risalito, non senza volgere il pensiero al passato, la lunga Valle percorsa
dai nostri padri più di 25 Ò anni or sono, durante il glorioso rimpatrio, ed ho
ricordato ai giovani militari Valdesi le
virtù religiose e patriottiche del nostro
popolo. Tra gli alpini Valdesi ai quali
ho potuto recare il messaggio della Parola di Dio ricordo i nomi di Coucourde
Ilario, Avondet Enrico, Malan Renato,
Andreone Amato, Ribet Oreste, Garrou
Emilio.
scinta e, sia pure inconsciamente, nemica.
E Giulia, invece, sentiva amore e quasi pietà per il padre, che er^ poco in casa, e in quei momenti taceva, o solo domandava come stava Roberto, un pò
aggrondato, un po’ burbero, come se avesse qualcosa che lo tormentava dentro, e volesse nasconderlo, e temesse
che le parole gli bruciassero le labbra.
Stava poco in casa, bruciato dalla
febbre del lavoro, come se si fosse solo
allora accorto che la provvista di legna
per l’inverno era scarsa, che i campicelli, dovevano essere seminati prima
che cadesse la neve a ricoprirli, che
c’era tanto da fare, e che toccava a lui,
il padre. i
Quando la sera, le figlie, nella camera
del malato, si stringevano intorno al
lèttuccio di Roberto, e Giulia leggeva
nel libro e poi pregava, egli, nella cucina, oscura, col capo tra le mani e la
pipa stretta tra i denti un po’ ascoltava,
un po’ pensava.
Ma tacey^a, sempre, ostinatamente,
con le figlie, con il Pastore,che ora, incontrandolo di quando in quando mentre tornava dal lavoro, salutava in silenzio, levandosi il cappellaccio che nortava ancora; .ormai era un’abitudine,
sulle ventitré, con aria prepotente e lasciando venir fuori, da un lato, un enorme ciuffo di capelli neri, con solo
qualche filo bianco. Ma la dom,enica - e
Roberto sembrava star meglio - disse,
alle figlie facendosi forza e infarfu
%
Con una marcia di parecchi chilometri sull’alta neve, ho raggiunto un Battagliene Alpini, isolato in mezzo ai
monti, sui quali soffiava con violenza
la tormenta.
Nella stanzetta del S. Tenente Ernesto Tron ho avuto modo di celebrare
un culto, semplice, familiare, in contrasto con tutte le forme esteriori che il
mondo vorrebbe includere in ogni atto
di adorazione deU’Eterno, ma pur sempre un culto in armonia con l’insegna'mento biblico e con la tradizione della
nostra chiesa, la cui vita religiosa vuole’
essere basata su principi di interiorità
e di spiritualità.
Alcuni giorni dopo potévo riunire attorno a me diversi soldati
Valdesi di un autocentro poi altri
artiglieri alpini ai piedi delle Alpi, quindi parecchi militari di un
Reggimento di Artiglieria di C. A., infine altri alpini di un reparto salmerie.
La cosidetta testardaggine dei Valdesi e
della gente di montagna in genere non
ha nulla a che fare, voi lo intendete facilmente, con i reparti salmerìe ai
quali sono addetti diversi nostri forti e
bravi alpini ! Si tratta soltanto di un
difetto ovvero di una virtù, secondo il
punto di vista, di cui anche molti Vaidesi sono dotati ! L’opera di un Cappellano Valdese deve forzatamente esplicarsi anche negli Ospedali. E’ così che,
nei limiti delle possibilità, ho potuto
visitare di tanto in tanto alcuni militari Valdesi ammalati o feriti, tra i
quali un Alpino di Angrogna proveniente dal fronte greco ed al quale ho
recato il saluto e l’incoraggiamento dei
suoi fratelli in fede.
L’assistenza spirituale dei nostri correligionari sotto le armi e combattenti
si rivela sempre più utile ed apprezzata;
essa dovrebbe anzi essere potenziata,
onde la Chiesa non venga meno alla
sua missione.
« Signor Cappellano, mi scriveva
giorni fa un soldato, vi lascio con la
penna ma non mai col pensiero! Non
sono forse, queste, parole che incoraggiano ? E per darvi ancora im’idea dei
sentimenti che animano molti nostri
soldati, leggete queste poche frasi d’un
artigliere alpino di San Germano Chisone, scritte sui monti nevosi del fronte
greco:
«Vi ringrazio di cuore per le vostre
cartoline; mi hanno portato un gran
conforto, perchè quassù nulla ci può
salvare se non Dio. Tutti i giorni mi
confido in lui. Chiedo che egli vegli su
di me, su quanti sono in pericolo, sui
miei che sono a casa. Qui siamo tutti
fratelli, pur essendo diversi di réligio
si combatte gloriosamente e facciamo^il twstro dovere da veri soldati ita
Chi vorrebbe vivere dimenticando
questi giovani ? Chi potrebbe dire: Purché io stia bene, agli altri ci pensa Iddio ?
Fratelli Valdesi, pregate per essi e amatelì veràmenté !
' Il Cappellano Militare Valdese.
gliando le parole,, che se volevano andare al culto, egli sarebbe restato col
ragazzo.
Un’altra settimana passò,
i Roberto aveva superato la crisi, e con
le risorse che la natura ha nei ragazzi,
era ormai in Qonvalescenza; il sole, in
• quella bella giornata di fine novembre,
I era ancora quasi tiepido.
I Pietro mostrò il desiderio che Roberto si alzasse, quel giorno, per la prima volta, raccomandando a Giulia di
coprirlo bene, di mettergli la maglia di
lana. Magari due se necessario, ed uscì.
Ritornò poco dopo con un involto che
diede a Giulia:
— Tieni, è per te. Eri restata tanto
male di non averlo per la Comunione !
Giulia non capiva; il padre le ripetè:
— E’ per te: indossalo, chè usciamo.
Ella andò nella sua camera, aprì l’involto e gettò un’esclamazione di gioiosa
sorpresa.
Era un òostume ed era suo. Ecco la
candida cuffietta dai lunghi nastri candidi, ecco la gonna turchina; e lo scialletto a fiori, e il grembiule. Ecco, ma
si..., ecco la croce ugonotta da mettere
al collo: è d’oro, o almeno d’argento dorato: bellissima!
In pochi minuti è pronta; Maria e
Roberto, vedendola così hanno un oh!
ammirato; il padre ha un sorriso anche
lui sulla faccia ormai tanto pensosa.
Ecco, il padre si prende Roberto sulle
braccia (come è leggero, povero picco
Cari Soldati Valdesi,
Pensando a voi che siete partiti e partite ogni giorno per andare a compiere
nella Penisola o su lontane fronti di
guerra l’alto dovere cui la Patria vi ha
chiamati, una parola che è l’augurio e
preghiera ad un tempo, sale spontanea
dal nostro cuore: è l’antica, fervida raccomandazione che Gianavello consegnava ai padri in partenza per la vittoriosa ultima loro battaglia: « nulla sia più
forte della vostra fede ! »
Questo è stato in tutti ! tempi il grande segreto di tutte le vittorie. L’apostolo
Giovanni lo indicava già ai giovani combattenti cristiani del primo secolo:
« questa è la vittoria che ha vinto il
mondo: la nostra fede .
Un colonnello diceva un giorno ai
suoi soldati, in procinto di imbarcarsi
per la guerra in colonia: « il primo nemico che dovrete vincere è il subdolo invisibile nemico che attenta alla vostra
robustezza fisica ». Il vostro nemico cari giovani militari - non è soltanto nè
anzitutto quello che vi attende dietro
le sue munite fortificazioni o nelle sue
trincee protette, ma quello che, invisibile e sottile, tenta di penetrare nel vostro spirito come la fine sabbia del deserto s’infiltra nei più impercettibili
meccanismi di un orologio chiuso. E
contro « le forze spirituali della malvagità che sono nell’aria », di cui parla
l’apostolo, le vostre sole forze, la vostra
sola volontà sono insufficienti a darvi la
vittoria. E’ solo nella comunione vivente
con il Signor Gesù che potrete essere
più che vincitori.
Sappiate vedere - cari fratelli - nella
bella divisa grigio-verde o grigio-azzurra che portate la vivente espressione
dell’ideale cristiano di ubbidienza, di rinunzia e di sacrificio, e possa a questa
magnifica scuola, con l’aiuto di Dio,
temprarsi in voi il carattere del soldato
cristiano che sempre è chiamato a combattere e a vincere nella guerra che il
Cristo stesso è venuto ad accendere nel
mondo contro tutte « le forze del male
e del peccato ». R. JAHIER.
lo!) cura che sia ben coperto, ed esdfe
seguito dalle figlie.
S’incammina verso il tempio, il padre; il tempio semplice ed austero, il
tempio di sua gente, chè biancheggia
lassù, in cima al colle, in vista della
pianura, come un faro.
Ora Giulia, siede, composta e bella
nel suo costume valdese, su una delle
vecchie panche di legno grezzo del tempio, le vecchie panche che hanno visto
generazioni e generazioni di fedeli. E’
al posto che occupava sua madre: ha da
un lato Maria, che forse per la prima
volta assiste a un culto dei grandi; e
tiene nella sua la mano esile di Roberto,
che ha negli occhi azzurri che la malattia ha reso più profondi e quasi tristi, una luce di preghiera.
Anche Giulia prega, ma di quando
in quando non può trattenersi dal riguardare dalla parte degli uomini, là
dove suo padre, seduto e quasi accasciato nell’angolo di una panca, tiene
ostinatamente il viso tra le mani, forse
per non farsi vedere a piangere, forse
per pregare.
Ecco, il culto comincia.
Giulia si alza per invocare Dio: è diritta e fiera nell’abito austero, eppure
non privo di grazia. Essa si sente sicura,
ora che è, in costume valdese, in un
tempio valdese.
Perchè Valdese è la sua anima e tale
resterà.
Valdese.
Per sempre. FINE
3
' ' , '''^ L'ECO DE
DELLE VALLI-VALDESI
CoiDiliazlnl al gilitail
i^
Approfitto del giornale per fare le
seguenti comunicazioni;
. 1 - Il giornale L’Eco delle Valii, come
è già stato detto, è inviato settimanalmente ai militari isolati o lontani, mensilmente agli altri, cioè a quelli più vicini alle Valli, in base agli elenchi di
indirizzi da me trasmessi. Per diminuire, per quanto possibile, il prezzo di costo ed il lavoro, ho ridotto il numero di
copie per i reparti aventi in forza diversi militari Valdesi. Dato che ’1 giornale della Chiesa reca notizie delle
Parrocchie e messaggi spirituali, i militari Valdesi che lo ricevono lo diano
anche in lettura ai loro compagni e fratelli in fede ai quali esso non viene spedito.
2 - Ricevo con gioia la corrispondenza
dei militari Valdesi. Mi diano essi sempre il loro preciso indirizzo, mi tengano
al corrente della venuta o della partenza di militari Valdesi del loro reparto.
Sia sempre scritto chiaramente il numero della Posta Militare.
3 - In queste ultime settimane, con
l’aiuto di alcune zelanti e generose persone, ho potuto inviare 71 pacchi di indumenti ai nostri soldati in zona di combattimento. Incominciano a giungere i
messaggi di riconoscenza.
4 - Non appena i Pastori o le famiglie dei militari Valdesi sono in possesso di un indirizzo nuovo o modificato,
me lo trasmettano al più presto.
Il Cappellano Militare Valdese.
iQiilirtt ilio liliil
ComoDicazioDi dtl Capo-Gruppo
1 - La visita del Pastore Paolo Bosio,
di Roma, ad alcune Unioni delle Valli,
progettata per Marzo è rinviata alla fi*- ne di Aprile.
2-11 Convegno di Perrero avrà luogo,
a Dio piacendo, Domenica 27 Aprile.
3 - Non ci sono giunte proposte di libri italiani per le nostre Biblioteche
parrocchiali. Peccato ! Speriamo di pubblicarne una lista nella prossima pagina
riella Gioventù ! *
A tutte le Unioni il vivo augurio di
terminare bene l’anno di attività !
G. B.
SAN GERMANO CHISONE. I giovani si sono molto prodigati, insieme colla
Corale, per rottima riuscita delle celebrazioni del XVII febbraio.
Abbiamo spedito ai nostri soldati in
Albania dei pacchi ben guarniti. Le signore anziane hanno collaborato colle
giovani in quest’opera di fraterno aiuto.
Infatti una generosa ospite del Villino
Fede ha dato alcuni chili di lana che
è stata subito cardata e filata dalle vec; chiette dell’Asilo stesso. Alcune altre
persone hanno offerto spontaneamente
:• oggetti di lana e le giovani deU’Unìone,
. aiutate validamente dalle signore della
ì: Società di Cucito, hanno fatto delle cals ze calde e solide.
Quattro nostri soldati d’Albania han^vno inviato la loro offerta per la Settimana di Rinuncia, accompagnando il
; dono con parole nobilissime. Sia in Albania, come sulle Alpi della Francia oc: eupata e negli altri fronti, la data dell’Emancipazione è stata ricordata con
pensieri di sacra nostalgia, di preghiera
e con improvvisati festeggiamenti.
Le riunioni del venerdì sera in Villa
sono animate da ottimo spirito e registrano un crescendo nella partecipazione dei giovani. Oltre agli studi biblici
e storici presentati dal Pastore sono
state tenute le seguenti conversazioni:
Lilia Jahier su: J. Lind - Fr. Bertalot
su G. S. Bach - Prof.a Ribet su Vita
Valdese in cifre - Ar. Beux su il Matrimonio Religioso.
Venerdì scorso avemmo la gioia di
vedere nella nostra sala quattro nostri
soldati -in breve .licenza: un marinaio,
un alpino, un fante, e un artigliere da
montagna. Un . nostro compagno del
Batt. Bolzano che dalla metà di novem'brè non aveva più dato segni di vita lo si riteneva morto e comunque disperso ha inviato buone notizie alla famiglia. ■ ' , .
TORINO.^ Quest’Unione ha svolto
durante Tìnverno una discreta attività,
nel campo spirituale come nel campo
genericamente sociale.
L’attrezzatura degli ambienti di riunione, apprestata durante l’estate grazie alle cure assidue e tenaci di alcune
volonterose persone, che meritano tutta
la riconoscenza dei giovani, ha permesso
ai soci di continuare con la massima regolarità le loro adunanze settimanali,
malgrado le disagiate condizioni determinate talora dalle presenti circostanze.
Durante queste riunioni si svolge il
normale programma dell’attività giovanile. Sono in corso alcune serie di .studi:
una serie di storia del Cristianesimo,
un’altra di carattere valdese, altre ancora sopra altri argomenti; alcuni studi
biblici sono alternati alle conferenze
di diversa natura; gli studi sono seguiti
generalmente da alcuni minuti di muto,
e, vogliamo sperare, pensoso raccoglimento; poi i canti ed i giochi offrono
una gradita ricreazione in un ambiente
simpatico.
La filodrammatica giovanile ha organizzato due recite: una, di carattere a- meno, ha valso a divertire un numeroso
pubblico con una commedia piacevole e
briosa; l’altra ha rievocato, nell’occasione del 17 febbraio, un significativo
episodio della storia valdese, quello dei
« Valdesi di Calabria », com’è rivissuto
, nella commossa raffigurazione drammatica, di Jacopo Lombardini.
L’Unione di Torino ha poi organizzato un campo giovanile, a Frali, in occasione delle vacanze natalizie. Questa
simpatica tradizione vuole non solo of- *
frire la possibilità di un sano diporto
fra le nevi e le montagne, ma vuol essere anche un segno di attaccamento
alle nostre valli, vuole offrire la possibilità di un fraterno contatto coi giovani
d Ile Valli; quest’anno qualche contatto
c’è stato, e siamo riusciti a conferire al
campo quel tono di gaiezza non aliena
dal raccoglimento e dall’elevazione spirituale, che è consono alla natura di
una associazione giovanile come la
nostra.
Va notata infine un’attività particolarmente -cara e importante in questi
tempi. 1 assistenza ai militari. Abbiamo
avuto occasione varie volte di fraternizzare coi bravi soldati valdesi, in riunioni organizzate appositamente per loro. E alcuni giovani si dedicano con amore all’opera dell’aiuto spirituale per
i militari lontani, così conforme alla
natura del messaggio evangelico, che vivifica il singolo nella misura in cui si ^
dà per gli altri, e quindi così doverosa
per le Unioni, Valdesi ».
PINEROLO. L’Unione svolge regolarmente la sua attività alternando ad una
seduta del sabato sera una della domenica del pomeriggio; questo per favorire
alcune unioniste lontane che causa l’oscuramento non possono partecipare al^ sedute serali. Dietro suggerimento del
Comitato di gruppo l’Unione ha fissato
il suo programma di studio biblico sul
«Sermone sul monte» argomento che è
stato trattato una volta al mese dal
Presidente pastore Sig. Màrauda, che si
■e fermato particolarmente sulle « Beatitudini », avendo modo di fornire pre:5Ìose esortazioni ai giovani. Una seduta è
stata dedicata allo studio sulla Preghiera, lodevolmente trattato da una giovane unionista.
E’ stata pure fatta una serie di studi
storici dalle origini del Cristianesimo
alle prime persecuzioni contro 1 primi
cristiani, tenuta quasi esclusivamente
dal sig. Pastore. Studi a carattere vario
sono tenuti dai soci.
Gradita è stata la visita del delegato
del Comitato di Gruppo pastore dott.
O., Peyronel che ha portato un messaggio ai giovani dell’Unione locale e di
quella di San Secondo-^ivi convenuta.
Un simpatico convegno organizzato dall’U. G. V. di San Secondo ha radunato
un buon numero dì giovani delle tre Unioni vicine di Prarostino, Sàn Secondo
e Pinerolo, offrendo loro una serata ricreativa.
La^ ricorrenza delTEmancipazione
Valdese è stata celebrata in .armonia con
lo spirito dei tempi in cui viviamo ed in
cui vissero e soffrirono i Padri, con .una
evocazione storica da parte dei giovani.
Istituite nelle vostre case il culto di
Famiglia ! Il vostro giornale vi offre per
ógni giorno, l’indicazione di una lettura,
un testo ed una breve meditazione preparata a turno dai vostri Pastori. Approfittatene ! E’, questo, uno dei modi
migliori per attirare le divine benedizioni sulla propria casa.
Scrivono all’Eco...
...un valoroso nostro ufficiale superiore, in cui rivivono le più nobili tradizioni Valdesi: fede e patria:
« Verso la mezzanotte di ieri, otto
marzo 1941, nella luce suggestiva di una luna insolitamente brillante, nell’area di un immenso • campo limitato da una larga strada da un lato,
d^ un quadruplice filare di rigogliosi ulivi dall’altro, ho avuto rincontro più
commovente ed inaspettato che potessi
immaginare; quello dì un magnifico
plotone di sciatori Valdesi al comando
del valoroso Sottotenente E. S.
: La nostalgica musica del dialetto di
Frali e di Angrogna, di Bobbio Pellice e
di Faetto ancora risuona al mio udito
e fa vibrare il mio cuore di ineffabile
tenerezza.
Avevo letto poco prima, ne «La Luce»
le ispirate riflessioni di Arturo Pascal
su « Il Battaglione Sacro Valdese » ; ed
ec o che Iddio mi dava la gioia di trovarmi improvvisamente di fronte al più
fiero ed agguerrito reparto Valdese che
l’Esercito Italiano abbia mm avuto nei
suoi ranghi dal giorno della sua costituzione.
E per non smentire le loro origini, i
suoi componenti non sono più soltanto,
come i loro padri e i loro nonni, dei fedeli e disciplinati alpini, ma sono tutti
dei provetti sciatori: il fior fiore dei celeri della montagna.
Li comanda un giovane di provato
coraggio, già decorato di medaglia d’argento al valor militare per una temeraria sfida superbamente lanciata al nemico nella conca di Abries lo scorso
giugno.
All'ardente amor di patria egli unisce la squisita sensibilità del poeta; è
cioè il capo ideale di un reparto di così
alto valore rappresentativo.
« Sento - egli scrive - che il mio plotone ha uno spirito formidabile. Abbiamo un motto ed una parola d’ordine:
« A la brua ! » Ogni sera ci riuniamo
e nel ricordo e nei canti delle nostre
valli, sentiamo di trovare una inesauribile sórgente di forza, di fede, che non
può non portarci molto avanti... »
« Ho detto ai miei alpini della vostra
certezza. Ho capito dai loro sguardi, dai
loro sorrisi, più che dalle poche loro
parole di montanari, che vogliono e sapranno compiere in tutto e per tutto il
dovere a cui saranno chiamati... »
Il piccolo « battaglione Sacro Valdese » è in linea con gli alpini d’Italia sulla fronte Greco-Albanese. E possiamo
essere certi che esso sarà degno del glorioso passato e delle tradizioni di valore,
di tenacia, di abnegazione dei nostri padri ».
La certezza del col. G. M., che ringra
ziamo perla sua lettera, è la nostra certezza; a lui ed ai nostri sciatori giunga
con l’Eco l’eco delle preghiere di tutti
■ i cuori Valdesi: Dio vi benedica e vi
guardi. ,,
—- ...tre artiglieri alpini: Z. E., di huserna San piovanni, R. A., di Pomaretto, R. F., di Pramollo, lieti di ricevere
« il caro giornale L’Eco delle nostre bèlle Valli Valdesi, nella terra d’Albania »,
dove essi si sentono in comunione con i
fratelli Valdesi, uniti nella stessa fede
«nel nostro Signor Gesù Cristo che. con
la sua mano potente ci guida nell’adempimento, con serenità, del nostro sacro
dovere, da veri artiglieri alpini Valdesi,
dandoci forza e coraggio per la grandezza della nostra cara Patria ». E terminano i nostri tre amici con i loro saluti con i loro auguri per la loro chiesa;
saluti che i fratelli ricevono e ricambiano con animo commosso; siatene certi,
non siete LONTANI per il nostro cuore.
CRONAQ/I V/ILDE5E
ANGROGNA (SERRE). Lunedì, 10
corrente, alla riunione quartierale di ,
Cacet Rivoìr sono stati battezzati due
bambini Chiavia Bruno Giovanni, di
Plavan Elena e Plavan Vilma di Albino
e di Besson, Ida. I padri dei due bambini si trovano attualmente sotto le armi.
Domandiamo al Signore di far scendere le Sue preziose benedizioni sui
bambini e sui loro genitori.
PRAROSTINO. L’alpino Fomeron
Giovanni delle M;Ole, è stato leggermente ferito ad un piede dopo aver partecipato ad aspri combattimenti, in Albania. Ci siamo affrettati ad inviar^,
all’ospedale da campo ove è degente, i
nostri migliori auguri di pronta guarigione.
L’8 corrente è deceduto, ai Gay, Gay
Ferdinando all’età di 90 anni. Egli si è
addormentato in pace, sazio di anni.
TORRE PELLICE. Liceo Ginnasio,
Lunedì scorso, alla presenza degli insegnanti e della scolaresca tutta, il prof.
Lo Bue ha, con nobile austeritàj commemorato il sottotenente Giovanni Bo,sio, già alunno di- quest’istituto, gloriosamente caduto sulla fronte greco- albanese.
La pazienza ed il timore di Dio sono
le inseparabili compagne della speranza. Una è come il sughero che tiene a
galla la rete del pescatore; l’altra è
come il piombo che tiene perpendicolarmente distesa la rete.
Speranza senza timore vale presunzione. Speranza senza pazienza vale disperazione.
***
Il mondo dice: dum spiro, spero:
finché c’è respiro, c’è speranza.
I figliuoli di Dio possono dire: dum
expiro, spero: mentre muoio, spero.
La speranza è pel combattente come
un valoroso capitano: lo rianima nei
momenti di scoramento e lo sostiene
fino alla fine: o vincono o muoiono
insieme.
La speranza è come un salvagente
che aiuta colui che impara a nuotare.
A. C.
Bisogna ignorare il dono funesto di
appesantire le tristezze del presente,
coi rimpianti del passato e i terrori dell’avvenire. Ricordi deprimenti, rimorsi
tardivi, scrupoli vani, apprensioni vaghe, inquietudini premature, presentimenti sragionevoli,... è tutto un bagaglio inutile di cui non bisogna imbarrazzarci. A. Lichtenberger.
4
f
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
•Í-C ‘
il c:ull«» di faiBnii^li
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblieo della Chiesa Morava)
Salmo 119: 145
Lunedi Lettura;
■ 24 Marzo J60.
Le parole che vi ho dette sono spirito
e vita. Giov, 6; 63.
Un bimbo era malato e pareva in fin
di vita. Venne un medico che con poche
parole ordinò una cura e in qualche
giorno il bimbo fu salvo. La parola di
quel medico portava in sè la scienza e
la vita. La parola di Cristo è spirito e
vita.
— Com’è che vi convertiste ? domandavamo anni or sono ad un nostro vecchio fratello di Cormaiore, uomo rozzo
e rude, allevatore di bovini, poco sensibile, apparentemente, alle cose dello
spirito.
— Fu l’evangelista Arnoulet — ci rispose. Avevo perso mia moglie e non
me ne potevo consolare, la vita non aveva più alcun valore per me, camminavo a lunghi passi verso la tomba. Egli
con la Parola di Dio mi seppe consolare, mi parlò del cielo, mi convinse che
io rivedrei un giorno la mia compagna,
che la nostra vita non si limita alle cose
materiali di qu^giù, ma prosegue nel
regno della spirito, mi mostrò in Cristo
la Via del cielo ed io diventai credente.
Ora, egli concludeva, aspetto con gioia
l’ora della morte, ho fretta di andare
nella casa del Padre mio !
L’Evangelista Arnoulet aveva ripetuto l'opera di quel medico, ma al posto
della scienza umana, aveva portato lo
Spirito di Dio e, al posto della vita terrena, aveva donato la vita Eterna.
Martedì Lettura: Marco 13: 32-37.
25 Marzo lui gj compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di
riconciliare con sè tutte le cose. , mediante il sangue della croce ... tanto
quelle che son sulla terra, quanto quelle
che sono nei cieli. Col. 1: 1Ò-20.
Apri pure i tuoi occhi quanto li puoi
aprire o fratello, e tendi l’orecchio
quanto sei capace, perchè le cose di
cui ti parla oggi l’apostolo son quelle
che « occhio non ha vedute, e che orecchio non ha udite e che non son salite in cuor d’uomo e che Dio ha preparate per coloro che l’amano» (1 Cor. 2:
9).
Il peccato aveva portato nella creazione un turbamento profondo che andava ben oltre ciò che possa supporre
la nostra immaginazione, nelPinfinito
dei mondi celesti e negli abissi del
mondo- terreno « tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio » (Rom.
8: 22) dice San Paolo e, forse, abbiamo
una dimostrazione di ciò nelle tempeste, nei terremoti, nella furia degli elementi scatolati che fan somigliare,
talvolta, la natura ad un grande ammalato.
Gesù, sulla croce, ha salvato te e me,
umili peccatori, insieme con tutta l’umanità pecdatrice, ma non solo: l’opera sua raggiunge le profondità abissali più remote e gli spazi celesti più
lontani. Tornerà, grazie alla croce, la
tranquillità nelle viscere tormentate
della terra; e, nei cieli, alla chiamata
del Salvatore nostro, gli angeli ci accoglieranno festanti, tendendoci, la
mano della riconciliazione. L’unità e la
pace ritorneranno così nella grande
famiglia di Dio che si chiama la creazione.
Mercoledì Lettura: Marco 14: l-ll.
26 Marzo E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che il
Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinchè chiunque crede in lui abbia vita eterna. Giov. 3: 14-15.
Nel deserto, il popolo che aveva
mormorato contro Dio, è insidiato da
innumerevoli, serpenti velenosi: E Mosè pregò per il popolo. E l’Eterno disse
a Mosè: « fatti un serpente di rame, e
mettilo sopra un’antenna ; e avverrà
che chiunque sarà morso e lo guarderà,
scamperà» (Num,. 21: 8).
Nella vita, attorno a me, ho visto
tanta gente che il serpe insidioso, nascosto nella siepe lungo la via, o sotto
un tronco abbattuto o dove più olezzavano i fiori, aveva ferito a morte. Ne
ho visto morire senza speranza e ne
ho visto innalzare lo sguardo verso
la croce come gli Israeliti nel deserto...
Ancora pochi giorni or sono fui al
capezzale di una nostra sorella che una violenta malattia aveva strappato
improvvisamente alla sua attività ed
alla sua famiglia. Sentiva chiaramente
che la sua ultima ora era prossima, ma
non se ne preoccupava. Guardava in
alto. Aveva posto i suoi occhi sul Salvatore crocifisso e sentiva di andare
verso la vita.
Giovedì Lettura: Marco 14: 12-25.
27 Marzo Abbiamo pure la parola
profetica, più ferma, alla quale fate
bene di prestare attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella
mattutina sorga nei vostri cuori.
2 Piétro 1: 19.
I lettori di Pietro vivono disseminati nell’Asia minore, nella solitudine
e nell’isolamento; circondati, spesso, da
un ambiente ostile. E questa situazione
è fra le peggiori in cui possa trovarsi
un credente: la nostalgia delle sacre
raunanze, il bisogno della comunione
fraterna, la sete di udir cantare degli
inni sacri, tutto questo diventa spesso
un tormento crudele : « Là, p.resso i
fiumi di Babilonia sedevamo ed anche
piangevamo ricordandoci di Sion ».
In simili condizioni, i libri delle profezie tornano preziosi quanto mai e il
credente solitario li legge e rilegge avidamente: le parole che descrivono il
ritorno di Cristo e la riunione dei salvati dal levante e dal ponente lo riempiono di gioiosa speranza, illuminano
la sua via, risplendono ai suoi occhi
come una stella mattutina nunziatrice
d’un giorno agognato.
Venerdì Lettura: Marco 14: 26-31.
28 Marzo Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al Pastore e Vescovo delle anime vostre.
1 Pietro 2: 25.
A ciascuno il suo: il testo di oggi è
rivolto ai servi cristiani. Certo, anche
a te ed a me, fratello lettore, ma principalmente, ai nostri fratelli e sorelle,
la cui vita è consacrata al servizio del
prossimo: vita delle più umili e modeste, qualche volta, delle più ingrate.
A voi, il nostro pensiero ed il nostro
cuore o nobili fanciulle valdesi, che per
aiutare i genitori od i fratelli, siete
scese dai vostri monti per sperimentare
in città, « quanto sa di sale lo pane altrui e quant’è duro calle lo scendere e
salir per l’altrui scale »... Ci son rimaste scolpite nelFanima le lettere che
alcune di voi ci hanno scrìtte e le pa
role commiste a singhiozzi che abbiamo
udite!
Ma rialzate il capo, udite ciò che vi
dice l’apostolo Pietro: non sarete più
sole e senza difesa, nel gran mondo:.nessuno, più mai, potrà strapparvi dalla mano del Pastore e Vescovo delle anime vostre I
— E tu ed io fratello ?
— Non temere, presta l’orecchio. Colui che viene a me, io non lo caccerò
fuori ».
Sabato Lettura: Marco 14: 32-42.
29 Marzo ...affinchè siate sinceri e
irreprensibili per il giorno di Cristo, ripieni di frutti di giustizia che si hanno
per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. Fil. 1: 10-11.
Oggi, fratello mio, noi ci troviamo
dinanzi ad un ideale di vita cristiana:
vita che si esercita quotidianamente
alla purezza e alla dirittura, perchè
attende il giorno di Cristo; vita che, a
guisa d’un albero fecondo, è ricca dei
ÌiUtti di luna giustizia Cristiana che
ridondano alla gloria e alla lode del
nome di Dio.
Questo ideale di vita, l’^ipostolo
Paolo prega Dio affinchè lo conceda ai
suoi fratelli di Filippi.
— "Perchè ?
— Perchè li ha nel cuore e lì ama
di un affetto sviscerato...
E tu comprendi allora, fratello, cos’è che devi domandare a Dio, ardentemente, nelle tue preghiere, per coloro
che ti sono più cari sulla terra; per il
tuo compagno o la tua compagna, per
i tuoi figliuoli, per i tuoi congiunti vicini e lontani, per i cari amici, per i
fratelli nella fede, per tutti... e per te
stesso.
ENRICO GEYMET.
Prof. Giro Costabei., direttore responsabile
ARTI GRAFICHE . L’ALPINA . - Torre Pellice
POMPE-FILTBI
per Acqua, Acati, Vini, Liquori, Sciroppi,
OHI, Madlcinall, Profumi, Colla.
IMPIANTI PER CANTINE
par Vini Spumanti, par Acqua Oaaaaaa
a Saitz - Catalasa ofatla.
BELLAVITA - VIA PARIMI, I
glA P.l* PARIMI 1
La Ditta aan ha OapoalU aa rappreaeataa*.
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H.
CEROTTO
BERTELLI
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ERCOLE MARELLI & C. - S.A.
MILANO
POMPE
CENTRIFUGHE
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il Catalogo Generale 1941-XIX