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ECO
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DELLE VALI! VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno HO - Nana. 21
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TORRE PELUCE - 25 Maggio 1973
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Una lezione di libertà, a più iacee
LA LOTTA DELLA MISSIONE EVANGELICA
CONTRO LA LEBBRA
Come accade periodicamente quando è in gioco una questione costituzionale, domenica 20 maggio il popolo svizzero
è stato chiamato alle urne per un referendum: doveva esprimersi per l’abrogazione o il mantenimento dei cosidetti
«articoli d'eccezione» (51 e 52) della Costituzione federale
elvetica. Si trattava degli articoli che limitavano in due casi la libertà religiosa, vietando la presenza e l'opera dei Gesuiti nella Confederazione nonché la fondazione di nuovi
conventi o ordini religiosi. Queste norme erano state inserite nella Costituzione federale nel 1848 (paradossalrnente,
l'anno delle "libertà" democratiche!), al termine di uno
scontro politico-religioso che era sfociato in una vera guerra civile, quella del Sonderbund: la scintilla che l’aveva
scatenata, nel 1847, era stata la decisione del Cantone cattolico di Lucerna di affidare ai gesuiti l’insegnamento pubblico.
I due articoli sono chiaramente «d’eccezione» (e, tra
l’altro, da molti anni sono in pratica scavalcati da innumeri eccezioni!), norme d’emergenza in una situazione invelenita; contrastano, giuridicamente, con il resto della Costituzione e hanno finora impedito, ad esempio, alla Confederazione elvetica di sottoscrivere la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: un altro paradosso!
Tuttavia, questo paradosso, e il suo pervicace perdurare, ha rappresentato fino ad oggi — e c’è da augurarsi
che rappresenti anche in avvenire, nel ricordo — un serio
richiamo: se un popolo amante della libertà come quello
svizzero ha così a lungo e in così forte percentuale recalcitrato, vuol dire che la compagine gesuita, con la sua efficienza, la sua potenza (culturelle, in particolare), la mistica
d’ubbidienza al "generale" e, per suo tramite, al pontefice
romano, costituisce una minaccia costante, a volte molto
concreta, di "stato” nello Stato. Al limite, la "condizione
gesuita" è la migliore parabola della "milizia cristiaria" nel
mondo; il problema — ed è radicale — è che l’ubbidienza
è votata al "generale” e al papa, piuttosto che a Cristo (a
Cristo, attraverso il "generale” e il papa, ma in questo caso i filtri sono un disastro).
Domenica 20 maggio, comunque, 790.799 svizzeri hanno
detto si ai gesuiti e 548.959 hanno detto no. Per altro, il 60
per cento degli elettori non si sono disturbati ad andare a
deporre nelle urne il proprio voto: difficile valutare questa
alta percentuale, in cui si mescolano l’indifferenza religiosa
e, in misura forse minore, l’impressione insofferente che si
tratti di una questione del tutto anacronistica. Diciotto sui
ventidue Cantoni hanno avuto una maggioranza a favore
(ampiamente scontata in quelli cattolici); ma quattro dei
grandi Cantoni a maggioranza protestante — Berna, Zurigo, Vaud e Neuchâtel — hanno avuto_ una rnaggioranza
contraria e in altri due — Ginevra e Basilea — il "si" è passato di strettissima misura: quasi tutti Cantoni, questi (a
parte Berna), tutt’altro che conservatori.
Data la forte campagna abrogazionista, in cui si sono
associati dirigenti e personalità cattolici e protestanti, la
stampa, il Consiglio federale e la Federazione protestarite,
il risultato positivo, malgrado i compiacimenti espressi, è
dunque pieno di riserve. Una parte considerevole del popolo protestante — specie se si tien conto^ del fatto che è
stata assai debole la campagna "contro” — ha dunque
tuttora detto "no": questo oltre mezzo milione di svizzeri
non sono certo tutti dei mangiagesuiti, degli anticlericali
attardati sul passato; forse anche molti "ecumenisti" protestanti, teorici e pratici, dovrebbero meditare questo voto
e constatare che molti loro fratelli non vanno febbrilmente
in cerca di reciproci riconoscimenti battesimali, non piangono di commozione per l’uso comune di chiese, non sono
patiti delle pastorali matrimoniali comuni etc. etc.; guardano invece con occhio lucido ciò che lascia a desiderare, ad
nella a-confessionalità della scuola in vari Can
Non feste ma fatti
Un grosso impegno di lavoro per celebrare il centenario della « Leprosy Mission »
esempio.
toni.
Gino Conte
Il numero di maggio di «Voce Evangelica», il mensile
per i protestanti di lingua italiana della Svizzera, dedica
parecchie colonne alla presentazione e al dibattito della
questione. Ci pare interessante riportarne lo scritto qui sotto, aperto e a doppio taglio.
Non voglio che la Svizzera sia verso i gesuiti
quello che la Spagna è verso i protestanti »
Il 20 maggio bisognerà votare l’abrogazione o meno degli articoli 51 e 52
dellla costituzione federale relativi all’interdizione dei gesuiti e alla limitazione dei conventi nel territorio elye■-’tlto. Che fare? Che rordine dei gestiiti
mi vada molto a genio non posso sinceramente dirlo. Penso non tanto a
quanto essi hanno fatto per arginare
l’avanzata della Riforma, nemmeno al
fatto che da quell’ordine sono usciti
tremendi ’’consiglieri” di ’’grandi” ai
quali sono imputabili, secondo gli storici, fatti gravi come quello della revoca dell’editto di Nantes. Penso piuttosto alla caratteristica di questo ordine
che ha saputo celebrare le infauste nozze tra un rigido rigorismo dei principi
e una grande elasticità dei mezzi per
l’applicazione dei detti principi: il fine
giustifica i mezzi! Penso piuttosto al
fatto che per raggiungere i loro scopi i
gesuiti si sono votati essenzialmente all’insegnamento destinato alle ”élites”:_
chi ha in mano i grandi, ha in mano i
popoli, dunque una specie di ’’mafia”
ante litteram!
Conservo un numero della rivista dei
gesuiti — La civiltà cattolica — (n. 2347
del 3 aprile 1948) come un reliquia dell’orrore! Vi leggo (pag. 33) che la chiesa cattolica ’’deve reclamare per sé sola il diritto alla libertà”, che ”se esistono minoranze di religione diversa” la
chiesa cattolica chiederà che ’’queste
abbiano solo un’esistenza di fatto, senza la possibilità di divulgare le loro
credenze ”. Leggo che la tolleranza,
quando non sia possibile altrimenti,
’’debba essere accettata come un male
minore” e che in certi paesi i cattolici
per avere essi stessi la libertà, ’’saranno costretti a chiedere la piena libertà
religiosa per tutti, rassegnati di poter
convivere, là dove essi soli avrebbero il
diritto di vivere”. Non esito a reputare
’’ributtanti” questi pensieri espressi dal
servo di Gesù ’’padre” Cavalli. Ma sono
un ’’protestante”: combatto le idee di
padre Cavalli, ma padre Cavalli come
persona non lo combatto. La verità è
più forte di tutti i padri Cavalli di questo mondo!
La situazione odierna sembra pero
essere cambiata. Si lyggs di ’ gesuiti
progressisti, di gesuiti incorsi in sanzioni da parte delle supreme gererchie
Abbiamo avuto un ecumenista come il
gesuita cardinale Bea, i rapporti interconfessionali sono mutati, Lutero non
è più visto attraverso le lenti deformanti del gesuita Grisar, non c’è solo
il ’’papa nero” Pedro Arrupe, ma c e anche il gesuita evangelico Josué Maria
Diez-Alegria anche se, in verità, e alquanto tartassato. Che fare?
Il Consiglio della Federazione delle
Chiese protestanti è favorevole all’abrogazione degli articoli d eccepone.
La stampa, le autorità politiche in
nere, il Consiglio federale sono anch essi favorevoli.
Mi sarebbe piaciuto vedere, accanto
a tanto zelo di pura marca liberale, anche un discorso serio sulle garanzie riguardanti la neutralità confessionale
delle scuole prevista dall’articolo 27
della costituziene federale, garanzie
che non sono rispettate in tutti cantoni. Mi piacerebbe avere delle garanzie
sulla natura del fervore ecumenico dei
gesuiti e, a volte, mi chiedo se tale fervore non provenga dal desiderio di tentare di riportare i ’’separati” — ora riconosciuti ’’fatelli” — in qualche girone di romana chiesa. Quante cose mi
piacerebbe sapere! Che fare, dunque?
La mia fede, comunque, non ha biso
gno della protezione degli articoli costituzionali e neppure la mia chiesa
’’evangelica”, quella vivente! Non voglio essere schiavo di risentimenti, non
voglio fare miei i poco evangelici pensieri di padre Cavalli, non voglio che
la Svizzera sia verso i gesuiti quello
che la Spagna è verso i protestanti, voglio che tutti abbiano la libertà di manifestare le loro idee.
Gesuiti, per me le porte sono aperte,
accomodatevi pure, non ho proprio
nessun timore, perché credo nella potenza di quel Gesù di cui voi vi proclamate i servi: voterò per voi!
L’ugonotto grigio
Dal 4 al 9 maggio si è tenuto a Londra il congresso annuale della Leprosy Mission, alla quale fa capo la Missione Evangelica contro la lebbra. Vi
hanno partecipato i rappresentanti dei
vari comitati nazionali dalla Scozia alla Nuova Zelanda, dalla Finlandia e
dal Canada all’Australia, nonché alcuni responsabili del lavoro in India, nel
Bhutan, a Hong Kong, in Thailandia e
in Indonesia. Si è constatato con gioia
che il lavoro si è ulteriormente espanso in vari Paesi grazie sia all’im^gno
dei medici, infermieri, fisioterapisti e
di tutti gli altri collaboratori, sia ad
un consistente aumento delle offerte
che hanno permesso di superare la
crisi dell’anno passato e il miliardo di
lire di entrate. Per l’Italia nel 1972 le
varie chiese evangeliche hanno offerto
la somma di L. 4.648.020. Quest’anno è
più difficile giudicare perché a causa
dei ritardi postali parecchie offerte sono ancora per strada; ma dovremmo
essere ad un livello non inferiore a
quello dello scorso anno alla stessa
epoca.
Nel complesso, nonostante molte
difficoltà soprattutto nel settore del
Sud Est asiatico ed in alcuni Paesi
africani, la lotta contro la lebbra ha
ottenuto nuovi successi e anche nel
1972 i dimessi guariti dagli ospedali
e dagli ambulatori della Missione hanno superato i 400.000. Naturalmente la
maggior parte di essi dovrà continuare a fare qualche cura di mantenimento ed avere precauzioni di vario genere, come succede anche a persone guarite da altre malattie; ma ormai i medici non. temono più di pronunziare la
parola « guarito » anche per un lebbroso.
L’incontro di Londra di quest’anno
ha però anche avuto un altro argomento importante: il centenario della
Missione, nata nel 1874, lo stesso anno
in cui il cacciatore di microbi Hansen
pubblicò la notizia della scoperta del
microbo della lebbra. Che cosa fare
per celebrare il centenario della Mis
<11111
sione fondata in India dal missionario
irlandese Baille? Si è decisamente accantonata l’idea di spendere del denaro per fare delle « grandi celebrazioni » sia sul piano esterno che su
quello interno. Per esempio si è scartata l’idea di avere l’anno prossimo il
congresso in India per conoscere più
da vicino i grandi centri della Missione a Karagiri e a Purulia. Sarebbe stato molto interessante, ma troppo caro.
Verrà organizzato un giro dall’India a
Hong-Kong, nel febbraio prossimo, ma
i partecipanti dovranno pagarsi le spese di viaggio. Si è invece deciso di far
conoscere meglio il lavoro della Missione con conferenze a Dublino e a
Londra e con un culto pubblico nella
cattedrale di S. Paolo a Londra; ma
soprattutto di lanciare una grande
campagna finanziaria per permettere
un lavoro di grande respiro in tre Paesi dell’Asia e deH’Africa molto colpiti
dalla lebbra: il Bhutan, lo Zaire (ex
Congo Belga) e l’Indonesia. Si tratta
di tre campi assai difficili per varie ragioni ed in cui la lebbra è molto diffusa, soprattutto nello Zaire in cui tocca una delle massime concentrazioni
mondiali. Si tratta di un lavoro fatto
in collaborazione e talvolta su richiesta dei Governi locali per organizzare
la lotta contro la malattia su tutto il
territorio nazionale. La collaborazione
dei governi e delle organizzazioni internazionali come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) spiega come per un lavoro di questo genere si
possa operare anche con bilanci relativamente modesti e spiega anche come accanto ai inedici e para^dici si
parli oggi correntemente di pianificatori e Edtri specialisti di questo genere.
Di questi programmi daremo notizie più dettagliate nel corso delle prossime informazioni. Quello che _ mi interessava ora era di mettere in luce
lo spirito con cui la Missione Evangelica pensa al suo prossimo centenario.
LA SITUAZIONE INTERCONFESSIONALE IN EUROPA
I
(e
molti
del
volti del cattofeesimo
protestantesimol
NeH'interno :
VITA DELLA DIASPORA
una doppia pagina
a cura della F.F.V.
Al convegno di Bastad (Svezia), di
cui abbiamo riferito in un primo articolo apparso sul numero dell’11 maggio, si è tracciato almeno a grandi linee un quadro aggiornato della situazione interconfessionale europea, che
il comunicato ufficiale diramato al termine dell’incontro descrive in questi
termini:
« I rapporti dai singoli paesi hanno
nuovamente dimostrato la diversa impronta sia delle chiese protestanti che
di quella cattolica nei vari paesi e il
diverso grado di apertura e di attività
ecumeniche. In alcuni paesi (ad esempio Olanda, Francia, Svizzera, Germania occidentale, Germania orientale)
esiste tra chiese evangeliche e chiesa
cattolica una collaborazione su vasta
scala e a diversi livelli. Organismi nazionali e soprattutto regionali di cooperazione ecumenica assumono una
importanza crescente. Il lavoro fra |
giovani e gli studenti, le traduzioni
della Bibbia e servizi sociali di vario
genere accadono in questo o quel paese in comune. Occasionalmente si celebra insieme anche l’eucaristia. Questa
comune attività ecumenica deriva dall’obbedienza all’unico Signore e alla sua
Parola e dalla consapevolezza dei compiti che tutte le chiese hanno in co;
mune nel mondo moderno. In questi
stessi paesi però si registrano anche
sintomi di stanchezza e tendenze ritardatrici dalle due parti.
« Allo stesso tempo è stato riferito
che in alcuni paesi dell’Europa centrale (ad esempio Polonia, parti della Cecoslovacchia, Austria e Ungheria) vi
sono sì qua e là accenni di colloqui
ma praticamente non esistono contatti ufficiali. I motivi sono da individuare nel rapporto maggioranza/minoranza, nella esperienza storica assai diversificata, nella questione dei matri
moni misti per i quali la chiesa cattolica di quei paesi segue ancora una
prassi pre-conciliare: del resto i testi
ecumenici del Concilio Vaticano secondo non sembrano essere stati recepiti
dal cattolicesimo di quei paesi... ».
A questo quadro d’insieme si possono aggiungere alcune precisazioni e
osservazioni supplementari.
1. Resta confermato che il cattolicesimo, anche soltanto quello europeo,
è tutt’altro che uniforme, al contrtirio
è molto differenziato, ed esige perciò
giudizi differenziati. Al Concilio si parlò ripetutamente di « fine della Controriforma » ma in molti paesi la Controriforma continua. Questo accade
soprattutto nei paesi dell’Est europeo
(ad eccezione della Germania orientale e della Boemia), dove il cattolicesimo (che non di rado è in buoni rapporti con il potere politico) ha conservato il suo carattere tradizionale, antiecumenico, anti-protestante ed anche
anti-conciliare. Secondo alcuni, la
Chiesa cattolica sarebbe più ecumenica dove è in minoranza e meno eciy
menica dove è in maggioranza. Così è
certamente in alcuni paesi. In altri la
situazione appare diversa.
2. Anche il protestantesimo europeo
è un fenomeno molto differenziato,
più di quanto generalmente si pensi
o si sappia. Noi protestanti italiani
tendiamo, com’è naturale, a raffigurarci tutto il protestantesimo a nostra
immagine e somiglianza. Ma la realtà
è diversa. Potremmo quasi dire che
il protestantesimo italiano è minoritario non solo rispetto al cattolicesimo ma anche nell’ambito dello stesso protestantesimo! Certo, la fede è la
stessa — ed è questo che conta — ma
le situazioni ambientali, le forme organizzative e anche liturgiche e so
IL VACCINO CONTRO
SAREBBE BELLO,
MA NON C’È ANCORA
LA LEBBRA;
prattutto i rapporti con lo Stato, sono
molto diversi. Nei paesi scandinavi,
ad esempio (ad eccezione della Finlandia), chiesa (luterana) e Stato sono oggi ancora fortemente intrecciati l’uno
nell’altro sul piano istituzionale, e anche se l'autonomia spirituale della
chiesa dallo Stato è reale e pressoché
totale, la sua dipendenza giuridica è
un anacronismo storico e una incongruenza teologica. Sul piano istituzionale siamo ancora molto lontani, in
quei paesi, dalla « fine dell’èra costantiniana » di cui tanto si parla!
3. L’Olanda continua ad essere il
paese con la più avanzata situazione
ecumenica d’Europa e forse del mondo. E stato riferito, tra l’altro, il caso
di una comunità interconfessionale di
studenti a Leida, costituita da cattolici e protestanti di diverse denominazioni, con due pastori e un sacerdote
(sposato) ma un unico culto per tutti,
con celebrazione in comune dell’eucaristia secondo una liturgia ecumenica
desunta dalla Bibbia (quindi senza
trasustanziazione, senza mariologia,
senza l’idea del sacrificio). È vero che
qualche settimana fa i vescovi cattolici hanno posto il veto alla prosecuzione dell’iniziativa ingiùngendo al sacerdote cattolico di ritirarsi; ma il fatto
stesso che cose di questo genere accadano e siano ammesse almeno per un
tempo, costituisce di per sé il segno di
un possibile avvenire diverso ed ha il
valore di una promettente anticipazione. Quanto accade in Olanda sul piano ecumenico dovrebbe forse essere
tra noi meglio conosciuto e più meditato.
4. Nessun rapporto, tranne quello
dall’Italia, parla del Dissenso cattolico.
La notizia diffusa su diversi giornali
europei e riportata anche dall’« EcoLuce », secondo cui sarebbe stato trovato un vaccino antilebbra, risponde a
molti desideri, ma, purtroppo, non ancora alla realtà. Questa notizia è sta^
ta confermata durante le riunioni di
Londra dal Dr. Stanley G. Browne,
uno dei maggiori esperti europei in
materia.
Tuttavia vi sono anche notizie positive in questo campo e di queste notizie fa le spese un animaletto del
Sud America: l’armadillo. Due anni di
esperimenti su questo animale hanno
dimostrato che è l’unico essere vivente che, oltre l’uomo, può prendere la
lebbra in una forma tipica e ricca di
bacilli: la lebbra lepromatosa. Poiché
il bacillo di Hansen non ha mai potuto essere coltivato su terreno artificiale, l’armadillo ci offre ora la possibilità di disporre in quantità « industriale » di microbi della lebbra. Questo ha
permesso a tre grandi case farmaceur»_i_ •_ nftcrll Sta
tiche in Svizzera, in Scozia e negli Stati Uniti di cominciare ricerche approfondite in vista del vaccino. Sappiamo
che le difficoltà che si frappongono sono ancora molte e di vario _ genere.
Non si pensa che la fabbricazione del
vaccino sia quindi imminente, ma un
grande ostacolo su questa via è stato
tolto e si può sperare in bene per il
futuro.
Franco Davite
molti
Le ragioni sono molteplici: in
paesi il dissenso cattolico non esiste;
in altri (Olanda) se ne fa parzialmente portavóce lo stesso cattohcesirno
ufficiale. L’Italia resta uno d« paesi in
cui il dissenso ha avuto ed ha tuttora
la massima fioritura, e una certa consistenza numerica, politica e teologica,
r, fatto però che solo il rapporto italiano parli del dissenso diprade pr^
hábilmente anche
resse che i protestanti italiani hanno
manifestato verso il fenomeno della
dissidenza cattolica rispetto a quanto
è accaduto nel resto del protestantesimo europeo. Qui l’interesse per il
dissenso cattolico sembra essere stato inferiore e i rapporti piu sporadici.
Peccato. Paolo Ricca
b.
2
pag. 2
Che vuol dire fare l’esegesi di un testo
acaajAv AOHTui.igie
biblico?
üt lifncazMine del Tempio (3)
LE PARABOLE
DEL REGNO
SEMINA
Nella
Marco 11: 15-18a
Matteo 21: 12-13
Luca 19: 45-46
Giovanni 2: 13-17
Quest articolo, di cui due puntate
sono apparse negli ultimi numeri di
« Eco-Luce », è stato scritto perché la
redazione voleva offrire ai lettori Qualche esempio di metodo nell’interpretazione biblica .In questa terza ed ultima puntata vorrei mettere in evidenza il metodo interpretativo seguito nello studio dell’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio.
LA RICERCA
DELLA STORICITÀ’
Nel secolo scorso l’interesse preminente degli studiosi era volto alla ricerca della storicità nei racconti evangenci. Essi si preoccupavano soprattutto di stabilire se e come i fatti fossero veramente accaduti, e quando vi
erano piu racconti, di accertare quale
fosse piu vicino allo svolgimento eftetffvo dei fatti. Questo interesse per
il dato storico diventava dunque il criterio di valutazione e di giudizio dei
testi biblici. Così il Goguel, nel suo lésus commenta che è diffìcile dire con
precisione quanto si possa considerare storico di quell’episodio (p. 327 sg.)
Sullo stesso piano si mette anche il
Gesù di E. Trocmé (I protagonisti,
P- ®-'. sd. C.E.I.), anche se
attribuisce all episodio un’importanza
fondamentale nello svolgimento della
attività di Gesù. Il Trocmé riprende
dal quarto vangelo l’idea che la « cacciata » non abbia preceduto immediatamente la passione (nel processo di
Gesù non ci sono accenni a quell’atto
« sacrilego » che avrebbe potuto costituire un parziale capo d’accusa). Se la
« cacciata » è avvenuta prima, essa deve aver procurato a Gesù una eco immensa nell’opinione pubblica palestinese, rna anche la decisa ostilità delle
autorità costituite; perciò Trocmé fa
risalire al periodo fra la «cacciata» e
la passione i racconti e le parole che
mostrano Gesù minacciato, inseguito
(Giov. 7: 11, 32; 8: 59; 10: 39; 11: 8),
senza fissa dimora (Mt. 8: 19-20), ormai votato alla morte (Me. 8: 81 ss.;
9: 31 ss.; 10; 32-34 e parali.) ed anche
molti episodi localizzati fuori della
provincia procuratoria della GiudeaSamaria e della tetrarchia di Antipa
(Me. 7: 24; 9: 29) e nel deserto (Me. 6:
3044).
Sul terreno storico, per il Trocmé
la sola spiegazione possibile è « che
Gesù abbia agito come uno zelota, vale a dire come uno che si sentiva inricato da Dio di castigare i peccatori
che davano scandalo... Agire come uno
zelota non vuol dire appartenere al
partito che portava quel nome, la cui
attività era quasi estinta, a quanto
sembra, verso quell'epoca, ma solamente appellarsi all’esempio di Finea
(Num. 25) e di Mattalia (I Macc. 2;
15-28) ».
Il gesto di Gesù nel tempio lo avrebbe messo in una situazione diffìcile:
da una parte le autorità lo braccavano, dall’altra i più ardenti dei suoi seguaci avrebbero voluto spingerlo a
un’azione più decisa. Gesù non rifiuta
di compromettersi, con le azioni dimostrative (l’entrata a Gerusalemme,
Me. 11: 1-11) e con alcune parole
(Le. 22: 35-38) ma rifiuta di ingaggiare una vera e propria battaglia come
alcuni sembrano volerlo costringere a
fare.
Ificaio per lui e per la comunità prima
di lui quell’episodio, visto alla luce
post-pasquale della sovranità di Gesù.
Fa parte della prospettiva post-pa' squale anche la ricerca della situazione spirituale che può aver portato la
prima generazione dei credenti a trasmettere quell’episodio alla successiva. È probabile che la comunità primitiva di Gerusalemme abbia avuto
interesse di ricordare quell’azione simbolica di giudizio sul tempio nel periodo in cui i cristiani della Giudea
salivano ancora al tempio per pregare. Nell’episodio com’è ricordato in
Marco, l’interesse universalistico e
messianico è messo fortemente in contrasto con il ristretto uso del tempio
per i riti, i sacrifici e le contribuzioni
regolamentari degli appartenenti al
giudaismo, e con la miopia di chi non
avvertiva che questa concentrazione
sulle attività rutinario interne della
comunità ebraica era scostante per
gli estranei, impediva a « quei di fuori » l’incontro con Dio per mezzo del
tempio.
Sparito il tempio con la caduta di
Oerusalsmme nel 70, questa preoccupazione per un suo retto impiego non
ha più luogo d’essere. La mutata situazione delle comunità cristiane per
CIÒ che riguarda i rapporti con il tempio potrebbe forse spiegare lo spostamento del senso dell’episodio nei vangeli di Matteo, Luca e Giovanni, che
ne ricavano più un messaggio su Gesù che un insegnamento sul tempio e
la sua funzione.
La ricerca della testimonianza specifica resa da ciascun evangelista con
il suo modo di riferire un racconto o
un insegnamento ha dunque anche come frutto una maggiore penetrazione
nella situazione delle comunità primitive intorno a loro e prima di loro.
Ma gli uni e le altre hanno un senso
per la nostra fede in quanto sono testimoni di Colui che è stato il Signore nella loro esistenza cristiana e —
grazie a loro — lo è nella nostra.
Bruno Corsani
conversazione precedente vi ho sfidato a gettare la
vostra vita nella conquista del regno di Dio, a puntare su di esso
tutto quello che avete, tutto quello che siete. Non so quanti di
VOI abbiano raccolto quella sfida. Non tutti, certo; e l'evangelo
CI dice perche (Matteo 13: 4-8, 19-23). Quando un predicatore
fedele, come un seminatore accurato, fa udire intorno a sé la
buona notizia del regno di Dio, una parte degli ascoltatori non
comprende questo annunzio, e la Parola non li tocca. Altri ascoltatori SI compiacciono nell’udire, ma il loro cuore è disattento e
svogliato, e quindi la Parola si ferma solo per un momento nella
Altri Qualche difficoltà,%^ublto'la’relpingmio
j T quanti! ascoltano volentieri; ma poi c’è altro
da tare: la ricchezza del Regno è lontana, c’è da pensare al pane
al companarico quotidiano che dev’essere sempre più abbondante, ed a tutti gh impegni che il procurarseli richiede, e l’annunzio
resta soffocato. Chissà se un giorno tornerà alla coscienza? Altri
infine — ed auguriamo che siano i più fra voi — ascoltano comprendono, sia pure non del tutto; la sostanza dell’annunzio li
permea poco a poco, invade, si fissa nella loro coscienza come
una radice nella buona terra, ed al momento stabilito dal Padre
queste persone si rivelano come buoni cittadini del Regno, svolgendo con efficacia la loro opera, e giungendo a rendere persino
= il cento per uno.
INCONTRO INTERDENOMINAZIONALE A SUSA
Riflessione sulia croce
seminatore, e dei quattro risultati
IL PUNTO DI VISTA
POSTnPASQUALE
Un altro tipo di ricerca interpretativa è quello che tiene conto del punto
di guardatura degli evangelisti e della
prima generazione di credenti che ha
trasmesso agli evangelisti il ricordo
di Gesù. Abbiamo già osservato nel
racconto di Giovanni che quel punto
di guardatura era post-pasquale, cioè
che i discepoli capirono solo alla luce
della risurrezione il senso dell’episodio e del dialogo riferiti dal quarto
vangelo. Ma questo vale anche per gli
altri evangelisti! Quando Marco sottolinea che Gesù col suo intervento vuole restituire il Tempio alla sua funzione di « casa di preghiera per tutte
le nazioni » è chiaro che il suo punto
di guardatura è non solo post-pasquale ma anche al di là dell’espansione
dell’Evangelo nel mondo mediterraneo. Quel che l’interessa non sono i
particolari giornalistici (quanti erano
i mercanti? Come ha fatto Gesù a intervenire? I suoi discepoli gli hanno
dato man forte? Come mai in questo
caso non è intervenuta la polizia del
tempio? ecc.): quel che l’interessa è
che l’episodio dischiude, per lui, il
senso profondo di quel che è accaduto nella persona di Gesù, il perché
della sua posizione critica nei confronti del tempio e della sua gestione: il culto cerimoniale giudaico è finito. Tutte le nazioni invocano il nome di Dio. Sono gli « ultimi giorni »
promessi dai profeti. Qsservazioni
molto simili si potrebbero fare, con i
necessari cambiamenti, per i racconti degli altri evangeli. Così Marco (e
come lui anche gli altri evangelisti)
pur non essendo « cronistico » è carico di una storicità profonda, perché
ci fa comprendere che cosa ha signi
Giovedì 19 aprile nel tempio battista di
Susa, predicatore il pastore valdese A. RutigUano, e venerdì 20 nel tempio valdese di
Susa, predicatore il pastore battista di Bussoleno G. Morlacchetti, le due comunità valdese e battista presenti nella città e quelle battiste di Mompantero e Bussoleno si sono riunite per ricordare in maniera particolare i
momenti culminanti del ministero di Gesù
Cristo quando, secondo le testimonianze del
Nuovo Testamento, istituiva il sacramento
della S. Cena (giovedì) e concludeva tragicamente sulla croce (venerdì) la sua esistenza
terrena.
Abbiamo voluto riflettere su questi due avvenimenti, che segnano il compimento e la
pienezza dei tempi di Dio poiché ha portato
a termine in Cristo la sua grande opera di
redenzione di tutta l’umanità, non solo a livello comunitario, ma anche a livello interdenominazionale fra le comunità evangeliche che
operano nella nostra zona. La nostra non è
stata soltanto una riflessione sul carattere religioso-liturgico di questi due avvenimenti,
ma è stato anche, e soprattutto, una ricerca
nuova sul significato e sulla finalità della nostra presenza evangelica nella Val di Susa.
Se il carattere della comunità cristiana è
essenzialmente missionario non sì può pensare che l’Evangelo della liberazione dell’uomo
debba essere rinchiuso neU’ambito di una comunità di credenti, valdese o battista che sia,
ma dev’essere rivolto a tutti gli uomini. Comprendere la missione in questo senso comporta il superamento di ogni situazione, per cui
nessuna posizione acquisita o raggiunta può
essere ritenuta come un punto di arrivo, ma
solo e sempre come un punto di partenza. Non
solo, ma ci fa anche capire che non esiste per
la comunità cristiana né un tempo, né un
luogo dove fermarsi : il suo è sempre un .avanzare senza sosta in cui è richiesto una riflessione costante e necessaria sul come vivere e
sul come annunciare l’Evangelo al mondo.
Assistiamo oggi ad un processo senza precedenti nella storia ; le distanze ed i tempi
sembrano essersi raccorciati, le notizie fanno
ben presto il giro del mondo, certe barriere,
un tempo insormontabili ed intoccabili, come
quelle nazionalistiche, razziali e sociali, vanno sempre più sfumandosi. Eppure viviamo
la più sbalorditiva delle contraddizioni della
nostra epoca : questo processo che dovrebbe
avvicinare gli uomini fra loro, non li avvicina,
anzi ci mostra in maniera impressionante
quanto l’uomo sia separato dall’altro suo simile e come l’uomo viva sempre più solo. E
noi, come credenti, ci troviamo di fronte ad
un mondo spiritualmente molto arido, quasi
un deserto senza vita. Intorno a noi vive tutta
una società che va morendo e dissanguandosi
in lotte fratricide, ma che non conosce Cristo
e il suo Evangelo di Pasqua, l’Evangelo della
liberazione dell’uomo da qualsiasi limitazione, compresa quella misteriosa e tremenda
della morte.
perché ci viviamo dentro come comunità e
come singoli credenti in qualità di cittadini
che hanno personalmente rapporti di scuola,
di lavoro e — perché no? — di contribuenti
di tasse. Questo piccolo nostro mondo ha bisogno di conoscere l’Evangelo di Pasqua, libero e liberante da ogni compromesso, dalla
paura, da ogni corsa al potere e allo sfruttamento, dalla ricerca del proprio vantaggio
sulla pelle dell’altro.
Ma perché i nostri incontri comunitari abbiano questo senso e questo contenuto, deve
maturare prima di tutto aU’interno delle nostre comunità il convincimento e la necessità
della fedeltà vocazionale di ritrovarsi insieme.
Ciascun membro, come ciascuna comunità, deve anzitutto capire che questi incontri sono
determinati da una esigenza di obbedienza
al Signore, non solo perché sia rispecchiata
nell’unità dei credenti l’unità di Cristo, e non
solo per realizzare una comunione fraterna
comunitaria, ma anche e soprattutto per esprimere un servizio di predicazione dell’Evangelo al mondo che ci circonda, nel quale e del
quale in qualche modo anche noi viviamo.
Abbiamo parlato d’un
della sua semina: quattro, non meno e non più di quattro Adesso guardiamo questa semina da un altro punto di vista. L’opera
e finita, il buon seme e stato gettato, il campo è tutto seminato
C e solo da aspettare che vengan fuori le spighe del buon grano,
intatti le spighe incominciano a spuntare, nel tempo adatto:
umili pianticelle che un giorno saran cariche del seme che dà il
pane. Ma bisogna purtroppo accorgersi che in mezzo al grano
crescono delle erbacce. Allora ci si sdegna e si chiede al padrone
e campo, come mai, in mezzo al buon grano che hai seminato
ci sono dell erbe cattive che crescono con lui? Come mai, perché
c e il male nel mondo, m mezzo al bene? Il padrone, senza scomporsi con la calma di chi sa tutto, risponde: un nemico ha fatto
questo; il mio nemico ha seminato mentre voi dormivate e adesso ecco le cattive erbe. « Ebbene », diciamo noi, « andiamo a raccoglierle ». « No », risponde il padrone, « voi non ci vedete bene,
e potreste, strappando le male erbe, sradicare anche una sola di
queste spighe che mi stanno tanto a cuore, perché tutte devono
vivere e portare frutto ». « E allora? ». « Aspettate », continua il
Signore. « ho altri operai che lavorano meglio di voi; aspettate
che venga il tempo della mietitura; crescerà il buon grano crescerà insieme con esso il male; al tempo adatto i miei operai’ perfetti raccoglieranno in un istante ciò che non può sussistere e
lo distruggeranno; poi il buon seme, giunto a maturazione, si
adunerà felice nel mio granaio » (Matteo 13: 24-30). Avete udito
uomini, la risposta alle vostre lacrime ed ai vostri perché? Aspet-’
tate.
A. Rutigliano
Lino de Nicola
Notiziario Evangelico Italiano
Dalle Assemblee
dei Fratelli
A S. Giovanni Rotondo si è tenuto
dal 22 al 25 aprile il Convegno dei Fratelli Anziani, Essi si riuniscono per
studiare la vita delle loro comunità,
seguendo il tema proposto: « Assemblee unite, viventi e operanti ».
questo modo il suo lavoro è divenuto
più concreto e consiste nel mantenere contatto con gli emigrati e famiglie, cercando di risolvere i loro casi
e sensibilizzandoli socialmente e politicamente. Quest’anno c’è stato un
collegamento con altri gruppi di servizio affini per fare un lavoro più pro
ficuo. Inoltre è stato dato incremento
alla stampa: il Bollettino, già ciclostilato, ora esce stampato e con un forte aumento di copie. Molto si deve
agli aiuti finanziari del Diakonische
Werk di Francoforte e di Stoccarda.
C.E.S.E., Via Ricasoli 55, Palermo.
I. A.
I giovani deU’Assemblea di Pesaro
hanno sentito il desiderio di rendere
una testimonianza nelle piazze della
loro città. Dopo un convegno tenuto
a Pesaro con l’intervento di altri giovani delle regioni circonvicine si è
svolta una settimana di conferenze di
evangelizzazione, durante la quale una
macchina munita di megafono invitava per le strade la cittadinanza alle
riunioni serali.
Festa di canto a Roma
La lode di Dio « dalla bocca dei fanciulli »
Riunioni di evangelizzazione si sono
tenute anche nella vicina Fano, con
l’intervento di B. Qxenham e di Royal
Peck dell’Istituto biblico di Roma.
Altre due campagne evangelistichc
sono previste per la primavera in queste due città adriatiche.
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato E. Aime, M. F. Coisson, Giov.
Conte, R. Gay, E. Micol, R. Peyrot, T.
Pons, G. Tourn, E. e S. Tron.
Di fronte a questo compito immane, ma non
per questo inattuabile, che ci sta dinanzi e
per il quale il Signore ci ha impegnati tutti
nella nostra opera di testimonianza e di annuncio dell’Evangelo, le linee di demarcazione confessionale, che qua e là affiorano come
ostacoli alla libera, fraterna e gioiosa collaborazione e comunione di comunità, sono un
non-senso. Sarebbe veramente auspicabile che
queste linee di demarcazione confessionale
scomparissero del tutto per dar luogo ad un
incontro totale e radicale servendo insieme il
Signore. Ma per ora, a Susa abbiamo incominciato, senza eccessive illusioni e senza facili ottimismi, ad incontrarci su piano locale
per ascoltare insieme il messaggio della Parola di Dio nel nostro tempo e per il nostro
tempo. I risultati certamente non mancheranno. E se saranno negativi ci diranno da
soli che saremo stati proprio noi ad impedire
che fossero positivi.
Sembra ormai giuta l’ora di dare inizio ad
un processo di avvicinamento cercando nello
stesso tempo di dare insieme una risposta positiva e pieno innanzitutto al Signore della
Chiesa e poi di dare un’indicazione evangelica, l’unica vera e valida alternativa, a questo
nostro mondo in grande travaglio e che ogni
giorno frana sempre più disastrosamente.
Certo, non possiamo far tutto, né essere
dappertutto, come non abbiamo la pretesa di
cambiare il corso della storia. Ma abbiamo il
nostro piccolo mondo della Val di Susa con
le sue contraddizioni ed suoi contrasti, con i
suoi compromessi e le sue lotte per il potere, con tutti i suoi problemi sociali, economici e politici. Questo piccolo mondo è da
noi conosciuto più di qualsiasi altra località
CENTRQ CRISTIANO: casa per ragazzi e giovani. Luogo di studi e convegni, studentato. Istituto Comandi,
V. Trieste 45 - Firenze; c. c. numero 5/14425.
Il Comitato dell’Istituto è alla ricerca di una persona che si occupi in modo preciso e continuo dell’educazione
dei ragazzi. Essa deve avere una specifica preparazione per tale lavoro unitamente a una maturità di fede.
Nella casa Comandi si cerca di vivere una vita normale integrando la
fede nella situazione di ognuno, e la
difficoltà consiste nel mantenere un
equilibrio tra l’aspetto spirituale e
quello sociale della vita dei ragazzi.
L’istruzione religiosa dei giovani è
affidata alla locale Assemblea dei Fratelli.
Quest’opera sta riprendendo vita e
vive di offerte, grata se dietro l’offerta vi è uno spirito di preghiera che
l’aiuti giorno per giorno.
Dalla relazione CESE 1972
Il Centro Emigrazione Sicilia in Europa (CESE) è un servizio ispirato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche; opera a Palermo e Bagheria a favore degli emigrati e delle loro famiglie. Quest’ano il Centro ha lavorato
anche fuori della sua sede, giovandosi anche di un assistente sociale: in
Domenica 13 maggio le scuole domenicali battiste, metodiste, salutiste e
valdesi si sono incontrate all’Istituto
Taylor di Centocelle per la festa di
canto, la cui tradizione, già interrotta
per alcuni anni, è stata ripresa per iniziativa del Comitato interdenominazionale delle Unioni femminili.
Dopo il pranzo al sacco nel giardino,
i giovanissimi si sono riuniti per svolgere il loro programma di canti, a cui
hanno dato lietamente il via i tamburelli delle ragazze dell’Esercito. Presenta il pastore Chiarelli.
La lettura di un salmo viene fatta
da un ragazzo, la preghiera da una
bimba. Qra è la volta dei valdesi: Piazza Cavour canta « Va, dillo sopra i
monti » con un esile a solo di bambina; IV Novembre « Il canto della carovana » e un altro in cui i bambini
chiedono a Gesù «perché nel mondo
non c’è posto per Te? ». Il Capitano
Dentico dell’Esercito fa cantare i suoi
al suono di una « fisarmonica inglese »
e trascina nel coro anche tutti gli altri.
L’Istituto, con la consueta bravura ci
fa sentire due vivaci inni di risveglio,
le scuole battiste di Teatro Valle e
Garbatella due spirituals con accompagnamento di chitarra. Ci sono anche
i metodisti di via Firenze, ma non
hanno chi li guida e si uniscono ai
battisti. Un giovane nerissimo del Camerún su uno strano strumento a corde improvvisa nel suo dialetto un canto per noi.
Qra Elena Girolami invita i figlioli a
ringraziare il Signore per averci fatto
incontrare e fa distribuire a tutti un
taccuino con matita perché ognuno
possa scrivere il nome di nuovi amici
e l'incontro possa continuare.
Alcuni inni comuni cantati da tutti
insieme ci dà l’idea gioiosa che questi nostri bimbi, che ogni giorno si
sentono minoranza, avvertano una volta tanto l’impressione di essere numerosi; e questo ci fa pensare che la festa di canto sia una tradizione da continuare.
Le chitarre dell’Esercito chiudono il
programma, ricordando che « bianchi
rossi neri e gialli » Gesù ama tutti i
bimbi della terra.
Seguono giochi a premio organizzati
dal Signor Pavoni che, non si sa come, riesce a inquadrare anche i più
scatenati. La merenda riunisce piccoli e grandi.
Un ringraziamento vivissimo all’Istituto Taylor che ci ha accolti per questa lieta domenica in cui abbiamo sentito la lode di Dio « dalla bocca dei
fanciulli ».
Inda Ade
San Germano
Chisone
— Ricordiamo ancora alcune date di maggio e giugno: giovedì 31 maggio. Ascensione,
ore 8, partenza della gita della Scuola Domenicate, meta Parant (Maniglia). Ore 10, Culto dell’Ascensione.
Sabato 9 giugno: ore 14,30 esami scritti dei
catecumeni di I, lì. III anno.
Domenica 10 giugno: Saggio della Scuola
Materna.
— Maurizio Rostan. grazie ad un paziente
lavoro, ha tracciato una cartina del territorio
della nostra comunità, cartina che sarà molto
utile per avere un quadro visivo dell’ubicazione delle varie famiglie e dei gruppi quartierali. Lo ringraziamo assai per la sua fatica.
— Come avrete potuto notare il pannello
destinato alle informazioni per la comunità,
che si trovava di fronte al tempio e che era
esposto finora alle intemperie e soprattutto al
vento che strappava inesorabilmente ogni foglio affissovi, è ora stato vantaggiosamente sostituito da una vetrina di maggiori dimensioni... perché nessuno possa ignorare!
— Un folto gruppo di ragazzi e di pa
renti ha partecipato alla festa di Canto delle
Scuole domenicali della Val Chisone a Pomaretto. Ringraziamo assai la comunità che ci
ha accolti, la Sig.a Rivoira che ha diretto i
cori d insieme e i nostri monitori che, come
sempre, hanno manifestato il loro dono di
presentare un lavoro ben fatto coi ragazzi
loro affidati. G. C.
A
3
25 maggio 1973 — N. 21
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 3
l:
t.
LA CH5ESA NEI PAESI DELL’EST EUROPEO
La situazione in Ungheria
Proseguiamo la pubblicazione di informazioni sulla vita dellle Chiese nei
paesi dell’Est, iraendole dal S.E.P.D.,
il bollettino del servizio d'informazioni protestante della Svizzera atemannica. Dopo aver parlato nel numero
scorso dei paesi della penisola balcanica, parliamo questa settimana delle
Chiese ungheresi.
Il 20% della popolazione ungherese
è riformato, il 5% luterano e il 70%
cattolico-romano. Vi sono inoltre alcune comunità ortodosse. La costituzione ungherese prevede la separazione fra Chiesa e Stato e garantisce il
libero esercizio della religione. L’opera delle Chiese in Ungheria è contraddistinta da lealismo nei confronti dello Stato: esse ricevono un sostegno
materiale parziale da parte dello
Stato.
Le Chiese evangeliche magiare si
sono associate nel Consiglio ecumenico. La Chiesa Riformata ha circa 1.250
comunità ripartite in quattro distretti La Chiesa Luterana conta 320 comunità, ripartite in due circoscrizioni.
La frequenza al culto, nelle chiese
evangeliche, è in media del 15-20%.
L’insegnamento religioso è facoltativo,
c nelle campagne la partecipazione è
buona. In Ungheria vi sono pure Battisti, Avventisti, Metodisti, Pentecostali e aderenti ad altre denominazioni
evangeliche. Con circa 2.000 parrocchie, la Chiesa cattolico-romana è la
maggiore d’Ungheria. Vero è che un
quarto delle parrocchie mancano di
tilolare. La Chiesa ortodossa conta 40
mila credenti raggruppati in nove comunità di lingua ungherese (costituenti un decanato), otto comunità di lingua romena (un altro decanato, dipendente dal patriarcato ortodosso di
P'''-arest) e due comunità di lingua
bulgara (dipendenti dal patriarcato di
Sofia). E difficile valutare quale influenza il cristianesimo eserciti oggi
sulla popolazione magiara.
fii/V QUADRO PESSIMISTICO
DEL CLERO CATTOLICO
UNGHERESE
È quello trai leggiate) dal teologo
Thomas Nyiri. I mutamenti che si sono verificati negli ultimi 25 anni avrebbero causato tensioni che avrebbero
avuto conseguenze fortemente negative sulla vita ecclesiastica. La teologia
segna ovunque il passo. Una forte percentuale di chierici sono in dubbio
sulla propria vocazione. Molti sacerdoti vivono nelTisolamento, respinti,
senza contatti personali; sono stanchi
e scorati, e non possono ’realizzarsi’
né come uomini né come cristiani né
come predicatori delTEvangelo. Due
terzi del clero ungherese è al di sopra
dei 50 anni e la mancanza di sacerdoti si fa sentire con gravità crescente;
10 stipendio dei preti non raggiunge
11 livello di quello d’un insegnante elementare. Inoltre l'attività dei cosidetti
« preti per la pace », attraverso i quali il regime sottopone la Chiesa a un
controllo più rigoroso, ha causato nuove tensioni all’interno ■ di essa.
SEMPRE INSOLUTO IL PROBLEMA
DEI MATRIMONI MISTI
Anche per ciò che riguarda il problema dei matrimoni misti risulta come negli Stati dell’Est la Chiesa cattolico-romana non ha ancora preso alcuna conoscenza delle decisioni del
Vaticano LI. Così in Ungheria essa, in
caso di matrimoni misti, esige ora come in passato l’impegno all’educazione cattolica dei figli. Secondo quanto
riferisce il servizio stampa delle Chiese ungheresi, colloqui fra esperti cattolici, riformati e luterani, tenuti a
Budapest, non hanno portato ad alcun
risultato se non l’accordo sulla necessità di un « colloquio schietto »...!
1 "MATRIMONI CIVILI” DEVONO
FARSI PIU’ ATTRAENTI!
Malgrado la fervorosa propaganda
ateistica, il numero delle celebrazioni
ecclesiastiche di matrimonio è relativamente alto, in Ungheria. Anche sposi che sono membri del Partito comunista o che comunque ne sono simpatizzanti, attribuiscono molta importanza al fatto che il loro matrimonio
avvenga anche in una chiesa, davanti
a un ’ecclesiastico’. La cosa non stupisce, in un paese di così lunga tradizione cristiana, anche se si tratta di
una tradizione che costituisce un problema aperto, almeno per le chiese
evangeliche. Il Partito ha lanciato ora
una nuova campagna per spingere le
coppie di sposi a rinunciare alla celebrazione nuziale ecclesiastica e a valersi invece dei servizi degli « istituti
familiari » statali, incaricati delle cerimonie nuziali civili. Tali istituti curano che nelle cerimonie civili siano
sempre disponibili delle fanfare, anche ridotte, delle organizzazioni giovanili comuniste; che siano predisposte registrazioni su nastro del « si »
della coppia e riprese fotografiche per
un film della durata di cinque minuti;
che la cerimonia abbia la debita cornice musicale. Naturalmente tutti questi abbellimenti suppletivi non sono
gratuiti. Finora, però, gli « istituti familiari » non sembrano avere esercitato una forte attrattiva.
Anche la campagna per l’attivazione della sepoltura statale, sempre at
l o Ch"css? riformata d’Olanda
yn messaggio di Pasqua
■"'xiRioSäö detenuti evangelici neirU.R.S.S.
I.Aja (spr) - La Chiesa riformata di
Ol' oda, che «sa inviare un messaggio
- Il de alli' Chici-c e alle organizzazi ni cciimt’iiiclie, Tha rivolto quest’anm; alle lamiglie di 45 cristiani evangelici che sono stati arrestati e processoti nel corso del 1972 e attualmente
dcìcnuti in carceri sovietiche.
In una lettera il presidente del Sinodo di questa Chiesa, il past. J. C. H.
Jorg e il segretario generale, il past.
Albert van den Heuvel hanno espresso
all’ambasciatore delTURSS in Olanda
il loro desiderio di evitare ogni malinteso che tale iniziativa potrebbe suscitare: « Desideriamo assicurarLe che
quest’azione non è stata motivata da
sentimenti anticomunisti o da ideologie che ricorderebbero il clima della
guerra fredda. Salutiamo anz.i con
gioia il clima di distensione che si è
instaurato in Europa, i programmi
sempre più concertati di sicurezza europea e la riduzione delle forze armate
(n.d.r.: questi ultimi due aspetti, a dire il vero, ci sembrano nella realtà dei
fatti assai discutibili; la concertàzione
procede poco, e quanto alla riduzione
degli armamenti, si ha notizia che,
almeno da parte sovietica, si tratta in
realtà piuttosto di rafforzamenti). Desideriamo portare con voi il nostro
contributo migliore a un’autentica coesistenza pacifica fra i nostri popoli.
«Sappiamo pure che i nostri correligionari nell’URSS sono nella maggior
parte dei casi cittàdini leali che non
si ribellano contro le autorità, ma che
si aspettano semplicemente che il loro governo applichi nei loro confronti
la Dichiarazione dei diritti dell’uomo,
della quale l’Unione Sovietica fu uno
dei promotori e che essa ha firmato.
Desideriamo condividere la speranza
dei nostri fratelli cristiani».
Questa lettera esprime p^e la
preoccupazione della Chiesa d Olanda
nei confronti della situazione degli
- ebrei nelTURSS e « di come gli artisti
e gli intellettuali contestatori sono limitati nella loro libertà ».
I firmatari, che scrivono a nome del
Consiglio esecutivo del Sinodo, danno
ancora quest’assicurazione all ambasciatore: « Le Chiese del Suo paese
non ci hanno chiesto di scrivere questa lettera. I cristiani di Russia non
hanno chiesto altro che un segno di
fraternità e la nostra intercessione. Il
saluto pasquale che rivolgiamo loro e
quindi semplicemente un gestó di soli
li. STAMPA SOVIETICA
ATTACCA LE ORGANIZZAZIONI
RELIGIOSE STRANIERE
Mosca (bip) - Il quotidiano «Sielskaja Jizn
rimprovera alle organizzazioni religiose stra
niere di approfittare di visite turistiche nel
rURSS per « abbandonarsi ad attività ostili
con l’appoggio dello spionaggio imperialista »
« La composizione e le azioni di alcuni gruppi di turisti stranieri provano chiaramente
che sono stati scelti e inviati nell’Unione Sovietica da centri religiosi i cui scopi sono tut
t’altro che turistici ».
« Sielskaya Jizn » se la prende con « l’at
tivista Becker, della Chiesa battista americana, venuto più volte nell’URSS per diffondere
fra i credenti opere di propaganda introdotte
illegalmente, e un ecclesiastico americano, Surenzi, che ha tentato di distribuire il giornale "Il nuovo Verbo russo", pubblicato da
un’organizzazione di emigrati ».
Il giornale biasima varie radio protestanti
e cattoliche (fra cui la Radio Vaticana) perché offrono « i loro microfoni ai profeti animati dall’odio più feroce verso il socialismo »
e perché « sostengono le sette più reazionarie
esistenti nell’URSS, come i Testimoni di Geova, lacche dell’imperialismo americano ».
traverso i menzionati « istituti familiari », viene intensificata dal Partito.
Ogni località che superi i 10.000 abitanti deve avere uno di questi istituti.
UN VESCOVO LUTERANO CRITICA
I TURISTI OCCIDENTALI
In un numero recente del settimanale ungherese « Evangelikus Elèt »
(Vita Evangelica) il vescovo luterano
Zoltan Kaldy ha criticato l’atteggiamento di taluni turisti occidentali. Ad
esempio, di alcuni studenti americani,
che all’ingresso di una delle maggiori
chiese evangeliche di Budapest,, al termine di un culto distribuivano Bibbie
in versione ungherese e filmavano quest’operazione. « Questi turisti — scrive Z. Kaldy — ritengono di avere compiuto un grande aito eroico per aver
varcato la ’cortina di ferro’ e dato una
Bibbia in mano al popolo ». Secondo
il vescovo luterano nel corso del 1972
nei depositi di stampe delle varie Chiese protestanti d’Ungheria sono rimaste invendute 30.000 Bibbie. Anche per
il 1973 è programmata la stampa di
altre 10.000 Bibbie. Il vescovo lamenta che molti turisti siano, si, interessati alla vita ecclesiastica in Ungheria, ma pessimamente informati sulla
NUOVA TRADUZIONE CATTOLICA
UNGHERESE DELLA BIBBIA
Per l’autunno 1973 viene annunciata
la pubblicazione di una nuova traduzione cattolica della Bibbia, sui testi
originali ebraico e greco. In essa sarebbero evitate le espressioni antiquate e il periodare invecchiato. Già due
anni fa era stata pubblicata la nuova
versione del Nuovo Testamento, in 20
mila copie. L’edizione ora annunciata
conterrà in un solo volume l’Antico e
il Nuovo Testamento,
situazione del paese.
Martin Luther King
non ha sognato invano
Un giorno, dinnanzi a 250.000 persone radunate in occasione della pacifica « marcia di Washington », Martin
Luther King pronunciò una frase diventata famosa: « ho fatto un sogno ».
Si trattava del sogno di poter vedere
i discendenti degli schiavi negri marciare e lavorare in piena armonia con
i discendenti dei padroni bianchi, sormontando finalmente secoli di sofferenze e di ingiustizia.
Com’è stato ricordato dall’« Eco-Luce » e come ha fatto la rubrica televisiva « Protestantesimo », cinque anni
fa questo possente « sognatore » veniva assassinato, a Memphis, subito prima di partecipare ad un’ennesima riunione del movimento non violento per
i diritti delle minoranze razziali.
Tuttavia, il sogno di King non è stato fatto invano. L’ho potuto constatare un anno fa, ad Atlanta, trovandomi
in quella città proprio nell’anniversario dell’assassinio del leader negro, in
compagnia di un fratello tahitiano.
* * *
Ci troviamo nei locali di una chiesa
presbiteriana del centro della città, la
« Central Presbyterian Church ». Locali numerosi ed ampiamente dotati.
Due pastori ed almeno una segretaria,
col telefono che squilla ad ogni pie’
sospinto. Il pastore ci spiega che la
comunità svolge una svariatissima opera sociale nel quartiere in cui sono situati da un lato numerosi uffici governativi e una parte della zona degli affari, dall’altra una larga fascia della
popolazione più povera. Parecchi programmi .sociali sono cominciati circa
cinqùant’anni fa. Tuttavia, ricorda il
Tensioni nelle Chiese sudafricane
darietà e di sollecitudine verso coloro ai quali siamo legati ».
La lettera conclude: « Se la cosa ci
viene riclEesta, siamo pronti ad aiutare niaterialmcnte le famiglie dei prigionieri come siamo sempre pronti ad
aiutare le Chiese in Russia. La libertà
religiosa significa per noi anche la ricerca comune di una pace giusta e
durevole sul nostro continente».
Le comunità e i cristiani d’Olanda
som.) stati invitati ad associarsi in tutto il paese a quest’azione di Pasqua
scrivendo personalmente alle famiglie
dei prigionieri russi, versando un dono ad « Amnesty International » o alla Società biblica olandese per i suoi
programmi nell’Europa orientale. ^ '
Nella lettera indirizzata ai consigli
di chiesa i responsabili del Sinodo della Chiesa riformata d’Olanda hanno
pure chiesto alle comunità di ricordai'si di tutti coloro che « confessano la
loro fede in circostanze difficili », compreso l’Istituto Cristiano di Johaiinesbura, le organizzazioni cristiane di soccorso nel Vietnam e le Chiese nel Burundi, in Uaanda e nel Bangla-Desh.
Città del Capo (bip) —- Si è tenuto
nei giorni scorsi a Potchefstroom, nel
Transvaal occideniale, il Sinodo generale della « Cerei armeerde Kerk », la
Chiesa riformata più conservatrice del
Sud-Africa, la quale conta circa centomila memi L 1 i punti caldi in
discussione e 1 eazione della
Chiesa alle 15 m 'luziom relative al
razzismo volare i ino scorso dall’Assemblea rito I h Sydney, in Australia, risoiuzioi che determinano
una situazione a .i difficile per 'e
Chiese favorevoli -.uAapartheid. Il Sinodo ha nominato perciò una commissione incaricala eli siudiarle.
Altro tema di uiscussione, le relazioni con la « Ger irormeerde Kerk »
d’Olanda. Parecchi de’e.gati hanno chiesto di rompere tutti : ¡ apporti con essa, a causa dell’« ere'la » che sostiene
e perché si è associai ' al Consiglio ecumenico delle Chiese, La maggioranza
del Sinodo si è però pronunciata per
il mantenimento delle relazioni. Il dr.
Kruyswi.jk, presiden! c del Sinodo generale della « Geref' moerde Kerk »
d’Olanda, presente Potchefstroom,
ha spie,aato che la sua Chiesa aveva respinto il programma del CEC contro
il razzismo e che non intendeva appoggiare a qualunque costo la violenza.
gp La Chiesa battista ìcirAfrica del Sud
ha deciso di aprire, l'anno pros.simo. una
nuova Facoltà nel suo Collc.aio teologico nella
provincia occidentale del C.aiio. Il nuovo istituto dovrà rispondere alle esigenze degli studenti di colore.
Un africano moderatore
della Chiesa presbiteriana
nell’Africa del Sud
Johannesburg (bip) — La commissione esecutiva della Chiesa presbiteriana nelTAfrica del Sud, riunita a
Johannesburg, ha chiamato alla carica di Moderatore delTAssemblea plenaria il past. James Jolote: è la prima
volta che la carica è aflìdata a un afri
cano. Tale designazione si pone sulla
linea d’azione della maggior parte delle Chiese anglofone del Sud-Africa: ah
fidare responsabilità sempre maggiori
agli africani nelTambito della comunità cristiana.
La Chiesa presbiteriana sudafricana
conta 40.000 membri bianchi e 26.000
Una Chiesa rhodesiana
riconosciuta
dopo vent’annì
Baserà, Rhodesia (spr) — Sebbene
la Chiesa riformata africana in Rhodesia sia divenuta autonoma fin dal
1952, il governo rhodesiano ha messo
vent’anni per riconoscerla ufficialmente, il mese scorso, come organismo indipendente.
La Chiesa riformata è il frutto del
lavoro missionario della Chiesa riformata nell’Africa del Sud, iniziato nel
1891. I primi due convertiti furono
battezzati nel 1896; attualmente la
Chiesa conta oltre 29.000 membri. Essa dà la priorità all’alfabetizzazione;
si spiega così come mai la formazione dei nuovi membri di chiesa includa un esame di lettura.
Nuove difficoltà
per le Chiese nello Zaire
Kinshasa (spr) — Dopo la decisione presa lo scorso anno dal governo
zairese, di sciogliere le organizzazioni
cristiane giovanili e di sopprimere,
con il principio di marzo 1973, numerosi giornali religiosi, il Dipartimento
zairese per gli affari politici ha pubblicato il 27 aprile un decreto che vieta alle Chiese le riunioni che non siano i culti; tali convegni saranno assimilati a riunioni clandestine e, come
tali, giudicate illegali.
Per la prima volta un laico alla testa
del Consiglio nazionale cristiano del Giappone
Tokio (bip) - Per la prima volta il presidente del {Consiglio nazionale cristiano del
Giappone è un laico: il prof. Takaaki Aikawa.
ex rettore della Kanto Gakuin University. È
stalo designato al primo scrutinio, nel corso
della 24^ »semblea del Consiglio, tenutasi
nei giorni scorsi a Tokio; il prof. Aikawa ne
era, prima, vice presidente.
Un altro laico, Kentaro Shiozuki, direttore
dellTstituto di ricerca delle ACDG nipponiche, è stato anch’egU designato membro del
Consiglio nazionale cristiano.
Nel corso della sua sessione l’asserablea ha
preso posizione contro la Legge d’immigrazione posta all’ordine del giorno della Dieta
giapponese. Secondo il Consiglio cristiano,
questa legge restringerebbe le attività pacifiche degli stranieri, che potessero essere interpretate come contrarie alla politica governativa, e costituirebbe un ostacolo alla libertà
d’opinione e di coscienza.
IN BREVE
m Dieci studenti congregazionalisti della
« Chiesa dei Fratelli » in Cecoslovacchia
(10.000 membri) sono iscritti alla Facoltà
teologica « A. Comenius » di Praga. La loro
formazione comprende un seminario annuale
che dà loro l’occasione di incontrare i mem
bri del Consiglio esecutivo della Chiesa. Il seminario 1973, tenutosi recentemente a Hruba
Lhota, nella Moravia orientale, era diretto da
Bohuslav Benes, presidente della Chiesa dei
Fratelli, e verteva su questioni relative alla
vita comunitaria.
m Le chiese riformale francesi di Copenhagen e di Stoccolma hanno deciso di separarsi dalla Federazione Protestante di Francia in seguito all’approvazione, da parte della
sua assemblea (Caen, novembre 1972) del documenti « Chiesa e poteri ». Esse lo considerano « un incitamento all’ecumenismo "selvaggio" e un tradimento del principio dell’autorità sovrana della Scrittura a vantaggio
di ideologie politiche ».
^ Due missionari riformati olandesi in servizio presso la Chiesa presbiteriana dell’Africa centrale (Malawi) si son visti ritirare
il visto di soggiorno dal governo del Malawi,
senza alcuna giustificazione,
m II past. Eun Myung-Ki, della Chiesa
presbiteriana della Corea, che nello
scorso dicembre era stato arrestato in piena
chiesa nella quale dirigeva una riunione di
preghiera, è stato messo in libertà provvisoria per ragioni di salute. Dopo 56 giorni di
carcere, il past. Eun, che è accusato di « incitamento » (senza precisazione) e di « diffusione di voci false », è uno dei capi della sezione coreana di « Amnesty International ».
pastore, tutto è veramente cominciato in occasione dell’uccisione del dott.
King. Per un insieme di circostanze,
il servizio funebre di quest’ultimo si
è svolto nel tempio della « Central
Church » e la comunità, che fino ad
allora si era limitata ad interessarsi
più o meno benevolmente di alcune
« opere di bene », ha improvvisamente
scoperto tutta l’urgenza di un compito
che era stato additato a così caro
prezzo dallo scomparso.
Oggi, nei locali sparsi su due o tre
piani del vasto edificio ecclesiastico,
molti lavorano per far fronte ai problemi posti dalle tensioni e dalle ingiustizie razziali. Tutti i programmi
vecchi e nuovi hanno ricevuto un nuovo impulso e significato da questa trasformazione della mentalità della comunità.
Sul piano medico funziona un ambulatorio per ragazzi dagli zero ai diciott'anni, un ambulatorio di notte (anche per gli adulti), un altro dentistico
per i bambini, un centro di pianificazione familiare ecc. Tutto largamente
dotato di apparecchi e strumenti necessari e di personale qualificato e volontario o semi volontario. Inutile dire
che tutte queste attività, come del resto altre, volte alla formazione culturale o semplicemente all'alfabetizzazione degli adulti (200.000 analfabeti
ad Atlanta!), sono dirette particolarmente alle famiglie più povere della
zona, che appartengono assai spesso
alle minoranze razziali.
Abbiamo ancora dinanzi agli occhi
la visione dell’attività della « Central
Presbyterian Church » quando arriviamo nei pressi della semplicissima pietra tombale che segna il luogo nel quale è sepolto Martin Luther King. Giungiamo appena in tempo per assistere
alla breve cerimonia con cui si ricorda l’anniversario della tragica morte
di colui che ha saputo ridare speranza
a tanti negri americani e a quanti, fra
i bianchi, non si sono ancora abituati
a certe storture della loro società.
Il corteo giunge dalla vicina chiesa
Ebenezer, la chiesa battista diretta dal
padre del dott. King, Martin Luther
King senior. Tutti cantano il «We
shall overcome », l'inno che ha accompagnato la marcia di tanti gruppi non
violenti nel paese. Sono presenti, oltre alla vedova di King, signora Coretta Scott King, e ai figlioli, il padre dell’ucciso, il rev. Ralph Abemathy, il
rev. Andrew Young e numerosissime
altre personalità largamente impegnate nel movimento per la liberazione
dei negri.
Subito, dopo possiamo parlare_ brevemente col padre di King, che ci mostra l’ufficio del figlio, che è stato fino
all’ultimo secondo pastore di quella
comunità.
Poi la signora Coretta ci dedica alcuni minuti, col volto che porta ancola le tracce dell’intensa emozione di
alcuni istanti prima, ma anche con
quella serenità che regna in tutto il
« clan King » e che viene senza dubbio
dalla profonda convinzione che tante
sofferenze non sono state e non sono
vane.
La vedova King ci ricorda che, grazie a doni affluiti subito dopo l’assassinio del marito in modo ed in quantità del tutto inattesi, si sta creando
un Centro « Martin Luther King » nella zona in cui si trova la sua tomba.
Tale centro includerà l’umile casa natale del pastore King, che verrà restaurata, una tomba definitiva e soprattutto — sottolinea la Signora King —
una biblioteca e un istituto per lo studio del movimento non violento per
le trasformazioni sociali.
Così Martin Luther King non avrà
sognato invano: il suo programma verrà sviluppato. Il suo successore, rev.
Ralph .Abemathy. ha già più volte preso posizione in occasione di tensioni
razziali verificatesi nel paese. Si ricorderà senza dubbio che è recentemente inten'enuto in occasione dei « fatti
di Wounded Knee », per cercare di
esercitare un’opera di mediazione tra
gli indiani in rivolta ed i rappresentanti del ministero per gli affari indiani.
Siamo già a Philadelphia quando sugli schermi della televisione viene
proiettato il film « King — da Montgomery a Memphis ». Si tratta di due
ore di proiezione che tracciano, senza
enfasi ma in modo da non lasciare certo indifferente lo spettatore, il breve
arco della vita del leader negro. Ci
viene detto che, per la prima volta, tale proiezione avverrà anche negli Stati del sud. Ci domandiamo come alcuni dei protagonisti di disgustose scene razziste, avvenute durante varie
marce di King e dei suoi, avranno potuto sostenere la vista della propria
faccia contratta da un furore bestiale.
Pensiamo ai tanti responsabili negri che, dopo averci osservati con una
certa aria dubbiosa, hanno capito che
non venivamo in mezzo a loro come
semplici turisti curiosi o nell’intento
di svolgere una specie di freddo répörtage su aspetti insoliti o poco cm
nosciuti della vita americana, e cjie ci
hanno dato la stretta di mano « rovesciata » come se la danno i fratelli dei
movimenti negri di liberazione.
Dobbiamo senza dubbio quegli istanti di raro valore per noi anche alla fedeltà con cui Martin Luther King ha
lottato con i suoi contro la violenza
che deforma il viso del fratello in una
maschera disgustosa.
Giovanni Conte
4
pag. 4
a cura della Federazione Femminile Valdese
la chiesa
come diaspora
N. 21 — 25 maggio 1973
l’opera evangelica
cenni sulle erieini
delle nestre cemunità
A Ginevra, la città di Calvino, la popolazione protestante è ormai in minoranza: i cittadini con diritto al vo- i
to sono ancora in maggioranza protestanti; ma gli ahi- I
tanti, compresi i non pochi italiani o spagnoli più o me- ì
no stagionali, sono in maggioranza cattolici. Certo i prò- \
testanti sono ima grossa minoranza: ma in essa la chiesa \
reale, cioè la comunità dei credenti, rappresenta una ben !
piccola minoranza, una dispersione in un popolo for- j
malmente legato alle chiese ufficiali, in realtà ben con- \
tento del suo notevole benessere e di null'altro preoccu- j
pato che della buona salute del franco svizzero. \
Le statistiche e le previsioni sullo sviluppo della po- I
polazione mondiale prevedono per l’anno 2000 che i cri- ì
stiani nel mondo siano una modesta minoranza (16%?). \
Ma di nuovo bisogna constatare che in questa modesta [
minoranza c’è una ancora più modesta minoranza di ere- |
denti consapevoli e disponibili per la confessione e la |
testimonianza della fede. i
Dunque la chiesa nel mondo è già e diventerà sem- |
pre di più una diaspora, una dispersione di piccoli grup- |
pi di credenti in mezzo a grandi masse. È normale oppu- |
re è disastroso? |
Se il modello dell’esistenza della chiesa nel mondo è I
quello indicato da Gesù nel sermone sul monte (Mat- |
teo 5: 13) con rimmagine del sale della terra, è normale. |
In un minestrone è caratteristica del sale di essere quan- |
titativamente ben poca cosa, di sparire del tutto nella |
massa; ma qualitativamente dà un sapore che null’altro |
può dare. Sempreché il sale accetti di essere cosi di- |
sperso e non pretenda di rimanere al sicuro nella saliera! |
Non vi è dubbio che usando l’immagine del sale non |
si deve pensare alla chiesa come ad un solenne istituto |
gerarchico, dotato di cattedrali grandiose, che viva in |
buon accordo con il mondo circostante, con la società ci- |
vile da cui si aspetta protezione e quattrini. L’immagine |
del sale ci richiama all’idea della chiesa locale, senza |
molto riguardo per la sua entità numerica, ma con un |
chiaro riferimento alla sua confessione della fede. Si può |
anzi parlare del gruppo, sia pure isolato e disperso, pri- |
vo di potere e di possibilità di essere riverito e onorato, i
scarso di importanza e di incidenza sul mondo circostan- s
te. Eppure, nel contesto del sermone sul monte, è a que- i
sto tipo di minoranza irrilevante che è proposto di es- i
sere il sale della terra; anzi l’affermazione di Gesù è più 1
risoluta: « Voi siete ». 1
Acquistare coscienza di questa vocazione comporta 1
dei rischi, per cui bisogna essere vigilanti. Il rischio del- =
la comunità locale, del gruppo, è di mettersi sulla difen- E
siva, di cercare soltanto la propria edificazione e con- E
solazione, di vivere per se stesso in santa pace. Si sta E
così bene tra noi, perché impicciarsi delle cose di questo E
mondo, dove non contiamo nulla e dove si rischia sol- i
tanto di compromettere il nostro benessere spirituale? E
Il rischio che il sale perda il suo sapore, ipotesi solo .ap- =
parentemente assurda, sta proprio qui, nella chiusura e =
nel rifiuto di mescolarsi alle cose equivoche del mondo. ^
La gente intorno se ne accorge e calpesta questo sale §
diventato inutile, cioè lo rifiuta o non gli dà retta. E
La chiesa nella diaspora è la minoranza descritta nel- E
le beatitudini: .che non accetta le strutture di potere del h
mondo, che rifiuta di giudicare le cose e gli uomini col E
metro dell'interesse, che non vive nel clima della vio- E
lenza e della sopraffazione. Ma non per questo è lon- E
tana e avulsa dalla realtà che la circonda: accetta la vo- |
cazione ad esser « sale », ma sale « della terra », cioè me- e
scolata ai fatti, alla storia di tutti i giorni, agli uomini |
di fuori. Essa è impegnata, a causa di questa sua voca- §
zione, ad affrontare i problemi ed a partecipare alla vita i
della città o del paese dove si trova riunita, per esservi =
un segno e una testimonianza del nuovo mondo di Cri- i
sto, del Regno che è già cominciato. Esser pochi e poco =
importanti non conta; quel che conta è l’Évangelo che E
ci è stato dato. Neri Giampiccoli =
# <€ Il Nuovo Testamento non ci parla mai =
di chiese di maggioranza, ma sempre È
di piccole comunità significative. Le im- E
magini che le descrivono sono molto E
nette : si tratti del sale, della lampada, p
della città posta sopra il monte, di stra- 1
nieri e pellegrini, del piccolo gregge, ^
queste immagini esprimono sempre la E
caratteristica di una minoranza ». E
GEORGES CASALIS |
0 « Il popolo di Dio non vive soltanto in =
assemblea, vive anche nella dispersio- e
ne. La comunità cristiana conosce infatti p
due forme di vita : quella di « eccle- ^
sia » ( assemblea ) e quella di « dia- ^
spora » (dispersione). Tutto ciò che av- ^
viene nel piccolo cerchio ecclesiastico =
della comunità riunita per il culto, deve ^
essere anche una preparazione a vive- E
re il proprio compito di "sale della ter- ^
ra" nel cerchio più grande e concentri- s
co della dispersione della vita quoti- p
diana. Ci riuniamo infatti per separar- E
ci... ». HANS RUDI WEBER |
0 « Sempre più fra i disseminati bisogna E
contare oggi i migranti, lavoratori che E
esercitano delle professioni nomadi. Fra E
essi vi sono degli evangelici che ven- |
gono al culto pieni di gioia all'idea di ||
trovare dei fratelli e che trovano a §
volte solo dei mezzi-fratelli... ». E
MAURICE HAMMEL_________________________ |
ti pog* ^ olcunB notizie dolle Unioni ^
Il 15 novembre 1970, in occasione dell'inaugurazione ufficiale
della Cappella di Rimini, il Pastore Neri Giampiccoli, ‘ allora
Moderatore, rivolgendoci un saluto prima di accomiatarsi disse, fra l'altro: « ...voi siete una
eccezione in tutto: nella nostra
Chiesa, in genere, sorge prima
un ^ gruppo, si forma una comunità e poi si sente il bisogno di
edificare una chiesa o di fondare un opera. Qui è successo esattamente il contrario: avete costruito prima la chiesa e poi si
e formata la comunità...».
In realtà, se per comunità si
vuole intendere un gruppo di
credenti di una certa determinata consistenza numerica, abitanti tutti nella stessa città’ o località, bisogna convenire che, nonostante i progressi fatti dalla
nostra opera, la comunità vera
^ .propria è tuttora inesistente a
Rimini. A norma di regolamenti organici, infatti, una chiesa
particolare per essere costituita
anche soltanto di affidare il gruppo alla cura regolare di un pastore. Bisognerà aspettare il 1958
perché il Sinodo accolga la richiesta del Pastore Carlo Gay.
allora conduttore della Comunità di Firenze, di prender cura
rnensilmente del gruppo evangelico della Riviera Adriatica che
venne quindi considerata diaspora della Chiesa di Firenze.
I culti avevano luogo un mese a
Rimini, uno a Pesaro, sempre in
case private, per poterci dividere i disagi dei viaggi e ben
presto si constatò che le nostre
sale da pranzo erano piccole ed
insufficienti per contenerci perché ogni volta il numero aumentava.
E così cominciò a prendere
corpo il progetto di avere un
luogo di culto e di riunione aperto al pubblico e si pensò di dargli una fisionomia tutta particolare perché in realtà Rimini presenta una fisionomia tutta particolare. D'inverno è una citta
La comunità di Rimini dopo un culto
deve avere « non meno di 40
membri comunicanti e 20 elettori ». Ora, a Rimini città i membri comunicanti sono 18, di cui
15 elettori; a questi bisogna aggiungere 9 fanciulli ed inciti^ 10
simpatizzanti e 6„ ader«p|iÉ .ma '
si sa che queste "ultime emégorie non contano di fronte ai regolamenti organici.
Quando nel giugno 1966, in sede di Conferenza Distrettuale il
Pastore ed il delegato di Rimini chiesero il riconoscimento a
Chiesa costituita, il numero legale era leggermente superiore
a quello voluto, ma tutti sapevano che si trattava di considerale una vasta zona e non una singola località. Ci furono, perciò,
parecchie discussioni e non poche opposizioni, si parlò persino di « snaturare i regolamenti
organici » e tante altre cose si
dissero prò e contro. Ma finalmente questo nostro strano
gruppo, da alcuni definito ostinato, da altri coraggioso (probabilmente coraggio ed ostinazione c'erano in eguale misura)
venne riconosciuto come chiesa
costituita col nome di Comunità
di Rimini e Diaspora RomagnaMarche.
La nostra è quindi una comunità tutta speciale, bisogna riconoscerlo, ma c'è da chiedersi:
fino a che punto una chiesa costituita è comunità ed una diaspora non è comunità? Se per
comunità s'intende una popolazione, comunque distribuita, che
crede e confessa lo stesso Signore e si ritrova, quanto più spesso è possibile, nel luogo di Culto, incurante delle distanze e
delle difficoltà, per la testimonianza in comune, allora possiamo affermare che la nostra non
è meno comunità di qualsiasi
altra.
È forse necessario rifarsi un
po' addietro nel tempo e ricordare, per così dire, le origini della nostra opera in Rimini per
poter constatare lo sviluppo della comunità stessa e poterne
quindi osservare da vicino la vita nell'ambito di uno studio più
vasto sul problema delle diaspore che, appunto intendiamo affrontare.
Il primo contatto fra i futuri
membri di questa Comunità-Diaspora ha avuto luogo l'ultima domenica di agosto del 1954 a Rimini, in casa D'Ari, dove era stato invitato a predicare il Pastore Giorgio Girardet, allora animatore di quella viva ed efficace opera di testimonianza evangelica costituita dal Culto radioTrieste e dal giornale Presenza
Cristiana.
Il gruppo convenuto a Riminì era di una ventina di perso^
ne: sembravano tante per chi
era abituato a vivere in completo isolamento, ma parvero troppo poche perché si potesse parlare di dar corpo ad un'opera o
dina tranquilla, quasi sonnolenta, non vi accade mai nulla di
speciale, molti non lavorano o
fanno soltanto lavoretti provvisori in attesa della stagione estiva in cui tutto cambia: Rimini
■ diventa allora una metropoli in- ternazionale dove affluiscono a
centinaia turisti da ogni partè
del mondo, e s'intende, anche da
ogni regione d'Italia. Fra i turisti stranieri i tedeschi, ed in
genere i nordici (in maggioranza tutti protestanti) sono sempre stati in numero assai rilevante. Ecco perché, invece di
indirizzare le nostre ricerche
verso un locale di culto soltanto
(il solito negozio più o meno
centrale) si pensò allora di prendere in affitto un appartamento
da adibire ad abitazione di un
pastore, e relativa famiglia, durante l'estate ed in cui attrezzare debitamente una sala a luogo di culto per l'estate e per
l'inverno. L'unica condizione per
usufruire dell'alloggio estivo era,
da parte del pastore, la conoscenza delle lingue e l'impegno
a predicare in tedesco, in inglese
ed in italiano nonché a prendersi cura di tutte le necessità dei
turisti su tutto l'arco della Riviera Adriatica. Nel periodo del
suo soggiorno avrebbe dovuto
inoltre, nei limiti del possibile,
fare alcune visite a quelli della
nostra comunità che erano più
lontani e perciò più isolati.
Il 12 giugno I960 si inaugurava in Rimini la Casa Pastorale
Valdese con annessa sala di Culto. Era stata scelta Rimini perché a Pesaro esisteva già una
comunità dei Fratelli con relativa chiesa e pastore.
Dal punto di vista finanziario
la Tavola Valdese si assumeva
l'onere del canone d'affitto, la
comunità, dal canto suo, s'impegnava a versare una contribuzione alla Tavola nella misura e
nel tempo consentito.
In quanto ai pastori ospiti,
cominciarono a susseguirsi, uno
al mese, fin da quella prima
estate assicurandoci il culto in
tre lingue: tedesco, inglese, italiano ed ogni assistenza possibile durante la loro permanenza.
Della collaborazione con la^ Chiesa Luterana tedesca e, più tardi, con la Chiesa Anglicana, parleremo più estesamente nel capitolo riguardante il turismo.
Qui ricordiamo solo che il Kirchliches Aussenamt cominciò ad
inviare i pastori per il culto estivo nell'estate del 1961 e s'impegnò in seguito a versare tre milioni di lire per la costruzione
della futura cappella.
Ricordiamo sempre con piacere e con riconoscenza, a questo proposito, il Dr. Hermann
Ringsdorff che, trovandosi in
villeggiatura a Rimini, ci incoraggiò i>er primo a raccogliere
con pazienza e con costanza i
fondi per comprare qualcosa di
nostro. Egli c'inviò la prima
somma (L. 125.770), frutto di
una colletta fra parenti ed amici suoi, per costituire il Fondo
Costruzione Cappella a cui sono
affluiti ininterrottamente dal
1962 al 1972 i doni e le offerte
che ci pervenivano da ogni parte d'Italia e d'Europa. Desideriamo, con l'occasione, ringraziare ancora una volta da queste pagine tutti i cari amici che
ci hanno così tangibilmente sostenuti.
In novembre 1962 veniva infine inviato dalla Tavola un Pastore a pieno tempo nella nostra
comunità, con la qualifica assolutamente nuova di Operaio Itinerante. Iniziava così un periodo
intenso di lavoro e di fruttuosoimpegno per tutti noi, periodo
che non si è affatto chiuso con
la costruzione della cappella, anzi, come diremo meglio trattando del problema della diaspora,
si è intensificato in questi ultirni tempi attraverso alcune iniziative destinate a dare in avvenire risultati soddisfacenti.
futi
;1 turismo >
« Ricordo un fratello che
da poco avevamo ricevuto
nella Chiesa ; la prima volta che era venuto al culto
aveva cominciato con l'abbracciare tutti, senza complessi ( gli è che non era ancora ben protestante ! ) e
poi mi diceva : "Come sono tutti simpatici ! Come accolgono bene!". Certo, come fare altrimenti? Vi saltava al collo, non si poteva
morderlo ! Ma per uno che
fa così, quanti aspettano
che si tenda loro la mano
e non la vedono mai tendersi !... ».
MAURICE HAMMEL
Il fenomeno del turismo j
mini, come su tutta la Rj!
Adriatica, presenta la spi
caratteristica del turisnu
massa: un enorme divario f
popolazione stabile e quellj
vi si riversa durante i cj
mesi che qui vengono chii
la stagione. Rimini conta
120.000 abitanti, mentre l’aj
za dei turisti nella stagioni
ha registrato circa 460.000
vi, denunciati ufficialmente
za contare quindi i parenti
ospiti ed amici che sfuggo
questo controllo), per un ^
di 6.600.000 presenze circa.
È naturale, quindi, che ,
la vita della città sia coni
nata, direttamente o indi,
mente, dal fattore turismi
non solo la vita dei centri,
neari, ma anche quella d
troterra, immediatamente
cessato ai rifornimenti. 0
aggiungere che, per far
alla crescente concorre..,
certe spiagge estere (parL,
mente Jugoslavia e Spago
mette in opera ogni accoi^
to per aumentare sempre
confort in tutti i campi,
mantenendo i prezzi ad un
le: quanto più basso pos
Non è un mistero per ne
che sulla nostra Riviera si
ticano i orezzi più bassi d'
mentre l'attrezzatura albe
ra e di spiaggia è fra le m
d'Europa. E tutto questo 1
un fatto naturale, spuntane
è frutto di una lunga, cos
incessante applicazione.
Una città come Rimin
quindi, due vite ben disti
separate ma, in un certo s
interdipendenti.
Durante il periodo di sta?
turismo (sette mesi circa
svolgono con ritmo tranquil
normali attività di una qua
cittadina di provincia che
siede alcune buone indù,
che è sede di Tribunale e dìi
te le scuole medie di se
grado, nonché importante
cato agricolo della zona,
temporaneamente, però, gli
latori turistici, sostenuti da
Tutto l'evangelismo italiano
può essere considerato, a rigor
di logica, una vasta diaspora, con
nuclei più o meno numerosi in
corrispondenza di certe città o
regioni, e con l'eccezione delle
Valli Valdesi dove, per grazia di
Dio, in alcune località la popolazione evangelica e ancora in maggioranza e, comunque, dappertutto, in numero abbastanza rilevante. Il problema della diaspora si presenta quindi con una
certa urgenza, a tutti gli evangelici italiani, anche perché molte
nostre comunità, prima numerose e compatte, particolarmente
nelle grandi città, si avviano, a
causa dell' espandersi dell' area
cittadina stessa e dello spostamento delle popolazioni, a diventare sempre più dispersione, cioè
diaspora.
Naturalmente il problema maggiormente sentito dove più
larga e la disseminazione e niìi
gravi ^ sono i^ disagi dei singoli
per ritrovarsi in luoghi di culto
dairorganìzzazii
é^.licmn _ _f ... ..V
o di attività comunitaria,
soluzione non può essere
per tutti, ma a nostro a
ciascuna diaspora potrà ris
lo tenendo conto di tutti
fattori inerenti ad ogni U
rio, ad ogni nucleo ed anch
particolari esigenze di ciase
dividuo, nonché tenendo pr
le capacità ed i doni dei s
una condizione appare tu
comune ad ogni situazione
quanto difficile si presenti
la buona volontà e l'impegi
parte di tutti di fare di un:
spora una vivente comunità
Diremo brevemente le j
esperienze e le nostre consi
zioni a riguardo.
Come abbiamo visto, la
Ilarità della nostra común
appunto quella di essere un
sta diaspora comprendente
regioni: Romagna e Marche
una estensione di 155 kmq. i
140 km. di littorale, da Ra;
ad Ancona e l'entroterra di
tro province: Ravenna, Fori
SI può essere crìsiia
Cara Angela,
rispondo con piacere al tuo invito di scrivere qu
snnf« dingo, con i ragazzi della o
spora. Ti diro subito che grosso modo, il 10% degli <
bonati dell Amico dei Fanciulli abita la diaspora, intenò
do con questo nome le località dove non vi è chiesa evi
gelica sul posto A questi bambini dell'Italia ora si aggii
gono quelli dell emigrazione. Uno degli scopi che il nasi
giornale sa di avere è appunto quello di raggiungere i ba
bini che sono isolati. s c ‘
Oltre la diaspora geografica ci sono anche altri tipi
diaspora: una la potremmo chiamare diaspora storica
,, ^donasse troppo impegnativa! Tranne o
alle Valli Valdesi dove esiste una popolazione evangeli
nelle altre località della nostra penisola, anche se ci soi
attive scuole domenicali e a volte gruppi intersettimanc
i ragazzi vivono tutta la settimana una vita di diaspol
sono del tutto in minoranza, come sappiamo, a scuoln
fra i loro amici e compagni di gioco. Alcuni si adattano d
facilita a questa situazione o per indifferenza religio^
per CUI si confondono nella maggioranza, o perché W
no un temperamento forte che li esime dal sentirsi a dii
gio, anzi li rende fieri di essere evangelici. Mi pare che <
buon numero di loro si dia da fare per difendere le pi
prie idee, a volte lotti e senta già il piacere della testiti^
riianza. Altri, più timidi e incerti, sentono invece il disag
della minoranza.
Un terzo tipo di diaspora la potremmo chiamare di
spora turistica. Di essa fanno parte quei ragazzi che dod ;
aprile al 15 ottobre non frequentano più l’istruzione relip
sa, perché il bisogno di muoversi, di sole, di aria più P
lita (e noi della città lo possiamo anche capire) li alloPt'
nera dalla scuola dornenicale, creando problemi per pe^\
ri e rnonitori nonché per alcuni combattuti genitori.
uri po che non andiamo alla chiesa » — mi diceva per ^
leiono la mamma di un bambino della mia città —
purtroppo l’affermazione non è rara...
Vedi come il problema che trattate interessa anche ^
redazione dell’Amico dei Fanciulli che sente di dovere
5
25 maggio 1973 — N. 21
pag. 5
;ulla riviera adriatica
fio e testimonianza evangeiica
KAVCNWA
FOl^U
I enti interessati all’industria
toistico-alberghiera, moltiplicaJ grincontri, i simposi, le espotóoni in cui vengono scambiate
jje e proposti miglioramenti ed
“ ivazioni. Ciascuno provvede,
a ricostruire, ristrutturare,
lovare continuamente, alistando l’industria edile che.
Ila fine della guerra ad oggi,
ja ha conosciuto soste,
jn quanto alle attività culturaÌed artistiche si cerca di fare
^cosa in vari campi: teatro,
fccerti, conferenze, ma i risul(d sono piu.ttd&ÌQ deludenti: la
jggioranza della popolazione
[pare, per lo più, indifferente e
cechi vi partecipano solo per
iosità. Analogo risultato han
pende gran parte della prosperità economica di tutta la Provincia.
Anche la nostra comunità, come abbiamo già accennato, è
stata subito interessata al fenomeno turistico ed anche noi, inserendoci nella vita della città,
abbiamo automaticamente assunto la duplice fisionomia di comunità invernale e comunità estiva.
D’inverno le varie attività di
diaspora, di cui abbiamo già parlato, e parecchi tentativi di apertura verso la popolazione riipi-?j;,^
nese, d’estàté una disponibilità'
completa nei riguardi degli ospiti evangelici cercando d’inserirci il più possibile nella vita turistica della città. Solo attraver
giorno, dal canto suo, concedeva
l’esenzione dall’imposta ai pastori ospiti estivi della nostra casa
pastorale e, da tre anni ormai,
ci fornisce gratuitamente il servizio del publifono per l’annuncio sulla spiaggia dell’orario dei
Culti in quattro lingue. L’orario
dei Culti invernali ed estivi è
esposto anche all’interno della
stazione ferroviaria e, durante
la stagione, molti uffici viaggi lo
espongono accanto agli annunci
di escursioni e crociere. Questo
sul piaijo pratico e,, per così dire, mondano. Ma anche sul piano spirituale e della testimonianza evangelica vi è stato fin
dal principio un’intima e fattiva
collaborazione fra noi e gli evan
VMINI, COMUNITÀ ECUMENICA
J avuto finora tutti i tentativi
, sensibilizzare l’opinione pubica con qualche testimonianza
^gelica diretta; non si è aniti al dilà di qualche successo
livello puramente personale.
Da maggio a settembre tutta
sfascia costiera vive la sua febile e movimentata stagione tuitica, in cui ogni sforzo è teso
[ accogliere, circondare, colmai cari, graditi ospiti da cui di
so il turismo, infatti, abbiamo
potuto essere ben accolti dai
concittadini: hanno visto in noi
uno strumento utile e gradito ai
turisti. Così abbiamo potuto ottenere, fin dai primi anni, il collocamento da parte del Comune
di cartelli indicatori della Chiesa e di una bacheca sotto il portico del Palazzo Comunale per
esporre l’orario dei Culti ed i
nostri giornali; l’Azienda di Sog
gelici di qualsiasi confessione e
nazionalità.
Già dal maggio 1961 fra la
Chiesa Luterana della Germania
e la nostra comunità si è stabilito tacitamente e nei fatti quel
patto che, sul piano ufficiale, è
stato firmato il 16 marzo scorso,
e quella volontà di vivere « in
comunione di fede e di servizio »
è da allora realtà operante. Ad
ogni fine stagione un Culto sera
le di rendimento di grazie ci vede tutti riuniti attorno al tavolo
della S. Cena: il messaggio biblico ci viene rivolto dal pastore tedesco e poi dal nostro, con
rispettive traduzioni, cantiamo
ognuno nella propria lingua
usando l’innario « Cantate Domino ».
Pensiamo di invitare quest’anno anche i turisti inglesi coi quali, peraltro, parecchi di noi partecipano già ai servizi di « Holy
Communion ». Siamo da vari
anni in contatto con la Commonwealth and Continental
Church Society, l’organismo della Chiesa Anglicana che cura lo
invio di pastori all’estero. Dopo
un esperimento fatto nel 1967 e
1968 vi è stata una battuta di
arresto, in quanto ci veniva richiesto di fornire l’alloggio al
pastore inglese, cosa che non
eravamo in grado di fare. Dall’anno scorso le relazioni sono
riprese e sono stati inviati due
pastori, uno in luglio, l’altro in
agosto, mesi di maggior affluenza dei turisti inglesi. Comunque
il servizio religioso ed ogni altra assistenza agli ospiti inglesi,
sempre in numero crescente, sono stati assicurati finora e lo
sono tuttora, quando il pastore
inglese non c’è, dal pastore Zotta, coadiuvato, se necessario, da
un diacono e talvolta dal pasto, re tedesco. Quest’ultima forma
di collaborazione ecumenica è
particolarmente interessante ed
ha dato sempre risultati soddisfacenti.
I nostri amici turisti ci hanno
dato e ci danno molto: forza, sicurezza, esperienza di comunità
numerose e diverse con problemi di altro genere ma non meno interessanti dei nostri. Dopo
il culto ci si ferma sempre in
chiesa a parlare: noi raccontiamo a grandi linee la storia dei
valdesi e l’esperienza di piccola
isolata comunità di diaspora, loro ci parlano delle loro grandi
comunità, della situazione nei
loro paesi, ci incoraggiano, ci
consigliano: la loro presenza ravviva il nostro entusiasmo e la
Ricci«h*
^AeKce-CATToucA
CS^AO
AWCONA
nostra volontà di agire. Dicono
che anche noi diamo loro qualcosa: un esempio di fede operante e di costanza nel servizio.
Perciò vengono molto spesso e
molto volentieri al nostro culto,
la domenica alle ore 18. L'esperienza più bella è proprio in questi culti ecumenici, specialmente
quando vi partecipano gruppi
organizzati dalla Germania. La
liturgia viene tenuta dal nostro
pastore in italiano e in francese,
come sempre nel culto pomeridiano estivo, il sermone viene
tradotto in tedesco, il canto è
sempre col « Cantate Domino »,
qualcuno poi ci dà un breve
messaggio che viene subito tradotto da qualche volonteroso
(una sera ci furono messaggi in
quattro lingue), poi i cori, spesso accompagnati da chitarre che
continuano anche dopo il culto
ed anche sul viale ’Trento fino
alla partenza dei pullmann.
In queste circostanze ci si accorge che la nostra chiesa è troppo piccola anche se con rinforzo
dello spazio antistante di giardino, e sembra addirittura pochissima cosa se si pensa, poi,
che gl’intervenuti sono un’infima
minoranza di fronte alle migliaia di turisti che popolano la
Riviera e che potrebbero venire, e di fronte a tutta quella
cittadinanza riminese verso cui
vogliamo e speriamo di aprirci
nel prossimo avvenire. Che cosa
potremmo realizzare? Quale lo
Ideile diaspore alle vocazioni pastorali
ro, Ancona. Complessivamenla popolazione valdese della
tnunità ammonta, secondo l’ulaa statistica, a 89 persone di
i 56 membri comunicanti e .33
tecumeni e ragazzi. A questi si
ssono aggiungere ,23 aderenti,
)è membri di altre confessioni
angeliche che sono inseriti neloomunità e ne condividono
inamente la vita e 27 simpazanti, parecchi dei quali coniucattolici di membri di chiesa,
tutti questi, solo 18 membri
municanti, 9 ragazzi e 16 tra
erenti e simpatizzanti abitano
Rimini; il resto costituisce una
pillare disseminazione in tutta
vasta zona sopra citata.
Quando nel 1962 la Tavola 'Valse inviò il pastore Zotta come
Kraio Itinerante intendeva efluare un esperimento sulle
ssibilità di vita comunitaria in
a zona in cui le distanze erano
ì che mai marcate fra una faglia e l’altra e gli spostamenti
Stituivano, a volte, una difficol
tà insormontabile specie per anziani e bambini.
Al suo arrivo non facemmo subito grandi progetti, ma pensammo di impostare il nostro problema giorno per giorno, tentando
di risolverlo nel modo più adatto
secondo la distanza ed il disagio
che ciascuna località presentava
e tenendo conto delle necessità
di volta in volta sorgenti nei vari
gruppi e presso gl’isolati.
Per prima cosa, fatto un rapido censimento, fu possibile stabilire che alcune località si prestavano meglio di altre come luogo di riunione periodica per varie famiglie e si fissò quindi una
riunione mensile a Ravenna ed
una a Dovadola, sia per il culto
che per l’istruzione religiosa. Il
pastore si formò poi un calendario di visite che l’occupava l'intera settimana e lo portava in
tutte le località della diaspora,
sempre cercando di raggruppare
quante più persone era possibile
nei luoghi che visitava regolar
Me RobiHSOH Cnsoé?
infere andare là dove per qualche ragione non ci può es’te scuola domenicale. Pensiamo che un lavoro in questo
•Hio andrebbe molto potenziato, non solo economicamente, ma con quelle forze di fede, di impegno e di intelìenza che ci vogliono per tener vivo e rendere recepibile
messaggio evangelico nella doppia disseminazione:
mtella voluta dalle circostanze della vita, e quella voluta da
’I stessi. Ma penso che nell'uno e nell'altro caso si debba
Mer vivere la propria diaspora in maniera onesta e attici aiutandosi per esempio anche con la stampa. In fondo,
^e hanno potuto sopravvivere i nostri protestanti ita^tii in questo poco più di un secolo, dispersi ai quattro
raggiunti da relativamente pochi pastori che davano
fo una predicazione solo saltuaria? Certo in primo luo> perché sono rimasti dei lettori della Bibbia, ma poi anperché la stampa evangelica, giornali, opuscoli, libri e
>gi altri mezzi, li hanno sempre raggiunti alimentando la
mto riflessione ad ogni livello e tenendoli legati gli uni
1« altri.
Ti ringrazio quindi di avermi data l'opportunità di rimare in questa vostra pagina sui problemi della diaspo■I I esistenza di un modesto foglio di evangelizzazione che
oltre cento anni raggiunge bambini sparsi in località
bìote. Se alcuni rimangono indifferenti e assenti, la par^pazione di altri ai giochi, ai concorsi, alla collaborazio* Cfte chiediamo, è sempre motivo di grande gioia per la
^azione. Sono i piccoli Robinson Crusoé che però, dal^ola deserta del loro isolamento, spesso con goffi caratfaticosamente sudati, ci lanciano il loro messaggio
*tplice, breve che ha per noi un grande valore perché
It'oviarno non solo della spontaneità infantile, ma il
“cere di avere scoperto nel giornale qualche cosa di didi non ancora ben definito, ma di importante per
.0, che noi preghiamo e speriamo si maturi e diventi co'^nza di fede. Per ora suona solo cosi: « Sono molto af^°^ato al mio caro giornalino! ».
Ti saluto cordialmente Berta Subilia
■‘Amico dei Fanciulli », mensile abbon. L. 1.000, versam. sul
1/21179 intestato a Berta Subilia, Via P. Cossa 42, 00193 Roma
mente. Rimaneva in città il lunedi pomeriggio per l’istruzione religiosa e a disposizione di chi,
fra la popolazione riminese, avesse bisogno di un colloquio o di
qualsiasi altra informazione. Allora a Rimini vi era una sola famiglia evangelica e tre giovani,
di cui due stranieri che lavoravano a Rimini e tutti, di tanto in
tanto, riuscivano a condurre al
culto qualche amico ò parente.
Attraverso questa fitta rete di visite si è stabilito, e mantenuto
sempre, un collegamento fra tutti noi, abbiamo sempre avuto
dettagliate notizie gli uni degli
altri e, ogni volta che ci è stato
possibile incontrarci, non ci siamo mai sentiti degli estranei.
Fin dal principio si era convenuto che Rimini fosse considerato il luogo di incontro per elezione di tutta la comunità e che
qui si dovesse convenire tutti
ogni volta che fosse possibile ed
ancora oggi il culto a Rimini, bimensile d’inverno, settimanale
d’estate, ci riunisce sempre numerosi. In quanto alle ricorrenze particolari non c’è che la malattia che impedisca a qualcuno
di venire: le distanze e le condizioni avverse del tempo non costituiscono un ostacolo insormontabile che in casi del tutto
eccezionali. Effettivamente i collegamenti risultano oggi molto
più facili di dieci anni fa per
l’enorme diffusione della motorizzazione ed anche per il miglioramento di certe arterie stradali
nella nostra regione. Alcuni di
noi, che non avrebbero mai pensato di poter guidare un’automobile, hanno preso la patente anche in età avanzata, per potersi
recare al culto quanto più spesso possibile: ricordiamo a questo proposito il fratello Giordano
Densi che, finché abitò ad Urbino, affrontava con la moglie il
lungo viaggio ogni volta che la
loro salute lo consentiva. Ad ogni
modo, tutti quelli che hanno la
macchina si adoperano, ora, ad
andare a prendere e riaccompagnare quelli che non ce l’anno
secondo un piano che dia il maggior rendimento con la minor
perdità di tempo per tutti.
L’opera di un pastore itinerante si è rivelata in tutti questi anni, e lo è tuttora, quanto mai efficace e, in un certo senso, insostituibile. Il pastore è pienamente disponibile, in tutti i sensi,
non escluso quello del tempo. E
questo gli consente di affrontare
spostamenti da un luogo all’altro, sia secondo un piano prestabilito che gli occupa spesso l’intera giornata sia, alToccorrenza,
per sopraggiunte improvvise necessità dell’uno o dell’altro. I lai
ci, facenti parte o non del consiglio di chiesa, possono, anzi debbono, affiancare il pastore nella
sua opera, ed hanno sempre cercato di farlo in proporzione ai
loro doni ed alla loro disponibilità, ma è chiaro che il loro campo d’azione resta piuttosto ristretto essendo limitato, per questione di tempo, alle ore serali (e
di sera si va poco lontano specialmente se il giorno dopo occorre essere per tempo sul luogo
di lavoro) o ai pomeriggi festivi.
Tenuto conto che la comunità
si va sempre più allargando, sia
come numero sia come estensione di territorio, abbiamo pensato l’anno scorso di aumentare il
numero dei diaconi nel consiglio
di chiesa comprendendovi alcuni
membri attivi della diaspora affinché si potessero assumere un
certo impegno nelle località di
loro residenza. Qui a Rimini abbiamo organizzato alcune riunioni infrasettimanali per esaminare e discutere i problemi postici
dal Sinodo o dalla Conferenza
Distrettuale: questo della diaspora, per esempio, quello dell’abrogazione delle leggi sui culti ammessi, il servizio delle trasmissioni radio e T.'V. Pensiamo di
spostarci in seguito nelle varie
località della diaspora, come abbiamo già fatto alcune volte, fin
dalla primavera scorsa, a Dovadola. Il programma di queste visite di gruppo è: culto, preghiera e poi discussione di argomenti
riguardanti il gruppo stesso o la
comunità oppure tutta la chiesa
in genere. Se la località è molto
distante si pensa anche ad un'agape fraterna.
Tutto questo ci porta ad osservare da vicino il problema dei
laici consacrati strettamente legato alla carenza di vocazioni
pastorali. Come sappiamo tutti,
la Chiesa Metodista ha da sempre, si può dire, affrontato la situazione attraverso i predicatori
laici ed ora ci propone l’interessantissima esperienza del laicopastore. È senz’altro una soluzione auspicabile e che va in tutti i
modi incoraggiata. Ci sembra interessante l’iniziativa presa dalla
Facoltà di Teologia di svolgere
corsi per corrispondenza. Qualcuno della nostra comunità pensa di iscriversi l’anno venturo e
pensiamo anche di studiare le dispense assieme. Ci sono forse
tanti altri modi per impegnarsi,
ma resta pur sempre chiaro che
la questione è in ogni caso una
sola: la vocazione. Qccorre la vocazione per dedicarsi al ministestrumento per poter portare avanti le nostre attività e nello
rio pastorale, come occorre vo
cazione e dono per qualsiasi servizio in una comunità, ma pensiamo che occorra una vocazione ancora più spiccata per fare
contemporaneamente il pastore
ed il giudice o qualsiasi altra professione in quanto non è Toccupazione, per così dire laica, quella che conta ma è la chiamata urgente a cui uno risponde, chiamata a cui non è possibile sottrarsi. Coi laici-pastori non si risolve la vera carenza di vocazioni; viene, se mai, risolto il problema economico che travaglia
tutte le amministrazioni delle nostre chiese, in quanto è chiaro
che chi abbia una professione
più o meno ben retribuita (meglio se più che meno) non grava
sul bilancio della chiesa, anzi
contribuisce a renderlo più florido.
Ma non possiamo neanche pensare di ridurre ad un semplice
fatto economico la mancanza di
vocazioni presso i nostri giovani.
Per grazia di Dio sappiamo che
quando il Signore chiama, in
qualunque momento, in qualunque luogo ed in qualunque condizione ci si trovi non si può resistergli. Anche in questo secolo
d’indifferenza e di materialismo
dilagante, dove odio, egoismo.
Un gréppo in diaspora,
a Dovadola
ic Questa pagina è
stata curata da Ada
D'Ari e Angela Lombardo, con la collaborazione di Marie Franco
Co'isson e di Berta Subilia.
violenza, disprezzo dei diritti altrui hanno il sopravvento e dove
sembra che non ci sia più posto
per nessun valore spirituale, l’imperativo: « Seguimi! » di Matteo
ha ancora eco in molti cuori. Fino a che punto ed in qual modo
uno risponda a questo imperativo, pensiamo che non stia a noi
giudicare, né come singoli, né come comunità. Ci basta riconoscerne la validità ed adoperarci
perché siano suscitate vocazioni
in ogni campo, non trascurando
l’esempio e l’incoraggiamento ma
non dimenticando, prima di tutto, la preghiera umile, fervente,
fiduciosa.
L’antica parola: « Pregate il Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe » è più
che mai valida ed attuale e si dimostra ancora pienamente efficace: nessuna comunità, certo,
vorrà trascurarla.
A. D’Ari
strumento per poter portare
avanti le nostre attività e nello
stesso tempo un discorso valido nei confronti dei nostri concittadini? Pian piano è maturato
il progetto di una « Casa per
Ferie ». Sappiamo che l’attività
alberghiera è compresa e incoraggiata da tutti a Rimini, perciò pensiamo di non trovare
ostacoli da questo lato. La Casa
dovrebbe funzionare tutto Tanno, non solo per consentire a
gruppi di organizzarvi convegni,
conferenze od altro, ma per consentirci di avere a disposizione
dei locali in cui organizzare un
doposcuola aperto a tutta la popolazione. D’estate funzionerebbe come una qualsiasi foresteria
garantendo agli evangelici italiani e stranieri, e particolarmente ai gruppi, la possibilità di una
vacanza a prezzi più convenienti
che altrove ed in ambiente di
sicuro gradimento.
Già da due anni questo progetto è argomento di discussione
coi nostri amici e tutti se ne
dimostrano favorevoli e pronti
a collaborare alla realizzazione.
Pensiamo di lanciarlo ufficialmente nella prossima stagione,
parlandone dopo i culti con tutti gli intervenuti ed in occasione delle riunioni settimanali per
le proiezioni di diapositive. Queste simpatiche serate meritano
un cenno a parte: il past. Zotta
è diventato veramente un esperto in questo campo, possiede
due proiettori molto moderni ed
una vasta collezione di diapositive molto belle ed interessanti:
Rimini e dintorni con tutti i monumenti, Ravenna ed i suoi mosaici, Firenze, Roma, Verona, le
Valli Valdesi. Quest’anno, in occasione del prossimo, centenario
di Valdo, sta preparandone una
serie sulla storia valdese, raccogliendo documenti e stampe che
fa poi fotografare.
Tornando allora al nostro progetto si presentano due possibilità che potremmo definire: progetto minimo e progetto massimo: Il primo consisterebbe nell'acquisto di una pensione nel
nostro viale, già funzionante ed
attrezzata (ce n’è una in vendita
piccola ma che offre già qualche
possibilità) che potremmo in seguito ampliare secondo le possibilità; l’altro progetto sarebbe
l’acquisto di un lotto proprio di
fronte alla chiesa dove si potrebbe, con adeguato mutuo, costruire a nostro piacere. Il primo progetto, appare meno costoso (anche se si parla di 30 o
40 milioni) ed inoltre consentirebbe di agire abbastanza presto in quanto l’edificio, sebbene
piccolo, esiste già; il secondo è
indubbiamente più completo e
resterebbe perciò più aperto a
maggiori possibilità per l’avve
nire. La spesa complessiva sarebbe maggiore, ma potrebbe essere
ovviamente diluita nel tempo.
Comunque sia, quest’anno contiamo di lanciare ufficialmente
la proposta a tutti i nostri amici turisti ed iniziare la raccolta
dei fondi, tanto più che al 31
maggio, invieremo, a Dio piacendo, il residuo di L. 134.000 alla
Tavola come saldo totale delle
somme anticipate per la costruzione della cappella.
Invitiamo perciò fin d’ora tutti i nostri amici, in Italia ed all’estero a considerare questo
progetto ed a farlo loro, inviando le offerte, grandi o piccole,
sul c.c.p. 8/18136 intestato alla
nostra cassiera, prof. Ada D'Ari
Pasini, 44 Via Dante - 47037 Rimini.
A tutti coloro che verranno
quest’estate diciamoc arrivederci, ne parleremo a voce!
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pag. 6
CRONACA DELLE VALLI
N. 21 — 25 maggio 1973
E' TEMPO DI FESTE DI CANTO
Riunite ad Angrogna le Corali della Val Pellice
e Valli limitrofe
La Festa di Canto delle Corali della
Val Pellice e Valli limitrofe ha avuto
luogo domenica 13 maggio nel tempio
di Angrogna-Capoluogo. Numeróso il
pubblico che non tutto ha trovato posto a sedere. Le Corali partecipanti
erano 6: Torino (Dir. Sig. P. Calzi);
Prarostino con elementi di Rorà (Dir.
Sig. G. Albarin); Villar Pellice (Dir.
Sig.ra C. Ciesch); Luserna San Giovanni (Dir. F. Rivoir); Torre Pellice (Dir.
F, Corsani); Angrogna (Dir. Sig.ra L.
Rivoira).
Dopo l’introduzione e brevi parole
di saluto e di benvenuto del Pastore
Coisson, il Presidente della Commissione del Canto Sacro Pastore E. Aime saluta il pubblico e le Corali, ringrazia la Comunità di Angrogna per
l’ospitalità e fissa quello che rappresenta il contenuto ed il limite delle nostre Feste di Canto, il cui scopo unico
è testimonianza della fede e glorificazione del Signore.
Viene in seguito svolto il ricco programma; gli inni d’insieme si alternano alle esecuzioni particolari d’ogni
Corale.
L’esecuzione degli inni d’insieme, la
quale rappresenta l’elemento centrale
e più importante delle nostre Feste di
canto, è stata in generale buona e
molto apprezzata. Le varie Corali hanno di solito circa una mezz’ora per
provare insieme gli inni assegnati; sarebbe necessario disporre di maggior
tempo per ottenere risultati ancora
migliori; tuttavia se gli inni sono coscienziosamente preparati durante
l’anno da ogni Corale, il risultato come fusione e potenza di voci non può
mancare; esso non è mancato questo
anno. Gli inni d’insieme erano; Innario Cristiano: n. 240, 129, 160, 121; Psaumes et Cantiques: n. 43 e 200 nell’ordine.
Le esecuzioni particolari delle Corali sono state; per la prima parte; Torino (Salmo 23); Prarostino (Salmo
23); Angrogna; Innario n. 19; Villar
Pellice (Inno; « Signor, Tu vuoi... »);
Luserna S. Giovanni (Innario n. 32);
Torre Pellice (Inno; « Seigneur, c’est
Toi que dans la foi nous avons pris
pour Maître »).
Nella seconda parte ogni Corale ha
presentato un coro già eseguito nella
sua Comunità, sforzandosi di interpre
tare con finezza di espressione quanto
gli autori dei cori stessi hanno voluto
significare. Anche a questo proposito
il Pastore Aime ha tenuto a sottolineare che lo sforzo di, ben interpretare ed
eseguire un coro non ha né deve mai
avere un misero scopo esibizionistico,
bensì quello di glorificare, e nel modo
migliore, il Signore della Chiesa.
I Cori eseguiti sono stati; Torino
(Corale «O Gesù mia gioia» armonizzato da J. S. Bach); Prarostino («La
stella di Natale » di J. Barnby); Angrogna (Salmo 23 dal Salterio Scozze
Le Scuole Domenicali della Val Chisone
cantano insieme a Pomaretto
Domenica pomeriggio 20 maggio le Scuole
Domenicali delle Chiese di S. Germano, Villar Porosa, Pomaretto e Pramollo si sono
riunite a Pomaretto per l’annuale festa di
canto; erano assenti quest’anno le Scuole Domenicali di Pinerolo, San Secondo e Prarostino che avevano pensato di seguire uno schema diverso.
Verso le 15 il Pastore S. Rostagno porge ai
200 bambini circa ed al pubblico, discretamente numeroso, convenuti nel tempio il benvenuto della comunità e saluta il Pastore Kirchner di Berlino, ospite della chiesa di Villar Perosa, si rallegra che un gruppo così
consistente di bambini con i loro ris"pettivi
monitori e monitrici si ritrovi insieme per
cantare le lodi del Signore; porge a tutti il
saluto della Commissione e rivolge alle Scuole
Domenicali, alle loro Direttrici e Direttori una
parola di esortazione a continuare a svolgere
questa utilissima attività in seno alla Chiesa,
mettendo al servizio del Signore con slancio e
con gioia la propria voce per lodarLo e renderGli testimonianza col prezioso talento che
Egli ci ha dato.
Segue quindi il programma costituito dagli
inni d’insieme che tutte le Scuole Domenicali cantano sotto la vigile ed energica direzione della Signora Rivoira (Inni italiani 27, 65,
141, « Alleluia » dal Canzoniere di Agape e
223 della raccolta Psaumes et Cantiques). Gli
inni d’insieme sono intercalati dagli inni o
cori delle singole Scuole Domenicali : S. Germano inno it. 154 e « Notte Santa » di Gozzano; ViRar Perosa <c Mi arrida il Redentore » '
e « L’Iddio mio regna ancora »; Pomaretto 2
«Spirituals»: «Va, dillo sopra i monti» e
« Come passò Mosè il mare »; Pramollo inno it. 6 e « O mio Signor ».
Alcune Scuole Domenicali
alla ricerca di una nuova formula
I monitori delle scuole domenicali
che hanno partecipato a questi incontri, considerando i diversi aspetti della giornata ne valutano il significato in
senso nettamente positivo. L’esperimento di quest’anno ha permesso di
approfondire le risultanze di quello
che si era avuto lo scorso anno ad
Angrogna. Saranno necessari altri miglioramenti, specialmente per quanto
riguarda il collegamento fra le scuole
domenicali che intendano proseguire
su questa via. Pur senza intendere riaprire una polemica sulla festa di canto
ed un dibattito, che rincontro di Pine
rolo dello scorso dicembre sembrava
aver risolto, si deve rilevare che dall’annunzio pubblicato sull’Eco qualcuno poteva ricavare una impressione
errata quasi che alcune scuole domenicali « non » intendano fare la festa di
canto. Semplicemente intendono fare
di quest’incontro un’occasione di comunione fra bambini e monitori più
ampia e ricca di quanto possa essere
con un solo momento di canto pomeridiano. Una ricerca dunque che si inserisce perfettamente nello spirito della « festa di canto » quale è stata
ideata.
A Massello
A Massello, le scuole domenicali di Angrogna e Luserna San Giovanni hanno passato
insieme la giornata del 20 maggio. La mattina, durante il culto con la comunità, alcuni
ragazzi di Angrogna e di San Giovanni si sono
alternati in letture bibliche a varie voci, sicché il passo di Giovanni 13 ha suonato come un vero dialogo. Un monitore ha condotto l’assemblea in preghiera, mentre alla fine
la bambina più piccola si è offerta spontaneamente per dire il Padre nostro. La predicazione del pastore Taccia sui personaggi e
gli episodi più significativi dell’evangelo di
Giovanni studiati quest’anno dalle scuole domenicali è stata resa più vivace con alcune
domande e risposte dei bambini. Agli inni
cantati insieme alla comunità si sono aggiunti « Voglio donar la vita agli altri » dalle
scuole domenicali dì Angrogna, « O porte
eterne alzatevi » e « 0 Signor noi ti lodiam »
dalle scuole domenicali di San Giovanni, e
« Ogni uomo a illuminar » cantato da tutte
le scuole domenicali riunite.
le varie comunità, e anche dei bambini stessi. già a livello delle decisioni e per la preparazione di questa giornata, tanto per quello che concerne rannuncio deirevangelo
quanto per la parte ricreativa.
A Prarostino
Nel pomeriggio il programma previsto è
stato ostacolato dalla pioggia, e cosi dopo
vari giochi d’insieme, si sono dovuti formare due gruppi : i meglio equipaggiati sono
andati a piedi a visitare il museo della Balsiglia, mentre gli altri rimanevano dentro
a giocare. Dopo, tutti si sono ritrovati in vari gruppetti per dei quiz biblici ai quali ha
fatto seguito la distribuzione di un piccolo
dono, a scelta, ad ogni bambino. L’accoglienza dei massellini con brioches e succhi di
frutta... nonché caffè c poi tè per gli adulti
è stata molto apprezzata.
Si auspica che, su questa strada, in avvenire, ci possa essere una sempre maggiore
e più larga partecipazione dei monitori del
AVVISI ECONOMICI
COPPIA pensionati anglo-valdese cerca affitto,
rinnovabile annualmente, da settembre-ottobre, alloggio o casetta, ammobiliati o no,
conforts, riscaldamento centrale, possibilmente telefono e caminetto; almeno 2 camere 2 letti, tinello, cucina, doppi servizi,
ripostìglio, garage; in Torre Pellice o Sangiovanni. Offerte a Conte, Via Colli 24,
Torino.
Una buona rappresentanza delle scuole domenicali di Prarostino, Pinerolo e Torre
Pellice centro, domenica 20 maggio, si è
ritrovata a Prarostino per trascorrere la
giornata della festa di canto.
L’appuntamento era nel Tempio, dove i
ragazzi hanno partecipato »alla parte del culto destinata a loro. Alcuni hanno letto, nell’evangelo dì Giovanni 17: 18-23, un brano
che permetteva al Pastore M. Ayassot di farli riflettere sull’importanza di ricercare costantemente quale posizione deve avere un
cristiano nei suoi rapporti con gli altri. Questo pensiero è stato rivolto ai bambini, oltre
che agli adulti, affinché comincino ad essere consapevoli di questo, in quanto non
riguarda solamente « i grandi ». Altri, in seguito, hanno invitato la comunità presente
a pregare con loro per l’umanità sofferente,
in guerra, divisa da pregiudizi e discriminazioni, non dimenticando le responsabilità
di noi tutti in tal senso e chiedendo, quindi, al Signore di suscitare in noi la volontà
di un impegno concreto. Durante questo le
tre scuole domenicali hanno cantato insieme
ai presenti gli inni n. 5 e n. 182 ed hanno
proposto uno spiritual « Va dillo sopra i
monti che è nato il Salvator » ed un canto
svìzzero « Voglio donar la vita agli altri ».
Nell’intento di approfondire la reciproca
conoscenza, ragazzi e monitori si sono poi cimentati in gare e giochi di gruppo adatti a
rompere il ghiaccio.
Dopo pranzo ì ragazzi si sono sguinzagliati per i boschi alla ricerca dei bigliettini
di una simpatica caccia al tesoro, che li ha,
infine, riuniti nella sala della Chiesa, dove,
nell’allegria generale, ogni gruppo si è esibito in una riuscita scenetta.
Terminando rivolgiamo un caldo ringraziamento al Pastore M. Ayassot ed alla sua
équipe di giovani e monitori per l’ottima
organizzazione e... per le dolci premiazioni
finali.
/ monitori della S. D.
di Torre Pellice centro
Pomaretto
DAL CONVITTO VALDESE
In riferimento all’arresto ed alla successiva scarcerazione del sig. Tomaselli
assistente presso il Convitto di Pomaretto la direzione comunica;
«Al signor Cipriatìo Tomaselli, assistente di convitto, fermato il 30-4-73
presso la stazione dei carabinieri di Perosa, è stata concessa la libertà provvisoria in data 16-5-73 in istruttoria.
C’è da rilevare che'il mandato di cattura era stato motivato da una presunta irreperibilità del- Tomaselli, fatto
contestabile, avendo egli preso da gennaio la residenza a Pomaretto.
- Noi crediamo, data l’esiguità delle
prove a suo carico, che in sede di procedimento egli sarà prosciolto dalle accuse rivoltegli e che quindi possa continuare a prestare il suo servizio presso di noi ».
La Direzione
iiiiiiiiiiiiiiiiinnliiiiiniiiiimiiniiìiiiiiiiiifiiiiiiiiiliiiiiiiiii^
Pramollo
Domenica 13 corr. m. è stato amministrato
il battesimo a Long Daniele di Gustavo e di
Ribei Ada (Ruata); il Signore benedica questo bambino "d ; .genitori.
Dorr'T’.c.'■ 20 corr. m. ha avuto luogo r.">semblea di chiesa nel corso della quale è stata letta ed approvata la relazione morale e
finanziaria del concistoro; riguardo alla richiesta presentata dalla Tavola alle chiese di
aumentare per il prossimo anno ecclesiastico
i contributi alla Cassa Centrale Fassemblea si
è impegnata a rispondere all’appello dell’amministrazione, confidando nella comprensione
e nella collaborazione di tutta la chiesa. Sono
poi stati nominati deputali alla prossima Conferenza distrettuale i fratelli : Long Marco
(Pellenehi) e Long Roberto (Ciotti), supplente Long Oreste (Ciotti) c |>er il Sinodo i "rateili Long Oreste e Long Roberto (Ciotti),
supplente la signora Paslre Elda {Clotti-T"orino). A revisori dei conti sono stati tiominali
fratelli Long Livio e Long Marco (Pellenehi).
T. P.
Torre Pellice
CONCERTO PRO C.R.I.
DEL CORETTO DEL COLLEGIO
Concerto del Coretto del Collegio saltato 26
corr. m. alle ore 21 precise nella Sala Sinodale della Casa Valdese, gentilmente concessa.
II « Coretto » in partenza per' un giro di
audizioni in Germania offrirà questo concerto per le opere C.R.I. locali. Siamo grati a
questi giovani e al loro bravissimo maestro
Carlo Arnoulel di darci un po’ del loro tempo e della loro arte!
DECISIONI
DEL CONSIGLIO COMUNALE
Il Con.siglio Comunale di Torre Pellice.
riunito il 19 maggio ha preso alcune decisioni assai rilevanti;
La borgata S. Margherita, che soprattutto
in estate era olezzante di « scarichi neri »,
avrà la sua fognatura. Con una spesa di circa
300.000.000 verrà costruito un impianto che,
partendo dalla cabinovia servirà oltre i Dagotti e S. Margherita anche la zona in sviluppo di S. Ciò e sboccherà nel depuratore al
Ponte Blancio. Il primo stralcio dell’opera dovrà essere realizzato entro un anno e costerà
più di 100.000.000.
Risolti alcuni problemi economici dei propri dipendenti, con un aumento di spese correnti di circa 3.000.000 e il problema della
distanza fra negozi di barbieri e pettinatrici
(fissata in metri 80) il Consiglio ha ratificato
alcune importanti delibere prese dalla Giunta con procedura d’urgenza : si è richiesta
una terza sezione di scuola materna statale
ed il contributo regionale per la costruzione
di un asilo nido; si è definito nei particolari
il servizio di assistenza agli anziani cosi
come è già stato annunciato dall’assistente
Sig.ra Gaietti sulle colonne del giornale.
Luserna S. Giovanni
se); Villar Pellice («Impegno» di
Louis Milán); Lus. San Giovanni (Coro
finale dal mottetto «Lo Spirito sovviene alla nostra debolezza » arm. da
J S. Bach); Torre Pellice (Corale « Jésus qui mourus pour nous » arm. da
.1. S. Bach).
Tutte le esecuzioni delle Corali sono
state generalmente ottime; il pubblico
ha vivamente apprezzato questo
« messaggio » che le Corali gli hanno
presentato.
Terminando, vogliamo ringraziare
tutte le Corali, i loro Direttori, la Commissione del Canto Sacro per il loro
« servizio » nella Chiesa e la Comunità
di Angrogna per l’ospitalità data con
prodigalità. xy.
Martina il Calle della Croce
Un articolo di «jProvincia Cronache » e un pubblico
dibattito per ril^ciare la tesi dell’autostrada
Martedì prossimo viele annunciato
un dibattito sul Traforo! del Colle della Croce, con relazione iniziale dell’assessore provinciale Martina. Si tratterà certamente di ripreiiiere quanto è
già stato discusso nella riunione, promossa dalTU.D.A.V.O., di cui abbiamo
fatto la relazione sul |. 8 del 23-2-’73
del giornale. Lo fa prejagire il tono e
il contenuto delTarticojo, « In forse 11
collegamento diretto I Torino-Marsiglia», comparso sul })ollettino della
Provincia.
be quei « fattori agglomerativi che costituiscono l’elemento determinante
per il potenziamento industriale e per
una più equilibrata distribuzione delle
residenze sul territorio ». In altre parole, meno tecniche e più comprensibili, parrebbe secondo Martina che
industrie e turismo aspettino soltanto l’autostrada Torino-Marsiglia per
venire a risolvere i nostri gravi problemi economici; crisi agricola, pendolarismo, costi delle abitazioni, carenze di servizi.
UN PROGETTO
A LIVELLO EUROPE!)
SALVAGUARDIA
DEL CARATTERE DELLA VALLE
A nostro avviso il programma è stato svolto
con impegno e gli inniijsono stati cantati benino. E sempre un motivo di gioia ritrovarsi
tutti insieme una volta all’anno e notare l’entusiasmo che tutti hanno posto nella preparazione dei vari canti. Ci associamo perciò
alle parole d’incoraggiamento della Signora
Rivoira a proseguire con perseveranza quest’attività per un costante miglioramento del
canto comunitario.
Alla Chiesa di Pomaretto, che ha ospitato
ed offerto l’apprezzato gelato, alle Scuole Domenicali, alle loro Direttrici e Direttori, un
vivo ringraziamento per il lavoro svolto con
amore nel corso dell’anno.
Teofilo Pons
In tale articolo si Sospetta, innanzitutto, corredandolo l’una cartina, il
problema di integrare le due aree economicamente « forti » dell’Europa meridionale, Valle Padana e asse del Rodano, e di collegarlelai loro sbocchi
naturali; a ovest la fpagna, a est la
Jugoslavia.
Si dimostra, poi, scorta delle
ricerche finanziate dmla Cassa di Risparmio di Torino a sugli studi delri.R.E.S. condotti pel conto della Provincia, che la stradapiù breve e più
economica è quella prevista sotto il
Colle della Croce (a*he se si ammette che i tecnici franfcsi abbiano sollevato obiezioni di fjfcnte alle enormi
difficoltà e costi pel realizzare le vie
di accesso al tunnf'
D
Fuggevolmente, nel suddetto articolo, si accenna a questo problema, senza prospettare peraltro la benché minima soluzione.
Per Martina la tesi di un traforo
« turistico » non è realistica, infatti,
dice, tale opera non « converrebbe »
(finanziariamente) a chi ha i capitali
per realizzarla. Vi è nel pinerolese una
« minoranza » (Martina si riferisce ai
socialisti e agli utopisti come il Geom.
Mantelli, n.d.r.) che caldeggia questa
funzione turistica e osteggia l’autostrada, costoro devono essere posti di
fronte alla realtà; bisogna riprendere
1 contatti con i Francesi e convincei'li
a non puntare tutto sull’autostradn
della Valle di Susa.
INTERESSI DELL’|.T.I.V.A.
1 NOSTRI DUBBI
(S
La S.I.T.CRO
il traforo della Croi
dalI’Avv. Dino Belfij
vinciale della Demj
quel che più con
A.T.I.V.A., società
autostrada di Aos
Torino e che sta
strada per Pinero'
Martina non hai
dell’A.T.I.V.A. a
strada in questio
farla poi proseguj
Marsiglia.
ietà italiana per
I è ora presieduta
e, segretario prorazia Cristiana s,
presidente della
e ha costruito la
le tangenziali di
er iniziare l’auto
Libbi suH’interesse
penetrare l’autoin Val Pellice per
per la Francia c
TOCCASANA
PER IL PINEROlUSE
Altro punto srlÄuale l’assessore non
ha dubbi è che ’’Blfostrada suscitereb
Rimane da sapere come questo colosso di asfalto e di cemento, capace
di ’’veicolare” 1.000.000 di vetture e di
autotreni all’anno, se entrasse in funzione nel 1975, possa risparmiare il
carattere della nostra bella vallata, come possa, deturpandola, promuovere
il turismo, come possa, attraversandola senza caselli, far fiorire le industrie
al suo passaggio. (La triste esperienza
della Valle d’Aosta dovrebbe pur insegnarci qualcosa).
Speriamo che molti vadano alla suddetta riunione a chiedere a Martina se
è poi così sicuro che sia una « minoranza » a non credere nel traforo autostradale come a una realtà «toccasana » della economia, piacevolmente inserita nel paesaggio.
R. Gay
Mi,:
^MiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiniinniiiiiiin
Villar Pellice
Un alternarsi
ha caratterizzato,
ste settimane pn ■
Ricordiamo aiv.-.
catecumeni avvu^
me. Cinque ìììom
tello ed una
fessione relìjiio^a
fessione della fu
accolli quali mvij
Essi sono: Giu
Bruno Bei’tin. Ij
Signora Stella
Sig. Luciano
La Comunità
fratelli e questo J
i migliori voti
(li eventi lieti e tristi
’a vita della chiesa, quelli,
» la confermazione dei
In la domenica delle pali Iella chiesa ecl un fraoi-ovenienti da altra conimo fatto pubblica conJe personale e sono stali
i comunicanti di chiesa,
i Gonìn. Renata Long,
o Gönnet, Enzo Zorer, la
-a nata Rigo Righi e il
L’Unione Femminile invece, invitata dall’Unione consorella, si è recata a Roni. dove
è stata accolla con .molto affetto.
La gita della Scuola Domenicale avrà luogo il giorno deirAscensione, 31 maggio, con
meta Frali. Possono parteciparvi anche .le
mamme che lo desiderano. Preghiera di prenotarsi presso il Pastore o presso le monitrici
entro domenica 27 maggio.
Il nostro annuale « liazar » sì è svolto nei
giorni 20 e 21 maggio, con un ottimo esito.
Il più vivo ringraziamento ai donatori, a coloro che hanno collahorato ed anche ai visitatori. E. M.
mestico e ad i
glia della chic
gradili ospiti:
Erica Gay (Tt
Alda Fahris p
Denys Dalmas|
ilo è stato amministrato a:
e Elena Ayassot (Ciarmis);
e Laura Garnier (Cenlro-Sab
accolto con gioia questi
reiJe: essa formula loi'o
jbi'nedizione e si augura di
avere in loro dei&uoni membri, che sappiano
sempre servire gioia e con fedeltà il loro
Signore nella chiesa.
Sono giunti allietare il loro focolare doteentare la più grande famiF ì .seguenti piccoli e molto
Bavlde Claudio, di Enrico e
maud): Fabrizio, di Luigi e
lynaud): Davide, di Lello e
j^Centro-Saret); Massimo, dì
Guido e Renate Davit (Siibiasco-Lusenia San
Giovanni); Sil^. di Mario e Su.sy Ayassot
(Teynaud). ^
Il S. Batte^
Dario, di AIm
Eros, di Ri naia
bione). $
11 Signore ^.^Wicoinpagni con la .sua grazia
cjuesti agnelli .¡della sua greggia.
Si sono uniti in matrimonio: Gioele Garnier (CucuruC), nostro Diacono per il quartiere deUTndiritto e Vanda RocJion (Villar Perosa). alla quale rivolgiamo il più cordiale saluto di benvaaulo a Villar Pellice; Umberto
Davit (Malaftbt) e Liliana Rivoire (Rouet).
ambedue qu^e coppie dì giovani sposi hanno stabilito la loro residenza nel territorio
della nostra Comunità, cosa che ci rallegra
molto, soprattutto in questi tempi in cui tanti — chi per Un motivo e chi per un altro •—
sono portali a fissare altrove il loro domicilio.
Auguriamo a questi giovani sposi una lunga e benedetta vita in comune.
Diverse famiglie hanno avuto il dolore dì
doversi separare da qualcuno dei loro congiunti. Ci hanno infatti lasciato in queste settimane per rispondere alla suprema chiamata : Siisaiina Lausarot ved. Marengo, dì anni
82 (Inverso); Francesco Grill, di anni 79
(Teynaud); Luigi Gönnet, di anni 64 (Inverso); Paolina Baridon ved. Biesus, dì anni
60 (Centro*Saret); Luigi Rivoira, di anni 93
(Teynaud); Daniele Janavel, dì anni 75 (Centro-Sabbione); Paolo Janavel, di anni 70 (Teynaud); Paolo Geymonat, di anni 81 (Subiasco).
Ai familiari di questi scomparsi esprìmiamo ancora la nostra fraterna simpatia e ricordiamo le parole del Signor Gesù : « Dio
non è un Dio di morti, ma di vìventi »
(Luca 20: 38).
La Corale e la Scuola Domenicale hanno
partecipato alle due feste di canto tenutesi in
Val Pellice: la prima ad Angrogna e la seconda a Torre Pellice.
DAL COMUNE
-ALLA POPOLAZIONE
DI TUTTE LE ETÀ'
Gli iuoontri organizzali dal servizio sociale
del Consìglio di Valle in collaborazione con il
Comune. ¡Ji-oseguono con un secondo inuonlro
che si terrà venerdì 2Ó maggio alle ore 17
nella frazione Theynaud pre.sso la scuola.
Si discuteranno delle propo.ste di servizi per
le persone anziane. Tutta la popolazione è invitata ad essere jiresenlc per fare dei programmi insieme.
JL Sindaco: Paolo Fkaciie
« Il duno di Dio e la vita eterna» (.Romani 6: 23).
Il giorno 21 aprile il Signore ha richiamato a se
Teresa Gasparotto
Ne danno il triste annuncio la nipote Biancamaria con il marito Bruno Albarin e il figlio Daniele, il fratello Giuseppe con la moglie Rita Rostan e i parenti tutti.
La famiglia desidera esprimere un
caldo ringraziamento al Pastore Giovanni Scuderi per la sua fraterna cristiana assistenza.
Roma, via di Tor Fiorenza 30.
II Signore ha richiamato a Sé
Emilio Godine
Con animo addolorato, ma fidenti
nelle promesse divine, ne danno l’annuncio; la moglie Elena; la figlia Iva
con il marito Dante Gardiol; il suo
caro nipote Paolo; la colata Jeanne Paget e figlio; 1 cugini, figliocci e
e i parenti tutti.
« Beato l’uomo che sostiene la
prova, perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita». (Giacomo 1: 12).
« Io aspetto TEtemo, l’anima
mia Taspetta ed io spero nella
Sua Parola». (Salmo 130: 5).
S. Secondo di Pinerolo,
21 maggio 1973.
il
7
25 maggio 1973 — N. 21
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
LA CORALE DI VILLAR E BOBBIO PELLICE A S. GIOVANNI LIPIONI
Solidarietà fra montanari
DA TORRE PELLICE
Perché proprio negli Abruzzi? Già
durante l’ultima guerra avevamo avuto notizie della vita difficile materialmente e moralmente di questi gruppi
\aldesi che l'evangelizzazione dell’inizio del secolo aveva disseminato in
quella regione; e già da vari anni accarezzavamo l’idea di conoscere personalmente, noi, montanari di Villar e
Bobbio, i montanari di laggiù.
L’occasione si è presentata quando
il Pastore Bellion di Bobbio si è offerto di farci da guida essendo stato pastore in quella zona pochi anni addietro. L’idea è stata accolta con gioia
da tutù i coralisti, in buona parte giovanissimi, fatti consci di portare una
parola di solidarietà a fratelli più diseredati di loro. Inoltre, si andava a
visitare una regione a noi sconosciuta e un po’ scostata dagli itinerari più
comuni e questo impreziosiva il desiderio di conoscere luoghi e persone
già interiormente amati. Ma l’aspettativa è stata di molto superata e dalla
calorosa accoglienza delle comunità
valdesi e dall'incanto di un paesaggio
ancora incontaminato.
Dal 28 al 30 aprile, i contatti personali nelle famiglie, gli scambi di esperienze durante le serate di canto a
S. Giovanni Lipioni e a Campobasso,
il culto domenicale a Carunchio, ci
hanno aperto gli occhi su una realtà
di vita molto spesso più dura e difficile della nostra e vissuta in una condizione di solitudine che noi non conosciamo. Anche da noi si parla con
amarezza di spopolamento, ma laggiù
si tratta ormai di un problema di sopravvivenza. Anche qui le strade poco
praticabili rendono difficile la vita in
alcune frazioni, ma laggiù, le frane, le
strade scomode, la neve, i servizi pubblici troppo distanti (spalatrici, medico, farmacia, ospedale) rendono problematica la sopravvivenza di una popolazione che di più in più invecchia
perché i giovani, per poter vivere, emigrano.
Tutto questo, che sfiora i limiti della disperazione, ci è stato detto o fatto capire con la dignità di chi soffre
ma anche di chi possiede una luce interiore. Di questo vostro coraggio, di
questa vostra fede, di questa capacità
Dalla Sicilia
Qualche notizia anche dalla Sicilia,
per dirvi che « esistiamo » anche noi,
un piccolo gruppo che fa parte della
gi-ande famiglia della F.F.V.
A Caltanissetta l’Unione femminile è sorta quest’anno per interessamento della signora Berta Subilia che
c legata col cuore alla nostra terra,
che ha pensato a noi con fiducia; e da
questa sua fiducia è scaturita in noi
la buona volontà di... metterci all’opera. Molto incoraggiamento abbiamo
avuto anche dalla nostra Presidente,
signora Ade Gardiol che non conosciamo ancora personalmente ma che ci
ha promesso una sua visita per il prossimo autunno.
Dunque, superati i primi inevitabili
ostacoli, siamo riuscite ad organizzarci e a tenere regolarmente le nostre
riunioni ora in casa dell’una ora in
casa dell’altra delle unioniste.
La nuova attività ha dato anche un
senso nuovo alla nostra vita di credenti. Nel nostro lavoro, pur così modesto, abbiamo trovato modo di esprimere le nostre idee, porre i nostri problemi, palesare i nostri dubbi e le nostre speranze. È stato, insomma, un
« conoscerci meglio », uno « scoprirci » reciprocamente, un « volerci più
bene ». Vedere quali sono le nostre responsabilità in seno alla chiesa, se ve1 amente abbiamo scelto di seguire
Cristo; vedere, se nella nostra vita di
tutti i giorni portiamo l’impronta di
donne cristiane o se piuttosto non ci
confondiamo nella massa, prese come
siamo dai nostri interessi umani; evitare il pericolo di sentirci « a posto »
con la fede e credere di fare già tutto
il possibile nel nostro servizio al Si.anore mentre forse nella nostra vita
è ancora tutto da « rivedere »: tutto
questo abbiamo cercato di chiarire alla luce della Parola di Dio. E in preghiera abbiamo chiesto al Signore di
sovvenire alle nostre debolezze.
Abbiamo poi avuto, in vero con molto ritardo, l’opuscolo « liberazione della donna in una prospettiva biblica »
e ne abbiamo intrapreso lo studio.
L’argomento è di particolare interesse nel nostro ambiente. Non che la
Sicilia sia ancora la terra delle donne
avvolte negli scialli neri o perennemente chiuse tra le pareti domestiche
ad accudire al marito e ai figli...; già
da tempo, anche nelle classi più umili, la donna si avvia alla emancipazione, lavora fuori casa, tiene ad acquistare la propria indipendenza economica, va al passo coi tempi... solo che
ci rendiamo conto come ancora molte
nostre aspirazioni non trovano realizzazione nella pratica per un insieme
di fattori ambientali, sociali economici. Quello che tutte pensiamo è questo: urge, nel nostro ambiente, spodestare l’uomo dal suo piedistallo di
« capo »: solo così la donna potrà acquistare coscienza dei propri diritti e
della propria libertà.
Per ciò che riguarda problemi scottanti come quelli dell’aborto e del divorzio... non proprio tutte li affrontiamo con apertura di idee. Ma è già
molto che i problemi possano porsi
alla nostra attenzione e vengano ac
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di dare con gioia che ci avete dimostrato, vi siamo grati con tutto il cuore, erri fratelli di S. Giovanni Lipioni,
Carrmchio e Campobasso, ed è con
commozione che vi diciamo: « accettate la nostra visita come un segno di
solidarietà fra gente che ha in comune
una vita dura e una fede difficile, e arrivederci presto qui alle valli ».
c. c. g.
Il 15 aprile, domenica delle Palme, la comunità riunita intorno alla Parola di Dio. ha
accollo come membri di Chiesa i catecumeni,
la cui dichiarazione di fede è stata la loro
partecipazione alla Santa Cena. Il Signore li
benedica e li guardi e ci conceda di non essere mai per loro un motivo di confusione o
di scandalo ma di amarli come dei fratelli bisognosi di affetto, di comprensione e di simpatia. Il pastore Sonelli ha rivolto loro un vivo messaggio sul testo 2° Tim. 14: 15 : « ma
tu persevera nelle cose che hai imparate e
delle quali sei stalo accertato sapendo da chi
le hai imparate e che fin da fanciullo hai
avuto conoscenza delle Scritture che possono
Fondo di solidarietà:
Vietnam e razzismo
FEDERAZIONE FEMMINILE VALDESE
Notizie dalle Unioni
cettati almeno come problemi al di
fuori della soluzione che riusciamo a
darne.
Ci è sembrato dunque utile trattare
la liberazione della donna in una prospettiva biblica; molte cose sono state chiarite e hanno potuto avere una
interpretazione nuova, diversa da
quella tradizionale; si è imparato a
distinguere ciò che è dottrina da ciò
che è soltanto costume e quindi soggetto a mutamenti in un mondo che
è senza dubbio « storico ».
Abbiamo partecipato con fede sentita, alla « Giornata di preghiera » per
sentirci unite, nel Signore, alle nostre
sorelle di tutto il mondo.
Infine qualche visita a persone ammalate o che se ne stanno un po' in
disparte; un incontro con l'unione
femminile di Riesi; un pomeriggio ricreativo con lotteria e buffet, completano il nostro lavoro di quest’anno.
Da queste righe vogliamo ringraziare
il pastore della nostra Chiesa e quei
membri che, in un modo o nell’altro,
hanno collaborato al buon andamento
della nostra attività.
A Riesi l’Unione femminile svolge già da anni un proficuo lavoro; ma
quest’anno si è unita a noi in amichevole collaborazione per un comune lavoro. Le signore dell’Unione di Riesi
si occupano prevalentemente delle visite a persone isolate; e tengono presso le famiglie culti di evangelizzazione che sono molto richiesti e frequentati. Inoltre le unioniste svolgono opera di assistenza ai bisognosi.
A Vittoria c’è un piccolo gruppo
attivo con impronta contestataria. Nelle riunioni discutono quegli argomenti
per i quali man mano sorge un effettivo interesse. Hanno trattato ora della obiezione di coscienza, ora di « come leggere la bibbia », ora di altri argomenti di interesse attuale. Non seguono, insomma, un corso sistematico di studi.
Caltanissetta, Riesi, Vittoria: un solo gruppo non numeroso ma ben disposto a lavorare per l’avanzamento
del Regno di Dio.
A tutte le unioniste d’Italia il nostro affettuoso saluto.
La responsabile regionale
Eunice d’Antona Moncada
Da Trieste
— Il 2 marzo una cinquantina di
persone si riunivano, nella chiesa anglicana, per celebrare la giornata mondiale di preghiera. Un buon gruppo di
sorelle delle varie denominazioni ha
preso parte attiva allo svolgimento
della liturgia; in italiano ed in inglese, il cui tema centrale era: vigilanti
nel nostro tempo; questa vigilanza cristiana non può essere dissociata dallo spirito di preghiera, affinché all’amore per la potenza, che vediamo vivo in ogni settore di questa nostra vita sociale, venga sostituita la potenza
dell’amore per mezzo di Gesù Cristo.
— L’Unione femminile ha avuto le
sue regolari sedute invernali a carattere interdenominazionale. Sono stati
presi in esame vari argomenti: l’ecumenismo oggi, l’esperienza giovanile
delle « comuni » vista da una sociologa francese, la presentazione giovanile
dell’opuscolo La liberazione della donna in una prospettiva biblica e del volumetto Sfida della Parola, di cui sono state lette alcune meditazioni molto apprezzate. Ci siamo anche soffermate sul problema dei ricoverati negli istituti psichiatrici, prendendo come spunto il libro del prof. Basaglia,
L’istituzione negata. Alcune sedute sono state dedicate a riflessioni sulla
preghiera, sul valore della carità intesa come atto gratuito e su altri argomenti di vita cristiana.
I recenti scioperi delle poste hanno
portato ad un enorihe accumulo di
corrispondenza e di giornali: anche il
ritmo del nostro « fondo » è rimasto
notevolmente rallentato, per cui ci riserviamo di pubblicare un nuovo elenco di sottoscrizioni in un prossimo numero.
Segnaliamo, al di fuori del normale
elenco (data la particolare destinazione indicata), l’offerta di L. 622.400
da parte di Eugenio Gay, da Poschiavo, destinata ai profughi del Bangla
Desh; offerta che abbiamo reinoltrata
alla Tavola per un pronto invio al
C.E.C.
Attualmente il fondo di solidarietà
è rivolto verso due specifici scopi, che
affiancano due programmi del C.E.C.:
quello degli aiuti al Vietnam e la campagna di lotta al razzismo. Si tratta
di due iniziative che dovrebbero trovare il massimo appoggio dei credenti in
quanto vòlte, da una parte, a testimoniare la loro solidarietà alle popolazioni massacrate ed offese da una guerra atroce, e, dall’altra, a contrastare,
in nome deH’eguaglianza degli uomini, leggi {apartheid) e situazioni
(colonialismo portoghese) — per non
citare che le dui' più macroscopiche
— che creano intollerabili condizioni
di ingiustizia.
A questo proposito è proprio di questi giorni la noti/in (apparsa sulla rubrica « Se ne parlerà domani » de
« L'Espresso ») che una nazione « cristiana » e di antica democrazia come
la Gran Bretagna ha in programma il
soggiorno del duca di Edimburgo a
Lisbona e successivamente la visita ufficiale del capo del governo portoghese Gaetano. Oltre alla decisa reazione
contraria del partito laborista che denuncia gli amichevoli rapporti con la
attuale classe dirigente portoghese
« che porta avanti una vergognosa
guerra coloniale oltremare (Angola,
Guinea, Mozambico) », anche la Conferenza di Oslo contro il colonialismo
e il razzismo, promossa dal segretario
delle Nazioni Unite e l’Organizzazione
per l’unità africana, ha rivolto una
formale richiesta al governo di Londra affinché rompa « l’antica alleanza
col Portogallo ».
In Sudafrica — come molti lettori
avranno appreso dal notiziario che
viene diffuso dopo il culto radio — è
stata respinta la proposta « aperturistica » di attenuare il razzismo praticato dalle chiese riformate olandesi
ammettendo nei locali di culto i neri
in appositi banchi. Siamo del tutto
d’accordo con questo rifiuto: è infatti del tutto inutile lasciare entrare in
chiesa dei neri accanto ai bianchi
quando, finita la funzione (ma questo
non capita solo in Sudafrica!), riprendono lo sfruttamento e la discriminazione.
Ricordiamo a tutti che le sottoscrizioni vanno inviate, indicando la causa del versamento, al conto corr. postale n. 2/30878 intestato a Roberto
to Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133
Torino.
COAZZE
Il giorno di Pasqua è stato battezzato, padrini Bianca Ruffino e Costantino Ostorero, il piccolo Luca Bramante, figlio di Nella e Michele.
Generalmente diamo molta solennità
— giusta del resto — a questo giorno
di Pasqua con un culto a carattere particolare, tutto centrato sulla resurrezione di Gesù dai morti. E questo culto
ci riempie di gioia per il nostro presente tempo perché riceviamo un messaggio che ridimensiona alquanto sensibilmente l’incidenza delle vicende, a
volte gravi e cariche di tensione, che
ci accompagnano cotidianamente, e ci
riempie anche di speranza per cui l’annuncio della resurrezione di Gesù dai
morti viene ancora una volta visto come un segno della fedeltà di Dio al suo
patto fatto in Abramo, nostro padre
nella fede, e del mantenimento e del
compimento delle sue promesse, realizzate pienamente in Cristo. E il battesimo amministrato, segno sensibile della nostra morte e della nostra resurrezione, ha completato in maniera parabolica, tutto il messaggio di Pasqua.
Siamo stati infatti battezzati nella
morte di Cristo, e come Cristo è risuscitato dai morti, anche noi saremo
con lui risuscitati per una resurrezione simile alla sua.
Tutta la comunità ha gioito pienamente ed intensamente con le famiglie
Bramante-Guderzo ed esprime ancora
una volta l’augurio più sincero perché
il piccolo Luca, che il Signore ha voluto donare a Nella e Michele, possa
crescere e fortificarsi sempre più nella
fede e nella conoscenza del Signore.
A. R.
I lettori ci scrivono
Citazioni
Torino. 20 maggio 1973
Caro direttore,
Leggo sul n. 20 di questo settimanale, nella
lunghissima intervista fatta ad Alberto Soggin (nel cui merito non entro), una citazione,
da parte sua, di una mia frase scritta, tempo
fa, su questo stesso giornale, in occasione di
una « lettera al direttore ». Frase dalla quale
risulta, tout court, che « non ’’tengo” né per
gli arabi né per gli israeliani ». Punto e basta.
Ora, francamente, mi pare che questa t< citazione » inserita inizialmente nell’intervistafiume corra il rischio (certamente non voluto
da Soggin) di suscitare nel lettore il pensiero
che il sottoscritto è indifferente al conflitto
mediorientale e che magari pensi ; si ammazzino pure fra loro, tanto non è affar mio! Alberto Soggin, nella sua qualità di studioso e
di scrittore, dovrebbe ben comprendere come
la citazione di un troncone di frase possa condurre a interpretazioni per lo meno inesatte
sul pensiero di una persona.
Il mio « non tenere » per gli uni o per gli
altri, inserendosi sia nel mio suddetto scritto
che nei precedenti, si riallacciava — prima —
alla considerazione della impossibilità di una
soluzione militare del conflitto e alla inutilità
delle dichiarazioni di violenza e di odio da
ambo i campi e — dopo — al pensiero che,
in relazione alla schiacciante superiorità
israeliana ed alle sue spaventose « spedizioni
punitive » (altro che occhio per occhio!), si
ponesse, come si pone tutt’ora, il pericolo di
una vera e propria decimazione del popolo palestinese.
Ti ringrazio e ti saluto cordialmente.
Roberto Peyrot
Scelte
Merano, 15 aprile 1973
Gentile direttore,
permetta che La ringrazi vivamente per
l’articolo del n. 10 <x Scelte autentiche », in
cui esprime così chiaramente quanto da tempo avrei voluto dire, e con me certo nwlti degli insegnanti che amano sinceramente i loro
alunni e vorrebbero educarli appunto a scelte autentiche. Sentirsi riconoscere, una volta
tanto, che non è minor cc impegno » e responsabilità scegliere di volta in volta, essere
sempre pronti a cercare la risposta più giusta
(o meno sbagliata), tener sempre sveglia Tattenzione sulle scelte di ogni parte e non potersi mai adagiare nella decisione degli altri,
è veramente incoraggiante in mezzo a tutte le
accuse che vengono rivolte da tutte le parti,
spesso proprio da amici credenti.
« La Luce » mi è un caro amico proprio
perché vi si sente la coerenza nella ricerca
della volontà del Signore col riportare opinioni
diverse. Cristo non è un ideale da realizzare,
ma Colui che è morto per le colpe di tutta
l’umanità, ma anche di ognuno di noi, ed è
Risorto e ci chiama a servirlo in mille modi
diversi, proprio nella nostra debolezza.
Grazie
Jolanda Schenk
renderti savio mediante la fede che è in Cristo Gesù ».
Durante la settimana santa, la comunità ha
commemorato le sofferenze, la morte e la risurrezione del Salvatore con dei culti di S.
Cena in Chiesa e aU’Ospedale. Giovedì sera
hanno ricevuto il segno del Patto i seguenti
catecumeni : Wilmer Bertot, Giuliana Favai,
Nives Malan, Danilo Mourglia e Luciana Ribotta; meditazione del pastore Sonelli sul testo: Rom. 6: 14 «perché il peccato non vi
signoreggerà poiché non siete sotto la legge
ma sotto la grazia ». Molti membri di Chiesa
erano presenti agli Appiotti per 0 culto del
Venerdì Santo alle ore 10.30 del mattino; una
meditazione sullo stesso testo Giovanni 19, è
stata presentata la sera ai Coppieri: meditazione e lettura biblica divise in tre parti
condanna, crocifissione e sepoltura del Salva
tore. Il sermone di Pasqua sul testo : Giov
21: 12 è stato udito ed apprezzato da una as
semblea numerosa e raccolta che ha parteci
pato con i catecumeni aUa mensa del Signore
La Corale diretta dal Maestro Ferruccio Corsani ha preso parte attiva ai culti cantando
inni e cori adatti ad ognuna delle commemorazioni della Settimana Santa.
La comunità si è impegnata nello studio
dei rapporti fra Chiesa e Stato nelle riunioni
quartierali e nei culti di famiglia, la predicazione domenicale ha prospettato in luce biblica i problemi di fondo e le decisioni prese
nell’assemblea di chiesa del 29-4 u. s. rispecchiano la convinzione di una notevole parte
dei membri di chiesa.
Nel corso di questa assemblea antimeridiana, dopo un breve culto e la presentazione
della relazione della Commissione Sinodale,
nell’assemblea prevale in linea di principio la
tendenza separatista in vista di una costante
libertà di azione della Chiesa; l’opportunità e
la necessità di rapporti con lo Stato sono considerate in relazione al servizio che la Chiesaistituzione deve svolgere nei confronti dei
membri di Chiesa o di altri richiedenti l’opera sua. Pertanto l’unanimità dei consensi è
andata alla terza ipotesi più consona e coerente con il dettato costituzionale e con la realtà
storica nella quale la chiesa è chiamata a
compiere il suo mandato. Si chiede l’abrogazione di una legislazione sostanzialmente anticostituzionale da sostituire con una legislazione conforme ai principi della Costituzione i
cui fondamenti siano i diritti dei cittadnì e
non le convergenze dei vertici.
Il matrimonio, scuole e istruzione religiosa,
servizio militare dei pastori, cura d’anime
negli ospedali e nelle carceri sono gli argomenti sui quali sì desiderano le intese previste nella ipotesi prescelta : la terza.
Matrimonio: In teoria la preferenza va alla
separazione della celebrazione in municipio,
dalla benedizione davanti alla comunità. In
pratica c’è molta perplessità nei confronti dei
matrimoni misti che sono la maggioranza. Sì
chiede che l’argomento sìa oggetto di intesa
nella ricerca di una soluzione che sia la più
chiara e realistica sul fondamento del diritto
del cittadino di celebrare il suo matrimonio
nel modo più conforme alla sua libertà di coscienza.
Scuole e istruzione religiosa - Generalmente
si è d’accordo sul principio che l’istruzione
religiosa sia compito della chiesa e non debba
entrare nei programmi d’obbligo delle scuole
Si ritiene che l’argomento venga trattato nelle intese se non fosse altro che per accertare
la dispensa dalle lezioni di religione cattolica
per tutti i cittadini appartenenti ad altre
confessioni.
Cura d’anime - Si ritiene necessario che sìa
garantita la libertà di assistenza religiosa ai
cittadini negli ospedali, nelle carceri ecc. uon
essendo in questi casi in grado dì esercitare il
loro diritto accedendo alla loro comunità.
Servizio militare dei pastori - Una certa
maggioranza ritiene che gli studenti in teologia finiti gli studi condividano la posizione
degli altri cittadini col servizio militare o civile, sì ritiene che l’argomento venga trattato
soprattutto per quanto riguarda il richiamo
alle armi e l’assicurazione che lo stato non
possa privare le chiese dei loro ministri con
pretesti legali e si ritiene che il rinvio del
servizio militare degli studenti in teologia sia
un diritto di ogni cittadino impegnato negli
studi.
Si dovrebbe trattare anche l’argomento dell’approvazione dei ministri di culto non fosse
altro che per garantire il riconoscimento da
parte dello stato dei rappresentanti eletti dalla
chiesa, dal riconoscimento degli enti morali e
del regime fiscale degli enti di culto.
Hanno terminato la loro esistenza terrena :
Marcella Manzilli ved. Revel, Paolo Geymonat, Federico Chiavia, Susanna Rivoir ved.
Rostagno, Guido Léger. Alle famiglie in lutto
esprimiamo la nostra viva simpatia.
Lina Varese
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pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 21 — 25 maggio 1973
VITA ITALIANA a cura di Emilia Nitti
Sciopero per la scuela
Napoli, 14 maggio.
La sospensione delle trattative tra il
Governo ed i Sindacati della Scuola
per «improrogabili impegni di governo» venerdì 11 u. s. ha provocato ima
reazione, che a taluni è parsa eccessiva: le Confederazioni dei lavoratori
(CGIL, CISL, UIL) hanno indetto una
giornata di sciopero generale di tutte
le categorie. Al momento in cui scriviamo, non sappiamo quali sviluppi
potrà avere l'attuale vicenda, ma ci
sembra utile sottolineare che non si
tratta di un gesto di solidarietà ma di
un’azione di lotta che interessa direttamente tutti i lavoratori. Cercheremo
di chiarire questo concetto che può
anche illuminare i lettori sui motivi
delle divisioni tra Sindacati Autonomi
e Sindacati Confederali della Scuola.
Che la scuola sia in crisi ed incapace di soddisfare i bisogni culturali del
Paese è cosa ormai nota a tutti, ed
ormai tutti (o quasi!) hanno compreso che le agitazioni studentesche non
sono la causa di questa crisi, bensì un
risultato. Anzi si è ben disposti oggi
ad ammettere il contributo positivo di
molte indicazioni fomite dagli stessi
studenti per una riforma della scuola.
Eppure i nostri governi in questi anni non sono riusciti a progettare un
disegno di legge che riformi radicalmente la scuola, ricollegandola proficuamente ai problemi democratici, sociali ed economici della società.
Il progetto di legge Scalfaro, che si
discuterà al Parlamento prossimamente, è un aborto che, senza avere
una prospettiva realmente nuova che
rifiuti il classismo e la dequalificazione, che affermi la democrazia nella
scuola, la libertà didattica e di sperimentazione e che si ricolleghi alle esigenze concrete della massa del popolo
italiano, propone una razionalizzazione
dell’attuale sistema scolastico, che viene così confermato nei suoi fondamentali principi ispiratori. Non certo per
scusare l'on. Scalfaro si dirà che questo progetto è nato in fretta, e ciò soprattutto per evitare che in Parlamento arrivasse prima un altro progetto,
presentato dall’on. Baicich e altri del
PCI. Eppure da due anni ha concluso
i suoi lavori la Commissione Parlamentare presieduta dall’on. Biasini,
che ha dato chiare indicazioni sugli
indirizzi da dare alla riforma! Abbiamo già avuto occasione di dire che
l’incapacità di questo governo (ma anche di altri precedenti) si giustifica
con il fatto che al capitalismo europeo
non interessa affatto che le masse italiane abbiano una migliore e più fondata istruzione, perché nella sua pianificazione il ruolo assegnato all’Italia
è di fornire mano d’opera dequalificata. Il vuoto di potere nel campo della legislazione scolastica non sarà mai
realmente colmato finché l’istruzione
sarà subordinata a certi interessi economici della borghesia. Ma proprio
per questo, come il problema economico generale del paese è oggi fatto
proprio dalle Confederazioni dei lavoratori, così U problema particolare
della scuola può trovare una soluzione solo se gestito dalle forze popolari,
le sole realmente interessate a che ciò
avvenga.
Lo spostamento delle lotte dei lavoratori, dal piano delle rivendicazioni
salariali (facilmente e costantemente
riassorbite dal caro-vita e daH’inflazione) verso la richiesta di riforme che
riducano le spese familiari in maniera consistente e durevole, ha portato
in primo piano l’esigenza dell’applicazione del dettato costituzionale intorno al diritto allo studio: libri e trasporti gratuiti innanzitutto; ma non
basta, è necessaria una radicale trasformazione della scuola per quanto
riguarda la gestione, i metodi e i contenuti dell’insegnamento. E tutto questo è espresso chiaramente nei programmi delle varie categorie dei lavoratori.
Ma la riforma della scuola non si
può fare senza i lavoratori della scuola stessa (insegnanti, bidelli, segretari
etc.) e soprattutto senza dare ad essi
un trattamento economico e normativo rispondente alle esigenze della categoria. È particolarmente grave infatti che essi non abbiano ancora un
contratto di lavoro (stato giuridico).
ed è proprio per questo che sono in
agitazione. Il primo passo da compiere è certamente la riorganizzazione
dei ruoli del personale (oggi si verificano cose assurde; un esempio fra tanti: un docente di lettere è di ruolo A
alla scuola media superiore, ma di
ruolo B nell’inferiore, mentre un Insegnante Tecnico Pratico è di ruolo C
nella superiore e di ruolo B nell’inferiore, senza dire che gli insegnanti di
Religione sono sempre di ruolo A!),
l’inserimento immediato nei ruoli dei
professori che, pur avendone i titoli,
restano fuori in attesa deH’esaurimento di lunghissime graduatorie (e intanto restano Sempre al primo livello
di stipendio), l’assegnazione di un’indennità mensile pensionabile ad integrazione dello stipendio.
Ma se ci si fermasse a questo si resterebbe ancora al di qua di un processo di riforma; bisogna contempo
nordsud-estovest
H Visti i risultati scoraggianti dei tentativi compiuti dall’ONU per ottenere dal
governo di Pretoria una certa collaborazione
in vista di ottenere per la Namibia (sud-ovest
africano) l’esercizio dell’autodeterminazione e
quindi l’indipendenza, il segretario generale
dell’ONtJ e il Consiglio delle N. U. per la Namibia hanno rotto il dialogo col Sud-Africa.
I Gli USA hanno deciso di intensificare
l’invio di armi alle Filippine, per permettere al governo di Manila di fronteggiare
l’insurrezione musulmana, su cui fa leva o
nella quale si fonde una campagna comunista. Nell’ordine di priorità nell’aiuto militare
statunitense, le Filippine seguono ora immediatamente i tre paesi indoeinesi (Sud-Vietnam, Cambogia, Laos) e precedono l’Indonesia e la Thailandia.
H L’esistenza di basi militari americane
« minacciano l’integrità » della sovranità
delle Filippine, ha dichiarato in una trasmissione televisiva il ministro degli affari esteri
Carlos Romulo alla quale partecipava pure il
presidente Marcos. La chiusura di queste basi
permetterebbe alle Filippine di adottare « un
atteggiamento più elastico » nei confronti di
altri paesi.
H Un soldato e un operaio portoghesi sono
stati condannati rispettivamente, a Libona, a 3 anni di carcere e 8 anni di sospensione dei diritti civili e a 3 anni e mezzo di
carcere e nove anni di sospensione dei diritti
civili : erano accusati di appartenere al partito
comunista portoghese, fuori legge, e di aver
fatto propaganda sovversiva.
raneamente provvedere all’istituzione
di nuovi organi collegiali e di un nuovo rapporto di vita democratica all’interno della scuola, unica seria premessa per qualsiasi riforma che voglia essere utile al popolo.
Ora i lavoratori della scuola si trovano coinvolti in questa situazione, ed
è naturale che esprimano le loro richieste per ottenere un contratto di
lavoro che sia consono alle proprie
aspirazioni. Alcuni di essi, incapaci di
vedere il ruolo sociale del lavoro che
svolgono, puntano esclusivamente a
miglioramenti economici che non intacchino in sostanza l’attuale struttura gerarchica ed autoritaria della
scuola. E per ottenere ciò che è nei
loro diritti, esasperati da lunghi anni
di insuccessi, insoddisfatti per il declassamento sociale subito in questi
anni, frustrati nelle loro aspirazioni
culturali, sono pronti alle forme di lotta più dure e intransigenti: sciopero
ad oltranza, blocco degli scrutini. Ad
essi poco importa sapere che il danno maggiore lo subiscono le famiglie
degli allievi e non il governo, né loro
importa il rischio che questo modo di
agire possa ispirare l’adozione di provvedimenti antisciopero, che potrebbero in seguito essere estesi a danno
delle altre categorie di lavoratori, ed
essere un mezzo per l’indebolimento
della democrazia.
Ma non si deve condannarli senza
attenuanti: essi obiettivamente sono
stati tenuti in scarsa considerazione
dagli ultimi governi e sono stati guidati, fino a quattro anni fa, da Sindacati Autonomi che, esasperando il concetto di apoliticità, li hanno isolati
dalle grandi lotte vincenti del proletariato.
Ma sempre più ampia si fa la schiera dei lavoratori della scuola che vedono il proprio problema inserito in
quello generale della riforma della
scuola, per una avanzata democratica
della società. Essi non rinunciano evidentemente ad un più adeguato trattamento economico, ma lo ricollegano
ad un più adeguato comportamento
democratico. Essi non agiscono in modo da arrecare danno agli altri lavoratori, ma ricercano la loro collaborazione, per cui, rifiutando forme isolate e disperate di lotta, chiamano alla
lotta tutte le categorie di lavoratori.
Riuscirà questa' linea di azione a
prevalere sull’altra? E poi, risponderà
il Governo Italiano a tante sollecitazioni, o preferirà continuare a dilazionare il problema? Terrà conto della volontà popolare di riforma, o preferirà tacitare con un po’ di denaro
una categoria che già fu preziosa mediatrice di consenso?
In questi giorni si sta vivendo una
esperienza importantissima per la vita
democratica italiana, ed ogni padre di
famiglia ed ogni lavoratore è chiamato a prendervi pitìÉe con il peso della
propria opinione e della propria forza politica e sindacale.
Irlanda: una calamita
per importare industrie
(L’Espresso) - Irlanda batte Sardegna 2 a 0.
Non è il risultato di un incontro di calcio,
ma di uno scontro tra l’Ida — ente di sviluppo per rirlanda — e gli istituti speciali
di credito italiani, soprattutto il Cis, per accaparrarsi società estere disposte a investire. La
scelta cade da qualche tempo sempre più
spesso suirirlanda : mesi fa la Alcan Alluminium, e recentemente la Hamon and Katz,
che produce medicinali, hanno dirottato i loro
dollari verso l’isola del nord. Nel caso della
Hamon and Katz si trattava di 12 milioni di
dollari come puro investimento iniziale.
Negli ultimi anni oltre 450 aziende, in prevalenza inglesi, americane e tedesche, hanno
creato fìliali irlandesi. Che cosa attira tanto
verso la verde Irlanda? I motivi sono finanziari. Le agevolazioni che l’isola è in grado
di offrire sono infatti molto attraenti. Stabilimenti già gronti da acquistare o affittare a
prezzi bassissimi, contributi a fondo perduto,
ma soprattutto completa esenzione fiscale per
15 anni sui profitti derivanti da esportazione
e esenzione parziale per gli anni successivi
fino al 1990. In pratica è come se le aziende
ricevessero un contributo pari al 70% delle
immobilizzazioni fìsse. In più c’è un basso
costo della manodopera : 700 lire l’ora contro
le 1.900 lire in Italia.
Cosa offre invece la Sardegna? Per gli investimenti fino a un miliardo e mezzo ci sono
contributi a fondo perduto (tra la Cassa del
Mezzogiorno e la Regione) per il 40% deH'investimento e finanziamenti agevolati fino al
35%. Ma le quote scendono, per gli investimenti superiori ai 5 miliardi, al 12% per i
contributi a fondo perso e al 30% per i mutui agevolati. Così investire in Irlanda è diventato conveniente non solo per gli americani, ma anche per aziende italiane. Finora
vi hanno creato società spesso in partecipazione con irlandesi o inglesi, la Snia, la Pancaldi dì Bologna (camicerìa), la Cazzanica
Rubinetterie, la Fratelli Maseri (tessile), la
Clarus Gomma di Vigevano, la Calappio.
Austria e Italia rivedono insieme
i loro manuali scolastici
I manuali di storia italiana daranno d’ora
in poi maggiore spazio alle imprese dell’imperatore Massimiliano I d’Austria e dell’imperatrice Maria Teresa, mentre i libri scolastici
austriaci non tratteranno più soltanto dell’arte e della cultura del Rinascimento italiano,
ma anche dei suoi aspetti politici.
Sono due esempi, scelti in un lungo elenco
di raccomandazioni adottate di recente a Vienna da una commissione di 13 storici e professori universitari austriaci e italiani. Erano
riuniti su invito della Commissione nazionale
austrìaca dell’UNESCO per esaminare, nei
manuali dei loro due paesi, i punti della storia che agitano ancora le passioni e per cercare di giungere a una presentazione più serena e oggettiva.
Designati dall’Istituto di storia moderna e
contemporanea dell’Università di Pavia e dall’Institut für Oesterreichkunden i docenti
hanno formulato altre raccomandazioni riguardo a temi delicati come il ruolo del
Metternich, la storia della prima Repubblica
austrìaca, le relazioni austro-italiane a partire dai movimenti d’indipendenza in Italia,
Id Triplice Alleanza fra la Russia, l’Austria e
la Germania, l’entrata in guerra dell’Italia
nel conflitto 1914-18 e i rapporti italo-austriaci fra le due guerre.
Questa riunione, dedicata al XIX e al XX
secolo, era stata preceduta lo scorso anno da
una prima «cmlerenza sulla storia austriaca e
italiana fino alla fine del XVIII secolo.
Le raccomandazioni degli esperti saranno
ESERCITO E
TUPAMAROS
NEGLI ULTIMI DIECI ANNI
Italia e Gran Bretagna
sono stati i paesi
più toccati
da conflitti sociali
Secondo statistiche pubblicate dal bollettino bimestrale francese « Intersocial », riportate da « Le Monde », l’Italia e la Gran Bretagna sono i paesi che negli ultimi dieci anni hanno avuto il maggior numero di conflitti sociali, che nel 1972 hanno comportato la perdita media di oltre una giornata lavorativa per salariato. Seguono gli USA, dove il numero annuale di giornate lavorative
perdute, per mille salariati, ha oscillato fra
350 e 900 a partire dal 1964. In Francia le
cifre hanno variato da 145 nel 1969 a 228
nel 1972, mentre — dopo il 1968 — il 1971
è stato l’anno più perturbato con 280 giornale lavorative perdute per mille salariati.
In Germania, in Olanda, in Svezia e in
Svizzera il tempo medio annuo perduto a
causa di scioperi non ha rappresentato che
alcuni minuti per salariato.
Nel n. preced.
di questo settimanale abbiamo riportato, da un articolo
di Aldo Santini pubblicato su «L’Europeo» (del 3.5.’73),
una breve descrizione del triste fenomeno storico d’involuzione che ha preceduto e, in senso profondo, causato la
odierna caduta dell’Uruguay (v. l’art.
"La fine della Svizzera sudamericana”).
Ma tutti sanno che l’Uruguay è la patria dei « Tupamaros », i famosi guerriglieri cittadini che hanno fatto triste
scuola in molti altri paesi del mondo e
che, in un’operazione a largo raggio dell’esercito uruguayano, sono stati infine
sconfitti (v. l’art. « Il travaglio dell’Uruguay », nel n. 7 del 16.2.’73 di questo settimanale). L’articolista così continua:
« Ora l’esercito detta legge e il ministro degl’interni è un colonnello. Lo
stato d’assedio decretato un anno fa
per sgominare i Tupamaros continua,
e la tragedia uruguayana sta precipitando verso l’epilogo: un epilogo militare. C’è un solo interrogativo: vinceranno gli ufficiali anziani o gli ufficiali
giovani? I primi sembrano favorevoli
a instaurare un regime populista di tipo peruviano, i secondi sembrano prediligere il modello degli ultras brasiliani. E il Brasile incombe minaccioso al
confine. Nel novembre scorso le manovre militari brasiliane, con l’intervento
di 1500 carri armati e di oltre 10 mila
soldati, si sono svolte proprio alla frontiera con l’Uruguay. A Montevideo si
temeva che un "golpe” andasse a segno
in quei giorni.
La ricca borghesia terriera, chiusa
nel silenzio delle sue ville di Punta del
Este e di Carrasco, piange sull’agonia
della Svizzera sudamericana e attribuisce l’intera responsabilità di ciò ch’è
accaduto, ai Tupamaros e alla loro disastrosa guerriglia. Lo slogan che faceva da vessillo alla repubblica, ’’Como
Uruguay no hay", è definitivamente cancellato. L’Uruguay non è più un paese
diverso dagli altri, nel continente. Le
libertà scompaiono, la Costituzione vacilla, l’economia cola a picco, Montevideo è una città in rovina, il flusso migratorio s’è rovesciato: un tempo l’Uruguay era la calamita degli emigranti
italiani e spagnoli e dei capitali inglesi,
americani e tedeschi, oggi dall’Uruguay
si emigra in Argentina, in Canadá, negli
USA, in Australia, e i capitali fuggono
all’estero in misura sempre più massiccia.
L’accusa della ricca borghesia ai Tupamaros è fondata solo in parte. È vero, cioè, che l’offensiva guerrigliera ha
costretto il governo e la classe dirigen
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
te a rafforzare l’esercito e a sollecitare
il suo potenziamento, ad armarlo su
basi moderne, a formare reparti speciali: anzi, a crearlo dal niente. Dieci anni fa l’Uruguay aveva un esercito da
operetta. I soldati avevano vecchi fucili e uniformi sdrucite, i reparti erano
incompleti, le munizioni erano scarse,
la casta militare non aveva peso. Quando il presidente Gronchi visitò il paese
nel 1960, ci fu il dramma di preparare
in suo onore una decorosa sfilata militare. I pochi carri armati erano in riparazione, e i pochi reggimenti erano
senza quadri. L’Uruguay viveva i suoi
ultimi barbagli di miope felicità. Dopo
il 1969, la guerriglia scatenata dai Tupamaros ha costretto il potere a plasmare un esercito moderno, scattante,
armato sino ai denti, esercito ed anche
polizia: lo ha costretto a chiedere mezzi e istruzioni a Washington, e non è
un caso che perfino la polizia di Montevideo avesse ricevuto dagli USA un dirigente come Dan Mitrione. E infine
l’anno passato, davanti all’offensiva ormai aperta dei Tupamaros, il potere è
stato costretto ad affidare la repressione interamente all’esercito. Tutto vero.
E l’esercito, schiantato il movimento
dei Tupamaros, non è rientrato nelle
caserme. Non ha abbassato le armi, le
ha puntate sulla fazione politica al governo e ha preso in pugno il potere.
Di tutto questo sono responsabili i
Tupamaros? Certo, senza i Tupamaros
l’esercito non sarebbe diventato forte,
avrebbe continuato ad avere pochi soldati, poche armi e nessun peso. Però il
movimento dei Tupamaros è nato perchè l’Uruguay ruzzolava già verso la
bancarotta, perché la fazione politica
al governo parlava molto di democrazia ma trasformava il suo regime in
una dittatura. Una dittatura con la pelle d’agnello. L’Uruguay non è stato rovinato dai Tupamaros. I Tupamaros
hanno accelerato il crollo d’una democrazia ridotta a una maschera: nel 1969
l’Uruguay non era più la Svizzera sudamericana. (...)
I Tupamaros che cosa hanno chiesto,
da principio? Una maggiore giustizia
distributiva, un maggiore impegno, un
minimo d’onestà. Hanno rapito i protagonisti della corruzione, hanno vuotato
le casseforti dei casinò, distribuendo i
milioni alla povera gente e hanno trafugato i libri mastri delle società finanziarie per dimostrare i loro imbrogli:
in altre parole hanno tentato di aprire
ora sottoposte alle autorità scolastiche dei due
paesi.
Il prof. Alexander Novotny, di Graz, che
guidava la delegazione austriaca, ha sottolineato che gli storici di oggi hanno preso coscienza della responsabilità che loro incombe
di contribuire alla coesistenza pacifica. La
delegazione italiana era guidata dal prof. Mario Bendiscioli dell’Università di Pavia.
(Informations UNESCO)
gli occhi al paese.
Ma l’Uruguay non
ha voluto aprirli.
Non solo la ricca
borghesia ha rifiutato di scendere dal
suo piedistallo rinunciando ad un
ruolo anacronistico e improduttivo, ma
persino la piccola borghesia si è stretta intorno alla classe politica dominante per difendere il potere e, con esso, i
suoi assurdi suicidi privilegi, senza capire che quella era la strada della rovina. I Tupamaros erano d’estrazione
borghese ma spesso contrastati, se non
odiati, dalle loro stesse famiglie. L’Uruguay gli ha dato la caccia come a cani
rabbiosi, nel disperato tentativo di salvare una condizione che ormai non esisteva più. E, spingendoli sempre più
fuori della legge, li ha costretti ad abbandonare i panni di Robin Hood urbani. Quella che all’inizio poteva esser
classificata una clamorosa contestazione, è diventata terribile guerriglia, sempre più accesa, sempre più sanguinosa.
I Tupamaros hanno cominciato a uccidere. E hanno costretto il paese ad armare un esercito eiffciente per combatterli. Un esercito di genere brasiliano,
con squadre della morte, pronte a tutto, anche a torturare. La denuncia dei
vescovi uruguayani parla chiaro ».
IL GENERALE GRIGORENKO
« Fu, negli anni 60, un dirigente
attivo del movimento dissidente sovietico. Protestò contro l’invasione della
Cecoslovacchia nel 1968 e si fece campione della causa dei Tartari di Crimea,
una minoranza nazionale deportata in
Asia Centrale per ordine di Stalin. Arrestato a Tashkent nel maggio 1969, accusato d’attività antisovietiche, venne
degradato nel febbraio dell’anno successivo, poi legalmente dichiarato pazzo ed internato.
Domenica 6 maggio u. s., da fonte^
attendibile, s’è appresa la decisione di
un tribunale speciale, che l’internamento del vecchio generale in un ospedale
psichiatrico venga prolungato a tempo
indefinito. Il giudizio è stato pronunciato nel gennaio scorso in assenza dell’interessato, il quale ne ha avuto notizia soltanto in occasione d’una visita
della moglie, signora Zinaida, all’ospedale di Cerniakovsk (nella regione dì
Kaliningrado, l’antica Koenigsberg) in
cui il generale Grigorenko è iitternato
da più di tre anni.
La famiglia e gli amici affermano che
il generale è perfettamente sano di
mente e che è detenuto per ragioni politiche ».
(Da « Le Monde » dell’8.5.1973).
IL TERZQ QUADERNQ
DEL CENTRQ DI DQCUMENTAZIONE
DI AGRIGENTO
L’obiezione di coscienza
in Sicilia
e ii rifiuto poiitico
dei servizio miiitare
A giorni uscirà il terzo quaderno del Centro di Documentazione, intitolato « L’obiezione di coscienza in Sicilia e il rifiuto politico
del servizio militare ».
Questo quaderno comprende tre parti principali :
1) l’antileva storica, con documenti che si
riferiscono al movimento di renitenza di
massa verificatosi subito dopo l’Unità d’Italia
e all’indomani della seconda guerra mondiale
(con testimonianza di un bracciante di Palma
di Montechiaro);
2) l’antileva attuale, con un’ampia documentazione sull’Antileva nella Valle del Belice, e con la presentazione di altri casi isolati
di obiettori di coscienza siciliani (con una intervista a Lorenzo Barbera e una a Vito Accardo);
3) una scelta di documenti riguardanti :
a) la situazione delle forze armate in
Italia (bilanci, effettivi, stipendi dei generali,
ecc.);
b) le basi NATO in Sicilia;
c) l’obiezione di coscienza in Italia;
la posizione dei gruppi antimilitaristi e di
« Proletari in divisa »;
d) la legge sull’obienzione di coscienza, con i commenti e le reazioni che ha suscitati.
In appendice, una bibliografia sulle forze
armate italiane e sull’antimilitarismo; e un
elenco dei gruppi antimilitaristi e non violenti esistenti in Italia.
Questo quaderno vuole avere una duplice
funzione : da una parte, far conoscere fuori
dalla Sicilia l’antimilitarismo diffuso esistente da lunga data nell’isola, presentando alcuni
episodi rilevanti di renitenza di massa alla
leva obbligatoria. Dall’altra parte, informare i
giovani siciliani suUe iniziative portate avanti
a livello nazionale nel campo dell’obiezione dì
coscienza e deirantimìlitarismo politico, e dare una controinformazione sulla funzione reale dell’esercito italiano.
Il quaderno, questa volta, sarà stampato,
con una tiratura di 3.000 copie. Il prezzo sarà di L. 600. Preghiamo tutte le persone interessate a riceverlo di richiedercelo subito.
Dato il numero rilevante di copie che avremo
da diffondere, saremmo grati a quelle persone
che ci chiederanno un deposito di più copie
da diffondere nel proprio ambiente.
Per tutti i pagamenti, preghiamo di utilizzare il c.c.p. n. 7/10740, intestato a Mario
Berutti, c/o Centro Documentazione, Via Damareta 6, 92100 Agrigento - Ufficio Conti
Correnti di Palermo.
Il Centro di Documentazione
m II vice segretario americano alla difesa
William Clemenls, in un discorso pronunciato a Dallas, ha dichiarato che sommergibili sovietici si trovano al largo delle coste
degli Stali Uniti, sia nel Pacifico che nell’Atlantico, con missili muniti di testale nucleari puntati su tutte le principali città americane. Clements ha sottolineato che la flotta
sottomarina dell’URSS è equivalente, e in
certo senso superiore, a quella americana, e
costituisce una seria minaccia alla sicurezza
degli Stati Uniti.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpirm - Torre Pellice (Torino)