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Eibliotscà Va Hess
• •
•(Torino)
Tonns rsixxc:
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DELLE VAm VALDESI
Qvindicinal •
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali'pvete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
----------------------------—--------------------È---------
Anno LXXXV - Num. 5
Una copia lu*
ABBONAMENTI
( JSem: L.. 700 per Tinterno £co m La. Luce! L,
\ L.
1200 per Teatero
K> per rinterno
L. tSBO per Teatere
Spedlia. abb. postale II Gruppo
Cambio d'indìrizso Lire 40,~
Solo panOmmm
TORKE PELLIC’E — 11 Marzo 1955
Ammin. Claadiana Torre Pelliee •C.C.P. 2-175S7
Tutti sono d’accordo nel ritenere
che nelTuonio vi è una parte materiale ed una, più difficilmente definibile, che viene indicata normalmente col termine di ” spirituale
Ma ecco che sorge subito, nel pensiero di molti, l’idea che vi sia una
superiorità dello spirituale sul materiale. Il primo rappresenta la parte più elevata, più nobile, più adatta e degna di ricevere la rivelazione di Dio, ad essa, dunque, si rivolge il nie.ssaggio spirituale di Dio contenuto nella Bibbia, per essa è preparata la salvezza nel cielo.
L’altra, meno nobile e poco adatta, per sua natura a ricevere il messaggio divino, destinata alla corruzione della tomba, si deve aggiustare come può, con le sue forze e le
.me capacità, coi suoi istinti che la
fanno essere il nemico dello ” spirito ” che è in noi.
Questa idea sembra essere confermata da alcuni passA biblici di cui
voglio citarne uno; la parola di Gesù che oppone al Tentatore nel deserto: ” Non di pane soltanto vivrà
l'uomo ” (Lue. 4: 4). La tentazione
era di ordine materiale; il pane indica infatti quanto è necessario alla
vita del corpo. Ma non vi sono soltanto queste realtà materiali, ve ne
sono anche altre, più importanti,
quelle dello spirito a cui provvede
la Parola di Dio. Al pane, invece,
provvediamo noi, sia pure con l’aiuto di Dio. Ecco quindi confermata
la divisione cui accennavamo.
Ma il fatto è che il passo che Gesù cita nella sua ris-posta se è vero
che contrappone la Parola di Dio al
pane portato dalla terra di Egitto,
non accenna ad una parola spirituale che nutre l’anima degli ebrei nel
deserto, ma a quell’ordine di Dio
c’ne fa scendere su di loro la manna
che nutrirà il loro corpo e darà le
energie fisiche per attraversare il deserto. Vi è quindi una parola di Dio
per le cose materiali e terrene quanto per quelle spirituali. E non solo
in quella occasione o nella situazione eccezionale in cui Israele si trovava nel deserto.
Pensate a tutto il messaggio dei
profeti per cui la fedeltà a Dio si
manifesta negli atti della vita quotidiana, nella giustizia resa agli umili ed agli stranieri, nel modo di
impostare le proprie relazioni col
fratello. Geremia afferma che conoscere Dio significa rispettare i diritti del prossimo, e nello stesso profeta la fiducia in Dio implica una particolare posizione politica di Israele
nei contrasti intemasdonali del tempo!
Gesù stesso non agisce in modo diverso, Lui per cui la guarigione del
corpo è sinonimo di perdono dei
peccasti nell’episovBo del paralitico
di Capemaum, che ai pescatori rimasti con le reti vuote non fa un discorso, ma compie per loro il miracolo della pesca (Luca 5: 1-7). Lui
che non si è presentato allo spirito
degli uomini con una ispirazione disincarnata, ma che ha voluto assumere su se stesso la miseria della
nostra carne e la disperazione ed il
peccato di tutto il nostro mondo.
Ed infine dove mettiamo la ’’resurrezione dei corpi ” del Credo Apostolico?
L’uomo completo
La Bibbia non parla di un uomo
diviso e non si rivolge ad una parte
di esso; ma conosce un uomo completo, spirito e materia, anima e
corpo e si rivolge ad esso nella sua
totalità.
Questo Libro che è stato scritto da
uomini autentici « nella pienezza
della loro umanità si presenta a persone altrettanto vere e complete.
Averlo dimenticato rappresenta
una gravissima debolezza della nostra fede, una grave mancanza nella nostra vita e testimonianza cristiana. L’una e le altre ne rimangono
mutilate, separate dalla realtà dura
della vita quotidiana alla quale dovrebbero portare il messaggio della
salvezza'e della speranza. Nei nostri
problemi quotidiani, quelli che fanno la nostra vita concreta, rimaniamo soli, in essi dobbiamo ” arrangiarci ” come possiamo, senza la
preziosa indicazione e forza che vengono dalla Parola di Dio Onnipotente. E sola rimane la nostra generazione la quale non si interessa (e
non possiamo pretendere che lo faccia) ad un messaggio che trascura
tanta parte dell’uomo e dei suoi problemi.
Questa è certamente una delle ragioni fondamentali per cui la nostra
fede rischia di diventare pura tradizione ed il nostro messaggio non riesce a raggiungere gli uomini e gli
ambienti ai quali è rivolto.
E’ fuori dubbio che nella vita del
cristiano sono necessari dei momenti di meditazione, e di ritiro, ore in
cui facciamo tacere tutte le voci del
mondo (materia e spirito assieme)
per ascoltare la voce di Dio; istanti
in cui dimentichiamo tutto per attingere nuove forze; ma non si può
trattare che di periodi ben delimitati, che non sono mai fine a se stessi, ma momenti di riposo e di ristoro per attingere nuove forze e
nuova speranza.
La normalità rimane pur sempre
quella di ascoltare la Parola che è
rivolta a tutta la nostra vita e che
siam chiamati a portare in tutta la
vita della nostra società.
Come fare?
Questo è il problema. Le condizioni di vita sono tanto diverse da
quelle esposte nella Bibbia! I problemi sono tanto cambiati da allora! Dovremo forse trasportare alla
lettera le indicazioni dell’Antico Testamento nel nostro mondo? No, di
certo. E neppure quelle del Nuovo!
C’è il fatto che i problemi dell’uomo, continuamente varianti nella
forma, variano molto meno nella sostanza profonda. La natura dell’uomo cambia meno di quanto non si
pensi e negli scritti della Bibbia possiamo davvero imparare a conoscere
il vero volto e, per conseguenza, le
reali necessità dell’uomo, anche del
noùtro tempo.
Il Dr. Tournier, in Bible et Médecine ha dedicato molto lavoro a
chiarire questo fatto nel campo della pratica medica. Egli afferma:
” Non possiamo certo cercare nella
Bibbia degli insegnamenti strettamente scientifici, ma, senza dubbio,
delle verità di un incontestabile valore pratico nell’esercizio della nostra vocazione ” (1) e si augura che
altri intraprendano un lavoro del genere in altri campi della attività limono e non solo nelle professioni,
ma anche nei mestieri e lavori manuali.
Credo che sia una strada da tentare e penso anche che sarebbe assai
feconda.
Ma non vi è solo questa possibilità. Tutti possiamo fare qualcosa, anche se la nostra cultura è semplice
e la preparazione non abbondante.
Possiamo ascoltare il messaggio
della Bibbia nella sua pienezza. Non
cercare di isolarne un messaggio
” spirituale ”, distillarne un estratto ” superiore”, in altre parole di
mutilarne il messaggio e toglierne la
forza e la concretezza.
Ascoltiamo questi^ Parola che ci
chiede di cercare ilìitostro Dio nella
persona del fratelldtche ha bisogno
di noi, di dimostrar^ìa nostra fedeltà a Lui nella giustìpa delle relazioni con gli altri uomini, di testimoniare del suo amoré, amando il nostro prossimo, di cércare di capire
il senso della sua inumazione e della sua presenza nelàmondo essendo
noi stessi presenti, niy Suo nome, nel
nostro mondo e nei^zuoi problemi.
Si tratta ancora '(M accettare le
conseguenze di questo messaggio
nella nostra vita di tfitti i giorni, con
la sua concretezza d:coi suoi impegni. i;
E questo lo possiamo fare tutti.
” Leggiamo la Bibbia pensando
costantemente alla rastra vita reale,
e viviamo la nostra vita pensando
costantemente alla Bibbia” (2).
j Franco Davite
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(1) Tournier. Op.^ cit. p. 26.
(2) E. Brunner. Cit. da Tournier
op. cit. p. 14.
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Davanti al tempio di Piazza Cavour (Roma)
Impressioni di un Valdese delle Valli
sulla visita alle Comunità del Basso Lazio
Una trentina di delegati, che rappresentavano quasi tutte le parrocchie delle Valli, si è recala nei giorni scorsi .nel Lazió7’’sÌà per portarvi
un messaggio fraterno ed una modesta offerta per la costruenda chiesa di Colleferrò, sia per imparare
a meglio conoscere ed amare l’opera di evangelizzazione.
* *
Il primo giorno è stato consacrato alla visita di Roma, la domenica
all’incontro con i fratelli delle nuove comunità. Ma anche per altri
motivi il viaggio è stato utile. Dicono che i Valdesi sono piuttosto
chiusi e poco espansivi: forse è vero in certi casi; ma certo, mentre
stre, mi è parso di scorgere un senso di disagio, di pietà, talvolta di
scandalo per certe manifestazioni di
carattere pagano;’se questo è naturale e fors’anche giusto, cerchiamo
però che non sfoci mai in un atteggiamento di questo genere: ti ringrazio, o mio Dio, perchè non sono
come quelli! Tale è la preghiera
che Gesù pone in bocca al Fariseo,
pronto a giudicare l’apparenza.
* 4>
La domenica, visita ai centri di
Colleferro, Ferentino ed alle comunità circostanti. Con un’accoglienza
festosa e fraterna quegli amici hanno dimostrato la loro gioia per la
visita di fratelli venuti da lontano
a Roma, per l’attività degli studenti
in teologia e di tanti altri, per le
difficoltà contro cui molti lottano,
per il messaggio 'del Moderatore dlar
sera della domenica e persino per
il... patetico appello del cassiere
della Tavola, abbiamo avuto tante
benedette occasioni per conoscerci
meglio, per amarci di più, per sentirci impegnati con la nostra personale responsabilità nel lavoro comune.
Preghiamo il Signore che aiuti
noi tutti che siamo stati scelti per
questo viaggio, a comunicare intorno a noi la gioia di questa esperienza: un incontro tra fratelli sotto lo
sguardo di Dio. M. G.
Delegati delle Valli e Valdesi del Basso Lazio in visita a Colleferro
pochissimi di noi si conoscevano già
prima, non ci fu nessun disagio, e
il viaggio cominciò immediatamente in un’atmosfera di cordiale fraternità, contribuendo a stringere i
legami fra i delegati delle varie
chiese, e talvolta della stessa chiesa; tutti ci sentiamo ora più strettamente uniti dall’esperienza vissuta in comune e vorremmo più frequenti le occasioni di trovarci e di
lavorare insieme.
La visita del sabato ai monumenti di Roma, pagana e cristiana, ha
pure lasciato molte tracce nel nostro ricordo, e qui vorrei esprimere
un pensiero: di fronte a forme di
religiosità molto diverse dalle no
e per il messaggio di simpatia che
portavamo loro dalle Valli.
Siamo profondamente grati per la
esperienza che abbiamo potuto fare in mezzo a loro. Quassù talvolta
l’essere valdesi rischia di diventare
una questione di razza e di tradizione, e prezioso ci è stato trovarci
a contatto con persone per cui è anzitutto questione di fede e di conoscenza del Vangelo.
Anche certe lievi differenze nella liturgia ci hanno commossi come
manifestazione di una partecipazione più viva di tutti i fedeli al culto,
non solo col canto, ma con la lettura dei passi biblici e la preghiera.
E così, per l’accoglienza cordiale
I rappresentanti delle chiese del 1» Distretto nella visita testé effettuata presso le
chiese di Roma e del Basso Lazio, sono
stati i seguenti:
Frali: Elio Grill — Massello: Oscar Ba
ral — Perre-o: Osvaldo Peyran — Rida
retto: Levi Peyronel — Pomaretto: Giov
Augusto Pastre, Enrico Balma — San Ger
mano: Ilda Rostan Costantin, Denise Sap
pè — Pramollo: Enrico Menusan — Pine
rolo: Marcella Gay. Remigio Pons — Pra
restino: Virgilio Gay — San Giovanni
Umberto Rovara, Ada Revel — Rorà: A]
do Tourn — Torre Pelliee; Alfieri Vitto
ne — Angrogna Gap.: Carlo Bertin — An
gregna Serre: Amato Roman — Villar Pel
lice: Enrico Bouissa, Giov. Luigi Peyro
nel — Bohbio Pelliee: Paolo Michelin,
Dante Geymonat — Coazze: Elda Rosa
Brusin — Pastori: Roberto Jahier, Arnaldo Genre, Alberto Taccia, Roberto Nisbet.
Crislìaieslmo SBClalB
Il XXX” Congresso della Federazione del Cristianesimo sociale avrà
luogo a Licme il 15, 16, 17 aprile. Vi
sono cordialmente invitati tutti gli
iscritti al Movimento e tutti gli amici.
Di particolare importanza, in questo congresso, i ” carrefours ”, gli
incontri » di persone (da 30 a 50
per gruppo) che si riuniscono per
discutere problemi di indole tecnica, in cui ognuno può portare il contributo della sua. specifica competenza. Sono previsti 5 ” carrefours” :
sindacalismo, industria, bomba H e
disarmo, sociale (crisi degli allogò,
moralità, alcoolismo), rurale.
Per ogni informazione rivolgersi
a Mouvement du Christianisme social, 52, rue de Londres - Paris Vili.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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Don Ottonello e ì Valdesi
Il nostro periodico ha già segnalato là seconda edizione del libro
che don Ottonello ha dedicato alla
Chiesa Valdese^j?
Si tratta di un bel volume di 270
pagine, che la Claudiana procurerà
a tutti i ^Valdesi desiderosi di sapere con quali sentimenti ci osservano
1 liostri hràtelli dell’altra sponda.
Speriamo che, reciprocamente, questi ultimi vorranno procurarsi le
pubblicazioni evangeliche, perchè
nulla ci aiiita -a comprendere meglio
il punto di vista degli altri che ricorre direttamente alle fonti.
.11 volume è arricchito di alcuni
disegni a tratto che presentano la
Casa Valdese di Torre Pollice, l’interno di una chiesa Valdese, un meschino stemma Valdese contro la
splendente chiesa di S. Pietro, ecc.
Due cartine raffigurano, una le Valli Valdesi, e l’altra l’espansione del
movimento Valdese in Italia. Quest’ultima, piuttosto sommaria, collo,
ca l’isola della Maddalena, anziché
fra la Sardegna e la Corsica, in ter
raferma, nelle vicinanze di Roma.
Coazze, anziché vicino a Torino, è
messa più o meno al posto di Salnz*
zo. ,
E’ doveroso rilevare che l’autore,
che ha soggiornato per molti anni
nel cuore delle Valli Valdesi, si è
sforzato di evitare quelle espressioni
offensive a cui altri polemisti cattolici, dal Genovesi ad Igino Giordani
e al Crivelli, ,ci, hanno ormai abituati.
Non oseremmo affermare che l’Ot.
tonello sia riuscito pienamente a
realizzare le sue intenzioni, «piando
comincia a presentare i Valdesi a i
quali, sotto l’influsso del razionalismo e del paganesimo odierno, pendono verso l’indifferentismo religioso e l’agnosticismo di ogni problema
soprannaturale » (p. 17).
Non saranno certamente i Protestanti, convinti come sono della necessità di una severa autocritica e
alieni da facile e vuota retorica, a
negare la povertà delle loro opere e
della loro fede. Ma — ahimè! — da
PER GLI AMMALATI
La pazienza cristiana
A chi veramente soffre, nel corpo e nello spirito, si dice spesso e con
troppa facilità: "cerca di pazientare, dopo un tempo di prova verrà ancora un tempo di pace e di serena attività". Poi ci si allontana e si lascia
il paziente solo con se stesso, nel Letto di un ospedale o in casa sua; ed
egli continua a vivere con i suoi pensieri, con le sue speranze, quasi sempre con la sua croce.
La pazienza è virtù rara fra gli uomini, anche fra i cristiani. Quasi
sempre, per natura, siamo irascibili, intolleranti, impazienti. E la semplice esortazione ad "aver pazienza" non basta a calmare il nostro animo. a rasserenare il nostro orizzonte quando s'addensano, e per un tempo anche molto lungo, le nubi minacciose della prova e dello scoraggiamento.
Alcuni uomini sembrano essere privilegiati: hanno una disposizione
d’animo incline alla calma, alla pazienza, alla padronanza di se. Ma sono
rari e non è sempre detto che la loro pazienza riveli un animo cristiano.
Talvolta si tratta di pura e semplice rassegnazione al corso fatale degli
avvenimenti, senza disperazione ma anche senza speranza, soprattutto
senza quella luce interiore che illumina la vita tanto nei giorni facili e sereni quanto nei giorni difficili e lungamente dolorosi.
Ñon si può parlare con leggerezza della pazienza, specialmente della pazienza cristiana. Nessuno può essere sicuro di possederla o di possederne almeno una buona parte prima di averne fatto l’esperienza; e
ancora, non si confonda la pazienza cristiana con l’insensibilità, con il
virtuosismo, con l’indifferenza. La vera pazienza è un gran bene, ma è
innanzi tutto un dono di Dio, un’opera di Dio nella nostra vita e nella
nostra esperienza di creature fragili, ribelli, propense per lo più al mormorio ed al lamento. E Dio ci chiama talvolta a diventare pazienti attra~ verso la sofferenza: Egli ci ferma sulla nostra via, ci mette alla prova, ci
priva di tutto ciò che ci pareva indispensabile e c’insegna ad essere pazienti, cristianamente pazienti. Soltanto allora si realizza che « Taflìizione
produce pazienza, la pazienza esperienza e Tesperienza speranza »
ifiom. 5; 4).
★
,, . Bisogna riconoscere che c’è pazienza e pazienza. C’è una pazienza
" umana, stoica e pagana; ma c’è anche una pazienza cristiana, nella linea
e sull’esempio di Gesù Cristo, « mansueto ed umile di cuore ». Non è affatto detto che i cristiani siano sempre^ i più forti nell’esercizio della pazienza; lo si vede soprattutto quando si tratta di cristiani superficiali,
maggiormente sensibili all'esteriorità che non al raccoglimento ed alla
.. preghiera.
Eppure, anche se accade che un incredulo soffra stoicamente, con
jermezza. senza lamento, bisogna pur dire che la parienza cristiana o,
meglio ancora, la pazienza del cristiano ha qualcosa di inconfondibile:
procede da una sorgente interiore, è il frutto di una disciplina, certo, ma
è soprattutto il segno della nostra comunione col Cristo e con la pazienza
o addirittura con la passione di Cristo : « Poiché anche Cristo ha patito
per vou lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme » (/ Pietro
2: 21). La fede cristiana reca il segno della pazienza, della costanza:
a La prova della vostra fede produce costanza » {Giac. 1: 3); ma è il
caso di dire che essa è anche il segno dell'amore, cioè della carità : a La
carità è paziente, è nenigna... soffre ogni cosa, crede ogm cosa, spera ogni
«X)sa, sopporta ogni cosa » (/ Cor. 13: 4-7).
Essere pazienti, imparare ad essere pazienti: cioè saper sopportare.
Esercitare la pazienza di fronte alle offese, alle ingiustizie, alle incomprensioni; e poi, nelle ore grigie della vita, piene di motivi di turbamento, di ansietà, di tristezza, quando Dio mette alla prova la nostra carne,
ma anche la nostra fede in Lui. Essere pazienti: perchè Dio rimane Dio
e non c’è nessuna impazienza, nessuna ribellione umana che possa sconvolgere i Suoi piani. La Sua volontà sola è buona, accettevole, perfetta. Se
lo invochiamo con vera fiducia, potremo sempre dire con il salmista:
a Quando sono stato in grandi pensieri dentro di me, le tue consolazioni
han rallegrato ranima mia » {Sai. 94: 19).
Essere pazienti, imparare ad essere pazienti: cioè saper aspettare.
Ci sembra talvolta di dover agire e con fretta, anticipando i tempi di
Dio, in un’azione disordinata e presuntuosa, come se tutto dipendesse da
noi; ma invece : « Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno V {Lam. 3: 26). Saper aspettare con pazienza: il frutto della nostra seminagione, l’opera di Dio in una vita segnata dal solco profondo del dolore. l’attuazione dei piani di Dio il quale fa cooperare tutte le cose « al
bene di coloro che lo amano ».
Pazienti: non ingrati nè agitati; pazienti e fiduciosi. Il Signore rimane, anche quando noi passiamo. E quel che più importa, è che possiamo
contare su di Lui: sempre e dovunque. e. r.
che parte arrivano mai le pietre nel
nostro giardino!
Dopo avere accennato alle origini
del movimento Valdese, l’autore affronta l’imbarazzante argomento
«Ielle persecuzioni. Anzitutto — egli afferma — non ai deve credere
che tutta la ragione fosse dalla parte Valdese e tutto il tòrto dalla parte dei persecutori. (Come nella favola del lupo e' dell’agnello. Nota
del sottoscritto), I Valdesi erano dei
ribelli, propugnavano principi e sistemi antisociali (p. 32). E’ deplorabile — continua l’autore — la reazione che i Valdesi sovente hanno
opposta, a mano- armata, contro i
loro persecutori, «¡c II soldato di Cristo non versa il sangue altrui, ma lascia versare il proprio » (p. 43).
Concediamo: 1 Valdesi hanno avuto il torto di non lasciarsi trucidare e di non volere sparire dalla
storia. Ma., e la storia delle crociate
bandite dai Papi? E le guerre condotte personalmente dai Pontefici?
E tutte le altre accompagnate dalle
benedizioni, approvazioni, incoraggiamenti del- clero? E la recente
conquista dell’Etiopia non ha forse
avuto l’approvazione delle alte gerarchie e della stampa cattolica?
Un esempio della visuale storica
dell’Qttonello ci è dato a proposito
del Rimpatrio. Abbiamo sempre ere.
duto che il 16 Ottobre 1689 i Vaidesi fossero partiti sotto la guida di
Arnaud, e che in vari mesi di dura
guerra avessero riconquistato le loro Valli, fin quando il duca di Savoia, avendo rotto con la Francia, e
avendo bisogno di loro, mandò degli
ambasciatori ad offrire la pace. Lo
storico avvenimento, che ha segnato
la sopravvivenza di un popolo e
l’avvenire della Chiesa Valdese in
Italia, è così interpretato : « Il 23
Maggio 1689 il duca Vittorio Amedeo li dichiara rei di lesa maestà i
valdesi rimasti ostinati nelle valli se
non depongono le armi. Però nel
frattempo, aderisce alla Lega d’Ausbnrg firmata contro la Francia e richiama, i Vald^ «ìsuli. Ne rientrano
circa 900 nell’estate «lei 1689 » (p.
37).
Per l’autore, la Chiesa e i papi
non sono responsabili del sangue
versato. « La massima comtme della Chiesa era ed è che la Chiesa
aborrisce dal sangue ». Se avvengono dei massacri, delle esecuzioni capitali, « la Chiesa sente il dovere di
intervenire per frenare gli eccessi »
(p. 41). Se i papi fanno coniare delle medaglie o fanno celebrare dei
Te Deum in occasione dello sterminio degli eretici, è perchè sono stati
male informati e sorpresi nella loro
buona fede » (p. 50).
Ma, fin dall’8 luglio 1332 il papa
Giovanni XXII, con un suo breve,
ordinava all’inquisitore Giovanni de
Badis di procedere contro il Valdese Martin Pastre « sia nei confronti
di questo Martino, sia degli altri eretici, e anche di sottoporli alla tortura se la giustizia lo esige ».
Se noi ricordiamo all’Ottonello
questo documento -— uno dei primi
di una serie secolare — non è per
tenere desta la memoria delle atrocità compiute dalla Chiesa Romana,
con il pieno assenso e l’incitamento
dei paj)i, ma è per dirgli che vi sono stati, nei secoli trascorsi dei credenti che hanno avuto da Dio la
grazia di rimanere fedeli fino al martirio.
Non ci sono stati fra i Valdesi dei
veri martiri, nel senso abituale della parola — afferma il nostro autore.
(V Se i Valdesi vogliono chiamare
” martiri ” i loro eroi, resta inteso
che si usa la parola in senso largo,
come si parla di martiri dell’indipendenza, martiri della resistenza,
ecc. » (p. 43).
Ma anche se il polemista cattolico
di fronte a tanto sangue e tante lacrime, ha premura di ripetere il gesto di Pilato, vogliamo ricordargli
una parola di origine per lui non so.
spetta: « Quando le opinioni sono
fondate sopra la voce della coscienza, e sul sentimento del proprio dovere, diventano irremovibili, e non
v.i è forza fisica al mondo che possa
alla lunga, lottare con una forza mo.
rale di questa natura ». Così scriveva Pio VII.
Un giorno, lo speriamo, persecutori e perseguitati si potranno ritrovare ai piedi del grande Perseguitato, e nella contemplazione del suo
martirio, essi avranno la forza di
dimenticare il passato e di riconoscersi .fratelli. Roberto Nisbet.
La fede cristiana ewangellca
Questo volume di Giorgio M. Gi'ardet
(125 pag. L. 400 - Ed. Clmtdianp) è uno di
quei libri che, lungamente attesi, non deludono il lettore. Esso colma una lacuna
nelle nostre pubblicazioni evangeliche.
Mancava infatti un’opera seria, e nello stesso tempo facilmente accessibile al lettore
medio, che presentasse le verità fondamentali dell’Evangelo (e delle Chiese Evangeliche) a chi queste verità non conosce (o
non conosce più). Un genere di pubblicazione che deve affrontare molteplici problemi, resistere a non poche... tentazioni,
superare svariati ostacoli!
La tentazione della polemica: insistere
nel denunziare le sovrastrutture che questa o quest’aura Chiesa storica ha accumulato sulle verità evangeliche.
E il grande problema che non si può eludere: la base teologica di queste pubblicazioni! n solito candido lettore sempre pronto alle pie esclamazioni eccolo insorgere: ” Ma come?! In questo genere di
pubblicazioni non si fa della teologia, si
presenta l’Evangelo puro e semplice ’’!
Come se presentare l’Evangelo ” puro e
semplice ” non fosse proprio già fare della teologia e, magari, della critica storica.
Ora siamo grati all’autore di questo volumetto di aver volutamente rifiutato di
porsi sul piano della tradizionale polemica: egli, così facendo, ci sembra essersi
posto veramente sul piano evangelico, e
tanto maggiore forza assumono quindi le
sue precisazioni, per esempio sulla deviazione del culto mariano in seno alla Chiesa Romana. L’Evangelo viene presentato al
lettore in forma piana; ma il contenuto è
sostanzioso. E’ un vero e proprio dialogo
che l’autore stabilisce col suo lettore ed
alla sua efficacia contribuisce il fatto di
aver fatto ricorso al confidenziale ’’ tu”.
L’esposizione acquista così il sapore di una amichevole conversazione di due amici,
in cui i vari temi della fede evangelica
vengono esaminati: La conoscenza cristiana - La vita cristiana - La Chiesa Evangelica.
E la teologia?
Ecco, nella sua introduzione, l’autore
scrive; « Un lavoro di questo genere non
può nè deve essere opera originale »; ed
aggiunge la citazione di alcune opere cui
si sente debitore, per es.: il cateclii mo di
Heidelberg., la dogmatica di lì-v-th, Per
una fede • di G. Miegge. Abbiamo l’impressione che l’autore pecchi di eccesso di
umiltà, perchè egli ci ha dato un’opera
originale, fortemente pensata: un’opera
che dovrebbe essere largamente diffusa.
I Valdesi nella Valle di Susa
In occasione del XVII febbraio, il tradizionale opuscolo edito dalla Società di Studi Valdesi è stato consacrato alla storia
della diffusione e della repressione del
Valdismo nella Valle di Susa. Carlo Davite ne ha delineato con amore le va ie tappe, dal 1200. E’ una pag na sconosciuta al
pubblico Valdese (ma questo pubblico conosce ancora la storia valdese? ha ancora
un qualche interesse per la sua s'oHa?)
che meritava di essere tratta dall’oblio.
CH ANFORAN
I punti di dottrina che nei Sinodi Mérindol (1530 e 31) non erano
ancora stati ben; chiariti, o sui quali comuntque nòn si erano trovati
d’accordo tutti i barbi, tornarono ad
essere discussi nel sinodo di Chanfo
ran, villaggetto al centro della re
gione «li Angrogna. Quivi convenne
ro il 12 settembre 1532 quasi tutti o
tutti i barbi valdesi, alcuni perso
naggi della Riforma Svizzera e fol
la di popolo. L’intervento dei rifor
matori svizzeri era determinato dal
la necessità «li avere maggiori lumi
su alcuni punti' controversi, che
Barbi da soli non riuscivano a pre
cisare, e la partecipazione del popo
lo o per lo meno dei suoi rappresen
tanti alla riunione inaugurava un
nuovo sistema di organizzazione ecclesiastica fino allora non praticata:
quando infatti avevano luogo le riunioni dei barbi, solo essi vi convenivano e nella setta valdese regnava
un sistema che oggi potremo definire episcopale.
Così presentato, e tenendo conto
dei legami che da quel giorno si stabilirono con la Riforma Svizzerà, risulta chiaro «pianto l’avvenimento di
Chanforan sia rivoluzionario e fondamentale nella storia valdese, poiché esso stabilisce il passaggio dell’antica eresia valdese a chiesa, e
chiesa riforniata.
I fatti sono noti. Durante i sette
giorni del sinodo furono discussi i
vari punti che già erano stati oggetto del questionario di Giorgio More!
preparato nel primo sinodo di Mérindol. Erano presenti Guglielmo Farei, originario di Gap, famoso riformatore di Neuchâtel, uomo impulsivo e trascinatore, a quanto ci è
narrato di lui; Antonio Saunier, anch’egli delfinese e propagandista
della riforma a Payerne; e forse Olivetano, il futuro traduttore della
Bibbia, sulla cui presenza a Chanforan sono tuttavia stati avanzati dei
dubbi. Il più battagliero fu Farei;
con la sua oratoria appassionata ed
entusiasta fu il dominatore del Sinodo, che si concluse con una dichiarazione in 24 articoli, conservatici nei manoscritti di Dublino. Essi
fissano sommariamente alcuni punti di dottrina, di morale e di organizzazione ecclesiastica, e non si può
dire assolutamente che da Chanforan uscisse ima chiara confessione
di fede. Non è fatto cenno, ad es..
del canone testamentario, della Trinità, del peccato originale, della persona e dell’opera di Cristo, della
Chiesa, dei santi, del Purgatorio,
della vita avvenire ecc. La predestinazione è appena accennata, trovano un certo rilievo invece i sacramenti (battesimo ed eucarestia) e
quistioni secondarie, come il giuramento, l’usura, il riposo domenicale.
Le risoluzioni finali non furono
varate senza opposizione; sedevano
a] sinodo dei vecchi barbi tradizionalisti e conservatori, i quali non
vollero saperne di quanto si veniva
dicendo: essi erano Daniele di Valenza, e Giovanni di Molines, ambedue delfinesi: la loro presenza
sta a dimostrare la vastità della diaspora valdese di quel tempo, e non
è superfluo ripetere che parlando di
questo periodo ci dobbiamo sempre
immaginare non le Valli soltanto
come sede del Valdismo, ma aggiun.
gervi il Delfinato e la Provenza, la
Calabria e la Boemia, per non parlare che dei centri principali. I due
barbi dissidenti (e«l evidentemente
avevano anche altri compagni), insoddisfatti di Chanforan e preoccupati di mantenere l’antica dottrina,
furono delegati per andare appunto
in Boemia, a sentire quei fratelli in
fede e a portarne qualche consiglio.
I « fratelli » di Boemia e Moravia
nel giugno del 1533 dettavano una
lettera, un po’ vaga, è vero, ma co
munque ostile ai riformatori svizzeri e con invito pressante ai Vaidesi di non lasciarsi fuorviare dai
novatori.
A «presto punto, sia per riguardo
ai fratelli Boemi sia per desiderio
dei dissidenti, parve opportuno convocare un altro sinodo, un appendice di Chanforan. Esso ebbe luogo
vicino a Prali, nella seconda metà
d’agosto del 1533, e non vi parteciparono che i Barbi Valdesi: Saunier
infatti, per «pianto convocato in tutta fretta, vi giunse quando già il sinodo era sciolto. Esso però era stato concorde nel confermare le decisioni dell’anno precedente, e una
lettera di risposta conciliante era
stata fatta per i fratelli Boemi: in
essa si assicurava che nessuna dottrina era o sarebbe stata accolta se
non fondata sulla Bibbia. Gli oppo
sitori, Daniele di Valenza e Giovan
ni di Molines si allontanarono allo
ra indignati, portando seco, a quan
to pare, preziosi documenti: non si
è mai più saputo nulla nè degli uni
nè degli altri.
Riservandoci di tornare sulla Bibbia di Olivetano decisa pure a Chanforan, possiamo constatare quanto
peso abbia avuto quel sinodo, con i
suoi precenti e il suo seguito, e di
(juanto interesse esso sia ancor oggi
per lo studioso, che vorrebbe maggior copia di documenti per far luce su tanti punti tuttora oscuri.
Per qualche anno ancora sopravviverà nel valdismo l’organizzazione medievale: ma poi con l’istituzione dei ministri fissi in luogo di
«pielli itineranti, con la costruzione
dei templi, la formazione delle parrocchie, con i sinodi a base presbiteriana, ecco che Chanforan comincerà a dare i suoi frutti. Come tale
esso è una pietra miliare nella storia del Valdismo,
Augusto Armand Hugon,
3
LTECO DELLE VM.LI VALDES
— >
RACCONTI DI M-E ZZO SECOLO
La mezza manica sì alzò, abbandonando il tavolo su cui era appoggiata, ondeggiò lievemente in aria,
introdusse l'estremità della penna,
che essa reggeva, in ima bocca socchiusa, a mo' di leva, come per aprirla interamente. Poi, mentre la
mezza manica tornava a contatto con
la terra, cioè col tavolo, la voce, che
era deH’impisgato, pallido, dai radi
capelli accuratamente ravviati più
in su della fronte, domandò stancamente :
—■ Come si chiama il neonato?
—■ Valdo, rispose il padre.
— Valdo?!
— Sì, Valdo.
Un breve silenzio, impacciato, da
ambe le parti.
— Nel calendario questo nome
non c’è. E voi dovete sapere ehe la
legge italiana vieta che si impongano ai neonati dei nomi ridicoli o
stranieri o che irridano alla religione.
— Ma Valdo non è un nome ridicolo, e neppure irreligioso. E’ il nome del fondatore della comunità
valdese... Valdo era contemporaneo
di Francesco d’Assisi.
— E voi, perchè non lo chiamate
Francesco?
— Ma... perchè siamo Valdesi,
lo, mia moglie, i miei genitori.
— Valdesi, Valdesi...! Il vostro
Valdo, di cui dite di essere seguaci,
non era certo un santo della chiesa
cattolica. Nessun papa lo ha mai canonizzato.
— E i personaggi del calendario,
sono stati forse tutti quanti canonizzati?
Il
SUO nome
— Sicuro.
Ma niente affatto! Giovanni
Battista, il Precursore del Messia,
Giuseppe, il marito di Maria, e la
stessa madre di Gesù non sono stati
canonizzati. Eppure, anch’essi hanno il loro posto nel calendario. E
noi, che non siamo cattolici, ma evangelici, possiamo ben chiamare il
nostro figlio con il nome di un personaggio della storia evangelica.
Il ragionamento, fatto con voce
ferma, parve convincere l’impiegato, che non ribattè parola: chinò il
capo sul registro e scrisse: Valdo.
Il piccino cresceva, robusto, intelligente. Venne il giorno di mandarlo a scuola.
I primi contatti con l’umanità,
fuori delle mura familiari, hanno il
tono degli assaggi, dei primi giudìzi, delle valutazioni provvisorie,
non prive d’umorismo. Tutti ridono del compagno che giunge a scuola col grembiulino stracciato o sporco d’inchiostro; le più impensate
assonanze di sillabe, di nomi, di epiteti, fanno riflettere a lungo, provocano improvvise reazioni di simpatia o di antipatia; un qualsiasi nome può diventare una bandiera, un
motto, un ritornello talora entusiastico e talora stuzzichevole come un
granellino di pepe. I nomi e i cognomi si accoppiano, si accavallano.
si rincorrono, si scontrano, in rime
improvvisate, in sciocche assonanze
infantili. Prestigio e vacuità dei nomi propri!.
Il nome del piccolo Valdo non
sfuggì alla sorte comune. Dapprima,
qualche accenno, timido, sotto voce, da un banco all’atro, nel generale brusio della scolaresca; poi, ad
alta voce, nell’ora della ricreazione,
per strada, dappertutto. Una cantilena incessante, un’ossessione:
—■ Valdo, dàmmi una pastìglia
Valda!
— Valdo, uffa che caldo!!
—; Valdo, detto il Ribaldo!!!
Finché un giorno, appena tornato a casa, con gli occhi gonfi dì lagrime, il fanciullo si buttò fra le
braccia del babbo:
— Papà, ma perchè mi prendono
in giro così? perchè mi hai chiamato Valdo? perchè il mio nome solleva il dileggio, lo scherno dei miei
compagni? Sono stufo, stufo, stufo
di chiamarmi così!
Il padre prese il bimbo sulle ginocchia, gli terse le lagrime dagli
occhi; e serratolo al petto forte forte, come s’egli fosse im pargoletto di
un anno, e non già il suo ometto dì
più di sei anni, incominciò:
— C’era una volta un ricco mercante, che era nato a Lione, il grande emporio di Francia. Si chiamava
Pietro Valdo...
Il fanciuUo seppe così perchè suo
padre lo aveva chiamato con quell’insolito nome. Seppe anche un’altra cosa: che di quel nome doveva
andar fiero. Ed im’altra ancora:
che, divenuto grande, avrebbe dovuto sforzarsi di imitare il mercante lionese, nell’amore e nell’ubbidienza per la Parola di Dio, per
quella sacra Scrittura che l’antico
Valdo aveva letta, meditata e divulgata, profondendo nell’impresa tutti ì suoi averi, e sacrificandole ì suoi
più cari affetti.
E ne fu veramente fiero, il giovane Valdo. Ora le stupide cantilene dei compagni non lo impressionavano più. Se queUi non gli davano tregua, li compativa. Se insistevano imperterriti, oltre i limiti della decenza, fingeva di non udirli..
Una volta, ci s’era provato perfino
il maestro di quarta.
— Com’è strano il tuo nome, ragazzo! — aveva detto.
— Non più strano degli altri •—
aveva risposto coraggiosamente Valdo, con calma.
— Davvero? — aveva domandato
quello, ironicamente.
— Certo; è il nome di un amico
dei poveri, di parecchi secoli fa.
Pietro Valdo è il fondatore della
chiesa dei miei genitori.
Le franche risposte del ragazzo turavano la bocca a tutti. Niente da
fare. Il piccolo Valdese era ormai
imbattibile. Non lo toccavano nè la
ironia, nè lo scherno.
Più saldo che mai Valdo apparve
negli anni che seguirono. Da tempo eran taciute le cantilene ingiuriose e sceme. Studenti e amici, e
spesso gli stessi professori, manifestavano volentieri la loro curiosità,
ogni volta che si toccava il tema della religione. E Valdo, judmo catecumeno solerte e appassionato, poi
neofita della comunità che aveva ac-colto con legìttima soddisfazione la
sua vibrante professìcme di fede, non:
si teneva indietro.
— I Valdesi erano una sètta medievale, contemporanea del francescanesimo. A proposito, poiché abbiamo fra noi uno dei loro lontani
discendenti... Valdo, ci vuoi spiegare chi era il fondatore della tua religione?
— Sissignore!
Non se lo faceva dire due volte.
Una parola dopo l’altra, un concetto dopo l’altro, Valdo spiegava tut-.
to, coscienziosamente, dall’a alla zeta. E poiché aveva la parola facile,
il ragionamento suasivo, la foga naturale dell’età, lo ascoltavano a lungo. Finiti i corsi, gli facevano capannello, *
Valdo era rispettato. Per nulla almondo avrebbe rinunciato a quello
che riteneva, giustamente, un titolo
di nobiltà, tutto suo. Avrebbe dimenticato piuttosto il cognome: ma
il suo nome, maij
(segue) Berto da Omola.
VOCE DELLE COMUNITÀ
9
San Germano Chisone
— Le nostre celebrazioni del 17
Febbraio, non ostante l’inclemenza
del tempo, si sono svolte con succes
A1 culto commemorativo il nostro
tempio era gremito. Molti partecipanti al pranzo tradizionale. La giornata si è chiusa con una serata oficiia dalla gioventù.
- Abbiamo iniziato, in queste ultime settimane, i lavori di preparazione per la costruzione della Nuova Sala per le attività giovanili e sociali della chiesa.
Esprimiamo la nostra riconoscenza al past. G. Bertinatti ed al
Rag. Domenico Abate per le loro visite, nonché al past. E. Micol per la
sua apprezzata collaborazione.
— Siamo lieti di presentare le nostre felicitazioni ed i migliori auguri al nostro apprezzato sanitario doti
V. Bertolino che ha vinto un recente concorso ed ha ottenuto la nomina a medico condotto del comune.
Battesimi. Comba Nino di Simone e di Comba Emma. Bouchard Loredana di Gustavo e di Micca Lucìa.
Avondet Eliana di Samuele e di
Comba Giulia. Ribet Erminio Celestino di Elvio e di Pranza Marisa.
■ Matrimoni. Avondet Ivo e Lantelme Ida. Alberti Mario Ernesto e
Tron Arminia Maria. Bleynat Attilio e Meynier Mirella Elìsa Margherita. Besson Arturo e Ribet Silvia.
Bouehard Ernesto e Soulier Amilda
Odetta. Chambon Enrico e Bounous
Emilia Caterina. Jahier Edvi Stefano e Franzoso Diana Maria.
Funerali. Ribet Margherita, di
anni 86 (Asilo). Bonnet Guglìelmina
ved. Rider, di anni 80 (Asilo). Vinçon Lidia ved Avondet, di anni 76
•(Asilo). Rostagnol Susanna, di anni
96 (Asilo). Beux Michele Laray, di
armi 83 (Gaydou). Bertalot Giovanni Enrico, di anni 81 (Gorge). Comba Caterina nata Pontet, di anni 59
(Martinat). Soulier Maria nata Baimas, di anni 54 (Lussie).
Quest’elenco di nomi ci parla della gioia e del dolore di molte famiglie. In ogni circostanza della vita
ci conceda il Signore di poter realizzare i benefici della Sua presenza
e la potenza deUe Sue consolazioni.
Corteo di fanciulli alle Valli: 17 Febbraio
Villar Pellice
Visita di Chiesa. Ha avuto luogo
nei giorni 29 e 30 gennaio u. s. ad
opera dell’aw. Ettore Serafino e del
pastore Gustavo Bouehard rispettivamente vice-presidente e segretario
della Commissione Distrettuale. Nel
pomeriggio del sabato il past. Bouchard presiedette le lezioni dei tre
corsi di catechismo interrogando gli
alunni e rivolgendo ad ogni classe
un messaggio. La sera rivolse alla
gioventù della parrocchia riunita
per uno dei suoi concentramenti periodici un efficace messaggio.
Domenica mattina l’aw. Serafino
salito in pulpito per presiedere il
culto d’inizio della Assemblea di
Chiesa rivolse ai presenti un edificante messaggio per esortarli a
« camminare con Dio ». Nel corso
della Assemblea vennero svolti i lavori consueti ed eletti un anziano
per il quartiere del Ciarmis e un
diacono per quello della Piantà.
Nel pomeriggio gli ospiti presiedettero una riunione del Concistoro
ed una dei monitori, entrambe ricche di animazione ed ottime nello
spirito concluse con la redazione del
verbale di prammatica.
La sera, all’Inverso, nella scuola
guemita da un pubblico particolarmente numeroso il pastore Bouehard
presiedette ancora una riunione offrendo ai convenuti un ottimo messaggio.
La Chiesa di Villar Pellice grata
a: membri della Commissione Di
strettuale per lo spìrito costruttivo e
fraterno con il <^ale hanno effettuato la loro missione, esprime loro la
sua sentita riconoscmiza.
XVII Febbraio. La grande solennità valdese è stata celebrata nella
nostra comunità con fervore e con
esito felice.
Ne aprivano le manifestazioni alcune riunione dedicate alla storia
valdese e alcuni studi preparati dalla gioventù nonché un culto solenne
celebrato il 13 febbraio con la celebrazione della Santa Cena e con l’insediamento di due nuovi membri del
Concistoro, i fratelli Giovanni Frache e Valdo Albarea.
La sera del 16 febbraio con la consueta solennità ebbe luogo l’accensione del falò del Sabbione. Vari giovani si prodigarono, nella sua preparazione. Apprezzato il concorso della Banda Mimicipale, molto applaudito il discorso dell’Aw. E. Serafino
venuto apposta da Pinerolo e pure
gustate varie altre allocuzioni ascoltate con attenzione e rispetto, col
sussidio di un ottimo impianto di
altoparlanti. Bella l’illuminazione
artistica di molte case che dava a
tutto il paese un aspetto di vera esultanza.
XVII. ■— Alle ore nove adunata in
piazza e lungo corteo attraverso al
paese con le scuole in testa e sotto
la guida della Banda Musicale, Nel
Tempio il consueto programma di
recite e canti preparato dalle scolaresche, Quest’anno, la chiusura del
le scuole per due settimane, proprio
alla vigìlia della festa, aveva compromesso, a viste umane, la loro preparazione; ma nessuno se n’è accorto, venuto il gran giorno, assistendo al programma veramente perfetto svolto dalle scuole. I nostri valenti insegnanti hanno saputo far
miracoli. Simpatico il fatto che con
il consueto dono ai bimbi venne distribuito anche un elegante opuscolo « Liberazione provvidenziale »
scritto apposta per la circostanza da
uno degli insegnanti. Anche le recite non furono totalmente impostate nel modo tradizionale. Qualche nota attuale e locale si udì che
non poteva venire da lontano ed infatti l’aveva tracciata la penna dei
nostri insegnanti ai quali tutti rinnoviamo qui l’espressione della no,
stra gratitudine.
Numeroso il pubblico ed attento
in modo da non perdere una sola
battuta.
Pranzo. Ottanta commensali celebrarono nel salone delle attività una
bella agape fraterna. L’ambiente è
distinto e fraterno insieme, il pasto
ottimo e curato con impegno dagli
organizzatori ai quali il Concistoro
lo aveva affidato. Non ha tempo di
concludersi che già comincia il pomeriggio valdese con un programma
in parte predisposto e in parte improvvisato con grande valentia. Vibranti i canti, serena e viva l’allegria in tutti il sentimento di essere
sotto il segno della benedizione di
Dio.
Recita. La sera, nella sala gremita, la gioventù chiude degnamente
la bella giornata con una recita interpretata con finezza: Pastore Hall.
Non sono gli orrori di una guerra
esecrata che vogliamo ricordare ma
soltanto il contrasto delle liberazioni di Dio e dello .spirito cristiano
con l’infinita miseria umana. Quello stesso contrasto che abbellisce tutta la storia valdese.
Giornata Missionaria. Il 20 febbraio la miss.ìonaria Graziella Jalla
ha visitato la nostra chiesa rivolgendo vari messaggi, alle Scuole Domenicali, al culto principale e all’Unione delle Madri. La sera, un’altra
riunione missionaria è ancora stata
presieduta dai giovani della società
Pradeltorno. Lo spìrito missionario
è buono e benefico, lo abbiamo provato, e abbiamo sentito come esso
sia necessario alla edificazione della
nostra fede]
Altre attività. Due delegati villaresi hanno partecipato il 27 u, a. al
pellegrinaggio delle Valli nella Ciocìarìa ed il Pastore è stato incaricato
dell’annuale visita a Marsiglia. L’Unione del Tgynaud ha dato una recita a Bobbio Pellice ed una a S.
Secondo e quelle Unioni le hanno
restituite al Villar. Il pulpito è stato
tenuto nell’assenza del pastore dal
fratello U. Pascal e la Scuola Dome- nicale dal maestro Paolo Frache,
L’epidemìa di influenza si è andata accentuando in febbraio ed ha
causato alcuni lutti dolorosi dei quali diremo nella prossima corrispondenza.
Torre Pellice
Atti liturgici dal 1“ gennaio.
Abbiamo celebrato il matrimonio
di Blesso Lorenzo con Rivoìra Anna Maria e di Parise Ugo Carlo con
Ebanucci Maria; ed abbiamo invocato su questi sposi la benedizione
del Signore.
Non abbiamo amministrato alcun ^
battesimo.
Siamo stati invece chiamati molte
volte a visitare famiglie in lutto.
Nessun decesso durante il mese digennaio; ma registriamo ben novedipartenze durante il mese di feb-,
braio:
Il 2, Vinay Ester di anni 63; il 6,
Goss Caterina n. Stringat di anni 71; il 7, Cbarbonnier Luigi Augtisto di anni 73; il 10, Comba Delfina n. Congn di anni 61; il 20, Jouvenal Pietro di anni 73; il 27, Bovolenta Carlo di anni 87; il 27, Vinay Violetta di armi 75; il 27, Caìms
Paolina n, Besson di anni 80; il 1®
marzo, Margaría Susanna n. Richard dì anni 84.
Affidiamo al grande Consolatore i
cuori afflìtti ed a tutti esprimiamo
l’affettuosa simpatia cristiana della
Chiesa.
Nuovo Anziano. Con voto unanime l’Assemblea elettorale ha nominato il sig. Mario Enrico Corsani Anziano dei Simounds, vasto Quartiere « orfano » da parecchi mesi. Al
nostro fratello, solennemente insediato, al culto del 20 febbraio, nel-;
l’ufficio ch’egli già rivestì a Napoli,
la Chiesa esprime viva riconoscenza’
per l’opera zelante che egli ha subito intrapresa a favore di queUa parte della Comunità affidatagli, e l’aujurio di molte benedizioni.
Il 9 gennaio, sotto gli auspici delle tre Società missionarie ed organizzata dalla loro presideiitè signo-,
riña Lily Coì'sson, abbiamo avuto la »
4
4
L’ECO DELLE VALLL VALDESI
Domenica missionaria, col concorso
dei missionari sig.na Graziella Jalla
e Roberto Coìssonr Scuole domenicali e Catechismi riuniti, culto, conferenza con proiezione di un film documentario, bazar e buifet. Bella
giornata, che chiediamo a Dio di benedire ancora nel suo ricordo.
Lo Settimana valdese ha raccolto,
in vari culti, celebrazioni, riimioni
e serate, l’intera popolazione.
Non rileviamo — per non cadere
in ripetizione di « luoghi comuni »,
nè i falò, nè il corteo delle scuole,
nè le bandiere... (da noi, non esiste
più il tamburo!) Val la pena di rilevare i culti edificanti del giorno 17:
quello con la collaborazione dei
bambini, alle 9 e col valido aiuto
delle Insegnanti valdesi, tanto benemerite; e quello commemorativo
per adulti, alle 11 ; seguiti poi dalla
tradizionale « agape fraterna » al
Convitto, avvoltasi con ottimo spirito
e con la partecipazione di numerosissimi commensali. Di grande interesse è pure stata la Recita del dramma « Cisterne screpolate » di Edina Ribet Rostain, ripetuta tre volte
(una volta alla presenza dell’Autore) ed interpretata in maniera perfetta dalla Filodrammatica dell’U.
G. V. La Corale, come sempre apprezzatissima, prese parte attiva a
tutte le manifestazioni.
Una ‘visita gradita aH’Unione dei
Centro fu pòi fatta recentemente dal
pastore Franco Sommahi, Segretario generale della F.U.V.
Il 20 marzo avremo D. v. la gioia
di celebrare i primi festeggiamenti
del Centenario della Facoltà Teologica a Torre PelHce: cioè, come opportunamente osserva il Decano
prof. Valdo Vinay, nella Comunità
in cui la Facoltà ebbe la sua prima
sede.
Lo stesso prof. Vinay presiederà
il culto del mattino nel tempio e terrà, alle ore 21, una conferenza commemorativa in cui tratteggerà la preparazione dei Barba e degli Studenti del Medio Evo fino alla metà del
XIX" secolo, ossia fino all’apertura
dell’attuale Scuola di Teologia.
Mentre ringraziamo il prof. Vinay deUa felice sua iniziativa, gli
diamo sin d’ora il benvenuto più
cordiale; ed auguriamo che un numeroso pubblico e molti fratelli, anche di altre chiese e segnatamente
pastori, professori, studenti approfittino di questa occasione eccezionale.
Roma - Via IV Novembre
Nella sua casa in via Marianna
Dionigi, la Signora Alba Ade Ro-^
stan si è addormentata nella pace
del Signore.
La prova da lei sostenuta è stata
grande ei perciò più grande è stato
il trionfo della fede. Contemplando
la sua morte serena, abbiamo tutti
contemplato la luce dell’Evangelo
eterno. Abbiamo compreso come mo.
rendo si risuscita, e come ciò che è
terreno sia assorbito dalla vita di
Dio. La morte è apparsa una beatitudine di pace cristiana, perchè è
un ritorno alla casa del Padre.
La nostra sorella congedandosi da
tutti i suoi cari ha dimostrato quanto sia grande la vita santa che si risolve in un incontro con Gesù, nostro Signore. La ricorderemo quale
mite figura di una parabola evangelica. Pensiamo che a Betania, come
Maria, si sarebbe seduta ai piedi di
Gesù.
Le esequie, nel tempio di Piazza
Cavour, sono state una testimonianza di fede e di affetto. Il Pastore ha
letto il Salmo 23 da lei stessa indicato e ha fatto cantare gli inni che
prediligeva, n. 182: « Lungo rivi
queti ombrosi, la sua greggia Iddio
conduce... », e n. 236: « Verso Te
la voce alziamo, vieni a noi Signor
Gesù... ».
Rinnoviamo da queste colonne le
espressioni di fraterna solidarietà al
marito Dott. Carlo Ade, ai figli Renato e Lia, alle zie Signore Emilia
e Giulia Peri, alla cugina Signora
Anna Tilli e alle cognate Tecla e
Lina Ade care a lei come sorelle, a
tutti i congiunti. Il loro dolore è
grande ma grande è il conforto di aver potuto dare un’esemplare, amorosa assistenza alla loro cara, sì che
Ella poteva dire negli ultimi istanti
della sua vita terrena: a Grazie di
tutto. Se non avessi conosciuto questo abisso dì sofferenza, non avrei
conosciuto questo abisso di affetto ».
Le diie comunità di Roma con i loro Pastori, si associano compatti al
riimpianto della famiglia e benedicono la memoria della cara sorella.
Ella ha voluto che si scrivessero sull’annunzio della sua dipartita, le parole che iniziano il Salmo consolante : « Il Signore è il mio Pastore, nulla mai mi mancherà » (Salmo 23).
Ora le è data la pace nella comunio«
ne dei Santi.
« «
Il Dott. Carlo Ade, i suoi figli, i
parenti, ringraziano tutti coloro
che hanno voluto dimostrare affetto
e solidarietà nell’ora del dolore. La
cara Alba Ade, figlia del pastore An.
tonic Rostan, ben nota nella Chiesa
Valdese, ha avuto manifestazioni di
simpatia che sono state gradite dai
suoi come offerta di consolazione
fraterna.
Montreal
In occasione del 17 Febbraio, il
Pastore e la Signora Renzo Bertalot di Ivrea, recentemente venuti
dall’Italia per prestare la loro opera presso la Chiesa Presbiteriana Italiana di Montreal, hanno organizzato una riunione intima in casa loro, alla quale hanno partecipato i
valdesi residenti a Montreal. Presenti erano il sig. Codino Livio di Prarostino, il sig. Martinat Fernando di
Maniglia, il sig. e la signora Fontana Alberto di Villar Pellice, il sig e
la signora Ribetti Ferdinando di Pomarette, la signorina Gentile Carmen di Montreal, il Pastore e la signora Antonio Moncada di Pachino.
In una atmosfera intima e familiare il Pastore Bertalot ha rievocato alcuni episodi della storia valdese soffermandosi maggiormente sul
martirio di Gioffredo Varaglia che il
29 marzo 1558 salì sul rogo dove, prima di morire, pregò il perdono di
Dio sui suoi nemici. Il Pastore Bertalot concludeva con alcuni cenni su
l’editto di Emancipazione, firmato
da Carlo Alberto, che ammetteva i
valdesi a godere di tutti i diritti civili e politici al pari dei sudditi cattolici romani. Questa, aggiungeva,
non era la libertà lungamente attesa, ma segnava, con la gioia e la riconoscenza di tutti i valdesi verso
Carlo Alberto, la fine di quel tormenloscr periodo di violenze e di soprusi.
Malgrado lontani dalla madre patria, i partecipanti alla riunione si
sono sentiti commossi al ricordo della sofferenza e delle gioie, ed una
preghiera si è elevata al Signore perchè continuasse ad aiutare e benedire la Chiesa Valdese nella testimonianza dell’Evangelo, sola luce del
mondo.
A. Moncada.
Valdese
Nous avons reçu, de Valdese, la
nouvelle de la mort de Mr. Frédéric
Péyronel, originaire des Clos de Riclaret.
Son départ, survenu le 5 janvier,
a été une délivrance pour lui, car
depuis quelques années il était pressque paralysé.
Travailleur opiniâtre et intelligent, dans le demi siècle passé dans
la Caroline du Nord, il s’était constitué une des plus belles fermes de
Valdese, vaillamment secondé par sa
femme, une Léger de Villesèche. M.
Peyronel était resté profondément
attaché aux Vallées et à l’histoire
vaudoise, dont il rappelait volontiers, dans le « Valdese News », les
évènements les plus importants,
quand l’occasion s’en présentait.
Nous le rappelons à la mémoire de
ceux qui l’ont connu et nous exprimons, à ses trois fils et à sa femme
surtout, l’expression de notre sympathie chrétienne. th.
PRO VALU
E’ uscito
La figura storica di Maria Madre di Gesù
di PAOLO BOSIO
Nuova edizione rivedala e correfla
Lire 70 oltre le spese postali
Ordinazioni alla Libreria Claudiana - Torre Pellice - c. e. p. 2/17557
“ Terra dei padri
Molti Valdesi o fratelli evangelici in Italia o all’estero e desiderosi
di acquistarsi una casetta nell’amata piccola patria delle Valli, incontrano spesso delle difficoltà per trovare nel momento opportuno quel
che loro occorrerebbe. Noi vogliamo
venir loro incontro in maniera confidenziale con una rubrica ” Terra
dei padri ” segnalando loro frequentemente le molte case e terre che sono continuamente in vendita alle
Valli. Risponderemo anche direttamente a coloro che desidereranno
maggiori informazioni, ma sempre e
soltanto a persone direttamente conosciute o a lettere accompagnate
dalla raccomandazione di un Pastore e da un congruo rimborso delle
spese di corrispondenza.
Indirizzare a ” Pro Valli ” - Villar Pellice (Torino).
Segnaliamo in questi’ prima comunicazione che numerose ville e
fattorie sono in vendita in quel di
Torre Pellice ed in quel di Luserna
San Giovanni. Case e terreni pure ci
si offrono a Bobbio Pellice, Villar
Pellice e Rorà.
Doni per Asilo vecchi di S. Giovanni
( Continuazione)
Guido Vinay 1.000; Melli Emma 500; Teruzzi Celina 100; Gardiol Davide 150; Malan Pina e mamma 400; Volpe Rina e Renato 500; Rivoira Umberto 300; Martina
Pietro 50; Bounous Giorgetta 200; Jourdan
(Bastia) 200; Edi e Mafalda Pons 200; Pro.
chet (Muston) 2.000; Chauvie Daniele 500;
Pons (Vallombrosa) 100; Peyrot Emilia
500; Malan Carlo 500; Peyrot Otto 100;
Peyrot Susanna 1.000; Stalle Liliana, Erica
e Livia 1.000; Stalle Carlo 500; Peyrot Attilio (Palas) 10.000; Ponso Robe.to e Walter
200; Peyrot Arturo (Palas) 500; Stalle Oreste 500; Bertin (Stalle) 200; Bonnet Daniele (Stalliat) 1.000; Fam. Ricca-Bonnet
(Rua) 300; Pitiavino Ernesto 100; Migliotti
Bruno 200; Rict-a Ersilio 300; Bonnet 300;
Bertin Remigio 100; Gaydou Predino 500;
Migliotti 500; Pons Mery 200; Charbonnier
Enrico 100; Cois?on Enzo 500; Parise Ivo
e Rivoira Ernesto 300; Gay Guido 200; Durand Roberto 20C ; Fam. Frache Meynier
500; Fam. Gaydou Guido 200; Gay Franco
400; Fam. Brijno Virginia 200; Fam. Fattori 500; Galp 500; Parise Alfredo 300;
Paschetto Adolfo 100; Mourglia Adolfo 203;
Cavaliere Carlo 15Q; Arnoulet Arturo lOO;
Fam. Albarin 100; Fara. Meynet Mario
1.000; Marauda - Federico 1.000; Vottero
Emma Bounous 500; Mondon Albino 100;
Giorgio Roman in mem. del padre 1.000;
Baridon Stefano 100; Pons Tersilla 100,
Doni per la festa del 17 Febbraio
La Commissione degli Istituti Ospitalieri
Valdesi, le Direttrici e i beneficati ringraziano, con riconoscenza, gli Operai, Capi e
Impiegati della RIV di Villar Perosa per
l’elargizione, in occasione della Festa del
17 febbraio, delle somme seguenti;
L. 61.550 per l’Asilo dei Vecchi di San
Germano Chisone — L. 17.000 per l’Orfanotrofio Maschile di Pomaretto — L. 33.000
per l’Orfanotrofio Femminile di Torré Pellice.
Un riconoscente pensiero viene pure ri.
volto ai Valdesi di Parigi che, nella ricorrenza della Festa, hanno collcttato per l'Orfanotrofio Femminile Valdese di Torre Pellice la somma di L. 14.200. A ognuno degli
oblatori giunga, tramite « L’Eco », la gratitudine degli assistiti nelle Opere beneficate.
Direzione e Redazione
Prof. Gino Costabel
Via G. Malan - Luserna San Giovanni
Pubblicazione autorizzata del Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 19 gennaio 1955.
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
AVVISI
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buon trattamento
rivolgersi :
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Parco fuor del venlo, 8
La famiglia della compianta
Enrichetta Clot
di anni 69
esprime un sincero e sentito ringraziamento a tutte le numerose persone che le sono
state vicine e le hanno espresso là propria
simpatia in occasione del grave lutto che
l’ha colpita. Un ringraziamento particolare essa rivolge al Pastore Micol, ai parenti, agli amici ed ai vicini di casa i
juali, oltre alla propria simpatia, le hanno portato il contributo prezioso del loro
aiuto.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla
mi mancherà ». (Salmo 1: 1)
Pramollo (Bocchiardi). 15 febbraio 1955.
La famiglia ed i congiunti dell’indimenticabile
Caterina Comba
naia Ponfel
{deceduta il 18 febbraio in Pinerolo all’Ospedale Cottolengo, all’età di 59 anni)
nell’impossibilità di farlo personalmente
ringraziano quanti sono stati di conforto
al lo-o dolore. In particolar modo i pastori Bert e Rostan, il dott. Bertolino, la
famiglia Pons e tutti i parenti ed amici
che hanno dato manifestazione di simpatia
ed affetto alla memoria della cara Estinta.
Inverso Porte, 18-2-1955.
La .sorella Alice, il fratello Prof. Ermanno e famiglia, commossi per le affettuose manifestazioni di simpatia avute pei
la dipartenza della loro cara
Violetta Vinay
che il Signore ha richiamata a Sè il 27
febbraio u. s., ringraziano di cuore tutti
quanti hanno preso parte a questo loro
nuovo lutto.
In modo particolare ringraziano i Pastori sigg. G. Bertinatti e L. Marauda per
le loro parole di conforto, il Dr. E. Gardiol, Suor Susanna Coisson, Suor Margherita e la Signorina Ostini che hanno assistito con tanto amore la cara defunta, e il
personale del Rifugio Re Carlo Alberto.
Torre Pellice, li 2 Marzo 1955.
Il 26 Febbraio u. s. il Signore ha richiamato a sè l’anima di
Carlo Bovolenta
di anni 88.
La Vedova Anna fVeise ne dà l’annunzio,
ringraziando il Pastore Luigi Marauda e
quanti l’hanno circondata nella dolorosa
prova.
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede» (2 Tim. 4: 7).
Nella sera del 28 febbraio entrava serenamente nella pace di Dio
Susanna Richard
ved. Margarla
Per espressa volontà della Defunta la
figlia coi congiunti ne danno annunzio a
funerali avvenuti.
Serve di partecipazione.
Si dispensa dalle visite,
« L’Eterno ti condurrà ».
(Isaia 58, v. 11)
Le famiglie Bounous, Mondon e Vottero, commosse per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della dipartita
della loro cara
Mamma
ringraziano sentitamente tutti coloro che
in qualsiasi modo presero parte al loro
dolore e in modo particolare i Pastori sigg.
Jahier e Bertinatti, la rappresentanza delle
Orfanelle di Taire Pellice, VUnione delle
Mndris gVinquilini, i vicini di casa e la
cara Elisa Jalla,
Luserna S. Giovanni, 1° marzo 1955.
/ familiari della compianta
Susanna Baridon
ved. Michelin Salomon
di anni 85
sentitamente ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore per la dipartita
della diletta Estinta.
Villar Pellice, 25 febbraio 1955.
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