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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
1006C TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 1(5
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TORRE PELLICE 19 Aprile 1974
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
TEMPO DI PASQUA
RisurreÆione
(Luca 24: 35-40)
Da una predicazione pronunciata nel
tempio di Corso Oddone, a Torino, il
giorno di Pasqua (14 aprile) 1974.
La sera di Pasqua, quando Gesù
comparve in mezzo ai discepoli
che, insieme ai due di Emmaus,
stavano parlando di lui e della risurrezione, « essi, smarriti e impauriti pensavano di vedere uno
spirito » (Luca 24: 37). Singolare
contraddizione! Parlavano di Gesù
vivente, ma quando lo vedono non
ci credono. Dicevano: « Il Signore
è veramente risuscitato » (v. 34),
ma quando ce l'hanno davanti,
pensano di vedere uno spirito. Che
cosa significa questo forte contrasto tra le parole dei discepoli e il
loro comportamento? Significa
che la risurrezione a parole è una
cosa, nella realtà è un’altra; dire
« risurrezione » è una cosa, averla
davanti è un’altra. Certamente
non c’è altro punto deH’evangelo e
della fede in cui così grande è il
divario tra le nostre parole — anche sincere, convinte; anche parole di fede — e la realtà che vogliamo dire.
Diciamo « risurrezione » — come potremmo non dirla? Non è
forse la parola che meglio di ogni
altra riassume Tevangelo, meglio
persino della parola « croce? » —
diciamo « risurrezione » con tutta
la fede di cui siamo capaci, la cantiamo nei nostri inni, la confessiamo nel nostro Credo, ogni domenica ricorda Pasqua, ogni culto avviene nel nome del Risorto, è come un appuntamento con lui —
eppure questa parola decisiva e
centrale, « risurrezione », è molto
più. grande di noi, forse persino
troppo grande per noi, ci supera
di gran lunga in ogni senso e in
ogni direzione. Noi la pronunciamo, e non possiamo non pronunciarla; se la tacessimo, sentiremmo
di tradire Tevangelo proprio in ciò
che ha di più specifico; se la tacessimo, tutto il cristianesimo resterebbe come sospeso in aria, senza
fondamento. Noi dunque pronunciamo la parola « risurrezione »,
come i discepoli la sera di Pasqua
(« Il Signore è veramente risuscitato »); ma la loro confusione
quando Gesù appare in mezzo a
loro (erano « smarriti e impauriti »), la loro incapacità di riconoscere quel Signore che pure dichiaravano vivente (« pensavano
di vedere uno spirito »), la loro
prontezza a parlare della risurrezione e la loro resistenza a far propria la realtà della risurrezione —
tutto questo deve renderci sobri e
misurati perché è probabilme che
il divario che c’è tra le parole dei
discepoli e il loro comportamento
a proposito della risurrezione ci
sia anche tra le nostre parole e il
nostro comportamento. Come i discepoli diciamo « risurrezione »:
ma sappiamo veramente quello
che diciamo quando pronunciamo
questa parola?
Perché « risurrezione » è una parola tanto più grande di noi? Perché ci supera talmente? Perché appena pronunciata, è per così dire
subito smentita, subito contraddetta — nei fatti — proprio dai
discepoli che Thanno affermata —
a parole? Perché i discepoli, di allora e di sempre, pochi istanti dopo aver affermato la risurrezione,
ricadono nello smarrimento e nella confusione e non riescono a rendersi conto che la risurrezione non
è solo una parola, è una realtà, non
è solo un discorso ma un fatto?
Perché i discepoli, di allora e di
sempre, fanno tanta fatica a passare dalla parola « risurrezione »
al fatto « risurrezione »? Perché
appena giunti alla frontiera di
questo mondo nuovo, anziché varcarla ci fermiamo esitanti, anziché
fare il passo decisivo in avanti indietreggiamo verso i vecchi dubbi,
le vecchie domande, l’antico inguaribile scetticismo, 1 antica quasi innsts. incredulità? « PcTché sicte. tufbuti? » chiede Gesù ai discepoli — turbati come in presenza
di una realtà che vi supera tanto
che non riuscite a crederci pur
avendola davanti, un fatto più
grande di ogni vostra attesa e di
ogni vostro progetto, in tutti i sensi più grande di voi?
La risposta è semplice: le cose
che ci superano sono quelle che
non possiamo fare. Possiamo inventare e reinventare, costruire e
ricostruire. Possiamo cambiare le
cose, non solo guardarle. Possiamo cambiare i rapporti fra gli uomini, fra i popoli, fra le razze, fra
1 uomo e la donna — è urgente farlo, perché continuando nella disuguaglianza, nella sopraffazione,
nella prepotenza, nelToppressione,
si finisce male è non bene. Possiamo trasformare il rnondo e non
solo interpretarlo — è urgente farlo, perché non sembra che ci siano
alternative fuori di questa: 0 cambiare profondamente, radicalmente, o perire. Anche l’uomo può
cambiare, benché sia difficile, può
migliorare,'benché sia tutto relativo, può progredire, benché sia discutibile. Possiamo dunque cambiare le cose, la vita, i rapporti/la
società, e un po’ persino noi stessi. Ma la risurrezione è ancora
un’altra cosa. Non solo cambiare,
trasformare, costruire; non solo
trasformare ciò che è o creare ciò
che non è; ma trasformare ciò che
è morto, ricreare ciò che non é
più! È questo la risurrezione ed è
questo che noi non possiamo fare.
Possiamo trasformare la vita ma
non possiamo trasformare la morte. Possiamo suscitàre la vita che
non c'è ancora ma non possiamo
risuscitare la vita che non c’è più.
Ecco perché la risurrezione è tanto più grande di noi: perché è una
parola umana che descrive un’opera non umana; possiamo pronunciare la parola ma non possiamo
realizzare la cosa.
E allora? Allora bisogna che intervenga un altro che non siamo
noi. La difficoltà di accettare la risurrezione è tutta qui: è la difficoltà di accettare che un altro abbia
a che fare con la nostra vita e la
nostra morte: un altro che non solo « esiste » ma opera, non solo
parla ma agisce. Ecco che cosa significa accettare la risurrezione:
significa accettare Dio. In fondo,
dire risurrezione significa dire Dio.
E dire Dio significa dire: c’è un
altro nella mia vita e nella mia
morte, per la mia vita e contro la
mia morte, per trasformare la mia
vita in nuova vita e la mia morte
in risurrezione.
« Palpatemi e guardate » (v. 39)
è l'invito di Pasqua ai discepoli
smarriti. Com'è materiale questo
invito! Chi se lo aspetterebbe dopo
la risurrezione! Ma proprio questo
è significativo, che Gpù risorto
non si rifugia nello spirituale, come invece amano fare i cristiani di
ogni epoca. Lo spirituale può diventare un comodo rifugio per eludere il duro confronto con la real
tà. Gesù non vuole che questo accada e perciò accetta la verifica
materiale, anzi la sollecita dai discepoli. La concretezza del Cristo
risorto non è inferiore a quella del
Gesù storico. Così risulta che egli
non è « uno spirito » (vv. 37 e 39),
non è una creatura irreale: la risurrezione introduce in un’altra
realtà, diversa da quella che la
Bibbia chiama « carne e sangue »,
ma non nella irrealtà! Secondo lo
evangelo di Giovanni è solo Toma
che vuole toccare e vedere; secondo Tevangelo di Luca la proposta
è per tutti. Il dubbio di Toma è il
dubbio di tutti — di tutti i discepoli, di tutti gli uomini: Gesù risorto e vivente tra gli uomini è un
sogno, un’illusione collettiva, al
massimo un simbolo oppure è una
realtà? È un ricordo o una presenza? È « uno spirito », cioè un’apparizione fugace e fantomatica oppure è una persona reale,, concreta,
che sa e vuole « rimanere » con
gli uomini (v. 29)? Gesù è il nome
che riassume le nostre speranze incompiute e perciò sempre vive, i
nostri progetti più arditi, la nostra
tenace volontà di lottare, la nostra
irriducibile decisione di costruire,
malgrado tutti gli ostacoli, un
mondo fraterno, libero e giusto,
un mondo umano, oppure è il nome che fonda tutte queste cose e
molte altre insieme? « Palpatemi
e guardate »: non sono un fantasma, non sono un ricordo, non sono un simbolo.
Se non fosse risorto, allora sì
che Gesù sareb^s uficsessarìamente diventato « uno spirito », un
personaggio ideale e irreale, un nome simbolico. Se non fosse risorto
Gesù non avrebbe potuto diventare altro. Solo così avrebbe potuto
sopravvivere nel. ricordo degli uomini. Dicendo e ripetendo « Palpatemi e guardate » Gesù invita gli
uomini a non considerarlò « uno
spirito », una nostra immaginazione, ma a riconoscere la sua realtà.
Gesù, insomma, vive, non sopravvive. Pasqua vuol dir queso.
Paolo Ricca
COLONIA, 17-21 FEBBRAIO 1974
SinodB valiese rieplateese
Corpo Pastorale
Il Sinodo è stato preceduto da una
riunione del Corpo Pastorale che ha
avuto luogo nel « Parco 17 Febbraio ».
Sono stato incaricato di presentare
una relazione sulla situazione del pastorato in Italia. Subito mi sono reso
conto di come fossero vive le tensioni
aH’interno del Corpo Pastorale, anche
nell’area del Rio della Piata.
Il Corpo Pastorale è formato nella
sua grande maggioranza da pastori
piuttosto giovani, aperti ai nuovi problemi della presenza della Chiesa nel
mondo. Questa posizione è mal compresa da alcuni pastori più anziani
i quali temono che le nuove esigenze
di inserimento nella situazione sociale
e politica possano far venir meno la testimonianza diretta del messaggio
evangelico. Le comunità, d'altra parte, fanno fatica a seguire l'orientamento dei pastori, non vogliono essere
messe in causa, specie in una situazione così critica come quella dell’Uruguay.
Anche un gruppo di giovani delle
comunità, raggruppati nella Federazione Giovanile Valdese, è orientato
verso posizioni di conservazione, sia
per quanto riguarda il rinnovamento
teologico, come pure per quel che concerne un chiaro impegno nella vita sociale del paese. Data questa situazione, la tematica dell’incontro pastorale
si è concentrata sul problema della
predicazione oggi.
Attualmente il Corpo Pastorale è di
18 pastori e non tutte le sedi pastorali
possono essere coperte. Il problema è
grave. Per quanto riguarda i singoli
pastori, date le enormi distanze, essi
sperimentano tutte le difficoltà dell’isolamento. Si sente «empre -più la
necessità di incontri per un comune
aggiornamento teologico.
I lavóri del Sinodo
,11 Sinodo si è aperto il 17 febbraio
con un culto nel quale il Moderatore
dell’area italiana ha dato la predicazione. Le sedute hanno avuto luogo nel
tempio di Colonia. Ha presieduto la
sessione sinodale il pastore Wilfrido
Artus che molti di voi ricordate in
quanto egli ha avuto frequenti occasioni di partecipare ai nostri lavori sinodali a Torre Pellice. Il pastore Wilfrido Artus ha presieduto i lavori sinodali con grande competenza ed ener
XX Giornata Mondiale
contro la lebbra
La missione evangelica vi invita a partecipare
Come ogni anno, anche per il 1974
siamo stati invitati a prendere parte
alla Giornata mondiale contro la lebbra
alla quale partecipano in tutto il mondo chiese cristiane ed enti laici che sono impegnati nella sfibrante lotta contro una malattia dalle molte sorprese
e che colpisce ancora oggi fra 15 e 20
milioni di persone. La « giornata » è
prevista entro la fine di Aprile. Poiché
una parte considerevole della lotta contro la lebbra è affidata alle iniziative ed
alle possibilità di opere cristiane, il
vostro aiuto e la vostra collaborazione
sono essenziali.
La Missione evangelica contro la lebbra celebra quest’anno il suo Centenario, come è già stato annunziato, ed in
questa occasione, oltre al lavoro normale in molte zone del mondo è stata
lanciata una grande campagna nello
Zaire, nel Buthan e nell’Asia Sud Orientale, in collaborazione con 1 Governi
locali. Ecco qualche notizia da queste
zone;
Zaire (ex Congo Belga)
Su 21.000.000 di abitanti i lebbrosi
sono 600.000 (quasi il 3%) e di essi soltanto 30.000 (uno su venti) riceve cure
adeguate. Molti dei centri per lebbrosi
che sono stati fondati dal 1930 sono diventati semplicemente posti di ricovero per i lebbrosi cacciati dai loro villaggi e luoghi dove possono essere semplicemente dimenticati. Le cure che vi
sono insufficienti ed in molti casi l’ignoranza porta alla progressiva deformità
ed alle mutilazioni che potrebbero essere evitate o per lo meno limitate con
cure adatte. Così riferisce il responsabile della Missione Ev. contro la lebbra in Zaire, il sig. A.D. Askew che so
vrintende al lavoro nel NE del Paese
dal 1972.
Il dr. Stanley Browne, direttore del
centro studi leprologici della Missione
a Londra e per lunghi anni medico nell’ex Congo Belga per conto della stessa
Missione sottolinea la mancanza di nozioni di base riguardo alla lebbra nella
popolazione. Ma chi oggi è ignorante
può essere istruito e può collaborare
per risolvere questo terribile problema
anche con scarso personale e pochi
mezzi.
Il programma di lavoro per il Nord
Est dello Zaire prevede quanto segue:
rafforzare il gruppo al lavoro a Yoseki
con un altro medico, un infermiere ed
un fisioterapista; trovare, istruire e stipendiare un sufficiente numero di paramedici, provvedere ai trasporti per jl
lavoro ambolaturiale e costruire i fabbricati indispensabili attrezzandoli
scientificamente. Occorre soprattutto
formare personale locale con studi specializzati e per questo inviarli al centro
etiopico di medicina interafricana
ALERT. Con questo personale si potrà
sviluppare sufficientemente le cure ambulatoriali nei villaggi e fare in tutta
la regione un lavoro scientificamente
serio.
Buthan
In questo Paese sulle pendici dell’Himalaya abbiamo una grande e forse unica occasione per iniziare il lavoro nella regione orientale. Il progetto in corso di attuazione integra il lavoro della Missione ev. contro la lebbra in un piano medico generale in
(continua a pag. 2)
già. Ogni mattina egli ha scelto per la
meditazione dei passi dell’Evangelo
che centravano la tematica di alcuni
motivi delle origini del movimento
valdese.
L’atmosfera delle sessioni sinodali
era quest’anno molto calma in confronto — mi dicono — di quella dell’anno scorso. Come nel nostro Sinodo,
anche nel Rio della Piata vi sono alcuni membri che prendono del continuo la parola. L’ordine dei lavori era
talmente carico che la parola che più
di frequente il presidente pronunciava
era: « Adelante ». Proprio per questa
ragione è stato deciso di sperimentare per il prossimo anno un lavoro sinodale per commissioni.
Approvazione del testo
della Disciplina Generale
Dopo 14 anni di lavoro comune, quest’anno il Sinodo — sessione Rioplatense — ha approvato in seconda votazione il testo della Disciplina Generale delle Chiese Valdesi. Questo fatto
è rilevante per tutto il popolo valdege
in quanto sono state chiarite le nostre
posizioni ecclesiastiche ed abbiamo definito un valido rapporto di unione.
Come afferma il primo articolo della
nuova Disciplina, vi è una unica Chiesa Valdese in due aree distinte. Le
Chiese Valdesi « formano nella loro totalità un unico corpo che vive nella sola grazia del Signore ». Il nome valdese supera così i confini nazionali. Anche il Sinodo è unico nelle due aree,
sebbene si svolga in due sessioni.
Centenario
L’organizzazione di un viaggio in
Italia, mediante charter, non è andata
a buon fine per difficoltà delle linee
aeree. Un gruppo di valdesi sarà ugualmente presente in agosto alle Valli.
Per esprimere l’unità della Chiesa Valdese nelle due aree, abbiamo invitato
il .nuovo Moderatore della Mesa VaT
dense, il Pastore Mario Bertinat, non
solo a venire alle Valli, ma anche a
partecipare al culto del 18 agosto nella liturgia e con un messaggio.
La tematica del movimento valdese
prima di Chanforan sarà presentata
nelle comunità mediante cicli di predicazioni ed incontri. Anche per i no-,
stri fratelli del Rio della Piata il centenario può essere una occasione di rifiessione. Il problema di una « identità » valdese oggi nel Rio della Piata
può essere pieno di significato, non
certo nella linea di una « auto-glorificazione », ma quanto per la portata
degli elementi di fondo del movimento
valdese del medio evo nella situazione del nostro tempo.
Evangelizzazione
Il nostro Sinodo, nel messaggio rivolto alle Chiese in occasione del centenario e nella discussione che ne è seguita, ha sottolineato l’esigenza della
evangelizzazione oggi. Noi ben sappiamo quanto sia essenziale questa esigenza per restare fedeli alla vocazione ricevuta da Dio e alla testimonianza resa dai valdesi nel corso dei secoli. La domanda che ci poniamo è questa: le comunità valdesi del Rio della
Piata sentono ancora questa esigenza
dell’evangelizzazione? Il problema ci
pare molto serio in quanto ho avuto
l’impressione che le comunità nel Rio
della Piata siano formate quasi unicamente dai discendenti dei valdesi im(continua in 3“ pag.)
H|iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
■ Il Cairo ha annunciato la scoperta del più
importante giacimento petrolifero egiziano, al largo di Ras Ghareb, nel Mar Rosso.
A pieno sfruttamento, potrà fornire 18 milioni di tonnellate di greggio all’anno; già a breve scadenza potrà fornire 50.000 barili al
giorno.
• Tv a eolori per 2 milioni di cattolici :
l’arcidiocesi di Chicago inaugurerà prossimamente quattro canali televisivi a colori
che diffonderanno programmi per 2 milioni
di spettatori cattolici. Lo scopo è raggiungere
non solo le scuole, ma il clero, gli insegnanti,
i catechisti e le varie istituzioni diocesane.
9 Helder Camara, che ha avuto quest’anno
un "premio Nobel per la pace" alternativo, è stato riproposto (per la terza volta) come candidato al Premio Nobel per la Pace
1974 da 137 docenti e da 104 parlamentari
olandesi.
^ Esperti italiani dellTstituto centrale dei
restauri hanno concluso un programma di
restauri nelPabside di Santa Sofia, a Istambul,
un’opera del IV sec. I lavori sono stati eseguiti grazie a un finanziamento della FIAT,
con il concorso della Dumbarton Oaks Foundation, dell’architetto italiano Pavone e di
numerosi esperti e operai turchi.
2
pag. 2
N. 16 — 19 aprile 1974
Critichiamo...
per far meglio
j _ Romaj^ 7 aprile 1974 , !
Caro Gino,
ricevo Luccj/Eco del 29 marzo e leggo con
una certa sorpresa la lettera di Giovanni Conte, che solo poche settimane fa avevo sentito
con piacere qui nella nostra chiesa.
Ciò che mi sorprende nella sua lettera è
che metta in discussione il diritto di critica
fraterna all’operato altrui nella chiesa valdese.
Ovviamente' non voglio dire che una comunità
e il suo concistoro non abbiano il diritto di
prendere le decisioni che credono, però tutto
cjuello che si fa deve poter essere esaminato,
discusso ed eventualmente criticalo.
Nella fattispecie a me era parso molto rincrescevole che un concistoro avesse ritenuto
in coscienza di dover far sospendere un’attività di servizio immaginata e gestita dai giovani credenti. In tempi come i nostri, non sarebbe stato invece un motivo di allegrezza
che dei giovani abbiano avuto iniziativa e
impegno? Come pure mi è dispiaciuto qhe
siano stati tirati in ballo gli amici e donatori
dei locali di ’V^illar Perosa e le loro preclusioni a qualsiasi attività che non fosse il servizio del Signore, quando è chiaro che questa espressione è certamente molto ampia
e può includere moltissime forme di attività
e di servizio del prossimo {a meno di darle
il senso tecnico di « culto ») e la valutazione
positiva e negativa che può essere data da
persone lontane dipende in massima parte dal
modo di prospettare loro le cose.
Ripeto comunque che, senza toccare per
nulla la libertà di un concistoro di prendere
i provvedimenti che crede, a me era parso
un atto poco pedagogico nei confronti della
gioventù, ed ero stato sul punto di scrivertene per manifestare questa mia perplessità. Ma
ora — ed è questo il punto che più mi duole
— pare quasi che non sia più consentita la
critica fraterna e la manifestazione di pareri
contrari. Si può discutere e non essere d’accordo sulle forme della critica, ma questa va
considerata nel merito, mi sembra.
Che la EGEI sia « fuori della chiesa » può
essere vero in quanto « istituzione » (ma solo
fino a un certo punto), ma le persone, non
sono forse i nostri giovani? Io sono stato al
congresso di Ecumene, ce n’erano circa duecento, e ti assicuro che non mi sono affatto
sentito fuori delia chiesa, anzi ho scoperto,
specialmente nelle commissioni(io era in quella
su scuole e istruzione) una realtà ecclesiale di
cui molti ignorano l’esistenza (salvo forse i
membri della Tavola e delle Commissioni distrettuali), un pulsare di attività di ogni genere che impegnano tempo, energia e consacrazione di centinaia di giovani.
Nella stessa lettera c’era poi una stroncatura della pagina deUa Valli, fjuesto significa
che il diritto di critica è ancora ammesso...
Ora, probabilmente ci sono delle imperfezioni in quella pagina; ma mi domando in
quale misura ciò non sia dovuto aUa fretta e
alla solitudine con cui nella nostra chiesa tutti
sono lasciati a fare il loro lavoro — anche tu
ne saprai qualcosa, immagino! Secondo me,
gli argomenti trattati neUa pagina deUe Valli
dovrebbero essere più problematizzati, la gamma irricchita e le notizie discusse e valutate
da un gruppo anche piccolo di persone; appunto perché la pagina non sia soltanto una
copia di altri periodici regionali. Ma gli argomenti, menzionati, ohibò, sono quelli offerti dalla realtà: il giornale non se li inventa. La vita dei nostri membri di chiesa è costituita anche a quei fatti, non solo dai convegni di catecumeni, dai bazar, dalle sedute
della Enrico Arnaud e della Zambesia. Vogliamo che. i giornali deRa chiesa siano soltanto pei- le persone che hanno la possibilità
di frequentare queste attività di chiesa? escludiamo tutti gli argomenti che toccano la vita concreta degli uomini, il lavoro, la tèrra,
le strade, le scuole dei loro figli, le prospettive per avviarli al lavoro, ecc. ecc. e la cerchia dei lettori si ridurrà sempre più ai pastori e alla cerchia dei sostenitori delle attività parrocchiali. Ma possiamo astenerci dal
parlare di quelli che sono veri motivi di interesse o di preoccupazione della nostra gente,
e forse come se non esistessero?
Lo stesso succede con i giovani : chi ha dei
figli dai 15 anni in su sa che i problemi che
li appassionano oggi sono queUi concreti e vivi
della società in cui vivono. Ne parlano a scuola e in interminabili incontri post-scolastici:
possiamo noi bandire questi argomenti quando riuniamo i giovani alla luce della Parola
di Dio?
Perciò concluderei dicendo : critichiamoci
pure gli uni gli altri, pratichiamo la riprensione fraterna (e se non è fraterna, tu usa le
forbici di Direttore), ma non per precludere
o censurare, bensì per fare sempre meglio,
per comprendere i problemi del prossimo, per
chiarirli, per metterli in relazione con l’Evangelo.
Fraternamente, Bruno Cor.sani
I ci scrivono
Meditare Matteo 25
Mi spiace molto quando devo dissentire su
quanto scrive un Pastore, non soltanto Valdese ma di qualsiasi denominazione evangelica. Mi riferisco alla poco felice lettera del
Pastore Giovanni Conte sul n. 13 del 29
marzo u. s. È chiaro che la sua posizione è
quella di un conservatore-pietista di stampo
antico e di questo mi devo stupire con rammarico. Pazienza nelle persone anziane che
non hanno più potuto aggiornarsi teologicamente, ma da un nostro Pastore giovane,
sentire chiedere ai giovani Evangelici con
quali motivazioni bibliche si interessano dei
problemi dei « minimi » cioè della gente contadina e operaia, è deprimente. Siamo noi ohe
vi possiamo invece chiedere col nostro modo
schietto ma fraterno, su quale base biblica vi
fondate per NON interessarvi ai nostri problemi e perché NON volete che li esponiamo
nelle nostre assemblee per averne consiglio e
guida fraterni. Prova disgusto il Pastore Giovanni Conte a parlare di scioperi per rivendicare i miglioramenti di vita dei suoi parrocchiani? Non mi faccia credere che desidera rimanere sordo a questa nostra sofferenza
ancora per molto tempo. Noi siamo ancora
presenti nella Comunità in attesa di ascolto
e di comprensione NON VOGLIAMO che
ascoltino SOLO NOI escludendo gli altri, altrimenti non crederemmo ancora nella Co
munità, nella solidarietà. Se facessimo astrazione dalla fede ce ne saremmo andati anche
noi, da un pezzo.
Sappiamo che le assemblee sono in maggioranza propense a non occuparsi dei problemi
della Valle, ma credo sia per mancanza dì
sensibilizzazione. E questo Ipvprò lo devono
fare i consigli di Chiesa coi loro Pastori se
soltanto vogliono meditare su Matteo c. 25
V. 31 e seguenti: ...a In quanto non l’avete
fatto ad uno di questi miniinì, non l’avete
fatto neppure a me ». Cioè per prevenire la
fame e la sete, accogliere il forestiero, rivestire l’ignudo, ci sono molte cose da fare
all’esterno delle Comunità. Per prevenire il
moltiplicarsi degli infermi, dei malati, bisogna lottare per eliminare la nOCività sui posti
di lavoro, il pendolarismo e dare a tutti la
possibilità di avere una casa sana e calda e
adoprarsi affiché non succeda come a Santiago del Cile dove un milione di persone non
potendo più pagare 1’affitto si è riversata alla
periferia della città dove al posto della casa
ha ricevuto un bidone di ricupero. Quanto ai
prigionieri non sarebbe forse più evangelico
andarli a visitare quando sono ancora liberi
e portare loro l’Evangelo che può cambiare
la loro vita?
Il lievito va messo ben dentro la pasta per
farla lievitare.
E il granello di semenza se non muore non
porta frutto. Qui c’è lavoro per tutto le vocazioni per tutte le disponibilità e per TUTTE
le persone che vivono chiuse nel loro stretto
rapporto con Dio, ma a cui manca il rapporto orizzontale con gli uomini. Ecco il nuovo
pietismo che ci ha proposto Carlo Barth. E il
Moltmam ha affermato: « Il ritiro della teologia e della fede nella sfera privata, ha abbandonato il campo della politica alle forze
senza Dio. La fede privata che cerca Dio e
la Sua giustizia non più nel mondo ma solo
nell’anima, si è alleata all’ateismo pratico
che cerca il mondo senza Dio e giustizia e con
esso ha stretto un patto di morte, la morte
di Dio nel mondo ».
Realizza benissimo che noi operai stiamo già
ad un discreto livello sociale ed economico rispetto ad altri « minimi » come i nomadi in
cerca di lavoro nel nord Italia e nel nord Europa, gli emarginati, i pensionati che devono
campare con meno di mille lire al giorno, i
malati, i carcerati. AUiiamo combattuto lotte
durissime per buona parte di queste cose ed
il nostro giornale non le riportava. Ora che
abbiamo questa pagina delle 'Falli condotta
con profonda competenza dal Pastore Ermànno
Genre e dai suoi colleghi e che interessa molti di noi, vorreste metterla a tacere? L’ordine di Cristo è di essere testimoni ovunque.
La nostra testimonianza deve essere una denuncia di tutte le ingiustizie che rileviamo
uscendo dalla nostra cameretta e dal nostro
tempio. I 'Pastori, sono per la loro cultura e
a loro posizione sociale, degli intellettuali borghesi e eomprendo benissimo la loro difficoltà
ad immergersi nei gravi problemi della popolazione; ma quando alcuni di loro sono dotati di questa sensibilità ed hanno ricevuto
dal Signore questo dono e questa vocazione,
credo sia molto pericoloso dare un giudizio
che nega tutto questo e trincerarsi nell’incompetenza del giornale come fa pure il gruppo
della « élite borghese » di Torre Pollice. Io
credo che occuparsi dei problemi della gente,
sia anche una forma di lode al Signore e una
proclamazione della signoria di Cristo.
Molto cordialmente: Umberto Rovara
Precisazioni
San Germano, 16 aprile 1974
Caro direttore,
le ultime repliche in ordine di tempo alla
mia ormai « famosa » lettera di alcune settimane fa sono finora state assai poco telegrafiche; cercherò comunque di mantenere questa mia in limiti accettabili di concisione, anche per rispettare la concisione di quanti hanno pensato di dover sottolineare il loro accordo
con quanto ho cercato di sostenere.
1) Innanzitutto sarebbe ora di mettere in
chiaro con non c’è stata una specie di connivenza tra U direttore e il sottoscritto. Chi ha
voluto conoscere la sua imparzialità e la sua
pazienza l’ha potuto fare da parecchi anni.
Chi non l’ha voluto non ci riuscirà mai. Parlare di sue o mie scorrettezze a questo proposito è assolutamente fuori luogo. Se la mia seconda lettera è giunta con bella tempestività è
semplicemente perché, per ragioni di lavoro,
mi trovo regolarmente a Torre Pollice il mercoledì e mi faccio un dovere di cercare di
collaborare all’Eco-Luce. Avendo dunque preso visione delle risposte giunte mi è parso
naturale di cercare dì prolungare il dialogo, in
quanto collaboratore del giornale.
2) Sarebbe ora che la si finisse di trattare
me ed altri come sempliciotti che scrivono
senza pensare, « hanno un’evidente insofferenza per la complessità delle cose in questo
mondo decaduto » (leggi : non capisco nulla)
ecc. Basta semplicemente prendere atto che ei
sono parecchi credenti che non sono disposti
a seguire la moda del momento.
3) Non ho l’abitudine di indottrinare nessuno. né ho mai dato « ordini di scuderia » a
chicchessia. Le « leggi di scuderia » .sono proprie di gruppuscoli ristretti e faziosi. A questo proposito mi si dice che « non ho esitato
a portare attacchi alla FGEI durante le lezioni di religione al liceo classico di Torre ». Gli
alunni della prima liceo potranno rispondere
facilmente a questa affermazione, se lo ritengono opportuno; dal canto mio ricordo che,
sin daU’ìnìzio dell’anno, ho cercato di lasciar
loro la più ampia libertà di parola e di invitarli ad esprimere il loro parere sui problemi
più varii. Mi è parso giusto farli riflettere sul
problema FGEI e su tutto ciò che vi è connesso. È peccato se qualcuno non l’ha capito.
Se soltanto tutte le scuole italiane fossero così
poco « indottrinanti » quanto la nostra!
4) Lo stesso dicasi per la questione di riunioni a carattere politico nella sala valdese di
San Germano. Faccio presente che la decisione
è stata presa dal Concistoro. Contrariamente
a quanto avviene talvolta io non ho l’abitudine di prenderlo in giro imponendogli le mie
decisioni. La sua decisione, alla quale mi associo pienamente, è stata di non indire riunio
ni a carattere politico nei locali della comunità, per evidenti ragioni che sfuggono a quanti comprendono così bene la complessità delle
cose di questo mondo. ^
5) La contestazione del ’68 non è cosa
che mi giunge interameiUe nuova. Forse « Zizzi » Platone era allora tmppff piccolo per ricordarsi che essa lion è sfata, in Italia, che il
pallido scimmiottamento di quella francese e
che io vivevo in territorio francese, non su
qualche satellite artificiale privo di comunicazioni con l’esterno. Mi sono giunti ampi echi
di quanto stava succedendo anche da noi e,
francamente, non posso considerare la contestazione di ieri e di oggi come essenzialmente
positiva. Sono stato al nostro Sinodo del ’69
e l’atmosfera che vi ho trovato era tutt’altro
che rallegrante e positiva. Dopo, le cose non
sono migliorate di certo. La sola cosa che si
può riconoscere ai contestatori è di aver impresso uno scossone alle « istituzioni », obbligandole a riflettere. Ma nessun contestatore
ha saputo indicare una via di riflessione che
partisse dall’Evangelo, né ha fatto qualcosa,
a meno che per fare si intenda distruggere.
6) Nessuno «chiede la testa» di nessuno...
neanche quella del direttóre, però, come si .sta
cominciando a fare da qualche tempo. D’altra
parte è chiaro che il problema della pagina
delle Valli è, in modo più o meno grave, il
problema dell’Eco-Luce nel suo insieme e
quello della nostra come di altre chiese in
modo più generale. Non dico che si tratti di
una vera e propria « congiura ». È chiaro
tuttavia che una parte delle nostre comunità
e una parte non irrilevante di quanti collaborano aU’Eco-Luce vuole dare alla Chiesa Valdese ed al giornale un’impronta ben precisa
ed a senso unico. Piaccia o non piaccia a questa parte non sono e non siamo d’accordo, anche a partire da un’esperienza un po’ più
larga di altri che mi è stato dato di avere
(della quale non mi faccio vanto), esperienza
che mi permette di affermare con piena convinzione : « questa strada non conduce a nessuna parte ».
7) Prendo atto che nessuno di quanti sono intervenuti su queste colonne per dissentire
da me ha, finora, risposto alle doiriande di fondo che venivano rivolte al gruppo degli « arrabbiati ».
A quando qualcosa dì un po’ più sostan
• o ■ H
zioso :
Cordialmente a te Giovanni Conte
Un giovane indipendente
Luserna S. Giovanni, 13 aprile 1974
Signor direttore,
non appartengo a quel gruppo di giovani
aderenti alla F.G.E.I., non- essendo quindi parte in causa, vorrei esprimere le opinioni suscitate in un giovane indipendente, da quella
diatriba che ha preso il posto della discussione
auspicata dal past. Giovanni Conte, con la sua
lettera pubblicata sul n- 13 del 29 marzo.
A mio avviso, veniv® posto con tutta chiarezza un pridilema, cui 3 pastore Conte aggiungeva coraggiosamente la sua opinione, senza
volerle dare alcun valore carismatico, ma facendo notare (come è vero) che molte altre
persone erano dello stesso parere. Dalla reazione suscitata è emerso con chiarezza un solo
punto: il past. Giovanni Conte collabora aUa
« Lanterna »; quindi vuole trasformare l’Eco
in un « Lanternino », vuole introdurre fra i
Valdesi il culto di Maria..., e chissà quali altre nefandezze ancora. In ogni caso, per chiudere la discussione, anziché improntarla ad un
carattere demócratico, il’ sig. Platone, molto
meno saggio ed accorto del suo omonimo greco, fa notare che il past. Conte, nel ’68 « non
c’era ». Ora, Giovanni Conte non è uno speleologo, e non si trovava certo duecento metri sottoterra quando si è riunito il nostro venerabile Sinodo, quindi qualcosa sarà pur
giunto all’orecchio di lui, pastore valdese, a
proposito della vita della sua Chiesa. Comunque, il sig. Platone sembra confondere la miopia (ora politica, ora ottica) del sig. Conte,
con una cecità totale, che gli avrebbe impedito di leggere tutto quello che è stato scritto su questo novello 1532.
Io, nel ’68 « c’ero », ancorché marmocchio
di tredici anni e, da allora ho sempre cercato di farmi una opinione mia delle cose, trovando cosi molti punti di contatto con le
teorie « progressiste », ma cercando di vedere
se vi era qualcosa di buono in otto secoli di
storia valdese, prima di buttare tutto nell’inceneritore. <c Ecco il reazionario » sento già
mormorare il sig. Platone. Mi duole dover
dire, però, che « reazionario » è proprio il suo
atteggiamento : « Scrive sulla ’’Lanterna”
quindi non potrà mai dire nulla di buono »;
« reazionario » è proprio quell’atteggiamento
di squalifica che vediamo spessissimo essere
tipico dell’ala « progressista » nei confronti
di chi non è dello stesso parere. Ora si potrebbe fare un lungo discorso sul « non conformatevi » dell’apostolo Paolo, che però ci
porterebbe lontani dal nostro argomento.
La lettera del sig. Platone è una vera miniera di notizia : fra le altre cose apprendiamo che la FGEI dovrebbe chiamarsi FGESI
(Federazione Giovani Evangelici Socialisti
Italiani : insomma le AGLI, versione rossa),
in quanto, coloro « che nella FGEI sono monitori, istitutori, giornalisti, teologi, pastori...
credono e lottano per il socialismo » (G. Platone, Eco-Luce 12-4-74), dal che si capisce
quanto la FGEI voglia restare indipendente
dalla Chiesa Valdese. A questo si aggiunga il
proclama di indipendenza (che dovrebbe essere anche dì « non ingerenza ») della lettera
« Forse non ci si rende conto... », là dove si
lascia capire chiaramente, e a ragione, che
l’Bvangelo, per essere predicato, non ha bisogno di passare attraverso la Chiesa Valdese,
(ma neppure attraverso la FGEI, aggiungo io).
Nella stes.sa lettera ci si avverte ancora che
« tutti siamo immersi in una lotta di classe »
e quindi dobbiamo « verificare da che parte
stiamo » : questo « stiamo » lascia Chiaramente capire che non è accettabile una visione personale di questo problema. Questa posizione, però, si rivela estremamente dogmatica: chi autorizza la Chiesa Valdese a dire:
« Tu devi scioperare, tu devi fare così, tu devi fare cosà »? Mi pare piuttosto che il compito della Chiesa sia quello di portare l’Evan
gelo, e di lasciare che ciascuno giudichi alla
luce di quello, quale sia la sua posizione di
credente : perché, ci piaccia o no, davanti al
giudizio di Dio siamo assolutamente soli, e
unicamente Cristo può intercedere per noi.
A proposito della« Cronaca della Valli ». il
suo fondatore, past. . Rostagno, si è fatto paladino della linea di E. Genre dicendo ehe
prima dell’inizio di questa rubrica il giornale
era « nonostante il nome, lontano dalla realtà
delle Valli ». Il past. Rostagno intende così il
« Valli Valdesi » unicamente come specificazione di una espressione geografica e non
certo spirituale. So di persone lontane dalle
Valli che hanno smesso di abbonarsi al1’« Eco » perché, dicono, non vi trovano nulla che parli della vita della Chiesa Valdese.
Si obbietterà : « La vita della Chiesa è appunto quella espressa dalla « cronaca », ma, per
persone lontane dal loro paese, la Chiesa è
quél vincolo che le lega ai loro fratelli, è
quella comunione che si ha nella meditazione
della Parola di Dio, e non certo quella specie
di associazione per rivendicazioni sociali, per
far parte della quale non è ormai neppure
necessario fare una professione di fede, a
quanto si è visto in alcune Comunità in occasione della Domenica delle Palme.
Io credo che se vogliamo confrontarci alla
luce dell’Evangelo, dobbiamo innanzi tutto
preoccuparci di capire la Parola di Dio nel suo
significato primo e, solo in seguito, ciascuno
di noi farà indipendentemente la sua scelta.
Questo senza nulla togliere al valore della comunità, che io intendo come un particolare
ambiente, dove non dovrebbero trovare posto
le polemiche personali, e nel quale si confrontano, poiché la fede è ricerca e confronto, le proprie convinzioni.
Concludendo, io credo che la « Cronaca
delle Valli » dovrebbe recepire questa necessità che è poi una esigenza evangelica.
Io mi auguro comunque ohe, al di sopra di
tutte le convinzioni personali e dei particolarismi, possiamo in ogni momento avere un
confronto, ma soprattutto un dialogo sulla
base ed alla luce dell’Evangelo, per poter veramente guardare ed andare avanti, verso un
avvenire al servizio del Signore e del prossimo.
Cordialmente Fabrizio Malan
Imparzialità
Signor direttore,
prendiamo atto della sua condotta sul dibattito nato in seguito alla lettera al direttore
apparsa sul n. 14 in data 5.4.’74 dell’Eco-Luce
a firma di Giovanni Conte.
Un costume di imparzialità e di correttezza
giornalìstica, da lei sempre sostenuto, impone
che ad una lettera al direttore possa rispondere simultaneamente solo il direttore stesso;
invece tutte le lettere relative a quell’argomento sono state portate a conoscenza a Giovanni Conte affinché potesse dare una sua risposta suUe stesso numero.
È ovvio che tale azione ha favorito oggettivamente il past. Conte che, tra l’altro, sembra
voler auspicare un « referendum-bis » sulle
sue tesi.
Denunciamo, quindi, questo modo di agire
che, tra l’altro, impedisce un serio confronto
su temi che coinvolgono tutti i credenti, confronto che tende a scadere a stèrile polemiea o,
peggio, a sottile repressione.
Distìnti saluti
Pogliani Mauro; Valdo Forneron; Dina Rostagno; Franco Fornerone; Lucilla Rivoira Coisson; Daniele Rostan;
Lidia Gardiol Franca Rivoira; Mauro
Gardiol; Letizia Fornerone; Erica Fornerone; Rosanna Pireddu; Renata Prochet; Paolo Ribet; Luciano Rivoira.
Lo spirito
soffia dove vuole
Una lettrice, da Trento:
In data 1-2-1974 l’autore di un brevissimo
trafiletto della Luce, a firma P.R., dopo aver
citato una notizia riportata dal quotidiano
torinese « La Stampa » sullo storico incontro
avvenuto a Trento fra cattolici e protestante
nella Cattedrale del Concilio, in occasione della Settimana per l’unità dei Cristiani, concludeva rapidamente dichiarando di non aver
ancora potuto raccogliere informazioni dirette,
ma condannando a priori Vassurdo connubio
tra ecumenismo e Controriforma.
Sul numero successivo della Luce, in data
8-2-1974, appariva un secondo trafiletto in cui
l’autore. Paolo Ricca, rifacendosi questa volta
a uno dei quotidiani del Trentino-Alto Adige,
riferiva in modo incompleto e inesatto sull’incontro di cui sopra e, proseguendo poi con
toni volutamente ironici, si chiedeva se tale
incontro potesse significare la fine della Controriforma o la fine del protestantesimo.
Quale testimone oculare dell’incontro di
Trento (e consorte dell’unico evangelico italiano partecipe della liturgia) credo sia mio
dovere fraterno rettificare le inesattezze e
colmare le lacune dei due citati trafiletti.
Mi sembra però necessaria una premessa :
come si possono dare per certe notizie su cui
si è cosi scarsamente e indirettamente informati, traendone spunto per esprimere giudìzi
pesantemente negativi e polemici? Oggi si
parla molto di a controinformazione » : oso
affermare che per un credente la vera « controinformazione » non consista nel dichiarare
il contrario di quanto ha proclamalo l’avversario politico 0 religioso, bensì nel mettere in
luce la verità autentica dei fatti, costi quel
che costi.
Ed ecco come si è svolto rincontro di
Trento:
1) Non è stata una cerimonia « a carattere essenzialmente liturgico »; vi sono stati numerosi messaggi, quali più quali meno significativi, per la maggior parte a livello storico.
Senza alcun dubbio, il messaggio più denso di
contenuti e più aderente allo spirito protestante è stata l’omelia dell’arc. Goliardi, centrata sul Padre Nostro.
2) La vastissima cattedrale del Concilio
(m. 72x31 senza calcolare il transetto) era effettivamente « gremita di gente ». Gente autentica, soprattutto popolazione locale: non
specialisti teologi delle élites che discutono
al vertice né rivoluzionari dei vari dissensi,
rispettabilissimi ma pur sempre élites non
identificabili con la 6ase. La vera base era il
popolo trentino assiepato nella sua cattedrale,
uomini, donne, giovani, bambini, vecchi preti, suore che mai avrebbero intuito la realtà
ecumenica se non avessero assistito, increduli e quasi sgomenti, alla sfilata di parroci, pastori, laici dell’una e dell’altra confessione
uniti nella preghiera, nella confessione di peccato, nella confessione di fede. Una realtà
nuova per la maggior parte dei presenti che
in profondo silenzio partecipavano all’evento,
una realtà per molti di loro quasi impensabile.
3) In questo contesto, l’abbraccio aveva
un senso preciso; non era «l’abbraccio agli
arcivescovi » su cui ironizza Paolo Ricca, era
un abbraccio fraterno fra coloro che, volere
0 no, per il popolo trentino rajjpresentano ancora un’autorità e coloro che, volere o no,
erano stati rifiutati come eretici da quando,
proprio in quel luogo, si era sancito l’anatema sulla Riforma.
4) Il « pellegrinaggio dei sacerdoti e dei
pastori al crocifisso del Concilio » è stato ovviamento il momento discutibile di tutta la
celebrazione, anche se attuato in modo sobrio e sce.vro da qualsiasi intenzione ritualistica : il momento comunque meno facile per
1 protestanti, è doveroso ammetterlo, anche
se è altrettanto doveroso vedere tale momento nella prospettiva cattolica. Davanti al « crocifisso che ha visto consumarsi la divisione »
(si esprimerà còsi il settimanale diocesano di
Trento) e che il popolo ha nei secoli circondato di leggende, si è voluto affermare l’unità
del Corpo di Cristo. Dunque una testimonianza, anche se resa al modo cattolico, poco digeribile dalla Parola : Parola che è stata letta da
pastori e da laici delle due confessioni, Parola
che è risuonata sotto le navate della cattedrale tridentina più forte di ogni messaggio
umano. Abbracci ecumenici : sì, molti, e non
solo fra le gerarchie, ma in mezzo alla folla,
tra persone che si riconoscevano, forse per la
prima volta, fratelli. Cerimonia non officiata
da un prelato ma da una coralità di voci : secondo il significato etimologico del termine,
festa solenne, azione alla cui dinamica ha
partecipato tutta l’ecumene dei credenti.
Molto al di là delle forme, umane e come
tali fallibili, molto al di là dei segni e dei
simboli, ascoltiamo ciò che lo Spirito dice
alle chiese : il vento soffia dove vuole, e tu
ne odi il rumore, ma non sai né d’onde viene
né dove va. Còme possiamo dunque con tante
arbitraria presunzione pronunciare a priori
dei giudizi negativi su eventi e circostante di
cui, fra l’altro, non ci siamo neppure presi la
briga di informarci correttamente?
Colui che è il Signore della vita e della storia può ben agire nella « culla della Controriforma » e trasformare (perché no?) questa
terra tridentina, carica oggi di fermenti positivi, in un novello Israele. Forse oggi a noi
Egli chiede sufficiente umiltà e disponibilità
per accettare questa realtà.
Florestana Sfredda Piccoli
iiiiniiiiMiiniiiiiiliiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiniiiiiiiiinHiNiintiiiiiiiiii
XX Giornata Mondiale
contro la lebbra
(segue da pag. 1)
modo da aiutare tutti i malati e non
solo i lebbrosi.
Questa è l’affermazione del dr. G. Riedel che ha iniziato il lavoro in Buthan
a Tin-Fu nel 1966; egli sottólinea pure
l’importanza di questo lavoro in un
paese dove la normale attività missionaria non è possibile a causa delle limitazioni legali dello Stato strettamente mussulmano.
A richiesta del Governo la Missione
come pure una parte delle spese di trasporto e del salario del. personale. Questo ospedale funzionerà da centro di
controllo e di propulsione mentre un
gruppo di medici ed infermieri penetrerà nelle zone montagnose del Buthan.
Ecco il programma di lavoro del dr.
J. Greater, responsabile dei piani di sviluppo: un ospedale per le forme acute,
un ospedale per i casi cronici e molti,
molti centri ambulatoriali nei villaggi
per i pazienti normali. La Missione, in
collaborazione con altri enti che lottano contro la lebbra, stà cercando il
personale necessario a questo nuovo
lavoro.
Sud-est asiatico
In Thailandia ed in Indonesia i Governi si sono fatti promotori di un progetto per il controllo della lebbra e per
il ricupero sociale dei guariti. In entrambi i Paesi la Missione ha istituito
centri di cura e di diagnosi ed ha sviluppato il lavoro degli ambulatori per
un centinaio di milioni di lire nel 1973.
Ma il problema maggiore è rappresentato dai bambini. Il segretario della
Missione per questa zona, l’australiano
Me. Keown riferisce che vi sono centinaia di bambini lebbrosi che non ricevono alcuna istruzione e che vivono,
sotto questo aspetto, abbandonati nei
villaggi per lebbrosi. In questa nazione,
infatti, l’istruzione, anche quella primaria, non è gratuita ma i ragazzi devono
pagare una tassa di frequenza che varia di mese in mesp. La missione ha
quindi il progretto di aiutare questi ragazzi in tutti i modi possibili cercando
dei fondi per le tasse scolastiche, costruendo un convitto a Changmay per
i ragazzi lebbrosi che frequentano le
scuole statali etc. Inoltre si stà creando
un gruppo mobile per visitare le scuole, scoprire i casi di lebbra ed istruire
maestri e ragazzi su questa malattia.
Si sono anche preparati speciali maestri, alcuni dei quali ex lebbrosi, per
creare scuole nei villaggi in cui i ragazzi lebbrosi possono frequentare la
scuola di stato.
In Indonesia molli ragazzi riceveranno un padrinato a cura dell’Esercito della Salvezza che ha la sua sede a
Bandung. Saranno aiutati soprattutto
i ragazzi di famiglie lebbrose in modo
che possano frequentare la scuole locali.
Franco Davite
Segretario per l'Italia
Missione Evangelica contro la lebbra
10060 Frali (To)
c.c.p. n. 2/35862
3
19 aprile 1974 — N. 16
pag. 3
TERZO CONGRESSO DELLA F.G.E.I. AD ECUMENE
La conferma di un'esperienza nuova
nei protestantesimo itaiiano
Maggiore attenzione alle situazioni locali - La relazione di Paolo Ricca - Stampa, centri giovanili, scuole popolari, convitti al centro del dibattito
Sinodo voldeso rioplotense
In queste settimane molti gruppi
FGEI sono fortemente impegnati nelle
iniziative che tendono a chiarire alla
opinione pubblica la portata del referendum abrogativo della legge sul divorzio. È questo infatti uno degli impegni presi dal recente Congresso della Federazione Giovanile Evangelica
Italiana, tenutosi ad Ecumene dal 16
al 19 marzo. Benché con ritardo (di cui
ci scusiamo), vorremmo informare i
nostri lettori sui momenti principali
di questo Congresso, rinviando, per
maggiori dettagli, al n. 12 di « Nuovi
Tempi ».
Innanzitutto una partecipazione imponente, che faceva ricordare quella
del Congresso del 1969; forse, tenuto
conto del clima attuale, è ancor più
significativa. Molti partecipavano come osservatori, in alcuni casi senza far
parte di un gruppo FGEI: il congresso
non è una scadenza burocratica, ma un
momento di confronto e di orientamento che va al di là della realtà dei
singoli gruppi. Tuttavia, nel dibattito
che ha seguito la relazione del Consiglio, i gruppi si sono espressi più frequentemente e concretamente che nei
precedenti congressi, segno indubbio
di una maturazione e di un maggiore
impegno a livello locale. È stata riaffermata la validità della linea elaborata nel congresso del 1971 ed è stata
sottolineata la necessità di operare più
incisivamente, anche nei confronti del
le comunità, denunciando le tentazioni
attuali della chiesa: la tentazione di
conservare la propria forza consolidando le strutture tradizionali, la tentazione di emarginare (in certi casi addirittura di cacciar via) coloro che si espongono di più nel tentativo di dare una
effettiva testimonianza cristiana.
Sarebbe stato auspicabile avere più
tempo per proseguire questo dibattito;
forse, nel desiderio di raggiungere indicazioni chiare sui problemi che ci
sono posti dal nostro impegno, si è
messa troppa carne al fuoco. Ma questo fatto non è necessariamente negativo, se il dibattito verrà ripreso in
sede di incontri l'egionali.
La seconda mattinata è stata interamente occupata dalla relazione di Paolo Ricca sul tema di fondo del congresso: « Predicazione dell’Evangelo nella
lotta per il socialismo ». Questa relazione è stata in gran parte pubblicata
sul nostro settimanale, perciò rinunciamo a riassumerla. Si è trattato di una
riflessione di ampio respiro, forse più
adatta a un campo di studio che ad
un congresso, ma che comunque avrà
l’effetto di rilanciare il dibattito avviato sulle colonne di « Gioventù Evangelica » e quindi di nutrire la riflessione dei gruppi.
Nel pomeriggio il congresso si è diviso in commissioni di lavoro: la prima — stampa e centri giovanili — ha
discusso in particolare il problema
della fusione Nuovi Tempi-COM, di
cui avremo occasione di parlare più
ampiamente riferendo sul convegno di
Pasqua ad Agape. Si è pure toccato il
problema del coordinamento del lavoro dei centri giovanili; su mandato del
congresso, il nuovo consiglio dovrà organizzare dei convegni regionali su
questo problema specifico.
La seconda commissione si è occupata della scuola e forrnazione evangelica e la terza delFassisienza; dopo
il congresso del 1971 vi è stata infatti
l’adesione alla FGEI di gruppi che lavorano nei convitti e nelle scuole popolari.
Nell’ultima giornata sono stati approvati gli ordini del giorno e le mozioni che esprimono le decisioni emerse nel lavoro delle commissioni e che
pubblichiamo in questa pagina.
Ha concluso il congresso il culto
con santa cena in cui ha predicato il
pastore Eugenio Rivoir: questa predicazione fatta con linguaggio quotidiano, essenziale, riferita alle situazioni
che tutti noi viviamo, è stata una delle indicazioni più comprensibili e utili
uscite da questo congresso, definito
trionfalistico, ma proprio per questo
in grado di mettere in moto un maggior numero di realizzazioni, se soltanto si avrà voglia di lavorare.
Bruno Rostagno
(segue da pag. J)
migrati oltre un secolo fa o da quei
A'aldesi che hanno raggiunto l’Uruguay
circa 25 anni or sono. Non ricordo davvero molti nomi di origine uruguayana
negli incontri avuti nelle « concentraciones ». Dobbiamo certamente tener
conto che in Uruguay vi è una lunga
tradizione di razionalismo e di secolarizzazione; l’impegno alla testimonianza non può venire meno per questo dato obiettivo. La mancanza di altri credenti, provenienti da ambienti
diversi da quelli tradizionalmente val^esi, impoverisce la Chiesa, privandola di nuovi fermenti di rinnovamento.
Il centenario potrebbe essere proprio una occasione, anche per i nostri
fratelli nel Rio della Piata, di interrogarsi su questo aspetto così importante della missione della Chiesa.
Riunioni serali
La sera della apertura del Sinodo ho
parlato su « La protesta vaidense del
siglo 12 y su vigencia actual ». Un’altra sera il tema che mi è stato affidato
riguardava la situazione del protestantesimo italiano. Ma rincontro serale
più interessante è stato quello organizzato esclusivamente per i laici. Forse alcuni membri laici del Sinodo e
molti altri che si erano aggiunti (il
tempio infatti era gremito) volevano
interpellarmi, quale Moderatore della
Tavola Valdese, area italiana, nella
speranza che io potessi convalidare alcune loro posizioni di chiusura nei riguardi degli impegni sociali e politici
della Chiesa, anche in considerazione
del loro contrasto con i pastori della
nuova generazione. Le domande si sono susseguite per qualche ora, alcune
.anche un po’ tendenziose, data la siuazione così delicata a causa del regime poliziesco.
Gli ordini del giorno e le mozioni approvate
Centri giovanili
Il Congresso preso atto delle osservazioni svolte dalla relazione del consiglio Fgei, dalla relazione dei Revisori c dal dibattito congressuale sui
centri giovanili, auspica che nei vari
programmi annuali dei Centri ci sia
un periodo effettivamente coordinato,
che permetta il massimo di partecipazione; esorta i membri della Fgei alla
partecipazione ai campi e i gruppi a
incoraggiarla anche finanziariamente;
dà mandato al Consiglio Fgei di farsi
promotore (o direttamente o tramite
un comitato di sua nomina) di convegni regionali di massa che al più presto informino sulla reale situazione
dei Centri e orientino nel definire la
funzione sia dei Centri di Agape, Ecumene e Santa Severa, sia dei Centri
minori in particolare sui seguenti temi: formazione dei quadri, soprattutto meridionali, fin qui forse troppo
trascurati; ricambio necessario dei responsabili impegnati nella gestione
dei Centri; analisi dei progetti di ristrutturazione dei Centri, e delle possibili situazioni di riflusso. Ricorda al
Consiglio che è suo compito avvalersi
della presenza nel suo seno dei rappresentanti dei Centri per coordinare
quelle attività che più direttamente riguardano la Fgei per il loro carattere
politico ed evangelico.
Educazione religiosa
Il Congresso, udita la relazione della commissione Istruzione e educazione, ritiene che l’educazione religiosa
all’interno delle nostre chiese debba
essere un impegno della Fgei, non so
lo perché di fatto molti membri dei
gruppi Fgei già si occupano dell’istruzione religiosa nelle rispettive comunità, ma soprattutto perché la formazione dei giovanissimi rientra nelle responsabilità della Fgei stessa. Ritiene
inoltre che la ricerca teologica portata avanti dalla Fgei possa essere di va
lido aiuto per la preparazione dei suoi
membri impegnati in questo lavoro.
Giudica indispensabile che l’istruzione
religiosa fornisca ai giovani una solida
base biblica. Per queste ragioni il Congresso chiede che accanto agli strumenti tecnici forniti dalla rivista « La
IL, NUOVO CONSIGLIO FGEI
Sergio Ribet, Segretario, Mary
Granatelli, Aldo Ferrerò, Renato Maiocchi, Paolo $baiB, Gianna Sciclone, Aldo Visco Gilardi.
scuola domenicale », gli studi di esegesi biblica e di ricerca teologica che
appaiono su « Gioventù evangelica »
siano più frequenti e tengano conto di
questa particolare esigenza. Il Congresso raccomanda infine ai gruppi
Fgei di coinvolgere nell’attività di
gruppo i giovanissimi.
SCUOLA POPOLARE
Il terzo Congresso Fgei, avendo preso atto dell’esistenza di numerose attività di tipo scolastico (scuole serali,
doposcuola, asili) nelle quali operano
gruppi di credenti che si riconoscono
nella linea Fgei, riconosce la validità
di quelle esperienze che rispondano ad
esigenze concrete locali; indica nelle
scuole serali per lavoratori un tipo di
intervento rispondente alla mozione
del Congresso Fgei '71; sottolinea la
necessità dell’impegno nella lotta portata avanti nella scuola italiana; dà
mandato al Consiglio di operare per
la costituzione di un comitato di coordinamento delle suddette iniziative,
perché esista un servizio di informazione costante che permetta di confrontare e orientare le diverse esperienze nonché di verificare la validità
della linea dei gruppi evangelici impegnati nel settore dell’educazione e dell’istruzione.
Impegno politico e predicazione
Il terzo Congresso della Federazione
giovanile evangelica in Italia, sentite
le proposte dei precongressi regionali
c sulla base della discussione generale,
ritiene che le indicazioni di fondo contenute nel documento finale del secondo congresso (Santa Severa 1971) costituiscono anche per i prossimi anni
una base valida per il lavoro dei gruppi. Nella consapevolezza che l’attuale
crisi politica ed economica, al di là
delle strumentalizzazioni che ne sono
state fatte, indica una radicalizzazione dello scontro di classe in cui è necessaria la mobilitazione di tutte le
energie per respingere l’attacco alle
conquiste politiche e sociali dei lavo■ atori, sconfiggere la democrazia cristiana e spostare 1 rapporti di classe
in modo più favorevole al proletariato, il congresso ripropone in particolare l’invito a vivere nella concretezza
dell’impegno politico per il socialismo
anche la possibilità della predicazione
evangelica. I gruppi dunque dovreb
bero basare il loro lavoro fondamentalmente su questa pratica politica secondo le forme e le possibilità più
adatte alla loro situazione e sulla lettura biblica sostenuta dalla preghiera.
Il Congresso sottolinea inoltre la necessità di un più stretto rapporto fra
gruppi, federazioni regionali e consiglio in modo che queste indicazioni di
fondo si possono tradurre in iniziative concretamente praticabili a livello
locale e nazionale. Infine nella consapevolezza che assumere come punto di
riferimento non la chiesa e nemmeno
in primo luogo il rafforzamento organizzativo della FGEI, ma la lotta del
proletariato per il socialismo avrà delle conseguenze anche nel lavoro all’interno delle comunità, il Congresso invita il Consiglio e i gruppi a discutere su questa báse in modo e più approfondito la riforma della chiesa per
il fine di avere nella FGEI orientamenti più chiari.
Assistenza
Il Congresso ha considerato i problemi dei giovani impegnati in alcuni
Istituti di assistenza e ha individuato
in questo lavoro un impegno valido e
da incoraggiare, nella misura in cui
si inserisce nel movimàito in atto nel
nostro paese per la rifórma delle strutture assistenziali e sanitàrie; ha constaìato Tisqlainentq ;di alcuni gruppi
ché opéFànò m qilesfti' sètfòfè; dà perciò mandato al 'CònsigTio di promuovere all’interno dei'gruppi Fgei una
maggiòré infòrrriazione e un dibattito
appròfóndito in vista di un coordinaménto delie diverse esperienze, affinché, d’intesa con il Servizio sociale della FCEi; si realizzi una strategia di lavoro che non tenda a difendere i nostri istituti e a mantenere ad ogni costo un nostro spàzio di autonomia, ma
a rivalutare il concetto di diaconia che
non è necessariamente legato alla gestione e alla amministrazione degli
istituti, ma unieamente alla possibilità
della testimonianza.
Gioventù Evangelica
Il terzo Congresso Fgei esprime una
valutazione positiva del lavoro svolto
da Gioventù' Evangelica e dell’impostazione complessiva avuta dalla rivista negli ultimi due anni. Individua
alcuni punti su cui il lavoro di G.E.
dovrà orientarsi in futuro: 1) proseguire l’elaborazione teologica e la ricerca biblica, continuando a dare spazio alle meditazioni e agli studi biblici, cercando di evitare, nella considerazione che questa elaborazione è rivolta anche all’esterno e non solo ai
gruppi Fgei, l’uso eccessivo di riferimenti a situazioni e a esperienze interne alla Fgei, in quanto rende difficile la comprensione e la comunicazione esterna; 2) per quanto riguarda
l’approfondimento politico non limitarsi ad articoli di carattere generale,
ma sforzarsi di affrontare 1 problemi
legati al lavoro di massa dei singoli
gruppi nel quadro più generale in cui
questi problemi si collocano rispetto
alle lotte complessive del proletariato
nel paese; 3) recuperare l’approfondimento dell’elaborazione marxista intesa non solo come strumento di emancipazione politica del proletariato, ma
più in generale come analisi dei problemi della realtà umana a tutti i livelli; 4) fornire in modo semplice ma
non per questo generico, in considerazione del fatto che per alcuni gruppi
Fgei Gioventù evangelica rappresenta
l’unico strumento di formazione politica, gli elementi e i criteri dell’analisi marxista della società; 5) cercare di
avere almeno duè numeri all’anno di
carattere monografico.
La testata
Il Congresso, in vista della possibilità di maggiore diffusione esterna della rivista Gioventù evangelica chiede
ai gruppi di esaminare le possibilità di
una maggiore e più incisiva diffusione della rivista e di verificare sollecitamente se la testata attuale sia di
impedimento a chiarire la natura effettiva della rivista e ad allargare il
suo ambito di riferimento. Sulla base
delle risultanze di questa verifica il
Congresso demanda al Consiglio la decisione in merito alla eventuale modificazione della testata.
Referendum: respingere
l’attacco della destra
»
Il terzo jOongresso della Fgei considera che nella votazione del referendum non si tratta di decidere unicamente- se- mantenere o abolire il divorzio nella legislazione italiana, ma in
primo luogo di respingere un pesante
attacco della destra contro le masse
popolari sul térreno dei diritti democratici. Infatti questo referendum, voluto dalle forze reazionarie e sostenuto dalla DC, rappresenta uno dei terreni su cui si sviluppa un attacco diretto alle conquiste della classe operaia
in questi ultiini anni, per bloccare la
lotta per le riforme sociali e per ripristinare, magari in modo arbitrario,
il dominio dei padroni e dei profitti e
la subordinazione dei lavoratori. Impegna quindi i gruppi a sviluppare localmente tutte quelle iniziative politiche intese a denunciare la manovra
reazionaria e democristiana, respingere l’attacco e a vincere, svolgendo in
questo contesto una predicazione evangelica. Invita inoltre il Consiglio a
coordinare per quanto possibile queste iniziative fornendo ai gruppi materiale di studio e di propaganda.
RAPPORTI PIU’ STRETTI
CON NUOVI TEMPI
Il terzo Congresso della Fgei ritiene che il rapporto più stretto di Nuovi Tempi con molte avanguardie di
estrazione cattolica e con le lotte sociali e politiche in atto non è un tradimento della sua identità evangelica e
nemmeno un allontanamento dall’ambito della Federazione delle chiese
evangeliche, ma piuttosto un’esperienza originale che, sia pure limitatamente alla stampa, vuole proporsi come
sede possibile di un’autentica ricerca
di fedeltà evangelica. Ritiene pertanto che la Fgei debba sostenere il giornale negli sviluppi di tale esperienza
che, rispondendo a una precisa richiesta che oggi viene rivolta al gioi-nale
proprio da quei settori che lo hanno
meglio accolto, si trova ad affrontare
i problemi relativi ad una fusione con
Com. Il Congresso perciò impegna i
gruppi Fgei a dare il loro contributo
al dibattito sui problemi della fusione,
a promuovere incontri e discussioni
locali e a partecipare ad alcune scadenze particolarmente importanti come il campo di Pasqua ’74 ad Agape
sulla stampa evangelica. Il Congresso
invita la redazione a fornire ai gruppi
tutta la documentazione necessaria ad
una discussione approfondita.
Il Congresso inoltre invita il Consiglio Fgei a studiare le modalità di una
adesione della Fgei come membro collettivo alla Associazione per la Stampa Evangelica e a nominare a questo
scopo i suoi rappresentanti. Il Congresso infine ribadisce l’impegno della Fgei a un rapporto più stretto con
Nuovi Tempi, non solo attraverso collaborazioni saltuarie e individuali, ma
attraverso la creazione e il potenziamento di redazioni locali e l’impegno
per la diffusione militante.
Ho avuto così la possibilità di dire
chiaramente quali sono le motivazioni di fedeltà al messaggio di Cristo
che portano molti credenti ad impegnarsi nelle lotte per la liberazione
dell’uomo e dei popoli da ogni forma
!i oppressione. Certo, alcuni miei interventi possono avere anche recato
delusione, insofferenza o dolore in coloro che col pretesto che la Chiesa
non deve fare politica, desiderano non
essere turbati e rimanere al riparo
dalle grandi lotte del nostro tempo.
Emeritazione del Pastore Juan Tron
La Mesa Vaidense nelle sue « Informes » ed anche la Commissione di Esame hanno dato ampio rilievo alla emeritazione del nostro collega Juan Tron
^er limite di età. Nella riunione sino'ale poi, molti colleghi hanno preso la
narola per mettere in luce i doni che
il nostro collega Juan Tron ha ricevuto da Dio e come egli abbia saputo
metterli a disposizione delle comunità
1 ;1 Rio della Piata.
Presbiteri
Noi siamo abituati, per quanto concerne l’organizzazione della Chiesa, a
centir parlare di « Distretti ». I nostri
'-atelli nel Rio della Piata, fino dal
1965, hanno dei « Presbiteri »; 4 in
Uruguay e 2 in Argentina.
In Sinodo si è discusso delle attribuzioni che i Presbiteri potrebbero
assumere con maggiore efficacia, riCDondendo così alla esigenza di un più
qrande decentramento di responsabiMtà. È stato richiesto che i Presbiteri
■'hbiano la possibilità di inviare loro
nropri delegati al Sinodo. Un decen'rameiito di responsabilità ai Presbitei dovrebbe anche alleggerire il lavoro
della Mesa Vaidense e del Moderatore.
Responsabilità della Chiesa
nei confronti dei propri « operai »
È nota a tutti la grave crisi economica che travaglia sia l’Argentina come l’Uruguay. Basti pensare che il
tasso per i prestiti nelle banche è salito al 42% e gli interessi per i depositi bancari sono del 25%. L’aumento del
costo della vita in un anno viene calcolato a circa il 100%. In questa situazione si è reso necessario un notevole
aumento degli assegni agli operai della Chiesa. I Presbiteri e le comunità
hanno accettato di adeguare i sussidi
agli operai della Chiesa in proporzione
ai nuovi indici del costo della vita con
retroattività al primo dicembre 1973.
I Presbiteri e le Chiese si sono anche
assunti la responsabilità di adeguare
ulteriormente gli assegni agli operai
qualora nel corso dell’anno si verificasse ancora un aumento del costo
della vita.
Diaconia
Ho avuto l’occasione di visitare le
diverse opere di assistenza della Chiesa Valdese in Uruguay. Alcune di queste opere hanno una lunga storia, altre sono nuove. Va sottolineato il fatto che tutta l’opera di assistenza in
Uruguay è mantenuta unicamente da
fondi raccolti in loco. Gli enti ecumenici hanno dato il loro aiuto al momento della costruzione ed i nostri
fratelli del Rio della Piata ritengono
loro esclusivo dovere di provvedere aigestione di tutte le opere di assistenza.
Nelle comunità è stata unificata la
colletta per l’assistenza, così non vi
sono richieste di offerte per le singole
opere.
La Mesa Vaidense
Il Pastore Delmo Rostan ha terminato quest’anno il settennio di incarico come Moderatore. A nome della Tavola Valdese ho espresso al collega
Delmo Rostan il nostro apprezzamento
dopo tanti anni di buona collaborazione.
Quale nuovo Moderatore il Sinodo
ha eletto il Pastore Mario Bertinat,
che ha l’incarico della comunità valdese di Montevideo. Il Moderatore Mario Bertinat ha passato un periodo di
tempo alla nostra Facoltà di Teologia,
ha seguito con particolare interesse la
situazione della Chiesa Valdese in Italia e ben comprende tutto il significato della unità della Chiesa Valdese nelle due aree. Noi seguiremo il nuovo
Moderatore Mario Bertinat con viva
simpatia, ben conoscendo in quale situazione gli è stata affidata questa responsabilità.
Per la prima volta il Sinodo ha eletto quale membro della Mesa Vaidense,
una sorella in fede, la Professoressa
Margy Roland della comunità di San
Gustavo in Argentina. Come forse sapete, la Mesa Vaidense è composta da
5 membri. Attualmente fanno parte di
essa 2 pastori e 3 laici.
La Chiesa Valdese nel Rio della Piata si trova a dover fare nel nostro
tempo delle scelte ben chiare. Infatti
vi è la possibilità nella situazione di
secolsrizzazione, a cui abbiamo fatto
cenno più sopra, che una parte del
popolo valdese, in modo particolare
quello che vive nelle città, si lasci assorbire dall’ambiente. Vi è anche la
tentazione per i membri delle nostre
comunità, di vivere in piccoli « ghetti »,
disincarnati dalla realtà circostante.
Ma se vi sono questi pericoli, vi è anche la possibilità — per la Grazia di
Dio — che tutta la Chiesa Valdese nel
Rio della Piata ed in Italia, possa rispondere nel nostro tempo alle esigenze dell’Evangelo e possa attuare la vocazione di testimonianza e di servizio
che ha ricevuto dal Signore.
Aldo Sbaffi
4
pag.
CRONACA DELLE VALLI
N. 16 — 19 aprile 1974
Alle Valli, oggi
Sulla
Resistenza
Chi scrive fa parte della generazione ’di mezzo’. Non ha partecipato alla Resistenza e non è fra i più giovani. Ma pensa che i partigiani dovrebbero continuare la loro battaglia antifascista. Naturalmente oggi il fascismo
c’è ancora, anche se non appare più
come SS o Brigate Nere. Oggi a livello mondiale sta succedendo un braccio di ferro per determinare lo sviluppo dei popoli ed i possibili nuovi mercati. Il braccio di ferro tra chi vuole
imporre un determinato tipo di economia capitalista e chi invece, dalla parte opposta, resiste per marciare secondo prospettive più giuste e più umane
di gestione nazionale e distribuzione
delle risorse.
Noi oggi pensiamo a uomini come
Jacopo Lombardini. Ebbene, come
parlare di lui, che conobbe l’orrore dei
campi di tortura e di sterminio nazisti, e vi mori il 24 aprile 1945, senza
pensare ai campi di concentramento
che ci sono adesso? Sappiamo che
Francesi (il popolo di Voltaire!) e
Americani di sicuro hanno usato ed
usano il sistema del terrore e delle più
feroci e ’scientifiche’ torture per imporre un determinato sviluppo all’economia di popoli che, senza di quello,
si avvierebbero naturalmente in altre
direzioni. Il secolo ventesimo così conosce anch’esso la tortura come mezzo di governo — oggi solo più orrenda e scientifica.
Quello che avvenne sotto Hitler non
era che inizio. Proprio questo si è giunti a ritenere, dopo aver saputo dei metodi impiegati in paesi come Cile e
Viet-Nam. Inoltre pare di sentire anche un avvertimento e una minaccia:
guardate che cosa siamo capaci di farvi, se vi mettete in mente delle idee
non ortodosse’! Ma anche oggi la risposta sia data con coraggio e con
animo nòbile, senza dimenticare che
vi può essere un nesso preciso tra i
comportamenti brutali che si assumono in continenti distanti come Africa
e America, Asia, e determinate forme
di politica padronale verso gli operai
e verso il paese, qui da noi.
Non c’entra questo col 25 Aprile?
Eppure un partigiano che oggi partecipa alle dure lotte di fabbrica diceva
alcuni giorni fa: « Quando andai in
montagna avevo 16 anni e non avevo
sentito parlare di niente. Lombardini
cominciò a spiegarci e allora aprim
La strada di Frali alla Gianna
Una sorpresa attesa da 15 anni
CONVEGNO GIOVANILE F.G.E.I.
A PRAROSTINO
Domenica 5 maggio
Al prossimo numero il programma dettagliato della giornata.
mo gli occhi ». Così si tratta di aprire
gli occhi anche oggi: i mezzi di informazione e soprattutto di contro-informazione ci sono.
Ed ora qualche considerazione che
ci riguarda come cristiani più da vicino, ma che in fondo riguarda tutti.
L’anno scorso, al termine di un ciclo sulla poesia moderna credente ed
'’tea nella III Media di Pomaretto, abbiamo letto il Salmo 16, che Willy
Jervis ha sottolineato nella sua Bibbia
prima di morire, e l’ahbiamo confrontato con una delle ultime lettere di soldati tedeschi da Stalingrado, quella doe un figlio di pastore dichiara di non
poter più credere in Dio. Forse a noi
r]gi il Salmo 16 direbbe poco, se lo
leggessimo come un salmo qualsiasi.
Forse ci sono altri luoghi della Bibbia
'’he ci .sembrano molto più chiari. Ma
non è questo il punto. Sottolineiamo
invece il fatto che il combattente della libertà era riuscito a trovare il senso del messaggio, mentre dall'altra
parte, nella Wehrmacht, si moriva disperati e dalla Bibbia non si riusciva
più a tirar fuori niente. Questo fatto
merita secondo noi un po' di riflessiole, anche in rapporto con quello che
si diceva prima. L’interrogativo che
viene posto qui è molto profondo: ci
sia dato di non lasciarlo perdere e ci
.siano date (dtresì le occasioni per comprendere il messaggio evangelico enne combattenti della libertà.
S. R.
Chi sale in questo periodo a Frali, giunto agli impianti minerari
della Gianna (5 Km. prima di Ghigo) trova una sorpresa sulla strada.
All’uscita del piazzale della miniera un cartello avvisa che il transito è
proibito ai pullman ed agli autocarri e che di notte la strada è completamente chiusa al traffico dalle 20 alle 6. In realtà si è ottenuto che la
chiusura serale fosse posticipata alle
ore 22. Ma da quest’ora alle 6 del mattino una sbarra chiusa con un lucchetto impedisce qualsiasi transito che non
sia pedonale. La ragione di questa misura è da cercare neH’impossibilità della Provincia di tenere una guardia sulla strada per tutta la notte che possa
controllare eventuali ed improvvisi cedimenti del terreno. Nei giorni di Pasqua la strada è rimasta aperta per tutte le 24 ore, ma le guardie notturne
erano state inviate dal Comune di
Prali.
Il cedimento della strada interessa il
tornante e la zona immediatamente
precedente ad esso. In questo punto la
strada è sprofondata di un buon mezzo metro ed i muri di sostegno sotto e
sopra la strada sono lesionati in vari
punti. Il transito delle vetture e dei
mezzi leggeri (fino a 35 q.li lordi) avviene a senso unico alternato. La presenza di un cantoniere di servizio che
controlla la situazione e degli operai
della Ditta che esegue le riparazioni
permettono la totale sicurezza del transito per le vetture di passaggio in quanto ogni segno di allarme verrebbe immediatamente rilevato sulle apposite
spie e la strada chiusa per tempo. Il
problema non è quindi il transito del
turista con automobile, tranne che per
le ore di chiusura che i pralini hanno
scherzo.samente battezzato « il coprifuoco ».
Il problema, molto grave è di altro
genere. Il turista può salire in macchina o fare un trasbordo se viene in pullman; ma per accoglierlo a Prali, fornirgli casa e rifornimento occorre che
salgano autocarri pesanti. Lo sviluppo
edilizio ha degli impegni precisi e delle
scadenze programmate per le quali deve approfittare essenzialmente dei pochi mesi in cui le condizioni climatiche permettono di lavorare all’esterno.
Alle costruzioni che impegnano essenzialmente ditte e manodopera locale, è
dei falegnami e così via. Ora tutto questo settore si trova in difficoltà insormontabili per il paio di mesi previsti
per il lavoro di sistemazione della strada. Mattoni e cemento possono essere
trasbordati, con aumento di lavoro e
di spese, ma il -ferro e la sabbia ed altro materiale pesante presentano problemi insolubili. Lo stesso si dica per
il gasolio che a Prali è necessario dieci
mesi su dodici e così pure altri rifornimenti per negozi, e alberghi che possono essere trasbordati con difficoltà.
Se consideriamo che quest’anno Prali è stata già tartassata a causa dei divieti di circolazione domenicale, dalle
frequenti interruzioni stradali per le
slavine che fintanto che non ci saranno
i paravalanghe, creano una psicosi in
molti turisti che fuggono all’inizio di
ogni qualsiasi nevicata, si potrà comprendere come la popolazione di Prali
veda con grande preoccupazione questa nuova difficoltà che rischia di compromettere il turismo non solo per
l’estate prossima.
Naturalmente si tratta di una disgrazia, come qualsiasi altro guaio naturale, e di disgrazie la Valle ne ha avute
anche delle peggiori. Questo lo sappiamo. Però questo cedimento non è una
novità. I primi segni si sono avuti 15
anni or sono con il cedimento di un
muro a monte, più tardi ha ceduto il
piano stradale, poi il muro a valle che
all’inizio di questa nuova fase era già
strapiombante di un bel po’. Non dubitiamo che i tecnici della Provincia hanno tenuto aggiornati gli uffici torinesi
sulla questione; ma senza esito, e questa è la faccenda che ci preoccupa, anche perché non è il solo caso in cui le
cose vanno avanti in questo modo.
Ora che il guaio grosso è successo, o
ha minacciato seriamente di succedere
con il pericolo del crollo completo della strada e il conseguente isolamento
totale di Prali per „divèrsi mesi, si sono
collegato il lavoro artigianale, per es.
Occorre la tua firma
Tutti quanti sanno chè il 12 maggio si dovrà votare ^ Reférendxun che
vuole togliere la legge sul divorzio : non tuUi invece sanno, che dal 20 marzo è
iniziata in tutto il paese la raccolta di 500 mila Arme per indire, il prossimo
anno, altri 8 Referendum per abolire una serie di norme clericali, fasciste' e
militariste che, nonostante la Resisten
za, continuiamo a portarci dietro. Il
giornale ne ha parlato più d’una volta; il prof. Gustavo Malan ha scritto
tempo fa alcuni articoli di presentazione. Non è male ricordare la cosa,
soprattutto perché anche alle valli la
iniziativa possa avere successo.
Innanzitutto va chiarita una cosa
nessuno è chiamato ora a proniuiciar
si su questi 8 Referendum. La raccol
ta di 500 mila firme è necessaria per
ché sia dato al popolo italiano la fa
coltà di cancellare queste leggi fasci
ste che il Parlamento avrebbe potuto
e dovuto fare, ma che non ha mai fatto. Se entro il 20 giugno si saranno
raccolte le 500 mila firme necessarie,
l’anno prossimo potremo votare per
abrogare queste leggi. Ecco perché è
importante che ci diamo da fare i)er
raccogliere queste firme.
Riassumiamo ancora ima volta il
contenuto di questi 8 Referendum;
Abrogare il Concordato (referendum n. 1 e 2), che sancisce privilegi
a tutto l’apparato ecclesiastico cattolico, esenzioni fiscali di centinaia di miliardi a favore degli enti assistenziali
religiosi e parrocchiali.
Abrogare i codici ed i tribunaii miiitari (referendum 3 e 4): ricordiamo
a questo proposito la ferma presa di
posizione dei nostri sinodi a favore degli obiettori di coscienza, vittime più
immediate della repressione militare.
Ottenere la libertà di stampa ed il
libero uso deila Televisione (referendum 5-6-7), abrogando l’ordine dei giornalisti e tutte le norme che limitano
l’uso della stampa e della Televisione,
facendone il monopolio dei padroni ;
anche qui si può ricordare alcune misure di censura usate contro le nostre
trasmissioni evangeliche alla RadioTV.
Abrogare le norme fasciste del codice penale (referendum n. 8), tutte
norme che vietano o limitano fortemente le libertà democratiche di associazione, opinione, sciopero, e simili; infine l’abolizione dei reati «contro l’integrità della stirpe ».
Le firme possono essere raccolte nei
seguenti posti:
Torre Peiiice: c/o Municipio (segretario comunale, escluso martedì e
gioved’«), nelle ore di ufficio,- c/o Libreria Claudiana il sabato dalle ore
17 alle 19.
Luserna San Giovanni; c/o il giudice
conciliare Di Francesco, nelle ore
di ufficio. Via De Amicis 11.
Bobbio Pedice : c/o Municipio (segretario comunale, nei giorni: martedì,
giovedì, sabato, dalle 9 alle 16).
Villar Penice: c/o Municipio (segretario comunale, nei giorni; lunedi,
mercoledì, venerdì, dalle 8 alle 14.
Pinerolo: c/o Notaio Poét, Corso Porporato 2, al sabato dalle Ore 10 alle 12.
Ci risulta che analoghe iniziative
siano in atto in Val Germanasca, a
Ferrerò, MasseUo e Frali, presso le
segreterie comunali. Pubblicheremo
sul prossimo numero l'orario preciso,
sperando che anche la Val Ohisone
faccia altrettanto, si da offrire a tutti
i cittadini la possibilità di operare questo primo passo. E. G.
'UiiiiiiiliMllllllllllllllllllllilllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllli
Da
sapere
Il 16 aprile è stata promulgata la legge che eroga un contributo per i libri
di testo e materiale scolastico a favore
degli alunni della scuola media statale
o pareggiata. La legge assegna un contribùto di 30 mila lire per la 1“ media e
di 20 mila per la 2’ e 3’ media. Per ottenere questo contributo è necessario
che il padre o il tutore dell’alunno faccia domanda al presidente della cassa
scolastica dell’Istituto statale o al rappresentante legale della scuola pareggiata frequentata. La domanda deve essere presentata entro il 26 aprile 1974
e può essese presentata da tutti gli
alunni.
Luserna S. Giovanni
Concerto di cori
Sabato 20 aprile, alle ore 20,45 nella
sala Albarin, si terrà un concerto di
cori popolari e folkloristici a cura del
complesso « Cantor dia Meidia, Goral
Piemonteisa dia Provinca Granda ». I
proventi della serata saranno devoluti
alla Scuola materna valdese. Un invito cordiale a tutti.
Doni in memoria
In memoria di Pucci Gay gli amici
dell’Unione, della Corale della « Bialera », promuovono una sottoscrizione
a favore dell’Asilo valdese di San Giovanni. Le offerte possono essere versate presso il Concistoro e presso gli
amici: G. Albarin, G. Benech, A. Bounous, F. Eynard-Pons, L. Gobello, G.
falla, L. Long-Lodi e A. Tourn.
San Secondo
Il gruppo filodrammatico valdese di Luserna S. Giovanni presenterà sabato sera 20 c. m.
alle ore 20.30, nel salone delle attività, il
dramma « BACCHUS » di J. Cocteau.
È un dramma a forti tinte che nelle comunità in cui è stato presentato ha avuto un
successo molto lusinghiero, sia per l’ottima
recitazione sia per l’abile regia.
prese delle misure tecnicamente molto
brillanti che risolveranno probalimente
il problema per parecchio tempo. Ma
sia gli operai della ditta, sia gli utenti
della strada si trovano a far fronte a
situazioni difficili assai che si sarebbero potute evitare se i lavori fossero stati intrapresi a tempo debito, tanto più
che questo slittamento della montagna, che è davvero imponente, non è
mai cessato del tutto e non ha mai lasciato prevedere che si sarebbe ferma,
to spontaneamente.
Chi transita per il tratto in riparazione nota sonde e varie macchine al lavoro. Si tratta di una ditta specializzata in opere di assestamento del terreno che inietta cemento a pressione
nella massicciata perché diventi un
blocco unico e quindi non forzi più sul
muro che verrà rinforzato in un secondo tempo. Con questo sistema si tende
a rendere solidale insieme tutto il tornante perché, se non sarà possibile fermare del tutto il movimento sotto alla
poderosa spinta della montagna, la
strada si muova molto lentamente tutta insieme richiedendo così solo qualche raccordo di tanto in tanto sulla
massicciata.
L’il aprile c’è stato a Prali, nei locali
del Comune, un incontro fra i tecnici
della Provincia ed i pralini più direttamente interessati a questa interruzione
Lo scambio di informazioni e di opi
nioni è stato franco ed aperto in clima di reciproca comprensione. Gli operatori di Prali hanno fatto presente le
esigenze più gravi ed urgenti ed hanno
fatto proposte varie per alleggerire la
situazione. Alcune sono state accettate,
come lo spostamento della chiusura
dalle 20 alle 22, lo studio di una variante provvisoria che permetta il transito, sia pure ridotto, se la strada attuale dovesse essere improvvisamente
interrotta: la presa in considerazione
della studio di una variante generale a
lungo termine che tenga conto delle
proposte che a suo tempo erano state
fatte dalla popolazione di Prali e che
permetterebbe alla strada non solo di
evitare questa difficoltà alla Gianna,
ma anche nu bel numero di interruzioni per slavine.
Mentre scriviamo (14/4) ci si conferma che le prime iniezioni di cemento
compresso fatte i giorni prima di Pasqua sembrano cominciare a stabilizzare la strada il cui movimento si è ridotto non ostante le piogge dei giorni
scorsi. Questo ci lascia sperare bene
per il futuro.
Ma il discorso non ci smbra da fare
sul piano dei tecnici, ma su quello della volontà « politica » di fare il lavoro.
Ci stiamo chiedendo, ogni anno più seriamente, se il costo di uno sviluppo
che cerchi di non tagliar fuori la popolazione locale e di evitare la grande
speculazione, ma piuttosto di mantenere un livello umano allo sviluppo
stesso, sia anche quello di dover aspettare oltre ogni logica la soluzione di
quei problemi che sono al di fuori delle
nostre competenze e possibilità, come
il fatto della strada alla Gianna sembra confermarci una volta di più.
Franco Davith
DAL PINEROLESE
REFERENDUM
E MONDO CATTOLICO
Questo il tema del dibattito che ha
avuto luogo martedì sera 16 aprile presso i locali di S. Lazzaro a Pinerolo ed
in cui sono intervenuti il past. Giorgio Girardet di Roma e Michele GiacoMOANTONio, dirigente delle AGLI. Le due
relazioni hanno analizzato ampiamente
il ruolo politico della chiesa cattolica
in Italia, i vari canali attraverso i quali
mantiene il suo potere a tutti i livelli,
soprattutto nella sua organizzazione
partitica democristiana. Da questa analisi è emerso chiaramente perché la DC
abbia voluto a tutti i costi questo Referendum.
DENUNCE POLITICHE
Pinerolo. Quasi duecento denunce
per presunti reati politici; questo il
bilancio di cinque anni di lotta di
classe nel pinerolese. Le denunce che
la Procura della Repubblica ha emesso dal '68 ad oggi riguardano reati di
opinione (volantini e stampa) in relazione all’esercito, reati sindacali in occasione di scioperi di studenti e di
operai. Il «comitato di soccorso rosso » che da alcuni mesi si occupa della
assistenza alle vittime della repressione lancia un appello alle forze del movimento operaio e a tutte le organizzazioni democratiche affinché prendano posizioni su quanto sta avvenendo
nel pinerolese. È inoltre in preparazione un libro bianco sulla repressione.
« Il Giornale di Pinerolo e valli » è
stato denunciato, nella persona del
suo direttore Angelo d’Orsi, per i reati di « istigazione di militari a disobbedire alle leggi » e per « diffusione di
notizie false e tendenziose ». Un altro
esempio della « libertà di stampa » in
Italia e nel Pinerolese.
REFERENDUM
È in pieno svolgimento la campagna elettorale sul referendum abrogativo la legge del divorzio.
In numerose parrocchie cattoliche
(Mentoulles, Dubbione, Borgo Losano
di Pinerolo, Pomaretto, Luserna) si
assiste ad una chiara ed esplicita presa
di posizione dei parroci a favore della
abrogazione del divorzio. Il divorzio
viene presentato come un attacco al
modello cristiano della famiglia; la
legge del divorzio viene presentata come un invito al libertinaggio.
Il vescovo di Pinerolo, che si è detto favorevole all’abrogazione della legge per il bene comune, ha però escluso — in una intervista pubblicata sul
quindicinale Nuova Società — la collaborazione della chiesa ai comitati
dell’una o dell’altra tendenza.
La comunità di San Lazzaro invece
ha preso posizione per il « no » denunciando il fatto che « dietro la richiesta del referendum vi è una concezione della chiesa che è preconciliare e antievangelica, ima chiesa che
pretende di possedere la soluzione di
tutti i problemi e vuole imporla a tutti gli altri per riconquistare una posizione di potere ».
Si stanno diffondendo nelle comunità e nella popolazione i volantini
stampati a cura delle comunità evan
geliche del Piemonte ed in cui si invita a votare NO al Referendum; anche
la FGEI sta diffondendo dei manifesti murali che verranno affissi negli
spazi elettorali. Il manifesto lo ricevono anche tutti gli abbonati a Nuovi
Tempi. Una doppia pagina speciale
sul Referendum è stata pubblicata anche sull’ultimo numero del « Giornale
di Pinerolo e valli».
Numerose sono inoltre le assemblee
organizzate tra la nostra gente per discutere il problema. Eccone il calendario (incompleto); domenica 21 aprile, Torre Peffice, ore 15 (Asilo valde
se); sabato 27 aprile a Luserna e Angrogna, ore 21; domenica 28, a Rorà,
ore 15.
ASSEMBLEA DEI DELEGATI
AD OSASCO
Il 5 aprile scorso si è svolta ad Osasco un’assemblea dei delegati del pinerolese. Il dibattito ha riguardato essenzialmente tre punti: 1) vertenza
col governo; 2) vertenza di zona;
3) referendum. L’assemblea ha alla fine votato una mozione i cui punti
principali sono;
VERTENZA COL GOVERNO
Detassazione integrale degli Assegni
Familiari e detassazione del salario
operaio e delle pensioni fino alle 150
mila mensili attuali, variabili con la
dinamica salariale.
Agganciamento delle pensioni al salario, aumento dei livelli minimi e revisione globàle del sisteiM pensionistico.
Unificazione del valore punto della
contingenza al livello più alto e tendenziale perequazione sui livelli attuali.
Prezzi politici sui generi di largo
consumo, blocco delle tariffe pubbliche al livello attuale.
Definizione di piani precisi di riforma dei servizi sociali (trasporti, casa,
scuola, sanità, ecc.) e dell’agricoltura
con inizio delle realizzazioni operative nell’anno in corso.
Ampliare e precisare un impegno
complessivo di tutta l’organizzazione
sul terreno degli investimenti ed in
particolare nel Mezzogiorno salvaguardando i livelli occupazionali.
VERTENZA DI ZONA
sul problema della scuola;
sui trasporti che devono passare
sotto la Regione con i contributi delle aziende;
sui contributi in campo sociale
(asili nido, scuole materne, infrastrutture, assistenza anziani, subnormali,
ecc. ) ;
sul problema della sanità, seguendo le indicazioni che vengono dalle
fabbriche ;
sul rifiuto delle scelte che vengono avanti in zona come l’autostrada
Torino-Pinerolo, voluta dalla Fiat e da
forze politiche ben distinte.
Per portare avanti questo programma viene decisa la costituzione di alcune commissioni specifiche che elaboreranno a livello zonale i seguenti
problemi di riforma:Casa - Prezzi ed
Agricoltura - Sanità • Trasporti.
Questo anche sulla base dei risultati positivi della già costituita Commissione scuola.
REFFERENDUM
Il referendum viene visto come una
manovra della maggioranza reazionaria della DC, dei fascisti e dei padroni per dividere la classe operaia in
fabbrica e fuori e per distoglierla dalla sua lotta quotidiana, che qui in zona significa vertenza di zona e vertenze aziendali.
Il referendum è altres:, visto come
una manovra per far passare un disegno di involuzione in senso sempre
più autoritario ed anti-democratico
dello stato e delle sue istituzioni.
« Pertanto l’assemblea intercategoriale dei delegati del pinerolese, sulla
base di queste considerazioni, indica
a tutti i lavoratori per il 12 maggio di
votare decisamente NO all’abrogazione della legge sul divorzio, NO alla
grande famiglia dei padroni ».
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Hanno collaborato a questo numero: Sergio Rostagno, Paolo Ricca,
Bruno Corsani, Fernanda Comba,
Emilio Nitti, Beniamino Lami,
Franco Davite, Bruno, Rostagno,
Giorgio Gardiol.
5
19 aprile 1974 — N. 16
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
APRENDO UN DIBATTITO.
QUAL’E’ IL FUTURO DEGLI OSPEDALI EVANGELICI?
28 maggio, f< Domenica della Facolta di Teologia »
La briscola delle intese oggi
Abbiamo visto la settimana scorsa
■che nell’ambito del problema degli
ospedali evangelici, la questione cruciale è oggi quella deiraHionomia. Come
essere inseriti nella programmazione
ospedaliera come enti pubblici ospedalieri e nello stesso tempo conservare la
nostra autonomia amministrativa in deroga alla legge Mariotti del 1968? Questo è il problema a cui si è cercato di
dare risposta con la legge D’Aniello e
a cui si cerca di dare risposta ora —
dopo che la legge D’Aniello si è rivelata
non sufficientemente sicura e adeguata
— con la proposta di intrapprendere
delle intese con lo stato per garantire
ai nostri ospedali una piena autonomia
amministrativa. Cosa dobbiamo pensare di questi due tentativi e più in generale di questa linea d’azione per la soluzione dei problemi giuridici dei nostri
ospedali?
Stiamo ricercando privilegi?
In una nota alla Tavola del 16 ottobre 1972, Giorgio Peyrot — per altro
sempre preciso e prudente nell’uso del
termine « privilegio » — commentando
le due proposte di legge sugli ospedali
evangelici, che dovevano poi tradursi
nella legge D’Aniello, diceva;,
« Ho Timpressione che i detti dispositivi non solo attuino, ma che a loro
mezzo si sia ricercata una politica di
vantaggi non solo giuridici, ma anche
economici che diffìcilmente può essere
tenuta al di fuori, certo mai al di sopra,
di un tornaconto di marca privilegiaría.
« È evidente che una tale legislazione
speciale rende possibile il mantenimento dello status quo quanto alla composizione degli organi direttivi dei singoli
ospedali; la riacquisiziohe della più ampia libertà in materia statutaria...; la
conservazione o Tacquisizione della personalità giuridica senza gli oneri e la
qualifica di ente pubblico normale; la
riaffermazione del carattere speciale
della ecclesiasticità delle singole opere;
la possibilità di inserirsi nei piani di
finanziamento regionali; la possibilità
di pervenire alla fissazione'di rette convenientemente remunerative; la piena
sistemazione giuridica, nei quadri del
personale addetto agli istituti ospedalieri statali, del personale al momento
in servizio in ciascun ospedale, non ai
sensi delle norme statali, ma secondo
la normativa interna (il cosidetto ’’regolamento organico equipollente”) propria di ciascun ospedale »,
Peyrot proseguiva notando che «uh
tale provvedimento stride fortemente
ove si volesse pensare di farlo camminare lungo la linea direttiva che fino a
qualche tempo fa poteva sembrare che
Tavola e Sinodo intendessero seguire
Come tracciato delle azioni da promuovere nel quadrò del diritto pul^lico
esterno delle Chiese valdesi ». Talé « linea direttiva» come è noto consiste
tra l’altro nel principio di orientare la
«politica esterà » della Chiesa valdese
nei confronti dello Stato secondo il
principio della non ingerenza dello Stato nell’ordinamento interno della Chiesa e nel rifiuto di assicurarsi, nel quadro di tale « politica estera », qualsiasi
forma di privilegio.
Terminava Peyrot dicendo: « È certamente umano il pretendere di aver
fatti salvi i principi mettendoli come
una bandiera fuori della finestra ogni
volta che potrebbero turbare la coscienza; ma è altrettanto umano rilevare che
di poi diventa assai diffìcile mantenere
e richiamarsi a tali principi quando essi tornano ad essere la sola difesa possibile ».
Per quanto questo linguaggio possa
essere « difficile », il significato è piuttosto lampante: siamo di fronte ad un
elenco di vantaggi-privilegi che sono
stati ricercati mediante la legge D’Aniello; ad un rilievo che tale procedura
contrasta fortemente con i principi più
volte enunciati dal Sinodo e dalla Tavola in materia di rapporti tra chiesa _e
stato; ad un avvertimento che i principi della non ingerenza dello stato nelle
cose ecclesiastiche non possono essere
fatti valere solo quando Tingerenza dello stato è svantaggiosa (mentre là dove
è vantaggiosa non si guarda troppo per
il sottile). Non credo sia possibile passare accanto o sopra considerazioni c^
sì serie e circostanziate senza una discussione che consenta una presa di
posizione consapevole.
Sarebbe legittimo ricorrere
alle intese con lo stato?
Qualcuno potrebbe osservare che
queste osservazioni riguardano la legge D’Aniello (anzi le proposte che poi
confluirono nella legge D’Aniello). Ora,
abbiamo visto che l’opinione prevalente tra i nostri esperti è che non ci si
debba valere di questa legge. A che pro
discutere quindi se valersi di tale legge comporterebbeo meno un privilegio?
Io rinuncerei volentieri a sollecitare
una discussione su questo argomento
se questa avesse già avuto luogo; se
dopo attento esame di tutta la materia
noi avessimo deciso di accantonare lo
uso della legge D’Aniello in quanto non
consona con i nostri principi, certo staremmo facendo discorsi oziosi. Ma non
è certo per questo che abbiamo messo
da parte la legge D’Aniello, bensì per
il fatto che essa è stata ritoccata dal
Parlamento, non è più come la si vole
va, e quei due emendamenti — la clausola che concede l’autonomia amministrativa « fino all’entrata in vigore della
Riforma sanitaria» e l’introduzione di
un estraneo nel consiglio di amministrazione — la rendono infida e rischiosa.
La riprova della necessità di discutere la legittimità della linea perseguita
nel predisporre il progetto di legge
P’Aniello è data dal fatto che la stessa
identica linea è ricomparsa con la richiesta di intese con lo stato. L’ordine
del giorno presentato al Sinodo 1973 e
da questo respinto, chiedeva infatti ohe
fossero intrapprese delle intese con lo
stato affinché in sede di riforma sanitaria fosse confermata Tautonomia dei
nostri Istituti ospedalieri « almeno come prevista dalla proposta di legge
D’Aniello ed altri ». Quello cioè che la
legge D’Aniello prevede a termine lo
si vuole ottenere al di là del termine. Io
si vuole sancito nella riforma sanitaria, mediante intese: ci sia riconosciuto di avere per i nostri ospedali i vantaggi delTinserimento nell’assistenza
pubblica e insieme ì vantaggi di una
piena autonomia amministrativa in deroga alla legge.
Dopo un anno speso a ridiscutere, a
chiarire, a illustrare il senso che noi attribuiamo alle intese con lo sfato previste dall’art. 8 della Costituzione, dopo
delibere sinodali e principi riaffermati, è sconsolante vedere come non appena si riparla di intese è subito per
intenderle in senso contrario ai prìncipi affermati: la richiesta di intese avanzata durante il Sinodo 1973 premetteva
— non saprei dire se con ingenuità o
improntitudine — « visto l’ordine del
giorno del Sinodo valdese e della Conferenza metodista approvato il giorno
29.8.73 con cui viene affermata la necessità di intese diretta con lo Stato,
in applicazione delTArt. 8 della Costituzione... ».
Ma ciò che dà la misura globale della
nostra valutazione dell’istituto delle intese è il fatto che l’eventualità di intese con lo stato per i problemi ospedalieri emerga dopo che gli altri tentativi sono falliti, come l’ultima chance
per altro un po’ dimenticata. Dopo che
non è bastato il lavoro di corridoio, è
andata buca la « leggina », ecco qualcuno a battersi un manata in fronte:
che stupidi! ma c'è ancora la briscola
delle intese!
Di nuovo qualcuno pO'trà dire; tutto
questo si riferisce ad un ordine del
giorno che il Sinodo Tanno scorso non
ha approvato bensì ha respinto. D’accordo, ma la richiesta di intrapprendere intese con lo stato per garantire
Tautonomia agli ospedali evangelici
non è certo morta con il voto contrario
dell’anno, scorso. " Il comitato di coordinamento degli ospedali evangelici sta
lavorando per mettere a punto delle
bozze di intese che saranno sottoposte
alle assemblee decisionali competenti.
La chiesa ha il dovere di informarsi e
di valutare il cammino che è stato fin
qui percorso, per potersi pronunciare
consapevolmente sulTulteriore passo
che su questo stesso cammino sarà invitata a fare.
Disaccordo
Per parte mia protesto il mio disaccordo. Abbiamo studiato l’argomento
dei rapporti tra chiesa e stato durante
tutto l’anno scorso. Abbiamo preso in
Sinodo delle decisioni fondate chiaramente sui presupposti che hanno determinato l’azione della commissione
che era stata incaricata di fornire alle
chiese il materiale informativo relativo
alle intese con lo stato; e cioè il presupposto — da nessuno contestato —
che da parte nostra il contenuto da dare a qualsiasi intesa con lo stato deve
essere coerente con i principi che abbiamo via via elaborato: garanzia sul
piano giuridico per la libertà della chiesa da ogni interferenza statale; rifiuto
di ogni privilegio; ripulsa di qualsiasi
forma di integrazione nel sistema ideologico e di potere dello stato. Ritengo
che eventuali intese con lo stato in
materia ospedaliera — con il contenuto generale di cui abbiamo parlato —
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiii
E C. E. I.
Rinviato all’autunno l’incontro tradizionale di primavera organizzato
dal Servizio Studi
È stato rinviato all’autunno l’incontro che tradizionalmente il Servizio
Studi della Federazione delle Chiese
organizzava a Ecumene in primavera.
Quest’anno infatti non c’è il solito
«ponte» intorno al 2 giugno. L’incontro è stato perciò fissato per il periodo
14 novembre. Il tema sarà; Aspetti
delTevangelizzazlone oggi. Si prevedono uno studio biblico-teologico, la presentazione e Tanalisi del materiale
( opuscoli, manifesti, ecc. ) esistente e
il lavoro a gruppi, in cui i partecipanti cercheranno di preparare del materiale originale.
Data la stagione piuttosto avanzata
è stata designata come sede Santa Severa.
costituirebbero un atto di immediata
e grave incoerenza dopo la riaffermazione di questi principi.
Gli ospedali cattolici hanno trovato
nel « nulla è innovato » per gli istituti
ed enti ecclesiastici « civilmente riconosciuti » la via della propria sopravvivenza autonoma. Ma questo « riconoscimento civile» gli istituti èd enti ecclesiastici che esercitano l’assistenza
ospedaliera Thanno grazie al Concordato. In teoria noi siamo, e siamo sempre stati, contrari al Concordato e affermiamo la necessità della sua abrogazione. Ma in pratica, in questo caso,
abbiamo chiesto (mediante l’ordine del
giorno del Parlamento del 1968) di godere al pari della Chiesa cattolica, degli effetti del Concordato. Di più, dal
momento che siamo piccoli e abbiamo
così poca forza contrattuale, abbiamo
chiesto una deroga alla legge Mariotti,
il diritto di essere non soltanto classificati ed equiparati, ma anche di essere eretti come enti ospedalieri pubblici
mantenendo la nostra fisionomia ecclesiastica e la nostra autonomia amministrativa. E siccome questa deroga ci
è stata concessa ma a tempo limitato,
fino all’entrata in vigore della riforma
sanitaria, noi chiederemmo ora, mediante intese con lo stato, che questa
deroga sia definitiva e impegni già fin
d’ora la riforma sanitaria che è in vìa
di elaborazione. Ritengo che quésta linea, non possa e non debba essere ratificata ufficialmente mediante una delibera sinodale che dia incarico alla
Tavola di proseguire su questa linea
stessa mediante intese con lo stato.
Se questa linea è da escludere, quale
alternativa si presenta alla nostra chiesa per ciò che riguarda gli ospedali, e
più in generale l’assistenza? È questo
l’interrogativo che intendo affrontare
in un terzo e ultimo articolo la settimana prossima.
Franco Giampiccoli
Avvicinandosi la « domenica della
Facoltà », che le chiese sono invitate
a osservare il 28 aprile o in altra data
\'icina a questa, diamo ai lettori e agli
amici alcune notizie del nostro Istituto teologico.
Statistiche
Al Sinodo 1973 la Facoltà si presentava con un effettivo di 14 studenti (di
cui due stranieri, in temporaneo soggiorno, e uno dimissionario) più 25
« studenti esterni ». All’inizio del presente anno accademico, tre degli « esterni » chiedevano il passaggio al corso per la licenza teologica, mentre altre tredici domande di iscrizione erano presentate per il corso stesso (quattro di studenti stranieri), e 11 nuovi
si iscrivevano come « esterni ».
A queste cifre bisogna aggiungere
16 persone iscritte ai corsi per collaboratori ai ministeri delle comunità
locali (più alcune che li frequentano
senza aver formalizzato l’iscrizione) e
20 che ricevono corsi di cultura teologica per corrispondenza.
Queste cifre danno l’idea del giro di
persone che è interessato al lavoro della Facoltà e che impegnano non solo
la sua attività docente ma anche quella organizzativa e amministrativa, con
tutte le complicazioni caratteristiche
del nostro tempo (ritardi della corrispondenza, difficoltà di approvigionamento di carta e matrici per ciclostile,
congestione del traffico cittadino a Roma e via dicendo).
Non possiamo dire, naturalmente,
quale frutto darà la seminagione che
va fatta sempre e comunque a piene
mani. Poi, chi fa crescere è Dio (I Corinzi 3; 6-7).
Cicli speciali
In questi ultimi anni la Facoltà ha
dato particolare sviluppo al ciclo per
il conseguimento del Diploma in Teologia protestante (è a questo ciclo di
studi che vengono iscritti gli studenti
L'imputato risponde
(Lettera del pastore Enrico Geymet)
Ero intento a preparare le mie valigie per partire per la mia emeritazione,
purtroppo imminente, ma son costretto ad intérrompe||, ,questo lavoro perché mi sento chiàinàto da destra e da
manca a sedere sul banco degli imputati.
L’occasione è il dettaglio banale di
ùna biblioteca che da una parte si credeva dover essere parrocchiale come
fante altre, e dalTàltra, « civica » con
impegni che nessuna chiesa delle Valli
ha fino ad ora assunto.
IL ’’PADRONE”
Il motivo fondamentale, invece, mi
sembra configurarsi nella parola « Padrone » dove Geymet si sarebbe gravemente compromesso. E cominciamo all’ora dall’inizio, precisando importanti
dettagli che gli accusatori, per distrazione — diciamo così —, hanno falsato.
Dunque:
Geymet è mandato nel 1962 a Villar
Perosa e vi trova un ambiente imprevisto e senz’altro gradevole. Nella fabbrica RIV, da vari anni, gli operai Valdesi
hanno ottenuto col fraterno consenso
dei loro compagni cattolici e della Direzione, che il 17 febbraio venga considerato come giorno festivo e pagato
(come le feste patronali) e che, a questa festa segua una colletta per gli
Ospedali Valdesi.
Non solo, si ottiene pure che, così
come ogni anno a Pasqua un sacerdote
cattolico rivolge un messaggio alle
Maestranze, durante la refezione, così
un pastore Valdese possa farlo alla vigilia di Natale.
Dinanzi a questa situazione mi son
detto, peccato che non sia cosi in tutta
l’Italia e mi son preoccupato di mantenere fino ad oggi la situazione trovata e spero ohe possa farlo anche il mio
successore.
LA PIETRA DELLO SCANDALO
E veniamo allora al terreno dato dalla RIV-SKF per la costruzione di un
convitto con casa Pastorale. È vero.
M’ero impietosito nel vedere i disagi
enormi ai quali erano costretti gli studenti Valdesi delTAlta Val Germanasca,
di Angrogna, di Rorà e del Valpellice
per frequentare le locali scuole RIVSKF e sognai la possibilità di avere un
giorno un Convitto nostro. Poiché la
RIV si accingeva, in quel tempo, ad
alienare alcuni stabili suoi ed alcuni
terreni per motivi di pubblica utilità,
chiesi uno stabile, prima adibito 'a
scuola... Niente da fare mi fu risposto,
tutti gli stabili sono già ipotecati da
tempo; tutto quello che potrete ottenere, sarà forse un piccolo lembo dell’ex
Campo Sportivo. Anche questo, però
non sarà facile.
Inoltro la mia domanda. Un ingegnere Cattolico di principii nobilissimi,
che ha crudelmente sofferto nella sua
vita e che non volle mai esser nominato, mette una prima parola favorevole
e la pratica giunge a Torino dove il Direttore generale della RIV (Fornerone)
Valdese, esprime pure un parere favorevole... Ma non può assister più a lungo la pratica perché una morte improvvisa e precoce lo coglie. Poco dopo pe
rò, è nominato Segretario Generale
della RIV il Dr. Federico Balmas, pure
Valdese e figlio dell’ex Cassiere della
Chiesa Valdese dj Torino, È un uomo
integerrimo, la causa gli sembra buona
e ci si dedica corpo ed ànima e riesce a
condurla in porto prima di morire anche lui, giovanissimo e torturato da im
male che non perdono. Per noi, si può
dire, ha combattuto fin sul Ietto di
morte. Lo rivedo ancora a San Giovanni, disteso sul suùTetto col volto segnato dalla sofferenza, stendere il solo
braccio che gli rimane, quello sinistro,
verso l’apparecchio telefonico posto sul
suo tavolino da notte, per chiedere a
Torino a che punto è là pratica...
Lasciatemelo dire, caro lettore, quando io leggo sui nostri giornali parole
come queOe che ho visto, mi vien voglia di gridare: « Vergogna! », smettetela dal calpestare le tombe e sputarvi
la vostra bile, toglietevi in mano il cappello ed andate a chieder perdono alle
vedove di cui qualcuna spende ancora
il suo tempo per compier servizi sociali nelle nostre Chiese...
LA COSTRUZIONE
E veniamo alla seconda pietra di
scandalo per mostrare agli accusatori
il volto di quei « Padroni » e di quei
Dittatori che essi accusano.
Il primo fu quello di un nobile e caro
vescovo del Baden che incontrai per
caso durante un breve soggiorno di
convalescenza che mi fu offerto da amici in quella regione. Gli feci conoscere
la nostra Chiesa Valdese, lo invitai ai
nostri Sinodi e per primo gli parlai di
tante opere nostre e di RIESI. Credo
che non sia facile contare il numero
dei milioni che da quell’anno (1956) siano stati offerti dal Baden alla Chiesa
Valdese. Qualcosa, era giusto, toccò anche alla Chiesa di Villar Perosa.
Un secondo volto è quello di una diletta congiunta mia che riuscii a convincere a superare vecchi motivi di risentimento verso la chiesa ed ha lasciare qualcosa delle sue sostanze alle
Chiese di Palermo, Vittoria e Villar Perosa per il suo tempio.
Un terzo volto è tipico: Un signore
Svedese che incontro una sera, per
caso, di cui non conosco bene la posizione. Si parla insieme in tedesco per
conto di terzi, ricordiamo un comune
amico ora defunto, posso anche raccontare le mie difficoltà e accennare al sogno irrealizzabile di costruire un Convitto.... Vedrò se posso aiutarvi in qualche modo, dice prendendo commiato.
Nelle settimane seguenti, ricevo la promessa di un aiuto di L. 30.000.000 Quel
Signore è oggi il vescovo Luterano della Svezia. Rida chi vuole, per me, era
avvenuto uno del tanti miracoli con i
quali Dio ha spesso risposto alle nostre
preghiere.
Altri volti son quelli di cari Amici
delle Società Gustavo Adolfo, di nobili fate e di tanti e tanti altri povera
gente, umile e pietista che, piacesse o
meno alla nostra Amministrazione,
mandavano il loro obolo a questa nostra opera che essi conoscono per vi
(continua a pag. 6)
cosiddetti « esterni ») e a quello p>er
collaboratori laici, accanto al classico
ciclo per il conseguimento della Licenza in teologia. Ciò non porta ^rò a
una moltiplicazione artificiosa di corsi
in quanto i corsi per la Licenza teologica e quelli per « esterni » coincidono,
variando unicamente la composizione
del piano di studi.
Come scriveva recentemente il prof.
Franco Duprè in un documento per i
membri del Consiglio di Facoltà, « è
tipico dei momenti di transizione la
coesistenza di strutture diverse e a
volte contrastanti: le vecchie, collaudate e sicure, ma rigide proprio perché risultato di ima lunga distillazione;
le nuove, elastiche e malleabili e piene di nuove potenzialità, ma senza che
se ne possa ancora vedere chiaramente lo sbocco. La tenntazione di riunire
i vantaggi di entrambi innestando gli
elementi nuovi nel vecchio, va rigettata: essa distrugge le vecchie strutture perché le falsa rendendole inoperanti, e contemporaneamente impone
vecchi vincoli alla libertà delle strutture nuove, rendendone inoperanti le
potenzialità. La coesistenza dei due
invece permette alle strutture sperimentali di svilupparsi liberamente: se
arrivano a maturazione esse si sostituiranno definitivamente alle vecchie,
ma se si rivelassero non funzionali esse non lascerebbero intorno a sé il vuoto, perché le vecchie strutture non distrutte continuano a funzionare ».
È compito urgente della Facoltà far
schiudere le potenzialità insite nel ciclo per il Diploma in Teologia protestante e anche dare un programma
completo e organico ai corsi per collaboratori e a quelli per corrispondenza. Inoltre, mentre a tutti gli studenti
offre la medesima serietà e il medesimo rigore di impostazione, nel corso
per la Licenza teologica continua a
dare alle chiese e alle istituzioni sorelle la garanzia di un contenuto di
programmi e di ricerche all’altezza
delle loro legittime esigenze.
Prospettive
Mentre il lavoro della Facoltà attira
l’interesse óltre che di studenti esteri,
anche di appartenenti a chiese e movimenti vari in Italia, tra cui ricordiamo oltre alle chiese a noi tradizionalmente vicine la Chiesa Apostòlica, la
Chiesa di Cristo, e gli studenti cattolici (del dissenso e non), le comunità
valdesi devono interrogare se stesse
sulTimpiegp ohe fanno della Facoltà
per il servizi© che devono rendere alTEvangelo nel nostro paese e fuori,
oggi e domani. Possono le nostre chiese ritenersi a posto? Hanno calcolato
le forze che saranno necessarie domani per combattere il buoii combattiménto della testimonianza cristiana
(cfr. Luca 14; 31-32)7 Le stanno preparando? Oppure dovranno accorgersi
troppo tardi di non avere abbastanza
uomini perula guerra, come il re della
parabola di Luca? Oppure di non avere combustibile per mantenere accesa
la lampada della testimonianza, come
le vergini folli della parabola di Matteo 25?
Abbiamo già domande di iscrizione
per Tannò prossimo, ma le chiese si
domandino se hanno collaborato al
formarsi di queste decisioni, e se per
due o tre giovani che si muovono non
ce ne sono molti altri che rimangono
fermi perché le comunità non li incO|ràggiano e non creano intorno a loro
il Clima della testimonianza, della decisione, dell’impegno per TEvangelo.
Pensare a queste cose è anche un modo per collaborare alla missione affidata alla Facoltà.
Bruno Corsani
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Susanna
Michelin Salomon
ringraziano tutti coloro, vicini e lontani, che hanno preso parte al loro lutto. In particolare la Direzione di « Casa Fede» di San Germano Chisone
che le è stata vicina nel dolore.
Villar Penice (Garnier), 124-1974.
« Poiché io son persuaso che né
morte, né vita, né cose presenti,
né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci
dall’amore di Dio, che è in Cristo
Gesù, nostro Signore».
(Romani 8: 38).
II 10 aprile 1974 improvvisamente è
mancato
Enrico Gay
(Pucci)
La testimonianza di affetto è stata
così, vasta che non tutti possono essere ringraziati singolarmente.
A quanti hanno partecipato al grave
lutto, in particolare a Suor Susanna,
al Dott. Gardiol ed al Pastore Taccia,
la famiglia esprime la propria viva riconoscenza.
Luserna S. Giovanni, 13 aprile 1974.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 16
19 aprile 1974
[ VITA ITALIANA a cura di Emilio NINI
Per chi governa
il governo Rumor?
Dalla democrazia alla repressione
I provvedimenti economici e fiscali
con i quali si sta caratterizzando il
quinto governo Rumor sono stati motiyati dalla crisi generale in atto e giustificati dòme inevitabili. Ma i difensori di ùffibìo di questo governo sembrano confondere Le cause con gli effetti,
con il bel risultato di gettare un’ombra
di mis^tfero sulle cause, che non si sa
mai quali siano. C’è la crisi, e tutti lo
ricorioscono; perché c’è la crisi, non si
sa! Il Governo deve riparare in qualche modo ai guasti economici del Paese, ma chi ha prodotto questi guasti...
non si Sfa! Non è possibile che questi
gesti riparatori del Governo siano essi
stessi cause concomitanti della crisi o
quantomeno il mezzo per scaricare sul
cittadino lavoratore i danni della crisi
economica? Il sospetto che questo ed
i precedenti governi siano in sostanza
al servizio non dei cittadini, tna degli
interessi finanziari ed economici di pochi privilegiati comincia a farsi strada nella mente di molti.
Si è detto che il peggior rimedio all’inflazione, cioè alla svalutazione della moneta, sia la deflazione, cioè l’economia all’osso da parte dello Stato,
che per rifocillare le sue casse, paralizza lo sviluppo economico e produttivo.
La compressione dei crediti, l’aumento del tasso di sconto (cioè il costo del
denaro in caso di prestiti e mutui),
l’aumento delle tariffe postali e ferroviarie, sono tutti provvedimenti governativi di questi giorni che favoriscono
più o meno direttamente sia inflazione
che deflazione. Un’ulteriore decisione
ha destato ancor maggiore scalpore:
la reintroduzione della cedolare secca,
in base alla quale l’azionista può pagare subito una tassa del 30% degli interessi azionari, evitando di sommare
questi interessi agli altri guadagni familiari ed eludendo cosi la progressività della tassazione vigente. È chiaro
che questo decreto favorisce i grossi
azionisti ed è altrettanto chiaro che
questo è vm modo legale per evadere
il fisco. È stato detto però che la cedolare secca porta due vantaggi: innanzitutto incoraggia gli investimenti
azionari riducendo le fughe di capitali
all’estero, e poi è meglio incassare subito il 30% di tasse piuttosto che aspettare gli accertamenti fiscali, dopo i
quali c’è pure il rischio di incassare di
meno, dato che si sa che i pesci grossi
evadono sempre.
Sul primo « vantaggio c’è da osservare che viviamo in un hen miserabile Paese ss -a chi minaccia di compiere (o già compiè) il reato di esportazione illegale di capitali siamo costretti a promettere una riduzione delle tasse. È come accettare un vero e proprio ricatto, molto simile a quello perpetrato alcuni mesi fa dai petrolieri.
Il secondo « vantaggio » si basa su
un ragionamento molto realistico, ma
che diviene repugnante se si pensa che
è in sostanza una resa dello stato di
fronte a degli speculatori miliardari e
disonesti. Quello stesso Stato poi è db
venuto, con la recente riforma della
tassazione, quanto mai efficiente nei
confronti delle masse dei lavoratori dipendenti, che non possono evadere assolutamente, poiché le tasse gli vengono detratte direttamente dallo stipendio!
È possibile accettare una logica simile che privilegia chi è già privilegiato? Quando ci sarà un governo veramente democratico capace di colpire
il profitto alle sue radici, nei luoghi
stessi in cui si produce?
Un altro elemento che lascia ben poco da sperare è stata la lentezza con
cui si sono protratte le trattative tra
Intersind e Italsider - Alfa Romeo e la
durezza delle lotte che sono state necessarie per farle concludere. L’Intersind è l’organizzazione padronale delle industrie a partecipazione statale ed
chiaro quale ruolo determinante ha il
governo in questa vertenza. Si è voluto mettere alla prova la forza del sindacato nel momento in cui la campagna elettorale per il referendum e la
riottosità di un gruppo minoritario
della CISL mettevano in forse l’unità
operaia. E in questo il governo faceva
il gioco della segreteria della DC, che
ha assunto un atteggiamento fortemente critico nei confronti dello stesso sindacato di tradizione cattolica, la
CISL. Ma la classe operaia e le sue organizzazioni hanno dato una volta di
più dimostrazione del ruolo storico
che ormai compete loro, non solo conducendo la vertenza con fermezza, ma
soprattutto qualificandola con rivendicazioni (quali la richiesta di stanziamenti nel Sud e impegni in settori sociali come l’edilizia popolare) che confermano il loro impegno a farsi carico
dei problemi di sviluppo dell’intera società italiana.
Naturalmente ora bisogna garantirsi
che gli accordi non restino solo sulla
carta. È il problema affrontato da Luciano Lama, segretario generale della
CGIL, al congresso de.i delegati di fabbrica, tenuto di recente a Rimini. Il
nuovo modello di sviluppo si fa strada attraverso le lotte operaie nell’interesse di tutta la popolazione, ma bisogna che il governo predisponga l'attuazione di quanto strappato al padronato privato e pubblico attraverso una
seria programmazione. Per questo il
governo è oggi più che Alai la controparte prima del movimento sindacale;
per questo si deve guardare ad esso
con vigile attenzione e valutarlo dai
fatti. Non si vuole precostituire un’opposizione, ma neppure lasciare che il
governo si trastulli in decreti e decretini, (che, come abbiamo visto, finiscono sempre per giovare ai più ricchi) e
trascuri i problemi di fondo dello sviluppo del Paese.
« Qggi ci dicono di aspettare che la
congiuntura sia superata per avviare
le riforme — ha detto Bruno Storti,
segretario generale della CISL al su citato congresso — ma dalle stesse lotte
condotte nelle aziende ci viene un’indicazione concreta di ciò che si può
cominciare a fare subito ». Sottolinean
II Tribunale Russel
« Il Tribunale dichiara colpevoli di
violazioni gravi, ripetute e sistematiche dei diritti dell’uomo le autorità che
di fatto esercitano il potere in Brasile, in Cile, in Uruguay e in Bolivia.
Il Tribunale, tenuto conto dell’entità
di queste violazioni, dichiara che esse
costituiscono, considerate nel loro insieme, un crimine contro l’umanità
conimesso in ciascuno dei quattro paesi in questione dalle stesse autorità
che esercitano il potere ».
Questa sentenza conclude la lunga
serie di motivazioni stilate dalla giuria
del Tribunale Russel II sull’America
Latina, ed è il risultato di un lungo
lavoro preparatorio e di una settimana
di riunioni in cui sono stati ascoltati
esperti e testimoni e si sono studiati
documenti e prove.
La sentenza di condanna non ha valore legale, ma solo morale. I lavori
del Tribunale Russel II, svoltisi alla
presenza di dieci reti televisive, di oltre 180 giornalisti e di un pubblico attento e partecipe, e a cui anche la TV
e i giornali italiani delle più svariate
tendenze hanno dato ampio spazio,
dovrebbero servire a far conoscere e
a ricordare in che modo atroce l’uomo è calpestato e la libertà distrutta
in tanti paesi deH’America Latina. Anche delegati di altri paesi, oltre ai
quattro menzionati nella sentenza,
hanno parlato delle condizioni di repressione e di violenza che vi regnano.
Fra.i membri della giuria, presieduta dal Sen. Lelio Basso, molte personalità diverse: il prof. F. Rigaux, direttore del Centro di Diritto Internazionale di Lovanio, il Premio Nobel
per la fisica A. Kaster, A. Uribe, ex ambasciatore del governo Allende, lo
scrittore colombiano G. Garda Márquez, due teologi, il protestante G. Casalis e il cattolico G. Girardi (fra i
membri onorari vi è anche il pastore
M. Niemoeller).
Un paese liberale...
Vorremmo dedicare la nostra attenzione soprattutto all’Uruguay, per gli
evidenti motivi che legano la nostra
chiesa a quel paese dove vivono tanti
dei nostri fratelli im-fede,
Alain Labrousse, docente di letteratura prima a Montevideo poi a Parigi, e
Zelfnar Michelini, senatore del Fronte
Amplio, presentano la'situazione generale e analizzano la crisi che ha portato im paese liberale e progressista
alla più spietata repressione militare.
L’Uruguay non è un paese ricco di risorse naturali, ma 'iè condizioni estremamente favorevoli all’allevamento gli
iiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiinii
do quindi la necessità di un’energica
azione del sindacato ha aggiunto:
« Non ci sono state tregue, né ci saranno in futuro tregue sociali perché
tutto il movimento nella sua globalità
è impegnato a sostenere con la lotta
gli obbiettivi della proposta politica
che il sindacato avanza ».
Giorgio Benvenuto, che nella stessa
sede ha parlato a nome della FLM ha
sostanzialmente confermato e rafforzato questo concetto dicendo: « Qccorre dire decisamente no ad una nuova
tregua in quanto questo governo è ancora più impotente e meno credibile
del precedente ».
Lettera del pastore Enrico Geymet
(continua da pag 5)
sione diretta ed a cui si sentono affezionati.
Ma tutti portano il timbro di uno
stesso mittente: Dio ha risposto alle
nostre preghiere al dilà di quanto avevamo osato sperare e domandare. Il povero Geymet non c’entra. Nato col marchio della povertà .stampato sulla fronte, lo ha conservato per tutta la sua
vita e per esso ha abbondantemente
mietuto quel disprezzo che è la eredità
dei poveri, anche se Dio gli ha sempre
dato tutto quanto gli era necessario.
Quando si tuona contro l’umile Chiesa di Villar Penosa con la parola « Padrone », si accusa Dio di aver spesso
risposto con la sua Grazia alla fède
quasi infantile dei credenti di VillanPe»
rosa. E allora, concludiamo:
NON È VERO
Che il Concistoro abbia « messo fuori » un gruppo della FGEI che, anzi esso si è riunito col Pastore una o due
volte per settimana, fino ad oggi.
Il Concistoro ha semplicemente corretto il tipo di biblioteca in causa, precisandolo in tipo parrocchiale anziché
civico. Ha però pregato il Comune di
aprire egli stesso la biblioteca Civica
desiderata ed esso ha risposto con gentile prontezza: La nuova biblioteca sta
per essere aperta in locale civico più
centrale e comodo di quello del Convitto Valdese.
E VERQ
Che il Concistoro ha affrettato la rifinitura dei locali destinati alla gioventù sotto il tempio. Di tutta la gioventù
della Chiesa però: dei sette od otto che
saranno federati alla FGEI come dei
sessanta-settanta che alla FGEI federati non sono. Nel limite del possibile,
vi sarà posto per tutte le buone volontà
e due anziani, che risiedono vicino al
tempioo, prteranno la responsabilità
di soprai«tendere a quanto avviene nei
locali della Chiesa. La Chiesa, nella sua
quasi totalità non consentirebbe mai a
che attività più o meno politiche si
svolgessero nei suoi locali.
UNA DOMANDA:
Una domanda ai nostri accusatori
della FGEI: Perché avete scelto una
delle chiese più deboli e giovani delle
Valli e il Pastore più anziano come vostro bersaglio? Non potevate trovare
un bersaglio più dignitoso per voi?
Non ti devi stupire o lettore, se qui
la Comunità è esasperata e ha l’impressione di essere volutamente presa di
mira... Dopo la polemica suscitata da
un certo articolo: « Villar Perosa anno
zero» nel 1968, tutto le è stato contestato sempre nello stesso modo spesso
con la medesima firma. Eppure qui ci
sono dei fratelli tutti che vivono, che
lottano contro le avversità e si sacrificano come in tutte le altre comunità e,
come in quelle, si sforzano di servire il
Signore.
Perché avete scelto come bersaglio
Enrico Geymet? Vi avevo forse disturbati in qualche modo?
Perché mi organizzate un processo
cinematografico mentre sapete che son
sul punto di concludere il mio servizio,
sempre incensurato, di quarantasei anni nel pastorato?
Perché vi coalizzate contro di me sapendo che sono solo e senza difensori,
perché la mia Chiesa che mi circonda
di molte dimostrazioni di affetto, non
ha avvocati o parlatori che osino discutere in Conferenze od in sinodi in
mia difesa. Perché molti fratelli Pastori e laici non parleranno in mia difesa?
Non parlerò per gli altri, ma quel che
dirò di me, sarà forse significativo:
HO PAURA DI VOI!
Ricordo troppe cose del passato: Ho
visto nascere un movimento giovanile,
quand'ero ancora studente; erano animati da entusiasmo e fervore, si riunivano spesso come obbedendo ad una
parola d’ordine, volevano riformare la
società e creare una nuova giustizia.
Avevano un modo particolare di vestirsi ed un tono particolare nella voce
volevano che anche la religione aderisse in qualche modo alle loro azioni...
Circa dieci anni più tardi, aH’estero,
ho assistito al nascere di un altro movimento giovanile, assomigliava al primo sotto certi aspetti ma portava le
sue istanze più lontano. Pretendevano
interpretare la religione in chiave politica. Il tono della voce assomigliava
a quello dei primi ma era più duro assai; Avevano essi pure un vestito tipico; i primi avevano portato una camicia nera e questi la portavano bruna.
Io li considerai sempre tutti con diffidenza, ma a molti essi sembravano
semplicemente dei giovani entusiasti:
« Il faut que jeunesse se passe... ». Poi,
successe quel che successe.
Oggi v’è pure un movimento giovanile che parla di riforme, che presenta
con baldanza delle istanze e che sembra pure prediligere un indumento particolare tipico per il colore azzurro dei
pantaloni e per la frequente assenza
della giubba. Certo, non siamo ancora
né alla camicia nera né a quella bruna,
ma il tono della voce e le pretese riformatrici mi fan tanto pensare a cose già
viste e udite in passato.
PERCIÒ’ HO PAURA
Ma forse si tratta solo di un fenomeno di senilità e dovrò ricredermi...
E me lo auguro con tutto il cuore e lo
desiderò intensamente, ma tocca a voi
dimostrarlo. Io non cambio bandiera,
anche se voi certamente, .salirete al governo della Chiesa. Per ora, solo o non
solo, confido come sempre nell’aiuto
onnipossente di Dio. Imploro il suo intervento apportatore di nuova vita, per
la mia Comunità, per la Chiesa Valdese
tutta, per me e per Voi.
Con affetto per tutti i miei lettori
Enrico Geymet
avevano permesso di godere di una
prosperità senza paragoni in America
Latina. Dal 1905 vi si sviluppa un’importante legislazione sociale (giornata
di otto ore, assicurazione obbligatoria
pagata dal datore di lavoro, ecc.). Settanta articoli della costituzione sono
dedicati alla difesa dei diritti della
persona umana. Sul piano internazionale si dà la più ampia interpretazione
al diritto d’asilo; non soltanto l’Uruguay ha ratificato gli accordi di Ginevra sui Diritti dell’Uomo, ma si è sforzato di farli rispettare. Il paese gode
della più completa libertà politica e
culturale.
Ma con la fine della guerra di Corea
i prezzi della lana e della carne precipitano sul mercato mondiale mentre
continuano ad aumentare i prezzi delle materie prime, del combustibile e
dei prodotti lavorati che TUruguay deve importare. La bilancia dei pagamenti accumula un debito enorme, oltre
800 milioni di dollari, e questo comporta una crescente dipendenza dagli
organismi finanziari controllati dagli
Stati Uniti.
In crisi...
Le classi dominanti, come sempre
avviene, manovrano in modo da far
ricadere tutto il peso della crisi sui
ceti popolari e sui salariati; le condizioni di vita degli operai e delle classi medie diventano insostenibili: dal
1961 al 1967 il costo della vita aumenta del 60% all’anno, nel 1968 i salariati
hanno perso il 47% del loro potere di
acquisto, mentre 200.000 pensionati vivono con delle pensioni ridotte al minimo vitale.
Ma i lavoratori si organizzano per
difendere le loro condizioni di vita e
nel 1964 creano un grande sindacato
unito che conterà ben presto 400.000
aderenti, ossia il 90% dei salariati del
paese. Nel 1965 si proclamano parecchi scioperi generali. A questo punto
le classi dominanti passanno al contrattacco e comincia la repressione
contro operai e studenti. In risposta
alla repressione sempre più violenta
sorgono i movimenti di resistenza, in
particolare il Movimento di Liberazione Nazionale i cui aderenti sono noti
con il nome di Tupamaros.
I militari uruguayani partecipano
sempre più numerosi ai cprsi « speciali » di Panama, che sono dei veri e propri corsi di tortura. Ormai vi sono stati addestrati oltre 1700 ufficiali. Con
l’arriyo a Montevideo dell’« esperto »
americano Dap Mitrione (che sarà più
tardi giustiziato dai Tupamaros) Tuso
della tortura diventa sistematico. Questi ,« esperti » sono segnalati anche in
altri paesi: alcuni testimoni hanno denunciato al Tribunalè la presenza fra
i torturatori di uomini dalTinconfondibile accento nord-americano.
Nel 1970 si organnizzano i gruppi fascisti e comincia l’assalto ai licei progressisti e all’Università. Le elezioni
del 1971 si svolgono in un clima di
terrore, dopo una campagna elettorale caratterizzata da più di 700 attentati
contro sedi e militanti della sinistra,
parenti e avvocati di prigionieri politici. È eletto presidente, con forti sospetti di brogli elettorali, Juan Maria
Bordaberry, rappresentante dei ricchi
proprietari terrieri, che afferma ben
nresto la sua « affinità ideologica con
il Brasile ».
Verso la dittatura
Da allora la situazione si aggrava
finché il 14 aprile 1972 sono sospese le
garanzie individuali ed è dichiarato lo
stato di guerra interna: la repressione infuria. Mentre fino a quel momento era ancora possibile intervenire in
Parlamento contro i casi più clamorosi
di tortura, dal 1972 non c’è più nessun
controllo: i militari fanno tutto quello
che vogliono. Si calcola che almeno
40.000 persone siano state arrestate per
periodi più o meno lunghi, 20.000 si
trovino tuttora in carcere e da 5.000 a
10.000 siano state torturate. L’Uruguay
conta due milioni e mezzo di abitanti: riportate quelle cifre su una popolazione di 50 milioni come è circa quella italiana si avrebbe un totale di 800
mila prigionieri e cento o duecentomila torturati.
Alcuni di questi torturati li abbiamo
visti in faccia: uomini, donne, giovani. Sono venuti con il loro peso di dolore a raccontare al Tribunale le cose
atroci che gli uomini sanno inventare
per umiliare e distruggere altri uomini. Molti non hanno detto in pubblico il loro nome e non sono stati fotografati per timore di rappresaglie. Alcuni erano semplici ragazzi di campagna, arrestati perché avevano raccolto
delle firme per impedire l’espulsione di
un prete italiano. Altri erano studenti,
come il giovane arrestato e detenuto
per un anno senza che venisse elevata
contro di lui un’accusa di alcun genere; nelle mani dei militari ha sperimentato tutta la gamma delle torture:
dal « plantón », ore e ore in piedi con
le gambe divaricate e le mani sulla
nuca, al « sottomarino », immersione
della testa nell’acqua fino al limite
dell’asfissia, ripetuta molte volte; è
stato trascinato da un cavallo (come
si vede nei film western), preso a calci, sottoposto a scariche elettrice, battuto, costretto a passare 95 giorni col
« cappuccio ». Quasi tutti gli arrestati
conoscono il « cappuccio » e sono tut
ti d’accordo nel dire che è una delle
esperienze più sconvolgenti: lo stare
ore e giorni incappucciati senza sapere che cosa avviene intorno, assolutamente indifesi, nell’impossibilità di
rendersi conto del trascorrere del tempo, provoca spesso allucinazioni e talvolta la follia.
Ariel Collazo è stato deputato per
dodici anni, ma nel 1971 non è stato
rieletto e appena scaduti i termini dell’immunità parlamentare è stato arrestato: torturato, costretto all’isolamento più assoluto per molti mesi, dopo quasi due anni è stato infine posto
in libertà e espulso dal paese.
Molti vengono espulsi al momento
della liberazione, molti se ne vanno
perché non trovano lavoro. Chi è stato
in prigione o chi è iscritto nelle « liste
nere » (e basta aver firmato una protesta contro la guerra in Vietnam o
aver aderito a gruppi studenteschi per
esservi iscritti) ha scarsissime possibilità di trovare un lavoro. Si capisce
perciò come da un paese tradizionalmente di immigrazione siano emigrate
negli ultimi anni 600.000 persone (secondo cifre fornite da un giornale di
destra di MontevideoL
Il Solgenitzin
di casa nostra
La repressione culturale è totale,
tutti i giornali di opposizione sono stati soppressi e i giornalisti incarcerati.
L’ultimo caso, che ha suscitato molte
proteste e prese di posizione fra gli intellettuali di molti paesi, risale al febbraio scorso. È il caso di « Marcha »,
una nota rivista che ha sempre difeso
le libertà democratiche. Nel suo ultimo numero « Marcha » ha pubblicato
il racconto di un giovane scrittore uruguayano, vincitore di un concorso indetto dalla rivista stessa, dal titolo
« Il gorilla ». Vi si narra l’esame di coscienza di un torturatore giustiziato
dai Tupamaros. L’autore, Winston Marra, che non è un militante politico, è
arrestato e selvaggiamente torturato.
Sono arrestati anche il direttore Carlos Quijano, che ha -75 anni, e i membri della giuria, fra cui Juan Carlos
Onetti, uno dei più famosi scrittori
uruguayani. La rivistà cessa le pubblicazioni. In tutta la storia dell’Uruguay
non era mai successo nulla di simile.
Ma la TV e la stampa ignorano l'accaduto e dedicano ampio spazio alle vicende di un famoso scrittore espulso
dalla Russia.
L’uomo non sarà vinto
dal terrore
I rapporti e le testimonianze dagli
altri paesi non differiscono molto:
ovunque la tortura non è usata soltanto come mezzo per ottenere informazioni, ma è diventata soprattutto uno
strumento di terrorismo. Si vuole che
tutti capiscano che non ci si oppone al
potere: nelle società imperialiste o si
è schiavi o si viene eliminati. Non è
questione né di età, né di classe sociale né di sesso. In Brasile si torturano
gli intellettuali e si crocifiggono i contadini negli stadi, si torturano i bambini: più di un caso è stato denunciato, tra cui quello di un bambino di un
anno sottoposto a scariche elettriche
alla presenza del padre. L’amico è costretto a torturare l’amico, la madre
ad assistere alla tortura del figlio. Un
padre denuncia che suo figlio è stato
usato come cavia durante una lezione
a un gruppo di settanta ufficiali: alcuni di questi non hanno resistito allo
spettacolo.
Queste cose non sono esagerazioni
della fantasia: i testimoni hanno raccontato le loro proprie esperienze, il
Tribunale ha raccolto documenti e prove; sono noti i nomi di molti torturatori (che, per esempio in Uruguay, sono sempre ufficiali di un certo grado)
e dei loro collaboratori, tra cui anche
molti medici.
L’Appello accluso alla sentenza afferma che « si tratta di un piano eseguito con raffinatezza scientifica e un
sadismo senza limiti »... e « che in nome della ’civiltà occidentale e cristiana’ vengono commessi crimini che sono la negazione di qualsiasi civiltà, che
sono espressione della barbarie », ma
afferma anche « ...l’ultima parola che
vogliamo pronunciare è un messaggio
di speranza: il coraggio dei martiri di
fronte ai loro torturatori... è per tutti
i popoli un esempio e una garanzia pef
l’avvenire... Il nostro Tribunale ha ricevuto una lezione indimenticabile:
l’uomo non può essere visto dallo
sfruttamento, dal sadismo e dal terrore ».
Molti dei torturatori si presentano
come difensori della civiltà cristiana e
molti torturati sono nostri fratelli in
fede. Perciò queste coGe ci riguardano
direttamente. Non abbiamo il diritto
di chiudere gli occhi o di vivere come
se^ non succedessero. In questo caso,
più che mai, non è possibile stare al
di sopra delle parti: o si è con i carnefici o si è con le vittime.
F. C.
Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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