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Anno 125 - n. 48
8 dicembre 1989
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L'ESERCITO IN SVIZZERA
DIETRO L’INCONTRO PAPA-GORBACIOV
Il voto
e il movimento
Il referendum ha indicato una percentuale di
consensi superiore alle forze dei pacifisti
La questione antica
della Chiesa uniate
Max Frisch, insieme a Friedrich Diirrenmatt il più importante scrittore svizzero di questo secolo, immagina nel suo
capolavoro, il romanzo « Stiller» (1954), la vicenda di un
cittadino che si è fornito di una
altra personalità: tmo scultore
elvetico che si fa passare per
avventuriero americano.
Arrestato, il protagonista viene sottoposto ad una serie di
prove e di confronti per stabilire se sia Mr. White, come egli
pretende, o se sia Anatol Ludwig Stiller. E una di queste
prove consiste nel recarsi, accompagnato da due soldati, a ricuperare la propria fornitura
militare. Funiforme, il lucile, e
tutta ima teoria di accessori,
enumerati minuziosamente: una
navetta di filo, bottoni, aghi,
stringhe, un elmo d’acciaio, ecc.
ti: di fronte ai colpi di scena eclatanti che i leader mondiali
realizzano siglando i primi, importanti trattati, è più che mai
opportuno che U movimento pacifista dia precisi segnali e indicazioni di una volontà di pace
che non si esaurisce, che non si
accontenta delle « tappe », ma
che vuole investire energie in un
progetto complessivo; qui sta anche il senso delia seconda parte
del referendum svizzero: lo sviluppo di una nuova solidarietà
fra i popoli, un’inversione di tendenza rispetto allo sfruttamento
delle risorse (umane e ambientali) compiute nei confronti dei
paesi poveri (e ben lo sa la Svizzera delle multinazionali, dell’industria chimica e farmaceutica!).
Nata nel 1596, la Chiesa uniate è il risultato (Ji un « colpo di mano » dei gesuiti che vollero spezzare l’unità degli ortodossi polacchi
Tutto il romanzo può essere
letto in chiave di satira politica
antielvetica; una satira piuttosto feroce, e così si è espressa
parte deOa critica: sta di fatto
che in generale si pensa con il
sorriso sulla bocca ai cittadini
elvetici, tenuti periodicamente a
ripresentarsi per una breve ferma militare, e ad avere cura
della loro dotazione; e ci stupisce che un paese neutrale e non
« schierato » nello scacchiere internazionale sia in realtà fortemente militarizzato, con una
percentuale di effettivi, rispetto
al totale degli abitanti, che non
sembra avere eguali; che nella
patria di molti accordi umanitari e della Convenzione di Ginevra non sia riconosciuto il servizio civile (sono centinaia ogni
anno gli obiettori di coscienza
perseguiti, anche con il carcere).
Sempre più, a quanto pare, i
movimenti saranno chiamati a
fornire indicazioni politiche, ad
esprimere la loro ' voce: sta a
loro di maturare definitivamente, di crescere. Non sempre ci si
può limitare alle manifestazioni,
agli slogan, alla sola proitesta. A
volte è necessario trattare, discutere, porsi obiettivi meno ambiziosi ma concretizzabili. In nessun caso, però, sarà concesso
di rinunciare aUe proprie utopie, che possono essere condivise da strati più ampi di cittadini. Il referendum svizzero sta
lì a ricordarcelo.
Alberto Corsani
Prima e dopo l’incontro Wojtyla-Gorbaciov i nostri mass media
hanno presentato la Chiesa ortodossa russa sotto una luce molto
negativa perché si opporrebbe a
« restituire la libertà » ai cattolici
ucraini. Infatti nell’attuale Volinia e Rutenia russe (che fino ai
1795, e poi dal 1919 al 1939, facevano parte del regno di Polonia)
esiste una chiesa di rito orientale
(già unita a Roma fin dal 1596)
che, a partire dal 1946, quando
queste regioni furono annesse all’URSS, per volontà di Stalin
venne unita a forza alla Chiesa ortodossa russa, il suo clero filo-romano venne perseguitato o esiliato ecc. Oggi la Chiesa del Patriarcato di Mosca viene dipinta come
una chiesa imperialista che nega
la libertà ai « cattolici » ucraini
perché non vuole rinunciare a
quattro milioni di fedeli che si è
vista regalare da Stalin. Il telegiornale della Rete 2 RAI di venerdì 1/12 è arrivato al punto di affermare che « la Chiesa ortodossa
russa ha sempre servito i potenti
con lo stesso spirito, dagli zar ai
dittatori sovietici » (ma è proprio
l’unica chiesa di cui lo si possa
dire?).
Nessuno, a mia conoscenza, ha
posto il problema storico in ter
mini corretti e si è chiesto: come
è nata questa chiesa « uniate »
(cioè obbediente a Roma) in Polonia nel 1596?
Già la data dovrebbe insospettire: siamo al culmine della « riconquista » cattolica controriformista affidata ai gesuiti, con il pieno appoggio del sovrano Sigismondo III (1587-1632). Non molti oggi
in Italia sanno che la Polonia era
allora una nazione a forte maggioranza riformata (almeno nel ceto
colto). Prima il luteranesimo, poi
il calvinismo e l’anabattismo vi si
erano diffusi a macchia d’olio; all’epoca contava oltre 900 centri
protestanti di varia tendenza e la
grande maggioranza dei nobili e
della classe di governo erano riformati. Ma in pochi anni l’abilità
politica dei gesuiti — che, con larghezza di mezzi, fondarono collegi per i figli della nobiltà alternando minacce a lusinghe — riuscì a riportare al cattolicesimo
gran parte della nobiltà polacca.
L’unione fu
decisa a Roma
Ma la « riconquista » non si fermò ai protestanti. Imbaldanziti
dal successo e incoraggiati dal pa
AVVENTO
Che significato dare, allora,
all’iniziativa referendaria con cui
si è chiesto, domenica 26 novembre, se gli svizzeri fossero disposti a rinunciare all’esercito?
Uinterrogativo della speranza
« Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro?» (Matteo 11: 3).
Il quesito era secco, diverso
da quelli a cui siamo abituati
in Italia: « La Svizzera — recitava — non ha esercito. (...) conduce una politica globale che
rafforza l’autodeterminazione del
popolo promuovendo la solidarietà fra i popoli ».
Sì è espresso favorevolmente
a questa ipotesi il 35,6% degli
svizzeri; il 65% (ben di più del
solito) è andato a votare. Dun
Que, dietro ad un risultato che
nei numeri è una sconfitta (ma
non poteva essere diversamente,
tenuto conto proprio della radicalità della domanda), si può
ben dire che i pacifisti svizzeri
abbiano saputo raccogliere intorno a sé delle forze e dei consensi superiori alla loro sola
entità. Si 'può dire che questo
voto rappresenti una sfida per
quanti, anche negli incontri di
Malta, sono in campo per parlare
(non ancora per trattare) di
nuove riduzioni degli armamen
L'Avvento comprende, nella predicazione della
chiesa, la presenza di uomini come Giovanni Battista. Net trittico della chiesa di Colmar, nella
"Crocifissione", il pittore Mathias Griinewald dipinge il « precursore » con il dito puntato verso Gesù
nazareno, re dei Giudei, con la scritta: « Bisogna
che Egli cresca e che io diminuisca ». E' il testimone che, dopo essere stato una voce che grida
nel deserto, ridiventa presente al venerdì santo
accettando che il suo dubbio sia vinto dalla fede,
e che gli uomini concentrino la loro domanda e
la loro risposta verso la morte e la resurrezione
del Signore.
Chi era Giovanni Battista? Quando si pensa a
lui come ad una voce nel deserto si corre il rischio di considerare questa voce come un soffio
che passa, perché disperso dal vento e dal silenzio. Giovanni fu invece quel giovane che Raffaello
dipinse mentre entra nelle acque del Giordano
e battezza la gente che accorre a lui da ogni parte. Egli affronta Farisei e Sadducei, i rappresentanti dell'ebraismo del suo tempo, per farli portatori di frutti di ravvedimento. E’ l’uomo che
non predica sé stesso, né l’uomo nel suo limite e
nei suoi tronfi, ma annunzia Colui che porterà,
con il suo battesimo, lo Spirito Santo e il fuoco.
Giovanni ha affrontato il potere pubblico nella
persona di Erode, è l’accusatore del tiranno. Giovanni ha affrontato i potenti ed ha sfidato le lun
pa, essi rivolsero le loro attenzioni
all’antica e solida Chiesa ortodossa. Insinuandosi abilmente nei dissidi esistenti tra i vescovi di questa chiesa, abbagliandoli con promesse di onori, i gesuiti riuscirono
a convincere alcuni di essi a separarsi dal metropolita di Kiev e
aderire a Roma. Naturalmente le
confraternite laiche e il popolo dei
fedeli non furono consultati.
Sotto la pressione del monarca
il Sinodo di Brest (1596) non potè
far altro che sanzionare una
« unione » già firmata a Roma.
Molto decisa fu l’opposizione di
tutto il settore rimasto fedele all’ortodossia; costoro convocarono
immediatamente un altro Sinodo
che scomunicò i fautori dell’unione con Roma. Animatore di questa resistenza fu quel Cirillo Lucaris, amico del pastore valdese
Antonio Léger, che, diventato 20
anni dopo patriarca di Costantinopoli, in contatto con Ginevra
e con la Chiesa d’Inghilterra, tenterà di avvicinare l’ortodossia al
protestantesimo. Ma gli onnipresenti gesuiti lo denunciarono al
Sultano turco che lo fece uccidere
(1636).
Un atto
antiecumenico
Questa chiesa « uniate » ucraina
è dunque il risultato di un vero
« colpo di mano » gesuitico che
ha spaccato la Chiesa ortodossa
polacca. Questo a Mosca hanno
difficoltà a dimenticarlo.
ghe ore dell’attesa. La sua attesa non avviene nello studio dell’intellettuale, a contatto con libri e
giornali. Giovanni è solo in un carcere e sa che
la sua vita è in continuo pericolo. Egli è ora chiamato alla lotta interiore contro il dubbio, la solitudine, la disperazione. La sua speranza era nel
Cristo, che muove le coscienze ed i cuori, difende
i giusti, libera gli oppressi. Ma le cose stanno veramante così?
La sua domanda non è retorica, ma esprime
la realtà più profonda della sua umanità indifesa,
nella prigione del Macheronte. « Sei tu colui che
ha da venire? » era la domanda di tutto il giudaismo, per il quale il Messia era il liberatore, il
vincitore dei contrasti terreni, spirituali e non, il
riconciliatore dei poveri e degli afflitti. O ne aspetteremo un altro? Alternativa fra il sì della speranza ed il no dell’abbandono.
Ai discepoli di Giovanni viene la risposta; è
tratta dal libro di Isaia 35: 5-6: « Andate e riferite a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano; i
lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti
risuscitano e l’Evangelo è annunziato ai poveri.
E beato colui che non si sarà scandalizzato di
me! ». Parola liberatrice e rivelatrice. Mistero della grazia. L’Avvento è, nella chiesa, il tempo dell’ascolto della Buona Novella, che sconvolgerà i tempi e i modi del tempo presente, ma sarà aperto al
mondo nuovo dell’amore di Dio.
Certo il problema attuale è delicato e va affrontato con il giusto
rispetto per la reale volontà dei
fedeli (non solo delle gerarchie).
Ma il problema va inquadrato nella secolare politica di proselitismo
cattolico verso l’Qriente cristiano
che ha determinato la nascita un
po’ dovunque di « chiese parallele » in attiva concorrenza con le
chiese ortodosse locali (spesso povere e oppresse). Questa politica
non è finita ed è tuttora risentita
dalla gerarchia ortodossa come
una intromissione imperialistica
della Curia romana, un atto antiecumenico.
L’episodio conferma la grande
disponibilità del Vaticano ad autoassolversi dai gravi peccati del
passato (fidando molto nella scarsa memoria storica dei popoli)
fino ad assumere le comode vesti
di vittima della intolleranza altrui.
Con la pronta collaborazione dei
mass media mondiali, naturalmente.
Cario Gay
Carlo Papini
2
commenti e dibattiti
8 dicembre 1989
UN ESEMPIO
PER TUTTI NOI
Nella corrispondenza degli anni '40,
mi era stato rivolto un suggerimento
di collaborazione a « L'amico dei fanciulli », una garbata proposta per commentare con idonei disegni i vari articoli che il giornaletto veniva pubblicando. Con gioia cristiana accettai e, mese dopo mese, per qualche
anno (prima di passare alla direzione di Berta Subilla) inviai le mie illustrazioni: » zia Selma » ne rimase
contenta, tanto che mi chiese di innovare la stessa testata del giornaletto.
A distanza di anni, sia in occasione
del cinquantenario de « L'amico del
fanciulli » che da Villa Elisa, generosamente ricordava la mia « preziosa
collaborazione », concludendo un suo
scritto dell'ottobre 1987 con queste
espressioni: « Sono ancora molto attiva in varie cose e sono tanto riconoscente ai Signore per la forza che mi
dà in modo che posso ancora essere
utile agli altri » e il suo servizio, fino
all'ultimo, si svolse per i carcerati.
Ora che è con il suo Salvatore, per
noi tutti rimarrà la sua fedele e tenace testimonianza cristiana.
Elio Rinaldi, Firenze
una casa di accoglienza per profughi
russi che erano stati abbienti ma poi,
cacciati dalla loro patria dalla rivoluzione di ottobre, erano ridotti in cO'ndizioni disagevoli.
Aggiungo anche che fu pagata un
bel po' di milioni e che l'atto di
compravendita fu fatto fare da un
notaio (di cui tralascio il nome) che
non era quello abituale della Tavola
valdese, e cioè il notaio Leopoldo
Bertolè, mio fratello, perché questi
si era rifiutato di concedere un particolare che non riteneva perfettamente
corretto.
E so anche, perché in quel tempo era
moderatore il pastore Rostan mio marito, che per parecchi anni un deficit per la gestione di Villa Olanda
gravò pesantemente sulle finanze della Chiesa valdese.
Desidero far conoscere questi fatti
che si sono verificati nel passato.
Non opto per nessuna decisione
nel presente: mi auguro ohe sia presa
la migliore.
Fraterni saluti.
Elsa Bertolè Rostan, Pinerolo
ANCORA SULL’ORA
DI RELIGIONE
PRECISAZIONE
SU VILLA OLANDA
Caro Direttore,
non entro inel merito della vendita o
no di Villa Olanda; vorrei solo fare
una precisazione, dopo aver letto sul
n. 47 (1.12.'89) la lettera a firma Mary
Corsani in cui si parla di "donatori"
di Villa Olanda.
Villa Olanda non fu donata alla Tavola ma fu acquistata da essa
(quarant'anni fa), su forte pressione
del pastore Guido Comba, allora cassiere della Tavola valdese, per farne
Alla signora Flavia Pendio di Vicenza, insegnante di religione che interviene sul n. 45, vorrei dire che mi
sembra strano che, dopo tanti interventi da parte valdese-metodista per spiegare perché non vogliamo la nostra ora
di religione, e perché non ci sembra
giusto che ce ne sia una confessionale (cosa succederebbe nella scuola se
ognuno volesse la sua ora di religione?
Ci vorrebbero un insegnante musulmano, uno ebreo, un pentecostale, un testimone di Geova, ecc. ecc.) non siamo stati ancora compresi.
E allora è il caso di ripetere.
In uno stato laico dove viene riconosciuta la libertà religiosa di ognuno
PROTESTANTESIMO IN TV
Menù con tre portate. Il
primo: una bella intervista al
giornalista Luigi Sandri dell'Ansa sul ruolo della chiesa
luterana in Germania Orientale, alla luce dei nuovi fatti
dopo il crollo del muro del
9 novembre. Sandri, sollecitato dalle domande di Maiocchi,
ha collocato il problema delle
riforme del socialismo nel
che dell’importante congresso
e sulle strade di Manila, mostro urbano cresciuto su modelli americani e ricco di contrasti e di vitalismo compresso da reali situazioni di miseria. Al congresso ha preso
la parola anche Cory Aquino,
in questi giorni assediata da
un colpo di stato.
La trasmissione si è conclu
Tre portate
quadro più ampio dei rapporti Nord-Sud del mondo.
Il secondo piatto — che
avrebbe meritato una trasmissione tutta per sé — riguardava il recente congresso dei
« comunicatori cristiani » tenutosi a Manila, e di cui abbiamo parlato anche su queste colonne (vedi Eco!Luce n.
43).
Gianna Urizio, che ormai ha
imparato molto bene il mestiere di giornalista televisiva,
ci ha. gradevolmente accompagnati attraverso le temati
sa con Girardet che ha cercato di rispondere ad alcune
lettere sul sacerdozio femminile nel protestantesimo (ma
noi non abbiamo neanche
quello maschile), sulle sette
e le loro verità: « Tutte le verità cristiane sono come i
pianeti che ruotano intorno al
sole. E il sole è Gesù Cristo ».
Il menù a tre piatti non
è male, non si rischia lo strafogamento ma si va appena
al di là del semplice assaggio.
Giuseppe Platone
Il Cenacolo
Meditazioni per ogni giorno
La pubblicazione, il cui titolo originale è « The Upper
Room », è bimestrale e contiene meditazioni provenienti da tutto il mondo. Chi lo desideri può ottenerne una
copia in saggio.
Abbonamento — L. 10.000 per ITtalia e L. 12.000 per
l’estero — sul c.c.p. n. 26128009 intestato a « Il Cenacolo » - Via Firenze 38 - 00184 Roma.
IL SOLO MODELLO
E’ GESÙ’ CRISTO
Molti credenti e pastori usano il
metodo storico critico per « interpretare » la parola di Dio. Ciò provoca
tra chi ascolta o legge lo scetticismo. Si dice: « La Bibbia è un libro sacro, però le cose che succedono ci
spingono ad agire per cambiare il
corso della storia ». Non vogliamo il
modello « capitalista » e non ci va più
bene il modello ■■ marxista » e perciò
proviamo con l'ecologia. (...)
Personalmente, invece, credo che il
modello è Gesù Cristo. Perché non
applicare il metodo « spirituale » approfondendo tutto il messaggio e non
solo quella parte che è ■ attuale »? (...)
Paolo dice a Timoteo che negli ultimi
tempi gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi. Guardiamoci dentro e attorno. Non
stanno proprio così le cose? Amos
profetizzava contro le ingiustizie e le
ricchezze realizzate in modo disonesto. Ma io ho sentito dire in uno studio biblico che i profeti erano <■ invasati ». Allora Gesù è « pazzo » perché ha ripreso le profezie dei profeti.
" Gesù ritorna ». Ma quando? dice la gente. Non c'è, non si vede.
Ma io lo vedo operante nella Sua
chiesa. • Noi predichiamo Cristo crocifisso che per i giudei è scandalo,
per i gentili pazzia... ».
Riflettiamo.
Mario Alberione, Luserna S. Giov.
Nuovo telefono
L'Asilo dei vecchi di San Germano
comunica che il suo nuovo numero
telefonico è: 0121/58855.
PROTESTANTESIMO
IN TV
D01VÍENICA 10 DICEIVIBRE
ore 23.30 - RAIDUE
Replica;
LUNEDI’ 18 DICEMBRE
ore 10 - RAIDUE
OPPIO DEI POPOLI
In questo numero: un servizio filmato sulla Chiesa ortodossa negli anni della perestrojka; conclude il numero Giorgio Girardet con le risposte alle lettere dei telespettatori.
Appuntamenti
e di ogni chiesa (non c'è più la religione di stato, ma non ce ne accorgiamo), questa espressione dell'uomo deve essere curata nell'ambito della
propria chiesa e nel proprio ambito familiare. Tuttavia nel settore della scuola statale si può anche prevedere il discorso religioso (non confessionale)
esteso a tutti i ragazzi, e non proposto
da professori specifici scelti dalla Curia e pagati dallo stato (la Chiesa
cattolica non si fa carico di quest'onere finanziario).
Per l'insegnamento religioso confessionale cattolico esistono già le numerose parrocchie (basterebbe fare catechismo fino a 17-18 anni, come avviene
nell'ambito evangelico, ed il problema
sarebbe risolto), i numerosi istituti religiosi, le scuole confessionali e chi
più ne ha più ne metta, già pagati
dallo stato con il denaro anche di chi
cattolico non è.
I versetti indicati dalla signora Pendio possono avere grande importanza
per ogni credente nella testimonianza
personale; non sono giustificati nella
scuola statale, dove bisogna sviluppare lo spirito critico dei ragazzi, nel loro
pieno rispetto, anche sul fatto religioso, presentato con obiettivo pluralismo.
Non credo sia necessario un professore di religione per insegnare ai ragazzi a vivere nel rispetto dell'uomo e
della natura, qualsiasi professore può
avere tante occasioni per farlo e
questo può essere ancora più valido
nella scuola materna ed elementare.
Alba Kovacs, Torre Pellice
# Dal 7 al 9 dicembre — Roma —
Presso la Chiesa evangelica internazionale (via Chiovenda 7) si tiene una
consultazione di evangelici. Informazioni 06/9419028.
• Dall’8 al 10 dicembre — Agape
(Prali) — Si tiene il convegno in occasione del XX anniversario della
Fgei (Federazione giovanile evangelica
italiana) sul tema « Uno, nessuno, centornila». Per informazioni tei. 0121/
807514.
# Dall'8 al 10 dicembre — Villaggio
per la gioventù (Santa Severa) — si
tiene il convegno su « Dialogo tra fede
e scienza; temi di bioetica ». Interventi di F. Scaramuccia, S. Duprè, D.
Formarola, S. Stammati, B. Ramirez,
S. Rutigliano. Informazioni e iscrizioni 0766/40055.
• Dall'8 al 10 dicembre — Poggio
Ubertini — Si tiene il convegno su
« All'ascolto del sermone sul mlonte ».
Introduce il past. C. Baecher. Iscrizioni e informazioni 0571/670867.
si tiene presso la casa comunitaria
(4° piano, via Montegrappa 62/b) un incontro con Armido Rizzi sul tema:
« Il fasciino discreto deil'egoismo> e il
sensb della vita in comune ». Informazioni 02/6180826.
• Venerdì 15 dicembre — Roima:
Facoltà valdese di teologia (via Pietro Cossa 42) — Alle ore 17.30 incontro sul tema; « Il ’’dopo-imuro" delle
Chiese evangeliche nella Repubblica
democratica tedesca ». Informazioni
06/6864733.
• Sabato 16 dicembre — Milano
— Alle ore 17.30 nella sala attigua alla
libreria Claudiana (via F. Sforza 12 a)
il prof. Attilio Agnoletto ed il prof.
Giorgio Spini parleranno sul tema:
« Il priatestantesimo europeo e la formazione dell'Italia moderna ».
# Dai 15 al 16 dicembre — Agape
(Prali) — Si tiene un incontro sul
tema « Palestìnarlsraele ». Informazioni e iscrizioni tei. 0121/807514.
• Lunedì 11 dicembre — Milano —
Alle ore 18 in via Fratelli Gabba 18 a
cura del SAE si tiene il corso di
formazione ecumenica sul tema: « In
cammino dopo Basilea ». Interventi di
G. Bottoni, T. Soggin, T. Valdman.
# Domenica 17 dicembre — Milano
— Alle ore 17 nella Chiesa protestante di via M. De Marchi viene insediato il ouovo pastore luterano Holger Banse.
O Giovedì 14 dicembre — Firenze
— Alle ore 18.15 nella sala di via
Manzoni 21 si tiene la riunione dell'Amicizia ebraico cristiana sul tema
« il libro di Ruth ».
• Giovedì 14 dicembre — Centro
Lombardini (Cìnisello) — Alle ore 21
9 Dal 26 dicembre al 1° gennaio —
Agape (Prali) — Si tiene il campo invernale sul tema il tempo libero dal
lavoro». Informazioni ed iscrizioni
0121/807514.
• Dal 28 dicembre al 2 gennaio —
Utrecht (Olanda) — Si tiene il 5* congresso missionario mondiale sul tema: « Sii forte ». Informazioni ICM
011/296679.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Rostan
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Il n. 47/'89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 29 novembre e a quelli delle valli valdesi il 30 novembre 1989.
Hanno coliaborato a questo numero : Enrico Fumerò, Vera Long, Paola
Montalbano, Barbara Pensa, Paolo Ribet, Aldo Rutigliano, Liliana Viglielmo.
3
8 dicembre 1989
commenti e dibattiti
UTOPIA DEL MONDO NUOVO
DIBATTITO
Un Ministero deila pace Appello
per Villa Olanda
Il Ministero della difesa è una copertura di un sistema ormai vecchio
Dopo gli orrori della Seconda
Guerra mondiale i nostri costituenti hanno sostituito il Ministero della guerra con quello
della difesa. Hanno rifatto il suo
volto con il trucco, ma il vecchiume è rimasto. Ipocrisia inutile, anche se non consapevole.
Forse è successo quel che avviene spesso, che nel « tira e
molla » dei diversi orientamenti
si è ottenuto un risultato banale. Così alla Costituente. Scriveva Piero Calamandrei (citato
da Carlo Galante Garrone in
« Circolo 70 ») « che non poteva
rassegnarsi alle genericità, alle
oscurità, ai sottintesi del progetto di Costituzione. "Si sente
che si è cercato di aggirare le difficoltà, anziché a-ffrontarle, di
mascherare il vuoto con frasi
messe per figura... E’ un po’ successo agli articoli di questa Costituzione quello che si dice avvenisse a quel libertino di mezza età, che aveva i capelli grigi
ed aveva due amanti, una giovane ed una vecchia. La giovane gli strappava i capelli bianchi e la vecchia gli strappava
i capelli neri; e lui rimase calvo. Nella Costituzione ci sono
purtroppo alcuni articoli che sono rimasti calvi" ».
Secondo me, come non di rado avviene, i politici hanno perso il tempo opportuno per voltare definitivamente pagina, come avrebbero fatto già allora,
con le atrocità della guerra ancora negli occhi, sostituendo
« tout court » il Ministero della
guerra con il Ministero della pace. Ciò praticamente è avvenuto in Costa Rica dove, dopo l’ultimo colpo di stato, si è abolito
del tutto l’esercito e, strano a
dirsi, è stato proprio il generale presidente a promuovere questo passo decisivo.
Ministero della difesa? E' proprio una scappatoia, e per di
più ipocrita. Quale nazione dichiara una guerra di aggressione? Sempre si parla di difesa...
difesa di interessi nazionali, difesa dell’onore patrio, difesa del
proprio spazio vitale e via dicendo. Anche i nostri armamenti non sono di difesa vera e propria...; gli stessi aerei C 130, a
suo tempo tanto discussi, hanno una tale autonomia di volo
da raggiungere distanze enormi.
Parlare di guerra di difesa è
come riesumare il vecchio concetto di « guerra giusta ». Dopo
Hiroshima è assurdo parlare di
guerra giusta, scriveva Gollwitzer. Ogni guerra è ingiusta, rovinosa per l’attaccante e per l’attaccato. Guerra giusta, o se si
vuole guerra di difesa, è un concetto tramontato. Lo stesso Vaticano TI lo ha sottolineato. Probabilmente i costituenti non erano ancora maturi per un passo
decisivo o, forse, non vi erano
intieramente liberi, data l’atmosfera di forte ostilità fra le due
superpotenze. Del resto, anche
oggi, se il concetto di guerra
giusta, o di guerra di difesa, non
regge più, la mentalità vecchia
sopravvive, sopravvive per inerzia, e continua a far scuola. Così ci si limita ipocritamente a
cambiar nome, ma Ministero delia guerra o Ministero della difesa sono la stessa cosa, e ciò
non può tranquillizzare le nostre coscienze.
Riflettere sulla proposta».
Una volta parlai al Senato propugnando la creazione del Ministero della pace. Lo ricorda
anche il senatore Luigi Anderlini, nella prefazione al libro
« Utopia del mondo nuovo »;
« Il suo discorso sulla necessità
di istituire accanto al Ministero
della difesa il Ministero della
pace resta ancor oggi, nella metnoria del Senato, un momento
da non dimenticare... ».
Il giorno dopo il discorso un
altro senatore, che era stato generale a tre stelle, mi diceva di
non aver dormito per quelle parole che, secondo lui, bisognava
che ci facessero riflettere. Non
fosse altro, ed è il meno che si
possa richiedere, una tale proposta ha come risultato una riflessione Su questo grande problema. E si sa che ogni cambiamento, ancor più se radicale, richiede riflessione e lunga maturazione.
Vedete, ad esempio, la legge
sull’obiezione di coscienza al
servizio militare.
Il senatore Lelio Basso mi diceva che essa non era nella mente dei costituenti ed un grande
giurista, del tutto progressista,
come Peretti-Griva ancora negli
anni ’50 affermava che una tal
legge era impossibile « perché
con essa nessuno avrebbe piu
fatto il servizio militare »! Per
poterla ottenere ci vollero molti e molti anni di lotte popolari
e parlamentari.
L’annunzio profetico non dà
ben spesso risposte immediate.
Anche per noi è necessaiia pazienza riflessiva. Si getta il seme, ma occorre la pioggia ed il
sole per farlo germogliare, e poi
ancora molto tempo perché divenga pianta.
Un punto di riferimento
Un Ministero della pace, almeno all’inizio, non è possibile presentarlo come sostitutivo a quello della difesa, ma occorre che
ci sia perché:
— sia un punto di riferimento per una critica serena allo
stato attuale delle cose, ed alla
mentalità che lo sostiene, e sia
un appoggio alla lotta propugnata da « Bozze 88 » contro l'attuale « sistema di dominio e di
guerra », lotta che richiede una
conversione, un cambiamento di
mentalità, nell’attuale politica nazionale ed intemazionale. Quanto a « punto di riferimento ». voglio ricordare che Gustav Heinemann, presidente della Repubblica Federale Tedesca, credente
impegnato, aveva creato, alla sua
dipendenza, un comitato incaricato di segnalargli quelle decisioni che avrebbero danneggiato
l’economia del terzo mondo. E’
chiaro che tale comitato era osteggiato dal governo, tuttavia rimaneva viva la sua funzione di
riflessione e di presa di coscienza delTevoluzione economica nazionale;
— questo Ministero potrebbe
dar voce ai milioni di cittadini
nonviolenti ed a quanti lottano
per una cultura di pace. Anche
essi hanno diritto di intervenire
sui problemi della difesa accanto agli altri, che non si sentono
protetti senza la possibilità di
una risposta armata all’eventuale attacco delle forze avversarie.
Sganciarsi dal passato
Un Ministero della pace sarebbe comunque un antesignano di
un mondo diverso e nuovo e se
solo si vuol accennare ai suoi
compiti, è necessario che si muova in noi tutti quella fantasia
creativa che è sempre essenziale di fronte a fatti nuovi. E prima di tutto è necessario sganciarci dall’idolatria delle esperienze scontate e dalle catene
del passato.
I compiti?
1) Intanto il Ministero della
pace dovrebbe prendersi cura
degli obiettori di coscienza e di
quanti sono in quella stessa linea, utilizzandoli in opere di pace affinché divengano testimoni
di una società nuova. Ci sono
ad esempio opere di prima necessità nazionale come la regolamentazione delle acque ed il
rimboschimento. Qgni anno le alluvioni provocano danni enormi
che si eviterebbero se fiumi e
torrenti fossero arginati dalle
sorgenti alle foci. Così la forestazione salva il paesaggio ed il
clima. Solo questi due programmi potrebbero impiegare gli obiettori per molti e molti decenni e forse più che un secolo. La
gente, allora, potrebbe constatare la grande utilità nazionale di
questo impiego delle energie giovanili nel confronto con i perditempo militari.
2) Lo studio e la ricerca dei
metodi di « difesa popolare nonviolenta », organizzando pubblici dibattiti e anche corsi « ad
hoc » per tutti gli obiettori, come avviene nei C.a.r. per il servizio militare.
3) Esercitare un controllo politico sul commercio delle armi,
scandalo per il quale non si riesce a trovar rimedio, ed anche
sulle stesse spese militari durante il dibattito sulla legge finanziaria.
4) Per quel che concerne Tintemo, creare un’atmosfera di accoglimento degli immigrati lottando contro le forme aperte o
nascoste di razzismo e dénunciando le azioni che lo esprimono.
5) Per quel che concerne l’estero, promuovere l’affratellamento
dei popoli inviando gruppi di
giovani in altri paesi per conoscerne gente e culture ed invitando giovani di altri popoli a
campi di studio sui problemi comuni. E’ questione di conoscere
la varietà delie molte culture e,
al tempo stesso, l'unità delTumanità.
6) Anche le scuole potrebbero
essere un settore di lavoro proficuo per diffondere ed approfondire una cultura nuova, quella
della pace, che controbilanci la
esaltazione dei guerrieri e dei potenti che si sono innalzati con
l’oppressione e nel sangue.
Sono pochi spunti che metto
giù come mi vengono, però sono
convinto che i compiti del Ministero della pace sono moltissimi e la ricerca comune può esplicitarli. Data l’aggressività
umana la sua azione è più complessa e difficile di quella del
Ministero della guerra, o della
difesa che dir si voglia, come è
più difficile edificare la pace nel
mondo che non scatenare una
guerra. Chiedo soltanto che su
tutto ciò si rifletta con quello
spirito di servizio verso l’umanità che ci viene dall’agape, che è
la prassi della fede.
L’idea è lanciata
L’idea è lanciata ai giovani ed
in particolare alle donne. La donna è specificamente più pacifista deH’uomo, e ciò non da ora.
Esse possono trascinare gli uomini in questa parità dei sessi
e non ricercarla reclamando il
servizio militare femminile. La
parità in ciò che edifica l’umanità e non in ciò che la demolisce. L’idea, dico, è lanciata. La
si porti avanti come bandiera
per una lunga lotta. Abbiamo
molti centri di ricerca e di di
battito: Agape, Bagnóou, Intelvi. Ecumene, Santa Severa, Adelfia e molti altri. Questi potrebbero essere efficaci centri di
ricerca per la realizzazione del
Ministero di cui parliamo.
Non occorre dire che quelli
che confessano Cristo Signore
hanno tutte le motivazioni per
mettersi insieme a quanti, anche
non credenti, lottano per la pace nel mondo. Semmai essi sono chiamati, nell’azione comune,
a testimoniare che TEvangelo ci
ha dato la vera via della pace
nell’agape di Dio, cioè in Cristo. E ciò, anche nella coscienza
che il primo passo per aiutare
il mondo sta nelTellminare il nostro orgoglio e quello nazionale,
e poi nel modificare l’economia
affinché con la pace ci sia anche
la giustizia.
Tullio Vinay
Occorre tener presente la funzione sociale
di quest’opera - Esistono altre possibilità?
Caro Direttore,
circa la progettata chiusura di
Villa Olanda da parte della Tavola, avevo chiesto la parola in
occasione del Sinodo scorso. Purtroppo avevo sbagliato Timpostazi'one del mio intervento in
quanto, presumendo che non pochi dei presenti ignorassero le
vicende attraverso le quali Villa
Olanda aveva operato, mi ero
attardato a riassumerne la storia, iniziando dalle origini. Non
avevo tenuto conto del limite
inesorabile dei cinque minuti regolamentari entro i quali deve
essere contenuto ogni intervento. Giustamente il presidente del
Sinodo mi tolse la parola. Colpa
mia, lo riconosco e chiedo scusa.
A distanza di tempo, chiedo
ora la parola anche a lei in
questa sede, non per riprendere
la storia di Villa Qlanda, per
quanto potrebbe essere interessante, ma per fare alcune considerazioni al punto al quale siamo giunti.
Ma perché proprio
Villa Olanda?
Non possiamo ignorare che c’è
stata e c’è tuttora nei nostri
ambienti una reazione assai forte da parte di coloro che vorrebbero evitare la vendita di
Villa Qlanda. Questa reazione è
stata diversamente motivata. Alcuni hanno detto: « Villa Olanda è una delle più belle proprietà della chiesa valdese, in
una posizione panoramica splendida, circondata da un magnifico parco, è un peccato disfarsene ». Altri hanno detto: « Certamente sarà venduta a gente
di fuori che ci farà su una bella speculazione ». Altri ancora
hanno obiettato: «Ma se la Tavola ha tanto bisogno di denaro, non poteva scegliere altre
proprietà da vendere? Perché
proprio Villa Olanda? ». Da queste ad altre reazioni, più o meno dello stesso tipo, il passo è
stato breve per non perdere l’occasione di accusare la Tavola,
e per essa il moderatore, di amministrare male il patrimonio
della chiesa. E come spesso avviene, questa accusa gratuita è
stata colta da quelli che sono
sempre pronti a giustificare il
loro disimpegno con la ricorrente minaccia: « Quando è così,
non darò più la mia contribuzione alla chiesa ».
Non mi consta, a questo rqomento, che la Tavola abbia reagito pubblicamente a questi provocatori e talvolta offensivi apprezzamenti. Ci mancherebbe altro!
La ricerca
delle alternative
La Commissione d’esame ave
va raccomandato alla Tàvola di
dilazionare la vendita, in modo
da consentire ad un gruppo di
amici di organizzarsi in sodalizio ed acquistare essi stessi la
proprietà, in maniera che quell’istituto potesse continuare la
sua attività. La Tavola, pur facendo le sue riserve, si è attenuta a questo ed è rimasta in
attesa. Ma che cosa ne è del costituendo sodalizio? Il termine
accordato sta per scadere, ma
il sodalizio non si è costituito.
Forse non sono state contattate le persone più abbienti e più
generose, o più disponibili al
tentativo.
Il fatto è che i proponimenti
sono facili, ma quando devono
essere attuati, allora si considerano a freddo le difficoltà di esecuzione, le responsabilità da assumere e il costo deU’impresa,
e ci si domanda: « Ma chi me
lo fa fare? ».
Quello che mi ha colpito in
tutta questa vicenda è che il motivo emergente messo innanzi da
parecchi oppositori alla vendita
di Villa Qlanda fosse la posizione invidiabile della proprietà, la
sua bellezza panoramica, il suo
parco, mentre pochissimi hanno
messo l’accento sulla funzione
sociale di Villa Qlanda, necessaria oggi e più ancora domani
Altri istituti già
sovraffollati
E’ vero che a quella funzione
sociale già rispondono i due Asili di S. Germano e di Lusema
S. Giovanni e il Rifugio Carlo
Alberto, ma è anche vero che
questi Istituti già sono soyratfollati e non riescono a soddisfare delle pile di domande che
stanno in attesa. Come è anche
vero che ci sono nelle nostre
città, ed anche molto vicino a
noi, persone che vivono in solitudine e nemmeno tanto anziane, che non osano più uscire di
casa per il terrore di essere
scippate e buttate a terra, con
tutte le conseguenze facili da
immaginare, e tremano ad ogni
suono di campanello per la paura di essere aggredite e derubate e percosse selvaggiamente.
Le cronache dei nostri quotidiani mettono a nudo questa terrificante realtà. Un certo numero
di queste persone potrebbe trovare in Villa Olanda un’oasi
di pace e di serenità, senza affollare prematuramente i nostri
Asili.
Occorre pensare
in maniera positiva
E’ in questa prospettiva che
dobbiamo desiderare che Villa
Qlanda non sia venduta.
Affinché questo desiderio possa avverarsi è indispensabile che
si chiuda il periodo delle reazioni e delle critiche negative e
che si cominci a pensare e a ragionare positivamente. Quanti
siamo convinti che Villa Qlanda
può continuare a compiere un
sei'vizio utile, direi necessario a
tanta gente, cominciamo a dare
alla Tavola ùn aiuto concreto
con delle offerte per Villa Olanda, intese non all’acquisto della proprietà, sogno ambizioso e,
come visto, inattuabile, ma perché possa metter mano a quelle ristrutturazioni necessarie ad
assicurare il buon funzionamento della Casa. Forse l’impossibilità della Tavola di poterlo fare, nella grave situazione attuale, avrà avuto anche un peso
nella dolorosa decisione di vendita di quello, come di altri immobili. E non dimentichiamo di
pregare costantemente il Signore affinché apra il cuore di tutti
alla generosità.
Questo è Quanto possiamo fare subito. Chissà che il Signore,
vedendo che intendiamo fare sul
serio e con sincerità di cuore,
non apra alla Tavola altre vie
per reperire le ingenti somme
di cui ha bisogno 7>er risanare
la situazione patrimoniale diventata insostenilsile, situazione della cui gravità tutti abbiamo una
parte di responsabilità?
Se è nel suo disegno che Villa
Qlanda viva, il Signore può fare anche questo.
Achille Deodato
4
4
ecumenismo
8 dicembre 1989
PROCESSO CONCILIARE
Assemblea ecumenica su
giustizia, pace, integrità del creato
Più di 500, fra delegati e osservatori, i partecipanti alla Convocazione del marzo prossimo: organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese, si ricollega al progetto di Bonhoeffer e aH’appello di von Weizsaecker per un « concilio ecumenico mondiale » - La preparazione, le aspettative e l’esperienza acquisita dall’assemblea di Basilea
Dal 5 al 13 marzo 1990 avrà
luogo a Seoul (Repubblica di Corea) un grande e inedito avvenimento ecumenico: la Convocazione mondiale su « Giustizia,
pace e salvaguardia del creato »,
promessa dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEO. Vi parteciperanno 550 persone: 300
rappresentanti delle chiese membro del CEC, 50 della Chiesa cattolica romana, 100 delle Comunioni cristiane mondiali, delle
organizzazioni ecumeniche regionali e di chiese che non fanno
parte del CEC, 50 consulenti e
invitati; altri 50 posti sono riservati per assicurare la rappresentatività di tutte le componenti. Saranno presenti anche
rappresentanti delle religioni
non cristiane. A Seoul sarà infatti rappresentato l’intero movimento ecumenico. I partecipanti
saranno per il 40% donne, 50%
laici, 15% giovani. Almeno il 30
per cento dei partecipanti deve essere direttamente impegnato nella lotta per la giustizia,
la pace e la salvaguardia del
creato.
La prima idea di
Bonhoeffer (1934)
L’idea di un concilio sulla pace era già stata lanciata nel
1934 dal teologo tedesco protestante Dietrich Bonhoeffer in
occasione dell’assemblea ecumenica di Fano: « Solo un grande
concilio ecumenico della Santa
Chiesa di Gesù Cristo dispersa
in tutte le parti del mondo può
chiamare alla pace ». La VI Assemblea generale del CEC a Vancouver (Canada), nel 1983, aveva rivolto un appello alle chiese a intraprendere un processo
conciliare verso un impegno reciproco (o patto) per la giusti
zia e la pace. Il Comitato centrale del CEC, nel luglio 1984,
aveva esaminato il modo di collegare la lotta per la giustizia
e la pace a quella per la salvaguardia del creato. Nel giugno
del 1985, in occasione del Kirchentag delle chiese evangeliche
tedesche a Düsseldorf, il fisico
protestante Cari Friedrich von
Weizsäcker aveva rilanciato
l’appello urgente a un « concilio
ecumenico mondiale sulla pace ». Il suo messaggio ha avuto
una forte risonanza nel mondo
ecumenico, provocando una nuova presa di coscienza dell’importanza di questo impegno. Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste (agosto 1985) e la Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (ottobre 1985) hanno
dato la loro adesione alla proposta di assise mondiali sui temi della giustizia, della pace e
della salvaguardia del creato.
La partecipazione
cattolica
Nel Comitato centrale del
CEC del luglio 1985, a Buenos
Aires, era stata messa in rilievo l’importanza della partecipazione cattolica. L’idea venne ripresa nel Comitato esecutivo
del CEC del marzo 1986 a Kinshasa, nel quale si auspicava che
la Chiesa cattolica fosse co-invitante della Convocazione mondiale. A Glion (Svizzera) venne
organizzato nel novembre 1985
un primo Colloquio internazionale, al quale partecipavano anche osservatori cattolici, nel
quale i partecipanti hanno presentato il loro modo d’intendere
il « processo conciliare su giustizia, pace e salvaguardia del
creato (GPSC) ». Vi si mise in
rilievo che la natura della Con
vocazione mondiale è diversa
da quella di un concilio; si tratta di un incontro di chiese ancora divise che permette loro
di esprimersi insieme su questioni specifiche. Le chiese che
vi parteciperanno devono ricevere l’assicurazione che le loro
convinzioni ecclesiologiche saranno rispettate, le conclusioni
non saranno giuridicamente vincolanti per le chiese; i risultati
saranno sottoposti alle chiese
che definiranno i modi della loro « ricezione » e della loro messa in pratica nella propria vita
e testimonianza. La data del 1990
per la Convocazione mondiale è
stata decisa dal Comitato centrale del CEC del gennaio 1987
a Ginevra. Vi si affermava che
la Convocazione è im passo decisivo in risposta al mandato
dell’assemblea del CEC a Vancouver. Quanto all’espressione
’’processo conciliare”, si osservava che « essa si riferisce alla
forma o alle forme che la comunità conciliare può assumere
oggi in concreto. Detto questo,
bisogna riconoscere che non abbiamo ancora raggiunto lo scopo della ’’comunità conciliare”
che sarebbe preliminare alla convocazione, alla celebrazione e alla ricezione di un concilio. Bisogna sottolineare chiaramente
che il processo GPSC non costituisce il punto di partenza
dell’unità visibile della chiesa,
ma impegnandovisi noi affrontiamo un aspetto importante
della nostra ricerca più ampia
dell’espressione di questa unità
visibile ».
Uno status diverso
rispetto al CEC
Il Comitato centrale del CEC
a Istanbul, nel marzo 1988,
IN PREPARAZIONE ALL’ASSEMBLEA DI MARZO
Verso l’Assemblea di Seoul
L’uomo (deve prendere coscienza delle proprie responsabilità di fronte al prossimo e al creato - Alcuni limiti del documento di Basilea
PADOVA — Nella sala «Gramsci » della Federazione comunista di Padova ha avuto luogo, il
15 novembre, un incontro per la
programmazione di un piano di
lavoro in vista dell'Assemblea ecumenica di Seoul. Don Giovanni
Brusegan (responsabile diocesano di Padova per la cultura e
l’ecumenismo) e Maddalena Costabel (della Tavola valdese) hanno proposto una interessante lettura del documento conclusivo
di Basilea 1989.
Secondo don Giovanni Brusegan, se in esso è presente un significativo recupero da parte di
tutte le confessioni di una reale
volontà di unione, resta comunque aperto il problema di un autentico impegno da parte dei singoli fedeli. E’ indispensabile che
tutti gli uomini prendano coscienza della gravità dei peccati
di omissione nei confronti del
prossimo e del creato, ben più
condannabili agli occhi di Dio di
altre forme trasgressive.
Più critica Maddalena Costabel
che, pur riconoscendo il valore
fondante della sollecitazione
all’unità in Cristo, trova insufficienti per tre buoni motivi le conclusioni a cui l’incontro di Basilea è giunto: il mancato franco
riconoscimento del proprio peccato da parte dei credenti e delle
chiese nel loro complesso; l’atteggiamento compromissorio a proposito della tutela della vita prima della nascita; l’assenza di
condanna esplicita di ogni guerra. Nel successivo dibattito — a
cui hanno largamente preso parte i presenti — i due modi di lettura si sono ancor più caratterizzati. Se per il cattolicesimo ufficiale abbattere i muri di separazione fra uomini e chiese significa costringere gli altri ad obbedire all’etica astratta dei principi
di cui la Chiesa romana si sente
unica e vera depositaria, è assai
diffusa fra il popolo di Dio la richiesta di un’etica discussa e basata sulla libertà personale e responsabile. Lamentarsi della scarsa partecipazione dei fedeli all'impegno nel sociale e continuare a proporre una morale imposta dall’alto vuol dire non avvertirne la sostanziale spinta alla
deresponsabilizzazione. E’ stato
osservato da più d’uno dei presenti che finché il diritto di stabilire le stesse scelte politiche individuali verrà mantenuto come
prerogativa della gerarchia ecclesiastica e non restituito alla
coscienza personale, il « popolo
di Dio » continuerà a rimanere
incapace di vera autonomia. Basilea resta comunque un fatto
indiscutibilmente positivo: e per
questo il dialogo in atto fra i credenti delle differenti confessioni
cristiane dovrà farsi più attento
e concreto proprio in vista del
prossimo incontro di Seoul.
P.T.A.
prende atto della decisione delia Chiesa cattolica di non essere co-invitante della Convocazione mondiale, con la motivazione della diversa natura del
CEC rispetto alla Chiesa cattolica. La decisione viene comunicata con una lettera del cardinale Willebrands, del Segretariato
cattolico per l’unità dei cristiani, il 18 dicembre 1987, in risposta alla lettera di invito del segretario generale del CEC, Emilio Castro, del 13 gennaio 1987.
Il Comitato centrale accettava i
modi di collaborazione proposti dalla Chiesa cattolica, e cioè
l’inserimento di im cattolico nell’ufficio apposito di Ginevra e
di rappresentanti cattolici nel
gruppo preparatorio a livello
mondiale. Il Comitato centrale
indicava inoltre alcune linee direttrici per la Convocazione di
Seoul, il cui scopo è « definire
delle affermazioni teologiche sulla giustizia, la pace e la salvaguardia del creato; identificare
le principali minacce che pesano sulla nostra vita in questi tre
settori e mostrare la loro interdipendenza; fare e proporre
àlle chiese atti di impegno reciproco in risposta a queste minacce ».
La prima bozza
del documento
Queste linee direttrici troveranno riscontro nella prima bozza di documento preparatorio
che è stata fatta circolare tra
le chiese, raccogliendone i pareri entro il 15 ottobre 1989, in vista di rma bozza definitiva che
verrà discussa nella Convocazione di Seoul. Il documento consiste di due parti: la parte « teologica fondamentale » identifica
le minacce attuali contro la vita
e presenta le risposte delle chiese, collocandole nell’ambito del
Patto del Dio trinitario. La seconda parte, intitolata « Affermazioni e impegni », presenta il
popolo di Dio come una comunione del Patto, che deve realizzare nella sua vita e nella sua
testimonianza la presenza del
regno di Dio. Le affermazioni di
fede sono presentate secondo una
struttura ternaria: la professione di fede, l’appello al riconoscimento delle proprie colpe e
l’appello all’impegno concreto.
La bozza del documento preparatorio è stata tradotta in italiano a cura del Centro interconfessionale per la pace (via
Acciaioli 7, 00186 Roma).
Gli incontri
preparatori
Nel corso del « processo conciliare » è stata prodotta una
quantità impressionante di studi e documenti e hanno avuto
luogo numerosi incontri, a livello nazionale e regionale, in tutti i continenti. Pur essendo formalmente indipendente dalla
Convocazione di Seoul, l’Assemblea ecumenica europea su «Pace nella giustizia », che ha avuto luogo a Basilea dal 15 al 21
maggio 1989 — organizzata congiuntamente dalla Conferenza
delle chiese europee (protestanti, anglicani e ortodossi) e dal
Consiglio delle conferenze episcopali cattoliche europee —
si iscrive in questo quadro. I
delegati cattolici e protestanti
di Basilea si incontreranno a
Roma il 16 dicembre, presso la
Facoltà valdese di teologia, sul
tema: « Da Basilea a Seoul ». Delegato protestante a Seoul per
l’Italia sarà Bruno Gabrielli, responsabile della Commissione
battista, metodista e valdese sul
processo conciliare GPSC.
(nev)
Slifcrt\Umùnj
PIERRE R. OLIVETAN
La Bihle
In folio (25x35)
pp. 882, Lire 1.170.000
□
H. ARNAUD
Il Glorioso Rimpatrio
dei Valdesi
Note e introduzione di G. Gönnet, postfazione di M. Miegge
con 16 ili. fuori testo
pp. 472, Lire 35.000
□
G. AUDISIO
« Les Vaudois »
Naissance, vie et mort d’ime
dissidence
pp. 262, Lire 30.000
□
C. DE MICHELIS
/ nomi dell’avversario.
Il « papa-anticristo »
nella tradizione russa
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5
8 dicembre 1989
fede e cultura 5
TORINO
Quale informazione
religiosa?
La situazione della stampa in Italia è desolante: i « fogli », anche
quelli specialistici, non rendono conto dell’intero mondo religioso
Un vivace dibattito, promosso
dal Centro evangelico di cultura
nella Sala valdese di Torino, ha
tenuto a battesimo l’ultirno nato
del vasto quanto complesso settore dei periodici di informazione a carattere religioso. Si tratta di « Confronti », mensile, in
realtà in circolazione da alcuni
mesi, che esce raccogliendo Timportante eredità di « Com - Nuovi tempi », collocandosi per altro in una posizione del tutto
originale. Il suo obiettivo, come
ha spiegato il direttore Luca Negro, è quello di rendere
accessibile ai lettori l’argomento
più tecnico, di tradurre il « politichese » e rendere comprensibili le grandi problematiche
della fede e della politica, senza perdere di vista la vita quotidiana.
Tutto questo percorrendo il
sentiero deH’ecumenismo più
sincero e aperto, con la sola
esigenza di capire per poi spiegare, di essere capiti per poi
discutere. « Confronti » è l’unico
periodico con una redazione rigorosamente ecumenica e pluralista; vi lavorano, gomito a
gomito, cattolici, protestanti ed
ebrei in un clima di reciproca
stima, a testimonianza di una
esperienza straordinaria.
Così sulle sue pagine leggiamo dei grandi problemi di attualità, trattati con piglio vivace e insolito in un confronto
serrato e ricco di spunti tra le
parti, vediamo discussi i grandi
temi delle religioni, delle etnie e
dell’etica con rigore e competenza.
E proprio da quest’ultimo
punto sono venute le note dolenti che hanno introdotto, nella
seconda parte della serata, il
dibattito sulla precaria e allarmante condizione attuale della
stampa periodica in Italia sui
temi a carattere religioso. Sunniti e sciiti sono allegramente
scambiati tra loro, mentre nei
comunicati ANSA si parla di
« setta » episcopale anglicana e
sul « Corriere della Sera » si scrive di « preti valdesi »... « perché
così tutti capiscono ».
Ma se è in qualche modo comprensibile qualche forma di
grossolana semplificazione ed è
scusabile qualche « lapsus » o
qualche « cantonata » su organi
di stampa a grande tiratura
non specialistici, diventa più difficile accettare il ricorrente errore, la citazione alterata, i nomi stravolti su riviste e periodici dichiaratamente a carattere
religioso. L’ignoranza e l’approssimazione degli italiani in questo campo sono proverbiali, ma
una consistente parte della responsabilità di questa situazione è dovuta proprio alla stampa periodica, che dovrebbe invece porvi rimedio. Accanto a questo problema più marcatamente
di « forma » se ne colloca uno
di « sostanza » e di contenuti. In
questo campo del sapere e del
dibattito, come forse in quello
della politica, è diffìcile restare
neutrali, sfuggendo a qualsiasi
schieramento e vivendo interamente la propria fede individualmente.
Contro la parzialità
e la faziosità
Ma una cosa è la diversità
voluta e vissuta consapevolmente non come separazione dagli
altri ma come contributo all’arricchimento reciproco, ed
un’altra la faziosità ottusa e sterile per sé e per gli altri. Eppure scorrendo reditoria periodica
a sfondo religioso, si ha la sensazione di imbattersi in schieramenti compatti e contrapposti, con rare e lodevoli eccezioni
(vedi «Confronti») che non bastano a mutare la tendenza generale.
Nonostante ogni anno decine
e decine di « fogli » di maggiore
o minore pretesa circolino nella base, a riscontro di una irrequietezza di fondo irrefrenabile, le grandi « testate » con le
firme di prestigio continuano a
subire chiari e pesanti condizionamenti. Significative 'testimonianze sull’argomento sono state portate, nel corso della serata,
da Domenico Agasso, direttore
de « II nostro tempo », e Alber
to Chiara, redattore di « Famiglia cristiana », mentre Giusep
ciaudiana editrice
NOVITÀ’
Nella collana « Folklore e tradizioni » è uscito :
ENRICO LANTELME
I canti
delle Valli vaidesi
Identità e memoria di un popolo alpino
Prefazione di Daniele Tron
pp. 312, molte ill.ni a col. -f b/n, L. 38.000
Cinquanta canti popolari del patrimonio valligiano alpino
con musiche e testi completi in lingua originale e traduzione
italiana, inseriti nel loro contesto originario.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
pe Pelizza è intervenuto ad illustrare, in qualità di direttore
di « Radio proposta », le potenzialità, solo in parte sfruttate,
della trasmissione via etere in
questo settore.
Giorgio Gardiol, direttore de
« La luce » e « L’eco delle Valli valdesi », ha osservato come
l’obiettivo e la funzione di questo giornale siano quelli di svolgere una valida e attenta opera
di informazione e collegamento
nell’ambito della comunità valdese-metodista, restando però aperti a discussioni e dibattiti
che coinvolgano una pluralità, il
più possibile vasta, di soggetti.
Del resto a questo aspetto di comunicazione « interna » se ne affianca un altro, che riguarda i
rapporti con gli organi di informazione che agiscono all’« esterno » della comunità e che dovrebbero contribuire a farla conoscere e sentire presente al resto del paese., Si comprende perciò l’importanza e la necessità
di mantenere vivi ed anzi rafforzare tali rapporti, magari, secondo il suggerimento di Gardiol, con la creazione di un’apposita, sia pur modesta, agenzia di
stampa.
L’esigenza di conoscere e far
conoscere le minoranze in Italia sarà del resto uno dei principali obiettivi di « Confronti »
nei prossimi mesi, attraverso una
serie di indagini mirate ad approfondire le problematiche legate alle condizioni di vita e di
pratica religiosa degli immigrati
africani in Italia. Ben poco sappiamo di come egiziani e marocchini vivano la loro fede nel
nostro paese, quali incomprensioni e quali divieti incontrino, se e come si organizzino per praticare insieme la loro religione. Tutti interrogativi
legittimi e di grande attualità
ai quali, insieme a molti altri,
« Confronti » cercherà di dare
degna risposta all’insegna, speriamo, della chiarezza e, soprattutto, della competenza.
Michele Vellano
IL XXXV SERMONE DI WESLEY
I cristiani
e la perfezione ^
Un’indicazione per tutti: rigorosi con le proprie debolezze, comprensivi di quelle altrui
Il testo del sermone n. XXXV
di J. Wesley è in Filippesi 3: 12:
« Non ch'io abbia già ottenuto il
premio o che sia già arrivato alla
perfezione ». Ed è punto di partenza di un doppio esame: in
quale senso i cristiani sono o non
sono perfetti. « Esistono quattro
imperfezioni a cui, nonostante la
giustificazione in Cristo, nessuno
può sottrarsi: l’ignoranza, l’errore, l’infermità e le tentazioni »
(p. 45). Pertanto — afferma
Wesley — il credente ha sempre
bisogno di crescere nella grazia e
nell’amore di Dio. Fin qui, niente
di nuovo: la fede consente giustificazione, non certo immunità dal
peccato e questo era già stato affermato dalla tradizione riformata. Ma il pensiero di Wesley sembra voler andar oltre e dimostrare la possibilità di uno stato
senza peccato e perfetto. Partendo dalla 1“ ep. di Giovanni {2: 12),
egli distingue tre gradi spirituali: « figli », « giovani » e « padri ».
Ai primi, i peccati sono rimessi
(giustificazione in Cristo); ai secondi, è data la vittoria sul maligno; ai terzi, la conoscenza [...] e
la perfezione (p. 46). Il discorso è
chiaro: « Dio è luce... e se camminiamo nella luce ¡[.„l ^gU è
fedele e giusto [...] da purificarci
da ogni iniquità ». Cioè ■— sostiene Wesley — se si tratta di purificazione dal peccato, noi non possiamo conseguirla se non a patto « di camminare nella luce, come egli è nella luce. E’ quindi
certo |...] che i cristiani sono salvati in questo mondo da ogni
peccato >[...]; che essi sono perfetti nel senso che non commettono il peccato, e sono liberati
da pensieri e sentimenti malvagi » (p. 58).
Mi sono soffermato su questa ricostruzione del concetto di
perfezione in quanto, anche se
poco convincente nel suo dottrinarismo vagamente gnostico, essa resta il punto centrale del
pensiero di Wesley.
La differenza di grado fra figli, giovani e padri può introdurre pericolosamente l’idea di
una gerarchia di illuminati; e da
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qui ad una istituzionalizzazione
autoritaria il passo è breve. In verità, Wesley mai disse di aver raggiunto questo stadio (p. 38), né
mai si proclamò padre; anzi —
come osserva G. Rinaldi nel suo
saggio introduttivo — se in un
primo momento era incline a ritenere che queU’esperienza di
perfezione, « una volta ottenuta »,
non « potesse più essere persa »,
in seguito modificò il suo pensiero e in Thoughts (Pensieri, 1767)
ebbe a dichiarare: « Non escludo la possibilità » che si possa
« decadere da questa esperienza »
(p. 38). Se in un primo momento
all’indulgenza compiacente del
diffuso lassismo aveva voluto opporre l’efficacia e il rigore della
santità, un successivo e più attento esame lo aveva condotto ad
ammettere che si trattava di un
puro ideale, al quale il credente
può avvicinarsi gradatamente sì
che « parlare di [...] (stato) :[...]
di santificazione » può portare « a
sviare la gente » (p. 38), inducendola a confidare in una sorta di
immunità dal peccato. Invece il
nostro patto con Dio deve essere
rinnovato in ogni istante: questo
significa essere padri e figli reciprocamente, a seconda 'della testimonianza di luce ohe possiamo dare. Wesley — osserva
Rinaldi — si sarebbe risparmiato
notevoli difficoltà se avesse compreso fin dall’inizio « che la Scrittura stabilisce soltanto un ideale
di santificazione e di giustificazione » ed il « fatto che si tratti di
un ideale non ne diminuisce affatto il valore. La geometria non
perde nulla della sua validità per
il fatto che in reruni natura non
è mai esistita una linea perfettamente diritta o un cerchio assolutamente esatto » (p, 39). Senza
dubbio è straordinaria la ricchezza di questo richiamo di Wesley all’amore/perfezione, ideaforza inibitrice ed espulsiva nei
confronti di tutto ciò che è inferiore e moralmente debole; ad
essa e al convincimento della sua
validità di stato perfetto e permanente il metodismo deve gran
parte della sua vitalità. Resta il
fatto che la meditazione sui limiti di quel cammino spirituale
— dalla iniziale certezza di condizione stabile e perfetta alla possibile ed eventuale perdita e caduta —- dovrebbe indurci ad un
maggior rigore verso le nostre debolezze e ad una più larga comprensione nei confronti di quelle
altrui.
Paolo T. Angeleri
GIANCARLO RINALDI, John Wesley: la perfezione cristiana. Il sermone n. XXXV. Trad, di Florence Vinti,
Velletrl, 1989. p. 59, s.l.p.
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
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A chi si abbona, gratis i numeri fino a dicembre 1989.
6
6 prospettive bibliche
8 dicembre 1989
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Le donne nascoste degli evangeli
Il lettore non ha mai un accesso
diretto al testo. Lo legge sempre attraverso la storia che l’opera stessa
ha generato (« Wirkungsgeschichte »)
e radicato nel contesto socio-culturale in cui egli stesso vive. Un lettore
contemporaneo, aduso alla scienza
moderna, ha per esempio un approccio ai testi della creazione (Genesi 1 e
2) molto diverso da quello di un credente del Medioevo. Il problema che
quindi si pone è il seguente: è legittimo il punto di vista dal quale io oggi leggo un testo? Rende giustizia al
testo? Oppure lo deforma, sia perché
riduce il senso primitivo, e sia perché lo distorce?
Per quanto poi riguarda il nostro
problema, la questione si pone in
questi termini: l’esegesi androcentrica [fondata cioè sull’uomo in quanto essere maschile - ndt'\ dà origine
ad una lettura parziale e quindi
monca del testo? E, in tal caso, una
esegesi femminista non potrebbe essere un correttivo necessario ad una
lettura unilaterale?
E’ quanto cercheremo di illustrare esaminando la figura dei discepoli
negli evangeli di Marco e di Gio
vanni.
L'esempio
di Marco
Il racconto di Marco è dominato
dalla concezione del segreto messianico. Di che cosa si tratta? Nel secondo evangelo l’identità ultima di
Gesù deve rimanere segreta. Questo
segreto è garantito in due modi. Da
un lato ogni volta che l’attore — che
sia un dèmone, o un miracolato, o un
discepolo — scopre che Gesù è il Cristo, la consegna del silenzio gli impone la discrezione. D’altra parte i discepoli, che accompagnano il Nazareno sulla via per Gerusalemme,
sono costantemente in un rapporto
di incomprensione col loro maestro:
l’epifania [la manifestazione di Gesù
- ndt'\ diventa così un’epifania segreta. Infatti l’identità di Gesù, quella
definitiva, non può essere compresa
se non a partire dalla croce. L’unica
volta in cui Gesù conferma pubblicamente quella che è la sua dignità, è
nel quadro del processo in cui è
sconfitto (Me. 14: 62), e Tunica volta
in cui è confessato apertamente come Figlio di Dio è quando si trova
inchiodato sulla croce (Me. 15: 39).
L’immagine del discepolo, nei termini in cui si sviluppa da questa
concezione, è fortemente negativa.
Come Pietro, la cui confessione di
fede, peraltro corretta, è oberata da
una falsa concezione messianica (Me.
8: 27-33), così i discepoli sono incapaci di percepire e di ammettere che
il loro Signore è il Messia sofferente
e che Tatto decisivo della rivelazione
ha luogo sulla croce. La loro fuga al
momento dell’arresto del loro maestro ne è la chiara dimostrazione.
Ma questa immagine classica dei
discepoli nelTevangelo di Marco è
corretta? E’ sufficiente dire che Gesù
non è stato compreso ed è stato abbandonato dai suoi nell’ora della croce?
Il merito dell’esegesi femminista è
di far vedere che questa immagine.
« Foi et Vie », n. 5/1989 voi. LXXXVIII, ha pubblicato il « Cahier biblique 28 », interamente dedicato alla lettura femminista della Bibbia.
Riproduciamo qui parte dello studio di J. Zumstein.
universalmente riconosciuta, è parziale.
Infatti al comportamento negativo dei discepoli-maschi viene contrapposto l’atteggiamento positivo
dei discepoli-donne, ma solitamente
su questo viene steso un velo di silenzio. Tre episodi possono essere
utili per ristabilire una lettura corretta.
L’unzione di Befania
Mentre Pietro si ribella all’idea che
la confessione di fede cristologica e
il primo annuncio della passione siano abbinati, è una donna che, all’inizio del racconto della passione, e
contro la volontà dei discepoli, unge
col profumo il capo del Cristo e riconosce quindi, ed approva, il suo andare verso la morte (Me. 14: 3-9).
L’ora della croce
L’ora della resurrezione
capitoli 8-10. In questo senso esse
diventano figure paradigmatiche per
la chiesa.
Conclusione
I discepoli-uomini abbandonano
Gesù nel momento della prova suprema. Bisogna invece sottolineare
che il gruppo delle donne è presente
nel momento della croce (Me. 15:
40-41). I tre verbi che caratterizzano
questa loro presenza definiscono in
modo chiaro il loro rapporto con
Gesù.
II verbo « seguire » è un termine
classico, utilizzato da Marco per descrivere la totale adesione del discepolo a Gesù.
Il verbo « servire » non indica soltanto l’assistenza di tipo materiale
che le donne hanno potuto offrire a
Gesù, ma indica probabilmente una
reale condivisione di responsabilità
per quanto riguarda l’annuncio del
regno di Dio.
Il verbo « salire con », infine, sottolinea il fatto che le donne sono state solidali con Gesù nella passione e
dunque son divenute delle sue testimoni privilegiate. La presenza congiunta del centurione romano e delle
donne ai piedi della croce segnala
che la comunità marciana è ormai
una comunità aperta, dove non prevalgono più le distinzioni etniche, sociali, sessuali, religiose.
Il racconto e la teologia di Marco
sono centrati sulla croce. E’ quanto
meno curioso constatare che, nella
presentazione dell’evangelista, i discepoli-maschi sono assenti nel momento in cui il kérygma [il messaggio - ndt~\ cristiano raggiunge il suo
punto massimo, mentre i discepoli-donne sono insediati nella condizione di testimoni apostolici esclusivi, sia per quanto riguarda la croce che la resurrezione. Ed è merito
dell’esegesi femminista Taver ricondotto alla luce questo fatto testuale,
occultato da una lettura di tipo tradizionale, le cui conseguenze teologiche ed ecclesiologiche sono evidenti, ma che non possono essere sviluppate in questa sede.
L’esempio
di Giovanni
L’evangelo di Giovanni è indubbiamente Tevangelo che attribuisce alle
donne del Nuovo Testamento l’importanza maggiore. Senza entrare nel
tema in modo esauriente, ci proponiamo di mostrare semplicemente,
con tre esempi, come il ruolo dei discepoli-maschi sia non solo controbilanciato, ma addirittura assunto dai
discepoli-donne.
La madre
Il ruolo delle donne è accentuato
in modo altrettanto impressionante
nel ciclo dei racconti pasquali. Come
nell’ora della croce, anche qui le donne sono i soli discepoli presenti ed
attivi. Intanto Maria di Magdala e
Maria, la madre di lose, sono le sole
a preoccuparsi della sorte delle spoglie mortali di Gesù (Me. 15: 47). Poi
Maria di Magdala, Maria, la madre di
Giacomo, e Maria, la madre di lose,
vanno al sepolcro e lo scoprono vuoto. Perciò, nella presentazione di
Marco, esse sono le prime ed uniche
testimoni apostoliche della resurrezione (Me. 16: 1-8). La fuga, la paura
e il silenzio delle donne, menzionati
in Me. 16: 8, non squalificano le donne
in rapporto al loro essere testimoni.
Anzi, a nostro giudizio, questo versetto indica che le donne ereditano delle caratteristiche tipiche del discepolo, secondo la descrizione fattane nei
Il primo degli esempi riguarda il
posto dato a Maria, la madre di Gesù. Certo, questo personaggio viene
menzionato solo due volte; ma non
può sfuggire al lettore il fatto che i
due passi in questione fanno da cornice all’azione di Gesù e quindi in un
certo senso la racchiudono: si tratta
del segno di Cana (Gv. 2: 1 ss.) che è
Tatto inaugurale del ministero di Gesù, e della croce, che ne è il suo compimento (Gv. 19: 30, « E’ compiuto »). Maria dunque circoscrive l’attività pubblica del Rivelatore e, nei
due testi citati, interviene, incarnando il medesimo paradigma: è la figura dell’Israele fedele, aperto alla fede e dunque all’attività del Figlio.
Nelle nozze di Cana Maria si fa interprete della penuria che paralizza la vita degli uomini, pur rimanendo totalmente disponibile all’azione del Figlio. Nella scena della
croce diventa partecipe della nuova
famiglia che si costituisce nell’ora
dell’innalzamento del Figlio. In questa scena, celebre ed enigmatica, si
può notare come Maria sia in esatta
corrispondenza con la figura maschile emblematica delTevangelo di Giovanni, e cioè il discepolo amato.
Marta e Maria
confessione di fede per eccellenza, tipica di Giovanni (Gv. 11: 27), dato
che essa è ripresa nella conclusione
delTevangelo (Gv. 20:31) come quintessenza della fede. La confessione di
Marta fa eco e rafforza quella di
Pietro (Gv. 6: 69), ma la supera in
due punti: per il contesto in cui si
trova (il cap. 11 è il punto culminante della prima parte delTevangelo) e
per il linguaggio (la formula di Marta è quella che fa autorità nell’ambiente giovannico).
Il cap. 11 si sviluppa intorno alla
coppia Marta-Maria. Mentre Marta è
l’artigiana della confessione cristologica condotta alla sua dimensione
perfetta. Maria è l’esempio della
prassi perfetta. È lei infatti che ottiene dal Cristo il ritorno di Lazzaro alla vita. Come viene subito detto, alTinizio del racconto (Gv. 11: 2), la
prassi di Maria assume tutta la sua
ampiezza nel momento dell’unzione
di Betania (Gv. 12: 3-8). In questo
episodio Maria anticipa in un gesto
solo sia la lavanda dei piedi e sia il
cammino verso la croce. AlTopposto
di Giuda (che è l’altro protagonista
del racconto dell’unzione), lei si rivela come un discepolo fedele, solidale con il maestro, protesa nel servizio del prossimo, fino alla croce.
Maria di Magdala
Il terzo esempio riguarda Maria di
Magdala. Analogamente alTevangelo
di Marco, le donne, in quello di Giovanni, sono le testimoni attente nei
momenti culminanti del messaggio
cristiano. Sotto la croce il discepolo
amato, unico rimasto dei discepolimaschi, non è solo. Oltre a Maria,
madre di Gesù, sono anche presenti
Maria, moglie di Cleopa, e Maria di
Magdala. Quest’ultima continua ad
avere un ruolo nel ciclo pasquale: è
la prima, da un lato, a scoprire la
tomba vuota (Gv. 20: 1-2) e, dall’altro, è la prima a beneficiare di una
apparizione del Risorto (Gv. 20:
11-18). Per questo diventa il corrispettivo del discepolo amato nei racconti della resurrezione, pur mantenendo la priorità della scoperta e
la priorità della rivelazione. In questo senso assume la funzione e il privilegio che in I Corinzi 15: 5 sono
attribuiti a Pietro.
Conclusione
Il secondo esempio ci è dato dalla coppia Marta e Maria. Marta, nell’alba della passione, pronuncia la
In conclusione: Tevangelo di Giovanni mette sulla scena delle donne
che si rivelano essere nello stesso
tempo esempi di fede del tutto simile a quella del discepolo amato ed
anche testimoni apostoliche del kérygma. In modo riflesso questi elementi ci danno una testimonianza
sul significato e la posizione della
donna all’interno delle comunità giovanniche.
Le due serie di fatti che abbiamo
or ora ricordato ci fanno comprendere quanto l’esegesi femminista ci
può condurre ad operare una lettura
più precisa dei testi biblici; lettura
rimasta nascosta da una lunga tradizione interpretativa. In tal senso questo nuovo approccio al testo biblico
consente una lettura più globale e
più fedele.
.lean Zum.stein
7
r
8,. dicemlDre 1989
obiettivo aperto
GLI ULTIMI AVVENIMENTI RIPROPONGONO LA VICENDA DEL PAESE CENTROAMERICANO
El Salvador tra genocidio e iiberazione
L offensiva del Fronte di liberazione e la risposta governativa - Gli aiuti stranieri al governo, le violenze sulla
popolazione e gli « squadroni della morte » - Il mondo continua ad ignorare l’ingiustizia sociale dell’inquieto paese
Il « Pulgarcito de America », il
più piccolo paese del continente, è tornato drammaticamente
a far notizia da quando alle 20
di sabato 11 novembre l’FMLN
ha lanciato un’offensiva generale. In tre giorni sono state conquistate otto province su quattordici e dichiarate « territori liberati per il popolo ». Il presidente Cristiani ha deciso il bombardamento di 24 quartieri della capitale controllati dalla guerriglia. La stampa italiana, solitamente così attenta ai problemi
dei diritti umani quando sono
coinvolti i paesi dell’est, non ritiene evidentemente che le oltre
mille vittime civili abbiano lo
stesso valore, per cui le vicende di questo paese sono sparite
presto dalle cronache. I « commentatori politici » comunque
sottolineano la duplice presenza
USA e sovietico-cubana-nicaraguese.
L’azione, denominata « Fuori i
fascisti dal paese, Febe Elizabeth vive », è stata lanciata per
spingere verso una soluzione politica tra centroamericani, con la
consapevolezza che la crisi riguarda l’intera regione. Gli incontri di pace, che si sono tenuti recentemente in Venezuela,
sono falliti per la chiarissima assenza di ogni volontà da parte
del governo che ha invece accentuato l’azione degli « squadroni
della morte », come vedremo meglio in seguito. Già in precedenza l’FMLN aveva fatto una richiesta di trattativa, definita flessibile e aperta dalla stampa, ma
il governo ha risposto che il negoziato è il simbolo della debolezza della guerriglia. Ora viene
richiesta una nuova Costituzione
per eliminare l’attuale presenza
dei militari nell’esecutivo, garantendo pertanto una vera democrazia, premessa imprescindibile
per una pace duratura.
Creare un sistema
politico pluralista
L’obiettivo è la creazione di
un sistema politico realmente
pluralista, in cui « le forze armate siano un ente separato e
venga garantita la subordinazione effettiva alle autorità civili
elette democraticamente ». Solo
in tal modo si pongono le basi
per un nuovo ordine economico
e per una profonda riforma del
sistema giuridico che elimini le
impunità degli assassini di Romero. Il governo ha replicato
chiedendo seccamente il disarmo
dei guerriglieri e la messa fuori legge delle organizzazioni di
massa che producono tensione
sociale (forse l’UNTS?). D’altra
parte il dialogo non sembra essere il metodo che il partito di
arena predilige, anche nella
nuova versione: in un’intervista
dell’anno scorso, Armado Calderon Sol, il nuovo sindaco di San
Salvador, così giudicava la più
grossa centrale sindacale del paese, l’UNTS: « Essi sono molto
legati all’FMLN, inoltre hanno
perso le loro basi, non hanno
legittimità nel popolo, sanno soltanto distruggere e commettere
atrocità. Questi gruppi non hanno niente da fare nell’attuale
processo democratico ».
E subito dopo ignorava volutarnente le origini sociali del conflitto, l’assenza di una riforma
agraria, per indicarne la causa
nella « sovversione comunista, totalitaria, che sta aggredendo il
nostro paese, che sta mettendo
bombe per i nostri contadini,
che sta distruggendo la nostra
mfrastruttura. Un’aggressione
marxista diretta dall’espansionismo sovietico e destinata a distruggere le libertà del nostro
Pnpolo ». Ben diverso è invece
l’atteggiamento del Fronte, come
risulta non solo dalle recenti dichiarazioni ma anche da un’intervista dell’anno scorso alla comandante Guadalupe Martinez:
« L’FMLN non è un esercito
creato per sconfiggere un altro
esercito. Questa è una visione
molto semplicistica di ciò che è
una guerra rivoluzionaria. La
guerra popolare mira a coinvolgere tutto il popolo a partire dalla combinazione delle diverse
forme di lotta. In questo senso
siamo riusciti a incidere politicamente in tutti i fattori che
costituiscono la vita nazionale.
Se abbiamo dovuto ricorrere alle armi è perché ci hanno costretto; ma non lottiamo per una
vittoria militare deU’FMLN ».
Il quadro si completa se si
pensa che da una parte l’esercito utilizza missili per i bombardamenti, soldati speciali « Caibiles » dal Guatemala, aerei da
guerra honduregni, 12 elicotteri
da combattimento USA. Gli USA,
il 21 settembre scorso, avevano
già stanziato altri 6 milioni di
dollari per sostenere il governo
salvadoregno arrivando a 90. Le
armi usate dai guerriglieri invece
sono ordigni costruiti artigianalmente, o fucili presi all’esercito
in battaglia, o acquistati per 150
dollari. La tesi di ARENA è ulteriormente confutata da un rapporto del Coordinamento tecnico
del programma di sicurezza alimentare per l’America centrale;
in esso si afferma che la situazione alimentare tende a peggiorare e che nel 1990 circa 19
milioni di persone si troveranno in una condizione di estrema
povertà, se non cambiano le attuali condizioni di vita. Forse il
sindaco di S. Salvador ha deciso di risolvere i problemi sociali con le bombe anticomuniste!
D’altra parte la libertà in Salvador è concepita in un modo
Un po’ particolare; basta scorrere la cronaca recente per accorgersene.
Una lunga serie
di violenze
In settembre un disertore della prima brigata di fanteria accusa il presidente Cristiani di
appoggiare gli « squadroni della
morte », mentre TUNTS presenta una lista di militari, tra cui
17 ufficiali, accusati di fame parte. Il 17/9 14 dirigenti sindacali
di FENASTRAS (sindacato dei
lavoratori salvadoregni) vengono catturati in diverse zone del
paese. Le manifestazioni di protesta vengono disperse e portano all’arresto di altre 64 persone.
Nei primi tre mesi di governo
sono stati uccisi o incarcerati
1.650 civili. Accertati 317 assas
sinati, 62 scomparsi, 100 donne
violentate. Tutti i prigionieri sono orribilmente torturati.
Il 31 ottobre altri due gravissimi episodi: alle 2,15 del mattino elementi della polizia nazionale, visti da testimoni, collocano una bomba nella sede di CQMADRES « Mons. Romero » in
cui si trovano uomini, ' donne e
bambini. Vengono ferite cinque
I>ersone. Alle 12,15 un’altra potente bomba esplode nella sede
di FENASTRAS con la morte
di 10 persone, tra cui Febe Elizabeth Velasquez, dirigente delTUNTS. Entrambe queste organizzazioni avevano alcuni giorni
prima affermato che il governo
Cristiani si regge esclusivamente sulla morte e sul terrore. Si
moltiplicano anche le minacce
contro sacerdoti fino aH’ormai
tristemente noto assassinio, il 16
novembre, di sei gesuiti e di due
donne. In precedenza il vescovo
luterano rev. Medardo Gomez
aveva ricevuto minacce di morte e attualmente si teme per la
sorte del dr. Salvador Ibarra,
dirigente della Chiesa luterana
per i diritti umani, catturato il
17. Per completare un quadro
comunque abbondantemente lacunoso va ancora ricordato che
sempre il 16 novembre effettivi
delle forze armate assassinano
la signora Norma Guirola de
Herrera, presidente dell’Istituto
di promozione della donna. Ciò
nonostante continuano gli aiuti
militari USA e si parla di bombardamenti al napalm.
La popolazione
e la guerriglia
Inevitabile in questo contesto
l’appoggio della popolazione alla guerriglia. Il giornalista statunitense Jeremias Biswood ha
dichiarato: « Non si può dire che
le forze armate abbiano la situazione sotto controllo, né si
può affermare che non vi siano
bombardamenti, o che TFMLN
non abbia il controllo in nessuna zona... Molto dipende da ciò
che faranno gli USA ». Gli osservatori diplomatici parlano di
clima insurrezionale che minaccia di travolgere il regime. In
un comunicato del 14 novembre
il comandante Joaquin Villalobos,
a nome delTFMLN, prende atto
della situazione: « Le nostre forze andranno avanti con la decisione di sostenere l’offensiva, dando via libera a tutte le risorse
dei nostri combattenti e del popolo, fino alle ultime conseguenze. La pace è possibile solo se
noi mandiamo via coloro che sono al potere, che hanno fatto
della guerra un affare ».
Tra costoro sicuramente vi è
il colonnello Emilio Ponce, colui
che ha organizzato il massacro
Il 70% della
popolazione
salvadoregna
ha un
reddito
insufficiente
per garantire
il mìnimo
vitale.
a FENASTTRAS con l’autorizzazione di Cristiani. L’operazione è
stata eseguita dal col. Fuentes
al comando del tenebroso squadrone della morte della prima
brigata di fanteria. E’ poi storia recentissima il sequestro dello Sheraton come strumento di
pressione verso gli USA, che continuano a fornire aiuti al governo.
Gli spazi per possibili trattative sono molto ristretti, tanto
che TFMLN parla di « diritto
all’insurrezione » e si è ritirato
attualmente per riorganizzare le
centinaia di nuovi quadri che
hanno un’importantissima esperienza di lotta urbana. Il gover
no continua a colpire le migliori intelligenze del paese per arrivare allo scontro finale: in quest’ottica deve essere valutato
l’assassinio dei gesuiti e il continuo attacco alla Chiesa luterana che accoglie i rifugiati. In
nessun modo viene affrontata la
gravissima ingiustizia sociale esistente nel paese, e ciò ha portato ad una forte opposizione
anche i settori di base della DC,
come la UNQC, la centrale sindacale creata in contrapposizione alla UNTS. Esponenti di questa si sono incontrati in Costa
Rica con rappresentanti delTFMLN invitandoli a non deporre le armi poiché sarebbero stati immediatamente massacrati e
Subito dopo sarebbe stata la volta delTUNQC.
Decorre un grande sforzo della solidarietà intemazionale e
delle organizzazioni popolari, denunciando il sostegno delTamministrazione Bush al governo.
Decorre il massimo sforzo per
isolare intemazionalmente il governo fascista di Cristiani, che
ha finalmente gettato la falsa
maschera di moderatismo. Chiediamo l’immediata sospensione
di ogni aiuto economico italiano,
concesso per la ricostmzione di
abitazioni ai terremotati ma utilizzato per favorire la cormzione e la guerra. La comunità internazionale deve chiedere a gran
voce il rispetto delle organizzazioni popolari e dei diritti umani, arrivando a mettere in atto
adeguate misure diplomatiche da
parte dei nostri governi.
Giancarlo Bussone
UNA DONNA IN SALVADOR
Maria Gomez
In un paese dove le differenze tra ricchi e poveri sono enormi — il 70% della popolazione ha un reddito insufficiente per il minimo vitale — non è sorprendente
che si manifesti un contrasto
armato tra il potere e le forze popolari, e che a questo
scontro partecipino anche le
chiese.
La vittoria elettorale del 19
marzo delle forze fasciste
del presidente Alfredo Cristiani, capo delTARENA (che
ha avuto il consenso del 15%
della popolazione) ha provocato numerose uccisioni,
di leader religiosi. Tra questi vi è anche quello di Maria Cristina Gomez, insegnante della Chiesa battista e animatrice del coordinamento
« Diaconia ». L’uccisione di
Maria Gomez, avvenuta il 5/4
scorso per opera della milizia paramilitare delTARENA,
ha fatto nascere nei movimenti femminili ecumenici
l’iniziativa della « catena del
la speranza » organizzata dal
Consiglio ecumenico delle
chiese, dalla Federazione luterana mondiale e dal Consiglio delle chiese dell’America latina. Anche per questo le
donne sono oggi nel mirino
delle forze paramilitari.
Sono infatti le donne delle
chiese a garantire l’assistenza alle vittime della guerra,
sono le iniziatrici di opere
sociali per i ragazzi orfani,
sono le donne che distribuiscono alimenti e vestiti, che
assistono le partorienti nei
quartieri popolari di El Salvador.
L’azione delle donne si manifesta poi nella gestione delle « repoblación », cioè dei
nuovi villaggi per i profughi
come quello di Ilopango, un
villaggio che ospita ora 33
famiglie (18 uomini, 40 donne e 250 bambini) o il centro
« Fede e Speranza », organizzato dalla Chiesa luterana alla periferia della capitale, che
ospita 300 orfani.
Sono le donne che animano il COPPES (Comitato dei
prigionieri politici di El Salvador) e che con metodi non
violenti impediscono le uccisioni e i processi sommari
contro i prigionieri civili.
Queste donne narrano episodi agghiaccianti come quello di un militare che si è
presentato un giorno alla porta di una baracca e che, dopo aver chiesto acqua da bere, è entrato nella casa e ha
sparato a sangue freddo uccidendo i tre bambini presenti. Avevano 13, 8 e 5 anni.
« Come può un uomo uccidere così? Come è possibile
in questa situazione di violenza sperare di trovare una
soluzione politica? Come è
possibile che dei credenti
predichino la riconciliazione
in Cristo? ».
Sono le domande che Maria
Gomez poneva alla sua chiesa
e alle altre donne del movimento ecumenico. Forse anche per questo è stata uccisa. G.G.
8
8 vita delle chiese
8 dicembre 1989
I
COLONIA VALDENSE
I trenfanni
del Centro Emmanuel
Celebrare un anniversarie non
è retorica. Ricordare, a scadenze
più o meno regolari, un avvenimento che ha influito e che continua ad influire nella nostra
storia, nella nostra vita, significa rispolverare in noi i motivi
che l’hanno fatto sorgere, significa considerare gli sviluppi del
motivo centrale, significa attenzione e volontà di proseguire,
correggendo ed adeguando le nostre attitudini ed il nostro credere neH’avvenimento originale.
E cosi è stato a Colonia Vaidense (Uruguay) nel celebrare
il 30° anniversario della fondazione del Centro Emmanuel,
pensato, voluto e fondato dalla
sig.a Yvonne Galland come luogo di incontro ecumenico.
Il 3 e 4 novembre 1989 al
Centro Emmanuel si sono ritrovati venticinque fratelli, interessati nella ricerca di una sempre più genuina espressione di
fede intorno al tema « liturgia
e spiritualità ». Guidato dal pastore Paolo Sosa, formidabile e
preparatissimo animatore, il
gruppo ha scoperte nuove forme liturgiche imparando a conoscere come credenti di ogni angolo del globo esprimano, nel
canto e nella preghiera, la loro
fede in Dio Padre rivelatoci dal
Signor Gesù Cristo.
Dall’Alleluia dello Zimbabwe a
quello coreano, dal Kyrie Eleison ortodosso al Kyrie Guarany
del Paraguay, dal canto classico
riformato al Padre nostro cantato con gioia su melodia argentina, dalle ricerche canto-liturgico di Taizhé al Santo-Santo
luterano. Ed altre ancora dal
Brasile, Stati Uniti, Panama,
Camerum, Salvador.
Abbiamo così conosciuto il
perché di un lento, sussurrato
canto di adorazione, così come
Colonia Vaidense. Una visione particolare di un’ala
del Centro Emmanuel.
l’esplosione di gioia a piena voce alla gloria del Signore. Guidati ed animati dal nostro conduttore, che con la sua vasta
conoscenza ci ha portati a vivere
espressioni di fede di tutto il
mondo, abbiamo preparato un
culto liturgico per domenica 5
novembre, poi celebrato nella
cappella del Centro in occasione
del suo trentesimo anniversario.
Quasi tutti i partecipanti al seminario hanno contribuito: chi
suonando l’organo, chi la tromba, chi i flauti, chi con la preghiera, chi con la lettura biblica e la rievocazione storica dei
motivi che fecero nascere il Centro.
Metodisti, luterani, valdesi,
mennoniti, liberi credenti all’unisono hanno vissuto, uniti a
molti fratelli della comunità di
Colonia Vaidense, con molta e
mozione, il culto di adorazione e
ringraziamento al Signore.
Presenti i quattro figli della
sig.a Galland, vi sono state una
rievocazione storica e molte testimonianze sull’attività di questi trenfanni di vita del Centro,
sottolineate in particolar modo
dalla sig.a Rende Galland de
Carter e dal moderatore della
Mesa vaidense past. Hugo Malan.
All’uscita ciascun presente ha
raccolto una pietra ricordo dal
mucchio predisposto sotto il tavolo della Cena del Signore.
Quindi foto di gruppo dei partecipanti, commiato dai fratelli
di Colonia Vaidense e ritorno
chi in Argentina, chi in Paraguay, chi in Brasile, chi nelle lontane provincie dell’Uruguay.
Tutti arricchiti di gioia.
Giorgio B. Gavazzuttì
XIV CIRCUITO
Una intensa assemblea
Positiva valutazione dei raduni annuali battisti, metodisti e valdesi - Occorre coordinare le iniziative prese dai diversi organismi
Domenica 19 novembre i numerosi rappresentanti delle chiese locali, il Consiglio di circuito e il sovrintendente hanno dato vita ad un’assemblea ricca di
punti all’ordine del giorno. E’
stata ribadita l’importanza dell’appuntamento con la festa annuale delle chiese valdesi e metodiste, a cui partecipano anche
le chiese battiste di Puglia e Lucania.
Solitamente la scadenza è prevista per giugno, quando ci si
riunisce presso una comunità per
una giornata di testimonianza
all’Evangelo in spirito di fraternità. Dopo le manifestazioni di
Cerignola e Orsara di Puglia, sarà la volta di Rapolla e Venosa.
Negli interventi è stata ribadita
la necessità di dedicare alcuni
momenti della festa al canto, all’animazione, ai giochi, mentre è
chiaro che l’occasione non deve
far dimenticare che l’evangelizzazione è un compito quotidiano
di cui siamo investiti.
Il Consiglio ha poi presentato
un ricco programma di incontri
biblici rivolti a predicatori locali, monitori e pastori, per i quali
saranno coinvolti la Facoltà di
teologia, il Servizio studi e altre
commissioni. Sei incontri zonali
raggrupperanno le varie chiese
nei settori nord, centro e .sud
della Puglia. Nel primo confluiranno anche le chiese metodiste
della Lucania.
L’assemblea ha anche dedicato molto spazio alla discussione
di un progetto di rilancio della
Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania
(FCEPL), che da diversi anni ha
perso la « carica » originaria.
La FCEPL, che è una delle poche federazioni regionali in Italia, conosce attualmente alcune
difficoltà operative: si tratta di
chiarire praticamente i rapporti
di questo organismo, che collabora con l’Associazione delle
chiese evangeliche battiste di Puglia e Lucania (ACEBPL), senza
provocare delle sovrapposizioni.
Se gli auspicati e più intensi
rapporti tra Consiglio di circuito e Consiglio dell’ACEBPL prevedono la creazione di commissioni e servizi comuni, non si
potranno caricare ulteriormente
le chiese locali.
Tra gli odg sinodali presi in
esame spicca quello sulle povertà, collegate al rapporto NordSud, all’immigrazione, al razzi
smo.
Le numerose donne delegate
hanno richiamato l’assemblea e
le chiese locali ad intensificare
la riflessione e a prestare attenzione nei confronti del decennio
ecumenico di solidarietà delle
chiese con le donne.
Continua, intanto, nell’ambito
del XIV circuito la testimonianza delle « chiese aiperte »: si tratta dell’utilizzazione dei nostri locali di culto per l’esposizione di
mostre tematiche organizzate ed
ideate dalle chiese locali. Al momento sono circolanti per le chiese le mostre sulla pace, sulla
Bibbia, sulle donne.
Nella riflessione biblica che ha
concluso la ricca assemblea, partendo dalla lettera del profeta
Geremia agli esuli in Babilonia
(cap. 29), è stata attualizzata la
testimonianza del profeta Isaia
(cap. 55) che rilancia una polarità conflittuale tra Dio e l’uomo. Una parola utile in tempi
che preannunciano vari tentativi
di « normalizzazione ».
L’accoglienza fraterna della comunità di Corato ha dato speranza a quanti lavorano nella
diaspora delle nostre regioni.
Francesco Carri
CORRISPONDENZE
La Storia di AsIi
Un incontro sul tema « Liturgia e spiritualità » per celebrare la ricorrenza - Una giornata ecumenica di testimonianza e ringraziamento
VILLA SAN SEBASTIANO —
All’inizio del mese di giugno è
arrivata una famiglia di rifugiati proveniente dalla Somalia. Lui Hussein, lei Asli, e una
bambina di 4 anni, Fatuma. La
donna era in attesa di un altro
bambino e aveva bisogno di
cure e assistenza, perché molto
debilitata nel fisico per le sofferenze passate durante la loro
fuga dal proprio paese, dove
c’è solo guerra, miseria e morte.
Abbiamo ospitato al Centro evangelico di Villa S. Sebastiano
questa famiglia e Florence Vinti ha dato subito tutta la sua
assistenza ed il suo affetto ad
Asli.
In un secondo momento se ne
è interessata Elva Valente, visto
che Florence si è trasferita nel
frattempo a Pramollo. La sorella
Elva ha coinvolto tutte le altre
sorelle, interessandole alla storia
di questa famiglia. Loro non avevano niente, ma in breve tra offerte e doni è stato preparato il
corredino per il nascituro.
Finalmente il 2 ottobre è nata
una bambina ed è stata chiamata
Hawa; noi la consideriamo tutte
un po’ nostra e l’amiamo molto.
Insieme alla bambina è arrivato anche un altro problema: il
viaggio per il Canada, tanto atteso, per interessamento della Croce Rossa è slittato a causa della
gravidanza sofferta di Asli. Che
fare?
La sorella
Margherita Nitti
NAPOLI — Dopo una lunga
sofferenza è mancata la sorella
Margherita Nitti. « Beati i puri
di cuore » : non c’è versetto che,
come questo, esprima la fede
semplice e tenace di Margherita,
la « nonna Marghi » di numerosi
nipoti e pronipoti.
La ricordiamo con affetto e
commozione, riconoscenti al Signore per aver ricevuto la testimonianza di una vita rigorosa e
coerente.
Battesimo
PADOVA — Domenica 19 novembre, la comunità si è riunita
attorno alla famìglia del fratello
Nweze Nnamdi Kenneth e della
sorella Nweze Obiaceli Stella
(Chiesa metodista del Senegai)
per il battesimo della piccola
Gloria Ogochuku Nwezett, nata
il 5 sett. 1988. Pur frequentando la Chiesa battista di Rovigo,
i coniugi Nweze hanno espresso
il desiderio di battezzare la loro
piccola per testimoniarne l’appartenenza al Signore. Erano presenti fratelli della comunità battista di Rovigo ed è stata perciò
un’occasione di gioia che ha consentito una volta di più di sentirci legati ad una stessa esperienza
in Cristo, sia pur con scelte diverse.
Ripresa l’attività
al « Redentore »
PACHINO — La scuola « Il redentore » ha iniziato in settembre il suo ottantanovesimo anno
di attività. Nel frattempo la cura
pastorale è passata da John Hobbins (ora impegnato a Scicli) a
Paola Benecchi, così, come la direzione della scuola.
Le sorelle di chiesa si sono
messe d’impegno per trovare un
alloggio a questa famiglia, dato
che non poteva più essere ospite del Centro evangelico, perché
con la riapertura delle scuole viene usato per i nostri bambini per
il doposcuola. Abbiamo trovato
una piccola casa di proprietà di
una sorella evangelica, alcune sorelle hanno messo i mobili ed il
necessario per la famiglia. Alcune signore si sono autotassate
per pagare l’affitto fino a quando
questa famiglia resterà ospite a
Villa e non potrà partire per il
Canada.
Nel corso dell’estate sono stati
compiuti alcuni lavori di ristrutturazione e manutenzione, soprattutto in cucina e nell’asilo,
mentre per il nuovo anno sono
arrivate altre persone per il lavoro della scuola e della mensa.
Da quest’anno poi è stata attivata la frequenza prescolare per
bambini dai quattro anni, e il
programma scolastico sarà incentrato sull’ambiente, visto negli aspetti emotivo, affettivo e
culturale (a partire da ciò che è
più vicino al bambino, casa e
famiglia, per conoscere poi il territorio circostante).
Le domande d’iscrizione sono
state superiori alle possibilità
della struttura: dispiace di non
poter accontentare tutti, ma questo è un segno dell’utilità dell’opera.
Per il vitto loro ricevono un
piccolo assegno mensile dall’Alto Commissariato per i rifugiati
delle Nazioni Unite. Hussein ha
saltuariamente fatto qualche lavoretto per interessamento di un
giovane parroco di Tagliacozzo,
don Claide, che ha risposto con
molto impegno al nostro appello di aiuto, coinvolgendo anche i,
suoi parrocchiani con delle offerte. La popolazione di Villa San
Sebastiano si è trovata unita in
un unico fronte, cattolici e protestanti, per aiutare questa famiglia. E’ stata fatta una colletta generale per raccogliere i fondi per comprare la legna, dato
che il nostro paese è molto freddo e la casa è sprovvista di riscaldamento.
Questa è la storia di Asli e
della sua famiglia, nostra sorella.
Manifestazione
contro il razzismo
RAPOLLA — Le chiese evangeliche metodiste di Lucania hanno organizzato, insieme al circolo culturale Arci-Nova di Venosa,
una grande manifestazione contro il razzismo, che ha visto la
partecipazione di numerosi giovani, e che ha attirato l’attenzione dei mass media locali. Fra
l’altro essa è stata ripresa dalla
Rai - Regione Basilicata.
E’ stato proiettato un film impegnato, « Un mondo a parte »
di Chris Menges: storia di una
madre e una figlia nel dramma
del Sud Africa. Al termine del
film un dibattito, durato circa
due ore, con varie voci.
Oltre a un pastore protestante e un prete cattolico, è stata
data la parola a Fedro Miguel,
originario dell’Angola, professore
di filosofia a Bari, e a Benny
Nato, sudafricano, rappresentante dell’African National Congress
in Italia.
In un intervento documentato
e profondamente sentito Fedro
Miguel ha messo in evidenza il
razzismo che esiste in Italia e
del quale stentiamo a renderci
conto, tanto è diffuso e radicato
nelle nostre abitudini mentali.
Benny Nato si è soffermato
in particolare sulla situazione
delle carceri sudafricane, dove
sono migliaia i minori imprigionati.
Un lungo, caloroso applauso
ha al termine espresso la solidarietà di tutti i presenti e manifestato la volontà di non desistere da questa grande battaglia di
libertà, non solo per il popolo
nero del Sud Africa, ma per
tutta l’umanità.
9
8 dicembre 1989
vita delle chiese
IVREA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Vocazione e risposta Assemblea di chiesa:
L’ammissione nella comunità di nove giovani, con storie diverse e motivazioni comuni - Una scelta non contro qualcosa, ma per l’Evangelo
quale significato?
Festa grande ad Ivrea, Tultima
domenica di novembre. La bianca luminosità del tempio raccoglie la comunità riunita in preghiera. Anche la natura intorno,
le ondulate colline moreniche e
la pianura raggelata dalla prima
brina invernale splendono nitore e bellezza. E’ una giornata
della profondità interiore, dell’armonia, della gioiosa compostezza, di quella spiritualità biblica
che veniva indicata nel recente
sinodo come una risposta alle
inquietudini dell'oggi, a quella
«inespressa ricerca di Dio che
attraversa drammaticamente il
mondo contemporaneo ».
E di questa ricerca e di questo approdo siamo testimoni qui
oggi, riuniti per l'ammissione
nella comunità di nove giovani
donne e uomini. Due — Luca
Baratto e Claudia Revel — di provenienza evangelica, e gli altri
sette — Angelo Aimonetto, Antonella Baldi, Gigi Farricella,
Gianni Pomari, Flavia Grillo,
Grazia Martini, Guido Rossetti
— di area cattolica.
Anche questo tempio, dalla elegante scala asimmetrica, leggera e nitida come un tratto di
penna, è il luogo vivente di una
fede che si fa pietra. Ciascun
membro della comunità rinunciò
a im mese di stipendio negli anni '60 per costmirlo.
« Chi manderò? E
chi andrà per noi? »
E significativamente la risposta alla vocazione del giovane
Isaia (Isaia 6: 1-8) — con tutto
il suo percorso di tormento e
turbamenti, ma con l’esclamazione finale alla domanda del Signore « Chi manderò? E chi andrà per noi? »: « Eccomi, manda me! » — è al centro della
predicazione del moderatore, pastore Franco Giampiccoli.
Lutero ci ha insegnato che non
c’è una vocazione con la maiuscola ed una con la minuscola,
ha detto Giampiccoli, che non c’è
differenza tra la confessione di
fede « di un religioso nel suo convento e di Un ciabattino al suo
deschetto », perché la stessa
chiamata è rivolta a tutti. Nel
racconto della vocazione di Isaia
ritroviamo gli elementi di ogni
vocazione.
Innanzitutto la « visione », cioè
la sensazione di essere alla presenza di Dio, che può avvenire
in un incontro con un altro credente, in una lettura, nel rapporto intenso con la natura. Poi il
conseguente riconoscimento della nostra indegnità, la sensazione della nostra miseria, vergogna e inadeguatezza, un sentimento di dolore, « perché è esperienza troppo forte essere confrontati con Dio ».
In terzo luogo la purificazione,
la liberazione, il perdono, che ci
vengono dall’esterno, perché
« non è il credente che rende
giusta la propria vita, ma può
solo accettare di essere considerato giusto malgrado la sua ingiustizia ». Questa è un’esperienza di dono, di straordinaria libertà che permette di rispondere alla chiamata che gli è rivolta: « Eccomi, manda me ». E’ un
incarico, un servizio, una missione: rendere toanifesto agli altri
ciò che abbiamo constatato, che
« il Signore non ci ha lasciati soli nella nostra vita ».
E come hanno risposto questi giovani che oggi chiedono di
essere ammessi? Con grande semplicità, dice in sintesi Luca Baratto, perché « è importante vivere insieme la propria fede ».
E la semplicità, quella dell’insegnamento evangelico, è al centro della dichiarazione del grup
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po di provenienza cattolica, let
ta per tutti da Guido Rossetti
« La nostra scelta non vuole es
sere una decisione contro qual
cuno, ma una scelta per l’Evan
gelo: siamo infatti consapevoli
che con Gesù Cristo tutte le sinagoghe sono state superate, però abbiamo maturato la convinzione che le chiese riformate
hanno delle caratteristiche che
le rendono più in sintonia con
l’Evangelo, distinto dalle regole
morali, e abbiamo potuto sperimentare la gioia di essere protagonisti di un rapporto diretto
e libero con Dio. La ricerca è
inquietudine, e quello di oggi non
è che un punto di partenza ».
Tra libertà e
responsabilità
In risposta, per la comunità,
il pastore Gianni Genre ha affermato con calore il rapporto
libertà-responsabilità del credente: « D’ora innanzi siete responsabili con noi », perché « anche
noi siamo sfidati dalla nostra responsabilità », e « ognuno di noi
è responsabile che questa comunità rimanga uno spazio aperto,
in cui si ricerca la volontà del
Signore ». Inoltre Genre ha voluto sottolineare come «voi non
siete dei "convertiti"-, oggi infatti è solo un momento importante del nostro comune cammino alla ricerca della verità evangelica. La giornata di oggi rappresenta più la continuità che
la conversione, forse la continuità nella conversione, che dura
tutta la vita, e che può avvenire
solo nei confronti del Signore ».
La « riconoscenza » è stata l’ultima delle parole su cui il pastore Genre ha voluto riflettere,
citando le parole finali del bellissimo diario di Etty Hillesum,
l’intellettuale ebrea che, pur potendo salvarsi, accettò di seguire il destino del suo popolo. Ad
Auschwitz, dove Etty seguì la
sua missione, riuscì ad essere
« il cuore pensante » della sua
baracca, scrivendo ancora negli
ultimi giorni con « lacrime di riconoscenza », poiché « la mia forza creativa si traduce in colloquio con Te, e mi sembra che
la mia ricchezza interiore cresca ancora ».
La riconoscenza e la lode si
esprimono allora nella preghiera commossa di tutta la comunità — persino le anziane sorelle giunte fin qui da Carema —
mentre dalla scalinata asimmetrica s’innalza il canto del coro:
una purissima voce di contralto,
come un caldo suono di viola,
di una ragazza dalla corta, gonfia gonna dai petali rosa...
Ma poi si va a mangiare tutti
insieme e a fare festa lì vicino,
a Banchette, in un locale messo
a disposizione dal comune. E p>oi
si canta ancora, e si discute:
parlano tra gli altri Elsa e Marco Rostan che qui sono stati a
lungo; si toma poco per volta
alle preoccupazioni del domani
che è lunedì, ma senza dimenticare ciò che abbiamo ricevuto.
Piera Egidì
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TORRE PELLICE — Due appuntamenti vanno segnalati per
domenica 10 dicembre: dopo il
culto, assemblea di chiesa in cui
si discuterà sul « significato »
dell’assemblea di chiesa e sulla
Santa Cena; nel pomeriggio, alle
ore 14,30, presso la foresteria, ci
sarà il bazar delle missioni
CEVAA.
Serata sull’ora
di religione
PERRERO — Ancora una riunione dedicata all’ora di religione, con un dibattito aperto a
tutti.
Mercoledì 29 novembre si sono
confrontati il prof. Franco Betteto, insegnante di religione a
Torre Pellice e Villar Perosa, e
Claudio Tron.
Le posizioni del prof. Betteto
non si sono discostate dalla norma e questo è comprensibile per
chi fa dell’insegnamento religioso
il proprio mestiere. Il dibattito si
è svolto soltanto tra i membri
di chiesa presenti e il professore
cattolico. Questo fatto ha reso
il confronto un po’ sbilanciato,
ma sempre interessante, per la
possibilità che si è avuta di ascoltare opinioni di genere diverso da
quelle che circolano nei nostri
ambienti.
Un benvenuto
a Elio!
ANGROGNA — Domenica 10,
nel corso del culto al capoluogo
Elio Meggiolaro, im quarantenne
che si è avvicinato tempo fa alla
nostra comunità, confesserà la
propria fede in Cristo e riceverà
il battesimo. Il concistoro, che ha
accolto la richiesta di Meggiolaro, condivide il suo desiderio di
essere ribattezzato.
• Continuano le riunioni quartierali su « Paolo in Grecia » (con
diapositive) al capoluogo FU, al
Martel il 12 e agli Odin-Bertot
il 14.
• E’ improvvisamente mancata Armanda Ricca in Rivoira di
56 anni. Ai fimerali presieduti dai
pastori Bellion e Platone ha partecipato ima folla numerosa, manifestando alla famiglia Rivoira
della Ruà di San Giovanni la
propria cristiana solidarietà.
Solidarietà
POMARETTO — L’evangelo
della resurrezione è stato annunciato in occasione dei fune-.
rali delle sorelle Celina Reynaud
ved. Grill, deceduta presso il nostro ospedale all’età di 84 anni e
Celina Ribet Zanin, deceduta
presso l’ospedale di Pinerolo all’età di 73 anni; alle famiglie
nel lutto rinnoviamo la cristiana simpatia della comunità tutta.
Rinnovo
delle cariche
PINEROLO — Nel corso di
un’agape fraterna alla Foresteria
di Torre Pellice un gruppo della
chiesa ha salutato gli anziani
Giancarlo Griot e Sergio Malan
che hanno terminato il loro mandato, e Roberto Mathieu, neoeletto.
0 Domenica 19 novembre, l’assemblea di chiesa ha deliberato
di affidarsi alla Tavola per quanto riguarda l’assegnazione del
nuovo pastore. In pratica l’assemblea ha accettato il piano di
sistemazione del campo di lavoro
proposto dalla Tavola lo scorso
anno.
0 L’8 dicembre si svolgerà nei
locali della chiesa il tradizionale
bazar, il cui ricavato sarà devoluto in parti eguali al Rifugio
Carlo Alberto e alla Facoltà di
teologia. Apertura ore 14,30.
0 E’ stata battezzata Valentina
Rostan.
0 La chiesa ha annunciato l’evangelo della resurrezione in occasione del funerale di Guido Daniele Godine.
Auguri per i
« nuovi arrivati »
PRAROSTINO — La comunità si rallegra per la nascita dei
piccoli Andrea, di Marina e Renzo Pagetto, Luisa, di Gloria e
Giorgio Toia, e Joiakim Antonio,
di Erika e Klaus Langeneck.
0 II 25 novembre si sono uniti
in matrimonio Mauro Genre e
Adelaide Di Guglielmo; auguri
alla nuova famiglia.
0 Ringraziamo Rino Cardon
per il messaggio rivolto domenica 26 novembre quale importante
testimonianza di un predicatore
locale.
0 Sono recentemente mancati
due membri anziani della nostra
comunità: Virginia Fomerone di
98 anni e Remo Cardon di 73 anni; alle famiglie in lutto esprimiamo la solidarietà della chiesa.
Rinuncia al diritto
di designazione
VILLASECCA — Presieduta
dal past. Claudio Pasquet, presidente della CED I Distretto, l’assemblea di chiesa del 3 corr. ha
rinunciato al proprio diritto di
designazione e si è rimessa alla
Tavola per la nomina del nuovo
pastore.
0 II culto di domenica 10 sarà
presieduto dal predicatore locale
Elvio Peyronel.
0 Sabato 16 corr., ore 20,30,
nel tempio dei Chiotti, avrà luogo una serata prenatalizia di canto con la partecipazione delle corali riunite di Prali-Perrero-Villasecca e della Badia Corale Val
Chisone.
Calendario
Giovedì 7 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Nella riunione,
che si tiene presso ii Centro d'incontro con inizio alle ore 21, prosegue lo studio di Osea.
Lunedì 11 dicembre
□ INCONTRO PASTORALE
1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — A partire dalle
ore 9.30 si riuniscono i pastori del I
distretto secondo un programma che
prevede: meditazione, pastore L. Peyrot; introduzione al tema proposto
daH’assemblea di Basilea, past. S. Ribet. Nel pomeriggio F. Taglierò e D.
Tron introducono il dibattito sul nuovo innario.
Giovedì 14 dicembre
□ COLLETTIVO
PERMANENTE C.P.I.C.
PINEROLO — Come previsto l'incontro del « collegamento permanente - su giustizia, pace e integrità del
creato, istituito a livello ecumenico nel
pinerolese, si riunisce presso la comunità dei Cappuccini in via De Amicis alle ore 20.30. L'incontro è aperto a tutti.
10
10 valli valdesi
8 dicembre 1989
IN MERITO ALLE PROPOSTE DI RIORDINO DELLA SANITÀ’
Grido d’allarme dall'USSL 43
il presidente Longo: « Le autonomie locali sono sempre più messe in discussione » - Dalla
Comunità montana preoccupazione anche rispetto al progetto di palaghiaccio a Pinerolo
FERROVIA
« Grido di allarme » dall’USSL
43 in merito all’ipotesi di riforma delle USL in Italia, a quelle che sono state definite le misure di riordino delle USL; ogni
10 anni circa la sanità ha subito, a partire dal 1958 in cui venne istituito il Ministero della sanità, modifiche rispetto alle modalità di erogazione del servizio;
oggi, a dieci anni dall’entrata in
vigore del sistema sanitario nazionale, le proposte di modifica
avanzate prima da Donat Cattin
ed ora da De Lorenzo.
Dette proposte si calano in un
clima contraddistinto dai sempre
più frequenti blitz dei carabinieri che evidenziano cose per altro assai note, e cioè che in molte strutture la situazione igienica è allarmante, ovvero viene costantemente evidenziato un disservizio reale quanto spesso legato a fenomeni molto gravi quali, tanto per fare un esempio,
la difficoltà a reperire medici
nelle strutture pubbliche, salvo
poi trovarli in quelle private.
Una convergenza di elementi
a favore di uno stravolgimento
dell’assistenza sanitaria e sociale in senso privatistico?
Sicuramente se le propwDste
presentate dal Ministero della
sanità dovessero passare, si andrebbe verso una spiccata « aziendalizzazione » delle USL, con
accorpamenti che rischierebbero
di allontanare fortemente i responsabili dei servizi dalle caratteristiche specifiche di territori
con problemi molto particolari
e spesso diversi da quelli di
USL vicine.
Nel caso specifico le preoccupazioni degli amministratori delrUSSL 43, pur se l’attuale formulazione del decreto legge ministeriale lascia intrawedere spazi per una riconferma delle USL
coincidenti territorialmente con
una comunità montana (in Piemonte questo «privilegio» riguarda soltanto la 42 e la 43), sono
state evidenziate dagli interventi registrati nel corso del consiglio di Comunità montana vai
Pellice di giovedì scorso.
« Siamo molto preoccupati », ci
ha detto il presidente della comunità montana, Lonffo, « perché
stiamo vivendo un momento di
riflusso generale per quanto riguarda la politica locale; in particolare il potere delle autonomie locali è messo a vari livelli
in discussione. Certamente il ruolo delle autonomie locali è stato messo in difficoltà fin dal suo
avvio, tuttavia in questi anni siamo riusciti a realizzare alcune
cose di notevole importanza per
la vita dei cittadini, sul piano sociale, sanitario ed anche
economico.
PERRERO
Sono" care le tariffe
deH’asilo
Giovedì 30 novembre, giorno
di scadenza per l’approvazione
della convenzione con l’asilo nido di Perosa Argentina, il consiglio comunale di Perrero ha
deliberato a favore della partecipazione del comune al consorzio. Con questo atto si stabilisce
che le famiglie residenti nel comune di Perrero sono equiparate a quelle degli altri comuni
consorziati, con una rilevante differenza, però, sul piano della
spesa.
Infatti il consiglio comunale,
dopK) una lunga requisitoria sulle proprie difficoltà economiche,
ha deciso di caricare sulle famiglie (tre, attualmente), anche la
quota di 250.000 lire mensili che
avrebbe dovuto versare come
proprio contributo. La quota a
carico degli utenti è di 180.000
lire mensili, più 4.000 lire per
ogni giorno di apertura dell’asilo nido, che non vengono rimborsate in caso di assenza.
Per l’anno finanziario in corso,
si trattava di sborsare 750.000
lire mensili da settembre a dicembre, ma queste cifre sono
risultate ancora troppo elevate
per i bilanci fallimentari del comune; una mezza promessa è
stata invece azzardata per il 1990,
nel caso si riesca a ricuperare
qualche milioncino qua e là.
DIMAGRIRE NON E’ PIU’ UN SOGNO
CENTRO DI DIMAGRIMENTO
ACCELERATO
VIA RAVIOLO, 10/A - PINEROLO - TEL. 0121/793.613
Le proposte di ’’riforma” che
ci vengono presentate sono non
più politiche, ma squisitamente
tecniche e sono caratterizzate da
un preoccupante qualunquismo,
non tenendo minimamente in
conto l’omogeneità delle realtà
locali con le specifiche storie,
culture e problemi ».
La deliberazione assunta alla
fine del dibattito dalla comunità montana, assumendo il problema una evidente valenza nazionale, è stata inviata all’UNCEM
(Unione dei comuni ed enti montani) per un allargamento della
rifiessione.
Per il resto il consiglio è stato particolarmente breve e per
ciò ci limitiamo alla segnalazione di alcuni argomenti affrontati.
Due delibere hanno riguardato ancora le centraline per gli
alpeggi di cui il nostro giornale
parlò alcune settimane or sono;
altro atto sull’assestamento del
bilancio previsionale per l’anno
in corso che, in particolare per
le funzioni sanitarie e socio-assistenziali, dovrebbe avviarsi alla fine dell’anno in termini positivi.
Due impianti sportivi infine al
centro dell’attenzione: la piscina
di Lusema ed il palaghiaccio di
Torre.
La gestione consortile della piscina è stata valutata positivamente, avendo consentito un utilizzo maggiore e più razionale
della struttura; nell’anno scolastico 1988-89 1.486 le presenze.
oltre ai corsi per le scuole materne di Lusema San Giovanni
(30 presenze), per le elementari
e medie di Pinerolo e Cavour
(580 presenze), mentre nelle ore
extrascolastiche hanno usufmito
del servizio 850 allievi delle scuole del circondario, oltre all’uso,
estremamente qualificante, da
parte dei centri socio-terapeutici di Torre Pellice e Pinerolo,
nonché dell’Istituto Uliveto di
Lusema San Giovanni.
In considerazione di ciò è stato deciso di rilanciare per altri
cinque anni questa esperienza
di collaborazione fra comuni e
comunità montana.
Per quanto riguarda il palaghiaccio di Torre Pellice, per i
cui lavori di copertura è stato
assegnato un finanziamento pubblico, da parte dell’assessore
Bellion è stata espressa la preoccupazione rispetto alla deliberazione del comune di Pinerolo per
costraire anche in città un
palazzo del ghiaccio; non si ritiene infatti che vi sia utenza
sufficiente per due stmtture analoghe in una medesima area, e
perciò la decisione desìi amministratori di Pinerolo pare andare
contro la losica dello sfruttarnento delle risorse. Perciò Bellion,
appoggiato poi dal presidente, ha
lanciato l’idea di arrivare ad una
gestione consortile del palaghiaccio di Torre, non solo a livello di
valle come era già previsto, ma
addirittura con respiro comprensoriale. Piervaldo Rostan
Chiesti nuovi
treni
La razionalizzazione del collegamento ferroviario fra Torre
Pellice e Torino è stata esaminata durante una recente riunione
del comitato per la difesa del treno.
L’occasione è stata fornita dall’assessorato ai trasporti della
Provincia di Torino, che ha invitato gli enti locali a proporre
eventuali modifiche al servizio in
vista della prossima conferenza
orari.
Per quanto riguarda le corse
mattutine, si è deciso di chiedere
l’uso di rotabili più capienti, visto il notevole affollamento.
Si proporrà anche raggiunta di
ima corsa fra Pinerolo e Torino,
in modo da decongestionare i
convogli attualmente in funzione. Per migliorare il servizio pomeridiano, le richieste mirano a
prolungare fino a Torino la corsa
in partenza da Torre Pellice alle
15,27 e a far giungere da Torino
un treno in coincidenza con la
corsa Pinerolo-Torre Pellice delle 17,26. Si chiederà anche di ridurre il tempo di sosta a Pinerolo dei treni delle 16,58 e delle
17,53 da Torre Pellice.
Nel corso della riunione si è
preso atto con soddisfazione del
fatto che il Comune di Pinerolo
pare orientato alla realizzazione
della stazione passante, cosa che
consentirebbe di risolvere definitivamente l’annoso problema della manovra necessaria ad ogni
treno per inserirsi sul binario
per Torre Pellice.
I genitori presenti non sono
stati invitati a spiegare le loro
motivazioni, né una voce si è
levata dal consiglio a loro favore, più o meno come era successo poco tempo fa per la richiesta della scuola materna.
La posizione degli amministratori è molto chiara: chi si prende il lusso di mettere al mondo
dei figli deve mantenerli; chi ha
due stipendi può pagare una
baby-sitter oppure la quota intera nella scuola materna del comune più vicino; le spese per
la scuola delTobbligo sono le più
elevate di tutta la Comunità montana e i contributi sono del tutto insufficienti.
Sull’ultima affermazione possiamo essere senz’altro tutti d’accordo e non si fa fatica a denunciare l’insensibilità dei nostri
governanti, che chiudono le scuole di montagna ma non assicurano i trasporti, costringendo le
famiglie a lasciare le proprie abitazioni per trasferirsi nei grossi centri.
C’è tuttavia da augurarsi che
almeno chi in montagna ci vive
e ne conosce i problemi non stia
sempre a dare bacchettate sulle dita ai genitori giovani, che
rappresentano comunque il futuro della collettività.
Liliana Viglielmo
CONSORZIO PINEROLESE ENERGIA AMRIENTE
ACEA PINEROLO • VIA VIGONE, 42
Ai sensi dell’art. 6 della legge 25 febbraio 1087, n. 67 si pubblicano I seguenti dati relativi
ai conti consuntivi degli anni 1987 e 1988. ^
1) le notizie relative al conto economico sono le seguenti.
COSTI
RICAVI
DENOMINAZIONE ANNO 1BS7 ANNO 1988
Esistenze iniziali di esercizio 1.000 1.199
Personale: Rètribuzioni 3.123 2.768
Contributi sociali 1.158 2225
Accantonamento al T.F.R. 297 329
TOTALE 4576 5.422
Oneri per prestazioni a terzi e Lavori, manutenzione e ripar. 4 404 3.988
Prestazioni di servizi 1.375 1214
TOTALE 5.779 5202
Acquisto mal. prime e mater. 8.421 9282 1.177
Altri costi, oneri e spese 742
Ammortamenti 2.668 3.145
Interessi su capitale di dotar 229 229 76
Interessi sui mutui 158
Altri oneri finanziari 110 254
Utile d'esercizio — 137
TOTALE 23.705 26223
2) le notizie relative allo stato patrimoniale s
ATTIVO
ANNO ANNO
DENOMINAZIONE 1987 1988
Immobilizzazioni tecniche 25.189 40.937
Immobilizzazioni materiali 711 723
Immobilizzazioni finanziarie — —
Ratei e risconti attivi 1.493 3.709
Scorte di esercizio 1.199 1206
Crediti commerciali 1.191 503
Credili verso soc. controlla-
te ed Enti collegati 3.624 Z558
Altri crediti 3247 2.040
Liquidità 2.373 2.456
Perdita di esercizio 19
TOTALE 39.046 54.136
IL PRESiDENTt
DEL CONSORZIO PINEROLESE ENERGIA AMBIENTE
CAMUSSO Or Francetco
DENOMINAZIONE ANNO 1987 ANNO 1 1988 1
Fatturato per vendita beni e servizi Contributi in conto esercizio 18216 20.113 1
Altri proventi, rimboisl e licari diversi Costi capitalizzati Rimanenze finali di esercizio PerdiU di esercizio 1883 2288 1.199 19 863 4.039 1208
TOTALE 23705 26223
ono le seguenti;
PASSIVO
ANNO ANNO
DENOMINAZIONE 1987 1988
Capitale di dotazione 13227 25.4K
Fondo di riserva —
Saldi att. livalut. monetaria 2.961 2.961
Fondo rinno. e fondo svilup — —
Fondo di ammortamento 13505 16.505
Altri fondi 213 229
Fondo trattamento fine rap-
porto lavoro 1.680 1839
Mutui 798 869
Debiti verso società con- trollate ed Enti collegati 1.094 529
Debiti commerciali 2.495 1.764
Altri debiti 3.074 3.788
Utile di esercizio TOTALE — 137
39.046 54.136
IL PRESIDENTE
DELLA COMMISSIONE AMMINISTRATRICE
MVIERO Ing. Pitrgluupf»
11
8 dicembre 1989
valli valdesi 11
TORRE PELLICE
VAL PELLICE
In programma nuovi parcheggi Ferito un airone
Zone « relazionali
impianti sportivi
e zone di interscambio - Saranno completati gli
Tariffe dell’asilo nido ed esercizi commerciali
In una Italia che si è accorta
più di una volta dei problemi
che determinate scelte potevano
alla lunga produrre solo nel momento in cui i problemi sono
diventati abnormi, non ci si stupisce che soltanto negli ultimi
mesi si sia arrivati ad affrontare la questione della assoluta
carenza di parcheggi, una carenza che se è più che evidente
nelle grandi città, comincia a
far sentire i suoi effetti negativi
anche sui piccoli centri.
Posto che è stata approvata
una legge che dovrebbe favorire
l’istituzione di nuove aree di
parcheggio e che il comune di
Torre Pellice è stato inserito, a
livello regionale, fra quelli in cui
il problema necessita urgentemente di una soluzione, il consiglio comunale, riunitosi lunedì
scorso, si è trovato ad esaminare ed approvare un programma per i parcheggi predisposto
dagli architetti che avevano avuto un incarico in tal senso
dalla giunta.
La relazione presentata al consiglio ha permesso di comprendere criteri e linee adottate nelle scelte.
La legge prevede aree di parcheggio di tre tipi diversi: uno
cosiddetto « stanziale », costituito
da cortili o box per auto privati,
un secondo detto «di relazione », e cioè funzionale a determinati servizi quali scuole, ospedali, uffici, centri sportivi,
ed infine uno definito « di interscambio », legato cioè alla presenza di collegamenti fra diversi mezzi di comunicazione (es.:
treno-pullman).
Alla luce di questi elementi,
sono state individuate alcune
aree su cui potrebbero sorgere
dei parcheggi legati a determinate necessità: la piazza della
stazione ed un’area a valle della stazione stessa in vista di
una utenza legata al trasporto
pubblico ed allo stesso palaghiaccio; due aree in prossimità dell’ospedale, in una delle quali
potrebbe sorgere anche un parcheggio interrato ; e la piazza
Cavour, dove analogamente si
può prevedere una superficie
a cielo aperto ed una interrata.
Il progetto per i parcheggi ha
individuato anche altre zone che
in futuro potrebbero essere interessate da questo tipo di utilizzo, tuttavia per ora i finanziamenti verranno chiesti soltanto rispetto alle aree prima citate.
Questo è stato il tema più impegnativo per i consiglieri ma gli
argomenti in discussione erano
ben 28; diremo brevemente di alcuni.
L’avanzo di amministrazione
verrà utilizzato in buona parte
per il completamento degli impianti sportivi di viale Dante
su cui hanno gravato ulteriori
spese, in particolare per gli allacciamenti di alcuni servizi, e
per dotare di un impianto di
riscaldamento centralizzato la
scuola elementare dei Bouissa.
E’ stato deciso di mutare le
f »
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3 camere, cucina, 2 bagni, canti- ■
I na, box auto. L. 210 m. I
tariffe deU’asilo nido, non tanto quantitativamente quanto nelle modalità di individuazione
del dovuto da parte delle famiglie, impegnando le medesime
ad una spesa mensile anche qualora i bambini non usufruiscano
del servizio in modo continuativo, ma tengano di fatto impegnato un posto.
I consiglieri hanno poi rivisto
il piano della rete di distribuzione commerciale al dettaglio, partendo da alcuni dati che evidenziano negli ultimi anni una tendenza ad un leggero aumento
della popolazione ed una generale stabilità, negli ultimi 15
anni, nel numero di esercizi com
merciali (124 nel ’74, 116 nelT88), considerando ancora elevato il numero di negozi alimentari e decidendo di chiudere ogni possibilità per rimpianto di
nuove strutture con le caratteristiche del supermercato.
Infine il consiglio ha voluto
ribadire la sua protesta rispetto ai disegni di legge che vorrebbero mettere in dubbio la
coincidenza territoriale fra comunità montane ed USSL, con
l’intento di razionalizzare, di
fatto invece annullando anni di
positive esperienze in molti settori di servizi.
P.V.R.
CONVEGNO A LUSERNA S. GIOVANNI
Servizi pubblici
e volontariato
Un gran numero di operatori
dei servizi pubblici e dei servizi
volontari hanno preso parte giovedì 23 novembre, presso l’Auditorium di Luserna S. Giovanni,
al convegno organizzato dai servizi sociali deirUSSL 43.
All’iniziativa, promossa anche
dal comune di Luserna, oltre al
presidente della Comunità montana Longo, all’assessore comunale Maurino e alla coordinatrice dei servizi stessi. Gaietti, ha
partecipato mOns. Luigi Nervo,
presidente della fondazione
« Zancan » di Padova.
Nelle prime relazioni si è sottolineato come la legge regionale 44/84 riconosca la funzione
sociale del volontariato, e sono
emerse alcune possibili linee di
sviluppo e di orientamento, in
parte già avviate localmente: la
possibilità dell’intervento delle
associazioni a livello normativo;
l’esigenza di garantire a ogni cittadino il diritto ad essere assistito nel suo territorio (da qui
i distretti locali, ma anche i progetti di assistenza domiciliare);
infine alcune connotazioni della
situazione specifica della vai Pellice, caratterizzata da una notevole diffusione delle tossicodipendenze ma anche da un elevato
numero di cittadini anziani.
La relazione di mons. Nervo,
partita dalla necessità di coordinare produttivamente servizi
pubblici e volontariato, e dalla
denuncia della tendenza da parte statale a far « coprire » carenze sue proprie dai volontari (basti pensare all’uso improprio e
molte volte illegale che viene
fatto del servizio civile), è stata
molto realista. Il volontariato
non può e non potrà far abbassare i costi dell’assistenza pubblica. E’ da ricercare un’altra
prospettiva, in cui una rete capillare di solidarietà di base esercitata dal volontariato sia indirizzata verso quegli interventi
più fattibili e soprattutto « transitori »; mentre alle strutture fisse e organizzate istituzionalmente dovrebbero competere le mansioni non solo più pesanti e più
specialistiche, ma anche più continuative, di cui è giusto pretendere, a gran voce, l’attuazione.
Insomma, una presenza certa e
garantita dei volontari nei mille
casi di bisogno, affiancata dalla
sicurezza degli interventi che richiedono più mezzi e preparazione.
Tutto questo non deve far dimenticare un altro aspetto: che
è sbagliato delegare al volontariato la componente « umana »
del servizio assistenziale. E’ questa una componente che non può
non fare parte della professionalità di qualunque operatore.
Dagli interventi è emersa la
constatazione amara che si sta
progressivamente abbandonando
la filosofia dello stato sociale
(ma — si è chiesto il presidente Longo — siamo sicuri di averlo mai visto realizzato apoieno
in Italia?). E sono subito sorte
altre domande: chi e come ne
ha decretato la fine? E’ proprio
obbligatorio conformarsi alla filosofia degli USA di Reagan o
del modello inglese della Thatcher? Sono rispettati, si è chiesto Nervo, i diritti che dovrebbero essere garantiti dall’art. 2
della Costituzione?
Di fronte alla spiegazione che
allo stato mancano le risorse
occorre reagire: magari chiedendo di cominciare a reperirle controllando (ciò che attualmente
non si fa) seriamente l’evasione
fiscale. Oppure facendo sì che
venga presa in considerazione
quella proposta di riduzione delle spese militari (per il 20% circa), presentata dai pacifisti quest’autunno e che ben s’accorderebbe con il nuovo clima internazionale.
Alberto Corsani
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La proposta di caccia di selezione è passata, le vaile « squadre » hanno scelto se puntare i
loro fucili sul camoscio, più tradizionale, o sul muflone, troppo
presente in valle ma poco appetito nella mente dei più. Non
è ancora dato di sapere se sia
o meno accaduto, per esempio,
che camosci giovani siano stati
uccisi e successivamente abbandonati, per evitare le sanzioni del
caso, a marcire in qualche anfratto di montagna.
Un fatto però, e molto grave,
va segnalato in quanto a maturità dei cacciatori.
Mercoledì scorso è stato rinvenuto lungo il torrente Angrogna un esemplare di « airone cinerino » ferito da un’arma da
fuoco. L’animale è ovviamente
protetto e solo recentemente ne
era stata segnalata la presenza
Mostre
TORINO — Lunedì 11 dicembre, presso la sede del Consiglio regionale in
via Alfieri 15, verrà inaugurata una
mostra fotografica di G. Cavalli, P.
Monti, M. iGiacomelli sul tema; « Nella continuità della ricerca ».
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: ■< Palombella rossa » giovedì 7 (ore 20 e 22.10} e venerdì 8 (ore 20 e 22.10): «Il barone
di Munchausen », ven. 8 (ore 16) e
domenica 10 (dalle ore 16); ■■ Legge criminale », sabato 9 (ore 20 e 22.10).
POMARETTO — Prosegue la rassegna
di film d'autore presso il cinema Edelweiss; venerdì 8 dicembre alle ore
21 verrà proiettato il film tedesco
« Bagdad cafè ».
Conferenze
PEROSA ARGENTINA — Martedì 12
dicembre, alle ore 20.30 presso la sala consiliare della Comunità montana,
avrà luogo una serata sul tema: « La
rivoluzione francese nel pinerolése;
dalla vigilia all’impero napoleonico:
vicende e personaggi »; relatrice Margherita Drago.
Teatro
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lungo il Pellice di una o due coppie. L’intervento delle guardie forestali di Torre Pellice, in seguito alla segnalazione del giovane che aveva individuato l’animale ferito, ha permesso il trasporto dell’airone in una attrezzata stmttura di Torino dove è
stato operato e da cui, se le condizioni lo consentiranno, verrà
riportato in quello che era divenuto il suo habitat. Ignoto ovviamente lo sparatore; quanto
mai deprecabile invece il gesto,
potendosi escludere, viste le caratteristiche dell’uccello, un errore di valutazione.
« L’anima mia si acqueta in Dio
solo: da Lai viene la mia salvezza »
(Salmo 62)
Ha terminato la sua esistenza terrena la prof.ssa
Ester de Filippìs
Lo annuncia il fratello Elia con
la moglie Giuliana nella tristezza del
dolore ma con la speranza della vita
eterna.
Milano, 20 novembre 1989.
« Beati i puri di cuore perché
essi vedranno Iddio »
(Matteo 5: 8)
E’ mancata
Margherita Vittori ved. Nitti
Addolorati, ma fiduciosi nella parola della resurrezione, lo annunciano
i figli Paola, Giulio, Anna, Alba, Sergio, Margherita, Augusta con le nuore Jole, Irma e Rosanna, i generi Marco Tullio e Federico e i nipoti tutti.
Napoli^ 1 dicembre 1989.
Redattori e tipografi esprimono la
propria simpatia al nipote Paolo Fiorio
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TORRE PELLICE — La coop. culturale La tarta volante organizza per
sabaVo 16 dicembre, alle ore 21.30,
presso la Foresteria valdese di via
Arnaud, lo spettacolo teatrale « Diableries et apparitions magiques ». Lo
spettacolo, articolato in tre racconti,
è frutto di una ricerca fra il patrimonio popolare francese e può essere riproposto anche in quelle scuole
dove vi siano dei corsi di lingua
francese, assumendo così anche uno
specifico valore didattico. Essendo i
posti limitati a 100, è in corso la prevendita dei biglietti presso la Pro Loco di Torre Pellice e la videoteca
Metropolis di Luserna.
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Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
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Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
VENERDÌ’ 8 e DOMENICA 10 DIC.
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91,374.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
8 dicembre 1989
LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE
Fermare la corsa
verso l’abisso
Guerre, carestie, pressione demografica e distribuzione delle risorse alla base della denutrizione patita ormai da miliardi di persone
NAMIBIA
La Fao, come noto, è il dipartimento deirONU che si occupa
dell’alimentazione e dell’agricoltura mondiali.
Il 16 ottobre scorso è stata
celebrata — a cura appunto
della Fao — la Giornata mondiale deH’alimentazione. I giornali — e tanto meno i rotocalchi, occupati nella ben più lucrosa attività di diffusione di
cronache mondane e scandalistiche — non hanno dato molto rilievo a questa data, che intendeva riproporre all’opinione
pubblica imo dei temi che, col
trascorrere degli anni, diventerà
sempre più di drammatica attualità. Quest’anno la Fao ha
scelto come tema fondamentale
della giornata l’ambiente. Con
questo l’Organizzazione internazionale non ha voluto adeguarsi
ad una moda o compiacere i
settori « verdi », ma ha inteso
sottolineare che non sussiste
uno sviluppo agricolo duraturo
senza che esistano risorse naturali permanenti e senza un
ambiente di qualità.
Nutrire sei miliardi
di persone
Pochi dati bastano per aiutarci a renderci conto di queste necessità. Nell’anno 2000 ormai alle porte le persone da nutrire
ammonteranno a sei miliardi,
mentre nel contempo la sistematica distruzione delle risorse naturali dovuta a sistemi di
vita errati, a tecniche non appropriate ed estremamente inquinanti, alla politica degli armamenti, alle guerre, alla pressione demografica, ecc. comporta fatalmente una riduzione di
capacità della produzione alimentare. Per contro, il semplice mantenimento degli attuali
livelli dei consumi richiederà —
fra quindici anni — un aumento del 35 per cento della produzione agricola, forestale ed
ittica nei paesi sottosviluppati.
Si è accennato poco sopra alla distruzione delle risorse naturali. Edouard Saouma, direttore generale della Fao, in un suo
scritto sul mensile « Le Monde
Diplomatique », afferma che
tanto l’abbondanza quanto la
povertà sono all’Orione di questa distruzione. Nei paesi sviluppati l’inquinamento del terreno e delle acque collegato all’agricoltura ha assunto livelli
allarmanti. Ora si parla di far
pagare chi inquina; concetto che,
oltre ad essere del tutto fuorviante, non risolve nulla, sottolinea Saouma: come si può calcolare il prezzo dell’ozono o dell’acqua, tanto più se la loro esistenza verrà compromessa o
drasticamente ridotta?
La distruzione
delle risorse
Nei paesi sottosviluppati la
situazione — ovviamente per
altri motivi — è altrettanto
drammatica; l’estrema povertà e
l’estenuante lotta per la sopravvivenza costringono centinaia di
milioni di persone a sfruttare e
ad esaurire le risorse naturali.
E’ ancora Saouma a documentarlo: il problema della legna da
ardere (cucina e riscaldamento)
concerne due miliardi di persone; intere regioni verdi vengono
spogliate della vegetazione, con
maggiori rischi di inondazioni
e di erosione dei suoli. Almeno
Una pompa eolica per l’acqua. L'impegno per l'alimentazione utilizza
la tecnologia anche nei paesi più sfavoriti.
11 »milioni di ettari di foresta
tropicale scompaiono ogni anno, mentre l’erosione delle acque
distrugge — sempre annualmente — oltre 25 miliardi di tonnellate di terre coltivabili e la
desertificazione avanza inesorabile.
«Occorre frenare questa corsa verso l’abisso. La Fao — dice
il suo direttore — fa quanto è in
suo potere, anche mediante la
diffusione di nuove tecniche di
lavoro e di una nuova mentalità: agricoltura ed ambiente sono intimamente collegati, la
conservazione ha sempre più
bisogno dello sviluppo agricolo
e l’agricoltura esige per il suo
sviluppo un ambiente di qualità».
Il debito verso
i paesi ricchi
Un’altra gravissima remora agli sforzi dei paesi sottosviluppati è data dal loro debito verso i paesi ricchi, ormai ammontante ad oltre 1.200 miliardi di
dollari. Questo debito enorme
incrementa ulteriormente il supersfruttamento delle risorse
naturali che provoca, a sua volta, danni ambientali irreversibili, danni di cui Tumanità intera
verrà a soffrire.
Il quadro, come si vede, è
drammatico e conferma pienamente tutti quegli allarmi che
ormai da molti armi vengono
lanciati da più parti. C’è veramente da augurarsi che gli attuali e straordinari eventi storici che stiamo vivendo possano
anche contribuire in modo fondamentale ad un nuovo assetto
mondiale basato su una migliore distribuzione delle risorse —
bene comune — e su rapporti
internazionali più giusti. Questo
dovrebbe essere uno <iei compiti prioritari di una nuova, più
Prime elezioni
L’ultimo atto (della decolonizzazione - Verso
una carta costituzionale per l’indipendenza
grande Europa: se essa si fermerà alle dispute ideologiche o
agli interessi particolari, essa
avrà perduto in partenza una
nuova occasione per un suo fattivo inserimento nella comunità
mondiale.
In questo nuovo contesto anche le chiese potranno e dovranno trovare nuova unità di intenti dando, oltre alla loro testimonianza, tutte quelle forze,
quelle energie per farsi forza
trainante verso un mondo nuovo, « casa comune » di tutta l’umanità.
Roberto Peyrot
Dal 7 airil novembre scorso .
si è votato in Namibia. Una cinquantina di partiti, per lo più raggruppati in cartelli elettorali, si
sono disputati (sotto lo sguardo
attento degli osservatori delrONU) il consenso di 700 mila
elettori che dovevano eleggere i
72' deputati dell’Assemblea costituente. I deputati eletti dovranno
scrivere la Costituzione del
paese entro il 31 marzo del
1990. Con quest’atto si dovrebbe
concludere il processo di decolonizzazione del paese, che è iniziato una trentina di anni fa.
Ha vinto le elezioni la SWAPO
(South West African People Organization), l’organizzazione che
nel cuore di tutti gli Ovambo,
l’etnia maggioritaria del paese,
rappresenta l’indipendenza. La
SWAPO ha ottenuto il 57,3% dei
voti e 41 seggi. Ma ciò non basterà per dettare la nuova Costituzione, in quanto il meccanismo
giuridico prevede che è necessario un quorum del 75% dei deputati per approvarla, cioè un
minimo di 48 voti. La SWAPO
dovrà perciò ricercare alleanze
con altre piccole formazioni.
Un ambiguo
avversario
Il programma elettorale della
SWAPO era pragmatico e basato su criteri di giustizia: eguaglianza giuridica di uomini e
donne, diritto all’eredità della
donna in caso di morte del marito, permesso ai bianchi di proseguire la loro attività, mantenimento delle relazioni commerciali anche con il Sud Africa,
economia mista con forte programmazione centralizzata.
Avversario principale della
SWAPO era la DTA (Alleanza
multirazziale della « ’Turnhalle »,
perché era stata costituita in una
palestra), che ha raggiunto il
28,6% dei voti e 21 seggi. La DTA
è una organizzazione sostenuta
dal governo sudafricano che nel
1978 era andata al potere grazie
ad elezioni addomesticate, ma
nel 1983 la DTA era stata costretta alle dimissioni a causa
della politica di apartheid e per
una serie di scandali.
Nonostante le risoluzioni delrONU, l’amministrazione della
Namibia è ancora assicurata dal
Sud Africa, che ha organizzato
una propria polizia e propri servizi civili nel paese. L’ONU era
poi riuscita il 13 ottobre di que
UV NAMIBIA
Superficie; 824.000 km*
Capitale: Windhoek
Popolazione; 1,5 PiiUani (85% neri, 6% bianchO
Religione; 80% cristiani
Storia; ex colonia tedesca, occupata nel 1915 dal Sud
Africa, al quale la societA delle Nazioni affida un
mandato di tutela. Il mandato fu ritirato dafl'Onu
1966, ma Pretoria continuA l'occupaziane fino al 1°
aprile 1989.
Economia; tutto l’impoft proviene dal Sud Africa.
Eccezionale ricchezza in minerali: argento, pioml» e
diamanti. É il quarto produttore mondiale di uranio_
sfanno a far emanare il regolamento elettorale ed era riuscita a garantire — tramite una
forza militare internazionale —
le elezioni, che si sono appunto
svolte nel novembre scorso.
Gli altri seggi sono stati così
divisi: 4 al Fronte democratico
unito (5,6%), 3 all’Azione cristiana nazionale (3,5%), 1 al Fronte
patriottico di Namibia (1,59%),
I alla Convenzione nazionale di
Namibia (1,55%), 1 al Fronte nazionale di Namibia (0,8%).
Dunque nelle prime elezioni libere la SWAPO si è dimostrata il più importante raggruppamento politico, un raggruppamento multirazziale che ha eletto
anche 4 bianchi (su im totale di
II bianchi eletti; altri 4 sono nella DTA e 3 nell’Alleanza cristiana nazionale). Toccherà alla
SWAPO, nella dialettica con le
altre forze, indicare la nuova Costituzione dell’indipendenza. Si
tratta di un compito assai deficato, stante ancora l’esistenza —
fino all’indipendenza — dell’amministrazione del territorio da
parte del Sud Africa. Dalla riuscita di questo dipende anche il
futuro politico di tutta un’area
geografica.
G. G.
INCONTRO AD AGAPE
Palestina - Israele: quale soluzione?
Nel quadro delle iniziative pinerolesi per propagandare e sostenere la marcia « Time for peace » che avrà luogo a fine anno in
Israele e Palestina, organizziamo
ad Agape un incontro dal titolo
Palestina-Israele : quale soluzione? Dopo due anni di intifada, a
che punto siamo? Vi sono stati
dei progressi, il dibattito internazionale ha fatto dei passi avanti? Vogliamo chiedercelo in un
incontro che desideriamo avere
sabato 16 e domenica 17 dicembre.
Questo il programma dell’incontro ;
Sabato 16 dicembre
10,30: riflessione in piccoli gruppi su documenti israeliani
e palestinesi, per uno
scambio di informazioni e
per giimgere al lavoro pomeridiano con un minimo
di linguaggio e intenti comuni;
15.00 : relazione sul tema : « Pa
lestina-Israele : a che punto siamo? Quali probiemi
si pongono per la nascita
dello stato palestinese,
quali problemi sono posti
dall’attuaie poiitica dei
governo di Israeie »;
17,00: pausa;
17,30; comunicazioni varie: per
una bibliografia essenziale, testimonianze e proposte;
19,00: cena;
21.00 : serata, pubblica con dibat
tito in Ghigo di Frali.
Domenica 17 dicembre
8,30: colazione;
9,30 : « Quale funzione può avere
i’Europa rispetto ad uno
sbocco della situazione palestinese? Perché una mar
cia, una iniziativa oggi?
discussione a più voci per
presentare l’impegno sorto
nel pinerolese e precisare
le prossime iniziative in
ordine alla marcia «Time
for peace » ;
11,00: pausa;
11,15: lavoro in piccoli gruppi;
12,30: pranzo;
15.00 : conclusioni e proposte per
la continuazione del lavoro;
17,00: partenze.
E’ prevista la partecipazione
di Luisa Mwrgantini, dell’ufficio
esteri della FLM, e di Claudio
Canal, che parteciperà alla marcia.
Il costo dell’incontro è di lire
40.000 per l’intero seminario.
Per iscriversi telefonare entro
il 12 dicembre allo 0121/807514-