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Anno 114 - N. 12
25 marzo 1977 - L. 150
Spedizione in abbonamento postale
1 Gruppo /70
VALDìSS
loûbü tome PEIEICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L’OPUSCOLO DEL 17 FEBBRAIO LlJ TRE PAROLE PER CAPIRE LA PASSIONE
Munizioni di ieri
per ie battaglie di oggi
Un utile stimolo ad approfondire lo studio deH’argomento, che ha subito suscitato una vivace polemica (vedi discussione a pagina 3)
ESODO
Nel mutare delle situazioni,
nel passare delle generazioni
sempre è necessario un momento di ripensamento e chiarificazione per cercare di capire quale è stato l'atteggiamento che si
è proposto e quali ragioni lo
hanno determinato. È una presa
di coscienza del proprio passato e del proprio presente che
non può mancare se si vuole impostare con chiarezza e coerenza (sia che si accettino le indicazioni precedenti, sia che le si
rifiuti) il proprio futuro.
E questo vale non solo per
coloro che combattono in prima
fila, ma per tutti coloro che sono, direttamente e indirettamente, coinvolti nella battaglia.
Anzi, coloro che combattono in
prima linea sono per loro diretta esigenza stimolati costantemente a questo sforzo di chiarificazione, mentre gli altri sono
facilmente portati a non vedere
l’importanza e la necessità di
taluni atteggiamenti, di talune
posizioni. Ed è bene che siano
stimolati e si fornisca loro materiale di riflessione.
Quanto detto vale certamente
per il complesso problema dei
rapporti delle Chiese evangeliche con lo Stato italiano. Ed è
merito di uno dei « combattenti
della prima linea» (1) di aver
fornito un sommario della materia, in un agile opuscolo divulgativo, che non manca di tratti
originali e pare fatto apposta
per invogliare il lettore ad approfondire lo studio dell’argomento.
La prima parte, riguardante
l’atteggiamento che le chiese
evangeliche assunsero, colle loro parole e coi loro silenzi, nel
valutare il Concordato e il Trattato del Laterano dell’ll febbraio 1929, come pure di fronte
alla legislazione sui culti ammessi del 1929-30, è uno sforzo
per « ritornare a quei tempi con
la memoria o con la mente informata e l’animo disposto alla
comprensione; andando così incontro a coloro che hanno vissuto quei momenti in età adulta e responsabile e che oggi non
sono più tra noi per poterci spiegare esattamente cosa passasse
nell’animo loro ».
Questo sforzo di comprensione non è giustificazione di ogni
cosa; anzi, non mancano osservazioni critiche e giudizi anche
severi, come quando dopo aver
affermato che di fronte all’incalzante pressione del regime fa
scista la prima difesa consisteva « nell’evitare ciò che era obbligatorio, prima ancora di praticare il vietato », osserva, a proposito della serie di telegrammi
invocanti l’aiuto e Tilluminazione del Signore sui conduttori
della cosa pubblica, che « è sicuro che si deve pregare per i
governanti e chiedere che il Signore li illumini, ma non è chiesto di farlo sapere loro. E ad
ogni modo sarebbe stato opportuno evitare che essi od altri
fossero indotti a scambiare quelle preci, che volevano essere un
monito, per uri elogio benedicente ».
Vivaci gli accenni alle dichiarazioni di intolleranza e di stretta sorveglianza del regime poliziesco, come pure alla circolazione delle idee che in forma
clandestina ed in incontri come
quelli delle giornate teologiche
del Ciabas
maturare i
portarono molti a
loro orientamenti.
La seconda parte tratta invece della Costituzione repubblicana e della difficoltà incontrata
dagli evangelici, soprattutto dopo il 18 aprile 1948, a vivere nella pratica quotidiana quei princìpi di libertà che la Costituzione aveva sancito, per i quali molti avevano lottato e che una nuova intolleranza (che preferiva
basarsi sulle leggi del 1929-30
piuttosto che sui dettati costituzionali) cercava in ogni modo
di conculcare.
La terza parte è dedicata invece alla posizione delle Chiese
di fronte allo Stato nel tempo
presente. Le Chiese cioè non hanno soltanto subito Tintolleranza, ma hanno cercato di far sen
tire la loro voce, nella consapevolezza che la lotta per la libertà
di coscienza e di culto è invero
una lotta per la libertà di tutti
i cittadini. E in questa fase le
difficoltà di essere ascoltati, e di
essere compresi per quello che
si è (e non per quello che gli altri pensano che si sia), la difficoltà di spiegare che non si cercano privilegi, anzi li si rifiuta, appare in tutta evidenza, tanto che
per qualche tempo si ha la sensazione di un dialogo condotto
tra sordi e che di conseguenza
viene interrotto perché ritenuto
inutile e infruttuoso. E non mancano accenni alle difficoltà dell’evangelismo italiano di procedere in maniera unitaria, se non
Bruno Bellion
(continua a pag. 2)
« ...parlavano della dipartenza
Gerusalemme» (Le. 9: 31).
Dei tre evangelisti che narrano
l’affascinante episodio della trasfigurazione, Luca è il solo a specificare Vargomento del colloquio tra Gesù, Mosé ed Elia: al
centro dell’incontro tra il protagonista del nuovo Patto e i rappresentanti dell’antico (legge e
profeti) sta la morte di Gesù.
Purtroppo la nostra Riveduta
traduce dando al discorso una
patina religiosa che il testo non
ha. Parlare della morte chiamandola dipartenza significa attenuare i suoni, sfumare le tinte, fa
pensare ad una mesta circostanza in cui si cerca di attutire i
sentimenti di dolore rifuggendo
dalla cruda parola « morte », coprendola appunto col velo liturgico della parola « dipartenza »
Ma il testo di Luca ha ben altra forza! Per esprimere la morte a cui Gesù va incontro l’evangelista usa il termine di esodo;
non smussa gli spigoli, ma anzi
rende ancor più tagliente e acuta l’allusione alla morte di Gesù.
Esodo: quale misto di emozioni doveva evocare questa paro
MOSCA
e partiti ai tavolo delia pace
Si è svolto recentemente a Mosca il « Forum mondiale per la
pace », con la partecipazione di
500 rappresentanti le diverse organizzazioni politiche, culturali
ed ecclesiastiche, provenienti da
110 paesi diversi.
Le chiese erano rappresentate
dai loro organismi internazionali; il Consiglio ecumenico, la
Conferenza delle chiese europee,
la Conferenza cristiana per la
pace, la Conferenza dei cristiani cattolici dei paesi europei.
Il pastore Lethonen, segretario europeo del DipartimentoCooperazione chiese della Federazione luterana mondiale, ha
scritto un rapporto dal quale attingiamo liberamente.
I temi di fondo di questa ma
nifestazione hanno espresso le
preoccupazioni costanti di un
numero crescente di chiese e di
cristiani sempre più coscienti
delle loro responsabilità nazionali ed internazionali. « I principali obiettivi di questo movimento per la pace — è scritto
nel rapporto — coincidono con
gli ^orzi delle chiese per la pace, fa giustizia ed i diritti dell’uomo ». D’altro canto sono ancora numerose le chiese che
esprimono dei dubbi sull’opportunità di partecipare direttamente a questo movimento per
la pace. Fra i vari argomenti addotti c’è chi pensa che «il movimento per la pace è innanzitutto uno strumento nelle mani
dei governi socialisti deU’Est eu
Un avviso e un appello
Erano 200 alla fine del ’76 gli abbonati che non avevano ancora
rinnovato l’abbonamento per l’anno in corso. Un’ultima circolare
ridusse il numero di alcune decine, ma fatti i conti, questi « abbonati portoghesi » che hanno ricevuto il giornale gratis tutto l’anno
sono costati ben più di un milione di perdita secca al giornale.
Per questo il comitato di redazione ha deciso per quest’anno
di cambiare sistema. L’indulgenza verso gli abbonati che dimenticano di rinnovare non può trasformarsi in un ulteriore gravoso passivo. Si è così deciso di concludere la campagna abbonamenti entro il primo trimestre dell’anno. Per tutto il mese di marzo la cosa
è stata ricordata sul giornale e con quest’ultimo numero l’appello
sale, insolitamente, in prima pagina per evitare qualsiasi svista da
parte del lettore. Con questo numero termina. perciò l’invito al rinnovo. A chi non ha ancora pagato verranno inviati i numeri del
1° aprile e quello successivo di Pasqua per dar tempo a quest’ultimo annuncio di arrivare al lettore e al suo pagamento in extremis
di arrivare in redazione. Poi l’invio sarà sospeso.
Ohi non Tha fatto, rinnovi subito ed eviti così, interruzioni!
* « ♦
Con questo ultimo avviso viene inviato un bollettino di c.c.p.
Questo faciliterà il rinnovo ai ritardatari, ma vorrebbe anche dare
l’opportunità, a chi non Tha ancora fatto, di integrare l’importo dell’abbonamento ordinario. Con gli ultimi aumenti infatti, ogni copia
del giornale costa L. 115 di sola stampa. Ognuno può vedere come
le 5.000 lire dell’abbonamento ordinario non coprano neppure la
stampa dei 50 numeri annuali. Le sppse di carta, spedizione, amministrazione, personale, costituiscono perciò un pesante deficit che
solo in parte è stato attenuato dai pur numerosi doni.
È quindi indispensabile che consideriamo l’abbonamento ordinario a L. 5.000 come abbonamento minimo che ciascuno è chiamato a integrare con una offerta a seconda delle sue possibilità.
Confidiamo nella comprensione dei lettori per questa forma di
autofinanziamento volontario e ringraziamo quanti hanno già contribuito e quanti vorranno cogliere l’occasione di questa chiusura
della campagna abbonamenti per aggiungere il proprio contributo.
ropeo e dei rispettivi partiti comunisti ». Per altri invece — afferma il pastore Lethonen — si
tratta di un problema di priorità.
Il rapporto rileva che rispetto
al passato erano presenti a questo incontro i rappresentanti di
un larghissimo ventaglio politico; una crescita notevole di non
appartenenti al partito comunista bensì alla socialdemocrazia,
ai partiti di centro fino ai liberali e ai democristiani.
Una seconda osservazione concerne il lavoro svolto soprattutto in sottogruppi che non hanno preparato rapporti ufficiali
ma semplicemente relazionato
in assemblea plenaria. I gruppi
religiosi sono stati riconosciuti
come dei partners a pieno diritto. Infine — nota Lethonen —
non vi è stata la comparsa dì
alcun membro del governo sovietico (nel 1973 vi era stato un
discorso del primo segretario
L. Breznev). Al termine del suo
rapporto il pastore Lethonen
riassume in 4 punti il significato di questo « Forum » per le
chiese; 1) Le chiese sono ora riconosciute da questo movimento come membri a pieno diritto
nella ricerca della pace e della
giustizia sociale. Si apre quindi
una porta alle chiese per la collaborazione. 2) Il movimento
per la pace offre alle chiese un
contesto nel quale possono riconoscere le dimensioni delle lotte
per l’indipendenza nazionale e la
liberazione, non sempre individuabili nelle riunioni ecclesiastiche. 3) Il movimento per la
pace costituisce un richiamo dell’importanza costituita dall’opinione pubblica nella società e
di conseguenza la responsabilità
di tutte le chiese, indipendentemente dalla loro importanza e
dal contesto socio-politico. 4) Per
le chiese luterane in particolare
— conclude Lethonen — note
per il loro relativo distacco dai
problemi politici più brucianti,
il movimento per la pace costituisce uno stimolo per sperimentare le vie dell’Evangelo in
contesti sociali e culturali diversi e ad assumere le loro responsabilità nel confronto delle questioni pubbliche, sulla base della fede in Cristo. e. g.
ch’egli stava per compiere in
la in un israelita! Da una parte
il senso di gioia, di riconoscenza
per la liberazione storica dell’uscita dall’Egitto ricevuta un tempo, ma rivissuta nella Pasqua da
ogni generazione. Dall’altra l’angoscia per il dolore, la sofferenza, la lotta che quell’« uscita »
aveva comportato, dalle piaghe
ai quarantanni nel deserto, « uscita » penosa, mai conclusa e
prolungata nella tormentata
« lunga marcia » del popolo, dall’esilio, al ritorno, alla sottomissione alle successive dominazioni straniere.
Liberazione e insieme sofferenza: questo voleva dire esodo. Ed
è in questa direzione che Luca
ci proporre di comprendere la
morte di Gesù come compimento
di quell’esodo.
Dobbiamo fare attenzione a'
non risolvere la tensione tra liberazione e sofferenza.
Risolvere l’esodo di Cristo solo
in gloria, nella liberazione (come vorrebbe fare Pietro costruendo 2 tende per rendere permanente la trasfigurazione), significherebbe essere disposti a seguire Gesù non nell’ esodo, ma in
una evasione. E necessaria tutta
l’attenzione della fede per esercitare un controllo su noi stessi,
per impedirci di evadere dalle
realtà drammatiche e spesso angosciose del nostro tempo, magari con la costruzione di protette e appartate tende ecclesiastiche.
D'altra parte risolvere l’esodo
di Cristo solo in sofferenza significherebbe sostituire all'esodo una via senza uscita; considerare
la morte e la sofferenza del Cristo come il simbolo della sofferenza del mondo senza alcuno
sbocco se non una disperata solidarietà o quel po’ di liberazione ambigua che gli uomini sanno
conquistarsi. Anche qui la fede
deve vigilare perché la solidarietà e la partecipazione alla « lunga marcia » di quanti sono in movimento (e non fermi o volti alVindietro) non assorba e diluisca
la speranza di liberazione su un
piano esclusivamente storico. La
partecipazione alla liberazione
dell’esodo di Cristo in ultima analisi non fa parte delle conquiste umane, ma è la possibilità di
Dio e insieme il suo dono, la sua
grazia.
Non evasione, quindi, né via
senza uscita, ma esodo e cioè liberazione e sofferenza; liberazione perché attraverso V angoscia della sofferenza e sofferenzà per l’anelito verso una vera
liberazione.
In questo senso non c’è sofferto anelito umano volto verso
la liberazione (sia esso di un popolo degradato dall’oppressione
o di un uomo attanagliato dalla
malattia) che non trovi nella croce di Cristo il suo senso, e come
tale possa essere sentito come
estraneo o indifferente dal credente. Così come non c’è liberazione, per quanto parziale (sia
essa vittoria sull’oppressione o
sulla malattia) che per il credente non diventi (come lo è diventata l’uscita dall’Egitto) parabola della liberazione definitiva, evento che punta verso la resurrezione.
L’esodo, la morte di Cristo,
non è perciò dramma e mistero
incomprènsibile, lontano dalla
nostra esperienza quotidiana. Anzi, proprio in mezzo alla: nostra
realtà quotidiana è senso e significato dell’esistenza per chiunque accetti di essere associato al
Cristo seguendolo fin d’ora .sulla
via che egli ha percorso.
Franco Giampiccoli
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25 marzo 1977
BIELLA
La nostra comunità ha ricevuto con gioia profonda la visita
del Moderatore della Tavola Valdese, pastore Aldo Sbaffi, domenica 23 gennaio. Dopo il culto,
presieduto dal Moderatore, ha
avuto luogo un’interessante e
profìcua Assemblea di chiesa sui
maggiori problemi che interessano la coihunità. Molti fratelli hanno poi partecipato all’àgape, svoltasi in un locale cittadino, in cui in im’atmosfera fraterna, si sono vieppiù cementati
i legami che ci uniscono.
La lieta giornata si è poi conclusa con una riunione, nel pomeriggio, del Consiglio di chiesa. Al pastore Sbaffi, tutta la comunità di Biella rivolge un vivo ringraziamento per questa visita che ha significato per noi
tutti un momento di edificazione la cui memoria e i frutti resteranno lungamente presenti
fra noi.
RIUNIONE DI PREGHIERA
Proseguendo in una simpatica tradizione che i fratelli delle
due comunità, valdese e di S.
KUppo, hanno in comune da diversi anni, si è svolta martedì 25
gennaio nella Chiesa di S. Filippo, nel centro cittadino, la riunione di preghiera per l’Unità
dei Cristiani. Argomento base
dell’incontro era « La speranza
non delude » e la preghiera e le
meditazioni sono scaturite dai
passi di Rom. 5: 1-11 e Giov. 14:
1-14. Al termine, fratelli delle
due confessioni si sono ritrovati
insieme, simpaticamente mescolati, in un momento veramente
comunitario.
BORDIGHERA
VALLECROSIA
Anche la nostra chiesa ha celebrato il 129° anniversario della
Emancipazione dei Valdesi. Lo
ha fatto domenica 20 febbraio
con un culto nel tempio di Bordighera cui hanno partecipato una
sessantina di persone e nel cor
so del quale è stata celebrata la
Santa Cena e sono state raccolte le bustine della settimana di
rintmzia e riconoscenza. In tale
circostanza si è usi interrogare
il passato, ma questa volta ci
siamo lasciati interrogare dal
passato ed abbiamo voluto esarninare fino a che punto siamo
rimasti fedeli all’attaccamento
alla Parola del Signore, alla vocazione evangelistica ed alla solidarietà verso quanti ancora lottano per ottenere quelle libertà
di cui oggi godiamo. Un’ora di
riflessione che domandiamo al
Signore di trasformare in impegno per tutti.
Alle 13 ha avuto luogo un’àgape alla Casa valdese di Vallecrosia cui hanno partecipato 120
L’opuscolo
del 17 Febbraio
(segue da pag. 1)
nelle richieste e nelle intese, almeno nelle linee di fondo.
Forse sarebbe stato opportuno, in alcuni casi, proprio per
quanto dicevamo all’inizio di
queste note, cioè per una maggiore informazione di chi non
sa perché non si è sufficientemente interessato al problema
o di chi non sa perché la sua
giovane età non gli consente di
ricordare avvenimenti che non
ha vissuto, dare anche alctme
notizie di carattere esemplificativo. con nomi, cognomi, luoghi
e date (ad esempio per illustrare le fasi della nuova intolleranza del dopoguerra), ma anche
alcuni cenni sulle persone che
maggiormente hanno visto con
chiarezza nel buio del fascismo
e anche dire chi fossero quelli
che ritenevano (in epoca fascista) « miglior criterio quello di
secondare il padrone per evitarne l’ira eventuale », piuttosto
che resistere, sia pure nei modi
che allora erano possibili, alle
pressioni ed alle imposizioni.
' Giorgio Peyrot, Gli evangelici nei
loro rapporti con lo stato dal fascismo
ad oggi. Società di Studi Valdesi, 1977.
commensali tra cui un folto gruppo di fratelli e sorelle della chiesa di San Remo accompagnati
dal pastore Peyrot, e tutti gli ospiti della Casa provenienti da
nurnerose chiese delle Valli e di
altrove. Tutto si è svolto in una
atmosfera estremamente gioiosa
e fraterna.
Alle 15 ha avuto luogo il «pomeriggio valdese » con in programma il canto del Giuro di Sibaud; là .lettura in patois della
Val Germanasca della parabola
del Figliuol prodigo magistralinente tradotta dall’ing. Giovanni Grill di Frali; la proiezione
di due films sulla vita dei Valdesi alle Valli e segnatamente a Riclaretto, « girato » dal pastore
Cipriano Tourn; alcune complaintes cantate dal fratello Bonjour di Bobbio Pellice; un discorso appropriato del doti. Gustavo
Ribet nostro gradito ospite; la
magistrale recitazione di una
poesia estremamente toccante
del fratello Giacinto Renda di
San Remo; e una abbondante
tazza di tè attorno alla quale
giovani e non più giovani hanno
vivacemente fraternizzato incuranti della pioggia che di fuori
scrosciava con monotona insistenza!
Siamo grati alla direzione della Casa valdese ed a quanti in
un modo o nell’altro si sono adoperati perché tutto si svolgesse
a piena soddisfazione di tutti, nel
segno della fraternità e della riconoscenza al Signore.
PALERMO
VERONA
Le attività infrasettimanali, dopo la pausa estiva, hanno ripreso il loro regolare ritmo: martedì. sera lettura dell’Epistola ai
Romani e breve commento presieduto dal fratello S. Uberti;
giovedì sera studio di un argomento proposto dal Sinodo; ogni primo venerdì del mese, nel
pomeriggio, riunione dell’Unione femminile; sabato pomeriggio scuola domenicale e catechismo. Il culto domenicale ha
sempre avuto luogo con celebrazione della S. Cena la seconda
domenica del mese. Dalla ripresa delle attività hanno avuto luogo quattro Assemblee di chiesa
e una volta al mese il Consiglio
di chiesa si è ritrovato per affrontare i problemi che di volta in volta sorgono nella comunità.
• Inoltre nel corso di questi ultimi mesi abbiamo registrato tre
Battesimi ; il primo, celebrato
in Olanda dal past. c. Mataheru,
della piccola Dalle Molle Elisa
Martina Angela; il secondo della giovane Bertinat Margherita
a Verona presieduto dal past.
Roberto Nisbet e il terzo a Rovereto del piccolo Massimo Pietro Pederzolli di Giancarlo e
Annalisa Sfredda, presieduto
dal past. Bertinat. Quest’ultimo
è stato l’occasione di un incontro
fraterno con i fratelli di Rovereto e l’inizio di un culto regolare ogni ultima domenica del
mese.
• Poco prima di Natale il pastore Bertinat, in qualità di testimone dello sposo, ha presenziato alle nozze del dottor Mario
Treves con la signorina Franca
Iraci a Parma nella locale sala
Consigliare. Immediatamente
dopo la parte civile, presieduta
dall’Assessore Comunale, è stata
presieduta dal testimone pastore una breve cerimonia religiosa nella stessa sala. E stato offerto agli sposi una copia del
Nuovo Testamento Interconfessionale.
• In occasione della Settimana di Preghiera per l’unità della
Chiesa » Don Dino Breoni del
« Centro Religioso Universitario », ha partecipato con un folto gruppo di giovani al nostro
culto della domenica 23. Questo
incontro è stato l’inizio di una
reciproca partecipazione ai rispettivi studi biblici che hanno
luogo da noi il martedì e il venerdì al « Centro Universitario ».
Nel suo insieme la comunità,
tramite i suoi componenti, è
presente in vari settori della città, sia sul piano sociale-politico
che sul piano culturale; per via
del posto di lavoro che essi occupano e per gli impegni assunti
in vari ambienti culturali.
• Giovedì 17 febbraio un gruppetto di membri della nostra comunità si è riunito nel tempio
per una veglia di riconoscenza
al Signore intercalando la lettura dei passi biblici col canto
di inni e preghiere. Era presente il pastore della chiesa anglicana ; Philip Westcot con la consorte.
• Domenica 20 febbraio durante il culto con Santa Cena abbiamo ricordato con gioia e riconoscenza l’Emancipazione e
terminato il culto col canto del
« Giuro di Sitaaud » cantato da
tutti con grande entusiasmo. Indi una novantina di noi (circa
due terzi dei presenti al culto)
ci siamo recati al Centro Diaconale « La Noce » per partecipare ad un’agape fraterna assieme ai collaboratori del Centro,
ai fratelli del gruppo « La Noce », ai metodisti e rappresentanti di altre denominazioni
evangeliche.
L’agape organizzata sapientemente dal past. Panasela e preparata con vera maestria dalla
sorella Piombino e dal fratello
Calò è stata una buona occasione d’incontro.
Alla fine il past. Panasela sottolineando, il valore delle agapi
s’è rallegrato di vedere tanti fratelli e sorelle riuniti assieme
(circa 150) e il sovraintendente
F. Pasquini ha parlato del lavoro che il Consiglio di circuito
ha svolto. È seguita la proiezione di una serie di diapositive
sul lavoro dell’Alleanza biblica
universale.
Sempre durante il culto di domenica 20 febbraio sono stati
ammessi come membri comunicanti dopo aver confessato la
loro fede nel Signore Gesù Cristo ; Ardizzone Luigi, Catania
Filippa, Chianello-Peri Ida e
Cozzo Francesco Paolo.
• Il 26 gennaio nell’aula magna
del Centro Diaconale il pastore
A. Bertolino ha presentato a un
pubblico — formato in maggioranza da cattolici — la nuova
traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento.
• I coniugi Rita e Elio Carra
sono stati allietati dalla nascita
del loro quartogenito a cui è
stato imposto il nome di Jesse.
CREMONA
PROTESTANTESIMO” IN TV
Una manifestazione avvenuta a
Roma il 4 febbraio da parte degli
Avventisti di tutta Italia per sollecitare la discussione e Tapprovazione di una proposta di legge che
garantisca il riposo del sabato (v,
Eco-Luce del 25.2.77), ha dato alla
trasmissione « Protestantesimo » lo
spunto per parlare della Chiesa
Avventista e delle sue caratteristiche.
Una scheda filmata ne evidenziava il carattere missionario che l’ha
spinta ad una rapidissima propagazione dagli Stati Uniti, dove è sorta alla metà del secolo scorso, in
digia ecc. e la convinzione che la
religione sia un modello di vita vissuta in modo sano, ha dei risvolti
sociali interessanti (come facevano
rilevare i tre esponenti della Chiesa Avventista interrogati in studio
da Aldo Comba), che conducono al
discorso della prevenzione delle
malattie, della preparazione ed
educazione sanitaria, della promozione di provvedimenti legislativi
in questo senso.
Ma, se queste possono sembrare
idee tutte volte alla trasformazione dell’attuale società, le motivazioni vanno fatte risalire ad una
sabato e salute
tutti i paesi del mondo, specie se
poveri.
Certamente alla sua diffusione
ha contribuito notevolmente l’accento che gli avventisti pongono
sulle profezie e in modo particolare sul ritorno di Cristo, che giudicano imminente, stando agli avvenimenti che si verificano, e in
vista del quale ritengono indispensabile una preparazione non soltanto spirituale, ma anche fisica del
proprio corpo, sostenendo che Gesù
passò più tempo a guarire che a
predicare; infatti ovunque si trova
la Chiesa Avventista si parla molto di « salute », non soltanto nel
suo significato di salvezza, ma
proprio di benessere fisico. Di conseguenza assai sviluppata è l’assistenza sanitaria ed ospedaliera che
gli Avventisti offrono, specie nei
paesi sottosviluppati e sovrappopolati.
Quindi r accentuazione di un
comportamento moralmente irreprensibile come l’astensione totale dal fumo, dal vizio, dall’ingor
intepretazioue assai letterale della
Bibbia, forse non sufficientemente
evidenziata nella trasmissione, se
non nel riferimento specifico al
riposo in giorno di sabato, fatto
oggetto della proposta di legge citata.
Per illustrare quest’ultima l’on.
Servadei, che l’ha presentata per
la seconda volta alla Camera, ribaliva gli irrinunciabili principi di
libertà cui si ispira. Essa troverà
difficoltà di applicazione specialmente nel mondo del lavoro, attualmente negato a molti Avventisti per questa loro esigenza di
fede, mentre nelle scuole e nell’esercito il riposo del soldato non
costituisce più un problema insolubile.
Forse la recente trasmissione potrà destare in alcuni il desiderio di
conoscere meglio questo tipo di interpretazione delle Sacre Scritture,
e per altri sarà stimolo di meditazione e di analisi profonda sui problemi che solleva.
Franca Goisson
Nella attuazione delle sue iniziative evangelistiche verso l’esterno, la comunità metodista
di Cremona ha promosso, in
Stretta collaborazione con vari
«Gruppi cattolici di base», due
pubbliche conferenze-dibattito di
rilevante interesse. Sabato 5
marzo, nell’ampia sala del Palazzo Cittanova, ha parlato il
prof. Giorgio Spini sul tema:
Europa delPElst e dell’Ovest: un
problema attuale. Numerosi gli
intervenuti: circa 150 persone
prevalentemente giovani.
La chiara ed elevata conferenza del ben noto prof. Spini è
stata seguita ed apprezzata da
GPS: Assemblea
regionale a Torino
Con la partecipazione di Marco Rostan, della segreteria nazionale, si svolgerà il 3 aprile
l’Assemblea regionale piemontese dei Cristiani per il Socialismo (presso la sede delle ACLI,
via Perrone 3, ore 9,30).
Il programma prevede un bilancio delle iniziative sul Concordato e altre; il lavoro in due
commissioni (dibattito sul documento approvato nell’ultima
riunione del Comitato nazionale
e discussione sulle commissioni
previste per l’Assemblea nazionale).
I lavori proseguiranno nel pomeriggio. L’Assemblea, che vuol
essere un incontro intermedio
tra una riunione di Segreteria
regionale e un Convegno regionale, nominerà le strutture regionali di collegamento, i delegati al Comitato nazionale e la
delegazione regionale all’Assemblea nazionale CpS.
tutti i presenti. Coloro che sono
intervenuti nel dibattito non
hanno fatto altro che esprimere pareri favorevoli alle tesi proposte dall’oratore.
Venerdì, 11 marzo il pastore
Valdo Benecchi e don Franco
Barbero, nel salone del cinema
« Zaccaria », hanno introdotto
un dibattito sul tema di viva
attualità : Libertà religiosa e
Concordato. Anche in questa
occasione i presenti sono stati
numerosi: oltre il centinaio.
Entrambi i relatori si sono
espressi con argomentazioni
chiare, incisive e, naturalmente,
polemiche, nei confronti della
gravità dei problemi che derivano dalla conservazione o revisione del Concordato.
« La chiesa — ha sostenuto
Franco Barbero — è, secondo
l’Evangelo, l’assemblea dei credenti collegata dall’amore fraterno. Soltanto quando la chiesa diventa — come è diventata
— una «potenza» (politica, finanziaria, istituzionale), ha bisogno di patteggiare con le potenze o gli stati della terra ». Nel
concludere, Valdo Benecchi ha
affermato che la chiesa di Cristo vive rivolta verso gli altri,
verso i « minimi » : non per se
stessa. La chiesa deve quindi
« cercare prima di tutto il regno
di Dio e la sua giustizia ». Deve
cioè impegnarsi nel servizio verso le classi subalterne.
Il dibattito che è seguito è stato molto vivace. Sono prevalsi
interventi incoraggianti e di speranza per una chiesa ed una società autenticamente cristiane.
La comunità di Cremona intende proseguire in tali iniziative, oltre le consuete attività di
culto e di studio biblico settimanali. Sono pertanto previste altre conferenze pubbliche da tenersi nei prossimi mesi, sempre
in collaborazione con gruppi giovanili cattolici di base.
FGEI: i documenti
del Congresso
È uscito il n. 43 di Gioventù
Evangelica. Contiene tra l’altro:
le mozioni del IV Congresso
FGEI di S. Severa, la relazione
del Consiglio al congresso, gli
interventi di M. Miegge, R. Cerrato e F. Barbero nella tavola
rotonda su: questione cattolica
e presenza protestante nell’attuale situazione politica, interventi su femminismo e cristianesimo. Diffondete G. E. nei gruppi e nelle comunità.
Visita alle
chiese sorelle
Guglielmo Sellar!, di Torino,
ci informa di aver visitato in
gennaio la chiesa battista di
Rapallo, condotta dal past. Salvatore Giuliano di Genova. In
una delle riunioni di questa comunità egli è stato invitato a tenere una conversazione su Valdo e la sua azione riformatrice
nei secoli bui del Medio Evo.
Anche in questa, come in tante altre chiese, la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani è stata occasione di incontro
fraterno con la comunità cattolica.
Si tratta però del primo incontro ecumenico nella diocesi di
Chiavari e questo dà una particolare importanza.
Domenico Di Toro, di Frauenfeld (Svizzera) ha avuto occasione di assistere all’insediamento a Winterthur del past. Rudolf Hardmeier, ben noto a molte chiese in Italia per il suo attivo interessamento per l’opera
della nostra Chiesa. È a questo
costante interessamento che si
deve senza dubbio il fatto che
nel culto di insediamento la colletta è stata devoluta a favore
della Chiesa valdese in Italia.
Domenico Di Toro ha porto un
saluto e un ringraziamento per
questo aiuto.
Precisazione
Riceviamo dal past. Carera la
seguente precisazione che volentieri pubblichiamo.
A pag. 5 de « La Luce » delril marzo sotto il titolo: «Le
opere della FCEI » alla voce
« LESTANS » vi sono due inesattezze.
La prima è certamente una
svista, la seconda perché mi
sembra non si faccia capire bene al lettore la realtà dell’intervento.
1) Il valore dell’asilo non è di
« 11 milioni circa » bensì di « JIO
milioni circa ».
2) L’Entraide Protestante Suisse, se per Tramonti « ha contribuito » in quanto una parte dell’onere è stato sostenuto dalla
FCEI, per LESTANS l’HEKS
(cioè l’Entraide Protestante Suisse) ha finanziato interamente
l’opera.
Iginio Carera
3
25 marzo 1977
« GLI EVANGELICI NEI LORO RAPPORTI CON LO STATO, DAL FASCISMO A OGGU
Indignato per la disonestà storica
Citando alcuni scritti e atti ufficiali della Chiesa valdese, don Trombotto accusa il prof. Peyrot di manipolare abilmente (ma poco onoratamente) la storia
Caro prof. Giorgio Peyrot,
Sono solito, da anni, dedicare
la giornata del 17 febbraio alla
lettura del Bollettino della Società di Studi Valdesi che compare puntualmente ogni anno a
illuminare qualche pagina della
storia dei Valdesi.
Dopo aver letto con attenzione l’ultimo numero intitolato
« Gli Evangelici nei loro rapporti con lo Stato, dal fascismo ad
oggi », di cui Lei è l’autore, permetta che le esprima la mia indignazione.
E non già per l’accusa fatta
alla Chiesa cattolica di aver collaborato col fascismo o per la
tesi sostenuta che la Chiesa non
deve chiedere e ottenere privilegi dallo Stato. Su questi due
punti le mie idee non divergono
molto dalle sue.
Sono indignato invece perché
lei non presenta onestamente la
storia dei rapporti tra la Chiesa
valdese e il fascismo, e lo fa su
una rivista che ha tradizioni di
serietà e onestà e sulla quale
hanno scritto i migliori storici
valdesi di questo secolo.
È vero che « la storia non si
fa solo con i documenti ufficiali ». come lei dice, ma anche con
questi; e certo più con i documenti che con bisbigli « in privato... al chiuso... personalmente ricordando... per me giovinetto ».
Ora è bene che valdesi e cattolici sappiano che « il Sinodo
Valdese, riunito nell’annuale sessione di Torre Pellice (siamo
nell’estate del 1929) e costituito
dai rappresentanti di tutte le
chiese evangeliche del mondo
(il momento poteva essere più
solenne?), presa coscienza con
vivo compiacimento della promulgazione della legge 24 giugno
1929 sull’esercizio dei culti ammessi nello Stato, mentre esprime la sua gratitudine a S.E. il
Capo del Governo Nazionale per
la riaffermazione solenne in essa fatta dei grandi princì.pi della civiltà che informano il nostro
diritto pubblico, quali sono la
libertà di coscienza e di culto,
l’uguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge, qualunque religione professino, la libera discussione in materia religiosa,
invocano la benedizione dell’Altissimo sul Capo del Governo e
sulla Patria, affinché prosperi e
grandeggi per il bene di tutti i
suoi figli. Firmato : il Presidente del Sinodo Valdese, Giuseppe Pasulo ».
Siamo onesti! Non si tratta
soltanto, come lei dice, di «una
preghiera al Signore per i governanti, perché il Signore li illumini », cosa che i cristiani devono fare in qualunque momento e senza preoccuparsi « che i
governanti lo sappiano » o non
lo sappiano, ma di qualcosa di
diverso; «la benedizione dell’Altissimo ».
E non si trattò soltanto di formule ufficiali, se il pastore Enrico Tron, su La Luce del 26
giugno 1929, ebbe a scrivere :
« L’impressione generale è stata
ottima sotto tutti i rapporti e la
Chiesa valdese si avvantaggerà
grandemente. di questo nuovo
stato di cose. La capacità giuridica che ci viene data con la
nuova formula è altamente significativa per noi. Essa ci rende
pienamente soddisfatti. Potremo celebrare i matrimoni nelle
nostre chiese ».
Non so se si potrebbero trovare parole più entusiastiche
per esaltare una legge che, a
sentir lei e qualche suo amico
(es. il pastore Ermanno Genre)
ha solo e sempre suscitato riprovazione e nausea nei valdesi.
Non è affatto vero poi che
« la pubblicazione del decreto
esecutivo della legge sui culti
ammessi, avvenuta il 28 febbraio
1930, rivelò appieno, anche agli
occhi di coloro che avevano voluto illudersi che la legge del
1929 costituiva una garanzia di
libertà, quali erano i veri intendimenti del fascismo verso le
minoranze religiose», se ancora
nel 1935 Attilio Jalla, su un documento ufficiale della Chiesa
valdese quale è il Bollettino del
17 febbraio, riporta il discorso
del senatore valdese Giordano, e
lo definisce « aureo discorso ».
Ascoltiamolo questo aureo discorso ! « Le espressioni e gli atteggiamenti di Umberto I sono
ripetuti dal suo eroico successore, il Re vittorioso; sono confermate dall’uomo che è l’espressione fondamentale dell’Italia
nuova, Benito Mussolini, il Duce, il quale, all’affettuosa cordialità dell’atteggiamento personale, ha voluto costantemente aggiungere, con adeguati provvedimenti verso i Valdesi,, il lusinghiero riconoscimento delle naturali esigenze della loro vita
religiosa, sociale ; e, con savia legislazione circa i culti acattolici, ha fissato in modo conclusivo
la loro posizione legale di Valdesi nella Patria italiana ».
Certamente il popolo valdese
non condivideva questo entusiasmo e taceva, ma gli organi
ufficiali della Chiesa valdese (che
in un popolo-chiesa dovrebbero
sempre corrispondere agli orientamenti della base), cioè il Sinodo, La Luce, le personalità più
in vista, esultavano, applaudivano, benedicevano. Esattamente
come avveniva nella Chiesa cattolica.
Ma tutto questo da lei viene
vellutatamente definito « prudenza », comportamento « adulto e responsabile», «ben poco
ufficialmente risulta nella stampa Valdese ».
Caro professore, come è possibile scrivere su « gli Evangelici
nei loro rapporti con lo Stato,
dal fascismo ad oggi » senza imbattersi in questi documenti?
La cosa più grave è che lei li
conosce, ma preferisce sorvolare su di essi con abilità. Con
poca onestà storica.
Con ossequio.
Giuseppe Trombotto
Indignazione, cattiva consigliera
Episodi minori smentiscono le apparenze di certi atti ufficiali e. certi
scritti che risultano o pezzi di copertura o atteggiamenti personali
Egregio reverendo,
Quando si leggono cose che
paiono sconvolgenti — come
sembra esser stato per lei il fascicolo apparso per il 17 febbraio di quest’anno — penso non
sia bene abbandonarsi a manifestazioni di indignazione; perché
l’indignazione, quale stato emotivo e passionale, fa perdere
l’equilibrio nella valutazione delle cose con tutte le possibili conseguenze che ne derivano.
Di fronte alla sua lettera mi limito perciò a darle qualche ragguaglio che stimo le possa consentire — se lo crederà ■— un
più sereno e maturato giudizio
circa la tesi che ha sostenuto e
non per la prima volta.
Ciò che in definitiva l’ha urtata è il fatto che io non abbia affermato che i dirigenti ecclesiastici valdesi nel 1929 erano entusiasti del fascismo e di quello
che il regime aveva operato, ed
operò di poi, nei riguardi degli
evangelici; tant’è — lei assume ■—
che continuarono ad elogiarlo,
malgrado che — e questo lei lo
ammette — il popolo valdese
« non condivideva tale entusiasmo e taceva ». Nella parentesi
che lei fa seguire a tale frase rilevo un’insinuazione con cui si
vorrebbe significare che vi fosse
allora o una grave frattura che
smentiva la rappresentatività dei
dirigenti eletti; o una connivenza anche del popolo valdese con
i dirigenti fascistizzanti che
smentirebbe il precedente asserto.
Non posso condividere la sua
valutazione perché ho conosciuto le persone che a quel tempo
hanno avuto la ventura di dirigere la Chiesa e mi consta cosa
e come pensassero circa il momento politico che si attraversava. Se ero « giovinetto » allora di
fronte agli adulti responsabili,
avevo tuttavia 19 anni, età che
Le intese tra Stato
e confessioni religiose
mi ha consentito d’intendere cosa avveniva intorno a me, d’informarmi e di ricordare.
Quanto alle fonti, a mio avviso,
le memorie, i diari, i ricordi hanno un valore storico primario
perché valgono a meglio farci valutare e comprendere le ragioni
di quanto avvenne; ragioni che
spesso non emergono o risultano
artefatte dai documenti ufficiali,
com’è proprio nel caso in esame.
Quanto al Sinodo del 1929 e ai
famosi telegrammi inviati a proposito della legge sui culti ammessi occorre tener conto di
molte circostanze. Tra le altre le
segnalo le seguenti. I dirigenti
valdesi vivevano allora sotto l’impressione di tutte le ansie passate dal febbraio al giugno nel timore che le minoranze dovessero fare le spese del nuovo accordo tra chiesa e regime. Segni ed
avvisi in tal senso non erario
mancati specie sulla stampa cattolica e clerico-fascista e da parte di talune organizzazioni. I dirigenti valdesi in conseguenza
avevano invitato tutti i loro alla
calma ed alla disciplina. Né l’esito dell’udienza avuta con il ministro della giustizia era stato
del tutto tranquillizzante. Gli
stessi giuristi inoltre che allora consigliavano la Tavola erano
divisi sul giudizio circa la nuova
legge. Questa, quando fu nota ufficialmente, determinò nei dirigenti un rasserenamento reso più
sensibile verso il meglio per via
dell’ansia e dell’attesa di vari mési. In definitiva la legge parve ai
loro occhi meno grave di ouel
che avevano paventato.
Il Sinodo del 1929 poi tenne
una seduta a porte chiuse per valutare la situazione politica, il
testo della legge e le sue ripercussioni sull’ ambiente valdese.
Dell’esito di tale seduta non vi
sono documenti ufficiali. Sta di
fatto però che in conseguenza il
sinodo in quattro e quattr’otto
secondo un progetto già elaborato dalla Tavola, scavalcando in
parte i regolamenti, per parare
avvertivano nel loro intimo soddisfazione per il riconoscimento
di non essere più « tollerati »,
ma « ammessi », e per l'autorizzazione a celebrare i matrimoni.
A taluni ciò appariva come una
rivalutazione della loro piccola
personalità pastorale, come fu
rilevato sin da allora. La legge
però conteneva, quale deprecabile riserva, una delega al governo per emanare norme esecutive,
per cui v’erano fondati motivi di
temere che il peggio si sarebbe
verificato poi. Dal telegramma
inviato al ministro Rocco risulta
evidente tale intenzione.
Io poi non ho scritto che la
legge del 1929 « ha solo e sempre
suscitato riprovazione e nausea
nei valdesi », come lei mi farebbe dire, ma ho voluto precisare
soltanto, sulla base delle relazioni che accompagnarono il progetto di tale legge in parlamento,
« lo scopo intimidatorio e repressivo della legge del 1929 » (p. 10),
« la volontà recondita di stroncare T evangelizzazione protestante... » (p. 10); e subito dopo ho
aggiunto; « ma di tali valutazioni concernenti l’evangelismo, nel
1929 non si prese concreta coscienza neppure negli ambienti
valdesi; tant’è che vi fu chi potè
flnanco pensare di glorificare
quel testo legislativo... ecc. »
(pp. 10-11). Vede dunque che ho
scritto tutto il contrario di quello che lei afferma io abbia detto,
l’indignazione indubbiamente
Tha tradito.
Dalle circostanze sopra richiamate, anche senza andare ai ricordi personali, mi pare si possa certificare il timore diffuso
che la libertà e le strutture della
Chie.sa potessero andar compromessi per via della delega legislativa di cui il governo disponeva. Qerto la maggioranza del sinodo fu in parte almeno tranquillizzata dalle assicurazioni degli
ottimisti e dei fiduciosi che ebbero il sopravvento, come ho detto (p. 11) ed i telegrammi conclusivi suonano come lisciate per
Enrico Tron che lei cita è dovuto
a uno di quei pastori che nel loro complesso di minoranza perseguitata pensarono che il poter
celebrare matrimoni con effetti
civili fosse un riconoscimento lusinghiero per Tofficiante da parte del governo. La prosa del pastore Tron va letta in questa
chiave di violino. Lo stato d’animo di quel tempo, se è elogiativo
nelle apparenze, è però timoroso
nella sostanza. Coraggioso no; e
vi fu colpa; e Tho scritto precisando che quel che avvenne va
ascritto « a difetto di discernimento e a dabbenaggine » (p. 9)
« per aver seguito financo in sinodo l’influenza di pochi piuttosto che l’austero silenzio desiderato dai più ». Si volle blandire
il padrone per evitare che nuocesse, e fu un errore. Ma è assolutamente antistorico pretendere
di trarre dai fatti un giudizio di
consenso e di entusiasmo espresso dai dirigenti ecclesiastici verso il fascismo e il suo operato.
Anche tra i valdesi certamente vi furono esponenti che all’inizio furono consenzienti col fascismo; come si verificò in ogni
altro ambiente italiano, ma questi non fanno la storia di un popolo, né qualificano una chiesa,
tanto meno una chiesa come la
valdese dove non esistono gerar,chie personali, dove non vi sono
very important persons, dove
ognuno conta per sé, e Tunica
espressione comune è l’avviso
delle assemblee. Ed esse pure a
volte sbagliano, come ho ricordato nella circostanza.
Nell’opuscolo ho cercato di fare una sintesi di partenza per
arrivare all’oggi. La natura degli
opuscoli del 17 febbraio è infatti
quella di indurre a riflettere alle
cose del presente ricordando il
passato, non potevo quindi dare
dettagli. La valutazione che faccio circa quel momento storico
è che non vi fu adesione alla politica del regime, ma timore reverenziale per evitare il peggio,
e questa è politicamente una linea che deve ascrivere a prudenza, non molto edificante se vuole,
ma certamente responsabile da
parte di un gruppo di persone
che sa di essere emarginato dalla vita del paese, costretto dai
suoi complessi storicamente acquisiti per colpa altrui. Solo in
questi ultimi anni la vita repubblicana e democratica avviantesi
dal 1965 verso l’attuazione del
pluralismo, programmato fin dal
1948, negli ambienti valdesi va
sviluppandosi la liberazione dai
complessi del passato.
Quanto al Giordano da lei citato, quello che egli ha detto lo riguarda personalmente come uomo politico quale era. L’errore
fu di invitare nel 1935 per il discorso dell’inaugurazione del monumento di Arnaud un uomo politico anziché incaricare un homo ecclesiasticus — quale il
Giordano non era — che si sarebbe limitato ad esporre cose
nòstre senza ricorrere, per dovere professionale, agli spunti usuali e bolsi della retorica del regime.
Il bollettino del 17 febbraio
non è un atto ufficiale della Chiesa, se mai è un fatto culturale
d’ambiente. Che Attilio Jalla nel
1935 ritenesse « aureo discorso »
quello del sen. Giordano non può
annullare il dissenso diffusosi
tra coloro che lo udirono e valutarono non già l’aurea forma,
ma il contenuto non opportuno
di quelTeloquio. Io c’ero; me ne
ricordo e ne rendo testimonianza. Un dissenso notevole tra le
file, anche ufficiali, dei valdesi
era noto anche a quel tempo. Su
questo punto faccio fiducia alla
oani eventualità pròvvide la Ta- propiziarsi i potenti in vista di polizia del regime che ne ha la
A partire dal discorso delTon.
Andreotti (nov. ’76), è ripresa —
per quanto soffocata da mille altri problemi — la discussione sul
Concordato, ma è iniziata anche
— e questa è una novità — la discussione sulle « intese » previste dalTart. 8 della Costituzione
per regolare i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse da quella cattolica.
La contemporaneità di questi
due filoni del rapporto tra lo Stato e le Chiese non deve trarre in inganno; è noto che Timpostazione del discorso di un
rapporto basato sulle intese è
diametralmente opposto a quel
lo basato sul Concordato. È quanto sicuramente emergerà da un
convegno di studio promosso
dalla Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università di Parma per l’I e
2 aprile su « Le intese tra stato
e confessioni religiose». Fungeranno da moderatori i proff. Pietro A. D'Avack e Pietro Gismondi (Roma), interverranno i professori Gio^'gio Feliciani (Parma),
Gerardo Broggini (Milano Cattolica); Francesco Finocchiaro (MilanoX Francesco Margiotta Broglio (Firenze), Giorgio Peyrot
(Perugia), Giovanni Quadri (Napoli), Giorgio Sacerdoti (Urbino).
Trarrà le conclusioni il prof. Cesare Mirabelli (Parma).
vola di un apposito statuto e
svuotò di contenuto la stessa costituzione ecclesiastica emanando un nuovo testo che si teneva solo sulle generali. Questi fatti comprovano il timore, il non
consenso e smascherano gli elogi contenuti nei telegrammi. Vi
era in sinodo un gruppetto di
giuristi — quelli che avevano ottenuto che il congresso del 1920
formulasse Tauspicio di avere
una legge breve — che era proclive a tale soluzione e la vedeva ottimisticamente realizzata
nella legge del 1929, alla redazione del progetto della quale, pare
che uno di essi, funzionario ministeriale, si fosse adoprato per
evitare il peggio. Taluni altri,
anche se diffidenti per il complesso persecutorio e per quelli
di minoranza e di servitù che da
secoli incombevano sui valdesi,
evitare che il decreto delegato si
risolvesse in una trappola come
in effetti fu. Dna prova che anche i dirigenti valdesi se ne erano accorti subito sta nel fatto
che il Sinodo del 1930 non ha più
mandato telegrammi di sorta a
nessun potente.
Voglia considerare che secondo le nostre liturgie l’invocazione di una benedizione costituisce
una preghiera, perché non siamo
noi che benediciamo; ci limitiamo ad invocare il Signore. Questo il senso del mio rilievo in
proposito.
Lei che legge L’Eco-Luce si sarà accorto che il giornale, cosidetto ufficiale, delle nostre chiese, non è, e non lo fu neppure
allora, un organo redazionale,
ma una tribuna aperta su cui
tutti hanno diritto di scrivere
quello che pensano. L’articolo di
sciato testimonianza ufficiale.
Per il resto della sua lettera
mi dispenso da ogni rilievo, perché si tratta di accenti emotivi
che riguardano solo la mia persona; ed io per indole non mi
offendo, e non mi piace fare polemica.
Ritengo di averle fornito qualche rav^uaglio per chiarire la tesi storica che sostengo sul punto
perché la ritengo fondata e suffragata da vari episodi minori,
se vuole, ma che smentiscono le
apparenze di certi atti ufficiali
e di certi scritti, che risultano o
pezzi di copertura per una diver
sa realtà soggiacente, o si risolvono in atteg^amenti personali
di cui solo i singoli autori sono
responsabili. Ritengo quindi chiusa la questione e la riverisco.
Giorgio Peyrot
4
25 marzo 1977
Programma :
Il secolo liberale prima e dopo l’emancipazione
I VALDESI DI FRONTE ALLO STATO - 3
del 1848 - L’importante dichiarazione del 1849
Per Napoleone, come è noto,
la religione non era nemmeno
« instrumentum regni » ; egli asservì la chiesa ai suoi voleri, instaurando un regime giusnaturalistico pieno, in cui il solo potere civile è responsabile di ogni
cosa. Tutt’al più egli ordinava
alle varie confessioni attraverso il ministro dei culti (che, vedi caso, si chiamava Bigot!) di
celebrare solenni Te Deum in
occasione delle sue vittorie o di
fausti avvenimenti; ovvero faceva proclamare la festa di San
Napoleone per il 15 agosto.
In una situazione del genere
anche la piccola chiesa valdese
subì l’ordinamento voluto dal1 imperatore : nel 1805, con decreto imperiale, egli sopprimeva
sinodo. Tavola e moderatura,
istituiva tre raggruppamenti (le
« concistoriali » ) delle chiese vaidesi, in cui la riunione degli anziam avrebbe trattato gli affari
generali, assicurava imo stipendio statale ai pastori, toglieva
loro lo stato civile, e richiedeva giuramento di fedeltà al governo. Lo stipendio pastorale
doveva essere assicurato dalia
rendita dei beni confiscati alle
parrocchie cattohche delle Valli
e da im’integrazione statale di
L. 184 annue prò capite.
Il separatismo veniva in questo modo totalmente liquidato,
ed i Valdesi si sottomisero senza troppo brontolare al nuovo
regime: del resto, nell’euforia
generale, anche i catechismi diocesani insegnavano che «l’amore per l’unperatore equivaleva
all’amore verso Dio»!
Tramontata però la stella napoleonica, bisognava fare i conti
con la restaurazione : con straordinaria faccia tosta il moderatore repubblicano Peyran e il
pastore giacobino Mondon assicurarono al nuovo re di Sardegna Vittorio Emanuele l la costante fedeltà dei Valdesi, ed il
sinodo del 1818 tornava ad intercedere presso l’Eterno per le
fortune della casa reale.
Chissà però che queste esperienze così: avvilenti non avessero insegnato ai Valdesi una
salutare saggezza e a diffidare
delle politiche di questo mondo,
così, mutevoli ed aleatorie?
Gli avvenimenti della prima
metà del secolo sembrano confermarci tale impressione positiva, poiché una coscienza più
avveduta e prudente circa il
compito della chiesa nel mondo
sembra essersi affermata negli
ambienti valdesi. Intanto, a par
tire dal 1839, i sinodi non richiedono più benedizioni speciali
per i sovrani, ma esprimono solo ringraziamenti generici, come per gli amici stranieri, e si
capisce nel, mondo valdese che
la situazione dovrà portare qualche cosa di nuovo nei loro rapporti con lo stato.
E vennero le patenti del 17
febbraio 1848. Ma i Valdesi si
avvidero subito che tale atto
non modificava per nulla la loro situazione dal punto di vista
di chiesa minoritaria; liberi come cittadini, ma sotto controllo
come credenti, come recitava la
seconda parte dell’editto, nulla
è innovato per quanto riguarda
l’esercizio del culto. Ma l’emancipazione non rompeva l’entità
popolo-chiesa, e i Valdesi come
cittadini intesero godere della
loro libertà anche come credenti, partendo da quel momento
verso l’avventura dell’evangelizzazione.
Si avvidero allora che il rapporto stato-chiesa doveva essere
chiarito. Ce lo prova il loro atteggiamento nel periodo immediatamente successivo, allorché
il governo piemontese volle avviare una legislazione che regolamentasse resistenza dei culti
valdese ed israelita: il pericolo
era grosso, e cioè quello di subire come al tempo di Napoleone il controllo e la volontà dello stato nella vita della chiesa.
Così, pur apprezzando le buone
intenzioni del ministro Pinelli,
essi tennero i contatti che era- '
no stati richiesti, parteciparono
agli incontri, ma avvertirono la
intenzione giurisdizionalista del
rninistro. E il 27 settembre 1849
ci fu una dichiarazione della Tavola veramente notevole, in cui
tra le altre cose, si diceva : « La
chiesa valdese, trovandosi tale
per virtù della sua regola di fede e della sua costituzione, deve
governarsi essa stessa in un modo assolutamente indipendente
secondo i suoi princìpi, nei limiti del diritto comune; qualsiasi
ostacolo o restrizione da parte
dello stato alla sua attività, e
allo sviluppo della sua vita interna, lederebbe il suo diritto
all’autonomia, la falserebbe come chiesa e tenderebbe alla sua
distruzione ».
Due anni più tardi, nel 1851,
im altro progetto di legge concernente la posizione giuridica
della chiesa valdese era stato
preparato ; aveva anch’esso il difetto, agli occhi dei Valdesi, di
porre dei limiti alla vita della
FEDERAZIONE PROTESTANTE FRANCESE
Nuovo presidente
Dal 1° giugno di quest’anno la
Federazione protestante francese
avrà un nuovo presidente. Lo ha
già votato il Consiglio della Federazione francese nel corso dell’ultima seduta di fine febbraio.
Si tratta dell’attuale presidente
della Chiesa Riformata di Francia: il pastore Jacques Maury.
Succederà a Jean Courvoisier
nominato nel maggio del 1970.
Jacques Maury — come forse
alcuni nostri lettori sanno — ricopre già altri importanti incarichi. E presidente delle Chiese dei
paesi latini d’Europa, vice-presidente della sezione missione-e
vangelizzazione del C.E.C. e vice
presidente della CEvAA (Comunità d’azione apostolica). Intervistato, dal settimanale « Réforme », sul come vede la futura
presidenza, ha dichiarato: « La
Federazione è essenzialmente un
luogo di dialogo, d’incontri tra
le diverse _ chiese della Riforma
in Francia, allargato, oggi, agli
Tzigani, ad alcune comunità pentecostali e alla Chiesa apostolica.
Quando il Consiglio della Federazione delibera — ed è l’unica istanza ad avere autorità — non
impegna ipso facto e autoritariariamente le Chiese o i movimenti affiliati. L’autorità è quella che
gli viene concessa e quindi riconosciuta. Ecco allora che il ruolo del presidente, in questa situazione, non può esser altro che
quello di presiedere il Consiglio
ed occuparsi pienamente del
buon andamento dei suoi lavori. Il presidente non può certo
comportarsi come un vescovo
che esercita sul Consiglio non si
sa bene quale autorità ».
Sposato, padre di 6 figli, il pastore Jacques Maury ha studiato
nelle università di Ginevra, Montpellier, e Parigi laureandosi in
lettere e in teologia. Dal ’46 al
’58 è stato pastore a Lezay, dopo
è stato nominato segretario della Federazione mondiale del Movimento Cristiano Studenti, infine pastore a Poitiers. Ha 57
anni. Il Consiglio della Federazione protestante francese —
nella stessa seduta — ha eletto
a vice-presidenti: i pastori André
Appel e André Thobois, decano
Roger Mehl. Alla tesoreria: François Guiraud e segretaria, Marthe Westsphal.
« La Federazione é stato
chiesto a Maury — dovrà impegnarsi, più che nel passato, a livello politico? ».
« Tengo a precisare — ha risposto — di non essere più politico
di chi mi ha preceduto. Son convinto che bisogna capire cosa
l’Evangelo richiede da noi anche
in questo campo; ciò naturalmente non significa che ci sarà,
solo per il fatto che divento presidente, un primato della politica
nell’esistenza della Federazione
protestante francese ».
g. p.
chiesa. La Tavola si oppose, vi
furono passi ed interventi che
non conosciamo, ma a, cui non
fu certamente estraneo l’on. Giuseppe Malan; il fatto è che il
progetto di legge non fu presentato né allora né mai.
Quali ne furono le conseguenze? Non vincolati o soggetti da
una particolare legislazione, i
Valdesi continuarono la loro
azione evangelistica e proselitistica attraverso l’Italia, forti soltanto della loro fede e delle norme del diritto comune, che non
poteva impedire a dei cittadini
l’annuncio della loro fede. Attraverso la loro presenza fisica, la
costruzione dei templi, la pubblicistica, le libere discussioni,
essi posero progressivamente
davanti all’opinione pubblica del
paese il problema della tolleranza e della libertà di culto, e
la visione di una chiesa che si
governa e si regge da sola, senza l’aiuto e senza il controllo
dello stato. Del resto il paese
era allora anticlericale e liberale, non poteva non favorire tutte le libertà civili.
Quanto all’indipendenza economica, vogliamo ricordare che
nel 1855, discutendosi in commissione parlamentare la possibtìità di assicurare ai culti valdese ed israelita una forma di
sovvenzione a carico dei comuni, il deputato Giuseppe Maian
rifiutò con una frase lapidaria
che ribadiva ùn principio solen
ne: Poveri, ma liberi! Nella
stessa linea, qualche anno più
tardi, nel 1868, il consiglio comunale di Torre Pellice, composto in gran maggioranza di Vaidesi e primo delle Valli, depennava dal suo bilancio le « spese
di culto », il cosiddetto cero pasquale e le spese di moderatura.
Pareva davvero che i Valdesi
avessero riacquistato degnamente il senso del giusto nei rapporti tra stato e chiesa, e che il
motto cavourriano di « libera
chiesa in libero stato » fosse diventato anche il loro. Rimaneva
peraltro qualche elemento di debolezza nella loro visione dello
stato e del potere. Alludiamo al
persistente senso di reverenza e
devozione alla monarchia, che è
durato a lungo: essa rappresentava agli occhi loro il simbolo
dello stato e dell’autorità, come
del resto per la massa dei cittadini. Lo dimostrano le espressioni di ogni genere in tal senso, a partire dalle lapidi che ricordavano la visita di Umberto I
nell’atrio della Casa Valdese, fino alla cronaca della presenza a
Torre Pellice nel 1925 di Vittorio Emanuele III per l’inaugurazione del monumento all’alpino, come varie pubblicazioni
scolastiche o di altro genere;
per non parlare delle decine di
Valdesi che furono chiamati Carlo Alberto o Roberto (in ricordo del marchese D’Azeglio, promotore dell’emancipazione), e
delle centinaia di Valdesi che in
ogni tempo si arruolarono nell’arma, «fedelissima» dei carabinieri; e di altri elementi, sui
quali dobbiamo per brevità sorvolare.
Stiamo d’altra parte parlando
di un fenomeno che non riguarda soltanto i Valdesi, ma tutta
l’Italia o quasi, e a cui essi non
si sottrassero: sull’onda dei moti risorgimentali, si era radicato
6 diffuso il sentimento di patriottismo considerato come caratteristica del buon cittadino;
e dietro al patriottismo, si stava innestando il funesto nazionalismo, sboccato nella prima
guerra mondiale e nel fascismo :
anche il nazionalismo ebbe le
sue pesanti conseguenze nel
niondo e nelle chiese valdesi, e
ci volle l’indigestione del periodo fascista perché ne sorgesse
un salutare ripensamento...
Alludiamo al Concordato e alle leggi sui culti ammessi, al codice Rocco, ai telegrammi sino
dali al duce e al re, alla successiva resistenza... : storia ormai
recente, e vissuta da molti lettori.
La storia dei rapporti statochiesa, credente valdese-autorità,
non è certamente esaurita in
questa rapida retrospettiva: attraverso ad essa comunque si
può vedere quanto sia stata complessa e condizionata da vari
elernenti, ma come in ultima
analisi la posizione del Valdismo
sia stata sempre o apertamente
o tendenzialmente favorevole al
separatismo, alla collocazione
della chiesa in un regime di autonomia e di libertà da qualsiasi interferenza dei poteri civili.
Tutte le volte che questo si è
realizzato, la chiesa ha avuto il
suo volto vero ed ha potuto svolgere degnamente la sua missione nella società. -
Augusto Armand Hùgon
PROSEGUE IL DIBATTITO SUL « TU ES PETRUS
Pietro. •• d’inciampo!
Il fratello Giovanni Conti di
Roma, commentando la pagina
sul « Tu sei Pietro » pubblicata
nel n. del 18 febbraio, ritiene sia
opportuno allargare il discorso
e « far conoscere ai lettori il pensiero di altri esegeti protestanti
che non condividono affatto l’interpretazione che Pietro sia la
roccia: ad esempio del noto pastore e teologo Aristarco Fasulo ». Di questo teologo invia alcune pagine da cui stralciamo
la parte centrale che riportiamo
in questa pagina..
Già nel numero scorso abbiamo ospitato uno scritto del pastore Elio Milazzo ugualmente
dissenziente nei confronti della
nuova traduzione interconfessionale («Tu sei Pietro e su di te,
come su una pietra, costruirò la
mia chiesa »).
Il dibattito é dunque aperto e
sarebbe tanto più interessante se
a partire dal problema di Matteo 16: 18 investisse il problema
dei criteri dell’interpretazione.
A questo proposito vorrei sollevare alcuni interrogativi a proposito degli interventi di ContiFasulo e di Milazzo.
L’argomentazione del Fasulo
parte da una delle interpretazioni classiche: la pietra-fondamento è la fede in Cristo confessata.
Parte: non arriva. Nel Nuovo 'Testamento, che è citato più di una
volta globalmente, sono contenuti passi come Ef. 2: 20, Rom.
15: 20, I Cor. 3: 10, Apoc, 21: 14,
che parlano del fondamento apostolico, del fatto cioè che il carattere di fondamento, che è più
volte riconosciuto a Cristo, la
« pietra angolare », è di riflesso
attribuito anche alla testimonianza apostolica. Il passo di
Matteo 16: 18 non andrebbe ricondotto nel contesto di questi
altri testi?
Se invece si parte da un dato
dogmatico secondo cui Pietro
non può essere fondamento, per
cui fondamento è la fede, dove
si arriva? Curiosamente si arriva in pieno liberalismo teologico (non per nulla é passato un
mezzo secolo tondo dal tempo di
questa pagina) per cui il fondamento della chiesa é la fede dei
singoli individui « credenti fedeli ». In questa affermazione —
basata stranamente su un passo in cui é davvero difficile confondere fondamento ed edificio
come I Pietro 2 — dove è firlita
la apostolicità della chiesa riaf
Pietra = Fede
Intanto non mi sembra possibile sfuggire al dilemma : o Pietro è la « pietra »
ed allora bisogna giungere fino in fondo, non fermarsi a metà strada, e concludere che la Chiesa deve essere fondata su Pietro, il che significa sulla’sua persona ed autorità (che altrimenti l’espressione non ha significato alcuno e tanto valeva mettere al posto di Pietro un altro qualsiasi); ovvero la « pietra » è la
confessione di fede nel « Cristo Figliuolo dell’Iddio vivente », pronunziata da
Pietro, sulla quale fede Cristo dice « Io edificherò la mia Chiesa »; ed in tal
caso la base resta Cristo.
Tutto il Nuovo Testamento è per questa seconda soluzione, in quanto non
riconosce in nessuna maniera in Pietro il fondatore della Chiesa. (...) Quindi le
parole del Signore vogliono affermare che l’atteggiamento di fede, in quella
occasione assunto da Pietro, il suo spirito di solido credente, rimarrà stabile e
perenne fondamento della Chiesa: cioè la fede nella divinità di Gesù è l’unica
e perenne pietra fondamentale del Cristianesimo. E quindi tutti i credenti di
ogni secolo, che avranno la stessa fede manifestata in quella oecasione da Pietro,
saranno a loro volta fondamento della Chiesa, o come Pietro stesso si esprime]
saranno delle « pietre vive » : « Accostandovi al Signore — scrive Pietro nella’
1’ lett. II. 4-5 — come alla pietra viva riprovata dagli uomini, ma innanzi a
Dio eletta e preziosa, anche voi come pietre viventi siete edificati per essere una
casa spirituale, un sacerdozio santo »...
Tutti i credenti fedeK divengono delle « pietre vive », ma non per qualità
personali, bensì per la fede nel Signore Gesù Cristo che è la sola e perenne « pietra viva ». Questa è l’uniea intepretazione che offre l’intero Nuovo Testamento, che è il primo ed indiscutibile commentario del pensiero e delle parole
di Cristo.
(Abistalco Fa.sulo, Alle fonti della fede cristiana, casa ed. Bilychnis Roma 1925).
fermata dalla Riforma secondo
cui la chiesa é fondata sulla testimonianza insostituibile e irripetibile degli apostoli? O vogliamo ancora oggi ritenere che
l’apostolicità sia una caratteristica della chiesa che interessa
solo i cattolici mentre a noi interesserebbe come protestanti la
libera, incontrollata e autonoma
fede del singolo individuo?
L’argometitaziòne del past. Milazzo (vedi il numero scorso) è
che la nuova traduzione nuoce
all’ evangelizzazione. In pratica
la deplorazione della nuova traduzione non é « motivata da
obiezioni di natura tecnica o esegetica dai disastrosi effetti pratici di comunicazione causati
dalla nuova traduzione ».
Come evitare qui l’impressione che ciò che deve guidare l’interpretazione sia un calcolo tattico anziché la ricerca della verità? Pensiamo davvero che da
una verità (una traduzione più
aderente al testo) possa derivare l’essere confermati nell’errore
dell’interpretazione cattolica del
primato di Pietro? Ma allora per
sconfiggere l’errore ci sarebbe
qualcosa di meglio della verità?
O non è forse vero che di fronte
ad un testo più rispondente al
significato originario dobbiamo
rivedere i nostri schemi e modelli di evangelizzazione? Se la nuova traduzione, che per altro non
si contesta dal punto di vista esegetico, produce « disastrosi effetti pratici di comunicazione », non
sarà forse perché il nostro sistema di comunicazione era basato
su argomentazioni deboli e poco
fondate sulla eliminazione (indebita) della persona di Pietro
dalla scena, anziché sulle indebite conseguenze tratte dalla
persona di Pietro presente nella
scena?
In definitiva — e questa mi pare essere la questione fondamentale — le argomentazioni tradizionali qui riportate non rischiano di essere stranamente più vicine ai criteri dogmatico-tattici
della Chiesa cattolica piuttosto
che al criterio del « sola Scriptura » della Riforma secondo cui
non la Scrittura deve adeguarsi alla nostra ecclesiologia, ma
viceversa la nostra concezione
della chiesa deve adeguarsi alla
Scrittura?
Franco Giampiccoli
5
25 marzo 1977
g Ricorre in questi giorni U trentesimo anniversario dell’approvazione dell’art. 7 della Co^ stituzione repubblicana. La storia di questo articolo e le diverse formulazioni che
esso ricevette sono sintomo del clima in cui l’Assemblea Costituente si trovò a lavorare e le ragioni che spinsero i vari gruppi ad assumere un
atteggiamento piuttosto che un altro sono molto
diverse.
Al momento del voto, nella notte ira il 25 e
il 26 marzo 1947, sono presenti in aula 499 deputati
(gli assenti sono 56). I voti a favore sono 350 ed i
contrari 149. A favore votano democratici cristiani, comunisti e qualunquisti, alcuni liberali (11) e
5 appartenenti alla Democrazia del Lavoro. Votano contro i socialisti, gli azionisti, i repubblicani,
gli altri liberali (5) e 6 membri di Democrazia del
Lavoro. Tra i gruppi minori e gli indipendenti i
voti favorevoli sono 10 ed i contrari 6.
Questi i dati storici, nella fredda oggettività di
voti favorevoli e contrari. A trent’anni di distanza,
colla proposta di revisione del Concordato, gli stessi interrogativi che animarono il dibattito di allora
tornano sul tappeto e non è ancora chiaro se si
ripresenteranno gli stessi massicci schieramenti di
favorevoli e contrari, oppure se le posizioni saranno più sfumate e terranno conto delle molte
voci che ritengono il Concordato non solo uno strumento inadeguato e superato, ma controproducente per la Chiesa stessa.
Certo che molte delle ragioni che potevano es- ^
sere comprensibili (anche se non accettabili) nel ’
1947 sono oggi assolutamente inaccettabili.
Pensiamo non sia inutile, sopprattutto per chi
non visse direttamente quelle vicende, ricordare sia
pure sommariamente la diversità delle voci nella
Costituente, l’iter dell’art. 7 (e 8) e la chiara posizione degli evangelici.
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
." y’
I loro rapporti sono regolati dai
Patti Lateranensi.
Le modificazioni dei Patii, accef-"
tate daile due parti, non richiedono
procedimento di revisione costituzionale.
"Noi stiamo tornando indietro...
Il
Dai verbali della discussione relativa al richiamo o meno dei Patti Lateranensi nella Costituzione, riportiamo stralci di alcuni interventi significativi
Basso
È stato davvero doloroso per
me, poche settimane fa, quasi
alla vigilia della partenza della
nostra missione che andava a
Londra a negoziare accordi economici, leggere sulle colonne del
grave Times la deplorazione che
la Costituente italiana si apprestasse a votare una Costituzione
in cui l’articolo 15 del Trattato
di pace è violato, perché è violato il principio fondamentale
della libertà di religione.
Mi riferisco, onorevoli colleghi, all’articolo che, inserendo
nella nostra Costituzione i Patti Lateranensi, inserisce perciò
stesso nella nostra Costituzione
l’articolo 5 del Concordato. Io
non posso non ripetere qui le
cose che già dissi nella prima
Sottocommissione, che dissi nella Commissione dei settantacinque e ripetei sulle colonne del
giornale del mio partito. Le dico con la stessa lealtà con cui
le ho dette in principio : « Noi
siamo fermamente decisi ad accettare il principio concordatario
e ad adoperarci per il mantenimento della pace religiosa ». Ma
con la stessa fermezza e con la
stessa lealtà, senza preoccupazioni elettoralistiche, devo dichiarare che includere nella Costituzione l’articolo 5 del Concordato rappresenta per la nostra coscienza civile una grave
offesa al principio di libertà.
Non mi si dica, come ha affermato l’onorevole ’Tupini ieri,
che la Chiesa cattolica, nella sua
sconfinata saggezza, correggerà
anche questi errori. Noi siamo
chiamati oggi a votare questa
Costituzione in cui si vuole inserire questo Concordato e questo
articolo 5; e noi siamo chiamati
a dare il nostro voto a quell’articolo che ha permesso, che ha
servito a far tacere nell’Ateneo
romano la libera voce di Ernesto
Buonaiuti.
Io credo che noi verremmo
meno ai nostri doveri di garanti di una nuova vita democratica se accettassimo anche indirettamente, anche per richiamo
che nella nostra Costituzione
entrasse questo principio.
( Seduta pomeridiana del
è marzo 1947)
La Pira
Vi domando: «Esistono o no
storicamente organismi nei quali, in concreto, gli uomini si associano religiosamente? ». Esistostono : è un fatto. Guardate in
campagna; cosa vedete in un
piccolo villaggio? C’è il campanile, la Chiesa, c’è il palazzo del
comune, c’è la scuola, c’è la
camera del lavoro, la casa del
popolo ; esistono tutte le varie
forme di attività sopiate. Esistono. Quindi una Costituzione pluralista, la quale è il vestito di
questa realtà concreta, deve per
forza tener conto di questa struttura sociale religiosa che è la
Chiesa.
LUSSI!
Le Chiese!
LA PIRA
Ho detto la Chiesa, per dire le
Chiese.
( Seduta pomeridiana delril marzo 1947).
Paletta Giancarlo
Un Concordato può e deve essere uh elemento di pacificazione; esso rappresenta la espressione giuridica di una pacificazione, dopo un urto, dopo un
contrasto. Rappresenta, o può
rappresentare, un Concordato,
la conclusione alla quale, dopo i
contrasti e gli urti, sono arrivati lo Stato e la Chiesa.
Questo fu appunto il significato di uno dei Concordati più
famosi quello di Napoleone. Allora la leggenda fece dire dai
« grognard » : « Quanti di noi
sono morti, perché queste cose
non tornassero ! ». Ma il « grognard » della leggenda aveva torto. Quelli che non erano più
non erano morti invano perché
non tornassero quelle cose, che
erano tornate nel Concordato,
ma erano morti, e non invano,
perché non tornassero quelle
cose che non sono tornate più,
né in quel Concordato, né in
Concordati successivi. Noi pensiamo dunque che elemento fondamentale — e in questo possiamo trovarci tutti d’accordo —
sia oggi la volontà di una politica concordata.
Questo è l’essenziale: il Concordato. Non il dettaglio, non il
particolare; non questo o quel
Concordato, non questo o quell’articolo, quasi lo si volesse far
vivere d’una specie di vita eterna, inserendolo nella Costituzione.
(Seduta del 29 marzo 1947).
Nenni
L’onorevole De Gasperi ha
detto che, sollecitandoci a votare l’articolo 7, aveva in animo
il consolidamento della Repubblica. Non metto in dubbio la
sincerità delle sue parole, ma
penso che, per consolidare la
Repubblica, bisogna fondare lo
Stato e lo Stato non si fonda sul
principio di una diarchia di poteri e di sovranità.
La Repubblica che abbiamo
fondato avrà un senso ed un significato se continuerà, superan
Come si arrivò agli articoli 7 e 8
Nel « progetto di Costituzione » che venne sottoposto all’Assemblea Costituente dalle commissioni destinate appunto a
formulare le proposte su cui l’Assemblea potesse discutere, gli attuali articoli 7 e 8 formavano un
unico articolo (il 5): « Lo Stato
e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati
dai Patti Lateranensi. Qualsiasi
modificazione dei Patti, bilateralmente accettata, non richiede
procedimento di revisione costituzionale.
Le altre confessioni religiose
hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino còn l’ordinamento giuridico italiano. I rapporti con lo Stato sono regolati
per legge, sulla base di intese,
ove siano richieste, con le rispettive rappresentanze ».
II primo comma (Lo Stato e la
Chiesa cattolica sono, ciascuno
nel proprio ordine indipendenti
e sovrani) nacque dalla fusione
di due diverse formule: «Lo Stato si riconosce membro della comunità internazionale e riconosce perciò come originari l’ordinamento giuridico internazionale, gli ordinamenti degli altri
a cura della redazione romana
Stati e l’ordinamento della Chiesa » (iDossetti) e « Lo Stato è indipendente e sovrano nei confronti di ogni organizzazione religiosa o ecclesiastica. Lo Stato
riconosce la sovranità della Chiesa cattolica nei limiti dell’ordinamento giuridico della Chiesa
stessa » (Togliatti). Si preferì
poi distinguere i rapporti con
l’ordinamento giuridico internazionale da quelli con la Chiesa
cattolica, in considerazione del
fatto che questi ultimi, per opera del Concordato e dell’articolo
1 del Trattato del Laterano, hanno influenza anche sull’ ordinamento interno dello Stato italiano.
Il secondo comma fu quello
più vivacemente sostenuto ed
avversato, poiché introduceva
nella Costituzione il richiamo ai
Patti Lateranensi: tuttavia la sua
formulazione non cambiò di molto nel corso dei lavori della Costituente.
In assemblea si decise invece
di rendere autonomo l’articolo
che si riferisce alle confessioni
acattoliche (l’odierno articolo 8),
iniziandolo con una affermazione
di ordine generale. Venne proposta (dagli onorevoli Laconi,
Cianca, Calamandrei, Foa, Schiavetti, Ivanoe Bonomi ed altri) la
formula: « Tutte le confessioni
sono uguali di fronte alla legge »
Venne invece accolta la formulazione « Tutte le confessioni reli
Risorgimento, non se
indietro su quello che
acquisito dal Risorgi
dolo, il
tornerà
è stato
mento.
Noi stiamo tornando indietro,
cosa di cui siaipo preoccupati
come socialisti, ma soprattutto
come italiani. Signori, umiliando lo Stato, voi umiliate la Repubblica e la Nazione, che noi
vogliamo forti perché possano
assolvere alla loro missione sociale e politica.
(Seduta del 25 marzo 1947).
Bruni
(Partito
cristiano sociale)
« Il Concordato del 1929 — se
la logica non è una semplice opinione e se le parole devono essere intese nel significato che
tutti loro attribuiscono — ribadisce il carattere confessionale
dello Stato italiano ed anch’esso
si mette in conflitto aperto ed
evidente con gli articoli 7 e 14
del progetto di Costituzione, che
affermano il principio della indiscriminabilità politica e sociale, in base ad un criterio religioso, e l’eguaglianza dei diritti.
Questo principio mi pare offeso dall’articolo 5 del Concordato (...). Di fronte a tale testo il
più modesto dei ragionatori, arguisce, mi pare, come segue. Se
« cattolico » deve essere l’indirizzo della scuola statale, come
potranno insegnarvi i maestri
che non condividono quest’indirizzo e dove quei genitori, che
parimenti non lo condividono,
potranno mandare a scuola i loro figlioli? Se tale dev’essere l’indirizzo della scuola statale, viene praticamente distrutta la distinzione tra scuola confessionale e non confessionale, e distrutta, con essa, la libertà d’insegnamento che la nostra Costituzione sancisce».
(Seduta del 14 marzo)
giose sono ugualmente libere di
fronte alla legge », proposta dagli onorevoli Cappi e Gronchi. In
sostanza, ai cattolici premeva
evitare un' espressione che lasciasse credere che il giudizio
dello Stato di fronte ai contenuti
di ogni religione fosse uguale;
mentre i laici, convinti che non
spettino allo Stato giudizi del
genere, volevano soprattutto affermare solennemente nella Costituzione il principio della libertà religiosa. La formula proposta dai democristiani sembrò
corrispondere ad ambedue- queste esigenze e fu pertanto approvata.
Gli altri due commi dell’articolo 8 rimasero quelli del progetto) salvo la scomparsa dell’inciso
« ove siano richieste », riferito
alle intese. Tale espressione lasciava dubbio il punto se la richiesta fosse necessaria per le
intese, o per la legge da emanare in base a quelle intese. Si decise pertanto di toglierlo (seduca
del 12 aprile 1947): in questo modo risulta chiaro che l’intesa deve necessariamente precedere la
legge; ma si lascia allo Stato
l’iniziativa, nel senso che, se esso vuole regolare i propri rapporti con le religioni acattoliche,
deve raggiungere con esse un’intesa. Ma, se lo Stato non si cura di emanare norme in materia,
le confessioni acattoliche non
hanno alcun modo per sollecitarlo.
Ai deputati
della Costituente
La dichiarazione del Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche prima della discussione
decisiva sui rapporti Chiesa-Stato
Nell’imminenza del dibattito costituzionale sui rapporti fra
Chiesa e Stato, il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, esaminato il progetto di Costituzione della Repubblica Italiana
ELEVA
la più vibrata protesta per il proposto inserimento nella Carta fondamentale della Repubblica Italiana dell’affermazione che «i rapporti fra lò Stato e la Chiesa Cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi » Patti che non .riguardano esclusivamente i rapporti fra
lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica Romana, bensì; ledono profondamente la libertà di coscienza, l’eguaglianza di tutti i cittadini
di fronte alle leggi e soprattutto la neutralità dello Stato di fronte
alle diverse confessioni religiose. La loro inclusione nella Costituzione è inconciliabile con la libertà religiosa.
SI AUGURA
che i membri della Costituente, consci della responsabilità storica
della loro decisione, vorranno rimuovere dallo Statuto della Patria
l’onta di negare agli Italiani una delle libertà fondamentali per la
cui conquista tanto sangue è stato versato e tante sofferenze patite
dai popoli di tutto il mondo ed in particolare dell’Europa.
RICORDA
che i Patti Lateranensi:
1) proclamando l’Italia Stato Confessionale e la confessione
cattolica romana sola religione dello Stato, negano l’eguaglianza
dei culti e distruggono la neutralità religiosa dello Stato;
2) negano l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, facendo dipendere dalla decisione di un tribunale ecclesiastico
cattolico l’idoneità di taluni di essi ai pubblici uffici;
3) violano la libertà di coscienza obbligando tutti i cittadini,
quali che siano le loro convinzioni, a contribuire finanziariamente
al mantenimento di una confessione particolare.
RIAFFERMA
quanto già contenuto nel documento « Della libertà di coscienza e
di culto » consegnato ai deputati alla Costituente nel mese di settembre 1946 e cioè che i principi fondamentali della piena e completa libertà di coscienza per tutti, della dichiarazione della parità
dei culti di fronte alla legge, e della proclamazione della neutralità
religiosa dello Stato, tìon pòssono essere avulsi dalla Costituzione
di una nazione che voglia tutelare la libertà e la dignità della persona umana. '
E pur ritenendo che la libertà religiosa sia meglio tutelata in
un regime di separazione completa fra Chiesa e Stato
RICONOSCE
che un regime concordatario può essere compatibile con la libertà
religiosa purché quest’ultima sia proclamata senza ambiguità e contraddizione come inveóe risulta dal progetto (art. 5 e 11).
DICHIARA
che i cittadini italiani membri delle Comunità Evangeliche sparse
in tutta Italia, mentre accettano di assoggettarsi consapevolmente
alle leggi che esprimono la volontà della maggioranza dei loro cittadini, non possono accettare come giuste le menomazioni della libertà di coscienza e di religione base e coronamento di tutte le altre libertà.
Roma, 21 febbraio 1947.
Il Presidente: Virgilio Sommani
6
25 marzo 1977
cronaca delle valli
TORRE PELLICE; L’UNITA’ LOCALE DEI SERVIZI
NEL PINEROLESE
Specialisti e gruppi di studio L'occupazione al centro
al convegno sui servizi dello sciopero
Sabato ■ e domenica, 26 e 21
marzo, si svolgerà — come abbiamo già ampiamente illustrato nel
numero precedente — un incontro di studio presso la sala comunale di Torre Pellice su:
« Quale unità locale dei servizi
avremo in Val Pellice? ». Abbiamo avuto un breve incontro,
presso la Comunità Montana Val
Pellice, con alcuni organizzatori:
il presidente della Comunità Montana ( CM ) arch. Piercarlo Longo,
l'assessore ai servizi avv. Ettore
Bert, la dirigente della sezione
servizi sociali sig.ra Marilena Gaietti e il pedagogista della C.M.
prof. Francesco Agli.
Riportiamo, di seguito, le domande con le risposte ottenute.
— Perché questo Convegno?
— Da molto tempo la Comunità Montana Val Pellice, continuando così, quanto già avviato a livello di Consiglio di Valle, si è impegnata nel campo dell’assistenza e dei servizi sociali.
Ora alcune scadenze quali l’av
GIÍ obiettivi della
propesta di legge
di iniziativa popelare
Gli obiettivi della proposta di legge
di iniziativa popolare:
Art. 1 - Tutte le funzioni legislative ed amministrative in materia di
servizi sociali, compresa la formazione
e la riqualificazione del personale, devono essere trasferite alle regioni.
Art. 2 - La gestione dei servizi deve
essere assicurata direttamente dall’ente
elettivo più vicino ai cittadini: il Comune.
Art. 3 - Basta con i carrozzoni assistenziali e gli interventi settoriali e
corporativi.
Art. 4 - Anche gli E.C.A., i patronati scolastici e le istituzioni pubbliche
di assistenza e beneficenza (IPAB) devono essere sciolti.
Art. 5 - Le associazioni di categoria degli assistiti non devono gestire
attività assistenziali.
Art. 6 - Per un reale decentramento
è necessario trasferire alle regioni anche le competenze ministeriali.
Art. 7 - Per creare nuovi servizi ci
vogliono soldi. I soldi ci sono, basta
usarli correttamente.
Art. 8 - Deve essere salvaguardato
il posto di lavoro degli operatori sociali. Al personale degli enti da sopprimere deve essere garantito il posto di
lavoro nei nuovi servizi.
vio del Comprensorio e del Distretto Scolastico, la zonizzazione del territorio, la riforma sanitaria ecc., ci hanno sollecitato a concretare un momento di
approfondimento e di riflessione
sullo stato dei servizi, sugli
obiettivi e quindi sulle priorità
e sui mezzi per perseguire nei
fatti la tutela della salute intesa
nella sua accezione globale, senza giungere ad uno «stato assistenziale ».
A tutto si aggiunge la* necessità di esaminare a fondo la figura dell’ente Comunità Montana
ed i suoi rapporti in particolare con gli enti locali di base (i
Comuni) ed il Comprensorio.
— Abbiamo letto dal programma che — dopo le relazioni introduttive — i partecipanti si
divideranno in gruppi. Perché?
— Si tratta di gruppi di studio.
Evidentemente per i gruppi l’obiettivo primario è quello di
realizzare — questa è la nostra
speranza — un confronto di varie ipotesi e socializzare, nel
gruppo, le conoscenze. I gruppi
non hanno tanto la funzione di
ridiscutere le relazioni introduttive, quanto piuttosto di rielaborare le informazioni ottenute
attraverso le relazioni ma anche
già possedute dai singoli partecipanti. In conclusione si tratta
di nrospettare un indirizzo operativo il più preciso possibile.
— Che cosa vi aspettate da
questo « Incontro di Studio »?
— In un confronto e scambio
di esperienze e di conoscenze
sulla nostra realtà con amministratori, operatori, forze sociali,
enti ed associazioni, ci auguriamo possa scaturire una linea
che individui le priorità in base
al Rischio sullo star bene per
la popolazione della Val Pellice
e come operare per perseguire
gli obiettivi.
Si tratterà di un’occasione di
formazione permanente partecipata, nel senso che l’Incontro di
Studio consentirà ai partecipanti di formarsi, informandosi e
riappropriandosi della propria
esperienza.
— Le relazioni introduttive sono tutte nella stessa linea o rappresentano una pluralità di posizioni?
— I relatori, dr. Carlo Trevisan e prof. Ivar Oddone, che ricoprono diverse funzioni e sono
di diversa formazione, sono le
massime autorità in campo nazionale nel loro settore.
Pare , utile sottolineare anche
l’importanza, ai fini dell’economia deU’Incontro, delle comunicazioni deirUnione per la lotta contro 1’« emarginazione so
ciale » e
rali.
dei Sindacati Confede
— Per il futuro prevedete che
questo tipo di incontri continuerà?
— Certamente non si tratta di
un’iniziativa isolata in quanto
segue ai numerosi incontri periodicamente attuati sulla programmazione e la gestione dei
servizi, sul piano di sviluppo
ecc.; non bisogna dimenticare,
se non altro, che lo Statuto della Comunità Montana Val Pellice ha come impegno la promozione dell’Unità Locale e della
partecipazione. L’incontro come
si è detto vuol essere un momento di riflessione per assumere ulteriori impegni nella concretizzazione di quelle migliori
condizioni di vita auspicate anche dalla legge nazionale sulla
montagna, la n. 1102 del dicembre 1971.
Pertanto ci auguriamo che la
popolazione ad ogni livello partecipi all’opportunità che si offre
per individuare insieme una lìnea di tendenza e concretare degli strumenti.
(intervista raccoita da
G. Platone)
Hanno collàborato a questo
numero: Giuseppe Anziani,
Felice Bertinat, Archimede
Bertolino, Mario Castellani,
Gustavo Comba, Franco Davite, Dino Gardiol, Enos
Mannelli, Luigi Marchetti,
Guido Mathieu, Teofilo Pons.
Il Pinerolese ha risposto con
una grande partecipazione di
massa allo sciopero generale indetto per venerdì 18 marzo. In
piazza Facta, a Pinerolo, nel corso della manifestazione organizzata dai sindacati (CGIL-CISLUIL) hanno preso la parola un
rappresentante sindacale e uno
del movimento studentesco. Al
centro degli interventi il problema dell’occupazione che dopo i
recenti licenziamenti (Lucas, Va
ciago. Turati) sta diventando un
problema gravissimo di tutta la
nostra zona. Un lungo ' corteo,
composto specialmente da studenti e operai, è sfilato per le vie
di Pinerolo.
Con questo sciopero — che non
si è limitato alle quattro ore
come in molte zone d'Italia - si è
ribadita la volontà della classe
operaia e dei suoi alleati di allargare anziché restringere l’area
occupazionale.
_______SUL CERTIFICATO DI BATTESIMO
Dissipare un malinteso
Sulla lettera aperta del pastore Coisson interviene Enrico Geymet, pastore emerito
Cari Fratelli in Cristo,
Mi sia permesso, come amico di entrambi e come fondatore della Chiesa
Valdese di Villar Perosa nonché come
Pastore anziano, di dire una parola intesa a dissipare un malinteso che rischia quasi di assumere un sapore polemico.
Anzitutto a te, caro Renato Coisson
della cui famiglia sono sempre stato
amico. Il tuo punto di vista teologico
e dottrinario è giusto e ne sono convinto almeno quanto te, tanto è vero che
sono stato battezzato a 19 anni e che
ho battezzato mia figlia a 16 anni. Ho
spesso avuto il privilegio in 48 anni di
ministero di battezzare degli adulti, ma
centinaia di volte ho battezzato dei
INIZIATIVA DEL PARTITO RADICALE
Per cancellare
leggi ingiuste
Nei prossimi giorni saranno
depositati presso tutti i Comuni
i fogli per la raccolta delle firme
necessarie per indire i referendum proposti dal Partito Radicale con i quali si richiede l’abrogazione delle leggi riguardanti:
1) Il finanziamento pubblico
dei partiti.
2) Il Concordato.
3) I reati sindacali e di opinione contemplati dal codice
Rocco.
4) L’ordinamento giudiziario
militare.
5) La legge Reale sull’ordine
pubblico.
6) La Cassa per il Mezzogiorno.
7) La Commissione inquirente.
Per chi suona la campana?
Il vecchio campanile di
Bobbio Pellice, caratteristico anche perché sorge del
tutto isolato rispetto al
tempio. La campana suona
ancora regolarmente per
annunciare il culto, ma il
numero di coloro che rispondono a questo invito
sono sempre meno numerosi, e pare impossibile
pensare ad una assemblea
frequentata regolarmente
da almeno 500 persone. E’
ben vero che la popolazione residente è molto diminuita a causa dell’emigrazione, che sembra essersi
in parte arrestata negli ultimi anni, ma rimane pur
sempre il problema di come ci si pone di fronte alV Evangelo e di come la
chiesa si pone di fronte ai
problemi che interessano
l’uomo di oggi nelle mutate situazioni in cui si viene
a trovare. Grave sarebbe se
la campana dovesse suonare solo per i funerali, per
il funerale della chiesa...
8) L’immunità parlamentare.
9) I regolamenti di P.S.
10) I regolamenti manicomiali.
L’iniziativa radicale si pone nel
quadro di una presa di coscienza
di ciò che di fatto accade nel
paese mentre i partiti e le organizzazioni di massa si abbandonano a discorsi ambigui e bizantineggianti su consapevolezze,
compromessi, convergenze, alternative e altri chiarissimi concetti!
Nel polverone di questi discorsi restano immutati il dispregio
dei diritti civili, l’oppressione dei
diritti umani, la corruzione clientelare come mezzo di potere che
sono stati fra i colori fondamentali de! quadro della vita politica
del paese in questi ultimi 30
anni.
La libertà in materia d’idee
vuole che ognuno possa appoggiare quello o quei partiti che
crede e non sia costretto a dare
a tutti un contributo in modo
indiscriminato, vuole che il Concordato venga abolito così come
le leggi di PS e gli altri ordinamenti ereditati dal ventennio fascista.
Così per motivi di giustizia, di
onestà, di lotta contro gli sprechi
deve aver fine l’opera costosa, insabbiatrice e inutile della Commissione inquirente, l’attività
clientelare della Cassa per il Mezzogiorno, l’immunità parlamentare, l’iniquità delle leggi manicomiali.
Fuori da ogni pregiudizio partitico appare perciò chiaro l’opportunità di sottoporre a referendum le disposizioni e leggi
elencate e, per chiunque voglia
compiere un atto concreto e valido in favore delle libertà civili,
della giustizia, dell’onestà, della
libertà di pensiero e di espressione, l’interesse di firmare, se
non tutte almeno alcune delle
proposte di referendum elencate.
G. A. C.
pargoli. L’ho sempre fatto perché ciascuno è Ubero di agire secondo la propria coscienza, ma nessuno mi ha mai
chiuso la bocca e quel che tu hai stampato, l’ho detto in modo diverso, a
voce quando utile. In qualche caso, il
battesimo di quei pargoli era per me
come una garanzia che essi sarebbero
stati educati evangelicamente, cosa
tutt’altro che sicura se essi restavano
senza battesimo.
Oltre a ciò. Don Borgna, con la sua
pichiesta, non fece altro che obbedire
alla sua chiesa, il che non tutti fanno
e che da un altro punto di vista pub
anche configurarsi in un atto di collaborazione con noi e mi spiego:
Le disposizioni di Mons. Quadri.
Anni or sono — molti fra noi non
lo ricordano — la C.E.I. ( Conferenza
Episcopale Italiana), dopo una lunga
disamina dei problemi dei matrimoni
misti, emise una ordinanza severa: La
parte non cattolica doveva impegnarsi
ad allevare cattolicamente i figliuoli.
Senza questa promessa il matrimonio
misto non si poteva celebrare. Questa
legge vige ancor oggi in tutta Italia.
Monsignor Quadri, allora giovane
Vescovo di Pinerolo, ebbe il coraggio
di emettere in contrasto con la precedente, una ordinanza per il PineroleseValli Valdesi. Secondo questa era sempre affermato il dovere, per la parte
cattolica, di allevare cattolicamente i
suoi figli ed anche la parte protestante doveva esserne informata. Se questa
si irrigidiva, se ne prendeva atto. Nessuna sanzione però, nessuna scomunica come in passato e nessun ostacolo
al matrimonio. All’atto pratico veniva
favorito il matrimonio misto celebrato
come in tanti casi, in chiesa cattolica
per necessità ambientali o familiari
ma con l’intesa tra gli sposi di educare
evangelicamente i figliuoli.
Tornando al punto di partenza, il
Rev. don Borgna, non ha fatto nulla
che si discostasse da quell’atteggiamento di corretta e cordiale gentilezza
sempre avuto con me in passato e che,
credo, si prosegua anche oggi con il
mio successore.
Forse ha fatto una cosa molto utile
per noi perché dobbiamo riconoscere
che lo stesso male che tu denunzi di
celebrare dei battesimi che non costituiscano un « morire e un risuscitare »
in Cristo, lo abbiamo anche noi vaidesi in assai larga misura.
Ma è ora di concludere. Per parte
mia concludo invitando Renato Coisson e Don Borgtui a prendere una amichevole tazza di caffè a casa mia per
poterci dire ancora, con spirito fraterno, le tante cose che in queste poche
righe rum hanno potuto trovar posto.
Cordialmente in Cristo
Enrico Geymet pastore emerito
Trasmissione
radiofonica
per la Val Pellice
Venerdì 1° aprile p.v. dalle ore
14 alle 14,40 sui canali di radio
Torino Centrale (FM 94 MHz e
FM 101, 4 MHz) alla rubrica
« Week-end » verrà trasmesso un
servizio dedicato agli aspetti turistici, storici, culturali della Val
Pellice con particolare riguardo
alle vicende storiche legate alla
presenza dei valdesi in valle.
7
Incontro pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo a Torre
Pellice
, Lunedì 4 aprile 1911
alle ore 9.15
nella biblioteca della Casa
Valdese (mattino) ed a
Villa Olanda (pomeriggio).
Programma:
Mattino: « Il ritorno di
Cristo » (introduzione P.
Ribet e C. Tourn).
Pomeriggio: Discussione
sulla « Lettera circolare
alle Comunità » (Bollettone).
Problemi del Distretto.
La Comm. Distrettuale
ANGROGNA
III CIRCUITO
INCONTRO FEMMINILE
Giovedì 31 marzo alle ore 14.30
a Prali avrà luogo un incontro
■femminile aperto a tutte le sorelle della Val Germanasca, in
cui sarà presentata la situazione
degli Istituti psichiatrici della
provincia di Torino.
CONVEGNO MONITORI
Avrà luogo giovedì 31 marzo
a Perrero, alle ore 18.
Lo studio prevede una relazione sullo svolgimento di una lezione del nuovo programma e una discussione sui problemi relativi.
Nell’ultimo convegno si è deciso di avere una cena fredda e
proseguire la discussione dopo
Feste di canto
La Conferenza Distrettuale dello scorso anno non aveva rinominato una Commissione del
Canto Sacro (atto n. 26) ma aveva demandato il coordinamento
delle attività comuni delle Corali
e quindi anche l’organizzazione
delle fèste di canto, ad una consultazione dei direttori di Corale. Questi hanno convocato varie
assemblee ove i problemi sono
stati discussi. In particolare è
stato deciso che le feste di Canto
avranno luogo quest’anno domenica 8 maggio a Luserna San Giovanni e a San Germano Chisone,
secondo un programma che prevede l’impegno di tutta la giornata e i cui dettagli saranno resi
noti a suo tempo. Una prossima
assemblea è stata convocata per
domenica 24 Aprile a Pinerolo
alle ore 15 per dibattere i temi
generali relativi alla crisi del
canto nelle Comunità, la sua funzione, le nuove proposte iimologiche e attuare la proposta di
creare due gruppi permanenti di
lavoro uno per promuovere la
formazione musicale nelle comunità iniziando dalle scuole domenicali e l’altro che si occupi
della ricerca di nuove forme di
espressione innologiche e musicali.
Una ventina di catecumeni
hanno partecipato dal 18 al 20
marzo ad una « retraite » a Viering (Val d’Aosta).
L’occasione si è rivelata utile per compiere un ripasso dei
principali temi affrontati durante l’anno.
Suddivisi in gruppi, i catecumeni, hanno affrontato alcune
pagine di storia del protestantesimo.
Il culto (organizzato dai ragazzi), con la piccola comunità
di Viering, è stato semplice e
fraterno. Si è trovato anche il
tempo per fare una passeggiata
sino alla vicina Issogne e visitare l’antico castello. Su di un
muro del castello abbiamo letto questa singolare frase: «23
octobre 1532, à Genève on a cessé de dire la messe». Un particolare curioso che si riallacciava a quanto avevamo studiato.
• Sabato 19 si sono svolti, nel
Tempio del Capoluogo, i funerali di Charlin Calvino deceduto, all’età di 80 anni, presso
l’ospedale di Luserna. Alla moglie e ai parenti la comunità
esprime la propria simpatia cristiana.
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA
SAN GIOVANNI
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 26 mano al 1 aprile
Doti. MARINARO
Telefono 90036
FARMACIE DI TURNO
Domenica 27 marzo
FARMACIA INTERNAZIONAIE
(Dr. ImbertI)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Domenica 27 marzo
FARMACIA VASARIO
(Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 29 marzo
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
autoambulanza
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 -91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884*90.205
BOBBIO PELLICE
• Serata del Gruppo Teatro
Aperto di San Secondo con la
rappresentazione di « L’eccezione e la regola » di Bertolt
Brecht, il 19 marzo. Ben curata
la recitazione e gli effetti scenici, interessante lo scambio di
idee che, in piccolo gruppo, è
seguito. Scarso il pubblico. Peccato!, perché si è così privato
di un interessante momento di
riflessione.
• Sabato 2 aprile, alle ore 21, il
gruppo del Coretto del Collegio
Valdese presenterà una serie di
canti.
• Giornata dedicata alle visite
quella del 20 marzo. L’Unione
Femminile, alla quale si erano
simpaticamente aggiunte alcune
sorelle della chiesa di Villar, si
è recata al Rifugio Carlo Alberto e all’Asilo di Luserna San
Giovanni. La Corale invece ha
vi.sitato l’Asilo di San Germano
e l’Uliveto.
Per gli uni e per gli altri, per
chi ha compiuto la visita e per
chi l’ha ricevuta, è stato un momento di comunione e partecipazione.
VILLAR PEROSA
La giornata dei bambini della Scuola Domenicale avrà luogo
domenica prossima 27 marzo
nella Sala Albarin cop. un breve
culto del pastore alle ore 10.30
e con una proiezione del film
« I viaggi di Gulliver » alle ore 11.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo al sacco ed alcuni giochi, visita al Rifugio ed al tempio del
CiabaSi
Alle 16.30 la Scuola Domenicale dei Peyrot offrirà, nei suoi locali, a tutti gli intervenuti un
simpatico rinfresco.
I genitori sono cordialmente
invitati a collaborare facendo
partecipare i bambini a questa
loro giornata il cui scopo è l’incontro delle quattro scuole domenicali nonché la visita alle
persone anziane.
• Ricordiamo l’Assemblea di
chiesa che avrà luogo sabato sera, 26 c.m. alle ore 20.30 nei locali del presbiterio.
All’ordine del giorno l’importante argomento « Fede e politica ».
• Durante il culto di domenica scorsa sono stati battezzati:
Stefano Gamba di Marco e di
Saragosi Nadia, Marco Gay di
Ivo e di Bonin Norma, Ivan
Malan di Claudio e di Africano
Carla.
Possano questi bambini crescere sempre sotto lo sguardo
del Signore.
Associazione Amici
della Scuola Latina
L’Associazione Amici Scuola
Latina organizza un concerto di
organo, corale e flauto che sarà eseguito nel Tempio Valdese
di Pomaretto sabato 2 aprile
alle ore 20 precise.
All’organo il prof. Ferruccio
Cprsani, al flàuto Ezio Gozzeliiio. La corale ■valdese di Torino è diretta dal prof. Eugenio
Tron.
Nell’intervallo saranno raccolte le offerte a favore della Scuo*
la Latina di Pomaretto.
POMARETTO
In. occasione della Domenica
della gioventù, 6 marzo, il culto
è stato presieduto dalla F.G.E.I.
nelle persone del prof. Paolo
Corsani, che ci ha annunziato
l’Evangelo, e del prof. Beniamino Lami, che ha tratteggiato le
tappe della F.G.E.I. dalla sua costituzione ad oggi. Li ringraziamo sentitamente.
• I membri della Commissione
Esecutiva Distrettuale hanno
svolto la prevista visita di Chiesa, che ha permesso loro d’incontrare un gruppo della comunità
durante due riunioni quartierali e del culto, i bambini della
Scuola Domenicale, i giovani del
catechismo ed il Concistoro, col
quale hanno avuto uno scambio
di idee su problemi riguardanti
la vita spirituale ed amministrativa della Chiesa. A conclusione
di questa visita fraterna il pastore Giorgio Toum, Presidente
della CED, ci ha dato domenica 13 c. m. una forte ed attuale
predicazione nel corso del culto
ch’egli ha presieduto. Ringraziamo questi fratelli per i messaggi e le esortazioni che ci hanno
rivolto nel nome del Signore.
Un gruppo dell’Unione Femminile ha partecipato alla riunione mondiale di preghiera delle donne a San Secondo insieme alle sorelle di altre Unioni
delle Chiese delle Valli Pellice
e Chisone. Vivo ringraziamento
alle sorelle ospitanti per la fraterna accoglienza.
Ci hanno lasciato ultimamente: Costabel Alfonso di anni 63
(Vivian) e Beux Alberto di 68
anni (Zona Municipio). Ai familiari la nostra fraterna solidarietà in Gesù Cristo « risurrezione e vita » per chiunque crede in Lui.
A quanti sono stati o sono tuttora visitati dalla malattia l’augurio della Chiesa e nostro di
buon ristabilimento.
• Domenica 13 marzo l’Unione
femminile di Pomaretto si è rallegrata nel ricevere la visita delle sorelle di Angrogna.
c Sabato 19 marzo è stato benedetto il matrimonio di Beux
Marisa e Demichelis Gian Piero. Agli sposi che prenderanno
dimora a Pinerolo, giungano le
felicitazioni da parte di tutta la
Comunità.
• Ultimo turno di riunioni nei
seguenti quartieri: lunedì, 28 c.
m. alla Lausa, ore 20; mercoledì 30: Clot inverso, ore 20; venerdì, 1° aprile: Paiola, ore 20;
mercoledì, 13 aprile : Borgata
Pons, ore 20,30.
• Concerti : Sabato 2 aprile concerto organizzato dalla Scuola
Latina di Pomaretto; lunedì 4
aprile una corale dello Hessen
(Germania) in visita alle valli.
Orari: quello della scuola latina
alle ore 20; quello di lunedì alle
ore 20,30.
• Domenica 27 marzo - culti: a
Pomaretto predica l’anz. Marchetti Luigi; al Clot Inverso predica il pastore Renato Coisson.
TORRE PELLICE
Domenica 27 c. m. alle ore
16,30 avrà luogo a Torre Pellice
nella Sala delle Attività, una tavola rotonda organizzata dalla
U.C.D.G. sul tema; «La donna
e la partecipazione».
Parleranno; la dott.ssa Carla
Monzini Garabelli (Torino), la
prof.ssa Franca Coisson (Angrogna); Moderatrice; la prof.ssa
Frida Malan (Torino).
Tutti sono cordialmente invitati.
SAN SECONDO
• Nonostante la pioggia e la neve, l’Unione femminile ha partecipato quasi al completo all’incontro di S. Bartolomeo con
Prarostino e Pinerolo. Il buon
successo di questa riunione ha
ampiamente compensato i disagi del cattivo tempo.
• Domenica 27 marzo i catecumeni di IV anno ed i confermati dell’anno scorso sono invitati
a prendere parte all’incontro di
Circuito che avrà luogo nella
sala di S. Secondo alle ore 15.
• Le riunioni di Miradolo che
non hanno potuto aver luogo la
settimana scorsa a causa dell’influenza che ha colpito le famiglie ospitanti, saranno tenute il
29 e il 30 marzo.
• L’incontro dei catecumeni di
IV anno con il Concistoro avrà
luogo sabato 2 aprile alle ore 17.
Dopo questo incontro il Concistoro continuerà il lavoro riunito in seduta ordinaria.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
(Pervenuti nel mese di febbràio)
N.N. 25.000; Evangelische Kirchegemeinde, Chur-Svizzera 210.000; N.
N. 50.000; C., Villar Pellice 25.000;
Gay Clelia e Delfina, in mem. dei nipoti, Prarostino 10.000; Gay Fomeron
Clelia, in mem. del marito, Prarostino 5.000; Colletta durante la proiez.
del film viaggio in Cevenne : Notaio
Pellegrin, Torre Pellice 2.000, Tamietti Maria, Torre Pellice 5.000, a Pomaretto 36.200.
Revel Paolo e Edith, in mem. del
dr. Pellizzaro 10.000; Rizzioli Andrèe,
in mem. del marito prof. Giulio Rivoir,
Milano 25.000; Peyronel Niny, San
Germano Chisone 10.000; Bertalot Elsa Garibhi, Imperia 10.000; Rivoir
Ilda, in mem. del fratello Giulio (ospite Asilo) 50.000; Visentini Maria, in
mem. del marito (ospite Asilo) 3.000;
Moresca Vittorio (ospite Asilo) 5.000;
In mem. deRa zia Evelina Gay, i nipoti Pippo e Ada Gay, Torre Pellice
200.000; Direz. e Maestranze RIVSKF di ViRar Perosa, con auguri e
fraterna armonia per il XVII febbraio
400.000; Long-Monti Emilia, in mem.
di Evelina Gay (ospite Asilo) 20.000;
U.C.D.G. di ViRar PeRice 30.000.
M., 0. Danna 3.000; Roveda Marco,
Milano 10.000; Balmas Juliette, in
mem. di Elisa JaRa 5.000; I nipoti
Cesari, in mem. della zia Evelina Gay,
Torre PeRice 50.000; Norma e Ivano
Renecchio, in mem. del nonno Henry
50.000; Bounous Maria, ricordando il
XVII febbraio (ospite Asilo) 5.000;
Colletta al pranzo del XVII febbraio
91.000; Brughera Mino e Lidia, in
mem. del cugino Mario Eynard, Genova 25.000; In mem. di Carlo Enrico
Armand Hugon, i compagni di lavoro
del figlio dipend. Microtecnica di Luserna S. G. 25.000; G. K. C. 100.000;
D’Alessandro Gianfranco 5.000; Alimonda Rita, riconoscente, Genova 150
mila; Gariglio-Giavara Francesca, in
baem. del marito, Giaveno 25.000.
Doni ’’Pro Deficit” pervenuti nel mese di febbraio 1977:
Mery e Elio Peyrot L. 12.000; Deodato Achille e Lillina 30:000; Bertin
Rina 25.000; Arnoulet Emma e Noemi 8.000; Mirabile Renato e Elena
2000; Benecchio Marcella Tourn 2000;
Durand Enrico e Elva 2.000; Bounous
Adelina ved. Mondon 12.000; Ricca
Roberto 2.000; Lapisa Elsa Boero Rol
2.000; Albarin ÌToselli Alda 4.000; Albarin Adriana 4.000; Malan Clementina 24.000.
Culasso Egidio 4.000; Pons Olga e
Ernesto 25.000; Zoppi Enrico 10.000;
Parise Giulia e Ferroglio Silvio 2.000;
Parise Giuseppe 2.000; Charbonnier
Gay Jeannette 2.000; Benedetto Enzo
e Susy 2.000; Charbonnier Paolo e
Costanza 2.000; Danna Stefano 25.000;
Odino Dionigia ved. Avico 30.000;
famiglia Cesano-Geymet 12.000; Rivoir Rinaldo e Irma 10.000; Revel
Paolo e Edith 25.000.
Balbiano Maria 12.000; Gaydon
Laura 4.000; Benech Giulio e Rita
2.000; Pontet Jean Jacques e Luisa
30.000; Malan Stefano 20.000; Roman
Ettore e Elda 24.000; Bounous Valdo,
in mem. suoi cari 24.000; Longo Pier
Carlo 4.000; Rostagnol Giovanni e
Matilde 25.000; C.R.T. 150.000; Caffarel Luigi e Franca 22.000; Caffarel
Katia e Alberto 22.000; Benech Franco 24.000 Bouissa Giulia 2.000,
Michelin Salotnon Davide 12.000;
Signoretti Mina 8.000; Ribet Guido e
Edina 20.000; Lapisa Franco, in m.
dei nonni 5.000; Cangioli Bonin Margherita 6.000; Malan Madd. ved. Sapei 24.000; Revel Guido e Elma 25
mila; B.B.M. 25.000;, Monnet Aldo
25.000; Albarin Maria 4.000; Gamba
Ada ved. Costantino 4.00,; Malan Enrico 24.000; Gay James e Emma 25
mila.
Vittone Maria Rosa 10.000; Fxaschia Laura e Renato 25.000; Peliàszaro Edvige 4.000; Cardon Lidia 10.000;
Planchon Giovanni e Margherita 20
mila; Rivoira Alessandro e Giovanna
20.000; Catalin Gönnet Susanna 25
mila; Travers Giuliana 6.000; famiglia Rivoir-Bertin 24.000; Benech Alfredo 2.000; famiglia Baridon 10.000;
Durand Enrico e Elva 2.000.
Incontro
Donne Piemonte
La Federazione donne evangeliche italiane (FDEI) organizza
l’incontro regionale del Piemonte
a Pinerolo, domenica IT* aprile.
Ore 10: culto con la comunità.
Ore 11: proposte di lavoro comune.
Ore 14: studio sugli ospedali
psichiatrici, con la partecipazione della psichiàtra sig.na Vergani.
Ore 16: ripresa dello scambio
d’idee della mattina, e designazione di responsabili regionali.
Invito cordiale a tutte le donne interessate, in modo particolare a quelle che non fanno parte
delle unioni femminili.
Per il viaggio mettersi in contatto con le responsabili delle
unioni femminili della propria
zona.
(Pranzo al sacco; tè offerto
dall’unione di Pinerolo).
RINGRAZIAMENTO
« Dio è per noi un rifugio ed
una forza, un aiuto sempre
pronto nelle distrette ».
(Sai. 46 ; 1)
La moglie Anna Chauvie e i parenti
del compianto
Calvino Charlin
Cavaliere Vittorio Veneto
profondamente commossi deRa grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro, ringraziano tutti
coloro che in vario modo hanno partecipato la loro simpatia.
Un ringraziamento speciale al pastore Sig. Taccia.
19 marzo 1977
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Abate profondamente
commossa per le numerose testimonianze di simpatia ricevute nella dolorosa circostanza della dipartita del
suo caro
Davide
ringrazia con viva riconoscenza la Tavola Valdese, le Comunità Evangeliche, la Facoltà Valdese di Teologia di
Roma e particolarmente il pastore Paolo Ricca e gli studenti che gR furono
tanto vicini, il pastore Marc Velan e
quanti con la loro presenza alle esequie
a Ginevra e coi loro messaggi hanno
espresso la loro fervida affettuosa solidarietà cristiana.
Eventuali doni in memoria si gradirebbe venissero destinati alla Facoltà
Valdese di Teologia ed annessa Biblioteca.
Torre PeRice, 21 marzo 1977.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede ».
(II Tim. 4: 7).
La moglie ed i familiari del compianto
Enrico Ghigo
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore, in modo particolare i
vicini di casa, i medici ed il personale
del Reparto Neurologico delTOspedalc
Civile di Pinerolo.
Pomaretto, 14 marzo 1977.
c( Non essere savio agli occhi
tuoi; temi il Signore, e volgiti
indietro dal male ».
(proverbi 3: 7).
La famiglia di
Enrico Favout
commossa e grata per la grande partecipazione al suo lutto ringrazia quanti presero parte al suo dolore.
In particolare i vicini di casa, la famiglia Peyrot, i Pastori Taccia e Genre, il Seh. Poet e l’On. Mussa Ivaldi,
il Sindaco Martina, il servizio d’onore
del Comune, e tutti i Suoi numerosi
amici.
Luserna S. Giovanni, 15/3/1977.
a Io resto del continuo con Te;
tu mi hai preso per la mano destra; tu mi condurrai col tuo
consiglio, e poi rhi riceverai in
gloria », (Salmo 73: 23-24).
La famiglia della compianta
Oscar! na Avondet
ved. Avondet
profondamente commossa, ringrazia
tutti coloro che hanno dimostrato la
loro simpatia per l’improvvisa scomparsa della loro cara.
In modo particolare si ringraziano
il Dottor Ros, il Pastore Tourn e Signora, i compagni di lavoro di Marco
e tutti gli amici prontamente accorsi.
Prarostino, 9 marzo 1977.
8
8
25 marzo 1977
IL DIFFICILE RAPPORTO SCUOLA E LAVORO
DOCUMENTI
Una laurea
che non si può spendere
Mi levo in difesa
della libertà di fede
Nel pubblicare l'intervento
di Emilio Nini, nostro collaboratore da alcuni anni, apprendiamo della sua candidatura al Consiglio nazionale
nella Pubblica Istruzione.
L'articolo che segue accenna alle funzioni del nuovo organismo collegiale.
L’esigenza di riforma della
Scuola Secondària Superiore per
gli stretti legami con l’attuale
crisi pone in risalto il problema
del collegamento scuola-lavoro.
La struttura della scuola con i
suoi diversi ordini e con decine
e decine di specializzazioni non
garantisce alcuna spendibilità
del titolo di studio sul mercato
del lavoro. Le centinaia di migliaia di giovani diplomati m
cerca di prima occupazione sono
costretti ad accettare, quando lo
trovano, un posto qualsiasi, indipendentemente dagli studi effettuati: paradossalmente, nella sua
enorme differenziazione la scuola secondaria finisce per fornire
diplomi che hanno il valore unico di una generica maturità, valida per i concorsi di ruolo «B»
nella pubblica amministrazione.
Lo spreco economico e di energie
intellettuali non può non pesare
negativamente su tutta la scuola disincentivando l’interesse per
gli studi; la conseguente perdita
di professionalità spinge a privilegiare gli sbocchi nelle attività
terziarie (p. es. servizi pubblici)
anche chi ha conseguito una specializzazione di tipo industriale.
È evidente che tale disfunzione è
innanzitutto da addebitare al
mercato del lavoro e che è in tale settore che le forze politiche
e del movimento dei lavoratori
devono conquistare quelle radicali trasformazioni che si celano dietro la formula della riconversione economica e produttiva.
Necessità di una vera
riforma della scuola
Ma nello stesso tempo occorre
intervenire nella scuola modificandone le strutture, affinché si
realizzi un diverso atteggiamento
da parte delle masse che accedono alla scuola secondaria. La loro presenza a livelli superiori della scuola, ai quali i loro genitori
non sono giunti, non può significare una fuga dal lavoro dei loro
genitori e l’ascesa individuale a
ruoli di comando, ma piuttosto
deve significare una crescita collettiva di capacità operative tecnologiche e di gestione politica
ed economica, che assegni un
ruolo più attivo e un maggiore
potere contrattuale ai lavoratori
nelle fabbriche e nelle attività
direttamente produttive. Occorre che la nuova scuola sia organizzata in modo da collegare cultura e professionalità, in un progetto di superamento della tradizionale separazione tra lavoro di
concetto-intellettuale e lavoro
esecutivo - manuale, separazione
non più rispondente né alle esigenze deH’attuale sviluppo tecnologico, né a quelle della crescita
della coscienza democratica. La
graduale attenuazione della divaricazione economica e giuridica
tra operaio e impiegato nelle
grandi industrie, procede in questo senso. Il progetto è ambizioso e si snoda in tempi che investono intere generazioni, come
ambiziosa è l’aspirazione al superamento della divisione e delle
sperequazioni tra le classi sociali, ma è su questo terreno che si
verifica la reale volontà riformatrice delle forze politiche o piuttosto la loro volontà contro-pseudo-riformistica.
Una scuola secondaria unitaria, di massa, deve offrire a ciascuno una competenza operativa
tecnologica, maturata in una
comprensione storica e politica
dei processi di produzione e deve consentire la spendibilità di
questa competenza in una vasta
area di professionalità. Tutti gli
studenti, indipendentemente dal
variare dell’area prescelta, dovranno conseguire questa educazione al lavoro. Non ci si può nascondere che molti sono i rischi
anche in questa prospettiva; per
esempio la generalizzazione di esperienze di lavoro produttivo
inserite nel curricolo scolastico
in vista della costruzione di una
« nuova moralità del lavoro », rischia di essere una mistificazione se non si riuscirà a incidere
sul meccanismo di alienazione
del lavoro, tipico nel sistema capitalistico, in cui altri si appropriano del prodotto del lavoratore.
Necessità di aprire
un largo dibattito
Ma proprio questi rischi e la
necessità di meglio definire proposte e finalità, richiedono che
si apra un dibattito di largo respiro tra studenti, insegnanti, lavoratori e forze politiche non solo durante i lavori parlamentari
che dovranno portare all’approvazione di una legge di riforma,
ma anche nei mesi successivi, in
cui apposite commissioni di e
sperti dovranno definire le aree
di professionalità, nuovi ambiti
disciplinari, orari, programmi,
tecniche e metodi educativi.
n dibattito dovrà essere tanto
più ampio se si osserva che una
scuola secondaria superiore di
massa, veramente diversa, non
può inserirsi su una scuola dell’obbligo che è ancora altamente
selettiva e che comprende una
scuola elementare ancorata ai
programmi del 1955 (ed ha « come suo fondamento e coronamento l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma
ricevuta dalla tradizione cattolica »!).
Per non parlare della scuola
inaterna — o dell’infanzia — quasi del tutto assente nel Mezzogiorno, proprio lì dove, maggiormente potrebbe assolvere al suo
compito di « dare a tutti uguali
opportunità di partenza ».
La coincidenza in questi giorni
delle elezioni del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, il
nuovo organo collegiale a livello
nazionale che ha tra i suoi compiti il proporre piani di sperimentazione e l’esprimere pareri
sulle leggi di riforma, è un’occasione da non perdere per la generalizzazione della discussione
su questi temi.
Oggi che la gente si affolla a
firmare proteste contro la Carta 77, che non ha mai letto, dal
momento che la nostra stampa
non ha ritenuto opportuno pubblicarne il testo, non voglio mantenere il silenzio. La mia risposta non ha altra base se non le
esperienze di 40 anni (sono nata
nel 1936) trascorsi in questo paese vivendo non come un elemento borghese, ma corqe la figlia
maggiore di genitori di condizione modesta, che avevano 5
figli e che li hanno sempre nutriti unicamente col loro lavoro.
Sono laureata in storia della
letteratura ; lavoro attualmente
come operaia forestale. Non ho
potuto ottenere nel dicembre
del ’75 un posto di lavoro qualificato a causa delle mie convinzioni religiose e per il fatto
di essermi rifiutata di diventare
informatrice per conto del servizio della Sicurezza di Stato.
Non scrivo questa lettera in
quanto « intellettuale fallita »,
che non è riuscita a conquistare una situazione vantaggiosa,
né come autrice a cui viene negato il diritto di pubblicare j
propri lavori. Il mio punto di
vista proviene dalla convintone
che la vita stessa è più del lavoro e più della letteratura. È
per questo che sento il dovere,
in quanto donna e in quanto
madre, di levarmi in difesa della vita. Da anni vivo sola con
tre bambini e intendo la mia
maternità come una corresponsabilità per tutti i bambini del
mondo intero, ma soprattutto
per quelli che vivono nella mia
patria.
Ho cominciato a comprendere più profondamente il senso
e il prezzo della vita dopo la mia
conversione cinque anni fa. Prima, era un deserto disperante
di vita vuota, una vita senza Dio
e senza scopo, una vita il cui solo fondamento era la mia ricerca della verità.
Mi levo in difesa — a partire
da tutta l’esperienza della mia
vita — di un diritto umano evidente: che ogni uomo possa liberamente confessare la sua fede in modo che la via verso Dio
non sia più vietata ai nostri figli, a partire dall’età di 3 anni,
quando arrivano all’asilo e subiscono le rappresaglie e le pressioni esercitate sui genitori e
sul clero.
È per questo che mi unisco,
con la mia firma, alla Carta 77.
Invito tutti i miei fratelli e le
mie sorelle a una preghiera silenziosa.
Maria Rut Krizkova
(lettera inviata dall’autrice al
presidente della Repubblica cecoslovacca, ai rappresentanti
della comunità ebraica di Praga, alla Chiesa cattolica, agli organi di informazione, al suo datore di lavoro e al suo ex-datore
di lavoro. Documento BIP).
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Improvvisazione o abilità calcolata?
if È una domanda che sale
spontanea alle labbra, quando si
leggono certe notizie, apparentemente contraddittorie, sulla nuova politica estera USA. L’ultima
di queste notizie, che non cessa
di meravigliarci, è quella della
denuncia, da parte del governo
americano, del regime tirannico
di Pinochet, e della confessione
« del fatto che funzionari e organismi ufficiali e privati degli USA
abbiano partecipato, quattro anni fa, alla sovversione contro un
governo eletto democraticamente »; denuncia e confessione seguita tuttavia, a distanza di 24
ore, da ufficiale smentita.
« La Repubblica » (del 9.3.’77)
commentava la denuncia e la
confessione, mettendo in rilievo
la richiesta che gli USA avevano
fatta airONU, e più precisamente alla Commissione dei diritti
dell’uomo, di « condannare il governo cileno, per aver "istituzionalizzato la tortura" ».
Ma c’è di più. Alla Commissione dell’ONU, gli USA, tramite il
loro rappresentante (capo della
delegazione americana) sig. Brady Tyson, si erano « messi insieme con Cuba e la Jugoslavia per
elaborare il progetto di risoluzione che condanna il Cile. Gli altri
coautori erano Gran Bretagna,
Austria, Svezia, Cipro e Ruanda.
Il delegato americano aveva con
dannato anche la situazione che
esiste (rispetto ai diritti dell'uomo) in Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay.
La posizione presa dagli USA
era stata raccomandata a Carter, già durante la campagna elettorale, da una commissione di
17 esperti nominati dall'attuale
presidente per studiare il caso
Cile. Fra i diciassette era anche
l'ambasciatore Gardner, ora destinato alla sede di Roma ».
Ma ecco (oh stupore!) che, subito dopo e precisamente T8 c.,
il governo americano ha smentito tutto quanto! L’interprete ufficiale della Casa Bianca, sig.
Powell, ha tenuto soprattutto a
« liberare il presidente Carter da
ogni possibile responsabilità. Ri, fiutandosi di precisare quale era
stata la reazione del presidente,
il Powell ha soltanto detto che
questo non era stato consultato,
anzi che questo non sapeva nulla delle dichiarazioni del Tyson».
« Le Monde » (del 10 c.) così
commenta questo singolare episodio politico.
« È la prima volta che un delegato USA si ritratta pubblicamente (come infatti si è ritrattato il Tyson) ed esprime il proprio
"rincrescimento'' sul precedente
proprio intervento. Sconfessato,
a distanza di poche ore, dal pro
prio governo, il Tyson ha potuto
rispondere che "credeva" d'esser
fedele alla nuova politica di Carter.
Questa contraddizione, che esemplifica ed illustra le ambiguità della linea dinamica e moralizzatrice impressa da Carter alla diplomazia americana, non
cambia nulla alla sostanza profonda del problema. L'America
latina non è mai stata cosi strettamente dipendente dagli USA,
sotto tutti i punti di vista, come
durante i 15 anni passati. Già
Washington ha ammesso di aver
partecipato al colpo di Stato
militare del 1964 in Brasile, come
pure di essere intervenuto, direttamente o indirettamente, nella maggior parte dei rivolgimenti
politici a sud del Rio Grande nell'ultimo decennio. E ciò è del resto evidente.
I militari che, con aria di superiorità talvolta ridicola, tengono il loro crudele pugno di ferro
su quasi tutti i paesi dell'Amerira del Sud, non avrebbero potuto abbarbicarsi al potere senza
un minimo di approvazione, se
non di complicità da parte USA.
Gli esperti brasiliani, uruguaiani, argentini o cileni che, con loro disonore hanno istituzionalizzato l'abominevole tortura, ne
hanno fatto, uso anche su innocenti e su donne e ne hanno ri
cevuto consigli ed incoraggiamenti- dagli specialisti della
CIA ». Esistevano infatti, e forse esistono tutt’oggi, dei veri e
propri centri della (ÌIA per formare tali esperti, delle « università di gorilla » insomma.
L’episodio che abbiamo descritto, è frutto, da parte del governo USA, d’improvvisazione o
di abilità diplomatica calcolata?
Noi crediamo piuttosto alla seconda ipotesi e ce ne rallegriamo.
« La "contraddizione" americana, con le sue esitazioni, sarà un
fatto positivo se contribuirà finalmente a restituire all'America latina un aspetto veramente
dignitoso (...).
Criticato dalla democrazia cristiana, abbandonato dai camionisti, contestato da molti capi
militari, già il generale Pinochet
ha le spalle al muro. (Ora egli
protesta, mentre) non protestava mai quando gl'interventi USA
gli permettevano di sempre più
stabilizzare il proprio regime di
terrore e di totale disprezzo dei
diritti umani. Decine di migliaia
di Cileni hanno pagato per la
consacrazione, da parte degli
USA, della dittatura ».
DONI ECO-LUCE
Doni di L. 1.000 :
Bosio Edmondo, Pinerolo; Bardi Letizia, Firenze; Avondet Emilio, S. Germano; Bouchard Elme, id.; Bouchard
Enrichetta, id.; Avondet Emilio, id.;
Frache Èva, Torre Pellice; Godine Giulio, Pinerolo; Clot Desiderata, Ferrerò;
Dellavalle Amelia, Serravalle Sesia;
Tron Rino, Porosa Argentina; Tron
Augusto, Pomaretto; Rostan Aldo, Pinasca; Griglio Livia, Porosa Argentina; Micol Laura, id.; Garro Ilmes, Pinerolo; Lala Eros, Roma; Breuza, Enrico, Salza; Chambon Enrico, Inv. Pinasca; Bongardo Tabea, Como; Berlinat Paulette, Torre Pellice; Vannuccini Lorenza, Siena; Bassi Ines, Parma; Ribet Edoardo, Portolino; Capparucci Fausta, Roma; Mengiardi Giovanna, Firenze; Pascal Delfina, S. Secondo; Pons Abele, Perrero; Paschetto
Silvio, S. Secondo; Forneron Stalle Caterina, Bricherasio; Zauli Guido, Monticelli Brasati; Massobrio Daniele, Torino; Paschetto Lidia, Pinerolo; Bertoque Lina, Torre Pellice; Tron Euge
nia, Torino; Barzaghi Alina, Milano;
Giardini Luciano, Torino; Gaydou
Fausta, Luserna; Rabaglia Tina, Parma; Von Wunster Beatrice, Bergamo;
Notari Vincenzo, Lusigliè; Miopi Tron
Paolina, Perrero; Ferro Tron Elvira,
Perrero; Weber Arnoulet Roberto, Milano; furato Guglielmo, Firenze; Rosati Luigi, La Spezia; Gianassi Revel
Emilia, Castellamonte; Scarinci Nora,
Forano; Scarinci Margherita, id.; Bocchiardo Silvio, Porle; Micheletti Elena, Bergamo; Bonjour Paolo, Prarostino; Malan Ro.setta, Luserna; Gaydou
Ada, id.; Fam. Gay, id.; Pocci Vincenzo, Roma.
Doni di L. 1.500;
Peyronel Ernesto, Milano.
Doni di L. 2.000:
Long Mimy, Pinerolo; Costa Mirella, Firenze; Fam. Lena, La Maddalena; Colletta Antonio, Matrice; Albano
Zaccaro Evangelina, Portogruaro; Rocco Giuliani, Forano; Cecchitelli Luigi, id.; Pons Marcello, Perosa Arg.;
Pavarin Domenica Adele, Lu.serna.
Doni di L. 2.500 ;
Pascal Aline, Francia; Rostan Gianna, Milano; Kunzler Bertin Ester,
Svizzera; Minucci Sergio, id.; Kunzler Koelner Emil, id.; Giacometti Guido, id.; Stossinger Traudì, Germania;
Gay Evelina, Pinerolo; Negri Elvio,
Felonica; Blaser Emil, Svizzera; Pellenc Roberto, Pinerolo; Pellenc Riccardo, Torre Pellice.
Doni di L. 3.000 :
Proietti Bounous Irene, Rivoli;
Bounous Amelia, Genova.
Altri doni :
Rizzi Mario, Genova 20.000; Bossatti Lidia, Alassio 15.000; Godino
Livio, U.S.A., 1.950; Moncada A., Canada 5.400; Eggarter Silverius, U.S.A.
2.820; Benvenuti Pons Anita, Torino
4.000; Gasbarro Giuseppe, S. Gregorio Magno 5.000; Godino Umberto,
Pinerolo 5.000; Goltardi Sauro. Milano 10.000; Sappé Emile, Francia
4.465; Marziale Paolo, Roma 5.000;
Alimonda Rita, Genova 10.000; De
Carli Iolanda, Torino 4.000; Falchi
Franco, Milano 5.000; D’Àbramo Angelo, Roma 5.000.
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Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
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Terre Pellice