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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
«TU SEI LA TUA
BIBBIA»
«Tutte le cose che voi volete che gli
uomini vi facciano, fatele anche voi a
loro; perché questa è la legge e i profeti»
Matteo 7,12
PER puro caso, come sovente accade, mi sono imbattuto in una
parola di Lutero che sinora non avevo mai visto citata e che non ci si
aspetterebbe possa essere sua. Si trova in una predica tenuta tra il 1530 e
il 1532 (non si conosce la data esatta) sulla parola fi Gesù contenuta nel
Sermone si monte in Matteo 7, 12.
Ecco uno dei paragrafi centrali del
commento: «Sicuramente Cristo ha
fatto le cose per bene non dandoci
altro esempio che noi stessi e ponendo questo esempio tanto vicino a noi
che più di così non si potrebbe, cioè
nel nostro cuore, nel nostro corpo,
nella nostra vita e in tutte le nostre
membra. Nessuno deve correre lontano o impiegare tanta fatica ed
energie. Questo libro si trova infatti
nel tuo stesso petto, ed è un testo così chiaro che non hai bisogno di nessun commento (...). Tu stesso infatti
sei la tua Bibbia, il tuo maestro, dottore e predicatore. Cristo orienta il
tuo sguardo in modo che tu veda che
questo libro è scritto [lett. “attraversa”] in tutte le tue opere, parole,
pensieri, cuore, corpo e anima. Se ti
lascerai guidare solo da esso, diventerai saggio e più istruito dei giuristi
con tutta la loro arte e i loro libri».
Lutero precisa che qui Gesù non
parla della fede ma delle opere. La
«predica della fede» è diversa. Qui
Gesù non insegna a credere ma a fare e ne enuncia la regola fondamentale che «lo Spirito Santo detta incessantemente nel cuore di tutti gli uomini». In questo contesto Lutero osa
affermare: «Tu stesso sei la tua Bibbia». La portata delTaffermazione è
circoscritta alTambito del comportamento, delle «buone opere» e, più in
generale, della vita cristiana. L’affermazione resta ugualmente sorprendente e vale la pena riflettere un
istante su di essa.
IN fondo Lutero non dice nulla di
diverso da Gesù. Nella cosiddetta
«regola d’oro», che nella sua variante
negativa («non fate agli altri quel che
non vorreste fosse fatto a voi») è comune a molte religioni, Gesù ravvisa
il sommario della legge e dei profeti
cioè, nell’ottica ebraica che gli è propria, dell’intera rivelazione biblica.
Non si tratta di due leggi diverse,
una esterna scritta nelle pagine della
Bibbia e una interna scritta nell’animo di ciascuno. Non si tratta di due
diverse rivelazioni e quindi di due
diverse Bibbie. Si tratta della stessa
rivelazione, della stessa legge e della
stessa Bibbia, scritta in luoghi e forme diverse. La Bibbia esterna (cioè la
legge divina in essa contenuta) con la
«regola d’oro» diventa interna, e siccome la sua applicazione dipende da
ciascuno di noi, Lutero può dire:
«Tu sei la tua Bibbia». Egli eccelle
nell’uso del linguaggio visivo, le sue
sono parole che si vedono: le imma8ini che adopera si stampano
nell’animo, e non è più possibile dimenticarle. «Tu sei la tua Bibbia»:
per leggerla, impara a leggerti. A
Leggere dentro di te questa «regola
d’oro» che, se osservata, farà della
tua vita una luce.
Paolo Ricca
Spedizione in a. p. 45% • art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapita re^ire al mittente presso TIMdo PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 33-1“ settembre 2000
lECUMENISMOMBHH ■^■AMERICA LATI
Le chiese ortodosse russe Come vincere la violenia
e la ricerca deli'unità di miriam reidy-prost
Si sono conclusi a Torre Pellice i lavori del Sinodo e deirAssemblea battista
La sfida dell'ordinarietà
La collaborazione tra battisti, metodisti e valdesi passa a una fase «ordinaria»
Pur nella diversità, si cerca di armonizzare e rendere più credibile la testimonianza
EUGENIO BERNARDINI
ANNA MAFFEI
Qualcuno l’ha definita «di tono
minore», e in un certo senso si
può convenire che il dibattito nei
gruppi e in plenaria non abbia raggiunto quei livelli di tensione ideale
e spirituale che caratterizzarono certamente la prima e, anche in parte,
la seconda sessione congiunta fra
Assemblea battista e Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste. Qui e là
abbiamo registrato su singole questioni qualche perplessità, qualche
timore, qualche silenzio, qualche assenza, sintomi questi di qualche difficoltà nel cammino comune.
Nel dibattito più generale sull’evangelizzazione siamo stati in grado
di sentire il soffio dello Spirito. Ab
M Assemblea-Sinodo
I nuovi eletti in
Tavola e Ucebi
L’Assemblea delle chiese battiste,
che ha svolto i suoi lavori a Villar
Pellice, ha eletto presidente delTUcebi il laico Aldo Casonato. Friulano, 63 anni, fino al 1995 Casonato
ha lavorato come dirigente in una
grande industria per poi mettersi a
disposizione dell’Ucebi come «operatore diaconale» nel settore amministrativo. Alla vicepresidenza delTUcebi è stata riconfermata la pastora Anna Maffei di Napoli. Il Sinodo
ha eletto nuovo moderatore il pastore Gianni Genre. Già membro della
I Tavola valdese, ha 43 anni ed è stato
pastore a Torino, Cosenza e Dipir
gnano, Ivrea e Biella; dal 1994 è stato
pastore della Chiesa valdese di Villar
Pellice. Vicemoderatore è stata eletta
Maria Bonafede, pastora della Chiesa valdese di Roma piazza Cavour.
biamo parlato lo stesso linguaggio,
riconosciuto la stessa urgenza di testimoniare con rinnovata passione
TEvangelo di Cristo, abbiamo condiviso difficoltà ed esitazioni. Abbiamo
parlato. Quasi sempre siamo riusciti
ad ascoltarci. Quando però abbiamo
provato a tradurre in progetti concreti questa «parola alta», ci siamo
scoperti inadeguati. Più domande
che risposte non solo nel documento
al centro del dibattito ma anche fra
noi. Qualcuno ha parlato di genericità nelle formulazioni, altri ne hanno rilevato vistose carenze. Qualcuno ha compreso che nessuno può
sostituirsi alle chiese come luoghi
dove cercare e sperimentare nuovi
sentieri di testimonianza.
Se abbiano giocato qui le difficoltà
incontrate localmente nel lavoro co
mune, se si sia scontata una più generale carenza di ispirazione, se siano prevalse preoccupazioni e interessi interni alle singole denominazioni, è difficile dirlo. Forse più banalmente, ha influito il carico di lavoro delle singole assemblee, lunghe
e oberate, come sempre del resto, di
questioni urgenti da risolvere.
Rimane dunque la sensazione generale che con questa terza sessione
congiunta di Assemblea-Sinodo siamo forse entrati nell’ordinarietà del
nostro cammino comune. E questo è
per molti aspetti un bene. L’«ordinarietà» del nostro cammino comune
significa che nessuno fra noi, anche
il più prudente e sospettoso, pensa che da questo percorso le nostre
Segueapag. Il
Assemblea-Sinodo
Le decisioni
principali
L’Assemblea-Sinodo ha approvato
un ordine del giorno che recepisce il
documento «Dire la salvezza alle
donne e agli uomini del nostro tempo», rilevandone «la validità come
strumento di stimolo alla riflessione
nelle nostre chiese»; ha inoltre approvato alcuni documenti sulla collaborazione reciproca: nel campo
degli strumenti di comunicazione (il
settimanale comune Riforma, l’editrice valdese-metodista Claudiana e
il Servizio battista di produzione audiosivisi, Spav), della collaborazione
a livello regionale e locale, delle
commissioni miste (diventeranno
«bmv» le commissioni Culto e liturgia e Relazioni ecumeniche) e ha dato mandato agli esecutivi di nominare un gruppo di studio che approfondisca il tema dell’omosessualità.
Valli valdesi
Borse di studio
per infermieri
In Italia si ripropone il problema
della carenza di infermieri; sono ogni
anno 3.500 a diplomarsi, mentre ne
servirebbero 10.000. Anche nel Pinerolese, e quindi nelle strutture ospedaliere della Ciov, il problema si fa
sentire, sebbene in forma un po’ ridotta. Per questi motivi la Ciov e le
associazioni degli Amici degli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto lanciano un appello perché dei giovani
intraprendano questo tipo di studi e
di formazione. Gli ospedali valdesi, in
ogni modo, riflettono in proporzione
altri problemi riscontrabili a livello
nazionale, fra cui la carenza di medici
specialisti. Intanto sono stati attivati
dei posti letto per lungodegenti a
Torre, e di riabilitazione a Pomaretto.
Apag.7
Lire 2000 - Euro 1,03
ECODaLEVAL
0 coatto
diM«SlMOGNONE
L'OPINIONE I
LA VIOLENZA
SUI MINORI
Al di là dei principi giuridici (forse
violati, su questo si esprimerà il governo e gli organi competenti); al di là
del buon gusto (violato senza il forse,
e su questo molti si sono già espressi),
la pubblicazione da parte del quotidiano «Libero» delle liste di pedofili
lascia perplessi dal punto di vista della presunta utilità. Quelle persone, poche, già condannate, non possono essere le più pericolose. Il carattere più
infido dell’abuso ai danni dei minori
avviene all’interno delle famiglie e dei
conoscenti più stretti, e si può star sicuri che della stragrande maggioranza
deUe violenze che avvengono in questo ambito non sentiremo mai (ma
proprio mai) parlare. E anche le misure di legge, le iniziative politiche e le
decisioni conseguenti potranno fare
poco per rafforzare l’azione della repressione, che è necessaria ma che già
si fa, e che interviene dopo che il fatto
è stato compiuto.
Di più si può fare (e pare ce ne sia la
volontà) per insegnare ai bambini, ma
anche ai genitori e agli operatori della
scuola, come difendersi, ovvero come
leggere i segnali di disagio e di turbamento che potrebbero essere indice
dell’ingresso in un circuito perverso di
blandizie e attenzioni particolari, se
non di veri e propri abusi e violenze. A
questo livello dunque i soggetti interessati sono le potenziali vittime e
quanti rappresentano i loro affetti, i
loro punti di riferimento, le loro guide.
Ma c’è un altro livello che può e deve coinvolgere tutta la società, ed è il
livello che deve portare all’isolamento
di chi delinque in questa forma ripugnante che è la violenza sui minori.
Come altri reati che trovano la propria
radice nei comportamenti devianti
(non, per esempio, una truffa o un falso in bilancio), quelli legati alla pedofilia e portati alla luce sono commessi
da un numero ristretto di persone.
Non siamo invasi da milioni di pedofili. E tuttavia esistono comportamenti
sociali e abitudini culturali che non
sono, com’è ovvio, perseguibili, ma
che sono assai discutibili e che possono incoraggiare comportamenti'più
gravi. Per esempio ostentare sguardi
famelici o pronunciare battute pesanti
all’indirizzo di una signora o signorina ritenuta avvenente non è delittuoso
e spesso non fa male a nessuno; ma
contribuisce a legittimare la convinzione che la donna possa essere Soggetto di preda», che non ci sia nulla di
riprovevole nell’attediarsi a cacciatore (più volte la Fcei e la Fdei in questi
ultimi anni ci hanno ricordato questa
situazione che per molti sembra appartenere al passato).
I minori non subiscono, purtroppo,
soltanto «attenzioni» che sfociano nella violenza e nel crimine; sono spesso
oggetto di sentimenti complessi e ambigui che, magari anche d di là delle
intenzioni, provocano turbamento.
Perché il bambino dall’adulto si attende affetto e quest’ultimo invece mette
a volte in gioco, oltre all’eventuale affetto, anche sentimenti che il bambino
non conosce e non può capire. E questo è un inganno. Anche se non provoca violenza esplicita, crisi esplicite,
condanne esplicite, siano esse di natura morale o legale. Dire no a questa
«zona grigia» non risolverà tutti i problemi, ma può togliere almeno una
parte di legittimazione a quanti, non
essendo ancora autori di crimini, possono fermarsi in tempo.
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ l°SEnEMBRE^?f» vENERD
«Beati i puri di
cuore, perché
vedranno Dio...»
(Matteo 5,8)
«^° Chiamata a sé
la folla, disse
loro: “Ascoltate e
intendete:
^^non quello che
entra nella bocca
contamina
l’uomo; ma è
quello che esce
dalla bocca,
che contamina
l’uomo!”.
Allora i suoi
discepoli si
avvicinarono
e gli dissero:
“Sai che i farisei,
quando hanno
udito questo
discorso, ne sono
rimasti
scandalizzati ? ”.
^^Egli rispose loro:
“Ogni pianta che
il Padre mio
celeste non ha
piantata, sarà
sradicata.
Lasciateli; sono
ciechi, guide di
ciechi; ora se un
cieco guida un
altro cieco, tutti
e due cadranno
in un fosso”.
Pietro allora gli
disse: “Spiegaci
la parabola”.
Gesù disse:
“Anche voi siete
ancora incapaci
di comprendere?
'^Non capite che
tutto quello che
entra nella bocca
va nel ventre
ed è poi espulso
nella latrina?
'^Ma ciò che esce
dalla bocca viene
dal cuore, ed è
quello che
contamina
l’uomo.
Poiché dal cuore
vengono pensieri
malvagi, omicidi,
adultèri,
fornicazioni,
furti, false
testimonianze,
diffamazioni.
essier -1
■ “1
«BEATI I PURI DI CUORE...»
Per la Bibbia il cuore non è il luogo del sentimento, bensì della ragione. Il contrario
della «purezza di cuore» è quella che potremo definire «doppiezza d'animo»
GREGORIO PLESCAN
La purità
Queste sono
le cose che
contaminano
l’uomo; ma il
mangiare con le
mani non lavate
non contamina
l’uomo”»
(Matteo 15,10-20)
Questa beatitudine può riservarci alcune interessanti
sorprese in molti sensi. La «purezza» (o per meglio dire la «purità») è fondamentale nella
mentalità che sottostà a diverse
riflessioni della Scrittura, soprattutto nell’Antico Testamento. Anche il lettore distratto della Bibbia si rende conto che
questa dà lunghi elenchi di oggetti, eventi e comportamenti
puri o impuri: «...questi sono gli
animali che potrete mangiare
fra tutte le bestie che sono sulla
terra. Mangerete ogni animale
che ha l’unghia spartita, il piede
forcuto, e che rumina. Ma tra
quelli che ruminano e tra quelli
che hanno l’unghia spartita,
non mangerete questi: il cammello, perché rumina ma non
ha l’unghia spartita; lo considererete impuro... la lepre, perché
rumina ma non ha l’unghia
spartita; la considererete impura; il porco, perché ha l’unghia
spartita e il piede forcuto ma
non rumina; lo considererete
impuro... Fra tutti gli animali acquatici voi potrete mangiare
questi. Mangerete tutto ciò che
ha pinne e squame nelle acque,
tanto nei mari quanto nei fiumi.
Ma tutto ciò che non ha né pinne né squame, sia nei mari sia
nei fiumi, fra tutto ciò che si
muove nelle acque e tutto ciò
che vive nelle acque, lo considererete abominevole... considererete abominevole tutto ciò che
non ha né pinne né squame nelle acque. Avrete in abominio
pure ogni insetto alato che cammina su quattro piedi. Però, fra
tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, mangere
te quelli che hanno zampe sopra
i piedi adatte a saltare sulla terra...» (Levitico 11).
Non è facile conoscere le origini remote della purità; probabilmente è qualcosa che gli etnologi chiamano un «tabù».
Non è una qualità «morale»
(«impurità» non è sinonimo di
«peccato»), né è sempre legata a
possibili conseguenze pericolose per sé o per gli altri.
Preghiamo
Signore Iddio, ti preghiamo
Dacci oggi la speranza - sì che possiamo guardare avanti,
alle sfide di domani
Dacci oggi il coraggio - per guardare in faccia le difficoltà
senza perdere la fiducia
Dacci oggi la fede - così che la gioia di incontrare il Cristo
ci porti a servire i fratelli e le sorelle
Dacci oggi di apprezzare dei doni che abbiamo ricevuto
-così che li possiamo usare responsabilmente
Dacci oggi di osare - offrire amicizia, servizio e amore
Dacci oggi, ti preghiamo, la visione della tua venuta.
Amen
Un dato oggettivo
UN elemento che va tenuto
presente, che segna una
differenza tra la nostra idea di
«purezza» e quella biblica di
«purità», è che per la Bibbia essa
è un dato oggettivo con conseguenze concrete, che possono
essere superate soltanto con un
rito apposito. Così la Bibbia conosce una complessa serie di riti
che sono atti a ristabilire la purità infranta; «Parla così ai figli
d’Israele: quando una donna
sarà rimasta incinta e partorirà
un maschio, sarà impura per
sette giorni; sarà impura come
nei giorni del suo ciclo mestruale. L’ottavo giorno il bambino
sarà circonciso... Ma, se partorisce una bambina, sarà impura
per due settimane come nei
giorni del suo ciclo mestruale; e
resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. Quando i
giorni della sua purificazione,
per un figlio o per una figlia, saranno terminati, porterà al sacerdote, all’ingresso della tenda
di convegno, un agnello di un
anno come olocausto, e un giovane piccione o una tortora come sacrificio per il peccato. 11
sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà l’espiazione per lei;
così ella sarà purificata del flusso del suo sangue. Questa è la
legge relativa alla donna che
partorisce un maschio o una
femmina» (Levitico 12).
«11 Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, e disse: "Quando qualcuno avrà sulla pelle del
suo corpo un tumore o una pustola 0 una macchia lucida e vi
siano sintomi di piaghe di lebbra, quel tale sarà condotto dal
sacerdote Aaronne o da uno dei
suoi figli che sono sacerdoti. Il
sacerdote esaminerà la piaga
sulla pelle del corpo; se i peli
della piaga sono diventati bianchi e la piaga appare più profonda della pelle del corpo, essa è
piaga di lebbra: il sacerdote che
l’avrà esaminata, dichiarerà
quell’uomo impuro. Ma se la
macchia lucida sulla pelle è
bianca e non appare essere più
profonda della pelle, e i suoi peli
non sono diventati bianchi, il
sacerdote isolerà per sette giorni
colui che ha la piaga. Il settimo
giorno, il sacerdote lo esami- •
nerà; se gli sembrerà che la piaga si sia fermata e non si sia allargata sulla pelle, lo isolerà per
altri sette giorni. Il settimo giorno, il sacerdote lo esaminerà di
nuovo; se vedrà che ormai la
piaga non è lucida e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà
quell’uomo puro: si tratta di pustola. Quel tale laverà le sue vesti e sarà puro. Ma se la pustola
si è allargata sulla pelle dopo
che egli si è mostrato al sacerdote per essere dichiarato puro, si
farà esaminare una seconda volta dal sacerdote; il sacerdote lo
esaminerà e se vedrà che la pustola si è allargata sulla pelle, lo
dichiarerà impuro; si tratta di
lebbra» (Levitico 13).
Il cuore
PER la Bibbia questo non è il
luogo del sentimento, bensì
della ragione e corrisponde alla
nostra mente. Questa sottolineatura è importante, perché
questo brano non dev’essere
confuso con il trionfo dei buoni
sentimenti; il contrario della
«purezza di cuore» è quella che
noi potremmo definire la «doppiezza d’animo». Ciò si inserisce
nel discorso globale di Gesù, e
nella riflessione relativa aU’ipocrisia nella religione, e si abbina
in maniera interessante a un altro «scandalo» proposto da Gesù
rispetto al rapporto tra legge e
contenuto; la riflessione di Matteo 15, 10-20 segna un punto di
svolta nella predicazione di Gesù relativa al legame tra purità e
moralità e si collega strettamente alla nostra beatitudine. Infatti
questo pone il problema dei
perché delle prese di posizione e
del loro risultati.
Vedere Dio
La paura per
le confusioni
PERCHÉ questa insistenza'?
Premettendo che è difficile
rispondere a questa domanda,
sia a causa del mistero delle sue
origini, sia perché si corre il rischio di esprimere un giudizio di
merito sulla cultura che le ha
prodotte, si può dire che forse la
sua base poggia su un’atavica
paura per le confusioni. Un certo modo di pensare biblico procede per divisioni nette: nel racconto della creazione di Genesi
1, 1-2,4, resistenza del mondo in
quanto tale avviene solo dopo
che l’ordine tra giorno-notte o
acqua-asciutto è stato fissato;
l’impurità si potrebbe trovare
nelle situazioni a metà strada
(pensiamo al divieto di mangiare
un pesce «non pesce» ...tutto ciò
che non ha né pinne né squame,
sia nei mari sia nel fiumi... lo
considererete abominevole).
La distanza tra Nuovo Testamento e Antico Testamento si
trova, emblematicamente, nella
parabola del «buon samaritano»; il sacerdote e il levita si
comportano «male» quando si
comportano «bene» perché per
mantenere la purità commettono un peccato. Questa riflessione inserisce elemento nuovo e
significativo: lo spostamento del
peso da rituale a morale.
T 7EDERE Dio» è una delle
\\ V immagini con cui la Bibbia afferma la possibilità di avere
una relazione con Dio: da un lato
questo tipo di espressione è coerente con le immagini «sensibili»
delle relazioni con Dio (come anche ascoltare la parola, gustare la
santa cena ecc.), dall’altro implica le ambiguità di questo incontro con chi non può essere incontrato normalmente.
Dopo il dono dei 10 comandamenti «Ecco, il Signore, il nostro
Dio, ci ha fatto vedere la sua gloria e la sua maestà e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco;
oggi abbiamo visto che Dio ha
parlato con l’uomo e l’uomo è rimasto vivo» (Deuteronomio 5,
24); dopo l’episodio del vitello
d’oro: «Il Signore disse ancora (a
Mosè): tu starai su quel masso:
mentre passerà la mia gloria, io
ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano
finché io sia passato; poi ritirerò
la mano e mi vedrai da dietro;
ma il mio volto non si può vedere» (Esodo 33,18-20). «Vedere»
Dio, quindi, è un modo per
esprimere la possibilità di avere
una relazione positiva con lui, a
partire dalle tensioni e difficoltà
presenti nella storia delle relazioni, umane e non solo.
Note
omiletiche
Questo brano costrj
ge il predicatore a fa,
attenzione a non
cad,
re nella pia banalità
«buoni sentimenti»”!
beatitudine non è un i!|J
to all'ingenuità o al«ca,
dorè», magari contrapp,
sti alla complicazione J
«mondo». Potremmo p,
rafrasarla così: «Felice,)
non è doppio nel suo»
vere la fede: questa èl
maniera per essere inj
lezione con Dio». Quan^
Gesù parlava di «purezza
aveva presente sia il coi,
plesso di riti e implicaz),
ni della purità biblica, sij
suoi rischi; leggendo alci
ni brani relativi alla le)
bra o al parto (con unad
versa «gradazione di in
purità» se nasce un m
schio o una femmina) no
possiamo fare a menoi
pensare a quanto il m
stro modo di pensare
Dio sia cambiato.
In questo senso le pa«
le di Gesù della parabd
citata sono esplicite e no
stupisce che siano stai
poco apprezzate dai si*
contemporanei; in quell
occasione egli fa un'affe
mazione ancora insupen
ta: «Non capite che tufi
quello che entra nella boi
ca va nel ventre ed è po
espulso nella latrina? It
ciò che esce dalla bocc
viene dal cuore, ed è qui
lo che contamina l'uomoi
Gesù sviluppa un'ide
non molto semplice »
fondamentale; se da uni
to la «fede» per essei
piena deve avere del
conseguenze, dall'altro
rischio del moralismoi
sempre in agguato. Qui
sta è una delle difficolt
del cristianesimo; noni
possibile fare a meno)
una «purità» (che perjl
ebrei è mangiare cibi poi,
per noi è legata all'cfo),
ma si può facilmenteabs
re in un formalismo preoi’
cupante. Per mantenes
l'equilibrio Gesù invitai
lo ascolta ad avere#
«cuore univoco», un mal
di pensare non dopp»
ma coerente. Con la pa#
boia il Signore ci spiegai
cosa consista questa
renza» di vita: non una»
rie di norme immutai
ma la disponibilità a gu#
dare agli effetti concrd
dei comportamenti.
Queste riflessioni poi
sono fornirci una basept
affrontare il compiei^'
tema del rapporto trai*
de detta e fede vissuti
Innanzitutto potrebbe«
sere interessante cerei
di fare un'analisi dei v®
ri e delle regole chevigi
no, quelle scritte e qu«*
sottintese. Quali soni
per noi, i confini tra «1#
ro» e «impuro»? E sin#
ramante possibile dii
che noi non conosciaij
queste distinzioni et«
nelle nostre chiese tutt
sono veramente uguali
in questa realtà che lap
rola di Gesù assume W
la sua importanza: l'a"*
nativa cristiana al rnor
smo prodotto da ogni
cietà è la coerenza tra
che si predica (non solO|
senso «cultuale») e^
che si vive. In questo i*
do, forse soltanto in d
sto modo, è possibile «
dere Dio», e manten«
una relazione con lui
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vescovi ortodossi russi hanno adottato un nuovo documento suH'ecumenismo
Gli ortodossi e la ricerca deirunità
Il documento intitolato «I principi fondamentali della politica della Chiesa ortodossa russa
nei confronti degli eterodossi» è stato approvato dai 146 membri del Consiglio dei vescovi
Il Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa ha
adottato un nuovo documento sulla politica della chiesa
riguardante i rapporti con le
chiese protestanti e cattolica
romana, che riafferma la necessità e l’importanza dei
rapporti ecumenici.
L’ecumenismo è diventato
una delle questioni più delicate a cui è confrontata la
chiesa russa da quando è
uscita dalle prove subite durante il regime comunista.
Nell’ultimo decennio, i responsabili di chiesa si sono
sforzati di ricostruire l’immagine della chiesa sia a livello
interno che esterno, ma alcuni elementi conservatori hanno condannato più volte tutti
i rapporti con le chiese non
ortodosse, considerando i
cattolici e i protestanti come
eretici. La crescita delle chiese non ortodosse che è seguita al periodo comunista nell’ex Unione Sovietica ha alimentato i risentimenti contro
le chiese estere.
Il Consiglio dei vescovi,
riunito a Mosca per quattro
giorni, ha sottolineato che il
Cristo ha chiamato i suoi discepoli ad adoperarsi a favore dell’unità. La nuova politica viene enunciata in un documento intitolato «I principi
fondamentali della politica
della Chiesa ortodossa russa
nei confronti degli eterodossi», adottato dai 146 vescovi il
15 agosto scorso. Si ritiene
che la Chiesa ortodossa russa conti oltre 100 milioni
di membri e sia la seconda
chiesa al mondo dopo la
Chiesa cattolica romana.
Il rapporto sull’ecumenismo è stato redatto da un piccolo gruppo di membri del
patriarcato di Mosca e distribuito ai vescovi il giorno del
loro arrivo a Mosca. Oltre al
documento di 20 cartelle sull’ecumenismo, i vescovi han
I 11 ruolo delle chiese nel dopo apartheid
Sud Africa: riconciliazione
un processo molto lungo
Il patriarca Alessio II di Mosca (a destra) con il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli
no approvato un rapporto di Per questo, ogni iniziativa in mento. Per Igor Kowalewski,
100 pagine, primo tentativo
di definizione di una politica
della chiesa sulle questioni
sociali. I due documenti vertono su temi controversi. Lo
stretto embargo, la presentazione e l’adozione veloci dei
documenti nel corso della
riunione indicano che i responsabili intendevano limitare la discussione. Ora che
sono stati adottati, questi documenti possono essere consultati (in russo, per ora) sul
sito Internet della Chiesa ortodossa (www.rusian-orthodox-church.org.ru).
Il documento sull’ecumenismo sottolinea che la Chiesa ortodossa è in realtà la vera chiesa e non soltanto una
chiesa fra le sue pari; è «la
chiesa una, santa, cattolica e
apostolica» fondata dal Cristo e menzionata nel Credo.
vista dell’unità con dei cristiani che sono stati «separati»
dalla Chiesa ortodossa è possibile solo a patto che il dogma e la tradizione ortodossi
vengano accettati. Ma il documento precisa anche che le
chiese non ortodosse «non
sono mai state considerate,
da parte delle chiese ortodosse, come totalmente prive
della grazia divina». Il testo
sottolinea che trascurare la ricerca delTunità è un peccató.
Esso si congratula per l’interesse occidentale per l’ortodossia e propone la fondazione di un centro di ricerca comune, e lo scambio di studenti e di esperti in teologia.
Alcuni responsabili di chiese minoritarie non ortodosse,
contattati dal corrispondente
deH’Eni a Mosca, hanno accolto favorevolmente il docu
prete cattolico romano, questo documento è una «tappa
molto positiva. Mi congratulo
in particolare per lo spirito di
mutuo dialogo...». Il pastore
Yuri Sipko, vicepresidente
dell’Unione dei battisti cristiani evangelici della Russia,
ha accolto bene il documento
che potrebbe, a suo dire, calmare le tensioni religiose nel
paese; «Nelle province molti
preti ortodossi affermano che
i battisti sono i loro principali
nemici - ha affermato Se i
vescovi capissero quello che
hanno accettato con questo
voto e continuassero a lavorare in questo spirito, sarebbe
meraviglioso. Porteremo questo documento da un vescovo
che vorrebbe che tutti i battisti fossero cacciati via per dirgli che egli sta violando le
proprie regole». (eni)
Le chiese del Sud Africa
fanno troppo poco per promuovere la riconciliazione
dopo le divisioni provocate
dall’apartheid. Questo il parere di Charles Villa-Vicencio,
direttore esecutivo dell’Istituto per la giustizia e la riconciliazione di Città del Capo. In un’intervista rilasciata
al termine di un seminario
svoltosi a Copenaghen, Charles Villa-Vicencio ha dichiarato che le chiese sudafricane
sembrano attraversare un
«periodo di stanchezza postapartheid».
Il seminario si inseriva nel
quadro del Festival «immagini del mondo» che si è svolto
per due settimane nella capitale danese. Era centrato sul
lavoro della Commissione
«verità e riconciliazione», diretta da Desmond Tutu, ex
arcivescovo anglicano di Città
del Capo e Premio Nobel per
la pace. Questa Commissione
ha permesso al Sud Africa di
seguire un processo unico di
riconciliazione che, secondo
Villa-Vicencio, ha probabilmente salvato il paese da
molti anni di violenza e forse
anche dalla guerra civile.
La Commissione ha ricevuto gli elogi della comunità internazionale ma molto rimane da fare e le chiese non fanno quello che dovrebbero, ha
fatto notare Villa-Vicencio.
«Molte chiese che erano in
primo piano nella lotta contro l’apàrtheid sembrano oggi
concentrarsi su questioni spirituali ma potrebbero svolgere un ruolo estremamente
importante nel processo di
guarigione e di riconciliazione, e attutire le profonde divisioni che esistono fra i sudafricani, ma non prendono sul
serio il loro ruolo».
Charles Villa-Vicencio ha
lavorato come responsabile
delle ricerche per la Commissione «verità e riconciliazione». Prima era professore
(rapporti tra religione e società) all’Università di Città
Consiglio delle chiese cristiane in Francia
Rimettere i debiti
Pubblichiamo la dichiarazione del Consiglio delle chiese cristiane in Francia sulla cancellazione del debito (Bip 1-15 luglio)
«Secondo l’Unicef, 500.000 bambini muoiono ogni anno
per mancanza di cure, 90 milioni di ragazze e di donne sono
prive di istruzione; eppure i fondi sono disponibili ma ampiamente utilizzati per il rimborso del debito.
Questa realtà delle conseguenze del debito che costringe i
paesi più poveri a rosicchiare sui budget essenziali della salute e dell’istruzione, ha mobilitato attraverso il mondo milioni di persone preoccupate di fare in modo che tale situazione non si ripeta più.
Confrontati a questa mobilitazione senza precedenti, i
paesi membri del G7, riuniti a Colonia il 19 giugno 1999,
hanno deciso la riduzione di circa metà del debito nei confronti di 36 paesi fra i più poveri e i più indebitati. In seguito
diversi paesi, fra cui la Francia, hanno annunciato un annullamento del 100% dei loro crediti bilaterali.
Un anno dopo, nonostante questi annunci unici nella storia della cancellazione del debito, i risultati rimangono deludenti. Solo 5 paesi (Uganda, Bolivia, Mauritania, Mozambico
6 Tanzania) hanno cominciato a beneficiare di riduzioni del
debito. Le condizioni richieste dal Fondo monetario interriazionale e dalla Banca mondiale esigono scadenze di attuazione troppo lunghe, non meno di 2-3 anni. La Francia, noriostante gli effetti d’annuncio, non prevede di annullare 1 insieme dei crediti che essa vanta nei confronti dei paesi poveri, le
promesse riguardano 45 miliardi di franchi, ovvero il 57% del
debito dei paesi poveri altamente indebitati.
L’iniziativa di Colonia è comunque ampiamente insufficiente e soprattutto troppo lenta. Per questo, dopo un anno,
il Consiglio delle chiese cristiane in Francia, preoccupato di
Vedere approdare rapidamente questa iniziativa in uno spirito umanitario e di giustizia, si unisce alle associazioni che
chiedono al governo francese:
- di annullare ora il debito dei paesi più poveri, nella trasparenza e con l’aiuto e la partecipazione della società civile;
- di rivedere insieme agli altri paesi membri del G7 a Okinawa nel luglio 2000 le misure decise a Colonia affinché
venga trovata una soluzione globale al problema del debito
c affinché le popolazioni del Sud non soffrano più quotidianamente per il suo fardello.
Rendere l’economia solidale dei più poveri rimane
robiettivo al quale siamo legati e verso il quale, insieme ad
^frri, continueremo a mobilitarci in nome di Gesù Cristo, Signore dei nuovi inizi e delle nuove partenze». _____
Il parere di R. Naylor, futuro segretario generale della Wacc
Quali rapporti tra chiese e mass media?
Per il futuro segretario generale delTAssociazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc), Randy
Naylor, se esiste un conflitto
tra le chiese e i media, è perché, quasi sempre, le loro
priorità sono divergenti:
«Non penso che i due si capiscano - ha detto in una recente intervista -. La chiesa
considera spesso i media come una forma di pubblicità e
non ha preso il tempo di capire i media: questa è in
realtà una delle cose più importanti che la chiesa potrebbe fare. Ogni scuola di teologia dovrebbe avere un corso
sui media, e ogni scuola di
giornalismo dovrebbe avere
un corso sulla religione».
«La chiesa può fare molto
perché i suoi membri siano
informati delTinfluenza dei
media sulla cultura, e può insegnare loro a rispondere in
modo efficace ai giornalisti»
ha dichiarato Naylor che ha
lavorato nel campo della comunicazione religiosa ed
ecumenica per circa 20 anni,
gli ultimi tre anni come direttore della comunicazione
presso il Consiglio nazionale
delle chiese degli Stati uniti
(Ncc). A suo parere, le chiese
sono più efficaci con i media
quando prendono l’iniziativa
e ce la mettono tutta per mobilitare la gente di fronte a un
problema sociale, non esitando a sollecitare una copertura mediática.
Naylor ha citato come e
sempio la posizione del Ncc
sulla controversia riguardante il piccolo Elián Gonzales a
Miami, in Florida. Elián era
l’unico sopravvissuto di un
naufragio avvenuto non lontano dalle coste della Florida
del Sud, durante il quale sua
madre e altri cubani, che
tentavano di fuggire dal loro
paese e di trovare rifugio
negli Usa, avevano trovato
la morte. Quando il padre di
Elián ha chiesto il ritorno di
suo figlio a Cuba, membri
della famiglia del ragazzino
residenti a Miami hanno protestato, ed Elián è diventato
una pedina nelle relazioni tra
Cuba e gli Stati Uniti. Il Ncc
ha allora agito con decisione,
e ha sostenuto la campagna
condotta affinché il padre ottenesse la custodia del bambino, che oggi è tornato a Cuba. «Siccome la famiglia che
viveva a Cuba non poteva
farsi sentire - ha raccontato
-, abbiamo fatto venire le
nonne del ragazzo negli Usa,
e abbiamo avuto la più grande conferenza stampa mai
tenuta all’aeroporto John F.
Kennedy. Ancora più grande
deU’arrivo dei Beatles negli
Anni 60. Momenti come
quello dimostrano che la fede
ha il suo posto nei media».
Interrogato sul messaggio
più importante che la chiesa
può comunicare al mondo,
Naylor ha risposto: «Penso
che il messaggio sia sempre
lo stesso: che Dio ha scelto di
amare la sua creazione. La
chiesa dice: "Dio ama i suoi, i
peccatori come il teologo’’».
Naylor, originario di Calgary,
in Canada, assumerà il posto
di segretario generale della
Wacc nel luglio 2001, quando
l’organizzazione terrà il suo
congresso (che si svolge ogni
sei anni) nei Paesi Bassi. Spera di allargare la base dei redditi dell’organizzazione, per
promuovere l’uso di nuove
tecnologie mondiali e accrescere la sua influenza sullo
sviluppo di una politica di
comunicazione mondiale.
Randy Naylor è stato presidente della Wacc dal 1991 al
1993 e dal 1994 al 1996; interrogato sul compito più importante della Wacc, ha risposto: «Perché la sua missione è così vasta, penso che il
suo successo sarà giudicato
secondo l’aiuto che saprà dare alle popolazioni locali nel
campo della comunicazione
sul piano iocale. Questo si
può fare attraverso ogni sorta
di media. Dobbiamo chiederci se siamo stati leali nei confronti di coloro che non hanno voce e se li abbiamo aiutati. Pensiamo che le loro vite
siano arricchite da quello che
possono fare grazie alla comunicazione. Il successo della Wacc non può misurarsi
con le cifre ma con l’aiuto
dato ai popoli poveri che potranno così sviluppare i loro
talenti nel campo della comunicazione e capire l’importanza di quello che vogliono comunicare». (eni)
del Capo. Per lunghi anni, ha
militato attivamente nella
lotta contro l’apartheid e ha
scritto diversi libri sul Sud
Africa, tra cui «La teologia
della ricostruzione». La Commissione «verità e riconciliazione» era stata istituita per
facilitare la transizione del
Sud Africa da un paese razzista diretto dai bianchi ad un
paese pienamente democratico. Il suo lavoro è durato
quasi tre anni, da dicembre
1995 a ottobre 1998.
Villa-Vicencio riconosce
che la Commissione ha fatto
più di quello che ci si poteva
attendere da essa per riconciliare il paese e permettere al
Sud Africa di prendere una
nuova partenza. Ma questo
lavoro non è concluso, ha
detto: «La riconciliazione
non è un evento. È un modo
di vita. Il Sud Africa è una società in fase di riconciliazione, non una società riconciliata. Considerata in senso
biblico, la riconciliazione è
un processo. Ma per molti, la
riconciliazione è stata “deprezzata” perché alcuni, che
non vogliono affrontare le
questioni veramente complesse e andare al cuore del
problema, le danno un significato populista, religioso.
Pensano che tutto vada bene
e che basti darsi un abbraccio, pronunciare parole “di
pace e d’amore” e bei discorsi, ma il nostro paese è pieno
di vittime e di sopravvissuti
della lotta contro l’apartheid.
Tutti portano ferite che non
si cancelleranno così facilmente. Per cui occorre molto
tempo per perdonare veramente la persona che ha ucciso il vostro marito».
Per Charles Villa-Vicencio è
essenziale, se si vuole portare
avanti il processo, che le chiese, in particolare nelle località
nere, siano più impegnate.
Certe chiese delle località nere praticano la teologia contestuale, prendendo racconti
e parabole della Bibbia come
punto di partenza delle discussioni su argomenti tabù
come le violenze sessuali e
l’Aids. Allo stesso modo le
chiese potrebbero organizzare servizi sulla riconciliazione, e consentire alle vittime
dell’apartheid di parlare delle
loro esperienze e di esprimere
i loro sentimenti.
La Commissione ha potuto
concedere l’amnistia a molte persone che hanno confessato i crimini che avevano
commesso durante il periodo
dell’apartheid. Era un mezzo
totalmente nuovo, di trattare
errori di un passato non democratico, una terza via tra
l’amnesia nazionale da un lato e la giustizia «del vincitore» resa in occasione del processo di Norimberga dopo la
seconda guerra mondiale.
Ma il modello sudafricano
non può essere semplicemente esportato verso altri paesi,
ha precisato Villa-Vicencio
che spesso viene invitato all’estero per parlare dell’esperienza sudafricana: «Sarebbe estremamente arrogante andare in un paese come
ad esempio la Sierra Leone, il
Kosovo 0 il Ruanda e dire:
“Ecco come bisogna fare”. In
Sud Africa ci siamo ispirati in
parte alle esperienze di altri
paesi, in particolare dell’America Latina, e abbiamo sviluppato il nostro sistema. Altri
paesi potrebbero fare un po’
di quello che abbiamo fatto,
adattandolo alle loro tradizioni e alla loro storia». (eni)
'T^aoiio
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L 10.000
L. 20.000
L. 20.000
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 1°SEnEMBRE200n VENERDÌ!
La riunione del corpo pastorale valdese e metodista
Sessualità e rapporti di coppia
Gli altri temi affrontati sono stati: il culto e lo liturgia, la formazione
pastorale e la designazione del nuovo docente di Teologia sistematica
GREGORIO PLESCAN
IL 17 e 18 agosto i pastori e
J ...
. le pastore valdesi e metodiste si sono incontrati per la
tradizionale riunione a Torre
Penice. Il 17 si è parlato di
sessualità: a partire dal racconto di Genesi 2, 25 («L'uomo e la sua donna, tutti e
due, erano nudi, ma non avevano vergogna») sono state
affrontate le questioni dello
sviluppo della religione a
partire dalla preistoria, quando pare venisse data più importanza alle relazioni basate
sulla condivisione del piacere
che alla procreazione. Di
questo troviamo delle testimonianze ancora presenti in
episodi biblici, come quello
citato della Genesi o nella
storia di Rut, antenata di re
Davide e poi di Gesù. Questo
tipo di approccio si verifica
anche oggi e nella vita di ciascuno e ciascuna, se si pensa
che una delle «chiavi» di un
rapporto amoroso si trova
nella capacità (e disponibilità) a presentarsi davanti
all’altra persona capaci di affidarsi ad essa, ammettendo
la propria debolezza.
Del resto anche il Talmud
(testo tradizionale ebraico di
commento e attualizzazione
della Scrittura) afferma che
«tre sono le cose che anticipano il tempo messianico: il
sabato, il sole e il far all’amore». A partire da ciò si sono
svolti dei lavori di gruppo su
Il moderatore ha presieduto i
lavori del corpo pastorale
tre domande: 1) come comportarsi con una coppia che
convive da anni e richiede la
benedizione della loro unione (non matrimonio)? 2) come comportarsi con una coppia di vedovi che richiede la
benedizione della loro unione, non matrimonio, per non
perdere la pensione di reversibilità del coniuge defunto?
3) come comportarsi con una
coppia di persone omosessuali, la cui unione è stata registrata in appositi elenchi
che alcuni Comuni già tengono, che richiede la benedizione della loro unione?
La mattina del 18 è stata
dedicata all’approfondimento di altri argomenti: la Commissione culto e liturgia e la
Commissione di formazione
pastorale. Entrambi questi
organismi svolgono un ruolo
. Chiesa metodista di Trieste
La stagione estiva
non ferma le iniziative
ELENA COZZI
Lt ESTATE e le vacanze non
I hanno fermato le attività
della comunità metodista di
Trieste. Molteplici avvenimenti hanno coinvolto tutti
noi, a cominciare dal consueto bazar al quale non sono
mancate deliziose cibarie,
prodotti in vendita e la tradizionale lotteria. Un altro
evento importante è stata la
laurea in ingegneria civile del
nostro fratello Leonardo
Guilherme Nhanala, metodista mozambicano, alla cui discussione finale ha assistito
I Biellese
In ricordo di
Fra Dolcino
Nell’ambito della «Festa di
Dolcino e Margherita», sabato 9 settembre alle 21, nella
chiesa valdese di Biella (via
Fecia di Cessato 9), la pastora
Erika Tomassone parla sul tema «Morale sessuale e peccato. Dai movimenti pauperistici medievali alla teologia
contemporanea». Seguirà libero dibattito.
L’indomani, domenica 10
alle ore 10, alla Bocchetta di
Margosio (Panoramica Zegna. Trivero, Biellese orientale), la past. Tomassone presiederà il culto. Alle 11 si salirà a piedi (un quarto d’ora
circa) al cippo di fra Dolcino,
in vetta al monte Massaro,
per l’Assemblea annuale della Ca de studi dossinian. A seguire, alle 13, agape fraterna
all’alpeggio di Margosio e nel
pomeriggio canti e balli della
tradizione alpina e operaia.
significativo nella vita dei pastori/e: il primo ha proposto
una rifiessione sul ,significato
del momento della confessione del peccato (in quale
parte del culto avviene, se e
come si ricollega ad altre parti dello stesso); il secondo ha
trattato il tema dell’accompagnamento dei candidati/e
e neopastori/e nella vita professionale. Entrambe le commissioni hanno membri battisti, metodisti e valdesi.
A conclusione di queste
giornate è stato introdotto
uno dei temi «forti» di quest’
anno: l’elezione di un professore di teologia sistematica, in
sostituzione del prof. Sergio
Rostagno. I professori alla Facoltà valdese di teologia sono
eletti dal corpo pastorale valdese e metodista, e vi sono tre
candidati: il past. Fulvio Ferrario e le pastore Elisabeth
Green e Gabriella Lettini. Tutte le candidature sono state
appoggiate da significative referenze, pur nella differenza
di ognuno; è significativo che
due terzi dei candidati siano
donne. Un’ampia discussione
ha dato la possibilità di affrontare anche una riflessione
sul progetto che sottostà a
una Facoltà di teologia e relativamente al legame esistente
tra insegnamento della dogmatica e dell’etica. Nella riunione del 22 è stato designato
il past Fulvio Ferrario, designazione che ha poi ricevuto
l’approvazione del Sinodo.
una rappresentanza della comunità che l’ha incoraggiato
e festeggiato. Inoltre il 12 luglio è approdata al porto di
Trieste la «Logos 2», una
grandissima libreria galleggiante, che porta la parola di
Dio e la sua testimonianza
attraverso un folto gruppo di
giovani che appartengono a
più di quarantacinque paesi
diversi. Una nostra sorella,
Paola Manocchi, ha prestato
servizio come volontaria all’interno della nave e racconta come la comunione, la
preghiera e il sostegno reciproco non siano mancati.
Un altro momento importante è stata la giornata di
domenica 15 luglio, quando
la sorella Laura Carrari Piroetti, prima predicatrice laica
della nostra comunità, ha voluto darci un’ulteriore'testimonianza conducendo il culto e ringraziando insieme il
Signore per i suoi ottant’anni
da poco raggiunti. Il 23 lu^io,
inoltre, è stato un altro giorno di festa e di ringraziamento al Signore; infatti nella
chiesa awentista della città,
che gentilmente si è offerta di
ospitarci, si è tenuto il battesimo e la relativa ammissione
nella comunità metodista di
Elisa Matta, la più giovane
dei suoi membri. La cerimonia è stata particolare in
quanto Elisa, appartenente a
una famiglia di origine battista, ha chiesto di essere battezzata per immersione: inoltre questo rito è stato condotto dal pastore Liberante Matta, suo nonno. È stato un momento molto significativo,
soprattutto l’ascolto della
confessione di fede, che ha
commosso tutti. Il mese di
luglio ci ha trovati impegnati
e uniti di fronte a molti avvenimenti e ci auguriamo che
sia così anche-in futuro.
.„.J Chiesa valdese di Coazze
Un caro saluto al pastore
Cesare Milaneschi
SILVANO PONS
Lo scorso 30 luglio la comunità valdese di Coazze
ha salutato il pastore Cesare
Milaneschi, inviato dalla Tavola a curare le comunità di
Colleferro e Ferentino. È stato
un momento particolarmente
intenso e colmo di commozione: la presenza al culto di
sorelle e fratelli che desideravano dare il loro saluto è stata
elevata, ed è stato questo , un
segno tangibile di riconoscenza per ciò che Milaneschi
ha fatto durante i nove anni
in cui è stato Era noi.
Un breve intervento di chi
scrive, in quanto presidente
del Consiglio di chiesa, ha
cercato di sottolineare l’energia spesa dal past. Milaneschi per non lasciarci adagiare nel nostro vissuto: durante il primo aiuto della sua
permanenza abbiamo affrontato l’impegno non indifferente della tinteggiatura del
tempio, alla quale ha fatto seguito una serie di altri lavori:
per diversi anni nel mese di
luglio abbiamo cillestito, sotto la sua regia, incontri culturali che hanno abbracciato
tematiche diverse (ecologia,
fra Dolcino, Giordano Bruno,
ecc.) affinché la nostra presenza nel territorio fosse più
marcata e potesse coinvolgere persone che altrimenti inai
avrebbero varcato la soglia
dei nostri locali.
La comunità in questi anni
si è ampliata: numerosi fratelli e sorelle provenienti da
diverse realtà territoriali (co
me Ghana, Zaire...) o religiose (cattolicesimo romano)
sono venuti ad arricchire spiritualmente e a portare il loro
aiuto personale nelle attività:
anche fratelli e sorelle valdesi
sono tornati a frequentare i
culti, e questo perché il past.
Milaneschi con tenacia e perseveranza li ha contattati, seguiti, ridestando in loro l’interesse per la loro fede: è importante per una piccola comunità riuscire a essere seguita da un unico pastore per
diversi anni; nel nostro caso i
benefici sono palesi.
Il dono di un orologio incastonato su una rotonda tavola di ciliegio con sullo sfondo
il tempio di Coazze e il versetto «Dio è amore» inciso a
caratteri gotici, opera di un
artigiano del luogo, e la fotografia di parte della comunità, scattata il 4 giugno in
occasione del battesimo della
piccola Roberta Rapetti, ha
concluso questa particolare
giornata. Salutiamo quindi il
past. Milaneschi, insieme a
Lem Lem e a Sara, augurandogli ogni bene nel Signore:
che il suo lavoro nelle comunità che sta per raggiungere,
e che fraternamente abbracciamo, possa dare altrettanti
frutti. Un caloroso saluto di
benvenuto va a Eugenio Bernardini che a partire dal 2h
agosto è il nuovo pastore: a
lui il Signore dia la possibilità
di compiere insieme ciò che
siamo tenuti a fare come suoi
figli: predicare la sua Parola
con la maggior forza a nostra
disposizione.
Alla Chiesa battista di Milano via Pinamonte
Un vivo grazie al pastore Paolo Spanu
VIVIANA BRINKMANN
La Chiesa battista di Milano via Pinamonte ha sa
lutato il pastore Paolo Spanu
e sua moglie Christine Calvert domenica 16 luglio, in
un bel pomeriggio soleggiato e fresco, come a Milano se
ne vedono pochi. Alle cinque
del pomeriggio, davanti a un
buffet a base di pasticcini,
uno più bello e buono dell’altro, preparati dalle instancabili Maria Rosa e Franca,
in tanti ci siamo riuniti al primo piano dello stabile per
ascoltare Paolo e Christine
ricordare dieci anni di permanenza e impegno in questa comunità. Erano rappresentate, con i loro pastori e
numerosi membri, tutte le
chiese della Lombardia, le
comunità cinesi di Milano
oltre a compagni di lavoro
nel percorso ecumenico. Abbiamo festeggiato la coppia
pastorale e donato qualche
piccolo ricordo, scattato foto
e ascoltato testimonianze di
stima e affetto.
Paolo ci ha fatto rivivere
momenti unici e anche critici
del nostro passato che, pazientemente e tesi al bene, insieme abbiamo affrontato e a
volte risolto. Peraltro già la
mattina, dal pulpito durante il
sermone del pastore «neoemerito», chiarissima è stata la
sua pastorale: non serve avere
ragione, serve... servire il Signore, come sai, come puoi,
con gli altri: il Signore è il nostro pastore e solo a lui va la
gloria nei secoli.
Ciò detto, non si può fare a
meno di sentirsi un po’ spaesati in questa grande chiesa
dove ci vogliamo bene ma
dove siamo anche abituati ad
avere precisi punti di riferimento: la grande esperienza
di Paolo e il sorriso di Christine hanno convogliato i nostri
impeti e anche le nostre impuntature nel torrente dell’amore fraterno, della pazienza, della libertà e del rispetto per ciascuno di noi e
per chiunque ci visiti. Ora
guardiamo avanti, avremo un
altro pastore o pastora (e se
siamo fortunati anche il o la
consorte), che speriamo abbiano la saggezza di Christine
e l’equilibrio di Paolo.
Ora questi si trasferiscono
nella loro casa alle valli vaidesi, ma ci hanno detto che
non cesserà il loro impegno,
durato già più di quarant’anni al servizio del Signore:
semplicemente ne modificano gli ambiti e i ritmi, acco
gliendo le altre sfide che il Signore vorrà concedere loro.
: Brescia m
Un'estate Nei
di vivace attività per ER
DAVIDE GIANNONI /niRCA L j baml
La Chiesa valdese di Bre
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scia, che anche quest’anno ha deciso di mantenere
aperto il tempio senza interruzioni, ha vissuto un’estate
particolarmente attiva. Il cuito domenicale è frequentato
da 50-60 persone e prosegue
con successo l’esperienza del
gruppo della corale, che si
riunisce il sabato sera per
provare nuovi inni e cimentarsi nel canto a più voci. Sul
pulpito si sono alternati, oltre
al pastore Giovanni Grimaldi,
i predicatori locali Lidia Trezzi, James Sackey e Davide
Giannoni; anche il 6“ circuito
ci ha validamente affiancato,
contando sulla disponibilità
della sorella Doriana Balducci (segretaria Ced) e del sovrintendente Gigi Ranzani.
La comunità è grata al Signore per le possibilità di testimonianza che il nuovo anno le presenta, rafforzata non
solo nella fede ma anche
nell’organico. Per la prima
volta ha superato la fatidica
soglia dei 100 membri comunicanti, di cui oltre un terzo
provenienti dalle chiese metodiste e presbiteriane dell’Africa. Tra i nuovi ammessi
c’è anche la sorella Elena
Mudacela, di origine cattolica, che dopo anni di frequenza assidua ha professato la
propria fede evangelica, siglando così l’ingresso a pieno
titolo nella Chiesa valdese.
Domenica 23 luglio, concluso il culto, la comunitàsiè
trasferita a Manerba del Garda per un’agape fraterna
presso la famiglia Gioacchini.
Poco a poco gli ospiti hanno
occupato non solo la casa ma
anche il giardino: eravamo
una quarantina, ma il cibo e
il buon vino non sono mancati a nessuno. Dopo pranzo
alcuni membri di chiesa africani hanno suonato e cantato gli inni della loro terra,
coinvolgendo anche i passanti con quella musica tanto
insolita quanto emozionante.
È stata anche un’occasione
per rivedere il nostro «decano», Cesare Battaglini, che da
qualche anno vive in una (lasa di riposo, e per pregare insieme colui che ci dona salvezza, pace e gioia sincera.
Infine sabato 29 luglio, nella chiesa luterana di Gardoiie
Riviera, il pastore ha unito in
matrimonio Claudio Masciali;
no e Vivien Giannoni, sui
quali ha invocato la benedizione del Signore. Ai numerosi ospiti è stato annunciato
l’Evangelo della liberazione e
della sdvezza in Cristo.
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CRONACHE DELLE CHIESE
CATANIA — Ringraziamo lo studente di teologia Rosario Confessore per avere sostituito il pastore impegnato ad AdelM
nel mese di luglio. Un saluto anche a Francesco Sciotto che
parte per Parigi a completare i suoi studi teologici.
• Nella chiesa battista sabato 22 luglio sono stati uniti in
matrimonio Concetta Condorelli e Luigi Miraglia, ai quali
vanno le nostre felicitazioni.
PRAMOLLO — La comunità tutta si rallegra per il culto tenuto
dal pastore Paolo Marauda domenica 27 agosto. Il pastor
Marauda svolse il suo ministero a Pramollo dal 1939 a
1948 ed è con molta gioia ebe i pramollini hanno ascoltai
il suo messaggio.
PRAROSTINO — La comunità porge le più sentite condoglian"
ze alla famiglia di Alessandro Rostagno, che ci ha lasciato
improvvisamente.
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Um momento della festa di saluto ai coniugi Spanu
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Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Un'insolita iniziativa del Servizio cristiano di Riesi; a colloquio con l'esperto
L'ecologia «del profondo»
di Lothar Krikowski
fjei boschi con i bimbi
per il «Progetto luglio»
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Circa quaranta bambini e
bambine di Riesi hanno
oartecipato al «Progetto luglio» realizzato dal Servizio
cristiano. Per tre settimane
Kathrin, Tom, Martina, Zoran, Vincenzo e Uli hanno
condotto i ragazzi attraverso
esperienze sensoriali con il
mondo che li circonda con
attività di manipolazione, degustazione di cibi da lorostessi preparati, disegni e altro ancora. Il punto forte del
progetto ha coinciso con la
quarta settimana, quando
^l’équipe degli animatori si
è aggiunto il pedagogista della natura Lothar Krikowski.
Giunto fra noi con strani bagagli, da cui sono man mano
uscite altrettanto strane attrezzature, questo cinquantottenne appassionato di natura, nonostante le barriere
linguistiche tuttavia felicemente superate, ha saputo
accompagnare bambini e
adulti in esperienze sensoriali
con la natura, che forse molti
di essi non avevano mai fatto.
Si comincia dalla natura attorno al Servizio cristiano, da
un boschetto che certo non è
il bosco del Nord Italia o del
Centro Europa ma che è comunque un pezzo di natura;
si discrimina ciò che è natura
da ciò che non lo è; si pulisce
il boschetto, ci si mette all’ascolto del bosco, si osserva
la vita di ciò che vi si muove.
Infine si va al Monte Formaggio a esplorare un bosco
(ahimè, questo non secolare,
ma uno di quei luoghi che in
Sicilia si chiamano «forestali»,
cioè boschi piantati dal Corpo forestale per recuperare
secoli di diboscamenti dell’
isola, un tempo ricoperta di
foreste). Anche questa «fore
stale» è un pezzo di natura;
possiamo discutere sulla
bontà di una piantagione di
eucalipti, anzi sul danno che
crea visto che ruba l’acqua e
impoverisce il suolo, al punto
che dopo aver estirpato eucalipti sembra difficile far crescere altro. Per il lavoro di
Lothar, anche il bosco di eucalipti è fonte di esperienze
sensoriali per i bambini: è la
natura a loro disposizione,
con cui possono acquistare
rapporti amichevoli.
Si lavora con gli specchi,
per farsi sorprendere da angoli di visuale inusitati: si catturano così prospettive insolite, si guarda attraverso i prismi, cogliendo giochi di luce
e nuove immagini, si raccolgono insetti in speciali contenitori che non li danneggiano
e permettono poi di liberarli
nel loro ambiente; di nuovo
si tocca, si ascolta la vita del
bosco, il canto degli uccelli,
lo stormire delle foglie, un
battito d’ali. Si impara a fare
silenzio per fare spazio al
suono della natura.
In questo spirito alcuni
bambini e bambine di Riesi
hanno sperimentato la natura: ci auguriamo che le belle
esperienze fatte possano ripetersi, che si possa anche lavorare con insegnanti in un
percorso simile. I bambini e
le bambine hanno portato a
casa piccoli tesori come frammenti di legno profumato di
cui, toccando a occhi chiusi,
si scoprono le forme, soggettive come le nuvole in cielo; e
al fondo di uno zainetto sono
riposti, speriamo per sempre,
i guanti di gomma con cui un
bambino voleva proteggersi
le mani nell’esplorazione del
bosco, ritenendo, o meglio
avendo ricevuto il messaggio
che la natura è sporca.
Dopo un’ottima cena, naturalmente vegetariana, cucinata da Lothar, lo abbiamo
intervistato.
- Da dove nasce questo interesse per la natura?
«Da mio padre, con lui ho
fatto da bambino le prime
esperienze nel bosco; conosceva molto bene il bosco e le
sue piante e portandomi con
sé mi ha dato moltè conoscenze, al punto che mi ha
stancato e io ho abbandonato
l’interesse per la natura; ho
lavorato in banca specializ.zandomi nell’uso del computer e per dieci anni nel management. Poi sono sceso di grado, perché questa vita consumava troppo le mie energie.
Allora mi sono interessato alla cultura dell’ambiente: ho
scoperto che le persone si impegnano per la tutela ambientale solo se vi hanno un
legame concreto e se sentono
che possono fare qualcosa.
Ho così seguito due formazioni: la prima in “ecologia
del profondo”, che riguarda il
rapporto tra ecologia e persona: l’altra in pedagogia della
Qui sopra e in aito: due momenti deii’attività nei bosco
natura. Dopo le prime esperienze di conferenze e seminari, mi sono accorto di avere
un talento pedagogico: senza
una pedagogia della natura,
che porta le persone a fare
esperienze concrete con
l’ambiente, non possiamo far
sì che si impegnino per la sua
salvaguardia».
- Temo molto quella parola
d’ordine secondo cui possiamo
salvare il mondo con i nostri
piccoli comportamenti quotidiani ma che ignora la mondialità della questione e i problemi economici e politici che
influenzano il comportamento verso l’ambiente. È così?
«Forse anch’io, all’inizio,
pensavo che con il mio corretto comportamento ambientale avrei salvato il mondo, molti credono che sia così. Ora il mio obiettivo è che le
persone acquistino consapevolezza dell’ambiente in cui
vivono e che un luogo diventi
più vivibile. Le persone fissate
e troppo ideologiche sono destinate a fallire. Il contatto
con la natura, per essere efficace, deve anche essere fonte
di divertimento e di benessere
del corpo e della mente».
- Con i bambini e le bambine del «progetto» e anche con
noi adulti il lavoro si è incentrato in particolare sulle esperienze fisiche con la natura.
Qual è il senso di tutto ciò?
«Io propongo un viaggio
dalla testa alla mano. Si tratta
di vedere la natura con altri
occhi, non avere con essa un
rapporto solo intellettuale
ma esistenziale. Vedere con il
cuore e con la pancia, aprendo tutti i sensi alla natura.
Spesso gli adulti sono a disagio con la natura: toccare
a occhi chiusi o vedere per
frammenti, o affidarsi all’
odorato li mette a disagio».
Positiva esperienza di evangelizzazione a Udine nel periodo estivo
Per le strade a testimoniare la fede in Gesù Cristo
GIOVANNA CANDOIFO TAVERNA
Venerdì 21 e sabato 22
luglio, una decina fra
membri e simpatizzanti della
Chiesa metodista hanno occupato il suolo pubblico in
piazzetta Belloni, nel centro
di Udine, per testimoniare e
informare la cittadinanza su
chi siamo, cosa crediamo.
dove abbiamo la nostra sede
e dove sono dislocate le nostre comunità nella regione.
Bibbie, pubblicazioni Claudiana, stampa evangelica e
dépliant, manifesti con la
pubblicità del settimanale
Riforma, della Settimana per
la libertà, fotografie della
chiesa evangelica di via Mercatovecchio (situata poco di
rio Con1 Adelfia
otto che
uniti in
ai quali
o tenuto
pastore
1939 al
iscoltato
doglian
lasciato
La Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia (Fcei)
ricerca
operatore-trice per il settore sociale del
Servizio rifugiati e migranti (Srm)
presso gli uffici romani della Fcei
Il lavoro offerto si espleta principalmente nei seguenti ambiti:
~ sportello di consulenza e orientamento (counselling, formazione, interventi diretti alla persona);
- rapporti con enti pubblici e con il «privato sociale» in Italia
6 all’estero (realizzazione di progetti di integrazione per
rifugiati e migranti):
~ collaborazione con le comunità evangeliche (promozione
e sostegno di progetti locali, formazione di operatori, consulenza per casi individuali).
Si richiedono
~ titolo di studio di li vello universitario:
-buona conoscenza dell’inglese e di una seconda lingua
straniera;
- esperienza, interesse e motivazione a operare nel settore
dell’immigrazione e del lavoro sociale;
-appartenenza a una chiesa evangelica;
-conoscenza dell’uso del personal computer;
-disponibilità a viaggiare in Italia e all’estero:
- disponibilità a lavorare con orario flessibile quando necessario per conseguire gli obbiettivi assegnati;
- capacità e volontà di lavorare in squadra con tutti gli ope^ ratori/trici del Srm;
'disponibilità a Iniziare il lavoro nell’ottobre 2000.
Le domande, complete di curriculum, dovranno pervenire
entro il 14 settembre 2000 a: Fcei, Ufficio di presidenza, via
'■'tenze 38,00184 Roma, fax 06-4828728.
stante da dove eravamo sistemati), chiusa nel 1929 e poi
demolita dal Comune per allargaré la via dove doveva
passare il tram, sono stati il
primo approccio per il dialogo. Un sottofondo musicale
con cassette di inni evangelici
serviva ad attirare i passanti.
Molti si sono avvicinati interessati al banco libri, molti
hanno chiesto informazioni: i
più anziani ricordavano di essere stati in quella chiesa,
uno anche di nascosto dalla
moglie. Abbiamo incontrato
una ragazza metodista straniera, con un ragazzo cattolico; da tempo cercava di avere
contatti con noi. Desiderava
un testo per fare conoscere il
mondo evangelico al suo
partner. Le abbiamo offerto
un semplice libretto da leggere Cristiani perché e loro hanno promesso che si sarebbero
fatti vivi in chiesa. Alcuni erano felici di incontrare i valdesi a cui avevano devoluto l’8
per mille sulla denuncia dei
redditi. Altri ci conoscevano
già, mentre molti erano al
l’oscuro della nostra presenza
in città. Una signora ci riteneva nel peccato perché non
adoriamo la Madonna e si
sentiva in dovere di convertirci a Maria. Abbiamo distribuito ai passati 300 dépliant
informativi e distribuito gratuitamente alcune pubblicazioni e Bibbie. A una bibliotecaria di Ovaro che ci ha detto
di avere da molti anni una
Bibbia evangelica ne abbiamo regalato una di recente
edizione, con sua gran gioia,
per gli abitanti della Gamia.
Le impressioni di questa
prima uscita sono state positive, interessanti e gratificanti per aver reso un servizio
per l’opera di evangelizzazione. Ascoltare gli altri, informarli, consolarli è stata una
gioia e ci siamo proposti di
non fermarci qui ma di proseguire nella'testimonianza
esterna: ci siamo resi conto
che il metodo a tu per tu è
molto efficace e che il Signore si serve di noi e che noi
stessi, quindi, siamo dei mezzi per l’evangelizzazione.
Campo donne a Tramonti di Sopra
strategie e linguaggi
della comunicazione
CLARA coni
A Tramonti di Sopra, al
Centro evangelico Luciano Menegon, dal 29 luglio al 6
agosto si è tenuto il campo
donne, aperto a tutti, sul tema «Comunicare la fede», diretto dalla pastora Francesca
Cozzi in collaborazione con
la Fdei. Sono stati presi in
considerazione diversi aspetti
della comunicazione, innanzitutto a partire dall’esperienza personale a partire dalla
nascita, quando manca la
percezione del diverso, c’è un
sentimento di fusione con la
madre e solo con il tempo si
realizza un doloroso sentimento di distacco, che porta
a sviluppare un sano narcisismo: quest’ultimo ci permetterà poi di poter amare anche
gli altri amando noi stessi;
uscendo dalle paure narcisistiche e accettando gli altri
come eguali si potrà comunicare e sviluppare l’amore.
Esiste un amore per il somigliante: per questo ci troviamo a nostro agio solo con
chi la pensa come noi, nei
club, nelle squadre sportive,
nelle esperienze artistiche e
religiose; c’è poi un amore
per chi è differente rispetto a
noi, amore che ci mette in
crisi, nel quale ci dobbiamo
relazionare con il diverso, lo
straniero: dobbiamo impegnarci per comunicare con gli
dtri superando il senso di solitudine che inizialmente ci
può bloccare. La comunicazione nelle comunità di fede
a volte può essere difficile,
ma può essere anche un programma di vita, se si prende
esempio da come Gesù Cristo
comunicava con tutti quelli
che lo avvicinavano e dalla
sua relazione con il Padre.
I partecipanti al campo
hanno avuto modo di esprimersi raccontando la propria
esperienza: portando esempi
personali di comunicazione
riuscita e di comunicazione
fallita, lavorando in gruppi
avendo come base di ricerca
testi biblici con esempi diversi di comunicazione, nonché
foto nelle quali trovare sigiiificati pertinenti. È stata coinvolgente la preparazione del
culto che concludeva il campo: si è riflettuto sul testo di
Atti 10, 1-49 (la storia del
centurione Cornelio), i cui
versetti chiave 34-36 («Dio
non ha riguardi personali...?
Egli è il Signore di tutti») sono stati centro della predicazione a più voci.
Il programma si è concluso
con due giornate dedicate alla musica e alla pittura. La
prof. Gina Carera ha presentato una panoramica dello
sviluppo del canto corale dai
primi secoli dell’era cristiana,
facendo ascoltare diversi brani di canto gregoriano, di corali di Bacb, di alcuni Requiem, con spiegazioni che
illustravano i vari passaggi,
rendendo così facilmente accessibile l’argomento. La pittrice Giovanna Del Piero, da
parte sua, ha presentato una
serie di diapositive di basiliche antiche, miniature, quadri e sculture di soggetto religioso, facendo rilevare gli sviluppi dell’arte e come questi
si siano modificati nel corso
dei secoli. Una parte di tempo è stata dedicata, sotto la
sua supervisione, al lavoro
pittorico personale nel quale
i presenti si sono cimentati
con soggetti vari.
Il campo donne ha dato
possibilità di espressione per
tutti, insieme alla considerazione per l’altro; il lavoro sia
teorico sia di animazione è
stato complementare e costruttivo. La fraterna ospitalità e la buona cucina del direttore Silvano Fani hanno
reso serena la permanenza e
c’è stato anche, alla sera, un
gradito spazio per momenti
di gioco e di canto.
Un banchetto nel corso della manifestazione
Espressione musicaie nel corso del campo
6
PAC. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 1° SETTEMBRE VOSERO
I Solidarietà tra la Chiesa valdese di Verona e la popolazione di Pancevo
Dalla parte di tutte le vittime
Colpiti dai bombardamenti della guerra dello scorso anno, gli abitanti della cittadina
serba mettono in pratica un ecumenismo concreto che ha bisogno del nostro aiuto
GRAZIA FUHRMANN SOIIRÒ
La comunità valdese di
Verona ha stabilito uno
stretto rapporto con la comunità riformata di Pancevo, cittadina della Serbia vicino a
Belgrado che, durante l’ultimo conflitto del Kosovo, ha
subito bombardamenti notevoli, anche alle sue industrie
chimiche. L’inizio è stata una
corrispondenza con il pastore
della comunità. Bela Halasz,
dopo che un giornalista serbo
da tempo residente a Verona
ci aveva messi al corrente dei
grossi problemi materiali che
incombono sulla comunità.
Abbiamo capito che erano
necessari sia denaro sia abbigliamento, dato il clima rigoroso dei mesi invernali.
La nostra comunità si è
mossa e diverse famiglie si
sono tassate con una cifra
mensile (complessivamente
400.000 lire), da mantenere
per un anno intero, e hanno
fornito indumenti. Spedire
l’uno e l’altro via bus o posta
sarebbe stato impossibile a
causa dell’intercettazione di
quanto passa sotto gli occhi
dei doganieri. Ecco dunque
che, grazie ad amici, si è preferito approfittare di persone
serbe che, venendo in Italia
con un pulmino, sarebbero
poi tornate in patria con denaro e vestiario da consegnare direttamente alle famiglie
più bisognose, segnalate già
dal pastore Halasz.
11 4 giugno scorso siamo
stati felici di fare direttamente conoscenza di Bela Halasz,
pastore di lingua ungherese,
del parroco cattolico Mihail
Eres e del pope ortodosso
Milovan Glogovac, tutti della
città di Pancevo, che ci hanno raggiunti in chiesa dopo la
nostra assemblea e l’agape.
Quanto ognuno di loro ci ha
raccontato ci ha fatto toccare
con mano ciò che l’ecumenismo vissuto sa fare. Pastore,
sacerdote e pope ortodosso
hanno unito le loro forze per
una causa concreta in un
paese disastrato e prostrato
dalla guerra: il locale di culto
riformato del centro di Pancevo, di circa 125 mq, poco
più grande del nostro tempio
di Verona, era ridotto in pessime condizioni in seguito ai
bombardamenti. Non avendo il denaro occorrente per
rimetterlo a nuovo (circa 20
milioni di lire), il loro Consiglio di chiesa aveva deciso di
fare ciò che poteva con i
mezzi a disposizione. Cattolici, evangelici e ortodossi hanno rimesso a posto la struttura offrendo gratuitamente
Effetti dei bombardamenti suiia Serbia
1.700 ore di lavoro. Ciò ha
anche favorito il recupero di
molte persone alla comunità.
Il pastore Halasz cura due
comunità, una nel centro cittadino, una in periferia. Ogni
domenica presiede il culto in
ognuna di esse; in più tiene
durante la stessa giornata due
incontri: uno per adulti, l’altro per bambini. Ogni quindici giorni cura la diaspora andando a predicare a 50 km di
distanza da Pancevo. I protestanti vivono in situazione di
diaspora. Nel Banato, a nord
di Belgrado e a est della Voivodina, quindi già in Romania, vi sono in tutto tre pastori in tre centri diversi che
stanno avviando opere molto
impegnative. A quanti gli dicono che gli evangelici sono
una minoranza e prima o poi
spariranno, egli è felice di dire che per grazia di Dio essi
esistono ed esisteranno ancora. La fede e la speranza in
Dio lo confortano e lo rafforzano nella convinzione che la
comunità può continuare a
crescere. 11 pastore sta imparando l’italiano col sistema
del rapporto tra le versioni
della Bibbia in ungherese e in
italiano. Al prossimo incontro
(si augura anche che la comunità di Verona possa andare a far visita alle sue), si
augura di poterlo parlare meglio: «11 gesto che state compiendo nell’aiutarci è il segno
della fratellanza, che non ci fa
più sentire soli e che ci dà forza, perché sappiamo che si
prega per noi», dice.
Alla domanda se a Pancevo
ci sia un movimento ecumenico, oppure se loro tre sono
insieme solo qui in Italia in
quanto sono all’estero, ri
sponde padre Mihail Eres,
parroco cattolico, e dice che
con la comunità riformata
hanno già avuto quattro incontri, cosa non possibile
con gli ortodossi, in quanto
la chiesa ufficiale è chiusa a
questo tipo di aperture.
L’ecumenismo lo si vive attraverso i matrimoni misti, e
là dove si vede e si respira
unità e amicizia spontanea.
Il sacerdote ricorda a questo
proposito che una comunità a loro vicina non avrebbe
avuto un invio di aiuti umanitari senza l’aiuto del pope
ortodosso Milovan Glogovac
che infatti, serbo e pope a
Pancevo, dice di condividere
in pieno quanto già detto dal
pastore e dal parroco, e si augura che non tornino più i
terribili giorni vissuti: «Giacché la fede in Dio è ima sola
- dice il pope -, se nei primi
mille anni i cristiani sono
stati insieme e nel secondo
millennio si sono divisi, cerchiamo nel terzo millennio,
uniti in Cristo, di tornare a
Dio, così saremo più vicini
gli uni agli altri».
Il pope ci mette poi ancora
una volta di fronte al fatto tre
mendo che è la gente comune a fare le spese di un conflitto non voluto. Ora c’è instabilità, c’è un sistema che
sta decadendo e che i gover. nanti della Serbia intendono
mantenere ancora a lungo;
nel frattempo la gente lotta
fra il nuovo e il vecchio. I
bombardamenti e la violenza
erano contro il regime di Milosevic, contro cui anche la
gente lotta, ma è soltanto il
popolo a portarne le conseguenze: «Noi siamo stati
bombardati ma Milosevic è
rimasto». Il pope chiede l’aiuto agli italiani perché loro
possano liberarsi dal regime:
«Come difendete con i militari in Kosovo i monasteri serbi,
così bisognerebbe fare anche
con il popolo serbo», dice.
Anche il pastore Halasz afferma che gli aiuti umanitari sono ciò che serve ora: medicine, perché la gente non è in
grado di comprarsele, e mezzi
di sussistenza; l’embargo distmgge la popolazione civile:
è senza dubbio contro il regime, ma così si aiuta il regime
a stare in piedi.
Si è discusso poi della difficoltà del dialogo tra chiese
cristiane e comunità musulmane, difficoltà che coinvolge tutta la società dell’ex Jugoslavia, creando grandi fratture. Halasz è convinto che
prima o poi ci sarà un cambiamento delle coscienze. In
Voivodina le chiese avranno
allora un compito enorme:
cureranno attraverso la loro
missione le ferite della popolazione. Il pastore chiede al
Signore la fede e la forza per
risolvere il problema di un
cambiamento di mentalità
perché, dice, la gente si è
riempita la testa di valori non
cristiani, si è come convertita
a una ideologia materialista
«che distrugge la parte migliore dell’essere umano e
quindi la società civile. Il nostro compito di cristiani, se
vogliamo il cambiamento di
mentalità, è ancora più duro
e difficile di quanto non lo
siano le azioni politiche».
L EtX)
i.n
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V. 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pineroio con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pineroio con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 32 del 25 agosto 2000 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 agosto 2000.
1998
Associato «Ha
UnkMW stampa
psrtodlca Italiana
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico
italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei, trasmessa a domeniche alterne e, in replica, il lunedì
seguente alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo.
Domenica 3 settembre, ore 23,40 circa, andrà in onda: «Assemblea-Sinodo»; «Perle di vetro. Storie di fede e vita quotidiana»;
«Terza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì 4 settembre alle ore 24,30 circa e lunedì 11 alle 9,30 circa.
H Chiesa battista di Rovigo
Quattro storie diverse
unite nel battesimo
STEFANIA RUZZA
Qualche tempo fa abbiamo avuto la bellissima festa di inaugurazione del
nuovo tempio battista, e subito dopo la prima presentazione dell’ultimo nato nella
comunità; poi domenica 11
giugno abbiamo gioito per
ben quattro battesimi: che
ricchezza per la nostra chiesa, e che meraviglia quando
nuove anime si aggiungono
alla famiglia dei credenti.
Le sorelle che hanno compiuto l’importante passo sono
Valentina, Paola, Julie e Jolie,
le ultime due di provenienza
africana. Valentina, la più giovane, frequenta la chiesa fin
da quando era piccolissima:
nella sua testimonianza ha
detto che da sempre sente di
appartenere al Signore, ma
adesso più che mai si sentirà
coinvolta e responsabile davanti a Dio e al mondo nel testimoniare l’amore e la salvezza in Gesù. Paola ha sentito la chiamata circa un anno
fa, ed è una di quelle cose difficili da spiegare: lo Spirito,
sta scritto, non lo vedi ma
soffia, e soffia dove vuole,
investendo anche lei, che era
timorosa e ora è più sicura
Julie, nigeriana, da pochi
mesi in Italia, si è felicemente
ricongiunta al marito dopo
parecchi anni di lontananza,
Al suo arrivo, oltre aH’amote
del coniuge, ha trovato anche
l’affetto della comunità e
ha ringraziato Dio per tutto
quello che ha fatto per lei testimoniando con il battesihio
il proposito di appartenere al
Signore. Jolie, proveniente
dal Congo (ex Zaire), è passata attraverso sofferenze e pròve, la più grande delle quali è
stata certamente la separazione dalla figlia ancora piecolissima, la quale è ora, dopo tante peripezie, finalmente di nuovo unita ai suoi cari,
Jolie ha superato ogni prova
grazie alla cura che il Signore
ha avuto per lei e per la sua
famiglia; solo la fede l’ha resa
forte e vittoriosa: questo ha
dichiarato pubblicamente attraverso il battesimo.
Ora queste quattro sorelle
cammineranno fianco a fianco con noi; la soddisfazione è
grande, ma la responsabilità
per la loro crescita spirituale
è ora più grande: sia loro sia
noi sappiamo che il battesimo è un punto di partenza.
Le sorelle che hanno reso la loro testimonianza battesimale
Dal Villaggio di Monteforte Irpino
Riscoprire l'ecumenismo
un appello a tutte le chiese
Con una lettera a firma del
past. Antonio Squitieri, inviata in data 27 luglio a tutti i vescovi cattolici delTIrpinia, il
villaggio evangelico di Monteforte Irpino lancia un appello a tutti i cristiani e alle
istituzioni delle varie chiese
deU’Irpinia. Un appello a riscoprire i rapporti ecumenici
che non possono più essere
lasciati alla buona volontà di
pochi, aH’improwisazione 0
allo spontaneismo. Dal Villaggio dunque si chiede: 1) la
costituzione di un organismo
permanente delle chiese cristiane deU’Irpinia che si ponga l’obiettivo di promuovere
l’ecumenismo, a cominciare
dalla conoscenza reciproca;
2) un momento di preghiera
comune a tutte le chiese da
realizzare costantemente, p®'
lo meno una volta al mese.
Per rendere concreto questo appello, i proponenti annunciano un primo inconù®
di preghiera e di organizzi'
zione per domenica 24 settembre, alle ore 17, al Villag'
gio evangelico.
A volte succedono avvenimenti stranissimi. Nella
serie di lettere che riceviamo
(sempre abbondantissima) ci
sono alcuni interlocutori che
insistono, scrivono, riscrivono, sembra che non riescano
a capire che si può benissimo
avere idee diverse e perciò
anche iniziare una discussione serena. ,Se ne parliamo oggi è perché questo tipo di interlocutori ha ancora uno
spazio abbastanza grande nel
nostro paese. Prendiamo
l’esempio di un sacerdote di
Verona. Con lui avevamo già
cercato di dialogare nel passato; e moltissimi ascoltatori
avevano reagito ai suoi improperi scrivendoci lettere di
grande interesse. Due erano
le reazioni, in generale; si di
ceva «ma non tutti sono così,
non generalizziamo», oppure
si metteva in discussione Resistenza stessa del sacerdote
che ci attaccava; molte telefonate chiedevano di poter
sapere il nome, e così via.
Oggi arriva una nuova lettera: «Dalla via del duomo di
Verona (imperterrito, il sacerdote ricomincia così) Po
veri delusi! Quand'è che finirete di ingannare la gente
con le vostre falsità? Siete pochi e sparuti! Siete pecore
senza pastori! 1 vostri pastori
sono illegittimi! Siete senza
autentica Eucarestia. Dopo
2000 anni non vi siete ancora
accorti che l’unica, vera, integra chiesa di Cristo è soltanto
la Chiesa cattolica apostolica
romana. Siete a Roma, e no
vi siete ancora [accorti] c*|
c’è il papa, maestro
infallibile e autentica di tutti
veri e sinceri cristiani. Ave
tradito Cristo, il Vangelti
tutta la vera tradizione ap
stolica. Vagate nell’errore pi
anormale e illusorio...»Altre volte, ricevendo leu
re di questo tipo ci ^tavan*
limitati a dire: «Cari ascolta
ri, giudicate voi...». Oggi- *
se, vai la pena di cercare n
vi modi di risposta. Lo tini® .
un po’ a tutti voi: come si P
rispondere a chi, 'tisisten
mente, considera un co
quio l’occasione di insulti(Rubrica «Parliamone insi^^.
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(Kuonca «faruurruj'^^ -J.
della trasmissione «Culto ev
lico» curata dalla Fcei anda
onda domenica 27 agosto)
7
PAG. 7 RIFORMA
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■1 Luserna San Giovanni, 9 settembre
«Architorti» in concerto
Due ottime occasioni per ascoltare il quintetto ^chitorti dal
vivo. Dopo il concerto pinerolese al Palatenda dell’expo Fenulli
di mercoledì 30 agosto alle 21,15, Tinteressante ensemble pinerolese sarà al tempio valdese di Luserna Sem Giovanni sabato 9
settembre sempre alle 21,15: una serata dell’associazione amici
Asilo valdese di San Giovanni. L’attuale formazione: Efìx Puleo
é Sergio Origlia al violino. Guido Neri alla viola. Marco Rodino
al violoncello e Loris Bertot che con Ciro Cirri si alterna al contrabbasso. Il gruppo, in bOico fra musica classica e trascrittura
originale di musica contemporanea, fino alle collaborazioni
«elettroniche» con Madaski degli Africa Unite, produrrà a metà
ottobre il primo Cd prodotto da Radio Beckwith Evangelica.
M Commemorazioni deH'8 settembre
Al Bagnoòu per ricordare
Resistenza. Ritorna l’appuntamento dell’8 settembre e con
esso le manifestazioni legate al Bagnoòu, in alta vai d’Angrogna. Si inizia venerdì 8 alle 20,30 con la fiaccolata a Torre Pellice a cui seguirà, nel municipio, l’inaugurazione della nuova sede delle associazioni combattentistiche. Domenica 10 al Bagnoòu, ore 10,30, cerimonia presso la lapide di Jacopo Lornbardini con orazione ufficiale del sindaco di Bricherasio, Luigi Bosio. In due serate successive verrà presentato il video del Gruppo teatro Angrogna con regia di Enrico Venduti: «Gino classe
1924: una storia di Resistenza»; il primo appuntamento è al cinema Trento mercoledì 13 settembre, ore 21; il secondo giovedì 14, ore 21, nella sala delle attività culturali di Angrogna.
Rifor
)ELLE mLLI
Fondato nel 1848
Iniziativa delle associazioni di «Amici» degli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto
Nuove borse di studio per infermieri
lo scopo è quello di contribuire a ridurre una cronica carenza di organici del settore, comune d'altro
parte a tutta Italia. Altre opportunità vengono dall'apertura di posti di lungodegenza e di riabilitazione
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PIEHVAIDO ROSTAN
L^ANNO scorso il SinoI do arrivò a ipotizzare
la creazione di una scuola per infermieri evangelica, tanto grave era
l’emergenza infermieri,
con una disponibilità assai inferiore rispetto alle
necessità del sistema sanitario: un elemento comune al livello nazionale
come a quello pinerolese. A un anno di distanza
la situazione non è molto
nxigliorata. «I dati resi
pubblici in questi giorni
- spiega il direttore amministrativo degli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto, Silvio
Vola - confermano questa carenza. Ogni anno si
diplomano in Italia 3.500
infermieri a fronte di una
richiesta di 10.000. Si
tratta dunque di un problema che permane e riguarda anche altri paesi
dell’Europa occidentale.
Per quanto riguarda la situazione specifica dei
nostri ospedali si può dire che qualche miglioramento ci sia stato: attualmente riusciamo a coprire i turni garantendo le
ferie dovute».
La Ciov, d’intesa con le
associazione «Amici dell’ospedale» di Torre Pellice e Pomaretto, ha lanciato un vero e proprio
appello verso la scelta
del diploma universitario
di infermiere, certo una
scelta non facile se si
pensa all’impegno rij^iesto e alle responsabiutà. Gli «Amici» si sono
ratti promotori di borse
di studio per chi volesse
avviarsi a questa formazione; l’anno scorso ci
sono state tre adesioni
ma siamo di nuovo al
momento delle iscrizioni
e dunque ha più che mai
senso riproporre l’incenhvo: chiunque fosse interessato può rivolgersi alla
lezione degli ospedali a
Torre Pellice.
«Per la verità il problenra non si pone solo per
8h infermieri ma anche
I lavori in corso all’ospedale di Torre Pellice
RADIO
BECKWITH
EVANGEUCA
PM 91.200-96.550
tei. 0121-954194
redazione.rbe® .
hpellic6.tiacalinet.it
per i medici specialisti aggiunge Silvio Vola è
difficile trovare dei medici specialisti pur in una
Italia che ha tanti laureati in medicina». Questioni centrali dunque; elementi che lasciano trasparire notevoli occasioni di lavoro qualificato
raramente colte dai giovani delle valli. Gli ospedali valdesi riflettono comunque problemi generali e risentono di difficoltà diffuse. Ma per
quanto riguarda il loro
specifico, si può dire che
la fase di riorganizzazione sia conclusa? «L’anno
scorso c’è stata la “revisione letti” che ci ha portato, su richiesta dell’AsI
10, a ridurre i posti letto
per acuti aprendo posti
letto per lungo degenti
sia a Torre Pellice che a
Pomaretto e posti di riabilitazione anche a Pomaretto - afferma Vola -.
Abbiamo una grossa attività ambulatoriale sul
territorio e la prospettiva
è quella di ampliarla
d’intesa con l’Asl».
Da alcuni anni si parla
molto del cosiddetto «distretto montano potenziato», un modo per riaffermare la centralità dei
servizi alla persona in zone montane, un progetto
dell’Asl, condiviso dagli
enti locali tuttavia, almeno per ora, mancano i finanziamenti; «Abbiamo
condiviso la filosofia del
progetto e riteniamo che
il ruolo degli ospedali vaidesi in questo quadro sia
centrale così come quello
delle altre opere valdesi
presenti sul territorio».
Gli ultimi dieci anni
hanno visto un costante
alternarsi di cantieri nei
due ospedali; ora è il caso
di Torre Pellice dove si lavora da circa un anno... «I
lavori, che riguardano la
nuova radiologia, una ridefinizione degli spazi
del laboratorio analisi, la
zona mortuaria e alcuni
servizi generali, non tolgono luce al resto dell’ospedale - spiega ancora Silvio Vola L’importo
complessivo è di 4 miliardi e 280 milioni (3 miliardi dalla Regione e la differenza arriva dall’8%o della chiesa valdese) e le
strutture dovrebbero essere usufruibili nella primavera del 2001. Per
quanto riguarda i parcheggi la Ciov ha acquistato già l’anno scorso un
terreno a monte dell’ospedale e in questi
giorni sta definendo l’acquisto di un altro terreno:
dovremmo dunque avere
un ampio parcheggio sul
retro dell’ospedale. Anche il Comune di Torre
Pellice dovrebbe ora fare
la sua parte in particolare
per l’uscita di via Castelluzzo su via Coppieri dove c’è un incrocio problematico». Nuovi parcheggi
che saranno agibili, assicura Silvio Vola, per la
primavera del 2001.
Presa di posizione di «Alp»
Beloit; un futuro
ancora da scoprire
La situazione alla Beloit
Italia di Pinerolo, dopo
l’accordo firmato a fine
luglio in cui si stabiliva il
passaggio della proprietà
dalla multinazionale statunitense proprietaria degli stabilimenti al gruppo
che fa riferimento all’imprenditore di Domodossola Romano Nugo, sembra essere in un momento di riflessione dopo più
di un anno di crisi, preoccupazioni e iniziative
messe in cantiere da più
parti che miravano a evitare la chiusura dell’azienda e il licenziamento
dei 250 dipendenti così
come lo scenario che si
era andato delineando
sembrava indicare.
In questo agosto di riflessione, in attesa dell’incontro di inizio settembre fra i sindacati e i
nuovi proprietari, l’Alp
(associazione lavoratori
pinerolesi) in un suo comunicato ripropone le teniatiche che nell’ultimo
anno hanno caratterizzato l’iniziativa sindacale
dell’associazione sottolineando da una parte «come nell’accordo siano de
lineati degli impegni industriali precisi su investimenti, valorizzazione
delle risorse tecniche presenti» ma anche «come
questo sia tutto da costmire, da verificare, così
come è da tenere sotto
controllo la situazione affinché il tutto non si riduca a qualche speculazione sulle aree» e rilancia in
materia di occupazione
dichiarandosi a favore di
formazione e di riqualificazione del personale ora
in Beloit.
Davanti a un fronte
sindacale moderatamente ottimista sul futuro dell’azienda Alp invita non solo la nuova
proprietà a mantenere
gli accordi ma anche le
istituzioni e i lavoratori a
«continuare sulla strada
fin qui percorsa per il
consolidamento dei risultati ottenuti». Il tutto
si potrà vedere a settembre quando le rappresentanze sindacali incontreranno la nuova proprietà
e si dovrebbe cominciare
a capire qualcosa di più
sul futuro dell’azienda e
sulle idee di Nugo.
ICONTRAPPUNTOI
PER UN CRISTIANESIMO
SENZA TONI «RELIGIOSI»
SUINA BHUU
È difficile non rimanere
senza parole dinanzi al
successo delle giornate
mondiali della gioventù a
Roma. Senza parole perché
si presenta sempre complicato replicare a una serie di
contenuti piuttosto scontati. Così perlomeno mi sono
sembrati i facili slogan dei
tanti giovani radunati a
Tor Vergata; ■■■■■HI
luoghi comuni
di un «cristianesimo giovanilistico» che
lizzando l’umanità e il
mondo intero.
Come credente ho temuto per la forza della loro
autosufficienza e del modo
con cui quei volti gioiosi
hanno esibito una fede che
per me non potrà mai porsi come assoluto bensì come tensione, ricerca verso
un Dio dal quale traggo
■■■■■■Wi forza per il
non riesce a
entrare in contatto con quel
/ moitì giovani
di Tor Vergata e
l'esigenza di una
mio continuo
ricercare. Di
nuovo ritorno a pensare
al Sinodo e alle discussioni con una a'
che avviene ve- fede SObua, baSata mica *»1 '^alo
ramente nel uni della lai
mondo, evi- sulla Parola dtà che come
denziando an- protestanti
■■■■■■■■HBSBi siamo chia
cora una volta
come sia facile sottrarsi alla realtà lasciando che siano le emozioni a prèndere
il sopravvento. Ed ecco come nel bel mezzo di un
mondo giovanile ritenuto
privo di valori e ideali, questo popolo della Chiesa
(cattolica) viene elevato a
portatore di fede e ideologie dai quotidiani nazionali
che con diversi appellativi
li identificano come i militanti di inizio millennio.
Dopo una settimana intensa di Sinodo, in cui ho
ritrovato visi amici con i
quali ho intrapreso percorsi politici e di fede (penso
alla Egei-Valli che sta già
sfogliando l’agenda per
programmare gli incontri
del prossimo anno di lavoro), non posso non interrogarmi sul tipo di cristianesimo rappresentato da quei
giovani venuti da tutti i
continenti a festeggiare il
giubileo del papa.
Quell’esternazione pubblica della fede mi ha disturbata, cosi come il clima
di festa spettacolarizzato
dai media; una comunicazione fatta di immagini, colori, facili emozioni sembra
essersi scontrata con il mio
bisogno di sobrietà legato
alla quotidianità di una Parola, quella di Dio, che una
volta letta o ascoltata va interpretata a partire dalla
propria individualità, per
cercare una miglior comprensione del mondo in vista di un’azione efficace
all’interno di esso. Una Parola che sappia essere propositiva soprattutto per gli
ultimi e le ultime, i veri destinatari dell’Evangelo, e
non per una schiera di giovani festanti, forti di un’autorità religiosa potente e
influente alle spalle, che
nega qualsiasi distanza tra
Creatore e creatura sacra
mati a praticare nelle nostre vite e subito mi viene
in mente l’interrogativo di
Bonhoeffer in una delle lettere contenute in «Resistenza e resa» dove scrive:
«Come facciamo a essere
cristiani “non religiosimondani”, a essere ecclesia, chiamati, senza per
questo considerarci religiosamente privilegiati, ma
piuttosto facenti in tutto e
per tutto parte del mondo?». Ecco come queste parole, incentrate sulla necessità di un cristianesimo
che si esprima attraverso
un linguaggio non religioso, risuonano incisive per
chi ancora crede in un Cristo radicato nella storia,
pronto a spendersi per il
destino delle sue creature
rifiutando di farsi oggetto
della religione; Cristo nato
non nello sfarzo della festa,
ma nell’indifferenza e nella
povertà.
Stimolata dalle parole
del teologo tedesco, mi
chiedo quanto noi giovani
protestanti (anche in vista
della ripresa delle varie at
tività in cui siamo impe
guati) siamo in grado di
muoverci all’interno di un
mondo che oscilla tra facili
spiritualità e bigottismi, rimanendo fedeli ai principi
di libertà e responsabilità
individuali che stanno alla
base del nostro patrimonio
culturale. Non mi resta che
augurarmi che i nostri
dubbi e le nostre insicurezze, senza frustrare le aspet
tative e le convinzioni di
quanti sono attenti ai messaggi «forti», siano almeno
ancora capaci di una parola
profetica, portatrice di provocazione e quindi mutamento dell’esistente. Di qui
in poi dialogo e confronto
potrebbero essere utili e
produttivi per tutti.
8
PAG. 8 RIFORMA
;
E Eco Delle %lli ^desi
venerdì^ SETTEMBRE 2000
SUCCESSO DELLE TAVOLE IMBANDITE — Successo delle «Tavole imbandite» della sezione
femminile della Croce Rossa di Torre Pellice.
Piacevoli e suggestive le presentazioni allestite
nelle aule del Collegio valdese e apprezzate da
un numeroso pubblico.
«CINEMA IN PIAZZA» AL RIFUGIO RE CARLO ALBERTO — Un numeroso pubblico, stimato tra le
200 e le 250 persone, ha assistito nella serata di
giovedì 24 agosto alla proiezione del film «Buena vista social club», tenutasi nel cortile del Rifugio Carlo Alberto, a Luserna San Giovanni. Si
trattava della serata conclusiva della rassegna
«cinema in piazza». La particolarità della serata
stava nel luogo in cui è stata organizzata la
proiezione: non una classica piazza di paese, ma
il cortile di una struttura per anziani, ciò che si è
voluto comunicare è l’importanza del fatto che,
a lato di ciò che viene organizzato per accompagnare all’esterno della struttura i suoi ospiti, è
fondamentale che «11 mondo esterno» venga
aH’intemo della struttura stessa. La risposta del
pubblico è stata quindi molto soddisfacente.
CENTRO CULTURALE: CHIUSO PER FERIE — La
biblioteca e gli uffici del Centro culturale valdese
di Torre Pellice saranno chiusi per ferie da mar-,
tedi 5 a domenica 17 settembre. Gli operatori culturali che dovessero ancora iscriversi al Forum
della cultura in programma a Ecumene il 23 e il
24 settembre, possono farlo entro lunedì 4. Giovedì 31 agosto è prevista una passeggiata storica
al «Bric dei banditi» a Rorà, organizzata dal Coordinamento dei musei e luoghi storici valdesi in
collaborazione con la Società di studi rorenghi.
L’appuntamento è per le 14,30 al tempio di Rorà.
CERIMONIE D’APERTURA AL COLLEGIO VALDESE
— Domenica 3 settembre è previsto l’annuale appuntamento degli ex allievi, organizzato dal Comitato del Collegio e dall’associazione Amici del
Collegio valdese: il ritrovo è alle 12 alla Foresteria
valdese per il pranzo sociale; seguiranno l’assemblea dei soci dell’associazione Amici del Collegio
e, alle 15,30, la finale del torneo di calcio tra ex allievi al campo sportivo. Venerdì 8 settembre, alle
ore 15, nell’aula sinodale della Casa valdese a
Torre Pellice sarà inaugurato l’anno scolastico
2000-2001; la prolusione inaugurale sarà tenuta
da Tullia Zevi, già presidente dell’Unione comunità ebraiche in Italia, sul tema «Minoranze e glo
balizzazione». La sera, alle 21, il gruppo teatrale
del liceo presenterà «Lisistrata», un adattamento
della commedia di Aristofane, al teatro del Forte
di Torre Pellice (ingresso libero).
FONDI PER LA MONTAGNA DALLA REGIONE —
L’assessorato alla Montagna della Regione Pie
monte, in base alla legge regionale 16/99 «Testo unico delle leggi sulla montagna», ha con
cesso due importanti finanziamenti alla Comunità montane: il primo consiste nella quota per
il 2000 del Fondo regionale per la montagna,
(dove sono stati erogati oltre 25 miliardi), e il
secondo si riferisce invece all’approvazione dei
progetti speciali integrati. Dal Fondo regionale
la vai Pellice ha ottenuto 697 milioni, le valli
Chisone e Germanasca 1 miliardo e il Pinerolese pedemontano 300 milioni; inoltre la Comunità montana valli Chisone e Germanasca ha
ottenuto per i progetti speciali integrati un altro miliardo per lo sviluppo turistico di Prali, in
particolare per la realizzazione della seggiovia
biposto Malzat-Pian dell’Alpet.
gioielli
CROCI UGONOTTE
IN ORO E IN ARGENTO
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
tei 012T397550
Per ora si tratta di una sospensione di 15 giorni
Bobbio: chiude la latteria
Sullo sfondo della annosa vicenda delle quote-latte
la crisi coinvolge duramente i produttori della valle
Sembra non aver fine
la vicenda quote latte.
Porta la data del 24 agosto un’interrogazione di
Giorgio Merlo al ministro
per le Politiche agricole,
Pecoraro Scanio. Secondo il deputato pinerolese
«occorre perseguire una
linea che coinvolga lo
stato nel sanare il debito
accumulato»; inoltre, si
legge ancora nel testo, «è
necessaria la rateizzazione dei pagamenti almeno per le annate recenti,
e la sospensione del pagamento delle multe».
Una strada percorribile è
l’ipotesi del «mutuo agevolato, capace di concedere uno spiraglio di Sopravvivenza a moltissime
aziende che rischierebbero altrimenti la definitiva chiusura». Merlo ritiene essenziale il settore
lattiero-caseario «per un
rilancio complessivo dell’agricoltura italiana».
Ma la crisi non si ferma
qui; ci sono guai seri per
la Latteria sociale alta vai
Pellice, anche se i problemi sembrano rispecchiare la situazione del
settore lattiero-caseario
nel Pinerolese e nelle valli. I produttori, quando
possono e soprattutto se
più grandi, preferiscono
trasformare il latte per
proprio conto; così facendo guadagnano di
più e inoltre incassano
subito il compenso.
Conferire il latte alla
cooperativa di Bobbio
Pellice significa aspettare
e sembra che negli ultimi
mesi i tempi di attesa siano stati davvero troppo
lunghi. Ci sarebbero diversi produttori in credito
per diversi milioni: non
sempre puntare a una
maggiore stagionatura
del formaggio, e quindi
con un prezzo migliore,
significa incrementare i
guadagni e contribuire al
buon andamento della
cooperativa stessa. 1 pagamenti sono fermi al
giugno ’98. Tutto questo
non fa che esasperare gli
animi e lede la reputazione della latteria, per la
quale erano già stati stanziati 500 milioni dalla Regione: i fondi sono bloccati dal ’97.
In questi giorni gli impianti di trasformazione
sono fermi, la latteria
chiude i battenti: la produzione è sospesa per almeno quindici giorni e si
cerca una soluzione alternativa per ottenere
una remunerazione. Nell’emergenza si sta puntando a un’aggregazione
dei produttori locali e al
conferimento del latte al
caseificio Montoso di Bagnolo in grado di pagare
il prodotto. Nel frattempo gli enti locali stanno
valutando le prospettive
e un futuro finalmente
certo per la latteria.
11 «Protocollo» del Pinerolese
Il turismo vince
con la qualità
DAVIDE ROSSO
PUNTARE sulla qualità.
La latteria di Bobbio Peliice
E questo l’intento del «Protocollo di intesa per lo sviluppo turistico del Pinerolese» sottoscritto alcuni mesi fa dalle Comunità montane vai
Chisone e Germanasca,
vai Pellice e Pinerolese
pedemontana unitamente al Comune di Pinerolo
e a un gruppo di Comuni
della pianura con capofila Cavour. Il protocollo
precedeva tra le prime linee di azione uno studio
di fattibilità per lo svi
luppo turistico che è stato presentato pubblicamente martedì 22 agosto
nella sala di rappresentanza del Comune di Pinerolo e che è ora al vaglio delle varie amministrazioni aderenti al sodalizio (la giunta della
Comunità montana vai
Chisone e Germanasca
lunedì 28 agosto ha deliherato la sua fattibilità) che hanno in tempi
stretti dovuto dare un
parere in merito per poter presentare entro il 29
agosto in Regione il progetto per poter sperare di
Il secondo Forum della cultura a Ecumene
I futuri del protestantesimo
«I futuri possibili del protestantesimo» è il titolo del secondo Forum della
Cultura, che si terrà quest’anno il 23 e
il 24 settembre a Ecumene. Come l’anno passato, si tratta di approfondire un
confronto sulla realtà culturale e le
prospettive del protestantesimo italiano. Sabato 23 si comincerà alle 10 con
l’introduzione di Jean-Paul Willaime
su «L’identità protestante nell’Europa
del 2000»; seguirà il dibattito generale
e, nel pomeriggio, un approfondimento di alcuni nodi: Samuele Bernardini
parlerà della «Centralità della metropoli nell’elaborazione culturale». Massimo Aquilante di «Una proposta specifica: il rapporto tra socialismo e cristianesimo», Massimo Aprile di «Come
cambia il protestantesimo italiano nella società multietnica» e Rosanna Ciap
pa dell’impegno «Per una società laica
e pluralista». Giorgio Tourn e Paolo
Naso introdurranno poi la discussione
su «Quali prospettive per un protestantesimo moderno nel postmoderno». La
mattinata di domenica sarà dedicata a
un dibattito volto a individuare linee
operative, introdotto da Franco Giampiccoli, su «Individuare percorsi futuri
di riflessione comune e di iniziative».
Il Forum, come sottolineato anche
dal Sinodo appena concluso, è un luogo prezioso per l’elaborazione delle
strategie culturali delle nostre chiese;
la partecipazione è aperta a tutti, chi
volesse iscriversi può ancora farlo entro il 4 settembre, ritirando la scheda di
iscrizione al Centro culturale valdese di
Torre Pellice (tei. 0121-932179; e-mail:
centroculturalevaldese@tin.it).
accedere ai fondi regionali previsti dalla legge
sugli «Interventi regionali per lo sviluppo, la rivitalizzazione e il miglioramento qualitativo dei
territori turistici».
Le azioni previste dal
protocollo siglato, nelle
intenzioni degli estensori, prevedono sostanzialmente una definitiva
qualificazione del turismo nel Pinerolese come
«componente strutturale
e non solo marginale del
territorio», cioè, traducendo dal politichese,
come componente importante, e anzi fondamentale, nelle dinamiche di sviluppo del territorio. Tutto questo lo si
vuole fare mettendo in
rete le varie realtà presenti, puntando sulla
creazione di un’identità
comune forte da offrire
al visitatore ospite. Nella
sostanza i progetti presentati in Regione sono
57 per un totale di 14 miliardi di investimento.
«L’intento di individuare
un modo per legare trasversalmente le varie
componenti del territorio - dice Marco Bourlot,
assessore al Turismo della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca - sembra aver prodotto risultati positivi. La
risposta da parte degli
enti coinvolti è stata notevole; basti dire che 1
progetti presentati inizialmente sono stati nel
complesso 143 che sono
poi stati ridotti a 57 puntando sia sugli interventi
legati agli itinerari classici che su quelli ciclo-turistici rimandando per il
momento gli interventi
sul ricettivo».
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Penosa:
tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249
Si ringrazia l'editore per lo spazio concesso
La vicenda fannigliare di Jean-Pierre Tourn
Pionieri in Argentina
SILVIO TOURN
Dei vari pioneri che
sono andati a colonizzare Alejandra nel
lontano 1872, risulta il
nome di Jean-Pierre Clément Tourn, nato a Rorà
il 3 maggio 1854 località
le Barmete. I suoi genitori, Jean-Daniel Tourn
«Pavillan» e Luise Mourglia, giunsero ad Alejandra quando aveva 18 anni di età, insieme ad altri
4 fratelli e 2 cugini (Miguel Tourn scapolo e Pietro Bernardini Tourn
sposato con Maddalena
Tourn e una figlia di nome Clara), sul veliero
«Ohavia Stella» partito da
Genova il 25 aprile 1872.
Dopo un viaggio lungo e
penoso, 9 morirono per
gli stenti, giunsero in Argentina il 3 agosto, insieme ad altre 40 famiglie
valdesi di cui 23 di Rorà.
Pietro Tourn si sposa
TU aprile del 1877 con
Maria Paolina Tourn, da
questo matrimonio sono
nati 9 figli. Il bisnonno
paterno Davit Tourn «Pavillan» era nato a Rorà il
1“ giugno 1713; è stato il
primo ad acquisire il soprannome «Pavillan» lo
aveva ottenuto da militare essendo stato «Lientermant» luogotenente. Pietro Tourn fu proprietario
di 9.916 ettari: (pensare
che la superficie dell’intero Comune di Rorà è di
1.229 ettari) si era costruito una scuderia (caserma) ponendogli il nome «La Balzigha». Possedeva inoltre 2.586 vacche, 15 buoi, 102 cavalle,
36 cavalli e 614 pecore. Il
pastore della chiesa evangelica metodista, reverendo Guglielmo Tallan, nell’anno 1928 scriveva sul Bollettino di cultura evangelica «In questa ultima fonte della
mia visione retrospettiva
sempre vedo distallarsi
due case, una in campagna dal nome la “Bolziglia” nome simbolo di
una gloria esterna. Nel
suo grande salone vedo
sempre un nonno grande
e forte di corpo e di cuore una vera reliquia spirituale del popolo di Dio,
Don Pedro Tourn e vicino a lui stanno le figlie
ora sposate».
L’altra casa, degna di
una reggia della capitale,
è nel podere di Alejandra;
qui vive Giulio Tourn fi
glio di Pietro, sua sposa
una gentil donna di una
nobiltà senza titolo però
con un cuore grande. Il
salone della chiesa metodista è stato costruito da
Pietro Tourn, alla memoria della moglie Paolina,
è stato permanente collaboratore della chiesa metodista dal 1911 al 1922.
Pedro Tourn ha avuto
l’opportunità come pochi
di tornare nella sua terra
Natale nell’anno 1914
quando aveva 60 anni,
accompagnato dalle sue
figlie Sara, Luisa, Lidia e
Maria Cecilia, ha visitato
il paese di Rorà; al dichiararsi della prima guerra
mondiale ripartirono subito per l’Argentina.
Nel piccolo museo valdese di Rorà ci sono due
foto: nella prima Pedro
Tourn con tutta la famiglia, nella seconda con i
nipoti. Il 13 dicembre
1928 Pietro Tourn lasciava in eredità ai suoi 9 figli
il suo immenso patrimonio. Moriva il 30 agosto
1930 e venne seppellito
vicino a sua moglie Maria Paolina nel pantheon
del cimitero di Alejandra
che aveva fatto costruire
la famiglia Tourn.
POSTA
Il progetto
scomparso
Sul numero 31 del 18
agosto de L’eco delle valli
valdesi leggo: «Definite
alcune importanti proposte per il turismo» in
particolare della vai Pellice, ma non si accenna
minimamente al trenino
di collegamento con il
Queyras. Che ne è successo? Eppure degli studi
sono stati fatti, e anche
incontri di qua e di la del
confine (e qualche soldo
deve essere stato speso),
ma nel programma è
scomparso.
Altrove Fon. Giorgio
Merlo dice che uno dei
binari su cui va posta la
nostra attenzione riguarda «la realizzazione delle
infrastrutture viarie con
un occhio di riguardo alla viabilità minore che
rallenta da troppo tempo
lo sviluppo del territorio». Quella del trenino
per il Queyras è una di
queste infrastrutture.
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ASILO DEI VECCHI - SAN GERMANO
Domenica 17 settembre 2000, alle ore 14,30,
apertura del bazar dell’Asilo dei vecchi di San Getmano Chisone. Verranno esposti i lavori eseguiti
dagli ospiti dell’Asilo e dall’tlnione femminile di
San Germano. Non mancheranno il banco dei dolci, della pesca, la sottoscrizione a premi e il buffet-^
Cin
nuova originale, che nessuna valle potrebbe vantare come la vai Pellice e
che trascinerebbe con sé
un importante sviluppo
turistico oltre ad avvicinare i francesi a Pinerolo
e a Torino. Anche la Chiesa valdese se ne potrebbe
giovare avvicinando i
riformati del Queyras alle
nostre chiese e ai nostri
culti in francese (per
quanto ancora?).
Certo, scomparirebbe il
raduno al Colle della Croce (forse) ma questo va
bene per i giovani, ma
per tanti che non possono salire fin lassù non sarebbe meglio il trenino
ogni giorno? Sempre l’on.
Merlo dice: «L’occasione
è ghiotta per trasformare,
senza stravolgere, un suggestivo angolo del Piemonte». Sembra proprio
che parli della vai Pellice
e del suo trenino, e invece no. Ma davvero non se
ne parla più?
Costantino Messina
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A colloquio con Adriano Richiardone, ex internato
Operai per forza
Dopo l'arresto in Francia, il lavoro coatto in Cermania: ora
^ però dovrebbe arrivare un parziale risarcimento
Ricordi, nere immagini
rhe affollano la mente.
Forse non bastano ginn
Hennizzi» ma sono bridóle chè contano, segni
Iteriali dal forte valore
lano. Un vero riconoscimento non c e mai
Speri circa 250.000
itaüáni, ma in casi simili
le cifre sono sempre ap
nrossimative, costretti a
morire di fatica e di sten
ji per la vittoria del Reich’soprattutto militari,
pia anche civili rastrellati
oppure partiti volontariWnte per la Germania e poi equiparati a
tutti gli altri, prigionieri
neilager con polacchi,
rassi, sloveni...
E poi 12 ore al giorno
nelle miniere della Ruhr,
nelle aziende agricole oppure negli stabilimenti siderurgici e meccanici dai
nomi noti e riconosciuti:
Daimler-Benz-Mercedes,
Volkswagen, e molte altre
ancora. Aziende asservite
alla ratio nazista. I giovani «ariani» morivano al
fronte e così la forza lavoro tedesca scarseggiava. 1
militari italiani, e dall’S
settembre deportati e lavoratori coatti, sono sempre stati esclusi da ogni
indennizzo: il trattato di
Londra riteneva chiuso il
contenzioso dei danni di
guena fra l’Italia e l’alleato tedesco. Una beffa se si
pensa che l’appellativo di
«internato» era stato inventato dal Reich proprio
per aggirare la convenzione di Ginevra.
Dopo 55 anni, sulla
scorta anche delle pressioni esercitate dalle
chiese, e in particolare
delle chiese evangeliche,
qualcosa sembra cambiare: a luglio il Parlamento tedesco ha appro
vato una legge per il rimborso dei superstiti. Sono
esclusi gli eredi. Già nel
1998 la Volkswagen aveva
costituito un fondo apposito di 20 milioni di
màrchi, e a Chivasso un
ex lavoratore ha ricevuto
un bonifico di 10 milioni
di lire. Anche Adriano Richiardone è uno Zwangsarbeiter, un ex forzato
del Führer.
Oggi vive a Pinerolo, è
originario di Villar Porosa; nella notte del 9 settembre, aveva 22 anni,
viene arrestato a Tolone,
dove svolgeva il suo servizio militare in marina.
Sui carri di bestiame
giunge a Gaggenau,
presso Stoccarda, e viene
assegnato al tornio nello
stabilimento DaimlerBenz. «Ero il prigioniero
numero 72.444 - racconta Richiardone - sulla
schiena avevo tre grandi
lettere cucite: Imi, internati militari italiani». È
l’inizio di un periodo
lungo e difficile. «Ogni
mattina percorrevamo a
piedi i 2 chilometri e
mezzo dal lager allo stabilimento, lavoravamo
12 ore e alla fine della
giornata ricevevamo un
buono del valore di un
marco. Potevamo solo
comprare della birra
all’interno della fabbrica, credo sia grazie a
queste calorie che sono
sopravvissuto. I tedeschi
ricevevano 22 marchi
per lo stesso lavoro». I lavoratori alla DaimlerBenz erano 8.000, 750
dei quali italiani.
Tuttavia l’avventura di
Richiardone non finisce
a Gaggenau: nell’ottobre
1945 le 30.000 bombe
scaricate dagli alleati
sullo stabilimento fanno
200 morti. I forzati sono
trasferiti a Blumberg, 17
chilometri dal confine
svizzero. Qui Adriano Richiardone inizia a lavorare alla Kopperschimdt
& Söhne, del gruppo
Messerschmitt: è addetto
alla saldatura delle carlinghe dei terribili VI e
V2, i missili che stanno
devastando Londra. La
liberazione arriva il 22
aprile 1945: Adriano sarà
poi ospitato da una famiglia tedesca fino al mese
di agosto.
Il tavolo della cucina di
casa Richiardone è sempre invaso da carte e documenti. «Nel 1988 ho
scritto alla DaimlerBenz, mi hanno contattato quasi subito ed è arrivata un’interprete incaricata dalla direzione per
fare delle ricerche». Alla
fine le testimonianze degli Zwangsarbeiter alla
Daimler-Benz sono diventate un libro, in lingua tedesca; in seguito
Adriano ha visitato gli
stabilimenti con la moglie, Irma Traverso, che
si lamenta sempre perché suo marito «si prende troppi impegni, è
sempre fuori casa» ed effettivamente è stato consigliere comunale e attualmente è ancora anziano nel Concistoro del
la Chiesa valdese di Pinerolo. «Adesso sto cercan
do un elenco degli ex internati del Pinerolese:
tutti devono sapere della
possibilità d’indennizzo». A livello nazionale si
sta muovendo anche
l’Associazione nazionale
ex internati (Anei) e si
possono ricevere informazioni e i moduli necessari nei Comuni e i
patronati Uil.
La struttura per anziani a San Secondo
160 anni della Casa Turina
DANIEU GRILL
La Casa di riposo per
anziani «Maggiorino
Turina» di San Secondo,
di proprietà e gestione
della parrocchia cattolica, ha festeggiato quest’
anno i suoi 60 anni di
fondazione.
La casa nacque nel
1939, quando i coniugi
Turina decisero di acquistare in memoria dello
scomparso figlio Maggiorino, morto nella guerra
di Spagna, una villa in
San Secondo e di donarla
alla chiesa parrocchiale;
lo stabile, battezzato
«Maggiorino Turina», diventerà una Casa per gli
anziani ammalati o comunque bisognosi. Dopo
gli ingenti e necessari lavori di adattamento e ristrutturazione interna ed
esterna delTedificio, e in
seguito a numerose modifiche legislative, final
mente si giunge al suo
attuale stato. La Casa è
regolamentata da uno
statuto, al cui primo articolo ne troviamo lo scopo; «La Casa Maggiorino
Turina ha scopi di ministero caritativo assistenziale a favore di ambo i
sessi, comunque bisognosi di assistenza, degli
invalidi, specialmente
delle persone meno abbienti (...) senza distinzione di religione o luogo
di residenza».
A partire dal 1993 si
iniziano i lavori di adeguamento alle norme di
legge vigenti: la revisione
e l’installazione dei vati
impianti antincendio,
elettrico e termico, e la
ristrutturazione dei bagni. Il numero degli ospiti presenti nella Casa Turina è rimasto pressoché
stabile negli ultimi anni,
con una media di 100
persone, mentre il perso
nale dipendente è notevolmente aumentato,
passando da 16 persone
impiegate nel 1993, alle
attuali 34.
L’attuale direttore, il
sacerdote di San Secondo Michele Mainerò, ha
spiegato come hanno
vissuto i festeggiamenti
del 60“ anno di fondazione: «Abbiamo festeggiato in modo riservato.
Ci siamo riuniti nella
chiesa restaurata per
ringraziare Dio, e poi abbiamo pranzato tutti insieme, ospiti della casa,
consiglieri di amministrazione, volontari e residenti di San Secondo,
passando un tranquilla
giornata comunitaria,
senza nessun intervento
di autorità importanti o
di manifestazioni eclatanti; abbiamo vissuto la
nostra “festa” tra noi, in
un sereno ambito familiare e riservato».
Inaugurata la tradizionale rassegna pinerolese
In rilievo l'artiglanato artistico
Con la cerimonia di
inaugurazione, a cui hanno partecipato autorità
politiche e istituzionali
del regionali provinciali e
nazionali oltre che del Pinerolese, si è aperta sabato 26 agosto alTexpo-Fenulli di Pinerolo la XXIV
edizione della Rassegna
dell’artigianato del Pinerolese. Notevole spazio
quest’anno è stato dato
all’artigianato artistico,
che nelle intenzioni degli
organizzatori dovrà essere il punto di forza della
manifestazione anche nei
prossimi anni, con l’allestimento di un apposito
padiglione espositivo di
oltre 1.000 mq che presenta forme espressive
artigianali artistiche tra
dizionali del Piemonte
come le ceramiche di Castellamonte, il rame di
Courgnè, la liuteria e gli
strumenti musicali, l’intaglio e la scultura del legno. Anche quest’anno
poi la manifestazione
prevede una ricca serie di
spettacoli e incontri che
però si terranno non
all’interno delTexpo-Fenulli, come nelle passate
edizioni, ma nel palatenda allestito per l’occasione in viale Giolitti.
Da «L'eco delle valli valdesi»
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È curioso come certe questioni si ripetano identiche nel tempo. Ad esempio lo scarso decoro di molti
cimiteri. Un trafiletto a firma Protèo su L’eco delle
vallidiSQ anni fa lamenta «la tanta desolazione e tanta meschinità» che lo ha colpito entrando in un cirnitéro di Angrogna. «Pienamente d’accordo nel respingere il culto dei morti - scrive l’autore - e il vezzo di
adornare le tombe per onorare il defunto, o di accendere dei lumini, ma una certa qual dignità però ci
vuole». E cita il decoro che caratterizzava i cimiteri
nelle catacombe, concludendo che, a furia di non voler onorare i morti, si finisce per non rispettare i vivi.
Tra le manifestazioni dell’estate di 50 anni fa a Torre
Pellice, colpisce positivamente la presenza nella scuola di via Arnaud di una mostra delTartigianato artistico
6 di un’altra dell’artigianato rurale alpino. E oggi? Non
si potrebbe fare qualcosa di più per promuovere la loto attività, visto che si parla tanto di turismo?
Il direttore, past. Ermanno Rostan, rifletteva sulla
Conferenza distrettuale: «Spesso, con la scusa che si
batta di assemblee amministrative, in queste Confetonze si parla molto di ciò che è secondario, ma non
Usi impegna nell’essenziale, si fanno discussioni inloressanti, ma si sfiora il problema centrale della vita
della chiesa». E qual è? Quello della vita spirituale: «E
generalmente difficile pronunciare un giudizio sicuro
sulla vita spirituale delle comunità, sia perché il pastore se ne dichiara incapace, sia perché quella vita
oon è sufficientemente manifesta: è talvolta nascosta,
®bche troppo nascosta nel segreto del cuore come in
uno scrigno prezioso. Ma quando nelle nostre comuuttà Ci sia una fede operosa, un amore che si affatica e
“ba speranza costante in Cristo, allora si può dire che
u vita cristiana è sincera e visibile: il bilancio è atti¡'u»- E un trafiletto in prima pagina riporta alcuni
pensieri di Vinet: «Noi non crediamo nel cristianesi^0; crediamo in Gesù Cristo. Credere non è una conU'Uone in cui ci si ponga una volta per tutte. È una
^one dell’anima che accetta tutti i giorni di nuovo
MUello che essa ha creduto da prima. L’oggetto del
*®banesimo non è una verità astratta, è un fatto,
^3 persona, che si offre allo sguardo prima di offrirsi
Pb.usiero. Certo non pretendiamo di escludere il
P Usiero, tuttavia non saremmo contenti se il pensieuon venisse da questo sguardo, e se questo sguarbon ritornasse in seguito al pensiero...», (m.r.)
1 Ds del Pinerolese a Veltroni
Scuola e laicità
La «raccolta» della Claudiana
Salmi della Riforma
Giovanni Borgarello,
segretario dell’Unione intercomunale dei Ds del
Pinerolese, ha scritto una
lettera aperta sugli insegnanti di religione a Walter Veltroni e ai parlamentari piemontesi dell’Ulivo. L’intenzione dei
Ds del Pinerolese è di
manifestare il proprio totale disaccordo sulla proposta di legge sull’assunzione da parte dello stato
degli insegnanti di religione cattolica, già approvata dal Senato e in
attesa di essere passata
all’esame della Camera.
La pietra dello scandalo, sottolinea Borgarello,
è che la proposta di legge
«fa dipendere la partecipazione ai concorsi e, in
seguito, il mantenimento
in ruolo dei docenti dal
riconoscimento di idoneità da parte dei vescovi.
D’altra parte, non potrebbe essere diversamente
perché tale riconoscimento di idoneità è previsto dal Protocollo addizionale all’Accordo tra la
Repubblica italiana e la
Santa Sede di revisione
del Concordato lateranense». Quali saranno le
conseguenze? «Oltreché
verificarsi una discriminazione nell’accesso ai
concorsi - prosegue Borgarello - potrebbe accadere che un insegnante
di religione cattolica non
possa più insegnare la
sua “materia” perché
viene meno il consenso
del vescovo. Adl’amministrazione scolastica non
resterebbe che utilizzarlo
diversamente in altro
ruolo (quale? con quale
preparazione?) venendo
in questo modo a ledere
diritti di altri insegnanti.
Il punto grave sul piano
giuridico e su quello etico-politico è che lo stato
italiano fa in questo modo dipendere l’acquisizione e il percorso professionale di proprio personale dipendente dall’indicazione di un soggetto terzo».
Si tratta, sostiene Borgarello, di un vistoso passo indietro nel processo
di riforma della scuola,
che tra l’altro vorrebbe
«costruire un “sistema
scolastico pubblico integrato” in cui trovi collocazione anche quella parte della scuola privata che
si impegna ad assumere
pienamente gli elementi
tipici di un servizio pubblico». In questo scenario, in cui «risultano seinpre meno comprensibili
privilegi quali l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica», l’unica soluzione è
«promuovere una revisione del Concordati che elimini questo elemento di
discriminazione di fatto
fra credo religiosi e tra
cittadini e cittadini».
PAWEL CAIEWSKI
T? bello celebrare 1’
\\ Pi Eterno e cantare le
lodi al tuo nome, o Altissimo» (Salmo 92,1). Le
parole del salmo cantate
dalla corale della Chiesa
valdese di Torre Pellice la
sera del 19 agosto hanno
condotto il numeroso
pubblico presente nel
tempio verso il punto
centrale dell’incontro
promosso dal Centro
culturale valdese: cantare la fede con le parole
del salterio. La Parola
cantata è stata quindi
posta al centro dell’attenzione di tutti e la forma materiale di questa
parola si è «incarnata»
nel libro curato da Emanuele Fiume e Daniele
Cristiano lafrate I Salmi
della Riforma (Claudiana, Torino, 2000), che è
stato presentato da Paolo
Ricca, docente alla Facoltà di teologia di Roma.
«È una novità assoluta
nell’editoria italiana - ha
detto Ricca - il suo valore
consiste soprattutto nella particolare cura della
veste linguistica e
nell’originalità dell’armonizzàzione tra testo e
musica». Nel corso del
suo intervento. Ricca ha
individuato inoltre quattro caratteristiche portanti del Salterio ugonotto; Tattualizzazione del
testo biblico, lo stretto
legame tra fede vissuta e
il canto liturgico, la collettività dello sforzo
compiuto per la sua
composizione, l’importanza della forma rimata
conservata anche nella
traduzione italiana.
Ha preso poi la parola il
pastore Emanuele Fiume,
uno dei curatori: dopo
aver sottolineato che si
tratta di un lavoro durato
otto anni. Fiume ha definito il Salterio ugonotto
come «distintivo dell’internazionale riformata»,
mettendo in evidenza la
sua ampia diffusione
nonché la varietà dei generi musicali dell’epoca
in cui il salterio fu composto. Più volte nel corso
della serata è stata auspicata la necessità di reinserimento del canto dei
salmi nel culto evangelico. Tale reinserimento
sarà indubbiamente facilitata dall’opera compiuta
da Fiume e lafrate.
■ NELLE CHIESE ■
AGAPE — Dal 29 agosto al 5 settembre, campo per ragazzi e ragazze
delle scuole medie, su
«Viaggio alT interno»; dal
3 al 10 settembre, campo
per le scuole medie su
«Ci vediamo, al limite».
CAMPO GIOVANI —
Dal 4 al 7 settembre si
terrà un campo giovani a
Vallecrosia promosso da
P. Stocco e Anne Pilloud.
PRALI — Domenica 3
settembre il pastore
Emanuele Fiume saluterà la comunità.
PRAROSTINO — Domenica 10 settembre, alle 10, culto a San Bartolomeo; alle 17 riunione al
Roc e cena comunitaria.
TORRE PELLICE —
Domenica 10 settembre
giornata comunitaria ai
Simound, alle 15.
VILLAR PELLICE —
Domenica 3 settembre,
alle 10,30, culto con santa cena; alle 14,30, riunione quartierale estiva
all’Inverso.
VILLASECCA — Domenica 3 settembre, alle 9,
culto a Combagarino; nel
pomeriggio riunione a Eiciassie, con la comunità
di Pomaretto, alle 15.
# Regione
Rilevamenti
suH'aria
La Regione Piemonte
ha deciso di potenziare il
proprio sistema di rilevamento della qualità dell’aria. Da diversi anni periodiche analisi vengono
effettuate ma ora un nuovo piano di intervento
prevede di utilizzare 70
cabine fisse e 6 sistemi
mobili di monitoraggio in
grado di rilevare la qualità
dell’aria. Si potrà così
consentire all’Arpa del
Piemonte di realizzare il
progetto esecutivo, dell’ammontare di 1 miliardo e 800 milioni grazie alla legge del 7 aprile scorso
sul risanamento e qualità
dell’aria. Naturalmente le
verifiche partiranno dalle
situazioni maggiormente
a rischio ovvero con maggiore densità abitativa; la
legge prevede infatti che
nella «zona 1» siano inseriti i centri con più di
250.000 abitanti, oppure
con più di 20.000 e una
densità abitativa superiore ai 2.500 abitanti per km
quadrato, ovvero ancora
Comuni dove si sappia
che alcuni limiti siano già
stati superati.
La Regione punta con
questo intervento a garantire standard di qualità elevati sia per quanto
riguarda elementi tradizionalmente oggetto di
verifiche vista la loro pericolosità (C02, Ozono,
ossido di azoto, monossido di carbonio ecc.) ma
anche la concentrazione
di polveri. Un soggetto
unico, l’Arpa appunto,
gestirà tutta la questione
qualità dell’aria mettendo insieme i dati finora
raccolti da diversi soggetti creando così una rete
stabile di rilevazione.
10
PAG. 10 RIFORMA
- E Eco Delle Yaui \àldesi
VENERDÌ^SETTEMBRE,^ VENERO*
Durante il Sinodo e TAssenriblea battista
Volontari per gli ospiti
Erano soprattutto giovani che alla Foresteria valdese si
sono alternati fra il servizio ai tavoli per i pasti e le cucine
MASSIMO GNOME
FEDERICA TOURN
IL Sinodo naturalmente
non è solo assemblea,
ma anche discussioni nel
giardino della Casa valdese, pranzi e cene insieme, pause animate nei
lavori. È quindi anche accoglienza, per permettere
a deputati e pastori di
trascorrere piacevolmente questi momenti collaterali: buona parte di
questa responsabilità è in
mano ai volontari che si
sono occupati di servire i
pasti, quest’anno non solo alla Foresteria ma anche a Villar Pellice, dove
è convenuta l’Assemblea
battista.
1 volontari di Torre Pellice erano per lo più giovani e si sono alternati
nel servizio ai tavoli e in
cucina: «Il bilancio è
molto positivo - hanno
detto alla Foresteria
Pinerolo
Iniziativa
sull'Aids
I volontari di Torre Peiiice
in cucina a Viilar Peiiice
perché i giovani coinvolti
provengono da città diverse e sono sia battisti
che metodisti e valdesi. Il
servizio è quindi un momento di confronto e conoscenza, di divertimento e coinvolgimento. Al
servizio partecipavano
una ventina di ragazzi, il
numero più elevato registrato negli ultimi anni,
con un’età che andava
dai 16 ai 28 anni». La particolarità stava anche nel
fatto che ci fossero molti
giovani «locali», di Torre
e dintorni, gomito a gomito con ragazzi provenienti da tutta Italia; il
fatto di avere tante persone a disposizione ha
anche permesso di avere
assicurato non solo il
servizio in sala ma anche
la cura delle aree esterne.
A Villar invece i volontari, tra cuoche e addetti
al servizio, erano tutti
della comunità locale:
una trentina di persone
coinvolte nell’assistenza
ai 140 battisti, che pranzavano nei locali della
scuola. Alcuni volontari,
tra cui Marina Barolin,
Paola Dalmas, Annette
Pascal e Elena Garnier,
hanno dato la loro disponibilità per tutto il giorno
e sono stati al lavoro dalle
otto del mattino alle undici di sera per tutta la
durata dell’Assemblea: «Il
lavoro è stato continuo hanno detto - si preparava il pranzo nella cucina
della sala vecchia, si portavano le portate fino su
alla scuola, si serviva e
poi alle due, appena avevano finito di mangiare,
si sparecchiava e si ricominciava a lavorare per la
cena». Un’organizzazione
efficiente che è stata ricompensata dalla soddisfazione dei commensali,
che hanno sempre fatto
onore alle portate.
Sabato 2 settembre a
Pinerolo, a partire dalle
ore 16, in piazza Duomo
si svolge una giornata di
informazione e attenzione ai problemi dell’Aids
con una mostra fotografica e la distribuzione di
materiale informativo.
L’iniziativa è promossa e
organizzata dalle associazioni di volontariato
«Arcobaleno» della vai
Pellice, «Itaca» di Pinerolo, particolarmente rivolte ai problemi della tossicodipendenza, e l’associazione «Lila» di Pinerolo per la lotta all’Aids, in
collaborazione con l’Azienda sanitaria locale
10, la Comunità montana vai Pellice e il Comune di Pinerolo. Il programma della giornata
prevede, alle ore 16, alcuni numeri di attrazione per grandi e bambini,
intrattenimento musicale, giochi e animazione
di strada, numeri di prestidigitazione e, alle 21,
un concerto del complesso Boars-Nest.
APPUNTAMENTI
ECONOMICI
PRIVATO acquista
mobili vecchi-antichi e
oggetti vari: telefonare
allo 0121-40181.
31 agosto, giovedì
RORÀ: Passeggiata storica al «Bric dei banditi», a
cura della Società di studi rorenghi. Appuntamento
alle ore 14,30 al tempio. Informazioni presso il pastore, tei. 0121-93108.
PINEROLO: Alle 17, alla Scuola universitaria di management e impresa, in via Cesare Battisti 6, nell’ambito della Rassegna dell’artigianato, convegno su: «Pinerolo 2030: attese e prospettive». Alle 21,15, al palatenda, concerto de «Lou Dalfin», musica occitana.
1“ settembre, venerdì
PINEROLO: Alle 9,30, al palatenda di via Giolitti,
nell’ambito della rassegna dell’artigianato, convegno
su: «Sicurezza e accoglienza in preparazione delle
olimpiadi del 2006: possibili sinergie tra le polizie
municipali?». Alle 21,15, sempre al palatenda di viale
Giolitti, Claudio Madia presenta «Il tesoro di Bombardone», serata dedicata ai bambini.
2 settembre, sabato
PINEROLO: Alle 21,15, al palatenda, musica leggera
con Massimo Bubola & Eccher Band.
VILLAR PELLICE: Si rinnova l’appuntamento per il
gemellaggio con Chaleins-et- Messiny; questa volta sono i villaresi a recarsi in Francia per il fine settimana.
3 settembre, domenica
PRAMOLLO: In borgata Ruata, mostra mercato bovina e caprina.
PRAGELATO: Festa della borgata Due.
TORRE PELLICE: Per le vie del centro storico, raduno di auto d’epoca.
PINEROLO: Al palatenda, alle 21,15, cabaret con Federico Bianco in «Avrei bisogno di una controfigura».
8 settembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 15, nella biblioteca comunale di via D’Azeglio, 5“ incontro del laboratorio di fiabe
nell’ambito del progetto Pollicino.
9-10 settembre
TORRE PELLICE: Il Cai valpellice organizza una gita escursionistica in valle Stura (per prenoazioni tei.
Bario Merlo, 0121-59315).
10 settembre, domenica
TORRE PELLICE: Nelle vie del centro storico tradizionale fiera d’autunno.
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VALU
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Guardia medica;
notturna, pretesi., festiv,.
telefono 167-233111 "■
Guardia farmaceutica
(turni festivi orario 8-22)
3 settembre
Perrero: Valletti - Via M»
tenero 27, tei. 848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: 8loj
Croce Verde, Porte: 20145)
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Guardia medica:
notturna, pretesi., festiv»
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
3 SETTEMBRE
Villar Pellice: Allio - Piajj
Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, 953355
C. V. - Bricherasio, 59879J
Donata un'ambulanza per la Bielorussia
SERV.
dalle ore 8 alle 17 ai distrei
ELIAMBULANZl|
telefono 118
CINEMA 1
La Croce Verde e l’associazione
«Senza Confini» di Perosa Argentina
(che dal 1996 si occupa di ospitare i
bambini di Cernobil in alta vai Chisone) hanno donato un’ambulanza all’ente medico territoriale di Reciza in
Bielorussia. Per preparare l’ambulan
za, l’associazione «Senza confini» ha
utilizzato i contributi donati dalle famiglie dei ragazzi scomparsi tragicamente lo scorso dicembre in vai Argentera; così l’ambulanza in Bielorussia
porterà i nomi di Andrea Buffa, Manuel
Daviero, Andrea e Sandro Pansolin.
TORRE PELLICE-1
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gramma, giovedì 31,«
21.30, South Park;!
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21.30, in piazza EEopi
Stuart little, un topoì
in gamba.
Le nostre proposte di itinerari turistici per l'estate nelle valli valdesi - 3
Dalla vai Germanasca al vallone di Bourcet
Km 45
Dislivello 1627 m
Tempo 5-7 ore
ACCESSO: da Pinerolo
seguite la strada statale n
23 del Sestriere fino a Perosa Argentina, qui svoltate a sinistra per Pomaretto dove potrete posteggiare l’auto.
La salita si sviluppa su
fondo asfaltato per i primi 10 chilometri a cui ne
seguono altri 8 di sterrato
a buon fondo e totalizza
40 minuti circa sommando i vari tratti a piedi.
Si parte in bicicletta da
Pomaretto (620 m) e si
percorre la strada in direzione di Prali per 4 chilometri fino a raggiungere l’abitato di Chiotti, dove si svolta a destra su
una strada in salita fiancheggiata da un alto muro in cemento (indicazione gialla «Tempio di Villasecca»). Se vi occorre
acqua potete prenderla
in prossimità del tempio
valdese di Chiotti, 50 metri oltre la deviazione sopra citata, sulla strada
per Prali. Dopo l’eventuale rifornimento idrico, salite in direzione di
Villasecca.
Al chilometro 5,6, raggiunta Villasecca, continuate a salire gradatamente su ampi tornanti
asfaltati. Dopo un chilometro scarso si arriva ad
un punto panoramico da
cui sono ben visibili la
costa Las Arà, il Gran
Truc e Punta Cialancia.
Al km 7,7 (1.100 m), in
corrispondenza di un incrocio, svoltate a destra
sempre su asfalto. La
strada sale con pendenza
costante; tralasciate la
deviazione a sinistra e
proseguite fino a una costruzione detta La erotto
di Pellenc, al chilometro
10 a quota 1.300 metri.
La strada diventa finalmente sterrata, alternando tornanti a tratti rettilinei. Sempre seguendo la
strada principale al chilometro 13 si vede un
cartello del Consorzio Alpe Muret che declina
ogni responsabilità per
danni a persone e veicoli
in transito.
Al 17” chilometro di fatica, dopo un tratto ripido, si può vedere il Col
Clapier che con i suoi
2.200 metri si trova oltre
11 limite della vegetazione. Inoltre si nota anche
il sentiero che da questo,
aggirando Punta Raccias
(2.205 m), raggiunge il
Colle delle Tane (2247
m), la nostra porta d’accesso al Vallone de Bourcet. Per salire al colle bisogna iniziare la discesa
verso l’Alpe Muret (non
segnata sulle carte Igc),
ma prima di giungervi
imboccate un ripido sentiero sulla destra recentemente risegnalato E220
(traccia rossa). La salita
al colle si affronta interamente a piedi. Attenzione: percorsa una parte in
comune con l'E220 il
sentiero per il colle se ne
distacca a destra ma è
difficilmente visibile. Per
non sbagliare potete portarvi sulla perpendicolare del colle e raggiungerlo zigzagando tra i prati.
Da qui la vista spazia
tutt’intorno e la sensazione che si prova ad es
sere in bici su di uno
spartiacque così affilato
è unica. Verso il Bourcet
si ammirano le formazioni calcaree dei 12 Apostoli.
Si prosegue ora verso
sinistra, seguendo tracce
di sentiero della Transalp, mitica gara a tappe
in Mtb che attraversava
le montagne della zona,
il cui logo giallo è tuttora
visibile su molti sentieri.
Dopo 20 minuti di aerea
passeggiata con la bici a
spalle (spingerla al proprio fianco è molto pericoloso) si arriva all’intaglio tra le rocce del Colle
delle Tane (2.047 m) al
chilometro 20 (circa).
La discesa è molto impegnativa e tecnica fino
all’Alpe Chaulieres e richiede una totale padro
nanza del mezzo, mentre
la parte successiva è facile e scorrevole. 11 primo
tratto di discesa va affrontato a piedi, poi in bici su fondo molto tecnico
fino all’Alpe Chaulieres
(1.842 m), a 23 chilometri
dalla partenza, dove potete rifornirvi di acqua
fresca. Dall’alpeggio raggiungete la carrareccia
bella e veloce che scende
lungo il vallone. Al 27°
chilometro si arriva al Rifugio Serafin, un chilometro dopo si arriva ad
un bivio al quale si presenta una variante (vedi
nota). Invece proseguendo per la strada principale si giunge alla Cappella
del Bourcet dove c’è anche una fonte e scendendo ancora, un po’ su
asfalto e un po’ su sterra
to, si arriva al centro di
pesca facilitata «La trota
blu», da cui una rampa
asfaltata ci riporta sulla
SS 23: girate a destra per
tornare a Pomaretto.
NOTA: da qui scendendo a Chesalet (cartello in legno sul posto) potete percorrere un sentiero molto impegnativo
che attraversa gruppi di
vecchie baite e passa ai
piedi delle pareti di roccia attrezzate per l’arrampicata. Il fondo è lastricato e molto sdrucciolevole. Percorrendo fino in fondo il sentiero vi
troverete a Roure (Roreto) e una volta raggiunta
la strada principale svoltate a destra per tornare
all’auto.
Cristina Gian
Daniele Giacomino
Società di studi valdesi
L'età della Riforma
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«Cinquant’anni di storiografia italiana sulla
Riforma e i movimenti
ereticali in Italia» è il titolo del convegno della Società di studi valdesi che
si tiene a Torre Pellice,
nella Casa valdese di via
Beckwith 2, sabato 2 e
domenica 3 settembre. I
lavori cominceranno alle
15 di sabato con un intervento di Paolo Simoncelli, dell’Università La
Sapienza di Roma, su «La
storiografia italiana dal
1950 al 1975»; concluderà il percorso Guido
Dall’Oglio, dell’Università di Bologna, con un
intervento su «La storiografia italiana dal 1975 al
2000»; presiede Salvatore
Caponnetto, dell’Università di Firenze.
11 convegno prosegue
domenica a partire dalle
9,30 con Daniele Tron,
della Società di studi vaidesi, che illustrerà «Il
contributo del “Bollettino della Società di studi
valdesi’’», e Carlo Rapini,
anche lui della Società di
studi, che parlerà invece
della «Casa editrice Cl»
diana e la storia del
Riforma in Italia»;!»
poi la volta di Albe#
Aubert, deH'Univetsii
La Sapienza di Ro#
con un intervento sui*
ma «Dal “Corpus re[oi
matorum italicorum”«
la collana «Studi eW
per la storia religiosa*
Cinquecento». Al po’*
riggio i lavori del con*
gno proseguiranno»
15 con i contributi'
Massimo Firpo, dellui*
versità di Torino, su
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versità La Sapienza
Roma, su «La
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Udine, su «La cens«
ecclesiastica: probleW
interpretazione
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presiede Antonio
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Firenze.
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Anziani non autosufficienf
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Capita spesso che persone completantente^an
ficienti, ricoverate in residenze assistenziali, n’®
no nel corso del ricovero, dopo anni di perm
nella struttura, disabilità, anche lievi, e che per fi“
debbano lasciare la rete di amicizie e relazioni c
state all’interno della struttura per trasferirsi m » j
ture più adeguate. Nei giorni scorsi la giunta reg^.j
ha approvato una misura che consente ad
coverati da tempo in una Casa di riposo di .
all’interno della struttura che li ospita. Le j ji
so che vorranno riconvertire fino a cinque p
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di Pulcinella
A propoaìtti del secondo
intervento di Giorgio Rochat
tu protestanti e massoneria,
von-ei dire che non l’ho canito bene anche se l’ho riletÍO più volte. Forse dovrei
nremettere che: 1) non ho
letto e non ho nessuna inenzione di leggere il libro di
Ugusto Comba Valdesi e
masonería; 2) che mai avrei
oensato di intervenire sul
tema dato che della massoneria come l’ho conosciuta
non mi è mai piaciuto il loro
«Grande architetto dell’Uniyerso» che mi sembra generico e un po’ blasfemo: 3)
che le mie superficiali conoscenze derivano dall’avere
avuto un padre valdese e
massone (morto nel 1970),
che per vari anni tenne le
riunioni della loggia a cui
apparteneva in casa nostra
sia a Ivrea che a Pinerolo, e
scherzosamente nel lessico
familiare erano le riunioni
dei «tuoi abgd» a causa delle
sigle delle loro comunicazioni: mia madre penso non
condividesse molto, sebbene il suo affetto per mio padre la spingesse a cucire i
suoi buffi grembiullni.
Quanto alla segretezza mi
ricordo che era un soggetto
di discussione fra mio padre
e me, specialmente dopo
avere visto che in Usa i massoni erano un’associazione
come ì Lyons, perché mi
sembra giusta la legge italiana che proibisce le società
segrete: lui mi rispondeva
che era una faccenda storica
che risaliva ai tempi di Mazzini e che c’erano logge coperte (come credo sia stata
laP2) e logge scoperte. La
mia impressione, forse errata, era che la massoneria di
mio padre fosse un segreto
di Pulcinella, anche perché
ricordo che, convinto della
sua validità come contrasto
a una intellighenzia clericale, tendeva a fare proseliti,
parlandone per esempio
tranquillamente alLlmbianchino. Per mio padre, figlio
di un cattivo contadino, emigrato a Cannes a fare il garzone muratore e fallito anche come muratore, credo
che rincontro con la massoneria sia stato importante
come impegno per un mon
do laico. Certo ricordo parecchi valdesi allora (negli
Anni 60) massoni ma non so
se lo siano ancora e quindi
non sta a me parlarne.
Come dicevo prima non ho
mai condiviso l’impostazione della massoneria e mi sono adoperata a non farvi
aderire mio marito anche se
mio padre sosteneva che i loro ideali erano validi. Ora
però mi sembra che si faccia
di ogni erba un fascio, quando Rochat scrive che «la parte peggiore della politica italiana era costituita da massoni socialisti, democristiani e
laici, spazzata via dalla reazione della parte sana della
politica italiana, comunisti
laici e democristiani non corrotti». Forse quello che mi ha
dato fastidio nella lettera è
questa equazione «massoni=corrotti» che mi sembra
di evincere. Sinceramente il
quadro mi sembra un po’
semplicistico e le persone
che ho conosciuto come
massoni a me, sarò un’ingenua, non sembravano corrotti né corruttori. Come non
credo che tanti onesti comunisti approvassero (anche allora) l’iriiziativa di gambizzare o stendere i giornalisti come Casalegno.
Comunque la ragione di
questo mio intervento non è
di fare una difesa dei massoni, che non mi tocca, ma
chiedere a qualche esperto
nel settore delle cosiddette
scienze umanistiche (magari
uno della mia generazione,
come Max Salvador!) se sono
io che ho capito male o in
caso contrario come funziona il metodo scientifico (a
cui Rochat si riferisce) applicato alle materie umanistiche se porta a affermazioni
assolute come quella su riportata. Forse i miei dubbi
vengono proprio dal fatto
che nel settore agricolo, in
cui ho bene o male lavorato
una vita, un approccio che
voglia essere scientifico non
ci permette di dimenticare che la realtà in genere è
complessa e quindi induce a
prescindere da generalizzazioni. Se invece si tratta di
uno sfogo personale un po’
innervosito, chi è senza peccato scagli la prima pietra (e
non sarò certamente io).
Giuliana Gay Eynard
Pinerolo
Una credente che ha vissuto la sua esistenza neH'orizzonte della chiesa e della teologia
La fede evangelica di Berta Subilia
rj OLI Deo Gloria: la vita e il pen
«or ’ A.-..*-.
siero del teologo Vittorio Subilia». Con la predicazione domenicale,
seguita da una colta esposizione del
pensiero subiliano da parte di Gino
Conte, con una testimonianza toccante
di «Zia Berta», la comunità valdese di
Siena, lo scorso febbraio, ha inteso mostrare riconoscenza al Signore per il
dono di due fratelli, Vittorio Subilia, Gino Conte, e della sorella Berta Baldoni
Subilia, al minuscolo evangelismo italiano. Per chi vive in Toscana Diaspora
evangelica grazie a Conte, è il periodico
appuntamento per quella riflessione
biblica e teologica che è stata al centro
delle vite di Vittorio e Berta Subilia.
«Zia Berta», continuo a chiamarla così per l’affetto alla sua persona e al suo
Amico dei fanciulli, in una bella intervista a Piera Egidi {Voci di donne, pp.
105-110) ci ha narrato la sua vita, intrecciata con quella di Vittorio. Un solo
rammarico: non avere potuto studiare
teologia. Eppure, senza il suo lavoro silenzioso e prezioso, non si spiegherebbe la lunga produzione teologica di Vittorio e i numeri di Protestantesimo. Di
questo lavoro ha reso testimonianza
una sorella della comunità, che ha ricordato con piacere gli articoli biblici
della rivista negli anni in cui era diretta
da Vittorio Subilia.
Vicini nel dolore a Gino, ai parenti,
all’attività femminile della chiesa valdese di piazza Cavour a Roma, delle
quali è stata animatrice, abbiamo
espresso domenica 6 agosto, come comunità di Siena, cordoglio con le parole di confessione di fede che rimandano aH’anniversario di morte (28 luglio
1750) di Johann Sebastian Bach. La
mattina della morte, ormai cieco, vede
una gran luce, la luce della confessione
di fede: «Poiché in te è la fonte della vita, e per la tua luce noi vediamo la luce» (Salmo 36,10).
Eugenio Stretti
Molte volte abbiamo camminato
con Berta Subilia, di fronte alle
guglie del Monte Bianco e sotto i ghiacciai delle Jorasses. Il 31 luglio, come in
una svolta del sentiero, lei ci ha lasciati
indietro. Aveva compiuto 89 anni, e
nessuno voleva crederlo: tanto viva, intelligente e allegra era la sua presenza
al mondo e agli altri.
Ci rimane ora la memoria della sua
fede, della sua vocazione, della sua
gioia di vivere. La sua fede era rivolta a
verità forti e non negoziabili. SI era
formata in epoca di conflitti radicali,
in cui gli «aut aut» della nuova teologia
protestante, la riscoperta dell’imperativo Soli Deo gloria, hanno permesso
ad alcuni maestri (come Karl Barth e
Dietrich Bonhoeffer) di smascherare
precocemente e combattere senza tregua gli idoli più devastanti del Novecento, incarnati nella potenza nazista.
La fede evangelica di Berta Subilia era
dunque intransigente, ma anche interamente emancipata dal linguaggio
abituale della gente pia, del quale non
vi era alcuna traccia nel suo parlare
quotidiano, e neppure nelle pagine
dell’Amico dei fanciulli, a cui «Zia Berta» ha dedicato tanti anni di scrittura e
di scambio epistolare con i suoi giovanissimi lettori.
Per i credenti riformati il luogo in cui
la fede diventa visibflé è piuttosto la
lunga continuità di una vocazione. Riguardo a questa, le parole più giuste ed
efficaci sono state dette da Paolo Ricca,
nel commiato del 2 agosto, nel cimitero romano degli acattolici, al Testaccio. Se fosse nata trenta o quarant’anni
più tardi. Berta Subilia sarebbe stata sicuramente un membro consacrato del
corpo pastorale valdese. «Ma ~ ha aggiunto subito Ricca - lei è stata comunque un pastore». Della vocazione
ecclesiastica aveva tutti i requisiti: la
passione per la teologia e la competenza biblica, il dono di predicazione e il
dono di cura d’anime, la capacità di
organizzare e dirigere una comunità.
Si deve anche dire che per le donne
della sua generazione i ruoli sociali e i
compiti di vita erano ancora, per lo più,
ristretti alla cura della famiglia e della
casa. Berta Subilia ha avuto invece il
privilegio di costruire la sua esistenza
nell’orizzonte sconfinato della chiesa e
dell’ecumene. La felicità che comunicava ai suoi congiunti e amici era sicuramente collegata a quell’appagamento vocazionale. Berta prendeva gioia
dalle montagne valdostane come dalle
letture continue (e non soltanto religiose), dal dialogo faccia a faccia, sempre
ricco di contrasti, come dalle riunioni e
assemblee.
La fede di una persona non può essere ripetuta o imitata. Ma il successo di
una vocazione conforta e invita gli altri
a trovare un senso nel proprio cammino
nel mondo. La separazione ha ora posto
in ombra la gioia di vivere: ma dovranno pur ritrovarla tutti coloro che hanno
conosciuto e amato Berta Subilia.
Mario Miegge
„ La solita
cattiva
informazione
Sulla lettera di Giuseppe
Anziani sul «Pride» (Riforma
del 28 luglio), non voglio entrare nel merito delle considerazioni teologiche. Vorrei
segnalare che la fonte che il
pastore Anziani cita (Tg2
Dossier del 13 luglio) non è
attendibile. Tale trasmissione
è stata uno dei casi più lampanti di cattiva informazione.
Guardando Dossier mi stavo
convincendo anch’io del cattivo gusto del corteo ma, a un
certo punto, mi sono ricordato che ero lì e che ciò che mi
raccontava Dossier non corrispondeva a verità. Le imma
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La sfida deirordinarietà
chiese possano ormai prescindere o tanto meno tornare indietro. Il più scettico fra noi sa
che valdesi, metodisti e battisti, se qualcosa
hanno da dire al nostro paese, e se anche desiderano distinguere le loro voci, per essere credibili devono cercare di armonizzarle e coordinare anche molte loro scelte. E questo è un dato, crediamo, irreversibile. In questa luce con
la massima naturalezza sono passate proposte
operative utili a nuovi ulteriori collaborazioni.
Altro elemento di ordinarietà è lo scambio
franco, cioè non improntato alla diplomazia.
Questo è emerso, ed è un bene. Ci sentiamo a
casa, e siamo pertanto più sereni nell’incontrarci perché sappiamo di avere alle spalle un
cammino comune consolidato a cui fare riferimento. Non siamo preoccupati di dirci che
siamo d’accordo su qualcosa. Questo è
fraternamente avvenuto ma, attenzione, quasi mai prendendo posizione per sostenere il
proprio «campanile» denominazionale. Insomma ci siamo comportati per molti aspetti
Come un’assemblea «normale», in cui ciascurto ha detto la sua non preoccupandosi di essere «politically correct» né di difendere il
proprio particolare.
Questa acquisizione di ordinarietà, per
guanto non esaltante è comunque, crediamo,
positiva. Ma presenta i pericoli di ogni routine:
. ®°frudine, il possibile smarrimento di spinte
Weali e progettualità. Il dibattito sul documen° «Dire la salvezza alle donne e agli uomini del
•rostro tempo» (offerto qualche mese fa alle
chiese per preparare uno scambio che partisse
calle comunità locali e, attraverso il Sinodo-As®crnblea congiunti, ritornasse poi alle chiese)
ra stato lanciato anche, forse, per esorcizzare
questo pericolo intrinseco al processo bmv. Se
•a riuscito a innestare un elemento complessi0 ai prospettiva e di stimolo alla testimonianc comune si vedrà nei prossimi mesi.
La past. Lidia Giorgi durante ii cuito inauguraie
Complessivamente ci è sembrato che, pur
con qualche distrazione, i membri delle due
assemblee si siano resi conto deU’importanza
dei temi dibattuti, in primo luogo quello della
responsabilità della comunicazione dell’Evangelo e della pluralità dei linguaggi a partire
da una seria ricerca di autenticità. «L’evangelizzazione - si legge nell’ordine del giorno approvato - è la prospettiva di apertura verso la
società, non per presentare noi stessi ma la
persona di Cristo, non per diffondere un’ideologia religiosa ma per coinvolgere altre persone
nell’avventura della fede cristiana nel concreto
della situazione storica, attraverso uno stile comunitario, aperto al dialogo, all’accoglienza e
alla condivisione».
Eugenio Bernardini
Anna Maffei
gini sono autentiche ma il
montaggio, la colonna sonora e il commento fuori campo possono trasformare un
fatto in un altro. E così è stato. È facile cadere nella trappola della cattiva informazione. Noi protestanti la subiamo dal 1517. È inutile elencarne i casi, perché non basterebbe questa pagina.
Comunque sia, vorrei rassicurare chi si è preoccupato
per la presenza dello striscione della Egei: l’amore di Dio è
stato annunciato, non invocato invano. Questo è il nostro compito. Dove pochissime chiese o organizzazioni
cristiane erano presenti per
annunciare l’amore di Dio, lo
ha fatto la Egei.
Peter Giaccio - Roma
Il Signore
che ci conosce
Certamente non è cosa
semplice far risplendere, nel
nostro oggi e nelle nostre situazioni, la luce dell’Evangelo
lungo la via del rinnovamento
e della riconciliazione. Tuttavia, per il pastore Piero Bensì
ciò che risulta complesso è reso facile grazie alla potenza
vivificante dell’apostolato.
Pertanto mi viene spontaneo richiamare le parole di
Gesù che in maniera singolare troviamo nel Vangelo di
Giovanni (1, 38-39): «Gesù,
voltatosi, e osservando che lo
seguivano, domandò loro:
“Che cercate?’’.
Ed essi gli dissero: “Rabbi
(che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?’’. Egli rispose loro: “Venite e vedrete’’». Il
fatto di poter ascoltare il fratello Piero Bensì alla radio
non è soltanto motivo di speranza, ma preghiera per evidenziare la certezza che chi
ascolta incontrerà quel Signore che, comunque, ci conosce appieno.
Enrico Bruno - Torino
■ Nuovi indirizzi
Il pastore Odoardo Lupi comunica il proprio indirizzo
presso la chiesa valdese di Rimini: viale Trento 61-63-65,
47037 Rimini: tei. 0541-51055.
La pastora Gianna Sciclone comunica il proprio indirizzo e-mail: giscicl@tin.it
Religione
di stato e
telegiornali
Ingiustizia
Questa lettera è stata inviata alla Rai.
Ho visto un servizio al Tg
Rai su Miss Italia con le miss
ospitate in un convento di
suore e i commenti benevoli
delle suorine medesime. Ok,
siamo alla frutta. In ogni servizio c’è il prete di turno che
dice il suo pensiero, i Tg hanno parlato ininterrottamente
del giubileo dei giovani presentando solo il lato allegro
dell’evento senza parlare dei
netturbini, dei vigili obbligati
a lavorare, senza sentire le voci contrarie, l’informazione è
tutta appiattita sul Vaticano.
Io ho 46 anni e quando ero
giovane si contestava il clero,
oggi si enfatizza e Io si propina a tutte le ore. Non discuto
sui valori che porta il cattolicesimo, contesto che sia diventata una religione di stato
con tutti a dire «Che bello,
che bravi». Non c’è critica,
non c’è più laicità dello stato.
Siamo forse migliori dei paesi
islamici che impongono la religione a tutti? La parità nelle
scuole, venti anni fa nessuno
si sognava nemmeno di proporla, neanche la Democrazia
cristiana. Vorrei fosse dato
spazio a tutti senza propinare
servizi come quello in onda il
20 o 21 agosto scorso sull’Assemblea-Sinodo in corso a
Torre Pellice dai protestanti
che è durato circa 3 minuti
con interventi tagliati, tipo:
«Che cosa ne pensa del giubileo dei ragazzi?». L'intervistata rispondeva «C’è qualcosa
di buono e qualcosa che non
va»: intervento tagliato e non
si sa come la pensano: che cosa c’è di buono e che cosa no?
E via discorrendo.
Cercate di non essere settari e date voce a tutti in giuste
proporzioni come succede in
Germania, per esempio! Vedo anche i Tg di Mediaset e
sono le stesse notizie che date voi. Tutto questo appiattimento mi sa tanto di regime
e col regime sono conniventi
anche le opposizioni perché
non sento voci fuori del coro.
Scusate dello sfogo ma è
troppo tempo che sono stufa
di questa pseudo-informazione.
Carla De Biase - Roma
È molto buona, davvero, la
decisione di pubblicare gli
articoli di E. Toussaint. Ma le
decisioni importanti e belle
non possono non impegnare.
Ma come? Solo cambiando
l’ordine economico mondiale
si potranno risolvere povertà
e ingiustizia? Ma come? Il
Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, il G7
(e dunque le istituzioni che i
nostri politici, da destra a sinistra, ammirano e seguono
incondizionatamente) sono
solo dei volgari «comitati
d’affari» (Lenin) di una borghesia rapace e senza scrupoli? Siamo dunque dominati
da istituzioni, per altro non
elette da nessuna consultazione elettorale, che inseguendo solo il profitto stanno
gettando il creato alle soglie
della catastrofe? Ma, allora,
delle due Luna: o Toussaint
(e la scuola dell’economiamondo) ha torto, oppure le
nostre posizioni, tanto politiche quanto diaconali, devono mutare di un bel po’.
Enrico Cerasi - Mestre
e-mail: enrico.cerasi@libero.it
I PARTECIPAZIONI I
I familiari di
Paolina Bonjour (Lina)
ved. Charbonnier
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro lutto, in
particolare la direzione, il personale e i volontari della Casa di
riposo per anziani Miramonti di
Villar Pellice.
Bobbio Pellice, 22 agosto 2000
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 011/6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
12
PAC. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 1° SETTEMBRE 200n
Rio de Janeiro
Come vincere
: colloquio organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese
la violenza armata neH'America Latina
MIRIAM REIDY-PROSr
PER una strana coincidenza, il colloquio ecumenico regionale su «Come affrontare la violenza armata
nelle società latinoamericane» si è aperto a Rio de Janeiro nello stesso momento in
cui l'attenzione deU’opinione pubblica era concentrata
sulla violenza e le armi leggere. Il colloquio, svoltosi dal
25 al 28 luglio scorso, era organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e
dal Consiglio delle chiese
deU’America Latina (Ceal) in
collaborazione con una Ong
locale, «Viva Rio».
Il 12 giugno un attacco a
mano armata contro un autobus veniva trasmesso in diretta alla televisione, il che costituiva una prima per i media
brasiliani. (...) Otto giorni più
tardi, il ministro della Giustizia ha sottoposto al Senato un
progetto di legge che vieta il
commercio e il possesso delle
armi da fuoco. Altra coincidenza: il 7 luglio «Viva Rio» ha
lanciato una campagna nazionale contro la violenza e
per il divieto delle armi individuali, con questo slogan: «Basta' Eu Quero Paz» (Basta! Vogliamo la pace).
Lo scorso anno, «Viva Rio»
ha raccolto le firme di 1 milione 350.000 abitanti della città
per chiedere il divieto dell’uso
e della vendita delle armi leggere. Il Cec ha appoggiato la
campagna e ha chiamato le
sue chiese membro, nonché
la Rete d’azione intemazionale sulle armi leggere (lansa), a
fare altrettanto. Per la sua
azione per la pace nelle comunità locali e per il suo lavoro per il microdisarmo, «Viva
Rio» è diventato uno dei partner fondatori della rete «Pace
nella città» del Cec. (...)
Una campagna nazionale
Alle sette di sera, il settimo
giorno del settimo mese dell’anno 2000, milioni di brasi
liani hanno sentito la popo
larissima attrice Fernanda
Montenegro chiedere loro, alla televisione, di spegnere le
luci, di mettere candele accese sul bordo delle finestre e di
andare al lavoro vestiti di
bianco per dimostrare il loro
desiderio di porre fine alla
violenza e alla criminalità e di
vietare l’uso e la vendita delle
armi leggere. Molti lo hanno
fatto... dando così il via a una
campagna nazionale!
Lo stesso giorno, «Viva Rio»
ha distribuito una petizione
contro la violenza armata e
per il divieto delle armi leggere in 14 capoluoghi del paese,
alcuni dei quali noti per la loro estrema violenza, come
Recife, Brasilia, Salvador, Viteria, Sao Paulo e Rio. I firmatari della petizione hanno organizzato manifestazioni e si
sono impegnati a spiegare ai
loro amici e vicini gli obiettivi
della campagna: «investimento sociale» per i giovani
dei quartieri più poveri e più
violenti, approvazione del
progetto di legge, riforma della polizia e democratizzazione del sistema giudiziario. (...)
Nel quadro di questa campagna nazionale, «Viva Rio»
propone un boicottaggio internazionale sulle esportazioni di armi e munizioni verso il
Paraguay. Secondo l’organizzazione, il Paraguay riesporta
le armi alle bande di criminali
organizzati in Brasile. (...)
Prospettive regionali e
intemazionali
Circa 35 esperti e responsabili religiosi che militano per
far cessare la violenza urbana
e impedire la proliferazione
delle armi leggere hanno assistito al colloquio del Cec e
del Ceal. Fra loro c’era il senatore José Roberto Amiada,
autore del progetto di legge
presentato al Senato. (...)
Veduta di Rio de Janeiro
Il colloquio aveva tre obiettivi: elaborare un piano di
azione regionale per far fronte alla violenza armata e
all’uso illecito delle armi leggere: creare una rete ecumenica regionale; preparare la
partecipazione delle chiese
alla Conferenza dell’Onu sul
«commercio illecito delle armi leggere» che avrà luogo
nel 2001. Salpy Eskidjian,
dell’équipe «Relazioni internazionali» del Cec, che ha
coordinato U colloquio, e Rafael Goto, coordinatore dell’Ufficio della pace del Ceal,
hanno aperto il colloquio
dando informazioni sulle attività delle loro organizzazioni rispettive.
Il direttore di «Viva Rio»,
Ruben Cesar Fernandes, che
è membro della Commissione delle chiese per gli affari
internazionali, ha parlato di
una cultura latinoamericana
della violenza e delle cause e
conseguenze della proliferazione delle armi leggere. Partecipanti giunti da una diecina di paesi dell’America centrale e meridionale hanno
parlato dell’impatto di questa
proliferazione sulle loro comunità locali e del molo svolto dalla società civile e dalle
chiese. Uno specialista argentino ha parlato del funziona
mento dei fiorenti mercati leciti e illeciti di armi leggere
nella regione, mentre uno
specialista dello sviluppo,
giunto dal Guatemala, ha sottolineato alcuni dei meccanismi giuridici che consentono
di affrontare questo problema in America Latina.
Il colloquio ha evidenziato i
legami esistenti tra la richiesta di armi e il cattivo uso che
ne viene fatto, e la disperazione sociale e economica dall’altro. Nelle comunità locali,
e nelle strade delle favelas, la
gente vede troppo spesso nel
ricorso alle armi la soluzione alla disintegrazione sociale ed economica endemica,
ha spiegato Fernandes. I partecipanti hanno sottolineato
che «se si vuole esercitare un
controllo sulle armi leggere,
non ci si può permettere di
aspettare di avere risolto con
successo i problemi sociali ed
economici che sono così
profondamente radicati. Bisogna agire immediatamente
perché ci si trova in situazione di emergenza...». (...)
I partecipanti si sono detti
soddisfatti delle iniziative
prese per elaborare norme
internazionali che permettano di limitare i trasferimenti,
il possesso e l’uso delle armi,
in particolare la Convenzione
interamericana contro la fabbricazione e il traffico illeciti
di armi da fuoco (...), adottata
dall’Organizzazione degli stati americani nel 1997, e il
progetto di Protocollo dell’Onu contro la fabbricazione
e il traffico illeciti delle armi
da fuoco (...).
L’ultimo giorno, i partecipanti hanno lanciato un appello alle chiese della regione,
chiedendo loro di affrorttare il
problema della violenza armata in generale e la diffusione e il cattivo uso delle armi
leggere in particolare. Dare
uno sguardo morale e etico su
questo tipo di problema non è
l’unica responsabilità che
spetta specificamente alle
chiese; esse hanno anche un
dovere di sensibilizzazione in
quanto conoscono bene i bisogni della gente e sono in
grado di agire, hanno dichiarato. Perfettamente consapevoli del fatto che il movimento per vincere la violenza e
controllare il possesso e la
vendita delle armi leggere si
sta ampliando in Brasile e in
tutto il mondo, hanno concluso con queste parole: «È ora
per le chiese di dire no alle armi da fuoco!». (Cec-Info)
* membro dell'équipe
«Informazione» del Cec
Monito di leader ecclesiastici del paese latinoamericano
Il Piano Colombia aggraverà la situazione
Poco prima della visita in
Colombia del Presidente Usa,
Bill Clinton, alcuni leader ecclesiastici e militanti dei diritti della persona hanno
messo in guardia che il potenziamento degli aiuti militari americani a quel paese
dilaniato dalla guerra avrebbe aumentato la violenza e il
numero di persone dislocate.
Clinton si è recato nella città
di Cartagena il 30 luglio scorso per incontrare il presidente colombiano, Andres Pastrana. Per motivi di sicurezza ha trascorso solo poche
ore nel paese.
Nel luglio scorso, il governo
Usa ha approvato l’assegna
zione di 1,3 miliardi di dollari
per il Piano Colombia, l’ambizioso programma presentato
dal presidente Pastrana il cui
obiettivo è di sradicare la produzione di coca e di porre fine
alla guerra con diversi gmppi
armati. Questo contratto di
assistenza fornito dagli Usa
aumenterà in modo spettacolare la presenza dei militari americani in Colombia e
comprende l’assegnazione di
63 elicotteri militari all’esercito e alla polizia colombiani.
La breve visita di Clinton a
Cartagena aveva lo scopo di
dare un sostegno morale alla
sedicente Iniziativa di pace
del presidente Pastrana.
■i L'esperienza di due associazioni francesi
Un commercio che rispetti
la dignità dei produttori
Sensibilizzare il consumatore agli squilibri legati al
commercio internazionale
pur offrendogli la possibilità
di sostenere azioni locali nei
paesi in via di sviluppo, è
l’azione portata avanti da
due associazioni regionali
francesi, «Artisans du Monde»* e «Artisanat-Sel»^
Sapete che:
- in Pakistan 7.000 bambini
lavorano alla confezione di
palloni di calcio?
- ad Haiti ci sono 250.000
bambini colf di cui il 20%
hanno tra 7 e 10 anni?
- in Thailandia tra 100.000
e 300.000 bambini di meno di
18 anni sono vittime della
prostituzione?
- nelle Filippine bambini
contribuiscono alle risorse
della propria famiglia guadagnando tre dollari al giorno
raccogliendo immondizie
nelle strade?
- viene stimato a 200.000 il
numero di bambini soldati
arruolati che combattono nei
conflitti in corso?
Per i partner di «Artisans
du Monde» e di «ArtisanatSel», questo sfruttamento è
inammissibile. Per cui essi
operano sul posto dando salari decenti agli artigiani affinché i loro figli possano andare a scuola, assumendo coloro che sono più vulnerabili
rispetto allo sfruttamento dei
bambini e mettendo in piedi
una politica sociale e sanitaria per favorire una vita decente alle famiglie.
Dopo il petrolio, il caffè è il
prodotto che frutta di più ai
venditori nel mondo. Però i
produttori sono mal pagati,
in ogni caso non abbastanza
per vivere, e preferiscono coltivare cocaina, molto più redditizia. Garantire un prezzo
decente al produttore di caffè
è uno degli obiettivi di queste
associazioni. Se il consumatore accetta di pagare la sua
tazza di caffè 10% in più, il
produttore potrà vivere nella
dignità. Comprare un pacchetto di caffè non è solo farsi piacere, ma permettere a
Colombia: distruzione del laboratori per la lavorazione della coca
Tuttavia, all’interno delle
chiese, i militanti e coloro
che aiutano le vittime della
violenza si oppongono con
forza al piano militare di Pastrana. «Il Piano Colombia
non è un piano di pace, è un
piano che significa il potenziamento della guerra e ancora morti», ha dichiarato
Antony Sanchez, direttore
esecutivo della Fondazione
di sviluppo mennonita di Colombia (Mencoldes). «È difficile credere che sradicare alcune piante di coca risolverà
il problema. I contadini che
coltivano piantagioni di coca
si ritireranno seihpre di più
aH’interno della giungla, taglieranno alberi delle riserve
naturali deU’Amazzonia per
continuare la produzione di
coca. Finché non ci sarà una
soluzione di ricambio economico concreta per i contadini
nulla cambierà, perché la
coltivazione di coca è l’unico
mezzo per sopravvivere».
Uno degli elementi essenziali del Piano Colombia è il
forte aumento della fumigazione aerea dei campi di coca, anche se gli oppositori ricordano che, nonostante anni di fumigazione finanziati dagli Usa, la produzione
di coca è regolarmente aumentata. «La fumigazione è
un’ossessione politica degli
persone dell’altro capo del
mondo di esprimere il prò.
prio lavoro nella dignità e nel
rispetto dell’ambiente e di
migliorare le loro condizioni
di vita. È quanto promette
l’associazione Max Havelaar
creata in Francia nel 1992
(dal nome di un eroe di ro. Il
manzo olandese del XIX secolo che si ribellò alle condìzioni di lavoro imposte dai
grandi proprietari di piantagioni di caffè nelle colonie).
L’associazione Max Havelaar certifica e concede un
marchio ai produttori che osservano certe condizioni: criteri di qualità, rispetto dei diritti umani e della libertà di
espressione all’interno delle
cooperative, sostegno allo
sviluppo locale... In controparte viene garantito un prezzo minimo a fronte delle fluttuazioni del mercato. Questo
caffè equo offre un’alternativa alla coltura della cocaina,
molto diffusa in Colombia e
in Perù. Dieci anni dopo il
suo lancio, i grandi supermercati contano 1.700 punti
di vendita dei prodotti Max
Havelaar in Francia e i tre
quarti dei francesi si dichiarano pronti a pagare un po’ di
più un prodotto realizzato in
condizioni sociali rispettose
delle persone che lo producono. Un modo per incoraggiare un commercio che stabilisca rapporti più equilibrati
tra paesi ricchi e paesi poveri,
un modo inoltre di ostacolare
le regole spietate del commercio internazionale. 11
marchio Max Havelaar si
estende progressivamente a
prodotti come il cioccolato, il
tè, il miele, le banane e perfino il succo di arancia.
(da Firn Information, maggio-luglio 2000]
(1) «Artisans du Monde» è
da 26 anni un’organizzazione
di solidarietà internazionale
composta di 2.500 volontari
che contribuiscono allo sviluppo del Sud.
(2) «Artisanat-Sel» è stato
creato nel 1980 dall’Alleanza
evangelica francese.
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americani, anche se non funziona - fa notare Leila Lima,
coordinatrice dell’Alto Commissariato deirOnu per i rifugiati -. Quello che la fumigazione ha provocato è stato
l’aumento del numero di persone dislocate all’interno del
paese, e lo spostamento del
confine agricolo un po’ più
lontano nella giungla».
Secondo Carolina Aldana,
membro di un’associazione
legata alla chiesa che lavora
con i contadini della provincia del sud di Putumaya, l’aumento della fumigazione
moltiplicherà le malattie legate all’uso dei pesticidi e
avrà un effetto negativo sui
raccolti, aggravando così la
crisi alimentare nelle campagne. Per evitare la carestia,
sarà quindi necessario fare
appello alle chiese e alle Organizzazioni non governative.
La fumigazione è solo uno
dei tanti fattori che hanno
contribuito allo spostamento
degli abitanti in ColonibiaDue milioni di colombiani,
circa il 5% della popolazione,
sono stati dislocati in questi
ultimi anni. Secondo alcuni esperti, solo il Sudan ha un nU"
mero maggiore di persone dislocate alTinterno del paese.
Lo spostamento all’interno
del paese fa molte vittime, o
fra queste responsasbili d'
comunità, presi come bersagli e costretti ad abbandonare la loro casa: «Là dove eravamo, eravamo qualcuno, la
gente ci conosceva. Poi abbiamo dovuto andare via e ao
un tratto non eravamo pj“
nulla - lamenta Olga Remolina, allontanata lo scorso anno dal Sud della provincia 0
Bolivar -. Abbiamo perso tutto, la nostra casa, i beni, l
amiglia. Abbiamo
perso la nostra fede, e ci chiediamo, come Gesù, percn
Dio ci ha abbandonati».
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