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Anno 118 - n. 9
26 febbraio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIBLIOTECA VALD-3E
10066 - TOaBE PEI Liei
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
MANIFESTAZIONE DELLE CHIESE DELLE VALLI VALDESI A PINEROLO
"Trasformazione, disarmo, pace
II
Nell’altalena delle affermazioni
(verbali e fotografiche) e delle
smentite sull’intervento degli Stati Uniti nel Salvador si situa anche la lettera di Clement J. Zablocki, presidente della Commissione Affari Esteri del Congresso
USA. Il sig. Zablocki — che risponde ad una mia inviata anche
a Reagan e Haig per esprimere a
nome della Federazione Giovanile Evangelica in Italia preoccupazione e condanna per il genocidio
che la giunta cmle-militare sta
compiendo nel Salvador e per il
pesante intervento statunitense in
tutta la regione centro-americana
— si mostra anch’egli preoccupato per gli sviluppi politici dì
quell’area, ritiene che non sia
prevedibile un intervento diretto
degli USA, spera che i funzionari del governo abbiano imparato
qualcosa dalle esperienze passate, assicura la continuazione dell’impegno della sua Commissione
nel controllo delle singole scelte
governative e infine ringrazia
per il tempo speso per comunicare loro il nostro punto di vista.
Questa risposta, giunta del tutto inaspettata, mi suggerisce alcune considerazioni.
Anche il segno più piccolo di
solidarietà, come scrivere una
lettera, può essere di qualche utilità.
Pur non impressionandomi eccessivamente il tono rassicurante
e responsabile del sig. Zablocki,
la lettera è un segno dello stile
politico statunitense: implacabile
nel difendere i propri interessi
fino ad accettare la responsabilità di migliaia di assassinati, ma
abbastanza elastico per consentire un minimo di spazi democratici e informativi per le varie opposizioni interne e internazionali.
Nonostante le buone intenzioni
delle varie commissioni del Congresso e del Senato degli USA, il
sistema presidenziale consente al
governo la più ampia libertà di
manovra, anche quella di impegnarsi di fatto in un conflitto col
metodo dell’escalation già tristemente sperimentato nel Vietnam. Dall’appoggio economico
siamo passati a quello militare,
all’intervento dei « consiglieri »,
all’addestramento negli Stati Uniti di reparti salvadoregni specializzati (anche nella tortura di prigionieri, come hanno già denunciato diversi giornali statunitensi). L’unieo passo che rimane da
compiere è l’invio dei marines,
tutti gli altri sono già stati compiuti. L’intervento militare è
quindi diretto e già in atto e
ampiamente dimostrato, mentre
non è affatto dimostrato, neanche dalla CIA, il supposto intervento cubano e nicaraguense a
sostegno della guerriglia.
Ultima considerazione: come è
possibile che Reagan passi per
un campione delle libertà civili
e politiche (grazie alla condanna
del colpo militare in Polonia)
quando diventa responsabile di
fatto di migliaia di contadini trucidati nel Salvador e in CentroAmerica? O dobbiamo proprio
credere che migliaia di contadini
e operai, donne e adolescenti, non
siano l’espressione di un popolo
assetato di libertà ma siano invece biechi agenti cubani o sovietici?
Eugenio Bernardini
|] quadro agghiacciante dell’attuale situazione e l’appello a predicare la speranza evangelica
espressi dallo storico Giorgio Rochat e dal past. Giorgio Bouchard di fronte a 400 persone
« La corsa agli armamenti è
un fenomeno mondiale interno e
organico alla nostra società », ha
affermato Giorgio Rochat. « Il
compito dei credenti è di predicare la speranza, perché la guerra nucleare non è inevitabile »,
ha concluso Giorgio Bouchard.
Così, di fronte ad un folto pubhlico — oltre 400 persone — che
gremiva l’Auditorium di Corso
Piave a Pinerolo, i due oratori
hanno (sintetizzato il tema del
dibattito pubblico su « Trasformazione, disarmo, pace », organizzato dalla Commissione Distrettuale in occasione del XVII
Febbraio, presieduto da Marcella Gay.
Pacifismo critico
Contrariamente alle aspettative di molti, il movimento per la
pace ha investito e scosso il nostro vecchio continente europeo
da Nord a Sud, mobilitando masse imponenti di giovani e giovanissimi che sembravano irrimediabilmente persi alla lotta politica e del tutto integrati in una
società consumistica priva di valori e di ideali. Per alcuni, questo movimento è nato dalla paura di un annientamento nucleare
dell’umanità, e in particolare dell’Europa che, in ogni caso, si troverebbe al centro di un eventuale conflitto tra le due superpotenze. « Non credo che il movimento per la pace nasca dalla
paura della guerra » — ha soste
nuto il pastore Bouchard ■— « nasce piuttosto da un bisogno di libertà, da una spinta democratica », ed è estremamente significativo che alla testa di tale movimento — per lo meno in Germania e in Olanda, che costituiscono il fulcro del movimento —
ci siano proprio le chiese, evangeliche e anche cattolica.
Ma il pericolo, secondo Bouchard, sarebbe di « passare da
un rivoluzionarismo acritico ad
un pacifismo altrettanto acritico ». Per evitare ciò, occorre informare, educare, predicare, e
non temere, all’occorrenza, di
« rivedere criticamente » alcuni
dogmi della filosofia marxista
nella quale, per altro, molti di
noi si riconoscono (per esempio
l’asserzione fatta da Marx che
« la violenza è la levatrice della
storia »).
La freddezza
delle cifre
Giorgio Rochat, storico, esperto in questioni militari, si è attenuto al suo compito che era
di fornire un’informazione precisa e rigorosa sulla realtà degli
armamenti strategici e tattici
delle due superpotenze USA e
URSS che da sole detengono oltre il 90% degli arsenali nucleari
esistenti nel mondo. Con la freddezza delle cifre propria dell’esperto, e col realismo richiesto
allo storico, Rochat ha tracciato
un quadro obiettivo dell’equilibrio delle forze nucleari in presenza. Quadro agghiacciante se
si pensa che gli USA dispongono
attualmente di 9.000 bombe atomiche strategiche capaci di distruggere 14 volte l’URSS mentre quest’ultima ne ha 6.000 capaci di annientare 3 o 4 volte gli
USA, ciò senza contare le diecine di migliaia di bombe tattiche
collocate sui caccia-bombardieri
e sui sommergibili nucleari. La
capacità distruttiva degli arsenali americani e sovietici è tale che
si è dovuto inventare una nuova
unità di misura: « danno massimo inaccettabile » che, nel caso
dell’URSS, per es., equivale al
50% di distruzione della popolazione urbana. Se si considera che
un missile nucleare impiegherebbe solo 30 minuti per andare
dagli USA all’URSS, e viceversa,
c chiaro che la capacità di risposta delTavversario, in termini di
tempo e di potenza, deve essere
tale da dissuadere l’attaccante.
Questa « mutua distruzione assicurata » (chiamata MAD nel gen
go scientifico-militare) sta alla
base dell’inizio e della continuazione della corsa agli armamenti
la quale, per la sua geometrica
logica, sembra inarrestabile. Del
resto, osservava Rochat, non è
un mistero per nessuno che le
società dell’Qvest e dell’Est, e
purtroppo anche quelle del Sud
(vedi India, o Cina), sono sempre più militarizzate, nel senso
che il 50% della ricerca scientifica ha finalità militari e l’indu
ISAIA 2: 2-5
Non spade ma vomeri d’aratro
Fra le tenebre morali, politiche, sociali ed anche religiose
del suo tempo, Isaia ha una visione. In essa, Isaia- vede gli uomini non più ribellarsi a Dio, ma
rivolgersi fiduciosi a lui per essere ammaestrati e guidati dalla sua parola. Vede finalmente
lutti i popoli camminare nei sentieri di Dio, cioè mettere in pratica le sue leggi di amore e di
giustizia; vede ogni individuo riconoscere in Dio l'infallibile giudice che con la sua parola cancella lutti i conflitti che turbano
la vita d’ogni nazione.
A questo punto il profeta Isaia
può .scorgere la stupenda realizzazione dell'eterno .sogno di ogni
umana creatura, il luminoso attuarsi della volontà di Dio. Isaia
vede i popoli non più divorarsi
l'un l’altro in guerre fratricide,
ma piuttosto trasformare le loro
armi in strumenti di fecondo lavoro: « L’Eterno giudicherà fra
nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro e delle loro lance,
roncole; una nazione non leverà
più la spada contro l’altra, e non
impareranno più la guerra ».
Ma come svegliato d'improvviso da un bellissimo sogno, Isaia
guarda al suo popolo, e lo vede
moralmente e spiritualmente lontano da Dio, abbassato al misero livello della idolatria. Lo vede
ricco di oro e d'argento, potente
di forze armate..., ma nel contempo è pieno di superbia, corrotto dall’orgoglio e dalla immot
ralità.
Ed allora pronunzia il grido
profetico: « Q casa di Giacobbe,
venite e camminiamo alla luce
deH’Eterno! ».
Il meraviglioso sogno di Isaia
è anche il nostro sogno. E’ il sogno di ogni credente che ha imparato da Gesù ad essere « mansueto ed umile di cuore ». E’ il
sogno di ogni umana creatura
che non è ancora abbrutita dallo
spirito di Caino, e che conserva
un sentimento di amore e di vera pace.
S), tutti quanti vorremmo non
sentir più parlare né di guerre
né di guerriglie, né di bombe, né
di missili, né di alcun’arma più
o meno micidiale!
Ed attendiamo ardentemente
ed impazientemente che tutti i
popoli dell'est e dell'ovest si decidano a trasformare le loro spade in vomeri d’aratro. Si decidano — come è stato detto — a
svuotare gli arsenali ed a riempire i granai. Si decidano, cioè,
a dedicare alla costruzione di case, di scuole, di ospedali quelle
enormi somme che vengono invece sprecate per gli armamenti
e per le guerre. E che, anziché
imparare il modo di far la guerra, gli uomini imparino il modo
di abolire la fame, la disoccupazione e tutte le ingiustizie sociali.
Ma purtroppo la nostra realtà
è un’altra. Anche nel nostro tempo, coinè ai tempi di Isaia, vi è
una civiltà ricca di oro e d’argento, forte di potenti mezzi armati, evoluta nella scienza e nella tecnica, ma nel contempo è
una civiltà schiava di idoli e di
idolatrie.
Ed allora ecco che è ancora
valido il grido di richiamo che
quasi tremila anni fa elevò l’antico profeta: « Venite e camminiamo alla luce dell’Eterno »!
Giuseppe Anziani
(continua a pag. 2)
stria bellica è parte integrante,
anzi trainante, dell’intero sistema produttivo, per cui un eventuale disarmo avrebbe come effetto immediato il travolgimento e il collasso dell’economia
mondiale. D’altra parte, proprio
perché la ricerca scientifica e gli
investimenti produttivi sono diretti prevalentemente al settore
militare, l’industria civile beneficia del grande avanzarnento
tecnologico derivante dalla corsa agli armamenti.
Prospettive
del disarmo
In queste condizioni quali possono essere le prospettive politiche del disarmo? Giorgio Rochat ne ha indicato tre: 1) accordi tra le due superpotenze per
il contenimento dei loro rispettivi arsenali di morte. Ma è imiplicito che runa e l’altra intendono mantenere inalterata la loro superiorità rispetto al resto
del mondo; 2) disarmo nucleare
in determinate zone geografiche;
3) riduzione delle spese militari.
In sostanza, si tratterebbe di attestarsi sui livelli già raggiunti
di mutua distruzione visto che
appare del tutto irragionevole la
detenzione di armi capaci di distruggere più di una volta l’intero pianeta. Ma la « logica » della corsa agli armamenti sembra
più potente della logica della ragione.
Eppure, benché schiacciata da
questo abbraccio mortale tra le
due superpotenze, « l’Europa —
ha detto Bouchard — ha la possibilità di riscattarsi dalle sue
pesantissime colpe storiche ».
Non si tratta ovviamente di riproporre un eurocentrismo che
non avrebbe senso in un tempo
in cui tutti i problemi hanno una
dimensione planetaria ma di lottare per il superamento della logica dei blocchi é per un Nuovo
Ordine Economico Mondiale imperniato su scambi giusti tra
Nord e Sud, salvaguardando gli
spazi di democrazia esistenti ed
essendo aperti ai nuovi movimenti nati in Europa — dagli
ecologisti alle femministe, dai
giovani al movimento per la pace — che sono espressione di un
bisogno di vita, di giustizia e di
pace, e che possono diventare
soggetti di una reale trasformazione della società. Che la Germania (principale responsabile e
principale vittima della 2’ guerra mondiale) sia al centro di questi movimenti è — secondo Bouchard, che non ha molta simpatia per la « cultura parigina »
di cui il socialismo mitterrandiano sarebbe espressione — un fatto positivo e promettente.
E’ seguito un interessante dibattito che avrebbe meritato di
protrarsi più a lungo. Ma non
mancheranno certo altre occasioni per approfondire un tema,
così impegnativo che coinvolgerà inevitabilmente la nostra testimonianza e la nostra predicazione nei prossimi anni.
,Iean-.Iacqiies Peyronel
2
2 vita delle chiese
26 febbraio 1982
I PRIMI ECHI DELLE MANIFESTAZIONI PER LA « SETTIMANA DELLA LIBERTA’»
"Impegno per la pace, ma quale?"
Neirambito dell’attività del
Centro Evangelico di Cultura e
in occasione della « Settimana
della Libertà » indetta dalle Chiese Valdesi e Metodiste, abbiamo
avuto sabato 13 febbraio 1982 una
interessante tavola rotonda seguita da dibattito sul tema: Trasformazione - Disarmo - Pace.
Hanno partecipato Sergio Rostagno, docente della Facoltà Valdese di Teologia, Giulio Giampietro del Movimento Internazionale per la Riconciliazione, Vincenzo Ribet, della Commissione Pace della Chiesa Valdese di Piazza
Cavour.
Il giornalista Fulvio Rocco, che
ha presieduto l’incontro, ha introdotto l’argomento osservando
che la parola « Pace » è una parola ambigua nel nostro tempo
il cui significato nella società moderna viene spesso interpretato
in modi diversi. Il Cristianesimo
si orienta ad intendere la pace
come trasformazione dei principi
di giustizia, amore e fratellanza
espressi chiaramente negli insegnamenti evangelici.
Tre posizioni
Il prof. ■ Sergio Rostagno illustra il problema visto da tre tipiche posizioni che lo hanno caratterizzato nella nostra storia.
La prima posizione è quella
della considerazione di una guerra come « guerra giusta » — guerra difensiva, ad esempio —, oppure guerra che ha il compito di
garantire l’ordine nello Stato. In
entrambi i casi essa è vista come
un male necessario per garantire
la pace.
La second,a posizione è centrata nella « nonviolenza », la posizione praticamente sostenuta dal
Signore Gesù Cristo. Essa, per
quanto sia stata messa in pratica in particolari situazioni da
piccoli gruppi organizzati o individualmente, non ha avuto largo
impiego nella mentalità comune
degli uomini.
La terza posizione è quella sviluppatasi con la formazione degli Stati moderni i quali hanno
ricorso spesso a regolare le reciproche relazioni mediante trattati tesi al mantenimento della
pace. Inoltre in questa fase si
sono sempre più distinte le proteste popolari contro la guerra, mediante manifestazioni organizzate
da gruppi sociali.
Al giorno d’oggi abbiamo visto
tornare in uso la prima posizione particolarmente con la seconda guerra mondiale, vista come
guerra giusta contro l’Hitlerismo
fautore di disordine tra l’equilibrio pacifico degli Stati.
Rimane aperta alla discussione la dialettica tra la seconda e
la terza posizione, notando comunque che, con l’avvento degli
armamenti nucleari contro i quali non si può più parlare di guerra difensiva, si rende necessaria
una più f^te partecipazione della opinione pubblica perché il
mantenimento della pace tra i
popoli sia garantito.
Giulio Giampietro del MIR illustra gli scopi che il Movimento
si è prefisso dall’anno della sua
costituzione (1914): esso vuol costruire un mondo nuovo fondato
sulla riconciliazione tra gli individui ed i popoli. Per ottenere
questo si è ricorsi al principio
della nonviolenza. L’obiezione di
coscieMa riguardo al servizio militare è stato Uno degli obiettivi
raggiunti dalla lotta del MIR nel
nostro Paese.
Guerra difensiva?
Riguardo alla guerra difensiva
egli sostiene che armi di difesa
non esistono più, dato che l’uso
minacciato di armi nucleari non
rappresenta più una difesa, ma
comunque una offesa verso la
controparte. Ecco perché contro
l’uso di esse si sta sempre più
orientando l’opinione pubblica.
In un eventuale conflitto perciò
non si potrà più parlare di guer
ra giusta.
Per il mantenimento della pace
il MIR propone alcuni metodi di
nonviolenza:
1) La rinunzia alla guerra, da
parte dell’individuo.
2) Obiezione di coscienza alle
spese militari nel proprio Paese.
3) Rinunzia alla difesa armata a
favore di atti di riconciliazione.
4) Disarmo unilaterale.
Pace e giustizia
Vincenzo Ribet dopo aver letto l’ordine del giorno del Sinodo
con il quale s’invitano le Chiese
a porre al centro della loro riflessione il problema della pace
e ad assumere tutte quelle iniziative atte a sostenerla, citando dal
profeta Isaia « Il frutto della giustizia sarà la pace, e l’effetto della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre» (Is. 32: 17) sostiene che realizzare la giustizia.
significa realizzare la pace. Illustra quindi la situazione del deterrente nucleare oggi, spiegando
come la tecnica abbia sviluppato
armi sempre più micidiali, la cui
sola presenza e possibile uso costituiscono una violenza allo spirito di pace che anima la popolazione. Cita anche gli. orientamenti emersi al recente campo
di Ecumene ove di contro alla attuale cultura di guerra e di morte, viene auspicata una cultura
di pace e di vita.
Concludendo, Ribet ha accennato al prossimo convegno a Comiso in Sicilia ove è prevista la
affluenza di numerose personalità europee, preoccupate, come
molti di noi, dalla escalation del
riarmo nucleare che rende quella
una delle «zone calde» del nostro
pianeta in caso di improvviso,
non dichiarato conflitto tra blocchi contrapposti.
Diversi interventi da parte del
pubblico sono seguiti, dando vita
ad un vivace dibattito.
Osvaldo Piscini
Assemblea a Bassignana
Con chiarezza e riferimenti biblici il pastore Franco Becchino
ha sviluppato il tema « Trasformazione, disarmo, pace » nell’assemblea pubblica organizzata il
14 febbraio* a Bassignana dal
Consiglio del V circuito Piemonte sud-Liguria.
I problemi di fondo dell’odierna situazione mondiale — ha detto l’oratore — sorgono dall’attuale divisione del mondo in due
grossi sistemi contrapposti: russo e americano. Tra i due sistemi c’è una forte tensione, determinata in primo luogo da forti
interessi economici ed in secondo
luogo da profondi contrasti sociali, la cui origine va ricercata
proprio nelle soluzioni e nei mezzi usati per la salvaguardia di
quegli interessi.
CORRISPONDENZE
Riflessione sul Ruolo diaconale
TRAPANI • MARSALA — La
locale Chiesa valdese ha esaminato il progetto della Tavola riguardante il ruolo diaconale ed
è giunta alle seguenti conclusioni :
1. Ritiene giusta l’attuale prassi d’iscrizione al ’Ruolo’ di laici
che svolgono a tempo pieno o
parziale un lavoro nella Chiesa
come insegnante, direttore di
un’Opera, giornalista, bibliotecario, assistente di asilo ecc., al fine che siano remunerati con
giusto salario, pastorale o meno.
2. Non trova sconveniente, solo per il fatto che non c’è nella
Bibbia, il termine ’optante’ per
tali fratelli in quanto esso spiega bene l’opzione fatta da loro
per un trattamento economico
non superiore a quello pastorale, a meno che col tempo non
esca fuori un termine più espressivo e comune. Questo titolo del
resto riguarda solo il problema
finanziario che li riguarda.
3. Ritiene però che tali fratelli
dovrebbero essere considerati
dei diaconi al pari degli altri che
gratuitamente sono impegnati
nel servizio delle Chiese con diverse mansioni. Per questo pensa che al titolo di ’optanti’ sia
aggiunto quello di ’diaconi’,
quindi ’diaconi optanti’.
4. Non è favorevole ad una
consacrazione particolare, tipo
pastorale, degli optanti con la
conseguenza della creazione di
un altro corpo clericale in seno
alla Chiesa, quando teologica
mente è in discussione appunto
quella pastorale che divide i battezzati, già tutti sacerdoti per il
battesimo, in clero e laici.
5. Per la divisione degli optanti in diversi servizi, la Chiesa ritiene accettabile la divisione di
essi nei quattro settori di attività indicati, come anche in generale le condizioni di iscrizione
al Ruolo del Progetto.
6. In quanto ad una loro rappresentanza al Sinodo, conferenze distrettuali, circuiti e relativa
qualifica di essa — se consultiva
o deliberativa — si nuò discuterla ed ammetterla come avviene per altre organizzazioni ecclesiastiche, ma senza separarla
dal ministerio generale diaconale della Chiesa. I diaconi, anche
quelli remunerati a causa di una
situazione particolare di lavoro,
devono sentirsi parte uguale degli altri diaconi della Chiesa,
semplici fratelli delle Comunità
locali cui appartengono residenzialmente.
Fernanda Fiorio
NAPOLI — Le generazioni dei
credenti passano, ma ferma rimane, con la loro memoria, la
testimonianza coerente resa al
Cristo, fonte di acqua viva. A
questa fonte si è dissetata per la
lunga giornata dei suoi anni la
nostra cara sorella Fernanda
Florio che il 6 febbraio è entra
ta piena di gioia cristiana, nella
Casa del Padre, dove i morti nel
Signore si riposano dalle fatiche
seguite alle loro opere. L’opera
di Fernanda Fiorio al servizio
della chiesa è stata assidua e fedele dalla prima giovinezza alla
tarda età, particolarmente nell’impegno per il Concistoro e la
Assemblea di chiesa. Né possiamo dimenticare, nella chiesa di
via dei Cimbri, la sua costante
parola di esortazione per i diversi impegni della comunità come per i prigionieri lontani sofferenti per le torture denunciate da Amnesty International.
Soprattutto la comunità ha
amato e apprezzato la sorella
Fernanda per la sua singolare
vocazione volta alla formazione
dei ragazzi della Scuola domenicale, espressa nello studio della
Parola, in recite e poesie natalizie, in racconti pieni di verità
e di vita vissuta, apparsi per tanti anni sull’« Amico dei Fanciulli », dall’epoca di Selma Longo
fino ai tempi attuali.
La parola di Dio nella quale
ha posto tutto il fondamento
della vita ricorda a noi che siamo rimasti privi della sua indimenticabile figura che « se questa tenda... viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio, una
casa non fatta da mano d’uomo,
eterna nei cieli» (II Cor. 5: 1).
Ai figli vada la commossa e fraterna simpatia cristiana della comunità tutta.
Entrambi i sistemi sono ingiusti e ciò lo si avverte dalle conseguenze generate dallo stato di
tensione esistenti tra di essi. Una
prima conseguenza è la politica
di potenza, da cui prende luogo
una sfrenata corsa agli armamenti nucleari nell’assurda « convinzione» che l’equilibrio tra i due
sistemi possa essere mantenuto con la potenza delle armi; ma
ciò non sembra essere molto convincente, in quanto la corsa agli
armamenti atomici e la conseguente installazione di nuove basi missilistiche agitano i popoli
(Olanda, Germania, ecc.) all’interno dei quali sorgono nuovi
movimenti pacifisti spontanei
contro i missili ed in difesa della pace che essi vedono sempre
più minacciata da una possibile
guerra nucleare.
Una seconda conseguenza che
mette maggiormente a nudo la
ingiustizia dei due sistemi, è la
politica di supremazia esercitata
all’interno di essi in maniera riprovevole dalle cosiddette nazioni-guida. I recenti fatti di Polonia e del Salvador lo attestano
manifestamente, poiché è assolutamente inconcepibile che non si
debba tener conto della volontà
di popoli interi di cambiare il
modo di governarsi e di trasformare le proprie strutture organizzative; e che si debba negare
quella volontà reprimendola con
l'esercito!
In una situazione così fatta ecco che la libertà è nuovamente
minacciata. Bisogna reagire, evitare soprattutto la passività e la
rassegnazione, ritenendo che non
si possa far niente per cambiare; ed invitare tutti gli uomini ad
impegnarsi e « partecipare » alla
lotta per la pace nel mondo.
È in questa situazione che noi
evangelici proclamiamo con forza la nostra tede in Gesù Cristo;
perché, avendo Egli riconciliato
gli uomini con Dio e spezzata
ogni logica di morte, ha dato loro speranza nuova e capacità di
rinnovamento.
È stata una manifestazione riuscita sia per le cose dette ed
ascoltate sia per la presenza dei
fratelli di Bassignana e di Alessandria e di amici e simpatizzanti del posto tra i quali il Sindaco,
alcuni assessori comunali e il medico condotto, che intervenendo
nel dibattito finale, hanno condiviso la linea del relatore ed hanno sottolineato, ai fini di una pace più autentica, la necessità di
coinvolgere tutti (i giovani in particolare) ad adoperarsi per l’attuazione di una maggiore giustizia tra i popoli e tra gli uomini.
Enzo Nigro - Aldo Chiara
Non spade
(segue da pag. 1)
Nell’ora cruciale che stiamo
vivendo, in questo nostro particolare momento storico in cui
tutto è tenebre, in cui tutto è caotico, in cui il terrorismo sembra
dominare in ogni parte della terra; oggi, in cui nessuno sa più
orientare il cammino della propria vita, in cui persino le chiese danno segni di smarrimento
e d’insicurezza..., ora più che
mai sentiamo e riconosciamo la
urgenza di ritrovare il giusto
cammino per ciascuno di noi,
per le nostre famiglie, per le nostre nazioni; l’urgenza di trovare una luce che ci indichi la giusta strada che conduce alla salvezza non solo del nostro Paese
ma di tutti i Paesi della terra.
Ebbene: « Venite e camminiamo
alla luce dell’Eterno! », dice la
Parola di Dio a tutti gli uomini.
« La luce dell’Eterno ». Ma cos’è e dov’è questa luce che indica alla società umana la via della salvezza? E’ forse contenuta
in qualche programma ideologico di questo o di quel partito
politico? Oppure nei dogmi imposti dalle gerarchie della chiesa? No! « Io sono la luce del
mondo — ha detto Gesù — e chi
mi segue non camminerà mai
nelle tenebre, anzi avrà la luce
della vita» (Giov. 8: 12).
Quale può essere la risposta
del mondo d’oggi a questo appello di credere in Cristo? Purtroppo gli uomini tutti — o quasi tutti — rispondono in senso
negativo. « Ma come possiamo
credere che Gesù sia la luce del
mondo? — ci dicono — La luce
del mondo, ovvero la sicurezza
del domani, la speranza di un
futuro migliore dipendono da
noi uomini, dal nostro potere
politico ed anche religioso; Gesù
e il suo Vangelo non servono a
niente, sono cose superate ed
inefficaci ». Mà nell’affermar e
questo, la gente non può nascondere quell’inquietudine, quel senso di vuoto, quello stato di angoscia che oggi più che mai dà
ad ogni persona la paurosa sensazione di camminare al buio,
nelle tenebre della paura in cui
s’intravvede lo spettro della fine
d’ogni cosa e lo sfascio della convivenza umanà. Perciò dobbiamo convincerci che è tuttora valida la parola del Cristo che proclama: io, pur non disponendo
di armi potenti; io, pur non offrendo alle masse alcun pro' gramma politico; io, pur non
sedendo su alcun trono; io, che
sono mansueto ed umile di cuore, « io sono la luce del mondo ».
E poi aggiunge: « ...e chi mi segue non camminerà mai nelle tenebre, anzi avrà la luce della vita ».
Ci voleva questa parola rassicuratile di Gesù, poiché di fronte alla realtà quotidiana, di fronte al trionfo della cattiveria, di
fronte al dilagare della violenza
bruta, possono sorgere in noi cristiani dei preoccupanti dubbi
che ci fanno dire: « Ma perché
dobbiamo camminare nelle vie
del Signore? Non sarebbe più
conveniente seguire le vie che seguono tutti? Le vie, cioè, dei facit( successi e dei lauti guadàgni..., ed usare anche noi i metodi del mondo, ed augurarci che
.sorga nel nostro Paese qualche
dittatore il quale metta ordine
servendosi magari della maniera forte? ».
No, miei cari! Non perdiamo
la testa e non lasciamoci affascinare dal maligno che è nel mondo! Piuttosto, proprio in questo
nostro tempo di confusione, di
paura e d’insicurezza, noi dobbiamo porre tutta la nostra speranza e la nostra fiducia esclu.sivamente in Cristo Gesù e nel
.suo Vangelo con l’assoluta certezza che con lui « cammineremo nella luce della vita ».
Ed intanto, nella prospettiva
di questa luce di vita, impariamo
da Gesù a vivere i nostri giorni
nella gioia della speranza e nella pratica dell’amore, fino al
giorno in cui il Signore compirà
la visione di Isaia e il nostro sogno.
Giuseppe Anziani
3
26 febbraio 1982
vita delle chiese 3
CONVEGNO DI STUDIO DEL 1» CIRCUITO
Collaborare coi Battisti
Anche se nella forma e nei
tempi in cui viene accettato o
vissuto nelle singole denominazioni segue criteri diversi, il battesimo non è e non deve essere
un impedimento sul cammino di
una maggiore comprensione e
unità d’azione tra i battisti italiani e i valdesi-metodisti.
Questa la conclusione più importante a cui l’assemblea del
Circuito delle nostre chiese in
Val Penice è pervenuta dopo
avere ascoltato le relazioni di
Sinigaglia, pastore della comunità battista di La Spezia, e Bellion, membro della commissione
che ha redatto il documento.
Certo le differenze ci sono :
chiara posizione dei battisti per
Un battesimo dei credenti per immersione con tutta la carica simbolica che ne deriva e duplice
possibilità di un battesimo vuoi
dei fanciulli (ma questa posizione biblicamente è più debole) o
degli adulti per semplice aspersione. Il dibattito è stato vivace, tutte le chiese erano rappresentate e l’assemblea si è espressa, con una votazione, sui quesiti finali del documento nel senso di proseguire e di approfondire il dialogo interdenominazionale su questo e altri problemi,
spazzando via impedimenti formali che in qualche modo ostacolano lo sviluppo della testimonianza delle tre denominazioni.
Nel quadro del dibattito che è
stato condotto ad un confronto
diretto con interrogativi pratici
della vita ecclesiastica la testimonianza di un battista, come
quella di Sinigaglia, è stata importante come necessario è stato
il contributo di Bellion che ha
’riletto’ il battesimo alla luce
non solo delle fonti bibliche ma
delle abitudini che nei secoli sono insorte intorno a questo « segno sacramentale » (per dirla
con il linguaggio dei Valdesi di
Chanforan nel 1532).
Non c’è stato spazio per affrontare altri problemi; il Consiglio del Circuito — che invierà al più presto le risposte emerse dal convegno alla commissione che si occupa del dialogo e
la cooperazione tra le denominazioni — intendeva aprire il dibattito sul tema della pace. Ma
il tempo è stato tiranno. L’incontro si è chiuso con un momento di fraternità nei locali
della nuova Miramonti, ima casa destinata agli anziani. Un’opera significativa della comunità
valdese di Villar Pellice che abbiamo avuto modo di conoscere
direttamente nel quadro della
ospitalità cordiale ricevuta per
il convegno di studio annuale del
nostro Circuito.
Giuseppe Platone
ASSOCIAZIONE AMICI OSPEDALE
Ristrutturare l'ospedale
TORRE PELLICE — Il 14 feb
braio u. s. ha avuto luogo la prima assemblea della « Associazione degli Amici dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice ».
Il Consiglio Direttivo formato
dai nove fondatori ha presentato una breve relazione sul primo
periodo di attività ed ha esposto alcune linee di intervento
per il 1982 tra cui: incrementare
il numero dei soci; essere più
presenti aH’interno dell’Ospedale stesso; trovare dei fondi per
la ristrutturazione dell’Ospedale.
Il progetto, bellissimo, è pronto in ogni suo particolare: si
tratta ora di realizzarlo! Il 24
dicembre è stato approvato definitivamente l’inserimento dell’Ospedale Valdese nel piano Socio-Sanitario della Regione Piemonte per gli anni 1982-1984 e
quindi possiamo operare con fi
ducia. La quota associativa è di
lire 50.000 (cinquantamila) annue : ci auguriamo, vista l’importanza di questo progetto, di-allargare la base di consenso e che
molti vorranno unirsi a noi per
realizzare questa opera.
ANGROGNA — Si è protratta sino a mezzanotte la riunione
del 15 c. m. di Roccia Maneod
con il Moderatore Bouchard che
ha risposto a tutte le numerose
domande del gruppo attento che
lo ha circondato di affetto.
• Sabato 27 c. m., ore 20 : Concistoro.
Per mancanza di spazio ci vediamo costretti a rinviare le
ultime cronache pervenuteci.
ALLE VALLI VALDESI
Le celebrazioni del XVII Febbraio
Dibattito su Eco-Luce
ANGROGNA — Chanforan 1532,
ruolo della stampa evangelica in
Italia, solidarietà con i fratelli
dell’Uruguay, impegno per la
pace : questi i temi intorno a
cui la comunità angrognina ha
voluto riflettere nella giornata
del 17 febbraio.
Una breve rievocazione storica, preparata dai bambini della
Scuola domenicale, ha introdotto il culto del mattino, nel tempio gremito del Capoluogo. Era
presente quale gradito ospite, il
pastore Franco Giampiccoli che,
sollecitato dalle domande dei catecumeni, ha parlato della sua
esperienza di direttore de « L’Eco-Luce ». Il tema è stato ripreso al termine del pranzo comunitario con uno scambio di idee,
a tratti anche vivace, che ha permesso di avere notizie di prima
mano sulla gestione finanziaria
del giornale e sulle linee che ispirano il lavoro redazionale. All’intervento del past. Giampiccoli ha
fatto seguito quello di Silvio
Bertin che in una poesia ha ricordato la costruzione, 30 anni
or sono, della Sala Unionista; la
ins. Ethel Bonnet ha poi presentato l’opuscolo del past. Dalmas
sui valdesi in Uruguay, alle cui
comunità erano state dedicate
le collette della giornata.
La serata, organizzata dalla
Corale nel tempio del Serre, aveva come tema « Costruire la pace nella libertà»: il prograrnma
prevedeva alcune letture bibliche intervallate da inni e da canti della tradizione valdese, e la
presentazione di una serie di
diapositive sulle marce per la
pace svoltesi in questi ultimi
mesi in Europa. Alcune imrnagini, relative alla manifestazione di Bonn, sono state direttamente commentate da Reinhart
Vogel, venuto per l’occasione da
Stoccarda.
Giornata
molto fraterna
SAN > SECONDO — Pioggia
battente, nebbia che andava e
veniva, non hanno fatto desistere quanti avevano preparato i
falò sulla collina dall’accenderli
puntualmente il 16 sera.
Buona assemblea il 17, seguita
da un pranzo fraterno che ha registrato un gran completo, tanto da non aver potuto accettare
tutti quelli che avrebbero voluto
iscriversi. La presenza del past.
Umberto Bert con la Signora e
la figlia Oriana ha dato un tono
particolare a questo incontro
soprattutto per i molti che erano stati loro parrocchiani a Prarostino prima della fondazione
della chiesa di S. Secondo.
Numerosi brevi interventi del
past. Bert e dei suoi familiari,
del past. Genre e di suo figlio
Gianni nonché di tre studenti
tedeschi della Facoltà Valdese
di Roma hanno punteggiato il
pomeriggio e fornito informazioni, spunti di riflessione per
tutti. E poi canti. Molti canti al
pomeriggio e la sera, con la partecipazione della Corale che aveva anche cantato durante il culto del mattino. In conclusione
una giornata molto fraterna ed
intensa per tutti.
• L’Assemblea di chiesa per
reiezione o rielezione degli anziani di Centro, Barbé-Prima e
Brusiti avrà luogo il 7 marzo
prossimo, durante il culto che
avrà inizio alle ore 10.
Massiccia
partecipazione
mSERNA S. GIOVANNI —
Malgrado il tempo inclemente,
la Giornata del XVII Febbraio
si è svolta con una massiccia
partecipazione al culto di ringraziamento, al pranzo comunitario preparato con la solita cura dalla nota équipe nella Sala
Albarin, ed alla serata organizzata dal ’Gruppo del 17’.
Al culto, la comunità, che gremiva il tempio, ha potuto ascoltare il forte messaggio del pastore Antonio Adamo che ha accolto con gioia l’invito del concistoro di trascorrere una giornata in mezzo a noi, in questa
parrocchia dove per due anni è
stato secondo pastore e dove si
è fatto da tutti benvolere.
Molto apprezzato il contributo della Corale che ha cantato
il Salmo 23, musicato dal M.o
Ferruccio Rivoir e ha dato la
sua preziosa collaborazione ai
canti d’insieme.
L’opera teatrale « Barabba »
di Michel de Ghelderode, presentata la sera dal « Gruppo del
17 », ha avuto un lusinghiero
successo, merito del regista Alberto Revel e dei bravi attori
che non hanno lesinato tempo e
fatica per la preparazione di un
dramma così, impegnativo.
La recita è stata ripresentata
venerdì sera e, a forte richiesta,
sarà ancora ripetuta alla fine
di marzo.
• Ricordiamo l’Assemblea di
I Chiesa che avrà luogo sabato 6
marzo alle ore 20.30 nella ex
Scuola Materna, durante la qua
le si procederà alla elezione dei
deputati alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo e si parlerà sul problema del Collegio
Valdese di Torre Pellice.
• In questi ultimi tempi abbiamo accompagnato all’estrema dimora terrena le spoglie
mortali di Giovanna Pontet vcd.
Durand, di anni 83, ospite dell’Asilo ; Carlotta Margherita Bonnet ved. Brenna, di anni 79, del
quartiere Bellavista ; Olga Fenouil ved. Falconi, di anni 89,
ospite di Villa Olanda; Susanna
Enrichetta Revel ved. Roland,
degli Airali, deceduta all’età di
anni 105.
Rinnoviamo ancora ai parenti
l’espressione della nostra viva
simpatia cristiana.
Giornata comunitaria
VILLAR PELLICE — Nume
ròse manifestazioni hanno caratterizzato quest’anno a Villar Pellice il 17 febbraio. Dopo che nella serata precedente i falò erano
stati accesi lungo i fianchi della montagna, nel corso della
mattinata, nel tempio, si è svolta
la consueta festa dei ragazzi. Anche quest’anno era presente un
numeroso pubblico, che ha seguito con partecipazione l’interessante programma di canti,
dialoghi e poesie preparato nelle ultime settimane grazie all’impegno delle monitrici e dei
ragazzi delle scuole domenicali.
Filo conduttore di tutto lo spettacolo è stato il problema della
pace, e della via di libertà e d’amore da seguire per poterla realizzare. Alcuni lavori, in particolare un dialogo che ha rievocato una pagina di storia valdese, quella della predicazione itinerante dei barba, ed un secondo dialogo, presentato dalia scuola domenicale dell’Inverso, che
ha riflettuto su cosa possa significare, specie per i giovanissimi,
essere valdesi oggi, hanno offerto ai presenti spunti di discussione su quanta sia l’importanza dell’evangelizzazione attraverso la testimonianza e l'esempio.
Molto seguiti sono stati alcuni
pezzi di flauto, che hanno mostrato la buona preparazione ormai raggiunta dagli allievi del
M.o Paolo Frache.
A mezzogiorno tutti si sono
riuniti in un’agape fraterna. Sono stati inaugurati i nuovi locali
ottenuti ristrutturando lo stabile
in cui si trovavano fino allo scorso anno le scuole elementari. La
sala si è rivelata accogliente, ma
anche assai funzionale, grazie all’ascensore per il trasporto delle vivande: il servizio è stato
così estremamente rapido ed efficiente.
A conclusione del pranzo il
sindaco ed il pastore hanno illustrato alcuni momenti della storia della comunità valdese di
Villar, in particolare l’occasione
in cui i villaresi ebbero il loro
tempio e le diffìcili condizioni di
vita della popolazione all’inizio
del secolo scorso. La giornata si
conclusa con una serata offerta dai giovani del Teynaud.
Gioia fraterna
VILLASECCA — E’ sempre
motivo di profonda riflessione
quando la nostra comunità si
riunisce nel vecchio tempio di
Villasecca, costruito nel lontano
1556. E questa riflessione su chi
siamo e cosa siamo chiamati a
fare diventa particolarmente viva in occasione del culto del
XVII.
Il messaggio, centrato sul problema della pace, ci è stato rivolto dal past. Franco Becchino
di Savona, dove svolge anche regolare attività di giudice. Accompagnato dalla sua signora e da
una sorella di quella comunità,
egli era giunto tra noi la sera
del 16 avendo così la possibilità
di vedere moltissimi falò, compresi quelli della nostra comunità.
Dopo il culto, un buon numero di persone ha partecipato all’àgape, preparata con competenza e cura da Anna Mussano,
coadiuvata validamente da Clodina, Paola e Silvia, Manuela,
Dino, Adolfo, Elvio. Ma, si sa
che questa preparazione richiede alcune giornate di lavoro prima e dopo l’àgape, per cui anche Elisa Balma, Elda e Aldo
dot, e Sebastiano Sfragaro hanno offerto la propria collaborazione. E ci fa piacere menzionare qui anche Laura Bernard e
Linda Menusan.
Anche quello dell’àgape è stato un momento di comunione
fraterna gioiosa e familiare in
cui anche la nostra Corale ha
potuto eseguire alcuni pezzi del
suo repertorio incitando tutti i
partecipanti ad unirsi al canto.
E’ evangelicamente legittimo
rallegrarsi vicendevolmente nel
Signore quando si può constatare che con la partecipazione operativa di più persone si realizza
una giornata di gioia fraterna.
• Alla fine del culto di domenica 21 corr. è stato deciso che
l’Assemblea di Chiesa, fissata
per il 7 marzo, sarà differita a
domenica 14 marzo, ore 10.
O.d.g. : a) Esame della Rela
zione Finanziaria 1981 ; *0 ) Elezione di due deputati alla Conferenza Distrettuale (6 e 13 giugno) e di un deputato al Sinodo
(22-27 agosto); c) Varie.
A causa di improvvisa malattia che
ha colpito uno degli attori protagonisti
la recita fissata per il 28 corr. è rinviata a data da destinarsi.
Insieme al past.
Claudio Pasquet
BOBBIO PELLICE — La comunità si è riunita nei vari momenti previsti dal programma
del 17 febbraio. Il pastore Claudio Pasquet ha dato un vibrante messaggio al culto e poi si è
ancora intrattenuto con i bobbiesi intervenuti al festoso pranzo
preparato dall’Unione Femminile. La sala del cinema si è riempita la sera per la rappresentazione, preparata con successo dai
giovani, delle due scene sul cantore D. Michelin (1750) e sulla distruzione del Forte di Mirabuc
(1794). Alcuni canti fuori scena
hanno commentato l’azione.
• L’Assemblea di Chiesa ha
confermato gli anziani Dario Geymonat e Giovanni L. Negrin che
iniziano così un secondo quinquennio di servizio nel Concistoro.
• Sono deceduti Michele Caì'rus
e Giovanna Davit; la comunità
esprime alle famiglie la sua simpatia fraterna.
Sabato 27 febbraio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot. Franco Davite e Attilio Fornerone).
Questo numero è dedicato a « Il canto nella Chiesa Protestante» (Il parte).
Domenica 7 marzo
□ ASSEMBLEA DELLE
CDRALI
PINEROLO — Domenica 7 marzo ore
14.30 nel locali della Chiesa Valdese si
terrà l'Assemblea delle Corali con il
seguente o.d.g.: 1) Festa di canto: 2)
Raccolta canzoni: 3) Corsi per direttori;
4) Varie.
Ogni Corale è pregata di essere presente con i suoi rappresentanti.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: lunedì: Inverso; mercoledì: Chabriois: venerdì: Appiotti (Foyer).
Mercoledì ore 20.45: Corso per predicatori laici.
Giovedì ore 20.45: Collettivo biblico
interconfessionale. Inizio studio dell'Fvangelo di Giovanni. Introduce ¡1 past.
Giorgio Tourn.
4
^ vita delle chiese
26 febbraio 1982
ALLE ORIGINI DELLA COMUNITÀ’ DI VILLA S. SEBASTIANO
Ricordo
difficile
Ai brevi cenni storici di Giovanni Ribet sulla Chiesa Metodista di Villa S. Sebastiano, La
Luce 25.12.'81, desidero far seguire (mi sono d’incentivo in ciò
alcune lettere, ricche di ricordi
riconoscenti di sorelle villesi, ora
domiciliate a Roma) elementi di
fatto ed episodi che attestano
che quei Fratelli sono stati pazienti nell’afflizione, perseveranti
nel buon combattimento, saldi
nella fede « ben tetragona ai colpi di ventura ». Non si sono stupiti della fornace accesa per provarli, né si sono lasciati porre di
nuovo sotto il giogo della schiavitù, accettando d’essere liberi figlioli di Dio.
Bene hanno fatto i partecipanti alla celebrazione del Cinquantenario a ricordare coloro che in
tempi di persecuzione e d’intransigenza ecclesiastica, guidarono
la nuova Comunità abruzzese, di
circa trecento anime, nelle vie
del Signore. Ricordiamo alcuni
spiacevoli fatti che sortirono effetti opposti a quelli cui miravano gli avversari cioè le diserzioni,
10 scompiglio, la disperazione del
movimento « eretico » sorto nel
paesino marsicano a ridosso del
monte Arunzo, frazione di Tagliacozzo. Anzi come la quercia, che
è ben radicata nel profondo del
terreno, non teme la furia del
vento, così, quella Fratellanza,
concentrando tutta la fede in
Cristo, Roccia dei secoli, passò
impavida, indenne, vittoriosa per
11 tunnel delle prove dolorose.
Un pioniere
Il pastore pioniere, Dante Seta,
stimato ed amato dagli evangelici per le sue pregevoli doti d’anim.o d’organizzatore e di predicatore, dopo pochi anni, stanco di
ingiurie e d’insulti da parte di
taluni cattolici, prostrato di forze, lasciò con vivo rammarico, la
Comunità viilese. TI pastore Scivales, dopo breve tempo, è trasferito altrove. Il pastore Zardi, temendo un peggioramento di condizioni economiche, con l’entrata
in guerra dell’Italia, accettò un
impiego sicuro al Vaticano in
cambio di una pubblica ritrattazione del Protestantesimo, fatta
in paese coram populo. Quale
fornace! Ma essa, lungi dal devastare la fede evangelica, l’affina,
la consolida e così la Comunità
non si sbanda, resta unita, concorde e compatta nella speranza
e promessa dell’Evangelo.
In attesa dell’approvazione governativa, per Villa San Sebastiano, esercitai un ministerio visitando (in autobus, treno, a piedi) i gruppi di Costiglione e Tocco Casauria, Giulianova, Pineto,
Mutignano, Roseto, L’Aquila e
Cerchio in assenza del loro pastore Venturino Mo, richiamato alle
armi. Insediato, finalmente, a
Villa vi trovai una Chiesa viva,
entusiasta, vigilante, desiderosa
di collaborare, progredire nella
luce dell’Evangelo che poneva
dinanzi ad essa più vasti orizzonti e nuovi doveri di coscienza
vcr.so Dio e il prossimo.
I! bel tempio costruito nel 1931,
era chiuso aH’esercizio del culto;
Cercasi pastore
Cerchiamo per la nostra comunità UN
PASTORE DI LINGUA ITALIANA aperto
al problemi umani e sociali, con spirito d'iniziativa e colltiborazione.
Per informazioni rivolgersi al segretariato della Comunità Evangelica Riformata di Bellinzona e dintorni - 6500
BELLINZONA (CH) - Telefono (004292)
259655; (004292) 256165; (004292)
263041.
di un tempo
e benedetto
Una breve sosta dopo il culto della Chiesa di Villa S. Sebastiano al tempo del ministero del pastore Cacciapuoti.
per ordine della Questura di
L’Aquila e del vescovo di Avezzano non vi si potevano celebrare
i servizi divini. Ci radunavamo,
per il culto e le attività collaterali nel sottostante locale seminterrato, basso di soffitto, umidiccio, soggetto a inondazioni quando il vicino torrente Imele straripava, ma sempre gremito di gente dalle belle voci forti nel canto
degli Inni accompagnato dalTorganista Santino Piacente o dal
sostituto Raffaele Lattare.
Il lavoro, grazie a Dio, procedeva bene nonostante gli oltraggi
dall’esterno. La frequenza alle
riunioni era assidua; la Scuola
Domenicale con tanti bambini;
l’Associazione giovanile (ve n’erano una trentina sotto le armi) organizzava serate ricreative e gite
nei dintorni; non mancavano serate di studio biblico, di preghiera, di lavoro con le altre numerose sorelle filatrici così svelte e
precise nel maneggiare rocca e
fuso!
C’è chi sogna legnate
Periodicamente visitavo il gruppo di Cerchio distante 27 Km. A
coronamento impiantammo un
asilo con refezione per i piccini
curato con affettuosa diligenza
dalla sorella Dusolina Antonelli.
L’amore fraterno nella Comunità
era inteso in modo concreto manifestandosi in gesti generosi e
in valido aiuto per il prossimo.
Per esempio una ventina di nostri giovani, armati di lucide vanghe, andavano a vangare i campi degli infermi, la domenica
mattina prestissimo per essere
presenti al culto delle 10,30! .A
violare il quarto comandamento,
in quel modo, quei giovani erano
nella buona compagnia di Gesù.
Purtroppo, i tempi continuavano ad essere contrari; eravamo
osteggiati dalle autorità politiche e dal prete. Costui, una mattina, seduto sulla carretta del
procaccia postale diceva agli altri viaggiatori di essere oltremodo contento perché aveva fatto
un bel sogno. Richiesto di raccontarlo il parroco disse: Qh!
Che piacere grande ho avuto, ho
sognato d’aver dato un sacco e
una sporta di legnate al Pastore
Cacciapuoti... L’astio, per gli scomunicati Protestanti, si riscontrava in taluni cattolici che non
rispondevano al saluto c nei bambini dell’asilo cattolico che, quando passavano davanti al nostro
Tempio, gli sputavano contro! I
Carabinieri facevano improvvise
perquisizioni .sequestrando ciò
che per essi sembrava pericoloso.
Un giorno fui chiamato a Tagliacozzo dal Maresciallo della Benemerita. Mi chiese se erano sovversivi i libri, amrpucchiati in un
cantuccio, fatti sequestrare a Villa. Erano Bibbie,- Innari, commentari, giornali, opuscoli di edificazione. Risposi: Tutt’altro! Sono libri che edificano, rigenerano
il cuore, plasmano il carattere
cristiano, insegnano a vivere una
vita onesta, li .faccia subito restituire. Nel 1948 ebbi la ventura
d’incontrarlo ad Albenga. Gli dissi che aveva fatto male a sequestrare i libri ai Protestanti di
Villa. E’ vero, mi rispose, ma io
ero comandato a fare ciò!
Assolto e internato
Il giovane Fileno Piacente ed io
fummo fatti comparire dinanzi
al Pretore di Tagliacozzo accusati, ingiustamente, d’aver disturbato una processione. Ci fu una
causa. Il nostro Presidente Emanuele Sbaffi affidò la nostra difesa a un valente avvocato di Roma. Fummo assolti, con formula
piena, fra gli applausi dei Protestanti presenti. Nel 1942 il Ministro dell’Interno dispose, senz’alcuna motivazione, che io fossi internato a Trecate (Novara). Fui
munito di foglio di via obbligatorio. Per qual motivo? Forse perché mi recavo, come detto, a Cerchio, per visitare quel gruppo di
evangelici. Avevo l’autorizzazione
della Questura. Evidentemente il
parroco di Cerchio riferiva alle
autorità che io facevo propaganda protestante per le strade di
Cerchio. Fui diffidato d’andarvi
ma, ubbidendo più a Dio che agli
uomini, continuai a recarmi
ugualmente limitandomi a visitare le famiglie (il locale di culto
era in riparazione). Di qui il mio
allontanamento dal mio campo
di lavoro.
Durante i sei anni del mio ministerio della Parola a Villa a
nulla valsero le istanze inviate al
Prefetto ed al Questore perché
ci fosse restituito il Tempio. Non
fummo reputati degni d’una risposta.-Eravamo quasi ghettizzati, gente sospetta da tenere a bada. E in quelTaspro clima il buon
.seme della Parola di Dio crebbe,
fecondò e portò frutti di servizio,
di testimonianza e di amore fraterno non solo in paese dove, ora,
il Tempio è aperto al culto, ma
anche a Roma dove risiedono diecine di famiglie evangeliche villesi.
Invio un affettuoso saluto riconoscente ai monitori, ai consiglieri, ai collaboratori di quclTindimenticabile periodo positivo in
cui essi .scoprirono e gustarono la
gioia di seguaci di Cristo ed io
quella d’aver scoperta, conosciuta ed amata, specie accanto ai
loro focolari invernali, l’anima
umana, tanto preziosa e cara agli
occhi di Dio.
Francesco Cacciapuoti
AVVENTISTI
Spett. Direttore
Sono un metodista abbonato da molti
anni al Vostro settimanale « La Luce »,
Da alcuni mesi un gruppo di « Avventisti del settimo giorno » si è installato
in un nuovo fabbricato adattando un
garage dello stesso a piccola chiesa.
Nella città essi sono visti come i rappresentanti dei protestanti. Vorrei saperne di più sugli avventisti del settimo giorno.
Sonò ammalato ma cerco di mantenermi informato, anche per poter frequentare, se guarisco, con una certa
cognizione di fatto detti avventisti.
Sicuro delia Vostra comprensione
le invio distinti saluti
Morhange Del Sole, Rieti
La recensione del libro « Il grand di
sale », pubblicata a pag. 6. potrà dare
una prima risposta. Una seconda, ben
più esauriente, la darà al lettore il libro stesso!
SI’ ALLA TEORIA
EVOLUTIVA
Egregio Direttore,
vorrei ribattere a Enrico Margiunti,
autore dell'articolo « Spirito e Scienza »
apparso nella rubrica » Tribuna Libera » ne «La Luce» del 22.1.1982,- n.
4 a pag. 6. Devo dire che sono rimasto sconcertato ed anche amareggiato nel constatare che è ancora viva e diffusa l'idea dell’evoluzione biologica basata sulla selezione naturale
intesa come fenomeno artificioso. A
parte alcune inesattezze del testo, come l'accennare a concetti e frasi che
nessun evoluzionista avrebbe mai immaginato pensare (ad esempio, l’intelligenza dell'atomo), non vedo come,
dopo più di un secolo di prove,
controprove e dimostrazioni, non si
possa (non si debba) accettare la
selezione naturale come un dato di
fatto. È mai possibile ancora oggi, al
pari del Sant’Uffizio dei tempi galileiani, leggere la Bibbia come un testo
storico-scientifico e ritenere che realmente la creazione sia durata sette
giorni (ma se vi era il «niente», come si poteva misurare il « giorno »?)
e il primo uomo è stato veramente
plasmato dalla polvere?
La teoria evolutiva oggi si avvale di
migliaia e migliaia di piccole e gran
Incontri
Questa rubrica è aperta ad annunci relativi ad iniziative delle chiese locali
volte all'esterno o riguardanti più chiese
in una zona (ad esclusione delle Valli
Valdesi ricomprese nel «calendario»).
A causa dei ritardi postali gli annunci
vanno fatti pervenire in redazione con
forte anticipo rispetto alla data indicata.
GIULIANOVA (Teramo) — Domenica
7 marzo, presso il locale gruppo valdese-metodista, il pastore Sergio Aquilante terrà una conferenza su ■■ Trasformazione, disarmo e pace ».
TORINO — Sabato 13 marzo, ore
10-12.30 si terrà nei locali di via^Pio V
15 una seconda riunione preparatoria
in vista deH'iniziativa evangelistica che
il Consiglio del IV circuito (Piemonte
nord-Valle d’Aosta) ha indetto per il
15-16 maggio a Chivasso. Alla riunione
sono invitati i rappresentanti delle chiese del IV circuito e delle altre chiese
che hanno aderito all'iniziativa (chiese
battiate del Piemonte, chiese del I e
Il circuito delle Valli).
TORINO — Giovedì 18 marzo alle ore
21 nel teatro CISL di via Barbaroux 43
Fred Ladenius terrà un « Incontro carismatico » con canti, musiche, testimonianze, Fred Ladenius, olandese, scrittore e per 17 anni giornalista in Vaticano, è invitato a Torino dalla Chiesa cristiana evangelica indipendente di via
Frinco 26.
di prove scientificamente dimostrate.
Siamo in grado di ricostruire, passo
dopo passo, sia il progressivo distacco dell'uomo dai primati non-umani,
che i vari gradi di parentela genetica
con questi. Si dovrebbe essere realisti
ed abbandonare la tentazione di riconoscersi, solo perché credenti, nelle
teorie dei cosiddetti « creazionisti »,
i quali non fanno altro che negare
le prove evolutive, senza per altro portarne una a proprio favore.
La selezione darwiniana non è affatto
ateistica, lo stesso Darwin era religiosissimo. La vera creazione non è avvenuta seimila anni or sono, come
ritengono ancor oggi gli ebrei osservanti, ma nel momento in cui, circa
15 miliardi di anni fa, tutta la materia
esistente (da che cosa e chi la formò?)
è esplosa creando le odierne galassie,
stelle e pianeti e, dopo moltissimo tempo, creando la vita, dapprima elementare, poi, in seguito a leggi fisico-chimiche e adattamenti ambientali, divenuta più complessa e in progressiva
evoluzione.
Il Signore ha creato le basi di tutto questo e dovremmo rendergli Grazie per quest'opera che unifica e ci unifica a tutto l’universo. Dovremmo riconoscere le sue opere e non, invece,
disprezzarla ritenendoci completamente
distaccati dalla Natura, come se fossimo non un'opera del Creato, ma degli « alieni ». Leggiamo, dunque, la
Bibbia per intendere ciò che il Signore
ci dice, non per afferrare solo qualche
concetto che è stato modificato e
mediato per noi dagli antichi scrittori.
Sperando in una risposta a questa
mia, porgo distinti saluti.
Davide Csermely, Parma
TROPPO SPINTA?
Caro direttore,
ne « La Luce » del 29 gennaio scorso,
neH’articolo di Nino Gullotta abbastanza obiettivo, trovo una frase che può
dar luogo a fraintendimenti: « Continuiamo a leggere la Bibbia con l'autorevolezza dovuta e cercando quella ricchezza ch’essa da secoli dà ad ogni
credente; ma non crediamo in essa:
l'unico oggetto della nostra fede è il
Signore... ».
Senza voler fare la distinzione, come
i teologi del medio evo, tra "credere a"
e "credere in" l'affermare che non crediamo nella Bibbia, in qualunque senso
si prenda, è troppo spinto.
, Ora la Bibbia comprende non solo
l'Antico Testamento (come purtroppo
fa intendere la nuova traduzione del
Nuovo Testamento in lingua corrente, la
TILC) ma anche il Nuovo Testamento,
cioè l'Evangelo (che in embrione è anche nell’Antico). Ora se non crediamo
nella Bibbia, come idolo, prendendo
tutto alla lettera, crediamo però alla Bibbia che ci preannunzia il Cristo nell'Antico Testamento e ce lo presenta nel
Nuovo. Nell'Evangelo di Marco, 1: 15,
troviamo: Ravvedetevi e credete all'Evangelo (che nel testo originale greco
suona: « Cambiate mentalità e credete
nell’Evangelo »).
Ora siccome il nostro giornale non
va solo in mano di persone colte ma
anche di operai e contadini con soltanto le scuole elementari, mi sono sentito
in dovere di chiarire quella imperfetta
espressione, affinché la fede sia rafforzata e non resa vacillante.
Infine circa l'espressione "Parola di
Dio , non è la chiesa che l’ha coniata,
ma si trova in tutta la Bibbia più di
cento volte: Parola di Dio, la sua Parola, Parola dell'Eterno...
Con J. Robinson passiamo affermare:
si, possiamo fidarci del Vangelo contenuto anagogicamente, per simboli, nelI Antico Testamento e chiaramente nei
Nuovo Testamento.
Se invochiamo lo Spirito che lo ispirò (anche se non alla lettera), potremo
credere a tutte le sacre scritture, senza essere turbati o distratti da errori
geografici o storici, perché come giustamente dice il fratello Gullotta, la
Bibbia è un « libro di fede ». Esso fu
scritto affinché credessimo che Gesù è
il Cristo, il Figliolo di Dio, e credendo
avessimo vita nel suo nome (cfr. Giovanni 20: 31).
Con fraterni saluti in Lui.
L. Naso, Basilea
5
26 febbraio 1982
prospettive bibliche 5
LA FEDE INTERROGA
Il battesimo dei bambini
chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di Fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede.
Come mai, come i cattolici, alcuni protestanti battezzano i neonati. Vorrei una risposta possibilmente con riferimenti biblici.
Nella Parola di Dio, più che del
battesimo di adulti o di neonati,
si parla del battesimo in sé.
Cerchiamo di vedere come.
Il primo battesimo in cui ci si
imbatte nel N.T. è quello amministrato da Giovanni, detto per
l’appunto « il Battista »: Mt. 3:
1-2, Le. 3; 1-3, Giov. 1: 26-28. Egli
appare un po’ come il capo di
un movimento di « risveglio »,
impegnato a preparare il popolo
ad un imminente incontro col Signore: il suo battesimo è dato e
ricevuto (a meno di atteggiamenti ipocriti: Mt. 3: 7-10) come segno di conversione e di perdono
dei peccati. Per questo, Giovanni
appare poco propenso a battezzare Gesù (Mt. 3: 14), e l’insistenza
di quest’ultimo (Mt. 3: 15) sta a
sottolineare che Gesù si vuole
mettere sullo stesso piano dei
peccatori.
Dopo la morte e la risurrezione di Gesù, si instaura nella Chiesa la pratica del battesimo, nella
convinzione che esso sia da amministrarsi per volontà del Signore, e addirittura che esso sia opera del Signore stesso.
Se apparentemente questa pratica riprende quella di Giovanni,
ciò che è radicalmente nuovo.
nella Chiesa cristiana, è il significato che le si attribuisce: chi è
battezzato lo è in vista del ravvedimento e del perdono dei peccati (At. 2: 38), ma anche e soprattutto « nel nome di Cristo »,
« nella sua morte » (Rom. 6: 3),
« in Cristo », cioè per appartenere a Lui (Gal. 3: 27) in una vita
totalmente rinnovata (Gal. 2:
19-20). Il battezzato è ometto di
una grazia che per così dire lo
« incorpora », lo « innesta » nel
battesimo di Gesù, cioè nella sua
croce (Gal. 6: 14) e lo chiama a
una nuova dimensione dell’esistenza, caratterizzata dal rapporto comunitario coi fratelli (1
Cor. 12: 13, Rom. 14: 7, Gal.
3: 28). Il battesimo è quindi un
atto comunitario.
La novità del battesimo cristiano, rispetto a quello di Giovanni,
sta nella presenza e nell’opera
dello Spirito che lo caratterizza
(Giov, 3: 5, At. 19: 1-7, At, 10:
44-48, Rom. 8: 16); e lo Spirito è
il segno dell’era messianica (At.
2: 38' V. Gioele 2: 28-32).
Come Gesù Cristo è stato immolato « una volta per sempre »
(Rom. 6: 10), così il battesimo
non può per alcuna ragione essere ripetuto, ma viene amministrato una volta per semjpre.
Si può in conclusione dire, forse, che il battesimo non è il segno di ciò che l’uomo fa per Dio,
ma il segno di ciò che Dio ha fatto per l’uomo in Gesù Cristo.
Con tutto ciò, il N.T. attribuisce al battesimo un’importanza
relativa e non assoluta: non fa
dipendere la salvezza da esso ma
dalla grazia ricevuta nella fede:
Me. 16: 16, 1 Cor. 1: 17, Gal. 6: 15.
Si potrebbe affermare che il battesimo è fatto per l’uomo e non
l’uomo per il battesimo.
Solo a questo punto possiamo
chiederci se sia lecito o no battezzare i bambini, tanto la cosa
è secondaria rispetto al significato del battesimo. Qui non prendiamo in considerazione gli argomenti di quelli che ritengono
il battesimo dei bambini inopportuno perché amministrato
senza (o addirittura contro!) la
loro volontà, perché abbiamo visto che il battezzato è « oggetto »
della grazia; né gli argomenti di
quelli che ritengono che il battesimo possa « condizionare » i
bambini e sia comunque lesivo
della loro libertà: delle migliaia
di condizionamenti e di restrizioni della libertà, c’è da chiedersi
se questi del battesimo siano
quelli da cui cominciare a sbarazzarsi! Bisogna solo fare attenzione che il battesimo sia un segno
di liberazione (annuncio deH’amore di Dio) e non l’inizio di una
serie di coercizioni (arruolamento in una determinata chiesa). Ma questo dipende non dalla
concezione del battesimo, ma da
quella della chiesa. C’è anche chi,
un po’ più seriamente, ritiene illegittimo il battesimo dei bambini perché Gesù fu battezzato da
adulto. Ma va osservato che noi
non siamo Gesù (ci sono molte
altre cose in cui prenderlo a modello!), e soprattutto che il battesimo a Lui amministrato da
Giovanni è stato completamente
superato proprio dalla sua morte e dalla sua risurrezione: quindi non è più possibile farvi riferimento.
Cerchiamo dunque di tenere il
discorso sul terreno biblico. E
tanto vale dirlo subito — nel N.T.
non troviamo alcuna indicazione
esplicita. Tuttavia non vanno sottovalutate certe affermazioni secondo cui i figli dei credenti
« sono santi » (1 Cor. 7: 14) e,
come i loro genitori, destinatari
della « promessa » di Dio (At.
2: 3,9). Inoltre, il battesimo appare essere il suggello del nuovo
patto, così come la circoncisione,
che era normalmente praticata
sui neonati, era il suggello dell’antico (si può vedere Col. 2: 11,
13, Gal 6: 15). Va infine attentamente vagliato quanto dice il libro degli Atti nel racconto del
carceriere di Filippi (16: 31-33): ,
attraverso la fede di uno, la salvezza di Dio raggiunge iuiii quelli che sono in casa e a tutti ne è
dato il segno, il battesimo. Ora,
se il carceriere di Filippi, che fu
il solo a confessare la fede, non
fu il solo ad essere- battezzato,
ma lo fu con tutta la sua casa,
c’è da chiedersi chi facesse parte
di quella casa. Bambini? può essere. Ma se c’erano, furono battezzati. Adulti? probabilmente.
Certo, il battesimo dei bambini non è esplicitamente menzionato nel N.T. Ma se il racconto
di At. 16 è veritiero, possiamo
supporre che, almeno in quel
caso, il battesimo sia stato amministrato, e non dall’ultimo venuto, ad adulti che non avevano
ancora confessato la fede e forse
anche (e a maggior ragione) a
bambini.
Si può quindi dire che la scelta di battezzare i bambini è legittima, e che lo è altrettanto la
scelta di battezzare gli adulti (per
essere più esatti: « i credenti »).
Il problema è di non farne una
questione di vita o di morte, affermando che soltanto la propria
scelta è giusta e biblicamente
fondata: una tale affermazione sì
rivelerebbe ad un tempo infondata e settaria.
La Bibbia
unisce
o divide
le chiese?
Il Centro di Studi Ecumenici
di Strasburgo organizza dal 28
giugno alT8 luglio 1982'un seminario sul tema: « L’interpretazione della Bibbia unisce o divide
le chiese? ».
Anche se l’affermazione formale
dell’autorità della Sacra Scrittura unisce tutte le chiese, scrive il
prof. Meyer direttore del Centro, « rimangono profonde differenze sul modo di dare autorità
alla Scrittura ».
Il seminario in questione vuole
studiare il tema partendo da prospettive e contesti differenti.
Il primo accento verrà messo
sulla comprensione tradizionale
dell’ interpretazione scritturale
nelle grandi famiglie confessionali: leggere nella tradizione dei
Padri (ortodossi); leggere secondo l’insegnamento della Chiesa
(cattolici); cercare ciò che conduce al Cristo (luterani). Il secondo accento sarà sullo studio dei
movimenti transconfessionali: il
fondamentalismo, i carismatici, i
gruppi centrati sull’azione.
A ciò si aggiungeranno infine
interpretazioni meno correnti eppure molto interessanti come
quella psicanalitica o quella
strutturalista. Per dare modo di
esprimersi alle differenze culturali e geografiche che hanno la loro influenza sull’interpretazione
della Scrittura, ogni mattina saranno proposti studi biblici dai
rappresentanti dei paesi e delle
famiglie confessionali più di
GUERRA E PACE -1
Nell’AT si parla, e molto, di guerra, e di
guerra santa. Contraddizione con il 6“
comandamento? Ma questo vuol dire
« Non assassinare » e Israele non pare essersi mai chiesto se Tuccidere in guerra
sia assassinio, né risulta mai balenata
l’idea di un’obiezione di coscienza (nemmeno nel NT, del resto).
L’Esodo: sappiamo come sia costitutivo
d’Israele e della sua fede attraverso i secoli quest’intervento liberatore di Dio che
spezza una condizione dì servaggio e fa
suo questo popolo; ma non si può esaltarlo, fino alla teologia della liberazione, sorvolando sul costo storico, umano di questa liberazione. La potenza econornica e
militare egiziana non poteva esser piegata
con le parole: dopo tutti i guai accanitisi
sull’Egitto, un intero e forte distaccarnento lanciato all’inseguimento è stato annientato, mentre sull’altra riva del Mare dei
Giunchi Miriam levava il suo salmo selvaggio. Così, non a minor prezzo si libera
un popolo.
Vero capo è Dio
Poi, fin dalle scaramucce còn altri clan
beduini incrociati nella lunga marcia attraverso il deserto, il popolo eletto, per
realizzare il disegno di Dio, ha dovuto
anche prendere le armi e combattere. Il
suo vero capo è Jahve, guerriero possente
(Es. 15: 3; Sai. 24: 8), presente fra i suoi
anche nell’arca santa (Num. 10: 35-36; 1
Sam. 4: 3-8), che però indica ma non garantisce la sua presenza, né tanto ^®no
può forzarla; egli lotta attraverso i soldati
o addirittura al posto loro (Es. 14: 25;
Gios. 10: 14, 42; 1 Sam. 25: 28; Neem. 4:
14), lo si chiama «Jahve degli eserciti».
Offensive o difensive, le guerre d’Israele
sono le guerre di Jahve e il ricordo di
quelle passate era conservato in un libro
che non è pervenuto fino a noi, il Libro
delle guerre di Jahve (Num. 21: 14).
AlTincombere di una minaccia o rivoltandosi contro una oppressione, gli uomini validi delle tribù erano chiamati a raccolta (la risposta non era sempre volenterosa né scontata). L’accampamento è luogo santo (Deut. 23: 14) per la presenza del
Signore, e santi, consacrati a lui gli uo
a cura di Gino Conte
Un Dio guerriero! Quanti, rivoltati, sisono distolti per questo dall’Antico Testamento ritenendolo inconciliabile col Nuovo? Esaminiamo la questione valendoci soprattutto della voce «Guerre» nel Vocabulaire Biblique (Neuchâtel 1954) e di un
saggio di G. von Rad su «La guerra santa nell’antico Israele» (Ziirich 1951).
mini di questa milizia di popolo, tenuti a
una purità rituale che implicava anche
l’astinenza sessuale (cfr. 1 Sam. 21: 6; 2
Sam. 11: 11 sgg.). Prima della battaglia si
offriva il sacrifìcio, si consultava il Signore e se la risposta era positiva il capo
carismatico dichiarava: « Jahve ve li ha
dati nelle mani », Israele non deve temere né calcolare, ma credere. Quando invece cade nel peccato — disubbidienza,
autosufficienza, incredulità idolatra —
Jahve si mette alla testa del nemico per
punire i suoi (Is. 5: 25-30; Ger. 5: 15;
Amos 5: 27; 6: 14), ma i boriosi eserciti
nemici saranno a loro volta annientati da
lui (Is. 10: 5-19; 14: 24-27; Ger. 51: 59-64).
Tuttavia quando Jahve punisce il suo popolo con la guerra, è un crimine, da parte di esso, rispondere con la guerra, pur
difensiva: è un opporsi alla realizzazione
del piano di salvezza che Dio vuole per
i suoi (Ger. 21: 1-10, cfr. 27: 6).
Il solo vincitore
Ciò che forse più caratterizza la guerra santa è l’interdetto: dopo^ la vfftoria,
il bottino è di Jahve, poiché è lui il solo,
vero vincitore. Comunque si svolgesse il
rito, era di tale importanza da porre la
alternativa fede/incredulità (cfr. il peccato di Saul, 1 Sam. 15): era in gioco il
riconoscimento di chi fosse il vero capo
vittorioso. Poi il grido « Alle tue tende,
Israele! » era il rompete le righe, la milizia popolare raccoltasi per l’emergenza
si scioglieva, ogni clan tornava al suo
territorio, alla sua attività.
Questo schema, che emerge dalTAT, è
senza dubbio idealizzato. L’AT quale lo
leggiamo oggi è in larga parte frutto
della rielaborazione o redazione dei teologi storici della scuola deuteronomistica, che tuttavia si valgono di materiale
molto antico. Ma vi è stato un tempo
nella storia d’Israele nel quale questo
schema di guerra santa si è realizzato
con la massima approssimazione: l’epoca di Giosuè e dei Giudici, fino alle campagne di Saul.
La « conquista » di Canaan fu in realtà
tutt’altro che una campagna massìccia e
sistematica. La penetrazione delle tribù
israelite fu lenta, graduale, prevalentemente pacifica; avvenne in ordine assai
'ssparso, una tribù in una regione, un’altra'
altrove, essenzialmente nelle campagne.
Gli scontri, di rado più che scaramucce
o colpi dì mano, opponevano per lo più
una tribù a un clan indigeno o al principe di una delle tante città-stato cananee con il loro contado. Quando la minaccia era più massiccia, più tribù o anche
tutte erano convocate per fronteggiarla insieme: non c’era servizio di leva né esercito di mestiere, ma arrrlhta popolare,
convocata alla presenza del Signore, guidata da capi carismatici spesso improvvisati, i « giudici ». È qui che si vive con
la massima approssimazione la guerra
santa.
La crociata?
R. H. Bainton, nel suo pur bel libro
Il cristiano, la guerra, la pace (Torino
1968), trova qui l’origine dell’idea di crociata. Ma, almeno per questo periodo,
l’accusa non regge. Agglomerato di clan
iutt’altro che compatti, Israele non è
ancora nazione, tanto meno conquistatrice; non penetra in Canaan per piegare
tutti a Jahve, ma per vivervi; non combatte per imporsi, ma per difendersi, e
nella guerra santa vive, pure così, la
lezione di dovere al Signore tutto: anche la propria difesa e sussistenza, il
proprio faticoso costituirsi in nazione.
Israele non ha guerre d’indipendenza nazionale, ha le guerre di Jahve; non va in
crociata, per imporlo ai popoli, non è
Israele che difende Jahve, è Jahve che
difende il verme inerme d’Israele. Tra
parentesi, si spiega in questa luce la teologica allergia che TAT manifesta spiccata per i censimenti in generale e quelli militari in particolare; Jahve vince con
un pugno di uomini, i 300 di Gedeone,
con un giovane pastore armato di fionda. Non c’è chanson de geste di un popolo o di un eroe, ma la chanson de geste
di Dio. ,
Quest’armata di popolo, bande raccogliticce di pastori e contadini che militarmente potevano condurre più un’occasionale guerriglia di rapidi colpi di
mano che una vasta campagna o una
battaglia campale, era un fenomeno singolare nella Canaan dell’epoca, dóve almeno i sovrani delle città-stato cananee
e filistee avevano truppe di mestiere,
mercenarie, con armamento e addestramento molto superiori a quelli israeliti.
Soltanto in età regia, a partire da Davide, inizierà la coscrizione obbligatoria
come pure il largo impiego di forze mercenarie, anzitutto quale guardia del corpo del re. Ma si conclude così il fenomeno della guerra santa nella sua forma genuina; si apre il tempo delle guerre dei
re. Come vedremo, la guerra santa rivivrà nella predicazione dei profeti, nella
riflessione teologica che i deuteronomisti
faranno sulla storia passata, nella lotta
maccabea e zelota, nell’attesa apocalittica.
Un Dio guerriero e sanguinario, dunque? Un Dio che è il solo scudo de! suo
popolo. Ma non per questo lo tratta come un « cocco » privilegiato: lo mette alla severa scuola della fede, non gli risparmia il giudizio anche nel flagello
della guerra, e questo perché vuol fare
di lui un segno, luce per le nazioni, benedizione per tutte le genti. Così comincia
col dargli un risorgimento nazionale, ma
negandogliene la gloria.
Gino Conte
6
6 fede e cultura
26 febbraio 1982
L’IMPONENTE OPERA DI GASTALDI
TRA I LIBRI CLAUDIANA
Completata la storia Ghi sono gli Avventisti?
dell’Anabattismo
Con queslo secondo volume si
completa l’attesa storia universale del grande movimento di
dissenso espresso dall’« ala sinistra della Riforma protestante ».
Nessuno, in nessuna lingua,
aveva ancora mai tentato di riunire in una visione d’insieme
completa e organica gli sviluppi
storici estremamente vari del
movimento anabattista e dei suoi
derivati (mennoniti, liutteriti,
ecc.) dalla «guerra dei contadini
in Germania» (1525) fino ai giorni nostri. Un movimento considerato per secoli — a torto o a
ragione — il più grosso rischio
rivoluzionario del continente europeo.
Anche dopo il fallimento del
tragico « Regno di Miinster »
(1535), la storia del movimento
■— largamente ignorata — rimane interessante, anzi si arricchisce di sempre nuovi sviluppi; le
straordinarie vicende delle colonie comuniste hutterite in Moravia, i collegamenti con le sette
inglesi, la breve fiammata di anabattismo in Italia, il lento arretramento sul continente europeo
sotto il peso della persecuzione
non senza riprese di vitalità (come il ripensamento teologico del
gruppo di Pilgram Marpeck), il
ripiegamento intimistico infine e
la grande emigrazione in Russia
e nelle Arneriche. Pagine ignorate di storia europea, rilevanti e
appassionanti anche quando diventano Toscura e tormentata
vicenda di piccoli gruppi di esuli
che portano in terre lontane la
loro visione cristiana pacifista e
la vocazione alla libertà e al lavoro.
Come è già stato ampiamente
riconosciuto per il primo volume (apparso nel 1972), l’opera è
condotta con viva partecipazione personale ma con grandissimo scrupolo di storico ed indipendenza di giudizio.
La vastissima bibliografia, ag
giornata agli ultimi studi, l’ampio corredo delle note e l’iconografia in parte inedita ne fanno
un repertorio essenziale per ogni
studioso della materia e per ogni
persona interessata alla storia
dei movimenti minoritari in Europa, cioè alla « controstoria »
vista dall’angolo visuale dei « perdenti », dei protagonisti ignorati
e spesso delle vittime.
Inf. Claudiana
Ugo Gastaldi, Storia dell’Anabattismo I 2 - da Miinster (1535) ai
giorni nostri, pp. IX-l-864-f-32
tavole fuori testo e 19 cartine
geogr., L. 35.000 (br.), L. 45.000
(rileg.).
Il primo volume dell’opera:
Storia dell’Anabattismo 1 - dalle origini a Miinster (1525-1535)
è disponibile al prezzo di lire
10.000 (bross.) e 12.000 (rileg.).
Chi sono gli avventisti? L’Italia, terra del papato, di religione
dovrebbe saperne. Invece non sa
molto nemmeno sul proprio cattolicesimo (ci si t-'^''3. dentro da
sempre e basta) e ancor meno
sulle altre confessioni.
Nella ’’nebbia” protestante il
cattolico si muove fra apprezzamenti negativi (quelli ce l’hanno
con il papa, la Madonna e i santi), neutri (ma sì, anche i nostri
preti dovrebbero potersi sposare
come i loro pastori), benevoli
(nella loro religione sono più
seri), errati: gli evangelici sono
chiamati ’’evangelisti”; e perfino
una lettera del 1977 dalla presidenza del Consiglio dei ministri
è diretta alle chiese « avventistiche »' (vedi p. 97).
In campo evangelico e laico
le idee sono talvolta altrettanto
confuse, perché accanto alle teologie classiche trovi movimenti
settari. Perché dunque ’’avventisti”? Perché aspettano il secondo
avvento (venuta) di Gesù sulla
terra, come già la prima chiesa predicava (Atti 4) e come
dicono svariate pagine delle
Scritture (le due lettere ai Tessalonicesi, Apoc. 2). I credenti in
Cristo dovrebbero credere tutti
nel suo ritorno, ma l’originalità
avventista sta nell’avere rinverdito l’attesa del Signore. A questo primo punto se ne affianca
un secondo: ridare primato al
sabato (il «settimo giorno»).
Tensione verso il secondo avvento di Gesù e osservanza del 7“
giorno, da qui il noma completo.
In Europa l’avventismo fu introdotto da un ex-frate francescano, guarda caso, polacco, che si
stanziò nelle valli valdesi del
Piemonte ma le abbandonò con
scarsi risultati « dopo due anni
■ di predicazione fra derisioni,
scherni e molte tribolazioni » (p.
53). Vecchio Mondo diffidente e
prudente! Il « polacco pellegrino » (p. 55) va ramingo per l’Europa a causa dei suoi tentativi
di « promuovere una insurrezione nel suo paese natale » contro
la Russia di Nicola I; « si ritira
a Ginevra e la sosta in quella
città protestante deve aver lasciato più di una traccia nel suo animo di cattolico », finché « un
DALLA SICILIA
Un libro su RIesI
E’ stato recentemente pubblicato un libro a cura del Centro
Editoriale Archivio di Sicilia dal
titolo « Riesi nella Storia ».
L’ha scritto un giovane riesino, già esperto nell'acquisizione
di documentazioni storiche e autore d’importanti monografie
sulla Sicilia, Giuseppe Testa.
II libro, da poco in commercio, ha già attratto l’attenzione
degli studiosi tanto che nel quotidiano « La Sicilia » del 29 dicembre scorso ne è apparsa una
ampia recensione scritta da Santi Correnti intitolata « II paese
dei Protestanti ». Questo si deve
al fatto che lo studio del Testa
non si limita ad una esposizione
di elementi che partano soltanto
dall’età preistorica a quella greco - romana e araba (esposizione
dotta e interessante che meriterebbe un’analisi a parte), ma si
sofferma a lungo sulla predicazione e sull’opera di evangelizzazione svolta a Riesi dalla Chiesa Valdese dal 1871 ad oggi.
Inizialmente, l’opera dovette
dar luogo a qualche eouivoco
perché l’insistente richiesta di
un predicatore evangelico — fatta con una lettera firmata dal
sindaco e da centinaia di perso
TERZA ETÀ’
La vecchiaia non è
Se invecchiare significa avanzare in età, in senso generale si può
dire che dalla nascita tutti invecchiano, anche i bambini e i giovani. !
Ma se, in senso più ristretto,
per invecchiare s’intende avanzare in età nell’ultima parte della vita, quando il tempo produce
nella nostra persona, nel nostro
organismo, nel nostro spirito dei
cambiamenti sfavorevoli, allora
invecchiare significa declinare.
Ne consegue che molto sovente
siamo portati a pensare che ciò
è la conseguenza di un destino
biologico, contro cui non si può
nulla.
Ma questa, almeno in parte, è
una idea falsa!
Sappiamo anzitutto che l’esperienza di invecchiare si modifica
molto da una società, da una
cultura, da un’epoca ad un’altra
ed è condizionata dalla situazione sociale in cui viviamo; se questo è vero, possiamo sperare di
poter in qualche modo influire
su queste condizioni in senso più
favorevole.
Alcune osservazioni ci proveranno ciò che affermiamo.
1) È la prima volta nella storia
che ci sono tanti anziani. Se nel
passato, su 100 persone viventi,
da 3 a 7 superavano i 60 anni,
oggi, su 100, almeno 20 superano
i 60, 13 i 65, 2 i 75.
Perciò nel passato le difficoltà
degli anziani, nel loro ambiente.
non facevano colpo, ma ora invece esse saltano agli occhi e
fanno problema.
2) Per la prima volta nella storia degli uorriini, noi sopravviviamo aH’adempimento dei nostri
doveri educativi. I figli cresciuti,
se ne vanno, i genitori si ritrovano soli, con ancora una fetta consistente di vita da vivere e di
energie da utilizzare, senza sapere come; risultato, maggior solitudine.
3) Per la prima volta nella storia (sempre riferendosi alla civiltà occidentale), il pensionamento è diventato una istituzione generalizzata.
Una volta pochi passavano da
un lavoro professionale a tempo
pieno ad una inattività completa,
nessuno si fermava dall’oggi al
domani, tutt’al più rallentava il
lavoro, ma nella comunità familiare, nel villaggio, nel quartiere
conservava una parte delle sue
occupazioni e responsabilità. Oggi il pensionato non solo ha del
tempo libero da organizzare, ma
talvolta si trova bruscamente davanti a notevoli restrizioni finanziarie (differenza tra salario
e pensione). Inoltre perde le siJte
relazioni personali con colleghi,
clienti ecc.
Tutto questo prova che la terza
età non è solo una conseguenza
ineluttabile di una legge di natura, ma è anche il frutto dei con
dizionamenti della società; perciò invece di rassegnarsi o rivoltarsi dobbiamo sforzarci di modificare alcune situazioni sfavorevoli onde fare dell’avanzamento in età, un’occasione per progredire e migliorare di continuo.
Certo, può essere un’idea non facile da assimilare. Eppure ne abbiamo conosciute di quelle persone — di cui non si parla sui giornali! — che ci hanno dato esempi di coraggio, di abnegazione e
di speranza! Uomini e donne che,
a misura che invecchiavano, si
aprivano e si elevavano. Si tratta
perciò non di dimissionare, di
tuffarsi in uno sterile rimpianto
o di mettersi a vegetare, ma di
saper mettere nel presente la ricchezza e l’intensità del saper vivere l’oggi, di ritrovare l’arte così rara e preziosa di saper scoprire ciò che ci è dato nel presente.
In altre parole ci è chiesto di
consacrare l’ora che passa al
servizio degli altri e alla lode di
Dio. Visto che molti anziani
«hanno del tempo», esso dev’essere tempo per l’essenziale, cioè
tempo per pregare, leggere la Parola e poi per prendere la nostra
parte nella lotta volta a rendere
questo mondo più vivibile per
tutti, una parte anche piccola,
piccolissima, ma sempre segno
del Regno che viene.
(adattamento da « Enfin du
temps pour l’essentiel », cahiers
de Pomeyrol).
ne — poteva essere confusa con
uno scontento derivante da situazioni economico-sociali presenti nella provincia di Caltanissetta. Ma quel primo predicatore, Au;^sto Malan, non si lasciò
trarre in inganno dalle apparenze e predicò sul testo di I Corinzi 2 dove l’Apostolo rammenta;
« quando venni mi proposi di
non sapere altro fra voi fuorché
Gesù Cristo e lui crocifisso ».
Seguirono ovviamente difficoltà iniziali, polemiche col clero e
coi cattolici tradizionalisti, scarsa comunicativa tra piemontesi
e persone che parlavano il dialetto locale, ma l’opera fu benedetta perché il 3 aprile 1896 ebbe luogo l’ammissione di una
trentina di fratelli che avevano
costituito la « Chiesa Evangelica
Italiana di Riesi » e due anni dopo venne acquistato il palazzo
Taraci con locali di culto, scuola diurna e serale, asilo e biblioteca circolante. Dal 29 ottobre
1871 ad oggi si sono succeduti
34 pastori fino all’attuale pastore Luciano Deodato e l’ultimo
dato riferito al 1974 dà 77 membri effettivi di chiesa.
L’A. mette in luce l’impulso
che tuttora dà all’opera l’iniziativa di Tullio Vinay che, giunto
a Riesi nel 1961, istituì il« Servizio Cristiano », concentrando le
attività tese al rinnovamento sociale e morale del paese impiantando un asilo, scuola elementare, un Centro agricolo, scuola
per apprendisti meccanici, atelier
per ricamo, ecc.
Il libro, che è corredato da ottime fotografie, planimetrie e riproduzioni di antichi documenti,
affronta molti altri argomenti
perché arriva fino ai giorni nosti'i, illustrando avvenimenti locali, della vita amministrativa,
iniziative sorte anche ad opera
dei Salesiani ecc. Ma chi si reca
OHsti a Riesi e visita la piccola,
ma raccolta e fedele comunità e
vede i rapporti di fratellanza che
ormai si sono stabiliti con la popolazione cattolica non può fare
a meno di condividere la conclusione cui perviene l’A. cioè
che « quella comunità ha una
propria caratteristica e ùn proprio modo di annunciare il messaggio, la parola di Dio con attività che hanno lo scopo di vivificare la parola d’amore, in
termini concreti, che intendono
portare nella vita di tutti i giorni ». Giovanni Conti
giorno del 1851 lo si ritrova a Firenze che in questo periodo è
particolarmente viva per il protestantesimo e non è escluso che
egli possa aver avuto dei contatti
con alcuni evangelici fiorentini »,
forse « con il conte Piero Guicciardini, uno dei leaders della
Chiesa dei Fratelli» (p. 57). Lascia la tonaca, si sposa, gli offrono di recarsi negli Stati Uniti
dove conosce gli avventisti e dopo sette anni salpa per l’Europa.
« Non si capisce bene perché abbia scelto di cominciare il suo
lavoro in Italia... in mezzo a quel
popolo [valdese] antesignano della Riforma del X’VI secolo, che
tanto aveva sofferto e testimoniato con la propria fedeltà all’Evangelo » (p. 60). È il 1864, inizio
della storia dell’avventismo in
Italia. Anch’esso è un ’’evangelismo di ritorno »: emigrati per
lavoro in Paesi di estrazione e
cultura protestanti, tornano importando « un nuovo modo di
sentire e di vivere la religione...
fenomeno comune a molte chiese
evangeliche in Italia» (p. 97). In
Italia il « granel di sale » non
si è tanto espanso (nel 1978 i
membri di questa chiesa erano
meno di 5.000) ma nel mondo sì,
tre milioni alla stessa data.
Che cosa credono
Che cosa « credono » gli avventisti? Abbiamo già visto che il
centro della loro fede è il prossimo ritorno di Gesù sulla terra;
l’osservanza del sabato è il secondo grande punto di interesse;
la Bibbia è tenuta in somma considerazione; si proclama la salvezza mediante la sola grazia di
Cristo; infine gli avventisti hanno
rimesso in luce il principio ebraico della ’’decima” e ’’restituiscono” alla chiesa il 10% dei loro
guadagni. Questa enorme disponibilità consente di far funzionare in tutto il mondo, oltre alle
varie attività ecclesiastiche, una
rete imponente di scuole, pubblicazioni, centri medici. Infatti
hanno gran rispetto per un corpo
sano, visto nell’unità con uno spirito sano, perciò sono contro le
droghe, il fumo, le intemperanze
di ogni genere; pubblicano tra le
altre la rivista Vita e Salute.
Davanti alla politica si attengono a « quella che è sempre stata una, costante della chiesa avventista, che vuole una netta separazione fra cose politiche e cose religiose» (p. 106), tanto che
« nel 1920 avviene in Germania
una grave scissione di avventisti
che si dichiarano contrari all’uso
delle armi e alla guerra » (p. 112
in nota). Il primo obiettore di
coscienza in Italia è Alberto
Long, già membro della chiesa
valdese di Torre Pellice e divenuto poi pastore avventista: «egli
si rifiuta di impugnare le armi
perché non vuole essere messo
in condizione di uccidere » (p.
126).
Il Concordato del 1929 tra Vaticano e Stato fascista riserva
anche agli avventisti giorni grami, come agli altri evangelici italiani (p. 135). Sensibili alla libertà religiosa, dispongono di un dipartimento apposito. Quato
all’ecumenismo, gli avventisti
devono « risolvere i problemi dei
rapporti con le altre comunità
religiose nazionali » (p. 175) inclusi quelli col cattolicesimo
post-conciliare. «Gesù ha chiamato i suoi ad essere ”la luce
del mondo, il sale della terra”...
Gli avventisti italiani possono
certamente riconoscersi in un
’’granel di sale”... » scrive l’autore a p. 212. Non per supponenza,
ma per fiducia nella verità di
Dio e nel Dio della verità.
Renzo Turinetto
(I) Giu.seppe De Meo. «Granel di
sale» Un secolo di storia della Chiesa
Cristiana Avventista del 1« Giorno in
Italia (1864-1964), Claudiana, Torino,
1980, PI». 258. L. 10.500.
7
26 febbraio 1982
obiettivo aperto 7
UNA PUBBLICAZIONE DELL’EDITRICE CLAUDIANA DI GRANDE ATTUALITÀ’
La stortura della nostra economia
Alla base del disastro ecologico che « l’ideologia dello sviluppo » ha ormai avviato da tempo
sta la concezione ebraico-cristiana della vocazione al dominio della natura, distorta in un diritto
a sfruttare la natura a proprio vantaggio. Su
questa tesi centrale uno studioso olandese ha costruito un libro provocatorio che è insieme un
appello appassionato ai cristiani perché riscoprano il rapporto profondo che li lega alla natura.
Sui due aspetti, ecologico e teologico, di questo
libro abbiamo chiesto un parere a due collaboratori che sulle colonne del nostro giornale seguono questi problemi.
Ole Jensen, Condannati allo sviluppo! Le religioni di fronte al problema ecologico, Claudiana, pp. 168, L. 7.200.
Quando i politici ascoltano
soltanto gli economisti
Una recente mostra documentaria tenutasi a Torino col titolo
« L’altra metà del mondo » ha evidenziato ancora una volta, con
dati e fotofirrafle, qual è la situazione odierna, rapportata al reddito mondiale e alla relativa popolazione. 75 Paesi con due miliardi e mezzo circa di abitanti hanno un reddito annuo prò capite
inferiore alle 600 mila lire annue;
altri 33, con un miliardo e duecento milioni ne hanno uno inferiore alle 240 mila lire. Due terzi
della popolazione mondiale —
che nascono e muoiono in Africa,
Asia e America Latina — vivono
col 20% delle risorse mondiali,
consumano solo un ottavo delle
materie prime e solo il 13% dell’energia prodotta nel mondo.
Questi ed altri dati mi sono tornati alla mente iep'frendo il libro
di Ole Jensen, teologo e filosofo
danes5, dal titolo « Condannati
allo sviluppo! » edito dalla Claudiana.
L’inizio del suo libro contiene
una constatazione ed una domanda: « Quello che manda in rovina noi occidentali e coloro che
vivono dalTaltra parte del mondo, è la mancanza, negli uni, di ciò
che gli altri hanno in abbondanza: qui sta la stortura. Noi priviamo gli altri del pane quotidiano, e il lavoro che gioverebbe alle
loro mani inoperose lo facciamo
svolgere alle nostre macchine.
Abbiamo completamente dimenticato il valore liberatorio di una
vita semplice; e quiete e pace,
intese come fondamentale condizione salutare interiore ed esteriore ci sono diventate estranee.
Perché non possiamo venire ad
un accordo reciproco? Perché noi
non lo vogliamo? Si tratta forse
di una paralisi delle nostre capacità? ».
Non custodi
ma brutali padroni
La nostra cultura occidentale
SI è specializzata a dominare la
natura mediante la tecnica e nel
promuovere la crescita materiale, ma, fa notare l’autore, abbiamo pagato questo o con l’ignoranza o col disprezzo, se non con
il razzismo o l’imperialismo culturale nei confronti di altre culture ben più rispettose di quanto
le circonda. In sostanza, abbiamo
fatto del mondo un ambiente esclusivamente umano e composto
di cose esclusivamente utili all’uomo: anziché esserne i custodi, ne siamo diventati i brutali
e totali padroni.
In questa situazione, coll’idea
che la natura si debba adeguare
all’uomo ed alle sue esigenze,
non solo si depaupera e si appiattisce l’ambiente in cui viviamo, ma si corre il rischio molto
serio, e neppure tanto lontano, di
provocare dei disastri irreversibili se non addirittura delle catastrofi. dovute all’inquinamento,
all’esaurimento delle risorse na
L’abisso si approfondisce
C’è chi sostiene che una prosecuzione della crescita in Occidente tornerebbe a vantaggio dei paesi in
via di sviluppo. Questa spiegazione non è affatto convincente se deve costituire un alibi per la prosecuzione della nostra crescita, perché, in definitiva, quest'ultima torna solo in minima parte a vantaggio dei paesi
in via di sviluppo. Essa serve infatti in primo luogo
ad incrementare il nostro consumo. Si dice pure che
i paesi in via di sviluppo cresceranno di pari passo
con noi, che ce li tireremo dietro nella nostra ascesa,
ma in realtà l’abisso fra noi e loro si appiofondisce
sempre di più, con gli stessi effetti del i apporto fra
l’indennità di contingenza di un direttore generale e
di quella di un postino. Per molti competenti questa
argomentazione ha comunque già perduto la sua forza
di convinzione. Si fa sempre più frequente la constatazione del fatto che rimpoverimento di molti paesi
in via di sviluppo è in realtà direttamente proporzionale all’aumento della nostra ricchezza.
No queste belle spiegazioni non sono i veri
motivi per cui proseguiamo nella nostra crescita^ Sono
una mascheratura, un indoramento, una mistificazione Nascondono due motivi determinanti. In primo
luogo il nostro sistema economico è congegnato m
modo’ tale che, se la crescita economica non progredisce scoppiano grandi crisi. In secondo luogo, hanno
pes’o determinante il nostro atteggiamento e la nostra
fede, la nostra ideologia dell espansione.
(da « Condannati allo sviluppo! »)
turali, alla sovrappopolazione, alla fame, alla guerra. Proprio per
quanto riguarda la fame, i tecnici avevano sperato di risolvere
almeno parzialmente il problema
colla famosa « rivoluzione verde »
e cioè mediante la coltivazione
di cereali ad altissimo rendimento. Ma le enormi quantità di acqua occorrenti, la necessità di
concimi chimici, di insetticidi, di
diserbanti con relative conseguenze che sono state giudicate
poter avere una portata incalcolabile nei confronti degli uomini, degli animali, delle piante, dei
batteri utili hanno dimostrato
che questa rivoluzione è impossibile.
Un ulteriore allarme viene lanciato nei confronti della questione energetica: « Nel nostro paese
quasi tutti i politici si danno attivamente da fare per l’introduzione dell’energia atomica, allo
scopo di evitare un regresso del
consumo energetico e della crescita, ma non sarebbe meglio riflettere un po’ ed aspettare di
aver migliori informazioni su
queste terribili conseguenze della
crescita di consumo energetico? ».
« Quello che manda
in rovina noi occidentali
* e coloro che vivono
dall'altra parte
del mondo
è la mancanza agli uni
di ciò che gli altri
hanno in abbondanza:
qui sta la stortura »
« Torta delle risorse »
Ma i politici danno ascolto solo agli economisti i quali tendono ad essere « rassicuranti » in
quanto ovviamente il sistema economico occidentale si deve basare su una continua espansione
per poter sopravvivere. Per contro, gli allarmi dei biologi vengono trascurati o per lo meno
sottovalutati. Ma, allora, che cosa bisognerebbe fare se entrambi
i gruppi hanno ragione, se il progredire della crescita implica
delle catastrofi, ma allo stesso
tempo è necessaria per ragioni
economiche? La risposta è ovvia:
« occorrerebbe creare un sistema
economico che non sia basato
sulla crescita ».
L’autore, in analogia al concetto di « torta salariale » in uso
negli accordi sindacali danesi, introduce un concetto parallelo in
ecologia: « la torta delle risorse ». Il pianeta Terra è un capitale limitato che può esaurirsi,
ma noi ne stiamo egualmente divorando una fetta troppo grande, sia a scapito dei paesi sottosviluppati che a danno dei nostri
nipoti e pronipoti: « e questa è
una situazione assolutamente
vergognosa ».
Da qui, il passaggio a considerazioni filosofiche e teologiche è
breve, ed infatti la successiva
parte del libro è dedicata agli
aspetti etico-cristiani di questa
questione, cosi vitale per l’umanità intera.
Roberto Peyrot
Un tema dimenticato
dalla teologia occidentale
Il .libro di Jensen può essere
letto in due modi: come una trattazione teologica (e allora molte
sono le critiche a cui ài espone),
oppure come la riflessione di un
credente che partecipa a un movimento che ormai, nell’Europa
centrale e settentrionale, coinvolge milioni di persone. Letto in
questo contesto, è un documento
indubbiamente stimolante, e invita a cercare un più positivo
rapporto con l’ambiente in cui viviamo.
Non dobbiamo cercare in questo libro uno sviluppo sistematico di argomenti. Vi troviamo
piuttosto delle tematiche, dei filoni che si intrecciano e che concorrono a delineare la posizione
personale dell’autore. Il discorso
è infatti tenuto a un livello personale (a tratti si ha l’impressione di leggere un diario), ma sempre nell’intento di coinvolgere i
lettori, anche non cristiani, nell’impegno per una diversa concezione dello sviluppo.
Tre filoni
Il primo filone è l’esperienza
personale che l’autore ha fatto
in India durante un periodo di
servizio in un centro condotto da
personale danese. L’impressione
schiacciante è di una miseria di
fronte a cui anche l’azione più
impegnata ha Teffetto della classica goccia sulla pietra arroventata. Ma è anche la scoperta di
una dimensione dell’esistenza che
noi occidentali, nel nostro attivismo, abbiamo perduto: la vita in
profondità, la capacità di immer
gersi in se stessi che hanno gli
indiani, anche nelle condizioni
ambientali più sfavorevoli.
Il secondo filone è il sentimento della natura così come si
esprime nella letteratura contemporanea nordeuropea, in particolare nei poeti Bjoernvig e Donne.
In questi poeti Jensen trova una
teologia della creazione aperta al
ranoorto dell’uomo con le altre
creature, un rapporto su cui i
teologi invece hanno poco riflettuto.
Il terzo filone è la carica critica, si potrebbe dire Tindignazione che Jensen nutre verso quello
che egli chiama « l’infantilismo »
dell’atteggiamento occideiitale
che si esprime in una concezione
irresponsabile della crescita. Ma
Jensen non si limita alla denuncia, vuole andare alle radici di
questo atteggiamento; esso si
trova giustificato da tutta una linea di pensiero, una posizione
filosofica che si afferma nettamente a partire da Kant, ma che
si ritrova anche in Marx e Bloch.
Secondo questa posizione il mondo si contrappone all’uomo come una serie di fenomeni neutri,
che spetta all’uomo organizzare
per costruire la propria storia.
Così la natura diventa un semplice oggetto, di cui l’uomo può
disporre a piacimento.
La teologia
occidentale
Ma anche la teologia cristiana
occidentale è responsabile di aver per lo meno favorito questa
tendenza. Jensen lo illustra con
un’analisi della teologia di Herrmann e Bultmann e con una rapida storia dell’interpretazione di
Genesi 1, « crescete e moltiplicate ». Il dominio totalitario dell’uomo sul resto della creazione
non viene giustificato, secondo
Jensen, dal racconto della creazione, ma può derivare da una
interpretazione letterale di questo testo.
Il compito di una teologia che
voglia prendere sul serio il problema ecologico è quindi, secondo Jensen, di cercare un superamento della dottrina della creazione, in cui l’attenzione è concentrata esclusivamente sulTuomo; e per superare questa impostazione occorre vedere la creazione come un insieme di componenti, ognuna con una vita autonoma e con un valore che esige rispetto.
Dopo Schweìtzer
Non si può negare che il giudizio di Jensen sulla teologia
occidentale sia parziale e incompleto. Tutto ciò che egli propone
resta nell’ambito di quel « rispetto della vita » che già Albert
Schweitzer affermava con impareggiabile energia.
Ma dopo Schweitzer qualcun’altro si è espresso sul tema della
creazione, e Jensen non sembra
tenerne conto. Il suo libro è perciò un invito a proseguire nella
ricerca su una tematica finora
abbastanza trascurata da parte
dei cristiani.
Bruno Rostagno
8
8 ecumenismo
26 febbraio 1982
I RISULTATI DI UNA INCHIESTA
GIAPPONE
Cattolici e sessualità
Sono comparsi su Aclista del 16
gennaio u.s. (agenzia di informazione e stamna) i risultati di una
indagine svolta dal coordinament(3 dei gruppi, parrocchie e comunità cristiani di Torino sul tema
« Cattolici e sessualità ». Numerose le domande sugli aspetti più
controversi del problema.
Quale valutazione della sessualità? Cosa pensare delle norme
dell’autorità della chiesa in campo sessuale? Moralmente che giudizio si dà circa la ricerca del
piacere nell’esercizio della sessualità? E’ lecito avere rapporti
sessuali prima del matrimonio?
Cosa si pensa dei rapporti tra
coppie non sposate o separate o
divorziate? Cosa si pensa della
contraccezione? E dei rapporti
sessuali tra persone dello stesso
sesso? E della masturbazione?
Dai questionari restituiti (238) si
ricavano dati interessanti: il 61%
degli intervistati sono donne ed
il 39% uomini, distribuiti quasi
in maniera paritaria nelle fasce
di età tra i 16/30 anni e 31/60 anni, in maggioranza coniugati
(57%), con scolarità superiore
alla fascia dell’obbligo, (73%). Ed
ancora, il 51% degli intervistati
di dichiara credente in ricerca ed
il 33% in crisi. Il 15% si dichiara
abitualmente consenziente al magistero della chiesa mentre il
77% afferma di essere abitualmente critico. Per quanto riguarda la collocazione rispetto alla
pratica religiosa, il 66% ritiene di
essere praticante abituale ed il
30% praticante occasionale.
Nell’ esaminare i risultati il
gruppo di lavoro ha tenuto come
riferimenti due categorie: quella
dei praticanti abituali e quella
degli occasionali, che in totale
raccolgono il 96% di coloro che
hanno risposto al questionario.
Sessualità
e magistero
L’atteggiamento degli intervistati rispetto alle norme emanate i
dal Magistero è il seguente: tra
gli occasionali, il 40% ritiene
queste norme fuori della realtà,
il 26% le trascura, il 21% pensa
che la chiesa non debba dare
norme in materia. I praticanti
abituali invece, considerano la
sessualità unicamente in funzione della procreazione.
Rapporti
pre-matrimoniali
Poiché pare che la ricerca del
piacere sia ancora un tabù per
molti, il questionario ha trattato
esplicitamente questo argomento. Dalle risposte è emerso phe il
piacere è generalmente sentito
come essenziale per la sessualità
e quindi da attuare in ogni rapporto di coppia. Circa la liceità
dei rapporti prematrimoniali, il
78% dei praticanti abituali li 'dtiene leciti per motivazioni diverse: perché un certo uso della
sessualità fa parte dei rapporti
di coppia (44%); perché tali rapporti sono leciti quando la coppia è orientata al matrimonio
(29%).
Rapporti
extra-coniugali
Riguardo ai rapporti sessuali
tra persone adulte non sposate,
separate, divorziate o comunque
non orientate al matrimonio, il
57% dei praticanti abituali pensa
che siano leciti se tra i partners
c’è amore: il 18,4% ritiene che
siano leciti in forza del diritto di
ognuno di esprimere la propria
sessualità. Questa motivazione è
molto più accentuata tra i praticanti occasionali. (72%). Circa la
contraccezione solo l’l,7% dei
praticanti abituali pensa che si
debbano attuare le indicazioni
ufficiali del Magistero. Il 62% ritiene che debbà essere la coppia
a decidere sul metodo contraccettivo sulla base delle sue particolari motivazioni.
In merito alla masturbazione
solo ri,4% ritiene che sia una
deviazione peccaminosa dalla
norma; gli altri con motivazioni
differenti la sottraggono ad una
valutazione morale.
Verso l’omosessualità prevale
un atteggiamento di rispetto che
esclude ogni giudizio (52%) anche se è ancora presente l’idea
che sia una malattia (21%).
A. L.
Necessità
di aperture
L’autunno scorso il Sinodo della Chiesa Presbiteriana del Giappone, dopo lunghi indugi e rinvìi, ha preso posizione di fronte alla
proposta di adesione al Consiglio delle Chiese in Giappone, organismo locale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. La decisione è
stata negativa ed è stata dolorosa per quanti ritengono necessario
per la stessa vita della chiesa un rapporto franco, libero e fraterno
con le altre comunità. La Chiesa Presbiteriana, a seguito di questa
decisione, corre invece il rischio di chiudersi ancor di più nel proprio isolamento e di perdere lentamente ogni contatto con la comunità evangelica sia locale che mondiale. Tanto più importante è
quindi la lettera che il candidato pastore Makito Ratta, attualmente
in prova presso la chiesa di Yokohama, indirizza ai fratelli e alle
sorelle italiani e che riportiamo di seguito. Makito Ratta ha visitato
l’Italia alcuni anni fa allorché preparava la sua tesi sul Valdismo
medioevale. C. V.
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
nel rivolgermi a voi, mi chiedo
quanto della Chiesa protestante
del Giappone sia di vostra conoscenza! Non è mia intenzione farvi delle rimostranze se-dico che
essa vi è con molta probabilità
del tutto sconosciuta. La responsabilità di ciò ricade infatti principalmente sulle comunità prote
j’T" Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
L’ARM scrìve
alla chiesa di Polonia
(BIP) — Il presidente ed il
segretario dell’Alleanza Riformata Mondiale hanno indirizzato
un messaggio di fraternità alla
Chiesa Evangelica Riformata di
Polonia.
> Questo messaggio riprende un
testo del past. Chung-Ming Kao,segretario generale della Chiesa
Presbiteriana di Taiwan, da 7
anni in prigione, che dice : « Nel
mezzo delle tribolazioni, grazie
all’amore, al sostegno ed alle preghiere degli amici di qui e d’al
ROMA
Un gesto ecumenico
ROMA — Da alcuni anni don
Franco Cutrone si era inserito
nel gruppo di studio biblico interconfessionale che da un decennio ormai si riunisce mensilmente per studiare, in tutta semplicità, dei brani biblici scelti in precedenza all’inizio di ogni anno.
Un gruppo promosso dal pastore
Scuderi, una suora francescana
rnissionaria e dall’assistente spirituale del Seminario Romano
maggiore, e che riunisce evangelici di varie denominazioni, suore, seminaristi e amici cattolici.
Don Franco vi aveva apportato
quasi una ventata di freschezza
con la presenza di un nutrito
gruppo di giovani della sua parrocchia, anzi, grazie al suo apporlo, la presenza media era salita a circa settanta persone per
riunione. Leggere insieme la Bibbia aiuta a crescere innanzitutto
nella stima e nella reciproca fiducia e il rispetto per quella Parola, .sulla quale ciascuno era
chiamato a confrontarsi, aveva
anche aperto un rapporto di amicizia che si esprimeva spesso nel
parlare delle cose « di casa propria » senza falsi pudori. In questa atmosfera fraterna si situa il
gesto ecumenico di don Franco.
Qgni anno nella sua parrocchia,
il gruppo giovanile molto numeroso ed autogestito, raccoglie una
somma che destina ad alcune
opere di assistenza del quartiere,
ma ogni anno una parte del danaro, 500.000 lire, vengono destinate ad un’opera speciale. Perché
non chiedere al pastore se in
ambito protestante, a Roma, vi
era una comunità o un’opera particolarmente bisognosa? Il colloquio tra il pastore Scuderi c don
Franco si concluse con il suggerimento di mostrare concreta
solidarietà all’Esercito della Salvezza per l’opera delle colonie
estive, e il dono di mezzo milione venne consegnato dal sacerdote per questa opera. Certamente,
quando Qscar Cullmann, parecchi anni or sono suggeriva che,
quale segno ecumenico, si facessero reciprocamente delle collette in campo protestante da consacrare ad opere cattoliche e viceversa, suggerimento non del
tutto recepito, forse non immaginava che un suo discepolo se
ne sarebbe ricordato molto tempo dopo.
G. S.
trove, noi possiamo comprendere più pienamente il significato
della grazia di Dio ».
Cristiani perseguitati
nei Nepal
(BIP) — Il Bollettino d’informazione della Conferenza cristiana d’Asia, dà notizia che 12
cristiani sono stati giudicati a
Katmandu per aver violato l’art.
14 della Costituzione che dichiara che « è vietato cambiare religione ». Sono accusati di fare
studiare la Bibbia a coloro che
cercano di aiutare, gli infermi,
i bambini abbandonati e gli isolati. Secondo la stessa fonte vi
sono più di 50 cristiani in prigione nel Nepal per fatti di « cristianizzazione ».
Corea: protestanti
per la libertà religiosa
( Bollettino Comitato Italiano
per la Riunificazione della Corea) — In una recente pubblicazione, il New Korea Times, giornale dei sud-coreani che si pubblica in Canada, ha fornito il resoconto di una riunione di religiosi protestanti svoltasi a Pusan (Corea del Sud) nel corso
della quale il pastore Pak ha denunciato il governo fascista di
Chon Doc Hwan per la soppressione della libertà di attività re■ ligiosa. Secondo il pastore Pak,
le interferenze del governo nella
vita religiosa sono più massicce
di quelle che si verificavano durante la dominazione giapponese. Nel corso della riunione è
stato denunciato il fatto che le
preghiere vengono registrate da
agenti investigatori e che i pastori che vi si oppongono vengono penalizzati per « interferenza» nel lavoro di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.
I partecipanti al meeting hanno chiesto il rilascio del pastore
Mun Ik Hwan, del professore Li
Mun Young e delle altre perso
ne illegalmente arrestate e hanno ribadito la volontà di lottare
per i diritti umani e per le libertà religiose.
Nuovo bollettino
ecumenico francese
Con la data del 15 febbraio
compare il primo numero del
nuovo « Bulletin œcuménique
d’information». Non si tratta di
una novità assoluta, dato che da
anni in Francia procedeva la
collaborazione tra l’agenzia di
stampa della Federazione protestante (BIP) e quella della Chiesa cattolica (SNOP) con l’emissione di un bollettino comune
BIP-SNOP. La frequenza settimanale consentiva tuttavia soltanto l’accostamento di notizie
di fonti diverse senza la possibilità di un vero e proprio lavoro redazionale. Questo sarà possibile per il « Mensuel » (che per
ragioni giuridiche si chiama ancora BIP-SNOP) che conterrà
più che notizie immediate documenti, interviste, schede.
Il prirno numero contiene tra
l’altro corrispondenze e interviste dal Portogallo, dall’URSS, da
Israele, dalla Scandinavia. Le
notizie non sono solo di fonte
protestante e cattolica: in questa collaborazione ecumenica è
ora inserito il bollettino d’inforrriazione ortodosso in Francia
(SOP). Responsabili del servizio sono Michel Evdokimov, ortodosso, Michel Boullet, cattolico, e il pastore protestante
Claudette Marquet.
TRIESTE
Convegno
SAE
Un Convegno del Segretariato
Attività Ecumeniche è indetto
per domenica ,7 marzo a partire
dalle ore 9,30 presso la Casa Cardinale Urbani, via Castellana
16/A. Dopo la' meditazione biblica che sarà tenuta dal pastore
avventista Giuliano Di Bartolo,
il pastore valdese Teodoro Fanlo
y Cortez e lo studente in teologia
cattolico Luciano Berton introdurranno il tema « L’ecclesialità
dei gruppi ecumenici ». I lavori
proseguiranno nel pomeriggio
dopo il pranzo comunitario (con
prenotazione).
stanti giapponesi, le quali finora
non hanno fatto nessun sforzo
per dare notizia di se stesse. In
particolare la Chiesa di cui facciò parte (Chiesa Presbiteriana
del Giappone) sembra destinata
a restare ancora per alcun tempo
lontana dalla vostra comunione.
Purtroppo infatti il Sinodo del
1981 ha respinto nuovamente la
proposta di adesion^e al NCC (Tapan Council of Chunches) e conseguentemente al WCC. Con tale decisione la Chiesa si è privata, a mio avviso, della possibilità
di rapporto con le altre Chiese
protestanti giapponesi, innanzitutto, ma anche con le comunità
evangeliche nel mondo.
Molti responsabili della Chiesa
e pastori vanno dicendo che,
poiché questa è già membro dell’Alleanza Riformata, non vi è necessità di aderire anche al Consiglio Ecumenico delle Chiese. Altri affermano anche che questa
non necessaria adesione trascinerebbe la Chiesa su una via non
sua, facendole correre il rischio
di non riuscire a mantenere la
propria fede. E’ mia impressione che alla base di queste posizioni ci sia la convinzione che la
situazione della Chiesa giapponese sia molto particolare e di difficile comprensione per degli stranieri. Ritengo però che ogni Chiesa si trovi in situazioni diverse,
che tuttavia per quanto particolari non sono incomprensibili. La
reciproca informazione tra le
Chiese è alla base della reciproca
comprensione. Se non si informa, ritenendo che chi ci ascolta
non possa capirci, se non si comunica perché non si conosce
l’interlocutore, nulla potrà mai
essere costruito, malgrado si
tratti di Chiese sorelle.
Ritengo questo silenzio della
Chiesa Presbiteriana del Giappone dannoso ad essa stessa e di
conseguenza necessario uno
scambio con le altre Chiese ed
uno sforzo per l’edificazione di
una reale comunità in Cristo fra
tutte le Sue membra. Pur se il
Sinodo 1981 ha rifiutato una possibilità di rapporto con l’esterno,
non tutta la Chiesa è ovviamente su queste posizioni. Così per
rompere questo muro di silenzio
ho deciso di scrivere questa lettera a voi, fratelli e sorelle italiani. E mia intenzione nresentarvi anche la nostra storia ed
illustrarvi i nostri problemi. Desidero altresì verificare fino a che
punto la Chiesa Presbiteriana del
Giappone sia realmente così particolare e quali invece siano gli
elementi comuni alte altre Chiese. E’ mia viva speranza che ciò
possa essere l’inizio di un dialogo tra le nostre Chiese, pur se
così lontane nello spazio.
Sono convinto che anche un
.semplice rapporto personale sia
utilé per sviluppare la comprensione reciproca. E per questo mi
rivolgo a voi che, per ben 800 lunghi anni, posta al centro della vostra vita la Parola di Dio e senza isolarvi, siete riusciti, con
l’aiuto del Signore, a proteggere
e conservare la vostra fede.
Makito Hatta
9
r
26 febbraio 1982
cronaca delle Valli 9
PINEROLO - INTERViSTA AL SINDACO E ALL’ARCH. ARIONE
Sabato
grasso
A proposito di varianti
Sabato grasso 1982: in una delle nostre vallate un contadino
rientra dal lavoro e sulla piazza
del paese s’imbatte in uno strampalato, e piuttosto sguaiato, corteo carnevalesco. Si ferma a
guardare leggermente sconcertato. Finora il carnevale era una
cosa da città: in città c'è tanta
gente che non sa come passare
il tempo e ha soldi da buttar via.
Adesso invece è arrivato anche
qui ed un passante gli grida:
« Dai, vieni con noi, non sai che
è carnevale? » Il vecchio risponde: « E che cos’è il carnevale? ».
La gente si allontana commentando: « Quello è matto! » Lui mi
guarda ribattendo: « I matti sono
loro. Non hanno proprio niente
di meglio da fare? ».
In questo periodo molti giornali dedicano un certo spazio al
carnevale, definendolo « simpatica festa popolare, necessario
momento di spensieratezza e di
socializzazione, valvola di sfogo
alla logorante tensione quotidiana ». Alcuni addirittura condannano aspramente chi non vi partecipa, accusandolo di essere un
meschino brontolone, invidioso
della spensieratezza altrui. Io invece sono piuttosto d’accordo
con quel contadino; eppure credo di essere una persona abbastanza allegra e socievole, ben disposta di solito a divertirmi insieme agli altri.
Certo la solitudine anche in
mezzo alla folla è uno' dei mali
tipici del nostro tempo. Da questo punto di vista qualunque fe- ^
sta che ci aiuti a stare insieme
allegramente, a parlare e a ridere
anche con gente sconosciuta, è un
fatto positivo.
E allora perché quest’allergia
alle mascherate, che penso di
non essere la sola a provare?
Le maschere, i coriandoli, rallegra confusione mi piacciono
nei bambini, in cui la voglia di
travestirsi è spontanea, e la gioia
contagiosa. Spesso invece il carnevale degli adulti mi immalinconisce: mi sembra forzato e falso, un penoso tentativo di fìngersi su ordinazione.
Non credo che questa mia sia
semplicemente una reazione conformista: conformismo può anche essere tirar coriandoli in faccia alla gente solo perché lo fanno tutti. Il vecchio Ecclesiaste
diceva che c’è un tempo per ogni
cosa: c’è un tempo per essere
spensierati e c’è un tempo per
crescere.
Quando Gesù ci esorta a ridiventare come i bambini non vuole, credo, indurci a scimmiottarli.
Questa critica non vale certo
allo stesso modo per tutte le manifestazioni carnevalesche: ricordo di aver partecipato più di una
volta, con sincero godimento, al
carnevale d'Ivrea, in cui tutta la
città festeggia la leggendaria liberazione dai capricci d’un tiranno.
Forse la differenza fra manifestazioni in apparenza .simili deriva da alcuni di questi elementi:
— la vera festa è spontanea; — la
sua riuscita è indipendente dai
soldi che vi si svendono; — deve
essere vissuta direttamente e non
osservata come uno spettacolo televisivo; — il divertimento può e
deve essere cercato con gli altri,
e non alle spalle degli altri, ed è
tanto più brande quanto più è
una conseguenza non cercata e
non lo scopo del nostro agire.
Marcella Gay
Nelle scorse settimane a Pinerolo la Giunta comunale ha presentato all’approvazione del Consiglio comunale la proposta di
una variante da apportare al Piano Regolatore della città.
Ciò ha incontrato resistenze ed
opposizioni negli esponenti dei
partiti di minoranza, nei Consigli di quartiere, nei sindacati, ed
il tutto ha avuto vasta eco in organi di informazione locale (giornali, radio, TV).
Per verificare le diverse posizioni si è tenuto, il 26 gennaio con
prosecuzione il 6 febbraio, un
Consiglio comunale « aperto » ove
ciascuno, in rappresentanza di
forze sociali specifiche o più
semplicemente come cittadino di
Pinerolo interessato alla questione, ha potuto esprimere le proprie opinioni e richiedere spiegazioni. Quest’ultimo soprattutto è
stato il motivo di fondo di molti
interventi, perché parecchie persone hanno lamentato una scarsa
chiarezza negli intenti del Comune.
La variante proposta, che è l'ottava in una dozzina d’anni da
quando il PRGC è stato adottato
dal Comune, (ma la prima di carattere sostanziale) si articola in
cinque punti — come il Sindaco
dice sinteticamente nella sua risposta a nostre domande — e
quello che più fa discutere è il
secondo, che prevede l’individuazione della zona ad insediamenti
produttivi di Pinerolo nel quartiere S. Lazzaro, zona della città che ha già problemi di industrializzazione, urbanistica, inquinamento, denunciati dal Comitato di quartiere anche con un
dossier.
Per saperne un po’ di più, abbiamo interpellato alcuni uomini politici di Pinerolo, chiedendo
loro di rispondere ad alcune domande in proposito, per tutti le
medesime.
Questa settimana pubblichiafho quanto ci hanno scritto il Sindaco di Pinerolo, dott. Francesco
Camusso (DC) e l’arch. Bruno
Arione del PSI. La settimana
prossima sarà la volta delle risposte dei consiglieri Buffa del
PCI, Cirri del PLI, Gardiol di DP.
Queste le domande:
1) Può riassumere brevemente la posizione del suo partito
nei riguardi della variante n. 8
che si propone di apportare al
CONVEGNO FGEI-VALLI A TORINO
Riflessioni sulla pace
Per la prima volta un convegno della FGEI-Valli si è tenuto a Torino, nella Sala Valdese,
il 6-7 febbraio. Molto bene organizzato dalla giunta della FGEIValli e dal gruppo FGEI di Torino, il convegno ha visto la partecipazione di oltre cinquanta
giovani che hanno seguito con
attenzione e interesse i lavori.
Tema dell’incontro era « Riflessioni sulla pace ». E’ stato introdotto da tre relazioni particolarmente stimolanti, rispettivamente di Claudio Canal su « Difesa,
Sicurezza, Società », di Eugenio
Bernardini su « Pace nella Bibbia » e Aldo Ferrerò su « Nucleare civile e militare », che hanno
affrontato tre aspetti fondamentali del problema « Pace ».
L’esercito, nonostante l’apparente democrazia introdotta con
le ultime innovazioni, tende sempre più con la crescente « specializzazione » a distaccarsi dalla società civile — così, Claudio
Canal introduceva la sua relazione. Ha poi illustrato la storia dei nostri apparati militari
negli ultimi trenta anni da Sceiba e piazza Fontana fino alla liberazione del generale Dozier.
Infine ha sottolineato l’innovazione che potrebbe portare nel
nostro paese la proposta di legge su una « Protezione Civile »
decentrata e non militarizzata.
Nella Bibbia la pace è un tema trattato marginalmente soprattutto nell’Antico Testamento
ove la pace è solo sconfitta dei
nemici di Israele ( Deuteronomio
20: 10), centrale è invece il problema della giustizia (Isaia 32:
17).
Nel Nuovo Testamento il concetto viene ribaltato compietamente e si assiste ad una specie
di « conversione di Dio alla pace ».
Hanno collahorato per questo
numero: Mauro Albertengo Franco Davite - Paolo Giunco - Adriano Longo - Luigi
Marchetti - Evelina Pons Elio Rinaldi - Aldo Rutigliano - Jean Louis Sappé - Giovanni Scuderi - Franco Taglierò - Dino Gardiol - Carlo Vicari.
Aldo Ferrerò dopo una sempre opportuna scheda tecnica
molto dettagliata sull’energia nucleare ha illustrato i pericoli insiti nell’intreccio molto stretto
fra nucleare civile e militare (militarizzazione delle centrali, mercato del plutonio). Le centrali
nucleari per i numerosi aspetti
negativi — problemi della sicurezza e delle scorie ancora in
gran parte irrisolti, dipendenza
per le materie prime, svantaggi
economici ed ecologici — devono ottenere un netto rifiuto ricercando forme alternative di
energia.
Dopo le relazioni, seguite attivamente da tutti i presenti, e
la partecipazione al culto in corso Vittorio nella mattinata di
domenica i partecipanti al convegno si sono divisi in quattro
gruppi per approfondire la discussione su singoli temi: la pace nella Bibbia, difesa civile e
obiezione di coscienza, nucleare
militare e civile. I vari temi,
malgrado la loro complessità,
hanno suscitato un grosso interesse e un dibattito non superficiale. Ci sembra che ciò sia la
conferma di un rinnovato impegno della nuova generazione
sui problemi scottanti del nostro tempo. E’ un buon segno
che, speriamo, verrà ulteriormente riconfermato.
Nella serata di domenica l’assemblea conclusiva ha approvato le proposte per alcune iniziative a breve scadenza:
1. Una mostra per il Sinodo ’82
su « pace, giustizia, disarmo
unilaterale, obiezione di coscienza ».
2. Giornate informative con i
catecumeni avendo come punto di partenza l’obiezione di
coscienza.
3. Culto della domenica FGEI
sul tema « pace ».
4. Partecipazione attiva ma anche critica ai comitati per la
pace.
L’appuntamento è per i pros. simi convegni già stabiliti in località delle Valli Valdesi su « cultura contadina » e « crisi economica ».
Roberto Costanza
Giuseppe Faro
Plano Regolatore Generale Comunale (PRGC)?
2) Dopo il Consiglio comunale aperto del 6 febbraio, l’impressione è che, come sì dice,
« i giochi siano fatti » e che la
consultazione delle parti sociali,
il Consiglio comunale aperto
stesso siano state poco più che
formalità, conseguenza delle
pressioni dirette ed indirette dei
Comitati di quartiere e di organi di informazione locale: è d’accordo?
3 ) In quale considerazione
pensa saranno tenute le osservazioni latte da sindacati, quartieri, cittadini nelle riunioni del 36
gennaio e del 6 febbraio?
4) Pensa possa inserirsi, nella
definizione della zona ad insediamenti produttivi di Pinerolo,
il recupero dei fabbricati esistenti ed inutilizzati, per es. lungo la Pinerolo-Torre Pellice?
La risposta del
Sindaco Camusso
1) La « variante 8 » al P.R.G.C.,
prevista neU’ambito degli impegni programmatici, si riferisce
ai seguenti punti specifici: a) ampliamento zona a servizi (impianti sportivi di S. Lazzaro);
b) zone a insediamenti produttivi (area fra corso Torino e via
Bignone, come indicato dal Comprensorio, più alcune razionalizzazioni urgenti es. MUST AD,
ISOLANTITE ecc. che attualmente sono in zone ’improprie’);
c) aggiornamento zone vincolate a stazionamento autopullman
(accorpando tutte le superfici
vincolate in una unica area dove attualmente esiste la SAPAV); d) alcune modifiche per
insediamenti residenziali ( Elettrodi, CPl e CP2); e) modifiche
a norme tecniche. La posizione
della Democrazia Cristiana è naturalmente favorevole sia agli
interventi sopra citati, sia alla
urgenza degli stessi.
2) e 3) Direi che tanto i Consigli comunali aperti quanto gli
incontri con sindacati e quartieri rappresentano momenti determinanti per una valutazione
obiettiva della situazione e degli elementi di interventi. E’ evidente come le posizioni dei quartieri risentano maggiormente del
diretto coinvolgimento (S. Lazzaro guarda al proprio territorio, come farebbe qualunque al
tro quartiere eventualmente interessato ) ; le posizioni delle organizzazioni sindacali (sia dei lavoratori che di categoria) sono
in tal senso influenzate in modo minore, e saranno anch’esse
attentamente considerate.
4) Ritengo che i due insediamenti accennati siano da esaminare sotto diverso punto di vista, e che quindi le relative valutazioni debbano essere rapportate alle specifiche particolarità di ognuno.
La risposta
deH’arch. Arione
1) La variante n. 8 del P.R.G.C.
è introdotta al fine di modificare, per esigenze di ordine amministrativo e sociale, alcune indicazioni dello strumento urbanistico vigente. Essa permette
un intervento in tempi brevi,
mentre l’adeguamento complessivo del P.R.G.C. alla legge urbanistica regionale non lo avrebbe consentito.
2) Già nella seduta del 29/12/
1981, durante l’afiìdamento dell’incarico per le progettazioni
urbanistiche, ebbi occasione di
dire che l’amministrazione avrebbe discusso le linee politiche
dei progetti e successivamente
stipulato la convenzione con i
professionisti. Può anche darsi
che dopo i due Consigli comunali aperti ci sia la « impressione che i giochi siano fatti», ma
nella sostanza posso assicurare
che le indicazioni di massima
date dalTAmministrazione possono essere in parte variate e
in parte affinate.
3) Le indicazioni emerse nei
Consigli comunali aperti del 26/
1/1982 e del 6/2/1982 nonché della consulta dell’artigianato del
5/2/1982 contribuiranno certamente, assieme ad altri incontri che avverranno presumibilmente fra l’Amministrazione Comunale, Commissione Consiliare, forze sociali e organi della
partecipazione a definire un quadro di riferimento complessivo
contenente indicazioni politiche
tali da consentire, da un lato, la
più assoluta trasparenza della
operazione, in modo che l’opinione pubblica sia obiettivamente informata di quanto si sta facendo, dall’altro lato, i progettisti abbiano gli elementi indispensabili per procedere nel loro lavoro.
4) Per la zona di San Secondo
è opportuno prevedere un apposito piano per l’eventuale recupero e riordino dell’esistente.
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10
10 cronaca delle Valli
26 febbraio 1982
AGAPE: 14-15 MARZO
Incontro sui matrimoni misti
Domenica 14 e lunedì 15 marzo
si terrà ad Agape un incontro sul
tema dei matrimoni misti a cui
parteciperanno cattolici e valdesi
TORRE PELLICE — Lunedì 1° marzo
alle ore 21 si terrà, presso il Salone
Comunale di Torre Pellice (Viale Rimembranza), una riunione del Comitato
per la difesa della pace e per il disarmo della Val Pellice.
Tutti i partiti,, gruppi, movimenti, associazioni ed enti locali che hanno dato l’adesione al Comitato sono invitati
a partecipare a tale incontro con una
propria rappresentanza.
TORRE PELLICE — Giovedì 4 marzo,
alle ore 14.30, si terrà, nella sala comunale di Viale Rimembranza, un'assemblea dei pensionati sul tema: - Consigli comunali aperti ».
Interverranno II Sindaco di Torre Pellice e il Presidente della Comunità
Montana Val Pellice.
ANGROGNA — Sabato 27 febbraio
1982 alle ore 20.30 presso la sala delle
attività di Angrogna lo S.C.A. presenta
i film: Discesa del Monte Bianco, la
straordinaria discesa con gli sci dal
Monte Bianco di Tony Valeruz; Aquila,
esibizioni della squadra acrobatica di
sci americana; Canada, sciare con l’elicottero. Discese su neve fresca sulle
nevi canadesi.
Ingresso prezzo unico L. 1.000.
delle Valli e del Pinerolese.
L'incontro è promosso dal Centro
Ecumenico di Agape, insieme al
Colloquio pastorale delle Valli,
al Consiglio Pastorale Diocesano
e al Consiglio Presbiterale Diocesano.
I due giorni di studio e di dibattito previsti intendono mettere a fuoco la problematica dei
matrimoni misti, tutt’altro che
chiarita. L’incontro si orienterà
in due momenti: a) per affrontare la questione a livello generale,
partendo dai testi che orientano
la pratica dei matrimoni misti
delle rispettive chiese; b) per discutere in concreto della pratica
pastorale.
L’incontro è aperto a tutti, ma
ih modo particolare alle coppie
miste, ai giovani, cioè a chi vive
o potrà vivere più direttamente
questo problema; ed è ovviamente indirizzato ai pastori valdesi
e ai sacerdoti cattolici che sono
direttamente coinvolti nella que
COSTITUITO UN COMITATO
A difesa del Mauriziano
LL SERNA S. GIOVANNI - Allo
scopo di mantenere in vita l’Ospedale Mauriziano si è costituito
presso il Centro Studi Valpellice
(tei. 90173) un comitato di difesa
dell’Ospedale Mauriziano.
Tra le iniziative di questo comitato vi è quella di una petizio
CINEMA
Il tempo delle mele
E' in programma prossimamente presso il cinema « Edelweiss » di Pomaretto uno dei film
francesi di maggior successo; « Il
tempo delle mele », di Claude Pinoteau. Viene narrata, in modo
allegra e spigliato, la breve love
story di due adolescenti; la pellicola è piaciuta a molti proprio
per la sua garbata semplicità e
per l’immagine ingenua e poetica
che offre dei ragazzi d’oggi. C’è
un po’ di tutto: la prima cotta, i
bisticci coi genitori, gli anticoncezionali, la discoteca, non succede nulla di drammatico e l’intera
vicenda è soffusa di una riposante banalità; lo spettatore medio
esce sollevato e divertito. Tuttavia Pinoteau è stato accusato da
più parti di eccessivo ottimismo
perché i suoi giovanissimi non si
drogano, non hanno idee politiche, né attraversano complesse
crisi esistenziali. Io non sarei
troppo drastica, la realtà presenta .spesso aspetti diversi: esistono i giovani complessati, depressi, tossicodipendenti ed è un dovere aiutarli, ma ci sono anche i
ragazzini alla Pinoteau, che assaporano i loro anni verdi aprendosi alla vita con un sorriso, sba
ciucchiando il partner e preparandosi alle interrogazioni scolastiche, e forse è bene che almeno
per alcuni esista un’età beata.
Vie, la simpatica protagonista, ha
solo 13 anni e non possiamo rimproverarla se non ha ancora idee
politiche precise, del resto qualche problemino che la turba c’è:
papà e mamma non vanno d’accordo, parlano di divorziare, e
col suo grande amore non tutto
fila sempre liscio. Il primo incontro di una ragazzina col mondo
dei sentimenti e della sessualità
può non essere drammatico, ma
non va sottovalutato e io penso
che sugli adolescenti si dovrebbero fare più film. I teen-agers
si precipitano in massa ad assistere alle avventure di Vie e
Manthieu e si immedesimano, si
riconoscono; ciò significa che il
regista, nonostante le critiche,
è riuscito a interpretare le loro
idee e i loro desideri.
Oltre che a Pomaretto, « Il tempo delle mele » verrà presto riproposto in diversi cinematografi
delle valli. La colonna sonora,
« Reality », sta facendo furore un
po’ dappertutto.
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ne che si può firmare in molti negozi e bar della città. Questa petizione afferma tra l’altro:
« I sottoscritti cittadini...
invitano la Giunta della Regione Piemonte e la maggioranza
della Comunità Montana Val Pellice a rivedere radicalmente la
posizione assunta perché contraria alle esigenze e alla volontà
degli abitanti della Valle
richiedono che l'attività ospedaliera del Mauriziano di Luserna abbia a continuare.
La presente petizione è motivata da:
— esigenza di difendere un Presidio Sanitario valido che da
oltre cento anni svolge un servizio per la Comunità Valligiana;
— impegno dell’Ordine Mauriziano a proseguire l’opera di servizio a favore della popolazione, dimostrato chiaramente
di recente dal potenziamento
dei servizi, delle attrezzature
e del personale;
— ferma opposizione ad ogni
tentativo di depauperamento
della Valle.
I sottoscritti precisano che la
presente petizione è coerente con
le decisioni prese a larga maggioranza dal Comitato Comprensoriale di Pinerolo ».
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stione nella loro pratica pastorale.
Salvo variazioni possibili, rincontro è così strutturato:
Domenica 14: inizio, ore 15, con
due interventi introduttivi che
situeranno il problema nelle sue
linee generali. Seguirà un dibattito fino all’ora di cena.
Lunedì 15: ore 9,30 - Studio biblico; ore 10 - Introduzione al tema, con riferimento particolare
alla situazione locale: difficoltà e
contraddizioni nella pratica pastorale dei matrimoni misti.
Chiusura dell’incontro: ore 18.
Parteciperanno come relatori:
il canonico Don Mercol e Bernard De Lauversin, uditore della
Rota e responsabile ecumenico
per il Sud della Francia; Giorgio
Peyrot e Franco Giampiccoli per
parte valdese.
Per le iscrizioni, telefonare ad
Agape (n. 85.14) entro venerdì 12
marzo. Quota dell’incontro: L. 15
mila.
Ritardo pagamento pensioni
PINEROLO — In seguito a disguidi tecnici dell’I.N.P.S., degli
Uffici Postali e degli Istituti Bancari, le pensioni con scadenza gennaio 1982 e febbraio 1982 o non sono pervenute o non perverranno
alla data stabilita.
I Sindacati dei Pensionati CGIL-CISL-UIL di Pinerolo sono
stati autorizzati a comunicare alla Sede INPS di Pinerolo i nominativi dei pensionati che non hanno ricevuto la loro pensione al
fine di una immediata emissione dei mandati.
Invitiamo tutti i pensionati che ancora non hanno ricevuto o
che non riceveranno la pensione alle date stabilite a presentarsi alle
Sedi delle Organizzazioni Sindacali dei Pensionati:
C.G.I.L. - Via Demo 8 - Pinerolo
C.I.S.L. - C.so Torino 50 - Pinerolo
U.I.L. - C.SO Torino 50 - Pinerolo
nelle ore di ufficio o nelle permanenze nella zona, muniti di: libretto di pensione e codice fiscale.
I Sindacati provvederanno giornalmente alla trasmissione all’I.N.P.S. degli elenchi per i provvedimenti necessari.
LIJSERNA S. GIOVANNI —, I titolari di pensione Cat. VO
(vecchiaia) che nello scorso mese di gennaio non hanno ricevuto il
pagamento della pensione sono invitati a presentarsi all’Ufficio Postale di Luserna S. Giovanni Capoluogo (od alla Cassa di Risparmio di Luserna S. Giovanni) che procederanno a redigere un elenco da trasmettere all’I.N.P.S. di Pinerolo che a tempi brevissimi
emetterà apposito mandato.
Corso di apicoltura
La Comunità Montana Val Pellice informa che il corso per apicoltori, organizzato dall’Assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con l’Associazione Apicoltori Val Pellice, avrà il seguènte
programma :
— Sabato 27/2 - ore 15 : Prof. Franco Marletto - ,« Introduzione al
corso di apicoltura ed aspetti legali e organizzativi nell’apicoltura ».
— Sabato 6 /3 - ore 20.30 : Dr.ssa Paola Ferrazzi - « Flora apistica :
piante utili per la raccolta di nettare, melata, polline e propoli ».
— Sabato 13/3 - ore 20.30 ; Dr. Aulo Mànino - « Biologia dell’ape e
organizzazione della famiglia ».
— Sabato 20/3 - ore 20.30: Dr. Piero Piton - « Prodotti dell’alveare ».
— Sabato 27/3 - ore 20.30: Dr. Piero Piton - «Malattie della covata » - Dr. Aulo Manino - « Malattie dell’ape adulta e nemici dell’alveare ».
Durante le lezioni del 6/13/20 si effettueranno dimostrazioni
pratiche a cura del M.o Giovanni Baridon, Presidente della Associazione Apicoltori Val Pellice.
Le lezioni avranno luogo nel salone comunale di Torre Pellice,
Viale Rimembranza, 9 (Scuole Medie).
II Corso è .gratuito. Le iscrizioni si effettueranno al momento
di inizio del Corso.
Gli interessati sono pregati di presentarsi con anticipo alla prima lezione per effettuare Tiscriziohe.
PROVINCIA DI TORINO
Smaltimento rifiuti
Il problema dello smaltimento
dei rifiuti solidi urbani nei comuni di montagna è stato discusso in un incontro fra amministratori e tecnici delle Comunità
Montane e gli assessori provinciali alla Montagna Ivan Grotto
e all’ecologia Teobaldo Fenoglio,
svoltosi venerdì pomeriggio a Palazzo Cisterna.
Tutta la materia è regolata da
due leggi regionali: la n. 46 del 4
giugno 1975 e successive modifiche che prevede contributi ai
Consorzi fra Enti locali per l’allestimento di discariche controllate e la n. 28 del 5 giugno 1979
che assegna contributi per la
raccolta e il trasporto dei rifiuti
solidi urbani.
Poiché nelle zone montane la
natura del terreno rende difficile
l’individuazione di siti adatti allo
scopo, provvisti di tutti i requisiti che la legge impone, ed essendo la Provincia competente in
questa materia la riunione aveva
lo scopo di affrontare concreta
mente l’argomento.
L’Assessore Fenoglio, dopo
aver ricordato le conseguenze di
uno smaltimento di rifiuti incontrollato, ha incoraggiato l’associazionismo fra gli enti, unica via
per poter usufruire dei contributi regionali e infine, ha presentato una proposta di collaborazione tecnica e finanziaria messa a
punto di concerto con TAssessore
Grotto.
Gli assessorati alla Montagna e
all’Ecologia, infatti, offriranno un
contributo di 10 milioni per ogni
Consorzio o Comunità Montana
che ne farà richiesta, allo scopo
di consentire l’allestimento di
progetti di massima relativi a discariche consortili controllate, in
funzione dei progetti esecutivi
che saranno finanziati dalla Regione al 90%.
La cifra verrà erogala ai richiedenti, dopo la presentazione del
progetto di massima e la sua valutazione da parte dei tecnici delle Provincia.
Renato Bruera
dal 6 al 28 febbraio 1982
GALLERIA LOSANO
10064 Pinerolo - via Brunetta d’Usseaux, 1
Tel. (0121) 73556
orario: feriali e festivi ore 10-12 e 15,30-19, Ingresso libero
11
26 febbraio 1982
cronaca delle Valli 11
RIFLESSIONI SUSCITATE DA UNA INDAGINE RECENTE
Una architettura valdese?
È da tempo che, durante le vacanze estive, vado alla ricerca dei
« templi » nelle nostre valli vaidesi: munito dell’inseparabile apparecchio fotografico, a macchina e a piedi, per lo più accompagnato da mia moglie e da cari
àmici (i Cericola di Torre Penice, i Bouchard di Sampierdarena,
i Giordano di Roma), ho scorrazzato valloni e monti, spinto più
da una certa problematica storica che dall’interesse turistico.
Ora, in qu^feto contesto, merita
ogni considerazione l’indagine
fatta recentemente da Linda Cena « alla scoperta di una storia
artistica » in quelle valli e pubblicata in tre puntate su « L’Eco
del Chisone » di Pinerolo ( 17 e
31 die. 1981, 7 genn. 1982): oggetto appunto i nostri « templi », nel
tentativo di rispondere ad una
semplice domanda, se esista o
no uno « stile valdese ».
Il quesito è certamente nuovo
e originale, e confesso che mi ha
messo una grossa pulce nell’orecchio! Infatti, ben poco o nulla è
stato scritto sull’argomento. Se
si consulta la « Bibliografia Valdese » di Armand Hugon-Gonnet,
si vedrà che dal 1928 al 1935 uscirono solo una quindicina di opuscoletti o di articoli su questo o
quel tempio, oltre ad un pregevole saggio complessivo fatto da
Giovanni Jalla nel 1931 (Les Temples des Vallées Vaudoises), ma
devo subito aggiungere che l’interesse degli autori è precipuamente storico, non artistico. Dunque ben venga l’indagine della
Cena, nella quale vengono passati
successivamente in rassegna i
templi di Frali, Perrero, Chiotti,
Pomaretto, S. Germano, S. Giovanni, Torre Pellice, Villar Penice, Bobbio e Pinerolo, con brevi
accenni su quelli di Torino, Roma
e Palermo.
Semplicità e sobrietà
Quel che a me interessa in particolare, è la problematica che
l’autrice non manca di evidenziare: una problematica certamente
attuale e avvincente, se pensiamo
alle vecchie e recenti polemiche
sul fondamento evangelico di talune tradizioni liturgiche che, si
sa, sono strettamente connesse
con l’ambiente architettonico in
cui si svolgono. Peh esempio, parlando di Agape e del moderno
tempio di Frali, Linda Cena non
può non collegare i nuovi complessi edilizi con una determinata simbologia che si fonderebbe,
più che sulla pietra nuda, sulla
semplicità, sobrietà e nettezza
delle lìnee architettoniche, in vista di una funzionalità ben precisa: la chiesa, il « tempio » —
come si usa dire da noi sull’esempio francese — è un luogo di riunione non solo puramente cultuale, ma adatto anche per incontri,
dibattiti, agapi fraterne ecc., dove quel che conta non è tanto
l’edificio in sé e per sé, ma la
comunità che vi si raduna; e in
ciò sono d’accordo in quanto, al
centro del tutto, c’è rincontro diretto della comunità credente
con il suo Signore, giusta Matt.
18: 20 (« Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in
mezzo a loro»). Da qui anche,
come osserva giustamente la Cena, « la totale assenza di qualsiasi quadro, statua, stucco, affresco
o marmo ». Che ciò si esplichi
come « diffidenza, quasi avversione, per le arti figurative», potrebbe anche darsi, ma è un altro
discorso: infatti, un conto è l’arte per l’arte, che può anche essere arte sacra, un conto è rendersi teologicamente consapevoli
se un semplice luogo di riunione
religiosa debba o no avere una
rilevanza artistica (cfr. al riguardo una vecchia ma ancora preziosa raccolta della Doxa Editrice
di Milano del 1932, Architetture
razionali religiose, presentate da
N. Servettaz).
Il tempio valdese di Massello.
Ovviamente, non tutti gli attuali templi valdesi corrispondono
a questa elementare tipologia
evangelico-riformata. Se si volesse approfondire il discorso lungo
questa precisa linea di ricerca —
e spero che altri lo facciano più
competentemente <ii me —, si
constaterebbe che gli edifici più
vicini a questo stile furono i primitivi «ciabas» (cioè capanne),
costruiti agli inizi della seconda
metà del secolo XVI. Oggi, purtroppo, tranne quello di Frali,
sono tutti scomparsi, distrutti
più dalla furia dell’uomo che dalle intemperie della naturai Com’è noto, i primi templi vennero edificati prima in Val Fellice
nel 1555 (S. Lorenzo, Serre, Ciabas, Coppieri, Villar, Bobbio e
Rorà), poi a partire dall’anno
successivo in Val Germanasca
(Villasecca, Maniglia, Massello,
Rodoretto, Frali). Parlo naturalmente dei templi principali, ma
accanto ad essi sorsero contemporaneamente o poco dopo numerosi templi minori detti di
« quartiere », più simili alle ben
note « scuole di quartiere » che a
chiese vere e proprie. Tutto quel
che esiste oggi, anche l’unico tempio superstite di Frali, è frutto
di ricostruzioni, restauri o rifacimenti più o meno fortunati,
spesso a loro volta oggetto di aggiunte Dosteriori generalmente
anomale, come absidi, colonne,
frontoni, porticati, campanili eccetera. Naturalmente, un discorso
a sé meritano gli edifici totalmente nuovi o rinnovati, tutti del
secolo scorso, come quelli dei
Bellonatti a S. Giovanni (1806),
Prarostino e Pomaretto (1828),
Manìglia (1841), Massello (1842),
Rodoretto e Rorà (1845 e 1846),
Torre Pellice e Torino (1852 e
1853), Pinerolo (1860), Perrero
(1866), Pra del Torno (1877),
Chiotti (1882), Pramollo (1888) e
S. Germano (1890), per non parlare dei « novissimi » di S. Secondo, Prati e Villar Perosa sorti
in questo secolo.
Una storia tormentata
Concludendo il suo saggio del
1931, Giovanni Jalla scriveva:
« On ne sait si Ton doit davantage
s’étonner de l’acharnement déployé.par les autorités civiles et religieuses pour empêcher les Vaudois d’avoir des locaux où ils
pussent rendre leur culte à Dieu,
ou admirer la persévérance de
nos pères à en relever les ruines,
et leur attachement à ces témoins
vénérables de la piété de leurs
prédécesseurs » (p. 84). Sta il fatto che pochi furono i periodi favorevoli, in epoca moderna, alla
erezione di ternpli prima e dopo
l’accordo di Cavour del 1561. Come si sa, tale accordo, stilato a
Cavour il 5 giugno 1561 al termine della guerra cosiddetta del
Conte della Trinità finita con la
vittoria della «resistenza» valde
se autorizzava l’esercizio del culto pubblico in ben determinati
« gruppi » della Val Pellice (Angregna, Bobbio, Villar, Val Guichard e Rorà) e della Val Germanasca (Frali, Rodoretto, Salza,
Massello e Maniglia), mentre la
restringeva in altri ben precisi
luoghi, come a Torre Pellice (solo al 'Tagliaretto e alla Rua dei
Bonnets), a Perosa (solo al Podio), a Pinasca (solo al Gran
Dubbione), a S. Germano (solo
ai Dormigliosi) e a Roccapiatta
(solo ai Godini): cfr. le carte relative in «Histoire mémorable de
la guerre faite par le Due de Savoye Emanuel Philibert contre
ses subjects des Vallées d’Angrogne. Perouse, S. Martin... » del
1561, a cura di Enea Balmas e
Vittorio Diena, Torino, Claudiana, 1972, tra p. 128 e p. 129. Ora,
tra le vicende storiche che facilitarono l’edificazione di templi
alle valli occorre ricordarne almeno tre: Tocoupazione francese
in Piemonte negli anni 1536-1559,
in cui, accanto a mercenari cosiddetti « luterani » vi sono comandanti riformati quali Gauchier
Farei, fratello del riformatore, e
il principe Fùrstenberg; l’invasione del Pinerolese fatta nel 15921593 dall’ugonotto duca di Lesdiguières, governatore del Delfinato; il periodo napoleonico (18041814), durante il quale le parrocchie valdesi furono annesse alla
Chiesa riformata francese. Nel
primo periodo, sul suo finire
(1555), si verificano sia la conquista riformata dell’alta Val
Chisone, sia la costruzione dei
primi templi in Val Pellice; nel
secondo. Tanno dopo l’infausta
Notte di S. Bartolomeo (1572) e
ancor prima dell’Editto di Nantes Ì1585), tutto il vallone di
Pramollo diventa valdese; infine
il terzo periodo vede sorgere il
nuovo tempio dei Bellonatti a S.
Giovanni (1806). Certo, accanto a
queste circostanze favorevoli,
spiccano i tempi duri della repressione e delia distruzione: le
« Pasque piemontesi » del 1655, la
guerra dei « banditi » del 1663, la
campagna di repressione del
1686, l’esilio del 1687, l’estinzione
del valdi.smo in vai Pragelato del
1699. Molti templi sono più volte distrutti e ricostruiti, come
il primo tempio di Rorà saccheggiato e incendiato ben quattro
volte (1561, 1655, 1663 e 1686).
Varietà di stili
Di fronte e in seguito a tali
scempi, fu ben difficile che il
modello iniziale del 1555 rimanesse inalterato, tenuto anche conto
delle diverse tendenze artistiche
affiorate nei secoli successivi. Dove forse appare più evidente è
negli odierni templi di S. Lorenzo
e del Ciabas, pur dopo i restauri (o grazie ad essi) del 1847 e
del 1894: un semplice ambiente
rettangolare, con una facciata a
frontone triangolare, con o senza rosone e, nella parte inferiore, il portone, rettangolare o ad
arco, fiancheggiato a destra e a
sinistra da due finestre, anch’esse con o senza arco; l’interno,
poi, senza abside né colonne.
Questo schema si trova più o
meno ampliato in parecchi restauri successivi, con l’aggiunta
di un campanile normalmente sul
lato sinistro delTedificio (per chi
guarda di fronte), ma a Rorà si
trova proprio dietro il centro
dell’abside. Del tutto anomali, dal
punto di vista strettamente archi tettonico, i templi nuovi dei
Bellonatti (con un’abside ellittica
e due campaniletti ai lati del
frontone), di Ferrerò (più « palazzetto cittadino» che chiesa), di
Pinerolo ( specie di « bureau renversé »), dei Chiotti (« di vago
sapore gotico »), di Torre Pellice
e di Torino (il primo neo-romanico e il secondo neo-gotico, anch’essi con due campanili ai lati
del frontone) ecc.
Una problematica a sé è data
dalla posizione del pulpito alTin-,
terno del tempio: su uno dei lati o sul muro di fondo? a lato
o al centro dell’abside? Il Jalla
ricorda ben sei casi in cui, nel
secolo scorso, in fase di restauro,
si realizzò « une innovation »,
consistente nel « transporter au
fond du temple la chaire qui
était sur le côté droit, comme
dans tous les vieux temples des
Vallées » (p. 12; e poi pp. 20, 34,
44 e 74). La cosa è interessante
se si pensa alla tendenza manifestata in questi ultimi anni di
riportare il pulpito a lato dell’abside, per riservarne il centro al
tavolo della Santa Cena: ciò vorrebbe forse dire che la centralità del culto non consiste più nella predicazione della Parola, bensì nella celebrazione dell’eucaristia? La questione è aperta, ed è
stata, tra le altre, materia di un
ampio e sereno dibattito a Rorà Testate scorsa, in cui per ben
tre ore si parlò dei templi valdesi e degli «usi» connessi col culto
domenicale, tra i quali — perché
no? — anche il suonare o meno
la campana!
Giovanni Gönnet
« Ma VEterno è il mio alto ricetto,
e il mio Dio è la rocca in cui mi
rifugio ». (Salmo 94 : 22)
Il 19 febbraio, confortata dalla sua
fede, è mancala alTaffetto dei suoi cari
Erminia Ghigo
Ne danno il doloroso annuncio i nipoti : Alberto Pascal con Alba, Donatella e Guido; Etta con Corrado; i cugini.
USL 42 - VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde),
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 28 FEBBRAIO
Pinasca: FARMACÌA BERTORELLO Via Nazionale. 22 - Tel. 840707.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90804 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 28 FEBBRAIO
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
Un pensiero ricono.scente al personale medico e paramedico dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, a Ade e
Enrico Gardiol, alle vicine di casa di
Milano, alle amiche della Lega Femminile Valdese di Milano e della
U.C.D.G. e a tutti quelli che Thanno
affettuosamente assistita.
« Fattosi sera, Gesù disse loro:
Passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
Il 1“ febbraio è mancato alTaffetto
dei suoi cari
Umberto Gallian
■ Ne danno il doloroso annuncio ha moglie Balmas Giovanna, i figli Franco,
Luciano. Italo e Romana con le rispettive famiglie.
Trappes (Francia), 15 febbraio 1982
« Tu mi mostrerai il sentiero della
vita »
(Salmo 16 : 11)
E’ mancata alTaffetto dei suoi cari
Nella Vittori ved. Tourn
A funerali avvenuti ne danno il triste annuncio le sorelle Giuseppina ved.
Cusin, Elvira, la cognata Flora Tourn,
i nipoti Geymonat e Quattrini e i parenti tutti.
Padova, 22 febbraio 1982.
RINGRAZIAMENTO
Ines Ostórero Bounous unitamente
ai familiari del caro
Emilio
ringrazia tutti gli amici, parenti e colleghi per la dimostrazione di simpatia
e di affetto ricevuta. Un particolare
ringraziamento all’amico pastore Ayassot e alla Signora Albertina Borello.
Si invila a devolvere le eventuali
offerte alle opere della Chiesa Valdese.
« ...so in Chi ho creduto »
(II Tim. 1: 12)
Il 6 febbraio 1982. all’età di 86 anni, è morta
Fernanda Buffa
ved. Fiorio
I figli Alberto. Marco e Elisa, fidenti nella resurrezione, nc danno Taiinunzio alla , Cbiesa che ella aveva tanto
amato e in cui aveva vissuto la sua fede nel Cristo Vivente.
Napoli, 17 febbraio 1982.
RINGRAZIAMENTO
La figlia, il figlio ed i congiunti tutti
della compianta
Susanna Enrichetta ReveI
ved. Roland
di anni 105.
neirimpossibilith di farlo singolarinenle. riconoscenti ringraziano tutte le
gentili persone clic con la presenza,
scritti e fiorì, hanno voluto dimostrare la loro simpatia per la dipartita della
loro cara.
Liiserna S. Giovanni. 22 feìibraio 1982
Partecipazioni personali
Essendo venuta, solo di recente, alla
conoscenza della dijiarlila della mia
cara sorella ALBERTINA GRILL ved.
TRON. originaria di Praìi, voglio precisare. per (guanti la conobbero, che il
decesso è ayvcnulo a New York il 9 settembre 1981 dopo una breve degenza
in ospedale.
Desidero altresì ringraziare la signora Letizia Ventura Roslaii per la sua
affettuosa assistenza a mia sorella in
questi ultimi anni.
Olga Grill. Torre Pellice
AVVISI ECONOMICI
INGLESE lezioni private impartisce
con ausilio laboratorio linguistico
laureato esperto lingue. Telefonare
(0121) 91054/9U28 Torre Pellice
oppure (Oli) 671931/633286 Torino.
12
12 uomo e società
26 febbraio 1982
COSTRUIRE LA PACE
SINISTRA INDIPENDENTE
Nella sicurezza o nel disarmo? Proposta una nuova
Come cristiani e come cittadini chiediamo che alle false politiche
di pace si sostituisca l’unica vera: quella del disarmo unilaterale
Nel numero del 15 gennaio
scorso è stato dato giusto rilievo
alla denuncia degli 800 fisici italiani contro la follìa degli armamenti nucleari, denuncia che è stata
reinoltrata al presidente della Repubblica. C’è da immaginare il
disagio di Pertini — che non ha
mai mancato in varie occasioni
di denunciare la politica degli armamenti (« si vuotino gli arsenali, si riempiano i granai... ») e
che purtroppo non ha molte possibilità di indirizzare i governanti verso simili obiettivi. Si sa infatti bene come la pensano i politici al potere. I democristiani
proclamano la « pace nella sicurezza » ( e cioè colla forza delle
armi); i socialisti, col ministro
Lagorio alla Difesa, aumentano le
spese belliche in modo rilevante; i repubblicani, coi socialdemocratici ed i liberali, sono fautori
di una politica di stretta alleanza
cogli USA.
Un passaggio del documento
anzidetto — fra tanti altri che
denunciano una situazione insostenibile — dovrebbe attirare in
modo particolare la nostra attenzione: « L’1% delle armi strategiche americane è sufficiente ad
eliminare l’Unione Sovietica come società civile, e viceversa ».
Di fronte ad una denuncia così
precisa e nello stesso temoo quasi « incredibile » a causa della
incalcolabile potenza distruttiva
che essa comporta non possiamo,
come cittadini e soprattutto come credenti, non assumere una
precisa posizione. Dobbiamo anzitutto renderci conto che le
trattative in corso fra USA e
URSS, per bene che possano procedere, non potranno mai condurre a dei risultati veramente positivi per la sicurezza mondiale.
Il fatto che il nostro pianeta
possa essere distrutto magari
« solo » 10 volte anziché 100 non
ha nessun senso, non solo, ma
porterebbe ad avallare una politica che oltre a non costruire la
pace, aumenta solo i pericoli di
guerra. Come cristiani e come
cittàdini italiani dobbiamo dissociarci da una politica di tal fatta e chiedere a gran voce una
« vera » politica di disarmo, una
politica che non può essere che
di disarmo unilaterale. Solo così,
oltre ad esprimere coerentemente la nostra fede, potremo sperare che il tendere, Toffrire una
mano disarmata possa innescare
una inversione di tendenza che
porti successivamente altre Nazioni ad una riflessione e ad un
ripensamento su questi temi. Ci
pare già di sentir dire « Utopìa,
utopìa »; questa parola lasciamola ai fatalisti ed ai rassegnati e
noi sostituiamola con un’altra
Parola assai più significativa e
costruttiva: « ama il prossimo
tuo ».
Armamenti: come
la pensano gli italiani
Un recente sondaggio della Demoskopea, eseguito per conto del
settimanale «Panorama» fornisce
dei dati piuttosto significativi su
come la pensano gli italiani in
merito agli armamenti ed in modo particolare sulla questione degli euromissili da installare a
Comiso. Il 54% (assieme ad un
25,6% di risposte del tipo « non
so») si dichiara contrario alla
loro installazione, mentre soltanto il 20% è favorevole. È veramente un peccato che la Costituzione italiana non ammetta il referendum (art. 75) per quanto
riguarda i trattati internazionali, altrimenti probabilmente i cittadini avrebbero modo di poter
far valere in modo ben più determinante ed efficace la loro volontà di pace.
ONU; disarmo
e sviluppo
« Forum du développement » è
un periodico delle Nazioni Unite
che tratta in modo particolare i
problemi legati allo sviluppo economico e sociale. Nel suo numero
del dicembre scorso viene data
notizia che, a seguito di una deliberazione dell’Assemblea generale del giugno 1978, secondo la
quale il segretario generale doveva condurre uno studio sui rapporti fra il disarmo e lo sviluppo, l’apposita commissione di
esperti a suo tempo nominata ha
concluso il suo lavoro che è stato sottoposto all’Assemblea stessa. Eccone i punti salienti:
nazionale, per contribuire a ridurre gli scarti dì reddito fra
paesi industrializzati e sottosviluonati, e ner instaurare un nuovo ordine economico internazionale;
legge suM’obiezione
di coscienza
— tutti i governi, ed in modo
particolare quelli delle grandi potenze elaborino delle valutazioni
sull’incidenza dei costi socio-economici a breve ed a lungo termine imputabili ai loro preparativi
militari affinché la pubblica opinione ne sia informata;
— i governi creino tutte le condizioni necessario per facilitare
la riconversione delle risorse ottenute dall’applicazione di misure di disarmo ad usi civili ed in
modo particolare per rispondere
ai bisogni economici e sociali urgenti;
— si studi la possibilità di
creare un Fondo internazionale
del disarmo destinato allo sviluppo e le relative modalità tecniche
ed amministrative per il funzionamento di questo Fondo siano
dettagliatamente esaminate dall’ONU stessa;
— i governi studino con urgenza i vantaggi che si potrebbero
avere con una riduzione delle
spese militari in modo verificabile, allo scono di risolvere i problemi socio-economici a livello
— il Dipartimento informazione deirONU — sempre continuando a richiamar l’attenzione
sui rischi di guerra, specie nucleare — dia maggior importanza nelle sue attività informative
ed educative in materia di disarmo, alle incidenze socio-economiche della corsa agli armamenti e ai corrispondenti vantaggi
del disarmo.
Un gruppo di senatori della Sinistra Indipendente (Gozzini,
Brezzi, Romano, Ossicini, Ulianich. Lazzari, Branca, La Valle,
Anderlini) ha presentato un disegno di legge su « Nuove norme
sull’obiezione di coscienza al servizio militare », informa l’agenzia
di stampa ADISTA, La legge del
15 dicembre 1972, affermano i senatori in una premessa al nuovo
disegno di legge, ebbe indubbiamente 11 merito di introdurre nel
nostro ordinamento il riconoscimento giuridico dell’obiezione di
coscienza al servizio militare armato, ma i nove anni trascorsi
dalla sua applicazione « ne hanno
dimostrato i limiti e le difficoltà
di attuazione ». I 22 articoli del
nuovo disegno di legge si caratterizzano per queste scelte qualificanti^:
1) abolizione della Commissione di indagine; .
2) abolizione del servizio militare non armato;
3) riconoscimento dell’obiezione al servizio militare come tale
e non soltanto all’uso delle armi;
Roberto Peyrot 4) condizioni esclusivamente
oggettive e non discrezionali al
riconoscimento dell’obiezione;
5) smilitarizzazione del servizio
civile alternativo e gestione del
medesimo da parte delle Regioni;
6) coinvolgimento degli obiettori nella gestione del servizio
civile alternativo;
7) allargamento del servizio civile alternativo ai settori sociosanitario e penitenziario;
8) istituzione di un « fondo nazionale per il servizio civile alternativo » senza incremento di
spesa pubblica.
Il disegno di legge dei senatori
della Sinistra Indipendente auspica quindi che nel nostro ordinamento giuridico venga data
cittadinanza all’obiezione di coscienza, cominciando dall’eliminare valutazioni arbitrarie (e,
alla prova dei fatti, impossibili)
di motivazioni proprie del foro
interno; garantire il diritto-dovere di un servizio civile alternativo, non più ostacolato da lungaggini burocratiche (o peggio, degradato nel suo valore e reso, di
fatto, anche eguale a zero) ma
prestato in modo da offrire un
contributo effettivo allo sviluppo
sociale e culturale del paese.
Doni Eco - Luce
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Alessandria: Contino Ida — Bergamo
Steiner Zavaritt Matilde — Biandronno
Arcar! Renzo — Casteinuovo dei Sab
bioni: Garrou Baldi Alba — Catania
Santagati Maria ved. Leotta — Como
Malacrida Giorgio, Lupo Graziella —
Coltodino: Dessi Evardo — Forano Sabino: Balducci Franco, Pazzaglia Omega — Firenze: Bartoletti Cornelio —
Foggia: Rutiglianó Romeo — Luserna
San Giovanni: Meynet Emmanuelli Giuseppina, Gatto Salvatore, Peyrot Bruna
— Matrice: Coletta Antonio — Monza:
Bruno Dante — Milano: Penna Aurelio,
Ferraro Giovanni, fam. Mauri — Napoli: Nitti Anna, Scorsonelli Mirella —
None: Micol Annalisa — Pavia: Sgorbin: Michele — Pinerolo: Borno Emanuele — Roma: Del Buono Siri, Introna
Ida, Sommani Ernesto — Ruta: Cielo
Geremia — Parma: Loraschi Bruno, Palazzino Armando, Zaino Enzo — Segrate:
Beltrami Umberto — Regina Margherita:
Merlo Saverio — S. Giovanni di Bellagio: Gibert Nora e Jean — Torino; Siciliano Franco, Pecoraro Sardi Mimma,
Ribet Aldo, Pecoraro Gianfranco, Viola
Tullio, Geymonat Carlo, Peyrot Emilio,
Travers Sergio e Niny, Bottazzi Emanuele — Torre Pellice: Benecchio Marcella, Messina Costantino, Bertin Yvonne, Ribet Anna — Trieste: Ghirardelli
Elvezio — Reggio Calabria: Sagripanti
Francesco, Pozzanghera Ernesto — Sesto S. Giovanni: Viscó Gilardi Giovanni — Palermo: Pasquini Filippo — S.
Salvo: Monaco Franco — Sesto Fiorentino: Spini Bruno ■— Scandicci: Gatta!
Luciano — Pachino: Giardina Maria —
Taranto: Consiglio Pasquale — Venezia: Garufi Pina — Viilar Perosa: Bessone Ina — Verona Schirò Fuhrmann Grazia — Viilar Pellice: Garnier Gioele
— Villaricca: Magnifico Giovanni.
Abbadia Alpina: Costantino Costante
— Alpignano: Jouvenal Enrico — Alatri:
Di Castro Bice — Asti: Schellembaum
Franco — Borrello: Palmieri Costantino
— Bergamo: Luchsinger Franco. Giampiccoli Gustavo — Busto Arsizio: Fornerone Attilio — Chiavari: Gay Paolo, Martini Armand Pilon Erica — Como: Zuffanti Elena — Cuneo: Romussi Roberto
— Crema: Artus Martinelli Susetta —
Bologna: PostpischI Umberto — Firenze:
Messina Claudio — Luserna S. Giovanni: Balmas Odette — Genova: Passini
Franca, Perrona Emilio — Madonna di
Tirano: Scopacasa Franco — Ivrea: Marangoni Ferdinando — Inverso Pinasca:
Leger Enrico — Napoli: Olivieri Paolo
— Pisa: Giorgi Eco — Mantova: Dessy
Danila — Moncalieri: Bisi Valdo — Milano: De Michelis Bruno, De Michelis
Carlo, De Michelis Niso, De Ambrosi
Sergio, Messina Comba Monique. Gay
Mimma e Sergio, Pinardi Ezio, Rostan
Max, Marcheselli Miriam, Gay Franco,
Bellini Roberto, Grimaldi Francesco,
Stein Luigia, Cerrina Feroni Gianfranco, Durand Piervaldo, Guldbransen Ester — Parma: DallAglio Giulia, Rabaglia Tina — Pavia: Pintacuda Fiorelia,
Nicolai Mario — Pomaretto: Costantin
Germana — Pordenone: Casonato Aido
— Roma: Sermone Virginia, Di Carlo
Armando, Girardet Evelina, Long Gianni, Cirino Giuseppe — Palermo: Trotta
Piero — Perrero: Tron Arnaldo — Riclaretto: Rostagno Emma — Prarostino:
Paschetto Virginia — S. Germano: Bounous Giancario, Bounous Ferruccio, Garrone Aldo — Pinerolo: Sappè-Boccassini, Pons Giovanni, Godino Sergio, Coucourde Ernesto, Grill Elio Luciano, Fornerone Valdo, ReveI Silvio, Long Remo
— Savona: Ghelli Giovanni — Serravalle Sesia: Del Vecchio Alessandra —
Torre Pellice: Cericela Michele, Gardiol
Enrico, Geymonat Gabriele, Jervis Lucilla — Torino: Bonnet Guido, Fiori
Peyronel Margherita, Gesillo Samuele,
Pizzo Antonino, Martina Aifredo, Ricca
Elsa, Scroppo Ulrico, Dormelandi Peyronei Odette — Viilar Pellice: Ciesch
Gay Ceciiia — Vintebbio: Del Vecchio
Cornelio, Del Vecchio Daria, Naula Annalisa — Porte: Griot Giancarlo — Trieste: Cartari Laura, Carrari Giovanni,
Cassano Tito — Venezia: Fara Ada,
Ambrosini Antonio.
ines — Perosa: Tron Rino, Peyronel
Valdo — Pinerolo: Montaldo Milena,
Buontempo Concetta, Eynard italo, Giai
Resiale Piera, Bessone Ada, Duo Ugoiino — Perrero: Menusan Franco —
Orbassano: Sani William — Pomaretto:
Soster Moreno — Piverone: Lo Brano
Baratto Anna Maria — Prarostino: Reynaud Maurizio, Robert Alessandro —
Riesi: Naso Gaetano — Torino: Citernesi Paola, Martina Antonio, Fiore Adriana,
Nicolai Gianandrea, Pascal Elena, Bandiziol Germanet Annita, Giavara Alfredo, Giavara Roberto, Isoardi Pons Adriana, VareSe Dario, Visca Alda, Borione
Eugenia — Torre del Greco: Garbato
Vincenzo.
Pordenone: Pradolin Alessio Christian
— Torre Pellice: Paschetto Hilda, Tourn
Flora, Gnone Marco — Tramonti di Sopra: Menegon Giovanni — San Germano: Sappè Enrichetta ved. Bouchard,
Long Renato, Valente Elvira, Ribet Vinçon Paola — S. Donato Milanese: Romano Goffredo — Roma: Vitaletti Lidia —
S. Secondo: Griglio Aldo — Redondesco: Convertito Maria — Trieste: Satti
Diana — Velletri: Riccobene Maria —
Ronchi dei Legionari: Gherardelli Paola — Viilar Perosa: Martinat Giulio —
Vintebbio: Piasio Iginio — Milano: Degli Esposti Samuele.
sone Leopoldo — Pinerolo: Bertolino
Margherita, Godino Virgilio, Costantino Paola, Bounous Renata, Bolognesi
Luciana, Marchisio Roberto, fam. Natali,
Pinna Giovanni, Blanc Giulio, Sappè
Rossana — San Secondo: Gay Vanni —
Reggio Calabria: Carrise Santo — Regina Margherita: Vastori Giovanni —
Riclaretto: Viglielmo Elena — Rho: Dalla Fontana Guglielmo — Roma: Lala
Eros — Rorà: Tourn Amato e Italino,
Tourn Paschetto Ada, tourn Boncoeur
Linda, Tourn Boncoeur Roberto e Margrit — Salza: Breuza Enrico — San
Salvo: Chioditti Maria — San Germano:
Travers Emilio, Meytre Oreste, Meytre
Arturo, Beux Eli, Bouchard Eli, Sappè
Aldo, Gardiol Elsa, Pons Alice, Comba
Luigi, Peyronel Medina, Bounous Gustavo, Lucchetta Battista, Costantin Long
Odette, Rostan Ezio, Rostan Danti, Costantino Ernestim, Balmas Enrico, Bounous Luigia.
DONI DI L. 1.000
DONI DI L. 6.000
Angrogna: Giordan Giovanna, Coisson Leo, Bertalot Benech Anna, Sappè Jean-Louis — Abbadia Alpina: Cardon Emilio — Azzano S. Paolo: Eynard
Alessandro — Bassignana: Bavastri Teresa — Caltonissetta: Farad Vincenzo
— Carunchio: Loreto Eliseo — Dovadola. Guidi Giovanni — Como: Zaffanti
Elena in memoria di Giulio Tagliarini
— Forano Sabino: Gennari Nora — Firenze: lurato Guglielmo — Inverso Plnasca: Longo Umberto — La Spezia:
Rosati Luigi, Lo Brano Pietro — Laveno: Rivolta Paola — Nichelino: Rivolta
Renato, Sala Giulio — Leini: Marchini
Ismaele — Luserna S. Giovanni: Danna
Stefano, Bertin Rina, Monti Emilia, Bonnet Franco — Milano: Bernardini Margherita, Roselo Bruno — Parma: Bassi
Aosta: Vigna Lina — Abbadia Alpina:
Buffa Enrico, Paschetto Lidia, Valentini
Riccardo — Borgata Paradiso: Beux Ettore — Bergamo: Maffeis Romano —
Bricherasio: Mourglia Susanna — Enemonzo: Leonardi Gianfiliberto — Cinisello: De Walderstein Giusto — Casarana: Torsello Antoinette — Fiorano: Abrotino Bellino Anna — .Como: Minotti
Rossi Edmea — Cosenza: Sivini Ada —
Colleferro: Ripari Vittorio, Perfetti Armerino — La Spezia: Ricco Giovanna
— Ivrea: Canale Aldo — Inverso Porte: Armand Flugon Clelia — Luserna S.
Giovanni: Gay Enrico, Pontet Laura,
Caseina Orazio, Gaydou Laura, Gaydou
Fausta, Favatier Paolo, Bonnet Albina
— Orsara di Puglia: Ferrara Ascanio
— Perrero: Pascal Carlo — Padova:
Vedova Umberto — Pomaretto: Allemandi Giuseppe, Pascal Ilda, Zanella
Laura, Calvetti Irma — Porte: Avondet
Irene, Martinat Francesco, Martinat Emilio, Comba Arnaldo, Toniolo Maria
Bounous Erminio.
Frali: Richard Dario — Pistoia: Landucci Èva — Piverone: Pavignano Borney Lidia — Milano: Ricco Gian Paolo,
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Polo Pregnolato Ida — Pietra Ligure:
Gaydou Maria Adelaide — Firenze: San
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280 - sottoscrizioni 100 - economici
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi -: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
L______________________