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Anno 121 - n. 47
6 dicembre 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
Se si parla di televisione con
un insegnante delle medie non
è diilicile raccogliere giudizi
molto pesanti a proposito delrinflusso negativo che l’ultimo arrivato dei mezzi di comonicazione di massa ha sull’apprendimento dei ragazzi. Pare che da quando si sono diffusi ! comandi a distanza le cose
siano ulteriormente peggiorate :
l’abitudine di saltare continuamente da un canale all’altro ha
ridotto a pochissimi minuti la
capacità di (concentrazione dei
ragazzi. Né credo saranno entusiaste le valutazioni del ruolo
della televisione da parte di un
gestore di cinema o di un responsabile di attività culturali.
I/a televisione, con i suoi colori
super-sgargianti e con la molteplicità (che non è sinonimo
di varietà) dei suoi programmi,
sembra dominare incontrastata
la vita privata di famiglie e individui.
Se poi si pensa che in questi
ultimi anni i programmi culturali sono stati cacciati agli
estremi limiti della serata per
far posto ad una vorticosa concorrenza di show-varietà, giochi, film, non è difficile farsi
l’idea di un progressivo arretramento culturale della popolazione.
A contrastare, almeno in parte, questa impressione, giunge
inaspettata e rallegrante la notizia che gli italiani leggono di
più. L’Istat — riferisce « Repubblica » del 1° dicembre — ha da
poco nubblicato un’indagine sulla lettura condotta presso 26 mila famiglie in 974 comuni sparsi
nel naese. Da onesta indagine
risulta che la popolazione lettrice (comnosta da chi legge almeno un libro all’anno o almeno
un quotidiano alla settimana) è
passata dal Rn airSfl“/" (icn" t*opolazlone globale nel periodo
che va dal 1973 al 1984. Particolarmente sorprendente è il fatto
che la televisione non sembra
essere assolutamente la causa
principale della non-lettura. Su
100 italiani che non leggono quotidiani, 31 si comportano cosi
perché i giornali non li attirano, 26 per altre ragioni, 17 perché non hanno tempo e solo 11
perché preferiscono guardar«* la
televisione. La TV non sembrerebbe dunque essere quel potente freno alla lettura che si pensa. Tanto più che l’aumento della capacità di lettura della popolazione. sempre secondo questo studio deli’Istat, riguarda
quotidiani e periodici ma soprattutto libri, cosa tanto più
sorprendente in quanto l’Italia
non dispone di una rete capillare di librerie che promuovano
e diffondano 11 libro. E’ questo
un altro aspetto di quelle contraddizioni. di quei fattori positivi « malgrado ogni evidenza
contraria », che caratterizzano
il nostro imprevedibile paese.
Non facciamoci troupe illusioni su questi dati Istat; gli effetti negativi dell’impero televisivo
restano. Ma non sottovalutiamo
neppure questa buona notizia.
Rallegriamocene, per una volta
che possiamo, e di buon umore
andiamo in libreria a comprarci un buon libro. Claudiana, naturalmente.
Franco Giampiccoli
Armi, dialoghi e preghiere
Riunioni di meditazione e preghiera a cui hanno partecipato credenti sovietici e americani hanaccompagnato l’incontro dei due grandi ai quali è stato consegnato un appello congiunto
no
« Ci sentiamo come il futuro
padre nella sala d’aspetto della
maternità: persone perfettamente inutili. Eppure... ». Con queste
parole Emilio Castro, Segretario
Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha commentato
la situazione dei credenti che si
sono riuniti in preghiera a St.
Pierre, all’Auditoire de Calvin,
nella cappella del Centro Ecumenico e altrove, durante gli incontri Reagan - Gorbaciov.
Il dialogo tra i due grandi di
questo mondo ha ormai abbandonato le prime pagine dei giornali e non fa più attualità, ma
è importante sottolineare che la
Ginevra laica e la Ginevra cristiana non sono rimaste spettatrici passive ma, sennure prive
di possibilità di intervento immediato (come il padre menzionato da Emilio Castro), hanno
cercato di esprimere a livello
simbolico e a livello spirituale
l’ansia della gente per la pace.
Ginevra laica ha organizzato il
16 novembre un corteo pacifista.
Piccolo se paragonato alle manifestazioni italiane, era però eccezionalmente numeroso per il contesto svizzero. Una grande colomba di tela bianca sorretta su
pertiche dai manifestanti sovrastava il corteo. Lo slogan più frequente era: « Reagan, Gorbaciov,
il mondo non vi annartiene ».
Tra i molti gruppi pacifisti che
invocavano « fuori i russi dall’Afghanistan », « fuori gli USA
dal'TAmerica Centrale », abbiamo
notato due formazioni cristiane:
un gruppo di Pax Christi e un so
litario membro della Comunità
evangelica italiana di Ginevra
con il cartello « Cristo è la nostra pace ».
Al di là di questi due interventi, la cristianità ginevrina si è
espressa più compiutamente in
diverse riunioni di meditazione
e di preghiera. Nella cattedrale
protestante di St. Pierre si è avuta la domenica mattina 17 novembre una riunione di rappresentanti di tutte le comunità religiose, cristiane e non cristiane.
Nel pomeriggio una delegazione
di cristiani americani, guidata
dal past. Arie Brouwer (segretario generale del Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli
USA) e una di cristiani russi condotta dal metropolita Philaret
(di Minsk e Bielorussia, presidente del dipartimento di relazioni esterne del Patriarcato di
Mosca della Chiesa Ortodossa
russa) hanno insieme pregato
per la pace. La mattina seguente
il consueto culto del lunedì, che
apre la settimana lavorativa al
Consiglio Ecumenico, è stato
pure dedicato alla pace. E il
martedì sera le delegazioni dei
credenti russi e americani, insieme con il personale del Centro
Ecumenico e numerosi cristiani
ginevrini hanno letteralmente
gremito la piar vasta cappella del
Centro Ecumenico per una nuova invocazione per la pace.
E’ in questa occasione che
Emilio Castro ha accennato alla
sensazione di inutilità ohe prende i credenti i quali (come il futuro padre) non possono far
niente, ma solo sperare, pregare
» *Ì Í ,
.-.r '
Con Henry Babel, pastore della chiesa di St Pierre (1° a s.) il
seeretario del Consiglio naz. delle chiese in USA Arie Brouwer (3 )
e due vice presidenti (5«, 6»), tre rappresentanti fYr^n%Uo°Z^
iyi URSS (2° 4» 8") e il past. Bichkov, segretario del Consiglio battista in URSS (7“). Foto WCC. A p. 12 stralci del documento congiunto.
e « scommettere per la vita ». Ed
ha poi aggiunto che quella sensazione di inutilità è sostanzialmente errata. Siamo sì esclusi
dai colloqui dei due grandi, ma
sappiamo che c’è una quantità di
cose da fare, perché la causa della pace si (difende dovunque vi
sia ingiustizia, lottando contro
di essa in Asia Centrale, in Sud
Africa, in America Centrale.
« Questa sera — ha aggiunto Castro — abbiamo scoperto il vero
TEMPO DI AVVENTO
Il sorriso di Sara
GENESI 18: 1-15
Nella calma di un pomeriggio palestinese, all’ombra di una
quercia, Abramo incontra Dio.
Non importa la forma in cui
questo incontro avviene. I tre
uomini di Mamre sono arrivati
davanti alla sua tenda. Abramo
non li conosce ma li invita lo
stesso ad entrare, a lavarsi, a
mangiare. Così incontra Dio.
Forse per incontrare Dio ci vuole calma e senso dell’ospitalità.
Ma noi che non abbiamo calma
e non sappiamo sederci sotto un
albero — come faceva Abramo
m quel lontano giorno nella
campagna di Hebron — solo per
il piacere di riflettere e di godere del creato; noi che viviamo in case chiuse, e andiamo
in crisi se all’improvviso ci arriva un ospite a mangiare e dormire, forse noi siamo gente che
non ha più tempo per incontrare Dio. Nel dialogo con i tre
stranieri, ma diciamo pure nel
dialogo che Abramo ha con Dio
emerge, una volta di più, la tensione verso la realizzazione di
una promessa. La promessa della nascita di un figlio.
Due persone anziane. Abramo
e Sara, vivono da protagonisti il
primo Avvento della Bibbia. Ce
ne saranno altri. E’ un tema importante, forse il più importante per il mondo sociale che ha
scritto e trasmesso le pagine
dell’Antico Festamento. Senza figli il popolo non ha futuro, muore. Il clan familiare, la tribù si
estingue, non c’è più prospettiva. Una donna che non riusciva
a procreare neanche un figlio
maschio era schiacciata da pesanti sensi di colpa. Quante donne sterili soffrono nei racconti
biblici! La slerilità era vissuta
come una disgrazia, una distretta da cui solo Dio poteva liberarti. Net nostro episodio Dio
promette un figlio a chi, biologicamente, non poteva averlo.
Infatti una donna anziana non
può più avere figli. Inutile illudersi.
Del resto Abramo aveva già
avuto un ñglio dalla serva di
Sara: Ismaele. In un certo senso il vroblema della continuità
del clan, la soddisfazione morale di avere generato un figlio
era stata già raggiunta da Abra
mo. Perché insistere? Il problema di coppia — come si dice oggi — aveva già trovato una soluzione. Perché riparlare di una
realtà che era meglio dimenticare e contro cui non si poteva
nulla?
L’incontro con Dio tocca, come
sempre, le questioni irrisolte
della vita. Mentre Àbramo parla con Dio Sara ascolta, da dietro alla tenda. Perché no? In
fondo si parla di lei, ancora di
lei, anche se in termini pazzeschi, impensabili. Ma forse proprio per questo il discorso è
estremamente interessante. L’impossibilità di arrivare anche solo con il pensiero là dove Àbramo, anzi Dio stesso vuole collocarla produce sentimenti, sensazioni nuovi. Ascoltando quello strano discorso di Dio, Sara
sorride. Alcuni dotti cultori di
Torah hanno visto in questo sorriso la smorfia dell’incredula ( il
maschio crede e la donna vacilla); altri teologi (tutti proiettati
Sul Nuovo e niente sull’Antico
Testamento) hanno letto in quel
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
ecumenismo che va al di là dei
confini della chiesa e consiste
neH’unirsi per servire il prossimo ».
Veglie di preghiera hanno avuto luogo per più giorni di seguito nell’Auditoire de Calvin (dove
la Comunità dì lingua italiana
tiene normalmente il suo cultcj
domenicale). I cristiani svizzeri
operanti nel Centro Ecumenico
hanno organizzato una serie di
incontri tra cristiani e marxisti
nel Centro stesso. Altre manifestazioni hanno avuto luogo, di
cui ci sfugge il computo esatto.
Qual è il senso di tutto ciò?
Uno scettico direbbe: « Anche le
chiese hanno voluto approfittare dell’occasione per mettersi in
vista! ». Ma non crediamo sia così. Una frase significativa è stata
pronunciata nell’ incontro che
lesse Jackson ha avuto con il
personale del Consiglio Ecumenico. Nel presentare Jackson (pastore battista, ex candidato alla
presidenza USA, portatore a Ginevra di una petizione firmata
da più di un milione di americani) è stato detto: «Jackson
proviene dalla tradizione della
chiesa nera, una chiesa che non
ha mai potuto pagarsi il lusso
di essere apolitica ». Certo i cristiani neri nordamericani non
hanno mai potuto essere apolitici di fronte al fenomeno eminentemente socio-politico della discriminazione razziale.
Possiamo noi essere apolitici
di fronte al fenomeno globale
della pace, della “uerra, dell'armamentismo, della giustizia, della distruzione nucleare...? Di
fronte a queste cose l’essere
"apolitici ”è un lusso che non è
lecito ai cristiani di pagarsi; di
fronte ad una questione di vita
o di morte per l’umanità non
possiamo, non vogliamo stare a
guardare. Questo, riteniamo, è il
senso delle manifestazioni cristiane che hanno accompagnato
gli incontri Reagan - Gorbaciov
di Ginevra.
Aldo e Fernanda Comba
2
2 fede e cultura
6 dicembre 1985
3» INCONTRO DI ECONOMI EVANGELICI
Prepararsi per ii domani
Nel settore della diaconia e
dei servizi ohe la chiesa ha fatto
sorgere, gli anni '80 saranno sicmamente ricordati come anni
travagliati ma anche densi di
trasformazioni, di ristrutturazioni, di ipotesi di rilancio.
Non possiamo dire che si conclude un ciclo {ci vorrebbe per
questo un’analisi niù approfondita) ma possiamo sicuramente affermare che ciò che attualmente
si sta facendo è p>ensato e proteso verso il futuro. Questo non
ci sembra essere un’affermazione di orgoglio, ma il rendersi
conto che un impegno di persone e di mezzi così massiccio come quello attuale non può essere ripetuto a breve scadenza; per
cui siamo sottoposti aH’imperativo che ciò che si realizza oggi
sia durevole e risponda non solo alle esigenze dell’utente ma anche delle normative che sono in
evoluzione.
Questo processo di rinnovamento naturalmente ha bisogno
di persone che lo facciano proprio, che lo portino avanti a tutti i livelli, a partire dai comitati
e dalle direzioni che ne sono
coinvolti in prima fila. Nasce
quindi l’interrogativo su che cosa si può fare per sostenere la
loro azione, per prepararli al meglio per le decisioni che devono
o dovranno prendere, per far sì
che il dibattito die possono
esprimere sia al più alto livello
possibile, poiché è l’urgenza della situazione che lo richiede.
Su queste tematiche si è svolto un confronto a ruota libera
fra responsabili di istituti all’interno del 3° Incontro degli economi evangelici, svoltosi recentemente a Borgio Verezzi, promosso dal Dipartimento Diaconale del 1” Distretto ma allargato ad opere del 2° e del 3° che si
erano dichiarate interessate.
La prima constatazione degna
di rilievo è che aH’interno delle
nostre opere vi è un arco assai
vario di situazioni e di modi di
sentire le responsabilità ed i rapporti reciproci a livello di comitati e direzioni. A volte spazi
maggiori sono coperti dai comitati che seguono settimanalmente l’opera delle strutture a loro
affidate, a volte tali spazi sono
coperti dalle direzioni.
Le situazioni sono comunque
diversificate, forse te varrebbe la
pena di verificarlo) anche all’interno di statuti similari. Se così
fosse, possiamo affermare che ci
troviamo di fronte a nossibilità
di interpretazione degli statuti
stessi, alcune più ampie, altre
più restrittive: spesso le varie
impostazioni sono legate alle
persone ed al ruolo ohe si sentono di esprimere in quel particolare contesto. Rimane comunque un interrogativo: è giusto
o no avere un’impostazione uguale per tutti, mentre le situazioni
delle opere sono così diversificate, e quando anche diverse sono
le motivazioni di coloro che si
sono preposti o sono stati designati alla conduzione?
Se quindi è difficile voler ricondurre tutti e tutto ad una
sola impostazione, forse è più
corretto rovesciare il problema
evidenziando la centralità dell’opera, la centralità del servizio
reso, all’ospite, all’anziano, al minore o al degente. E’ il servizio
in quanto tale che deve essere
rivisto, sia alla luce di quanto
come credenti siamo disposti a
dire e a fare, sia in confronto
ai nuovi standard dei servizi ohe
la collettività si dà e la relativa
legislazione che evolve. Risulta
quindi evidente che è la linea
di pensiero che sta dietro a questo rilancio che deve essere il filo conduttore per rideterminare
l’organizzazione dei rapporti, delle competenze, delle funzioni e
dei ruoli.
Naturalmente in questa ricer
ca sarebbe utile che si riparlasse della situazione giuridica dei
comitati e delle direzioni (cosa
è cambiato con le Intese?); in
tal senso andava la raccomandazione alla Tavola che è stata fatta pr^ria dal Sinodo ’85, poiché
solo in situazioni chiare si possono assumere responsabilità
chiare. iPer le normative dello
stato i direttori delle nostre opere sono dei funzionari con delle
precise responsabilità e doveri.
Noi non possiamo ignorare queste incombenze anche se fino ad
ora questi aspetti non li abbiamo troppo curati. Detto questo
dobbiamo ribadire ohe al nostro
interno dobbiamo sottostare ad
un’altra ipotesi: è lo spirito di
servizio, reso ad altri fratelli, che
è alla base del nostro agire come direttori o come membri di
comitati. Se si va al di fuori di
questa ottica, non esistono i presupposti per continuare a rendere un servizio. Ci si attende quindi che l’operato dei comitati e
delle direzioni sia esaminato nel
l’ottica del servizio reso da “fratelli” ai quali chiediamo di essere di giorno in giorno sempre
più competenti, ma sempre fratelli.
Una delle ipotesi che quindi
si aprono per la diaconia è quella di vedere questi anni impegnativi come una occasione per
allargare il dibattito ed il confronto fra comitati e direzione
— fra comitati e comitati — fra
comitati e comunità. Se la diaconia è uno dei modi con cui la
nostra chiesa esprime la sua testimonianza, allora dobbiamo
renderci conto che le scelte che
facciamo non sono private, ma
coinvolgono la testimonianza di
tutta la chiesa. Questo non ci
permette più di scegliere da soli,
pur nella differenza delle situazioni, ma ci obbliga a partecipare le nostre scelte a fratelli che
sappiamo ugualmente impegnati
dai quali ci aspettiamo -un dialogo e uno stimolo fraterno.
Adriano Longo
UN’INIZIATIVA DELL’EDITORE A. MEYNIER
Les Vaudois
Di tutti i libri di viaggio scritti da inglesi nel XIX secolo, e
facenti menzione delle Valli Vaidesi, questo, del Beattie \ è certamente il più noto. Non solo,
e non tanto, per le qualità intrinseche del testo, o per l’originalità della documentazione
quanto per la bellezza ed accuratezza delle illustrazioni, una
settantina di incisioni, che accompagnano il testo e che gli
amatori continuano ad inseguire presso tutti gli antiquari a
prezzi ragionevoli ed irragionevoli. Chi non conosce infatti il
forte di Mirabouc, l’ingresso del
Villar, il ponte di legno di Torre Pellice, la veduta notturna
di Frali? Tutto tratto dal Beattie. E c’è da scommettere che
qualche fanatico acquisterà il libro per ritagliarne le stampe.
Occorre però fare attenzione
perché delle 70 illustrazioni solo un gruppo è consacrato alle
Valli Valdesi, ve ne sono altri
due gruppi, altrettanto interessanti, che hanno come tema il
glorioso rimpatrio e le visite alle vallate protestanti del Delfinato ed al Ban-de-la-Roche in Alsazia.
Il volume del Beattie non è infatti una raccolta di stampe sulle Valli Valdesi, è un racconto
di viaggio, uno dei molti documenti della letteratura valdese o
para-valdese del XIX secolo, che
ha un interesse storico e documentario in sé, indipendentemente dalle illustrazioni che lo
accompagnano. Il Beattie ha letto molto di ciò che è stato scritto prima di lui, in particolare
il Gilly, il classico della letteratura filo-vaidese di lingua inglese, ha letto ed osservato con
occhio attento e partecipe. Lo
interessano i Valdesi, certo, prototipo esemplare di una minoranza eroica e perseguitata, impegnata nel suo riscatto culturale, morale, politico e sociale
dopo la bufera napoleonica ed
in opposizione al predominio
clericale. Ma i Valdesi non sono
il solo, pur essendo il più eloquente esempio, di minoranza
protestante significativa; sono
un’isola singolare in un arcipelago più vasto di realtà umanamente interessanti. Di qui l’esplorazione condotta dal Beattie in
Delfinato ed Alsazia sulle tracce di due grandi figure del protestantesimo, due « santi » non
canonizzati deH’evangelismo ot
tocentesco: Félix Neff e Jean
Frédéric Oberlin, i pastori della
valle di Fressinières e del Bande-la-Roche.
E’ in questo quadro di riferimento che si colloca la sua opera. Come vede i Valdesi questo
anglicano illuminato, rispettoso
della fede e delle opinioni altrui
nella miglior tradizione del liberalismo inglese? Basterà citare
questa frase che apre la sua introduzione:
« Chaque canton... quelque petit qu’il soit, a ses annales...
Mais, de tous les pays où se
sont développées les plus hautes
vertus, où l’amour de la patrie
et le zèle pour la religion ont
tour à tour fait supporter de
plus grands maux et conduit à
de plus glorieux résultats, il
n’en est pas qui aient droit à
une plus brillante distinction
que ces vallées du Piémont qui
occupent à peine une place sur
la carte de l’Europe. Cette réunion de traits de magnanimité,
de sacrifices héroïques, de faits
extraordinaires dont leur histoire est remplie, a tous les
caractères de l’ancienne épopée,
et offre les matériaux et la variété d’un drame tragique, mais
d’un drame empreint du cachet
de la vérité ».
E’ superfluo dire che. alla luce
di queste premesse, i Valdesi
del Beattie sono molto lontani
da come li conosce la storiografia moderna. In un mondo fra
leggendario e romantico, discendenti dai primi cristiani evangelizzati dali’Apostolo Paolo, vivono la loro vita sobria ed austera
sulle pendici di montagne aureolate dal sole estivo e flagellate da bufere invernali, umili
e fedeli sudditi di Carlo Alberto,
in attesa dell’alba della libertà.
Siamo nel 1837.
Ma proprio in questa visione
e nella ricchezza di dettagli ed
osservazioni colti dal vivo sta il
fascino di questa opera che, coraggiosamente, l’editore Meynier
ci propone in impeccabile ristampa anastatica, dopo la fortunata pubblicazione di Alle porte d’Iiaha di Edmondo De Amicis.
Giorgio Toum
FEDI VIVENTI
Il Pastore Platone, di ritorno dalla Turchia, fa alcune riflessioni suHllsiam con
la ricerca di equilibrio e lo sforzo di
comprensione (quanto superiore alla
semplice tolleranza!) che gli son propri.
Scoprendo altre dimensioni religiose
ci possiamo arricchire, è certo; ma ancora più bello, più vitale è scoprire,
nel confronto, la realtà di un unico Dio
per tutti, al di là « delle nostre frontiere ».
Se il dialogo interreligioso è indispensabile per promuovere l’unità, premessa
del Regno di Dio su questa terra, esso viene posto in un’altra luce, una luce
di valori relativi, considerando, con una
visione comparata delle grandi Fedi
Viventi, lo svolgersi dei Piani di Dio. Sono sempre più numerosi coloro che, a
cominciare dal Mazzini, vedono chiaramente il cammino evolutivo della Religione di Dio, con una progressività negli insegnamenti religiosi. Tali insegnamenti sono rapportati alla capacità ricettiva di ogni popolo e concepiti per
una data epoca; di conseguenza la Religione rivelata diventa un fattore di
avanzamento delle civiltà, una forza dinamica senza la quale il mondo languisce.
Non è stata una casualità veder fiorire una grande civiltà nell’Arabia dell'ottavo secolo dopo la barbarie che
l’aveva preceduta. Ma da tempo tale
civiltà sembra divenuta sterile, anzi, in
certi paesi dove l’integralismo islamico e il fanatismo sono evidenti, essa
sembra in netta regressione. Ora, proprio perché esiste una parabola in ogni
religione come il Corano stesso ammette (vedere le Sura 7/34 e 13/38),
dobbiamo constatare che l’IsIam ha
esaurito il suo ruolo e le sue leggi sociali, che pur sono servite molto all’a
vanzamento di quel popolo a quel tempo, non sono soltanto superate, ma
spesso rivoltano la nostra coscienza
di uomini moderni ed evoluti. L’Islam,
perdendo la sua carica vitale, è scaduto nel puro ossequio delle tradizioni
e nei formalismi, proprio come era successo all’Ebraismo ai tempi di Gesù.
Abbiamo ugualmente molto da imparare dai Musulmani noi occidentali; chi
riuscirebbe a pregare e a digiunare
come loro? Però, se guardiamo al mondo nuovo che dobbiamo costruire, al
mondo di unità e di progresso soprattutto spirituale che vedrà, secondo le
promesse di Dio, « un solo ovile e un
solo Pastore », anche il nostro dialogo
con i Musulmani acquisterà forzatamente sfumature differenti, perché non
potremo fare a meno di considerare
l’islam nella relatività e con le limitazioni del suo momento storico (fermo
restando che i suoi principi morali, gli
stessi che formano- la base comune di
tutte le religioni, saranno eternamente validi).
Ora come si spiega che una religione non rispondente ai bisogni dell’uomo
moderno registri un avanzamento, come
è il caso dell’IsIam in questi ultimi decenni? L’Eco » del settembre 1983, riferendo della clamorosa conversione
di Roger Garaudy, aveva evidenziato
gli aspetti positivi dell’IsIam che avevano indotto un occidentale come luì a
tale scelta. Varrebbe la pena tornare
sull’argomento per considerare le cause del successo della religione islamica. Potrà essere per la sua semplicità teologica come dice il Pastore Platone o per il valore di un monoteismo
meno esclusivo e più aperto, come dice
Garaudy? Potrà essere per il bisogno
di una visione sacralizzante più globale
oppure semplicemente per la ricerca di
una spiritualità che non si riesce più a
trovare nel Cristianesimo?
Miranda Margary, Torre Pellice
Il sorriso di Sara
* William Beattie. Les Vaudois
ou les Vallées protestantes du Piémont
et du Dauphiné. Ed. Meynier, Torino,
L. 100.000. Offerta speciale per prenotazioni entro il 10.12.‘85 : L. 80.000.
(segue da pag. 1)
sorriso l’atteggiamento della donna scettica che prende le distatize e più tardi (orrore!) mentirà
a Dio stesso dicendo: « Ma io
non ho riso! ». Ma via: il sorriso di Sara è espressione di buon
senso, di sano realismo. Àbramo, in sostanza parla poco. Soprattutto ascolta ed agisce. Sara sorride. Ha i piedi per terra.
Ama suo marito, l’ama anche se
non ha potuto dargli un figlio.
Sorride per non piangere. Non
può prendere sul serio una promessa che può solo realizzarsi
nel mondo della fantasia. Eppure più la situazione peggiora,
più la promessa diventa insistente, si rafforza e vuole essere
creduta. L'ironia di Sara e la
fede robusta di Abramo si fronteggiano e si completano. Sara
sorride proprio perché affronta
in modo diverso la realtà.
Abramo è un uomo, Sara è
una donna; c’è un modo maschile di affrontare i problemi
importanti della vita (anche di
parlarne) che, spesso, fa sorridere le donne. Ma questo riso femminile non è demenza senile,
non è neppure altezzosità, né
freddezza. Non è un sorriso
freddo di condanna: è gioia, incredulità, speranza, buon senso.
E’ il sorriso di una donna, il
sorriso di Sara, che vale più di
mille parole, a provocare la domanda importante di tutto questo episodio: « c’è qualcosa che
sia troppo difficile per l’Eterno? ». Senza quel sorriso intelligente e puntuale, non avremmo questa domanda e noi. oggi, non potremmo confrontarci
con questo interrogativo.
A proposito: qual è la nostra
risposta?
La nascita di Isacco — questa
volta Sara riderà di gioia con
le lacrime agli occhi — è la conclusione di questo primo grande Avvento biblico. La promessa di Colui che mantiene la parola data si è avverata. La ten
sione verso la realizzazione delle
promesse di Dio, l’Avvento, e
segnata dal riso e dal pianto,
dalla fede e dall’incredulità, de
dubbi e da certezze. Credere possibili le cose impossibili della
vita significa incontrare Colui
che « opera potentemente con il
suo braccio », che capovolge la
logica corrente e trasforma —
anche fisicamente — la tua vita.
La sterilità può finire. Può finire
una guerra. Una mentalità chiusa può aprirsi. Una casa in cui
si celebra il culto dell’egoismo
può aprire la porta allo straniero che vive in mezzo a te. Un
malato di cancro può guarire.
Un drogato può decidere di
uscirne. Un errore che condiziona la tua vita può essere cancellato e tu puoi ricominciare.
Il cambiamento è possibile. Se
incontri Dio succede sempre
qualcosa di molto concreto. L’Avvento è l’incontro con la sua volontà così diversa ma così vicina, così pazzesca eppure così
vera. E’ l’unico incontro che vale la pena di avere e di aspettare con la stessa apertura e
disponibilità di Abramo. L’incontro non avverrà, forse, nei
termini che noi ci aspettiamo.
Ma se lo desideriamo veramente
l’incontro con Dio avverrà. L’Avvento è anche la preoarazione
a questo incontro fondamentale
per la nostra vita.
Giuseppe Platone
IMPORTANTISSIMO
Per i rinnovi degli abbonamenti,
a meno di esplicite variazioni, indicare come autore del versamento
l’INTESTATARIO del)'abbonamento.
Altrimenti diventiamo matti!
Per i rinnovi dall'estero preferire
il « MANDAT INTERNATIONAL » postale, indicando il nostro numero
di ccp, o inviare un assegno in VALUTA ESTERA, non in LIRE. Altrimenti le banche ci pelano!
3
6 dicembre 1985
fede e cttltiira 3
ORSARA DI PUGLIA
INIZIATIVE CULTURALI
Il sindaco e il Concordato Paschetto,
pittore simbolico
La deconfessìonalizzazione della vita civile desta stupore, irritazione, oppure è capita, ma ha ancora una lunga strada da compiere
« Non siamo disponìbili a partecipare in qualità di Amministratori a cerimonie religiose ».
Questo passaggio di una lettera deH’Amministrazione comunale di Orsara al parroco ha suscitato un piccolo « incidente » e
una polemica in paese.
Ecco i fatti; il parroco invita
il .Sindaco e il Consiglio Comunale a partecipare alla processione organizzata nel quadro della festa patronale in onore di S.
Michele Arcangelo che si svolge
alia line di settembre, chiedendo
anche di disporre l’ordine e la
pulizia delle strade in cui si svolgerà la processione. Nello stesso
giorno il Sindaco, a nome delTAmministrazione — PCI —, risponde al parroco esprimendo
la disponibilità « a collaborare
per rendere il più accettabile
possibile la nostra cittadina assicurando non solo pulizia e ordine, ma anche ad accettare suggerimenti ed indicazioni su problemi di interesse collettivo;
non siamo invece disponibili a
partecipare in qualità di Amministratori a cerimonie religiose.
URUGUAY
Pagine
proibite
La lettura di questo libro h
pubblicato recentemente, mi ha
fatto rivivere i mesi trascorsi
l’anno passato in Uruguay. Le foto, le testimonianze, i documenti
hanno suscitato ricordi vissuti
personalmente o ascoltati dai testimoni diretti. Trovo che questo libro è ben leggibile anche
per chi non conosce (ancora)
questo stato del Rio de la Piata.
La scelta di esempi di « pagine
vietate » (la letteratura scolastica censurata dal regime militare),_ di poesie, di fotografie, di
dati storici, di testimonianze ecc.
è varia, equilibrata, interessante,
presentata in modo obiettivo, anche se chiaramente dalla parte
della democrazia appena riacquistata. Le note di spiegazione sono accurate e di facile comprensibilità, buono l'elenco bibliografico. E’ un po’ peccato che il volume sia stato stampato forse un
po’ frettolosamente, perché ho
trovato ancora parecchi errori di
stampa oltre quelli già corretti
nell’« errata corrige » degli autori.
Il libro « Pagine proibite in
Uruguay », che nella 1“ parte riporta gli originali in spagnolo
oltre la traduzione in italiano,
merita secondo me una lettura,
anche per chi non ha dei legami
con l’America Latina. Carlo Tognoli, sindaco di Milano, dice
nella sua presentazione del libro:
« Sappiamo che la nostra esperienza del nazi'fascismo, nella
Europa industrializzata, non è
assimilabile a quella attraversata
dal popolo uruguavano, in America Latina, dove golpe e regimi
militari sono legati alla condizione di dipendenza di quei paesi. Ma uguale è il compito che
ce ne deriva: non dimenticare ».
Penso ohe questo libro potrebbe servire a noi europei per riflettere e non dimenticare, e agli
uruguayani per « digerire » il recente passato.
Marianna Hintermiiller
Tale scelta deriva da una visione laica e non confessionale dello Stato e del potere pubblico
più in generale, infatti noi crediamo che il problema religioso
non sia di interesse pubblico, ma
appartenga alla sfera privata e
personale del cittadino e faccia
parte di quelle libertà fondamentali di xm paese libero e democratico. L’intrusione del potere civile ne snaturerebbe le
proprie precipue caratteristiche;
tutori di queste libertà fondamentali ed inalienabili sentiamo
che sia nostro dovere non partecipare in alcun modo e ad
alcim titolo a manifestazioni di
qualsivoglia confessione religiosa in qualità di Amministratori
pubblici. Sicuri di essere compresi per tali scelte che rappresentano un lungo travaglio interiore, auguriamo un’ottima
riuscita alla manifestazione ».
La lettera non sembra suscitare reazioni se non il fatto che
a conclusione della festa il presidente del Comitato organizzatore ringrazia tutti, ma non nomina l’Amministrazione che, tra
l’altro, per la prima volta non
ha dato il suo contributo finanziario per la festa (la Provincia,
invece, ha continuato a dare la
solita manciata di milioni).
Circa un mese dopo, in occasione del IV Novembre, il parroco scrive alle Associazioni
« vedove di guerra », « mutilati
e invalidi di guerra », « reduci
e combattenti » di Orsara, annunciando che « Poiché gli Amministratori hanno scritto che
’non sono disponibili a partecipare in qualità di Amministratori a cerimonie religiose’ se volete, potete venire direttamente
in Chiesa per la celebrazione
della S. Messa: supremo Sacrificio di Gesù Cristo, che sarà offerto in suffragio dei nostri Soldati, che hanno sacrificato la loro vita per così nobili ideali ».
Inoltre, fa sapere in chiesa nell’omelia del !’ novembre che la
Amministrazione non organizzerà la tradizionale cerimonia che
si conclude al monumento ai
caduti con la deposizione di una
corona da parte deH’Amministrazione, vista la lettera che è
stata scritta in occasione della
festa patronale, e ammonisce i
fedeli ricordando loro che si mostra così la « coerenza » dei comunisti quando vanno al potere e 1’« incoerenza » dei cattolici
che li votano. Ovviamente la notizia si sparge e si amplifica subito con l’aggiunta di molte
chiacchiere e illazioni. Fatto sta
che l’Amministrazione non ha
mai pensato di abolire la celebrazione del IV novembre che,
se pur discutibile, è pur sempre
una manifestazione « pubblica »
e non religiosa che a Orsara è
sempre stata esplicitata dal corteo a cui partecipano solo le insegne comunali e dalla denosizione della corona al monumento
ai Caduti. La messa ha sempre
fatto seguito alla manifestazione, ma evidentemente il parroco, abituato alla nota connessione tra Stato e Religione dello
Stato, ha fatto di due un’unica
cosa, sovrapponendo la cerimonia religiosa a quella pubblica.
La cerimonia, dunque, si svolge come di consueto, soltanto
che, dopo la deposizione della
corona e il discorso del Sindaco, che chiarisce i fatti per la
cittadinanza e dà un tono « pacifista » alla cerimonia ( « siamo
qui sperando di ricordare solo
guerre passate », « le guerre producono solo dolori, orfani, vedove,, genitori senza figli... »), il
Sindaco non accompagna la
gente alla messa, come già scritto nella lettera in occasione della festa patronale. L’incidente si
chiude, la .srente capisce, ma rimane il fatto che nella nostra
bella Italia applicare le leggi —
e il nuovo Concordato, già diventato legge, che sancisce che
la religione cattolica non è più
religione dello Stato — significa come minimo passare per
ingenui, soprattutto in questa
materia su cui pochi capiscono
qualcosa. Ora bisognerà vedere
se ci saranno altre conseguenze. ner l’intanto ho chiesto al
Sindaco, che oltre che del PCI
è anche valdese e vice presidente del consiglio di chiesa, se non
sia il caso di togliere il crocifisso dagli uffici del Municipio.
Eugenio Bernardini
' « Pagine proibite in Uruguay » a
cura di Franca Gaffa. CESPI (Centro
Studi Problemi Internazionali), pp.
175, L. 13.500.
E’ in libreria la novità Claudiana:
L. SCHWARTZENBERG, F. BOVETTO, F. GIAMPICCOLI
La sofferenza :
subirla o viverla?
« Dossier » n. 19, pp. 96, Lire 4.500
Un dibattito a tre voci — un medico cancerologo, uno
psichiatra e un pastore evangelico — su un tema di grande
attualità che ci tocca da vicino, affrontato con spirito di
apertura e messo alla portata di tutti. Si deve dire sempre
la verità al malato? Come curare la sofferenza oltreché la
malattia? Come « accompagnare » i moribondi?
Nella serie dei libri strenna Claudiana è uscito:
CARLO SCARRONE
La mano e il ricordo
Antichi mestieri delle valli alpine
Prefazione di Giuseppe Platone
pp. 160, formato 21,5 x 24,5, carta patinata, rilegato, sovraccoperta a 5 colori, 114 ilLni a colori e 77 in bianco e nero, L. 39.500.
Il tagllapietra, il cestaio, il fabbro fucinatore, il tessitore,
il mugnaio, l’intagliatore ed il falegname sono le tappe del
viaggio che il lettore farà con le stupende sequenze fotografiche a colori che fanno vivere con estrema chiarezza l’antica
e sapiente gestualità che questi artigiani vivono ancora ogni
giorno nelle valli del Pellice, Rorà, Angrogna, Chisone e Germanasca.
CLAUDIANA EDITRICE, V. Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
ROMA — Patrocinata dal Centro Evangelico di Cultura insieme alla Facoltà di Teologia, si è
svolta il 23 novembre una commemorazione di Paolo Paschetto
nel centenario della sua nascita.
Emilio Comba, parlando come
pittore e come èx allievo di Paschetto, ha tracciato l’itinerario
artistico del maestro, dalla decorazione delle chiese di Piazza
Cavour (1914) e via Venti Settembre (1924) a Roma e della
Facoltà stessa (1921), a quella
dell’anticamera e dello studio del
Ministro della Pubblica Istruzione (1928), per passare poi alla paesaggistica delle Valli, e poi
alla grafica, con le illustrazioni
delle riviste Bilychnis e Conscientia (1912-1931), le incisioni per
il Salmo 23 e per il Padre Nostro, i ritratti dei grandi Valdesi (Valdo, Gilles, Gianavello, Arnaud) e la serie sul Credo Apostolico (8 linoleografie del 1932).
Per Comba, nei prati, negli alberi, nelle rocce, nei sentieri e nei
casolari delle Valli Paschetto sentiva la vicinanza di Dio agli uomini e la presenza dello Spirito
divino, cui l’uomo risponde col
suo servizio e con il grato riconoscimento.
Giorgio Tourn, dopo aver delineato la differenza fra l’icona
degli Ortodossi, l’immaginazione
del fatto religioso tipica del Rinascimento (con i contemporanei che vi partecipano, su uno
sfondo ambientale dell’epoca e
con i costumi dell’epoca), e l’illustrazione biblica tipica dell’arte protestante (per es. del Burnand), vede la testimonianza di
Paschetto esprimersi nella raffigurazione simbolica (incisioni
sul Credo) che non concede nulla alla materialità o alla raffigurazione della persona: le incisioni di Paschetto vogliono essere
solo un rinvio al testo della
Scrittura (anche se nella tematica ricorrente delle fiamme che
ascendono, delle ali che vibrano,
delle scale che si incrociano, si
avverte l’ascesa dell'anima verso
l’alto, verso Dio e verso l’eternità, secondo una costante della
teologia liberale dell’epoca). Con
la scelta di questo tipo di espressione artistica, Paschetto ha vissuto il suo impegno di cristiano
nel combattimento della verità
contro la menzogna, della luce
contro le tenebre.
Il numeroso pubblico ha espresso con calore il suo conr
senso e il suo apprezzamento
per gli oratori e soprattutto per
il maestro, che a Roma passò la
maggior parte della sua vita operosa.
Apartheid: impegno
a rispondere
LIVORNO — Su proposta di
un gruppo sensibile ai problemi
della pace e della giustizia nel
mondo nell’ottica cristiana, il
fratello Davide Melodia ha intrattenuto oltre trenta membri
della Chiesa valdese e battista,
dei Fratelli ed alcuni cattolici
intorno al problema del Sud Africa nella sala valdese il 9 novembre.
Ha scelto la traccia cronologica degli eventi principali, a
partire dalle esplorazioni fine
’400, per delineare le motivazioni economiche, di egemonia politica e militare, che a poco a
poco hanno creato lo stato permanente di sfruttamento dell’uomo e del territorio, di cui le leggi di apartheid rappresentano la
codificazione finale.
Per sommi capi infine ha riassunto il documento « Sfida alla
Chiesa », pubblicato in settembre
da 111 teologi sudafricani di ogni
denominazione evangelica (fra
cui 20 cattolici), sottolineando
l’impegno di ogni gruppo a cercare una risposta valida sul piano scritturale e su quello umano all’enorme violenza che il regime sudafricano sta esercitando
su maggioranze e minoranze legalmente e illegalmente oppresse.
Due incontri
per il CEC
FIRENZE — Il Centro Evangelico di Cultura ha inaugurato il
19 ottobre l’anno sociale assieme all’Amicizia ebraico-cristiana
con la presentazione dell’opera
di Alberto Soggin, La storia d’Israele da parte dei professori Lino Randellini dell’Istituto teologico fiorentino e Alexander Rofè
dell’Università di Gerusalemme,
i quali con molto impegno ne
hanno rilevato gli aspetti più originali non risparmiando qualche
riserva per il radicalismo critico dell’A. nel vaglio delle fonti.
Soggin chiudeva la bella serata
di studio e di riflessione con la
sua consueta spigliatezza.
Il secondo appuntamento si è
svolto sabato 16 novembre con
un incontro-dibattito sul recente
volume di V. Subilia, Solus Christus. Il dibattito è stato aperto
dal pastore A. Sonelli con una
intelligente e ptmtuale introduzione sottolineando il forte richiamo di Subilia a tutte le chiese cristiane a non confondere la
originalità dell’Evangelo con le
ideologie correnti. Sono seguiti
gli interventi dei pastori Carlo
Gay e Mario Marziale e di Salvatore Caponetto, che hanno illustrato alcuni aspetti della problematica dell’opera e la necessità di uno studio più approfondito.
Concerto della
Corale di Torino
FOGGIA — Organizzato dalla
sede di Foggia dell’Assessorato
Regionale alla Cultura, si è svolto sabato 9 novembre un concerto dall’« Orgelbiichlein » di J. S.
Bach eseguito dalla Corale Evangelica di Torino. Nell’auditorium
del Conservatorio recentemente
restaurato, il numeroso pubblico
— oltre trecento persone tra cui
evangelici della città e valdesi
delle vicine Cerignola e Lucera
— ha accolto con interesse i
numerosi brani eseguiti con pL
glio professionale dai coralisti
torinesi, tributando loro un lungo e caloroso applauso. La manifestazione, che ha avuto una buona risonanza sui giornali, televisioni e radio locali, è stata organizzata grazie alla disponibilità
e collaborazione, oltre che della
Corale, del responsabile di Foggia dell’Assessorato Regionale e
di diversi membri della comunità
che hanno messo a disposizione
il loro tempo perché tutti gli aspetti logistici non interferissero nel buon esito della manifestazione.
Il giorno dopo, domenica, alcuni membri della Corale hanno
raggiunto Orsara per visitare la
comunità e partecipare al culto.
Lo stesso, successivamente, è avvenuto a Foggia, coronando così
un fine settimana lieto e arricchente per tutti: per gli amici
torinesi che hanno potuto conoscere da vicino la realtà del foggiano, per noi che abbiamo rinsaldato i vincoli di fraternità e
collaborazione che uniscono comunità così lontane geograficamente fra di loro.
4
4 vita delle chiese
6 dicembre 1985
FGEl - VALLI
In crisi l’aggregazione giovanile
Il convegno della FGEI-Valli,
tenutosi domenica 10 novembre,
è iniziato con la partecipazione
al culto insieme alla comunità di
Pomaretto. Dopo il pasto, nei locali del Convitto, si è discusso
il programma dell’anno. Il lavoro
è stato introdotto da alcune
schede preparate su sei temi:
rapporto con il cattolicesimo e
in particolare con la Comunità di
Base di Pinerolc; chiesa valdese
nella linea della riflessione avviata nel convegno di gennaio e
dopo l’ultimo Sinodo; progetto
pace; lavoro e disoccupazione;
carcere; e, infine, droga. La trentina di partecipanti si è divisa
in tre gruppi che, affrontando
ciascuno due temi, hanno soprattutto cercato di definire alcune
proposte per continuare la ricerca durante l’anno. Ecco in sintesi le proposte emerse e fatte
proprie dall’assemblea finale:
— incontri con la Comunità di
Base, da definire nelle forme; si
è pensato a momenti di studio
biblico comime;
— convegno sul tema della diaconia con attenzione sia al significato della scelta diaconale del
singolo sia alle conseguenze ecclesiologiche delle scelte fatte
come Chiesa in questi anni. L’argomento del rapporto con lo
Stato verrà ripreso dopo il campo invernale di Agape;
— appoggio concreto e partecipato al 2” anno di vita del progetto pace con l’invito a discutere in particolare di 4 aspetti
in incontri allargati: pace e teologia, prospettive politiche del
movimento per la pace, esercito
e struttura militare nel nostro
paese, obiezione fiscale;
— convegno sul lavoro, incentrato su occupazione/disoccupazione, in collaborazione con la
Commissione distrettuale;
— incontro sul tema del carcere con un’illustrazione del progetto di assistenza carceraria a
Pinerolo;
— sul tema della droga, infine, sta lavorando il gruppo EGEI
di Torino con una serie di incontri di informazione e dibattito.
Il convegno ha rappresentato
un riuscito momento di ripresa
della riflessione sulle questioni
che in questi anni sono state al
centro del lavoro dei gruppi Egei.
Al termine del convegno è stata eletta la nuova giunta con
compiti di sepeteria e di stimolo per l’attività Fgei-Valli: sono
stati eletti Anna Bosio, Andrea
Garrone, Daniele Griot e Paola
Robert.
Anche la situazione dei gruppi
si presenta modificata. I gruppi
Egei di Luserna/Torre e Pinerclo hanno deciso di chiudere in
quanto tali: dopo aver vissuto
anni fecondi e ricchi di iniziative
hanno sofferto una crisi di partecipazione e di identità che ha
portato ad una dispersione di energie. Al posto è nato un gruppo allargato che si ritrova a Pinerolo con cadenza quindicinale
e raccoglie oggi giovani di Pinerolo e della Val Pellice: il gruppo — oltre 20 persone nei primi
incontri — ha deciso di iniziare
una riflessione teologica collettiva sul senso della fede e, a partire da questa, delTimpegno nella società. Il punto di partenza
è rappresentato dalla confessione di fede del 1655. Il lavoro è
aperto a chiunque fosse interes
sato: prossima riunione mercoledì 4 dicembre (Tempio di Pinerolo ore 20.45) su provvidenza
e predestinazione.
Continua l’attività il gruppo
Epi di Villar/S. Germano (riunioni quindicinali di venerdì): il
tema scelto è l’identità, in vista
anche del Congresso nazionale
della EGEI che si terrà ad Agape dal 1“ al 4 maggio 1986. Il
gruppo Egei di Agape/Val Germanasca sta soffrendo del profondo ricambio del gruppo residente, ma ha intenzione di riprendere un’attività locale.
Sempre numeroso il gruppo di
Angrogna che ha ripreso a trovarsi aU’inizio di novembre.
Il quadro che emerge vede la
chiusura di alcune iniziative (ed
è bene saperlo fare) e la nascita
di altre.
La riduzione della presenza di
gruppi a livello di chiesa locale
ripropone degli interrogativi di
fondo che è bene non nascondere, ma cercare di affrontare come Egei e come Chiesa: quale
rapporto tra giovani e Chiesa?
quale aggregazione giovanile? chi
la deve fare? quali proposte avanzare ai giovani-giovanissimi
oggi non collegati?
Sono questioni su cui occorre
riprendere una ricerca comune,
sapendo che non esistono facili
soluzioni, ma anche forti della
speranza che ci è data nel Signore. Silvio Vola
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Pace perchè
Quando si parla della questione della pace, la prima cosa che
si constata è che non siamo mai
abbastanza informati; i pericoli
della corsa agli armamenti non
sono cosi chiari a tutti come ci
si potrebbe aspettare. Chi sente
la necessità di informarsi meglio,
e di informare meglio le persone
che ha vicino, ha ora la possibilità di farlo, in modo semplice
e chiaro per tutti. E’ uscito in
questi giorni l’opuscolo « Pace
perché »: in circa 90 pagine, una
informazione sulle principali iniziative delle Chiese in questo
campo, dati e schemi essenziali
sulla corsa agli armamenti, indicazioni pratiche su quello che ognuno di noi può fare per la
pace.
L’opuscolo, un vero e proprio
« manuale della pace », sarà presentato al pubblico venerdì 13
dicembre alle 20.30 nella sala
valdese di Via dei Mille a Pinerolo.
La Commissione Pace del nostro distretto ha così attuato un
punto importante deciso dalla
Conferenza Distrettuale: fornire
alle chiese un’adeguata informazione. Ci auguriamo quindi che
ogni chiesa faccia ampio uso
dell’opuscolo, dandogli la massima diffusione.
Ospiti
VILLAR PEROSA — Mercoledì 4 dicembre accoglieremo al
convitto un gruppo di ospiti
dell’Asilo per Vecchi di S. Germano. La giornata è organizzata dall’Unione Femminile, che
per questa occasione vorrebbe
anche invitare delle persone della nostra comunità a unirsi a
noi per un pranzo e un pomeriggio comunitari.
• Il 27.10 è stato battezzato
Emanuele, di Danilo Costabel e
Paola Pons.
• Il 17.11, nel culto, Giorgio
Rivolta e Loretta Nota hanno
dichiarato la loro volontà di
unirsi in matrimonio e hanno
invocato con la comunità la benedizione di Dio sulla loro
unione.
• Il 15.11 è nato Fabio, di Enrico Vignolo fc Lilia Grill.
• Ringraziamo Luigi Marchetti e Marco Ayassot, che hanno
presieduto i culti del 3 e del
10 novembre.
Catecumeni
VILLASECCA — I catecumeni del IV anno, accompagnati
dal pastore, hanno visitato la
comruiità di Pramollo, incontrandosi anche con la III classe di
catechismo, e quella di S. Germano, partecipando al culto e
visitando il museo. A Pramollo
e a S. Germano sono stati intervistati i rispettivi pastori circa il carattere del loro lavoro
e la vita della comunità di cui
sono responsabili.
Molto significativa è stata la
visita all’Asilo di S. Germano,
dove, con alcuni ospiti ricoverati, il direttore e parte del personale, si è avuto un lungo colloquio informativo sull’istituto,
il senso della sua presenza sempre molto valida e sulla vita che
si svolge al suo interno.
Estremamente interessante è
stata la visita fatta all’ospedale
di Pomaretto, durante il pomeriggio. La caposala, fuori orario
di servizio, ed un dottore, com
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
patibilmente coi suoi impegni di
lavoro, hanno presentato la
struttura ed il funzionamento
dell’ospedale. Il suo ruolo nel
territorio a favore della popolazione locale in special modo, il
rilevante numero di visite ambulatoriali, di ricoveri, di urgenze e di servizi di pronto soccorso, hanno dato una idea abbastanza chiara delTimportanza di
quest’opera.
Tutto ciò è possibile grazie all’attenzione dei responsabili di
dotare l’ospedale di apparecchiature modernissime che consentono di intervenire in molti aspetti della medicina.
All’asilo e all’ospedale è emersa la gravosità e l’impegno del
lavoro del personale: per molti
di loro significa ancora un servizio fraterno svolto a favore
degli ospiti e dei degenti.
Concerto
SAN GERMANO — Sabato
23 novembre si è tenuto il concerto del coro Bric Boucle di
Pinerolo. Il folto pubblico, circa trecento persone, ha apprezzato il repertorio di canti di
montagna, presentati attraverso
la lettura di poesie e di riflessioni sulla vita delle popolazioni di montagna. Il concerto ha
fornito inoltre l’occasione per
una raccolta di fondi che il coro Bric Boucio ha voluto devolvere a favore dell’opera di ristrutturazione dell’Asilo di San
Germano. La colletta ha fruttato la cifra di L. 1.200.000 circa. Il Comitato dell’Asilo ringrazia il coro Bric Boucie ed
il pubblico per questa generosa
manifestazione di simpatia.
• Nel corso della settimana,
due sorelle ci hanno lasciato in
modo inatteso : Ilda Meynier
ved. Long, il cui funerale è stato celebrato il 21.11, e Ilda Costantin ved. Rostan, il cui funerale è stato celebrato il 23.11.
Alle famiglie colpite dal dolore
noi vogliamo portare anche da
queste colonne la Parola della
speranza cristiana.
• E’ iniziato il gruppo di studio biblico che quest’anno esamina quindicinalmente l’epistola di Paolo al Galati.
• La prossima Assemblea di
chiesa è convocata per domenica 15 dicembre durante il culto.
Argomento : preventivo delle
spese locali per il 1986.
Bazar...
PINEROLO — Si invitano
cordialmente tutti gli amici a
trascorrere con noi il pomeriggio di domenica 8 dicembre a
partire dalle ore 14.30 in occasione del bazar preparato dall’Unione Femminile.
• Si sono sposati nel tempio:
Marco Tron e Marinella Pons,
MarceUo Antonacci e Manuela
Nicomede e nel municipio di
Roletto: Franco Righerò e Marilena Bianco.
• Ha terminato la sua esistenza terrena all’età di 61 anni Dino CasteUucci, dopo aver lungamente sofferto.
...e bazar
I giovani
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 8 dicembre
□ ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — Alle ore 15 in via dei
Mille I rappresentanti e i direttori della
Corali Valdesi sono convocati per l'Assemblea che avrà il seguente o.d.g.:
— Elezione Giunta;
—• Festa di canto 1986;
— Funzioni deH’Assemblea;
— Varie.
Giovedì 12 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa Valdese si riunisce il collet
tivo biblico ecumenico. Tema dell'incontro « L'eucaristia o cena del Signore nella liturgia e nella prassi della
chiesa cattolica ». introduce padre
Oreste dei Cappuccini.
Domenica 15 dicembre
n CONVEGNO
CATECUMENI
1° CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 10 presso la Chiesa Valdese si
tiene l’Incontro dei catecumeni del 1°
e 2” anno delle chiese della Val Penice. Tema: la conoscenza della Bibbia.
Lunedì 16 dicembre
□ INCONTRO PASTORALE
1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 9.30 si
tiene presso la Casa Unionista l'incontro mensile dei pastori del 1“ Distretto.
TORBE PELLICE — Domenica 8 dicembre nel salone della Foresteria avrà luogo l’annuale Bazar della Società Missionaria. L’incontro, che ha lo
scopo di raccogliere fondi in favore della Comunità Evangelica
di Azione Apostolica, CEVAA,
avrà inizio alle ore 14.30.
PRAMOLLO — Sabato 30 novembre più di una trentina di
giovani, e meno giovani, si sono riuniti per una cena in comune, insieme al pastore ed alla
sua famiglia. Dopo è stato
proiettato il film « Jesus Christ
Superstar», cui hanno fatto seguito alcune riflessioni.
Predicazione
U.P.L. — Per la giornata del
predicatore locale hanno predicato a Pinerolo Aldo Garrone, a
Villasecca Elvio Peyronel, a Pramollo Attilio Fornerone, ad Angrogna Patrizia Giusiano. Grazie
a tutti!
LUSERNA SAN GIOVANNI
SALA ALBARIN
Sabato 7 dicembre
ore 15
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5
6 dicembre 1985
vita delle chiese 5
9-10 NOVEMBRE, CONVEGNO FDEI A SCIGLI
Donne (e uomini) insieme
Desiderio di conoscersi, di parlare deH’impegno nella chiesa e nella
società, di riflettere sulla condizione della donna, in un bell’incontro
PUGLIA - BASILICATA
passi
Sono stata in Sicilia, a Scicli,
per il Convegno Regionale FDEI.
Chi non conosce le donne della
Sicilia e le immagina secondo
gli stereotipi, i modelli che fllms
e televisione ci presentano, sbaglia di grosso. Le donne delle comunità evangeliche siciliane sono donne moderne, attive, impegnate nel mondo del lavoro
(quando c’è) e nella vita della
chiesa, con tanta voglia di costruire per i propri figli un domani diverso, senza mafia, droga
e basi militari. A Scicli erano
presenti donne di tutte le età:
giovani, meno giovani, anziane.
Eravamo tante donne del Sud,
provenienti da città diverse e da
chiese di denominazioni diverse,
ma questo non aveva molta importanza. Eravamo donne con
tanta voglia di conoscerci, di parlare del nostro impegno nella
comunità e nella società, di rifl-éttere sulla condizione della
donna, di esprimere dubbi e perplessità, di confrontare posizioni diverse. Tutte, però, convinte
che una comunità di donne e uomini rinnovati è necessaria nella chiesa e nella società.
Il Convegno, caratterizzato da
un intenso dibattito, si è concluso con un documento dal quale
emergono le due anime che hanno vivacizzato l’incontro. Il Culto
con Santa Cena ha visto riimite
la comunità tutta di Scicli e le
partecipanti al Convegno. Gli
inni cantati da Lina Rapisarda
hanno sottolineato lo svolgimento del Culto. La sorella Grasso
di Lentini ha incentrato il sermone sull’episodio di Marta e
Maria dimostrando come la liberazione della donna ha inizio
quando Gesù, accogliendo le donne fra i suoi discepoli, rompe gli
schemi tradizionali di una cultura ecclesiastica e sociale che
da secoli assegna alla donna un
ruolo subalterno.
Non può essere taciuta in questa carrellata la perfetta organizzazione del Convegno curata
dall’infaticabile Emola Pino, responsabile regionale FDEI. Presente anche la T.V. locale « Video
Scicli » che ha subito mandato
in onda le interviste fatte ad alcune di noi per conoscere scopi e identità della FDEI. Nessuna potrà dimenticare la calorosa, generosa, affettuosa accoglienza ricevuta: abbiamo visto
donne e uomini insieme impegnati nella preparazione delle
due àgapi che hanno concluso
questi due giorni di Scicli in
una atmosfera di gioiosa fraternità.
Vera Velluto
presidente FDEI
UN EQUIVOCO?
— Come mai la tua chiesa non
ha prenotato copie del Dossier Diaconia?
— Cosa vuoi, se si escludono gii
abbonati che già lo riceveranno col
giornale,, ne potremmo distribuire
poche copie...
— Ma nessuno ha detto che gli
abbonati lo riceveranno col giornale!
__ 77|!
Questo dialogo spiega il perché
cosi poche chiese hanno prenotato
copie, e con molta parsimonia, del
Dossier Diaconia?
Forse l’accenno fatto nella presentazione del Dossier al documento sulla sessualità inviato l'anno
scorso a tutti gii abbonati (accenno
che voleva solo dare un'idea del tipo di pubblicazione) ha indotto in
equivoco.
Se così è ce ne scusiamo e riapriamo le prenotazioni, al costo di
L. 1.500 per copia, minimo 5 copie,
da trasmettere entro il 22.12 in
redazione (011/655.278).
Le due anime dell'incontro
Con la partecipazione delle sorelle provenienti da Catsmia, Palermo, Scicli, Lentini, Pachino, si è tenuto nei giorni 9-10 novembre
il Convegno Regionale delle Donne Evangeliche Italiiane sul tema:
« Serve ancora un movimento femminile aH’interno della chiesa? ».
Sulla base delle relazioni delle sorelle Velluto e Bozza si è articolato un dibattito molto vivo e partecipato dal quale sono emerse
due linee diverse, anche se complementari fra loro, di posizione
e di orientamento. Alla domanda se serve ancora un movimento
femminile nella chiesa la risposta è stata positiva anche se all’interno di tale affermazione sono state evidenziate diverse sfaccettature della questione. Alcune donne hanno affermato, sulla base delle esperienze maturate nelle realtà locali, che il movimento femminile per crescere e maturare ulteriormente non ha motivo di esistere come fatto a se stante perché, in quanto credenti, sia uomini che donne hanno il dovere di maturare e testimoniare insieme.
Altre sono convinte che tuttora il movimento femminile abbia
bisogno di un momento di rifiessione e di confronto aH’interno
della propria specificità per potersi fortificare e proiettarsi verso
la comunità e il mondo esterno. Le donne riconoscono che oggi
c’è bisogno di un grande rinnovamento nella società e nella chiesa.
I grandi mali oggi presenti quali droga, mafia, corruzione, violenza
ci inducono a riflettere e a confessare di non aver saputo testimoniare abbastanza il messaggio di amore, di giustizia, di pace contenuto neH’Evangelo. E’ emerso pertanto il preciso mandato alle
donne di impegnarsi nella realizzazione concreta del sacerdozio universale, nella testimonianza cristiana, sia aH’interno che all’esterno
della chiesa.
(Documento conclusivo del Convegno Regionale FDEI della Sicilia)
L’Assemblea del XIV Circuito
ha raccolto il 13 ottobre a Corato 35 delegati delle Chiese metodiste e valdesi di Puglia e Basilicata. Nella rassegna dei vari
atti sinodali, nell’ambito di un
vivace confronto, largo spazio è
stato dato alle problematiche inerenti forme di possibile finanziamento pubblico da parte dello
Stato che richiedono un pronunciamento da parte delle Chiese
valdesi e metodiste.
La discussione, egregiamente
introdotta da una relazione del
pastore Giulio Vicentini, non ha
fatto emergere a chiare lettere
le varie posizioni. Pur essendo ai
primi passi nelTaffrontare un aspetto importante che coinvolge
il nostro essere chiesa nel contesto e nei rapporti con lo Stato, si
è intravista la possibilità di accedere ad un finanziamento finalizzato non a fini di culto e ai
bisogni religiosi della popola,zione, ma ai servizi che la chiesa
eroga, nell’ambito della sua diaconia (ospedali, case di riposo,
scuole, ecc.), nei confronti di una
utenza cui spettano concreti servizi sociali.
Altro aspetto dei lavori assembleari è stato l’esame delle questioni inerenti la situazione finanziaria e patrimoniale della
chiesa. E’ stato ulteriormente
ribadito l’obiettivo del 3% del
proprio reddito familiare da devolvere alla cassa culto quale
concreta risposta da parte dei
membri di chiesa alle varie esigenze di amministrazione. In
questo ambito sono state affrontate tematiche riguardanti TINVIM e la riorganizzazione, la
manutenzione dell’intera situazione patrimoniale con annessi
e connessi.
Passando alla vita delle chiese
locali che vivono in una situazione di estesa diaspora, è stata riconfermata la necessità di una
serie di incontri zonali che possa 'animare la partecipajiione di
chiese viciniori. Quella in programma sulla questione del Sud
Africa può essere una buona opportunità per incontrarsi e per
confrontarsi con un problema
che è all’o.d.g. sul fronte del razzismo e dei rapporti economici
e politici tra Nord e Sud. In primavera, a Dio piacendo, è previsto un grande raduno-festa di
chiese del Circuito con momenti
di evangelizzazione - giuochi dibattiti.
Un programma di visite alle
chiese locali, la creazione di un
centro di documentazione comprendente vario materiale per
scuoia domenicale, catechisnao,
manifestazioni, tematiche sociali ecc., la sottolineatura della
funzione del Sovrintendente del
Circuito e del Consiglio stesso co-,
me strumento di collegamento,
di consìglio, di cura d’anime, sono state le ultime proposte emerse dalTassemblea che ha concluso i suoi lavori nel tardo pomeriggio dopo l’immancabile agape fraternamente organizzata
dalla locale Chiesa valdese.
Francesco Carri
CATANZARO — Nei giorni 5 e 6
dicembre il Cèntro Studi Giuseppe
Gangale organizza un convegno su
« Giuseppe Gangale tra nuovo Protestantesimo e Albanesi di Calabria ». A
partire dalle ore 16.30 del 5.12, presso la Sala delle Conferenze della
Provincia di Catanzaro.
Interventi di Mario Brunetti (Giuseppe Gangale e gli Arbresh), Sergio Ribet (L’opera giovanile di G.: 1922-34);
6,12: Giorgio Bouchard (G. visto da un
Valdese), Daniele Gambarara (G. linguista) e Vito Barresi (G.: il crepuscolo di un intellettuale solitario).
CARRARA — Domenica 15 dicembre
alle ore 15.30 nella sala di via Rosselli 49 avrà luogo un incontro-dibattito
sul tema « La predicazione evangelica
oggi » a cura del pastore Eugenio Stretti
e dell’anziano dei Fratelli Davide Fiorini.
Nuovo indirizzo
Il past. Gianni Bogo comunica il suo
nuovo indirizzo: CH - 7649 SOGLIO/GR
- Telef. 082/4.13.17.
# Hanno collaborato a questo
numero: Eugenio Bernardini,
Salvatore Caponetto, Giovanni
Conte, Bruno Corsani, Ivana Costabel, Vera Long, Daniele Macris, Davide Melodia, Monitori
della Scuola domenicale di via
dei Cimbri (Na), Emera Napoletano, Paolo Ribet, Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano, Franco Taglierò.
CORRISPONDENZE
Roma: nuovi locali per le attività
La chiesa di via IV Novembre ha avuto la sua prima giornata comunitaria della ripresa,
domenica 27 ottobre u.s. Al mattino culto con assemblea di chiesa. Abbiamo ascoltato l’accurata
relazione sui lavori sinodali, fatta dal nostro delegato Mario Cignoni. Poi l’assemble'a ha avuto
l’occasione di porre domande
sulla situazione attuale degli stabili a disposizione della comunità e sulle ultime piste di ricerca per la creazione di una
casa di riposo nella zona di Roma. Nel pomeriggio, dopo una
agape con parecchi partecipanti, Stefano Villa ci ha fatto percorrere le strade del Tibet e del
Nepal, presentando in modo assai vivace ed interessante le
diapositive da lui fatte, alcune
delle quali veramente eccezionali
anche dal punto di vista artistico. Lo ringraziamo per questo
suo apprezzato contributo.
• La nostra comunità ha finalmente ottenuto nuovi locali, in
sostituzione di quelli ceduti 'alla
Società Biblica: sono situati al
quarto piano del nostro stabile
e rendono nuovamente possibile
un lavoro di più ampio respiro e
più decoroso. Siamo riconoscenti
al Signore per questo strumento
che egli mette a nostra disposizione ed alla Tavola che non è
stata sorda alle reali necessità
della comunità. Contiamo utilizzare i nuovi locali sin da domenica 1” dicembre, in occasione
del bazar di beneficenza. I giovani, coadiuvati da alcuni adulti,
provvederanno a mettere in sesto e ripulire lo spazio resosi disponibile. Ricordiamo che tutta
la comunità sarà ora chiamata
a sostenere l’impegno, anche finanziario, che questo implica,
perché i « vecchi » locali al primo
piano sono anch’essi da ripulire
e da rimettere in sesto.
• La serie di studi biblici sul
problema della predestinazione
ha visto una buona partecipazione.
• Alcuni membri della nostra
comunità seguono il corso pubblico settimanale, organizzato
dalla Facoltà Valdese di Teologia, su « La differenza fondamentale tra Cattolicesimo e Protestantesimo », tenuto dal prof.
Paolo Ricca. Tale corso riscuote
molto interesse. Ci rallegriamo
per questa iniziativa.
Attività intensificate
MESSINA — Dopo il periodo
estivo sono riprese tutte le attività: la Scuola domenicale, lo
studio biblico — che quest’anno
ha come oggetto di esame la
Genesi —, l’Unione femminile
che ha recentemente deciso di
intensificare il ritmo delle riunioni, portandole da bisettimanali a settimanali. Anche il catechismo procede bene e aggrega un certo numero di ragazzi.
Purtroppo, oltre le note positive e liete, anche il dolore ha
visitato la nostra comunità: nel
giro di un mese o poco più sono
passati alla casa del Padre tre
fratelli in fede: Tommaso Gullotti, uomo dalla fede salda. Rosar
ria Vinari e Enrico Harenberg,
della Chiesa luterana, di 99 anni.
Domenica 10 novembre abbiamo avuto la lieta sorpresa di
avere tra noi la sorella Febe Cavazzutti Rossi, che ci ha veramente illuminato con la sua
esperienza di vita. Ella ha tenuto
un sermone che ci ha riempiti
tutti di gioia e di commozione.
Speriamo di poter anche noi
avere la forza e la coerenza della
sorella Febe. Nel prossimo futuro è in programma — per sabato 14 dicembre — il bazar dell’Unione femminile, che sarà
occasione di incontro, di gioia e
di letizia per la comunità tutta.
Inizio con gita
NAPOLI — Il 6 ottobre u.s. la
Chiesa di via dei Cimbri ha iniziato l’attività della Scuola domenicale con una gita all’aperto. Il gruppo dei bambini, il pastore e la sua signora, i monitori, i genitori dei bimbi e un folto numero di fratelli e sorelle
si sono recati presso la casa di
campagna di uno dei fratelli a
Sessa Aurunca (prov. Caserta),
a 60 km. a nord di Napoli, e ivi
hanno sostato fino al tramonto
grazie a una bellissima giornata
di sole.
Nel grande spazio a disposizione i bimbi hanno giocato, e dopo una gioiosa agape fraterna
tutti gli intervenuti, compresi i
bimbi, hanno cantato vari inni al
Signore a contatto con la natura e nel silenzio della campagna.
6
6 vita dellexhiese
6 dicembre 1985
RICORDI E TESTIMONIANZE
Teofilo Santi
Segno del profondo affetto e della riconoscenza per la sua opera, sono giunte diverse testimonianze spontanee su Teofdo Santi.
Ne pubblichiarno degli stralci. La foto ritrae il Dr. Santi con alca
ne collaboratrici di « Casa mia » alla festa di chiusura dell'anno
scolastico.
Nato a Napoli il 22 febbraio
del 1909, da Riccardo, fondatore
della Casa Materna, pastore della Chiesa Metodista d’Italia, e
da Ersilia Bragaglia, musicista e
madre affettuosa di tre figli maschi, Emanuele, Fabio e Teofilo,
e di ima femmina, Luisa, oltre
che di una massa incredibile di
bambini poveri od abbandonati.
Teofilo dimostrò subito di avere ereditato dal padre la vocazione di pastore e missionario
servo di Dio, dalla madre la passione dell’arte e della musica in
particolare, ma dopo alcuni ripensiamenti scelse di intraprendere gli studi di medicina, altra
sua grossa passione; ed in questo ramo egli fu sempre il primo,
primo in tutti i corsi universitari, e primo a laurearsi tra tutti
i suoi compagni, già nel 1931 a
poco più di 21 anni, andò ad ingrossare la sparuta cerchia di
medici operanti nel territorio di
Napoli, ma decise di recarsi subito a Berlino per completare
gli studi, specializzandosi in malattie tropicali e pediatria oltre
che in una perfetta conoscenza
della lingua tedesca.
Nel ’37 divenne ufiBciale dell’Esercito Italiano, rimanendo per
tutto il periodo del servizio militare all’Ospedale Militare presso il porto di Napoli, principale
nodo di transito delle forze militari in un periodo di colonizzazione oltremare e di guerre nel
Mediterraneo. Questa permanenza a Napoli gli permise di aprire
anche un ambulatorio privato,
che ben presto si affollò di gente povera, che sapeva di poter
contare sulle cure gratuite e sulle parole di conforto cristiano
del ’’dottore evangelico”. Egli potè rimanere a Napoli oltre che
per la sua forte preparazione
medica, anche per la perfetta conoscenza delle maggiori lingue
parlate in Europa: Napoli infat
ti era piena di militari tedeschi
e di prigionieri che parlavano
francese ed inglese.
Sempre a causa della conoscenza delle lingue, gli fu affidato
un altro importante incarico: la
cura del campo di prigionia di
Capua. La notte dell’armistizio il
campo fu bombardato, e la città
dì Capua distrutta! Teofilo Santi rimase sotto le macerie della
baracca ambulatorio, miracolosamente vivo, proprio quella notte in cui morirono 7.000 persone mentre festeggiavano la fine
della guerra. Questa nuova vita
che egli ebbe in dono dal Signore, da quel momento la dedicò
ancor di più agli altri, senza riposo e senza tentennamenti.
La sua opera di medico si svolse nei bassifondi, nelle baracche
dei sinistrati, presso i rifugiati
politici dell’Est, a Oapua, a
Sant’Antonio, Aversa, Pagani e
Mercatello, dove egli agì come
incaricato del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Egli
doveva occuparsi dei non cattolici, e fra questi anche ortodossi,
musulmani, ebrei, quindi il suo
compito fu ben gravoso e naturalmente le sue cure non si limitavano solo al corpo, ma anche allo spirito, da vero cristiano quale egli fu.
La specializzazione in tisiologia con Monaldi risale a questo
periodo.
(Per il periodo 45-55 vedi articolo
su « Casa mia », n.d.r.).
Nel 1955 inizia per Teofilo Santi anche l’avventura che lo avrebbe portato alla fondazione
dell’Ospedale Evangelico.
Ma le cose non dovevano essere cosi semplici e facili. Fu
proprio la Chiesa Cattolica che si
oppose alla inaugurazione dell’Ospedale su a Via Manzoni, e
Tecfilo Santi potè soltanto concedere in uso il fabbricato agli
Americani per farne una scuola
per i loro figli. E poi, ci fu la
morte improvvisa di Fabio sulla
via per Roma. Adesso tutta la
Casa Materna era sulle sue
spalle, e non c’era la spinta del
fratello a dar man forte alla
sua volontà di alleviare le sofferenze dei più poveri; e i bimbi di
Casa Materna avevano bisogno
di un aiuto più sostanziale... tutto sembrava crollare. La sua
forte fede, però, ebbe il sopravvento sulle disgrazie: ebbe la
forza di prendere anche le cariche del fratello sulle sue forti
spalle, ed allora lo vediamo prima consigliere del partito liberale a Portici, poi presidente, insieme a Cortese; ed ancora assessore comunale, presidente della società sportiva di calcio del
Portici, e presidente della Commissione delle tassò.
E finalmente, nel 1968, come
per un miracolo, tutte le sue
aspettative e i suoi sforzi fìsici
e le sue preghiere e le notti insonni si concretarono in quello
che potremmo definire il suo figlio spirituale ed erede legittimo: l’Ospedale, per cui aveva
tanto lottato, e che riusciva adesso a vedere nqlla zona più
povera di Napoli, Ponticelli.
Anche durante il periodo del
terribile terremoto del 1980, la
sua attività non si è arrestata;
messosi subito in moto, già all’indomani della sciagura, in tre
giorni aveva creato un comitato
d’aiuto alle popolazioni terremotate del mezzogiorno, ed oltre a
trovare aiuti, egli si dava da lare
come nelTimmediato dopoguerra per il futuro. Ed ecco, con
una serie di viaggi e telefonate
a Roma, la sua attività instancabile dava vita al villaggio dei
terremotati di Portici, il Villaggio Evangelico, che adesso ospita 11 famiglie, e ad una grossa
parte del villaggio terremotati di
Via Dalbono, che ha ricevute dalla Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane 12 prefabbricati, portando a 23 i prefabbricati che il Comune di Portici ha
ricevuto per la sua solerzia.
Nel 1983 ha ricevuto la medaglia d’oro per i 50 anni di piena
L’avventura di «Casa mia»
« Questa avventura della fede
e del servizio cristiano cominciò
nel 1945 quando tra le rovine, ancora fumanti, della guerra, un
gruppo di volontari, sostenuti
dall’aiuto delle Chiese Congregazionaliste, iniziò un lavoro di aiuto e di fraternità tra quelli che
vivevano nelle caverne di Mergellina, di Capodimonte e dei
Vergini e tra le macerie dei palazzi bombardati a Napoli.
Il lavoro consisteva principalmente in: assistenza medica e
farmaceutica, istruzione elementare per bambini e adulti, disinfestazione delle « abitazioni », costruzione di abitazioni che non
fossero più le catacombe di S.
Gennaro. Sorse infatti il Villaggio delle Baracche di Piazza Nazionale con l’uso dei locali di
una scuola elementare diroccata per il servizio medico e scolastico. Iniziò quindi la battaglia
per la costruzione delle Case Popolari che avrebbero dovuto accogliere i baraccati con l’aiuto
deirUNRA Casa ed il primo rione venne realizzato a Bagnoli. Altri seguirono e nel 1952 le caverne di Napoli vennero finalmente
sbarrate.
Rimanevano, però, ancora 12
mila famiglie che vivevano in baracche di legno, cartone e zinco.
La zona più... ricca di queste abitazioni era quella adiacente al
Porto, al ponte della Maddalena.
Mancavano totalmente servizi igienici, scuole, luce elettrica. C’erano invece molti ratti ed insetti.
Al ponte della Maddalena vivevano 8.000 persene nelle condi
zioni appena descritte. Per loro
creammo « Casa Mia » prendendo in affitto (sempre con l’aiuto
delle Chiese Congregazionaliste
USA, oggi Chiesa Unita di Cristo) un piccolo edificio nel quale
presero vita l’asilo, le attività
professionali, gli sports organizzati per i numerosi giovani disoccupati e sbandati del quartiere, i « clubs » delle mamme, il
centro di avviamento al lavoro,
l’ufficio legale di assistenza ed
infine anche l’opera complessa
e varia di aiuto ai profughi (per
il CEO dislocati nei cinque campi profughi A.A.I. esistenti attorno a Napoli.
Dal 1952 al 1968 svolgemmo il
nostro lavoro in quella zona chiamata anche « I Granili ». Furono
gli anni decisivi per le sorti dell’Ospedale Evangelico che nel
Centro Sociale « Gasa Mia » ebbe la sua culla e il suo sostegno. Nel 1968, anche per le pressioni e l’azione socio-politica del
nostre Centro, il Comune di Napoli prese la decisione di sgombrare definitivamente le baracche dei Granili, trasferendo le
famiglie in nuove abitazioni di
case popolari. « Casa Mia » aveva
completato il suo ruolo.
Venimmo cosi a Ponticelli (60
mila abitanti), dove fin dal 1965
avevamo organizzato delle colonie estive per i bambini di questo popoloso rione, decrepito e
malandato, ma ricco di speranze
e di futuro. Ora siamo al centro
di vecchie e dirute case del quartiere, in due piccoli appartamenti in affitto ».
attività medica, ed è mirabile sapere che sino al momento della
sua scomparsa egli non ha mai
abbandonato la sua attività ed
il suo ambulatorio è stato sempre pieno. Nel 1984 era diventato il presidente dell’associazione
dei medici di Portici e di Ercolano, carica che egli ha sempre
onorato con il suo grosso contributo di medico missionario e
sempre scientliicamente aggiornato.
E’ ritornato al Signore mentre dirigeva, col solito polso fermo e spirito cristiano, la riunione della Giunta Direttiva dell’Ospedale Evangelico. Non ha
sofferto, aveva già sofferto ab
bastanza per vivere e creare la
vita attorno a lui.
Davide Baglio
Guardando in alto
Quest’opera a Ponticelli si svolse in due direttive: 1) un servizio socio-culturale per il quartiere organizzando un doposcuola, una scuola materna, una scuola serale per adulti, un circolo
ricreativo, una biblioteca pubblica, un cineforum. Attività molto varie e articolate che ebbero
il sostegno pratico di un folto
gruppo di giovani volontari di
Ponticelli e di alcuni membri di
chiese evangeliche dì Napoli (tra
cui Emilio Nitti); 2) l’annunzio
dell’Evangelo nella pratica della
fede. Dal 1972 alcuni pastori della chiesa metodista operarono al
Centro dando un contributo teologico al lavoro diaconale.
Oggi il nostre lavoro è certamente in parte cambiato perché
sono modificate le situazioni nelle quali operiamo, ma questa
« avventura della fede » non è finita. Accanto al lavoro socioculturale del Centro è sorto nel
1982 un primo nucleo di credenti che formano la locale chiesa
metodista. Ne fanno parte giovani collaboratori del Centro i
quali continuano la loro testimonianza dell’Evangelo sia in
modo implicito (nel lavoro quotidiano con ragazzi e giovani)
sia in modo esplicito (nel culto domenicale e nel corso biblico settimanale).
L’opera di Teofilo Santi non
è dunque finita. Nonostante la
debolezza degli uomini essa è oggi sotto la benedizione dell’Eterno.
Il Gruppo del Collaboratori
Dalle sue recenti lettere stralcio qua e là espressioni di fede
in Cristo e di fiducia nell’aiuto
del Signore.
« Le condizioni di salute di
Emanuele lasciano un po' a desiderare ma noi ringraziamo il
Signore che finora ha potuto superare parecchie crisi e resta
quindi in mezzo a noi come segno luminoso di coraggio, di
speranza e di fiducia nel Signore » (17.1.85). «Emanuele ha terminato il suo cammino terreno... Il suo esempio di forza e
di pazienza resterà indelebile
nel mio cuore e nel ricordo di
tutti quelli che lo hanno conosciuto... Sentiamo adesso un
vuoto terribile nel nostro cuore.
Preghiamo il Signore affinché
Egli ci dia la forza di superare
questi momenti di preoccupazione e di ansia guardando in
alto, nella certezza che dove sono i nostri cari là un giorno andremo anche noi » (4.2.85). « Sentiamo tutti l’amarezza del distacco sia per la cara Luisa che
per il caro Emanuele ma sentiamo che il Signore certamente darà la forza e il coraggio
per proseguire l’esempio che essi hanno lasciato durante le loro fatiche giornaliere... Il retaggio di fede e di speranza cristiana costituisce per noi tutti il segno della loro continua presenza nel cuore di tutti quanti noi.
Il Signore che è il padrone della vita voglia accendere nei nostri cuori la certezza che non
restiamo soli ma che nella comunione spirituale con i nostri
cari noi continueremo a vivere
nella loro presenza e nel loro
incoraggiamento. Purtroppo io
sono stato colpito da un grave
infarto al cuore e ancora adesso risento moltissimo di questa
malattia. Debbo limitare le mie
forze e debbo stare molto attento anche alle più piccole fatiche. E’ una prova durissima
che io sto affrontando. Il dolore avuto e le preoccupazioni continue del lavoro hanno finito
per avere un peso veramente
grande sulla mia esistenza. Ringrazio però il Signore perché
Egli mi dà ancora la possibilità
di potermi dedicare a questo
lavoro con l'aiuto e la collaborazione di tutti i nostri fratelli
e .soprattutto della mia cara
compagna Livia e di Daniela e
di Gigi » (3.6.85).
I legami di schietta amicizia
che ci legavano fin dalla giovinezza erano cresciuti e resi saldi dalla lettura e meditazione
dell’Evangelo di ogni liberazione, che ci metteva dinanzi anime da edificare e convertire a
Cristo e infermi da risanare e
rendere felici. Quando capitavo
a Napoli non mi faceva mancare il suo cortese invito a trascorrere qualche ora serena nella gioiosa quiete di Casa Materna. Per ben due volte mi accolse
a «Villa Betania » (altro nome
deirOspedale evangelico) perché
necessitavo di cure.
Vigeva l’usanza d’inviare du ■
delegati (un laico e un pastore) alla Conferenza generale metodista inglese. Durante la nostra Conferenza metodista del
1957, richiesto se accettava tale
missione. Teofilo rispose: Sì, a
condizione che il pastore delcFrancesco Cacciapuoti
pastore emerito
(continua a pag. 8)
«I suoi
"bravo"...»
Teofilo Santi ha chiuso la sua
vita terrena con una giornata
di intenso lavoro in ogni campo: infermeria di Casa Materna, studio medico, evangelizzazione su Un passo di Luca all’Ospedale Evangelico, relazione
alla riunione della Giunta dell’Ospedale. Infine: « Aspetta, amico, lascia ch’io finisca di dire
quello che ho in mente... ». E,
con l’ultima parola, l’ultimo respiro. Pensate che esista un modo migliore di morire?
Di buone prediche se ne ascoltano tante! Di belle preghiere
pure, e poi? Per Teofilo erano
preghiera ogni parola giusta,
ogni buona azione, ogni aiuto
offerto, ogni incoraggiamento.
I suoi « Bravo! » seguiti da
poderose manate sulle spalle, chi
non li ricorda? Ecco Nunzia, la
cuoca, piangerlo per quei « Brava! ». E come lei tanti lavoratori che sono passati in Casa
Materna: bidelle, maestre, assistenti, segretarie; e il personale
dell’Ospedale, i colleghi medici,
e chiunque abbia avuto con lui
rapporti personali, di lavoro, di
comunità.
« Ama il tuo prossimo come
te stesso » non è stato un versetto vuoto di significato per
Teofilo, e proprio in virtù di
queste suo amore egli stesso è
stato oggetto di tanto amore da
parte di migliaia di persone.
Pensate a tre generazioni vissute in Casa Materna! Pensate a
tutti i suoi pazienti, a tutti i
suoi amici, a tutti i suoi fratelli
in Cristo!
Elisa Baglio
Chiesa di Portici
7
6 dicembre 1985
obiettivo aperto 7
UNA VALUTAZIONE ESTERNA, MENTRE SULL’ULTIMO CONCILIO SI STA SVOLGENDO IL SINODO DEI VESCOVI
1563, 1870, 1965, 1985...
Vaticano II e continuità cattoiica
Per un bilancio del ventennio
successivo al Concilio Vaticano II dobbiamo considerare, olI re alla data di chiusura deli'ultimo Concilio ecumenico, la
data di chiusura del Concilio di
cento e la data della promul
azione della Pastor Aeternus »,
costituzione dogmatica del Concilio Vaticano I, nella quale si
sanciva la infallibilità del magistero solenne del romano Ponte lice.
E’ lo stesso Prefetto della
Congregazione per la dottrina
della Fede che ci insegna come
va letto il Vaticano II: « I documenti del Vaticano II sono in
pieno nella Iradizione della Chiesa, non ne sono affatto quello
scardinamento che alcuni credono o vorrebbero far credere,
0 per deplorarlo o per abusarne... Il Concilio di Trento, il Vaticano I, in generale tutta la
Tradizione sino alla più antica.
Pio XII e con lui tutti i Papi
deirOtto-Novecento: ecco le fonti dichiarate in nota, assieme
alla Scrittura, dai documenti
conciliari, che a ogni affermazione sottolineano la continuità
con il passato » (in Jesus, nov.
1984, pp. 69-70).
11 Cardinal Prefetto Joseph
Ratzinger ha ragione, abbiamo
controllato le note del Vaticano
II, si cita la Bibbia, si citano i
Padri della chiesa, i documenti
del magistero pontifìcio, e fra
essi la bolla Exurge Domine,
con la quale, nel 1520, Leone X
condannava 41 proposizioni di
Martin Lutero, ritenute: « eretiche, capaci di suscitare scandali, false, offensive per l’udito
delle persone pie, capaci di sedurre gli animi semplici e con
1 rarie alla dottrina cattolica ».
E’ la Costituzione Apostolica
« Indulgentiarum Doctrina », che
fa parte dei documenti normativi del Vaticano 'II, edita nel
1967, che alla nota 40 si riferisce alla ’Exurge Domine’, che,
fra altre tesi, condanna le tesi
di Lutero sulla ’indulgenza’.
Il Concilio di Trento è citato
24 volte, il Vaticano I 26 volte,
Tommaso d’Aquino 24 volte. Le
affermazioni del concilio tridentino sostengono le più importanti tesi relative alla eucaristia, alla Messa, al sacramento
dell’ordine, a! culto dei santi e
al Purgatorio (cfr. Lumen Gentium 50.51), alla giustificazione,
alla rivelazione, all’indulgenza
ecc...
Essendo queste le radici del
Vaticano II, essendo questo il
seme, non ci si può avventurare nella fantasiosa ipotesi che
nel giardino della dogmatica
cattolica sia spuntato un nuovo
albero, al più potremo parlare
di innesti, non di una nuova
pianta. I teologi della rivista
'Concilium', nel ventennale della testata hanno scritto: « Il
Vaticano II appartiene ancora
al momento ecclesiastico, clericale; con documenti così non è
possibile andare molto avanti,
bisogna superarli ». I vent’anni
trascorsi dal Vaticano II ci insegnano che i teologi di 'Concilium' hanno ragione. I più im^
portanti documenti successivi al
Vaticano II hanno dimostrato
la volontà di confermarne il dettato, ma — e lo diciamo contro
l’affermazione di chi reputa che
il Concilio concedesse di andare
oltre — soltanto cambiando affermazioni fondamentali del Vaticano II (e del Vaticano I e
del Concilio di Trento) si poteva aprire una nuova strada per
una chiesa declericalizzata. Questa volontà non c’era nei documenti conciliari e non si è
espressa, nei documenti normativi successivi.
Il 22 maggio scorso l’episcopato tedesco ha presentato ufficialmente il 'Catechismo cattolico per gli adulti’. La battaglia
dei catechismi (ricordiamo il famosissimo ’Catechismo olandese’) si sta concludendo con la
riaffermazione di catechismi integralmente cattolici. Il nuovo
catechismo presentato dall'episcopato tedesco sostiene le tradizionali tesi (mai ufficialmente
smentite) circa il peccato originale, l’indulgenza, angeli e diavoli, verginità di Maria, purgatorio, infallibilità papale. Si ribadisce la concezione cattolica
della Scrittura. Hans Kùng, a
proposito del nuovo catechismo
tedesco ha parlato di ’rinnovamento all’indietro’. Possiamo
concordare con il Kùng se prendiamo come riferimento le idee
espresse da alcuni teologi cattolici nel ventennio postconciliare, non però se egli intende
che il Vaticano II era già « andato avanti ». Sicuramente nell’ambito ecumenico e fra i teologi si muovono idee diverse da
quelle espresse dal Vaticano II,
si muovono, si dibattono, ma
non si affermano, non vengono
recepite dal Magistero, a nessun livello. Non sappiamo ancora cosa pensa la Chiesa Romana del BEM, lo possiamo intuire, rileggendo i documenti ’ufficiali’ usciti iit questi vent’anni,
ma il BEM non è teologia romana. Noi abbiamo già detto
cosa pensiamo del BEM, lo hanno detto i riformati francesi e
i riformati della Germania Occidentale.
Nei vent’anni del postconcilio sono stati emanati molti documenti dai vari organi magisteriali della Chiesa Romana,
L'apertura
del Concilio
Vaticano IL
nessuno di essi ha segnato un
superamento del Vaticano II,
forse gli esperti potranno parlare di interpretazioni ’restrittive’; certamente, quei documenti si pongono quale diga interpretativa tendente a non fare
superare gli argini della dottrina conciliare che è del Vaticano II, del Vaticano I, del Concilio 'Tridentino, di Leone X ecc...
I documenti postconciliari non
hanno gettato folate di gelido
vento sui teneri virgulti della
primavera conciliare, poiché il
Concilio non portò, nel terreno
della Chiesa Romana, semi di
sostanziale modifica. Per dirla,
utilizzando l’immagine diversamente, con Karl Rahner, l'inverno attuale della teologia cattoli
Documenti del ventennio postconciliare
Possiamo citare soltanto 'alcuni documenti — molte saranno le
(.missioni — nell’intento di d'are una idea del ruolo di conferma
della teologia tradizionale, in sede di etica e dogmatica, verso cui
i documenti sono orientati. Raggruppiamo per settori di discipline,
pur sapendo che quasi ogni documento sviluppa un discorso pluridisciplinare.
Ecumenismo
Dopo l’abolizione della scomunica tra Cattolicesimo e Ortodossia, si pubblica nel 1967 Indulgentiarum Doctrina, che alla nota 40 cita la bolla di Leone X
’’Exurge Domine”. L’indulgenza
è definita «un progresso niella
stessa dottrina e disciplina della
Chiesa ». Nel 1970 il documento
Matrimonia Mixta attenua norme in materia contenute nel Codice di Diritto Canonico del
1917, ma richiede ancora alla
parte cattolica l’impegno di battezzare e educare cattolicamente la prole. Per il matrimonio
’’misto” il cattolico deve chiedere
e ottenere ’’dispensa”.
Nel 1983 si è celebrato l’Anno
Santo.
Infallibilità,
collegialità
Il Concilio aveva già stabilito
che la ’’collegialità” episcopale
non era a detrimento del supremo potere del Pontefice (cfr.
Christus Dominus, 3 ’’sub auctoritate Summi Pontificis”); per
la CEI il presidente è eletto dalla
Santa Sede che ne approva le
delibere. Il 24.6.1973 esce la Mysterium Ecclesiae, dichiarazione
della Congregazione per la dottrina della fede (CdF). Ribadi
sce quanto detto da ’’Lumen
Gentium” 25 sulla infallibilità citando la costituzione dogmatica
del Vaticano I Pastor Aeternus,
luglio 1870.
Sacerdozio,
sacramenti
15.10.1976, Inter Insigniores
(della CdF): è precluso, per ragioni biblico-teologiche, il sacerdozio ministeriale alle donne.
6.8.1983, Sacerdotium Ministeriale (della CdF). Si ripete ciò
che dicono i documenti del Vaticano II circa la diversità di ’’essenza” e non solo di ’’grado” tra
sacerdozio dei fedeli e sacerdozio ministeriale (cfr. Vaticano
II: LG 10, se 7, e PO 2). Il documento della CdF, al paragrafo
3 nota 10, cita la costituzione di
Fede cattolica Firmiter credimus, del Concilio Lateranense
IV, del 1215 che asserisce possibile solo al sacerdote ordinato
di ’’fare” l’eucaristia. E’ lo stesso
concilio nel quale i Valdesi furono scomunicati perché «'auctoritatem sibi vindicant praedicandi ». Enciclica di Paolo VI Sacerdotalis caelibatus, 24.6.67, conferma del valore teologico e disciplinare del celibato sacerdotale.
Enciclica Mysterium Fidel, 3.9.
1965, l’eucaristi'a si spiega par
lando di ’’transustanziazione”.
Sulla confessione, oltre alle
cose dette nella bolla di indizione dell’anno santo l’enciclica Redemptor Hominis, 4.3.1979 e la
esortazione apostolica Reconciliatio et Paenitentia, 2.12.1984 ripetono la dottrina tradizionale.
Circa la confessione individuale,
quale modo ordinario per ottenere il perdono si è espressa la
CdF con Normae pastorales, 16.6.
1972.
Nuovo codice
di diritto canonico
Molti sono i canoni che meriterebbero segnalazione: sulla clerocrazia, can. 129; chi è cattolico?
can. 205; teologia-libertà e magistero, oan. 218; obblighi e diritti
dei laici, can. 229-230; valore della teologia tomista, can. 252. Il
nuovo Codice (1983) legifera a
partire dalla dottrina del Vaticano II.
Etica
La IJnitatis Redintegratio auspicava il dialogo ecumenico ’’intorno alla applicazione morale
del Vangelo” (24). Il dialogo c’è
stato ma non è filtrato nei documenti normativi. Humanae Vi
tae, 25.7.1968. Dichiarazione sul
l’aborto procurato, 18.11.1974
Persona Humana, 29.12.1975, tesi
conservative sulla sessualità. Dichiarazione sull’eutanasia (della
CdF), 26.6.1980 (contraria ad ogni
form'a). Familiaris Consortio,
22.11.1981, superiorità della verginità sul matrimonio, conferma
della Humanae Vitae, tesi tradizionali sulla ’’indissolubilità”,
esclusione dei divorziati risposati da confessione e eucaristia
(cfr. il Sinodo dei vescovi del
1981, le 43 proposizioni conclusive). Orientamenti educativi sull’amore umano (Congregazione
per l’educazione cattolica), riprende Persona Humana.
Alcuni aspetti della Teologia
delia Liberazione (della CdF),
6.8.1984. Contro la tdl, testo sia
etico che dogmatico.
Torna sulla questione del relativismo ecclesiologico di L.
Boff, Igleja: carisma poder, la
CdF nell’l 1.2.85 con una notificazione, che sconfessa la interpretazione che L. Boff dà del noto
passo ’’Questa Chiesa... sussiste
(subsistit) nella chiesa cattolica”
(Lumen Gentium 8) e precisa
che intento del passo era affermare che esiste una sola sussistenza della vera chiesa, mentre
fuori di essa vi sono sole elementi della vera chiesa. Ciò, dice la
CdF, è affermato anche da Unitatis Redintegratio 3-4. Infatti
3,1 parla di ’’una et unica Dei
Ecclesia”. Ritorniamo così al tema dell’ecumenismo. Quale dialogo tra la Chiesa VERA ed UNICA e le altre chiese che hanno
solo ’’elementa ecclesiae”? Quest’ultimo documento, che è del
maggio 1985, sigilla un ventennio di conferme del Vaticano II
e dei suoi secolari riferimenti
dottrinali. Forse non un Vaticano III ma un Bangalore I, un
Concilio nel Terzo Mondo, un
Concilio veramente ’’ecumenico”,
potrà, evitando le ipoteche del
passato, ripensare, alla luce della Parola, la fede e la chiesa.
ca ufficiale, è secolare, tanto da
sconfortare chi osserva una chiesa senza stagioni, senza tempo,
si direbbe. Rileggendo i documenti conciliari e considerando
quelli pos''tconciliàri possiamo
osservare che la ’posizione antipro^^estante’ non è stata abbandonata. Non concordiamo con
la tesi contraria di Oscar Cullmann (cfr. Vero e falso ecumenismo. p. 50). la posizione antiprotestante c’è. cosi come è presente non solo l’ombra ma la
sostanza degli enunciati tridentini. Proprio il documento conciliare sull'ecumenismo, Unitatis Redintegratio ricorda le carenze delle Comunità ecclesiali
separate, cfr. sacramento dell’ordine, paragrafo 22.11 rinnovamento conciliare cattolico, e
il successivo ventennio, innovano nel solco della secolare dottrina cattolica. Non è casuale
che sia stato possibile, e certamente di granile importanza, togliere la scomunica tra Chiesa
Cattolica Romana e Chiesa Ortodossa (cfr. Dichiarazione di
Paolo VI e di Atenagora I, del
7 die. 1965), ma che non si sia
neppure parlato, al livello gerarchico competente, della possibilità di togliere la scomunica
dei protestanti. Sulla bolla di
scomunica di Lutero, la Decet
Romanum Pontificem, del 3 gennaio 1521 non v’è ragionevole
previsione di revisione, a breve
termine.
Per un costruttivo incontro
deve ancora iniziare la fase di
oltrepassamelito del Vaticano II,
la fase auspicata dai teologi di
'Concilium'. Vent’anni di postconcilio ci assicurano che la
svolta non è per l’immediato
’domani’. Quando la teologia
magisteriale comincerà ad essere permeabile ad alcuni stimoli che vengono dal lavoro
ecumenico? Intanto aspettiamo
la risposta romana sul BEM e
osserviamo il cammino dei vari
dialoghi ecumenici.
Ricordiamo l’entusiasmo per
i discorsi nuovi dell’enciclica
Populortim Progressio (Paolo VI,
26.3.67), circa l’apei'tura verso
la insurrezione rivoluzionaria
(paragrafo 31) e il discorso sulla demografia del paragrafo 37.
La schematicità dell’articolo non
rende ragione delle tensioni nel
mondo cattolico, lo si prenda
perciò con beneficio di inventario. Ma si ricordi, al ’67 segui il
’68, non quello politico italiano
(in ritardo!), ma quello ecclesiastico della Humanae Vitae.
• Pagina a cura di
Alfredo Berlendis
8
8 ecumenismo
6 dicembre 1985
IL DIBATTITO SULLA TRADUZIONE INTERCONFESSIONALE DELLA BIBBIA
La lingua corrente non mi sta bene
Si tratta di una lingua fittizia che è inadatta a rendere i testi biblici nella misura in cui privilegia il contemporaneo, l’aspetto lessicale, le funzioni « naturali », le forme « comuni »
Non sarà il caso di tornare
sulle tecniche usate nella redazione della TILC, come vuole
Renzo Bertalot, ma continuo a
ritenere insoddisfacenti le spiegazioni avanzate nella Presentazione, e nella nota giustificativa {Questa traduzione).
Semplificando all’estremo una
questione assai complessa, esprimerei così la mia insoddisfazione: non sono affatto sicuro che
esista una forma d’italiano definibile « lingua corrente »; ma
se esistesse, sarei abbastanza sicuro che non è quella in cui va
tradotta la Bibbia.
Perché la « lingua corrente »
non mi sta bene? Non già per
esoteriche ragioni ’culturali’ o
’accademiche’, ma semplicemente perché fa finta di essere (e
non è) un « linguaggio comune ». Tra le due nozioni, ce ne
corre: il linguaggio comune (del
quale si occupano i sociolinguisti) è volta per volta un determinato modo d’esprimersi in
italiano (oralmente o per iscritto) di concreti soggetti: con influssi dialettali, devianze grammaticali e sintattiche, procedimenti semantici intuitivi, ecc.
Nessuno si ripromette di parlare in « linguaggio comune », lo
parla e basta. Oppure, a fini
espressivi particolari (un film,
un romanzo), può essere intenzionato a imitarlo-, ma allora si
ha a che fare con un procedimento parodistico.
Ora non credo che la TILC si
proponesse d’essere l’equivalente biblico d’un Nino Manfredi;
essa, scegliendo la « lingua corrente » si riferisce a un sistema
di lin^a letteraria che vuol essere, insieme, d’immediata intelligibilità, semplice, scorrevole, « contemporanea »; e, non
trovandolo in natura, se lo inventa. Per dirla un po’ meglio,
la « lingua corrente » è un modello normativo di lingua italiana definito per approssimazione, che privilegia in successione: 1) il contemporaneo sull’arcaico; 2) l’aspetto lessicale
su quelli grammaticale e sintattico; 3) le funzioni « naturali »
su quelle « secondarie »; 4) le
forme « comuni » su quelle « tecniche ».
Volendo celiare, si potrebbe
dire che ne risulta il gergo comune a una sessantina di persone italofone, riunite nel ’gruppo TILC’; a seguire il criterio
linguistico delle quali, la versione ottimale della prima terzina della Commedia dantesca,
in qualsiasi lingua, suonerebbe
così ritradotta in italiano:
Quando avevo una trentacinqui
na d’anni
mi ritrovai in un mare di guai
perché avevo perso l’autostrada.
Fuori di celia, ho l’impressione che la « lingua corrente »
della TILC nasca da una approssimativa (e impropria) applicazione di tecniche esegetico-linguistiche elaborate per la necessità di tradurre i testi biblici
in lingue (e culture) di nuova
emergenza, a un contesto linguistico-culturale come quello
italiano, che può leggere testi
scritti sei o settecento anni fa
senza bisogno di dover ricorrere alla traduzione (ed è un’anomalia tra le stesse lingue europee).
Ma, dato e non concesso che
la « lingua corrente » esista veramente, come variante plausibile di « linguaggio comune »,
p>erché non credo che sia adatta
a . rendere i testi biblici? Direi,
essenzialmente, per quattro ragioni, che corrispondono ai quattro criteri che ho sopra indicato come le opzioni successive
operate dalla TILC.
1) Contemporaneo/arcaico.
Anche la più « moderna » traduzione d’un testo classico (latino
o greco) non può non avere un
sapore « arcaico », perché scritto duemila/duemilacinquecento
anni fa, e la lingua non è la maschera di un pensiero, ma il pensiero stesso, espresso. Ma la
Bibbia non è un testo, bensì una
serie di testi, scritti (pensati) a
secoli di distanza tra di loro.
Una citazione dell’A.T. in un
passo del N.T. ha una risonanza
« arcaica » (e l’arcaico non è solo distanza di tempo, d’intelligibilità: è anche autorevolezza)-, e
se schiaccio tutto, dalla Genesi
all’Apocalisse, sulla contemporaneità della « lingua corrente »,
il senso stesso d’un’espressione
come « ...vi fu detto », va perduto. Insomma: una traduzione
davvero moderna, avrebbe dovuto usare una ben dosata componente di arcaicità.
2) Lessico / grammatica-sintassi. Le « equivalenze dinamiche » (il nocciolo pragmatico
delle quali è ovvia preoccupazione di ogni traduttore: non
posso certo tradurre « bianco »
con « bianco », e « nero » con
« nero » da una lingua - cultura
che ha il bianco, anziché il nero, come colore del lutto) producono nella TILC interpretazioni univoche (quando non devianti) d’un testo che poteva
avere valenze polisemiche. Inoltre, l’attenzione accentrata esclusivamente sul lessico, lascia
sfuggire variabili semantiche
inerenti alla costruzione sintattico-grammaticale: se rendo al
passivo una frase scritta aH’attivo (ad es.. Marco 4: 26-29).
sembra che non ho fatto altro
che chiarire, in realtà introduco una distorsione interpretativa.
3) Sul linguaggio « naturale » (o primario), contrapposto
a quello « modellizzante » (o secondario), bisogna premettere
qualche delucidazione. Chiamo
linguaggio « primario » quello
inteso a trasmettere piuttosto
informazioni che significati. La
cosa non è fuori dal nostro argomento, dato che la TILC si ripromette di non alterare le informazioni dei testi originali;
sarà, ma quanto ai significati?
Il fatto è che lo stesso linguaggio religioso, e dunque quello
dei testi della Bibbia (di tutti:
anche se ovviamente in massimo grado quello dei libri « poetici », tipo i Salmi), è piuttosto
« secondario » che « primario »,
perché volto a trasmettere significati piuttosto che informazioni. Ma tra gli stessi linguaggi
primari (a cui apparentemente
si riferisce la « lingua corrente » della TILC), il massimo di
denotazione (=quantità di in
formazioni) non è proprio ai
linguaggi « comuni », ma a quelli altamente formalizzati, specialistici. Se parlo in « matematico » (che è sempre, anzi, al
massimo grado, « linguaggio
primario ») non posso confondere contrario con inverso, cosa che invece posso fare benissimo se debbo indicare per strada la direzione di un autobus.
Col che siamo già al punto 4):
forme « comuni » / forme « tecniche ». Si sa che la questione
del « tributo a Cesare » è per
varie ragioni di grosso rilievo:
ora, se in Matteo 22: 17 si traduce il greco dasmos col più
« comune » tasse, rispetto al più
« tecnico » tributo, non si facilita la comprensione del senso
dell’episodio in questione, anzi
la si complica.
Se si trattasse solo di questo, ci sarebbero già buone ragioni di perplessità nei confronti di questa traduzione (TILC),
riconducibili tutte assieme alla
domanda: che fine fa lo spessore, il « fascino » del linguaggio biblico? (nozione, lo so bene, assai approssimativa; non
più approssimativa, del resto,
di quella di « lingua corrente »).
Ma purtroppo non si tratta solo
di questo.
Il fatto è che l’imprimatur lo
si dà a un testo, non a un’edizione (infatti significa: si faccia
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Ortega alla
Riverside Church
(Riverside News) — Ci è giimto un volantino (Riverside
ne WS) che annunciava che il presidente della Repubblica del Nicaragua avrebbe parlato durante il pranzo del 25 ottobre alla
chiesa di Riverside a New York.
Detto volantino annunciava che
il presidente Ortega sarebbe
stato accompagnato dal ministro
degli esteri d’Escoto, dal segretario generale Murillo e dall’ambasciatore negli USA. Sul retro
del volantino un partecipante a
questo incontro ci ha riassunto
i punti principali del discorso di
Ortega. Li riportiamo così come
li abbiamo ricevuti, scusandoci
col nostro informatore se non
sempre saremo in grado di comprendere il suo inglese e la sua
calligrafìa :
« 1 ) Non dobbiamo avere
un’altra esperienza cilena in Nicaragua, non permetteremo che
questa esperienza si ripeta. Il rifiuto di Allende di adottare misure di emergenza provocò il
suo assassinio.
2) La CIA sta cercando di
destabilizzare il Nicaragua mediante l’infiltrazione di suoi agenti in varie componenti della
vita del paese, chiese comprese.
Le misure di emergenza adottate dal governo del Nicaragua
(misure molto restrittive della
libertà di espressione individuale e di associazione - n.d.r.) intendono combattere questa strategia destabilizzante della CIA.
3) Le forze dei «contras» (i
guerriglieri che combattono il
governo - n.d.r.) stanno per essere distrutte. Il terrorismo statunitense non vincerà mai con
tro il popolo nicaraguense. Se
Reagan è per la pace, la vita e
Dio, ebbene lo dimostri praticamente in Nicaragua. Non permettetegli di usare il nome di
Dio invano mentre sta armando le mani dei terroristi che
violano la vita ovunque.
4) Il congresso USA deve
accettare in ogni caso di sottomettersi ai principi delle leggi
internazionali e deve accettare
la giurisdizione della Corte internazionale di giustìzia.
5) Messaggio per le chiese
degli USA: i credenti devono
salvare gli USA. Non lasciate
che il popolo degli Stati Uniti
sia battuto. Se Dio vi ha stabiliti in libertà di cosa dovete temere? Osate quindi di resistere
allo Stato ! ».
Lesotho: violenza
contro la libertà
(Perspectives Réformées) —
In un telex giunto pochi giorni
fa alla sede della Alleanza Riformata Mondiale a Ginevra viene annunciato che tre membri
della chiesa evangelica del Lesotho sono stati aggrediti, due
altri sono trattenuti in prigione
ed un altro è appena stato arrestato:
Queste misure di lenta ma
continua vessazione nei confronti della chiesa sono da imputarsi direttamente al primo ministro del paese che intende frenare le prese di posizione in favore delle libertà umane prese
dalla chiesa evangelica del paese. L’aggressione nei confronti
delle tre persone (un insegnante elementare di una scuola della chiesa, sua moglie ed un loro amico) non ha portato le au
torità del Lesotho ad intraprendere alcuna ricerca degli aggressori.
La persona appena arrestata
è un anziano della chiesa, al
momento del suo arresto la sua
casa è stata incendiata come
pure quella di alcuni vicini di
casa. Per quanto riguarda gli
altri due membri di chiesa, trattenuti in prigione, sono carcerati da circa due mesi senza che
sia stato concesso ad alcuno di
rendere loro visita.
FLM: accolte
5 nuove chiese
(Fédération Luthérienne mondiale: Informations) — Il consiglio esecutivo della Federazione Luterana Mondiale (FLM)
ha accolto 5 nuove chiese nel
suo seno. Esse sono la chiesa
luterana del Bangladesh (2000
membri); ¡1 Sinodo delle chiese luterane in Salvador (5.100);
la chiesa luterana evangelica in
Venezuela (3.600); la chiesa luterana del Botswana (13.000) e
la chiesa luterana in Canada
(209.000).
Sono così 104 le chiese che
fanno capo all’FLM per un totale di circa 54 milioni di membri.
Lima: denunciate le
manipolazioni USA
(Fédération Luthérienne mondiale: Informations) — A Lima (Perù) i delegati di tredici chiese luterane di Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador,
Colombia, Cile e Perù hanno
recentemente esortato i cristiani del Sud America a partecipare alla costruzione di una nuova società. Hanno condannato
le manipolazioni dei governi
centro-americani da parte degli
USA perché essi si impegnino
niù a fondo nella lotta contro il
Nicaragua. « Siamo molto preoccupati da queste minacce di aggressione e condanniamo ciò che
va contro il principio del diritto all’autodeterminazione dei
popoli ».
pure Fedizione): e non basta
accettarlo, bisogna anche saperselo guadagnare. Ora, quanto
più con la lingua sedicente
« corrente » si rincorre una resa univoca, immediatamente
comprensibile, tanto più i nodi
che vengono al pettine bisogna
tagliarli, e non scioglierli. Il testo greco di Matteo 1: 25 recita:
« Kai ouk egnorizen auten, eos
ou egennese ton uion autes ton
prototokon »: lasciamo perdere
la questione testologica del « ton
prototokon» (che peraltro appare nel parallelo Luca 2: 27,
senza discussioni di sorta), ma
tutte le traduzioni che conosco
(comprese quelle ’cattoliche’ della Vulgata, e di mons. Martini)
suonano in retroversione italiana: « ...e [Giuseppe] non la conobbe ( = continuò a non avere
rapporti sessuali con lei) fin
quando partorì il suo figliuolo
[primogenito] ». Del quale incontrastato significato fa fede
la struttura sintattica, che ha
come soggetto Giuseppe, e non
Maria, o « essi ». Solo su un
oscuro foglio cattolico ( « Presenza cristiana », 17.VI.1985) avevo letto che contro « l’appiglio
dei protestanti » — s’intende,
per negare il dogma della verginità perpetua di Maria — bisogna sostenere che: « No! (...)
Il testo va tradotto semplicemente così: Senza che egli la
conoscesse, ella partorì un figlio ». Sarà per via della « lingua corrente », o forse delle
« equivalenze dinamiche », ma
fors’anche per guadagnarsi la
grazia, pardon, l’imprimatur,
questa è la versione offerta dalla TILC: « E senza che avessero
avuto fin allora rapporti matrimoniali, Maria partorì il bambino ».
Dunque, non mi auguro affatto che questa versione della
Bibbia venga accolta dalle e
nelle comunità ■ che traggono la
loro origine dalla Riforma. Temo invece che in esse s'insinui
senza riflessione critica una strisciante « ideologia TILC ». Altro
che « evento storico »: a me onesta onerazione sembra il prodotto — ibrido — d’un ecumenismo di piccolo cabotaggio.
Cesare G. De Michelis
Guardando
in alto
(segue da pag. 6)
gato sia Cacciapuoti. E andam
mo a Sheffield dove seguimmo
i programmati, ordinati lavori
sinodali e facemmo la conoscenza di metodisti entusiasti, d’ogni
nazione, stirpe, lingua, cultura
e condizione sociale.Eravamo
tutti fieri di appartenere al grande e benedetto Risveglio del
XVIII secolo, rapidamente diffusosi ovunque e, sapendo a quale speranza Dio ci aveva chiamati, ci sentivamo fraternamente uniti in Gesù Cristo dei cui
meriti e grazia salvifica tutti i
credenti veraci sono partecipi.
Durante la grave malattia di
Emanuele che, suo malgrado,
non poteva più occuparsi di
Casa Materna, Teofilo mi chiese di accettare la carica di vicedirettore. Oh, come sarei stato
felice e riconoscente a Dio, di
essere ancora utile e di aiuto
alla cara istituzione. Ma poiché
ero e sono sul declinare della
vita terrena, con gli inevitabili
acciacchi e malanni, a malincuore ricusai il cortese invito.
Sempre sia presente al nostro
spirito il fraterno monito del
nostro divin Maestro: « I vostri
fianchi siano cinti e le vostre
lampade accese ». Vigiliamo,
dunque e, rivestiti della completa armatura di Dio, combattiamo il buon combattimento
della fede riguardando a Gesù
che nell’Evangelo ci dà un perfetto esempio di vita cristiana
veramente degna di es.sere vissuta tra gli uomini nostri fratelli.
Francesco Cacciapuoti
9
6 dicembre 1985
cronaca delle Valli 9
TORRE PEULICE
PINEROLO
Quella
faccia da
straniero
Mentre il Parlamento si accinte a discutere le varie proposte
dt legge per la regolarizzazione
del milione di lavoratori stranieri, clandestini in Italia, la scure
della legge si abbatte qui da noi
sui « marocchini ». Sempre più
spesso si assiste al fatto che i
carabinieri fermino gli immigrati, controllino i loro documenti,
e se questi non sono in regola
vengono trattenuti in caserma e
poi accompagnati alla frontiera,
espulsi.
Ufficialmente le autorità di polizia informano che queste misure sono state disposte dal Ministero degli Interni preoccupato
dalla recrudescenza degli atti di
terrorismo arabo nel nostro paese.
Così chiunque abbia una « faccia da straniero », abbia cioè il
colore della pelle scuro, giallo,
gli occhi a mandorla, i capelli ricci, diventa un sospetto.
Per le statistiche ufficiali del
Ministero l’operazione sarà sicuramente un successo. Si potrà
scrivere e relazionare al Parlamento che sono state controllate
migliaia di persone « sospette »,
che si sono predisposte le opportune « misure di sicurezza », che
si e proceduto a « denunciare all’autorità giudiziaria » centinaia
di persone. L’efficienza delle forze di polizia avrà così un riscontro obiettivo.
C'è solo un interrogativo. Quali
sono infatti i reati degli stranieri? Nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta di reati
connessi al terrorismo, ma alla
condizione di clandestinità cui gli
stranieri sono costretti nel nostro paese: mancanza di un permesso di soggiorno, contravvenzione al foglio di espatrio obbligatorio, mancato vagamento delle cure ospedaliere che hanno ricevuto.
Sono reati che derivano dalla
condizione di sottosviluppo e fame nella quale versano i paesi
che ci forniscono questa manodopera a buon mercato, che utilizziamo in Italia senza dar loro
nessuna assicurazione sociale, risparmiando sugli oneri sociali.
Sono infatti italiani coloro che
riforniscono di merce i « marocchini », e che danno loro lavoro.
La stampa però può informare tutti delle misure di sicurezza
predisposte contro chi ha una
faccia da straniero e nell'opinione pubblica cresce l’equazione
lavoratore straniero clandestino
= potenziale delinquente. Cresce così il razzismo verso il diverso.
Il Servizio Migranti della Federazione delle Chiese ci ha resi
allenti a questo pericolo.
Giorgio Gardiol
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10066 TORRE PELLICE (To)
Denuclearizzato
il comune
Il problema della ventilata
soppressione della ferrovia ha
occupato, giovedì 28.11, gran
parte della serata del Consiglio
Comunale. Nella sua relazione
il Sindaco ha fatto la cronistoria delle fasi di questa vicenda,
di cui l’ultima, citata anche dalle reti nazionali televisive, delle Commissioni Parlamentari dei
Trasporti, che hanno richiesto
di soprassedere alla firma dei
decreti per rivedere le pratiche.
Si sono fatte notare le incongruenze degli orari di percorrenza che non corrispondono né
alle esigenze della produzione,
né a quelle delle scuole. Per cui
ecco sorgere parallelo un servizio su gomma sugli stessi percorsi; la differenza sui dati di
utilizzo della tratta fornita dal
Ministero nei confronti di quelli reali aggiornati ad ottobre ;
la penalizzazione che si attuerebbe solo a carico di tre regioni. Il Consiglio ha quindi dato
mandato alla Giunta di fare un
altro telegramma al Ministero richiedendo la sospensione del
provvedimento.
Per quanto riguarda il problema del mattatoio comunale
il cui funzionamento era stato
sospeso nell’Sa perché non più
adeguato alle norme ora in vigore, il Consiglio, con parere
unanime, ha subordinato la sua
ristrutturazione o l’eventuale
spostamento in area più idonea
ad una indagine da promuoversi in sede di Comunità Montana
per conoscere i valori reali delle possibili utenze intendendo il
rilancio di questo servizio non
solo per Torre Pollice ma per
la valle.
Sostanziale convergenza di tutte le componenti anche sugli altri punti all’o.d.g. Anzitutto sul
tema della diffusione di una cultura della pace, non solo in dichiarazioni di principio ma anche inserendo una modifica al
ERNESTO sconto onesto
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P.za San Donato,46 • tei.22723-PINEROLO
_ome
Continua la crisi
Piano regolatore comunale in
cui si esclude ogni insediamento nucleare di tipo militare e
di tipo civile qualora presenti pericolo per gli abitanti del territorio, invitando la C.M. ad apportare la stessa modifica al
Piano Regolatore intercomunale coinvolgendo anche le altre
amministrazioni comunali. In
secondo luogo, con l’approvazione del progetto che il Consorzio « Pra Castel » ha presentato che, come è stato rilevato, ha
introdótto notevoli migliorie nei
confronti delle precedenti proposte. Infine, sempre su temi urbanistici, è stato lanciato il 5°
progetto biennale di ricupero
del patrimonio esistente in edilizia sovvenzionata e contemporaneamente è stata segnalata la
disponibilità di aree libere da
destinarsi ad edilizia residenziale pubblica e, per quanto riguarda il 5° lotto della costruzione della fognatura civica, è
stato deciso l’obbligo ai privati
di allacciarsi nel raggio di metri 200.
Sono poi state apportate le
necessarie modifiche al bilancio
preventivo 1985.
Adriano Longo
ULTIMA ORA
Oltre all’impegno del Comitato difesa della ferrovia PineroloTorre Pellice sono proseguiti
gli incontri e livello politico nel
tentativo non solo di mantenere la ferrovia, ma di proporre
anche delle soluzioni alternative.
Nel suo incontro con l’Assessore regionale ai trasporti Cerutti, il ministro Signorile ha ribadito l’intenzione di firmare il decreto di taglio. Giovedì 5, decisivo incontro fra Commissione
parlamentare ed il Ministro, che
al termine annuncerà i tagli decisi.
La crisi della giunta comunale, aperta due mesi fa con l’uscita dall’aula dei consiglieri del
PSI perché non era stato eletto il loro candidato, l’ing.
Pier Giuseppe Daviero, quale
presidente dell’AMGAS, continua.
Superata la questione AMGAS
col fatto che la Regione Piemonte ha, in tempo di record, approvato la costituzione del consorzio
tra i comuni che sostituisce l’azienda municipalizzata nella gestione dell’acquedotto, del servizio raccolta rifiuti, dell’erogazione dei metano, i socialisti sono
così rientrati in maggioranza e
nella giunta.
Nel periodo di crisi però la
discussione era prose^ta pubblicamente su alcuni giornali locali che avevano ospitato interviste ai politici. Queste interviste avevano evidenziato profonde differenze di giudizio sulla attuale giunta anche da parte di
personaggi di spicco della maggioranza quali l’ex sindaco, il
democristiano Camusso. Tra queste interviste particolarmente
pesanti nei confronti di esponenti di maggioranza sono state
alcune dichiarazioni del vicesindaco Rivò che ha dichiarato al
settimanale « Cronache » di avere dei nemici nel suo partito (il
consigliere Arione) e di non avere fiducia in almeno due consiglieri liberali.
All’inizio de] consiglio comunale di martedì scorso (che è poi
continuato anche mercoledì e venerdì) il gruppo liberale ha perciò ritirato dalla giunta il proprio assessore Cirri. Subito i demoproletari presentavano una
mozione di sfiducia, che veniva
però solamente posta in votazione alle 4 del mattino di sabato 30 novembre. Per accordo
colle minoranze era stato infatti
deciso di procedere a tutte le
variazioni di bilancio che per
legge hanno scadenza entro il 30
novembre.
Alla mozione di sfiducia ol
tre alle firme dei demoproletari
si erano poi aggiunte quelle del
gruppo comunista e di quello
missino. Sorprendentemente però la mozione non otteneva il
voto dei liberali, che pur essendo usciti dalla giunta dichiaravano di condividere il programma della amministrazione. Programma che comunque il sindaco non voleva distribuire ai consiglieri e che quindi sarà discusso nei prossimi consigli. La gi^ta continua ad essere in carica
con un assessore dimissionario.
A sei mesi dalle elezioni la
situazione politica del consiglio
comunale appare bloccata su
questioni interne alla maggioranza e le altività della giunta
si limitano alla ordinaria amministrazione o a dare esecuzione
a decisioni prese nella scorsa
amministrazione.
O. L.
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Anche la nostra cittadina avrà
il suo Foyer per anziani. L’iniziativa della Comunità Montana Val Pellice, realizzata col
contributo della Regione, della
Provincia, e di una eredità, potrà accogliere d’inverno 9-10 anziani con vitto e alloggio. Sono
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lavanderia per tutta la popolazione.
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10 cronaca delle Valli
6 dicembre 1985
UNA RICERCA DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI - 3
PIANO TOPOGRAFICO
rtRROVIA ALTA VAL PELLICE RORA CAVE
Ferrovia :
i progetti
non realizzati
Il progetto, rimasto sulla carta, di costruzione della ferrovia per Villar, Bobbio e Rorà Cave.
La Val Penice, a partire dalla seconda
metà deU’800 ha avuto im alto tasso di
« progettualità ferroviaria ». Tanto per
avere il quadro della situazione il più
completo possibile, non possiamo dimenticare, accanto alla ferrovia Pinerolo - Torre Pellice, di cui abbiamo parlato finora,
altre diramazioni su cui molto si è parlato e polemizzato.
In primo luogo verso la Francia. A periodi se ne discute. Si valutano i pro e i
contro. Si soppesano interessi e si chiamano in causa lo sviluppo. Lambiente, il
turismo, l’economia. A rileggere, a distanza_ di anni, queste pagine e queste polemiche sulla stampa locale, ci sembra di
cogliere, al di là delle ragioni di volta in
volta accampate, un grosso sforzo della
popolazione locale per formalizzare e rendere stabili ed efficienti percorsi che da
sempre esistono, vie di comunicazione
transalpine da sempre simbolo e scambio
di cultura e generi vari (sale, formaggi,
bestiame, cuoio...). Gli uomini che hanno
attraversato i confini con la Francia hanno
portato a vendere la forza delle loro braccia nelle città costiere di Marsiglia, Nizza... o interne, Lione... Sono camerieri,
portuali, muratori, boscaioli, scaricatori,
emigranti stagionali o definitivi. Senza
contare le donne, balie, cameriere, inservienti, domestiche, partite per aiutare la
famiglia a sopravvivere, per farsi una dote o trovare migliori condizioni di vita.
Un transito che percepisce l’artificiosità
di una frontiera ohe limita le possibilità
di scambio e di sviluppo, a vantaggio di
altri poli di attrazione, in primo luogo
Torino.
Su questa esigenza di apertura, premono anche secoli di storia di un popolo, i
valdesi, che hanno dovuto difendere ben
altri confini: la propria libertà di coscienza, di fede, di terra e di esistenza, trovando al di là delle Alpi più riparo ed
amicizia che al di qua.
Una battaglia che continua all’oggi, tempo_ di spopolamento, di chiusura di fabbriche, di licenziamenti e di mancanza di
lavoro. Una lenta emarginazione che colpisce l’autonomia e la capacità di autogestione, dagli enti locali ai servizi, alle
industrie.
La risposta a queste esigenze non c’è
mai stata o non è mai stata soddisfacente; e un valico o un traforo avrebbero un
senso e una funzione ben diversi da quelli ohe avrebbero potuto avere cinquanta
o cento anni fa. Ieri potevano essere lo
strumento di una emancipazione economica, oggi potrebbero forse solo rappresentare un’operazione in ritardo, di ripiego.
Ma lasciamo queste valutazioni e torniamo al campo storico, indispensabile
per una lettura in prospettiva degli avvenimenti.
La Torre PelliceMont Dauphin
Il 1° dicembre 1910, presso il municipio
di Torre Pellice, Ladamanza vota il progetto dell’ingegner Henry L. Carretti per
ima ferrovia che colleghi Torre con MontDauphin « avendo ferma la sensazione che
questo studio varrà a dimostrare la convenienza e la superiorità di questa linea
su altre progettate con analogo intento ». L’idea, lasciata in disparte perché
era stato costruito il valico del Moncenisio o Cenisio, sufficiente allora a smaltire
il traffico intemazionale, è ripresa e sostenuta da enti locali e commissioni varie
sia in Piemonte sia in Delfinato. Scrivono
così mozioni: la Commissione Municipale
per gli Interessi Ferroviari della città di
Torino, la Giunta Municipale di Torino,
la Camera di Commercio, organo degli
interessi commerciali del Piemonte che
nello stesso periodo — siamo nel 1900 —
istituisce una commissione per lo studio
delle nuove ferrovie in Piemonte.
Due sarebbero le condizioni favorevoli
al piano: l’elettrificazione della linea Torino-Pinerolo-Torre Pellice e la strada
carreggiabile da Bobbio al Colle della
Croce. Questa rotabile sarebbe un notevole incentivo all’agricoltura e al benessere
della regione, infatti « già da anni i Comuni del Pellice chiedono che venga proseguita la strada carrozzabile da Bobbio
e congiunta per il Colle della Croce a
quella che dal lato francese sale fino sopra Abries, ossia a quasi 1600 metri. Ed
a buon diritto, qualora si vensi che tutta
la valle francese del Guil è già fornita
di comoda strada, mentre la valle italiana del Pellice è sprovvista per più di metà di qualsiasi rotabile ».
Per la linea verso Mont-Dauphin si prevedono tre parti: la rampa di accesso
dal lato italiano, fino a Bobbio - Villanova,
sulla destra del Pellice; il traforo sotto il
monte Palavas, tra Villanova e Aiguilles;
infine, ultima parte, la linea Aiguilles Mont-Dauphin che continuerebbe nella già
esistente linea verso Gap e Marsiglia. Gli
attraversamenti sul Pellice sono sette, di
cui 3 principali. Fra questi il famoso
« ponte obliquo » a due luci, appena dopo
l’abitato di Santa Margherita. In più un
ponte sull’Angrogna e un ponte sul rio
Guicciardi. Il costo totale ammonta ben
a 108.000.000 dei quali si prevede che meno della metà siano a oarico dell’Italia.
Una bella sommetta, nonostante si dica
che la convenienza del trasporto fra vai
Pellice e valle del Guil sia ben « meritevole di qualche sacrifìcio anche se non
lieve » perché « con la nuova linea si aumenterebbe l’esportazione delle derrate
agricole, che in tanta parte sono già spedite all’estero; si darebbe più facile e più
economico avviamento ai prodotti minerali (grafite, talco, ecc.) la cui escavazione è suscettibile di assai più forte svilup
po. Le tanto rinomate lastre di gneiss, e
le pietre dette granatite, grazie ai loro
vantati pregi, superiori ad ogni altro del
genere, sarebbero acquistate da nuovi paesi, quando il più facile mezzo di trasporto ne favorisse l’impiego ». La fine di questo ambizioso progetto è il nulla.
La ferrovia
per Rorà-Cave
Un altro progetto, del 1910, riguarda la
ferrovia per Villar, Bobbio, Rorà - Cave.
Da una serie di fascicoli esplicativi, rilegati in un unico volume, possiamo trarre molti dati interessanti. Sui nostri monti si trovano miniere di rame, piombo, ferro, pirite, grafite, ma soprattutto pietre.
Le inesauribili cave di gneiss sono localizzate in quasi tutti i comuni ed occupano
ben 400 operai, producenti in media 200
tonnellate di « materiale mercantile » al
giorno. Essi « si allontanano dalle loro
famiglie il lunedì mattina per tornarvi soltanto al sabato. Passano così l’intera settimana lontani dai parenti, cibandosi alla
meglio di vivande asciutte e irrancidite,
più nocive che nutrienti e, dormendo, come bestie, vestiti di abiti sudici e maceri
di sudore in ispelonche umide e fredde
sopra un po’ di paglia ammuffita che raramente cambiano. Perciò quei baldi alpigiani hanno generalmente una vecchiaia precoce e malaticcia. Anche ai detti lavoratori che a ferrovia in esercizio si duolicheranno o triplicheranno di numero,
essa porterà un grande conforto morale e
materiale. Mediante appositi treni giornalieri o intersettimanali, quegli operai potranno rivedere più di frequente le loro
famiglie, provvedersi di cibi niù sani, partecipare un po' del consorzio umano, redimersi insomma dall’attuale vita selvaggia non più tollerabile ai tempi nostri ».
Inoltre la ferrovia delle cave gioverebbe all’edilizia, specie pubblica. Ecco come.
« Adesso per trasportare con carri a forza animale una tonnellata di quelle pietre dalle cave alle stazioni di Tuserna o
di Torre Pellice si debbono pagare circa
sette lire. Se fosse in esercizio la proget■ tata ferrovia si pagherebbero sette lire
per trasportare la stessa tonnellata di pietre ad una distanza di almeno duecento
chilometri; vale a dire che si raggiungerebbero le piazze di Milano, Genova, Savona, ecc. ».
La ferrovia ridurrebbe i costi del trasporto delle pietre del 50%, rendendole
concorrenziali e potrebbe essere impiegata per il carreggio. Infatti per trascinare
un carro su una strada battuta ordinaria,
è necessario esercitare uno sforzo di 30
Kg. per ogni tonnellata di peso. Invece
su di una strada a guide di pietra basta
uno sforzo di 5 Kg., il che rende possibile il traino di un peso sei volte maggiore.
La linea prevede cinque stazioni. Torre
Pellice, Villar, da cui si stacca la linea
per Rorà e le Cave, Bobbio Pellice, la
Ventaglina sul confine con Bagnolo, dove
le cave possono essere collegate con impianti teleferici. Le gallerie sul tronco
per Rorà-Cave sono ben undici.
Le spese di costruzione, tutto compreso, muri di sostegno, acquisto ten-eno,
gallerie, passaggi a livello, opere di difesa dei torrenti, stazioni, case cantoniere ecc. sono di 5.575.006 lire di cui
4.202.959 lire solo per il tronco Villar - Rorà-Cave. Una spesa notevole, giustificata
però dall’alta produttività della pietra di
Luserna sulla quale si stendono molte
relazioni, per illustrarne le caratteristiche: poca logorabilità, durezza, lavorabilità... Essa infatti è <'. dura, compatta, resistente, simpatica di colore... ».
Nonché gli usi: cornicioni; coperture,
rivestimenti, zoccolati, gradini, vasche,
marciapiedi, terrazze, pavimentazioni di
portici... In Torino se ne è fatto largo
uso, le lastre per il ponte Umberto 1, le
gradinate della Mole Antonelliana, la copertura dei palazzi di piazza Statuto e di
piazza Vittorio.
Il progetto « va considerato sotto il duplice aspetto del transito internazionale
e dello sfruttamento locale » in quanto
« il problema ferroviario è il problema
principe, che studiato e risolto con abilità costituisce la principale ragione di supremazia per un grande centro; trascurato, la prima ragione di decadenza ».
Il che significa potenzialità di lavoro
non colte, come è ben scritto nelle dichiarazioni dei sindaci, molto chiare e precise. A Torre « quando le cave fossero tutte
in esercizio potrebbero trovare lavoro
200 operai », al posto di dieci. A Villar
« non meno di 100 operai », al posto di
sei. A Bobbio « oltre una cinquantina di
operai » al posto di cinque. A Rorà « quando le cave fossero tutte in esercizio, il totale degli operai fra scavatori, scalpellini,
manovali, caricatori, ecc. occupati alle cave di gneiss e delle cave di pietra calcarea, potrebbero approssimativamente salire al minimo di 2.200 ».
Il Comitato promotore (Banfi-De Giorgis - Salohi - Elleon - Giordano) chiede anche un contributo del 10% delle spese alla città di Torino perché, con la ferrovia,
diminuirebbero le spese dei trasporti in
vista dell’edilizia privata e pubblica e Torino avrebbe un utile di risparmio annuo
di ben un milione. Sempre al cornune di
Torino, il sindaco di Luserna chiede un
appoggio finanziario per una tranvia, progettata dall’ingegner Quaglia, per « risolvere in modo definitivo la questione di
una comunicazione a trazione meccanica
fra la stazione ferroviaria e le cave ».
Fin qua il passato. L’impressione è che
si siano perse occasioni di occupazione,
di sviluppo di risorse locali in nome di
un accentramento che ha seguito la logica del profitto di pochi.
a cura di Bruna Peyrot
(Terzo di una serie di quattro articoli)
11
6 dicembre 1985
cronaca ddk Valli 11
IL PLI E
LA FERROVIA
Signor Direttore,
nell’erticolo sul problema della sopp-essione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice pubblicato nella pagina
• Cronaca delle Valli » dell'Eco delle
Valli Valdesi del 15 novembre, si rileva che il P.L.I. non si sarebbe prommciato in merito.
Mi permetta di colmare questa lacuna
esponendole brevemente la posizione
riel partito che rappresento.
In una riunione svoltasi il 13 no\ embre scorso fra le sezioni P.L.I. di
Penerolo, Bricherasio, Luserna S. Giovanni e Torre Pellice, è stata unanimel'-ente concordata la nostra opposizione alla decisione del Ministero dei
■'■asporti.
Proprio alla luce dei dati sui costi
n esercizio e sul numero dei viagglaa-ri della linea, la posizione dei libelóli non poteva essere diversa. Elencare i forti passivi senza spiegare
:he l'abolizione anche di tutti i » ra'nl secchi » delle Ferrovie ridurrebbe
deficit f.S. solo dell’8%, provocancio, però, in altri settori (come il trasporto su autopullman) onerosi esborsi
per il Bilancio dello Stato (da non di■'enticare il fatto che le società di
autotrasporti ricevono per i loro servizi notevoli contributi, a compensazione del costo contenuto —■ in 'proporzione alle reali spese — del biglietto)
r non ricordare che il biglietto ferrovario copre solo il 17% dei costi
feali, significa comunque — per chi
ha manifestato l'intenzione di eliminare le linee — agire in non perfetta
buona fede.
C'è poi tutta una serie di considera
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zioni sull’inefficienza di un tratto ferroviario che su 77 passaggi a livello
ne ha solo 2 automatici e ben 55 manovrati a distanza con tutti i disagi
per i cittadini costretti ad aspettare
oltre misura, o ancora in merito alla
inadeguatezza degli orari più o meno
uguali a quelli in vigore il secolo scorso.
Insomma: ad avviso del P.L.I. rendere più efficiente la linea significa risparmiare, aumentare gli utenti e dare
finalmente al Pinerolese un servizio di
trasporti razionale, conveniente e veloce, come solo il mezzo ferroviario
può garantire. (...)
Nuccio Candeliere
Segretario Comprensoriale PLI
DA BASILEA PER
LA FERROVIA
Alle competenti Autorità italiane:
Noi sottoscritti, membri della Chiesa
Evangelica di lingua italiana di Basilea
(Svizzera), che mantiene vivi contatti
con le Valli Valdesi — inviando annualmente delegati al Sinodo Valdese a Torre Pellice —, deploriamo l'eventuale
soppressione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice che porterebbe ad
un depauperamento dell'intera vallata,
nonché gravi disagi agli evangelici che
da tutta Italia e dali’estero si recano
ogni anno a Torre Pellice, e chiediamo
che detto prezioso servizio sociale non
venga soppresso e che detto collegamento ferroviario Pinerolo-Torre Pellice
sia mantenuto.
Basilea, 17.11.1985
(seguono 25 firme)
9 Per mancanza di spazio siamo
costretti a rinviare ai prossimi numeri
alcune lettere pervenuteci nelle scorse
settimane. Raccomandiamo a chi ci
scrive la brevità. Grazie.
Amnesty Intertiirtional
TORRE PELLICE — Martedì 10 dicembre, ore 17, alla Foresteria Valdese, per il XXXVII anniversario della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e per la chiusura del Corso
di aggiornamento per insegnanti il
Prof. C. Ottino tratterà il tema: Amnesty International e l’affermazione dei
diritti di libertà.
Seguirà un dibattito.
TORRE PELLICE — Giovedì 5 dicembre, ore 17, al Centro di incontro
avrà luogo una riunione con o.d.g.:
a) appello urgente per prigionieri per
motivi di opinione (studenti e insegnanti) del iBenin (Africa); b) proseguimento della programmazione delle attività per II 1986.
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TORRE PELLICE — L’Arci Val Pellice, circolo Sergio Toja, organizza con
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espressione corporea per adulti e bambini a Torre Pellice nel salone del
Convitto Valdese di via Angrogna.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi presso ARCI circolo Sergio Toja
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0121/91237.
Mostre
PINEROLO — il comune organizza
dal 3 al 15 dicembre una mostra sul
sistema solare dal titolo <■ Dal Sole a
Plutone ». La mostra che si svolgerà
presso l’ex caserma Fenulli in piazza
Vittorio Veneto (Fontana) avrà il seguente orario: feriali: 9-12, 17-19; festivi: 10-12, 15-19.
Nell'ambito della mostra è previsto
per venerdì 6 dicembre alle ore 20.45
nell'Auditorium di corso Piave una conferenza sul tema « La cometa di Hailey » a cura dell’associazione « Polaris » di Abbadia Alpina.
Spettacoli
PEROSA — Il CAI, sezione Valgermànasca, presenta, venerdì 13 dicembre 1985 alle ore 21 presso il cinema
Piémont, un fotodocumentario in dissolvenza dal titolo « Couloir fantasma,
una intuizione da immaginare » con la
partecipazione dell’autore, la guida
alpina Gian Carlo Grassi.
PINEROLO — Venerdì 13 dicembre
1985 alle ore 20.45 presso l'Auditorium
di corso Piave, si terrà una serata con
diapositive e dibattito sul Nicaragua.
TORRE PELLICE — La Comunità Montana Val Pellice in collaborazione con
la Sogest organizza corsi di pattinaggio per alunni dell’ultimo anno della
scuola materna e della scuola elementare. Per iscrizioni e informazioni rivolgersi entro il 6 dicembre 1985 agli
uffici della Comunità Montana, piazza
LUSERNA — Venerdì 6 dicembre
alle ore 21 presso la Palestra Comunale, si terrà uno spettacolo dell'Ensemble Folkloristico Cecoslovacco
(musiche, canti e danze tzigane). Ingresso L. 3.500.
PINEROLO — Nell'ambito della II Rassegna di danza che avrà luogo presso
il Palasport di Pinerolo, si tiene il festival « il gesto e l'anima ■>. Il programma prevede I seguenti spettacoli con
Inizio alle ore 21;
— venerdì 6 dicembre: gruppo Artedanza di Roma;
— venerdì 13 dicembre: gruppo Chiara di Padova;
— venerdì 20 dicembre: gruppo dì
danza di Torino.
Ingresso L. 5.000, ridotti L. 3.000.
Segnalazioni
PORTE — La Croce Verde ricorda
ai residenti dei Comuni di Porte, San
Germano, Pramollo e Villar Perosa (ed
anche una parte di Prarostino) ohe in
occasione delle festività di Natale ì
militi passeranno a distribuire la guida medico-sanitaria per l’anno 1986. Ricordano con affetto e riconoscenza
l’accoglienza avuta negli anni passati
ed in particolare lo sforzo attualmente
in corso per la ristrutturazione della
nuova sede.
PINEROLO — Presso la Federscuola
CISL, corso Torino 50, sono a disposizione i moduli per le domande di supplenza, per la scuola materna, elementare, media inferiore e superiore, per
gli anni 1986/87 e 1987/88.
L'ufficio della Federscuola è aperto il
martedì, dalle ore 15.30 alle ore 18.30,
il giovedì, dalle ore 17.15 alle 18.30 e
il venerdì, dalle ore 15.30 alle ore
17.30.
Comitati per la pace ~
TORRE PELLICE — Lunedì 9 dicembre alle ore 21 presso la sede di via
della Repubblica 5 (2° piano) si tiene
la riunione del Comitato pace Val Pellice con all'ordine del giorno proposte di seminario sulle spese militari,
discussioni sulla delibera di denuclearizzazione del comune di Torre Pellice.
Concorsi
TORRE PELLICE — I termini per la
partecipazione al concorso: Inventiamo
un adesivo per Radio Beckwith sono
spostati, su richiesta di alcuni concorrenti, al 20 dicembre.
Ricordiamo che il simbolo dovrà divenire l’emblema stesso della radio e
/n un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
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Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
che sono graditi riferimenti al tema;
Radio Beckwith 91.200 MF La voce della Val Pellice. Torre Pellice tei. 0121/
91507.
BOVES — Il centro culturale Primalpe (via Roma 1) bandisce un concorso
di poesia e letteratura popolare « 'I to
almanac ». Per informazioni telefonare
al n. (0171) 57214.
RINGRAZIAMENTO
« /o ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede »
(II 'Timoteo 4: 7)
« L’erba si secca, il fiore cade,
ma la Parola del nostro Signore permane in eterno »
(I Pietro 1: 25)
I familiari della compianta
lima Codino ved. Parisa
di anni 78
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e simpatia manifestata in occasione della dipartenza
della loro cara, sentitamente ringraziano tutti coloro che con presenza o
scritti sono stati loro vicini nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore K. Langeneck, a parenti, amici e
vicini di casa.
Prarostino, 27 novembre 1985
RINGRAZIAMENTO
I famiUari e parenti di
Giulio Tron
ringraziano vivamente tutti coloro che
hanno dimostrato la loro simpatia nella dolorosa circostanza della dipartenza
del loro caro.
Un grazie particolare ai vicini Silvio
e Graziella Giraud per il loro fraterno aiuto.
Massello, 22 novemhre 1985
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Eulalia Paschetto ved. Cardon
nella impossibilità di farlo singolarmente, profondamente commossi ringraziano tutti coloro che hanno dimostrato solidarietà e partecipazione in
questo doloroso momento. Ringraziano
i sigg, pastori Arnaldo Gente e Alberto Taccia.
Torino, 23 novembre 1985
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SULLE ORME DEI CODIGNOLA E DEI LOMBARDO RADICE
Pedagogia laica e scuola:
un dibattito per un’urgenza
Parlare di « Pedagogia laica e
politica scolastica: un'eredità
storica » ^ in un centro di incontri chiamato Bertrand Russell è
un felice accostamento. Così deve aver pensato la sezione torinese della FNISM (Federazione
Nazionale Insegnanti) che ha
promosso l’iniziativa il 14 novembre scorso.
Oltre a presentare il volume
che porta lo stesso titolo del tema dell’incontro è stata un’occasione (rara di questi tempi!)
per risentire l’urgenza che i valori della laicità e del pluralismo
pervadano la nostra società e
allignino in modo perenne ed
efficace nel nostro modo di vivere civile.
A invitarci a questo impegno
sono stati tre universitari italiani, ordinari di pedagogia in
tre università diverse: il Prof.
Vittorio Telmon di Bologna, curatore insieme a Gianni Balduzzi del volume, il Prof. Domenico
Izzo di Firenze e Remo Fomaca dell’Ateneo Torinese.
Effettivamente vale la pena,
come ci ha detto il Prof. Carlo
Ottino (Presidente della FNISM)
presentando i tre oratori, dare
rilievo a questo volume che ci dà
un’idea concreta e viva di tutto
un filone della pedagogia del 900
attraverso la figura di quattro
insigni propugnatori dell’idea
laica: i Codignola padre e figlio
e i Lombardo Radice padre e
figlio.
Ora che stiamo cominciando
a fare i conti con la cultura, le
lotte, le speranze di questo secolo che ci sta già alle spalle non
è agiografia ripercorrere le tappe di pensiero e di impegno di
questi grandi operatori culturali del novecento.
I due rappresentanti della generazione più anziana, Giuseppe
Lombardo Radice e Ernesto
Codignola, ispirandosi ad una
concezione idealista-umanistica
furono collaboratori della riforma scolastica del 1923, presero
le distanze dal regime del ventennio fra le due guerre, divennero per le generazioni di studiosi che si accostarono a loro
un faro di libertà di pensiero.
un punto di riferimento per costruire una « educazione nazionale » al di fuori di ogni puro
conservatorismo.
I figli, Tristano Codignola e
Lucio Lombardo Radice, militanti antifascisti, collocati in
differenti forze politiche seppero continuare l’impegno dei
padri, l’uno nelTimprenditoria
culturale, l’altro nella militanza
politica diretta.
Tutti e quattro, sensibili alla
complessità e alla ricchezza della cultura umana considerata
nel suo dinamismo umano, rivelarono indiscusso interesse e
partecipazione attiva ai problemi della scuola e alle sue problematiche.
Questo impegno e questa partecipazione sono stati vissuti
sempre alla luce della difesa
della pedagogia laica.
Pedagogia laica non è una proposta di « neutralità » tra le ideologie diverse né una pretesa di
« irreligione ma una pedagogia
che proclama che la scuola è di
tutti e per tutti, che la scuola
pubblica realizza un’autentica
formazione sociale perché è il
luogo di incontro e di comunicazione di fedi e di ideologie diverse attraverso il metodo della
ricerca e del confronto aperto.
Tre punti, toccati con sfumature e incidenze diverse dai tre
competenti oratori, mi sono
sembrati di una portata eccezionale e effettiva per la società e
il mondo della scuola di oggi:
la difesa della scuola per tutti,
il diritto che la sola scuola pubblica goda di finanziamenti dello stato, l’esigenza che l’insegnamento della religione confessionale sia bandito dalla scuola
pubblica.
La difesa della scuola per tutti va perseguita come obiettivo: occorre lavorare per una
scuola dove sia garantita un’educazione come opportunità di
crescita per tutti e a misura di
ciascuno, una scuola dove sia
assicurata efficacia soprattutto
in favore delle classi e di ceti
più deboli e dove ci si attivi per
il decondizionamento socio-ambientale.
Il diritto che la sola scuola
pubblica goda di finanziamento
dello stato ci deve trovare vigili e inflessibili; bisogna frenare l’incostituzionale andazzo secondo cui, attraverso leggi regionali per il diritto allo studio,
si riconosce la possibilità di
concedere sovvenzioni anche ai
ragazzi che frequentano la scuola privata. L’art. 33 della Costituzione venga rispettato quando dice che è diritto dei privati
aprire proprie scuole ma « senza oneri per lo Stato ». Rimanga il « senza »!
La scuola è di tutti
Infine il problema della religione confessionale nella scuola, che riemerge drammaticarnente nelle ipotesi di riforma
sia della scuola secondaria superiore sia nei programmi della
scuola elementare. La religione
è im fatto di coscienza per cui
insegnata nella scuola pubblica
rischia di innescare imposizioni
ideologiche o processi di emarginazione delle minoranze che
violentano l’istanza di pluralismo e il valore di rispetto di
tutti.
Fra le tante ho colto queste
tre urgenze che ci vengono dal
patrimonio di pensiero e di lotta lasciatoci da quegli indiscussi pionieri della laicità: tre strade da percorrere con quel senso di rigore intellettuale e di
sperimentalità che rappresenta
la lezione più importante dei
due Codignola e dei due Lombardo Radice.
Queste le cose che ci sono
state ricordate e che si sono
dette nel corso del vivacissimo,
liberatorio dibattito che ha concluso l’apprezzata iniziativa.
Franco Calvetti
1 Vittorio Telmon - Gianni BalDuzzi, Pedagogia laica e politica scolastica: un eredità storica. Milella Ed.,
L. 15.000.
Segni di speranza
Se la chiesa è una e se è chiamata ad essere segno di
unità e di rinnovamento per tutto il resto dell’umanità, se
partecipiamo al calice della pace, a ogni singolo cristiano e
a tutte le nostre chiese corre l’obbligo di servire la pace, di
lottare contro il militarismo, contro la corsa agli armamenti,
contro la minaccia della guerra e della distruzione nucleare;
ci corre l’obbligo di lottare per proteggere il sacro dono della vita nel nome di Gesù Cristo, che confessiamo essere \'ita
del mondo; ci corre obbligo di lottare per un disarmo totale
e universale, per la distensione e la cooperazione tra i popoli.
(dal discorso di Vitali Borovoj, arciprete ortodosso
russo, all’Assemblea di Vancouver).
Veniamo non come avvocati di questo o quell’insieme di
soluzioni delle complesse questioni che hanno diviso le nostre nazioni. Veniamo invece in quanto responsabili di chiese
a offrire le nostre preghiere di ringraziamento e di intercessione per il Segretario Generale Michail Gorbaciov e per il
Presidente Ronald Reagan. Veniamo ad offrire la testimonianza vivente del fatto che quando lo si vuole, si può superare la divisione.
Le nostre chiese sono state divise per secoli da diversità
di dottrina, di lingua, di cultura e di tradizione. Alcune di
tali differenze dobbiamo ancora risolverle. Tuttavia da niù
di trent’anni siamo profondamente impegnati in un dialogo,
uno scambio, una riflessione comune che non sono stati interrotti dai periodi di tensione intervenuti tra i nostri governi. In certi periodi le nostre chiese hanno fornito uno dei
pochi punti di contatto stabili tra i popoli americano e sovietico.
Ringraziamo Iddio per averci guidati a incontrarci e per
il fatto che il Consiglio Ecumenico delle Chiese, la cui sede
è in questa città, ha offerto aiuto, incoraggiamento e consiglio alle nostre chiese in questa impresa. Il nostro scopo è
stato di favorire l’unità della Chiesa di Cristo, ma da tempo
abbiamo compreso che l’unità della Chiesa e l’unità dell’umanità sono indissolubilmente legate.
Le chiese che rappresentiamo contano nelle rispetti\e
nazioni decine e decine di milioni di fedeli i quali dappertutto nei nostri paesi hanno tenuto culti speciali intercedendo per questo incontro al vertice. La nostra presenza qui
simboleggia la profonda speranza dei nostri popoli che i
nostri capi non risparmieranno nessuno sforzo per giungere
ad accordi che normalizzino i rapporti tra i nostri paesi secondo le linee dell’Atto finale della Conferenza di Helsinki
sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, e che riducano
sostanzialmente la minaccia di guerra nucleare mediante misure concrete che arrestino e invertano la corsa agli armamenti.
Conosciamo l’amore di Dio e confessiamo un Signore
della storia in cui abbiamo la promessa della pienezza della
vita. La misericordia di Dio è eterna e lo Spirito Santo è presente tra noi, accende l’amore che caccia via la paura, rin
nova la nostra visione della pace, ispira la nostra immaginazione, ci conduce attraverso il deserto, ci libera e ci unisce. I popoli del mondo vengono ai piedi del Signore in numero crescente chiedendo giustizia e invocando la pace. Questi sono segni attuali di speranza.
(dalla dichiarazione congiunta dei responsabili ecclesiastici russi e americani consegnata a R. Reagan e
M. Gorbaciov).
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