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MINO XI — N. 1.
Ili SERIE
15 ÀPBiLE 1862
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE
'vrjW>OXAAA/~'
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
Per il Regno [franco a deatLn&zioae] . £. 3 CM)
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 26
Per l'Inghilterra, Id................... „ 5 60
Per la Germania id..................
Non si ricevono associazioni per meno di
nn anao.
5 50
Andate per tutto il mondo e predicate l’ETangelo
(la Buona Novella) ad ogni creatura.
Matteo svi, 1&.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Fibbnz«, da Leopoldo PineUi, via Tomabnoni
al Deposito di libri religiosi.
In Livorno, via San Fraccescoi ùim.
In Torino, via Principe Tommaso dietro llTempio Valdese.
Nelle Provikcib, per messo di franco-beiU poitali, ctoe dovranno eMere inviati franco In Firenze, via Temabuoni alìDeposlIo libri religiosi.
-nabuoni alÌDeposlIo libri religioi
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra, dal signor G. F. Muller ,
General Merchant, 26, Leadenhall Street. E. C.
SOMMABIO
L» morte del cristiauo. —Lutem, II. — Crmaea: Inghlltcm, Aiutria, Belgio, Parigi, Flrenie, Lucca.
LA MORTE DEL CRISTIANO
« liazaro nostro amico donn^ ma i« vo per isvegUarlo »
(Giov. XI. 11).
“ Lazaro nostro amico dorme, ma io vo per ¡svegliarlo.” Con queste
parole, Gesù annunziò ai suoi discepoli la morte, e la resurrezione
del suo amico Lazaro. Noi pure, dobbiamo morire, imperocché alli
umnini è imposto di morire una volta, (Ebr. xx, 27). Nati dalla polvere, e sotto il peso della condanna, salario del peccato, tutti dobbiamo scendere nella tomba e dopo ciò il giudicto. (Ebr. ix, 27).
Si suol considerare la morte, come una sentenza terribile, spaventevole: e si ha ragione, quando colui che ne è la preda, ha abbafido*
nato il mondo senza aver fatta la pace con Dio, per mezzo di Gesiì
Cristo, senza aver posto nel Salvatore, per la fede, tutta la sua fiducia. Ma non è così per il fedele che si è preparato all’incontro del
suo Dio, e che ha ricevuto nel suo cuore l’Evangelo. Per lui la morte.
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invece di essere, come per il figlio della corruzione, il re dei terrori,
è al contrario un messaggero di buone nuove, poiché non abbandona
questa valle di miserie e di lacrime, che per entrare nel possesso
della gloria dei cieli. Non vi è dunque nulla di più importante che
il sapere ciò che dobbiam fare per potere sloggiare in pace, e lo sapremo se vogliamo por mente alle principali idee che contengonsi
nelle parole di Gesù Cristo. Oh possano le seguenti riflessioni, benedette dalla grazia di Dio per ciascuno dei nostri lettori, riempirli di
pace e allegrezza, e disporli a ripetere dal fondo dell’anima; “ Che
io muoia della morte delli uomini dritti, e sia il mio fine simile al
loro ” (Num. xxni, 10).
Il nostro amico dorme. Così la morte, invece di essere un completo annichilamento, una totale distruzione, come pretendono l’empio e l’incredulo, non è che un sonno, mentre si aspetta risvegliarsi
nella resurrezione. Non vi è dubbio, il corpo sottoposto al peccato,
deve divenire, nel seno della terra, la preda della putredine e dei
vermi, conformemente alla terribile sentenza pronunziata contro il
primo nostro padre, subito dopo la sua caduta: “ Tu sei polvere, tu
ritornerai altresì in polvere. ” Ma il corpo, sebbene ridotto in polvere, deve rinascere alla vita e ad una vita che non avrà mai fine.
Simile al grano, seminato in terra ove si decompone per dar nascita ad una nuova pianta, il nostro corpo deve subir pure una ammirabile trasformazione e riapparire alla voce del figlio di Dio,
adornato di forza e d’immortalità. Quanto alla nostra anima, non può
cessare di vivere. Subito che abbandona il corpo che li fu di dimora, è raccolta in luoghi invisibili, fino a che sia riunita di nuovo
al corpo, che aveva abitato sopra questa terra, quando sarà stato
cangiato e rinnovato: imperocché, come dice il re Salomone: “ La
polvere ritorni in terra, come era prima, e lo spirito ritorni a Dio,
che lo ha dato, ” (Eccles. xn, 9). L’immagine del sonno, per designare la morte, ci è spesso rammentata nella Sacra Scrittura. Già
nell’Antico Testamento, i sacri autori spesso usavano questa espressione, per designare la morte di un servitore di Dio; “ si addcn'mentò
con, i suoi padri. ” E noi la ritroviamo pure nell’Evangelo: così
quando S. Luca racconta nel libro delli Atti la morte del martire
Stefano, che fu lapidato dalli Ebrei, dice parlando di lui, che si addormentò. Si addormentò! Oh che questa immagine esprime molto
bene la dolce pace di un anima che riposa nelle braccia del suo Salvatore, quando ha terminato in fede il suo terrestre pellegrinaggio !
Oh voi che avete veduto morire nel Signore un amato padre, una
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teueia madre, un figlio sul quale erano fondate dolci speranze, un
amico, oggetto del vostro più vivo affetto, quando al suo letto di
morte li avete veduti rendere l’ultimo sospiro, qual non è stato il
vostro dolore per tanta aiHiggente separazione? Ma se, realmente,
colui che piangete ha conosciuto il Salvatore dell’anima sua, se si è
rivolto verso di lui con umiltà e fede, non è veramente morto, imperocché entra all’opposto nella vita, nella vera vita, nella vita dei
cieli; “ Beati i morti, che per l’innanzi muoiono nel Signore; ” sì
certo, dice lo spirito, acciocché si riposino nelle loro fatiche, e le loro
opere li seguiranno. Oh! non dimenticate la consolante parola che il
Signore di.sse su Laziiro suo amico; Dorme, ma vado a risvegliarlo.
Sì, Gesù tornerà dal cielo per richiamare alla vita colui ohe non vi
Ila abbandonato che per poco tempo. La sua parola, che è la verità,
ve ne dà la dolce e stabile certezza. Ascoltate fra le altre, la dichiarazione del profeta Daniele; “ La moltitudine di quelli che dormono
nella polvere della terra si risveglierà, ” e aggiungi ; “ li uni a yita
eterna, e li altri a vituperi, e ad infamia eterna, ” (Dan. xii, 2). Li
uni a vita eterna ! Oh beato risvegliarsi per un’anima che può dire
con l’Apostolo; Io so in chi ho creduto! e che ho vissuto sulla terra
nella fede del figlio di Dio.
Ma, risvegliamento pieno di orrore e spavento per colui che ha
respinto il Salvatore e le misericordiose oflerte della sua grazia, che
ha vissuto in questo mondo lungi da Dio, in una colpevole negligenza per quello che ha riguardo alla sua salvazione! Essere improvvisamente svegliati dal sonno nel mezzo della notte e della oscurità
j)er non essere divorato dalle fiamme che consumano la casa, sarebbe un risvegliamento senza dubbio, spaventevole ; ma sarà ben
diversamente spaventevole, il risvegliamento dell’anima che vedrà,
troppo tardi, che ha perduta la salvazione per colpa propria, e per
la sua incredulità! Un tal pensiero ci occulta profondamente tutte
le volte che si mette il piede nel cimitero per accompagnare la spoglia mortale di alcuno dei nostri simili. Mirando attorno a noi le
fosse ove dormono coloro che ci hanno preceduti sulla terra, siamo
contrastati da due sentimenti opposti; da quello, sorgente di gioia,
nel pensare ai fedeli che sono vissuti e morti cristiani; quello dell’angoscia e dello spavento, all’idea di disgraziati, ohimè! più numerosi, che hanno seguito la via larga del presente secolo, e aspettano
il terribile e solenne giorno di Cristo, nel quale non avranno per
parte che rimorsi e disperazione.
Oh mici compagni di viaggio! se il tempo della conversione è finito
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per loro, benedite Dio perchè voi siete ancora in quello della sua
pazienza e della sua lunga soiferenza ! Beneditelo, imperocché la
voce della sua Parola può ancora farsi intendere alle vostre anime.
Ascoltatela adunque in un profondo raccoglimento e imparate da lei
quello che dobbiam fare, per aver così una parte alla beata resurrezione dei giusti.
Però, è necessario che il Signore possa dire di noi quello che diceva di Lazaro; è necessario che, come lui, noi siamo veramente
suoi amici, Lazaro nostro amico dorme. Per essere amici del Salvatore, conviene, prima di tutto, averlo imparato a conoscere come
tale, credere di cuore al suo grande amore, alla sua infinita carità,
per la quale ha lasciato il soggiorno della celeste gloria, ha rivestita la nostra natura per darci, mentre era in vita, il modello di
tutte le virtiì, liberarci dei nostri peccati e santificarci morendo
sulla croce per noi. Essere li amici di Gesù, è l’amore per la lettura delia sua parola, meditarla e mette’rla in pratica con il soccorso dello Spirito Santo ; è l’amore per la preghiera, umiliarsi ai
suoi .piedi, come indegni dei nostri peccati di presentarci davanti
la sua faccia ; è implorare con fervore il perdono di tutte le nostre offese, e domandargli ogni giorno un cuore meglio disposto
ad obbedirgli con allegrezza e sollecitudine ; imperocché ha detto
esso stesso: “ Voi sarete miei amici, se fate tutte le cose che io vi
comando. ” Essere suoi amici, é finalmente confessarlo davanti li
uomini, con i nostri discorsi, e sopra tutto per la nostra condotta;
è il non vergognarsi di lui quando li uomini lo disprezzano e lo rigettano, poiché é pur detto : “ Ogni uomo che mi avrà riconosciuto
davanti alli uomini, io altresì lo riconoscerò davanti al Padre mio
che è nei cieli. Ma chiunque mi avrà rinnegato davanti alli uomini,
io altresì lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli,” (Matt.
X, 32, 33). Non solamente coloro che hanno parte alla salvazione
per Gesù Cristo, sono nel medesimo tempo suoi amici, ma, ad esempio di Lazaro sono ancora li amici di coloro che l’amano, dei suoi
veri discepoli: imperocché é importantissimo osservare che il Signore
non dice, Lazaro mio amico dorme, ma, Lazaro nostro amico:
perchè Lazaro amava pure coloro che il Salvatore aveva scelti per
essere suoi servitori. L’amor fraterno è dunque un importante
estremo del carattere dei redenti, e che ci è grandemente rammentato nel Vangelo. Ne attestano le seguenti parole di S. Pietro: “ Sopraggiugnete alla fede vostra la virtù, ed alla virtù la conoscenza,
e alla conoscenza la continenza, ed alla continenza la sofferenza, ed
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alla sofferenza la pietà, ed alla pietà l’amore fraterno, ed all’amor
fraterno, la carità,” (2 Pietr. i, 5-7). —Che l’amor fraterno dimori
in voi, è detto pure nell’Epistola alli Ebrei. Ma noi dobbiamo riconoscere gemendo, che questo dovere è uno di quelli che più di tutti
si trascura. Che! dite di amare il Salvatore, e non amerete quelli
che sono nati da Lui, quelli che lavorano all’avanzamento del suo
regno, che soffrono forse per confessare il suo nome? Non amerete
quelli che sono vostri fratelli, vostri simili, chiamati alla medesima
fede, alla medesima speranza? Facendo così dareste a pensare che
non siete ancora veri cristiani, ma che seducete voi stessi con dannose illusioni. Oh! lasciatemi citare le belle parole di colui che giustamente è chiamato l’Apostolo della carità: “ Diletti, dice San Giovanni, amiamo li uni li altri: perciocché la carità è da Dio; e
chiunque ama è nato da Dio, e conosce Iddio, ” (1 Giov. iv, 7). Poi
dopo aver rammentato, nei versetti che seguono, l’immenso amore
di Dio nel dono di suo figlio, aggiunge; “ Diletti se Dio ci ha così
amati, ancora noi dobbiamo amar li uni li altri, ” (1 Giov. iv, 11).
Raddoppiamo dunque di zelo per rianimare fra noi la carità cristiana, in modo che in luogo di disunirci, di vivere nell’egoismo, nella
freddezza e nella indifferenza li uni per rapporto alli altri, costringiamo il mondo a dire di noi, quello che si diceva dei primi crietiani: “ Vedete come si amano. ”
LUTERO
(Vedi num. prec.)
Martino sì sottomise con rassegnazione alla dura disciplina della scuola,
6 spesso nella tristezza e abbattimento fu confortato dal proprio dovere e
dalla fiducia in Dio. Fino dalla sua giovinezza, ebbe sviluppato il sentimento religioso, che divenuto sempre più grande, fu per lui la bussola che
lo condusse sano e salvo in porto, in mezzo a burrascosa tempesta.
La prima istruzione religiosa e morale di quei tempi, era la materiale
cognizione di assurde leggende e di grossolane pratiche, che tenevano la
coscienza incatenata nell’ignoranza e nella superstizione : il cuore e l’anima
di Martino si attaccarono ad un culto esterno che eccitò la di lui immaginazione, e avendo saputo come a Roma la religione era accompagnata da tante
pompose pratiche, nacque in lui ardente desiderio di vedere quella città
sperando e credendo acquistarvi una perfetta santità. E più che le pratiche
erano poste all’atto da uomini locati in dignità, più maggiormente eccitavano la fervida mente di Martino. Egli stesso racconta come si sentì umi»
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liato nel vedere il principe d’Anhalt mendicare il pane per la strada, vestito
da frate, scalzo, curvarsi sotto il peao di un sacco pieno di pane accattato,
accompagnato da un altro frate, spedito nella persona, e privo d’ogni carico.
I canti religiosi di quei tempi non erano edificanti, ma esaltazioni in
onore dei Santi e della Vergine. La corruzione del secolo aveva un bisogno carnale anche delle divinità: voleva quasi toccarle: non sapeva più
adorare in spirito e verità. Gesù Cristo era un giudice severo, implacabile,
rilegato nel secondo posto: il primo lo teneva Maria, la Regina dei cieli.
Strani, bizzarri, ridicoli elementi si trovavano riuniti nel culto della Vergine.
La mitologia pagana, le leggende cavalleresche vi predominavano. Per
molti, ignoranti e superstiziosi, la madre di Gesù, creduta madre di Dio,
era divenuta l’unica sorgente delle grazie celesti. I poeti, li storici, la invocavano, come in antico invocavano le Dee del paganesimo, onde inspirasse forza e lena nei loro poemi, nelle loro storie. I frati domenicani
sopra tutto, con sfrontate prediche ne magnificavano i meriti, i miracoli, e
con i loro mariali, o manuale per il culto di Maria, eccitavano ed alimentavano la superstizione del popolo. Se qua e là qualche voce coraggiosa si
innalzava per protestare contro tali errori, era soffocata tacciandola di bestemmiatoria.
Lutero nutriva la sua giovane mente a tutte queste superstizioni, che gli
si presentavano come meritevoli di rispetto e venerazione, e attratto specialmente dal poetico culto che si rendeva a Maria, gli si consacrò divotamente e sinceramente; ma poi conosciuto, come volendola esaltare al rango
divino, se ne indignò, e lo considerò come spaventevole sacrilegio, e la pose
al posto che si meritava. “Nel papismo, egli dice, si lodava ed esaltava
„ solamente la madre di Dio. E vero che Essa è meritevole di lode, impe„ rocche è un immenso onore, che fra tutte le donne del mondo, ella sia la
,, madre di Gesù. Ma Famor per la madre non deve distogliere i nostri
„ occhi ed il nostro cuore dal Figlio che partorì. Non dobbiamo mettere la
,, madre al di sopra del figlio: si vuol lodare la madre. Essa non è che una
„ piccola goccia, il Figlio, è un vasto oceano. Se si deve scegliere, di,, mentichiamo piuttosto la madre che il Figlio. Ma nel papismo si è intie,, ramente dimenticato il Figlio, e non si ò pensato che alla madre. Ma la
,, madre non 6 nata per noi: essa non ci salva dal peccato e dalla morte.
,, Ha dato al mondo il Salvatore, ma essa non è il Salvatore. Bisogna dun„ que distaccarsi dalla madre, e stabilmente attaccarsi al Figlio. ”
Non pertanto Martino, avrebbe potuto a Magdeburgo ricevere una istruzione religiosa più pura ed evangelica, di quella che gli si dava dai Francescani ; imperocché sotto gli occhi stessi del principe arcivescovo, zelanti e arditi predicatori frustavano la immoralità e li abusi del clero, e
mostravano la necessità di una riforma. Pkoles, gran vicario dell’Ordine
delli Agostiniani della Sassonia e della Turingia, era imo dei più pii e dotti
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frati di quel tempo. Faceva consistere la religione non nelle popolari superstizioni, ma nel sincero amore di Dio e di Cristo, e raccomandava l’assidua lettura della Bibbia. Un giorno, mentre faceva ai frati una biblica
esortazione, disse loro queste parole : “Fratelli, lo sapete, noi non siamo
„ quello elle siamo che per grazia, e non abbiamo quello che abbiamo che
„ por grazia. Di dove sorgono le tenebre della bigotta superstizione nelle
„ quali siamo circondati? Oh miei fratelli! la cristianità ha bisogno di una
,, grande ed energica riforma, elio a me non sarà concesso di vederci Jla
„ Dio susciterà un eroe, ed eseguirà quest’opera con energia e coraggio. ”
Per migliorare la sorte di Martino, i suoi genitori lo mandarono alla
scuola di latino ad Eisenaco, piccola, ma ridente città, posta ai piedi del
Wartbourg. La vedova di Corrado Cotta, la Sunamita di quel secolo, allcttata dalla bella voce con cui Martino cantava religiose canzoni, e in
chiesa e per le strade, lo accolse in casa sua, lo nutrì, gli somministrò tutto
quello che gli era necessario; e Martino non avendo più pensiero per procacciarsi la sussistenza, potè tutto consacrarsi allo studio, nel quale fece
delli inauditi progressi.
A distrarsi dall’assiduo studio, imparò la musica, a suonare la chitarra e
il flauto : in molti luoghi delle sue opere fa elogi della musica. Egli dice ; “ La
„ musica è la migliore delle arti. Le note danno vita alla poesia. Bandisce
,, la malinconia. Saul co ne dà un esempio. La musica è un’ eccellente
,, disciplina, rende li uomini più dolci e più ragionevoli. Non darei la mia
„ musica per tutto l oro del mondo. E un’assoluta necessità insegnare la
,, musica nelle scuole. È utile che un maestro di scuola sappia cantare. Chi
., conosce quest’arte, è di buon carattere, e buono a tutto. Sì la musica è
un magnifico dono di Dio, è stretta parente della teologia. ”
In casa della vedova Cotta, 3Iartino vide costumi dolci, buona educazione, e apprezzò la buona influenza della donna cristiana, che fu per lui
una seconda madre.
I
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Lutero a Erfurt. Studi del suo tempo. Il Papato. La Scolastica.
Siamo al 1501. Martino è nei 18 anni. La lotta e la opposizione contro
la ignoranza e la barbarie del medio evo, era cominciata fino da quando
nacque Lutero, e in pochi anni aveva fatti rapidi progressi. Le lettere, le
arti, coltivate con amore in Italia, trovarono caldi partitanti nelle Università di Germania. Questa nazione che nascondeva preziosi tesori, nobili
sentimenti e intelligenza, era trascinata come da una corrente, dal rinnovamento politico, morale e religioso. Le tendenze per la riforma si presentavano ovunque, e in specie nelle diete nazionali, le quali non aspettavano
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che la parola d’ordine per sorgere e mostrarsi. L’invenzione della stampa,
10 sviluppo della letteratura popolare, e la scoperta della America, preoccupavano le menti di tutti, mettevano in moto nuove idee, risvegliavano il
sentimento di tutti. La scienza e la coltura deH’intelletto cessarono di essere un esclusivo privilegio del Clero.
La teologia era la passione di Lutero, ma cedendo ai voleri del padre,
ai consigli delli amici, si dedicò allo studio della legge, come quella che
dava certa speranza a cuoprirc i più alti posti della Chiesa e dello Stato.
Ma i suoi studi in questa scienza non furono che elementari. Più del Digesto, studiò ,i principali classici latini, Virgilio, Cicerone, Tito Livio,
Plauto, Terenzio, e ne imparò a mente i più bei squarci. Il favorito suo
esercizio era la orale discussione, e in questa superò tutti i suoi condiscepoli.
Ma il maggiore studio era la Scolastica, specie di enciclopedia filosofica
e religiosa, nella quale le buone, come le cattive tendenze del medio evo si
intrecciavano in tutti i sensi come in un vasto laberinto. Vi voleva la pazienza e la instancabile perseveranza di un Lutero per impegnarvici: e vi
si addentrò senza minimamente sospettare che un giorno li arrecherebbe
colpi terribili. L’assiduo e spinoso studio era per Lui un eccellente ginnastica della mente, e lo preparava a sostenere lotte più difficili e più dolorose.
In quel tempo Aristotele era la suprema autorità della dottrina scolastica; i suoi scritti mal conosciuti, e falsamente interpetrati, somministravano voluminose elocubrazioni: la scolastica di Aristotele, era il metodo
psilogistico col quale si mostrava la unità della dottrina officiale della Chiesa.
Lutero non si sgomentò delle difficoltà che presentava il gran maestro
della scienza filosofica: lo studiò con tanto zelo, che dopo un anno ottenne
11 grado dì baccelliere in filosofia : ciò gli dette diritto a fare pubblici corsi
di fisica ed etica sopra Aristotele. Nel 1505, fu dottore in filosofia: fra 17
candidati egli ottenne U secondo posto. A 22 anni era il più dotto dell’università; non ne andava superbo; non fraternizzava con le allegre compagnie
dei suoi condiscepoli, il loro libertinaggio gli faceva orrore ; amava ritirarsi
nella presenza di Dio, pregando fervorosamente. « Ohi prega, egli diceva,
ha fatto la metà del suo dovere. » Tutti i suoi sforzi tendevano alla santificazione: sebbene per natura allegro, pur nondimeno aveva un contegno
serio, il sentimento religioso, aveva qualche cosa di malinconico: il culto
dei santi, della madonna, le processioni fatte con pompa, non gli recavano
pace aH’anima, quella pace che anelava: estraneo alle nuove influenze che
agitavano la società, l'autorità della Chiesa regolava la sua coscienza; la
sua pietà tutti i giorni diveniva più rigida. I lamenti contro i vizi e la ignoranza del clero contro li abusi di Roma, non aveano nessuna importanza a
Erfurt, nò nelle altro università: ciò prova che il male era esteso.
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La Chiesa tranquilla e sicura di sè per tanti anni di dominio, dispreizava, 0 faceva divenir muto con Tarme della luquisixione chiunque ardiva
attaccarla. Martino era di mente e di cuore cattolico, e »unilmente si prostrava ai cenni della Santa Sede. H pensiero della Eresia lo faceva fremere,
ed il nome di Giovanni Hus era odioso per lui. « In quel tempo, ei dice,
era ingolfato fino al collo nel papismo: ero tanto furioso contro li eretici,
che se alcuno ardiva parlar male del papa, lo avrei lapidato, e da me stesso
bruciato, questo scellerato ».
Avido della lettura, passava ore intiere nella biblioteca della Università.
Vi rinvenne una Bibbia in latino, e fu allegro di averla trovata, poiché ne
aveva sentito parlare come di un libro esistito, ma perduto; ne aveva
letti nel Breviario dei pezzi staccati, che lo avevano .sorpreso. Parla
spesso deirefifetto che produsse in lui questo libro : e invero la Parola di
Dio non fu l’arme principale che lo rese vittorioso nei snoi continui combattimenti? Prima di averla veduta, credeva che i Vangeli e le Epistole
tutte fossero nel Breviario; esso stesso ce lo racconta: « Prima di 20 anni
» non aveva mai veduta la Bibbia. Non credevo che vi fossero altri Evan» geli ed altre epistole, oltre quelle che aveva letto nelle lezioni dell’Offizio
» divino. Finalmente ne trovai una intiera nella Biblioteca d'Erfurt: la
» percorsi con la più grande avidità. »
La storia della pietosa Anna che consacra il giovane suo figlio Samuele,
al servizio dell’Eterno, lo commosse profondamente, e lo confortò e stimolò
noi suo desiderio di consacrarsi egli pure a Dio.
Desidera possedere una Bibbia intiera, e ne prega Dio, Egli fu esaudito;
Lutero è il più celebre traduttore della di^^na Parola.
Si ammalò; credeva morire, quindi i suoi pensieri, le sue preghiere tutto
dirette, in preparazione a questo passo. Un vecchio prete venne a visitarlo, e
gli disse queste profetiche parole: ” Caro baccelliere non temete, non morrete
di questa malattia. Dio vuol far di voi un grand’uomo, per consolazione di
molti. Coloro ohe Dio ama, e destina al suo servigio, li carica della sua
santa croce. Sotto questo peso si impara molto, quando si porta con pazienza.” Guarito che fu, riprese i suoi studi con nuovo ardore, ma sebbene
in tutto progredisse, non era estinta la sua sete di pace e di santificazione.
Il gran problema della riconciliazione dell’uomo con Dio, che aveva tanto
occupata la sua mente da giovanetto e ignorante, non era per anche risoluto or che era giovanotto e istruito.
Lo inestricabili dimostrazioni dei più celebri scolastici, la letteratura, la
legge, non riempivano il vuoto che sentiva in sè; l’unica tavola di salvezza,
gli parve vederla nella carriera ecclesiastica, nella vita monastica, che nel
ncdio-evo era la espressione della più gran pietà cristiana. E invero la
scolastica, schiava fedele della Chiesa, mostrava questa via come la più
perfetta; la maggior parte dei dottori scolastici erano frati, e il più famoso
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... lutì ...
di tutti S. Tommaso d’Aquino aveva detto, che, il vestir l'abito da frate
era un nuovo battesimo, la vera rigenerazione del cristiano, che non poteva
ottenersi altro che nelle opere, e nelle mura del chiostro.
Una circostanza contribuì grandemente a condurre verso questa via il
nostro Martino: si fu la vista di un quadro che esisteva nella chiesa delli
Agostiniani a Erfurt. Sentiamo come esso stesso ci racconta la sua sorpresa. « La Santa Chiesa vi era rappresentata da una nave nella quale
)) nessun profano vi era, nè re, nè principi; non vi si vedeva che il papa,
» i cardinali, i vescovi con lo Spirito Santo: ai lati della nave due ranghi
» di frati e preti che remano, e navigano verso il cielo. I laici nuotavano
» attorno attaccandovisi per non aflFogare: alcuni si tenevano alle corde
» che i reverendi padri gettavano loro per gi-azia e per comunicazione delle
» loro opere, liberandoli così da una morte certa e trascinandoli dietro
» loro in cielo. NeU’acqua non vi erano nè papi, nè cardinali, nè vescovi,
» nè preti, nè frati, ma laici solamente. »
Tutto quello che attorniava Lutero, con lo confermava che nelle sue
tendenze monastiche; e invero l'idea dell unità cattolica, del vasto sistema
ecclesiastico che dopo il mille dominava sulle menti di tutti, aveva captivato re e papi, scienziati e ignoranti, e sebbene non fosse tutto oro, ma la
maggior parte melma, e fango, pure Lutero non vi vedeva che il lato
ideale, e viveva di lusinghiere illusioni, e ondeggiava nel pensiero di farsi
frate.
Ma in questo suo progetto era grandemente contrastato dal timore di
dispiacere al padre, il quale aveva fatto tanti sacrifizi per lui, e aveva sperate tante risorse, che tutte sparivano.
In mezzo a questi penosi combattimenti, e nella incertezza, due fatti lo
spinsero a risolversi ad entrare nel convento. Il primo si fu l’assassinio
del migliore fra i suoi amici: l’altro, io scoppio di un fulmine che cadde
vicino a lui; egli stesso racconta la impressione che ne ebbe. « Ritornato
» in me, la mente piena delle terribili immagini della morte e del finale
» giudizio, invocai S. Anna e la Vergine Santa, e feci loro yoto di entrare
» in convento. Mi feci frate non per infingardaggine, nè per amore del
» ventre, ma per salvare la mia anima. »
Andò immediatamente al convento delli Agostiniani, e domandò di
esservi ricevuto : prima di ammetterlo gli si lasciarono alcuni giorni a riflettere: ma nel 17 luglio 1505, invitò tutti i suoi amici a pranzo; dopo
aver mangiato, suonato, conversato, si alzò e annunziò loro la presa risoluzione : tutti ne furono maravigliati : ogni tentativo per distoglierlo fu inutile : la sera stessa, si chiusero dietro di lui le porte del convento : Lutero
vi entrava accompagnato da Plauto, e Virgilio, classici che predilegeva.
Il giorno dopo mandò ai suoi genitori li abiti del secolo, e l’anello universitario: nessuno potè vederlo, nè parlargli. Suo padre pianse, quando ne
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ebbe la inaspettata notizia, gli scrisse severe lettere, nelle quali mostra il
suo sdegno; per due anni negò il suo assentimento. Lutero, uscito dal chiostro e tornato alla vita attiva cristiana, sentì vivo dolore per avere attristati i suoi genitori. Ma allora i frati interpretando la Bibbia a modo loro,
sussurravano ai di lui orecchi: « Bisogna obbedire a Dio piuttostochè alli
uomini », e consideravano il farsi frate, come una cieca obbedienza a Dio.
CRONACA
Inghilterra. — È morto ultimamente a Londra il sig. Guglielmo Giorgio Carter lasciando un patrimonio di 500 mila franchi. Ha legati 77,500
franchi a diverse società religiose; e fra le altre ha voluto che ne sieno dati
12 mila alla Società Biblica Britannica: 7,500, alle associazioni dei lettori
della Bibbia: 7,500 alle missioni fra i Turchi: 500 all’Unione delle scuole
degli straccioni: 7,500 alla casa Penitenziaria per le donne di Londra.
Austria. — Nel timore che in Austria riprenda vita il Concordato con
Roma, è stato presentato un progetto Ji Legge che regola e dirime tutte le
questioni religioso-ecclesiastiche. Estragghiamo dalla Gazzetta di Vienna
i 14 primi articoli di questo progetto : essi mostrano quanto a quei popoli
sta a cuore la indipendenza e la libertà religiosa.
Libertà religiosa.—Art. 1. La piena libertà di confessione e di coscienza, egualmente che dell’esercizio domestico della propria religione è
garantito a tutti.
Scelta della religione. — Art. 2. Ciascuno può scegliere la propria credenza seguendo la sua libera e propria convinzione. Nondimeno costui deve
avere l’età richiesta, e non deve ritrovarsi al momento della sua scelta, in
uno stato di intelligenza o di animo che esclude la libera e propria convinzione.
Art. 3. L’età richiesta per la scelta di una confessione religiosa è fissata,
per i due sessi a 18 anni compiti.
Religione dei figli. — Art. 4. I figli fino a che non sono giunti alla età
richiesta per scegliere una confessione religiosa, la credenza alla quale appartengono, e nella quale saranno istruiti ed educati, sarà determinata dalle
regole di che nel seguente articolo.
Art. 5. — Quando i genitori appartengono ad una sola e medesima religione, questa sarà quella dei loro figli legittimi: e dei figli considerati come
legittimi. Nel caso che i genitori appartenessero a due religioni differenti,
la religione dei figli sarà regolata, dalle convenzioni legali poste in essere.
In mancanza di convenzioni, il determinare la religione dei maschi spetta
al padre, quella delle femmine alla madre. Però, questa determinazione fa
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parte del diritto di edaoazionc, e colui che ha questo diritto, è colui che lo
possiede, al dirimpetto di un figlio ha pure il diritto di determinare la religione di questo figlio.
Art. 6. — Determinata la credenza religiosa di un figlio, conformemente
all’articolo precedente, non può essere cambiata finché il figlio scelga esso
stesso liberamente un altra religione.
Art. 7. I genitori, i tutori, e i servitori sono responsabili dell’esatto
adempimento delle prescrizioni che sopra. Nel caso di violazione, i più
prossimi parenti, e i superiori delle chiese e società religiose, hanno diritto
di invocare il soccorso delle autorità, le quali presa cognizione della cosa,
faranno rispettare la legge.
Art. 8. Quando un figlio avrà compita l’età richiesta per la scelta di una
religione, l'autorità dovrà proteggerlo nel godimento di questa libertà.
Indipendenza dei diritti civili e polititi della confessione religiosa.
Art. 9. — Il godimento dei diritti civili e politici non dipende dalla
confessione religiosa, e non può esser ristretto per causa di questa confessione. Nessuna confessione religiosa può dispensare daU’adempimento dei
doveri pubblici.
Art. 10. — La differenza di religione non è un impedimento civile al
matrimonio.
Art. 11. — La differenza di religione fra i figli ed i loro genitori, 0 le
persone chiamate ad educarli, non toglie a questi i diritti che loro appartengono in ragione della educazione.
Art. 12. — Ognuno può, senza riguardo alla differenza di religione, dimorare nei diversi paesi della monarchia, stabilirvi il suo domicilio, esercitarvi una professione, e ottenere il diritto di cittadinanza. Ognuno può
acquistare senza riguardo alla sua religione, nei diversi paesi, il possesso e
la proprietà dei beni mobili e immobili, e di tutti i diritti che vi sono ioerenti.
Art. 13. — I fedeli delle diverse religioni sono tutti ammissibili per diritto a tutte le dignità, funzioni, e impieghi pubblici.
Art. 14. — Il giuramento sarà prestato da tutti senza riguardo alla religione con la seguente formula; « È vero, Dio mi aiuti. » Coloro ai quali
la loro religione non permette di giurare, dovranno corroborare la loro deposizione dando la mano.
Belgio. — Nel mese decorso, a Malines, nel Belgio, la cerimonia per
la sepoltura di un evangelico, capitano della Guardia Nazionale fu turbata.
Una folla, capitanata da un mascalzone vestito da capo-tamburo, accompagnò il feretro fino al tempio, urlando, gridando, fischiando. Giunta al tempio voleva entrarvi. Ma la Guivrdia Nazionale lo impedì, il popolo restò at-
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torno schiamazzando, e seguì il convoglio funebre che si diresse al cimitero;
giunti colà, vi irruppe la folla, e alle grida aggiunsero le vie di fatto,
poiché strapparono il velo a quelli che lo portavano, le spallette al comandante la Guardia Nazionale, e volevano seppellire col morto il Pastore ed
il padre del defunto. La Guardia Nazionale, con uno zelo e attività degna
di lode, con fatica potè rimettere la calma ; la cerimonia fu eseguita in
gran fretta.
Alcuni giorni appresso furono fatte interpellanze alla camera dei deputati; il Ministro della Giustizia non poté difendere la polizia locale, la quale
si comportò indegnamente, poiché neppure un agente di polizia si fece vedere sul luogo. Il Ministro della Giustizia disse al parlamento: « Di tutte
» le libertà che sono garantite dalla Costituzione, la più preziosa è la libertà
» di coscienza. La Camera sia convinta che fatti di tal natura saranno
» repressi, e se i funzionari non hanno adempiuto al loro dovere saranno
9 puniti. »
Pakigi. — Da ogni parte si grida: Il protestantismo è morto. » Ma a
queste bugiarde voci rispondono i fatti. In Francia nel 1859 furono terminati e costruiti 13 nuovi templi, nel 1860 il medesimo numero, e nel decorso anno 1861, 21 sono stati i templi terminati e inaugurati.
FiRBNzfi. — Caro signor Direttore! — Alcuni lettori della Buona Novella, esprimendo il desiderio di molti altri, si raccomandano per avere
specialmente notizie sul movimento religioso in Italia. È stato scritto in
quel senso a me da alcuni amici che non hanno badato che la Direzione
sta in Pisa. Mi fo volentieri interprete del loro desiderio presso di lei ; e
spero che varii amici, che stanno all’opera nella evangelizzazione italiana,
leggendo questa domanda, si compiaceranno di mandare alla Direzione
qualche interessante ragguaglio sui progressi del Vangelo. Se il mio esempio potesse servire d’incoraggiamento ad altri, eccomi pronto a scrivervi
qualche notizia fiorentina.
Un avvenimento che merita d’essere annunziato è la formazione d’una
nuova Chiesa. Già nel mese di dicembre, il signor Gavazzi tenne una serie
di conferenze sul Papato in relazione coll’Italia. H concorso degli uditori fu
numerosissimo; e v’era luogo di credere che i più fossero convinti che il
potere spirituale del Papa non é men dannoso che il temporale, poichò
quello servi di base a questo. Il fondare una Chiesa opposta alla romana,
senza Papato, cioè il ritornare alla primitiva Chiesa romana, parve opportuno al Gavazzi. Gli uditori sono stati invitati ad ascriversi: a Pasqua si
conoscerà il numero dei membri. Il Gavazzi ha dichiarato che riconosce
come sorelle le Chiese evangeliche già esistenti in Italia; egli si mostra
alieno da ogni spirito di parte: di ohe ci congratuliamo ed auguriamo bene.
Suo dev. P. Geymonat.
Lucca. — Nel mese decorso a Lucca si solennizzò la festa per la beatifica-
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«ione del Padre Leonardi. Come è costume si distribuivano ai fedeli accorrenti alla festa, sonetti e orazioni. Ad una cert’ora interviene alla Chiesa
Mons. j^rigoni vescovo di Lucca: tre deputati vestiti di nero, gli presentano in un bacile di argento, un bel mazzo di fiori e uno stampato in carta
distinta : accetta il monsignore, e ringrazia, quindi a suo bell’agio apre il
foglio e legge ; « Orazione al Beato Padre Leonardi fondatore della Congregazione dei cherici regolari della Madre di Dio. » — « A Voi Beato Gio)> vanni che la Divina Provvidenza pone oggi sull’altare perchè ci siate
» protettore in que.sti tempi tristissimi, a Voi si presentano supplichevoli i
» vostri concittadini, e vi scongiurano a volgere dall’alto uno sguardo be» nigao sulle nostre miserie, e a intercederci da Dio un farmaco salutare
» alle tante piaghe che ora ci affliggono. — Voi che ne’giorni della vostra
» terrena peregrinazione foste il sapiente rifokmatoke del cleko e del
» POPOLO otteneteci da Dio che i suoi ministri si stacchino dalle cure mon» dane per meglio guidarci nella via dell’eterna salute, e che il suo Vicario
» di Poma lasci libera agli Italiani la loro sospirata CAPITALE ; mo» strando col fatto che il REGNO DI DIO NON È SU QUESTA
JI TERRA. — Voi finalmente che foste l’apostolo della vostra patria,
» fate che il popolo si scuota dal suo letargo, e si prepari in questi supremi
» momenti a combattere come un solo uomo tutti i nemici d’Italia, e voli
» a fissare la sua bandiera tricolore in Campidoglio, e sulla cupola di San
» Marco, per quindi vivere libero, unito, e concorde nella nostra Santa Ee« ligione depurata da ogni afi'etto mondano, per tutti i secoli de’secoli e
» così sia. » — È facile immaginare, ma è impossibile descrivere la stizza
fratesca, la rabbia dell’Arrigoni, e di tutto il fratesco pecorume; fu un correre alla Prefettura, alla Delegazione per impedire la distribuzione di quell’orazione, tutto fu inutile.
E poiché abbiamo in scena monsignor Arrigoni, è da sapersi che per la
Quaresima del corrente anno ha fatta anch’esso la sua Pastorale, la quale
ha mossa la ira di un Mendicante, che per la Tipografia Arcivescovile di
Lucca ha pubblicati certi ritornelli, che non debbono esser piaciuti al
frate-vescovo. La Pastorale tirò giù contro la libertà, la società dei giorni
nostri con aspre ed ingiuriose parole ; il frate Mendicante le ribatte e rigetta
sul frate infulato, che foggiava la libertà « che accorda eguale diritto al
» iene, ed al male, che mette in pari condizione la verità e la menzogna, la
» Seligione ed il sacrilegio, la virtù ed il vizio......e contro cui gridano
« ragione e natura.
i> No, monsignore, dice il Mendicante, cotesta che ci {ittribuite non è
9 la libertà che noi rivendichiamo; cotesta è licenza, e per respingerla con
» verecondo orrore non aspettammo certo che ce ne ammoniste; cotesta è
» licenza sfrenata, e tale, che soltanto potreste rimproverarla nelle celle
» degli ergastoli, non a noi, la Dio mercè!
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» No, monsignore, non è il popolo Italiano, non 6 quel popolo che si
» strinse sotto lo scettro di un He, per magnanimi sensi unico finora al
» mondo, quegli che — prendesi facoltà di estendere i propri diritti fino a
» tiranneggiare altrui; che credesi libero contro Dio, contro la Chiesa, coìtro
ì) il Divirw suo Magistero, contro la vei-ità della ragione e dell'istoria......
» che s'adopra a crollare ogni ‘principio morale; a disseccare ogni emozione
» virtuosa, ogni aspirazione dell'anima a Dio, ed aU'e/ernità, ogni fiducia
» nelle giustizie e nelle misericordie infinite...... e riesce ad ottenere che
» nella società umana per molti non vi sia quasi più altro che terra, braccia,
» danaro, che non si presti più fede che all'oro, e alle sue colpe; che nel de» Ulto non si veda più che un semplice fallo, di cui Videa per la sicurezza
» comune si associa alla prigione ed al carnefice ; che se qualche volta
» esercita una virtù, è solo perchè non si acquista con una colpa, e se cornil mette una colpa, è perchè nulla guadagnerebbe con una virtù! (1)
llespinge il Mendicante altre ingiuriose e mendaci invettive scagliate
dall’Arrigoni contro l'Italia nostra che per brevità lasciamo, raccomandando ai nostri lettori di procurarsi quel libretto, che è una preziosissima
gemma, ma non possiamo fare a meno però di riportare le seguenti parole
deU’Arcivescovo e la risposta del Mendicante.
« Credono far bella mostra di libertà, quando nei loro conversari, o su
B p»r le effemeridi vanno gridando con volontà dispotica, e con jxirule ti» ranne che deve esser tolto alla Chiesa quanto le veniva affidato dalla gene» rosa pietà delli avi nostri per il decoro, e la maestà del Divino culto e
» per alleviamento di dolon e alle strettezze del poverello. Si credono Ita» liani fatti liberi perchè possono a loro libito maladire quel sacro princi» pato che a salute d'Italia inspirava il Congresso di Poniida, la Lega
» Lombarda, rendeva inespugnabile Alessandria,invitto il braccio delli Eroi
» di Legnano a fiaccare la potenza del Barbarossa, a petto del quale Ala» rico e Totila furono miti ed umani; che sco7ifiggeva sid Garigliano i Sa» raceni, ed umiliava per sempre a Lepanto la Mezzaluna, e che al principi piare di questo secolo, inerme e solo sfidava a onore d’Italia, Vonnipo» tenza del guerriero fatale !
» Leggendo siffatte parole noi ci domandiamo, monsignore, se obliati
» otto secoli, v’immaginaste che invece del 1800, corresse oggi il 1000, o
•» il 1100. Voi dottissimo, lamentereste forse i tempi nei quali Luigi XI,
» per avere in prestanza le opere mediche del Rhais era costretto a dare
» in pegno le sue argenterie? ed al Poggio davasi una sontuosa villa in
» cambio di un Livio? se cosi fosse, fatelo in silenzio, monsignore, vel rac» comaudiamo per decoro vostro e della Chiesa. Non ostante i roghi ac» cessi ai primi stampatori, non ostante che Bernardo Cennini, il secondo
(1) Tutte le parole in corsivo sono della Pastorale,
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» iuvontore della stampa morisse miserabile in Firenze, a pochi passi dal
» palagio nel quale albergava Lorenzo il Magnifico, lo stupendo ritrovato
» di Guttemberg sparse la sua luce, e pose alla portata delle più meschine
» fortune sapere il vero. Nè oggi possonsi ripetere impunemente assiomi e
» teorie che la sana critica, e la istoria c’insegnarono bugiarde. Tremammo
» per tanti secoli quando con l’anatema in pugno ci imponevate credere
» ciò che il Cristo giammai pronunziò, e che alla nostra coscienza repu» gnava: ma oggi, luce è fatta, monsignore, luce è fatta!
» Cessate una volta in nome d’iddio di chiamar sacro il principato Pon» tificale, generosa la pietà di chi fu maire di tardo male : cessate di pro» clamare il papato proteggitore di scienze ed arti, sostenitore della nazio» naie indipendenza, salute e scudo d’Italia.
» — Ohi non dite sacro il civil Principato, che siiFatto appellativo suona
» empio ed inverecondo, quant’altro di chiamare beni mondani, patrimonio
» di quel Santissimo Apostolo, che morendo legò solo le catene della pri» gionia, la palma del martirio, e insegnamenti confortati da esempio su» blime ! Non chiamate sacro un terreno, la cui conservazione costò sangue
» tanto, e così innocente, che rifuggirebbe dal chiamarsene responsabile
» fino quel Federigo, a petto del quale voi acconciamente dite, Alarico
» e Totila essere stati miti e umani. E soprattutto non dite che i redditi
» del mal retto patrimonio vadano ad alleviamento dei dolori, e delle stret» tezze del poverello: noi dite, dappoiché dugento milioni di cristiani guar» dino oggi dolorosamente indignati staccarsi tuttodì da Roma, dalla città
» dei Pontefici, uomini rotti ad ogni vizio che vanno a macchiare di eteagi
» e rapine nefandissime, terre di cristiani, d’italiani, di fratelli! Oh no,
T> in nome di Dio, noi dite. »
Il Mendicante terminando l’aureo libretto, mostra come, il Papato mai fu
proteggitore di scienze, e fautor di progresso, perchè dichiarò la dottrina del
movimento della terra, falsa, e contraria alla Santa Scrittura, empie le
scienze filosofiche, sacrilegio l’anatomia, la stampa arte infernale, il vaccino
contrario alla dignità umana; perchè un secolo dopo la invenzione della
stampa (nel 1629) 14 mila opere erano proibite; perchè il Papato ha arsi
Arnaldo da Brescia, G-irolamo Savonarola, Cecco d’Ascoli, Giovanni Huss,
Fra Fulgenzio, Giordano Bruno; imprigionati Galileo, Valla, Giannone, e
pagati 55 mila franchi al sicario di fra Paolo Sarpi.
Leopoldo Piselli gerente
FIRENZE - Tiiioprifta CLAUDIANA, (llretUi da KalIaelL' Trombetta.