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ECO
DELLE YAUl VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
IU066 TOHRB PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. 39 -\BBQNAMENT1 ^ L. 4.000 per l’mterno ^ Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE ^ 5 Ottobre 1973
Una copia Lire 100 ’ L. 5.000 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 100 1 .Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
LA CHIESA NELL’ERA ECUMENICA
li Consiglio ecumenico delle Chiese
Servono ancora le confessioiii? e ii golpe ciieio
Hanno ancora un senso le confessioni? Quale? È ancora il caso di definirsi
riiurmati, luterani, anglicani, ortodossi, pentecostali, cattolici romani? Non
sarebbe meglio definirsi cristiani, e basta? L’era del confessionalismo non è
da considerarsi definitivamente chiusa
e sostituita, da oltre cinquant’anni,
daU'era deirecumenismo? Questi gli interrogativi di fondo affrontati a Bayreuth, in Germania Qccidentale, dal 21
al 24 settembre, nel corso deH’assemblea annuale della « Lega evangelica »
(Eyangelischer Bund), un organismo
della Chiesa Evangelica tedesca che
si occupa in modo particolare della
questione interconfessionale.
Una prima risposta, emersa con sufficiente chiarezza, è questa: le confessioni e le chiese confessionali sono forme provvisorie della chiesa nel suo
lungo e faticoso cammino verso l’unità.
Non possiamo quindi accomodarci col
frazionamento confessionale della cristianità né, soprattutto, considerarlo
definitivo. La confessioni non sono un
! raguardo, sono piuttosto una tappa.
Come tali dovranno essere superate o
integrate per dar luogo all’unica chiesa cristiana, che crediamo e aspettiallllllllllllllllllllllllllllllllllllllillillllllllilllllllllllllllllllllllllll
A scuola
La situazione drammatica in cui
versa la scuola italiana a tutti i livelli
è o dovrebbe essere nota. Locali gravemente insufficienti, programmi quasi immobili, scarsità di un effettivo aggiornamento professionale degli insegnanti (a parte la intelligenza e buona
volontà dei singoli), difficoltà di sbocchi professionali ecc.: e questo proprio
nel momento di un’esplosione scolastica quale il nostro paese non ha mai
conosciuto finora, e che in sé costituirebbe un fenomeno profondamente
positivo. Non chiudiamo certo gli occhi su questa situazione e anzi si legga al riguardo, proprio in questo humero, a pag. 8.
Eppure, senza dimenticare né accantonare questa lucida e amara visione,
che tanto più ferisce chi — insegnante
o studente — vive questa situazione
dall’interno, sia permesso augurare
con fiducia un buon anno di lavoro ai
milioni di studenti e alle centinaia di
migliaia di insegnanti di ogni ordine e
grado. L’insufficienza, talora drammatica delle strutture non soffoca necessariamente il rapporto vitale che la
scuola può rappresentare, forse in
modo privilegiato fra tutti i rapporti
sociali. Quanto a strutture la scuola
di Barbiana lasciava certo a desiderare; pure, quale scuola di vita, quale
comunità di vita, di quale fecondità!
E probabilmente ciascuno, o quasi,
fra tanti penosi o indifferenti ricordi
scolastici, ne ha pure di vivi: incontri,
scoperte, ricerche che hanno segnato
positivamente la nostra vita, che ci
hanno fatti quel che siamo. Malgrado
tutto ciò che si può e si deve obiettare
alla nostra scuola, è là che abbiamo
ricevuto, prima o poi, fra molta farragine di dubbia utilità, buona parte
delle aperture, piccole o grandi, con
cui guardiamo al mondo in cui viviamo, comunichiamo con esso, partecipiamo ad esso. E malgrado molte frustrazioni, fra gli insegnanti come fra
gli studenti, malgrado molte debolezze e pigrizie e viltà e conformismi, fra
gli uni come fra gli altri — come in
ogni settore umano e sociale — accanto all'educazione al consenso vi è anche lo stimolo e la formazione critica,
accanto all’opaco conglomerato di una
classe amorfa può esserci e c'è la classe che costituisce un embrione di comunità e una scuola di vita comunitaria, con tutte le 'naturali' tensioni che
vi si manifestano.
Nulla è più lontano dalle mie intenzioni che fare un discorso qualunquistico che relativizzi la questione fondamentale delle strutture: la lotta per
il rinnovamento pedagogico a livello
nazionale (e internazionale) deve continuare e ha chiari e necessari risvolti
politici. Ma senza aspettare la nuova
società, è già possibile vivere personalmente molti anticipi di rinnovamento
strutturale, e non manca chi a questo
s’impegna, con l'intelligenza e con la
passione.
L’augurio non è dunque puro velleitarismo; e qui, fra noi, si precisa:
che nelle nostre chiese e nelle nostre
famiglie questo modo di approccio alla scuola — da parte degli insegnanti
e degli studenti — sia meditato, tentato e ritentato, facilitato, apprezzato.
Pochi aspetti della vita sociale sono
così carichi di possibilità e di speranza.
G. C.
mo. Ci sentiamo vincolati alle nostre
confessioni ma non ne siamo prigionieri. Riconosciamo il loro valore come
reale ma relativo, e il loro ruolo come
importante ma provvisorio.
Qual è dunque questo ruolo? Non è
difficile individuarlo ma è difficile viverlo. Il ruolo delle confessioni, oggi
come ieri, è di confessare Gesù Cristo.
All’origine delle confessioni, aldilà di
tutti i condizionamenti storici che hanno contribuito al loro sorgere, c’era
una esigenza fondamentale di confessione della fede. Le chiese confessionali sono sorte come chiese confessanti.
Il problema è di sapere se e fino a che
punto lo sono rimaste e, in caso contrario, in che modo possono ridiventarlo. In sostanza alla domanda: Servono
ancora le confessioni? la risposta evangelica pare essere questa: Servono se
e nella misura in cui aiutano a confessare Cristo. Lo scopo delle confessioni
è di dar vita a un cristianesimo confessante. Fuori di questo obiettivo esse
non hanno un valore cristiano riconoscibile. La transizione dai vari cristianesimi confessionali a un’unica cristianità confessante è in fondo la ragion
d’essere del movimento ecumenico.
Ogni confessione è così chiamata a interrogarsi e a rispondere a questa domanda: Quali sono le ragioni evangeliche della mia esistenza? Ma ogni confessione è chiamata anche a confrontarsi con le altre, per porsi insieme a
loro sotto il giudizio e la promessa della parola di Dio. Questo è infatti un
punto fermo: l’ecumenismo segnerà
davvero il superamento cristiano del
confessionalismo e sarà in ogni senso
un movimento non solo importante
ma decisivo per tutte le chiese cristiane e la loro riforma soltanto nella misura in cui sarà fedele alla parola di
Dio, manterrà cioè un fondamentale
orientamento biblico. Il superamento
ecumenico delle confessioni sarà una
operazione cristianamente significativa
solo nella misura in cui sarà un superamento evangelico delle confessioni.
Ma il superamento evangelico delle
confessioni non pare ancora imminente. Siamo ancora nella fase del confronto tra confessioni, che è in corso
da decenni ma è lungi dall’essere esaurito.
Nel nostro tempo il confronto interconfessionale soggiace a due grossi rischi. Il primo è di fare di questo confronto una battaglia teologica di retroguardia nel senso di tenerla disancorata dalle questioni decisive della testimonianza cristiana oggi: in questo caso la preoccupazione confessionale
prende il sopravvento su quella confessante, che viene persa di vista; resta
l’antica controversia, tra confessioni,
ma quasi fine a se stessa e senza reale
rapporto con la storia dell’Evangelo e
della fede nel nostro tempo. L’altro rischio è di scavalcare o ignorare le divisioni confessionali in nome della comune responsabilità cristiana in rapporto ai problemi del mondo d’oggi:
in questo caso non si capiscono più le
ragioni profonde del conflitto confessionale; nuove solidarietà si sostituiscono o sovrappongono alle antiche opposizioni; la preoccupazione confessante assorbe e annulla in sé gli antagonismi confessionali tradizionali. Ma il
cristianesimo «transconfessionale» che
si profila non è privo di ambiguità e
contraddizioni non risolte.
I rischi menzionati sono reali ma
non devono paralizzare il nostro cam
La rubrica tv
“PROTESTANTESIMO,,
Una trasmissione
sui iuteranesimo
Giovedì 4 ottobre si è avuta la ripresa autunnale della rubrica televisiva
« Protestantesimo », con un servizio
filmato sulle recenti assemblee annuali della Chiesa Valdese e della Chiesa
Metodista.
La seconda trasmissione, in onda
giovedì 11 ottobre (alle ore 18.30, sul
secondo canale), è centrata sul luteranesimo. Partirà con un filmato sulla
chiesa luterana di Trieste; quindi, in
studio insieme ad Aldo Comba, il prof.
Valdo Vinay e il past. Paolo Lucchesi,
pastore della Chiesa Luterana di Genova, presenteranno il primo l’essenza
del messaggio luterano, e il secondo gli
aspetti fondamentali della vita delle
chiese luterane, nel mondo e in Italia
in particolare. Com’è noto, vi è in Italia una Chiesa luterana (ELKI), bilingue, che è membro della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia.
mino, che deve procedere nella convinzione che le chiese confessionali sono
realtà provvisorie e hanno valore solo
se determinano una fede confessante.
Il confronto confessionale dovrà quindi essere subordinato all’esigenza confessante ma non annullato in essa.
Vogliamo superare le divisioni, non accantonarle. Vogliamo superarle nell’Evangelo, non accanto. Vogliamo diventare chiese confessanti, e non solo
confessionali, ma senza perdere di vista le ragioni evangeliche che hanno
dato vita alle nostre confessioni.
Paolo Ricca
Il 17 settembre si è aperta a New
York la sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli ambasciatori che vi partecipavano — rappresentanti l’Australia, l’Austria, la
Cina, la Francia, la Gran Bretagna, la
Guinea, l’India, l’Indonesia, la Jugoslavia, il Kenia, il Panama, il Perù, gli
Stati Uniti, il Sudan e l’Unione Sovietica — avevano appena ricevuto copia
di un telegramma inviato loro dal pastore Philip Potter, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il quale li pregava di assicurarsi
che le autorità militari cilene rispettassero pienamente i termini della Di
OSSERVAZIONI DI VISITATORI SU
La Chiesa in Cina
La vita religiosa
pubblica Popola
gamente ignota,
sporadiche infor
valutarne l’atter
Luterana Mondi,
e ideologie », ha
FLM del 17.9.19 '
sare osservazion
in generale e quella cristiana in particolare, nella Ree Cinese dopo la rivoluzione culturale, permane larSulla stampa cristiana e su altri periodici compaiono
inazioni, ma è spesso difficile individuarne le fonti e
dibilità. Il Dipartimento di Studi della Federazione
'e, in una sessione sul tema « Incontro con religioni
iteso — e diffuso attraverso il servizio stampa della
^3 — la panoramica seguente, che si limita a condeni fatte da visitatori stranieri in Cina nel corso degli
ultimi due anni.
La ripresa, per la prima volta, di
servizi religiosi carolici dopo la rivoluzione _ culturale è stata riferita dal
prof. Vittorino Colombo, un visitatore
italiano che aveva partecipato alla mesma nella chiesa dell’Immacolata Concezione, a Pekino, nel novembre 1971.
Da quel momento risulta che si tengono servizi regolari in questa chiesa.
Quattro sacerdoti partecipano a tali
servizi: il vescovo Wang Chi-ting, Tien
Sun, Paolo Sun e Shih Yu-kun. Tien
Sun è il vicepresidente del Comitato
patriottico della Chiesa cattolica a Pekino.
La liturgia usata è quella anteriore
alle decisioni del Vaticano II ed è in
latino. La maggioranza dei partecipanti alla messa è costituita da stranieri,
specialmente numerosi gli Africani.
Il primo culto protestante aperto a
stranieri, dopo il 1966, è stato tenuto
nella chiesa Mi Shih Tang di Pekino, a
Pasqua 1972, e da allora vi si sono tenuti culti regolari. Fra coloro che li
presiedono, i pastori Yin Chi-tseng,
i^an Shnch-ching e le signorina Wang
Yu-hua, la quale è deputato e segretario generale del Comitato del Movimento patriottico della Chiesa cristiana della Città di Pekino.
Questi culti, come quelli cattolici,
sono frequentati soprattutto da stranieri, visitatori o residenti a Pekino.
Vi sono informazioni, non conferinate, su altri culti regolari tenuti a Pekino, in altre grandi città e in varie
località del paese. Nessun visitatore
straniero è stato invitato a partecipare
a un culto cristiano al di fuori di Pekino.
Che ne è di leaders
protestanti di ieri?
Fra i più noti dirigenti ecclesiastici
protestanti visitati recentemente da occidentali vi sono il vescovo K.H. Ting
il dr. Y.T. Wu, il dr. T.C. Chao e la
signorina Wu Yi-fang.
Ting Kuang-hsun, già vescovo Shengkunghui (anglicano) della diocesi di
Cekiang e ora presidente dell’Union
Theological College di Nankino, ha ricevuto in questa sede parecchi visitatori. Il seminario, chiuso dall’epoca della
rivoluzione culturale, come molti altri
istituti d’istruzione superiore, potrà _
secondo Ting — riprendere i suoi corsi l’anno venturo. Il prof. Ting ha pure
detto che «le chiese sono piene», la domenica. nella sua precedente diocesi e
che in Nankino almeno quattro gruppi
si riuniscono regolarmente per il culto,
anche se non in edifici ecclesiastici.
Wu Yao-tsung è sxato il fondatore e
il presidente del Movimento protestante Three-Self, e come tale ha avuto un
ruolo importante negli sviluppi dei
rapporti Chiesa-Stato dopo il 1949.
Giunto agli 80 anni, si è ora ritirato e
vive a Shanghai dove almeno tre visitatori statunitensi hanno parlato con
lui nel corso di pubblici banchetti.
Chao Tsu-chen era un teologo cinese di rilievo, un tempo decano della
Scuola teologica Yenching e uno dei
primi presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese. Egli ha ora 86 anni;
nella primavera 1973 ha ricevuto un
americano che in passato è stato missionario in Cina.
Wu Yi-fang è stata in passato vicepresidente del Movimento Three-Self e
presidente del College cristiano femminile di Ginling.
La Chiesa fuori di Pekino
Informazioni sparse parlano di gruppi e congregazioni cristiane e di conversioni alla fede cristiana in molte regioni del paese. Al principio del 1973
un americano, già missionario in Cina,
ha vissuto lo Szechuan; qui ha parlato
con un segretario della Chiesa di Cristo in Cina, con una donna evangelista
e con altri membri. La pensione per
gli operai della chiesa, la manutenzione di immobili e la libertà di credenza
sono garantiti dal governo, ma la chiesa è costretta a farsi meno istituzionale e più centrata sul nucleo famigliare.
I giorni liberi dal lavoro cambiano,
nella settimana, e le riunioni della domenica mattina devono essere sostituite da riunioni dopo le ore lavorative.
Le comunicazioni internazionali sono tenui, fra le comunità cristiane cinesi, e « il Movimento Three-Self ha
bisogno di rafforzare le sue strutture a
livello nazionale », ha dichiarato un
leader ecclesiastico. Di fatto, dopo la
rivoluzione culturale non è stata rimessa in funzione alcuna organizzazione cristiana a livello nazionale,
mentre i Buddisti e i Musulmani hanno loro organizzazioni.
La comunità cristiana
a Pekino
Secondo relazioni ecclesiastiche, a
Pekino vi sono circa 500 protestanti
cinesi e 5-6.000 cattolici cinesi. I cattolici dichiarano di avere 20 sacerdoti, 30
suore e oltre una ventina di studenti
in un programma di preparazione in
seminario (dai 15 anni in su) curato da
5 'Sacerdoti insegnanti a pieno tempo.
Le suore più giovani lavorano negli
ospedali, mentre le più anziane rimangono in preghiera in una Casa di riposo.
In un’intervista il vescovo cattolico
romano Wang-Chi-ting ha dichiarato, a
Pasqua 1973, che le attività religiose
sono state proseguite durante la rivoluzione culturale, ma senza la partecipazione di stranieri. Ha pure dichiarato che la rivoluzione culturale « ha
elevato il livello del nostro patriottismo. Abbiamo imparato a compiere
lavoro manuale, ed è una buona cosa.
Perciò, di tanto in tanto, organizziamo
lavori sul nostro terreno ». Secondo
quanto ha detto, la messa è spesso celebrata nelle case; mancano però informazioni sulla Chiesa in altre regioni
della Cina.
chiarazione universale dei diritti dell’uomo, soprattutto per ciò che concerne la numerosa comunità di esuli
latino-americani residenti attualmente
nel Cile. Ecco il testo del telegramma:
« Profondamente preoccupato per le
possibili conseguenze del colpo di Stato che ha avuto luogo VII settembre
nel Cile, prego istantemente Sua Eccellenza di cogliere l'occasione della
odierna riunione del Consiglio di sicurezza e di valersi di altri mezzi che riterrà opportuni per garantire che le
autorità cilene rispettino pienamente i
termini della Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo, soprattutto gli
articoli 3 e 5-14, la Dichiarazione sull’asilo territoriale, soprattutto gli articoli 2 e 3, e l'insieme delle Regole minimali per il trattamento dei prigionieri.
« Secondo le informazioni che mi
sono pervenute, molte di queste convenzioni sarebbero pesantemente violate, soprattutto nei confronti della
numerosa comunità degli esuli latinoamericani che risiedono legalmente
nel Cile. Se queste informazioni si rivelassero esatte, costituirebbero una
seria minaccia per la pace e, secondo
l’articolo 39 della Carta delle Nazioni
Unite, dovrebbero essere sottoposte al
Consiglio di sicurezza.
« Gradisca, Signor Ambasciatore, la
assicurazione della mia viva stima,
Philip Potter
segretario generale del CEC »
Contemporaneamente il past. Potter
ha inviato questo telegramma al dr.
Kurt Waldheim, segretario generale
delle Nazioni Unite:
« Ho l'onore d’informare Sua Eccellenza che ho inviato oggi agli Ambasciatori dei paesi memibri del Consiglio
di sicurezza il seguente messaggio (segue il documento sopra riportato). Le
informazioni cui faccio riferimento
nel telegramma sono di gravità tale
che vorrei pregarLa di prendere misure rapide e appropriate per garantire l’inviolabilità dei locali della CEPAL (Commissione economica per
l’America Latina) e delle altre agenzie
delle Nazioni Unite a Santiago e per
la sicurezza del loro personale ».
—o----------
Sul suo ultimo numero (30 settembre) « Nuovi Tempi » da ulteriori e
più fresche notizie, che riprendiamo;
il settimanale commenta così l’azione
intrapresa dagli organi del CEC: « Fedeli alla linea seguita in questi casi, i
funzionari che operano nei vari settori e lo stesso segretario generale Potter hanno cercato di intervenire subito, sul più urgente: salvare le vite
umane, specialmente quelle dei rifugiati politici. Uno scambio di telegrammi, preoccupate comunicazioni alla
stampa hanno messo in moto il commissariato dell’QNU per i rifugiati politici (UNCR). Intanto a Santiago, già
il giorno dopo il golpe, le chiese costituivano una Commissione ecumenica
(anche con i cattolici) per i rifugiati.
Giunge ora notizia che l’UNCR ha ottenuto dalla giunta assicurazioni che i
diritti sanciti dall’QNU saranno rispettati e che, in particolare, nessuno straniero sarà rimpatriato di forza nel suo
paese. Secondo nostre informazioni dirette il CEC si sta preoccupando anche
dei cileni esposti a persecuzioni per
motivi politici. È mancata invece finora urta vera e propria condanna politica del golpe. Il CEC è un’associazione di chiese e in casi come questi le
deliberazioni non possono essere prese senza consultazioni a livello mondiale; e si sa che le chiese, in questo,
sono divise. È anche incerto a questo
momento l’atteggiamento delle chiese
evangeliche cilene (soprattutto: luterani e pentecostali); se cioè esse collaborano o rifiutano la giunta, e in quale
misura. È probabile, da quanto si sapeva prima del golpe, che anch’esse,
come tutto il Cile, siano in questo momento profondamente divise ».
H I costruttori europei di computers e i
governi del continente comineiano a manifestare preoccupazioni e risentimenti per la
schiacciante influenza della International Business Machines Corporation (IBM). La commissione esecutiva della C.E.E. ha definito,
con discrezione, il problema come « il predominio di una sola azienda extra-comunitaria
in tutti i mercati della Comunità ». Altri sono più categorici : « Spetta agli USA frantumare ITBM. Ma gli Stati Uniti non fanno
nulla. Ed allora spetta all’Europa spezzare la
filiazione europea dell’IBM ». Si accentuano
anche le pressioni politiche per sostituire i
macchinari IBM con altri di costruzione europea, come già sta avvenendo in Francia e in
Gran Bretagna.
2
pag. 2
5 ottobre 1973'— N. 39
Come tutti, anche le nostre chiese sono
state foftemente* colpite dalla tragedia cilena, thè "cónthiua sanguinosa. Abbiamo
già pubblicato, due settimane fa, alcune
prese di posizione. In questo numero,
continuiamo: a p. 1 riferiamo sui primi
interventi degli organi del CEC, a p. 6
riportiamo Eo.d.g. di un Consiglio comunale delle Valli, e in questa pagina,
oltre a riportare alcuni documenti votati
in sede evangelica italiana, pubblichiamo alcuni scritti. I primi due (il primo
dei quali avrebbe dovuto pervenirci in
tempo per essere inserito nel numero del
la scorsa settimana) sono di un nostro
fratello romano. Eros Vicari, il quale nel
corso del suo servizio diplomatico ha avuto modo, in passato, di conoscere da vi
Dumas, professore di etica alla Facoltà
di teologia protestante di Parigi. Il Dumas è stato invitato nel Cile, lo scorso
agosto, a tenere una serie di corsi e con
LA TRAGEDIA CILENA
cino la realtà sudamericana e ha continuato a seguirla con interesse particolare. Il terzo scritto è un articolo di André
ferenze e in quell’ occasione ha avuto modo di avvicinare dal di dentro la realtà
cilena, anche quella ecclesiastica; dopo
il golpe ha scritto questo articolo per
« Réforme » (22.9.1973), e ci pare utile
riprendere queste riflessioni, eco di così
recenti impressioni cilene. Informarsi,
sforzarsi di capire, con mente lucida e
con animo appassionato, tentare di premere sull’ opinione pubblica e in particolare sui responsabili: ecco le piccole^
modeste cose che possiamo e dobbiamo
fare, pur nel senso sgomento della loro
terribile debolezza, quando si scatenano
in tutta la loro violenza l’ingiustizia, l’oppressione, l’abuso, mascherati o meno di
’’legalità”.
y j2i visione che del Sud America ci
siamo fatta noi italiani, se non falsa, è stata per lo meno incompleta. Etopo il Sud America di Garibaldi, in lotta contro il dittatore Rosas — un Sud
America un po’ romantico, di creole e
di gauchos cavalcanti nelle sterminate
pampas — abbiamo avuto il Sud America dei nostri emigranti, un Sud America opulento, che dava lavoro a milioni di italiani, con le grandi città di
San Paolo e di Buenos Aires, un teatro che attirava i nostri più famosi
artisti. Per noi valdesi. Sud America
vuol dire anche Comunità Valdesi di
Rio del Piata, con la loro Chiesa, le
loro istituzioni, il tranquillo ricovero
per i vecchi.
Ma il Sud America è anche qualcos’altro. A Rio non v'è solo Copacabana, dalla spiaggia meravigliosa e
dagli alberghi lussuosi, vi sono anche
le favelas, che per molti, con il carnevale e con la samba, fanno colore, ma
sono anche divisione di classe, miseria. In Argentina non vi sono soltanto Mar del Piata e Bariloche, con gli
alberghi moderni e le ville dei ricchi,
per le loro vacanze, ma vi sono anche,
alle porte di Buenos Aires, le Villas
Miserias, agglomerati di baracche ove
vivono miseramente i contadini dell’interno attratti verso la grande città
dal miraggio di un guadagno che è
mancato. V’è un Paraguay che reca
ancora i segni di una guerra tra popoli fratelli, combattuta per interessi
estranei ai belligeranti, come è scritto
nella epigrafe di un monumento di
Asunción. In Bolivia, i minatori delle
miniere di stagno, a 4.000 metri d’altitudine, lavorano tutta una giornata,
in condizioni ambientali infernali, per
un tozzo di pane, ed il 60% di essi è
affetto da tubercolosi. V’è ancora la
insufficienza di terre del Perù, ove il
72% della popolazione è sottoalimentata. V’è un latifondismo cileno, per
cui appena 600 proprietari posseggono il 60% delle terre coltivabili; le
miniere di rame di E1 Temente e di
Chuquicamata, ove le paghe erano (e
torneranno) più alte per i tecnici stranieri che per i nativi; una mortalità
infantile che raggiunge percentuali altissime. E vi sono ancora interessi
stranieri che sanno ricorrere a tutti
i mezzi, palesi e occulti, pur di non
perdere vantaggi e prerogative; un
esercito che da qualche secolo non ha
più occasione di « difendere il sacro
suolo della patria » ma, trasformatosi
da esercito della nazione in casta mi
Il peggio
deve ancora arrivare
Col passare del tempo, l'emozione
suscitata nel mondo dai drammatici
avvenimenti cileni andrà estinguendosi. Altri avvenimenti richiameranno
l’attenzione degli uomini perché essi
si possano ricordare ancora di quanto è accaduto in un lontano Paese
sudamericano. Chi ri ricorda infatti
ormai più dei massacri degli armeni e
dei Kurdi, o degli orrori della guerra
di Spagna? Chi pensa allo sterminio
delle tribù Pataxò nello Stato di Bahia, delle tribù dei Cinta Largas nel
Maio Grosso, e più recentemente del
genocidio degli Indios dell’Amazzonia?
Se ricordiamo di tanto in tanto le purghe staliniane o la triste fine della primavera di Praga, è forse più a scopo
di polemica politica che per amore del
prossimo e della libertà. Il prossimo
oggi non è più soltanto colui che ci è
vicino nello spazio, ma è pur sempre
colui che ci è vicino nel tempo.
Nel Cile, la giunta militare dà notizia ogni giorno che la situazione nel
Paese si va normalizzando. Ciò vuol
dire, in altri termini, che il loro potere va affermandosi, sia pure con la
forza. Molti se ne rallegreranno. La
normalizzazione è dopo tutto una situazione soddisfacente, perché vuol
dire che il coprifuoco è tolto, che si
può liberamente circolare per le vie,
che si può tornare al lavoro: che la
vita, in altri termini, riprende, con le
sue gioie e i suoi immancabili dolori.
I morti? Ebbene, anch’essi potranno
avere alfine onorata sepoltura e, in un
Paese cattolico come il Cile, si potranno dir messe di suffragio per le anime loro. Quale situazione migliore della quiete dopo la tempesta?
Così penseranno certamente molti
di coloro che si autodefiniscono ben
pensanti. Eppure, la realtà sarà diversa. Anzi, possiamo dire che il peggio
non è ancora incominciato, che il peggio deve ancora arrivare. Non vi saranno più i bombardamenti sugli edifici, le città appariranno più tranquille di come non lo siano state in questi giorni, le strade non saranno più
pattugliate, ma i tribunali speciali inizieranno a funzionare, il Governo, come tutti i Governi totalitari di destra
e di sinistra, creerà una sua polizia
segreta, inciterà^ la popolazione alla delazione con minacce o promesse, si
darà via alla spietata caccia alle "streghe", gli inquisitori si serviranno largamente della tortura per strappare
confessioni. Non occorre essere profeti per prevedere tutto questo. È
quanto è accaduto in altri Paesi, in
analoghe situazioni.
Ma noi siamo lontani e tutto questo
non ci toccherà. Non sentiremo pronunciare arbitrarie sentenze da un tribunale di parte, non vedremo l’amico
vendere l’amico in una vile delazione,
non vedremo il pianto delle madri,
delle spose e dei figli per le sorti dei
loro cari, non udremo i lamenti, le
urla disperate di coloro che saranno
sottoposti alla tortura dell’acqua o
della scarica elettrica o di quella orrenda tortura che in Brasile è chiamata il "pou de arara”. Tutto questo
noi forse non lo sapremo, ma per la
serenità di tutti si saprà che alfine in
Cile è stato ripristinato l’ordine. Sarà
l’ordine della forza delle armi, l’ordine dei roghi dei libri "eretici”, l’ordi
ne del soffocamento di ogni libertà,
l’ordine dell’avvilimento della dignità
umana, l’ordine della paura e della
morte; non certo l’ordine cristiano, la
pace promessa in terra agli uomini
che si adoperino per la giustizia. Ma
che importa? Sarà pur sempre ordine.
Quell’ordine che, in ogni modo, ci lascia vivere in pace anche con noi stessi, quell’ordine che ci consente di ignorare tutto il resto. Così, se un giorno
dovremo rendere conto delle nostre
azioni terrene, potremo dire al nostro
Giudice supremo: noi non eravamo
con coloro che opprimevano e torturavano; anzi, non lo sapevamo neppure!
Eros Vicari
litare, si considera il necessario tutore del manteniménto delle condizioni
in cui il Sud America ha vissuto finora, difensore dunque non della patria
ma degli interessi privati e del capitale straniero. '
Questo è l’altroi volto dell’America
del Sud, che molti non vogliono vedere; quel volto che il folclore, se noi sapessimo interpretarlo, non offuscherebbe, ma anzi ci rivelerebbe. Un volto drammatico, inumano, che, a prescindere da qualsiasi nostra opinione
politica, non dovremmo accettare, perché è il volto della ingiustizia é del
sopruso. E il voltò del povero, del diseredato, dell’emarginato, dell’assetato
di giustizia, quel volto nel quale il cristiano dovrebbe scorgere il volto di
Gesù.
I recenti avvenimenti del Cile si inseriscono in questo contesto. Da un
lato, un popolo che anela a più umane condizioni di Vita; dall’altro, una
reazione cieca, violenta, brutale, pronta a tutto, anche a ridurre il Cile un
ammasso di rovine, come ha dichiarato lo stesso capo della Giunta Militare.
Di fronte ai massacri, alle torture
poliziesche che seguiranno tra breve
(Brasile insegna), non è in nome di
una ideologia politica, ma in nome dei
più elementari principi di umanità che
i cristiani debbono esprimere il loro
giudizio. E dovrebbe essere tutta la
Chiesa, non soltanto qualche elemento
di essa, come ha fatto con accenti altamente cristiani j Padre Turoldo, a
manifestare la propria condanna per
quanto sta accadeùdo in Cile. Non tacere, o esprimersi: con mezzi termini,
con prudente mo4erazione, come già
SI è verificato nei confronti della politica razzista dellà Germania. Ma sia,
m questo tragico fnomento, una condanna assoluta, incondizionata, senza
richiami, per far prova di una ipocrita obiettività, a quanto accade altrove; senza cercare ’spiegazioni in passati errori, perchéimessun errore può
giustificare . la .giustizia sqrnmaria, che
è l’atìtitesi della giustizia, l’impiègo incontrollato dèflà forza, le stragi, le distruzioni. Né deve lasciare indifferenti
l’incertezza della, ’ sorte di tanti rifugiati politici, quand’anche fossero, come ha sostenuto un quotidiano di destra della capitale, « terroristi criminali ». Di fronte al dramma del Cile
almeno i cristiani hanno l’obbligo di
essere .seri.
Eros Vicari
Prese di posizione
di evangelici italiani
FEDERAZIONE
DELLE CHIESE EVANGELICHE
APULO-LUCANE
Bari, 18 settembre 1973
Al Sig. Ambasciatore
Ambasciata del Cile.
Roma
Gentile Sig. Ambasciatore,
a nome del Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche di Puglia e Lucania e sicuro di rappresentare i sentimenti della grandissima parte delle 22 chiese federate, invio
a Lei, signor Ambasciatore, i sensi del nostro
dolore e sdegno per la morte violenta del
Presidente Allende, nobile figura di .leniocratico e di socialista, non insensibile al problema dei rapporti di migliaia di Suoi compatrioti, rei soltanto di avere lavorato per il riscatto nazionale, sociale ed economico dallo
sfruttamento del capitale americano ed europeo.
Aggiungo la certa speranza, alla maniera
dell’apostolo Paolo, che gli assassini, i complici democristiani e fascisti, i mandanti americani saranno giudicati e condannati da tutti
i popoli autenticamente liberi e sovrani e che
la lotta dei poveri, sfruttati, operai, contadini. studenti e ceti medi trionferà nella Sua
terra c in tutte le nazioni perché si compia
l’era di pace, fraternità e giustizia annunziata nell’Evangelo.
Con ammirazione e affetto,
Nicola Pantaleo
Segretario
Federazione delle Chiese Evangeliche
.Apulo-Lucane
secuzione di quanti si oppongono a tale sopraffazione;
tutta la loro solidarietà con il popolo cilena
dilaniato dalla conseguente guerra fratricida,
unica nella storia di questo Paese.
RICONOSCONO
che, ancora una volta, le forze armate, che
•sono costituite al solo scopo di difendere la
legalità costituzionale e di servire gli interessi
comuni a tutti i cittadini, sospinte e sostenute
dalle forze deH’imperialismo internazionale,
si sono rese strumento della parte economicamente più ricca del Paese per soffocare :'l
movimento di liberazione e di elevazione della massa popolare sfruttata e indigente.
AUSPICANO
che il movimento di resistenza in atto, .che
vede la partecipazione degli operai asserragliati nelle fabbriche, di coloro che per le
strade combattono per schiaccare la prepotenza militare, e di coloro che facendo parte del1 esercito cileno non si riconoscono negli autori del colpo di stato, abbia il sopravvento sul
potere militare in modo da ristabilire la legalità costituzionale.
Consapevoli che Dio. in Gesù Cristo, « ha
operato potentemente col Suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri
del cuor loro; ha tratto giù dai troni i potenti,
ed ha innalzato gli umili » (Evangelo di Luca
Cap. I: 51-52),
CONFESSANO
che la fede nel Signore Gesù implica in questa
situazione, come nelle altre consimili, una
ferma condanna dei forti e dei prepotenti, ed
una chiara posizione a favore dei deboli e degli indifesi adoperandosi alla loro liberazione
da ogni schiavitù e da ogni oppressione.
CHIESA VALDESE
DI TARANTO
CHIESA BATTISTA
DI BARI
Taranto, 16 settembre
Bari, 25-9-1973
I credenti facenti parte della Chiesa Evangelica Valde.se e del Centro Comunitario Evangelico di Taranto, riuniti in assemblea.
Ministero degli Affari Esteri
Al Chiar/mo On. Aldo Moro
Roma
ESPRIMONO
tutta la loro indignazione per il colpo di stato
militare avvenuto in Cile ai danni del governo democratico voluto dal popolo, culminato
con l'assassinio del Presidente Allende e di
altri esponenti governativi, e con l'odiosa per
Egregio Sig. Ministro,
questa nostra lettera non Le sembrerà dissimile dalle tante pervenuteLe nella trascorsa
.settimana, con le quali cittadini italiani di
varia provenienza ideologica Le chiedono di
agire in modo che il nostro Paese non rico
(continua a pag. 7)
iò che avviene nel Cile, a partire dal
martedì 11 settembre, è terribile.
Prima, la situazione era penosa. Gli
scioperi degli autotrasportatori, delle
professioni liberali, dei commercianti
paralizzavano il governo e il paese. L’inflazione galoppava. Le classi medie
avevano paura. I giornali s’insultavano,
si passava da un rimpasto ministeriale
all’altro. Non si sapeva che soluzione
trovare, per sbloccare la situazione in
cui si fronteggiavano il presidente, sostenuto dal 36,3% dei suffragi il 4 settembre 1970 e dal 43,9% dei suffragi il
4 marzo 1973 (contro 54,7% dei voti
dell’opposizione), da una parte, e dall’altra il parlamento, che tuttavia non
riusciva mai a raggiungere nel suo seno i due terzi dei voti necessari per
fare adottare legalmente una « accusa
costituzionale » contro il presidente.
Prima deU’ll settembre si era dunque
in un vicolo cieco, nell’escalation verbale, si andava a tentoni, neH’angoscia.
Dopo rii settembre si vive nel terrore, nel tradimento, nel sangue. Nulla
giustifica un esercito di mestiere di 75
mila uomini di essere salito all’assalto
del governo legale del proprio popolo
e di aver dato via libera alla caccia
aH’uomo contro i partigiani di Unidad
Popolar. Quattro giorni prima del
putsch Eduardo Frei, già presidente
democristiano prima di Allende, affermava di non prendere in considerazione un ritorno alla presidenza se non
come candidato del popolo per la via
legale dell’elezione. Ora pare che a E.
Frei la giunta militare pensi per dirigere il futuro governo. Qualunque siano le cause della catastrofe cilena, ci
sono stati e ci sono tradimento, fellonia e massacri.
Salvador Allende è morto come un
toro coraggioso, in pieno pomeriggio,
in mezzo all’arena. Durante mesi l’opposizione aveva piantato le banderillas.
Nelle ultime settimane alcuni urlavano
al suicidio. Poi è giunta l’ora. L’esercito ha piantato la spada. L’uomo tranquillo della rivoluzione cilena, che aveva voluto credére fino in fondo al rispetto della legalità, alla libertà d’espressione della stampa d’opposizione,
ai processi democratici, si è ucciso con
il mitra lasciatogli da Fidel Castro, come se dovesse riconoscere che, almeno
in America Latina, la democrazia legale era un inganno. Salvador Allende
non voleva diventare un presidente in
esilio. A 65 anni, è morto volontariamente in piena mischia. Lo si diceva
troppo candido. Mi pare che questa
morte è perfettamente lucida, fedele a
tutto ciò che aveva detto e cercato.
Quanto al generale Augusto Pinochet-Ugarta, 58 anni, 40 anni di carriera militare, sposato, padre di cinque
figli, buon parrocchiano, immagino, dato che giustifica l’azione intrapresa
« davanti a Dio e davanti alla storia »,
egli pensa di avere assicurato « la liberazione della patria dal giogo marxista
e il ristabilimento dell’ordine e della
legge costituzionale ». Per il momento,
ha insanguinato il suo paese. Ha istituito un giogo che bisogna definire nettamente fascista. Ha violato la legge e
distrutto l’ordine costituzionale. Nel
Cile, la libertà è stata imbavagliata da
un governo militare di destra. « El Mercurio », grande quotidiano d’opposizione, che veniva pubblicato sotto il governo Allende, accetta tranquillamente
di continuare, mentre tutti i giornali di
sinistra sono vietati. E allora? Chi può
accusare i soli regimi « marxisti » di
sopprimere la libertà, dato che in questo caso, nel Cile, è la destra a strangolarla?
Resta il cuore serrato dalla collera e
dal dolore. Fra tutti coloro che ho incontrato a Santiago, tre settimane fa,
immagino chi, oggi, è forse morto, chi è
in prigione, chi si nasconde, chi ha paura, chi, anche, si rallegra, chi è sconcertato, tormentato e va risalendo incessantemente il filo degli eventi, all’indietro, per vedere se la tragedia doveva
veramente procedere fino in fondo.
Vorrei riferire due piccoli episodi.
Non spiegano nulla ma fanno toccare
con mano alcune concatenazioni. Lunedì 20 agosto, pranzavo da qualcuno.
Questi temeva lo scontro, ma affermava: « Se l’esercito attacca, fra il popolo
ci sono armi sufficienti perché il colpo
fallisca. Ci saranno forse 50.000 morti,
ma il popolo vincerà ». Martedì 21 agosto ero invitato a colazione da qualcun
altro. La padrona di casa, degna, grave,
si è scatenata contro il presidente Allende: « Lo credete un ex-medico, un
amico dei poveri. Ma abita un palazzo.
Non è una vergogna che si prepari a
recarsi alla Conferenza di Algeri con
un seguito di 60 persone,, mentre noi,
nel Cile, viviamo sotto razionamento
per colpa sua? ». Dopo colazione ho
detto: « Andiamo a vedere le residenza
di Allende ». Ci siamo introdotti nell’istituto d’insegnamento religioso attraverso il quale la signora Allende ha
poi potuto fuggire, quando gli aerei attaccavano la presidenza, il martedì, a
metà giornata. E al di sopra dei muri
abbiamo visto un edificio che non ave
va nulla del palazzo: una decorosa casa di campagna in un buon quartiere.
Queste due conversazioni quasi bastano. Da un Iato, una sicurezza illusoria che il popolo era e sarebbe il più
forte; daH’altra un odio sordo, inconcepibile per l’uomo che aveva scrollato
dei privilegi e che sentivano farsi debole. Le due famiglie erano Luna e l’altra
cristiane. Fino a che punto la fede ha
la forza di dominare le passioni?
Qggi, ognuno trae la propria lezione
dal dramma del Cile.
Se Allende avesse accettato di distribuire armi agli operai invece di farle
raccogliere dall’esercito, dopo la famosa legge delTottobre 1971 sul « controllo
delle armi », votata da un parlamento
quasi unanime...
Se non avesse immesso dei generali
nel suo governo, avviando la politicizzazione delle forze armate...
Se la Costituzione fosse stata modificata, evitando un conflitto troppo lungo fra il potere esecutivo e quello legislativo...
Se i comunisti fossero stati meno fiduciosi, e se i socialisti di sinistra avessero evitato di moltiplicare le occupazioni di fabbriche...
Se il corso del rame non avesse atteso la caduta di Allende per risalire in
modo così spettacolare...
Se gli scioperi dei settori professionalmente privilegiati fossero stati vin
ti...
Se l’anno scorso non vi fosse stata
un’inflazione del 360%...
Se il governo degli Stati Uniti avesse
preferito sostenere un socialismo dal
volto umano piuttosto che mostrarsi
comprensivo per gli interessi di società multinazionali...
Se le due metà della popolazione:
operai' e contadini da una parte, borghesi, commercianti dall’altra, non si
fossero gettate Luna contro l’altra con
un terribile manicheismo...
Se l’apertura fosse stata più rapida...
Se resercito non fosse di mestiere..
Se i cristiani non si fossero passionalrnente schierati nei due,campi... ,
Se la destra avesse veramente amato
la libertà, cioè sempre anche la liberta
degli altri, e se la sinistra non avesse
creduto di detenere « scientificamente »
la giustizia...
Se il Cile fosse stato in un’America
Latina ideologicamente unita... Ecc.
Con dei se si riscriverebbe sempre
una storia migliore.
Personalmente non pretendo affatto di essere obiettivo. Ecco solo alcune conclusioni provvisorie:
1) Si può mantenere la libertà del
l’opposizione, quando questa se ne serve per sabotare e complottare? E se si
sopprime questa libertà — il che Allende, appunto, non ha mai voluto fare —, chi la ristabilirà, e quando? Chi
ha una soluzione?
2) Per realizzare un processo rivoluzionario, come hanno fatto i Cinesi, occorre l’appoggio dell’esercito
popolare. Il doppio potere delle milizie operaie armate accanto a un’esercito di mestiere reazionario, mi pare
temibile. Se si eccettua il Brasile e il
Paraguay, il solo paese che ha immediatamente riconosciuto la giunta militare è la Spagna del generale Franco, trentasette anni dopo il 1936. Il
problema dei rapporti fra le forze armate e la popolazione è sempre un problema essenziale. L’abbiamo ben sentito, il giorno in cui un quartetto di
generali, a Algeri, voleva abbattere un
generale in civile, a Parigi.
3) Infine, il manicheismo è un atteggiamento menzognero. Se rivolgo
una critica al marxismo, è di avere diviso in modo radicale il bene e il male, nella lotta delle classi. Umanamente,
il presidente Allende era di tutt’altro
stampo. Ma il vocabolario (e l’economia!) spazzava via ogni velleità di riconoscere all’avversario qualsiasi ragione. Oggi, la situazione nel Cile è infinitamente peggiore di quella che era
prima deU’ll settembre, proprio perché vi regna un manicheismo antimarxista ancora più ’’sicuro” di quello precedente. I terrori bianchi sono assai
più sanguinosi del cosidetto « terrore
rosso », almeno nel Cile che ho cono.sciuto.
Ciò che là avviene ci tocca da molto
vicino. La situazione è troppo dolorosa
perché andiamo a cercarvi qualsiasi argomento di tipo elettorale. Avrei voluto
che il governo francese trovasse spontaneamente un grido di protesta. Il suo
silenzio, sia pure fondato sulla dottrina
che la Francia riconosce gli Stati e non
i regimi, resta per me un silenzio fatto
di una freddezza insopportabile.
André Dumas
' N.d.r. : si deve però rieordare che ano degli scioperi che hanno più duramente provato il goveriio Allende e tutta l’economia cilena, che dalla produzione ed esportazione del
rame dipende attualmente in modo determinante, è stato quello condotto da una forte maggioranza dei minatori delle grandi miniere. specie quella di El Teniente: un gruppo operaio già "privilegiato” rispetto ad altri,
che chiedeva ulteriori miglioramenti cioè,
nella situazione, privilegi corporativistici.
3
5 ottobre 1973 — N. 39
pag. 3
ECHI DELLA COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
CEVAA: missione di tutti verso tutti
La mattina dell’ll settembre un pastore valdese, nella sala della foresteria di Torre Pellice, distribuiva la S.
Cena a valdesi, riformati, luterani, battisti e metodisti:
cosa normale in chiese appartenenti al Consiglio ecumenico; fuori del normale era invece la provenienza geografica: Oceania, Madagascar, Africa del Sud, Africa
equatoriale (l’Afrique noire dei francesi) Madagascar ed
Europa.
Era l'inizio delle sedute del Consiglio della CEVAA
che dimostrava subito di prendere sul serio lo slogan
scelto per indicare la sua azione « Missione di tutti verso
tutti » (in francese detto in modo più felice: de partout
vers partout). L’aver iniziato con la Santa Cena ha chiarito che cosa si intende per « tutti » e per « dovunque »
e quale è il fatto che ci riunisce tutti insieme in vista di
una missione comune.
Cosa significhi la missione di tutti verso tutti lo ha
precisato il segretario generale V. Rakotoarimanana (Madagascar) nella relazione presentata subito dopo al consiglio. Egli ha precisato come segue gli obbiettivi della
CEVAA in questi tre punti: aiutarsi nel ministero di edificazione delle chiese e dei loro membri; andare verso altri uomini per permettere loro di incontrare il Cristo;
impegnarsi perché gli uomini possano vivere come persone responsabili nella libertà, nella giustizia e nella pace.
In altre parole significa che la CEVAA è l’aiuto che le
chiese si danno Luna l’altra per comprendere assieme la
Parola di Dio e le sue conseguenze nella vita quotidiana.
È una parola facile a dirsi e quasi banale, ma se pensiamo
alle condizioni estremamente diverse nelle quali viviamo,
le nostre chiese e quelle di altri Paesi e continenti, se pensiamo ai problemi spesso opposti che dobbiamo affrontare (paesi consumistici con problemi di sovralimentazione
e di inquinamento e paesi in cui la fame, le grandi malattie come la TBC, la malaria, la lebbra sono la realtà quo
tidiana) la cosa diventa meno ovvia. Ci si è dovuto chiedere se una lettura comune della Bibbia era possibile ed
il fatto che la risposta, anche se solo abbozzata, è positiva
come l’ha sottolineato anche l’incontro di Bangkok, ci
riempie di gioia e di speranza.
Il secondo punto non è meno impegnativo perché
incontrare altri uomini significa essere disponibili per
il nostro vicino di casa e pronti a testimoniargli della
nostra fede. Naturalmente è anche questo e non a caso
la CEVAA indica la precisa responsabilità che ogni chiesa riconosce della evangelizzazione in casa sua. Ma non
basta. Bangkok nota che « il mondo attuale, caratterizzato da una migrazione generale, sfida le chiese in modo
sempre crescente a ricevere come fratelli e sorelle gli stranieri che vivono in mezzo ad esse ». La CEVAA è perciò
direttamente per noi l’impegno a vivere il fenomeno delle migrazioni Sud-Nord (per esempio) in modo responsabile e da credenti. È l’impegno di riconoscere le chiese
sorelle come tali non solo in occasione delle riunioni della Federazione evangelica, a conoscerci più direttamente
gli uni gli altri (questa è la ragione per cui le sedute sono
state tenute quest’anno nella Chiesa Valdese e l’.anno
prossimo avranno luogo nella Chiesa evangelica del Togo). Questo fatto ha anche cambiato il senso dell’invio di
uomini in « missione » da una chiesa all’altra (e, come
sappiamo, non solo più daH’Europa verso il terzo mondo).
« L’ultima osservazione concerne uno degli aspetti
che caratterizza la « missione » oggi. Si tratta di impegnarci perché gli uomini possano vivere come persone
responsabili nella libertà nella giustizia e nella pace...
Ma le nostre chiese non si ripiegano troppo su sé stesse
senza interessarsi di quelli che hanno anche fame e sete
di giustizia? Cosa abbiamo fatto per gli emarginati, i disoccupati, i contadini malamente trapiantati nelle grandi
città? La nostra missione ci porta verso l’uomo nella sua
totalità — quest’uomo alle prese con problemi di tutti i
generi come il razzismo, le oppressioni economiche e politiche, la repressione dei movimenti di liberazione nel
terzo mondo, la disumanizzazione della civiltà tecnologica, il fatto che la scuola crea (nel terzo mondo ancora
più che in Europa) degli spostati ecc.? ».
Dopo aver indicato diverse linee di azione che alcune
chiese CEVAA hanno intrapreso in questa direzione, la
relazione conclude indicando alcuni scopi urgenti per
i quali dobbiamo impegnarci e sui quali scambiare le nostre esperienze. È il grosso problema dell’istruzione che
abbiamo, noi italiani, abbastanza in comune con le chiese del terzo mondo (scuola di stato e scuola confessionale, il diploma come « passaporto per un qualsiasi impiego », e così via).
È il problema delle relazioni con le altre chiese in
paesi in cui la fede evangelica rappresenta una minoranza spesso assai piccola e che ci impegna non solo con le
comunità del terzo mondo, ma' ancora più direttamente
con quelle che vivono accanto a noi in Italia.
Ho notato come le nostre esperienze italiane, alle
quali abbiamo dedicato una lunga serata di informazioni
e di discussione, interessino moltissimo parecchie chiese
africane che affrontano ora questi problemi davanti ai
quali ci troviamo da vari decenni in condizioni non molto diverse dalle loro ed ho anche visto come la loro esperienza di chiese più « nuove » della nostra e quindi spesso più libere e spontanee nelle loro scelte può offrire a
noi elementi di meditazione e di chiarificazione.
In questo modo la collaborazione teologica e lo
scambio di informazioni potrà essere di notevole utilità
alle due parti e contribuire a « far entrare » la CEVAA
nella vita e nell’impegno quotidiano delle nostre rispettive comunità. Franco Davite
EUGENE HOTZ, pastore nel Cantone di Neuchâtel, presidente della CEVAA:
Una responsabilità
stimolante
^ Che cosa significa essere presidente della CEVAA?
Quando abbiamo preparato la costituzione della CEVAA, abbiamo esitato
tra la creazione di una presidenza a
P?®no tempo ed una più o meno onorifica, legata quest’ultima all’esistenza
di un segretario generale a pieno tempo, assistito da un segretario teologico e da uno amministrativo. Abbiamo
finito per scegliere questa seconda soluzione. Sicché il presidente della CEVAA è chiamato a preparare, con i segretari, il lavoro da svolgere in occasione delle riunioni del Consiglio della Comunità, a presiederli ed a effettuare per quanto possibile delle visite
alle Chiese-membro qualora sorgano
dei problemi particolari.
9 Lei ha anche la responsabilità di
lina comunità nel cantone di Neuchâtel, ma non ha nessun incarico ufficiale nel Consiglio del Dipartimento Missionario Romando.
Passa dunque continuamente per
così dire dal piano prettamente
locale a quello universale: non
dev'essere cosa sempre facile da
realizzare. Pensa tuttavia che ciò
l’aiuti a far fronte in modo più
valido a due contpiti sotto certi
aspetti così diversi?
Pastore di una comunità della Chiesa Evangelica di Neuchâtel, non ho
più alcun incarico ufficiale nel quadro
del Dipartimento Missionario Romando. Mi sarebbe infatti difficile di aggiungere altri incarichi a quelli già affidatimi. Tuttavia ho attivamente partecipato alla creazione di questo Dipartimento, ai lavori del suo Consiglio
e del suo Sinodo nel corso delle due
prime « legislature » della sua esistenza e credo di poter dire di conoscerlo
ancora abbastanza bene. Inoltre, il
Consiglio del DMR mi invita regolarmente ad informarlo del lavoro e della vita della CEVAA.
Se non è sempre facile di passare
da un piano locale a quello universale, questo esercizio è pur sempre assai stimolante e vi scorgo, francamente, una grazia che Dio mi accorda per
arricchire il mio ministero.
0 Come reagisce la sua comunità a
tutto ciò? Segue essa attivamente
il lavoro della CEVAA ed in qual
modo?
Cerco di informare la comunità il
più regolarmente possibile e di interessarla al lavoro ed alla vita della
CEVAA. Lo faccio anche per gli altri
pastori al lavoro nella comunità e grazie all’interesse che molti membri manifestano sempre più nei confronti del
nostro organismo di azione missionaria.
JOSEPH RAMANBASOA, pastore,
presidente della Chiesa di Gesù
Cristo nel Madagascar (FJKM):
Consolidamento
delia Chiesa unita
0 La sua Chiesa è una chiesa unita.
Risulta cioè dalla convergenza di
varie chiese. Può dirci a che pun
to siete nell’opera di consolidamento di questa unione?
Effettivamente si tratta di consolidare e di esprimere sempre più compiutamente l’unione tra le varie chiese interessate che è ormai un dato di
fatto da alcuni anni. Vi sono naturalmente ancora dei problemi da risolvere dato che le chiese d’origine avevano delle forme organizzative ed altre relativamente diverse.
Una delle questioni più spinose è
quella economica. Da un lato il sud
dell’isola di Madagascar è estremamente povero, dall’altra l’insieme del
paese ha dei grandi problemi economici. In tal modo, anche se le varie
regioni ecclesiastiche fanno dei grandi sforzi per aiutarsi a vicenda non è
facile di far fronte a tutti i nostri numerosi impegni.
^ Prima di assumere la responsabilità di presidente della sua Chiesa
lei ha insegnato teologia nel collegio teologico di Tananarive. Vuole parlarci di questo aspetto del
suo lavoro e dell’apporto dato dalla riflessione teologica alla formazione della Chiesa unita?
Ho insegnato per vent’anni nel collegio teologico di Tananarive e sono
stato per sei anni direttore dell’Istituto teologico unito.
Devo ricordare che l’insegnamento
teologico era già unificato ancora prima che le varie chiese che lo sostenevano decidessero di formare una sola
Chiesa. In questo senso ciò ha senza
dubbio contribuito assai alla formazione della FJKM, dotandola, tra l’altro, di quadri omogeneamente preparati. Stiamo ora esaminando la possibilità di unificare l’insegnamento teologico anche con i luterani e gli anglicani. Speriamo che questo ci permetterà di creare le condizioni per una
unione anche con queste due altre denominazioni.
Ad ogni modo, sin d’ora le tre chiese che hanno formato la FJKM sono
ben rappresentate in tutti i settori della Chiesa.
^ Quali sono i suoi problemi più urgenti in quanto presidente?
Si tratta per me di trovare il tempo di visitare tutti i sinodi regionali
della mia chiesa e di avere un quadro
chiaro, indispensabile delle necessità
di tutti in vista di un sempre più grande sviluppo del lavoro del protestantesimo malgascio.
0 Ci rallegriamo di pensare che una
nostra sorella svolge la sua attività in mezzo a voi.
Sì, la missionaria Anita Gay è recentemente ripartita per il Madagascar
per altri due anni di lavoro nel quadro di un Centro medico-sociale per
bambini inadattati, mal nutriti e con
problemi di sviluppo.
GEORGES MORIER-GENOUD,
pastore, segretario generale del Dipartimento Missionario delle Chiese protestanti della Svizzera romanda:
Équipe multirazziale
d’evangelizzazione
nel Cantone di Vaud
0 Lei è il recente successore del pastore Mercier al posto di segretario del DMR. Vuole darci le sue
prime impressioni e parlarci della
Tra le persone interrogate
in occasione della riunione del
Consiglio della CEVAA a Torre
Pellice, non poteva mancare il
Presidente di questa organizzazione, né il responsabile di una
delle chiese più vive ad essa
collegate, quella del Madagascar. Erano anche presenti in
quell'occasione vari responsabili ecclesiastici che, pur non facendo parte de! Consiglio della
CEVAA propriamente detto, ne
seguono il lavoro e ne sostengono gli sforzi in modo assai efficace, né dimenticheremo la presenza di un missionario del Mozambico le cui risposte, necessariamente scarne, vanno lette sullo sfondo delle tensioni e delle
sofferenze che il popolo e la
chiesa del Mozambico conoscono
in questo momento.
direzione nella quale intende compiere il suo lavoro?
Effettivamente que.sto nuovo incarico mi è stato affidato assai di recente
e SI può dire che la mia prima responsabilità importante consiste nel partecipare ai lavori di questo Consiglio della CEVAA. Le posso comunque dire
che non penso che il Segretario del
DMR sia chiamato a dare una linea
troppo personale all'azione del Dipartimento. Si tratta essenzialmente di
ascoltare ciò che dicono le chiese, di
coordinare la riflessione e l’azione di
tutti coloro che sono rappresentati nel
DMR in modo tale che si tratti veramente di un’opera d’insieme. Inoltre
non va dimenticato che il resto del1 equipe del DMR rimane composto da
persone già da tempo inserite in questo lavoro, assicurando così la continuità auspicabile.
Va notato che la Svizzera si rende
sempre più conto del fatto che i paesi del terzo mondo dipendono in maniera notevole dalle decisioni che vengono prese in Europa (soprattutto in
tema di economia). Ad esempio penso
alle possibilità di lavoro da offrire ai
giovani. Un argomento particolarmente scottante per dei paesi in cui spesso
la metà della popolazione è al disotto
dei vent’anni. Si tratta perciò di dare
un’ampia informazione perché tutti capiscano la loro responsabilità in proposito, rendendosi conto della profonda relazione che ci lega al resto del
mondo. Tutto ciò ha anche un’influenza sul modo con cui intendiamo evangelizzare nel nostro paese.
Tengo a parlarle di un’equipe d’evangelizzazione multirazziale che si prepara a svolgere il suo lavoro nel cantone di Vaud. Cinque o sei persone camerunesi, togolesi, malgasce, svizzere
svolgeranno questo lavoro in 4 zone
precise del cantone, fermandosi per
dieci giorni in ognuna di esse.
Vi è anche un problema che dovrò
tener presente con tutti i collaboratori
del DMR: la nostra azione è basata
sull’invio di « personale » missionario.
Ora si dà il caso che i soggiorni effettuati dai vari inviati tendono ad avere una durata meno grande di un tempo, per vari motivi pratici e per lo
stesso carattere non più a senso unico di questo tipo di azione missionaria. Bisogna allora che, chi parte, sia
messo in condizione di svolgere un’o
pera « produttiva » nel più breve tempo possibile per eliminare al massimo
i tempi morti che erano meno gravi
quando un missionario svolgeva un lavoro di quarant’anni in una stessa zona. Inoltre alcuni dei nostri inviati
non sono sempre preparati ad entrare a far parte di chiese la cui vita ha
degli aspetti relativamente tradizionali, venendo da un’Europa in cui tante
cose sono discusse. V’è qua tutto un
lavoro di preparazione da svolgere.
^ Il DMR ha in qualche modo “ucciso", nascendo, un certo numero
di società missionarie e svolge
sotto certi aspetti un’azione complementare nei confronti di quella dc-lla CEVAA. Vuole dirci in
che senso?
Effettivamente, al suo sorgere, il
DMR ha ripreso le responsabilità missionarie precedentemente assunte da
varie società missionarie che sono
scomparse in quanto tali. Ad esempio
penso alla Missione Svizzera in Africa
del Sud. Questo lavoro ora curato direttamente dal DMR rappresenta, per
noi, un peso equivalente a quello svolto dalla CEVAA.
Il DMR è uno dei soli organismi esistenti nella Svizzera Romanda ad avere dei contatti diretti con l’Africa australe. È assai importante di salvaguardare questi legami, dato che è attraverso questo mezzo che le informazioni possono pervenire alle altre chiese. Da notare anche che un gruppo
missionario belga ci ha domandato di
assumere la responsabilità del lavoro
missionario in Rwanda, nell’attesa che
la chiesa locale possa affiliarsi alla
CEVAA. Come vede si tratta per noi
di collaborare attivamente all’azione
della CEVAA e di assumere delle attività ad essa complementari in alcuni
casi precisi.
per se stessa. Questi ultimi tempi vi
è stata una presa di coscienza veramente impressionante del significato
delTEvangelo. La Chiesa ne ha ricevuto una forza ancora più grande.
MARCEL VONNEZ, pastore della
Chiesa presbiteriana del Mozambico:
Servire la Chiesa
seconde le necessità
e le circostanze
^ Qual’è il suo lavoro in seno alla
Chiesa Presbiteriana del Mozambico?
Si è discusso a lungo sulle mie attribuzioni precise nel quadro della mia
chiesa d’adozione, ma senza poter
giungere ad una posizione precisa. In
realtà si tratta per me di essere nello stesso tempo pastore in una comunità, rappresentante legale della chiesa presbiteriana del Mozambico, animatore di campi per laici, professore
nel seminario teologico, presidente
della commissione ecumenica a Lourengo Marques e responsabile delle
costruzioni della Chiesa. In una parola siamo chiamati a servire la Chiesa
secondo le necessità e le circostanze.
^ Può parlarci di alcuni aspetti del
lavoro di evangelizzazione in Mozambico?
Nello stato attuale della situazione
non facciamo nessuna campagna di
evangelizzazione nel senso che diamo
normalmente a questa parola. Vi è naturalmente la possibilità di una presenza indiretta attraverso le scuole e
gli ospedali, ma ho l’impressione che
l’evangelizzazione si fa soprattutto lasciando che la Parola di Dio agisca da
ANITA HAUSSERMANN, responsabile del Diakonisches Werk di
Stoccarda:
Servizio diaconale
e missione
^ Sig.na Haussermann, vuole parlarci dell’organismo per il quale
lei lavora?
Il Diakonische Werk di Stoccarda è
l’organismo che raggruppa e coordina
il lavoro diaconale svolto dalle chiese
tedesche in Germania ed all’estero. Il
Diakonische Werk ha una sezione ecumenica che si occupa di servizio diaconale all’eistero. Questa sezione lavora in varie direzioni rappresentata da
altrettante sottosezioni. Una è quella
ben conosciuta di « Pane per il mondo » («Brot für die Welt»). Vi è poi
quella che si preoccupa di fornire delle borse di studio a teologi e non-teologi, la sezione dell’Informazione e
quella dell'Aiuto alle Chiese. Sono responsabile di quest’ultima sottosezione. E stata uno dei primi programmi
diaconali messi in piedi nei confronti
dell’estero immediatamente dopo l’ultima guerra. Le chiese tedesche sono
state allora enormemente aiutate. Nel
1956 ci siamo resi conto che era venuto il momento di aiutare a nostra volta. La nostra azione si è svolta in tre
direzioni:
1) aiuto offerto alle chiese minoritarie dell’Europa dell’Est ed a quelle
dell’Europa del Sud (Italia, Spagna,
Francia, Belgio);
2) chiese ortodosse;
3) chiese d'oltre mare.
È in rapporto con questa terza linea
di lavoro che sono stata invitata a
partecipare alle sedute del Consiglio
della CEVAA. Cerchiamo infatti di aiutare quelle chiese a svolgere alcuni
compiti specificamente ecclesiastici.
0 Può darci qualche esempio?
Si tratta molto spesso di programmi relativamente modesti che rappresentano tuttavia dei problemi reali per
le chiese interessate.
Penso ad esempio alla domanda della Chiesa di Gesù Cristo a Madagascar
che ci ha chiesto di sostenere una
campagna di evangelizzazione che è
già in corso in una zona rurale. Si
tratta di fornire a pastori ed evangelisti i mezzi di trasporto indispensabili per i vari spostamenti. Si tratta
di biciclette, moto, barche. Da notare
che la maggior parte dei fondi è stata trovata localmente e che ora ci si
chiede di dare un colpo di mano perché questo lavoro non rischi di essere bloccato da difficoltà economiche.
Nel 1974 collaboreremo ad un progetto già patrocinato dal CEC per un’opera di evangelizzazione in zona urbana a Libreville, in Gabon. Cercheremo
di facilitare il reperimento dei quadri
necessari sostenendo lo sforzo finanziario per i salari dei tre evangelisti
previsti e l’acquisto di biciclette per
1 vari responsabili. Si tratta, come vede, di una richiesta piuttosto modesta.
Il progetto è previsto su tre anni. Nel
1975 vedremo se si tratterà di aumentare il nostro contributo o meno, secondo le richieste.
4
pag. 4
punto di partenza del nostro,
esperimento è stato dato dai proble-^
mi e dai pensieri d'una generazione
di protestanti milanesi (valdesi, metodisti, battisti, indipendenti ) formatasi
all inizio degli anni '60, cioè nel pieno
del « miracolo italiano » ; senza lasciarsi abbagliare dagli effìmeri successi della società industriale italiana
— -che in Milano ha la sua capitale
più o meno morale — questo gruppo di giovani si poneva in forma acuta il problema della propria coerenza
cristiana e della testimonianza evangelica. Nella Milano del passato que
L
\ r''
Cinisello è un centro industriale
sti problemi erano stati affrontati secondo una formula di inserimento nella società, che potremmo rozzamente
definire così : far carriera e far cultura : i laici protesi verso ì posti di responsabilità nella vita economica, i
pastori e i professori lanciati a tener
conferenze e a diffondere libri.
un gruppo di credenti
inquieti
negli anni del ’’miracolo”
Per i giovani degli anni '60, questa
formula non bastava più: figli della
classe media, essi risentivano la loro
condizione di crescente privilegio e
la contraddizione che sussiste tra questo privilegio e il proponimento di seguire Gesù sulla via della rinuncia e
del sacrifìcio creativo. Figli della tradizione protestante, essi sentivano la
necessità di cercare nuovi pulpiti da
cui annunziare l'evangelo, che non
fossero solo i luoghi della chiesa e le
sale di conferenza. Emerse così l'idea
di cercare un luogo di testimonianza
in seno alle vaste masse lavoratrici
che vivono alla periferia della città.
Questa idea era ancora alquanto
imprecisa ed incerta, quando venne
raccolta dai responsabili delle chiese
(valdese e metodista), ed avviata alla
fase di realizzazione. In una sua let
Cimsello è una città piena di bambini
tera ufficiale il moderatore Giampiccoli così delineava il programma del
futuro esperimento:
* presenza solidale nelle reali condizioni di vita dei lavoratori ;
* creazione di un « gruppo di servizio » ;
* azione evangelistica ;
* lavoro comune con le chiese milanesi e responsabilità pastorale delle
famiglie evangeliche (circa 100)
disperse nella cintura Nord di Milano;
* stretta collaborazione in particolare
con la chiesa metodista ;
* invio di un pastore per avviare
l'esperimento.
una città operaia
Per cominciare il lavoro, si è scelta
Cinisello: una delle località più tipiche e insieme più nuove della periferia industriale: 80.000 abitanti, in larga parte meridionali ; una situazione,
a prima vista, arretrata;
* una brutta città, dove spesso i lavoratori sono costretti a vivere in
alloggi cattivi, cari e sovrafFollatì ;
* una notevole (anche se ufficialmente « invisibile») diffusione del lavoro minorile ;
* ampia diffusione della droga, della
delinquenza e della prostituzione
(un grande giornalista italiano ci ha
espresso la sua delusione perché i
giovani proletari di Cinisello gli parevano meno colti e consapevoli degli operai di Torino che egli aveva
conosciuto nei tempi lontani della
Resistenza ).
In realtà, a parer nostro Cinisello
esprime una situazione nient'affatto
arretrata, ma invece tipicamente moderna ; e questa « modernità » si può
riassumere schematicamente così :
* presenza di industrie evolute, a cui
fa da necessario accompagnamento tutto un codazzo di fabbrichette
di complemento ;
* ritmi di lavoro intensi ;
* vasta speculazione edilizia;
* rapida trasformazione del' costume,
crisi della famiglia e conseguente
spaccatura fra le generazioni ;
* movimento sindacale in ascesa, con
una CGIL e una FILM dotate di crescente prestigio ;
* una efficiente amministrazione comunale di sinistra, che cerca di inserire il comune nella battaglia per
le riforme sociali, fronteggiando
una « democrazia cristiana » insidiosa e ricca di agganci al sottopotere governativo e alia rete delle
parrocchie ;
* la presenza periodica di nuovi gruppi politici provenienti da Milano :
generosa, intelligente, ingenua e
discontinua.
la chiave alla porta
Non abbiamo ritenuto che si potesse penetrare in questa realtà dalesterno, ma che fosse necessario anzitutto assumere cittadinanza in questa realtà. Con quali strumenti?
A) il gruppo comunitario, che
scherzosamente chiamiamo « la comune » : 16 persone all'inizio, oggi 24
(compresi 6 bambini e ragazzi) vivono in diversi alloggi di una grossa casa operaia. Alcuni locali ed alcuni servizi sono in comune; la cucina, il « salone » (due stanzette riunite abbattendo un muro) in cui si mangia e si
discute, si fa la riunione politica e lo
studio biblico, in cui chiunque ci conosca ha diritto di venire quando vuole. Dalle otto del mattino a mezzanotte, la chiave è sempre infilata all'esterno della porta della «comune»:
questo fatto, dovuto alla semplice necessità di non essere assordati e snervati dal continuo squillare del campanello, è diventato un piccolo simbolo
di cui siamo, sotto sotto,, un. po' ferì.
La mensa comune funziona undici
mesi all'anno; nessuno è obbligato a
parteciparvi, e viceversa chiunque si
prenoti in tempo è benvenuto. I turni
di cucina, gli approvigionamenti, la
fornitura di libri, giornali e notizie, il
mantenimento dell'ordine (si fa per
dire...) vengono suddivisi dall'assemblea tra i vari membri della « comune », cercando di applicare gradualmente un criterio dì eguaglianza. La
« comune » esiste da cinque anni, e
si cominciano a notare alcune conseguenze :
* un lento mutamento del nostro stile di vita, della nostra mentalità: ci
stiamo abituando a ridimensionare
alcuni dei nostri privilegi sociali e
culturali, a adottare uno stile di vita
più semplice e più flessibile. In una
parola : bisogna diminuire i consumi e aumentare la disponibilità.
* in un universo umano disintegrato,
la « comune » diventa un punto di
attrazione e di riferimento : ogni
sera, ogni sabato e la domenica da
10 a 30 giovani di Cinisello vengono alla « comune », per un istante
o per due ore, per una conversazione o per un disco, per chiedere
o per dare.
* ciò provoca però un ulteriore mutamento nella fisionomia della « comune » : altri chiedono di farne
parte :
a) persone socialmente diverse
da noi : giovani lavoratori immigrati, spesso dotati di una ricchissima
umanità, capaci di ascoltarci e di
criticarci in faccia, con una franchezza quasi ignota negli ambienti
di ceto medio.
b) persone che hanno una fede
diversa dalla nostra : cattolici, atei.
L'assemblea li ha di norma accettati, perché una comunità può vivere
solo se accetta un continuo ricambio
col mondo esterno, e anche perché la
fede non si può proteggere : si deve
propagare attraverso il confronto con
tutto e con tutti.
Così la nostra « comune » è venuta
assumendo il carattere di un « foyer »
aperto; anche chi non vive li è esattamente alla pari con tutti gli altri. Ma
questa simpatica (e rumorosa) vita
comunitaria non è sufficiente, se non
è in funzione di un lavoro organizzato.
Questo lavoro' lo abbiamo trovato
nella
una scuola per lavoratori,
o una scuola
dei lavoratori?
B) scuola media serale, aperta
nel 1968 in cinque stanze al pianterreno dello stesso stabile in cui abitiamo. Essa ha dimostrato di rispondere ad una esigenza effettiva ; la
maggioranza dei lavoratori di Cinisello non ha la licenza media, e così si
trova bloccata nel suo sviluppo personale, e frenata nel suo sviluppo sociale. Come aiutare questi lavoratori a
scoprire una cultura che permetta di
realizzare in modo equilibrato ambedue questi sviluppi? Come aiutarli
cioè a conquistare il « pezzo di carta e
la consapevolezza del ruolo storico
dei lavoratori di fronte alla società
del futuro?
Ci è parso di poter raggiungere
questi scopi mediante una scuola rigorosamente democratica e paritaria,
e cioè :
* dei programmi all'altezza dei pro
La casa della « comune »
blemi vitali dei lavoratori ;
* la creazione di un costume di assemblea e la ricerca della decisione
comune ;
* insegnamento vdiontario e autotassazione da parte degli intellettuali
di classe media che costituiscono il
grosso del « corpo insegnante ».
Non mi dilungo sulla vita della
scuola, perché essa è già stata descrìtta sul numero 15 di « Gioventù Evangelica » (e 5 di « Inchiesta »).
I risultati di questo lavoro ci sembrano positivi : in media 20 « licenziati » ogni anno; negli ultimi anni nessun nostro candidato è stato bocciato,
mentre i 3/4 di loro hanno riportato
la qualifica di « ottimo » : quest'ultimo
risultato è stato però facilitato da una
certa notorietà che la nostra scuola ha
acquistato nel mondo milanese, e che
ci ha fornito nuovi insegnanti di alto
livello, idee, consigli e materiali.
Abbiamo così assistito all'inserimento di un folto gruppo di nuovi insegnamenti, cattolici o non-credenti,
che hanno dato un contributo decisivo alla sopravvivenza e allo sviluppo della nostra scuola.
Dal 1970 un certo numero di ex allievi partecipano attivamente alla vita
della scuola : essi formano ormai un
quarto del « corpo insegnante », e metà della « segreteria » che organizza
tutto il lavoro. E questo è giusto: la
nostra non deve essere solo una scuola per i lavoratori, ma deve diventare
una scuola dei lavoratori.
Quanto agli intellettuali, non mancherà certo mai il lavoro per loro :
dalla preparazione del « materiale
scolastico » alla gestione « tecnica »
di molte lezioni, dalla consulenza alla
conferenza, dalla ricerca dei libri utili
al... volantinaggio autunnale per propagandare la scuole, i compiti non
mancano: ma è essenziale che noi accettiamo di ridimensionare il nostro
ruolo, il nostro linguaggio, e forse anche i nostri sogni.
C) l'anno scorso abbiamo anche
raccolto la richiesta di portare avanti
un doposcuola aperto da altri e poi
lasciato cadere. « Voi dovete prendere i rottami della scuola statale e rifarne dei pezzi nuovi », ci ha detto un
ragazzo dì 14 anni. E così abbiam cercato di fare.
Il mondo dei pre-adolescenti è vicino a quello della delinquenza giovanile: anche da questo campo abbiamo ricevuto delle richieste di intervento ; siamo intervenuti e abbiamo
registrato delle secche sconfìtte; mentre la scuola serale e il doposcuola
hanno dato un'impronta a molti giovani disorientati (grazie forse a una
certa metodicità del lavoro, aH'infìuen
za positiva dell'ambiente creatosi nella scuola stessa), le famìglie « comunarde » hanno accolto invano dei giovani spostati : l'esperienza si è chiusa
con un nulla di fatto. Mancanza di
tempo? Rigidezza urtante del moralismo protestante? Inconsapevole spinta selettiva? Non sappiamo: resta il
ricordo amaro di un'occasione perduta.
un circolo operaio
D) I nostri allievi e i nuovi membri della « comune » ci hanno trascinati nel pieno del mondo del lavoro
e dei suoi conflitti. Lo sviluppo del
movimento operaio nelle fabbriche e
nella città ci ha visti collaboratori e
partecipi, con una solidarietà attiva e
senza riserve mentali ; dal picchetto
davanti alla fabbrica che chiude i battenti, a quella in cui sta nascendo il
consiglio dei delegati, dal volantino
sulla morte di Allende alla discussione sulle « 150 ore ».
I nostri «allievi » hanno costituito
un circolo culturale politico, che si riunisce ogni settimana nella stanza della « comune », e in cui si affrontano
senza schieramenti precostituiti i problemi del momento: dal contratto dei
metalmeccanici aH'armistizio nel Vietnam, dalla crisi monetaria alla situazione del mercato del lavoro. In questo circolo gli intellettuali sono in minoranza, anche se la loro consulenza
è spesso richiesta per relazioni, informazioni, documentazione. Si tratta
cioè di un circolo operaio.
la gente si addormenta
durante i culti, ma pone
un sacco di domande
Dopo un certo tempo, la nostra caratteristica di evangelici è emersa da
due ordini di fatti ;
a ) alcuni comportamenti x religiosi»: la preghiera prima dei pasti;
la scuola domenicale tenuta nei locali
stessi della scuola; i culti informali
che tenevamo in quegli stessi locali
della « comune » che vedevano il viavai delle persone e delle discussioni;
le bibbie e i libri della Claudiana, che
teniamo in buon numero (e che ci
vengono regolarmente rubati : coàa
ottima ).
Questi comportamenti destavano
sorpresa, incredulità, in persone che
ci avevano conosciuti nella quotidiana milizia politica, e nelle sue asprezze; e quindi esigevano una spiegazione.
b) il comportamento morale: la
sorpresa di approdare in una comune,
e di trovarla poi retta dal più spigoloso moralismo puritano, anziché da
una felice anarchia sessuale ed organizzativa; la sorpresa (per gli intellettuali: lo scandalo) di scoprire che
questi « intellettuali di sinistra » davano poi un'educazione alquanto autoritaria ai loro figli... e viceversa, il
fatto di trovare nella « comune » una
sistematica disponibilità per tutti gli
infiniti problemi personali, dalla lite
coi genitori alla delusione d'amore.
La nostra « aula magna »
dalla ricerca di un posto di lavoro a
quella di un buon libro, o semplicemente di un riposo che non fosse ozio.
Da ciò è nata una pioggia di domande, dì colloqui, di discussioni, talvolta di scontri : « credere in Cristo,
passi ; ma credere che è risuscitato, è
davvero un po' grossa » ; « leggere la
Bibbia, va bene : ma pregare, che
senso ha? » E così via.
Queste sorprese e queste scoperte,
queste domande e queste discussioni
nascevano nell'ambito di una cultura
profondamente imbevuta di cattolicesimo: e pensare che noi eravamo convinti che il mondo operaio fosse ormai
largamente laicizzato!
Dopo un certo tempo ci siamo resi
conto che questi colloqui individuali
ed estemporanei non sono sufficienti,
anche se costituiscono una semina a
cui non intendiamo sottrarci. D'altra
parte i culti che teniamo nella « comune » non coinvolgono chi non ha
una cultura di tipo protestante, o non
è un intellettuaie ; soprattutto le discussioni esegetiche ( rriemprabilfe
quella sull'Epistola agli efesini) appassionano noi e addormentano (letteralmente) gli altri. Unica eccezione:
il canto degli « spirituals » del canzoniere di Agape, o la celebrazione di
un matrimonio: due momenti in cui
tutti i presenti si sentivano direttamente coinvolti a livello emotivo.
La situazione si andava aggravando,
perché intanto cresceva il numero di
intellettuali milanesi che entravano in
contatto e in colloquio con noi : c'era
e c'è il rìschio fortissimo di aver creato un bel « lavoro operaio » per poi
far nascere un nuovo cenacolo di intellettuali cristiani di classe media !
il gruppo FGEI
e il suo programma
Anche qui, è stato un giovane operaio ad avanzare la proposta decisiva :
creare un gruppo di studio biblico e
^4
La « seconda » si prepara
all’esame di licenza
di ricerca di fede a livello giovanile
ed operaio.
È così nato il gruppo FGEI di Cinisello, fondato da 30 credenti quasi
tutti evangelici; ma alla sua attività
partecipano dei cattolici e dei non-credenti. Esso lavora sulla base di riunioni settimanali (anche queste nella
stanza della « comune »), e con programma mensile, stabilito di comune
accordo e diffuso a tutti gli amici. La
sua attività attuale si può riassumere
così :
a) illustrazione e discussione di
problemi che per noi sono brucianti:
il rapporto tra amore del prossimo e
lotta per la giustizia; il rapporto federeligione, ecc. ;
b) presentazione, da parte de
protagonisti, di alcune esperienze cristiane che ci interessano, o che ci spaventano es. ; le AGLI, «. Comunione e
Liberazione » ) ;
c) l'esame elementare di alcuni
testi biblici cruciali : « Rendete a Cesare quel ch'è di Cesare »; l'Evangelo
di Natale, ecc. ;
d) l'aiuto a quelli fra di noi che
hanno il coraggio di diffondere in
fabbrica o in piazza dei volantini d'argomento religioso (sul vero significato del Natale, o sul rapporto che sussiste tra il 1“ Maggio e San Giuseppe
Lavoratore ).
La persona evangelicamente più
efficace in questa attività è un delegato sindacale di formazione pentecostale : un uomo del Risveglio! E a noi
manca spesso il calore del Risveglio:
questo è un nostro limite, e metteremo degli anni a superarlo.
Ma anche entro questi limiti, ci è
dato di seminare — anche se vorremmo subito raccogliere. Ci è dato di
seminare ; questo ora, è il nostro compito.
* * *
Non vorrei che la passione mi avesse preso la mano: il nostro lavoro è
piccolo e limitato. Abbiamo commesso degli errori gravi e deluso delle
persone di valore. Altri fanno di più
e meglio. Se amiamo appassionatamente questo lavoro, se ci buttiamo
dentro ogni pensiero ed ogni energia,
è semplicemente perché è il compito
che ci è stato affidato dal Signore —
ne siamo certi — in questa città e in
mezzo a questi uomini. Il nostro posto
è qui, e non lo abbandoneremo a cuor
leggero.
Abbiamo dato al nostro centro il
nome di Jacopo Lombardini ; un metodista che visse coi valdesi, un predicatore laico che seppe morire come
partigiano. Il nostro impegno è di rivivere la stessa vocazione, in tempi e
in modi diversi, ma sotto il segno della stessa speranza.
(testo, lievemente ritoccato, della relazione presentata dal pastore Giorgio
Bouchard nell'aula sinodale il 27-8-1973;
è stato conservato volutamente un certo carattere schematico).
5
5 ottobre 1973 — N. 39
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NRT, MONDO
pag. 5
UNA PRESENZA NON SEMPRE FACILE
LE CHIESE NEI PAESI DELL’EST EUROPEO
Le Chiese cristiane in Israele La stampa sovietica mette in guardia
contro i “contrabbandieri di Bibbie”
La situazione dello Stato d’Israele, dal punto di vista della problematica laicità-confessionalità, è
assai complessa e ricca di contraddizioni. Le informazioni che seguono, tratte dal servizio stampa protestante svizzero-tedesco, ne mostrano i riflessi sulla condizione delle Chiese cristiane locali
(sepd) Sui tre milioni di abitanti
dello Stato d’Israele circa 350.000 sono
di religione non mosaica, soprattutto
musulmani e cristiani.
La Chiesa cattolica, con i suoi 52.000
membri, è la maggiore fra le Chiese
Israele. Di questi, circa
24.U00 sono cattolici romani, altrettanSf^co-cattolici, mentre circa
3.000 sono maroniti cui devono aggiungersi alcune centinaia di cattolici armeni, siriaci e caldei. L’influenza maggioi e 1 hanno i cattolici di rito romano, che amministrano numerosi sanl^ri, asili e istituzioni caritative. La
Chiesa greco-cattolica esercita nel paese un’influenza assai maggiore di quanto farebbe supporre la sua consistenza
numerica.
Al secondo posto si pongono le Chiese ortodosse. La maggiore è la grecoortodossa, con 40.000 membri, per lo
più arabi. Per ragioni storiche il patriarca greco-ortodosso ha il primato
d onore fra i dirigenti delle Chiese
cristiane in Israele. La Chiesa ortodossa russa dipende dal patriarcato di
Mosca, ma tutta una serie di comunita riconoscono soltanto l’autorità
bella direzione ortodossa russa in esilio, con sede a New York.
Un terzo gruppo è costituito dalle
hnnf monolisite; quella armena
(-.UUQ membri), quella copta (1.000)
quella siro-ortodossa (1.000) e quella
etiopica (100).
Infine il quarto gruppo è costituito
bagli Anglicani e dai gruppi protestanti, che hanno tutti una storia relati\ amente breve, in Israele e che complessivamente contano fra i tre i quattromila membri. Queste Chiese rappl esentano 1 ala missionaria del cristianesimo in Israele. Gli Anglicani
hanno ampliato il loro lavoro soprattutto durante il periodo del mandato
iitannico (1917-1948); vi sono poi una
quarantina di altre Chiese e comunità
protestanti; luterani, presbiteriani
scozzesi, battisti, pentecostali, avventisti e mennoniti.
fib stato giuridico delle Chiese è
limito incerto. Si seguono le misure
iigenti durante la sovranità turca e
quella inglese. Viene quindi dichiarata
la libertà religiosa, il che vuol dire
che gli adepti delle varie religioni possono riunirsi liberamente nell’ambito
delle loro comunità religiose e celebrarvi il culto. Non è lecito il mutamento di religione e Io sforzo pròselitistico nei confronti di credenti d’altra fede, il che rende assai difficile
ogni effettiva attività missionaria. Il
’proselitismo’ cristiano, sotto qualsiasi forma, è strettamente proibito.
Di fronte ai cristiani in genere e ai
missionari in particolare gli ebrei hanno un atteggiamento spesso scettico,
lino alla ripulsa.
Perciò i missionari accentuano gli
sforzi in campo sanitario, scolastico e
umanitario in genere, sforzandosi di
essere con questa loro presenza una
testimonianza resa a Cristo nel paese.
Due dozzine di enti protestanti nordamericani sono all’opera in Israele,
con un centinaio di collaboratori.
È assai diffìcile dire quanti sono gli
ebrei cristiani; le valutazioni si aggirano fra i trenta e i quattromila. Il
numero di circa 500 ebrei che credono fermamente che Gesù è il loro Messia pare il più realistico.
Un ostacolo a un’efficace opera missionaria è dato dall’inespressa esigenza avanzata da molte chiese: che
1 ebreo cristiano si stacchi dal suo ambiente culturale. Per gli ebrei questo
significa tradire la propria famiglia e
il proprio popolo. Sebbene vi sia ufficialmente libertà religiosa, molti missionari ed ebrei cristiani sono oggetto
di pressioni e discriminazioni. Alcuni
ebrei cristiani avrebbero perfino perduto i loro diritti civili. Indubbiamente alcune missioni cristiane non sono
prive di responsabilità al riguardo,
perché si sono valse di discutìbili
mezzi di conversione, promettendo ad
esempio un visto d’immigrazione negli USA ad ebrei pronti a firmare una
confessione di fede cristiana. .
Conoscitori di Israele ritengono importante che in avvenire gli ebrei cristiani abbiano la possibilità di conser\are il loro ebraismo iculturale: ad
esempio l’osservanza del sabato, il
mangiare carne kasher (macellata secondo la legge mosaica) e forse anche la partecipazione al culto sinagogale. II valore della comunità domestica dovrebbe essere riscoperto, dato
che l’evangelizzazione in Israele è possibile solo passando per la famiglia.
motivo di contrasti fra le denominazioni cristiane. Le condizioni attuali
di proprietà, al riguardo, sono state
fissate circa un secolo fa, per l'ultima
volta, e tutti gli sforzi per migliorarle
sono finora falliti. Gli edifici storici
sono spesso in cattive cdridizioni, nta
per lo più i proprietari hanno rifiutato offerte d’aiuto da parte di estranei,
per motivi di principio. Quanto siano
complicate queste situazioni di proprietà risulta dall’esempio della « Chiesa della Natività »: due altari nel suo
coro appartengono ai greco-ortodossi,
due agli ortodossi armeni, l’altare della mangiatoia è dei cattolici-romani;
addirittura sei comunità cristiane si
dividono la proprietà della Chiesa del
Sepolcro; c'è un« campo dei pastori »
cattolico e uno protestante: su quale
gli angeli hanno annunciato la nascita
di Gesù?
Una (fallita) raccolta di firme
per la chiusura
delle missioni cristiane in Israele
Qualche tempo fa ambienti ebraici
ultraortodossi in Israele hanno svolto
fra la popolazione una raccolta di firme per la chiusura delle missioni cristiane in Israele e per ’divieto di predicare’ ai rappresentanti delle comunità religiose cristiane al di fuori dei
luoghi di culto. L’iniziativa chiedeva il
mutamento della legge suH’immigrazione per « guardarsi dal nuovo pericolo del movimento 'Ebrei per Gesù’ ».
Tale iniziativa ha avuto scarsa eco fra
la popolazione. Il governo, la stampa
e la maggioranza degli Israeliani hanno condannato i vari attacchi a istituzioni e personalità cristiane, come pure questa raccolta di firme.
II Movimento ’Ebrei per Gesù' è stato attaccato soprattutto dalla ’Lega
per la difesa ebraica’ animata dal rabbino Kahan. Il movimento è sorto nelle università californiane, ed è giunto
in Israele portato da studenti immigrati. Fino al 1967 il gruppo potè operare indisturbato in Israele, con scarsi risultati, però. A partire dalla riunificazione della città e soprattutto dall’inizio dell’affiusso sia di ebrei provenienti dall’Unione Sovietica, i quali sono nati da matrimoni misti o hanno
coniugi cristiani, sia di giovani stranieri, è cresciuto il numero degli interessati a questo movimento. Nella
casa dello studente dell’Università di
Gerusalemme dei giovani sono giunti
a un compromesso; rimangono ebrei,
ma ebrei che riconoscono Gesù. Il
Movimento 'Ebrei per Gesù’ è finanziato da membri nordamericani, secondo alcuni anche dalla branca svizzera. Da quando la 'Lega per la difesa ebraica’ ha cominciato a combattere il movimento, è stata chiusa la
sua sede sul Monte degli ulivi, in Gerusalemme. Gli 'Ebrei per Gesù’ vivono oggi in piccoli gruppi, in alloggi di
affitto, sparsi un po’ per tutta la città; tengono i culti nelle case, i loro
leaders vengono da una famiglia ebrea
americana rigorosamente ortodossa.
Uno di essi dirige un grande centro
di vendita di Bibbie a Gerusalemme:
la richiesta di Bibbie, sia da parte di
ebrei come da parte di arabi è assai
forte.
Non c’è unanimità nel valutare l’importanza di questo movimento. La
’Lega per la difesa ebraica’ vi vede un
pericolo per l’intero ebraismo, e richiede perciò un vigoroso intervento
del governo contro il movimento per
il quale lavorano 15 attivisti; il dr.
Henton, capo della Lega, afferma che
un migliaio di filiali della missione
avrebbero fatto in Israele circa 5.000
conversioni nel corso dell’ultimo anno. Ambienti governativi ritengono
fortemente esagerate queste cifre. Nel
1972 il Ministero degli interni ha rinviato come « persone non gradite » alcuni missionari stranieri: « meno di
una decina ».
Cristiani ortodossi in Israele:
’’rossi” e ’’bianchi”
La Chiesa ortodossa russa dipende
dal patriarcato di Mosca; ma i russi
bianchi, che hanno abbandonato la
Russia fin dalla rivoluzione, riconoscono la « Missione ecclesiasitiqq ortodossa russa », la cui sede è a New York.
A chi compete l’amministrazione dei
terreni e degli edifici appartenenti alla Chiesa ortodossa russa? A partire
dal 1948 tali beni dipendono dalla Missione ortodossa russa, e in tal modo
indirettamente dal Patriarcato di Mosca. Qra però il gruppo dei « Bianchi »
avanza pretese su queste proprietà
La « Missione ecclesiastica ortodossa
russa » afferma che soltanto al mo
mento della costituzione dello Stato
d’Israele l’allora comandante israeliano di Gerusalemme avrebbe trasmesso ai « Bianchi » un ordine di sgombero e Israele avrebbe trasferito al patriarcato moscovita il diritto di proprietà per i beni immobili della Chiesa ortodossa che si trovano in Israele.
I « Rossi » oppongono: « Noi siamo
l’unica Chiesa ortodossa russa legale.
Tutto ciò che qui appartiene alla Chiesa ortodossa russa fin dal secolo scorso, è stato comprato col denaro dei
credenti russi; appartiene quindi alla
Chiesa che oggi ancora rappresenta
questi credenti russi — e questa Chiesa siamo noi, è il Patriarcato di Mosca ». Ai « Bianchi » si rimprovera di
non essere più affatto russi, bensì una
associazione americana. Il solo che
potrebbe regolare la questione è il governo israeliano, che però non vuole
immischiarvisi e lascia le cose come
stanno; soltanto i Sovietici rappresentano ufficialmente la Chiesa ortodossa
Collaborazione
fra le Chiese cristiane
L’Istituto Ecumenico per studi teologici superiori, aperto l’anno scorso,
c stato fondato su iniziativa della Facoltà teologica luterana dell’Università di Kopenhagen, l a costruzione è
iniziata nel 1968, a Gerusalemme. La
prima Università ecumenica del mondo è aperta a tutti gli studenti in teologia di ogni confessione cristiana in
ogni parte del mondo. Fra 30 e 40 studenti cattolici e protestanti — provenienti da Stati Uniti, Svizzera, Grecia,
Argentina, Germania, Polonia — vi studiano in parte indipendenti l’uno dall’altro e in parte in seminari teologici
comuni. L’Istituto dev’essere « un luogo nel quale gli spiriti veramente
grandi delle varie confessioni cristiane possono accostarsi, vivere, lavorare, studiare teologia c pregare insieme ». I direttori prospettano anche
l’inserimento di altre religioni nell’Istituto; « Quale forza per la pace rappresenterebbe una cristianità in contatto con altre religioni mondiali! ».
(sepd) Recentemente la stampa sovietica ha ripetutamente condannato
turisti occidentali che cercavano di
« contrabbandare » Bibbie e stampa
religiosa nell’Unione sovietica. È addirittura apparso un libro polemico verso i turisti-contrabbandieri, che definisce « lupi sotto pelo di pecora»; il
contrabbando biblico sarebbe « una
deviazione priva di dinamite ).
APPENA LIBERO,
NUOVAMENTE PROCESSATO
(sepd) A Kharkov, in Ucraina, il battista ’’evangelico” Boris Sdorovez era
stato liberato nel 1972 dopo essere stato per dieci anni in carcere. Avendo tenuto un culto all’aperto in un bosco,
con duemila cristiani non registrati, il
2 maggio scorso è stato nuovamente
arrestato. In seguito alle dure condizioni di detenzione, il 14 maggio aveva
iniziato uno sciopero della fame. In
una lettera ha affermato che la sua
colpa sta nel non avere imparato a
camuffare le proprie posizioni e a conformarsi aH’ambiente e al potere. In
una lettera 213 cristiani della regione
di Kharkov hanno pregato il governo
di cessare le misure ostili ai cristiani.
ELIMINARE L’INFLUSSO
DELLA RELIGIONE
DALL'EDUCAZIONE SCOLASTICA
(sepd) Alla fine di luglio il Soviet supremo dell’URSS ha emanato una
nuova legge, che entrerà in vigore l’anno prossimo, sui principi basilari del
sistema educativo sovietico. Questa
legge postula la parità d’istruzione di
tutti i cittadini dell’URSS, l’obbligo
scolastico per tutti i bambini e gli adolescenti, il carattere sociale e non di
lucro di ogni istituzione scolastica.
Nell’art. 4 della legge, due di questi
principi (che nell’insieme sono dodici)
si riferiscono espressamente al tema
religioso: l’influsso della religione deve essere escluso. Qsservatori ritengono che questo « articolo sulla religione » potrebbe essere utilizzato in modo
generale contro qualsiasi attività religiosa, anche esterna alla scuola.
UNO SCIENZIATO RUSSO CRITICA
LA LEGISLAZIONE RELIGIOSA
SOVIETICA
(sepd) Il matematico sovietico Shafarevic, stretto collaboratore del fisico nucleare Andrei Sakharov, ha criticato la legislazione religiosa sovietica
in seno al Comitato (non riconosciùto)
per la difesa dei diritti dell’uomo nell’URSS. Uno sviluppo normale della
vita religiosa — ha sostenuto — è una
delle condizioni fondamentali dell’esistenza dello Stato. La chiusura della
metà delle chiese ha inferto al paese
una ferita non lieve, analoga a quella
che si sarebbe avuta se fosse stata
chiusa la metà di tutti gli istituti scientifici. Sono soprattutto colpiti da questa legislazione antireligiosa i circa 12
rnilioni di cittadini credenti, per i quaj ùuesto è il problema fondamentale
della vita. Shafarevic ha criticato il divieto di formazione religiosa dei barnbini e ha sostenuto un’istruzione religiosa volontaria nell’URSS. Tutti gli
elementi contrastanti con le convinzioni religiose dovrebbero essere eliminate dai programmi delle scuole primarie e superiori.
(N.d.r.: a parte il suo carattere del
tutto utopico, quest’ultima richiesta ci
Sviluppo della Chiesa di Cristo a Hong Kong
Il Consiglio di Hong Kong della Chiesa di Cristo in Cina riferisce il contìnuo sviluppo delle sue attività educative. Dal 1958, data nella quale il past.
H. Bunton, dell’ex-Società missionaria
di Londra, era stato nominato ispettore scolastico, il numero delle quali
funzionanti sotto la responsabilità del
Consiglio è passato da 9 a 62. Molte
sono le ragioni che spiegano questa
considerevole espansione, fra le altre
Lafflusso di popolazione proveniente
dalla Cina continentale e il coraggio
del past. Peter Wong, segretario generale del Consiglio, « nell’accettare qualsiasi domanda del governo di Hong
Kong per aprire scuole nelle zone di
reinstallazione dei rifugiati ». Un altro
fattore rilevato dal Consiglio di Hong
Kong della Chiesa di Cristo in Cina è
li fatto che una diecina d’anni fa i genitori di ragazzi fra i 10 e i 15 anni
erano generalmente reticenti a mandare i loro figli a scuola, mentre ora
si constata un desiderio vivissimo di
assicurare un’istruzione ai figlioli.
Cristiani e musnimani preoccupati
/ ’’Luoghi santi”
motivo di tensione
Per i pellegrini cristiani i "luoghi
santi" hanno importanza anche maggiore di quella che hanno per i cristiani israeliani. È vero che questi
"luoghi” sono stati "scoperti" soltanto
al principio del IV secolo dall’imperatrice Elena; ma sono diventati spesso
(sepd) Nella prima settimana di luglio l’uomo politico e farmacista libanese Pierre Gemayel, noto in tutto il
Medio Qriente e dal 1936 capo indiscusso del Partito nazionale cristiano
maronita Al Kataeb (« gli squadroni »),
che conta circa 40.000 membri, ha dichiarato: « Per la prima volta, da vent’anni a questa parte, i cristiani libanesi sono preoccupati per il loro avvenire. Ci sentiamo messi al secondo
posto e siamo quasi diventati stranieri in patria. Le forze di sinistra, sovvenzionate dal comunismo internazionale, cercano in tutti i modi di sovvertire l’ordinamento statale vigente ».
Egli accennava in particolare al Partito socialista progressista guidato dal
capo feudale druso Kamil Jumblat,
con i suoi collegamenti traversi palestinesi e siriani, e affermava; « Bisogna distruggere il clima di terrore
che ci circonda ».
Nella seconda settimana di luglio
si è riunito il Congresso religioso islamico: in Algeria, ma non nella parte
araba del paese, bensì nella Cabilia
dalle antiche tradizioni democratiche,
nella città di Tizi Ouzou, che in berbero significa « Gola del cespo di ginestra ». I ministri arabi per gli affari religiosi ivi riuniti, fra i quali anche quello libanese, hanno espresso la
loro preoccupazione perché i musulmani che vivono in Europa cadono in
misura crescente sotto il cattivo influsso del modo di vivere e di pensare
europeo.
Una nuova Chiesa
riformata in Argentina
Buenos Aires (spr) — L’unione di
tre chiese ’di lingua straniera’ a Buenos Aires ha portato alla costituzione
di una Chiesa evangelica riformata. Si
tratta della Chiesa evangelica svizzera
in Argentina, della Chiesa evangelica
di lingua francese del Rio de la Piata
e della Chiesa evangelica valdese di
Buenos Aires. Nella sua costituzione,
l’obiettivo della nuova Chiesa è così
definito: « in quanto membro della
Chiesa universale mettere in pratica e
proclamare Tevangelo di Gesù Cristo
contenuto nelle sacre Scritture in accordo con i principi riaffermati dalla
Riforma ».
Uno dei primi risultati concreti della fusione è la decisione di pubblicare
la rivista mensile « Il Messaggero »
in tre lingue: spagnolo, francese e tedesco. « II Messaggero », fin qui pubblicato in francese dalla Chiesa evangelica di lingua francese, del Rio de
la Piata, servirà d’ora innanzi quale
organo di comunicazione della nuova
Chiesa; il periodico muterà probabilmente testata: « lERBA », Iglesia
Evangélica Reformada de Buenos Aires.
pare errata: la fede cristiana ha il diritto-dovere di richiedere — per tutti,
e solo perciò anche per se stessa — la
libertà di espressione, la libera circolazione e il libero confronto delle idee,
quindi anche della sua testimonianza;
ma non ha nulla da guadagnare e molto da perdere quando cerca di vivere
"in serra’’ e di evitare il rude confronto con l'indifferenza e l’incredulità
atea. Lo diciamo pur comprendendo la
pressione che può esercitare un’educazione scolastica a rullo compressore,
improntata per legge di Stato alla “religione" [tale è] atea).
TENSIONI FRA LA DIREZIONE
ECCLESIASTICA ORTODOSSA
E GRUPPI CRISTIANI
(sepd) Una rivista sovietica specializzata in ateismo constata con soddisfazione che « l’Ortodossia russa percorre vie nuove ». Tali nuove vie sono
definite « comuniSmo cristiano » e salutate con piacere dagli esperti d’atei
smo. Risulta così il « realismo » del
patriarcato di Mosca. Ma anche così
non c’è da aspettarsi dal cristianesimo
alcuna trasformazione della società:
esso rimane superstizione oscura che
dev’essere distrutta.
Insoddisfatti dell’atteggiamento del
patriarcato moscovita sono però numerosi autori ortodossi, che definiscono questo « modernismo » un conformismo con il comuniSmo, il quale sarebbe inconciliabile con il messaggio
del’Eyangelo e le dottrine della Chiesa cristiana. Secondo questi cristiani
la distruzione materiale di chiese è un
danno modesto a paragone con la distruzione del tempio del cuore.
IN CECOSLOVACCHIA
Nove pastori evangelici
privati dell’incarico
(sepd) Negli ultimi diciotto mesi nove pastori della Chiesa evangelica dei
Fratelli Cechi hanno perduto la loro
«licenza », cioè l’autorizzazione statale
ad esercitare il loro servizio. Tre di
loro sono stati processati per « propaganda ostile » e condannati q pene detentive. Su alcuni altri pastori incombe la minaccia di un ritiro della « licenza ». Quasi tutti i pastori destituiti
appartengono al gruppo « Qrientamento nuovo », un gruppo di discepoli di
Hromadka che appoggia con « un si
aperto, pieno » il socialismo, ma esprirne pure la propria critica nei confronti dello Stato. Per gli attuali detentori
del potere pastori di questo genere sono particolarmente sgraditi.
Dal punto di vista materiale i pastori destituiti non soffrono di alcuno
svantaggio: come pastori essi guadagnano circa 1.000 corone mensili, come
operai, invece, circa 2.000 corone e come operai specializzati fino a 3.000 corone mensili. Difficile è invece il cambio di professsione per coloro che sono fra i 50 e i 60 anni.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
»Congresso
suirevangelizzazione
Nel luglio 1974 si riunirà a Losanna
(Svizzera) il prossimo Congresso sull’Evangelizzazione continuando la tradizione iniziata a Berlino nel 1966.
Vi parteciperanno 3.000 persone provenienti da tutte le denominazioni e
da tutti i continenti.
Le statistiche rivelano una forte crisi delle comunità che vedono, con ritmo impressionante, ridursi i membri
di chiesa, le giovani leve e quindi le
risorse per il lavoro missionario. Bisogna invertire la rotta e ridiventare
missionari ed evangelizzatori.
Il congresso affronterà questo tema
facendo innanzi tutto circolare dei
questionari e poi gli stessi testi degli
oratori invitati affinché vi sia il più
largo confronto di idee possibile. Al
momento dell’ascolto il congressista
potrà così beneficiare non solo della
lezione del conferenziere, ma anche
della discussione delle idee emerse
dal sondaggio.
Intanto tutte le chiese sono invitate a pregare costantemente affinché il
Signore presieda questa ricerca e ne
benedica i risultati.
Anche i presbiteriani
canadesi
boicottano prodotti
dell’Africa australe
(spr) L’Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana nel Canada, tenutasi recentemente, ha votato una risoluzione privata che raccomanda il boicottaggio di alcune marche di caffè
istantaneo, in segno di protesta contro le cattive condizioni di lavoro nelle piantagioni di caffè della colonia
portoghese delTAngola. Il Canada importa annualmente dalTAngola caffè
verde per oltre 10 milioni di dollari
(oltre 6 miliardi di lire), caffè che costituisce l’elemento base per la fabbricazione di caffè solubile istantaneo.
6
-pag. 6
CRONACA DELLE VALLI
N. 39 — 5 ottobre 1973
CENTO ANNI FA NELLE VALLI VALDESI
PnHiiii di ieri e di oggi - 2
MONARCHICI
O REPUBBLICANI?
Cento anni fa, passeggiando su e
giù per la città, il prof. E. Maiali sorprese una conversazione di alcuni parrocchiani. [Il testo non è chiaro: «sorprese » la conversazione o vi prese parte? La questione è del resto irrilevante, perché l’automobile pastorale elimina questo rischio, anche se può farne sorgere un altro]. I due discutevano di politica: i Valdesi (1873) sono
monarchici o repubblicani?
Il direttore dell’Echo ha un atteggiamento realistico (1873): siamo monarchici nella vita civile, repubblicani in
quella ecclesiastica. Monarchico lo è il
popolo Valdese, « peuple moutonnier,
s’il en fut »: rispetta l'autorità e le
autorità, i cui ordini gli sono sacri,
purché vengano « d’en bas ».
[Qui s’impone una precisazione filologica; en bas non si riferisce alla
« base », alla assemblea di quartiere
ecc.; ha un significato molto più pregnante, intraducibile, obliterato, che
sopravvive soltanto più in equivalenti
espressioni familiari di cui abbonda
il linguaggio comune nel nostro Piemonte. Comunque, per non ingenerare
equivoci, L’Echo specifica che con« en
bas » s’intende parlare di « Rome, Florence » e, nelle Valli Valdesi « de Turin et même de Pignerol »].
Chiusa questa parentesi geopolitica,
ritorniamo à nos moutons! I suddetti
nostri pecoroni valdesi si professano
dunque spesso e volentieri repubblicani; ma il buon direttore del settimanale Valdese parte con la lancia in resta
contro questa bestemmia. Non si ha
il diritto di confondere repubblica con
anarchia, disordine, arbitrio; abbiamo
leggi, regolamenti, istituti che ci siamo dati liberamente e coscientemente;
rispettiamoli, questa è la vera repubblica.
[Il vocabolo democrazia sembra sconosciuto al nostro direttore, il quale
fa osservare al suo interlocutore, dopo
aver chiarito l’equivoco del falso spirito repubblicano, che egli « aurait dû
dire que nous sommes trop souvent un
peuple anarchique, comme Vaudois et
dans l’Eglise »].
EDUCARE E ISTRUIRE
DIBATTITI PEDAGOGICI
tazione a « courir la campagne et respirer quelque peu l’air libre des
champs » non ci pare solo ispirata dall’ambiente delle scuole quartierali. Da
25 a 30 ore di scuola settimanali sono
più che sufficienti; l’insegnamento della ginnastica dev’essere introdotto e
praticato non come un riempitivo, o
diversivo, ma come corroborante. Il
maestro deve aver il suo giorno libero
settimanale, per ritemprare le sue forze come i ragazzi.
EDUCAZIONE CRISTIANA
E interessante notare come L’Echo
parli preferibilmente d’educazione cristiana, e non religiosa. Il solo manuale è pur sempre la Bibbia, si diffida
delle solenni affermazioni liberali, in
merito ai « principes de la foi et de la
morale universelle ». Non tutti sono
d’accordo su questa posizione; ed una
vivace polemica mette di fronte la Direzione dell’Echo ed il pastore A. Bert.
Lo spazio non ci permette di seguirne
gli sviluppi, ma pure in una situazio
ne diversa, vi sono affermazioni non
prive di interesse.
Per esempio la rivendicazione della
laicità della Scuola statale propugnata da A. Bert: le « Ecoles civiles éomunales » devono essere aperte a tutti i ragazzi, « sans distinction quelconque de symboles religieux, et dans lesquelles on ne doit froisser les convictions de personne, tout en y enseignant les grands principes de la foi
et de la morale universelles ». Non si
può nella scuola statale (gouvernemantale) far posto aH’insegnamento di
dogmi, né alla pratica di riti di Chiese, di sette, di confessioni religiose; se
ciò si fa, ci si mette « en dehors du
droit de la liberté et du progrès ».
Nulla da obiettare alla scuola confessionale che ha diritto e dovere di
esistere.
L’Echo ammette la validità di questo ragionamento, fino ad un certo
punto per le scuole superiori; fino ad
un certo punto! Rimane da definire
cosa sia questa « fede universale ».
H. Selli contesta questa « fede e morale », ambedue « universali » in nome
di una « educaziorie cristiana »; la Bibbia è tutto, a prescindere dal fatto che
nel 1873 le solenni proclamazioni sono
logomachie: la realtà è una sola, come
scrive (1873) D. Gay, intervenendo nella discussione: « La Bible ou le crucifix ».
L. A. Vaimal
San Germano Chisone
Ecco innanzitutto alcune notizie sulla nostra
CASA DI RIPOSO. Il pastore Aime ha presieduto il culto di venerdì 28 settembre
e si è intrattenuto lungamente con gli ospiti
della casa. Gli siamo assai riconoscenti per il
suo messaggio e per il suo interessamento.
Dobbiamo segnalare il decesso della Sig.ra
Emma Pons-Massel, dopo un lungo periodo di
infermità. Essa lascia un vuoto in mezzo a
— Lo stesso giorno, alle ore 20.30, culto
a Porte.
Si è spesso posto in giusto rilievo
l’interesse della Chiesa Valdese per
l’istruzione. E doveroso per altro sottolineare come « l’istruzione » sia considerata solo come strumento in una
visione più ampia: « educazione ». Il
nostro settimanale e la Chiesa nelle
Valli concedone spazio e tempo ad ampi dibattiti. Le tavole non sono ancora rotonde, ma ci sono cattedre per
conferenzieri e incontri pedago^ci. C’è,
per esempio, a La Tour una « école de
méthode » che nella prima settimana
di novembre (1873) accoglie ben 46
« régents et régentes », giovani quasi
tutti, tra i 18 e 24 anni « personnes intelligentes et assez développées pour
diriger convenablement des écoles
comme nos écoles des hameaux ».
C’è pure il Collegium Sanctæ Trinitatis apud Valdenses, già diventato
semplicemente « le Collège » (ma non
ancora « pareggiato »), prunelle de
l’oeil della Chiesa; un istituto nel quale si mettono in atto tecniche anticonformiste. ¡[Cento anni dopo, la logorrea
del conformismo dell’anticonformismo
scoprirà queste tecniche e... rinnegherà il Collegio].
Nell’anno di grazia 1873, gli esami
« finali » dell’anno scolastico vengono
considerati solo più come la conferma
dei giudizi espressi nel corso dell’anno. « La méthode socratique » introdotta dà origine a qualche inconveniente, ma,, nell’insieme il risultato è positivo; le interrogazioni mensili sono
efficaci e permettono una valutazione
più equilibrata che non l’esame tradizionale. E questa « interrogation mensuelle » non è interrogatorio, ma « ce
sont même les élèves qui exposent
sous la direction des professeurs ».
Nel 1873 gli studenti sono 73, dei
quali 38 nei corsi superiori del Liceo
[allora si parlava di due corsi; philosophie et rhétorique; si traduceva lucidité, Senofonte, Orazio, Virgilio; Curtius e Schulz regnavano sovrani nella
grammatica; Omero e Sofocle avevano un posto d’onore; l’archeologia e
l’ebraico erano materie di studio].
Abbiamo potuto formare un primo gruppo
di visitatori. Otto persone hanno accettato di
visitare regolarmente alcune persone della
Casa e di cercare di formare tra gli ospiti dei
« gruppi di interesse » (lettura, canto od altro). Ci rallegriamo per quanti hanno saputo
ascoltare il nostro appello in proposito e domandiamo al Signore che ricevano molta gioia
e slancio in questo servizio.
Un gruppetto di giovani ha dato un buon
colpo di mano al personale della Casa in vista di ricoprire con linoleum il pavimento di
sei stanze occupate dagli ospiti. Sappiamo
che questi ultimi hanno apprezzato assai il
lavoro compiuto con buon umore dai nostri
giovani.
In occasione dell’ultimo convegno pastorale il pastore Conte ha potuto formare una
piccola équipe di pastori che visiteranno a
turno la Casa di Riposo una volta al mese.
In tal modo gli ospiti potranno udire altri
predicatori, avere notizie delle loro comunità
rispettive, permettendo neUo stesso tempo a
tutti questi colleghi di tenersi al corrente
deUa vita della Casa. Li ringraziamo per
aver accettato questo lavoro.
— La sera di martedì 2 ottobre ha avuto
luogo la prevista riunione ai Chiahrandi con
una discreta partecipazione di membri del
quartiere e con la presenza di alcune nostre
monitrici che hanno approfittato di questa
occasione per presentare il lavoro della Scuola Domenicale e per ricordare ai genitori la
loro responsabilità in proposito.
__ La riunione ai Gianassoni ha dovuto
essere rinviata per motivi di forza maggiore.
— Sabato 6 ottobre, alle ore 19 (notare
l’ora), riunione del Concistoro.
— Domenica 7 ottobre, ore 10.30, culto
con Santa Cena. Al termine breve assemblea
di chiesa su questioni riguardanti la Scuola
Materna.
— Mercoledì 10 ottobre p. v., alle ore
14.30 avrà inizio l’anno di attività dell’C/nione Femminile. Domandiamo a tutte le sorelle di non mancare a questo appuntamento.
— Sabato 13 alle ore 14.30 tutti i catecumeni di 1, II, III, IV anno sono convocati, insieme nel tempio, con un caldo invito
anche ai loro genitori. Si stabilirà il programma di lavoro ed ogni particolare pratico-organizzativo. Possono iscriversi ai corsi
di 1 anno ragazzi e ragazze nati nel 1960.
— Domenica 14 ottobre, ore 10, adunata
dei bimbi della Scuòla Domenicale nel tempio. Ore 10.30 cidto di apertura in comune
con gli adulti.
— Il culto in francese verrà tenuto domenica 21 ottobre, il culto della domenica
della Riforma il 28 ottobre.
— Ricordiamo la campagna di abbonamenti per l’Eco (abbonamento aumentato a
L. 4.000) e per l’Amico dei Fanciulli. I libri della Claudiana |d altri sono ora esposti
nel mobile recenteir(ente acquistato e piazzato nel tempio; grazie a chi ha dato un
colpo di mano per questo. Non mancate di
procurarvi il calendario « Valli Nostre » e
« Una chiesa in analisi » di Giorgio Tourn.
Giovanni Conte
Il Consiglio comunaie
sui goipe ciiono
Il Consiglio Comunale, dopo ampio dibattito in merito ai recenti avvenimenti succeduti in questi giorni nel Cile dove una Giunta Militare ha preso il potere con la violenza
delle armi, sciolto il Parlamento, abolito tutte
le libertà ed ucciso o costretto al suicidio il
Presidente Allende democraticamente eletto
dal popolo — a cui va tutta la nostra ammirazione per la sua ferma volontà di voler difendere la Costituzione ed i diritti dei lavoratori fino al sacrificio supremo — esprime la
più severa condanna per simili metodi reazionari che. in ultima analisi, mirano a colpire
le conquiste dei lavoratori avvenute in questi
ultimi anni.
Convinto che la solidarietà internazionale
è più che mai necessaria per aiutare il popolo cileno a riconquistare la libertà e per impedire qualsiasi tentativo autoritario da parte
delle forze conservatrici e reazionarie in altri
Paesi del mondo, invita la popolazione a manifestare il proprio sdegno per la violazione
così brutale delle libertà costituzionali e la
simpatia per l’eroica resistenza del popolo cileno alla dittatura militare.
Auspica che il Governo condanni nei modo
più categorico l’azione dei militari cileni e
prenda tutte le iniziative che possano essere
utili in campo internazionale per ristabilire
la democrazia nel Cile.
Augura al popolo cileno di trovare la forza e la capacità necessarie per creare un sempre più vasto movimento di resistenza al fine
di imporre alla ragione che vuol dominare
con la forza.
S. Germano Chisone, li 15-9-1973
Villar Perosa: la scuola RIV
verso la chiusura?
Durante tutto il corso dell’anno 1873
L’Echo si occupa di pedagogia. Già
nel numero del 7 febbraio dà inizio
ad una serie di interventi. Precisa la
distinzione tra educazione e istruzione
e condanna energicamente i nuovi metodi che vogliono trattenere il ragazzo a scuola tutto il giorno. Può darsi,
osserva il redattore, che in questo modo si riesca a imbottire il cranio dei
ragazzi con molte nozioni; ma questa
abbondanza di nozioni non è educazione; si deve prender atto di un accresciuto livello culturale, ma di un
decadimento morale; la scuola non
può sostituire la famiglia, ma ne è la
continuazione.
Date queste premesse è evidente che
il nostro pedagogista si occupi preferibilmente della scuola elementare,
della formazione dei maestri, del loro
aggiornamento culturale e del loro
tempo libero, con osservazioni pratiche e molto buon senso. Rousseau non
è mai nominato, ma Emilio non ci
sembra sconosciuto al Nostro; e l’esor
Con la riapertura dell’anno scolastico si deve registrare alle Valli la chiusura di due scuole: Ylstituto Sulcsicino
di Perosa che non ha neppure terminato il ciclo degli alunni già iscritti;
e la Scuola R.I.V. di Villar Perosa, che,
invece, termina il ciclo iniziato, ma
non ha accettato, quest’anno, nessuna
iscrizione alla prima classe. La chiusura dell’Istituto Salesiano ci interessa poco e rientra nel quadro di una
ristrutturazione generale degli istituti
dell’ordine, anche se desta qualche sospetto il fatto che questa chiusura sia
avvenuta proprio quando qualcuno dei
preti che vi insegnavano tentava di
dare una maggiore apertura alla scuola e di compiere un lavoro a favore
degli operai (l’anno scorso si è avuta
una scuola serale per la preparazione
alla licenza media che ha avuto una
percentuale molto buona di promossi).
La chiusura della Scuola R.I.V., invece, ci interessa di più per l’alto numero di valdesi che la frequentavano
e per quello che rappresentava come
garanzia di occupazione in Val Chisone e Germanasca. Si possono fare su
questa chiusura tre ipotesi;
1) Nel quadro della «ristrutturazione » la direzione si prepara a sman
UN ALTRO PARERE
COME SPOSARSI?
L’argomento è senz’altro di attualità perché, ogni tanto, se ne riparla sulle pagine
dei nostri giornali, nelle Conferenze Distrettuali e persino nei Sinodi.
Credo che sia lecito e forse anche utile
esprimere pareri diversi da quelli che vanno
per la maggiore e che ciò non debba compromettere minimamente quella solidarietà e
quell’amore fraterno che, soprattutto, debbono regnare tra noi.
LVRIGINE DEL PROBLEMA
Vorrei dire che la soluzione dei problemi
dovrebbe qualche volta ricercarsi risalendo
alla loro origine e vorrei ricordare come e
perché la legge sui culti ammessi, per quel
che riguarda il matrimonio, fu a suo tempo
accettata dal Sinodo Valdese :
DON ABBONDIO
Ricordo come di ieri quella seduta sinodale: V’era tensione nell’aria; allora i sinodi
erano meno calmi di oggi, qualche volta vi
si rasentava la bufera. Il fatto del matrimonio celebrato in Chiesa col Pastore funzionante da ufficiale di stato civile, delegato dal
sindaco, non convinceva tutti : Avevamo diritto a qualcosa di più : se era valido a tutti
gli effetti, quello cattolico, giustizia voleva
^— tout court — che fosse valido anche il nostro. Oppure, altri ribattevano: era giusto
che il Pastore accettasse di diventare in quel
momento un funzionario dello Stato?... Si discuteva in corridoio e si aspettava per giungere ad una conclusione, di udire la relazione
della apposita Commissione presieduta da un
uomo colto ed eloquente: «Ugo .Janni ».
L’assemblea ascoltò la sua disamina con
profonda attenzione: Janni non era tenero,
né per la Chiesa di Stato, né per lo Stato
stesso. Quello che gli stava a cuore era il diritto dei credenti protestanti alla libertà. Concluse il suo dire con un pittoresco richiamo
alla storia di Renzo e Lucia nei « Promessi
Sposi ». Entrambi sono dinanzi a Don Abbondio. Renzo ha detto : Lucia Mondella è
mia moglie, Lucia apre la bocca per dire che
Renzo è suo marito, ma non fa a tempo. Don
Abbondio glie la tappa con una mano e gridando li caccia fuori che, se quella avesse
parlato, il matrimonio era già valido di
per sé...
Avevi torto. Don Abbondio, il matrimonio erano loro che lo dovevano celebrare e tu
eri soltanto un testimonio e, questo, tu :ion
potevi rifiutarti di esserlo. Non so descrivere
la risata che echeggiò nella Casa Valdese,
ma ricordo che ad essa fecero eco lunghi applausi e che poi tutti si trovarono d’accordo
sul fatto che un Pastore Valdese non può rifiutarsi di fungere da testimone quando la
cosa gli è richiesta, massimamente poi se si
tratta di sposi che intendono prendere il loro
impegno sotto lo sguardo di Dio, così come
non può rifiutarsi di invocare la benedizione
di Dio su chi onestamente glie lo richiede.
CONCLUDIAMO?
E mi domando allora come vagheggiando
questo ritorno all’antico, si possa giustificare
alla Chiesa questo alternarsi di principii ogni
trenta o quarant’anni. Se, anche nel matrimonio, come in ogni cosa, vogliamo dare la nostra testimonianza a Dio, vi riusciremo meglio con una duplice cerimonia in cui, da
principio pronunziamo la nostra promessa dinanzi ad un funzionario con ai fianchi la fascia tricolore e che, come abbiamo visto un
tempo a Firenze, ti stringe la mano augurando: «Tanti auguri di felicità e figli maschi
in quantità » eppoì ricomponendo il volto alla
serietà per recarci nel tempio a ripetere lo
stesso impegno... Oppure con una sola promessa scambiata dopo aver invocato la presenza di Dio?
E non si accorgono i maggiori responsabili,
tra noi, che questo continuo alternarsi di atteggiamenti teologici ed ecclesiastici turbano
e stancano i nostri credenti e li allontanano
dalla Chiesa? Non ne è forse un sintomo il
penoso, il continuo regresso di vita religiosa
nelle Valli Valdesi ed in tutto il resto d’Italia ?Se ne accusa l’andazzo dei tempi moderni ed è comodo il farlo, ma perché allora,
proprio oggi . altre chiese Evangeliche sono
in piena prosperità?
avviciniamoci ai nostri FRATELLI!
tellare gli stabilimenti di Villar Perosa o a ridurli fortemente. Inizia quest’operazione dalla scuola.
2) Pur mantenendo gli stabilimenti la direzione si prepara a impostare
le tecniche di lavorazione in modo tale che la scuola o quella scuola non
serve più. In questo caso ci sarà un
aumento dell’automatizzazione e quindi la riduzione delle maestranze che
si è avuta in questi ultimi anni è destinata ad aumentare ancora di più.
3) Pur continuando la politica attuale di lenta diminuzione del personale anziché di una sua drastica riduzione, e pur continuando ad assumere di preferenza manodopera con
preparazione professionale, la direzione chiude la scuola per lasciare il compito della sua prosecuzione agli enti
pubblici: stato o regione. In questo
modo il costo della preparazione sarà
riversato su tutti i cittadini e i benefici continueranno ad essere incamerati
dai padroni della fabbrica.
Come al solito tutto avviene sulla
testa della gente, come se gli uomini
fossero pedine che si possono usare o
lasciar da parte a seconda se il gioco
piace o non è più gradito.
C. Tron
volta, per motivi particolari, per esempio se
uno dei coniugi era straniero o se i coniugi
stessi lo avevano desiderato, lo avevo fatto al
modo anteriore al 1929... Avevo sempre visto in questa cosa, una piena, fraterna libertà
di ciascuno, nel limite delle leggi dello Stato
per quanto di sua competenza.
Potevo ora negare a questi due figliuoli
quella libertà che era stata il vanto e la benedizione di tutta la mia vita e di tutta la
mia fede Protestante?
No, non ne avevo il coraggio e neppure lo
volevo.
Dissi loro di si e strinsi loro fortemente la
mano.
Enrico Geymet
Luserna S. Giovanni
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
Elenco dei doni pervenuti per la nuova costruzione nel mese di agosto 1973:
Bersandi Davide e Margherita in mem. di
Bersandi Irene L. 5.000; in mem. di Travers
Aldo, i vicini di casa 10.000; Chiesa Evangelica di Gengnbach Baden (Germania) 100.000:
Costabel Emanuele e Enrico (Ferrerò) 30.000;
Coniugi Acaccia in occasione delle nozze
d’oro (T. P.) 50.000; Sorelle Cornelio (T. P.)
20.000; Giovanni e Ester Revel in mem. della
cognata Bianca Revel-Potocnik (Signe - FI)
10.000; Berlin Enrichetta 5.000; Ispodamia
Bruno in mem. del padre 20.000; Selma Congo — una piccola goccia — (T. P.) 5.000:
Maria e Giovanni Barus (To) 25.000; Gullino
(Pianezza - To) 2.000; Costantino Pietro (rie.
Asilo) 5.000; Riconoscente al Signore (iinn
rie. Asilo) 2.000; Comba Ferdinando e Pina
in mem. di Potocnik Bianca 2.000; Rosette in
mem. della cara Mélanie Peyronel (Angrogna) 20,000; Michelin Salomon Mery (To)
30.000; Corale Svizzera Zurigo 204.920 Ida e
Emanuele Tron in mem. le loro mamme
40.000; Albina e Piero Saragosi in meni, dei
loro cari 10.000; Bron Georges (Francia)
2030; H. Boissonnas (Ginevra) 5.640: R. Rostaing (Ginevra) 3.760: Bonnet-Tartarini
5.000; Long Eugenio e Adele in mem. di Luigi Revel 10.000; Emilia Allio-Ayassot in mem.
Roberto Alilo (Roma) 50.000: Sorelle Ayassot
in mem. del genitori (Roma) 50.000: Brizzi
Valter e Malan-Brizzi Giovanna nella ricorrenza del 25® anniversavio matrimonio 10.000;
Maria e Giovanna Bonjour in mem. della
Mamma 10.000; Comunità Salutista di Torre
Pellice in mem. di Mélanie Peyronel 32.000:
Lorenzina e Enrico Kott (Inghilterra) 7.500;
Fede Bufalo (Noceto) 5.000; Ernesta Vola in
mem di Susette Bonjour 20.000; Lidia e Giulia Gay in mem. della sorella Esterina 20.000;
Una fedele amica in mem. di Esterina Gay
10.000; Sandro Forneron in mem e Centenario nascita del padre (V. P.) 10.000; Rostagnol Giovanni e Matilde (4® vers.) 10.000;
Sandrina Geymonat in mem. dei genitori
10.000; Malvina Besson: in mem. dei suoi cari 25.000, di Susette Bonjour 25.000, di Giuseppe Bertalot 25.000 = 75.000; Bonjour
Pietro e Esterina in mem. della mamma Garnier Susanna ved. Bonjour 25.000: Sig.ra H.
Merkli-Winterthur in mem. di Melanie Peyronel (Svizzera) 5.000; Georgette Rivoir ved.
Bounous e figli in mem della mamma 10.000:
in mem. di Valentina Besson ved. Tron le
figlie (Svizzera) 49.400; Co'isson-Talmon Maria 10.000; Paolo e Edith Revel in meni, di
Elisa Revel e Luigi Revel 20.000: in occasione nozze d’oro di Gustavo e Ketty Comba,
i figli e nipoti 150.000 M.lle Cachat (Svizzera) 19.000; Provento manifestazione XV
Agosto 1.400.000.
Il Comitato esprime a tutti ì donatori viva
riconoscenza. Purtroppo il forte aumento dei
costì ci obbliga a contare ancora molto sulla
generosità e la concreta collaborazione dì
quanti avvertono l’importanza deH'opera. Le
offerte possono essere eseguite sul c.c. numero 2/16947 Asilo Valdese - 10062 Luserna S.
Giovanni (Torino).
Forse, una risposta, si può dare solo guardando le cose molto più da vicino e con più
grande amore.
L’altra sera è venuta da me una coppia di
giovani fidanzati, parenti di cari amici miei.
Lui Valdese, lei, Cattolica; i figli, quando vi
fossero, sarebbero stati educati nella Chiesa
Valdese. Erano tristi ed abbattuti perché, dove avrebbero desiderato celebrare le loro nozze, erano state mosse loro delle difficoltà « moderne »... Li ho visti realmente angosciati.
Doveva essere quello, nella loro umile vita,
uno dei giorni più belli, forse il più bello, un
giorno dì lode e di riconoscenza a Dio, da celebrarsi in mezzo alla Chiesa in festa. Chiedevano a me, di assistere alla loro celebrazione nuziale, nella mia chiesa.
Mi fecero una gran pena: Avevano avuto
ciascuno le proprie peripezie : Un matrimonio misto ne implica di più che non un altro
consueto : Una coraggiosa decisione, da prendere, poi qualche difficoltà da parte dei parenti delle due parti e, per questa giovane
che vedevo dinanzi a me, come un certo senso di distacco da quell’ambiente che fino allora era stato tutta la sua vita... Ma il loro
amore aveva vinto ed ora eran lì, desiderosi di
invocare sulla loro unione la possente benedizione di quel Dio che aveva unito le loro vie
e che essi intendevano servire insieme... Ma
non erano lìberi di farlo...
Mi sentii turbato.
Avevo, in passato, celebrato dei matrimoni nel modo anteriore al 1929. Il solo modo
allora possibile. Poi, li avevo celebrati secondo il dispo.sto della legge 1929 ed io stesso, in
questo modo ed in un giorno tanto bello per
me, mi ero unito alla mia Compagna nel tempio di Torre Pellice e, da quel momento, lo
avevo fatto per tanti altri, per 43 anni. Tal
Pomaretto
L’elenco completo delle riunioni
quartierali è stato pubblicato sulla Lucerna. Sono confermate anche le due
seguenti riunioni: Maurini, mercoledì
17 ottobre, ore 20.30; Pons, mercoledì
24 ottobre, ore 20.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
Personalia
A Ginevra si sono sposati Chrisline
Wolf e Davide Abate. Il nostro augurio
più cordiale per la loro vita insieme.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI in Torre Pellice. alloggio 1 o 2 camere, cucina, servizi. Rivolgersi Tipografia Subalpina, Torre Pellice.
I familiari della compianta
Anna Codino ved. GardioI
riconoscenti per le prove di simpatia
ricevute per la dipartita della loro
Cara, ringraziano tutti coloro che con
scritti o di presenza hanno preso parte al loro dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 29-9-1973.
1
7
5 ottobre 1973 — N. 39
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
Dagli atti della Tavola Ualdese «»scorso, una proposta
La Tavola nomina quale pastore titolare della chiesa di San Secondo il
pastore Franco Davite. Il trasferimento dovrà aver luogo entro il mese di ottobre 1974.
La Claudiana: una sfida alle comunità
la Tavola delibera di affidare al pastore Arnaldo Genre la cura della chiedi San Secondo per l'anno ecclesiastico 1973-74.
In seguito alla nomina di Franco Davite quale pastore titolare della chiesa
di San Secondo, la Tavola proclama la vacanza della chiesa di Frali a partire
dal 1° ottobre 1973. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo
entro il 31 marzo 1974 in base agli artt. 17, 18, 19 e 20 dei RROO.
* * *
La Tavola, in base all'art. 21 dei RROO, udito il Concistoro di Pinerolo, conferma per l'anno 1974-75 la permanenza del pastore Achille Deodato nella
chiesa di Pinerolo.
Considerando che il pastore Enrico Geymet entrerà in emeritazione col
1" ottobre 1974, la Tavola proclama la vacanza della chiesa di Villar Perosa a
partire dal 1° ottobre 1973. La designazione del nuovo pastore dovrà aver
luogo entro il 31 marzo 1974 in base agli artt. 17, 18, 19, e 20 dei RROO.
Sistemazione del campo di lavoro
L'anziano evangelista Arrigo Bonnes è trasferito da Forano a Caltanissetta.
Il pastore Teodoro Magri è trasferito da Caltanissetta a Messina e Reggio
Calabria con residenza a Messina.
Il candidato in teologia Paolo Ribet è destinato a Milano.
La chiesa di Forano è affidata al pastore Domenico Cappella nel quadro
dell'integrazione valdese-metodista.
Il pastore Ermanno Genre è messo a disposizione del presbiterio della
Bassa Val Pellice.
Ho letto sul n. 36 l’articolo di Ermanno Genre. Sono d’accordo con lui
nel riconoscere che, in linea di massima, nelle nostre comunità non si legge più. Vi è disinformazione e sottocultura.
Se abbiamo sbagliato, questo non
significa che dobbiamo continuare a
sbagliare. Si può sempre ricominciare.
Ecco una proposta concreta:
Formare, nelle comunità, un gruppo
di tre o più persone, portate verso la
lettura. Il gruppo dovrebbe impegnarsi a presentare alle comunità (vuoi
nel corso di un culto, vuoi in riunioni)
dei libri.
La mia proposta può essere considerata puerile. Tuttavia l’appoggio con
un esempio. Nel nostro gruppo femminile abbiamo l’abitudine di presentare libri della Claudiana, sia per gli
studi biblici, sia per informazione e
sia anche solo per letture correnti.
Spero di interpretare il pensiero di altre nostre sorelle dicendo che queste
ricerche ci hanno aiutate ad aprirci,
a conoscere meglio uomini e situazioni e, quindi, a capire meglio sermoni,
studi o conversazioni che il Pastore o
altri che ci visitano, ci rivolgono.
Lo scorso anno, fra altri libri, ci siamo soffermati su quello di Marie Durand, la donna ugonotta rinchiusa a
15 anni nella Torre di Costanza uscendone dopo 38 anni. Abbiamo presentato il periodo storico che precedette
la resistenza ugonotta, dando notizie
sulla Torre di Costanza. Fu la cono
Notiziario Evangelico Italiano
Nuove prospettive di lavoro per l’AiCE
Il Comitato nazionale dell’AICE, riunito a settembre a Torre Pellice, ha
compiuto un lungo esame sulla situazione della Associazione. Ha constatato che dalla sua fondazione (1950), fino ad alcuni anni fa, essa svolse, attraverso incontri regionali e nazionali, una valida opera di riflessione sul
senso vocazionale dell’insegnante evangelico e per il rinnovamento pedagogico e didattico dei suoi soci.
In questi ultimi anni si è però verificato, sul piano interno, un crescente
progressivo sostanziale disinteresse
dei soci per gli scopi e le attività della
associazione.
D’altra parte è avvenuto un cambiamento nella situazione scolastica
generale, nel senso che il problema
della scuola è balzato in primo piano
anche nell’opinione pubblica ed attorno ad esso si è creato un largo movimento di insegnanti, studenti, lavoratori; ormai esistono forme organizzative a più livelli (partiti, sindacati,
MCE) in cui si traduce e si porta avanti il discorso di rinnovamento di contenuti e strutture della scuola ed in
Campi famiglie a Falerna
Quest’anno per la prima volta si sono aperte le porte del Centro evangelico « Gianluigi Pascale >- di Falerna
(CZ), per due Campi Famiglie: uno dal
1“ al 20 luglio, centrato sullo studio
deH’epistola di Giacomo, l’altro dal 21
luglio al 5 agosto, centrato sul problema della « trasmissione della fede ai
piccoli », entrambi diretti dal past. Ernesto Naso.
I campisti hanno vissuto momenti
molto belli di comunione e di ricerca
nella cornice dello splendido paesaggio circostante. I culti comunitari
mattutini hanno costituito momenti
di riflessione e meditazione assai validi.
Gli studi sull’epistola di Giacomo si
sono rivelati di una attualità e di un
interesse assai notevoli. Il discorso di
Giacomo, suggerito da una scelta di
classe ben precisa, implicava una presa di posizione nelle vicende dell'epoca altrettanto precisa. Che cosa vuol
dire vivere, in coerenza al messaggio
evangelico, la nostra vita di uomini inseriti in un contesto sociale di sfruttamento e di oppressione? Ecco uno
dei tanti attuali interrogativi a cui si
è cercato di rispondere.
Diverso il tipo di ricerca impostato
nell’altro campo che implicava un discorso di tipo pedagogico. Hanno collaborato a questo campo i pastori Pie
Santoro, con una introduzione ai
Sinottici, e Davide Cielo, con una introduzione a Giovanni.
A torto si parla di trasmissione della fede, si è detto, d’accordo col pastore Naso: la fede non è un qualcosa che si lascia ai propri figli, ma è
dono di Dio. Il giusto atteggiamento
dei genitori deve essere di annunzio
dell’Evangelo ai propri piccoli, non in
maniera meramente catechistica, ma
nei termini di una credibilità, di’ una
coerenza e di un interesse che, soli,
interessano un bambino.
Un pensiero riconoscente alla signora e al pastore Trobia, all’una per il
contributo pratico che ha dato alla vita dei campi, organizzando il pesante
lavoro di cucina, all’altro per il lavoro continuo che compie pér rendere
sempre più funzionale ed attivo il
Centro.
L’augurio è che questo lavoro possa andare avanti e che altri partecipino a questi campi nello spirito di comunione fraterna e di ricerca riscontrato quésta estate.
Paolo Naso
Sergio Velluto
La riunione annuale
dei collaboratori
della Società Biblica
Dal 1“ al 4 novembre 1973 avrà luogo a Roma, presso la Facoltà Valdese
di teologia, via Pietro Cossa 42, la riunione annuale dei collaboratori della
Società Biblica. Il programma verterà
su tre momenti impegnativi:
1) 2 novembre - Giornata dedicata
all’informazione. Si studieranno il rapDortq tra predicazione e giornata della Bibbia, le relazioni dei rappresentanti e delle chiese che hanno svolto
campagne bibliche. Nel pomeriggio si
esamineranno i documenti relativi al
piano europeo di lavoro ricevendo i
suggerimenti e le critiche del Comitato Consultivo, di pastori e della Facoltà. Particolare attenzione sarà data al lavoro giovanile fin qui svolto.
2) 3 novembre - Giornata dedicata
alla discussione e alla preparazione di
un piano di lavoro per l’Italia che possa stimolare il sorgere di altri piani
di lavoro nelle aree di maggior interesse.
3) 4 novembre - Giornata dedicata
alla predicazione nelle diverse chiese
romane.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
alla Libreria S. Scritture, via dell’Umiltà 33, 00187 Roma.
cui sono pienamenle impegnati molti
colleghi evangelici.
In questo contesto è apparso al CN
la necessità che l’associazione evolva
verso strutture più adatte alla nuova
situazione.
Pertanto suggerisce che, nell’ambito
del servizio studi della Federazione
Evangelica si utilizzi la rivista « La
Scuola domenicale » con incontri e dibattiti come luogo e momento di riflessione comunitaria evangelica per
chi è credente ed è, impegnato nel
campo educativo.
Al tepipo stesso ■ propone la qòstituzione di commissioni pedagogiche
sia sul piano locale che distrettuale,
di circuito o meglio ancora nèlTambito delle costituende federazioni regionali, allo scopo di agire, nel concreto
delle situazioni, da veicolo informativo e da stimolo per prese di posizione, sia all’interno deile comunità (es.
su nuovi metodi di formazione biblica) che aH’estemo pci' un effettivo impegno nelle battaglie che avvengono
oggi nella scuola (es. insegnamento religioso nelle scuole statali, validità e
contenuti dei libri di lesto, partecipazione dei genitori alla gestione della
scuola ecc.).
Per la verifica o meno di queste proposte presentiamo ad amici e colleghi
il seguente questionario, con preghiera di inviare le risposte a: Vera Long,
via Davico, 7 - Pinerolo (To.).
1. Pensate che l’AICE debba darsi una
nuova organizzazione decentrata su
base regionale e locale oppure pensate che l’AICE tradizionale abbia
ancora una motivazione ed una funzione?..
2. Sareste disposti ad impegnarvi nel
la prima delle ipotesi? oppure nella seconda?...
3. Avete
ste?....
altri suggerimenti o
propo
II Comitato nazionale
scenza del libro di André Fabre (acquistato alla Claudiana) che invogliò
mia sorella ed io a visitare la casa di
Marie Durand al Bouschet de Pranles
nell’Ardèche e la Torre di Costanza a
Aigues Mortes. Mi sia concesso di
esprimere le nostre impressioni:
La casa di Marie Durand è attualmente adibita a museo. L’antica «bergerie » sarà poi un tempio ma, quando visitammo la casa, vi era una esposizione di documenti provenienti da
archivi privati concernenti la vita religiosa, politica, sociale, economica e
culturale delle antiche famiglie contadine delTArdèche. Due signori accompagnano i visitatori e li aiutano a prendere conoscenza dei documenti, raccolti poi in un libro. La résistance
exemplaire d’une Paroisse Protestante
Ardèchoise, in vendita nel museo. Poi
una signora (pastore) accompagna i
visitatori nella grande cucina della famiglia Durand. I visitatori sono numerosi. Ci trovammo, in quella giornata di sabato, con una famiglia inglese, una famiglia di Lione, due coniugi provenienti dalla Corsica. La signora ci spiegò il periodo storico, ci fece
vedere cose del passato che parlano
di sofferenza e di fedeltà, vedemmo la
botola in cui venivano nascosti i predicatori itineranti, il nascondiglio della Bibbia e dei libri religiosi. Ci disse
dei salmi cantati (i 150 salmi che costituivano i soli cantici di quell’epoca)
molti dei quali si trovano nel nostro
Psaumes et Cantiques e, alcuni, fortunatamente, anche nel nuovo Innario.
Vedemmo l’iscrizione incisa nella grande pietra del camino « Loué soyt Dieu
1696 A. D. ». Poi uscimmo e, appoggiati al muro della casa, sotto l’arco dove Stefano Durand incise « Miserere
mei Domine Deus 1694 » di fronte alla
bella campagna del Vivarais, parlammo insieme. Ognuno parlò della propria chiesa, delle comunità, delle testimonianze, delle difficoltà e poi della
salvezza, ciò di cui l’uomo ha bisogno: la liberazione dal peccato e il
perdono. Ci si soffermò sulla parabola
del Figliuol prodigo e sull’incontro di
Gesù con la donna samaritana. Tutti
conoscevamo, certamente per aver
letto, la storia di Marie Durand, la sua
fede resistente: fu certamente quello
il movente che ci spinse — provenienti
da luoghi diversi — verso la casa dove
Marie e il fratello Pietro, pastore, sono ricordati. La signora ci disse anche che, proprio nelle settimane precedenti, era venuto alla luce il (o uno
dei) libro in cui il Pastore Pietro Durand annotava con cura « les mariages
dans le Désert ». Infine ella ci salutò
affettuosamente, ci diede un certo numero di giornali, di dépliants per il
nostro gruppo femminile, pregandoci
di portare i saluti alla nostra comunità.
Ci avviamo adesso verso il Centenario di Valdo e, ad evitare che il Centenario si esaurisca in una glorificazione, il Sinodo invita le chiese alla
riflessione, suggerendoci anche il libro
del Pastore Giorgio Tourn: Una Chiesa in analisi, i Valdesi di fronte al domani.
Sarebbe veramente una buona occasione per formare nelle comunità
un gruppo che si impegni a presentare i tre punti del libro: Da ieri a oggi - Bilancio provvisorio - Una linea
di marcia. E soprattutto, senza scoraggiarsi!
Il libro termina con queste parole:
« La fedeltà evangelica consiste, invece, nel realizzare poche cose, concrete, costanti, perseveranti, nella fedeltà in cose minime, nel rifiuto delle
grandi tematiche e dei programmi impennativi ».
Una vecchia poesia s-u Marie Durand
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Livia Bertalot,
Aldo Comba, Giovanni Conte, Lalla Conte, Renato Malocchi, Evelina
Pons, Ernesto Scorza, Elsa e Speranza Tron.
Prese di pesizione evangeliclie italiane sul Cile
re
re
Istituto Biblico Evangelico
Anno Accademico: 2 ottobre 1973 a 16 giugno 1974
ecco le materie in programma:
Studio Sintetico dell’Antico Testamento
Pedagogia Cristiana
Omiletica
Principi e Pratiche di Evangelizzazione
Religioni Contemporanee
L’Epistola agli Ebrei
Apocalisse
Le Epistole ai Corinzi
Cristologia
L’Epistola ai Romani
Storia del Cristianesimo
Ecclesiologia e Teologia Pastorale
Teologia Contemporanea
Rapporti Umani II
ISCRIVETEVI PER UN SOLO MESE O PER TUTTO L’ANNO
00141 Roma
Per ulteriori informazioni scrivete a:
li Preside: Istituto Biblico Evangelico, Via Cimone, 100
(segue da pag. 2)
nosca la legittimità rappresentativa del
girne militare cileno, responsabile di tanta
pressione e di delitti inauditi contro il popÓfo
edeno.
Noi evangelici italiani costituiamo una minoranza talora trascurata e che in un passato
non troppo lontano ha conosciuto la crudeltà della discriminazione e della persecuzione,
ma siamo certi che Ella, nostro illustre concittadino, cattolico aperto e progressista, darà
alla nostra voce lo stesso peso di altre.
Nella nostra assemblea di culto di domenica 23 settembre c. a., abbiamo discusso i
fatti del Cile alla luce dell'Evangelo e della
nostra esperienza umana e ne abbiamo ricavato una recisa condanna del fascismo, che
come sempre al servizio dei ricchi e dei potenti del Cile e degli Stati Uniti, ha calpestato i diritti del popolo alla propria emancipazione, troncandone le speranze di un futuro
più libero e giusto e avvilendosi nell’omicidio, fìsico o morale che sia, di una presidente costituzionale, il compianto eroico
Sig. Allende.
Faccia sentire la voce dei credenti e di tutti i democratici che aborriscono dalla violenza e dalla sopraffazione. Isoliamo i criminali
e quanti non hanno il coraggio e la dignità
di denunciare i delitti. Promuoviamo la so
lidarietà di tutti i popoli con i perseguitali, i
torturati, i discriminati per ragioni ideologiche. Signor Ministro, la preghiamo di non
riconoscere la dittatura dei generali cileni!
Con molti rispettosi saluti.
Per la comunità evangelica battista di Bari :
Past. Ro.sario Bagli eri
CHIESA METODISTA
DI CREMONA
« La Comunità evangelica di Cremona (Via
Milazzo) esprime la propria solidarietà al popolo lavoratore del Cile vittima del terrore
sanguinario di forze anticristiane, e rieonosce
nel Presidente Salvador Allende un esemplare
martire della giustizia.
Quali credenti in Gesù Cristo, condanniamo fermamente — in nome del Vangelo della
pace — l’azione fratricida dei generali cileni, e ci dichiariamo al fiianco di quel popolo
martirizzato nella sua lotta per l’immediato
ritorno alla vera democrazìa e per una nuova
società libera da oppressori e da oppressioni e
da ogni violenza armata e brutale ».
« Guai a chi edifica la città col sangue e
fonda una città sulla iniquità » (Dalla Bibbia).
terminava con questi versi: « Et c’est
toi qui fus la plus forte, vaillante
Foi... ».
Sono stata incoraggiata a scrivere:
10 faccio col sentimento di rendere
una testimonianza, con la speranza che
noi, membri delle nostre comunità,
possiamo guardare ai libri cóme strumenti di formazione e di servizio. Onorare il passato per lavorare meglio per
11 Signore nel tempo presente.
Nelly Rostan
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Catanzaro
Il fratello Ernesto Scorza nei mesi di giugno-luglio, si è recato negli Stati Uniti invitato dai numerosi parenti che risiedono colà
da molti anni. Il soggiorno americano è stato
abbastanza lungo, 43 giorni, ed ha colto Toccasione, accompagnato dai nipoti che hanno
anche provveduto per il viaggio, per visitare
varie località. Questo viaggio non ha avuto
solo lo scopo di rivedere i parenti ma soprattutto di testimoniare dell’opera del Signore in Italia ed in particolare a favore del
villaggio Bethel nella Sila catanzarese, nelle
varie chiese da lui visitate e nelle quali i suoi
parenti sono impegnati. La prima testimonianza è stata data a Chicago nella Chiesa Biblica di Hampshire. Si è poi recato nella California dove i contatti con alcune chiese evangeliche sono stati più intimi per la presenza
di un interprete italiano che è stato un valido
e prezioso aiuto. Da San Francisco a Los Angeles dove nella Free Church è stato dato un
messaggio su Genesi 28 e poi nella Evangelica! Free Church di Napa dove nella testimonianza ha parlato tra l’altro di Pietro Valdo che per amore di Cristo si è fatto povero
e della preparazione da parte della Chiesa
Valdese per le celebrazioni dell’Vili centenario della sua conversione. Si spera che il
suo viaggio in America non sia sterile ma porti
dei frutti per l’avvenire della Casa Bethel che
deve essere rifinita ed arredata e così essere
messa a disposizione dei fratelli. Già qualcosa comincia a vedersi e ne ringraziamo il Signore. Un grazie anche alle comunità ed ai
pastori che con simpatia lo hanno ricevuto
nel nome del Signore Gesù Cristo come un
vecchio fratello. E. S.
IN MEMORIAM
Zinaida Gromoff
Il 14 settembre ha avuto luogo a
Bergamo la sepoltura della Signorina
Zinaida Gromoff, che un singolare destino aveva avvicinato al mondo evangelico italiano. Nata ad Arcangelo, in
Russia, una settantina d’anni or sorto,
si trovava in Isvizzera per completare
la propria istruzione allo scoppio della rivoluzione nsl suo paese. Non poté rientrare in patria in quel momento e ne rimase definitivamente tagliata fuori, non riuscendo mai ad ottenere la minima notizia dei suoi familiari. Incontrò in seguito i coniugi
Christenson, evangeiici, che la tennero come figlia e che divennero la sua
seconda famiglia. Con loro, dopo aver
soggiornato in diverse località, tra cui
Torre Pellice, si trasferì a Bergamo,
che i Christenson avevano scelto come
cittadina tranquilla dove trascorrere
la vecchiaia. A Bergamo Zinaida Gromoff si era costruita con gli anni una
solida fama di insegnante di lingue
estere, di russo in primo luogo, ma
anche di inglese e francese, mostrar!}do. doti di cultura e di carattere che
le permettevano di essere un’insegnante efficace tanto per bambini delle medie quanto per adulti alle prese con
impegnative questioni letterarie e culturali.
Nonostante la recente liberalizzazione dei viaggi per l’Unione Sovietica
non volle mai tornare a rivedere il
suo paese: diceva che l’emozione sarebbe stata troppo forte. E, in fin dei
conti, non avrebbe più trovato quel
mondo che era stato il suo, da cui era
stata separata così drasticamente, e
per .il quale in questi ultimi anni sentiva una sempre più pungente nostalgia.
Con i genitori adottivi si era avvicinata alla comunità evangelica; non rinunziò mai alla sua appartenenza alla
chiesa ortodossa, e appunto in quanto
ortodossa prendeva i sacramenti nella
chiesa cattolica (per il mutuo riconoscimento del ministero sacerdotale tra
quelle due chiese), ma partecipava
normalmente al culto evangelico di cui
apprezzava soprattutto la predicazione, per quel richiamo alle realtà eterne che una buona predicazione sa dare proprio nel momento in cui è più
« attuale ». Per questa sua triplice cittadinanza ecclesiastica era singolarmente aperta all’ecumenismo, che vedeva non sotto il profilo istituzionale
o dogmatico, ma come irrinunciabile
riconciliazione e fratellanza tra credenti nello stesso Signore.
Cordiale e affabile, ma estremamente riservata, Zinaida Gromoff viveva
sola, e in solitudine è tornata al suo
Dio, lasciando ai numerosi amici di
Bergamo e delle Valli Valdesi il ricordo di un carattere volitivo, di grande
generosità e di fedeltà nell’amicizia.
a. c.
ABBONAMENTO ANNUO :
Interno L. 4.000
Estero L. 5.000
8
pag. 8
1 NOSTRI GIORNI
Verso la rifenea della scaola media sepeiiore
(ina non è una cosa seria)
N. 39
5 ottobre 1973
UITA ITALIANA a cura di Emilio Nitfi
27 ottobre 1922: marcia su Roma; 28
ottobre: il re invita Mussolini a formare un nuovo governo; anno 1923: Gentile e i suoi collaboratori gettano l’impalcatura del nuovo sistema scolastico
fascista. Il dibattito parlamentare sarà
più lungo del previsto, tuttavia non si
può non restare colpiti dairestrema
tempestività del fascismo nel puntare
le sue energie innanzitutto sulla riforma della scuola ben sapendo che lì si
combatteva una battaglia importante
anche se non decisiva.
Non certo altrettanto tempestiva è
stata la rinata « democrazia » del secondo dopoguerra se si deve aspettare
il 1955 per avere la riforma della scuola
elementare; il 1962 (fine dicembre, praticamente il 1963) per avere quella della scuola media e chissà quale anno per
avere quella della scuola media superiore e delFuniversità, per le quali si
sono avuti sih’ora solo provvedimenti
marginali e tali da non intaccare la
struttura fondamentale della organizzazione scolastica e dei contenuti dell’insegnamento.
Con questo non si vuol dire che le
riforme avvenute a livello elementare
e medio siano soddisfacenti, ma solo
che negli ordini superiori della scuola
le cose stanno ancora peggio.
Abbiamo davanti a noi in recensione un libro di Giovanni Gozzer' che
presenta la storia del dibattito parlamentare — con qualche rapido accenno anche a posizioni extraparlamentari — su questo problema dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana. Il ministro Gonella, rimasto in carica dal 1948 al 1951, attese gli
ultimi due anni per elaborare un « progetto ». Il suo successore Segni ne
bloccò la discussione parlamentare e
quelli che vennero dopo non si dimostrarono più solleciti sulle sorti della
scuola. Gli anni sessanta vedono, invece, una fioritura di progetti, accuratamente e onestamente esaminati dal
Gozzer, i quali non sfociano, però, in
nulla di concreto, salvo la riforma dell’esame di stato e la liberalizzazione
degli accessi all’università.
Verrebbe voglia, ai recensori, di terminare a questo punto, anche pensando che la riforma della scuola è un
problema i cui termini tecnici interessano poco i lettori di questo settimanale e sarebbero più adeguatamente trattati in una rivista scolastica. Ma
la scuola è un affare di tutti e la sua
riforma non può essere fatta sulla testa della gente. Vogliamo quindi accennare ad alcxmi problemi.
della esplosiva situazione scolastica
italiana. In questa situazione egli propone provvedimenti molto modesti e
molto graduali che sblocchino il caos
attuale, ma ci sembra che una simile
impostazione, anche se viene da un
uomo di una certa apertura, finisca
per fare il gioco della conservazione.
Allo stadio attuale la mancanza di
una maggioranza che abbia vedute
omogenee in fatto di scuole fa sì che
vince la minoranza che non vuole nessuna riforma. Perché? Evidentemente
perché dispone di forze diverse da
quella di una maggioranza democratica. Quali sono queste forze? Innanzitutto {’inerzia automatica delle situazioni acquisite; in secondo luogo i capitali; infine la solidarietà delle classi
al potere e delle istituzioni quali la
magistratura e la burocrazia ma anche le forze armate e la polizia.
Per superare queste forze è necessario che un’altra minoranza, cioè
quella, pensiamo noi, che vuole una
riforma favorevole alle classi popolari, ricerchi anch’essa delle forze diverse. In questo momento noi vediamo la
possibilità di disporre di una forza
sufficiente per superare quella dei difensori del disordine esistente solo
nella solidarietà di tutti i lavoratori e
nell’interesse della gente per i problemi scolastici. Un giorno che ci sia questa e che ci siano pressioni adeguate
di insegnanti, genitori, studenti, pensiamo che la riforma sia possibile.
Prima no. Quindi il lavoro è lungo.
IL PROBLEMA DEGLI SBOCCHI
PROFESSIONALI
Un posto considerevole del libro del
Gozzer è anche dedicato a questo problema. Infatti tutti sanno che pullulano i rnaestri, i ragionieri, i geometri,
i periti e, tra poco, arriveranno anche
le masse di laureati disoccupati. Il
problema della scuola è anche, quindi,
il problema dell’impiego dopo la scuola. Si può dire che oggi la scuola media superiore, più che assolvere ad un
ruolo di qualificazione professionale^
rappresenta un parcheggio di manodopera, tenendo in qualche modo occupati i giovani per alcuni anni senza però dar loro un lavoro. In questo modo
il numero totale dei disoccupati figura
di gran lunga inferiore a quello che
si avrebbe senza questo parcheggio e
quindi le tensioni sociali che derivano dalla disoccupazione sono contenute, almeno finché il gioco potrà durare. Su questo argomento si raccomanda il magistrale studio del nostro Marco Rostan = che, nel libro del Gozzer
P^ un refuso tipografico, è diventato
«Restano» (pag. 104). Riforma della
scuola, sotto questo aspetto, significa
innanzitutto riforma della società e
garanzia del posto di lavoro per tutti.
II problema non dovrebbe sfuggire
nemmeno nel Nord-Italia né, in particolare, alle Valli dove il numero dei
aipiom.ati disoccupati o occupati in
modo saltuario e in situazioni di ripiep va paurosamente aumentando. Qgni
famiglia si preoccupa di solito che i
nropri figli studino e siano promossi.
E necessario cominciare a chiedersi se
non è necessario vedere se per caso,
nella scuola così com’è adesso, studiare o no è in fondo tutto uguale e se,
quindi, non è la scuola che deve essere riformata.
M. C. Tron
^ Rosanna Emma - Marco Rostan : Scuola e mercato del lavoro, Bari, De Donato, 1971.
nord-sud-estovest
H Togo ha deciso di rompere le relazioni diplomatiche con Israele a causa
del rifiuto di questo « di sgomberare immediatamente i territori occupati » nel 1967. È
il settimo paese africano che, per questo motivo, ha rotto ogni rapporto diplomatico con
Israele.
Invece, anche se la repressione della guerriglia comunista da parte del regime di Marcos continua dura, la Germania orientale
ha deciso di avviare relazioni diplomatiche
con le Filippine.
I Al termine di una riunione del Consi
glio dei ministri presieduta dal Presi
dente della Repubblica del Senegai, Sedar Sen
ghor, è stata annunciata la decisione del Go
verno senegalese di rompere le relazioni diplo
maliche con la Repubblica democratica di
Guinea. Tale decisione è stata presa in seguito ai continui attacchi della radio della Gui
nea, che ha diffuso discorsi del Presidente
Sékou Touré diretti contro il Senegai e il Pre
sidente Senghor, accusati di nutrire intenzion
ostili verso la Guinea.
La riforma sanitaria:
una riforma che costa
L’epidemia di colera in vaste zone
del nostro Mezzogiorno ha richiamato
l’attenzione di molti sull’urgenza della
riforma sanitaria. Non solo i giornali
di opposizione, non solo i sindacati o
certi settori sanitari progressisti, perfino il Ministro della Sanità on. Gui, in
recenti interventi in Parlamento, ha
posto l’accento sulla necessità della
riorganizzazione di questo importante
settore della vita della nazione: la prevenzione e la cura delle malattie.
UNA LUNGA STORIA
A dire il vero non è la prima volta
che se ne parla in questi ultimi anni:
un primo progetto fu messo a punto
negli anni 1969-70 dal Ministro Mariotti, e la sua attuazione avrebbe dovuto
seguire a breve scadenza la riforma
ospedaliera. Alla fine del ’70, quando il
Centro-Sinistra cominciava a fare acqua, fu detto dal repubblicano La Malfa che la riforma sanitaria sarebbe costata troppo per le finanze dissestate
dello Stato. Tale idea era condivisa
dalla parte più conservatrice del Governo, e la riforma, che avrebbe dovuto scattare il 15-3-71, fu accantonata.
In quei mesi vi fu un gran parlare di
riforme che costano e riforme che non
costano. Il discorso eludeva il problerna di fondo: vi sono alcune riforme
che SI impongono di necessità.
Venne la parentesi del Ministero di
Centro-Destra; aveva anch’esso un progetto di « riforma sanitaria », che, per
non costare, non riformava nulla della nostra arcaica organizzazione e, in
particolare, prendeva neppure in considerazione il capitolo della medicina
preventiva. Col nuovo Centro-Sinistra
si tornò a parlare di riforma sanitaria. E se ne torna a parlare essendo
ministro del Tesoro Ugo La Malfa che,
a suo tempo, aveva criticato il progetto Mariotti per il suo alto costo. Si
è formata in questo frattempo una coscienza del problema: si è capito che
è proprio attraverso le riforme, anche
quelle che nel 1970 « si dovevano accantonare perché costavano troppo », è
proprio attraverso le riforme che si
potrà superare la crisi economica che.
UN PROBLEMA
DIFFICILE
Abbiamo brevemente accennato,
in due successivi
articoli (v. questo
settimanale, nn. 37
e 38 del 21 e del 28.9, cfr. anche il n. 35
e il n. 36 delTl e dell’8.9.’72, al significato delle contestazioni degl’intellettuali
sovietici, separatamente com’esse vengono formulate dal fìsico A. Sakharov
e dallo scrittore A. Solgenizin. La grandezza di questi due uomini e la gravità
dei loro discorsi, come sintomi d’un’eccezionale situazione dell’opinione pubblica sovietica, sono fuori d’ogni dubbio. È però lecito, ed anzi doveroso,
spingere a fondo la nostra critica, ponendoci numerosi quesiti soprattutto
sulla contestazione del Sakharov. Infatti la contestazione del Solgenizin
può dirsi solo indirettamente politica
(come già abbiamo detto) cosicché, criticando quella del Sakharov, si critica
indirettamente anche quella del Solgenizin. Tali quesiti costituiscono, nel
loro insieme, quello che può ben chiamarsi il « Problema Sakharov » e considerarsi, a nostro parere, uno dei più
difficili del giorno d’oggi. Non possiamo che accennare brevemente ai più
importanti di tali quesiti.
1) «Le interviste che il Sakharov
ha concesse a giornali inglesi e tedeschi, gli appelli che ha inviato in Occidente sono sfuggiti alle maglie della
censura sovietica o sono il segno di una
battaglia politica che coinvolge molte
correnti dentro e fuori il partito comunista? Fino ad oggi si son fatte tre ipotesi. La prima che sia lo stesso Breznev
a non impedire la protesta del Sakharov. Il segretario del partito comunista sovietico, nel momento in cui
rURSS firma importanti contratti economici con gli Usa, consente maggior
libertà ai cittadini russi per dimostrare che questa libertà non ha, per il
partito e per lo Stato, le conseguenze
tragiche previste dai quadri di apparato. La seconda ipotesi è che siano gli
avversari di Breznev a concedere la
parola a Sakharov: questi sperano che
le martellanti denunce dei dissidenti
russi facciano andare a monte gli accordi commerciali fra USA e URSS e
che sia così scongiurato il pericolo dell'introduzione nell’URSS di norme di
vita e rapporti di produzione occidentali. La terza ipotesi è che le correnti
del dissenso russo abbiano acquistato
tale autonomia e forza da potersi nermettere le denunce senza temere che.
incarcerati i leader della protesta, ogni
forma di opposizione sia messa a tacere. Per il momento non ci sono elementi che confermino la validità di
uno di questi punti di vista a discavito
degli altri. » (Da « L’Espresso » del
39.9.’73 p. 17).
2) Un’altra serie di quesiti si pone
in ordine all’opportunità, o meglio alla
nossibilità che il discorso del Sakharov
trovi seguito ed attuazione in Decidente. In proposito Roger Garaudy, il noto
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino) ex membro delTuffìcio politico del Par
IL PROBLEMA DELLA RIFORMA
Il dibattito attuale ha come principale posta in gioco quella àeW’unitartetà della scuola media superiore, come già è avvenuto per quella inferiore con la riforma del 1962. Qggi abbinino una gerarchia di scuole, con dignità culturale diversa, al vertice della
quale sta il liceo classico che è ancora visto come la quintessenza della
cultura e in coda alla quale stanno le
scuole professionali e i corsi aziendali, impostati come corsi di rapido apprendimento di attitudini manuali per
quelli che hanno il cervello piuttosto
limitato e povero di fosforo e, soprattutto, diciamo meglio, il borsellino
vuoto. È chiaro che a questa gerarchia
di scuole corrisponde una gerarchia
di pedone nella società. Quindi tanto
piu si vuole uguagliare e pareggiare
la dignità dei cittadini, quanto più si
vuole rendere unitaria la scuola che
essi frequentano. All’interno di questa
unitarietà si avranno scelte individuali a seconda degli interessi, ma è importante che tutte abbiano pari dignità culturale e che nessuna blocchi la
prosecuzione degli studi come avviene attualmente. Questo spiega come le
forze conservatrici siano contrarie a
un simile tipo di scuola e che il frazionamento della secondaria sia appoggiato in misura direttamente proporzionale all'attaccamento alle disuguaglianze sociali.
Esiste poi anche un problema di puro e semplice aggiornamento dei contenuti, appena sfiorato dal Gozzer, che
andrebbe maggiormente approfondito.
Si pensi solo al fatto che nessuna delle scienze nate dopo il 1600 — e in particolare la psicologia e la sociologia
scientifica — hanno un posto apprezzabile nel nostro sistema scolastico
che continua a bearsi di lingue morte
e di scienze vecchie, sia pure con un
parziale aggiornamento dei dati della
ricerca. Anche questo aggiornamento,
però, lascia piuttosto a desiderare.
IL PROBLEMA POLITICO
Dice il Gozzer: « Non esiste nella situazione italiana una convinzione abbastanza omogenea sulla strategia e
sulle impostazioni per la riforma o
per il mantenimento delle attuali situazioni della scuola secondaria » (pag.
219). Come dire che ognuno tira dalla sua parte e non esiste nessuna maggioranza democratica che possa coagularsi intorno a un qualsiasi progetto di riforma o di razionalizzazione
’ G. Gozzer : Rapporto sulla secondaria,
Roma, Coines, 1973, pp. 344, L. 3..500.
Direttore responsabile; Gmo Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
N. 175 - 8/7/1960
tifo comunista Francese, ha dichiarato
alla irv francese (mercoledì 29.8):
« Finora mi sono rifiutato di pronunciarmi su un certo numero di problemi, perché ho pensato che ciò potrebbe servire i nemici del partito comunista, e questo non voglio fare a nessun
livello. Ma, a proposito di Sakharov e
Solgenizin, io penso che le loro dichiarazioni possano nuocere alla causa che
essi difendono, cioè alla causa della
cultura e a quella della pace. Per una
ragione fondamentale: essi mescolano
i rapporti fra Stati, col giudizio ideologico. (...) Dal fatto che la politica culturale delTURSS è, come mi sembra,
propriamente aberrante (e io lo dico
nella mia qualità di comunista), non
penso sia possibile dedurre oggi la norma di non entrare in trattative con
l'URSS. Quanto al ritorno allo stalinismo (che i due contestatori temono),
non è il caso neanche di parlarne, perché purtroppo l’URSS non l'ha mai
abbandonato ». (Da « Le Monde » del
31.8.’73).
Il « Manifesto » del 19.9) è ancor più
severo e pessimista:
« Con tutto il rispetto e l'ammirazione che meritano uomini i quali si battono coraggiosantente contro il sistema dispotico che li opprime, si deve
dire che qui si manifesta nel modo più
chiaro la debolezza della loro lotta politica, il suo carattere disperato e senza prospettive. E cioè la loro incapacità di liberarsi dal vano miraggio d'innestare sulle istituzioni sovietiche le
libertà (borghesi) occidentali, l’incapacità a risalire alle cause lontane che
hanno vanificato le potenzialità liberatorie delle strutture e dello Stato
usciti dalla Rivoluzione d'ottobre, e trasformato la dittatura della maggioranza proletaria nel dispotismo d’una casta; l’incapacità dunque di riproporre
una prospettiva d'egemonia proletaria
nell'URSS di Breznev.
La risposta dell'occidente capitalista
a Sakharov sarà prodiga di parole ma,
nella sostanza, due saranno le posizioni che prevarranno: da una parte il
vecchio antisovietismo non aggiornato,
rimasto alla "cortina di ferro”, che
sfrutterà senza scrupoli gli errori che
la disperazione suggerisce a Sakharov
e ai suoi amici. Dall’altra parte il pragmatismo distensivo degli uomini d'affari i quali (...) pregano garbatamente
Sakharov di non agitarsi troppo, assicurandogli che solo con l'espansione
della libertà di commercio si può promuovere il commercio della libertà ».
Ahimè!, c’è del vero in queste critiche: il « filo d’oro » che corre da Solgenizin a Sakharov non può dunque
proseguire? E tuttavia una riflessione
approfondita permette di scorgere, in
Queste critiche, esagerazioni ed illecite
illazioni. Obiettiamo infatti:
a) (Al Garaudy)
che Sakharov e
Solgenizin denunciano ben altro che
1« una politica culturale aberrante ».
Né si tratta, per loro, soltanto d’un
« giudizio ideologico »! Essi denunciano una oppressione, orribile ed infarne, dei più elementari e più sacri diritti dell’uomo. E una tale denuncia è,
per la nostra coscienza di credenti, in
ogni caso ammirevole, come di coloro
che « non possono non parlare delle
cose che han vedute e udite » (Atti 4:
20, cfr. questo settimanale n. 31-32 delT11.8.’72).
b) (Al « Manifesto ») che nessuna
informazione in nostro (e certamente
anche in suo) possesso, autorizza ad attribuire ai due contestatori idee prese
in prestito daH’occidente capitalista o
borghese, né Tincapacità di « risalire
alle cause lontane » della decadenza sovietica, né quella infine di comprendere o di aggiornare l’ideologia comunista.
IL COLERA
^ « Franco Graziosi, professore di
microbiologia all'università di Sassari,
scriveva suW'Espresso/colore" del 5
novembre ’70 commentando la comparsa del colera in Europa: "C’è proprio
da temere che il prossimo anno o il
successivo vedano anche l'Italia colpito. da questa sciagura e che ancora una
volta, (si ricordi l’influenza) si arrivi
in ritardo, con danni incalcolabili per
la satute di molti e per il benessere economico in genere. C’è proprio d'augurarsi che i nostri organi sanitari provvedano a sperimentare un nuovo vaccino e se ne procurino grosse quantità.
Molto probabilmente si dovrà ricorrere a una vaccinazione di massa ed è
necessario preparare per tempo un'adeguata organizzazione sanitaria specializzata" » (Da un articolo di Giorgio
Tecu sull’« Espresso/colore » del 16 settembre ’73).
Si cominciano a notare le conseguenze, sociali e politiche, di questa terribile passata epidemia: per il momento
il colera sembra acquietarsi, ma « Napoli affonda nel caos » (Titolo d’un articolo di J.-C. Guillebaud su « Le Monde » del 28.9). E i napoletani sembrano
consolarsi nella constatazione che finalrnente i loro problemi di disorganizzazione, di miseria e di sporcizia, interessano tutta l’Italia e sono considerati
urgenti: « Bisognerebbe innalzare un
monumento alla memoria del mitile
ignoto! ». van sussurrando fra di loro
con profonda amarezza.
Noi non riusciamo a liberarci da un
pensiero da incubo: che il colera sia
un po’ come la contestazione universitaria italiana del 1968. La contestazione s’acquetò, molti problemi universitari di disorganizzazione, di sperpero,
di curruzionc emersero e furono considerati urgenti. Si promise di fare, e
poi non si fece un bel nulla: « passata
la festa, gabbato lo santo ». Questa volta però... chi e come sarebbe « gabbalo »?
señare più grave dopo l’esperimento
di Centro-Destra, travaglia il Paese.
LE CONDIZIONI ESSENZIALI
Ma quali dovranno essere i punti
fondamentali della riforma sanitaria’
Non sono stati fatti conoscere dal Governo i principi su cui la riforma si
dovrà fondare. Anzi non risulta che il
Governo Rumor abbia già preso in
esame il problerna nei suoi particolari.
Sembra verosimile, essendo tornati
al gove^rno i socialisti, che alcune esigenze del vecchio progetto di Mariotti vengano riprese dal nuovo testo che
non dovrebbe tardare a venire in di.progetto è stato presentato dal PCI ai primi di luglio, mentre
erano molto avanzate le trattative dei
quattro partiti del Centro-Sinistra per
la formazione del nuovo governo. In
ogni caso qualunque progetto dovreboe tenere conto di queste esigenze essenziali. ^
I ^ ^ assistenza medica deve essere
tornita a tutti i cittadini, abbandonando i] sistema assicurativo, che è fonte
fàttf^''iÌ Basti pensare al
tatto che proprio chi non ha lavoro
non può avere oggi l’assistenza. È anche da rilevare che un servizio sanitario nazionale si finanzia con imposte
progressive, per cui al benessere di
tutti partecipano tutti i contribuenti
in rapone del loro reddito.
2) Lo Stato non si deve preoccupare solo di curare le malattie dei cittadini, come attuprnente fanno le mutue
con 1 loro iscritti, ma si deve preoccupare anche e prima della preven-io«e dell evento morboso, sia trauma o
malattia. Il campo di azione della ritorma SI estende così a settori non
specificatamente medici, quali la situazione Igienica della città, (e quindi i
problemi anche di urbanistica e di ingegneria ad essi collegati) e la preven
infortuni sul lavoro (in cui
1 Italia ha un ben triste primato tra le
nazioni più civili), e la legislazione in
materia.
3) Bisognerà sanare i mali che
attliggono il settore farmaceutico attualmente: Tenorme quantità di specialita medicinali, di cui parecchie hanno formule non giustificate da presupposti scientifici, ma commerciali- Ìa
grande quantità di doppioni fra le lane specialità; il grande costo delia
propaganda che si scarica sugli enti
mutualistici e su chi deve comprare
pagando di tasca; lo spreco che si fa di
questi prodotti in regime mutualistico. Bisognerà provvedere quindi: a)
programmazione della ricerca; b) progressiva nazionalizzazione della produzione dei farmaci; c) controllo a livello scientifico da parte di un organo
_ 4) Gli ospedali andranno potenzia
ti, m particolare nelle regioni del Sud.
Inoltre e da ritenere che debba essere
superato il dualismo tra le cliniciie
universitarie e gli ospedali, per cui gli
studenti di medicina possano acquistare esperienza collaborando in qualsiasi
istituto di cura.
5) Decorre prevedere la gestione
democratica della riforma ai vari livelli, regionale, provinciale e comunale. Nelle grandi città sarà necessaria
la creazione di unità sanitarie di quartiere, che coinvolgano direttamente la
partecipazione dei cittadini nell’azione
preventiva e nell’educazione igienica
della pcipolazione, collaborando con gli
ospedali alla prevenzione delle malattie, mediante vaccinazione e all’individuazione mediante indagini di massa
di forme latenti (Tbc, tumori, cardiopatie, paramorfismi ecc.).
L’AVVIO DELLA RIFORMA
E I SUOI COSTI
Una interessante proposta è stata
presentata in questi giorni dai sindacati per dare un avvio a tutto il meccanismo di riforma, partendo proprio
da questo elemento di democrazia di
base. Soprattutto nelle zone colpite
dal colera potrebbero essere facilmente istituiti centri sanitari nelle
scuole, che, valendosi del medico scolastico, potrebbero sia iniziare indagini di massa intorno alle principali malattie infettive, creando un'anagrafe
sanitaria della popolazione scolastica,
sia inserirsi nell'attività didattica con
corsi di igiene personale e sociale (lotta al fumo, alla droga, educazione sessuale ecc.).
Tutto questo imporrà dei costi, che
saranno notevoli, anche se qualche risparmio potrà essere realizzato attraverso l’abolizione degli apparati burocratici delle numerose Casse Mutue
oggi in funzione. Ma il non fare le riforme costa ancora di più. L’impensabile scoppio del colera è costato la
crisi di molti settori dell’economia italiana e soprattutto è costato la vita
di alcune decine di persone.
Ma forse coloro che intralciano il
cammino della riforma hanno le loro
buone ragioni. La riforma costerà, oltre che in generale allo Stato, a chi
teme che la medicina preventiva possa imporgli delle nuove spese per
creare condizioni igieniche e di sicurezza nelle fabbriche; a chi teme di
perdere posizioni di preminenza negli
apparati burocratici delle Mutue; a
chi specula sulla produzione c sulla
vendita dei farmaci. Viceversa il non
fare la riforma costerà solamente ai
lavoratori e alla povera gente.