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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
M3/i'MKSff.'¿íüasn
ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Oifettope e Btmninistpatope : Beovcnuto Celli, Via magenta 11. 18, ROfflB
Homa, ^3 ottobre ¡(910 = ^nno (U = IT. 42
/NvvYvYT/-vvt/> ♦ Lo sfacelo — L’on. Murri e la
OITXITT CILIO ♦ rivoluzione portoghese — Sull’educazione religiosa — I modernisti a Nathan
— Non un automa, ma un uomo — Al Congresso
Cattolico d’Augsburgo — Il papa incarnazione
di Gesù Cristo — Santi in bando — Quarant’anni d’infallibilità e il Padre Giacinto — I libri dei modernisti
e Pio X — L’abate Brémond e Wesley — Il saggio delle
collegiali — Il riposo domenicale _e il commercio —
Una nurfva Marsigliese — I Pacifici — L’ultima »trovata • di Edison — Un caso acuto di psicopatia —
La tranquillità degli Increduli — Tropismo — Pensieri di Leone Tolstoi — La fede — La porta fu serrata — La ruggine — Giorgio Appia e le sue Missioni
— J. J. Ford — Valli Valdesi Ppole d’Amici —
Dalle antiche province — Notizie di Toscana — Notizie estere — Il XX Settembre in America -- In sala
di lettura — Canto Sacro — Un commentario — Libri e periodici ricevuti — Auri sacra fames — Sotto
l’incubo ! _________
L0 spaeELe
Non si può chiamare altrimenti il processo di disgregazione interna ed esterna a cui sottosta il partito clericale vaticanesco. Minata internamente dal modernismo, dalla democrazia e da mille nuove, ardenti
aspirazioni in contrasto con le vetuste, rigide leggi
chiesastiche, la rocca secolare del papato si sgretola al
di fuori, si sfalda, rovina, precipita. Le nazioni più
fide si staccano da Roma l’una dopo l’altra ; la rivoluzione trionfa ; gVinferi, cioè la ragione e la libertà,
prevalgono ; i troni cadono e fanno tremare 1 altare.
Dopo la Francia, la Spagna ; dopo la Spagna, e in
modo più ridicolo, il Portogallo, si ribellano e si emancipano. Quelle nazioni erano le « primogenite »,
le « cristianissime ». I loro principi erano sempre
stati i fedeli, 1 valorosi difensori della fede, e i loro
tardi, degeneri rampolli si sforzavano, fin dove potevano, fino a ieri, di calcare le « orme gloriose » dei
padri. Quei paesi erano il paradiso di tutte le fraterie
e del più fantastico caleidoscopio di variopinte congregazioni, che stendevano i loro tentacoli per ghermire e succhiare l’anima della nazione. Colà i preti
imperavano e spadroneggiavano baldanzosi, abituati a
veder piegare ogni resistenza ad un loro cenno. Le
anime intiSichivano e la vita spirituale s’inaridiva, ma
la religione era osservata, le cerimonie del culto si
svolgevano maestose e un esercito di parassiti s ingrassava.
Un bel giorno, la Francia comincia ad accorgersi
che quei parassiti le succhiano la vita e li caccia via.
Il medesimo prurito sente la Spagna e comincia timidamente a ripulirsi anch’essa. Il più disgraziato era
il Portogallo ; pareva non sentisse nè anche più il suo
male, tanto era grave. C’era già stato un atto parziale
di ribellione, uno scatto premonitorio ; ma il trono e
l’altare continuavano a sostenersi a vicenda, il clero
era onnipotente ; il giovane re, istigato da sua madre,
schiava dei preti, si buttava in ginocchio nella strada
quando passava il santissimo ; suo padre non aveva
mai osato far visita al re d’Italia in Roma, perchè oltre il Tevere sta il papa. Ed ora ? Ora il trono è stato
rovesciato e la potenza dei gesuiti e dei preti trema
sulla sua base ; un’altra nazione cattolica si è sottratta alla schiavitù di Roma.
I fogli di sacristia vedono nella rivoluzione porto
ghese l’opera tenebrosa e diabolica della Massoneria,
perchè hanno bisogno di vedere la coda del diavolo
dappertutto, e non vogliono riconoscere che è l’anima
dei popoli che si sveglia, che anela a libertà, a forme
più alte e più complete di vita, a religiosità più vera
ed intensa ; non vogliono riconoscere che questa è la
conseguenza dell’azione nefasta, dell’influenza deleteria della chiesa romana in tutti i paesi dove per tanti
secoli ha spadroneggiato, tiranneggiando le coscienze
e impoverendo 'le masse ancora abbrutite e fanatiche.
Ma le idee camminano, gli occhi si aprono, la rivoluzione, guidata dalle classi medie più colte, si estende
e la cittadella si sfascia da tutte le parti, trascinando
in una rovina comune i suoi difensori.
E l’Italia ? Ah ! in Italia non bisogna agitare la
quistione religiosa, non bisogna fare dell’anticlericalismo ; sono i suoi dirigenti e i rappresentanti più autorizzati dell’opinione pubblica che lo dichiarano. L’Italia continuerà ad accogliere, come vasta sentina, i
rifiuti degli altri paesi e a far chiacchiere inconcludenti.
Enrico I^ii/oire
L’on. Mnrri eJaj[i^one pori
La Libertà di Fermo organo dell’on. Murri pubblica la costui opinione circa alla rivoluzione portoghese. Poche settimane or sono il Murri era a Lisbona.
Gli dispiace di non trovarvisi ora. La notizia dell’avvenuta rivoluzione non lo sorprende : « Lisbona, sotto
le apparenze di una grande quiete, presentava una
situazione eminentemente rivoluzionaria ». Tutta la
città « parteggiò per i regicidi ; 80000 persone andarono a deporre fiori sulla tomba, mentre la salma
del re trucidato che, secondo l’uso portoghese, doveva
rimanere esposta per otto giorni, fu dovuta riporre
il terzo, per sottrarla ad offese che testimoniavano un
rancore popolare sempre vivo ».
Il presente ministero (quello cioè che reggeva il
governo immediatamente prima della rivoluzione) mirava a radicali riforme per sodisfare alla pubblica
opinione. Ma « i partiti della reazione organizzarono
una vivacissima campagna elettorale; spinto dallo
stesso nunzio apostolico e condotto dai gesuiti, il clero
entrò nella mischia e vi partecipò con tutte le forze :
e fu questo che precipitò gli avvenimenti, poiché nella
nuova Camera il governo veniva ad avere una maggioranza insufficiente per governare: fallito questo
tentativo non c’era per la monarchia che andare verso
la reazione, o fare un passo per andare verso sinistra,
frenando e tenendo a dovere i suoi propri fautori
imprudenti ed il clero. Temo che il giovane re non
abbia compreso nulla.
Per salvare la monarchia non c’era ormai ohe un
modo : imporsi alla monarchia stessa, staccarla a
forza dai clericali, cacciare dal Partogallo i gesuiti e
gli altri frati mestatori, iniziare risolutamente una
politica democratica ».
Ma non si fece nulla di simile.
« L’organizzazione repubblicana era magnifica e
pronta alla rivolta; i capi, pieni di fiducia. Lisbona
è quasi per intero repubblicana... Il giovane re non
è nè amato nè odiato ; è considerato come un fanciullo
quasi irresponsabile. La regina Maria Pia... è quasi
popolare... La regina Amelia, la madre del re, una Orléans, è impopolarissima ».
« La democrazia italiana deve seguire con vivissima
simpatia il giovane re del Portogallo » (così ha concluso l’on. Murri) ma « augurarsi che non vinca la
reazione... »
Sull’ (ittcaziottc tdiaiosa
Il prof. Chiappelli ha testé pubblicato nella Tribuna
un vigoroso e magistrale articolo dal titolo : La libertà
religiosa e il dovere dello Stato, nel quale svolge la
tesi che — lo Stato, pur essendo incompetente in materia religiosa positiva può assumere la direzione
di un insegnamento laico e non ecclesiastico, liberale
e non confessionale. Lo Stato — continua il Chiappelli — deve riconoscere il valore sociale dell’ esperienza religiosa, e, benché non abbia cura d’anime,
deve però avere cura di tutte le forze di un paese,
qualunque sia il campo in cui si avvertono, e quindi
anche delle energie morali e spirituali, non inquanto
si svolgono nell’intima e libera vita della coscienza
individuale, ma in quanto formano il più saldo tessuto connettivo dell’organismo sociale, e sono in foUdo
la forza direttiva e il sostegno di tutte le altre energie. E l’egregio professore crede che il primo passo
risoluto dq fare su questa via è il ricostituire nell’organismo degli studi superiori l’inségnamento scientifico e storico delle religioni. Eccellente idea che già
venne proposta da altri valentuomini, ma che, pur
troppo, visto l’indirizzo attuale degli studi nella nostra Italia, non sappiamo quando potrà essere tradotta nel fatto.
L’insegnamento storico e scientifico delle religioni
dovrebbe già cominciare — secondo noi — con le scuole
secondarie. Oggidì gli studenti di ginnasio e di liceo
sono quasi privi di nozioni in tale materia. Ora senza
punto creare nuovi rami di insegnamento, si potrebbe benissimo far entrare le suddette nozioni nelle
materie che già attualmente sono insegnate, e specialmente nel ramo della storia. — Quando, per causa
di esempio, si fa il corso della Storia dei popoli orientali, perchè il popolo ebreo non occuperebbe un posto
distinto, e non si farebbero conoscere un pò più estesamente di quel che non si faccia oggidì, le sue vicende
storiche e la sua preparazione al sorgere del Cristianesimo? E per quel che riguarda la religione fondata
dal Cristo, la lacuna è ancora più considerevole. Generalmente i manuali scolastici di storia se la sbrigano
in poche parole, mentre sarebbe necessario dedicare
tutto un capitolo per narrare l’avvento del Cristianesimo e tutte le conseguenze di ordine sociale derivate
da un tanto avvenimento storico, che, sulle rovine del
paganesimo, instaurava un nuovo ordine di cose, una
nuova civiltà. E così si dica di altri avvenimenti importanti della storia, che hanno determinato un progresso od un mutamento dell’idea religiosa, come sarebbero i moti cosidetti ereticali del medio evo, che
nel nostro paese assunsero una grande importanza, e
soprattutto poi quelli della Riforma religiosa, che segnarono altresì un nuovo indirizzo civile e politico
nelle vicende delle nazioni.
Soprattutto poi questo insegnamento storico e scientifico deve trovare nelle Università il suo più completo svolgimento. E non si dica che quivi sarebbe
fuori posto. L’Università — dice molto bene il prof.
Ménégoz nel suo magnifico studio : La religione e
la vita sociale (Fischbacher, Parigi 1909) deve, — come
indica il suo nome, abbracciare, nella misura del possibile l’universalità delle cose, universitas rerum.
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Ora la scienza religiosa fa parte dello scibile umano.
E cosa veramente strana, mentre nel passato la scienza
teologica primeggiava su tutte le altre scienze, le quali
le erano subordinate (non si diceva: Philosophia anmila theologiae ?), oggi invece nell’ambito degli studi
stessi universitari, è diventata assolutamente nulla.
lurono soppresse nel 1872 nelle nostre Università le
vecchie facoltà teologiche. E fu bene, perchè npn corrispondevano più alle nuove esigenze della coltura.
Ma, osserva lo stesso Chìappelli, conveniva riformare
e ricostituire tale insegnamento su nuove basi con
intenti moderni. E attualmente non si ha che una cattedra di storia del Cristianesimo nella Università di
Roma. Troppo poco in verità. Converrebbe almeno
nelle principali nostre Università come Roma, hapoli,
Torino, Pisa eoe. istituire una vera e propria Facoltà'
che, secondo il Ménégoz, potrebbe chiamarsi la Facoltà
laica delle scienze religiose, con non meno di tre cattedre : Storia del Cristianesimo; Sistemi di morale nei
loro rapporti con l’idea religiosa; Filosofia della religione, fondata sulla psicologia e sulla storia.
In questo modo i nostri studenti già convenientemente preparati nelle scuole secondarie, potrebbero
all’Università acquistare una coltura più completa e
più soda in tale ordine di studi, nei quali altre nazioni hanno attinto e tuttora attingono un vigore di
libertà spirituale sconosciuto affatto alla nostra Italia.
Ennico flDeynier.
* flVOPERmSTI M NATHAW
Tra le molte congratulazioni pervenute al sindaco
Nathan per i! noto discorso è anche quella di un gruppo
di sacerdoti modernisti ; i quali gli hanno scritto una
lettera, per ringraziarlo... vivamente. Essi dicono tra
l’altro :
« Mentre la società moderna coinvolge nella stessa
indifferenza suprema una religione che va depauperandosi di opi contenuto di religiosità feconda e i
tentativi eroici di anime generose che vogliono compiere, a beneficio dell’umanità, il trasbordo dei tesori
della vetusta nave peritura. Voi, sindaco di Roma, ed
erede di eccelse tradizioni italiche, non siete restato
indifferente al grido angoscioso che il clero italiano
ha levato d’intorno a Voi.
Belle queste altre parole:
« Nelle nostre anime però vive ancora la grande
speranza, che la Chiesa, di fronte al dilemma intimatole dall’umanità, di far vivere o di morire, ritrovi le
vie nuove per essere luce del mondo, e sale della terra,
come vuole il Vangelo.
A nome di tutti quei che anelano alla verità attraverso la libertà, di tutti quelli che cercano nel cristianesimo una vita e non una forma arcaica di intellettualismo e una nuova schiavitù, in nome dei prigionieri nei reclusori ecclesiastici, noi ci sentiamo lieti
di potervi esprimere oggi la nostra gratitudine e la
nostra simpatia
fidanze, per compiere il mio ministero sacerdotale, per
: ridare un po’ dell’anima del Cristo a questa vecchia
Chiesa, che del Cristo ha dimenticato l’esempio e l’insegnamento. Aiutai, per quanto potei, gli umili e gli
oppressi per la loro redenzione, portai il mio connbuto per il trionfo delle aspirazioni democratiche.
Volli rifare la mia cultura falsata e corrotta nei vostri seminari in cui non insegnate nè la dottrina nè
® essere, non come si augura per il clero
1 Eccellenza Vostra e Pio X, un automa, in vostre mani,
ma un uomo — meglio: un sacerdote — vivente ed
operante nella grande Chiesa di Dio. Chi mi conosce
mi e testimonio di questo, e me ne appello a quanti
colleghi nel sacerdozio — e son molti - vollero onorarmi della loro amicizia che oggi nell’ora della prova,
spero mi vorranno riconfermare.
Coi propositi con cui ho vissuto ed operato sin qui
continuerò a vivere ed operare. Voi mi respingete,
ma sento che non mi respinge Dio e la Sua approvazione mi vai meglio che la vostra.
Voi comprendete. Eccellenza, che queste mie righe
equivalgono ad un ritiro definitivo dal vostro Sacerozio.^ Questa mia deliberazione non è precipitata :
essa è ben ponderata e ne avevo già fatto parte a
tutte le persone amiche, sacerdoti e laici in cui avevo
fiducia. ],a motivazione, in cui molte altre si compendiano, è nel fatto che il sacerdozio cattolico, per
imposizione dell’autorità della Chiesa è tagliato fuori
da ogni sana corrente di vita intellettuale, ed è ridotto a vegetare sui proventi male acquisiti e a speculare sulla buona fede del popolo cristiano. Ed io
non mi sentivo in animo, di condividere la triste responsabilità che, di fronte a Dio ed alla umanità, così
allegramente l’autorità della Chiesa ed i preti si assumono.
Le tristezze ed i dolori, che mi proverranno da questo
mio atto, anche da parte dei miei più cari, saprò sopportare, memore del precetto divino: . Se qualcuno
non avrà lasiato padre, madre e fratelli per me, non
e degno di me ». Mi dolgo per il dispiacere che essi
proveranno, ma sento di aver posto in pratica l’insegnamento da essi datomi, nella onestà profonda
ella loro anima buòna, di seguire innanzi tutto la
mia coscienza, e spero mi vorranno perdonare.
Lasciando una posizione comoda nella vita non ho
rimpianti, avrò anzi certo soddisfazioni migliori lottando per il pane quotidiano.
Questo che l’Eccellenza Vostra chiamerà scandalo,
mi auguro sia invece di esempio a quei che mi furono colleghi, per rivendicare a sè stessi la libertà
dei figli di Dio.
Ernesto Rutili ».
Al Congresso Cattolico d'Augsburgo
J^on un automa, ma un uomo
La Libertà di Fermo, organo deTon. Marri pubi)lica in esteso la lettera che il sacerdote Ernesto
Rutili « sospeso ab ordine » ha diretta all’Arcivescovo. Il Rutili è fratello del direttore della Libertà.
La lettera nobilissima merita una riproduzione integrale. Voglia Iddio eh'essa serva di eccitamento a
quei molti che « vegetano sui proventi male acquisiti e speculano sulla buona coscienza del popolo cristiano » tradendo la propria coscienza, cioè commettendo il più delittuoso dei suicidi.
Rimini, 26 settembre 1910.
« Eccellenza,
Prendo atto del decreto emanato contro di me. Lo
attendevo con serenità e forza datami dalla buona coscienza. Da lungo tempo mi era noto che attorno alla
mia persona si appuntavano le ire vostre, e mi era
noto come la polizia del clero spiasse ogni mio atto,
ogni mio passo: da lungo tempo sapevo che la mia
casa e la mia compagnia erano interdette a sacerdoti
e chierici, e che alcuni di essi ebbero a soffrire persecuzioni per me. Sapevo di odiosi atti di spionaggio,
di piccoli tradimenti, di abili se non oneste sorprese
contro la mia persona. Ora ho voluto io stesso dare
appiglio al vostro decreto, che tanto desideraste emettere con qnel pio odio teologico che solo è rimasto
nella vostra Chiesa.
Voi non ignorate le mie idee, la mia azione estrema
da quando fui assunto al sacerdozio, vi era nota la
mia vita, su cui nessuna ombra di sospetto vi fu possibile far cadere giammai, sapevate dei miei studi e
delle mie opinioni.
Oggi io non rinnego nulla del mio passato. Lavorai, come meglio mi fu possibile, fra gli odll e le dif
Secondo ne dice il Témoignage,ì punti importanti
di questo Congresso si possono ridurre a tre principalmente: 1) Una nobile protesta del conte Pestalozza di Norimberga contro l’ateismo materialista e
contro queiraltra specie d’ateismo che si chiama panteismo.—2) Uno slancio di insolita tolleranza; poiché
nel Congresso si sono proferite parole come queste :
« Applaudiamo agli sforzi dei nostri concittadini evangelici, quand’essi mirano ai nostri scopi medesimi.Nulla
ci impedisce di lavorare d’accordo con loro sul terreno degli interessi nazionali. — 3) In cauda venenum; le proteste evangeliche contro l’iniqua enciclica Editae saepe non sarebbero che... € ingiurie
contro il papa e un incitamento alla divisione ». '
Quarantanni d’infallibità,
e 11 Padre Giacinto
Come già narrammo, il padre Giacinto, domenica
2 corrente, proferì in Ginevra un discorso a celebrare il 37. anniversario della « Riforma cattolica »
in quella città, e il 40. anniversario della c resistenza
al Concilio vaticano ». La Semaine religieuse dice che
1 illustre oratore nel suo commovente discorso su
Fatti Apostolici capo XX, versetto 24, mostrò come
Pio X abbia rivelato al mondo che cosa sia l’infalli
bilità papale applicata logicamente. L’idolo del Vati
cano richiede oggi gli stessi omaggi che si rende
vano alla statua di Nebucadnezar. Si credeva che l’in
fallibilità si potesse restringere a pochi dati momenti ; ma adesso si vede che infallibilità si esercita
a getto continuo ; e i fedeli si inchinano dinanzi ad
essa con una servilità che supera ogni imaginazione,
non Ostante i frequenti scatti interni che li spingerebbero a ribellarsi. L’oratore proseguì encomiando
1 americanismo e il modernismo; perchè essi si studiano di . separare il cattolicismo — che è la forza
del papismo — dal papismo, che è la debolezza del
cattolicismo ». Non basta però protestare contro l’errore : bisopa affermare la verità; orbene la verità
viva e vivificante consiste, come dice Gesù, nel < conoscere il solo vero Dio e Gesù Cristo ch’Egli ha
mandato », cioè il mediatore supremo nel quale Dio
s’è fatto uomo. Magnifiche le parole di chiusa : « Volte
di Notre-Dame, sotto le quali parlo ancora una volta,
1 ultima forse, oh, serbate gli accenti di tal fede, che
non è la mia solamente, ma quella di tutti i cristiani,
cattolici ed evangelici, e che è la segreta e profonda
aspirazione di ogni uomo 1 ».
La Semaine coutinua dicendo che la . tinta positivamente cristiana di questa professione di fede non
ha conciliato il Courrier de Oenève all’ex padre Giacinto. Nel suo articolo principale del 4 ottobre, l’organo clericale rovescia sul venenando ottuagenario,
che ha avuto il torto di separarsi da la Chiesa papale, tutte le accuse e calunnie e tutte le contumelie
di cui rigurgita il suo dovizioso repertorio ».
I libri dei TOoderoisti t? Pio X.
La Reforme des Charentes assicura che Pio X abbia inviato ai vescovi l’ordine seguente. D’ora innanzi, quand’essi accorderanno licenze e dispense per
la lettura dei libri posti all'Indice, dovranno faro
un eccezione speciale per ciò che concerne gli scritti
dei Modernisti. La S. Sede riserva a sè l’autorità
di permettere la lettura di tali scritti !
il papa incarnazione di Gesù Grisfo
Il proponimento evangelico espresso colle parole :
« Oportet instaurare omnia in Christo » fece buona impressione. Ma desterà sorpresa e scandalo in tutti il
fatto che il papa sentasi di essere egli stesso il Cristo capo supremo della Chiesa. Così almeno lo esaltano i preti senza reticenze, come ognuno può accertarsene dal seguente telegramma mandato al papa
dalle Associazioni Cattoliche di Trapani : (La Fiaccola, periodico settimanale N. 36).
« S. S. Pio X — Vaticano — Roma.
Presidenza Cassa Rurale S. Alberto — Borgo Annunziata, Trapani, protesta sacrileghe ridicole bestemmie vomitate dal Sindaco di Roma contro Santità Vostra Beatissima, in cui s’incarna Cristo Gesù
faro luminosissimo dell’umanità ».
P, Znliaoi.
L’abate Brémond c Wcsicy
Nel Correspondant l’abate Brémond, ex gesuita, interdetto per aver proferite le preghiere su la tomba
del suo intimo amico Tyrrell, pubblica un bel giudizio sul Wesley, a proposito della tesi sostenuta da
Agostino Léger alla Sorbona. Newman — egli dice_
non è sceso tra il popolo. « Wesley, invece, è prima
d ogni altra cosa l’apostolo delle moltitudini. Mercè
di lui, della sua predicazione e de’ suoi inni, milioni
e milioni di operai e di contadini son rimasti e rimangono ancora cristiani. Orbene, la fede delle moltitudini non è forse per noi oggi il problema dei problemi ? Vero è che se riusciremo a convertir l’Istituto
(cioè i dotti), Montrouge e la Villette (cioè i semplici)
verranno presto o tardi ; ma quanti anni occorrerebbero ? E intanto il popolo' resterebbe privo di cibo
spirituale. L’esempio di Wesley, le meraviglie e gli
errori (li del suo zelo devono riconfortare e illuminar coloro che cercano di scuotere l’apatia religiosa
del nostro paese ».
(!' Si pensi che chi giudica il cristiano evangelico
wesley e un abate cattolico romano.
Il
5aggio delle collegiali
Santi in bando
La Congregazione dei riti ha incominciato la revisione del calendario e del martirologio romano ; ove,
a quanto pare, figurano molti nomi che non meritano
di trovarvisi. I primi lavori han già prodotto per effetto il bando di 16 santi dal calendario, tra cui 3 spagnoli, 4 francesi, 1 tedesco e 8 italiani 1 (Dal Christianisme).
Riferendo del saggio biennale dato da le alunne delle
monache a Villamagna la Fiaccola di Ortona a Mare ha
pubblicato un graziosissimo assennato articolo di cui
rubiamo una buona metà.
« Di quell’educazione falsa, medievale, fatta di preghiere non sentite, di giovanilità represse, di compressione monastica — frutto di quei sistemi che abituano a veder tutto falso, ad aver vago timore di tutto
ciò ohe è più naturale nel mondo— nessuno si preoccupa : nè le pie suore, nè i genitori, nè tanto meno,
le collegiali.
Ed esse escon di là, povere ragazze, timide, goffe,
inceppate, con la mente e lo spirito ottusi, coi ricordi
mesti delle monotone giornate vissute meschinamente,
escono con lo spavento dell’ignoto. *
E, naturalmente, trovan tutto diverso : man mano
si vanno accorgendo che — spose e madri — c’è altro
da fare e di meglio ohe non recitare il rosario di tre-
3
LA LUCE
dici poste, e ricamare in bianco un candido lenzuolo
di tre teli...
Ma questo non son tenute a sapere le ottime suore
dell’Istituto dei Piis. Esse, anche vecchie, son sempre
bambine: hanno il candore nel cuore e nello scapolare : un candore non maculato da pensieri mondani.
Perciò non si preoccupano. E di che ? — Quel che
loro interessa è che, dopo aver letto il resoconto smagliante della festa biennale, il babbo e la mamma borghese armino un corredino alla figliuola troppo vivace e la rinchiudano tra le mura dell'Istituto dei
Piis.
Che la bambina vispa sia educata in famiglia alla
scuola della maternità e della vita vera, non conviene. •
Perchè fra due anni la bambina avrà messo giudizio, non sarà più vispa, ma disciplinata a dovere,
esporrà nel saggio la sua brava pirografia su cartone
e diventerà ammirevole per aver ricamato due bocciuoli di rosa sulle pantofole seriche di papà... Poveri
boccinoli di rosa!... ».
m HiPoso ooinEiiiGfiitE eie goweììcio .
In Olanda dei cristiani scrivono su la busta delle
lettere : « Da non consegnarsi di domenica • {Niet
bestellen op Zondag). Il Témoignage fa notare che
l’osservanza del giorno del Signore non ha per, effetto di rovinare il commercio, come si crede. La
ditta Rodolhe Hertzog di Berlino non apre la corrispondenza in domenica; eppure prospera. La ditta
Mey Edlich di Plagwitz, presso Lipsia, fa altrettanto;
eppure in un solo anno ha speso 274000 marchi in
spese di posta (lettere e pacchi) e i suoi affari vanno
benone.
Una nuova COarjigliese
Il Lien di Marsiglia pubblica « una Marsigliese di
Giovanna d’Arco » ; autori E. de Vernejoul eG. Saby.
Eccone due strofe :
Sublime et sainte Paysanne
Dont la foi chassa l’étranger,
Apprends-nous la Patrie, ô Jeanne,
Toi qui sus toujours espérer ! (bis)
Dis à tous: Paix et tolérance.
Souffle ton âme à nos enfants.
Revis en eux, forts et vaillants,
Libératrice de la France !
Debout pour la Patrie et gloire à son drapeau ;
A lui (bis) nos coeurs, à lui nos chants jusqu’au tombeau!
Dieu le veut ! L’ère « bienveillante »
Se lèvera sur nos enfants
Acclamant dans l’aube naissante
Les Droits de l’Homme triomphants
Entendez — ô sainte espérance —
Monter, vainqueur, l’hymne joyeux
Emplissant la terre et les deux:
Paix pour tous dans la « douce » France !
Debout pour la Patrie, etc.
I pacifici
La pace I Essa è rara in questo mondo del continuo agitato da guerre e rumori di guerre. Sono
rari, nella storia, i tempi in cui le ostilità sanguinose di due popoli non costituiscano l’argomento principale dei loro annali ; e, quand’anche fosse mutola
la storia, sopra quanti punti, noti o ignoti, del globo,
non regna l’animosità nel seno di una medesima nazione? Gli uomini sospirano la pace, guardiana e nntirce della pubblica prosperità ; — e il
fragor dei preparativi guerreschi, le grida dei combattenti, i lamenti dei feriti e dei morenti rispondono senza posa alle loro aspirazioni 1 Dall’alto del
suo trono, il Signore vede turbamenti e guerre in
ogni luogo, quando abbassa i suoi sguardi sopra la
terra dei viventi.
La guerra regna fra i popoli e la discordia fra
le società, in istato latente se non sempre palese.
Le classi sono in lotta contro le classi, gl’individui
contro gl’individui. Le ambizioni salgono, le passioni si accendono ; l’invidia genera il delitto. Sotto
il soffio delle cupidigie, il peccato si manifesta e si
sviluppa ad ogni passo. La mano deU’norao si alza
contro il suo prossimo, e gli odii, aperti od occulti, dividono irreparabilmente queglino stessi che mai avrebbero dovuto esser divisi. La pace non fiorisce nè
tra le società, nè tra i popoli. Non meno pericolosa
è la guerra sociale ed è certamente più funesta che
non le ostilità armate, che tengono in sospetto le
nazioni. In questa animosità degli uni contro glj
altri non vi ha luogo a trattati o negoziati di pace ;
l’astio reciproco non ammette tregua nè armistizio.
Il dissidio non si limita a tener disunite le diverse classi della società : esso penetra nelle famiglie, e qui riesce ad una volta e più sottile e più
amaro. I contatti sono cosi frequenti ; le occasioni
di rivolta, di suscettibilità, di gelosie sono cosi molteplici e continue ; cosi numerosi gli sguardi freddi,
le allusioni pungenti, i piccoli tradimenti nei drammi
segreti che avvengono fra le pareti domestiche 1
A poco a poco i vincoli si sciolgono, le scissure si
allargano, l’abisso si spalanca ! I rapporti tra le famiglie, già così intimi, si allentano, il fascio si rompe
e riesce sempre difficile, spesso impossibile stringerlo nuovamente.
Ora è qui che ha luogo d’intervenire la divina
missione di coloro che procurano la pace, la missione
dei pacifici. I negoziatori, incaricati di ristabilir la
pace fra le nazioni, non sono sempre animati da uno
spirito pacifico, e le considerazioni polìtiche hanno,
sulle loro bilance, un peso di gran lunga superiore
al riposo dei popoli. I filosofi, i filantropi, i cristiani
stessi che cercano di attutire le discordie sociali, di
ristabilire la giustizia e la carità negli spiriti e nei
cuori inaspriti, mirano ad uno scopo più alto, più
vasto, più generale che non sia il compito quotidiano e modesto dei « figlinoli di Dio ». Un piccol
numero di uomini eminenti per carattere proprio e
per posizione sociale, possono soli esser chiamati
a compiere quest’opera grandiosa, urgente pel bene
universale.
Ma si è nella famiglia, nel cerchio ristretto delle
relazioni intime che ciascun di noi, alla spicciolata,
possiamo agire in modo efficace, e, procacciando la
pace, renderci meritevoli del titolo di « figliuoli di
Dio ». Questo còmpito è umile in apparenza, ed
esige perciò una maggior somma di virtù e sforzi
più costanti di quel che si crederebbe a prima vista.
Il nostro Signore non parla qui di coloro che, personalmente, non turbano la pace — di quegli uomini dabbene che vivono in buona armonia con tutti
e che erediteranno la terra; il còmpito a cui va
unito il titolo di « figliuoli di Dio » esige un più
completo rinunziamento di sè stesso ed una consacrazione più assoluta al dovere di ristabilire e mantenere la pace, il buon accordo, la quiete tra gli
amici, i vicini e i membri delle famiglie.
Quelli che procacciano questa pace son coloro i
quali, a costo di sacrifizi spesso dolorosi e quasi occulti, trovano modo di mantenere intorno a sè un’atmosfera serena e mite, di guarir le piccole ferite, di
fasciar le piccole piaghe, di cancellare un’amaritudine con una dolce parola ; di mettere in luce i
buoni procedimenti, e di cacciar nelle tenebre dell’obblio gli atti stolti, pungenti od urtanti ; — in
una parola, di far regnare l’nnione e la concordia
dove, senza finfluenza di uno spirito di amore e di
pace, entrerebbe la freddezza e la gelosia. Costoro sono
« i figlinoli di Dio », i quali camminano sulle orme
del Maestro, con mansuetudine ed umiltà di cuore. Y.
L’oltiia “troiata,, di Edison
Tommaso Edison, il « mago » dell’elettricità, è altrettanto grande quale inventore quanto è piccolo
quale pensatore e filosofo.
Le sue applicazioni dell’elettricità oramai non si
contano più e sono l’una più meravigliosa dell’altra.
La fama mondiale acquistata come inventore geniale,
poteva bastargli. Egli, invece, mirava più alto, a prendere posto, cioè, fra i grandi pensatori ; invero, chi
crea o scopre è più grande di chi applica ed inventa,
di gran lunga. Edison gode fama di taciturno e il
discorso che i giornali gli attribuiscono non è forse
mai stato pronunziato. Ma potrebbe anche essere vero,
e in quel caso l’inventore avrebbe perduto una magnifica occasione di essere più taciturno che mai.
Egli ha dunque voluto dire la sua sopra una grande
questione, gravida di conseguenze per l’uomo, sulla
immortalità dell’anima. E l’ha negata. Padronissimo
di crederci o di non crederci ; ce ne sono tanti altri
che pensano come lui, il che non impedirà probabilmente all’anima umana, quella di Edison compresa, di
continuare ad essere e persino di sentirsi immortale. La
fede in questo domma o in altro è questione personale : c’è chi l’ha e c’è chi non l’ha, come la coscienza,
come il senso del divino, come... il prurito, diceva quel
tale. Quando sono sinceri, rispettabile tanto chi non
crede come chi crede.
Ma lo strano di codesti increduli è che non si limitano a negare, affermano; ad una fede, diciamo
pure, positiva, ne sostitiscono un’altra negativa; al
posto degli antichi, erigono nuovi [dommi ; poiché
l’incredulità ha i suoi dommi al par della fede, e sono
forse più tassativi ancora. Così Edison non si è limitato a proclamarsi un perfetto miscredente, ma ha
voluto pure esporre il suo particolare sistema psicologico. a base, per essere in carattere, di « cilindri fonografici e di uffici di registrazione ». Nessuno avrebbe
mai sospettato che egli avesse una preparazione e
competenze speciali per trattare il problema delTimmortalità, mentre tutti sanno quanto egli se ne intenda di dischi e di cilindri e non troveranno strtmo
che anche in codesta questione essi facciano sentire
la loro voce stridula. E’ naturale che le occupazioni
abituali stingano sulla mentalità dell’individuo ; e
non fa troppo meraviglia che il grande inventore,
dal momento che ha creduto di fare professione di
materialismo, abbia paragonato il cervello ad un • ufficio di registrazione dove le nozioni sono fatte e
immagazzinate » e abbia chiamato l’uomo una semplice « collezione di cellule, come una città è una
collezione di esseri umani ». Si noti che per Edison,
come per tutti i materialisti in genere, l’individualità
dell’essere umano non esiste, cervello e anima sono
sinonimi.
Non è il caso di attribuire soverchia importanza
a codesti pretesi assiomi filosofici che, viceversa, sono
semplici boutades o paradossi. Nessuno si aspettava
da quella parte nuovi lumi sulla dibattuta questione.
E’ però lecito deplorare che uomini, per altra via celebri e rispettati, trattino così leggermente e pretendano risolvere con quattro affermazioni gratuite sì
poderoso problema. Se « non c’è magggior ragione per
supporre che l’anima sia immortale più di quello che
non lo sia un cilindro fonografico », ce n’è per lo
meno altrettanta per supporre che essa lo sia, e per
ritenere che tra l’anima e il cilindro non esista altra
analogia che quella scoperta da un cervello... cilindrico,
che ha registrato le corbellerie dette da altri.
Assennatissime le osservazioni fatte dal Corriere
della Sera, in un articoletto intitolato il « Disco misterioso » (l’anima), e che mi piace riportare: « Ogni
uomo è una collezione di cellule ». Già. Si può fondare una 'città ; ma una collezione di cellule non si è
trovato ancóra il modo di farla. « Il cervello è un ufficio di registrazione ». Chi ne impianta uno, di
grazia ? Il signor Edison non ha sentito quanto di debole, di volgare, di puerile, di ridicolo fosse nelle sue
definizioni e nei suoi paragoni. Non ha riflettuto che
nel meccanismo « anima » c’è un segreto che nè lui nè
alcuno al mondo scoprirà, e che in quel segreto c’è
posto per la sopravvivenza, per l’immortalità, per Dio,
— per tutto ciò di cui si può dubitare, ma che non
si può negare senza commettere un triviale sproposito? ».
L’anima, o cervello che si voglia, un cilindro fonografico ? -Imprudente 1 in quel momento il sig. Edison
non ha fatto a sè stesso un gran bel complimento.
Enrico Rivoìre
Un case acuto di psicopatia
Fin dove possa andare lo spirito di parte e l'odio
contro il cristianesimo ne dà nn luminoso esempio
un oscuro professore che scrive alla Gazzetta Ticinese di Lugano un articolo, che i lettori della Luce
potranno considerare come lo sproloquio di una mente
malata di cristofobia : La morale evangelica :
« La credenza universalmente diffusa che la morale cristiana quale essa scaturisce dal Nuovo Testamento sia spiritualmente bella, pura, perfetta e
divina è un errore madornale, una solenne mistificazione, frutto dell’ incommensurabile ingenuità e
pigrizia umana ».
. Gesù Cristo è in continua contraddizione con
sè stesso (Mat. 5, 39, Lue. 22, 36) ; ei vuole una
società di mendicanti e si oppone alla redenzione
economica dei poveri (Mat. 10.9,10; 26,11); rinnega l’amor materno (Lue. 2,48 ; Giov. 2,4 ; Mat.
12, 48) ; rinnega la dignità umana (Mat. 5, 39) ;
consiglia l’evirazione per sfuggire all’ amore (Mat.
19,12) ; insegna a disdegnare il lavoro (Mat. 6, 25-28)
insegna l'avvilimento (Lue. 14,11); mantiene l’ineguaglianza fra le classi sociali (Mat. 13,12) approva
il furto (Lue. 16,1-9) ; insegna il più feroce fanatismo religioso, l’egoismo settario, la guerra santa
(Giov. 17,20; Mat. 10,13).
4
LA LUCE
« La dottriaa della grazia, poi, è il dogma più
immorale fra tutti gli altri (Giov. 6,44).
« Per S. Paolo degno discepolo di tanto maestro
« l’amore è un crimine (2 Cor. 12, 7) il concetto
di patria non esiste (2 Cor. 5, 6) ; s’ei predica « il
perdono, la carità al nemico, è soltanto per accumular sulla sua testa carboni accesi (Rom. 12,20)
la filosofia è dannosa (Col. 2,8), perciò egli compie
in Efeso il primo autodafé (Patti. 19, 19-20) ».
* Da tutte queste ignobili dottrine scaturì la persecuzione religiosa, 1’ odio alla donna e al lavoro,
1 ascetismo, il monacato, la schiavitù del corpo e
dello spirito, la follia religiosa e le più orribili degenerazioni psicopatiche ».
E difatti nn più chiaro esempio di degenerazione
psicopatica non si potrebbe trovare all’infuori delle
succitate linee, che apppena il Milesbo ardirebbe firmare. Quell’illustre oscurità professionale italiana
ha capito il Vangelo su per giù come colui che volesse dimostrare la leggittimità del suicidio citando
Matteo 27, 5 ; Giuda, buttate le monete nel tempio
si allontanò e andò ad impiccarsi e Lue. 10,37 :
« Va e fa anche tu il simigliante a. In qual lóbolo
del cervello o della coscienza di certi professori di
filosofia risieda quella molecola che chiamasi onestà
scientifica ci vorrà un Galileo del microscopio per
scoprirlo. Paolo Calvino
La tranqaillita’ degli Increduli
Sa di mistero I Eppure si compiacciono di parlarne e di esaltarla. Roberto Ardigò, l’illustre mantovano positivista, non ebbe forse a dire : Prima
che abbandonassi la fede, ero sottosopra; dipoi ho
goduto pace perfetta ? E dev’essere sincerissimo.
Ebbene tale tranquillità sa proprio di mistero, ed
è nn peccato davvero che gl’increduli non aprano
abbastanza l’animo loro, per darci modo di penetrarne il mistero. Si accontentano di affermare, e
non si dànno pensiero di mettere a nudo il loro interno, per rivelarci l’origine, la causa, le sorgenti
aiimentatrici di questa loro strana tranquillità che
ci rende attoniìà. — — —
Non c’è Dio, dice e pensa l’incredulo) E’ tranquillo, perchè crede che non ci sia Dio ? — Ma
come può riescir perfetta questa tranquillità? Nell’anima deH’incredulo non fa capolino mai il dubbio ? Se fa capolino di tanto in tanto, la sua tranquillità non può esser perfetta : chi dice dubbio
dice infatti tormento di spirito.
E supponiamo pure — per impossibile — che
un incredulo non sia assalito dal dubbio nemmeno
per la durata di cinque soli minuti. Non . c’è Dio.
Egli ne è certissimo. Se non c’è Dio, egli non ha
da render nessun conto de’ fatti suoi. La sua responsabilità sparisce. E’ lui il giudice di sè stesso;
è lui dio a sè stesso. Supponiamo pur tutto questo ; nondimeno la tranquillità dell’ineredulo rimane
misteriosa e inesplicata. Il male esiste. Ne dubitate? Via! non occorre insistervi, non è vero?
Certo è che il male morale per chi non ammetta
Dio cessa d essere peccato e colpa, per convertirsi
in debolezza, fragilità, imperfezione, malattia, evoluzione incompiuta. E sia pur come vi paia ; ma,
signori, di grazia, codesto stato vi può lasciar tranquilli ? E tranquillo il malato che sospira la guarigione ? Sono tranquilli il pittore, lo stilista, il
poeta che abbiano dinanzi alla mente nn ideale di
perfezione, ideale ch’essi anelano e che non riescono a conseguire ? Consultate, ve ne preghiamo,
gli artisti della penna, del pennello, dello scalpello, della musica, e tutti tutti — se saran veri
artisti — vi diranno a coro : Nell’atto del creare,
noi proviamo tormenti indicibili. E gli increduli,
malati, moralmente imperfetti, sono calmi ?... Ma che
esseri sono essi mai ? S. Paolo si dibatte nella sua
inettezza ad assorgere all’ideale morale che gli rifulge dinanzi altissimo ed esclama : . Ohimè misero I... Il bene ch’io voglio non fo, e il male
ch’io non voglio questo fo I ». S. Paolo era credente,
era cristiano, è vero; ma alla fin de’ conti San
Paolo, uscendo in questa sua esclamazione, non
dice proprio ^nnlla di nuovo. Prima di lui, un pagano, il poeta Orazio, aveva espresso la sua personale esperienza in termini press’a poco identici:
« Video meliora proboque, deteriora sequor ». E
Ugo Eoscolo ?... Vorreste voi far di Ugo Foscolo
un pio divoto della religione? E tuttavia, ecco, Ugo
Foscolo ci rivela la sua esperienza, e la sua esperienza coincide con quella di Orazio e di Paolo :
« Conosco il meglio, ed al peggior m’appiglio ».
S. Paolo non ha manifestata una sua esperienza
peculiarmente cristiana ; bensì un’esperienza universale. Dev essere questa anche la vostra esperienza
dunque, o increduli : e vi dite tranquilli ? Il mistero rimane, e ne attendiamo l’esplicazione, che non
può venirci se non da voi. Sareste per avventura
anime fredde, voi, senz’ideali?
Poiché s’è accennato a Roberto Ardigò, un’osservanzioncella intorno a lui, e avremo finito.
E’ egli ben sicuro di aver abbandonato la religione, quando buttò via l’abito di canonico ? La religione è una comunione, un’ amicizia cara con un
essere più santo e migliore di noi. Se il professor
di Padova godeva di questa amicizia, di questa comunione, com’è mai possibile che, rottala, non abbia provato un gran vuoto ? Quanto a noi, abbiamo
un sospetto e lo palesiamo con ingenua franchezza:
probabilmente 1 Ardigò non fu mai religioso, nel
senso vero della parola. Aderiva con la mente a
dei dommi più o meno assurdi ; e, avvistosi dell’assurdità di questi dommi, li ha abbandonati senza
rimpianti. Se fosse stato veramente religioso, avrebbe
pianto invece su la più soave delle relazioni spirituali sventuratamente svanita.
Tommaso.
TROPISMO
Belle e care le fiabe onde si allietava la nostra infanzia. Una ne ricordo ancora; me la ricordo, come
se me l’avessero narrata pur ieri, tanto profondo effetto produsse nella mia imaginazione eccitabile di
fanciullo. Lontano lontano, là, in mezzo ai mari sconfinati, sorge un monte fatato e fatale. E’ tutto di
ferro magnetico, è tutto un’immensa calamita. Oh,
guai alle navi che imprudentemente s’avventurino
per quella regione 1 Che schianti ! Tutto ciò ch’è ferro
I chiodoni in ispecie che tengon unite le tavole le
une alle altre, tutto, tutto si stacca e vola verso il
monte,^ come portato da un desiderio irresistibile; e
le navi, prive dei ferramenti, fan acqua da ogni
parte, si disgregano, e di lì a poco su le onde infunate non è che un miserevole sfasciume. Figuratevi la
sorte dei naviganti !
E’ una fiaba. Posso sbagliare... ma quel monte, secondo me, non esiste ! E quel volo poi di ferramenti
m ha dell’impossibile. Tuttavia qualche cosa di misterioso altrettanto e di più generale avviene realmente nella Natura. - Voi avete lì sul tavolino della
polvere di ferro? Collocateci a una certa distanza
una calamita... La polvere di ferro correrà rapidamente ad appiccicarvisi. - E’ buio ? Accendete una
candela ! Oh, la luce ! quanto piace la luce I Un poeta
I = « Luce! luce! » E piace anche
alle farfalle, che si buttano all’impazzata, volando, su
j la vostra candela accesa, a rischio di bruciarsi le alie spesse volte se le bruciano per davvero. La fiammella esercita un’attrazione ; la farfalla prova come
un aspirazione invincibile. Con vocabolo abbastanza
recente questo fenomeno si chiamerebbe: fenomeno
di tropismo. La farfalla si volge verso la fiammella
la desidera vivamente, si sente attratta irresistibil-’
mente. Tropismo I
Altro che il monte della fiaba! Il fenomeno detto
* produce, ben si può dire, dovunque
nella bella e misteriosa Natura. La luce, il calore, la
pressione, le sostanze chimiche, l’elettricità, tutto è
dotato di forza attrattiva. Dovunque, nella Natura è
un volgersi, un cercare, un avvincersi. Chi non conosce il girasole? Molt’altri fiori - quel di genziana,
per esempio - le spore delle alghe, gli zoocigliati,
certi bacteri sono avidi di luce e si volgono là dove
batte un raggio di sole. Bacteri, leucociti, infusori si
portano in frotte là dove sia un poco d’ossigeno. Il
convolvolo abbraccia ciò che trova, vi si attortiglia
* graziosi fiori a campane la. Mediante i suoi viticci, la vite s’aggrappa allolmo; l ederà s’attacca e s’abbarbica fortemente
alla quercia. Le radici delle piante s’addentrano nella
terra, i rami tendono verso il cielo: anche qui è attrazione, non v’è dubbio. Fate passare una corrente elettrica in una goccia d’acqua, e gl’infusori cigliati che vi
SI contengono si gitteranno tutti verso il polo negativo
0 catodo. E’ una meraviglia questo fenomeno del tropismo, che gli specialisti distinguono con vari nomi:
cUmotropismo, se l’aÌtrUione proviene da sostaiizà
chimica ; barotropismo, se l’attrazione dipende da la
pressione; eliotropismo', se dal sole o da la luce;
termotropismo, se dal calore ; galvanotropismo, se da
1 elettricità. Nè gli speciklisti s’accontentano di questi
ismi. Ce ne son degli altri, a indicar suddivisioni •
ma questi bastino.
Piuttosto è da notare che non nel mondo solamente
in cui s’agit^ stupenda di varietà e di intensità la
vita fisica si manifestano i tropismi ; bensì anche, e
forse più potentemente, nel mondo ove ai svolge la
vita morale. I forti caratteri, come Socrate, Platone,
Alessandro, Lutero, Napoleone, Wesley, sono calamite del mondo spirituale ed esercitano un’attrazione. E non solo le grandi persone, ma anche le
piccole esercitano un’attrazione; una piccola attrazione, naturalmente. Nel mondo dello spirito è come
nel mondo degli astri e degli atomi : un attirarsi e
talora un respingersi vicendevole.
Ma la persona d’intorno alla quale i fenomeni di
tropismo sono avvenuii e avvengono in misura
straordinaria,^ stupefacente, è senza contraddizione
quella di Gesù Cristo. Quanto magnificamente s’è avverata e si avvera la profezia di Lui : . Trarrò tutti
a me !» Il potere magnetico di Gesù Cristo non ha
eguale e fa di Lui un essere unico. In ogni secolo,
da ogni contrada è un accorrere e un affollarsi di
anime d’intorno a Lui. Pietro il pescatore esclama:
« A chi andremo noi ? Parole di vita eterna Tu
hai!... . --Il centurione romano, che soprintende alla
crocifissione: « Veramente Figliol di Dio era costui! . — Giuliano l’Apostata, il rivendicatore del paganesimo :
« 0 Cristo Galileo, tu hai pur vinto ! » (1)
E di poi quanti, quanti han glorificato il nomedi
Gesù Cristo, fino ad oggi, fino al poeta della * Buona
Novella », fino al critico Domenico Oliva, fino agli
anonimi scrittori di articoli effimeri di giornale! Nel
mondo civile, nel mondo barbaro, fra tutte le razze,
e un volgersi, un guardare a Gesù Cristo. I figli
stessi d’Israele sembran volere adesso accostarsi reverentemente a . Colui che hanno trafitto ». Anche
su chi non crede il crocifisso Signore fa sentire
un’efficacia profonda. L’atmosfera morale è elettrizzata positivamente di Lui, è satura di Lui. Tropismo
spirituale meraviglioso 1
Diseipulus.
(1) Il verso è di Lorenzo il Magnifico.
PensierijdMLeone Toistoi
* Una deBe più grossolane superstizioni è quella di
quei dotti i quali si figurano che l’uomo possa vivere
senza fede. - L’anima umana è naturalmente cristiana
L uomo sempre accoglie il Cristiauesimo come una
reminiscenza di cosa dimenticata. Mercè di esso l’uomo
si sente inalzato a una altezza d’onde discerne un
mondo di felicità, governato da una fede ragionevole.
II senso ch’egli prova nello scoprire la verità cristiana
si assomiglia a quello che proverebbe un prigioniere
rinchiuso in un torrione fosco, quando, riuscendo ad
arrivare in cima al torrione, scorgesse di là un mondo
meraviglioso superiore a ogni imaginazione ».
LA FEDE
La fede è una fiducia, un abbandono, un darsi ;
ma la fede non è possibile senza la credenza. In altri’
termini, la fede implica un elemento mistico e un elemento intellettuale. Non accorderò mai la mia fiducia
a una persona, non me ne farò mai un amico, se prima
non avrò conosciuto o non crederò d’aver conosciuto
il suo cuore : allora soltanto mi darò tutto. Lo stesso
— naturalmente — deve dirsi della fede religiosa. Onde
la necesità di conoscere vie più Dio e Gesù Cristo ;
e la necessità di leggere e di rileggere e di studiare
e di . investigare » le Saúte Scritture.
Nonostante questo leggere b rileggere e «investigare»,
non diverremo forse atti a esprimere quel che avremo
conosciuto ; forse non ci sembrerà nemmeno di aver accresciuto il tesoro delle nostre cognizioni. Non importa! C’è tal conoscenza ch’è veramente inconsapevole.
Sapremo senza sapere di iapere, come direbbe un
sommo Italiano, con un appaiente bisticcio, il qual purtuttavia racchiudo una profondissima verità ; ma sa
premo, e quest’è l’essenziale
non deve però prevalere tan
sentimento : Dio ce ne guardi ! Posto un saldo fondamento intellettuale (mediante la meditazione delle
S. Scritture e non già mediante elucubrazioni filo
così detto mistico dovrà
sofico-teologiche), l’elemento___________________
poi prevalere. La fede, certo, poiché è un *darsì7un
abbandonarsi alla grazia e tll’amor di Dio, non può
essere che essenzialmente
concludo, dicendo : Voi non
il Vangelo; non lo tracurate
fanno ; s ha da rinvenir lo siiirito sotto la lettera, ma
L’elemento intellettuale
to da soffocare in noi il
istica. E però senz’altro
leggerete mai abbastanza
e, per carità, come tanti
5
LA LUCE
appunto : non trascurate la lettera, poiché non si arriva allo spirito che attraverso alla lettera ; studiate,
meditate instancabilmente ; cercate la persona di Gesù
Cristo, finché non sentiate battere il suo cuore e quel
del Padre ch’Egli ha rivelato : allora, ma allora soltanto sarà possibile la fede, che é il dono del nostro
cuore a un altro cuore che sappiamo essere amante;
allora sarà possibile la fede, che ha il suo linguaggio
eloquente e soave nella preghiera ; la fede ohe spinge
all’azione; la fede, ohe non parla solo a Dio, per
dirgli : • A Te mi voglio dare », ma che paria anche
agli uomini, chiamandoli « figli di Dio », e per dir
loro : « Come mi dò a Dio, Padre, e così mi dò a
voi. Fratelli 1 ». X.
[
LA PORTA FÜ SERRATA
Una sera Whitefield, il celebre evangelista, spiegando al suo numeroso uditorio la parabola delle vergini savie e delle vergini stolte, insistette specialmente
sulle parole della fine :
• E la porta fu serrata ».
Or, nella sala trovavansi due giovani mondani, i
quali erano venuti coll intento di beffarsi della parola di Dio e dell’evangelista. Ed avvenne che uno
dei giovani mormorò a bassa voce all’orecchio del
suo comagno : « Non v’è gran male. Se una porta si
chiude, un’altra si aprirà ».
Ma qual fu lo stupore dei due schernitori, quando
Whitefield, che non aveva potuto udire ciò ch’essi avevano detto sottovoce, esclamò: « Vi sono qui dei
peccatori leggeri e indifferenti, i quali si oppongano
alla parola di Dio e pensino fra sé: » Non v’é gran male
se una porta si chiude; un’altra se ne aprirà? ». IJon
s’ingannano questi schernitori. Ma vi dirò io, qual
sia la porta che si aprirà per loro, quando quella del
cielo si chiuderà. É la porta dell’abisso senza fondo
la porta dell’eterno dolore, la porta dell’inferno ! ».
I due giovani si guardarono, pallidi e commossi.
Chi, se non Dio solo, aveva potuto mettere sulle labbra
dell’ evangelista le parole stesse eh’ essi avevano pronunziate per ischerno ?
Uno degli schernitori ritornò in sé medesimo e si
convertì a Colui ch’è sempre pronto ad accogliere il
peccatore ravveduto. E l’altro ?
G. D. Hugon.
LA BUGGINE
Il ferro s’irrugginisce, i mobili ai ricoprono di polvere. Chiunque abbia uno strumento di precisione,
un utensile da lavoro, un oggetto artistico, deve preservarli da questa ienta invasione degli ossidi e della
polvere.
Lo spirito ed il corpo corrono lo stesso pericolo.
La ruggine minaccia ogni uomo. Le membra s’irrigidiscono, l’intelligenza s’indebolisce, la volontà si
rammollisce. Nessuno è al sicuro, se non vigila. Bisogna continuamente tenersi in esercizio, muoversi,
sgranchirsi. Guardate gli uomini indolenti, i popoli
che dormono sui loro allori, le Chiese che si riposano sulle loro dottrine. La loro sentenza di morte
é scritta. L’avvenire é dei valorosi, che mantengono
le loro armi lucenti ed affilate.
Coraggio, figlio mio, non lasciarti vincere dall’inerzia. La mano che ti scuote é una mano amica.
Guerra all’indolenza: bando alla ruggine.
(Dàll’Ami, C. Wagner.) Ing. Eynard.
1ÌM flPFIfl EÌE
Giorgio Appia e Missioni ; due nomi che non potrebbero senza violenza, andare disgiunti, e di cui
sempre l’uno richiamerà l’altro alla mente di tutti coloro, ai quali sìan noti l’uomo e l’opera ch’essi rappresentano.
Difatti, Giorgio Appia, buon evangelista quando fu
evangelista, buon professore quando fu professore,
vuoi di scuola Normale, vuoi di scuola di Teologia,
buon pastore quando fu pastore, fu sempre pure buon
amico e buon sostenitore delle Missioni fra i popoli
non cristiani. Di ciò due furono le principali ragioni.
L’una stava nella grandezza di cuore di Giorgio Appia, che gli rendeva facilmente accetto il principio
stabilito da Cristo stesso : non essere il campo dell’evangelfezazione confinato in questo o quel paese, ma
essere il mondo intiero (Matt. XIII, 38) ; per cui, nell’ubbidienza della sua fede, sentiva di doversi interessare all’avanzamento del Regno di Dio, non soltanto intorno a sé, ma pur anche fino alle estremità
della terra ; in guisa che, egli, che tanta parte del suo
cuore e della sua attività diede all’evangelizzazione
dell’Italia e della Francia, ne diede pur molta alle
Missioni di Parigi, e dandone molta a queste, seppe
pur dare molta simpatia ancora e molte preghiere e
non poca attività ad altre missioni, come quelle per
esempio, di Londra, di Berlino, di Basilea, ecc. L’al-tra ragione era ragione di gratitudine, e la disse Gior
gio Appia medesimo, cinque settimane prima di mo
rire, allorché, avendo chi scrive richiestolo di una
qualche sua dichiarazione, di un qualche suo apprezzamento, di una qualche sua parola, insomma, ch’ei
potesse recare quale suo messaggio alla festa Valdese
delli 15 agosto, nel Val Pellice, ove da sì lunghi anni
era stato avvezzo il pubblico a vederlo e sentirlo fra
gli oratori più ascoltati in materia di missioni, egli,
dopo qualche minuto di riflessione, disse in francese
le parole che qui, letteralmente traduconsi :
c L’incoraggiamento che dànno le missioni é stato
uno degli elementi della mia vita spirituale e lo é per
tutta la chiesa, imperocché sono desse la prova che
Gesù Cristo é re e regnerà in eterno. Domandiamo a
Dio, tutti, ohe sia quella persuasione una realtà efficace e personale ». Ed egli accentuava principalmente
le parole tutti, efficace e personale.
Preziosa testimonianza, risultante da un esperimento
durato circa sessant’anni ! Esortazione solenne di un
uomo di Dio, già sull’orlo dell’ eternità ! Testamento
suo missionario, ben si potrebbe chiamarla !
A proposito del come sapesse Giorgio Appia armonizzare il lavoro per l’evangelizzazione delle lontane
regioni, mi viene il ricordo delle gite che, qualche
volta a noi suoi allievi in teologia faceva fare con lui
nel pomeriggio della domenica, in qualche località
dei dintorni di Firenze (a mo’d’esempio, Cecina), onde
seminarvi alcuni granelli dell’Evangelo, gite che poi
erano seguite da conferenze da lui date sulle missioni,
nella cappella di Palazzo Salviati, in Via dei Serragli.
Stabilitosi a Parigi, come uno dei pastori della chiesa
luterana di quella metropoli, Giorgio Appia non tardò
ad essere un membro influente della Société des Missions Evangéliques de Paris chez les peuples non chrétiens. Fu lui che alla ripresa delle assemblee generali
di essa, dopo i disastri della Francia e l’assedio di
Parigi, pronunziò la preghiera di apertura, il 18 aprile 1872.
Nell’anno 1874, era diventato membro, ed uno degli assessori del suo Consiglio amministrativo, ossia
Comitato direttivo.
Ripartitosi questo il lavoro, nel 1879, in varie Commissioni, Giorgio Appia fece parte, fin d’allora, della
Commissione Esecutiva. Nel 1881, era diventato uno
dei due Segretari del Comitato, mentre l’altro era il
pastore e senatore Edmondo di Pressensé, l’insigne
oratore e scrittore che il Protestantesimo di lingua
francese tuttora rimpiange. Nel 1885, fu innalzato
alla vice-presidenza ch’egli tenne fino alla sua morte,
dividendola, per alcuni anni, con due e poscia con
tre colleghi.
Rivestito di tanta autorità ufficiale, aggiuntasi man
mano, a quella sua personale, egli rappresentò, per
almeno una trentina di anni, nei nostri Sinodi Vaidesi la Società delle Missioni di Parigi, e lo fece
ogni anno, con una competenza, una vastità di concetti, una vigoria di parola, uno zelo apostolico, una
ispirazione da profeta tali che, forse, non sarà mai
più dato di sentire.
Nell’ultima Assemblea Generale della Società delle
Missioni di Parigi, il 14 aprile scorso, colui ohe la presiedeva, il pastore Cordey, vice-presidente anch’esso del
Comitato, chiamò Giorgio Appia entraîneur d'hommes (lett : strascinatore d’uomini) insieme ai Casalis,
Coillard, e Boegner. Ed era giusto quel
sua eloquenza, non da retore ma
vinto, fedele, vivente ed entusiasta, Giorgio Appia
ebbe certamente la sua parte d’influenza in più d’una
vocazione missionaria, e grande fu la sua gioia quando
vide che la cara Chiesa dei suoi padri, ed ancor sua,
la vecchia Chiesa Valdese, si avviava a dare non più
soltanto simpatia, preghiere e denari, ma uomini e
donne all’opera missionaria fra i pagani (1).
In lui ha pure perso la Società delle Missioni di
Parigi un valente collaboratore del suo Journal, nel
numero di Febbraio u. s. del quale trovasi ancora un
articolo di lui : Quelques souenirs du Dr. Post de
Beyrouth, e nel numero di Aprile un altro: Sur la
Côte des Mosquitos, i quali entrambi attestano quella
larghezza di cuore e di mente, quella vera cattolicità
che, con tante altre doti, lo contraddistinsero (2).
Alle Missioni diede Giorgio Appia l’ultimo sforzo
della sua stupenda attività.
Benché più che ottantatreenne, non si peritò di essere nel novero dei Delegati della Società di Parigi
alla Conferenza Missionaria Universale di Edimburgo
dello scorso Giugno, ed alla quale, anzi, doveva parlare. Sarebbe stato uno dei più vecchi, se non il più
vecchio degli oratori. Giunto il momento, sebbene
fossero poco buone le sue condizioni di salute, volle
recarvisi. Non lo si lasciò partir solo, e lo accompagnò, infermiera amorosa, la sua figlia maggiore. Ma
era sforzo troppo grande il suo, e, dopo tre giorni
soli di presenza alla Conferenza, lo si dovette ricondurre a Parigi, d’onde poi venne alle Valli, in cerca
di quella guarigione, che non fu nei voleri di Dio
concedergli.
Particolarmente sensibile fu la dipartita di lui
per il Direttore della Società delle Missioni di Parigi,
il Signor A. Boegner, che in lui aveva un amico schietto,
ad un tempo, e fido, un appoggio sicuro, un consigliere ispirato, un cristiano dalla lunga esperienza, un
fratello sempre simpatizzante, che, nei momenti difficili, inginocchiavasi accanto a lui per ottenere da Dio
i lumi necessari, la forza, la liberazione. E fu il Signor Boegner che, venuto a visitarlo, ai primi di Settembre, sul suo letto di morte, raccolse, un quindici
giorni prima che si chiudessero per sempre le sue
labbra, l’ultima preghiera che per le missioni abbiano
pronunciato quelle labbra, che innumerevoli preghiere
per esse avevano pronunciato.
Ai funerali di Giorgio Appia sarebbe, probabilmente,
intervenuto, lo stesso Signor A. Boegner, quale rappresentante della Società delle Missioni di Parigi, se
non lo avesse impedito la malattia che lo colpì, al suo
ritorno dall’Italia, e di cui voglia il Signore che presto si rimetta.
Incaricò di fare le sue veci il sottoscritto.
Fra le bellissime corone, che accompagnarono al
campo del riposo la salma di Giorgio Appia, una portava la scritta : La Société des Missione Evangéliques
de Paris. Ora, quella corona, come le altre, è già appassita, ed é immagine della corruzione della tomba
su cui fu deposta. Conforta il pensare che ben altra
corona. Immarcescibile questa, perchè intessuta della
giustizia di Cristo e della vita comunicata ai credenti
in lui, ma risplendente pure dei frutti della fede operante in carità di chi condusse molti a quella giustizia ed a quella vita, cingerà la fronte di Giorgio Appia, alla manifestazione gloriosa del Regno di Dio.
Giacomo Weitzecker
Missionario Onorario
dire. Colla
da cristiano con
Ci comunicano:
Il 5 ottobre, alle ore 8,40 del mattino, nella sua tenuta
t La Striscia » (Montaione, prov. di Firenze) rendeva
a Dio l’anima sua eletta la signora
]. ]. ford
nata Henderson
nell’età di 74 anni. La salma viene trasportata a Edinburgh (Scozia) ove sarà tumulata accanto a quella
del rimpianto suo sposo sig. W. Ford.
Questo lutto non colpisce la Famiglia soltanto, ma
in modo tutto speciale la Chiesa Valdese, di cui la signora Ford è stata fedele amica e costante benefattrice.
Le nostre profonde condoglianze ai Congiunti della
nobile Cristiana e Benefattrice.
Nel prossimo numero avremo il bene di pubblicare
un articolo su la Defunta dovuto alla penna dell’ egregio professore Giovanni Luzzi, dottore in teologia.
La Direzione.
(lì Questo sia detto senza fare niun torto alla memoria della signorina Valdese Lantaret, che molti
SÆ, e"f andata sposa al Sig. Nisbet missionario infilese nelle Isole Samoa. .* , * - •*
(21 Al momento di spedire questo articolo, mi vien
H Snere che l’ultimo scritto che vergo GiorSo AÌpia per essere pubblicato fu per le Missioni
ancora *^e fu pubblicato il mese stesso che egli cadde
ammalkto. Esso è Une prêtresse it
Hi rtìlicrnn
VÀLLI VÀLDESl
Massello. — (L. M.) La domenica 2 ottobre il pastore E. Bertalot ha pronunziato il suo sermone di
addio dinanzi ad un pubblico numeroso e raccolto;
la domenica successiva egli ha presentato all’assemblea il suo successore sig. F. Peyronel.
Auguri a chi se ne va ed a chi viene.
Parole d’ Amici
Ci restringiamo a raccogliere alcuni pochi tra i molti
pensieri espressi da gli Amici dell’opera nostra nella
seduta loro riservata del Sinodo tenuto il mese scorso
a Torrepellice. Non seguiamo l’ordine stesso in cui
gli oratori parlarono.
Signor Bani, pastore Metodista Ep. — I vostri persecutori hanno distrutto la coscienza religiosa italiana.
Noi ora siamo chiamati a suscitarla di nuovo noi nostri diletti concittadini. L’opera è difficile, ma il GriBto è con noi. Paolo diceva : * Se Dio è con noi, chi
sarà contro di noi »? Vi auguro di lasciare il vostro
Sinodo ritemprati, entusiasmati, ispirati come apostoli
per nuove conquiste.
Pastore Boegner, direttore della casa missionaria
di Parigi. — La nostra simpatia e quella dei cristiani
francesi per l’opera vostra è intensa. Continuate la
* vostra bell’opera d’evangelizzazione in Italia ; non diu. 8. del Petit Messager des • mentioate però quella delle missioni nei paesi pagani.
6
6
LA LUCE
Ci avete già dato denaro e uomini specialmente (i signori Weitzecker, Jalla, eoe.): ne attendiamo degli altri.
Signor Gambier,i>astore a Bigione. - La mia chiesa
ve grata, perchè più di tre secoli or sono due dei
vostri € barbi » — Giorgio Morel o Pietro Maçon —
ne furono pastori. Pietro Maçon morì sul rogo acceso
da la Chiesa Eomana. Noi e voi siamo profughi in
mezzo alle genti latine. Dio benedica l’opera vostra
nelle Valli e nella evangelizzazione italiana.
( Continua).
J)a le antiche province
Sanremo. — (Ugo Janni). Domenica, 9 ottobre, alle
llw pom. si riunì l'Assemblea di chiesa, molto bene
affollata. Il fr. signor A. Montella diede un fedele ed
e ficace resoconto dell’ultima sessione sinodale. Poscia
Bi procedette alla nomina di un anziano. Fu eletto
wn unanimità di suffragi, il fratello sig. Armando
Montella. Egli sarà installato nella carica e consacrato
con pubbliche preghiere all’ufficio domenica prossima
al culto principale. Indi, si formulò il programma di
lavoro del periodo invernale. Affinchè i fratelli possano averlo sott’occhio, lo riassumo qui : 1) Domenica
due culti : alle 10 1J2 antim. ed alle 4 li2 pom. Il secondo culto daterà dal principio di Novembre. Il primo
culto e liturgico, il secondo no. 2) Il Venerdì, ore 8
pom., adunanza pubblica. Vi sarà, alternatamente, una
conferenza popolare di evangelizzazione ed uno studio
biblico : lo studio biblico avrà un unico soggetto per
tutto il periodo invernale. Confidiamo che l’importante seduta dell’Assemblea di ieri abbia per effetto
1 rendere animate e viventi queste riunioni che cominceranno anche in Novembre. 3) Una riunione mensile di preghiere nella sala dell’Unione Cristiana. Ogni
riunione sarà preceduta da un breve discorso sulla
preghiera: questi discorsi nel loro insieme costituiranno un vero e proprio studio sulle basi della preghiera e la possibilità del suo esaudimento. Auguriamo
che fratelli e sorelle in buon numero abbiano a prenere parte attiva e diretta a queste adunanze di preghiera, che avranno luogo il primo lunedì di ogni
mese, a cominciare da Novembre. 4) Un’adunanza speciale di canto, nel tempio, l’ultimo lunedì di ogni
mese. 5) Conferenze apologetiche per il gran pubblico,
in date da fissarsi volta per volta. La prima di esse
avra luogo in Novembre. 6) Abbiamo deciso di diffondere su vasta scala il premiato opuscolo di G. E.
Melile sulla Chiesa Valdese che è in corso di stampa
per cura del Comitato di evangelizzazione; e quello
piu piccolo del pastore Comba Chi sono i Valdesi
del quale abbiamo commesse mille copie. " '
'Terminata l’Assemblea, ci fu una riunione del Consiglio di Chiesa che designò a suo segretario il nuovo
anziano sig. Montella. Il Consiglio accolse favorevolmente la domanda di ammissione nella chiesa presentato da due conuigi che, da oltre un anno, frequenana i nostri culti. Essi saranno ammessi alla Santa
Lena la prima domenica di novembre.
Notizie di Toscana
Livorno. — Riceviamo la relazione 1909-1910 di que^a nostra chiesa, che ha a pastore il Dott. G. Grilli
Vi si legge : . Invitati, abbiamo date alcune conferenze nella sede della Lega Democratica Nazionale ..
bi è anche cercato d’evangelizzare «mediante culti di
famiglia in cui sono invitati specialmente quei cattolici pii che hanno sete di perfezione .. Ed ecco un
rutto di tali culti : . Fr. B. aderente nostro, influenzato da parenti evangelici, impressionato dai ciflti di
famiglia presieduti dal Pastore, sentendosi ammalato,
manifesto così genuine e vive convinzioni evangeliche
che, essendo venuto a morire, fu sepolto secondo il
nostro rito ; egli era stato capo-fabbrica, molto apprezzato ed amato dai superiori, dipendenti e conoscenze; tutti questi, ed erano numerosi, presero parte
ai SUOI funerali; contro alle consuetudini locali accompagnarono la bara fino al camposanto ; assistettero
rispettosi al culto ch’ebbe luogo in una sala gentilmente messa a nostra disposizione ..
già uniscono i Cristiani evangelici d’Ungheria con la
Svizzera e in' particolare con Ginevra e la sua Università o Accademia. Fu accolto festosamente dovunque.
— Come tempo addietro accennammo, ia Facoltà
teologica evangelica libera (rue de TAthénée, 4) inizia
col 17 corrente la" così detta Sezione pratica. E’ il
primo tentativo di tal genere che si faccia in paese
di lingua francese. Ai corsi della Sezione pratica,
dati da persone come i professori Baumgartner, Berthoud, Breitenstein, Ruffet, Thomas, Secretan e Poulin
potranno intervenire uomini e donne di qualsiasi età!
che,desiderino acquistar maggior coltura religiosa in
vista dell’opera d’evangelizzazione a cui ogni cristiano
eve attendere.Ecco il titolo dei vari corsi: 1)Storia
6i popolo d^Israele e del suo sviluppo religioso: 2)
apostolico ; 4) I grandi fatti
della Redenzione; 5) Apologia del Cristianesimo; 6)
Stona della Chiesa nel secolo XIX; 7) L’arte della parola ; 8) Storia delle Missioni ; 9) Esercizi pratici. —
Gl si può iscrivere anche ad uno solo dei corsi. A chi
non sapesse qual corso scegliere si consiglia di frequentarli tutti per qualche lezione; dopo potrebbe
scegliere, secondo i propri gusti e le impressioni
ricevute.
Losanna. — Ventisei pastori evangelici sono pronti
a tenere una conferenza ciascuno nelle chiese che desiderassero di avere una serie speciale di radunanze.
I temi dei loro discorsi sono molto svariati e attraenti
Sainte-Croix. _ Da l’8 all’ll corrente, si è avuto a
bainte-Croix il solito annuo convegno promosso da
gli studenti cristiani. Vi han parlato: il prof. T. Flournoy su « la filosofia di William James ., il Padre Giacinto, il deputato de Meuron, il professore Luciano
Gautier, e parecchi altri.
Francia
Parigi. — L’ottimo periodico evangelico Poi et Vie
sta per pubblicare un numero doppio, tutto dedicato
alle « Missioni nel mondo >. Vi concorrono i più competenti scrittori di questa materia, e il fascicolo costituirà un importante repertorio apologetico, cioè
in difesa del Cristianesimo. Niente invero è più eloquente dei frutti portati dal Cristianesimo su terra
pagana.
— Il signor Boegner direttore della Casa delle Missioni va migliorando; ma, a quanto pare, la convalescenza non potrà purtroppo essere che lunga.
Germania
L’egregio prof. Paschetto ci fornisce qui dati moltointeressanti relativamente all’introduzione e all’espansione del Cristianesimo in quella colonia romana
nei primi secoli dell’era cristiana. Parecchi martiri
annoverò la chiesa cristiana in Ostia, e numeroso
iscrizioni cristiane nei sepolcri, altri segni sulle lapidi, ed avanzi di arte cristiana dimostrano quanto
in quei secoli lontani la fede vi brillasse di pura luce
Questo paragrafo si chiude col ricordo della morte
della madre di S. Agostino, avvenuta ad Ostia verso
la fine del IV secolo, mentre stava per imbarcarsi
col figlio, alla volta della patria. Ma vicina a morire
espresse il desiderio che il suo corpo venisse seppellito ad Ostia. Niun dubbio scrive l’A. che Agostino abbia eseguita la volontà della madre.
E. M.
*
* :¥
Dans le Gonffre ou Les Points noirs de la Doctrine
jésuitique, del dott. Policarpo Ventura, Paris Fischbacher, 1910.
Non esitiamo a riconoscere in questo volume dell’egregio dott. Ventura — ben noto per altre sue pubblicazioni sul clericalismo e l’ultramontanismo — una
requisitoria fiera e spietata contro la dottrina e la
morale gesuitica, di cui sono esaminati i punti principali...
Confessiamo che dopo la nota opera del Boehmer
e del Monod siamo un po’ perplessi nel considerare
come vere tutte le tremende accuse contenute in questo volume. Non intendiamo però dire con ciò che
ai gesuiti non debbano essere imputate delle gravi
colpe, specialmente per l’influenza nefasta esercitata
nella educazione e nelle cose politiche. Tuttavia siamo d accordo con quelli che stimano essere compito
dello storico una imparzialità grande unita ad una
critica severa e giusta, suffragata da testimonianze
certe e da documenti non sospetti.
Con tutto ciò raccomandiamo quest’opera dell’egregio dott. Ventura, la quale si legge con vivo interesse.
____ E. M.
CANTO 5ACRO
NOTIZIE ESTERE
Svizzera
^ è andata in vigore la legge che vieta
la fabbricazione e la vendita delVabsintke nel territorio svizzero.
Ginevra. - Le conferenze per forestieri di passaggio
“e»a Victoria Hall e nella
cattedrale di S. Pietro, e annunziate con oppositi manifesti negli alberghi, hanno attirato, secondo il Christtanisme, un gran numero di persone.
licTì !!i>Tr-' ^ insegna teologia (evange
lica) all Università di Ginevra, ha testé percorsa l’Ungheria, con lo scopo di stringere vie più i vincoli che
Kiel. — L’imperatore Guglielmo ha fatto dono alla
citta di Kiel di una statua dell’ammiraglio Coligny
UCCISO nella famosa notte di S. Bartolomeo. L’imperatore e un discendente dell’Ammiraglio ugonotto (cristiano evangelico); poiché - come nota la Vie Nonvelle^ — la principessa Luisa Enrichetta d’Olanda che
andò moglie del Grand’Elettore di Prussia era nipolina di Coliffnv. ^
Belgio
I primi ad obbedire al decreto papale circa alla comunione a 7 anni sono i Cattolici belghi — dice il
Protestant de Normandie. « Una dozzina di piccoli
disgraziati dai 6 agli otto anni, che con ali di cartone
e vestito di garza aveva fatto da angioletti in una
processione, furono condotti alla « Sacra Mensa. ancora mascherati a quel modo! La grande anima di
Giansenio vescovo d’Ypres, dovè fremere di dolore
a tale profanazione ».
Spagna
di questa città, valendosi
’*^*‘‘* poncessi da la nuova legge, han chiesto
all autorità amministrativa e ottenuto l’esenzione da
le tasse per le scritte o insegne e per le scuole.
Stati Uniti
moglie di I. Sankey, il celebre collega
di Dwight Moody. ^
Il XX Settembre in flmerica
Troy N. Y. _ (R. p.) Molti Italiani cattolici, commemorano il XX Settembre, salvo a ritornare la domenica seguente a sentir divotamente la Messa. Gli
trovarsi in tale
contraddizione, si ricordano sempre della gloriosa data.
Le chiese evangeliche italiane di Troy e di Albany
quest anno, nei rispettivi templi han festeggiata la
Lnrtfn “0“ due servizi speciali
Lr,D?s“ “■ i“
IN SALA DI LETTURA
Il Cristianesimo ad Ostia di Ludovico Paschetto. Estratto dalla Rivista Cristiana, Agosto 1910 —
Firenze, Tipografia Claudiana.
Queste pagine fanno parte di un poderoso studio
Che Sara prossimamente pubblicato e che venne premiato già nel concorso su Ostia bandito dal Vaticano
Gli c Stabilimenti Riuniti Musicali » di Milano, Giudici e strada ecc. hanno diretto ai pastori evangelici
una circolare, ad annunziare la prossima pubblicazione di 30 « Corali in stile osservato del maestro Adolfo Baci ». Il volume sarà posto in vendita a L. 3,50,
Sconto del 30 a chi acquisti 25 copie, ribasso del 15
per cento a chi acquisti anche una sola copia, prenotandosi. Inviare cartolina vaglia alla casa suddetta.
Viale Ludovica 43, Milano. A chi non inviasse il danaro fin d’ora, le copie (che son tutte franche di porto)
saranno spedite « contro assegno ». — Gli autori delle
poesie musicate sono i signori . Luigi Venturi, Vito
Garretto, Aldo di Lea ed altri ». — Elegante copertina
in cartoncino turchino con disegni in nero ed oro.
Le poche righe qui sopra eran già composte, quando
ci giunse il cenno seguente, che pubblichiamo con
piacere :
Il repertorio di musica sacra evangelica italiana
si è accresciuto di un nuovo valore. Una grande casa
editrice milanese ha terminato la stampa dei Corali in
istile osservato del Maestro Adolfo Baci. Sono corali
a strofe, come gl’inni che solitamente cantiamo nello
Chiese nostre, ma lo stile è osservato, fondato, cioè,
sull’armonia e non sul melodismo. Le poesie musicate
non erano ancora entrate nella nostra inno logia evangelica sotto alcuna veste musicale.
Nella Rivista Cristiana di Luglio scorso venne pubblicato un articolo in cui è esposta la natura e l’importanza di questo libro: ad esso rimandiamo il lettore. Qui ci limitiamo a far sapere che il volume è
pronto, e che è giunta l’ora delle ordinazioni. Ogni
copia costa L. 3,50. Ma chi scrive subito otterrà un
ribasso del 15 per cento sulle copie isolate, e del 25(1)
per cento se T ordinazione è di almeno venticinque
copie. Rivolgersi ai : Riuniti Stabilimienti Musicali^
Viale Ludovica, 43, Milano. La Gasa Editrice si è sobbarcata, per suo conto, alla spesa di questa pubblicazione mostrando di avere una grande fiducia nel senso
estetico del nostro pubblico evangelico. Sta ora ai pastori, ai laici colti, ai Consigli di Chiesa di provareche questa fiducia era fondata, inviando subito numerose ordinazioni.
_________ Ugo Janni.
(1) Forse si voleva dir 30. N. d. D.
Ex colnoltope *““°ra pieno di forza e bramosisn uui|ltliilll Ii| gjiuo di lavorare, chiede a Società
od a privati occupazione di qualunque specie nell’opera del Signor^ in Sicilia sua patria o altrove. Scrivere al Sig. A. Deodato, Via Finanze 3, Torino.
Distinta faiDiglia Valdese
sione.
store.
Rivolgersi al Signor Ë.
Via Pio Quinto, 15.
Giampiccoli — paTORINO
7
LA LUCE
Un nuovo commentario
Il dott. prof. Enrico Bosio ha or ora pubblicato
un’opera teologica, la quale riescirà utilissima. Alludiamo al Commentario su le epistole pastorali a Timoteo e a Tito, edito da la Tipografia Claudiana di
Firenze, prezzo L. 4. Questo Commentario è erudito,
semplice e pratico al tempo stesso. Ricorda quelli del
Dr. Stewart sui Vangeli. Stesso formato, stessa tendenza pratica. Questo lavoro è consigliabile al pastori,
agli evangelisti, ai maestri evangelisti e poi anche ai
cristiani studiosi della Bibbia, i quali desiderino di
accrescere il patrimonio delle loro cognizioni edificandosi. Raccomandiamo dunque questo prezioso libro, e diciam grazie al Dr. Bosio d’aver per tal modo
arricchito, mediante un coscienzioso lavoro, la letteratura religiosa nazionale. (Da VEcho des Vallées).
La Commissione Sinodale (Dr. E. Bosio, Dr.
G. Grilli, past. U. Janni) per la redasione dima
nuova Storia sacra dell’ Antico Testamento,
■desiderando che il manuale possa già nella presente stagione invernale essere usato nelle chiese,
ha offerto il suo Ms. alla Società di Pubblicazioni Evangeliche ; la quale farà il possibile per
dare il volarne in vendita nella prima quindicina
di Novembre p. v. Pregasi dunque Raffrettare
le prenotazioni di copie al direttore della Tip.
Claudiana sig. Od. dalla, Via Serragli 51, Firenze.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
La Vita, N. 14-15 (30 settembre). — Federazione degli
Studenti per la Cultura Religiosa: «Cause d’incredulità»
d.i Felice Cacciapuoti, Roma, Casa Editrice Metodista,
1910. — Amy le Feuvre : (ili Amici di Lilì, versione
dall’inglese di I. P. F., idem, prezzo 0,50.
Svizzera, Eermania, Scandinavia
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
ABBONAMENTI PAGATI : — Finelli Antonio. — Saitta
Pietro. — Pandolfi Gennaro. — Turner Amy. — Moschner
Franz. — Grill Carlo. — Peter C. — Foerster. — Bartoli
Lucrezio. — Rivaroli Angelo. — Tarozzi Vincenzo. — Seuderi Antonino. — Gnarnoli Alfredo. — Beltrame Antonio
(Treviso). — Sciorra Donato. — Volpe Gino. — Cochiararo
Paolo. — Palmieri Lorenzo. — Gaydou Maria. — Gönnet
(Pension du Fort). — Vezzosi Gino. — Manzini albergatore.
— Bava fratelli. — Sesso albergatore. — Zala Eugenio. —
Hofmann Emil. — Rosso Carlo. — Reynaud Giov. Daniele.
— Pasquet Federico. — Gauder (Pinerolo). —• Rostagno
Paolo, — Hesse Fanny. — Corsani Ernesto. — Pasquantonio
Isaia di Emidio. — Santa Crnz Francesco. — Mrs. Bowles.
— Lanza G. (Continua)
/^urì Sacra Famcs
(La. tormentosa fame dell’oro).
I due rapitori per sottrarsi alle pene dovute al loro
omicidio decisero di recarsi nella Francia meridionale
e di là far vela per l’isola di Maiorca, la quale, a quei
tempi, era libera città, reggentesi a comune e dava
ricetto ad ogni sorta di gente, pratica nel commercio
e rotta a traffichi d’ogni genere. Salparono dunque dal
lido della Linguadoca per l’isola : ma quando stavano
per raggiungere la méta dei loro desiderii, vennero
raggiunti da un brigantino di pirati arabi, i quali
colle loro scorrerie scorrazzavano su e giù pel Mediterraneo. I pirati assalirono la barca a vela degli
Spagnuoli, e dopo un breve combattimento l’ebbero
in loro possesso. Degli infelici passeggeri alcuni pochi
furono serbati per la schiavitù ; i più vennero uccisi
e buttati in mare. Fra questi ultimi si contarono altresì i due rei possessori del tesoro fatale.. Questo rimase in possessione del capitano del vascello piratesco, il quale tuttavia promise di dividere il bottino
fra la sua gente. Ma quando, aperto il forziere vide
tanto tesoro di oro, di argento e di pietre preziose,
dimenticò la sua promesssa e, temporeggiando colla
sua gente, tentò di serbarselo tutto per sè. Ma male
gliene incolse, chè i suoi uomini, ammutinatisi, lo assalirono, e uccisolo lo buttarono a mare. Il tesoro di»
ventò così per breve ora proprietà della ciurma, la
quale si proponeva, quando fosse arrivata ai soliti
nascondigli, di spartire il bottino. Intanto, eletto un
capitano, il brigantino piratesco, dalle vicinanze di
Cadice mosse a vele spiegate verso l’Italia. Ma esso
veleggiava a morte. Una potente nave genovese seor
reva il Mediterraneo per dare appunto la caccia al
pirati, che a quei dì infestavano il mare. Visto il
brigantino, la nave genovese fiutò da lungi la preda
e cominciò a darle una caccia spietata. I pirati tentarono di fugggire, ma la nave genovese troppo correva più della loro. Dopo una corsa di poche ore e
un combattimento di pochi minuti, ^pirati penzolavano dalle corde delle sartie e i Genovesi, col ricco
bottino facevano ritorno verso la bella regina del
mare. Il comandante della nave era un De Paoli. A
lui di diritto spettava il più e il meglio del bottino :
ma egli lasciò tutto il resto e domandò di prendere
per sè solo la cassetta che conteneva il tesoro tolto
ai pirati. Il De Paoli era un uomo assai religioso e
intese subito come quel tesoro doveva essere stato rapito a qualche monastero. Fece pertanto qualche ricerca e ricostruì in parte la storia del delitto. Intanto
egli fece seppellire il tesoro in una recondita parte
del suo castello a fine di restituirlo più tardi ai suoi
legittimi possessori. Dopo molti anni egli venne a
morte e solo uno dei suoi figli conobbe appieno
l’origine del prezioso bottino che era in casa De
Paoli. Ma la memoria che il vecchio guerriero aveva
lasciato del luogo preciso dov’era sepolto il tesoro
andò perduta, e i posteri del De Paoli, per quante
ricerche facessero, non la poterono trovare. Centinaia
di volte durante il corso dei secoli i De Paoli tentarono di trovare il tesoro sepolto nel loro feudo : ma
i loro sforzi riuscirono sempre vani. Al momento del
nostro racconto il marchese Filippo si occupava anch’egli a sua volta allo scoprimento. Era una cosa
difficile, ma non impossibile per lui : egli possedeva
a sua guida la vecchia pergamena colla pianta dell’abside e le parole : I. P. TH. D. Si trattava di trovare i ruderi e le fondamenta dell’abside dell’antica
chiesa e rinvenire la pietra che portava le iniziali
citate. Sotto quella pietra era il pozzo e nel pozzo era
il tesoro del diavolo.
Prof. Giorgio Bartoli.
(Continua). (13)
I
agli amici d'amenta: rica possono pagare il
loro abbonamento (un dollaro) al prof. A Clot, 86 Romeyn St. Rochester N. Y. — Preghiamo tutti quei nostri fedeli Lettori e Amici di procurarci ciascuno un
nuovo abbonato per l’anno 1911.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
Soifo Vincußo!
Proprietà riseryata — Biprodaiion« proibita
— Tutti, tutti ! Non è vero, signora Tilde P
— Almeno... così dobbiamo pensare... — rispose timidamente la vecchia Signora.
— Sicché l’eretica è veramente convertita?
— Miracolosamente convertita — rispose Amandina.
— Nessuno ne dubita?
— Ah, bene ! ci son sempre i sapientoni increduli, e
quelli vi diranno che non la Madonna, ma la paura
ha fatto fare il miracolo; ma son pochi,e nessuno dà
retta a loro. Andate là, chè, se non si trattasse d’un
vero miracolo, a quest’ora Don Angelo ci avrebbe bell’e
disingannati... Non è vero Signora ? Invece...
— Invece ?... — fece il giovanotto con premura.
— Invece Don Angelo tace, e chi tace conferma, mi
pare...
— Bah ! — concluse il giovane, stringendosi nelle
spalle e lanciando il mozzicone del sigaro sulla brace
— poiché ci credono tutti, finirò per crederci anch’io...
e poi se lo dite voi, bella ragazza...
In quel momento entrò Nannetta correndo, ad annunziare che Don Angelo e il Marchese scendevano
le scale.
Uscirono tutti in fretta nell’andito.
Il Marchese veniva primo e, giunto in fondo, si volse
con bel garbo e con fare spigliato a Don Angelo :
— La ringrazio. Reverendo, ma davvero non occorreva che s’incomodasse ad accompagnarmi. È dunque
inteso, ohe, qualora avesse occasione di recarsi a Roma,
ed io potessi esserle utile... mi troverà sempre a sua
disposizione... Arrivederla, Reverendo. Luigi, il mio
cappello...
La signora Tilde credette giunto il momento di farsi
innanzi e di pregare il Marchese di voler favorire in
sala per mangiare un bocconcino prima di mettersi
in viaggio.
— Una cosa da nulla, signor Marchese, proprio da
gente di campagna, ma Lei si contenterà...
Ahimè! Il marchese, con molto rincrescimento era
costretto a rifiutare. Aveva un appuntamento a Roma
per un'ora determinata, e aveva già perduto molto
tempo nella piacevole conversazione con Don Berna
bei. La signoi;a doveva scusarlo per questa volta... Più
tardi le occasioni non sarebbero mancate...
La povera Signora Tilde, tutta confusa e dispiacente,
si volse allora verso il figliolo per dirgli che insistesse anche lui ; ma quel che vide alzando gli occhi
verso Don Angelo fu tal cosa, che le parole le morirono sulle labbra, e tutto il sangue le affluì al cuore.
La luce della lucerna, che batteva in pieno sulla faccia dì Don Angelo, le aveva mostrato il volto d’ un
cadavere. Fu per gettare un grido, ma un cenno del
figliolo la trattenne. In silenzio e tremando Come una
foglia accompagnò il forestiere fino alla porta. Il Marchese le fece un profondo inchino ed uscì subito, preceduto dal cameriere.
— Sparecchiate — disse la Signora alle due ragazze
— rimettete in ordine tutto ed andate a letto.
Reggendosi a stento sulle gambe, segui Don Angelo,
che già era risalito. Ma sulla soglia dello studiolo Don
Angolo la fermò :
—• Non una parola, mamma, te ne scongiuro — le
disse — non una parola, non una domanda, nè ora,
nè mai. Lasciami solo ; ho bisogno d’esser solo ; buona
notte.
Le stese la mano, che era gelida come quella d un
morto, poi entrò in fretta e chiuse 1’ uscio a chiave.
Che poteva fare quella povera madre se non appoggiarsi a quell’uscio chiuso e, colla testa fra le mani,
piangere, piangere, piangere in silenzio?
Dio vede queste lagrime e sa chi le ha fatte spargere: un giorno ne trarrà tremenda vendetta.
Intanto il Marchese e il suo servitore, sferzati in
faccia dalla pioggia e dal vento, scendevano giù per
la calata.
— Dunque ? — domandò il marchese, a pochi passi
dal presbiterio — hai fatto parlare qualcuno ?
— Non ho avuto difficoltà. Eccellenza.
— E che opinione ti sei fatta ?
— Secondo gli ordini ricevuti dal signor Marchese...
— Lascia stare gli ordini ricevuti... ti domando quale
opinione personale ti sei fatta tu...
— Ebbene, la mia opinione è che qui si creda fermamente nel miracolo dell’altra notte.
— Ah, sì ? Bene ! E poi ?
__ Forse qualcuno lo metto in dubbio, ma...
— Ma la maggioranza ?
— Mi è stato assicurato che la grande maggioranza
ne è più che convinta.
— O bella ! E poi ?
— slm^Jib secondo gli ordini ricevuti...
— Ma lascia stare... va avanti... che altro?
— Nessuno ha smentito il fatto.
— Ah, no ? Nessuno ? Per esempio, il Reverendo,
qui. Don Bernabei, non ha cercato di spiegare la cosa
in altro modo... di disingannare insomma questi villani?
— Nulla, nulla ; non ha fiatato ; ci crede anche lui
di certo, perchè chi tace conferma.
— E da chi hai avute queste informazioni?
__Da una delle serve della casa e dalla madre stessa
del Reverendo.
— Nientemeno ! Allora c’ è da ritenerle per esatte
davvero... Va bene, va bene. Del resto per me, capirai, non hanno nessuna importanza... era solo così...
per curiosità... Ed ora a Roma, senza perdere un minuto.
Il bel Marchese si -avvolge nelle morbide pellicce,
si sdraia sui soffici guanciali e si abbandona al voluttuoso godimento, che gli procurano le sue profumate sigarette.
L’ automobile si rianima, freme, si mette in moto.
Nel silenzio immenso, nella calma infinita della notte,
attraverso le campagne squallide, oppresse sotto la
pioggia fitta, ostinata, gelida, il piccolo mostro passa
via trionfante, guizzando, strisciando, rombando : direste che, eoi larghi occhi fiammeggianti, vada nel buio
minacciando la sventura e la morte.
XIV.
Quella stessa sera e quasi alla medesima ora, a Roma,
il Cardinale Vergati, per concludere un lungo ed intimo
e burrascoso colloquio con sua sorella. Donna Luisa
di Campovenatico, esclamava :
— Come vedete, il caso è disperato. Mettete il cuore
in pace e rassegnatevi agli eventi. Si tratta d’una nenessità assoluta.
Erano da più di due ore seduti dinanzi ad un tavolino, sul quale stavano sparsi alcuni fogli, ricoperti
d’annotazioni e di cifre.
Il prelato aveva appena deposta la penna, e la Marchesa esaminava attentamente la nota che il fratello
aveva terminato di scrivere allora allora.
(Continua).
(43).
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