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.f.
ABBONAMENTI: Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
tero : almo L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Diíettope e Hmministpatope : Scovenuto Celli^ Via magenta 18, ROfflH
HoT^g, 29 Settembre ^9^0 = anno m = H. 40
* VI Congresso Nazionale per lai
VimilUi-lU, Pace - Il III Congresso della
' Lega Democratica Nazionale in Imola — Nord
e Sud — Vaticano e Campidoglio — La comunione a sette anni in Francia — I sette anni e
un iniquo decreto — Il Vaticano non ne indovina una
— Vendetta ad oltranza — Semeria e Gazzola — II
caso del Padre Ghignoni — L’esodo continua — Di
sorpresa in sorpresa — Mentre premono gravi problem i — Religio depopulata Il rogo di Giovanni
Huss Per i predicatori cattolici — William Jame^
— Estinzione della Riforma in Calabria e nelle Puglie r- Una tesi importante sul Wesley — La Bibbia
di Gutenberg — Coltura morale — Holman Hunt —
Il foglio volante _— L’esercizio della parola — Chi
ha fondato il socialisno? — Il miracolo di Bristol —
Noi predichiamo Cristo —: Il regno sconfinato —
Giorgio Appia - Celestina Giaccone — Il nostro concorso
mana
culo
Echi del nostro sinodo — Cronachetta ro— Il prof. Labanca prò patria j- Corriere SiNotizie estere — In sala di lettura — Moódy
Sotto l’incubo !
VI CONCIIESSO HiZIOIIIIlE PER LI PIRE
(raflunato In Como dal 18 al 21 corrente)
. Como, 18 settembre 1910.
Como ospita oggi (Domenica) e per altri due giorni,
i membri del Congresso nazionale dei Pacifisti. La seduta inaugurale ebbe luogo stamane alle ore 10 nel
magnifico salone del Broletto, coll’intervento del Prefetto Salvarezza, del Commissariò prefettizio (invece
del S indaco) Olgiati e di altre spiccate personalità del
comune, della Provincia e del Regno. Pur troppo, tra
per la contemporaneità di altre feste patriottiche o
sportive, tra per l’indifferenza nostrana per alte idealità, l’intervento del pubblico era scarso assai. — Non
più di 200 persone.
Belle parole di saluto agl’intervenuti pronunziò la
gentile presidentessa Signora Elvira Perti Catuati.poi
il sig, Commissario a nome di Como. Quindi il segretario lesse un bel numero di lettere e telegrammi di
adesione perfino dalla Svezia e dall’Inghilterra. In ul
venne il succoso discorso del venerando E. T
a sulla stona del Pacifismo. Con parola ispi
rata, 5on accento di vera convinzione egli paragona il
tribunale dell’Aja, che deve decidere le vertenze tra
i popoli, ai tribunali ordinari chiamati a comporre i
dissidi tra i singoli cittadini,ai quali si farebbe un
delitto di ricorrere a mezzi violenti per farsi giustizia. Egli cita, qual precursore del pacifismo un predievangelico, del quale non ho capito il nome e
iduce dalla nascita della Società per la pace,
fondata in Boston nel 1816, a traverso tutte le peripezìe per le quali è passata la grande idea, a traverso
i primi passi dei Congressi di Bruxelles, di Parigi e
di Londra, fino a quello di Stoccolma, del quale discorrerà più tardi il Prof. De Gubernatis. La soluzione
pacifioa della quistione dell’Allabahma e dell’incidente di Fascioda sono vere vittorie del pacifismo.
L’Italia deve lavorare a diventare ognor più un elemento di pace, un anello di affratellamento tra i popoli
che la circondano per questo essa deve esser forte,
educata e morale Paolo Calvino.
L’idea eminentemente umanitaria, propugnata dalla
Società internazionale per la Pace, fa la sua strada;
nel mondo in un modo rallegrante. Non sono moltù
anni, ] pacifisti erano un piccolo manipolo di sognatori isolati e di predicatori quasi inascoltati, mentre*
ora sono diventati legione.
La grande utopia della pace universale ha innamorati i più nobili cervelli, ha sedotti perfino mini
timo
Monei
catore
ci cor
stri, re ed imperatori, ed anche coloro che prima si
facevano beffe di lei, cominciano ad ammettere che
quello che fin qui è stato considerato come un sogno,
potrà diventare domani una realtà.
Intanto, allo scopo di estendere sempre più il pensiero pacifista, si adunano Congressi, si nominano
arbitrati, si dànno delle conferenze, e si scrivono dei
libri, dei giornali e degli opuscoli. E qnalehe risultato pratico lo si è già ottenuto, poiché la Conferenza
di Algesiras, l’arbitrato fra le Repubbliche americane,
le proposte di riduzione degli eserciti e gli sforzi della
Diplomazìa per evitare i conflitti fra i popoli — per
citare solo alcuni esempi — sono dei frutti evidenti
della vasta propaganda pacifista. — Ed anche i più
ostinati retrogadi sono costretti di ammettere che uno
spirito nuovo di fratellanza e di umanità va sempre
più diffondendosi fra lo nazioni.
Noi ce ne rallegriamo, perchè queste alte idealità
sono quelle dell’ Evangelo che predichiamo, e sono
state prima insegnate da Colui, che, con molta ragione,
venne denominato il « Prìncipe della Pace », il quale
quando venne in seno all’umanità, fu salutato colle
parole: « Pace in terra », S. Luca II, 14, e nel suo
discorso sul Monte, che può dirsi il suo programma,
dichiara « beati i pacifici » S. Matt. V, 9 e per mezzo
dell’Apostolo Paolo, ci dice : « Vivete in pace con tutti
gli uomini... e procacciate le cose che son della pace»
Rom. XII, 18 e XIV, 19.
Salutiamo dunque con gioia la convocazione del
VI Congresso nazionale della Pace, radunato nella
città di Como, sotto la presidenza dell’illustre prof.
Conte Angelo de Gubernatis, e di cui è già stato parlato nelle colonne della Luce.
Sarebbe troppo lungo dare un resoconto, anche
molto succinto, dei lavori che sono stati presentati e
discussi al Congresso, ma vorrei riportare almeno alcune delle principali risoluzioni che vi sono state
prese.
L’egregia Signora Rosalia Gevis Adami, in una relazione densa di pensieri, esposti con parola facile e
chiara, ci narra l’istituzione della Società delle giovanette per la Pace, società che si spera potrà essere
introdotta in tutte le nazioni europee, la quale sarà
seguita dalla fondazione della Società dei giovanetti, e
che nel suo insieme prenderà il nome collettivo di Giovane Europa. — Essa insiste, in oltre, perchè la Società
per la Pace si adoperi onde ottenere ohe il Governo
introduca, nel programma delle scuole, delle lezioni
sulle principali nozioni del pacifismo, perchè si promuova in Italia una petizione popolare a favore della
Pace, come lo si è fatto già in altri paesi ; e perchè
sì ottenga dal Governo che nomini una commissione
incaricata di preparare proposte pratiche a favore
della pace e dell’arbitrato, da sottomettersi al III
Congresso dell’Aja.
Il prof. Leopoldo Tiberi, con una brillante relazione,
dimostra che i conflitti di classe sono altrettanto dannosi quanto quelli fra le nazioni, e propone che sì
arrivi a costituire un arbitrato elettivo a cui venga
rimessa la risoluzione delle controversie. Per l'importanza dell’argomento, riporto qui l’ordine del giorno
volato all’uninimità: « Il Congresso per la Pace, facendo plauso all’opera iniziata dal Governo coi suoi
studi per una legge sul contratto del lavoro, delibera
di richiamare l’attenzione del Governo stesso e delle
diie Camere sull’oppurtunità ed utilità di adottare
provvedimenti legislativi atti ad evitare o comporre
i conflitti dì classe e le violenti collisioni che ne derivano, istituendo competenti arbitrati elettivi di co
mune“’ fiducia delle parti contendenti, incaricati di
risolvere secondo giustizia, equità e ragione le quistioni e vertenze che fossero per turbare la pubblica
pace ; pur ritenendo che la prima e più efficace azione
per evitare conflitti di classe sia la propaganda educativa di ogni ceto sociale. Fa inoltre, caldissimo voto
perchè sia evitato, per quanto è possibile, da parte
della forza armata, lo spargimento di sangue degli
inermi ».
Alma Dolens (la gentile sig.ra Pasini), con parola
elegante e concisa riferisce sull’argomento del « Pacifismo eie masse operaie, > insistendo con forza perchè
si faccia di tutto per attrarre %proletariato nell’orbita del pacifismo, perchè le alleMealità della Società
della Pace, non saranno messe in pratica che il giorno
in cui verranno imposte per voler di popolo e del
plebiscito di tutte le classi della Società. Essa ha iniziato con frutto, un’attiva propaganda fra le classi
operaie di Milano ed ha ottenuto l’adesione della Camera dèi lavoro di quella Citì^’èhè conta 30.000 operai
organizzati e tanta influenzi ^esèròita sulle altre orgapizzazioni della Lombardia e delFItalia tutta. Il
segretario di detta Camera, sig. IXelta- Valle, ebbe dal
Congresso la più festosa accoglienza', ijuando venne
non solo ad apportare la sua adesioàe, ma la promessa
di esercitare tutta la sua inflüeiKzá^ e quella della Camera del lavoro, affinchè i lavoratori di Milano aderiscano all’opera della Società per la Pace. Il Congresso
saluta pure con gioia l'adesione di altre- minori società operaie.
Il prof. Arcangelo Ghisleri, con molta ma<9|ii;iA e
conoscenza di causa, tratta la quistione délltiM^ntismo, e conclude la sua dotta esposizione con quest’ordine del giorno :
» II Congresso nazionale, udita la relazione del prof.
Ghisleri sulle condizioni degli Italiani soggetti all'Austria, considerate in rapporto a quelle di altre popolazioni irredente soggette al medesimo Impero, mentre afferma il diritto d’ogni popolo a difendere la
propria lingua, tradizione e coltura contro ogni pretesa di egemonia e di sopraffazione, diritto intangìbile in ciascuno e in tutti, quale che sia l’inferioritá
numerica o di coltura delle singole popolazióni, invita i fratelli Italiani e le altre popolazioni irredente
dell’Impero austroungarico a considerare come la
soddisfazione completa e durevole di tali diritti per
tutti non è questione di confini, ma di libertà, come
10 dimostra la tranquilla convivenza di varie razze
all’ombra delle comuni libertà nella Confederazione
svizzera, che ogni nazionalismo aizzatore di odii fra
le razze anziché nuocere giova alla situazione presente e serve a perpetuarne i danni e le conseguenze,
che pertanto la libertà di ognuna essendo solidale
con la parità dì diritti delle altre, tutte le popolazioni irredento soggette all’Impero, superando le avversioni di razza coltivate ed aizzate astutamente dai
loro dominatori, dovrebbero intendersi per un’opera
concorde di comune rivendicazione sul terreno della
perfetta parità giuridica per tutti, presidiata dalle
oppurtune autonomie;
€ e persuaso che convenga chiarire i particolari e
i danni d’una propaganda che, in buona fede o per
secondi fini, per provvedere alla difesa dell’italianità
degli ottocentomila Italiani soggetti all’Austria, ne
sogna la rivendicazione attraverso l’avventura sanpinosa che getterebbe nel cieco azzardo d’una guerra
11 patrimonio, il sangue, l’avvenire di altri trentadue
milioni di Italiani, a cui urgono mille problemi di
redenzione interna, economici, intellettuali e sociali ;
2
LA LUCE
< il Congresso delibera che la presidenza dell’ Unione Lombarda, d’accordo con le Società pacifiste
dell’Àustria, nomini un Comitato che studi la possibilità di un convegno tra i delegati di Trieste e di
Trento e delie altre popolazioni irredente dell’Impero
per un reciproco scambio di idee e propositi ed intanto corrobori tale iniziativa con una larga e intensa
propaganda per illuminare l'opinione pubblica nei
due Stati vicini ».
Si lessero ancora interessanti relazioni sul < Pacifismo e le scuole » ; 8uU’.4ra Paois, ossia » Proposta
di un ricordo della solidarietà dei popoli nella sventura, da porsi in Messina >; sul tema : < Come rendere
più popolare la festa mondiale della Pace del 22 febbraio > e su quest’auro: < Della diffusione dell’idea
pacifista per mezzo della stampa ». La tirannide dello
spazio non mi permette nè di riassumerle nè di trascrivere gli ordini del giorno votati ; aggiungerò solo
che venne accolta con applausi fragorosi, l’adesione,
presentata dal sottoscritto, della Chiesa Valdese alla
Società della Pace.
In conclusione, possiamo dire che il Congresso di
Como scrive una pagina storica del pacifismo e pone
una delle pietre miliari dell’avanzarsi dell’idea della
pace universale. Le adesioni importanti che il Congresso ha ricevuto da tutte le parti ; dalle autorità,
dalle classi intellettuali come dal proletariato, dal
sesso maschile come dal sesso femminile; e più ancora la via pratica in cui i pacifisti sono entrati,
la vasta propaganda che essi fanno in tutte le classi
sociali ed i risultati incoraggianti già ottenuti fin
qui, oi fanno sperar bene per l’avvenire delle alte
idealità che essi propugnano.
B. Revel.
11111° Congresso della Lega Democratica Nazionale
in Imola
(18 - 19 - 20 settembre 1910)
k- -ì
Impressioni e commenti
Vi fui invitato e mi vi recai, rappresentando anche
il testé surto Circolo di Studi Cristiano-Sociali di Venesia. ^
Parimenti vi fu invitato il carissimo amico e compagno d’idealità dott. G. E. Meille, direttore dèi giornale VAvanguardia dei Cristiano-Sociali di Firenze.
Ad ambedue noi interessava in modo particolare
il tema: Orientamento della Lega Democratica Nazionale.
Questo tema si FiferTt^à a qualche cosa dì rci%ió«ò,
e a qualche cos’altro di politico-sociale.
La parte religiosa riguardava la Confessionalità;
la parte politico-sociale si occupava della funzione della
L. D. N. nel Paese, dei rapporti con altri partiti, della
tattica elettorale.
Il Consiglio Direttivo presentava all’uopo una Relazione con proposte di modificazioni di Statuto, mentre
la minoranza dei soci sì affacciava con una controrelazione.
Per cause da me ìndipendenti giunsi al Congresso
nei pomeriggio del primo giorno, qiiando relazione e
controrelazione erano state lette, e mi trovai d’emblée nell’oscuro ginepraio della discussione.
Compresi tosto esservi due correnti divergenti, con
relativi capi-gruppo, che tendevano a trascinare la
L. D. N. nella rispettiva orbita dì pensiero e d’azione. !
Di fronte all’atteggiamento verso la Chiesa Romana
si delineavano una estrema sinistra ed una estrema
destra.
Fioccavano d’ambe le parti le reciproche accuse di
Modernismo e le reciproche sconfessioni : frattanto il
Consiglio Direttivo non sapeva che pesci pigliare !...
mentre d’altra parte altisonanti si udivano identiche
e concordi dichiarazioni di sentimento cristiano propulsore ad azione di giustizia sociale.
Ben si comprendeva come ciò che univa quei cuori
e quelle anime sincere, affettuose, ardenti era il Cristo,
e la Giustizia, era l'Amore : mentre ciò che tendeva
a separarle era la Chiesa Romana.
La seduta pomeridiana del 18 settembre, adunque,
si svolse come un incomposto caos : e fu deciso di rimettere la discussione sull’orientamento della Lega
ad altra seduta, dopo aver esauriti tutti gli altri temi
posti all’ordine del giorno.
Alcuni trepidanti avrebbero voluto seppellire senz’altro tale discussione; ma ciò appariva bentosto al
Congresso una fuga... quasi una mancanza di sincerità e di coraggio civile e... religioso.
Nel giorno 19 settembre in due sedute si svolsero
interessanti temi eoonomico-sociali ed etico-educativi :
nel cui trattamento largo, giusto, sereno non mi parve
che il Congresso della L. D. N. si differenziasse da
qualsivoglia altro Congresso radical-socialistoide.
Il problema Agrario fu trattato con competenza speciale e con chiarezza ed ordine dal dott. Fusobini di
Roma.
Il problema dell’Emigrazione temporanea fu svolto
in modo chiaro e pratico dal signor E. Rovina di
Udine.
Tali problemi trascinarono necessariamente il Congresso sul terreno della Colonizzazione interna nazionale: da svilupparsi nell’Agro Romano, nel Mezzodì e nelle grandi Isole d’Italia.
Si affacciò così il concetto della espropriazione del
Latifondo, e dell’avviamento della Emigrazione italiana nell interno anziché all’estero.
Questi problemi portarono inoltre a trattare abbastanza profondamente le questioni della istruzione elementare e tecnico-professionale (diremo) delle masse
rurali, della loro educazione civile, della loro educazione sanitaria, della loro difesa dall’alcoolisrno.
Vi fu una interessante punterella sul Krumiraggio
Cattolico-Romano esercitato dall’opera Bonomellìana
prò emigranti : il quale si addebitava non già al Bonomelli, ma bensì al modo con cui gli addetti all’opera
da lui fondata erano andati sviluppando le rispettive
funzioni.
Fu edificante il conoscere come talune Suore Cattolico-Romane incettino operaie per portarle in Svizzera e altrove, compiendo sopra di queste poverette
opera di sfruttamento indegno e di coercizione ingiusta ed illegale.
A chiare accuse, formulate da uomini della estrema
Sinistra, la estrema Destra non seppe che cosa rispondere: anzi taluno confermò deplorando !
I problemi Scolastici e delle Biblioteche Popolari
furono parimenti svolti con competenza particolare
e con larghezza di idee. Ed anche su tale argomento
si manifestarono le due correnti : l’una di quelli i
quali, in omaggio ad una idealità, volevano lasciar
libero il Clericalismo Cattolico-Romano di spadroneggiare nell’insegnamento e nella educazione ; l’altra dì
coloro i quali, constatati gli enormi danni da ciò derivanti, intendevano opporre giusti, efficaci ed adeguati mezzi di difesa sociale.
Vi fu pure un intermezzo simpatico contro il duello
e per la pace, tema brevemente, ma fortemente trattato dalla signorina Lund.
« «
Il 20 Settembre, adunque, si svolsero le due più importanti Sedute: quelle sull’orientamento della L. D. N.
Di queste io non potei presenziare se non la prima :
avendo dovuto partirmene da Imola poco dopo il
mezzodì.
Malgrado mia reiterata preghiera, la Presidenza
del Congresso non credette concedermi di partecipare alla discussiotte, essendo io invitato e non sociò'déIIa‘Lr.T)."N‘-’^ ■" "
L’estrema sinistra aveva compilato un ordine del
giorno che suonava resistenza e quasi sfida a Roma:
con questo la L. D. N. si sarebbe dichiarata pronta
ad accettare anche la Scomunica per la libertà re
I Qualche anima sincera e solitaria intendeva che
V orientamento cristiano della L. D. N., si rendesse
chiaro e manifesto nella sua denominazione, modificandola all’uopo: qualche altro giungeva fino all’aspirazione che vi apparisse anche V azione sociale.
Ma pur ti’oppo, tutti i varii ordini del giorno che
apparivano e sparivano come stelle cadenti, consacravano l’equivoco !.. e l’equivoco si perpetuava poi nella
discussione.
Infatti : ci sì trovava con una associazione nè ben
politica, nè ben sociale, nè ben religiosa ! ; i cui soci
nella concezione politica sociale apparivano andare
da un radicalismo-conservatore... e socialistoide, fino
ad un socialismo-sindacalista acceso : e nella concezione religiosa apparivano partire dal CattolicismoRomano tradizionale e immobile, fino al Libero Cristianesimo.
Una Associazione composta di elementi cotanto di-,
sparati non avrebbe potuto sussistere, se non venendo
a dei compromessi. E, alla fin fine, il compromesso
fu l’ordine del giorno Murri, strappato da questo al
Congresso dopo un magnifico discorso.
10 ritengo, però, che la Crisi salutare della L. D. N.,
(organismo oggi eterogeneo e perciò inconsistente),
non sia che aggiornata.
Se tale crisi non vi sarà, la L. D. N. dovrà o sfaoiarsi e disperdersi, o vivere tisicamente disutile.
11 discorso Murri si compose di due parti : l’una
politica, l’altra religiosa.
Nella prima l’Oratore fu nebuloso e contradditorio:
giunse ad ammettere l’equivoco e l’inconsistenza di
programma come delle condizioni sine qua non di
vita per la L. D. N. I
Passando dalla politica alla religione idealizzò quasi
la tradizione latina, italiana, patriottica del Cattolicismo-Romano ; accarezzando così quel certo Chauvinisme dei congressisti, il quale davvero nulla avrebbe
avuto a che fare coll’azione politico-sociale e religiosa
della L. D. N. !... ; quando specialmente vi sono ben
altre Chiese Cristiane italiane, le quali hanno tradizioni più pure, più sante, e più eroiche della Chiesa
Cattolica Romana!...
Il Murri non seppe decidere se la L. D. N. dovesse
avere funzione politico-sociale o religiosa : disse, disdisse, si contraddisse....
Ma quando entrò nella parte religiosa, veramente
cristiana, del suo discorso, allora si drizzò come strale
aufato per i liberi cieli.
pescrisse, in modo magnifico, la propria lotta intima di coscienza religiosa, la propria crisi..., e leangOBcie, e le sue ribellioni agli errori cattolico-romani,
e i suoi fermi propositi di azione individuale e collettiva per la correzione o distruzione di quanto v’abbia dì erroneo.
Descrisse il Cattolicismo come una Religione che
muore, ma da questa morte vaticinò l’Avvento di un
nuovo cattolicismo-cristiano, che riunisca tutti gli elementi vivi e vitali del Cristianesimo, onde si rinuovi il Popolo e la Società Umana!
Io mi aliontanai dal Congresso poco dopo il discorso Murri, avendo portato il mio saluto personale
e quello del C. S. C. S. di Venezia, coi più vivo e
fervido augurio : che un solo pensiero e sentimento,
ed una sola Fedo, in Cristo, avessero a riunire ben
presto tutti gli uomini di volontà buona : per una
azione religiosa e sociale nobilissima e concorde.
Dal Congresso, e dalla vita passata della L. D. N.,
10 ricevei l’impressione ohe questa abbia i pregi e i
difetti, e rappresenti in gran parte lo spirito, del suo
fondatore e Leader on. R. Murri.
E vediamone il come:
Costui, fondamentalmente buono e sincero, sacerdote
nella Chiesa cattolico-romana, e in quella educato,
trovò, in un certo momento della sua vita, un’anftfeai
fra la Parola di vita offertaci dall’Evangelo di Cristo,
(onde emana amore e giustizia), e la chiesa cattolicoromàna. Scoprì l’influenza nefasta nel mondo esercitata da questa, quale organiamo politico-economico:
senza però disconoscerne le dottrine fondamentali religiose, l’autorità, la gerarchia ecc. Egli non potè in
silenzio e nella inerzia tollerare il male esistente nella
sua chiesa... e parlò... e si apprestò ad agire 1
Ma fu riprovato : allora si sottomise : col proposito,
però, di parlare e agire in modo migliore e più opportuno a tempo e a luogo.
Ma quando ritornò all’assalto... fu peggio che mai!...
La chiesa romana non oi sentiva... anzi reagiva follemente contro ogni spirito rinnovatore!
Successero nel Murri varie fasi che poterono sembrare pencolamenti a chi non abbia mai provate certe
profonde e gravi orisi d’anima, a chi non abbia avuta
la demolitrice educazione cattolico-romana I
Ma,'alla fine, fi Murri riprese il suo posto di combattimento... e fu allontanato dalla chiesa romana ;
mentre però... egli dichiarava di volerci rimaner dentro !...
In questa posizione falsa ed equivoca il Murri si
trovò per aver voluto seguire il Vangelo di Cristo :
egli, però, aveva incominciato senza sapere fin dove
sarebbe riuscito : e ciò così in rapporto alla religione,
coufe in rapporto alla politica ed alla azione sociale.
Tale è precisamente la condizione e la posizione
delia sua L. D. N.
Questa sorge col fine di portare nella vita pubblica
italiana un sentimento spirituale, cristiano, rinnovatore.
Ma i suoi primi soci credono ingenuamente che la
Chiesa cattolico-romana sia la sola custode e depositaria del cristianesimo di Cristo !.. credono ancora che
questa chiesa possa trasformarsi ed evolvere coi tempi
nuovi !
Perciò questa buona gente si propone di purificare e perfezionare la Chiesa cattolico-romana, rimorchiandola verso il popolo : e nel contempo si propone di trascinare o condurre questo verso la Chiesa
romana... in modo, dirò così, da riattaccate alla locomotiva del Papato il carrozzone del popolo !
Ma questa brava gente faceva i conti senza la memoria che i Popoli si incìdono nell’anima collettiva
e che lì stacca e li allontàna per sempre da ciò che
11 tradì nelle più care speranze, nei più santi ideali!!.».! faceva i conti ancora senza pensare alla granitica immobilità dell’organismo Teocratico e PoliticoEconomico, costituito dalla Chiesa Cattolica Romana,
e dal Papato !
Avvenne perciò che il Papato li respinse superbamehte, e il Popolo non si lasciò rimorchiare.
Bifronte a simile stato di cose alcuni soci, molti
soqi (anzi) della L. D. N. aprono gli occhi, ed, illuminati anche da nuovi studi religiosi e scientifici,
non vogliono più disperdersi nel rinnovamento della
Chiesa Romana e nel rimorchio del Papato!...
Costoro, invece, intendono procedere liberi, sicuri
e decisi per la loro via senza preoccuparsi di fulmitai pontifici.
Ma altri oscillano e pencolano... non sanno, non
possono, non vogliono staccarsi da Roma!... forse sperano ancora.
Questi ultimi sono persone, le quali non sanno ri*
nuhziare ai formalisuli, ad Autorità e Gerarchie Chiq»
3
LA LUCE
sastiche, a sacramenti, a culti cattolico-romani : scuio
anime sincere, candide, buone, affettuose... ma sono
pur anco dei minorenni : essi sentono la necessità di
essere retti e tutelati da una Autocrazia Chiesastica,
e di riempire l’anima propria di nebbie iridescentiL.
Quelli, invece, sono uomini, che le contingenze
esteriori di culto non curano, i formalismi respingono, le autorità discutono e riducono, le gerarchie,
ove occorra, distruggono, i sacramenti non confondono coll’essenza liberatrice del Cristianesimo, e ritengono alla fine anche superflui,... uomini che non
di nebbie iridescenti si appagano, ma vogliono retto
e forte il pensiero, vivo e ardente il sentimento sollecita ed efficace l’opera... in Cristo!
Era commovente il vedere come in quel Congresso
così i Cattolicissimi, come i Liberi Cristiani fossero
concordi, nel sentimento Cristiano! .
Era perfino angoscioso il vedere come quelli nbn
sapevano staccarsi dalla creduta Madre presso cui
erano tant’anni vissuti..., ma nel tempo stesso non
sapevano staccarsi dai loro fratelli, che in Cristo solo
vedevano la Verità, seguivano la Via che condiÌce
alla Vita!
Di fronte a simile Stato di cose che cosa sarebbfei
dovuto fare? , ‘
Cristo batteva a tutti quei cuori, pulsava e urgéVa
a tutte quelle anime 1... ;
Ebbene si avrebbe dovuto abbandonare il Papa,
seguire il Cristo! e andare con Lui fra le Turbe!...
Ferruccio Dr. Fiorioli Della Lena
Venezia, 25 settembre 1910.
WORD c SUÌ> ^
Ci aörettiamo a dire che non intendiamo punto colle
parole « Nord e Sud » alludere alla scottante questione dei Mezzogiorno della nostra Italia nei suoi rapporti coi progressi più accentuati raggiunti di già
dalle regioni del Nord. Ma intendiamo piuttosto alludere alla differente civiltà che è propria del Nord dell’Europa rispetto a quella del Sud del medesimo
continente. Va da sè che per il Nord si deve intendere i paesi abitati dalla razza anglo-sassone, e
per il Sud i paesi latini. Cra tutti quelli che hanno
visitato — si tratti pare di Italiani — il Nord noo
hanno ' potuto non fare dei contronti p e éebbèfie
questi siano sempre o quasi sempre,,odiosi, tuttavia
qualche volta s’impongono. Ora i confronti riescono
sempre a vantaggio dei paesi del Nord. Non già
che ivi tutto sia perfetto e che le questioni varie
sociali abbiano già ricevuto una soluzione piena*ed
efficace. Tuttavia è assodato che il benessere sociale nei vari dominii della vita morale, intellettuale e materiale è di gran lunga superiore a quello
dei paesi dell’Europa meridionale. Quando si pensa
che nella Finlandia, nella penisola Scandinava, nella
Danimarca, nell’Olanda non v’è quasi più traccia di
analfabetismo — la piaga principale dei paesi latini — si deve convenire che quei paesi del Nord
hanno raggiunto un progresso non indifferente.
Coteste idee si sono riaffacciate alla mia mente
ancora una volta leggendo un articolo di Rinaldo
Rigola — il simpatico organizzatore delle forze socialiste, il quale sebbene cieco, dà prova di una
maravigliosa attività — sul Socialismo in Danimarca, pubblicato Avanti! Ne stralcio il seguente brano :
« Io non sono un fatuo adulatore delle cose altrui
ed un ostinato maldicente delle cose nostre ; mi
compiaccio dei raffronti, e trovo che se noi potessimo, conservando le virtù del nostro temperamento,
correggerne le debolezze, assimilando taluni pregi dei
temperamenti stranieri, noi saremmo un grande popolo. Ma non è facile. Noi abbiamo il difetto di non
sapere persistere in nessuno sforzo. I popoli del Sud
sono fondatùentalmente atei non ostante il sudiciume
cattolico spalmato sui corpi e sulle anime : i popoli
del Nord restano dei credenti malgrado il razionalismo. Opera ed opera fortemente soltanto chi crede ;
chi non crede a nulla, fa della critica... ».
Ecco qui uno dei contrasti rilevato dal Rigola tra
i paesi del Nord e quelli del Sud : i primi sono credenti, malgrado il loro razionalismo (forse sarebbe
meglio dire malgrado la più ampia libertà del pensiero e dell’esame anche in materia religiosa), gli
altri, invece, non ostante il loro cattolicismo, in
fondo sono degli scettici. Data questa differenza, ne
derivano delle conseguenze varie rispetto al modo
di concepire la vita e viverla. Naturalmente il Rigola da buon socialista osserva che i progressi quali
ha potuto osservare in Danimarca si devono in gran
parte al socialismo, e conclude : « decisamente civiltà e socialismo vanno di conserva ; se manca
l’uno non c’è l’altra ». Questa conclusione ci pare
un po’ troppo semplicista, sebbene ci sia un po’ di
vero nell’affermazione che il socialismo per svilupparsi ha bisogno di un suo proprio ambiente già
precedentemente preparato. — Ma quali sono i fattori che hanno preparato e prepareranno in avvenire
siffatti ambienti ?
Evidentemente sono in modo preminente i fattori
morali, i quali, alla loro volta, sono originati dai
fattori religiosi. Non colpisce forse il fatto che la
Finlandia, la Svezia e Norvegia, la Danimarca sono
nazioni eminentemente protestanti ? Siamo qui in
presenza della tesi svolta e dimostrata dal De Laveleye nel suo À venir des peuples catholiques, tesi
punto invecchiata, come taluno potrebbe credere. I
popoli del Nord devono la loro superiorità rispetto
a quelli del Sud alla Riforma. Ricorderò sempre
una frase detta, dal compianto Mantegazza, in una
delle sue brillanti conferenze pronunciate nelT^»/fl
Magna dell’Istitnto Superiore di Firenze. Egli diceva rivolto al colto uditorio : « Volete una prova
di quello che sa fare dal punto di vista della Civiltà il Cattolicismo ? Non avete che da visitare l’Irlanda... ».
Dunque bisogna, per quel che riguarda il progresso dei popoli, ricercarne le vere e recondite
cause. Gli ideali elevati sono Sempre quelli che determinano l’ascensione di un popolo. E noi sappiamo
quali sono cotesti ideali ; ideali che non invecchieranno giammai, poiché la loro fonte, il Vangelo,
cioè, è sempre, come scrisse il Vinet, giovane, e
rispondente ai bisogni dei popoli.
Envieo CQeyniei*.
Vaticano e Gampidoglio
Troppo s’è parlato in questi giorni del conflitto tra
Pio X e il sindaco Nathan, a proposito del discorso
da questo proferito il giorno XX Settembre, perchè
noi abbiamo à ridire quel che tutti sanno anche nei
minimi particolari. Piuttosto un’osservazione o due.
E’ proprio vero che il sindaco Nathan abbia violato
la legge delle guarentlge? Se è vero, quant’è facile
dunque violarle! Sarebbe bene finalmente sopprimerle! Oh, perchè un cittadino qualsiasi dovrebbe
vivere con questa continua paura addosso di offendere il Papa ? Non riesce questa una restrizione alla
libertà di coscienza e di parola, alla quale han diritto
tutti gli uomini ? Perchè non potrei dire — senza pi
gliarmela con la persona, s’intende— che l’istituzione
Papa è una tra le cose più esiziali all’Italia e al Cri
stianesimo stesso? Perchè non dovrei poter manife
stare candidamente il mio pensiero, tanto più ohe
Cattolici romani si giovano di ogni occasione per ma
nifestare il loro ? L’altra sera a Roma in Via XX Set
tembre, a non molta distanza dal Quirinale, si ègri
dato : « Viva il Papa re !» e non ci fu nemmeno una
guardia per invitare i vocianti a tacere. S’iogrldass
in Piazza San Pietro {Abbasso il Papa ! » Pio X direbbe ch’io sarei degno di cattura e peggio!
La Gomunionyjettejaiii in Francia
Il Témoignage ha su questo argomento un bell’articolo; da cui risulta che tra i Cattolici francesi i
pareri sono divisi e che, mentre gli uni approvano il
decreto papale, gli altri sarebbero disposti a ribellarvisi. Un certo Havard spera dal decreto papale una
risurrezione spirituale, nientemeno ! Bonnefon chiama
Pio X il « papa apostolico, chino su gli umili, sui
poveri, sui piccoli ». Secondo questi signori, il decreto è un ritorno al passato, cioè al IV Concilio
lateranense; avrà per virtù di concorrere all’unità
cattolica, sopprimendo lo diversità tra il rito francese
della prima comunione e quello in vigore presso gli
altri paesi, e varrà finalmente a smascherare anche
una volta l’eresia.
Ma non tutti la pensano come questi signori ; tanto
vero che Pio X ha provato il bisogno di giustificare
il decreto col dire, in risposta a monsignor Grellier,
vescovo di Lavasi, il quale purtuttavia aveva aderito :
< Il fiore dell’innocenza, prima d’esser toccato e appassito dal soffio velenoso del secolo, andrà a rifugiarsi
presso Colui che anela di vivere tra i gigli... » ; e
molti vescovi e sacerdoti si domandano angosciosa
! mente come potranno applicare la nuova legge. Tra
essi è, per esempio, monsignor Henry,»vescovo di Grenoble. E iil cardinal Coullié ha chiesto a Merry del
Val, se ìIjS. Padre consentirebbe a ricevere qualche
osservazione per parte dell’episcopato francese.
I sette anni e un inìquo decreto
Il Terkps nota che in un’ adunanza del clero francese, nell’anno 1680, si risolvette di chiedere a quel
sant’uomo di re Luigi XIV il consenso a che i bambini degli Ugonotti o Cristiani evangelici potessero...
passare ài Papismo all’età di sette anni, senza il permesso dei genitori. Il re, compiacente, accolse favorevolmente la richiesta e il 17 giugno 1681 emanò un
decreto, in cui, tra l’altro cose, si diceva : « Vogliamo
e approviamo che i nostri sudditi appartenenti alla
religione così detta riformata i quali abbiano raggiunto
l’età di 7 anni possano ed abbiano modo d'abbracciare
la religione cattolica, apostolica e romana. Vogliamo
che, dopo la conversione, sia lasciato a loro arbitrio
di tornarsene a casa dei propri genitori, per viverci,
oppure di farsi ricoverare altrove, chiedendo a tale
uopo ai igenitori il pagamento d’una pensione proporzionata alla loro condizione... » Cosicché dopo la revoca dell’editto di Nantes, ai Pastori fu bensì lecito
di esulare entro quindici giorni, ma non di coudur
seco i pi-opri figlioli dai 7anni in su; perchè questi,
secondo'l’iniquo decreto, avevano diritto di... convertirsi al cattolicismo romano.
" Il una
Il Vaticano adesso si propone di « confessionalizzare »
anche * il lavoro letterario ». Onde Pio X ha diretto
una lettera d'elogio al prof. Decurtius di Friburgo,
il quale — a quanto pare — come scrittore risponde
ai gusti... confessionalizzanti del Pontefice. Se non che
la stampa cattolica tedesca aveva invece « furiosamente ». attaccato l’opera letteraria del Decurtius...
Sì che ecco un nuovo disaccordo tra Roma e... non già
i Protestanti... ma i Cattolici tedeschi ! Si direbbe che
di là dal Tevere siasi perduta completamente la tramontana. .
Vendetta ad oltranza
Marc Sangnier, il capo del Sillón, si è prontamente
. sottome^p^ ma i Clericali non ne sono sodisfatti;
80000(10 i giornali ultramontani di Francia ora si tratterebbe di dare addosso agli... ex sostenitori del Sillón,
e perfido all’arcivescovo d’Albi, monsignor Mignot, il
quale pure si affrettò ad abbandonare la causa che
prima favoriva, per aderire alia condanna del Sillón !
Minacciato da gli attacchi vaticaneschi, l’arcivescovo
d’Albi si disporrebbe a dar le dimissioni. Povero disgraziato !
, E GñZZOLñ
Pochi’giorni or sono si leggeva noWa Stampa di
Torino: « Posso confermarvi in modo assolutola
verità della notizia diffusa giorni or sono e successivamente smentita, secondo la quale il Vaticano avrebbe fatto oggetto di grave azione disciplinare padre Semeria e padre Gazzola.
La smentita che l’uno e l’altro hanno data è la
conseguènza di un invito loro fatto a regolarsi così,
invito a cui i due illustri barnabiti hanno creduto
di dovere ottemperare. Ad essi è stato proposto dal
Vaticano il seguente dilemma : uscire dall’ordine o
ritirarsi'nelle sedi che questo ha nel Mezzogiorno
d’Italia 0 in America del sud, con espresso divieto
di ricevere libri e giornali.
Padre Gazzola sembra abbia deciso di uscire dall’Ordine ritirandosi nella diocesi di Cremona, dove
sarebbe accolto da monsignor Bonomelli. Si ignora
quale decisione vorrà prendere padre Semeria che
si trova come è noto nell’Italia meridionale ».
Il caso del Padre Qhignoni
Il Padre Ghignoni, che come il Semeria e il Gazzola,
era creduto espulso da la sua Congregazione (dei Barnabiti) per opera delta Congregazione stessa o della Santa
Sede, dichiara in una lettera al Giornale d'Italia false
le voci còrse, e un po’enimmaticamente soggiunge di
trovarsi nella « solitudine della Palanzana viterbese »
per una « questione personale di coscienza » concernente lui e un suo proprio fratello... Il Ghignoni si
proporrebbe di recarsi a Venezia « a fondare e dirigere
un Istituto-famiglia, sul tipo di quello che il Demolins fondava in Francia, tanti anni fa ».
Ma è lecito domandare : Come ai sarebbero pregati
il Semeria e il Gazzola di negare, non si sarebbe fatto
altrettanto col Ghignoni ?..
Il DFOf. B. Clot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester Ñ.
Y., America) riceve abbonamen-
4
LA LUCE
LVsodo continua
E’ la volta del trentenne don Gabriele Pagani, direttore del clericale Campanone di Bergamo. Egli ha
lasciato la tonaca e da Rimini spiega il s.uo atto in
una lettera al ilfessappero di Roma. Il Pagani dichiara
di non essere nè modernista nè murrista. Perchè dunque si è levata la tonaca ? Il Pagani risponde : « Perchè una vita di finzione e di imposture non mi andava più •. Nove anni or sono, quando non aveva
ohe 21 anno, avrebbe voluto spogliarsi ; ma gli si fece
violenza, e lui, timido, codette. Adesso l’ora è sonata.
Il suo vescovo monsignor Radini Tedeschi che, tra
parentesi, nega ogni sua responsabilità nel clericale
-Eco di Bergano, lo sospettò autore di articoli sul
« marciume di Bergamo » comparsi nella Giovane
Italia di Milano, e lo fecespiafe.il Pagani fu incolpato d’aver accolto in casa professori espulsi dal Seminario. ,
PI jorprcja in sorpresa
Il Vaticano favorirebbe l’idea d’un decreto che obbligherà i parroci a rifiutare la sepoltura religiosa a
chi non siasi confessato e comunicato all’ultima pasqua.
Siccome pochi adempiono a queste pratiche, d’ora innanzi — se la notizia strabiliante è esatta — assisteremo a un gran numero di funerali senza preti.
rOentre premooo gravi probkrni
Che fa il Cardinal Ferrari arcivescovo di Milano?
Lo racconta il Corriere della Sera, Il Cardinal Ferrari in duomo conferisce gli ordini sacri a una quarantina di chierici con cerimonia lunga e puerilmente ridicola, che va dal taglio dei capelli in forma
di croce sul capo ai candidati, fino al porger loro
un ampolla senza vino e una candela spenta. Si direbbe che il Cattolicismo romano, non ben uscito dal
Medio Evo, non senta la serietà dei tempi in^cui viviamo.
Rcligio dcpopulata
La Semaine religieuse di Ginevra maliziosamente
nota che il monaco profeta dev’essersi sbagliato chiamando Pio X Ignis ardens ; forse egli ha attribuito
per errore al successore di Pio X quel che spettava
a lui: il papa presente infatti meriterebbe assai più
il motto de^opulata, E iuverom- ya
lavorando a devastar la chiesa, con atti d’intransigenza
e di repressione che si susseguono con velopità fulminea. Peccato (dice la Semaine) che i condannati e
ì condannandi non abbiano la forza morale di Pascal,
il quale esclamò : < Se le mie Lettere (le c Provinciali ») sono condannate a Roma, ciò ch’io vi riprovo è
riprovato in cielo. Ad tuum, Domine lesu, tribunal
appello ». (Mi appello al tuo tribunale, o Signor Gesù).
Il rogo di Giovanni Huss
La Gazzetta di Francoforte assicura che si sta preparando un Congresso, al quale parteciperanno 1
Cattolici romani dei cinque Stati confinanti col lago
di Costanza (Austria, Baviera, Wiirttemberg, Badén,
Svizzera) a celebrare nel 1911 il 500‘ anniversario del
Concilio di Gostanza. Si commemorerà anche in quell’occasione il... martirio di Giovanni Huss ? ! domanda
il Christianisme.
Per i ppedicatopi cattolici
Il Tommasèo era un buon cattolico romano, eppure
non risparmia i vizi nè i difetti dei suoi correligionari. Ecco che dice del citare in latino, come tanti
predicatori cattolici usano, c A taluni (medie;) il linguaggio arcano è parte non piccola del mestiere,
come agli avvocati, e come a certi predicatorii passi
latini •.
William James
Intorno a questo psicologo americano di fama mondiale, che può considerarsi come un testimone di
Dio, la Semaine religieuse di Ginevra pubblicava un
bello studio; dal quale stralciamo ii brano che qui
segue :
* William James riconosceva l’universo essere soggetto a un ordine morale; ammetteva il libero arbitrio; combatteva il fatalismo materialista, e negava
che questo sistema filosofico necessariamente derivi
da le scienze naturali ; credeva in un mondo suscet
tivo di modificazione per opera dello volontà personali ; in un mondo, in cui i caratteri devono plasmar
sè stessi per via di liberi atti. La sua antipatia per
Tbegelianismo ed anche per tutte le speculazioni circa
ail’AssoIuto proveniva dal fatto che queste tendenze
gli sembravano pigliar le mosse — come il materia
lismo — da l'idea di una non interrotta concatenazione
universale; la quale concatenazione riduce il libero arbitrio a una illusoria apparenza. Onde egli fu largo
di plauso all’opera recente del professor Bergson di
Parigi ; il quale sostiene la realtà del tempo e dello
spazio e il progresso nello svolgersi dell’universo ».
Estinzione dello Riforma
in Calabria e nelle Puglie
Privati, come s’è visto, i Valdesi dei loro predicatori morti martiri, Negrino a Cosenza, Bonello a Palermo, Pascale a Roma, ai videro assaliti dall’astuto
e mendace inquisitore Valerio Mal vicino che, dopo
aver invano imposto loro di abiurare, .sguinzagliò
contro a loro i soldati del governatore ¿i Montalto.
Ma siccome ai VaidesÌ era agevòle là fuga nelle fitte
loro selve, bandì contro a loro la crociata valendosi
della venuta a Cosenza del viceré con tremila uomini.
Avuti in poter suo, con false promesse di pietà,
le donne ed i bambini di San Sisto, assalì gli pomini
rifugiati sui monti e, non senza gravi perdite dei
suoi, riuscì ad impadronirsi dei più, che si arresero
per non peggiorare la sorte dei loro cari : ottenne
pure con simili arti di avere in poter suo gli abitanti della Guardia. Condotti a Montalto tutti quei
meschini, ponendo, in non cale le promesse fatte, li
sottopose, uomini e donne, ad atroci torture che sono
ricordate dagli stessi storici del Reame di Napoli, ma
che non è il caso di descrivere qui. Condannati a
morte dall’infame tribunale della Chiesa, che pretende aver orrore dei sangue! vennero sgozzati fra le
risa del clero e delle Autorità ad ì cadaveri squartati furono, a pezzi, dice uno scrittore contemporaneo, * appiccati lungo la strada che va da Cosenza a
Morano per una giornata e mezza ». Alcuni, per aver
risposto sdegnosamente ai nuovi Farisei, furono serbati per supplizi più atroci da darsi in parte alla
curiosità delle plebi di Cosenza, Catanzaro, Nicastro,
mentre i bambini erano dati ad allevare in famiglie
cattoliche. Più tardi, quegli orfani furono raccolti,
con alcuni che avevano abiurato, e stanziati alla
Guardia sotto strettissima sorveglianza.
I loro posteri vi sì trovano ancora, distinti dagli altri Calabresi per costumi particolari e specialmente pel loro parlare, assai affine ài dialetti vaidesi del Piemonte.
I Valdesi, che erano pure numerosi in altro regioni
delle Calabrie e nelle Puglie, furono anche inquisiti
e non pochi suppliziati. Tuttavìa, le ricerche essendo
state iniziate più tardi colà, i più prudenti si ritirarono in tempo in Piemonte od a Ginevra, mentre
quelli che non seppero risolversi ad abbandonare i
loro beni, piegarono il capo dinanzi alle minaocie ecclesiastiche ed abiurarono. Tra i Calabresi e Pugliesi che ripararono nelle valli alpine od oltr’Alpi,
meritano di essere ricordati i Coveglio e Girardi, di
Faeto, la cni discendenza sì segnalò in vari modi
nell’ospitale Ginevra, Giambattista Aurelio, di San
Sisto, e Andrea Traverso, della Guardia, che divennero entrambi pastori in Francia; il capitano Blandano Condello, di Santagata, che si segnalò nella celebre difesa contro VEsoalade e che Ginevra concedette al re Enrico IV per stabilire a Parigi una manifattura per la lavorazione della seta.
La luce dell’Evangelo risplende di nuovo oggi a
Faeto, mercè l’opera iniziatavi dall’ Esercito della
Salvezza, e voglia Iddio che in tutte quelle regioni
inaffiate dai sangue dei nostri martiri si verifichi
il detto di Tertulliano : Semen est sanguis christianorum.
Una tesi importante sul Wcsicy
Alla Sorbona, Agostino Léger ha sostenuto una tesi
su la Giovinezza di Wesley ; e la tesi ha certamente
servito — come nota il Neel neWEvangéliste — a far
conoscere a tante persone cattoliche (o incredule, aggiungiamo noi) la grande figura del risvegliatore inglese. Lo studio del Léger è profondo e originale.
Mostra il Wesley sotto una luce un po’ diversa da
quella solita. Il Wesley — come ogni uomo del resto —
era una natura contraddittoria; e la contraddizione
per lui consisteva specialmente in una passione filosofica, raziocinatrice, la quale coabitava nella stess’anima con un’altrettanto intensa inclinazione verso
il misticismo.
Attraenti e in parte nuove le notizie che il Léger
raccoglie per via di eruditissime ricerche intorno all’infelice affetto del Wesley per Grazia Murray. Quando
il sogno beato svanisce, ii grande apostolo del secolo XVIII ne piange, ma ritrova la forza di riportar
l’amor suo su Dio. « Dopo tutto » dice il Léger « dopo
tutto, nel Wesley la passione dominante fu Dio ». A,
Dìo il Wesley dice in bei versi, che conosciamo solamente nella versione francese :
Ce que tu fais, je ne le comprenda pas maintenant.
Mais c’est assez que je comprenne un jour.
Sous ta main qui me chàtie je m’ineiine,
' Et je ne veux vìvre que pour toi.
Oh 1 enseigne à ton humble enfant
A dire ; Pére 1 ta volonté soit faite 1
' Apprends-moi, sevré de tonte joie terrestre,
A garder les portes de mon coeur.
Soìs mon amour, ma joie, ma crainte.
Soia mon partage à toujours,
Soìs l’ami qui ne me manque jamais,
’ E); aime-moi, oh! aime-moi jusqu’à la fin.
lTììbbìTìiI™
L’editore Welter ha l’intenzione di riprodurre in
fac-sìmìle la famosa Bibbia latina di Gutenberg (anni
1450-1455) che è il primo libro pubblicato con caratteri mobili. La riproduzione, fatta su l’esemplare conservato a Monaco, consterà di 1282 pagine in folio, con
iniziali miniate e decorazioni a colori, e costerà L. 750 la
copia; in pergamena, L. 3000.
Coltura morale
La Presse médicale, proponendo rimedi contro il
tremendo diminuire della popolazione in Francia, fa
un importante confronto tra la Francia (atea) e la
Norvegia (evangelica) ove la mortalità è assai minoro
e riconosce che il principale fattore della superiorità
norvegese è la cultura morale.
^ M ò L m ^iTmiHT
A 83 anni è morto il celebre pittore inglese Holman
Hunt, che, col Millais e il Rossetti, iniziò quel nuovo
genere di pittura conosciuto sotto il nome di Preraffaéllismo. Era uomo profondamente religioso ; come
fan fede le sue stesse tele, tra le quali vanno famose
quelle conosciute sotto i titoli: I cristiani perseguitati dai Druidi ; Gesù luce del mondo ; Il capro espiatorio ; Cristo nel tempio ; La fuga in Egitto ; Gesù
nell’officina del falegname ; L’ombra della croce. Noverò tra i suoi amici ìntimi uomini quali Carlyle,
Macaulay, Tennyson, Ruskin. Stimava l’arte come una
missione destinata a servire ai disegni di Dio ed a
rivelare l’eccellenza delle Sue opere.
IL FOGUOJ^LhUTE
Questo è il titolo d'un giornaletto minuscolo che è
ormai giunto al suo terzo anno e che combatte < con*
tro ia bestemmia e il turpiloquio ». Certamente, ecco
qui'uno dei parecchi sforzi che i Cattolici romani
fanno ad imitare ì Cristiani evangelici : chè nessuno
ignora che la crociata contro la bestemmia fu iniziata
in Italia — or sono già parecchi anni — dal signor
Giovanni Rochat nostro pastore a Firenze.
Il N- 32 di detto Foglio (che vede la luce a Vicenza)
parla del Comizio tenuto dai signori Rochat e Meìlie
(comizio, che i Lettori ricordano) ai prati della Zecca
in Firenze; chiama « magnifici » i discorsi proferitivi,
e riporta l’ordine del giorno votatovi e che noi pubbliéammo a suo tempo, concludendo : c Così va fatto t
AlTopera dunque! ».
Naturalmente, il Foglio volante ha sapore... cattolico e con Dio e con Gesù Cristo è un continuo parlarvi di... santi e dì... madonne ; ma c’è del bnono e
noi ci congratuliamo di cuore. Belli due articoletti,
che la tirannia dello spazio ci impedisce di riprodurre, intitolati « Alle donne cristiane • e c Giovani,
non bestemmiate! ».
Così va fatto ! diremo a nostra volta. All’opera dunque! E, in questo santo intento uniamoci tutti, Evangelici e Cattolici, in Toscana — terra classica del turpilòquio — e dovunque !
L’ Esercizio della parola
Niente è più frequente che l’atto del parlare — e
forse nessun atto più di questo trae con sè una maggior responsabilità. Quel che si diceva a Pietro, davanti al sommo sacerdote: < la tua favella ti fa manifesto », è applicabile, nel senso morale, ad ogni
uomo ; imperocché « dal pieno del cuore la bocca
pària » — e ciascuno « parla del suo proprio ».
Chi parla dirittamente e chi malamente; chi parla
secondo verità e chi profferisce menzogna; chi esprime quel che sa e chi non sa quel che si dice;
chi parla da bambino o da barbaro, gettando al vento
le parole, e chi da savio, da uomo assennato, intelligente e intelligibile; ohi parla di ciò che ha veduto
e sperimentato e chi vaneggia nelle proprie visioni,
e si lascia gonfiare, alla cieca, dalla sua mente carnale; chi usa un parlare lusinghevole e adulatorio
e chi parla schietto e sincero ; chi ama dì parola e
di lingua e chi d’opera e in verità, ohi dice di aver
fede, e chi la dimostra coi fatti. — I contrasti sono
molti e profondi tra il dire e il fare ; e dal solo parlare si conosce chi è da alto e ohi è da basso ; ohi ha
5
■W
LA LUCE
il senso alle cose dello spirito e chi aile cose della
carne. Ánche un popolano, un illetterato, uno zotico,
dal sua parlare si conosce con ohi è stato, e se è stato
con Gesù (Fat. 4[13; 2 Cor, 11|6).
Qual meraviglia adunque se, nell’attività del cri- stiano, l’esercizio della parola occupa un posto rilevantissimo? La parola è strettamente associata alla
fede, alla conoscenza, ad ogni studio, ad ogni buona
opera e a tutto l’insieme della nostra condotta ; e la
sua efficacia è tale e tanta che, senza entrar nel merito della predicazione propriamente detta, dobbiamo
pareggiarla a quella della operosità. La parola e l’opera sono egualmente una potenza.
Certo è che la forza dell’ esempio è capace di vincere i più ritrosi (1 Pie. 3,1) ; ma ciò non esclude l’esercizio della parola. Ogni cristiano, qual più qual
meno, trova in quell’ esercizio un campo di attività
quasi sconfinato; e quanto è più vasto quel campo,
tanto più è necessario compenetrarci della responsabilità ohe ce ne viene. ¡
J
*
• *
« Tutti quanti inciampiamo in molte cose >, dice
S. Giacomo (3j2; « sa alcuno non s’intoppa nel parlare, egli è un uomo compiuto, capace di tenere a
freno anche l’intiero corpo ». Valgano pertantò a
mantener vivo il sentimento della nostra responsabilità alcune norme dettateci dalla sapienza divinà.
1. Pronti a udire, tardi a parlare, lenti all’irà
(Giac. Iil9). — Non parole avventate, non impróStitudini, ma ponderatezza nel dire ; chè talora non si
trascorra ad espressioni concitate ed irose a detrimento della carità, della giustizia e della pace. Non
« logomachie », ossia contese di parole (1 Tim. 6t4;
2 Tim. 2il4). ^
2. Come parlate così operate (Giac. 2[12). — Sipvi
perfetta rispondenza tra i vostri detti e fatti; pon
eiavi tra di essi nessun distacco. Sarebbe fatale alla
buona fama del cristiano e pregiudieevole alla causa
■del Vangelo, se egli fosse accusato di « predicar bene
e razzolar male », o di osciilar sempre fra il sì e il
no, per inconsistenza di carattere.
3. Sia dunque il vostro parlare sì, sì ! no, no !
Il soprappiù vien dal maligno Mat. 5i37 ; Giac. 5[12>—
Non'fa bisogno, per dimostrare la nostra sincerità,
che facciamo uso di formole più o meno sacre ì non
i giuramenti fanno fede della veracità dell’uomo, ma
l’uomo è quel che fa fede della veracità del suo giuramento.
4. Oli uomini avranno a render conto, nel giorno
del giud.izio, d’ogni parola oziosa che avranno detta
. (Mat. 12[36,37). — <t Dalle tue parole sarai giustificato,
e dalle tue parole sarai condannato ». Questa dichiarazione del Signor Gesù è gravissima! Le parole vane,
oziose, inutili, vuote di senso, sono ben lungi dall’essere indifferenti, trascurabili, come forse crediamo ;
e siccome sono messe in conto, < verbalizzate » negli
interrogatori dei tribunali umani, così lo sono ¡nel
libro ohe sarà aperto davanti al tribunale di Dio 1
*
La responsabilità del nostro parlare apparisce qui
in tutta la sua tremenda realtà ; e se vi è ammonimento capace di frenare le intemperanze del linguaggio e le punture velenose della lingua, dovrebb’esser
questo. Ma se la responsabilità individuale è comune
ad ogni uomo, quant’è maggiore per ogni'cristiano 1
* Sii esempio dei fedeli, scrive Paolo a Timoteo (1,
IV, 12), in parola, in condotta, in carità, in ispirilo,
in fede, in castità ». In parola primieramente ; imperocché la parola è lo specchio della condotta tutta
quanta; polla condotta, os&ìs, il tenor di vita; imperocché, la prima conseguenza della parola é l’esempio. Impariamo adunque come si conviene esercitare
la parola.
1. Zr’ evangelista, il pastore, il « ministro della
, parola » ragioni le cose conformi alla sana dottrina
(Tito 2[1) — esortando vecchi e giovani, padroni e
servi, ogni categoria di persone, ad usare « un parlar
sano e irriprensibile, acciocché l’avversario rimanga
confuso e non abbia a dir male alcuno di noi ». —
' Ed a Timoteo (2, II, 14-16-23) l’apostolo ingiunge: «Rammemora queste cose, protestando nel cospetto di Dio
che non si contenda di parole, il che a nulla é utile;
anzi, per sovvertir gli uditori. Studiati di presentar
te stesso a Dio, operaio che non abbia ad esser confuso, che tagii dirittamente la parola della verità. Ma
schifa le profane vanità di voci... schifa le quistioni
stolte e scempie, sapendo che generano contese ».
2. Abbian le donne « una casta conversazione,
in timore » (1 Pie. 3[2). — Non siano oziose, andando
attorno per le case; non siano anche « cianciatrici
e curiose, parlando di cose che non si convengono »
(1 Tim. 5il3). — Di sua satura, la donna è più dell’uomo pronta al parlare.; la sua lingua per conseguenza é uno strumento potente pel bene e pel male:
guardi coma l’adopera in famiglia, e quando < va attorno per le case » e nelle visite e nei comitati dove
si taglia e cuce... • ;
3. Ninna parola malvagia esca dalla vostra bocca;
■ ma se ve n’è aiotma buona, a edificazione, secondo
il bisogno (Efes. 4[29). — Quest’é per tutti — uomini
e donne, conduttori dLóhiese e discepoli di Cristo —
la regola da osservarsi in ogni conversazione. Il turpiloquio e la bestemmia tendono a dilagare : il cristiano si distingua e si riconosca dal suo parlar scevro d’ogni bruttura. E non solo, ma rifugga eziando
da quelle stoltezze e buffonerie che troppo spesso ricorrono sulle labbra e vorrebbero parer tratti di spirito, laddove non sono che scempiaggini. E vi son
cose che non solo non si convengono fare, ma « ch’é
disonesto pur di dire » (Efe. 5[1-12).
Chi vuole amar la vita e veder buoni giorni, rattenga la sua bocca dal male, e le sue labbra che non
proferiscano frode (Sai. 34il3 ; 1 Piet. 3[10). Y.
CHI HH FOnOHTOJÌ^OCIflLISmO?
Chi dubitasse che l’Evangelo contenga (oltre a tant’altre cose) un concetto sociale perfetto — e ce ne
son tanti che ne dubitano ! — legga in Luca, capo 9,
versetto 48, le ultime parole : « Il minimo (cioè « il
più piccolo ») il più piccolo di tutti voi, esso é
grande ». — Si potrebbero citare tant’altre parole di
Gesù specialmente, degli apostoli, specialmente dell’apostolo Giacomo ; ma questa basta. 1) — Gesù nelle
riferite parole dà un concetto nuovo dell’ uomo. Che
cosa sono mai dei pescatori? e che é mai « il più
piccolo » tra loro ? che é mai ? Ben poca cosa per il
mondo. Una gran cosa invece agli occhi di Gesù.
« Esso è grande » — 2) Mutato il concetto dell’uomo,
ne risultano mutate le relazioni sociali. Se anche i
< minimi » son « grandi », la società é costituita di
« grandi » : ne viene — come ognuno s’avvede — l’idea di eguaglianza e di fratellanza, con tutte le sue
conseguenze : un principio sociale perfetto ; quello
stesso principio che i Socialisti vantano come cosa
loro. In realtà il fondatore del socialismo é Gesù nostro Signore e Salvatore.
IL MIBAEDLD DI BBÌSTOL
Si riparla di Giorgio Müller, di cui é apparsa una
biografia a Basilea. Raccomandiamo a tutti i Lettori
quella scritta da l’americano Pierson; è più accessibile, in quanto che é tradotta in francese. Il Müller
di nazionalità germanica sì stabili a Bristol, ove fondò
5 orfanotrofi ; nei quali 2000 orfanelli trovarono ogni
anno ricovero. Provvide l’occorrente per mantenere in
terra pagana 150 missionari e 117 scuole. Dispensò 2
milioni di Bibbie o di Nuovi Testamenti. A 80 anni,
fece un’ultima volta il giro del mondo e predicò in
17 lingue. À 90 anni, predicava ancora in tre lingue.
Lesse la Bibbia 150 volte. (Dal Ghristianisme).
Noi predichiamo Cristo
La contemplazione dì Cristo sul Calvario è sempre
proficua al cristiano. Non ci sentiamo lìberi di disapprovare un sermone ancorché poco elegante ne
sia la forma, s’egli è prettamente evangelico in quanto
al contenuto. Non possiamo lagnarci che il nostro
pastore parli troppo spesso della croce di Cristo. Non
vi può essere ripetizione là ove il suo nome è menzionato. Quando un sermone non si componesse che
di questo nome ripetuto, noi ci rallegreremmo di ascoltarlo e di dire : « Gesù, io amo il tuo nome adorabile, esso é una musica al mio orecchio. < Il re dì
Francia diceva di Bourdaloue ch'egli preferiva di
molto le sue ripetizioni alle novità degli altri. Gli è
così per noi del nome di Gesù Cristo. Qual disinganno per . le anime nostre quando noi udiamo una
predicazione che ne é priva!
Vi sono dei predicatori che non temono di fare del
sermoni dai quali essi bandiscono completamente ii
nome di Cristo ; come non direbbe il vero credente
ripetendo le parole di Maria Maddalena davanti al
sepolcro : < Hanno tolto il mio Signore, e non so ove
l’abbiano posto ».? Togliete Cristo dal Vangelo e ne
avrete tolto l’essenza ; la midolla della teologia è Cristo e la predicazione di Cristo. Un sermone senza
Cristo é una spaventevole perdita di tempo ; ne ri»
sulta la rovina delle anime.
Non possiamo mai troppo udir parlare di Cristo :
quella monotonia pare una dolce varietà, e l’unità
di Cristo contiene in essa tutti gli elementi dell’armonia. Sulla sua croce o sul suo trono, nella mangiatoia o al sepolcro, ovunque Cristo deve esserci
prezioso.
(Trad. di G. D. Hugon)
Spurgeou.
Il regno sconfinato
Così Th. R. intitola neWEvangéliste un articolo che
incomincia : « Questo regno sconfinato é il regno di
Dio ; che ha per capo Gesù Cristo ; per vessillo, l’Evangelo ; per .sudditi, i cristiani ; per esercito conquistatore, le missioni; per frontiere, gli estremi limiti
della terra ». L’articolo è diviso in tre punti : 1) Salvo
eccezioni, gli inìzi della conquista furono pieni di
pericoli e lenti, terribilmente lenti. — 2) Adesso gli
avvenimenti si susseguono con rapidità. — 3) Restalo
ancora vastissime regioni non occupate.
Giorgio Appia
Torre Pellice, 22 settembre 1910.
Oggi la chiesa valdese accompagna all’ultima dimora terrestre uno dei suoi figli migliori. Alla notizia della di lui morte mi parve sentire un eco della
parole da Dio rivolte a Giosuè: « Mosè mio servitore è morto ! » Ed un grande e fedele servitor di
Dio è stato Giorgio Appia !
Dire degnamente di lui in un articolo di giornale,
è cosa impossibile. Abbiam motivo di sperare che
chi, meglio d’ogni altro, è in grado dì farlo, tesserà
di lui una biografia che riescirà interessante non
soltanto per chi era legato ^^rentela e d’affetto
col rimpianto nostro fratello, non soltanto per ogni
cultore di storia valdese, bensì per ogni membro
della Chiesa di Cristo, di qua e di là dell’Alpi e più
oltre ancora, tanti e si diversi furono i campi nei
quali queir uomo ragguardevole spiegò le ricche doti
di mente e di cuore a lui dal Padre celeste largite.
Giorgiq Appia nacque l’8 Gennaio 1827 a Francoforte dove suo padre. Paolo, era pastore della
Chiesa l'âcrmata di lingua francese. Sua madre Carolina Develay era d’Yverdon. Di quella coppia ve»
neranda rimane tuttora viva la memoria a Francoforte come di due « ch’eran giusti dinanzi a Dio,
camminando irreprensibili in tutti i precetti e decreti del Signore ». (Ev. S. Luca i. v. 6).
La famigUa- .^ppia (1) è valdese ed annovera non
pochi pasto]d-<che hanno esercitato, con distinzione
ed abnegazione, il sacro ministero nei tempi in cui
la chiesa delle Valli era. oppressa. Il 22 settembre
1710 il pastore Cipriano, 4-ppia venne incarcerato per
aver amministrato un battesimo a Fenestrelle.
Da ragazzo il nostro Giorgio frequentò le ottime
scuole elementari della città natia, allora libera, poi
quelle di Bònigheim (Wùrttemberg) dov’egli ebbe a
condiscepoli alt^i due ragazzi valdesi, i fratelli Mìt
chele (2) e Davide Pellegrin, coi quali strinse legami
d’affetto ohe la morte sola troncò.
Studiò teologia nelle Università di Bonn, Halle,.
Ginevra dove, accanto all’imperante razionalistno,
incominciava a manifestarsi quel ritorno alla sémpliéìta della fede biblica, rappresentata in Halle, specialméiite dall’illustre Tholuch e a Tübingen dal non
meno celebre Beck, il teologo biblicista per eccellenza;
il quale, pur riconoscendo ì diritti della critica dei
sacri testi, per scoprire possibilmente sempre la dicitura originale, autentica, sapeva, più d’ogni Altro
suo coetaneo, attraverso le varianti della feiferd, penetrare nello spirito che vivifica e diventare, nei
suoi scrìtti immortali, sorgente di vita per ogni siu7
cero studioso della Rivelazione.
Furono gli scritti di Beck che contribuirono ad
imprimere alla religiosità di Giorgio Appia quella
direzione cui, sino a morte, ei rimase fedele.
Nel 1853 Appia si presentò all’ Università di Strasburgo, allora francese, per far parificare i sUoi titoli, accademici a quelli delle Università di Francia o
colà egli ottenne la laurea in Teologìa dopo aver sostenuto con distinzione una tesi su Mosè, che oggi
ancora può essere con profitto studiata anche dagli
spiriti educati alla critica moderna. Le sue prime
armi nella predicazione e nell’ insegnamento éi fece
a Parigi, qual vicario di suo cognato S. Valiette e vicedirettore della Scuola normale protestante di Courbevoie.
Le lotte intime per le qnali in queU’epooa egli passò
non possiamo qui che accennarle. Chi contribuì essenzialmente a liberamelo non fu un celebre dottore in
Teologìa, bensì un modesto Professore del ginnasio
valdese, il sempre rimpianto Antonio Monastier, il
tipo del credente valdese de la vieille roche, dell’antico stampo di Giuseppe Malan e del « buon papà
Revel », che senza perdersi in quisquiglie filosofiche
o dogmatiche sapevano tradurre in una ìndifessa attività pratica la fede che portavano in cuore. E il
giovane Appia, messosi risolutamente a tenere adunanze, a visitare gli ammalati e ì poveri, trovò a poco
a poco, in un colla soluzione dei suoi dubbi, la pace
e la gioia e domandò la consacrazione al Santo Ministero evangelico, che gli venne dal corpo pastorale
valdese conferita il 31 agosto 1853, in un coi valdesi
G. D.le Charbonnier (più tardi moderatore), Paolo
Comba, Antonio Gay e il romano D.r Luigi De-Sanctis,
ex curato della Maddalena.
(1) Appia significa ascia, scure.
(2) Morì Michele in seguito allo ferite riportate,
nella fatai giornata di Novara, cui prese parte in
qualità d’ufficiale d’ordinanza di Carlo Alberto. Davide visse fino alla fine del secolo XIX e fu colui
che indusse G. Appia a costruirai un modesto villino
a Torre Pellice. ' '
6
6
LA LUCK
dil3
da
Chiamato in quel torno all'affioio,
desto quanto onorevole, di Professore
male di Torre P., il nostro A.ppia e
per la vastità delle sue cognizioni
valente disegnatore), la sua affabilità
la sua infaticabile attività nel prediéi
adunanze religiose, pubbliche o privato
le sue visite ai poveri senza però ms
l’adempimento dei suoi doveri professi
queste righe era allora fanciullo e si
visto quel bello, giovane sig. ProfessoT'
più umili abitazioni e portarvi, in u
parola consolatrice, altresì il consiglio
dere con inesauribile generosità i ni
mezzi materiali dei quali allora ei
nire in soccorso delle infinite miseri
anni di carestia e di febbre tifoidea,
modo speciale le nostre valli.
Giorgio, al par di sua sorella Luis
Direzione della Scuola femminile
sionato), fu durante quegli anni una
nedizione per la chiesa e per la giove
fondarono altresì nell’antico présbita
un Asilo destinato a raccogliere fanc:
orfane e a dar loro conveniente edt.
Scuola venne poi affidata alla direzio:
Z)’£'spiwes, convertita dal Cattolicism
le proprie forze sino alla sua morte a
Recatosi poi in visita a Parigi,
Vallette, nel 1859, Appia vi fece la c
gentile Signorina Elena Siurge, ch’egli
stesso del trattato di Villafranca e
ebbe la gioia di poter celebrare un
d’oro.
Di quella donna che abbfam sentito
chiamare ma bénédietion de femme n
non offendere la sua modestia, se noi;
gna di lui come luì fu degno di lei.
Dal’59 al’68 Appia rimase al servizio
dese, spiegando la sua attività prima a
a Palermo dove egli entrò poco dopc>
dizione dei Mille, in un col modesti
portone Giuseppe Cereghino da Favaio,
l’Evangelo a Messina, dove poi per ti
Aug. Malan, e in altre parti dell’isola,
A Palermo, Appia fu dal furibondo c
investito con articoli viperini nei g;
in apposite pubblicazioni e concioni
con mirabile pacatezza, obiettività,
sieri, correttezza di forma, e profonda
materia, rispose con Dieci lettere al ci
che costituiscono un bel volumetto, m
tosa polemica. Il focoso canonico fu
mitria episcopale di Girgenti, mentre
Appia non rimanesse vittima di un a
(vedi combinazione provvidenziale !)
Farlo proprio un carabiniere valdese
che raccontò il fatto all’estensore di
Da Palermo Appia venne trasferite
spese anche la coraggiosa sua attività a
Dal’65 al’67 fu Professore di Teologia
Firenze, collega dei compianti G. P.
sanctìs. Paolo Geymonat.
Dei quindici studenti che in quei
il bene di sentire le dotte sue lezioni
il cuore a quel suo gran cuore trabocìi
o.ìnque soli sono tuttora in vita : Weitz
Bart. Pons, G. D. Hugon e P. Calvino
piangono la dipartenza del venerati
loro gioventù, benedicono la sua me
rano sulla veneranda vedova, su
miglia, tutto le consolazioni e le ben
dre celeste.
Giorgio Appia non era soltanto il
eccellenia, egli era altresì il Pastore
Ei sapeva comunicar loro quel santo
lo animava. Essi da lui si sen ti vari
padre l’amavano.
Dopo un secondo breve soggiorno
accettò un posto di pastore nella chi«^i
Parigi, alla quale rimase unito sino
Durante il tremendo assedio del 18
modo speciale la potenza di abnegazi
Appia ; e la leggenda pretende che q
assediati altra carne più non avevano
non i gatti e i topi, Appia si contení;;
per dar sempre fraternamente il me.
Sul soggiorno di;^Appia a Parigi, s
attività da lui spiegata|;qual predici;
pregiati bozzetti^di ;circostanza sulla
o ugonotta, educatore, filantropo, seg
membro, poi segretario, Jpoi vicepres
cietà missionaria, lasciamo che ne
ben nota competenza, il caro fratello
La famiglia Appia-Sturge fu allietati
di otto figli e addolorata dalla |mort
altrettanto moalla Scuola normerse ben tosto
[egli ei^ anche
la sua modestia,
are, presiedere
, e specialmente
1 venir meno alonali. Ohi scrive
ricorda di aver
e entrare nelle
p coll’affettuosa
igienico espent>n troppo lauti
poneva, perveB che, in quegli
affliggevano in
a, chiamata alla
periore (il Pensorgente di bentù valdese. Essi
ro dei Coppieri
iulle povere od
cazione. Quella
ne di una Sig.ra
o, che vi dedicò
^venuta nel 1868.
i suoi parenti
Bnoscenza della
sposò il giorno
riolla quale egli
anno fa le nozze
il caro estinto
ulla diremo, per
che essa fu de
della Chièsa valPinerolo, quindi
la gloriosa speo e zelante cole donde portò
ùnti anni lavorò
anonico Turano
liornalì locali, e
alle quali egli,
ivatezza di penBonoscenza della
‘■anonico Turano,
odello di dignipremiato colla
poco mancò che
igguato dal quale
concorse a libecolà di servìzio,
questi cenni,
a Napoli, dove
prò dei colerosi,
alla Fafcoltà di
Revel, Luigi De
el(3
que anni ebbero
e di riscaldarsi
cante di affetto,
lecker, D.le Gay,
(1; e mentr’essi
maestro della
moria e implotutta la cara faedizioni del Pa
' I,
Professore per
degli Studenti.
entusiasmo che
o amati e qual
a Napoli, Appia
sa luterana di
rilla morte.
70-71 rifulse in
one di Giorgio
^ando i Parigini
per cibarsi, se
asse delle code
iglio agli altri,
ulla prodigiosa
tore, autore di
storia valdese
natamente qual
ideate della Soparli, colla sua
Weitzecker.
a dalla nascita
e di cinque di
(1) Paolo Benemam, ora Decano ec(
elastico a Worms, allora cand. min.,
J'irenze, fu anche fra^i suoi uditori
ynsigliere ecclein soggiorno a
essi, ultimo dei quali fu quell’.EnHco che tutti ancora
abbiamo presente, come uno dei più dotti, dei più
gentili, dei più attivi e dei più convinti professori,
predicatori e amici, degno figlio di un tal padre.
Da Parigi la famiglia Appia, in pieno o in parte,
recavasi ogni anno a passar le vacanze estive nella
sua villa degli Airali Bianchi a Torre Pelice ; ma di
vacanze, propriamente dette, Giorgio Appia non ne
conobbe mai. Ogni Domenica ei soleva predicare una,
due e non di rado anche tre volte, nelle varie chiese
delle Valli o in adunanze indette all’ombra dei castagneti : 0 sempre e dovunque la sua parola ispirata
faceva accorrere numerosi gli uditori, ai quali egli
sapeva comunicare quasi ipnotizzandoli coll’occhio
suo così profondo, così profetico, quella convinzione
e quella vita di cui il cuor suo era traboccante.
E chi mai dimenticherà i suoi discorsi nelle assemblee sinodali, il regolare invito del primo Giovedì sera di Settembre nella sua villa, dove la veneranda sua consorte, le gentili figliole Carolina e
Maria, il figlio Luigi, con tanta grazia ed affabilità,
concorrevano a farci passare alcune ore deliziose, in
un’atmosfera elevata, di godimento intellettuale e
spirituale, di vera comunione fraterna : vero refrigerio dell’anima, dopo le vivaci discussioni sinodali.
Alle quali, se talvolta Appia interveniva, era sempre per portare la nota elevata, spirituale, conciliante e pur entusiasmante per l’estensione del Regno di Dio non soltanto in Italia e in Francia da
luì del pari amate, ma in tutto il mondo. Mai sarebbe
uscita dalla di lui bocca una parola men che cortese
verso chi era di opinione diversa dalla sua.
A quanti l’amavano (e l’amavan tutti!) pareva che
quel bel vegliardo dalla tempra adamantina, dalla
mente così chiara, dalla eloquenza del cuore che
nulla ebbe mai che fare colla retorica, dalla memoria
prodigiosa (egli recitava con ugual facilità, in ebraico,
in greco e in quattro lingue moderne, capitoli intieri della Bibbia ; al sinodo del 1909 egli interpretò
parola per parola in tre soli periodi un discorso di
15 minuti di un deputato inglese) pareva, dico, che
dovesse essere immortale, o che almeno dovesse campar cent’anni ; ed ancora tre mesi la, quand’egli recavasi accompagnato dalla figlia Carolina al congresso
missionario universale di Edimburgo, nessuno avrebbe
creduto che i giorni suoi fossero contati; ma tornato
a Parigi ammalato appena potè ancora farsi trasportare alle Valli che furon culla degli avi suoi ; a nulla
più valsero le cure più assidue dei medici e della
famiglia : le sofferenze aumentarono di giorno in
giorno, e Giorgio .\ppia andò lentamente spegnendosi e la mattina del 19 settembre, nel suo villino
degli Airali Bianchi, rendeva a Dio quell’anima sì
bella, ch’ebbe per docile istrumento, durante quasi
ottantaquatt’anni, un corpo di meravigliosa resistenza.
Oggi, giovedì 21 settembre 1910, alte ore 15 e li2,
ebbe luogo il funerale. Numerosi eran gl’intervenuti,
parenti ed amici, dalla Svizzera, dalla Francia, perfino dalla lontana Inghilterra, nonché dalle varie parrocchie delle Valli. Nell’ampio [cortile del villino, il
Pastore Oambier, di Lione, pronunciò una commovente
preghiera, poi la bara coperta di belle corone di fiori
portata a mano da sei pastori venne posta sul carro funebre e il lungo corteo si mosse verso la chiesa di Torre
Pellice, dove la serie dei discorsi venne iniziata dal pastore locale comm. C. A. Tron, colla lettura di alcuni
passi della S. Scrittura e con brevi, ma ben appropriate applicazioni del passo Apocalisse 2,10:. Sii fedele fino alla morte ed io ti darò la corona della vita ».
L’oratore esternò alla famiglia del defunto la simpatia
e la gratitudine della Chiesa per quel bell'esempio da
lui dato di fedeltà nella dottrina, nell’esercizio del ministero e nella testimonianza cristiana.
Salì quindi sul pulpito il venerando Dr. Weber Presidente del Concistoro di Parigi (Conf. Aug.) per tessere un breve curriculum vitae dell’estinto e senz’ombra di rettorica parlare dell’esempio di meravigliosa
attività ch’egli ha dato a tutta la Chiesa, nonché della
sua pazienza nelle sofferenze negli ultimi mesi. Dopo
il canto] dell’inno di Vinet: * Pourquol des coeurs
chrétìens gémiraient-ìls encore », presero successivamente la parola il Dr. Boaio per diro quello che la
Facoltà di teologia di Firenze deve a Giorgio Appia
qual professore e costante amico; il Presidente A.
Muston per rammentare l’opera sua di Evangelista, il
cav. WeifzecAer, già missionario in Africa, per dìredeltività di Appia nella sua qualità di amico, di segretario e di vicepresidente del Comitato missionario, o
in ultimo il Pastore Schmidt di Parigi a nome della
Chiesa Luterana di quella città, l’affetto, la venerazione
e la gratitudine che l’estinto seppe in modo eminente
meritarsi per la sua infaticabile attività qual predicatore, direttore della Scuola Domenicale, amico dei giovani, consolatore degli afflitti e dei perplessi.
Dopo un secondo canto il feretro fu riportato sul carro da sei altri pastori, e il mesto e lungo corteo si avviò verso il camposanto di S Margherita (Tori. P.).
Golà^il Presidente Weber pronunziò ancora le parole
che accompagnano il rito luterano, il Pastore Aug
Jahler lesse la preghiera, il sottoscritto, a nome dei
superstiti di coloro ch’ebbero Giorgio Appia per Professore e Maestro, espresse alla veneranda vedova e
alla famiglia tutta la gratitudine e l’affetto ohe vivono
imperituri nei cuori che dall’esempio del caro estinto
furono riscaldati ed infervorati per l’opera della diffusione del 'Vangelo.
In ultimo il Sig. Paolo Appia nipote di Giorgio e
figlio del di lui compianto fratello Dr. Luigi (1) lesse
una pagina del defunto suo zio su « Gesù alla tomba
di Lazzaro », quindi il Presidente Weber impartì la
benedizione, e così ebbe termine quella mesta e pur
bella commovente funzione che a tutti i credenti
parlava della fede inconcussa di un fedele servitore
di Dio e della gloriosa speranza certa di risurrezione e di vita eterna per la grazia di Colui che ha
posto in evidenza la vita e l’immortalità mediante
l’Evangelo.
Paolo Calvino.
(1) Il Dr. Luigi Appia che in qualità di medico
fece insieme con Enrico Dunant ed altri la campagna del’59 e con lui ed altri collaborò alla fondazione della Croce Rossa.
Coazze, 24 settembre 1910.
Sabato, 17 corrente, nell’Ospedale Valdese di Torino
si addormentava serenamente in Cristo una delle più
venerande sorelle di questa chiesa
Celestina Giaccone
Aveva 71 anno, ed era stata una delle prime ad abbracciare, con tutto l’entusiasmo di una fede vivente,
l’Evangelo di Cristo, a cui mai non cessò di renderefedele e coraggiosa testimonianza. La buona Giaccone
non aveva fatto studi, ma era dotata di molto buon
senso, e, soprattutto, traluceva in lei la potenza della
grazia del Signore.
Il tempo della sua malattia fu una costante comunione con Dio. Prima della partenza per l’ospedale, ella
si rallegrò vivamente coll’ anziano e col sottoscritto
accorsi a visitarla, sentendosi ricordate quelle parole
dell’Apostolo in cui è detto che il credente ha la vita
eterna dimorante in sé stesso, ed ella lo riconosceva
con gioia per la testimonianza dello Spirito. All’ospedale edificò grandemente i pastori di Torino e il venerando prof. Prochet accorsi a visitarla, nonché quanti
circondarono il suo letto. Le sue parole erano : • Son
pronta, me ne vado col Signore, ho la vita eterna ».
Quando ormai lo sguardo era velato, essa, udendo pregase accanto al suo letto, congiunse le mani, e si addormentò in Cristo.
Buon numero di membri della chiesa di Coazze e
di altre chiese, come pure alcuni parenti cattolici, accorsero ad accompagnare all’ ultima dimora la cara
sorella. Edificanti riuscirono i servizi religiosi. Vivi
ringraziamenti alle buone persone che assistettero la
nostra cara sorella ed a quelle ohe simpatizzarono con
la famìglia afflitta. Dio consoli la figlia e i nipotini
prefondamente addolorati e conceda frutti alla testimopianza resa all’Evangelo nella luttuosa circostanza.
D. Rosati.
; li nostro Concorso
Il concorso bandito dal Comitato sul Tema La Chiesa
Valdese e l’Italia h& avuto l’esito seguente: I concorrenti furono tre.
La Commissione d’esame dei mss., composta dei signori B. Celli, prof. G. Rostagno, E. Comba, prof. M.
Falchi e doti. R. Prochet aggiudicò il primo premio
al ms. ohe portava il motto : Amor mi mosse che mi
fa parlare. Aperta la busta chiusa che portava la detta
soprascritta, il nome dell’autore sì rivelò essere quelle
del signor G. E. Meille.
Il secondo premio fu vinto dal ms. Post Tenebras
Lux, che ha per autore il dott. E. Meynier.
Enfine la Commissione raccomandò per vari pregi
il terzo ms., che è opera del valoroso giovane Temistocle Citati.
Siamo in grado di potere annunziare che il Comitato sta attendendo alla pubblicazione del ms. del signor G. E. Meille, primo premiato e che egli spera
che quell’ottimo lavoro avrà una grande diffusione
in Italia, quale davvero si merita.
Arturo Muston.
Echi del nostro Sinodo
Le chiese italiane e straniere furono rappresentate
presso il nostro Sinodo da parecchi amici e fratelli.
Tra gli amici e fratelli d’Italia abbiamo notato i signori Bani, cav. Filippini e cav. Davio. La Francia
era rappresentata dai signori Gambier e Boegner di
Parigi; la Germania, dal signor Weissev; l’Inghilterra, dai signori moderatore Mellis, Nott, Goooh ; la
Scdzis, dal signor Me. Laren ; gli Stati Uniti, dal signor Brunn (ohe è un nostro connazionale: vedasi
Cronachetta romana) e dal signor Marquis ; il Canadá,
dal signor Duelos.
7
Quasi tutti questi fratelli rivolsero la parola all’as
semblea sinodale.
Con vivo dolore apprendiamo che il sig. Boegner,
direttore della Gasa delle Missioni di Parigi, lasciato
Torrepellice e recatosi in Isvizzera, ivi cadde gravemente ammalato. Si vuole che alla malattia abbia assai concorso il recente lutto per la morte del pastore
Appla, vicepresidente della Società delle Missioni, al
quale il Boegner era fortemente affezionato. Auguriamo allMliustre infermo rapida e completa guarigione. Troppo di lui abbisogna la bell’opera delle Missioni!
I signori Giosuè Tron e Francesco Rostan non
poterono essere rieletti a membri del Comitato, perchè avevano compiuto il loro settennio. Quanto al1 Ing. Miegge, pregò il Sinodo di non rinominarlo,
perchè egli è assai occupato. Sappiamo infatti che alle
sue molte occupazioni ora se ne è aggiunta un’altra
molto onorifica per il nostro egregio correligionario:
egli è stato chiamato a reggere l’ufficio di assessore
pei lavori pubblici in Savona, ove risiede.
Gronachetta Romana
Domenica scorsa alle 18 e mezzo, nel nostro tempio
di via Nazionale, avemmo il piacere di udire la calda
parola del pastore Brunn, un italiano del Friuli che
lavora con zelo e con entusiasmo tra gl’italiani d’America. Egli dipinse le tristissime condizioni morali
dei nostri connazionali negli Stati Uniti. Ma perchè
il Governo nostro non provvede? Perchè non manda
laggiù rappresentanti pieni d’amore pei loro concittadini, i quali sono esposti all’isolamento, alle ingiustizie, alla corruzione del corpo e dell’anima? Quel
che non fa il Governo italiano, cercano di farlo
uomini come il signor Brunn; i quali accolgono i
loro fratelli immigrati, li consigliano, li proteggono,
studiandosi di condurli al Cristo.
La vivace conferenza fu ascoltata con viva attentzlone e con crescente simpatia.
Il prof. Labanca pro patria
L’illustre e venerando prof. comm. B. Labanca ha
Tatto dono di tutta la sua cospicua biblioteca ad Agnone,
■sua patria. Egli si è inoltre assunto l’impegno di pagare il bibliotecario. Lascia per testamento un reddito che dovrà servire a provvedere uno stipendio
al bibliotecario e una piccola somma per l’acquisto
■ di nuovi libri, t Nella biblioteca prevalgono opere
So f io VinouBo!
PropriotÀ riservata — Biprodarione proibita
La vecchia trasse dal petto un lungo sospiro di sodisfazione; poi si volse con impeto a Don Angelo :
— E Lei, dopo tutto questo, mi viene a raccontare
che non ho pensato alle conseguenze ! Ma che conseguenze, per amor del cielo ? 1 Eccole qui le consegueze :
che siamo liberati dal pericolo, e che fra poche ore io
e quella poverina potremo andarcene, tranquille e
contente, via di qui a respirare altrove un’aria migliore. Crederanno tutti che l’eretica non eia più eretica ?... Tanto meglio, così la lasoeranno vivere in pace...
E Lei, Fadre, — continuò avvicinandosi al frate —
se ha giudizio, andrà a Roma e dirà a quei signori,
i quali, invece di dir messa e di pregar Dio per il
perdono del loro propri peccati, si occupano tanto a
tormentare delle creature innocenti, dirà a quei signori che la ragazza s’è veramente convertita e
che d’ora in poi possono lasciarla quieta. È una bugia, lo so ; ma non si faccia scrupolo di dirla, per il
bene di quella poverina. Tanto, in certi casi e con
certa gente, le bugie son cose sante... Mi pare, così a
occhio, che Lei abbia buon cuore e che, per tappare
la bocca a quei prepotenti e per liberare Don Angelo
da tanti fastidi...
— Beno, bene; ho capito, ho capito, buona donna,
— interruppe il frate, che non sapeva se ridere o inquietarsi per la fenomenale ingenuità della vecchia,
e per la facilità con cui ella risolveva la complicata
questione delle < conseguenze ». — Andate a letto ora,
andate a letto, e intanto ringraziamo Dio chè noi tre
soli sappiamo la verità. Al poi, ci penseremo con più
calma.
Spinse la vecchia su per le scale e ritornò nello studiolo, trascinandosi dietro Don Angelo, ohe pareva
quasi istupidito.
Ah, il Padre Francesco da Cortona credeva che nessun altro, all’infuori di .loro tre, fosse a parte del segreto ? ! S’ingannava. Altri occhi avevano veduto, altre
orecchie avevano ascoltato...
Risalendo a tentoni le scala, Rachele intravvide un’ombra, che sembrava fuggirle dinanzi. Volle inse.guirla, ma quella in un attimo si dileguò nelle tene
storiche, religiose, letterarie e filosofiche, oltre a varie
Enciclopedie e a vari Dizionari ». Son questi i libri
che « servirono », come il Labanca stesso dice, al1’ * istruzione » dell’egregio uomo ; al quale noi di
cuore auguriamo lunghi anni felici nella dolce visione
dei tesori spirituali che Dio tiene in serbo ai suoi
figlioli.
Il colera e la Chiesa Cattolica
Se si desidera che il colera scemi e sparisca a Napoli rapidamente, sarà necessario che l’Autorità impedisca all’arcivescovo di far recitar c litanie di tutti
i santi », di esporre il « Santissimo », di promuovere
€ comunioni generali... con speciali indulgenze » e di
tenere < la statua del patrono S. Gennaro » per altri
giorni « alla venerazione dei fedeli ». Tutti sanno infatti che l’agglomerazione di gente è il miglior mezzo
per propagare il colera.
C?orr/£r£^/c¿//o
Palermo. — (Roberto Orlando). Nonostante il caldo
l’Alleanza fra gli Evangelici di Palermo ha tenuto
una conferenza commemorativa del XX Settembre nel
locale della ChiesaValdese.il conferenziere signor E.
Senàrega ha trattato l’argomento : € La storica data
e la redenzione morale dell’Italia ». Erano presenti i
pastori signori Colombo e Wigley, la maggior parte
dei fratelli e delle sorelle delle chiese di Palermo ed
un buon numero di amici ed estrànei attirati mediante una larga distribuzione d’inviti fatta dai mem»
bri dell’Alleanza stessa.
Barcellona. — Abbiamo ricevuto un numero unico in*
titolato * XX Settembre », ove è anche un belt’artifiolQ
d’uno dei nostri collaboratori, sig. Corrado Jalla, i»?
titolato : c La Spagna e il Vaticano ». Peccato cha
l’editore innominato del foglietto, che potrebbe seno*
tere le coscienze, adoperi (in quarta pagina) un Jinguaggio che non potrebb’essere più ridicolmentà triviale. I liberali non dovrebbero mai imitare il linguaggio degli avversari: ciò fa gran danno alla loro
causa.
pisiinta hmiglia VaMesa
sione. — Rivolgersi al Signor È.
store. — Via Pio Quinto, 15.
Giampiccoli — pa*
TORINO
bre dei corridoi. Forse non era stata che nn’allucinazione della vista... E, del resto, a che impensierirai
per un’ombra ? La buona vecchia era tanto certa che
nessun pericolo minacciava più la sua « povera creaturina del buon Dio », che, in quel momento, anche
mille ombre non le avrebbero ispirato timore.
XIII.
Calma! Che fascino in questa parola così breve e
così semplice !
Calma! voi dite. E la fantasia vi figura azzurre
distese di mari piani, lisci, lucenti come sterminato
lastre d’acciaio sotto la sferza del sole ; pianure immense tutte d’oro per le pingui messi mature, non
agitate dal mìnimo soffio di vento ; pascoli ricchi di
verde, profumati di menta selvatica, dove meriggiano
grassi gli armenti e sonnecchiano i pastori ed i cani ;
paesaggi divini di monte, di collina, di lago riposanti
nella carezza d’un plenilunio sereno d’estate.
Calma! voi dite. E la memoria vi richiama, scene
d’infinita dolcezza: stanzette calde, illuminate,linde,
dove si raduna la famigliola intorno alla tavola; e piove
la luce della grande lampada sopra le testoline dei
bimbi, curve sui quiderni, sopra le manine ancora
inesperte, che imparano appena a maneggiare la penna,
mentre i volti ridenti dei babbi e delle mamme sorvegliano nella quiete delle lunghe sere invernali:
grandi cucine affumicate, dal focolare immenso, ove,
insieme col ceppo, arde e sfavilla la fascina, e al quale
si scaldano i vecchi ed i giovani, mentre la voce della
nonna che fila si accompagna, raccontando novelle, al
ritmo festoso delle castagne, che bollono, bollono nell’ampia caldaia: silenziose camere, dai piccoli letti
bianchi e olezzanti, immerse nella penombra della
lampadina notturna, dove la giovane madre, inginocchiata per terra, stringe intorno a sè i suoi fiorenti
bambini, già scalzi, già in carnicina da notte, ed insegna loro a pregare pei malati, pei poveri, per tutti
quelli che piangono.
Calma ! L’uragano è passato, ed ora nel cielo ride
il largo arcobaleno della pace. Calma ! La lotta, il tumulto delle passioni, le ansie della mente, i palpiti
atroci del cuore... tutto è finito... ricomincia la vita !
Oh, che la calma non sia soltanto apparente e non
nasconda insidie!
Così a Pietraviva, sparita ogni traccia di disordine,
la quiete più perfetta regnava nelle strette viuzze
grossolanamente selciate, ripide, sboccanti, alcune.
7
MOTIZIE ESTEI^E
, f. ■■ : " -
Svizzera,
Ginevra. — Una gran perdita ha testé fatto Ginevra, in persona del pastore Marco Doret, professore
di teologia pratica all’Università. Era uomo dotto, eloquente, pio, ed esercitava una benefica influenza su
gli studenti.
Francia
Annecj^. -- Giungono sempre buone notizie dell’ evangelizzazìone sotto la tenda. Il municipio di Rumilly
(borgo a 20 chilometri da Annecy) ha offerto al pastore Ullern una bellissima sala, per tenervi conferenze.
Pone. — Si sta per erigere un busto ad Agrippa
d’Aubigné il soldato, poeta e storico ugonotto, ohe
nacque presso il borgo di Pons, Tanno 1552. (Da TJ5vangéliste).
St.-Jeau-du-Gard. — Ricorre quest’annoril 350-anniversario da la fondazione delle Chiese riformate delle
Cevenne, La festa commemorativa ha avuto luogo il
26 corrente a St-Jean-du-Gard, in una località appartata, sotto un immenso castagno secolare.
Germania
La principessa cattolica Agata di Ratibor, moglie
dal principe Federigo Guglielmo di Prussia, cugino
dell’imperatore, colpita da la scomunica maggiore per
aver celebrato le nozze nella Chiesa... protestante, frequenta ora regolarmente' il culto cristiano evangelico.
Inghilterra
Due preti cattolici si son fatti consacrar vescovi dal
vescovo Mathew della Chiesa vecchiocattolica; la
quale nega l’infallibilità papale, adopera la lingua
volgare nel culto e ammette il matrimonio del clero.
(Da la Vie Nouvelle).
Cina
La società biblica di Londra ha 400 venditori ambulanti (o colportori) in Cina ; i quali in un solo anno
hanno venduto più di 1.365.000 copie della Bibbia o
di parte di essa. (Da la Vie Nouvelle).
— In quel vastissimo Stato, nel 1807 non c’ era che
un solo missionario evangelico ; nel 1907, ce n’erano
più di 3000. Nel 1807, non un solo convertito; nel
1907, 150.000. Nel 1807, neppur un ospedale ; nel 1907,
trecento. (Dal Journal religieux),
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Vìa Marghera 2, Roma
quasi i^ipicco sulla valle ; nelle casupole scure, vecchie, sgretolate ; nel presbiterio, nella campagna, per
tutto.
Era serp e pioveva. Batteva monotona, contro i vetri
delle finestre e contro le muraglie delle case, quella
pipggeralla fitta, fitta, sempre uguale, fredda, penetrante, che da tre giorni empiva dì fango il paese e
obbligava gli abitanti a starsene in casa rinchiusi.
Un’automobile, dai grandi occhi accesi, che, passando sullo stradone e attraversando rumorosamente
il tranquillo villaggio, aveva eccitato la più viva curiosità fra ì contadini e dato la stura a mille svariati
commenti, stava da qualche tempo ferma sotto la pioggia, in attesa ai piedi della calata del presbiterio. Ne
era sceso un giovane signore, a cui un servo in livrea
aveva rispettosamente fatto riparo coll’ombrello fino
al portone della casa parrocchiale, e a cui Don Angelo,
non appena uditone il nome, era venuto incontro coi
segni della più grande sorpresa.
E la sorpresa non era stata soltanto sua. Amandina e
Nannett^ le due giovani contadine, che già conosciamo,
le quali ben volentieri servivano al presbiterio in assenza di (Rachele, ora che ogni pericolo di contagio
era sparito, avevano aperto tanto d’occhi e spalancato
tanto di (bocca. Il marchese di Campovenatico a Pietraviva !iln quella stagione, con quel tempo, a quell’ora 1 Quale strano perchè aveva potuto condurlo da
quelle pdrti ? I cervelli delle due ragazze s’eran messi
a frullare, frullare, frullare. — Bel giovane quel marchese ! Ghe occhi ! che capelli ! che baffi ! che portamento I Non parliamo dell’eleganza nel vestire... Era
passato appena, e tutto T andito e tutte le scale eran
rimaste imbalsamate d’un sottile profumo di violetta.
Ah, essere una di quelle belle signore cittadine, che
potevano, senza presunzione, alzare gli occhi verso di
lui !... Non era meraviglia se, quando veniva su al
Sasso a passar qualche giorno in vacanza colio zio
Cardinale, faceva girar la testa a tante ragazze del
dintorni... Se ne raccontavano dalle carine sul conto
suo», ma Domìtìlla aveva assicurato che eran tutte
calunnie. E calunnie dovevano essere davvero.
{Continua).
(41).' '
8
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